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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 817 di martedì 20 giugno 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Amoddio, Artini, Baretta, Caparini, Centemero, Coppola, Damiano, Epifani, Fico, Fraccaro, Giorgis, Marcon, Mazziotti Di Celso, Meta, Pes, Scanu, Sereni e Sottanelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni (ore 11,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Elementi ed iniziative in merito ai contributi annuali a favore dell'emittenza radiotelevisiva locale – n. 3-03085 e n. 3-03090)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Caparini ed altri n. 3-03085 e D'Incà n. 3-03090, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A). Il sottosegretario per lo sviluppo economico, onorevole Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Il richiamato Regolamento, oggetto naturalmente degli atti di sindacato ispettivo di cui stiamo parlando, in attuazione della riforma introdotta con la legge di stabilità 2016 disciplinerà i nuovi criteri di erogazione dei contributi annuali, i contributi di sostegno all'emittenza televisiva locale, ed è stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, come previsto dalla procedura, lo scorso 24 marzo. Attualmente è all'esame del Consiglio di Stato, come previsto, e immediatamente dopo l'emissione del parere del Consiglio di Stato il testo sarà inviato al Parlamento per acquisire il prescritto parere da parte delle Commissioni. Tenuto conto dei tempi previsti da questi due passaggi, nei prossimi mesi estivi il regolamento dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Successivamente, il Ministero dello sviluppo economico, con proprio decreto, potrà adottare il provvedimento di apertura dei termini per la presentazione delle domande relative all'anno 2016. In ogni caso, sottolineo che i ritardi e i conseguenti disagi a cui fanno riferimento gli interroganti saranno in larga parte recuperati grazie alla nuova procedura prevista per il bando, che sarà totalmente online, riducendo in tal modo i tempi di esame ed istruttoria delle relative richieste.

È pure rilevante che, nelle more dell'approvazione del regolamento, il Governo abbia aumentato le risorse complessivamente a disposizione delle emittenti locali che, a legislazione vigente per il 2016, è pari a 40,8 milioni di euro, a cui vanno aggiunte le risorse della quota di extragettito del canone di abbonamento RAI, che proprio la legge di stabilità del 2016, in virtù dell'azione di rafforzamento delle politiche di sostegno dell'emittenza radiotelevisiva, ha voluto abbinare al progetto di riforma della vecchia disciplina dei contributi.

A questo riguardo va anche ricordato che per il 2017 sono previsti, oltre all'extragettito derivante dal canone, ulteriori 20 milioni. In sostanza, come si vede, un'azione complessiva nell'innovazione del regolamento e nel rafforzamento, nella quantità di risorse che va in direzione di un aiuto più forte all'emittenza locale.

Circa i contributi relativi all'anno 2015, nello scorso mese di aprile il Ministero ha avviato le procedure di liquidazione dei medesimi alle 456 emittenti risultate beneficiarie sulla base delle graduatorie approvate dai Corecom subito dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei decreti di riparto tra le regioni dello stanziamento di competenza, che, per l'anno 2015, ammonta a 36 milioni di euro circa. Queste procedure sono state le ultime regolate ancora dalla vecchia normativa.

Come è stato riferito in Commissione nel febbraio scorso, il ritardo per l'entrata in vigore dei decreti di riparto a livello regionale dello stanziamento non è da imputare al Ministero. Il meccanismo complesso delle graduatorie regionali stilate dai Corecom rappresenta un passaggio che ha generato in passato ritardi derivanti anche da contenziosi ai TAR delle singole graduatorie regionali, bloccando per mesi il processo di erogazione. Per l'appunto, l'ultima graduatoria dei Corecom è stata liberata il 5 dicembre 2016, a fronte del bando adottato dal Mise ad agosto del 2015. Le procedure di erogazione sono rimaste bloccate per via della decisione del TAR del Molise, assunta a seguito del ricorso presentato da un'emittente locale contro la graduatoria del Corecom Molise. Di conseguenza, nello scorso febbraio il Ministero ha dovuto adottare celermente nuovi decreti in sostituzione di quelli di dicembre 2016, proprio a seguito della sentenza del TAR del Molise, che ha imposto la ridefinizione degli importi spettanti ad ogni regione.

Con il nuovo regolamento si avvia un percorso che consentirà di rafforzare il sostegno al settore delle emittenti locali in un'ottica di stimolo delle attività di editoria e di informazione, grazie ai nuovi meccanismi e criteri di selezione che premiano i soggetti che investono nell'attività editoriale di maggior qualità. La legge di stabilità 2016 ha infatti stabilito che i quattro principi in base ai quali sono definiti i criteri di erogazione dei contributi sono: la promozione del pluralismo dell'informazione, il sostegno dell'occupazione del settore, il miglioramento dei livelli qualitativi e l'incentivazione all'uso di tecnologie innovative.

Non dubito tuttavia, sono anzi convinto, che il parere delle Commissioni parlamentari, un confronto proficuo tra Parlamento e Governo, consentirà, nel passaggio previsto tra pochi giorni, di migliorare ulteriormente il testo.

PRESIDENTE. L'onorevole Simonetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Caparini ed altri n. 3-03085, di cui è cofirmatario.

ROBERTO SIMONETTI. Il parzialmente soddisfatto esiste? Potrebbe esistere …

PRESIDENTE. Questa è una sua facoltà. Può esserlo tutto, in parte o per nulla.

ROBERTO SIMONETTI. Potrebbe esistere, ecco, perché sostanzialmente il Governo, strada facendo, diciamo così, ha cambiato rotta rispetto allo storico di questa maggioranza; perché, rispetto ai periodi in cui noi eravamo al Governo, sono state comunque tagliate delle cifre all'emittenza locale che ancora non sono state recuperate, malgrado gli aumenti che sono stati indicati dal rappresentante del Governo, il sottosegretario Giacomelli; perché comunque, rispetto al saldo iniziale, siamo ancora sotto di 100 milioni.

Aggiungiamo pure l'extragettito, aggiungiamo pure i fondi dedicati che avete trovato, ma sostanzialmente, rispetto al periodo in cui eravamo al Governo noi - quindi le parlo di sei anni fa -, il saldo è sempre negativo di un centinaio di milioni.

È chiaro che le aziende locali e le emittenti locali hanno delle grosse difficoltà a rispettare i tempi, ad assecondare i tempi della burocrazia, perché il termine - lo sa benissimo anche lei, ce l'ha ricordato -, era al 31 gennaio 2016, in riferimento al bando ante modifica. Le tempistiche burocratiche dello Stato portano, però, a delle attese che talvolta sono letali per le aziende, perché il Parlamento deve ancora verificare la bozza di regolamento che avete approvato il 24 marzo; sono già passati tre mesi, il Consiglio di Stato sta ancora valutando e non abbiamo capito quando porterà in Aula il testo bollinato del Governo, quale sarà la modifica che il Parlamento riterrà opportuno segnalarvi e se voi, poi, nel passaggio da schema a decreto legislativo, prenderete in considerazione le eventuali modifiche che il Parlamento riterrà opportuno proporvi.

Siamo sulla strada giusta? Questo sì. Abbiamo risolto il problema? No, perché noi dobbiamo ancora vedere il testo e, soprattutto, le imprese devono ancora poter accedere direttamente a questi fondi. Il cambio di rotta è valutato positivamente, la lentezza della burocrazia del Paese, dello Stato centrale, è vista negativamente.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Incà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

FEDERICO D'INCA'. Presidente, non sono del tutto soddisfatto nemmeno io, come il collega precedentemente ha detto. Innanzitutto, i tempi sono veramente lunghi per quanto riguarda, appunto, la possibilità dell'erogazione dei contributi che devono essere dati a queste piccole emittenti locali. Tra l'altro, comunque, il Consiglio di Stato si è espresso il 26 maggio 2017 e, quindi, il parere è già stato dato.

In questo parere vi sono delle osservazioni e delle forti criticità, come la problematica della domanda online, che finalmente oggi il sottosegretario ha voluto spiegare. Quindi, il Consiglio di Stato si è espresso e ha definito delle modifiche, che mi auguro siano prese in considerazione, perché sono sicuramente migliorative. Di fatto, si è impiegato parecchio tempo per arrivare ad un provvedimento, questo provvedimento è stato scritto male e il Consiglio di Stato, appunto, ha definito che vi devono essere posti dei miglioramenti.

Per quanto riguarda noi, come visione, abbiamo sempre detto che siamo contrari al finanziamento nei confronti dell'editoria in generale e, quindi, anche per le piccole TV. Chiaramente, c'è stata, per molto tempo, la visione di voler quasi uccidere queste emittenti locali, che danno un pluralismo di informazione a livello locale molto molto importante e, di fatto, non sono spesso nemmeno soggiogate a “bolle” di politici, come, di fatto, invece, è più facile per quanto riguarda la gestione della RAI o di altre grandi aziende di informazione del nostro Paese.

Le emittenti locali lamentano, a partire dall'attuazione dello switch off del digitale terrestre, una fase drammatica per l'emittenza, dovuta a una carenza degli investimenti necessari per le trasmissioni nel nuovo standard digitale, per cui si è sovrapposta la crisi economica che ha fortemente contratto le entrate pubblicitarie. Nel contempo, si è sommato l'effetto recessivo delle politiche del Governo Monti. Se a ciò aggiunge il ritardo della pubblica amministrazione - come ho detto prima, abbiamo avuto dei ritardi incredibili per il 2015 e, tra l'altro, per quanto riguarda il 2016, arriviamo a febbraio del 2017 -, ci si rende conto quanto sia necessario questo intervento.

Quanto ai contenuti, è chiaro che, nel semplificare le procedure, il regolamento deve tutelare e valorizzare solo le emittenti con reale dimensione di impresa che svolgono un servizio informativo di qualità. Proprio dal servizio informativo di qualità bisogna partire, mettendo al centro la tutela dei livelli occupazionali e, in particolare, l'occupazione a tempo indeterminato e l'occupazione dei giornalisti professionisti. Bisogna difendere la realtà che hanno redazioni giornalistiche strutturate, in grado di produrre trasmissioni informative con valenza locale, e poi bisogna premiare gli ascolti intesi in senso assoluto, senza alcuno stravolgimento privo di senso, come l'ipotizzata media degli ascolti sul territorio di copertura.

Da ultimo, va strutturato un rapporto più univoco fra singola emittente locale e singola regione su cui viene svolta l'attività informativa; ma, in conclusione, va ribadito, soprattutto, che bisogna fare presto, senza perdersi in ‘ping pong' legislativi fra organi di Stato, con continui rimbalzi da una competenza amministrativa all'altra.

Il settore delle TV locali ha bisogno di risposte in termini rapidissimi, pena la dispersione di un patrimonio del pluralismo, la chiusura di imprese editoriali e la conseguente perdita di posti di lavoro, che credo sia veramente una delle realtà più importanti.

E poi, ripeto, non essendo molto spesso soggiogate al volere politico, credo che le emittenti locali abbiano una fortissima valenza territoriale e, per questo motivo, bisogna riuscire a capirne l'importanza sul territorio e la valenza informativa locale.

(Chiarimenti in merito allo stanziamento dei fondi previsti dal decreto-legge n. 189 del 2016 relativi all'adeguamento del parco mezzi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco – n. 3-02777)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro Bubbico ha facoltà di rispondere all'interrogazione Terzoni e Cecconi n. 3-02777 (Vedi l'allegato A).

FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno, gli onorevoli Terzoni e Cecconi richiamano le disposizioni del decreto-legge n. 189 del 2016, con cui sono state stanziate, in favore del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, le somme di 5 milioni di euro per il 2016 e di 45 milioni per l'anno corrente; risorse da destinare, da un lato, al ripristino dell'integrità del proprio parco mezzi e, dall'altro, allo svolgimento delle attività di competenza connesse al superamento dell'emergenza terremoto, che ha colpito le regioni del centro Italia lo scorso anno. Chiedono, quindi, gli onorevoli interroganti che tali somme vengano messe urgentemente a disposizione del Ministero dell'interno, in modo da consentirne il tempestivo utilizzo per le finalità sopra indicate.

Informo, innanzitutto, che già alla fine dell'anno scorso il Ministero dell'economia e delle finanze ha assegnato a questa Amministrazione i 5 milioni previsti per il 2016. Il decreto di assegnazione risale al 28 dicembre scorso e con esso è stata disposta anche l'iscrizione della predetta somma sul pertinente capitolo di spesa del Ministero dell'interno.

Con tali risorse, unitamente ai fondi ordinari, sono stati stipulati contratti per l'acquisizione di otto autoscale, attualmente in fase di allestimento, e di dieci autocarri, in via di assegnazione alle direzioni regionali per le esigenze delle colonne mobili regionali dei Vigili del fuoco.

Anche i 45 milioni di euro riferiti all'esercizio finanziario corrente sono già disponibili in virtù del decreto del 13 febbraio scorso, con cui il Ministero dell'economia e delle finanze ha disposto la loro assegnazione e l'iscrizione sul pertinente capitolo di spesa di questa Amministrazione. Tali risorse hanno consentito di dare avvio alle procedure per l'acquisizione di autopompe serbatoio, nonché di ulteriori autoscale.

Le procedure saranno perfezionate nel rispetto delle regole e dei tempi fissati per l'espletamento delle gare e consentiranno di acquisire, in particolare, i seguenti pezzi: cento autopompe serbatoio medie, per un importo pari a poco più di 21 milioni di euro (il relativo contratto è in fase di stipula); sessanta autopompe serbatoio di piccole e medie dimensioni, per un complessivo importo di quasi 16 milioni di euro (a tal fine sono in fase di predisposizione due distinti bandi di gara); sedici automezzi per soccorso da utilizzare nei centri storici, per poco più di 2 milioni e 600 mila euro (anche in questo caso i relativi contratti sono in fase di predisposizione); e infine dieci autoscale di diversa altezza, per un importo pari a circa 4 milioni di euro e 700 mila (e anche per questa ulteriore attività si è in fase di perfezionamento delle procedure per l'acquisizione dei mezzi suddetti).

L'importo complessivo degli acquisti appena descritti è pari a 44.157.000 euro; i restanti 850 mila euro saranno destinati alle direzioni regionali dei Vigili del fuoco per gli acquisti, in ambito locale, di automezzi e attrezzature di soccorso, ovviamente complementari rispetto agli investimenti principali.

Gli importanti investimenti appena illustrati sono parte integrante del piano pluriennale di graduale ammodernamento del parco mezzi del Corpo nazionale che è in corso di attuazione grazie ai consistenti finanziamenti disposti in questa legislatura, con vari interventi normativi, tutti promossi o sostenuti con convinzione dal Governo, nell'intento di mantenere in efficienza il dispositivo di soccorso urgente del Corpo nazionale. Questa attività può essere desunta, in particolare, dalle leggi di stabilità 2014 e 2016, dal decreto-legge n. 119 del 2014 e, più di recente, dal decreto-legge n. 113 del 2016 che ha autorizzato la spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2016 al 2018 e dall'ultima legge di bilancio che ha stanziato 70 milioni di euro per l'anno in corso e 180 milioni di euro, annui, per il periodo 2018-2030 da ripartire tra le forze di polizia e il Corpo nazionale secondo un programma pluriennale di finanziamento.

Non posso, quindi, che concludere assicurando che il Ministero dell'interno continuerà a dedicare la massima attenzione alle problematiche legate all'ammodernamento e alla manutenzione degli automezzi e, più in generale, delle risorse strumentali a disposizione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche attraverso l'adozione di misure amministrative idonee necessarie e anche attraverso la promozione delle iniziative legislative che, di volta in volta, dovessero rendersi necessarie nel quadro dei vincoli di finanza pubblica e in unità di intenti con il Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Cecconi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Terzoni e Cecconi n. 3-02777, di cui è cofirmatario.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Non è che non sono soddisfatto, sono, soprattutto, esterrefatto di come il Governo sia venuto qui in Aula, per un'interrogazione che chiedeva come erano stati investiti i 50 milioni di euro iscritti nel decreto-legge, che serviva per rimettere un po' d'ordine alle zone terremotate delle quattro regioni colpite nell'agosto dell'anno scorso, ed ha fatto una lunga disamina di come sono state comprate macchine, autopompe e mezzi che, ovviamente, servono ai vigili del fuoco; tra l'altro mi chiedo anche come il Governo possa venire qui a dire che è tutto a posto e va tutto bene, visto che il decreto-legge era urgente e necessario e ancora, qui, di mezzi non se ne vede neanche uno, perché su ogni spesa che ci è stata riferita, ci viene anche detto che, corrispondentemente, si stanno elaborando le gare d'appalto, che è tutto in predisposizione e che, quindi, ancora, non è arrivato assolutamente nulla.

Guardate che siamo a metà del 2017, siamo a fine giugno del 2017 ed è ancora in predisposizione, il bando dovrà avere il suo corso; forse, se tutto va bene, per metà del 2018 riusciremo a vedere un mezzo. Ma quello che si chiedeva era, anche, come questi 50 milioni di euro che ci arrivano, sia per comprare mezzi, sia per far fronte all'emergenza del terremoto, fossero stati impiegati nell'emergenza del terremoto. Ebbene, ci è stato detto che di questi soldi neanche un centesimo è andato nella gestione delle zone terremotate, neanche un centesimo; io non so se vi rendete conto e se uscite mai da questi palazzi dorati e fate una capatina in quelle zone, ma non è stato fatto assolutamente nulla! Le macerie sono ancora tutte per strada, tutte nelle città. La regione Marche - io vengo da quella regione e la conosco meglio - ha iniziato il mese scorso a fare i bandi per la costruzione e per la messa in opera delle urbanizzazioni per mettere su le casette, il mese scorso; è passato quasi un anno e noi stiamo qui a fare i burocrati ciechi e a dire che i soldi sono arrivati il 17 di febbraio, piuttosto che il 15 di marzo e non c'è un mezzo che sia stato ancora acquistato e nessuno di questi soldi è andato nelle zone terremotate!

Io sono allibito, Presidente, perché le dichiarazioni del Governo, oggi, qui, in Aula, ci trasmettono semplicemente che quelle zone sono state completamente abbandonate, non sono entrate neanche nello scritto di cinque pagine che ci è stato riferito qui e dove non si è sentito parlare di Marche, Umbria, Lazio o Abruzzo neanche una volta, e quei soldi servivano per quelle zone lì. C'è un articolo di due giorni fa del sindaco di Amatrice che lamenta che i vigili del fuoco sono stati ridotti e ne sono rimaste soltanto due unità. E ad Amatrice è ancora tutto lì, è ancora tutto da togliere, è ancora tutto da ricostruire.

E poi abbiamo i sottosegretari, i ministri, il Presidente del Consiglio che vanno a tagliare le strisce tricolore in quelle zone per 16 casette. Non so se vi rendete conto, ma le persone che abitano lì, si fanno un altro inverno nelle baraccopoli, nelle tende; di stalle, non ce n'è neanche una che sia stata tirata su. Viene impedito ai contadini e agli allevatori di costruirsi da soli le stalle. Allora, smettiamola di fare i burocrati e cerchiamo di dare una risposta a questi cittadini, perché dopo un anno - perché ormai è passato un anno, e mancano due mesi all'anniversario della prima scossa di terremoto - non è stato fatto ancora nulla.

Questa risposta non è soddisfacente; siamo ovviamente felici che il parco mezzi dei vigili del fuoco sia stato rinnovato, ma se questo parco mezzi rinnovato, realmente, non c'è, è soltanto chiacchiera, sono fogli di carta, parole al vento che nulla danno e che nessuna risposta danno ai cittadini, soprattutto ai cittadini che in questo momento, in Italia, hanno più bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative per garantire l'ordine pubblico nel comune di Scanzano Jonico (Matera) e nell'area del metapontino – n. 3-02922 e n. 3-03088)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni n. 3-02922 e n. 3-03088 dell'onorevole Latronico, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Vice Ministro Bubbico, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Signor Presidente, con le interrogazioni all'ordine del giorno, l'onorevole Cosimo Latronico richiama l'attenzione sulla situazione della sicurezza nel comune di Scanzano Jonico e nell'area del Metapontino dove continuano a registrarsi numerosi episodi di criminalità, a danno di attività economiche. Al riguardo chiede di conoscere, anche in relazione all'approssimarsi della stagione estiva e della conseguente affluenza turistica, quali iniziative l'Amministrazione dell'interno intenda porre in essere per assicurare il controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine nella cittadina lucana e lungo il litorale ionico, ricorrendo, eventualmente, all'installazione di sistemi di videosorveglianza.

La situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nel materano è alla costante attenzione del Ministero dell'interno, come dimostrato anche dal fatto che recentemente il Ministro dell'interno ha presieduto, nello scorso mese di marzo, presso la prefettura di Potenza, una seduta della conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza in cui è stato fatto il punto sulla situazione relativa alle attività di contrasto della criminalità e sul sistema di prevenzione in atto nelle due province lucane, anche in un'ottica di tutela del tessuto economico locale, proteggendolo da tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata.

Agli stessi temi, riferiti specificamente alla provincia di Matera e alla fascia jonica, sono state dedicate, nei successivi mesi di giugno e novembre, due sedute del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presso la locale prefettura; incontri ai quali ho personalmente partecipato.

Le autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia sono fortemente impegnate nell'azione di prevenzione e contrasto sul territorio che, per la sua naturale collocazione geografica, caratterizzata da un importante sbocco sul mare Jonio, suscita l'interesse di elementi criminali provenienti dalle vicine regioni della Puglia e della Calabria, specialmente per quanto riguarda il traffico degli stupefacenti.

Quanto alle aree di Scanzano Jonico e del Metapontino, specificamente richiamate nelle interrogazioni, rilevo che effettivamente esse sembrano essere diventate zone di interesse da parte di gruppi criminali endogeni, dediti a furti in appartamento e, soprattutto, in aziende agricole; inoltre, sono seguiti con attenzione i fenomeni degli atti incendiari e degli atti intimidatori che continuano ad affliggere la zona jonico-costiera della regione, ricca di insediamenti turistici e di attività agricole molto impegnative ed avanzate.

Secondo i dati forniti dalla Questura di Matera nei primi mesi del 2017 si sono consumati nel territorio di Scanzano Jonico due rapine, di cui una in danno di un istituto di credito ed un'altra in danno di un internet point, sedici episodi incendiari e quattro furti in ambito rurale e in aziende agricole. Le attività investigative svolte dalle forze dell'ordine hanno permesso di risalire agli autori degli incendi citati escludendone la matrice estorsiva. La situazione generale della sicurezza pubblica nell'area, anche in relazione agli episodi citati dall'onorevole Latronico, è stata esaminata nel corso di alcune sedute del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e di varie riunioni tecniche di coordinamento interforze con la presenza dell'autorità giudiziaria locale e della direzione distrettuale antimafia di Potenza, nonché del sindaco di Scanzano Jonico. All'esito di tali riunioni, anche al fine di una efficace azione di prevenzione e di contrasto, i servizi di prevenzione generale di ogni forma di illegalità sono stati rimodulati di volta in volta sulla base delle criticità riscontrate secondo specifiche strategie volte a garantire sempre un'adeguata presenza di operatori delle forze dell'ordine sul territorio anche con il supporto di aliquote dei reparti di prevenzione crimini della Polizia di Stato. Il dispositivo di sicurezza messo in atto ha consentito di registrare una diminuzione generale della delittuosità nel territorio di Scanzano Jonico del 17,6 per cento nel primo quadrimestre del corrente anno rispetto all'analogo periodo del 2016. L'efficacia dell'azione di contrasto è dimostrata anche dal deferimento all'autorità giudiziaria di 47 persone delle quali 9 in stato di arresto. Quanto alla lamentata carenza di un presidio di Polizia a Scanzano Jonico, informo che è in fase avanzata la procedura per l'istituzione di una stazione dei carabinieri in un immobile che la regione Basilicata, con delibera formale di giunta del 14 febbraio scorso, ha dato la disponibilità a concedere in comodato d'uso. La regione Basilicata ha anche ribadito l'impegno in una recente riunione presso la prefettura di Matera a farsi carico dei lavori infrastrutturali necessari ad adeguare l'immobile alle esigenze di servizio dell'Arma dei carabinieri. Sono in via di approfondimento e definizione gli adempimenti formali di natura contrattuale. Occorre anche segnalare che, proprio a Scanzano Jonico, già opera una stazione dei carabinieri della forestale. D'altra parte va rilevato che lo spostamento del commissariato di pubblica sicurezza di Scanzano Jonico a Policoro, a cui fa riferimento l'onorevole Latronico, non ha assolutamente inciso sui livelli di sicurezza del predetto comune in quanto la distanza fra i due centri è di soli 5 chilometri e a Policoro sono presenti, oltre che il predetto commissariato di pubblica sicurezza, la compagnia e la stazione dei carabinieri e la compagnia della Guardia di finanza che espletano costantemente la loro attività istituzionale di prevenzione e di contrasto dei reati anche sul territorio di Scanzano Jonico. Inoltre la squadra mobile della questura di Matera svolge un'assidua attività di supporto investigativo a detto commissariato. Venendo ora allo specifico quesito relativo all'impianto di videosorveglianza, il sindaco di Scanzano Jonico si è impegnato a verificare la possibilità di installarlo avvalendosi di finanziamenti pubblici. Su un piano più generale, come ho già avuto modo di dire in quest'Aula in risposta ad altri atti di sindacato ispettivo, condivido l'importanza di tali dispositivi tecnologici ai fini del rafforzamento degli standard di sicurezza e anche della percezione di sicurezza della collettività e del tessuto economico lucano. Confermo anche che i comuni lucani al pari di quelli della Calabria, della Campania, della Puglia e della Sicilia hanno titolo ad accedere ai fondi del Programma Operativo Nazionale “Legalità 2014-2020” per finanziare l'installazione di sistemi per il presidio e il controllo del territorio che, superando la logica della rilevazione passiva degli eventi, utilizzino tecnologie evolute di analisi dei dati in tempo reale grazie alle quali sia possibile l'intervento delle forze dell'ordine prima che l'evento sia portato a conclusione.

Per l'individuazione delle aree che in concreto fruiranno di tali sistemi è in corso la definizione di criteri generali che, oltre a tener conto della rilevanza delle aree medesime sul piano dello sviluppo economico, consentano la valutazione obiettiva delle condizioni generali di sicurezza da parte dei competenti organi delle forze dell'ordine e dei prefetti. Proprio a questo fine è già programmata una riunione operativa dei due prefetti con i sindaci delle città coinvolte.

PRESIDENTE. L'onorevole Latronico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

COSIMO LATRONICO. Grazie, signor Presidente. Anzitutto ringrazio il Viceministro per la risposta articolata e puntuale su una problematica delicata ma importante perché le mie interrogazioni risalgono a quasi oltre un anno fa e ve ne sono state diverse perché hanno seguito purtroppo l'evolvere degli eventi. Diceva già il Viceministro che nell'ultimo decennio è stata purtroppo registrata una serie di atti criminali e molti di questi, ahinoi, sono rimasti impuniti. L'aspetto più grave - l'abbiamo registrato insieme anche partecipando ad alcune riunioni dei consigli comunali riuniti con operatori e cittadini - è un clima di paura e di insicurezza a Scanzano Jonico, nel Metapontino, che va considerato. Sono significativamente colpito dall'attività che è stata illustrata e che pure conoscevo, ma bisogna anche pensare sempre più intensamente a non abbassare la guardia, a costruire un presidio e strumenti di vigilanza con una potenzialità di interdizione di tali attività che, ahinoi, sono state registrate in questi anni. Il Metapontino è un'area di forza, 32 chilometri di costa lucana, che realizza una sorta di connessione tra il polo tarantino e il polo sibaritico della Calabria, una cerniera economica con i suoi punti anche di debolezza e di criticità. Ora il Governo a mio modo di vedere - quindi io colgo l'occasione per rinforzare ulteriormente la richiesta tramite il Viceministro Bubbico - dovrebbe varare un progetto su scala territoriale capace di elevare i livelli di sicurezza sia delle persone e delle comunità insediate - siamo in un distretto urbano che conta circa un milione di persone - e dei turisti: è una realtà turistica, un comprensorio che conta oltre un milione di presenze solo nel tempo estivo e balneare. Vi sono migliaia di imprese agricole: questa è l'area della riforma agraria, come sa meglio di me il Viceministro Bubbico, dove è stato costruito un distretto agricolo di livello europeo con migliaia di imprese che realizzano attività di produzione e di commercializzazione dei prodotti. La criminalità a danno delle attività economiche e delle comunità naturalmente è un punto di criticità che va contenuto e respinto con un'attenzione costante. Sono naturalmente da tenere in dovuta considerazione le attività svolte fino ad ora. Mi compiaccio per la vigilanza che sia il prefetto sia il questore, l'autorità giudiziaria dedicata, le amministrazioni comunali, a partire dal sindaco di Scanzano e dal consiglio comunale dei comuni del comprensorio, hanno manifestato ma è un punto di guardia che va portato avanti. Quanto alle due specifiche questioni che avranno un valore simbolico ma che comunque hanno un valore di contrasto, in una città come quella di Scanzano che ha manifestato tale segni di criticità, non può non esservi un presidio di pubblica sicurezza.

Pertanto, bisogna accelerare la realizzazione della caserma dei carabinieri, tenuto conto che è stato convenuto di realizzarla, magari - suggerisco al Vice Ministro - utilizzando transitoriamente, in attesa che si realizzino i lavori, l'attuale presenza della caserma della forestale, che è diventata un presidio logistico anche dell'Arma dei carabinieri; occorre poi portare avanti, sia su Scanzano Jonico che nell'area del Metapontino, un dispositivo di videosorveglianza che, ovviamente, nella concezione che dice il Vice Ministro di una registrazione non statica degli eventi, ma nella logica e nella prospettiva di una prevenzione, possa essere gestita, magari in termini comprensoriali, dall'area del Metapontino.

(Elementi ed iniziative in merito al piano di razionalizzazione dei presidi della Polizia postale – n. 3-00670, n. 3-02797, n. 3-03086, n. 3-03087 e n. 3-03089)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Molea n. 3-00670, Iori n. 3-02797, Fabbri ed altri n. 3-03086, Iori ed altri n. 3-03087 e Ricciatti ed altri n. 3-03089, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Signor, Presidente come già annunciato, rispondo congiuntamente alle interrogazioni degli onorevoli Molea, Iori, Fabbri e Ricciatti, che, unitamente ad altri deputati, richiamano l'attenzione sulla ventilata chiusura di una serie di sezioni della Polizia postale e delle comunicazioni sul territorio nazionale, tra le quali quelle di Pesaro, Forlì-Cesena, e altre quattro di quelle ubicate in Emilia-Romagna.

Rilevo che le interrogazioni degli onorevoli Molea e Fabbri sono state presentate diverso tempo fa, risalgono infatti al 2014, ma ritengo che la risposta possa ancora essere di loro interesse, in quanto il tema trattato nei rispettivi atti mantiene tuttora caratteri di stretta attualità, dopo essere rimasto aperto per tutti questi anni anche in forza di sopravvenienze normative, di cui parlerò fra un attimo, che ne hanno condizionato l'evoluzione.

La questione della chiusura di alcune sezioni dalla Polizia postale e delle comunicazioni è legata, al pari della proposta di soppressione di altri uffici di Polizia sul territorio nazionale, all'attuazione di un piano di razionalizzazione, sottoposto al parere delle autorità provinciali di pubblica sicurezza nei primi mesi del 2014.

Il piano è ancora in attesa di definizione, anche a causa dell'approvazione della legge n. 124 del 2015, con cui il Parlamento ha delegato il Governo ad adottare importanti misure di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.

Per quanto attiene, in particolare, al riordino del sistema della pubblica sicurezza, il legislatore ha chiarito che il nuovo assetto organizzativo dovrà essere volto ad evitare duplicazioni e sovrapposizioni dispersive nell'esercizio delle funzioni di polizia, nonché favorire la gestione associata dei servizi strumentali in adesione ai principi di efficienza della spesa pubblica.

Tali principi sono stati recepiti dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 177 del 2016, con cui è stato stabilito che la razionalizzazione della dislocazione delle forze di polizia sul territorio sarà determinata, con decreto del Ministro dell'Interno, privilegiando l'impiego della Polizia di Stato nei comuni capoluogo e dell'Arma dei carabinieri nel restante territorio, fatte salve specifiche deroghe per particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica.

Per giungere alla compiuta definizione di tale disegno di valenza strategica, sono stati istituiti presso il Dipartimento della pubblica sicurezza appositi gruppi interforze, che non hanno ancora terminato la loro attività.

Tanto detto in linea generale, rappresento che anche la Polizia postale e delle comunicazioni è coinvolta nel riordino in questione, essendo evidente la necessità di adeguarne l'organizzazione alle notevoli trasformazioni registratesi nel settore.

Infatti, alle tradizionali mansioni di scorta e tutela di beni e servizi postali se ne sono affiancate e sostituite altre del tutto differenti, caratterizzate da spiccate connotazioni di alta specializzazione tecnologica e orientate al contrasto del crimine informatico nelle sue forme più variegate.

Muovendo da tale constatazione, il piano di razionalizzazione punta a concentrare le più spiccate e qualificate risorse professionali nei compartimenti dei capoluoghi regionali e nelle sezioni provinciali in cui operano procure distrettuali con ampia competenza in tema di reati informatici.

Sottolineo, comunque, che le professionalità attualmente in servizio presso le sezioni continueranno ad operare sul territorio, prevedendo con tale rimodulazione un loro impiego nei reparti investigativi delle locali questure.

Assicuro fin d'ora che il nuovo assetto organizzativo della Polizia postale e delle comunicazioni sarà ispirato alle esclusive esigenze di efficientamento e di adeguamento alla trasformazione tecnologica del Paese, senza che ne venga a soffrire la qualità del “prodotto” sicurezza né la prossimità con i luoghi di residenza dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-00670.

BRUNO MOLEA. Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, intanto la ringrazio per aver sottolineato l'anzianità della mia interrogazione - in effetti è datata di qualche anno addirittura -, su una questione che, come giustamente lei diceva, è ancora di grande attualità, anzi direi che oggi lo è più di allora, considerati anche gli ultimi provvedimenti legislativi in materia.

Sono contento di aver sentito dire da lei che comunque i presidi locali continueranno in qualche modo a mantenere quel ruolo che hanno svolto fino ad oggi, perché la preoccupazione principale che aveva accompagnato l'origine della mia interrogazione era proprio la paura che si interrompesse quel ruolo che nel territorio veniva svolto dagli uffici periferici, che, oltre ad essere ruoli di polizia giudiziaria, erano anche ruoli che accompagnavano i giovani istruendoli, con precisi interventi all'interno delle scuole. Almeno questo è quello che mi è dato sapere dall'azione che gli uffici di Polizia postale ed i suoi agenti hanno svolto e continuano a svolgere ancora oggi in collaborazione con le scuole, cercando di sensibilizzare i giovani, di educarli a un corretto uso dei mezzi informatici. Quindi, la mia interrogazione andava proprio in quella direzione.

Concordo con lei che le eccellenze oggi debbano essere riferite a territori più concentrati, soprattutto perché la qualità della criminologia informatica oggi è ancora più sofisticata, quindi necessita, per essere combattuta, di eccellenze, che non possono essere distribuite in maniera polverizzata sul territorio.

Tuttavia, ripeto, la mia soddisfazione è sentirmi dire oggi che comunque quegli uffici periferici continueranno ad esistere, come quello di Forlì, per esempio, che, con organici molto ridotti - mi risulta ci sia un solo dirigente - nel corso di un anno, all'epoca dell'interrogazione, aveva fatto più di cento denunce e collaborava con più di 500 richieste provenienti da più uffici, e quindi, tutto sommato, svolgeva un ruolo abbastanza importante. Ma soprattutto, l'azione importante che svolgeva quel settore della Polizia giudiziaria, la Polizia postale, in questo caso, era quello di sensibilizzazione e di informazione nei confronti dei giovani delle scuole. Questo è un ruolo importante, un ruolo attraverso il quale credo si possa prevenire la nascita di reati che poi possono in qualche modo andare a colpire giovani che inconsapevolmente oggi navigano in un mondo che è abbastanza libero e poco protetto.

Quindi, nel riconfermare la soddisfazione per la sua risposta, signor Vice Ministro, sottolineo con piacere che, comunque, nella previsione di sviluppo e di adeguamento delle eccellenze in campo della prevenzione che il Ministero saprà mettere in atto, verrà comunque tenuto conto anche della continuità della presenza di sedi periferiche.

PRESIDENTE. L'onorevole Vanna Iori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni n. 3-02797, n. 3-03086, n. 3-03087.

VANNA IORI. Presidente, volevo ringraziare il Viceministro per le sue affermazioni, per le parole che ha espresso, di apprezzamento per il lavoro svolto da un corpo della polizia, che è diventato sempre più importante nel nostro tempo, che è un presidio rispetto ai reati informatici, che sono in aumento e che vanno dalle truffe informatiche, dalle frodi, dalla clonazione dati, fino ai reati più gravi, che arrivano agli atti persecutori, all'odio razziale e anche al terrorismo; senza dimenticare tutta l'importanza dell'attività svolta nei confronti dei reati che riguardano i minori. Mi riferisco al cyberbullismo, ma non solo: alla pedopornografia, all'adescamento online. Credo che queste mie tre interrogazioni, susseguitesi nel tempo, nascessero proprio dall'importanza di questo corpo di polizia e dalla preoccupazione che venisse depotenziato in qualche modo: una preoccupazione che ho raccolto anche in numerosi incontri che ho svolto sul territorio nazionale, dove ho visto ovunque il lavoro prezioso svolto dalla Polizia postale, in collaborazione con le scuole, in collaborazione con la formazione anche dei genitori, quindi l'importanza anche educativa.

Sono molto contenta di apprendere che c'è attenzione e che saranno presidiate adeguatamente le competenze acquisite. Sono competenze di prevenzione ai cyber-reati; sono competenze che però, nello stesso tempo, rassicurano i cittadini: io provengo da Reggio Emilia e in Emilia-Romagna si era appunto ventilata l'ipotesi che venissero chiuse troppe sezioni della Polizia postale. Voglio ricordare che nel 2016, per esempio, a Reggio Emilia, pur con un esiguo numero di personale (soltanto quattro persone), sono state svolte delle attività importanti e consistenti: sono stati trattati 580 fascicoli, 100 denunce, e ogni giorno decine e decine di risposte informatiche via e-mail o di risposte telefoniche.

Credo, quindi, che sia importante che il patrimonio di competenze acquisito da questo personale non vada disperso. Sono molto contenta di sentire che questo investimento continuerà ad esserci, che il supporto all'ambito educativo continuerà ad essere esercitato; tra l'altro, in questo momento ancora più importante per l'approvazione della legge sul cyberbullismo, che prevede uno specifico coinvolgimento della Polizia postale nella formazione dei referenti di istituto per il contrasto al cyberbullismo.

Esprimo, quindi, la mia soddisfazione per questa valorizzazione; confido in un intervento del Ministro perché possa al più presto rivedere questo piano di organizzazione, tenendo conto della valorizzazione specifica di questo personale.

PRESIDENTE. L'onorevole Ricciatti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

LARA RICCIATTI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro per averci fornito questa risposta dettagliata. Io vorrei consegnare però alcune perplessità e forti preoccupazioni rispetto non solo alla città di Pesaro, che avrà comunque un ufficio di Polizia postale in meno e verrà di fatto accentrato tutto il lavoro sul capoluogo della regione Marche, Ancona; vorrei provare a raccontarle di una provincia che man mano vede la privazione di questo ufficio di Polizia postale, seppure il Viceministro ci abbia rassicurato sul tema della tutela dell'alta specializzazione di queste persone, che restano comunque al servizio della collettività, e il personale verrà riassorbito all'interno delle questure.

Ma la mia è una provincia che ha visto cancellato, ad esempio, il distaccamento della Polizia stradale affinché fosse messa a disposizione delle autostrade; e io leggo tutte queste chiusure di presìdi come un campanello d'allarme preoccupante per la sicurezza e per la tenuta sociale delle comunità.

Mi spiego meglio: io sono sicurissima che nella provincia di Pesaro-Urbino, al netto della presenza dell'ufficio postale, ci sarà un fenomeno di contrasto al cyberbullismo, piuttosto che all'adescamento di minori, piuttosto che alle frodi informatiche, alle frodi su e-commerce, al dilagare di materiale pedopornografico. Aggiungo un elemento che non ho potuto scrivere solo per limiti temporali all'interno della mia interrogazione: il dilagare di un fenomeno molto preoccupante come quello del blue whale, che ad esempio abbiamo visto estendersi fra i giovani oggi, o i fenomeni dei selfie sui binari.

Io non metto quindi in discussione che la Polizia postale continuerà ad operare nella città di Pesaro e nella provincia di Pesaro-Urbino. Io segnalo una preoccupazione diversa: davanti ad una richiesta sempre più dilagante delle cittadine e dei cittadini di avere dei presìdi di sicurezza nelle città (a volte chiedono di fare arrivare questi presidi anche all'interno dei quartieri perché è un deterrente, è un modo per fare prevenzione), probabilmente sarebbe opportuno andare a confrontarsi un pochino di più, e non chiudere questi uffici periferici. Voglio dirlo così e voglio dirlo in maniera chiara e in maniera netta. Perché davanti a una richiesta di sicurezza, che le cronache dei giornali ci consegnano oramai in maniera impietosa e in maniera quotidiana, io penso che non sia un bel segnale dire e garantire che i servizi continueranno ad esserci, ma magari le sedi verranno chiuse.

Io penso che il piano di razionalizzazione abbia giustamente un obiettivo corretto, che credo sia quello di ridurre i costi amministrativi; però, secondo me sarebbe un errore imperdonabile che questo avvenisse a discapito delle attività di istituto della Polizia. Per cui lo stimolo, ringraziando il Viceministro per la risposta, è far sì che tutti i servizi vengano comunque garantiti anche in realtà non capoluogo, che tutte le intelligenze e le alte specializzazioni che questo personale così formato riesce a garantire a tutte le comunità possano continuare; l'auspicio più grande però è quello di non chiudere gli uffici periferici, che sono garanzia di sicurezza e di prevenzione, ma di cercare di aprirne forse anche qualcuno in più.

PRESIDENTE. PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alli, Bindi, Boccia, Cicchitto, Ferrara, Lorenzo Guerini, Palma, Piccoli Nardelli, Rossomando, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Convalida di un deputato.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 15 giugno 2017, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Ernesto Auci, proclamato nella seduta del 10 maggio 2017, in sostituzione del deputato Maurizio Baradello per la lista n. 16 - Scelta Civica con Monti per l'Italia nella I circoscrizione Piemonte 1.

Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida. Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,02, è ripresa alle 15,30.

In ricordo di Helmut Kohl.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il venerdì della scorsa settimana è morto Helmut Kohl, il cancelliere della riunificazione tedesca, l'artefice dell'allargamento dell'Europa e della nuova Europa, un grande amico della nazione italiana e mio personale. Nell'ultimo colloquio che ho avuto con lui c'era un'idea e una parola che tornava continuamente: la preoccupazione per l'Europa. A questo tema aveva dedicato l'ultimo libretto che ha pubblicato per amore e per preoccupazione per l'Europa - “Aus Sorge um Europa” - la preoccupazione perché l'Europa è il sinonimo della pace. C'è una nuova generazione di politici - mi diceva e ha ripetuto poi anche pubblicamente -, la quale non ha conosciuto la guerra, non sa quanto sia terribile, quanto sia brutta la guerra. Lui si chiamava Helmut in ricordo dello zio, morto nella prima guerra mondiale, e portava nel cuore la ferita per il fratello, morto nella seconda guerra mondiale, e ripeteva che la pace è il risultato della generosità del cuore, della preoccupazione per la sorte dell'altro, di una politica intelligente che sa prevenire per tempo i conflitti, e tutto questo non può essere dato per scontato: datemi un Europa nella quale risorgono le barriere doganali: datemi un'Europa nella quale risorgono gli egoismi nazionali e nell'arco di quaranta o cinquant'anni io vi darò di nuovo una guerra. Era preoccupato per il sorgere di una generazione di politici per i quali la pace non era la prima preoccupazione ed il primo compito della politica. Ed era preoccupato per la Germania, era preoccupato perché c'è in Germania un grande desiderio di essere come gli altri e lui ripeteva: i tedeschi non sono come gli altri, non c'è una responsabilità collettiva del popolo tedesco per gli orrori della seconda guerra mondiale, ma non si può dimenticare la storia, c'è una particolare responsabilità della Germania, dei tedeschi, per l'Europa e per la pace: se questa responsabilità venisse dimenticata sarebbe la fine dell'Europa e la fine della pace.

E infine, lasciate che io ricordi l'amore per l'Italia al tempo in cui l'Italia doveva aderire alla moneta comune; io difendevo con lui, lealmente, le ragioni del Governo italiano dell'epoca, ma anche gli esponevo i miei dubbi: non sarebbe meglio che l'Italia entrasse nell'euro dopo aver fatto le riforme necessarie? Lui oscillava e alla fine fu Carlo Azeglio Ciampi a convincerlo, mi disse: non si può fare l'Unione europea senza l'Italia, per quello che l'Italia significa nella storia dell'Europa. E poi, le riforme...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. ...se non entrate nell'Europa, non le farete mai.

E infine, mi raccontò di quando suo figlio ebbe un terribile incidente in Italia, il calore umano, oltre che la competenza professionale con cui fu curato, e mi disse: darei volentieri metà della nostra efficienza per metà della vostra umanità (Applausi).

MICHELE NICOLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE NICOLETTI. Grazie, Presidente. Ci uniamo anche noi al ricordo di Helmut Kohl, che è stato bene ricordato dal collega Buttiglione, in particolare alla sua grande aspirazione per un'Europa capace di realizzare anzitutto la pace al proprio interno. Kohl faceva parte della generazione delle macerie, era nato nel 1930, aveva visto con i suoi occhi che cosa voleva dire una guerra e, in particolare, una guerra civile europea.

Quella guerra era il prodotto dei nazionalismi e quello era il demone da combattere; per sconfiggere il nazionalismo serviva un'Europa unita, ma non un'Europa che negasse le profonde aspirazioni dei popoli. E, dunque, Cancelliere dell'unità europea e dell'unità tedesca, le due cose non sono in contrasto. Noi possiamo lavorare attivamente per un'Europa unita e, al tempo stesso, lavorare per affermare la dignità di ogni popolo e la sua aspirazione alla libertà e al protagonismo. In secondo luogo, Cancelliere dell'euro, perché la dimensione economica è essenziale per la pace; per la pace serve sviluppo, serve lavoro, serve il pane e l'euro, era il simbolo di questo benessere economico che dalla Germania poteva estendersi a tutto il continente, perché il nazionalismo si combatte non solo con delle forti istituzioni, ma anche con dei programmi di sviluppo.

Infine, e concludo, era un politico che credeva fortemente nella democrazia rappresentativa, la sua dissertazione a Heidelberg nel 1958 è sulla rinascita dei partiti politici; in una intervista al Telegraph che è stata riproposta in questi giorni diceva: se io avessi fatto un referendum in Germania lo avrei perso 7 a 3 sull'euro. Ci sono dei momenti in cui i politici devono credere fortemente nei loro progetti, devono essere capaci di giocare i loro destini personali anche quando ci sono critiche e, tuttavia, questa determinazione e questa fede nella democrazia rappresentativa si accompagnava alla convenzione che per ogni svolta servisse creare consenso, consenso internazionale e consenso all'interno di un Paese. Per tutto questo lo ricordiamo come un grande uomo politico europeo (Applausi).

PAOLO ALLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Poche parole per associarmi al ricordo di Helmut Kohl che non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, come ha potuto fare il nostro collega Buttiglione. Diceva Kohl: “La Germania è la mia patria, ma l'Europa è il mio avvenire”. È una frase che disegna in modo semplice ed efficace una delle più grandi personalità politiche del nostro tempo, una persona, come già è stato detto, segnata dalla guerra, come tanti giovani tedeschi, e che, come spesso accade a chi ha conosciuto gli orrori della guerra, ha sviluppato una passione tenace e determinata per la pace, divenendo costruttore di pace e di unità. Infatti, la parola che meglio caratterizza Helmut Kohl è “unità”, “unificazione”. L'uomo dell'unificazione coraggiosa delle due Germanie; dopo decenni di sofferenza postbellica e dopo la caduta del muro, l'unificazione della Germania divenne fattore abilitante e stimolante di un'altra unificazione ancora più importante, la nascita dell'Unione europea con il Trattato di Maastricht, un'esperienza che Kohl aveva in mente, in quanto sapeva bene che uniti si è più forti e che la nuova unità avrebbe giovato anche alle generazioni future.

Apprezzava il nostro Paese e il nostro popolo, Kohl, per la sua grande umanità e vorrei concludere queste mie poche parole con una citazione, ancora, di Kohl che è stata scritta qualche decennio fa, ma che potrebbe essere scritta oggi. Diceva: “L'Europa è il nostro destino; la nostra meta deve essere un'Europa unita nella diversità, in cui gli Stati membri, le regioni e i cittadini possano incontrarsi di nuovo”. È per questo che vogliamo lottare insieme; c'è molto in gioco, si tratta del nostro futuro (Applausi).

LORENZO DELLAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Grazie, Presidente, anche noi ci associamo al ricordo del Cancelliere Kohl; pensiamo che sia scomparsa la figura di un grande tedesco che seppe mettere i disegni europei prima e sopra gli interessi del suo Paese. È scomparso un grande europeista, è scomparso un grande testimone di quella cultura cristiano-democratica che ha avuto parte rilevante nella costruzione del disegno europeo. Lo ricordo anche personalmente, quando, nel 2004, venne a Trento a ritirare il primo premio internazionale Alcide De Gasperi. Certamente, è sul solco di questi grandi personaggi della storia europea che la sua azione ha portato buoni frutti a tutti noi. Oggi, sicuramente, l'Europa è un poco più sola, un poco più vecchia e più stanca, come ha avuto modo di dire Papa Francesco e penso che proprio nel ricordo della testimonianza e della lungimiranza di figure come Kohl, l'Europa, quell'Europa, possa ritornare ad essere riproposta anche alle nuove generazioni (Applausi).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Giachetti. Io non ho avuto con Helmut Kohl la stessa familiarità dell'amico e collega Buttiglione, ricordo, però, Helmut Kohl in un congresso del Partito Popolare di qualche anno fa intervenire per rappresentare quanto la sua generazione avesse voluto un'Europa di pace, a fronte dei conflitti da cui l'Europa era stata dilaniata negli anni precedenti e, guardando alle nuove generazioni, diceva: per i tanti ragazzi che oggi girano nei nostri Paesi attraverso l'Erasmus - che guarda caso, proprio quest'anno, festeggia un suo compleanno molto importante - dobbiamo prendere atto che, per questi ragazzi, l'Europa, l'Unione europea è un dato acquisito e una cittadinanza comune. Questo era Helmut Kohl, un uomo che ha costruito una parte importante del passato della nostra storia e che sapeva guardare con intelligenza al presente e al futuro.

Con la scomparsa di Helmut Kohl, scompare un protagonista della politica tedesca, il Cancelliere della riunificazione della Germania, scompare un protagonista della politica internazionale europea. Per Forza Italia, Helmut Kohl è stato un interlocutore importante, quando il Presidente Berlusconi ha fatto la scelta, insieme a tutto il partito, di aderire alla grande famiglia del Partito Popolare; e Forza Italia, oggi, questa grande figura la vuole ricordare in quest'Aula, esprimendo tutta la vicinanza alla CDU tedesca e al Partito Popolare Europeo (Applausi).

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'iniziativa dei senatori: D'Alì; De Petris; Caleo; Panizza ed altri; Simeoni ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 4144-A); e delle abbinate proposte di legge: Terzoni ed altri; Mannino ed altri; Terzoni ed altri; Borghi ed altri (A.C. 1987-2023-2058-3480) (ore 15,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 4144-A: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette; e delle abbinate proposte di legge nn. 1987-2023-2058-3480.

Ricordo che nella seduta del 15 giugno è stato da ultimo approvato l'articolo 27 e che risultano ancora accantonati l'articolo aggiuntivo 2.01000 (Nuova formulazione) della Commissione e i relativi subemendamenti, nonché gli articoli aggiuntivi Venittelli 2.0200 e 2.0201 e Pellegrino 2.04.

La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Chiedo, a questo punto, al relatore come intenda proseguire nell'esame del provvedimento.

ENRICO BORGHI, Relatore. Presidente, saremmo in condizione di dare il parere su tutti, riprendendo dall'articolo 2.

PRESIDENTE. Bene, procediamo.

(Ripresa esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 2 – 4144-A)

ENRICO BORGHI, Relatore. Fascicolo n. 12. Proposta emendativa 0.2.01000.2 Busto, parere favorevole. A pagina 2, proposta emendativa 0.2.01000.4 Busto, parere favorevole.

PRESIDENTE. Scusi, c'è prima la proposta emendativa 0.2.01000.3 Busto.

ENRICO BORGHI, Relatore. Su questa formulo un invito al ritiro. Se per lei va bene, darei solo i pareri favorevoli, dando per acquisito che gli altri sono tutti “invito al ritiro”.

PRESIDENTE. Va bene.

ENRICO BORGHI, Relatore. Quindi, parere favorevole sulla proposta emendativa 0.2.01000.6 Busto, così come alla successiva 0.2.01000.7 Busto, parere favorevole. A pagina 3 parere favorevole sul subemendamento 0.2.01000.1 Pellegrino e parere favorevole sul subemendamento 0.2.01000.12 Busto. A pagina 4, la Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento 0.2.01000.17 Zaratti; a pagina 5 la Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento 0.2.01000.19 Bossa e, a pagina 6, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 2.01000 (Nuova formulazione). Conseguentemente, credo vi siano anche una serie di preclusioni e di assorbimenti.

PRESIDENTE. Quindi, sugli articoli aggiuntivi Venittelli 2.0200 e Venittelli 2.0201 la Commissione esprime parere contrario?

ENRICO BORGHI, Relatore. Dovrebbero essere assorbiti…

PRESIDENTE. Questo lo stiamo verificando. Ci deve esprimere prima il parere. In caso permangano, il parere è contrario?

ENRICO BORGHI, Relatore. Sì. Ho concluso i pareri sulle proposte emendative riferite all'articolo 2.

PRESIDENTE. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento 0.2.01000.2 Busto. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.2 Busto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.3 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.4 Busto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.2.01000.16 Kronbichler.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere tutti i subemendamenti presentati dagli onorevoli Kronbichler e Zaratti.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.16 Kronbichler, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.5 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.6 Busto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.7 Busto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.8 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.9 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.10 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.1 Pellegrino, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.11 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Colleghi, intanto salutiamo i laureati presenti in tribuna, che hanno partecipato al seminario di studi parlamentari “Silvano Tosi” di Firenze e che sono oggi in visita alla Camera nell'ambito della conclusione del corso che hanno svolto.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.12 Busto, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.13 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.14 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.15 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.20 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.21 Busto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.17 Zaratti, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.18 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.2.01000.19 Bossa.

SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.01000.19 Bossa, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 2.01000 (Nuova formulazione) della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Presidente, questo è un articolo aggiuntivo molto importante, anche se non risolutivo. È un articolo aggiuntivo che riprende un principio che c'era nella legge n. 394, che però è stato applicato molto poco. Questo principio prevedeva che sulle risorse già esistenti - in questo caso si fa esplicito riferimento ai fondi di sviluppo, ai POR e altre risorse disponibili - le regioni dessero priorità, per tutta una serie di interventi, alle aree che sono comprese nei parchi nazionali o regionali.

Si tratta di interventi molto estesi, che vanno dal sostegno alla cultura al recupero dei centri storici, alla banda larga, al ricorso alle fonti rinnovabili, al mantenimento dei servizi essenziali. Varie volte, nella nostra lunga discussione, il relatore ha dato parere contrario su emendamenti (penso alla discussione che c'è stata sia sulle aree terremotate, che sulla partita del Parco del Delta) che avevano a che vedere con principi di questa natura, ma questa proposta emendativa è quella giusta per metterli. Cosa dice questa proposta emendativa nella sostanza? I parchi non sono un punto isolato del Paese, sono un modello per il Paese, concentriamo lì le risorse indirizzate a uno sviluppo sostenibile, facciamone un punto di forza dell'Italia.

Ovviamente, non è risolutivo, perché questo articolo aggiuntivo implica poi un'azione da parte delle regioni, dei colleghi parlamentari, del territorio. È una proposta emendativa che consente di andare in questa direzione, ma bisogna che tutti ne siano convinti. Ed è una proposta emendativa che dà forza e senso alla riforma dei parchi, alla manutenzione straordinaria della legge n. 394 che stiamo realizzando. Aggiungo che è stata, come avrete visto, rafforzata da molti emendamenti presentati anche da colleghi di vari schieramenti politici e, quindi, è largamente condivisa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2. 01000 (Nuova formulazione) della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Gli articolo aggiuntivi 2.0200 e 2.0201 Venittelli, e 2.04 Pellegrino sono assorbiti o preclusi dall'approvazione dell'articolo aggiuntivo 2.01000 (Nuova formulazione) della Commissione.

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENRICO BORGHI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento 28.1 Vella, mentre esprime parere favorevole sul suo emendamento 28.600. La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento 28.2 Castiello, mentre esprime parere favorevole sul suo emendamento 28.1000.

La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento 28.3 Castiello, mentre esprime parere favorevole sul suo emendamento 28.601.

La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento 28.4 Castiello.

PRESIDENTE. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.1 Vella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.600 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.2 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.1000 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.3 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.601 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.4 Castiello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 28-bis - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28-bis(Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28-bis.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso presentato (Vedi l'allegato A).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo 29.01 Terzoni.

ENRICO BORGHI, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 29.01 Terzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che l'ordine del giorno Plangger n. 9/4144-A/14 è stato ritirato dal presentatore. Avverto altresì che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Gribaudo n. 9/4144-A/5. Qual è il parere del Governo?

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, ordine del giorno Crivellari n. 9/4144-A/1, parere favorevole. Ordine del giorno Santelli n. 9/4144-A/2, parere favorevole. Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4144-A/3, parere favorevole. Ordine del giorno Pastorelli n. 9/4144-A/4, parere favorevole. Ordine del giorno Gribaudo n. 9/4144-A/5 (versione corretta), accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4144-A/6, parere contrario. Ordine del giorno Minardo n. 9/4144-A/7, parere favorevole. Ordine del giorno Carrescia n. 9/4144-A/8, parere favorevole. Ordine del giorno Burtone n. 9/4144-A/9, parere favorevole.

Ordine del giorno Rostellato n. 9/4144-A/10, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Nesi n. 9/4144-A/11, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Schullian n. 9/4144-A/12, parere favorevole. Ordine del giorno Gebhard n. 9/4144-A/13, parere favorevole. Ordine del giorno Mazzoli n. 9/4144-A/15, parere favorevole. Ordine del giorno Locatelli n. 9/4144-A/16, parere favorevole. Ordine del giorno Sani n. 9/4144-A/17, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Fiorio n. 9/4144-A/18, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Tinagli n. 9/4144-A/19, parere favorevole. Ordine del giorno Palese n. 9/4144-A/20, parere favorevole. Ordine del giorno Amato n. 9/4144-A/21, parere favorevole. Ordine del giorno D'Ottavio n. 9/4144-A/22, parere favorevole.

Ordine del giorno Nastri n. 9/4144-A/23, parere favorevole. Ordine del giorno Montroni n. 9/4144-A/24, parere favorevole. Ordine del giorno Kronbichler n. 9/4144-A/25, parere favorevole. Ordine del giorno Zaratti n. 9/4144-A/26, parere favorevole. Ordine del giorno Zoggia n. 9/4144-A/27, parere contrario. Ordine del giorno Busin n. 9/4144-A/28, parere contrario. Ordine del giorno Castiello n. 9/4144-A/29, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Allasia n. 9/4144-A/30, parere contrario. Ordine del giorno Rondini n. 9/4144-A/31, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Caparini n. 9/4144-A/32, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Simonetti n. 9/4144-A/33, parere contrario. Ordine del giorno Guidesi n. 9/4144-A/34, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Borghesi n. 9/4144-A/35, parere contrario.

Ordine del giorno Grimoldi n. 9/4144-A/36, parere contrario. Ordine del giorno D'Agostino n. 9/4144-A/37, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Matarrelli n. 9/4144-A/38, parere favorevole. Ordine del giorno Turco n. 9/4144-A/39, parere contrario. Ordine del giorno Brignone n. 9/4144-A/40, parere favorevole con una riformulazione: nell'impegno correggiamo in questo modo: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di incrementare la vigilanza, al fine di reprimere in maniera efficace eventuali reati connessi all'attività illecita di caccia nell'area protetta, in materia di tutela dell'ambiente”.

Ordine del giorno Marzano n. 9/4144-A/41, parere favorevole. Ordine del giorno Cova n. 9/4144-A/42, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Paolo Bernini n. 9/4144-A/43, parere contrario. Ordine del giorno De Rosa n. 9/4144-A/44, parere contrario. Ordine del giorno De Lorenzis n. 9/4144-A/45, parere contrario. Ordine del giorno Micillo n. 9/4144-A/46, parere contrario. Ordine del giorno Battelli n. 9/4144-A/47, parere favorevole. Ordine del giorno Terzoni n. 9/4144-A/48, parere contrario. Ordine del giorno Gallinella n. 9/4144-A/49, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno Benedetti n. 9/4144-A/50, parere contrario. Ordine del giorno Busto n. 9/4144-A/51, parere contrario. Ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/4144-A/52, parere contrario. Ordine del giorno Daga n. 9/4144-A/53, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Zolezzi n. 9/4144-A/54, parere contrario. Ordine del giorno Mucci n. 9/4144-A/55, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Giovanna Sanna n. 9/4144-A/56, parere favorevole. Ordine del giorno Galgano n. 9/4144-A/57, parere favorevole. Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4144-A/58, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Malisani n. 9/4144-A/59, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Catanoso n. 9/4144-A/60, parere contrario. Ordine del giorno Martinelli n. 9/4144-A/61, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno Giammanco n. 9/4144-A/62, parere favorevole. Ordine del giorno Occhiuto n. 9/4144-A/63, parere favorevole. Ordine del giorno Palmieri n. 9/4144-A/64, parere favorevole. Ordine del giorno Palese n. 9/4144-A/65, parere favorevole. Ordine del giorno Cesaro n. 9/4144-A/66, parere favorevole. Ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/4144-A/67, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Laffranco n. 9/4144-A/68, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/4144-A/69, parere contrario.

Ordine del giorno Sarro n. 9/4144-A/70, parere favorevole. Ordine del giorno Polverini n. 9/4144-A/71, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Milanato n. 9/4144-A/72, parere favorevole. Ordine del giorno Palmizio n. 9/4144-A/73, parere favorevole. Ordine del giorno Vella n. 9/4144-A/74, parere contrario. Ordine del giorno Polidori n. 9/4144-A/75, parere contrario. Ordine del giorno Fabrizio Di Stefano n. 9/4144-A/76, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno Crimi n. 9/4144-A/77, parere favorevole. Ordine del giorno Romele n. 9/4144-A/78, parere contrario. Ordine del giorno Squeri n. 9/4144-A/79, parere contrario. Ordine del giorno Culotta n. 9/4144-A/80, parere favorevole con raccomandazione: accettiamo l'impegno fino alla parola “ISPRA”.

PRESIDENTE. Quindi, se riformulato, è accettato come raccomandazione.

SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì.

Ordine del giorno Segoni n. 9/4144-A/81, parere contrario. Ordine del giorno Turco n. 9/4144-A/82, parere favorevole. Ordine del giorno Artini n. 9/4144-A/83, parere favorevole. Ordine del giorno Bechis n. 9/4144-A/84, parere favorevole. Ordine del giorno Baldassarre n. 9/4144-A/85, parere favorevole.

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Zoggia n. 9/4144-A/27 è stato ritirato.

Ordine del giorno Crivellari n. 9/4144-A/1, parere favorevole. Se… Quindi, dove sono favorevoli, presumo che non si chiede il voto.

Ordine del giorno Crivellari n. 9/4144-A/1, parere favorevole. Ordine del giorno Santelli n. 9/4144-A/2, parere favorevole. Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4144-A/3, parere favorevole. Ordine del giorno Pastorelli n. 9/4144-A/4, parere favorevole.

Onorevole Gribaudo, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4144-A/5 (versione corretta)? Sta bene.

Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4144-A/6, c'è un parere contrario. Lo mettiamo ai voti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4144-A/6, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Ordine del giorno Minardo n. 9/4144-A/7, parere favorevole. Ordine del giorno Carrescia n. 9/4144-A/8, parere favorevole. Ordine del giorno Burtone n. 9/4144-A/9, parere favorevole.

Ordine del giorno Rostellato n. 9/4144-A/10, accolto come raccomandazione. Va bene, onorevole Fontana? Va bene.

Il Governo chiede di interviene su cosa? L'ordine del giorno Gribaudo n. 9/4144-A/5 (versione corretta) l'abbiamo ormai già passato, accolto come raccomandazione,

Siamo all'ordine del giorno Nesi n. 9/4144-A/11. Onorevole Nesi, viene accolto come raccomandazione. Va bene.

Ordine del giorno Schullian n. 9/4144-A/12, parere favorevole.

Ordine del giorno Gebhard n. 9/4144-A/13, è accolto come raccomandazione: va bene? Qualcuno mi dà un segno? Va bene.

Ordine del giorno Mazzoli n. 9/4144-A/15, parere favorevole. Ordine del giorno Locatelli n. 9/4144-A/16, parere favorevole. Ordine del giorno Sani n. 9/4144-A/17, accolto come raccomandazione: va bene? Va bene.

Ordine del giorno Fiorio n. 9/4144-A/18, accolto come raccomadazione. Va bene.

Ordine del giorno Tinagli n. 9/4144-A/19, parere favorevole. Ordine del giorno Palese n. 9/4144-A/20, parere favorevole. Ordine del giorno Amato n. 9/4144-A/21, parere favorevole. Ordine del giorno D'Ottavio n. 9/4144-A/22, parere favorevole. Ordine del giorno Nastri n. 9/4144-A/23, parere favorevole. Ordine del giorno Montroni n. 9/4144-A/24, parere favorevole. Ordine del giorno Kronbichler n. 9/4144-A/25, parere favorevole.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/4144-A/26.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Presidente, per sottoscriverlo…

PRESIDENTE. Però le chiedo scusa, onorevole Realacci: se io la faccio parlare vuol dire che… Ah, lo vuole sottoscrivere? Bene. No, perché se no devo… Perfetto.

ERMETE REALACCI. Se no?

PRESIDENTE. Non posso farle fare una dichiarazione di voto perché non lo mettiamo in votazione. Quindi, se lo vuole sottoscrivere, ci comunica che lo vuole…

ERMETE REALACCI. Sì, lo voglio sottoscrivere, perché l'ordine del giorno del collega Zaratti esprime pienamente la volontà della Commissione e del Parlamento su questo tema, che è il tema delle trivellazioni.

PRESIDENTE. Molto bene. Allora è sottoscritto anche dall'onorevole Realacci, e immagino anche dall'onorevole Pellegrino? Bene, è sottoscritto anche dall'onorevole Pellegrino.

Avverto che l'ordine del giorno Zoggia n. 9/4144-A/27 è stato ritirato.

Ordine del giorno Busin n. 9/4144-A/28, parere contrario. Presumo che lo mettiamo ai voti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busin n. 9/4144-A/28, con il parere contrario del Governo

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Ordine del giorno Castiello n. 9/4144-A/29, accolto come raccomandazione: va bene? Va bene.

Ordine del giorno Allasia n. 9/4144-A/30, parere contrario. Lo mettiamo ai voti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/4144-A/30, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Ordini del giorno n. 9/4144-A/31 Rondini e n. 9/4144-A/32 Caparini accolti come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4144-A/33 Simonetti: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/33 Simonetti, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Ordine del giorno n. 9/4144-A/34 Guidesi accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4144-A/35 Borghesi: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/35 Borghesi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/36 Grimoldi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Ordine del giorno n. 9/4144-A/37 D'Agostino accolto come raccomandazione: va bene? Qualcuno mi dà un segno? Onorevole D'Agostino, è accolto come raccomandazione? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/4144-A/38 Matarrelli parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4144-A/39 Turco: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/39 Turco, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Onorevole Brignone, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4144-A/40? Sì; allora è accolto.

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/41 Marzano è accolto.

Onorevole Cova, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/4144-A/42? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/4144-A/43 Paolo Bernini: parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà per un minuto.

PAOLO BERNINI. Presidente, in questo ordine del giorno si parla di fauna selvatica. La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, secondo la legge n. 157 del 1992, e allo Stato compete la sua tutela e gestione. Considerato che un quadro normativo non omogeneo regola la gestione della fauna selvatica tramite i centri di recupero e non esiste un sistematico coordinamento tra gli stessi e le forze di polizia, questo mio ordine del giorno impegna il Governo a predisporre un quadro normativo ad hoc per la gestione della fauna selvatica ferita o bisognosa di cure, per la riabilitazione e la sua reintroduzione in ambiente da attuarsi tramite i centri di recupero di fauna selvatica, prevedendo vieppiù accordi specifici con i corpi di polizia nonché un opportuno finanziamento degli stessi ai fini dell'espletamento dei propri compiti. Ad esempio, la scorsa settimana io ho trovato un leprottino di fianco a sua madre morta perché era stata investita e l'ho dovuto portare in un CRAS.

In questo CRAS ci sono un sacco di animali all'interno. La struttura è stata data dal comune, ma è una struttura che cade a pezzi e purtroppo non ci sono i soldi. Quindi, chiedo al Governo che si impegni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'ordine del giorno n. 9/4144-A/43 Paolo Bernini è sottoscritto anche dall'onorevole Rizzetto. Anche l'onorevole Tripiedi vuole sottoscrivere questo ordine del giorno; magari lo comunicate direttamente al tavolo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/43 Paolo Bernini, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/44 De Rosa, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/45 De Lorenzis, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/46 Micillo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Ordine del giorno n. 9/4144-A/47 Battelli, parere favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/48 Terzoni, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Ordine del giorno n. 9/4144-A/49 Gallinella, accolto come raccomandazione: va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/50 Benedetti, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/51 Busto, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/52 Massimiliano Bernini, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/53 Daga è accolto come raccomandazione; va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/54 Zolezzi, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/55 Mucci è accolto come raccomandazione; va bene.

Gli ordini del giorno n. 9/4144-A/56 Giovanna Sanna e n. 9/4144-A/57 Galgano sono accolti.

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/58 Mazziotti Di Celso è accolto come raccomandazione; va bene.

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/59 Malisani è accolto come raccomandazione; va bene.

SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Per sottoscrivere questo ordine del giorno, e mi stupisco che il Governo ci dia una raccomandazione. Visto che si è discusso molto su questo argomento, speravamo almeno che fosse accolto.

PRESIDENTE. Bene, però lei non può fare una dichiarazione di voto perché sia solo sottoscritto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/60 Catanoso, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/61 Martinelli è accolto come raccomandazione; va bene.

Gli ordini del giorno n. 9/4144-A/62 Giammanco, n. 9/4144-A/63 Occhiuto e n. 9/4144-A/64 Palmieri sono accolti. L'ordine del giorno n. 9/4144-A/65 Palese è ritirato. L'ordine del giorno n. 9/4144-A/66 Cesaro è accolto.

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/67 Alberto Giorgetti è accolto come raccomandazione; va bene.

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/68 Laffranco è accolto come raccomandazione; va bene.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/69 Prestigiacomo, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/70 Sarro è accolto. L'ordine del giorno n. 9/4144-A/71 Polverini è accolto come raccomandazione; va bene. Gli ordini del giorno n. 9/4144-A/72 Milanato e n. 9/4144-A/73 Palmizio sono accolti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/74 Vella, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/75 Polidori, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/76 Fabrizio Di Stefano è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/4144-A/77 Crimi è accolto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/78 Romele, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/79 Squeri, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

L'ordine del giorno n. 9/4144-A/80 Culotta è accolto come raccomandazione, così come riformulato; va bene, quindi accetta anche la riformulazione.

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/4144-A/81 Segoni è stato ritirato, mentre l'ordine del giorno n. 9/4144-A/82 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Segoni. Molto bene, quindi l'ordine del giorno n. 9/4144-A/81 è ritirato, mentre sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/82 Segoni il parere è favorevole, quindi non si mette ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4144-A/83 Artini, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Gli ordini del giorno n. 9/4144-A/84 Bechis e n. 9/4144-A/85 Baldassarre sono accolti.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente, signor Ministro, il disegno di legge in esame non si limita ad intervenire sulla classificazione…

PRESIDENTE. Attenda un attimo, onorevole Pastorelli, un attimo solo. Colleghi, capisco bene che prendiamo respiro, però usciamo in silenzio e lasciamo che chi parla lo possa fare nelle migliori condizioni, grazie. Prego, onorevole Pastorelli.

ORESTE PASTORELLI. Grazie. …ma punta a ridisegnare la struttura istituzionale degli enti parco, che troppo spesso, purtroppo, versano in una condizione di stallo decisionale. I parchi naturali hanno il delicato compito di assicurare la tutela ambientale, la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, e, al tempo stesso, di far progredire i territori nei quali si trovano. L'esistenza di un parco o di un'area protetta deve, dunque, essere una risorsa per il territorio, e non un ostacolo allo sviluppo. Questo provvedimento deve essere, quindi, accolto con favore, dal momento che innova positivamente l'organizzazione interna degli enti parco, rendendola più efficiente e più agibile.

Altrettanto importanti, poi, le altre misure e provvidenze previste per i territori rientranti in aree protette, come l'agevolazione per gli impianti di produzione energetiche di proprietà dei comuni, delle società partecipate e delle cooperative.

Significativo è infine il nuovo ruolo dei regolamenti e Piano dei parchi, i quali potranno garantire una maggiore integrazione tra le aree protette e i territori limitrofi; tramite questi atti, poi, si potrà tutelare in modo più concreto gli ecosistemi, così come promuovere il recupero delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali.

Riteniamo dunque che il disegno di legge possa rendere più efficiente il sistema di gestione delle aree protette e più in generale crei le condizioni per una corretta valorizzazione dei territori ed esprimo quindi il voto favorevole della componente socialista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente, chiedo il permesso di consegnare l'intervento scritto, però se mi permette una rapida riflessione…

PRESIDENTE. Ha tre minuti.

SAMUELE SEGONI. …su questo provvedimento, che riguarda appunto le aree protette…

PRESIDENTE. Onorevole Segoni, attenda un attimo: colleghi, per favore! Ho chiesto a chi deve parlare per favore di uscire! Attenda onorevole Segoni. Prego.

SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente. Dicevo: parliamo di aree protette, ma protette da cosa? E chi è che le protegge?

Perché, secondo il nostro modo di vedere, con questo provvedimento si perde proprio lo spirito con cui in passato venivano create ed istituite le aree protette ed i parchi naturali, cioè quello spirito di puntare a una salvaguardia di un patrimonio ecologico e naturalistico.

In questo provvedimento si parla soprattutto di gestione amministrativa e contabile, per monetizzare appunto questo patrimonio, che fino ad oggi è stato salvaguardato.

Un esempio soltanto: vengono espressamente inseriti negli organi di amministrazione dei parchi gli interessi privatistici territoriali, viene proprio scritto nella legge “per favorire gli interessi economici locali”.

Quindi chiudo questa dichiarazione dicendo provocatoriamente che questo provvedimento non andrebbe chiamato “aree protette”, ma “aree amministrate”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

MARCELLO TAGLIALATELA. Si dovrebbe parlare di aree valorizzate, perché non esiste un'area protetta che non abbia bisogno…

PRESIDENTE. Scusi onorevole Taglialatela: onorevole Biancofiore! Onorevole Biancofiore! Onorevole Biancofiore! Sto chiedendo di abbassare il tono della voce perché sta parlando un collega. Prego.

MARCELLO TAGLIALATELA. …non esistono aree protette se non vi è un meccanismo di valorizzazione e ovviamente ogni valorizzazione del territorio ha bisogno di investimenti ed è quello che sostanzialmente manca in questo provvedimento: manca il coraggio di affrontare le questioni per come dovrebbero essere affrontate, immaginando che la parte ancora più naturale del nostro territorio, per potere essere conservata, ha bisogno di investimenti, ma ha bisogno soprattutto che i colori i quali hanno ancora delle attività, abitano in quelle aree, vengano messi nelle condizioni di non penalizzazione e invece questo è un provvedimento un po' pavido, un provvedimento che è sostanzialmente debole con i forti; la vicenda legata alle attività estrattive è in qualche modo l'esempio più specifico, che conferma come questo provvedimento continua a non affrontare la questione della parte più bella del nostro territorio per quello che dovrebbe essere.

Investimenti per la protezione, investimenti per la valorizzazione: manca tutto ciò, manca un'idea che possa coniugare i beni paesistici con la valorizzazione del territorio e con la conservazione ovviamente della presenza dell'uomo e delle sue attività, anche quelle di carattere lavorativo.

Ci saremmo aspettati maggiori interventi, un maggiore sforzo dal punto di vista economico. Abbiamo presentato degli emendamenti per quello che riguarda la creazione di ulteriori aree protette, anche ai fini turistici, non solo ai fini ambientali, anche ai fini archeologici e non solo ai fini ambientali: queste considerazioni sono mancate.

Così come riteniamo che il provvedimento continui ad essere ipocrita per quello che riguarda le attività venatorie, impedendo o vietando attività che, per loro natura, devono essere portate avanti all'interno di territori che sono ancora allo stato naturale. Quindi, ripeto: un provvedimento che finisce con l'essere debole con i forti e ad avere una serie di atteggiamenti di ipocrisia che non ci sono piaciuti. Il nostro voto sarà un voto negativo, perché avremmo voluto che questo provvedimento potesse essere utilizzato fino alla fine per una valorizzazione che, indubbiamente, passa per investimenti economici, che invece mancano totalmente all'interno di questo testo legislativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Grazie, Presidente, ma molto meglio di me avrebbe dovuto esprimere il nostro voto favorevole a questa legge il collega Maurizio Baradello, che aveva seguito fin dall'inizio in Commissione ambiente questo provvedimento. È dunque anche ricordando il suo lavoro anche in questa circostanza che mi accingo appunto a ribadire il voto favorevole del nostro gruppo; favorevole in vista dell'importanza di questa legge, un'importanza che riguarda l'ambito ambientale, culturale ed anche economico dei territori interessati.

C'è stata una positiva evoluzione del quadro legislativo nel nostro Paese in questo settore, e penso che la nuova legge valorizzi ciò che di positivo vi è stato in questi vent'anni, e introduce nuovi strumenti per il nostro futuro. Dunque, condividiamo questa impostazione, che sappiamo anche essere il frutto di un lungo lavoro di confronto che la Commissione - che ringraziamo, e alla quale diamo atto del lavoro, quindi al presidente, al relatore e a tutti i membri - ha svolto, anche e soprattutto con Federparchi e con gli altri organismi che si occupano di questa tematica. Il nostro gruppo, proprio tramite il collega Baradello, aveva presentato alcuni emendamenti su questa impostazione, che, ripeto, noi condividiamo; in parte sono stati fatti propri dalla Commissione, in parte sono stati anche recepiti in un emendamento che è stato approvato nel corso della seduta precedente. Questi emendamenti riguardavano aspetti relativi alle esercitazioni militari in aree protette, riguardavano la questione relativa al ruolo dei guardiaparco, in rapporto anche al nuovo assetto del Corpo forestale del nostro Paese. Riguardavano le dotazioni degli enti parco in materia di comunicazione, e riguardavano gli aspetti relativi alla semplificazione burocratica della vita degli Enti parco.

Torno a dire che l'impostazione ci convince, dunque votiamo a favore. Vorrei aggiungere due osservazioni di natura generale. Abbiamo sentito, nel corso di questo dibattito, alcune tesi che non condividiamo, a proposito della filosofia delle aree protette. Noi pensiamo che la minaccia più grave che riguarda i territori sottoposti a questi vincoli sia lo spopolamento e lo sradicamento delle attività tradizionali delle comunità residenti, per questa ragione non possiamo condividere alcune osservazioni che nel corso del dibattito sono venute, le quali tendevano a dimostrare che non si comprende come la tutela di questi territori non sia alternativa ma coessenziale - invece - con la promozione e la conservazione delle diverse culture, delle diverse tradizioni, ma anche delle diverse tipologie di economia dei territori interessati.

Infine, l'ultimo punto: abbiamo sentito, nel corso di questo dibattito, delle tesi per noi molto discutibili in materia di governance delle aree protette, e cioè chi comanda, chi gestisce, chi ha la responsabilità di queste parti importanti del nostro territorio. Abbiamo sentito voci e interpretazioni come se solamente i cosiddetti esperti scientifici, o solamente le burocrazie ministeriali, o solamente le oligarchie, pur meritorie, delle associazioni protezionistiche potessero avere le caratteristiche per governare le aree protette. Noi pensiamo che non sia così. Il parco, l'area protetta, non è una porzione di territorio sottratta alla democrazia delle comunità locali, è invece una porzione di territorio che la democrazia delle comunità locali deve amministrare con grande responsabilità, nel rispetto di vincoli particolari che la legge prevede. Non c'è una tutela del territorio senza una cultura condivisa delle comunità e senza un auto-governo responsabile delle comunità interessate.

Posso portare qui, da ultimo, l'esperienza del mio territorio, l'esperienza del Trentino, dove il 30 per cento del territorio, anzi di più, è sottoposto a vincolo di parco o di area protetta. Ma questa parte importante del nostro territorio è gestita con la responsabilità e il protagonismo pieno dei poteri locali, anzi molto spesso attraverso le antichissime forme di proprietà e gestione collettiva - quindi né pubblica né privata - del territorio. Richiamate queste e alcune considerazioni di natura generale, comunque ribadisco il nostro giudizio favorevole al lavoro fatto dalla Commissione e, dunque, il nostro voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame fa una sorta di manutenzione straordinaria della legge n. 394 del 1991, che disponeva in materia di aree protette. A distanza di molti anni, credo che questa manutenzione fosse necessaria. Il tema si presta inevitabilmente anche ad una sorta di conflitto ideologico. Tutti siamo convinti che il patrimonio ambientale sia una delle ricchezze del nostro Paese e che vada conservato, tutelato, tramandato, trasmesso ai turisti e trasmesso alle future generazioni. Però, è il come, che talvolta ci divide, soprattutto perché, di per sé, qualsiasi funzione di tutela del territorio comporta inevitabilmente qualche antinomia. È oggettivamente difficile conciliare sempre le ragioni della conservazione e quelle dello sviluppo, la tutela con la valorizzazione, ma non bisogna mai dimenticare che il paesaggio, così come noi lo ammiriamo oggi, non è solo frutto delle forze della natura che vi hanno operato nelle ere geologiche e nei secoli più recenti, è anche frutto della mano dell'uomo. Non esiste un paesaggio che non sia stato condizionato dalla mano dell'uomo, per cui la conservazione è anche conservazione degli interventi umani. Il paesaggio non è solo paesaggio naturale, è anche un paesaggio abitato, vissuto, creato, ricostruito.

Io credo che il provvedimento che abbiamo in esame sia sostanzialmente equilibrato, nel risolvere al meglio queste antinomie. Il collega Dellai ce ne aggiungeva una, nella parte finale del suo intervento, una da non sottovalutare: è inevitabile che possa esistere una diversità di vedute tra gli organi superiori, gli organi sovraordinati in materia di tutela, e le amministrazioni locali, che sono la diretta espressione delle popolazioni che in quel territorio ci vivono, che lo hanno animato e che l'hanno anche difeso, a volte in modo non sempre consapevole. Beh, credo che quest'antinomia debba essere assolutamente superata. Mi sembra che il provvedimento in esame, sotto questo profilo, sia sostanzialmente equilibrato e, pertanto, con convinzione, annuncio il voto favorevole del gruppo Civici e Innovatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, da più parti abbiamo sentito affermare in quest'Assemblea che le aree protette nel nostro Paese rappresentano uno scrigno di bellezza, valori paesaggistici, biodiversità ricchissima, ma anche cultura, tradizioni agroalimentari, storia. E questo risponde certamente a verità.

Ecco, perché possiamo con tranquillità affermare che, a partire dalla legge quadro n. 394 del 1991, la storia della tutela del patrimonio naturale italiano aveva tutte le premesse per essere positiva. A questa legge va infatti il merito di avere messo in piedi, per la prima volta, un vero sistema di aree protette di enorme valore e ricchezza. Al contempo, in questi anni è cresciuta la consapevolezza di come le aree protette debbano essere considerate quali beni comuni da tutelare e salvaguardare ed è progressivamente mutato l'atteggiamento delle popolazioni riguardo ai territori protetti.

Quindi, la situazione è certamente migliorata rispetto agli anni Novanta; infatti, l'Italia è il Paese europeo che ha istituito il maggior numero di aree protette in Europa. Ciò è servito in parte a limitare la cementificazione ed il consumo di suolo. Dobbiamo però dire che le potenzialità della legge n. 394 non si sono potute esprimere compiutamente per diverse ragioni, come, per esempio, l'atteggiamento della politica, che ha cercato negli anni di snaturare, in qualsiasi modo, il ruolo che con chiarezza, invece, la legge aveva attribuito a parchi e riserve, cioè di perseguire una missione di conservazione e promozione dei valori naturalistici.

L'altra ragione è legata alle risorse economiche, che sono diventate sempre più scarse, mettendo i parchi sempre più in difficoltà rispetto alle funzioni da assolvere, situazione che si è amplificata con l'adesione agli ultimi trattati europei. La strategia dell'Unione europea sulla biodiversità prevede di arrestare la perdita di biodiversità entro l'anno 2020.

In questo senso, la revisione della legge n. 394 del 1991, anche con la volontà manifesta di creare nuove aree protette, costituisce un indicatore sensibile per comprendere se il nostro Paese sia sulla buona strada per dare una mano al raggiungimento degli obiettivi europei. Certamente sono stati compiuti molti progressi in tanti settori, ma si evidenzia la necessità di sforzi più intensi, per tenere fede agli impegni assunti dagli Stati membri in materia di attuazioni.

Pertanto, una riforma sulla gestione di parchi e aree protette era sicuramente opportuna alla luce del tempo trascorso. La mission delle aree protette è costituire strumenti per la tutela della biodiversità, del paesaggio, delle formazioni geologiche e dei beni comuni in esse situati, nonché strumenti per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici.

L'ammodernamento di questa normativa si è reso necessario anche perché, in venticinque anni, sono accadute molte cose, tra cui l'avvento e il necessario raccordo con la legislazione europea e il cambiamento del rapporto con la natura da parte della popolazione mondiale. Oggi si parla di green economy, di tutela della salute sempre più legata alla tutela dell'ambiente in cui viviamo. Le aree protette devono, quindi, potere essere inserite di diritto in questa nuova concezione di integrazione positiva del ciclo della vita dell'uomo e di tutti gli esseri viventi con la natura che ci accoglie e ci circonda. Occorre riconoscere e apprezzare per il suo giusto valore il nostro capitale naturale, non solo entro i limiti delle aree protette, ma in generale nel nostro territorio e nei nostri mari. Il ripristino degli habitat naturali e la costruzione di infrastrutture verdi continuano a rappresentare delle sfide per il nostro Paese.

La strategia dell'Unione europea sulla biodiversità, inoltre, dovrebbe comportare vari benefici per una serie di settori, compresa l'agricoltura, la silvicoltura e la pesca.

Ribadiamo, quindi, il nostro apprezzamento, perché, partendo dalla legge n. 394, che rimane pur sempre una buona legge, con questo disegno di legge il nostro Paese farà un nuovo passo in avanti. Mi riferisco specialmente all'integrazione tra le aree Natura 2000 e le aree protette, con la previsione che la gestione di siti di importanza comunitaria e zone speciali di conservazione possa essere affidata agli enti parco territorialmente vicini. Questo è un aspetto da non sottovalutare, perché i parchi sono gli unici soggetti che dispongono del know how e del personale specializzato, necessario per la gestione di queste aree.

Il provvedimento in esame cerca, quindi, di mantenere inalterate le bellezze dei nostri parchi, ma armonizzando l'attività dell'uomo, ove presente, con la necessità di tutelare l'ambiente. Si tratta di una forma di gestione più moderna e intelligente, al fine di consegnare alle generazioni future una natura sempre più protetta e di promuovere un'educazione alla sostenibilità e alla valorizzazione dei territori e delle economie locali. Ed è per questi motivi che annuncio il voto favorevole a nome di Scelta Civica-ALA (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Colleghi, nel corso di questa legislatura abbiamo più volte esaminato i temi ambientali importanti, definendo proprio gli strumenti giuridici verso modelli di sviluppo in grado di far risaltare gli elementi fondamentali dell'identità italiana, la bellezza del nostro patrimonio storico e naturalistico, andando verso quel rapporto fra economia e tutela del territorio definito appunto come green economy e sviluppo sostenibile. Abbiamo in più occasioni affrontato e ribadito sia in Commissione, ma anche all'interno di questa Assemblea, l'importanza di perseguire politiche di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici.

Questo provvedimento intende sicuramente inserirsi in tale contesto per tutelare le bellezze naturali, le aree protette del nostro Paese. Basti considerare che i parchi nazionali e regionali e le aree marine protette costituiscono circa il 12 per cento dell'intero territorio nazionale. Quindi una percentuale che, se viene sommata alle zone di protezione speciale, quindi ai siti di interesse comunitario, arriva a circa 21 per cento del territorio; parliamo di circa 6 milioni di ettari. Si tratta, dunque, di una ricchezza, che occorre sicuramente valorizzare come risorsa vera e propria del nostro territorio, da cui dover sicuramente ricavare ricchezza, occupazione, sviluppo economico, anche sfidando la competizione dei mercati globali attraverso la qualità, come con l'agricoltura biologica.

La Lega - lo ricordiamo - ha da sempre sostenuto e ritenuto importante la tutela ambientale, quindi la conservazione della specie umana in contrasto alla tendenza alla perdita della biodiversità, attraverso proprio quella che è la tutela delle aree protette. In tale ambito, la revisione della legge n. 394 del 1991 si potrebbe dichiarare quasi dovuta.

È vero che si tratta di una legge obsoleta, che sicuramente è stata emanata in ritardo nel nostro Paese ed è riuscita a tutelare, almeno come regime vincolistico, aree di grande valore naturalistico e paesaggistico e ha anche permesso agli enti parco, quelli più virtuosi, di sviluppare strategie che, accanto alla politica della conservazione della specie e la difesa del paesaggio, hanno di certo sviluppato attività sociali e culturali, di turismo, di irrigazioni e anche di educazione ambientale.

Secondo il nostro gruppo nella legge di riforma, però, le regioni e gli enti locali avrebbero dovuto assumere un ruolo più incisivo, più importante, essere quindi i protagonisti diretti di questa azione perché sono le istituzioni più vicine alle necessità del territorio e dei cittadini che dovrebbero essere - quest'ultimi - i soggetti responsabili della governance delle aree protette e quindi dell'intera pianificazione paesaggistica. Infatti, riteniamo che il permanere delle aree protette nazionali risponda ormai ad esigenze di mero finanziamento delle spese correnti degli enti parco e vista l'esiguità purtroppo delle risorse disponibili interessa solo quegli enti meno virtuosi che non sono in grado di sviluppare finanziamenti mediante quelli che possono essere pratiche di autofinanziamento.

Purtroppo, nel testo che andiamo ad approvare le regioni e le province autonome vengono considerate lontane, prive di competenze e di prerogative che, invece, debbono essere necessariamente in capo a queste ultime, ciò che hanno evidenziato e sottolineato sia la Commissione affari costituzionali, sia quella per le questioni regionali.

Riteniamo, dunque, che il testo manchi di un vero e proprio coinvolgimento e di un attento ascolto delle popolazioni locali, che sono quelle interessate, ma anche dei sindaci. Mi riferisco, in particolare, anche alla modalità della definizione delle aree contigue ai parchi e alle aree esterne, la rete Natura 2000, che vengono incluse nella gestione degli enti parco; all'argomentazione della caccia, che viene sottratta di fatto dalla competenza delle regioni, andando a creare incongruenze con la normativa sulla caccia; alle modalità di adozione del Piano nazionale triennale di sistema per le aree naturali protette; alla mancanza delle reiterate trattative con le regioni per la nomina del presidente dell'ente parco, nonostante questo - l'abbiamo evidenziato anche nei nostri emendamenti - fosse stabilito dalla Corte costituzionale.

Il testo sicuramente ci trova d'accordo su alcune questioni importanti, quali ad esempio la semplificazione degli organi degli enti. Però il problema vero è che si mette in moto un meccanismo che non va a favorire sicuramente le capacità proprie delle aree protette e soprattutto ci sono grandi limiti, che abbiamo evidenziato con una serie di emendamenti che purtroppo non hanno trovato riscontro da parte della maggioranza.

Innanzitutto noi siamo completamente contrari al meccanismo delle royalties, che in Commissione ambiente è stato ridotto al primo anno di entrata in vigore della nuova legge. Senz'altro sappiamo che lo scopo è quello di voler incrementare i fondi ministeriali, trovare i finanziamenti, per la gestione dei parchi, ma ricordiamo che la priorità delle risorse statali non permette sicuramente questo dato. Peraltro, tale imposizione non riguarda solo le attività economiche nelle aree interne al perimetro del parco, ma anche alcune attività che sono proprio vietate all'interno dei parchi, e riguarda anche le cosiddette aree esterne, le aree attigue. Di fatti - l'abbiamo evidenziato - sono sottoposti a questa nuova tassa anche gli agricoltori titolari di impianti a biomasse nelle aree del parco, nonché i titolari di impianti di produzione di energia idroelettrica e di fonte rinnovabile. Quindi, si tratta di un innalzamento della tassazione, perché si va a tassare fortemente imprenditori che hanno investito in queste aree e che si troverebbero, oggi, a dover subire una tassazione ancora più grande. Questo è sicuramente inaccettabile, soprattutto per il periodo di crisi economica che sta vivendo il nostro Paese e delle difficoltà che, invece, attraversano proprio questi imprenditori (pensiamo alle piccole e medie imprese, che già devono fare fronte alla concorrenza di partner europei e internazionali).

Gli oneri aggiuntivi, previsti in via generale, comportano un aumento del costo di produzione e gestione della singola attività colpita, quindi ciò determina il venir in meno di investimenti finalizzati al miglioramento e all'efficienza degli impianti e sicuramente determina anche una discriminazione tra gli operatori che si muovono nello stesso settore da territorio a territorio. Riteniamo, dunque, che questa politica avrà sicuramente riflessi negativi sull'intero valore industriale del soggetto gravata dall'onere, producendo anche un deprezzamento degli impianti a seguito degli aumenti, degli oneri che sicuramente non creano una concorrenza leale, anzi creano una concorrenza che va a favore di alcuni e non di altri.

Da una parte, sia il Governo che la maggioranza hanno semplificato le disposizioni della conferenza di servizi contenuti nella legge del 1990, prevedendo appunto nuove forme di accordi per le amministrazioni e introducendo meccanismi diretti a superare situazioni d'inerzia, ma, dall'altra, noi ribadiamo in questo provvedimento viene anche eliminato il silenzio-assenso sull'inerzia dell'ente parco nell'esprimere parere sugli interventi infrastrutturali anche per i casi di interventi edilizi minori.

Inoltre, abbiamo evidenziato anche con i nostri emendamenti una necessità importante: l'istituzione del nuovo Parco del delta del Po. Noi vorremmo precisare che il nostro gruppo al riguardo resterà vigile anche sugli sviluppi della delega al Governo, per verificare appunto che il parco non diventi altro, ma che resti un parco regionale, senza dunque nuovi vincoli, perché così lo vogliono e lo vivono le popolazioni locali e queste sono sicuramente attese che sia il Veneto che l'Emilia Romagna ci hanno più volte evidenziato.

Noi, dunque, come gruppo siamo fortemente preoccupati per le modifiche che sono state introdotte anche - l'abbiamo detto senza problemi - al testo in materia di caccia. Non riusciamo a capire il perché si sia stravolto completamente anche il testo precedente. Occorrerebbe riconoscere il buon equilibrio, invece, che già è stato raggiunto ormai da anni tra le aree protette e le aree di caccia programmata. Riteniamo, infatti, fortemente penalizzanti per i cacciatori italiani le modifiche proposte dalla riforma che includono nel Piano il regolamento del parco e quindi, nei divieti di caccia, anche aree esterne al perimetro del Parco. Si teme, dunque, che il nuovo testo renderà più restrittivi anche i prelievi faunistici e gli abbattimenti selettivi disposti dalle norme vigenti per garantire gli equilibri ecologici. Esiste dunque una serie di questioni nel testo che sicuramente non ci soddisfano, che sicuramente devono essere risolte. Non a caso, il testo, lo ribadiamo, ha riscontrato anche la contrarietà di tutta una serie di istituzioni e di associazioni, che sicuramente non volevano l'approvazione di questo testo.

D'altra parte, anche la disponibilità manifestata in Commissione dal relatore, purtroppo, non si è tradotta in modifiche che avrebbero trovato anche i nostri emendamenti e sicuramente una grande approvazione. Per questo, non possiamo solamente esprimere un voto favorevole, ma ci auguriamo che il testo possa essere modificato al Senato, perché crea delle limitazioni e delle restrizioni sicuramente molto forti.

Ma ciò che sicuramente ci sta a cuore è il fatto di intervenire sulle nuove royalties, perché determinano una imposizione di tasse ancora più forte a danno di tutti. È per questo che la Lega esprime un voto contrario al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pellegrino. Ne ha facoltà.

SERENA PELLEGRINO. Presidente, onorevoli colleghi, nonostante ci si sia battuti fino all'ultimo emendamento per riuscire ad ottenere degli elementi migliorativi, che sono stati apportati alla Camera rispetto all'improbabile testo che c'era stato consegnato dalla prima lettura del Senato, il gruppo Sinistra Italiana-SEL-Possibile esprimerà il suo voto contrario alla proposta di legge di riforma, o meglio di pseudo-riforma, della legge quadro sulle aree protette.

Il percorso e l'esito di questa proposta di legge dimostrano sia la scarsa consapevolezza dei risultati di venticinque anni di applicazione dalla legge quadro sui parchi, sia, al netto dei proclami internazionali da parte dei nostri governanti, la grande disattenzione delle scelte politiche rispetto ai bisogni veri delle nostre aree protette e del rapporto con i beni ambientali del nostro Paese.

Sicuramente manca una seria cultura e coscienza ecologica: il nostro Stato è il campione europeo di procedure di infrazione in campo ambientale, Ministro Galletti; ma soprattutto l'incapacità di avere una visione di prospettiva che riguarda il nostro “ben-essere”, attraverso la cura dell'ambiente in cui viviamo: l'oikos, ovvero la casa comune che lasceremo ai nostri figli.

Ci siamo battuti per anni affinché venisse garantito a questa riforma innanzitutto il recepimento di quei principi in tema di conservazione della natura che corrispondono agli obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese e di quelle norme europee che avrebbero dovuto generare una piattaforma largamente condivisa e basata su un'analisi fattiva e ponderata. Vi ricordo che nel 1991 non c'era la Convenzione internazionale sulla biodiversità, né la Strategia nazionale per la biodiversità; non c'era la rete Natura 2000 e non esisteva la Convenzione europea sul paesaggio. Questo avremmo dovuto recepire! Invece, come al solito, appena si pronuncia la parola “riforma”, c'è sempre qualche furbo che cerca di portare acqua al suo mulino e soprattutto al mulino delle multinazionali e degli speculatori. Avremmo dovuto inserire quei riferimenti fondamentali, che ci avrebbero aiutato a dire in modo univoco che un'area protetta è un'area geograficamente determinata, prescelta, regolamentata e gestita al fine di conseguire obiettivi specifici di conservazione della biodiversità, rafforzando il sistema attraverso il miglioramento della legge nazionale di riferimento.

Stiamo facendo, invece, un pericoloso passo indietro e questa legge si presenta, nella parte più controversa e contestata, come una sorta di sanatoria di tutte le applicazioni distorte che nel tempo si sono avute delle legge n. 394 del 1991, con il rischio concreto di consegnare gli enti parco alle logiche di degenerazione localistiche e partitocratiche.

All'interno dei consigli direttivi, la componente scientifica e conservazionistica, già oggi fortemente ridotta rispetto all'originaria composizione, diminuirà ancora, a favore di portatori di meri interessi economici e di asserviti alle logiche di potere, per sostenere le esigenze locali, magari con la falsa promessa del profitto per tutti! Non dimentichiamo che le amministrazioni locali, stritolate dalle politiche dell'austerity, verranno costrette ai ricatti delle multinazionali e degli speculatori, che compenseranno - bella parola! - con quattro spiccioli il furto dei beni ambientali e servizi ecosistemici, per ripulirsi poi la coscienza.

È in questo quadro che questa maggioranza ha deciso di introdurre nei consigli direttivi dei parchi i rappresentanti di alcune categorie economiche. È evidente che questa scelta altera fortemente non solo l'equilibrio, ma anche la logica di una gestione che si basa sulla presenza dell'organo decisionale di rappresentanti degli interessi generali qualificati per le attività in materia di conservazione della natura.

Nel testo approvato in Aula veniva sancito che non era necessario che il presidente di un parco nazionale avesse alcuna competenza specifica riconosciuta in ordine alla gestione, conservazione e valorizzazione dei beni naturali e ambientali. Incredibile!

Abbiamo dibattuto per mesi e, con la mobilitazione di tutte le associazioni ambientaliste, siamo riusciti ad ottenere che il presidente di un parco avesse comprovata esperienza in campo ambientale. Che fatica! Sembra un'ovvietà per alcuni, invece, ore ed ore di discussione per ottenere che ci fosse questa competenza. Chi mai si permetterebbe di far nominare un incompetente in storia dell'arte a capo di uno dei nostri magnifici musei? Penso nessuno, Ministro. Per i parchi naturali, invece, la preparazione in campo ambientale può essere superata dall'appartenenza politica, dalla subalternità alle logiche localistiche o a qualche categoria economica.

Anche i criteri di scelta del direttore dei parchi e delle aree marine protette sono particolarmente dequalificanti, nella figura di un soggetto assunto quale dipendente a tempo determinato per svolgere funzioni dirigenziali di carattere generale. Nessun serio riferimento alla dimostrazione di competenze di carattere tecnico, per quanto riguarda le tematiche attinenti la pianificazione paesaggistica e naturale, della gestione degli habitat, nessuna conoscenza dei principi fondamentali di biologia della conservazione. Avete bocciato la presenza di professionisti competenti in materia artistica, architettonica, archeologica, paesaggistica: fanno tanta paura agli speculatori, Ministro, agli speculatori edilizi ed economici, queste figure professionali? Evidentemente sì, visto che le facciamo migrare all'estero.

Ci siamo battuti, e abbiamo ottenuto una virgola. Sì, Presidente, una virgola: abbiamo ottenuto che le competenze ambientali non fossero in alternativa, ma che il direttore avesse anche le competenze ambientali, rendendo così un po' più stringenti i criteri per la scelta del direttore di un parco naturale. D'altronde, perché stupirsi? Sono decenni che negli enti di gestione, a livello sia nazionale che regionale, si procede a nomine di carattere quasi esclusivamente politico, e non ispirate all'esperienza e alla professionalità dei candidati, con un progressivo svuotamento delle funzioni e del ruolo delle aree protette a vantaggio di politiche clientelari trasformate in agenzie del turismo, grandi pro loco, concesse in appannaggio a qualche politico in attesa di ricollocazione.

Presidente, siamo noi a dipendere dalle leggi di Madre terra, e non viceversa; e questi lembi di territorio sono l'ultimo baluardo su cui tutti vogliono mettere le mani. Sviluppo e valorizzazione, questo sentiamo continuamente ripetere come fosse un mantra; a che prezzo? Royalty e compensazioni: faranno mercimonio dei beni ambientali, come se questi fossero riproducibili e sfruttabili all'infinito; quando invece dovrebbe essere ormai noto che si tratta di beni fragili e non ricostituibili. Lo insegniamo anche ai bambini delle elementari!

Che dire sull'operazione tutta di facciata in merito alle prospezioni di combustibili fossili? Dopo aver approvato in Commissione ambiente la norma che vieta le prospezioni nei parchi, la Commissione bilancio, ovvero quella che frena tutte le proposte che abbiano oneri di ragioneria aggiuntivi, produce un emendamento che fa salve, che cosa? Le attività estrattive in corso e tutte le concessioni ad esse collegate! Come se fosse invece l'ufficio ragioneria delle società di capitale delle fossili. Si continueranno così ad estrarre le quattro gocce di petrolio dai pozzi esistenti, e per farne di nuovi si faranno furbescamente dei decreti ministeriali, che bypasseranno le leggi approvate dal Parlamento. È già accaduto proprio in questi mesi: dopo che sono state vietate le prospezioni entro le 12 miglia dalle coste, il Governo ha autorizzato nuove prospezioni petrolifere, attraverso l'éscamotage delle varianti dei programmi di lavoro, infischiandosene della legge approvata dal Parlamento nel gennaio 2006, e voluta dal Governo per svilire il referendum sulle trivelle. Avete preso in giro 12 milioni di elettori che hanno votato “no” alle trivelle!

Che dire del pasticcio relativo alla delega al Governo per adottare il decreto legislativo istitutivo dal cosiddetto Parco del Delta del Po? Si vuole replicare il caso lo smembramento del Parco nazionale dello Stelvio? Producete norme confuse ed incongrue, fatte ad arte per ogni realtà territoriale, e cancellando il principio costituzionalmente riconosciuto e sancito dall'articolo 9 della Costituzione, che da sempre ha fatto paura agli speculatori:…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SERENA PELLEGRINO. …l'interesse nazionale della tutela del paesaggio e del nostro immenso patrimonio naturale.

Riteniamo che le norme qui introdotte abbiano svilito i principi cardine della legge n. 394. Noi riteniamo, invece, che il parco sia una struttura territoriale vasta e complessa a cui sono affidati vari ruoli, dalla conservazione alla natura, e rimettere in gioco le parti che sono all'interno di questi parchi: sono i cittadini, è l'ambiente, è il territorio, è il patrimonio artistico e culturale. Voi di questo ne fate merce.

E sappiate che le aree protette devono rimanere protette; sono i nostri polmoni, le nostre radici, la nostra sopravvivenza. Ricordatevelo, Ministro: la ricchezza dell'Italia non è certo…

PRESIDENTE. Deve concludere.

SERENA PELLEGRINO. …né il petrolio - e concludo - né il gas fossile e fare ricchezza speculando con ulteriore colate di cemento ci porterà solo alla deflagrazione del sistema terra. E si ricordi, Ministro: il business non è economia.

PRESIDENTE. Ne approfitto per salutare gli studenti di giurisprudenza dell'università di Innsbruck, che sono qui in Aula e che seguono i nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. La proposta di legge in esame, già approvata dal Senato, interviene sulla disciplina vigente, sulla legge n. 394 del 1991, in queste particolari aree e per certi aspetti, però, risulta ormai superata. Ovviamente, le va dato atto e sottolineo che la legge n. 394 del 1991 ha dato dei risultati importanti sotto il profilo della costituzione di parchi nazionali, aree marittime protette e parchi regionali.

Con questo provvedimento, però, si introduce una sintesi tra protezione della natura e sviluppo sostenibile e si favorisce la concezione delle aree naturali protette non solo come forma di rispetto e difesa della natura ma, anche e soprattutto, come elemento di sviluppo turistico ed occupazionale. L'Italia, tra l'altro, ha un patrimonio inestimabile in termini di beni paesaggistici che va salvaguardato e tutelato in ogni sua forma e che ci consente di intraprendere un percorso, anche attraverso la green economy, che può dare al Paese un elemento nuovo in termini di sviluppo e di crescita.

Coniugare, pertanto, la difesa della natura con lo sviluppo di un'economia sostenibile diventa un elemento che va assecondato e favorito. Proprio per questo alla Camera nel provvedimento è stato introdotto il finanziamento di un piano triennale con la realizzazione di politiche di sviluppo sostenibile che i parchi dovranno realizzare. Il 50 per cento delle risorse economiche, ad esempio, sarà destinato a soggetti che sono stati più colpiti dalla crisi economica: penso ai parchi regionali e alle aree marine protette, con il vincolo per le regioni di cofinanziamento attraverso accordi e intese con il Ministero dell'ambiente. È pertanto necessaria a livello regionale una più incisiva azione di valorizzazione, investendo risorse e non considerando i parchi e l'ambiente un elemento residuale ma una risorsa fondamentale di un nuovo modello di sviluppo. Si tratta di un intervento che giudichiamo importante per permettere investimenti di un particolare valore che saranno fondamentali per gli stessi parchi.

È inoltre da sottolineare come, ad esempio, all'articolo 2-bis si prevedono delle agevolazioni fiscali nelle aree protette al fine di sostenere iniziative compatibili con le finalità dell'area e dirette a favorire lo sviluppo economico e sociale. Si tratta di norme da considerare in modo molto positivo in quanto promuovono, accanto alla tutela ambientale e paesaggistica, un nuovo modo di sviluppare un'economia di qualità necessaria e fondamentale in una fase in cui il ciclo economico, pur dando segnali di ripresa, deve fare i conti con eventi di criticità. La valorizzazione dei parchi è fondamentale anche per la creazione di valore economico, facendo leva sul capitale naturale e culturale che rappresenta un elemento che può creare un benessere diffuso per il territorio. L'attenzione per le aree protette è, quindi, congeniale al tema dello sviluppo e del rilancio dell'economia su basi nuove. Con questo provvedimento si rinuncia ad atteggiamenti troppo vincolistici per rivolgere l'attenzione all'implementazione di una visione sostenibile allo sviluppo economico.

I parchi, laddove sono stati realizzati specifici piani, sono elemento di sviluppo tra l'altro di economie legate al territorio, come il settore agroalimentare e turistico, con importanti risultati positivi sull'occupazione. Nei parchi italiani in effetti risiede un capitale di straordinaria importanza per creare lavoro qualificato e per valorizzare i territori. Pertanto, le aree protette garantiscono l'occupazione e favoriscono l'indotto in settori strategici, promuovendo la nascita di imprese che hanno grande rilevanza per la crescita del tessuto economico produttivo. Quindi, con la proposta di legge al nostro esame le aree protette entrano in un sistema più attento alla crescita, passando da una programmazione dello sviluppo sostenibile ad una valorizzazione anche economica del capitale naturale di cui dispongono e a uno snellimento della gestione delle relative procedure. Si va, quindi, verso una direzione gestionale più semplificata, eliminando anche una serie di vincoli che costituiscono un limite al loro sviluppo.

Semplificazione, specializzazione e maggiore operatività organizzativa sono ulteriori elementi ai quali il testo in esame pone particolare attenzione. Tra le altre cose, viene modificata la norma relativa alla nomina del direttore del parco che, con le disposizioni introdotte, deve essere persona in possesso di laurea specialistica o magistrale o di diploma di laurea e di una particolare qualificazione professionale. Il direttore viene poi scelto tramite un bando di selezione predisposto dall'ente parco, approvato con delibera del consiglio direttivo.

Quindi, un amministratore preparato e dotato di qualità professionali che permettono una gestione seria e trasparente. Siamo quindi di fronte a una proposta di legge che apre a una gestione del parco più innovativa e legata alla tutela ambientale e dei territori, che restano valori imprescindibili, ma che vuole favorire anche uno sviluppo armonico delle attività produttive che insistono all'interno dei parchi.

Il nostro Paese, come abbiamo detto, si presta in modo particolare alle attività legate alla natura e al suo territorio, ricco di aree di grande prestigio paesaggistico. Quindi, questa nuova disciplina, con le innovazioni introdotte, presenta indubbi vantaggi sotto tutti i profili, sia di gestione sia di sviluppo sostenibile. Le nostre aree protette, infatti, hanno saputo il più delle volte conciliare in maniera fondamentale la conservazione della natura con lo sviluppo sostenibile, e hanno promosso quella green economy che ha coinvolto numerosi occupati, favorendo al contempo un ripopolamento di ampie zone di territorio spesso trascurate e, quindi, sintomo di marginalità o desertificazione. Il provvedimento in esame intende proprio sostenere e migliorare questo processo. Da ultimo sottolineo che il ruolo delle aree protette è fondamentale anche nella lotta ai cambiamenti climatici, determinata soprattutto dalla massiccia presenza di boschi nelle aree parco. Questo è un contributo che non può essere trascurato e che, al contrario, va valorizzato e promosso, in un'ottica di cambiamento che deve riguardare l'intero Paese. Per queste ragioni, Presidente, il voto di Alternativa Popolare sulla proposta di legge in esame sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signor Presidente. Proprio negli ultimi giorni abbiamo visto gli effetti drammatici e catastrofici dei cambiamenti climatici. L'incendio terribile che ha devastato il Portogallo e ha causato più di 60 morti sta a testimoniare come la sottovalutazione di questo problema comporta uno stravolgimento, in tante occasioni, della vita delle persone, e mette appunto in discussione non soltanto i loro beni ma la vita di uomini e donne innocenti. Mi permetta, Presidente, di esprimere il cordoglio del nostro gruppo alle famiglie e a quei nostri concittadini europei che, in questo momento, stanno soffrendo. Sono sicuro di interpretare anche il sentimento di questa Camera e del Parlamento.

Comincio da questo ragionamento perché la legge sui parchi era un'occasione che ci poteva permettere di rimettere al centro del dibattito della Camera e del dibattito del Paese alcune questioni fondamentali che riguardano il futuro del nostro Paese e il futuro della vita sul nostro pianeta: il clima, la conservazione della biodiversità, la transizione ecologica e solidale dell'economia. Da questo punto di vista, questa legge è un'occasione persa, un'occasione che andava sfruttata certamente meglio. Invece - diciamo così - siamo stati costretti ad affrontare una serie di tematiche, di discorsi e di questioni che davvero era inutile porsi in questo momento. La legge sui parchi è una delle leggi fondamentali del nostro Paese; la legge quadro sui parchi è stata approvata molti anni fa, e per 25 anni questo impianto normativo ha permesso la nascita di tantissime aree protette a livello nazionale ma anche a livello regionale. Io vorrei ricordare che…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zaratti. Colleghi! Prego.

FILIBERTO ZARATTI. Vorrei ricordare che a tutt'oggi ci sono 23 aree naturali protette, che coprono 1,5 milioni di ettari, pari al 4,8 per cento del territorio nazionale. Questi nostri parchi includono 530 comuni dislocati in 18 regioni. Quindi, un grandissimo patrimonio naturalistico e di biodiversità del Paese. Questo per dire che le scelte che noi facciamo sulla gestione di queste aree protette sono fondamentali per il futuro di tali questioni e per il futuro del nostro Paese. Quindi, non si tratta soltanto di lanciare una battaglia ambientalista, ma di assumersi la responsabilità di difendere la biodiversità e l'enorme patrimonio naturalistico che abbiamo nel nostro Paese.

Si cita spesso - lo voglio ricordare - che il nostro Paese è quello più ricco di beni artistici, ed è una grande verità ed anche una grande responsabilità, ma l'Italia è anche il Paese che ha il più grande tasso di biodiversità, e anche questa è una grande responsabilità che noi ci assumiamo e alla quale dobbiamo fare fronte. Purtroppo, le nostre aree protette sono da tanto tempo sotto tiro. Vorrei ricordare che gli ultimi Governi hanno sostanzialmente ignorato le aree protette del nostro Paese; i finanziamenti che sono stati dati alle aree protette sono irrisori, insignificanti. Nei nostri parchi i guardaparco non hanno neanche la possibilità di mettere la benzina nei loro mezzi per esercitare la loro funzione, non si ha la possibilità di mettere in campo dei progetti che possano riguardare la tutela e la salvaguardia di quelle aree, delle ricchezze archeologiche a volte presenti e delle ricchezze artistiche presenti in quell'area. Non è così che noi assolviamo alle responsabilità di cui parlavamo prima. Le aree protette non riescono ad avere i regolamenti, non hanno i piani d'assetto approvati, perché spesso i sindaci si oppongono, difendendo lobby locali, affinché i parchi possano assumere questi necessari strumenti urbanistici. È quindi necessaria una svolta, se vogliamo che i parchi possano continuare a vivere e possano svolgere anche quella funzione di traino per uno sviluppo sostenibile nel nostro Paese, perché nei nostri parchi c'è il cuore di una possibilità, una possibilità per i nostri giovani, una possibilità per il nostro futuro, una possibilità di immaginare appunto uno sviluppo che metta al centro la sostenibilità, che metta al centro la tutela, che metta al centro la conservazione della biodiversità, che metta al centro la valorizzazione dei beni archeologici e artistici del nostro territorio.

Voglio fare un ragionamento e un ringraziamento non formale al presidente della Commissione e al relatore di questo provvedimento, onorevoli Realacci e Borghi. Faccio questo ringraziamento perché, nonostante il nostro punto di vista sia critico, non si può non riconoscere il fatto che la Commissione ambiente della Camera dei deputati abbia fatto un grandissimo lavoro per cercare di migliorare un testo rovinoso che ci è giunto dal Senato, dall'approvazione del Senato. Sono state approvate una serie di norme di fondo, sostanziali, che davvero sono utili per cercare di rendere questa legge, se non un'ottima legge, almeno una legge che possa in qualche modo funzionare da molti punti di vista. Non concordo con coloro che dicono che la riforma della legge n. 394 sia una catastrofe per l'ambiente e per i nostri parchi; è un'occasione persa, quello sì, perché non mette al centro quelle questioni fondamentali di cui abbiamo parlato prima, perché non risolve una serie di problemi. Voglio ricordare, tra le buone cose fatte dalla Commissione, che è stato approvato un nostro emendamento per cui, per la prima volta, negli organi direttivi dei parchi deve essere tenuta in considerazione la rappresentanza di genere, visto che, nei 23 parchi nazionali, oggi solo un presidente e due direttori sono donne. Su ben 230 membri dei consigli direttivi, solo 14 sono donne, appena il 6 per cento.

Quindi, noi speriamo che questo emendamento, che è stato approvato, possa significare un'inversione di tendenza anche da questo punto di vista. I nostri parchi hanno bisogno anche dell'altra metà del cielo, i nostri parchi hanno bisogno anche del contributo dell'originalità delle donne. Abbiamo fatto una battaglia aspra sulla vicenda della possibilità delle attività di ricerca degli idrocarburi all'interno dei parchi: in Commissione era stato approvato un emendamento importante che vietava appunto la ricerca di idrocarburi nelle aree protette; in Aula è stata approvata una correzione, che noi non abbiamo ritenuto utile, ma che è passata, cioè un emendamento che fa salve concessioni e autorizzazioni in essere. Pensiamo che sia sbagliata questa nuova formulazione, non ce n'era necessità, perché davvero è difficile pensare a proteggere il nostro ambiente, le nostre montagne, le nostre aree marine, con l'idea di poter continuare a cercare idrocarburi, a fare trivellazioni, da questo punto di vista.

Abbiamo cercato di limitarla, e sono molto soddisfatto che un nostro ordine del giorno, che specificava ancora ulteriormente come non si debba dare la possibilità di nuove trivellazioni, sia stato accolto dalla maggioranza, emendamento che è stato sottoscritto anche dal presidente Realacci.

Abbiamo sperato fino all'ultimo che la discussione in Aula potesse sciogliere questa serie di equivoci che questa proposta di riforma di legge sui parchi continua ad avere, e, se ci fosse stata la volontà di ascoltare chi da 25 anni è ancora impegnato a tutelare e conservare il patrimonio inestimabile di natura e di bellezza del nostro Paese, certo molto si poteva fare in più. Credo che il Parlamento si debba far carico, e vado a concludere, Presidente, di cogliere il senso costituzionale che vede la tutela della natura come elemento fondamentale.

Voglio ricordare per ultimo, Presidente, che il problema della governance dei parchi rimane un problema aperto, perché noi dobbiamo dotare questi parchi di una governance che sia soprattutto in linea con la volontà di conservare quella natura. I nostri parchi nascono per questo, per conservare biodiversità; non nascono per essere valorizzati, non nascono per creare chissà quale impresa economica, nascono per la conservazione. È evidente che dietro la conservazione ci possono essere attività economiche compatibili, i parchi devono e possono diventare il cuore della transizione ecologica e solidale dell'economia, sono il pezzo forte del nostro territorio, e io credo che questa sia la strada che noi dobbiamo imboccare.

Le persone che sono chiamate a governare i nostri parchi devono avere le competenze, di carattere amministrativo, certamente sì, ma di carattere ambientale; devono essere delle persone che sappiano rappresentare questo nostro mondo a livello internazionale, perché i parchi italiani non sono patrimonio soltanto del nostro Paese, ma sono patrimonio dell'umanità, e come tali devono essere trattati. Per queste critiche noi esprimiamo un parere contrario a questa proposta di legge; speriamo che nell'altro ramo del Parlamento questa volta si possa ulteriormente migliorare questo testo, perché per davvero la natura, per davvero l'ambiente, per davvero i parchi hanno bisogno di un qualcosa in più che in questo momento non riusciamo a dare (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vella. Ne ha facoltà.

PAOLO VELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame prende le mosse da un disegno di legge che già nella scorsa legislatura aveva compiuto un iter maturo e che aveva visto l'approvazione in Commissione, in sede deliberante, al Senato, con il consenso di tutte le forze politiche. Un provvedimento curato dall'allora presidente della Commissione ambiente, il senatore D'Alì, che ha inteso riproporre correttamente il dibattito in questa legislatura. La filosofia che aveva animato l'approvazione del testo nella scorsa legislatura e che il gruppo Forza Italia ha inteso riproporre nella presentazione del testo è quella di una nuova concezione delle aree protette, della loro funzione sul territorio nazionale e, soprattutto, sull'economia e sullo sviluppo socioeconomico del Paese.

Il proposito è quello di superare la conflittualità tra chi vuole una difesa esclusiva dell'ambiente senza se e senza ma e chi, invece, ritiene che una tale difesa non sia congruente con lo sviluppo economico del Paese. Una nuova concezione per le aree protette di quale sia la loro reale funzione sul territorio e, in particolare, sull'economia e sullo sviluppo socioeconomico è fondamentale anche per i risvolti positivi per la parte occupazionale che esso potrà dare in tutto il Paese. Sono stati fatti nel tempo, dall'approvazione della legge quadro sulle aree protette, grandi passi avanti anche tra coloro che si opponevano a qualsiasi idea di difesa del territorio nel senso ambientalistico. Oggi la grande scommessa è trovare il punto di mediazione tra le attività antropiche legate alla natura; penso all'agricoltura, alla pastorizia, agli allevamenti, storicamente considerate nemiche della conservazione dell'ambiente e che, invece, assumono un ruolo importante per una buona conservazione dell'ambiente stesso.

I cosiddetti integralisti dell'ambientalismo hanno anche prodotto danni, pensiamo al ripopolamento indiscriminato dei boschi e delle foreste con razze alloctone, come, ad esempio, il cinghiale carpatico, vicenda esemplare. Oggi, infatti, denunciamo la scomparsa del cinghiale italiano e la devastazione della stessa biodiversità. L'invasione dei territori da parte di questa specie, che ritroviamo ormai anche in alcuni parchi cittadini di città come Roma.

Non solo: pensiamo anche al danno della perdita della biodiversità che alcuni ripopolamenti hanno determinato, in quanto alcune specie non consentono il proliferare della biodiversità né vegetale né faunistica.

È bene rilevare che parliamo di un territorio nazionale dove sono presenti 871 aree naturali protette, tra cui 23 parchi nazionali, a cui si aggiunge il Parco Nazionale del Gennargentu, il cui iter istitutivo non è mai stato completato, e 27 aree marine protette, con un territorio di 32.000 chilometri a terra e 28.000 chilometri a mare, una dimensione tale che sicuramente crea un interesse importante per il nostro Paese.

L'utilizzo delle zone ambientali come risorse preziose per l'utilizzo da parte dell'uomo in senso positivo presuppone però consapevolezza e una chiara prerogativa da parte della politica e della burocrazia.

I parchi italiani non possono più essere visti come i luoghi della conservazione, devono mettersi in gioco nella grande sfida di sviluppo sostenibile del nostro Paese.

La sfida è infatti assai ampia e si fonda proprio su quel concetto di sviluppo sostenibile che nel 1991, anno della legge che ora intendiamo riformare, non era declinato come lo è oggi in ogni settore della nostra economia.

Questo per i parchi vuol dire saper valorizzare la biodiversità e allo stesso tempo stimolare e potenziare l'agricoltura di qualità, assieme all'innovazione, al turismo sostenibile, le energie rinnovabili e la spinta culturale.

Una riforma della legge che ha istituito le aree protette era necessaria, in particolare per risolverne i difetti evidenziati dalle esperienze concrete sul campo e per un necessario adeguamento alle normative europee e ai piani di intervento ambientale a livello internazionale.

Il testo del Senato, pur non essendo un testo perfetto, aveva il pregio di una impostazione nuova, di un dialogo nel territorio tra gli enti locali e chi è demandato alla protezione dell'ambiente, un nuovo dialogo volto all'abbattimento delle barriere di diffidenza che fino a ora sono esistite tra comuni ed enti parco e che hanno alimentato in questi anni la conflittualità relativa alle soluzioni per il territorio.

L'obiettivo infatti era quello di una nuova, moderata e più condivisa governance, proprio per interpretare al meglio le caratteristiche del territorio.

La nuova governance degli enti del Parco viene quindi allargata, potremmo dire, agli individui od organizzazioni attivamente coinvolte in iniziative economiche presenti nei territori: innanzitutto gli agricoltori, che sono i primi custodi dell'ambiente e che hanno sicuramente anche una funzione importante nel controllo del territorio.

Naturalmente quello della gestione delle aree protette è un tema che pone anche la sfida della competenza e della professionalità agli enti locali e agli addetti ai lavori.

In questo bisogna anche considerare che lo sviluppo e il mantenimento di vastissime aree dipende anche dagli uomini che le abitano, cioè dall'incentivazione del ripopolamento antropico e non solo faunistico di queste zone.

Bisognerebbe ad esempio consentire i cambi di destinazione d'uso agli ex fabbricati rurali, che possono diventare piccole attività ricettive turistiche, che possano essere agevolate nel trasporto e - perché no? - anche nella fiscalità, non potendosi utilizzare questi beni in maniera economicamente più spinta.

Purtroppo dobbiamo rilevare che nel passaggio alla Camera il testo si è notevolmente appesantito: sono state stravolte le regole del piano nazionale triennale per le aree naturali protette, è stata inserita una fumosa trattazione del tema dell'attività venatoria, è stato negato l'utilizzo di eliski nei parchi e nelle aree circostanti ed è stato introdotto un meccanismo di risarcimento delle aree protette per i danni provocati dalle attività inquinanti che, da più parti, è stato considerato peggiorativo rispetto a quanto in vigore.

Al di là dei singoli cambiamenti, va comunque rilevato che le modifiche introdotte alla Camera hanno prodotto un disequilibrio a favore di un concetto di difesa ambientale più ideologico che reale.

I poteri degli enti parco escono notevolmente rafforzati e vi è un pericoloso allargamento alle aree contigue e alle aree esterne alla perimetrazione delle aree protette, che ha ampliato il raggio d'azione degli enti in maniera dubbia.

L'introduzione del concetto di aree esterne non si accompagna infatti con la previsione di una procedura omogenea di individuazione, definizione e perimetrazione delle stesse aree.

Abbiamo registrato, da parte soprattutto dei comuni, un malcontento derivante dal fatto che l'equilibrio dei poteri tra gli enti gestori delle aree naturali e gli enti locali appare spostato a favore del primo e manca un puntuale coinvolgimento degli operatori economici, anche al fine di formare una nuova mentalità imprenditoriale rivolta all'idea della salvaguardia dell'ambiente non come ostacolo, ma piuttosto come risorsa.

Sarebbe quindi stato più corretto prevedere un sistema di equilibrio più rispettoso in merito all'attribuzione dei poteri e ai processi decisionali sulle soluzioni adottate per il territorio.

Per queste ragioni, il voto del gruppo di Forza Italia sarà un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Micillo. Ne ha facoltà.

SALVATORE MICILLO. Sì grazie Presidente, l'articolo 9 della Costituzione recita che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.

Inizio citando la Costituzione italiana perché la legge n. 394 del 1991 è da molti definita, dagli ambientalisti di tutta Italia, una piccola Costituzione delle aree protette.

Ecco, iniziare da questa disquisizione sulla Costituzione rende l'idea di quello che stiamo oggi discutendo in Aula e cioè la visione contorta e controproducente del Governo contro la natura e i parchi, perché da una parte abbiamo sempre il profitto, dall'altra parte invece la tutela della natura e in questi anni questo Governo ha più volte chiarito e specificato da che parte stare.

Ecco, la riforma della legge n. 394 del 1991 appunto indebolisce in tutto e per tutto gravemente il sistema delle aree protette e con esso i bene che vi sono tutelati.

La natura deve essere protetta dallo Stato e lo ribadiamo con forza, protetta dallo Stato, invece con il provvedimento in oggetto il bene natura passa sotto la diretta influenza degli enti territoriali.

Queste sono soltanto le piccole modifiche che sono state fatte all'interno di questo provvedimento.

Le 30 associazioni ambientaliste che hanno firmato un documento condiviso ci hanno dato man forte a poter cambiare in maniera positiva questo provvedimento, che come abbiamo visto è andato via via scemando: partito con le migliori intenzioni, modificato in certi casi, in altri migliorato, ma assolutamente da non condividere.

Quello che ci sottolineano appunto le associazioni è che per la nomina del Presidente - lo chiarivano bene prima i miei colleghi Pellegrino e Zaratti - ci abbiamo messo tantissimo tempo per mettere una parolina magica, “ambiente”, nelle competenze di Presidenti, Direttori, direttivo: ecco, è una rivoluzione, sembra quasi una rivoluzione mettere soltanto una piccola parola, per cui chi va a prendere la direzione o la Presidenza degli enti parco abbia nelle proprie competenze la parola “ambiente”, una rivoluzione.

Gli agricoltori, in terza parte, entrerebbero a far parte dei consigli direttivi e allora perché non i 100 altri soggetti economici presenti nei parchi? Sembra al Paese un modo come un altro per modificare subdolamente la rotta delle aree protette e spingerle verso una logica di impresa pura, in aperta contraddizione con la missione istituzionale.

Punto quattro: le attività economiche presenti nei parchi con impatto sull'ambiente, come gli impianti di estrazione di idrocarburi o di captazione delle acque, pagherebbero royalties, decretando in tal modo la fine dell'indipendenza dei parchi stessi: si può ben immaginare che sensibilità sul tema avrebbe un Presidente che viene dalla politica locale.

Punto cinque: all'interno dei consigli direttivi, la componente scientifica e conservazionista, già oggi fortemente ridotta rispetto all'originaria composizione, diminuirebbe ancora a favore dei portatori di interesse locali o direttivi.

Punto sei. Tra le missioni più gravi nulla si dice circa il necessario potenziamento della sorveglianza e, da questo, sottolineiamo anche che nella manovrina verranno tolti altri 4 milioni di euro per la tutela dell'ambiente. Ancora meglio!

Punto sette. Ancora no comment sull'altra situazione totalmente ignorata, ai limiti dell'esplosione, il problema delle dotazioni organiche, letteralmente ridicole, in almeno 19 parchi nazionali su 23, e tali da compromettere la funzione.

Punto otto. Sul Parco nazionale del Delta del Po, che assieme al Camargue è la più importante area umida del Mediterraneo, citiamo: il mancato raggiungimento dell'intesa tra regioni precluderebbe l'adozione di un decreto sostituivo del Governo. Leggasi: non si farà mai!

Punto nove. Fumosa ed evanescente la trattazione del tema attività venatoria. Modificando la legge nelle cosiddette aree contigue ai parchi, l'articolo 32 della storica legge n. 394 del 1991, la caccia sarebbe permessa anche ai cacciatori provenienti dall'esterno, senza definire in alcun modo il carico venatorio massimo, mentre la gestione faunistica, confusa con il controllo della fauna, viene affrontata in un modo del tutto superficiale e irrealistico.

Punto dieci. Totalmente aggirato e disatteso è il principio dalla completa omologazione delle aree marine protette ai parchi nazionali, lasciandole invece in una situazione di indeterminatezza e in balìa di probabili consorzi di enti locali, con briciole spacciate per fondi.

Presidente, tutti questi emendamenti che abbiamo provato a portare in discussione, sia in Commissione che oggi e in questi giorni alla Camera, erano per migliorare questa proposta di legge, che era nata anche da una nostra proposta di legge della collega Terzoni. Ma, man mano che la discussione andava avanti, abbiamo visto qual è la reale faccia del Ministero e del Governo perché, ogni volta che volevamo delle migliorie, le migliori arrivavano per poi insabbiarsi completamente. Ogni volta che abbiamo provato a discutere - e finalmente dopo 93 fiducie almeno c'è stata una discussione in Aula su questo provvedimento: alleluia, finalmente dopo 93 fiducie si può parlare alla Camera dei deputati! - c'è sempre stata quella convinzione estrema che, da una parte, c'è l'economia, da una parte, c'è la tutela del territorio. Mai una volta che ci fosse stato un equilibrio tra l'una e l'altra parte. Sempre dall'altra parte il Governo, sempre dall'altra parte le opposizioni, che in questo provvedimento si sono viste unite, insieme alle trenta associazioni ambientaliste, che ringraziamo e che ci hanno fatto promettere una cosa, che al Senato e nel prossimo Governo questo provvedimento cambierà notevolmente.

Questa è la parola che diamo alle associazioni ambientaliste, che questa battaglia oltre a spingerla nelle Aule con noi, l'hanno portato avanti nel territorio nazionale. Io vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Grazie Presidente. Signor Ministro approviamo in seconda lettura e con modificazioni la riforma della legge n. 394 del 1991 sulle aree protette, dopo un lavoro qualificato ed intenso, che si è sviluppato dapprima in Commissione ambiente e poi in Aula, con la guida sempre competente e attenta del relatore Borghi. E in questo percorso parlamentare, sicuramente difficile, non privo di nodi da sciogliere, tutti i gruppi, pur nella diversità delle loro valutazioni politiche, hanno recato il contributo migliorativo al testo varato dal Senato, con il ruolo sempre positivo del Ministero dell'ambiente.

Noi siamo in presenza di una normativa che interviene per realizzare una sorta di revisione, di manutenzione, di avanzamento della legge n. 394. Certamente dal 1991 è stato compiuto un percorso importante, è stato raggiunto un obiettivo che pareva impossibile: più del 10 per cento del territorio nazionale è ricompreso nell'ambito di aree a diverso titolo protette.

Ma è anche vero che la legge n. 394 in questi anni ha rivelato limiti e punti di criticità, che è necessario affrontare e finalmente risolvere. E noi ci siamo posti in questa corretta prospettiva, con una normativa che fornisce all'Aula un testo di grande equilibrio, che su tutte le questioni sul tappeto rappresenta obiettivamente un forte miglioramento e un forte avanzamento rispetto alla normativa previgente. Lo abbiamo fatto lungo una filosofia di fondo, che attraversa la riforma e che abbiamo cercato di sviluppare con grande coerenza e linearità, come più volte ha espresso il presidente della Commissione Realacci, la filosofia di tenere insieme e di fare camminare contestualmente tutela e salvaguardia dell'ambiente, della natura e del paesaggio, ma anche promozione e sostegno dello sviluppo sostenibile, dello sviluppo compatibile, di uno sviluppo a misura d'uomo, della green economy, della valorizzazione delle biodiversità. Questa è la linea che attraversa tutto il provvedimento.

Noi abbiamo fatto alcune scelte significative, anche migliorando il testo che era stato approvato in prima lettura al Senato. Innanzitutto, le diverse aree protette sono considerate in una prospettiva unitaria e d'insieme, perché la legge considera in una visione di sistema sia i parchi nazionali, sia i parchi regionali, sia le aree marine protette, perché tutte e tre queste tipologie di zone protette concorrono in misura significativa al percorso di tutela e di crescita di questi territori di tanto pregio ambientale, naturale e paesaggistico.

Conseguentemente, con innovazioni introdotte alla Camera, abbiamo previsto il Piano triennale di investimenti per opere pubbliche e per interventi di sviluppo sostenibile nelle aree protette, con una dotazione nel triennio di 30 milioni di euro annui e destinando il 50 per cento di queste risorse proprie alle realtà rivelatesi più deboli e fragili in questi anni: i parchi regionali e le aree marine protette. Abbiamo previsto ulteriori 3 milioni di euro annui, a partire dal 2018, per potenziare e rendere più efficiente la gestione delle aree marine protette.

Siamo poi intervenuti sul modello di governance, al fine di renderlo più funzionale e più agile, liberandolo da vischiosità burocratiche e da ritardi e sovrapposizioni procedurali che hanno bloccato e paralizzato tanti interventi meritori per un serio ed equilibrato sviluppo. Siamo intervenuti nella prospettiva di rendere l'amministrazione dei parchi più efficiente, più funzionale e più vicina ai cittadini ed ai territori.

In questo senso, tante polemiche sono davvero strumentali. Abbiamo previsto un meccanismo per la nomina del presidente che nel rapporto tra Ministero dell'ambiente e regioni interessate valorizza sicuramente, per l'identificazione di questa responsabilità, personalità dotate di qualificata competenza, innanzitutto in campo ambientale. Abbiamo eliminato l'albo dei direttori, oramai superato e che non svolgeva più una funzione utile, per sostituirlo con una procedura di selezione pubblica per identificare le energie migliori nel settore, le energie che esprimano competenza ambientale, gestionale e amministrativa complessivamente intesa.

Siamo anche intervenuti con serietà nella composizione del consiglio direttivo, che esprime, per una metà, le rappresentanze dei territori e delle comunità locali, attraverso le scelte della comunità dei sindaci; per l'altra metà, c'è la rappresentanza del Ministero dell'ambiente, delle associazioni di protezione ambientale, delle associazioni scientifiche più rappresentative e, con un'innovazione importante, delle associazioni più rilevanti nel campo dell'agricoltura e della pesca, a voler sottolineare il mutato e positivo ruolo che l'agricoltura svolge ai fini della tutela e del corretto assetto del territorio, per valorizzare e legare strettamente lo sviluppo dei parchi e il progresso e la sempre maggiore evoluzione dell'agricoltura di eccellenza, dell'agricoltura biologica, delle attività silvopastorali e della pesca.

Si è parlato su questi punti di prevalenza di interessi localistici. Francamente è una tesi priva di ogni fondamento, ma anche del tutto incomprensibile. Quali sarebbero gli interessi localistici? Le legittime istanze dei territori e delle comunità locali? Quali sarebbero gli interessi localistici? La presenza negli organi del parco delle espressioni dirette dei rappresentanti dei comuni che fanno parte di quel parco? Ma vi pare possibile poter definire e programmare il futuro di un parco senza o contro il contributo attivo dei comuni che vi fanno parte? Vi pare, ad esempio, possibile poter pensare al futuro del Parco dei Monti Sibillini o del Gran Sasso senza il ruolo propositivo e attivo dei comuni che ne fanno parte, che per la grande maggioranza sono anche dentro il cratere del terribile terremoto che c'è stato negli ultimi mesi? Quali sono questi interessi localistici, se non la legittima espressione dei territori, delle comunità locali, che si esprime attraverso scelte democratiche dei suoi rappresentanti?

Abbiamo poi introdotto la fiscalità di vantaggio, misure di incentivazioni fiscali con un apposito capitolo di bilancio, anno per anno, per sostenere iniziative di sviluppo economico, sociale, ecocompatibile. Una norma importante di grande novità, di grande apertura. Ed abbiamo poi introdotto una norma significativa, quella del divieto nei parchi e nelle aree contigue di nuove ricerche, estrazioni, e di sfruttamento di idrocarburi liquidi e gassosi. Una norma che abbiamo proposto noi, una norma che abbiamo voluto e portato avanti noi del gruppo del Partito Democratico, una norma che segna una scelta precisa: il futuro dei parchi, per noi, non appartiene alla gestione degli idrocarburi, ma allo sviluppo ecocompatibile e sostenibile. Per noi questa norma significa, come è stato chiaramente delineato nel percorso in questa Aula, il divieto, la preclusione di nuove ricerche, di nuovi estrazioni all'interno dei parchi. C'è l'attribuzione al Piano del parco della valenza di piano paesistico che dovrà acquisire la VAS, il parere vincolante del Ministero dei beni culturali. Così diamo un incentivo a realizzare quei piani paesistici che dal 1985 in poi pochissime regioni hanno approvato. Una volta compiuto questo percorso, giustamente si semplifica e razionalizza il controllo paesistico, ponendolo interamente in capo all'ente parco.

Noi esprimiamo convintamente voto favorevole perché la riforma segue e realizza un'idea di centralità dei parchi nelle politiche generali. Una idea che vede nella tutela e nella valorizzazione dell'ambiente un asset fondamentale per lo sviluppo del Paese. Questa idea, per tanti versi, tiene assieme parchi e piccoli comuni. Non è senza significato che sono ben 520 i piccoli comuni ricompresi nei territori dei parchi, una ragione in più per sollecitare il Senato ad approvare finalmente in via definitiva la legge dei piccoli comuni. La riforma va in questa direzione di un Paese che accomuna parchi e piccoli comuni, nel senso di tenere assieme e di far procedere di pari passo la storia, la tradizione, la cultura, le bellezze del paesaggio, i valori naturalistici, con l'innovazione, le nuove tecnologie e i nuovi saperi, le nuove frontiere dell'amministrazione, la green economy. È un'Italia che tiene assieme e congiunge legalità e rispetto delle regole, efficienza e buona amministrazione. Quell'Italia per la quale si è battuto sino al sacrificio estremo della vita, da un piccolo comune, Pollica, e dal cuore del grande parco del Cilento, il sindaco pescatore, il sindaco Angelo Vassallo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Concludo, Presidente. Questa riforma va nella direzione giusta di promuovere e sostenere un'Italia che vive nel sentimento profondo delle persone e dei territori, un'Italia orgogliosa delle sue bellezze e della sua storia, ma che ogni giorno punta e scommette sulle sue vocazioni naturali e sulle sue qualità per vincere la sfida della competizione nel villaggio globale. Un'Italia che ogni giorno, con forte senso della comunità, guarda e costruisce con fiducia e speranza il suo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

ENRICO BORGHI, Relatore. Chiedo di parlare per un ringraziamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI, Relatore. Grazie, signor Presidente. Ha scritto John Ruskin che “il miglior riconoscimento per la fatica fatta, non è ciò che se ne ricava, ma è ciò che si diventa grazie ad essa”. Importa poco che cosa siamo diventati grazie a questo lavoro, ma importa molto che cosa sia diventata l'Italia. Secondo noi è diventata un Paese migliore e per questo ringraziamo…

PRESIDENTE. Onorevole Borghi, le chiedo scusa, lei non può fare una dichiarazione di voto, deve fare un ringraziamento, grazie.

(Coordinamento formale - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 4144-A:

S. 119-1004-1034-1931-2012 - "Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette" (Approvata, in un testo unificato, dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 1987-2023-2058-3480.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: Alfreider ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 56-B) (ore 18,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato, n. 56-B: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina.

Ricordo che, nella seduta del 29 maggio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentate del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Esame degli articoli - A.C. 56-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo del Senato.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Avverto che, ai sensi dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10 e 11, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 56-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 56-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Qual è il parere del Governo?

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/56-B/1 Fraccaro, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/56-B/2 Nesi e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/56-B/3 Ottobre.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/56-B/1 Fraccaro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO. Presidente, io vorrei porlo in votazione, perché semplicemente chiedo l'applicazione di una legge nazionale che prevede di finanziare gli spazi autogestiti durante le votazioni per qualsiasi tipo di iniziativa legislativa. Siccome questo vale per tutte le altre regioni, è previsto anche per il Trentino-Alto Adige, ma non è stato mai adottato, cioè il Governo non trasferisce i fondi previsti dalla legge per finanziare le televisioni locali private, per garantire lo spazio a tutte le forze politiche. Quindi, questo spazio non è garantito in Trentino-Alto Adige. Soprattutto le minoranze linguistiche difficilmente hanno accesso al dibattito pubblico nazionale, proprio per questa ragione, proprio all'interno di quegli spazi televisivi in lingua locale, in particolare tedesca.

Quindi, il Governo sta in questo momento dicendo di “no”, esprime parere contrario, ad una richiesta che prevede l'applicazione della legge nazionale, sostanzialmente dà parere contrario a se stesso. Quindi, chiedo innanzitutto al Governo di rivedere questo parere e poi di mettere al voto, in caso contrario, questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

FLORIAN KRONBICHLER. Presidente, per dire che condivido il contenuto, il merito dell'ordine del giorno del collega Fraccaro. Però il collega ha ragione nel merito: non mi riferisco solo a dove chiede soldi, comprensibilmente, diciamo così, che sono per le emittenti radiofoniche, per la comunicazione politica di cui abbiamo veramente bisogno; però credo che di questi soldi avremmo anche… Potremmo ricorrere al nostro bilancio provinciale e regionale. Ma mi lascia un po' in imbarazzo il fatto… La questione se intromettere qui, in questa legge, questa faccenda giusta, questo merito, insomma, a cui sono a favore. Abbiamo impostato una battaglia e l'abbiamo avuta vinta proprio quando abbiamo sgomberato da questo “treno” dei ladini, abbiamo sgomberato quei due passeggeri ciechi dell'ultimo vagone, che lì non avevano da fare niente. Adesso la legge dei ladini è una legge dei ladini: l'abbiamo epurata adesso, in questa sede. Certo che si tratta solo di un ordine del giorno; però incorreremmo o commetteremmo lo stesso “fallaccio” contro il quale noi ci siamo ribellati e su cui l'abbiamo avuta vinta. Che questa legge per i ladini resti la legge dei ladini, e quell'altro argomento lo porteremo in un altro momento in altra sede.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Presidente, comprendendo le ragioni del collega Kronbichler, che sono comunque condivisibili… Anche perché dovremmo affrontare un altro grave problema, che riguarda l'ordine dei giornalisti: il collega Kronbichler è un giornalista e sa che questo Governo da una parte non accetta l'ordine del giorno, il giusto ordine del giorno del collega Fraccaro, e dall'altra divide l'ordine dei giornalisti in Trentino-Alto Adige, sempre per fare dei favori al gruppo politico che lo tiene sotto ricatto. Quella è una cosa che noi dovremo assolutamente affrontare, e che ci chiedono gli stessi giornalisti di lingua tedesca anche in Trentino-Alto Adige. Ma, fatta questa premessa, voglio annunciare il voto favorevole di Forza Italia all'ordine del giorno del collega Fraccaro, ed apporre anche la mia firma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/56-B/1 Fraccaro, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Ordine del giorno n. 9/56-B/2 Nesi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/56-B/3 Ottobre, accolto come raccomandazione: va bene? Va bene.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 56-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfreider. Ne ha facoltà.

DANIEL ALFREIDER. Presidente, onorevoli colleghi, visti i tempi ristretti, chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo integrale; ma non senza dei brevi accenni su questo provvedimento.

Inizio questa breve dichiarazione di voto con un po' di emozione, perché stiamo compiendo un passo di un percorso storico per il popolo ladino. Per due ragioni: la prima è il fatto che oggi qui alla Camera dei deputati ci stiamo occupando dei diritti di una delle minoranze più piccole in Italia, i ladini; la seconda ragione, che evidenzia anche la portata di questo provvedimento, consiste nel fatto che stiamo modificando diversi articoli dello statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol, emanato in esecuzione del cosiddetto Pacchetto per l'Alto Adige del 1972.

Perciò, in conformità alla Nota verbale del Governo italiano del 1992 e nello spirito di leale collaborazione che ha sempre caratterizzato la relazione tra Italia e Austria, riteniamo opportuno che vengano avviate le procedure internazionali ai fini del raggiungimento delle necessarie intese; e ringrazio in questa occasione già ora il Governo e il sottosegretario Bressa, che in Senato hanno annunciato l'avvio da parte del Governo italiano delle procedure internazionali necessarie per l'intesa con l'Austria.

Ci prepariamo a votare quindi una proposta di legge che ha perseguito lo scopo di riconoscere, all'interno dell'assetto normativo dello statuto di autonomia, la presenza ancora oggi di alcune discriminazioni nei confronti del popolo ladino, e quindi di eliminarle. Ci tengo a rimarcare che non si tratta di correggere lo statuto d'autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol, ma di continuare a svilupparlo. Proprio con lo statuto del Trentino-Alto Adige, l'Italia ha contribuito alla creazione di un sistema di pacifica convivenza tra diversi popoli e culture, ritenuto oggi dalla comunità internazionale come una realtà funzionante e soprattutto un modello.

Gli ultimi secondi a mia disposizione…

PRESIDENTE. Eh, li ha proprio conclusi. Concluda.

DANIEL ALFREIDER. …li voglio invece utilizzare per ringraziare tutti voi colleghi per questo percorso, che insieme abbiamo intrapreso. In particolare voglio ringraziare l'onorevole Sanna, il presidente della I Commissione Mazziotti Di Celso, l'onorevole Fiano e tutti i membri della I Commissione; tutti voi, colleghi, soprattutto il Partito Democratico, e gli altri partiti che ci hanno sostenuto per il lavoro e l'impegno dedicati a questa iniziativa a favore dei ladini in questi anni e mesi. Grazie da parte mia, e grazie da parte di tutti noi ladini: giulan (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Mi permetto, come annunciato, di consegnare il testo integrale.

PRESIDENTE. Sì, è autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà. No, rinuncia.

Ha chiesto allora di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, molto brevemente, per esprimere la soddisfazione mia e del nostro gruppo per l'approvazione di questo provvedimento: che, depurato di alcune piccole incrostazioni che si erano prodotte, che riguardavano possibili interferenze col meccanismo di voto nella regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, trova invece lo spazio per raccogliere alcune esigenze giuste e fondate della minoranza di lingua ladina; che a tutela della stessa minoranza valorizzano certamente il significato di una convivenza tra etnie diverse, che all'interno di un territorio piccolo, ma estremamente importante per il nostro Paese, danno la prova di come nella nostra nazione sia possibile convivere pacificamente ed esaltare le differenze, a valore della comune identità italiana.

Io però, nell'esprimere soddisfazione per questo lavoro, che ha interessato congiuntamente il Parlamento da un lato, la regione e la provincia autonoma di Bolzano dall'altro lato, nel rispetto appunto del regime pattizio che lega la provincia autonoma allo Stato italiano, debbo al tempo stesso cogliere questa occasione per esprimere un auspicio almeno, per qualcosa che non è di competenza immediatamente di questo nostro Parlamento, ma che sarebbe bello se, nella stessa linea di quanto accordato oggi ai ladini, potesse essere riconosciuto domani alla minoranza anch'essa di lingua se vogliamo ladina, che riguarda il ceppo friulanofono della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.

È una minoranza etnica che riconosce come madrelingua una lingua del ceppo ladino simile a quella dell'Alto Adige o della Val di Fassa nel Trentino, simile a quella dei Grigioni in Svizzera, e che costituisce probabilmente la più grande aggregazione di lingua ladina esistente al mondo. Sono ancora oggi circa 500 mila le persone di madrelingua friulana che vivono nel territorio della Repubblica italiana. Ecco, l'auspicio è che all'interno dello statuto della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia sia possibile trovare lo spazio per un riconoscimento simile a quello che è stato trovato per la molto più piccola minoranza ladina dell'Alto Adige, del Comun de Fascia nel Trentino. L'auspicio, quindi, è che anche questa minoranza, così importante, possa veder riconosciuta da tutti i punti di vista quella che è la sua peculiarità di lingua minoritaria riconosciuta internazionalmente.

Io confido che, sulla scorta di quello che è accaduto oggi e che salutiamo con piacere - ripeto - per la minoranza ladina dell'Alto Adige e del Trentino, anche in Friuli possa esserci un percorso di salvaguardia della identità friulana e di riconoscimento del contributo di questa cultura alla comune identità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, signor Presidente. La proposta di legge costituzionale, ormai alla terza lettura, reca modifiche allo statuto speciale del Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina, specie nella provincia di Bolzano. L'intenzione rappresentata dalle istituzioni territoriali proponenti di prevedere ulteriori forme di tutela per una minoranza linguistica è intrinsecamente giusta e in sé considerata merita approvazione. Ma con franchezza non possiamo nasconderci che i contenuti della proposta odierna rappresentano, nell'attuale contesto storico e sociale, una vera e propria iperbole istituzionale, anzi più iperboli.

La prima iperbole è la seguente: può avere ancora senso che si debba mettere mano a una modifica avente addirittura natura costituzionale per prevedere un vicepresidente in più nella provincia di Bolzano, ovvero tanti nuovi vicepresidenti ladini quanti sono gli enti pubblici altoatesini?

La seconda iperbole istituzionale è l'imbarazzante ingiusta diversità di cui le istituzioni italiane sono malate, pur a fronte di situazioni simili, ingiustizia che si legge in una filigrana dai toni molto accesi sotto le righe degli articoli in votazione. In alcune zone d'Italia, cioè, vi è un'autonomia così marcata da poter addirittura assicurare un'incondizionata tutela a una minoranza di circa 20 mila persone. Eppure, i ladini non sono presenti solo nello splendido Alto Adige, ma ve ne sono - e non pochi - nel vicino Trentino, in Friuli-Venezia Giulia, come ha sottolineato or ora l'onorevole Gigli, e in Veneto. Già, quel Veneto che si affaccia appena al di là delle vallate altoatesine, ma che ingiustamente soffre una situazione opposta rispetto alla graduazione della sussidiarietà territoriale.

Se Bolzano è a tal punto autonoma da poter concedere persino a una piccola minoranza di interloquire significativamente ad esempio sul bilancio provinciale, come si prevede all'articolo 7 della proposta in oggetto, i cinque milioni di veneti sono ben lungi dal potersi dedicare ai loro ladini del Cadore, dell'Agordino o della Valle di Livinallongo, dovendo ancora combattere per questioni molto più essenziali al fine di ottenere un minimo di maggiore capacità operativa e fiscale per fare strade e assistenza.

Una terza iperbole sta in alcune altre norme di questa proposta, nelle quali persiste e si persiste in una disciplina di altri tempi per una tutela assoluta a favore di alcune fattispecie di cittadini. Ad esempio, all'articolo 8 si prevede che - cito - “anche i trasferimenti del personale di lingua ladina siano contenuti nella percentuale massima del 10 per cento dei posti da esso complessivamente occupati”, ovvero si dispone di allargare anche alla componente ladina la riserva di personale della magistratura giudicante e requirente, altresì garantendo - cito - “la stabilità di sede nella provincia stessa ai magistrati appartenenti al gruppo linguistico ladino”.

Se tali norme destano perplessità quando rimangono in vigore come rivolte al gruppo di lingua tedesca, che nella provincia di Bolzano conta 310 mila persone, come si possono fugare i dubbi di opportunità circa l'introduzione di simili disposizioni per un gruppo di appena 20 mila persone? Cosicché agli effetti pratici stiamo probabilmente concedendo, con legge costituzionale, un privilegio di inamovibilità a poche decine o, forse, al massimo centinaia di persone, il che sembra aver poco a che fare con la tutela di una lingua giustamente da preservare. La perplessità diventa ancora più grave se si pone mente ai proclami con cui normalmente accompagniamo tutte le prospettate riforme della pubblica amministrazione, proclami con cui si incoraggia piuttosto una maggiore mobilità del personale pubblico unitamente a più equità e omogeneità nelle situazioni locali attraverso, ad esempio, l'utilizzo di costi e fabbisogni standard e altre procedure per la razionalizzazione della spesa pubblica, rispetto alle quali le misure che votiamo oggi appaiano in antistorica controtendenza.

Consegniamo queste domande al dibattito politico, con la speranza che le ferite di tante sperequazioni e ingiustizie istituzionali di cui soffre il Paese siano almeno riaccese e ravvivate dal provvedimento odierno, il quale, se puntualmente considerato come espressione dell'iniziativa di un'autonomia territoriale a favore di minoranze, va comunque definitivamente licenziato (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massimo Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole, pur con alcune perplessità non dissimili da quelle dei due colleghi che mi hanno preceduto, le chiedo l'autorizzazione a depositare il testo scritto della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. È autorizzato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi, che vi rinuncia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Presidente, il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà a favore della proposta di legge costituzionale concernente modifiche allo statuto speciale del Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina. Infatti, il provvedimento è stato approvato, con modificazioni, dalla Camera dei deputati in prima deliberazione l'11 gennaio 2017 e successivamente dal Senato che ha approvato il testo il 12 maggio 2017, apportandovi alcune modifiche che spiegheremo meglio successivamente.

È utile sottolineare come lo statuto speciale della regione Trentino-Alto Adige nel suo complesso abbia delineato un sistema di particolari garanzie a tutela delle minoranze linguistiche per salvaguardarne l'identità e garantirne la rappresentanza nelle istituzioni locali e regionali, in relazione alle particolarità storiche e sociali della regione, agli obblighi internazionali assunti dallo Stato e agli interessi nazionali. Pertanto, la tutela delle minoranze, che è un principio affermato in via generale dall'articolo 6 della Costituzione, come diremo in seguito, ha un significato particolarmente importante nello statuto speciale del Trentino-Alto Adige, assumendo connotazioni del tutto particolari nella comunità e nelle istituzioni di quella regione.

Si parla, soprattutto, della modifica degli articoli 2 e 5 del testo approvato dalla Camera. In particolare l'articolo 2, in materia di elezione del consiglio provinciale della provincia autonoma di Bolzano, disponeva la soppressione dell'articolo 47, terzo comma, primo periodo, dello statuto, sulla base del quale nella provincia autonoma di Bolzano il consiglio provinciale è eletto con sistema proporzionale e novellava il successivo articolo 48, secondo comma, dello statuto, così ponendo, quale vincolo costituzionale alla legge provinciale per l'elezione del consiglio di Bolzano, l'obbligo di prevedere che l'elezione di quel consiglio fosse a suffragio universale e diretto su base proporzionale.

L'articolo 5 introduceva altresì all'articolo 61 dello statuto la previsione in base alla quale nella provincia autonoma i consigli comunali debbono essere eletti con sistema su base proporzionale. In particolare, come rilevato da alcuni esperti auditi, la Corte costituzionale, con sentenza n. 356 del 1998, si era espressa in merito stabilendo che la legge non può introdurre elementi che escludano o rendano più difficoltosa la rappresentanza del gruppo linguistico ladino.

Già durante l'iter in sede referente avevamo espresso parere favorevole al disegno di legge costituzionale in esame, motivando come l'articolo 6 della Costituzione preveda la tutela delle minoranze linguistiche. Tale principio è fondamentale sia a livello del diritto interno che di quello internazionale. La Costituzione, infatti, all'articolo 6 ha inteso superare il concetto di minoranza oggetto di tutela per pervenire ad un riconoscimento della minoranza stessa come soggetto attivo in ogni settore della società nel quale vive, e dunque nell'economia, nella cultura, nella politica e nelle attività sociali più significative.

Pertanto, le modifiche intervenute durante l'iter legislativo al Senato ci appaiono coerenti con il testo legislativo e con quanto stabilito dalla Corte, che ha rilevato come la legge elettorale non possa introdurre elementi che escludano o rendano più difficoltosa la rappresentanza del gruppo linguistico ladino. Comunque, già l'articolo 47 dello statuto - e vanno in questo senso le modifiche apportate dal Senato - oggi in vigore consente alla legge elettorale della provincia autonoma di Bolzano di introdurre una soglia, escludendo, quindi, dalla ripartizione proporzionale dei seggi le liste che abbiano ottenuto un numero di voti inferiore ad una determinata percentuale. Il progetto di legge costituzionale, pertanto, è volto a salvaguardare, tutelare e valorizzare alcune minoranze, che partecipano in modo fondamentale alla crescita economica e sociale di un territorio che ha dato dimostrazione di buona amministrazione.

Pertanto, riteniamo fondamentale approvare questo progetto di legge per rafforzare la minoranza ladina da un punto di vista politico-istituzionale. Si tratta, pertanto, di un progetto costituzionale che tende, nel rispetto dell'articolo 6 della nostra Carta costituzionale, a promuovere e valorizzare la minoranza ladina, di cui devono essere salvaguardate le caratteristiche etniche e culturali, nonché la partecipazione alla vita politica e istituzionale della regione, che concorre a caratterizzare l'intera comunità regionale. Il progetto di legge costituzionale, oggi all'esame dell'Assemblea, prevede norme coerenti con lo spirito dello statuto e della nostra Carta costituzionale.

In conclusione, nel ribadire il voto favorevole del gruppo parlamentare di Alternativa popolare al progetto di legge costituzionale, occorre specificare come esso offra tutte quelle garanzie fondamentali e valorizzi pienamente le minoranze linguistiche in ossequio ai principi dello statuto e della nostra Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Kronbichler. Prima di darle la parola, do la parola per un breve intervento all'onorevole Pellegrino.

SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente, per la gentile concessione, ma, in realtà, ci deve essere stato purtroppo un disguido tra…

PRESIDENTE. Allora, onorevole Pellegrino, così ci chiariamo: abbiamo verificato, non c'è stato nessun disguido. A noi non risultano iscrizioni.

SERENA PELLEGRINO. No, da parte nostra. Quindi, mi scuso, Presidente, perché da parte nostra c'è stato un errore e un disguido, per cui consegnerò poi alla fine il mio intervento, che rimanga agli atti. Con questo provvedimento si sancisce la presenza e la garanzia della minoranza linguistica ladina e si avvalla, la Repubblica tutela con apposite norme la minoranza linguistica, ovvero l'articolo 6 della nostra Costituzione. Questo è un primo passo e, soprattutto, è un passo molto importante, perché abbiamo fatto un passaggio veramente determinante al Senato, e per fortuna che il Senato così non è stato cancellato con la riforma costituzionale, perché possiamo dire che il principio proporzionale, e quindi della rappresentanza di tutti i ladini, è garantito.

Vogliamo, però, sottoscrivere anche che non c'è soltanto la rappresentanza ladina nel Trentino- Alto Adige, ma c'è anche nel Veneto, e anche, in parte, nel Friuli-Venezia Giulia; anzi, nello specifico, nel Friuli; e, come mi ha preceduto bene l'onorevole Gigli, deve essere rappresentata, rappresentata e tutelata in ogni istituzione. Voglio arrivare brevemente nello specifico di questo disegno di legge costituzionale.

Possiamo affermare, quindi, che il nostro gruppo esprimerà con maggior convinzione il suo voto favorevole dopo i cambiamenti introdotti al Senato, che hanno eliminato dal testo gli articoli 2 e 5, con le modifiche degli articoli 47, 48 e 61. Modifiche che andavano a incidere sul sistema elettorale per l'elezione del consiglio provinciale e dei consigli comunali, e portavano artificiosamente a una modifica, introducendo la dizione “eletto con sistema proporzionale”, anziché “su base proporzionale”, che andava a ledere il principio vincolante della tutela dell'equilibrio della rappresentanza, perché avrebbe permesso, tra l'altro, con quella piccola modifica di dizione, che si potessero addirittura introdurre principi maggioritari o sbarramenti. Un vero e proprio attentato a un principio cardine del sistema autonomistico qual è il principio della rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici negli organi elettivi della provincia.

Dopo aver ricordato, Presidente, dopo aver citato, insomma, questa modifica importante, che è stata apportata al Senato, vorrei ricordare una frase pronunciata dal vescovo di Banja Luka durante la guerra civile jugoslava degli anni Novanta: un prato con molti fiori diversi è più bello di un prato dove cresce una sola varietà di fiori. E Langer scrive: la compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni diverse, sullo stesso territorio, nella nostra città, deve essere riconosciuta e resa visibile. Pertanto, noi dichiariamo voto favorevole e, Presidente, se lei mi permette, consegnerò il mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Certo, è autorizzata.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente, con piacere, diciamo così, anche per il favore alla collega. Per chi si fosse distratto, ci avviamo a votare su una legge costituzionale. Stiamo cambiando lo statuto di autonomia della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol. Intendo dire la Magna Charta, per non chiamarla la Costituzione della mia, nostra terra. L'abbiamo votata già una volta, e fu l'11 gennaio di quest'anno. Ora ci risiamo, e non è per la seconda lettura, prevista dalla Costituzione per le leggi costituzionali. Ci risiamo e per questa volta l'abbiamo avuta vinta. Il progetto di legge costituzionale a favore del gruppo linguistico ladino nella provincia di Bolzano e un po', ma solo un po', in quella di Trento, dopo mezz'anno, torna in Aula alla Camera per la seconda volta, la seconda volta in prima lettura.

Torna dal Senato, dove fu non dico emendato, no, torna ripulito, depurato, torna così come volevamo che fosse sin dall'inizio. Avevo annunciato in dichiarazione di voto, allora, un nostro sì al provvedimento. Era un sì nonostante tutto. Voleva essere un sì di principio a favore dell'eliminazione di alcune storiche diseguaglianze normative fra minoranze linguistiche diverse che convivono, cioè non convivono sempre, ma che vivono nella nostra terra. Non avevamo apportato qualcosa di veramente sostanziale alla tutela della minoranza ladina, come, secondo me, erroneamente enuncia il titolo del provvedimento. Avevamo dato qualcosa, qualche carica istituzionale in più, e pure questo qualcosa solo a quella parte della minoranza ladina che è già la meglio tutelata, o la meno svantaggiata che dir si voglia, ed è la parte ladina della sola provincia di Bolzano.

È sì la parte più numerosa dei circa 30 mila ladini abitanti nelle valli dolomitiche che tuttora parlano il vetero-romano o il romancio che dir si voglia. Abbiamo a che fare con un trattamento sicuramente discriminatorio ancora tra latini di valli e di province diverse, e questo trattamento discriminatorio non viene affatto risolto con la legge che ci accingiamo ad approvare. Invece di unire il più possibile le popolazioni ladine, come detto, 30 mila persone sparpagliate per cinque valli e fino ad oggi divise in tre province e due regioni diverse, con l'approvazione di questo progetto di legge costituzionale la popolazione ladina si ritroverà ancora più divisa, nel senso di più disuguale per diritti e trattamento.

I ladini di Bolzano, già più forti numericamente e per la qualità della loro tutela, non potranno rivendicare a sé il merito di essersi portati dietro i più deboli; i ladini del Trentino e del Veneto dovranno continuare a ritenersi “lasciati indietro”.

Ma non è questo ciò che ci lasciava perplessi di fronte al testo di legge costituzionale, versione votata mezzo anno fa.

La pietra di scandalo contenuta in essa furono due passaggi introdotti nel testo, non dico all'ultimo momento, ma persino a tempo regolamentare scaduto, con cui la Südtiroler Volkspartei tentò di porre la base per una riforma del sistema elettorale non per i ladini, ma per la provincia di Bolzano-Südtirolo tout court.

Ho parlato in proposito di “abuso dei ladini” e di autentico abuso si è trattato. Servendosi degli innocui ladini a cui, come alla Croce Rossa, non si spara, la SVP, partito cosiddetto di raccolta, stava per commettere un vero e proprio attentato ad un principio cardine del sistema autonomistico qual è il principio della rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici negli organi elettorali della provincia.

Cercò di intrufolare, nelle pieghe della legge, le basi per un cambiamento del sistema elettorale per l'intera provincia di Bolzano cambiandolo da uno rigorosamente proporzionale a uno vagamente a base proporzionale e sappiamo, al più tardi dalla discussione sulla riforma costituzionale, quale sia l'abissale differenza tra i due.

L'avevo esplicitato nel dibattimento emendativo in Aula, però l'accordo allora poco limpido tra Südtiroler Volkspartei e Partito Democratico non permetteva più spazio a legalità e buonsenso.

Il sopruso non conosce autorità al di fuori della legge dei numeri.

Il disegno di legge fu approvato pure con l'esplicitato voto a favore del mio gruppo. Non me la sentivo di votare contro i ladini, però già in quella sede annunciai battaglia per una successiva ripulita del testo.

La prepotenza trovò poi il suo argine nella Commissione bicamerale per le questioni regionali prima e in definitiva in Commissione affari costituzionali del Senato. L'audizione dell'intera opposizione altoatesina davanti alla Commissione affari costituzionali del Senato, il 23 marzo, si è dimostrata efficace. L'iniziativa ha convinto i senatori di tutti i gruppi che il cambiamento delle regole elettorali nello Statuto di autonomia, tentato con un blitz dei parlamentari SVP, non c'entrasse nulla con la cosiddetta legge per la minoranza ladina e quindi andava eliminata. La convinzione, alla fine dell'audizione, era certa: o le norme “abusive” venivano eliminate dal testo della legge oppure l'intera legge per i ladini si sarebbe arenata.

Di fronte a questa alternativa, il senatore Zeller, autore materiale della furberia, ha alzato bandiera bianca, annunciando l'eliminazione dei passaggi contestati dal disegno di legge costituzionale, così come richiesto da me e dall'opposizione sudtirolese intera.

Per una volta tanto, la SVP ha fatto precedere ragionevolezza - perché è così difficile parlare in contesto di ragionevolezza - a prepotenza e testardaggine.

Ora, sgomberata dai passeggeri ciechi caricati di contrabbando e depurata dalle estranee norme elettorali, la legge ladina può proseguire in modo trasparente e rapido il suo iter parlamentare. Il Senato l'ha approvata in prima lettura convintamente, pure con i voti del gruppo di Articolo 1.

Ora la votiamo qui alla Camera per la seconda volta in prima lettura.

Auguro ai miei cari ladini che la loro legge, anche se non è la legge che si meriterebbero, arrivi a buon fine ancora in tempo e che non scada con la legislatura.

Se dovesse succedere però - e non me lo auguro - la colpa sarebbe di chi ne ha tentato l'abuso a secondi fini.

Annuncio con questo il voto favorevole del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signor Presidente, il presente provvedimento ci permette di ricordare a noi stessi quanta strada ci sia ancora da percorrere affinché il Parlamento comprenda le ancora sconosciute peculiarità locali del nostro Paese, e dunque garantire un'adeguata tutela dei cittadini italiani prima e anche delle minoranze linguistiche.

Mi preme innanzitutto sottolineare come questo provvedimento debba considerarsi un'occasione persa, una grande occasione dovuta alla consueta fuga in avanti a fini elettorali, poiché, attraverso una revisione globale dello Statuto del Trentino-Alto Adige, avremmo potuto promuovere una tutela delle minoranze linguistiche tout-court, mentre nel presente provvedimento si è deciso di accrescere la tutela di una sola minoranza, quella ladina, che risulta ad ogni analisi la più integrata e tutelata nel territorio altoatesino.

Non siamo mai contrari a interventi a favore delle minoranze linguistiche riconosciute e condividiamo anche statutariamente l'assetto del gruppo ladino, che vorremmo fosse esteso anche al gruppo tedesco e italiano, ed è per questo motivo che il gruppo di Forza Italia si asterrà su questo provvedimento; non potremmo mai votare contro il gruppo ladino, che non solo ha palesi simpatie dimostrate nelle urne per la mia parte politica, ma che rappresenta il modello di Alto Adige che io vorrei: plurilingue, maturo, aperto, con uno sguardo al futuro, ma anche tutelando valori e tradizioni.

Un'astensione, la nostra, dovuta principalmente al fatto che erano lampanti alcune criticità e limiti del disegno di legge, anticipati prima, per esempio, dal collega Kronbichler, che rischiano di creare un'ulteriore sacca di privilegio positivo a discapito della minoranza più svantaggiata, tragicamente quella degli italiani presenti nella provincia autonoma di Bolzano, provincia - è bene ricordarlo - caratterizzata da una maggioranza etnico-politica di lingua tedesca.

Durante la prima lettura, il gruppo Forza Italia ha chiesto di rinviare in Commissione il provvedimento, trovando nel Governo Renzi una maggioranza sorda, poiché timorosa di perire a causa del gruppo delle Autonomie al Senato, e dunque miope innanzi alla necessità del dialogo con le altre minoranze, rappresentate politicamente da noi, e della moral suasion.

Lo stesso atteggiamento è stato tenuto dalla maggioranza anche durante l'esame del provvedimento in Commissione affari costituzionali, dove il gruppo Forza Italia ha presentato degli emendamenti al testo originale volti ad estendere anche alla minoranza italiana quello che il disegno di legge ha semplicemente previsto per la minoranza ladina.

Il gruppo di Forza Italia ha seguito con grande attenzione l'esame del presente provvedimento e lavorato perché le modifiche apportate nel corso dell'esame al Senato, che hanno decisamente migliorato il testo, sottraendolo ad un blitz sulla legge elettorale provinciale e che nulla aveva a che vedere con le finalità del provvedimento in esame.

Attraverso l'abrogazione degli articoli 2 e 5 del presente provvedimento, che erano purtroppo il furbo core business dei presentatori e che introducevano norme incostituzionali, in violazione dello stesso statuto d'autonomia, attraverso un disegno di legge costituzionale per l'elezione del consiglio provinciale della provincia autonoma di Bolzano e per i consigli comunali della medesima provincia, abbiamo scongiurato, insieme ai colleghi - ha fatto bene il collega Kronbichler a ricordarlo - la lesione del già precario equilibrio tra i gruppi etnici sul territorio, che avrebbe continuato a favorire il partito di maggioranza etnico-politico tedesco, a decremento in particolare della rappresentanza politica della minoranza italiana (vi basti pensare che sono 4 consiglieri su 35, in consiglio provinciale di Bolzano, di lingua italiana).

Oltre al merito, è opportuno segnalare che grava anche un problema di metodo, poiché la proposta di legge si sovrappone ad altre iniziative, tuttora in corso di modifica, dello statuto d'autonomia di Trento e di Bolzano, da due organismi deputati, voluti paradossalmente dalla stessa maggioranza, ovvero la Consulta e la Convenzione.

Sarebbe stato dunque auspicabile almeno un confronto tra questo Parlamento e gli organismi appena citati, sebbene non legittimati dal alcuna istituzione, ma tuttora esistenti, quando invece si è pensato soltanto ad un acceleramento del presente disegno di legge, in vista delle elezioni provinciali del prossimo anno.

Venendo al contenuto generale del presente provvedimento, è importante contestualizzare quanto previsto dalle disposizioni previste con il contesto in cui andranno a dispiegare i propri effetti.

Per questo motivo, mi preme sottolineare ancora una volta che, paradossalmente, in Italia esiste una minoranza italiana dentro i confini italiani, che rappresenta il 23,5 per cento della comunità altoatesina, a fronte del 65,5 per cento di quella tedesca e del 4,1 della citata comunità ladina. Pertanto, al contrario di quanto disposto dal presente provvedimento, la vera minoranza da tutelare è proprio quella italiana, che non possiede alcun potere di decisione nell'ambito della provincia autonoma, che non ricopre un ruolo che sia uno di rilievo per la società altoatesina.

Questo Parlamento, che solo recentemente ha preso atto - e lo dico con orgoglio - delle anomalie del Trentino-Alto Adige/Südtirol, deve ancora capacitarsi - per questo un Paese democratico non può imbavagliare le opposizioni - del fatto che dagli anni Settanta si è assistito ad un progressivo disagio della popolazione di lingua italiana in Alto Adige, che versa in uno stato di auto-soggezione, derivato soprattutto dal fatto che il potere politico è saldamente nelle mani di un unico partito, la Südtiroler Volkspartei, che vuole rappresentare gli interessi dei tedeschi e dei ladini. Solo indirettamente poi ricadono privilegi positivi e, insomma, situazioni positive anche per gli italiani, tanto che, come previsto dallo statuto della stessa Südtiroler Volkspartei, purtroppo, se io volessi, non potrei iscrivermi alla Südtiroler Volkspartei, perché gli italiani di lingua italiana non si possono iscrivere.

Ebbene, onorevoli colleghi, dovete sapere che, mentre gli italiani vorrebbero la scuola mista per imparare il tedesco, come concesso alla comunità ladina, che io invidio e che, come già detto, è la più evoluta e fortunata del sistema altoatesino, il partito sudtirolese di lingua tedesca si oppone fermamente alla riforma dell'articolo 19 dello statuto d'autonomia, riforma che io ho presentato ovviamente in Parlamento.

Inoltre, mentre qui - e questo è un passaggio importante, miei cari amici - ci accapigliamo sullo ius soli, l'immigrazione di cittadini italiani come noi, nati e cresciuti in Italia da genitori italiani da generazioni, verso la provincia autonoma di Bolzano è ancora ostacolata da una normativa anticostituzionale rigidissima, che consente di votare per le elezioni provinciali e di godere di sussidi pubblici, indispensabili in un territorio dove il costo della vita è altissimo, soltanto dopo quattro anni di residenza. Io lo ripeto, lo ripeto, lo ripeto, e spero che prima o poi nella testa di qualcuno entri, come è successo per la legge elettorale: se il Presidente Mattarella paradossalmente si trasferisse oggi a Bolzano, trasferisse oggi la residenza a Bolzano, per quattro anni non potrebbe votare alle amministrative e non avrebbe neanche diritto ai sussidi pubblici, qualora ne avesse bisogno. Prima non esisti, sei un italiano non italiano, “trasparente”, come recitava il titolo del libro di Sebastiano Vassalli, sparito curiosamente dalle librerie. Consiglierei al leader del PD di leggerlo, per comprendere veramente fino in fondo la mia terra.

Attraverso una costante e attenta attività, promossa dal mio partito e dalla sottoscritta, stiamo riuscendo a scongiurare una pericolosa deriva anti-italiana in Alto Adige - della quale avete letto tutti sui giornali nazionali – che, attraverso una norma che mirava al superamento dello statuto d'autonomia stesso, avrebbe voluto restringere il diritto della comunità di lingua italiana di potersi riconoscere anche in Alto Adige, cioè all'interno dei confini del nostro Paese, in un patrimonio di denominazioni di località nella propria lingua - i famosi cartelli, tanto per essere chiara -, limitando pericolosamente il principio di parità dei gruppi linguistici residenti in provincia di Bolzano e l'ufficialità della lingua italiana all'interno dello Stato italiano.

Con una forte azione politica e auspicando l'intervento del Presidente Mattarella, quale garante dell'unità del nostro Paese, grazie anche ad una parte lucida del PD locale - perché anche voi avete una parte lucida del PD locale -, siamo riusciti per il momento a scongiurare il pericolo di una lesione per l'ordinamento della Repubblica e per i diritti dei cittadini italiani, che avrebbe avuto l'effetto dirompente di aprire la strada all'abolizione definitiva di circa il 65 per cento, secondo stime attendibili poste in essere anche dall'Accademia della Crusca, della secolare toponomastica italiana, preesistente al fascismo, vorrei sottolineare per chi ne ignora la verità.

Da questa drammatica fotografia nasce, quindi, l'esigenza di riformare lo statuto, come da progetto organico da me presentato, con una precisa proposta di legge, al fine di tramutare l'autonomia etnica altoatesina in un'autonomia territoriale aperta, moderna ed europea, come auspicato anche recentemente dal presidente degli industriali di Assindustria - che è di lingua tedesca, il vicepresidente di Boccia, insomma, tanto per essere chiari -, in grado di promuovere un'autonomia liberale e matura, che realizzi la trasformazione dalla coesistenza ad una vera convivenza, nel solco tracciato dai padri costituenti europei.

Non più una società divisa da norme anacronistiche, anticostituzionali e separatistiche, ma una società fondata sulla capacità, sul merito, sulla sussidiarietà orizzontale e verticale, sulla forza dell'interculturalità, consapevole dei suoi limiti e nella quale contano le ragioni dell'economia, del mercato e della società e non della lingua parlata o dell'appartenenza alla provincia. Un'autonomia “alla ladina”, più che tedesca, - lasciatemi dire e sarà contento il collega Alfreider di questo mio plauso alla comunità a cui appartiene -, perché è esattamente la fotografia dell'Alto Adige che io vorrei…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

MICHAELA BIANCOFIORE…quella che viene data alla comunità ladina dallo statuto d'autonomia del Trentino Alto Adige (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Serve, quindi, un cambiamento - e concludo - epocale, che non si limiti alla tutela di una sola minoranza linguistica, ma che al contrario preveda una codificazione statutaria dei tre gruppi linguistici, oltre che dei mistilingue, che sono l'avanguardia già esistente della mia terra - a quello Langer faceva riferimento, collega Pellegrino - e che possa garantire una maggiore tutela di questi ultimi…

PRESIDENTE. Onorevole Biancofiore, deve concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE…al fine di abbattere localismi obsoleti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, desidero esprimere il mio apprezzamento per il passo compiuto a tutela delle minoranze linguistiche ladine con il provvedimento in oggetto, un piccolo passo, perché molto resta da fare, ma un passo, che denota l'intento di valorizzare quell'autonomia dinamica, contenuta nello statuto del Trentino Alto Adige Südtirol.

Innanzitutto, il mio apprezzamento va al fatto che, grazie soprattutto al MoVimento 5 Stelle, una proposta di legge costituzionale, che mirava a tutelare i ladini residenti in Alto Adige, è stata estesa anche ai ladini residenti in Trentino. In caso contrario, avremmo assistito a una discriminazione inaccettabile.

Inoltre il mio apprezzamento va anche alla modifica apportata nel corso dell'esame in Senato, grazie alla quale sono state eliminate due storture introdotte alla Camera, relative al sistema elettorale del consiglio provinciale di Bolzano e degli enti locali nella provincia di Bolzano, cioè ci hanno riprovato. Sul punto avevo manifestato delle perplessità, poi confermate dagli autorevoli costituzionalisti auditi nel corso dell'esame in Senato, che mi avevano indotto a non esprimere, seppur con rammarico, il mio voto favorevole in sede di prima lettura. Avevo auspicato che le norme in questione fossero espunte, come per fortuna è avvenuto, perché avrebbero reso addirittura più difficoltosa la rappresentanza del gruppo linguistico ladino, essendo state introdotte in maniera strumentale da una forza politica. Con la scusa di tutelare le minoranze linguistiche, si è voluto e cercato, da parte di una forza politica altoatesina, quella maggioritaria, l'SVP, di modificare il sistema elettorale per il proprio tornaconto personale. E l'abbiamo sventato per l'ennesima volta, per la seconda nel giro di poco tempo.

Esprimo anche soddisfazione per l'approvazione degli emendamenti a mia prima firma, con cui è stata prevista la possibilità, per i consigli regionali e per i consigli provinciali di Trento e Bolzano, di svolgere sessioni straordinarie, riguardanti i diritti della minoranza linguistica ladina, del gruppo linguistico dei mocheni e del gruppo linguistico dei cimbri. Siamo riusciti cioè nell'intento di riconoscere, anche sotto il profilo simbolico, l'esistenza di comunità che storicamente sono state ripetutamente oggetto di tentativi di cancellazione, sia sul piano giuridico che sul piano linguistico.

Nel corso della trattazione è stata espunta la modifica in materia di composizione dell'autonoma sezione del tribunale regionale di giustizia amministrativa, i TAR, per la provincia di Bolzano, il quale prevedeva la nomina politica di un giudice amministrativo appartenente al gruppo linguistico ladino. Tuttavia, sono costretto a ribadire che, sebbene l'articolo sia stato cancellato, il vulnus allo stato di diritto rimane, come è stato sottolineato da quasi tutti gli interventi della discussione in Aula del gennaio scorso. Dovremmo porvi rimedio, perché la nomina di giudici attraverso un concorso pubblico, a differenza di quanto avviene ora, permetterebbe di far rispettare il principio di rappresentanza e di separazione dei poteri. Quello che pochi sanno è che i giudici del TAR, del tribunale amministrativo, quelli che dovrebbero tutelare i diritti dei cittadini, gli interessi legittimi dei cittadini, nei confronti della pubblica amministrazione, in Alto Adige e in parte anche per il Trentino, sono di nomina politica. Quindi, i politici nominano i giudici che devono giudicare l'attività dei politici. Questo avviene, togliendo una garanzia fondamentale nel nostro territorio.

Vorrei poi soffermarmi sull'articolo 8 con il quale si integra l'articolo 102 dello Statuto, prevedendo che all'ente sovracomunale, costituito nel territorio coincidente con quello dei comuni, ove insidiato il gruppo linguistico ladino dolomitico della Val di Fassa, la regione e la provincia di Trento possono attribuire, trasferire o delegare funzioni amministrative, compiti o attività proprie, che siano rilevanti per la valorizzazione della minoranza linguistica ladina. A tal riguardo, voglio precisare che sarà nostra cura vigilare affinché venga fatto un uso corretto e non distorto di questa norma. La delega e il trasferimento di funzioni devono essere effettivamente utilizzate per valorizzare la minoranza linguistica ladina e non per svuotare di competenze soprattutto gli enti comunali ai quali appartengono, magari in settori particolarmente delicati che riguardano il territorio.

Voglio ricordo ricordare inoltre che esiste già una legge provinciale che assegna delle funzioni al Comun General tra le quali voglio menzionare l'urbanistica, il governo del territorio, nonché l'edilizia abitativa pubblica e agevolata. Il rischio di un uso strumentale del Comun General è alto, come d'altronde ha dimostrato la conflittualità politica tra i soggetti che lo hanno ideato, il partito della coalizione di centrosinistra e chi attualmente amministra la Val di Fassa, la lista Fassa. Pertanto è necessario tenere la guardia alta soprattutto se si considerano gli scarsi poteri di iniziativa e di referendum riconosciuti ai residenti, la cui disciplina non si adegua nemmeno agli standard minimi definiti dall'ordinamento dei comuni del Trentino Alto Adige.

Inoltre vorrei sottolineare come si sia persa l'occasione per introdurre nello Statuto d'autonomia l'Autorità per la minoranza linguistica per la provincia autonoma di Trento, organo che avrebbe potuto efficacemente contribuire ad una maggior tutela dei diritti delle minoranze. Attualmente, l'Autorità per le minoranze linguistiche è prevista nella legge provinciale, non nello Statuto e quindi svolge un ruolo meramente consultivo. Emblematico il parere critico dell'Autorità sulla delibera della giunta provinciale con cui è stata decretata la chiusura della scuola ladina di Soraga, vicenda peraltro oggetto di due interrogazioni parlamentari ad oggi ancora senza risposta. Le disposizioni attuali non riconoscono strumenti idonei alle minoranze linguistiche delle province di Trento per far valere i loro diritti. In ultima istanza, come accaduto per la scuola di Soraga, l'unica strada percorribile rimane quella del ricorso giurisdizionale, strada complicata che vede le comunità locali in situazione di netta subalternità rispetto ai poteri concentrati negli organi politici provinciali, il solito ricatto economico.

Vorrei infine esprimere alcune considerazioni di carattere generale, riprendendo alcuni punti già portati all'attenzione di quest'Aula e ribadendo il mio appoggio agli adeguamenti allo Statuto della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol qui proposti. I ladini sono uno degli antichi popoli abitatori della nostra penisola, che Cattaneo, poco meno di due secoli fa, definiva abitatori dei monti, frugali, forti, agresti, duri all'armi, duri come le roveri delle selve native, che rappresentano, sempre mutuando dalle parole di Cattaneo, una di quelle stirpi mai spente, né cacciate altrove. Nel caso di specie, i ladini si sono distinti nel corso dei secoli per essere portatori di una cultura artigiana della lavorazione del legno, modellandolo e disseminando manufatti strutturali ed opere artistiche lignee nelle botteghe e sugli altari degli edifici religiosi di comunità localizzate a centinaia di chilometri di distanza.

Ma soprattutto, i ladini si sono distinti per l'autogoverno e per l'impegno di pratiche democratiche nella gestione dei beni comuni e degli assetti fondiari collettivi; beni comuni e beni collettivi, da lì dobbiamo imparare e possiamo imparare molto. Beni collettivi che abbiamo il dovere di tenere vivi e di reinterpretare per adattarli all'esigenza della democrazia moderna. Nella loro lunga storia i ladini hanno respinto numerosi tentativi di estinguere la lingua e gli usi locali, sviluppando uno spirito solidale ed empatico, nonché una resilienza che ha consentito loro di rigenerare continuamente la coesione e le relazioni sociali al loro interno nei confronti delle altre comunità; anche da questo abbiamo molto da imparare.

Il riconoscimento dei diritti della minoranza ladina attua il principio più generale di tutela delle minoranze linguistiche espresso dall'articolo 6 della Costituzione e più estesamente il principio di tutti i piccoli popoli italici che da sempre sono la forza propulsiva dello sviluppo economico sociale, nonché la fonte primaria delle espressioni che alimentano la ricchezza culturale del nostro Paese. Inoltre, con queste modifiche, diamo seguito agli impegni presi con la ratifica avvenuta nel 1997 della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa, perseguendo fattivamente la protezione delle minoranze come elemento essenziale alla stabilità, alla sicurezza democratica e alla pace.

In questo modo riconosciamo che una società pluralistica se è veramente democratica deve non solo rispettare l'identità etnica, culturale, linguistica, religiosa di ogni persona appartenente ad una minoranza nazionale, ma anche creare delle condizioni adatte a permettere di esprimere, preservare e sviluppare questa identità. Tuttavia, dobbiamo essere consci che non basta riconoscere i diritti, ma è compito di tutti noi profondere un continuo impegno per favorire il pieno esercizio e la massima tutela di tali diritti. A tal riguardo, abbiamo il dovere di perseguire il mutuo trasferimento del diritto alle altre minoranze linguistiche o etniche che siano, altrimenti perseguiremo una mera autodifesa utilitaristica di interessi circoscritti.

Infine, Presidente, facendo riferimento al pensiero di Alexander Langer voglio richiamare la vostra attenzione sulla necessità di continuare ad adoperarsi per creare le condizioni che favoriscono il riconoscimento e l'affermazione concreta di diritti sinora spesso negati, negletti. Soprattutto voglio richiamare l'obbligo morale e istituzionale di dimostrare realmente la volontà e la capacità di cogliere le opportunità e riconoscere i limiti delle norme riguardanti la tutela delle minoranze, perché come disse Langer: i ritardatari e i negligenti saranno altrettanto inefficaci quanto i velleitari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicoletti. Ne ha facoltà.

MICHELE NICOLETTI. Grazie Presidente. Con quest'atto il nostro Parlamento compie un ulteriore passo in avanti nella tutela delle minoranze linguistiche presenti sul territorio nazionale. Mi dispiace che qualche volta, anche nella discussione di oggi, non si valorizzi pienamente quello che è uno degli elementi di maggiore orgoglio repubblicano, cioè il fatto che il nostro Paese, la nostra Repubblica, abbia saputo in questi anni organizzare un sistema articolato e complesso di tutela delle minoranze etniche e linguistiche che ci è spesso invidiato a livello europeo. La tutela non è infatti solo nelle norme costituzionali, ma è anche nel sistema complesso di autonomie speciali fondato su Statuti e su organi appositi che danno corpo all'idea di autogoverno democratico, un principio repubblicano per eccellenza che, anche a livello internazionale, è considerata la via maestra per la tutela delle minoranze. È una via di successo, solo a guardare la convivenza pacifica che si è realizzata nei territori interessati laddove purtroppo ci sono state stagioni di violenza e di incomprensione e solo a guardare la qualità della vita che, grazie a questi strumenti autonomistici, oggi è garantita a tutti i cittadini.

Questo sistema si nutre di due elementi fondamentali che sono anche alla base di questo provvedimento: una forte e leale collaborazione tra il Governo centrale e i governi locali, e questa legislatura è stato un chiaro esempio di questa positiva collaborazione senza la quale non è possibile fare alcun progresso reale, e, dall'altra parte, una continua tensione al miglioramento. Dunque, da ambo le parti, dal livello centrale e da quello locale, è necessario che vi sia una visione dinamica e progressiva della tutela, che si nutra di principi stabili e inderogabili, ma anche di continui aggiornamenti e di modifiche. Questa è la chiave fondamentale perché la tutela dei diritti è un lavoro costante di ricerca di equilibri più avanzati, è un lavoro di bilanciamento che sta al cuore di questo lavoro di tutela. È un'arte, quella del bilanciamento, frutto di un continuo ascolto delle ragioni dell'uno e dell'altro e frutto di un continuo aggiustamento, tanto più in un ambiente complesso come quella della regione Trentino Alto Adige-Sudtirol in cui non vi è solo una minoranza, quella più nota, quella tedesca, minoranza in regione, maggioranza in provincia di Bolzano, ma vi è anche il gruppo italiano, maggioranza in regione e minoranza in provincia, e quello ladino, minoranza in entrambe le province; oltre ad altri gruppi, come quello appunto della minoranza mocheno-cimbra.

È perciò essenziale entrare in questo sforzo di bilanciamento con la dovuta attenzione e discrezione, abbandonando i furori ideologici e badando a migliorare, e non a peggiorare quella grande opera di convivenza pacifica che è stata la creazione del sistema di autonomie; non a caso celebrato qualche giorno fa a Merano dai due Presidenti della Repubblica italiana e austriaca, in occasione della celebrazione dell'anniversario della quietanza liberatoria che ha chiuso la controversia sollevata in sede di Nazioni Unite in modo positivo. Quante altre controversie sono state sollevate nel mondo e in Europa, e quante altre sono state chiuse con reciproca soddisfazione di tutte le parti? Questo dovrebbe essere un elemento di cui tutti andiamo orgogliosi.

Questo provvedimento si iscrive a pieno titolo in questo processo di autonomia progressiva e di delicato bilanciamento. Si tratta di un provvedimento a favore della minoranza ladina, nello sforzo di giungere ad un sempre più pieno riconoscimento di tale minoranza e ad una sempre maggiore parità rispetto agli altri gruppi linguistici. Sono queste le due parole chiave, riconoscimento e parità. La minoranza ladina in passato non è stata protagonista della stagione dei nazionalismi: li ha subiti! Il suo riconoscimento non è stato facile, se si pensa che la prima richiesta risale al 1920, e allora fu negata dal Regno d'Italia; ora la Repubblica, dopo aver accolto, con lo statuto del 1972, la tutela delle tre identità, compie un passo ulteriore. E ci auguriamo che altri passi possano seguire, in particolare per i ladini, che stanno, come è stato ricordato, nella regione Veneto.

Sarebbe ingiusto ridurre questo provvedimento ad una questione di equilibrio di cariche, senza cogliere la radice profonda che ruota attorno ai principi di riconoscimento e di parità. Si tratta di due principi cardine della vita politica nelle società democratiche. Il riconoscimento è il poter essere riconosciuti come soggetti, e non oggetti della vita individuale e sociale: è ciò che chiedono le persone, è ciò che chiedono le comunità, laddove sono espressione della persona e dove sono appunto, come nel caso della Costituzione italiana, tutelate come formazioni sociali all'interno delle quali solo può compiersi la realizzazione della persona. Certo, le comunità devono svolgere un ruolo di promozione e di emancipazione delle persone, non certo di soffocamento; e dunque è giusto che la tutela delle comunità si iscriva in un più ampio sistema di tutela dei diritti delle persone. Soggettività vuol dire lingua, cultura, tradizione, istituzioni, parole che non è sufficiente pronunciare: noi sappiamo quante migliaia di lingue e di culture nel mondo continuano a morire, laddove non vi siano azioni sufficienti di tutela, politiche attive di sostegno. Ora, con questo provvedimento, giunge ad un riconoscimento più forte la minoranza ladina a Bolzano e a Trento, e anche la minoranza mochena-cimbra che viene menzionata in questo provvedimento.

Per la provincia di Trento vi è un importante riconoscimento del ruolo del Comun general de Fascia, un ente sovracomunale che è stato istituito con legge provinciale e che è espressione dell'autogoverno e della tradizione di autogoverno della comunità ladina in Trentino; e spiace pensare che il rafforzamento di questa realtà così positiva possa essere interpretato come una volontà di togliere potere ai singoli comuni o alle comunità inferiori.

Il secondo principio è la parità dei gruppi nella proporzionalità. Con questo provvedimento viene rafforzato il principio delle pari opportunità. Non è vero che questo fa parte di una legislazione del passato: con la legislazione vigente le persone non godevano delle stesse possibilità di accesso alle cariche pubbliche che invece con questo provvedimento viene maggiormente garantita, sia pure attraverso un meccanismo complicato, ma anche importante e positivo, di concertazione con gli altri gruppi linguistici.

Infine, ho sentito che si è detto che il core business di questo disegno era addirittura l'alterazione della legge elettorale, con alcuni articoli che poi il Senato ha deciso di espungere da questo provvedimento. È sufficiente guardare la storia di questo atto parlamentare per capire che questa critica è del tutto gratuita: il core business di questa iniziativa fin dall'inizio è stata la tutela della minoranza ladina all'interno della nostra regione; questo è l'elemento cardine che è rimasto vivo, e non a caso oggi in quest'Aula trova ampia condivisione e valorizzazione. E sarebbe un errore pensare che dobbiamo attendere una riforma globale dello statuto di autonomia, o che questo provvedimento cozza con quello che stanno facendo le province autonome di Trento e di Bolzano con lo strumento della Consulta e della Convenzione: si tratta di strumenti molto importanti, che hanno dato luogo nelle due province ad un significativo processo di partecipazione di tutte le forze politiche, delle istituzioni, delle associazioni della società civile; ma è un lavoro, questo, che non impedisce di migliorare lo statuto attraverso provvedimenti mirati laddove siano in gioco i diritti delle persone e delle minoranze come in questo caso.

È questa, in un certo senso, anche la storia del successo dell'autonomia: non quella di scrivere un libro dei sogni, con delle trasformazioni radicali, ma quella di costruire gradualmente, attraverso una concertazione sempre più ampia tra le forze politiche, attraverso una concertazione tra governi locali e governo nazionale, attraverso il consenso della comunità internazionale, questo delicato bilanciamento di diritti che sta alla base del successo di questa storia. E per questo ci auguriamo un'approvazione di questo provvedimento,…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MICHELE NICOLETTI. …ora nella Camera dei deputati e poi nella seconda lettura che avverrà più avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 56-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale, già approvata in prima deliberazione dalla Camera e modificata in prima deliberazione dal Senato, n. 56-B:

“Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina” (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

L'esame degli ulteriori argomenti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Andrea Causin, già iscritto al gruppo parlamentare Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la deputata Elvira Savino, in sostituzione della deputata Mara Carfagna, dimissionaria.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

  alla II Commissione (Giustizia):

  S. 2473. - Senatori FALANGA ed altri: “Disposizioni sulla elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi” (approvata dalla 2ª Commissione permanente del Senato) (4439).

Interventi di fine seduta (ore 19,27).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Intervengo per ricordare che oggi è la Giornata internazionale del rifugiato, che non è una mera celebrazione (non lo è mai stata e meno che mai negli ultimi anni). Ci sono oltre 65 milioni di persone di cui si fa carico l'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite. Erano circa un terzo, cioè 22 milioni, meno di vent'anni fa. Aumentano perché nel mondo aumentano le guerre, le persecuzioni, le violazioni dei diritti umani e le catastrofi. Nel rapporto dell'Alto Commissario per i rifugiati di quest'anno si afferma che il numero previsto di persone che necessiteranno di reinsediamento nel 2017 sarà circa 1 milione 200 mila, il 72 per cento in più rispetto al 2014. Sono persone adulte e non, con tanti bambini e bambine che scappano dalle loro case, dalle loro regioni e dai loro Paesi a rischio della loro vita perché non hanno nulla da perdere, forse nemmeno la vita. Lo dico, in particolare, a quella parte politica che non fa differenze e si scaglia persino contro la cittadinanza a bambini nati e vissuti in Italia e che non esita a far leva sulla paura per raccogliere voti e consensi.

Il nostro Paese ha fatto moltissimo sul fronte della prima accoglienza e dobbiamo esserne fieri…

PRESIDENTE. Concluda.

PIA ELDA LOCATELLI. Ho finito. Lo stesso Alto Commissario per i rifugiati ha espresso apprezzamento per le modifiche e i miglioramenti che il nostro Paese ha fatto…

PRESIDENTE. Grazie…

PIA ELDA LOCATELLI. …ma ci ha chiesto anche dei correttivi. Dobbiamo rispondere positivamente a queste richieste per celebrare degnamente questa giornata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Rinuncio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Faccio questo intervento di fine seduta per notificare alla Presidenza, e quindi a lei, che il provvedimento sui vitalizi, iscritto in questa settimana all'ordine del giorno dell'Aula e che ovviamente difficilmente vedrà il suo compimento questa settimana e iscritto anche eventualmente nella settimana successiva, purtroppo non potrà arrivare in Aula perché manca la relazione della Ragioneria dello Stato e la Commissione bilancio è impossibilitata, in questo momento, ad esprimere un parere sul provvedimento.

Io posso capire che il collega Marchi, che è il rappresentante della maggioranza, chieda un parere alla Ragioneria dello Stato, seppure si tratti di un provvedimento che non comporta un aumento di spesa per le casse pubbliche ma evidentemente una riduzione dell'impegno di spesa, e posso anche capire che il collega Marchi lo faccia per dilazionare i tempi e per mettere un po' a tacere quelli che sono i malumori all'interno dalla maggioranza. Quello che però io chiedo alla Presidenza è di adoperarsi affinché il Governo esprima il più presto possibile, attraverso la sua Ragioneria dello Stato, il parere chiesto dal collega Marchi, perché se la maggioranza fa auto-ostruzionismo su un provvedimento di un suo collega, il deputato Richetti, questa cosa invece non può avvenire da parte del Governo, perché ci sembra inopportuno che il Governo non esprima un parere, non effettui una bollinatura su un provvedimento e impedisca a questo provvedimento di entrare nei lavori che quest'Aula e che questa Conferenza dei presidenti di gruppo hanno deciso in questo calendario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Cecconi, lei ha giustamente detto che il provvedimento è all'ordine del giorno. Quindi, qualora il parere arrivasse in tempo, può essere discusso secondo quanto previsto dal calendario. Lei sa meglio di me, a prescindere ovviamente da qualunque considerazione politica sulla quale non entro, che purtroppo - e non è la prima volta che accade - alcuni provvedimenti tendono a slittare perché il parere della Ragioneria dello Stato arriva in ritardo e, quindi, evidentemente non possono essere portati in Aula. Però vediamo, perché può anche darsi che il parere arrivi in tempo e, quindi, possiamo esaminarlo secondo quanto previsto dal calendario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, intervengo per chiedere al Governo di rispondere ad un'interrogazione parlamentare che abbiamo presentato con alcuni colleghi e che fa riferimento alle difficoltà oggi presenti nel mondo agricolo siciliano, in particolare dell'agrumicultura. Siamo in piena stagione estiva ma numerosi consorzi di bonifica non stanno dando l'acqua irrigua per le piante, che sono oggi in sofferenza. C'è il rischio di perdita di prodotto e tutto ciò che si determinerebbe, dato che l'economia siciliana riceverebbe un'ulteriore difficoltà perché legati alla filiera agrumicola ci sono non solo i produttori ma anche i commercianti e i braccianti, che non svolgerebbero le giornate lavorative.

So che è intervenuta pesantemente la prefetta di Catania, però noi chiediamo al Governo un preciso impegno perché solleciti la regione siciliana e quindi i consorzi di bonifica ad erogare subito l'acqua, perché il settore dell'agrumicoltura non si può permettere di perdere ancora una volta il prodotto e mettere in seria crisi una parte importante dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Narduolo. Ne ha facoltà.

GIULIA NARDUOLO. Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione che ho presentato in data 21 marzo, la n. 3-02897, sottoscritta anche dai colleghi Crivellari e Moretto, in cui chiediamo al Ministro Minniti a che punto è la dismissione delle basi di Bagnoli di Sopra, in provincia di Padova, e di Cona, in provincia di Venezia, ex basi dell'aeronautica che ospitano ciascuna circa mille migranti, con un totale di 2 mila migranti in un'area in cui i due comuni hanno circa 3 mila abitanti. Quindi, si capisce anche l'impatto sociale notevole che questa alta concentrazione di migranti ha in questo territorio.

È stata chiesta più volte, anche dai sindaci direttamente al Ministro, la chiusura dei due hub. Tuttavia, i mesi passano, le settimane vanno avanti, siamo in piena estate e questa situazione permane da più di un anno ormai. La criticità è altissima, dato che si tratta di uno dei luoghi con concentramenti più alti a livello nazionale. Dunque, abbiamo bisogno di risposte e chiedo perciò veramente che ci sia una rapida risposta alla mia interrogazione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 21 giugno 2017, alle 9,30:

1.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 624-895-1020-2160-2163-2175-2178-2187-2196-2197-2202-2547-2591 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MARTELLI ed altri; MUSSINI ed altri; DE PIN ed altri; BUEMI ed altri; PAOLO ROMANI ed altri; BONFRISCO ed altri; MARCUCCI ed altri; DE PETRIS ed altri; GIROTTO ed altri; LUCIDI ed altri; TOSATO ed altri; DE PIN ed altri; MOLINARI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4410)

e delle abbinate proposte di legge: ARTINI ed altri; NESCI ed altri; MONCHIERO ed altri; GIANLUCA PINI ed altri; BRUNETTA ed altri; PAGLIA ed altri; PRATAVIERA ed altri; ARTINI ed altri; ARTINI ed altri; CARIELLO e PISANO; CIVATI ed altri; SIBILIA ed altri; VILLAROSA ed altri.

(C. 1123-3339-3485-3486-3499-3508-3616-3799-3882-4053-4217-4428-4429)

Relatore: BERNARDO.

2.  Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 4439.

3.  Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni in materia di delitti contro il patrimonio culturale. (C. 4220-A)

Relatore: BERRETTA.

4.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 1932 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: LO MORO ed altri : Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti (Approvata dal Senato). (C. 3891)

e delle abbinate proposte di legge: FRANCESCO SANNA ed altri; MURA ed altri. (C. 3174-3188)

Relatore: MATTIELLO.

5.  Seguito della discussione della proposta di legge:

SERENI ed altri: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del festival Umbria Jazz. (C. 4102-A)

Relatrice: ASCANI.

6.  Seguito della discussione delle mozioni Simonetti ed altri n. 1-01553, Brunetta ed altri n. 1-01560, Civati ed altri n. 1-01646, Nesci ed altri n. 1-01647 e Melilla ed altri n. 1-01648 concernenti iniziative volte a garantire il funzionamento delle province.

7.  Seguito della discussione della proposta di legge:

RICHETTI ed altri: Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali. (C. 3225-A/R)

e delle abbinate proposte di legge: VACCARO; LENZI e AMICI; GRIMOLDI; CAPELLI ed altri; VITELLI ed altri; LOMBARDI ed altri; NUTI ed altri; PIAZZONI ed altri; MANNINO ed altri; SERENI ed altri; CAPARINI ed altri; GIACOBBE ed altri; FRANCESCO SANNA; TURCO ed altri; CRISTIAN IANNUZZI; MELILLA ed altri; CIVATI ed altri; BIANCONI; GIGLI ed altri; CAPARINI ed altri.

(C. 495-661-1093-1137-1958-2354-2409-2446-2545-2562-3140-3276-3323-3326-3789-3835-4100-4131-4235-4259)

Relatori: RICHETTI, per la maggioranza; TURCO, di minoranza.

8.  Seguito della discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2017. (Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A)

Relatrice: BERLINGHIERI.

  (ore 15)

9.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,30)

10.  Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 22 e 23 giugno 2017.

La seduta termina alle 19,35.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: SAMUELE SEGONI, SERENA PELLEGRINO (A.C. 4144-A)

SAMUELE SEGONI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4144-A). La Camera dei Deputati si accinge ad approvare la legge di riforma delle Aree protette.

La domanda sorge spontanea: “Protette da cosa? E chi le protegge?” Perché proprio non si capisce.

Protette dalla caccia? Non proprio. Perché il controllo ecologico della fauna non compare proprio nel testo e tutto viene affidato al controllo venatorio. In soldoni: i cacciatori si possono appostare ai margini del parco ed impallinare gli animali che non ne sanno riconoscere i confini. Magari animali di specie per cui da una parte si procede alla reintroduzione artificiale, da un'altra si spara gridando all'emergenza sovrappopolamento.

Ma tralasciando la fauna e concentrandoci sulla natura nel senso più ampio del termine, questa legge protegge l'ecosistema dall'abusivismo edilizio? Non proprio. Ci sono pesanti ombre anche sull'abbattimento degli edifici abusivi: nel testo originario proprio Alternativa Libera ha individuato un intricato intreccio normativo che di fatto mette a rischio le demolizioni.

Questa legge protegge l'ecosistema da attività impattanti? Neanche. Da tempo nei convegni e negli incontri pubblici una larga maggioranza politica bipartisan propaganda il concetto che “non si deve agire dicendo cosa non si può fare, perché la gente non digerisce i divieti, si deve puntualizzare cosa si può fare”. Ed ecco quindi che le attività espressamente vietate nelle aree protette sono ben poche. A titolo di esempio cito l'elisky e le nuove estrazioni di idrocarburi (con un passaggio poco chiaro riguardo le concessioni esistenti). Mentre si prevede un meccanismo perverso riguardo le attività impattanti: si possono fare ma si deve pagare un indennizzo una tantum per risarcire il parco dei danni prodotti alla natura. Questo meccanismo è ancora peggiore di quello inizialmente previsto delle royalties perché permettere attività impattanti ad un prezzo basso: anche un danno all'ecosistema prolungato nel tempo verrà pagato una volta e per tutte con un obolo iniziale. Un affarone per gli investitori.

Visto che siamo a parlare di soldi, occorre precisare una cosa molto importante: la riforma, quando parla di parchi e di aree protette, lo fa da un punto di vista principalmente amministrativo e contabile. Ovviamente è un bene che un parco abbia il bilancio in ordine e la sua gestione sia economicamente sostenibile, ma non ci si può limitare a questo, altrimenti che differenza c'è rispetto a qualsiasi altro ente o ad un'azienda?

La ciliegina sulla torta è costituita secondo me da un'altra riflessione. Visto che parliamo di aree protette: chi le protegge? Chi le controlla e presidia? Perché le professionalità deputate a farlo (guardie parco, ma anche corpo forestale dello Stato ormai assorbito dai CC) sono da sempre sotto organico ed in questa legge niente viene fatto per invertire la tendenza. Forse le aree protette verranno protette da chi le gestisce? A parte il fatto rilevato in precedenza che questa legge intende la gestione più da un punto di vista amministrativo-contabile che naturalistico-ecologico, vediamo chi gestisce. Per guidare un parco è richiesta una laurea qualsiasi (la conoscenza di cosa è un parco è un optional). Negli organi di controllo e gestione non è rappresentato il mondo scientifico e molto poco quello ambientalista, mente viene espressamente previsto il coinvolgimento di interessi specifici locali, anche privatistici, “per favorire gli interessi economici locali”.

Se queste sono le premesse, prevedo parchi assediati da attività di ogni tipo che hanno ben poco a che spartire con la difesa dell'ecosistema e la salvaguardia della natura. Insomma, aree sempre meno protette e sempre più uguali al resto del tessuto economico, produttivo e paesaggistico circostante.

Quindi, invece che di aree protette, sarebbe meglio parlare di riforma delle Aree amministrate.

SERENA PELLEGRINO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4144-A). Grazie Presidente, Onorevoli Colleghi, nonostante ci si sia battuti fino all'ultimo emendamento per riuscire ad ottenere degli elementi migliorativi che sono stati apportati dalla Camera rispetto all'improponibile testo che ci era stato consegnato dalla prima lettura del Senato, il Gruppo Sinistra Italiana, SEL, Possibile esprimerà il suo voto contrario alla proposta di legge di riforma, o meglio pseudo-riforma, della legge quadro sulle Aree protette.

Il percorso e l'esito di questa proposta di legge dimostrano sia la scarsa consapevolezza dei risultati di 25 anni di applicazione della Legge Quadro sui Parchi sia - al netto dei proclami internazionali da parte dei nostri governanti - la grande disattenzione delle scelte politiche rispetto ai bisogni veri delle nostre aree protette e del rapporto con i beni ambientali del nostro Paese.

Sicuramente manca una seria cultura e coscienza ecologica! Il nostro Stato è il campione europeo di procedure d'infrazione in campo ambientale, ma soprattutto dall'incapacità di avere una visione di prospettiva che riguarda il nostro ben-essere attraverso la cura dell'ambiente in cui viviamo: l'ekos, ovvero la casa comune che lasceremo ai nostri figli.

Ci siamo battuti per anni affinché venisse garantito a questa riforma innanzitutto sia il recepimento di quei principi in tema di conservazione della natura che corrispondono agli obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese e sia di quelle norme europee che avrebbero dovuto generare una piattaforma largamente condivisa e basata su un'analisi fattiva e ponderata. Vi ricordo che nel 1991 non c'era la Convenzione internazionale sulla biodiversità, né la Strategia nazionale per la biodiversità.

Non c'era la rete Natura 2000 e non esisteva la Convenzione Europea sul Paesaggio. Questo avremmo dovuto recepire! Invece come al solito appena si pronuncia la parola "riforma" c'è sempre qualche "furbo" che cerca di portare acqua al mulino delle multinazionali e degli speculatori.

Invece avremmo dovuto inserire quei riferimenti fondamentali che ci avrebbero aiutato a dire in modo univoco che un'area protetta è “un'area geograficamente determinata, prescelta o regolamentata e gestita al fine di conseguire obiettivi specifici di conservazione della biodiversità” rafforzando il sistema, attraverso il miglioramento della legge nazionale di riferimento!

Stiamo facendo invece un pericoloso passo indietro e questa legge si presenta, nella parte più controversa e contestata, come una “sanatoria” di tutte le applicazioni distorte che, nel tempo, si sono avute della legge 394, con il rischio concreto di consegnare gli Enti Parco alle logiche di degenerazione localistiche e partitocratiche.

All'interno dei Consigli direttivi la componente scientifica e conservazionista, già oggi fortemente ridotta rispetto all'originaria composizione, diminuirà ancora a favore di portatori di meri interessi economici e di asserviti alle logiche di potere per sostenere le esigenze locali, magari con la falsa promessa del profitto per tutti.

Non dimentichiamo che le amministrazioni locali, stritolate delle politiche dell'austerity, verranno costrette ai ricatti delle multinazionali e degli speculatori che compenseranno con quattro spiccioli il furto dei beni ambientali e servizi ecosistemici per ripulirsi la coscienza.

È in questo quadro che questa maggioranza ha deciso di introdurre nei Consigli Direttivi dei Parchi il rappresentante di alcune categorie economiche. È evidente che questa scelta altera fortemente, non solo l'equilibrio, ma anche la logica di una gestione che si basa sulla presenza nell'organo decisionale di rappresentanti degli interessi generali qualificati per le attività in materia di conservazione della natura.

Nel testo approdato in aula veniva sancito che il Presidente di un Parco Nazionale non fosse necessario che avesse alcuna competenza specifica e riconosciuta in ordine alla gestione, conservazione e valorizzazione dei beni naturali ed ambientali.

Abbiamo dibattuto per mesi e con la mobilitazione di tutte le associazioni ambientaliste siamo riusciti ad ottenere che il Presidente di un Parco avesse comprovata esperienza "in campo ambientale"… sembra un'ovvietà! E invece ore e ore di discussione per ottenere che ci fosse questa competenza.

Chi mai si permetterebbe di far nominare un incompetente in storia dell'arte a capo di uno dei nostri musei? Nessuno.

Per i parchi naturali invece la preparazione in campo ambientale può essere superata dall'appartenenza politica, dalla subalternità alle logiche localistiche o a qualche categoria economica.

Anche i criteri di scelta del Direttore dei Parchi Nazionali e delle aree marine protette sono particolarmente dequalificanti nella figura di un soggetto assunto quale dipendente a tempo determinato per svolgere funzioni dirigenziali di carattere generale.

Nessun serio riferimento alla dimostrazione di competenze di carattere tecnico per quanto riguarda le tematiche attinenti la pianificazione paesaggistica e naturale, gestione degli habitat, nessuna conoscenza dei principi fondamentali di biologia della conservazione. Avete bocciato la presenza di professionisti competenti in materia artistica, architettonica, archeologica, paesaggistica. Fanno tanta paura agli speculatori edilizi ed economici?

Ci siamo battuti e abbiamo ottenuto una virgola. Sì presidente, una virgola! Abbiamo ottenuto che le competenze ambientali non fossero in alternativa ma che il direttore avesse anche le competenze ambientali, rendendo così un po' più stringenti i criteri per la scelta del direttore di un Parco Nazionale. D'altronde perché stupirsi? Sono decenni che negli enti di gestione, a livello sia nazionale che regionale, si procede a nomine di carattere quasi esclusivamente politico e non ispirate alla esperienza e alla professionalità dei candidati, con un progressivo svuotamento delle funzioni e del ruolo delle aree protette a vantaggio di politiche clientelari trasformate in agenzie del turismo, grandi pro loco, concesse in appannaggio a qualche politico in attesa di ricollocazione.

Presidente, siamo noi a dipendere dalle leggi di Madre Terra non viceversa. E questi lembi di territorio sono l'ultimo baluardo su cui tutti vogliono mettere le mani: sviluppo e valorizzazione, questo sentiamo continuamente ripetere come fosse un mantra. A che prezzo? Royalties e compensazioni, faranno mercimonio dei beni ambientali come se questi fossero riproducibili e sfruttabili all'infinito, quando invece dovrebbe essere ormai noto che si tratta di beni fragili e non ricostituibili. Si insegna anche ai bambini delle elementari!

Che dire sull'operazione tutta di facciata in merito alle prospezioni di combustibili fossili. Dopo aver approvato in commissione ambiente la norma che vieta le prospezioni nei parchi, la commissione bilancio, ovvero quella che frena tutte le proposte che abbiano oneri di ragioneria aggiuntivi, produce un emendamento che fa salve le attività estrattive in corso e tutte le concessioni ad esse collegate, come se fosse l'ufficio ragioneria delle società di capitale delle fossili. Si continuerà così ad estrarre le quattro gocce di petrolio dai pozzi esistenti e, per farne di nuovi, si faranno furbescamente dei decreti ministeriali che bypasseranno le leggi approvate dal Parlamento. È già accaduto proprio in questi mesi! Dopo che sono state vietate le prospezioni entro le 12 miglia dalle coste Governo il Governo ha autorizzato nuove prospezioni petrolifere attraverso l'escamotage delle "varianti dei programmi di lavoro", infischiandosene della legge approvata dal Parlamento nel gennaio 2016 e voluta dal Governo per svilire il referendum sulle trivelle.

Avete preso in giro 12 milioni di elettori che hanno detto no alle trivelle!

Che dire del pasticcio relativo alla delega al Governo ad adottare un decreto legislativo istitutivo del cosiddetto Parco del Delta del Po? Si vuole replicare il caso dello smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio? Producete norme confuse e incongrue, fatte ad arte per ogni realtà territoriale cancellando il principio costituzionalmente riconosciuto e sancito dall'articolo 9 della Costituzione che da sempre ha fatto paura agli speculatori: l'interesse nazionale alla tutela del paesaggio e del nostro immenso patrimonio naturale.

Riteniamo che le norme che qui introdotte minino alcuni dei principi-cardine della legge 394/91.

Il Parco è una struttura territoriale vasta e complessa a cui sono affidati vari ruoli: dalla conservazione della natura all'intervento attivo di risanamento ambientale, dal contenimento del consumo del suolo e dell'espansione urbana al riequilibrio e alla cura degli insediamenti, dove uomo e natura possono rinnovare la sinergia armonica tra ambiente, territorio, cultura e società, relazione ormai degenerata nelle aree urbanizzate.

I Parchi sono il volano di un vero sviluppo e produttore di “servizi ambientali” dove le realtà locali possono promuovere una reale economia con l'imprenditoria locale, proteggendo la natura. E tutto questo, Presidente, con questa riforma non accadrà.

Le aree protette devono rimanere protette: sono i nostri polmoni, le nostre radici, la nostra sopravvivenza.

Dopo aver distrutto l'immenso patrimonio che i nostri padri ci hanno lasciato ora si vuole erodere pure il capitale naturale.

Ricordatevelo, la ricchezza dell'Italia non è certo né il petrolio, né il gas fossile e fare ricchezza speculando con ulteriori colate di cemento ci porterà solo alla deflagrazione del sistema terra.

Il business non è economia.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: DANIEL ALFREIDER, MASSIMO PARISI, SERENA PELLEGRINO (A.C. 56-B)

DANIEL ALFREIDER. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 56-B). Grazie Presidente. Inizio questa dichiarazione di voto con un po' di emozione, perché stiamo compiendo un passo in un momento storico per il popolo ladino. E ci sono due ragioni che lo rendono storico. La prima è il fatto che noi oggi, una delle massime istituzioni del Paese, si stiamo occupando dei diritti di una delle minoranze più piccole in Italia, i ladini. La seconda ragione, che evidenzia anche l'importanza e la portata di questo provvedimento: Con l'approvazione del presente disegno di legge costituzionale vengono infatti modificati diversi articoli dello Statuto di autonomia del Trentino Alto Adige/Südtirol, emanati in esecuzione del cosiddetto “Pacchetto per l'Alto Adige”, del 1972 in particolare delle misure numero 70, 75, 85, 91, 95 e 96. Ciò significa che sviluppiamo ulteriormente l'impianto normativo dello Statuto di autonomia le cui radici hanno carattere internazionale. Pertanto, in conformità alla nota verbale del Governo italiano del 22 aprile 1992 e nello spirito di leale collaborazione che ha sempre caratterizzato le relazioni tra l'Italia e l'Austria, riteniamo opportuno che vengano avviate le procedure internazionali ai fini del raggiungimento delle necessarie intese. E ringrazio già ora il Governo ed il Sottosegretario Bressa, che in Senato ha garantito che saranno avviate quanto prima tutte le procedure internazionali necessarie per raggiungere l'intesa con l'Austria.

Ci prepariamo a votare una proposta di legge quindi che, sin dalla sua nascita, ha perseguito lo scopo di riconoscere all'interno dell'assetto normativo dello Statuto d‘autonomia la presenza di alcune discriminazioni nei confronti del popolo ladino e quindi di eliminarle. In tal modo si procede un'opera di sviluppo dello statuto stesso, alimentando ulteriormente lo spirito di pacifica e proficua convivenza tra i diversi gruppi linguistici presenti nelle provincie autonome di Bolzano e di Trento.

Questo testo si rivolge in particolare alle più piccole minoranze linguistiche delle provincie autonome di Trento e Bolzano, in particolar modo alla minoranza ladina. I ladini rappresentano il popolo più antico dell'intero arco alpino e come tale ha vissuto, vuoi da protagonista in alcune fasi storiche, vuoi da semplice spettatore in altre, le complesse vicissitudini che hanno caratterizzato la storia del suo territorio.

Per il popolo ladino di oggi, insediato nelle valli delle Dolomiti, sono stati soprattutto gli avvenimenti del 20. Secolo a segnarne il destino. A distanza di cento anni ricordiamo la Prima Guerra Mondiale, che si è combattuta proprio sulle Alpi e sulle Dolomiti e la successiva annessione all'Italia di molti territori popolati tra gli altri proprio dai ladini. E poi la suddivisione del popolo ladino, ad opera del fascismo, su tre provincie e quindi amministrazioni diverse, che continua a perdurare fino ai giorni nostri. Infine un altro passaggio storico fondamentale, è rappresentato dalla sottoscrizione dei Trattati di Parigi nel 1947, che ancora oggi costituiscono la base solida della tutela delle minoranze linguistiche della provincia di Bolzano e la ancorano al diritto internazionale.

Vale la pena ricordare in questo contesto, che gli interventi legislativi a favore della minoranza ladina non si potranno esaurire con la presente proposta di legge, ma occorrerà provvedere con ulteriori strumenti legislativi a favorire anche la tutela e lo sviluppo dei diritti delle popolazioni ladine residenti al di fuori della regione autonoma del Trentino - Alto Adige/Südtirol e che a causa di questa loro diversa collocazione geografica, non possono essere ricomprese nel disegno di legge che stiamo per votare.

All'inizio ho ricordato come l'adozione della presente legge rappresenti un momento storico per il popolo ladino. Mi permetto di aggiungere che lo è, ovviamente con una portata diversa, per l'intero Paese. L'Italia può oggi dire con fierezza di essere stato tra i primi Paesi in Europa e nel mondo a prevedere una tutela forte ed importante per le minoranze linguistiche. E non vogliamo dimenticare che proprio con lo statuto del Trentino Alto Adige/Südtirol, l'Italia ha contribuito alla creazione di un sistema di pacifica convivenza tra diversi popoli e culture, ritenuto oggi dalla comunità internazionale come una realtà funzionante e soprattutto un modello da imitare. Coerentemente a ciò, l'adozione della presente proposta di legge, significherebbe anche dare il segnale che l'Italia non ha esaurito la sua sensibilità e la sua attenzione nei confronti delle sue realtà più piccole, ma che vuole continuare il percorso intrapreso e continuare a voler essere anche su questo fronte un modello virtuoso da imitare. Perciò mi appello a voi colleghi parlamentari, di continuare anche in futuro l'impegno per le minoranze linguistiche e per il popolo ladino, soprattutto nelle sue componenti meno tutelate, che, per le ragioni prima esposte, non possono essere ricomprese in questa proposta di legge. Per questo impegno e in particolare per il grande lavoro che avete dedicato in questi ultimi mesi ai diritti del popolo ladino, vi voglio ringraziare di cuore.

Come già ricordato, il sistema di pacifica convivenza nato dallo statuto speciale del Trentino Alto Adige/Südtirol è stata una conquista importante, ma altrettanto difficile. Ciò che ai nostri occhi appare oggi come naturale e ovvio, fu un compito delicato e arduo, in cui i protagonisti furono chiamati a creare in modo sapiente e con molta lungimiranza degli equilibri tra gruppi linguistici, culture e tradizioni diversi. Tali equilibri, nati prevalentemente con la c.d. proporzionale etnica, continuano a perdurare e rappresentano un solido fondamento. In tale sistema, il gruppo linguistico ladino, il più piccolo, ha dovuto in alcuni casi sacrificarsi in favore dei gruppi linguistici più grandi, quello tedesco e quello italiano. Ciò non è ovviamente avvenuto con un preciso intento di fare un torto al gruppo ladino, ma per ragioni pratiche e appunto di equilibrio. Tuttavia riteniamo che oggi, in cui il sistema e gli equilibri si sono consolidati e anche le tensioni si sono affievolite, i tempi siano maturi per sviluppare ulteriormente questo sistema e correggere le dimenticanze subite in origine dalla minoranza ladina. Ed è proprio ciò che ci accingiamo a fare con la presente proposta di legge. Ci tengo a rimarcare che non si tratta di correggere lo statuto d'autonomia del Trentino Alto Adige/Südtirol, ma di svilupparlo.

L'impianto normativo del disegno di legge costituzionale, approvato in prima deliberazione dal Senato il 20 maggio scorso, è rimasto quello approvato qui alla Camera l'11 gennaio. Durante i lavori in Senato si è tuttavia ritenuto opportuno apportare alcune modifiche. In particolare sono stati soppressi gli articoli 2 e 5 del disegno di legge recanti modifiche agli articoli 47 e 48 dello Statuto di autonomia in materia di elezione del Consiglio provinciale della provincia autonoma di Bolzano e dei consigli comunali. Un'ulteriore lieve modifica è infine stata accolta riguardo all'art. 8 del testo che stiamo per votare, che integra l'art. 102 dello Statuto di autonomia, prevedendo che all'ente sovracomunale costituito nel territorio coincidente con quello dei Comuni ove è insediato il gruppo linguistico ladino-dolomitico della Val di Fassa, la Regione e la Provincia di Trento possono attribuire, trasferire o delegare funzioni, compiti o attività proprie, rilevanti per la valorizzazione della minoranza linguistica ladina. Su tale aspetto, al fine di rendere la norma più chiara, è stata accolta in Senato la modifica che specifica la natura amministrativa delle funzioni oggetto della disposizione.

Sono rimaste invariate invece tutte le altre disposizioni, già approvate qui alla Camera l'11 gennaio scorso:

L'art.1 modifica l'art. 27 dello Statuto di autonomia e consente lo svolgimento di sessioni straordinarie del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige/Südtirol riguardanti i diritti della minoranza linguistica ladina e dei gruppi linguistici dei mocheni e dei cimbri.

L'art. 2, modificando l'art. 49 dello Statuto, estende la previsione dell'art. 1 anche ai consigli provinciali di Bolzano e di Trento.

L'art. 3 modifica il numero di Vice Presidenti della Giunta provinciale di Bolzano previsto dall'art. 50 dello Statuto, aumentandoli a tre, qualora un membro della Giunta provinciale appartenga al gruppo linguistico ladino. In tal caso il terzo Vice Presidente appartiene al gruppo linguistico ladino.

L'art. 4 amplia la disciplina dell'art. 62 dello Statuto in materia di composizione degli organi di vertice degli enti pubblici di rilevanza provinciale e degli enti locali intermedi, agevolando l'accesso del gruppo linguistico ladino agli incarichi di vertice di detti enti.

L'art. 5 modifica l'art. 84 dello Statuto in materia di procedura di esame dei capitoli di bilancio della Regione e della Provincia autonoma di Bolzano e per la loro votazione per gruppi linguistici. Anche in questo caso viene aumentato il peso del gruppo linguistico ladino in termini di approvazione.

L'art. 6 estende anche al gruppo linguistico ladino le disposizioni dell'art. 89 dello Statuto, in materia di trasferimento fuori Provincia del personale. Interviene inoltre in materia di ripartizione proporzionale tra i gruppi linguistici dei posti nelle piante organiche della magistratura.

L'art. 7, modificando l'art. 93 dello Statuto, precisa che qualora sia prevista per il Consiglio di Stato la presenza di un componente appartenente al gruppo linguistico tedesco, questi possa in alternativa anche appartenere al gruppo linguistico ladino.

L'art. 8 integra l'art. 102 dello Statuto come già chiarito prima.

L'art. 9 interviene sull'art. 107 dello Statuto, in materia di composizione della commissione paritetica per il parere al Governo sugli schemi di decreto recanti norme d'attuazione dello Statuto, in particolare rendendo possibile l'accesso del gruppo linguistico ladino alla commissione paritetica.

Gli articoli 10 e 11 infine, contengono rispettivamente le disposizioni di copertura finanziaria e l'entrata in vigore della legge al giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Alla luce dello sviluppo dello statuto di autonomia, che l'approvazione della presente proposta di legge costituzionale comporterà soprattutto per il popolo ladino, mi sento in dovere di ringraziare tutti voi colleghi per questo percorso che insieme abbiamo intrapreso. In particolare voglio ringraziare il relatore On. Sanna, il presidente della prima commissione On. Mazziotti Di Celso e, insieme all'on. Fiano, tutti i membri della prima commissione, di maggioranza e di opposizione, soprattutto il Partito Democratico e gli altri partiti che ci hanno sostenuto per il lavoro e l'impegno dedicato a questa iniziativa a favore dei ladini in questi anni e mesi.

Grazie da parte mia e grazie da parte dei ladini.

Giulan (Grazie).

MASSIMO PARISI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 56-B). Presidente, membri del Governo, colleghi. I ladini sono una minoranza linguistica situata nel cuore delle Dolomiti, suddivisa in due Regioni e in tre province contigue. Oltre ai ladini di Bolzano (Val Badia e Val Gardena) cui è dedicata questa proposta di legge, vanno ricordate le comunità ladine della provincia di Trento (Val di Fassa) e della provincia di Belluno. Comunità, queste ultime due, per le quali il provvedimento in esame non prevede nuove tutele.

Il provvedimento introduce infatti disposizioni volte a garantire la rappresentanza e a promuovere la tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano. La proposta porta all'attenzione del Parlamento le aspettative e le rivendicazioni della piena parità di rappresentanza che i cittadini appartenenti al gruppo linguistico ladino della Provincia di Bolzano richiedono e rivendicano come compimento della progressiva parificazione dei tre gruppi linguistici che ha già ispirato le riforme statutarie del 1971 e del 2001.

Dal 1511 e fino alla prima guerra mondiale i ladini erano riuniti nel Tirolo sotto l'Impero austro-ungarico. A seguito del trattato di pace con cui il Tirolo meridionale (Südtirol) fu annesso all'Italia, i ladini passarono sotto la sovranità italiana. Nel censimento del 1921 gli abitanti poterono dichiararsi Ladini, ma con l'avvento del regime fascista la minoranza ladina fu oppressa e divisa nelle tre diverse province richiamate poco fa.

Con l'avvento della Repubblica, le popolazioni ladine delle province di Trenta e di Bolzano hanno trovato nell'autonomia speciale del Trentino-Alto Adige il riconoscimento della loro natura di minoranza linguistica e, alla pari dei due gruppi maggiori, quello italiano e tedesco, le prerogative e le tutele che, nello statuto speciale, garantiscono la preservazione e la continuità della loro identità storica.

Già lo statuto del 1948 fondava il riconoscimento delle tre minoranze sul principio di assoluta parità e assumeva la tutela specifica della minoranza ladina con l'obbligo dell'insegnamento scolastico in lingua madre. Con lo statuto del 1972 la tutela delle tre identità di popolazione e di lingua raggiunge la pienezza che caratterizza oggi la loro convivenza nella regione Trentino-Alto Adige e, in particolar modo, nelle istituzioni e nella vita sociale della provincia autonoma di Bolzano.

È stato quindi già fatto tanto per i ladini di Bolzano. E proprio in favore di questo gruppo linguistico si continua ad operare. Forse, colpevolmente, dimenticandosi dei ladini sparsi in altre province. Questo provvedimento elimina alcune disparità verso il gruppo linguistico ladino, tuttora esistenti nella Provincia autonoma di Bolzano dove la minoranza è corposa. Cito solo alcune innovazioni in questo senso positive: la possibilità di accedere come ladino alla carica di vicepresidente della giunta provinciale, l'ampliamento della rappresentanza ladina negli enti pubblici di rilevanza provinciale e il maggior peso dato a tale componente in fase di approvazione del bilancio.

La novità, rispetto al testo che quest'aula ha licenziato nello scorso gennaio, sta nella soppressione delle disposizioni che imponevano elezioni con sistema proporzionale per la Provincia autonoma di Bolzano e per i comuni che ne fanno parte: reduce dalle ultime settimane di battaglia per il maggioritario, non posso che gioirne.

Questa legge porterà però con sé inevitabili problemi: la popolazione ladina rischia di ritrovarsi più divisa e più diseguale per diritti e trattamento. I ladini di Bolzano, già più forti numericamente e per qualità di tutela, avranno maggiori diritti mentre quelli presenti nelle province di Trento e Belluno continueranno ad avere le poche ed insufficienti garanzie loro riconosciute fino ad oggi.

Si sarebbe potuto affrontare in maniera diversa il tema delle tutele in favore della minoranza linguistica ladina. Si sarebbe potuto immaginare un pacchetto di norme comprensivo della proposta ora in discussione ma anche di tutele per quei ladini che risiedono nelle province di Trento e Belluno. Non è stato fatto e ce ne rammarichiamo.

La diversità è ricchezza da tutelare anche a livello costituzionale perché di una norma di tale rango stiamo parlando. Quella ladina è una minoranza forse numericamente esigua ma culturalmente significativa e deve essere tutelata nella sua interezza, ovunque essa risieda. Provincia di Bolzano, di Trento o di Belluno che sia.

Per tali ragioni il Sì che Scelta civica-Ala oggi pronuncerà non sarà dei più convinti.

SERENA PELLEGRINO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 56-B). Grazie signor Presidente, Onorevoli colleghi, il Gruppo Sinistra italiana – SEL – Possibile è particolarmente sensibile e attento ai diritti delle minoranze.

È un dato costitutivo della nostra visione politica e culturale e, anche per questo, riteniamo positivo ogni passo che vada nella direzione della piena attuazione del disegno contenuto nella nostra Costituzione, che all'articolo 6 prevede espressamente: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche». Si tratta di un principio fondamentale che, auspichiamo, trovi sempre maggiore riconoscimento in tutte le aree del nostro Paese dove vivono minoranze linguistiche, perché sappiamo che dobbiamo ancora fare molta strada per garantire una adeguata tutela a tutte le minoranze linguistiche presenti nel nostro Paese.

D'altronde anche con questo disegno di legge costituzionale che pure nel titolo si pone come obiettivo la tutela della minoranza ladina, come è stato più volte stigmatizzato dal collega Kronbichler, nei fatti favoriamo solo quella parte della minoranza ladina che è già la più tutelata, o la meno svantaggiata, ed è la parte ladina della sola provincia di Bolzano.

Le popolazioni ladine infatti sono sparpagliate tra cinque valli e divise in tre province (Bolzano, Trento, Belluno) e tre regioni diverse (Trentino Alto Adige, Veneto e anche Friuli Venezia Giulia).

Abbiamo rischiato, se non fossero state approvate le modifiche che riportano al metodo proporzionale, una popolazione divisa e più disuguale per diritti e trattamento.

Per questo pensiamo che quanto andiamo a votare oggi sia un primo passo e che sia necessario lavorare ancora per fare in modo che siano eliminate le disparità di trattamento nei confronti della minoranza ladina in tutte le Regioni e in tutte e le diverse Province.

In linea generale vorrei ricordare che, per fare in modo che il sistema di tutela e l'eliminazione della disparità di trattamento siano estesi anche alle altre minoranze linguistiche che arricchiscono il nostro Paese, rimane assolutamente fondamentale che sia finalmente ratificata dal Parlamento italiano la Carta europea per la tutela delle minoranze linguistiche.

La “Carta europea delle lingue regionali o minoritarie” è datata 1992 ed è entrata in vigore il 1° marzo 1998, quando è stata ratificata da cinque Stati. È stata firmata da 33 Paesi, tra cui anche l'Italia, che in venticinque anni non è riuscita a ratificarla, a differenza di altri 24 Paesi tra i quali la Svizzera, l'Austria, la Spagna e il Regno Unito, che hanno un'articolazione di comunità nazionali al loro interno, che non solo non hanno paura di riconoscere, ma cui hanno dato un riconoscimento pieno anche sotto il profilo culturale della lingua.

Esiste quindi un tema generale su cui la nostra nazione è inadempiente e che va, al più presto, risolto.

Ora, ritornando nello specifico di questo disegno di legge costituzionale, possiamo affermare che il Gruppo Sinistra italiana – SEL – Possibile esprimerà con maggior convinzione il suo voto favorevole dopo i cambiamenti introdotti al Senato che hanno eliminato dal testo gli articoli 2 e 5 con le modifiche degli articoli 47, 48 e 61 dello Statuto dell'autonomia, infilate alla Camera dalla Südtiroler Volkspartei con l'avallo del Partito Democratico.

Modifiche assolutamente estranee alla natura della proposta di tutela della minoranza linguistica sul lato della rappresentanza e della proporzionalità anche etnica.

Modifiche che andavano a incidere sul sistema elettorale per l'elezione del Consiglio provinciale e dei Consigli comunali e portavano artificiosamente a una modifica - introducendo la dizione eletto «con sistema proporzionale», anziché «su base proporzionale» - che andava a ledere il principio vincolante della tutela dell'equilibrio della rappresentanza perché avrebbe permesso, tra l'altro, con quella piccola modifica di dizione, che si potessero addirittura introdurre principi maggioritari o sbarramenti.

Un vero e proprio attentato ad un principio cardine del sistema autonomistico, qual è il principio della rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici negli organi elettivi della provincia.

In questo caso possiamo dire per fortuna ci ha pensato il Senato!

Per fortuna che ci hanno pensato i cittadini lo scorso 4 dicembre a salvare la nostra Costituzione!

Voglio concludere questa dichiarazione di voto citando un passo del “Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica” scritto da Alexander Langer.

Dopo aver ricordato la frase pronunciata dal vescovo di Banja Luka durante la guerra civile jugoslava degli anni '90: "un prato con molti fiori diversi è più bello di un prato dove cresce una sola varietà di fiori", Langer scrive: “La compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni diverse sullo stesso territorio, nella stessa città, deve essere riconosciuta e resa visibile.

Gli appartenenti alle diverse comunità conviventi devono sentire che sono "di casa", che hanno cittadinanza, che sono accettati e radicati (o che possono mettere radici).

Il bi- (o pluri-) linguismo, l'agibilità per istituzioni religiose, culturali, linguistiche differenti, l'esistenza di strutture ed occasioni specifiche di richiamo e di valorizzazione di ogni etnia presente sono elementi importanti per una cultura della convivenza.

Più si organizzerà la compresenza di lingue, culture, religioni, segni caratteristici, meno si avrà a che fare con dispute sulla pertinenza dei luoghi e del territorio a questa o quella etnia: bisogna che ogni forma di esclusivismo o integralismo etnico venga diluita nella naturale compresenza di segni, suoni e istituzioni multiformi.”

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni n. 1 e n. 3 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 12 il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito astenersi dal voto;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 18 la deputata Elvira Savino ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nelle votazioni nn. 2 e 34 e n. 56 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 4 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 8 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 15 alla n. 23 i deputati Gullo e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 18 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 20 alla n. 56 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 23 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 30 il deputato Prataviera ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 33 la deputata Bargero ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 35 il deputato Mognato ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 36 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 36 alla n. 38 e dalla n. 40 alla n. 41 la deputata Venittelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 36 alla n. 48 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 37 alla n. 40 il deputato Menorello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 40 alla n. 42 il deputato Ginoble ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 51 il deputato Marcon ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 57 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 59 i deputati Busto e Spessotto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 59 la deputata Fregolent ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 60 i deputati Nastri e Rizzetto hanno segnalato hanno erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

  nella votazione n. 60 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 4144-A e ab-subem. 0.2.01000.2 369 369 0 185 333 36 103 Appr.
2 Nominale subem. 0.2.01000.3 373 372 1 187 116 256 103 Resp.
3 Nominale subem. 0.2.01000.4 374 374 0 188 369 5 102 Appr.
4 Nominale subem. 0.2.01000.16 373 373 0 187 106 267 102 Resp.
5 Nominale subem. 0.2.01000.5 380 375 5 188 102 273 102 Resp.
6 Nominale subem. 0.2.01000.6 381 381 0 191 379 2 102 Appr.
7 Nominale subem. 0.2.01000.7 381 381 0 191 368 13 102 Appr.
8 Nominale subem. 0.2.01000.8 376 376 0 189 109 267 103 Resp.
9 Nominale subem. 0.2.01000.9 384 379 5 190 105 274 101 Resp.
10 Nominale subem. 0.2.01000.10 389 384 5 193 107 277 101 Resp.
11 Nominale subem. 0.2.01000.1 387 387 0 194 343 44 101 Appr.
12 Nominale subem. 0.2.01000.11 391 376 15 189 109 267 100 Resp.
13 Nominale subem. 0.2.01000.12 392 391 1 196 370 21 100 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale subem. 0.2.01000.13 389 389 0 195 114 275 100 Resp.
15 Nominale subem. 0.2.01000.14 390 390 0 196 111 279 100 Resp.
16 Nominale subem. 0.2.01000.15 390 390 0 196 109 281 100 Resp.
17 Nominale subem. 0.2.01000.20 389 389 0 195 110 279 100 Resp.
18 Nominale subem. 0.2.01000.21 387 384 3 193 107 277 100 Resp.
19 Nominale subem. 0.2.01000.17 395 385 10 193 374 11 100 Appr.
20 Nominale subem. 0.2.01000.18 397 397 0 199 113 284 100 Resp.
21 Nominale subem. 0.2.01000.19 394 393 1 197 388 5 100 Appr.
22 Nominale art. agg. 2.01000 n.f. 397 397 0 199 393 4 101 Appr.
23 Nominale em. 28.1 397 336 61 169 61 275 100 Resp.
24 Nominale em. 28.600 398 398 0 200 365 33 100 Appr.
25 Nominale em. 28.2 399 399 0 200 54 345 100 Resp.
26 Nominale em. 28.1000 406 406 0 204 343 63 100 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 28.3 403 333 70 167 51 282 100 Resp.
28 Nominale em. 28.601 403 403 0 202 400 3 100 Appr.
29 Nominale em. 28.4 402 334 68 168 55 279 100 Resp.
30 Nominale articolo 28 403 262 141 132 247 15 99 Appr.
31 Nominale articolo 28-bis 409 301 108 151 246 55 99 Appr.
32 Nominale articolo 29 409 352 57 177 350 2 99 Appr.
33 Nominale art. agg. 29.01 400 393 7 197 144 249 99 Resp.
34 Nominale odg 9/4144-A/6 393 326 67 164 62 264 99 Resp.
35 Nominale odg 9/4144-A/28 401 298 103 150 23 275 99 Resp.
36 Nominale odg 9/4144-A/30 399 391 8 196 47 344 99 Resp.
37 Nominale odg 9/4144-A/33 407 402 5 202 52 350 99 Resp.
38 Nominale odg 9/4144-A/35 409 337 72 169 52 285 99 Resp.
39 Nominale odg 9/4144-A/36 409 339 70 170 52 287 99 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale odg 9/4144-A/39 409 404 5 203 112 292 99 Resp.
41 Nominale odg 9/4144-A/43 414 400 14 201 148 252 100 Resp.
42 Nominale odg 9/4144-A/44 404 403 1 202 107 296 99 Resp.
43 Nominale odg 9/4144-A/45 418 405 13 203 152 253 100 Resp.
44 Nominale odg 9/4144-A/46 415 401 14 201 110 291 100 Resp.
45 Nominale odg 9/4144-A/48 409 404 5 203 103 301 100 Resp.
46 Nominale odg 9/4144-A/50 413 413 0 207 168 245 100 Resp.
47 Nominale odg 9/4144-A/51 411 410 1 206 165 245 100 Resp.
48 Nominale odg 9/4144-A/52 414 403 11 202 121 282 100 Resp.
49 Nominale odg 9/4144-A/54 417 403 14 202 113 290 100 Resp.
50 Nominale odg 9/4144-A/60 421 350 71 176 57 293 100 Resp.
51 Nominale odg 9/4144-A/69 413 350 63 176 60 290 100 Resp.
52 Nominale odg 9/4144-A/74 406 345 61 173 57 288 100 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 60)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale odg 9/4144-A/75 417 353 64 177 59 294 100 Resp.
54 Nominale odg 9/4144-A/78 415 350 65 176 60 290 100 Resp.
55 Nominale odg 9/4144-A/79 418 355 63 178 60 295 100 Resp.
56 Nominale odg 9/4144-A/83 419 419 0 210 114 305 100 Resp.
57 Nominale Pdl 4144-A e abb. - voto finale 396 364 32 183 249 115 94 Appr.
58 Nominale Pdl C. 56-B - articolo 8 390 348 42 175 348 0 94 Appr.
59 Nominale odg 9/C. 56-B/1 387 384 3 193 119 265 94 Resp.
60 Nominale Pdl C. 56-B - voto finale 354 331 23 166 331 0 93 Appr.