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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 813 di mercoledì 14 giugno 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Carbone, Centemero, Fraccaro, Mannino, Piepoli, Francesco Saverio Romano, Venittelli e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del progetto di legge: S. 2067-1844-2032-176-209-286-299-381-382-384-385-386-387-389-468-581-597-609-614-700-708-709-1008-1113-1456-1587-1681-1682-1683-1684-1693-1713-1824-1905-1921-1922-2103-2295-2457 - D'iniziativa del Governo; Ferranti ed altri; Molteni ed altri; d'iniziativa dei senatori: Scilipoti Isgrò; Torrisi; Manconi ed altri; Compagna; Barani; Barani; Barani; Barani; Barani; Barani; Barani; Marinello ed altri; Compagna; Cardiello ed altri; Cardiello ed altri; Cardiello ed altri; Barani; Casson ed altri; De Cristofaro ed altri; Lo Giudice ed altri; Casson ed altri; Lumia ed altri; Lo Giudice ed altri; Giarrusso ed altri; Giarrusso ed altri; Giarrusso ed altri; Giarrusso ed altri; Ginetti ed altri; Campanella ed altri; Ricchiuti ed altri; Barani; Mussini ed altri; D'Ascola ed altri; Cappelletti; Ginetti; Bisinella ed altri: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario (Approvato, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 4368) (ore 11,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del progetto di legge, approvato, in un testo unificato, dal Senato n. 4368: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del progetto di legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del progetto di legge nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, e per le proposte emendative riferite agli articoli del progetto di legge, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 13 giugno 2017).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 4368)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Scusi, Presidente, ma è irrilevante che non ci sia nessuno del Governo?

PRESIDENTE. Se ne fa richiesta, la Presidenza sospende la seduta in attesa che il Governo arrivi. Se lei non mi pone la questione formalmente, io vado avanti.

PIA ELDA LOCATELLI. Io non ho …

PRESIDENTE. A questo punto sospendiamo la seduta. La seduta è sospesa. Grazie.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa, con la presenza stavolta del Governo. L'onorevole Locatelli ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, i socialisti ritengono che la questione di fiducia posta dal Governo sul disegno di legge delega di riforma del processo penale sia un atto di responsabilità politica che nelle condizioni date - e ribadisco, nelle condizioni date - diviene condivisibile. Cogliamo volentieri l'intento generale di dare maggiore efficienza al processo penale senza sacrificare le garanzie difensive. Ne registriamo pure l'intento deflattivo con l'estinzione del reato per condotte riparatorie, la nuova disciplina in tema di impugnazione, il recupero dell'istituto del patteggiamento in appello, le modifiche previste in tema di disciplina delle indagini preliminari del procedimento di archiviazione, la delega per la riforma del casellario giudiziario, le misure concernenti il nodo degli OPG, gli ospedali psichiatrici giudiziari, e delle REMS, le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza.

Tra le ombre, perché ce ne sono, la più consistente, a nostro parere, riguarda l'ambito della prescrizione. Le nostre perplessità sono legate alla previsione di un ulteriore allungamento dei tempi, perché ci sembra irragionevole voler rimediare per questa strada alle difficoltà a concludere i processi entro una ragionevole durata, così come prescrive anche la nostra Costituzione, allontanando i tempi della sentenza definitiva sia essa di condanna o di proscioglimento, perché in questo modo si arreca, in ogni caso, un danno all'imputato o alla parte lesa. La via maestra resta quella di intervenire con misure organizzative ed amministrative per aumentare l'efficienza della macchina giudiziaria. In conclusione, pur se manteniamo alcune differenze di vedute sul provvedimento, ne cogliamo volentieri l'intento generale per una riforma che non può più attendere e per questo annuncio il voto favorevole della componente socialista.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

Onorevole Artini, ci metta del suo, perché io la parola gliela posso dare.

MASSIMO ARTINI. Presidente, mi scuso ma non avevo sentito assolutamente la chiamata. Mi perdoni.

PRESIDENTE. Prego, ci mancherebbe.

MASSIMO ARTINI. Presidente, un Governo in carica da sei mesi, che non ha fatto ancora nulla per dare risposte ad un Paese con quasi 13 milioni di poveri, non può permettersi di chiedere la fiducia a questo Parlamento. Ricordo al Presidente del Consiglio che, al momento delle consultazioni che hanno portato alla nascita dell'Esecutivo, abbiamo sperato in un cambio di passo nelle politiche di lotta alla povertà, ma così ancora non è stato. Per questo motivo Alternativa Libera, nel rimarcare il suo profondo disappunto per il disinteresse manifestato dal Governo nei confronti di chi vive in stato di indigenza, non le accorderà la fiducia neanche questa volta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD. Grazie, Presidente. La riforma del codice penale e di procedura penale richiede il voto della Camera. Non riteniamo giusto che tale provvedimento subisca un ennesimo rinvio, perché ciò sarebbe l'atto di resa di un Parlamento che non sa decidere le riforme. È, in primo luogo, coerente con i principi del giusto processo, con l'esigenza di restituire certezza di diritto, operando contestualmente per uno snellimento dell'attività processuale e con l'obiettivo di introdurre nuove disposizioni in ordine all'uso delle intercettazioni che configurano un più efficace sistema di garanzia, con l'esigenza di rivedere e ampliare i tempi della prescrizione. La revisione del codice penale non intende attenuare l'importanza dei reati contro la persona e il patrimonio quanto l'opposto; consente, infatti, l'estinzione del reato esclusivamente nel caso in cui vi sia stato il pieno risarcimento del danno; si diminuiscono così, in realtà, i casi di denegata giustizia. Condividiamo anche l'aumento delle pene minime per furti e rapine, è un modo di restituire sicurezza ai cittadini giacché, con questo provvedimento, si attribuiscono più efficaci poteri alle forze dell'ordine.

L'attuazione della riforma dipenderà dalla definizione di merito dei decreti legislativi, dalla legge delega. Il nostro auspicio, votando la fiducia al provvedimento, è che i tempi siano urgenti e i contenuti del tutto coerenti con i principi di riforma che oggi approviamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Intervengo per annunciare il voto contrario alla richiesta di fiducia su questo provvedimento da parte del Governo. Parliamo di un provvedimento complesso, di modifiche al Codice penale, al Codice procedura penale e all'ordinamento penitenziario. Sono disegni di legge e varie proposte di legge che sono stati accorpati: da un punto di vista procedurale, rispetto al merito, un vero e proprio colpo di Stato, né più né meno.

Io immagino, signor Presidente, che cosa sarebbe mai successo se, qualche anno fa, su questo provvedimento i Governi precedenti di centrodestra avessero posto la fiducia: avremmo avuto qui la mobilitazione con i carri armati, che sarebbero stati portati qui sotto; invece, adesso, avviene questo, nel silenzio più totale, senza dare la possibilità di svolgere nessun tipo di intervento migliorativo, anche rispetto ad una discussione di merito più approfondita che riguarda la vita delle persone e quant'altro.

Non c'è dubbio che c'è l'esigenza da parte del Parlamento di intervenire sul pianeta giustizia, ma la gente chiede che ci sia meno “giustizia lumaca”; la gente chiede che ci sia una giustizia efficiente: siamo la peggiore d'Europa rispetto alla situazione dei tempi; la gente chiede che ci siano delle responsabilità in caso di errori, molte volte marchiani, da parte del potere giudiziario nei confronti di tante situazioni; la gente chiede che non avvengano tutti questi disastri continui a seconda del fango che si vuole far girare nei vari ventilatori o frullatori: vedi Consip, vedi adesso la trattativa Stato-mafia. Sulla situazione Stato-mafia sono venticinque anni, signor Presidente, che si indaga. Allora, delle due, l'una: o non è vero niente, cioè sono tutte montature che vengono utilizzate ad arte volta per volta, oppure inquirenti e magistrati, se dopo venticinque anni non riescono a cavare un buco dall'acqua rispetto a tutta questa situazione, vuol dire che sono degli incapaci. È questo che noi chiediamo rispetto ad una serie di situazioni.

Qui ci sono, poi, varie forme di penalizzazione completa, di mancanza della libertà da parte dei cittadini: ormai intercettano tutto, qualsiasi cosa, senza nessun tipo di permesso, senza alcun tipo di situazione.

Rispetto alla situazione della prescrizione, si è introdotto e si introdurrà con questo provvedimento, oltre all'ergastolo normale, anche l'ergastolo giudiziario, perché ci sono alcune inchieste che possono andare avanti anche diciotto, venti anni senza che possa esserci nessun dato, nessun miglioramento.

Quindi, è un giudizio completamente negativo, meno che mai rispetto alla richiesta di fiducia, perché è veramente uno scandalo che in un Paese democratico, nel Paese di Cesare Beccaria, venga addirittura portato in Parlamento un provvedimento del genere con richiesta di fiducia. È una vergogna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,22).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Quindi, la decorrenza è da questo momento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico – A.C. 4368)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non amo le amplificazioni retoriche, non ripeterò quello che ha detto l'onorevole Rocco Palese sul fatto che questo provvedimento è una vergogna. Mi limiterò a dire sommessamente che è del tutto inusuale che si ponga la fiducia su di un provvedimento che riguarda la libertà dei cittadini, un provvedimento in materia di legge penale. Si pone la fiducia su di un provvedimento che riguarda il diritto penale e la procedura penale, per di più in un momento in cui recentemente il Governo è stato sconfitto in Aula con il voto segreto su un provvedimento di grandissima importanza, quello che riguarda la legge elettorale. Si dà l'impressione che questo Governo non si fidi della sua maggioranza, non si fidi dei voti segreti ed espropri il Parlamento delle sue prerogative su di un tema che ha una rilevanza costituzionale, perché qui noi andiamo a decidere della libertà dei cittadini.

In un primo passaggio in questa Camera, i deputati dell'UDC hanno votato questo provvedimento: lo hanno votato con molte perplessità, contando sul fatto che al Senato sarebbe stato modificato con una trattativa all'interno della maggioranza di cui allora facevamo parte.

Le modifiche che sono sopraggiunte non sono modifiche soddisfacenti. Io, in quest'Aula, ho fatto allora notare che si arrivava a tempi di prescrizione abnormi: sono stati contestati i miei calcoli, che però, poi, sono stati confermati e il dibattito al Senato, pur riconoscendone la fondatezza, non è intervenuto adeguatamente per ridurre.

La prescrizione è un istituto che ha le sue ragioni, le ragioni che derivano dal fatto che il processo celebrato a distanza troppo lunga dagli avvenimenti è un processo che corre il rischio di non stabilire la verità, perché i testimoni sono morti, i testimoni sono irreperibili, la memoria si è esaurita, ma anche l'effetto della sanzione si è perduto, perché la sanzione è efficace se è immediata.

PRESIDENTE. Concluda.

ROCCO BUTTIGLIONE. Ci sarebbero molte altre cose da dire, io mi atterrò al richiamo della Presidenza, esprimendo le gravi perplessità che non ci permettono di votare né la fiducia, né il provvedimento, tanto meno, la fiducia sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. È complicato esprimere un giudizio univoco su questo provvedimento, perché le intenzioni sicuramente non erano negative, non erano cattive, perché mettere mano al sistema giudiziario italiano è imprescindibile, è necessario e io apprezzo anche lo sforzo di chi ha voluto cercare di inserire alcune novità significative. Certo, è la direzione degli sforzi che non sempre ci ha convinto: in particolare, si è cercato di intervenire sui tempi della prescrizione, poi il Senato l'ha cambiata e, invece, noi avremmo preferito che si fosse intervenuti in maniera più decisa sui tempi del processo, cosa che si è fatta per quanto riguarda, forse, soltanto la primissima fase delle indagini.

Ancora una volta, si è sviluppato un dibattito, con contestazioni anche vistose, ieri, tra chi la vede lunga e chi la vede corta, anziché immaginare provvedimenti che effettivamente rendessero più veloce la giustizia e facessero, quindi, derubricare a un elemento di minore importanza la lunghezza della prescrizione. Si è trovata, alla fine, io credo una specie, come sempre, di mediazione: non tocchiamo il periodo necessario alla prescrizione nel caso in cui non intervenga alcuna interruzione, tocchiamo, invece, i periodi nel caso di condanna in primo grado, nei successivi gradi in cui un periodo viene sospeso. Si tratta di uno sforzo, io lo capisco, però, ripeto, è uno sforzo che finisce per non accontentare nessuno: né chi vorrebbe che un processo durasse all'infinito fino alla condanna - mi riferisco ai colleghi 5 Stelle, che sarebbero pronti a far durare un processo alcune generazioni - né chi, invece, vorrebbe, d'altro lato, che in fretta e furia si prescrivesse tutto, salvaguardando, magari, alcune responsabilità non acclarate, che si trova più conveniente salvaguardare attraverso la prescrizione anziché attraverso un'opera difensiva che accerti l'eventuale non responsabilità.

Non so se per gli addetti ai lavori sono stato abbastanza chiaro, ma questa non è una legge da propaganda e io mi rifiuto di fare propaganda su un tema come questo. Invece, ci costringe ad una sintesi, quindi anche propagandistica, il Governo, il cui interesse per questa legge - chiedo scusa se devo dirlo - è dimostrato dal fatto che abbiamo dovuto ritardare l'avvio perché nessuno del Governo alle ore 11 del mattino, non alle 9, non alle 8, era presente in Aula.

È considerata una formalità quello che avviene in quest'Aula del Parlamento: è già deciso prima, è già deciso tutto, tant'è che si pone, ancora una volta, un voto di fiducia che non ha ragione di essere su questi argomenti, e non ha ragione di essere alla Camera dei deputati; non ha ragione di essere perché qui la maggioranza è schiacciante. L'ultima legge elettorale ha attribuito al Partito Democratico un numero stravagante di deputati - e uso questo termine volutamente -, riconosciuto addirittura incostituzionale, con una maggioranza addirittura così ampia da essere considerata dalla Corte incostituzionale e su un provvedimento del genere chiedono la fiducia, cioè strozzano il dibattito. Lo dico a quell'unico ascoltatore che oggi avesse acceso al canale della Camera e ci ascoltasse: chiedere la fiducia significa impedire che la Camera discuta e poi, se anche discutesse, neanche viene il Governo; che discutiamo a fare? Questo è l'altro lato della medaglia.

Cosa avremmo voluto noi? Avremmo voluto poter incidere di più, soprattutto su un dato. Accanto ad alcune norme di cui io mi sforzo di vedere l'aspetto positivo, ammesso che ci sia, noi abbiamo trovato non accettabili, ancora una volta, i meccanismi perdonistici. Cioè, ancora una volta, la certezza della pena viene meno perché si aumentano, si dilatano, si ampliano tutte le misure alternative, che poi altro non sono che degli “svuota carceri”; si continua, in una tecnica molto cara alla sinistra, a lasciare che le forze dell'ordine, magari a rischio della vita, combattano la criminalità, a lasciare che i giudici, con provvedimenti a volte altalenanti ma comunque facendo il loro mestiere, giudichino, per poi, una volta che la decisione è presa, anziché avere la certezza delle conseguenze per chi è dichiarato responsabile, si hanno mille vie di fuga che, di fatto, finiscono per costituire, per chi è intenzionato a commettere reati, una vera istigazione a delinquere, perché sapere che, se io sbaglio, probabilmente non pagherò, è una vera istigazione a delinquere!

E noi di questo accusiamo questa maggioranza e questo Governo; poi il resto sono sforzi, a volte coronati da qualche successo, a volte oggetto di polemiche; il modo con cui si interloquisce con i pubblici ministeri, troppe volte ingiustamente accarezzati e troppe volte ingiustamente penalizzati, e si interloquisce con loro dicendo “beh, insomma, questi provvedimenti nel cassetto altri due anni non me li dovete tenere”, è un meccanismo certo, che non avrebbe bisogno di essere preso se funzionasse il nostro CSM, se si facessero valere le leggi oggi già esistenti. C'è bisogno di una legge che sottolinei che le leggi vanno rispettate, perché questo poi è il succo di questo provvedimento.

Allora, io non voglio buttare la croce addosso a tutto questo provvedimento e non mi iscrivo né al partito dei 5 Stelle, che strumentalmente vorrebbe la pena di morte per qualunque reato, magari politico, chiamiamolo così, o contro la pubblica amministrazione - c'è naturalmente la volontà di una severità totale da parte nostra, ma cum grano salis -, e non mi iscrivo, o mi iscrivo ancor meno, al partito di chi vorrebbe che la giustizia fosse una corsa ad ostacoli, sempre con gli ostacoli posti nei confronti di chi vuole perseguire il compito di punire i colpevoli. Non mi iscrivo a nessuno dei due partiti, mi iscrivo al partito della ragione, che vorrebbe che questo provvedimento fosse più organico, che questo provvedimento fosse indirizzato alla realtà del Paese, cioè al desiderio dei cittadini di sapere che chi sbaglia paga. Oggi non siamo in condizione di dare questa valenza a questo provvedimento, che contiene alcuni aspetti positivi e altri negativi, e perciò, conseguentemente, voteremo decisamente contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Grazie, Presidente. Voglio dichiarare il voto positivo del gruppo Democrazia Solidale-Centro democratico su questa richiesta di fiducia. Fiducia che, certamente, può suscitare, nel metodo, qualche perplessità, come prima è stato detto. Peraltro, va ricordato che siamo alla fine di un lungo iter, che ha visto le Camere impegnate, e va anche ricordato che certamente c'è un qualche cosa di patologico nel sistema, posto che proprio la mancata modifica dei Regolamenti parlamentari e, più in generale, la mancata innovazione del modo di lavorare delle nostre istituzioni rende, talvolta, certamente eccessivo l'uso della decretazione, l'uso dello strumento della fiducia, pur legittimo naturalmente, ma il tutto credo vada ricondotto, appunto, alla necessità di un riordino del nostro modo di lavorare, più che non ad una scorretta volontà da parte del Governo.

Ad ogni buon conto noi voteremo “sì” a questa richiesta di fiducia, che riguarda un provvedimento importante, come sempre carico di luci e di ombre, ma nel complesso meritevole, a nostro giudizio, di una valutazione positiva. In questo senso, riteniamo del tutto fuori luogo le caricature da fine del mondo che abbiamo sentito in quest'Aula nella giornata di ieri e che abbiamo letto sulla stampa. Pensiamo che non ci sia nessun bisogno di un partito dei giudici, chiamato a vigilare sulla vita delle nostre istituzioni democratiche. C'è bisogno, invece, di rispetto reciproco dei ruoli e delle funzioni, c'è bisogno di equilibrio, c'è bisogno di normalità.

Il provvedimento contiene alcuni buoni passi avanti, innanzitutto in tema di politica carceraria. Lo sappiamo bene che parlare di questo non fa cassetta, in un momento nel quale una parte rilevante della politica è alla ricerca costante dei nemici individuati via via, talvolta, negli stranieri, nei nomadi, come abbiamo visto recentemente qui a Roma, oppure nei carcerati. Noi sappiamo, però, che una democrazia matura ed una cultura del diritto e della sicurezza esigono senz'altro certezza della pena, ma esigono anche la certezza della pena che si esprima attraverso l'obiettivo del recupero del reo. Soprattutto, sappiamo che solamente il rispetto dei valori di umanità e di dignità della persona all'interno delle carceri può evitare che le carceri scivolino verso una situazione criminogena e, dunque, producano ulteriore insicurezza. Ripeto: non fa cassetta dire questo, ma noi riteniamo che sia giusto dirlo e la norma in discussione va, noi crediamo, nella direzione giusta.

Si è molto parlato di altri temi, di intercettazioni. Qui pensiamo che la strada giusta sia quella di mantenere equilibrio e ragionevolezza. Le intercettazioni non sono armi improprie, non devono diventare armi improprie, devono essere ricondotte alla loro natura di importante strumento investigativo.

Più articolato può essere il giudizio sulla parte che riguarda il tema della prescrizione: certamente questo è uno strumento importante per garantire verità e giustizia, e tuttavia questo strumento non può esimere il sistema giudiziario dai suoi doveri di efficienza e di tempestività. Ma nel merito del provvedimento più compiutamente parlerà in dichiarazione di voto finale, a nome del nostro gruppo, la collega Santerini.

Vorrei limitarmi, in questa dichiarazione, a ribadire le ragioni, invece, politiche del nostro voto a favore della fiducia. È una fiducia che noi rinnoviamo anche in questa occasione al Governo Gentiloni, Governo che per noi deve e può portare il Paese al termine naturale di questa legislatura. Questo lo abbiamo detto fin dall'inizio, lo abbiamo ribadito anche quando la fragile intesa fra i quattro principali partiti, un'intesa su una brutta legge che peraltro è naufragata qualche giorno fa, poteva invece far prevalere intenzioni diverse, quando quella intesa sembrava avesse una postilla fondante nella prospettiva di un suicidio assistito del Governo Gentiloni e di un conseguente immediato ed avventuroso - aggiungiamo noi - ricorso alle urne.

Noi, dunque, rinnoviamo in questo senso con grande convinzione la fiducia al Governo, anzi invitiamo il Governo Gentiloni e gli altri gruppi della maggioranza a usare bene i prossimi mesi che ancora rimangono a questa legislatura, a concentrarsi sull'approvazione di importanti leggi già parzialmente varate dalla Camera o dal Senato e, anche, ad avviare, fin da subito, una seria discussione sulla prossima legge di bilancio, che avrà un ruolo essenziale, perché dovrà cucire, in maniera armonica, le politiche finanziarie di questa legislatura con quelle della prossima, preparando, per così dire, sul piano della strategia finanziaria, un buon terreno al lavoro della prossima legislatura. Essa dovrà essere scritta con linguaggi di verità e di coraggio; verità, perché i segnali, pur positivi, che il Fondo monetario e altri osservatori hanno offerto alla discussione in questi giorni, comunque, non ci consentono di abbandonare il sentiero della serietà finanziaria e questo va detto con molta sincerità ai cittadini; ma anche coraggio, oltre che verità, perché pensiamo che la strategia debba fondarsi su un concreto e forte impegno in termini di lotta alle disuguaglianze, il che comporta, anche, una seria riflessione sul mantra della riduzione delle tasse per tutti e debba concentrarsi sul sostegno all'impresa e al lavoro, iniziando - noi crediamo - dalla riduzione del cuneo fiscale.

Dunque, per queste ragioni, noi riteniamo che servano segnali forti e chiari; per queste ragioni, rinnoviamo un voto politico di fiducia al Governo; per queste ragioni, riteniamo che sia questo il momento della responsabilità e, mentre il sistema politico nelle sue vecchie o nuove configurazioni cerca di ritrovare una bussola, che sembra smarrita, pensiamo che tocchi alle istituzioni garantire la continuità della vita istituzionale e, quindi, in questo senso, il nostro voto di fiducia è un voto anche di impegno e di assunzione di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. A me è capitato, varie volte, in questa legislatura, di fare la dichiarazione di voto sulla questione di fiducia e devo dire che questa è probabilmente la volta in cui la faccio con più disagio, perché in materia penale, credo, sarebbe meglio evitare di ricorrere alla fiducia.

Credo, però, anche, che sia evidente a tutti che qui la fiducia è stata resa necessaria da un confronto politico abbastanza datato, nel quale abbiamo visto due opposti estremismi che ci hanno caratterizzato per vent'anni: da una parte, i super garantisti, che oggi ce l'hanno con la fiducia, ma che l'hanno usata in passato per approvare leggi ad personam e altre meraviglie di questo tipo, sempre in materia penale; dall'altra parte, quelli che non esito a definire i “manettari”, quelli che pensano e che oggi gridano: “fine processo: mai”; esponenti principali i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, per i quali la durata dei processi è irrilevante, andiamo avanti per sempre, chiamando in causa altri sistemi, che, è vero, non prevedono la prescrizione, ma che hanno anche dei processi penali di altra durata.

Poi, siamo certi che, alla prima occasione in cui il tema della prescrizione riguarderà un esponente del MoVimento 5 Stelle, sarà approvato un regolamento che dirà che è giusto avvalersene in questi casi se ti chiami “X” e stranamente sei iscritto al blog; ma questo è un dato politico, al quale abbiamo assistito ogni volta che si è parlato di questioni penali, anche sulle intercettazioni; lì, il cambio di approccio c'è già stato, perché lo scandalo delle intercettazioni, della diffusione, della gogna mediatica, nel caso romano, è già stato chiamato in causa parecchie volte.

Quindi, abbiamo assistito a questo tipo di scontro che ha impedito un dibattito sereno e che ha portato a tempi eterni sui difetti del bicameralismo; ne abbiamo parlato fin troppo, direi che questa legislatura è uno spot della riforma del nostro bicameralismo paritario, su un gran numero di leggi, per cui ci troviamo a votare la fiducia e ci troviamo a votare una fiducia che, come dicevo, mi mette a disagio, perché è indubbio che anche nel mio gruppo ci sono sensibilità molto diverse, ci saranno posizioni diverse al momento del voto, perché alcuni non condividono alcuni aspetti del provvedimento, altri don condividono la questione di fiducia. In generale, quindi, è un passaggio che non avrei voluto vivere.

Detto questo, credo che questa legge debba essere portata in fondo, contiene una serie di misure positive, penso alla giustizia riparativa, di cui si parla molto poco; penso alla disciplina, che è stata introdotta, sulla gestione delle indagini, che è connessa direttamente a quella sulla prescrizione, cioè sull'avocazione da parte del procuratore generale quando il pubblico ministero non si pronuncia sull'archiviazione o sul rinvio a giudizio entro tre mesi dalla fine del termine massimo per le indagini, che è una misura molto importante, perché, come è stato, giustamente, in questo senso, sottolineato, molte delle prescrizioni avvengono quando si è in fase di indagine. Quindi, misure giuste, sotto questo aspetto, io credo non del tutto sufficienti, ma, comunque, apprezzabili.

Sul tema della prescrizione, io sono stato, penso, il primo ad aver preso il testo della commissione Fiorella, che era stata istituita nella scorsa legislatura, e a presentarlo; quindi, non posso che condividere il principio per il quale, se un imputato arriva a processo e viene condannato, bisognerebbe evitare che, nel giro di un anno, sia a spasso per decorso della prescrizione e, quindi, che si prolunghi il termine, si sospenda il termine; credo che si sia fatto un danno al Senato modificando i termini, perché la commissione Fiorella aveva previsto due anni e un anno - due anni in appello e un anno in Cassazione - basandosi sulla durata media dei processi, non su criteri astratti. Non ho ancora capito il criterio del Senato sull'anno e mezzo e anno e mezzo, ma tant'è.

La parte che io, devo dire, condivido di meno sulla disciplina della prescrizione è quella sul prolungamento in materia di corruzione; credo che - abbiamo discusso molto su questo argomento - fosse giustificato aumentare indirettamente, aumentando le pene, il termine di prescrizione per la corruzione, per la sua scoperta; sono meno convinto sulla necessità e opportunità di aumentarlo in sede di interruzione, quando ormai il reato è emerso, visto che l'argomento che viene spesso usato è che ci vuole tempo perché emerga; una volta emerso, trovo meno giustificata questa estensione.

Però, lo ripeto, i due principi cardine devono essere, da un lato, che l'imputato condannato non venga fatto uscire immediatamente per decorso della prescrizione, con casi che hanno determinato un oltraggio sociale evidente, dall'altro, la tutela dell'imputato. In questo senso, la disciplina delle indagini che citavo è molto importante; io preferivo la soluzione che era contenuta nel mio testo e che era quella proposta dalla commissione Fiorella, e cioè che la conseguenza di quel ritardo da parte del PM nel chiudere le indagini e nel prendere il provvedimento determinasse la prescrizione anticipata. Credo che quella sarebbe stata la soluzione più corretta, ma, lo ripeto, credo che ci sia un giusto bilanciamento, a condizione che i procuratori generali facciano il loro mestiere e credo che il Governo dovrà fare un'importante monitoraggio statistico di quante volte i PM, entro quei famosi tre mesi, trasmettono al procuratore generale l'informativa sulla chiusura delle indagini e quante volte, poi, il procuratore effettivamente avoca a sé le indagini, perché altrimenti, se quella norma resta lettera morta, col prolungamento della prescrizione abbiamo fatto un danno.

Quindi, penso che questo sia un aspetto molto importante; poi, ci sono altri aspetti: l'intervento sulle intercettazioni, che io condivido e, anche, lì abbiamo visto il solito scontro dei soliti due partiti dove, lo ripeto, poi, chi oggi si scatena contro le intercettazioni e contro l'eventuale restrizione eccessiva delle intercettazioni, che non c'è peraltro, poi, però, quando sono pubblicate quelle a carico di esponenti del proprio partito, ha già cominciato a fare i distinguo; vi abbiamo assistito qui a Roma abbastanza spesso.

Poi, c'è la disciplina dei trojan, che è positivo inserire, quella dei captatori informatici, che, però - e questo abbiamo avuto modo di segnalarlo, perché la proposta di legge del mio collega Quintarelli è in gran parte riflessa nel provvedimento - ha un aspetto che è particolarmente delicato e che va corretto. Sono previsti gli ausiliari di giustizia, ma si tratta di società esterne; non è corretto affidare a società esterne questo tipo di lavoro, questo tipo di dati, così come è necessario creare delle verbalizzazioni, una documentazione di quello che si è fatto. Sono aspetti che erano nella proposta Quintarelli, non sono riportati in questa legge e credo che sarà importante inserirli nei prossimi provvedimenti, se non vogliamo trovarci di fronte a situazioni problematiche e a contestazioni.

Però, in generale, lo ripeto, è una legge che va nella direzione giusta, se sarà attuata nel modo giusto.

Credo che gli aspetti che riguardano la condotta dei magistrati vadano visti con particolare attenzione, ripeto, alla gestione delle indagini, che, dove si verificano più problemi a carico degli imputati e degli indagati, è quella su cui i procuratori dovranno vigilare e il Governo dovrà vigilare sull'attuazione della norma. Passando al tema specifico della fiducia, il voto positivo sulla fiducia è motivato dalla convinzione che questo Governo debba andare avanti. Noi abbiamo sempre detto che una fine anticipata della legislatura non è consigliabile, sarebbe un salto nel vuoto, sarebbe uno sbaglio, perché il Governo ha moltissime cose da fare. Ci sono molte leggi importanti al Senato da approvare che sono state spesso discusse e che non sarebbero mai approvate in una prossima legislatura, soprattutto se si dovesse arrivare, malauguratamente, alle larghe intese. Pensiamo al conflitto di interessi, tanto per citarne una - immaginiamo cosa accadrebbe - o ad altre sulla cittadinanza, o ad altre numerose norme sulle quali non esiste nessun tipo di consenso.

Spero che non si arrivi alle larghe intese, ma sappiamo che, se si dovesse arrivare a quel tipo di risultato, tutte quelle leggi sarebbero morte. Poi c'è il problema delle banche da gestire, una legge di stabilità da fare, affrontare una serie di temi importanti, portare avanti il programma di riforme. Ecco, sul programma di riforme chiudo dicendo che nella sua relazione l'onorevole Ferranti ha giustamente sottolineato che questo provvedimento fa parte di quelli considerati ai fini del DEF. Ecco, un altro provvedimento che è considerato - lo dico in chiusura, perché il nostro gruppo è stato il principale sostenitore di quel provvedimento - è il disegno di legge sulla concorrenza, che sicuramente è un tipo di provvedimento sul quale, molto più che su questo, un Governo dovrebbe mettere la fiducia, perché fa parte direttamente della politica del Governo. Ieri sono arrivati 300 emendamenti; il nostro gruppo non li ha presentati, Alternativa Popolare non ne ha presentati. Ecco, credo che il Governo possa venire a chiedere questa fiducia, qui, oggi, sulla base della motivazione che altrimenti questa legge non andrà in porto, ed è importante per i cittadini e per il sistema penale che vada in porto, ma debba comportarsi in maniera identica su un provvedimento fondamentale, come quello sulla concorrenza, che è un segnale essenziale da dare ai mercati e che fa parte integrante della politica economica e del piano di riforme del Governo, perché non avrebbe nessun senso che un Governo che dice che è qui per fare il piano delle riforme decida di porre la fiducia su un provvedimento, su una delega in materia penale, da esercitare in chissà quanto tempo, e poi non la metta su un elemento chiave, comunicato a Bruxelles e a tutto il mondo, ai fini del nostro piano di riforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, nel tempo che mi è concesso non dedicherò che pochi appunti al merito di questo disegno di legge, perché sarà più preciso e specifico il collega del mio gruppo che interverrà sul provvedimento nella dichiarazione di voto finale. Cercherò, dunque, di limitarmi a una panoramica sull'impianto di queste disposizioni in materia di processo penale; e, però, qualcosa, anche in questo dibattito sulla fiducia al Governo, sento il dovere di dirlo.

Quello che ci è giunto dal Senato è un testo monstre: 95 commi contenuti in un solo articolo di legge, figlio di un maxi-emendamento approvato anch'esso con ricorso al voto di fiducia nell'altro ramo del Parlamento; 95 commi in cui si trattano un'infinità di materie dell'universo giustizia, dalla prescrizione al reato di scambio elettorale politico-mafioso, passando per i reati contro il patrimonio, per le condotte riparatorie, per l'impugnazione delle sentenze, per la modifica alla disciplina dei procedimenti penali, senza dimenticare le deleghe date al Governo in un'altra miriade di materie, la riforma del regime di procedibilità per alcuni reati, la riforma sulle misure di sicurezza personali, il riordino di alcuni settori del codice penale, la revisione della disciplina del casellario giudiziale, la disciplina dei giudizi di impugnazione nel processo penale, l'ordinamento penitenziario, per finire con la delega più scottante, quella che dovrà disciplinare le intercettazioni.

In questa infinità di norme, se ne scorgono alcune positive (sbagliarle tutte, del resto, sarebbe stato difficile): l'aumento delle pene per i reati contro il patrimonio, la disciplina delle condotte riparatorie come nuova causa di estinzione del reato, ed anche le novità sulla prescrizione per una serie di delitti in danno di minori, che scatterà dal compimento della maggiore età. Sono innovazioni positive, che trovano anche il nostro consenso. Ed un plauso va anche all'operato in materia di intercettazioni, con l'auspicio che la delega sia esercitata nel più breve tempo possibile e che si possa finalmente mettere fine alla squallida gogna mediatica cui gli imputati, spesso poi assolti, sono esposti, con la diffusione di conversazioni del tutto estranee ai fatti contestati.

Non è normale un Paese in cui la telefonata tra un indagato e il figlio finisce sui giornali ancor prima che l'inchiesta sia chiusa. La spettacolarizzazione della giustizia, la massiccia sovraesposizione di una parte della magistratura e il malcelato feeling tra alcuni pubblici ministeri ed alcuni organi di stampa sono i sintomi di un sistema che si sta allontanando dai principi di imparzialità e di riservatezza che, invece, dovrebbero guidarlo. Noi non pensiamo che non si debba legiferare su queste materie; noi pensiamo che si debba farlo, che si debba farlo rispettando certamente l'autonomia della magistratura, ma si debba farlo anche pretendendo rispetto nei confronti della politica e nei confronti del Parlamento che legifera. Mi riferisco a dichiarazioni, che ho letto in queste ore, di autorevoli esponenti del mondo della magistratura, che parlano di cose che accadono nei partiti, che accadono nel mondo della politica, facendo riferimento a fatti che non conosco, dicendo che nei partiti accadono cose che non accadono neanche nelle bocciofile.

Non so a chi si riferisse il dottor Davigo, quando parlava di questo; forse si riferiva a certi tipi di consultazione che usano alcuni partiti come il MoVimento 5 Stelle, che sceglie i propri candidati sul web, salvo poi cambiarli. Non so a chi si riferisse, ma, a chiunque si riferisse, vorrei dire, fossi anche l'unico in quest'Aula, che la politica e il Parlamento meritano rispetto, e meritano rispetto anche da parte della magistratura, ancor di più da parte della magistratura. Noi, però, non pensiamo che le norme contenute in questa proposta di legge siano dunque sufficienti. Gli interventi necessari dovrebbero andare ben più in profondità, e, a questo proposito, voglio rivolgere un plauso, a nome anche di tutto il mio gruppo, al comitato promotore per la separazione delle carriere nella magistratura, una delle ultime meritorie creazioni nel campo della vita sociale, della mobilitazione dei cittadini, della società civile, frutto dell'azione dell'Unione delle camere penali e dei Radicali Italiani.

Su alcune questioni, anche inerenti la giustizia, si possono avere punti di vista diversi, ma, come giustamente ricorda il manifesto del comitato, ci sono, però, principi generali, le pietre angolari dell'intero sistema, quelle, per intendersi, modificando le quali il sistema resta stravolto, che non tollerano interpretazioni diverse a seconda dei punti di vista. Ebbene, una di queste pietre angolari è la terzietà del giudice, vale a dire l'assoluta equidistanza del giudice da entrambe le parti del processo. Nessuno può discutere la bontà di questo principio e la necessità della sua attuazione; si tratta, appunto, di una pietra angolare, poiché esso trasferisce al sistema la sua essenza. Ciò vuol dire che un processo nel quale tale equidistanza non sia attuata non è un processo accusatorio; non è, cioè, il processo che il legislatore ha voluto. Tanto ciò è vero che il principio della terzietà è stato espressamente inserito in Costituzione all'articolo 111 della nostra Carta fondamentale.

Ecco, quindi, che ogni vera riforma della giustizia non può che cominciare dal principio. La Costituzione impone la terzietà del giudice, il legislatore ordinario deve garantirla ed attuarla con ogni mezzo. Per noi si dovrebbe ripartire da questo, da questo appello, da questo manifesto, perché i problemi della giustizia in Italia sono tanti e questo può essere il primo passo da compiere per risolverli. Non dobbiamo per forza indulgere al pessimismo, ma, purtroppo, esempi di mala giustizia si contano quotidianamente. Non solo nelle bocciofile succedono cose strane; succedono, talvolta, anche nel mondo della magistratura. E non mi riferisco a fatti eclatanti, che riguardano persone importanti che hanno rivestito o rivestono ruoli importanti nel sistema Paese, nei ruoli di potere. Non mi riferisco a indagini artefatte o modificate per colpire leader politici.

Mi riferisco, magari, a casi più banali, in cui siamo di fronte, per esempio, a dodici denunce da parte di una donna, poi vittima di un femminicidio. Ecco, succedono anche, quindi, in magistratura, e non solo nelle bocciofile, cose che non vorremmo vedere. Questo resta un Paese in cui un magistrato può decidere quale giornalista debba condurre il telegiornale in prima serata, in contrasto con quelle che sono le prerogative di ogni direttore di testata. Questo resta il Paese in cui migliaia di cittadini vivono una carcerazione preventiva senza senso. Quanti cittadini sono stati costretti a passare mesi in penitenziari in attesa di un processo che poi li avrebbe assolti? Ma chi potrà riabilitare l'onore di queste persone? Non c'è responsabilità civile che tenga in questi casi. Ed oggi cosa facciamo con la riforma proposta da questa maggioranza? Ci inventiamo i reati imprescrivibili, reati per cui i processi potranno durare decenni, con il rischio che questi decenni siano tutti a carico di un innocente ingiustamente accusato.

Una vergogna che va contro il buonsenso e contro il dettato dell'articolo 111 della Costituzione. E un altro problema resta da risolvere, lasciatemelo dire: è quello dei magistrati che scelgono di dedicarsi alla carriera politica. Il provvedimento in materia di eleggibilità, ricollocamento e ricusazione che il Senato aveva approvato a larghissima maggioranza è stato stravolto da quest'Aula pochi mesi fa e, probabilmente, non vedrà mai la luce. Se agli albori del Governo Renzi eravamo stati ottimisti, riponendo fiducia e aspettative nell'operato del Ministro Orlando e nella volontà di tutta la maggioranza di cambiare passo sull'amministrazione della giustizia, oggi non possiamo che dire che quella fiducia è stata tradita, la nostra fiducia e quella di milioni di cittadini che speravano di poter contare su una giustizia finalmente giusta.

Sulla scorta di tutte queste valutazioni, Presidente, mi avvio a concludere non senza poter ricordare che stiamo per votare la dodicesima fiducia richiesta da questo Governo in sei mesi di attività: una ragguardevole media di due questioni di fiducia al mese, lievemente superiore alle 62 fiducie del Governo precedente in 34 mesi e alle 10 in altrettanti mesi del primo Esecutivo di questa legislatura, un primato di cui non so quanto andar fieri e che potrebbe essere superato nel corso nella prossima legislatura quando l'Esecutivo in carica, perché immagino che ci sarà quale che sia, sarà con ogni probabilità costretto a convivere con le fibrillazioni di una maggioranza giocoforza eterogenea. Con ogni probabilità, nel giro comunque di meno di un anno, saremo chiamati a votare una nuova legge elettorale che, a meno di un improvviso e auspicato rinsavimento delle maggiori forze politiche, sarà di impianto proporzionale e che, stante l'attuale conformazione del sistema politico, non solo non darà una maggioranza omogenea ma con ogni probabilità non ne darà neanche una eterogenea, a meno che, folgorati sulla via di Palazzo Chigi, alcune forze politiche attualmente antisistema non scoprano all'improvviso di avere un'altra identità. Quindi, di tempo per stracciarci le vesti per l'abuso dello strumento della fiducia ne potremmo avere in abbondanza in futuro ma una riflessione è d'obbligo anche oggi, specialmente in questa particolare contingenza. Ricordo che, in linea di principio, il Governo pone la questione di fiducia su provvedimenti che ritiene fondamentali per la sua azione politica e per la realizzazione del programma, vincolando la permanenza in carica dell'Esecutivo alla loro approvazione. Nella prassi politica la fiducia è spesso posta anche per ricompattare maggioranze sfilacciate o richiamare le frange più insofferenti delle forze di Governo al rispetto del patto. Se ne dovrebbe desumere che lo strumento è utile ma il suo uso smodato è spesso indicatore di una fragilità dell'Esecutivo spesso generata da instabilità parlamentare. È un elemento che merita e meriterebbe un surplus di riflessione da parte di tutti i soggetti politici in special modo se ci affacciamo a guardare al futuro prossimo. Per il presente il nostro gruppo ha tenuto un atteggiamento coerente nei confronti del Governo. Pur all'opposizione abbiamo votato a favore di provvedimenti che ritenevamo utili per il Paese. Non è questo il caso e non lo sarebbe stato neanche se il Governo non avesse posto la questione di fiducia. Certo è che, ponendola, il Governo ha reciso ogni margine di dialogo. Per le ragioni di merito e di metodo dunque annuncio il voto contrario del gruppo di Scelta Civica-ALA (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo in ritardo, ci risiamo: come un ladro incallito e mai pentito di democrazia parlamentare, questo Governo torna per l'ennesima volta a chiedere la fiducia su provvedimenti che riguardano materie costituzionalmente sensibili. Mi sia consentito, dato l'argomento, un'amara metafora penalistica: siamo di fronte a un caso di recidiva specifica infraquinquennale. Sì, perché il Governo Gentiloni contende il primato negativo del maggior rapporto percentuale delle fiducie poste rispetto al numero di provvedimenti approvati con il Governo Monti: ne ha fatto insomma un metodo inaugurato il 14 febbraio con la conversione del decreto-legge salva banche, proseguito il 21 febbraio con il mille-proroghe, continuato il 10 aprile con la conversione del decreto-legge Minniti-Orlando, completato provvisoriamente il 30 maggio scorso con la cosiddetta manovrina. Si tratta di un reiterato, disinvolto, spregiudicato e sfrontato abuso della questione di fiducia che appare ancora più grave quando tocca materie di stretta competenza parlamentare; quando riguarda temi legislativi di particolare rilevanza e complessità come oggi in cui la discussione involge modifiche significative al codice penale, al codice processuale penale e all'ordinamento penitenziario. Le recentissime elezioni amministrative ci consegnano la fotografia di un paesaggio politico ingrigito da un processo di progressiva e inesorabile desertificazione democratica e partecipativa. Dovremmo essere allora tutti impegnati ad allargare, anziché a restringere, il perimetro della partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese. Dovremmo essere tutti impegnati, almeno in questo Palazzo di Montecitorio, a difendere le prerogative del Parlamento, a compiere una quotidiana, meticolosa, appassionata manutenzione ordinaria degli ingranaggi su cui poggia la democrazia rappresentativa. E invece? Invece accettiamo che l'amministratore di condominio che ha sede nel Palazzo qui a fianco imponga la sua agenda e sottragga pezzo dopo pezzo sovranità e dignità a questa Assemblea.

È inaccettabile che ciò avvenga quando in discussione ci sono materie come la prescrizione, la ragionevole durata dei processi, il sistema delle impugnazioni, il regime di procedibilità di alcuni reati e la revisione delle misure di sicurezza personali: materie che sono coperte da riserva di legge, che incidono sul modello di giustizia penale, sui suoi presupposti culturali prima ancora che giuridici, sul delicato equilibrio tra diritti individuali e potestà punitiva dello Stato. È inaccettabile che ciò avvenga quando ci sono in discussione materie come le intercettazioni che toccano altri punti sensibili del sistema nella ricerca di un equilibrio tra esigenze investigative, diritto all'informazione, libertà di stampa, garanzie per i soggetti coinvolti. Sono discussioni di tale delicatezza e complessità che non possono essere sottratte al Parlamento e delegate al Governo. C'è la necessità di approvare la riforma ma la necessità non giustifica l'urgenza perché al Paese serve una riforma coerente, di qualità e soprattutto stabile, capace di durare nel tempo. La fiducia di oggi ci regala invece l'illusione di una proiezione futuristica ispirata al mito della velocità: un'altra legge approvata, un'altra riforma da esibire sul pallottoliere mediatico, un'altra promessa mantenuta. A quale prezzo, però, onorevoli colleghi? A quale prezzo se l'output legislativo ci consegna una serie imbarazzante di riforme sbagliate o incostituzionali (dallo sblocca Italia, alla buona scuola, al Jobs Act, per fare alcuni esempi): dovremmo pure interrogarci. Il nostro fermissimo no alla fiducia su questo provvedimento è dunque un faro acceso sulle responsabilità attive ed omissive di chi sta assecondando una deriva antiparlamentare che noi denunciamo con forza e continueremo a contrastare per riaffermare la centralità del Parlamento, il primato della Costituzione e il rispetto della sovranità popolare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Presidente, grazie. Noi neghiamo, Presidente, convintamente e votiamo convintamente contro la fiducia a questo Governo; votiamo contro il provvedimento di riforma del processo penale che è una riforma dannosa e pericolosa per il Paese e per la giustizia dei nostri cittadini. Presidente, questo Governo non gode più della fiducia all'interno di questo Parlamento dove c'è una maggioranza raffazzonata, divisa e litigiosa ma soprattutto questo Governo non gode più della fiducia del Paese, non gode più della fiducia di quel Paese perbene che lavora, guadagna, paga e che non vede un Governo all'altezza della situazione. Presidente, viviamo in un Paese invaso. Viviamo in un Paese dove il tema della sicurezza è stato cancellato dall'agenda politica di questo Governo; viviamo in un Paese dove il Governo stanzia quasi 5 miliardi di euro per garantire vitto e alloggio agli immigrati e si dimentica delle nostre Forze di polizia; un Paese attento ai bisogni delle vittime e che se ne frega dei bisogni delle persone oneste e perbene. E in un Paese civile e democratico la civiltà e la democrazia di un Paese si misura sul grado di funzionamento della giustizia: un Paese che ha un sistema giustizia che non funziona è un Paese che non è civile e oggi il nostro Paese sul tema della giustizia vive un grave vulnus democratico. Questo progetto di legge ne è la conferma: approvare una riforma del processo penale che non è né organica né strutturale con deleghe, delegando un Governo non legittimo e soprattutto un Governo non eletto dal popolo e approvando una riforma attraverso una fiducia votata in quest'Aula, è un segno di inciviltà e di giustizia. Pensate cosa sarebbe accaduto se una cosa del genere fosse stata fatta da un Governo di centrodestra? Provate a immaginare cosa sarebbe accaduto se un Governo di centrodestra avesse tentato soltanto lontanamente e minimamente di toccare il tema delle intercettazioni telefoniche. Lo abbiamo fatto attraverso un disegno di legge ed è saltato il mondo; l'avesse fatto un Governo di centrodestra avremmo migliaia di persone intorno a questo Palazzo. Voi lo state facendo nel disinteresse totale e generale da parte dei cittadini.

Le intercettazioni telefoniche solo uno strumento utile, fondamentale, estremamente fondamentale, sono uno strumento di ricerca della prova indispensabile. Il problema non è l'uso delle intercettazioni telefoniche, il problema è l'abuso delle intercettazioni telefoniche, l'uso strumentale che ne viene fatto. E dico al Governo e alla maggioranza: attenzione a questa delega, esattamente in questo momento storico, dove vi sono alcune inchieste che toccano alcuni esponenti del Partito Democratico, inchieste basate proprio sul tema delle intercettazioni telefoniche. Attenzione a quello che fate! Attenzione a quello che fate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)!

Presidente, il sistema giustizia nel nostro Paese ha dei gravi problemi, che in questi anni non avete affrontato. Vi faccio presente, tra l'altro, che c'è una riforma del processo civile che è insabbiata al Senato, è lì da anni ferma, immobile e Dio sa quanto questo Paese avrebbe bisogno di un sistema della giustizia civile che funzioni e che funzioni in maniera efficiente.

Dicevo che abbiamo due grossi, due enormi problemi, che non avete affrontato. La destra non è in grado di affrontare il problema della giustizia - ci siamo sempre sentiti ripetere in questi anni - il problema della giustizia lo affrontiamo noi che siamo più sensibili rispetto al centrodestra sul tema della giustizia. Non è stato fatto nulla: l'arretrato, il pendente rimane un vulnus gravissimo del nostro sistema giudiziario, tanto sul civile quanto sul penale, l'irragionevole durata del processo - siamo il Paese al mondo che ha i processi che durano di più -, e il tema non è la prescrizione, non è allungare all'infinito i termini prescrittivi del reato, il problema è quello di garantire una durata giusta, certa, in tempi brevi del sistema giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Il cittadino ha il sacrosanto diritto di sapere se è innocente o colpevole in tempi rapidi, perché una giustizia che arriva in ritardo è una denegata giustizia, è una non giustizia.

Riguardo alla riforma che voi fate, pericolosa, sciagurata, dell'ordinamento penitenziario, per delega, dietro a questa riforma c'è una parolina. La riforma dell'ordinamento penitenziario, la riforma delle carceri significa carceri aperte, più indulti mascherati, più “svuota carceri”, nessuno andrà in galera e chi è in galera viene messo fuori, è pericolosissima in questo momento dove noi dobbiamo garantire la certezza della pena. Belle parole usate nelle campagne elettorali e poi abbiamo visto come in questi cinque anni vi siete approvati cinque “svuota carceri” ammazzando il principio della certezza della pena (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Il problema del sovraffollamento non lo risolvete mettendo in libertà i criminali o impedendo a chi è criminale di andare in carcere e scontare interamente la propria pena. Il problema del sovraffollamento delle carceri lo si affronta in due modi: primo, mettendo lì i soldi per costruire nuove carceri e io chiedo ancora, dopo quattro anni che ripetutamente chiediamo, dove sono finiti i 500 milioni di euro del Piano carceri del 2010 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)? Tirate fuori quei soldi lì, che sono soldi per fare nuove carceri e per mettere a posto i padiglioni in disuso. Come si affronta il problema del sovraffollamento delle carceri, con i numeri che crescono, tra l'altro? Nonostante cinque “svuota carceri”, i numeri crescono. Lo si affronta prendendo i 20 mila detenuti stranieri, 34 per cento dalla popolazione penitenziaria presente nelle nostre carceri - 20 mila detenuti stranieri che costano alle casse dei cittadini comuni e perbene circa un miliardo di euro, 2 milioni al giorno -, questi li si porta a scontare la pena nel Paese d'origine. Vengono condannati qua, commettono il reato qua, li mettiamo in carcere, li manteniamo in carcere. No, vanno portati nel Paese d'origine a scontare le loro pene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) attraverso una seria politica di cooperazione attraverso gli accordi bilaterali dentro il quadro dell'accordo di Strasburgo del 1983.

Quindi: intercettazioni, prescrizioni, la modifica dell'ordinamento penitenziario. Gravissimo! Vi ricordo che voi, in questi quattro anni, avete approvato depenalizzazioni, particolare tenuità del fatto, pene alternative al carcere, lavori di pubblica utilità, messa alla prova, liberazione anticipata speciale, una sciagura e una vergogna: 75 giorni di sconto ogni sei mesi di buona condotta, ti comporti bene all'interno del carcere e ti do lo sconto di 75 giorni. Sapete come si traduce? Si traduce che un criminale che commette un reato, che viene condannato a un anno di carcere, con questa legge faceva sette mesi in carcere e cinque mesi libertà. Una vergogna! Una sciagura sulla testa e sulla pelle delle persone perbene.

Poi, cosa manca? Manca la legge sulla legittima difesa: una legge di giustizia e di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Quest'Aula ha approvata una schifezza: ci si può difendere all'interno della propria abitazione soltanto nelle ore notturne. Siete matti ad approvare una legge del genere! Lo faremo noi, lo faremo noi, quando torneremo al Governo, affermando un principio. Ieri vi è stato un altro caso, un gioielliere di Pisa, sessantanove anni, una persona perbene, un onesto lavoratore, che ha visto tre criminali entrare nella propria gioielleria e cosa ha fatto? Si è semplicemente difeso, ha difeso la propria vita, ha difeso la propria incolumità, ha difeso la propria attività lavorativa.

Quel signore è un eroe! Non può diventare una vittima del sistema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Quel cittadino onesto non è un Rambo - non è un Rambo -, perché un signore di sessantanove anni che difende il proprio negozio non è un Rambo, è semplicemente un cittadino che si difende, che reagisce ad un'aggressione e che pretende che colui il quale commette quell'aggressione venga punito e lui che si difende non deve sopportare anni di agonia processuale per poi magari essere assolto o archiviato. Certo, abbiamo visto il caso del tabaccaio di Padova, Birolo, fatti del 2012, condannato in primo grado a due anni e otto mesi, la Corte d'Appello di Venezia l'ha assolto l'altro ieri, esattamente dopo cinque anni. Chi ripaga questo lavoratore e questa onesta persona di cinque anni di agonie processuali e di costi processuali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)? La nostra legge sulla legittima difesa andava esattamente in quel senso.

Cosa faremo quando torneremo al Governo? Certezza della pena - basta “svuota carceri”, basta indulti mascherati -, una seria legge sulla legittima difesa, approveremo una norma e qui guardo la presidente Ferranti, che ringrazio, perché quest'Aula due anni fa ha approvato una legge di buonsenso che afferma un principio: tu commetti un reato gravissimo, tu ammazzi la moglie, ammazzi una donna, commetti un reato di femminicidio, tu non te la cavi con dodici, tredici anni di carcere, tu, vigliacco infame, ti fai trent'anni di carcere e buttiamo via la chiave (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! Abbiamo approvato una norma che dice che, se tu commetti reati gravi, non puoi avere lo sconto secco di un terzo della pena, non puoi accedere all'abbreviato, non puoi accedere alle pene alternative. Non è la bandierina politica della Lega e il presidente Ferranti, che ringrazio ancora, lo sa benissimo e questa norma è stata insabbiata al Senato. Anche sulla giustizia, come su tutto il resto, avete fallito. Non avete la fiducia del Paese, men che meno avrete oggi la fiducia dalla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole alla fiducia richiesta dal Governo, voglio anche precisare che noi come Alternativa popolare avevamo sostenuto che questo provvedimento poteva seguire il corso normale e, quindi, si poteva anche evitare di chiedere la fiducia, però la fiducia è una scelta del Governo, è una strategia che il Governo pone in essere e sulla quale noi siamo portati poi a considerare gli elementi che hanno portato a questa scelta. Evidentemente gli elementi c'erano e c'erano tutti, invitiamo il Governo Gentiloni, per quello che riguarda la nostra forza politica, a continuare nel suo percorso, avrà sempre il nostro impegno e la nostra fiducia in maniera seria e responsabile. Anzi, riteniamo che questo tempo, intervallo, che ci separa dalla fine della legislatura possa essere riempito da un'attività governativa e consequenzialmente parlamentare ricca di provvedimenti che la gente si aspetta, a cominciare, per quello che riguarda questo settore che ci interessa, con il portare a termine il processo civile e tutta la normativa antimafia.

Sono state messe dodici fiducie dal Governo Gentiloni. Ritengo che un Governo non si giudica sulle fiducie, il Governo si giudica sui risultati; la fiducia è un mezzo per raggiungere uno scopo, un risultato, che è fare una normativa che i cittadini si aspettano. Allora, se questo è il problema, ritengo che questa normativa ha degli aspetti positivi, molti. Ha qualche aspetto negativo, ma come tutti gli iter delle riforme che intervengono in maniera forte sull'esistente.

Una riforma strutturale che affronta alcune problematiche che non erano mai state affrontate è chiaro che comporta delle luci e delle ombre, e non è che possiamo fare un elenco delle une e delle altre. A noi qui interessa sottolineare - poi, in dichiarazione di voto sarà affrontato con maggior interesse il problema del provvedimento in sé stesso - alcuni interventi contenuti in questo provvedimento, peraltro di natura governativa, che riteniamo di estrema importanza.

Il primo di tutti - questa veramente è una rivoluzione del sistema e sfido chiunque a sostenere il contrario - è che noi mettiamo i paletti in maniera precisa al periodo, al tempo delle indagini preliminari. Fino a questo momento nessuno aveva toccato questo aspetto che, per questo, era rimasto nella disponibilità dei pubblici ministeri, senza che il soggetto, che si trovava ad avere rapporti con la giustizia, potesse intervenire in nessun caso.

Punto importante e qualificante per noi: determiniamo il momento di inizio nelle indagini con l'iscrizione dell'indagato sul registro e il controllo sull'iscrizione precisa e puntuale sul registro viene affidato al procuratore capo, per cui diventa una sua responsabilità precisa. Quindi, abbiamo contezza del momento iniziale, ma abbiamo anche contezza del momento finale che prima era escluso da qualsiasi valutazione o intervento, perché il comma 30, al punto 3-bis, dice, leggo solo queste tre righe perché sono di fondamentale importanza: “In ogni caso il pubblico ministero è tenuto a esercitare l'azione penale o a richiedere l'archiviazione entro il termine di tre mesi”.

Questo è il punto nodale per me e per tanti di noi, penso, di questo provvedimento e, cioè: finite le indagini preliminari, che sono contenute nella legge, sono già determinate, sono già individuate temporalmente, il pubblico ministero ha inizialmente sei mesi, poi può richiedere la proroga che il GIP gli deve concedere, ma finito questo periodo, il pubblico ministero si deve determinare; e determinarsi significa dire al soggetto indagato: tu devi andare a giudizio oppure tu non ci devi andare e ti prosciolgo, ti archivio. Vi sembra poco?

E qual è la conseguenza di questo? C'è una conseguenza: che non può essere certo una sanzione, ma stabilisce una chiusura rispetto all'introduzione di questa normativa, perché il procuratore generale, da solo o sollecitato dal difensore dell'indagato, deve avocare l'indagine e, quindi, sostanzialmente, far sì che quello che è contenuto in questa normativa sia portato a termine. Per noi è un elemento determinante.

Poi, c'è la delega sulla famosa, ormai, discussione di anni sulle intercettazioni. Guardate, questo è un argomento su cui noi ci aspettiamo molto, ecco perché abbiamo dato delega al Governo e l'abbiamo anche contenuta in tempi ristretti: perché questo è uno degli argomenti che, purtroppo, ha travolto la vita di troppe persone estranee al giudizio, ai fatti, che si sono trovate esposte sui giornali; ha distrutto la vita di troppe persone. Perché? Perché non c'è una normativa seria in questa materia.

Ora noi ci affidiamo alla saggezza del Governo e anche alla capacità del Governo, che, peraltro, sappiamo che già si sta muovendo in questa direzione, perché venga fuori una normativa che possa concretamente tener conto di tre cose.

Innanzitutto, che le indagini, come strumento investigativo, mantengano la loro segretezza e la loro validità; che possano tutelare la vita privata dei cittadini: cioè, se quelle intercettazioni non riguardano fatti che riguardano il reato, o che possono essere utili nelle indagini, devono immediatamente essere poste da parte e distrutte; che si contempli anche il giusto diritto all'informazione attraverso la pubblicazione, nel momento opportuno, di quello che può essere pubblicato perché attiene all'ipotesi di reato e, quindi, c'è la possibilità che ce lo ritroviamo sui giornali rispetto a quello che è l'imputazione o l'indagine in corso.

C'è anche un altro aspetto che abbiamo introdotto ed è quello di salvaguardare l'attività di tanti che fanno delle abusive registrazioni tra privati per utilizzarle non ai fini di giustizia - che avrebbe senso -, ma per scopi personali, per mettere in cattiva luce quel soggetto rispetto ai propri familiari, rispetto ai propri colleghi di ufficio, o altre situazioni. Allora di questo si deve rispondere come reato: infatti, è introdotta anche questa ipotesi di reato nella normativa che ci apprestiamo a votare.

Vi sembrano provvedimenti di modesta importanza? E, poi, l'estinzione del reato per condotte riparatorie, interventi sui riti alternativi: guardate, se vogliamo far decollare il processo - e arrivo alla prescrizione, perché non voglio sottrarmi - dobbiamo implementare i riti alternativi, che sono l'unico strumento che consente di celebrare il processo in poco tempo. E non abbiamo certo risparmiato impiegati pubblici o la cosiddetta casta, perché abbiamo subordinato il patteggiamento degli amministratori pubblici all'integrale prezzo del pagamento.

L'ultimo riferimento, come dicevo, è alle prescrizioni. Sulle prescrizioni abbiamo trovato un compromesso: è chiaro che noi siamo contro ogni tipo di prescrizione che allunghi il processo, ci mancherebbe altro, noi siamo garantisti, lo siamo stati e lo saremo anche per il futuro; però, c'è da trovare una sintesi - questa è la politica - tra chi voleva, e c'era una corrente di pensiero, ritenere che il termine fosse interrotto nel momento in cui c'era una sentenza di primo grado…

PRESIDENTE. Concluda.

ANTONIO MAROTTA. …e altri che ritenevano il contrario. Questa è una sintesi. È chiaro che noi siamo contrari, come principio, al sistema delle prescrizioni che allungano il processo in maniera determinante…

PRESIDENTE. Onorevole Marotta, ha citato testé la parola “sintesi”, la invito a concludere.

ANTONIO MAROTTA. Sì, grazie, chiedo scusa. Concludo, dicendo che per quando riguarda la fiducia non c'è alcun problema: noi voteremo la fiducia al Governo Gentiloni in questa e in altre occasioni nelle quali, responsabilmente, il Governo si impegna a risolvere i problemi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zoggia. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZOGGIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento sul processo penale sarà approvato oggi dopo tre passaggi parlamentari. Questa riforma è un po' la cifra di questa legislatura: mesi e mesi di blocco causati da feroci discussioni all'interno dalla maggioranza, in particolare, da quella forza politica che non voleva l'aumento della prescrizione. Blocco causato anche da discussioni avvenute all'interno di una stessa forza politica, e mi riferisco ovviamente al maggior partito della coalizione di Governo.

In quel partito - il Partito Democratico -, alcuni hanno deciso che questa riforma dovesse riprendere il cammino solo dopo le primarie interne, atteso che uno dei competitor era il Ministro della giustizia e non si voleva dare troppa visibilità. Credo che siano stati degli errori clamorosi, che non solo hanno rallentato l'iter del provvedimento, ma lo hanno reso anche più debole e più soggetto a critiche.

Il provvedimento sarà approvato con la fiducia, impedendo quella sana discussione, quel sano confronto che, probabilmente, lo avrebbe rafforzato, reso più adeguato ai tempi e lo avrebbe armonizzato in tutte le sue parti. Ma tant'è, così non è stato, si è deciso di perseguire attraverso una strada muscolare. Questo farà sì che il provvedimento venga varato, ma lascerà molti dubbi e molti strascichi sui contenuti. Teniamo conto che, se si fosse deciso di non apporre la questione di fiducia, avremmo potuto discutere e votare un centinaio di emendamenti, quindi relativamente pochi rispetto alla prassi. E tuttavia su alcuni di questi sarebbe stato chiesto il voto segreto. Ovviamente, viste le ultime performances si è scelta l'altra via, quella della fiducia. Dunque, anche questo disegno di legge patisce la fragilità della maggioranza e il timore di giochi e sgambetti a danno del Paese.

Nel merito, non crediamo che il modello del doppio binario, adottato in questo provvedimento, sia giusto, non lo crediamo proprio. Doppio binario perché il provvedimento interviene direttamente sulle norme codicistiche, da un lato, con delega legislativa per i profili più sensibili, dall'altro. Il pacchetto di riforme si presenta con un alto tasso di eterogeneità, tanto da ispirare cautela circa la loro effettiva incidenza su un tessuto codicistico ormai ampiamente lacerato da infiniti interventi legislativi e dalla Corte costituzionale.

Nel testo ci sono piccole aperture in materia di querela di atti riparatori, aumenti non modesti di severità punitiva per alcuni delitti, la delega, molto retorica ma poco innovativa, in materia di misure di sicurezza. L'aspetto più sostanziale è l'aumento mirato di severità punitiva, ma che sarebbe azzardato prevedere utile dal punto di vista preventivo. Quindi, un disegno per alcuni versi apprezzabile, ma con il limite della genericità dei criteri indicati. Sarebbe necessario precisarli, come richiesto dall'articolo 76 della Costituzione. In particolare, dovrebbe essere ben definito il possibile percorso dell'esecuzione della pena detentiva irrogata nella sentenza di condanna. La diminuzione del numero di prescrizioni dichiarate non necessariamente significherà una buona giustizia. Quanto alla struttura del sistema, difetti nuovi si aggiungono a quelli non toccati. L'intervento rigido tra tempo di prescrizione e massimi edittali continuerà a interferire con le scelte relative alle pene. Dal punto di vista dell'ordinamento penitenziario, ci sarebbe piaciuto discutere di più. È un settore dell'ordinamento che può essere considerato integrativo del diritto penale sostanziale, in questo concorre a costruire il reale edificio normativo della pena detentiva.

Il disegno di legge, in forma di delega al Governo, tocca istituti sia sostanziali, sia processuali, con un lungo elenco di principi e criteri direttivi, che indicano direzioni apprezzabili - ne cito uno per tutti: sorveglianza dinamica -, sono però poco direttivi, insufficienti a prefigurare l'assetto della promessa riforma. Per quanto riguarda le intercettazioni, condividiamo, oltre alle misure per garantire la riservatezza, la disciplina relativa all'uso dei cosiddetti trojan, stabilendo che l'attivazione avvenga con comando attivato da remoto e non solo con l'inserimento del captatore informatico. Infine, oltre alla razionalizzazione dei costi per le intercettazioni, si rafforza la non conoscibilità, nonché la non divulgabilità dei risultati di intercettazioni che abbiano coinvolto occasionalmente soggetti estranei ai fatti per cui si procede.

Ovviamente, ci auguriamo - e questo è il punto vero - che il Governo eserciti effettivamente la delega che oggi il Parlamento gli conferisce. Auspichiamo che trovi un effettivo riscontro la tutela della riservatezza delle comunicazioni. Non dimentichiamo, infatti, che già oggi esistono norme per le quali le intercettazioni non pertinenti alle notizie di reato andrebbero distrutte, invece la prassi va nella direzione opposta e contraria.

Queste alcune critiche puntuali, alcune sottolineature su cui si sarebbe potuto lavorare in maniera decisamente diversa, ma varie ragioni non lo hanno consentito, o meglio non si è voluto. Sappiamo tutti come si è arrivati a questa fiducia, tuttavia, soppesando le cose, il nostro gruppo farà una scelta di responsabilità. Allontanando l'avventurismo che sembrava aver coinvolto alcune forze politiche che siedono in questo Parlamento, voteremo la fiducia per provare a rendere questa legislatura meno vuota. La si voterà perché non abbiamo gradito e mai ci presteremo a giochi che provino a mettere in difficoltà Governi, al solo scopo di anticipare la fine della legislatura in maniera surrettizia.

Noi siamo per la massima trasparenza: le cose che non vanno le diciamo alla luce del sole, come abbiamo fatto per questo provvedimento e faremo per altri. Ci sono molte leggi che devono vedere la luce in questo ultimo scorcio di legislatura: il biotestamento, lo ius soli, l'introduzione del reato di tortura, la legalizzazione dell'uso personale e terapeutico della cannabis. Ecco, noi questi percorsi non li vogliamo interrompere, per la dignità del Paese e per il riscatto del Parlamento. Quello di oggi è un passo, poteva essere gestito con più attenzione e autorevolezza, tuttavia consente di dire che il Parlamento sta provando a riprendere un cammino e che le spregiudicatezze tattiche di qualcuno non sono il solo lavoro all'ordine del giorno del Parlamento. In quest'Aula si può e si deve lavorare per migliorare la vita dei cittadini italiani. Articolo 1-MDP non si sottrarrà, anzi spingerà per l'approvazione degli altri provvedimenti che ho citato e per la legge elettorale di cui ci auguriamo venga ripreso presto il cammino e lavoreremo contro le demagogie e soprattutto contro i partiti dell'avventura (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO. Grazie signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, Forza Italia valuta molto negativamente questo provvedimento e soprattutto contesta in maniera ferma e decisa la scelta del metodo attraverso il quale si pone il provvedimento all'esame all'approvazione dell'Assemblea, cioè l'apposizione della questione di fiducia, perché, su un provvedimento che, appunto, riguarda la disciplina del codice penale e del codice di procedura penale e dell'ordinamento penitenziario, dovrebbe essere sovrano il Parlamento e soprattutto dovrebbero essere assolutamente liberi la discussione e l'apporto che ciascuna forza politica può dare rispetto al all'elaborazione del quadro normativo di riferimento.

E quindi, decisamente e fermamente, noi voteremo contro la fiducia, ma anche contro il provvedimento, perché, pur avendo questa iniziativa alcuni, in verità limitati, meriti, prevalgono sicuramente le criticità, prevalgono sicuramente i dati negativi, a partire dall'istituto della prescrizione, che è un istituto fondamentale, soprattutto perché investe non solo il regime dell'accertamento delle responsabilità e, quindi, l'andamento più in generale del processo, ma perché, di riflesso, investe quello che è il valore il primo di una società libera e democratica: la libertà personale del cittadino.

Avere di fatto introdotto, con questo provvedimento, un aumento generalizzato dei termini di prescrizione significa, in buona sostanza, produrre un allungamento altrettanto generalizzato dei tempi del processo, l'esatto opposto, cioè, di quello di cui si avverte il bisogno nella nostra società e, soprattutto, l'esatto opposto di quelli che sono gli obiettivi, che, in materia di politica giudiziaria, sono stati più volte enunciati e più volte proclamati, non solo per quanto riguarda gli atti di programmazione del Parlamento, ma anche per quanto riguarda le pronunce di organismi e di istituti e osservatori internazionali, che con grande criticità guardano alla questione dei processi in Italia.

L'aumento dei termini massimi di prescrizione per i reati, per esempio, di corruzione, sia nella forma impropria, propria e quella in atti giudiziari, introduce nuovamente nel nostro sistema la via del doppio binario, individuando delle aree del processo penale rispetto alle quali, di fatto, operano delle norme speciali, il che crea sicuramente motivo di allarme e di preoccupazione. Ma quello che maggiormente non ci convince di questo provvedimento è la compatibilità, la valutazione di compatibilità con le norme costituzionali, in particolar modo con l'articolo 27, perché la sospensione del corso della prescrizione dopo la sentenza di primo e secondo grado consente di applicare agli imputati condannati con sentenza non ancora definitiva un trattamento più restrittivo, che è incompatibile con il principio della presunzione di non colpevolezza.

Come pure riteniamo che questo provvedimento presenti dei profili di evidente contrasto con gli articoli 111 e 117 della Costituzione, proprio perché il nuovo sistema introduce, dopo la sentenza di condanna di primo e secondo grado, un indiscriminato allungamento di tre anni del tempo a disposizione per la celebrazione dei processi nei gradi di impugnazione, con il risultato di raggiungere pressoché in modo generalizzato il superamento dei termini medi di ragionevole durata del processo, così come sono stati, ormai, con una giurisprudenza consolidata, definiti dalla Corte di giustizia e, soprattutto, come desumibili da una corretta applicazione del principio enunciato dall'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Tuttavia, forti perplessità desta questo provvedimento anche rispetto alla valutazione della compatibilità con l'articolo 3 della Costituzione, con il fondamentale principio di eguaglianza dei cittadini, perché l'avere stabilito un aumento in misura fissa e, soprattutto, in modo indipendente dal tipo di reato oggetto del procedimento, cioè sempre un anno e mezzo per grado di impugnazione, senza distinguere tra delitti e contravvenzioni, reati con prescrizione breve e reati invece soggetti a prescrizione anche lunghissima, determina, di fatto, una palese violazione dell'articolo 3, poiché questo sistema si risolve nella definizione di un trattamento rigidamente eguale per situazioni che sono del tutto diverse tra loro. Ed è superfluo evocare e richiamare la giurisprudenza della Corte costituzionale che ha, ripetutamente, in tante occasioni e per le più disparate materie, riaffermato in modo costante questo principio e cioè che a situazioni diseguali devono essere riservati trattamenti differenziati.

Dunque, a dubbi molto seri, molto forti sulla tenuta di questo provvedimento, rispetto al vaglio della Corte e a un sindacato di compatibilità con il sistema costituzionale, si aggiungono, anche, degli ulteriori rilievi critici, come, per esempio, l'estensione generalizzata, e anche in questo caso assolutamente rigida, del processo a distanza, per quanto riguarda i processi con detenuti, perfino quei processi di natura civile che vedono coinvolti gli stessi soggetti, il che significa comprimere il diritto al contraddittorio e, soprattutto, mortificare, spesso senza alcuna ragione, la dignità stessa dell'imputato. Noi sappiamo che l'introduzione del processo a distanza è stata motivata in una stagione del nostro Paese, una stagione storica molto particolare, all'indomani di fenomeni di stragismo mafioso, di forte condizionamento della vita democratica del nostro Paese, con la necessità di garantire, sotto il profilo anche dell'ordine pubblico e della sicurezza, una limitazione quantitativa del trasferimento dei detenuti e di detenuti di particolare spessore criminale, ma, soprattutto, avvertendo che questo sistema rappresentasse l'eccezione, davvero, un'eccezione da utilizzare in casi estremi. L'avere, viceversa, previsto, di fatto, un meccanismo che, pressoché in modo standardizzato, trova applicazione, significa, appunto, compromettere seriamente l'esercizio del diritto di difesa, che, in uno Stato democratico e soprattutto in uno Stato di diritto, rappresenta un baluardo ineludibile.

Altri rilievi su altre misure: pensiamo, ad esempio, alle misure cautelari patrimoniali, il cui impiego ormai è di diffusissima e frequente applicazione; dovrebbero comportare, anche in questo caso, nella valutazione dei presupposti, così come accade per le misure cautelari personali, la sussistenza quanto meno di gravi indizi di colpevolezza, anche per evitare abusi e per evitarne l'applicazione in situazioni, anche dal punto di vista economico, estremamente delicate, con riflessi fortemente pregiudizievoli.

Un'ultima annotazione rispetto alla definizione, che è stata citata in qualche precedente intervento, di quelli che sono i termini per la iscrizione della notizia di reato; è necessario che l'eventuale violazione dei tempi previsti per l'iscrizione, e quindi la ritardata iscrizione, non possa essere regolata solo sul piano disciplinare.

Sarebbe stato opportuno, invece, stabilire come sanzione vera quella dell'inutilizzabilità del relativo materiale nel processo. Ma sui rilievi e sulle criticità che questo provvedimento presenta nel merito, sicuramente in maniera molto più diffusa e molto più articolata, noi ci esprimeremo in sede di dichiarazione di voto finale sul provvedimento. In questa sede, valutando la richiesta di fiducia e contestando fermamente l'impianto complessivo del provvedimento, ma, soprattutto, il metodo prescelto dell'apposizione della questione di fiducia, che ha impedito al Parlamento, di fatto, di pronunciarsi anche su una gamma limitata di emendamenti, che sicuramente avrebbero potuto contribuire al miglioramento del testo e, quindi, a rendere gli strumenti meglio applicabili e soprattutto rafforzando le tutele e le garanzie, ribadiamo, pertanto, il voto contrario del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Siamo alla novantatreesima fiducia e possiamo ufficialmente scritturare il PD per “Lo show dei record” di Canale 5, dato che ormai questo Parlamento non ha più la possibilità di discutere nulla; questa però non è una fiducia come le altre, perché stiamo parlando di riforma della giustizia. Non è una fiducia come le altre, perché, dopo aver già posto la questione di fiducia in Senato, scrivendo un maxiemendamento con un unico articolo e 95 commi, anzi, 94 commi, oggi, venite qui, sullo stesso testo, quindi, sostanzialmente, annientando la possibilità di questa Camera di poter ancora dire qualcosa, di poter raccontare ai cittadini grazie a quest'Aula, grazie al dibattito, che cosa state combinando, venite qui e ponete, di nuovo, la questione di fiducia. A parte i discorsi legati all'importanza della materia che stiamo trattando e che non dovrebbe, mai, essere oggetto di questioni di fiducia, ma dovrebbe, altresì, essere un momento di confronto limpido e chiaro in questo Parlamento, lasciamo perdere, tanto ormai avete messo la fiducia addirittura sulle leggi elettorali che poi vi boccia la Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quindi, possiamo aspettarci qualsiasi cosa, qualsiasi cosa da questi governicchi che si succedono da cinque anni, da quattro anni e mezzo. La gravità di aver posto, ieri, la questione di fiducia è che siamo di fronte ad una maggioranza che ha paura, paura! Siete dei codardi, perché, se aveste avuto un minimo di coraggio, in quest'Aula sarebbero stati votati, oggi, tutti gli emendamenti, uno per uno, magari anche con qualche voto segreto, per cercare di capire chi è che la vuole veramente questa schifosa riforma della giustizia e chi, invece, magari, ha qualche perplessità, manifestata non in una giornata, ma nel corso di questi tre anni, perché è da tre anni che stiamo discutendo di questa roba, dal 23 dicembre 2014, quando venne emanato questo disegno di legge governativo, da parte del Ministro Orlando e dai suoi sodali.

Ora, questa non è una fiducia come le altre, perché, dentro questo provvedimento, sono contenute tutte le porcate più eclatanti, in materia di giustizia, che abbiamo visto, non so, nel corso non solo di questa legislatura, andiamo ancora indietro, andiamo a ripensare ai vecchi Governi Berlusconi, ma anche al Governo Prodi, perché, insomma, poi l'indulto l'ha fatto il Governo Prodi, non certo il Governo Berlusconi; in questo ci si può tranquillamente riferire ad entrambi. Perché “schifezze”, perché “cose che non stanno né in cielo né in terra”? Perché, qui dentro, siete stati capaci di arrivare al divieto sostanziale, perché di questo si tratterà, di questo si tratterà in futuro, quando ci saranno i decreti legislativi, delle intercettazioni penalmente rilevanti, divieto di pubblicazione delle intercettazioni penalmente rilevanti. Questo, verrà sostanzialmente scritto nei decreti delegati e, allora, la gravità di questa disposizione, di questa delega sulle intercettazioni è incredibile, perché abbiamo avuto ministri di questo Governo che si sono dimessi proprio grazie alla pubblicazione di intercettazioni penalmente rilevanti, abbiamo avuto scandali che sono venuti fuori proprio grazie al fatto che, finalmente, riuscivano ad uscire sulla stampa conversazioni politicamente rilevanti.

Siamo ancora qui, dopo anni, a dover spiegare la differenza tra responsabilità politica e morale e responsabilità penale? Ancora dobbiamo discutere di questo? Come si fa a non capire che questo è un bavaglio vero e proprio alle intercettazioni telefoniche e che la gravità di quello che sta succedendo sarà ricordata negli anni a venire, dato che siamo stati caratterizzati, in questa legislatura, da una marea di scandali politico-giudiziari e da tante inchieste, tante indagini bruciate, sostanzialmente. Questo è successo con il caso Consip, un'indagine bruciata, non vedrà probabilmente mai la luce quel processo, chi lo sa, dopo tutto quello che è stato combinato in questi mesi. E, allora, mi chiedo anche come fa questo Governo a sentirsi legittimato, legittimato, a varare una riforma del genere.

Nel 2013, così, una semplice domanda, quando ci si è presentati, quando vi siete presentati agli elettori, gliel'avete detto che avreste riformato il codice di procedura penale insieme ad Angelino Alfano? Erano d'accordo i vostri elettori, lo sapevano nel 2013 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che l'emergenza per questo Governo era mettere il bavaglio alla pubblicazione delle intercettazioni? Lo sapevano che avreste disposto, nella famosa delega sull'ordinamento penitenziario, la possibilità per i detenuti di fare videochiamate, per consentire le relazioni familiari? Come si fa a scrivere una delega del genere senza capire che nelle carceri, anche se abbiamo escluso l'applicazione di questa delega per il 41-bis, nell'alta sicurezza, ci sono appartenenti alle associazioni criminali di stampo mafioso, ci sono, ci sono mafiosi nelle carceri che beneficeranno delle videochiamate? Quindi, tutto l'allarme, quell'allarme famoso, Skype ai mafiosi, poi viene tradotto sotto forma di delega, scritto qui in questa riforma sull'ordinamento penitenziario? Ma stiamo scherzando? Stiamo scherzando?

Fate le prove di smantellamento del carcere duro, fate le prove di smantellamento dell'impianto che ha caratterizzato la normativa antimafia degli ultimi vent'anni? Di questo si tratta, di questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E ancora, Presidente, questa non è una fiducia come le altre, perché il 16 luglio del 2012 noi ricordiamo Giorgio Napolitano, alias “re Giorgio”, che diede mandato all'Avvocatura dello Stato per sollevare il conflitto di attribuzione dei poteri di fronte alla Corte costituzionale sostanzialmente per far distruggere le intercettazioni captate dalla procura di Palermo involontariamente, perché la procura di Palermo non stava intercettando Giorgio Napolitano, stava intercettando Nicola Mancino.

Il problema è che Nicola Mancino aveva scambiato il Quirinale per il Telefono Azzurro, e da lì richiesta di distruzione, operazione riuscita perfettamente, gogna mediatica per la procura di Palermo, distruzione di quelle conversazioni nel 2013, e oggi, dopo cinque anni, noi siamo ancora qui a parlare di intercettazioni con “re Giorgio” che spara moniti ancora, perché si sente ancora, probabilmente, Presidente della Repubblica, e il PD esegue, il Pd esegue. Non è cambiato nulla, non è cambiato nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! La gravità di quello che state combinando è palese agli occhi di tutti, perché in questa Italia martoriata in materia di giustizia mancano 900 magistrati nei tribunali, mancano migliaia di unità di personale della giustizia; nelle carceri non ne parliamo, carenze di organico della Polizia penitenziaria e di persone che lavorano all'interno delle carceri.

Non è che ve lo ha denunciato il MoVimento 5 Stelle o qualche altro partito o qualche altro movimento; ve lo ha denunciato anche il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, nella sua relazione annuale. Di fronte a queste emergenze, no, che cosa pensa questo fantomatico Governo, perché per me è un unicum che si succede da quattro anni? Pensa ad impallare ancora di più le procure e i tribunali di questo Paese! E come? Con questa norma, proprio da follia pura, al termine delle indagini il PM avrà tre mesi per chiedere il rinvio a giudizio o archiviazione, altrimenti scatta l'avocazione da parte del procuratore generale presso la corte d'appello. Che cosa significa questo?

Che, se davvero il procuratore generale poi avoca, noi, sostanzialmente, abbiamo impallato le procure generali e anche i tribunali. A Roma ci sono 40 mila procedimenti, che dovrebbero essere celebrati, che sono lì in attesa, perché, al massimo, ne possiamo fare 10 mila. Quindi, abbiamo sostanzialmente la metà dei processi in questo Paese che rischiano di non poter essere celebrati, perché anche la procura generale avrà tre mesi di tempo.

Allora uno pensa: in procura generale, visto che hanno avocato, avranno il triplo di personale, avranno una marea di PM che potranno svolgere le indagini in tre mesi, finire e chiedere archiviazione o rinvio a giudizio, così ci sveltiamo. No, le procure generali hanno un decimo dei procuratori rispetto alle procure di primo grado. Ma, allora, che senso ha? Avremo i trasferimenti dei PM dalle procure alle procure generali, così quello che non potevano fare di là adesso lo dovranno fare di qua. Non so, spiegateci il processo mentale che avete utilizzato per scrivere questa roba. L'unico fine, lo abbiamo detto, è quello di impallare ancora di più la giustizia di questo Paese. Noi abbiamo chiesto l'introduzione dell'agente provocatore: quella sì che sarebbe una norma geniale, geniale, per trovare i corrotti in questo Paese, magari subito dopo che vincono le elezioni, e magari ancora prima che vincano le elezioni.

Abbiamo chiesto di sbloccare la legge sul whistleblowing, che pende in Senato, per tutelare seriamente chi denuncia i reati contro la pubblica amministrazione. Abbiamo chiesto di riformare l'articolo sul voto di scambio politico-mafioso. Voi qui fate una presa per i fondelli ai cittadini, aumentate le pene. Lo so che andrete in giro a raccontare che avete aumentato le pene per il voto di scambio; il problema è che quel reato non si può più provare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Fatevelo un giro nelle direzioni distrettuali antimafia d'Italia, fatevelo un giro: quanti processi ci sono, dopo la vostra riforma del luglio 2014, per voto di scambio? Non ci sono procedimenti penali in corso, perché quel reato lo avete reso impossibile da provare. Bisognava eliminare quella semplice dicitura “mediante le modalità di cui al terzo comma dell'articolo 416-bis”, perché, se non si toglie quella dicitura, ci vuole l'intimidazione per provare il reato; ma la mafia, lo sanno tutti, anche i bambini di cinque anni, che oggi non intimidisce più. E, allora, è già stato assolto Antonello Antinoro, quel deputato regionale siciliano che aveva preso i voti da quelli di Cosa Nostra, il mandamento di Resuttana. Questo è successo nel 2014: quanti ne vogliamo assolvere, ancora, di mafiosi che scendono a patti, anzi, di politici che scendono a patti con la mafia? Quanti ancora? Noi ce le ricorderemo tutte, una per una, queste norme, una per una, queste leggi porcata che avete fatto in questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e, quando saremo al Governo, non faremo come voi, che non cancellate le leggi di Berlusconi. Noi le cancelleremo una dopo l'altra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. La ringrazio, signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, vorrei che ci fosse in quest'Aula almeno il buongusto di evitare di vendere prodotti ai propri clienti. Non siamo dei bottegai, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, siamo dei parlamentari. Noi siamo dei parlamentari che dovrebbero rispondere alle esigenze di un popolo, di una cittadinanza, non ai nostri clienti, che poi, magari, si spera di portare in Parlamento prima o dopo la pensione. Noi dobbiamo rivolgerci all'intera collettività, e questo è un provvedimento che si rivolge all'intera collettività, perché è un provvedimento di sistema, è un provvedimento che molti non hanno letto, perché si vanno a toccare soltanto alcuni punti in questi pochi minuti, e li abbiamo sentiti.

Addirittura, abbiamo sentito parlare anche di cose che non sono qui dentro, dalla legittima difesa alla depenalizzazione. Tutta roba che qui dentro non c'è! E, allora, prima di tutto, cerchiamo di capire di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di un provvedimento che non nasce oggi, vorrei tranquillizzare la collega Sarti, suo tramite: questo provvedimento, questi temi erano tutti nel programma elettorale del Partito Democratico con cui ci siamo presentati agli elettori nel 2013, perché sono provvedimenti che giacciono da tempo alle nostre discussioni. Questo è un Paese, signor Presidente, dove tutti chiacchierano perché vogliono le riforme, ma nessuno, in realtà, le vuole. Anche coloro che si lanciano con spirito riformatore, di cambiamento, tutte le volte che si trovano davanti a una proposta di modifica, di innovazione, di speranza, di futuro, di qualcosa di meglio per i nostri ragazzi, per quelli che verranno dopo di noi, no, c'è sempre qualcosa, c'è sempre qualche bottega da difendere, c'è sempre qualche lobby da difendere, c'è sempre gente da difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Non si vuole mai fare niente, questa è la verità, perché tutte le volte c'è una ragione per dire di no. E oggi si dice di no a che cosa? Ma a che cosa state dicendo di no? Volete dire di no al fatto che un cittadino ha diritto di sapere, dopo anni, anni, di indagini su di lui, che fine farà?

Volete dire di no a questo? Che cavolo raccontiamo di questa balla dei tre mesi? Lo sapete benissimo che sono tre mesi successivi agli atti successivi al 415-bis a indagini preliminari concluse e sono tre mesi che possono essere tranquillamente raddoppiati e, per i reati più gravi, sono sei mesi più sei mesi. E non vogliamo dare la soddisfazione a un cittadino, che sta soffrendo perché sta subendo un processo, di sapere che cosa sarà della sua vita? Oppure noi vogliamo dire che preferiamo avere un sistema che continua in questo modo, dove i processi non si fanno perché si sceglie di non farli e c'è qualcuno che decide se farli o non farli?

Dunque, se noi inseriamo questi concetti nel sistema di tutte le riforme che abbiamo fatto, vedrete che noi cerchiamo di produrre un effetto deflattivo sui processi. Le riforme che abbiamo fatto, le depenalizzazioni - lo dico al collega Molteni, che mi dispiace non sia in Aula, per il suo tramite - riguardano solo reati che avevano alla fine una sanzione pecuniaria e quindi le depenalizzazioni servono ad avere un effetto deflattivo sui fascicoli.

Abbiamo previsto la messa alla prova, la tenuità del fatto e qui dentro, nel provvedimento in esame, c'è la giustizia riparativa per dare una soddisfazione alle persone offese e alle vittime dei reati senza aspettare anni di processo. Se noi riusciamo ad avere un effetto deflattivo, allora davvero riusciremo ad avere, anche per la prescrizione, una sua catalogazione come patologia del sistema: la prescrizione non dovrebbe neanche esistere in un sistema civile, perché i processi si dovrebbero fare ma, se non togliamo tutto il carico forte presente nelle procure e nei tribunali, non riusciremo mai ad avere un sistema senza prescrizione, perché la prescrizione scatta nel momento in cui lo Stato non è in grado di andare avanti.

Noi vogliamo che lo Stato sia in grado di fare i processi: per tale ragione interveniamo anche su quello perché, finché non riusciamo ad avere un effetto deflattivo con tutte le riforme, non riusciremo poi ad avere altro tipo di vantaggio. Certo, essendo una riforma di sistema, ci sono elementi che vanno monitorati: monitoreremo la questione dei tre mesi, dei sei mesi e dell'anno per i termini dopo le indagini; monitoreremo anche la questione sulle videoconferenze e sui processi a distanza, su cui certamente c'è qualcosa da vedere, da guardare - lo dico ai molti avvocati che stanno protestando in questi giorni - ma ci sono anche aspetti di sostanza. Finalmente - lo dico ai colleghi del centrodestra - qualcuno interviene sulla certezza della pena, sui furti in appartamento, sulle rapine, sui furti con strappo, sulle estorsioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); finalmente qualcuno interviene perché aumentiamo i minimi delle pene e fermiamo il bilanciamento delle circostanze: chi viene beccato in un furto in appartamento va in galera per davvero! Non come quando eravate voi al Governo, che facevate finta e poi oggi fate gli scandalizzati.

Inoltre, abbiamo dato segni di civiltà nel provvedimento proprio in relazione alla prescrizione: nei casi in cui parti offese siano minori, la prescrizione inizierà a decorrere quando hanno compiuto il diciottesimo anno e tale indicazioni proviene dalle convenzioni internazionali.

Ma poi ci sono le riforme del casellario giudiziale; la riforma dei procedimenti speciali; le riforme delle impugnazioni; la possibilità di conferire questa delega al Governo sull'ordinamento penitenziario per fare finalmente dell'Italia un Paese civile anche sotto l'aspetto dei rapporti con la nostra popolazione carceraria, che deve certamente scontare la pena fino in fondo per tutto quello che ha commesso, ma è anche vero che deve essere fatto in un livello di civiltà che non ci può paragonare ad altri.

Infine, le intercettazioni, signor Presidente. Le intercettazioni non sono toccate come strumento investigativo: nessuno tocca le intercettazioni come strumento investigativo. Noi critichiamo soltanto un fatto, e su questo conferiamo la delega al Governo, affinché si eviti di far finire sui giornali persone che nulla hanno a che fare con i processi. E, se c'è qualcosa che non ha funzionato, non sono le intercettazioni in quanto tali; piuttosto sono le informative che sono state sbagliate, volontariamente o involontariamente - io il mio sospetto ce l'ho -, in relazione alle intercettazioni che sono state captate e, certamente sì, vogliamo sapere perché ciò accade. Vogliamo sapere perché ci possono essere nei nostri processi informative sbagliate; vogliamo sapere chi c'è dietro le informative sbagliate; vogliamo sapere perché ci sono le informative sbagliate e voglio sapere dai colleghi Cinque Stelle se vogliono mandare in galera anche chi è soggetto alle informative dolosamente sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): infatti, voglio sapere quale sarà la fine del nostro popolo, una volta che loro saranno al Governo, se saranno loro a decidere chi va in galera o no o se sarà una magistratura autonoma.

Io ho paura di queste cose, come deve avere paura tutto il popolo italiano. Guardate, i giustizialismi a corrente alternata hanno sempre fatto paura nella storia e ci deve essere di insegnamento; non si cambiano le posizioni un giorno per l'altro per avere un voto in più.

Abbiamo visto il voltagabbana e i voltafaccia adesso sui migranti: per rubare un voto alla Lega si cambia politica anche sui migranti. Bisogna imparare ad avere una linea. Con il provvedimento in esame noi diamo una linea, poi stasera nelle dichiarazioni di voto finale sul testo il collega che interverrà, il collega Verini, sicuramente sarà anche molto più specifico. Questa è una dichiarazione politica sul voto di fiducia. Certo, anche noi avremmo voluto un dibattito più aperto ma guardate il dibattito c'è stato. Questo è un dibattito che nel Paese su questi temi sono mesi e mesi che è in corso: viene discusso nei convegni e nelle assemblee; è stato discusso in Commissione; è venuto alla Camera ed è tornato al Senato.

Adesso poniamo la questione di fiducia perché è evidente che il Parlamento, senza la questione di fiducia, forse non è in grado di affrontare con i voti segreti un procedimento che sia ben definito (Commenti). Ma lo sapete perché questo? Perché questo è un Parlamento che ha bisogno veramente di sentirsi riformatore; è un Parlamento che ha bisogno di volere le riforme: qui siete troppi a volere le riforme, ma poi difendete le vostre botteghe e questo non va bene se vogliamo dare una speranza al nostro Paese.

Per tale ragione, signor Presidente, noi vogliamo confermare la fiducia al Governo: siamo convinti che il provvedimento sia molto importante, che certamente andrà monitorato, ma darà uno scatto, provocherà un ulteriore effetto deflattivo sui processi, attribuirà una maggiore forza anche alle indagini, darà la possibilità di celebrare i processi, darà anche le garanzie ai cittadini. Sì, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché le garanzie per i cittadini sono una cosa a cui noi teniamo e ci fanno paura coloro che, invece, non vogliono dare garanzie ai propri cittadini. Signor Presidente, voteremo con convinzione la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4368)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del progetto di legge in esame nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale e a motivi personali, la Presidenza, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. Se è possibile, invito a non accompagnare il nome del deputato con il solito urlo di disappunto, dal momento che uno sarà il sorteggiato e tutti gli altri no.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Argentin.

Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama) .

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del progetto di legge, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

  Presenti   470

  Votanti   469

  Astenuti   1

  Maggioranza  235

  Hanno risposto sì   320

  Hanno risposto no  149

La Camera approva.

Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Adornato Ferdinando

Agostini Luciano

Agostini Roberta

Aiello Ferdinando

Albanella Luisella

Albini Tea

Alfano Gioacchino

Amato Maria

Amici Sesa

Amoddio Sofia

Antezza Maria

Anzaldi Michele

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Berretta Giuseppe

Bianchi Dorina

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Binetti Paola

Bini Caterina

Biondelli Franca

Blazina Tamara

Bobba Luigi

Bocci Gianpiero

Boccia Francesco

Boccuzzi Antonio

Boldrini Paola

Bolognesi Paolo

Bombassei Alberto

Bordo Michele

Borghi Enrico

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Bosco Antonino

Bossa Luisa

Braga Chiara

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bratti Alessandro

Bruno Franco

Bruno Bossio Vincenza

Camani Vanessa

Cani Emanuele

Capelli Roberto

Capodicasa Angelo

Capone Salvatore

Capozzolo Sabrina

Cardinale Daniela

Carella Renzo

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Carrozza Maria Chiara

Casati Ezio Primo

Casellato Floriana

Casero Luigi

Cassano Franco

Castiglione Giuseppe

Castricone Antonio

Catalano Ivan

Censore Bruno

Cesaro Antimo

Cimbro Eleonora

Coccia Laura

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Cova Paolo

Covello Stefania

Crimì Filippo

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuomo Antonio

Currò Tommaso

D'Alia Gianpiero

Dallai Luigi

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

Damiano Cesare

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

De Mita Giuseppe

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Di Stefano Marco

D'Ottavio Umberto

Epifani Ettore Guglielmo

Ermini David

Fabbri Marilena

Falcone Giovanni

Famiglietti Luigi

Fanucci Edoardo

Farina Gianni

Fauttilli Federico

Fedi Marco

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Folino Vincenzo

Fontana Cinzia Maria

Fontanelli Paolo

Formisano Aniello

Fossati Filippo

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fusilli Gianluca

Gadda Maria Chiara

Galgano Adriana

Galli Giampaolo

Galperti Guido

Gandolfi Paolo

Garavini Laura

Garofalo Vincenzo

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Gelli Federico

Ghizzoni Manuela

Giachetti Roberto

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Gigli Gian Luigi

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Giorgis Andrea

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerini Lorenzo

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Kronbichler Florian

Lacquaniti Luigi

Laforgia Francesco

La Marca Francesca

Lattuca Enzo

Lauricella Giuseppe

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Leva Danilo

Librandi Gianfranco

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Magorno Ernesto

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manfredi Massimiliano

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Mariani Raffaella

Mariano Elisa

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Martino Pierdomenico

Marzano Michela

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Melilli Fabio

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Misiani Antonio

Misuraca Dore

Mognato Michele

Monaco Francesco

Monchiero Giovanni

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Oliaro Roberta

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Ottobre Mauro

Pagani Alberto

Palladino Giovanni

Palma Giovanna

Paris Valentina

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Giorgio

Piccolo Salvatore

Piepoli Gaetano

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pinna Paola

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quintarelli Giuseppe Stefano

Raciti Fausto

Ragosta Michele

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Domenico

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rubinato Simonetta

Rughetti Angelo

Sammarco Gianfranco

Sanga Giovanni

Sani Luca

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sberna Mario

Sbrollini Daniela

Scalfarotto Ivan

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sgambato Camilla

Simoni Elisa

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taranto Luigi

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Vecchio Andrea

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vico Ludovico

Villecco Calipari Rosa Maria

Zaccagnini Adriano

Zan Alessandro

Zappulla Giuseppe

Zardini Diego

Zoggia Davide

Hanno risposto no:

Abrignani Ignazio

Agostinelli Donatella

Airaudo Giorgio

Allasia Stefano

Altieri Trifone

Archi Bruno

Artini Massimo

Attaguile Angelo

Baroni Massimo Enrico

Basilio Tatiana

Benedetti Silvia

Bergamini Deborah

Bernini Massimiliano

Bernini Paolo

Bianchi Nicola

Biasotti Sandro

Borghesi Stefano

Bossi Umberto

Bragantini Matteo

Brescia Giuseppe

Brignone Beatrice

Brugnerotto Marco

Brunetta Renato

Busin Filippo

Businarolo Francesca

Busto Mirko

Buttiglione Rocco

Calabria Annagrazia

Capezzone Daniele

Carfagna Maria Rosaria

Cariello Francesco

Caso Vincenzo

Castiello Giuseppina

Cesaro Luigi

Chiarelli Gianfranco Giovanni

Ciracì Nicola

Cirielli Edmondo

Civati Giuseppe

Colletti Andrea

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

Crippa Davide

Dadone Fabiana

Daga Federica

D'Alessandro Luca

Dall'Osso Matteo

Da Villa Marco

De Girolamo Nunzia

Del Grosso Daniele

Della Valle Ivan

Dell'Orco Michele

De Lorenzis Diego

De Rosa Massimo Felice

Di Battista Alessandro

Di Benedetto Chiara

D'Incà Federico

Distaso Antonio

Di Stefano Fabrizio

Di Vita Giulia

D'Uva Francesco

Faenzi Monica

Farina Daniele

Fassina Stefano

Fedriga Massimiliano

Ferraresi Vittorio

Fico Roberto

Fontana Gregorio

Frusone Luca

Fucci Benedetto Francesco

Galati Giuseppe

Gallinella Filippo

Gallo Riccardo

Giacomoni Sestino

Giordano Silvia

Giorgetti Alberto

Giorgetti Giancarlo

Gregori Monica

Grillo Giulia

Guidesi Guido

Invernizzi Cristian

L'Abbate Giuseppe

Labriola Vincenza

Laffranco Pietro

La Russa Ignazio

Latronico Cosimo

Liuzzi Mirella

Lombardi Roberta

Longo Piero

Lupo Loredana

Maestri Andrea

Mantero Matteo

Marcon Giulio

Martino Antonio

Micillo Salvatore

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Mucci Mara

Murgia Bruno

Nastri Gaetano

Nesci Dalila

Nuti Riccardo

Occhiuto Roberto

Pagano Alessandro

Paglia Giovanni

Palazzotto Erasmo

Palese Rocco

Palmieri Antonio

Palmizio Elio Massimo

Parisi Massimo

Pastorino Luca

Pesco Daniele

Petraroli Cosimo

Petrenga Giovanna

Picchi Guglielmo

Pili Mauro

Piso Vincenzo

Placido Antonio

Polidori Catia

Polverini Renata

Prataviera Emanuele

Prestigiacomo Stefania

Prodani Aris

Rampelli Fabio

Rizzetto Walter

Roccella Eugenia

Rondini Marco

Ruocco Carla

Russo Paolo

Saltamartini Barbara

Sarro Carlo

Sarti Giulia

Savino Elvira

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Secco Dino

Segoni Samuele

Simonetti Roberto

Sisto Francesco Paolo

Sorial Girgis Giorgio

Tofalo Angelo

Totaro Achille

Turco Tancredi

Vacca Gianluca

Valente Simone

Valentini Valentino

Vargiu Pierpaolo

Vella Paolo

Vignaroli Stefano

Vito Elio

Si sono astenuti:

Lainati Giorgio

Sono in missione:

Alfano Angelino

Alfreider Daniel

Alli Paolo

Amendola Vincenzo

Baldelli Simone

Bellanova Teresa

Bernardo Maurizio

Bonifazi Francesco

Boschi Maria Elena

Bressa Gianclaudio

Carbone Ernesto

Catania Mario

Causin Andrea

Centemero Elena

Cicchitto Fabrizio

Costa Enrico

Costantino Celeste

Di Stefano Manlio

Faraone Davide

Fraccaro Riccardo

Gentiloni Silveri Paolo

Gozi Sandro

Lotti Luca

Mannino Claudia

Nicoletti Michele

Pannarale Annalisa

Pini Gianluca

Quartapelle Procopio Lia

Ravetto Laura

Rigoni Andrea

Romano Francesco Saverio

Rostan Michela

Scanu Gian Piero

Sereni Marina

Speranza Roberto

Terzoni Patrizia

Vignali Raffaello

Zampa Sandra

PRESIDENTE. Come convenuto dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16,15 a partire dall'esame e dalla votazione degli ordini del giorno.

Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per i rapporti con il Parlamento, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'economia e delle finanze. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative in relazione alla disciplina dei voucher per le prestazioni di lavoro accessorio – n. 3-03070)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Laforgia ed altri n. 3-03070 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Scotto se intenda illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha un minuto, onorevole.

ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Signora Ministra, 3 milioni di italiani hanno chiesto un referendum, su iniziativa della CGIL, per abolire i voucher. Il Governo Gentiloni, per evitare la celebrazione del referendum e probabilmente ricordandosi di cosa accadde il 4 dicembre scorso, varò un decreto per abolirli integralmente. Tre settimane fa, un emendamentino alla manovra di correzione dei conti pubblici li reintroduce per le imprese sotto i cinque dipendenti, per il lavoro domestico e persino per la pubblica amministrazione, senza nessun confronto con il sindacato. Avete aggirato la volontà dei cittadini e l'articolo 75 della Costituzione. Come volete riparare a questo torto a 3 milioni di persone?

PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente e onorevoli deputati, il quesito posto dagli onorevoli interroganti richiede una ricostruzione degli eventi al fine di introdurre un po' di chiarezza. Ricordo preliminarmente che la Commissione lavoro della Camera era già impegnata, sino al marzo 2017, nella redazione di nuove norme per contrastare gli abusi relativi all'utilizzo dei cosiddetti voucher, pervenendo all'adozione di un testo unificato risultante da undici proposte di legge, e questo mentre la Cgil completava la raccolta delle firme necessarie a promuovere il referendum abrogativo.

La stessa sentenza n. 28 del 2017, con la quale la Corte costituzionale ammetteva il quesito referendario, sollecitava altresì il legislatore a intervenire in materia; esigenza resa ancora più stringente dopo che un decreto-legge di questo Governo, prima che intervenisse la consultazione popolare, aboliva definitivamente i voucher.

Nel corso della discussione sul decreto-legge cosiddetto “manovrina”, sono state presentate da diverse forze politiche ventidue proposte emendative sul punto. La Commissione ha, quindi, approvato a larga maggioranza una riformulazione di un emendamento parlamentare proposto dal relatore che va esattamente nella direzione auspicata: regolare le prestazioni di lavoro occasionale, far emergere dal nero queste attività e imporre limiti stringenti, riconoscere maggiori diritti ai lavoratori. Cinque, i vincoli introdotti con la nuova disciplina per evitare gli abusi che si verificavano con i vecchi voucher: i nuovi contratti possono essere attivati solo attraverso la piattaforma informatica gestita dall'INPS; sono compiutamente tracciabili; non si acquistano più in tabaccheria; possono ricorrervi solo le imprese con al massimo cinque dipendenti; ciascuna impresa non può corrispondere ai lavoratori occasionali complessivamente più di 5 mila euro annui e non più di 2.500 allo stesso lavoratore; sono esclusi il settore edile e altri affini; non possono essere attivati contratti occasionali a chi ha in corso, o ha avuto negli ultimi sei mesi, un contratto di lavoro dipendente con lo stesso datore.

Si prevedono, inoltre, maggiori diritti per il lavoratore: compenso orario minimo di 9 euro; riposi giornalieri e settimanali; tutela di salute e sicurezza; contributi previdenziali al 33 per cento; trasformazione automatica in contratto a tempo pieno e indeterminato nel caso in cui si superino gli importi previsti o una durata della prestazione pari a 280 ore l'anno.

Emerge, quindi, con assoluta chiarezza come la nuova regolamentazione introdotta dalla Camera dei deputati sia una disciplina originale del lavoro occasionale, sostanzialmente ben diversa dalla disciplina previgente oggetto del quesito referendario. Conseguentemente, l'esercizio del potere legislativo non può che ritenersi pienamente legittimo ed assolutamente rispettoso del dettato costituzionale, rispondendo peraltro alla necessità di dotare l'Italia di una regolamentazione seria del lavoro occasionale, che consenta di combattere il lavoro nero e difendere i diritti dei lavoratori.

PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di replicare.

ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, signora Ministra, la democrazia è una cosa seria ed è anche sacra e i corpi intermedi non possono essere vissuti come un fastidio, e nemmeno tre milioni di persone che hanno firmato un referendum e avevano diritto a votare il 28 maggio; dovevate ascoltare le parti sociali prima.

E anche nella ricostruzione che lei ha fatto ha dimenticato una cosa molto semplice: che quei progetti di legge, che venivano discussi all'interno della Commissione lavoro, prevedevano esclusivamente la regolamentazione dei voucher ad uso domestico. Voi li avete allargati alla pubblica amministrazione e alle piccole imprese. Cinque dipendenti, signora Ministra, significa 4 milioni di imprese, la stragrande maggioranza del tessuto produttivo italiano. Perché la vostra idea di competizione internazionale non sta sulla qualità, sull'innovazione, ma sta sulla compressione dei diritti e dei costi, sull'idea di lavoro servile.

E anche la barzelletta che andate raccontando, secondo cui i voucher limiterebbero il lavoro nero, è smentita clamorosamente da quello che dice Tito Boeri, presidente dell'INPS, in diversi rapporti. È una fake news e mi dispiace che venga raccontata dal Governo. Così come il Ministro Calenda, all'assemblea della Confcommercio, ha detto: “Non è che l'inizio. Questo emendamentino approvato, sì, a larga maggioranza, con i voti del PD, di Forza Italia e della Lega, non è che l'antipasto”.

E, allora, di fronte a un furto di referendum, occorrerebbe una correzione profonda di rotta e, invece, avete deciso di andare…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ARTURO SCOTTO. …contro le parti sociali e contro milioni di cittadini. Noi, il 17, saremo in piazza a manifestare contro questo schiaffo alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

(Iniziative volte a implementare le politiche relative alle questioni oggetto del recente vertice dei Paesi del G7 svoltosi a Taormina – n. 3-03071)

PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03071 (Vedi l'allegato A).

FABIO RAMPELLI. Di solito, Ministro, i Paesi che ospitano i vertici internazionali portano a casa un risultato in più degli altri: a Taormina, l'Italia di Gentiloni è stata capace di infrangere anche questa consuetudine. I temi a noi cari? Nessun impegno per fronteggiare l'immigrazione, nessuna iniziativa per contrastare concorrenza sleale di Paesi che sfruttano il lavoro minorile; ritiro da parte degli USA dal Trattato di Parigi sul contrasto ai mutamenti climatici. A questo punto, come intende reagire l'Italia visto che tali argomenti per noi sono strategici?

PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, signora Presidente. Onorevoli deputati, la Presidenza italiana del G7 è riuscita ad ottenere risultati assolutamente non scontati, come è riconosciuto anche dagli altri partner del G7, malgrado la congiuntura particolarmente complessa nella quale si è svolto il Vertice.

La dichiarazione di Taormina sulla lotta al terrorismo e all'estremismo violento ha segnato, a pochi giorni dei tragici fatti di Manchester, un importante elevazione di profilo dell'impegno del G7 per la sicurezza dei cittadini. I leader si sono impegnati a rafforzare la cooperazione su aspetti cruciali, quali lo scambio di informazioni, la lotta contro la propaganda e i contenuti terroristici online, le politiche nei riguarda dei cosiddetti foreign fighters e il contrasto al finanziamento del terrorismo.

La dichiarazione contiene anche ampi riferimenti al ruolo dell'istruzione e della cultura quali presupposti essenziali per contrastare i fattori strutturali che alimentano radicalismo ed estremismo violento.

In materia di immigrazione, il comunicato finale del Vertice riflette alcuni capisaldi della posizione sempre rappresentata dall'Italia: la necessità di un approccio globale e coordinato basato sul principio di responsabilità condivisa, che, nell'affrontare l'emergenza, guardi anche i fattori di lungo periodo, l'esigenza di impostare partenariati con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, l'esigenza di proteggere i soggetti più deboli, in particolare, donne, adolescenti, bambini e minori non accompagnati.

Per quanto attiene al commercio internazionale, l'intensa mediazione della Presidenza italiana ha consentito di ribadire, da un lato, il comune impegno del G7 nel contrasto al protezionismo e, dall'altro, di riaffermare l'esigenza di un sistema internazionale di regole, con un riferimento specifico al ruolo dell'Organizzazione mondiale del commercio. Tenuto conto delle posizioni espresse dagli Stati Uniti, si tratta di un risultato niente affatto scontato, da attribuire all'impegno personale e diretto del Presidente del Consiglio nel corso del Vertice.

Sul tema dei cambiamenti climatici, ci si è dovuti misurare con una situazione che vedeva gli Stati Uniti ancora impegnati in una revisione della propria politica di settore, a fronte di un compatto sostegno degli altri partner alla piena e rapida attuazione dell'Accordo di Parigi. Nel comunicato del Vertice si è dovuto fare stato di questa oggettiva differenza di posizioni, poi confermata dall'annuncio degli Stati Uniti di voler uscire dall'Accordo di Parigi. È comunque importante che gli altri partner del G7 abbiano confermato con nettezza gli impegni precedentemente assunti in materia.

Va ricordato, inoltre, che la discussione dei leader del G7 è stata allargata anche alle principali aree di crisi. In particolare, è stato ribadito il sostegno ai processi politici inclusivi e alla lotta al terrorismo in Siria e in Libia, la necessità di contrastare la minaccia nucleare della Corea del Nord e la ricerca di una soluzione alla crisi ucraina, basata sul rispetto degli Accordi di Minsk da parte di tutte le parti. In tale contesto, è stato evidenziato come, nonostante le responsabilità di Mosca, non si debba interrompere il dialogo con la Russia.

I leader hanno, inoltre, discusso i temi della governance economica globale, ponendosi l'obiettivo della crescita economica, della riduzione delle disuguaglianze, con l'adozione di un piano d'azione su innovazione, competenze e lavoro.

La Presidenza italiana ha, infine, fortemente voluto l'impegno del G7 per l'Africa, sia accrescendo il sostegno per la sicurezza alimentare, sia affrontando il tema della crisi migratoria.

PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare.

FABIO RAMPELLI. Ministro, siamo insoddisfatti e anche preoccupati. Questa tecnicamente - quella che ha dato - si chiama risposta diversiva: ha parlato di tutto, fuorché delle obiezioni fatte nel question time che abbiamo depositato. Voi vi affidate all'Unione europea, alla comunità internazionale, ma queste istituzioni se ne fregano, evidentemente, dei nostri problemi. A questo punto, un cittadino italiano qualunque pensa che il suo Governo, proprio perché lasciato da solo, sarà più deciso, più risoluto, batterà i pugni sul tavolo, provvederà autonomamente. No, niente di tutto questo. Il Governo a guida Partito Democratico è fermo: lo schiavismo cinese, trasferitosi anche a casa nostra, agisce indisturbato in barba all'Organizzazione mondiale del commercio che lo ospita e porta alla chiusura migliaia di aziende italiane; gli immigrati irregolari sono un numero ingestibile per le nostre città: se ne è accorto perfino Beppe Grillo, guarda caso, il giorno dopo aver preso una “legnata” elettorale, ma meglio tardi che mai.

Quando si pentirà anche il Governo, anche il Partito Democratico delle scelte sbagliate fatte, complice degli scafisti e dei trafficanti di uomini che totalizzano ogni giorno ben quattro morti annegati nel Mar Mediterraneo? Quando inizierà il blocco navale per impedire che l'Africa venga letteralmente svuotata delle sue energie migliori per alimentare gli affari delle cooperative bianche e rosse? Domande perentorie a cui voi non riuscite, non volete rispondere, ma sono domande che sono all'ordine del giorno non solo della comunità internazionale, ma, soprattutto, dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

(Iniziative volte a disciplinare l'attribuzione del cognome ai figli, alla luce della sentenza n. 286 del 2016 della Corte costituzionale, con particolare riguardo al rispetto del principio di parità tra i genitori – n. 3-03072)

PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03072 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Buongiorno, Ministro Orlando, la Corte costituzionale, a novembre 2016, ha di fatto dichiarato incostituzionale la norma nella parte nella quale non consentiva ai coniugi di attribuire anche il cognome materno ai figli all'atto della nascita. Oggi, quindi, è possibile attribuire il doppio cognome, però un vuoto regolamentare e normativo lo rende veramente molto difficile. Perciò noi chiediamo al Governo cosa intenda fare per garantire ai genitori il diritto costituzionale di attribuire il doppio cognome ai figli e per garantire al minore il diritto alla costruzione di un'identità personale che tenga conto di contributi paritari di entrambi i genitori.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in discussione l'onorevole interrogante rileva l'urgenza di un pronto adeguamento del nostro sistema ordinamentale alla recente sentenza della Corte costituzionale 8 novembre 2016 n. 286 affinché trovino piena ed effettiva realizzazione il diritto del minore all'identità personale e il principio di eguaglianza dei coniugi rispettivamente sanciti agli articoli 2 e 3 della Costituzione. Com'è noto, il giudice delle leggi è stato chiamato a valutare della legittimità della norma sull'automatica attribuzione del cognome paterno laddove non consente ai genitori che ne facciano concorde richiesta al momento della nascita di attribuire al figlio anche il cognome materno. Nel ripercorrere la giurisprudenza della CEDU in materia nonché precedenti pronunce della stessa Corte, ha rilevato come l'attuale ordinamento pregiudichi il diritto di identità personale del minore e al contempo costituisca un'irragionevole disparità di trattamento tra i coniugi che non trova alcuna giustificazione nella finalità di salvaguardia dell'unità familiare. In particolare, la Corte Costituzionale ha evidenziato come il diritto all'identità personale trovi nel nome il suo primo ed immediato riscontro, riconoscendo così il diritto del figlio ad essere identificato sin dalla nascita attraverso l'attribuzione del cognome di entrambi i genitori che concordino in tal senso. Su tali premesse ha dunque dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma desumibile dalle disposizioni del codice civile in materia di filiazione legittima e naturale e di adozione nella parte in cui non consente ai coniugi di comune accordo di trasmettere ai figli al momento della nascita anche il cognome materno. Mi preme rilevare che il tema è oggetto di dibattito parlamentare ancor prima della pronunzia in parola e conferma la necessità di un intervento riformatore della materia con l'obiettivo di una definizione di nuovi criteri di attribuzione dei cognomi ai figli rispettosi dell'uguaglianza dei coniugi e del diritto alla piena identità personale del minore. In tale prospettiva si inserisce infatti il disegno di legge n. 1628 recante disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli attualmente all'esame della II Commissione giustizia del Senato. Il provvedimento infatti prevede che i genitori all'atto della dichiarazione di nascita del figlio possano attribuirgli, secondo la loro volontà, il cognome del padre o quello della madre o quelli di entrambi nell'ordine concordato e che, in caso di mancato accordo tra i genitori, al figlio siano attribuiti i cognomi di entrambi i genitori in ordine alfabetico. Intendo rassicurare l'onorevole interrogante che il Governo e il Ministero che rappresento, nel condividere gli obiettivi del provvedimento, assicureranno il massimo contributo al dibattito parlamentare per una rapida definizione dell'iter legislativo.

PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di replicare.

ADRIANA GALGANO. Grazie, Ministro, per averci assicurato che parteciperà ai lavori parlamentari ma chiaramente, per tutta la parte che riguarda il Parlamento, ero già abbondantemente aggiornata, poiché il disegno di legge, di cui lei parla, è stato approvato dalla Camera nel 2014, l'anno nel quale poi la Corte di Strasburgo ci ha punito proprio sul tema. Quindi mi aspettavo di sapere invece da parte sua cosa intende fare il Governo - era questa la domanda - perché la circolare fatta dal Ministero dell'interno all'inizio del 2017 per dare delle indicazioni non si è rivelata assolutamente sufficiente. Esistono molti problemi pratici che possono essere risolti solo da un tavolo interministeriale al quale partecipano il Ministero dell'interno e il Ministero della giustizia e mi aspettavo di sentirle dire questo. Ora quindi capiamo che c'è bisogno di un ulteriore intervento, un'azione di spinta nei confronti del Governo affinché prenda atto che questo tavolo interministeriale è assolutamente indispensabile perché non è giusto che i genitori siano sottoposti a una situazione di incertezza nell'esercitare tale loro diritto e, come Civici e Innovatori, assicuriamo che daremo un grande impulso perché il tavolo ministeriale venga finalmente organizzato.

(Iniziative normative per la revisione delle procedure in materia di allontanamento dei minori dal relativo nucleo familiare in attuazione di provvedimenti dell'autorità giudiziaria - n. 3-03073)

PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03073 (Vedi l'allegato A).

PAOLA BINETTI. Intervengo su un tema su cui altre volte siamo intervenuti ossia il tema dell'allontanamento di un bambino dalla sua famiglia. Nel caso specifico il 24 maggio una bambina di tredici anni sola in casa è stata raggiunta da una task force costituita da macchine della polizia, dai vigili del fuoco, da un'autoambulanza e da molte altre figure che sono penetrate in casa attraverso la scala dei vigili del fuoco perché la bambina, essendo sola e spaventata, non apriva, creando quindi una condizione di shock ancora più forte per prelevarla e portarla in una casa famiglia. Anzitutto non esistevano ragioni necessarie e sufficienti che giustificassero un intervento di questo tipo, su cui però lascio ad altri la possibilità di giudicare, ma questo tipo di dispiegamento di forze, anche a fronte - devo dire onestamente - di costi complessivi per la comunità che sono inauditi sul piano economico, è soprattutto di una violenza veramente molto grave sul piano psicologico.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. In risposta all'onorevole Binetti va in linea generale premesso che i provvedimenti di allontanamento dei minori costituiscono anche nella prassi giurisprudenziale un'extrema ratio nell'esclusivo e prevalente interesse del minore. La legislazione italiana è una delle più evolute e sensibili anche in tema di ascolto, assicurando il diritto del minore ad esprimere in maniera libera ed incondizionata la propria volontà nell'ambito dei procedimenti aperti a tutela. Quanto alle modalità con cui deve essere eseguito l'allontanamento, insuscettibili di una rigida procedimentalizzazione, va rilevato come le stesse esigano un'attenta e specifica valutazione della realtà su cui il provvedimento è destinato ad incidere e non possono pertanto essere rimesse al prudente apprezzamento della magistratura. L'estrema delicatezza del tema è comunque oggetto di continui approfondimenti volti alla definizione di vere e proprie linee guida o di indirizzo sulle procedure di allontanamento come quelle recentemente approvate su iniziativa dell'Associazione italiana dei magistrati per i minorenni della famiglia. Con riferimento al caso riportato nell'interrogazione, rappresento come dalla relazione trasmessa dall'autorità giudiziaria procedente risulta che il tribunale di Viterbo ha disposto l'affidamento della minore ai servizi sociali e la sua collocazione presso una casa di accoglienza nell'ambito di un procedimento di separazione giudiziale in considerazione della ritenuta gravità del quadro complessivo familiare e di conseguenza della necessità di misure idonee a tutelare l'integrità psicologica nel lungo periodo a fronte dell'accertata impossibilità di procedere ad adeguate forme di sostegno infra-familiari e a causa del rifiuto della madre sottrattasi per lungo tempo all'esecuzione dei provvedimenti giudiziari. Risulta peraltro che i procedimenti penali iscritti su denuncia della madre a carico del padre siano stati archiviati dall'autorità giudiziaria procedente. Il provvedimento adottato il 21 dicembre 2016 è stato eseguito solo il 24 maggio quando la minore è stata localizzata grazie alle indagini della procura della Repubblica di Roma avviate in seguito a denuncia di sottrazione di minore a carico della madre ed eseguite attraverso personale della sezione di PG presso la citata procura, proprio in considerazione delle precedenti e ripetute condotte ostruzionistiche della madre. Il procedimento è peraltro in corso ed è fissata una prossima udienza per il 28 giugno 2017 con convocazione del personale del servizio sociale e del municipio competente e del consulente tecnico nominato. La vicenda è stata attentamente seguita anche dalla competente articolazione del Ministero che allo stato, svolti i necessari approfondimenti in seguito agli esposti formalizzati dalla madre, ha escluso profili di rilievo disciplinare a carico dei magistrati procedenti che risultano aver assunto decisioni ampiamente motivate e aderenti ai risultati in sede processuale. Il Ministero continuerà comunque a seguire con la massima attenzione gli sviluppi della vicenda in linea con l'impegno prioritario rivolto alla tutela dei minori.

PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di replicare.

PAOLA BINETTI. Credo che le valutazioni siano sempre molto complesse quando di fatto riguardano i casi singoli. Nel caso specifico della risposta del Ministro tutte le responsabilità sono messe in carico alla madre e si ignorano totalmente quelle che sono le responsabilità gravi, gravissime della figura paterna e questo già di per sé costituisce in qualche modo una perplessità non di poco conto da parte mia. Ma la premessa che ha fatto il Ministro e che in principio e in linea di massima mi trova d'accordo, che il sistema giudiziario italiano è uno dei più avanzati e che il minore rappresenta un soggetto che viene posto al centro dell'attenzione, il cui ascolto è un ascolto che viene seguito con grande delicatezza da parte di tutte le persone coinvolte nel processo di presa in carico del minore stesso, devo dire che il minore non è stato ascoltato - questo consta agli atti - nonostante il minore abbia scritto ripetutamente al magistrato, chiedendo di essere ascoltato. Ora, mi chiedo: se per un nucleo, un grumo di formiche - cosa, peraltro, abominevole quella che è successa all'ospedale di Napoli -, si manda un'ispezione a valutare la situazione, a valutare il contesto, a prendere atto dei fatti, in questo caso, Ministro, chiedo veramente che lei, siccome ha giustamente detto che il Ministero sta seguendo il caso con grande attenzione, predisponga anche, se è possibile, un'ispezione per valutare una valutazione di fatti che di per sé è quanto meno parziale, perché veramente trovo incredibile che tutta la colpa sia messa sulle spalle della madre, laddove, invece, mi risultano responsabilità molto più gravi anche a carico della figura paterna.

(Iniziative di competenza al fine di incrementare gli organici della procura di Treviso, anche alla luce dell'elevatissimo numero di denunce ed esposti connessi alla vicenda giudiziaria riguardante Veneto Banca – n. 3-03074)

PRESIDENTE. Il deputato D'Incà ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03074 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO D'INCA'. Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro. Vi sono circa 3 mila esposti e denunce presentate da circa 100 mila azionisti di Veneto Banca nei confronti di esponenti della stessa banca. In primis questi sono stati trasferiti dalla procura di Treviso alla procura di Roma, ai fini di riunirli, per filoni di inchiesta, per le ipotesi di aggiotaggio e di ostacolo alla vigilanza bancaria, e poi di nuovo riassegnati alla procura di Treviso. I reati contestati sono, appunto, la truffa e l'estorsione relativa alle modalità di collocamento e sottoscrizione delle azioni della stessa Veneto Banca. Il trasferimento degli atti processuali tra la procura di Treviso e quella di Roma, e poi il ritorno ancora a Treviso, ha implicato un infruttuoso decorso dei tempi. Oltre a questo, sembrerebbe che la procura di Treviso sia impreparata ad esaminare, in quanto ha una mancanza di organico che, di fatto, costringe più volte lo stesso procuratore ad esporsi anche sui media locali.

Il problema più grande è che tutto possa finire ancora una volta in prescrizione, e quindi la nostra richiesta è di adoperarsi perché il personale venga ad essere completo, la pianta organica sia completa, in modo tale da poter seguire i processi in corso.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Con l'atto di sindacato ispettivo in trattazione è stata posta la questione dell'urgente necessità di copertura degli organici della procura della Repubblica presso il tribunale di Treviso, in ragione dell'esigenza di pronta trattazione di un notevole numero di denunce ed esposti presentati dagli azionisti di Veneto Banca, i quali rischierebbero di veder disattese le loro aspettative in termini risarcitori ove dovessero spirare i termini di prescrizione dei reati ipotizzati. Interpellato in merito, il procuratore della Repubblica di Treviso ha comunicato che, a partire dal febbraio 2015, è stato trasmesso alla procura della Repubblica di Roma, su sua richiesta, ogni procedimento collegato ai fatti emersi in seguito all'ispezione della Banca d'Italia su Veneto Banca.

La procura di Roma, a sua volta, chiuse le indagini preliminari per i reati di aggiotaggio e ostacolo alle funzioni di vigilanza proprie della Banca d'Italia e Consob, nel maggio scorso ha ritenuto di restituire per competenza all'ufficio trevigiano i singoli procedimenti scaturiti dalle querele degli azionisti per i reati di truffa e appropriazione indebita. Non risulta sia stato sollevato contrasto di competenza da qualcuno dei due uffici requirenti; sulla questione, dunque, non sussistono profili sui quali possa in alcun modo intervenire il mio dicastero. Quanto ai possibili interventi sulle piante organiche, segnalo che la dotazione della procura della Repubblica di Treviso è stata ampliata in occasione della rideterminazione delle piante organiche degli uffici giudicanti e requirenti di primo grado adottata con decreto ministeriale il 1° dicembre 2016, con il quale, grazie anche al contributo del Consiglio superiore della magistratura, il numero dei magistrati è stato portato da 11 a 13.

Come è noto, le procedure di copertura dell'organico sono rimesse al CSM, fermo restando il ricorso all'istituto dell'applicazione da parte degli organi competenti per fronteggiare situazioni particolari, come quelle che si sono determinate in ragione del numero di procedimenti connessi alla vicenda di Veneto Banca.

Quanto al personale amministrativo, gli uffici giudiziari veneti hanno già potuto beneficiare della convenzione da me sottoscritta con il presidente della regione per la destinazione temporanea di personale regionale agli uffici giudiziari veneti nell'ambito di progetti organizzativi di fondamentale interesse per il territorio e si gioveranno dell'esito delle procedure di mobilità del personale e degli interventi di formazione e riqualificazione in corso, che hanno comportato, per la prima volta dopo lunghi anni, lo sblocco delle assunzioni con l'indizione di un primo concorso, attualmente in fase di svolgimento, cui seguiranno ulteriori reclutamenti. Peraltro, nel corso del recente accertamento svolto dall'Ispettorato generale presso la procura di Treviso, non sono emerse particolari disfunzioni dell'ufficio.

Quanto, infine, al rischio che procedimenti di particolare complessità per le questioni trattate o per il numero di parti in causa possano concludersi con il maturarsi del termine di prescrizione, proprio le iniziative legislative in queste ore offrono, tra l'altro, una soluzione volta all'accelerazione dei procedimenti ed al contenimento degli effetti del decorso del tempo sui processi penali.

PRESIDENTE. Il deputato D'Incà ha facoltà di replicare.

FEDERICO D'INCA'. Ministro, noi crediamo che, praticamente, un magistrato per 3 mila denunce per truffa, o anche la task force che è stata messa in opera di Polizia tributaria, non possa bastare. Se il suo Dicastero non può fare nulla, allora veramente siamo in grandissima difficoltà nel poter affrontare queste problematiche sul territorio che, di fatto, fanno sì che lo Stato non sia presente in una delle parti più importanti del nostro Paese per quanto riguarda la parte economica e si dimostri assente in quella che è la parte economica che, di fatto, è portata ad avere una richiesta continua da parte dello Stato per quanto riguarda la tassazione, ma si vede molto probabilmente mettere in discussione la possibile giustizia nei confronti dei cittadini stessi.

Credo che lei abbia il compito e il dovere di poter adoperarsi in questo periodo, perché, di fatto, il suo Dicastero possa in qualche maniera avere forte pressione nei confronti di tutte quelle autorità che possono mettere in campo ulteriori risorse per quanto riguarda la procura di Treviso, ma anche di Vicenza e di Venezia, perché non si può ripetere quello che sta succedendo in questo momento sul caso Mose, che è un altro scandalo enorme che colpisce il Veneto e che di fatto sta provocando, anche in quel caso, la fine del processo in prescrizione. La possibilità che si possa avere la prescrizione per questi 3 mila esposti e per queste 3 mila denunce dei 100 mila cittadini veneti è altissima in questo momento. Per questo motivo c'è da fare tutto il possibile perché la pianta organica della procura di Treviso, ma anche quelle di Vicenza e di Venezia, possano avere il maggior numero di persone, che, al momento, di fatto, non sono presenti. Poi, è chiaro, se lei ha il telefonino da guardare, noi potremmo anche parlare tranquillamente ad un muro, e forse è la stessa cosa.

(Chiarimenti in relazione a recenti incarichi dirigenziali attribuiti presso l'Agenzia delle entrate – n. 3-03075)

PRESIDENTE. Il deputato Zanetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03075 (Vedi l'allegato A).

ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, apprendiamo da fonti di stampa che, mentre viene perfezionata la nomina del nuovo direttore dell'Agenzia dell'entrate, Ernesto Maria Ruffini, il direttore uscente, Rossella Orlandi, convoca il comitato di gestione dell'Agenzia da essa presieduto ancora per pochi giorni, si nomina vicedirettore e pone in essere ulteriori nomine nell'ambito delle strutture dell'Agenzia. Chiediamo, pertanto, perché tale determinazione non sia stata rimessa alla valutazione del nuovo direttore e del nuovo comitato di gestione, evitando così un increscioso caso di vera e propria autonomina in zona Cesarini, che contribuisce ulteriormente a gettare ombre sull'immagine di un'Agenzia delle entrate con percorsi di carriera dirigenziali che sono ormai da anni al centro di polemiche di ogni tipo, soprattutto dopo la nota sentenza della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. L'onorevole Zanetti chiede se corrispondano al vero le notizie di stampa secondo cui la dottoressa Rossella Orlandi, direttore dell'Agenzia delle entrate il cui mandato è scaduto il 12 giugno 2017, abbia avuto l'incarico di vicedirettore dell'Agenzia stessa, previa delibera del comitato di gestione dell'Agenzia delle entrate. Al riguardo, acquisita la delibera n. 20 del 9 giugno 2017 del comitato di gestione dell'Agenzia delle entrate, si riferisce quanto segue: innanzitutto, come risulta dal verbale di cui trattasi, la dottoressa Orlandi, essendo presidente del comitato di gestione, si è allontanata dalla riunione e non ha partecipato alla discussione e alla votazione, ai sensi dell'articolo 9 del regolamento per il funzionamento del comitato stesso. Il comitato, preso atto dell'imminente scadenza dell'incarico di direttore della dottoressa Rossella Orlandi, ha espresso parere favorevole alla nomina della stessa a vicedirettore per le funzioni relative a catasto, cartografia e pubblicità immobiliare e all'osservatorio del mercato immobiliare e dei servizi estimativi dell'Agenzia, considerando che fin dal 2000 la dottoressa ha ricoperto incarichi di responsabilità dirigenziale e di vertice. Infatti, la dottoressa Orlandi è da anni dirigente di ruolo di prima fascia presso l'Agenzia delle entrate e, conseguentemente, è stata ricollocata presso gli organi di vertice della struttura di appartenenza. Il procedimento di nomina si è svolto, quindi, nel pieno rispetto delle norme che lo disciplinano e del suo avvio è stato, preventivamente, informato il direttore designato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Zanetti.

ENRICO ZANETTI. Grazie, signor Ministro per la risposta. Devo, però, dire che non la trovo soddisfacente. Il tema non era il rispetto formale delle regole, che davo per scontato, anche perché, se no, saremmo di fronte a dei veri e propri abusi di ufficio, vi è, però, un tema sostanziale, un tema di evidenza, un tema di apparenza: è del tutto evidente che questo tipo di decisione, fatta a pochi giorni dalla scadenza del mandato, per quanto ci sia stata, come lei ci riferisce, la comunicazione al direttore entrante, sia una scelta veramente con pochi precedenti e che getta, lo ribadisco, delle ombre forti su un modo di gestire l'Agenzia delle entrate che, del resto, lo abbiamo toccato in questi anni, ha visto delle resistenze costanti a qualsiasi ipotesi di concorso pubblico, in quell'ente, per le posizioni dirigenziali, anche intermedie, e reiterati tentativi, assolutamente avallati dai vertici uscenti dell'Agenzia, di pure e semplici stabilizzazioni nei ruoli di coloro i quali avevano degli incarichi che erano stati dichiarati illegittimi dalla Corte costituzionale.

Tutti temi, questi, che sono ancora sul tavolo, che si troverà a dover gestire il nuovo direttore, al quale, come ulteriore regalo, il comitato di gestione uscente, certo, con tutte le uscite del caso del diretto interessato, regala, nella posizione di vicedirettore, il direttore precedente. Allora, mi viene francamente il sospetto che sia l'ennesimo atto di una serie che in questi ultimi anni si succede. Si abroga lo spesometro, ma lo si reintroduce nei fatti e nella sostanza con comunicazioni trimestrali, si elimina, si abroga Equitalia, ma, poi, non si dà seguito agli impegni su aggio, more e sanzioni che dovevano essere ridotte e, alla fine, si cambia solo il nome, si cambia il nome degli studi di settore in indici di affidabilità e la sostanza per il resto rimane uguale. Ecco, probabilmente, questo è l'atto finale di un cambiamento di nome del direttore, nell'auspicio, però, che non cambi assolutamente nulla nell'Agenzia. Noi auspichiamo esattamente il contrario.

(Chiarimenti e iniziative in relazione alle operazioni di chiusura di contratti derivati stipulati dal Ministero dell'economia e delle finanze con la banca Morgan Stanley, alla luce di recenti rilievi formulati dalla Corte dei conti – n. 3-03076)

PRESIDENTE. Il deputato Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03076 (Vedi l'allegato A).

RENATO BRUNETTA. Signor Ministro, stiamo parlando del più grande scandalo della storia della Repubblica, 4,1 miliardi di euro alla Morgan Stanley, e stiamo parlando di un atto di citazione che recentemente la Corte dei conti ha recapitato ai più alti dirigenti del Tesoro, attuali ed ex, a cui è stato contestato il 30 per cento di questo danno erariale di 4,1 miliardi, da condividere, questo danno erariale, con Morgan Stanley, per aver stipulato contratti speculativi, lo ripeto, speculativi, che, quindi, non avrebbero mai, e dico mai, potuto essere sottoscritti. Morgan Stanley è ancora lì, signor Ministro, fra gli specialisti che gestiscono il nostro debito pubblico. Maria Cannata è ancora lì, a capo del dipartimento. Lei ha niente da dire, signor Ministro, a questo riguardo? Finora, in tutti gli atti di sindacato ispettivo, lei ci aveva detto che tutto andava bene, che tutto era trasparente, ma non aveva dato l'accesso agli atti. È ancora di quell'idea, signor Ministro? Ha niente da dire a questo riguardo?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Padoan, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Innanzitutto, in relazione all'interrogazione scritta, vorrei dire all'onorevole Brunetta che non sussistono situazioni a rischio per le casse dello Stato, in quanto della spesa per strumenti finanziari derivati si è tenuto e si tiene conto negli stanziamenti richiesti nel bilancio dello Stato medesimo. La spesa correlata a tali strumenti è attentamente considerata, altresì, in tutti i documenti di finanza pubblica. A tale riguardo si fa anche presente che, in coerenza con quanto previsto all'articolo 10, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, modificata dalla legge 4 agosto 2016, gli effetti sulla spesa per interessi e sugli altri flussi di cassa, dovuti a strumenti finanziari derivati, sono stati ulteriormente evidenziati, sia in termini consuntivi per il periodo 2014-2016, che in termini previsionali per il periodo 2017-2020 nella seconda parte del Documento di economia e finanza 2017.

Pertanto, il livello di trasparenza fornito in merito a tali operazioni è ormai molto alto, pari a quello osservato nelle migliori pratiche previste per gli emittenti sovrani in tema di disclosure. Non appare opportuno, invece, assicurare l'integrale pubblicazione richiesta, in quanto la divulgazione di tali contratti avrebbe riflessi pregiudizievoli sull'attività in derivati, determinando uno svantaggio competitivo dello Stato nei riguardi delle controparti che fanno uso di questi strumenti, livello di disclosure che - si ripete - non trova pari riscontro a livello internazionale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Brunetta.

RENATO BRUNETTA. Prendo atto, signor Ministro, che lei è connivente rispetto all'opacità che io ho denunciato. Io le ho chiesto se lei avesse letto l'atto di citazione della Corte dei conti; lei non mi ha risposto a questo riguardo.

Morgan Stanley - dice la Corte dei conti - si è approfittata del suo ruolo di specialista, ma l'imperizia ed imprudenza dei dirigenti è imperdonabile, anche perché parliamo di cifre stratosferiche, parliamo di circa un miliardo di danno erariale imputabile a Maria Cannata, ancora direttore generale del debito pubblico, circa 90 milioni a Siniscalco, guarda caso, poi approdato in Morgan Stanley, e ancora 112 milioni di euro a Vincenzo La Via, 23 milioni a Grilli.

Il Tesoro era ed è, signor Ministro, connivente, totalmente in balia della banca, e i dirigenti sborsavano ben 3,1 miliardi di euro in contratti derivati proprio tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012, durante la nota crisi dello spread, a cavallo dei ripetuti declassamenti dell'Italia decretati dalle agenzie di rating e a ridosso del doppio downgrade deciso da Standard & Poor's, guarda caso il cui azionista di controllo, la società McGraw-Hill, è partecipata proprio da Morgan Stanley, alla stregua di dati e valutazioni che il tribunale di Trani ha ritenuto in sentenza quanto meno errate, dunque colposamente manipolative.

Signor Ministro, perché lei non mi ha risposto? Perché lei ha letto una nota deviante? Perché lei è connivente con questo imbroglio, quando lei non c'entra nulla personalmente, ma copre questo imbroglio? 4,1 miliardi di euro che sono usciti dalle casse di questo Paese per l'imperizia, l'imprudenza di dirigenti e per la speculazione della Morgan Stanley. Perché, signor Ministro, lei copre questo che io credo sia il più grande scandalo della storia della Repubblica? Non lo coprirà ancora per lungo tempo, signor Ministro, perché queste cose verranno tutte fuori con l'atto di citazione della Corte dei conti e con la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla crisi del nostro sistema bancario.

(Iniziative volte alla rimozione dei dirigenti del Ministero dell'economia e delle finanze coinvolti nell'inchiesta avviata dalla Corte dei conti in relazione a contratti derivati sottoscritti con la banca Morgan Stanley – n. 3-03077)

PRESIDENTE. Il deputato Paglia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03077 (Vedi l'allegato A).

GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente, signor Ministro, a me dispiace dover tornare per l'ennesima volta, in questa legislatura, sull'argomento derivati e, in particolar modo, sull'ormai famoso o famigerato contratto Morgan Stanley, quello che, appunto, ci è costato 4,1 miliardi di euro, a causa dell'imperizia, viene detto, di chi, dall'interno del Ministero del Tesoro, l'ha sottoscritto, ma, soprattutto, di pratiche forse legate alla frode fatta da Morgan Stanley stessa, in qualche modo, o almeno questo dice, oggi, la Corte dei conti.

Perché torniamo sull'argomento? Perché riteniamo, appunto, che l'istruttoria avviata dalla magistratura contabile ponga di nuovo, a lei, Ministro, e al suo Governo, la responsabilità di intervenire.

Per quale motivo, a distanza di anni, noi dobbiamo ancora avere, come specialista nel trattamento dei nostri titoli di Stato, la Morgan Stanley che sarebbe responsabile, di fatto, di una truffa nei confronti dello Stato? E per quale motivo deve ancora sedere ai vertici del Ministero del Tesoro, con responsabilità sul debito pubblico, chi è stato accusato di imperizia, rispetto a questo? Questo io le chiedo, signor Ministro, dov'è il senso di responsabilità?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Padoan, ha facoltà di rispondere.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, in relazione all'interrogazione scritta e con particolare riferimento alla premessa, vorrei precisare innanzitutto che non esistevano clausole che attribuissero ai dirigenti del Tesoro la facoltà di annullare i contratti con Morgan Stanley, alcuni dei quali peraltro hanno avuto origine prima del 2000.

Per quanto riguarda gli esiti dell'ultima rivisitazione dell'elenco delle banche specialiste effettuata dal 2016 dal Tesoro, si precisa che entrambe le banche citate nell'interrogazione, Credit Suisse e Commerzbank, sono state rimosse dall'elenco degli specialisti in titoli di Stato non per effetto di una decisione discrezionale del Tesoro.

Per quanto riguarda Commerzbank, la rimozione dal suddetto elenco è stata dovuta al fatto che la stessa banca durante il 2015 non aveva ottemperato ad un vincolo normativo previsto all'articolo 23 del regolamento recante norme sull'individuazione delle caratteristiche delle negoziazioni all'ingrosso di strumenti finanziari, che prevede l'aggiudicazione minima su base annua di una quota non inferiore al 3 per cento dell'ammontare complessivo dei titoli di Stato collocato in asta, tenendo conto delle caratteristiche finanziarie dei titoli sottoscritti: nella fattispecie, la quota della banca Commerzbank nel 2015 è stata pari solo all'1,51 per cento, e la rimozione dall'elenco degli specialisti è, quindi, dipesa in modo automatico dal mancato rispetto di questo requisito normativo.

Per quanto riguarda Credit Suisse, la rimozione dall'elenco è avvenuta a seguito di comunicazione (10 dicembre 2015) inviata dalla stessa Banca a MTS, la società che gestisce il mercato regolamentato all'ingrosso dei titoli di Stato, in cui l'istituto dichiarava di voler recedere da tale mercato dal 1° gennaio 2016. Essendo il requisito della partecipazione ad un mercato regolamentato o sistema multilaterale di negoziazione in qualità di market maker una condizione prevista all'articolo 23 del citato regolamento, per acquisire e mantenere lo status di specialista in titoli di Stato, essendo MTS Italia il mercato di riferimento per esercitare il ruolo di market maker, anche in questo caso il Tesoro ha proceduto in via automatica alla rimozione dall'elenco degli specialisti a partire dalla stessa data.

D'altra parte, la comunicazione inviata a MTS era totalmente in linea con quanto reso pubblicamente noto dalla stessa banca già nel mese di ottobre 2015, vale a dire la decisione della nuova dirigenza di cambiare radicalmente il business model dell'istituto, uscendo da alcuni rami di attività come quello del market making su tutti i mercati del debito sovrano europeo.

In conclusione, nel ricordare l'importanza del ruolo degli specialisti per il sostegno al mercato primario e secondario di titoli di Stato, si osserva che le esclusioni dal ruolo degli specialisti devono essere oggetto di approfondito e motivato vaglio.

PRESIDENTE. Il deputato Paglia ha facoltà di replicare.

GIOVANNI PAGLIA. Presidente, signor Ministro, io credo francamente che non dovrebbe essere tollerato - lo dico con molta pacatezza - che lei venga qui e, anziché dare risposta ai quesiti che un deputato le pone, parli d'altro.

Ora, sono molto interessanti le motivazioni che hanno portato all'esclusione di Commerzbank e Credit Suisse, ma non era questo che noi le avevamo chiesto: noi avevamo chiesto per quale motivo Morgan Stanley sia ancora specialista nella gestione del mercato dei titoli di Stato in Italia, non perché le altre siano state escluse.

Allora, io devo dedurne cosa? Dall'ultima sua risposta, in qualche modo criptica, dovrei dedurne che è vero che in qualche modo questo Paese è sotto ricatto, cioè è vero che le grandi banche internazionali in qualche modo, detenendo di fatto una parte importante di quel mercato, se ne approfittano per fare gli affari loro, se ne approfittano per realizzare grandi utili sulle spalle degli italiani, e che il Governo non è nelle condizioni di esercitare quella discrezionalità di scelta nei loro confronti che dovrebbe essere il fondamento della politica (Applausi del deputato Brunetta).

Io voglio vivere in un Paese in cui, se una banca si rende responsabile in un momento di massima crisi che quel Paese sta attraversando, e se è uno specialista, ed è tenuto pertanto a collaborare in modo attivo sulla gestione di lunga durata di quel debito, io vorrei che quello specialista, cioè Morgan Stanley, si rendesse responsabile, non chiedesse 3,1, anzi 4,1 miliardi di euro cash nel momento di massima esposizione finanziaria del nostro Paese. Se fa questo, la politica gli indica la strada, e la strada è la porta. Gli indica l'uscita, non rimane qui! A chi obbedisce il Ministero dell'Economia e delle finanze in Italia, di chi fa gli interessi, signor Ministro?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIOVANNI PAGLIA. 4,1 miliardi per questo Paese sarebbero stati di una qualche utilità: per esempio, per quei 12 milioni di italiani che hanno qualche difficoltà a curarsi. Per esempio, per le infrastrutture fatiscenti...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Paglia.

GIOVANNI PAGLIA. …che ormai ci accompagnano da anni. E, invece, qui si danno sull'unghia ad una banca d'affari americana, e come ricompensa, nonostante tutto, si continuano anche a dare incarichi in Italia perché non se ne può fare a meno. Questo non è il modo di gestire un grande Paese.

(Iniziative per la ricapitalizzazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, al fine di evitare l'applicazione della procedura di bail-in – n. 3-03078)

PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03078 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

FILIPPO BUSIN. Presidente, Ministro, dopo che questo Governo di fatto ha innescato la crisi delle due popolari venete con il famoso decreto-legge sulle banche popolari, di oltre due anni fa, e lasciando che la situazione degenerasse senza gestirla di fatto per oltre due anni, oggi, proprio oggi è scaduto l'ultimatum che l'amministratore delegato Viola di Banca Popolare di Vicenza ha dato al Governo per scongiurare il default della banca e la consegna dei libri in tribunale, rimettendosi quindi poi alla BCE. L'ultimatum è stato congelato da parole rassicuranti che lei stesso ha rivolto all'amministratore delegato, e ha in qualche modo sospeso questa azione estrema da parte del consiglio di amministrazione.

Io chiedo al Ministro se intanto conferma queste parole rassicuranti che escludono il bail-in e mettono al riparo i depositi, e se intenda fermare il grado di degenerazione di queste due banche intervenendo direttamente sul capitale della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, come è stato fatto del resto per MPS, cosa che ormai sembra inevitabile, e che sembra inevitabile ormai da molto, troppo tempo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Padoan, ha facoltà di rispondere.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Innanzitutto confermo all'onorevole interrogante quanto ho ufficialmente affermato ieri riguardo allo stato positivo del negoziato e all'assenza di rischio di bail-in.

Mi riferisco poi al testo dell'interrogazione, e in particolare alla domanda se il Ministro interrogato intenda adottare, e in quali tempi, iniziative volte direttamente alla ricapitalizzazione delle due popolari venete per la somma richiesta, al fine di scongiurare l'applicazione del bail-in.

Vorrei sottolineare ancora una volta che, a differenza di quanto spesso ritenuto, non vi sono spazi di discrezionalità nazionale per procedere ad una misura di ricapitalizzazione precauzionale prima della positiva decisione della Commissione europea, se non dando corso ad una misura di aiuto illegale che, lungi dal mettere in sicurezza le banche, ne accrescerebbe l'instabilità: infatti, senza il preventivo assenso della Commissione, la Banca centrale europea non autorizzerebbe l'acquisto della partecipazione, e comunque imporrebbe di appostare a fondo rischi un ammontare analogo ai fondi immessi, dato che questi ultimi sarebbero soggetti ad una immediata decisione di restituzione da parte della Commissione europea.

PRESIDENTE. Il deputato Busin ha facoltà di replicare.

FILIPPO BUSIN. Guardi, Ministro, questo Governo ha di fatto innescato e si è reso responsabile di questa situazione, intervenendo con il famoso decreto-legge sulle banche popolari, sbagliando completamente i tempi e i modi dell'intervento: sulla sostanza potremmo anche essere d'accordo, ma di fatto ha sbagliato i tempi e i metodi, e ha lasciato che questa situazione degenerasse completamente, sperando magari che si risolvesse da sola, cosa che non è avvenuta.

Non solo non ha provveduto a ripristinare direttamente il capitale mancante quando il capitale necessario era infinitamente più basso di quello richiesto oggi, ma non ha neanche provveduto a ripristinare la necessaria fiducia che è alla base della normale operatività di qualsiasi istituto di credito, non rispondendo alle domande di giustizia delle decine di migliaia di piccoli risparmiatori, ex soci delle popolari che sono stati truffati dai vertici di queste banche; e non ha individuato le necessarie responsabilità di chi non ha vigilato su questa situazione: organi di Stato come la Consob, Banca d'Italia, ma anche il collegio revisore dei conti delle due banche e le società di revisione di queste banche. Senza questa operazione di giustizia e di individuazione delle responsabilità non si può ripristinare la fiducia, e un istituto di credito come le due popolari venete, che hanno passato quello che hanno passato, non può avere alcun tipo di prospettiva: quindi, anche in questo il Governo è latitante.

Ora, rischiare seriamente di trasformare queste due banche in due buchi neri che inghiottono tutto… Non solo i 10 miliardi dei risparmi degli ex soci della banca, ma anche i 10 mila dipendenti delle due banche, gli affidati, fra i quali moltissime piccole e medie imprese dell'area, del territorio, soprattutto del Veneto ma non solo, che sono affidate per circa 30 miliardi; e l'intero sistema di credito italiano che rischia di essere travolto come i tasselli di un domino. In prima fila ci sono Banca Popolare di Milano e Ubi Banca, ma in seguito la situazione diventerebbe veramente incontrollabile e ingestibile. Se non sentite l'urgenza di intervenire, io sinceramente mi sento disarmato e non soddisfatto delle vostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Elementi in ordine alle trattative in corso con le autorità europee per la ricapitalizzazione di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, con particolare riferimento all'ipotesi di coinvolgimento delle maggiori banche nazionali – n. 3-03079)

PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03079 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

SARA MORETTO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, in queste ore pare possa giungere ad una soluzione la lunga crisi degli istituti bancari veneti, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Crisi che ha avuto e avrà pesanti effetti sul sistema bancario italiano e devastanti conseguenze sul tessuto economico veneto e nelle tante famiglie che hanno creduto di mettere i loro risparmi al sicuro.

La riforma delle banche popolari ha consentito di fare emergere un sistema di gestione locale dell'attività bancaria viziato da relazioni, clientele e meccanismi opachi di raccolta del capitale. Un sistema che ha profondamente condizionato l'attività del credito in Veneto, un sistema che ha minato la fiducia dei cittadini verso gli istituti bancari, danneggiando profondamente il settore del risparmio italiano.

Riconosciamo e apprezziamo l'impegno profuso da lei e dal Ministero in dialogo con le autorità europee per la definizione in tempi celeri di una soluzione che garantisca, nel rispetto delle regole, la stabilità delle due banche e dei loro lavoratori e che salvaguardi i risparmiatori.

Le chiediamo oggi quale sia lo stato attuale delle trattative con le autorità europee in relazione ai tempi, alle modalità di intervento e, soprattutto, alle garanzie di tutela dei risparmiatori, delle famiglie e delle imprese.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Padoan, ha facoltà di rispondere.

PIETRO CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Gli onorevoli interroganti richiedono di conoscere quale sia lo stato attuale delle trattative con le autorità europee nella definizione dello schema di ricapitalizzazione precauzionale di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e dei conseguenti strumenti di intervento, anche in relazione all'eventuale soluzione di sistema che prevede il coinvolgimento delle banche nazionali maggiori, al fine di scongiurare qualunque ipotesi di messa in risoluzione tramite ricorso alla procedura di bail-in.

In data 13 giugno 2017, il Ministro dell'Economia e delle finanze ha emanato un comunicato sulle interlocuzioni in corso con le istituzioni europee competenti sulla soluzione della vicenda, assicurando altresì la salvaguardia dei depositanti e creditori non subordinati. Quanto dichiarato dal Ministro è riflesso negli analoghi chiarimenti forniti nella medesima giornata dalla Commissione europea.

Al momento non vi sono ulteriori elementi informativi. È opportuno, comunque, puntualizzare che la soluzione di sistema menzionata dagli onorevoli interroganti non è, né può essere, un'iniziativa pubblica, si tratta di valutazioni e considerazioni in ordine ad un possibile investimento del tutto volontario che non possono che competere alle banche eventualmente interessate.

PRESIDENTE. Il deputato Ginato ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Moretto ed altri n. 3-03079, di cui è cofirmatario.

FEDERICO GINATO. Signor Ministro, accogliamo con soddisfazione la notizia che il confronto con l'Unione europea sia in una fase molto avanzata. Mi pare di capire che ormai anche in Europa stia maturando la consapevolezza che l'applicazione del bail-in alle due banche popolari venete non servirebbe a contenere la crisi del sistema bancario italiano, ma rischierebbe addirittura di ampliare le dimensioni e generare un pericoloso contagio.

È bene sottolineare, infatti, che Veneto Banca e Popolare di Vicenza non sono due piccole banche, ma sono banche nazionali che servono un territorio molto più esteso di quello veneto e sono due banche che sono state considerate sistemiche dalla stessa legislazione europea, tanto è vero che sono state sottoposte alla vigilanza della BCE in quanto aventi attivi superiore ai 30 miliardi di euro.

Non è, inoltre, superfluo evidenziare che i soci, questi sì purtroppo concentrati territorialmente, hanno perso circa 11 miliardi di euro nell'azzeramento delle azioni e che i dipendenti sono più di 11.000. Il bail-in, o misure ancora più estreme, rischierebbero quindi di mettere definitivamente in ginocchio l'economia di una delle regioni che dovrebbero trainare invece la ripresa del nostro Paese.

È giusto ricordare, anche a beneficio del collega Busin, che in questi anni il Governo e il Parlamento hanno contrastato con forza le crisi bancarie adottando varie misure. Cito, a titolo di esempio, la riforma delle Popolari, le misure per ridurre i tempi necessari ad escutere le garanzie bancarie, l'introduzione delle Gacs, la nascita del Fondo Atlante ed infine la disponibilità dello Stato ad effettuare ricapitalizzazioni di carattere precauzionale.

In queste settimane è arrivata da più parti la proposta di una bad bank pubblica che permetta alle banche di liberarsi dei crediti deteriorati ad un prezzo superiore a quelli attuali di mercato che sappiamo mediamente aggirarsi intorno al 15-20 per cento del loro valore nominale. Non voglio entrare qui nel merito della proposta, ma prima di qualsiasi scelta, sarebbe opportuna una valutazione complessiva degli strumenti messi in campo e della loro efficacia per la stabilizzazione definitiva dell'intero sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Amici, Artini, Baretta, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Capelli, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cirielli, Coppola, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, La Russa, Laforgia, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Marcon, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Tabacci, Valeria Valente, Velo e Venittelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del progetto di legge, già approvato in un testo unificato dal Senato, n. 4368: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario.

Avverto che, consistendo il progetto di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4368)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

Sottosegretario Ferri, io le chiamo il nome e il numero degli ordini del giorno e lei mi dice il parere.

Ordine del giorno n. 9/4368/1 Minardo.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/2 Nesi.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/3 Carrescia.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie l'ordine del giorno, ma si propone una riformulazione che sottopongo al relatore...

PRESIDENTE. Lei dovrebbe leggerla.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Chiedo di eliminare la prima premessa, dalle parole: “è crescente” fino a: “relazionali”. Per quanto riguarda, invece, il secondo periodo, sostituire nell'impegno le parole: “per punire con pene maggiori delle attuali” con le seguenti: “capaci di fronteggiare efficacemente”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/4 Piazzoni.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/5 Daniele Farina.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/6 Miotto.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/7 Rostellato.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/8 Marazziti.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie l'ordine del giorno, ma si propone una riformulazione dell'impegno, che inizia con la parola: “escludere” e si propone la sostituzione del verbo: “escludere” con le seguenti parole: “limitare per casi eccezionali e transitori”.

PRESIDENTE. Dunque, con questa riformulazione il parere è favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4368/9 Sannicandro.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/10 Rostan.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/11 Leva.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/12 Melilla.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/13 Ricciatti.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/14 Fossati.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie l'ordine del giorno a condizione che sia riformulato come l'ordine del giorno n. 9/4368/18 Mattiello, perché ha alcuni punti in comune con l'ordine del giorno n. 9/4368/18 Mattiello e, quindi, se viene riformulato…

PRESIDENTE. Per la parte dispositiva o anche per la parte della premessa? La premessa è accolta?

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No, perché l'ordine del giorno n. 9/4368/18 poi ripercorre gli stessi concetti e, quindi, è più semplice dare parere contrario oppure va riformulato interamente come l'ordine del giorno dell'onorevole Mattiello.

PRESIDENTE. Va bene. C'è un parere favorevole se riformulato integralmente come l'ordine del giorno n. 9/4368/18 Mattiello.

Ordine del giorno n. 9/4368/15 Beni.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/16 Martelli.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole sull'ordine del giorno, previa riformulazione dell'incipit dell'impegno. Si propone la seguente formulazione: “si impegna a valutare se introdurre”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/17 Bolognesi.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Anche questo è come l'ordine del giorno n. 9/4368/14 Fossati. Si accoglie se riformulato nei termini dell'ordine del giorno n. 9/4368/51 Berretta.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/18 Mattiello (ha già detto che il parere è favorevole).

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/19 Rizzetto.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si invita al ritiro perché ci appare troppo generico l'impegno e, quindi…

PRESIDENTE. Invito al ritiro o parere contrario.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. …o parere contrario, a meno che l'onorevole Rizzetto non proponga una…

PRESIDENTE. La riformulazione la può proporre solo il Governo.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì, mi scusi.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/20 Artini.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Di questo ordine del giorno non si accolgono le premesse, mentre si accoglie la parte relativa all'impegno analogamente agli ordini del giorno n. 9/4368/21 Turco e n. 9/4368/22 Baldassarre.

PRESIDENTE. Dunque, il parere è contrario sulle premesse e favorevole se l'impegno è riformulato…

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Come gli ordini del giorno n. 9/4368/21 Turco e n. 9/4368/22 Baldassarre.

PRESIDENTE. Però, gli ordini del giorno n. 9/4368/21 Turco e n. 9/4368/22 Baldassarre non sono uguali. Quindi, bisogna che controlliamo meglio.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Come l'ordine del giorno n. 9/4368/21 Turco.

PRESIDENTE. Va bene.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/21 Turco. Quindi, a questo punto il parere è favorevole.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No. Non si accolgono le premesse e invece si accoglie, se viene accettato dal proponente, la parte relativa all'impegno.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole sul dispositivo.

Ordine del giorno n. 9/4368/22 Baldassarre.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Non si raccolgono le premesse e si accoglie la parte relativa all'impegno.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/23 Verini.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/24 Agostinelli.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si propone anche qui la seguente riformulazione: “si impegna a valutare”. Con questa riformulazione si accoglie l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/25 Dadone.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/26 Colletti.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/27 Simone Valente.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/28 Lombardi.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/29 Crippa.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/30 Ferraresi.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/31 Grillo.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/32 Villarosa.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/33 D'Uva.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/34 Baroni.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole se riformulato come l'ordine del giorno n. 9/4368/18 Mattiello.

PRESIDENTE. Sulle premesse sottosegretario?

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. No, come prima, integralmente.

PRESIDENTE. Va bene; integralmente.

Ordine del giorno n. 9/4368/35 Businarolo.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/36 Bonafede.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/37 Fico.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie, previa riformulazione che propongo. Per quanto riguarda il punto n. 1 della premessa, nel penultimo capoverso vanno eliminate le parole da: “generando così” fino alla parola: “sanzioni”. Al punto n. 2 va espunto l'ultimo capoverso delle premesse nel suo complesso. Con queste riformulazioni si esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/38 Nesci.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie, previa riformulazione. Nella penultima premessa vanno eliminate le parole da: “generando così” fino alla parola: “sanzioni” e va espunto l'ultimo capoverso delle premesse nel suo complesso. Con queste riformulazioni si esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/39 Frusone.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie come raccomandazione previa eliminazione, nelle premesse, al quarto capoverso delle parole da “generando così” fino alla parola: “sanzioni”, del quinto capoverso nella sua interezza, al sesto capoverso, primo periodo, delle sole parole: “numerosi e stringenti”, del secondo e terzo periodo dello stesso capoverso nella loro interezza e del settimo capoverso nella sua interezza. Se accolte queste riformulazioni, si accoglie come raccomandazione

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/40 Dell'Orco.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie previa eliminazione dell'ultimo capoverso delle premesse.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/41 Tofalo.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Si accoglie previa eliminazione del secondo periodo dell'ultimo capoverso delle premesse.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4368/42 Cominardi.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere contrario.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno Sarti n. 9/4368/43, parere contrario. Ordine del giorno Ciprini n. 9/4368/44, parere contrario. Ordine del giorno Cirielli n. 9/4368/45, parere contrario. Ordine del giorno Rampelli n. 9/4368/46, parere contrario.

Ordine del giorno Petrenga n. 9/4368/47, parere contrario. Ordine del giorno La Russa n. 9/4368/48, parere contrario. Ordine del giorno Gebhard n. 9/4368/49, parere favorevole. Ordine del giorno Ottobre n. 9/4368/50, parere favorevole. Ordine del giorno Berretta n. 9/4368/51, parere favorevole. Ordine del giorno Galgano n. 9/4368/52: non si accolgono le premesse, ma si accoglie l'impegno come raccomandazione eliminando la parola “rapidi” e le parole da “evitare che l'assalitore” fino alla fine. Ordine del giorno Rossomando n. 9/4368/53, parere favorevole. Ordine del giorno Palese n. 9/4368/54, parere favorevole. Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4368/55: si invita al ritiro, altrimenti parere contrario. Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4368/56, si accoglie come raccomandazione. Ordine del giorno Vargiu n. 9/4368/57: si accoglie come raccomandazione, previa eliminazione del quarto capoverso delle premesse. Ordine del giorno Bruno Bossio n. 9/4368/58, si accoglie come raccomandazione. Ordine del giorno Invernizzi n. 9/4368/59: parere contrario, ma si assicura che la delega sarà esercitata nel pieno rispetto dei criteri direttivi di cui al comma 85, lettera e).

PRESIDENTE. Quindi è contrario il parere.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sì. Ordine del giorno Rondini n. 9/4368/60, parere contrario. Ordine del giorno Molteni n. 9/4368/61, parere contrario. Ordine del giorno Guidesi n. 9/4368/62, parere contrario. Ordine del giorno Laffranco n. 9/4368/63, parere favorevole. Ordine del giorno Sisto n. 9/4368/64, parere contrario. Ordine del giorno Binetti n. 9/4368/65, parere favorevole.

PRESIDENTE. Andiamo avanti. Ordini del giorno Minardo n. 9/4368/1 e Nesi n. 9/4368/2, parere favorevole. Ordine del giorno Carrescia n. 9/4368/3: parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno Piazzoni n. 9/4368/4, parere favorevole. Ordine del giorno Daniele Farina n. 9/4368/5, parere favorevole. Ordine del giorno Miotto n. 9/4368/6, parere favorevole. Ordine del giorno Rostellato n. 9/4368/7, parere favorevole. Sull'ordine del giorno Marazziti n. 9/4368/8 c'è una proposta di riformulazione: chiedo all'onorevole Marazziti se accetti la riformulazione.

MARIO MARAZZITI. Presidente, l'onorevole Marazziti l'accoglie. In realtà, limitare per casi eccezionali e transitori l'accesso alle REMS - quindi quello che si vuole evitare è ricreare gli OPG - è una formulazione forte ma non sufficientemente forte, come era nel testo iniziale, ma essendo l'intenzione del Governo chiara di andare in questa direzione, l'accogliamo lo stesso.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno Sannicandro n. 9/4368/9 è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno Rostan n. 9/4368/10 è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno Leva n. 9/4368/11 è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno Melilla n. 9/4368/12 è accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno Ricciatti n. 9/4368/13 vi è parere contrario. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Ricciatti n. 9/4368/13, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine del giorno Fossati n. 9/4368/14, il Governo propone una riformulazione integrale come l'ordine del giorno Mattiello n. 9/4368/18: va bene onorevole Fossati? Va bene. Ordine del giorno Beni n. 9/4368/15, parere favorevole. Ordine del giorno Martelli n. 9/4368/16, parere favorevole con una riformulazione: va bene. Sull'ordine del giorno Bolognesi n. 9/4368/17 vi è parere favorevole se riformulato come l'ordine del giorno Berretta n. 9/4368/51: va bene. Ordine del giorno Mattiello n. 9/4368/18, parere favorevole. Sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/4368/19 c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario: lo mettiamo in votazione con il parere contrario, onorevole Rizzetto? Sì. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Rizzetto n. 9/4368/19, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Sull'ordine del giorno Artini n. 9/4368/20 vi è parere contrario sulle premesse e parere favorevole sul dispositivo se riformulato come l'ordine del giorno Turco n. 9/4368/21: va bene? Sì. Sull'ordine del giorno Turco n. 9/4368/21 vi è parere contrario sulle premesse e favorevole sul dispositivo: va bene? Sì. Sull'ordine del giorno Baldassarre n. 9/4368/22 idem: parere contrario sulle premesse e favorevole sul dispositivo, va bene? Sì. L'ordine del giorno Verini n. 9/4368/23 è accolto. Sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/4368/24, parere favorevole se riformulato: il gruppo ha fatto sapere che vanno bene tutte le riformulazioni. Sull'ordine del giorno Dadone n. 9/4368/25 vi è parere contrario: se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Dadone n. 9/4368/25, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 16,35)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Sull'ordine del giorno Colletti n. 9/4368/26 vi è parere contrario.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente, l'ordine del giorno in questione riguarda il problema della prescrizione. La prescrizione è uno dei mali della giustizia che ormai viene constatato da tutti, da tutti gli operatori del diritto, tranne dal Partito Democratico. Quest'anno, in qualsiasi inaugurazione dell'anno giudiziario, Presidente, nelle corti d'appello d'Italia, in tutte le corti d'appello d'Italia, i presidenti delle corti d'appello chiedevano una normativa sulla prescrizione che permettesse la sospensione dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado o dopo l'esercizio dell'azione penale. Noi abbiamo presentato due ordini del giorno, uno che riguardava la sentenza di primo grado, quello appena votato e bocciato dal Partito Democratico, e adesso quello sulla sospensione della prescrizione dopo l'esercizio dell'azione penale e che verrà certamente bocciato dal Partito Democratico.

Presidente, le aule di tribunale in Italia sono piene di imputati che aspettano non di ottenere giustizia o di dimostrare la loro innocenza, ma aspettano di poter arrivare all'agognata meta della prescrizione, cioè il momento in cui scade il reato e praticamente loro se ne vanno a casa tranquilli, il nostro Paese non ha potuto accertare la verità, sono stati buttati soldi per poter portare avanti quel processo, perché si volatilizza in un attimo quel processo, e soprattutto al cittadino onesto, che magari in quel processo chiedeva giustizia, a un certo punto lo Stato gli dice: “Mi dispiace, il reato è scaduto, tornatene a casa, perché la persona che magari sarebbe stata accertata come colpevole se ne può tornare a casa tranquillo, senza che sia stata accertata la verità”. Troppo facile, Presidente, ogni volta che scoppia uno scandalo giudiziario, per la politica dire: “Aspettiamo la sentenza del terzo grado di giudizio”, sapendo che prima interverrà la prescrizione. La giustizia in Italia non funziona e uno dei mali della giustizia, cioè quello della prescrizione, oggi non viene risolto. Voglio dire tra l'altro che al Senato, alla Commissione giustizia, i senatori del Partito Democratico dicevano che la linea ufficiale del Partito Democratico era quella di avere la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado o dopo il rinvio a giudizio. Tutto questo non è accaduto.

Con questa legge, che è una legge vergognosa, vengono solo allungati i termini di prescrizione, cioè gli si sta dicendo, agli imputati che vogliono arrivare alla prescrizione: “Devi perdere un tantino di tempo in più, ma tanto poi ci arriverai lo stesso alla prescrizione” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Voteremo contro questo ordine del giorno, il quale così recita - è bene che l'Aula lo ascolti, mi ascolti – “impegna il Governo ad introdurre, nel primo provvedimento utile, una modifica del comma in premessa, tale da prevedere la sospensione senza limiti di tempo della prescrizione all'indomani dell'esercizio dell'azione penale”, cioè significa praticamente che una volta che uno sta sotto processo e venisse condannato in primo grado, può rimanere sotto processo per trent'anni.

Questa sarebbe la loro pretesa, per cui noi voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Colleghi, per favore! Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI. Giusto per una correzione: quando si parla di esercizio dell'azione penale, non riguarda la sentenza di primo grado, bensì riguarda un eventuale rinvio a giudizio, cioè una fase processuale diversa da quella esposta dal collega Bonafede, rispetto a quella che erroneamente ha compreso il collega Sannicandro, quindi forse si è confuso tra le due fasi processuali. Giusto per chiarire, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Colleghi, per favore! Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. L'esercizio dell'azione penale si ha con la richiesta di rinvio a giudizio. L'osservazione fatta dal collega è assolutamente inconferente rispetto a quanto ha detto il deputato Sannicandro.

Voi chiedete, con questo ordine del giorno, una sospensione sine die dopo l'esercizio dell'azione penale, che viene prima della sentenza. Tanto per capirci, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Sì grazie, voteremo contro per un motivo molto semplice, perché questo sarebbe l'ergastolo giudiziario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

GIULIA SARTI. Tanto per capirci: noi non solo lo chiediamo, ma diamo atto di quella che è una richiesta che arriva anche dal mondo esterno, perché è il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo che è venuto in Commissione giustizia a dirci che la migliore riforma sulla prescrizione sarebbe la sospensione dopo il rinvio a giudizio, quindi non è che il MoVimento 5 Stelle si inventa le proposte di legge o gli ordini del giorno, semplicemente ci facciamo carico di quello che è il principale problema della giustizia in Italia in questo momento storico.

Quindi bando alle ciance: la riforma che state facendo non servirà a nulla, è un palliativo, è l'annacquamento della prescrizione; è il gioco dell'oca: sospendiamo, dopo la sentenza di primo grado, di un anno e mezzo, dopo quella d'appello di un altro anno e mezzo, poi ricominciano a decorrere i termini… Ma dove siamo?

Di fronte a un'emergenza come questa, di fronte alla maggior parte dei processi che finiscono in prescrizione in questo Paese, o si agisce con serietà o altrimenti è inutile farle le norme, perché poi magari finiscono come il famoso e decantato reato sull'autoriciclaggio, dove escludete la punibilità in caso di reimpiego del denaro per godimento personale: ma stiamo scherzando? Noi no ed è per questo che proponiamo almeno delle riforme serie, non come quelle che state facendo oggi, con questa terribile e sbandierata non-riforma della giustizia.

Non è una riforma questa, non è una riforma, Ministro, è ben altro: è la morte della giustizia in Italia e lo abbiamo spiegato con tutte le critiche alle norme che state introducendo, soprattutto quella sui tempi, alla fine dei tempi delle indagini, con quell'obbligo dei PM di richiedere, entro tre mesi - anche se sono prorogabili di altri tre - il rinvio a giudizio o l'archiviazione.

Lo sapete benissimo che verranno impallate le procure generali, se si darà luogo davvero alle avocazioni e lo sapete benissimo che questa situazione impallerà tribunali e procure di tutta Italia. Le avete già impallate con quel famoso decreto sul pensionamento dei magistrati, dopo aver salvato i vertici apicali della magistratura, con Canzio che viene prorogato - non si capisce perché a 70 anni bisogna andare in pensione per tutti i magistrati che non ricoprano cariche apicali e invece per le cariche apicali no, rimangono ai loro posti – e poi vi prendete magari Canzio e gli fate presiedere la Commissione di riforma per scrivere i decreti delegati sulle intercettazioni, vero? Questo è l'intento?

Siamo proprio nelle mani giuste! Do ut des si chiama: sempre in questo modo si agisce nel nostro Paese ed è un modo barbaro di trattare la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Signor Presidente, lo dico adesso, poi tanto non c'è più sordo di chi non vuol sentire, quindi lo spiego una volta e poi spero che lo capiscano. La barbarie sta nel momento in cui si mandano in galera gli innocenti, la barbarie sta quando la giustizia non funziona, la barbarie sta quando si vuole per forza condannare le persone, indipendentemente dalla verità dei fatti e dalla verità che viene fuori dagli atti processuali. Allora, sulla prescrizione il ragionamento è molto semplice: la sospensione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio o dopo la sentenza di primo grado può avvenire quando ci sono delle sanzioni, qualora i tempi poi di fase non sarebbero rispettati. Lo dico per chi ci ascolta da fuori: tu non puoi costringere un soggetto a subire un processo per tutta la vita, senza avere mai una sentenza, per cui saresti obbligato, nel caso in cui sospendi la prescrizione, come chiedono quelli del MoVimento Cinque Stelle, a mettere dei termini di fase. Ci sono dei momenti in cui per forza il processo lo devi fare. Loro non li vogliono i termini di fase e pensate in che situazione saremmo, in che Paese, come finirebbe la nostra civiltà, in un momento in cui un cittadino può essere sottoposto a un processo e poi magari è pure innocente, dopo trent'anni o dopo vent'anni. Allora mettiamo i termini di fase. Allora, se non vengono rispettati questi termini cosa succede? Perché loro non ce lo dicono che cosa prevedono? Io vorrei che - sono così attenti - ci spiegassero: se mettiamo un termine entro cui la prescrizione deve in qualche modo concludersi, che cosa succede se i tempi non vengono rispettati.

Cosa facciamo, facciamo delle azioni disciplinari? Cosa facciamo, mettiamo delle sanzioni processuali? Facciamo come in altri sistemi d'Europa, in cui c'è un abbassamento della pena? Ecco, vedete, è molto facile parlare, è molto facile chiacchierare, aprire la bocca e dargli fiato, questo riesce a tutti. Il problema è che, quando si vuole governare un Paese, occorre anche avere delle proposte che siano concrete e realiste.

Io sento chiacchierare su tutto e di più, ma soprattutto sento difendere le botteghe e io, da fiorentino, siccome le botteghe le conosco perché sono nate a Firenze, vi dico che i clienti delle botteghe qualche volta devono stare in coda e non possono essere sempre in cima ai nostri pensieri. Siamo a governare un Paese, non una bottega! Non dobbiamo avere sempre attenzione verso coloro che ci possono dare i voti, dobbiamo avere rispetto per tutti i cittadini. E fare una prescrizione che non finisce mai vuol dire non avere rispetto verso i cittadini. Ci dicono che cosa vogliono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà. Ricordo sommessamente che stiamo esaminando l'ordine del giorno n. 9/4368-A/26 Colletti, che abbiamo circa 65 ordini del giorno e che alle 17,30 abbiamo prevista la diretta e che io, solo su quest'ordine del giorno, ho ancora al momento quattro iscritti a parlare.

Prego, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Mi fa piacere innanzitutto che in quest'Aula si riesca a discutere di questo provvedimento, ahimè, soltanto accademicamente ed esclusivamente sugli ordini del giorno. Quindi, non comprendo tutto questo scaldarsi su un'attività che tutti quanti sappiamo essere assolutamente poco utile ai fini anche dell'interpretazione della norma, ma che probabilmente l'Aula vede come l'unica chance di potere discutere di un provvedimento così importante. Questo - lo ribadisco - è vergognoso. Lo dico con grande garbo e grande rispetto, ma è vergognoso che qualcuno si alzi e pretenda di insegnare all'Aula quella che è la lettura delle norme sul tema degli ordini del giorno, avendo rifiutato il dibattito parlamentare.

Ma, detto questo, si può avere l'impressione che tra la tesi estremista, il neo-giustizialismo incostituzionale del MoVimento 5 Stelle, e invece l'apparente pacatezza espressa dal collega Ermini non vi sia, per così dire, una tesi equilibrata, che è quella dell'articolo 111 della Costituzione, cioè la ragionevole durata del processo.

Qui il tema è molto semplice. Noi voteremo contro quest'ordine del giorno, perché è assolutamente incostituzionale. Dire che si sospende il processo con la mera richiesta di rinvio a giudizio - quindi fine processo mai da questo punto di vista- è incostituzionale. Ma non lo dice soltanto l'articolo 111, lo dice anche l'articolo 6 della Convenzione europea, cioè siamo di fronte a principi pacifici, che questa normativa travolge clamorosamente su un equivoco, che ci sia bisogno di intervenire sulla prescrizione, quando è notorio (notorio!) che i reati si prescrivono per la responsabilità della fase delle indagini. Infatti, vi sono indagini senza fine, che vengono condotte a rete, che vengono condotte senza limiti, pur di raggiungere un obiettivo. E questa riforma è PM-centrica, cioè ancora una volta inquisitoria. Ditemi se la maggioranza ha mai proposto una riforma favorevole ai diritti della difesa: una! Infatti, pure quel termine di tre mesi non è perentorio e il collega Ermini lo sa. Una riforma che privilegi la difesa, una! Sono tutte riforme che aggravano, che rendono più pesante e che contribuiscono a rendere la posizione dell'indagato più gravosa.

Da questa morsa non riuscite a liberarvi. Noi siamo garantisti, vogliamo che il processo sia equilibrio. In questo modo e anche con questi ordini del giorno, Presidente, il processo sarà soltanto un'esercitazione bellica, per consentire alle procure di raggiungere risultati e vedere il giudice sempre più in difficoltà, di fronte a strumenti sempre più invasivi e sempre più difficili da respingere. Voteremo convintamente contro, non soltanto l'ordine del giorno ma, come diremo dopo, anche contro il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. È un vero peccato che questa discussione la facciamo in sede di discussione, appunto, degli ordini del giorno e non sull'articolato. Tra l'altro, la riforma presente nel testo della prescrizione è uno dei motivi - uno dei tanti, devo dire - per cui Sinistra Italiana voterà contro l'intero provvedimento. Infatti, già con quello che accade dentro quel testo, che purtroppo approveremo oggi con queste modalità, si arriva ad un prolungamento dei tempi di tutti i processi, tutti indistintamente e indipendentemente se delitti o contravvenzioni, indipendentemente dalla gravità dei delitti, fino a tre anni.

A voi possono sembrare pochi, ma io mi chiedo che interesse tuteliamo, quando - che ne so - un taccheggio, cioè un furto aggravato, arriva a sentenza definitiva dieci anni dopo i fatti. Tuteliamo gli interessi della vittima, quelli dello Stato o quelli dell'imputato, che magari percentualmente in maniera velata risulterà allora innocente?

Allora noi votiamo contro questi emendamenti perché è una gradazione (inizio dell'azione penale, primo grado, secondo grado) che tende ad eliminare l'istituto di diritto sostanziale della prescrizione, eliminarlo tout court, quindi, non solo per quei reati gravi - la cui pena definisce già tempi di prescrizione molto lunghi o addirittura che già sono definiti come imprescrittibili dal nostro codice -, ma per tutti i reati, tenendo in ostaggio milioni di cittadini, che risulteranno in parte innocenti per chissà quanto tempo. Ma poi neanche troppo, colleghi, perché se, come ci hanno spiegato più volte nelle audizioni - non solo quelle dell'antimafia ma in tutte le audizioni - il 75 per cento delle prescrizioni avviene in fase di indagini preliminari, dove tutti sanno che il potere degli avvocati, le male arti degli avvocati dilatori sono praticamente nulle, forse bisognerebbe chiedere al Ministero, per quanto riguarda l'organizzazione degli uffici giudiziari, e alla magistratura in sé sul perché questo accade. Poi c'è quell'altro 25 per cento che arriva a cronaca, fatto scandaloso e che suscita giustamente sdegno nei cittadini, dei reati che se ne vanno in prescrizione.

Ma allora perché - ci siamo chiesti noi ad esempio - non siamo intervenuti puntualmente sui reati di corruzione, ad esempio, o su quelli contro l'ambiente, che avrebbero trovato il nostro voto favorevole? Non si è voluto intervenire su quelli e si è deciso di intervenire su tutto con quegli elementi, io credo già adesso profondamente nocivi, che si determinano con l'allungamento di tutti i processi fino potenzialmente a tre anni. Immaginate voi se un processo per qualunque reato, anche molto modesto, potesse virtualmente durare all'infinito, una vita intera, trent'anni, quarant'anni dopo i fatti. Provate a immaginare di cosa stiamo parlando, vista la quantità di cittadini. Sono milioni ogni decennio, sono milioni che subiscono un processo, molti vengono dichiarati colpevoli, ma tanti risulteranno innocenti.

Per questo votiamo contro questi emendamenti e in generale contro la riforma (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, per evitare il politichese. La prescrizione viene allungata dal Governo Berlusconi per salvare qualche soggetto appartenente a quel partito che operava nell'illegalità. È inutile che facciano le verginelle, perché il fondatore di Forza Italia è in carcere per mafia. Quando votavo il PD - perché l'ho votato, ma me ne sono pentito amaramente (Commenti) - questi soggetti avevano detto che avrebbero riformato la prescrizione. Perché non l'hanno riformata? Perché anch'essi hanno all'interno del loro partito soggetti che operano nell'illegalità. Ne hanno arrestati tanti - il sindaco toscano di Pescia la settimana scorsa - e la prescrizione ha salvato poi dei soggetti bipartisan come Verdini, che non si sa più se sia più berlusconiano che renziano.

A coloro che dicono che, se si stoppasse la prescrizione quando c'è rinvio a giudizio, i processi aumenterebbero di tempo, dico che sono persone che non conoscono la questione. Abbiamo parlato con fior di procuratori che ci hanno spiegato perfettamente che, nel momento in cui si sa che il processo arriverà a sentenza, il delinquente, che oggi sa di potersi salvare grazie alla prescrizione e all'allungamento del brodo o alla conoscenza di fior di avvocati, magari come lei, avvocato… il delinquente che sa di finire in galera, perché c'è lo stop della prescrizione con il rinvio a giudizio, sarà lui stesso, magari, il primo a chiedere sconti di pena o rito abbreviato, perché in carcere ci andrà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! E è vero che qualche soggetto che finisce in galera ed è innocente è chiaramente un dramma, un dramma che bisogna affrontare. Ma ci sono altrettanti drammi di delinquenti che non finiscono in galera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché i corrotti in questo Paese, in galera non ci finiscono, perché tutte le leggi berlusconiane che sono servite a salvaguardare corrotti, anche all'interno di quel partito, voi le avete peggiorate, proprio perché - anche se io un tempo non lo credevo, ma ora, ripeto, sono una persona nuova perché mi sono pentito - evidentemente lo stesso numero di corrotti li avete all'interno del vostro stesso partito.

Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà. Io invito i colleghi a non trasformare (Commenti del deputato Di Battista)

EDMONDO CIRIELLI. Sì, Presidente…

PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, non l'ho interrotta. …ad evitare linguaggi sconvenienti e a non trasformare (Commenti del deputato Di Battista)… Onorevole Di Battista, sia buono! Onorevole Di Battista! Onorevole Di Battista, io non l'ho interrotta mentre parlava (Commenti del deputato Di Battista). Adesso la richiamo all'ordine, onorevole Di Battista. Finisce qua, la pianti! Onorevole Cirielli, invito anche lei a rivolgersi alla Presidenza preventivamente. So che non è necessario…

EDMONDO CIRIELLI. Ma io lo faccio sempre: inizio, Presidente, con lei.

PRESIDENTE. Invito tutti quelli che intervengono a rivolgersi alla Presidenza. Prego, onorevole Cirielli.

EDMONDO CIRIELLI. Grazie per il consiglio, Presidente Baldelli. Io parlo anche a nome del mio gruppo ed evito che ognuno di noi intervenga sul tema. Ovviamente il tema è delicato; ma in maniera sintetica, visto che parliamo di ordine del giorno, noi voteremo contro questo ordine del giorno per una prospettiva esattamente opposta a tutti gli altri: perché invece riconosciamo che uno dei pochi punti positivi di questo decreto, anzi faccio i complimenti al Ministro Orlando, che è riuscito a portare avanti la riforma della prescrizione. È innegabile che dall'esame della storia giudiziaria del nostro Paese, oggi i processi si svolgono in maniera molto lenta; e sebbene il principio della ragionevole durata del processo sia una conquista di civiltà, è altrettanto chiaro che non possiamo consentire a delinquenti di farla franca, ma soprattutto a vedere mortificato il diritto delle vittime, o spesso dei superstiti delle vittime, di fronte a questo istituto garantista della prescrizione. Bene hanno fatto la maggioranza e il PD, lo dico con una grande chiarezza, a prevedere questo allungamento con la sospensione, che ci sembra adeguato a rispondere al problema tecnico che oggi esiste: un affollamento, esiste una carenza di mezzi, una carenza di strutture, un eccessivo bizantinismo del processo, soprattutto in fase dibattimentale; tutte cose che magari ci saremmo aspettati di vedere trattate da questo decreto, nel senso che ci aspettavamo innanzitutto risorse per rendere i processi più veloci.

D'altro canto neanche si può immaginare, sebbene si è consapevoli che in questo momento la prescrizione vada allungata per difendere il diritto delle vittime e difendere la pretesa punitiva dello Stato, di mettere in galera, che poi non ci va nessuno con gli “svuota carceri” in galera, ma questo è un altro capitolo. Ma ci sembra allo stesso tempo impensabile calpestare centinaia di anni di diritto, di conquiste di civiltà in materia giuridica: immaginare di cancellare il principio per il quale lo Stato ti può minacciare per tutta la vita di un processo; perché chi ha studiato un minimo di diritto e non parla di diritto soltanto per aver letto qualche giornale più di tanto, sa bene che il processo è già una pena, soprattutto per le persone perbene. Sottoporre per sempre, magari per un lieve reato come è stato detto anche da qualcuno, ma anche per un grave reato, una persona innocente, rappresenta sicuramente una barbarie, degna soltanto dei peggiori Paesi totalitari: infatti solo nella Germania nazista e nell'Unione Sovietica comunista abbiamo trovato esempi indiscriminati di ricorso alla cancellazione della prescrizione. È evidente che l'equilibrio in questo momento trovato dal Governo, dalla maggioranza, ci sembra un equilibrio giusto, e per questo non possiamo certamente votare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colletti n. 9/4368/26, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Colleghi, vale il richiamo che ha svolto poc'anzi la collega Sereni: se ogni volta che si interrompe per una discussione qualsiasi votazione, dobbiamo uscire e rientrare, noi non rispettiamo i tempi che ci siamo dati.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simone Valente n. 9/4368/27, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lombardi n. 9/4368/28, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Crippa n. 9/4368/29.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà. Ha due minuti, onorevole Bonafede, perché ha già parlato su un altro ordine del giorno.

ALFONSO BONAFEDE. Presidente, ne occuperò molti meno, e riguarda una valutazione sull'ordine del giorno precedente di cui non si era accorta, e avevo alzato la mano. Soltanto perché sia messo agli atti che nella seduta del 18 di febbraio 2015 il senatore Lumia dichiarava in Commissione giustizia: “Chiarisce che la posizione ufficiale del Partito Democratico sulla riforma dell'istituto della prescrizione è che la prescrizione deve cessare di decorrere dopo l'emanazione del decreto di rinvio a giudizio”; cioè la stessa cosa che noi adesso abbiamo proposto, e che voi avete bocciato. Ermini parla di barbarie: l'unica barbarie che qui sto valutando è quella di essere costretti ad ascoltare le bugie che dice Ermini e le menzogne che dice il suo partito ai cittadini italiani quando si presenta in campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quando parla poi all'interno delle Commissioni, ma poi quando viene a votare qui è sempre spaccato, e quando non è spaccato è compatto nel tradire i cittadini e nel mentire loro spudoratamente poi quando va nei talk show. Perché quando ci andate dovete spiegare loro che dicevate una cosa in campagna elettorale, e poi ne votate un'altra qui quando arrivate in Aula! E la durata dei processi, smettiamola di dire delle sciocchezze! La durata dei processi deve pesare sullo Stato italiano: cioè lo Stato italiano deve fare in modo che un processo abbia una durata ragionevole, non deve pesare sul cittadino che chiede giustizia e che va in tribunale a chiedere giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma ditelo ai familiari delle vittime della strage di Viareggio, che è da sette anni che vanno in udienza e che chiedono giustizia e che si presentano lì tre volte a settimana, davanti ad un giudice; e aspettano, aspettano al loro posto che lo Stato dia loro una risposta di giustizia. Al posto di fare sorrisini…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bonafede. Concluda.

ALFONSO BONAFEDE. …perché non vi presentate il 29 giugno, al momento dell'anniversario, e dite loro che state votando questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà. Lo dico a precisazione: l'onorevole Bonafede aveva chiesto la parola durante il voto, non ho revocato la votazione, quindi ha parlato sull'ordine del giorno precedente. Per il momento, no no, va bene, adesso diciamo. Prego. Era solo per chiarire.

DONATELLA FERRANTI. Presidente, io credo che sia importante chiarire, anche perché si è parlato di qual era la posizione del gruppo del Partito Democratico: siccome il gruppo del Partito Democratico ha presentato una proposta, non solo una proposta, ma ne ha sempre parlato nei vari programmi, anche in sede di programmi elettorali per l'elezione del 2008, del 2013; nella proposta che è stata calendarizzata, che tra l'altro aveva la mia prima firma.

Quindi è vero, come diceva l'onorevole Ermini, che quando si parlava si poteva ipotizzare una diversa soluzione rispetto a quella che oggi è nel testo finale del disegno governativo, cioè un'eventuale sospensione, interruzione, con la richiesta di rinvio a giudizio, però come ha ribadito l'onorevole Ermini quella nostra proposta - quindi c'è sempre stata una coerenza - prevedeva dei tempi di fase che dovevano essere rispettati. Come nell'ordinamento tedesco, quei termini di fase poi se non vengono rispettati devono avere una conclusione che riconosca il diritto dell'imputato ad avere dei tempi ragionevoli del processo. Non si può mai prevedere che si interrompa il termine di prescrizione senza un “fine mai”. Questa è stata sempre una nostra discussione coerente e direi, per chiudere e rispondere, che, sì, ci si può presentare il ventinove, ci si può presentare di fronte alle vittime perché stiamo approvando la riforma della prescrizione dove quegli episodi, che prima richiamava anche l'onorevole Farina, che alla coscienza collettiva sono gravemente infamanti per la giustizia, non ci saranno più (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dopo una sentenza di condanna di primo grado ci sarà il tempo congruo, ragionevole, prevedibile, fino a un anno e mezzo, fino a un tempo massimo di un anno e mezzo, per celebrare il procedimento d'appello, cosa che ora le vittime non hanno. Questa è la verità, le altre sono falsità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, onorevoli colleghi, a me sembra che in realtà il provvedimento che stiamo discutendo soffra di un equivoco di fondo: non stiamo facendo un provvedimento contro la corruzione, stiamo riformando i termini di prescrizione per tutti i reati che vengono commessi in Italia.

Io non so se molti di voi sarebbero d'accordo nel votare un provvedimento che equipari la corruzione ai delitti contro l'umanità per i quali è previsto il fine prescrizione mai. Potremmo anche farlo, ma qui stiamo facendo un'altra cosa, stiamo allungando in modo spropositato i termini di prescrizione per centinaia di migliaia di persone, milioni di persone nel tempo, i quali si troveranno ad avere una pendenza e saranno obbligati a vivere gran parte della vita, dieci anni, otto anni - per reati di non grande rilievo, di non grandissimo rilievo, si può arrivare a dieci anni - per la prescrizione. Tutta la vita con la minaccia sul capo di una possibile condanna. Immaginiamo che questo sia un innocente, rischiamo di rovinargli la vita, perché poi ci sono tutte le misure che possono accompagnare il processo, i costi del processo.

Immaginiamo che si tratti di un colpevole. Io ricordo i miei studi giuridici di tanti anni fa all'Università di Torino, e poi anche di Roma, dove mi hanno insegnato che la pena ha una finalità, anzi ha tre finalità. Ha una finalità rieducativa. Rieduca una pena erogata a dieci anni di distanza dalla commissione del reato? Erogata a venti anni di distanza (si arriva anche a venti anni di distanza dalla commissione del reato)? Io ho qualche dubbio su questo.

La pena ha una funzione preventiva. Ma davvero pensiamo che intimidisca una pena comminata a tanta distanza dalla commissione dell'evento? Credo che Beccaria non sarebbe d'accordo. Beccaria era favorevole a pene limitate, erogate subito, se non nella totalità dei reati, in un numero sufficientemente grande dei reati, da scoraggiare. Cosa rimane? Rimane la finalità meramente retributiva, in qualche modo la vendetta che una società ritiene di aver diritto a prendere.

Ma funziona anche questo: qual è il godimento della vittima nel vedere soffrire chi ha commesso il reato dopo tanti anni? Non dimenticate che più tempo passa e più è difficile fare i processi, perché è difficile raccogliere le prove, mentre è più facile che venga condannato un innocente. Allora, io inviterei alcuni colleghi, i quali qui sono sulla linea del prescrizione mai, a proporre un'altra cosa: rivediamo, ricominciamo da capo, mettendo da parte i reati di corruzione per i quali prevediamo la pena di morte e il fine prescrizione mai, ma facciamo una buona legge per il cittadino comune che può essere sospettato a torto di un reato, o anche può aver commesso un reato, ma ha diritto a fare un processo breve e ad avere una prescrizione umanamente ragionevole (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-UDC-Idea e Civici e Innovatori)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/29 Crippa.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Mentre i colleghi votano, mi corre l'obbligo di ricordare, soprattutto ai capigruppo e ai delegati d'Aula, che ieri nella capigruppo è stato concordato che alle 17,30 massimo si darà inizio alle dichiarazioni di voto in diretta televisiva. Quindi, noi dobbiamo concludere l'esame degli ordini del giorno entro quell'ora.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/30 Ferraresi, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/31 Grillo, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/32 Villarosa, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/33 D'Uva, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Sono accolti con riformulazione o come raccomandazione tutti gli ordini del giorno dal n. 9/4368/34 Baroni al n. 9/4368/41 Tofalo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/42 Cominardi, con il parere contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Sugli ordini del giorno nn. 9/4368/35 Businarolo e 9/4368/36 Bonafede il parere era favorevole in senso pieno.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/43 Sarti, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/44 Ciprini, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/45 Cirielli, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/46 Rampelli, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/47 Petrenga, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/48 La Russa, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordini del giorno n. 9/4368/49 Gebhard, n. 9/4368/50 Ottobre e n. 9/4368/51 Beretta, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/4368/52 Galgano il parere è contrario sulle premesse e il dispositivo è accolto come raccomandazione. Va bene, onorevole Galgano?

ADRIANA GALGANO. Presidente, io voglio solo dire a quest'Aula che il mio ordine del giorno chiedeva al Governo di valutare l'opportunità di adottare rapidi provvedimenti finalizzati a rendere più efficiente ed efficace il sistema giudiziario nella protezione delle donne vittime di violenza, per evitare che l'assalitore, scontata la pena e rimesso in libertà, possa tornare ad essere per loro una minaccia mortale.

Trovo veramente - non so - poco accettabile il fatto che il Governo mi chieda di togliere la parola: “rapidi”, perché se noi non siamo rapidi molte donne continueranno a morire per queste ragioni.

E soprattutto mi si cancellano le premesse, nelle quali segnalavo che una donna che viene picchiata, accoltellata e sequestrata non ha il diritto di sapere quando il suo assalitore uscirà di prigione - assalitore che ha continuato a minacciarla - e, quando si presenta dai carabinieri, i carabinieri le dicono: “Eventualmente, quando esce, se lei lo vede ci chiami subito”. Queste cose non devono accadere in un Paese civile.

Quindi, io chiedo che sia posto in votazione il mio ordine del giorno e chiedo ai colleghi e alle colleghe di votare favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, posso accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione e senza le riformulazioni…

PRESIDENTE. Non c'è la riformulazione, sottosegretario. Il parere era contrario sulle premesse e il dispositivo è stato accolto come raccomandazione.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Lo accolgo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Allora, l'ordine del giorno n. 9/4368/52 Galgano viene accolto come raccomandazione, senza riformulazione. Sta bene.

Ordini del giorno n. 9/4368/53 Rossomando e n. 9/4368/54 Palese, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4368/55 Cristian Iannuzzi: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/55 Cristian Iannuzzi, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. n. 9/4368/56 Mazziotti Di Celso, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. n. 9/4368/57 Vargiu, accolto come raccomandazione se riformulato: va bene.

Ordine del giorno n. n. 9/4368/58 Bruno Bossio, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/4368/59 Invernizzi: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/59 Invernizzi, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/60 Rondini, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4368/61 Molteni.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

NICOLA MOLTENI. Presidente, avevo chiesto la parola!

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.

Le chiedo di essere molto breve, onorevole Molteni, perché stiamo per arrivare alle 17,30. Prego.

NICOLA MOLTENI. Io sarò brevissimo. Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo che venga semplicemente accolto, da parte del Governo, un provvedimento che la Camera all'unanimità ha approvato e il Senato ha insabbiato. Io mi appello alla presidente della Commissione giustizia. Noi chiediamo che chi commette reati gravi e gravissimi non possa accedere al rito abbreviato, cioè avere uno sconto secco di pena di un terzo. Io credo che il Governo non abbia ben letto questo ordine del giorno, perché sarebbe gravissimo il parere contrario da parte del Governo. Chiediamo che chi commette reati gravi e gravissimi non possa accedere allo sconto di pena di un terzo. Invito il Governo a rivedere la propria posizione.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Ferri, ne ha facoltà. Anche lei sia sintetico.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, in effetti avevamo espresso parere contrario. Propongo questa riformulazione all'onorevole Molteni e, in caso di accoglimento, esprimo parere favorevole: “impegna il Governo ad adottare opportuni provvedimenti e iniziative, anche di natura emergenziale, affinché siano introdotte nel codice di rito limitazioni per l'applicazione del rito abbreviato ai procedimenti per una serie di delitti puniti con la pena dell'ergastolo”. In caso di accoglimento…

PRESIDENTE. Dal gesto dell'onorevole Molteni mi pare che non ci sia accoglimento della riformulazione, quindi lo metto in votazione con il parere contrario del Governo. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Molteni n. 9/4368/61.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,25)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/4368/62 il parere è contrario: lo mettiamo in votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/4368/62, parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Sull'ordine del giorno Laffranco n. 9/4368/63 vi è parere favorevole. Sull'ordine del giorno Sisto n. 9/4368/64 vi è parere contrario: chiede di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, quest'ordine del giorno tende a stigmatizzare una delle norme più terribili di questo provvedimento, quella che obbliga – obbliga! – le Sezioni semplici, laddove siano in dissenso con le pronunce delle Sezioni Unite, a non giudicare e a rimettere gli atti alle stesse Sezioni Unite. La giurisprudenza diventa priva di dinamicità: le Sezioni Unite saranno peggio del legislatore, saranno intoccabili, e nessuno potrà violare quei principi. Il diritto vivente di matrice costituzionale è morto! Voi non vi rendete conto, per accontentare le esigenze di una persona, di che cosa state combinando! Quanti giudici hanno diritto di pensarla diversamente dalle Sezioni Unite? E questo fa la differenza fra il nostro processo e quello delle dittature, laddove si può essere di contrario avviso alla giurisprudenza, che non è fonte del diritto! State trasformando questo Paese in un Paese di commonlaw, come i Paesi anglosassoni: la giurisprudenza varrà più delle norme, vi rendete conto? Invito il Governo ad una riflessione. Ho chiesto soltanto di valutare gli effetti di questa, non ho chiesto di cambiarla, ovviamente. Chiedo che il Governo dia la possibilità di valutare gli effetti, per paralizzare il rischio che questo Paese cambi fisionomia per le esigenze di un magistrato che, pur di altissimo livello, ritiene con l'efficienza di poter travolgere le garanzie. Invito il sottosegretario a un parere ragionevole su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sisto n. 9/4368/64, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Sull'ordine del Giorno Binetti n. 9/4368/65 il parere è favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4368)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, i Socialisti esprimono il loro sostegno a questo provvedimento, che intende dare maggiore efficienza al processo penale. Come abbiamo detto stamattina, il provvedimento esprime un intento deflattivo, che è assolutamente necessario, e fra le numerose misure previste a questo fine citiamo l'estinzione del reato per condotte riparatorie e la disciplina in tema di impugnazione. Inutile dire che condividiamo la necessità di intervenire con urgenza per la riforma dell'ordinamento penitenziario ed il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari. Per quanto concerne il nodo delle intercettazioni, prendiamo atto che il Governo ha cercato di tener conto di quanto emerso nella fase del dibattito parlamentare per dare garanzie maggiori ed effettive in ordine alla riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche. Il nostro giudizio resta invece sospeso per quanto riguarda l'inasprimento delle pene per alcuni reati comuni, ma non per quelli commessi dai cosiddetti colletti bianchi, dalle frodi finanziarie a quelle fiscali.

In questo provvedimento intravediamo però anche alcune ombre. Le nostre perplessità sono legate alla previsione di un ulteriore allungamento dei tempi per la prescrizione, perché ci sembra irragionevole voler rimediare per questa strada alle difficoltà a concludere i processi entro una ragionevole durata - così come prescrive anche la nostra Costituzione - allontanando i tempi della sentenza definitiva, sia essa di condanna o di proscioglimento, perché in questo modo si arreca in ogni caso un danno, all'imputato o alla parte lesa. La via maestra resta quella di intervenire con misure organizzative ed amministrative per aumentare l'efficienza della macchina giudiziaria. La componente socialista voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi Turco. Ne ha facoltà.

TANCREDI TURCO. Signora Presidentessa, Alternativa Libera, dopo il “no” all'ennesima fiducia, voterà contro anche a questo provvedimento, perché tutti gli organismi internazionali che si occupano di lotta alla corruzione ci fanno presente da anni che l'Italia non ha una legislazione in grado di contrastare efficacemente questo fenomeno. Non ne parlo per una banale questione di principio, ma perché si tratta di un problema che ricade direttamente sulle spalle di tutti i cittadini, perché dove c'è corruzione ci sono i soldi presi con le tasse ai cittadini per fornire loro dei servizi, che invece finiscono nelle tasche dei corrotti senza che i contribuenti ne beneficino in alcun modo, con il bel risultato che i servizi resi dallo Stato sono di pessima qualità e che gli imprenditori onesti falliscono.

Con la legge che ci apprestiamo a votare si sarebbero potuti rafforzare gli strumenti per la lotta alla corruzione, sia per quanto riguarda la fase delle indagini sia per quanto riguarda le pene, ma avete deciso di fare finta di niente. So che alcuni colleghi che siedono in questo Parlamento hanno problemi con la giustizia proprio per fattispecie legate alla corruzione, ed è chiaro, da come si legifera, che la corruzione morale è in grado di garantire la rielezione. È per questo che Alternativa Libera voterà contro questa legge. Signora Presidente, non vogliamo essere vostri complici nell'approvazione di una norma che, nella più benevola delle interpretazioni, è un'occasione persa, e nella peggiore è una garanzia di impunità per chi ruba ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, la componente UDC voterà contro questo provvedimento, per ragioni di metodo e per ragioni di contenuto.

Per ragioni di metodo è stata sicuramente inusuale - e noi ne diamo un giudizio assolutamente negativo - la decisione del Governo di porre la questione di fiducia su di una legge penale. Non credo che ci siano molti esempi precedenti, in questo Parlamento, di leggi penali approvate con un Governo che pone la fiducia, perché la legge penale tratta della libertà del cittadino e proprio per questo il Regolamento parlamentare prevede, sulle questioni che toccano la libertà, la possibilità anche del voto segreto, per tutelare la coscienza del deputato in una questione che tocca la libertà dei cittadini italiani. Tutto questo è stato annullato dalla scelta di porre la fiducia.

Il Parlamento è stato costretto a deliberare senza poter tenere conto, come la Costituzione vorrebbe, di tutti gli aspetti del problema.

Poi c'è un aspetto di contenuto: guardate, qui c'è un problema di metodo fondamentale; vogliamo agire contro la corruzione, dicendo che i reati di corruzione non si prescrivono mai, come i reati contro l'umanità? Facciamolo, ma non allunghiamo la prescrizione in un modo spropositato, condannando a vivere sempre sotto la minaccia del processo migliaia e migliaia di persone, le quali sono accusate di reati che non sono di corruzione.

Il tema della corruzione ha viziato questa legge, impedendo di avere un approccio equilibrato al problema generale. I reati di corruzione toccano una piccola parte degli italiani che andranno sotto processo in quest'anno, ma tutti subiranno il peso di una volontà punitiva che tende a dire “prescrizione mai” e, quindi, che il processo può durare per sempre. Ma il processo può essere esso stesso una pena e ogni cittadino ha diritto ad avere una sentenza entro un tempo ragionevole. A noi sembra che questa legge violi questo fondamentale diritto costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, esprimere nei pochissimi minuti che sono a disposizione le motivazioni del nostro convinto voto negativo su questo provvedimento è un fatto che purtroppo, come dicevo, non ci consente di esprimerci, in quanto è materialmente impossibile in considerazione dei minuti che abbiamo a disposizione.

Nei precedenti passaggi parlamentari abbiamo già espresso tutte le nostre perplessità su una riforma che, lungi dal risolvere le tante problematiche del nostro sistema giudiziario, introduce novità che alla prova dei fatti produrranno ulteriori criticità.

Non si riesce a comprendere: alle norme oggi approvate e su cui si chiede la fiducia, lo stesso organismo all'Associazione Nazionale Magistrati, così come tutte le associazioni di categoria, quelle forensi, si sono completamente ribellate, proponendo anche degli scioperi o manifestazioni di dissenso.

L'Associazione Nazionale Magistrati pertanto conclude che, con questo provvedimento, se oggi vi è difficoltà, finirà per bloccare completamente e portare al collasso la giustizia, con evidenti conseguenze negative sull'efficienza dell'intero sistema.

Come dicevo, queste preoccupazioni sono condivise da tutti gli organismi rappresentativi dell'avvocatura, che hanno proposto iniziative importanti.

Una norma - vorrei ricordare a questo Governo - che interviene in modo pesante sul codice penale, sul codice di procedura penale e sull'ordinamento carcerario avrebbe meritato ben altro tipo di confronto, ma come abbiamo più volte ribadito in quest'Aula e in Commissione, la strada per traguardare una giustizia più giusta non passa e non passa solo dalla revisione dei codici, quanto da una riforma organica dell'intero sistema.

Ancora una volta seguiamo l'istinto giustizialista della sinistra, che pensa di risolvere le tante criticità del sistema aumentando le pene piuttosto che allungando di fatto la prescrizione, il modo migliore per favorire la irragionevole durata dei processi, altro che snellimento!

In questi anni si sono ridotte le risorse anziché aumentarle come è necessario, si sono accorpate in modo lineare le strutture giudiziarie, sono aumentati i costi per l'utenza e per noi operatori.

Del resto, concludo con quello che il Ministro Orlando più volte ha detto: non basta però scrivere nuove regole, occorre uno sforzo prolungato dal lato dell'offerta di giustizia rivolta al rafforzamento organizzativo. Tutte belle parole, ma che rimangono tali, così com'è rimasta tale quella promessa sull'equo compenso che ha fatto oltre un anno fa e che 240 mila avvocati italiani ancora aspettano.

Questo ed altri motivi, che il tempo non mi consente di analizzare, ci fanno portare a votare convintamente Direzione Italia in modo contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi e componenti del Governo, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà no alla questione di fiducia proposta dal Governo sul provvedimento di riforma della giustizia penale, innanzitutto perché nel metodo riteniamo incredibile che si possa porre, semplicemente per questioni interne alla propria maggioranza, una questione di fiducia su una modifica così rilevante del sistema penale.

Nel merito perché, secondo noi, affronta male e a volte non affronta i veri temi della giustizia.

Per noi, tra i temi della giustizia che dovevano essere affrontati dal Governo innanzitutto c'è lo sbriciolamento della certezza della pena, la concezione sbagliata di tutti i benefici carcerari, visti soltanto in un'ottica deflattiva, hanno portato sicuramente alla conseguenza inevitabile che oggi anche per gravi reati non si finisce in galera o si esce in maniera molto rapida, provocando lo sgomento della popolazione l'abbassamento dell'attenzione delle forze dell'ordine, che vedono inadeguata e inefficace la loro azione e sicuramente anche una mortificazione delle vittime. C'è un uso distorto ed efficace della custodia cautelare, perché da una parte, in virtù di mancanza di prove certe, senza un processo si priva della libertà, spesso sulla base di teoremi, le persone e d'altro canto, di fronte a gravi reati commessi in flagranza di reato, per come avete costruito l'istituto della custodia cautelare non si possono mantenere in galera persone che, sotto l'evidenza chiara delle prove, hanno commesso gravi reati.

C'è un eccessivo potere discrezionale dell'accusa, che va sicuramente affrontato in maniera intelligente, rispettando tuttavia l'autonomia della magistratura e l'indipendenza della magistratura e d'altro canto anche una discrezionalità eccessiva della magistratura, che deriva non per colpa della magistratura stessa, ma certamente da leggi poco chiare e spesso addirittura incredibili. La lentezza del processo e l'inerzia spesso nella fase delle indagini porta a un esercizio arbitrario dell'azione penale che, di fatto, non può essere affrontata semplicemente e anche giustamente allungando i termini della prescrizione.

Un uso improprio dell'intercettazione: non ci riferiamo certamente allo strumento investigativo, anzi, come intervenite sullo strumento investigativo riteniamo che sia anche sbagliato; l'unico sistema, come avviene in altri Paesi, segnatamente quelli anglosassoni, è impedire la pubblicazione di intercettazioni captate fraudolentemente o delle intercettazioni che non hanno rilievo per le indagini e spesso hanno dei dati sensibili.

In questi casi, se non si interviene sul divieto di pubblicazione, si ha soltanto un approccio burocratico, che finisce per appesantire il lavoro della magistratura e anche per rendere inefficiente il sistema dello strumento investigativo, che per noi invece è fondamentale per procedere. Ovviamente una cronica mancanza di risorse, di uomini, mezzi per il sistema giustizia, rispetto al quale oggettivamente il Governo, in questi anni, il centrosinistra non è riuscito a fare nulla. Soprattutto, signor Ministro, una mancanza reale della tutela delle Forze dell'ordine. Oggi oramai sono oltre 6.000 le aggressioni che subiscono gli appartenenti alle Forze dell'ordine e voi intervenite con un nuovo reato, con una pena pazzesca, da 5 a 12 anni, spacciandola per un contrasto alla tortura, quando sappiamo che ci sono pochissimi casi di abusi da parte delle Forze dell'ordine e invece oggi la violenza a pubblico ufficiale, vera emergenza del nostro Stato, con 6.000 aggressioni all'anno, viene punita da 6 mesi a 5 anni.

Vi è una mancanza della tutela delle vittime dei reati, che sicuramente non è stata attenuata da alcuni interventi, pur giustificati, che abbiamo approvato da parte del Ministro Orlando, ma assolutamente insufficienti a tutelare veramente le persone che dovremmo tutelare, cioè le vittime, nonostante i richiami e gli interventi più volte spesi da parte dell'Unione europea. Vi è l'emergenza immigrazione, che sta diventando una vera e autentica bomba a orologeria per il nostro sistema della sicurezza, accompagnata a una lotta ancora non reale e inefficace al terrorismo internazionale. Infatti, le ricordo e ricordo a ognuno di noi, che in moltissimi casi persone transitavano facilmente e tranquillamente in Italia e poi hanno commesso attentati terroristici all'estero, in Europa, dove sono morti cittadini italiani. Quindi, pensare di fare i furbi e fare sì che l'Italia diventi un santuario per il terrorismo internazionale, perché non ci fanno gli attentati, significa poi avere morti italiani all'estero, data la globalizzazione.

Nel merito del provvedimento, molto rapidamente, siamo contrari al meccanismo dell'estinzione dei reati a seguito di condotte riparatorie, perché manca il parere fondamentale, obbligatorio delle vittime. Senza questo, è un ulteriore imbroglio ai danni delle vittime stesse. Ovviamente siamo favorevoli all'inasprimento delle pene per i furti in abitazione, lo scippo, la rapina, per lo scambio elettorale con la mafia. Non capiamo perché non si siano messi altri reati, tra cui, appunto, la violenza a pubblico ufficiale, le manifestazioni violente durante l'ordine pubblico, piuttosto che altri reati, come l'estorsione, che sono “reati campanello” della mafia. Ma sappiamo che avete dovuto aumentare le pene, come le grida manzoniane, per effetto indiretto degli svuota-carceri, così come vi avevamo detto quando li avete approvati. Infatti, alzando la soglia per entrare in galera e abbassando la soglia per uscirne per i benefici del sistema dell'ordinamento penitenziario, siete costretti adesso ad aumentare le pene per il furto aggravato, segnatamente scippo e furto in abitazione e, ovviamente, la rapina.

Sulla riforma della prescrizione ho già detto. Noi siamo favorevoli, perché riteniamo che non si può far pagare alle vittime dei reati e all'impunità dei delinquenti un sistema, dove le indagini preliminari durano tantissimo e dove c'è una burocrazia di base che blocca e crea una lentezza dei processi, così come la mancanza delle risorse. Quindi, su questo, noi siamo a favore, così come siamo contrari, invece, sul regime di procedibilità per i reati. Avere spostato la querela ed avere creato, diciamo, un meccanismo di declassificazione dei reati contro la persona riteniamo che sia un errore.

Siamo contrarissimi alla delega sulla riforma dell'ordinamento penitenziario, perché è assurdo immaginare di sbriciolare ulteriormente la certezza della pena. Ma, soprattutto, immaginare di non creare non delle esclusioni, ma sicuramente delle limitazioni dell'accesso ai benefici del sistema carcerario anche per i recidivi significa tradire proprio il principio dell'educazione carceraria, che dovrebbe prevedere un sistema di do ut des, per spingere il delinquente a migliorarsi e a redimersi. Se invece per lui l'accesso ai benefici carcerari e alle misure alternative alla carcerazione diventa un diritto, a prescindere da un suo reale percorso di recupero e di riabilitazione, significa semplicemente abbassare le pene in maniera indiscriminata. Così come avete fatto, di fatto, rendendo anticipata la valutazione sulla liberazione anticipata, un istituto che poteva avere un senso, se era collegato a un reale percorso di pentimento e di riabilitazione. Invece fate uno sconto, di fatto, di pena di circa il 40 per cento complessivo.

In conclusione, altre iniziative sparse, di fatto, ci appaiono un pannicello caldo rispetto ai problemi atavici della giustizia. Riteniamo - e concludo, Presidente,- che la riforma fallisca, soprattutto perché in questo momento quello che bisognava dare ai cittadini era una maggiore sicurezza. Bisognava tutelare maggiormente le forze dell'ordine che ci difendono, invece questo provvedimento nel complesso va in tutt'altra direzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

MILENA SANTERINI. Signora Presidente, signor Ministro, il provvedimento sulle modifiche al codice penale e all'ordinamento penitenziario arriva oggi all'approvazione definitiva, dopo un iter piuttosto lungo e tormentato.

I media hanno dedicato molta attenzione alle parti che riguardano le intercettazioni e la prescrizione. Sulle intercettazioni noi non possiamo che ripetere quello che dovrebbe essere un principio guida delle società democratiche, che fanno della difesa della privacy un caposaldo. Sarebbe paradossale che, mentre sempre di più garantiamo il diritto alla privacy, specie sul web, permettiamo la diffusione di contenuti non penalmente rilevanti anche a danno di terzi. E questo non è certo mettere il bavaglio alla stampa.

Anche sul tema della prescrizione dei reati gravi, si è cercato di prevedere una soluzione equilibrata, prevedendo comunque delle cause di sospensione, che consentano allo Stato, dopo che c'è stata una sentenza di condanna, di avere tempo fino a un anno e mezzo per svolgere il processo di secondo o di terzo grado. D'altra parte, ammettiamo che questo potrebbe penalizzare i cittadini che hanno diritto a una giustizia più rapida. In realtà, come spesso accade, le deleghe date al Governo sono molto ampie e i giochi, le vere scelte significative, i veri orientamenti che vogliamo dare al sistema penale, si faranno in quella sede.

L'ottica con cui il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico guarda al provvedimento, proprio in direzione delle deleghe, parte da un'idea di giustizia giusta e rapida, che non cede alla pressione dei populismi penali, ma rende efficaci le procedure, dando possibilità di reale difesa, soprattutto alle fasce meno tutelate. Quindi “no” ad allungare i tempi, perché non si riescono a gestire i processi; “sì” a più risorse al sistema giudiziario.

Apprezziamo molto un deciso orientamento verso la messa alla prova, che ha già dato risultati efficaci. Vorremmo un uso molto più ampio, come succede in tanti Paesi europei, delle pene pecuniarie e non di quelle detentive. In questo senso, non ci trova d'accordo l'aumento dei minimi delle pene per alcuni reati, come il furto e la rapina. È qui che forse le concessioni al populismo penale hanno pesato. Aumento che potrebbe impedire a priori l'applicabilità dell'affidamento in prova e aumento che non si comprende, se non per una logica di mostrare la forza dello Stato, forza che, come ben sappiamo, si esprime invece nella certezza della pena e nella capacità di fare riparare il danno a chi lo ha commesso.

L'orientamento riparatorio delle modifiche apportate al codice penale, secondo noi, rappresenta il vero spirito della giustizia: difesa degli interessi delle vittime, gestione da parte della collettività dell'offesa, possibilità di restaurare le regole dell'ordine sociale. Le misure di riparazione non sono, quindi, solo un modo per ridurre il contenzioso, ma soprattutto per ricondurre ai principi di responsabilità, riparazione, riconciliazione.

Vorrei soffermarmi, in particolare, su quanto previsto dal comma 85 dell'articolo 1 sull'ordinamento penitenziario, che tra l'altro recepisce molte idee emerse nel lavoro degli stati generali, voluti dal Ministro Orlando, a cui hanno contribuito molti esperti con competenze trasversali.

Appaiono importanti tutte le misure volte a facilitare l'accesso alle pene alternative al carcere, evitando automatismi di diniego e di sospensione o revoca. Si tratta di una scelta che favorisce non solo il condannato - l'abbiamo ripetuto molte volte -, ma crea sicurezza, perché la recidiva cala dal 70-80 per cento al 20-30 per cento per chi ne ha beneficiato. E questa è la sicurezza reale, ben diversa da quella percepita falsamente dai cittadini, quando è alimentata da alcune forze politiche. Con il maggior utilizzo delle misure alternative si ha, non solo un'umanizzazione dell'esecuzione della pena, ma anche un concreto miglioramento della vita dei cittadini.

Appare positiva anche la previsione del comma 85, lettera e): i decreti attuativi rivedano il cosiddetto ergastolo ostativo. È drammatico, io credo, il dibattito che si è svolto in questi giorni sull'ergastolo, per il quale non sono previsti benefici di legge. Quello ostativo - lo sappiamo - è il vero “fine pena mai”, una misura estrema, che dovrebbe colpire pochi soggetti pericolosissimi, a cui è negato ogni beneficio, come permessi, premi o semilibertà, a meno che non collaborino con la giustizia. Ma, magari, chi non collabora - magari perché non è in grado di dimostrare che non può aggiungere veramente altro - viene condannato a restare per tutti i giorni della propria vita in carcere.

Ci sono altre misure positive, sempre nel comma 85: l'accesso facilitato al lavoro, al volontariato, e appunto le forme di giustizia riparativa; importante è il percorso della riforma della medicina penitenziaria. Certo, nel confine difficile tra l'intervento sociale e l'intervento di vigilanza si colloca molto della possibilità di rendere veramente efficaci queste norme, e per questo ci riferiamo alle deleghe: la vita dei detenuti dev'essere accompagnata per il recupero non solo dalla Polizia penitenziaria, altrimenti le misure diventano libertà vigilata; ma soprattutto da figure di educatori (ricordo che l'ultimo concorso per gli educatori si è svolto nel 1998), da assistenti sociali e da mediatori interculturali.

Ancora, rilevante è il comma 16, che riguarda le misure di sicurezza personali, su cui abbiamo espresso preoccupazioni in un ordine del giorno del nostro gruppo. Infatti la previsione relativa alle residenze di esecuzione delle misure di sicurezza, le REMS, possono far temere che questa struttura venga vista come un succedaneo dei manicomi giudiziari, degli ospedali psichiatrici giudiziari, gli OPG, che abbiamo abolito e non vogliamo veder tornare.

Ancora, vorrei osservare che l'attenzione data ai temi dei minori, con la previsione di un ordinamento penitenziario specifico, ci trova molto d'accordo; ma questo significa (lo dico al Governo) anche l'implicita difesa di quella giurisdizione specializzata che peraltro invece stiamo mettendo in crisi con la delega al Governo, oggi al Senato, sulla soppressione dei tribunali e delle procure per i minorenni, che per le loro competenze esclusive non vanno soppresse. Lo stiamo dicendo tutti, tutta la società civile sta dicendo: non sopprimete la specializzazione dei tribunali per i minorenni. Non dobbiamo perdere in qualità della giustizia quello che guadagniamo, magari per un'efficienza più rapida e il contenimento dei costi: qui stiamo parlando della vita dei ragazzi.

Infine, l'uso degli strumenti audiovisivi e telematici, che colma un grave ritardo delle norme vigenti; ma attenzione, non possono essere usati per ridurre i diritti dell'imputato. Pensiamo in particolare alla partecipazione dell'imputato stesso al processo in videoconferenza. Lo abbiamo osservato anche per quello che riguarda i richiedenti asilo, il processo di approvazione della richiesta di asilo: non può essere una forma di risparmio delle energie processuali, perché la persona ha diritto ad essere ascoltata non solo a distanza.

Per questi motivi, il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, mentre vota a favore, chiede che in sede delle deleghe si sciolgano alcuni di questi nodi così importanti, perché la riforma sia veramente coerente con quell'obiettivo di giustizia giusta che tutti vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, parlo chiaramente a nome di Civici e Innovatori, un gruppo che avuto un dibattito interno molto sviluppato sull'adesione o meno alla fiducia che è stata posta dal Governo; e che ha raggiunto comunque, dopo un dibattito acceso, una sua conclusione assolutamente adesiva rispetto alla importanza di avallare, e quindi di andare avanti nel lavoro prospettato dopo ben tre anni di discussioni e di lavori preparatori, e che avevano visto la possibilità di procedere in una maniera più svelta, più veloce, e anche più dibattuta sui temi introdotti da questa legge: che è stata già approvata con i voti della fiducia, ma che ha visto l'assenza di un dibattito parlamentare, soprattutto, non esclusivamente ma soprattutto per uno stallo non giustificabile col senno di oggi in Senato, laddove invece tutto quel tempo, oltre due anni e mezzo di blocco di consistenti lavori hanno provocato poi di conseguenza un'alternativa istituzionale difficoltosa da accettare. Lo si è sentito nel contenuto di molti interventi prospettati dai diversi relatori di diversi gruppi parlamentari; ma che, appunto, ci ha posto di fronte all'alternativa: o mandare in fumo un lavoro importante, frutto di dibattito interno fra parlamentari e di audizioni di esperti veri, non di tuttologi che si apprestano a portare il proprio contributo nel corso di lavori di Commissione. Quindi audizioni e lavoro di dialettica in Commissione hanno portato ad un testo, che non solo è assolutamente apprezzabile da parte del gruppo Civici e Innovatori, ma senz'altro contiene degli elementi di miglioramento vero su vari settori del codice penale e di procedura penale e dell'ordinamento penitenziario.

Quelli che mi piace di più ricordare - che sono quelli che hanno visto le due grandi categorie degli operatori del settore del diritto essere molto critici, e anche molto reattivi in termini anche di critiche sfociate in astensioni dal lavoro - sono appunto la classe forense da un lato e i magistrati dall'altro, che non hanno condiviso per esempio due grossi momenti di questa riforma, la prescrizione per un verso e per l'altro le intercettazioni telefoniche. Ma soprattutto la necessità di avere una data certa sul termine delle indagini preliminari: l'obbligo entro tre mesi dalla trasmissione del cosiddetto 415-bis, e cioè la notifica dell'avvenuta conclusione delle indagini preliminari con richiesta di interrogatorio; ebbene, entro quei tre mesi comunque l'indagine deve essere chiusa. Con una conseguenza che creerà delle difficoltà per il Ministero della giustizia di tipo organizzativo, senz'altro, ma non di tipo sostanziale: il processo non si perde, le indagini non si perdono, non si vanificano, ma vengono assorbite da una procura generale che dovrà, con tempi ritengo assolutamente fisiologici ma abbastanza brevi, trovare le energie per farsi carico di questo nuovo compito che il legislatore ha inteso comunque attribuire. Quindi quella parte molto criticata da parte della magistratura, sull'individuazione di una deadline non accettata alle indagini preliminari, vede in realtà non una chiusura delle indagini stesse, ma soltanto una diversa organizzazione dell'attività dell'ufficio inquirente, che vedrà la possibilità di un intervento più incisivo da parte della procura generale.

Dall'altro lato, per quanto riguarda la prescrizione, c'è poco da fare: la prescrizione, rispetto ad iniziali sollecitazioni che ci venivano anche dalla giurisprudenza europea, alla fine è stata ridotta soltanto per tre reati clamorosi, che sono i reati appunto di corruzione, da tutti condivisi come un male su cui dobbiamo assolutamente tutti condividere gli sforzi per contrastarla nella maniera più efficiente possibile. Ebbene, la riforma che è stata appena approvata prevede un sistema di sospensione dei termini di decorrenza soltanto nei casi di reati di corruzione, e sono delle sospensioni soltanto eventuali, nel caso in cui la sentenza di condanna venga confermata; viceversa, quei tre anni di sospensione, due per l'appello e uno per la Cassazione, vengono riassorbiti nel termine ordinario della decorrenza della prescrizione stessa. Quindi anche questo è un obiettivo raggiunto dalla dialettica e dal dibattito in Commissione, aiutati in una maniera anche qui molto condizionante - positivamente – per mezzo delle audizioni soprattutto di operatori del diritto, quali per esempio l'ordine forense nelle sue varie rappresentatività.

Questi due momenti hanno rappresentato una fase in apparenza critica, e hanno lasciato però davvero poco spazio agli apprezzabili mutamenti in materia di ordinamento penitenziario, dove è accresciuta fortemente l'attenzione nei confronti della popolazione detenuta.

Tutto quel mondo che fino ad oggi con difficoltà veniva toccato dal legislatore, proprio perché un mondo difficilmente gestibile anche in termini di rischio dell'impopolarità sui consensi che ne potrebbe derivare per un allargamento dei diritti dei detenuti, che di fatto viene realizzato con la riforma che oggi stiamo approvando; anche questo fa parte del pacchetto su cui è caduta la decisione importante del Governo di porre la fiducia. Quindi, una giustizia che esce senz'altro migliore per quanto ci riguarda come Civici e Innovatori. Senz'altro migliore rispetto a quella che ha caratterizzato invece l'ultimo decennio allorché siamo stati oggetto di critiche fondate, fondatissime, da parte di osservatori nazionali e internazionali, per esempio proprio sulla prescrizione dove abbiamo dovuto gestire anche una fama immeritata che riguardava la cosiddetta “legge Cirielli” che aveva ha avuto la caratteristica di essere stata introdotta verosimilmente (così come è stato peraltro osservato da analisti e studiosi della materia) per interessi personalizzabili in determinate posizioni che avevano una loro rappresentatività politica maggiore in Parlamento proprio all'epoca in cui era stata introdotta. Ebbene quel tipo di prescrizione, che ha delegittimato e ha fatto cadere la credibilità della nostro sistema legislativo, che è in piedi da oltre 2000 anni, dai tempi del diritto romano, è stata superata in una maniera che deve sembrare necessariamente espressione di un bilanciamento tra chi aveva ritenuto che oltre la richiesta di rinvio a giudizio non vi fosse più spazio per prescrizioni e chi invece, come è stato ricordato in diversi importanti interventi anche di questo pomeriggio, ritiene di avere il diritto a non vedersi vittima di un processo infinito e di rimanere indagato o imputato, in questo caso, a vita. Di tutto questo si è tenuto conto in un lavoro davvero importante che in Commissione è stato fatto. Io ritengo che questo sia davvero un'acquisizione importante che un Governo, sia pur ritenuto debole e fragile in questo periodo storico, sta avendo la forza di portare a termine, cosa che non è appartenuta ad altri Governi, anche nel recente passato. Ed è per questo che, con tutta la dialettica interna al gruppo di mia appartenenza, Civici e Innovatori, confermo che aderiremo con convinzione e con consenso alla fiducia di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

LUCA D'ALESSANDRO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, avrei voluto iniziare l'intervento parlando del merito di un provvedimento tanto delicato e importante qual è la riforma di parti rilevanti del codice penale e dell'ordinamento penitenziario, purtroppo però ci troviamo costretti a constatare che la maggioranza non è riuscita a mettersi d'accordo al suo interno e costringe il Parlamento a votare, attraverso la fiducia, un testo blindato sul quale ci viene impedito di discutere, di valutare e decidere il percorso migliore di un settore che riguarda l'ambito dei diritti delle libertà più care e sentite dai cittadini, perché interviene sulla loro pelle e sulla loro carne viva. Quando accade questo, significa che c'è qualcosa che non funziona. Altro segnale d'allarme l'avvertiamo nel modo radicalmente diverso di criticare il ricorso alla fiducia da parte delle opposizioni: i grillini avrebbero voluto discutere perché ritengono il testo troppo debole, oseremmo dire troppo garantista, noi, al contrario, lo avremmo voluto fare perché lo riteniamo esageratamente giustizialista; l'ennesima corsia preferenziale garantita alla magistratura per coprire le evidenti inefficienze e lacune cui mai nessuno ha cercato di mettere mano in modo davvero serio, approfondito e organico, senza ideologie di sorta. Cari operatori del settore non riuscite in dieci anni a terminare una causa o tre gradi di giudizio lasciando sulla graticola un innocente o libero un colpevole? Che problema c'è, vi diamo un più tempo. Così facendo, oltre a contravvenire ai precetti del giusto processo, sanciti dall'articolo 111 della Costituzione, si solleva da ogni genere di responsabilità chi è concausa, non esclusiva perché anche il mondo politico ha le sue colpe anche pesanti, compresa un'eccessiva cedevolezza ai diktat della magistratura associata, di questo scempio.

Il Governo attraverso questo provvedimento mette insieme tante situazioni anomale, tante rivisitazioni del codice penale e del codice di procedura penale, inasprisce le pene per determinati reati, per fare spot elettorali e alla fine non fa altro che creare confusione per coloro che operano nel mondo della giustizia. Non lo diciamo noi politici, lo dicono molti osservatori, anche gli avvocati penalisti, che questa riforma non va bene, tant'è che, così come articolata, rischia di smembrare il codice penale e il codice di procedura penale. Questo provvedimento, mi dispiace farlo notare, non porterà più giustizia non solo nelle Aule delle udienze penali, ma anche soprattutto in materia di politica penitenziaria, porterà più confusione. Gli stessi avvocati penalisti l'hanno definito inconcludente soprattutto per ciò che riguarda l'allungamento dei tempi della prescrizione, violando il diritto a stabilire la verità processuale il prima possibile, a veder dichiarata la propria innocenza, ad evitare che troppo spesso la custodia cautelare rappresenti un anticipo di pena. La giustizia non vince allungando i tempi della prescrizione, questa la si combatte soprattutto nelle aule di udienza e nei tribunali, promuovendo e premiando l'efficienza. Ci sono tanti magistrati seri e onesti, ma ce ne sono altri, parte minoritaria ma influente e mediaticamente sovraesposta, che sapendo che c'è una prescrizione più lunga rinvieranno i processi anziché a sei mesi, a uno, due o tre anni, e sarà così negata nelle Aule la giustizia vera a coloro i quali sono parte offesa nei procedimenti penali, a coloro i quali per un processo attendono anche dieci anni per vedere riconosciuto loro un diritto come parte offesa per aver subito un furto d'appartamento o per aver perso un familiare per omicidio colposo.

E dobbiamo parlarci chiaro, senza infingimenti e ipocrisie, dobbiamo affrontare e non far finta che non esistano anche quei casi di giustizia spettacolo purtroppo assai frequenti. Non è raro assistere a processi mediatici che iniziano e termino solo sulle pagine dei giornali, quei processi che danno titoli e visibilità ma non risultati, se non quello di polverizzare vite e storie personali. Più sono mediatici, cioè non fondati su prove vere, meno c'è l'interesse del magistrato ad andare in Aula e vedere sconfessato il proprio teorema. E se la prescrizione rappresenta, piaccia o non piaccia, una declaratoria di fallimento e sconfitta, allungarne i tempi significa lasciare sine die alla gogna pubblica chi avrebbe diritto a veder proclamata la propria innocenza; bel capolavoro! Il Governo anziché preoccuparsi di allineare i tempi dei processi italiani con quelli europei, allunga la prescrizione, cercando di far credere al popolo italiano che così la giustizia prima o poi arriverà. Niente di più sbagliato perché, se e sottolineiamo se, arriverà, sarà certamente poi e non prima. Noi siamo per la certezza del diritto: se una persona delinque o commetto reato deve essere condannata alla pena e pagarla per intero senza usufruire dei benefici. Non c'è invece in questo provvedimento la certezza del diritto, si inaspriscono le pene e si allungano i tempi della prescrizione senza garantire ai cittadini italiani certezza per quanto riguarda i tempi non solo nel penale, ma anche nel civile. A nostro modo di vedere, prima di tutto, questo tipo di revisione dell'istituto della prescrizione rappresenta una modalità per nulla risolutiva dei gravi annosi problemi che affliggono la giustizia penale in Italia. Queste carenze si traducono in un grave danno che pesa trasversalmente su tutti i soggetti coinvolti, indagati, imputati, siano essi condannati o assolti, e le stesse parti civili e cioè le persone danneggiate dalle condotte penalmente rilevanti. Queste carenze pesano anche sulla credibilità del sistema giustizia del sistema Paese e dell'immagine dell'Italia anche nei confronti dei partner stranieri, di coloro che sono interessati a venire a investire in Italia. È impensabile a parer nostro che sull'onda del populismo si utilizzi lo strumento della prescrizione, ledendo beni costituzionalmente protetti quali quello tanto sbandierato del giusto processo e quello del diritto di difesa del cittadino.

Il provvedimento tratta anche il delicato tema delle intercettazioni, non arrivando a trovare una soluzione perché se non ammettiamo qui dentro fra di noi che la diffusione anticipata di quelle lecite e la pubblicazione di quelle penalmente rilevanti e di quelle illecite e quindi da distruggere senza perder tempo e senza demolire la vita delle persone, quasi sempre avviene con il ruolo attivo o l'inerzia colpevole e complice di chi le indagini le conduce, ci troveremo sempre a combattere con un problema mai risolto. Se non si colpisce duramente chi commette questo illecito a costo di andare a toccare sacche di protezione create intorno e a pochi per fortuna, ma ben individuabili inquirenti, saremo qui a parlare per anni di una piaga irrisolvibile. Ci vuole il pugno duro e non contro la stampa, che fa quasi sempre il suo dovere di informare, ma contro chi la stampa la nutre e la utilizza.

Questa riforma ha la presunzione di affrontare anche altri temi molto importanti che fisiologicamente sono fondamentali e divisivi. L'apposizione della fiducia ha ucciso nella culla un dibattito vero e costruttivo sulla modifica del codice di procedura penale, tanto per poter dire abbiamo fatto anche questa. Noi avevamo avanzato proposte al merito del provvedimento, lo avevano fatto anche i colleghi del gruppo al Senato che a questo punto rimangono totalmente disattese. Ci dispiace constatare che è stata persa un'occasione, un'occasione per licenziare un provvedimento che fosse utile e al servizio della giustizia del nostro Paese e ai cittadini. Si è scelta invece una strada più breve che obbliga che sostiene la maggioranza a prendere o lasciare vincolando i parlamentari a un mero ruolo di notificatori delle decisioni assunte dal Governo. Si è deciso di volare basso, di provare a mettere qualche toppa peggiore del buco rinnegando nei fatti lo spirito di questo provvedimento che la maggioranza con non poca presunzione considera una riforma strutturale mentre più seriamente la possiamo considerare solo alla stregua di una giacca destrutturata, per pochi, non per tutti.

Noi non siamo d'accordo né nel metodo né nel merito ed è per questo che annuncio il voto contrario a nome di Scelta Civica-ALA (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Correva l'anno 2014, il mese di dicembre, il giorno 23, allorquando il Governo Renzi presentò al pubblico un ambizioso disegno di legge, che recava, tra l'altro, il rafforzamento delle garanzie difensive e la ragionevole durata dei processi.

Ebbene, queste intenzioni si sono rovesciate nel loro esatto contrario, due anni e mezzo dopo. Dopo lunga, lunghissima convalescenza al Senato, riappare qui un provvedimento carico di una questione di fiducia che ne impedisce ogni modifica, di cui pure non solo nella nostra opinione ve ne sarebbe un grande bisogno. Nel frattempo, siete riusciti, tra l'altro, a mortificare la magistratura onoraria, a demolire i lavoratori precari della giustizia e ad avviare la chiusura di svariati tribunali cosiddetti minori.

È un provvedimento carico anche di un largo campo di deleghe, che toccherà a questo Governo interpretare e probabilmente anche al prossimo, il che non ci tranquillizza affatto né per la presente maggioranza né per quella che ambirebbe a sostituirla - MoVimento 5 Stelle, ad esempio - cui bussano taluni magistrati ansiosi della politica, per i quali vale arrangiare il detto toscano “meglio il morto in casa che costoro all'uscio”.

È talmente ambiziosa la riforma da racchiudere la disciplina delle intercettazioni, dell'istituto della prescrizione, dell'ordinamento penitenziario, con norme di carattere processuale e altro ancora a volontà, con un primo e certo risultato: in attesa della sua approvazione, per due anni e mezzo il Parlamento è rimasto immobile su ciascuno di questi temi.

La riforma non è priva degli argomenti retorici cui ormai siamo abituati e che consistono nell'aumentare qua e là le pene per taluni delitti, che giustamente suscitano sdegno e la cui sanzione genera consenso. Però, ai cittadini che avessero la ventura di ascoltarci devo dire che poi, andando a guardare i numeri, scopriamo che alle grida affisse nel codice e a mezzo stampa non corrisponde riduzione alcuna della frequenza dei reati. Chi è favorevole al furto, alla rapina, al voto di scambio politico-mafioso? Ovviamente nessuno, tranne, ovviamente, il ladro, il rapinatore, il politico e il mafioso. Peccato, però, che per questa via i dati ci dicono che nulla si ottiene. Tutti, cioè, ad invocare la certezza della pena, ma tutti ciechi sulla sua efficacia ed è una costante di questa legislatura, una via di questa legislatura. Questo è l'antipasto.

La prima portata si compone della riforma della prescrizione, che segue il seguente ragionamento: la macchina della giustizia è scassata ma revisionarla a fondo vuole cartamoneta, strutture e organici. Meglio la carta semplice che si scrive e non si paga. Il risultato, però, è di allungare la durata di tutti i processi fino a tre anni o, meglio, del 25 per cento dei processi, un quarto, perché il resto si sarà già prescritto in fase di indagini preliminari, dove, come è noto, la pessima attività dilatoria dell'orrido avvocato nulla può.

Cosa c'è di ragionevole in tutto ciò? Nel giungere a sentenza definitiva per un furto in un supermercato dieci anni dopo, a quale interesse rispondiamo? A quello dello Stato? Della collettività? A quello della vittima? A quello dell'imputato, magari giudicato innocente dieci anni dopo? Perché non ci si è limitati ad intervenire sulla prescrizione di alcuni reati, ad esempio, quelli per corruzione o quelli contro l'ambiente? Domande poste e risposte mai pervenute.

Sul rafforzamento delle garanzie difensive il titolo dice una cosa e il testo ne fa un'altra. E, infatti, per rafforzare meglio si generalizza l'istituto del processo a distanza, che era previsto da molti anni, dal 1998, per alcune particolari tipologie di reati, ad esempio, quelli gravi per mafia. È un'altra normazione speciale, cioè emergenziale, che si dilata erodendo l'ordinamento, ovvero si schiaccia il diritto al contraddittorio per tutti, pensando ad una logica industriale e all'economia monetaria del processo. Ma, se questo è il filo rosso della riforma, era tanto più semplice riformare il testo unico sugli stupefacenti con effetti assai maggiori sul contenzioso e sulle carceri, nonché con un'altra pioggia di effetti positivi a cascata, ma questo non si è voluto fare e non si vuole fare.

Nel breve tempo che mi resta, devo constatare che anche nella parte migliore di questo provvedimento, cioè la delega per la riforma dell'ordinamento penitenziario dopo 42 anni, siamo riusciti a gettare un cono d'ombra. Ed ecco che, dopo aver chiuso gli ospedali psichiatrico-giudiziari, dopo lunghissima contesa - dopo lunghissima contesa! -, qui li rianimiamo; ed ecco che le residenze per l'esecuzione di misure di sicurezza sanitaria, le cosiddette REMS in forma acronima, rischiano seriamente di diventare, grazie a questo testo, dei mini-ospedali psichiatrico-giudiziari. Pertanto, con una mano facciamo e con l'altra disfiamo. Chissà cosa ne penserebbe Marco Cavallo a Trieste.

Ce n'è d'avanzo, dunque, Presidente, colleghi, membri del Governo, per confermare pienamente, anche in questo secondo passaggio alla Camera dei deputati, il voto contrario di Sinistra Italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente, tramite lei mi rivolgo al Governo, che anche in questa circostanza, anche quando parliamo di giustizia, di certezza della pena, di reati gravi o gravissimi, sia a livello sociale sia per l'incolumità dei cittadini, non riesce a fare altro che prendere in giro questo Paese. Io le voglio portare degli esempi molto concreti, anche a chi magari ha il tempo e la voglia di ascoltarci da casa.

In questo provvedimento il Governo finge di aumentare le pene per determinati tipi di reati, per esempio i furti e le rapine. I cittadini che ci ascoltano da casa devono sapere che in questi cinque anni la maggioranza di Renzi e il Partito Democratico hanno approvato cinque provvedimenti che, invece, danno lo sconto di pena per i reati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Quindi, non so se capite cos'è accaduto: si finge un aumento di pena mentre si danno sconti di pena.

Faccio un esempio concreto: un delinquente che viene condannato a dieci anni di carcere, in questo Paese, grazie alle norme votate dal Partito Democratico, in carcere ci starà meno di sei anni, meno di sei anni perché ogni anno di carcere ci sono, grazie alle norme del PD, 150 giorni regalati perché il delinquente non vada in galera. Ma in più, di questi sei anni in carcere, realmente ce ne starà solo tre, perché per gli altri tre anni gli daranno le misure alternative, sempre votate dal PD, e dunque vuol dire che starà comodamente a casa sua. Riassunto: su dieci anni di condanna forse starà in carcere tre anni. È questa la certezza della pena di cui parlate?

Io ho condiviso anche alcuni passaggi dell'intervento del collega Daniele Farina, ma non ci dica che questo Governo vuole la certezza della pena, perché è l'esatto opposto. Anche le responsabilità dei fatti di cronaca, che ci dicono di persone che hanno commesso reati e hanno potuto ricommetterne magari anche di più gravi, perché sono liberi di circolare nelle strade delle nostre città, non sono soltanto di chi ha compiuto quel delitto, ma esiste anche una responsabilità politica di chi ha votato delle norme per lasciarli liberi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Inoltre, in questo provvedimento viene inserita di fatto una delega in bianco per modificare l'ordinamento penitenziario: non vorremmo che ciò fosse direttamente collegato a quei cinque “svuota carceri” di cui abbiamo parlato. Non lo vorremmo perché, malgrado questi cinque “svuota carceri”, la popolazione carceraria è tornata a salire; popolazione carceraria che, ricordo, è formata per il 34 per cento da detenuti stranieri. Non è che all'interno di questa delega in bianco nascondiate un indulto o un'amnistia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)? Ciò perché avete annullato il piano carceri, non state costruendo carceri, e una persona normale, chi ci sta ascoltando, cosa pensa? C'è un sovraffollamento carcerario, ci sono troppi carcerati rispetto al numero di carceri: un Governo normale, che vuole la sicurezza del Paese, costruisce nuove strutture affinché quei delinquenti stiamo lì dentro.

Ma voi, che non siete un Governo normale, cosa avete fatto? Li avete lasciati liberi di circolare, aumentando ancora. Siete in grado di assicurare che non ci saranno mai più sconti di pena, o meglio ulteriori, rispetto a quello che avete già approvato? Non ci saranno indulti e amnistie? Voi state andando nella direzione opposta rispetto alla sicurezza che bisogna garantire ai cittadini. Le vostre misure non soltanto vanno palesemente verso uno Stato ingiusto, ma anche verso uno Stato insicuro: avete lasciato liberi i delinquenti, avete tagliato risorse e uomini alle forze dell'ordine, volete umiliare le forze dell'ordine addirittura con il numero identificativo; invece di colpire i delinquenti, colpite coloro che devono tutelare la sicurezza.

Avente umiliato la nostra proposta di legge sulla legittima difesa: avete detto che una persona si può difendere soltanto nel tempo notturno; state prendendo in giro quelle persone che, proprio in conseguenza della mancata politica di sicurezza, sono costrette a difendersi da sole. E voi cosa fate? Le umiliate, facendole perseguitare dallo Stato. State facendo sì che la vittima diventi per lo Stato il carnefice. Avete addirittura permesso, senza intervenire dal punto di vista legislativo, malgrado le pressioni e la collaborazione delle opposizioni, malgrado la collaborazione della Lega, che le famiglie di quei delinquenti che magari fanno una brutta fine - giustamente, perché cercano di mettere a repentaglio la vita di persone innocenti, di persone perbene - prendano pure il risarcimento da queste persone che si difendono.

Insomma, avete creato un provvedimento che non risolverà i problemi, anzi, li aggraverà, perché, oltretutto, se era un provvedimento così urgente, così importante, sul quale addirittura il Governo ha voluto porre la questione fiducia, perché l'avete tenuto per due anni fermo al Senato? Non siete credibili.

Oltretutto, devo fare un appunto anche ai colleghi della maggioranza: in questo provvedimento ci sono due deleghe pesantissime, deleghe in bianco, che vengono date al Governo e il Governo ci mette pure la fiducia; quindi, di fatto estromette il Parlamento da qualsiasi tipo di controllo e voi, come un sol uomo, votate un provvedimento che oltretutto ha dei palesi profili di incostituzionalità.

Cosa bisogna fare? Noi non siamo qui soltanto a protestare, abbiamo fatto delle proposte e vogliamo continuare a farle. Abbiamo parlato del piano carceri, abbiamo detto che, per esempio, bisogna fare accordi bilaterali con i Paesi d'origine dei detenuti, per far scontare le pene nei Paesi d'origine da parte degli stranieri: quei 22.000 detenuti in meno avrebbero già risolto gran parte del sovraffollamento carcerario e i cittadini non sarebbero costretti a pagare con le loro tasse, il loro sudore, la loro fatica, 1 miliardo di euro all'anno per mantenere dei delinquenti stranieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), e si tornerebbe a ragionare di delinquenti in galera e cittadini onesti tutelati.

Allora, Presidente, lo diciamo con molta chiarezza: su questo non ci è stato permesso di fare delle proposte concrete di modifica in Commissione, in Aula è stata posta la questione di fiducia; il Governo, invece di dire che i cittadini hanno diritto a un processo rapido, giusto, che metta in galera i delinquenti e non lasci sulla graticola le persone oneste, la grande soluzione che trova è l'aumento dei tempi di prescrizione di un processo, ma anche questa è una totale volontà di perdita di responsabilità. Invece di agire perché la giustizia funzioni, si decide di aumentare i tempi dei processi: ebbene, come può una persona normale, non un deputato di opposizione, approvare un provvedimento di questo tipo?

Noi chiediamo con grande chiarezza, per quei pochi mesi che rimarranno - ci auguriamo giorni, ma purtroppo non è così -, visto anche come stanno andando i lavori parlamentari, di riacquisire un po' di ragionevolezza. Per esempio, ve lo chiediamo, ma con estremo spirito collaborativo: fate ripartire al Senato la norma - per cui noi abbiamo collaborato - per eliminare gli sconti di pena, il rito abbreviato per i reati gravissimi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Non chiediamo la luna, chiediamo soltanto di portare avanti delle misure di giustizia: approviamo la proposta di legge sulla legittima difesa scritta dalla Lega. Non chiediamo la luna, chiediamo soltanto che il cittadino onesto non diventi un delinquente di Stato. Andiamo avanti con il piano carceri, facciamo gli accordi bilaterali. Stiamo facendo una demagogia populista? Lo chiedo con estrema onestà ai rappresentanti della maggioranza e del Governo. A noi non sembra, a noi sembra che questo sia semplicemente il ragionamento di una persona comune, che gira per le nostre strade e si domanda: com'è possibile che il rom, lo zingaro, che ha commesso il furto alla cinese successivamente morta e che presumibilmente è lo stesso che ha ammazzato delle minorenni, fosse libero di circolare? È una domanda normale o no? La vostra risposta a questa domanda è: lasciamoli liberi. La nostra è: quella persona doveva stare in galera, non poteva essere libera dopo pochi mesi.

Per questo, non potremo votare favorevolmente a questo provvedimento, per questo contestiamo il Governo. Non siamo opposizione aprioristica, siamo opposizione nei contenuti e i vostri contenuti sono disastrosi non per la Lega Nord, ma per il Paese. Vi prego: presto a casa, presto elezioni, i cittadini decidano presto da chi essere governati! Ma il quarto Governo non eletto da nessuno, la quarta maggioranza non uscita dalle urne non può prendere in mano provvedimenti così delicati e mettere a rischio la sicurezza dei cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Lo sa, signora Presidente, qual è la parola più abusata oggi in Italia e in quest'Aula, però tradita, poi vilipesa, mortificata? È la parola “responsabilità”. Sono passati pochi giorni da quando uno squadrone di irresponsabili - ne abbiamo sentito qualche eco anche adesso, nell'ultimo intervento - ha provato a mandare in fretta e in furia il Paese al voto, con una legge elettorale che non garantiva, a detta di tutti, nessun tipo di governabilità, con tanti saluti alla legge di bilancio e alla situazione delicata che c'è in Italia e in Europa. Uno squadrone di irresponsabili.

Sembrerebbe finita con quell'incidente sull'emendamento altoatesino, pare di sì, eppure c'è qualche uccellino che ci suggerisce che c'è ancora qualcuno che avrebbe voluto usare questo provvedimento, esattamente questo provvedimento che stiamo discutendo o anche quello dei voucher, al Senato, per approfittare, magari con un emendamento sui magistrati di lingua tedesca o sui voucher in Alto Adige, per mettere in una qualche difficoltà, anzi definitiva difficoltà, il Governo Gentiloni.

Ebbene, noi ci domandiamo anche perché sia stata posta la questione di fiducia, da questo punto di vista. È stata posta la fiducia per difendersi dalle opposizioni cattive - in qualche caso, cattive lo sono - oppure per impedire che un qualche emendamento del tipo che dicevo potesse provocare, non da parte delle opposizioni, ma della stessa maggioranza, qualche elemento di difficoltà al Governo Gentiloni?

Siccome è questo l'oggetto del contendere, abbiamo votato la fiducia e vogliamo dire qui, con grande chiarezza, che appoggiamo il Governo Gentiloni, vogliamo che arrivi a fine legislatura, che è il traguardo di ogni democrazia occidentale civile che si rispetti; siamo contro le fibrillazioni che fanno danno economico e morale al Paese.

Noi ci assumiamo, insomma, il ruolo di sminatori: toglieremo ogni mina o cercheremo di farlo ovviamente, ogni mina che venga messa sotto il cammino del Governo Gentiloni. Lo lasci: dire altro che “poltronisti”! Lo lasci dire a chi nella sua carriera politica non ha mai cercato poltrone di potere.

I “poltronisti” ci sono nel nostro gruppo come in tutti i gruppi politici, ma sminatori non se ne vedono, di sminatori non se ne vedono: c'è solo gente che urla, gente che non pensa al Paese, che pensa al risultato del proprio partito alle elezioni, ma non all'interesse nazionale e a quel che serve al Paese. E, allora, responsabilità significa fare dei compromessi e bisogna farli in politica, anche ingoiando qualche boccone amaro, e noi su questa legge facciamo un compromesso: abbiamo votato la fiducia, voteremo sì, facciamo un compromesso.

Per la verità, non si tratta di un boccone così amaro, diciamo che è un boccone agrodolce; cominciamo dal dolce, non lo lasciamo per ultimo come nelle abitudini tradizionali: cose che non verranno, che i cittadini che ci stanno ascoltando non li vedrete domani sui giornali. Questi dolci non li vedrete domani sui giornali.

Forse non sentirete dire, dal punto di vista dell'incremento della sicurezza, che sono aumentate le pene oppure lo troverete in una riga, piccola: “Aumentate le pene per le rapine, per i furti”, per le cose che angosciano gli italiani; o in difesa delle civiltà: non sentirete porre l'enfasi sul fatto che finalmente ci sono solo tre mesi dalla chiusura dell'indagine perché si decida se archiviare o rinviare a giudizio (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

Non lo sentirete dire, non sentirete dire che le intercettazioni restano come strumento investigativo, per le prove necessarie per il processo, ma non restano per quella barbarie di mettere in piazza, sui giornali, telefonate assolutamente irrilevanti dal punto di vista penale (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD). Tre dolci; ce ne sono altri ma mi limito alle portate principali. Tuttavia, ci sono anche delle cose aspre, delle cose meno dolci quali, per esempio, il fatto che si possa usare una videoconferenza per gli imputati, di non sentirli nell'aula del processo ma in videoconferenza: questo tradisce ogni regola del processo, in cui l'imputato ha bisogno del suo difensore vicino e che si svolga nello stesso contesto di aula. Bisogna stare attenti a usare i media dappertutto e anche nella giustizia; i media non possono supplire a tutto, non possono sostituirsi alle istituzioni e un tribunale è un'istituzione. Per questa strada ci aspettiamo di arrivare alla possibilità che un giudice emetta sentenza via Twitter? Non credo che questa sia una possibilità. Eppure, l'invasione dei media può arrivare a cambiare il segno di una civiltà e il segno di una democrazia e in questo caso avviene.

La seconda cosa è la prescrizione. Sappiamo bene che il testo è una mediazione rispetto a chi - l'abbiamo sentito quest'oggi in quest'Aula - vorrebbe che non ci fosse proprio nessuna prescrizione. Eppure, a noi sembra che aumentare comunque i tempi di prescrizione non sia così corretto. Ma facciamoci una domanda: la prescrizione è colpa dell'imputato o, piuttosto, è colpa di una giustizia lenta e inefficace? E se visibilmente è così, perché bisogna scaricare sul cittadino il costo, in termini di tempo e di sofferenza rispetto a un processo, della giustizia che è lenta? Piuttosto che allungare la prescrizione, signora Presidente, non sarebbe il caso di accelerare la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD)?

Lo so che è difficile, ma allora ci piacerebbe vedere tutto questo Parlamento, perché a quel punto si può essere uniti, sia quelli che temono che la prescrizione venga usata dai delinquenti e sia quelli che invece hanno timore di non oltrepassare la soglia delle garanzie che la tradizione giuridica di questo Paese ha segnato per tutta Europa. E, allora, tutti dovremmo lavorare per vedere come si può accelerare la giustizia. Un processo non può durare 6, 7, 8, 9, 10 anni: è assurdo! Ormai nessuno più può pronunciare le parole che i padri del diritto europeo hanno pronunciato, dicendo che è meglio che un delinquente stia fuori piuttosto che un innocente stia in galera: in quest'Aula non si può pronunciare più questa frase, ma è uno dei capisaldi del diritto europeo così come è stato costruito.

Ebbene, noi voteremo a favore perché accettiamo compromessi e sfidiamo tutti ad avere questa idea della politica. La parola compromesso non è una parola deteriore: è la parola di chi ascolta gli altri, dialoga con gli altri e per il bene del Paese accetta di andare verso un obiettivo comunemente e non per forza esibendo gli elementi divisivi. Le critiche che ho fatto a quest'ultime cose - e concludo - sono normali, perché in ogni provvedimento - lo diceva oggi l'ottimo collega Marotta - esistono delle cose buone e delle cose meno buone. Però badate, colleghi, che sulla giustizia le cose meno buone hanno più peso di una qualsiasi cosa meno buona in un qualsiasi provvedimento. Perché? Perché in questo Paese è aperto da decenni uno scontro politica-giustizia del quale non siamo ancora venuti a capo ed è una delle principali ferite della democrazia del nostro Paese.

Io ho sentito parlare di rivoluzione giudiziaria, ma rivoluzione giudiziaria è un ossimoro. Sono due parole che si contraddicono a vicenda, perché la giustizia non può essere rivoluzionaria. Né Saint-Just né Robespierre hanno titolo in Europa e in Italia! E - tra parentesi - il fatto che il PM Davigo sia contrario su questa legge dal nostro punto di vista dimostra che qualcosa di buono ci deve essere.

Non può si può usare il termine rivoluzione giudiziaria, che anche un gruppo politico qui propaganda, perché - ripeto - non può esistere e le rivoluzioni - lo voglio dire a chi ci ascolta da casa -, qualsiasi rivoluzione ci sia stata sulla faccia di questa terra, comincia colpendo i politici (è più facile, sono oggetti del discredito in questa fase in Italia soprattutto), comincia col colpire i politici ma poi finisce col colpire tutti i cittadini. Questo è accaduto in qualsiasi rivoluzione e non sarebbe da meno in una rivoluzione giudiziaria in Italia, che viene propagandata da 20 anni. Ma, guarda caso, hanno messo in galera un sacco di persone ma non si è eliminata la corruzione.

Allora, vuol dire che il disegno che dobbiamo avere insieme in questo Parlamento è più alto, per arrivare finalmente a una democrazia in cui la giustizia sia veloce, rapida e giusta e la politica torni a fare il suo mestiere, che è quello di pensare col pensiero - e non semplicemente con la lotta intestina tra i partiti - al bene della nazione (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Il mio gruppo ha deciso di astenersi. Dopo il dibattito, che si sta svolgendo in quest'Aula da questa mattina, io personalmente sono più che convinto che la posizione del mio gruppo è giusta, perché in effetti c'è bisogno di sottrarsi ad un'attività propagandistica, al populismo penale, che non si riesce ad estirpare, come una mala pianta, soprattutto su argomenti di questa natura, che indubbiamente sono argomenti che sollecitano molto spesso il risentimento dell'opinione pubblica, perché è indubitabile che la macchina della giustizia non è efficace, non riesce a rendere quel servizio che tutti i cittadini si aspettano.

Ma è dall'inizio della legislatura che qui non si riesce a sciogliere un nodo. Infatti, né il Governo precedente né questo, comunque sempre impersonato al dicastero dal Ministro Orlando, è riuscito a fare un notevole salto in avanti e a sottrarsi a questa tenaglia: da un lato coloro i quali, come ormai un mantra - e l'abbiamo ascoltato anche quest'oggi - ripetono ossessivamente che il problema della giustizia si risolve se aumentiamo le pene, anche a livelli parossistici, e soprattutto se aumentiamo i posti in carcere. Ora a costoro io chiedo: ma hanno fatto mai una valutazione conclusiva di queste politiche?

Ci sono degli Stati, come gli Stati Uniti d'Europa, gli Stati Uniti scusate d'America, che hanno pene terribili - hanno la pena di morte - e hanno una popolazione carceraria, come diceva un esperto pochi giorni fa, di oltre 2 milioni di cittadini detenuti.

Allora, domanda: come mai da quelle parti il tasso di criminalità è sempre alto? Come mai quel sistema non funziona? E poi poniamoci la stessa domanda anche noi qui: come mai in questa legislatura abbiamo implementato il catalogo dei reati, in un modo proprio cospicuo e abbiamo aumentato a ogni piè sospinto le pene?

Anche in questo provvedimento si aumentano le pene per alcuni reati: per il reato di furto semplice, per il reato di furto aggravato, per il reato di estorsione, quindi, per il reato di scambio elettorale politico mafioso. E abbiamo aumentato e aumentiamo le pene che sono state già aumentate in precedenza, a distanza di pochi anni. Non solo. A distanza di pochi anni abbiamo introdotto reati che oggi, di fronte all'inefficienza del sistema, vengono ulteriormente aggravati sotto il profilo penale.

In questo provvedimento, se andiamo a vedere l'uso che si fa dell'incontro tra aggravanti e attenuanti, ormai non si comprende più bene quale sia il sistema italiano, perché, laddove ci sono delle attenuanti, vengono neutralizzate dalla previsione normativa delle aggravanti. Quindi, è un sistema ormai mostruoso da questo punto di vista. Però, come dicevo, nessuno qua dentro si chiede se questo modo di procedere porta a diminuire i tassi di criminalità. Questa è la domanda che ci dovremmo porre.

Abbiamo ascoltato per l'ennesima volta il collega della Lega e anche i colleghi 5 Stelle, non tanto per quello che hanno detto, ma soprattutto per quello che hanno scritto nei loro ordini del giorno. Abbiamo ascoltato che ripetono da quattro anni che bisogna sempre aumentare le pene e aumentare le dimensioni delle carceri. Ma si pongono il problema del perché tutto ciò non funziona?

Allora, io non sono un esperto penalista, però leggo. E leggo che c'è una grande corrente di pensiero culturale, anche giurisprudenziale, la quale dice che non soltanto bisogna interessarsi dell'effettività della pena, ma anche dell'efficienza della pena. Quelle pene dove devono portare? La nostra Costituzione con un linguaggio forse, come dire, romantico dice che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Io ne faccio più una questione utilitaristica e con quel tipo di cultura, a cui accennavo, dico che la cultura carcero-centrica è una cultura che, da un punto vista utilitaristico, è dannosa per la società.

Noi siamo l'unico Paese in Europa che ancora insiste ad avere il carcere come punto di riferimento fondamentale per combattere la delinquenza. L'unico! Altrove, in tutto il resto d'Europa, si cerca di colpire i patrimoni, si studiano pene alternative. Io dico, anche per convinzione personale, che fa più paura, a un ladro o a un corruttore, la sanzione economica che non il carcere. D'altra parte si delinque non per il piacere di delinquere. Si delinque per arricchirsi e, se si delinque per arricchirsi, bisogna colpire, appunto, i patrimoni.

In questi quattro anni, come dicevo, il Governo si è mosso in modo ondivago. Questa è la verità. È la verità che anche in questo progetto di legge noi ritroviamo, perché con l'articolo 1 - quello che era l'articolo 1 - si parla dell'estinzione del reato per condotte riparatorie (articolo 1). Quindi, si accede a quella dottrina, la quale dice che la pena deve portare alla riconciliazione del cittadino responsabile condannato, con la società. Quindi, la pena deve tendere alla riconciliazione, non deve tendere ad espellere il cittadino dalla società o, come dicono alcuni, li mettiamo in cella e buttiamo la chiave e abbiamo risolto il problema.

Infatti, questo modo di procedere è un modo che serve per lasciare le cose come stanno, come la statistica dimostra. Significa lasciare le cose come stanno, perché la criminalità, se diminuisce, non certo diminuisce per queste norme e per questi aumenti di pena. Forse, può sembrare qualcosa di fuori tema, ma c'è una nazione, il Sudafrica, che su dimensione nazionale, dopo l'esperienza della dittatura, delle torture e via dicendo, per ristabilire la giustizia ha messo in piedi tutto un processo di riconciliazione, che doveva portare comunque a riconciliare il reo con la società e con la vittima. Dovevano confessare i delitti! Ecco, una nazione l'ha fatto a livello nazionale, tant'è vero che poi ha avuto il Premio Nobel, il vescovo Tutu, per dirne uno, e anche il Capo del Governo. E noi non siamo in grado di impostare un sistema penale che non è che abolisca le carceri, sia ben chiaro, perché non le aboliremo mai. Però, non possiamo fare delle carceri il sistema fondamentale della nostra società. Ora, quindi, questo progetto di legge si muove in modo ondivago da un lato all'altro. Per dire qualcosa di positivo, lasciamo stare tutte le criticità che sono state già elencate, per cui quelle di carattere liberaldemocratico ci convincono, ma non ci convince la canea che abbiamo ascoltato sotto altri profili. Ma c'è un fatto positivo che qua si sta trascurando di dire. C'è la delega per la riforma dell'ordinamento penitenziario. Se noi andassimo a leggere una volta tanto lo scritto e non facessimo della propaganda, ci renderemmo conto di quanto queste norme sono avanzate. Il problema è che poi si riesca a fare decreti legislativi, come dire, consoni. Per esempio - voglio fare arrabbiare la Lega - si prevede addirittura il rispetto della sessualità nelle carceri e tante altre norme, tutte imperniate su quello che dice l'articolo 27 dalla Costituzione, ovvero che le pene - non il carcere, le pene, quindi c'è possibilità, appunto, di un sistema di pene diverse, che non sia soltanto il carcere - non devono essere contrarie alla dignità della persona e devono tendere alla rieducazione.

Se noi non ci poniamo il problema del perché aumentiamo le pene, se non ci poniamo il problema dell'obiettivo che dobbiamo raggiungere, diventa tutta una farsa e, quindi, noi non siamo d'accordo né col Pd né con la Lega né con gli altri. Infatti, sono tutte discussioni che girano intorno a un punto fermo: lasciare il carcere come punto fondamentale. Noi siamo andati un pochino oltre, così si giustifica il nostro voto di astensione . Vediamo i fatti positivi, vediamo i fatti negativi e ci siamo sottratti - ripeto - al tentativo e alla tentazione di propaganda, ma rimaniamo un pochino avanti rispetto a tutte le altre forze politiche che hanno votato a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente grazie. “Crimine parlamentare”: non ho timore di ripetere e di far tuonare nuovamente queste parole, scatenando - vedo - l'ilarità del banco che è di fronte alla Presidenza. Ma quando i processi saranno allungati indiscriminatamente e in barba alla Costituzione, non credo che gli imputati rideranno, perché questa arroganza nel presentare le norme, con una protervia senza pari, ignorando il marciapiede giudiziario e facendo finta che l'Aula parlamentare sia una sorta di luogo di esercitazione bellica di forze pm-centriche inquisitorie, che debbano dare prova di muscoli, a me sembra una cosa completamente sbagliata.

Il diritto penale non è nato soltanto per punire. È nato per valutare e giudicare chi è responsabile. In quest'Aula, Presidente, noi abbiamo assistito ad una serie di interventi, che sono nati esclusivamente e soltanto per incrementare le pene, per punire, per fare della giustizia penale un terreno di esercitazione bellica di sanzioni. Questo non è modo di amministrare. Oggi si fa carriera nella giustizia se si condanna, non se si assolve. E questa è una inciviltà che i nostri padri costituenti hanno respinto con i principi fondanti della Costituzione. Ma è una polemica inutile, perché questo è un provvedimento che è passato con lo stress inammissibile della fiducia.

Ho ascoltato l'intervento del collega Adornato, su cui tornerò, esemplare dal punto di vista dell'incapacità di offrire una risposta politica alla domanda dei cittadini: si impone la fiducia per evitare le imboscate parlamentari; come se il Parlamento fosse luogo di imboscata, e non luogo di voto e di giustizia e di dibattito. Cioè il Parlamento è da evitare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Noi siamo arrivati a questa assurdità, che il Parlamento lo si deve evitare. La fiducia è fatta per evitare il dibattito parlamentare! Ma vi rendete conto a che livelli questo Governo ci ha portato: ad una fiducia per evitare il dibattito! Ancora per caso, il Parlamento dice una cosa diversa da quello che si vuole nelle sedi diverse dal Parlamento.

La tecnica. Diceva Natalino Irti, la decodificazione, quando le norme andavano prese un po' qui un po' lì. Qui è il contrario: Presidente, articolo unico 95 commi, uno stordimento giudiziario e codicistico impossibile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! O te la ingoi tutta questa roba, oppure non la puoi giudicare. Ma perché, non si poteva dire no, caro collega Adornato, una cosa sì e una cosa no, non si poteva dire che su questo sono d'accordo e su questo no? No, perché il compromesso significa la necessità di mantenere la posizione nel Governo, questa è la verità! E questo è un dato che io segnalo all'Aula: un momento difficile dal punto di vista della capacità di mantenere i propri ideali e di rinunciare alle posizioni che si sono guadagnate in questa legislatura in tutti i modi.

Presidente, questo è un pacchetto che si occupa di diritto penale e sostanziale, processuale, che utilizza la fiducia e la delega insieme: la fiducia per evitare il Parlamento, la delega per evitare la discussione in Parlamento. Perché una delega ampia, in barba ancora una volta alla Costituzione… Questo è diritto incostituzionale per genesi e per scelta; tanto poi la Corte arriva sempre troppo tardi, come diceva Jhering, nella sanzione. È una cosa intollerabile: una delega che ha mille, mille cose, ordinamento giudiziario, e le intercettazioni… Cioè, il Governo potrà scrivere tutto quello che vuole, e noi dovremo ingoiare, perché è notorio che poi la delega non dà origine ad un dibattito parlamentare. È un pacchetto scellerato, che priva il Parlamento italiano del diritto di legiferare in materia penale sostanziale e in materia processuale. È la implosione dei codici, in antitesi a quello che diceva Irti: non più decodificazione, ma i codici che implodono, scoppiano, perché 95 commi che si vanno ad inserire come tanti virus nel sistema giudiziario sono intollerabili, e non sappiamo l'effetto che fa! Non sappiamo… O meglio, lo prevediamo, ma lo disperdiamo nei rivoli di questo fiume con tanti affluenti che questo maledetto pacchetto, che noi ci siamo accingendo purtroppo ad approvare… E vedrete quello che sarà, l'effetto: perché il procedimento a distanza, la mortificazione… Ma come: io non son d'accordo sul procedimento a distanza, non sono d'accordo sulla prescrizione, e voto sì? Ma con quale coraggio Alternativa Popolare vota sì, dicendo che non condivide la prescrizione e non condivide il processo a distanza? Qual è la genesi di questo voto favorevole?

L'inasprimento delle pene a tutti i costi, un abbreviato che sana tutto, una prescrizione incostituzionale assolutamente in capo… Mi dovete spiegare perché, se io sono condannato in primo grado con una sentenza non definitiva, debbo subito l'allungamento della prescrizione? È contrario alla presunzione di non colpevolezza in modo clamoroso, le camere penali lo hanno detto in modo proprio chiarissimo!

Ma sordi a tutti i richiami, si usa la delega e la cinica fiducia per continuare a delegittimare il Parlamento. Non serve, Presidente, parlare di tecnica, perché qui è ovvio: si verifica un fenomeno anche qui assurdo per chi ama il diritto penale. In genere la dottrina e la giurisprudenza formano le leggi, cioè vi è un'esigenza che nasce dalla dottrina e poi dai… Come posso dire? Vagiti giurisprudenziali, e il legislatore recepisce il diritto vivente e lo trasforma in norma. Qui è il contrario: è questo legislatore della delega e della fiducia che impone alla dottrina e alla giurisprudenza le proprie regole! Abbiamo sovvertito completamente il processo formativo delle norme.

Ma le responsabilità politiche, il crimine parlamentare chi lo ha commesso? Lo ha commesso un Partito Democratico a trazione inquisitoria, che ha visto nelle primarie un'accelerazione violentissima di questo provvedimento: e questo è un dato oggettivo, che non si può ignorare, che va segnalato. L'accelerazione è nata nel momento delle primarie; ma io ritengo che le più grandi responsabilità non siano soltanto del PD, dell'omicidio stradale, della legittima difesa, dei reati ambientali, di tutta una serie di provvedimenti che hanno fatto vergognare i giuristi allorquando li hanno appresi, come scritti da questo Parlamento.

La responsabilità medica in materia penale, peggiorativa in maniera clamorosa, per ammissione degli stessi che l'hanno scritta, quella norma; ma non si poteva toccare, perché doveva entrare in vigore! Questa logica dell'efficienza, che ha in sé l'inefficienza della norma.

Ma io credo che… Lo dico agli amici di Alternativa Popolare, nei cui confronti io sono molto seccato. Perché io ho conosciuto, Presidente, le parole di un politico di fama come Fabrizio Cicchitto nell'uso politico della pena, nella giustizia utilizzata in modo politico: dove sono quelle parole? Le politiche valoriali di Maurizio Lupi, le proteste di Enrico Costa, che addirittura ha minacciato le dimissioni? Dove sono queste proteste? Dove sono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)?

Un Ministro della giustizia come Alfano: ma io voglio capire come si fa a votare questo, e in nome di che voi ci togliete il piacere della coerenza, pur provenendo dalle stesse identiche radici, e votate in modo completamente diverso, così tradendo i nostri ideali! Si può anche fare una scelta politica diversa, ma di fronte a temi valoriali così rilevanti, si deve avere il coraggio di difenderli, indipendentemente dall'effetto e dal mantenimento del proprio posto nel Governo!

Allora, Presidente, se questo è vero Forza Italia vota convintamente contro questo provvedimento, perché tutti coloro che vedranno gli appelli dichiarati inammissibili, i processi allungati irragionevolmente, i giudizi abbreviati che saneranno tutte le possibili patologie, delle deleghe che non sappiamo come saranno esercitate, tanto sono larghe e tanto violano la norma costituzionale… Tutti coloro che intendono per compromesso uno scambio fra rinuncia ai propri ideali e le utilità che derivano da questo compromesso, tutti coloro che - lo dico chiaramente -tradiscono la propria identità politica; bene, è nei confronti di questi soggetti che questo Parlamento, ma più che il Parlamento i cittadini, emetteranno una condanna imprescrittibile: la condanna nei confronti di chi tradisce i propri ideali è imprescrittibile, e rimarrà nella storia di questo Parlamento che coloro che hanno difeso questi ideali oggi li tradiscono clamorosamente, votando sì e consentendo a questo provvedimento di diventare legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)!

Noi da questo punto di vista vi aspettiamo al varco, perché noi queste regole le cambieremo. Noi le cambieremo queste regole, con una convinzione che è pari alla fermezza dei nostri ideali: noi queste regole le cambieremo! Voteremo no, ma queste regole, vi assicuro, saranno cambiate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vittorio Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Presidente, l'incantesimo è finalmente giunto al termine. Noi tutti abbiamo sempre visto e discusso di due visioni della giustizia: la visione di chi la voleva distruggere, di chi era il male assoluto, di chi era quello che manifestava sotto i tribunali e attaccava la magistratura e i giornalisti che pubblicavano le intercettazioni; e di chi la voleva difendere, chi faceva i girotondi, chi si metteva il bavaglio, chi scendeva in piazza per dire “no” alle riforme del Governo Berlusconi, alle riforme ad personam, alle riforme contro la giustizia.

Ma già in tempo remoto potevamo vedere che così non era, che eravamo degli illusi; ed eravamo degli illusi perché già nel 1997 sinistra e destra si accordarono per depenalizzare l'abuso d'ufficio. Nel 1998, alla vigilia della sentenza definitiva del processo Enimont, che porterebbe in carcere Forlani, Citaristi, Pomicino, Sama e Bisignani, destra e sinistra approvano in gran fretta la legge che risparmia il carcere a chiunque debba scontare meno di tre anni. E poi ancora, le leggi a favore di Dell'Utri del 1998 e del 1999, la legge sulle supercarceri nelle isole, tanto chiesta appunto nel “papello” di Totò Riina, che finalmente diventa realtà: le carceri vengono chiuse. E poi ancora la modifica dell'ergastolo del 1999, la legge sui pentiti del 2001, il lodo Maccanico-Schifani del 2003, la legge pro Carnevale, l'“ammazza sentenze”, del 2004. E poi? E poi, colleghi, avete avuto la possibilità di cambiare tutto: avete avuto il Governo Prodi del 2006, avevate la possibilità di cancellare queste leggi vergogna, di cancellare la legge ex Cirielli sulla prescrizione; e cosa avete fatto?

Avete iniziato con un bell'indulto che scarcerava criminali dalle carceri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), è questo il vostro provvedimento a favore della giustizia! E poi avete proseguito, anche in questa legislatura: 416-ter, scambio elettorale politico-mafioso, che è tutt'oggi inapplicabile, e forse ci dovremmo chiedere anche il perché queste leggi sono inapplicabili; avete proceduto rendendolo di fatto inutilizzabile con qualche aumento di pena, che non servirà a niente, perché nessuno la sconterà. La riforma del falso in bilancio, che pone il caos a livello giurisprudenziale; il reato tenue, visto che si è parlato di certezza della pena; il reato tenue e la messa alla prova, che sviliscono la certezza della pena; la liberazione anticipata speciale, che concede sconti di pena anche ai mafiosi. Dopo le proteste del MoVimento 5 Stelle, avete cambiato questa norma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma questa norma è uscita così, è uscita così!

La riforma della prescrizione che vi apprestate a votare è un'autentica truffa: lo Stato deve garantire, cari colleghi del PD, una ragionevole durata del processo, ma anche la certezza di un giudizio che sia di assoluzione o di condanna; deve garantirle entrambi, non è possibile mischiare le due cose. Allora, prima si fa funzionare la giustizia, prima si rendono gli organici pieni al cento per cento, si danno le strutture adeguate, i mezzi adeguati, e poi si dice che i tempi della giustizia sono troppo lunghi, perché è molto facile prendere una macchina scassata e fargli fare una strettoia, una strada dissestata da buche, se prima non la si mette a posto; 130.000 prescrizioni all'anno vogliono dire 130.000 vittime l'anno che non vedono uno straccio di sentenza, perché voi negate loro questo diritto, negate la possibilità di avere giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

La proposta del MoVimento 5 Stelle è chiara: stop alla prescrizione con il rinvio a giudizio, quando c'è l'esercizio dell'azione penale, perché quando lo Stato si attiva per portare a compimento l'accertamento di un reato, si attiva per garantire i diritti anche di quella vittima che quel reato l'ha subito. Non c'è nessuna ragione, Presidente, perché il processo debba finire, anche in secondo grado o in Cassazione, con la prescrizione. Cosa diciamo a quelle vittime? Cosa diciamo a quelle vittime che hanno speso soldi, che hanno lasciato affetti importanti e che hanno creduto nella giustizia, che hanno creduto che il nostro Paese potesse dargli questa giustizia, e si ritrovano senza nulla in mano? Cosa possiamo dire della pistola alla tempia che mettete ai magistrati su delle indagini importanti per reati gravi come la corruzione? Voi dite “tre più tre”, che vuol dire che il magistrato, alla fine di una grossa indagine, avrà solo tre mesi prorogabili di altri tre, per chiudere indagini per corruzione, che già in questo momento fanno fatica ad arrivare, e fanno fatica ad arrivare perché non gli date gli strumenti adeguati. Ed è difficile colpire la corruzione soprattutto perché abbiamo nel nostro sistema veramente pochissimi detenuti per corruzione. Allora qualche domanda ce la dovremmo fare; ci dovremo fare qualche domanda sul perché volete toccare le intercettazioni e mettere il bavaglio alla stampa, quando voi scendevate nelle piazze per difenderla. Io me lo ricordo, mi ricordo però anche l'intercettazione Fassino-Consorte, caso Unipol del 2005: “abbiamo una banca”. Mi ricordo perché avete fatto questa norma: perché si era alla vigilia di Mafia Capitale, della collusione tra PD e mafia. Mi ricordo perché fate queste norme, e me lo ricorderò sempre, ed è veramente imbarazzante il teatrino tra Napolitano, che ha voluto questo bavaglio, e le intercettazioni secondo Orfini, del PD. Napolitano dice: “siete degli ipocriti, perché quando c'erano le mi intercettazioni non siete intervenuti”; e subito Orfini interviene e dice: “no, tu sei un ipocrita, perché quando vi erano le intercettazione Unipol non hai detto niente”. È surreale: vi difendete a vicenda quando l'intercettazione riguarda voi e state zitti quando l'intercettazione riguarda qualcun altro. Dove sono i radical chic della sinistra, i girotondini? Dove sono queste persone? Dove sono gli ipocriti che prima lottavano contro il bavaglio alle intercettazioni e ora stanno zitti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

E poi c'è una paura grande, Presidente: la delega che prevede benefici e la possibilità di comunicare all'esterno da parte di detenuti, anche molto pericolosi come quelli in alta sicurezza. E arrivano queste notizie molto gravi: il 17 maggio, l'ex direttore del carcere di Padova indagato per falso: classificava mafiosi e spacciatori come detenuti comuni, assolutamente condizionato dall'associazione “Ristretti Orizzonti” e una cooperativa. Questa è l'indagine che è partita. Ancora: due detenuti vicini alla camorra gestivano nel carcere uno spaccio di droga e comunicavano con telefoni cellulari; sono due detenuti che avevano fatto parte proprio della squadra di questi “Ristretti Orizzonti”, la stessa squadra con cui il Ministro della Giustizia Orlando ha appena siglato un accordo per il volontariato nelle carceri.

Non so se vi rendete conto di quello che sta succedendo: 150 telefoni cellulari sono stati ritrovati nel carcere di Padova negli ultimi tre anni. Ma cosa ci aspettiamo da un Ministro che vuole l'abolizione dell'ergastolo ostativo e permettere anche a boss mafiosi di subire e ricevere benefici, quando non vogliono collaborare con la giustizia, in barba a Falcone e Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma cosa ci possiamo aspettare, Presidente?

Le dichiarazioni e la discussione su Riina e le dichiarazioni di Graviano sono gravi. Graviano dice che il suo unico pensiero è uscire dal carcere, e spera che qualche politico prima o poi possa adempiere a questa sua volontà. Ed è gravissimo, Presidente, è molto grave, siamo molto preoccupati per questo, soprattutto con questa delega in bianco. Come è possibile ottenere giustizia in questo Paese? Come possono, Presidente, i cittadini onesti avere e ottenere giustizia in un Paese in cui le leggi le scrivono i disonesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle-Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Come è possibile avere giustizia in un Paese in cui corrotti e amici di mafiosi fanno le leggi? Ci avete chiesto responsabilità, responsabilità politica come la intendete voi, ma come possiamo essere complici di questa distruzione definitiva della giustizia, di questo stupro della giustizia? Noi siamo sempre quei ragazzi che guardavamo in lacrime le morti di Falcone e Borsellino; siamo sempre quei ragazzi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) che ascoltavano, e stanno continuando ad ascoltare, i malati della terra dei fuochi, che in tutti questi anni hanno visto, dal 1994, una giustizia martoriata e stuprata dal partito di Berlusconi, illudendoci che dall'altra parte qualcuno potesse un giorno fare qualcosa per cambiare le cose, finalmente. E ora che quel qualcuno c'è - e siete voi, avete la maggioranza - scopriamo che abbiamo in modo illusorio affidato le nostre speranze in voi, traditori dei nostri ideali, traditori della giustizia.

Ma per quanto continuerete a mentire, a diffamare, a nascondere la vostra vera natura e i vostri interessi personali, la giustizia, cari colleghi, prima o poi verrà fuori preponderante, perché noi non molleremo, e soprattutto, Presidente, non ci renderemo mai complici di queste vergogne (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle-Commenti)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Grazie, Presidente. In questi giorni abbiamo ascoltato argomenti, ma anche insulti e violenza verbale, l'ultimo intervento ne è un esempio. Io proverò a seguire gli argomenti, perché stiamo parlando della giustizia italiana, dei suoi problemi, che riguardano la vita vera, quotidiana, di milioni e milioni di cittadini, e il cui funzionamento riguarda l'immagine, la sostanza, il futuro di un Paese moderno ed europeo.

Stiamo approvando una riforma importante, questo Parlamento lo può dire e rivendicare a testa alta. Importante non vuol dire perfetta: ci sono aspetti, certo, che andranno sperimentati e monitorati; ci sono punti che hanno sollevato proteste di segno opposto, per esempio da parte di settori della magistratura e da parte di settori dell'avvocatura. Alcuni sono pretestuosi, altri sono punti di vista legittimi che non vanno sottovalutati, e fin da ora siamo certi che il Governo e il Ministro seguiranno passo passo monitoraggio, applicazione e scrittura delle parti oggetto di delega, in piena collaborazione con queste componenti della giurisdizione. Così come, per la parte che riguarda la delega sulle intercettazioni, siamo certi che sarà coinvolto anche il mondo dell'informazione, a partire dalla Federazione della stampa. Così, sulla delicata questione della cosiddetta “norma Gratteri”, sui processi a distanza, sarà adottata una grande attenzione, perché in nessun modo i diritti alla difesa potranno e dovranno essere lesi. Però non deve e non può sfuggire a nessuno il fatto che si tratta di un provvedimento organico, di sistema, con contenuti per noi di grande rilievo.

Ne ricordo solo alcuni: nella riforma del processo penale c'è, innanzitutto, una parte che riguarda il consolidamento della cosiddetta “giustizia riparativa” limitata ai soli delitti, procedibili a querela e, quindi, meno gravi. Questo è un fatto importante e moderno, che contribuirà a rendere meno intasato e più fluido il sistema. È poi previsto l'aumento delle pene per reati di particolare allarme sociale: il furto nelle abitazioni, lo scippo, il furto aggravato e la rapina, per avere la certezza della pena con l'aumento per questi reati così odiosi. E, poi, c'è l'aumento fino a 12 anni per il voto di scambio politico-mafioso. Ignoranti, leggetevi le dichiarazione dell'altro giorno del procuratore nazionale antimafia Roberti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che, dopo la nuova e ultima giurisprudenza della Cassazione, ha parlato di questa legge come di uno strumento efficace per contrastare il legame tra mafia e politica, di cui ha detto che è la forza della mafia. Ignoranti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Sono poi fissati dei tempi certi per le indagini. Se le archiviazioni o le richieste di rinvio a giudizio conoscessero tempi immotivatamente lunghi sarà disposta l'avocazione d'ufficio da parte del procuratore generale, che vigilerà più incisivamente anche sui tempi di iscrizione di qualsiasi cittadino nel registro degli indagati.

C'è, poi, una parte di riforma che, devo dire, è passata sotto silenzio e non è un caso, non è un caso. Mi riferisco alla delega sull'ordinamento penitenziario, che contiene aspetti di grande civiltà. Sono norme europee; sarebbe lungo e bisognerebbe soffermarsi su di esse, ma sarebbe lungo e non abbiamo tempo. Però, vanno nella direzione di introdurre delle pene certe ma durante l'esecuzione delle quali chi ha sbagliato - e giustamente paga - non viene trattato come una bestia ma come un essere umano che in carcere viene recuperato e poi reinserito nella società, dopo magari avere da detenuto preso un diploma o imparato un lavoro. Tutto questo significa investire in umanità, rispettare la Costituzione, ma anche investire nella sicurezza dei cittadini, perché chi esce da un carcere rieducato e recuperato non torna a fare il delinquente. Ma che ve ne frega a voi di queste cose, di questi aspetti di civiltà, voi che sembrate da qualche giorno dei leghisti mascherati, che fate concorrenza ai leghisti su un terreno assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Venendo al tema della prescrizione, noi approviamo quanto ci eravamo impegnati a fare come Partito Democratico e…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! È possibile abbassare il tono della voce? Si fa fatica a seguire l'intervento. Per favore, per favore, per favore (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi sto rivolgendo a tutta l'Aula, mi sto rivolgendo a tutta l'Aula. Va bene? Mi sto rivolgendo a tutta l'Aula. Prego.

WALTER VERINI. Sul tema della prescrizione, noi approviamo il tema sul quale il Senato ha fatto sintesi. Certo, l'obiettivo di fondo di tutti noi deve essere quello di processi che durino ragionevolmente, che abbiano un tempo ragionevole. Però pensiamo, innanzitutto, ai reati che riguardano la lotta alla corruzione, che non sempre vengono scoperti immediatamente ma che vengono scoperti magari a distanza di anni da quando sono stati commessi. È per questo motivo che su questi reati non si arriva a sentenza di primo grado ed è per questo che i colletti bianchi non vanno in galera molto spesso. Allora, allungare parzialmente - parzialmente - i tempi della prescrizione, in particolare per questi reati, io credo che sia un fatto importante per combattere la corruzione. Però, diciamo parzialmente, perché un cittadino ha diritto di non vedere passare decenni prima che un giudizio su di lui abbia comunque un esito, e questo è un fatto di civiltà. Ma pensiamo anche al fatto che, con le nuove norme, la prescrizione per i reati odiosi e ignobili contro i minori scatterà solo quando questi avranno compiuto 18 anni. Insomma, una norma giusta ed equilibrata.

E al deputato Sisto di Forza Italia vorrei dire che anche con questo provvedimento - anche con questo provvedimento! - è finito, io spero per sempre, il tempo delle leggi ad personam. È finito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! E semmai i crimini parlamentari sono stati commessi in passato, collega Sisto. In questi anni siamo stati al lavoro nel Governo guidato da Matteo Renzi e nell'attuale guidato da Paolo Gentiloni, con il lavoro del Ministro Andrea Orlando, che ringrazio, per riforme magari discutibili, certamente discutibili, per noi buone, ma fatte nell'interesse non di qualcuno contro qualcuno ma per il Paese. Spero che non accada mai più in Italia che si pieghi la giustizia da qualsiasi parte a interessi politici, partitici o personali. Questi sono stati - lo voglio ricordare in quest'Aula - anni di impegno legislativo importante contro la criminalità e la corruzione. Si parlava prima del voto di scambio politico-mafioso e delle parole del procuratore nazionale antimafia. Ricordo la ripenalizzazione del falso in bilancio, l'autoriciclaggio. Sarà la legislatura del nuovo codice antimafia e dei beni confiscati. Abbiamo aumentato le pene per i reati di corruzione, abbiamo fatto la legge contro il caporalato, quella contro i reati ambientali e le riforme strutturali per la pubblica amministrazione, la “riforma Madia” contro l'opacità, contro la discrezionalità, per la semplificazione e la trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) o la riforma del codice degli appalti di Delrio, per dire “basta” al massimo ribasso, alle revisioni dei prezzi dietro le quali si celano tangenti. È stata la legislatura dei maggiori poteri all'ANAC di Cantone, all'ANAC che svolge un ruolo importante.

E voglio dire una cosa, in conclusione, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle attraverso lei, Presidente, ai loro toni di odio politico, all'incredibile volontà distruttiva, alla rabbiosa inconcludenza. Io non so se vi capiterà mai di andare al Governo, e penso di no visti anche i risultati di domenica scorsa e che non vi capiti di andare al Governo lo auguro al Paese, almeno dal mio punto di vista, anche per le brutte prove che date nelle città dove governate. Ma voglio dire che se mai vi capitasse di andare al Governo ebbene potreste dirvi soddisfatti se anche in dieci anni, in due legislature, faceste appena un decimo di cose che, per quantità e qualità, il Governo Renzi e questo Parlamento hanno fatto per la lotta alla corruzione e per la legalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Infine, sulle intercettazioni anche qui basta con bugie e ipocrisie. Non si toccano per le indagini e guai se qualcuno mai ci avesse pensato in questo Parlamento (ma in passato ci avevano pensato). Certo, noi parliamo di intercettazioni serie, seguite da informative serie e non di informative taroccate, come quelle del NOE della Campania che potevano colpire il Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E la delega che si dà al Governo in materia di pubblicabilità è una cosa seria perché - e mi permetto di dirlo anche da giornalista - se il diritto all'informazione è un principio sacro, inviolabile e costituzionale, è altrettanto sacro il diritto a non colpire la vita privata. Per cui, è giusto non pubblicare intercettazioni che non abbiano alcun rilievo penale, come già stabilito dalle circolari delle procure di Torino, di Napoli e di Roma. Insomma, questi due principi, libertà di informazione e diritto alla privacy, devono stare insieme. Altro che bavaglio! Basta con questi slogan seriali.

Presidente, ho finito davvero. La verità è che anche su questo tema si scontrano due visioni diverse: per noi la lotta all'illegalità e alla corruzione è e deve essere al centro dell'attività di ogni Parlamento e di ogni Governo…

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

WALTER VERINI. …ma noi pensiamo che la presunzione di innocenza non debba mai essere dimenticata, che un avviso di garanzia non è una condanna sommaria ma è un atto a tutela dell'indagato e per questo non troveremo mai un accordo con persone che pensano che un cittadino sia colpevole.

PRESIDENTE. Concluda!

WALTER VERINI. No, un cittadino è presunto innocente. Non crediamo, Presidente, in riforme perfette, ma questa è una buona riforma e come Partito Democratico la voteremo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali era stata disposta la ripresa televisiva diretta.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4368)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4368:

  S. 2067-1844-2032-176-209-286-299-381-382-384-385-386-387-389-468-581-597-609-614-700-708-709-1008-1113-1456-1587-1681-1682-1683-1684-1693-1713-1824-1905-1921-1922-2103-2295-2457 - "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario" (Approvato, in un testo unificato, dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 25) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,30)

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, ho chiesto di fare questo intervento di fine seduta per il gravissimo ed ennesimo incidente sulla linea delle Ferrovie del Sud-Est, nel Salento, in provincia di Lecce, in Puglia, che è avvenuto ieri per la mancanza di controlli e di sicurezza.

È una situazione veramente intollerabile, che mette a repentaglio la sicurezza dei cittadini. A distanza di meno di un anno da quanto è successo in provincia di Bari, ad Andria, in particolare rispetto a tutto quello che riguarda i morti e tutto quello che si è detto, gli impegni presi dal Governo e gli impegni presi dalla regione per aumentare i sistemi di sicurezza sul trasporto pubblico locale su ferro, in Puglia non abbiamo avuto riscontro.

Ci sono numerosi allarmi, oltre al gravissimo incidente di ieri, e tutta la mia solidarietà va alle vittime e ai feriti, con l'augurio di una prontissima guarigione, ma occorre che il Governo, a maggior ragione adesso che le Ferrovie Sud-Est sono state trasferite, come proprietà, interamente alle Ferrovie dello Stato, realizzi interventi seri e investimenti e che la magistratura accerti se è vero quanto viene asserito, cioè che 36 milioni di euro non sono stati spesi per l'aumento della sicurezza per i cittadini.

Occorre che ci sia un intervento deciso sul problema del trasporto pubblico locale presso la regione Puglia, perché i livelli di allarme sono veramente incredibili, anche in riferimento ai tanti passaggi a livello che, purtroppo, esistono e che non si chiudono nei tempi giusti, e ne accadono veramente di tutti i colori.

Per questo motivo, signora Presidente, chiedo che il Governo al più presto convochi un tavolo con la presenza della regione, Trenitalia e Ferrovie dello Stato, insieme al Ministro delle infrastrutture, per prendere provvedimenti seri di prevenzione, perché la gente corre dei rischi e poi accadono incidenti come quello di ieri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

DIEGO DE LORENZIS. Presidente, anch'io voglio intervenire su quanto occorso nella mia regione, la Puglia, nella giornata di ieri.

Ho letto molte agenzie di stampa, che continuano a definire quanto accaduto un incidente ferroviario. Presidente, credo che si possa far passare all'opinione pubblica il messaggio, anche inconsapevole, che quanto accaduto sia frutto del destino, della fortuna o della sfortuna, che quello che è accaduto sia in qualche modo un messaggio divino o una qualunque cosa contro cui non possiamo combattere; credo che questo sia semplicemente l'ennesimo sintomo di una malattia che è molto più profonda: la malattia è la mala politica, la corruzione. Infatti, Presidente, in questi decenni, tutti i fondi destinati all'investimento e alla sicurezza dei nostri trasporti pubblici locali regionali sono stati evidentemente portati altrove e lo dimostrano ovviamente le indagini della magistratura.

Allora, come è possibile, oggi, prendere un mezzo pubblico di trasporto, un treno regionale, e doversi fare il segno della croce, augurandosi che non accada uno scontro con un altro convoglio? Credo che questo non sia più accettabile, per questo ho presentato un'interpellanza al Ministro e ufficialmente chiediamo, come gruppo del MoVimento 5 Stelle, che il Ministro Delrio venga a riferire in Aula su quanto accaduto e che soprattutto non venga a raccontarci l'ennesima bugia, perché ricordo che il Ministro Delrio, meno di un anno fa, ha speculato sulle morti che erano accadute, dicendo di avere finanziato con 1 miliardo e 800 milioni di euro la sicurezza delle tratte ferroviarie regionali: oggi si scopre che i soldi stanziati sono appena 250 milioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Presidente, intervengo per rinnovare la richiesta di risposta all'interrogazione n. 4-16258, presentata al Ministero degli affari esteri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO. Presidente, il 7 agosto 2015 Stefano Borriello, un giovane detenuto di soli 29 anni, viene trasportato dal carcere di Pordenone presso la struttura ospedaliera della città, dove pochissimi minuti dopo l'arrivo muore per arresto cardiaco.

Tra qualche giorno scadono i termini dettati dal giudice al pubblico ministero per l'effettuazione di ulteriori indagini dopo il respingimento della richiesta di archiviazione. Da due anni, la mamma di Stefano e tutta la sua famiglia attendono di sapere cosa sia successo all'interno del carcere, perché Stefano sia morto in quelle circostanze, ancora oggi poco chiare.

La madre racconta di fatti che emergono dagli atti giudiziari che lasciano stupiti ed increduli: una sequenza di coincidenze e di omissioni che non danno una spiegazione alla morte improvvisa di un ragazzo così giovane.

Per questi motivi, sollecito il Ministro della giustizia a rispondere alla mia interrogazione n. 5-07126, del 30 novembre 2015, e a far luce sulle condizioni e sulle procedure di soccorso attive nel carcere di Pordenone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carrescia. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CARRESCIA. Presidente, vorrei sollecitare la risposta a una mia interrogazione, la n. 5-09025, che risale al 29 giugno 2016, relativa alle accise sui prodotti petroliferi con emulsioni con acqua, dato che si tratta di una sperimentazione che ha dei positivi impatti ambientali. L'interrogazione chiede ai ministri interessati quali siano i riscontri rispetto a queste iniziative. Quindi, tramite lei, vorrei sollecitare una risposta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Signora Presidente, nei giorni scorsi il capogruppo dei senatori del Partito Democratico, Zanda, e il costituzionalista Sabino Cassese sono intervenuti per sollecitare una riforma dei Regolamenti parlamentari.

Al proposito vorrei dire che qui alla Camera, agli inizi della legislatura, per i primi due anni, abbiamo lavorato intensamente, la Giunta del Regolamento si è riunita 14 volte, il gruppo che si era costituito per individuare le modifiche al Regolamento si è riunito 20 volte e sono uscite delle proposte che, secondo me, rispondono alle esigenze giuste che il senatore, che è il capogruppo dei senatori del Partito Democratico, ha sollecitato.

Quindi io vorrei chiedere alla Presidenza di riunire la Giunta del Regolamento per riprendere quel lavoro, per non disperderlo, perché su quelle ipotesi che sono state accantonate essendo in previsione il referendum costituzionale del 4 dicembre (quindi solo per quel motivo sono state accantonate) c'è una convergenza amplissima di quasi tutti i gruppi parlamentari e io credo che questa legislatura debba lasciare alla nuova legislatura un Regolamento che faciliti l'azione di Governo e anche l'azione di controllo da parte del Parlamento, per ridare centralità e incisività alla Camera e al Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI. Presidente, a fine ottobre 2016 l'aeroporto di Crotone ha chiuso.

Lo scalo garantiva voli a basso costo per Bergamo, Roma e Pisa anche sotto il controllo del tribunale di Crotone.

Infatti il gestore Sant'Anna Spa era stato dichiarato fallito per le perdite economiche accumulate negli anni, ogni volta coperte dal comune e dalla Camera di commercio di Crotone.

Per un anno dal fallimento sono arrivati i fondi da più comuni del crotonese, che hanno devoluto i proventi del metano per l'esercizio provvisorio dell'aeroporto.

A un certo punto i curatori fallimentari hanno rilevato la mancanza di risorse per voli e servizi. L'ENAC ha quindi ritirato la licenza di volare all'aeroporto, poi la gara per affidare un'unica concessione di trent'anni gli aeroporti di Crotone e Reggio Calabria, è pervenuta l'adesione di Sagas, di imprese private e, infine, della lametina SACAL, che tra i soci annovera pure la regione Calabria.

L'aggiudicazione è andata a SACAL, malgrado un piano industriale presentato ad ENAC del tutto inconsistente. ENAC non ha mai agito verso SACAL, i cui vertici sono stati di recente colpiti da arresti per reati molto gravi. Da qui i ritardi inammissibili per la gestione degli aeroporti di Crotone e Reggio Calabria vinta da SACAL.

La regione Calabria ed il governatore Oliverio hanno forzato la mano sulle nomine dei nuovi vertici SACAL, avvenute fuorilegge e senza procedura pubblica: per questo ho depositato un'interpellanza, lo abbiamo denunciato alla magistratura e al Governo, ancora immobile.

Insomma, per colpa dei vecchi giochi di potere, i calabresi devono subire disservizi pesantissimi, alla faccia del rilancio promesso dall'Esecutivo Gentiloni e Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente; stamattina alle 7 - erano le 13 in Italia - in Virginia, in un campo da baseball, si allenava la squadra dei deputati repubblicani. Un balordo fa ingresso in campo, spara oltre 50 colpi d'arma da fuoco. Dopo una intensa sparatoria, questo aggressore viene abbattuto. Rimangono feriti Steve Scalise, frusta repubblicana al Congresso americano, due agenti di polizia e a quanto si apprende alcuni componenti dello staff repubblicano al Congresso americano.

Io credo, Presidente, che in questo ramo del Parlamento sia giusto esprimere solidarietà al Partito repubblicano americano e al Congresso americano per questo episodio vile ed esecrabile di violenza, che solo grazie al pronto intervento delle forze dell'ordine di Capitol Hill non si è trasformato in una vera e propria strage.

Quindi tanti auguri per una pronta guarigione ai feriti e un grande abbraccio al Congresso americano, al popolo americano, ancora una volta, in questa circostanza, colpito da un episodio intollerabile di violenza (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ricordo che domani, giovedì 15 giugno, è convocata alle ore 14 la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Ordine del giorno della seduta di domani:

  Giovedì 15 giugno 2017, ore 9,30:

1.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: D'ALI'; DE PETRIS; CALEO; PANIZZA ed altri; SIMEONI ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4144-A)

e delle abbinate proposte di legge: TERZONI ed altri; MANNINO ed altri; TERZONI ed altri; BORGHI ed altri. (C. 1987-2023-2058-3480)

Relatore: BORGHI.

2.  Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

ALFREIDER ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (Approvata, in prima deliberazione, dalla Camera e modificata, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 56-B)

Relatore: FRANCESCO SANNA.

La seduta termina alle 19,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 4 alla n. 24 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 5 e 16 la deputata Antezza ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 14 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 15 la deputata Di Vita ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 23 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 24 la deputata Mucci ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

  nella votazione n. 25 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e le deputate Calabria e Giammanco hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 4368 - odg 9/13 409 345 64 173 101 244 84 Resp.
2 Nominale odg 9/4368/19 425 424 1 213 67 357 84 Resp.
3 Nominale odg 9/4368/25 432 423 9 212 56 367 85 Resp.
4 Nominale odg 9/4368/26 448 445 3 223 64 381 81 Resp.
5 Nominale odg 9/4368/27 454 451 3 226 68 383 80 Resp.
6 Nominale odg 9/4368/28 451 450 1 226 67 383 80 Resp.
7 Nominale odg 9/4368/29 443 441 2 221 67 374 79 Resp.
8 Nominale odg 9/4368/30 450 449 1 225 66 383 80 Resp.
9 Nominale odg 9/4368/31 453 452 1 227 67 385 79 Resp.
10 Nominale odg 9/4368/32 452 451 1 226 65 386 78 Resp.
11 Nominale odg 9/4368/33 445 441 4 221 66 375 79 Resp.
12 Nominale odg 9/4368/42 453 451 2 226 71 380 78 Resp.
13 Nominale odg 9/4368/43 453 452 1 227 74 378 78 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/4368/44 449 443 6 222 86 357 79 Resp.
15 Nominale odg 9/4368/45 453 451 2 226 116 335 78 Resp.
16 Nominale odg 9/4368/46 459 458 1 230 135 323 78 Resp.
17 Nominale odg 9/4368/47 455 453 2 227 135 318 79 Resp.
18 Nominale odg 9/4368/48 463 462 1 232 48 414 77 Resp.
19 Nominale odg 9/4368/55 461 459 2 230 125 334 77 Resp.
20 Nominale odg 9/4368/59 454 450 4 226 129 321 77 Resp.
21 Nominale odg 9/4368/60 456 455 1 228 40 415 77 Resp.
22 Nominale odg 9/4368/61 452 446 6 224 106 340 77 Resp.
23 Nominale odg 9/4368/62 446 444 2 223 100 344 78 Resp.
24 Nominale odg 9/4368/64 448 447 1 224 125 322 78 Resp.
25 Nominale Pdl 4368 - voto finale 427 403 24 202 267 136 51 Appr.