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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 807 di mercoledì 31 maggio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Inizio alle 15,30.

CATERINA PES , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 22 maggio 2017.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Carbone, Greco e Mazziotti Di Celso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,32).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo (A.C. 4444-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4444-A: Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione comprensivo dell'errata corrige (Vedi l'allegato A della seduta di ieri).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 4444-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la manovra contiene un complesso di misure essenziale per la ripresa economica del nostro Paese, accanto alle necessarie disposizioni per il riordino ed il controllo della spesa pubblica, soprattutto, a livello locale. Sono, infatti, previsti anche importanti progetti di investimento sulle infrastrutture e le reti del Paese; progetti che avranno un enorme impatto sui territori, stimolandone la crescita e la competitività.

Si tratta di una mole di disposizioni con la quale si intende imprimere una svolta all'intero sistema Paese, sicché non sembra utile in questa fase soffermarsi su ognuna di esse. Ciò che, però, è importante sottolineare è come l'intero plesso normativo, pur intervenendo a diversi livelli, sia complessivamente orientato a creare opportunità di crescita e di sviluppo.

È fondamentale l'approvazione del provvedimento, poiché è rivolto non solo ai territori colpiti dai recenti terremoti, ma all'intero Paese attraverso un adeguato piano di investimenti pubblici e di stanziamenti di risorse a livello locale volte a migliorare la qualità della vita dei cittadini. I timidi segnali di ripresa economica del Paese devono assolutamente essere alimentati e sostenuti dal Governo, sul quale grava il compito di bilanciare le esigenze della contabilità pubblica e il bisogno del Paese di investimenti strutturali e a medio termine.

Per questi motivi, la componente socialista vota la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD. Grazie, Presidente. La manovra correttiva è al voto dell'Aula dopo un difficile, ma produttivo, esame in Commissione bilancio. Le modifiche e le novità introdotte hanno sostanzialmente rispettato gli obiettivi di finanza pubblica e i vincoli di bilancio richiesti in sede europea. Fra le priorità che come autonomie speciali abbiamo sostenuto vi è stata, in primo luogo, l'esigenza di individuare una soluzione in ordine alla retribuzione per le attività occasionali e per il lavoro in ambito familiare. Le nuove misure hanno la capacità di prevenire con maggiore efficacia possibili abusi ed introducono alcune novità sostanziali.

Abbiamo lavorato a risposte concrete per esigenze reali: insieme alla clausola di salvaguardia per la nostra autonomia, molte delle nostre proposte di grande importanza per il nostro territorio sono state accolte. Ciò che a noi appare essenziale preservare è la presenza di politiche espansive che, con la prossima legge di bilancio, possano anche sostenere misure come il taglio del cuneo fiscale. Il Paese non può permettersi un'inversione di tendenza. Per queste ragioni, i deputati dell'SVP e delle minoranze linguistiche voteranno la fiducia che il Governo ha posto sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. L'UDC, oggi, si asterrà e non voterà la fiducia, ed è la prima volta che ciò accade in questa legislatura. Il non voto è sostanzialmente motivato da tre fatti che reputo particolarmente rilevanti.

Prima di tutto, è difficile dare la fiducia ad un Governo che ha innescato un processo accelerato verso il proprio dissolvimento senza tenere in nessun conto le esigenze degli italiani, le loro difficoltà economiche, il disagio sociale legato ad un progressivo livello di instabilità, la disoccupazione giovanile mai affrontata seriamente, le tante promesse alle famiglie mai pienamente mantenute.

In secondo luogo, perché l'attuale manovra ha dei contenuti che nulla hanno a che vedere con quanto appare nel suo titolo. Al centro dell'attenzione non ci sono le aree terremotate, ma mille altre cose che rispondono a logiche di lobby, care al Governo o, perlomeno, a qualcuno dei suoi membri: valgano come esempio per tutti le nuove misure relative ai signori dell'azzardo. Si tratta di una manovra che include di tutto un po', ma senza un disegno strategico, unitario e coerente.

Infine, in terzo luogo, non voteremo la fiducia perché siamo stanchi di fiducie, di scorciatoie che privano il Parlamento della sua possibilità di intervenire a favore o in dissenso, ma esercitando un proprio legittimo diritto. Con un PD schierato come un solo uomo sulla linea di partito, silenziare le opposizioni mettendo la fiducia significa davvero mortificare la democrazia parlamentare.

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLA BINETTI. Ho finito il tempo?

PRESIDENTE. Trenta secondi, onorevole Binetti.

PAOLA BINETTI. A poco più di nove mesi dalla fine naturale della legislatura avremmo auspicato uno scatto d'orgoglio nel Governo e nel partito di maggioranza per cercare di portare a compimento quante più cose possibili. Invece, l'obiettivo sembra essere diventato quello di sottrarsi alla ben più pesante manovra della legge di bilancio del prossimo autunno: posta all'inizio di una nuova legislatura potrebbe permettere di prendere decisioni importanti, sia pure integrando tagli e sviluppi, ma l'attuale situazione della nostra economia - e questa manovra ne è la piena conferma - potrebbe compromettere il risultato di eventuali elezioni, se fossero successive alla legge economica per il 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC-Idea).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Intervengo per esprimere un “no” convinto alla voto di fiducia chiesto dal Governo. Questa è una manovra correttiva rispetto ad una legge di stabilità che, all'epoca, aveva previsione sbagliate; aveva previsioni e decisioni sbagliate e, per questo motivo, l'Unione europea ha indotto il nostro Stato e il nostro Governo a tirar fuori questa manovra correttiva.

Il problema vero è che noi siamo convinti che le correzioni che sono state apportate non saranno sufficienti nei fatti, poi, veramente, a realizzare questa manovra correttiva, perché la stragrande maggioranza del provvedimento verte su un grande recupero dalla solita evasione fiscale - più di 1,2 miliardi di euro e passa -, attraverso la risoluzione della situazione delle liti pendenti.

A nostro avviso, secondo gli esperti e, soprattutto, i tributaristi, tutto ciò non potrebbe e non dovrebbe comportare un grande risparmio e, quindi, maggiori entrate da parte del Governo. Davanti ad una situazione del genere, è fin troppo evidente che ci sarà carenza. Noi, ovviamente, per il bene degli italiani ci auguriamo di sbagliarci, però non riteniamo che tutto ciò possa essere sufficiente. È semplicemente un auspicio.

Siamo contro perché è l'ennesima fiducia - abbiamo perso il conto - e siamo contro anche perché non si tratta solo di un intervento correttivo - che sarebbe dovuto ad un adempimento obbligatorio perché ci si possa attenere a quanto disposto dall'Unione europea -, ma è diventato un vero e proprio “decreto omnibus”. Ci sono delle norme, per esempio, inserite dal Governo ad personam, in ordine alla nomina di un nuovo dirigente agli enti locali, l'interpretazione autentica rispetto alla situazione delle decisioni del TAR sui dirigenti stranieri dei musei, e così via. Trentadue emendamenti proposti dal Governo su svariati e svariati argomenti hanno fatto sì che questo provvedimento diventasse un omnibus, che nulla ha a che vedere con il problema vero. Poi, il clou del clou, che ha visto anche una serie di divisioni da parte della maggioranza, c'è stato con riferimento ai voucher.

Signor Presidente, io penso che tutto ciò non possa essere sufficiente perché il Governo su questo provvedimento e sull'intera politica economica possa meritare la fiducia, perché, poi, c'è il problema della crescita, per cui, nonostante condizioni favorevoli, come l'intervento della BCE, i tassi bassi, il petrolio, il cambio, tutte le situazioni che si sono venute a creare e la flessibilità data dall'Europa per la crescita, purtroppo, noi siamo, invece, il fanalino di coda all'interno dell'Europa. Per questo motivo, noi voteremo “no” alla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Grazie Presidente, signor Vice Ministro, colleghe e colleghi, siamo oggi nella curiosa condizione di votare la fiducia al Governo, mentre uno schieramento ampio di forze politiche, anche di maggioranza, pare stia programmando nei suoi confronti una sorta di suicidio assistito. Un suicidio assistito che troverebbe fondamento non già nel venir meno della sua base parlamentare, ma nella sommatoria di presunti interessi di parte circa la data del voto, come se i giocatori in campo fossero, di fatto, arbitri di se stessi. Questa circostanza avvilisce il Parlamento ed il ruolo dei parlamentari - già da tempo, peraltro, oggetto di una strisciante delegittimazione, che trova tra l'altro, nella legge manifesto sui vitalizi, uno dei suoi episodi emblematici -, svuota la democrazia rappresentativa e accresce la percezione di inutilità delle sue procedure, e produce nella pubblica opinione, già lontana di suo dalle istituzioni, un ulteriore motivo di distacco.

Noi avvertiamo molta sottovalutazione e qualche tendenza all'avventura, che ci preoccupano non poco. Questo festival di esternazioni, se non di pretese, sulla data del voto anticipato, a prescindere dal rapporto Parlamento-Governo in termini di fiducia, è irresponsabile verso il Paese, irriguardoso verso il Capo dello Stato e foriero di grandi rischi per la credibilità delle stesse forze politiche di Governo, che lo mettono in campo. Non è questione di sei mesi in più o in meno, ma di concezione della politica e della dinamica istituzionale. Oltre che poco comprensibile, è anche triste constatare come le forze politiche parlamentari, piccole o grandi che siano, che nel corso di questa travagliata legislatura si sono assunte l'onere e la responsabilità di assicurare fin qui il Governo del Paese, rischino ora di concludere questo percorso nel peggiore dei modi, rinunciando a completare il percorso di alcune leggi altamente significative e, soprattutto, a rassicurare i cittadini circa la volontà di non esporre il Paese a rischi inutili.

Il decreto che oggi votiamo sana una possibile e pericolosa fase di conflitto con le regole comunitarie, sterilizza una parte delle imposte previste come forma di garanzia da precedenti manovre e nel contempo prevede interventi utili a famiglie, imprese e comunità locali. Non tutto ci convince nel merito, per esempio riguardo al lavoro discontinuo avremmo preferito che il Governo, come aveva inizialmente annunciato, aprisse un confronto serio con le parti sociali e presentasse al riguardo un decreto urgente ad hoc. Nel complesso, comunque, pur con luci e ombre, come dirà in dichiarazione finale il collega Tabacci, noi condividiamo il provvedimento e lo riteniamo importante.

E tuttavia non possiamo far finta di non sapere che i prossimi mesi saranno ancora cruciali per molti aspetti e che, in una fase come questa, il passaggio della legge di bilancio per il 2018 non è sostituibile con l'invenzione di improbabili manovre a rate, e non possiamo fare nostra la suggestione che il necessario confronto con l'Unione europea, soprattutto a fronte del rinnovato asse franco-tedesco, possa svolgersi sul terreno di un tatticismo che tornerebbe ad accreditare l'idea di un'Italia bella ma inaffidabile.

Per queste ragioni, mentre votiamo ancora una volta con convinzione la fiducia al Governo, esprimiamo anche l'auspicio che il sentiero, ancora lungo ahimè, che porta a recuperare i valori dell'affidabilità della politica, non sia per nessuna ragione interrotto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. La concomitanza con la capigruppo ha costretto il collega Dellai e me ad arrivare qui all'ultimo minuto utile, ma, ogni volta che si parla di legge di bilancio o di manovrina che è stata disegnata come una piccola legge di bilancio, è inevitabile fare qualche considerazione sulle tecniche legislative che si usano per questo tipo di provvedimenti. Anche qui abbiamo una sorta di decreto omnibus, in cui c'è un po' di tutto. Naturalmente, nella discussione che è stata fatta in Commissione, lunga e approfondita, abbiamo anche ottenuto l'approvazione di tutta una serie di emendamenti che ci stavano a cuore e quindi il giudizio complessivo su questo provvedimento è, dal nostro punto di vista, positivo.

A questo tema se ne aggiunge un altro. Uscendo dal merito delle singole misure adottate, merito sul quale interverrà il collega Librandi in dichiarazione di voto finale, io vorrei fare qualche considerazione, invece, sulla scelta di votare o non votare la fiducia al Governo. Noi stiamo dalla parte del Governo, lo siamo sempre stati perché abbiamo sempre ritenuto che fosse indispensabile in questa legislatura dare forza a chi si assumeva, comunque, in condizione di maggioranze molto difficili, specialmente al Senato, la guida del Paese e, quindi, anche in questa circostanza vogliamo sostenere l'opera del Governo Gentiloni, perché pensiamo che sia giusto in questo momento mettere il nostro Governo nella condizione di apparire, anche all'estero, anche nei rapporti internazionali, come un Governo solido.

Il sistema è sempre a rischio di fronte a qualsiasi turbolenza, voglio ricordare ai colleghi, che leggeranno tutti i giornali più approfonditamente di quanto non faccia io, che lunedì è bastato un annuncio di eventuali elezioni anticipate, leggermente accelerate, in periodo balneare, per far perdere due punti alla nostra Borsa valori. Situazione di difficoltà che permane anche nella giornata odierna, anche se su cifre molto meno sostenute e molto meno gravi.

Quindi, credo che il senso di responsabilità che il Governo ha dimostrato e anche la capacità di ben rappresentare l'Italia in consessi internazionali, come è successo anche al G7, meriti di continuare a sostenere il Governo e di stare ancora dalla sua parte con chiarezza, con fermezza, fino a quando ci saranno le condizioni perché il Governo possa continuare la sua opera.

Ecco, in questo contesto e con questo spirito desidero esprimere, oltre l'appoggio politico al Governo, anche e ancora una volta l'apprezzamento personale per la figura del Primo Ministro Gentiloni e per l'opera che svolge meritoriamente al servizio del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Auci. Ne ha facoltà.

ERNESTO AUCI. Presidente, io questa mattina sono andato a sentire il Governatore della Banca d'Italia, che dà sempre indicazioni e spunti interessanti per la gestione del Paese. A parte la questione delle banche, che qui non voglio toccare, in politica economica il Governatore ha insistito molto su due aspetti fondamentali: la riduzione del debito e l'impegno verso una maggiore crescita, che può solo essere portata da una ritrovata competitività del sistema.

Sul primo punto, sul debito, il Governatore dice testualmente che l'avvio di una diminuzione continua e tangibile dell'incidenza del debito sul PIL non deve essere ritardato. E questo non è cosa impossibile e non vuol dire assolutamente austerità cieca e sorda, anzi, con una ripresa della crescita i tempi di riduzione del debito sarebbero molto più brevi e più positivi per tutti. La crescita, come ho detto e come dice anche il Governatore, si può ottenere con riforme incisive, ripresa degli investimenti e diversa composizione del bilancio pubblico. La manovrina che stiamo discutendo, al di là dei pur lodevoli propositi del Governo, è lontana dal centrare questi due obiettivi: riduzione del debito e crescita.

Non entrerò nel dettaglio delle misure, che poi faranno altri colleghi, l'onorevole Zanetti, in sede di discussione di merito, ma nel complesso ribadisco che siamo di fronte a tante misure occasionali, alcune anche giuste ed opportune, ma che non disegnano un quadro convincente della direzione nella quale vogliamo andare. E si tratta solo di una manovrina - cosiddetta manovrina - e, se tanto mi dà tanto, figuriamoci che cosa potrebbe accadere in sede di discussione della legge annuale di bilancio il prossimo autunno.

In questa situazione, mentre, da un lato, ribadisco la mia personale amicizia per il Presidente Gentiloni e per il Ministro Padoan e la sincera ammirazione di tutto il mio gruppo per la perizia e la diplomatica pazienza con cui stanno reggendo la tela slabbrata della società italiana e stanno navigando nel difficile contesto internazionale - un ringraziamento particolare va, qui, per la gestione del vertice di Taormina - devo confermare, nel complesso, il giudizio di inadeguatezza delle misure proposte e, di conseguenza, annuncio che noi non parteciperemo al voto di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA. Presidente, Vice Ministro Morando, il provvedimento che oggi il Parlamento si appresta a votare è un provvedimento che era nato, come sapete, con un obiettivo molto circoscritto e cioè coprire quel gap di risorse, circa lo 0,2 per cento del PIL, che veniva richiesto dalla Commissione europea come minimo sindacale per poter avere un giudizio di sufficienza sulla nostra posizione di finanza pubblica; invece, la Camera, oggi, si trova a votare, con il meccanismo della fiducia, un provvedimento che è diventato tutt'altro. Le misure che, in senso stretto, sono coerenti con l'obiettivo iniziale sono circa un terzo delle norme, degli articoli che poi sono finiti nel decreto e su esso, invece, si è scaricato un senso di responsabilità politica diffuso che il segretario del Partito Democratico vorrebbe scaricare su qualcun altro, in quest'Aula, ma che rimane sostanzialmente e interamente sulle spalle del Partito Democratico stesso. Si sarebbe potuto scrivere un decreto che inseguiva il tentativo di centrare quegli obiettivi di finanza pubblica che, come era ampiamente previsto, vengono sistematicamente mancati, perché costruiti sui ipotesi macroeconomiche irrealistiche, perché costruiti su interventi di finanza pubblica irrealistici; si sarebbe potuto costruire un decreto che avvicinava quegli obiettivi e, al tempo stesso, provava ad invertire una rotta, una rotta di finanza pubblica che è evidente che non funziona, una rotta di finanza pubblica che è stata sistematicamente segnata da finalità elettorali, in tutti i principali passaggi che abbiamo avuto in questi anni e che ha continuato a sposare una linea di politiche dell'offerta, quell'agenda liberista che continua a produrre risultati negativi, ma che, per interessi ovviamente di qualcuno, viene sistematicamente portata avanti; si sarebbe potuta incominciare una strategia di sostegni agli investimenti pubblici e, invece, non si è fatto e si è trasformato, appunto, quel decreto, che, come è noto, come tutti i decreti, dovrebbe avere il carattere di urgenza e necessità, nella solita diligenza nella quale si è inserito di tutto e di più. Credo che sia la Presidenza della Camera, come quella del Senato, sia il Presidente della Repubblica dovrebbero valutare attentamente la coerenza delle misure che sono state introdotte soprattutto nella fase emendativa con i requisiti di necessità e d'urgenza.

Sono state fatte operazioni politiche inaccettabili che noi abbiamo giudicato al limite del comportamento eversivo, perché reintrodurre nel decreto - che verrà approvato con due voti di fiducia, uno alla Camera e uno al Senato - una misura che era stata, qualche settimana fa, cancellata per decreto, e mi riferisco ovviamente ai voucher, cambiando nome e qualche appendice, qualche elemento di complementarietà ai voucher stessi, non scalfisce la sostanza: ci troviamo di fronte a un atto gravissimo sul piano della democrazia costituzionale. Non a caso i proponenti del quesito referendario, che è saltato grazie a quel decreto che aveva cancellato i voucher, e cioè la CGIL che aveva raccolto su questi quesiti oltre un milione di firme, il 17 giugno sarà in piazza per dimostrare, in modo democratico, con l'unico strumento che ha a disposizione, come i cittadini, i lavoratori, in particolare, si sentano umiliati da questo Governo, da questa maggioranza che passa sopra, come un rullo compressore, ai diritti costituzionali prima che ai diritti dei lavoratori.

Poi, si sono introdotte altre misure, sulle quali avremmo avuto bisogno di una discussione; mi riferisco, in particolare, alle norme relative ad Alitalia che sono state trasportate in questo decreto senza possibilità di intervenire su un passaggio estremamente rilevante per quanto riguarda un pezzo del nostro sistema produttivo. Avremmo potuto discutere e, magari, scoprire che siamo d'accordo sul dare la possibilità al Governo, allo Stato italiano di intervenire nel capitale, evitare una svendita, evitare uno spezzatino dell'asset importante, con le relative conseguenze sui lavoratori.

Poi, anche qui, il solito intervento delle norme ad personam. Ormai, questo Governo ne ha cumulate parecchie, tanto da fare invidia ai Governi precedenti; anche su questo ci sono significative norme ad personam, anzi direi, in questo caso, “ad Pallottam”; nell'articolo 62 si inserisce un provvedimento che arriva giusto in tempo in queste ore, quando è in corso la conferenza dei servizi per la costruzione dello stadio di Tor di Valle; si inserisce un articolo che - anche qui, oltre al merito, che poi dirò - produce uno strappo in termini di democrazia costituzionale molto evidente; noi valutiamo che sia addirittura incostituzionale, perché si dà la possibilità al verbale della conferenza dei servizi, che è un organismo tecnico che decide a maggioranza, di approvare una variante al piano regolatore, in barba a quella che è la competenza del consiglio comunale e si introduce in quest'articolo 62 la possibilità di edilizia residenziale nella costruzione degli impianti sportivi, non solo degli stadi. Quindi, si fa un grosso favore a un finanziere speculatore che si copre dietro lo scudetto della Roma, lo stemma della Roma e non esita neanche a strumentalizzare l'addio di Totti per portare avanti la sua iniziativa economica speculativa e il Governo gli dà un grande sostegno prevedendo, nell'edilizia degli stadi, fino al 20 per cento di edilizia residenziale. Un'ulteriore speculazione che avviene a Roma con una norma ad personam che, poi, appunto, produrrà danni su tutti.

Ecco, questi sono alcuni degli elementi che mettono in evidenza come il disegno di legge di conversione che stiamo affrontando non abbia nulla a che vedere con la manovrina, la manovrina è stata la solita foglia di fico per mettere delle pezze, per recuperare un po' di risorse per le province e le Città metropolitane - risorse che, con grande disinvoltura, erano state tagliate nelle gestioni finanziarie precedenti - e per fare una serie di operazioni ad hoc che nulla hanno a che vedere con gli obiettivi di finanza pubblica.

Io credo che sia molto grave, noi crediamo che sia molto grave quello che avviene con il doppio voto di fiducia, oggi, qui alla Camera e, poi, nei prossimi giorni al Senato, perché si contraddice radicalmente quello che era l'obiettivo del decreto, si contraddicono radicalmente i requisiti di necessità e urgenza, si fa un'operazione dannosa per gli interessi del Paese.

Per queste ragioni il nostro gruppo voterà convintamente “no” alla fiducia e auspichiamo che questo passaggio renda tutti in quest'Aula consapevoli della gravità delle misure che andiamo ad approvare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, diciamo che il lavoro svolto in Commissione ha tentato di mettere una pezza a colori a una manovra che, comunque, nasce in maniera decisamente sbagliata. Ricordo che questa cosiddetta “manovrina” altro non è che una risposta tardiva e pasticciata alla richiesta proveniente dall'Unione europea di correggere il nostro bilancio con misure aggiuntive a causa dello scostamento eccessivo dagli obiettivi di medio termine anche sul debito pubblico. L'auspicio era una correzione strutturale di almeno lo 0,2 del PIL: è stato quantificato sui tre miliardi e mezzo circa, ma non si capisce - anzi forse si capisce fin troppo bene - la ragione per la quale il Governo abbia tergiversato. Probabilmente ci sarebbe stato tutto il tempo anche per scantonare la possibilità dell'ennesimo decreto d'urgenza se non ci fosse stata la convulsa parentesi referendaria, se non si fosse aperta una diatriba all'interno della maggioranza che sosteneva il Governo Renzi, se non ci fosse stata la crisi di Governo e il cambio del Presidente del Consiglio con una sua controfigura, con tutto il rispetto non solo per le controfigure ma anche per il Presidente del Consiglio Gentiloni.

Ci siamo trovati, quindi, ancora una volta a dover rincorrere le vicende, invece che vederle programmate. Ci siamo trovati a doverci misurare con le cosiddette clausole di salvaguardia che abbiamo messo in campo, che il Presidente del Consiglio e la maggioranza, a guida Partito Democratico, hanno messo in campo negli anni precedenti anche per tamponare degli errori macroscopici fatti nella politica economica che hanno impedito, comunque, alla nostra nazione di incamminarsi a passi veloci, come accaduto per altri Stati dell'Unione europea, sulla strada della crescita, dello sviluppo, dell'abbattimento in particolare del debito pubblico che è stato sottovalutato e, anzi, è stato forse sopravvalutato nelle famose primarie fatte da Renzi prima che diventasse Presidente del Consiglio, visto che parlava quasi soltanto della necessità di prendere di petto il debito pubblico…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Rampelli. Vice Ministro, gentilmente grazie. Prego.

FABIO RAMPELLI. La ringrazio. E improvvisamente, quando c'è stata la conquista da parte di Renzi prima del ruolo di segretario del Partito Democratico e poi di Presidente del Consiglio, c'è stata una dimenticanza improvvisa di questo drammatico dato del debito pubblico che è continuato a crescere e i cui interessi passivi ogni anno ammontano a più o meno 50 miliardi di euro, una cifra che da sola basterebbe a coprire due finanziarie dello Stato.

Non c'è sotto questo aspetto alcuna possibilità, alcun segnale che vada in controtendenza e paradossalmente quello davvero che stride è che, mentre il parametro del debito pubblico assume queste inquietanti sembianze, il Governo - prima Renzi e poi Gentiloni - prosegue con la logica delle mance e delle mancette, che significa incremento ulteriore del debito pubblico e poi, siccome a mettere la polvere sotto al tappeto alla fine comunque si crea una montagna di polvere e il tappeto si sbilancia, ora non si sa più come venirne a capo e, quindi, l'unica soluzione possibile, uscita dal cilindro del perfido, tra virgolette, Presidente Renzi, è quella di buttare la palla in tribuna, cioè di andare velocissimamente a elezioni anticipate. Noi l'avevamo già chiesto e non solo Fratelli d'Italia ma anche altre forze dell'opposizione dopo l'esito, clamorosamente negativo per Matteo Renzi e per il Partito Democratico, del referendum del 4 dicembre. Abbiamo chiesto che si andasse immediatamente, apprezzate le circostanze della crisi politica evidente, cioè della sfiducia da parte del Paese reale verso Renzi e verso il PD, a elezioni anticipate. Abbiamo - e non potevamo fare altrimenti - sottolineato l'anomalia, probabilmente la tempesta perfetta che era stata programmata dal PD con puntualità certosina. Non si volle fare una legge elettorale che prevedesse immediatamente anche in caso di esito negativo del referendum una soluzione, in particolare che riguardasse il Senato della Repubblica di cui ricordo era prevista l'abolizione con la riforma costituzionale voluta da Renzi. E, quindi, paradossalmente non c'era una legge elettorale per poter andare a elezioni anticipate e contemporaneamente sembrava che non ci fosse, da parte del PD, il desiderio di accelerare più di tanto questa pratica. Fatto sta che vi è stata poi la Corte costituzionale rispetto alla famosa legge elettorale, denominata pomposamente “Italicum” e presentata, nelle conferenze stampa, da Matteo Renzi come se fosse una riforma elettorale salvifica (“La migliore possibile e ce la copieranno in tutta Europa”, diceva nelle conferenze stampa; “Ma che dire: tutto il mondo” e probabilmente anche altre galassie avrebbero adottato l'Italicum come sistema elettorale per far votare i marziani). Ma qualche settimana dopo, perfettamente in linea con la tradizione renziana e con il renzismo e facendo conto sul fatto che in Italia tutto viene macinato e tritato nello spazio di poche ore o al massimo di pochi giorni, l'Italicum era diventato uno straccetto vecchio da buttare nel secchio dell'immondizia.

Per cui, non era più sufficiente applicare - sarebbero bastate 48 ore - le indicazioni della Corte Costituzionale all'Italicum per stabilire, appunto, un'omogeneità tra i sistemi elettorali di Camera e Senato e restituire immediatamente ai cittadini lo scettro del comando, come democrazia impone. Si è dovuto fare tutto un altro percorso molto più farraginoso, molto più articolato e molto più complesso, di cui oggi ci troviamo immancabilmente un po' tutti vittime (prevalentemente i cittadini italiani). Siamo vittime del fatto - e penso che nella dichiarazione di voto sulla fiducia ci sia perfettamente la necessità di manifestare il proprio disgusto politico verso Renzi, Gentiloni, il Governo e chi lo sostiene - che ci troviamo oggi a individuare nella settimana prossima la settimana decisiva in cui licenziare la legge elettorale, il che però non sarebbe un dramma. Tuttavia, c'è piccolo particolare (la comunicazione è ufficiale e la diamo in diretta nella prima Camera del Parlamento italiano): non c'è la legge elettorale.

Colpo di scena! Quindi, noi abbiamo già deciso i tempi in cui approvare una legge elettorale che si deve manifestare attraverso la consegna di una maxiemendamento frutto di un inciucio di palazzo tra gli oligarchi, a cui si aggiungono coloro i quali fino a ieri l'altro contestavano e si opponevano agli oligarchi, e mi riferisco, in modo particolare, al movimento di Beppe Grillo. Per cui, tutti felici e contenti; ci si va ad apparecchiare e si prosegue in questa strada maestra del maxi-inciucio, con l'elemento di novità rappresentato dal fatto che il movimento rivoluzionario per eccellenza, cioè il movimento grillino o grillista, si accontenterebbe nella prossima legislatura di osservare l'inciucio degli inciuci, il secondo mega-inciucio tra Renzi e Berlusconi, accontentandosi del ruolo di “reggimoccolo” in buona sostanza. Chiedo scusa per questa definizione folcloristica e fumettistica ma non me ne viene un'altra e penso, comunque, che dia bene il senso.

Ora, siamo di fronte a un Governo che non riesce a fare nulla, che impegna per il futuro le generazioni che verranno attraverso legislature complicate, attraverso un rapporto con l'Europa che rischia di diventare la bara del popolo italiano; di fronte a un Governo che vive di espedienti ma quale colpo di scena ulteriore e definitivo - e concludo - non si prende neanche la responsabilità di gestire i propri errori e cerca di anticipare, non come l'avevamo chiesto noi, votando, appunto, entro il mese di giugno (anzi, possibilmente la data stabilita era alla fine di marzo), il rinnovo anticipato del Parlamento, andando a settembre, giusto appunto per non assumersi la responsabilità di una manovra rispetto alla quale quella che stiamo discutendo, di 3,4 miliardi di euro, è praticamente nulla.

Ecco, di fronte a queste circostanze, Fratelli d'Italia, disgustato e indignato per come, certamente non con il profilo dello statista, si sta gestendo questa fase, vota convintamente contro questa manovra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. È stato detto da altri colleghi prima di me che ci troviamo di fronte all'ennesima questione di fiducia posta dal governo Gentiloni, Governo fotocopia del Governo Renzi. Una richiesta di fiducia che si poteva evitare, perché che avremmo dovuto fare una manovra correttiva ormai era chiaro, visto che si erano totalmente sbagliate o in parte sbagliate le stime previste nella legge di bilancio ed era del tutto chiaro che l'Europa, quell'Europa a cui spesso e volentieri sia Renzi prima che oggi Gentiloni si appellano, ci avrebbe detto che dovevamo fare una manovra per correggere i conti.

Ecco, lo sapevamo, e quindi si poteva evitare di correre e di arrivare alla posizione di fiducia, dando il tempo a tutta l'Aula, e non solo alla Commissione, di poter discutere nel merito ed approfondire alcuni importanti provvedimenti che dovrebbero riguardare soprattutto le tasche degli italiani; ma non di pochi italiani, come troppo spesso è previsto nelle vostre riforme, ma le tasche della maggioranza degli italiani, quelli che non hanno un nome famoso, quelli che sono fuori da questo Parlamento, quelli che, magari, non hanno il numero di Matteo Renzi e che neanche vorrebbero averlo, perché non saprebbero cosa farne, se non mandarlo a quel paese.

E, allora, questo Governo, fotocopia del precedente, che in questi anni ha millantato di voler essere riformista, di voler proporre riforme importanti per cambiare il senso della storia, per voltare finalmente pagina, per dare finalmente risposta agli italiani, di fatto non ha prodotto nulla per gli italiani, ma si è sempre e soltanto limitato ad iniziative spesso bocciate dagli italiani, penso alla riforma costituzionale. In altre occasioni, si è preoccupato di salvaguardare i propri amici, i propri conoscenti, magari, in alcuni casi, i parenti; insomma, quelle persone che rientravano in quel cerchio chilometrico molto vicino ad una città toscana, senza allargare il proprio sguardo ad altri, a tante altre persone che vivono lontane da Firenze e dai piccoli comuni che sono intorno a Firenze, che magari abitano in Valle d'Aosta o magari in Sicilia.

A questi cittadini non sono mai arrivate risposte, e, anche in questo provvedimento, ci sono iniziative che, di fatto, prendono a schiaffi gli italiani e sulle quali è impossibile e impensabile chiedere la fiducia da parte di un Governo non eletto dal popolo e che, senza mandato popolare, si è arrogato, si arroga e si vuole continuare ad arrogare il diritto di poter decidere sulla testa di altri. E penso a quei quindici e passa milioni di euro che questo Governo, in questa manovra, è andato a mettere, sapete perché? Per sanare e per dare bagni e fogne a quegli insediamenti illegali di stranieri residenti sul nostro territorio - quindi non di italiani, ma di stranieri, uguale campi rom - per attrezzarli e renderli dignitosi, quando in Italia, vorrei dire a questo Governo, avrei voluto dire al Presidente del Consiglio Gentiloni e al suo segretario di partito, quando in Italia ci sono centinaia di migliaia di famiglie italiane che, non per loro colpa, abitano in quartieri dove mancano totalmente fogne o qualsiasi opera infrastrutturale e di urbanizzazione per rendere degna e soprattutto dignitosa, direi, quell'abitazione.

E in televisione di questi servizi se ne vedono ogni giorno, ma il Governo cosa ha pensato di fare con questa manovra? Di dare i soldi per rendere legali e, di fatto, legalizzare i campi rom abusivi. E, rispetto a questo, poche risposte sono arrivate agli interrogativi che la Lega ha posto.

In più, che cosa succede? Che, ancora una volta, si dice che con questa manovra si risolleverà l'economia. Ma di che cosa stiamo parlando? Il debito non viene diminuito, di fatto la pressione fiscale continua a rimanere alle stelle, di fatto in questa manovra si limitano gli enti locali, ai quali viene di fatto impedito di poter fare investimenti, e quindi di poter promuovere sui propri territori la crescita, in un decreto trasformato da manovra correttiva in un decreto omnibus, come è stato già detto, che doveva, appunto, correggere qualcosa, ma qui di correzioni ce ne sono ben poche, ci sono solo nuove norme che vengono inserite. E per fortuna in Commissione, grazie al lavoro di alcuni gruppi, in particolar modo quello della Lega, alcune norme indecenti sono state levate, sono state tolte.

Penso alla norma su Federconsorzi. Altre, purtroppo, sono rimaste, e sono rimaste non per dare risposte, ma unicamente per fare un favore a qualcuno. Ecco, ma di quale politica economica si sta parlando? Ho sentito qualche collega della maggioranza e che vuole sostenere questo Governo - bontà sua - che prima diceva che c'è una visione economica, una strategia di politica economica da parte di questo Governo che non si può tacere. Ma qual è la strategia economica di questo Governo, noi non lo abbiamo ancora capito, se non quella di non fare gli interessi degli italiani, questo ci è assolutamente molto chiaro. Questo Governo, prima con Renzi e oggi con Gentiloni, nulla ha fatto per far ripartire la crescita, nulla ha promosso per dare risposte a quelli che sono i problemi reali della gente.

Quando il nostro gruppo ha votato a favore dei voucher, lo abbiamo fatto per porre rimedio ad un errore drammatico fatto dal Governo; ossia, il Governo per evitare di andare al referendum, per paura che ancora una volta gli italiani gli facessero una bella pernacchia, come è successo il 4 dicembre, ha pensato bene, con un decreto, di eliminare totalmente questo strumento, lasciando famiglie e piccole e medie imprese totalmente allo sbando. Quindi, il voler reintrodurre un'iniziativa di questo tipo va sicuramente nella misura di aiutare famiglie e piccole imprese, però lo avete fatto male, come al solito, perché non ce n'è una che vi riesca bene, non c'è una ciambella che vi riesca con il buco. La totale inaffidabilità di un Governo, di un Esecutivo e di una maggioranza che, ancora una volta, pensano di poter risolvere con un decreto di mancette quelle che sono le reali esigenze del nostro Paese.

Allora, rispetto a questo, rispetto a una politica totalmente inadatta, noi voteremo “no” alla fiducia. Siamo convinti, ed è per questo che ci auguriamo di poter andare presto al voto, che gli italiani meritino di essere governati da ben altre persone, da ben altre forze politiche, che hanno sicuramente molto più a cuore l'interesse degli italiani e non l'interesse della propria poltrona o del proprio piccolo e maledetto potere personale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore della fiducia, e lo faremo per due ragioni, una di merito e una di fondo. Innanzitutto, di merito: il testo, che è stato migliorato dalla Camera, contiene, secondo noi, diversi provvedimenti che riteniamo importanti, e ringrazio per il lavoro fatto sia il Vice Ministro Morando che il relatore Guerra, che hanno fatto, come già durante la legge di bilancio, un lavoro prezioso per tutti, e non soltanto per la maggioranza.

Innanzitutto, diamo atto che fin dall'inizio, fin dal testo del Governo, questo era un provvedimento teso ad assicurare la tenuta del quadro della finanza pubblica anche attraverso la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, che avrebbero portato, altrimenti, seri problemi alla nostra economia, e questo credo che, innanzitutto, sia un risultato non piccolo.

Ci sono interventi importanti per le aree che hanno subito la tragedia di diversi terremoti, provvedimenti importanti per la finanza degli enti locali, delle province. Per la scuola c'è un forte provvedimento per l'organico di fatto, anche se noi ci auguriamo che sia l'ultima volta che si proceda nella scuola senza concorso.

Non crediamo che la strada degli ope legis sia una buona strada; crediamo che si debbano tenere dei concorsi con una programmazione seria degli organici, mettendo però al centro gli studenti e il bene degli studenti e non i sindacati.

Anche sull'alta formazione artistico-musicale, anche su nostre proposte, e non solo, abbiamo rimediato parzialmente a due decenni di colpevole incuria.

Ci sono gli indici di affidabilità fiscale, che vanno ancora verso una politica, che il Governo ha iniziato da tempo, di un fisco amico. La web tax, non per amore delle tasse che noi non abbiamo, ma per una maggiore parità di trattamento, in attesa di una normativa europea, una regolazione europea che, altrimenti, si traduce in concorrenza sleale nei confronti delle nostre imprese, oltre a sottrarre risorse al fisco.

E ancora tante altre misure che riteniamo utili al Paese: non ultima, la norma, che ringrazio il relatore di avere presentato, sulla vicenda dei direttori dei musei. Finalmente abbiamo dei musei che hanno smesso di essere delle belle addormentate nel bosco, perché probabilmente è arrivato qualcuno che ha iniziato a farli vivere: basta andare a Pompei per vedere cosa è cambiato, ma penso anche a Milano, a com'è cambiata Brera da quando è cambiato il direttore. E questo credo che sia un risultato importante ed è giusto mettere in sicurezza questa normativa, anche per le procedure che sono in corso adesso per l'assunzione di nuovi: perché parliamo tutti di valorizzare i beni culturali, poi dopo non ci preoccupiamo di queste cose. È stato giusto occuparsene qui, occuparsene tempestivamente, per dare certezza a tutti.

Questo non vuol dire che condividiamo pienamente tutto quello che è stato fatto. Sul lavoro accessorio, abbiamo detto che è meglio di niente, ma secondo noi è poco, troppo poco. Innanzitutto, culturalmente non condividiamo l'impostazione degli interventi che ci sono stati anche della maggioranza, in particolare dell'onorevole Di Salvo: noi non crediamo che, se i voucher hanno avuto successo, è perché c'è l'abuso; noi pensiamo che, se hanno successo, è perché funzionano. Gli abusi si contrastano con i controlli, non con le norme, perché mettere solo norme più rigide serve semplicemente a favorire i delinquenti, perché quelli che le norme le rispettano poi non riescono a operare.

Non riteniamo giusto che sia stato imposto un limite ai cinque addetti per le imprese e non alla pubblica amministrazione: non si capisce perché la pubblica amministrazione sarebbe buona e l'impresa sarebbe cattiva.

Non condividiamo il fatto che si parta innanzitutto considerando chi eroga il voucher e non chi lo riceve. Personalmente al Salone del mobile di Milano sono stato affrontato da un gruppo di giovani studenti dell'Accademia di Brera, che dicono: siete voi che parlate di alternanza; grazie a quello che facciamo qui la facciamo davvero, ci pagano con i voucher, entriamo anche in contatto con le imprese; perché volete toglierci questa possibilità? E questo è un caso. E crediamo e temiamo con qualche ragione che quello che è stato fatto, difficilmente potrà funzionare.

Abbiamo anche qualche perplessità, abbiamo presentato emendamenti, che non sono stati accolti, sulla vicenda degli stadi: non solo le deroghe a qualunque strumento di programmazione che vale per gli altri, ma anche sulla concessione che si fa del suolo pubblico all'esterno, anche in spregio, e quindi come confisca di fatto, a coloro che avevano già il diritto di utilizzo di quel suolo; e ripeto, all'esterno. Questa non crediamo sia una norma positiva, anche in riferimento alla certezza del diritto.

Concludo. Noi non ci sottraiamo comunque alla responsabilità: non lo faremo ora come non l'abbiamo mai fatto, per cui continueremo a sostenere il Governo. Noi siamo nati per un atto di responsabilità alla fine del 2013, quando il Paese era ad un rischio serio dal punto di vista dell'economia; senza di noi e senza altri, che oggi vengono indicati con disprezzo col termine di “cespugli”, non ci sarebbe stato il Governo Renzi e non ci sarebbe oggi il Governo Gentiloni. Noi non ci sottraiamo ora, come non l'abbiamo fatto prima, anche di fronte - lo ricordava prima un collega - alle molte scadenze che riguardano in modo rilevante il Paese, soprattutto dal punto di vista economico; e sono le scadenze che ha sottolineato oggi il Governatore di Bankitalia, così come lo stesso Ministro Padoan. Non saremo certo noi a staccare la spina a questo Governo: se vogliono, lo facciano altri partiti della maggioranza, non lo faremo noi.

Noi invitiamo però tutti a riflettere, soprattutto quelli della maggioranza, anche con riferimento alla prossima modifica della legge elettorale, a spostare l'orizzonte anche oltre l'esito elettorale in senso stretto e a considerare il problema della governabilità che si porrà l'istante dopo. Le sfide che abbiamo davanti chiedono responsabilità, anche al di là di legittime aspirazioni personali e di parte, e noi crediamo che gli italiani premieranno chi ha responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laforgia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LAFORGIA. Presidente, io penso che a questo stadio della legislatura noi siamo nelle condizioni di trarre un bilancio di questi anni e abbiamo una prospettiva sufficiente alle nostre spalle per poter formulare un giudizio, che non è soltanto e solo su questo Governo, sui Governi che si sono succeduti, ma vorrei dire persino su una stagione politica e, con qualche enfasi, sulla fase storica. Se dovessi trovare un tratto, tirare un filo, potrei dire che questi sono stati gli anni degli strappi, dei grandi strappi, anni nei quali si sono consumati dei veri e propri divorzi con pezzi della società italiana.

Lo abbiamo visto in tanti passaggi: lo abbiamo visto su una materia che, per sua stessa natura, è intimamente parlamentare, come quella sulla legge elettorale su cui è stata posta la questione di fiducia. Ci sono pochi casi nella storia di questo Paese e non così brillanti; pure, quella forzatura è stata fatta, sulle regole democratiche di questo Paese.

Questi sono stati gli anni nei quali si pensava di dare una spinta alla competitività del Paese partendo dal lato sbagliato e cioè immaginando un'operazione di manomissione sulle regole del mercato del lavoro: che poi al fondo ha voluto dire non solo non centrare l'obiettivo di politica economica, cioè aumentare la buona e piena occupazione, ma anche retrocedere sul terreno dei diritti; anche questo è stato fatto con uno strappo, con una forzatura, in assenza di una interlocuzione con le parti sociali, con i corpi intermedi.

Sono stati gli anni nei quali 618 mila insegnanti sono scesi in piazza per difendere la scuola pubblica e contro la “buona scuola” e non sono stati ritenuti meritevoli di una interlocuzione. Sono insegnanti, quella scuola pubblica, che rappresentano un pezzo dell'ossatura di questo Paese: anche quello è stato uno strappo.

Fino, naturalmente, al grande strappo, quello sulla riforma costituzionale: l'idea che la Bibbia laica di questo Paese, cioè la Costituzione, potesse essere oggetto non di una grande discussione su come si modernizza l'architettura istituzionale di questo Paese, bensì di una campagna che ha diviso il Paese e le forze politiche.

Io penso che ci sia un filo che possiamo tirare. E, se qualcuno immagina che anche questo passaggio, e cioè quello della “manovrina”, come viene giornalisticamente definita, quasi a ridimensionarne la portata, sia non in continuità con quella stagione, si sbaglia. Io penso che ci sia, ahimè, drammaticamente un filo di continuità; e anche in questo passaggio, quella che doveva essere una manovra di correzione di conti pubblici, si è consumata l'ennesima lacerazione, su un tema importante come quello del lavoro. Perché di lacerazione si tratta: perché quando un Parlamento converte in legge un decreto-legge, che elimina di fatto lo strumento dei voucher, peraltro compiendo un'operazione per la quale si butta via il bambino dei voucher per le famiglie insieme all'acqua sporca dei voucher per le imprese, e quando si compie quest'operazione semplicemente per evitare di essere travolti da un referendum popolare (perché di questo si è trattato!) e, a distanza di pochi giorni, si infila quello strumento dalla finestra nello stesso modo con cui lo si era buttato via dalla porta, siamo di fronte probabilmente all'ennesimo strappo, appunto, a un punto che ha a che fare con un vulnus, vorrei dire democratico. Non credo di essere enfatico su questo e io penso che di questo dobbiamo essere molto consapevoli.

E lo si è fatto, guardate, assecondando una volta di più quella che è diventata la religione del nostro tempo: la disintermediazione, l'idea che il processo di cambiamento di questo Paese si possa fare a prescindere dall'interlocuzione serrata con i corpi intermedi, con le forze sociali. Noi pensavamo che quella religione avesse dei profeti soltanto a destra, ma abbiamo scoperto aver fatto dei proseliti anche a sinistra.

Io penso che questo Paese abbia bisogno di invertire la rotta su questo terremo. Per questo noi pensiamo che, prima ancora del contenuto della manovra, che ha all'interno degli aspetti positivi, così come delle grandi brutture (lo dico anche al netto del garbo con cui interlocutori, nella fase di esame in Commissione, penso al relatore Guerra, hanno condotto il proprio lavoro), c'è un dato che per noi è imprescindibile: non si può produrre l'ennesimo strappo nel funzionamento democratico delle istituzioni, perché in ballo non c'è soltanto la credibilità di uno strumento come quello referendario, che è stato ampiamente mortificato in questi anni; in ballo c'è il tema di come le decisioni sembrano così aleatorie e in balia di chi interpreta in quel momento le istituzioni, quando le istituzioni dovrebbero essere al riparo e dovrebbero avere una loro autonomia. Se c'è una Cassazione che ha fatto saltare un referendum popolare e poi, a distanza di giorni, si reintroduce esattamente l'oggetto che avrebbe dovuto essere di quel referendum, noi pensiamo che tutto questo debba metterci nelle condizioni di mettere un freno, un argine.

Per questo motivo, il tema non è la fiducia che noi oggi non accordiamo, come abbiamo ampiamente anticipato, non partecipando al voto. Il tema è la fiducia che questo Governo e un pezzo della maggioranza che si assumerà la responsabilità di questo passaggio ha quasi definitivamente smarrito rispetto a quel filo che lega questo Governo con le istituzioni, con un pezzo dei nostri concittadini, con il Paese e con gli italiani. Questo è il tema di fondo.

Io penso che noi dobbiamo dirci parole di verità. Noi abbiamo sempre dimostrato grande responsabilità e continueremo a farlo e, se avete voglia di cercare qualche responsabile di questa condizione, dovete andare a trovarlo nelle fila di chi ha tirato dritto in barba a un pezzo della sua maggioranza, in barba ai sindacati, in barba a un referendum, in barba al minimo sindacale rispetto al funzionamento democratico delle istituzioni. Questa è una responsabilità che vi assumete. Per questo noi non staremo dentro questo passaggio e non vogliamo essere corresponsabili.

Certo, avete anche la possibilità di riparare al guasto che avete prodotto nel passaggio al Senato. Io spero che lo facciate e spero che lo facciate non per ricucire un rapporto con noi, il che è secondario, ma per riannodare quel filo che forse avete definitivamente spezzato tra voi e il Paese. Anche per questo, spero si possa mettere mano a un guasto che ha determinato quella frattura che io penso sia insanabile e che è vostra responsabilità e vostro compito cercare di sanare (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Milanato. Ne ha facoltà.

LORENA MILANATO. Grazie, Presidente. Il Governo si appresta a varare una manovra correttiva che, come è già stato detto giornalisticamente, è soprannominata “manovrina”, quasi a volerne ridurre il significato e soprattutto l'entità. La manovra, quella vera, però, arriverà il prossimo ottobre con la legge di bilancio e avrà un impatto sul PIL sicuramente ben superiore allo 0,2 per cento di questa.

Se il Governo non riuscirà a trovare misure alternative, dal 1° gennaio 2018 scatteranno infatti le clausole di salvaguardia relative all'aumento dell'IVA, con conseguenti impatti disastrosi sui consumi delle famiglie, sui redditi dell'impresa e, più in generale, sulla crescita del nostro Paese. Sarà in quell'occasione che i nodi della finanza pubblica verranno davvero al pettine e che gli italiani si renderanno conto di come gli ultimi Governi di centrosinistra abbiano soltanto pensato a rimandare la soluzione dei problemi di bilancio con l'irresponsabile intento di scaricare sui prossimi Governi l'approvazione di quelle riforme strutturali che l'Italia necessita, mai attuate perché hanno un impatto elettorale fortemente negativo.

Questa manovrina è stata presentata dal Governo come un insieme di misure per raggiungere contemporaneamente due obiettivi: crescita economica e rispetto degli obiettivi di finanza pubblica. Ahimè, possiamo affermare che nel testo è entrato di tutto, tanto che la misura è diventata una delle classiche manovre omnibus che speravamo, sinceramente, di esserci lasciati definitivamente alle spalle.

Se però le misure introdotte sono tante, è anche vero che quelle che impatteranno positivamente sulla crescita sono davvero poche. La politica fiscale alla base di questa manovra, infatti, è a tutti gli effetti restrittiva, in quanto imposta all'Italia dalla Commissione europea, con il solo scopo di correggere l'eccesso di deficit pubblico attualmente esistente, che non permette al nostro Paese di rimanere in linea con il percorso di convergenza verso il pareggio di bilancio previsto dai trattati europei.

Poiché i Governi di centrosinistra che si sono succeduti negli ultimi anni hanno fallito il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, ecco allora che si è reso necessario questo ennesimo intervento, che il Governo ha attuato mediante un mix di riduzione della spesa pubblica e aumento della pressione fiscale.

Sulla riduzione della spesa il Tesoro ha pensato di effettuare dei tagli ai Ministeri, senza però specificare nel dettaglio come questi verranno realizzati. Inoltre, dal momento che la manovra entrerà a regime soltanto nella seconda metà del 2017, appare piuttosto difficile che i tagli previsti si possano realizzare completamente. A proposito di tagli di spesa, ci chiediamo che fine abbia fatto il programma di spending review che il Ministro Padoan ha più volte promesso di attuare, ma rimasto finora lettera morta.

La parte della manovra che desta maggiori preoccupazioni è quella relativa ad un nuovo aumento della pressione fiscale, che dipenderà, tra le altre cause, dalla proroga dello split payment, un intervento presentato dal Governo come misura antievasione, ma che si concretizzerà in una vera e propria tassa sulla liquidità delle imprese e dei professionisti fornitori di beni e servizi della pubblica amministrazione.

Non vi è tuttavia alcuna giustificazione economica alla misura in base alla quale la pubblica amministrazione procede al pagamento dei suoi fornitori al netto dell'IVA sull'erroneo presupposto che questi siano degli evasori fiscali. Tale strumento si rivela infatti una misura di natura non preventiva, ma presuntiva.

In altri termini, anziché disincentivare l'evasione fiscale colpendo chi ha effettivamente commesso un reato, si creano degli incentivi ad adottare comportamenti scorretti, dal momento che tutti i fornitori vengono considerati dei potenziali evasori. Questa erronea, quanto arbitraria, considerazione, costituisce una violazione dei principi anche di ordine etico cui si ispira un sistema democratico compiuto, ovvero quelli di lealtà e fiducia reciproca tra Stato e contribuente.

La misura in questione non è contestabile soltanto sotto il profilo morale, ma anche in relazione ai risultati attesi dal Governo in termini di gettito. In particolare, il gettito stimato dall'Esecutivo relativo alle misure antievasione quantificato in 2,1 miliardi di euro appare eccessivamente ottimistico, poiché non tiene conto del fatto che l'ammontare di evasione fiscale generato dai fornitori della pubblica amministrazione è inferiore alle stime. A riprova di ciò, basti pensare a quanto sta accadendo relativamente ad un'altra misura antievasione voluta dal Governo per aumentare le entrate statali, quella della voluntary disclosure nella sua seconda versione. Ebbene, dai primi dati che iniziano a circolare relativi al numero di adesioni, si scopre che le stime del Governo sono risultate del tutto ottimistiche e che il gettito effettivo derivante dalla tassazione dei capitali rimpatriati è notevolmente inferiore a quanto sperato. Tutto ciò si traduce in un ennesimo buco di bilancio, che si andrà ad aggiungere al conto già salato della prossima manovra autunnale.

Le misure antievasione stanno diventando sempre più frequentemente un modo subdolo utilizzato dal Governo per camuffare l'aumento di tasse, che non si risolve quasi mai in un sostanziale aumento di gettito e che produce l'effetto negativo di peggiorare il rapporto di fiducia tra Stato e contribuente.

Nel frattempo, la Commissione europea ha fatto pervenire al Tesoro una lettera nella quale chiede di sapere il motivo per cui i debiti commerciali della pubblica amministrazione vengono pagati ancora oltre il limite temporale stabilito dalla direttiva europea nonostante l'ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, avesse promesso, appena insediatosi, di pagare l'intero ammontare dei debiti dello Stato nei confronti delle imprese entro il 21 settembre 2012, giorno di San Matteo. Ci chiediamo che fiducia possa mai ispirare un Governo che tassa i contribuenti presumendo che essi siano degli evasori quando poi esso è il primo a non rispettare gli accordi circa il pagamento dei propri debiti. La verità è che questo Governo ha ormai esaurito tutti gli spazi di manovra fiscale a sua disposizione, oltre che i soldi necessari per realizzare quanto propone. Si accorge, da un lato, di non poter più aumentare il livello di tassazione in quanto è già a livelli record su scala mondiale e, dall'altro, è costretto dalla Commissione europea ad intervenire per ridurre il deficit. Una situazione finanziaria disastrosa che mette l'Italia a rischio procedura di infrazione per debito eccessivo, procedura che potrebbe scattare davvero nel caso in cui, già a partire dalla prossima legge di bilancio, il Governo non dimostri di prendere misure incisive per la riduzione del livello di indebitamento. Ciò si tradurrà necessariamente in altre tasse, magari la famosa patrimoniale, o la reintroduzione della tassazione sulla prima casa come richiesto dalla Commissione, oppure un improbabile taglio drastico della spesa pubblica unito a privatizzazioni delle imprese statali più volte annunciate dal Ministro Padoan e finora mai realizzate. I Governi Renzi e Gentiloni hanno potuto godere di condizioni di politica monetaria estremamente favorevoli per poter risistemare i conti pubblici. Con le misure straordinarie intraprese dalla Banca centrale europea infatti i tassi di interesse sono calati al minimo storico, addirittura portandosi in territorio negativo e così il valore dei rendimenti dei titoli di Stato italiani, consentendo un risparmio in conto interesse quantificabile in diverse decine di miliardi di euro. Come sottolineato anche da Mario Draghi queste situazioni avrebbero dovuto incentivare l'adozione di riforme strutturali da parte del Governo italiano. Purtroppo però gli ultimi due Governi non hanno ascoltato i consigli di Mario Draghi e hanno sperperato il tesoretto a loro disposizione elargendo mance elettorali che hanno avuto un effetto quasi nullo sui consumi, sugli investimenti e sulla crescita del Paese. Ora che il programma di allentamento monetario da parte della Banca centrale europea sta volgendo al termine, l'Italia si troverà nuovamente in una posizione di debolezza sui mercati finanziari, aumenteranno i rendimenti BTP, lo spread e il rischio per il settore bancario, attualmente al collasso e per il quale questo Governo dimostra di non avere una strategia efficace. Per tutti questi motivi il nostro gruppo sull'ennesimo voto di fiducia proposto dal Governo Gentiloni annuncia il voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Vorrei fare una premessa a questo voto di fiducia. Intanto - non credo nessuno l'abbia rilevato - oggi si vota la fiducia su una manovra correttiva della finanza pubblica. Ma perché siamo arrivati a votare una fiducia quando il lavoro in Commissione è stato lungo, collaborativo, duro in alcuni aspetti ma comunque è rientrato nell'ambito della collaborazione e del confronto tra tutte le forze politiche? Credo che oggi in Aula si sia arrivati a porre la questione di fiducia per paura più degli eventuali emendamenti che potevano arrivare dalla maggioranza che non dalle opposizioni, perché abbiamo dimostrato più volte di aver interesse ad intervenire, a promuovere e anche a correggere quanto inserito in questa manovra correttiva ma certo non con un carattere ostruzionistico. Quindi in un giorno, un giorno e mezzo, poiché comunque ci accingiamo a votare la manovra domani, si sarebbe potuto fare una chiara discussione su un numero ristretto di emendamenti, su quelli che erano magari i temi più importanti, i temi più caldi. Quindi chiedete una fiducia sulla manovra economica che non era necessaria ed è questo un motivo già per votarvi “no” alla questione di fiducia.

Inoltre, entrando nel merito, parliamo di una manovra correttiva: se c'è una correzione da fare ci sono degli errori commessi a monte. È chiaro ed evidente che l'ultima volta che abbiamo discusso una legge di bilancio in quest'Aula è stata posta nuovamente una questione di fiducia.

Io quindi chiedo alla maggioranza e a tutto il Parlamento: ma avete dato una fiducia ad un Governo che ha fatto degli errori di programmazione che oggi sta ammettendo? Siamo costretti a rimettere mano ai saldi di finanza pubblica del 2017 perché nel febbraio 2017 la Commissione europea ha rilevato effettivamente un errore di programmazione che voi avete accettato: evidentemente non riuscite a raggiungere il pareggio di bilancio, da raggiungere nel 2019, con quanto previsto nella legge di bilancio. Quindi non riuscite nemmeno a rispettare una regola da voi posta, da voi inserita addirittura in Costituzione, e oggi chiedete una correzione perché la Commissione europea se n'è accorta e quindi avete preso in giro gli italiani, la Commissione europea, i vostri partner. Dopo tutto questo, oggi il Governo viene a chiederci la fiducia: ma come pretendete che i cittadini vi diano fiducia su un ennesimo errore di programmazione? Noi voteremo “no” anche per questo.

Avete soppresso l'istituto dei voucher per non sottoporvi al referendum popolare già previsto per questo periodo e oggi, dopo aver soppresso quell'istituto, lo avete reinserito in questa manovra con un emendamento della maggioranza seppur sotto la forma di una modifica da parte del Parlamento ma in realtà avete reintrodotto quanto c'era prima, per evitare anche in questo caso di sottoporvi al giudizio dei cittadini. Quindi chiedete una fiducia su una manovra che fa questo: un altro motivo per votarvi “no” a questa fiducia.

La riduzione del deficit che oggi l'Europa ci chiede e che con questa manovra voi operate è fondata su un concetto di base, il pareggio di bilancio, che noi assolutamente abbiamo sempre ritenuto responsabile di tutta la situazione attualmente esistente sui nostri conti. Oggi si chiede, quindi, agli italiani di ridurre la spesa che facciamo in deficit per assicurare loro i servizi essenziali: infatti ricordiamo che già la manovra economica prevista per quest'anno non era di carattere espansivo, anzi conteneva ancora la cancellazione delle clausole di salvaguardia per il 2017 ma le manteneva ancora per il futuro, quindi con una prospettiva di ulteriori tasse che comunque restringono le potenzialità di sviluppo del Paese e noi siamo fortemente contrari a questo. Quindi voi state chiedendo la fiducia ad un Paese che il 4 dicembre vi ha già dimostrato di negarvela: tutti coloro che hanno votato no, ve lo riconfermano e noi siamo qui a ribadire il “no” a questa fiducia. Ma aggiungo che anche coloro che avevano votato “sì” dietro promesse prereferendarie che hanno determinato il surplus di deficit che oggi voi state andando a togliere, anche coloro che vi avevano dato credito, che votarono “sì” a quel referendum, oggi con questa marcia indietro voteranno “no” e ci chiedono di votare “no” alla fiducia. Questa è la realtà: voi chiedete collaborazione ma, anche quando c'è collaborazione, venite in Aula e ponete la fiducia. Con quale criterio definite questo un modo di collaborare?

Infine, mi avvio alla conclusione, si inseriscono norme discutibili: non possiamo non citare la norma Franceschini, cucita sul Ministro Franceschini, una norma di carattere ordinamentale che, a nostro avviso, non sarebbe dovuta nemmeno essere tra gli emendamenti del Governo ammessi. Eppure con questo atto di sfiducia verso la giustizia amministrativa, voi oggi chiedete la fiducia al Parlamento: un altro motivo per votarvi “no”.

Ma veniamo anche ai numeri inclusi in questa manovra. Sono numeri tutti basati sulla lotta all'evasione e all'elusione fiscale, tutti numeri previsionali; oggi possiamo già guardare a quella che è stata la voluntarydisclosure, la voluntarybis, che avete incluso nella legge di bilancio 2017, che non sta determinando quell'introito, quel gettito previsto. Oggi, sulla base di altre previsioni, mettete a copertura previsioni del tutto improbabili, o comunque non certe, sulle quali si è espressa anche la Corte dei conti. Proprio riguardando quelle che sono le coperture principali che sono alla base di questa manovra correttiva, la Corte dei conti si è espressa in maniera chiara, e noi vogliamo sottolineare questo: le maggiori entrate, che per la loro natura non sono di assoluta certezza - queste sono le parole depositate dalla Corte dei conti in audizione - suggeriscono che questo Parlamento sia destinatario, dopo un opportuno monitoraggio, di un'apposita informativa sull'efficacia di queste misure. Voglio che la nostra Commissione bilancio, soprattutto tra qualche mese, prima ancora che sia varata la legge di bilancio, vada a verificare quanto realmente è previsto in questa norma, perché non possiamo prendere in giro gli italiani o anche i nostri partner europei dicendo che con questa manovra correttiva noi riusciamo comunque a rientrare in quelli che erano i numeri previsti dall'indebitamento netto.

Noi li vogliamo verificare, e vi chiederemo una verifica a breve termine, perché altrimenti sarà un'altra manovra lacrime e sangue, quella che andremo ad affrontare nell'ultimo periodo di questa legislatura, che ormai volge al termine.

Vorrei citare anche un ultimo punto, il più eclatante: si va a tassare il gioco, ad aumentare il prelievo sul gioco. È giustissimo, perché tutti sposano questa causa, ma mi chiedo che Paese è questo, che promuove il gioco d'azzardo, nel senso che non ne limita la pubblicità - un Governo che si rifiuta di limitare la pubblicità sul gioco d'azzardo -, e poi va a tassare quei cittadini che in quel vizio, in quella malattia ci cascano. Come possiamo correggere i nostri conti continuando a tirare soldi indirettamente dai cittadini, anche da quei cittadini che giocano? Signori, questa è la sintesi di tutte le motivazioni che ci portano a dire “no” a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Covello. Ne ha facoltà.

STEFANIA COVELLO. Signor Presidente, questa sera ci apprestiamo a votare la fiducia su un testo di straordinaria importanza per il Paese: un decreto che è giunto in Aula dopo un ampio ed intensissimo lavoro svolto in Commissione nel corso di queste due settimane, ed è un provvedimento che interessa la maggior parte dei segmenti e delle categorie produttive del Paese.

Mi dispiace che qualche collega di qualche gruppo, anche appartenente al centrosinistra, non sia entrato nel merito della politica, nel merito della questione, nel merito della manovrina, e si sia attenuto semplicemente, con dei preamboli in maniera alquanto superficiale, non entrando in profondità, a dire che non darà la propria fiducia a questo decreto.

Non è stato affatto un percorso agevole, perché coniugare correzione dei conti pubblici a misure di sviluppo e sostegno dell'economia è una cosa abbastanza complicata. Abbiamo svolto i nostri lavori non perdendo mai di vista quelle che erano state le linee di demarcazione individuate dal Ministro Padoan, perché nel confronto con l'Unione europea noi ci siamo andati consapevoli della forza di un percorso di risanamento portato avanti in questi anni, e della necessità assoluta di non compromettere i segnali di ripresa che si registrano in nome di un rigidismo che in Europa, anche dopo le ultime elezioni francesi, si è dimostrato superato e da cambiare, assolutamente da cambiare.

L'intervento di correzione sui conti pubblici è stato operato attraverso le entrate e tagli di spesa. Tutto questo ci consentirà di migliorare di uno 0,2 per cento il PIL, e destineremo quelle che saranno le maggiori risorse che deriveranno da queste misure per i prossimi anni a disinnescare le clausole di salvaguardia, che qualcuno agita come spauracchi, e che noi, che le abbiamo ereditate - questo vale la pena ricordarlo - vogliamo superare completamente.

Continuiamo nel contrasto all'evasione fiscale, proseguiamo nel migliorare il rapporto tra fisco e cittadini, manteniamo la voluntarydisclosure e abbiamo dato un'accelerazione dei rimborsi da conto fiscale per i soggetti passivi di imposta, cui si applica il cosiddetto split payment. Naturalmente queste cose sono state magistralmente spiegate dal relatore, onorevole Mauro Guerra, durante queste due settimane di grande lavoro. Anticipazioni e rimborsi, sia detto per inciso, dei quali beneficeranno non soltanto i soggetti interessati direttamente dallo splitpayment, ma tutti i contribuenti, anche attraverso norme su detrazioni e compensazioni.

Coraggiosamente, anche a differenza di altri Paesi, abbiamo introdotto la cosiddetta webtax, dopo un lavoro approfondito che da tempo era stato avviato dalla Commissione bilancio e da questo Parlamento. Una misura di grande equità, perché prevediamo che le società non residenti, che appartengono a gruppi multinazionali con ricavi superiori a 1 miliardo di euro e che effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizi in Italia per un ammontare superiore a 50 milioni avvalendosi di società residenti o di stabili organizzazioni, possono avvalersi di una procedura di cooperazione e collaborazione rafforzata per la definizione dei debiti tributari. L'Agenzia delle entrate valuterà i requisiti della stabile organizzazione, e questo definirà naturalmente un nuovo regime di adempimento collaborativo. Abbiamo previsto, come è stato più volte detto in Commissione bilancio, che parte preponderante delle risorse derivanti da questa misura siano destinate al sostegno delle persone non autosufficienti, come ha detto spesso e come ha ripetuto in maniera reiterata il nostro capogruppo, Maino Marchi, e per quota parte alla riduzione del peso fiscale. È una misura straordinariamente innovativa, che ci pone all'avanguardia, e che può far scuola.

Discipliniamo tramite cedolare secca i redditi derivanti da locazioni brevi di immobili ad uso abitativo, anche per contrastare forme di concorrenza sleale. In questo decreto ci sono norme che ridefiniscono la tassazione sui tabacchi e sui giochi, e procediamo nella riduzione delle macchinette da gioco. Questo sempre, ad onor del vero, a differenza di chi continua a sparare notizie false sui social, perché purtroppo anche a questo dobbiamo assistere, alle falsità che vengono dette sui social, le classiche balle… le classiche bufale, perdonatemi. Non uso mai un linguaggio colorito, ma ogni tanto va fatto, perché rivendichiamo la verità, come Partito Democratico.

Siamo intervenuti a sostegno degli enti locali, in particolare delle province, che dopo il 4 dicembre si sono trovate nella terra di nessuno, perché dopo la mancata riforma questi enti ci sono e vanno messi nelle condizioni di poter assolvere ai propri compiti istituzionali. E noi, con attenzione e senso di responsabilità, abbiamo fatto questo, perché sappiamo che strade e scuole inprimis dipendono dalle province. Abbiamo previsto un contributo in favore delle province per l'attività di manutenzione straordinaria della rete viaria di competenza delle province e delle regioni, anche per gli interventi di edilizia scolastica. Siamo anche intervenuti sulla ripartizione del Fondo per il trasporto pubblico locale, sapendo la sofferenza che vivono i lavoratori del TPL e i pendolari. Noi non alimentiamo le proteste, cerchiamo di risolvere i problemi. Ci sono misure a sostegno delle infrastrutture e dei trasporti su tutto il territorio nazionale; il prestito ponte per Alitalia, perché noi il lavoro lo difendiamo sempre. Ed è per questo che abbiamo introdotto norme per regolamentare nuovamente il lavoro occasionale, per come ha detto la nostra onorevole collega Titti Di Salvo, perché solo coloro che parlano di lavoro senza conoscere la società possono contestare ideologicamente queste norme. Noi difendiamo chi presta lavoro occasionale da forme di sfruttamento e lavoro nero; abbiamo messo paletti rigidi, ma non potevamo lasciare un vuoto normativo così ampio, in cui a spadroneggiare sarebbe stata la speculazione illegale, questo non l'avremmo potuto consentire mai.

Abbiamo ripristinato le competenze dell'anticorruzione, a dispetto di quanti in malafede pensavano che ci fossero oscure manovre.

Poi, va ricordata una parte importante del provvedimento, che è presente anche nel titolo del decreto e che riguarda gli interventi a sostegno delle zone terremotate.

Sappiamo, come ha detto anche nell'ultima dichiarazione di voto l'onorevole Marina Sereni, quando siamo approdati in Aula con una riforma adhoc anche su questo, che in Commissione bilancio abbiamo approfondito ulteriormente poi tutto ciò.

Conosciamo e rispettiamo la sofferenza di questi territori, della gente, delle persone e noi la parte del legislatore la svolgiamo con questa consapevolezza e proprio partendo da questo abbiamo introdotto strumenti finanziari volti ad agevolare l'effettuazione di investimenti connessi alla ricostruzione da parte degli enti locali colpiti, misure finalizzate a sostenere le capacità di progettazione dei comuni delle aree colpite, a sostegno del commercio e del turismo in quelle aree, quindi grande attenzione e mobilitazione.

E poi c'è il capitolo cultura, con l'incremento del corpo docente, il sostegno dei sistemi bibliotecari, l'incremento delle risorse per Matera 2019 e non c'è una norma anti-TAR - vorrei precisarlo anche al collega Cariello, che ne parlava prima - perché non vale per quanto accaduto pochi giorni fa, ma viene stabilito invece il principio che per la direzione dei nostri luoghi di cultura possano ambire anche professionalità e competenze di livello internazionale.

Aboliamo le monetine, questa è stata una battaglia dei nostri colleghi, tra cui l'onorevole Sergio Boccadutri, aboliamo le monetine da uno e due centesimi: sembra una cosa da poco, ma avrà un un impatto positivissimo.

Abbiamo previsto un sostegno per le mense scolastiche, biologiche, per come è stato avviato questo lavoro anche in Commissione agricoltura, perché noi alla salute alimentare ci teniamo davvero e non solo con i post su blog, ma cerchiamo di farlo e attuarlo nella pratica, con i fatti, con la politica dei fatti.

Questa è la sintesi di questo provvedimento, signor Presidente, solo per citare le misure tra le più importanti.

Abbiamo dimostrato ancora una volta e lo abbiamo fatto con una Commissione che ha lavorato veramente in maniera da stakanovisti, insieme al presidente Boccia, insieme al relatore Mauro Guerra, insieme al capogruppo e a tutti i colleghi.

Naturalmente ieri però - io devo precisarla questa cosa - abbiamo dimostrato ancora una volta che risanamento e sviluppo possono camminare insieme, devono camminare insieme e ieri un deputato Cinquestelle, se non ricordo male il collega Sorial, ha testualmente detto: “Noi vogliamo andare a votare e giocarci il Governo di questo Paese”, caro Presidente Giachetti. “Giocarci” è il termine che segna a mio avviso la differenza tra noi e il MoVimento 5 Stelle: noi al Paese vogliamo bene, voi del MoVimento 5 Stelle volete giocarvelo il Paese, ma se questa è la vostra intenzione, dubito che gli italiani ve lo consentiranno.

Per tutte queste ragioni ho l'onore di dire, a nome del Partito Democratico, che votiamo convintamente la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 17,35, sospendo la seduta fino a tale ora. Procediamo sin d'ora però all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

  (Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dall'onorevole Borletti Dell'Acqua.

La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,35.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4444-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire l'ordinato svolgimento delle votazioni, la Presidenza accoglierà un numero di richieste d'anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco dalla Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto a estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincia la chiama: la chiama avrà inizio dalla deputata Borletti Dell'Acqua.

Colleghi, vi prego di lasciare libero il passaggio per poter votare, così guadagniamo tutti tempo.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ORE 18,08)

PRESIDENTE. (Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ORE 18,10)

PRESIDENTE. (Segue la chiama)

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

  Presenti   462

  Votanti   457

  Astenuti   5

  Maggioranza  229

  Hanno risposto   315

  Hanno risposto no  142.

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Agostini Luciano

Aiello Ferdinando

Alfano Gioacchino

Alfreider Daniel

Alli Paolo

Amato Maria

Amendola Vincenzo

Amici Sesa

Amoddio Sofia

Antezza Maria

Argentin Ileana

Arlotti Tiziano

Ascani Anna

Barbanti Sebastiano

Baretta Pier Paolo

Bargero Cristina

Baruffi Davide

Basso Lorenzo

Battaglia Demetrio

Bazoli Alfredo

Becattini Lorenzo

Benamati Gianluca

Beni Paolo

Bergonzi Marco

Berlinghieri Marina

Berretta Giuseppe

Bianchi Dorina

Bianchi Stella

Bindi Rosy

Bini Caterina

Biondelli Franca

Blazina Tamara

Bobba Luigi

Boccadutri Sergio

Bocci Gianpiero

Boccia Francesco

Boccuzzi Antonio

Boldrini Paola

Bombassei Alberto

Bonaccorsi Lorenza

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna

Bosco Antonino

Braga Chiara

Bragantini Paola

Brandolin Giorgio

Bratti Alessandro

Bressa Gianclaudio

Bruno Bossio Vincenza

Bueno Renata

Camani Vanessa

Cani Emanuele

Capelli Roberto

Capone Salvatore

Capozzolo Sabrina

Carbone Ernesto

Cardinale Daniela

Carella Renzo

Carloni Anna Maria

Carnevali Elena

Carocci Mara

Carra Marco

Carrescia Piergiorgio

Casati Ezio Primo

Casellato Floriana

Casero Luigi

Cassano Franco

Castricone Antonio

Catalano Ivan

Cenni Susanna

Censore Bruno

Chaouki Khalid

Cicchitto Fabrizio

Coccia Laura

Colaninno Matteo

Cominelli Miriam

Coppola Paolo

Coscia Maria

Costa Enrico

Cova Paolo

Covello Stefania

Crimì Filippo

Crivellari Diego

Culotta Magda

Cuomo Antonio

Cuperlo Giovanni

Currò Tommaso

D'Alia Gianpiero

Dallai Luigi

Dal Moro Gian Pietro

Dambruoso Stefano

Damiano Cesare

D'Arienzo Vincenzo

Del Basso De Caro Umberto

Dellai Lorenzo

Dell'Aringa Carlo

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Di Gioia Lello

Di Lello Marco

Di Maio Marco

D'Incecco Vittoria

Di Salvo Titti

Donati Marco

D'Ottavio Umberto

Ermini David

Fabbri Marilena

Falcone Giovanni

Famiglietti Luigi

Fanucci Edoardo

Faraone Davide

Farina Gianni

Fauttilli Federico

Ferranti Donatella

Ferrari Alan

Ferro Andrea

Fiano Emanuele

Fiorio Massimo

Fioroni Giuseppe

Fontana Cinzia Maria

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusilli Gianluca

Gadda Maria Chiara

Galgano Adriana

Galli Giampaolo

Gandolfi Paolo

Garavini Laura

Garofalo Vincenzo

Garofani Francesco Saverio

Gasparini Daniela Matilde Maria

Gebhard Renate

Ghizzoni Manuela

Giachetti Roberto

Giacobbe Anna

Giacomelli Antonello

Gigli Gian Luigi

Ginato Federico

Ginefra Dario

Ginoble Tommaso

Giorgis Andrea

Gitti Gregorio

Giuliani Fabrizia

Giulietti Giampiero

Gnecchi Marialuisa

Gozi Sandro

Grassi Gero

Greco Maria Gaetana

Gribaudo Chiara

Guerini Giuseppe

Guerini Lorenzo

Guerra Mauro

Gutgeld Itzhak Yoram

Iacono Maria

Iannuzzi Tino

Impegno Leonardo

Incerti Antonella

Iori Vanna

Lattuca Enzo

Lauricella Giuseppe

Lavagno Fabio

Lenzi Donata

Librandi Gianfranco

Locatelli Pia Elda

Lodolini Emanuele

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Maestri Patrizia

Magorno Ernesto

Malisani Gianna

Malpezzi Simona Flavia

Manciulli Andrea

Manfredi Massimiliano

Manzi Irene

Marantelli Daniele

Marazziti Mario

Marchetti Marco

Marchi Maino

Marguerettaz Rudi Franco

Mariani Raffaella

Mariano Elisa

Marotta Antonio

Marrocu Siro

Marroni Umberto

Martella Andrea

Martino Pierdomenico

Massa Federico

Mattiello Davide

Mauri Matteo

Mazziotti Di Celso Andrea

Mazzoli Alessandro

Melilli Fabio

Meloni Marco

Meta Michele Pompeo

Miccoli Marco

Migliore Gennaro

Minardo Antonino

Minnucci Emiliano

Miotto Anna Margherita

Misiani Antonio

Misuraca Dore

Molea Bruno

Monchiero Giovanni

Mongiello Colomba

Montroni Daniele

Morani Alessia

Morassut Roberto

Moretto Sara

Moscatt Antonino

Mottola Giovanni Carlo Francesco

Mura Romina

Naccarato Alessandro

Nardi Martina

Narduolo Giulia

Nesi Edoardo

Nicoletti Michele

Oliaro Roberta

Oliverio Nicodemo Nazzareno

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Ottobre Mauro

Pagani Alberto

Palladino Giovanni

Palma Giovanna

Paris Valentina

Parrini Dario

Pastorelli Oreste

Patriarca Edoardo

Pelillo Michele

Peluffo Vinicio Giuseppe Guido

Pes Caterina

Petrini Paolo

Piazzoni Ileana Cathia

Piccione Teresa

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Salvatore

Piccone Filippo

Piepoli Gaetano

Pilozzi Nazzareno

Pini Giuditta

Pinna Paola

Pisicchio Pino

Pizzolante Sergio

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Porta Fabio

Portas Giacomo Antonio

Preziosi Ernesto

Prina Francesco

Quartapelle Procopio Lia

Quintarelli Giuseppe Stefano

Raciti Fausto

Rampi Roberto

Realacci Ermete

Ribaudo Francesco

Richetti Matteo

Rigoni Andrea

Rocchi Maria Grazia

Romanini Giuseppe

Romano Andrea

Rosato Ettore

Rossi Domenico

Rossi Paolo

Rossomando Anna

Rostellato Gessica

Rotta Alessia

Rubinato Simonetta

Rughetti Angelo

Sanga Giovanni

Sani Luca

Sanna Francesco

Sanna Giovanna

Santerini Milena

Sberna Mario

Sbrollini Daniela

Scalfarotto Ivan

Schirò Gea

Schullian Manfred

Scopelliti Rosanna

Scuvera Chiara

Senaldi Angelo

Sereni Marina

Sgambato Camilla

Simoni Elisa

Tabacci Bruno

Tacconi Alessio

Tancredi Paolo

Taranto Luigi

Taricco Mino

Tartaglione Assunta

Tentori Veronica

Terrosi Alessandra

Tidei Marietta

Tinagli Irene

Tullo Mario

Valente Valeria

Valiante Simone

Vazio Franco

Vecchio Andrea

Velo Silvia

Venittelli Laura

Ventricelli Liliana

Verini Walter

Vico Ludovico

Vignali Raffaello

Villecco Calipari Rosa Maria

Zampa Sandra

Zan Alessandro

Zanin Giorgio

Zardini Diego

Hanno risposto no:

Abrignani Ignazio

Agostinelli Donatella

Airaudo Giorgio

Alberti Ferdinando

Altieri Trifone

Attaguile Angelo

Baldelli Simone

Baroni Massimo Enrico

Battelli Sergio

Bechis Eleonora

Benedetti Silvia

Bergamini Deborah

Bernini Massimiliano

Bernini Paolo

Biancofiore Michaela

Biasotti Sandro

Borghese Mario

Borghesi Stefano

Bossi Umberto

Bragantini Matteo

Brescia Giuseppe

Brignone Beatrice

Brugnerotto Marco

Brunetta Renato

Busin Filippo

Businarolo Francesca

Calabria Annagrazia

Caparini Davide

Capezzone Daniele

Carfagna Maria Rosaria

Cariello Francesco

Carinelli Paola

Castiello Giuseppina

Catanoso Genoese Francesco Detto Basilio Catanoso

Ciprini Tiziana

Civati Giuseppe

Colletti Andrea

Colonnese Vega

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

Corsaro Massimo Enrico

Cozzolino Emanuele

Crimi Rocco

Crippa Davide

Daga Federica

Dall'Osso Matteo

Da Villa Marco

De Girolamo Nunzia

Del Grosso Daniele

De Rosa Massimo Felice

Di Benedetto Chiara

Dieni Federica

Distaso Antonio

Di Stefano Fabrizio

Di Vita Giulia

Faenzi Monica

Fantinati Mattia

Farina Daniele

Fassina Stefano

Ferraresi Vittorio

Fontana Gregorio

Fratoianni Nicola

Furnari Alessandro

Gagnarli Chiara

Gallo Luigi

Garnero Santanchè Daniela

Giacomoni Sestino

Giammanco Gabriella

Giordano Giancarlo

Giorgetti Giancarlo

Gregori Monica

Guidesi Guido

Iannuzzi Cristian

Invernizzi Cristian

Laffranco Pietro

La Russa Ignazio

Latronico Cosimo

Longo Piero

Lorefice Marialucia

Lupo Loredana

Maestri Andrea

Mannino Claudia

Marcolin Marco

Marcon Giulio

Martino Antonio

Marzana Maria

Merlo Ricardo Antonio

Micillo Salvatore

Milanato Lorena

Murgia Bruno

Nesci Dalila

Occhiuto Roberto

Pagano Alessandro

Palazzotto Erasmo

Palese Rocco

Palmizio Elio Massimo

Parentela Paolo

Parisi Massimo

Petraroli Cosimo

Petrenga Giovanna

Picchi Guglielmo

Pili Mauro

Pini Gianluca

Piso Vincenzo

Placido Antonio

Polverini Renata

Prataviera Emanuele

Prestigiacomo Stefania

Prodani Aris

Rampelli Fabio

Rizzetto Walter

Rizzo Gianluca

Romano Paolo Nicolò

Romele Giuseppe

Rondini Marco

Rotondi Gianfranco

Ruocco Carla

Russo Paolo

Saltamartini Barbara

Sarro Carlo

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Secco Dino

Sibilia Carlo

Simonetti Roberto

Sisto Francesco Paolo

Sorial Girgis Giorgio

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Squeri Luca

Tofalo Angelo

Toninelli Danilo

Tripiedi Davide

Turco Tancredi

Vacca Gianluca

Vallascas Andrea

Vargiu Pierpaolo

Vella Paolo

Vignaroli Stefano

Villarosa Alessio

Vito Elio

Zolezzi Alberto

Si sono astenuti:

D'Agostino Angelo Antonio

Lacquaniti Luigi

Lainati Giorgio

Vezzali Maria Valentina

Zanetti Enrico

Sono in missione:

Adornato Ferdinando

Alfano Angelino

Artini Massimo

Bellanova Teresa

Bonifazi Francesco

Boschi Maria Elena

Castiglione Giuseppe

Catania Mario

Causin Andrea

Centemero Elena

Cesaro Antimo

Cimbro Eleonora

Cirielli Edmondo

Costantino Celeste

Di Maio Luigi

Epifani Ettore Guglielmo

Fedi Marco

Fedriga Massimiliano

Fico Roberto

Fontanelli Paolo

Fraccaro Riccardo

Galati Giuseppe

Gelli Federico

Gentiloni Silveri Paolo

Laforgia Francesco

Lotti Luca

Mucci Mara

Pannarale Annalisa

Polidori Catia

Ravetto Laura

Romano Francesco Saverio

Rostan Michela

Scanu Gian Piero

Sottanelli Giulio Cesare

Terzoni Patrizia

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Avverto inoltre che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, procederemo, nel corso della seduta odierna, allo svolgimento di eventuali interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e dell'espressione del parere dei medesimi da parte del rappresentante del Governo. Le votazioni sugli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale avranno luogo nella seduta di domani, 1° giugno, a partire dalle ore 9,30.

Avverto, infine, che sono in distribuzione le versioni corrette degli ordini del giorno Ventricelli n. 9/4444-A/138 e Colletti n. 9/4444-A/153 (Vedi l'allegato A).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4444-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

La Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno di contenuto analogo a quello di emendamenti già dichiarati inammissibili in sede referente per estraneità di materia: Arlotti n. 9/4444-A/5, recante una deroga all'applicazione delle norme di contenimento della spesa per le camere di commercio che abbiano concluso le procedure di accorpamento; Montroni n. 9/4444-A/10, relativo agli organi e alle procedure per il rilascio del certificato di abilitazione per addetti alla manutenzione nel comparto ascensoristico; Vaccaro n. 9/4444-A/12, volto a prevedere che gli enti locali possano richiedere interessi legali nell'ambito delle controversie tributarie; Rizzetto n. 9/4444-A/14, concernente iniziative in materia di agevolazioni fiscali su prodotti di prima necessità per l'infanzia; Sani n. 9/4444-A/16, riguardante la possibilità per le amministrazioni locali di contrarre mutui per l'adeguamento di immobili da destinare a caserma per le forze dell'ordine; Plangger n. 9/4444-A/24, relativo all'aggiornamento degli importi relativi al fatturato delle farmacie rurali; Fiorio n. 9/4444-A/27, volto ad estendere l'ambito dell'applicazione dell'aliquota per le cessioni di prodotti della panetteria; Marcon n. 9/4444-A/32, recante l'istituzione presso il Ministero dell'economia del Fondo di sostegno allo sviluppo dell'economia solidale; Andrea Maestri n. 9/4444-A/33, in materia di integrazione delle operazioni di utilizzo delle risorse provenienti dalla vendita di immobili al fine del finanziamento del programma sperimentale per la riduzione del disagio abitativo; Fratoianni n. 9/4444-A/36, concernente l'abrogazione dell'articolo 111-bis, comma 4, in materia di finanza etica, del testo unico bancario; Cimbro n. 9/4444-A/40, in materia di concorso dei dirigenti scolastici; Ferrara n. 9/4444-A/58, riguardante forme di compensazione per l'utenza pendolare del trasporto pubblico locale; Piras n. 9/4444-A/72, che prevede il finanziamento del Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro; Caparini n. 9/4444-A/99, concernente la destinazione del 2 per mille ad associazioni culturali; Cominelli n. 9/4444-A/142, relativo alla destinazione del 2 per mille alle bande musicali; Marzana n. 9/4444-A/164, volto ad escludere l'esternalizzazione dei servizi corrispondenti alle mansioni svolte dai collaboratori scolastici e a prevedere l'indizione dei bandi per l'aggiornamento delle graduatorie provinciali; L'Abbate n. 9/4444-A/172, riguardante misure in favore del comune di Montescaglioso colpito da un evento franoso; Terzoni n. 9/4444-A/176, recante l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio di una direzione generale per la promozione della mobilità integrata e sostenibile; Villarosa n. 9/4444-A/177, volto a prevedere l'eliminazione della presunzione di assolvimento dell'obbligo di assicurazione per i veicoli immatricolati all'estero e circolanti in Italia; Calabrò n. 9/4444-A/179, concernente misure per i medici ex-condotti; Fabrizio Di Stefano n. 9/4444-A/180, volto a prevedere l'istituzione di un Fondo per la tutela e gestione di immobili in esecuzione forzata.

Avverto altresì che la Presidenza non ritiene ammissibili, sempre ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno che recano un contenuto estraneo rispetto alle materie trattate dal provvedimento: D'Ottavio n. 9/4444-A/39, recante iniziative a sostegno della Convention della World Design Organization che avrà luogo a Torino; Mongiello n. 9/4444-A/82, riguardante iniziative per ricordare Giuseppe Di Vittorio.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, cosa che non mi pare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/1 Ascani, contrario sul n. 9/4444-A/2 Artini, favorevole sul n. 9/4444-A/3 Gribaudo. Sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/4 Mazziotti Di Celso, Presidente, il Governo ha un parere favorevole a condizione che il proponente accetti la seguente riformulazione, che leggo, della parte impegnativa. Ho un testo scritto, che posso consegnare.

PRESIDENTE. Ce lo deve comunque leggere, perché deve rimanere agli atti.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Impegna il Governo ad adottare ogni utile iniziativa, anche normativa, per regolamentare in modo coerente e non discriminatorio, nell'ottica della promozione della concorrenza, il mercato dei servizi automobilistici di linea interregionale, rimuovendo ogni ostacolo al pieno dispiegarsi dell'assetto concorrenziale e salvaguardando le legittime pretese dei soggetti attualmente operanti sul mercato. Se il testo dell'impegno diventasse questo, in realtà largamente coerente con la proposta del proponente, il parere sarebbe favorevole.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/5 Arlotti è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/6 Binetti, parere contrario sul n. 9/4444-A/7 Carrescia, favorevole sul n. 9/4444-A/8 Nesi e sul n. 9/4444-A/9 Palese.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/10 Montroni è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/11 Labriola.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/12 Vaccaro è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/13 Pastorelli.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/14 Rizzetto è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/15 Fregolent.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/16 Sani è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/17 Dallai. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/18 Cenni, se la proponente accetta di riformularlo così. All'inizio della parte impegnativa: a valutare la possibilità di inserire. Segue il testo.

Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/19 Basso, sul n. 9/4444-A/20 Taranto, sul n. 9/4444-A/21 Morassut, sul n. 9/4444-A/22 Tabacci e sul n. 9/4444-A/23 Cristian Iannuzzi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/24 Plangger è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/25 Prodani e sul n. 9/4444-A/26 Schullian.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/27 Fiorio è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/28 Manzi e sul n. 9/4444-A/29 Pastorino, contrario sul n. 9/4444-A/30 Gregori e favorevole sul n. 9/4444-A/31 Placido.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/4444-A/32 Marcon e n. 9/4444-A/33 Andrea Maestri sono inammissibili.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/34 Fassina e sul n. 9/4444-A/35 Paglia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/36 Fratoianni è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/37 Nastri e sul n. 9/4444-A/38 Riccardo Gallo.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/4444-A/39 D'Ottavio e n. 9/4444-A/40 Cimbro sono inammissibili.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/41 Zaccagnini, sul n. 9/4444-A/42 Kronbichler, sul n. 9/4444-A/43 Nicchi e sul n. 9/4444-A/44 Fossati, contrario sul n. 9/4444-A/45 Murer. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/4444-A/46 Ricciatti; se il proponente non accetta la raccomandazione, si intende che il parere diventa negativo.

Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/47 Albini, favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4444-A/48 Zaratti, n. 9/4444-A/49 Duranti, n. 9/4444-A/50 Leva, n. 9/4444-A/51 Bersani e n. 9/4444-A/52 Melilla, contrario sul n. 9/4444-A/53 Quaranta, favorevole sul n. 9/4444-A/54 Mognato, contrario sul n. 9/4444-A/55 Folino, favorevole sul n. 9/4444-A/56 Matarrelli e sul n. 9/4444-A/57 Stumpo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/58 Ferrara è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/59 Franco Bordo, mentre accoglie come raccomandazione il n. 9/4444-A/60 Capodicasa, ma, se il proponente insiste, parere contrario. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4444-A/61 Zoggia, n. 9/4444-A/62 Scotto, n. 9/4444-A/63 Fontanelli, n. 9/4444-A/64 Sannicandro e n. 9/4444-A/65 Roberta Agostini, contrario sul n. 9/4444-A/66 Martelli, sul n. 9/4444-A/67 Speranza e sul n. 9/4444-A/68 Zappulla, favorevole sul n. 9/4444-A/69 Bossa, contrario sul n. 9/4444-A/70 Giorgio Piccolo. Il Governo accoglie come raccomandazione il n. 9/4444-A/71 D'Attorre.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/72 Piras è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/73 Carlo Galli è accolto, se il proponente accetta di cancellare le parole nella parte impegnativa “per l'anno 2017”.

PRESIDENTE. Perfetto, così riformulato è accolto.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4444-A/74 Borghesi e n. 9/4444-A/75 Saltamartini, contrario sul n. 9/4444-A/76 Pagano, favorevole sugli ordini del giorno n. 9/4444-A/77 Venittelli, n. 9/4444-A/78 Tino Iannuzzi, n. 9/4444-A/79 Braga e n. 9/4444-A/80 Zanin, contrario sul n. 9/4444-A/81 Minardo.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/82 Mongiello è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/83 Alfreider e sul n. 9/4444-A/84 Gebhard, contrario sul n. 9/4444-A/85 Abrignani, favorevole sul n. 9/4444-A/86 D'Agostino, sul n. 9/4444-A/87 Cirielli e sul n. 9/4444-A/88 Rampelli, contrario sul n. 9/4444-A/89 Molteni, sul n. 9/4444-A/90 Rondini e sul n. 9/4444-A/91 Invernizzi. Sono tutti contrari soprattutto per la premessa.

Il Governo esprime parere favorevole sul n. 9/4444-A/92 Guidesi, accoglie come raccomandazione il n. 9/4444-A/93 Attaguile, altrimenti parere contrario. Il Governo esprime parere contrario sul n. 9/4444-A/94 Busin: l'impegno riguarda la legge di bilancio 2017-2019, che è in vigore. Il Governo esprime parere favorevole sul n. 9/4444-A/95 Simonetti, sul n. 9/4444-A/96 Castiello, sul n. 9/4444-A/97 Gianluca Pini e sul n. 9/4444-A/98 Grimoldi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4444-A/99 Caparini è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4444-A/100 Bossi, contrario sul n. 9/4444-A/101 Allasia, favorevole sul n. 9/4444-A/102 Fedriga, contrario sul n. 9/4444-A/103 Giancarlo Giorgetti, favorevole sul n. 9/4444-A/104 Picchi, favorevole sul n. 9/4444-A/105 Gnecchi. Ordine del giorno n. 9/4444-A/106 Cinzia Maria Fontana, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/4444-A/107 Tancredi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/108 Sammarco, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/109 Romanini, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/110 Pagani, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4444-A/111 Castelli, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4444-A/112 Altieri, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/113 Losacco, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/114 Patrizia Maestri, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/115 Airaudo, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/4444-A/116 Tentori, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/117 Gandolfi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/118 Garofalo, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4444-A/119 Mannino, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/4444-A/120 Pili, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/4444-A/121 Baldassarre, parere contrario. Ordine del giorno Segoni n. 9/4444-A/122, parere favorevole. Ordine del giorno Bechis n. 9/4444-A/123, parere contrario. Questo ordine del giorno affronta lo stesso problema dell'ordine del giorno Rampi n. 9/4444-A/137: solo che qui propone esplicitamente di disapplicare la norma, l'ordine del giorno Rampi n. 9/4444-A/137 come vedremo propone invece di dare una certa interpretazione in sede applicativa, e quello avrà parere favorevole.

Ordine del giorno Turco n. 9/4444-A/124, parere contrario. Ordine del giorno Murgia n. 9/4444-A/125, parere favorevole. Ordine del giorno Mucci n. 9/4444-A/126, parere favorevole. Ordine del giorno Galgano n. 9/4444-A/127, parere favorevole. Ordine del giorno Menorello n. 9/4444-A/128, parere favorevole. Ordine del giorno Oliaro n. 9/4444-A/129, parere favorevole. Ordine del giorno Albanella n. 9/4444-A/130, parere contrario. Ordine del giorno Taricco n. 9/4444-A/131, parere favorevole. Ordine del giorno Miotto n. 9/4444-A/132, parere favorevole. Ordine del giorno Barbanti n. 9/4444-A/133, parere favorevole.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno Rubinato n. 9/4444-A/134, credevo… Prego, forse la sottosegretaria Amici, perché… Prego.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretaria Amici.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, è stato riformulato. Parere favorevole con riformulazione.

PRESIDENTE. Attenda un attimo, attenda un attimo. Sull'ordine del giorno Barbanti n. 9/4444-A/133 è stato dato parere favorevole.

SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì. Mentre io sono sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/4444-A/134, su cui vi è un parere favorevole con riformulazione. Dopo le parole, al primo impegno, “di rilevanza economica”, inserire le parole: “vale il criterio di preferenzialità a favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro, così come previsto dall'articolo 90 della legge n. 289 del 2002”. Il secondo capoverso è da espungere.

PRESIDENTE. Bene: così riformulato, vi è parere favorevole.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Castricone n. 9/4444-A/135, parere contrario. Ordine del giorno Oliverio n. 9/4444-A/136, parere favorevole, se i proponenti accettano nella parte impegnativa, dopo le parole “del lavoro occasionale”, inserire “, per i soli prestatori del settore agricolo,”; segue “la categoria dei disoccupati (…)”.

PRESIDENTE. Bene: così riformulato c'è parere favorevole.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Rampi n. 9/4444-A/137, parere favorevole. Ordine del giorno Ventricelli n. 9/4444-A/138 (versione corretta), parere contrario. Ordine del giorno Carra n. 9/4444-A/139, parere favorevole. Ordine del giorno De Maria n. 9/4444-A/140, parere favorevole. Ordine del giorno Gianni Farina n. 9/4444-A/141, parere favorevole.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Cominelli n. 9/4444-A/142 è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Baruffi n. 9/4444-A/143, parere favorevole. Ordine del giorno Di Salvo n. 9/4444-A/144, parere favorevole. Ordine del giorno Ghizzoni n. 9/4444-A/145, parere favorevole. Ordine del giorno Damiano n. 9/4444-A/146, parere favorevole. Ordine del giorno Mariano n. 9/4444-A/147, parere favorevole. Ordine del giorno Causi n. 9/4444-A/148, parere favorevole. Ordine del giorno Vignaroli n. 9/4444-A/149, parere favorevole. Ordine del giorno Cancelleri n. 9/4444-A/150, parere contrario.

Ordine del giorno Crippa n. 9/4444-A/151, parere contrario. Ordine del giorno Vallascas n. 9/4444-A/152, parere contrario. Ordine del giorno Colletti n. 9/4444-A/153 (versione corretta), parere favorevole se il proponente accetta di eliminare (c'è un elenco di impegni nella parte impegnativa) gli ultimi due impegni; e a quello che a quel punto diventa l'ultimo impegno, togliere la parola “scrupolosamente”, perché scrupolosamente lo facciamo abitualmente.

PRESIDENTE. È ovvio. Giustamente. Così riformulato il parere è favorevole.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Daga n. 9/4444-A/154, parere favorevole. Ordine del giorno De Rosa n. 9/4444-A/155, parere contrario. Ordine del giorno Cariello n. 9/4444-A/156, parere contrario. Ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/4444-A/157, parere contrario. Ordine del giorno Sorial n. 9/4444-A/158, parere contrario. Ordine del giorno Pesco n. 9/4444-A/159, parere contrario. Ordine del giorno Da Villa n. 9/4444-A/160, parere contrario. Ordine del giorno Busto n. 9/4444-A/161, parere favorevole.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno Vacca n. 9/4444-A/162, il parere è favorevole se, invece di scrivere “attraverso procedura di gara di appalto”, il proponente accetta di scrivere “secondo la normativa vigente”.

PRESIDENTE. Perfetto: con questa riformulazione è favorevole.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Ciprini n. 9/4444-A/163, parere contrario.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Marzana n. 9/4444-A/164 è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Brugnerotto n. 9/4444-A/165, parere favorevole. Ordine del giorno Zolezzi n. 9/4444-A/166, parere contrario. Ordine del giorno De Lorenzis n. 9/4444-A/167, parere contrario. Ordine del giorno Carinelli n. 9/4444-A/168, parere contrario. Ordine del giorno Dell'Orco n. 9/4444-A/169, parere contrario. Ordine del giorno Paolo Nicolò Romano n. 9/4444-A/170, parere contrario. Ordine del giorno Spessotto n. 9/4444-A/171, parere favorevole.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno L'Abbate n. 9/4444-A/172 è inammissibile.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/4444-A/173, parere favorevole. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Nesci n. 9/4444-A/174, il parere è favorevole a condizione che… No, mi scusi sto sbagliando. Sarebbe accettato come raccomandazione, soltanto se il proponente prendesse atto che il primo impegno, proprio attraverso questo disegno di legge portato in Aula dalla Commissione, è già stato assolto. Quindi quello che qui si propone è già fatto nel testo del disegno di legge. La seconda parte, l'unico impegno a quel punto presente, verrebbe accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Quindi diciamo che viene accolto come raccomandazione se viene accettata la riformulazione. Molto bene.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Lorefice n. 9/4444-A/175, il parere sarebbe favorevole se il proponente accettasse di premettere alla parte impegnativa “a valutare l'opportunità di”, poi “dare riscontro”, “dare riscontro”, “dare riscontro”.

PRESIDENTE. Certo. Così riformulato il parere è favorevole.

Ricordo che gli ordini del giorno Terzoni n. 9/4444-A/176 e Villarosa n. 9/4444-A/177 sono inammissibili.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Iacono n. 9/4444-A/178, parere contrario.

PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno Calabrò n. 9/4444-A/179 e Fabrizio Di Stefano n. 9/4444-A/180 sono inammissibili.

ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Ordine del giorno Squeri n. 9/4444-A/181, parere favorevole. Ordine del giorno Centemero n. 9/4444-A/182, parere favorevole. Ordine del giorno Baldelli n. 9/4444-A/183, parere favorevole. Ordine del giorno Laffranco n. 9/4444-A/184, parere favorevole. Ordine del giorno Carfagna n. 9/4444-A/185, parere favorevole. Ordine del giorno Sandra Savino n. 9/4444-A/186, parere favorevole. Ordine del giorno Prestigiacomo n. 9/4444-A/187, parere favorevole. Ordine del giorno Gelmini n. 9/4444-A/188, parere contrario. Ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/4444-A/189, parere favorevole. Ordine del giorno Giorgia Meloni n. 9/4444-A/190, parere contrario. Ordine del giorno Tinagli n. 9/4444-A/191, parere favorevole. Ordine del giorno Rotta n. 9/4444-A/192, parere favorevole. Ordine del giorno De Menech n. 9/4444-A/193, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il seguito dell'esame è rinviato alla seduta di domani.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di Giugno 2017 e conseguente aggiornamento del Programma.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno:

Lunedì 5 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2352 e abbinate – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica.

Martedì 6, mercoledì 7 e giovedì 8 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 9 giugno) (con votazioni)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2352 e abbinate – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica.

Martedì 13, mercoledì 14 e giovedì 15 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 16 giugno) (con votazioni)

Seguito dell'esame delle proposte di legge:

n. 4368 e abbinate – Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all'ordinamento penitenziario (approvata dal Senato);

n. 4144 e abbinate – Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (approvata dal Senato).

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 56-B – Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol in materia di tutela della minoranza linguistica ladina (approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

Giovedì 15 giugno, alle ore 14, avrà luogo la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale.

Nel corso della settimana potrà aver luogo, con priorità rispetto agli altri argomenti, l'eventuale seguito dell'esame delle proposte di legge in materia elettorale previsto nella settimana precedente, ove non concluso.

Lunedì 19 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

disegno di legge n. 4220 – Delega al Governo per la riforma della disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio culturale;

proposta di legge n. 3891 e abbinata – Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti (approvata dal Senato);

proposta di legge n. 4102 – Modifiche alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del festival Umbria Jazz.

Discussione sulle linee generali delle mozioni Simonetti ed altri n. 1-01553 e Brunetta ed altri n. 1-01560 concernenti iniziative volte a garantire il funzionamento delle province.

Discussione sulle linee generali della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2017 (Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A).

Martedì 20, mercoledì 21 e giovedì 22 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

proposta di legge n. 4410 e abbinate – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario (approvata dal Senato);

disegno di legge n. 4220 – Delega al Governo per la riforma della disciplina sanzionatoria in materia di reati contro il patrimonio culturale;

proposta di legge n. 3891 e abbinata – Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti (approvata dal Senato);

proposta di legge n. 4102 – Modifiche alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del festival Umbria Jazz.

Seguito dell'esame delle mozioni Simonetti ed altri n. 1-01553 e Brunetta ed altri n. 1-01560 concernenti iniziative volte a garantire il funzionamento delle province.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3225-A/R e abbinate – Disposizioni in materia di abolizione dei vitalizi e nuova disciplina dei trattamenti pensionistici dei membri del Parlamento e dei consiglieri regionali.

Seguito dell'esame della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2017 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2017 (Doc. LXXXVII-bis, n. 5-A).

Nella seduta di mercoledì 21 giugno, alle ore 16.30, avranno luogo le Comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 22 e 23 giugno 2017.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 26 giugno (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

disegno di legge n. 3012-B – Legge annuale per il mercato e la concorrenza (collegato) (approvato dalla Camera e modificato dal Senato);

proposta di legge n. 3115 e abbinate – Istituzione e disciplina del Registro nazionale e dei registri regionali dei tumori;

proposta di legge n. 2168-B – Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano (approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato);

proposta di legge n. 4388 – Modifica dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo (ove concluso dalla Commissione).

Discussione sulle linee generali della Relazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali (Doc. XVI-bis, n. 11).

Martedì 27, mercoledì 28 e giovedì 29 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 30 giugno) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 3012-B – Legge annuale per il mercato e la concorrenza (collegato) (approvato dalla Camera e modificato dal Senato);

proposta di legge n. 3115 e abbinate – Istituzione e disciplina del Registro nazionale e dei registri regionali dei tumori;

proposta di legge n. 2168-B – Introduzione del delitto di tortura nell'ordinamento italiano (approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato);

proposta di legge n. 4388 – Modifica dell'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, e altre disposizioni concernenti la tutela dei lavoratori dipendenti in caso di licenziamento illegittimo (ove concluso dalla Commissione).

Seguito dell'esame della Relazione della Commissione parlamentare per le questioni regionali sulle forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali e sull'attuazione degli statuti speciali (Doc. XVI-bis, n. 11).

Seguito dell'esame delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01582, Allasia ed altri n. 1-01549, Donati ed altri n. 1-01542, Della Valle ed altri n. 1-01565, Laffranco ed altri n. 1-01610 e Palese ed altri n. 1-01640 concernenti iniziative relative all'applicazione della cosiddetta direttiva Bolkestein.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3558 – Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Nella settimana 5-9 giugno non avrà luogo in Aula lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).

Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

Nella giornata di venerdì 23 giugno non si terrà seduta e conseguentemente non avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 2352 e abbinate, 4220, 3012-B, 3115 e abbinate, 2168-B e 4388, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

Il programma s'intende conseguentemente aggiornato.

Interventi di fine seduta.

DIEGO ZARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIEGO ZARDINI. Grazie, signor Presidente. L'intervento è mirato a sollecitare una interrogazione che avevo presentato al Ministro della Giustizia, la n. 5-10756, relativamente alla mediazione obbligatoria che è stata introdotta in via sperimentale e transitoria dall'articolo 5, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 28 del 2010, in previsione di una relazione che è stata poi presentata il 30 settembre 2016 dove appunto si mirava a cercare di rendere permanente l'obbligatorietà della mediazione stessa. Quindi, vorrei comprendere se il Ministro è intenzionato a svolgere interventi in tal senso, visto anche la situazione politica generale, che merita sicuramente un'attenzione per il buon funzionamento della giustizia.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 1° giugno 2017, alle 9,30:

Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo. (C. 4444-A)

Relatori: GUERRA, per la maggioranza; ALBERTO GIORGETTI, di minoranza.

La seduta termina alle 19,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: RENATE GEBHARD (A.C. 4444-A)

RENATE GEBHARD. (Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia - A.C. 4444-A). La manovra correttiva è al voto dell'aula dopo un difficile ma produttivo esame in Commissione Bilancio. Le modifiche e le novità introdotte hanno sostanzialmente rispettato gli obiettivi di finanza pubblica ed i vincoli di bilancio, richiesti in sede europea.

Fra le priorità che come autonomie speciali abbiamo sostenuto, vi è stata in primo luogo l'esigenza di individuare una soluzione in ordine alla retribuzione per le attività occasionali e per i lavori in ambito familiare.

Le nuove misure hanno la capacità di prevenire con maggiore efficacia possibili abusi e introducono alcune novità sostanziali.

Abbiamo lavorato a risposte concrete per esigenze reali. Insieme alla clausola di salvaguardia per la nostra autonomia, molte delle nostre proposte, di grande importanza per il nostro territorio, sono state accolte.

Ciò che a noi appare essenziale preservare è la presenza di politiche espansive che con la prossima legge di bilancio possano anche sostenere misure come il taglio del cuneo fiscale. II Paese non può permettersi un'inversione di tendenza. Anche sotto questo profilo si deve operare per continuare ad eliminare i limiti strutturali.

Nel contempo riteniamo di pari rilievo proseguire nell'azione di sostegno dei redditi familiari, delle politiche attive di inclusione delle donne nel mercato del lavoro attraverso un maggiore finanziamento delle politiche sociali.

Per queste ragioni i deputati della SVP e delle Minoranze Linguistiche voteranno la fiducia che il Governo ha posto sul provvedimento.