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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 796 di lunedì 15 maggio 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

La seduta comincia alle 15,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 maggio 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Bellanova, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Causin, Antimo Cesaro, Chaouki, Cimbro, Coscia, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Maria, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Gandolfi, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Laforgia, Lainati, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Malpezzi, Manciulli, Marazziti, Marcon, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rocchi, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Tabacci, Tidei, Simone Valente, Valeria Valente, Velo e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge: S. 1261-B - D'iniziativa dei senatori: Elena Ferrara ed altri: Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (Approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (A.C. 3139-B) (ore 15,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato, n. 3139-B: Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 12 maggio 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 12 maggio 2017).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni II (Giustizia) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la XII Commissione, onorevole Paolo Beni.

PAOLO BENI, Relatore per XII Commissione. Grazie, Presidente. Siamo giunti alla quarta lettura della proposta di legge recante disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo. È un provvedimento su cui si è molto discusso, una legge attesa su cui si riversano le aspettative di educatori, famiglie e, soprattutto, di tanti ragazzi e ragazze direttamente coinvolti da quello che da alcuni anni sta diventando un sempre più rilevante problema sociale e culturale. Infatti, se il bullismo fra adolescenti non è certo un fenomeno nuovo, la sua recente evoluzione in cyberbullismo appare oggi costantemente in crescita, favorita dalla massiccia diffusione, anche tra i giovanissimi, di dispositivi che consentono un facile accesso alla rete Internet. La rete e in particolare i social network consentono al bullo di spostare l'aggressione e le molestie nei confronti della sua vittima dalla dimensione delle relazioni reali a quella virtuale, causando danni ancora più gravi, profondo disagio e conseguenze talvolta tragiche, come dimostrano i recenti fatti di cronaca. Che il fenomeno sia in ascesa lo confermano tutte le indagini più recenti. Telefono Azzurro ha registrato nell'ultimo anno un caso al giorno di molestie online fra adolescenti. Un'indagine condotta dal CENSIS con la polizia postale ha rilevato casi di cyberbullismo nel 52 per cento delle scuole italiane. L'altro elemento che emerge da tutte le ricerche in materia è la scarsa attenzione delle famiglie, che tendono a sottovalutare questi episodi considerandoli spesso semplici ragazzate.

È evidente che siamo di fronte a un problema anzitutto culturale. Oggi gran parte degli adolescenti usa uno smartphone ed è iscritta a una o più piattaforme social. Sono sempre connessi e si muovono in rete con abilità, ma ne sottovalutano i rischi. I nuovi media offrono grandi opportunità formative ma a condizione che ci sia un'educazione al loro corretto utilizzo che spesso la famiglia non è in grado di dare, a causa del deficit digitale che coinvolge gran parte della nostra popolazione adulta. Allora, un efficace contrasto del cyberbullismo richiama l'esigenza di una strategia comune che coinvolga diversi attori: istituzioni, educatori, famiglie, operatori di mercato anche, con azioni integrate tese a monitorare, contrastare e sanzionare ma, soprattutto, a prevenire ed educare. È quanto si propone la proposta di legge oggi all'esame dell'Aula, che è stata già approvata in prima lettura dal Senato nel 2015, modificata poi dalla Camera nel 2016 e, quindi, nuovamente approvata, con ulteriori modificazioni, dal Senato nel gennaio scorso.

Il testo giunge in Assemblea oggi nella stessa formulazione adottata dal Senato, non essendo stato modificato nel corso dell'esame in sede referente delle Commissioni giustizia e affari sociali della Camera. Le modifiche apportate dal Senato non hanno mutato l'impostazione di fondo del provvedimento teso a privilegiare la tutela dei minori e la prevenzione del fenomeno attraverso una strategia educativa, ma ne hanno indubbiamente ridimensionato l'ambito di intervento.

In particolare, all'articolo 1 la finalità della legge viene circoscritta a prevenzione e contrasto del solo cyberbullismo ed esclusivamente in riferimento ai minori sia in veste di vittima che di autori, mentre il testo della Camera riguardava, invece, il più ampio fenomeno di bullismo e cyberbullismo in tutte le manifestazioni e anche in riferimento agli adulti. Conseguentemente, viene limitata ai minori la platea dei soggetti tutelati dalle misure dell'articolo 2, dove si dispone che le vittime possano avanzare ai gestori dei siti e piattaforme telematiche un'istanza per la rimozione dei contenuti ritenuti lesivi. Il Senato ha soppresso, inoltre, la possibilità che anche l'autore possa avanzare tale istanza a scopo riparativo nonché il comma 4 che indicava dei particolari sulle procedure da adottare per il recepimento delle istanze. Restano sostanzialmente invariati invece, a parte le modifiche necessarie per il venir meno del riferimento al bullismo, tutti gli articoli successivi. All'articolo 3 il Senato ha soppresso la presenza di esperti in campo psicologico e pedagogico al tavolo tecnico istituito presso la Presidenza del Consiglio, lasciando però invariate le funzioni del tavolo e, cioè, elaborare un piano d'azione integrato per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, monitorare il fenomeno con la collaborazione della polizia postale e lavorare a un codice di regolamentazione per gli operatori della rete e promuovere campagne informative e di sensibilizzazione. Resta invariato l'articolo 4, contenente misure in ambito scolastico, adozione di linee guida da parte del MIUR, individuazione in ogni istituto del docente referente per il contrasto del cyberbullismo, coinvolgimento degli studenti, rafforzamento dei programmi di educazione all'uso consapevole della rete, finanziamento di progetti elaborati da reti di scuole per il contrasto del cyberbullismo e l'educazione alla legalità. L'articolo 5 prevede poi l'obbligo del dirigente scolastico di informare i genitori dei minori coinvolti in episodi di cyberbullismo, di attivare percorsi di sostegno alle vittime e rieducazione dei bulli. Specifiche sanzioni disciplinari, proporzionate alla gravità degli atti e ispirate, comunque, alla funzione rieducativa, sono previste nei regolamenti di istituto. L'articolo 6 rifinanzia il Fondo per il contrasto alla pedopornografia per il triennio 2017-2019. L'articolo 7 prevede, infine, l'ammonimento da parte del questore, allo scopo di evitare l'azione penale e rendere al tempo stesso il bullo consapevole della gravità dell'atto compiuto. Nel corso dell'esame al Senato è stato infine soppresso l'articolo 8 del testo a suo tempo approvato dalla Camera che conteneva modifiche al codice penale, introducendo nuove circostanze aggravanti al delitto di atti persecutori, di stalking.

Questo è in estrema sintesi il contenuto del testo che oggi abbiamo all'esame dell'Aula. Evidentemente, il testo pervenutoci dal Senato, pur senza stravolgere quello approvato dalla Camera, ne limita la portata. Noi prendiamo atto che questa è l'impostazione che è stata maggiormente condivisa dalle forze politiche nel corso di una lunga discussione avvenuta in questi due anni. Personalmente ritengo che un più ampio ambito di intervento, allargato al bullismo in genere ed esteso anche ai maggiorenni, forse avrebbe reso il provvedimento più incisivo ed efficace. Comunque, dopo un'attenta valutazione le Commissioni riunite hanno convenuto unanimemente di non modificare ulteriormente il testo del Senato, anche al fine di evitare il ricorso a una quinta lettura e garantire così un più rapido iter della proposta di legge.

Tenendo conto anche delle sollecitazioni giunte dalle famiglie e dagli operatori del settore, abbiamo privilegiato l'esigenza di garantire la definitiva approvazione di questa legge e la sua piena operatività già prima dell'inizio del prossimo anno scolastico. Questo era un impegno che ci eravamo presi con il mondo della scuola, degli educatori, con tante famiglie. Credo, in conclusione, che noi stiamo discutendo, e mi auguro approveremo in questi giorni, una buona legge, che colma un vuoto normativo non più giustificabile, che affronta un tema delicato con un approccio equilibrato, evitando sottovalutazioni colpevoli, ma anche inopportune derive repressive, privilegiando la protezione delle vittime e, soprattutto, il ruolo decisivo della prevenzione attraverso l'educazione ad un uso responsabile e consapevole dei nuovi media

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione giustizia, onorevole Campana.

MICAELA CAMPANA, Relatrice per la II Commissione. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, lo scorso settembre quest'Aula affrontava la discussione sulle linee generali del disegno di legge per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo sotto l'onda emotiva. Quella discussione avveniva, infatti, a pochi giorni dal suicidio di Tiziana Cantone e molte voci in quest'Aula, forse anche, appunto, sull'onda dell'emozione, si levavano per chiedere una disciplina più compiuta per chi faceva del web un luogo di persecuzione, abusando delle sue straordinarie potenzialità in danno di qualcun altro. Tiziana era una ragazza di trentun anni, non certo un minore, ma sappiamo bene quanti ragazzi adolescenti si trovano, loro malgrado, vittime di un dileggio che si propaga a colpi di clic, sfuggendo totalmente da qualunque controllo e qualunque difesa. Abbiamo rincorso la tecnologia, abbiamo studiato le risposte solo quando i problemi, le truffe e le violenze avevano già prodotto i primi danni, in alcuni casi irreparabili.

Facebook è nato nel 2004 e non lo abbiamo capito fino in fondo. Il mondo degli adulti non ha capito che la socialità dei propri figli e dei propri nipoti si stava spostando in una piazza difficilmente controllabile, dove le relazioni sono liquide e veloci, dove ci si conosce spesso senza conoscersi veramente, dove tutto si consuma a colpi di clic e condivisioni, dove uno schiaffo può essere ripetuto infinite volte e visto da migliaia di persone senza lambire mai realmente i volti delle vittime. Il web è uno spazio liquido, dove la reazione non ha mai lo stesso impatto dell'azione. Siamo arrivati tardi alla consapevolezza di questo, sono servite le storie tragiche di Carolina, Tiziana, Andrea, Simon, affinché anche in queste Aule si aprisse una riflessione su questi temi.

Per tutti noi le vittime del cyberbullismo rappresentano una sconfitta del sistema educativo e lo sprone a fare qualcosa di concreto per la prevenzione, ma anche per la repressione degli atti di violenza perpetrati. Oggi ci sono film, libri di successo e una mobilitazione da parte del mondo dello spettacolo e della cultura che comincia a parlare di bullismo e cyberbullismo con linguaggi nuovi. Nella seconda lettura questo provvedimento era riuscito ad inserire, accanto alle previsioni riguardanti la prevenzione, anche una serie di strumenti utili per le forze dell'ordine e le vittime delle violenze del branco, quando perpetrate con mezzi informatici. Si trattava di accorgimenti minimi, in grado di dare una prima regolamentazione al web, anche in virtù di quello che la cronaca sempre più ci mostra: la percezione da parte di adolescenti e adulti che il web sia un porto franco, senza regole, dove tutto è permesso e dove tutto è permesso anche scrivere e fare. E sono molte, anche in quest'Aula, le persone che hanno assaporato la crudeltà del web e dei suoi abitanti. Non a caso, a un certo punto la Presidente Boldrini ha sentito l'esigenza di costruire due Commissioni parlamentari, una di studio sui diritti e doveri dei cittadini in Internet e quella intitolata a Cox, la deputata inglese contraria alla Brexit uccisa mentre si stava recando a un'iniziativa politica che studia il linguaggio dell'odio.

Lavori importanti, che mostrano che la politica, quando vuole, sa mostrare una sensibilità maggiore rispetto agli accadimenti della vita reale, che, quando non arriva in tempo, almeno non si macchia di colpevoli ritardi. Il lavoro che questa Camera aveva fatto in seconda lettura era volto proprio a colmare quei ritardi che ormai la cronaca ci mostra essere palesi e garantire la libertà del web in un sistema di regole minime e certe. Eppure dal Senato ci è tornata indietro una legge, privata del lavoro di uno dei due rami del Parlamento, che persino restringe il campo al solo cyberbullismo.

Come relatrice e prima firmataria di una legge, all'epoca firmata da un cospicuo numero di deputati, che puntava molto sull'importanza di introdurre una norma penale all'interno dell'ordinamento per punire i casi più gravi di cyberbullismo, oggi permettetemi di dire che questo Parlamento sta perdendo un'occasione di intervenire in maniera efficace in questo campo; l'occasione di governare un fenomeno di fronte all'allarme crescente che il bullismo e il cyberbullismo stanno mostrando, come stanno crescendo i casi in cui gli autori sono maggiorenni, ma le vittime minorenni. I magistrati sentiti in audizione ci hanno mostrato chiaramente la strada da intraprendere per consentire alle vittime e alle loro famiglie di trovare un sostegno nella Polizia postale e, nei casi più gravi, nella magistratura. Tuttavia le Commissioni riunite che hanno affrontato il percorso parlamentare di questa legge hanno deciso di accettare l'ultima formulazione del Senato, senza apportarvi alcun tipo di modifica, anche se mi preme ancora una volta ricordare che, solo pochi mesi fa, l'indirizzo espresso da quest'Aula era diverso.

Con questa legge, che la Camera si appresta a votare in ultima lettura, introduciamo una serie di previsioni generali rivolte ai nostri educatori, puntando tutto sulla prevenzione. Come relatrice ritengo sia importante che la scuola si doti di tutti gli strumenti necessari all'educazione civica della nuova polis, e per questo condivido l'esigenza di arrivare all'inizio del nuovo anno scolastico con una legge, seppure amputata di una parte che avrebbe consentito a tutti di avere a disposizione degli strumenti in più, in caso di episodi gravi. Con l'approvazione di questa legge auspichiamo che i gestori delle maggiori piattaforme web e social network assumano un atteggiamento responsabile e tempestivo in casi di segnalazioni, attivando degli strumenti di segnalazione efficaci che abbiano, come interesse preminente, quello delle vittime. E, allo stesso modo, il tavolo tecnico, previsto dall'articolo 3 di questo testo, auspichiamo che, oltre al monitoraggio, sia in grado di fornire, già in occasione della prima relazione al Parlamento, delle indicazioni utili a normare ulteriormente questo fenomeno.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 15,50)

MICAELA CAMPANA, Relatrice per la II Commissione. Come auspicato da molti colleghi nel corso della discussione in Commissione, ci auguriamo che, nella prossima legislatura, vi sia l'opportunità, invece, di ragionare su quelle previsioni penali in grado di dare un quadro normativo certo a tutti quei soggetti che utilizzano il web come fosse una zona franca. Quando l'opinione pubblica capirà che il web non è altro che un'altra piazza dove si intessono relazioni umane, e, di conseguenza, ogni azione porta con sé una reazione, forse allora non ci sarà bisogno di spiegare che le azioni compiute sul web hanno la stessa valenza, anche penale, di quelle compiute nella realtà, ma la cronaca ci mostra che questi tempi non sono ancora maturi e al legislatore spetta l'obbligo di colmare questo vuoto, anche culturale. Tuttavia, ci avviamo alla conclusione dell'anno scolastico ed è importante, soprattutto per il corpo docente, arrivare a settembre con uno strumento in più di educazione, una legge che definisca il fenomeno del cyberbullismo e metta sul campo dei fondi a disposizione delle scuole per i programmi di prevenzione rivolti agli studenti, anche avvalendosi del supporto di esperti.

Ci apprestiamo a votare una legge importante e ci auguriamo che chi siederà su questi banchi nella prossima legislatura completi il lavoro iniziato. Nei prossimi giorni depositerò un testo per la regolamentazione del web, in particolare a difesa delle vittime di odio per chi alimenta l'odio tramite la rete, che prevede una serie di misure, anche penali, per i colpevoli e una serie di tutele per le vittime, soprattutto donne, oggetto continuamente e sempre di più di odio e violenza tramite la rete. La violenza che alimenta odio tramite i social è uguale a chi perseguita per strada, la violenza è sempre violenza e le vittime sono sempre vittime, anche se dietro uno schermo e anche se maggiorenni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Prego, sottosegretario Ferri.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Devo dire che ho ascoltato…

PRESIDENTE. Sottosegretario, mi scusi. Prima di dare la parola a lei, perché poi i ragazzi ci salutano, salutiamo gli studenti del Terzo circolo didattico “Giovanni Paolo II” di Termoli, in provincia di Campobasso, che stanno assistendo ai lavori dalle tribune (Applausi). Adesso ha la parola il sottosegretario Ferri.

COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con interesse i relatori di questo provvedimento, che hanno già puntualizzato l'iter legislativo di questa legge, che certamente è importante, significativa e che colma un vuoto che veniva richiesto da più parti.

È stata fatta una scelta nei vari passaggi, siamo in quarta lettura, quale quella di parlare solo del cyberbullismo, non del bullismo, e di non ricomprendere gli adulti né di introdurre nuove fattispecie penali.

Oggi il Governo - è un provvedimento di natura parlamentare - ha seguito i vari passaggi, guardando con attenzione sia l'ipotesi più completa che questa ipotesi che viene oggi proposta a quest'Aula. Quello che conta è per il Governo oggi fare un passo in avanti, e quindi cercare davvero di approvare una legge che può essere un punto di partenza, perché il provvedimento di oggi riguarda più la parte della prevenzione, più la parte dell'educazione, il rapporto tra scuola e famiglie, il rapporto con i social network, quindi tutto quello che riguarda i nuovi strumenti, anche informatici, che riguardano i giovani; e anche una nuova educazione per quanto riguarda l'uso, una nuova consapevolezza per quanto riguarda l'uso di questi dispositivi.

Certamente questa legge ha degli aspetti positivi; e io voglio ringraziare tutti coloro che si sono impegnati: penso anche all'attività che è stata svolta non solo alla Camera ma anche al Senato, con dei contributi importanti, che provengono purtroppo da storie vere. Più volte oggi l'onorevole Campana ha parlato di Tiziana Cantone. Tanti sono i giovani, l'elenco sarebbe troppo lungo: penso a Carolina Picchio, la cui storia ed esperienza la senatrice Elena Ferrara in più occasioni ci ha ricordato nell'Aula del Senato; penso ad Andrea Spezzacatena, ad Aurora, a Nadia e a tanti minori che sono stati vittima di questi strumenti senza avere una tutela, senza avere una difesa.

Per questo oggi vi è la necessità di dare delle risposte. I dati della Polizia postale indicano un incremento dell'uso illecito del web: le vittime di tali condotte nel corso del 2014 sono state 345, contro le 190 del 2013. È sempre più diffuso il reato del furto di identità nei social network. Cito dei dati: 114 casi denunciati nel 2014 e 23 nel 2013; e secondo l'Osservatorio nazionale adolescenza, i casi nel 2016 sono aumentati dell'8 per cento, e la fascia di età più esposta si conferma quella compresa tra i 14 e i 17 anni, dove i “bullizzati” sono quasi due su cinque e i bulli agiscono soprattutto in gruppo, nel 72 per cento dei casi. Occorre sottolineare, però, come da una parte la rete sia una fondamentale risorsa per i basilari diritti della democrazia, per informare e per essere informati, per esprimersi, come sia importante per l'integrazione multiculturale, come sia importante per la crescita dei giovani, per lo scambio e per la maturazione delle loro opinioni; ma come allo stesso tempo sia importante che in punto di diritto ci sia regolarità e correttezza sia nella circolazione dei dati e nelle notizie sul web, sia nei rapporti: e quindi anche nel capire la potenzialità positiva, ma anche l'effetto invasivo che può avere nel momento in cui ci sia un utilizzo non corretto della rete. Per questo quindi si parla di disintermediazione, per esprimere le grandi potenzialità, ma anche i rischi sottesi all'affermazione assoluta dei nuovi principi alla base della democrazia digitale. Oggi si parla di web liquido, di giovani che cambiano, giovani che nascono “liquidi”; mi viene in mente un ultimo libro, tra l'altro del sociologo Bauman con un altro scrittore italiano, Leoncini, che si intitola proprio Nati liquidi, dove si parla del fenomeno della gioventù, del rapporto dei giovani con il web, della sua importanza, di come cambiano e come sono veloci nell'apprendere; ma nello stesso tempo, con la velocità con cui si apprende, con il modo in cui si utilizzano queste nuove tecnologie e nuovi mezzi informatici, nello stesso tempo c'è anche un'esposizione maggiore di fronte a tutta una serie di pericoli.

Per questo penso, e voglio raccogliere due degli spunti che sono stati sottolineati sia dall'onorevole Beni che dall'onorevole Campana, dell'importanza di questa legge e per quanto riguarda il piano di azione integrato, e questo tavolo tecnico, del quale farà parte anche il Ministero della giustizia. Anche noi abbiamo un Dipartimento, che è quello che si occupa della comunità e della giustizia minorile, e quindi l'importanza di far parte di questo tavolo tecnico per contribuire al piano di azione integrato; così come contribuire in questi tavoli interministeriali al collegare la scuola con la famiglia, al collegare e al rendere sicura la rete, e nello stesso tempo - penso alla parte del provvedimento che riguarda l'ammonimento - anche la questura, con le scuole e con le famiglie, nel momento in cui il questore convoca il minore per l'ammonimento.

C'è la parte importante della segnalazione, che può fare il minorenne dai 14 ai 18 anni in maniera autonoma, questo diritto che egli ha. È vero, si discute sul tempo - le 24 ore o le 48 ore -, si dice: è un tempo talmente ampio, per quanto riguarda il web, che chi ne è venuto già in possesso può comunque diffonderlo. Però è un termine che comunque indica la necessità di un intervento immediato e comunque è un punto di partenza fondamentale.

Quindi, tutti temi che la legge raccoglie, e tiene conto di tutto quello che ci richiedeva anche il rapporto del Consiglio d'Europa contro le cyberdiscriminazioni approvato a gennaio scorso, che indica tra i punti cruciali l'educazione dei giovani a rifiutare l'odio online e a saper agire se diventano vittime di questi fenomeni. Quindi con questo provvedimento il legislatore tiene conto non solo del rapporto del Consiglio d'Europa, ma di tutto quel diritto sovranazionale che chiedeva un intervento con un impianto basato sulla prevenzione e l'educazione.

In questo senso con questo provvedimento, si è fatta la scelta - il Parlamento, il Senato ha compiuto la scelta - di rivolgersi ai minori, sia come vittime sia come responsabili, di polarizzare su azioni a carattere preventivo e non isolatamente considerate, ma nel quadro di strategie di attenzione, tutela ed educazione, che mobilitano in massa le istituzioni, la società civile, la scuola, le famiglie, e anche le vittime e gli autori delle condotte: per cercare anche di intervenire, riparare, ricomporre e aiutare nella fase critica sia la vittima, a farla sentire protetta e non abbandonata all'invasività del web, ma anche nello stesso tempo a ricondurre l'autore di questo comportamento e di questa condotta a un comportamento che sia invece di nuovo corretto, affinché capisca l'invasività e la non correttezza del comportamento che ha posto in essere.

Questi sono i temi, certamente importanti. Il tavolo dovrà redigere un piano d'azione integrato, che utilizzerà anche la Polizia postale per il controllo dei contenuti riguardanti i minori. Andrà adottato - e questo è un punto importante, che è stato già sottolineato - un codice di co-regolamentazione (e qui emerge bene la novità della gestione partecipata del fenomeno) per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, al quale devono attenersi anche gli operatori della rete Internet e dei social network; e questo è importante, inserendo nel piano d'azione anche iniziative di informazione e coinvolgendo - altro punto significativo - i servizi territoriali in sinergia con le scuole. Questo è essenziale, così come la centralità del tema formativo, informativo e riparativo, che sono ben sottolineati nella legge.

Oggi noi dobbiamo partire, approvare questo provvedimento come punto di partenza per una rete che dev'essere sempre più sicura; e questo è un primo passo, dove si parla di minori e di cyberbullismo, certamente un primo gradino fondamentale per quella sicurezza della rete a cui dobbiamo guardare come obiettivo in maniera sempre più efficace e determinata.

Quindi, ben vengano, tra l'altro, anche tutte quelle modifiche che sono state fatte nel dibattito, proprio qui alla Camera, di adeguare questo provvedimento alla legge n. 107, alla cosiddetta legge “La buona scuola”, quindi tutte quelle modifiche in vista dell'autonomia e delle nuove norme sulla scuola; anche questo è un aspetto importante. Concludo dicendo che l'altro obiettivo, oltre a quello di lavorare per la sicurezza della rete, è quello di utilizzare e vigilare sulla co-regolamentazione, quindi davvero fare dei passi in avanti con i gestori, i provider, tutti coloro che gestiscono Facebook, Google, Twitter, Instagram e questi nuovi socialnetwork, per una consapevolezza sempre maggiore - come già stanno facendo in questo periodo - e appunto accompagnarli in un intervento e in una consapevolezza dell'importanza della segnalazione alle autorità competenti nel momento in cui ci si accorge di un'invasività e di una violazione di diritti fondamentali.

Certamente questo provvedimento rappresenterà una maggior tutela per i minori, una maggiore efficacia nella lotta contro il cyberbullismo, e trasmetterà ai minori più informazione, più consapevolezza e anche più conoscenza, non solo dei pericoli ma anche delle potenzialità di tutti quei soggetti che sono pronti a fare squadra per una tutela. Quindi, da domani, chi si sentirà vittima di queste condotte saprà che c'è tutta una rete fatta da scuola, famiglie, servizi territoriali, istituzioni, tavolo interministeriale e anche dalle forze di polizia, per quanto riguarda la fase dell'ammonimento, pronta ad intervenire e a proteggere chi si sente in quel momento solo ed abbandonato, e che purtroppo l'hanno portato a fare anche dei gesti che oggi ci limitano e ci consentono di ricordarli. Ma è troppo poco ricordarli: noi dobbiamo fare di più per cercare che tutto ciò non avvenga più, e questo è certamente un primo passo importante, non solo per ricordare Carolina, Tiziana, Andrea, Nadia e tanti altri minori che se ne sono andati, ma per evitare che ciò risucceda.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario.

È iscritta a parlare la deputata Fabrizia Giuliani. Ne ha facoltà.

FABRIZIA GIULIANI. Presidente, come sopraffazione frequente, reiterata, del più forte sul più debole, sappiamo che il bullismo è un fenomeno sempre esistito. Tuttavia, le modalità con le quali oggi questo si manifesta, con le quali noi ci dobbiamo confrontare, sono inedite, sono nuove. Io ritengo che questo sia il nodo che giace al fondo del testo sul quale abbiamo lungamente dibattuto e che questa soluzione normativa porta ad affrontare: come riuscire a configurare una serie di misure di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo sapendo di avere a che fare con un tema complesso, che può assumere anche pratiche e soprattutto esiti molto drammatici, come hanno ricordato i colleghi relatori prima di me.

Non è questione di una discussione che si svolge soltanto nelle Aule parlamentari o nelle aule delle altre assemblee elettive a livello locale, non è nemmeno affare di cronaca: il bullismo ed il cyberbullismo sono un'esperienza diretta di molte e di molti, di molti ragazzi, di molte ragazze e di molte famiglie, insegnanti, piccole e grandi comunità alle prese con un fenomeno molto più grande di loro e che oggi appunto ha forme inedite. Per “inedite” indichiamo una parola molto precisa: vogliamo dire che sono molto più invasive, molto più pervasive, date le risorse tecnologiche che i nuovi media rendono disponibili e con le quali non sempre questi soggetti, forse nessuno di noi, è fino in fondo adeguato a confrontarsi; non le sappiamo maneggiare. Sappiamo, e lo ripetiamo continuamente, quanto la comunicazione e i tempi della comunicazione cambino velocemente, perché ciò che oggi la tecnologia dei nuovi media e dell'informatica rende disponibile era impensato e forse persino impensabile fino a pochi decenni fa.

Credo che ogni tanto sia necessario guardare alla comunicazione oltre la retorica, anche sotto questi aspetti, non soltanto in una polarizzazione tra chi ne acclama le magnifiche e progressive vesti e chi la condanna. Occorre misurarsi e conoscere, fare i conti con la velocità, misurarsi con la forza che questa velocità può assumere, e anche con i danni che può provocare, specie quando i protagonisti, da una parte e dall'altra - chi vessa, chi bullizza e chi è vittima di bullismo - sono minori, ragazzi, adolescenti e preadolescenti, alle prese con dispositivi apparentemente molto semplici e tuttavia molto potenti, molto più potenti di loro, che possono dilatare e rendere distante la percezione di quanto si suppone e si pensa di fare e quanto realmente si fa. La questione della responsabilità per adolescenti e preadolescenti è una questione, se escludiamo anche il discorso della tecnologia, assolutamente nodale, assolutamente centrale: educare i ragazzi e renderli responsabili in quell'età è una questione serissima e durissima. Ecco, l'impatto della tecnologia con queste età mette davvero davanti a un paesaggio del tutto nuovo, e il nostro compito è esattamente quello di tutta la società, di tutte le figure istituzionali, quello di affrontarla e se possibile di riuscire a governarla.

Il testo in discussione oggi ha seguito un iter articolato - veniva prima ricordato anche questo aspetto -, che ha coinvolto entrambi i rami del Parlamento: è stato approvato dal Senato nel maggio di due anni fa, nel 2015, modificato alla Camera nel settembre 2016, infine nuovamente approvato al Senato, lo scorso 31 gennaio, con ulteriori modifiche, che privilegiano un'impostazione basata principalmente su misure preventive ed educative, eliminando gli strumenti di natura penale che avevamo provato ad introdurre lo scorso anno.

Aggiungo un commento a questi dati con un rammarico personale molto sincero: il testo approvato dal Senato delimita l'ambito di intervento della legge e conseguentemente anche delle misure educative previste al solo cyberbullismo e contempla soltanto i minori. Credo che questa impostazione rischi di indebolire l'efficacia della strategia di contrasto che si intendeva perseguire e che era negli obiettivi di chi ha lavorato su questa norma, rinunciando - esprimendo di fatto una specie di rinuncia - ad affrontare un fenomeno ampio e complesso dentro una visione unitaria. Credo che questo sia un punto importante, perché non tocca soltanto la questione relativa a questo provvedimento ma un tratto di cultura politica che andrebbe contrastato, quello di continuare ad opporre - di vedere in una dimensione puramente oppositiva - la questione del contrasto e quella della prevenzione, come se ci fosse chi vuole reprimere, chi vuole penalizzare e chi vuole prevenire. Questa era un'opposizione credo nata in un altro tempo storico, oggi i fenomeni che abbiamo davanti, come per esempio del bullismo e del cyberbullismo, dovrebbero indurci a mettere da parte questo tipo di opposizione e arrivare a condividere una cultura che è in grado di muoversi su tutti questi piani in un modo profondamente diverso. Del resto, voglio ricordare che quasi tutte le misure che ci vengono dagli organismi sovranazionali, dalla Comunità Europea eccetera, ci indicano e ci indirizzano, invece, in maniera risoluta, con grande sollecitudine, a muoverci simultaneamente su questi piani. Voglio ricordare, per esempio, che la Convenzione di Istanbul, che è stato l'atto che riguardava la violenza di genere con il quale si è aperta questa legislatura, mandata in soffitta l'opposizione prevenzione-repressione, indirizzando appunto l'azione sulla simultaneità.

Volevo sottolineare questo punto, mi scusi Presidente se mi ci sono soffermata particolarmente, perché a mio avviso interroga questioni politiche oggi cruciali, come la libertà, la diseguaglianza, il rapporto del più forte con il più debole. Solo se arriviamo ad una cultura nuova, mandiamo in soffitta queste opposizioni che finiscono per paralizzarci. Consideriamo dunque che le misure identificate, quelle che ci sono arrivate qui oggi, rappresentano comunque un punto di sintesi che tiene conto di una discussione complessa. Vorrei molto rapidamente sottolineare alcuni aspetti e alcuni dati relativi al provvedimento in esame che ci sembrano comunque importanti, che consideriamo positivamente e per i quali vediamo la necessità di procedere.

In primis, la questione della centralità della vittima, a cominciare dall'istanza che è stata più volte evocata prima, la costituzione del tavolo tecnico ed un piano d'azione contro il cyberbullismo, le importantissime misure previste per il MIUR, che è chiamato ad adottare apposite linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto, in collaborazione con la polizia locale, l'istituzione del referente scolastico e poi anche le misure di contrasto concreto, come quella appunto dell'ammonimento del questore, che è stata richiamata più volte dai miei colleghi, mutuata dallo stalking, una legge di cui forse troppo poco spesso si valutano gli effetti positivi, anche in ciò che è stata capace di suggerirci per molte delle norme sulle quali abbiamo lavorato.

Credo che la priorità oggi comunque sia quella di dotare il nostro Paese di una normativa di riferimento in grado di affrontare un tema così importante.

Non occorre ripercorrere i dati dell'Istat, che ci sottolineano quanto sia urgente.

Vale la pena invece richiamare - come ha fatto anche il rappresentante del Governo prima di noi - quanto questo provvedimento trovi radici e fondamento nelle normative internazionali ed europee: l'articolo 19 della Convenzione ONU sui diritti dei bambini (che stabilisce come i minori debbano essere protetti da ogni forma di violenza fisica o mentale), la Carta europea dei diritti umani del Consiglio d'Europa e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, che tutelano il diritto alla privacy (delineandone anche in maniera molto precisa i confini rispetto appunto alla vita familiare e privata), la libertà di espressione, il diritto alla non discriminazione.

L'Unione Europea cerca di avere da tempo un ruolo attivo nel contrasto al cyberbullismo, anche attraverso programmi di finanziamento: vorrei ricordare soltanto il DAPHNE, che considero particolarmente rilevante.

E poi vorrei anche ricordare come il provvedimento in esame si conformi all'importante direttiva europea sulla tutela delle vittime di reato recepita alla fine del 2015 nel nostro Paese, che tante misure positive ha ispirato.

Quello che infine vorrei sottolineare e che mi pare forse non sia stato adeguatamente preso in considerazione, anche nelle discussioni che hanno preceduto questo nostro atto parlamentare: quanto le vessazioni si innestino sempre su rapporti di diseguaglianza, che vengono amplificati dalla dimensione telematica, come l'anonimato e la difficile reperibilità concorrano ad indebolire il senso di responsabilità morale verso ciò che si compie, la percezione dell'assenza dei limiti spazio-temporali, fattori sui quali dovremmo davvero riflettere a lungo.

Per capirci, se il bullismo tradizionale può approfittare di momenti specifici, il bullismo on line investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico usato dal persecutore.

Può accadere e accade ai minori: non occorre ricordare, appunto, secondo importantissimi studi di psicologia e pedagogia, quanto possa essere viva la sensazioni di non essere chiamati a rendere conto di ciò che si induce e ciò che si provoca (il discorso sulla responsabilità che provavo ad evocare prima); è come si diventasse improvvisamente liberi di scegliere, ma si pensa anche di essere liberi dalle conseguenze delle proprie azioni.

Paradossalmente, si diventa liberi da ogni responsabilità.

In una lettera pubblicata proprio di recente su un importante quotidiano, a proposito di questo fenomeno, forse una delle più autorevoli psicoterapeute del nostro Paese - parlo della professoressa Silvia Vegetti Finzi - ha affermato come sia molto diversa la figura del bullo nelle famiglie attuali: prima, nella famiglia patriarcale, il bullismo era l'esito di una educazione autoritaria e punitiva e i figli venivano indotti, aggredendo i compagni, ad agire attivamente quanto subivano passivamente.

Nella famiglia attuale, che ha caratteristiche molto diverse, in cui prevale a volte il permissivismo e anche l'iperprotezione, è molto difficile per i figli prendere le distanze dai genitori e raggiungere l'autonomia necessaria a diventare adulti e magari diversi da come i genitori li avevano sognati.

Recenti ricerche anche in ambito psicologico hanno mostrato come i comportamenti aggressivi appunto sono figli di famiglie di una società ipercompetitiva, dove le pressioni per riuscire possono produrre frustrazioni e a volte violenza.

Allora, di fronte a quella che si presenta come un'epidemia sociale, occorre affinare la sensibilità, promuovere l'ascolto, come abbiamo fatto noi scrivendo questa legge, cogliere e decifrare i segni di un malessere e non aver paura di confrontarsi con fenomeni gravi, nuovi, provare a governarli e ad affrontarli e non voltarci dall'altra parte, pensando che siano destinati in qualche modo a diminuire.

Per aiutare davvero i minori che si trovano dalla parte dei vessatori, anche chi bullizza, è necessario contrastare l'ansia attraverso doti di fiducia, di speranza, che un individualismo narcisista trovi un argine e venga sostituito da un “noi” generazionale fatto di solidarietà e collaborazioni.

Sono obiettivi lunghi, però dobbiamo poterli evocare.

Ecco, io credo che queste parole vadano prese molto sul serio e che le istituzioni debbano farlo, come hanno provato con questa norma, debbano provare a fare la propria parte andando oltre la propaganda, gli slogan, intenderci su una sintesi come quella che abbiamo raggiunto, anche se non la troviamo del tutto soddisfacente e insomma procedere, perché la libertà vuol dire spesso per la politica avere la forza di contrastare le discriminazioni e, del resto, questo è uno dei mandati che tutti riteniamo importante e che ci ha lasciato la nostra Costituzione, vi ringrazio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente, partiamo dalla considerazione che sì, come è già stato detto, siamo alla quarta lettura, la seconda lettura alla Camera, abbiamo già votato favorevolmente entrambi i passaggi al Senato e abbiamo votato contrariamente il primo passaggio alla Camera.

Riteniamo che sia sbagliato l'approccio, per quanto riguarda almeno questo ramo del Parlamento.

Riteniamo che, alla luce di quanto hanno detto i miei colleghi delle altre forze politiche, non era possibile normare questo particolarissimo settore della vita per i minorenni e del futuro del nostro Paese, del futuro della nostra Europa, senza andare ad indagare specificamente, con una chiara e dichiarata intenzione da parte dei deputati della maggioranza, di voler contemporaneamente normare e regolare il fenomeno dei discorsi d'odio, che riguarda in maniera assolutamente diversa una psicologia che riguarda un minorenne e una psicologia che riguarda il mondo dei maggiorenti, perché la parola “discorsi d'odio”, Presidente, sottosegretario e colleghi relatori, durante la fase referente, siccome non era stata specificata la volontà di estendere il provvedimento oltre gli ultraventunenni, non è mai stata utilizzata.

In Commissione affari sociali in Commissione giustizia, la parola “discorsi d'odio” non è mai stata utilizzata.

E allora tipicamente si associa, per quanto riguarda l'opinione pubblica, “discorsi d'odio” ai maggiorenni, perché riguarda un fenomeno che noi ben conosciamo e che riguarda anche problematiche del terrorismo, del terrorismo internazionale, problematiche eversive, con problemi che non c'entrano nulla, che riguardano dei minorenni che stanno crescendo all'interno di microcosmi, microcosmi familiari, a volte con prove evidenti di abusi, di abusi psicologici, di abusi nel senso di abbandono rispetto ai doveri educativi, a volte anche per quanto riguarda famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese e che vorrebbero veramente dedicare molto più tempo ai loro figli, ma che si devono nascondere, a volte anche in pianto, per il fatto che devono utilizzare tutto il loro tempo per raggranellare anche pochi euro da portare a casa.

E questi sono i nuovi dati sulla povertà, questi sono i nuovi dati che dichiarano effettivamente lo stato di bisogno, in questo momento, di tantissime famiglie italiane, delle parti più fragili.

Veniamo ad alcuni dati, alcuni dati scientifici: un ragazzo su quattro usa Internet per oltre sei ore al giorno, ce lo dice il rapporto OCSE sui giovani. Il dato è allarmante non solo per il tempo che i nostri ragazzi dedicano su Internet, ma anche per la percentuale di giovani votati a questo impegno quotidiano, una trasposizione sul digitale che ha trascinato con sé condotte deprecabili e dagli affetti semplificati; e così il bullismo, nella versione contemporanea, è diventato cyberbullismo.

Ebbene Presidente, questa cosa non è vera: il bullismo riguarda la persona nelle sue identità reali, il cyberbullismo riguarda il ragazzo nelle sue identità trasposte all'interno di chi non ha subito l'identità digitale, ma l'ha vissuta, di chi non considera un'identità digitale qualcosa da subire, ma la considera anche come un'opportunità: era chiamata, fino a dieci anni fa, la second life. C'erano queste adventures, queste avventure digitali, in cui i ragazzi passavano ore, praticamente a provare ad esplorare mondi pensati da altri. Ebbene, questa cosa è degradata, potevamo assolutamente aspettarcelo.

E questo Parlamento, l'Italia, ha assolutamente il dovere, il dovere di parlare di norme penali, il dovere di parlare di male assoluto, nel momento in cui cita e richiama il male assoluto. Ebbene, noi ce l'abbiamo il male assoluto, ma non abbiamo avuto il modo e il tempo di affrontarlo nelle sedi adeguate e con le corrette audizioni.

È di pochissimi giorni fa un servizio di Le Iene che citava la “blu whale”, la balena blu. Io invito tutti i colleghi a vederlo, perché continueranno a seguire l'argomento, non solo per fare annunci, non solo per dire che siamo stati bravi, ma per capire che quello che abbiamo fatto in questo momento - e che vedrà il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle accanto al voto del PD, così come è stato in Senato - è perché sostanzialmente il problema, di cui noi ci stiamo occupando, è enorme.

Nei Paesi di lingua russofona e in Russia vi è questa sorta di piattaforme, che prevedono dei percorsi protocollati che portano al suicidio di minori, che è previsto in cinquanta giorni. Ogni giorno il minore che si iscrive deve fare un atto, una prova e deve dichiararlo ai suoi curatori. Ebbene, sì, rendiamoci conto, rendiamoci conto di cosa stiamo parlando: si fanno chiamare “curatori”! Istigano al suicidio e alla depressione all'interno di contesti protetti, protetti dall'anonimato del web, istigano questi minorenni a non parlare e istigano, in un percorso di cinquanta giorni, a prove di autolesionismo e al suicidio. Un'associazione russa ha calcolato oltre 157 adolescenti suicidi che sono passati da questi social network, da questi gruppi all'interno di questi social network.

Irina Yarovaya è riuscita, in Russia, a far passare un decreto-legge che inasprisce le pene per l'istigazione al suicidio, direttamente o indirettamente, attraverso questi strumenti. Ebbene, questo è il male assoluto, questo è quello di cui avremmo dovuto parlare. Ma, di fatto, si sono confusi e si sono fusi i contesti e le definizioni e non si è voluto andare a fondo di molte questioni.

Parliamo di alcune. Che cos'è il cyberbullismo e che cos'è il bullismo? L'Unione italiana pedagogisti ci ricorda e ci documenta che, secondo la letteratura scientifica, il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni peculiari dell'età evolutiva. Quindi non possiamo e non potevamo ascrivere, come voleva questo ramo del Parlamento in prima lettura alla Camera, fenomeni di protesta e di critica, anche aspra nei confronti di personaggi pubblici, all'interno di situazioni di cyberbullismo, perché non è così! Perché il bullismo e il cyberbullismo prevedono situazioni di asimmetria di potere. Quindi, non confondiamo situazioni in cui una persona o un gruppo di persone se ne approfittano di persone più deboli, in maniera anche reiterata, con situazioni che sono indicatori di proteste, relativamente a personaggi di tipo istituzionale, personaggi pubblici, che fanno determinate dichiarazioni e si trovano invase su Internet da messaggi di persone che gli dicono: stai sbagliando, stai ingannando il popolo, te ne stai approfittando. E magari li criticano e magari li insultano. Sono situazioni completamente diverse dal cyberbullismo, che noi volevamo andare a normare! Fortunatamente, adesso, in questo momento, la maggioranza si sta prendendo le sue responsabilità e sta capendo che questi fenomeni vanno studiati a fondo. Non possiamo fermarci alla sociologia politica, ma dobbiamo capire profondamente che cosa hanno spiegato per anni gli educatori professionali e cosa hanno spiegato per anni gli psicologi.

Ho apprezzato tantissimo la collega che ha citato precedentemente Vegetti Finzi e ha spiegato com'è cambiata la sociologia familiare e come sono cambiate le sfide e l'emancipazione di un ragazzo in questo momento per diventare adulto.

Vengono definiti come disturbi funzionali della sfera comportamentale, relazionale, sociale e affettiva, perché le azioni sono reiterate nel tempo. Ambedue i fenomeni, utilizzando mezzi e modalità diversi, attuano gli stessi fini, anche in modo consapevole. Una delle caratteristiche del cyberbullismo, che dovrà rimanere ben chiara nel portato delle definizioni, anche se non specificata ovviamente nella legge, è che comportamenti ascrivibili al cyberbullismo all'interno degli infraventunenni riguardano il fatto che la persona non è consapevole di infrangere la legge, non è consapevole di commettere un reato penale. Sono ben diciassette le fattispecie penali a cui sono ascrivibili comportamenti, che sono definiti e sono “cugini” e comunque molto vicini ai comportamenti di un cyberbullo. Ma quelli sono comportamenti che sono definiti da un reato penale! Ci sono tanti altri comportamenti che non sono ascrivibili a reati penali.

Quando parliamo di bullismo e cyberbullismo, parliamo di fenomeni concernenti i soggetti dell'età evolutiva, parliamo di minori e questo lo dice e lo documenta una rilevante letteratura scientifica. Non facciamo quest'errore! Lo dice, nella relazione introduttiva al suo disegno di legge, anche la senatrice PD Elena Ferrara, prima firmataria della proposta all'esame, e lo dice una conoscenza anche minimale dei fenomeni sociologici.

Quindi, evitiamo di dire che anche un bambino di cinque anni, così come un adulto di novant'anni, sono tutti potenziali cyberbulli, perché non è vero. Non è vero! Stiamo parlando di situazioni e fattispecie che vanno gestite, studiate e normate in situazioni diverse. E fortunatamente siamo rientrati a normare una situazione che riguarda gli infraventunenni, così come chiedeva e voleva il MoVimento 5 Stelle.

Infatti, la maggioranza è caduta nel tranello di voler fare una norma bavaglio per i maggiorenni, confondendola con il diritto sacrosanto, da parte di una famiglia o da parte di una persona che ha la patria potestà sul minorenne, di gestire anche una comunicazione di tipo esterno, che possa essere in odore di reato penale. Mi sembra chiaro, sottosegretario. Non va confusa per gli adulti, non va confusa!

Io adesso leggo queste parole, che sono le parole che dobbiamo portarci dentro. I colleghi hanno fatto citazioni fino a questo momento, ma non hanno citato queste parole. “Le norme che regolano gli illeciti esistono. Non occorre crearne di nuove o inasprire le pene previste”, per quanto riguarda i casi che abbiamo specificato e che sono stati studiati all'interno del percorso in sede referente di questa legge. “Allora, bisognerebbe spostare l'attenzione al momento antecedente a quello della riparazione, della rieducazione e del recupero sociale”.

“I minori vanno guidati verso la consapevolezza delle loro condotte, informati sui rischi della rete e guidati all'uso consapevole del web. In questa direzione, allora, gli eventuali interventi del Garante della privacy finalizzati alla rimozione dei contenuti impropri in caso di mancata attivazione del gestore del servizio sono funzionali allo spirito che caratterizzava il disegno di legge n. 1261 di cui prima firmataria è la senatrice Elena Ferrara. Uno spirito che mi auguro venga mantenuto nell'adozione del testo definitivo di una legge ad hoc”. Sarebbe “un errore introdurre una nuova figura di reato o nuove aggravanti di fattispecie già esistenti”. Queste sono le parole di Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, che morì suicida anche a causa delle continue vessazioni subite da bulli e che, proprio in relazione al grave stravolgimento fatto in questo provvedimento, ha diffuso un appello per recuperarne lo spirito originario.

E, allora, abbiamo il dovere di ricordare al Governo e alla maggioranza i 200 mila euro che sono stati previsti di stanziamento annuale per aiutare veramente tutte le figure educative e tutte le figure che ogni giorno combattono per ampliare la coscienza e anche la scienza dei nostri ragazzi, che cercano di illuminare sulle potenziali conseguenze dei loro comportamenti, sia nei casi ottimali in cui questi comportamenti sono virtuosi sia nei casi in cui questi comportamenti, invece, inducono all'autolesionismo il proprio compagno di banco e inducono a un comportamento depressivo il proprio compagno di classe.

Allora, in questo percorso, che è un percorso che richiede tempo e le parole giuste per dirlo, i momenti giusti per dirlo, 200 mila euro sono pochi, perché noi abbiamo 40 mila istituti scolastici che hanno al loro interno minorenni o infraventunenni. Se fate i calcoli, voi state dando 5 euro a istituto scolastico, perché la matematica non è un'opinione. E allora, anche su questo punto, bisognava fare una riflessione un pochino più profonda, cioè come utilizzare al meglio quei pochi soldi che erano stati messi a disposizione, e soprattutto se erano sufficienti 200 mila euro, perché nel momento in cui andavamo a fare la divisione del pane e dei pesci degli educatori e degli insegnanti che avrebbero dovuto utilizzare queste nuove risorse in effetti poi si sarebbero trovati dinanzi a una legge comunque insufficiente.

Allora, l'abbiamo detto tutti, sia la maggioranza sia l'opposizione: è una legge insufficiente, ma non facciamo l'errore di non considerare una personalità in fase evolutiva, perché tutti i psicopedagogisti, gli psicologi e gli educatori professionali sono concordi nel dire che fino a 21 anni siamo persone in formazione, persone che, se correttamente guidate, sono dispostissime a cambiare la loro visione del mondo e a cambiare idea anche su che cosa fa del male ai ragazzi, ai loro compagni di corso, su che cosa fa del male agli insegnanti e su che cosa fa del male in generale.

Allora, noi abbiamo proposto molte cose anche in questa fase, ma abbiamo deciso di rinunciare alle nostre proposte per dare luce a ciò che di buono è stato previsto ed è stato messo sul piatto al Senato, perché qui, in sede di prima lettura, in discussione, si sono voluti mettere troppi ingredienti, troppe situazioni difficili che dovevano essere prese in maniera diversificata e studiate a fondo. Lo ripetiamo ancora una volta: i discorsi d'odio sul web e i discorsi d'odio sui social, per quanto riguarda i maggiorenni, sono un fenomeno studiato a livello mondiale dagli studiosi. Si chiamano “hate speech” e hanno un impatto solo residuale all'interno delle dinamiche fra minorenni, soprattutto perché le dinamiche fra minorenni normalmente utilizzano l'anonimato e le situazioni nascoste, ed è questa la parte più pericolosa, cioè quello che abbiamo denunciato all'inizio: il fenomeno delle “blue whale”, le balene azzurre. Queste sono situazioni che si vengono a scoprire dopo, dopo che sono avvenuti questi casi di suicidio, dopo che sono stati inseriti in percorsi protocollati di istigazione al suicidio.

Allora, noi voteremo a favore su questa proposta di legge parlamentare. Abbiamo dato il massimo contributo e siamo stati durissimi nei confronti dei relatori della maggioranza in prima lettura. In questo caso comprendiamo benissimo che questo è metà del lavoro fatto, tuttavia avrà il nostro voto favorevole. I relatori della maggioranza e il Governo conoscono benissimo le nostre proposte, compresa la proposta di inserire, in maniera molto più articolata, la possibilità di percorsi che l'ONU stesso ha già definito come percorsi di giustizia riparativa in favore del minore. Anche qui, non confondiamo la giustizia riparativa relativa ai maggiorenni e ai sociopatici, che tendenzialmente, già dalla definizione, sono persone scarsamente recuperabili, rispetto a persone che, invece, hanno una personalità estremamente plastica e che, se correttamente canalizzati all'interno di percorsi da operatori della salute mentale e operatori pedagogisti, in realtà sono estremamente disposti a rivedere il loro mondo interno, sono disposti a creare un'alleanza con chi li ha bullizzati o cyberbullizzati, se correttamente monitorati. Queste sono delle proposte che prevedono proprio di andare a fondo in una presa di consapevolezza e di coscienza in un'ottica di riparazione del danno, e sono ampiamente validate da una letteratura scientifica ampiamente divulgata e accessibile a tutti.

Abbiamo già detto che le risorse non sono sufficienti, che la definizione di bullismo riguarda una tipologia di personalità che riguarda il mondo reale e, in realtà, quello del cyberbullismo comprende, in maniera parziale e non completa, fenomenologie ascrivibili al fenomeno del bullismo; il contrario non è. Quindi, quando definiamo il bullismo, non vengono ricomprese le fattispecie ascrivibile al fenomeno di cyberbullismo, perché, come abbiamo detto, è un'identità digitale, quindi un'identità costruita, e deve essere assolutamente monitorata attraverso - l'abbiamo specificato - tutte le istituzioni che devono essere coinvolte, compresa la polizia postale e il questore. Anche nelle nostre proposte c'era la possibilità di associare all'ammonimento da parte del questore, che noi prevediamo come una cosa ottimale, per quanto riguarda tutte le situazioni ascrivibili ai reati penali, il fatto che il questore fosse affiancato dall'assistente sociale territorialmente competente rispetto alla residenza del bullo, perché ovviamente non vogliamo correre il rischio che il questore, nel momento in cui è chiamato a fare un ammonimento a un minorenne che non conosce, finisca semplicemente con il chiamarlo a sé, chiamando i genitori, dandogli una pacca sulla spalla e dicendogli: “Considerati ammonito. Mio figlio fa molto sport, fallo anche tu e vedrai che le cose andranno meglio”. Ecco, questo sarebbe il fallimento dell'ammonimento del questore. Invece, se ci fosse al fianco un professionista, come un assistente sociale che ne ha viste di tutti i colori e che soffre tantissimo per la sua impotenza, troveremmo veramente una grande risorsa che comporterebbe un'implementazione, sia dal lato del questore sia dal lato degli assistenti sociali, perché si troverebbero le parole giuste per fare un ammonimento e per indagare anche un minimo sulla psicologia di questi minorenni, che sono così motivati a fare del male al loro prossimo in quel particolare momento.

Allora, io penso di avere detto molto. Sicuramente ci sono altre cose che non ho specificato in questa discussione sulle linee generali, ma sono reperibili agli atti delle Commissioni e sono reperibili agli atti della precedente lettura. Grazie, Presidente, concludo qui.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, signora Presidente. Il gruppo di Forza Italia, che rappresento in questa discussione sulle linee generali, ha sempre tenuto un approccio costruttivo e di favore rispetto al provvedimento in esame, anche perché su questo tema siamo da tempo impegnati. Vorrei ricordare, per esempio, le iniziative della Ministra Mara Carfagna nel 2009, a partire dagli interventi normativi in materia di atti persecutori e, in particolare, quelle che la stessa onorevole Carfagna e l'allora Ministra Gelmini promossero nelle scuole per contrastare i fenomeni di bullismo in quel tempo. In ambito parlamentare abbiamo recentemente portato all'attenzione dell'Aula una mozione sul tema a prima firma dell'onorevole Di Girolamo, e tra le proposte abbinate all'esame del testo che oggi esaminiamo vi è anche una proposta del gruppo di Forza Italia a firma dell'onorevole Brambilla.

Da un punto di vista squisitamente politico non nascondiamo, però, il nostro rammarico per aver visto, su un tema così delicato, una discussione rallentata dal Partito Democratico, che ha spesso cambiato idea sull'impostazione del testo, non dimostrandosi molto chiaro nell'affrontare la questione.

Sul provvedimento, purtroppo, ci è sembrato si fosse consumata una vera e propria contesa tra diverse visioni presenti all'interno del PD, rappresentate dalle posizioni espresse al Senato e presso le Commissioni giustizia e affari sociali della Camera. Il testo è cambiato troppo spesso e in maniera profonda nei diversi passaggi tra Camera e Senato nel corso degli ultimi tre anni. Per questo oggi possiamo dirci soddisfatti del fatto che il PD abbia finalmente optato per una strada e che il testo giunto all'esame dell'Aula della Camera sia proprio quello approvato dal Senato. Per giungere ad una rapida approvazione del testo il gruppo di Forza Italia non ha presentato emendamenti in Commissione né lo farà in Aula, sperando che il testo sia approvato al più presto e in modo definitivo.

Il tema, come dicevo, è delicatissimo, perché riguarda i soggetti più fragili e più vulnerabili. Si calcola che siano colpiti da bullismo due ragazzi su cinque, mentre quattro minori su dieci sono testimoni di bullismo in rete. Il bullismo attraverso Internet è un fenomeno di cui si è molto parlato nei media per fatti tragici avvenuti a danno di persone generalmente giovani, giovanissime o comunque fragili, ed è legato soprattutto al problema della difficoltà che si incontra quando si cerca di rimuovere contenuti di un certo tipo dalla rete. I cyberbulli sono ragazzi che hanno un'età compresa tra i 10 e i 16 anni, magari anche con un'immagine di bravi studenti, con una buona competenza informatica e spesso con l'incapacità di valutare la gravità delle azioni compiute online. In sostanza, il cyberbullo usa Internet per fare quello che non ha il coraggio di fare, ad esempio, come si faceva una volta, nel cortile della scuola, come facevano i bulli una volta nel cortile della scuola.

Il fenomeno del bullismo, delle intimidazioni, delle molestie nei confronti di persone è infatti purtroppo sempre stato molto diffuso tra i giovani, tra i banchi di scuola. La rete, però, lo amplifica fortemente; per cui, qualcosa che prima veniva diffuso tra qualche decina di persone oggi viene potenzialmente diffuso tra milioni di persone. Non solo, poi i dispositivi sono aumentati, ma è difficile identificare i dispositivi attraverso cui gli atti in questione si compiono; ed è altrettanto difficile controllare gli inneschi che rendono virali le informazioni patologiche che si diramano dai dispositivi. Ecco perché è necessario disporre di strumenti specifici. Dalle statistiche emerge che la maggior parte degli atteggiamenti di cyberbullismo è perpetrata, infatti, su piattaforme informatiche nell'ambito delle scuole, e, tuttavia, è evidente che in questi casi i minori si nascondono spesso dietro fake, dietro false identità o, addirittura, rubano identità di compagni di scuola per potersi rendere non identificabili. Il fenomeno è molto grave perché in pochissimo tempo le vittime vedono la loro immagine danneggiata e spesso i genitori e gli insegnanti ne rimangono all'oscuro, poiché non hanno accesso alla rete dei propri figli che studiano.

Ci si trova di fronte ad atteggiamenti portati avanti sui social media che ricordano i maltrattamenti o gli insulti, cioè gli atteggiamenti dei bulli della vita reale. Spesso le vittime, nonostante soffrano fortemente nel leggere gli insulti o nel subire determinati atteggiamenti vessatori, si vergognano di denunciarli; spesso abbiamo, però, visto come la vergogna possa portare le vittime al suicidio. Conosciamo, infatti, la casistica del dolore e della sofferenza di persone che hanno subìto vessazioni profonde, con storie che, purtroppo, si sono spesso concluse nel più drammatico dei modi. Pertanto, di fronte a situazioni così delicate, bisogna adottare norme semplici, scritte con grande equilibrio, disposizioni che inquadrino il fenomeno nella sua reale portata e che agiscano non solo sui cyberbulli, ma sul sistema di educazione familiare e scolastica, cominciando ad insegnare ai ragazzi la sensibilità ai sentimenti, e, a volte, anche il pudore dei propri sentimenti.

Molto spesso chi compie atti di cyberbullismo non si rende conto, soprattutto se l'età del minore è precoce, di quanto sta facendo. Man mano che l'atto si compie, purtroppo la consapevolezza cresce e, se quest'atto non viene contrastato, rischia di diventare sempre più pericoloso e violento. In questo senso, apprezziamo l'orientamento contenuto nel provvedimento, ritenendo che pene, sanzioni e repressione non siano la soluzione al problema, perché queste pene e queste sanzioni già esistono nel codice penale. Nelle condotte dei cyberbulli ci sono atteggiamenti che comunque potrebbero sconfinare nel reato, ma in questo il nostro codice penale è già ben attrezzato. Basterebbe, quindi, utilizzare i mezzi che già sono a nostra disposizione: esistono le molestie, le violenze, le violenze private, gli atti persecutori, i furti di identità. Non servivano, quindi, nuove fattispecie di reato o aggravanti per fattispecie preesistenti, ma era necessario inquadrare il fenomeno nella sua reale dimensione.

Al netto di una tendenza che a volte il legislatore mostra verso un irrigidimento delle norme penali, spesso con il rischio di procurare uno sbilanciamento tra diverse fattispecie di reato, si è cercato di valorizzare l'aspetto certamente preventivo ed educativo, nonché quello dell'efficacia sanzionatoria non penale. L'obiettivo primario rimane soprattutto quello di tutelare la dignità del minore oggetto di atti vessatori. La prima tutela è, quindi, quella di rimuovere d'imperio le immagini o i dati che danneggino il minore. Allo stesso tempo, le norme che prevedono un'educazione, una sensibilizzazione, anche e soprattutto in ambito scolastico, possono operare sul terreno della prevenzione di nuovi casi di cyberbullismo. La stessa sensibilizzazione può essere adottata dai servizi territoriali, impegnando in attività di utilità sociale i minori artefici di condotte in danno di altri ragazzi.

Infatti, in fondo, dietro ogni cyberbullo c'è, con ogni probabilità, una carenza educativa o un disagio familiare non compreso, ma non per questo dobbiamo cadere nell'errore di considerare vittime gli stessi carnefici. Questo è il senso dell'ammonimento da parte del questore, che inizialmente potrebbe sembrare una forma brutale di avvicinamento alla fattispecie in atto; potrebbe, infatti, sembrare quasi una forma di sanzione alla famiglia e alla scuola che non sono state in grado di captare il comportamento del minore, ma, in realtà, non è così. Molto spesso la famiglia e la scuola non sono materialmente in grado di sapere quello che sta succedendo. È questo il motivo per cui l'ammonimento del questore, la vera sanzione deterrente che questo provvedimento prevede, è un supporto a chi non è riuscito ad accorgersene, oltre ad essere un intervento che mira, innanzitutto, a ricondurre alla realtà chi spesso, vivendo in un mondo virtuale, non si rende conto di quello che sta facendo.

Pertanto, l'intervento dello Stato, probabilmente nella sua forma più efficace, nella figura del questore, con il gesto e il significato simbolico della convocazione e dell'ammonimento, interrompe un comportamento che - anche questo è un dato statistico - rappresenta spesso una escalation, perché è facile immaginare che, ovviamente, con il crescere dell'età, anche i comportamenti diventino più vessatori. Questa catena va quindi interrotta e, ahimè, non è la rigidità della pena né la severità delle sanzioni a comportare questa interruzione: è la corretta giusta attività preventiva ed educativa, è la sensibilizzazione in ambito scolastico e familiare. In tal senso, è importante che in ogni scuola vengano individuati docenti che coordinino le iniziative per prevenire soprattutto, oltre che contrastare, eventuali atti di cyberbullismo.

Allo stesso modo, è importante supportare progetti e idee in ambito scolastico al fine di promuovere l'educazione a un uso consapevole della rete e ai diritti, ma anche ai doveri connessi con l'utilizzo delle tecnologie informatiche. Questo è il motivo per cui al Senato, in maniera condivisibile, si è ritenuto di ritornare al testo originario, dove gli ambiti di applicazione e di operatività erano più circoscritti, orientati alla prevenzione e all'educazione con sanzioni non penali.

Certo, non si può avere la pretesa che con questa norma si risolva tutto, ma è comunque un primo passo che noi giudichiamo importante. È evidente che devono esistere dei coordinamenti con il Garante per la protezione dei dati personali e con tutti coloro che sono legittimati, anzi, che avranno l'obbligo di rimuovere le conseguenze dell'atto di cyberbullismo; è altrettanto necessario che i gestori della rete si rendano responsabili e siano consapevoli di quanto traumatica possa essere la conservazione di materiale legato al cyberbullismo, in quell'escalation di violenza di cui abbiamo detto, e che quindi si dotino (in parte lo hanno già fatto) e applichino codici di autodisciplina in grado di facilitare l'attività dell'autorità amministrativa indipendente preposta alla tutela della riservatezza.

La nostra, quindi, è un'apertura di credito nei confronti del testo; senza però sottrarci ad un costante controllo e monitoraggio dell'attuazione delle norme previste per tutelare i ragazzi e l'onorabilità delle persone nell'ambito di una rete Internet, che è uno strumento preziosissimo, che deve essere espressione di libertà e del pluralismo di opinione, ma che però non può essere usata per distruggere la reputazione, o addirittura la personalità di individui, in particolare di quelli più deboli come i ragazzi. Per questo noi già ora, in sede di discussione generale, abbiamo anticipato la nostra volontà di non presentare proposte emendative, e di favorire in tal modo la possibilità di pervenire ad una rapida approvazione di questo testo, che rappresenta un importante passo: non è la soluzione al problema, ma è un importante passo che il Parlamento sta compiendo. Sarebbe auspicabile che fosse compiuto con una maggioranza la più larga possibile.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3139-B)

PRESIDENTE. Ci sono pochi minuti, non so se i relatori abbiano intenzione di replicare. Onorevole Campana? Onorevole Beni? No.

Il rappresentante del Governo intende replicare? No.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 16 maggio 2017, alle 11,30:

1.  Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

  (ore 15)

2.   Seguito della discussione delle mozioni Brescia ed altri n. 1-01439, Palese ed altri n. 1-01603, Binetti ed altri n. 1-01606, Andrea Maestri ed altri n. 1-01611, Carnevali, Alli ed altri n. 1-01612 e Rondini ed altri n. 1-01613 relative al funzionamento dei cosiddetti centri hotspot per i migranti.

3.  Seguito della discussione delle mozioni Lupi ed altri n. 1-01525, Palese ed altri n. 1-01545, Sorial ed altri n. 1-01546, Franco Bordo ed altri n. 1-01548, Allasia ed altri n. 1-01550 e Marcon ed altri n. 1-01555 concernenti iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica.

4  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 1261-B - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ELENA FERRARA ed altri: Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (Approvata dal Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato). (C. 3139-B)

Relatori: CAMPANA, per la II Commissione; BENI, per la XII Commissione.

5.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: D'ALI'; DE PETRIS; CALEO; PANIZZA ed altri; SIMEONI ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4144-A)

e delle abbinate proposte di legge: TERZONI ed altri; MANNINO ed altri; TERZONI ed altri; BORGHI ed altri. (C. 1987-2023-2058-3480)

Relatore: BORGHI.

6.  Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Guido Crosetto, deputato all'epoca dei fatti. (Doc. IV-quater, n. 5)

Relatrice: ROSSOMANDO

7.   Seguito della discussione della proposta di legge:

DAMBRUOSO ed altri: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 3558-A)

Relatori: POLLASTRINI, per la maggioranza; LA RUSSA, di minoranza.

La seduta termina alle 16,55.