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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 789 di giovedì 4 maggio 2017

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Bonafede, Matteo Bragantini, Brunetta, Caparini, D'Alia, Dambruoso, Dellai, Fedriga, Ferranti, Gregorio Fontana, Galati, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, La Russa, Lauricella, Locatelli, Manciulli, Mannino, Marcon, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Migliore, Palma, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Rampelli, Realacci, Sanga, Sani, Schullian, Sottanelli, Tabacci, Valeria Valente, Venittelli, Vignaroli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,10.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione della proposta di legge: Ermini: Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di legittima difesa (A.C. 3785-A/R); e delle abbinate proposte di legge: Molteni ed altri; La Russa ed altri; Marotta e Sammarco; Molteni ed altri; Faenzi; Gelmini ed altri; Gregorio Fontana ed altri; Formisano e Portas; Molteni ed altri (A.C. 2892-3380-3384-3419-3424-3427-3434-3774-3777).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3785-A/R: Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di legittima difesa; e delle abbinate proposte di legge nn. 2892-3380-3384-3419-3424-3427-3434-3774-3777.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3785-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno interviene per illustrarli, chiederei al sottosegretario Migliore di esprimere il parere sugli ordini del giorno. Prego.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signora Presidente.

L'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/1 Nesi è accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/2 Palese è accolto come raccomandazione, se riformulato aggiungendo la frase: “nel rispetto dei limiti di finanza pubblica”. L'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/3 D'Agostino è accolto come raccomandazione, se riformulato aggiungendo la frase: “nel rispetto dei limiti della finanza pubblica”. L'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/4 Carrescia è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/5 Rizzetto, invito al ritiro o parere contrario, in virtù della necessità di intendere le funzioni dei garanti come funzioni generali rispetto a questioni specifiche. Siccome è molto generico - l'istituzione di un garante nazionale per la tutela dei diritti delle vittime -, non si capisce a che cosa farebbe riferimento, vittime di cosa; inoltre c'è un fondo apposito che, come sapete e come è stato anche discusso ieri, dovrebbe ricevere la priorità rispetto ai finanziamenti per quanto riguarda la tutela delle vittime da reati violenti. Infine, accolgo l'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/6 Altieri.

PRESIDENTE. La ringrazio. Quindi cominciamo dall'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/1 Nesi, accolto come raccomandazione. Deputato Nesi, lo accoglie? Nesi non è in Aula. Allora vado avanti, perché non c'è un cenno di riscontro.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/2 Palese, è accolto come raccomandazione se riformulato. Lo accoglie riformulato? Sì. Andiamo avanti.

Ordine del giorno n. 9/3785-A/R/3 D'Agostino, anche qui c'è una riformulazione. È d'accordo con la riformulazione? Va bene. Grazie.

L'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/4 Carrescia è accolto come raccomandazione. Deputato Carrescia? Va bene.

Ordine del giorno n. 9/3785-A/R/5 Rizzetto, invito al ritiro o parere contrario. L'onorevole Rizzetto chiede di parlare per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Sottosegretario, io ho ascoltato le motivazioni con le quali lei ha bocciato questo ordine del giorno. Mi sembrano delle motivazioni che sono esattamente al contrario rispetto a quanto io ho cercato - abbiamo cercato - di andare quantomeno a dare come indicazione. Non stiamo a ripetere molte volte quanto un ordine del giorno votato in quest'Aula può essere pesante. Era semplicemente un'indicazione, da parte del nostro gruppo, da parte mia, nei confronti dell'Esecutivo, per un motivo molto semplice, perché lei sa perfettamente, meglio di me, che in Italia, ad esempio, esiste il Garante dei detenuti. Che cosa fa il Garante dei detenuti? In modo generale e in modo abbastanza ampio, va ad applicare quelli che sono i diritti dei detenuti e va ad esserne proprio il garante (e da qui l'etimologia del termine). Allora, noi immaginiamo e ci riferiamo - ma non soltanto noi, perché basta leggere un giornale - anche ai cosiddetti “diritti delle vittime”, anche facendo menzione del Fondo di cui lei ha parlato prima e anche ricordando un emendamento, mi pare del collega Ferraresi, che chiaramente noi ieri abbiamo votato proprio rispetto al Fondo stesso, e abbiamo cercato di dare un'indicazione di massima - di massima! - affinché si vada a legiferare e a normare questa figura che noi chiamiamo garante delle vittime; ci sembra infatti assolutamente assurdo che in Italia esista un garante dei detenuti ma non esista un garante delle vittime, che molto spesso sono trattate peggio dei detenuti rispetto al Fondo, rispetto alle modalità e rispetto al solo fatto che una persona a cui è resa un'offesa e che si difende - abbiamo parlato molto in questi due giorni di legittima difesa - molto spesso, ad esempio, deve affrontare delle spese ampie, anche in termini di avvocato e anche in termini legali, oltre al fatto che questa persona subisce uno shock psicologico molto, molto importante.

Allora, la vittima in questo caso non può avere un garante? L'ordine del giorno in oggetto era stato fatto appositamente così generale per poter dare ed offrire il fianco a questo punto alla maggioranza affinché un domani, Presidente, si potesse andare con un ordine del giorno, che, ripetiamo, non è vincolante rispetto all'Esecutivo, a cercare di capire anche come si poteva istituire la figura del garante delle vittime.

Concludo, dicendo che - e lo rinnovo - c'è un garante dei detenuti e, quindi, anche qualche delinquente che ha fatto qualche porcheria in vita ha il suo garante, ma le vittime non possono avere un garante. Quindi, adesso vediamo chi in quest'Aula riesce ad avere una posizione forte e importante, anche in pancia ad un semplice ordine del giorno, rispetto a questa tutela in termini di garanzia che le vittime ad oggi in Italia ancora non hanno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, evidentemente non pretendo che tutti conoscano i numerosi provvedimenti che sono stati varati in questa legislatura con il lavoro della Commissione giustizia, alla Camera e Senato, e del Governo. In particolare, onorevole Rizzetto, mi rivolgo, tramite la Presidenza, a lei, perché ovviamente il tema della tutela delle vittime ci sta molto a cuore. L'ordine del giorno è molto generico perché, come ha detto il Governo, non si capisce bene a quali vittime e a quali reati si riferisca, peraltro. Ma poiché noi ci siamo presi a cuore la tutela di tutte le vittime, oltre che soprattutto le vittime di reati di violenza, è stato varato in questa legislatura un decreto legislativo, nel 2015, che attua la direttiva europea del 2012. La tutela delle vittime è una tutela che vede vari gradi di intervento, che vede vari gradi di assistenza nelle prime fasi processuali e non solo e che si completa con il Fondo di indennizzo per i reati violenti, che va poi, diciamo, a completare il quadro dei vari fondi per le vittime dell'usura e di altri reati gravi e gravissimi che lo Stato ha ritenuto di dover tenere particolarmente presenti.

Il problema, semmai, è quello eventualmente non di istituire un'altra forma astratta di garanzia, un'altra Authority. Quello non è l'intervento che deve essere fatto per le vittime perché, per esempio, noi nel nostro parere individuammo per il Governo - e quella è una strada da percorrere - uno sportello per le vittime presso i vari tribunali, ma è un canale su cui si sta lavorando. Dunque, non siamo all'anno zero e, anzi, eravamo all'anno zero all'inizio di questa legislatura e siamo ormai quasi alla fine di un percorso che è andato avanti anche con il piano straordinario antiviolenza finanziato e con vari sostegni ricevuti da queste leggi di stabilità di questa legislatura e non di altre epoche.

E, quindi, pensare che oggi con questo ordine del giorno, che magari verrà bocciato o su cui alcuni voteranno contro, non si ha a cuore l'intervento per le vittime io credo che sia qualcosa di chi non conosce che cosa in questa legislatura è stato fatto e prende spunto da questa non conoscenza - direi ignoranza - per parlare in maniera da sobillare situazioni che invece vanno completate.

Sono d'accordo con quello che ieri ha detto anche il collega Ferraresi: il Fondo per le vittime di violenza non è perfetto. Avevamo subito un'infrazione per la mancata attuazione da parte dei Governi passati. Ora siamo a posto dal punto di vista dell'attuazione, ma dobbiamo implementare e modificare forse i requisiti di accesso, ma questo si può fare in un percorso che non sottragga fondi, perché istituire un garante vuol dire sottrarre fondi a quelli che devono essere i veri destinatari, che sono le vittime finali, così come in questa legge sulla legittima difesa l'emendamento del collega Verini, che peraltro è stato votato da tutta la Camera, prevede il rimborso delle spese legali e, quindi, quell'assistenza concreta alle vittime che poi vengono prosciolte perché hanno agito in legittima difesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore su questo ordine del giorno del collega, ma per suo tramite, Presidente, mi consenta un paio di osservazioni. Dunque, noi sottrarremmo delle preziose risorse, onorevole Ferranti, istituendo il garante per le vittime dei reati? Voi sottraete preziose risorse inventandovi il garante dei detenuti. Ma chi se ne frega dei detenuti, mi scusi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)! Cioè, noi diciamo che quelli che commettono dei reati devono essere tutelati - i loro diritti poverini, mannaggia, ci mancherebbe - e potremmo anche al limite essere vagamente d'accordo - molto vagamente - e noi sottrarremmo fondi? Ma voi dovete vergognarvi di queste cose, dovete vergognarvi!

Non solo vi inventate una finta legge sulla legittima difesa, per prendere in giro i cittadini e per cercare di strappare quattro voti in più alle prossime elezioni amministrative e magari poi la fermerete al Senato, ma osate dire che i fondi per le vittime dei reati sarebbero sprecati? È una vergogna! Mi auguro che qualcuno semi-normale del PD dica parole chiare sull'argomento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi PresidenteeFratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI. Presidente, io non entro nel merito dell'ordine del giorno e lo ha già spiegato la presidente Ferranti. Sono scandalizzato, però, dalle parole dell'onorevole Laffranco, come avvocato prima di tutto, perché le parole che ha detto sono contro la Costituzione. Chi se ne frega dei detenuti? Ma non ti vergogni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ma siamo un Paese democratico? Chiedilo a qualche collega del tuo gruppo, che fa l'avvocato in modo forte e serio, se veramente si può usare una terminologia di questo tipo nella Camera dei deputati. Io credo che dovresti chiedere scusa non ai detenuti ma alla nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Vedi, caro collega, bisogna ascoltarle bene le parole: non è “chi se ne frega dei detenuti” ma chi se ne frega se togli una piccola risorsa destinata ai legittimi diritti dei detenuti (Una voce dai banchi del gruppo Partito Democratico: Non ha detto questo!)… intende dire questo e lo dico io, comunque (Commentidei deputati del gruppoPartito Democratico). Ma smettetela…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Lasciamo parlare il deputato La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA. Vi scaldate solo quando c'è da difendere i legittimi diritti di chi viola la legge e, invece, siete freddi quando c'è da difendere le vittime. Questa è la verità della vostra problematica (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Misto-Conservatori e Riformisti). Quando c'è da difendere le vittime, mille problemi, mille discussioni, mille quesiti. Invece, applauso a scena aperta per chi ha detto: ma chi se ne frega se dobbiamo ridurre di qualche lira le risorse per i diritti dei detenuti a favore delle vittime, se non c'è. Io credo che non bisogna ridurre niente, cioè ci sono gli uni e gli altri. Il dato, però, è che i diritti dei detenuti sono tutelati e i diritti delle vittime no. Questo esce da quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidentee Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/5 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Sull'ordine del giorno n. 9/3785-A/R/6 Altieri il parere è favorevole, quindi andiamo avanti.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3785-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Noi socialisti siamo sempre stati garantisti e contrari alla giustizia fai da te. L'esempio negativo degli Stati Uniti, dove è lecito l'uso e l'abuso delle armi per difendersi, che ha prodotto vittime innocenti, dovrebbe essere un monito per quanti in quest'Aula propongono provvedimenti che porterebbero il Paese verso quella situazione. Siamo stati d'accordo con il lavoro iniziale svolto dalla Commissione, che ha respinto fermamente la proposta originaria presentata dalla Lega; purtroppo, i nuovi emendamenti, a nostro parere, hanno introdotto altre criticità.

Ci pare che, ancora una volta, ci si preoccupi di accontentare la pancia del Paese sull'onda emotiva di crimini avvenuti nei confronti dei cittadini; crimini che, però, non sono aumentati. Se guardiamo le statistiche, non vi è nessun aggravamento della situazione, anzi, diminuiscono gli omicidi, diminuiscono alcune tipologie di crimini. Eppure, c'è un allarme, secondo noi, volutamente fomentato. Siamo fermamente convinti che i colpevoli di crimini vadano arrestati, processati, perseguiti, così come sosteniamo il diritto dei cittadini a difendersi in caso di gravi aggressioni, soprattutto quando queste avvengano all'interno del proprio domicilio o dove si esercita la propria attività.

Non possiamo, però, accettare che questo diritto venga esteso in modo espansivo al punto di far passare il principio che una vita umana vale meno dei beni materiali che si vogliono tutelare. La pena di morte non c'è nel nostro ordinamento: non rischiamo di introdurla con queste modifiche del codice penale.

Noi continuiamo a pensare che debba sempre sussistere un pericolo concreto, attuale e imminente, e continuiamo a condividere quanto esposto da magistrati, avvocati e docenti auditi in Commissione giustizia. Da quelle posizioni garantiste, che a noi sembrano equilibrate, non ci muoviamo. Il cittadino non deve mai sostituirsi o, addirittura, superare lo Stato nell'esercizio della repressione del crimine. Come socialisti, quindi, non possiamo votare a favore e annunciamo l'astensione del nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chiarelli. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente, colleghi, la questione della legittima difesa è sicuramente un argomento di grande attualità, di interesse sociale, oltre che di particolare dibattito, in merito al quale questo Parlamento sarebbe dovuto intervenire già da tempo; lo facciamo con ritardo, ma ci aspettavamo di farlo almeno bene. La sicurezza, come ci viene ricordato spesso, non è una questione di destra e di sinistra; destra e sinistra, però, individuano dei percorsi per garantire la sicurezza dei cittadini, e questi percorsi sono molto ma molto diversi tra loro. Leggo dichiarazioni di qualcuno che afferma che l'attuale normativa assicura già il giusto equilibrio e che non vanno strumentalizzati i singoli episodi.

Invito quanti condividono questa opinione a leggersi le statistiche: scopriranno che negli ultimi dieci anni i furti in abitazione sono raddoppiati e triplicati gli episodi di violenza. Il furto non è più messo in atto come puro fatto predatorio, ma è ormai associato sempre più spesso al sequestro di persona, alla violenza e, nei casi più drammatici, all'omicidio. È cambiato il profilo di chi entra nell'altrui proprietà, un profilo che oggi si caratterizza molto spesso con la provenienza da altri Paesi dei malfattori.

Anche qui è sufficiente riferirsi ai dati, in particolare alla percentuale di stranieri ospitati nelle nostre carceri. Soprattutto, non siamo più in presenza della sprovveduta “banda degli onesti” del film di Totò, ma di soggetti organizzati, quanto spietati e disposti a tutto. Come segnaliamo da tempo, occorre un diverso approccio rispetto alla prevenzione: occorre adeguare le piante organiche delle forze di polizia, garantire ogni necessaria risorsa, aumentare la presenza sul territorio, rivedere radicalmente le politiche sull'immigrazione.

Ma, fin quando lo Stato non sarà in grado di assicurare la necessaria sicurezza ai suoi cittadini, non si potrà impedire la difesa, che, rispetto a chi si introduce in una casa o in un negozio con l'unico obiettivo di commettere un crimine, deve sempre essere considerata legittima. Nessuno invoca il Far West, sappiamo bene come siano severe le procedure per ottenere il porto d'armi. È ragionevole ipotizzare anche nuove procedure, che sottopongano il possessore di armi a verifiche periodiche, ma chi si difende in presenza di un pericolo imminente per sé o per la sua famiglia non può andare sotto processo e, addirittura, come è già capitato, essere condannato perfino a risarcire i parenti del criminale. Siamo davvero al paradosso!

Oltretutto, l'attuale normativa, l'articolo 52, prevede che non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa. Una norma che, così come è formulata, lascia troppo spazio alla discrezionalità. La nuova formulazione, sostanzialmente, tende a modificare, anche se l'effetto non sarà…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Di già? …anche se l'effetto non sarà certamente quello che tutti ci aspettavamo. La colpa dell'agente è sempre esclusa quando l'errore è conseguenza del grave turbamento psichico causato dalla persona contro la quale è diretta la reazione. Resterà in ogni caso, caro Presidente e cari colleghi, alla valutazione del giudice stabilire la sussistenza di queste condizioni di natura psicologica. Si insiste nell'inversione dell'onere della prova, per cui chi ha subìto una violenza e ha reagito per evitare peggiori offese deve dare pure la prova di essere stato in condizioni di turbamento psicologico. Noi riteniamo che questa norma non va bene, che bisogna fare di più, ed ecco perché la componente di Direzione Italia - Conservatori e Riformisti voterà contro questa proposta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, sono tornato nei banchi dell'opposizione, nei banchi del mio gruppo, che orgogliosamente insiste nel dire che questa legge, tanto attesa dall'opinione pubblica… Lo dico ai colleghi di sinistra, che hanno cercato di sottostimare l'attesa che c'è nell'opinione pubblica, tra la gente, di una norma che possa consentire a chi viene aggredito nella sua intimità, nella sua casa, nella sua abitazione o nel suo posto di lavoro, una legge che consenta a chi subisce l'onta di un'intromissione violenta nella propria abitazione di difendersi liberamente, senza dover dopo sottostare ad un puntiglioso esame del suo comportamento millimetro per millimetro, senza dover subire un lungo, doloroso processo che si aggiunge alla sofferenza patita senza colpa da chi si trova nella sfortunata condizione di subire una rapina, in casa o nel luogo di lavoro.

Hanno parlato di numeri: numeri, quasi che fosse un terno al lotto! Si tratta di 40 mila rapine l'anno, di cui solo una parte nella propria abitazione, ma si tratta di 250 mila furti nell'abitazione: vuol dire che negli ultimi cinque anni quasi 2 milioni di persone, contando gli uni e gli altri, hanno subito questa sofferenza, di vedere qualcuno che è entrato nella propria abitazione, sia che abbia dovuto poi usare la violenza sia che magari si sono rincantucciati in un angolo o non c'erano, per portare via i propri beni o portare via quella sicurezza che fino ad un attimo prima c'era.

E allora questa legge non dà questa garanzia a chi se l'aspettava. E mi rivolgo, anche se non sono presenti, anche ai signori della stampa, che con qualche eccezione, come quella de il Giornale, sono caduti anche loro nella trappola del gioco delle parole; i titoli di alcuni giornali, compreso il Corriere della Sera, dicono, magari criticandola: solo di notte c'è la presunzione della proporzione. No, non c'è mai! Non c'è mai! È lì il bluff! Quale, la notte? A parte il fatto che l'emendamento di sinistra, votato, oltre alla notte dice: ovvero la reazione a seguito dell'introduzione nei luoghi, e quell'ovvero significa: sia di giorno che di notte, con quelle modalità. E io mi complimento col Ministro Costa, che è l'artefice di questa capacità di giocare con le parole, purtroppo non compresa dall'interlocutore - o interlocutrice - di Forza Italia, mi complimento per il modo con cui ha saputo gettare fumo negli occhi degli italiani.

E allora, attenzione: questa modifica non lascia traccia, da domani tutto sarà esattamente come prima. Perché? Oggi, con la legge che stiamo per licenziare, si introduce il concetto dell'ora notturna o dei luoghi dove ci si può introdurre con inganno, con minacce o con violenza; ma si aggiunge che tutto rimane collegato alla proporzione tra offesa e reazione, e come se non bastasse si ribadisce nel secondo comma che il rapporto di proporzione esiste sempre se non vi è desistenza o pericolo di aggressione.

Che vuol dire? Vuol dire che il magistrato non dovrà - come diciamo noi - aprire certamente un fascicolo, aprire certamente le indagini e accertare doverosamente se quella persona si è introdotta in casa commettendo un'effrazione, usando la violenza, rompendo la porta o con l'inganno, non dovrà accertare soltanto se quella persona si è introdotta al fine di nuocere, ma dovrà poi esaminare e scoprire se, quando la persona si è difesa, l'aggressore, il bandito, il criminale aveva iniziato a desistere, aveva girato la spalla di 45 gradi, non voleva aggredire! Quindi dovrà esaminare, e capire a posteriori se chi si è difeso avrebbe dovuto non farlo, perché forse il bandito che era entrato di notte o di giorno con intenzioni evidenti magari stava già dando le spalle! E chi lo sa se dando le spalle poi si girava e sparava? O magari non aveva intenzione di aggredire, era entrato in casa per fare una passeggiata, senza aggredire, scegliendo il giorno in cui ci sono le persone in casa: questo dice la vostra legge! Questo dice!

Cosa avremmo voluto noi? Che se una persona viene aggredita nella sacralità della propria abitazione, specie di notte, ma anche di giorno, se viene aggredita da persona che si è introdotta abusivamente, violentemente nella sua abitazione o posto di lavoro, in quel caso, in quel caso, accertate queste circostanze, la difesa deve essere sempre legittima! Non bisogna aprire alcuna ulteriore indagine su come mi sono difeso.

Ed è ridicolo pensare alle armi, legittime, non legittime: qui si vieta di difendersi anche scagliandogli contro una statuetta che tieni nel salotto. Non è un problema di armi, tema sul quale non siamo intervenuti, non abbiamo mai presentato un disegno di legge che equipari la legislazione italiana a quelle straniere, tutte molto più permissive sulla possibilità di detenere armi. Allora non c'entra niente quell'argomento.

La verità è che, e da lì si spiega l'improvvido intervento, per certi versi, di un collega di qualche minuto fa su altro argomento, il convincimento che, quando si tratta di difendere le vittime della violenza, le vittime della criminalità, le vittime del terrorismo, le vittime, le vittime senza aggettivi né specificazioni, questo Parlamento, quella parte del Parlamento è molto, molto, molto tiepida, sicuramente molto più tiepida di quando si tratta di difendere i sacrosanti diritti di chi invece attenta alle libertà altrui, dalle manifestazioni di piazza alle cose più gravi, molto più gravi come quella di cui stiamo oggi discutendo.

E allora, cari colleghi, io lo so che avete redatto questa legge; e ripeto, mi complimento ancora con chi ha saputo trovare un testo che getti fumo negli occhi tanto da far scrivere ai giornali, magari criticamente: solo di notte ci si può difendere. No, né di giorno né di notte, con questa legge! Mi complimento, ma io capisco che questa legge in fretta e furia l'avete dovuta scrivere in vista delle elezioni, e che magari la farete comunque cadere (perché non si sa mai) al Senato; ma vi assicuro che non desisteremo, non desisteremo dal nostro convincimento che occorra stare dalla parte dei più deboli! Non desisteremo dal tentativo di difendere coloro che sono aggrediti e, per fortuna, grazie a Berlusconi perché, altrimenti, se stavamo a sentire gli inciuci che erano in corso in Aula, non avremmo avuto neanche quello; grazie ai leader del centrodestra, ci sarà oggi l'unità di tutto il centrodestra nel dire “no” alla proposta di legge - ripeto: “no” a questa proposta di legge - noi saremo giorno dopo giorno pronti a ricordarvi che non si può non stare dalla parte di chi soffre, di chi subisce, di chi è aggredito, di chi è vittima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Monica Faenzi. Ne ha facoltà.

MONICA FAENZI. Grazie, Presidente. Il gruppo Scelta Civica-ALA voterà a favore del provvedimento all'esame dell'Assemblea il cui testo iniziale, stravolto in Commissione giustizia, è stato devo dire finalmente migliorato, anche se all'ultimo momento, grazie alle proposte emendative approvate che ampliano la possibilità di difesa per il cittadino in caso di aggressioni notturne e di violenza. Senza queste modifiche introdotte in corsa si rischiava infatti di peggiorare fortemente le dimensioni attuali del fenomeno legato alla criminalità comune, dei furti nelle abitazioni, delle violenze, delle aggressioni e dei furti negli esercizi commerciali. Siamo convinti infatti che il testo iniziale giunto in Aula lo scorso anno e successivamente rispedito non senza forti polemiche in Commissione, poiché il tema era tra quelli fortemente scottanti che scaldano le campagne elettorali, avrebbe comunque svuotato la proposta di legge originaria presentata dalla Lega Nord alla quale è stata in seguito abbinata anche quella a mia firma, peraltro di identico contenuto, nel frattempo assegnata alla Commissione. Siamo infatti dell'opinione che l'impianto complessivo del testo, senza le ultime correzioni introdotte, sarebbe andato nella direzione opposta rispetto a quanto i comuni cittadini oggi chiedono sull'istituto della legittima difesa, istituto che, allo stato dell'arte, mette loro stessi, nel momento che tentano di difendersi, nella stessa condizione dei criminali. Le modifiche introdotte all'articolo 52 del codice penale, anche grazie alle mediazioni che ci sono state in queste ore, considerano invece legittima la difesa se l'aggressione avviene di notte e con violenza su persone o cose e questo concetto lo condividiamo pienamente. Il concetto di legittima difesa quindi si amplia e viene di conseguenza espressamente introdotto il concetto di aggressione, specificando che essa deve avvenire naturalmente di notte. Era quindi, a nostro avviso, più che urgente e necessario introdurre sul tema norme che fossero in grado di tutelare di più chi si difende in casa propria. I dati nazionali allarmanti e in aumento imponevano infatti da tempo l'esigenza di intervenire in maniera netta e più rigorosa. È stato perso infatti troppo tempo, bisogna dirlo, anche perché il Censis e altri istituti di ricerca sociale in un'indagine non troppo retrodatata ci ricordano come l'aumento record di furti sia più che raddoppiato negli ultimi dieci anni con una crescita pari al 126,7 per cento, in particolare poi quelli commessi negli ultimi anni che risultano essere 689 ogni giorno, uno ogni due minuti. Oggi quindi, a nostro avviso, l'approvazione della proposta di legge, sebbene in prima lettura, costituisce una buona occasione per venire incontro alle richieste che provengono dalla maggior parte degli italiani e che si identificano proprio nella richiesta di incrementare i loro livelli di sicurezza all'interno delle proprie dimore. Prevedere soltanto, come indicava il testo originario approvato in Commissione giustizia attraverso un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo unico della proposta originaria, che non si è puniti solo se viene provato che si è agito per errore e in stato di grave turbamento psichico, lasciando peraltro ampi margini di discrezionalità al giudice, avrebbe infatti alimentato un caos interpretativo nell'applicazione della legge nettamente in controtendenza rispetto a quanto la gente comune oggi invece chiede alle istituzioni e anche a noi legislatori. Ma, secondo voi, esistono casi di cittadini che, vedendosi aggrediti nelle proprie abitazioni, non si sentono turbati? O situazioni nelle quali l'inclusione dei criminali nelle dimore domestiche lascia del tutto indifferente chi si trova dentro la propria casa e che sta per essere derubato o, peggio, violentato?

Con la modifica aggiuntiva è vero che sarà sempre il giudice a valutare i fatti ma, attraverso la modifica dell'articolo 52 del codice penale, a chi è stato vittima di una rapina non dovrà anche essere chiesto di fornire una prova che potrebbe essere difficile e paradossale. Su questo, tuttavia, rimane sempre il rischio o il timore, anche alla luce degli avvenimenti di cronaca quotidiana e giudiziaria, che possano proliferare casi di confusione e di cattiva o mal interpretazione. Oggi, infatti, si stanno determinando situazioni assurde e paradossali di cittadini vittime di aggressioni che sono incappati e che si sono trovati a doversi scontrare proprio con l'istituto della legittima difesa di cui sono rimasti essi stessi vittime. Le cronache televisive e della carta stampata ci informano costantemente di casi di cronaca nera, di reiterati e brutali episodi di sangue da cui si desume la necessità di intervenire più efficacemente per tutelare il domicilio privato e, comunque, la sfera dei luoghi di abitazione. Pertanto, la valutazione del turbamento psichico del proprietario di casa o del titolare di un negozio aggredito da un delinquente rimessa alla discrezionalità del giudice di turno non vorremmo che aprisse l'ennesima crepa in quella meravigliosa utopia che vorrebbe la legge uguale per tutti. Il rischio che si corre è di avere casi identici che producono giudizi diversi, se non opposti, come diversi tra loro sono i cervelli dei magistrati, tanto più se incaricati non di applicare la legge ma di riscriverla ogni volta loro stessi.

La proposta di legge originaria presentata dalla Lega, che debbo dire trovava la mia personale condivisione, avendo, come detto, presentato anch'io una proposta di identico contenuto, modificava l'articolo 52 del codice penale riconoscendo sempre la proporzionalità tra l'offesa e la difesa nel momento in cui uno o più delinquenti, introducendosi in un'abitazione privata, attraverso un'effrazione o con violenza o l'uso di un'arma, minacciavano l'incolumità propria e altrui. Poiché fissare un criterio oggettivo per stabilire se la reazione è motivata da legittima difesa implica un'assunzione di responsabilità, ebbene anche in questa occasione abbiamo constatato come parte della sinistra, la più radicale, ha deciso di non prendersi in carico tale responsabilità, preferendo rimettere tutto alla discrezionalità del giudice.

Pertanto, signor Presidente, sebbene rimangano alcune perplessità legate più che altro all'interpretazione delle norme che opereranno i giudici, tuttavia apprezziamo nel complesso l'impianto normativo alla luce delle modifiche sopraggiunte nelle ultime ore. Il testo nel suo insieme, a nostro avviso, migliora il concetto di legittima difesa, rendendolo più equilibrato rispetto a quello portato in Aula lo scorso anno. Le norme introdotte, che rafforzano il concetto di presunzione di legittima difesa come chiede la stragrande maggioranza dei cittadini italiani, vanno tutto sommato nella direzione giusta. La sicurezza non ha un colore politico. Si avverte, quindi, in modo tangibile ed evidente in ogni parte del Paese l'esigenza di tutelare chi si difende senza abdicare ai principi di civiltà giuridica del nostro ordinamento.

Concludo il mio intervento, signor Presidente, ponendo alcuni quesiti all'intera Assemblea e alle forze politiche che hanno deciso di dare voto contrario al provvedimento. Senza le ultime modifiche il cittadino onesto avrebbe corso il rischio di passare per il bruto e lo Stato, da amico, di diventare il peggior nemico, al pari di quanti gli hanno recato l'offesa? Secondo me, sì. Pertanto, alla luce di queste considerazioni, annuncio il voto favorevole del mio gruppo.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputata Faenzi, magari io sono “signora Presidente” e non “signor Presidente”, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Dambruoso. Ne ha facoltà.

STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, signora Presidente. Evidentemente anche noi, come Civici e Innovatori, abbiamo sostenuto con convinzione il testo che oggi arriva in Aula e che chiaramente ha prospettato tutta una serie di difficoltà e di equilibri da raggiungere tra le varie posizioni in gioco.

Tuttavia, mi piace dire che con consapevolezza abbiamo partecipato ai tavoli di lavoro, a vari incontri nel Comitato dei nove, dove avevamo con certezza e con consapevolezza un obiettivo che è quello che tutti i legislatori, da quando questa norma esiste, hanno di mira, ossia l'obiettivo di tutelare e garantire al massimo un bene prioritario qual è la vita di qualunque persona, anche del peggiore delinquente. Ciò vuol dire che, di fronte all'aggressione fatta dal peggiore delinquente, tale delinquente deve pagare tutto quello che deve pagare, ma se la vittima ha causato l'eventuale decesso di una persona, quel decesso merita un accertamento, un accertamento che deve essere tecnico, deve essere giurisdizionale, proprio perché, a sua garanzia, la vittima possa uscire indenne da qualunque valutazione su un uso illegittimo di arma o di eccesso di difesa.

Quindi, abbiamo tenuto sempre presente che, in questo equilibrio che doveva essere raggiunto, la posizione della vittima era quella che andava più tutelata; la tutela della vittima era il nostro obiettivo primario, ma con la presenza e la consapevolezza che il bene “vita” merita sempre un bilanciamento alto, un bilanciamento che non può essere lasciato ad una elencazione e a una casistica giurisprudenziale da raccogliere in una legge.

L'intervento del giudice, che si voleva escludere, da parte, appunto, di chi aveva presentato un disegno di legge in questo senso, non è possibile, non è possibile nel nostro ordinamento, anche perché, laddove è stato praticato, ha prodotto certi risultati e questa non è una casistica non rilevabile, come quella, invece, di cui ieri abbiamo sentito numeri davvero da riffa e da lotto, i 250.000 casi che sono stati riportati in una maniera imprecisa.

Ebbene, negli Stati Uniti, laddove esiste il diritto di usare l'arma in ogni caso in cui c'è una esigenza di difesa, ebbene, a morire è il proprietario di casa, è il possessore dell'arma, è l'aggredito in casa, proprio perché l'aggressore sa che la persona che è in casa e che ha l'arma potrà sparare.

Questa casistica degli Stati Uniti, che non deve essere indicativa per il nostro Paese, perché abbiamo tradizione e cultura giuridica assolutamente diversa, comunque, ci aiuta a comprendere quanto sia delicata l'esigenza di un bilanciamento fra gli interessi e i principi fondamentali in gioco.

Ebbene, noi abbiamo ritenuto che ci fosse uno spazio da completare, anche proprio alla luce di alcuni casi che avevano, giustamente, richiamato l'attenzione mediatica e dell'opinione pubblica, cioè alcune valutazioni, poche, ma, giustamente, mediatizzate proprio perché avevano il senso della particolarità, su un atteggiamento della giurisprudenza e, quindi, dei giudici, nei confronti di alcuni soggetti che erano stati vittime di atti di aggressioni in casa propria e di rapine. Noi abbiamo ritenuto che la completezza della tutela della vittima venisse raggiunta, non solo consentendo un allargamento legislativo della casistica, che rappresenterà un percorso motivazionale in più per il giudice per far riferimento all'inesistenza di un eccesso di legittima difesa, ma abbiamo ritenuto, davvero, la previsione contenuta nell'emendamento Verini, mi si lasci usare il termine, epocale, perché, neanche nel 2006, quando si avvertì l'esigenza di dare maggiore tutela alle vittime, con un altro Governo, senz'altro di centrodestra, più sensibile rispetto alla tematica della vittima, neanche in quella circostanza venne prevista la rimborsabilità delle spese giudiziarie sostenute dall'aggredito per far riconoscere l'assoluta legittimità della propria condotta. Questo emendamento che è stato introdotto, davvero, va a completare un quadro che, per quanto ci riguardava, già sarebbe stato assolutamente idoneo a tutelare la vittima, perché nel 2006 già si era riconosciuto, appunto, con l'articolo 52, la possibilità di utilizzare un'arma in casa propria, laddove vi fosse stata un'aggressione o un intervento di tipo rapinatorio nei confronti del soggetto che era in casa.

Tutto questo è già previsto e ha prodotto una casistica giurisprudenziale; anche oggi, è possibile leggere di questo argomento sui giornali, come il Corriere della Sera, dove si riporta l'esperienza di giudici che praticano quotidianamente questo tipo di casi e dove si riscontra una percentuale altissima, pari quasi al 99,9 per cento, di proscioglimenti davanti al GUP o, addirittura, anche, di richieste di archiviazione da parte dei pubblici ministeri, nei casi in cui vi siano state delle rapine; per cui, quei casi che sono stati mediatizzati, giustamente mediatizzati, rappresentano percentuali non significative per produrre tutto questo dibattito che si è riverberato in Aula con questa priorità rispetto ad altri argomenti che, senz'altro, riguardano la sicurezza, ma che, per esempio, dovrebbero toccare tutte altre tematiche, come altre cause che, davvero, condizionano una percezione di insicurezza molto diffusa e che speriamo proprio la settimana prossima arrivino in Aula con la proposta di legge, firmata dall'onorevole Manciulli e che vede anche la mia partecipazione sul contrasto, davvero, al terrorismo, dal punto di vista preventivo, per assicurare anche alla nostra normativa strumenti sulla deradicalizzazione. Quella è una normativa che, davvero, pensa a raggiungere una ragione di sicurezza in termini davvero prioritari rispetto ad altri valori e riteniamo che, invece, la legittima difesa, la posizione dell'aggredito fosse stata tutelata adeguatamente, in modo assolutamente completo, già nel 2006.

Tuttavia, oggi, abbiamo avuto la necessità di ritrovare un equilibrio che aggiungesse spazi di indicazioni alla discrezionalità del giudice, per motivare, appunto, l'assenza di qualunque forma di colpevolezza da parte della vittima e, in più, lo ripeto, abbiamo aggiunto anche la rimborsabilità delle spese sostenute dalle vittime, ogni volta che dovesse esservi un proscioglimento, un'archiviazione o un'assoluzione.

Ecco, nonostante tutto questo ci avesse convinto nel ritenere che, davvero, questo intervento non fosse prioritario - sin dall'inizio nel tavolo di lavoro io avevo rappresentato la non priorità di questa tematica, rispetto ad altre che potevano essere sviluppate, ma, evidentemente, le ragioni politiche hanno sviluppato in termini prioritari questo tema -, abbiamo seguito con attenzione lo sviluppo di questa proposta di legge che ha raggiunto un equilibrio assolutamente apprezzabile. È per questo che noi la voteremo con convinzione e siamo sicuri che di qui a moltissimi anni non sarà più opportuno tornare sull'articolo 52 e sull'articolo 59, proprio perché il massimo della garanzia, oggi, apprestata per le vittime è già stata scritta e qualunque parola in più potrebbe, invece, rappresentare un elemento di negatività, proprio perché rappresenterebbe un ulteriore elemento di confusione che non è necessario al giudice che deve giudicare.

PRESIDENTE. Vorrei salutare una classe del liceo Maddalena di Canossa che è presente in Aula e partecipa ai nostri lavori dalla tribuna. Grazie, di essere qui (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Noi siamo entrati in quest'Aula con due scenari, da una parte, il far west pulp alla Tarantino, voluto dalla Lega e devo dire, anche, da un manipolo di arditi fuori tempo massimo, dall'altra parte, un far west attenuato, voluto dal Partito Democratico. Ne usciamo, però, alla fine, con un unico condiviso scenario texano; ogni fatto di cronaca che, come abbiamo visto, per fortuna, è abbastanza raro, porta con sé il rinnovamento di una sfida apparente, perché, poi, nella realtà, si amplia, come abbiamo visto, invariabilmente, passaggio parlamentare dopo passaggio parlamentare, il perimetro di esercizio dell'uso legale delle armi.

Ebbene, colleghi, non se ne sentiva alcun bisogno, abbiamo scoperto, strada facendo, che parliamo, per l'anno 2015, di 136 procedimenti, cumulati anche negli anni precedenti, aperti presso le procure. Qualche collega del settore - magistrato - ci informa che questi, sostanzialmente, si concluderanno per il 99,9 per cento con l'archiviazione o il proscioglimento. Di questo stiamo parlando, sorprendente nella pochezza dei numeri, ma parliamo di questo.

Per decenni, la legge ha adeguatamente tutelato il diritto alla difesa legittima dei cittadini italiani, ma la politica aveva altre esigenze e, nel 2006, ha preso forma di legge un'estensione di quel diritto. La domanda è: da allora i cittadini sono stati più sicuri? La risposta è evidente: assolutamente no. E oggi ci risiamo.

L'unico risultato certo è stato l'incremento delle armi circolanti: ce ne sono già in Italia, legalmente detenute, fra gli otto e i dieci milioni, non sappiamo neanche esattamente quante siano. Nell'ultimo passaggio in quest'Aula di questo provvedimento, che considero da avventurieri della politica, avevamo rilevato che l'unico effetto certo della pessima legge del 2006 era stato il raddoppio, in pochi anni, delle licenze per presunto uso sportivo, da 200 a 400 mila. Oggi siamo oltre le 500 mila licenze, ma questo non è solo un numero, è un vorticoso giro di affari di cui nessuno parla, ma che in quest'Aula tutti conoscono. Silenzio, che io interpreto come una difesa del made in Italy, visto che siamo, nel settore, uno dei principali, forse il principale esportatore al mondo.

Dal 2006 avete pensato di ampliare - questa è la novità - anche il mercato interno (diciamo 100 -150 milioni di euro l'anno), ma queste cose, colleghi della Lega, colleghi di Fratelli d'Italia, in particolare, che vi siete accalorati, non le raccontate mai a nessuno, come non raccontate che in Italia è più frequente l'uso di armi, legalmente detenute, contro la moglie, la compagna o il vicino di casa, piuttosto che contro i delinquenti che attentano alla vita o alla proprietà: molto più frequente! Subito pronti a cavalcare il fatto di cronaca come sciacalli in tragedia, ma silenziosi, stranamente silenziosi, sul resto, silenti su quella relazione ormai fantasma, che la legge n. 185 del 1990 imporrebbe come obbligo di trasparenza verso il Parlamento del Paese.

Parliamo di export, ma le aziende interessate sono le stesse della legittima difesa presunta, sempre pronti a speculare sulla paura. Ma cosa raccontate ai familiari di quella donna, di quel vicino ammazzati con quell'arma concessa per sport, in realtà con l'idea di difendere privatamente la proprietà? Non raccontate nulla, non si fanno comparsate in piazza o in televisione, anzi si accusa, si attacca chi denuncia queste cose e quella strumentalità.

Cari colleghi - questo devo dirlo a tutti, della Lega, del PD, di 5 Stelle -, la strada verso cui ci volete portare è purtroppo nota. Negli Stati Uniti d'America, fra il 2005 e il 2014 - ve l'ho già ricordato - sono morti 310 mila cittadini americani per effetto dell'uso di armi da fuoco. Dal 1970 ad oggi sono un milione e mezzo, un numero spropositato, i morti sul suolo americano, più di quanti ne siano morti per le guerre combattute dalla guerra di secessione fino all'Iraq. È una strada che cambia la qualità delle relazioni sociali e anche - questo soprattutto - del crimine. Su questa strada non vi asseconderemo, su questa strada non vi seguiremo. Lì però, negli Stati Uniti, le potenti lobby delle armi sono alla luce del sole, qui, colleghi, no; voi, no. Strillate contro il crimine, parlate di sicurezza, ma in realtà agite per un pugno di dollari e un pugno di voti.

Per questo Sinistra Italiana voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Lo dico subito, in modo chiaro e inequivocabile, questa legge è una truffa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! È una truffa legalizzata a danno delle persone perbene, delle persone oneste e delle vittime dei reati.

Presidente, chi voterà questa legge esercita un imbroglio nei confronti dei cittadini. Lo dico al PD, lo dico alla maggioranza, lo dico al Governo. Potete imbrogliare questo Parlamento, o almeno una parte di questo Parlamento, ma non imbroglierete i cittadini onesti e perbene, che si accorgeranno ben presto di quanto questa legge è una legge inutile e dannosa.

Noi rivendichiamo, con orgoglio, il fatto di essere stata la prima forza politica ad aver presentato, oltre due anni fa, una proposta di legge seria, per garantire in modo chiaro, certo, esteso, un principio, che è il principio della legittima difesa, che è il principio del sacrosanto diritto a poter difendere la propria abitazione, la propria incolumità, l'incolumità delle proprie persone e dei propri cari, il domicilio e la proprietà privata come estensione del proprio corpo: sacro e inviolabile è il corpo umano, sacro e inviolabile è il domicilio. Lo rivendichiamo con orgoglio, due anni, prima di riuscire a portare all'interno di questo Parlamento un dibattito su questo tema, considerazione che dimostra come, per chi oggi sta governando il Paese, il tema della sicurezza, il tema della legalità, il tema dell'ordine pubblico, il tema dell'autotutela da parte dei cittadini, non sono mai state delle priorità.

Allora, vogliamo spiegare il motivo per cui convintamente diciamo “no”, ponendo alcune domande che sono le domande che poniamo al Parlamento, ma sono le domande che poniamo ai cittadini che in questo momento ci stanno ascoltando.

Con questa legge, finalmente, il cittadino avrà la certezza di cosa potrà fare all'interno della propria abitazione e di cosa non potrà fare? Finalmente il cittadino avrà la certezza di che comportamenti avere per potersi difendere e cosa non deve fare per incappare nell'eccesso di legittima difesa? La risposta è: assolutamente “no”.

Finalmente il domicilio sarà sacro e inviolabile? Assolutamente “no”, il domicilio continuerà ad essere violato da ladri e criminali.

Il cittadino, con questa legge, eviterà la gogna e l'agonia processuale di processi lunghi anche per anni? Assolutamente “no”. Vi ricordo la storia di una persona onesta, perbene, un tabaccaio, Birolo, che, per essersi difeso all'interno del proprio luogo di lavoro nel 2012, è stato condannato a due anni e otto mesi in primo grado, è stato poi assolto in appello, è stato assolto in appello due mesi fa, esattamente cinque anni dopo i fatti. Ma vi sembra accettabile che un cittadino, per il semplice fatto di essersi difeso da dei criminali, che hanno violato il suo luogo di lavoro, deve rimanere cinque anni appeso ad un processo, alle sofferenze e all'agonia che un processo si porta dietro, con i relativi costi - con i relativi costi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)! -, cinque anni di costi processuali.

Con questa legge si eviterà a questi cittadini, a queste vittime, agli eroi che si difendono all'interno della propria abitazione, di dover risarcire il criminale? Assolutamente “no”. Vi racconto la storia di Ermes Mattielli, un uomo di 65 anni, non era né un giustiziere della notte, men che meno un Rambo, era un umile lavoratore che, per aver difeso la sua azienda da due criminali e per essersi difeso, ha sparato a uno di questi criminali, il criminale è morto e Ermes Mattielli è stato condannato a cinque anni e otto mesi. A seguito di questa condanna Ermes Mattielli è morto di crepacuore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), i suoi eredi sono stati condannati a risarcire 300 mila euro alle vittime, che sono poi i reati. Si inverte tutto: chi si difende, legittimamente, nella propria casa, chi difende il proprio domicilio, chi difende la propria incolumità o quella dei propri figli, esercitando un diritto e non commettendo un reato, diventa il criminale, chi entra in casa sua per commettere un crimine, in base alla vostra legge, diventa lui la vittima. E questo è inaccettabile!

Con questa legge viene cancellato l'eccesso colposo di legittima difesa? Assolutamente “no”. Per noi, o c'è legittima difesa, e quindi il diritto di difendersi da un'aggressione all'interno della propria abitazione, oppure non c'è. L'eccesso colposo di legittima difesa continuerà ad esserci con questa legge.

Ancora, con questa legge viene limitata e ridotta la discrezionalità o l'arbitrio del magistrato? Assolutamente “no”. Rimarrà un giudizio discrezionale da parte del magistrato. Questo cosa comporterà? Comporterà che fatti identici, che fatti simili, verranno giudicati in maniera diversa da giudice a giudice, da procura a procura, da tribunale a tribunale, e questo non è accettabile.

Ancora, la discrezionalità del magistrato verrà aumentata. Voi avete introdotto due concetti inaccettabili: il grave turbamento psichico e il magistrato dovrà valutare ex post, cioè magari 1, 2 o 3 mesi dopo, se al momento in cui il cittadino si è difeso all'interno della propria abitazione stava patendo un grave - addirittura grave - turbamento psichico.

E, ancora, avete introdotto la possibilità di potersi difendere, quindi di esercitare la legittima difesa, quando? Solo nelle ore notturne. E quando sono le ore notturne? Come potrà giudicare un magistrato se il fatto è stato commesso in prossimità di un'ora notturna oppure “no”? E chi si difende fuori dalle ore notturne allora non avrà diritto di poter esercitare la scriminante della legittima difesa. È inaccettabile anche questo. E ancora, non c'è il Ministro Costa che per mesi ha dichiarato sui giornali: Noi vogliamo una legge in cui finalmente si invertirà l'onere della prova. Finalmente chi si difenderà all'interno della propria abitazione non sarà più chiamato a giustificare il motivo del proprio comportamento.

Con questa legge l'onere della prova non viene invertito; il cittadino onesto e perbene o il lavoratore onesto e perbene che si difenderà all'interno della propria abitazione dovrà continuare a dimostrare e a giustificare il motivo per cui si è semplicemente difeso da un'aggressione.

Quindi, Presidente, questa provvedimento non porta nulla di buono. Con questo provvedimento, caro collega Farina e glielo dico in maniera molto chiara, noi non vogliamo il far west, noi non vogliamo alimentare il far west perché noi viviamo già nel far west(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Io non so se lei se ne è accorto, ma il senso di insicurezza nel nostro Paese sta dominando. I nostri cittadini non sono più sicuri all'interno delle proprie abitazioni, all'interno dei propri luoghi di lavoro, men che meno nelle pubbliche vie. E sapete perché i cittadini non sono sicuri? E sapete perché 1 milione 300 mila cittadini hanno deciso di armarsi? Semplicemente perché voi avete azzerato due principi: il principio di sicurezza e il principio della certezza della pena, che per noi rimangono limiti invalicabili in uno Stato democratico; sbagli, paghi e, se è previsto il carcere, vai in carcere e sconti tutta la pena in galera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Questi principi non sono barattabili. Sono principi fondamentali che non possono assolutamente essere negoziati.

La legge attuale è una buona legge, fatta dal Ministro Castelli nel 2006. Cosa è successo dal 2006 ad oggi? Ci sono stati due fattori che ci hanno portato a prendere coscienza del fatto che questa legge va migliorata, cambiata e resa certa e applicabile. In primo luogo, troppe interferenze e ingerenze da parte di alcuni organi della magistratura che hanno smontato il principio della proporzionalità, proprio perché il principio della proporzionalità tra difesa e offesa è lasciato all'esclusiva valutazione del magistrato. Ma, ancora, cosa è cambiato dal 2006 ad oggi? È cambiata, Presidente, la recrudescenza del crimine: dieci anni fa, quindici anni fa avevamo i topi di appartamento; oggi abbiamo le bande criminali dell'est, bande criminali per le quali il bene vita, che per noi è un bene fondamentale, non ha alcun valore, non ha alcun valore proprio perché è più comodo e più facile per loro venire in Italia a commettere reati perché in Italia, grazie agli “svuota carceri” che avete approvato, viene garantita l'impunità per legge. In Italia una persona che ruba un'auto patteggia a piede libero; in Romania un cittadino rumeno che ruba un motorino va in galera e si fa due anni di galera. Questa è la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini - I deputati della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini espongono uno striscione recante la scritta: “La difesa è sempre legittima”).

PRESIDENTE. Togliete questo striscione! Toglietelo immediatamente! Prego gli assistenti parlamentari di togliere questo striscione (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente). Forza, deputati, collaborate. Togliete lo striscione, deputati della Lega Nord. Deputati della Lega Nord, non è ammesso esporre striscioni in quest'Aula, grazie. Togliete questi cartelli. Vada a concludere, deputato. Il tempo è scaduto.

NICOLA MOLTENI. Presidente, la nostra legge non vuole alimentare le paure; la nostra legge vuole essere una risposta alle paure dei cittadini. Ci accusano di voler incentivare l'uso delle armi, Presidente. Noi non vogliamo armare i cittadini, ma vorremmo disarmare i criminali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Grazie, deputato. Concluda.

NICOLA MOLTENI. Concludo, Presidente. Invece, noi siamo dalla parte delle persone oneste e perbene come Stacchio, come Zancan, come Sicignano, come Birolo, cittadini che hanno rischiato la propria vita per difendere la propria abitazione e la propria roba (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Adesso saluto gli studenti della classe III media della scuola “San Paolo delle Suore Angeliche”, di Milano, che sono qui presenti e assistono ai nostri lavori. Benvenuti ragazzi e ragazze (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Si è parlato molto nel percorso di questo provvedimento e si è parlato anche del tempo impiegato per arrivare a questo momento definitivo del voto finale.

È passato del tempo, è vero, e noi, come Alternativa Popolare, qualche mese fa abbiamo chiesto il ritorno in Commissione di questo provvedimento. Perché? Perché ci sembrava assolutamente insufficiente il testo elaborato dalla Commissione che era arrivato in Aula. Questo perché? Perché, intervenendo solamente su quell'aspetto, pensavamo di non aiutare a risolvere le problematiche legate a questo intervento legislativo, perché nel frattempo 2 milioni di italiani avevano, grazie all'interessamento di Italia dei Valori, raccolto delle firme - e 2 milioni di firme sono tante - perché si intervenisse in maniera concreta su questa materia.

Quindi, siamo contenti e soddisfatti perché con la nostra iniziativa e con la nostra tenacia ritornando in Commissione abbiamo potuto elaborare un testo che oggi ci soddisfa. Noi ci comportiamo come forza politica con responsabilità e con lealtà nei confronti della maggioranza. Siamo lontani dai comizi che su questa normativa e su questo provvedimento si sono tenuti dentro e fuori il Parlamento. Noi cerchiamo veramente di interpretare le esigenze dei cittadini, al di là di manifestazioni roboanti o farsesche.

Oggi siamo a mettere, come Camera dei deputati, la parola finale su questa normativa. Qual è stata l'iniziativa importante su cui noi abbiamo lavorato? In primo luogo, abbiamo ritenuto che bisognava intervenire sull'articolo 52 del codice penale. L'articolo 52 è una delle poche cose - e ce l'hanno detto quelli che abbiamo audito, professori universitari e magistrati - che ha una sua efficacia e una sua valenza nell'ambito del nostro codice. Per cui, ci hanno detto: “Attenzione, perché quando voi vi muovete nell'ambito dell'articolo 52 dovete sapervi muovere”, perché vi erano una serie di equilibri che già esistevano e c'era stato un intervento del 2006 che io rivendico - che io rivendico! - rispetto al quale si erano già allargate le maglie e valutata una serie di situazioni che garantivano il cittadino.

Ma, qual era il problema che ci siamo posti e che dovevamo risolvere? Di evitare che il soggetto che vive tranquillamente nella sua abitazione diventasse vittima due volte: vittima dell'aggressore, del delinquente che cerca, attuando una serie di mezzi fraudolenti e violenti, di entrare nell'abitazione e vittima anche di un sistema giudiziario italiano che, al di là di tutto, per i suoi tempi biblici coinvolgeva anche queste posizioni che, ictu oculi, si capiva che erano oggetto di legittima difesa e non potevano essere oggetto di altro.

E, allora, da qui nasce il nostro intervento. Dovevamo sostanzialmente renderci conto che ci dovevamo muovere in due direttive e dovevamo cercare degli equilibri e dei bilanciamenti in questa direzione. Una prima direzione - lo dico perché questo è il frutto poi di quella modifica dell'articolo 52 che è contenuta nella normativa che andremo, fra poco, ad approvare - è rafforzare la legittima difesa, ma rafforzarla con equilibrio, per tutelare maggiormente il cittadino che vive il dramma di vedere profanata la propria abitazione, distrutta la propria serenità, messe in pericolo la propria vita e quella dei propri familiari o dei propri beni, e quindi tranquillizzarlo sul piano di quello che poteva essere il suo comportamento. E, allora, ecco come nasce questo emendamento, per cui, in una serie di circostanze, c'è una sorta di presunzione, diciamo, tanto per intenderci, che il cittadino si trova ad agire in stato di legittima difesa.

È chiaro, sempre tenendo conto degli equilibri che vengono fuori da un testo, l'articolo 52, nel primo comma, che fa di alcune caratteristiche la base portante del delitto stesso; cioè, devono coesistere la necessità della difesa, la necessità, l'attualità del pericolo di un'offesa ingiusta, la proporzionalità tra difesa ed offesa. E, allora, il contenuto di questo emendamento fa sì che, di fronte a determinati comportamenti, innanzitutto in presenza di un'ipotesi di reato, la violazione dell'articolo 614, cioè l'aggressore o chi cerca di entrare sta ponendo in essere un'ipotesi di reato, che è la violazione di domicilio… Poi abbiamo graduato, rispetto all'aggressione, che ci deve essere, una serie di ipotesi; fra l'altro, quella anche che ciò avvenga di notte, perché c'è una ratio e una spiegazione in tutto.

Perché noi abbiamo privilegiato anche questo aspetto, che l'aggressione e la violazione di domicilio avvengano di notte? Perché di notte naturalmente la difesa è minore rispetto a quella che può essere di giorno; perché di notte, in genere, uno sta tranquillamente a dormire nella propria abitazione; perché di notte non hai la possibilità o, anche se l'hai, non puoi gridare e avvertire il vicino di casa, gli altri; perché di notte siamo nell'assoluto disinteresse di quello che succede nella mia abitazione, nell'abitazione di chi è oggetto di una violenza; perché di notte c'è una sostanziale minorata difesa rispetto a quello che può essere il comportamento aggressivo.

Ecco perché viene fuori questa circostanza di notte, proprio perché abbiamo valutato questi elementi; e questi elementi, fra l'altro, trovano anche in altre ipotesi ingresso e albergo nel nostro codice penale, quindi non è un concetto che abbiamo creato o inventato noi o la Commissione, è già presente nel nostro codice.

E, poi, abbiamo cercato, considerando queste ipotesi come legittima difesa, di agevolare anche il compito del magistrato nel momento in cui si trova a dover intervenire nelle ipotesi che ci riguardano. È chiaro che il magistrato dovrà intervenire, perché è chiaro che, essendo e vigendo il principio della obbligatorietà dell'azione penale, di fronte a qualsiasi ipotesi di reato c'è l'intervento del magistrato. Ma che cosa cambia, sostanzialmente, con questa normativa? Cambia l'approccio che il magistrato può avere rispetto al caso singolo.

E, sostanzialmente, la parte che ha subito l'aggressione di notte si trova a non dovere dimostrare ad ogni costo che ha posto in essere tutti quelli che sono i requisiti o i contenuti della condotta dell'articolo 52, ma è il delinquente che ha cercato di entrare, il magistrato che fa l'indagine a dover dimostrare il contrario, cioè che in quel caso non si trovava in ipotesi di legittima difesa. Ecco l'aiuto e il contributo che noi portiamo al cittadino con questo intervento. Ripeto, questo è un intervento fatto in maniera equilibrata, che serve, sostanzialmente, a tranquillizzare di più il cittadino, ma non a fare sì che un istituto, che già aveva trovato una serie di equilibri, possa essere travolto. Quindi, è inutile parlare, come si continua a fare, di armi, di armare i cittadini, del Far West, perché siamo lontanissimi da queste ipotesi.

D'altronde, l'arma - questo per dire a chi ha sostenuto con questo un aumento esponenziale di chi utilizza o può utilizzare le armi - è uno degli elementi che può comportare la difesa da parte del cittadino nel momento in cui viene assalito e viene violato il proprio domicilio, ma può esserci un'altra serie di casi in cui non si fa assolutamente uso di armi. Ed è chiaro che anche l'ulteriore elemento portato dalla modifica dell'articolo 59, il quale, come tutti voi sapete, attiene alle circostanze non conosciute o erroneamente supposte, fa sì di ampliare molto l'ipotesi della colpa, perché lo stato di turbamento, di concitazione, di paura…

PRESIDENTE. Concluda, deputato, è ben oltre il suo tempo.

ANTONIO MAROTTA. …o addirittura di panico - ho concluso - può mettere in condizioni di escludere la colpa nei casi che abbiamo indicato. Questo era secondo noi, e siamo orgogliosi di averlo fatto, l'unico intervento che poteva essere fatto sull'articolo 52. Ecco perché preannunciamo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente ed egregi colleghi, è stato esposto uno striscione poc'anzi dai colleghi della Lega Nord su cui era scritto: la difesa è sempre legittima. Era uno striscione la cui esposizione ci esime da un lungo dibattito giuridico, perché riassume bene la posizione della Lega; comunque, dedico alcuni minuti proprio al testo da loro proposto.

Cosa dice la modifica dell'articolo 52 proposta dalla Lega Nord, che volevano che si approvasse? Si considera che abbia agito per difesa legittima colui che compie un atto per respingere l'ingresso o l'introduzione in casa da parte di un aggressore o di una persona che semplicemente entra in casa. Non un aggressore, chi entra in casa, perché è stato anche detto e spiegato da Molteni che il domicilio è sacro e inviolabile; quindi, se superi l'uscio, anche senza violenza o minacce, tu sei un intruso, e si conclude dicendo che in tal caso, se io reagisco, comunque reagisca, esercito sempre legittima difesa.

Quindi, non c'è bisogno di accertare la proporzionalità, l'attualità e via discorrendo. Se un magistrato intervenisse, deve semplicemente prendere atto che il cadavere si trova sull'uscio di casa. Questa è la tesi riassunta egregiamente nello striscione: la difesa è sempre legittima. Penso che su questo, sulla tesi della Lega Nord, non dobbiamo sprecare molte parole, perché credo sia di un'evidenza estrema. Poi loro, nella modifica che propongono dell'articolo 52, citano anche il caso in cui qualcuno entra con violenza, minacce, eccetera eccetera; quindi, tutta la gamma possibile della intrusione nell'abitazione altrui qui è riassunta, però lo slogan è ancora più efficace.

Ciò premesso, il dibattito che si è svolto in quest'Aula è stato un dibattito che ha nascosto le conseguenze effettive di un'eventuale modifica dell'articolo 52 così come da loro proposta. Vi ha accennato, con molta onestà intellettuale, un onorevole di parte avversa, l'onorevole Squeri, il quale, forte della sua esperienza personale, esperienza drammatica, perché ha conosciuto la violenza dei rapinatori, in famiglia ha avuto delle vittime di rapine, dice: “Guardate, io (è il resoconto stenografico) ho dato il consiglio di non armarsi, di non reagire, perché l'esperienza ahimè, ahinoi ci insegna che al 99 per cento dei casi, quando uno reagisce va male. Perché? Perché ha di fronte un rapinatore, magari sotto gli effetti della droga, già con il colpo in canna, pronto a tutto; per cui reagire è come giocare una partita con chi è molto più forte di te”. Poi lui voleva sviluppare il ragionamento. Cioè sostanzialmente, nello stato attuale della legislazione, proporre quello che propone la Lega, è come se proponessero ai cittadini vittime il suicidio assistito: dice Squeri, traduco in pillole pure io e in slogan. Perché non si può dire che tu hai diritto nel tuo domicilio di difenderti comunque tu ritenga, con qualunque mezzo tu voglia difenderti, e poi sottacere che questo presuppone, come in effetti sta avvenendo, e ha spiegato bene il compagno Farina, la diffusione delle armi.

Negli Stati dove il diritto di avere un'arma in casa è consentito, il ragionamento qual è? Molto semplice! Il ragionamento è questo: la proprietà è sacra e inviolabile, e la proprietà significa anche possedere i mezzi per poterla difendere. La Lega non ha un discorso - come dire? - sistemico su questo piano: segue soltanto la pancia delle persone, e quindi non perfeziona e non raffina il suo ragionamento, e diventa quindi un ragionamento semplicemente rozzo e propagandistico, su cui purtroppo una cosiddetta forza di governo ha tentato di inseguire da tartaruga la lepre, come dissi ieri.

Quindi l'atteggiamento della Lega, dove porta alfine? Oggi volevano chiudere la partita dicendo che la difesa è sempre legittima; per non apparire però sciocchi, avventuristi, dovrebbero dopo avanzare un'altra proposta di legge, come dice tra l'altro l'onorevole Squeri, per cui l'input dato è quello di non reagire e non armarsi. Poi non voglio entrare ulteriormente nell'argomento, perché non è che si limita a questo tutto l'approccio al problema; detto ciò, chi invece volesse reagire, chi volesse detenere l'arma, sia nel negozio sia in casa, ha il sacrosanto diritto, se vuole farlo, di reagire, e noi dobbiamo fare di tutto per agevolarlo in questo suo sacrosanto diritto. Ecco un ragionamento onesto e corretto, che accenna a tutto ciò che non è stato detto, ma certamente in futuro sarà oggetto di discussione in quest'Aula: forse al di là delle intenzioni della Lega, perché io registro un approccio molto empirico, per non dire rozzo, al problema, perché chi sostiene il diritto dei cittadini di possedere un'arma, lo fa con argomenti molto più raffinati di quelli che noi ascoltiamo qua dentro.

Faccio un esempio pratico: ci sono delle nazioni in cui i cittadini hanno il diritto di avere le armi non tanto per difendersi, perché si parte dal presupposto che le armi… Non c'è l'esercito di carriera, ma il popolo dev'essere in armi. Ancora altri ricordano - potrei citare anche filosofi, Locke e via discorrendo - che il popolo deve essere in armi, o il cittadino può essere armato, perché dovrebbe essere pronto a reagire all'eventuale prepotenza del potere. D'altra parte episodi, vicende politiche a noi molto vicine dimostrano che talvolta la resistenza armata è anche necessaria; d'altra parte l'abbiamo predicata anche noi, durante la guerra di Resistenza. Non so se mi spiego: il diritto del cittadino a difendersi è un diritto che molti sostengono con argomenti molto più raffinati. Quella è becera propaganda!

La cosa che mi avvilisce è di vedere un grande partito di governo che di governo non è, perché neanche loro vanno al fondo del problema. Perché se il Pd l'avesse affrontato seriamente, o stava da quella parte o stava da quest'altra parte; ma introdurre una modifica legislativa che grazie al cielo, come anche è stato denunciato, produrrà ben poco, mi lascia veramente perplesso e mi lascia preoccupato quando penso a chi ci governa. Non so se mi spiego: quale fragilità culturale, quale fragilità etica, quale fragilità politica hanno questi governanti.

Ora, ciò premesso, poi, da un punto di vista tecnico… con cinque minuti non si può fare mai un discorso articolato, che cosa devo dire? Quindi, ciò premesso, stavo dicendo, cos'hanno tentato di fare in quest'Aula? All'ultimo momento, in Commissione, spunta un altro testo. Per due anni si stava respingendo il tentativo della Lega di modificare l'articolo 52, perché, come tutti i giuristi hanno detto in Commissione, non c'è bisogno di modificare l'articolo 52; se proprio volete intervenire su qualche aspetto critico, parlate e guardate all'eccesso colposo di legittima difesa di cui all'articolo 59, e noi per due anni siamo stati sull'articolo 59. Il giorno prima di venire in Aula, spunta una modifica dell'articolo 52, che più pasticciata di come è non potrebbe essere: ci hanno messo proprio il massimo per far gridare alla Lega e ai suoi associati, ai loro associati silenti, che si tratta di un bluff, perché effettivamente questa norma può essere completamente inutile. Lo ha spiegato il professor Tullio Padovani, l'ha spiegato l'Associazione nazionale magistrati, eccetera eccetera.

Ma guardate un po', già si diceva che sussiste il rapporto di proporzione, già si diceva nel 2006, dopo 76 anni di una norma che non era stata toccata, del codice Rocco: “sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere: a) la propria o l'altrui incolumità; b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione”. Questo diceva! E non si faceva differenza fra la notte, l'alba, il crepuscolo e via discorrendo: la norma vale per il giorno, la notte e il pomeriggio.

Ci introduciamo un secondo comma, scusate: “Fermo quanto previsto dal primo comma” - cioè che ci vuole la proporzionalità, eccetera eccetera - “si considera legittima difesa nel caso in cui il tutto accade nel domicilio”, così come era già scritto; “è legittima la reazione ad un'aggressione commessa in tempo di notte”. Giustamente, mi pare la collega Santerini abbia detto: ma scusate, o di notte o di giorno, che cosa cambia? Dice: di notte c'è una minore difesa. Ma tutta la giurisprudenza che in questi cinquanta-settant'anni è stata elaborata sull'articolo 52, dove l'abbiamo messa? Dice l'Associazione nazionale magistrati: non è questo il modo episodico con cui potete procedere. Se andate a leggere, cosa dice l'Associazione nazionale magistrati? Ci dice il percorso che doveva essere seguito: prendete la giurisprudenza, esaminate le fattispecie concrete che in settant'anni si sono verificate, fate una scrematura, trovate il minimo comun denominatore e da qui partite per un'eventuale modifica, e vedete se per caso l'articolo 52, così com'era, non ha consentito di risolvere i problemi concreti. Questo ci suggeriscono! E noi invece nossignore, abbiamo messo lì una norma di carattere propagandistico per far gridare un'altra mezz'ora la Lega che li stanno prendendo in giro. E hanno pure perfettamente ragione, questa è la verità! E questa è la forza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mariastella Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI. Presidente, la legittima difesa è una battaglia rilevantissima, perché riguarda la vita dei cittadini, la loro quotidianità, ma è anche alla base del rapporto fiduciario fra lo Stato e i cittadini; e devo dire che, leggendo gli ultimi episodi di cronaca, mi metto nei panni dei cittadini e penso che abbiano avuto la sensazione di uno Stato più disponibile a lasciar correre la sanzione nei confronti di chi commette dei crimini che a tutelare il diritto di difesa. E purtroppo quest'Aula, che quantomeno in questi giorni si è occupata del tema, è arrivata però sulla palla con un colpevole ritardo di due anni.

Il tema è delicato, è importante, ha sicuramente interessato tutte le forze politiche e ha qualche volta reso anche incandescente il clima. Io voglio spiegare il punto di vista di Forza Italia, il punto di vista del Presidente Berlusconi, e voglio anche ringraziare tutti i colleghi, come il collega Sisto, il collega Sarro, il collega Fontana, che hanno seguito direttamente il provvedimento. E vede, la posizione di Forza Italia non è quella di cedere ad una facile propaganda. Noi non siamo interessati ad issare la nostra bandiera su questo tema, ma nemmeno ci possiamo accontentare di una formulazione inefficace. Il nostro interesse in materia di legittima difesa parte da lontano, perché abbiamo presentato due anni fa, con il collega Fontana, proposte serie, argomentate, che partono da un presupposto molto chiaro: quando un malvivente è in condizione di entrare in una casa, in un negozio, in una tabaccheria, ed è in grado di minacciare o mettere in pericolo chi vi abita o vi lavora, lo Stato ha già perso nel suo compito principale di tutelare i cittadini onesti. Noi non siamo certo per la difesa fai da te, ma di fronte al pericolo riteniamo che debba essere garantito il diritto pieno alla difesa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Non deve prevalere la paura nel difendersi. Chi è costretto ad usare un'arma ha già vissuto un momento drammatico di paura e pericolo, è già stato, suo malgrado, protagonista di una tragedia, e non può pertanto essere sottoposto alla lunga e umiliante trafila di un procedimento giudiziario nel quale deve giustificare le sue azioni. Insomma, non ci può essere un'inversione dell'onere della prova. Queste sono le considerazioni che muovono le proposte di legge presentate nel 2015 da Forza Italia, cioè, onde evitare contraddittorie interpretazioni giurisprudenziali e dubbi interpretativi, le nostre proposte tendevano a semplificare e a oggettivizzare l'articolo 52 del codice penale, riguardante l'esimente della legittima difesa, dando rilievo essenziale allo stato di paura e di concitazione indipendentemente dall'esistenza di altri fattori. In questo senso, avevamo previsto al primo comma dell'articolo 52 che, nella valutazione del principio di proporzionalità tra difesa e offesa, quest'ultima dovesse essere sempre considerata come percepita dall'aggredito al momento dell'insorgenza del pericolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Alla lettera b) del secondo comma, sempre dell'articolo 52, avevamo proposto anche l'eliminazione del riferimento ad un elemento che è difficilmente valutabile e giudicabile, cioè la mancata desistenza dell'aggressore, perché, come emerge dai recenti fatti di cronaca, è quasi impossibile che la desistenza venga provata. Infine, avevamo anche previsto che la punibilità fosse esclusa quando il fatto è stato commesso per concitazione o paura, sia all'interno di un domicilio o di una privata dimora sia sui luoghi di lavoro. Viceversa, cosa è accaduto? Secondo me, anche con un qualche vizio regolamentare, la maggioranza ha deciso - nonostante questo fosse un provvedimento in quota opposizione - di adottare come testo base un testo assolutamente non condivisibile, perché anzitutto non è giuridicamente logico inserire una modifica legislativa all'articolo 59 che riguarda le condizioni del reato e non all'articolo 52. Cioè, il testo che ci siamo trovati a discutere è un testo che non parlava di legittima difesa: semplicemente andava a modificare un articolo che nulla aveva a che fare con l'argomento, e non era peraltro condivisibile la relazione accompagnatoria troppo entusiastica - se così possiamo dire - sugli effetti di quel provvedimento. Evidentemente, però, a giudicare dal lavoro svolto in Commissione - perché in quest'Aula noi facciamo opposizione senza inciuci, con la schiena dritta, a testa alta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), ma siamo un'opposizione responsabile, che, se vede qualcosa di positivo, ha il coraggio di denunciarlo - io faccio i complimenti alla Commissione, perché la Commissione ha stravolto il testo base e ha presentato una riformulazione accogliendo anche alcune modifiche. È soddisfacente quel testo? No, assolutamente no, ma per onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che quel testo ha recepito alcune nostre proposte e ha operato una riduzione del danno. Quindi ringrazio ancora una volta i colleghi per il lavoro che hanno svolto in Commissione, e trovo positivo il recepimento di tre nostri emendamenti. Certamente, quanto meno siamo di fronte ad un provvedimento che tratta l'articolo 52, la legittima difesa, e non si occupa d'altro. È sufficiente? No. Dispiace la mancata approvazione del subemendamento sulla proporzionalità, che rischia di vanificare tutto il resto, per quale motivo?

Perché lo stesso è avvenuto - lo ricordava prima il collega Molteni - con la riforma dell'articolo 52 fatta nel 2006 da Castelli: è sulla valutazione della proporzionalità che noi dovremmo assolutamente rivedere questo testo e dovremmo fare un appello ai magistrati perché non ci si può sostituire all'opera che ovviamente compete alla magistratura e la valutazione della proporzionalità, come chiedono le nostre proposte, dovrebbe tener presente le condizioni in cui l'aggredito si trova costretto ad intervenire. Questo spesso non accade e da qui la ragione non solo dell'iscrizione nel registro degli indagati ma dell'umiliazione che molti cittadini onesti subiscono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) di processi lunghissimi, di calvari giudiziari prima di vedere riconosciuta la propria innocenza. Il testo inoltre ha un limite di fondo oserei dire culturale: non dà adeguata risposta al tema centrale del diritto alla legittima difesa e lascia alla discrezionalità del giudice margini eccessivi. Noi abbiamo fatto il possibile per migliorare con spirito costruttivo il provvedimento perché questo è il nostro atteggiamento: noi siamo qui per fare l'interesse dei cittadini sempre con spirito costruttivo e con buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). E ciò è testimoniato dal fatto che alcune delle nostre proposte sono state recepite. Tuttavia - lo dico con chiarezza - il testo finale non è certo adeguato al bisogno di sicurezza degli italiani. La legalità, la sicurezza sono stati da questo Governo lasciati all'ultimo posto e non sarà certo questo provvedimento a riempire il bicchiere. Per queste ragioni voteremo contro il provvedimento che riteniamo insufficiente e che ci auguriamo il Senato possa rivedere in profondità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. La prima premessa che si deve fare sull'argomento è la seguente: è lo Stato che deve assicurare la sicurezza e la giustizia ai cittadini, non il contrario. Quindi in primis è lo Stato, il Governo che si deve muovere per fare in modo che i cittadini siano più sicuri attraverso maggiori investimenti per le forze dell'ordine, per le strutture, per la formazione, per gli equipaggiamenti, per i presidi territoriali e maggiore investimento sulla giustizia, sul personale amministrativo, sui giudici, sugli strumenti e non tagliando le intercettazioni come vuole fare questo Governo che con il processo penale che approderà in Aula tra poco andrà a dire che i costi per le intercettazioni devono avere un taglio del 50 per cento indipendentemente dallo strumento che si utilizzerà per arrivare al taglio: devono essere tagliati del 50 per cento. Ciò è inaccettabile perché è vero che le denunce sono in diminuzione ma solo ed esclusivamente perché il cittadino non ha più fiducia nello Stato, perché sa che la sua sicurezza e la sua giustizia non sono garantiti dallo Stato e dal Governo del Partito Democratico e da Alfano che in questi anni non ha fatto altro che depenalizzazioni, svuota-carceri e provvedimenti che vanno contro la certezza della pena e contro la vicinanza dello Stato alle vittime. Ne è un'ipotesi ancora una volta l'emendamento a nostra prima firma che è stato bocciato e che intendeva modificare il Fondo per le vittime dei reati violenti che è un fondo che deve stare vicino alla vittima nel caso in cui il colpevole di un crimine grave nei confronti suoi e della sua famiglia non sia trovato, non sia assicurato alla giustizia o sia nullatenente e quindi non possa risarcire la vittima. In questo momento sono state aperte due procedure di infrazione: la legge dello scorso anno del Partito Democratico è intervenuta per cercare di salvarsi la faccia ma ha istituito un fondo che è accessibile solo - attenzione - da chi ha un reddito inferiore a 11.500 euro - ripeto: 11.500 euro - e quindi non solo c'è una discriminazione dal punto di vista reddituale ma è previsto solo per le spese assistenziali e le spese sanitarie, quindi non per tutto il danno. Inoltre se la vittima ha ricevuto 10 euro da un'assicurazione o da un altro ente non potrà accedere a questo fondo, e, ancora, se la vittima ha concorso anche colposamente non potrà ricevere un euro. Questa è proprio una vergogna, perché è una vergogna che la vittima possa ricevono un affronto tale nei confronti suoi e di un familiare, ma anche che, nel caso in cui il criminale non abbia risarcito la stessa, o sia scappato e non sia stato trovato e, quindi, assicurato alla giustizia, non possa ricevere l'aiuto e la vicinanza dello Stato, non è da Paese civile. Meritiamo una nuova procedura di infrazione per questo, che pagheranno i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

La proposta attuale sulla legittima difesa è una proposta modificata dalla Lega Nord nel 2006, è una proposta che, attualmente, tutela il cittadino, lo ripeto, tutela il cittadino perché dice che, appunto, il cittadino può e deve difendersi quando è a rischio la sua incolumità o l'incolumità della sua famiglia. E questo viene confermato dalle parole di quest'oggi del GIP di Milano Barazzetta che dice: È difficile in questo momento tutelare di più chi si difende, perché quasi sempre noi giudici assolviamo. È vero che la legge lo tutela in questo momento e, quindi, è diritto del cittadino difendersi, deve difendersi. Molto spesso, però, sui giornali si mette in discussione la legge attuale per modificarla, perché il cittadino viene indagato. Attenzione, noi vogliamo essere molto chiari: l'indagine non può essere evitata, da qualsiasi proposta di legge di destra o di sinistra che venga approvata da questo Parlamento. L'indagine è uno strumento dovuto, non solo a tutela dell'accertamento dei fatti, di come si sono svolti, perché quando c'è un morto ammazzato è ovvio che il giudice deve aprire un'indagine, per capire, almeno, cosa è successo, non può farne a meno, ma anche perché tutela chi si è difeso; l'indagine tutela anche chi si è difeso e, quindi, è uno strumento che non può essere eliminato. Chi dice il contrario mente spudoratamente e lo fa nel modo più bieco e più becero perché dice falsità nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che molto spesso subiscono queste violenze. Ancora, ciò conferma il caso, per esempio, dell'anno scorso, del gioielliere Corazzo che sparò e uccise un rapinatore nella propria abitazione; a seguito dell'indagine il cittadino è stato ovviamente prosciolto da qualsiasi accusa, perché sussisteva la legittima difesa. Allora, qui, bisogna vedere non quando viene aperta l'indagine, ma bisogna vedere, effettivamente, come finisce, poi, l'indagine, se finisce con un'archiviazione, se finisce subito dopo con un proscioglimento, insomma, va analizzata, appunto, non solo la notizia dell'apertura dell'indagine, che è atto dovuto, ma di come finisce.

Qual è il problema? Il problema è che ci sono ancora delle zone d'ombra, delle zone di incertezza, ovvero, quando il cittadino, che può e deve difendersi a norma della legge attuale, non sa se andrà oltre i limiti consentiti dalla legge oppure no. Ecco, la proposta del MoVimento 5 Stelle voleva proprio chiarificare questo; voleva proprio andare nella direzione di togliere le incertezze al cittadino e togliere le incertezze al giudice sugli unici due articoli che dovevano essere toccati, anche secondo un illustre professore di diritto penale, che è venuto in Commissione giustizia a dircelo, che è il professor Tullio Padovani, e anche secondo le indicazioni dell'Associazione nazionale magistrati. Allora, queste proposte, appunto, volevano togliere l'incertezza, perché quando il cittadino può cadere in errore o può cadere in eccesso colposo per colpa del ladro, del rapinatore che è entrato in casa, oppure per colpa di condizioni psicologiche o, ancora, per colpa di condizioni ambientali, possa non essere assolutamente punibile per eccesso colposo e non possa ricadere, appunto, nella fattispecie di punizione e questo anche quando il cittadino che si ritrova nella sua abitazione non può valutare se la persona che le è piombata in casa ha un coltello, ha una pistola, vuole solo rubargli un orologio, vuole colpirlo, vuole stuprare, vuole uccidere. Quando c'è questa incertezza il cittadino non deve essere assolutamente punito e in questo caso la norma del MoVimento 5 Stelle voleva andare proprio in questa direzione, per sgombrare il campo da possibili equivoci e procedere nei confronti di cittadini onesti che si sono solo difesi, perché avevano paura di un danno ingiusto a sé o alla loro famiglia. Questo è l'unico ambito di ombra su cui noi volevamo intervenire: lo stato di incertezza, il cittadino incerto può comunque difendersi e deve farlo, perché la legge lo deve garantire e se il criminale non viene preso, lo Stato deve stare vicino alla vittima e risarcirlo.

Questa proposta è stata bocciata, non è stata presa in considerazione; va bene, come quella sul Fondo per le vittime dei reati violenti. Lo accettiamo, ma crediamo che sia quella tecnicamente meglio scritta, perché, Presidente, le devo dire che il dibattito, qui, alla Camera, è stato inquinato, vuoi dalla campagna elettorale, vuoi da consensi che si prendono fuori, ma vuoi anche da leggi scritte con i piedi. Presidente, io ho visto, ho letto moltissime proposte, non tutte per la verità, ma moltissime proposte che sono state scritte in italiano e con una tecnica giuridica assolutamente inaccettabile per una Camera dei deputati e per un Parlamento. Inaccettabili per chiarificare la situazione a cittadini e giudici che devono avere la certezza del diritto. È per questo che, appunto, io ho visto - e voteremo contro anche per questo motivo - leggi scritte male, ma leggi scritte anche per un compromesso tra Partito Democratico e Area Popolare di Alfano, che vogliono appunto - comunque gli alfaniani, perché di questo si tratta - intervenire anche sull'articolo 52 in modo assolutamente aberrante, perché, finché la proposta del PD era quella di intervenire sull'articolo 55 o sul 59, comunque, in parte, sono intervenuti, era anche accettabile, di certo non era la migliore, perché noi crediamo che la nostra fosse più completa, ma di sicuro era accettabile; invece, agendo sull'articolo 52, come è stato fatto, si arriverà al nulla, quindi, al fumo negli occhi o, addirittura, a una proposta di legge che va a creare ancora più incertezza ai cittadini e ancora più incertezza ai giudici. Ma cosa vuol dire “il tempo di notte”? Ma intanto come scrivete le norme? Ma intanto come create chiarezza a cittadini che vivono nell'incertezza, a giudici che ogni giorno, tramite la giurisprudenza, tentano di aggiustare le norme che scrivete con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ancora una volta voi scrivete: “si considera difesa legittima”, questo avviene anche dall'altra parte, ma non vuol dire nulla: “si considera difesa legittima”, perché la difesa legittima è all'articolo 52 e ha delle fattispecie concrete; non dite che non è punibile. “Si considera legittima difesa” è un errore di rinvio, è un errore che ha fatto sì che tante norme, purtroppo anche quelle dei colleghi della Lega, che volevano andare in una direzione ma sono andati in un'altra, non cambiassero assolutamente nulla, perché hanno sbagliato nel rinvio tecnicamente. E così anche alcune norme del Partito Democratico che introducono, appunto: tempo di notte, con violenza, le cose o con inganno, non solo il diritto appunto all'incolumità, ma anche alle cose… non si capisce nulla, questo non è un servizio ai cittadini, questo è un pessimo servizio ai cittadini dettato da campagna elettorale e non dall'effettiva tutela dei diritti degli stessi. E quindi con un dibattito così, con una proposta del genere, noi non possiamo che votare contro, perché noi crediamo che il legislatore debba fare un lavoro assolutamente perfetto…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

VITTORIO FERRARESI. Perché, quando si tratta dei diritti e delle vittime, dei cittadini non possiamo scrivere delle norme che creano ulteriori problemi agli stessi. Per questo il MoVimento 5 Stelle voterà contrario, per questo il MoVimento 5 Stelle aveva una proposta alternativa e per questo noi vogliamo tutelare le vittime, ma anche scrivere le norme con decenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Grazie, Presidente. Mi chiedevo durante queste ore e questi giorni e sollevo, qui, questo interrogativo: è possibile, quando si tratta di temi così delicati usare ancora parole che si chiamano serietà, responsabilità, delicatezza? Io voglio credere di sì, anche se, quanto abbiamo ascoltato in queste ore, in questi due giorni, in quest'Aula, mi pare che siano elementi e cose che depongano al contrario. Però voglio crederlo, perché è l'atteggiamento che abbiamo tenuto noi del Partito Democratico davanti ad atteggiamenti speculari, opposti, naturalmente non li metto sullo stesso piano, però, per esempio, io penso che sia sbagliato, sia pericoloso, ma non solo perché siamo alla vigilia di competizioni elettorali, ma penso che sia sbagliato, sia pericoloso per tutti strumentalizzare, quando ci sono, le paure dei cittadini oppure amplificarle quando queste paure sono percepite oppure, addirittura, suscitarle quando queste paure non esistono, non ci sono. E tutto questo è ancora più grave perché si tiene questo atteggiamento - farò qualche polemica anch'io, ma la voglio fare invitando, se possibile, ad una riflessione - non per tutelare la sicurezza dei cittadini, che credo dovrebbe stare a cuore a tutti, ma semplicemente per qualche presunto pugno di voti in più.

Io credo che anche coloro che hanno mostrato - e vedo la parte nobile, se c'è, ma si fa per dire - un'idea diversa della sicurezza da quella che abbiamo espresso noi hanno perso una grave occasione. Io credo che soprattutto alcuni interventi di parte leghista, di parte Fratelli d'Italia hanno dato uno spettacolo avvilente, che, secondo me, non ha avuto niente a che fare con la sicurezza, ma solo con qualche inaccettabile strumentalizzazione elettorale, inaccettabile anche perché pericolosa. Pensate, in quest'Aula, qualcuno ha definito coloro che sostengono la proposta di legge Ermini amici dei delinquenti; ci hanno detto: “siete dalla parte dei carnefici”, cioè siamo arrivati a questo lessico che dire propagandistico è già un'esagerazione. Riflettiamo, se possibile, un po' insieme: ma si può arrivare a questo livello?

Dall'altra parte, ci siamo trovati altre forze - penso a forze, per così dire, alla nostra sinistra -, che con ben altro spessore e con ben altra ispirazione, ovviamente, però, hanno mostrato una inadeguatezza, secondo me, culturale: siamo stati definiti “la tartaruga che non raggiungerà mai la lepre”. Io però ho paura di una sinistra un po' pachidermica - per rimanere sempre ad una espressione faunistica -, che, però, è attardata e mostra di non avere per niente le antenne su quello che c'è nella società. Non bisogna esagerare con la strumentalizzazione delle paure, non bisogna suscitarle, ma non si può neppure negare che il tema della sicurezza è un tema presente nella nostra società e una sinistra degna di questo nome non può sottovalutare il tema della sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma le risposte che noi vogliamo dare al tema della sicurezza sono, ovviamente, radicalmente diverse da quelle forcaiole, pericolose che da parte dell'estrema destra sono state date.

Infine, in questa premessa più politica, io devo dire che non so come definirlo, veramente non so come definire l'atteggiamento di altre forze come i 5 Stelle, che, ancora una volta, quando si tratta di temi scomodi, danno un colpo al cerchio e uno alla botte: votano gli emendamenti leghisti, ma vergognandosi un po', strizzano l'occhio a posizioni pericolose come fanno sempre su temi scomodi, ma stando un po' di qua e un po' di là, stando un po' a guardare. Ebbene, io dico e lo dico con rispetto di tutte le forze politiche: quando, prima o poi - e io mi auguro meglio prima di poi -, chiederete scusa sui temi dei vaccini vi auguro di sottoporvi ad un vaccino contro l'opportunismo e la vostra demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dicevo che il Partito Democratico ha tenuto una linea seria, che è una linea delle legislazioni europee, dei principi di civiltà giuridica. Noi siamo dalla parte della sicurezza dei cittadini, ma vogliamo che i principi cardine, come quello della proporzione fra l'offesa e la difesa, che sono in tutti gli ordinamenti europei, vengano rispettati: la proposta Ermini sostiene questo. Perfino - lo dico a qualche avvocato che prima è intervenuto dicendo, francamente, cose intollerabili su cui ha replicato il collega Ermini - il “codice Rocco” sanciva il tema dell'adeguatezza della reazione: soprattutto a chi viene dall'estrema destra, forse, quel nome di insigne giurista evoca dei periodi a loro cari.

Nella nostra proposta di legge non può essere altrimenti: c'è il ruolo centrale del magistrato, solo che la novità che introduciamo sta nell'aiutare il magistrato a contestualizzare meglio possibile quando il cittadino, giustamente, nella propria casa, si difende da un'aggressione nottetempo, ma non solo nottetempo.

E in questo senso, noi credo che abbiamo fatto un passo in avanti, ma l'abbiamo fatto in una cornice democratica, dove la sicurezza non è una giungla, dove non c'è la difesa “fai da te”, non c'è la giustizia “fai da te”, ma per un cittadino che si sente aggredito nella sua casa, nei suoi affetti, nei suoi beni e che ha, giustamente, un turbamento e una paura c'è la possibilità di reagire: quella è legittima difesa. Ma noi mai e poi mai accetteremo di considerare legittima difesa, magari, quando uno spara a un ladro che fugge, quando uno in giardino ruba la bicicletta. No, in quei casi, la difesa non è legittima: in quei casi - come oggi dicono molti magistrati e avvocati in molte interviste -, si tratta di un reato e non di una difesa.

Allora, chiamare all'autodifesa i cittadini, lanciare questo messaggio è pericoloso: lo ha detto il questore di Milano Marcello Cardona in un'intervista dell'altro giorno, quando dice “io non faccio altro che dire no alla richiesta di porto d'armi”. Ma, poi - è stato ricordato nel dibattito -, nei Paesi in cui si sollecita la diffusione delle armi, nei Paesi in cui ogni cittadino quasi ha un'arma, aumentano a dismisura gli omicidi per futili motivi, aumentano a dismisura gli omicidi in famiglia: è questo il messaggio che davvero volete dare? Io penso che l'escalation delle armi in un Paese, della giustizia e della difesa “fai da te” abbia come effetto collaterale questo: ce lo dicono tutti i Paesi dove questo avviene. E voi con questi messaggi vi prendete una grande responsabilità, altro che difendere la sicurezza dei cittadini: così la sicurezza si indebolisce.

Qualcuno ci ha chiamato “imbroglioni”, ma chi è che ha imbrogliato i cittadini? Dieci anni fa avevate fatto credere che con la “legge Castelli” i furti in abitazione sarebbero diminuiti: no, c'è stata una crescita esponenziale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora chi ha imbrogliato i cittadini, allora, come oggi? Perché oggi, tra l'altro, sappiamo - è stato ricordato da Mazziotti Di Celso ieri, dal questore Dambruoso - che i reati sono diminuiti, dal 2014 ad oggi, anche grazie al fatto che noi, nei limiti del possibile - lo ricorda sempre Emanuele Fiano -, le risorse alle forze dell'ordine e sicurezza le abbiamo aumentate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dov'era La Russa? Dov'era la Meloni, quando i loro Consigli dei Ministri diminuivano le risorse alle forze dell'ordine e della sicurezza?

Abbiamo rifiutato un terreno pericoloso, ma, al tempo stesso, siccome noi teniamo alla sicurezza dei cittadini, abbiamo offerto ulteriori strumenti ai magistrati e, come PD, abbiamo anche presentato l'emendamento che, in caso di attestazione di legittima difesa, sarà lo Stato a pagare le spese di quei cittadini.

Infine, Presidente, colleghi, noi abbiamo parlato di legittima difesa, abbiamo parlato della sicurezza e per me la sicurezza è un bene fondamentale di tutti i cittadini e così è per il Partito Democratico, ma la sicurezza non può significare solo repressione e contrasto: sicurezza significa avere più vita nelle città, più vita nelle periferie, più illuminazione, più vita sociale, perché più queste cose ci sono, più la sicurezza è garantita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non si può replicare soltanto con le armi.

In queste giorni, con toni del tutto inaccettabili, ma, comunque, si è sviluppato un dibattito serio tra chi pensa che la sicurezza sia un problema quasi, con snobismo, da non affrontare, tra chi lo vuole affrontare con dei messaggi pericolosi che sono contrari alla sicurezza e chi vuole dare delle risposte nel solco della civiltà democratica e della convivenza civile. La proposta di legge Ermini va in questa direzione e il Partito Democratico la vota senza enfasi, ma con grande convinzione e responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo “Garibaldi”, Scuola secondaria di primo grado “Marconi”, di Cinisello Balsamo, di Milano, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

(Correzioni di forma – A.C. 3785-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la presidente della II Commissione (Giustizia), la deputata Donatella Ferranti, per una proposta di correzione di forma. Prego, Presidente. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Propongo all'Assemblea, a nome del Comitato dei nove, che abbiamo riunito questa mattina, la seguente correzione di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento. Al titolo, le parole: “Modifica all'articolo 59 del codice penale” sono sostituite dalle seguenti: “Modifiche agli articoli 52 e 59 del codice penale”. Se consente, Presidente, il relatore Ermini voleva fare un piccolo, brevissimo, ringraziamento.

PRESIDENTE. Sì, velocemente relatore Ermini. Ne ha facoltà.

DAVID ERMINI, Relatore per la maggioranza. Molto velocemente, per ringraziare tutti i componenti della Commissione giustizia, i componenti di questo ramo del Parlamento, per ringraziare Molteni e La Russa, che sono stati i relatori di minoranza, con cui abbiamo avuto anche dei momenti di forte scontro, ma sempre nei limiti della correttezza e molto costruttivi. Grazie davvero a tutti.

PRESIDENTE. Grazie relatore Ermini.

NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

NICOLA MOLTENI. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Presidente, in merito alla correzione formale del testo che ha appena annunciato, io credo che la modifica non sia una modifica semplicemente formale. Il testo parlava di “Modifica all'articolo 59 del codice penale”; la modifica che è stata apportata - la correzione del testo - è totalmente sostanziale, perché all'articolo 59 si aggiunge anche, proprio perché è stato completamente stravolto l'articolo 52, anche l'articolo 52. Quindi, non è una minima correzione formale del testo, è di merito ed è assolutamente sostanziale. Io chiedo alla Presidenza, e a lei Presidente, di effettuare una verifica, eventualmente sospendendo la seduta, chiedendo alla presidenza e al Comitato dei nove di poter fare una verifica, anche con gli uffici, perché la modifica è sostanziale e di merito.

PRESIDENTE. Deputato Molteni, il Comitato dei nove si è riunito, la presidente Ferranti già lo ha detto, c'è un adeguamento del titolo alla norma, per me è formale e dunque io riterrei, dopo che è anche stato vagliato dagli uffici, di procedere in questo senso. La ringrazio.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Si oppone alla…?

MASSIMILIANO FEDRIGA. No, Presidente, solo per chiarire. Io spero che questo valga anche come precedente. Se c'è un testo dove il titolo del testo stesso dice: “Modifiche all'articolo 59”, si presentano degli emendamenti, dove si modifica l'articolo 52, vengono dichiarati ammissibili e dopo si modifica il titolo, e questo è dichiarato ammissibile, a noi va benissimo, ma lo riteniamo un precedente.

ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sempre su questo ambito, deputato Sannicandro? Prego.

ARCANGELO SANNICANDRO. Per ricordare che, quando io ho sollevato questo problema in occasione di altre leggi, mi è stato risposto che avevo omesso di fare uno specifico emendamento. Qui non si tratta di un fatto formale. Io prendo atto di quello che oggi accade e mi riservo, quando capiterà, di ricordarlo che oggi abbiamo consentito che sia una modifica formale questa modifica del titolo senza emendamento.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, siamo in una situazione del tutto anomala, perché erano proposte di legge dell'opposizione, che prevedevano appunto la modifica all'articolo 52, in via originaria e prevalente. La maggioranza ha stravolto questo testo - lo ha ricordato bene l'onorevole Gelmini -, ha ritenuto di andare sull'articolo 59 e il testo in Aula prevedeva solo quella modifica. Cosa sarebbe corretto fare a questo punto? O meglio, cosa sarebbe stato corretto? L'emendamento della Commissione, che modificava l'articolo 52, avrebbe dovuto contenere un “conseguentemente si modifica il titolo”. Questo non è accaduto. Questo è stato l'errore commesso dalla Commissione. A questo punto, Presidente, mi rendo conto che il titolo non corrisponde più al disegno di legge e la soluzione che propongo, che è prevista dal nostro Regolamento, è di non dare per acquisita la proposta della presidente Ferranti, ma di sottoporla alla votazione dell'Aula. In questo modo si rimedia a quella che doveva essere una modifica espressa del titolo, conseguenza della decisione, fatta dalla maggioranza, di tornare sui propri passi.

PRESIDENTE. Deputato Vito, infatti, la correzione formale giustamente era proprio su questo, sull'aggiunta del “conseguentemente”. Comunque, se voi mi chiedete formalmente e c'è opposizione, io la metto in votazione, non ho problemi.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, onorevole Presidente. Il tema mi pare un po' più serio e un po' più foriero di conseguenze rispetto alla semplice sottoposizione allo scontato voto dell'Aula, perché la variazione, che probabilmente lei si appresta a consentire in questa sede, inficerà la credibilità di qualunque decisione in senso opposto, che ella dovesse decidere di assumere o consolidare in provvedimenti successivi.

Faccio un esempio per tutti, onorevole Presidente. Da diverso tempo, almeno da un paio di legislature, questo ramo del Parlamento - non l'altro, ahinoi - è abituato ad avere un'attenzione particolare nella presentazione, nell'accettazione, nella formulazione di emendamenti, per esempio, in occasione di manovre finanziarie e di leggi di stabilità. Noi, non i nostri colleghi della Camera alta, invero, siamo limitati nella capacità e nella possibilità di presentare emendamenti, perché viene centellinata dagli uffici tecnici della Commissione bilancio, su corretto indirizzo del presidente della Commissione e della Presidente della Camera, per verificare se gli emendamenti attengono esattamente alle norme di bilancio o non esondino dalla circoscritta limitazione di quello che è scritto nel provvedimento e che è sottoposto dal Governo.

Ora, è di tutta evidenza che la circostanza di consentire che un provvedimento, richiesto in quota alle minoranze, che entra in Aula per riguardare un articolo del codice penale, viene stravolto a colpi di maggioranza, viene traslato da un articolo del codice penale ad un altro e, alla fine, per coprire le vergogne, si decide di cambiare il titolo, perché abbiamo trattato formalmente di un argomento, ma sostanzialmente di tutt'altro, costituisce un precedente che determinerà la assoluta inaccettabilità, onorevole signora Presidente, di qualunque indicazione contraria, da questo provvedimento a venire, nel corso della legislatura.

PRESIDENTE. Deputato Corsaro, visto che questa proposta era stata presentata dalla presidente Ferranti, a nome del Comitato dei nove, dove non c'era stata opposizione alcuna, io ritenevo che questo ragionamento fosse già stato fatto da tutti in Comitato dei nove. Se così non è, facciamola più facile, mettiamola in votazione, perché evidentemente non tutti i gruppi erano presenti al Comitato dei nove. Quindi, io la metto in votazione per recepire le sensibilità di coloro che non erano presenti al Comitato dei nove.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, perché risulti che il Comitato dei nove, su questo punto, è stato convocato ieri sera, non solo con messaggio, ma con telefonata a tutti i gruppi, e stamattina chi è venuto non ha fatto opposizione.

PRESIDENTE. Comunque, in ogni caso, pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di correzione di forma comunicata dalla presidente Ferranti a nome del Comitato dei nove.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

( Commenti di deputati del MoVimento 5 Stelle ). Io non l'ho visto, ha alzato la mano dopo che avevo aperto la votazione. Mi dispiace deputato, voi stavate parlando tra di voi, avete alzato la mano dopo, perché dobbiamo essere franchi tra di noi. Hanno votato tutti?

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva per 165 voti di differenza.

FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA. Presidente, intervengo sull'articolo 8 relativo alla gestione dell'Aula, perché mi deve perdonare ma noi abbiamo fatto una richiesta. Io e il collega Ferraresi volevamo parlare, in dichiarazioni di voto, per spiegare il nostro voto. Purtroppo, lei da questo lato non guarda o se guarda non si accorge delle mani alzate e…

PRESIDENTE. Deputato D'Uva, può accettare il fatto che voi abbiate alzato la mano più tardi?

FRANCESCO D'UVA. Lei, Presidente, può accettare il fatto che io prima finisca di parlare e poi mi risponde?

PRESIDENTE. Però, lei mi sta dando una responsabilità che io non ho su questo, perché se lei decide dopo di parlare, dopo che io ho dichiarato aperta la votazione, non è la mia responsabilità.

FRANCESCO D'UVA. Presidente, lei probabilmente ha il potere di parlare mentre parlo io.

PRESIDENTE. Prego.

FRANCESCO D'UVA. Mi deve perdonare, ma non so quanto sia carino ed educato farlo. Io vorrei prima finire l'intervento e poi mi risponde.

PRESIDENTE. Prego, deputato. Vada avanti.

FRANCESCO D'UVA. La ringrazio. Stavo dicendo, Presidente, che noi abbiamo chiesto di intervenire. Lei non ci ha dato la parola, non ci ha visto, questo non lo so, però queste cose noi le riteniamo inaccettabili.

Tra l'altro, se vogliamo proprio chiuderla visto che siamo sull'articolo 8, poco fa il collega del Partito Democratico si è rivolto a noi e gliel'ho fatto presente. Ho detto: “Presidente, gli dica di rivolgersi alla Presidenza”. Ho viste che lei ha guardato da questo lato e non si è accorta di quello che le dicevo. Quindi, Presidente, la prego di essere un pochino più attenta alle nostre richieste, così evitiamo di fare questi interventi sul Regolamento, evitiamo di fare queste figure che giustamente la Presidenza sembra che ignori quello che fa il MoVimento 5 Stelle e andiamo tutti più d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa intende intervenire, deputato Sannicandro?

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, per dichiarazione di voto. Sulla votazione che lei sta proponendo.

PRESIDENTE. Le dichiarazioni di voto sono finite. Noi abbiamo già votato.

(Coordinamento formale - A.C. 3785-A/R)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3785-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3785-A/R (I Deputati del gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale espongono cartelli recanti la scritta: “La difesa è sempre legittima”)… togliete quei cartelli per favore, deputati di Fratelli d'Italia. Intervengano gli assistenti, intervengano subito (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'indicazione della Presidente). Togliete quei cartelli, togliete quei cartelli, per favore. Collaborate, grazie. Andiamo avanti. È possibile passare alla votazione finale? Deputata Petrenga! Nastri e Rampelli. Rampelli, via questo cartello. Deputato Nastri. Di nuovo Rampelli; non mi costringa, Rampelli, a richiamarla all'ordine. Deputato La Russa l'abbiamo visto il suo cartello, l'ha visto tutta l'Aula. Allora, andiamo avanti.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3785-A/R, con il seguente nuovo titolo: “Modifiche agli articoli 52 e 59 del codice penale in materia di legittima difesa”.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione - I Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini espongono cartelli recanti la scritta: “La difesa è sempre legittima”).

  Anche i deputati della Lega Nord non potevano mancare. Già lo avete fatto, non vi ripetete. Togliamo quei cartelli, togliamo quei cartelli! Grazie. Grazie. A posto, benissimo. Deputata Meloni, lo tolga. Nastri, è la terza volta che la richiamo, è la terza volta.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Dichiaro assorbite le proposte di legge nn. 2892, 3380, 3384, 3419, 3424, 3427, 3434, 3774 e 3777 (Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvinisi scandisce: Vergogna! Vergogna!”. Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico – Da una tribuna del pubblico si grida “Vergogna! Vergogna!”). In tribuna non si può gridare, in tribuna non si può gridare! È possibile fare allontanare chi grida in tribuna? Grazie (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'indicazione della Presidente).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,30)

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3187.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Colleghi, non è necessario ascoltare ma è necessario stare in silenzio.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

  alla IV Commissione (Difesa):

  QUARTAPELLE PROCOPIO ed altri: “Conferimento della medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza alla Brigata ebraica” (3187).

  (La Commissione ha elaborato un nuovo testo)

Ha chiesto di parlare a favore della proposta il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signora Presidente, grazie. Forza Italia voterà a favore su questa importante proposta della collega Quartapelle, che condividiamo. Si tratta di dare un riconoscimento importante e doveroso da parte del nostro Paese a quei giovani che si arruolarono nell'esercito britannico come volontari e diedero un importante contributo alla liberazione del nostro Paese dalla dittatura nazifascista.

Spiace che questo voto avvenga solo oggi e che l'assenso del Governo sia giunto il 26 aprile anziché entro la data nella quale si festeggia appunto la liberazione del 25 aprile, ma la Commissione difesa ha già deciso che la prossima settimana, nel calendario che abbiamo deliberato ieri in ufficio di presidenza, questa proposta di legge sarà trattata, appunto, in sede legislativa. Auspichiamo che ciò avvenga all'unanimità e che avvenga rapidamente anche da parte dell'altro ramo del Parlamento, affinché questo contributo e riconoscimento di verità da parte del nostro Paese alla Brigata ebraica e ai giovani appartenenti a quella Brigata ebraica possano essere finalmente dati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Nessuno ha chiesto di parlare in senso contrario.

Passiamo, dunque, ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di assegnazione a Commissione in sede legislativa all'ordine del giorno.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva per 351 voti di differenza.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo (A.C. 4444) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 12,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Caso ed altri n. 1, Marcon ed altri n. 2, Saltamartini ed altri n. 3 e Brunetta ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 4444: Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 4444)

PRESIDENTE. Passiamo alle questioni pregiudiziali presentate.

Ricordo che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesima articolo 40, potrà intervenire oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate. Il deputato Caso ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Questo decreto è palesemente incostituzionale. Ancora una volta siamo di fronte ad un abuso dell'utilizzo del decreto-legge da parte del Governo, ad una forzatura del precetto costituzionale e dell'equilibrio dei poteri. Dico ancora una volta perché ricordo a tutti che ci troviamo in un contesto in cui l'80 per cento delle leggi approvate nel corso della legislatura è di iniziativa governativa e in cui il Parlamento si limita ormai ad essere un mero esecutore delle scelte dell'Esecutivo. La Corte costituzionale, sin dalla sentenza n. 171 del 2007, ha dichiarato chiaramente l'illegittimità costituzionale delle leggi di conversione che manchino del presupposto del decreto convertito e ha configurato l'eterogeneità dei contenuti del decreto-legge come elemento sintomatico della mancanza dei presupposti costituzionali di adozione del provvedimento d'urgenza.

In questo, che possiamo definire maxi decreto, è evidente la disomogeneità degli articoli proposti. Ricordiamo che si tratta di ben 67 articoli: parliamo, infatti, di disposizioni che trattano di materie finanziarie e tributarie, di finanza locale, di sanità, di ambiente, di agricoltura, di trasporti, di cultura e di attività produttive. Tale disomogeneità non consente assolutamente un appropriato ed approfondito esame nelle Commissioni di competenza. Il provvedimento è stato infatti classificato come manovra correttiva, e quindi assegnato in sede referente esclusivamente alla Commissione bilancio.

L'anomalia, ormai diventata pericolosa consuetudine, è che si interviene su questioni tra loro eterogenee con provvedimenti presentati come emergenziali; l'emergenza è l'alibi preferito da tutti i Governi di questo Paese. Nell'ambito del contenuto del decreto in esame si possono facilmente riconoscere numerose norme che non hanno assolutamente nessun carattere di necessità ed urgenza. Ad esempio, le disposizioni di cui all'articolo 24 sui fabbisogni standard e capacità fiscale per regioni e l'articolo 59 sul transfer pricing hanno palesemente un carattere del tutto procedurale. Non si capisce quale sia la particolare urgenza nel definire nuovi parametri nell'ambito della disciplina nazionale in materia di prezzi di trasferimento e di determinazione del valore delle operazioni tra imprese associate estere. In fondo, le indicazioni dell'OCSE in materia non sono una novità, ma sono state diffuse un anno fa. Altri esempi di articoli che non possono essere ricondotti ai caratteri di necessità ed urgenza sono l'articolo 9, che dispone una riduzione parziale dell'aumento delle aliquote IVA dal 2018, visto che avremo poi la legge di bilancio, e l'articolo 26, che rafforza le informazioni da allegare ai prospetti dei bilanci degli enti locali e territoriali.

C'è poi un capitolo a parte da dedicare alle disposizioni tributarie. In questo caso, l'abuso del ricorso alla decretazione d'urgenza si individua nella violazione dei principi sanciti dalla legge n. 212 del 2000, statuto dei diritti del contribuente, che all'articolo 4 preclude l'utilizzo del decreto-legge in materia tributaria. I principi dello statuto dei diritti del contribuente, di diretta attuazione dei principi costituzionali, risultano violati anche sotto il diverso profilo dell'efficacia temporale delle disposizioni tributarie. All'articolo 2, infatti, si modifica il termine ultimo entro il quale il contribuente può esercitare il diritto alla detrazione dell'IVA pagata sugli acquisti, riducendo la dichiarazione relativa all'anno in cui il diritto alla detrazione è sorto. Attualmente, invece, la detrazione può essere esercitata entro il termine ultimo di presentazione della dichiarazione relativa al secondo anno successivo.

Allo stesso tempo, si riduce il termine entro il quale la fattura di acquisto deve essere annotata in contabilità ai fini della detrazione. La finalità perseguita, come si legge nella relazione tecnica del provvedimento, è quella di garantire una coincidenza temporale tra il momento in cui si è registrata la fattura sulle cessioni e quello nel quale si registra la fattura in acquisto, agevolando in tal modo le funzioni di controllo da parte dell'Agenzia delle entrate. Tuttavia, si evidenzia come la disposizione di carattere sostanziale non prevede alcun regime transitorio, entrando immediatamente in vigore con la pubblicazione del decreto-legge ed esplicando i suoi effetti anche retroattivamente.

Non è chiaro, infatti - e tantissime rappresentanze del mondo delle imprese lo hanno ribadito durante le audizioni -, quale sarà il regime delle fatture di acquisto ricevute nel 2016, ma registrate nel 2017 e detratte nelle liquidazioni periodiche 2017 o ancora non registrate, in quanto la norma antecedente consentiva di registrare fino al 30 aprile 2018.

In tal modo si violano le disposizioni sull'efficacia temporale delle disposizioni tributarie contenute nello Statuto dei diritti del contribuente, che vietano l'introduzione di norme tributarie con effetti retroattivi o che introducono adempimenti a carico del contribuente, la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dall'adozione dei provvedimenti di attuazione in essa espressamente previsti.

L'articolo 1 viola sia l'articolo 11 che l'articolo 117 della Costituzione, i quali prevedono rispettivamente la limitazione della sovranità nazionale a causa della partecipazione ad accordi internazionali e la subordinazione della potestà legislativa dello Stato e delle regioni ai vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario.

La norma estende il meccanismo dello split payment a tutta la pubblica amministrazione e alle società da essa controllate o partecipate, nonché alle prestazioni di servizio rese da professionisti, ad oggi escluse; tuttavia, non si apporta alcun correttivo dell'effetto distorsivo che deriva dall'applicazione dello split payment, caratterizzato dalla formazione di soggetti strutturalmente a credito di IVA che non possono recuperare il suddetto credito in via di rivalsa, intaccando l'equilibrio del sistema applicativo dell'IVA e, in particolare, il principio di neutralità dell'imposta sancito dalle disposizioni comunitarie che la Costituzione ci imporrebbe di rispettare.

Il rispetto delle direttive comunitarie, e più in generale del testo unico sul funzionamento dell'Unione europea, non può essere richiesto solo quando fa comodo, ma andrebbe verificato sempre e rifiutato, se necessario, solo laddove rechi pregiudizi per il benessere dei cittadini italiani e leda diritti fondamentali costituzionalmente sanciti. Ma questo di certo non è il caso, anzi, questa norma mette a rischio la liquidità delle imprese italiane, già in difficoltà per la stagnazione economica e per la rigidità e fragilità del sistema bancario nazionale.

In merito alla definizione agevolata delle liti fiscali pendenti, invece, così come disciplinata, la disposizione viola il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione. La misura riconosce indistintamente il beneficio dello sconto sulle sanzioni e interessi, senza alcuna distinzione tra le situazioni soggettive dei contribuenti in relazione allo stato del processo. In sostanza, non si distingue affatto tra coloro che hanno già riportato una sentenza favorevole o di rigetto da coloro che sono ancora in attesa della decisione.

Ancora con riferimento alle disposizioni in materia di definizione agevolata delle liti, si osserva, poi, che il ricorso alla riduzione o esclusione delle sanzioni come strumento di reperimento di risorse finanziarie aggiuntive implica un utilizzo distorto dello strumento sanzionatorio, dal momento che sembra dimostrare il prevalere rispetto alla funzione punitiva della finalità impositiva. Pertanto, il prelievo derivante da tali misure dovrebbe essere assimilato a quello propriamente fiscale, con la conseguente verifica di compatibilità con l'articolo 53 della Costituzione.

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva e il sistema tributario è informato a criteri di progressività, cosa che, invece, non viene minimamente tenuta in considerazione. In conclusione, insomma, questa manovra finanziaria correttiva dimostra che il Governo è disposto a violare la propria Costituzione e i diritti dei cittadini, pur di far cassa e soddisfare la richiesta della Commissione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Paglia ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Marcon ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

GIOVANNI PAGLIA. Ogni tanto è utile, purtroppo, presentare una pregiudiziale di costituzionalità anche solo per ricordare a noi stessi e all'Aula come si dovrebbe legiferare nello spirito della Costituzione e nello spirito dei reciproci ruoli assegnati a Parlamento e Governo, e come, invece, si faccia nella realtà.

Questo è il classico decreto che non avrebbe, dal nostro punto di vista, in sé i requisiti per esistere; non era necessario, almeno non nella sua interezza, non era urgente, anche qui, non nella sua interezza, e non è nemmeno omogeneo per materia. Anzi, questo, forse, è il punto che più balza agli occhi, perché la maggioranza e il Governo sono riusciti a produrre una norma di 67 articoli completamente eterogenei, che vanno ad affrontare rami di intervento completamente diversi fra di loro, privi di qualsiasi nesso logico.

Di fatto quella che si è andati ad inaugurare è una stagione che speriamo di non dover rivedere anche l'anno prossimo, in cui la legge di bilancio diventa una legge di bilancio a rate: se ne fa una prima a dicembre, fingendo che ci siano coperture che non esistono, fingendo di aprire contenziosi con l'Unione europea, che poi nei fatti ci si rivela incapaci di sostenere; e poi si torna, in questo caso, a votazione avvenuta (quello era il caso del referendum, l'anno prossimo ci saranno le politiche), a fare i conti, cioè si ritorna di fatto a trovare quelle risorse attraverso maggiore tassazione, attraverso tagli che non si sono voluti anticipare quando era il momento.

Io credo che anche questo sia un modo di affrontare la politica, la politica economica, la politica di bilancio, completamente sbagliato: sbagliato e scorretto, anche nei confronti, in questo caso, dei cittadini, che hanno visto un'immagine nei tempi propri (dicembre) e si ritrovano oggi a saldare il conto con una misura anche, come proverò adesso a spiegare, di dubbia efficacia; 3,4 miliardi: era obbligatorio trovarli? Io credo di no: era obbligatorio perché non si è stati in grado di tenere il punto davanti all'Unione europea, come si era promesso di fare.

Si sapeva anche a dicembre che i saldi sarebbero stati quelli che poi effettivamente si sono dimostrati, eppure allora si è voluto raccontare la solita favola dei pugni sbattuti sul tavolo, la solita favola del contenzioso e dell'Unione europea che non deve permettersi di dire all'Italia come gestire i propri conti; alla fine, poi, si torna a Bruxelles con il cappello in mano e si chiede semplicemente, nei tempi imposti per evitare una procedura d'infrazione, di trovare queste risorse.

Come si trovano? Sostanzialmente con due misure, entrambe ipotizzate come misure di lotta all'evasione fiscale: quella sullo split payment e quella sul cambio delle regole sulle compensazioni IVA, sempre in questo caso.

Sulla seconda io dubito un po' di più, ma dubito un po' di più rispetto al fatto che possa produrre 1 miliardo e 500 milioni di euro di maggiori entrate nell'anno in corso; non sulla sua necessità, perché probabilmente si era andati incontro ad una serie di abusi e anche ad una serie di difficili interpretazioni rispetto a quell'aspetto.

Sulla prima io credo valga la pena, invece, di fare un ragionamento, che poi andrà ulteriormente approfondito. Io sono sempre stato favorevole allo split payment quando è stato introdotto e bisogna anche dire che, sul piano dei maggiori incassi da lotta all'evasione, apparentemente ha avuto un risultato: parlo di quello già utilizzato nello scorso anno, relativo alla pubblica amministrazione.

Qui però si fa un passo in avanti molto forte, perché si estende il perimetro dello split payment dalle pubbliche amministrazioni a tutte le società direttamente o indirettamente controllate da una qualsiasi amministrazione pubblica, in un Paese che - lo ricordo - ad oggi, se non sbaglio, non ha un censimento effettivo delle società a partecipazione pubblica comunali, per esempio; quindi, noi andiamo ad approvare una legge che non è nemmeno definita preventivamente fino in fondo, non se ne conosce esattamente il perimetro.

Quello che voglio dire è che andiamo di fatto a introdurre un regime speciale di trattamento dell'IVA nella sua ultima fase, cioè quella del versamento, talmente vasto che io mi chiedo se non si vada in questo caso a ledere in qualche modo la parità di trattamento delle imprese: perché qui andiamo anche in società private, arriviamo fino a società quotate in borsa, che dovranno essere inserite nel regime dello split payment (ma non mi preoccupo di loro, evidentemente, mi preoccupo dei loro fornitori), quando altre società, invece, dello stesso livello private, sempre quotate in borsa, ne sono invece esentate.

Allora, se si voleva arrivare fino a qui, probabilmente tanto valeva dire che lo split payment è la regola generale di trattamento dei versamenti IVA in questo Paese, perché, se è una cosa ristretta alla pubblica amministrazione, era comprensibile; estenderla ulteriormente, io credo che anche dal punto di vista costituzionale possa ingenerare qualche problema e quindi è giusto che io lo ponga in questa sede.

Poi ci sono altre questioni che credo sia corretto richiamare, sempre perché parliamo di rispetto della Costituzione. In particolar modo quella norma assolutamente minore, ma che apre un precedente giuridico e anche un precedente, se vogliamo, solo certi aspetti etico: quella norma che prevede la possibilità per gli enti locali, per i comuni, in particolar modo, di assumere personale - non sia mai! - a tempo determinato e per funzioni accessorie, ammesso che sia semplice capire esattamente di cosa si tratta, purché il loro stipendio sia pagato da uno sponsor privato.

Ora, non so se noi ci rendiamo conto di cosa significhi introdurre all'interno del perimetro puro della pubblica amministrazione… Stiamo parlando di dipendenti pubblici assunti ufficialmente con concorso, i quali, tuttavia, sanno e sapranno che il loro stipendio non dipende dal servire l'interesse pubblico generale, come tutti gli altri, ma il loro stipendio dipende dal fatto che ci sia una società privata che stacchi l'assegno che poi finirà nelle loro tasche.

Solo a me sembra che questa sia un'enormità giuridica? E se un domani dovessimo allargare leggermente - perché, una volta che si introduce un precedente, qualcuno ci si trova bene e la cosa può essere allagata - e passare dalle funzioni accessorie culturali anche a funzioni generali, per esempio, cosa mi ritroverò io, il dipendente dell'ufficio appalti del comune o dell'ufficio edilizia del comune a tempo determinato che sa che il suo stipendio è pagato da una società privata da cui lui di fatto dipende? Io chiedo al Governo se fosse necessario inventarsi una cosa del genere e soprattutto a quale scopo francamente possa rispondere.

Risponde al fatto che, se facciamo le mostre, oltre ad essere sponsorizzate loro, c'è il cartellino della sponsorizzazione anche sull'addetto che sta alla biglietteria? No, perché poi di fatto quelli sono tutti servizi esternalizzati e, di conseguenza, non c'è né concorso pubblico né altro. Io vorrei veramente capire questo e lo richiederemo, credo, al Governo, ma credo che, anche rispetto alla tutela costituzionale del pubblico impiego e del rapporto tra pubblico impiego, utenza e datore di lavoro pubblico, ci sia un problema molto grosso da questo punto di vista, molto grosso.

Poi c'è, perché questo non manca mai, l'ennesimo condono: questa volta viene chiamato “rottamazione delle pendenze” in tribunale dei contenziosi aperti con il fisco. Sono già stati prodotti molti dati che dimostrano quanto sia forte il potenziale mancato gettito, quindi di fatto quanto sia elevata la parte condonistica di questa misura, che noi non ci stancheremo mai di condannare, come abbiamo fatto in tutti questi anni: non c'è stato anno in cui non ci sia stata una forma di condono, in questi quattro anni di legislatura.

Un anno c'è stata la voluntary disclosure per i capitali portati all'estero, un altro anno le pendenze con Equitalia, adesso arriviamo alle pendenze in tribunale; peraltro, con questa ulteriore aggravante per cui vengono trattati tutti allo stesso modo: viene trattato allo stesso modo chi magari era già stato condannato, non era stato accolto il ricorso in primo grado, come quello che invece è ancora in primo grado di giudizio. Cioè, parliamo di persone che sanno già che presumibilmente quel contenzioso lo perderanno, sono stati già giudicati di fatto evasori in primo grado e adesso, con un colpo di spugna, pagando solo ed esclusivamente quanto dovuto, senza penali, senza aggravanti, gravami ulteriori, eccetera, eccetera, si liberano, avendo già una condanna alle spalle in primo grado.

Anche qui, visto che questo è un Parlamento che ama sempre discutere di certezza del diritto, di certezza della pena, io vorrei che si discutesse di certezza della pena e certezza del diritto anche quando parliamo, francamente, di reati tributari e di pendenze davanti al fisco; qui, invece, si trova sempre il condono di turno.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIOVANNI PAGLIA. Infine - chiudo su questo, perché non si può non richiamare, ma anche solo ormai diventa una nota di colore, perché… - ,bisognava assolutamente inserire la Ryder Cup di golf, perché al primo tentativo è andata male, al secondo tentativo è andata male, al terzo tentativo è andata male: proveremo a farla andare male anche questa volta! Però francamente, Governo, diventa imbarazzante anche nei rapporti con il Parlamento, che una misura sempre e comunque stralciata, su cui il Parlamento si è già espresso, ha già detto che non la vuole, che non ritiene corretto finanziare con decine di milioni di euro di soldi pubblici un torneo di golf in locazione privata… Eppure, evidentemente Lotti, a quanto pare, il Ministro per lo sport, ha investito di questa missione il suo orientamento di fine legislatura e ci prova, ci prova e ci riprova e, questa volta, a quanto pare, per il momento ce l'ha fatta, ma vedremo…

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

GIOVANNI PAGLIA. …di far cambiare idea alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Il deputato Simonetti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Saltamartini ed altri n. 3, di cui è cofirmatario.

ROBERTO SIMONETTI. Presidente, è chiaro che questa nostra pregiudiziale ha un valore sostanzialmente politico: un valore sostanzialmente politico perché è chiaro che noi lo riteniamo incostituzionale, ma il dato politico è che nella legislazione del Paese ultimamente, negli ultimi anni, si prevede troppe volte l'uso dalla decretazione d'urgenza rispetto a quanto prevede la Costituzione, che all'articolo 70 definisce che la funzione legislativa spetta alle Camere.

È chiaro che c'è anche l'articolo 77, che dà la possibilità al Governo, attraverso la necessità e l'urgenza…

PRESIDENTE. Onorevole Giancarlo Giorgetti! È andato di là per disturbare l'onorevole Simonetti, lei. Lo dica!

ROBERTO SIMONETTI. No, non mi disturba mai, l'onorevole Giorgetti, anzi… Non disturba mai.

PRESIDENTE. A lui è tutto concesso… prego, collega, continui…

ROBERTO SIMONETTI. L'articolo 77 della Costituzione prevede la possibilità che, in casi di necessità e urgenza, il Governo possa emanare provvedimenti che hanno forza di legge provvisoria, ma il dato politico è che molte volte questi decreti vanno a intasare il Parlamento e la funzione legislativa del Parlamento; il Governo impone successivamente la questione di fiducia; impone la propria visione; impone all'Aula di non essere quindi più un'istituzione legislativa, ma un'istituzione confermativa. Molte volte addirittura nei decreti-legge si inseriscono deleghe. Quindi, si ha un decreto-legge, che si vota con fiducia e che contiene una delega al Governo, quindi un esautoramento totale della funzione legislativa e del ruolo politico e istituzionale delle Camere.

Venendo al merito, il decreto-legge è costituito da 67 articoli completamente eterogenei. Si passa dal trasporto agli enti locali alla finanza pubblica, dalla finanza locale alla manovra: di fatto, questa è una manovra economica. Si passa dallo sport, al golf, ai trasporti. Quindi è un decreto-legge omnibus, che nulla ha a che vedere con i vincoli costituzionali sulla decretazione di necessità e di urgenza, tanto che alcune parti del testo rimandano ad altri provvedimenti. Quindi, non saranno neanche immediatamente eseguibili le iniziative legislative proposte.

È chiaro che definire un testo costituzionale a maggioranza, anche questo risulta abbastanza ridicolo nel teatrino politico-istituzionale che le Camere ci portano a dover vivere perché, come dico sempre, o si è incinta o non si è incinta, una donna o è incinta o non lo è: un testo è costituzionale o non lo è e non è che una maggioranza ne definisce la costituzionalità. È chiaro che la maggioranza ne affermerà la costituzionalità, perché voterà contro le questioni pregiudiziali in esame, violando quanto è previsto dalla Costituzione e andando contro quanto è previsto dalla logica.

Noi non la facciamo più lunga di quanto ho già detto, perché entreremo nel merito durante il dibattito sul provvedimento. Per noi è un testo incostituzionale e ci dispiace che la Presidenza della Repubblica continui a insistere nell'avallare queste scelte, che nulla hanno a che vedere con la regolare visione che la Costituzione delinea da più di settant'anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. L'onorevole Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta ed altri n. 4, di cui è cofirmatario.

ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Forza Italia propone all'Aula di approvare la questione pregiudiziale per bloccare l'iter dell'esame del disegno di legge n. 4444, che rappresenta la cosiddetta manovrina di correzione dei conti pubblici che il Governo ha voluto organizzare in un modo che riteniamo incostituzionale.

Presidente, i 67 articoli di questo decreto-legge cozzano evidentemente con l'articolo 77 della Costituzione, perché questi 67 articoli hanno caratteristiche di eterogeneità che non necessiterebbero del ricorso alla decretazione d'urgenza, così come previsto dalla Costituzione. Ci sono interventi che spaziano evidentemente dalla finanza locale alla materia tributaria, all'agricoltura, ai trasporti, alle attività produttive: tutti elementi che avrebbero bisogno di un'organicità degna di questo nome e quindi di un'impostazione diversa, che non riconosciamo nel decreto-legge.

Inoltre, vorremmo rappresentare come, dal punto di vista della materia riguardante le entrate tributarie, con l'articolo 11 di fatto si crea una condizione di sperequazione tra contribuenti, con una palese violazione sia del principio di equità sia dello statuto del contribuente, nella materia della chiusura delle cosiddette liti fiscali pendenti, che riserva sostanzialmente un'opportunità solo a coloro che hanno ricevuto, attraverso la procedura di riscossione da parte delle società che sono predisposte a questo tipo di attività, il mantenimento di un doppio binario, che evidentemente non è consentito a coloro che hanno, invece, aderito in modo bonario alle trasmissioni di documentazioni fatte dall'Agenzia delle entrate e che, quindi, avranno evidentemente un'opportunità in meno.

Insomma, si va a mettere in discussione il buonsenso, la logica, ciò che più volte abbiamo ripetuto in quest'Aula e votato nello statuto del contribuente: sostanzialmente si cambiano le carte in tavola con procedure e metodi diversi, con tempistiche diverse, a contribuenti che quindi subiscono disomogeneità e iniquità di trattamento.

Ma è anche un decreto-legge che, evidentemente, nel merito degli interventi che riguardano le ferrovie locali, toglie ulteriore autonomia alle regioni; toglie la possibilità, anche nella logica della competizione e delle necessità dei territori, di avere sostanzialmente prerogative diverse tra le società private e le società pubbliche; crea condizioni complessive, riguardo al tema dell'IVA, che, a nostro modo di vedere, determinano svantaggi evidenti nei confronti soprattutto delle piccole imprese del tessuto economico, che oggi rappresentano ancora, nonostante le difficoltà e la totale assenza di sostegno da parte del Governo, l'ossatura principale del Paese.

In questo modo, si determina un vantaggio evidente da parte dello Stato in materia di entrate, dando forse qualche certezza all'inizio di questa applicazione e di questa nuova procedura in termini di accertamento delle entrate, di entrate concrete, di cassa, ma riteniamo che, nel medio termine, questo tipo di situazione possa determinare un problema di liquidità per le aziende e, quindi, la necessità di ricorso ulteriore al credito, oggi in una situazione di palese difficoltà, piuttosto che ad altri strumenti che non sono ancora previsti a livello normativo e che noi abbiamo più volte proposto, ma che il Governo non ha preso in considerazione, determinando un ulteriore aspetto di crisi nei confronti delle aziende, che non aiuterebbe certo né la ripresa né, più in generale, un atteggiamento di sostegno alle aziende, che rappresentano ancora oggi l'unico motore di sviluppo del Paese.

L'ultima nostra considerazione in merito alla non procedibilità e al non esame di questo decreto-legge riguarda, più in generale, il tema della finanza pubblica. È palese come una serie di valutazioni che abbiamo fatto in sede di leggi di bilancio, che abbiamo fatto in molti provvedimenti, purtroppo ci abbiano dato ragione sul fatto che molti di questi provvedimenti, che erano presentati e avrebbero dovuto determinare entrate sufficienti per poter reggere l'equilibrio di bilancio, non le hanno realizzate. Avevamo previsto che questo potesse accadere, purtroppo è accaduto. Il Governo perciò, rispetto alla legge di bilancio e all'esigenza di recuperare, per evitare un percorso di procedura di infrazione, che altrimenti si attiverebbe ai danni del Paese, ha avvertito la necessità di recuperare risorse aggiuntive in corso d'anno.

In qualche modo, insieme ad altri provvedimenti che sono già stati portati all'attenzione del Parlamento da parte del Governo e riguardanti, più in generale, l'inefficacia della legge di bilancio e degli strumenti che abbiamo costruito seguendo le procedure in modo assolutamente bipartisan, ci troviamo, soprattutto attraverso il decreto-legge in esame, a mettere in discussione tale efficacia.

Lo diciamo ovviamente soprattutto al Viceministro Morando, che ha lavorato molto su questi aspetti, ma certamente l'intervento del presente decreto-legge ripropone, in forma rivisitata e corretta, ma nella sostanza con le stesse caratteristiche, una mini-legge finanziaria, che prevede percorsi di spesa, entrate e procedure che riguardano una prospettiva sostanzialmente anche pluriennale e che non elimina tutto ciò che volevamo mettere in trasparenza, mettere in sicurezza, offrire come opportunità al Paese in termini di informazione e di certezza delle leve da poter utilizzare, messe a disposizione dalla legge di bilancio con le nuove procedure che avevamo attivato. Quindi, si mette di nuovo in discussione, con un elemento ulteriore che viene modificato nel corso del tempo in modo paradossale, a nostro avviso, una procedura che avevamo tutti condiviso. È evidente che la situazione dei conti pubblici è fuori controllo.

L'altro motivo per cui noi mettiamo in discussione la costituzionalità del decreto-legge è proprio il fatto che, nelle coperture previste, a nostro avviso, difficilmente realizzabili, si rischia di determinare sulla legge di bilancio 2018 un ulteriore buco contabile, trascinando, quindi, nel tempo gli effetti negativi di una gestione, a nostro avviso, maldestra della finanza pubblica e che, quindi, creerà ulteriori problemi al bilancio dello Stato; problemi che dovranno essere risolti nella legge di bilancio e nei mesi successivi.

Tutti questi elementi, insomma, vedono un'interpretazione dei paletti costituzionali assolutamente forzata, un quadro complessivo che, attraverso questo intervento, mette in discussione e attiva altre dinamiche che vanno contro i principi previsti dalla Costituzione; non garantisce, se non solo formalmente, nel rapporto con l'Europa, anche l'articolo che prevede il pareggio di bilancio e, quindi, nel tempo, a nostro avviso, questa manovra non ha le caratteristiche di tenuta nel merito politico, su cui interverremo, ma soprattutto viola palesemente la Costituzione, da parte di un Governo che non si rende conto, purtroppo, di quanto danno stia facendo al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Credo che, nel chiarire le ragioni per le quali non riteniamo fondate le purtroppo consuete doglianze in materia di costituzionalità dei decreti-legge, qualunque essi siano, e che, quindi, anche questa forma di intervento stia diventando un rito, tristemente, ripetitivo, purtroppo, bisogna, invece, ammettere che, in questo caso, l'urgenza del provvedimento - e sottolineo il purtroppo - è del tutto conclamata. Infatti, il piccolo squilibrio dei conti verificatosi con la finanziaria di fine anno non è stato approvato a livello europeo e l'Europa ci chiede di rientrare; si tratta dello 0,2 per cento del bilancio, si tratta di un'entità tale che non dovrebbe autorizzare ipotesi catastrofiche, nemmeno particolari inquietudini, però, si tratta di un errore che va assolutamente corretto.

Dalla necessità di correggere questo errore nasce questo decreto-legge, la cui urgenza mi pare, pertanto, assolutamente giustificata.

La seconda obiezione, che quasi sempre si fa in queste circostanze, è che ci troviamo di fronte a un decreto-legge che affronta materie fra loro anche non strettamente correlate. È vero, perché è anche vero che si tratta in fondo di una piccola finanziaria, di una finanziaria in miniatura; del resto, si tratta di correggere un disavanzo in miniatura ed è appropriato che lo facciamo con una finanziaria in miniatura.

Credo che sulle singole misure adottate dal Governo per questa correzione siano legittimi perplessità e pareri anche discordi; ci sono misure che vanno in molteplici direzioni. Proprio ieri protestava qui davanti una nutrita rappresentanza dei gestori di giochi legalizzati, in nome dello slogan: morti noi, avremo il gioco affidato solo alla criminalità; slogan, anche questo, come spesso capita agli slogan, abbastanza persuasivo all'apparenza, apparentemente persuasivo, come quasi tutti gli slogan, ma ciò per dire che anche categorie non particolarmente numerose si trovano più o meno toccate da questo decreto.

Naturalmente, nell'esame del provvedimento, avremo occasione di vedere le varie misure, di valutarle e, se sarà il caso, anche di correggerle. Ma, proprio per questa ragione, rimane, a mio umile parere, del tutto strumentale e, vista l'urgenza del provvedimento, neanche tanto appropriata la pregiudiziale di costituzionalità, sulla quale il mio gruppo esprimerà un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Le pregiudiziali presentate rilevano, innanzitutto, il presunto carattere eterogeneo del provvedimento.

Il decreto-legge all'esame della Camera ha senza dubbio una struttura articolata, si compone di 67 articoli divisi in quattro titoli, a loro volta divisi in capi, ma è altrettanto indubbio che le norme racchiuse al suo interno siano riconducibili al titolo: Conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo. Come è noto, la corrispondenza tra titolo e contenuto, oltre ad essere prescritta dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, che disciplina la potestà normativa del Governo, è uno degli indicatori utilizzati per rilevare l'omogeneità dei decreti-legge. Peraltro, la Corte costituzionale ha affermato che il requisito dell'omogeneità dei decreti-legge può essere rinvenuto quando più norme disciplinano la stessa fattispecie, ma anche quando sia comune l'obiettivo che le disposizioni contenute nell'atto normativo, pur eterogenee dal punto di vista del contenuto, intendono raggiungere. Quest'ultimo è il caso in cui si colloca il decreto-legge che stiamo esaminando. Siamo, pertanto, di fronte a una omogeneità teleologica, poiché le disposizioni del decreto, pur intervenendo su una pluralità di materie e di settori dell'ordinamento, condividono la medesima finalità.

La finalità del provvedimento, che la stessa pregiudiziale definisce “manovrina”, si radica nella ragione della sua adozione che tutti conosciamo e che risiede nella richiesta di correzione del deficit per il 2017 al 2,1, dal 2,3 per cento che è giunta al nostro Paese dalla Commissione europea. Tale richiesta è la ragione dell'urgenza del provvedere e motiva il ricorso all'articolo 77 della Costituzione che disciplina la decretazione d'urgenza anche se, di norma, invece, la manovra di finanza pubblica occupa una specifica sessione dei lavori parlamentari ed utilizza strumenti normativi tipici: la legge di bilancio, la legge di stabilità ed eventualmente i collegati. Aggiungo che sarebbe stato incoerente con tutti gli atti di finanza pubblica di questi anni, occuparsi solo di norme per una correzione del deficit, senza contemporaneamente introdurre interventi per la crescita, quindi, misure per gli enti territoriali, ulteriori misure in favore delle zone terremotate, misure per il rilancio economico e sociale relativo a trasporti, infrastrutture, investimenti pubblici, il lavoro, la produttività delle imprese, investimenti privati, investimenti per gli eventi sportivi e misure in materia di servizi, sono un tutt'uno con la correzione dei conti. Se non fosse così, non si sarebbe coerenti con il Documento di economia e finanza appena presentato dal Governo e con la risoluzione approvata dalle Camere sul Documento stesso e, quindi, il Parlamento non sarebbe coerente nell'esaminarlo con quanto appena, invece, impegnato a fare il Governo.

Sul merito, avendo solo cinque minuti e non dieci come i presentatori delle pregiudiziali, rimando a quella discussione. Ricordo però al collega Simonetti che il Governo, con la Lega, nel 2008 ha fatto una manovra triennale con decreto-legge, altro che “manovrina”. Relativamente al contenuto del provvedimento sono numerosi i profili che le pregiudiziali prendono in esame; anche per ragioni di tempo, mi limito a citarne quattro: split payment, meccanismo con il quale non si viola il principio della neutralità dell'imposta, perché i creditori IVA ricevono un rimborso in luogo della compensazione, meccanismo che, peraltro, è stato già autorizzato dall'Unione europea, meccanismo che costituisce un efficace strumento di contrasto all'evasione fiscale e, quindi, contribuisce all'attuazione dell'articolo 53 della Costituzione. Detrazioni IVA, lo statuto del contribuente, comunque una legge ordinaria, stabilisce che non si può disporre con decreto-legge l'istituzione di nuovi tributi né prevedere l'applicazione dei tributi esistenti ad altre categorie di soggetti. Il decreto-legge in esame non fa niente di tutto ciò, perché introduce modifiche volte ad assicurare il corretto adempimento degli obblighi fiscali vigenti e il controllo fiscale da parte dell'amministrazione finanziaria. Essendo ormai scaduti i cinque minuti, lascio perdere le indebite compensazioni e le clausole di salvaguardia, però, questi brevi riferimenti consentono di evidenziare come i rilievi di costituzionalità, spesso apodittici e non motivati nel testo delle pregiudiziali, celino delle critiche di merito al provvedimento, a volte come quelle sulle assunzioni a tempo determinato puramente ideologiche; critiche che, tuttavia, dovrebbero trovare spazio nel proseguo dell'esame e non in questa fase iniziale. Anche la discussione ha confermato questa valutazione, pertanto il gruppo del Partito Democratico voterà contro le pregiudiziali presentate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Il gruppo parlamentare di Alternativa Popolare voterà contro le pregiudiziali relative al decreto-legge n. 50 del 2017, concernente disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo. Si tratta di un provvedimento che reca norme diversificate, accomunate dallo scopo ultimo di introdurre misure finanziarie dirette al contenimento della spesa pubblica e richieste dall'Unione europea. La Consulta ha rilevato come la straordinarietà del fatto di presentare decreti-legge sia riconducibile ad una pluralità di situazioni - eventi naturali, comportamenti umani ed altri fatti -, in relazione alle quali non sono configurabili rigidi parametri valevoli per ogni ipotesi. D'altra parte, la stessa giurisprudenza della Corte costituzionale ha confermato come l'urgente necessità di provvedere può riguardare una pluralità di materie accomunate da una natura unitaria delle fattispecie disciplinate ovvero anche dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate che richiedono interventi oggettivamente eterogenei, afferenti, pertanto, a materie diverse, ma indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi urgenti alle situazioni straordinarie venutesi a determinare.

Nel caso specifico, il decreto-legge al nostro esame provvede ad affrontare situazioni diverse riconducibili alla necessità ed urgenza di introdurre misure finanziarie e per il contenimento della spesa pubblica; ad introdurre strumenti volti a consentire, in favore degli enti territoriali, una migliore perequazione delle risorse e la programmazione di nuovi o maggiori investimenti; inoltre, il provvedimento è diretto ad intervenire per introdurre nuove iniziative volte a tutelare le popolazioni colpite dagli eventi sismici degli anni 2016 e 2017, nonché a favorire la crescita economica del Paese. Pertanto, la presentazione del decreto-legge alle Camere, dopo l'emanazione da parte del Presidente della Repubblica, è in sintonia con la giurisprudenza della Consulta richiamata precedentemente ed obbedisce al principio di un riequilibrio dei conti pubblici chiesti a livello europeo, ma anche a spingere sulla crescita e sull'aumento dell'occupazione del nostro Paese.

Va dato atto al Governo di un lavoro intenso e positivo fondato sul binomio riforma-crescita e teso a portare il Paese fuori dalla stagnazione economica degli ultimi anni, con una crisi che ha colpito gravemente tutti i nostri settori produttivi. Siamo, pertanto, in linea con quanto richiesto dalla Unione europea, che ci ha sollecitato un riequilibrio dei nostri conti pubblici. Inoltre, le misure contenute nella cosiddetta manovrina all'attenzione del Parlamento fanno parte, in termini essenziali, di un'unica strategia che ha portato il Paese fuori da una grave recessione e che ora ha positivi tassi di crescita, come risulta anche dalla previsione del DEF. La stessa Commissione europea ha riconosciuto che l'Italia ha fatto importanti progressi in molti campi. Il decreto-legge al nostro esame, infatti, contiene anche interventi relativi allo sviluppo ed alla crescita del prodotto interno lordo.

Una sintesi, quindi, di misure di risanamento dei conti pubblici e di interventi per rilanciare la crescita e gli investimenti che costituiscono le basi fondamentali per lo sviluppo del sistema Paese. Il decreto-legge all'esame dell'Assemblea, pertanto, ha i requisiti di necessità e di urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione e, come già detto, obbedisce pienamente alla giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale; inoltre, prevede misure volte a favorire la ripresa economica, in linea con quanto richiesto dall'Unione europea, che non deprimano, ma, anzi, favoriscano il rafforzamento della crescita economica del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Siamo consapevoli che questo decreto-legge presenti profili di illegittimità per la evidente eterogeneità dei suoi contenuti; del resto, vari Presidenti della Repubblica hanno sempre sostenuto che i decreti-legge devono insistere su materie omogenee.

Doveva essere una manovra correttiva, ma, cammin facendo, si è appesantito con altre norme in materia fiscale, di finanza locale, sanità, ambiente, agricoltura, trasporti, cultura, sport e attività produttive. Naturalmente, non è questa la sede per una discussione di merito che faremo in Commissione e, poi, in Aula, quando dovremo discutere la conversione in legge di questo decreto. Il punto è che noi non possiamo, pur in presenza di questi palesi rilievi critici, non tener conto che, accettando la questione pregiudiziale, vi sarebbe la caduta del nostro Paese nel commissariamento della sua politica economica, essendo evidente il non rispetto della scadenza del 30 maggio per evitare la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo.

Sappiamo tutti che questa spada di Damocle del 30 maggio pesa sul nostro Paese da molti mesi: la Commissione e l'Unione europea fecero una prima richiesta al Governo italiano già nel novembre del 2016 in sede di parere sulla manovra di bilancio complessiva per il 2017. Il Governo allora prese tempo, anche perché Renzi aveva davanti il referendum costituzionale e, quindi, gli tornava utile anche una polemica verbale, anche spinta, nei confronti dell'Europa, stante l'attuale livello di consenso che l'Unione europea ha presso i cittadini europei e anche presso i cittadini italiani.

Successivamente, il 17 gennaio, la Commissione europea reiterò la richiesta, esplicitando l'esigenza di una correzione strutturale di almeno lo 0,2 del PIL, pari a 3,4 miliardi di euro, al fine di evitare il rischio di incorrere nella procedura di infrazione per disavanzo eccessivo a causa del mancato rispetto della regola sul debito del 2015, con la conseguenza, nei fatti, di un commissariamento che peserebbe per diversi anni sulle scelte di politica economica del nostro Paese.

Il Governo, dopo il 17 gennaio, ha balbettato, cercando di convincere la Commissione europea sulla negatività di una ulteriore manovra aggiuntiva, ma, poi, si è arreso. Si sono persi, dunque, molti mesi nei quali il Parlamento avrebbe potuto discutere con serietà la manovra correttiva: dove andare a reperire queste risorse, quali settori andare a colpire, quali settori, invece, andare ad incentivare per una politica di crescita e di occupazione. Invece, il Governo ha scelto di ricorrere all'ennesimo decreto-legge che impedisce al Parlamento, stante il contingentamento dei tempi, di esercitare a pieno le sue prerogative, con l'aggravante di aver infarcito questa manovra con materie ad essa estranee.

Faremo in Commissione, quindi, la nostra azione per cambiare questo “decreto omnibus”, per sopprimere molte disposizioni di carattere eterogeneo e anche di materia ordinamentale, però non possiamo votare a favore delle pregiudiziali di costituzionalità, perché noi vogliamo evitare di non rispettare la scadenza del 30 maggio e, quindi, vogliamo a tutti i costi evitare la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo con il conseguente commissariamento europeo delle scelte di politica economica dell'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, sappiamo tutti che si tratta, in questa circostanza, nell'esame del decreto-legge, di una risposta tardiva e pasticciata a una richiesta di correzione da parte della Commissione europea, misure aggiuntive che servirebbero, dal punto di vista del Governo, a correggere lo scostamento significativo da avvicinamento all'obiettivo di medio termine sul debito pubblico. È un auspicio, quello che l'Europa avrebbe richiesto, mirando più che altro a una correzione di tipo strutturale, che invece viene colpita solo parzialmente con questa manovrina da 3,4 miliardi, di cui avremo la possibilità di discutere nel merito, di qui alle prossime ore, ai prossimi giorni.

Occorre dire, come al solito - e lo dirò in maniera telegrafica, perché di questa natura sono pieni gli interventi di quest'Aula -, che abbiamo di fronte l'ennesimo decreto d'urgenza. Probabilmente non si è agito per tempo, cioè mesi fa, sicuramente prima del 4 di dicembre, esattamente perché la maggioranza aveva i suoi problemi e l'occasione referendaria non era esattamente il terreno ideale in cui collocare una manovra economica aggiuntiva. L'incostituzionalità quindi è data dall'inesistenza dell'urgenza, perché era chiara la possibilità, alternativa rispetto al decreto, di muoversi con gli strumenti ordinari tali da garantire, appunto, un equilibrio istituzionale tra Parlamento e Governo, quindi un dibattito adeguato e un adeguato approfondimento nelle Commissioni competenti.

Così come dobbiamo ricordarci che prosegue l'anomala circostanza secondo la quale in Italia, quando si fa un decreto d'urgenza, si approfitta per metterci dentro la qualunque, tutto e il contrario di tutto. Non fa eccezione questo decreto.

L'incostituzionalità è data anche dal fatto che molte disposizioni hanno effetti del tutto trascurabili, o addirittura nulli, sulla finanza pubblica. Sono eterogenee, spesso di natura ordinamentale, le norme che sono previste all'interno del decreto, quindi inefficaci nei tempi brevi che ci sono stati richiesti per evitare la procedura d'urgenza, per evitare la procedura d'infrazione. Non si può non fare a meno di ricordare che giusto l'articolo 1 e l'articolo 4 hanno una cogenza ed entrano significativamente in campo a partire dal 1° giugno o dal 1° luglio, per il resto siamo, appunto, alla peggiore tradizione dei Governi italiani, che approfittano di circostanze particolari per mettere dentro un decreto quello che desiderano, quindi facendo strame dei rapporti istituzionali e anche di quello che prevede e sancisce la Costituzione italiana. Per queste ragioni brevemente descritte noi voteremo a favore, come Fratelli d'Italia, delle pregiudiziali presentate da tutti i gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Caso ed altri n. 1, Marcon ed altri n. 2, Saltamartini ed altri n. 3 e Brunetta ed altri n. 4.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 13,25)

PRESIDENTE. Avverto che il seguito dell'esame delle mozioni in materia di robotica ed intelligenza artificiale è rinviato alla prossima settimana e sarà collocato al primo punto all'ordine del giorno della seduta di martedì 9 maggio.

Ricordo inoltre che oggi, alle ore 14, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Intervento di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Intervengo per segnalare uno sciopero della fame e della sete, che sta facendo il dottor Giuseppe Serravezza, siamo al settimo giorno. È stato ricoverato all'ospedale di Casarano, perché sono intercorsi, nel frattempo, seri problemi di salute, ovviamente a causa di questo sciopero della fame e della sete.

Sta facendo questo sciopero sulla vicenda della TAP. Sappiamo che qualche giorno fa, attraverso un'azione di polizia, è stato concluso il lavoro di espianto degli ulivi a Melendugno; c'è stata una protesta molto forte, molto civile, contro questa operazione.

Il dottor Seravezza sta facendo questo sciopero della fame e della sede per cercare di interloquire con il nostro Governo. Vorrebbe interloquire col nostro Governo, vorrebbe parlare con un esponente del nostro Governo per spiegare i motivi e le ragioni di questo suo atto estremo e per cercare, dal Governo, risposte alle obiezioni, alle osservazioni, che non solo lui, ma la società civile della regione, la società civile del nostro Paese, ha portato avanti in questi mesi contro il gasdotto della TAP, contro un progetto che molti hanno giudicato inutile e dannoso per il territorio.

Il dottor Giuseppe Serravezza è un oncologo importante di quella regione, il suo atto è un atto che preoccupa molto e le sue condizioni di salute stanno peggiorando. Quindi, siamo a richiedere al Governo di attivarsi subito per entrare in contatto con l'oncologo Serravezza, ascoltare le sue ragioni e dare delle risposte concrete ai motivi della sua protesta. Crediamo che questo sarebbe un atto di umanità importante, ma anche un atto politico, che tutti noi vogliamo sostenere e incoraggiare. Grazie.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 5 maggio 2017, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 13,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 i deputati Busto e Polverini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 1 la deputata Tinagli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 2 i deputati Adornato, Fabbri, Faenzi, Pagani e Zardini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 2 i deputati Fabrizio Di Stefano, La Russa, Andrea Maestri, Giorgia Meloni e Sarti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 2 i deputati Bechis e Monaco hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 3 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 3 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 3)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 3785-A/R - odg 9/5 368 367 1 184 117 250 110 Resp.
2 Nominale Pdl 3785-A/R - voto finale 402 391 11 196 225 166 93 Appr.
3 Nominale Ddl 4444 - quest. preg. 1, 2, 3, 4 352 352 0 177 113 239 92 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.