Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 782 di giovedì 20 aprile 2017

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amoddio, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, D'Alia, Dambruoso, De Menech, Dellai, Di Gioia, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Galati, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Laforgia, Lauricella, Locatelli, Losacco, Lupi, Marazziti, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Sottanelli, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Mantero ed altri; Locatelli ed altri; Murer ed altri; Roccella ed altri; Nicchi ed altri; Binetti ed altri; Carloni ed altri; Miotto ed altri; Nizzi ed altri; Fucci ed altri; Calabrò e Binetti; Brignone ed altri; Iori ed altri; Marzano; Marazziti ed altri; Silvia Giordano ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (A.C. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.

Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato da un ultimo respinto l'emendamento Palmieri 3.33. Avverto che, fuori della seduta, sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: Vazio 3.131, 3.134, 3.155 e 3.156; Piccione 3.161; Murer 3.02.

(Ripresa esame dell'articolo 3 – A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere sull'emendamento 3.550 della Commissione (Vedi l'allegato A).

Passiamo, quindi, all'emendamento 3.34 Calabrò, alla prima pagina del nuovo fascicolo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, che è abbastanza simile all'ultimo con cui ci eravamo lasciati ieri e che verteva sulla stessa materia, cioè sul momento in cui sarebbe stato opportuno attivare le dichiarazioni anticipate di trattamento. C'è, per la verità, anche un mio intervento successivo …

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Gigli. Colleghi, se abbassate il tono della voce, si riesce anche a sentire. Prego, onorevole.

GIAN LUIGI GIGLI. C'è, per la verità, anche un mio emendamento successivo, il 3.122, che sarebbe ancora più specifico su questo tema, ma ritengo opportuno intervenire ora, proprio per cercare di far rendere conto i colleghi di che cosa stiamo parlando.

Stiamo parlando del momento in cui si attivano le dichiarazioni anticipate, cioè di un paziente che arriva in fase acuta in un ospedale per eventi del tutto sganciati da precedenti di malattia, quale può essere il caso più tipico, appunto, quello di un trauma cranico o quello di un ictus cerebrale, e questo soggetto, se ha lasciato delle dichiarazioni anticipate di trattamento, che prevedono il non intervento o la non applicazione di determinati presidi, si troverebbe a essere scoperto di attenzioni che, in linea teorica e in una grande percentuale di casi, avrebbero permesso di superare l'evento acuto e uscirne, talora addirittura indenne talora con degli esiti più o meno invalidanti.

Ieri l'onorevole Miotto ha voluto rassicurarci riguardo a questo, dicendo che - e lo sappiamo - è previsto un emendamento, che verrà, così come viene riformulato, a permettere al medico di non dar corso alle dichiarazioni anticipate di trattamento, se le reputa incongrue o inadatte, diciamo, alla situazione. Però, io credo che tutti si rendano conto come, in una situazione di questo genere, lasciare solo al medico la responsabilità di decidere se attivare le DAT significa: se il paziente andrà a finire bene, diciamo così, permettere al medico di ricevere ringraziamenti e cadeaux a non finire; ma, se le cose andassero male, significa che quello stesso medico, di fronte ad esiti invalidanti, potrebbe essere trascinato in giudizio, per aver disatteso proprio le DAT.

Allora io qui voglio ricordare molto sommessamente che ci sono in quest'Aula almeno quattro colleghi - questi sono quelli che io conosco - che sono passati attraverso un'esperienza esattamente di questo genere: sono colleghi che sono entrati in coma, e alcuni ne sono usciti dopo diverse settimane. Anche un caso recente, tornato in Aula dopo circa un anno di riabilitazione, ed è uscito dal coma pienamente dopo quattro settimane: se avesse lasciato delle DAT, ne avrebbero quasi sicuramente determinato la morte. Noi dobbiamo allora capire che non può essere lasciato solo al coraggio del medico il fatto di disattendere le DAT, ma dovrebbe essere previsto per legge che finché non si è certi quantomeno della prognosi di una determinata situazione clinica, non ci sia da parte del rilasciante delle disposizioni anticipate di trattamento nessuna possibilità di farle valere, né direttamente né ovviamente, visto che sta in coma, da parte di chi è il suo fiduciario, di chi comunque ha legami di familiarità con lui.

Allora ripeto, colleghi, abbiamo degli esempi anche in quest'Aula, di gente che ha dato un grande contributo alla vita politica e istituzionale di questo Paese. Oggi queste persone non sarebbero qui in mezzo a noi se qualche medico sbrigativo, di fronte alle DAT, avesse preferito dire: benissimo, ma perché devo creare a me stesso dei problemi? Ha voluto così, così sia: crepi pure Sansone con tutti i filistei.

Vi invito allora veramente a pensarci, rifletterci. Non stiamo chiedendo nulla di strano: stiamo solo chiedendo che le DAT entrino in vigore, si attivino soltanto quando la malattia ha mostrato quale sia veramente il suo decorso. Tenete presente, ripeto, che la grande maggioranza dei pazienti con ictus e con trauma cranico attraversa fasi di compromissione della coscienza, ma per fortuna ritorna ad una piena attività, o comunque ad un'attività con qualche esito, ma del tutto compatibile con una vita normale.

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Marazziti 3.142 è stato ritirato.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

Prima l'onorevole Squeri, non mi era stato detto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Ha l'intervento tattico, Presidente. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, buongiorno a tutte e a tutti. So che siete ancora alle prese col caffè del mattino, ma vi invito a trattenere la frase finale detta dal collega Gigli, cioè che nella quasi totalità delle persone colpite da traumi che ne pregiudichino la coscienza, la perdita di coscienza è transitoria e può essere recuperata nel breve o nel medio tempo. Se queste persone rilasceranno delle DAT in quel modo indistinto, confuso, senza assistenza di un medico, che abbiamo sentito descrivere ieri, le condanneremo a una morte inutile che potrebbe essere evitata. Leggete l'emendamento Calabrò 3.34: le DAT si applicano nel momento in cui è accertato che l'incapacità di autodeterminarsi abbia carattere di irreversibilità. Pensiamo tutti insieme su questa parola: “irreversibilità”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Presidente, non vi è dubbio che il tema reversibilità-irreversibilità, come momento in cui si possono applicare le DAT, sia un passaggio cruciale. Non vi è dubbio che, almeno fino ad ora, nessuno degli interventi in quest'Aula ha auspicato che una DAT, con le conseguenze appena magistralmente descritte dall'onorevole Gigli, possa essere applicata in una situazione clinica potenzialmente reversibile, così procurando la morte del soggetto quando invece sarebbe magari semplice poterlo salvare.

Mi pare quindi che tutti condividano la necessità di una precisazione normativa, per la quale sì eviti questa aberrazione per cui una disposizione anticipata di trattamento, applicata in una situazione in cui l'incapacità di determinarsi sia solo provvisoria, possa causare una morte facilmente evitabile.

Però vedete, vorrei ricordare a tutta l'Aula come ieri si è ritenuto che si possa uscire da questa tragica impasse. Secondo l'onorevole Monchiero, si applica l'articolo 1, comma 8, cioè le situazioni di emergenza prevalgono sempre in una circostanza come quella descritta negli interventi che mi hanno preceduto, e quindi il medico può salvare la vita.

Tuttavia questa disposizione non è nell'articolo 3, non è certa questa interpretazione; e ciò è talmente vero che l'onorevole Miotto ha invocato ieri un altro criterio per uscire da questa impasse, e cioè ci ha detto che sarà accolto un emendamento secondo il quale il medico dovrebbe valutare la congruità delle DAT in una certa situazione: valutandole incongrue, potrebbe adoperarsi per salvare la vita anziché evitare una facile intubazione, e quindi provocare la morte.

Ma vedete come la stessa Commissione, membri autorevolissimi dalla stessa Commissione che ha lavorato sul testo, diano già in quest'Aula interpretazioni differenti? Vogliamo affidare a questa incertezza, ai medici il compito di togliere questo pericolo gravissimo che questa legge, questo disegno di legge sta introducendo nell'ordinamento?

Io ancora una volta mi permetto di rivolgermi alla relatrice e alla maggioranza, perché accogliendo questo emendamento, ovvero ipotizzandone uno nuovo o riformulandone altri, possa con chiarezza far sì che le disposizioni anticipate di trattamento trovino applicazione solo quando la situazione di incapacità di determinarsi sia ragionevolmente verificata come irreversibile; altrimenti, che piaccia o non piaccia, introduciamo un principio di anticipo procurato della morte di un soggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, questo emendamento è necessario, ma forse oserei dire anche indispensabile, perché le DAT non potrebbero che applicarsi se non quando c'è appunto il carattere di irreversibilità. Se infatti i pazienti lasciano le loro DAT, e poi alla fine la loro vita viene ad essere a repentaglio, nel senso che quella vita a seguito di un incidente verrebbe soppressa, è evidente che il risultato finale sarebbe drammatico. Per cui, Presidente, noi riteniamo indispensabile questo emendamento. È stato già detto che vi sono stati dei casi concreti anche in quest'Aula. Riteniamo assolutamente necessario ribadirlo in ogni circostanza e in ogni sede. Per cui non solo voteremo favorevolmente, ma desidero aggiungere anche la mia firma personale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calabrò 3.34, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula come su tutti gli emendamenti.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.35 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.38 Palmieri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Noi continuiamo a prendere sul serio quello che la maggioranza e, in particolare, gli esponenti del Partito Democratico ci dicono, cioè che questa non è una legge in alcun modo eutanasica. Per questo suggeriamo di scrivere nel testo che nelle DAT la persona non può inserire dichiarazioni che integrino le fattispecie di cui agli articoli 575, 579 e 580 del codice penale, vale a dire gli articoli che riguardano il suicidio del consenziente, l'omicidio e l'istigazione al suicidio. È un dato di elementare chiarezza che non fa niente altro che confermare quello che voi dite. Il fatto che diciate “no” a questo dato di chiarezza, che contribuirebbe a riaffermare, appunto, quello che voi dite sia la legge, ci conferma nei nostri dubbi e nei nostri sospetti sul fatto che in realtà questa legge sia ben altro rispetto a quello più voi continuate a indicarci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Intervengo per apporre la firma del mio gruppo su questo emendamento ed esprimere un parere favorevole da parte del gruppo della Lega Nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, in un minuto si possono dire anche cose molto importanti. Vado in scia a quello che è stato detto dall'onorevole Palmieri quando diceva dell'esigenza di raccontare le cose bene e nel caso specifico, quindi, di proibire che dentro le DAT fossero inseriti l'istigazione al suicidio oppure l'omicidio indotto, così come previsto dagli articoli 575, 579 e 580 del codice penale. È un'esagerazione? È andato oltre il proponente di questo emendamento su cui noi abbiamo messo la firma? Mi pare proprio di no. L'osservazione è reale e quello che è accaduto in queste ultime settimane ne è la prova concreta.

Cosa è successo in Svizzera ad un paziente a cui va, ovviamente, il nostro massimo rispetto per la sua scelta, per quello che è il suo vissuto, per la sua storia personale, per le sue difficoltà psicologiche, per il fatto che sia stato abbandonato? E tuttavia nello stesso tempo ha desiderato di andare in Svizzera - il riferimento è a dj Fabo - per andare a fare un'operazione di suicidio assistito, assistito da persone che lo hanno aiutato in questo. Questa è l'esigenza di questo emendamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano. Il suo minuto è terminato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.38 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.39 Binetti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà. Non glielo chiedo nemmeno, onorevole Palmieri.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, lei è troppo gentile, come sempre. In questo caso questo emendamento è utile perché recupera involontariamente una serie di emendamenti, a firma di esponenti del PD, che sono stati improvvidamente ritirati nella scorsa seduta. In particolare, il tema dell'emendamento - e questo al di là del merito e, cioè, il medico verifica che il soggetto, oltre ad essere capace di intendere e di volere, non è gravemente depresso e non sta attraversando una crisi depressiva, cosa che spesso accade a persone che sono affette da patologie invalidanti - è il coinvolgimento del medico nella scrittura delle DAT perché, come abbiamo sentito ieri, altrimenti ciascuna persona è lasciata da sola davanti a un foglio bianco dove scrivere le proprie volontà. Questa è una condizione palesemente fuorviante e su questo vi invito a riflettere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. Intervengo solo per ricordare a tutti che la depressione è la malattia del secolo e per ricordare a tutti che quando si è lasciati da soli con se stessi e al proprio destino, senza nessuno che ti conforta - non che ti cura e che ti fa guarire ma che ti conforta -, che ti dà solidarietà umana, che ti dice che ti vuole bene, le cause di suicidio aumentano esponenzialmente. Il suicidio non è soltanto quello che si fa in maniera eclatante buttandosi dalla finestra, ma è anche quello di lasciarsi andare semplicemente non mangiando più, semplicemente non curandosi più, semplicemente quello che fanno tanti dei nostri anziani, tante delle nostre persone disabili, tante delle nostre persone che sono lasciate sole. La grande forza dell'Italia è sempre stata quella di avere avuto una solidarietà che va oltre il normale. È quell'amore che poi si manifesta concretamente verso l'altro, è quella capacità di dire: “Ti aiuto nonostante tu in questo momento sei in difficoltà”, salvo poi ricevere un ringraziamento postumo quando poi il malato esce fuori dal suo stato di malattia.

Presidente, questo è il ragionamento che noi ci sentiamo di fare. Non stiamo sviluppando sistemi eclatanti da un punto di vista tecnocratico, non stiamo suggerendo soluzioni che vanno oltre logiche di contrapposizione, ma stiamo dicendo, per favore, di interrogare le vostre coscienze e la vostra intelligenza e di dire se è normale una proposta di legge dove un emendamento del genere non viene preso in esame, dove non si può dire, in maniera essenziale e semplice e senza andare oltre le righe: “Se sei depresso - e io devo accertare che non sei depresso - non sei la persona giusta per rilasciare certi tipi di dichiarazioni”. Ma il cinismo politico, strumentale e ideologico ha raggiunto livelli così esagerati che anche le cose di buonsenso, anche le cose più ovvie e più normali non vengono più prese in considerazione.

Presidente, ribadiamo che questo emendamento è un emendamento di civiltà e, quindi, apponiamo la firma come gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Credo che sia universalmente riconosciuto il fatto che la malattia di per sé altera la certezza che la persona ha di se stessa, la mette in crisi e costituisce una tentazione alla depressione. Credo che sia altrettanto comune la conoscenza del fatto che la depressione è una patologia largamente diffusa anche tra coloro che sono fisicamente del tutto sani, e credo che noi non possiamo non porci la domanda: è valido l'assenso dato alla propria soppressione da una persona la quale soffre una grave situazione depressiva? La depressione va terminata insieme con la vita della persona depressa oppure la depressione va curata? Si può curare la depressione? Certo che si può curare la depressione. La persona depressa non lo crede; ha bisogno di qualcuno che, con la sua solidarietà, le stia accanto.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico ha esaurito il tempo aggiuntivo concesso dalla Presidenza. Essendone stata fatta richiesta e come già fatto per altri gruppi, la Presidenza concederà a tale gruppo un ulteriore tempo aggiuntivo pari ad un quarto di quello originariamente previsto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Come sempre, le parole, quando fanno riferimento a dati normativi, non devono essere usate random. Allora, se l'indagine è quella della capacità di intendere e di volere, è evidente che siamo di fronte a delle patologie. Il medico deve valutare l'esistenza di situazioni che possano influire sulla libera determinazione del soggetto. Orbene, se noi vogliamo dare, come dobbiamo dare, al medico una capacità introspettiva, che non è meramente ricognitiva di patologie, ma anche di valutazione della corretta espressione della volontà, a me sembra che fare riferimento a processi depressivi, che possano influire pur non essendo patologici, pur essendo, magari, caratteropatici, pur essendo delle malattie mentali in nuce, ma possano influire su quella che è la libera espressione del consenso, non sia affatto secondario.

Noi vogliamo dare al medico un'autonomia decisionale, cioè il medico deve avere la capacità di decidere; non deve subire, perché, altrimenti, noi snaturiamo la funzione del medico. Il rischio è altissimo: invito proprio caldamente il Governo e il relatore a rivalutare la presenza del medico nell'ambito di questa legge, e questo è un emendamento che rivaluta la funzione del medico, non soltanto incapacità di intendere e di volere, ma libera determinazione anche derivante da eventuali caratteropatie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.39 Binetti, con il parere contrario della relatrice di maggioranza e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.41 Palmieri, con il parere contrario della relatrice di maggioranza e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Avverto che, a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti 3.25 Monchiero e 3.26 Murer, che ha determinato la modifica del comma 4 dell'articolo 3, l'emendamento 3.43 Pagano sarà posto in votazione espungendo dalla parte consequenziale il riferimento alla soppressione del medesimo comma 4. È chiaro, onorevole Pagano? Perfetto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.43 Pagano, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo agli identici emendamenti 3.44 Monchiero e 3.45 Mantero. L'onorevole Monchiero mi pare che stia dicendo che ritira il suo emendamento. Va bene. Prendo atto che anche l'onorevole Mantero ritira il suo emendamento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.47 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.192 Palmieri e 3.193 Abrignani, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.53 Roccella, con il parere contrario della relatrice per la maggioranza e favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Questo emendamento è uguale a quello che abbiamo già esaminato quando parlavamo del consenso informato e introduce il criterio più elementare per distinguere il rifiuto delle cure, l'interruzione delle cure, la possibilità per ognuno di scegliere di non curarsi, e di morire, quindi, della propria patologia, dalla eutanasia passiva, cioè dalla scelta di morire non perché si è ammalati, non perché si sceglie di non curarsi, ma utilizzando la disidratazione, sostanzialmente, e anche la denutrizione come mezzo eutanasico. Quindi, mi sembra che, se noi vogliamo mettere un discrimine, questo è il discrimine più semplice, più evidente e fondamentale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Per sottoscrivere, a nome del gruppo della Lega, l'emendamento e per esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Grazie Presidente. Dobbiamo poi trattare in maniera concreta i fatti, e allora desidero - peccato che il tempo sia finito con somma gioia di quanti ovviamente hanno lavorato perché noi non potessimo esprimere compiutamente il nostro pensiero - che ciascuno di voi vada a fare la ricerca di quelli che furono i verbali degli ufficiali sanitari che la regione Friuli Venezia Giulia indicò per seguire il caso di Eluana Englaro.

Eluana Englaro soffrì bestialmente; so che molti si infastidiscono quando sentono il nome di Eluana Englaro e fanno bene ad infastidirsi perché hanno evidentemente la coscienza sporca. Soffrì bestialmente, utilizzo questo termine, e non è che lo dico io o lo dice un cronista, lo dicono gli ufficiali sanitari che seguirono la sua morte in quei giorni. Quindi, io dico che questo è un bel pugno alla coscienza di ciascuno di quelli che voteranno a favore di…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, solo per dichiarare il voto di coscienza del nostro gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Questo, come in occasione del consenso informato, è proprio lo spartiacque che ci impedirà di votare favorevolmente questa legge, perché nessuno vuole impedire al paziente di lasciarsi andare, di rinunciare alle cure, di morire della sua malattia se ha deciso che non è il caso di continuare a curarsi, ma morire per denutrizione e per disidratazione è un'altra cosa. Sarà pure una scelta di libertà, ma è la libertà di darsi il suicidio assistito o di chiedere che qualcun altro ci dia la morte, cioè l'eutanasia.

Allora se vogliamo evitare che questa legge possa anche non volendo andare in quella direzione, questo è esattamente lo spartiacque: ognuno è libero di morire della sua malattia, nessuno dovrebbe essere libero di essere aiutato a morire, tanto più dallo Stato, per disidratazione e per denutrizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Esistono due casi profondamente diversi nei quali si può arrivare a rinunciare all'alimentazione e all'idratazione assistita. Esistono casi nei quali la morte ormai si avvicina e ogni tentativo per recuperare la salute o per prolungare la vita è insensato e in cui quindi la rinuncia non provoca la morte del paziente; è il risultato della sospensione di cure che consentono alla malattia di seguire il suo decorso naturale che termina con la morte del paziente. Noi non siamo contrari a togliere alimentazione e idratazione assistita in questi casi. Esistono casi nei quali invece il togliere l'alimentazione e l'idratazione assistita ha un'unica finalità, quella di provocare la morte del paziente. Non si tratta di rinunciare a una cura, si tratta di mettere in atto un procedimento mirato alla morte del paziente; questa è eutanasia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente. A titolo personale per esprimere parere contrario a questo emendamento e per ricordare un punto fondamentale (occorre a volte ricompitare i principi di fondo): da una parte, ci sono quelli che intendono rispettare e, se possibile, estendere la sfera di intervento della volontà individuale e personale privata, dall'altra ci sono quelli che intendono non rispettare e comprimere la sfera di decisione individuale privata. Questo emendamento aiuta a chiarire bene da che parte si sta: chi vuole rispettare ed estendere e lasciare esprimere la volontà individuale, chi invece la vuole comprimere e soffocare. Segnalo però a chi la vuole comprimere e soffocare che, a questo punto, resta una sola possibilità per chi sia in grado di farlo e cioè quella di buttarsi dalla finestra o da una tromba delle scale. Non so se questa sia una soluzione molto umana e cristiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, noi più volte abbiamo chiarito non ci troviamo davanti a cibo e acqua; per la nutrizione e l'idratazione artificiali sono necessari prodotti che vengono forniti dall'industria farmaceutica.

La terapia che viene somministrata, il dosaggio, è sotto controllo medico molto rigoroso, addirittura nei reparti di rianimazione c'è un rianimatore che si occupa specificamente della idratazione e nutrizione artificiali. Abbiamo anche precisato che, per poter dare questa terapia, è necessario un intervento medico sofisticato, spesso è un intervento chirurgico complesso.

Quindi, l'idratazione e la nutrizione artificiali rientrano a pieno titolo negli interventi sanitari e ogni cittadino deve essere libero se poter utilizzare la possibilità di un intervento chirurgico sul proprio corpo oppure no. Ecco perché noi insistiamo, abbiamo rispetto nei confronti di coloro i quali hanno posto alcune questioni, ma alcune sono sicuramente strumentali ed offensive anche del mondo scientifico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, l'onorevole Burtone, ancora una volta, confonde lo strumento con il fine: che questi trattamenti, come li chiamano, salutari, come avete votato, siano veicolati attraverso interventi di natura medica è lo strumento; il fine è tenere in vita una persona che non può alimentarsi da sola e che non morirebbe di alcuna malattia. Questo è il punto; è la finalità dell'alimentazione e dell'idratazione che sono sostegni vitali a quel punto, puramente, unicamente, sostegni vitali. La persona non morirebbe della malattia, né guarirebbe della malattia, perché alimentato e idratato. Questo è il punto null'altro, e su questo punto voi continuate a svicolare.

E non è nemmeno accettabile una visione caricaturale delle divisioni su questo punto, perché il punto in questione nuovamente non è la libertà di scelta del singolo, che noi abbiamo salvaguardato votando, o meglio non sopprimendo, gli emendamenti e i testi che proponevano questa libertà, perché, per noi, la libertà del singolo resta sacra, ma il dato che in questa circostanza il singolo deve essere aiutato a morire da qualcun altro, quindi deve chiedere suicidio assistito, eutanasia. Allora siamo chiari e scriviamo questo nella norma. Questa chiarezza purtroppo non c'è e allora ecco questo emendamento, che anch'io sottoscrivo, che ripropone uno stesso emendamento a mia prima firma, e firmato da 42 parlamentari di Forza Italia, all'articolo 1, che rileggo per l'ultima volta in quest'Aula: è vietata la sospensione di idratazione artificiale qualora comporti la morte per disidratazione ed è vietata la sospensione di alimentazione artificiale qualora comporti la morte per denutrizione. Cioè a dire: noi condanniamo una persona a morire di fame e di sete. Questo è il punto, lo ripeto: una persona che non morirebbe di alcuna malattia, ma unicamente non è in grado di alimentarsi da sola. Io non so se questo abbia a che fare con la pietà cristiana, non lo so, so che ha a che fare con l'umanità, col fatto che personalmente, e non solo io, riteniamo che sia molto più umano aiutare una persona a vivere, pur nella difficoltà, pur nella depressione, pur nella fatica, rispetto a una situazione che altrimenti non la porterebbe alla morte. Questo è il punto dirimente. Su questo punto noi non abbiamo avuto risposta o meglio l'avremo con il vostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Presidente, attraverso lei per rispondere ai colleghi. Ho sentito parlare di depressione: non è una roba che con una pasticchetta passa, forse vi sfugge il concetto di quello di cui stiamo parlando, così come un po' vi sfugge l'idea che mangiare e bere è altra roba rispetto all'inserire tubi e far vivere una persona a tutti i costi. Noi chiediamo con umiltà di rispettare la volontà del soggetto e di liberarlo da un meccanismo che non lo induce necessariamente alla morte, ma gli permette di essere se stesso fino alla fine. Cioè, se uno non vuole essere alimentato per forza, non dovete pensare che la morte sia una roba così brutta. Lo dico anche ai cattolici, essendo una cattolica: la morte fa parte della vita, ma perché ne avete così paura!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo perché sto ascoltando da due giorni sempre la stessa affermazione, secondo la quale una volta che un paziente ha acconsentito ad una idratazione artificiale o un'alimentazione artificiale, una volta che si è messo nelle mani del medico, in buona sostanza, dice il collega Palmieri, non si può più liberare: adesso non comandi più, sei roba mia! Scusate l'espressione. Io, che, per fortuna, non ho mai “attraversato” gli ospedali, tranne in una sola occasione - non ho mai soggiornato negli ospedali -, credo che il medico ha effettuato questi interventi perché gli è stato consentito dal paziente, non c'è altra soluzione: o da lui o da chi per lui. Quindi, questa persona, che ad un certo punto pensa di smetterla con queste cure - perché voi dite che sono delle cure, appunto - può riprendersi la libertà, si o no? Qui si dice che è vietata la sospensione di idratazione artificiale qualora comporti la morte. L'altro giorno, la mia vicina di casa mi ha detto che il marito è morto, e che il marito è morto perché, ad un certo punto, mentre stava sulla sedia a rotelle, si è lasciato andare. Cosa avremmo dovuto dire a quella persona? Meno male che non stava in ospedale, perché, se stava in ospedale, non si poteva lasciare andare, perché rimaneva prigioniero dalla struttura, perché questo è il problema. Infatti, se stai a casa, puoi manifestare la tua volontà fino in fondo, ma se vai a finire in un ospedale non lo puoi fare: questo è il discrimine, sostanzialmente. Se mi sono sbagliato, poi, l'onorevole Palmieri mi farà il favore: dopo due giorni non ho ancora capito, me lo faccia capire ancora meglio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.53 Roccella, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.54 Pagano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, questo emendamento è essenziale: chiediamo la soppressione del comma 2, che sostanzialmente - lo ricordo a tutti - narra del fiduciario. Perché ne chiediamo la soppressione? Perché l'esperienza concreta dimostra che su questa figura si mestano ipotesi tra le più svariate. Sono svariati gli ospedali americani importanti che hanno fatto statistiche circa le volontà coincidenti tra il fiduciario e la persona malata, il paziente, e naturalmente stiamo parlando di persone che sono ancora in vita: ebbene, nel 50 per cento dei casi, con la persona in vita, tra fiduciario scelto, quindi non imposto, e il paziente stesso c'è una dissonanza.

Se vi sono percentuali pari al 50 per cento, non voglio dire se il fiduciario era a favore della vita o della morte, voglio dire che non c'è coincidenza tra le volontà. Allora, è evidente che questa figura del fiduciario deve essere reimmaginata, riscritta di nuovo, non può essere scritta così, non può essere messa nelle DAT. Sono aspetti non banali, senza contare poi che le miserie umane sono tra le più infinite: che cosa ne sappiamo, poi, che cosa pensa magari il fiduciario, in termini di eredità o in termini di altri interessi più venali? Lo sto dicendo perché questa è la vita di tutti i giorni. Allora penso che questo emendamento - anche se so che sarà bocciato - però deve servire anche a far riflettere, perché questa norma non è solo pasticciata, incostituzionale, non si potrà mai applicare, è scritta male e chi più ne ha più ne metta, ma fra le tante altre cose ci sono tanti problemi anche di ordine pratico non risolti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, i sostenitori di questa legge insistono sul fatto che i fronti che si oppongono sono quelli che vogliono ampliare la sfera della libertà e quelli che vogliono restringerla, per esempio l'onorevole Capezzone. Vorrei ricordare che la storia delle libertà moderne inizia con la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, redatta da Thomas Jefferson - che peraltro copiava la Dichiarazione d'indipendenza dello Stato della Virginia, di George Mason -, e contiene l'affermazione dei diritti inalienabili. Che vuol dire inalienabili? Vuol dire che, prima di questa dichiarazione, la dottrina giuridica corrente riteneva che i sudditi potessero alienare il loro diritto di autogoverno dandolo al re, dopodiché l'avevano perduto. I diritti inalienabili sono quelli che non si possono alienare: la libertà e la vita. Noi stiamo non ampliando la sfera delle libertà moderne, stiamo distruggendo la base delle libertà moderne, cioè l'idea che nessuno può alienare né la sua libertà né la sua vita.

PRESIDENTE. Avverto che la componente USEI-IDEA ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale componente lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un solo breve intervento, per illustrare la posizione della componente, della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, seguendo il ragionamento del collega Buttiglione, coloro i quali sostengono la tesi prima illustrata sono per il mantenimento della libertà, ma questo non è comprensibile affatto, perché noi stiamo appunto sostenendo che la libertà dell'individuo deve rimanere tale fino all'ultimo momento. A me non risulta che quando uno è entrato in ospedale ha trovato scritto sul frontone dell'ospedale “perdete ogni speranza voi che entrate”. Non è che si può entrare in ospedale sapendo che domani, se ti fai curare, chi ti sta curando diventa proprietario della tua vita. Quindi, è esattamente il contrario, quello che noi sosteniamo, di quello che invece ci attribuisce l'onorevole Buttiglione. Quindi, ripeto: idratazione artificiale ed alimentazione artificiale non sono un dono di Dio o una dannazione di Dio, si tratta di trattamenti a cui un soggetto si sottopone volontariamente, e, come vi si è sottoposto volontariamente - è una condizione di libertà - deve avere il diritto di farla cessare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, come sa il professore Buttiglione, ho grande stima per lui; mi permetto di suggerire a lui e a me di non evocare Jefferson, che non può difendersi né dalle sue né dalle mie citazioni. Credo che la questione sia più semplice: da un lato c'è chi ritiene che lo Stato - uno Stato liberale - debba consentire a ciascuno di determinarsi secondo i propri valori, i valori di ciascuno, che lo Stato riconosca i valori e le scelte e i principi di ogni singolo cittadino; dall'altro c'è chi, come lei, professor Buttiglione, ritiene che lo Stato debba assumere un orientamento morale e imporlo per legge a tutti gli altri. Questa seconda versione si chiama Stato etico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.54 Pagano, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza, il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.56 Pagano, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza, il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 3.550 della Commissione, sul quale chiedo i pareri. Onorevole Lenzi, prego.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Sì, per dire che io rispettosamente mi astengo, perché ritengo che sia un'aggiunta inutile. Il fiduciario è colui il quale firma la DAT, dopodiché nessuno ha mai pensato che non dovrebbe avere una copia; invece qui si scrive “al fiduciario è rilasciata una copia della DAT”: è una cosa veramente, come dire, inaccettabile.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.550 della Commissione, con il parere favorevole della relatrice per la maggioranza e del relatore di minoranza, il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'emendamento 3.58 Palmieri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, noi instancabilmente continuiamo a proporvi di migliorare il testo. In questo emendamento definiamo cosa deve fare il fiduciario. Il fiduciario deve fare tre cose: primo, è l'unico soggetto autorizzato a interagire col medico e si impegna a farlo nell'esclusivo interesse del paziente, operando sempre e solo secondo le intenzioni esplicitate nelle DAT; secondo, si impegna a vigilare che al paziente siano somministrate le migliori terapie palliative disponibili, evitando che si creino situazioni di accanimento o di abbandono terapeutico; terzo e ultimo, si impegna a verificare che non si determinino a carico del paziente situazioni che integrino fattispecie di cui agli articoli 575, 579, 580 del codice penale, ripeto: omicidio, suicidio di consenziente. Quindi, con questo emendamento - l'avete appena ascoltato - noi definiamo per bene, in modo puntuale e preciso, che cosa deve fare il fiduciario.

Stento a comprendere cosa ci sia di sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Continua ad aleggiare, su questo disegno di legge, l'ombra cupa di una forma di eutanasia passiva, che, non a caso, molti considerano, in realtà, il primo passaggio verso forme più avanzate di eutanasia.

Questo emendamento, proprio con il riferimento agli articoli del codice, serve a cancellare questa ombra di sospetto pesante su questo disegno di legge. Non capisco per quale ragione togliere la responsabilità al fiduciario di vigilare esattamente perché non si diano queste fattispecie.

È un tipo di emendamento che abbiamo già proposto altre volte nel corso dell'esame del disegno di legge - sempre stato bocciato -, ma lo riproponiamo ancora adesso che si volge alla sua conclusione, proprio perché possa recuperare un minimo di credibilità presso molti interlocutori, che continuano a considerarla una pessima legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente, per esprimere il voto favorevole da parte del gruppo della Lega e sottoscrivere questo emendamento. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, concludo il trittico di questi interventi. Nel primo micro intervento ho spiegato perché eravamo contro il comma 2. Poi abbiamo votato contro l'emendamento della Commissione per palese incongruenza rispetto a quanto da noi detto e per assoluta incapacità di comprendere il perché di questo emendamento, se non in una logica un po' da “cultura dell'eutanasia”; ora invece vi è questo emendamento, che noi firmiamo, addirittura abbiamo apposto la firma, perché si spiega cosa dovrebbe fare il fiduciario.

Qui è spiegato: finalmente un emendamento chiaro, dove si dice che si deve fare questo, questo e questo. Non mi ripeto, è stato già detto e l'emendamento è chiaro.

Non viene detto? Allora c'è la volontà di mantenere opaca la situazione, c'è la volontà di non rispettare la vita in quanto tale, c'è la volontà che il fiduciario possa fare di tutto e di più, anche le cose più diverse, c'è la volontà che il giudice possa interpretare la norma come pare e piace. È evidentissimo il taglio che viene dato, Presidente. Per cui la condanna si somma al voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Anche su questo emendamento, alcuni parlamentari, che contrastano legittimamente questa legge, hanno parlato di una intrinseca vocazione eutanasica di istigazione al suicidio. Sono cattolici, generalmente, i deputati che contrastano questa legge.

Vorrei dire che anch'io lo sono e la mia formazione cristiana non mi impedisce di sostenere questa legge, anzi la rivendico come coerente con un percorso non personale, ma di una intera comunità cristiana.

Vi è, infatti, un filo che collega le esperienze di una parte della comunità cristiana cattolica, che in questi decenni, nei passati decenni, ci ha visto con don Lorenzo Milani e non con i cappellani militari, con i suoi studenti e non con la scuola di classe di quei tempi, con le battaglie civili per una visione moderna - e arriviamo al tema dell'emendamento - delle nuove famiglie, per l'autodeterminazione delle donne e per una libera valutazione degli orientamenti sessuali delle persone.

Su questi temi, la comunità cristiana italiana si è sempre divisa. Questa proposta di legge ha trovato un equilibrio paziente e complesso. Michela Marzano, la nostra collega, oggi, su la Repubblica dice che pensa che si dovesse fare di più e, all'opposto, con i vostri interventi voi ci dite che, invece, si doveva fare di meno.

Quello che però non è contestabile è che questa legge non apre la porta a nessuna eutanasia e a nessun suicidio assistito.

Io ho letto - l'unico intervento che ho fatto in questo dibattito - la lettera di Lucio Magri, quando decise di andare in Svizzera. Quella lettera non c'entrava niente con questa legge, se non indirettamente; però, esprimeva un punto di vista che esiste nel nostro Paese, di cui tutti devono tenere conto.

Questa legge cerca di trovare un equilibrio. Evitiamo quindi strumentalizzazioni e pensiamo di rispondere ad una realtà che coinvolge migliaia di persone, migliaia di famiglie, che vivono nel quotidiano, sulla loro carne, queste problematiche.

Io penso - e vi invito a pensarli, a chiudere gli occhi per un momento - a quella bella foto di una ragazza di vent'anni, Eluana Englaro, ai suoi capelli neri, a quegli occhi neri, a quel sorriso di una ragazza felice di vent'anni. Io, ogni volta che penso a quella foto, mi commuovo, mi viene da piangere. Poi quella ragazza, a ventun anni, ebbe quell'incidente stradale; per diciassette anni è rimasta in uno stato vegetativo, sino alla morte naturale per disidratazione sopraggiunta a seguito dell'interruzione della nutrizione artificiale nel 2009.

Il Parlamento, cari colleghi, è in grande ritardo, perché da tempo doveva trovare una risposta legislativa, per non lasciare tutto solo sulle spalle o, meglio, sulla coscienza di quelle povere persone sfortunate che purtroppo ci capitano.

Vorrei riferire una mia esperienza personale. Io faccio cooperazione internazionale da quando ero ragazzo nella FUCI. Iniziai nella rete di Raoul Follereau contro la lebbra e, da allora, ho partecipato a tantissimi progetti: ho inaugurato orfanotrofi, scuole, sale parto; sono stato più di quaranta volte in regioni sperdute dell'Africa subsahariana. Bene: ero spesso ospitato in missioni cattoliche da suore e sacerdoti straordinari. In quegli anni qui in Italia si discuteva, nella nostra comunità cristiana, di come contrastare qualunque mezzo di contraccezione: lì si distribuivano i profilattici, perché salvare la vita di una ragazza era più importante di qualche discorso di gerarchi custodi dell'ortodossia cattolica…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melilla: deve concludere.

GIANNI MELILLA. E allora mettiamoci una mano sulla coscienza ed evitiamo strumentalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, solo per annunciare il voto di coscienza del nostro gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, sarà stato pure trovato un equilibrio su questa legge, ma è certo che è un equilibrio estremamente ambiguo.

Questo emendamento voleva risolvere almeno in parte questa ambiguità: se davvero questa legge non ha a che fare col suicidio assistito e con l'eutanasia per omissione di cure, allora chi dovrebbe avere paura del richiamo agli articoli 575, 579 e 580 del codice penale? Invece, è proprio perché ne avete paura, perché il caso di Eluana Englaro fu un caso di eutanasia omissiva condotto all'interno di una zona extraterritoriale creata apposta con un meccanismo perverso, che avete previsto la deresponsabilizzazione del medico che compie e che si presta a queste cose, in barba, appunto, al codice penale.

L'ambiguità si mantiene ed è per questo che manteniamo il nostro giudizio negativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. Il testo che si vuole emendare stabilisce che la persona interessata indica altresì una persona di sua fiducia, di seguito denominata fiduciario, che ne faccia le veci e la rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie.

Questo emendamento, proposto da Palmieri ed altri, è in parte inutile e, per un'altra parte, invece, elusivo dello spirito della legge, in fin dei conti soppressivo. Infatti, che cosa scrive il collega? Il fiduciario è l'unico soggetto autorizzato a interagire con il medico: e questo appunto è già scritto!

Ecco perché dicevo superfluo! E si impegna a farlo nell'esclusivo interesse del paziente: e questa è un'altra banalità, ripetuta già tante volte nella legge e negli emendamenti. Operando sempre e solo secondo le intenzioni esplicitate nella DAT.

Se poi si va a leggere quello che prevede dopo, si…

PRESIDENTE. Però non fa in tempo, perché ha finito il tempo, onorevole Sannicandro. Concluda.

ARCANGELO SANNICANDRO. Si descrive semplicemente quello che per gli avvocati sarebbe un infedele patrocinio,…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sannicandro.

ARCANGELO SANNICANDRO. …perché poi, seguendo, statuisce che il fiduciario può benissimo disattendere quello che nella delega è…

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.58 Palmieri, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.401 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.62 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.63 Pagano, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Avverto che i due successivi emendamenti, Pagano 3.64 e 3.65, sono preclusi dagli identici emendamenti Monchiero 3.25 e Murer 3.26 che abbiamo approvato ieri, e che modificavano il comma 4.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagano 3.67, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.69 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'emendamento 3.70 Nicchi, su cui c'è un invito al ritiro da parte della Commissione, o parere contrario, e parere contrario anche da parte del relatore di minoranza. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commissione.

DELIA MURER. Presidente, ritiriamo l'emendamento perché c'è una riformulazione nel successivo che lo comprende.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.183 Giuditta Pini. Prendo atto che la presentatrice accetta la proposta di riformulazione avanzata dalla Commissione.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.183 Giuditta Pini, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.71 Palmieri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, ancora una volta vi invito a leggere il testo. Con questo testo noi prevediamo un meccanismo di salvaguardia in caso di conflitto e di controversia tra il fiduciario e il medico, un meccanismo per certi versi analogo a quanto previsto all'articolo 2, che abbiamo votato ieri, e previsto per quanto riguarda minori e incapaci. Quindi, proponiamo questa soluzione: nel caso di controversia tra fiduciario e medico curante la questione è sottoposta alla valutazione di un collegio medico; i medici sono designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero o dall'ASL di competenza. In assenza di fiduciario o in caso di contrasto tra soggetti parimenti legittimati a esprimere il consenso al trattamento sanitario, la decisione è autorizzata dal giudice tutelare su parere del collegio medico. È, appunto, un modo per risolvere possibili controversie, per ridare un ruolo positivo ai medici e per evitare che ci siano, appunto, ingerenze e contrapposizioni inutili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Intervengo per aggiungere la firma a nome del gruppo della Lega Nord ed esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, nei tre precedenti interventi abbiamo spiegato le nostre perplessità sulla figura del fiduciario, nel modo in cui è stata scritta questa proposta di legge. Questa è la quarta e ultima puntata, per quanto ci riguarda, perché spiega - ed è sorprendente come il tutto non sia stato immaginato non voglio dire in questa formula o in questo modo ma almeno immaginato - il caso di contrasto tra il fiduciario e il l'équipe medica o, comunque in generale, in caso di contrasto. Ricordo ancora una volta le statistiche, che ci dicono che, nel 50 per cento dei casi, non c'è accordo tra il paziente e il fiduciario; immaginiamoci quando il paziente non ci sarà più.

Allora, io penso che questo emendamento, più che servire a risolvere un problema su una proposta di legge, che ormai a definirla zoppa è dire poco, serve a mettere altra carne al fuoco, a spiegare all'opinione pubblica - perché poi andrete nei territori e dovrete spiegare queste leggi al vostro popolo - che ovviamente è una legge, non solo inapplicabile…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano…

ALESSANDRO PAGANO. …non solo ingiusta, ma assolutamente anche sbagliata da un punto di vista tecnico.

PRESIDENTE. Grazie.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.71 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.72 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.74 Pagano, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.220 Fucci, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.191 Palmieri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, ancora una volta vi invitiamo a leggere il testo dell'emendamento. Il testo dice: “Il medico può disattendere le DAT in tutto o in parte, sentito il fiduciario, qualora esistano sviluppi terapeutici, non prevedibili all'atto della sottoscrizione delle DAT, che non costituiscano accanimento terapeutico ma siano applicabili al paziente secondo criteri di appropriatezza clinica”.

Questo emendamento toglie dal campo tutta una serie di considerazioni che abbiamo sentito anche questa mattina. Toglie quella visione caricaturale che descrive e divide il campo tra chi è a favore della libertà e chi, invece, è a favore dello Stato etico. Ripristina una sana e santa alleanza terapeutica tra medico, paziente e in questo caso anche fiduciario. È un gesto di puro realismo perché si guarda alla realtà, in quanto i progressi della scienza medica sono all'ordine del giorno e sono notevoli i casi in cui persone assistite per tempo, come abbiamo detto più volte, recuperano pienamente le proprie funzionalità se assistite in tempo, se prese sul momento, e quindi veramente vi invitiamo ancora una volta a leggere il testo dell'emendamento, e lo dico simpaticamente al collega Melilla. Il punto in questione, vedete, l'invito che vi faccio, che vi facciamo, è questo: non siamo chiamati a giudicare la mia fede o la fede di qualcun altro, qui non è in ballo la fede di nessuno. È in ballo il testo degli emendamenti. Non giudicate la mia fede, giudicate la ragionevolezza degli emendamenti che vengono proposti. Questo è il punto su cui stiamo discutendo da settimane, unicamente questo. Per questo motivo, invito nuovamente a votare favorevolmente il testo; inviterei anche colleghe e colleghi del Partito Democratico, che avrebbero voglia di farlo, a farlo senza alcun tipo di timore. Non succederà niente dopo, perché è un testo che veramente è autoreggente, parla da sé, è esplicativo e rimette tutte le cose al loro posto, senza conculcare la libertà di nessuno, ma, anzi, esaltandola al massimo livello possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Mi sembra che gli elementi qualificanti di questo emendamento siano il progresso scientifico, e noi dobbiamo immaginare che, con la velocità con cui vanno gli studi in questo periodo di tempo, in un arco relativamente breve saranno possibili terapie oggi anche insospettate. Quindi, è un atto di fiducia nel progresso scientifico e un atto di fiducia nella relazione con il fiduciario, perché è lui, poi, che alla fine si farà garante dell'interpretazione della libertà. Ed è in qualche modo un'esclusione di ogni possibile forma di accanimento terapeutico; come dire, ci mettiamo d'accordo su un evento nuovo, non prevedibile, che si è creato, nell'esclusivo interesse del paziente.

Ecco, mi sembra che la semplicità dell'enunciato meriterebbe una maggiore attenzione da parte dell'Aula, se ci si vuole muovere in una prospettiva che è quella della tutela, come si dice nell'articolo 1 di questa stessa legge, della tutela della salute, della tutela della dignità, della tutela della vita del paziente.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. In realtà, a parte che il concetto che si vuole esprimere è già contenuto nel testo proposto, ma, come è noto, avendo già dato i pareri, abbiamo preferito scegliere un emendamento Marazziti che ci sembra più chiaro e più completo rispetto a quello proposto dall'emendamento di Palmieri e dal successivo 3.77 Palmieri. Lo ricordo all'Aula, giusto perché così possiamo valutare meglio. Dice: le DAT appaiano palesemente incongrue, non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente, ovvero qualora sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione, capaci di offrire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita. Quindi, il problema ha meritato la nostra attenzione e la risposta che si è voluta dare è in un successivo emendamento, tant'è vero che inizialmente il nostro parere era di invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.191 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.76 Silvia Giordano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Per economicità dei tempi intervengo su questo e sul successivo a mia prima firma, che vanno nella stessa direzione. Allora, al comma 5 di questo articolo noi prevediamo che le DAT siano vincolanti per il medico, cosa che, anche per rispondere ai colleghi che lo hanno detto prima, ovviamente è fondamentale; diversamente, non sarebbe neppure necessario fare una legge, in quanto la nostra Costituzione stabilisce già la libertà di espressione dell'individuo, perciò io posso già adesso dare indicazioni non vincolanti di cui il medico decide se tenerne o non tenerne conto. Quello che cambia la legge rispetto allo stato attuale è il fatto che le disposizioni scritte in precedenza diventino vincolanti per il medico.

Allo stesso comma stabiliamo i casi in cui il medico può non sottostare a quelle disposizioni, può disattendere quelle disposizioni.

Quindi, il caso in cui ci siano evoluzioni scientifiche, per cui nuove cure non prevedibili, e poi, con l'emendamento Marazziti che ha appena illustrato la relatrice, aggiungiamo altri casi in cui il medico può disattendere le disposizioni. Per questo, riteniamo ancora più importante il nostro emendamento in cui ribaltiamo il punto di vista e diamo un ruolo maggiore al fiduciario. In questo caso, riteniamo che il medico possa disattendere le disposizioni anticipate di trattamento su proposta del fiduciario, giustamente informato dal medico dello stato di salute della persona che ha fatto le disposizioni e delle eventuali nuove scoperte scientifiche o del fatto che le DAT si discostino da quelle che sono le condizioni reali del malato.

Riteniamo fondamentale conferire un ruolo maggiore al fiduciario proprio perché, a differenza di quanto hanno detto i colleghi fino adesso, il fiduciario è la persona scelta da me che faccio le disposizioni, che sottoscrivo le disposizioni, per portare avanti le mie volontà quando io non potrò più farlo. Quindi, è una persona di mia fiducia ed è la persona, ovviamente, più indicata, che conosce le mie disposizioni anticipate, che conosce la mia persona, e quindi è la persona più indicata per decidere al posto mio, alla quale io conferisco la facoltà di decidere al posto mio, basandomi, ovviamente, su disposizioni scritte, una volta che non io potrò più farlo. È ovvio, chi meglio di lui può interpretare le mie disposizioni, e quindi chi meglio di lui può decidere, rapportandosi con un medico, se disattenderle oppure no.

Quindi, questo emendamento e il successivo vanno in questa direzione; riteniamo importante votarli, conferendo un ruolo ancora più importante al fiduciario, che rappresenta in tutto e per tutto il malato che non può più autodeterminarsi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.76 Silvia Giordano, con il parere contrario della relatrice per la maggioranza e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.79 Mantero, con il parere contrario della relatrice per la maggioranza e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.77 Palmieri, con il parere contrario della relatrice per la maggioranza e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.81 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.80 Silvia Giordano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie Presidente. Intervengo solo perché questo è il famoso punto che abbiamo tanto discusso anche ieri all'articolo 1, così finalmente la relatrice non mi puoi dire che non si parla solo di fine vita, perché quel fantastico punto del comma 7, articolo 1, dove si aggiunge la deontologia professionale, le buone pratiche, a cui ieri si è aggiunto anche “a tale richiesta il medico non ha obblighi professionali”, lo richiamiamo pari, pari, anche all'articolo 3. Infatti il nostro emendamento fa sì che quella modifica che proponiamo lasci intatto il fatto che il medico è esente da responsabilità civile e penale, ma togliamo la seconda parte del comma 7, dell'articolo 1, dove appunto diciamo che il paziente non può esigere trattamenti contrari a norma di legge, alla deontologia professionale e alle buone pratiche cliniche assistenziali e, la ciliegina sulla torta, l'aggiunta di ieri, che a tali richieste il medico non abbia obblighi professionali perché tanto attualmente se un paziente va a chiedere trattamenti contrari a norma di legge il medico è più che autorizzato a non rispettarli.

Così non ci giriamo intorno, non c'è bisogno di scriverlo, così anche che il medico non ha obbligo professionali se io chiedo un trattamento che è contrario alla norma di legge. Se vogliamo basarci solo sul rispetto della legge, tutto quello che abbiamo scritto è inutile è superfluo. Quello che invece si è cercato di fare è dare un escamotage al medico di non rispettare le volontà. Quindi noi ci strappiamo le vesti, facciamo le discussioni in Commissione e in Aula, da più di un anno, per dire che le volontà sono vincolanti, che si chiamano disposizioni e non dichiarazioni perché devono essere vincolanti e quant'altro, però poi gli ultimi due giorni in cui dobbiamo andare a votare ecco lì che diamo l'occasione di non farle rispettare perché aggiungiamo quello che oggi tutti i giornali, a mio avviso, giustamente hanno chiamato l'obiezione di coscienza mascherata. Ora già so che il collega Calabrò dirà che non è un'obiezione di coscienza perché non è solo un fatto di coscienza, ma può essere anche tecnico, perché secondo alcuni medici non è giusto rispettare determinate volontà che non vadano solo contro la coscienza e quant'altro, fatto sta che è un'obiezione che il medico può fare, di coscienza o di struttura o tecnica o di quant'altro; di coscienza oppure no, non interessa ma sappiamo benissimo che è a tutti gli effetti un'obiezione di coscienza.

Quindi ora non ci sono più scuse perché parliamo di fine vita, parliamo chiaramente del fatto che non facciamo riferimento ai trattamenti contrari a norma di legge, perché non ce ne sarebbe stato bisogno. In più, questa parte, con l'aggiunta dei ieri, va a collegarsi sempre a una fantastica altra giunta di ieri, con cui permettevamo al medico, sentito il fiduciario, di disattendere l'atto e non solo quando ci sono nuove terapie che al momento della prescrizione della redazione non erano prevedibili, ma anche in altri casi come sarà fatto con l'emendamento Marazziti che poi sicuramente verrà approvato.

Questo combinato disposto è il modo per votare l'articolo 3, tanto che noi abbiamo annunciato anche ieri che un conto era l'articolo 1, perché si disciplinava, e noi eravamo d'accordo, il consenso informato, ma sull'articolo 3 state prendendo un grandissimo abbaglio, o meglio, coscientemente e scientemente non lo state prendendo, ma state cercando di permettere le scappatoie ai medici per non rispettare le DAT e questo per accordi chiaramente politici, perché non può essere una questione di volontà tecnica e di merito, perché eravamo partiti con tutte altre intenzioni nel Comitato dei nove e nei Comitati ristretti durante quest'anno; e quando dico eravamo partiti, non parlo del MoVimento 5 Stelle, ma di tutte le persone che vi hanno partecipato e l'intenzione era quella di rispettare le volontà del paziente.

Quindi, in questo modo, con questi due emendamenti che sono stati approvati ieri, e parlo di ieri, si rischia di svuotare l'articolo 3 e questo è un errore madornale. State tradendo l'intenzione che avete sempre voluto, a vostro dire, portare avanti in questo anno. Questo emendamento permette almeno di mettere una pezza per quanto riguarda il primo grandissimo errore che avete fatto ieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Io noto un po' di incongruenza quando si dice che comunque a prescindere, i trattamenti, i non trattamenti, l'abbandono, non possono andare contro norme di legge e poi, nello stesso articolato, si scrive che comunque il medico è esente da responsabilità civile e penale. Allora, se non va contro legge, ovviamente non può essere soggetto a responsabilità civile e penale; e perché allora lo scrivete?

Il dubbio è questo: se voi siete così convinti che non ci sia alcuna possibilità lontana che si vada contro la legge in vigore, non ha senso specificare e scrivere che non può incorrere in conseguenze civili o penali; o è una o l'altra, perché, altrimenti, saremmo in una situazione paradossale nella quale si dice: tu non puoi andare contro la legge, comunque non hai conseguenze civili e penali. C'è qualcosa che non quadra.

Ho paura che in questo ragionamento c'è un disegno nel quale si vuole nascondere la reale intenzione della norma. Quindi, ribadisco per l'ennesima volta negli interventi in quest'Aula: era molto più coerente - cosa che io non condividevo - e onesto per il Paese parlare di una legge che vuole affrontare il tema dell'eutanasia e del suicidio assistito, molto più onesto intellettualmente, rispetto al fare una norma confusa, che semplicemente porterà le questioni di fronte a un giudice.

Altro che libertà di scelta della singola persona! Sarà il giudice a scegliere se una persona può o non può operare in una determinata direzione. L'esatto opposto degli intenti proclamati anche da chi si è schierato apertamente a favore di pratiche eutanasiche, ovvero quello della libertà dell'individuo

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Grazie, Presidente. Io annuncio il voto favorevole del nostro gruppo a questo emendamento. Non vogliamo entrare nel merito di una contesa sui termini legislativi, ma sulla sostanza.

La sostanza dice che ieri abbiamo votato degli emendamenti, che, purtroppo, sono stati respinti, che toglievano un richiamo alla deontologia professionale, toglievano un richiamo alle buone pratiche e lasciavano solo che il medico fosse tenuto al rispetto delle DAT e comunque il paziente non poteva chiedere trattamenti contrari a norme di legge.

Credo che questa sia la sostanza del della nostra posizione. È una posizione che dice che la persona, sia con il consenso informato, sia con le DAT, può esprimere la propria volontà rispetto ai trattamenti. Questa volontà deve essere rispettata e non può essere disattesa. Per noi può essere disattesa quando ci siano richieste che vanno contro i termini di legge, non in altri casi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Concordiamo con il fatto che le disposizioni anticipate di trattamento non debbano diventare una gabbia. Quando si discostano da quella che è la situazione reale del malato o quando ci sono nuove terapie, è giusto che il fiduciari, in accordo con il medico, possa decidere di disattenderle, ma queste possibilità le diamo già nel testo base e con l'emendamento Marazziti, a nostro avviso, anche troppo.

Quindi, non capiamo perché anche a quest'articolo 3, in cui si parla di fine vita, non si voglia togliere il riferimento alla deontologia professionale e alle buone pratiche dell'articolo 1. Con questo emendamento non togliamo null'altro che quei riferimenti e lasciamo comunque la facoltà del medico, in accordo con il fiduciario, di disattendere le DAT se queste si discostino dalla situazione reale o se ci siano delle nuove tecniche mediche per cui si può sperare nel miglioramento della condizione di vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, un po' di tempo fa Aristotele ha introdotto nella civiltà occidentale il principio di non contraddizione, ma sembra che oggi noi ce ne stiamo allontanando gravemente, l'ha sottolineato già l'onorevole Fedriga: da un lato, diciamo che il medico non possa violare la legge, dall'altro lo esentiamo da responsabilità per violazioni di legge.

Allora, forse in realtà pensiamo che ci sia una violazione di legge, cioè che questa legge inviti a comportamenti eutanasici; ma, siccome Aristotele è un autore del passato e l'abbiamo superato, lasciamo perdere.

Non basta: contemporaneamente, da un lato, diciamo - mi ha fatto molto piacere sentirlo dalla collega della sinistra - che vogliamo aumentare la libertà del paziente, però vogliamo comprimere la libertà del medico, imponendo al medico di andare anche contro la propria deontologia professionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Presidente, annuncio intanto il voto favorevole a questo emendamento e chiedo anche di sottoscriverlo.

Dopo gli emendamenti approvati ieri, dopo le modifiche che sono state apportate, ritengo che questo emendamento sia l'ultima occasione per non svuotare questo provvedimento, perché all'articolo 3, nel momento in cui parliamo di DAT, di fine vita, dopo averlo ulteriormente blindato dal punto di vista del medico e delle decisioni che vengono fatte indipendentemente da quanto scritto nelle DAT, credo che sia necessario lasciare aperto uno spiraglio per evitare che il procedimento sia troppo ingabbiato e che le volontà del paziente, poi, alla fine, vengano meno, quando, invece, quello che noi volevamo inizialmente avere da questo provvedimento era, molto banalmente, che chi sta male un domani possa avere sottoscritto le sue volontà e che queste vengano rispettate.

A forza di ingabbiarlo - e con la successiva proposta emendativa Marazziti ci sarà un altro motivo in più -, ritengo che questo sia necessario approvare l'emendamento in questo momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Presidente, intervengo brevemente per rispondere al collega Buttiglione, che parla del rispetto del principio aristotelico di non contraddizione: proprio per il rispetto di questo principio, noi sosteniamo, visto che questo è l'impianto della legge, il rispetto della volontà del paziente, perché, se veniamo meno, allora andiamo in contraddizione con l'impianto della legge. Quindi, faccio proprio presente che è una questione di coerenza votare a favore di questo emendamento.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, ritorniamo su una delle questioni centrali di questo provvedimento: non c'è, almeno non credo che si possa definire che ci sia, una posizione netta, bianca, cioè che quello che scrive il paziente debba essere automaticamente applicato dai medici; e non possiamo neanche dire che il medico semplicemente tiene conto - erano emendamenti presentati da altre forze politiche - e quindi valuta poi autonomamente se applicare o meno le disposizioni.

Ieri abbiamo anche votato, con grande pressione, quasi unanime, dell'Assemblea, un emendamento che rafforza l'aspetto vincolante delle DAT, perché abbiamo sostituito le parole “convinzioni” e “preferenze” con la parola “volontà”. Quindi, siamo di fronte a delle disposizioni che contengono delle volontà e che trovano solo due limitazioni, che sono quelle di essere incongruenti con la situazione clinica, cioè ho scritto una cosa, ma non è quella che realmente si è poi verificata, quindi sono inapplicabili, oppure le ho scritte dieci anni fa, le cure sono avanzate, la medicina è avanzata ed è possibile lasciare al fiduciario, assieme al medico, una valutazione che tenga conto di queste novità.

Dopodiché, rimane sia l'esenzione penale per il medico che dà attuazione alle DAT (se ho scritto di non rianimarmi e non vengo rianimato, non si può perseguire penalmente quel medico che ha seguito le disposizioni anticipate di trattamento) sia la possibilità per il medico - se il medico ritiene che quello che è richiesto prevede, visto che non possiamo adesso sapere cosa sarà scritto nelle DAT, la possibilità di andare contro quella che è la deontologia professionale - la possibilità di astenersi, che è l'emendamento che abbiamo votato ieri.

Questo è un punto di equilibrio di fronte ad esigenze diverse, nelle quali noi abbiamo, da una parte, la richiesta e il vincolo posto dalla volontà del paziente - ma questo vincolo comunque attiene a una materia estremamente delicata, come quello della vita e della morte - e, dall'altra parte, la necessità di tenere conto che fare il medico non è - scusate la brutalità - la stessa cosa che fare l'idraulico, quindi non è staccare un tubo obbedendo a una precisa disposizione, ma c'è sempre una valutazione professionale che entra in campo.

Ci siamo sforzati di trovare un difficile equilibrio tra queste due diverse esigenze e penso che il risultato che è stato ottenuto sia un risultato alto, meritevole di essere difeso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, allorquando ci si imbatte in temi come la responsabilità penale, bisogna avere due caratteristiche: conoscere il sistema e avere buona memoria di quello che si è fatto nel passato.

È evidente che questa norma, in genere la pretesa di esenzione da responsabilità, fa riferimento all'articolo 50 del codice penale, cioè il consenso dell'avente diritto. Noi stiamo tracciando con questa legge un'ipotesi di consenso dell'avente diritto. Il difetto è che, secondo una certa prospettazione, il diritto viene tracciato dalla volontà del paziente, il che è assurdo. Cioè, non è possibile che il diritto scriminato possa essere disegnato da quel foglio bianco che deve essere riempito soltanto dal paziente! Questo è temperato dal comma 7 dell'articolo 1, ma non risolto, perché è una formulazione assolutamente contraddittoria e l'ultima parte contribuisce ad accrescere le confusioni.

Ma soprattutto ricorderei a coloro che hanno proposto questo emendamento che, quando si è trattato di definire le immunità penali dei commissari dell'Ilva, qui qualcuno si è scagliato fortemente contro tutte le ipotesi di discriminanti, e lì venivano addirittura dalla legge!

Quindi, inviterei coloro che propongono questi emendamenti ad essere coerenti: quando si tratta di esenzione da responsabilità penali, c'è una sola via ed è la legge. È chiaro che, come qualcuno ha avuto da ridire sull'Ilva e ha detto che è uno scandalo che ci siano delle scriminanti e delle esenzioni delle immunità penali per legge - io sono convinto che è una cosa che non andava fatta, da un punto di vista dogmatico -, non si può adesso pretendere che il medico, solo perché segue pedissequamente quello che un paziente ritiene essere la sua volontà, per questo possa essere scriminato. Quindi, siamo contro questo emendamento pesantemente, ma per una ragione diversa, perché tende a dare ad un privato addirittura il diritto di scrivere le regole della non punibilità. Io credo che al paradosso c'è un limite.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.80 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Passiamo all'emendamento 3.82 Calabrò, sul quale c'è il parere contrario della relatrice di maggioranza e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà. Se lo chiede prima, onorevole Binetti, grazie. Prego.

PAOLA BINETTI. Grazie, Presidente. Ho cercato di chiederla appena lei l'ha letto. Questo articolo va nella direzione contraria a quella che diceva prima la collega Giordano, la quale poneva la norma di legge come discriminante.

L'attività del medico non può avere come unico punto di riferimento la non contraddizione con la legge: ha anche altri aspetti importanti, che sono quelli che sottolinea questo comma, che sono esattamente la deontologia e le buone pratiche.

Capisco che a chi è un po' lontano dal mondo medico parlare di buone pratiche può sembrare un po' aleatorio, può sembrare impalpabile, ma, in realtà, è sulle buone pratiche che si costruisce l'evidenza scientifica. Quindi, questo significa dire che il medico dovrà attenersi non solo al rispetto della legge, ma anche al rispetto della scienza: è quell'agire in scienza e coscienza che da sempre ha costituito la principale caratteristica dell'agire medico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.82 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.84 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Avverto che il gruppo Lega Nord ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti ed analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale gruppo lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un solo breve intervento per illustrare la posizione del gruppo della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.85 Pagano e 3.86 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ritengo che non si possa proseguire il dibattito per quanto riguarda il nostro gruppo in quanto, avendo finito i tempi, come mi conferma la Presidenza, noi possiamo intervenire soltanto con una persona per il gruppo utilizzando i tempi riservati agli interventi a titolo personale, quindi per un minuto circa; altri deputati del mio stesso gruppo - quindi, altri diciotto deputati -, che, magari, vogliono esprimere anche una posizione differente o specificare una posizione, non possono più utilizzare il restante tempo a titolo personale. In altri termini, a diciotto deputati viene impedito di intervenire a titolo personale perché, avendo finito i tempi, noi possiamo soltanto esprimere la posizione del gruppo.

Su un tema del genere, avendo anche avuto una discussione all'interno del gruppo e non avendo il 100 per cento di deputati che la pensano alla stessa identica maniera, riteniamo inaccettabile che venga compressa così la possibilità di un gruppo parlamentare. Non mi sembra che abbiamo utilizzato i tempi a fini ostruzionistici: penso che questo ce lo possano confermare anche i colleghi estensori della legge, che hanno portato avanti una posizione diversa dalla nostra, ma, con toni anche accesi, non abbiamo utilizzato i nostri tempi a fini ostruzionistici.

Chiediamo che la Presidenza prenda una posizione chiara. Oltretutto, non mancando moltissimo alla fine del provvedimento, portare avanti una posizione di questo tipo penso che possa semplicemente andare ad accendere gli animi, impedendo ad un gruppo come quello della Lega Nord e ai deputati del gruppo della Lega Nord di esprimere il proprio pensiero.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fedriga. Io ho ascoltato la sua perorazione, ma ho anche ascoltato quello che ha detto la Presidente Boldrini ieri in Aula. Mi sembra che questa fosse la decisione assunta dalla Presidenza. In ogni caso, approfondirò.

Intanto andiamo avanti, abbiamo ancora un margine per lavorare con una certa serenità, nonostante i tempi.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Noi non abbiamo margine, non possiamo intervenire.

PRESIDENTE. Intanto potete intervenire a titolo personale, uno su ogni emendamento. Poi io verificherò se ho capito, se abbiamo capito bene l'intenzione e la volontà della Presidenza, che a me pare fosse quella che ho appena letto in Aula.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, le chiedo una cosa formale.

PRESIDENTE. Non apriamo una discussione adesso, onorevole Fedriga. Qual è la cosa formale?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Le chiedo ufficialmente di convocare urgentemente la Conferenza dei capigruppo per questo problema. Se questa è la posizione, chiedo una convocazione della Conferenza dei capigruppo immediata.

PRESIDENTE. Va bene, intanto andiamo avanti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.185 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.91 Mucci, con il parere contrario dei due relatori, per la maggioranza e di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.92 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Passiamo all'emendamento 3.195 Marazziti, per il quale c'è una proposta di riformulazione della relatrice.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione. Questa riformulazione tocca molti dei temi su cui alcuni emendamenti, che abbiamo già votato, insistevano.

Questo emendamento nasce da una esigenza profonda, non quella di forzare un equilibrio costruito in maniera saggia su alcuni punti difficili, nell'articolo 1, anche al comma 7, e in tutto il resto del testo di legge che abbiamo approvato, e prova a tenere conto di esigenze anche molto differenti - gli emendamenti a firma dell'onorevole Palmieri, diversi da quelli a firma dell'onorevole Giordano, diversi da quelli a firma dell'onorevole Mantero -, perché è opportuno, è importante che noi andiamo a costruire un sistema equilibrato, capace di rispettare profondamente la volontà delle persone su un tema così delicato, come la fine della vita - volontà che sono da tenere in considerazione nella stessa identica serietà anche, o ancor di più, quando la vita è debole e quella persona non può esprimersi direttamente, perché, quando è in grado di intendere e di volere, può dire in qualunque circostanza cosa desidera, cosa richiede non desiderabile, quanto vuole essere più curato o quanto meno - e dall'altra il fatto che il medico, comunque, non è mai un esecutore testamentario.

Allora, quanto sono vincolanti le DAT? Le DAT, secondo quello che abbiamo detto e nel rispetto del comma 7 dell'articolo 1, sono sempre vincolanti. Il paziente non può mai chiedere una cosa contro la legge, la deontologia professionale o le buone pratiche clinico-assistenziali, e per questo, in quel caso - solo in quei casi! - non ha responsabilità professionali. Ma queste DAT non possono, non debbono mai essere una gabbia ai danni della persona stessa che ha scritto quelle DAT, perché vengono applicate, utilizzate in un momento diverso della vita dove qualcosa potrebbe essere diverso da quello che c'è scritto, anche se sembra simile.

A questo punto, l'emendamento dice “Le DAT possono essere disattese in tutto o in parte, quando appaiano palesemente incongrue”. Ci sono dei formulari con le crocette - noi crediamo a un consenso informato molto informato e non burocratico - e queste crocette possono contenere crocette contraddittorie oppure possono essere scritte cose palesemente incongrue oppure non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente.

Uno potrebbe avere scritto: “non mi intubate mai”, ma potrebbe essere in uno shock anafilattico per la puntura di un insetto o per altri motivi da allergia forte: se non viene intubato, muore; se viene intubato, dopo due giorni torna a giocare a pallone. Questo è un caso dove il medico, che ha una responsabilità, può valutare, deve valutare qualora sussistano terapie, che non erano prevedibili all'atto della sottoscrizione, in grado di offrire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita.

Io credo che, con questo emendamento, mi sono sforzato e la relatrice ha contribuito a costruire, in questo punto, un elemento di incontro di quest'Aula. Io credo che, con questo emendamento, diamo tutta la dignità alla persona, evitiamo che le DAT siano una gabbia, ridiamo un ruolo significativo al medico, secondo la sua deontologia professionale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Questo emendamento, che il presidente della Commissione ha voluto, a noi non convince. Non convince, perché qui purtroppo non c'entra il discorso dell'equilibrio o di vedere le DAT come una gabbia o vedere i medici come esecutori testamentari. Oltretutto è anche un po' un peccato e mi fa anche un po' dispiacere ripeterlo nuovamente anche qui, visto che abbiamo dimostrato più volte il nostro punto di vista e fatto capire il perché non è così, chiarendolo in vari punti. Il discorso è che non è un fatto di equilibrio, ma è un fatto di chiarezza e spiego il perché. Noi dovremmo cercare di rendere sempre più chiaro e definito, per quanto possibile, ciò che invece, al momento, è confusionario; altrimenti questa legge non avrebbe senso.

Sulle condizioni cliniche, possiamo essere anche d'accordo, perché, se io chiedo un qualcosa che chiaramente non corrisponde alla condizione clinica del paziente, vuol dire che la DAT non può avere valore, e questo è chiaro. È chiaro anche, e infatti già c'era - questo non c'entra con l'emendamento riformulato Marazziti -, il fatto di nuove terapie che possono essere sopraggiunte, essere state scoperte, dopo il momento in cui ho redatto le DAT.

Il discorso è che a noi pare estremamente confusionario il “palesemente incongrue”, che a nostro avviso è un po' di libera interpretazione. È sicuramente meglio rispetto a quanto era inizialmente - e su questo apprezzo il tentativo della relatrice -, ma a nostro avviso si tratta di cercare di vedere l'insieme dell'articolo 3, in particolare, perché – ripeto -, se noi andiamo a mettere l'obiezione mascherata con il richiamo all'articolo 1, e quindi il “fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, comma 7”, e in più andiamo ad ampliare i casi in cui le DAT possono essere disattese, è chiaro che stiamo ampliando sempre di più un ventaglio.

La cosa che a me dispiace particolarmente è che questo ventaglio, su un anno e tre mesi che ci stiamo lavorando, è stato aperto negli ultimi due giorni di discussione. A nostro avviso, questa discussione doveva essere molto più approfondita, perché, appunto, il quando disattendere le DAT doveva essere uno degli argomenti centrali del Comitato ristretto della Commissione, anche dell'Aula, ma non andava fatto il giorno prima, riformulato il giorno prima per il giorno dopo. Questo a noi non è piaciuto. Quindi – ripeto - l'equilibrio tra chi, secondo il presidente della Commissione, vuole vedere le DAT come una gabbia o chi pensa che il medico sia un esecutore testamentario, non c'entra nulla, è un fatto di italiano e di chiarezza nella quotidianità pratica delle situazioni che le persone possono vivere, perché il “palesemente incongruo” è una definizione che in italiano lascia libertà ad interpretazioni varie e, a nostro avviso, in un tema così delicato, complesso e sensibile è il caso di evitare.

Per quanto riguarda – ripeto - le condizioni cliniche, non avevamo particolari obiezioni. Il discorso, però, è che non ho capito per quale motivo ci si è voluti impuntare su un qualcosa che è chiaramente interpretabile, e questo alcune volte fa pensare anche un po' male, visto che ci si vuole impuntare.

Quindi, il combinato disposto con quanto detto anche prima, con l'articolo 1, comma 7, che veniva richiamato qui nel fine vita, non ci piace. Stiamo allargando sempre più questo ventaglio al tutto e quindi noi non siamo d'accordo con quanto il presidente della Commissione ha voluto. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO'. Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento come riformulato e ne voglio dare un po' le motivazioni.

Uno dei punti mancanti, che aveva questa legge, era capire bene quando le DAT potessero avere inizio nella propria efficacia, perché non era chiaro qual era la situazione patologica in cui un paziente si sarebbe dovuto trovare perché fosse tirato fuori il foglietto delle DAT ed esso fosse applicato. Noi avremmo voluto che fosse chiaro da un punto di vista di definizione clinica qual è lo stato clinico per cui le DAT si devono applicare. Avremmo voluto che ci fosse un'espressione come “coma permanente”, “non reversibilità”, “stato vegetativo”, qualcosa che definisse con chiarezza e non fosse più nella aleatorietà di una valutazione personale.

Comunque sia, io credo che questo sia un grosso passo avanti, anche se non è quello che noi ci aspettavamo. È un grosso passo avanti. E credo che sia un grosso passo avanti per tre punti. Qui viene riconosciuta la libertà del medico, la libertà professionale del medico, la capacità professionale del medico di poter svolgere una valutazione di quali sono le condizioni, e se si possano attuare le DAT o meno. Il presidente Marazziti nel suo intervento ricordava quello che più volte è stato espresso in quest'Aula, perché forse è un esempio molto semplice, molto comprensibile in maniera immediata: lo shock anafilattico. Ha perso conoscenza, che si fa? Non lo si soccorre perché lui ha scritto, immaginando scenari completamente diversi: “non mi soccorrete se io perdo capacità di autodeterminarmi”? No: gli si fa una iniezione di adrenalina, di cortisone, di quello che gli si deve fare, se è necessario lo si intuba pure per qualche ora, ma lo si tira fuori da quella situazione contingente, perché non è quello che il paziente immaginava, non è assolutamente quello che lui avrebbe voluto; e quindi si valuta clinicamente che si deve intervenire, e non si deve applicare così pedissequamente, come un lettore asettico, quelle che sono le dichiarazioni anticipate di trattamento. Quindi libertà professionale, capacità professionale, che ci dice anche quando intervenire, e indirettamente ci rappresenta anche quando possiamo iniziare la funzionalità delle DAT, anche se la leghiamo alla valutazione del medico, e non ad una patologia oggettiva.

C'è un altro punto a cui secondo me ciò va incontro. Una delle grandi difficoltà di questa legge è rappresentare come si può definire quello che un paziente, un soggetto indica ora per allora. Io sto dicendo alcune cose in un momento particolare, in alcune realtà molto diverse della scienza, della medicina, delle tecnologie, ed ho scritto alcune cose; domani mattina queste cose possono cambiare, e il medico deve assolutamente attualizzare quella che è la realtà del momento. Io come medico debbo assolutamente rendermi conto se lì ci sono delle situazioni e delle possibili terapie che possono intervenire, delle tecniche che possono intervenire, e concordare con il fiduciario quello che posso fare e quello che non posso fare. È questo, io credo, il grande passo avanti: la capacità professionale e la libertà professionale, l'ora per allora e il chiarire in qualche modo, quando possano o debbano iniziare. Non penso che vi sia qui obiezione di coscienza né palese né mascherata: questa è semplicemente la professionalità del medico messa a disposizione della vita di un paziente, in maniera tale da rispondere in modo attuale a quelle che erano veramente le sue volontà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Presidente, noi abbiamo perplessità e non condividiamo questo emendamento. Siamo certamente consapevoli del fatto che vi possano essere dei motivi, e pensiamo che siano evidenze scientifiche non note al momento in cui la persona ha redatto le DAT, e poi invece appunto questi miglioramenti scientifici possono portare a delle soluzioni che al momento in cui la DAT è stata redatta non erano note: quindi pensiamo che sia giusto in questo caso che il medico, in accordo col fiduciario, possa disattendere le DAT.

Però abbiamo una perplessità più di fondo: noi pensiamo che l'attualizzazione delle DAT sia affidata al fiduciario, che pensiamo vada sempre indicato e che debba essere la persona che esprime, nel momento in cui il soggetto non è in grado di farlo direttamente, la sua volontà; che quindi l'attualizzazione delle DAT stia in capo al fiduciario in relazione con il medico.

Penso che i riferimenti più ampi vadano anche un pochino oltre a questo orientamento, ed è per questo che noi non voteremo l'emendamento Marazziti 3.195.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Presidente, con questo emendamento a nostro avviso andiamo ad ampliare all'ultimo momento, in maniera anche secondo noi poco condivisa, in maniera eccessiva, la possibilità di disattendere le disposizioni anticipate di trattamento scritte dal malato. Praticamente noi riteniamo di aumentare troppo la casistica in cui il medico può disattendere le DAT, e quindi rischiamo di rendere meno esigibile il diritto del malato di vedere rispettata la sua volontà. In pratica, se l'etica del medico e l'etica del malato vanno nella stessa direzione, bene, avremo il rispetto delle volontà del malato; se l'etica del medico è in contrasto con l'etica del malato, se divergono, c'è sicuramente la possibilità del medico molto forte di disattendere le volontà del malato, e quindi ci troveremo ancora una volta costretti a dover ricorrere ad un giudice per veder rispettato un nostro diritto. Quindi il rischio…

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. L'emendamento Marazziti 3.195, che io stessa ho già sottoscritto e letto alla luce dell'intero comma 5 dell'articolo 3, in realtà non fa altro che esplicitarne un aspetto, che è quello per cui la libertà con cui il paziente ha formulato le sue DAT e la possibilità di prendere in considerazione queste DAT non solo un assoluto, hanno un limite molto forte: in questo caso ciò che afferma l'emendamento è che il limite è offerto dal progresso della scienza, che andrà reso operativo in accordo con il fiduciario, e avendo presente come orizzonte quelle che sono le migliori condizioni di vita del paziente.

In ogni caso, il combinato disposto dell'intervento del fiduciario, del progresso della scienza e della vita del paziente definiscono la possibilità di disattendere queste DAT. Disattendere perché? Perché ne danno un'interpretazione autentica rispetto a quello che è la vita del paziente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, telegraficamente, per dichiarare il voto contrario a questo emendamento, e per invitare i colleghi favorevoli alla legge a schierarsi contro questo emendamento. Intanto per un metodo, vorrei dire, politico un po' curioso, per cui alcuni colleghi con una mano operano per svuotare la legge, e poi con l'altra mano si riservano comunque di votare contro: è uno schema abbastanza curioso. Secondo, perché se ci fosse un conflitto tra fiduciario e medico, si cambia medico, nessuno vuole conculcare la libertà di un medico: occorre trovare un medico che corrisponda alla volontà. Terzo, che è fondamentale: se si mette perfino in discussione la validità di un consenso non attuale, perché questo state facendo, ma che la scrivete a fare questa legge, scusate? Se io voglio lasciare alla mia età una disposizione precisa, e voi state creando una serie di meccanismi per smontarla,…

PRESIDENTE. Grazie. Concluda, onorevole.

DANIELE CAPEZZONE. …prendete questa legge e cestinatela, facciamo prima!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Anche noi voteremo contro questo emendamento. Il punto centrale della discussione, da quando è cominciata in Commissione, è sempre stato quando disattendere le DAT, quindi il carattere vincolante o meno. Come dicevo anche nell'intervento precedente, ne sono stati aperti molti, di spiragli. Se è pur vero, come diceva la relatrice, che il medico non è un idraulico, io credo che nessun paziente, nessuno di noi si senta un insieme di tubi; e proprio per questo motivo il momento così importante da decidere fino a che punto continuare e quando dire “basta” deve arrivare prima di tutto e deve arrivare con una norma il più semplificata possibile, da non consentire che una situazione così complessa e già così difficile poi sia in balia di avvocati o di tribunali per poter portare avanti la propria volontà.

Se è vero che c'è sicuramente il tema dell'obsolescenza delle DAT, rispetto alla condizione clinica attuale e rispetto a quanto detto, si poteva tuttavia anche riformulare in una maniera più chiara, più semplice e più snella, in modo che si tutelasse di più la volontà del paziente e meno la possibilità di decidere del medico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Presidente, le direttive anticipate di trattamento si possono scrivere anche a 19 anni e anche essendo sani. Chiunque frequenta un pronto soccorso conosce l'immensa varietà dei quadri clinici delle diverse patologie e, quindi, sa che i quadri non sono tutti prevedibili tanti anni prima e, qualche volta, neanche poco tempo prima. Allora, la scelta delle parole palesemente incongrue è proprio quella che è stata spiegata con un facile esempio, quello dello shock anafilattico. Il resto era già nella proposta di legge, cioè quello dei miglioramenti delle condizioni di vita grazie a farmaci o a procedure che non erano già scoperti all'epoca di quando si redigono le DAT.

Però, pensate al fatto sintetico dello scrivere su una direttiva anticipata di trattamento: “Non rianimatemi”. È quello che negli Stati Uniti e nei Paesi anglosassoni si usa con un tatuaggio. Allora, prudenza vuole che se questo “non rianimatemi” non è congruo alla situazione clinica e non ha nulla a che vedere con una patologia che permanentemente mi terrà non autosufficiente e, se questo non è scritto, resta la parola “non rianimatemi”. Il palesemente incongruo è un atteggiamento equilibrato. I medici non possono essere angeli custodi in un provvedimento o essere mostri o essere ignoranti in un altro provvedimento.

Questa proposta di legge ha in sé un valore grande e il rapporto di fiducia è la relazione medico-paziente. Allora, guardiamoci senza sospetto (questo è l'invito): guardiamoci senza sospetto sempre nell'interesse primario della persona più fragile della relazione, il malato, sia esso sano quando prevede il suo fine vita, sia esso già malato quando anticipa il suo fine vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Questo emendamento risponde ad una esigenza che avevo sottoposto in un emendamento successivo. Quindi, nell'annunciare il voto favorevole sull'emendamento 3.195 Marazziti, ritiro l'emendamento 3.194 a mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Solo per ringraziare la presidente per avere accolto, seppure riformulandolo, l'emendamento a prima firma Marazziti, di cui ero il secondo firmatario, che credo tranquillizzi la classe medica rispetto a una serie di problematiche.

Tuttavia, vorrei sommessamente far presente come non le risolve del tutto e vengo proprio all'esempio che ha fatto il collega Marazziti sullo shock anafilattico e il paziente che ha scritto: “Non intubatemi”. Se invece dello shock anafilattico noi avessimo un paziente che arriva con un grave ictus dal quale tuttavia si può riprendere e io ho scritto: “Non rianimatemi” o “non intubatemi” o “non fate nulla” e il medico in scienza e coscienza decide di fare qualcosa, perché c'è da fare per quel malato e perché c'è speranza per quel malato, e il malato uscisse disabile, quel medico andrà incontro a conseguenze anche dal punto di vista giudiziario.

Allora, la mia paura è che per non avere voluto scrivere più chiaramente noi innescheremo un processo di medicina difensiva e questo lo dobbiamo evitare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gigli.

GIAN LUIGI GIGLI. Comunque, grazie intanto di quello che abbiamo fatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la relatrice Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Presidente, io vorrei rassicurare i colleghi che sono preoccupati di fronte al rischio che questo non comporti un adeguato rispetto della volontà del paziente. Mi riferisco agli interventi dell'onorevole Capezzone, dell'onorevole Brignone eccetera.

Forse i colleghi ricorderanno che l'anno scorso la Francia ha approvato una normativa relativa al fine vita in cui rende vincolanti le direttive anticipate di trattamento e in cui espressamente viene precisato che tali direttive non si applicano quando il medico le ritiene manifestatamente inappropriate. Analoga normativa è presente nella legislazione tedesca. Queste sono precauzioni che nascono in Paesi che hanno le direttive anticipate o loro forme analoghe da qualche decennio. Quindi, penso che fare tesoro della loro esperienza dovrebbe essere doveroso piuttosto che trascurare quanto già è stato sperimentato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Vorrei rassicurare i colleghi che temono per la vincolatività delle DAT. Le DAT restano purtroppo vincolanti e magari fosse così dal mio punto di vista. Semplicemente si tratta non di un margine di libertà del medico ma di un margine di interpretazione dal punto di vista di una persona che ha maggiori competenze. Quindi, si interpretano le DAT della persona che le ha redatte alla luce di competenze maggiori, competenze maggiori e diverse, perché le DAT sono stese da persone che non hanno le competenze di un medico e gli esempi che sono stati fatti sono illuminanti. Quindi, rassicuratevi: non è un margine di libertà del medico; è un margine di interpretazione intelligente alla luce di competenze più alte.

DANIELE CAPEZZONE. Presidente…

PRESIDENTE. Onorevole Capezzone, lei ha già parlato.

DANIELE CAPEZZONE. Ma ha parlato il relatore!

PRESIDENTE. Non è il relatore che riapre il dibattito ma è il Governo, onorevole Capezzone.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.195 Marazziti, nel testo riformulato dalla Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

A seguito dell'approvazione di questo emendamento, 3.195 Marazziti, sono preclusi gli emendamenti 3.96 Fossati, 3.97 Calabrò, 3.98 Silvia Giordano - l'emendamento 3.194 era già stato ritirato dall'onorevole Parisi -, 3.99 Brignone, 3.100 e 3.101 Menorello, 3.102 Murer, gli identici 3.103 Mantero e 3.180 Gregori e 3.104 Silvia Giordano.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.105 Silvia Giordano, sul quale c'è il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.108 Pagano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie. Per dichiarare voto contrario a questo emendamento, ma per cogliere l'occasione per un ragionamento complessivo. Mi rivolgo alla relatrice, che così gentilmente ha voluto interloquire con me, e spero apprezzerà lo spirito amichevole e costruttivo con cui mi esprimo, però è stato commesso un grave errore. Con l'emendamento Marazziti avete inserito un'ulteriore zona grigia, che - è facile previsione - sarà riempita dalle corti, prima dai tribunali, poi dalla Corte costituzionale, poi dalle corti europee, esattamente come è accaduto con la legge con la procreazione assistita, sia chiaro.

Parla uno, ovviamente, che era favorevole alla tesi liberale anche in quel caso. Allora, trattandosi di un embrione, si poteva anche accettare l'idea che nella legge ci fosse una zona grigia, ma qui, trattandosi della volontà del soggetto certo, è matematico che le corti daranno ragione alla volontà primigenia. Allora, scusate, a cosa serve scrivere una legge, se poi continuiamo a inserire degli ostacoli, peraltro - e chiudo, signora Presidente - con il meccanismo per cui chi ottiene questi emendamenti di blocco poi continua a votare contro?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, solo per dire che io mi rendo conto della complicazione di questa legge, anche io la vorrei più semplice, ma non esiste nessun diritto il quale possa porsi come diritto assoluto, ignorando la necessità di essere contemperato dal rispetto di altri diritti all'interno di una convivenza civile e organizzata, e da ciò nasce la difficoltà di questa, come di ogni altra legge. Quello che abbiamo approvato con l'emendamento Marazziti è una pallida possibilità di non perdere di vista l'idea di diritti inalienabili.

Voglio ripeterlo, perché mi sembra non sia stato capito da qualche collega: i diritti inalienabili sono quelli che io non posso cedere, a cui non posso rinunciare. Non posso rinunciare al diritto alla mia vita, non posso rinunciare al diritto alla mia libertà. Dove questa legge trasgredisce questo limite? Questo è il punto che si è tentato pallidamente di salvaguardare con l'emendamento Marazziti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.108 Pagano, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.114 Murer e 3.186 Casati, con il parere favorevole della Commissione e contrario del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.113 Fucci, con il parere contrario della relatrice per la maggioranza e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.115 Roccella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piso. Ne ha facoltà.

VINCENZO PISO. Grazie, Presidente. Semplicemente per dichiarare il voto favorevole di IDEA a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Credo che a questo emendamento tutti quelli che sostengono l'autodeterminazione e la volontà del paziente, vincolante addirittura, dovrebbero aderire, perché qui si tratta di pazienti in molti casi in stato vegetativo che noi riteniamo non possano esprimere la propria volontà, ma, in realtà, la potrebbero esprimere se interrogati, in molti casi almeno, non in tutti, con adeguati strumenti. Ci sono sperimentazioni, ci sono state, per esempio, sperimentazioni su pazienti in stato vegetativo attraverso forme di risonanza magnetica funzionale sempre più aggiornate…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

EUGENIA ROCCELLA. …che permettono al paziente di esprimere il suo “sì” o il suo “no”. Addirittura, è stata fatta la domanda “sei felice?”, e hanno risposto “sì”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Noi voteremo “sì” a questo emendamento. È un tentativo, lo ammetto, disperato di affrontare una questione fondamentale, che torna ad essere quella della inalienabilità. Non solo ci sono diritti a cui non posso rinunciare, ma ci sono situazioni nelle quali io non posso delegare ad altri l'espressione della mia volontà. Quando si tratta della vita, è delegabile la scelta che riguarda la mia vita? È molto difficile accettare questo. Il tentativo è quello di fare in modo che quanto meno sia la persona stessa ad esprimere, se questo è possibile, una volontà. Per questo voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO'. Presidente, penso che noi dobbiamo, come chiedeva l'onorevole Roccella, riflettere un po' di più su questo aspetto che l'emendamento ci propone, perché sono dati clinici molto reali. Noi vogliamo applicare le DAT. Che significa? Che il soggetto, in piena coscienza, a un certo punto della sua vita, ha detto: se mi succede qualcosa in cui mi dovete fare cose strane, non ho nessuna intenzione, lasciatemi morire in santa pace. Ma egli sta in un momento in cui non ha più la capacità di esprimere la sua volontà, e la cosa più logica è che noi cerchiamo di comprendere qual è la sua volontà di quel momento. Se in quel momento lui ha la possibilità di esprimerla, noi gliela dobbiamo fare esprimere, e oggi le tecnologie ci permettono di andare incontro a questo.

Credo che qualsiasi medico, se si trova di fronte a un paziente che gli richiede di fare qualche cosa, cerca di capire di più, cerca di interrogarlo meglio, cerca di arrivare fino in fondo; e anche riguardo a quella persona che apparentemente non sembra risponderci, noi dobbiamo interrogarla e andare fino in fondo. Abbiamo i mezzi per farlo? Lo facciamo. Non li abbiamo? Non lo faremo. Ma, se abbiamo i mezzi, noi dobbiamo cercare fino in fondo di capire qual è la sua volontà attuale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Solamente per annunciare il voto di libertà di coscienza del nostro gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Ecco, questo è un chiaro esempio in cui la scienza consentirebbe di fare avanzare lo stesso principio di autodeterminazione. Gli studi di neuroimaging funzionale, di cui c'è stato un fiorire negli ultimi anni, creano in molti, non in tutti, di questi pazienti, la possibilità di stabilire un collegamento, una comunicazione. E, allora, cosa c'è di più rispettoso dell'altrui libertà di chiedere al paziente: vuoi questo o non lo vuoi? E poi rispondere con un “sì” o con un “no”.

Io invito tutti a leggere un bel libro Lo scafandro e la farfalla, su un paziente con sindrome di locked-in, incapace di comunicare, quello che racconta della sua esperienza. Ripeto: diamo una chance, non costa niente, basterebbe fare un esame che ormai tutti i grandi ospedali italiani sono in grado di fare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.115 Roccella, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.184 Rampelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Come preannunciato in molti interventi, non oggi, ma sicuramente in sede di dichiarazione di voto rispetto alla sospensiva che il gruppo Fratelli d'Italia ha presentato, piuttosto che alla pregiudiziale di incostituzionalità che abbiamo votato, abbiamo proposto e preannunciato questa fase emendativa. Al netto delle sensibilità che qui più volte si sono registrate - tutti i gruppi hanno fatto quasi di una sorta di voto di coscienza in pancia alle proposte emendative, la loro storia, rispetto a questo provvedimento - noi, come già prima con il voto favorevole sull'emendamento 3.115 Roccella, sosteniamo ciò che ha evidenziato nell'intervento il collega Gigli, che da medico ha detto che con le nuove tecnologie (forse io non lo dico da medico, ma sicuramente questo è il senso) si potrebbe riuscire, qualora ci fosse evidentemente la possibilità, ad avere una comunicazione documentabile.

Noi andiamo addirittura ad una fase anteriore rispetto a questo tipo di comunicazione ovvero già quando e laddove il cosiddetto paziente è ancora capace di intendere e di volere. Questo penso che sia uno dei punti fondamentali di questo passaggio di legge: le dichiarazioni anticipate di trattamento hanno una validità per i cinque anni.

Avremmo potuto fare degli emendamenti ostruzionistici partendo da un mese, a due mesi, a tre mesi, a quattro mesi, a un anno, due anni: non ci sembrava corretto perché sarebbe diventato evidentemente uno stillicidio anche nei confronti di queste persone che volontariamente in questo caso vanno a dare il loro assenso innanzi alla dichiarazione anticipata.

Ma questa ci sembra una proposta emendativa che tutti possono evidentemente votare ovvero un richiamo quinquennale rispetto all'espressa riconferma da parte del dichiarante; ci pare cosa buona e giusta. Non sono rari i casi (uno anche trasmesso pochi mesi fa da una nota trasmissione televisiva) dove effettivamente il paziente una volta interrogato, e anche in quel caso cosciente, ma soltanto con il battere delle palpebre, ha detto “no”, non voglio più effettivamente andare a morire (se non ricordo male era il caso Crisafulli). In questo caso diciamo e scriviamo che questa dichiarazione deve essere riconfermata volontariamente ogni cinque anni. Già questo potrebbe essere secondo noi un passaggio interessante atto a poter andare a convincere anche coloro che sulla base di questi presupposti non sono del tutto convinti che questo passaggio di legge sia completamente giusto o completamente sbagliato.

Il gruppo Fratelli d'Italia con questo emendamento ha fatto un passaggio sicuramente sensato e questo non lo dico perché necessariamente lo proponiamo noi, anche perché immagino che ce ne siano altri, come l'emendamento 3.116 Calabrò che verte sullo stesso argomento. Però, una “ridichiarazione” in termini di intenti quando il cosiddetto paziente o la persona che va a firmare questo documento è nel pieno possesso delle sue capacità e dice o non dice, conferma o non riconferma la sua scelta, ci pare un qualcosa sensato.

Chiedo al sottosegretario perché non si possa votare una cosa del genere. Perché, se è vero che il cuore di questo provvedimento verte, come dice la maggioranza e coloro che sostengono lo stesso provvedimento, assolutamente sulla cosiddetta volontà della persona, ecco che qui la volontà della persona è trattata in modo sicuramente sostanziale, sicuramente molto più importante rispetto ad una non dichiarazione. Quindi, per noi un richiamo quinquennale è sicuramente una cosa buona e giusta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Il punto chiave di questo emendamento è stabilire quando; e l'idea di rimandare questa decisione a una valutazione collegiale di un gruppo di medici, significa in qualche modo rimettere al centro dell'attenzione la competenza del medico tutte le volte che si ha a che fare con una battaglia che si svolge sul crinale della vita e della morte.

Ora, rinunciare a dare un parere positivo su una valutazione che tutto sommato è una valutazione di alta professionalità inserita in un contesto di collegialità, quindi espunta da quello che potrebbe essere un pregiudizio o comunque la volontà di un singolo che voglia forzare gli eventi, perché proprio il collegio è quello che deve esprimere il giudizio sulle capacità oggettive di intendere e volere di un paziente, mi sembra che indebolisca di molto la legge.

Molti di noi hanno in mente, come si è detto, il tema del fine vita, io ho in mente anche invece il tema della cronicità, quindi il tema della disabilità mentale, il tema dell'Alzheimer, tutte situazioni in cui stabilire quanto si capisca o quanto non si capisca, può essere problematico per molti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Grazie Presidente, intervengo per annunciare l'intervento dell'onorevole Palmieri e il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, correggo il mio compagno di banco, perché noi voteremo contro questi emendamenti: il termine dei cinque anni è troppo, proprio per le ragioni dette dal collega Gigli. Cinque anni in questa era che stiamo vivendo è un tempo infinito. Voi pensate solo cosa era la tecnologia cinque anni fa.

Quindi, con un successivo emendamento, noi proponiamo che la durata sia di tre anni, cioè un tempo ragionevole per attestare i progressi della scienza e, quindi, fare in modo che realmente le volontà del paziente corrispondano alla realtà. Ed è per questo che è un emendamento il nostro successivo nuovamente di realismo, ed è per questo, a malincuore, che votiamo contro questi emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Io mi rendo conto che in un Paese in cui il certificato di morte scade dopo novanta giorni ci sia una rincorsa a superarne l'assurdità, ma qua ci stiamo riuscendo.

Presidente, se in scienza e coscienza io lascio scritto “se mi capita la tal cosa fatemi morire” e, in altrettanta scienza e coscienza, ad un certo punto, avverto la sensibilità di cambiare il parere sulla mia vita e - vivaddio! - sarò io che provvederò immediatamente a cambiare quella disposizione che avevo scritto e sottoscritto quando la pensavo in altro modo.

Ma dire che una cosa che io ho scritto, rispetto alla quale fin quando sono in scienza e coscienza non avverto - io - la necessità di fare una modifica, abbia una scadenza, vale solo e soltanto a rendere inapplicabile il rispetto della mia disposizione nel momento in cui io dovessi essere in uno stato neurovegetativo e non potessi essere esattamente nelle condizioni per le quali ho lasciato scritto “lasciatemi andare”. Mi mettono nelle condizioni di dire: guarda, siccome è scaduta la tua cosa, perché magari sei da un anno, due anni, tre anni in stato neurovegetativo e non hai potuto rinnovare, adesso non mi interessa più quello che avevi detto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO'. Presidente, ritorniamo sul tema della libertà, attraverso questo emendamento. Perché? Perché credo che il bello della libertà dell'uomo sia proprio nella capacità di poter cambiare idea, e questo lo sperimentiamo ogni giorno. Ogni giorno modifichiamo le nostre idee proprio sulla base di esperienze, di storie, di quello che la vita ci racconta, di quello a cui ogni giorno andiamo incontro, e ci fa ragionare differentemente, ci fa crescere e ci fa maturare.

Bene, qui ci troviamo di fronte a un dato, cioè che a un certo momento della nostra storia abbiamo immaginato di fare una dichiarazione anticipata di trattamento in cui diciamo, grosso modo, che non vogliamo essere trattati se ci succede qualche cosa di grave.

Ma perché l'abbiamo fatta? Forse perché ci abbiamo ragionato da un punto di vista culturale - quanta gente? -, molti probabilmente l'avranno fatta e la faranno perché hanno vissuto una realtà familiare che li ha sbalestrati, hanno vissuto una malattia di un familiare, una malattia di un parente, hanno vissuto una realtà di cronaca che è uscita sui giornali, per televisione, ha visto delle immagini strazianti e dice: mamma mia, non vorrei trovarmi mai in quelle condizioni! Oppure hanno vissuto una situazione psicologica personale importante: sono stati lasciati dalla fidanzata, stanno in una fase depressiva e dicono di non fargli più niente se gli succede qualcosa; ma poi si trovano un'altra fidanzata, cambieranno idea; e non possiamo dire: guardate che potete cambiare in qualsiasi momento.

Molte cose fatte in un momento di stanchezza, di disperazione, di non attenzione particolare, poi ce ne dimentichiamo, e rischiamo di non cambiarle; rischiamo che in quel momento vorremmo una cosa diversa e non siamo più in grado di farlo.

Dare una durata mi sembra la cosa più logica. Dare cinque anni, mi sembra un tempo congruo. Dopo cinque anni troviamo la maniera in cui si può avvisare, non valgono, scadono; troviamo una forma per cui se le voglio rinnovare, le rinnovo, ma se non le voglio rinnovare non le rinnovo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Presidente, qui non si tratta soltanto di poter cambiare idea, si tratta della natura stessa del consenso informato: il consenso, per essere tale, deve essere informato. Allora, chi vuole ridurre il margine di arbitrarietà e di interpretazione del medico dovrebbe essere molto attento al fatto che la persona che fa le DAT sia sufficientemente informata sugli sviluppi scientifici, sulle cose che cambiano, quindi possa stendere DAT agganciate agli sviluppi della scienza. Mi sembra che questo, il fatto di mettere un limite e quindi ri-informarsi, di ricominciare da un colloquio con il medico (si possono fare cinque anni, si può fare di più, per questo può esserci una riformulazione), sia un punto fondamentale, proprio perché il consenso sia informato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI. Presidente, in realtà i due interventi che mi hanno preceduto hanno già chiarito la natura di questo emendamento, che mi pare alcuni colleghi non abbiano letto bene o non abbiano compreso. La questione è abbastanza semplice: io faccio una scelta, motivata - come diceva il collega Calabrò - magari da un fatto di cronaca, da qualcosa che è accaduto e che mi porta a scegliere di sottoscrivere una dichiarazione anticipata di trattamento; poi sto bene, passano 10, 20, 30, 40 o 50 anni, cambia la scienza, cambia la medicina, cambia la storia, non mi ricordo neanche, o comunque non ho motivo per ricordarmi di aver sottoscritto la mia dichiarazione anticipata di trattamento, quindi non sono mai portato a modificare eventualmente quello che ho sottoscritto con la dichiarazione anticipata di trattamento, sulla base non solo magari di una mutazione della mia convinzione, ma anche sulla base di quelle che sono le scoperte scientifiche che nel frattempo sono intervenute, che è la grande questione.

Quindi, immaginare che ci sia un momento nel quale chi ha sottoscritto una dichiarazione anticipata di trattamento viene richiamato alla materia, e richiamato a confrontarsi con quello che ha sottoscritto cinque anni prima, mi pare semplicemente buonsenso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.184 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Avverto, nel frattempo, che il gruppo Alternativa Popolare ha esaurito il tempo aggiuntivo concesso dalla Presidenza. Essendone stata fatta richiesta e come già fatto per altri gruppi, la Presidenza concederà a tale gruppo un'ulteriore tempo aggiuntivo pari a un quarto di quello originariamente previsto.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.118 Fucci, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Scusate, devo revocare questa votazione, perché prima ho fatto un errore. Scusate, revoco questa votazione. Poco fa abbiamo votato l'emendamento 3.184 Rampelli per un errore della Presidenza, perché in realtà c'era in mezzo l'emendamento 3.116 Calabrò, che è simile ma non identico, e che io non avevo chiamato. Quindi, devo annullare la votazione sull'emendamento 3.184 Rampelli e ripartire dall'emendamento 3.116 Calabrò, però le dichiarazioni di voto le consideriamo fatte, ovviamente.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.116 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.184 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.118 Fucci, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.189 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.120 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Passiamo all'emendamento 3.122 Gigli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, desidero apporre la firma a questo emendamento, che recita sostanzialmente che il medico può disattendere il contenuto delle DAT fino a che l'evoluzione del quadro clinico non faccia presumere che esso sia divenuto permanente. Per dire questo, per dimostrare ed invitare i colleghi a riflettere, non tanto a votare, ormai mi pare che l'andazzo sia chiaro, racconterò, leggerò nei quaranta secondi che mi restano quello che Umberto Scapagnini, il nostro prestigioso collega nella scorsa legislatura, ebbe modo di dire in quest'Aula, forse proprio da uno di questi banchi: “Io sono qui e devo raccontare a quest'Aula e al mondo che chi è in coma è vivo. Solo dopo essere uscito dal coma ho capito perché il Signore mi ha dato tutte queste prove, perché ho avuto la peggiore forma di cancro, perché ho patito i dolori più atroci, perché ho avuto in dono la mia vita la seconda volta: perché dovevo raccontare quanto mi è accaduto e dare testimonianza di quanto sia importante una vita, anche quella che apparentemente è in un letto a vegetare, che, invece, altri non sanno essere viva in tutto e per tutto. Io prima della malattia”…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, dieci secondi.

PRESIDENTE. Onorevole Pagano, ha finito il suo tempo, non se ne approfitti.

ALESSANDRO PAGANO. “Io prima della malattia avrei firmato sul biotestamento e, ancora oggi, penso che, invece, sia profondamente sbagliato farlo”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, per dichiarare il voto di libertà di coscienza del nostro gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà. A nome della sua componente. Prego, onorevole Prataviera.

EMANUELE PRATAVIERA. Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere di aggiungere anche la mia firma a questo emendamento. Mi permetta di condividere con gli onorevoli colleghi anche le motivazioni che seguono la richiesta di aggiungere un comma a questo articolo. Vorrei condividerlo con voi, perché questo comma vuole che il quadro clinico sia certo, determinato e giudicato come, di fatto, irreversibile per fare in modo che il medico sia obbligato ad ottemperare a quelle che erano le DAT del paziente.

Questo è un obbligo morale che ho anche nei confronti di alcuni colleghi parlamentari, uno in particolare, l'onorevole Caon, che mi ha pregato di fare anche il suo nome nella discussione, che dovrebbe essere seduto qui al mio fianco e che da un anno sta lottando con la sua malattia ed è il motivo per cui l'anno scorso lui ha passato più di venti giorni intubato e circa venticinque giorni in coma a seguito di un collasso cardiaco. Venti giorni che possono sembrare ai più, agli uditori un tempo determinato e, soprattutto, un tempo limitato, ma che è comprensibile, durante momenti molto difficili, confusi e, soprattutto, incerti, diventano un tempo molto difficile da sopportare e, soprattutto, pieno e carico di incertezze. Ecco perché è fondamentale che non sia solo il buon senso che detta la traduzione e l'applicazione di una norma nella realtà a fare in modo che il medico, ovviamente, si attenga ad un quadro clinico certo, determinato ed irreversibile, ma che sia anche scritto nero su bianco nella legge che dovrà essere poi applicata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, questo è l'ultimo treno per dire qualcosa in questa materia. L'esempio appena portato dell'onorevole Caon dimostra l'importanza di approvare questo emendamento: Caon non sarebbe oggi qui se un medico, avendo letto le DAT nelle quali avesse espresso la sua volontà di non essere rianimato o di non essere intubato, non si fosse assunto l'onere, magari, di andare incontro anche a delle conseguenze come responsabilità sua e avesse deciso malgrado tutto di rianimarlo. È andata bene in questo caso, l'onorevole Caon ringrazia ovviamente chi l'ha salvato, ma non sarebbe stato per tutti così. La medicina difensiva - ricordatelo, cari colleghi - esiste e, alla fine, quando il medico è portato a dire “rischio grosso”, dice: “Bene, hai voluto tu morire? Muori”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Ancora una volta, vi invito a leggere l'emendamento: questo emendamento è totalmente coerente con l'impostazione della legge, è un emendamento di sano realismo, è un emendamento che consente di rispettare davvero la volontà della persona. Leggiamolo: “All'esordio di malattie acute nelle quali la perdita della capacità di manifestare la propria volontà può essere transitoria, il medico può disattendere il contenuto delle DAT fino a che l'evoluzione del quadro clinico non faccia presumere che essa sia diventata permanente”. La differenza tra “transitorio” e “permanente”, questo è il punto dirimente: qui sta la forza di questo emendamento, qui sta la forza, che purtroppo non avete, di guardare la realtà come essa è. Questo è l'invito che vi facciamo e davvero questa è una delle ultime possibilità, se non l'ultima che c'è, di mettere nel provvedimento una norma che non tocca la libertà, ma, anzi, la esalta sotto tutti i suoi aspetti, perché impedisce che sia fatto un danno a chi ha espresso, appunto, la propria volontà e la propria libertà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Questo emendamento è, in realtà, una specificazione, una opportuna specificazione di un principio che quest'Aula parlamentare ha già riconosciuto ed affermato. Vi rileggo il testo dell'emendamento 3.195 a firma Marazziti, Gigli, Binetti, Calabrò e Santerini: dice che le DAT non vanno applicate quando “appaiano manifestamente inappropriate o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente”. Ora, cosa stiamo dicendo qui? Che nel caso qualcuno nelle DAT chieda la sospensione di trattamenti atti a mantenerlo in vita indefinitamente, immaginando implicitamente che verrà mantenuto in uno stato vegetativo indefinitamente, e invece esiste la possibilità ragionevole di recuperarlo pienamente alla salute, in questi casi è irragionevole applicare le DAT.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Stiamo ripetendo e specificando opportunamente un principio già accolto dall'Aula parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Intervengo per raggiungere la firma a questo emendamento e, chiaramente, per esprimere il voto favorevole del gruppo della Lega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Ritengo che questo emendamento nasca, come molti emendamenti dei colleghi che non sono favorevoli a questa norma, da una preoccupazione apparentemente ragionevole. In realtà, io faccio le DAT proprio per evitare di stare intubato quei quattro o cinque anni in attesa di riprendere, eventualmente, una parziale conoscenza. Quello che ha detto prima il collega Gigli, che su questa materia è un autorevole esponente del mondo medico, essendo un professore di neurologia, sulla difficoltà di riconoscere e diagnosticare gli stati apparentemente vegetativi, ma in realtà di cosiddetta locked-in syndrome, dovrebbe indurre quest'Aula ad astenersi molto coraggiosamente, molto coerentemente, dal legiferare sull'ignoto. Io sono molto preoccupato di qualsiasi intervento normativo che voglia dire quello che si fa di fronte ad una realtà che non si conosce: di fronte a quello che non si conosce è prudente astenersi dal legiferare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Ben dice l'onorevole Monchiero, bisognerebbe astenersi da legiferare sull'ignoto, ma questa legge va esattamente nella direzione opposta. Intanto, voglio ringraziare il collega Prataviera per la testimonianza che ha portato a tutta l'Aula. A me pare che, proprio dopo aver approvato il 3.195 Marazziti, con questo emendamento diamo un criterio a tutti i medici per giudicare manifestamente inappropriate o meno delle DAT. Senza una specificazione, ritorneremmo nel soggettivismo assoluto ed esporremmo di nuovo a pericoli la vita dei pazienti e a pericoli giudiziari la professionalità dei medici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marguerettaz. Ne ha facoltà.

RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Grazie, Presidente, solo per informare i colleghi che ieri il consiglio comunale di Aosta - il Sindaco di Aosta è del PD - ha approvato un regolamento sul testamento biologico, nel quale c'è scritto che la volontà, le disposizioni del paziente si applicano nel momento in cui subentrino malattie o traumatismi cerebrali che determinino una perdita di coscienza o una situazione di incapacità della persona, che siano dichiaratamente permanenti ed irreversibili. Credo che questo vada ad aggiungersi a quello che qualche collega citava ieri a proposito della regione Friuli. Grazie.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.122 Gigli, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Avverto che il gruppo Civici e Innovatori ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari alla metà di quello originariamente previsto.

Avverto che sono esauriti anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza per gli interventi a titolo personale. La Presidenza concederà, per interventi a titolo personale, un ulteriore tempo aggiuntivo pari ad un quarto di quello originariamente previsto.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.174 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

A questo punto invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti al comma 6 dell'articolo 3 e accantonati nella seduta di ieri, a partire dal 3.128 Gigli, a pagina 20, fino al 3.146 Vazio, a pagina 23 del fascicolo.

Cominciamo con l'emendamento 3.128 Gigli. Lenzi?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Calabrò?

RAFFAELE CALABRO'. Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.129 Palmieri. Lenzi?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Calabrò?

RAFFAELE CALABRO'. Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.130 Vazio. Lenzi?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere favorevole con riformulazione, che leggo. Dopo le parole “scrittura privata” aggiungere: “autenticata, ovvero per scrittura privata consegnata personalmente dal disponente presso l'ufficio dello stato civile del comune di residenza del disponente medesimo, che provvede all'annotazione in apposito registro, ove istituito, oppure presso le strutture sanitarie, qualora ricorrano i presupposti di cui al comma 7”.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO'. Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Il successivo è ritirato. Anche il 3.134 Vazio è ritirato. Onorevole Fedriga, penso che voglia la riformulazione, no non la vuole.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Ce l'ho, palesemente però non è una riformulazione.

PRESIDENTE. No, è una riformulazione.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi scusi, l'emendamento 3.130 parlava “nelle mani del cancelliere dell'ufficio giudiziario”. Qua viene scritto che viene data nelle mani del “comune di residenza del disponente medesimo” ovvero presso un registro istituito presso le strutture sanitarie. Ha un senso totalmente diverso rispetto all'emendamento originario. Questo è un nuovo emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Va bene, guardi onorevole Fedriga, questa ha più a che fare con il merito, poi ne discuterete quando arriviamo. Gli uffici lo hanno ritenuto ammissibile, perché stiamo ragionando sullo stesso concetto: a quali mani consegnare la scrittura privata. Siccome la riformulazione della relatrice, mi pare di capire, è accettata dal proponente, andiamo avanti. Sono assorbiti… Onorevole Fedriga, il senso dell'emendamento era “scrittura privata autenticata ovvero per scrittura privata consegnata a”. Qui cambia il soggetto a cui viene consegnata la scrittura privata, ma mi pare del tutto coerente con il testo così com'era precedentemente presentato dal deputato Vazio, che intende intervenire, dopo però. Scusate, finiamo di dare i parere, perché dobbiamo andare un po' in ordine.

Emendamento 3.200 Parisi. Lenzi?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Calabrò?

RAFFAELE CALABRO'. Relatore di minoranza. Contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 3.140 Palmieri. Lenzi?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Calabrò?

RAFFAELE CALABRO'. Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. L'emendamento 3.142 Marazziti è stato ritirato. Emendamento 3.145 Roccella. Lenzi?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Calabrò?

RAFFAELE CALABRO'. Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 3.146 Vazio.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere favorevole con riformulazione, che leggo: “Nei casi in cui ragioni di emergenza e urgenza impedissero di procedere alla revoca delle DAT con le forme previste dal comma precedente, queste possono essere revocate con dichiarazione verbale raccolta e videoregistrata da un medico, con l'assistenza di due testimoni”.

PRESIDENTE. Calabrò?

RAFFAELE CALABRO'. Relatore di minoranza. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

FRANCO VAZIO. Sì, per chiarire che non è un senso completamente distorto, anzi, la relatrice ha colto il senso vero dell'emendamento, che mirava ad ottenere l'autenticità, la garanzia dell'autenticità di chi rilasciava le DAT. Colui che le riceve, che sia un cancelliere, che sia l'ufficiale dello stato civile, poco ha a che fare con il senso di autenticità della dichiarazione.

PRESIDENTE. Onorevole Vazio, non siamo ancora a quell'emendamento. Pensavo solo volesse dire che accettava le riformulazioni, ci ritorniamo dopo nel merito.

Siamo all'emendamento 3.128 Gigli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Questo è il primo di alcuni, pochi, rimasti emendamenti, che miravano a far sì che il parere del paziente, l'opinione espressa dal paziente riguardo ai trattamenti fosse frutto di una reale informazione; che, poi, secondo i proponenti, era un po' lo spirito generale di questa legge: rendere un paziente consapevole delle sue decisioni. E abbiamo a che fare con decisioni che riguardano la vita e la morte.

Ora, nel testo attuale, così come è configurato, non c'è da nessuna parte scritto che, nel redigere le dichiarazioni - io continuo a chiamarle così! - le disposizioni anticipate di trattamento, il paziente abbia ricevuto una qualche informazione rispetto a ciò che va a sottoscrivere; e questo, se mi consentite, è qualcosa di estremamente grave.

Dico che era solo uno degli emendamenti che miravano a questo scopo, ed intervengo in questo momento perché poi non avrò più la possibilità di farlo, per segnalare che ce n'era un altro ottimo, probabilmente migliore del mio, che era stato stilato proprio dal Partito Democratico e siglato da una serie di persone - Vazio, Morani, Gadda, Piccoli Nardelli, Manfredi -, che evidentemente per non turbare gli equilibri raggiunti, i presentatori sono stati costretti a ritirare. Mi dispiace, perché era veramente ben fatto, l'emendamento Vazio 3.134! Li invito, però, adesso almeno a ricadere su quello da noi presentato, di emendamento: che vuole semplicemente, oltre far sì che ci sia la persona deputata a raccogliere la firma, ad autenticarla e quant'altro, che ci sia la controfirma del medico che ha informato il paziente sul significato e sulle conseguenze delle sue scelte, e che garantisce della sua capacità di intendere e di volere, delle sue condizioni di salute al momento della sottoscrizione.

Ora, notate bene che questo è quello che un qualunque notaio chiederebbe, per esempio, ad un paziente con sospetto di demenza che voglia lasciare una casa. Qui abbiamo a che fare con un paziente che sta dicendo come lasciare la sua vita, e noi non prevediamo nemmeno quella doverosa informazione sul significato delle proprie scelte e sulle conseguenze delle stesse.

Io vi invito, cari colleghi, veramente a riflettere. Non era evidentemente solo una preoccupazione mia, se anche il collega Vazio e altri del PD avevano avuto lo stesso tipo di apprensione, lo stesso tipo di timore: evidentemente è qualcosa che c'è in questo testo come preoccupazione, perché manca questo riferimento. E allora, pensiamoci tutti: non stravolgiamo nulla, le DAT rimangono quello che sono; semplicemente garantiamo al paziente che l'esercizio della sua libertà sia piena, perché non c'è libertà se non c'è a monte l'informazione, e non c'è quindi la possibilità di esercitare il senso di responsabilità. Se c'è la disinformazione, come spesso fanno alcuni siti Internet da cui si possono scaricare magari ciclostilati o prestampati per quanto riguarda le dichiarazioni anticipate di trattamento, noi stiamo facendo un cattivo servizio alla stessa libertà di autodeterminarsi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, una delle poche cose che mi dava un po' di soddisfazione nella lettura di questo testo, era, proprio dalla lettura del comma 6, la desunzione del fatto che questo testo non sia passato sotto le sgrinfie del Ministro Padoan, laddove si dichiara che le DAT sono esenti da obbligo di registrazione, dall'imposta di bollo (grazie al cielo!) e da qualsiasi altro tributo. Siccome ci siamo accorti che stavamo per la prima volta in Italia consentendo ai cittadini di decidere su se stessi in modo gratuito, ecco qua che con questo intervento diciamo che no, non è vero, perché tu puoi decidere, ma se proprio i soldi non te li chiede Padoan, tu li devi lasciare ad un notaio, il quale non gratuitamente provvederà all'autentica della sottoscrizione; e in più anche ad un medico, che finalmente avevamo tenuto fuori dalla decisione della sottoscrizione delle DAT: io decido di sottoscrivere la mia DAT, e il medico interviene dopo, se la dovrà vedere eventualmente con il mio fiduciario, nel momento in cui dovesse applicare quella che è la mia disposizione. No, quello che era stato tenuto fuori dalla porta, adesso cerchiamo di farlo rientrare dalla finestra, perché io devo preventivamente, quando in scienza e coscienza sottoscrivo la mia dichiarazione, andare a consultare un medico, nelle mani del quale consegnare la mia dichiarazione, e pagare anche la parcella del notaio, senza il quale la mia dichiarazione non vale: cosa che, per esempio, non esiste - informo tutti - nel normale rilascio delle dichiarazioni testamentarie.

Per cui uno può rilasciare il testamento in un foglio di carta straccia sottoscritto in casa sua, senza dover spendere un centesimo; in questo caso, devo andare a pagare una tassa ad un'attività professionale privata. Bel successo, complimenti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, il tema di lasciare una persona sola davanti ad un foglio bianco, senza che possa confrontarsi con un medico per poter scrivere cose che abbiano senso compiuto, in primo luogo per rispettare la volontà della persona, è un errore: non si può lasciare una persona da sola, magari suggestionata da quello che legge online o dalle notizie che appaiono in televisione o sui giornali, e pensare che essa abbia quella scienza e coscienza alla quale ha fatto riferimento più volte il collega Corsaro. Io non so quanti abbiano questa scienza e coscienza: lui forse e ne sono lieto per lui, ma credo che la stragrande maggioranza dei cittadini italiani, per non parlare di quanti di noi presenti in quest'Aula (parliamo evidentemente solo dal punto di vista delle DAT), non abbia la possibilità di scrivere una cosa totalmente piena di senso compiuto. Quindi è giusto (e anch'io mi unisco al rammarico del collega Gigli, che sia stato ritirato l'ottimo emendamento a firma Vazio) che il medico sia non controparte, ma alleato della persona per dare modo che la libertà sia espressa con totale consapevolezza. Questo è uno dei punti su cui questa legge è totalmente carente: in nome di una autodeterminazione assoluta, che non esiste in natura, perché nessun essere umano è totalmente sciolto da relazioni. Tant'è che, come ho detto già in discussione generale, noi nasciamo dentro una relazione tra una donna ed un uomo, e viviamo la vita e la nostra libertà dentro una trama di relazioni; tant'è che chi non è in questa condizione, normalmente si tratta di persone che sono disturbate, che noi definiamo disturbate.

Allora dentro questa libertà, che sta nella consapevolezza di sapere quello che si scrive, la richiesta è quella di riprendere in mano l'emendamento Gigli 3.128 e l'emendamento Vazio 3.134, di fermarci e pensare ad una riformulazione che tenga conto del fatto di non lasciare la persona da sola davanti a un foglio bianco, senza il conforto e il confronto di chi naturalmente dev'essere suo alleato, perché semplicemente ne sa di più. Altrimenti, nessuno di noi andrebbe da un medico, ma si curerebbe da solo. Quelli che si curano da soli, come purtroppo le cronache riferiscono, specialmente in questi ultimi anni, perché apprendono informazioni online, normalmente fanno una brutta fine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Con grande rispetto per il collega Palmieri, ma io ho sentito sei volte ripetere la frase “non possiamo lasciare una persona da sola a decidere”. Ma che concezione avete della vita? Ma allora…

PRESIDENTE. Onorevole Capezzone, mi scusi: avevo già dato la parola al deputato Corsaro …

DANIELE CAPEZZONE. Però, posso completare?

PRESIDENTE. Concluda rapidamente.

DANIELE CAPEZZONE. Sì, Presidente, però esiste anche una dignità del dibattito, no? Che lei garantisce, immagino, no?

PRESIDENTE. Mi sembra di averla fino a qui garantita abbastanza.

DANIELE CAPEZZONE. Posso completare?

PRESIDENTE. Vi pregherei di essere cortesi anche con… Concluda.

DANIELE CAPEZZONE. Mi vuole togliere la parola o posso completare?

PRESIDENTE. No, ho sbagliato a darle la parola. Siccome le regole non le faccio io, adesso le chiederei di concludere. Prego.

DANIELE CAPEZZONE. Sì. Dicevo, ho sentito la frase, ripetuta più volte: non possiamo lasciare una persona sola a decidere. Ma che concezione abbiamo della vita? Ma allora non possiamo lasciare una persona sola a decidere di sposarsi, non possiamo lasciare una persona sola a decidere di avere un figlio, non possiamo lasciare una persona sola a decidere comunque cose importanti, determinanti! Dev'essere assistita da chi? Da CGIL, CISL e UIL, da un medico, da un notaio, da un assistente sociale, dal capo partito, dal cappellano? Ricordatevi che esiste l'individuo, e su se stesso l'individuo è sovrano (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Mi pare che in questo caso il problema non sia di lasciare la persona sola; il problema è di accertare la volontà della persona. Ha veramente voluto? Quella firma è veramente la sua firma? Stiamo trattando della vita delle persone. È vero che si può fare un testamento olografo, ma già al tempo dei romani la querela falsi testamenti era stata fortemente regolata e non consiglierei a nessuno di lasciare un testamento olografo. Se fate testamento andate dal notaio. Perché? Perché questo eviterà delle controversie che, molto spesso, nascono quando fate testamenti solo scritti su di un pezzo di carta.

Stiamo parlando della vita e della morte. Vogliamo darci uno strumento che accerti effettivamente che la firma sia autentica? Che quella sia la volontà di quel soggetto? Che quel soggetto non agisca sotto la pressione di un ricatto e che sappia quello di cui sta parlando? Si tratta esclusivamente di questo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capezzone.

Mi scusi, onorevole Buttiglione. Anche la Presidenza risente della quantità di votazioni e di interventi. Scusi; ho letto Capezzone perché siete scritti vicini. Dicono le stesse cose, tra l'altro.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Presidente, soltanto per ricordare che qui non è, come giustamente ha detto l'onorevole Buttiglione, in questione la solitudine della persona, ma l'autenticità e l'autenticazione della volontà. Noi non possiamo fare nemmeno un passaggio di proprietà di un motorino senza certezza e garanzia di autenticità, senza passare per procedure burocratiche. Allora, qui si tratta della vita e della morte; vogliamo essere certi dell'autenticità? Magari quando si tratta di facilitare sul piano burocratico e delle procedure alcuni passaggi facciamolo sui beni materiali, ma non sulla vita e la morte dove serve garanzia, certezza e tutela dell'autenticità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.128 Gigli, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15.

Un momento perché c'è un altro punto. Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, prima di procedere alla sospensione della seduta passiamo all'esame dell'argomento iscritto al punto 2 dell'ordine del giorno dell'odierna seduta, recante l'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2962.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2962 (ore 13,38).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla II Commissione (Giustizia):

VERINI ed altri: “Modifiche alla tabella A allegata all'ordinamento giudiziario, di cui al regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, relative alle circoscrizioni dei tribunali di Perugia e di Terni, e alla tabella A allegata alla legge 21 novembre 1991, n. 374, relative a uffici del giudice di pace compresi nelle medesime circoscrizioni” (2962).

 Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito. 

(Così rimane stabilito).

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Bratti, Bueno, Caparini, Cicchitto, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fico, Fontanelli, Fraccaro, Garofani, Locatelli, Marazziti, Marcon, Pes, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Schullian e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 1142-A ed abbinate.

PRESIDENTE. Se intanto prendete posto è cosa gradita.

Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge n. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A: Norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento 3.128 Gigli.

(Ripresa esame dell'articolo 3 – A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.129 Palmieri, a pagina 20 del fascicolo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, approfitto che entrino i miei colleghi per restituire continuità all'emendamento che abbiamo appena bocciato, per così dire, subito prima dell'intervallo. Il contenuto è analogo e prevede di far camminare le DAT del paziente, a sua assoluta garanzia, su un doppio binario: uno di natura, chiamiamola così, giuridico-istituzionale, ed è quello del notaio; l'altro…

PRESIDENTE. Onorevole Binetti, prego, continui.

PAOLA BINETTI. …e l'altro è quello di tipo sanitario, cioè il medico. Con questa doppia garanzia il paziente dovrebbe sentirsi molto più tutelato nei suoi diritti e nelle sue competenze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Grazie, Presidente. La scelta che abbiamo fatto di non introdurre scadenze annuali, cioè i tre anni, i cinque anni o un intervallo di tempo determinato per la revisione dei propri orientamenti, delle proprie volontà e delle proprie scelte è legata al fatto che ci sentiamo sufficientemente tutelati nella prudenza e nelle possibilità che sono state sollevate, ma anche nelle criticità e nei dubbi, dall'emendamento accolto, l'emendamento a prima firma Marazziti, cioè quello che mette capo alla relazione tra il fiduciario, il medico e le possibilità introdotte rispetto alla congruità delle DAT e all'attualizzazione rispetto al caso clinico.

Per cui, abbiamo ritenuto di non dover introdurre un altro passaggio burocratico per scadenze, riformulazioni, riautentiche, e via discorrendo, rispettando la finalità, espressa in tutto il testo di legge, di evitare che una procedura, che è una procedura che mette in discussione la vita e le scelte delle persone, si riduca a un mero fatto burocratico o con passaggi molto stressati verso la burocrazia e le differenti autorizzazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.129 Palmieri, con il parere contrario della Commissione; il Governo si rimette all'Assemblea e il relatore di minoranza esprime parere favorevole.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Sto per chiudere la votazione. Se c'è qualcuno che non riesce… bene; se c'è qualcuno che, invece, è in altri luoghi affaccendato, chiudiamo. Abbiamo precedenti illustri, come sa bene l'onorevole Di Battista, ma non possiamo replicarli, perché abbiamo protestato allora e sarebbe antipatico.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Passiamo all'emendamento 3.130 Vazio, su cui vi è un parere favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione? Mi dicono di sì, io non lo vedo. È questione di occhiali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.130 Vazio, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione, si rimette all'Assemblea il Governo e si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.200 Parisi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Approfitto di questo emendamento a mia firma naturalmente per sollecitarne l'approvazione, ma, soprattutto, per svolgere un piccolo ragionamento sulla legge che stiamo approvando e sul lungo e approfondito dibattito che abbiamo affrontato e che credo faccia onore al Parlamento. Un dibattito che a chi aveva molti dubbi e poche sacre certezze - e io mi iscrivo a questa categoria - ha fornito molti elementi.

Personalmente, mi hanno convinto gli argomenti di quanti, avendo una radicale contrarietà, una maggiore o minore contrarietà a questo provvedimento, mi volevano convincere che l'alleanza terapeutica medico-paziente fosse più importante, ad esempio, della mia volontà e della mia libertà o che il medico dovesse avere un ruolo predominante rispetto alla mia volontà, alla mia libertà.

Non so se sottoscriverò mai una dichiarazione anticipata di trattamento, ma sapere che, se vorrò, lo potrò fare, liberando con ciò, per esempio, i miei cari dalla responsabilità tremenda di dover decidere per me, cosa che accade quotidianamente nei nostri ospedali, è un fatto che mi solleva e mi solleva anche nel ruolo di parlamentare.

Questa è una legge di libertà e di civiltà e voglio dire che il fatto che ottenga critiche sia da coloro che ritengono che la mia vita non sia nella mia disponibilità, sia da coloro che vorrebbero maglie più ampie è forse indice del fatto che abbiamo trovato un punto di equilibrio, che è certamente meglio che niente. È un passo né troppo corto da essere inutile né troppo lungo da farci scivolare verso derive eutanasiche.

Questa legge non impone obblighi, non siamo costretti a sottoscrivere le DAT. Questa legge non disciplina il suicidio assistito e non rappresenta una via italiana all'eutanasia.

Dico queste cose sommessamente, le dico anche da cattolico, da cattolico che si ricorda anche le parole di quel grande Papa che fu Papa Pacelli, che nel 1957 affrontò con lungimiranza queste complesse e delicate tematiche.

Questo testo disciplina una materia sensibilissima ed è per questo, come credo sia giusto, che il mio gruppo ha lasciato libertà di coscienza ai nostri colleghi deputati e, in virtù di ciò, non svolgeremo alcuna dichiarazione finale di voto, ma ci tenevo che la mia personale indicazione di voto favorevole a questo provvedimento restasse agli atti.

Una materia sensibilissima, che fissa alcuni principi: in primis la legittimazione formale della rinuncia ad ogni forma di accanimento terapeutico tramite interruzione di procedure mediche straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi. È per tutte queste ragioni che, nell'ambito di un gruppo che ha lasciato libertà di coscienza, il mio voto sarà ovviamente favorevole su questo mio emendamento, ma sarà anche, a prescindere dall'esito di questo voto su questo emendamento, favorevole all'intero provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Oltre a rilevare che il numero legale su un provvedimento del genere in Aula è garantito dal MoVimento 5 Stelle e da Sinistra Italiana, ovvero due opposizioni, perché il Partito Democratico non avrebbe il numero legale, il giovedì pomeriggio, per discutere un tema di questo tipo, oltre questa premessa, tengo a sottolineare che il Parlamento ha appena votato l'emendamento 3.130, quello che abbiamo votato prima di tale discussione, che va palesemente contro la sentenza, oltretutto su una legge del Friuli-Venezia Giulia, impugnata dal Governo Renzi, dove, nella sostanza, dando ai singoli comuni in modo differenziato la possibilità, come previsto dalla riformulazione della Commissione, di tenere i registri per l'annotazione e il deposito delle DAT, determina palesemente un discrimine rispetto a chi vive in un territorio o nell'altro.

La sentenza della Corte - e chiudo veramente - prevede, infatti, che non siano applicabili differenti modalità di annotazione e conservazione del registro pubblico. In questo caso, non specificando niente, noi abbiamo una palese discriminazione fra cittadini del territorio e un emendamento che fa diventare questo testo assolutamente anticostituzionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200 Parisi, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Prego i colleghi di rimanere seduti ai propri posti, perché credo che sia meglio utilizzare il tempo per il dibattito piuttosto che perderlo nei tempi tecnici delle votazioni.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.140 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, questo è l'emendamento sul quale la collega Amato è intervenuta, cercando di ripristinare il numero legale. È l'emendamento con il quale noi indichiamo la scadenza delle DAT in tre anni. Ho già detto questa mattina il motivo: in un'era dove la tecnologia e la scienza fanno passi da giganti, dove pochi anni equivalgono a secoli rispetto alle ere precedenti che l'umanità ha vissuto, mettere un termine di ragionevolezza che consenta a ciascuno di tenere conto dei progressi della scienza, e quindi di poter decidere della propria vita in totale consapevolezza, ci sembra un'azione di sano realismo.

E lo dico anche per tranquillizzare il mio amico Massimo Parisi: non c'è nessun derby tra coloro i quali sono per la sofferenza, per l'accanimento, e coloro i quali, invece, non lo sono, così come nessuno vuole conculcare la libertà di nessuno, ma solo fare in modo che essa sia applicata in piena consapevolezza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.140 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza. Si intende che il Governo si rimette all'Assemblea per tutti gli emendamenti che abbiamo di fronte.   Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.145 Roccella.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Abbiamo detto che il consenso per essere tale deve essere informato, tanto più devono esserlo le DAT in cui si decide ora per allora. Quindi, deve essere il frutto di un colloquio con il medico e di una volontà personale. Noi, semplicemente, con questo emendamento vogliamo riaffermare questo, evitando che ci siano moduli prestampati in cui dobbiamo mettere una X sulla casella della ventilazione artificiale o sulla casella dell'idratazione. Vogliamo che le dichiarazioni anticipate di trattamento siano veramente espressione di un colloquio col medico, di una riflessione personale e dei desideri personali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.145 Roccella, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.146 Vazio, nel testo riformulato, con i pareri favorevoli dei relatori.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Onorevole Gigli, che è successo? Ho capito, ma ce l'ha chiesto a votazione aperta, se possiamo, su quella dopo.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.147 Mantero.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie Presidente. Intervengo brevemente e, per ottimizzare i tempi, intervengo direttamente su questo anche per il prossimo emendamento che va nella stessa direzione. Noi abbiamo stabilito che le disposizioni anticipate al comma 5, le disposizioni anticipate di trattamento siano vincolanti, ma abbiamo trovato anche diversi casi in cui queste disposizioni anticipate possono essere disattese.

I casi sono a nostro avviso troppi, ad avviso della relatrice evidentemente non troppi, ma a questo punto è necessario un contrappeso alla facoltà del medico di disattendere la volontà del paziente ovvero dare in capo alla struttura sanitaria, presso la quale il paziente è ricoverato, la responsabilità di trovare un altro medico che porti avanti le volontà del paziente. Anche se noi condividiamo, in parte, che sia data la possibilità al medico che tiene conto della sua etica di interrompere un trattamento sanitario che possa causare la morte del paziente, riteniamo altrettanto importante garantire la autonomia decisionale del paziente e quindi il rispetto delle sue volontà. Se questa facoltà non viene data in capo al medico, deve essere sicuramente data questa responsabilità alle strutture.

GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, solo per un richiamo al Regolamento. Non so se ci sia un articolo specifico per questo, ma penso che, in termini di latenza tra la segnalazione di quali sono i pareri delle Commissioni, o del relatore di maggioranza e di minoranza, rispetto ad un emendamento da votare, e il tempo necessario per alzare la mano ad un deputato che chiede di intervenire, non possano non passare più di - diciamo - 50 millisecondi, almeno 50 millisecondi debbano passare. Le assicuro che la mia mano era alzata, ma reinterverrò poi sull'articolo, grazie.

PRESIDENTE. La ringrazio, lo prendo come un complimento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.147 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Fermo restando che il fascicolo è, e resta, sempre lo stesso, quindi ci si può prenotare anche un'ora prima, se si intende intervenire.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.148 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.151 Mantero e 3.152 Mucci, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.153 Mantero.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie Presidente. Questo è un argomento che abbiamo già affrontato al comma 1 ovvero una fattispecie che ci siamo, tra virgolette, dimenticati di prevedere: il caso in cui una persona, divenuta non più in grado di autodeterminarsi, non abbia predisposto delle disposizioni anticipate di trattamento e non abbia una rappresentante legale. È il caso molto semplice in cui, ad esempio, un anziano per demenza, per una malattia degenerativa, non sia più in grado di autodeterminarsi e abbia necessità di avere un intervento sanitario. In questo caso, chi è che si prende la responsabilità di dare il consenso? Chi è che firma per lui? Con questo emendamento prevediamo il coinvolgimento della famiglia cioè il fatto che siano i parenti più prossimi quelli che si prendono la responsabilità di dare il consenso per l'intervento sulla persona.

Ieri, quando sono intervenuto su questo tema, il collega Gigli mi ha - lo ringrazio - ricordato che effettivamente c'è stata giurisprudenza in merito; lui si si riferiva al caso Englaro in cui effettivamente è stata riconosciuta la possibilità di ricostruire, tramite le testimonianze dei parenti, la volontà della persona che non è più in grado di autodeterminarsi. Questa cosa mi spinge sempre più a chiedere l'approvazione di questo emendamento perché è vero che c'è stata giurisprudenza in merito e quindi già, di fatto, nello stato delle cose, è così. Se si dovesse andare nuovamente davanti a un giudice, su un caso Englaro, la sentenza probabilmente andrebbe nella stessa direzione.

Quindi, per evitare di fare passi indietro rispetto a quello che è già allo stato delle cose, che sono diritti già esigibili dai cittadini, riteniamo che sia opportuno accogliere questo emendamento che peraltro, lo ricordo anche al collega Gigli, va esattamente nella direzione proposta dalla Convenzione di Oviedo che lui ci ha più e più volte ricordata in quest'Aula, che dice appunto che vanno tenuti in considerazione i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte di un paziente che, al momento dell'intervento, non è più in grado di esprimere la sua volontà. Questa è la Convenzione di Oviedo e il mio emendamento dice esattamente la stessa cosa ovvero che il medico deve tenere conto della volontà del paziente eventualmente manifestata in precedenza dal fiduciario. Quindi, conto che il collega Gigli, che usava come faro la Convenzione di Oviedo, voterà favorevolmente anche lui su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, intervengo a nome del gruppo per annunciare il voto secondo libertà di coscienza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, è bene richiamare la Convenzione di Oviedo, però bisognerebbe farlo nella sua interezza, peccato infatti che la Convenzione di Oviedo dice che nessun intervento può esser fatto sulla pelle appunto del disabile, cioè, se non in vista di un suo diretto beneficio, come recita testualmente l'articolo 6. Quindi, ben vengano le indicazioni di chi lo rappresenta, se sono fatte in vista di un suo diretto beneficio. È difficile immaginare che il diretto beneficio sia lasciarlo morire di disidratazione e di denutrizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Presidente, la ricostruzione delle volontà è già una procedura su cui sono diffidente, ma non ha senso nel momento in cui predisponiamo lo strumento per affermare le proprie volontà nel testamento biologico. Quindi, avendo a disposizione lo strumento, se io non ho fatto le DAT, vuol dire che non le volevo fare, non c'è motivo di dare questa responsabilità fra l'altro a parenti, che possono anche avere interessi in gioco.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.153 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del relatore del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.154 Pagano, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.157 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.196 Mantero, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.190 Palmieri, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.170 Fossati, con il parere favorevole della Commissione e il parere contrario del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.171 Nicchi e 3.181 Gregori, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.172 Nicchi e 3.182 Gregori, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.03 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione. Dobbiamo porre in votazione l'articolo 3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, casca bene, a questo punto, l'intervento che avrei voluto fare in precedenza sulla emendamento dell'onorevole Vazio. In buona sostanza, con le modifiche che abbiamo apportato a questo testo, prevediamo al comma 6 che le dichiarazioni anticipate di trattamento possano essere redatte per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, ovvero per scrittura privata consegnata personalmente dal disponente presso l'ufficio dello stato civile del comune di residenza del disponente medesimo, che provvede all'annotazione in apposito registro ove istituito, oppure presso le strutture sanitarie, qualora ricorrano i presupposti di cui al comma 7. Capiamo bene che è stata completamente messa da parte l'idea che possa esserci un registro nazionale delle disposizioni anticipate di trattamento, ed è stata messa da parte scientemente, perché… Scusi, Presidente, avevo i minuti… perché mi suona?

PRESIDENTE. Perché ha un minuto.

GIAN LUIGI GIGLI. Non ci sono più i tempi per il gruppo? Va bene, allora interverrà qualcun altro, però mi pare che avessimo ancora dei tempi per il gruppo, Presidente.

PRESIDENTE. Rimane solo il tempo di un minuto a titolo personale...

GIAN LUIGI GIGLI. Un minuto. Bene.

PRESIDENTE. …che è terminato.

GIAN LUIGI GIGLI. Dicevo che è stato tolto di mezzo il registro nazionale, ed è stato scientemente tolto di mezzo perché non aveva la copertura da parte del bilancio. Allora, noi abbiamo adesso una situazione nella quale, nonostante la Corte costituzionale, sollecitata peraltro dall'allora Premier Renzi, nonostante il richiamo della I Commissione e della commissione affari bicamerali, noi andiamo ad approvare una legge nella quale il registro nazionale delle DAT non è previsto per ragioni di carenza di spesa. Cosa faremo? Cosa farà un medico di fronte alle dichiarazioni anticipate di trattamento? Una caccia al tesoro, Presidente? Cominceremo a cercarle dappertutto?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Presidente, è indiscutibile che l'articolo 3 sia un articolo molto importante nell'economia generale del testo e non sorprende che durante la discussione, anche stamani, siano emerse posizioni, talvolta anche estreme, comunque opposte. Del resto, lo sapevamo, non poteva che essere così: si confrontano principi, valori, che vengono interpretati in maniera opposta, che sono stati interpretati nel tempo in maniera opposta, e se ne è sentita eco anche in quest'Aula; ma noi, qui, abbiamo fatto un passo in avanti rispetto alle posizioni così rigide che hanno contraddistinto il dibattito etico nel passato.

Se dovessimo semplicemente fotografare le differenze abissali che ci sono fra coloro che sostengono in assoluto il principio di beneficenza o beneficialità, come si vuole chiamare, e il rispetto dell'autonomia della persona sarebbero posizioni inconciliabili, ma non è così, colleghi. Noi, recependo quella che è ormai la comune opinione nel rapporto fra medico e paziente, abbiamo messo al centro la relazione fra medico e paziente. Ecco perché sono ingiustificate le preoccupazioni che abbiamo sentito da qualche collega a proposito di una presunta obiezione di coscienza. Al centro c'è la relazione fra medico e paziente e, in quanto relazione, capite bene che può essere anche interrotta: è biunivoca, può essere interrotta e bisogna costruirne una nuova di relazione fra medico e paziente. Quindi, sono preoccupazioni che vanno tenute in considerazione, ma che non mettono in discussione l'impianto della legge, che rimane, invece, nella sua completa validità.

Poi, abbiamo sentito, a proposito della DAT, molte interpretazioni su cosa è questa DAT. Io mi permetto di leggere poche righe, cari colleghi, nella dichiarazione di voto su questo articolo, su che cos'è un testamento biologico. Vi leggo un testo rapidamente perché si comprenda di cosa si parla: non è un quiz, non ci sono le crocette da mettere o un modulo, almeno speriamo proprio che sia abbandonata quella modalità del modellino da scaricare in Internet.

Vediamo cosa dice il professor De Giorgi ai suoi figli: “Se sarò avvolto nelle nebbie della demenza senile, oltre ad affidarmi al vostro compatimento, credo che la mia fede rimarrà comunque aggrappata ai brandelli di coscienza per quanto esili e sporadici; ma se non c'è più né ci potrà essere coscienza, allora sospendete cure e tecnologie. E, poi, se soltanto una forma artificiale di respirazione o idratazione o nutrimento mantiene in una vita vegetativa, allora si deve permettere a chi è già virtualmente deceduto di morire in pace. Perciò, se non sarò cosciente, nel caso di un trauma grave, provvedete perché io riceva al più presto l'unzione degli infermi e, se dopo molti giorni lo stato di profonda incoscienza non migliorerà e secondo i medici sarà pure irreversibile, allora avete la facoltà di togliermi il respiratore e i sondini nutritivi. In altri termini, chiedete che siano impiegati i mezzi ordinari dell'azione medica, cioè quei mezzi che non imporrebbero un onere straordinario a me e a voi. Il medico non potrà avere di fronte a me un diritto separato, indipendente, superiore.

Io lo ringrazio per la sua opera e per le sue, forse, difficili valutazioni cliniche, che, certo, a lui spettano, ma non per questo lo autorizzo esplicitamente ad impiegare forme di cura che superano i mezzi ordinari. Se si dovesse verificare una situazione tale che sia difficile stabilire se si produce realmente uno dei casi che ho ipotizzato, valutate voi, miei figli, sentitevi obbligati solo per quanto riguarda l'impiego dei mezzi ordinari. In particolare, se il tentativo di una mia forzata rianimazione costituisse per voi, cioè per la famiglia, un onere in coscienza eccessivo, insistete perché il medico interrompa i suoi tentativi. Se, poi, una qualche legge della Repubblica vi apparisse in contrasto con la mia volontà qui espressa, tanto che per rispettare tale volontà vi dovesse essere richiesto di esercitare il diritto di resistenza nei confronti di un'ingiusta decisione dello Stato, allora vi chiedo di non procedere oltre: obbedite alla legge ingiusta della Repubblica, ma impegnatevi come potrete e per quanto starà a voi perché la legge cambi”. Era il 2009: oggi siamo in grado di garantire ai figli di Fulvio De Giorgi che non ci sarà una legge che impedirà questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà. Approfitto per salutare studenti e insegnanti dell'Istituto “Mazzini” di Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi). Onorevole Menorello, prego.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Concentro un brevissimo intervento esclusivamente su alcuni profili. Ritengo di palese incostituzionalità alcuni passaggi contenuti nell'articolo 3, per comprendere i quali giova citare quanto ha statuito la Corte costituzionale nella sentenza n. 262 del 18 ottobre 2016 a proposito della legge del Friuli-Venezia Giulia n. 4 del 13 marzo 2015. Annotava la Corte che questa normativa regionale stabiliva - attenzione - le modalità di annotazione e conservazione in un pubblico registro degli intendimenti di ciascun soggetto. E ciò, se operato singolarmente da un ente della Repubblica, lede il principio di uguaglianza, perché introduce una regolamentazione differenziata sul territorio nazionale in ordine all'esercizio di diritti fondamentali della persona.

La Corte, quindi, ha con chiarezza affermato che la materia relativa alla modalità di conservazione necessita di uniformità di trattamento sul territorio nazionale per ragioni imperative di uguaglianza. Come qualche minuto fa ha ricordato l'onorevole Gigli e prima ancora l'onorevole Fedriga, l'impossibilità di finanziare un registro nazionale o un coordinamento nazionale circa le modalità di conservazione delle DAT, che vengono a questo punto affidate a 8 mila comuni italiani, i quali possono istituire 8 mila registri diversi, e a venti regioni italiani, le quali possono agire in modo differenziato, concreta i profili di incostituzionalità che la Consulta ha già stigmatizzato con la citata sentenza n. 262 del 18 ottobre 2016.

Quindi, variamo, il Parlamento, la Camera vara una normativa che contiene un imbarazzante vulnus costituzionale, che sul piano pratico sarà foriero di una Babele che metterà in grave difficoltà sia le persone che faranno le DAT sia i medici che saranno chiamati a leggerle e ad attuarle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Mi dispiace, ma la dichiarazione di voto su un articolo così importante e fulcro del testo della legge bisogna farla. Quindi, il discorso che ha fatto la collega Miotto è impeccabile; in realtà, però, il diritto di vedere rispettata la propria volontà, a nostro avviso, con questo articolo 3, così come modificato con l'approvazione degli ultimi emendamenti, è garantito in parte. Lo abbiamo spiegato più volte con interventi sui singoli emendamenti, non voglio stare qui a ripetermi, anche per un fatto di economicità dei tempi, ma è chiaro che, ampliando i casi in cui i medici possono non rispettare le volontà dei pazienti, è normale che si creino degli éscamotage che a noi non piacciono assolutamente e che non garantiscono quel diritto così tanto ben espresso dalla collega Miotto. A noi questo dispiace molto, anche perché queste modifiche non rispecchiano il lavoro che è stato fatto per un intero anno dalla Commissione che, invece, aveva tutt'altro intento. D'altronde, però, continuo a dirlo, il discorso fatto dalla collega Miotto è impeccabile anche perché all'inizio dice che comunque questa legge permette un enorme passo avanti. Ora, io non so se è enorme, ma non possiamo certo tirarci indietro ed è per questo che voteremo favorevolmente anche all'articolo 3 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Al di là delle molte obiezioni che abbiamo anche cercato di esprimere nel corso di questo dibattito, con tempi molto, molto risicati e, quindi, con argomentazioni altrettanto risicate, io vorrei sottolineare la contraddizione di una legge che sarà sostanzialmente inapplicata, perché mancherà l'unico strumento adeguato per raccogliere, conservare e trasmettere le DAT ai medici presso cui dovrebbero essere rese disponibili; ciò, tra l'altro, anche, senza un'adeguata attenzione nei confronti della privacy richiesta dal movimento di dati sensibili. Quindi, credo che questo possa confortare le persone che, come me, sono contrarie alla formulazione che è stata approvata o che sarà approvata, immagino, di questo articolo, ma certo resta un grave vulnus per la legge e un problema nei confronti delle aspettative dei cittadini che immaginano di poterne usufruire, mentre io ritengo che sarà sostanzialmente inapplicabile e inapplicata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Due passaggi mi sembrano chiave: è vero che quest'articolo è il fulcro, ma proprio perché è il fulcro di questa legge ne contiene tutta intera la mistificazione. L'unico aspetto chiave della legge sembra a questo punto diventato la definizione della nutrizione e idratazione come trattamenti e come tali sospendibili. È nebuloso l'inizio dell'applicazione della norma, è nebulosa la relazione medico-paziente, che resta sostanzialmente sbilanciata; non è vero che è la relazione, a meno che non si intenda come “relazione” una relazione a fortissima asimmetria scompensata tra i due. Non c'è solo il principio di beneficenza su cui si è fondata per secoli l'attività dei medici, c'è anche il principio di non maleficenza e questo principio di non maleficenza sembra totalmente alieno a quella che è l'impostazione di un articolo che, bene o male, nella ricerca della volontà del paziente, cerca soprattutto la sua volontà di morte da legittimare e, mai, nemmeno in un passaggio, quella che è la sua volontà di vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, come si fa a non essere d'accordo con le parole che la collega Miotto ha letto poco fa in Aula? Nessuna persona dotata di ragionevolezza e umanità potrebbe non essere d'accordo con quelle parole e nessun deputato non può non complimentarsi con questo abile artificio retorico, ma c'è un punto fondamentale nelle parole commoventi del professor De Giorgi che la collega Miotto ha letto, cioè quello dove lui indica che il medico deve constatare che sia irreversibile la perdita di coscienza.

È esattamente quello che voi avete impedito che noi mettessimo in questa legge: che la perdita di coscienza sia irreversibile, e questo è uno dei motivi per i quali noi voteremo contro questo articolo e voteremo contro l'intero provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

Onorevole Spadoni, onorevole Palese…

RAFFAELE CALABRO'. Presidente, con questo articolo noi abbiamo fatto un grande passo avanti che, come sottolineava la collega Miotto, ricostruisce la relazione tra il medico e il paziente, una relazione reale, biunivoca, dove c'è lo stesso livello di libertà da parte dei due soggetti che devono creare la relazione e che devono costruire una relazione positiva.

Abbiamo fatto qualche passo indietro su altre aspettative che, in qualche modo, avevamo. Ho seguito con attenzione la lettura del brano che ha fatto la collega Miotto; ci sono due punti che mi hanno colpito. Il collega, nello scrivere quella lettera ai figli dice: se non ci sarà più coscienza e se non ci potrà essere più coscienza; cioè, vuole la certezza che non ci sia possibilità di recupero. Noi questo, bocciando alcuni emendamenti, l'abbiamo assolutamente negato, non abbiamo voluto mettere nel testo la possibilità di verificare con strumentari, con tecnologie che non ci sarebbe stata più la possibilità di coscienza.

E c'è un altro punto, se volete molto più umano, che dice: lasciate, non mi facciano le terapie, mi facciano l'assistenza ordinaria; ciò significa esattamente: l'idratazione e la nutrizione artificiale che stiamo chiedendo dall'inizio di questo dibattito.

Ebbene, ci sono altri due punti che sottolineo molto più rapidamente e che creano problemi all'interno di questo articolo. Uno è il fatto di voler affidare alle strutture private la responsabilità di portare avanti decisioni negative; strutture private, non quelle che nascono sul business commerciale, ma quelle che sono nate su principi etici molti e molti decenni fa, secoli fa e che continuano a lavorare per poter rispondere a questi principi etici. Bene, non possiamo negare a queste strutture di poter lavorare secondo quello che è il loro modo di vedere la visione della vita, la visione dell'uomo, la visione della loro attività.

Poi, è stato sottolineato da molti, lo dico molto rapidamente, non c'è assolutamente chiarezza su come si devono conservare queste dichiarazioni e, soprattutto, come possano essere recuperate con facilità, altrimenti perdono ogni funzione. Noi abbiamo l'obiettivo necessario, se vogliamo che queste abbiano una funzione reale, di poterle recuperare al momento opportuno e, spesso, questo momento non è un momento che dura giorni. Non abbiamo assolutamente inquadrato questo problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Presidente, brevemente per annunciare il voto favorevole del nostro movimento, pur con gli aspetti critici che abbiamo rilevato e argomentato con i nostri voti. Pensiamo che la possibilità di redigere le DAT sia un passo in avanti per esprimere la volontà delle persone, esprimendo un fiduciario e, anche, vedendo una possibilità di disattenderle solo di fronte a innovazioni scientifiche. Rimane un limite, che è quello dell'emendamento approvato, ma il voto complessivo sull'articolo è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Con questo articolo e con l'approvazione di questo articolo si toglie rispetto a quanto oggi già avviene nel nostro Paese, alle scelte delle famiglie e della professionalità dei medici, su come proseguire o non proseguire le cure e si dà in mano ai tribunali. Perché questo, di fatto, avverrà.

Si tratta di una norma confusa e scritta male, spinta solo da un livore ideologico per dover sbandierare la bandiera della morte facile. Oltretutto, la riprova di questo sta nel fatto dell'emendamento Vazio riformulato per quanto riguarda il trattamento delle stesse DAT. Un trattamento che, ad oggi, è impossibile capire come avverrà e che garanzie darà.

Ma vi è di più. L'onorevole Capezzone ha detto che perfino per il matrimonio non serve avere un consulto prima di celebrarlo. Non è vero! Il matrimonio si fa davanti a degli ufficiali di stato civile che certificano la volontà. Invece, adesso sulla vita e - mi scusi - sulla capacità di comprendere le terapie da seguire o da non seguire, una persona da sola, senza alcun tipo di capacità di poter discernere - e io non l'avrei, perché non ho le competenze mediche necessarie - scrive la sua DAT e la consegna nelle mani di un dipendente del comune. Di questo stiamo parlando!

Invece, dovremmo parlare dell'obbligatorietà per lo meno di un consulto medico perché si possano avere le informazioni necessarie per poter fare una scelta consapevole. Senza sapere non esiste libertà; si parla di casualità totale se non c'è il sapere e noi neghiamo l'obbligo di sapere a chi fa scelte così importanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Presidente, anche noi voteremo favorevolmente su questo articolo che è il cuore del provvedimento, ma con moltissime perplessità che sono quelle dette dal collega che è intervenuto prima di me. Sono sicuramente d'accordo con l'intervento dell'onorevole Miotto sul principio di avere ripristinato la relazione medico-paziente, ma ci sono tante perplessità che per motivi diametralmente opposti mi portano, però, allo stesso timore dell'onorevole Fedriga, quando dice che una norma che cerca un equilibrio, che cerca un bilanciamento, rischia poi di essere risolta in tribunale.

Crediamo che un provvedimento come questo doveva essere il più snello possibile e dare la possibilità semplicemente a ciascuno, come ripeterò più volte, di esprimere le proprie volontà, perché è vero quello che diceva l'onorevole Calabrò, cioè che questa legge dal suo punto di vista è un grande passo in avanti perché garantisce lo stesso livello di libertà tra medico e paziente; ecco, io credo che lo stesso livello di libertà non c'è perché ci sarà un momento in cui uno avrà più potere rispetto all'altro, che sarà la persona su cui poi si dovrà decidere.

Nonostante ciò, questo articolo è sicuramente un passo avanti perché riconosce qualcosa che fino ad ora non è stato riconosciuto e perciò voteremo favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà. Non ho altri iscritti a parlare e, quindi, vi invito a prendere posto nel frattempo. Prego.

PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Anche la componente socialista voterà favorevolmente su questo articolo, nonostante rileviamo in esso alcune ambiguità che suscitano in noi delle perplessità. Ma vorrei dire che le nostre perplessità sono motivate da ragioni opposte alle perplessità sollevate, ad esempio, dalla collega Binetti. E, allora, quando le due parti, che partono da presupposti opposti, manifestano delle scontentezze significa che una sorta di equilibrio è stato raggiunto e, quindi, noi accettiamo questo compromesso e voteremo a favore su questo articolo, che insieme all'articolo 1 costituisce la sostanza di questa proposta di legge.

Perché ci va bene questa proposta di legge? Perché noi abbiamo avuto sino ad ora il diritto costituzionale previsto dall'articolo 32, cioè il non obbligo ad un determinato trattamento sanitario, ma adesso questo diritto costituzionale diventa finalmente un obbligo per il sistema sanitario nazionale ed è questo il grande passo in avanti che noi facciamo con questo provvedimento legislativo.

Quindi, seppur rilevando alcune ambiguità del testo, noi votiamo a favore su questo articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 3.03 Silvia Giordano.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Intervengo brevemente su questa proposta emendativa e in questo mio intervento farò in modo di intervenire anche sull'articolo aggiuntivo 3.05 che tanto va nella stessa direzione. In realtà, questi sono due articoli aggiuntivi dove noi prevediamo praticamente il registro e la conservazione telematica e soprattutto in questa parte vi è anche il fatto che ogni cinque anni il Ministero, proprio perché ha acquisito telematicamente le disposizioni anticipate di trattamento, può fare un cosiddetto remind alle persone che hanno predisposto la DAT, in modo che possono confermarla, revocarla o eventualmente modificarla.

Intervengo su queste due proposte emendative avendo tralasciato, invece, le altre che riguardavano strettamente il registro all'articolo 3, perché mentre le altre hanno ricevuto il parere negativo della Commissione bilancio, e sappiamo che purtroppo quando c'è il parere negativo della Commissione bilancio poco si può fare, questi due articoli aggiuntivi non hanno avuto parere negativo da parte della Commissione bilancio - e ci mancherebbe - anche perché soprattutto l'articolo aggiuntivo 3.05 parla di un sito Internet e bocciare un emendamento per questo, perché non ha coperture, sembrerebbe davvero ridicolo.

Però, il discorso è questo. È vero che il Governo si è rimesso all'Aula; è giusto e noi questo l'abbiamo anche abbastanza apprezzato. Però, adesso è importante capire cosa può fare il Ministero per far sì che quello che ha approvato il Parlamento vada in porto e vada in porto correttamente e coerentemente con quanto approvato dal Parlamento. Quindi, su questi due articoli aggiuntivi in realtà non dico un parere, perché appunto il Governo si rimette all'Aula, ma una valutazione tecnica di quello che può fare il Ministero sarebbe quasi doverosa. Noi in ogni caso li abbiamo presentati anche come ordini del giorno e sono abbastanza convinta che lo hanno fatto anche altri colleghi, perché la problematica del registro è una problematica seria che solo il Ministero può sciogliere realmente perché è un aspetto tecnico e poi perché parlando chiaramente - e scusatemi il termine - la palla passa a loro. Quindi, vanificare un lavoro così sensibile, complesso e lungo come quello che il Parlamento ha fatto su questo provvedimento perché poi non si ha una giusta registrazione e conservazione della presentazione delle DAT sarebbe veramente un peccato.

Quindi, approfitto di questo intervento per dire e per chiedere al Governo, al sottosegretario e quindi, di conseguenza, al Ministero della salute di farsi carico di questa responsabilità che è più doverosa che altro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.03 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.05 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1142-A e ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice Lenzi ad esprimere il parere della Commissione.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 4.1 Pagano: parere contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza? Resti in piedi, onorevole Calabrò. Ci dica.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 4.7 Miotto.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole “alla quale il medico è tenuto” con “alla quale il medico e l'équipe sanitaria sono tenuti”.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 4.45 il Palmieri.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Non l'ho sentita.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Identici emendamenti 4.13 Calabrò e 4.14 Palmieri.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.7 Miotto.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Lo abbiamo già letto prima.

PRESIDENTE. Va bene. Questo lo vediamo dopo. Emendamento 4.17 Calabrò.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Immagino che l'onorevole Calabrò sia favorevole.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Esatto, Presidente, parere favorevole.

PRESIDENTE. Sospettavo.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. È intuitivo.

PRESIDENTE. Emendamento 4.27 Menorello.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.34 Mantero.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Emendamento 4.60 Casati.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole purché sia riformulato nel modo seguente: “La pianificazione delle cure può essere aggiornata al progressivo evolversi della malattia su richiesta del paziente o su suggerimento del medico”.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.61 Rampelli.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Emendamento 4.44 Mucci.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere contrario. Chiedo scusa, Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento 4.7 Miotto.

PRESIDENTE. Sta bene. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Mi rimetto all'Aula sugli emendamenti riferiti all'articolo 4.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Pagano con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.7 Miotto. Chiedo all'onorevole Miotto se accetti la riformulazione. Però, a questo punto secondo la riformulazione questo emendamento non si colloca più qui ma si colloca successivamente ad altri emendamenti quindi questo lo teniamo e lo spostiamo.

Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.45 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza. È un'indicazione di voto, quindi…

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.13 Calabrò e 4.14 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.7 Miotto nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

Pertanto l'emendamento 4.16 Palmieri è precluso.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.17 Calabrò, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.27 Menorello, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza. Ricordo che su questi emendamenti il Governo si rimette all'Assemblea.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.34 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.60 Casati. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione della relatrice. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.60 Casati nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza mentre il Governo si rimette all'Assemblea.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 78).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.61 Rampelli, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.44 Mucci con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta…

Chiedo scusa. Revoco l'indizione della votazione.

Onorevole Russo, prego.

PAOLO RUSSO. Presidente, solo per sollecitarla a guardare dove le è più agevole: verso destra.

PRESIDENTE. La Presidenza non ha una questione di strabismo, è agevole un po' tutto, ma se lei voleva intervenire, è un conto, se no… Era per la votazione? Abbiate pazienza, se non me lo segnalano, io ho 630 postazioni da vedere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.44 Mucci, contraria la Commissione e contrario il relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 81).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Il parere sull'emendamento 5.3 Menorello è contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Poi abbiamo anche l'aggiuntivo 5.01 Caso: relatrice?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo? Immagino che si rimetta all'Assemblea anche in questo caso…

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. A questo punto, essendo interamente soppressivo, votiamo il mantenimento dell'articolo 5.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione…

Revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, qui c'è il caso di cui parlavamo prima, cioè una raccolta diciamo di documenti che esprimono la volontà della persona, raccolti in tempi diversi, in modalità diverse, alcuni li hanno raccolti e altri non li hanno raccolti.

Io ricordo la sentenza della Corte costituzionale che citavo prima, cioè è leso il principio di uguaglianza, che non può essere differenziale né nelle modalità di annotazione né di conservazione.

Qui stiamo facendo palesemente una norma che una sentenza già ci dice essere incostituzionale e noi scriviamo che recuperiamo tutto quello che è stato fatto nei modi più disparati e confusi possibili.

Penso che da parte di tutti ci debba essere, su temi come questo, un minimo di prudenza dove la volontà del cittadino si è espressa in modo chiaro e in modo unanime; non si può dettare, come ho avuto modo di dire prima, oltre a come è stata scritta la norma, ma anche dettare la casualità totale rispetto a delle sensibilità di organi che non sono nemmeno organi legislativi.

Vi prego, abbiate almeno un po' di prudenza su questo tema e sopprimiamo l'articolo 5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, come segnalato fin dall'inizio, questo articolo 5 va in palese contraddizione con quello che è lo spirito della legge: lo spirito di questa legge vorrebbe essere quello di un più stretto rapporto tra medico e paziente, quello di un'informazione e di una libertà basata sull'informazione.

Bene, qui si dimostra completamente come tutto ciò non stia in piedi, perché qui diamo corso a dichiarazioni di volontà fondate su prestampati, su moduli scaricati da Internet e quindi totalmente al di fuori di una relazione di cura.

Recuperare questo materiale, farlo buono e per di più tenerne conto in una situazione di dispersione, qual è quella che vede attualmente, in mille rivoli, renderà ancor meno applicabile questa legge e - ripeto ancora una volta - va contro quella che è stata la sentenza della Corte costituzionale sulla legge regionale del Friuli-Venezia Giulia.

Fate quello che volete, ma il consiglio è: sopprimetela, se volete che questa legge possa andare avanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà, sempre con la premessa che, siccome ne stiamo già parlando…

EUGENIA ROCCELLA. Avevo segnalato anche prima. Grazie comunque. Presidente, io non riesco a capire come si possa conciliare il fatto che abbiamo passato tre giorni a votare una legge che stabilisce principi e regole e poi cominciamo subito a disattendere queste stesse regole e questi stessi principi, perché diamo valore ai testamenti biologici e alle dichiarazioni anticipate comunque fatte.

Tanto valeva, allora, fare un unico articolo, dicendo ai cittadini: fate quello che volete, depositate ovunque le dichiarazioni anticipate, fatele come volete, non c'è bisogno del colloquio col medico, non si basano su un consenso informato, che prevede appunto non solo il consenso, ma l'informazione documentata, fate un po' come vi pare, tanto noi convalideremo qualunque cosa facciate.

Quindi mi sembra fondamentale bocciare questa ipotesi.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Allora, noi siamo di fronte alla situazione in cui, al momento, ci sono cittadini che hanno fatto le proprie disposizioni anticipate o dichiarazioni anticipate e le hanno depositate - in questo caso è quello previsto - dal notaio o le hanno depositate, secondo le procedure del regolamento comunale, presso un comune.

In entrambi i casi, noi abbiamo certezza dell'autenticità della firma e della persona che ha depositato le dichiarazioni anticipate.

Riteniamo - e questo articolo fa salve - il valore di quanto è scritto in quelle dichiarazioni, in modo coerente con la legge, perché in questa legge noi abbiamo scritto che le disposizioni fatte e depositate presso il notaio sono pienamente valide.

A me fa molto piacere, quasi mi commuove questa preoccupazione dei colleghi, che sono in realtà contrari alla legge e voteranno contro la legge, a che ci sia un registro nazionale a cui attingere, ma anche se ci fosse stato un registro nazionale a cui attingere, obiettivo che a mio parere deve rimanere in campo, da raggiungere, avevamo esplicitamente previsto che fosse possibile, per la persona, anche correre il rischio, scegliere di non metterle nel registro e piuttosto lasciarle al notaio o in copia autentica al fiduciario.

Non stiamo imponendo nulla, non stiamo imponendo di adoperare il registro comunale, ma vogliamo riconoscere il valore delle dichiarazioni che sono già state fatte, nel modo nel quale ognuno, liberamente, le ha volute fare.

Questa legge riconosce la libertà della singola persona di disporre delle proprie scelte in materia di sanità e lo fa anche con questo articolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. A volte si percepisce con molta concretezza la distanza che c'è tra il piano delle buone intenzioni e il piano dei fatti.

Non vorrei dimenticare che, un paio di domeniche fa e poi in altri momenti, in questi ultimi dieci anni, si sono aperte piazze intere in cui sono stati raccolti i testamenti biologici delle persone con un opportuno lavoro di consulenza, molto spesso a carico della componente radicale.

Non più tardi di un paio di domeniche fa, in quattro grandi città d'Italia (Roma, Milano, Napoli e l'altra non mi ricordo se fosse Torino), sono stati raccolti 250 testamenti biologici, con l'idea di partecipare a una grande operazione di marketing culturale, che mettesse in primo piano la richiesta, spinta fino alle estreme conseguenze, di una possibilità di intercettare il senso di questa legge, veramente non tanto sul fine vita, ma sul come accelerare la fine della vita.

Quindi, questo mi sembra particolarmente ambiguo, perché ciò è stato fatto. È vero che può essere revocato, è vero che può essere modificato, ma in realtà è un'autentica operazione di marketing, che mi sembra sia del tutto contraria all'etica che dovrebbe presidiare questa legge.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Presidente, intervengo brevemente per dire che noi siamo ovviamente a favore della conservazione di questo articolo 5, che, tra l'altro, deriva in maniera abbastanza simile da un articolo della nostra proposta di legge, in cui si prevede semplicemente che chi ha espresso la propria volontà sui trattamenti terapeutici fino a ieri, fino al giorno prima dell'approvazione di questa legge, abbia lo stesso diritto di vedere le proprie volontà portate avanti, esattamente come chi lo fa dopo l'approvazione della legge.

Come ha detto la relatrice, si parla solamente delle disposizioni depositate dal notaio o presso i registri comunali, quindi sono certificate, è certo che sono della persona, quindi non vediamo per quale motivo le volontà di quelle persone che le hanno espresse prima dell'approvazione della legge debbano avere meno dignità di quelle che la esprimeranno una volta che la legge è stata approvata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 5.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 82).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 5.01 Caso.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Presidente, con questa proposta emendativa vogliamo introdurre e disciplinare, nella maniera per noi più chiara possibile, la possibilità di richiedere il trattamento eutanasico. Stabiliamo con questa proposta emendativa appunto che il paziente maggiore di età e capace di intendere e di volere, affetto da una patologia caratterizzata da inarrestabile evoluzione, con prognosi infausta ed irreversibile, senza alcuna prospettiva di sopravvivenza o le cui sofferenze fisiche o psichiche siano costanti ed insopportabili, abbia il diritto di richiedere il trattamento eutanasico.

Abbiamo voluto presentare una proposta emendativa articolata e approfondita, sulla quale abbiamo lavorato parecchio, e non la semplice modifica del codice penale, nonostante avessimo già previsto il parere contrario della relatrice, che coerentemente ha detto che voleva tenere l'eutanasia fuori da questa proposta di legge e ha respinto, quindi, gli emendamenti che riguardavano l'eutanasia e che andavano nell'una e nell'altra direzione.

Noi siamo stati a favore della divisione dei due argomenti, quando è stato il momento, quindi per procedere più velocemente - anche se poi così velocemente non siamo andati - con la proposta sulle DAT, sul testamento biologico, e lasciare all'esame delle Commissioni congiunte giustizia e affari sociali, invece, le proposte - compresa la proposta di iniziativa popolare - che riguardano l'eutanasia, proprio per cercare di dare maggiore celerità a questa norma sul testamento biologico, pensando che fosse più facile arrivare alla sua approvazione.

Però, mentre ci stiamo avviando ad approvare questa proposta di legge, nonostante i molti rallentamenti - siamo ormai arrivati alla vigilia dell'approvazione, almeno alla Camera - le proposte sull'eutanasia sono rimaste assolutamente congelate in Commissione, da quando sono state incardinate.

È per questo che abbiamo voluto presentare questa proposta emendativa, perché, nonostante la proposta sulle DAT e sul consenso informato sia un passo in avanti, che, nonostante le sbavature che ci sono state, voglio definire storico, perché andiamo a colmare un vuoto normativo che era diventato ormai inaccettabile e un ritardo di decenni rispetto agli altri Paesi, comunque con questa proposta, anche una volta che fosse approvata da Camera e Senato, lasceremmo comunque senza risposta centinaia di persone.

E questo, ancora una volta, per togliere ogni dubbio sul fatto che dentro la proposta che stiamo approvando non c'è l'eutanasia. Anche una volta che la proposta fosse approvata, centinaia di persone che decidono di porre fine alle proprie sofferenze, di porre fine a una vita che per loro è diventata non più degna e inaccettabile, sarebbero comunque costrette a lunghi viaggi oltre confine, per veder rispettate le proprie volontà, quello che noi riteniamo un loro diritto.

È per questo che abbiamo voluto sollecitare l'Aula. Abbiamo voluto portare la proposta sull'eutanasia in Aula attraverso questa proposta emendativa, per sollecitare il dialogo su questo argomento e per chiedere con forza che sia ripreso l'iter delle proposte sull'eutanasia, che sono ferme ormai da un anno e mezzo nelle Commissioni affari sociali e giustizia.

Infatti, come dicevo, ci sono centinaia di cittadini che aspettano una risposta e noi non possiamo continuare a tapparci gli occhi e le orecchie davanti alle sofferenze di queste persone, semplicemente perché questi sono argomenti divisivi, spinosi o difficili da affrontare.

Queste persone hanno diritto ad avere una risposta e noi abbiamo il dovere di dargliela (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, devo fare i complimenti al MoVimento 5 Stelle - lo dico seriamente -, perché è l'unica forza politica che ha presentato emendamenti in modo coerente rispetto alla propria linea, che io ovviamente combatterò con forza, ma lo ha fatto in modo coerente, in modo lineare, senza mascherarsi dietro a tribunali e dietro a frasi confuse, che renderanno soltanto più difficile la libera scelta dei cittadini.

Hanno detto in modo assolutamente coerente che anche il depresso può decidere di praticare l'eutanasia, è scritto chiaramente nel testo, quando si riferisce a chi ha sofferenze psichiche; ma è legittimo, è una visione assolutamente legittima, perché anch'io non condivido il fatto che uno che muove due braccia non possa chiedere l'eutanasia mentre, chi ne muove solo una può chiederla! È giusto, è coerente! È una visione che a me fa ribrezzo, ma è coerente!

Ha almeno una coerenza al suo interno, al contrario di quest'Aula, che, in modo assolutamente ipocrita, ha scritto un testo ipocrita che creerà danni ai cittadini. Io voterò contro, ma almeno riconosco al MoVimento 5 Stelle l'estrema coerenza e linearità di una pratica che per noi vuol dire la fine della dignità umana - anzi della dignità della vita -, una fine che è all'interno di un quadro che è l'annullamento della persona. Però, se questa è la loro linea, è almeno una linea che chi la pensa in quel modo ha la forza e - sì, devo dire, in questo caso - la dignità e la coerenza di difenderla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Presidente, l'intervento dell'onorevole Mantero, in effetti, è stato molto chiaro e ha chiarito la situazione: questa legge, per molti, non è una legge sulla libertà di cura, ma è una tappa verso l'obiettivo finale, che è appunto l'eutanasia. Noi avremmo voluto una legge, invece, che fosse molto chiara nello stabilire la libertà di cura, la libertà di scegliere le terapie, anche ora per allora, ma che mettesse paletti definitivi proprio nei confronti del cosiddetto diritto a morire e dell'eutanasia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Civati. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CIVATI. Presidente, a nome ovviamente mio, ma di tutto il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile, volevo non soltanto dichiararci a favore di questo emendamento, ma sottoscriverlo, con tutti i componenti del nostro gruppo…

PRESIDENTE. Lo può sottoscrivere lei e politicamente…

GIUSEPPE CIVATI. Lo estendiamo politicamente collettivamente.

Volevo anche ringraziare, per i toni usati, il collega Mantero, perché mi riconosco in pieno in quanto ha detto e credo che sia un motivo di grande dignità, di grande serietà, quello di superare le ipocrisie e di provare a farlo.

Noi voteremo comunque a favore di questa legge - lo voglio dire -, non c'è nessuna strumentalità nelle mie parole, come non credo ci fosse nelle parole del collega, ma credo che sia importante porci nelle condizioni di affrontare questo argomento con la libertà e con la serietà necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Presidente, brevissimamente, credo che ne abbiamo dette tante e, secondo me, tante forse ce ne sarebbero ancora da dire, ma voglio dire che questo articolo dimostra proprio che non parliamo di eutanasia, perché, se noi accogliamo ciò che è stato precedentemente, ci rendiamo subito conto che tutti noi vogliamo solo vivere: cerchiamo solo di non soffrire, che è una cosa possibile, perché esiste un accanimento terapeutico.

Ho sentito parlare tanto, in questi tre giorni, di una situazione di responsabilità medica, ma voi vi siete mai posti dall'altra parte, cioè come pazienti? Avete mai subito la violenza del medico? Io credo di poter dire, con grande onestà intellettuale - lo dico personalmente, ma, anche essendo presidente di molte associazioni di disabili gravi -, che l'ho subita. Lei sa che vuol dire, quando non si ha la forza di respirare, qualcuno che ti impone di farlo per il piacere di vincere una battaglia e non per il piacere di continuare a dare la vita? È una roba completamente diversa, perché non ci rendiamo conto che così come il paziente è uomo o donna, anche il medico è un uomo o una donna e non sono onniscienti, non sono assolutamente sopra la media.

Nessuno di noi vuole morire: l'eutanasia è una follia per chiunque stia bene, ma anche per chi stia male, non pensate. Io la mia vita non la cambierei con nessuno di voi, perché mi piace, perché voglio vedere il sole che sorge ogni mattina (Applausi), ma questo non vuol dire che io debba soffrire. Perché, vedete, io sono una - lo ripeto - che crede, che crede nel libero arbitrio però, che il nostro Signore ci ha insegnato. Ognuno di noi ragiona con la propria testa: perché accogliere e accettare una teoria che vuole falsare?

Ho sentito parlare di ipocrisia: ma quanto è ipocrita non fare battaglie per una persona depressa, perché non si vede, e farla, invece, per chi sta su una sedia a rotelle, che si vede e ha una forza contrattuale?

Io ho visto in questi giorni sui giornali tanta gente che diceva la sua accanto al dj Fabo o a Welby: ragazzi, ce ne sono centinaia di questi personaggi, chiusi in casa, che non rinunciano alla vita, che non ci vogliono rinunciare, ma che dicono: se non ce la faccio più, aiutatemi. E ciò è una cosa diversa. Ed io continuo ad essere orgogliosa del mio partito, del PD - e voglio ringraziare la relatrice per il grande lavoro che ha fatto -, per un semplice motivo: se noi volevamo parlare di eutanasia, avevamo i numeri per farlo, signori. Noi abbiamo parlato di testamento biologico, perché questo volevamo: non confondete le acque, perché è un problema vostro, non nostro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

MARISA NICCHI. Presidente, intervengo per esprimere il mio voto favorevole all'articolo aggiuntivo, lo sottoscrivo, e perché questo è un tema, un punto che dopo questa discussione rimane aperto. È matura anche nel nostro Paese la possibilità di introdurre la possibilità di decidere come morire e di regolamentarla. Oggi non esiste, non è prevista, invece è una questione aperta, anche nella Commissione giustizia; ci sono proposte di legge che credo, dopo questa fase, debbano essere sollecitate.

Io preferisco parlare del fine vita, perché è un tema complesso, più complesso, perché la morte è un fatto naturale, è un dato biologico; il morire appartiene sempre di più alla vita, alle scelte di vita, anche perché si sono introdotte tecnologie che permettono di prolungare e allungare la vita anche in situazioni che, magari, si vorrebbe evitare di vivere.

Quindi, proprio perché il morire, la dignità di morire è un processo che riguarda la vita e, quindi, le scelte delle persone, che la Costituzione dà e concede solo alle persone di poter determinare, io credo che sia molto importante sottoscrivere questo articolo aggiuntivo e, soprattutto, la volontà di procedere per completare una regolamentazione che oggi nel nostro Paese manca e che fa del nostro Paese, ancora una volta, un fanalino di coda per ciò che riguarda i temi di libertà e diritti civili (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, spiace che io debba fare l'esegesi dell'articolo aggiuntivo del MoVimento 5 Stelle, perché, in verità, non che tocca a me difendere loro: loro hanno detto, come bene è stato spiegato dal nostro capogruppo, che hanno voluto evidenziare in maniera chiara, leale e concreta che cosa significa per loro il concetto di eutanasia, al punto che hanno voluto - lo hanno fortemente stigmatizzato in senso negativo e in positivo con la legge - che ci fosse il trattamento eutanasico chiaro. I passaggi sono evidenti, mi dispiace per la collega Argentin, che, evidentemente, non lo ha identificato come eutanasia. Ha diritto a richiedere il trattamento eutanasico, il paziente; la richiesta del paziente deve essere espressione scelta, piena e libera; il medico e il personale sono esentati: sono passaggi chiari.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO PAGANO. Ma l'ultimo elemento - dieci secondi ancora, Presidente - è da un punto di vista politico. Qui il dato non è soltanto, però, che il PD aveva i numeri, un passaggio politico, a questo punto, bisogna darlo: il PD cercava la foglia di fico, perché è già venuto fuori da un'esperienza traumatica, che è quella delle unioni civili, che ha generato due Family Day da un milione di persone contro e che gli hanno fatto perdere il referendum. I 5 Stelle hanno fatto la foglia di fico di un passaggio che certamente poteva evitare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Ci avviamo con tutta evidenza ad approvare questo progetto di legge. Questo articolo aggiuntivo io credo sarà rigettato dall'Aula, con il concorso anche del nostro voto e con quello della maggioranza dei parlamentari del PD e di tutti gli altri parlamentari.

Molti parlamentari saranno contenti dell'approvazione di questo progetto, convinti di aver trovato un punto di equilibrio che genera un allargamento delle possibilità di disposizioni del paziente senza introdurre in Italia l'eutanasia. Questo articolo aggiuntivo, invece, ci dice una verità amara: quando avremo applicato questa legge, quando l'applicazione di questa legge renderà evidenti i suoi contenuti eutanasici, quando diventerà evidente che l'eutanasia, con queste modalità, è la forma più disumana di eutanasia, inevitabilmente nascerà nella popolazione, nascerà negli ambienti politici un problema, una domanda con forza ancora molto più grande: il problema e la domanda che ci ha posto oggi questo emendamento dei Cinquestelle.

Cari amici del PD, soprattutto quelli di voi che non perdono occasione di ricordare che sono cattolici, io spero che quel giorno ci ritroveremo insieme nel dire di “no” e quel giorno, forse, vi renderete conto che il voto di oggi è un drammatico errore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, a titolo personale, piaccia o non piaccia, questa legge non prevede l'eutanasia e l'articolo aggiuntivo del MoVimento 5 Stelle conferma questa linea. La collega ha posto un tema: si va verso la morte quando si soffre e questa legge, con il consenso informato, con la DAT, ma, soprattutto, con le terapie palliative e contro il dolore, offre al paziente la possibilità di non soffrire e, quindi, di voler ancora vivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Siamo arrivati al dunque; con buona pace delle anime belle del Partito Democratico, la definizione di eutanasia prevede, appunto, che essa sia la volontà di affrettare la fine di un paziente, non importa se con un'azione positiva o con una omissione di cure.

Oggi, realizziamo l'eutanasia per omissione di cure, dopodomani - e questo emendamento, malgrado il primo firmatario si chiami Caso, non è fatto a caso - noi avremo qualcuno che ci proporrà una morte migliore di quella brutta, orrenda, per disidratazione e per denutrizione. Allora, contrariamente al mio amico Buttiglione, se questa sarà la legge, io, quel giorno, cari amici del MoVimento 5 Stelle, vi darò tutto il mio sostegno: avete mostrato più coerenza, lo ripeto, delle anime belle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.

Colleghi, un attimo, finché ci sono interventi… Prego, onorevole Caso, che tra l'altro è pure primo firmatario dell'articolo aggiuntivo. Avrà il sacrosanto diritto, se vuole, di poter intervenire, anche se lo fa a titolo personale perché ha già parlato l'onorevole Mantero.

VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Innanzitutto per sentirmi onorato di avere la prima firma su questo articolo aggiuntivo, in quanto è stato fatto nel momento in cui, appunto, mi onoravo di fare il capogruppo della mia forza politica, proprio per dare il segno della volontà del nostro gruppo parlamentare e anche degli iscritti al nostro movimento che ci hanno chiesto, proprio, di portare avanti anche questo discorso sull'eutanasia. Quindi, vorremmo ancora chiarire che non era assolutamente un tentativo di provocare con questo emendamento e, anzi, vorrei ringraziare tantissimo tutti i miei colleghi della Commissione affari sociali, in particolar modo anche Mantero e Giordano, che hanno fatto con estrema serietà questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per portare avanti, appunto, questa nostra volontà.

Abbiamo visto che, con ogni probabilità, non c'è ancora, dal nostro punto di vista, la maturità per approvarla in questo Parlamento, ma speriamo in un futuro di riuscire, invece, ad approvarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Caso 5.01, con il parere contrario della Commissione, del relatore di minoranza e della V Commissione (Bilancio).

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unico articolo aggiuntivo ad esso riferito (Vedi l'allegato A).

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sull'articolo aggiuntivo 6.01 Roccella il parere è favorevole con una riformulazione che leva le tre righe finali. Quindi, la ripeto: “Entro il mese di aprile, a partire dall'anno successivo all'entrata in vigore della presente legge, il Ministro della salute presenta al Parlamento una relazione sull'applicazione della legge stessa. Le regioni sono tenute a fornire le informazioni necessarie entro il mese di febbraio di ciascun anno, sulla base di questionari predisposti dal Ministero della salute”.

PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, onorevole Calabrò?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il parere del Governo su questo articolo aggiuntivo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il Governo si rimette all'Assemblea.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Roccella accetta la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 84).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.01 Roccella, come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 85).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se non ci sono illustrazioni chiedo al Governo di esprimere il parere

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Li accogliamo tutti come raccomandazione (Applausi).

PRESIDENTE. Evidentemente, questo ha suscitato il consenso unanime dell'Assemblea.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, oggi è un giorno buono per i Socialisti, per questo Parlamento e per l'Italia. Un passo fondamentale è stato fatto per l'applicazione dell'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario. Un diritto costituzionale che, finalmente, con questo provvedimento diventa dovere per il Sistema sanitario nazionale.

Noi Socialisti siamo, da sempre, in prima linea in questa battaglia, a fianco degli amici radicali dell'Associazione Luca Coscioni e di Beppino Englaro, che ci ha aiutato ad elaborare la nostra proposta di legge, presentata all'inizio di questa legislatura.

Non è stato un cammino facile e siamo consapevoli che il testo presenta alcune ambiguità che consentiranno ritardi o rinvii, però, consente di dire di no alle cure, di interromperle se un malato non le regge più; pone uno stop all'accanimento terapeutico; prevede la sedazione continua e profonda, che consente che la morte arrivi in modo dignitoso; introduce la figura del fiduciario, a garanzia del rispetto della volontà di chi è diventato incapace; nessun esonero è previsto nell'applicazione della legge per i soggetti privati: aspetti tutti positivi a fianco di alcune ambiguità ed ombre, una di queste è l'introduzione di una sorta di obiezione di coscienza, ambiguità che abbiamo segnalato nella fase di approvazione degli emendamenti.

Abbiamo lavorato per quasi un anno per ottenere la calendarizzazione del provvedimento e un altro anno in Commissione per avere un testo condiviso. Il risultato è frutto dell'impegno di forze politiche diverse, di un lavoro trasversale, come, a volte, avviene sui temi etici, e apprezziamo che il Governo abbia lasciato al Parlamento la piena responsabilità della legge.

Questa legge è un buon compromesso e sappiamo che nei compromessi ciascuna parte rinuncia a qualche cosa, ma si tratta di un primo, importante passo, anche se l'opinione pubblica lo ha già definito insufficiente.

Siamo, però, solo a metà percorso, ci aspetta un passaggio al Senato, che sarà, forse, ancora più arduo. Speriamo di non arrivare alla fine della legislatura a mani vuote. Il Paese non ce lo perdonerebbe.

I Socialisti voteranno a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

Mi corre l'obbligo di ricordare ai colleghi che siamo in dichiarazione di voto, quindi, non sono obbligati, in questa fase, a rimanere in Aula contro la loro volontà, ma, se ci rimangono, dovrebbero avere la cortesia, a partire da quelli che stanno parlando col Governo, onorevole Misuraca, di rimanere in silenzio.

Onorevole Binetti, prego.

PAOLA BINETTI. Presidente, la prima cosa che le chiedo è di poter consegnare l'intervento e, poi, però, voglio aggiungere due cose.

Tutto ciò che c'è di buono in questa legge era già ampiamente contenuto nella legge sulle cure palliative, tutti gli appelli positivi che sono stati fatti alla terapia contro il dolore, spinta fino alla sedazione profonda, erano già contenuti in quella legge.

Tutto ciò che questa legge, invece, non dice, non lo dice, soprattutto, in merito a una schietta e aperta forma di obiezione di coscienza per le persone e per le istituzioni in cui lavorano queste persone.

Tutto ciò che questa legge in realtà dice di assolutamente nuovo - e per una legge parlamentare è molto, ma è francamente eccessivo - è dire che nutrizione e idratazione sono un trattamento, cioè assumere una posizione tecnico-scientifica su un argomento ampiamente contestualizzato.

Da questo in poi si deduce tutto il resto, perché, se è trattamento, può essere rinunciabile e, se è rinunciabile, è tollerabile la morte; se è tollerabile la morte del paziente, è giusto che il medico che la provoca in qualche modo non ne sia reso colpevole.

Questo è l'iter semplice e ridotto all'osso delle novità della proposta di legge. Nulla di buono sul fronte della terapia del dolore e tutto altissimamente problematico sul fronte dei trattamenti che espongono ad alto rischio la vita del paziente, al punto di legittimare il dubbio che si tratti di una legge ampiamente eutanasica.

PRESIDENTE. Onorevole Binetti, ovviamente lei è autorizzata a consegnare il testo della sua dichiarazione di voto, ma la sua consegna in realtà non riduce i tempi dell'intervento, ma quasi li raddoppia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Questa legge, purtroppo, sarà, come l'ha definita peraltro la presidente dell'Associazione Luca Coscioni, la via italiana all'eutanasia, perché, prevedendo la possibilità di sospendere non le terapie, non soltanto le terapie, ma idratazione e alimentazione, che sono sostegni vitali, si apre al diritto a morire. Sospendendo acqua e cibo, comunque fornite, cioè fornite col cucchiaio o con il sondino, con il bicchiere o con la flebo; non si muore della patologia di cui si soffre, non si muore di tumore, cioè, di SLA o della patologia, appunto, che ci ha colpiti; si muore per disidratazione e denutrizione e chiunque, se sospende acqua e cibo, muore di disidratazione e di denutrizione, anche una persona sana.

A questa forma di eutanasia passiva il medico tra l'altro non potrà opporsi. Non è prevista l'obiezione di coscienza. A fronte della libertà del paziente di scegliere la morte, non c'è la libertà del medico di sottrarsi a questa scelta o di impedire questa scelta, se non attraverso scappatoie e formulazioni ambigue. C'è il diritto a morire, non c'è il diritto a far valere la propria libertà di coscienza con chiarezza.

Può confortare, a questo punto, in tutto questo, che si sia rinunciato all'unico strumento che assicuri in realtà la possibilità di raccogliere, conservare e trasmettere le dichiarazioni anticipate, anzi le disposizioni anticipate di trattamento, ai medici che dovrebbero consultarle e attuarle, quindi il registro nazionale su cui non era possibile mettere risorse e che quindi non è stato previsto. La maggioranza che ha voluto questo provvedimento non è disposta a metterci risorse, neanche quelle limitate richieste dall'istituzione di un registro.

Questa resterà, dunque, una legge manifesto, una legge inapplicabile e in gran parte inapplicata, un conforto forse per chi, come me, la giudica una legge aperta all'eutanasia, ma una contraddizione pesante per chi l'ha fortemente voluta e la sbandiera come una conquista di civiltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bechis. Ne ha facoltà.

ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Consenso informato nei trattamenti sanitari, disposizioni anticipate di trattamento, testamento biologico, biotestamento, testamento di vita: in qualunque modo lo si voglia chiamare, è un grande passo di civiltà che oggi dobbiamo fare, un primo grande passo verso l'autodeterminazione sancita dalla nostra Costituzione, che prevede già il rifiuto delle cure, la libertà di scelta e il rapporto fiduciario tra medico e paziente.

Il testo che andiamo a votare oggi va proprio in questa direzione, permettendo alla persona capace di intendere e di volere di esprimere quali trattamenti sanitari desidera accettare o rifiutare o se delegare a qualcun altro di sua fiducia la decisione, nel caso in cui dovesse ritrovarsi nelle condizione di incapacità di esprimere le proprie volontà.

Era il 24 febbraio 2009 quando Piergiorgio Welby pubblicava la lettera aperta al Presidente della Repubblica e nel testo leggiamo: “Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte. Tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide con amore il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata desidera la sua guarigione.

I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze il tempo trascorre inesorabile e con il passare del tempo le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione prima che si arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o stimolano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.

Sua Santità Benedetto XVI ha detto che di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza ricorrendo perfino all'eutanasia occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale. Ma cosa c'è di naturale in una sala di rianimazione? Cosa c'è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Cosa c'è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l'aria nei polmoni? Che cosa c'è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l'ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte artificialmente rimandata? Io credo che si possa per ragioni di fede e di potere giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa giocare con la vita e il dolore altrui. Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine a una sopravvivenza crudelmente biologica io credo che questa sua volontà debba essere rispettata e accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico”.

Presidente, colleghi, siamo nel Paese delle contraddizioni: in Italia si può morire di fame; si può morire di freddo; si può morire di vergogna, ma non puoi decidere di morire dignitosamente. Ma l'Italia è pronta fare questo passo culturale e per questo il voto di Alternativa Libera sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

MAURO OTTOBRE. Grazie, Presidente. Io intervengo sia a titolo personale sia in dissenso rispetto al mio gruppo e il mio voto sarà contrario perché questa proposta di legge invece di favorire l'alleanza tra medico e paziente li vede come potenziali nemici ed instaura un clima di sospetto e di diffidenza reciproca. Si apriranno inevitabili contenziosi che saranno favoriti anche dalla mancanza di un registro nazionale. Malgrado le smentite, considero questo provvedimento una sostanziale apertura al suicidio assistito e la sospensione di cure all'eutanasia.

Malgrado alcuni miglioramenti, vi è il forte rischio che il livello di protezione dei disabili e degli anziani possa ridursi e che l'Italia diventi un Paese meno solidale. Nessuno mette in questione il diritto del paziente a rifiutare le cure, ma qui vi è la pretesa che lo Stato possa farsi complice delle realizzazioni di istinti suicidari o di desiderio di affrettare la fine di soggetti fragili, considerando la vita ormai indegna di essere vissuta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

GIORGIA MELONI. Presidente, la ringrazio. Intervengo per annunciare il voto contrario di Fratelli d'Italia su questo provvedimento anche se è chiaro, Presidente, che su queste questioni, per la loro complessità e per la loro serietà, perché bene o male noi trattiamo delle vicende e della sofferenze delle persone, sofferenze che in molti casi tra di noi qui fortunatamente magari non ci siamo trovati a vivere in prima persona e, quindi, bisogna un po' avere, diciamo così, i piedi di piombo quando si parla di tematiche come quella che noi abbiamo ampiamente discusso in quest'Aula in questi giorni, in un dibattito che lo voglio dire - anche se poi appunto noi voteremo contro sul provvedimento finale - è stato estremamente serio, civile e profondo e che, penso, alla fine abbia arricchito nelle proprie convinzioni ciascuno di noi.

Ora la questione è questa, Presidente. Noi su queste tematiche molto spesso in quest'Aula pensiamo di normare delle cose che, diciamo, agli occhi del mondo sono cose di assoluto buonsenso facendo finta di non renderci conto di come quello che noi stiamo apparentemente normando in realtà apra la strada a molte altre cose che noi fingiamo di non normare ma sulle quali di fatto stiamo intervenendo. Cerco di spiegarmi. È un po' come quando si trattava la questione delle unioni civili ponendo il problema di assoluto buonsenso di dire: ma vi pare che in una coppia di omosessuali una delle due persone non possa accudire in ospedale il proprio compagno nel momento in cui fosse ricoverato? E chiaramente nessuno che abbia un minimo di buonsenso è contrario all'ipotesi che in una coppia il compagno possa andare ad accudire l'altro compagno che è ricoverato. Il punto è che la legge sulle unioni civili - lo abbiamo detto tante volte - in realtà non serviva a normare questo. Serviva a normare la possibilità di adozione da parte delle coppie omosessuali che è esattamente dove stiamo arrivando perché, come avrete visto, nonostante il Parlamento italiano abbia detto no anche alla stepchild adoption, poiché noi abbiamo una legge sulle adozioni che parla di coniugi e di fatto abbiamo fatto una legge sulle unioni civili che equipara i coniugi alle coppie sposate con matrimonio, oggi la magistratura si muove e ottemperando, dal suo punto di vista, a quello che la politica non ha normato stabilisce che in Italia sia possibilissimo l'utero in affitto e la stepchild adoption, quindi l'adozione da parte delle coppie omosessuali, che è esattamente lo scopo al quale serviva la legge sulle unioni civili. Dove voglio arrivare? Voglio arrivare al fatto che noi abbiamo aperto il dibattito di questi giorni sulla vicenda di dj Fabo, che chiaramente è una vicenda che ha colpito tutti. Io ho fatto una lunga telefonata con mia madre che mi ha telefonato dopo…

PRESIDENTE. Si è bloccato il microfono. Posso chiederle, onorevole Meloni, la cortesia di cambiare postazione perché evidentemente c'è un problema proprio tecnico sul microfono.

GIORGIA MELONI. Mia madre che chiaramente toccata, come chiunque di noi, dalla vicenda di dj Fabo mi ha telefonato e mi ha detto: ma che vuol dire che voi di Fratelli d'Italia non siete favorevoli a questa vicenda della dichiarazione anticipata di trattamento perché le persone devono essere libere di fronte a quella sofferenza e chiaramente è un grande tema. Però, Presidente, noi non siamo legiferando sul caso specifico. Noi come legislatori, nel momento in cui avviamo e mettiamo nero su bianco un principio, ci prendiamo le responsabilità del principio che abbiamo stabilito. Dunque in questa situazione le due questioni sostanziali, a mio avviso, sono le seguenti. Primo, in questo testo noi confondiamo l'accanimento terapeutico con le cure minime. Nello specifico quello che diceva la collega poco prima di me che metteva sullo stesso piano un polmone che si muove grazie a una macchina e una persona che mangia grazie ad un agente esterno la dice lunga sulla serietà con la quale abbiamo affrontato questa materia perché mentre una persona attaccata ad un polmone d'acciaio senza quel polmone non vive; una persona nella condizione di Eluana Englaro, per intenderci, viva, che semplicemente non è nella condizione di nutrirsi e di bere da sola è una persona viva che ha bisogno di aiuto esterno ma è una persona viva, non è una persona che vive grazie a una macchina. Se noi facciamo passare il principio - per tale ragione è così grave il fatto di mettere in questa legge alimentazione e idratazione - se noi mettiamo in questo testo, nero su bianco, che è possibile a qualcuno che sia incapace di intendere o di volere o non sia nella condizione di alimentarsi da solo di vietare di farlo o che è possibile privare quella persona di alimentazione e di idratazione, questo in potenza vale per tutti: vale per Eluana Englaro e vale per l'anziano incapace di intendere e di volere su una sedia a rotelle; vale per il neonato; vale per chiunque non sia fisicamente o psicologicamente nella condizione di darsi da mangiare da solo. Ora io non la voglio una società così. Infatti questo non è accanimento terapeutico. Vietare a qualcuno, rifiutare a qualcuno acqua e cibo non è accanimento terapeutico, è un'altra cosa e purtroppo, poiché noi stiamo scrivendo il principio in una legge dello Stato italiano, vedrà, collega, come il problema arriverà da noi esattamente come in altri luoghi, colleghi, per quanto possa sembrare folle quello che sto per dire ma non lo è perché poi vi dirò anche dove è già accaduto.

Se noi mettiamo nero su bianco che, in buona sostanza, io faccio la dichiarazione anticipata di trattamento poi passano trent'anni, la scienza è intervenuta con nuove e immaginifiche scoperte, io ho dato la responsabilità a qualcuno di gestire la mia dichiarazione anticipata di trattamento dicendogli di staccare la macchina, di vietare che si accaniscano su di me e basta e la persona, alla quale chiaramente io do le indicazioni, farà esattamente quello che io ho detto, poi arriva il medico e dice: guardi che rispetto alla dichiarazione anticipata di trattamento che lui ha sottoscritto trent'anni fa, noi siamo in potenza in grado di curare questa persona. Ma il mio fiduciario, colui al quale io ho dato incarico di gestire la dichiarazione anticipata di trattamento, dirà: no, io ho indicazioni chiare e il medico non può niente. E io vi chiedo come posso io trent'anni, vent'anni, dieci anni, quarant'anni prima che questo accada e qualcuno che ho nominato come mio fiduciario ma che non ha le competenze per ben decidere avere più ruolo di chi ha studiato tutta la vita per questo? Perché i medici non ti curano per divertimento: ti curano se ritengono di poterlo fare ed è incredibile che noi stiamo facendo una legge nella quale diciamo che chi conosce quali sono le potenzialità di cura non possa niente rispetto a chi non sa di che cosa stia parlando. A me pare folle: sono due casi che, vi piaccia oppure no, configurano il cavallo di Troia dell'eutanasia. Poi, onorevole Argentin, ho sempre grandissimo rispetto per lei ma non è vero che avevate i numeri per fare una legge sull'eutanasia: ce l'avevate in Parlamento ma non ce l'avevate nel Paese e lo sapete bene. È il motivo per il quale non avete mai il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. È vero che è più dignitoso il lavoro che ha fatto il MoVimento 5 Stelle: almeno dicono che vogliono l'eutanasia. Invece voi le cose le volete introdurre ma non avete il coraggio di dirlo: esattamente come l'adozione per le coppie omosessuali che volevate, che avete introdotto ma che avete fatto finta che non stavate introducendo. Però allora prendetevi la responsabilità delle cose che volete introdurre nella società italiana: c'è chi l'ha fatto e sono norme che esistono nel resto d'Europa… mi dispiace, scusate, ho perso tutti i miei pezzi di carta… dov'è? È già accaduto in Olanda, ci sono nazioni nelle quali si è partiti nel 1973 come in Olanda… mi dispiace, avevo un foglio… eccolo era questo, scusate. Si è partiti nel 1973 in Olanda depenalizzando con un caso molto simile a quello del quale noi parliamo oggi, cioè una situazione nella quale fu deresponsabilizzato il medico che nei confronti di un malato terminale aveva rifiutato l'accanimento terapeutico, poi si è passati a discolpare i medici che avevano praticato di fatto il suicidio assistito ad alcune pazienti che soffrivano di depressione, poi sono stati scagionati dottori che avevano posto fine alla vita di due neonati con disabilità, poi sono stati legalizzati l'eutanasia e il suicidio assistito per gli adulti e i giovani capaci di intendere e di volere e poi si è introdotto il protocollo per disciplinare l'eutanasia neonatale infantile perché, Presidente, questa è l'altra grande questione. Se io stabilisco per legge il principio che dispongo pienamente della mia vita - concludo - del suo inizio e della sua fine, perché deve valere per uno sì e per l'altro no? Chi decide quale sia il limite oltre il quale una vita è dignitosa? Chi decide che una vita non è più dignitosa per la persona attaccata ad una macchina e invece è dignitosa la vita del depresso? Se vale per dj Fabo, massimo rispetto, perché noi riteniamo che quella vita non sia più dignitosa da vivere, perché vale per lui e non vale per il ragazzino depresso perché l'hanno bocciato agli esami di maturità? Perché se io dispongo della mia vita, se io decido qual è il limite della mia vita, tutti possono farlo e questo è il motivo per il quale è necessario essere attenti perché tali questioni sono molto spinose. È già accaduto: è accaduto in nazioni molto vicine a noi che si sia partiti con quello di cui stiamo parlando noi oggi e si sia arrivati ad ammazzare ragazzini depressi perché questo prevedeva la libertà dei singoli nella disposizione della propria vita. Io francamente non vorrei una società così nel senso che continuo a ritenere che non sia una grande modernità se noi, proprio nel momento in cui possiamo meglio curare le persone, ci rifiutiamo di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Meloni, anche nella mobilità del suo intervento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dellai. Ne ha facoltà.

LORENZO DELLAI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il gruppo Democrazia solidale -Centro democratico ha deciso di lasciare ai propri componenti piena libertà di voto su questo provvedimento.Esso tocca le convinzioni etiche e culturali dei singoli deputati ed è giusto, dunque, che ognuno possa esprimere nel voto finale il proprio giudizio maturo e responsabile.

Ciò non ha affatto impedito, comunque, un impegno forte e preciso del nostro gruppo, nella sua collegialità e unanimità, per il miglioramento del testo iniziale. Sappiamo bene che questa legge sconta un'attesa crescente e diffusa da parte della pubblica opinione, dovuta a molti fattori, anche legati a situazioni di sofferenza personale e familiare che vanno rispettate, un'attesa resa più intensa dal clamore mediatico e dalla forza emotiva di alcuni casi limite ampiamente evocati nella discussione in Aula.

Vorrei aggiungere peraltro che questo clamore mediatico mette al centro appunto le situazioni limite e allontana un po' la comprensione di ciò che accade invece nella realtà quotidiana della larghissima maggioranza dei casi, nei quali persone in stato di malattia terminale o comunque irreversibile soffrono, con le loro famiglie, non già perché l'ordinamento giuridico non consente loro di accelerare la morte, ma perché il sistema sociosanitario non è ovunque, nel nostro Paese, in grado di accompagnarli con misure adeguate.

Ci misuriamo in ogni caso con questioni di grande delicatezza, che hanno a che vedere con il mistero della vita e della morte, in una stagione nella quale i confini dei diritti individuali tendono ad espandersi all'infinito e la cultura della condivisione comunitaria subisce cedimenti strutturali di grande portata. Questo è comunque il tempo che ci è dato da vivere, con tutte le sue straordinarie potenzialità, ma anche con tutte le sue contraddizioni.

Pur nel dichiarato pluralismo delle sensibilità, il nostro gruppo ha affrontato seriamente e con spirito costruttivo questo provvedimento, richiamandosi al dovere di non chiudere gli occhi sulla realtà, ma anche a quello di mantenere un profilo di cautela e di prudenza, che una legge dello Stato deve sempre rispettare su tali tematiche. Lo abbiamo fatto in Commissione e in Aula sulla base della nostra unanime convinzione che l'ordinamento pubblico italiano non possa aprire nessuna prospettiva di eutanasia, ma debba invece prevedere misure ragionevoli di rispettoso accompagnamento delle persone e delle famiglie in tutte le fasi della loro vita. Abbiamo unanimemente cercato, con i nostri emendamenti, di armonizzare i diritti personali costituzionalmente garantiti con il valore per noi inviolabile del rispetto per la vita umana in ogni condizione essa si esprima. Al termine di questa discussione, siamo contenti di aver dato un contributo per attenuare, su questa tematica, la spinta delle visioni individualiste e radicali e ciò è accaduto nonostante i rapporti di forza numerici presenti in questa Assemblea.

Desidero ringraziare in particolare il nostro collega Mario Marazziti, presidente della Commissione, per il grande e paziente sforzo profuso verso mediazioni di alto profilo, attorno a punti essenziali della proposta. Il testo uscito dalla Commissione è certamente migliore di quello iniziale e alcuni emendamenti approvati in Aula lo hanno ulteriormente migliorato. Mi riferisco in particolare all'introduzione dell'articolo 1-bis, in tema di dignità nella fase finale della vite e di sedazione palliativa profonda continua, nonché all'emendamento 3.195, che ha previsto ulteriori casi di possibile deroga alla vincolatività delle DAT in presenza di palese incongruità o non corrispondenza alle condizioni cliniche del paziente.

Rilevante ci sembra inoltre l'articolo 4, che recepisce anche una nostra iniziale proposta di legge in materia di pianificazione condivisa delle cure e che rafforza, a fronte di malattie gravi e progressive, il fondamentale rapporto fra paziente e medico.

Rammarica invece il mancato accoglimento di altre proposte ragionevoli presentate anche dal nostro gruppo ed in modo particolare dal collega Gian Luigi Gigli, che ugualmente ringrazio, in materia di valutazione delle condizioni psicologiche e di supporto tecnico informativo all'atto della sottoscrizione delle DAT, di precisazione del ruolo del medico e di disciplina dei casi riferiti a minori e disabili.

Non adeguata attenzione ci sembra sia stata riservata alla questione riguardante le strutture sanitarie promosse da enti e istituzioni a carattere religioso, in un Paese con ordinamento certamente non confessionale, ma altrettanto certamente non immune da tentazioni stataliste.

Migliorata rispetto all'inizio, ma non adeguatamente definita, ci appare la disciplina relativa alla sospensione di alimentazione e idratazione e discutibile è infine la mancata istituzione del registro nazionale delle dichiarazioni.

Siamo dunque in presenza di un testo finale carico di luci e di ombre, un testo che in ogni caso merita il riconoscimento per il notevole lavoro svolto dalla Commissione e dalla relatrice.

Ciò premesso, in ragione del profilo della norma, che richiama le convinzioni etiche e culturali di ognuno, convinzioni che devono misurarsi laicamente con i doveri della politica e della legislazione, ma che non possono però essere coatte dentro schemi di disciplina parlamentare, il nostro gruppo, come preannunciato, ha deciso di lasciare alla responsabilità personale di ciascun deputato la decisione circa il voto finale sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. A parte il fatto che anche il nostro gruppo ovviamente in tutta la discussione e anche nel voto finale lascerà libertà di scelta ai propri componenti, credo però che la maggioranza del gruppo si riconoscerà nell'intervento che sto per fare.

Noi abbiamo ritenuto fin dall'inizio che questa fosse una buona legge, che fosse stata impostata bene. In qualche eccesso dialettico che caratterizza spesso i dibattiti in quest'Aula - e non c'è da stupirsi che abbia caratterizzato anche questo - dovrei quindi ascrivermi alla schiera delle anime belle, degli ipocriti o degli accecati dall'ideologia.

Ecco, io vorrei chiarire che non mi sento di appartenere a nessuna di queste categorie, vorrei forse appartenere a quella delle anime belle, ma l'età, con tutte le stratificazioni del tempo, mi impedisce di ritenermi ancora tale.

No, io vorrei rifare la storia di come è stata pensata questa legge, da dove siamo partiti, con quale tipo di ragionamento e anche per tenere conto dei cambiamenti avvenuti in corso d'opera e condividendo alcuni dei giudizi espressi or ora dal collega Dellai su alcuni miglioramenti oggettivi, mentre su altri temi il mio giudizio è molto più negativo.

Ma torniamo al punto di partenza: qual era il problema? Il problema che abbiamo in questo momento, in questa fase storica, di fronte alla malattia e alla morte, è da un lato la negazione della morte, che viene posposta, non viene presa in considerazione e viene cancellata. C'è una sorta di esorcismo, ecco: non parlarne mai, nello sforzo di toglierla dalla nostra vita e di affrontarla all'ultimo momento, quando, ahimè, sarà ineludibile.

Dall'altro, i progressi della medicina, che hanno aiutato a sperare tutti sempre nel miracolo, a non prendere in considerazione il nostro limite.

Paradossalmente questi due atteggiamenti hanno provocato il desiderio di poter disporre in ogni caso della propria vita, quasi come una risposta al mancato miracolo che il medico a un certo punto ti dice che non ti può più fare.

Oggi c'è una crescente incomprensione fra i cittadini e i medici; lo dicono le statistiche delle richieste risarcitorie, spesso gonfiate, spesso pretestuose, spesso espressione di malanimo nei confronti del medico, di delusione per il mancato raggiungimento del miracolo, più che giusta denuncia dell'errore, perché il numero dei risarcimenti richiesti è incompatibile con un ragionevole numero di errori.

Perché cito questo? Perché la legge parte tenendo proprio conto di questo problema e, allora, nel tentativo di ricostruire in modo positivo il rapporto tra medico e paziente, rapporto bimillenario, rapporto che porta con sé una tradizione di lunga cura (tutti in qualche modo siamo figli del giuramento di Ippocrate e il giuramento di Ippocrate è stato evocato anche in quest'Aula, nel corso del dibattito), ebbene noi potevamo fondare la relazione fra medico e paziente sull'antico giuramento di Ippocrate, ricco però di forti punti etici e di grande valore e quindi per tutti i tempi; oppure sulla nostra Costituzione, sull'articolo 32 della nostra Costituzione, molto più moderna di quanto noi comunemente siamo portati a pensare e a giudicarla.

L'articolo 32 ci dà un punto di riferimento fondamentale, fissa un termine invalicabile: nel dubbio, deve prevalere la volontà del paziente. È da questo che siamo partiti.

L'articolo 1 di questa legge, a parte qualche sciagurato intervento migliorativo, che io invece considero molto peggiorativo - poi mi soffermerò un attimo su questo -, è veramente un articolo rivoluzionario. Questa legge non merita di essere definita una “foglia di fico”, perché non è mai è stato scritto niente di simile nella storia della normativa che regola i rapporti fra il medico e il paziente. E vorrei dire che i fondamenti di questa legge, gli articoli veri nei quali più mi riconosco, sono l'articolo 1 e l'articolo 4, che sono complementari, perché l'articolo 4 prevede la programmazione consapevole delle cure fatta dal medico con il paziente e con l'aiuto dei familiari che naturalmente il paziente acconsenta che si prestino a questa funzione. L'articolo 1 e l'articolo 4 sono veramente degli articoli moderni, che miglioreranno la qualità del servizio che le strutture sanitarie prestano ai loro utenti, per questo ci siamo espressi in termini durissimi contro la pretesa di instaurare una sorta di obiezione di coscienza per le strutture sanitarie, perché è inconcepibile che le strutture sanitarie non rispettino le leggi dello Stato. È inconcepibile, anche quelle che non fossero finanziate dallo Stato, perché l'articolo 32 si applica anche nelle strutture private. Non è pensabile che le strutture private profit, quindi non inserite nella rete dei servizi pubblici, possano essere esentate dall'applicazione dell'articolo 32.

Io considero come giusti, necessari, come conseguenze dell'articolo 1 e dell'articolo 4, gli articoli 2 e 3: l'articolo 2 disciplina le relazioni medico-paziente per le persone incapaci; l'articolo 3 disciplina la possibilità, per chiunque di noi, di dare disposizioni oggi, nell'eventualità che un giorno non si possa essere più in grado di poterle dare.

Si tratta di due norme scritte bene, di due norme scritte in modo chiaro, che non sono state stravolte nel corso della discussione. Mi pare che siano due norme efficaci e anche facilmente applicabili.

Un dettaglio: non ritengo particolarmente rilevante la questione della conservazione dei registri delle DAT. Confido anch'io che in un prossimo futuro la tecnologia ci consenta di avere le DAT online, di modo che ognuno di noi possa tirarle fuori dal proprio telefonino mentre va in ospedale, ma anche se così non fosse, non dimentichiamo il contesto nel quale è prevista l'applicazione delle DAT.

Il contesto delle DAT è che io, soggetto disponente, sia incapace di intendere e di volere in quel momento, perché, se sono capace di intendere e di volere, non tiro fuori la DAT né chiedo l'aiuto del fiduciario, questo è ovvio. Tutti gli sforzi per posticipare la data di applicazione delle DAT sono tutti sforzi che vanno nella direzione sbagliata, perché fanno passare l'idea che attraverso le DAT si voglia introdurre l'eutanasia, mentre, attraverso le DAT, molto più banalmente, si vuole garantire anche alla persona, che non è più capace di intendere, di far rispettare la propria volontà come poteva fare quando lo era.

Io non posso concludere il mio intervento senza citare, purtroppo, la questione dell'obiezione di coscienza. Sono stato molto amareggiato stamattina, leggendo i commenti dei giornali. I commenti dei giornali che sono andati prevalentemente nella direzione di affermare che ieri il Parlamento ha votato l'obiezione di coscienza, mi hanno veramente offeso, come parlamentare. Io non ho nulla contro il principio dell'obiezione di coscienza, sono personalmente favorevole a riconoscere in questo e in altri casi il principio dell'obiezione di coscienza, ma non posso accettare di averlo votato senza accorgermene.

Per carità, io non ho votato quell'emendamento, ho votato contro, perché mi ero accorto che suonava male, ma una cosa è che quell'emendamento suonasse male e fosse un esempio di cattiva formazione delle leggi, un'altra è che quell'emendamento potesse essere applicato come l'introduzione nel nostro Paese dell'obiezione di coscienza applicata a questa legge.

Questa legge non prevede l'obiezione di coscienza, non la può prevedere, perché io mi attendo che il medico rispetti sempre e comunque la mia volontà, per quanto riguarda il mio rifiuto delle cure. Il comma 7 era impostato in un modo assolutamente logico, consentendo al paziente totale libertà - totale libertà! - nel rifiuto delle cure e pochissima libertà nel richiedere le cure. È a fronte della richiesta di cure, che il medico poteva opporre il suo rifiuto. Con questo stravagante emendamento, peraltro neanche troppo chiaro nella lingua italiana, evidentemente le interpretazioni possono essere molteplici, visto che autorevoli giornalisti l'hanno letto nel modo in cui io mi rifiuto di accettare.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,30)

GIOVANNI MONCHIERO. Ripeto, questo è stato un grave errore, però inserito in un contesto estremamente positivo di una legge moderna, di una legge giusta, di una legge che riconosce i nostri diritti di cittadini, una legge che secondo me aiuterà anche il personale sanitario a fare meglio il suo dovere (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Brignone. Ne ha facoltà.

BEATRICE BRIGNONE. Presidente, onorevoli colleghi, non nascondo l'emozione di prendere la parola in quest'Aula in occasione del voto finale di un provvedimento così atteso e richiesto. Votiamo oggi un provvedimento che è sì d'iniziativa parlamentare, ma ancor prima un provvedimento che va nella direzione di una proposta di iniziativa popolare firmata da migliaia di persone e sollecitata nella sua calendarizzazione e discussione da anni. In questi anni ho avuto modo di incontrare molte persone, migliaia di persone, in tutta Italia, e di confrontarmi su questo tema: ognuno di loro è stata un'occasione di crescita e di maggiore consapevolezza su una questione su cui avere certezze non è sempre facile ed immediato. Tra queste ricordo un sacerdote missionario che, con una battuta, mi disse: il problema del fine vita ve lo ponete voi qua, in Africa non ce lo poniamo, lì il fine vita quando arriva arriva; il progresso tecnologico vi porta a questo tipo di dibattito. Quindi, se il progresso scientifico, medico, è fondamentale, è da sostenere, non è messo in discussione - vaccini compresi, mi si permetta una battuta -, si pone in questa sede anche uno spunto di riflessione, perché la politica ha il dovere di guardare lungo, ha il dovere di guardare avanti. Allora, qual è il confine e l'asticella che divide la vita dalla macchina?

Se un domani il progresso scientifico, sacrosanto, permettesse di sostituire ogni organo a una macchina, fino a che punto si può dire che vive la persona e non la macchina? Che cosa prevale tra la vita e l'individuo, la persona, l'uomo? Da un punto di vista filosofico, etico, morale, religioso, ciascuno di noi si può dare una risposta, ma come legislatori siamo tenuti a rispondere a una bussola fondamentale, che è la Costituzione. Cito solo alcuni articoli: la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo; ogni individuo ha il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza della propria persona; la libertà personale è inviolabile; la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo. Ho citato solo gli articoli 2, 3, 13 e 32, ne potrei citare altri, perché nella Costituzione prevale la persona, l'individuo è tutelato. Ciò perché se prevale la vita, allora tutto vale, anche ogni forma di accanimento, ma se prevale l'uomo, la persona, l'individuo, allora non si può prescindere da due elementi fondamentali della persona, che sono la dignità e la libertà, due elementi che devono camminare sempre insieme. E l'asticella della dignità è diversa per ciascuno di noi.

Oggi mettiamo un punto importante: diciamo che questa asticella ciascuno di noi la può dichiarare, che si è tenuti a rispettare questa asticella e che possiamo dire fino a che punto riteniamo la nostra vita degna di essere vissuta. Noi avremmo preferito una legge più snella, più netta, una legge che desse la certezza a ciascuno di vedere garantito il rispetto delle proprie volontà, quando non sarà più in grado di esprimerle. È una legge che risente della ricerca di un equilibrio, e come tale rischia di dover ancora battersi nelle aule di tribunale per vedere garantito il diritto magari di un proprio caro. È per questo che anche noi abbiamo grandissime perplessità se non contrarietà all'apertura che è stata data a un'obiezione di coscienza, e chiediamo al Governo di assicurare che poi non verrà messa in atto.

Abbiamo ascoltato accorati appelli alla vita, alla tutela del paziente, sincere preoccupazioni contro una cultura della morte - è stata ripetuta spesso -, della prevaricazione, della violenza. Io li rispetto e li condivido e vorrei ascoltare la stessa energia, la stessa forza, la stessa nettezza a battersi per il diritto alla vita, alla salute, all'inviolabilità dell'individuo anche quando si parla di barconi, di profughi, di reato di tortura.

Io non lo so, Presidente, cosa farò, se compilerò mai le DAT e, conoscendomi, credo che chiederò di non staccare proprio nessuna spina, ma di non farmi soffrire, ma sono orgogliosa oggi di vestire le parti di un legislatore laico e repubblicano, che prescinde dal proprio credo ed evita che su un tema come questo altri possano imporre il proprio credo.

Ho iniziato questa battaglia a fianco di un caro amico, Max Fanelli, e non sedevo ancora in quest'Aula; a fianco di lui ho imparato tante cose, divorato giorno per giorno dalla SLA. Fino al suo ultimo giorno si è battuto per il rispetto costituzionale dell'autodeterminazione e ripeteva spesso una frase: “Se vuoi decidere della mia vita, prenditi anche la mia malattia”. Si è parlato molto di coscienza: io credo che, in coscienza, nessuno farebbe cambio.

Per questi motivi, il gruppo di Sinistra Italiana-Possibile voterà convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile)..

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. Oggi giunge a termine, attraverso un percorso molto articolato che ci ha visti impegnati in un'ampia discussione, questa proposta di legge. Una discussione che ci ha visto numericamente soccombere nelle votazioni, ma per nulla da un punto di vista della certezza e delle argomentazioni. Anzi, le discussioni hanno fatto emergere tesi, da parte di questa inedita maggioranza Partito Democratico-MoVimento 5 Stelle, tutte caratterizzate da due fattori che io faccio ricondurre a questo comune denominatore: uno è l'aspetto ideologico, l'altro è il politicamente corretto.

Sul primo aspetto si è notato che si voleva realizzare una legge a tutti i costi, i cultori di questa proposta di legge non hanno badato a nulla: hanno introdotto il principio dell'autodeterminazione personale e, persino, anche quella sui minori e sui disabili, come le peggiori leggi di Olanda e Belgio; non hanno badato all'etica dei medici e, sulla loro indispensabile funzione vitale a vantaggio dei pazienti, addirittura, sono passati questi ultimi in un colpo solo da angeli della vita a meri esecutori delle volontà di un paziente, che prese una decisione, prenderà una decisione anni prima, si dice tecnicamente “allora per oggi” e, poi, però, scoprire dopo, a distanza di anni, che il livello della medicina o della salute personale erano ben altri rispetto a quelli di allora. Ancora: non hanno voluto l'obiezione di coscienza, salvo entrando in contraddizione durante il dibattito, come è accaduto durante l'esame dell'articolo 1, parte finale, comma 7, quando la relatrice palesemente è entrata in contraddizione; non hanno rispettato la vocazione degli ospedali religiosi, parti integranti e fondamentali del nostro Sistema sanitario nazionale, oltre che portatori di una storia centenaria; sono stati anche capaci di non prevedere l'acqua e il cibo come un elemento di nutrizione: li hanno fatti passare come una terapia e non come un trattamento vitale; non si sono fermati nemmeno davanti ai più deboli e, poi, non hanno avuto scrupoli anche a far passare norme incostituzionali, come l'articolo 5 e l'emendamento Vazio.

Il secondo aspetto, quello relativo al politicamente corretto, deve esser rientrato all'interno delle forme di ipocrisia. Io capisco che taluni si sentano presi da questa parola in maniera anche personale - io vorrei precisare che non è mai nulla di personale, è sempre un fatto politico quello di cui si parla -, però è chiaro che l'ideologicamente corretto coincide con l'ipocrisia, Presidente.

La Lega si è assunta l'onere di denunciare sin dal primo istante che il re è nudo e, cioè, che a prescindere da quello che possano avere detto il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle - molto meno il MoVimento 5 Stelle, onestamente - o che la si chiami DAT o si chiami biotestamento questa legge sempre eutanasia è: ne abbiamo svelato l'inganno, denunciando in ogni sede l'ipocrisia, appunto, di chi non si è voluto assumere la responsabilità di fronte all'opinione pubblica perché ben sa che il Paese reale è cosa ben diversa dal Paese legale.

Dopodiché si sono palesemente contraddetti l'uno con l'altro: l'onorevole Maria Antonietta Coscioni, che è stata seduta in questo Parlamento proprio di fronte a me, nelle ultime file, nella passata legislatura, moglie del Coscioni famoso, ha avuto modo di dire che questa è la via italiana all'eutanasia: l'ha detto in una trasmissione a La 7 . Quindi, solo chi non capisce o non vuol capire non lo ammette. La Lega, quindi, all'interno di questo composito e, comunque, minoritario scenario pro-life è stata fondamentale per denunciare quello che ho appena narrato.

E il risultato è stato che la presunzione intellettuale e morale che trasudava all'inizio da parte di questa inedita maggioranza si è rivelata fragilità, smarrimento, insicurezza, per l'incapacità di controbattere alle tesi da parte del nostro partito del fronte pro-life.

Oggi è passato un messaggio, Presidente, lo dico a vantaggio di tutti e, cioè, che questa è una legge contorta, inapplicabile, opaca, che non lascia libera quella parte di persone che vorrebbe applicarla e, poi, addirittura, consente alla magistratura, che è saldata culturalmente con molti di questo mondo, di creare una giurisprudenza creativa come diceva Antonin Scalia, ovvero inventarsi, ribaltare, con la logica del relativismo etico nel campo soggettivo giuridico, quello che, ovviamente, rappresenta la nuova impostazione culturale ormai a livello mondiale e, cioè, che le leggi vengono orientate dalla giurisprudenza.

Però, veda, adesso voglio andare nel vivo del mio ragionamento e vorrei citare un intervento che è stato giudicato fra tutti, in questa sessione di lavoro, tra i più interessanti: quello dell'onorevole Bersani. L'onorevole Bersani, proprio all'inizio, nella discussione generale, ebbe modo di dire, virgolettato: “Sappiamo bene, mentre facciamo una legge, che ci saranno sempre nella vita reale dei casi che una legge non può risolvere, casi al confine sottile fra diverse e sacrosante esigenze morali”.

L'onorevole Bersani continuava, sempre virgolettato: “Fino ad un secolo fa, il modello del morire è stato quello di un rito domestico, di vicinato, con il moribondo protagonista, con una trasmissione di valori, con la presenza di una rete familiare ed amicale al servizio del protagonista secondo la volontà espressa o interpretata. Solo da qualche decennio è l'opposto: la morte temuta non è più quella improvvisa” - quella che, come dico io, ti mette a posto la coscienza dinanzi a Dio -, “ma è quella irta di tubi, quella che non vuole arrivare mai, quella che ti imprigiona. Questa è la morte temuta oggi, è inutile negarlo” - dice Bersani - “Non solo la tecnica, ma l'incrocio fra tecnica e mercato, l'incrocio fra tecnica, mercato, formalizzazione e standardizzazione di procedure ci hanno preso la mano. Noi possiamo dirlo con semplicità, così come lo direbbe chiunque: quando è proprio ora di andare, lasciatemi andare senza sofferenze inutili e il più vicino possibile ad una situazione domestica e affettiva. Non dovrebbe essere questo il principio di una norma di legge? Portatemi a casa: c'è, forse, una frase più umana di questa?” E ci lasciava con un interrogativo.

Sommessamente, io vorrei rispondere indirettamente all'onorevole Bersani, perché qui c'è il cuore del provvedimento così come noi lo vogliamo impostare nella Lega, non solo politicamente, ma antropologicamente. Sì, è possibile tornare a casa, è possibile tornare a casa e fare della dimensione domestica quella struttura che si occupa proprio della fase più difficile della vita, quando la famiglia non ce la fa o non esiste. Questo lo fanno le cure palliative, le strutture apposite, a domicilio, oppure quelle realtà che, ovviamente, in maniera organizzata, secondo il principio di sussidiarietà, devono essere organizzate a vantaggio dell'uomo.

C'è uno spettro che pesa purtroppo e che, purtroppo, è stato solo accennato, onorevole Bersani, ma è cruciale: quando è che devo andare via? Quale è l'ora in cui devo andarmene? Non metto solo un punto interrogativo, ma tre. Al di fuori di questo spazio, si svolgono molte delle moderne discussioni quando si entra in una logica di autodeterminazione, che prescinde da quando è proprio ora di andare. Giudicare che la vita - è una citazione - vale la pena di essere vissuta o meno è rispondere alla questione fondamentale della filosofia: lo diceva Albert Camus. E questa non è una questione alla portata dei Parlamenti, non deve esserlo. Il Parlamento, la vita non la dà e non la toglie: può legiferare, ma non la dà e non la toglie.

Ebbene, ci sono due sguardi differenti che si possono rivolgere a situazioni critiche, che ci interpellano anche emotivamente, Presidente, perché fanno parte di quell'orizzonte di una persona umana, di ciascuno di noi, come delle persone che noi amiamo, che ci sono più vicine. Primo sguardo: quello di chi ha l'intima certezza che la vita è un bene indipendente dalle circostanze che la accompagnano, che è qualcosa di ricevuto, mai totalmente a disposizione. L'uomo è di fatto l'amministratore di un bene donato. L'altro è lo sguardo di chi, scettico della prospettiva metafisica, pensa alla vita come uno stato contingente, governabile biologicamente, finché ci riesce, totalmente nella disponibilità del soggetto. L'uomo è il padrone di sé, del proprio corpo e della propria vita: questa si chiama ideologia. Questa è l'ideologia della meglio ancora chiamata tecnocrazia o della fiducia nei confronti del progresso.

Poiché io ho già citato tre o quattro persone e ne citerò altre, tutte di orientamento diverso, adesso tocca citare quella della mia parte: Benedetto XVI, che non cito casualmente, perché Benedetto XVI è la cerniera tra un mondo che è crollato e un altro che sta nascendo, ed è considerato il più grande filosofo vivente - non Papa, proprio filosofo vivente - tutt'oggi. Ebbene, in un passaggio fondamentale, lui scrive - vi pregherei di fare attenzione, perché questo non attiene al livello cattolico, come banalmente qualcuno dice, attiene a un livello di filosofia dell'antropologia che è un fattore universale – e dice testualmente: “Campo primario e cruciale della lotta culturale fra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell'uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale: se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio (…). Di fronte a questi drammatici problemi, ragione e fede si aiutano a vicenda”. Presidente, guardi questo passaggio, sono sicuro che lei lo apprezzerà: “Solo assieme salveranno l'uomo. Attratta dal puro fatto tecnico, la ragione senza la fede è destinata a perdersi nell'illusione della propria onnipotenza”. Il superuomo che si sente super Dio. Ma, attenzione: “La fede senza la ragione rischia l'estraniamento dalla vita concreta delle persone”, diventa fantasia.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole. Nonostante la citazione apprezzabile, bisogna stringere, però.

ALESSANDRO PAGANO. L'ultimo minuto. Theodor Adorno, nel ventesimo secolo, diceva che il progresso visto da vicino è come il salto che passa tra la fionda e la megabomba. Questo è il lato ambiguo del progresso. Il progresso in mani sbagliate è diventato un progresso rivolto al male. Il progresso, di fatto, nelle mani infantili di questo uomo debole è diventato lo strumento che, poi, alla fine, ti consente di diventare superuomo, super Dio, super tutto, capace di fare tutto, di mettere l'utero in affitto…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, posso chiederle una cortesia?

PRESIDENTE. No, deve concludere, deputato, è andato ben oltre.

ALESSANDRO PAGANO. Vengo all'ultima pagina, poi consegno la dichiarazione.

PRESIDENTE. Consegni pure, ma adesso concluda, velocemente.

ALESSANDRO PAGANO. Quindi, questi sono i fatti e la verità è che, da oggi, abbiamo una legge, ammesso e non concesso che riesca a concludere tutto l'iter parlamentare delle due Camere, che si presenta come un inno alla morte, all'egoismo, alla volontà liberticida, allo sdoganamento di presunti diritti civili che hanno filosoficamente e culturalmente, nell'ultimo stadio, anche politicamente, l'obiettivo di distruggere l'uomo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Vorrei salutare e dare il benvenuto al liceo Cascino di Piazza Armerina, in provincia di Enna, che è qui in Aula. Ben arrivati, ragazzi e ragazze (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, diciamo subito che il nostro gruppo parlamentare di Alternativa Popolare, voterà contro il provvedimento che è in discussione e all'attenzione di quest'Aula, contro le disposizioni anticipate di trattamento.

Diciamo subito con chiarezza che voteremo contro, non perché il nostro gruppo è contro il fatto che ci possa essere una legge, nel nostro Paese, che legiferi sul tema del consenso informato, anzi, l'onorevole Raffaele Calabrò, sia nella passata legislatura che in questa legislatura, ha presentato un progetto di legge e si è fortemente impegnato perché ci potesse essere una legge, finalmente, che affrontasse - non in maniera strumentale, non in maniera alternativa tra la libertà del paziente di decidere a quali cure sottoporsi e il ruolo del medico e il ruolo della famiglia, ma in una alleanza, in un accordo tra i diversi soggetti - il tema del consenso informato e delle disposizioni anticipate di trattamento, qualora il soggetto non fosse in condizioni di coscienza. Allora, perché votiamo “no” a questa legge, anche se il Parlamento ha dimostrato, nel dibattito e nelle posizioni diverse, anche dure, di confronto, che in alcuni punti poi, nel dialogo e nel confronto, la legge è potuta migliorare? Votiamo “no” per un principio fondamentale, per un elemento fondamentale e, cioè, che questa legge che viene sottoposta, oggi, all'esame della Camera dei deputati e che sarà poi sottoposta all'esame del Senato, sperando che possa essere migliorata in profondità, innanzitutto ha in sé una grandissima contraddizione. Qual è questa contraddizione? La contraddizione la si legge nel principio fondamentale che ispira questa legge all'articolo 1.

Dice esattamente, l'articolo 1 di questa legge, che vengono tutelate la vita e la salute dell'individuo, quindi l'oggetto della legge è tutelare la vita e la salute dell'individuo. Nei successivi articoli della legge, poi, drammaticamente la contraddizione esplode, per cui l'oggetto non diventa più la tutela della salute e della vita dell'individuo, ma è esattamente il contrario: come porre fine alla vita, come mettere al centro un diritto che non esiste, che non c'è, che non è possibile, perché non esiste il diritto alla morte; esiste il diritto alla dignità della vita, esiste il diritto ad essere accompagnati con dignità nei momenti più difficili in cui uno affronta anche la conclusione della sua vita, esiste il diritto - come stabilisce la Costituzione - di decidere se sottoporsi o non sottoporsi a delle cure. Esiste il dovere di dire “no” all'accanimento terapeutico, ma non esiste la possibilità, proprio per quella tutela della vita e quella dignità alla cura del malato, per esempio, di morire di fame e di sete. Ecco, questa è una delle ragioni fondamentali per cui noi voteremo “no” a questo disegno di legge, pur essendoci impegnati profondamente per migliorarla. È uno degli elementi fondamentali e, da questo punto di vista, ringrazio la discussione che si è fatta nel Comitato dei nove, nella Commissione, nel rapporto anomalo tra chi era a favore di questo disegno di legge, non una maggioranza e un'opposizione, ma su questi temi ci si è divisi e ci si è confrontati profondamente. Appunto, ringrazio il fatto che almeno su un punto, anche se non nella totale chiarezza, si sia migliorato questo disegno di legge e cioè: il ruolo del medico. Su questo noi abbiamo fatto, come gruppo di Alternativa Popolare, una battaglia fondamentale, lo ripeto, fondamentale, che era quella di dire: c'è la libertà del paziente, c'è la libertà dell'individuo nelle sue disposizioni, ma c'è anche un dovere di non rompere quell'alleanza fondamentale che vede nel ruolo del medico non un notaio, non un funzionario, ma nel ruolo del medico, nella professione del medico, quella di prendersi cura della persona, prendersi cura dell'ammalato. E allora è l'autonomia del medico, nell'alleanza con la famiglia, a decidere se quella disposizione, che aveva fatto quell'individuo che oggi non è cosciente, poteva e doveva essere attuata, nonostante in coscienza e professionalità il medico ritenesse impossibile attuarla, perché, banalmente, per esempio, il coma a cui è sottoposta quella persona che in quel momento non era cosciente non è un coma perpetuo, è un coma temporaneo e se nella disposizione anticipata di trattamento la persona ha detto: io, se mi ritrovo in una condizione in cui non sono cosciente non voglio essere curato, magari è sotto shock anafilattico, il medico sa che il coma è temporaneo, può fargli una puntura di cortisone, in quel momento non può fare la puntura di cortisone; è un assurdo, è una contraddizione. Il medico deve poter prendere con responsabilità e in autonomia la sua decisione, disattendendo, in questo modo, a quelle disposizioni anticipate di trattamento. Questo ruolo è stato migliorato, è stato inserito con chiarezza, anche se poteva essere ancora scritto meglio, il ruolo del medico, di questo noi siamo assolutamente soddisfatti.

C'è un punto, invece, su cui non si è voluto comprendere e capire, concordare perché forse questa era diventata una bandiera ideologica ed è sempre un dramma quando si sventolano le bandiere su temi che riguardano, da una parte e dall'altra, la vita, la dignità della persona, la dignità del malato, ed è quello dell'idratazione e dell'alimentazione. Ecco, noi abbiamo da sempre affermato che idratazione e alimentazione non sono cure mediche; non dar da mangiare e da bere ad una persona e anche ad un ammalato, anche ad un ammalato che non è cosciente, non è togliergli una cura medica, ma è farlo morire di fame e di sete, anche se questa idratazione o alimentazione avviene attraverso non il gesto caritatevole di chi ti aiuta e ti imbocca, con un cucchiaio ti dà da mangiare o con un bicchiere ti aiuta anche se non sei cosciente a quell'atto di amore che consiste nel darti un goccio d'acqua, e invece questo gesto avviene attraverso una macchina, cioè attraverso un dispositivo che è diverso, ma è sempre un grande gesto d'amore e di dignità nei confronti del malato. Si è voluto non riconoscere questo, anzi, si è peggiorata la situazione, per cui oggi noi ci ritroviamo a dire che idratazione e alimentazione sono cure mediche che possono essere sospese. Credo che questo vada contro la dignità che ognuno di noi dovrebbe avere a cuore riguardo alla persona.

C'è un altro elemento per cui noi non siamo assolutamente d'accordo e su cui avevamo lavorato, perché queste disposizioni anticipate di trattamento non fossero definitive, ma potessero essere affrontate e rinnovate dopo un certo periodo di tempo, cinque o dieci anni. Anche qui era il realismo, era il buonsenso che determinava la nostra richiesta.

Molti sanno - non perché sono medici, non perché sono scienziati, perché hanno studiato sui libri - che la posizione del malato, che le decisioni di una persona cambiano nello sviluppo della propria vita. Addirittura cambia, nello sviluppo della propria vita, per esempio la ricerca medica: cambia di anno in anno la possibilità che la ricerca medica possa non solo migliorare la qualità della vita, ma anche guarire per esempio da malattie da cui prima si pensava fosse impossibile guarire. Ecco, il rinnovarsi di queste disposizioni avrebbe garantito la possibilità, nella coscienza ovviamente della persona, di poter ridire con forza, anche a distanza di cinque anni o di dieci anni, che per la ricerca medico-scientifica sono un'enormità, di poter ripetere con forza ancora quelle disposizioni. Quanti medici, o quante persone hanno visto il paziente entrare con una volontà, e nel momento in cui è entrato in ospedale quella volontà cambiare? Cambiare nel dialogo, cambiare nella possibilità e nell'attenzione di tenere sempre ed avere a cuore la vita, laddove questa fosse aiutata e curata con grande dignità.

Infine un altro tema che ho visto che ha fatto sviluppare un dibattito molto ideologico all'interno di quest'Aula. Avevamo chiesto che almeno queste disposizioni non si applicassero in quelle strutture, anche se convenzionate con la sanità pubblica, che per loro natura, per loro vocazione avessero, proprio per loro vocazione (ce ne sono tante nel nostro Paese, laiche e cattoliche), che avessero proprio per vocazione di quella struttura di accompagnare alla vita, alla cura. Pensate solamente ad una grande struttura che è da tutti conosciuta, quella di Padre Pio: ecco, noi dicevamo, in quella clinica, in quel caso, quelle disposizioni, se vanno contro la natura, lo statuto di quell'istituto, si possano non applicare. Non è stato neanche ascoltato questo!

Concludendo, noi voteremo contro questo provvedimento. Ci auguriamo che al Senato il provvedimento possa essere radicalmente migliorato. Voteremo contro proprio perché esiste la possibilità e il diritto ad un consenso informato. Deve esserci la possibilità di non volere… Tutti noi questo lo dobbiamo desiderare, dobbiamo essere contro l'accanimento terapeutico; ma deve esserci la grande dignità al diritto alla vita, al diritto alla cura. E non esiste il diritto alla morte, non esiste il diritto che lo Stato ti possa suicidare, accompagnare alla morte. Esiste la libertà, in cui ovviamente lo Stato non può entrare, deve rispettare fortemente la libertà; ma non c'è la pretesa da questo punto di vista.

Io rinnovo l'invito al Senato…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI. Ho concluso: sono 30 secondi in più, le chiedo scusa e ho concluso.

PRESIDENTE. Prego, prego.

MAURIZIO LUPI. Rinnovo l'invito appunto al Senato a migliorare una legge che è pasticciata, che si si presta a incursioni interpretative della magistratura, e che rischia di portarci gradualmente verso scelte eutanasiche; che dice, tra l'altro, la legge, di voler negare, soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli, gli anziani ammalati, che sono la maggioranza dei malati di questo Paese. Per questo il gruppo di Alternativa popolare, in tutta scienza e coscienza, voterà no (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Delia Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Presidente, siamo finalmente giunti alla conclusione dell'esame in Aula di questa legge. È una legge che noi riteniamo molto importante, molto attesa da tanti e tante, che si sono visti negare diritti in tema di dignità della vita nella sua fase finale, e che hanno dovuto ricorrere ai giudici.

Una legge è necessaria per garantire uguali diritti a tutti. È stata preceduta da casi molto dolorosi, e tra questi voglio ricordare Max Fanelli col suo appello al Parlamento perché si arrivasse ad avere una legge sul fine vita; ma voglio anche ricordare Umberto Grandolfo, un veneziano, colpito da una malattia degenerativa progressiva, morto pochi giorni fa, che purtroppo è mancato senza che gli fossero evitate inutili sofferenze in presenza di un conflitto tra i suoi familiari e il comitato di bioetica dell'Azienda sanitaria 3.

Una legge che è stata preceduta anche da un movimento civile per sollecitare un'iniziativa del Parlamento, dall'istituzione in molti comuni dei registri per accogliere i testamenti biologici, dalla raccolta di firme su una proposta di legge di iniziativa popolare sull'eutanasia, che giace nelle Commissioni affari sociali e giustizia di questa Camera.

Siamo quindi arrivati al voto, dopo un intenso anno di proficuo lavoro nel comitato ristretto e in Commissione, dove però non sono mancati episodi ostruzionistici: da un lato c'è stata una seria e costruttiva volontà di confronto, anche con posizioni differenti; ma da parte di alcuni, e purtroppo devo dire anche in questi giorni, si è assistito alla riproposizione di un dibattito ideologico, che nega la libertà e la dignità della persona nel rapporto con la sua salute e la sua vita, come invece prevede la nostra Costituzione. Questa è una legge parlamentare, che arriva in porto anche per la scelta del Governo di non ingerirsi, il cui iter è stato possibile dopo l'insistenza della sinistra per la sua calendarizzazione in Aula e l'avvio dell'esame di numerose proposte di legge che sono state presentate fin dal 2013, dall'inizio della legislatura.

Si è detto che con questa legge si vuole affermare un diritto mite, l'ho detto anch'io nella mia proposta di legge, che porti ad una regolamentazione leggera, non invasiva, che lascia ad ogni persona la libertà di scelta in materia di consenso informato e di testamento biologico: riconoscere ad ogni persona il diritto di rifiutare, rinunciare o interrompere un trattamento sanitario, riconoscerglielo finché è cosciente e può esprimerlo di persona e riconoscerglielo, se decidesse di depositare la sua volontà, individuando un fiduciario in vista di future impossibilità.

Una testo che parte dalla tutela della salute dei cittadini, e riconosce loro, nella relazione con il medico, il diritto alla scelta. Il testo attua dopo settant'anni il dettato costituzionale dell'articolo 32: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizioni di legge. La legge non può in ogni caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Voglio qui ricordare, come ha detto bene la relatrice, che la sentenza n. 438 del 2008 della Corte costituzionale afferma che il consenso informato si configura come un vero e proprio diritto della persona, e trova fondamento negli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione. Questo testo concretizza gli articoli della Costituzione e consente un passo in avanti all'Italia perché diventi un Paese più civile. Si ridefinisce il consenso informato, sottraendolo all'essere relegato a puro atto burocratico, una firma che viene chiesta al di fuori di una relazione vera fra medico e persona. Nel testo anche il tempo dedicato ad esso viene visto come tempo di cura, e si prevede di investire nella formazione del personale sanitario. Si prevede una forte relazione tra medico e persona malata, prevedendo però che questa possa richiedere di rinunciare alle cure, anche alla nutrizione e all'idratazione artificiali. E su questo aspetto si sono espresse diverse posizioni: noi riteniamo di non poter ignorare quanto proposto dalla comunità scientifica, che li definisce trattamenti sanitari e così è stato scritto nella legge. Si esce finalmente da un paternalismo medico: la persona morente, i suoi affetti, la sua dignità, la sua volontà sono posti al centro e viene demedicalizzata la morte. Non si propone nel provvedimento alcun abbandono della persona che rifiuta le cure, ma si sottolinea l'esigenza di garantire l'erogazione delle cure palliative previste dalla legge n. 38 del 2010, una legge alla cui piena attuazione richiamiamo l'attenzione del Governo, delle regioni e dello stesso Parlamento: l'abbiamo fatto anche con un nostro ordine del giorno. Nei nostri emendamenti abbiamo sottolineato tra l'altro di poter garantire l'accesso alla sedazione continua profonda, forma di rispetto nei confronti del morente, un'attenzione da più parti condivisa contro l'accanimento terapeutico e le cure sproporzionate. Nel testo, oltre all'articolo sulle disposizioni anticipate di trattamento, prevediamo la possibilità della pianificazione condivisa delle cure, utile nei casi di malattie con esiti infausti dove il rapporto tra medico e persona malata può costruire un percorso rispettoso e condiviso. Si prevede che le DAT possano essere disattese quando ci siano evidenze scientifiche che non erano note al momento della sottoscrizione che possano portare benefici reali: anche questo però con il consenso del fiduciario. Su questo voglio precisare che per noi il testo come uscito dalla Commissione rispondeva maggiormente alla piena responsabilizzazione del fiduciario nell'attualizzare le DAT in relazione con il medico. Avevamo proposto infine di costruire un registro nazionale per le DAT perché potessero essere facilmente accessibili al sistema sanitario e al tempo stesso venisse garantita la privacy e su questo ci deve essere a mio avviso un preciso impegno del Ministero della salute e del Governo per arrivare al registro nazionale. Ci apprestiamo a votare una buona legge, un passo in avanti per il nostro Paese. Oggi scriviamo una pagina bella del nostro Parlamento che ne evidenzia tutte le potenzialità ma richiama ognuno di noi, ogni forza politica alla responsabilità e alla consapevolezza dell'importanza di ogni scelta legislativa per rappresentare pienamente i cittadini. Mi auguro che il Senato abbia uno scatto di responsabilità e di generosità nel poter varare al più presto questo testo. Con questa consapevolezza e con questa volontà annuncio il voto favorevole del Movimento democratici e progressisti (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Gentile Presidente, la storia di Forza Italia sui temi etici è una storia di libero confronto al nostro interno, di approfondite discussioni, di decisioni prese comunque insieme dopo aver approfondito la materia e così è stato anche questa volta. Abbiamo fatto molti incontri tra noi, molte riunioni e abbiamo poi alla fine deciso che voteremo contro questo testo, com'è noto e come sempre tuttavia salvaguardando la libertà di coscienza di ciascuno di noi. È sempre stato così per quanto ci riguarda e sempre sarà così come anche si è visto nei nostri voti in Aula a differenza purtroppo di quanto avvenuto nelle file del Partito Democratico dove gli emendamenti migliorativi sono stati a forza ritirati e dove non si è mai visto un voto in dissenso né in Commissione né in Aula. Un punto fondamentale sul quale noi abbiamo insistito nel dibattito sia in Commissione sia in Aula è rifiutare la visione caricaturale che divide coloro i quali sono contro il provvedimento e li mette tra coloro che vogliono la sofferenza a tutti i costi, che sono per l'accanimento terapeutico in un insensato…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete abbassare il tono della voce.

ANTONIO PALMIERI. …in un insensato derby che ci avrebbe contrapposto rispetto ai fautori della libertà di scelta e della possibilità che ciascuno possa determinarsi in modo completamente autonomo. Questa è una visione caricaturale che noi rifiutiamo e la rifiutiamo non soltanto a parole ma l'abbiamo rifiutata con i nostri emendamenti, con quelli che abbiamo presentato e con il fatto che non abbiamo presentato alcun emendamento soppressivo che togliesse sia dal consenso informato sia dalle DAT la possibilità che le persone possano esprimere liberamente la propria volontà. Su questo tema non sarebbe stata necessaria una norma per due motivi: il primo che sul fine vita una legge c'è già, data dal 2010, Governo Berlusconi, votata anche dal Partito Democratico ed è una legge che già oggi permette alle persone in stato terminale di porre fine alla propria esistenza senza dover subire alcuna forma di accanimento terapeutico così come c'è già una normativa e una prassi sul consenso informato che consente a ciascuno di rifiutare o accettare indagini sanitarie o trattamenti.

Per un altro motivo non sarebbe stata necessaria una norma, perché a nostro giudizio lo Stato non doveva andare oltre, si doveva fermare in quella zona complicata e complessa che segna il discrimine tra la vita e la morte e fare un passo indietro di rispetto, lasciando lì, nuovamente alla libera espressione di quell'alleanza terapeutica tra medico, familiari e pazienti, che noi proponiamo, che lì avvenisse e, appunto, si compisse quello che era giusto che si compisse. Come tutti avete detto, la morte è parte della vita.

Noi, come abbiamo detto, voteremo contro il provvedimento e lo facciamo su tre punti dirimenti, sui quali abbiamo lungamente dibattuto: il primo riguarda idratazione e alimentazione. Come abbiamo detto più volte - voi li avete definiti trattamenti sanitari, confondendo lo strumento con il fine - lo strumento è certamente un atto sanitario e a volte è un atto che richiede un intervento operatorio, ma il fine è tenere in vita le persone che, altrimenti, non sarebbero destinate a morire.

L'ho detto e lo ripeto: non sono in questione i malati terminali, sono in questione le persone che non sono in grado, magari temporaneamente, di nutrirsi da sole e che non hanno una prognosi infausta, né a breve né a medio termine, ma appunto non sono in grado di nutrirsi da sole e, quindi, il fine è tenere in vita la persona; il fine è prendersene cura, prendersene carico globalmente, nella sua integrità e nella sua totalità, e per questo noi abbiamo rifiutato questa visione. Tra l'altro, paradossalmente, avete definito idratazione e alimentazione trattamenti sanitari e, quindi, potrebbero essere anche oggetto di TSO, se qualcuno le chiedesse in certe condizioni.

Il secondo punto è il ruolo del medico, che abbiamo definito essere stato ridotto a un mero esecutore testamentario. Devo dire che in Commissione e poi in Aula ci sono stati tentativi, accolti grazie anche al lavoro della relatrice, di migliorare questa parte. Il risultato finale però è un punto assolutamente ingarbugliato, per il quale abbiamo sentito ieri su un emendamento la relatrice Lenzi dire che era garantita assolutamente la libertà di coscienza da parte del medico di potersi rifiutare e, all'emendamento successivo, il collega Casati, sempre del Partito Democratico, che siede accanto alla relatrice anche in questo momento, dire esattamente la cosa opposta: non c'è alcuna libertà di coscienza. Prendete lo stenografico e vi renderete conto che questo conferma, ancora una volta, come, nel tentativo di rimediare all'errore fatto in origine in Commissione, della riduzione, appunto, del medico a semplice esecutore testamentario, avete finito con l'ingarbugliare drammaticamente la questione, senza ovviamente risolverla.

Il terzo e ultimo punto: le DAT. Voi avete voluto le DAT come un diamante, cioè per sempre. Ora, in questa era tecnologica, nella quale i progressi della scienza non corrono, ma galoppano, pensare che una disposizione data ora per allora, magari a distanza di decenni, sia intangibile e scolpita nella pietra, appunto, come un diamante - per sempre - riteniamo sia anche qui un atto di irrealtà e abbiamo contrapposto emendamenti di sano realismo, che ponevano un termine per noi ragionevole (tre anni), proprio per tenere conto degli enormi progressi scientifici; tre anni alla fine dei quali la persona poteva decidere se mantenere o no la DAT.

Ma la questione fondamentale delle DAT è che, per come le avete concepite voi, si lasciano le persone drammaticamente sole davanti a un foglio bianco, senza la possibilità di ricorrere, come noi vi abbiamo suggerito, al confronto e al conforto di un parere di un medico, in modo tale che quello che viene scritto sia scritto realmente con piena coscienza e in piena libertà, perché la vera libertà ha bisogno di essere informata, ha bisogno e si nutre del fatto di essere consapevole di ciò cui si va incontro, scrivendo alcune cose, voi anche questa possibilità migliorativa l'avete rifiutata; così come avete rifiutato appunto la possibilità di discriminare e di capire l'entrata in vigore delle DAT, ossia di capire che entrano in vigore quando la perdita di coscienza della persona è accertata come definitiva, come permanente, e non, come succede in molte circostanze, temporanea e se, proprio in forza delle conquiste della scienza e della pratica medica, un intervento tempestivo in questi casi potrebbe risolvere non solo nel senso di salvare la vita, ma anche di restituire alla vita e alla piena funzionalità una persona che fosse colpita da un evento di malattia, che lo rendesse appunto temporaneamente incapace di prendere decisioni e di avere coscienza. Anche su questo avete detto no.

Vedete, noi siamo consapevoli che questo tema è un tema complicato, ci siamo approcciati con un approccio io credo di grande appunto realismo, abbiamo costantemente invitato in Aula tutti a non guardare il proponente, a guardare le proposte, a non giudicare la fede, perché non eravamo all'ora di catechismo, ma a giudicare il merito e la ragionevolezza delle proposte emendative, perché volevamo sinceramente migliorare la legge, una legge che purtroppo, al di là della buona fede di molti di coloro che la sostengono, porta in sé i tratti dell'eutanasia omissiva e del suicidio assistito, proprio per quel motivo che dicevo prima a proposito della questione di idratazione e alimentazione e, come noi abbiamo detto in un nostro emendamento, che rileggo per l'ultima volta, quando chiedevamo che fosse vietata la sospensione di idratazione artificiale qualora comporti la morte per disidratazione: “è vietata la sospensione di alimentazione artificiale qualora comportasse la morte per denutrizione”, cioè a dire non vogliamo condannare nessuno a morire di fame e di sete.

Questa è una delle tre questioni fondamentali che ci portano appunto a votare contro. È evidente che ogni legge traduce e tradisce una visione di essere umano e di società, soprattutto leggi di questa natura. Noi rifiutiamo la visione per la quale ci sono vite degne di essere vissute e altre che non lo sono, perché sono segnate dalla malattia e dalla sofferenza e dunque è meglio che in qualche modo siano messe da parte e siano terminate. Inguaribile - l'abbiamo già detto e lo ripetiamo - è cosa ben diversa da incurabile. Noi ci inseriamo in quella tradizione che, da Ippocrate in poi, considera la sofferenza e la malattia parte piena della vita e non una maledizione divina. Ippocrate fu il primo a sancire questo principio e da allora noi ci atteniamo a questo principio, che è stato poi inverato nella nostra tradizione e nella nostra civiltà dal Cristianesimo.

Noi siamo su questa linea qui e per questo appunto, come ho detto, voteremo contro il provvedimento.

Chiudo ringraziando il presidente del mio gruppo e il mio gruppo intero, che mi ha e ci ha sostenuto in questi mesi, ringraziando i colleghi che hanno condiviso una battaglia che non è stata di ostruzionismo, ma di sincero tentativo di migliorare il testo e anche le colleghe e i colleghi che non hanno condiviso il lavoro con noi, a partire dalla relatrice e dal presidente Marazziti, che abbiamo tenuto non a perdere tempo, ma a prendere tempo per fare il testo migliore possibile. Così non è stato e per questo votiamo contro (Applausi dei deputati del gruppoForza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi PresidenteCongratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Presidente, finalmente il momento tanto atteso è arrivato. Ci stavamo quasi perdendo le speranze. Circa 400 giorni fa, in Commissione XII, abbiamo iniziato la discussione sulle proposte di legge conosciute come fine vita.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Per favore! Prego.

SILVIA GIORDANO. Grazie. Sedici proposte di legge per l'esattezza, che sono state analizzate, dibattute, discusse e portate alla sintesi, lì dove possibile, in un testo base votato all'unanimità dei presenti e sottolineo dei presenti perché purtroppo alcuni gruppi politici hanno preferito non partecipare ai lavori, scelta più che legittima, ci mancherebbe, ma se poi non avessero dichiarato che il lavoro svolto è stato frutto di conventicole ristrette sarebbe stato meglio, ma non tanto per il rispetto del lavoro dei colleghi, ma proprio per chi lo afferma e per la sua credibilità, visto che in questo modo fa capire che non sa neanche minimamente come si lavora in Commissione.

Presidente, in questi mesi chi ha partecipato ai lavori lo ha fatto in modo serio e approfondito, certo con posizioni diverse, ma d'altronde è un tema complesso e non ci si poteva aspettare un'unanimità di pensiero. Chi ha partecipato ai lavori sa come è stato ampio il dibattito e come spesso le posizioni di ognuno cambiavano ascoltandoci l'un l'altro. Peccato, però, che più in Commissione si lavorava in modo serio e più alcuni deputati inasprivano i toni, volutamente, per far sembrare all'esterno ciò che in realtà non era. Si è voluto creare un dualismo forzato e insensato tra chi è per la vita e chi non lo è.

Ci sono colleghi che, in questi giorni di discussione, hanno iniziato i propri interventi definendosi fieramente pro life, a favore della vita, perché contrari a questa legge e quindi di conseguenza noi saremmo pro morte, come se il nostro intento fosse quello di ammazzare tutti, un'eutanasia forzata e obbligatoria in pratica. Hai un raffreddore? Ti faccio l'eutanasia. Sei sotto effetto di alcolici? Ne approfitto e non ti curo, volutamente. Se sei ricco poi ed io sono tuo erede è ancora meglio. Mi scusi, Presidente, la chiara provocazione, ma queste sono state, parafrasandole, alcune delle critiche che ci hanno mosso e il livello di argomentazioni che hanno usato.

Ci è stato detto di tutto: che siamo il partito della morte a Cinquestelle, che non vogliamo permettere che i malati socializzino, perché essendo idratazione e nutrizione un momento conviviale, permettendo di rinunciarvi non permettiamo loro di conoscere altre persone, come se gli stessimo impedendo di mangiare un piatto di pasta o di bere un bicchiere di vino, cosa che peraltro è stata detta anche in quest'Aula. Ci è stato detto che tale legge è conseguenza di un progetto globale, quasi una sorta di complotto bolscevico, che vuole distruggere il ceto medio. Presidente, ma come si può? All'esterno dovrebbero sapere quali sono state parte - e sottolineo parte, perché non sarebbe giusto fare di tutta l'erba un fascio - delle argomentazioni di chi si vuole definire pro life.

Certo, se la stampa, oltre a dire giustamente, per carità, chi era presente e chi no in discussione generale, avesse parlato anche del contenuto, entrando nel merito di una proposta di legge così importante e complessa, sarebbe stato meglio e chissà, forse avrebbe fatto capire in modo più approfondito le varie posizioni e argomentazioni, creando maggiore dibattito nella società. Purtroppo però non è stato così per tutti.

Ci è stato detto che ci siamo mossi sull'onda emotiva della morte di Dj Fabo, quando non solo la nostra proposta di legge è stata presentata nel 2013, la prima di questa legislatura, ma addirittura quando il provvedimento era previsto per l'Aula già il 30 gennaio 2017. Se non fosse stato per i continui rinvii richiesti da chi si è sempre opposto al provvedimento, probabilmente l'avremmo anche già finito durante quei giorni in cui Dj Fabo chiedeva di morire e no, comunque non sarebbe cambiato nulla per lui, anche con questa legge sarebbe dovuto andare in Svizzera, a dimostrazione ancora una volta del fatto che chi spesso ha parlato di questo provvedimento non l'ha neanche letto.

Consenso informato, pianificazione condivisa delle cure e disposizioni anticipate di trattamento: di questo stiamo parlando, non eutanasia, non suicidio assistito. Purtroppo o per fortuna? Beh, dipende dalle visioni di ognuno. Noi avremmo voluto di più, avremmo voluto fare di più ed abbiamo emendato in tal senso, proponendo l'introduzione dell'eutanasia anche nella normativa italiana. L'abbiamo proposto, è vero, ma l'abbiamo proposto perché è giusto che il Parlamento si ricordi che questa legge comunque sarà solo un primo passettino e che prima o poi, sperando più prima che poi, non si potrà più far finta di nulla, ma siamo sempre stati ben consapevoli che la tematica avesse bisogno di altri approfondimenti e discussioni.

Siamo stati anche accusati di non avere carità cristiana da quelle stesse persone che poi, in quest'Aula, hanno avuto il coraggio di dire che se una persona decide di morire lo deve fare da solo e a casa e non in un ospedale, perché i soldi pubblici non si sprecano in questo modo: alla faccia della carità cristiana, verrebbe da dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a dimostrazione del fatto che principi della religione vengono usati a volte come scudo e a volte come arma, dimenticandoci però del loro reale valore. E allora, visto che abbiamo queste dimenticanze, almeno ricordiamoci di essere rappresentanti di uno Stato laico e smettiamola di nasconderci dietro la religione a nostro piacimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, in giro per la capitale e si è visto di tutto: manifesti, abusivi ovviamente, dove con una superficialità e un cattivo gusto ai massimi storici si afferma che dietro al testamento biologico c'è egoismo ed una mentalità eugenetica; ma la cosa più vergognosa è stato vedere manifesti in cui c'era una foto di una ragazza malata, in un lettino di ospedale e accanto il virgolettato: “Mi stanno uccidendo di fame e di sete”. Ma dico io, al di là della totale falsità dell'affermazione, ma non ci si rende conto che probabilmente chi li guarda può vivere una situazione simile? Ma con quale diritto ci si può fare beffa di situazioni così delicate e complesse e intime? Ma sapete cosa significa, cosa vuol dire vivere quelle situazioni? Sapete cosa si prova a sentirsi prigionieri del proprio corpo, cosa vuol dire non poter parlare e poter comunicare solo con gli occhi, ben consapevoli però che, da un momento all'altro, non si riuscirà a fare neanche più quello? Sapete cosa si prova a stare perennemente nel letto, immobili, e anche solo per cambiare posizione ti devono aiutare, perché tu non puoi farlo autonomamente?

Sapete cosa vuol dire sentirsi intrappolati e non farcela più, al punto tale che sì, preferisci non alimentarti, perché almeno smetteresti di soffrire? Sapete cosa vuol dire? L'avete mai provato?

E non parlo solo di esperienze indirette, di sentito dire: voi, in prima persona, l'avete mai provato? Avete mai guardato una persona che amate negli occhi e leggere solo stanchezza e per quanto vorreste fare di tutto per tenerlo ancora lì con voi, perché vi mancherà, perché siete voi che ancora avete bisogno di lei, la guardate negli occhi e capite che basta, non ce la fa più? Probabilmente, anzi, sicuramente, voi avete un'esperienza diversa, ma siete così certi e convinti che la vostra idea sia quella giusta, lo siete a tal punto che la dovranno pensare anche tutti gli altri. Quindi, ripeto, sapete davvero di cosa stiamo parlando o facciamo come quando parliamo di aborto, dove i talk vengono invasi da persone che si battono il petto e si stracciano le vesti per difendere la vita, per parlare, discutere, dibattere e, per quanto possano essere preparati ed autorevoli, guarda caso, sono quasi tutti di sesso maschile? Uomini che, pur volendo, non potranno mai davvero capire cosa si può provare.

Presidente, le situazioni sono sempre diverse, le convinzioni sono sempre diverse. Ci sono persone malate che fieramente vogliono riuscire ad andare avanti fino a quando gli sarà permesso, per se stessi, per i propri cari, o comunque per le proprie idee, ed altri che, con dignità e non poca sofferenza negli occhi decidono di dire “basta”, perché quello che stanno vivendo è un incubo di dolori, infelicità e di una sopravvivenza che per loro ha davvero poco a che fare con il vivere. Ognuna di queste due visioni è una scelta che non si fa con leggerezza, che porta con sé bagagli ed esperienze non facili, ed entrambe le scelte sono coraggiose e legittime, lo Stato dovrebbe semplicemente garantirle. Qualcuno strumentalmente afferma che in questo modo lo Stato decide e si intromette, ma in realtà - ed è scritto a chiare lettere - lo Stato dà solo gli strumenti affinché ognuno, nella propria sfera privata, possa essere libero di poter scegliere di se stesso, coerentemente con i propri desideri, convinzioni, punti di vista. E nessuno si può permettere di criticare, nessuno si può permettere di giudicare né tanto meno di minimizzare, come alcune volte si è fatto anche in quest'Aula, dimostrando pochezza di argomentazioni e di livello.

È vero, questo che andiamo ad approvare non è il testo dei nostri sogni, avremmo preferito alzare un po' più l'asticella dei diritti, inserire parti che sono state escluse ed eliminare alcuni punti che invece sono stati aggiunti nostro malgrado, soprattutto in questi ultimi giorni di discussione, che ha visto ormai un clima più stancante ed esasperato rispetto a quello iniziale. Avremmo voluto osare di più, ma è innegabile non solo il lavoro serio che su questo testo si è avuto da parte di tutti coloro che vi hanno partecipato, ma anche il fatto che questo testo è un vero passo in avanti che, per la situazione attuale italiana, non è assolutamente poco. È proprio per questo motivo, Presidente, che il MoVimento 5 Stelle, anche se purtroppo con quindici sospesi, durante un momento così delicato e importante voterà compatto e con soddisfazione questo testo. Presidente, approfitto di questo momento per ringraziare tutti i deputati che, al di là delle proprie idee, hanno voluto collaborare a questo testo. Ringrazio la Commissione XII, la relatrice e gli uffici, per l'enorme e delicato lavoro svolto. Presidente, mi permetta di ringraziare il mio gruppo, per l'incredibile sostegno e per la fiducia che ha dimostrato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signora Presidente, colleghi, lo dico con convinzione, anche un po' sommessamente e senza retorica: questo è veramente un testo di grande valenza sociale, culturale e politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sommessamente, perché parliamo di vita e di morte, di affetti e sofferenze. Probabilmente ognuno di noi, anche qui in Aula, adesso, ha in mente un passaggio doloroso della sua vita. La vita umana è il bene più prezioso che abbiamo, da questa consapevolezza siamo partiti. Nella legge che approviamo, intanto diciamo cosa non c'è. Non c'è l'eutanasia, che legittimamente, anche in quest'Aula, è stata proposta, ma abbiamo detto di no. Non c'è il dottor morte, come qualcuno vuole dire. Non c'è nessun sotterfugio per favorire la somministrazione di sostanze per togliersi la vita. Non c'è nessuno che potrà morire di fame o di sete: nessuno toglierà succhi di frutta o semolini, si tratta di medicine che sono somministrate dopo interventi chirurgici e che i medici seguono attentamente in ambienti delicati. L'oggetto della legge è un altro, esattamente il titolo: norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento, il testamento biologico. L'eutanasia abbrevia la vita, evitare l'accanimento terapeutico vuol dire accettare di non poter impedire la morte.

Si accettano i limiti della condizione umana, è molto diverso. C'è una crescente capacità terapeutica e un successo straordinario delle tecnologie mediche e sanitarie, questo è un fatto molto buono, ma attenzione: come rifiutiamo l'eutanasia, come rifiutiamo le manipolazioni sugli embrioni, così rifiutiamo che la morte venga dilazionata con forme di accanimento. Rispettiamo la vita, è questo che facciamo con questa legge. Nel corso del lungo ed utile dibattito, anche di questi giorni in Aula così come dei mesi che ci sono stati in Commissione, sono stati tanti i colleghi del mio gruppo e non solo che con competenza sono intervenuti nello spiegare nel merito tutti i diversi aspetti, non lo voglio fare anch'io. Li ringrazio tutti, a cominciare dalla relatrice, la collega Lenzi, che con particolare competenza ha seguito questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma così anche tutti gli altri colleghi, di tutti i gruppi; ho ascoltato con grande interesse e anche con condivisione l'intervento della collega Giordano. Ringrazio il presidente Marazziti, che ha svolto un grande lavoro, anche partendo dal suo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sì, abbiamo lavorato per trovare soluzioni condivise, siamo stati anche accusati di questo. Questa non è una materia da braccio di ferro, non è una prova muscolare, non c'è il bianco e il nero, non c'è la verità su queste materie. Questa vuole essere una legge mite, di princìpi, di garanzie, una legge che non poteva elencare tutte le fattispecie, ma che doveva consentire a chi opera - le famiglie, i pazienti, i medici, il personale sanitario - di avere uno strumento a tutela. Una legge che rafforza la relazione di cura tra il paziente e il medico, un'alleanza terapeutica, ma l'alleanza si costruisce con l'incontro di due volontà, non solo con un codice. Abbiamo respinto l'idea che basta compilare moduli, che basta fare una buona burocrazia per fare una buona legge, o che il sistema sanitario si basi solo su un concetto di azienda: il tempo per il consenso è tempo di cura, è scritto in questa legge.

Ma l'alleanza è anche fatta di limiti, che valgono anche per il paziente, che non può chiedere al medico comportamenti contrari alla legge e alle buone pratiche clinico-assistenziali. Così come le DAT, il testamento biologico, non sono altro che lo strumento per consentire che la nostra identità di persona venga salvaguardata anche nel caso di un'eventuale futura incapacità di decidere o impossibilità di esprimersi, così come avviene da anni in molti Paesi europei e non solo. Non abbiamo inventato nulla, anzi, avevamo una guida da seguire, una guida precisa, che è l'articolo 32 della Costituzione. Ne leggo il secondo comma: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. A questa guida ci siamo attentamente attenuti.

Parecchi mesi fa sono andato con un collega, il collega Lodolini, a incontrare una persona, un uomo, Max Fanelli: comunicava solo con un occhio grazie a una strumentazione, un computer, che recepiva i segnali dell'occhio, e da questo si poteva ascoltare quello che lui diceva. Accanto a lui c'era sua moglie, una donna straordinaria, che comunicava tutto l'affetto per suo marito, che seguiva in tutti i momenti e in tutte le cose. Lui ha fatto una battaglia su questa legge, una battaglia che per me è stata una grande lezione, e lui ci chiedeva di poter decidere, di poter decidere di fermare il dolore e le macchine che lo tenevano in vita. Erano macchine, che lo tenevano in vita. Quell'amore per la vita che si leggeva dai suoi occhi, che traspariva dalle sue parole, una vita bella e piena, prima della sua malattia, non lo ha abbandonato neanche durante la malattia, neanche nelle sue decisioni difficili. Non l'ha abbandonato neanche nelle decisioni della moglie di stargli accanto rispetto a questa richiesta. Lui è morto prima di questo momento, prima della legge. Io credo che sia giusto consentire che ci sia uno strumento in mano alle persone per decidere del loro futuro, e noi questo stiamo facendo. La morte è sofferenza, lascia dolore, merita rispetto, ancora di più nelle circostanze di cui stiamo parlando: lo meritano i tanti casi di cui anche qui, non sempre in modo proprio, si è parlato. Lo merita Beppino Englaro (Applausi), per esempio, oggi ho letto la sua intervista, lo merita la sua famiglia, il dolore che traspare da quell'intervista anche dopo tanti anni. Anche per questo c'è un dovere della politica di stare attenti su queste cose. Diceva bene la collega prima, raccontando di quei manifesti incredibili che ci sono per strada: ci sono le persone che soffrono perché le vivono queste situazioni. Dobbiamo avere più rispetto nelle cose che trattiamo, anche in questo campo.

Ma volevo leggervi un passo: “In questo caso, il dovere del medico” - scriveva Paolo VI nel 1970 - “è piuttosto di impegnarsi ad alleviare la sofferenza invece di voler prolungare il più a lungo possibile, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi condizione, una vita che non è più pienamente umana e che va naturalmente verso il suo epilogo. L'epilogo naturale della vita”. È questo che noi vogliamo rispettare con questa legge, niente di più, niente di meno.

Dieci anni fa, su il Sole 24 Ore veniva pubblicato un intervento del cardinale Carlo Maria Martini: “Io, Welby e la morte”, nel quale affermava che: “Forse, sarebbe più corretto parlare non di sospensione dei trattamenti e ancor meno di staccare la spina, ma di limitazione dei trattamenti. Risulterebbe così più chiaro che l'assistenza deve continuare, commisurandosi alle effettive esigenze della persona, assicurando, per esempio, la sedazione del dolore e le cure infermieristiche. Proprio in questa linea si muove la medicina palliativa che noi abbiamo sostenuto, che riveste, quindi, una grande importanza. Dal punto di vista giuridico rimane aperta l'esigenza di elaborare una normativa” - scriveva il cardinal Carlo Maria Martini - “che, da una parte, consenta di riconoscere la possibilità del rifiuto informato delle cure in quanto ritenute sproporzionate al paziente, dall'altro, protegga il medico da eventuali accuse, come l'omicidio del consenziente o l'aiuto al suicidio, senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell'eutanasia. Un'impresa difficile” - scriveva - “ma non impossibile”. Il cardinal Martini è, poi, deceduto per l'evoluzione terminale del Parkinson, la stessa malattia che ha colpito Giovanni Paolo II: allora non ci fu nessun sondino, niente Peg.

Oggi portiamo a compimento questa impresa, Presidente, un'altra legge importante in questa legislatura straordinaria per i diritti civili; un successo di questo Parlamento, della pazienza anche che la politica richiede per il modo in cui ha lavorato, la dimostrazione concreta di come lavora il legislatore, ascoltando, di cosa sia la democrazia rappresentativa. Un augurio al Senato che, con le fatiche che avranno in quel ramo del Parlamento, possa portare a compimento l'iter di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ci contiamo, nonostante le difficoltà. Io credo che questo sia un lavoro che abbiamo fatto insieme e che questo lavoro meriti il premio di un voto largo di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Adesso, colleghi e colleghe, abbiamo degli interventi a titolo personale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Presidente, voto “sì” a questa legge che costituisce, a mio avviso, un'attuazione ragionevole dell'articolo 32 della Costituzione. Le DAT sono un atto libero: per me il rispetto della volontà del malato è decisivo, alla sua realizzazione il medico deve contribuire. Rispetto all'eutanasia e al suicidio assistito, del tutto estranei a questa legge, avanzo una domanda a futura memoria: chi siamo noi per arrogarci la scelta di rifiutare questa possibilità a chi è in preda a sofferenze indicibili? È, forse, più umano ed equo il suicidio traumatico e cruento realizzato con un colpo di pistola o gettandosi da una finestra?

L'ipocrisia, talora, è una cattiva consigliera. Su tutta questa tematica il confronto fra cattolici e laici è aperto, ma, leggendo l'intervista del direttore de l'Avvenire Tarquinio, raramente ho visto da parte di un esponente cattolico un tale appiattimento culturale su un pauperismo approssimativo e manicheo. Viene il dubbio che esso derivi da una versione alla rovescia del motto “Parigi val bene una messa” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Nel chiederle di poter consegnare un testo appena più lungo, nel minuto a disposizione, desidero esprimere il mio voto contrario per una legge ambigua e confusa, le cui conseguenze andranno ben al di là della libertà di lasciarsi morire. Oggi la vita diventa un bene disponibile. Si è continuato a fare confusione, anche poco fa, tra malati terminali e chi, invece, non sta morendo se noi non lo facciamo morire. Di fatto si riduce lo spazio per i gravi disabili e per i vecchi nella nostra società; una società di persone sempre più avanti con gli anni, ma biologicamente tenaci. La morte per denutrizione, la disidratazione, diventerà la soluzione preferita dalla società dello scarto.

Per le ambiguità di cui è infarcita e per l'apertura implicita al suicidio assistito e all'eutanasia omissiva, questa legge sarà il grimaldello su cui si farà leva per l'approvazione dell'eutanasia attiva. Alla morte disumana - disumana - del primo paziente per denutrizione e disidratazione nessuno - nemmeno io - avrà più dubbi sul fatto che sarà meglio somministrare al paziente una fiala letale. Vi sono migliaia di famiglie per le quali la nutrizione e l'idratazione, che fanno a domicilio loro senza medici e senza infermieri, è un problema che richiede assistenza. Noi oggi gli offriamo la scorciatoia della sospensione delle cure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, colleghe e colleghi, nell'ambito delle scelte personali libere che il nostro movimento ha scelto e riconosciuto, come è naturale, su questioni di questo tipo, voterò a favore della legge. Ne vedo i limiti, le ambiguità, le zone grigie, che certamente solleveranno conflitti e ricorsi presso la Corte Costituzionale e le corti europee, ne vedo l'appesantimento burocratico, ne vedo anche la sorte incerta al Senato, ma voterò comunque a favore perché, dal mio punto di vista liberale, credo che in fondo la domanda a cui ogni parlamentare debba rispondere dinanzi ad ogni provvedimento, qualunque legge economica o sociale, sia: questa legge, in fondo, allarga le possibilità di scelta dell'individuo o, invece, allarga le possibilità di scelta dello Stato? Io su tutto milito nel primo campo: credo che debba essere difesa ed estesa l'area della decisione del singolo, non l'area della decisione dello Stato, sempre. E credo - da Locke, a John Stuart Mill, a Tocqueville, c'è qualche secolo di elaborazione su questo punto - che lo Stato debba riconoscere gli orientamenti personali che preesistono e non imporre un unico orientamento morale per legge. Questa legge, pur nei suoi troppi limiti, non impone niente a nessuno, semmai consentirà a me di prendere una decisione su me stesso. Per questo voterò a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Signora Presidente, chi come me non vota questa proposta è non di meno favorevole sia al consenso informato sia alla possibilità di DAT proporzionate alla situazione reale, nonché contrario all'accanimento terapeutico e riconosce i miglioramenti frutto del lavoro parlamentare, tuttavia non posso condividere alcuni fattori ancora troppo condizionanti il testo e, cioè: a) il valore praticamente definitivo delle DAT, espressione di una presunzione culturale che vuole misurare a priori la realtà per il tempo in cui essa si farà urgente nel dolore. Utilizzando la icastica espressione dell'onorevole Monchiero, vogliamo legiferare sull'ignoto o, meglio, sul mistero; b) non condivido la concezione antropologica che plasma la legge, fatta, cioè, da un'idea individualistica di persona, da un'idea di uomo a dignità variabile, che può essere lasciato morire se il malato tradisce i canoni della mentalità dominante. Diceva qualche giorno fa Chantal Borgonovo: “non siamo più capaci di accettare la vita stessa che è fatta anche di cose difficili. La malattia fa parte della vita. Come la nascita e la morte. Noi allontaniamo tutto, è tutto rapportato al successo”. Spero, perciò, che nel successivo iter parlamentare risuoni più alto e più ascoltato il monito efficace della stessa moglie di Stefano Borgonovo: “l'andarsene oggi diventa la fissa, non il vivere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)”.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Desidero dichiarare il mio voto favorevole a questo testo. Considero questa legge umana, civile nel suo senso più profondo, anche giusta, poi, nessun testo è perfetto e ci sarà tempo per poter migliorare anche questa legge. Desidero ringraziare il mio gruppo che da sempre ha riconosciuto la libertà di coscienza sui temi etici e ringrazio anche il collega Antonio Palmieri che si è battuto con convinzione, affermando delle idee largamente condivise nel gruppo, ma io, orgogliosamente di Forza Italia, so che tanti nostri elettori considerano, nell'Italia di oggi, comunque, questa legge un passo in avanti e un momento di chiarezza necessaria (Applausi).

MARIO MARAZZITI, Presidente della XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI, Presidente della XII Commissione. Presidente, mi permetta di ringraziare questo Parlamento, la relatrice Lenzi per il suo grande lavoro, gli uffici che hanno aiutato a lavorare su migliaia di proposte di emendamenti, su un lavoro che ha chiesto incontri, approfondimenti e rifacimenti, la ricerca faticosa di punti di incontro. Si tratta di una legge di iniziativa parlamentare, questa legge ha la forza e la debolezza di una legge su un tema importante di iniziativa parlamentare, tutta parlamentare. Quello che abbiamo cercato di fare, quello che, come presidente della Commissione, ho cercato di fare è stato di utilizzare il metodo costituente, dove ognuno, cioè, potesse dare il proprio contributo, pienamente, a partire dalla propria visione della vita, del mondo, e che, contemporaneamente, il testo fosse di tutti. Spero che questo aiuterà il Paese.

(Coordinamento formale - A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599- 3630-3723-3730-3970-A:

"Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento".

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 86) (Applausi).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Claudia Mannino ha dichiarato di essersi dimessa dal gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle per aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un intervento di fine seduta, il deputato Davide Crippa, prego. Consentite, però, anche gli interventi di fine seduta, colleghi. Per favore, se riuscite a defluire senza troppa confusione…

DAVIDE CRIPPA. Presidente, meno di un anno fa una crisi industriale aveva colpito la zona del novarese, si parlava della Tamini, un'azienda che faceva trasformatori.

Durante quella ristrutturazione aziendale era stato promesso un piano industriale, una ricollocazione e un intervento considerevole di una parte dello Stato, perché all'interno della Tamini il 70 per cento è di proprietà di Terna, che rappresenta colei che gestisce ed è proprietaria dell'infrastruttura elettrica del nostro Paese, di cui un 30 per cento circa è la partecipazione statale.

Oggi i lavoratori sono stati costretti a dover manifestare, per l'ennesima volta, per far sì che quel piano industriale, promesso un anno fa, finalmente venga messo nero su bianco, sui tavoli dei ministeri, e finalmente si cerca di dare seguito a quella che è stata un'operazione finanziaria e speculativa, un anno fa, e che oggi ritroviamo con la criticità di dover togliere ancora la speranza a quelle famiglie che lavorano all'interno di quello stabilimento.

Noi crediamo che Terna debba fare una parte un po' più considerevole e l'azionariato dello Stato deve farsi sentire in maniera più diretta, intendendo operazioni non speculative, ma di investimento reale all'interno del nostro Paese.

Abbiamo presentato diverse interrogazioni sulla questione, pertanto ne sollecitiamo la risposta e chiediamo al Governo anche di impegnarsi in maniera fattiva affinché questa crisi industriale finalmente trovi una soluzione che non sia quella della chiusura e della delocalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Cova, prego.

PAOLO COVA. Grazie, signora Presidente. Intervengo per sollecitare la risposta alla mia interrogazione n. 4-15091, che riguarda il tema delle aggressioni avvenute nei confronti dei veterinari pubblici dipendenti. Faccio questo sollecito proprio perché, nei giorni scorsi, sono avvenute ulteriori aggressioni nei confronti di alcuni colleghi veterinari, pubblici dipendenti, in particolare nella regione Marche.

Io credo che il Ministero si debba attivare in modo veloce, soprattutto per istituire quell'osservatorio su queste forme di aggressione e porre dei rimedi a questi interventi, proprio perché i colleghi che sono a garanzia e a tutela della salute di tutti i consumatori, in questo momento e in questi ultimi periodi, sono sottoposti a queste forme di aggressione molto gravi.

PRESIDENTE. L'ultimo intervento è quello del deputato Paolo Bernini, prego.

PAOLO BERNINI. Grazie, Presidente, sono qui a sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-12958, considerato che questo fine settimana si svolgerà nuovamente la manifestazione religiosa denominata “Madonna delle galline” in provincia di Salerno.

L'anno scorso mi sono pervenute segnalazioni sulla pratica di offrire alla statua della Madonna volatili ancora vivi, che le vengono gettati addosso e il miracolo consiste nel fatto che, nonostante musica e giochi pirotecnici, non volerebbero via.

Le immagini riportate dai media, un anno fa, ritraevano una gallina bianca a cui erano state legate le zampe, con un nastro rosso al collo, che giaceva senza vita sull'asfalto, nel trambusto dei festeggiamenti. Mi è stato inoltre segnalato che il carro con la statua sarebbe stato addobbato con pavoni, galline e colombe e numerosi altri volatili sono stati utilizzati per addobbare luoghi cittadini, come se fossero pupazzi e non esseri viventi e senzienti, in grado di provare paura, dolore e disagio. La folla inoltre sventola galline e piccioni legati per le ali al passaggio della statua.

La legge italiana prevede la tutela di tutte le specie animali e, in particolare, il loro maltrattamento e la loro uccisione vengono puniti dagli articoli 544-bis e 544-ter del codice penale.

Inoltre, l'articolo 13 del Trattato di Lisbona riconosce lo status di esseri senzienti a tutti gli animali.

Dato che l'anno scorso sono stato ricoperto da insulti e minacce per aver presentato questa interrogazione, chiedo ed esigo che la risposta sia celere e che siano anche predisposti controlli adeguati, anche alla luce del fatto che, dopo il mio accesso agli atti alla ASL competente, mi veniva risposto che non c'era alcun tipo di autorizzazione sanitaria ad utilizzare animali durante la manifestazione. Mi domando: cosa ci aspettiamo da una religione, se non abbiamo compassione per gli animali? Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 21 aprile 2017, alle 10:

1.  Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

  Delega al Governo in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza (Già articolo 15 del disegno di legge n. 3671, stralciato con deliberazione dall'Assemblea il 18 maggio 2016). (C. 3671-ter-A)

  e dell'abbinata proposta di legge: ABRIGNANI ed altri. (C. 865)

Relatore: BENAMATI.

2.  Discussione sulle linee generali delle mozioni Brescia ed altri n. 1-01439, Palese ed altri n. 1-01603, Binetti ed altri n. 1-01606, Andrea Maestri ed altri n. 1-01611, Carnevali ed altri n. 1-01612 e Rondini ed altri n. 1-01613 relative al funzionamento dei cosiddetti centri hotspot per i migranti.

La seduta termina alle 19.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PAOLA BINETTI, ALESSANDRO PAGANO, GIAN LUIGI GIGLI (A.C. 1142-A ED ABB.)

PAOLA BINETTI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1142-A ed abb.). É emerso con chiarezza durante tutto il dibattito parlamentare come il binario su cui procede questa legge sia formato da due assi principali, contenuti negli articoli 1 e 3 e concretamente: il primo degli assi (art. 1) riguarda il consenso informato, indispensabile per affrontare qualsiasi decisione che riguardi la salute del soggetto, e gli interventi necessari a gestire l'eventuale presenza della malattia, della disabilità, della cronicità, inclusa l'anzianità. La precondizione indispensabile per valutare l'articolo 1 è che il soggetto sia capace di intendere e volere; ossia viva il suo presente con la massima consapevolezza: hic et nunc ma su questo fronte sono rimaste troppe ambiguità e contraddizioni.

Il disegno di legge tutto si muove lungo una sottile linea di confine nella relazione medico-paziente, sempre sbilanciata a favore di quest'ultimo e della sua esplicita volontà e potestà di dettar legge al medico non quindi un dialogo fiducioso tra due persone in condizioni di pari dignità, ma anche di profonda asimmetria, ma il timore di un approccio paternalistico-vessatorio da parte del medico, a cui il paziente reagisce ridimensionandolo e riducendolo al ruolo di mero esecutore. In questa dialettica sottesa a tutto il disegno di legge hanno molto a che fare le esperienze personali e familiari di relazioni concrete tra medico e paziente, che oscillano tra la consapevolezza della propria fragilità che implica un bisogno improcrastinabile di aiuto competente e deontologicamente corretto e il disagio sperimentato davanti a proposte del medico, che sono state vissute come impositive e prive di alternative. Ossia da un lato un paziente che ha sperimentato margini di maggiore libertà proprio grazie all'intervento del medico e dall'altro il paziente che ha vissuto la relazione con il medico come una sorta di sudditanza in cui pesava molto una pretesa superiorità del medico.

In realtà il ruolo del medico è strutturalmente un ruolo di garanzia e appare quanto meno sorprendente che si possa sotto-scrivere un consenso informato, e ancor più redigere delle DAT, prescindendo dalla presenza di un medico di cui ci si fida e a cui ci si affida. Il medico infatti, in una relazione positiva che ne riconosca le peculiarità sul piano etico e ne apprezzi la competenza specifica, dovrebbe agire come garante di senso in ciò che il paziente decide. Dovrebbe aiutarlo ad orientarsi all'interno delle diverse opzioni che scienza e tecnica offrono in quel momento; delle conseguenze che possono scaturire da una decisione concreta, senza mai dare neppure la sensazione di possibili conflitti di interesse. Un medico garante della vita del paziente e della sua libertà; dei suoi diritti e delle sue responsabilità. Una figura in altri termini di alto prestigio morale e professionale.

Ma il disegno di legge sembra attraversato da una sorta di cultura del sospetto, che invece di evocare il senso profondo di una alleanza medico-paziente, lascia intravvedere il rischio di una conflittualità latente che pone due diritti fondamentali dell'uomo: diritto alla vita e diritto alla libertà quasi in antagonismo e vede il medico schierato in un senso o nell'altro. Paradossalmente il medico “buono” sarebbe quello che accetta il rifiuto delle cure del paziente portato fino alle estreme conseguenze, che includono di fatto l'anticipazione della morte, sia pure attraverso la sospensione della nutrizione-idratazione e la somministrazione dei farmaci capaci di indurre sedazione profonda. Il medico “non-buono” sarebbe invece quello che fa di tutto per prendersi cura del paziente, rifiutandosi di anticiparne la morte, ma restando sempre disponibile ad un protocollo di cura modellato sulle cure palliative, di cui la sedazione profonda resterebbe l'estrema ratio. Non sono poche le differenze di approccio, anche se restano profondamente consegnate a quel difficile ambito della coscienza, delle sue intenzioni e delle sue scelte, in cui è difficile penetrare per giudicare dell'uno o dell'altro.

Per meglio comprendere il dibattito che scaturisce dagli emendamenti, penso sia utile sottolineare l'estrema difficoltà di trovare un punto di equilibrio condiviso tra le due opzioni, che necessariamente configgono. Da un lato chi ritiene che la vita non possa essere difesa come un valore assoluto, mentre considera la libertà del soggetto un valore assoluto, ignorando volutamente i condizionamenti, interni ed esterni, a cui il soggetto è realisticamente sottoposto. Dall'altro, in una relazione così peculiare come quella tra paziente e medico, è paradossale che si conceda ad una delle parti tutti i diritti e all'altra tutti i doveri, con un vistoso sbilanciamento delle responsabilità e in aperta contraddizione con l'articolo 3 della nostra Costituzione, che vuole tutte le persone uguali nella loro dignità personale. Lo sbilanciamento della impostazione di questa legge, definita mite, è che tutto il potere è affidato al paziente, senza vincoli alla sua libertà e alla sua autonomia, e scarsissimo margine di intervento competente e consapevole è lasciato al medico.

Un passaggio sui contenuti della legge può essere importante anche in fase di valutazione finale: I contenuti del disegno di legge l'articolo 1 del disegno di legge valorizza il principio personalistico della nostra Costituzione (ripreso dalla Carta fondamentale dei diritti dell'Unione europea, dalla Convenzione di Oviedo e da tutti i Codici deontologici delle professioni sanitarie) e, con esso, la libertà di cura (art. 32 Cost.) non interferita da interessi ad essa estranei. L'esercizio di questa libertà pretende, naturalmente, il diritto di essere informati (art. 1, comma tre) e questo è un diritto ampio, che coinvolge anche i minori e le persone con disabilità intellettiva o cognitiva fermo restando il diritto della persona di delegare a terzi l'informazione confermato dal Codice di deontologia medica e dalla Convenzione di Oviedo (art. 10) il cui processo di ratifica non è però mai giunto a conclusione per una (a questo punto) precisa (anche se mai dichiarata) volontà politica. E la cui esigibilità richiede, evidentemente, tempi e luoghi dedicati non sempre riconosciuti dai sistemi performanti della sanità italiana dovendo essere difesa l'idea che la comunicazione è un tempo e, molto spesso, anche un luogo straordinario di cura (art. 1, comma 9) in cui si devono pur incontrare le autonomie, le responsabilità e le umanità del care. Che non richiedono però di essere radicalizzate prevedendo che la volontà della persona debba essere sempre raccolta in modalità scritta (art. 1, comma 4) perché questo modo di procedere, associato alla previsione che il consenso ed il dissenso così documentati esonerano il medico da qualsiasi ipotesi di responsabilità civile e penale (art. 1, comma 7), andrà pericolosamente a burocratizzare la relazione di cura, tradendo le sue stesse finalità: che sono quelle di costruire un'alleanza prioritariamente umana le cui architravi portanti sono il riconoscimento reciproco, il paritario rispetto e la condivisione del certo e dell'incerto. Subordinare l'autonomia professionale al giudizio della giurisdizione ordinaria rendendolo, per così dire, indipendente dagli interessi di salute della persona è, a mio modo di vedere, un pericolosissimo attentato alla autonomia del sapere scientifico riconosciuta dalla nostra Carta costituzionale.

L'attuale disegno di legge per la cui approvazione c'è gente che sta letteralmente lasciando la vita, volendo dare testimonianza del fatto che non sempre la vita è sufficientemente degna di essere vissuta. Ma mentre la maggior parte della stampa tratta questo tema con un piglio decisamente filo-eutanasico, alcuni di noi continuano a lottare per mostrare la fallacia di tante affermazioni contenute nel testo di legge. Cerchiamo di farlo in parlamento prima e poi in qualsiasi altro contesto si possa far sentire la nostra voce. Ma è una battaglia durissima contro il tempo, contro i pregiudizi e contro certe mezze verità che vorrebbero essere rassicuranti, mentre in realtà aprono continuamente nuovi spazi di contraddizioni e di reale conflittualità. Per esempio l'assenza vistosa di un qualsivoglia riferimento all'obiezione di coscienza, non solo costringe il medico in uno spazio angusto che potrebbe soffocarne la libertà e la sua stessa dignità, ma costringe la struttura ospedaliera a provvedere comunque a soddisfare le richieste del paziente, ponendola in molti casi in conflitto con la sua mission specifica. Penso al Gemelli e al Campus Bio-Medico, ma anche al Bambin Gesù, agli Hospice e soprattutto alla miriade di Residenze per anziani, alle Istituzioni fondate per accogliere i disabili più gravi, a quelle case di cura in cui approdano pazienti con Alzheimer, depressi gravi, malati di mente, ecc… Tutte strutture nate per farsi carico di persone che meriterebbe un surplus di garanzie, mentre nell'attuale impianto della legge, cfr. il comma 10 dell'articolo 1, potranno vedersi esposte a lasciar morire i loro ospiti.

In quanto alle DAT vere e proprie (art. 3) ossia l'insieme delle decisioni che il soggetto prende ora per allora, ossia oggi, quando descrive cosa vuole che accada nel momento in cui potrebbe esserci una eventuale perdita di capacità di intendere e volere da parte del soggetto; in questo caso si tratta di situazioni ipotetiche, di cui il soggetto non ha ancora esperienza e che potranno verificarsi anche in modo e in misura diversa da quanto previsto nel momento della stesura delle sue DAT.

Voglio citare alcuni passaggi del comunicato fatto dalla rete degli Ospedali con finalità religiosa, ARIS, "Rivendichiamo per le nostre strutture - e per i sanitari che vi operano e sulla base di una loro libera opzione di coscienza - l'impegno di applicare rigorosamente la legge in approvazione sulla DAT, salvo la facoltà di non assumerci la responsabilità di assistere pazienti la cui dichiarazione anticipata di trattamento faccia presumere un conflitto difficilmente sanabile con il nostro fermo orientamento etico". Ospedali e cliniche gestite da enti religiosi si rivolgono direttamente al Parlamento riunito per decidere la legge sul fine vita. E lo fanno con molta chiarezza e con altrettanta decisione. In tema di fine vita – prosegue la dichiarazione - si va profilando una soluzione legislativa che, in particolare per quanto concerne "idratazione e nutrizione" le quali vengono considerate cura e non semplici elementi basilari di sostegno vitale, lascia aperto un vasto campo di dissenso etico-antropologico che non può essere sanato da una norma del diritto positivo, per quanta considerazione e rispetto meriti il Parlamento e la funzione legislativa che, in virtù del suo titolo di rappresentanza popolare, gli compete". "Un dissenso – prosegue la nota - che non possiamo e non vogliamo sottacere. Un dissenso che rappresenta per noi non solo un‘opzione morale ovvia ed irrinunciabile, bensì anche un indirizzo che intendiamo assumere e mantenere quale elemento che identifica e caratterizza il servizio che le nostre strutture sanitarie di ispirazione religiosa assicurano alla collettività, concorrendo in misura significativa alla funzione pubblica di tutela e promozione della salute e della vita".

Neppure loro possono condividere il fatto che nutrizione e idratazione siano di fatto totalmente ascritte alla determinazione del paziente e rese indisponibili alla responsabilità del medico che è chiamato in tempo reale al letto del paziente a valutare, in scienza e coscienza, il concreto sviluppo di una condizione clinica che nessuna "dichiarazione anticipata" è in grado di presumere in tutti i suoi profili. Idratazione e alimentazione artificiali sono da somministrare al malato quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio, ma la loro sospensione non giustificata continuerà ad essere un atto di eutanasia.

La questione è antropologica prima ancora che etica. Contrappone infatti un modello centrato sul paziente (Patient centered) fortemente egocentrico, ad un modello centrato anche lui sull'uomo, ma visto in chiave relazionale e quindi sostanzialmente aperto agli altri. In un caso l'autodeterminazione è spinta fino all'esaltazione dell'Io e alla sua estrema autoaffermazione nell'atto di scegliere la morte, nell'altro caso ci si autodetermina in una logica di dono di sé, di amore verso l'altro e di servizio.

“Molti muoiono troppo tardi, e alcuni troppo presto. Muori al momento giusto! Muori al momento giusto: Così insegna Zarathustra. Certo, colui che mai vive al momento giusto, come potrebbe morire al momento giusto? Scrive A. Camus: «Esiste per la filosofia un solo vero problema, ed è il problema del suicidio. C'è per la filosofia una sola vera domanda alla quale la filosofia stessa deve cercare di dare una risposta. La domanda è: "La vita vale la pena di essere vissuta oppure è il caso di non viverla?"». Quando le persone si uccidono, pensano di porre fine al dolore, ma tutto quello che stanno facendo è trasmetterlo a quanti si lasciano alle spalle: è la sottile linea di confine tra chi pensa a sé e chi vive proiettato negli altri, nei sui affetti, nella sua famiglia. “Il suicidio è una cosa che non ha né diritti né doveri. Di fronte a esso ci sono soltanto due sentimenti: di pietà, di enorme pietà, per lo stato di disperazione che ha condotto la vittima al suicidio. E di rispetto. Di altrettanto rispetto per il coraggio che ha chi resta vittima di questa cosa. (Indro Montanelli) e ancora: “Il morire per fuggire la povertà o l'amore o una sofferenza qualsiasi non è da uomo coraggioso: è una debolezza quella di fuggire i travagli, e chi in tal caso affronta la morte non lo fa perché è bello, ma per fuggire un male. (Aristotele).

Non è facile oggi, ma non lo è mai stato, amare la vita con le sue luci e le sue ombre, in salute e malattia, quando si è felici e quando non lo si è…Occorre amare gli altri più della propria vita, o per lo meno tanto quanto si ama se stessi, per desiderare di vivere nonostante tutto accettando di essere soggetto-oggetto di cure, senza pensare di essere un peso eccessivo per gli altri, superando la paura della solitudine nell'esperienza di una relazione viva e densa di una comunicazione reale, sia pure non verbale. Si può uscire da questo egocentrismo, che spinge a desiderare la morte nel momento in cui non si è più in grado d badare autonomamente a se stessi, solo se nella vita si è stati capaci di amare gli altri più di se stessi, sia pure con i propri limiti e nella consapevolezza dei limiti degli altri.

L'insoddisfazione nasce quindi da: il mancato riferimento alla Convenzione di Oviedo, in cui il parere del paziente, i suoi desideri, i suoi principi sono tenuti nella massima considerazione da parte del medico ma non sono vincolanti; il rifiuto di ogni forma di accanimento terapeutico, che legittima in modo improprio e contraddittorio la rinuncia alla nutrizione e alla idratazione, neppure quando sono etichettate come artificiali; l'esigenza di esplicitare il No all'eutanasia con i riferimenti agli articoli del Codice penale (575, 579 e 580), che proibiscono suicidio assistito e omicidio del consenziente; la garanzia delle cure palliative ai sensi della legge 38/2010, senza concreto riferimento alla sua parziale attuazione; l'esplicito riferimento alla deontologia del medico che sottolinea il suo diritto ad agire sempre in scienza e coscienza, ma la vincolatività ribadita sia come esigenza del paziente che come possibile indicazione della direzione della struttura; lo scarso coinvolgimento, accanto al medico, di altre figure professionali essenziali come l'infermiere e lo psicologo, ad esempio, per sostenerlo non solo nella quotidianità delle cure necessarie, ma anche nella assistenza psicologica davanti a potenziali forme depressive; l'assoluta necessità di garantire che il paziente nel prendere le sue decisioni sia sempre correttamente e compiutamente informato non solo su quanto potrebbe accadere, ma anche sulle alternative che si possono creare e sempre e comunque sulle conseguenze, inclusa la morte; la mancata clausola di salvaguardia per le istituzioni che, per rispetto alla loro mission specifica non vogliono e non possono mettere in pratica trattamenti che contraddicono i loro principi, in primis l'eutanasia nelle sue diverse forme.

Per questo con il mio gruppo: l'UDC e con altri gruppi dell'Area di Centro siamo stati fortemente impegnati a modificare il testo, a cercare di migliorarlo illustrando le ragioni per cui ci sembrava che l'intero disegno di legge dovesse recuperare un nuovo equilibrio, con un nuovo bilanciamento tra i due diritti: la vita e la libertà e con un rinnovato rispetto verso la figura del medico, ma anche degli infermieri!, a cui va dato atto dell'alto livello di competenze professionale e della garanzia che offre a tutti i malati il fatto che agisca sempre in scienza e coscienza. Qualcosa è cambiato, ma non abbastanza! Per cui voteremo No.

ALESSANDRO PAGANO. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1142-A ed abb.). Integro il mio intervento in dichiarazione di voto con queste ulteriori considerazioni: nel ventesimo secolo Theodor Adorno disse che "il progresso, visto da vicino, è come passare dalla fionda alla mega bomba". Questo è il lato ambiguo del progresso. Il progresso in mani sbagliate è un progresso che procede verso il mare. Il progresso messo in mano infantili è diventato arma letale. E l'uomo di oggi non è solo un bimbo viziato ma è diventato anche un super Dio che crede di generare figli con la pratica dell'utero in affitto, che vuole sopprimere la vita a piacimento dalla culla alla bara, dall'aborto all'eutanasia, cosi come ci ha sempre narrato un'antica letteratura comunista.

Il progresso per essere tale invece ha bisogno di una contemporanea crescita morale dell'uomo, ovvero la capacità di discernimento oggettiva del bene dal male. Non è il desiderio personale la volontà libertaria di fare tutto il contrario di tutto della propria vita pur di far stare bene se stessi, ma è l'Amore. Solo chi ama veramente intuisce il vero senso della vita; è solo questa la chiave di discernimento tra il bene e il male. La misura certa del valore intrinseco di un uomo. o di una umanità è dato dal rapporto fra la sofferenza e il sofferente.

Aiutare l'altro che soffre consiste soprattutto nel non lasciarlo solo quando questi è in una difficoltà fisica e/o psicologica. Questo è il vero pregio di una società. Si chiama "consolazione" che guarda caso deriva dalle parole latine con-salatio, cioè stare con qualcuno quando questi è nella solitudine, nella difficoltà, nella fragilità.

Il professore Veronesi, quindi un vostro esponente culturale e scientifico, certamente uno che non era nel fronte pro-life diceva: "Non ho mai visto nessuno desiderare il suicidio o la morte quando è assistito dai suoi cari, dalla sua famiglia o semplicemente dalle strutture sociali". Questi sono i fatti e la verità.

Da oggi abbiamo una legge che ammesso e non concesso che riesca a concludere tutto l'iter parlamentare delle due Camere, si presenta come un inno alla morte, all'egoismo, alla volontà libertaria, allo sdoganamento di presunti diritti civili che hanno filosoficamente, culturalmente e politicamente l'obiettivo di distruggere l'uomo in quanto tale. La Lega Noi con Salvini convintamente voterà NO a questo provvedimento.

GIAN LUIGI GIGLI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1142-A ed abb.). Il testo giunge al voto finale profondamente modificato rispetto a quando era incominciata la discussione in commissione. Siamo convinti che una parte significativa dei miglioramenti sia stata dovuta all'azione tenace e sempre ragionata di una piccola opposizione. Alcune delle argomentazioni insistentemente riproposte hanno fatto breccia e ne siamo grati alla relatrice. Ciononostante non potremo votare un testo che parte da una visione individualistica della vita, sganciata dalle sue responsabilità comunitarie, dall'assunto di un'autodeterminazione senza limiti, non bilanciata da altri valori costituzionali, che non esiste se non come ideologia, perché siamo tutti essere dipendenti e in relazione.

Avete imposto la visione di un corpo come bene disponibile per l'individuo, senza pensare alle ricadute utilitaristiche e commerciali di una tale antropologia.

Avete trasformato idratazione e nutrizione in terapie, indipendentemente dal contesto clinico, pur sapendo che questa equiparazione era avvenuta per via giudiziaria solo nel 1996, per anticipare la morte di una grave disabile che tardava a morire, Nancy Cruzan.

Avete invocato la dignità della morte, creando pericoli per il riconoscimento della dignità dei malati e dei disabili, che era invece ciò che tutte le famiglie dei pazienti in stato vegetativo, eccetto Englaro, chiedevano.

Negate che si tratti di eutanasia e suicidio assistito, ma è tipico dell'antilingua pensare che per cambiare la natura delle cose basti cambiar a esse il nome. Vi siete però premurati di escludere responsabilità civili e penali, ben sapendo che autorizzavate condotte contrarie al C.P (arti 575, 579 e 580).

Avete cambiato la natura della professione medica, non più orientata da ora esclusivamente al curare e all'aver cura e la esponete a possibili controversie giudiziarie, in particolare se, nell'interesse del paziente in fase acuta con prognosi ancora incerta, il medico decidesse di disattendere le DAT.

Avete alterato il rapporto medico-paziente non più basato sull'incontro tra una fiducia e una coscienza, ma sul sospetto e sul contratto.

Avete stravolta la vocazione di cura delle strutture sanitarie, violentando per alcune di esse, segnatamente quelle cattoliche, i valori che hanno portato alla loro fondazione e che da secoli ne regolano la mission.

Siete talmente convinti della vincolatività dell'autodeterminazione che avete cambiato nome al titolo della legge, passando da "Dichiarazioni" al ben più cogente "Disposizioni".

Avete creato un pasticcio giuridico, rinunciando per la fretta di concludere, perfino alla creazione di un registro nazionale delle DAT, come richiamato dalla Corte Costituzionale in risposta a un ricorso del Presidente Renzi avverso la Regione FVG e come richiesto nei pareri delle Commissioni Affari Regionali e Affari Costituzionali.

Ci auguriamo che nel successivo esame del Senato sarà possibile frenare questa folle deriva o correggere almeno le più grossolane distorsioni.

Con questa legge, la vita da bene inalienabile diventa bene disponibile. Le conseguenze andranno molto al di là della libertà di lasciarsi morire. Da subito vedremo una riduzione dello spazio per i gravi disabili e per i vecchi nella nostra società. In una società di persone sempre più in avanti con gli anni, ma biologicamente tenaci, la morte per denutrizione e la disidratazione diventeranno la soluzione preferita per la società dello scarto, che non vuole più farsi carico delle persone più fragili.

Questa legge, infine, proprio per le ambiguità di cui è infarcita e per l'apertura che realizza al suicidio assistito e all'eutanasia omissiva, costituirà il grimaldello su cui far leva per una successiva approvazione dell'eutanasia attiva. Dopo la morte terribile del primo paziente per disidratazione e denutrizione, nessuno avrà dubbi sul fatto che, piuttosto che lasciar morire, sia meglio somministrare al paziente una fiala letale.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 7 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 2 il deputato Quintarelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 8 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 3 alla n. 6 la deputata Mongiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 4 il deputato Pesco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 6 alla n. 8 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 10 e 11 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 13 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 14 alla n.16 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nelle votazioni dalla n. 14 alla n. 16 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 19 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 24 alla n. 28 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 25 alla n. 29 e nelle votazioni dalla n. 36 alla n. 40 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 29 e nelle votazioni dalla n. 36 alla n. 40 il deputato Vargiu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n.30 il deputato Quintarelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 32 alla n. 35 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 36 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 37 alla n. 50 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 39 la deputata Pes ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 39 il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 43 il deputato Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 44 alla n. 46 il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 47 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 48 il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

  nella votazione n. 50 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 51 il deputato D'Arienzo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 51 alla n. 68 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 52 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 53 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 54 il deputato Prataviera ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

  nelle votazioni nn. 54, 55 e 82 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 55 e 56 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 56 e 57 la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 59 la deputata Mucci ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nella votazione n. 60 i deputati Marazziti e Rubinato hanno segnalato che non sono riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 60 alla n. 63 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 65 e 68 la deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 68 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 68 alla n. 71 il deputato Richetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 69 alla n. 71 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 75 alla n. 80 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito a votare;

  nella votazione n. 77 le deputate Albanella e Covello hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 78 la deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 79 il deputato Vallascas ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 79, 80 e 83 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 81, 82, 84 e 85 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 82 il deputato Gigli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 83 il deputato Marazziti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale T.U. Pdl 1142-A - em. 3.34 334 333 1 167 54 279 94 Resp.
2 Nominale em. 3.35 332 332 0 167 54 278 94 Resp.
3 Nominale em. 3.38 336 336 0 169 52 284 94 Resp.
4 Nominale em. 3.39 345 343 2 172 56 287 94 Resp.
5 Nominale em. 3.41 350 348 2 175 56 292 94 Resp.
6 Nominale em. 3.43 350 349 1 175 57 292 92 Resp.
7 Nominale em. 3.47 353 352 1 177 57 295 93 Resp.
8 Nominale em. 3.192, 3.193 363 361 2 181 60 301 92 Resp.
9 Nominale em. 3.53 385 378 7 190 62 316 91 Resp.
10 Nominale em. 3.54 384 380 4 191 34 346 91 Resp.
11 Nominale em. 3.56 381 377 4 189 35 342 91 Resp.
12 Nominale em. 3.550 394 391 3 196 379 12 90 Appr.
13 Nominale em. 3.58 377 373 4 187 59 314 88 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 3.401 383 379 4 190 114 265 88 Resp.
15 Nominale em. 3.62 380 378 2 190 106 272 88 Resp.
16 Nominale em. 3.63 392 392 0 197 30 362 88 Resp.
17 Nominale em. 3.67 400 398 2 200 21 377 87 Resp.
18 Nominale em. 3.69 401 393 8 197 66 327 87 Resp.
19 Nominale em. 3.183 rif. 406 405 1 203 405 0 87 Appr.
20 Nominale em. 3.71 386 381 5 191 63 318 87 Resp.
21 Nominale em. 3.72 381 376 5 189 66 310 87 Resp.
22 Nominale em. 3.74 380 349 31 175 34 315 87 Resp.
23 Nominale em. 3.220 392 386 6 194 67 319 87 Resp.
24 Nominale em. 3.191 393 389 4 195 67 322 87 Resp.
25 Nominale em. 3.76 383 378 5 190 101 277 87 Resp.
26 Nominale em. 3.79 384 381 3 191 102 279 87 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 3.77 394 389 5 195 65 324 87 Resp.
28 Nominale em. 3.81 392 387 5 194 63 324 87 Resp.
29 Nominale em. 3.80 379 373 6 187 105 268 87 Resp.
30 Nominale em. 3.82 378 372 6 187 59 313 87 Resp.
31 Nominale em. 3.84 390 384 6 193 64 320 87 Resp.
32 Nominale em. 3.85, 3.86 392 386 6 194 64 322 87 Resp.
33 Nominale em. 3.185 398 394 4 198 62 332 87 Resp.
34 Nominale em. 3.91 407 394 13 198 98 296 86 Resp.
35 Nominale em. 3.92 405 402 3 202 121 281 86 Resp.
36 Nominale em. 3.195 rif. 387 381 6 191 269 112 86 Appr.
37 Nominale em. 3.105 389 384 5 193 109 275 86 Resp.
38 Nominale em. 3.108 389 386 3 194 64 322 86 Resp.
39 Nominale em. 3.114, 3.186 392 391 1 196 366 25 86 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 3.113 392 385 7 193 67 318 86 Resp.
41 Nominale em. 3.115 396 393 3 197 73 320 85 Resp.
42 Nominale annullata   Annu.
43 Nominale em. 3.116 386 382 4 192 40 342 84 Resp.
44 Nominale em. 3.184 386 380 6 191 38 342 84 Resp.
45 Nominale em. 3.118 391 387 4 194 61 326 84 Resp.
46 Nominale em. 3.189 387 383 4 192 61 322 84 Resp.
47 Nominale em. 3.120 391 386 5 194 64 322 84 Resp.
48 Nominale em. 3.122 381 376 5 189 62 314 84 Resp.
49 Nominale em. 3.174 385 380 5 191 62 318 84 Resp.
50 Nominale em. 3.128 369 365 4 183 62 303 83 Resp.
51 Nominale em. 3.129 283 281 2 141 41 240 100 Resp.
52 Nominale em. 3.130 rif. 294 187 107 94 177 10 98 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 3.200 331 328 3 165 2 326 96 Resp.
54 Nominale em. 3.140 333 330 3 166 49 281 96 Resp.
55 Nominale em. 3.145 327 324 3 163 49 275 96 Resp.
56 Nominale em. 3.146 rif. 339 322 17 162 321 1 96 Appr.
57 Nominale em. 3.147 353 347 6 174 96 251 94 Resp.
58 Nominale em. 3.148 351 346 5 174 90 256 94 Resp.
59 Nominale em. 3.151, 3.152 361 350 11 176 93 257 93 Resp.
60 Nominale em. 3.153 364 360 4 181 100 260 93 Resp.
61 Nominale em. 3.154 366 361 5 181 50 311 93 Resp.
62 Nominale em. 3.157 366 364 2 183 103 261 93 Resp.
63 Nominale em. 3.196 368 366 2 184 103 263 93 Resp.
64 Nominale em. 3.190 363 360 3 181 54 306 93 Resp.
65 Nominale em. 3.170 371 368 3 185 313 55 93 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale em. 3.171, 3.181 373 370 3 186 107 263 93 Resp.
67 Nominale em. 3.172, 3.182 374 373 1 187 98 275 93 Resp.
68 Nominale articolo 3 376 372 4 187 313 59 91 Appr.
69 Nominale art. agg. 3.03 372 330 42 166 98 232 91 Resp.
70 Nominale art. agg. 3.05 377 336 41 169 100 236 91 Resp.
71 Nominale em. 4.1 364 338 26 170 22 316 91 Resp.
72 Nominale em. 4.45 372 368 4 185 53 315 91 Resp.
73 Nominale em. 4.13, 4.14 366 362 4 182 53 309 91 Resp.
74 Nominale em. 4.7 rif. 376 374 2 188 371 3 91 Appr.
75 Nominale em. 4.17 369 365 4 183 52 313 91 Resp.
76 Nominale em. 4.27 372 369 3 185 56 313 91 Resp.
77 Nominale em. 4.34 371 345 26 173 106 239 91 Resp.
78 Nominale em. 4.60 rif. 386 383 3 192 382 1 91 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 86)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nominale em. 4.61 370 365 5 183 57 308 91 Resp.
80 Nominale em. 4.44 384 373 11 187 110 263 91 Resp.
81 Nominale articolo 4 386 372 14 187 329 43 91 Appr.
82 Nominale mantenimento art. 5 370 362 8 182 314 48 91 Appr.
83 Nominale art. agg. 5.01 375 352 23 177 84 268 90 Resp.
84 Nominale articolo 6 370 366 4 184 348 18 90 Appr.
85 Nominale art. agg. 6.01 rif. 371 359 12 180 354 5 90 Appr.
86 Nominale T.U. Pdl 1142-A - voto finale 367 363 4 182 326 37 79 Appr.