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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 773 di martedì 4 aprile 2017

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

VALERIA VALENTE, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 31 marzo 2017.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

  (È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Bindi, Braga, Cicchitto, Coppola, Damiano, Epifani, Fico, Fraccaro, Giorgis, Meta, Piccoli Nardelli, Francesco Saverio Romano, Schullian, Sottanelli, Taglialatela e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoquattordici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

Prima, però, la Presidenza saluta studenti e insegnanti dell'Istituto magistrale “Francesco Crispi” di Ribera, in provincia di Agrigento, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna, insieme agli studenti e agli insegnanti della Scuola Svizzera di Roma.

(Iniziative volte a incrementare il numero di magistrati assegnati al tribunale di Rovigo – n. 3-02710)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Crivellari n. 3-02710 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Mediante l'atto di sindacato ispettivo in discussione, l'onorevole interrogante prospetta criticità degli uffici giudiziari di Rovigo con riferimento alle dotazioni del personale di magistratura. Chiede, pertanto, quali iniziative il Ministero intenda assumere per superare le evidenziate carenze.

Il profondo rinnovamento delle politiche del personale dell'amministrazione della giustizia ha costituito fondamentale obiettivo dell'azione di governo, nella consapevolezza dell'importanza che assume l'apporto di adeguate risorse umane per il funzionamento degli uffici giudiziari e per il supporto alle innovazioni organizzative e tecnologiche necessarie alla modernizzazione dei servizi della giustizia. Nella prospettiva di ottimizzare le potenzialità offerte dalla riforma della giustizia, ormai consolidata, si è perseguita un'azione di continua attenzione alle necessarie dotazioni degli uffici, attraverso mirate politiche del personale di magistratura e amministrativo.

Con specifico riferimento al territorio del Veneto, nella prospettiva di fornire adeguato sostegno agli uffici giudiziari in attesa della definizione delle procedure di reclutamento in corso, il 3 novembre 2016 il Ministro ha sottoscritto con il presidente della regione, il presidente della corte d'appello e il procuratore generale della Repubblica di Venezia, un protocollo di intesa per la temporanea assegnazione di personale della regione Veneto agli uffici del distretto. L'accordo nasce, da un lato, dalla considerazione del carattere particolare del territorio della regione, a forte connotazione imprenditoriale e commerciale, con evidenti ripercussioni in termini di investimenti, sviluppo economico e competitività dello stesso, dall'altro, dal fatto che l'efficiente svolgimento dell'azione giudiziaria sul territorio regionale è indispensabile per garantire certezza alle attività economiche e contrattuali, per fronteggiare fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata e di corruzione.

Le politiche sulla mobilità sono accompagnate da convergenti misure finalizzate anche all'adeguamento delle dotazioni organiche degli uffici. Per quanto riguarda il personale di magistratura, al quale l'interrogazione si riferisce, il 1° dicembre 2016 è stato adottato il decreto ministeriale concernente la determinazione delle piante organiche degli uffici giudicanti e requirenti di primo grado, conseguente alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e che recepisce le esigenze degli uffici secondo la loro dislocazione territoriale. La determinazione delle unità aggiuntive è stata effettuata sulla base di specifici parametri statistici: popolazione, flussi e cluster dimensionali, integrati da indicatori qualificativi della domanda di giustizia, quali il numero di imprese presenti sul territorio e la loro concentrazione per circondario, l'incidenza della criminalità organizzata, l'accessibilità del servizio per i cittadini.

Alla stregua dei predetti criteri, al tribunale di Rovigo sono stati assegnati due posti di giudice ed alla procura un posto di sostituto procuratore in incremento della dotazione già prevista. Per l'effettiva copertura dei nuovi posti, il Consiglio superiore della magistratura bandirà le relative procedure ed il Ministero curerà, con la necessaria tempestività, gli ulteriori adempimenti.

Analogo impegno è riservato ad assicurare il numero di unità di magistrati in servizio, agevolando anche il processo di ricambio generazionale. Allo stato, presso il tribunale prestano servizio quattordici magistrati, rispetto ad una dotazione di 19 unità complessive, e presso la procura sei delle sette unità previste.

Com'è noto, la copertura delle vacanze è rimessa al Consiglio superiore della magistratura e può essere temporaneamente fronteggiata mediante provvedimenti di applicazione di competenza dei capi degli uffici distrettuali. Nell'ambito delle attribuzioni del Ministero della giustizia, invece, per sostenere adeguatamente la giurisdizione, sono attualmente in corso due procedure di selezione e reclutamento, rispettivamente di 340 e 350 magistrati ordinari, che consentiranno, entro il gennaio 2018, l'entrata in servizio di 690 nuovi magistrati, anche grazie alla riduzione operata con il decreto-legge n. 168 del 2016, convertito con legge 25 ottobre 2016, n. 197, del tirocinio formativo per i vincitori dei concorsi banditi negli anni 2014 e 2015. Lo scorso 20 ottobre è stato, inoltre, bandito un nuovo concorso per la copertura di ulteriori 360 posti e preme sottolineare che si procederà, con cadenza annuale, all'espletamento di procedure concorsuali per la selezione di 350 magistrati ordinari, come già avvenuto nell'ultimo triennio.

Proprio al fine di stabilizzare la permanenza nelle sedi di assegnazione, è stato infine previsto nel decreto-legge citato e confermato nella legge di conversione anche l'innalzamento da tre a quattro anni del termine di legittimazione, perché i magistrati possano partecipare alle procedure di trasferimento a domanda bandite, sempre, dal Consiglio superiore della magistratura.

PRESIDENTE. L'onorevole Crivellari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

DIEGO CRIVELLARI. Grazie, Presidente. Io dico subito - e ringrazio il sottosegretario per la risposta - che mi dichiaro soddisfatto. Bene ha fatto, credo, il Governo a riconoscere, a ricordare nella sua risposta quella che è anche una particolare situazione che riguarda una regione ad alto tasso imprenditoriale come il Veneto. Premeva, ugualmente, sottolineare come, anche nella recente riorganizzazione della giustizia, il tribunale di Rodigo abbia una sua situazione specifica, particolare, che l'ha portato appunto a inglobare sotto la sua giurisdizione anche una parte della provincia di Padova.

Alcune di queste notizie, peraltro, erano già arrivate nella nostra provincia in sede più o meno formale. Credo che adesso il tema principale, visto che i numeri ci rassicurano, sarà quello di garantire una tempistica adeguata. Dunque, per quanto ci riguarda, continueremo sicuramente a vigilare su questa situazione, anche perché si tratta di numeri, di personale, anche personale amministrativo, quindi non soltanto dei magistrati, che possono consentire una efficace amministrazione della giustizia in una zona, in una realtà d'Italia che, voglio ricordarlo, ha una propria connotazione. Quindi, credo che queste saranno sicuramente soluzioni, numeri e situazioni che ci consentiranno di superare quella che fino a poco tempo fa, o meglio a tutt'oggi, possiamo definire, per certi riguardi, anche una situazione di emergenza. Grazie.

(Iniziative volte a rafforzare la dotazione di uomini e mezzi delle forze dell'ordine in provincia di Catania - n. 3-02221)

PRESIDENTE. Passiamo ora all'interrogazione Burtone n. 3-02221 (Vedi l'allegato A).

Il Vice Ministro dell'Interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Sì, grazie signor Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno l'onorevole Burtone, nel richiamare l'incendio che nell'aprile dell'anno scorso ha colpito un'azienda agricola nel comune di Scordia, evidenzia una recrudescenza dei reati predatori e di quelli di natura estorsiva nel comprensorio Calatino. Al riguardo chiede di conoscere quali iniziative si intendano assumere per rafforzare i presidi delle forze dell'ordine in quei territori.

Premetto che l'incendio avvenuto il 25 aprile 2016, nelle campagne di Scordia, ha richiesto un difficile e prolungato intervento dei vigili del fuoco, che non sono riusciti a stabilirne l'origine. Neanche le indagini condotte dalla Compagnia Carabinieri di Palagonia hanno evidenziato elementi atti a suffragare la natura dolosa del rogo. Esse, comunque, sono tuttora in corso e coperte da segreto istruttorio e, più in generale, non hanno portato ad apprezzabili sviluppi investigativi.

Quanto alla situazione della sicurezza pubblica nel comprensorio del Calatino, rilevo che l'andamento della delittuosità e le attività di monitoraggio ed analisi svolte dalle autorità di pubblica sicurezza restituiscono un quadro della situazione sostanzialmente sotto controllo e comunque non particolarmente allarmante.

Secondo i dati statistici a disposizione, nel 2016, rispetto all'anno precedente, si è registrata una flessione della delittuosità generale nei quattro comuni citati: meno 23 per cento a Scordia, meno 8 per cento a Militello, meno 25 per cento a Ramacca e meno 41 per cento a Grammichele.

Comunque, le autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia prestano tutta l'attenzione dovuta alla situazione del comprensorio calatinese, sia in fase di pianificazione delle attività di prevenzione che in sede di contrasto dei fenomeni criminosi. Ciò è testimoniato anche dalla convocazione a Vizzini, il 21 aprile dello scorso anno, di una seduta del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto di Catania, a cui ha fatto seguito, il successivo 17 maggio a Scordia, un tavolo tecnico presieduto da un viceprefetto.

Quanto alla richiesta di potenziamento dei presidi di polizia, rappresento che l'organico complessivo delle forze dell'ordine dispiegato nella provincia di Catania si compone complessivamente di 4.379 unità; di questi, gli appartenenti ai ruoli operativi della Polizia di Stato sono 1.973, con una carenza percentuale che si attesta al 2,7 per cento rispetto alla carenza media nazionale del 13,7 per cento.

Tenendo conto che negli uffici della Polizia di Stato della provincia sono impiegati anche 123 operatori dei ruoli tecnici, il contingente in servizio ammonta a un totale di 2.096 unità, frutto anche dell'assegnazione, durante l'anno passato, di diciannove unità di personale. Il dispositivo provinciale comprende anche 1.451 militari dell'Arma dei carabinieri e 832 effettivi della Guardia di finanza.

Aggiungo che, al fine di ottimizzare l'impiego degli organici territoriali, i servizi di prevenzione generale vengono di volta in volta rimodulati nel corso di apposite riunioni tecniche interforze sulla base delle criticità riscontrate, secondo specifiche strategie che garantiscono sempre un'adeguata presenza di operatori delle forze dell'ordine sul territorio.

Con riferimento specifico ai presidi di sicurezza del Calatino, rilevo che, oltre al commissariato di pubblica sicurezza e al gruppo della Guardia di finanza, entrambi di stanza a Caltagirone, insistono nella zona le compagnie dei carabinieri di Caltagirone e Palagonia, che si avvalgono di due nuclei operativi e radiomobili e sedici stazioni, il cui organico è ritenuto adeguato alle esigenze di ordine e di sicurezza pubblica del territorio di competenza.

Ripeto che questa situazione viene tenuta sotto stretta osservazione e le eventuali situazioni che dovessero emergere vengono assunte nelle valutazioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica tanto da dispiegare le risorse necessarie per fronteggiare le criticità richiamate.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, io mi dichiaro soddisfatto della risposta del Viceministro. È stata molto dettagliata, puntigliosa e - mi permetto di dire - anche rigorosa nella esposizione.

Io ho presentato questo atto ispettivo subito dopo che si è verificato questo incendio. Il Viceministro ha rilevato che ancora le indagini non si sono chiuse e c'è il segreto istruttorio. Debbo dire che, per il modo in cui si era manifestata questa vicenda, era sembrata subito una vicenda molto grave, collegata probabilmente a fenomeni dolosi, che ancora non si possono escludere.

Io sono andato a trovare i proprietari di questo magazzino e debbo dire che, pur preoccupati, amareggiati e scoraggiati, hanno avuto sempre una presenza rigorosa e rispettosa delle istituzioni. Aspettiamo, dunque, gli esiti.

Io ho voluto indicare, con l'atto ispettivo, una preoccupazione profonda che c'è in quelle comunità, perché questo incendio è arrivato dopo un'escalation di situazioni che hanno messo in seria discussione la sicurezza di quelle comunità. Lei ricorderà, signor Viceministro, che io ho presentato diversi atti ispettivi per segnalare furti e rapine che si sono verificati a Militello, a Ramacca, a Grammichele, ma anche nelle campagne. Lei ha riportato alcuni dati statistici che dovrebbero tranquillizzare. Tuttavia, debbo dire che, purtroppo, per esempio, i furti nelle campagne non vengono denunciati, alcune volte, eppure i produttori perdono il proprio prodotto. Le rapine e i furti che si sono verificati in queste comunità sono stati più volte penalizzanti nei confronti delle fasce più deboli, degli anziani.

Noi sappiamo che sono state fatte delle operazioni significative nel territorio da parte dei carabinieri e della pubblica sicurezza, così come la presenza delle istituzioni non credo sia mancata. Lei ha fatto riferimento a dei comitati dell'ordine pubblico che si sono realizzati anche nel territorio. Penso, però, che si debba fare di più.

Il Governo ha varato questo decreto che riguarda la sicurezza. Ci sono possibilità, attraverso i PON, di potenziare alcune strutture importanti, che sono quelle legate alla videovigilanza, ma vi è anche la possibilità di potenziare le illuminazioni in modo da rendere più sicure le nostre comunità.

Non c'è dubbio, però, che bisogna mettere in sinergia le presenze da parte delle forze dell'ordine. In questo senso, il decreto fa riferimento all'articolo 118, terzo comma, della Costituzione, che parla della sussidiarietà delle istituzioni, ma il problema vero - e io concludo, signor Viceministro - è quello che riguarda la certezza della pena. Non c'è dubbio che coloro i quali vengono trovati a violare quelle che sono le norme e le leggi della nostra comunità debbono poi pagare il loro debito allo Stato e alle comunità e aggiungo che accanto a questo c'è la necessità di potenziare gli organici. Lei ha portato dei dati che io assolutamente non contesto, però lei sa che spesso le nostre stazioni dei carabinieri sono chiamate a fare atti anche burocratici mentre c'è la necessità, invece, di un presidio forte delle autorità dell'ordine pubblico nelle nostre comunità, pur sapendo che fanno più del loro dovere. Quindi, io colgo l'occasione per ringraziare le forze dell'ordine, i carabinieri e coloro i quali con una divisa difendono le nostre istituzioni democratiche. La ringrazio, signor Viceministro.

(Iniziative di competenza a tutela di un'azienda slovena sita in provincia di Gorizia, oggetto di reiterati atti vandalici – n. 3-02698)

PRESIDENTE. Passiamo alla interrogazione Brandolin n. 3-02698 (Vedi l'allegato A).

Il Vice Ministro dell'Interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Grazie, signor Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno, l'onorevole Brandolin richiama l'attenzione sugli atti vandalici compiuti a Gorizia in danno di uno stabilimento della società Pipistrel, di proprietà di un imprenditore sloveno, destinato alla produzione di velivoli ultraleggeri. Lo stesso onorevole Brandolin paventa che gli episodi siano di matrice razzista e, sotto altro profilo, che possano incidere negativamente sull'attivazione di una nuova realtà imprenditoriale molto importante per il territorio. Chiede, quindi, quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministero dell'interno a tutela dell'integrità dell'azienda in questione.

Effettivamente, presso l'aeroporto civile “Duca d'Aosta” di Gorizia è in fase di costruzione lo stabilimento della società Pipistrel, che, una volta ultimato, dovrebbe consentire l'impiego di circa 200 lavoratori in un settore estremamente significativo per le prospettive di crescita e di sviluppo che lo stesso presenta.

Nel corso del tempo, durante le fasi di costruzione del manufatto industriale, si sono verificati, a partire dal 2014, quattro atti di danneggiamento di natura vandalica.

L'ultimo atto risale all'inizio di quest'anno, quando sono state rotte circa una quarantina di vetrate dello stabilimento ed è stato manomesso il quadro elettrico che consentiva l'illuminazione del cantiere.

L'attività di indagine svolta dalla squadra mobile della questura di Gorizia non ha permesso purtroppo, finora, di individuare i responsabili dei gesti vandalici. In ogni caso, non è emerso alcun particolare tale da far ritenere che gli autori siano aderenti a ideologie di tipo nazionalistico o xenofobo, o che appartengano a gruppi aventi tale connotazione ed abbiano quindi, in ossequio a tali convinzioni, perpetrato le azioni delittuose al fine di dissuadere investitori stranieri dall'avviare iniziative imprenditoriali nel nostro Paese.

Non ci sono, al momento, elementi che possano far riferimento a ideologie politiche o ad attività eversiva, ma considerata la rilevanza delle azioni compiute in danno di questa pregevole attività imprenditoriale, le attività di indagine in corso saranno sviluppate con la massima attenzione e con la massima celerità, proprio per offrire la massima certezza agli investitori stranieri di completa e totale agibilità nel nostro territorio.

Quindi, voglio rassicurare l'onorevole Brandolin, ringraziandolo per aver segnalato questo problema, circa la significativa attenzione che verrà posta dalle forze di polizia e dalla prefettura di quel territorio perché quegli investimenti possano realizzarsi in un quadro di certezza e di sicurezza. Se ciò non accadesse, costituirebbe un fatto gravissimo per il nostro Paese, considerato che di investimenti stranieri noi abbiamo grande necessità e dobbiamo favorire con ogni mezzo le migliori condizioni per ospitare imprenditori che scelgono il nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Brandolin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIORGIO BRANDOLIN. Grazie, signor Presidente. Ringrazio il Vice Ministro per la risposta e anche per le ultime parole e considerazioni che ha aggiunto alla risposta scritta che, ovviamente, condivido completamente.

La mia interrogazione nasceva proprio dalla preoccupazione non soltanto mia, ma dell'intero territorio, che questi atti vandalici non fossero soltanto tali, ma che avessero una matrice - come lei ha ricordato, non è solo fortunatamente - di carattere nazionalistico e ideologico.

Quel territorio vede, signor Vice Ministro, tante nostre ditte che vanno a portare la loro attività in Slovenia. Questa è, per quel territorio, la prima iniziativa importante di un imprenditore sloveno che la porta sul territorio goriziano italiano e, quindi, sarebbe stato molto grave, dal punto di vista proprio anche storico per quanto quel territorio, che lei ben conosce, ha vissuto nel cosiddetto “secolo breve”, vedere che la prima e unica iniziativa importante slovena che viene - speriamo - a realizzarsi sul territorio goriziano, si trovasse di fronte a una comunità che non l'ha accettata; questa era la prima preoccupazione.

La seconda preoccupazione, sta anche nel fatto che quell'aeroporto civile che lei ha ricordato, Duca d'Aosta, è un territorio che all'inizio dell'epopea aeronautica era sede di un grande, di un mitico 5° Stormo, da cui sono nate poi le Frecce Tricolori e che da diversi decenni sostanzialmente è dismesso. Dopo tante traversie e difficoltà, quel territorio, quell'aeroporto che ha centocinquanta ettari di superficie utilizzabili proprio sulla linea di confine, ha trovato una sua strada per poter anche realizzare in quel contesto, ad esempio, imprese di questo tipo che avessero un connotato aeronautico. Averla trovata nella vicina Slovenia aveva un doppio, triplo, quadruplo significato, culturale, storico politico.

Ecco perché la ringrazio per l'attenzione che ha riservato, insieme ai suoi uomini della questura di Gorizia e non solo, a questa iniziativa. Ringrazio anche per l'attenzione, che lei ha ricordato, della prefettura per questa iniziativa. Saremo vigili, sperando che veramente questa iniziativa parta per dare lavoro anche ai nostri giovani laureati e diplomati.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bernardo, Ferrara, Lorenzo Guerini, Mazziotti Di Celso, Molea, Gianluca Pini, Rossomando, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoventi, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Mantero ed altri; Locatelli ed altri; Murer ed altri; Roccella ed altri; Nicchi ed altri; Binetti ed altri; Carloni ed altri; Miotto ed altri; Nizzi ed altri; Fucci ed altri; Calabrò e Binetti; Brignone ed altri; Iori ed altri; Marzano; Marazziti ed altri; Silvia Giordano ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (A.C. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi Calendario).

Ricordo che, nella seduta del 28 marzo, hanno avuto inizio gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1.

Avverto che le Commissioni I e V hanno presentato i prescritti pareri distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.50, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A). Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti Calabrò 1.43 e 1.335, Bosco 1.87, 1.92 e 1.126, Monchiero 1.324 e Miotto 1.340 sono stati ritirati dai presentatori.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1142-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, noi ci misuriamo con una discussione di grande rilievo, e di grande drammaticità per le vicende umane che la caratterizzano. Alla radice di questa discussione c'è la concordia discors fra due filoni fondamentali della società occidentale: la cultura giudaico-cristiana e la cultura illuminista. È una dialettica che va affrontata e risolta sulla base della libertà di scelta e di coscienza. Sulla base di questa scelta, io voterò a favore della proposta di legge e voterò a favore o contro anche sugli emendamenti unicamente sulla base del merito di essi e prescindendo sia dai nomi sia dal partito di chi li propone.

Su tutto ciò condivido le tesi di Umberto Veronesi che, a suo tempo, ha parlato della “libertà del laico di fronte alla sofferenza”. I presupposti culturali per chi è laico e liberale discendono dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che così recita al suo articolo 4: “La libertà consiste nel poter far tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l'esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di quegli stessi diritti (…)”. In questa definizione, a mio avviso, rientra anche la facoltà per ogni individuo di poter disporre della propria vita. Da ciò personalmente traggo la conseguenza della liceità, anche etica, dell'eutanasia. Ma questa tematica generale va del tutto al di là di questo testo di legge, che non contempla affatto l'eutanasia in nessuna delle sue parti. Questo provvedimento si fonda sul dettato costituzionale che all'articolo 32 recita: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Ebbene, la tematica dei DAT si colloca interamente all'interno del dettato costituzionale. Dal consenso informato al rapporto fra paziente, medico, famiglia e fiduciario va tenuta ferma l'autodeterminazione del soggetto; quindi, il DAT deve vincolare il medico, altrimenti tutto è vanificato. Per questo non voterò molti emendamenti tesi a dare al medico un potere determinante. Né si può dire che il ruolo del medico è annullato, tant'è che si arriva ad affermare nella proposta di legge che il medico è tenuto al rispetto delle DAT, le quali possono essere disattese, in tutto o in parte, dal medico stesso, in accordo con il fiduciario, qualora sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione capaci di assicurare possibilità di miglioramento alle condizioni di vita. Credo che questo sia il limite estremo oltre il quale ci sarebbe la vanificazione del provvedimento. In sostanza, c'è nel provvedimento una netta distinzione, come ricorda la relatrice, fra il sospendere la somministrazione di una cura e la somministrazione di una sostanza letale.

Nel dibattito sulla nutrizione e sull'idratazione artificiale hanno detto parole assai convincenti la relatrice e specialmente l'onorevole Federico Gelli, che ha detto cose assai documentate e precise proprio dal punto di vista scientifico. Aggiungo che un chiarimento ulteriore su questo terreno è dato dall'emendamento dell'onorevole Maria Amato, che definisce la nutrizione artificiale e l'idratazione artificiale come trattamenti sanitari in quanto somministrati su prescrizione medica mediante dispositivi sanitari e come tali possono essere sospesi. Altrettanto significativo è l'emendamento del collega Abrignani che specifica che, qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto dei trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico è tenuto a esaminare con il paziente e, se il paziente acconsente, con i suoi familiari, le conseguenze di tale decisione e ad illustrargli le possibili alternative. Inoltre, il medico sarà tenuto a promuovere ogni azione di sostegno al paziente, anche avvalendosi dei servizi psicologici. Quindi, questo accentua ancora di più il senso di equilibrio di questa proposta di legge.

Poi, sappiamo bene che accanto a questi aspetti c'è il lato personale e umano e da questo punto di vista io ho la massima considerazione per chi ha la forza di resistere (vedi il libro di Socci su sua figlia, vedi l'esperienza di Angelo Santagostino di cui ha parlato il Corriere della Sera qualche giorno fa fino a quando è morto di SLA). In uno Stato laico e democratico, però, altrettanta considerazione va fatta per chi fa a priori una scelta di segno diverso. Entrambe queste scelte sono responsabili e rispettabili ed entrambe devono essere consentite dalla legge. Certamente, a mio avviso, la validità delle DAT va verificata periodicamente e da questo punto di vista è giusta la richiesta di una verifica periodica ogni cinque anni. Questo, secondo me, dà il senso di una scelta civile ed equilibrata che io mi auguro venga rapidamente approvata dalla Camera e che altrettanto faccia il Senato per dare finalmente un punto fermo con una soluzione equilibrata del cui esito va dato atto al lavoro che la Commissione ad essa preposta ha dato con un grande senso di equilibrio, avendo però la consapevolezza e la coscienza che c'è un retroterra culturale e ideale sul quale si misurano diverse visioni dello Stato, diverse visioni della società e che entrambe devono avere rispetto.

PRESIDENTE. Avevano chiesto di parlare i deputati Causin e Rampelli, che però non mi sembra siano in Aula.

Ha chiesto di parlare il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. Vista la necessità di contingentare i tempi, chiedo di essere autorizzato a depositare un intervento scritto, sicuro che i relatori avranno la bontà di leggerlo. Nell'intervento si dice molto brevemente che cosa non sia in discussione in quest'Aula; nessuno discute la necessità di applicare l'articolo 32, comma 2. Nessuno discute il diritto che ciascuno ha di fare quello che ritiene della propria vita. Nessuno discute - non si discute ancora, per il momento, in questa legge - nemmeno del fine vita, perché ancora questa specifica tematica non è stata affrontata.

Nell'intervento, che chiedo di essere autorizzato a depositare per non utilizzare troppo tempo, si pongono alcune brevi questioni, su quale idea di persona venga in rilievo o possa venire in rilievo, nell'articolato, in particolare se sia una persona che vive da sola o che condivide necessariamente le proprie sorti, positive o negative, con gli altri che stanno con sé. Sotto questo profilo si fa notare come nella malattia la prima compagnia sia quella del medico e questo sia trattato in modo molto differente fra l'articolo 1 e l'articolo 3.

Quindi, auspico che si possa ripensare a una guida, nel rispetto della volontà della persona, terapeutica, e non solo, da parte del medico nei confronti del paziente, che è descritta all'articolo 1 e in molti emendamenti, adesso, mentre non c'è più sotto il profilo della compagnia del medico al paziente all'articolo 3.

Inoltre, e chiudo, si sottolinea come alcuni passaggi della proposta che si spera vengano emendati facciano riferimento ad un concetto di dignità che appartiene, in alcuni tratti qui descritti, alla soggettività e alla cultura dominante. Ritengo - e cerco di spiegarlo in questo breve scritto - che il tema della vita dignitosa sia un terreno pieno di sabbie mobili, che può condurre, se non puntualmente corretto ed emendato nel corso di questi lavori, anche ad esiti di natura eutanasica.

Chiedo perciò di essere autorizzato a depositare l'intervento, grazie.

PRESIDENTE. Onorevole Menorello, per la verità in questa fase del dibattito il suo tempo per intervenire lo poteva utilizzare, ma non lo avrebbe recuperato poi; non può recuperare questo tempo che non viene utilizzato. Non lo abbiamo mai fatto, diciamo così. Comunque, il collega Menorello ha deciso che…

DOMENICO MENORELLO. Per la verità, le informazioni date dagli uffici erano di segno opposto.

PRESIDENTE. Mi permetto: se lei vuole concludere il suo intervento sul complesso degli emendamenti lo può fare, se ce l'ha scritto, altrimenti lo consegna, ma in questa fase non è consentito consegnare il testo dell'intervento se non ha terminato il tempo a sua disposizione.

DOMENICO MENORELLO. Quindi, lei mi assicura che il tempo di questa fase non rientra nel contingentamento.

PRESIDENTE. No, rientra nel contingentamento, certo che rientra nel contingentamento.

Va bene, gli uffici mi segnalano che, avendo lei tempo, non ha senso che consegni il testo, ma se lei preferisce così, lo consegni comunque.

DOMENICO MENORELLO. Faccio in questo momento una richiesta ai sensi del Regolamento…

PRESIDENTE. Consegni, onorevole Menorello, penso che sia sensata la sua posizione.

DOMENICO MENORELLO. Le domando per chiarezza e faccio una richiesta…

PRESIDENTE. Sì, è chiaro, il tempo rimane a disposizione del suo gruppo.

DOMENICO MENORELLO. Grazie.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15,40.

La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,50.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1142-A ed abbinate)

ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, molto brevemente, lo dico una volta sola così non lo dico più: per annunciare che sottoscrivo tutti gli emendamenti di tutto il provvedimento a prima firma Piccione o Bazoli.

PRESIDENTE. Piccione e Bazoli, entrambi.

ANTONIO PALMIERI. La seconda cosa, è per augurare un buon pomeriggio di lavoro, visto che il tema lo richiede.

ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, ritengo che sia fondamentale che per questo provvedimento, signor Presidente, ci sia la partecipazione anche del Ministro della salute, atteso che il provvedimento è di un'importanza assoluta rispetto ad un argomento che ovviamente non capita tutti i giorni di trattare, il fine vita, e fermo il massimo rispetto al sottosegretario cui ovviamente riconosciamo competenze e qualità umane. Riteniamo però che sia fondamentale la presenza del Ministro della salute: non fosse altro perché conosciamo le sue posizioni su questo argomento, e soprattutto perché ci sono aspetti che sono di ordine tecnico, che attengono proprio alla gestione del Dicastero, che ovviamente fanno sì che essa sia preziosa, forse per il mio parere anche indispensabile.

PRESIDENTE. Sì, deputato Pagano, la ringrazio. Qui abbiamo la presenza del Governo, come lei nota, nella persona del sottosegretario Faraone. Dunque io accolgo la sua richiesta, ma direi che la presenza in Aula è già garantita dal sottosegretario stesso.

Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, a pagina 3 del fascicolo degli emendamenti, perché qui dobbiamo trovare gli emendamenti segnalati, all'articolo premissivo Pagano 01.06, parere contrario. Emendamento Pagano 1.10, parere contrario. Emendamento Pagano 1.13, parere contrario. Emendamento Fucci 1.16, parere contrario. Emendamento Nicchi 1.20, invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Emendamento Pagano 1.24, parere contrario. Identici emendamenti Brignone 1.45 e Locatelli 1.46, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento Bosco 1.47, parere contrario.

L'emendamento Calabrò 1.43 mi risulta ritirato.

PRESIDENTE. Sì.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Emendamento Silvia Giordano 1.48, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento Mantero 1.49, parere favorevole con riformulazione, che leggo: “al comma 1, sostituire le parole: ‘la vita e la salute' con le seguenti: ‘il diritto alla vita, alla salute e alla dignità' ”.

In conseguenza di questo, i successivi emendamenti Silvia Giordano 1.50 e 1.51, Murer 1.52 e Mantero 1.53 sono tutti invito al ritiro o parere contrario.

Emendamento Silvia Giordano 1.54, invito al ritiro o parere contrario. Emendamento Burtone 1.355, parere favorevole con riformulazione, conseguente all'approvazione precedente: al comma 1, dopo le parole “e la salute”, inserire le seguenti: “e l'autodeterminazione”.

Emendamento 1.500 della Commissione, parere favorevole. Emendamento Parisi 1.368, parere contrario. Emendamento Bosco 1.77, parere contrario. Emendamento Fucci 1.67, parere contrario. Emendamento Bosco 1.79, parere contrario. Emendamento Bosco 1.82, parere contrario. Emendamento Bosco 1.87…

PRESIDENTE. No, questo mi risulta ritirato.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. L'emendamento Bosco 1.92 mi risulta con parere contrario della Commissione bilancio.

PRESIDENTE. No, anche questo è ritirato, deputata.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Perfetto.

Andiamo agli identici emendamenti Fucci 1.101 e Palmieri 1.362, parere contrario.

In questo modo finisco il comma 1. Posso arrivare anche alla fine dell'articolo, ma forse…

PRESIDENTE. Sì, vada avanti.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Vado avanti? Perfetto.

Emendamento Palmieri 1.108, invito al ritiro o parere contrario, in quanto il concetto è recepito in successivo emendamento.

Emendamento Silvia Giordano 1.111, invito al ritiro o parere contrario, in quanto la proposta viene recepita con successivo emendamento.

Emendamento Piccione 1.113, invito al ritiro o parere contrario, in quanto la proposta è recepita da successivo emendamento.

Emendamento Palmieri 1.114, invito al ritiro o parere contrario, in quanto la proposta è recepita in successivo emendamento, che è l'emendamento Bazoli 1.115, che viene così riformulato: al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: “il cui atto fondante è” con le seguenti: “che si basa sul”.

Emendamento Mantero 1.119, parere contrario. Identici emendamenti Palmieri 1.121, Fucci 1.122 e Bosco 1.124, parere contrario.

Emendamento Locatelli 1.123, invito al ritiro in quanto risolto con successivo emendamento.

Emendamento Bosco 1.126, invito…

PRESIDENTE. Questo è ritirato, deputata.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. È ritirato, perfetto.

Emendamento Binetti 1.127, parere favorevole con riformulazione. La riformulazione è la seguente: al comma 2, dopo il primo periodo, aggiungere il seguente: “contribuiscono alla relazione di cura, in base alle rispettive competenze, gli esercenti una professione sanitaria che compongono l'équipe sanitaria” (Commenti).

PRESIDENTE. Dopo ne parliamo. Adesso mandiamo avanti la relatrice, poi dopo riparliamo della riformulazione. Prego.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. L'emendamento Monchiero 1.178 ed il successivo emendamento Burtone 1.356 sono così riformulati: al comma 3, secondo periodo, dopo le parole “incaricati di ricevere le informazioni”, aggiungere le seguenti: “e se il paziente lo desidera di esprimere il consenso”.

PRESIDENTE. Aspetti, però, che non la seguo su questo.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sì, scusi, ho un testo sbagliato.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Sono due diversi…

PRESIDENTE. Sì, sono due diversi, lo sto dicendo, deputato Fedriga, non mi è sfuggito.

Allora, sull'emendamento 1.178 Monchiero c'è un parere favorevole con riformulazione.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sì, insieme all'emendamento Burtone 1.356; le leggerei insieme.

PRESIDENTE. A me non risultano identici questi due emendamenti, se lei esprime i pareri separatamente è meglio.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. All'emendamento 1.178 Monchiero, le parole “incaricati di ricevere le informazioni” da sostituire con le seguenti: “incaricato di riceverle e di esprimere il consenso”. Sull'emendamento 1.356 Burtone, le parole “se il malato lo desidera”, correttamente, per omogeneità con linguaggio, da sostituire con: “se il paziente lo desidera”.

Emendamento 1.185 Piccione: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.186 Piccione: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.363 Palmieri: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.196 Bazoli, parere contrario. Emendamento 1.198 Binetti: invito al ritiro o parere contrario. Poi gli emendamenti che riguardano il comma 4: emendamento 1.205 Palmieri, parere contrario; dal successivo emendamento, che sono, ripeto, gli emendamenti che riguardano il comma 4, chiedo che vengano accantonati.

PRESIDENTE. Quindi parliamo dell'emendamento 1.206 Gigli…

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Ed emendamenti 1.369 Silvia Giordano, 1.357 Burtone…

PRESIDENTE. Fino all'emendamento 1.213 Palmieri, giusto?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sì, esatto.

PRESIDENTE. Andiamo avanti. Siamo all'emendamento 1.221 Palmieri.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 1.221 Palmieri, parere contrario. Emendamento 1.353 Giuditta Pini, parere favorevole con questa riformulazione: al comma 5, primo periodo, sostituire le parole: “maggiorenne e capace di intendere e di volere” con le seguenti: “capace di agire”. Emendamento 1.222 Silvia Giordano: parere contrario. Emendamento 1.364 Marazziti: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.224 Fucci: parere contrario. Emendamento 1.225 Palmieri: parere contrario. Emendamento 1.226 Calabrò: parere contrario. Emendamento 1.270 Menorello: parere contrario.

PRESIDENTE. Aspetti…

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Ne ho saltato qualcuno?

PRESIDENTE. Sì, però sono identici, basta menzionarlo.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Identici emendamenti 1.269 Palmieri e 1.270 Menorello: parere contrario. Emendamenti identici 1.227 Fucci e 1.350 Palmieri: parere contrario. Emendamento 1.228 Fucci: parere contrario. Emendamento 1.229 Pagano: parere contrario. Emendamenti identici 1.230 Binetti e 1.351 Palmieri: parere contrario.

PRESIDENTE. A me risulta solo l'emendamento 1.351 Palmieri.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sì, perché l'altro non è segnalato.

PRESIDENTE. D'accordo.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 1.231 Menorello: parere contrario. Emendamenti identici 1.232 Marguerettaz, 1.234 Palmieri, 1.235 Calabrò, 1.236 Fucci, 1.237 Pagano e 1.354 Rampelli: parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.354 Rampelli non è identico.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Ha ragione.

PRESIDENTE. Comunque anche sull'emendamento 1.354 Rampelli parere contrario?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sì, parere contrario.

Emendamento 1.241 Bazoli: parere contrario. Emendamento 1.372 Amato, parere favorevole con questa riformulazione: al comma 5, secondo periodo, sostituire le parole: “inclusa la nutrizione e l'idratazione artificiali” con le seguenti: “ai fini della presente legge sono da considerarsi trattamenti sanitari la nutrizione artificiale e l'idratazione artificiale, in quanto somministrazione su prescrizione medica di nutrienti mediante dispositivi medici”; Conseguentemente, all'articolo 3, comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: “comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali”.

Emendamento 1.400 Silvia Giordano: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.242 Calabrò: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.245 Palmieri: invito al ritiro o parere contrario. Emendamenti identici 1.248 Palmieri e 1.249 Calabrò: parere contrario. Emendamento 1.367 Abrignani, parere favorevole con la seguente riformulazione: “qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze di tale decisione, le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica”.

Emendamento 1.257 Palmieri: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.251 Gigli: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.254 Palmieri: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.259 Marzano: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.261 Palmieri: parere contrario. Emendamento 1.262 Palmieri: invito al ritiro o parere contrario. Emendamento 1.253 Binetti: parere contrario.

PRESIDENTE. Ha saltato un emendamento.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Sì, l'emendamento 1.265 Monchiero: chiedo che sia accantonato, così come i successivi emendamenti segnalati al comma 6, quindi gli emendamenti 1.253 Binetti, 1.373 Miotto, 1.273 Mucci, 1.274 D'Incecco, 1.276 Locatelli e gli identici 1.277 Palmieri, 1.278 Mantero, 1.279 Nicchi e 1.352 Gregori.

PRESIDENTE. Questi sono accantonati, quindi andiamo all'emendamento 1.281 Mantero.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 1.281 Mantero: invito al ritiro o parere contrario. A pagina 54, emendamento 1.286 Pagano: parere contrario. Emendamento 1.291 Palmieri: parere contrario. Emendamento 1.295 Silvia Giordano: parere contrario. Emendamento 1.296 Mantero: parere contrario. Emendamento 1.298 Fucci: parere contrario. Poi, gli identici emendamenti 1.300 Silvia Giordano, 1.301 Nicchi e 1.302 Locatelli: parere contrario. Emendamenti identici 1.304 Palmieri e 1.305 Calabrò: parere contrario. Emendamento 1.303 Gigli: parere contrario. Emendamento 1.307 Palmieri: parere contrario. Emendamento 1.308 Vazio: parere contrario. Identici emendamenti 1.309 Vazio, 1.310 Silvia Giodano, 1.311 Murer e 1.312 Brignone: parere contrario.

Emendamento 1.313 Vazio: parere contrario; 1.314 Silvia Giordano parere contrario; 1.315 Silvia Giordano parere contrario; 1.316 Calabrò accantonato; 1.366 Palmieri parere contrario; 1.321 Fucci parere contrario; 1.365 Marazziti accantonato; 1.325 Vazio invito al ritiro o, altrimenti, parere contrario; 1.326 Vazio invito al ritiro o, altrimenti, parere contrario; 1.359 Amato parere favorevole purché sia riformulato nel modo seguente: sostituire le parole da “assicura” fino alla fine del comma, con le seguenti: i componenti dell'équipe sanitaria assicurano le cure necessarie nel rispetto della volontà del paziente, ove le condizioni cliniche e le circostanze lo consentano.

La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 1.329 Palmieri; formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sugli emendamenti 1.332 Fossati; 1.333 Mantero; 1.334 Silvia Giordano e 1.336 Gigli. L'emendamento 1.340 Miotto è stato ritirato. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.501; l'emendamento 1.340 Miotto mi risulta ritirato.

PRESIDENTE. Sì.

DONATA LENZI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.341 Gigli; 1.342 Mantero; 1.343 Mantero; esprime parere favorevole sull'emendamento 1.360 Amato purché sia riformulato nel modo seguente: dopo il comma 10, aggiungere il seguente: la formazione iniziale e continua dei medici e degli altri esercenti le professioni sanitarie comprende la formazione in materia di relazione e di comunicazione con il paziente, terapia del dolore e cure palliative.

L'articolo aggiuntivo 1.01 Marazziti è accantonato. Ho concluso l'espressione dei pareri sulle proposte emendative all'articolo 1.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'altro relatore saluto il consiglio comunale dei ragazzi del comune di Forlimpopoli che è qui in Aula. Ben arrivati (Applausi).

ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ALESSANDRO PAGANO. Sull'ordine dei lavori perché vorrei sottoscrivere i due emendamenti 1.324 Monchiero e 1.265 Monchiero.

PRESIDENTE. Sta bene. Per sottoscrivere le proposte emendative, potete intervenire anche dopo i pareri.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sui pareri? Deputato Fedriga, perché non sentiamo prima il relatore di minoranza e poi dopo facciamo gli interventi sui… prego, deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, le chiederei, considerato che la materia è particolarmente complicata, che la Presidenza, ovviamente conclusa l'espressione dei pareri da parte del relatore di minoranza, ci dia un'interpretazione su alcune riformulazioni che appaiono palesemente quali riscrittura di emendamenti in particolar modo uno. Se ce la può dare magari alla fine. Considerato che tutto l'articolo 1 ha un senso complessivo anche nelle votazioni degli articoli precedenti è utile sapere come procederanno i lavori.

PRESIDENTE. Direi di procedere con ordine, altrimenti, poiché è complicato, facciamo confusione. Invito il relatore di minoranza Calabrò ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Alzi il microfono, altrimenti non la sento.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Non mi ero mai sentito così alto, Presidente.

PRESIDENTE. Perfetto. Come vuole procedere?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Indicando il primo firmatario delle proposte emendative e il parere. Esprimo parere favorevole sull'articolo premissivo 01.06 Pagano, sugli emendamenti 1.10 Pagano, 1.13 Pagano e 1.16 Fucci; formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario sull'emendamento 1.20 Nicchi; esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.24 Pagano; formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti 1.45 Brignone e 1.46 Locatelli; esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.47 Bosco; formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento 1.48 Silvia Giordano; esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.49 Mantero; formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 1.50 Silvia Giordano, 1.51 Silvia Giordano e 1.52 Murer.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 1.52 Murer è stato ritirato.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Bene. Formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 1.53 Mantero e 1.54 Silvia Giordano. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti 1.355 Burtone nel testo riformulato e 1.500 della Commissione. Esprimo parere contrario sull'emendamento 1.368 Parisi; mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti 1.77 Bosco, 1.67 Fucci, 1.79 Bosco e 1.82 Bosco.

Formulo un invito al ritiro sull'emendamento 1.87 Bosco.

PRESIDENTE. L'emendamento1.87 Bosco è stato ritirato come l'emendamento 1.92 Bosco.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.362 Palmieri e 1.108 Palmieri; formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 1.111 Silvia Giordano e 1.113 Piccione. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti 1.114 Palmieri e 1.115 Bazoli. Esprimo parere contrario sull'emendamento 1.119 Mantero. Esprimo parere favorevole sugli identici emendamenti 1.121 Palmieri, 1.122 Fucci e 1.124 Bosco. Formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento 1.123 Locatelli. Credo che l'emendamento 1.126 sia stato ritirato.

PRESIDENTE. Sì.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti 1.127 Binetti, 1.178 Monchiero e 1.356 Burtone riportato a pagina 33. Formulo un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti 1.185 Piccione e 1.186 Piccione; esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.363 Palmieri; mentre esprimo parere contrario sull'emendamento 1.196 Bazoli; esprimo parere favorevole sugli emendamenti 1.198 Binetti; 1.205 Palmieri; 1.206 Gigli; 1.369 Silvia Giordano ma questi ultimi sono riferiti al comma 4 e li abbiamo accantonati.

PRESIDENTE. Sì, c'è una richiesta di accantonamento. Quindi andiamo avanti.

A pagina 39, l'emendamento 1.221 Palmieri.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Emendamento 1.221 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.353 Giuditta Pini, parere favorevole. Emendamento 1.222 Silvia Giordano, parere contrario. Emendamento 1.364 Marazziti, parere favorevole. Emendamento 1.224 Fucci, parere favorevole. Emendamento 1.225 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.226 Calabrò, parere favorevole. Emendamento 1.270 Menorello, parere favorevole. Emendamento 1.350 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.228 Fucci, parere favorevole. Emendamento 1.229 Pagano, parere favorevole. Emendamento 1.351 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.231 Menorello, parere favorevole. Identici emendamenti 1.234 Palmieri, 1.235 Calabrò, 1. 236 Fucci e 1.237 Pagano, parere favorevole. Emendamento 1.354 Rampelli, parere favorevole. Emendamento 1.241 Bazoli, parere favorevole. Emendamento 1.372 Amato, parere contrario. Emendamento 1.400 Silvia Giordano, parere contrario. Emendamento 1.242 Calabrò, parere favorevole. Emendamento 1.248 Palmieri, parere favorevole.

PRESIDENTE. Aspetti, mi pare che abbia saltato l'emendamento 1.245 Palmieri.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Emendamento 1.245 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.249 Calabrò, parere favorevole. Emendamento 1.367 Abrignani, parere favorevole. Emendamento 1.257 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.251 Gigli, parere favorevole. Emendamento 1.254 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.259 Marzano, parere contrario. Emendamento 1.261 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.262 Palmieri, parere favorevole. L'emendamento 1.265 Monchiero è stato accantonato. L'emendamento 1.253 Binetti è stato accantonato.

PRESIDENTE. Andiamo all'emendamento 1.281, a pagina 53.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Emendamento 1.281 Mantero, anche questo è accantonato?

PRESIDENTE. Su questo mi deve dare il parere.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Parere contrario.

Emendamento 1.286 Pagano, parere favorevole. Emendamento 1.291 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.295 Silvia Giordano, parere contrario. Emendamento 1.296 Mantero, parere contrario. Emendamento 1.298 Fucci, parere favorevole. Identici emendamenti 1.300 Silvia Giordano, 1.301 Nicchi e 1.302 Locatelli, parere contrario. Identici emendamenti 1.304 Palmieri e 1.305 Calabrò, parere favorevole. Emendamento 1.303 Gigli, parere favorevole. Emendamento 1.307 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.308 Vazio, parere contrario. Identici emendamenti 1.309 Vazio, 1.310 Silvia Giordano, 1.311 Murer e 1.312 Brignone, parere contrario. Emendamento 1.313 Vazio, parere contrario. Emendamento 1.314 Silvia Giordano, parere contrario. Emendamento 1.315 Silvia Giordano, parere contrario. L'emendamento 1.316 è accantonato. È così?

PRESIDENTE. Sì, è così. Andiamo all'emendamento 1.366 Palmieri.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Emendamento 1.366 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.321 Fucci, parere favorevole. L'emendamento 1.365 Marazziti è accantonato. Emendamento 1.325 Vazio, invito al ritiro. Emendamento 1.326 Vazio, invito al ritiro. Emendamento 1.359 Amato, parere favorevole. Emendamento 1.329 Palmieri, parere favorevole. Emendamento 1.332 Fossati, invito al ritiro. Emendamento 1.333 Mantero, invito al ritiro. Emendamento 1.334 Silvia Giordano, invito al ritiro. Emendamento 1.335 Calabrò è stato ritirato. Emendamento 1.336 Gigli, parere favorevole. Emendamento 1.340 Miotto è stato ritirato.

PRESIDENTE. Abbiamo prima l'emendamento 1.501 della Commissione.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Emendamento 1.501 della Commissione, parere favorevole. Emendamento 1.340 Miotto, è stato ritirato. Emendamento 1.341 Gigli, parere favorevole. Emendamento 1.342 Mantero, parere contrario. Emendamento 1.343 Mantero, parere contrario. L'emendamento 1.360 Amato è stato ritirato.

PRESIDENTE. No, non è stato ritirato.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Allora, parere favorevole come riformulato.

PRESIDENTE. Con riformulazione?

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza.

PRESIDENTE. Sì, va bene, l'ha già letta.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. L'articolo aggiuntivo 1.01 Marazziti è accantonato.

PRESIDENTE. Il Governo?

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, il Governo si rimette all'Aula su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1 e lo stesso comportamento avrà per tutto il provvedimento. Quindi, non so se vogliamo ridare il parere oppure no.

PRESIDENTE. Si rimette all'Aula.

DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì, mi rimetto all'Aula.

ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, non ho compreso se l'emendamento 1.92 Bosco è stato ritirato. Me lo può confermare?

PRESIDENTE. Sì, è stato ritirato. Così ci dicono, è stato ritirato.

ANTONIO PALMIERI. Se l'onorevole Calabrò non ha nulla da obiettare, per me va bene.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.92 Bosco che è insieme all'1.93 Bosco. Qual è il dubbio scusate? Allora, io direi: procediamo, quando ci arriviamo poi, se c'è bisogno di ulteriori chiarimenti… ma a me risulta ritirato.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Intervengo per spiegare il quesito che poneva il collega Palmieri. È stato ritirato nell'esigenza del Comitato dei nove di riformularlo per la collocazione che non era corretta rispetto a dove è collocato in questo momento e riformularlo in forma uguale o diversa, in altra collocazione. Anzi, come emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Allora, prima di cominciare, ricordo che il deputato Fedriga, se non sbaglio, voleva un chiarimento in merito alle riformulazioni che la relatrice Lenzi aveva dato univocamente. Invece, i due emendamenti erano separati. Quindi, relatrice, l'onorevole Fedriga vorrebbe capire la riformulazione a quale dei due emendamenti era riferita. Lei ricorda il numero? Era l'emendamento 1.178?

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Erano gli emendamenti Monchiero e Burtone

a pagina 32 e 33. Il primo è: “incaricati di riceverle - le informazioni - e di esprimere il consenso”. Dell'emendamento Burtone prendiamo: “se il paziente lo vuole”. Quindi, la lettura integrale che ho dato è come viene alla fine, per questo, forse, si è confuso. In realtà, volevo aiutare la comprensione e non confondere.

PRESIDENTE. Va bene. Insomma, siamo in presenza di due riformulazioni distinte, deputato Fedriga. Va bene? Non è chiaro?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, capisco che probabilmente non ci arrivo io, ma è una pratica nuova dare la riformulazione sugli emendamenti insieme. Non è che...

PRESIDENTE. No, sono due riformulazioni.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Lo so, ma è stata data la prima volta una riformulazione su due emendamenti insieme, quindi non è che io non capisco, è che la relatrice deve capire che bisogna dare le informazioni...

PRESIDENTE. È chiaro, va bene.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Le chiedo, però, per favore, anche rispetto ad emendamenti precedenti - ribadisco la delicatezza della materia -, di avere per iscritto le riformulazioni, perché altrimenti ci è impossibile riuscire a capire...

PRESIDENTE. Sì, certo, non c'è problema, le distribuiamo per maggior chiarezza.

MASSIMILIANO FEDRIGA. La ringrazio molto.

PRESIDENTE. L'importante è che non ci siano misunderstanding, faremo distribuire le riformulazioni.

Allora, io direi di iniziare, adesso, colleghi. Siamo all'articolo premittivo 01.06 Pagano, con il parere contrario di Commissione e Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, questa proposta emendativa, che in verità per noi è introduttiva rispetto all'altra, ancora più importante, è fondamentale, perché spiega non tanto un fatto che è noto, cioè il diritto all'accesso alle terapie del dolore, che hanno raggiunto un livello straordinario di qualità e di crescita da un punto di vista scientifico, però, Presidente, forse...

PRESIDENTE. Deputato Pagano, posizioni bene il microfono e poi chiedo all'Aula di seguire questo dibattito, che credo sia di importanza primaria per tutti noi. Avvicini a lei il microfono, deputato. Prego.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, dicevo che siamo di fronte a un articolo introduttivo, che però per noi assume un'importanza notevole, perché non è tanto il fatto che venga dato diritto all'accesso alla terapia del dolore - che ha avuto una crescita dal punto di vista scientifico, come è noto, straordinaria negli ultimi anni e che è fondamentale per capire che determinate problematiche che affronteremo da qui a poco possono trovare soluzione nell'accesso alla terapia del dolore -, ma è fondamentale, secondo noi, il fatto che le comunicazioni istituzionali siano...

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, sta parlando. Consentiteci di seguire il dibattito, grazie. Cosa sta dicendo, deputato?

STEFANO ALLASIA. Ci sono delle priorità!

PRESIDENTE. Lo capisco, ma la priorità dell'Aula è ascoltare il deputato Pagano. Prego, deputato.

ALESSANDRO PAGANO. E quindi per noi risulta fondamentale la comunicazione istituzionale a proposito dell'accesso alle cure palliative e al dolore severo. Perché dico questo? Perché di fatto, soprattutto i giovani non sono a conoscenza di quelle che sono le crescite che ci sono state, da un punto di vista scientifico, su questa materia. Per cui in molti, che sono abituati a fare delle dichiarazioni, diciamo, un po' troppo leggere, in tempi in cui la salute va al massimo, sarebbe cosa buona se venissero informati.

Allora, con questa proposta emendativa, che apparentemente è banale, ma che, invece, è proprio riferita ai giovani, si mette in moto un meccanismo virtuoso per la comunicazione istituzionale come strumento di informazione, in maniera tale che la potenzialità degli assistiti alle terapie del dolore venga ad essere totale e tutti vengano a conoscere tutto ciò.

È evidente, quindi, che il fatto stesso che si faccia un articolo premittivo di questo genere non assume una valenza di ordine ideale o ideologico che si voglia, ma che invece è utile e propedeutico rispetto alla materia che abbiamo trattato. Quindi, mi sorprende come, per esempio, su questa proposta emendativa ci sia stato il parere contrario da parte del relatore. Ovviamente noi siamo favorevoli e insistiamo in tal senso.

PRESIDENTE. Nessun altro intende intervenire, passiamo quindi ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premittivo 01.06 Pagano, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.10 Pagano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, entriamo già nel vivo dell'argomento, perché con questo emendamento si vuole sostituire l'articolo.

Guardi, lei ricorderà - perché ho visto, ho sentito e ho letto delle dichiarazioni in tal senso - come l'articolo 1 della legge n. 194 del 1978, sull'interruzione volontaria della gravidanza, mettesse in evidenza, già nell'articolo permissivo, che cosa significava “cultura della vita”. Lo ricordo ai più, che forse non lo ricordano, ma già all'articolo 1 della legge sull'aborto si diceva che lo Stato garantiva la procreazione cosciente e responsabile, nonché il valore della maternità e della tutela della vita umana.

Poi noi sappiamo bene che quell'articolo, quella legge, era tutto tranne che a favore della vita, mi pare che 5 milioni di morti di aborti lo dimostrino abbondantemente dal 1978 ad oggi, però, in linea di principio, fu evidenziato qualche cosa che non faceva una grinza, tant'è che il legislatore di allora si ritrovò d'accordo, nella quasi totalità dell'Aula, su questo principio. Ebbene, io, la stessa sensibilità, la stessa attenzione, non l'ho notata, nessuno di noi l'ha notata, ha proposito, invece, di questa legge. E quindi la premessa, quella di andare ad evidenziare alcuni punti fondamentali risulta, oserei dire, necessaria.

Infatti, vede, Presidente, questa non è - solo per noi - una legge eutanasica, questa è - per tutti coloro che capiscono di diritto, che hanno conoscenze anche basilari della filosofia, della morale, ma anche e soprattutto la scienza medica - a tutti gli effetti una legge eutanasica. Quindi, premettere quanto io adesso sto andando a dire non è frutto di una volontà di espressione fine a se stessa, ma è frutto di una logica ben precisa, e cioè esaltare ed evidenziare quanto mai che l'istigazione, l'aiuto al suicidio, in quanto tale, è assolutamente vietato.

Perché questo? Perché il medico, Presidente, con questa legge, viene a cessare di essere l'angelo della vita. Crolla il principio fondamentale a cui si è ispirata la civiltà medica, cioè l'alleanza terapeutica, ossia la stessa parità che esiste tra il paziente e il medico. Con questa legge, di fatto, a tutti gli effetti il medico diventa il succube del paziente, nel senso che le decisioni che il paziente ha preso, qualunque esse siano, non potranno mai più essere contraddette - e lo dimostreremo nel corso del dibattito - dal medico stesso.

Per cui, già oggi, evidenziare, come abbiamo messo noi, al punto 3 di questo comma, che il medico e gli altri operatori sanitari, anche su richiesta del paziente, non possono effettuare, né altrimenti favorire, trattamenti diretti a provocare la morte del paziente stesso, non è un esercizio sterile di retorica, ma serve a precisare un elemento fondamentale, e cioè che il medico continua a essere l'elemento principale, assieme al paziente, in un rapporto biunivoco, che, evidentemente, tratta la vita. Non premettere tutto questo significa dire, apertis verbis, che siamo di fronte a una legge sulla eutanasia.

E non è neanche soltanto questo l'unico punto, perché, per esempio, a proposito del nostro punto 4, quando evidenziamo che chiunque pratica l'eutanasia o chiunque induca al suicidio, ovvero lo agevola, sostanzialmente va contro a quelle che sono le disposizioni degli articoli 575, 579 e 580 del codice penale, che, guarda caso, sono articoli che condannano espressamente questo tipo di reato, che il nostro codice penale prende in considerazione. Allora, non sono fatti banali, Presidente, non siamo qui a dire che il medico è una figura qualsiasi. È colui che ha studiato per salvare la vita, che è lì per fare esattamente il suo dovere di fronte a un caso che, evidentemente, ritiene sia guaribile; invece, tutto questo nel corpo della legge non esiste. Premettere tutto questo che ho appena detto con questo emendamento si comprenderà che significa mettere in evidenza un principio basilare, oserei dire quasi lapalissiano. Ecco perché ci siamo convinti che questo era un articolo premissivo che non poteva e non doveva mancare, ed ecco perché siamo convinti che la sostituzione rispetto al testo base sia necessaria e indispensabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Per annunciare, a titolo personale, il mio voto contrario a questo emendamento, per due ragioni: in primo luogo, perché è un emendamento che, se fosse approvato, sopprimerebbe la legge; in secondo luogo, perché la sostituirebbe con una dichiarazione ideologica contro l'eutanasia, alla quale sono personalmente favorevole, ma che non è oggetto di questo provvedimento e di questa discussione.

Colgo l'occasione per dire che voterò, dunque, personalmente contro non solo questo emendamento, ma contro la quasi totalità degli emendamenti che sono stati presentati, che sono, nella stragrande maggioranza, emendamenti di restrizione della possibilità di scelta delle persone. Io sono, invece, favorevole a un ampliamento delle opportunità di scelta.

Chiudo davvero. Signora Presidente, è in causa un punto in questa legge: non la decisione di ciascuno sulla vita degli altri, ma la decisione di ciascuno sulla vita propria. Tolleranza vorrebbe che si consentisse a me di decidere per me stesso sul mio corpo.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Su questo emendamento e sugli altri che seguiranno, proprio in base al ragionamento che questa legge non ha nulla di eutanasico e non si occupa di eutanasia, il parere sarà contrario sia a questi sia agli emendamenti, che ci sono anche quelli, che, invece, introducono l'eutanasia nel nostro sistema giuridico.

Aggiungo, sentendo l'onorevole Pagano, che il medico non cura un caso: il medico cura una persona, che ha i propri valori, i propri convincimenti, la propria identità, la propria storia personale, ed è proprio perché cura una persona che non può ignorare questa parte così importante dell'identità personale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. La relatrice mi ha spinto a intervenire perché questa legge altroché se non parla di eutanasia; anzi, un'eutanasia subdola, che non ha neanche la coerenza di chiamarla con il suo nome e di fare le pratiche che avvengono negli altri Paesi, ma permetterà, di fatto, di ammazzare una persona di fame e di sete, quindi pure con sofferenze, perché, addirittura, certe prescrizioni mediche confermano che alcune cure palliative non possono essere date al paziente se si sospendono l'idratazione e l'alimentazione artificiale. Quindi, non si è nemmeno avuto il coraggio di parlare di eutanasia.

Seppure io abbia posizioni totalmente contrarie, rispetto molto di più le posizioni dell'onorevole Capezzone, che, in modo coerente, ha sempre tenuto questa posizione, piuttosto che, su temi così delicati, voler accontentare tutti, per creare dei danni legislativi che poi pagheranno con sofferenza i cittadini di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gregori. Ne ha facoltà.

MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Anch'io sono stata stimolata, non tanto dall'intervento della relatrice, ma del collega Fedriga, e, tramite lei, volevo sottolineare che qui non si sta uccidendo nessuno di fame e di sete.

Lo ha detto l'onorevole Bersani intervenendo sul complesso degli emendamenti: fino agli anni Sessanta le pratiche artificiali di somministrazione dell'alimentazione e dell'idratazione non esistevano. Allora si moriva perché non c'erano quelle pratiche. Quando si parla di uccidere una persona, credo che dovremmo essere un po' più attenti a quello che stiamo dicendo, perché la persona, in realtà, non viene uccisa.

La persona, dagli anni Sessanta in poi, ha avuto l'opportunità di continuare a vivere attraverso pratiche artificiali e quindi la scienza, in realtà, si è appropriata della vita, l'ha gestita e non è permesso alla persona, al paziente, al malato, decidere se quelle pratiche artificiali, che dagli anni Sessanta fino ad oggi hanno gestito la vita, le può gestire da solo.

Quindi, a quel punto, se la persona decide di non fare applicare su di sé quelle pratiche, semplicemente sta adottando un metodo naturale, perché fino agli anni Sessanta - purtroppo, ma era così - era naturale morire senza quelle pratiche.

In più, quelle pratiche, proprio perché artificiali, ripetiamolo, rientrano in un piano terapeutico, quindi non nella naturalezza della vita, perché è naturale idratarsi e mangiare per bocca, non per pratiche artificiali, che rientrano, ripeto, in un piano terapeutico. Quindi, sfatiamo questo mito sul fatto che si stanno uccidendo le persone di fame e di sete, perché così non è.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Presidente, solo per una precisazione: non perché voglia fare l'esegesi dell'intervento del collega Pagano, ma ha ragione la relatrice Lenzi quando dice che il medico cura non un caso, ma cura una persona. Ma io sottolinerei la parola “cura”. Il medico cura. Quello che Pagano presenta nel suo emendamento e che sta mettendo in principio al testo della legge è che nessuno può fornire aiuto medico al suicidio. Se una persona vuole scegliere della propria vita di fare altro, non si può dare aiuto medico a quest'altro. È questo il concetto che esprime nell'emendamento il collega Pagano; non ne volevo fare l'esegesi, ma credo che, forse, andava precisato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente. Segnalo semplicemente ai colleghi e a coloro che sono intervenuti dicendo che l'idratazione e l'alimentazione artificiale sono un modo quasi surrettizio di prolungare la vita che, anche in seguito all'invenzione e alla scoperta della penicillina, la vita è stata allungata in modo artificiale, ma mi auguro che nessuno in questa sede, in quest'Aula, ritenga necessario abolire la somministrazione di penicillina, né di tutte le varie medicine inventate dopo, perché sarebbe un modo con cui noi artificialmente interveniamo all'interno di un procedimento normale che dovrebbe condurre alla morte.

Inoltrarsi in questa discussione e dire quasi, quindi, che l'idratazione e l'alimentazione artificiale sono stati un modo, direi, quasi sbagliato per intervenire nei confronti di chi non può più nutrirsi o non può più bere in modo autonomo, significa, probabilmente, anche dire che chi non è in grado di combattere le malattie con i propri anticorpi è giusto che muoia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare libertà di coscienza su questo emendamento per il nostro gruppo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. A titolo personale, Presidente. Al di là dell'emendamento Pagano, volevo richiamare che la scorsa settimana è morta naturalmente una donna che è stata in stato vegetativo ad Avezzano per 29 anni, assistita amorevolmente dalla sua famiglia e dalle sue figlie senza nessun altro tipo di intervento.

Allora, in casi come questi - ed è qui il problema dell'ipocrisia di questa legge -, che sono stabili nelle loro condizioni cliniche per 29 anni, sospendere l'idratazione e la nutrizione equivale a fare un intervento di eutanasia omissiva. Giratevela come volete, ma questo resta a tutti gli effetti.

Stiamo introducendo nel nostro Paese l'eutanasia per omissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, a titolo personale. Io so che uno dei punti chiave della legge riguarda l'idratazione e l'alimentazione artificiali. Entreremo nel merito delle questioni anche tecniche della materia, però dovremmo restare nel merito. E nel merito il collega Pagano dice: bisogna fare una norma in cui si dice “no” all'eutanasia.

Nella legge, piaccia o non piaccia, l'eutanasia è esclusa, è esclusa totalmente. Quindi, quest'emendamento non è assolutamente necessario. Sulle altre questioni torneremo quando ci sarà l'emendamento e vedremo se si tratta di un atto medico o no.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie signora Presidente. A titolo personale vorrei dire che mi sembra una legge sull'eutanasia, però fatta male. Non avendo il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, si apre lo spiraglio per ottenere l'eutanasia omissiva, attraverso la rinuncia all'idratazione e alla nutrizione artificiali, indicando a chi voglia praticare l'eutanasia il metodo più disumano, più inaccettabile, più terribile per porre termine alla propria vita. Se il Partito Democratico avesse il coraggio delle proprie posizioni, introdurrebbe l'eutanasia, però con modalità più umane.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Pagano, parere contrario di Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1.13 Pagano, parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, è curioso quello che ora abbiamo sentito, perché in questo primo accenno di dibattito sostanzialmente abbiamo sentito che, siccome abbiamo deciso di chiamare il gatto che fa miao gallina, tutti si ostinano a chiamarlo gallina. Ma è gatto: miagola!

Allora, siccome questa è una legge sull'eutanasia a tutti gli effetti, io provo a ricordare che cosa ha prodotto il dibattito nel 2011, per chi era presente quella volta in Aula, a proposito della stessa legge. Poi l'iter non fu completato, perché si arrivò al Senato e fu bloccato per fine legislatura. Però i punti salienti di quella legge erano che veniva riconosciuto il diritto inviolabile alla vita umana. Ditemi dov'è segnato in questa legge il diritto inviolabile alla vita umana! Quella legge, quella del 2011, vietava qualunque forma di eutanasia e lo diceva in maniera esplicita, mentre qui voi negate di dirlo. Di riffo o di raffa, noi vi stiamo dicendo con l'introduttivo: per favore, mettetelo, come abbiamo fatto con la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza. Niente, neanche questo è stato accettato.

Poi, ancora, quella legge vietava espressamente l'aiuto al suicidio e l'omicidio del consenziente. E mi pare di potere dire che quest'Aula ha applaudito una persona che se ne è andata in Svizzera e ha accompagnato un'altra persona fragile, fragilissima da un punto di vista psicologico, al suicidio assistito.

Io penso che queste sono cose che fanno una differenza netta. Quella era una legge che vietava l'eutanasia, poteva piacere o non poteva piacere. Voi, invece, vi ostinate a dire che questa è una legge non eutanasica. Siete degli ipocriti! Dovete dirlo in maniera chiara, perché, se lo dite in maniera chiara, noi lo accettiamo: è un dibattito. Ma se continuate a fare ipotesi come quelle che abbiamo sentito - addirittura l'onorevole Burtone poco fa ha detto che è esclusa categoricamente -, allora è evidente che noi dobbiamo dire per forza, con questo emendamento 1.13, che “nessuno può fornire istigazione o aiuto medico al suicidio”. Lo dobbiamo dire in maniera chiara e questi voti che saranno segnati segneranno un giorno, perché la storia è veloce, non è come una volta: va be', se ne parla tra cento anni. Qui, nell'era di Internet, tra 4-5 anni potrebbe accadere anche il contrario di quello che stiamo dicendo. Senza contare che ciascuno può avere dei casi, che prima o dopo possono presentarsi, e con la proprio coscienza poi misurarsi di fronte, invece, a un cinismo nell'aver accettato queste tesi.

Allora, Presidente, noi non soltanto ribadiamo con l'emendamento 1.13 le nostre buone ragioni, ma desideriamo che ci sia un voto chiaro e esplicito in tal senso, perché noi vogliamo punire chi istiga al suicidio o all'omicidio. Dopodiché valuteremo, nel corso dei tempi e della storia di questo dibattito, quali sono le posizioni anche all'interno di un'inedita maggioranza, che si è disegnata in quest'Aula, che forse probabilmente tra qualche tempo non sarà più nemmeno tanto inedita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Voglio interpretare anche l'intervento dei colleghi del PD, che ho sentito nel precedente intervento. Ovviamente voglio interpretarli in buona fede e nell'intento di non voler l'eutanasia. Quindi faccio una proposta, se viene accolta dalla relatrice.

Capisco che l'emendamento, così com'è, essendo sostitutivo dell'articolo 1, non possa essere accettato. Ma perché la relatrice, però, non può ipotizzare una riformulazione e, quindi, aggiungere, renderlo aggiuntivo, sancire questo principio - credo sia importante -, ovvero del divieto del suicidio assistito?

Penso che questo metterebbe in chiaro le vostre posizioni, che non sono posizioni eutanasiche o a favore del suicidio assistito, e non andrebbe a intaccare l'articolato, che a voi piace tanto, a noi un po' di meno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sberna. Ne ha facoltà.

Deputato, forse conviene che lei si sposti, perché quel microfono evidentemente ha dei problemi. Ora si è acceso! Abbia pazienza, grazie, non è uno scherzo fatto apposta, glielo garantisco.

MARIO SBERNA. Grazie Presidente. Solo per dichiarare il voto di coscienza del nostro gruppo su quest'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, per invitare la relatrice a prendere sul serio l'appello del collega Fedriga. Anche perché, se lo vuole fare, le basta modificare il parere agli emendamenti successivi, che noi abbiamo proposto e che ridicono esattamente le stesse cose, con l'unica differenza che non sopprimono l'articolo e sono collocati al punto giusto, soprattutto in questo articolo 1, dove si parla del consenso informato e, quindi, dove è opportuno togliere di mezzo ogni tipo di equivoco. Lo dico non solo nel merito, ma anche come forma di metodo e di aiuto per i lavori di questa maggioranza, che si è coagulata su questo testo.

Approfitto, Presidente, per dire due cose. Noi voteremo quest'emendamento, voteremo anche emendamenti proposti dalle colleghe e dai colleghi del MoVimento 5 Stelle e voteremo anche emendamenti proposti dalla sinistra, perché il metodo al quale ci siamo attenuti è quello di guardare il testo. Guardiamo il testo, certamente partendo da determinate concezioni culturali e politiche, ma lo sforzo che stiamo facendo è in questa direzione.

E in questa direzione - sto per concludere - vedrete che ci sono due tipi di emendamenti, per così dire, targati Forza Italia: uno con la firma di quasi l'intero gruppo e l'altro con solo tre firme, la mia, quella di Brunetta e del collega Sisto, dovuto al fatto che abbiamo ospitato all'interno dei nostri emendamenti, emendamenti di altre colleghe e colleghi di forze politiche che altrimenti non avrebbero avuto diritto di tribuna, causa l'esiguo numero di emendamenti a loro disposizione, anche questo unitamente al contingentamento dei tempi su una norma così delicata e su un provvedimento nel quale saggiamente il Governo segue il precedente del Governo Berlusconi quando in quest'Aula affrontammo la norma sulla fecondazione assistita, cioè non prende parte attiva al dibattito. Con queste premesse, sarebbe stato l'ideale che un Parlamento realmente potesse esprimersi con tutto il tempo e con tutta la possibilità emendativa a disposizione. Così non è stato, ci dispiace, confidiamo però che tutto il tempo che sarà usato e tutto quello che sarà necessario sarà speso realmente per un confronto reciproco sul testo e unicamente sul testo, lasciando da parte ogni tipo di pre-testo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, a titolo personale, anch'io mi permetto di invitare la relatrice a considerare le ragioni di questo emendamento, che, al di là del modo in cui è stato posto, pone l'accento su un problema reale. Perché è un problema reale, al di là delle buone intenzioni? Lo è per il fatto che, al successivo comma 7 di questo stesso articolo, si dica che il medico, che è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento o di rinunciare al medesimo, è, in conseguenza di ciò, esente da responsabilità civile o penale. Allora, siccome uno può suicidarsi anche rinunciando a un trattamento, e se lo si aiuta a far questo è assistenza al suicidio, ci si è preoccupati di togliere appunto quello che oggi nel nostro ordinamento è già previsto. Quindi, se non è questa l'intenzione, i casi sono due: o modifichiamo il comma 7, non dando per scontata la deresponsabilizzazione, oppure introduciamo questo argomento, appunto della negazione di ogni forma di suicidio assistito e di istigazione allo stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Intervengo a titolo personale, signora Presidente. Un'osservazione meramente tecnica: mi sembra che la legge sia fatta male, perché, a questo punto, dovreste avere il coraggio di dichiarare che vengono abrogati gli articoli 579 e 580 del codice penale, quelli che puniscono il suicidio assistito e l'omicidio del consenziente. Non facendolo, create un'oggettiva situazione di incertezza del diritto. L'interprete della norma, domani, non saprà come deve interpretare il combinato disposto del codice penale, in cui queste norme non vengono abrogate, e della nuova legge, la quale implicitamente le dà per abrogate. È una delle tante conseguenze del fatto che si vuole fare qualcosa senza assumersene pienamente la responsabilità.

PRESIDENTE. Giusto per chiarezza, chiunque intervenga come primo intervento della componente politica, il tempo va computato alla componente politica, non al tempo riservato agli interventi a titolo personale, evidentemente.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, a tutti i relatori credo dispiaccia sentir dire che la legge è fatta male, mi consola il giudizio del professor Francesco D'Agostino, eminente giurista e presidente emerito del Comitato nazionale di bioetica, che, nell'articolo di Avvenire del 30 marzo, dice che la legge è fatta bene e che non ha nulla a che vedere con l'eutanasia. Nel nostro ordinamento, nel codice penale, all'articolo 579 è previsto l'omicidio del consenziente (la parola eutanasia in realtà non c'è), e nell'articolo 580 il suicidio assistito, quindi non è che al momento abbiamo un buco legislativo che dobbiamo andare a cogliere. Poiché noi riteniamo e siamo convinti che questa legge non sia una legge eutanasica, come ho detto precedentemente, accettare questi emendamenti implicherebbe invece l'accettazione del dibattito sull'eutanasia all'interno della legge, quindi, per questa ragione, tutti gli emendamenti pro e contro che riguardano questi argomenti avranno parere contrario.

ANGELO CERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Presidente, abbiamo visto quello che è successo, cioè che abbiamo stoppato i lavori da una settimana all'altra, oggi non so e in quale maniera - non voglio entrare in merito - siano stati ridotti i tempi, e ci ritroviamo su temi importanti a dover elemosinare il tempo. Cioè, a questo punto, su temi per i quali le coscienze sono al di sopra di ogni cosa, dovremmo stare a ridurre la nostra discussione a quattro minuti, e stiamo ancora all'inizio della discussione. L'errore è che ci avete annacquato il dibattito, avete interrotto oggi pomeriggio i nostri interventi. Per carità, gli accordi, quanto meno a titolo personale, qualcuno doveva sapere - sto parlando per chi ha preso per me le decisioni…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cera, non vorrei interromperla, ma credo che forse non è chiaro: i tempi sono quelli di sempre, di ogni provvedimento…

ANGELO CERA. No.

PRESIDENTE. Sì, deputato. Peraltro, stiamo iniziando adesso l'esame del provvedimento.

ANGELO CERA. Mi consenta, Presidente: mi dica che su temi di questo genere noi fra quattro minuti stoppiamo i nostri discorsi, non possiamo più parlare, e ci alziamo e andiamo via, perché non c'è proprio…

PRESIDENTE. Sono i tempi ordinari degli interventi. Sono i tempi ordinari, sono questi stabiliti da sempre, non sono tempi rivisitati… sono tempi ordinari, deputato Cera.

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, sulla questione sollevata dal collega Cera e in particolare sui tempi di questo dibattito. Vorrei sottolineare questo: questa è una legge che è da lungo tempo all'esame della Commissione, peraltro colgo l'occasione per ringraziare la Commissione, il presidente, i nostri colleghi e la relatrice per il lavoro che è stato svolto su questo testo. Questo dibattito, questo lungo tempo che è stato utilizzato, è stato utilizzato per produrre un buon lavoro, dopodiché ci siamo trovati in Aula, e lei ne è testimone, perché di questa discussione è stata guida. Nelle Conferenze dei presidenti di gruppo è stato per più volte chiesto il rinvio, poi siamo venuti in Aula e ci siamo trovati con una trentina di colleghi che - legittimamente, sia chiaro - si sono iscritti sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1. Quindi, oggi arriviamo a un provvedimento contingentato dopo un lungo percorso, e da parte del nostro gruppo non c'è nessuna volontà di strozzare il dibattito, c'è volontà di arrivare fino in fondo.

Lo dico, Presidente, perché credo che su questo non vale chi urla di arrivare prima, noi non siamo disponibili ad assecondare nessuno che non vuole arrivare. Noi vogliamo che su questo provvedimento, che un è provvedimento delicato, questo sì, un provvedimento importante, molto importante, ci sia la possibilità di confrontarsi, così come è avvenuto in Commissione quando alcuni colleghi hanno smesso di fare ostruzionismo - perché quando hanno provato a fare ostruzionismo era impossibile anche lì arrivare a un'intesa -, e si arrivi a trovare un punto di equilibrio su questa legge - e io credo che il testo base lo sia - senza tentativi di freno ma anche senza volontà di fare tutto in una notte per cercare di dimostrare che su questa legge c'è qualcuno più bravo. Più bravo sarà il Parlamento italiano se questa legge arriverà ad approvarla, e noi faremo di tutto perché il Parlamento italiano dimostri di poter approvare questa legge, possibilmente con il consenso più ampio possibile tra le forze parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Presidente, la relatrice ci ha indicato che il testo che è oggi all'esame - citando D'Agostino - è un ottimo testo. Non c'è dubbio che rientra tra i doveri e le facoltà di uno Stato di normare in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento e io non entro nel merito ma mi lasci dire, signor Presidente, per il suo tramite che è un testo largamente incompleto se lo Stato entra nell'ordine di idee di normare la materia, così come fu all'epoca dell'approvazione della legge n. 194 del 1978 di regolamentazione dell'interruzione volontaria di gravidanza: ma quella non è una legge che - purtroppo, è passata - regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza, ma di tutela della vita del nascituro e della maternità infantile e anche di regolamentazione.

Qui manca, signora Presidente, tutta la parte che riguarda chi non intende procedere in base al consenso all'attuazione di quanto previsto dal testo, che la si voglia chiamare eutanasia, fine vita, come la si vuol chiamare. Qui manca la parte essenziale: la tutela di tutti i pazienti che, per mille motivi, sono in stato vegetativo e hanno bisogno di un luogo, di un'assistenza che non può essere solamente a carico delle famiglie: questo avrebbe dovuto fare lo Stato.

Il testo in esame regolamenta solo una parte ed è una grande ingiustizia che non si prenda in considerazione quest'aspetto e queste situazioni, perché non sanno che cosa comportano per la famiglia o per il soggetto nel caso poi in cui sia nelle facoltà spesso e ben volentieri. Infatti sui malati terminali c'è qualche piccolo miglioramento - i terminali oncologici - con la previsione di qualche hospice, ma anche in questo caso siamo nell'insufficienza. Ma coloro che hanno proposto il testo in esame ci debbono dire di tutti coloro che vivono in stato vegetativo dalla nascita, per incidente, per neoplasia e quant'altro, dove vengono curati, dove vengono assistiti, dove e quando. È questo che manca a questo testo, il resto è fuffa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Deputato Palese, c'è stato un equivoco, perché mi è stato detto che lei voleva intervenire sull'ordine dei lavori, lei è entrato nel merito invece dell'emendamento.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Intervengo sui tempi. In relazione alla sua risposta all'onorevole Cera, lei ha detto che ha usato i tempi ordinari e ha perfettamente ragione e questi sono i tempi ordinari però mi preme sottolineare che questa non è una legge ordinaria. Quindi…

PRESIDENTE. Per le dichiarazioni di voto sto dicendo. Le dichiarazioni di voto sono cinque minuti per gruppo.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Lo so bene, Presidente, come ha utilizzato diciotto ore sul complessivo. Però si renderà anche conto della condizione di un gruppo, per esempio, come la Lega su un testo unificato così delicato, che sicuramente, come ha detto il collega Rosato, ha avuto un forte approfondimento in Commissione, ma penso che anche l'Aula abbia bisogno di un forte approfondimento, considerato che in Aula partecipano tutti i parlamentari dell'arco costituzionale. Le chiederei quindi di poter prendere in considerazione, nel proseguo dell'esame, questa particolare condizione.

PRESIDENTE. Quindi, lei mi sta parlando del contingentamento adesso?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Assolutamente sì e dei tempi, Presidente.

PRESIDENTE. Siamo passati al contingentamento. Lei sa, tuttavia, presidente Fedriga, che io ho dato diciotto ore.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Lo so bene, lo so bene.

PRESIDENTE. Quindi un tempo ampio.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Come lei sa, noi abbiamo quarantadue minuti in tutto.

PRESIDENTE. Questo dipende dalla consistenza numerica del gruppo.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Ho capito.

Inoltre, per non farle perdere ulteriore tempo, sempre per quanto riguarda la riformulazione degli emendamenti, mi è stata consegnata dalla Presidenza la riformulazione degli emendamenti 1.178 Monchiero e 1.356 Burtone, il primo letto dalla relatrice, che costituiscono una riformulazione unica. Le chiederei per avere quel chiarimento, che sia una riformulazione divisa, per capire veramente così come viene dopo l'articolato susseguente.

PRESIDENTE. Sta bene.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Buttiglione, interviene sull'ordine dei lavori anche lei?

ROCCO BUTTIGLIONE. Sull'ordine dei lavori, signora Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Volevo ricordare a me stesso che nella tradizione della conduzione dei lavori di quest'Aula si è sempre trovato il modo di evitare di strozzare il dibattito, soprattutto su questioni di grande rilievo, primo, ampliando i tempi assegnati ad ogni componente di un terzo, quando questo fosse risultato necessario, e poi dando un minuto di tempo per interventi a titolo personale,, dopo l'esaurimento dei tempi, perché tutti i deputati potessero esprimere il loro parere.

PRESIDENTE. Certo, lei mi sta dicendo quando vi sarà il terzo aggiuntivo, se il gruppo ne farà richiesta, non verrà certo negato il terzo aggiuntivo come sempre.

ROBERTO FICO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle esprime la propria disponibilità per rimanere in Aula tutto il tempo possibile per arrivare all'approvazione del provvedimento che il MoVimento 5 Stelle vuole fortemente.

Ricordiamo che il provvedimento doveva arrivare in Aula già il 30 gennaio: quindi adesso è il momento giusto per approvarlo e andare avanti, da oggi che lo abbiamo iniziato, fino all'approvazione nel più breve tempo possibile con la discussione giusta, con i tempi giusti, con il diritto delle opposizioni, ma è necessario arrivare all'approvazione del provvedimento, stando qui anche oltre l'orario normale che noi facciamo fino alle 8 di sera anche fino alle 22 e le 23 e ripartire così fino a quando non arriviamo all'approvazione. L'abbiamo iniziato oggi: cerchiamo di portarlo a termine in tutti i modi. Questa è la disponibilità del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Pagano, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi dispiace disturbarla di nuovo, ma mi è stato confermato che non può essere fatta una riformulazione indipendente di un emendamento e dell'altro, Monchiero e Burtone. Poiché non ce l'ho per iscritto, vorrei averla, perché, avendo anche personalmente seguito, come delegato d'Aula, come si lavora in quest'Aula e come vengono riformulati gli emendamenti, mi è stato addirittura detto che mi sono confuso. Vorrei che la relatrice mi scrivesse come si riformula il primo e come si riformula il secondo e se veramente sono riformulazioni o se è un nuovo emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Deputato Fedriga, le stiamo esaminando. Come lei sa, gli uffici devono valutare le proposte e, quando arriveremo al comma 3, andremo nel dettaglio.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Fucci sul quale la Commissione esprime parere contrario e il relatore di minoranza parere favorevole.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Con l'emendamento che porta la firma di chi vi parla e di altri colleghi e come primo firmatario l'onorevole Fucci, abbiamo inteso praticamente riscrivere l'articolo 1 - quindi, non certo cassarlo ma riscriverlo - cercando di mettere in evidenza alcuni passaggi per noi particolarmente importanti partendo dalla considerazione, su cui naturalmente torneremo anche successivamente con appositi emendamenti, che il tema dell'idratazione e dell'alimentazione non possono essere considerati alla stregua di un semplice trattamento terapeutico.

Questo credo che sia uno dei punti centrali di questo provvedimento, che credo ci divida non da un punto di vista ideologico, ma proprio della concezione non solo dell'essere umano, ma su quello che deve essere anche il percorso che deve accompagnare in questo caso il paziente.

Con questa riformulazione cerchiamo anche di evidenziare alcuni aspetti in materia di consenso informato che sono trattati, rendendoli ancora più evidenti: l'alleanza tra medico e paziente, la possibilità di revoca dello stesso consenso prestato.

Quindi crediamo che con questa nostra riformulazione si vada incontro, in maniera più chiara, ad alcuni aspetti che potrebbero aprire uno spiraglio per incontrare maggiormente la condivisione, non certo di tutta l'Aula, ma di gran parte dell'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere di aggiungere la firma e per dichiarare, a nome del gruppo della Lega, il voto favorevole a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Per confermare il voto dell'UDC a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. A titolo personale, signor Presidente. Qui, cominciamo ad affrontare il tema del consenso informato. È un tema straordinariamente delicato, perché noi chiediamo un consenso informato su una pluralità indefinita di eventi che possono verificarsi nel futuro. Non sarebbe opportuno che il consenso informato fosse vincolato alla specifica situazione che è prevedibile nel momento in cui il consenso viene formulato? Questo non c'è e mancano le garanzie fondamentali di cui il consenso informato ha bisogno per essere efficace, perché realmente sia plausibile pensare che il paziente sia adeguatamente informato.

Per di più, noi seguiamo un itinerario che è diverso da quello della Convenzione di Oviedo, il quale fa in modo che il consenso sia vincolante per il medico. Non c'è più, come la Convenzione di Oviedo prevede e permette, la possibilità per il medico di dire: questa prescrizione è irragionevole e contro l'interesse oggettivo del paziente. Questo è il motivo per cui credo che stiamo prendendo una strada sbagliata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Intervengo per esprimere, da un lato, apprezzamento per lo sforzo intellettuale e politico dei colleghi che cercano delle soluzioni, ma, in coerenza con quanto affermato all'inizio, anche per annunciare, a titolo personale, il mio voto contrario a un emendamento che avrebbe carattere restrittivo delle possibilità di scelta individuali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Grazie, Presidente. È bene ricordare che il capitolo del consenso informato fa parte della normale vita sanitaria delle persone; il consenso informato per un qualsiasi esame diagnostico, il consenso informato per una qualsiasi terapia. Spostare direttamente il tema delle DAT e anticiparlo, adesso, direi che è una forzatura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, nessuno di tutti coloro che hanno un briciolo di conoscenza scientifica può mai immaginare che una persona si lasci morire. E questo non lo dice chiunque, lo dicono tutti, ma non lo dice chiunque; pensi che anche Umberto Veronesi ha espresso più volte questo parere che io sto sintetizzando con parole mie e cioè che, se una persona è assistita, se una persona è curata, ha vicino le strutture sanitarie, ha vicino l'amore della famiglia, certamente non sceglie di suicidarsi.

Pertanto, Presidente, quello del consenso informato riscritto nei modi con cui è stato proposto dai colleghi Fucci, Distaso eccetera, è indispensabile, perché in questo caso - ho provato proprio a leggere espressamente - è un consenso esplicito, non equivoco e perdurante. Io penso che questi tre elementi la dicano lunga e soprattutto dicano in maniera chiara come bisogna comportarsi.

Perciò non soltanto aggiungo la mia firma, ma spero che anche il resto del Parlamento si pronunci favorevolmente su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, a titolo personale, io ho qui una copia di una cartella clinica e nelle cartelle cliniche c'è scritto che il paziente deve dare il consenso informato su alcune indagini diagnostiche; è qui a disposizione dei colleghi per poterla leggere. Aggiungo: che cosa facciamo? Non limitiamo il consenso informato a questo atto legato ad alcune indagini diagnostiche; diciamo di più: parte l'alleanza terapeutica, il medico deve informare sulle possibilità terapeutiche, su quello che può essere l'esito prognostico di una malattia, c'è un percorso che viene condiviso, lo ripeto, che viene condiviso. Quello che è stato detto dai colleghi - mi dispiace dirlo - è una forzatura, è il tentativo di centrare la questione sull'alimentazione e sull'idratazione artificiale. Ma al momento giusto parleremo anche di questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Io capisco la volontà del collega Pagano di parlare sempre del suicidio o, alcune volte, dell'omicidio delle persone e di questo non ne parleremo neanche dopo, perché non c'è nella legge, ma invito il collega Pagano a leggere attentamente anche il testo base, che è stato portato dalla Commissione in Aula, perché non c'è bisogno di andare sulla riformulazione, sull'emendamento proposto dal collega Fucci, per dire che il consenso deve essere libero e informato, perché è scritto chiaramente al comma 1 dell'articolo 1. Quindi, basta leggere anche solo le prime quattro righe, in realtà; vorrei anche dire e sottolineare che per tutto l'articolo 1 si parla di consenso informato in senso ampio.

Poi, la discussione sulle disposizioni anticipate di trattamento la faremo e l'aspettiamo con ansia, da tempo, da un anno e mezzo l'aspettiamo con ansia, in Aula, ma ci arriveremo; adesso, si parla di consenso informato in senso ampio e non penso che ci sia bisogno di andare a disturbare la buonanima di Veronesi, per citarlo su cose che, al momento, non sono assolutamente pertinenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Presidente, siamo all'inizio del testo di questa legge e molto frequentemente accadrà di passare dal tema del consenso informato - che vale per tutte le circostanze in una relazione medico-paziente, quando si va in un ospedale, quando si chiede un intervento e, quindi, quando si deve autorizzare un intervento sul proprio corpo, una iniezione, una qualunque cosa che intervenga sul proprio corpo - al tema delle dichiarazioni e disposizioni anticipate di trattamento dell'articolo 3.

Ora, io do conto del fatto che, all'inizio dell'esame di questa proposta di legge, la Commissione, a mio parere, migliorando nettamente il testo base come era uscito da un grande lavoro fatto, ha introdotto, proprio all'inizio del testo, il rispetto dei principi degli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione - forse poteva essere incluso anche l'articolo 3 - e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dove c'è un chiarissimo riferimento al favor vitae, all'inviolabilità della vita umana.

Detto tutto questo, che non si possa intervenire su un corpo senza il consenso della persona è un'acquisizione che viene - non stiamo parlando della fine della vita, stiamo parlando di un normale intervento chirurgico in un ospedale - dalla terribile esperienza della Shoah, dall'abuso sul corpo umano fatto per motivi che non avevano nulla a che vedere con gli interessi reali della persona.

Allora, io nella mia piena coscienza, sono una persona profondamente convinta che l'eutanasia potrebbe essere una scorciatoia in una società che, a volte, non sa bene qual è il senso del vivere e del morire, e comunque questa è la mia posizione personale, ma non sento alcuna contraddizione, invece, col fatto che in questo articolo non stiamo parlando di questo e che questo è un diritto acquisito, una conquista e che è quanto avviene normalmente dentro una normale pratica, dentro un normale intervento sanitario, per esempio, in una struttura ospedaliera.

Allora, in questo caso, vorrei solo dire che l'articolo come è scritto, tutto l'articolo sul consenso informato, toglie quel po' di burocratizzazione che, invece, c'è nella pratica quotidiana, le tante crocette.

Successivamente si dice che il tempo di informazione è tempo di cura, mette al centro la relazione medico-paziente su cui si basa, si baserà, il consenso informato. Quindi, tutto questo va a migliorare una situazione, che già c'è nella nostra sanità, proprio nella direzione della valorizzazione della relazione medico-paziente, e non solo di un mero problema giuridico e burocratico. Quindi, io, in piena coscienza, vorrei rassicurare gli amici e i colleghi, che sono intervenuti, che non è qui il punto; ci sarà il punto su questo tema così importante, ma sicuramente - e lo dico anche ad amici come il collega Buttiglione e persone profonde e di esperienza - in questo momento io credo che i problemi che si possono avere, legittimamente, in coscienza, su questo tema, possono essere lasciati da parte perché ci sono altri punti in cui tornano e perché questi emendamenti, io credo, forse rischiano di togliere spazio e tempo alle preoccupazioni vere che vi possono essere su questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto sono assolutamente coerenti. Perché lo dico? Perché questo è un emendamento sostitutivo dell'articolo 1, dove nel consenso informato si parla anche di idratazione e alimentazione artificiale. Voglio fare questa specifica, ricollegandomi anche all'intervento che hanno fatto dei miei colleghi precedentemente, perché - domando all'Aula - se prima non diamo risposte alle esigenze assistenziali, economiche, delle famiglie e dei malati che magari vivono in una situazione di grave invalidità, con quale libertà, seppure informati, i malati potranno prendere quella decisione? Qual è la libertà? La libertà vera c'è se ci sono già a disposizione tutti quegli strumenti per garantire una vita dignitosa, un'assistenza dignitosa, per non sentirsi un peso per i propri familiari. Allora lì, sì, che c'è una scelta libera! Adesso la libertà non esiste - concludo - e dico solo: chi vota questo, è semplicemente per lavarsi la coscienza e non affrontare realmente il tema cardine di quella che è l'assistenza ai malati gravi e gravissimi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Solo per ricordare alla relatrice e al presidente della Commissione che ciò che qualifica una omissione dal punto di vista dei trattamenti, sia nel senso suicidario, che nel senso eutanasico, non è tanto la natura dell'atto, quanto l'intenzione con esso, attraverso quella decisione, di accorciare la vita del paziente che non stava morendo. Allora, se noi non chiariamo questo equivoco, capiamo - torno a dire - perché al comma 7 ci sia bisogno, poi, di togliere la responsabilità penale anche per il medico: perché di fatto si sta decidendo - su richiesta del paziente, se è consapevole- o su richiesta anche precedente sua o del tutore, se lui non è più capace di esprimere le sue volontà - di accorciare la vita del paziente. E questo è suicidio assistito in un primo caso o eutanasia nel secondo.

PRESIDENTE. Nessun altro chiede di intervenire, passiamo quindi ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Fucci, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Ricordo all'Assemblea che l'emendamento Nicchi 1.20 è stato ritirato dalla presentatrice. Passiamo quindi, a pagina 12 del fascicolo, all'emendamento 1.24 Pagano, su cui c'è il parere contrario della Commissione e del Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, io devo chiedere scusa ai miei colleghi della Commissione. Quando abbiamo fatto questi lavori, il sottoscritto non si è accorto di quanto sia fallace l'articolo 13 della Costituzione, richiamato da questo articolo. Me ne sono accorto, per fortuna, dopo, cioè adesso, ecco l'importanza del dibattito in Aula, che non deve essere contingentato su un argomento di questo genere, perché è un argomento dove il Parlamento decide, non una Commissione, che - per quanto ammirevole nella qualità e nella quantità fatta e ove naturalmente ognuno ha il proprio punto di vista - non ha il diritto di decidere per tutti i 630 deputati, ovvero non ha il diritto di decidere per il Paese.

Questo che sto andando a dimostrare è la prova provata che c'è una legge eutanasica: viene richiamato l'articolo 13 dalla Costituzione, Presidente, lo leggo testualmente: “Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. E che c'entra tutto questo in materia sanitaria?

Guardando anche agli atti dei nostri padri costituenti, la norma, ossia l'articolo 13 della Costituzione, parla della inviolabilità della libertà personale e la pone all'interno di uno specifico provvedimento giudiziario come condizione necessaria per restringerla anche da parte dell'autorità di pubblica sicurezza. Che senso ha in materia sanitaria agganciarsi a una disposizione costituzionale, appunto, che, invece, regolamenta il tutto nel rapporto tra cittadino, forze di polizia e autorità giudiziaria? Ha il senso di inviare - queste è la chiave di lettura che io do e che adesso sto spiegando e sto cercando in umiltà di spiegare all'Aula - un messaggio subliminale, ma nemmeno più di tanto, in cui sostanzialmente si dice al medico: se non eseguirai alla lettera le disposizioni e la volontà del paziente sul trattamento sanitario elaborato dallo stesso, magari un anno prima, dieci anni prima, quarant'anni prima, quello che volete, guarda che sarai considerato alla stregua di un violento che limita la libertà altrui. Questa è la chiave di lettura e il richiamo all'articolo 13. Non vi nascondo che, in buona fede, avendolo letto, pensavamo che quasi quasi fosse un richiamo generico. E invece, perdonatemi, qui ci sono anche gli estremi per dire che, probabilmente, se non errore, è malafede.

Quest'articolo deve essere assolutamente cassato, Presidente, ecco perché la nostra riscrizione non ha un valore stucchevole, non è qui tanto per parlare. Quando noi diciamo espressamente che il principio di uguaglianza deve essere tutelato, la tutela della salute individuale deve essere tutelata, il valore della tutela della vita dal concepimento alla morte deve essere tutelato, la dignità della persona deve essere tutelata, non l'articolo 13, che richiama una fattispecie giudiziaria che nulla ha a che vedere. Quindi, mi sembra chiaro, da questo punto di vista, che non solo voteremo a favore di questo emendamento, ma lo denunceremo in qualsiasi sede, perché c'è stata una palese discriminazione nei confronti di chi, evidentemente, non rientra in questa fattispecie.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. L'articolo 13 inizia in un altro modo, cioè inizia con: “La libertà personale è inviolabile”. È l'affermazione, tradotta in italiano, del principio dell'habeas corpus, che viene dalla Magna Carta anglosassone, e noi abbiamo ripreso testualmente una sentenza della Corte costituzionale, la n. 438 del 2008, la quale dice, puntualmente, che: il consenso informato è inteso quale espressione della consapevole adesione al trattamento sanitario proposto dal medico.

E' un vero e proprio diritto della persona e trova fondamento nei principi dell'articolo 2, che tutela i diritti fondamentali, e negli articoli 13 e 32 della Costituzione, i quali stabiliscono, rispettivamente, che la libertà personale è inviolabile e che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Si può avere, ovviamente, altra opinione, però questa è la fonte a cui ci siamo riferiti. Piace ricordare che quella Corte costituzionale era così composta: presidente Giovanni Maria Flick, giudici Francesco Amirante, Ugo De Siervo, Paolo Maddalena, Alfio Finocchiaro, Alfonso Quaranta, Franco Gallo, Gaetano Silvestri, Cassese, Maria Rita Saulle, Tesauro, Paolo Maria Napolitano, Giuseppe Frigo e Alessandro Criscuolo. Mi permetta, mi sento sostenuta dal massimo livello della giurisprudenza italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Pagano, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo agli identici emendamenti 1.45 Brignone e 1.46 Locatelli. Qui c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, e c'è anche un invito al ritiro da parte del relatore di minoranza. Nessuno chiede di intervenire.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.45 Brignone e 1.46 Locatelli, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.47 Bosco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Questo è uno dei punti importanti su cui noi continueremo la nostra battaglia, come Alternativa Popolare, nel prosieguo di questa legge.

Nel momento in cui c'è il consenso informato e c'è questa possibilità di incontro e di dialogo tra il paziente ed il medico, che noi riteniamo che si debba svolgere nella maniera più serena e tranquillizzante possibile, con uno scambio che non è, da parte del paziente, di imporre qualche cosa al medico, né, da parte del medico, di poter accettare passivamente le indicazioni che vengono dal paziente, ma è un dialogo costruttivo che serva anche psicologicamente nel rapporto a far sì che il paziente possa maturare le proprie scelte nella maniera più chiara e decisa possibile. Ma qui tocchiamo il punto fondamentale, in cui si passa da una possibilità di stabilire insieme un percorso nel seguire la malattia che in quel momento affligge il paziente rispetto a ciò che diventa un momento determinante e importante, e che a noi fa parlare di una forma di eutanasia nascosta, che è quello della interruzione della nutrizione e dell'idratazione artificiale.

Guardate, questi sono due momenti importanti nell'evoluzione di questa normativa, perché in questo momento, nel momento in cui noi facciamo passare il principio che il paziente possa anche determinare la fine, l'interruzione del trattamento con riferimento alla nutrizione e all'idratazione artificiale, sconfiniamo non nel campo della cura, nella quale possiamo ancora stare insieme nel dialogo paziente-medico, possiamo ancora condividere un momento di rapporto sinallagmatico tra paziente e medico, ma passiamo in una fase successiva, in cui la cura non c'entra più.

Siamo di fronte a un sistema che significa il minimo necessario perché il diritto alla salute, il diritto alla vita, di cui tanto ci riempiamo la bocca e di cui tanto abbiamo parlato in questo provvedimento, soprattutto nella fase della discussione sulle linee generali, e mi sembra che non sia negato da nessuno, perché tutti sono concordi nel dire che il diritto alla vita va salvaguardato, il diritto alla salute, che proviene dal diritto alla vita, va salvaguardato, però, poi, se noi facciamo passare questo principio dell'interruzione della nutrizione e della idratazione, allora noi sconfiniamo in un altro campo. Ecco perché noi diciamo: attenzione, possiamo anche condividere il tessuto di questa normativa, possiamo essere anche d'accordo che il paziente svolga, in questo principio di autodeterminazione che oggi sta alla base della nostra Carta costituzionale, la nuova Carta costituzionale, quella venuta dopo la guerra, possiamo anche condividere, anzi, condividiamo questa impostazione, ma nell'autodeterminazione possiamo arrivare a stabilire che il soggetto può violare il diritto alla vita e portarsi e determinarsi alla morte, e, in questo, avere l'assistenza del medico e della struttura, quindi dello Stato? Qui diciamo: attenzione, fermatevi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO'. Presidente, solo per giustificare il parere favorevole, perché mi sembra essenziale che, in qualche modo, nel testo si possa chiarire qual è il concetto generale del consenso informato. Qui noi parliamo di due cose fondamentali: una è quella che la legge deve in qualche modo tutelare la vita umana e la salute, che è l'obiettivo di ogni legge di carattere sanitario, e la seconda cosa è che ci deve essere questo rapporto forte tra il medico e il paziente, che qui definiamo l'alleanza terapeutica, in un passaggio storico che nel tempo abbiamo avuto da una situazione in cui il medico imponeva le cure, in qualche modo, a un passaggio che non deve arrivare a un'imposizione inversa, ma deve arrivare a quel colloquio sano, profondo, di chiarificazione, dove il paziente deve essere garantito, come dice questo emendamento, a capire fino in fondo quali sono le conseguenze delle sue scelte. È per questo che ci è parso utile rappresentare questo emendamento e che questo emendamento potesse dire lo sviluppo che deve avere il consenso informato che poi viene rappresentato negli articoli e nei commi successivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Bosco.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo, quindi, all'emendamento 1.48 Silvia Giordano. C'è un invito al ritiro o parere contrario della Commissione e altrettanto del relatore di minoranza

SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. Questo, come gli altri emendamenti che seguiranno, hanno tutti lo stesso principio, che poi è stato risolto con l'emendamento accolto, l'1.49 Mantero. Ed è anche il motivo per cui, pur condividendo il principio degli identici emendamenti 1.45 e 1.46, a prima firma Brignone e Locatelli, ci siamo astenuti, in quanto appunto c'è il successivo accoglimento dell'emendamento 1.49 Mantero.

Quindi, ritiriamo gli emendamenti 1.48, 1.50 e 1.51 Silvia Giordano e 1.53 Mantero.

PRESIDENTE. Va bene, quindi, siamo all'emendamento 1.49 Mantero, parere favorevole con una riformulazione. Il parere, invece, è favorevole del relatore di minoranza.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Solo per comunicare che cambio il parere in contrario.

PRESIDENTE. Non è più favorevole? Va bene.

Allora, io vorrei sapere se il presentatore Mantero accetta la riformulazione. Sì, l'accetta. Va bene, quindi il parere favorevole della Commissione e contrario del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, qui casca il palco, perché o il MoVimento 5 Stelle - e in quanto è intervenuta prima la collega del MoVimento 5 Stelle - ha ragione e, quindi, ritira l'1.48 Silvia Giordano, perché è stato accettato l'1.49 riformulato e, quindi, all'interno dell'1.49 c'è il concetto dell'1.48, ovvero toglie la tutela della vita, oppure il MoVimento 5 Stelle si contraddice, perché nell'1.48 parla di diritto alla vita e non capisco perché abbia ritirato l'1.48.

Allora, o il MoVimento 5 Stelle, che è estensore di questa norma, o il PD, che è estensore di questa norma, non ha capito. Il problema è che, se non si capiscono e se legiferano, fanno un danno al Paese e ai cittadini di questo Paese.

Quindi, ci raccontino, la relatrice che ha il dato parere riformulato e magari chi ha ritirato gli emendamenti e ha proposto l'1.49 riformulato, se il principio dell'1.48, ovvero togliere la parola “vita” quale bene tutelato, è dentro la riformulazione dell'1.49 o no. Perché una o l'altra, altrimenti la cosa non sta in piedi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente, per spiegare il motivo del ritiro degli emendamenti e tranquillizzare il collega. Noi abbiamo chiesto di inserire il diritto alla vita, che è quello che è sancito dalla Carta dei diritti dell'Unione europea, che è stato inserito grazie a un emendamento accolto, se non sbaglio, della collega Roccella. Quindi, abbiamo voluto uniformare il testo della legge con il riferimento a questa Carta, che era stata inserita nel testo.

Abbiamo chiesto invece di togliere, all'emendamento precedente che abbiamo ritirato comunque, le parole “la vita” perché era ovviamente fuorviante. Se noi nella legge scriviamo tutela “la vita”, sembra che diciamo che la vita viene tutelata come bene indisponibile e, quindi, non nella disponibilità della persona. Invece noi vogliamo tutelare il diritto alla vita, come sanciamo nell'emendamento successivo, ovvero il diritto della persona e che sia tutelata la sua vita, ma il diritto di quella persona di scegliere per sé stessa e, quindi, a quali trattamenti vuole essere sottoposto e non sottoposto e così via.

Quindi, quello che deve sancire questa legge non è in senso assoluto il diritto ad una vita indisponibile, ma il diritto di una persona a vedere tutelata la sua vita e ad avere la libertà di scelta rispetto alla propria vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, colleghi, la parola “dignità” è una parola alla quale tutti teniamo moltissimo. Solo che, quando la si unisce alla parola “vita”, può suggerire l'idea che ci sono vite più degne e vite meno degne. Può suggerire l'idea che, se uno non è sano, in perfetta forma, capace di intendere e volere, allora la sua vita non è più così degna.

Viceversa, noi intendiamo che il valore della vita è in se stesso e che la dignità riguarda il rispetto con cui tutti noi in un certo senso interagiamo con quella persona, rispettiamo i suoi diritti, ci facciamo carico delle sue esigenze. Non esistono vite che non sono degne di essere vissute, non c'è nessuna malattia, nessuna patologia, nessuna situazione di fragilità estrema, che possa rendere indegna una vita.

Ecco perché noi riteniamo che quest'emendamento non abbia questa dimensione positiva, così come ce l'hanno illustrata i colleghi. Invece, faccio mia la posizione descritta dal professor Calabrò prima, dicendo che ritira il parere favorevole su quest'emendamento, perché può suggerire davvero interpretazioni fortemente discriminanti, in contrasto con quello che è l'articolo 3 proprio della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Stiamo entrando nel vivo del testo, che la Commissione ha elaborato dopo mesi di discussioni. E ancora all'ultimo, con l'accoglimento dei due emendamenti e quindi la riformulazione del testo, a me pare onestamente che la relatrice abbia proposto, alla Commissione prima e a quest'Aula ora, una riformulazione che arricchisce il testo, non che lo peggiora. Infatti, il testo adesso suona così: tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione e via dicendo. Mi pare un testo arricchente ed esprimo, quindi, il consenso del nostro gruppo a questa riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, solo per dichiarare il voto di coscienza del nostro gruppo parlamentare a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, la prego di riferire da parte mia all'onorevole Mantero che, contrariamente a ciò che lui dice, la vita è un bene inalienabile. Lo dice la nostra Costituzione all'articolo 2, appunto, dove pone la vita certamente tra i diritti inviolabili; è il primo, è un diritto fondamentale dell'uomo, e lo pone quindi tra i diritti inviolabili, che vengono prima della salute, vengono certamente molto prima della dignità, vengono molto prima dell'autodeterminazione.

Sul tema specifico, però, come ha richiamato l'onorevole Binetti, il problema è che la dignità è stata spesso usata proprio per sottolineare l'inutilità di alcune vite e ricordo che è una triste memoria quella delle vite indegne di essere vissute. Questo termine era stato richiamato proprio - lo voglio ricordare - quando fu introdotta l'eutanasia in Germania da Hitler.

Allora, parlare di dignità, che dipende dall'occhio con cui guardiamo una persona, che non dipende dalla sua malattia, non dipende dalla sua età, non dipende dalla sua condizione, è un modo come un altro per avviarci a diminuire il valore della vita e ad aumentare, appunto, quello della possibilità di metterla a disposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, intervengo per lasciare a verbale un'annotazione - se possibile - contro l'ipocrisia e contro il “politicamente corretto”. Parla qui, a titolo personale, un favorevole alla legge, ci sono invece tanti colleghi altrettanto legittimamente contrari; ma dico agli uni, ai favorevoli come me, e agli altri, ai contrari, che accapigliarsi sull'evocazione della parola “vita” in una legge che ha a che fare con la buona morte è un grande atto di ipocrisia, degli uni e degli altri. Per favore, usciamo dal politicamente corretto e da un'ipocrisia che in questi anni dura in Italia veramente da troppo tempo.

Questo è stato un Paese nel quale la legge - che io, per mia storia e cultura difendo - sull'interruzione della gravidanza è stata intitolata “legge per la tutela della maternità”; allora usciamo da un meccanismo mentale per cui si fa una cosa - ripeto, alla quale, in questo caso, io sono favorevole - e, per ipocrisia, l'omaggio che l'ipocrisia ritiene di rendere al politicamente corretto, si mette nel titolo un'evocazione contraria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

ROCCO PALESE. Signora Presidente, questa riformulazione, che poi viene accettata dai proponenti, mette in evidenza ancora di più quello che ho evidenziato prima. La tutela alla vita: di quale tutela parliamo nei confronti dei neurovegetativi che non vogliono procedere rispetto al consenso informato e all'anticipazione di trattamento? Ciò perché, signora Presidente, il consenso informato nel nostro Paese esiste già da diversi anni; nessuno può procedere alla prescrizione e all'attuazione di una particolare terapia, indagine o intervento chirurgico senza che ci sia il consenso informato, con mille firme da parte del paziente o chi è nel contesto delle tutele.

Quello che qui manca e non c'entra niente è la situazione della tutela della vita dei pazienti neurovegetativi. Con quale forma? Io ritengo che questa sia una legge totalmente incompleta. Signora Presidente, nel contesto della discussione sulle linee generali solo il collega Bersani ha accennato nel suo intervento a questo grave problema. Libertà, sì, ma libertà accompagnata anche dalla possibilità di una legge, la n. 833 del 1978, che parla di accesso universalistico; ma l'accesso universalistico è fino all'ultimo respiro, non può essere negata la possibilità per chi liberamente vuole! Ce ne sono alcuni, che sono liberi, e altri, invece, che non debbono essere liberi perché sono costretti, per mancanza di assistenza, di luoghi, di una disciplina vera e di linee guida rispetto a questo?

ELEONORA BECHIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELEONORA BECHIS. Signora Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, noi abbiamo notato, adesso, proprio in questi ultimi secondi, due fatti assolutamente incontrovertibili: la coerenza dei Cinquestelle, che volevano la legge eutanasica e con questo emendamento l'ha ottenuta - adesso lo spiego meglio -, e del PD, che continuarla nella sua ipocrisia. Ciò perché la vita continua ad essere un bene indisponibile, perché oggi passa il principio - mi dispiace che non possiamo fare un dibattito più ampio - che della propria vita si fa quello che si vuole, perché togliendo la parola “vita” e subordinandola, anzi eliminandola a favore di salute e dignità, questo è accaduto.

Ieri, col principio dell'aborto, è passato il principio che la vita nascente non valeva nulla, oggi che i malati non valgono nulla, domani forse anche la vita nel pieno vigore, perché, quando passa un principio, finisce che i principi poi producono effetti a cascata.

Lo Stato non dà la vita e non la toglie, Presidente. E che sia chiaro che con questo emendamento viene sancito in maniera ipocrita l'elemento eutanasico. Ancora una volta, non possiamo dire che la vita è senza dignità se uno è malato. La ricchezza dei malati, anche nei momenti più difficili, è qualcosa di unico e impareggiabile. Non è accettabile questo, la vita è dignitosa sempre!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Murer. Ne ha facoltà.

DELIA MURER. Presidente, volevo annunciare il voto favorevole del Movimento democratico e progressista a questo emendamento come riformulato. Pensiamo che la riformulazione renda pienamente i riferimenti agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione, parlando di tutela del diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione della persona. Credo che questo sia un principio a cui noi certamente non possiamo rinunciare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Presidente, a titolo personale, dico che voterò contro questo emendamento, perché ritengo che vi sia una mutazione genetica che si introduce nell'ordinamento: da diritto alla vita a diritto a una vita dignitosa, quindi esisterebbe una vita dignitosa e una vita meno dignitosa. E soprattutto, lo Stato è chiamato ora a tutelare la vita dignitosa e non si capisce bene che tutela ci sarà per quella meno dignitosa. Non è così! La vita è sempre da tutelare, nel rispetto della volontà dell'interessato. E poi, quando è dignitosa la vita? Quando è utile? Chi decide che una vita sia dignitosa? Credo, la mentalità dominante e chi la condiziona. È un crinale troppo pericoloso, quindi voterò contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Presidente, forse c'è una confusione, perché o non ho capito bene la riformulazione o forse c'è stata veramente un po' troppa confusione. La riformulazione dell'emendamento è: diritto alla vita, alla salute e alla dignità. Non viene tolto nessun termine; in realtà, non si fa altro che conformare il secondo periodo della frase dell'articolo 1 a quello che già abbiamo scritto prima, ossia i riferimenti legislativi, Costituzione e Carta dei diritti dell'Unione europea, che oltretutto è stato inserito grazie a una riformulazione dell'emendamento Roccella, cui il collega Pagano ha più volte dichiarato il voto favorevole, dove si fa chiaramente riferimento al diritto alla vita, alla tutela del diritto alla vita e alla dignità.

Quindi, non capisco perché ora ci sia questa controtendenza e questa incoerenza. Ringrazio il collega, che noi siamo incoerenti lo sappiamo, ma evidentemente c'è una certa incoerenza da parte del collega Pagano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, il titolo del provvedimento di cui trattiamo recita: norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. Ovvero, già nel titolo si capisce come qualunque accadimento che si sviluppi a seguito dipende da una primigenia soggettiva valutazione dell'interessato.

Siccome fa la sua comparsa un termine che oggettivo e oggettivabile non è, come il termine “dignità”, al quale ciascuno dà un valore, un peso, un significato diverso, anche la stessa persona

può dare, a seconda delle diverse fasi della sua vita, un peso, un valore, un significato diverso. Credo, onorevole Presidente, che, a dispetto di alcuni interventi che ora mi è capitato di sentire nel corso di questi ultimi minuti, proprio questo sia uno degli elementi che non possano essere oggettivabili e che debbano pertanto essere demandati. Il concetto di dignità, quando la vita è dignitosa, quando la vita non è dignitosa, questo principio non è oggettivabile. Il tema sacrosanto ed il motivo per il quale io voterò personalmente a favore di questo emendamento è che la scelta e la valutazione sulla dignità non può che essere lasciata all'unica persona che è in grado di valutare su se stesso il livello di dignità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Intervenendo a titolo personale, Presidente, ritengo invece che il discorso sulla dignità può essere interessante soltanto se quando parliamo di dignità consideriamo la scelta dell'individuo in quanto tale. Ogni individuo sceglie di essere in una situazione di dignità o meno: finora tutto questo è sempre stato nelle mani dei medici nel senso che poi non ci nascondiamo dietro l'ipocrisia del medico che accompagna alla morte fino all'ultimo la persona che è in difficoltà. Né da parte di questo testo è prevista una soluzione vera e propria ma bensì un contesto di rispetto della persona che va un pochino più avanti, ma tanto meno possiamo pensare che il medico fino ad oggi non abbia accompagnato anche a forme molto similari a quelle che noi presentiamo nel testo. Forse per la prima volta come pazienti si potrà dire la propria e non sottostare alla scelta dei camici bianchi.

CRISTIAN IANNUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRISTIAN IANNUZZI. Intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento 1.49 Mantero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Presidente, per sottolineare che la collega Silvia Giordano ha ragione quando dice che nella riformulazione ritorna presente la parola “vita” quindi questo mi sembra sia un fatto importante ma la sostanza non è nelle parole “vita”, “salute”, “dignità”. La sostanza è in un'altra parola: il diritto alla vita. Se parliamo di “diritto” vuol dire che riteniamo la vita un bene disponibile: dove c'è il diritto alla vita, ci può essere il diritto alla non-vita cioè il diritto alla morte. Ugualmente quando parliamo di diritto alla dignità senza specificare che cosa vogliamo intendere con la parola “dignità” - dignità della persona, dignità di vita - e non capiamo che cosa voglia dire la parola astratta “dignità” che può essere interpretata in mille maniere. Questo è il motivo per cui questo emendamento non può essere da noi approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. C'è un po' di sorpresa nelle dichiarazioni di molti colleghi delle Lega ma anche del centrodestra che sono intervenuti perché su questo punto, in Commissione, abbiamo a lungo discusso e abbiamo individuato una formulazione che sta nella riformulazione dell'emendamento Mantero che, lo ricordo è la seguente: “il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione”. Esattamente ciò che prevede la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Su questo abbiamo discusso e avevamo convenuto che con questa formulazione tra l'altro eravamo più chiari, più completi, più esaustivi rispetto a molte esigenze che c'erano di affermazioni di alcuni diritti e siamo coerenti con quanto prevedono peraltro le sentenze della Corte che il giudice Flick ha autorevolmente commentato. Devo dire che scoprire che ora non va più bene, lascia un po' sorpresi. Tuttavia devo dire che anche tutta la discussione sugli emendamenti finora presentati dal collega Pagano ha dimostrato che in verità c'è molto di strumentale, mentre devo dire che dovremmo essere più seri: non inventare l'eutanasia su ogni virgola. C'è questa preoccupazione: ogni virgola di ogni emendamento nasconde l'intento eutanasico. Questa è stata la linea rossa che ha congiunto tutti gli interventi sinora. Non c'è nulla di tutto questo e continuare ad insistere su questo punto non aiuta secondo me…

PRESIDENTE. Grazie.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. …una lettura vera del testo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.49 Mantero nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e il parere contrario del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente, mi rivolgo solo a lei nel senso che, dovendo lei gestire l'Aula, io credo che, pur contati male, i Conservatori e Riformisti abbiamo quasi esaurito i loro tempi, la Lega Nord si avvicina all'esaurimento dei propri tempi, l'UDC lo stesso e gli altri centristi sono nella stessa situazione. Infatti stiamo lavorando - l'ho detto prima, ve la siete presa col povero Cera ma dovevate prendervela con me - su un provvedimento su cui il Governo saggiamente si astiene e il Parlamento avrebbe avuto a disposizione e avrebbe dovuto avere tutto il tempo e tutto il numero di emendamenti congruo, mentre ci troviamo in questa condizione: siamo praticamente all'inizio dell'esame del testo con almeno quattro gruppi che stanno per finire i tempi. Noi stiamo centellinando i nostri interventi per lo stesso motivo e mi sembra onestamente una situazione molto complessa per poter portare avanti serenamente il lavoro.

PRESIDENTE. La ringrazio ma ho già detto che, come in altre occasioni, su provvedimenti così rilevanti la Presidenza non ha dubbio che, su richiesta dei gruppi, estenderà il tempo. Intanto andiamo avanti perché i tempi non sono ancora esauriti. Quindi siamo all'emendamento1.355 Burtone sul quale è stata proposta una riformulazione.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. L'emendamento Burtone 1.355 è riferito a “la salute”: Poiché abbiamo modificato il testo, ovviamente adesso va inteso che, dopo la parola “alla dignità” aggiungere “all'autodeterminazione”.

PRESIDENTE. Sta bene.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO', Relatore di minoranza. Modifico il parere in contrario sull'emendamento 1.355 Burtone.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.355 Burtone nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione mentre il relatore di minoranza ha cambiato il parere in contrario.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500 della Commissione, con i pareri favorevoli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Colgo l'occasione di un intervento su questo emendamento anche per fare il quadro di quello che è stato approvato fino adesso. Fino adesso sono stati approvati - e ha ragione il collega che mi ha preceduto - tutti principi che delimitano il quadro eutanasico. Quello è! Quando dico che la vita è un bene disponibile, quando dico che una persona decide se una vita è dignitosa o indegna, quando dico che c'è l'autodeterminazione, qualcuno può condividerlo, e legittimamente, ma penso che chiunque onesto intellettualmente capisca che queste sono, semplicemente, le basi del principio eutanasico e questo apre a qualsiasi cosa; sentenze di apertura rispetto alle norme scritte in questo Parlamento le abbiamo viste su qualsiasi cosa e ricordo il dibattito sulle unioni civili, quando ci veniva detto: non preoccupatevi, l'adozione da parte di coppie omosessuali non ci sarà mai, mai, mai! È pieno di sentenze che danno figli a coppie omosessuali. Questa è la stessa identica cosa e inserendo questi principi in modo subdolo, e senza nemmeno avere il coraggio di prendersene la responsabilità in quest'Aula e di fronte al Paese, si inserisce, di fatto, l'eutanasia, semplicemente, con il solito escamotage: sarà qualche sentenza che aprirà. Il legislatore non si prende la responsabilità, noi la responsabilità ce la prendiamo e votiamo contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 della Commissione, con i pareri favorevoli.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.368 Parisi, con i pareri contrari.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.77 Bosco, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Signora Presidente, volevo sottolineare un primo aspetto che attiene a quello che è stato detto poc'anzi in uno degli interventi. Si è detto che alcuni di noi si siano quasi inventati la parola eutanasia e la vogliono inserire in qualsiasi aspetto o in qualsiasi punto che riguarda questa normativa. Allora vorrei chiedere a chi pensa che noi abusiamo della parola eutanasia - e io sono pronto ad accettare qualsiasi indicazione in questo senso e se ne abuso sono pronto anche a fare marcia indietro - come possiamo definire questo passo di questa normativa: attraverso le DAT esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche o a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione o di idratazione artificiali. Allora, se non è eutanasia, abbiate allora il coraggio di dirmi voi come dobbiamo definire questa situazione, perché noi dobbiamo essere chiari con i cittadini e con chi segue i nostri dibattiti. Se non è eutanasia che cosa è? Aspetto da voi una risposta. Per quanto riguarda, poi, il merito dell'emendamento che ci riguarda, nel quale sosteniamo e sosterremo sempre il passaggio relativo all'idratazione e all'alimentazione artificiale, io vorrei capire come si fa a conciliare questo che voi dite con il comma 6 dell'articolo 1 che è in relazione a quello che noi sosteniamo nell'emendamento. Che cosa dice il comma 6? Il rifiuto del trattamento sanitario indicato dal medico o la rinuncia al medesimo non possono comportare l'abbandono terapeutico. Allora, delle due, l'una, o noi accettiamo il principio sancito in questo comma, che non possiamo tenere da parte o non possiamo abbandonare il paziente a sé stesso con l'abbandono terapeutico, o sosteniamo quello che voi ci dite di sostenere e cioè che possiamo arrivare, attraverso la sospensione anche dell'idratazione, della nutrizione e dell'idratazione artificiale, a determinare l'exitus finale del paziente. Delle due l'una, aspettiamo anche qui un chiarimento. O è vero quello che dite nel comma 6 dell'articolo 1 o è vero quello che dite successivamente. Noi vogliamo sapere da voi qual è la strada che dobbiamo seguire, perché se è importante quello che si diceva prima, il diritto alla vita - “virgola” -, alla salute - io mi fermo alla prima espressione: il diritto alla vita sancito dalla Carta costituzionale - come fate a conciliare il diritto alla vita con l'accettazione della volontà di un soggetto di decidere di spegnere la propria vita? Questo è il problema che poniamo. Noi possiamo accettare e confrontarci con la volontà del paziente, andare avanti e seguirla fin dove la Carta costituzionale ci autorizza, rispetto al momento finale, cioè a quello che non è una cura e non è una terapia per il paziente, cioè vale a dire l'idratazione e la nutrizione; lì, ci dobbiamo fermare e andare avanti con quelli che sono i canoni che danno diritto alla vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. L'emendamento in questione dice semplicemente di sopprimere le parole: pratiche di nutrizione e idratazione, poste subito dopo la sospensione dei trattamenti. Se come dicono i colleghi, di questo solo si tratta, di trattamenti, non ci sarebbe bisogno di esplicitare: nutrizione e idratazione.

Viceversa, evidentemente, qualche dubbio c'è, un dubbio che è anche presente nella sensibilità popolare, che ormai legge questo provvedimento in funzione di questa espressione, va a dire: ma la nutrizione o l'idratazione si possono sospendere o no? Se è un trattamento, posto che si dice che può rinunciare a tutti i trattamenti, non c'è bisogno di evidenziarlo. Viceversa, se lo evidenzio, è perché mi rendo conto che il dubbio potrebbe sussistere ed è su quel dubbio che noi dobbiamo fare leva. Ma non si capisce perché in questo caso la maggioranza ritenga che sia necessario esplicitare nutrizione e idratazione; viceversa, a parti inverse, quando noi diciamo: esplicitate che questa legge nulla ha a che vedere con l'eutanasia attiva e passiva, allora si dice: no, non c'è bisogno di esplicitarlo, perché questo è implicito nel testo. È veramente una ambiguità e una difformità totale del modo di trattare i problemi. L'ambiguità nasce dal fatto che, rispetto a questa legge, di fatto, il sospetto latente che si possa trasformare in una richiesta eutanasica c'è interamente e l'aver dato parere negativo a questo emendamento lo conferma in modo inderogabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente, a titolo personale. Rifiutando questo emendamento, noi ci scostiamo drammaticamente dalla Convenzione di Oviedo. Qual è il senso della Convenzione di Oviedo? Il paziente ha il diritto di rifiutare trattamenti invasivi che non sopporta e che non vuole, e ha il diritto di farlo anche se conseguenza non voluta, ma anche prevedibile, di questo rifiuto fosse la morte del paziente stesso.

Ma il rifiuto della idratazione e della nutrizione non è il rifiuto di un trattamento - salvo il caso che nutrizione e idratazione non vengano ben sopportate dal paziente, allora si può capire che il paziente non voglia la nutrizione e l'idratazione -, no! Salvo questo caso, il rifiuto di nutrizione e idratazione non è voluto perché il paziente tollera male il trattamento, è voluto perché il paziente vuole porre fine alla propria vita. E se questo non è un trattamento eutanasico, qualcuno mi deve spiegare che cosa è un trattamento eutanasico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole della Lega a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. A titolo personale, Presidente. Io capisco l'intervento dell'onorevole Miotto, che stimo personalmente; la capisco perché c'è un imbarazzo oggettivo, per cui si vuole esorcizzare il problema dicendo: non è una legge eutanasica. Ma i fatti lo dimostrano, l'osservazione del reale e le poche chiacchiere dimostrano che è legge sull'eutanasia, altrimenti non sarebbe il caso, forse, di votare anche questo emendamento.

I trattamenti vitali come acqua e cibo non possono essere, sia pure dati sotto forma artificiale, trattati come terapie: lo dicono tutti i trattati di clinica medica, lo dice l'esperienza, lo dice la mamma che allatta con il latte artificiale il bambino quando non può allattarlo in maniera naturale. Cos'è, in questo caso? Non gli sta dando un nutrimento di tipo artificiale, visto che lo fa con il biberon e con il latte artificiale? Ma nessuno si sogna mai di dire che quella è una terapia. Per cui la dobbiamo finire, dobbiamo essere assolutamente leali con noi stessi: acqua e nutrimento sono elementi vitali...

PRESIDENTE. Concluda, deputato.

ALESSANDRO PAGANO. ...e se voi non accettate questo tipo di principio, vi fate complici di un vero e proprio sopruso alla clinica medica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Sì, grazie, Presidente. Per dichiarare il voto di coscienza del mio gruppo parlamentare a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Sì, Presidente. Stiamo entrando nel vivo del tema e allora vale la pena ricordare come noi avevamo cercato, anche in Commissione, di proporre che si distinguesse per situazioni cliniche, senza fare proclami generalizzati. Allora, se rimaniamo sul generico, vale la pena dire che l'alimentazione e l'idratazione sono bisogni primari della persona, a tutte le età e in tutte le condizioni di salute e di malattia.

È in atto certamente una discussione sul significato della nutrizione artificiale, si tratta sempre – questo è il quesito - di una terapia medica oppure di una pratica assistenziale che è sempre dovuta all'ammalato?

È indubbio che il posizionamento della via di accesso per l'infusione degli alimenti nel circolo venoso e nel tubo digerente richiede l'intervento di un professionista, generalmente l'infermiere o qualche volta il medico. Le sostanze infuse, tuttavia, non sono certamente farmaci, ma sono semplici nutrienti. Molto varie sono anche le applicazioni. Definizioni univoche della nutrizione artificiale sono, quindi, difficilmente applicabili a tutte le situazioni. È difficile inquadrare l'intervento di nutrizione artificiale o assistita in modo univoco tra le pratiche terapeutico-assistenziali. Sono gli esiti attesi che aiutano a definire il problema. L'intervento nutrizionale può contribuire alla guarigione nella malattia acuta o può migliorare l'efficacia di terapie specifiche in alcune malattie croniche e nelle neoplasie. In molti casi, però, l'esito atteso dall'applicazione della nutrizione artificiale è unicamente la sopravvivenza del malato. In questi casi non si tratta, quindi, di atto terapeutico, ma di un atto puramente assistenziale.

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, potete lasciar libero l'emiciclo? Scusate se interrompo questa interessante conversazione, è possibile che i deputati lascino libero qui davanti, altrimenti è difficile parlare anche con chi è seduto al Comitato dei nove, grazie.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, in diversi articoli sono stati presentati questi emendamenti, che riguardano la nutrizione e l'idratazione artificiali. Come è stato detto da alcuni esponenti dell'opposizione e dai proponenti di questo emendamento, il problema posto è se siamo davanti ad un trattamento sanitario. Io brevemente dico questo: intanto, non credo che parliamo di acqua o di cibo, parliamo di prodotti che vengono forniti dall'industria farmaceutica. Anche una semplice soluzione fisiologica non si trova al supermercato, se è soluzione fisiologica si può acquistare senza ricetta in farmacia, se è medicata - anche allo 0.9 di sodio - ci deve essere una prescrizione medica.

Presidente, io però le volevo chiedere cortesemente se i colleghi...

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, sono due volte che richiamo a un po' d'attenzione! È fastidioso parlare quando ci sono tutti questi capannelli.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, quando però il prodotto deve essere poi infuso, noi sappiamo che, anche per una semplice flebo medicata, l'intervento non è un intervento qualsiasi, è anche un intervento medico. E quando ci troviamo davanti a difficoltà, perché si possono creare dei trombi, sappiamo che una flebo non viene soltanto infusa con una semplice cannula, ma si deve mettere un catetere che deve permettere la possibilità di arrivare da una vena periferica alla vena cava superiore: parliamo della “Picc”, così come parliamo del “Port”, cioè la necessita di arrivare, attraverso un catetere, alla vena cava superiore, creando anche un intervento di natura chirurgica sottocute. Se poi si deve passare dalla infusione parenterale a quella enterale, e quindi si deve arrivare alla “Peg”, parliamo di un intervento chirurgico complesso.

Allora, dire che siamo davanti a cibo e acqua è soltanto una menzogna, che non ha nessuna attinenza di natura scientifica. Nel dire che un cittadino paziente debba necessariamente e obbligatoriamente accettare che, sul proprio corpo, venga fatto un intervento chirurgico, per poi inserire delle infusioni che vengono prodotte dall'industria farmaceutica, stravolgiamo quello che è un fondamento costituzionale, per cui c'è l'autodeterminazione di un paziente che può accettare o meno un trattamento sanitario. E parliamo di consenso informato, perché questo è l'articolo.

Se poi noi riteniamo di dover rispettare un consenso informato anche quando non sia in condizione di intendere e di volere e questo consenso informato è stato formulato nella maniera adeguata e affidato ad un fiduciario, noi non facciamo altro che rispettare la volontà di un cittadino che non vuole che sul proprio corpo si intervenga dal punto di vista chirurgico.

Sì, ci sono cittadini che chiedono che si faccia la nutrizione e l'idratazione artificiale e il Sistema sanitario lo deve fare, deve dare queste possibilità; ma ci sono cittadini che autonomamente chiedono che non si metta una cannula nella giugulare o nella succlavia per arrivare alla vena cava. Può essere una sofferenza e chi la deve subire non l'accetta!

Allora, io credo che questo sia un fatto di civiltà ed è per questo che noi insistiamo nel dire che davanti ai trattamenti medici c'è l'autodeterminazione; e non si dica che arriviamo ad un'eutanasia che non esiste: nella legge noi abbiamo difeso questo principio e continueremo a difenderlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, apprezzo molto l'intervento del collega Burtone che mi ha preceduto, ma mi è sembrato che il tentativo fosse quello del latinorum di manzoniana memoria: confondere le idee con una serie di argomentazioni di tipo pseudo-tecnico, magari avvalendosi di acronimi che possono non essere noti all'Aula e che, lungi dal chiarire il pensiero - per carità, rispettabile - di chi mi ha preceduto, corrono il rischio di “stressare” un parere che non è affatto corrispondente al vero.

Se fosse accettabile la prospettiva appena segnalata, questo emendamento dovrebbe essere votato all'unanimità, perché è un emendamento che ribadisce con molta chiarezza che l'idratazione e l'alimentazione non sono rinunciabili, cioè non si può rinunciare a cibo e acqua. Se è vero che si tratta di interventi medicamentosi, è vero che cibo e acqua non possono… Perché significherebbe dire che se io bevo con la cannuccia, questo significa una cosa diversa dal bere dal bicchiere. Cioè voi state trasformando lo strumento e il modo di somministrazione di cibo e acqua in una differenza qualitativa: su questo bisogna essere chiari e dirlo con estrema lealtà! Poi si può anche votare, ma nessuno si sogni di dire che cibo e acqua sono medicinali, perché questo è un falso ideologico.

Presidente, aggiungerei un altro passaggio, perché qui c'è un tema culturale che non è stato minimamente affrontato: la capacità del Parlamento di scrivere le regole indipendentemente dalle suggestioni pseudo-culturali di chicchessia, giurisprudenza compresa. Allora, che la giurisprudenza in questa materia possa aver ecceduto, lasciando spazio a effervescenze innaturali di opinioni personali tradotte in sentenze, questo è un dato che non ci riguarda minimamente: ricorderei ai colleghi che l'articolo 101 dalla Costituzione stabilisce che i giudici sono soggetti soltanto alla legge, quindi quello che detta legge - scusate il bisticcio - è il Parlamento rispetto alla giurisprudenza e non varrà neanche per un attimo in quest'Aula dire che, poiché c'è una sentenza che ha detto un che, questo ci deve determinare a scegliere.

Altra cosa è il diritto vivente, cioè quel diritto che si stabilizza nel tempo e che consente di recepire, nel corso del tempo, la possibilità di un valore da trasferire poi eventualmente nella lettura delle norme. Qui siamo di fronte all'approfittamento di una sentenza, l'approfittamento di qualche parola, per trasformare questa legge, subdolamente (mi si faccia passare il termine) approfittando di pseudo-conoscenze di carattere tecnico, in un semplice postulato inaccettabile: che cibo e acqua siano medicinali. Così non è: noi voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Pseudo-conoscenze sono state acquisite con percorsi di laurea, specializzazione, esperienza sul campo. Visto che è argomento nostro, cerchiamo di dirlo con semplicità: perché il consenso informato? Perché siamo sul consenso informato? Proprio perché bisogna spiegare con chiarezza pratiche complesse che si compiono su persone che devono capire che cosa stanno affrontando e perché.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,45)

MARIA AMATO. Allora c'è questo nel consenso informato; e la discussione su idratazione e nutrizione artificiali era una discussione annunciata, e finalmente ci siamo. Il collega Burtone ha chiarito perfettamente qual è la motivazione del consenso informato, sia per la sostanza, per il device, per lo strumento, quindi la cannula, la modalità di accesso, e sia perché bisogna spiegare al paziente o alla persona perché ti metto su un tavolo operatorio in ambiente sterile, chiamo il chirurgo e ti metto un tubo nello stomaco, perché chiamo il rianimatore o chiamo chi sa affrontare l'accesso venoso centrale. Non lo fanno neppure tutti i medici!

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

MARIA AMATO. Allora non dite che è un fatto naturale: è proprio un fatto artificiale e medico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gregori. Ne ha facoltà.

MONICA GREGORI. Presidente, volevo riprendere quello che aveva già detto il collega Burtone, che la collega Amato già ha spiegato: in quest'Aula non si utilizzano termini tecnici per confondere le idee a nessuno, ma noi stiamo tentando, veramente nel modo più semplice, di spiegare perché nutrizione e idratazione artificiali sono pratiche terapeutiche. La pratica terapeutica, l'hanno detto bene i colleghi prima, è quella, in questo caso, che ti porta dentro una sala operatoria: quindi, se occorre il consenso informato per qualsiasi esame diagnostico, quello non è un esame diagnostico, ma è comunque l'accesso all'interno di una sala operatoria, e quindi una pratica chirurgica. Ecco perché il consenso informato!

E poi io vorrei chiarire perché la parola “eutanasia” in quest'Aula è stata abusata; e chiederei tramite lei, signora Presidente, un po' di silenzio in quest'Aula, se si vuole capire cosa è l'eutanasia. L'eutanasia non è altro che la somministrazione di un farmaco al paziente sotto la sua volontà. Quindi qui, in questa legge, in questo testo, non c'è assolutamente scritto che il paziente possa chiedere la somministrazione di un farmaco che lo porti alla morte; c'è scritto altro! Noi, questo, al Paese dinanzi alle telecamere dobbiamo dirlo, dobbiamo essere chiari.

È vero: che cosa succede alle persone che non vogliono questa pratica? Nulla, semplicemente le persone che non vogliono questa pratica non scrivono la DAT, punto. È questo il tema! Non si può tutelare una parte della società e tenere esclusa l'altra, e viceversa: stiamo mettendo dentro tutti.

Allora, colleghi, cortesemente pesiamo le parole: quando si parla di eutanasia, di certo non è quella che sta all'interno di questo testo, perché nessuno, sia nel testo base, sia con gli emendamenti, si è permesso di scrivere che il paziente può chiedere la somministrazione di un farmaco per morire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Ringrazio per la spiegazione la collega; però ricordo che esiste l'eutanasia attiva e l'eutanasia passiva.

Giusto per far chiarezza in quest'Aula, e penso che sia ormai una cosa riconosciuta a livello internazionale: l'eutanasia attiva e l'eutanasia passiva, che non prevede la somministrazione del farmaco che porta alla morte. Su richiesta quindi… Quindi lasciamo perdere! Chi si erge su temi così delicati (Commenti della deputata Gregori)… Presidente, visto che chiedeva silenzio…

PRESIDENTE. Sì, sì, onorevole Gregori, lasci parlare il deputato Fedriga.

MASSIMILIANO FEDRIGA. …chiederei lo stesso silenzio, perché io ho molti dubbi sul tema; ma chi si erge a verità assoluta su questi temi, credo che farebbe un favore a se stesso a porsi qualche dubbio.

Dicevo, essendoci eutanasia passiva ed attiva, e oltretutto - e chiudo - con quanto abbiamo inserito prima con gli emendamenti nella norma, aprendo di fatto a sentenze che possono arrivare a qualsiasi cosa, il mio dubbio - e rimane un dubbio, purtroppo confermato su altre situazioni dai fatti in questo Paese - è che si apra molto di più rispetto all'eutanasia passiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Non credo che il problema sull'idratazione e alimentazione artificiale sia che cosa è artificiale e che cosa è naturale e in che modo venga somministrata l'idratazione e la nutrizione. Credo che il problema è che chi rinuncia a idratazione e alimentazione esprime, in realtà, non una volontà di scegliere le terapie, non una volontà, se è un malato, di morire della propria malattia, ma una volontà suicida, perché chiunque di noi rinunci ad alimentazione e idratazione arriva alla morte, che sia malato o che sia sano.

Quindi, se questa legge non vuole essere una legge aperta all'eutanasia, se non c'è bisogno di richiamare le norme che vietano il suicidio assistito all'articolo 1, allora dobbiamo anche fare attenzione a mascherature della volontà suicida che nulla hanno a che vedere con la libertà di scegliere le cure, perché, appunto, si muore non della propria malattia, ma si muore di denutrizione e di disidratazione, qualunque sia la condizione della persona.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casati. Ne ha facoltà.

EZIO PRIMO CASATI. Grazie, signora Presidente. Soltanto per riportare un po' i colleghi, che sono distratti, magari, da altre questioni, all'argomento che stiamo trattando: in questo momento stiamo trattando del consenso informato e stiamo trattando di idratazione ed alimentazione, che sono considerate terapie, non perché qualcuno se le è inventate, ma - lo dico da non medico, quindi non da facente parte di una categoria - di fatto con un intervento invasivo. Sono intervenuto soltanto per richiamare all'attenzione un fatto che secondo me è importante e ci aiuta ad essere sereni anche con la coscienza rispetto a questo tema. È argomento di qualche mese orsono l'uscita da parte del Vaticano della nuova Carta degli operatori sanitari.

Vorrei leggere testualmente quello che recita l'articolo 152: tema ugualmente rilevante è quello della nutrizione e dell'idratazione, anche artificialmente somministrata, considerata tra le cure base dovute quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

L'onorevole Pagano aggiunge la sua firma.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.77 Bosco, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.67 Fucci.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Questo emendamento, a firma mia e del collega Fucci, si ricollega idealmente a quello già votato, a firma dell'onorevole Bosco, 1.77, e torna sulla questione, per noi dirimente, della non equiparazione della pratica dell'idratazione e dell'alimentazione alle terapie in senso stretto.

In particolare, con questo emendamento, chiederemmo di eliminare il riferimento all'alimentazione e all'idratazione artificiali lì dove viene previsto che ogni persona maggiorenne, capace di intendere e volere, abbia il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche quando la revoca comporti l'interruzione del trattamento, ivi inclusa, appunto, la nutrizione e l'idratazione artificiali.

So bene che su questo punto c'è una concezione, ripeto, dirimente dal punto di vista concettuale tra noi e un'altra parte dello schieramento parlamentare, ma credo che sia importante, per quanto ci riguarda, sottolineare questo punto di vista, perché, ripeto, parliamo di concetti, se non alternativi, assolutamente differenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto di coscienza del mio gruppo parlamentare a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, non ho l'abitudine di citare magistero o dottrina della Chiesa in quest'Aula, e tuttavia, visto che è stata citata, credo che vada un pochino corretto il tiro, perché capisco che i cattolici del PD si debbano lavare la coscienza, ma glielo voglio leggere testualmente.

La nuova Carta degli operatori sanitari stabilisce che la nutrizione e l'idratazione artificialmente somministrate rientrano tra le cure di base, non terapie, anche se sono veri e propri interventi medici dovuti al morente in quanto persona, quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio. Pertanto, nel morente la loro somministrazione è obbligatoria nella misura in cui e fino a quando dimostri di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l'idratazione e il nutrimento del paziente.

Ma qui non stiamo parlando del morente, Presidente; qui stiamo parlando di qualunque paziente. E, allora, ripeto, sappiamo tutti, onorevole Burtone…

PRESIDENTE. Deve concludere.

GIAN LUIGI GIGLI. Ho finito, ci ritorno dopo, allora, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Per confermare il voto dell'UDC a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Per annunciare il voto favorevole di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Qui, anche recentemente, è stato espresso un concetto molto semplice: se una persona è disidratata, è in uno stato non fisiologico, ma patologico, e va curata; e, quindi, idratare una persona che è sotto i limiti consentiti dalla buona pratica è un trattamento. Quando si ristabiliscono gli elettroliti e i liquidi, diventa assistenza; se cessa l'assistenza, si ammala di nuovo e diventa un trattamento. È su questa realtà, che è stata spesso anche qui enunciata, che si gioca l'equivoco in questo Parlamento, oggi, perché, se non si ha presente questa situazione, nessuna soluzione risulta efficace.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Ho goduto di questa dotta disputa con citazioni del magistero cattolico, ma mi sembra che essa sia un poco fuori del nostro problema. Visto che siamo tutti in vena di citazioni, ne farò una anche io.

Un maestro del diritto, Rudolf von Jhering, che ha scritto un aureo libretto con il titolo Der Zweck im Recht, la finalità nel diritto, ci spiega che, per capire un istituto normativo, bisogna guardare alla sua finalità. Qual è la finalità del rifiuto di una certa operazione? Che io non voglio fare quell'operazione. Qual è la finalità del rifiuto dell'alimentazione e idratazione artificiale? Se non la tollero, se non mi fa bene, se ci sono ragioni mediche, è un trattamento come gli altri e ho diritto di rifiutarlo; ma, se tutto questo non c'è, qual è l'unica finalità? Quella di morire. E, allora, noi offriamo quanto meno assistenza al suicidio, ma, più esattamente, noi pratichiamo l'eutanasia in forma passiva.

PRESIDENTE. Avverto che anche la componente UDC del gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi costante, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intervengo adesso, mi scuso perché forse prima non ho sentito a chi ha concesso il tempo aggiuntivo. Intervengo adesso, perché vorrei che in questa discussione si utilizzasse una prassi, già utilizzata per altri provvedimenti di così grande importanza e delicatezza, ovvero quella di concedere metà del tempo aggiuntivo e successivamente un altro terzo. Già è successo, ci sono dei precedenti.

Quindi, le chiedo di valutare questo e, visto l'impegno anche della Presidente Boldrini, considerando questo provvedimento un provvedimento di carattere straordinario nel merito e nella sostanza stessa, che anche lei possa utilizzare questo tipo di strumento, che è a disposizione della Presidenza

PRESIDENTE. Sullo stesso argomento, chiede di parlare l'onorevole Palmieri.

ANTONIO PALMIERI. L'ho già fatto prima, per corroborare la richiesta di Fedriga e nuovamente per lamentare il fatto che voi, cioè il Partito Democratico sostanzialmente, avete deciso di imporre a quest'Aula di avere un numero di emendamenti limitato, di avere dei tempi assolutamente striminziti rispetto all'importanza e alla delicatezza di questa norma, che stiamo lavorando e stiamo tentando di portare in porto nel modo migliore e possibile. E adesso, che siamo all'articolo 1, comma 1, siamo in questa situazione.

PRESIDENTE. Onorevole Mantero, sullo stesso argomento? No, sull'emendamento, allora un attimo, rispondo ai colleghi Fedriga e Palmieri.

Naturalmente la Presidenza valuterà la richiesta, per intanto i tempi sono stati ampliati, come da prassi, di un terzo. Poi mi riservo ovviamente di sottoporre alla Presidente della Camera anche la vostra richiesta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Solo per ricordare che la presidente dell'Associazione Coscioni ha definito la sospensione di idratazione, alimentazione e sostegni vitali come la via italiana all'eutanasia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. È iniziato il dibattito su idratazione e nutrizione artificiale, se siano o non siano trattamento sanitario, cosa significhi rinunciarvi o cosa non. Ci torneremo sicuramente più avanti, perché ci sono altri emendamenti nel merito.

È chiaro, a mio avviso, che idratazione e nutrizione artificiale sono in tutto e per tutto trattamenti sanitari, perché avvengono dopo una prescrizione medica. Quindi, è il medico che indica quel tipo di trattamento. Come hanno già avuto modo di spiegare in maniera molto chiara i colleghi, avvengono con un trattamento invasivo, con un'operazione chirurgica, per il quale io devo prestare un consenso informato, perché quel tipo di trattamento può avere degli effetti collaterali che mi devono essere spiegati: può darmi dei problemi, può darmi dolore.

Quindi, se è previsto che io debba prestare un consenso informato è anche ovvio che, se io do il consenso, posso anche dare il dissenso a quel trattamento o posso chiedere che quel trattamento una volta iniziato venga interrotto, perché non lo sopporto più, perché mi dà troppo fastidio, perché non lo voglio più avere. Quindi, è assolutamente mio diritto.

Quali sono le conseguenze? Sì, in alcuni casi l'interruzione di idratazione e nutrizione artificiale possono portare alla morte. Ma anche molte altre cose possono portare alla morte! Se io vado in ospedale e ho un'appendicite e non mi voglio operare, è mio diritto - perché lo dice l'articolo 32 della Costituzione - non essere operato e andarmene a casa. L'appendicite può diventare peritonite e io posso morire. Allora, è necessario mettere in questa legge che io non posso rinunciare all'operazione di appendicite. Se mi chiedono di fare una trasfusione di sangue, io posso dire che non la voglio fare e questo può causarmi la morte. Ma c'è anche il collega che prima diceva che verranno abolite nutrizione e idratazione artificiali.

Mi dispiace quando vengono usate anche imprecisioni: non verranno abolite l'idratazione e la nutrizione artificiali, ovviamente, ma sarà nella facoltà di ognuno scegliere queste, come altri trattamenti sanitari. Parlava della penicillina. Bene, se il medico mi prescrive una terapia di penicillina o di qualsiasi altro antibiotico, io posso dire che non la voglio fare e questo può causarmi un'infezione batterica, dalla quale non riesco a guarire e quindi muoio. Allora è necessario scrivere in questa legge che il paziente è obbligato a fare la terapia antibiotica se il medico glielo prescrive.

Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del diritto dei malati di poter direi di sì o no a qualsiasi trattamento sanitario e, tra gli altri trattamenti sanitari, ci sono anche idratazione e nutrizione. Perché è necessario specificarlo? Proprio per questo dibattito sterile e anacronistico.

Infatti, nella scorsa legislatura, per impedire a un padre di lasciar morire sua figlia, come era nelle sue volontà, voi avete voluto inserire nella legge che idratazione e nutrizione non potevano essere toccate. Allora, è necessario indicarlo in maniera palese in questa legge. E non faccio riferimento al collega che mi è passato davanti, ma al fatto che sia esplicito in questa legge, proprio perché c'è questo dibattito, direi ormai superato. Infatti, in audizione ci sono stati i pareri di una sfilza di medici, e non solo di medici, ma anche di costituzionalisti, che hanno riconosciuto idratazione e nutrizione come un trattamento sanitario. Di conseguenza - ripeto - è necessario metterlo in maniera esplicita, perché questo dibattito, a mio avviso anacronistico, lo rende necessario, in modo che sia chiaro una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cera, lei ha già parlato su quest'emendamento, non può riparlare. Sull'ordine dei lavori? Prego, onorevole Cera.

ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Noi a questo punto siamo l'unica forza, insieme ad altre piccole forze e a forze presenti da questo lato, che dovremmo difendere un provvedimento.

PRESIDENTE. No, non deve entrare nel merito. Sull'ordine dei lavori che cosa propone?

ANGELO CERA. Sull'ordine dei lavori, Presidente. È normale che stiamo nemmeno a un decimo del provvedimento e qui c'è gente, che su un problema così gravoso ha fatto anche la propria storia e la propria tradizione ideologica e che, da questo momento, non deve poter più difendere quello che pensa, il modo di pensare di tanta gente, che non ha più voce qui dentro? È normale su un fatto di coscienza?

PRESIDENTE. Bene, ricordo che l'intervento sull'ordine dei lavori va sul tempo del gruppo, onorevole Cera.

ANGELO CERA. Presidente, io sto ponendo un problema e lo pongo alla Presidenza! Non stiamo votando cose astruse, sono cose che toccano la coscienza di ognuno di noi! Non si può lavorare con i tempi contingentati!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 Fucci, parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Ah, scusate, su tutti gli emendamenti il Governo si rimette all'Aula. Scusate, ma non ho trovato scritto e sono andata per abitudine.

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo ora all'emendamento 1.79 Bosco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, per dichiarare il voto favorevole del gruppo della Lega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

RAFFAELE CALABRO'. Grazie, Presidente, solo per illustrare e motivare il voto favorevole su quest'emendamento, che riteniamo particolarmente rilevante.

Come è stato già detto in altri momenti del dibattito, che stiamo svolgendo da quest'oggi, proprio nel dubbio che tutti quanti vogliono chiarire - alcuni lo danno per scontato, altri non lo danno per scontato - che questa legge non vuole, non è, non vuole essere una legge eutanasica, a noi sembra opportuno specificare che la presente legge vieta ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza e di aiuto al suicidio. È quello che il collega Fedriga definiva eutanasia attiva e eutanasia passiva. Determinarlo, scriverlo con chiarezza, io credo sia semplicemente un momento di trasparenza che la legge deve rappresentare all'esterno, perché è la volontà comune - mi sembra - di tutto il Parlamento che vuole dire a tutto il Paese: noi non vogliamo fare una legge eutanasica.

Allora, se non la vogliamo fare, diciamolo e diciamolo con la massima chiarezza.

Secondo punto che sottolinea l'emendamento: qual è la funzione del rapporto medico-paziente? E qual è, in questo gioco, la funzione del medico? L'attività medica e di assistenza alle persone è esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute e all'alleviamento delle sofferenze. Io ho studiato una serie di anni - facoltà di medicina, specializzazione e quanto è venuto dopo -, insegno alla facoltà di medicina, insegno ai miei allievi, che cosa? Che la loro funzione è quella di guarire il paziente, è quella di andare incontro alle loro sofferenze, di adoperarsi per tirarli fuori dalle malattie. Domani mattina, se questo non sarà più possibile, se domani mattina il medico sarà tenuto a fare solo quello che chiede il paziente, credo che si perda qualsiasi funzione della nobile arte della medicina e si diventi una persona che deve somministrare quello che altri gli chiedono, senza probabilmente avere nessuna esigenza di studiare più di tanto e soprattutto non avendo quella tensione etica che professioni come quella del medico devono mantenere, e mantenere fino alla fine. Per questo motivo, chiediamo all'Aula di seguire con attenzione questo emendamento, per potere dare voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, per dichiarare il voto di coscienza del mio gruppo parlamentare a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, ringrazio l'onorevole Mantero per aver chiarito finalmente di che cosa stiamo parlando. Eluana Englaro era da diciassette anni nella sua condizione e non stava certamente morendo per lo stato vegetativo: è morta perché gli sono stati tolti l'idratazione e la nutrizione. Quindi di questo adesso stiamo parlando, non più del morente, onorevole Burtone: stiamo parlando di come far morire qualcuno che non sta morendo.

Allora, vorrei ricordare che qui nessuno vuole obbligare un paziente a mettersi la PEG o a mettere il catetere venoso centrale, ma vorrei sperare, in primo luogo, che nessuno questo possa farlo perché ha deciso di affrettare la sua vita (intento suicidario o eutanasia per conto terzi) e soprattutto che il medico non possa essere costretto a farlo, quando questa è l'intenzione. Quindi, ripeto, non tanto metterla, la PEG, questo è già chiaro che non possiamo imporlo a nessuno, ma non voglio essere obbligato io, come medico, a togliere quel catetere, a togliere quella PEG, sapendo che quella decisione è stata presa non per rispettare il decorso della malattia ma per far finire prima la vita di una persona che non stava morendo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, la relatrice Lenzi e molti esponenti del Partito Democratico si sono affannati in queste ore a dirci che questa legge non parla di eutanasia: non c'è la parola eutanasia, non è scritto nemmeno tra le righe che si voglia tendere a questo.

Questo emendamento offre su un piatto d'argento a tutti noi la possibilità di uscire dall'equivoco. Io vi invito banalmente a leggerlo, come ho detto in premessa, a inizio pomeriggio.

Guardiamo il testo degli emendamenti; il testo dice: la presente legge vieta altresì ogni forma di eutanasia, ogni forma di assistenza o di aiuto al suicidio; e poi c'è la seconda parte alla quale faceva riferimento il collega Calabrò.

Quindi, davvero invito la relatrice, gli esponenti e le esponenti del Partito Democratico, gli esponenti e le esponenti della sinistra che siede di fronte a noi, a riconsiderare i loro pareri, a prendere per vere le loro stesse parole. Io sono straordinariamente convinto della buona fede vostra, qui c'è un'occasione straordinaria e irripetibile di mostrarlo, aldilà di ogni ragionevole dubbio.

Ce l'avete con Pagano? Mettete a tacere Pagano e votate questo emendamento! Questa è la sostanza del testo. Stiamo nel testo, siamo sul testo, stiamo su una battaglia di idee, altrimenti date ragione a tutti coloro che accusano questo testo di essere un testo cripto-eutanasico, perché questa è la realtà.

Qui c'è un testo per il quale è semplicemente necessario schiacciare il tasto verde e - udite! Udite! Lo dico alle colleghe e ai colleghi del Partito Democratico -, si può anche votare in modo diverso da quella che è l'indicazione del gruppo, perché un grande partito democratico, al proprio interno, discute e non ha paura di confrontarsi su tutto. Ma guarda caso, su questi temi non c'è mai un voto diverso in Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, il mio intervento è volto soprattutto ad escludermi dalla somma di ipocrisie che si stanno registrando in questo dibattito, dall'una e dall'altra campana. Io, a malincuore, perché lo ritengo insufficiente, voterò alla fine a favore di questo provvedimento, esattamente perché sono convintamente a favore dell'eutanasia, e perché, dando ragione all'intervento del collega Fedriga - lui sì autore di una serie di interventi assolutamente chiari e in buona fede, sia pure da un punto di vista antitetico rispetto al mio - sono convinto che questo sarà uno strumento iniziale - insufficiente, per ora, inadeguato - per arrivare in un ragionevole termine di tempo ad istituzionalizzare il ricorso all'eutanasia nel nostro Paese. C'è, da questo punto di vista, chi pensa che si debba per forza subire integralmente il corso di una malattia e che non si possa autonomamente, decidendolo esclusivamente su se stessi, decidere di sospendere il corso irrefrenabile delle pene.

Ma la lingua italiana, come peraltro, con vocaboli analoghi, tutte le lingue conosciute, insieme al sostantivo “cura” conoscono purtroppo anche l'aggettivo “incurabile”. Allora, per rispondere a quanto diceva la collega Roccella poc'anzi, onorevole Presidente: non ci può essere nessuno, al di fuori della persona colpita dalla malattia incurabile, che possa determinare per essa la decisione di percorrere il calvario fino alla fine, se quella persona non ritiene su se stessa e per se stessa di volerlo percorrere. E non c'è nessuno, onorevole Gigli, che in costanza e in vigenza dell'istituto dell'obiezione di coscienza possa imporre ad un medico che non se la senta di essere il tramite di un'espressione di libera volontà da parte del paziente di una malattia incurabile che decide per se stesso e solo per se stesso di non dover percorrere il calvario sino alla fine. Qui c'è una sola differenza. Non si tratta di capire se ha ragione chi la pensa come me o se ha ragione chi la pensa come qualcun altro, c'è una sola importante differenza, cioè che chi la pensa come me, chi pensa che ciascuno debba avere il sacrosanto diritto di decidere su se stesso, non impedisce a chi la pensa in modo diametralmente opposto di decidere su se stesso altrimenti. Voi, invece, state cercando di imporre una vostra visione, rispettabile - rispettabile! -, ma che non potete pretendere caschi sulla testa di ciascuno, anche nei confronti di chi legittimamente, sulla proprietà esclusiva pelle, ritiene di dover fare delle altre scelte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, penso che l'intervento che ha fatto poco fa l'onorevole Montero vada assolutamente nella direzione di quello che io continuo a sostenere, cioè che è una legge eutanasica. Eluana Englaro è stata citata poco fa dall'onorevole Gigli, e io vado in scia: qual è stato il motivo per cui hanno deciso di sopprimere questa vita umana? La cosiddetta qualità della vita, che fu stabilita da una persona, nella fattispecie suo padre. Allora, esattamente, i ragionamenti che abbiamo sentito, da un punto di vista politico, culturale e filosofico, sono chiarissimi: la discriminante è la qualità della vita. Ma che cos'è la qualità della vita? Per Usain Bolt, che ha fatto il record del mondo dei 100 metri, è fare quella qualità, per una signora anziana è stare con i propri nipoti.

La qualità della vita è quella che Papa Francesco, cui tanto si appellano anche molti del popolo della sinistra, definisce lo “scarto”. Ebbene, se siete convinti di quello che state sostenendo con il testo in esame, lo scarto umano è una vita da sopprimere.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO PAGANO. Questo emendamento - mi avvio alla conclusione, Presidente - toglie ogni dubbio. Potrebbe essere tranquillamente approvato e mettere fine a tale dubbio.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Intervengo a titolo personale.

PRESIDENTE. Onorevole Burtone, mi scusi, il primo intervento di un gruppo è l'intervento del gruppo; quelli successivi sono a titolo personale. Io ho iscritti lei, l'onorevole Argentin e l'onorevole Lenzi: il gruppo decida ma lei è il primo intervenuto. Ha a cinque minuti. Prego.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. La ringrazio, Presidente. Ritengo che nelle nostre dichiarazioni abbiamo cercato di evidenziare che per la nutrizione e l'idratazione artificiale sono necessari alcuni interventi molto impegnativi. Ora chi va in ospedale ha un istinto di sopravvivenza, richiede un intervento medico e non c'è dubbio che, di fronte anche alla proposta del medico di un trattamento con idratazione e nutrizione, può dare il proprio consenso informato. Ma se chi va in ospedale in una certa fase comprende di avere una parte assolutamente limitata di vita e vuole rinunciare a questo tipo di intervento perché lo vede di sofferenza e non vuole assolutamente continuare lungo questo tragitto, oggi la legge lo permette. Questo è un modulo per cui si prevede il consenso informato. Oggi un cittadino può dire: io non voglio che venga fatta la PEG; io non voglio che si incannuli dalla vena succlavia e si arrivi alla vena cava superiore. Questo è possibile: lo si considera come un fatto di sofferenza. Oggi il cittadino non è obbligato. La norma oggi lo dice: noi non aggiungiamo nulla, non c'è alcuna procedura di eutanasia perché oggi non soltanto può rinunciare ma - un altro aspetto che vorrei sottolineare ai colleghi - oggi un paziente può mettere la firma e andare via da un ospedale. Può andare via, anzi ci sono interventi cosiddetti caritatevoli per cui la firma è messa da un familiare che, di fronte alla sofferenza e alla richiesta di un paziente di poter morire nel proprio letto a casa propria, mettono la firma e vanno via. Allora tutti questi sono sottoposti ad eutanasia? Quando il paziente arriva in agonia e per un atto caritatevole viene portato via, allora si pratica l'eutanasia? Ma cerchiamo di dire le cose con un minimo di coscienza. Ritengo che oggi di fronte al consenso informato il cittadino debba mantenere la propria potestà costituzionale: accettare o meno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Intervengo a titolo personale. Vorrei dire che sento parlare moltissimo di nutrizione e di idratazione: francamente mi chiedo a quanti di voi sia capitato di stare in un letto di ospedale e di avere qualcuno che gli porga un bicchiere d'acqua. Vi state preoccupando tanto e lanciate con voce forte questo come pericolo di vita ma quale medico o i baroni della medicina si avvicinano ai vecchietti bavosi o ai disabili sporchi e cattivi? A me non è mai successo di vederlo se non a fior di soldi. Per cui vi chiedo con umiltà ma anche con onestà intellettuale di non strapparvi le vesti su cose che non vi appartengono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Grazie, Presidente. Volevo continuare, stimolata dall'intervento dell'onorevole Corsaro, il ragionamento sull'eutanasia perché in realtà le due posizioni che sono uscite stasera sono quelle contenute - non maggioritarie ma i due estremi - nell'ultimo parere del Comitato nazionale di bioetica che riguarda la sedazione profonda e in qualche modo si toccano.

Per spiegare perché non riteniamo che quanto scritto nel testo unificato rientri nell'eutanasia, vorrei ricordare che l'articolo 1 si occupa solo ed esclusivamente del consenso informato di una persona capace di agire. Non ci sono gli stati vegetativi, non ci sono disabilità gravi che incidano sulla capacità, non ci sono interdetti e minori: sono ipotesi che affrontiamo in altri articoli. Stiamo parlando di una persona capace. Tale persona capace - non citerò sentenze - nella Costituzione ha il diritto di dire di sì e di no ad un trattamento sanitario. Se ha il diritto di dire di no e dice di no alla chemioterapia, come è accaduto alla signora a Rimini che è morta perché era convinta che la chemioterapia, la medicina tradizionale andasse rifiutata, esercita un proprio diritto di dire di sì e di dire di no.

PRESIDENTE. Grazie.

DONATA LENZI. Dunque o diciamo che la Costituzione è eutanasica oppure ammettiamo che questo diritto esiste.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Grazie Presidente, al di là del fatto che parliamo del consenso informato e quindi parliamo di persone con capacità di agire, anche nel momento in cui vogliamo fare l'esempio che una persona capace di agire e quindi che rientra nel consenso informato voglia richiedere il suicidio assistito o l'omicidio del consenziente, che vogliamo chiamare eutanasia, in ogni caso non è previsto: che questo piaccia o non piaccia. A noi ad esempio non piace ma non possiamo assolutamente dire che bisogna dire in modo chiaro, che bisogna dire in modo inequivocabile che nel testo unificato non c'è l'eutanasia oltretutto, introducendo il termine, perché è del tutto fuorviante e pretestuoso e spiego il motivo. All'articolo 1, comma 7, che come gruppo del MoVimento 5 Stelle abbiamo emendato più volte e proveremo a modificare anche in Aula, il comma 7, secondo periodo, recita: “Il paziente non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge…”. Al momento penso che su questo non ci sia alcuna contraddizione: al momento l'eutanasia e il suicidio assistito non fanno parte e non sono a norma di legge perché rimangono ancora in piedi gli articoli 579 e 580 del codice penale e quindi non capisco in quale modo ancora ulteriormente sia necessario dire che in modo inequivocabile nel testo non c'è. Che poi ciò piaccia a una parte o non piaccia, è più che legittimo ed è una posizione politica o personale che si voglia: infatti ognuno si muoverà secondo i propri emendamenti e secondo le proprie decisioni ma non diciamo falsità sul fatto che bisogna chiarirlo inequivocabilmente perché purtroppo o per fortuna inequivocabilmente è già stato chiarito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Detto questo anche sull'idratazione e la nutrizione artificiale si sta parlando talmente tanto sul fatto che siano o meno trattamenti sanitari ma, a prescindere dal fatto che siano o meno trattamenti sanitari, posso rinunciarvi perché la Costituzione mi tutela ed è la Costituzione, non è il primo qualunque che passa e che lo decide, ma è la Costituzione che mi tutela e dice che tutto ciò che tocca il mio corpo devo essere io a deciderlo e, se io stasera decido di non andare a cena, indipendentemente se sia artificiale oppure no, nessuno mi può costringere ad andare a mangiare o a bere e questo è il concetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Il collega Pagano poco fa ci ha fatto diversi esempi su cosa può essere per una persona o per l'altra la qualità della vita. Dai suoi esempi, come si dice da noi in Liguria, è chiaro che viene nel nostro carruggio, nella nostra strada ovvero che è chiaro che solo il titolare della propria vita può stabilire cosa è degno e cosa non è degno per la sua vita. Mentre invece dai vari interventi che hanno fatto i colleghi fino adesso, si evince che secondo loro la vita non è un bene disponibile, quindi io non posso decidere cos'è degno per la mia vita, io non posso decidere rispetto alla mia vita ma invece il collega Pagano, il collega Fedriga, il collega Calabrò, il collega Menarello possono decidere loro per me. Questo è quello che si evince dai loro interventi.

Io penso che ognuno sia titolare della sua vita, quindi, che ognuno possa decidere per sé stesso e che non possano essere i colleghi che stanno cercando di impedire l'arrivo alla fine di questo provvedimento a decidere per gli altri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Questo emendamento è un po' una sorta di cartina al tornasole di questa norma, perché questo emendamento metterebbe al riparo la norma dalle tre condizioni distorsive che abbiamo sollevato. La prima è la vicenda che afferisce all'eutanasia latente - il collega Corsaro è stato particolarmente puntuale da questo punto di vista -, un'eutanasia strisciante, prevalente, una sorta di finalità carsica che è dentro la norma, attraverso un dribbling semantico. Il secondo aspetto è tutto relativo al medico a cui viene sottratta la scienza e congelata la coscienza. Il medico diventa null'altro che un idraulico, una sorta di tecnico idraulico che chiude una fontana. Il terzo aspetto è la valutazione che prescinde, così, dalle competenze, dallo studio, dalla conoscenza, dalla ricerca, dall'esperienza e, soprattutto, prescinde dalla tipicità, se trattasi di malattia degenerativa o se trattasi, viceversa, di vicenda acuta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, faccio questo ragionamento perché ho sentito delle affermazioni da parte dei colleghi che, dopo, si concretizzano in qualsiasi circostanza; faccio l'esempio dei colleghi del MoVimento 5 Stelle. Giustamente hanno detto: ognuno è libero, se io non voglio andare a cena e non mangiare, nessuno mi può obbligare a farlo. Quindi, una persona assolutamente in forma, che può muoversi autonomamente e decidere per sé autonomamente, può liberamente decidere. Il collega dei 5 Stelle ha detto: sono Fedriga, Calabrò, Pagano che devono decidere per gli altri? Uno non può decidere, se vuole morire o non morire? Capisco che può sembrare la rappresentazione dell'assurdo, ma, assolutamente coerente con questi ragionamenti, se uno domani dice: voglio morire e si butta giù dalla finestra, nessuno vada a salvarlo, perché va contro la sua volontà di autodeterminarsi, esattamente come per la cena. Nessuno osi salvarlo, perché questo è il principio, e se siete coerenti con questo principio dovete dire: Fedriga ha ragione, nessuno si avvicini e lo salvi, perché lui ha detto esplicitamente che vuole morire, si è gettato dalla finestra e bisogna lasciarlo morire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

Onorevole Fedriga, per favore, non siamo mica sordi qua.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. L'argomento è esattamente quello che ha illustrato adesso l'onorevole Fedriga. Io vorrei rassicurare l'onorevole Corsaro e altri, qui nessuno vuole decidere per gli altri, nessuno vuole legare i pazienti al letto e obbligarli a subire alcuni trattamenti, altrimenti non avremmo fatto una legge sul consenso informato. Peraltro, avevamo tentato di farla anche nella scorsa legislatura, quindi, c'è un accordo su questo punto, sul punto della libertà delle persone di scegliere e, in particolare, di non avere interventi sul proprio corpo senza il proprio consenso. Ma il punto è che, tutto questo, non riguarda solo il singolo, non riguarda soltanto l'individuo solitario e autodeterminato, riguarda, in primo luogo, il medico che è chiamato, nel caso per esempio di rinuncia alle cure, a collaborare, a intervenire, quindi, si tratta già di due libertà a confronto, ma riguarda, soprattutto, la comunità, cioè riguarda il modo in cui la comunità si pone di fronte alla volontà suicida di uno dei suoi membri. Se viene meno quel principio di solidarietà, di favor vitae, per cui se c'è una persona che si vuole buttare dalla finestra si fa il capannello sotto la finestra, si chiamano i Carabinieri, si tenta di intervenire e noi non sappiamo se quella persona è disperatamente infelice, se è malata, se è moribonda, se gli è morto un figlio, se ha un gravissimo dolore, non lo sappiamo, sappiamo che è autodeterminata, eppure interveniamo, perché c'è qualcosa di più della volontà del singolo, c'è il senso della solidarietà e della fratellanza. Pensiamo, per esempio, a quell'immigrato che si è buttato nel canale, mi sembra, di Venezia e nessuno si è buttato per salvarlo. Ecco noi rischiamo di andare verso una società di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Solo con la stima, signora Presidente, che lei sa, io ho per l'onorevole Roccella, nel consenso, o, come oggi, nel dissenso profondo, vorrei pregare la Presidenza di avvisare l'onorevole Roccella, con garbo, che se io oggi - a 44 anni, nel pieno delle mie facoltà o delle facoltà delle quali dispongo, lo dico senza esagerare - affermo e metto per iscritto che qualora mi trovassi in una determinata situazione non vorrei ricevere alcuni trattamenti, inclusa l'idratazione e l'alimentazione, non gradirei che venisse l'onorevole Roccella a riattaccarmi alcunché.

PRESIDENTE. Onorevole Calabrò, lei ha già parlato su questo emendamento forse non se lo ricorda, ha parlato per secondo, dopo l'onorevole Saltamartini; guardi ce li ho tutti scritti qui, stia tranquillo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.79 Bosco, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa, onorevole?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, sull'articolo 85. Presidente, nonostante le innumerevoli richieste che ho fatto, la risposta non mi è ancora arrivata o, probabilmente, mi è sfuggita. Io vorrei capire, in relazione agli emendamenti Monchiero 1.178 e Burtone 1.356, come sono le riformulazioni o se c'è un nuovo emendamento presentato dalla Commissione. Ho aspettato diverse ore, forse è colpa mia, ma non ho ancora il testo scritto e visto che mi era stato consegnato un testo scritto come riformulazione unica, vorrei avere il testo così come esplicitato dalla relatrice.

PRESIDENTE. Allora se la relatrice lo ha già disponibile, lo legga ora e poi lo consegniamo all'onorevole Fedriga.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Allora, all'emendamento 1.178 Monchiero, come peraltro detto, sostituire le parole da: “incaricati di ricevere le informazioni”, fino alla fine del periodo, con le seguenti: “incaricati di riceverle e di esprimere il consenso in sua vece”. Il “riceverle” è dovuto al fatto che c'è “informazioni” due volte; era una finezza di italiano che è stata sollevata in comitato ristretto. In relazione all'emendamento Burtone 1.356, al comma 3, secondo periodo, aggiungere infine le parole: “se il paziente lo vuole”, invece che: “se il paziente lo desidera”.

PRESIDENTE. Allora, poi, magari, sarà in distribuzione. Se è possibile diamo una copia all'onorevole Fedriga e a chi la richiede.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.82 Bosco.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà. Poi se lo ricordi, però.

RAFFAELE CALABRO'. Mi sono girato l'orologio dall'altra parte per ricordarmelo, grazie.

Dei vari interventi che ho sentito prima e che in qualche punto vorrei riprendere per illustrare l'emendamento attuale, c'è una cosa che un po' mi dispiace, che il collega non si voglia affidare a Calabrò per le sue decisioni.

Io mi auguravo che non avrei mai sentito dire con le mie orecchie che qualcuno non si volesse affidare, comunque accetto anche questo.

Riprendendo il discorso, io sono concorde con l'idea dell'onorevole Silvia Giordano, che stasera non vuole andare a cenare, vista anche la richiesta di portare alla lunga questo dibattito fino a tardi, e temo che questa sia una realtà, che la collega Silvia Giordano non vuole andare a cenare, c'è tanta gente che ci vuole andare e mi auguro che prima o poi riuscirà ad andare; se non vuole andare a cenare nessuno la può costringere, e ci mancherebbe altro. Io credo che ognuno ha diritto di fare le proprie scelte, ma queste scelte, che sono nella mia autonomia, io non le posso chiedere a qualcun altro. Io non posso chiedere a qualcuno, che sta morendo di fame a mezzanotte, che porti in giro l'onorevole Giordano, se lei non vuol mangiare e l'altro la deve accompagnare in questa sua decisione. Io credo che ognuno sia libero di fare le proprie scelte e, quindi, come tale - poi andremo al punto relativo all'idratazione e alla nutrizione -, se io non lo voglio fare, non posso chiedere al sistema sanitario di accompagnarmi in questa decisione.

La Costituzione, come è stato detto nell'intervento precedente, mi garantisce che io faccia le mie scelte terapeutiche, cioè io ho una patologia, mi viene detto che devo essere operato, che devo fare una certa terapia, ho paura, non voglio essere operato, non voglio fare la chemioterapia perché mi fa timore e, quindi, come tale io ritengo opportuno di rifiutarlo, e il medico deve rispettare questa volontà del paziente.

Ma ci sono una serie di condizioni in cui l'idratazione e la nutrizione artificiali non rappresentano una terapia di una patologia, ci sono condizioni in cui rappresentano una terapia e ci sono condizioni in cui non rappresentano una terapia. E questa io credo che sia una cosa da chiarire, perché, se noi facciamo riferimento all'articolo 32 della Costituzione, allora bisogna che, consequenzialmente, noi ci rivolgiamo alle situazioni in cui nutrizione e idratazione artificiali rappresentano una terapia. Faccio anche qui un esempio concreto per intenderci: se io ho una polmonite - me lo faceva un collega, prima, questo esempio - e non voglio curarmi, io non prendo l'antibiotico, e se questo antibiotico dovrebbe venire per fleboclisi ed essere messo all'interno di fleboclisi, quella idratazione non mi va data, perché quella idratazione è semplicemente un veicolo di una terapia che io correttamente ho potuto rifiutare. Ma se lo stato di patologia non ha niente a che vedere con tutto questo, se io - vi faccio un esempio - sono in uno stato vegetativo, che vuol dire? Non ho la capacità di intendere e di volere, ma ho il cuore che funziona bene, il rene che funziona bene, il polmone che funziona bene, l'intestino che funziona bene, eccetera, cioè c'è una situazione fisiologica normale, allora io con la idratazione e la nutrizione artificiale non sto curando la patologia, che è lo stato vegetativo, sto semplicemente sostenendomi. E se io tolgo la nutrizione e l'idratazione artificiale, io sto togliendo quello che è il sostegno a questa persona, non sto curando la persona e togliendo la cura alla persona. In altri termini, se il signore che aveva la polmonite muore perché, alla fine, non ha voluto fare la terapia e muore per la sua polmonite che avanza, l'altro signore non muore per lo stato vegetativo, muore perché gli ho tolto il sostegno vitale.

Altro ancora, l'onorevole Capezzone...

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE CALABRO'. Ho un minuto? Le chiedo scusa, allora, cercherò di essere più breve, qualche cosa me la riservo per dopo. L'onorevole Capezzone dice che, nella rappresentazione delle DAT, tutto questo può essere rappresentato successivamente, ma noi stiamo parlando d'altro, noi siamo all'articolo 1, noi siamo al consenso informato, siamo di fronte ad una persona cosciente, che sta dicendo: io ho coscienza di quello che ti chiedo e ti chiedo di non voler bere e di non voler mangiare, e io non posso accompagnarla in questo. Se lo vuol fare, come l'onorevole Silvia Giordano che esce e non va al ristorante a cenare, esce se ne torna a casa sua e non mangia, ma non viene a chiedere a me, che, stando in ospedale, al sistema sanitario nazionale, di assecondarlo in questo percorso, che è una sua volontà, chiaramente, perché lui ha deciso che non vuole andare avanti nella vita e mi sta chiedendo di aiutarlo in questo meccanismo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Per confermare il voto favorevole del gruppo dell'UDC all'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Per esprimere il voto favorevole a questo emendamento da parte del gruppo della Lega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sberna. Ne ha facoltà.

MARIO SBERNA. Grazie, Presidente. Dichiaro il voto di coscienza del nostro gruppo su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà. Il suo gruppo ha finito anche l'ampliamento dei tempi, quindi ha un minuto, onorevole.

PAOLA BINETTI. A titolo personale, Presidente. Mi sembra che questo emendamento, però, abbia una valenza diversa, che non è soltanto quella della tutela della libertà del paziente, è quella che mette in discussione quella che è la mission specifica del medico. L'incipit dell'emendamento dice: “la presente legge considera l'attività medica e quella di assistenza alle persone esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute”. Questo disegno di legge corre il rischio di snaturare completamente il senso dell'attività medica, il valore degli studi medici e anche quella che è tutta un'impostazione secolare, che vede nel fine della relazione medico-paziente, non il consenso informato, ma la relazione di cura. Il consenso informato è mezzo per una relazione di cura soddisfacente per entrambi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Si sta provando, sostanzialmente, a derubricare il ruolo del medico, con una sorta di atteggiamento scientista alla rovescia, cioè si sta provando a fare l'esatto contrario di ciò che si dovrebbe fare nei confronti di chi ha studiato, di chi sa, di chi conosce, di chi ha esperienza, di chi ha misurato la propria capacità nel rispondere ad una domanda di salute. Si lascia, insomma, per qualche aspetto, con questa norma, prevalere lo sciamano che è dentro ognuno di noi; si lascia, insomma, affidare la sorte della propria vita ad una valutazione che niente ha a che vedere con la competenza.

Ho ascoltato qui, peraltro, un autorevole collega, che ha fatto riferimento a quell'atto caritatevole, che tante volte si celebra nel nostro Paese, quella firma dei familiari, che, di fatto, riportano il paziente in condizioni difficili a casa. Si mette quella firma e si va a casa. E si va a casa in quel rapporto unico che è tra familiari e medico competente e capace. Capace di esprimere la sua esperienza, ma, quando si va a casa, la prima cosa che si fa è garantire l'idratazione, se è necessaria, che non significa curare la malattia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Questo è il tema sul quale noi dovremmo riflettere ed è proprio in funzione della specifica condizione, se volete, sociale e culturale del nostro Paese, che ha garantito questo percorso nel rapporto che è fatto di scienza e di coscienza col medico, ma anche nel rapporto che è fatto di rispetto e di dignità nei confronti del paziente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Mi sembra di ricordare che esiste una tradizione di quest'Aula, per la quale, quando sono esauriti i tempi, tuttavia sono consentiti sul singolo emendamento interventi di un minuto, in modo che non venga totalmente silenziata una voce importante del dibattito. Vorrei chiederle di attenersi a questa antica e meritoria tradizione di quest'Aula.

PRESIDENTE. Non avevo bisogno che lei lo chiedesse, ma comunque adesso lo leggo. Avverto che la componente UDC del gruppo Misto ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza.

Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale componente lo svolgimento, per ciascun emendamento, di un solo breve intervento, per illustrare la posizione della componente, della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, questo emendamento narra esattamente come risulta indispensabile riposizionare prioritariamente l'alleanza terapeutica tra medico e paziente. Mica è un fatto banale questo! Poco fa l'onorevole Capezzone diceva: ma ognuno della propria vita è libero di fare quello che vuole. Faceva l'esempio su se stesso. Ma, ammesso e non concesso che sia così, né voglio entrarci, perché, ovviamente, è un altro argomento, però tutto questo ammesso e non concesso riguardi la sua vita. Ma il tema è, per come questa legge eutanasica è stata prevista e immaginata, scientificamente, visto che la Luca Coscioni dice che è la via italiana all'eutanasia, alla fine tutti i casi dubbi finiranno in capo a un giudice.

Quindi, per come la mettete, se rimangono così le cose, e cioè che il medico non conta niente, che deve ubbidire pedissequamente agli ordini che gli arrivano da qualcuno, fiduciario o lo stesso malato di qualche anno fa, e, nel caso di dubbio, alla fine sarà il giudice, secondo voi - lo dico a tutti gli uomini liberi di questo Parlamento…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pagano.

ALESSANDRO PAGANO. …come si comporterà un giudice? Io non voglio essere giudicato

, vista la tendenza della magistratura su questo argomento antropologico in questo momento, da un giudice. Questa legge è eutanasica!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

MARIA AMATO. Per annunciare il voto contrario del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, puntualizziamo ulteriormente: siamo in un articolo in cui si parla di consenso informato. Abbiamo anche evidenziato che per l'idratazione e la nutrizione artificiale alcune volte sono necessari interventi molto invasivi dal punto di vista chirurgico. Ebbene, c'è chi accetta e c'è chi non accetta. Voglio ribadire che oggi, oggi, secondo le leggi vigenti in Italia, c'è la possibilità di rifiutare; voi volete imporre che un paziente debba necessariamente avere l'idratazione e la nutrizione artificiale. Oggi può rinunciare. Noi non stiamo aggiungendo nulla, non c'è nessun provvedimento che va verso l'eutanasia.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Su cosa, onorevole?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Articolo 83 e seguenti, ovvero sulla discussione in Aula. Le chiederei di sollevare il problema con la Presidente Boldrini sui tempi immediatamente, perché, lo dico, adesso non riguarda il mio gruppo, ma ho paura riguarderà a breve. È inaccettabile che un gruppo, su un tema di questo tipo, possa parlare, come è stato detto poc'anzi, soltanto brevi interventi, soltanto uno per gruppo. Credo che, indipendentemente da come la pensiamo sul tema, tutti i colleghi di quest'Aula possano portare avanti questa richiesta. In questo momento mi sembra che non ci sia assolutamente alcun tipo di pratica ostruzionistica; è chiaro che i tempi non sono brevissimi, ma, per la delicatezza della materia e quanto ognuno di noi sente la materia stessa, penso sia inaccettabile che a un gruppo sia compressa in modo così forte la possibilità di intervenire e dire le sue motivazioni e la sua presa di posizione.

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, stiamo tentando di rintracciare la Presidente. Le dico anche che finora non c'è nessun gruppo che ha esaurito i tempi, perché quella è una componente del gruppo Misto; quindi, in ogni caso tutti i gruppi hanno ancora del tempo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, vorrei fare un po' di opera di chiarimento. Nessuno contesta in quest'Aula, credo, che l'introduzione di una PEG o di un accesso venoso in vena centrale siano un atto medico. Nessuno vuole contestare che questo atto medico possa essere rifiutato dal paziente, e vorrei dire all'onorevole Burtone, che insiste sempre sul malato terminale, che io credo che nel malato terminale il medico possa pure collaborare a togliere questo presidio, una volta messo, anche con il consenso del paziente, se il paziente non lo vuole più e vuole morire nel suo letto, così lo lasciamo tranquillo.

Ma vi sono dei pazienti in cui la nutrizione e l'idratazione, una volta messe, servono solo a garantire la loro sopravvivenza. Il paziente può chiedere di rifiutare anche questo, e quindi chiedere che la PEG sia tolta, ma la nostra domanda è la seguente: è compito, questo, della struttura sanitaria, e, soprattutto, è obbligo del medico assisterlo in questa decisione?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.82 Bosco, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.101 Fucci e 1.362 Palmieri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie, signora Presidente. Qui entriamo in un altro tema in cui bisogna che ci chiariamo un po' le idee, perché, se è vero, come abbiamo sostenuto, come si è sostenuto fino a questo momento, che è possibile arrivare, nell'assecondare la volontà del paziente, fino al momento finale, nel momento in cui il medico, seguendo la volontà del paziente stesso, gli consente, lo autorizza, e dietro al medico c'è lo Stato, quindi attraverso le strutture sanitarie, e quindi lo Stato diventa, in buona sostanza, chi dispensa la morte dei propri cittadini, autorizza, segue, conferma la volontà di un individuo, accompagnandolo alla fine, questo nuovo istituto che noi abbiamo creato, abbiamo introdotto e andiamo introdurre nel codice bisogna che trovi una collocazione o un raccordo in maniera specifica con gli articoli del codice penale citati nell'emendamento, il 575, il 579 e il 580, perché allora noi ci troviamo di fronte, se non ho inteso male, alla volontà del paziente, del malato, il quale, sostanzialmente, autorizza il medico, e la struttura, quindi, compiacente nella quale si trova, ad accompagnarlo alla morte, alla fine della vita.

E, allora, mi chiedo e vi chiedo: come conciliamo questo, che diventa un principio fondamentale nel codice penale, nel sistema delle leggi, con l'articolo 579 del codice penale, l'omicidio del consenziente? Che cosa dice? Chiunque cagiona la morte di un uomo con il consenso di lui è punito con la reclusione da 6 a 15 anni. E, allora, andiamo a vedere se nella condotta che qui ci occupa ci siano questi elementi che caratterizzano la condotta del contenuto dell'articolo 579. Ci sono o non ci sono? Noi riteniamo che ci siano, perché lì qual è il processo che viene sostanzialmente punito dal legislatore? È chi aiuta, cagiona, si mette in condizione di porre un essere umano, il quale gli chiede espressamente di aiutarlo in questo momento, a raggiungere e a ottenere la morte.

Quindi io, persona capace di intendere e di volere o assolutamente incapace, con questo ho dato attraverso la figura del fiduciario - che poi è un'altra figura nebulosa in questa normativa - la possibilità di decidere per me. E decido di passare dalla vita alla morte. E l'atteggiamento del medico qual è? Allora, non possiamo uscircene dicendo che in quest'attività il medico è esente da responsabilità penale e civile, perché è troppo poco, è troppo lacunoso, è troppo incerto l'iter, così come pronunciato.

Noi dovremmo intervenire sull'articolo 579 e fare qui una deroga alla condotta. È vero che esiste questa ipotesi di condotta, è vero che esiste l'omicidio del consenziente, ma dovremmo aggiungere un ulteriore comma e dire: badate bene, questo omicidio, fatto dal medico che asseconda la volontà col consenso del paziente, non esclude l'ipotesi di cui all'articolo 579 e ci lascia in un altro spazio che andremo a individuare.

Ma così come, c'è una profonda contraddizione tra le due cose. Perché dovrebbe essere omicida del consenziente chi aiuta una persona…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

ANTONIO MAROTTA. .. per esempio a buttarsi nel vuoto per raggiungere la morte, rispetto a chi lo aiuta, non dandogli le cure o la nutrizione necessaria per sopravvivere? Anche di un'ora, anche di un minuto! Questo è il problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. Col codice penale non si gioca, perché si corre il rischio, per enfasi culturale, magari tecnologicamente avanzata e nella prospettiva di trasformare un'Aula in una sorta di esercitazione universitaria, di potere in qualche maniera fare passare delle nozioni, che possono apparire troppo complicate, come delle vere e proprie esigenze di carattere normativo. Ripeto che con le norme penali non si gioca, perché quest'emendamento tende soltanto a chiarire che vi è un rischio concreto. Non penso di esagerare e mi rivolgo proprio a coloro che credono, tra virgolette, in questa strutturazione dei temi che stiamo affrontando. C'è il rischio di avallare la possibilità di disapplicazione soprattutto dall'articolo 580 del codice penale. Una norma, quella del 580, Presidente, che si occupa dell'istigazione al suicidio. È una norma, per così dire, singolare da un certo punto di vista, ma chiarissima per altri: “chiunque determina altri al suicidio o rafforza l'altrui proposito, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione…”.

Cerchiamo di trarre le conseguenze, se idratazione e alimentazione sono agevolati, dal punto di vista della scelta di farne a meno, da un terzo soggetto, che in qualche modo agevola, favorisce, provoca una morte, per mancanza di idratazione e alimentazione. L'esempio classico - che veniva effettuato sui manuali di diritto penale - è l'omicidio volontario della mamma che non allatta più il bambino, per chiarire come si possa uccidere per omissione.

Allora io segnalo agli illustri relatori e convinti fautori di questo provvedimento che, includendo alimentazione e idratazione negli strumenti per potere legittimamente assentire ad una scelta di suicidio programmato, si corre il forte rischio di legittimare condotte, che oggi sono penalmente perseguibili con pene gravissime e che non lo saranno più. Infatti, questo diventa sostanzialmente un modo assolutamente incerto di leggere le fattispecie penale esistenti. Certo, capisco che siete perplessi, ma bisogna avere i piedi saldamente per terra e pensare a tutte le conseguenze che una norma può avere!

Allora, questo emendamento cerca solo di ribadire e di fare salvo che almeno gli articoli 575 (omicidio volontario), 579 e 580 rimangono salvi e non possono essere toccati da questa normativa. Volete porre un argine di rilevanza penale a queste condotte o c'è un “liberi tutti” anche sul piano penale? Noi voteremo a favore di quest'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente, per dichiarare il voto di coscienza del nostro gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, io credo che l'opposizione a quest'emendamento, che vuole ribadire esattamente i paletti del codice penale, sarebbe credibile, se non ci fosse stata, al comma 7 successivo, quella previsione per cui il medico, che rispetta un certo tipo di volontà espressa dal paziente, è in conseguenza di ciò esente da responsabilità civile o penale. Io credo che chi ha scritto questa norma avesse proprio invece ben chiaro - al contrario di ciò che pensa l'onorevole Sisto - dove voleva arrivare. Voleva arrivare a rendere inefficaci le previsioni, appunto, degli articoli del codice penale che sanzionano l'omicidio del consenziente e l'istigazione al suicidio.

PRESIDENTE. Chiede di parlare l'onorevole Binetti. Onorevole Binetti, io non le posso dare la parola. Lei è intervenuta nel complesso degli emendamenti ed è firmataria di uno dei due emendamenti. Prego, mi dica.

PAOLA BINETTI. Il collega ha detto che ritira l'emendamento.

PRESIDENTE. Me lo dovrebbe dire il primo firmatario dell'emendamento. Se mi si dice che l'emendamento 1.101 Fucci è ritirato, io lo considero ritirato e a quel punto… Va bene, perfetto, quest'emendamento è ritirato.

Ha chiesto, quindi, di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà, per un minuto.

PAOLA BINETTI. Presidente, si renda conto: senza numeri, senza tempo, senza niente, una battaglia immane contro un'eutanasia che entrerà in questo Paese. Veramente è una cosa totalmente antidemocratica. Comunque voglio ribadire che non ci sarebbero tanti emendamenti, tante richieste di tanti colleghi su questo punto, se il rischio non ci fosse. Chiudere gli occhi anche solo davanti al rischio e non volere mettere paletti, che nulla tolgono alla legge, che solo ribadiscono un principio, mi sembra francamente un'ingiustizia, ma soprattutto un'imprudenza contraria al principio di precauzione, che ogni forma di bioetica e di etica pubblica pretenderebbe (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente, mi scusi per il ritardo di quest'intervento. Vorrei solo fare una riflessione su quest'emendamento, come su molti simili che abbiamo appena esaminato. Io credo che il comma 1 di questa legge, il comma 1 dell'articolo 1, meritasse sorte migliore e che si potesse votare con qualche piccola correzione in mezz'ora, perché affermava un principio che è assolutamente incontrovertibile.

L'avere voluto ampliare a dismisura la discussione, alla fine, ha finito di confondere le idee a noi tutti e, magari, non avremo più nessuno il tempo per discutere in modo più approfondito di altri commi di quest'articolo, ma soprattutto dell'articolo 3 e dell'articolo 4, che si riferiscono più direttamente alle tematiche che toccano la sensibilità di molti dei presenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà.

DOMENICO MENORELLO. Grazie, Presidente. A me pare che, in qualunque modo la si veda, le interpretazioni di questo testo sono le più diverse. C'è chi legge l'introduzione di forme più o meno accentuate di eutanasia. Lo abbiamo sentito anche durante la discussione generale - penso all'intervento autorevolissimo dell'onorevole Marzano - e l'abbiamo sentito ripetere molte volte in Commissione. C'è chi nega radicalmente quest'ipotesi. Ci sono autorevolissimi commentatori, il già citato professor D'Agostino, che comunque ammettono la possibilità di interpretazioni di questo tipo. Bene, è giusto fare una scelta. Questa norma forse è l'ultima che passa per scegliere se le interpretazioni eutanasiche ci possono o non ci possono essere. Quindi, è un atto di chiarezza che il Parlamento ha il dovere di compiere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Io non capisco veramente la posizione della maggioranza e della relatrice.

Non la capisco, perché più volte si sono espressi e hanno detto: questo testo non ha nulla a che fare con l'eutanasia. Benissimo, ma allora perché non aggiungere, proprio forse per tranquillizzare anche coloro che questo rischio lo vedono - non cambierebbe nulla alle vostre intenzioni e al vostro testo, visto che nulla ha a che fare con l'eutanasia - un emendamento tale? A beneficio dei colleghi, magari lo rileggo: ai sensi degli articoli 565, 569 e 580 del codice penale, è vietata ogni forma di eutanasia e ogni forma di assistenza e aiuto al suicidio, considerando l'attività medica e quella di assistenza alle persone esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all'alleviamento delle sofferenze.

Non capisco! Non capisco perché non si può aggiungere! Forse non serve? Avete ragione, non serve: tranquillizzateci! Qual è il problema di tranquillizzarci, se nulla ha a che fare con l'eutanasia e se voi stessi avete detto che non c'è questo intento? Ciò perché, se non ci volete tranquillizzare, permettete che qualche dubbio venga?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.362 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.108 Palmieri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, qui entriamo in una serie di emendamenti che troveranno poi accoglienza con l'emendamento Bazoli, che troveremo fra quattro o cinque votazioni, quindi mi limito, su questo nostro emendamento del gruppo di Forza Italia, a segnalare il fatto che volevamo indicare - quello che poi sarà nel testo - che il consenso informato è uno strumento per garantire la libertà e non è il fine della relazione terapeutica tra la persona malata e il medico. A questo serviva questo emendamento, per questo comunque lo vogliamo votare, e voteremo comunque la riformulazione poi prevista da qui a poco.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.108 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 1.111 Silvia Giordano.

SILVIA GIORDANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVIA GIORDANO. Presidente, intervengo solo per dire che ci piace l'emendamento accolto sulla stessa materia che verrà più avanti, a prima firma Binetti, quindi ritiriamo questo emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo all'emendamento 1.113 Piccione.

TERESA PICCIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESA PICCIONE. Presidente, ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Però è stato sottoscritto…

GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Presidente, solo per ricordare che l'emendamento è stato sottoscritto anche da me.

PRESIDENTE. Mi ricordavo che era stato sottoscritto da altri colleghi all'inizio della seduta, però la prima firmataria ha titolo a ritirare l'emendamento, quindi è ritirato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.114 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.115 Bazoli, per il quale vi è la proposta di una riformulazione.

Chiedo all'onorevole Bazoli se accetti la riformulazione.

ALFREDO BAZOLI. Presidente, accetto la riformulazione, anzi ringrazio la Commissione per aver accettato questo emendamento, che sembra avere natura puramente lessicale ma in realtà credo che sia di grande importanza, perché invece ha natura molto sostanziale. E colgo anche l'occasione per annunciare che ritiro gli emendamenti a mia prima firma sui quali la relatrice ha espresso parere negativo. Quindi, quelli sui quali sono già stati espressi i pareri, li ritiro - quelli a mia prima firma -, e lo faccio anche come segno di apprezzamento per l'equilibrio nel testo che si rinviene dopo le modifiche apportate sia in Commissione sia in corso d'opera durante questa discussione. Credo che siano modifiche che consentono al testo di raggiungere un equilibrio per me molto apprezzabile, quindi, anche per manifestare il mio apprezzamento, ritiro gli emendamenti sui quali è stato espresso parere negativo.

ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, solo per chiedere alla Presidenza di considerare fatti propri dal gruppo di Forza Italia tutti gli emendamenti testé ritirati dal collega Bazoli.

PRESIDENTE. Sta bene. Questi emendamenti diventano a prima firma Occhiuto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.115 Bazoli, così come riformulato dalla relatrice, con il parere favorevole della Commissione, mentre il Governo si rimette all'Aula.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.119 Mantero.

MATTEO MANTERO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Presidente, intervengo molto velocemente, solo per dire che questo emendamento l'ho presentato semplicemente per lasciare agli atti in Aula quello che è già stato detto in Commissione, ovvero che quando si parla di autonomia professionale del medico si intende la sua autonomia rispetto alla struttura sanitaria, la sua autonomia rispetto all'ASL e così via, quindi la sua autonomia di proporre e di prescrivere la terapia che ritiene più indicata per la patologia del malato, non di autonomia decisionale del medico messa in contrapposizione con quella del paziente. Ciò semplicemente perché fosse chiarito e perché restasse agli atti anche questo, quindi ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.121 Palmieri, 1.122 Fucci e 1.124 Bosco.

ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Scusi, Presidente. Mi ero un attimo distratto per il Bazoli.

PRESIDENTE. Siamo a pagina 26 agli identici emendamenti 1.121 Palmieri, 1.122 Fucci e 1.124 Bosco.

ANTONIO PALMIERI. Ottimo. Qui vado in totale coerenza con la riformulazione del comma 7 che la relatrice ha fatto in Commissione accogliendo le nostre sollecitazioni e inserendo il riferimento alla deontologia professionale per quanto riguarda il rapporto medico-paziente e rispetto a quanto il paziente può chiedere al medico e a quanto il medico può rispondere o meno al paziente. Quindi, sempre tenendo fede al mio proposito di guardare il testo, allora in questo caso andiamo in netta, semplice ed evidente coerenza con quanto abbiamo già votato tutti insieme in Commissione. Per questo mi stupisco che un miglioramento, ripeto, in coerenza - due parole - su una cosa sulla quale già abbiamo trovato un accordo, veda in questa sede un voto contrario su un elemento sul quale abbiamo già condiviso un voto comune.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà. Pensavo che avesse già espresso la sua opinione.

ALESSANDRO PAGANO. No, solo perché prima aspettavo che il relatore parlasse. Ma il codice deontologico è tutto basato sulla vita, Presidente, e quindi la tutela della salute della persona non può che basarsi su questo. Quindi è talmente lapalissiano il fatto che aggiungere questo elemento sia contenuto all'interno di una legge sulla vita che non si può non sottoscrivere. La mancanza di sottoscrizione - ma non dico nemmeno questo - di approvazione, dimostra esattamente il contrario: il testo unificato contiene una cultura della morte anche e in considerazione e con riferimento al medico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. La deontologia medica tradizionalmente si fonda sull'idea di un'alleanza tra medico e paziente attorno ad un valore oggettivo, il valore della vita e della salute, da cui nel giuramento ippocratico discendeva il rifiuto di somministrare veleni e in qualunque modo danneggiare la salute del paziente, anche se il paziente l'avesse chiesto. Noi stiamo realizzando, con il testo in esame, una drammatica trasformazione non della deontologia medica ma di quello che lo Stato italiano riconosce come deontologia medica perché trasformiamo una relazione che è una alleanza tra pari attorno ad un bene oggettivo, la salute del paziente, in una relazione di subordinazione in cui il medico mette a disposizione il proprio sapere per qualunque fine il paziente voglia perseguire, compreso ottenere la propria morte. Non mi stupisce l'opposizione del Governo a questo emendamento, però, mi dispiace, noi lo voteremo.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Come l'onorevole Palmieri ha ricordato, abbiamo inserito la deontologia medica recependo un emendamento Palmieri in un altro punto del testo. Quindi non vedo la necessità di porlo in questa collocazione dove, ricordo ai colleghi, parliamo della relazione di fiducia come l'incontro tra due autonomie: l'autonomia decisionale del paziente e l'autonomia professionale del medico. Dentro la parola autonomia professionale è contenuta tutta la competenza professionale, compreso anche l'aspetto etico e deontologico, del medico: è l'aspetto della professione. Queste due realtà, queste due autonomie si incontrano nella relazione di cura. Il tema esplicito dalla deontologia è affrontato al comma 7.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, Presidente. Personalmente per fortuna non ho nulla da temere ma chi è tricologicamente più fortunato di me dovrebbe avvertire l'imbarazzo di sentirsi tirato per i capelli dalle motivazioni che ci è capitato di sentire nel corso degli ultimi interventi. Infatti francamente appellarsi alla circostanza secondo la quale il riferimento alla deontologia professionale dei medici obbliga sostanzialmente alla finalizzazione dell'attività degli stessi sulla vita sarebbe come dire che il medico - credo che a qualunque medico drammaticamente prima o poi nella sua esperienza sia capitato - che si trova nella condizione di dovere affermare al proprio paziente che è affetto da una malattia incurabile e che quindi non c'è possibilità di prevenire la fine certa della sua vita, dovrebbe essere per il fatto stesso espulso dal suo ordine professionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.121 Palmieri, 1.122 Fucci e 1.124 Bosco, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.123 Locatelli, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.127 Binetti sul quale la relatrice ha proposto una riformulazione. Accetta la riformulazione, onorevole Binetti?

PAOLA BINETTI. Sì.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.127 Binetti, nel testo riformulato, con il parere favorevole sia della Commissione sia del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Passiamo, a pagina 32, alla votazione dell'emendamento 1.178 Monchiero, sul quale è stata proposta una riformulazione che chiedo al proponente se viene accettata. Prendo atto che il proponente accetta la riformulazione proposta dalla relatrice.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.178 Monchiero, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Passiamo all'emendamento 1.356 Burtone. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dalla relatrice.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.356 Burtone, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.185 Piccione, su cui c'è un invito al ritiro o parere contrario.

Onorevole Piccione?

TERESA PICCIONE. Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE. Emendamento 1.186, successivo, onorevole Piccione? C'è un invito al ritiro.

TERESA PICCIONE. Sì, è ritirato, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.363 Palmieri.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Mi può indicare la pagina dell'emendamento, per cortesia?

PRESIDENTE. Siamo a pagina 34, onorevole, almeno del mio fascicolo. Penso che sia uguale al suo.

ANTONIO PALMIERI. Allora, sempre stando aderenti al testo, questo emendamento è stato definito dalla relatrice, questa mattina, nella riunione del Comitato dei nove, apro le virgolette e spero di citarla bene: “utile spiegazione”. E siccome è un'utile spiegazione si dà il voto contrario. Allora, qui, nuovamente, basta leggere il testo dell'emendamento: Per “rifiuto delle cure” si intende la situazione in cui il trattamento non ha ancora avuto inizio ed il paziente rifiuta di sottoporvisi. Per “rinuncia alle cure” si intende la situazione in cui il trattamento è già iniziato sotto la responsabilità del medico o di un'équipe medica, e perciò l'intenzione di rinunciare ad esso…; morale: è un emendamento che definisce, lo ripeto, definisce, non tocca nessun punto sensibile, aiuta semplicemente a fare un testo migliore. Più avanti ce ne saranno altri, a nostra firma, che svolgono la stessa funzione, aiutano a fare un testo migliore, per esempio l'intero articolo 1 è dedicato al consenso informato e manca la definizione di consenso informato. Non viene detto da nessuna parte che cos'è il consenso informato. Troverete più avanti un emendamento che lo descrive fedelmente. Allora, per questo, io invito la relatrice a ritenere questo emendamento, non solo un'utile spiegazione, ma meritevole di un voto utile, cioè positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, intervengo per confermare l'importanza di questo emendamento. La distinzione che viene introdotta è di fondamentale importanza, anche dal punto di vista della deontologia professionale. Se un trattamento non è iniziato, se per esempio la nutrizione artificiale non è iniziata, il paziente può naturalmente respingere questo trattamento come qualunque altro trattamento e la responsabilità per il risultato, eventualmente la morte del paziente, è una cosa che non riguarda il medico, non è lui a prendere la decisione e non coopera alla decisione; qui avviene quello che dice qualche collega: l'uomo decide su se stesso. Ma quando, invece, il trattamento è iniziato e viene discontinuato per opera del medico è il medico che porta quella responsabilità, perché l'eutanasia non è il suicidio, è l'ordine dato a un altro di farmi morire e con il Servizio sanitario nazionale tutti i cittadini italiani sono corresponsabili dell'esecuzione di questo ordine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Un minuto solo per segnalare come, delle volte, quello su cui si dà parere contrario e non si vota è più significativo di quello che si vota, perché rifiutare un parere favorevole su questo emendamento è una chiara confessione di strumentalizzazione e finalizzazione di questo provvedimento verso lidi che non gli sono propri, almeno nelle dichiarazioni di relatori e maggioranza. Allora se l'interpretazione è come sempre articolata e sistematica, votare “no” su questi emendamenti la dice lunga su dove tenta di approdare questa legge. Ecco, perché noi, sostanzialmente, rimaniamo convinti che questo è un atteggiamento inspiegabile da un lato, ma spiegabilissimo per una profonda malafede di fondo dall'altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, un minuto, proprio un minuto, perché, tanto, è spiegato bene e per non sottrarre tempo al mio gruppo, ma è evidente che se questo emendamento lo si rifiuta, si vuole mantenere una posizione ambigua, in maniera tale che, poi, il giudice, chiunque esso sia, la potrà interpretare a suo uso e consumo. Perché il testo base, così è. Questo, invece, va a dare degli elementi dirimenti che non darebbero dubbi.

Quindi, ancora una volta, è la conferma di voler creare un gancio per la magistratura per sentenze che arriveranno dopo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.363 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.196, ex Bazoli, fatto proprio dall'onorevole Occhiuto, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.198 Binetti, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.205 Palmieri, con il parere contrario della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, siamo al punto che ho descritto prima. Nuovamente, invito le colleghe e i colleghi a prendere in mano il fascicolo degli emendamenti. Leggiamo insieme cosa dice questo emendamento: “Si intende per consenso informato il verbale, sottoscritto dal medico e dal paziente, del colloquio informativo svoltosi fra i due, contenente le informazioni di cui al comma 3”. Ditemi che cosa c'è di sbagliato in un testo che definisce, nell'articolo dedicato al consenso informato, che cos'è il consenso informato? Perché, sarà che l'ora è tarda e io anche, ma mi resta veramente difficile capirlo. Per questo invito le colleghe e i colleghi a un sussulto di vitalità. Colleghe e colleghi del Partito Democratico, a volte si può anche votare in modo difforme dal gruppo e non succede nulla. La storia di Forza Italia su questo tipo di provvedimenti testimonia proprio questo e di questo noi siamo orgogliosi, perché qui c'è il vero partito democratico, si discute e si vota in modo diverso, dove non si è d'accordo sui temi sensibili. Su questo punto, non è nemmeno un tema sensibile, è una semplice definizione. Orsù, un po' di coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI, Relatrice per la maggioranza. Presidente, adesso possiamo concordare o meno sul consenso informato, ma che sia un verbale, sinceramente mi lascia perplessa, per non dire basita. Allora, quando ci si sposa e si dice “sì”, il matrimonio è la trascrizione o è il momento in cui si dice “sì”? Già stiamo riducendo tutto a un atto formale? Noi vogliamo costruire una relazione medico-paziente, pensiamo che tutti i giorni in un reparto ospedaliero il primario passa la mattina e, magari, cambia la cura, scrive il diario e compila la cartella clinica, e tutte le volte dovrebbe far firmare al paziente questo? Cioè, ci lamentiamo continuamente che la relazione di cura è travisata da un eccesso di burocratizzazione, il consenso informato è ridotto alla firma di un modulo, dopodiché carichiamo di ulteriore burocrazia l'attività ospedaliera e riduciamo il consenso informato alla firma di un verbale. Io sinceramente penso che questo sia andare proprio alla volontà di inficiare la legge, rendendola odiosa a chi dovrà applicarla, caricandola di incombenze amministrative inutili e inapplicabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Si può discutere sulla parola “verbale”, ma il problema è esattamente l'inverso di quello che ha posto l'onorevole Lenzi. Cioè, attualmente, il consenso informato nella prassi è un atto burocratico. La definizione che è stata qui riportata, nell'emendamento, cerca di definire come consenso informato il risultato di un colloquio personalizzato, cioè di una relazione fra il medico e il paziente. Quindi, è esattamente l'inverso: è l'esigenza di rendere il consenso informato, in modo ufficiale, il frutto di una relazione e di un dialogo, e non un modulo come è attualmente e come, invece, non dovrebbe essere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Intanto inviterei anche la relatrice ad ascoltare un po' con attenzione e non pensare di avere sempre la verità in tasca, addirittura scandalizzandosi rispetto a proposte emendative di colleghi dell'opposizione. La inviterei perché, al comma 4 dell'articolo 1, c'è scritto che il consenso informato è espresso in forma scritta, quindi dovranno firmare qualcosa, non è che passa di là, vicino alla barella, e dice: ragazzi, togliamo alimentazione e idratazione, sì sì sì, evviva! Semplicemente, stiamo cercando di capire di cosa si tratta. Se lei ritiene - e su questo posso condividere - che la dicitura “verbale” non sia adeguata, così come ha riformulato in modo estremamente profondo alcuni emendamenti per accontentare ogni singolo parlamentare per dire che è passato il suo ‘emendamentino', la invito magari a riformulare anche questo. Ma definire cosa sia il consenso informato, penso che sia utile a tutti. E come lo si esprime? Perché è ovvio che dobbiamo avere delle notizie certe, ma, come avete scritto voi, rispetto alla volontà del paziente stesso. E allora definiamolo! Non lasciamo semplicemente in qualcosa di aleatorio cos'è il consenso informato. Mi sembra una cosa di buonsenso, mi sembra che questo emendamento non tiri in ballo posizioni contrapposte, ma semplicemente che si vada nella direzione della chiarezza. Non vedo il perché quasi di un intervento umiliante rispetto a una proposta di assoluto buonsenso, che semplicemente, penso, aiuterebbe quest'Aula a legiferare meglio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, io delle volte ho veramente l'impressione che gli interventi, forti dei numeri, debbano soltanto essere perdonati per quanto sono inaccettabili e perché vanno in rotta di collisione con quello che è scritto nella stessa norma. Se la norma prevede che il consenso sia espresso in forma scritta, anziché di “verbale” si può parlare di contenuto del verbale e questa potrebbe essere una riformulazione accettabile, ma se è in forma scritta, questo consenso informale sollecitato dalla collega Lenzi va in rotta di collisione con la più elementare logica sul consenso informato. Cioè, immaginate se il consenso informato può essere fatto al volo, perché si passa, si prende, cioè qui stiamo distruggendo anni e anni di giurisprudenza sul consenso informato con un intervento in Aula, soltanto per ottenere un applauso sui numeri. Io, Presidente, credo che si debba profondamente riflettere: questo emendamento chiarisce che il consenso informato deriva da un colloquio tra medico e paziente. E quindi se noi diciamo il contenuto del verbale, se proprio la formulazione non va bene, a me sembra un doveroso ossequio alla storia della medicina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

PIERO LONGO. Grazie, signora Presidente. Vedete, il termine “verbale” è un ossimoro, perché viene da verbum verba, ed è quello che rimane scritto delle cose che si sono dette. Allora, qui ci si scandalizza di questa espressione, che è tradizionale, che è tralatizia, che è sempre stata adoperata. Perché? Soltanto per poter dire che noi abbiamo torto e che voi avete sempre ragione? Se è così, ebbene, io mi accontento, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAROTTA. Grazie. Mi pare che questo emendamento sia importante perché chiarisce in buona sostanza il contenuto del comma quarto dell'articolo 1, che, per la verità, qualche perplessità fa sorgere, desta. Perché? Nell'affermare “il consenso informato è espresso in forma scritta”, nel periodo successivo dice “il consenso informato, in qualunque forma espresso” e allora dobbiamo capire: se è espresso in forma scritta, allora non capisco perché poi si dica “in qualunque forma espresso”, se abbiamo detto prima che è espresso in forma scritta, mi sembra inutile ripetere “in qualsiasi forma espresso”, in quanto già abbiamo indicato che c'è una sola forma, che è quella scritta.

L'emendamento fa fronte a questa interpretazione e a questa sicura impossibilità di capire bene il senso della norma e noi dobbiamo essere chiari, perché poi questa norma deve essere applicata. Se poi questo “in qualsiasi forma espresso” si intende anche con riferimento alla seconda parte del periodo dell'articolo 4, relativo alla videoregistrazione, lì poi si apre tutto un altro ventaglio di possibilità: che cosa intendiamo per videoregistrazione, come deve avvenire questa videoregistrazione, davanti a chi deve avvenire, come deve essere conservata e tutelata? Se no, abbiamo una serie di elementi e brancoliamo nel buio.

L'emendamento cerca di chiarire questa situazione e parla di “verbale”: “verbale” è un termine che significa la trasposizione di volontà del paziente e del medico che in quel momento assiste il paziente, che viene poi conservata negli atti della cartella clinica. E allora questo è un emendamento che chiarisce, per la verità, un dubbio che viene fuori leggendo il comma quarto. Infatti, se voi lo leggete attentamente, vi rendete conto che questa precisazione non solo è necessaria, ma serve ad eliminare quella capacità di portare al dubbio l'interpretazione che poi dovrà fare chi dovrà applicare questa legge, quando si troverà di fronte che cosa? Un biglietto del paziente in cui esprime la propria volontà? Un foglio scritto che affida non so a chi, per poi trovarselo nella cartella clinica? Il “verbale”, invece, è qualche cosa di serio e di formale, nel quale si incontrano le volontà del paziente e del medico, e che resta agli atti della cartella clinica. Se no resta una dichiarazione che non sappiamo da chi è resa - da chi è resa lo sappiamo, perché sarà sottoscritta, immagino, no? -, quando è stata sottoscritta, in che condizione è stata sottoscritta, perché è stata sottoscritta ed è avallata da chi non si sa. La troveremmo nella cartella clinica del paziente, senza sapere neanche come ci è arrivata. Il “verbale”, invece, è un atto ufficiale fatto da due persone e codificato con una forma da cui sicuramente traspare la volontà delle due parti che si confrontano: paziente e medico.

Quindi, da questo punto di vista, veramente non capisco il non voler far passare questo emendamento, che chiarisce una lacuna contenuta nel comma quarto e che, se resterà, diventerà problematica nel momento in cui si dovrà attuare questo comma in sede di esecuzione e di applicazione della legge (Applausi dei deputati del gruppo Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente, ricordo un interessante convegno che la scuola di notariato “Jacopo da Lentini” ha tenuto a Catania qualche anno fa i cui atti sono poi stati pubblicati sulla rivista Vita notarile, in cui si poneva esattamente questo problema: il testamento biologico.

Il testamento, in cui dispongo dei miei beni, è sottoposto a una serie di condizioni formali, perché tutti gli atti importanti della vita, vorrei ricordarlo a me stesso, avvengono in forma scritta e per avere le garanzie di pubblicità dell'atto, cioè per fare in modo che sia sicuro che l'atto corrisponda effettivamente alla volontà di chi l'ha espresso e per permettere a chi sia interessato ad intervenire, di intervenire. Noi faremo un testamento in cui si decide della propria vita con minori garanzie di quelle con le quali noi facciamo un atto di compravendita? La vita di un uomo verrà garantita dall'ordinamento meno di quanto venga garantito il trasferimento di una proprietà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.205 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Ora c'è un certo numero di emendamenti accantonati: andiamo a pagina 39, all'emendamento 1.221 Palmieri.

Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 1.221 Palmieri.

GIAN LUIGI GIGLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUIGI GIGLI. Ho un po' di confusione ma il mio emendamento 1.206 era accantonato?

PRESIDENTE. Sì, sono tutti accantonati dall'1.206 Gigli fino all'1.213 Palmieri alla pagina 38; quindi andiamo a pagina 39.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Palmieri 1.221.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALMIERI. Presidente, è un peccato arrivare alle parti salienti del provvedimento alle 21 della sera, quindi con inevitabile stanchezza di tutto e di tutti, però, da qui in avanti, c'è una serie di emendamenti con i quali noi tentiamo di offrire una soluzione equilibrata per uscire dall'impasse, soprattutto su questo articolo 1 che, ricordo a tutti, riguarda il consenso informato, dall'impasse dovuta alla diatriba su alimentazione e idratazione, i quali, come emerso dal dibattito, sono usati inevitabilmente, in questo punto, come un marcatore ideologico, per marcare un recinto, una porzione di territorio.

Allora, è già stato detto ma è opportuno ribadirlo, visto appunto che siamo oramai a fine seduta, credo che tra pochi minuti finiremo i nostri lavori, che non è nostra intenzione e nuovamente la lettura di questo emendamento lo specifica e vi leggo solamente la parte finale: “L'interruzione di trattamenti terapeutici in atto può avvenire ove gli stessi si manifestino non più proporzionati, anche tenendo conto di quanto espresso dal paziente”. Cioè andare nella direzione di questa alleanza terapeutica senza la pretesa di imporre alcunché a nessuno, senza ovviamente la costrizione, da parte di nessuno, di accettare preventivamente un trattamento, senza la necessità di dividerci, perché qui non c'è un derby; io ho sentito tanti interventi anche da persone che stimo e che ritengo amiche, qui, è giusto ribadirlo, non c'è il derby tra coloro i quali vogliono obbligare la gente a curarsi e quelli che invece non vogliono rispettare la libertà delle persone.

Siamo tutti assolutamente dalla parte della libertà delle persone specialmente delle persone malate; non c'è nessun tipo di derby tra chi è a favore della sofferenza a tutti i costi in nome di non si capisce bene quale fede, contrapposti a coloro i quali invece, animati da pietas umana, sono a favore della libera determinazione delle persone e ci mancherebbe altro che non fosse così; l'ho già detto in discussione sulle linee generali, vi è un'evidenza sulla quale spero nessuno possa dire nulla ossia che nessuno di noi si è dato la vita da solo ma, al tempo stesso, questa evidenza sta insieme al fatto che ciascuno è responsabile di come usa questo dono che gli è stato dato e che ha ricevuto, nonostante lui.

Allora, in questo contesto si colloca questo emendamento e, in questo contesto, io invito, e lo farò ancora con i successivi emendamenti, a riconsiderare, da parte della relatrice, i propri pareri, a riconsiderare, da parte di tutti i componenti delle forze politiche, le proprie opinioni, guardando e lo dico e lo dirò fino alla fine del provvedimento, il testo, guardando quello che è scritto, perché noi ci inseriamo dentro quella cultura occidentale che, da Ippocrate in poi, ha considerato il malato, la persona in difficoltà, nel segno della solidarietà, nel segno dello “stare accanto”.

Prima di Ippocrate la malattia era considerata una sventura e il malato uno sventurato, un paria della società; con Ippocrate, per la prima volta, la natura rientra a far parte degli avvenimenti della vita umana e, come tale, accettato e ricompreso dentro appunto un atteggiamento di cura e la differenza sta non tanto con riferimento - lo vedremo ancora più avanti - alle persone che sono malati terminali e su questi abbiamo emendamenti specifici che mostrano come noi siamo assolutamente contrari all'accanimento terapeutico, la differenza vera e chiudo sta tra “inguaribile” e “incurabile”.

Ci sono malattie che non sono guaribili, ma tutte le persone sono curabili cioè a dire rispetto a tutte le persone, a prescindere dalla condizione nella quale sono, si può e si deve avere uno sguardo, quello sì, vero, di compassione e di autentica pietà e di autentica condivisione. Per questo invito, su questo emendamento e sui successivi che ci vedranno protagonisti domani a modificare il proprio parere e a votare favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerlald Nissoli. Ne ha facoltà

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente per dichiarare il voto di coscienza su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà

GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente, vorrei spezzare una lancia ancora con l'aula per quanto riguarda l'emendamento proposto dall'onorevole Palmieri; io credo che, se invece di essere, quello della maggioranza, un approccio ideologico, fondato sull'autodeterminazione a oltranza come principio quasi totalitario, ci fossimo basati su due elementi che riguardano la clinica, che sono l'appropriatezza delle cure, quindi la considerazione del contesto clinico in cui muoversi e quello della proporzionalità delle cure, che riguarda anche, voglio dirlo al relatore, la tollerabilità delle stesse da parte del paziente, l'onerosità delle stesse anche da un punto di vista psicologico per il paziente, noi avremmo potuto forse arrivare ad un testo completamente condiviso. In realtà, come abbiamo cercato di dire c'è dell'altro dietro l'angolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà

ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente, prima di tutto vorrei chiedere di poter apporre la mia firma a questo emendamento, che mi pare straordinariamente importante e che introduce una questione che, con la discussione di prima, non c'entra niente; qui l'idratazione e la nutrizione artificiali non c'entrano niente. C'entra invece un altro problema, che è straordinariamente importante, vogliamo garantire che questi atti vengano formulati in condizioni di pieno possesso della propria capacità di intendere e di volere. Il malato è esposto naturalmente a condizioni depressive; io non sono un medico ma sfido i medici a dirmi qui quanti dei pazienti in condizioni gravi o affetti da patologie potenzialmente mortali sono affetti da condizioni depressive oppure può essere soggetto a pressioni indebite fatte sulla sua volontà da quelli che gli sono attorno che hanno un qualche vantaggio possibile, di un tipo o di un altro, da trarre da un esito o dall'altro dalla malattia.

Non ci preoccupa di avere certezza che la sua volontà sia effettivamente la sua volontà?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, questo emendamento 1.221 Palmieri mi domando chi non possa condividerlo. Dice semplicemente che alla persona malata, affetta, magari, da una patologia grave, per compiere le scelte di rifiutare i trattamenti, anche di idratazione e alimentazione, viene garantito un sostegno psicologico, e questa scelta, il rifiuto o la revoca delle cure, non può essere condizionata da stati depressivi o di alterazione psicologica. Ma non vi sembra una cosa di assoluto buonsenso, che tutela la persona? O voi mi state dicendo che la persona depressa può liberamente scegliere di togliere e di non volere alimentazione e idratazione? Cioè, voi siete favorevoli a questo, che una persona chiaramente con problemi psicologici, magari per la difficile situazione, liberamente possa scegliere senza avere nemmeno un supporto psicologico?

E voi mi dite che siete contrari e votate contro questo emendamento? Una follia, questa è una follia, e mi dispiace che la relatrice faccia sì con la testa, perché vorrei delle risposte. Nella migliore delle ipotesi, è una presa in giro dell'opposizione; nella peggiore, sta proprio zitta. Sarebbe bello poter interloquire con chi ha portato questa legge in Commissione e dirmi perché, secondo lei, una persona in quelle condizioni, con scelte così delicate e difficili, non si vuole sancire per legge che abbia diritto a un sostegno psicologico. È una cosa che a me sorprende, è una cosa che a tutti i parlamentari di quest'Aula dovrebbe perlomeno fare riflettere, malgrado l'ora tarda, lo capisco, ma stiamo parlando della vita o della morte delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

MATTEO MANTERO. Velocemente, per provare a spiegare al collega Fedriga e agli altri colleghi che sono intervenuti perché questo emendamento è proprio sbagliato. Intanto, è messo nel posto sbagliato, perché noi qui stiamo parlando del consenso informato di tutti gli interventi sanitari. Quindi, se voi dite che ogni paziente maggiorenne capace di intendere e di volere ha diritto a un adeguato supporto psicologico, vuol dire che, se io vado in ospedale ad operarmi per il menisco, ho diritto a un supporto psicologico; se io vado a togliermi le tonsille, ho diritto al supporto psicologico; se io vado a fare un prelievo di sangue e mi fa impressione, ho diritto al supporto psicologico. Capite che il sistema sanitario nazionale non può? È giusto che i pazienti nella fase terminale della vita abbiano diritto a un supporto psicologico, e c'è un emendamento che viene inserito nella parte in cui si parlerà della fase terminale della vita, ma qui si parla di tutti i trattamenti sanitari.

Inoltre, è sbagliata l'ultima parte, perché diciamo che gli unici trattamenti sanitari ai quali possiamo rinunciare sono quelli che non sono proporzionati e così via. L'articolo 32 della Costituzione ci dà il diritto a rinunciare a tutti i trattamenti sanitari, non solo ai trattamenti sanitari che non sono adeguati, e, ripeto, nessuno mi può obbligare a prendere l'antibiotico se non voglio, nessuno mi può obbligare a farmi operare al legamento del ginocchio se non voglio, nessuno mi può obbligare a farmi operare di appendicite se non voglio, eccetera. In questo modo qua dico che posso rifiutare solamente i trattamenti sanitari che non sono adeguati o che non sono terapeutici. Quindi, è sbagliato sia perché va in contrasto con l'articolo 32 della Costituzione sia perché, in questo modo, prevedrebbe il sostegno psicologico a tutti quelli che vanno in ospedale per qualsiasi cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marazziti. Ne ha facoltà.

MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Intervengo perché il tema di questo emendamento, ovviamente, è molto significativo. Intervengo anche perché l'emendamento a prima firma dell'onorevole Palmieri è in realtà parte letterale di un emendamento che io avevo presentato nei lavori di Commissione e che, alla fine, avevo ritirato, non perché, ovviamente, non condividessi il contenuto, perché il fatto che il rifiuto o la revoca concettualmente non debbano risultare condizionati da stati depressivi o di alterazione psicologica è sicuramente cosa che penso stia a cuore a tutta quest'Aula. Il problema è che materialmente, in una situazione grave di decisione di rinuncia alle cure in casi gravi, questo verosimilmente coincide con stati di alterazione, preoccupazione e difficoltà personali e così via, e quindi la formulazione tecnica di questo problema io stesso nella discussione che ne è seguita l'ho ritenuta difficile da documentare…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Marazziti. Per un errore mio, non mi ero accorta che il suo gruppo aveva già parlato, per cui lei ha esaurito il suo tempo. Doveva essere un intervento a titolo personale; mi dispiace, ma ce ne siamo accorti in diversi solo ora. Concluda la frase.

MARIO MARAZZITI. Mi lasci una riga: questo tema so che entrerà in maniera significativa, perché abbiamo partecipato su questo tema al Comitato dei nove, in un emendamento successivo, che per esempio porterà la firma dell'onorevole Abrignani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

Non ha i tempi come relatrice, quindi interviene per il suo gruppo. Ha esaurito i tempi da relatrice, ma del suo gruppo non è intervenuto nessuno. Prego, onorevole.

DONATA LENZI. Allora, qui si dice che ogni paziente maggiorenne e capace di intendere e di volere ha diritto a un adeguato sostegno psicologico. Come già diceva l'onorevole Mantero, di per sé è una garanzia che viene offerta alla totalità dei pazienti. Noi abbiamo accettato e condiviso il ragionamento sul sostegno psicologico, ma lo abbiamo preso dall'emendamento Abrignani che viene dopo. Quindi, se uno segue gli emendamenti, non è che uno debba volere esattamente il suo. Il concetto dello psicologo è nell'emendamento di Abrignani, che è formulato, a mio giudizio, più correttamente, perché si rivolge solo ai casi di rifiuto e di revoca delle cure in condizioni gravi, e quindi ha senso in quella logica lì.

La frase finale: “L'interruzione di trattamenti terapeutici in atto può avvenire ove gli stessi si manifestino non più proporzionati, anche tenendo conto di quanto espresso dal paziente”, è il contrario del ragionamento che abbiamo fatto finora, che mette, invece, la volontà del paziente alla base della relazione di cura. Sembra un po' concessorio in questa dizione, piuttosto che il ragionamento che abbiamo fatto in altri punti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO. Presidente, devo sottolineare, anzi, stigmatizzare che la relatrice nel caso specifico continua a insistere sul sostegno psicologico e sulla soluzione tecnica che è stata trovata con un altro tipo di emendamento, ma il problema non è questo. È stato spiegato già prima: l'Organizzazione mondiale per la sanità dice che le cause di depressione sono le prime in assoluto come causa di malattia, e io sfido chiunque a dire che una persona che abbia un peso psicologico, perché gli viene dal fatto che i parenti non sono in grado di sostenere le spese, che lo Stato è assente, che sa che è un peso, perché i figli ce li ha lontani, questo è il classico caso che fa entrare in depressione e fa decidere in una maniera piuttosto che in un'altra. Negare questo significa avere i paraocchi ideologici oppure pensare che la legge vada bene così. Quindi, il problema non è la prima parte, ma è la seconda parte, Presidente, e spero che qualcuno lo capisca prima o dopo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.221 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e con il parere favorevole del relatore di minoranza.

  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9,30.

In morte dell'onorevole Giancarlo Lombardi.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giancarlo Lombardi, già membro della Camera dei deputati nella XIII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Interventi di fine seduta (ore 21,10).

FRANCESCO PRINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PRINA. Grazie, Presidente. Vorrei condividere con voi, cari colleghi, il ricordo di Giancarlo Lombardi, scomparso venerdì 31 marzo a Milano, aveva settantanove anni. Giancarlo Lombardi è stato ministro della pubblica istruzione dal 1995 al 1996 col Governo Dini, e deputato nella XIII legislatura nelle liste del Partito Popolare e poi nella Margherita. Fu imprenditore, presidente di Federtessile e vicepresidente di Confindustria con delega all'istruzione, e presidente di altri enti e università. Presentando se stesso, però, diceva di essere innanzitutto uno scout, dal momento che diceva: lo scoutismo è la seconda cosa più importante della mia vita dopo la mia famiglia. Dunque, innanzitutto uno scout.

Giancarlo Lombardi promosse e realizzò la fusione tra l'Associazione scout maschile ASCI e quella femminile AGI, dando vita nel 1974 all'AGESCI, l'Associazione guide e scout cattolici italiani, una fusione che a quel tempo fece storcere il naso ad alcuni esponenti del mondo cattolico e tra le gerarchie ecclesiastiche, suscitando critiche e riserve anche aspre. Giancarlo difese con fermezza quella scelta, rivendicando, in linea con il Concilio Vaticano II, la sfera di autonomia di laici e credenti cristiani adulti. In realtà, fu il coraggio di aprire una strada, di stare sulla frontiera e di contribuire a cambiare il costume della nostra società e il modo di essere dei laici nella Chiesa. Fu anche presidente dell'AGESCI dal 1976 al 1982, anni in cui si assistette al raddoppio degli iscritti, che diventarono in breve 200 mila, a conferma della felicità della sua intuizione.

Per molti anni svolse attività di formazione con i campi scuola nell'amatissima Val Codera, sopra Colico, teatro dell'impresa delle Aquile randagie, i gruppi scout che avevano continuato le attività in forma clandestina durante il fascismo e che avevano salvato tanti ricercati, tanti ebrei, tanti perseguitati politici. Nel mondo del lavoro e nel mondo della scuola, Giancarlo Lombardi espresse molte idee ed intuizioni che poi vengono affermate oggi nella scuola del nostro Paese e nel mondo del lavoro. Questo e tantissime altre cose, Giancarlo Lombardi fu un uomo che ha tenuto fede alla promessa di lasciare il mondo un po' migliore di come lo ha trovato (Applausi).

MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO. Presidente, Ivrea, Bologna, Roma, Grosseto, Alghero, Desio, Cesano Maderno, Medicina, Rimini, Palermo, Trapani, Ragusa, Catania, Messina, Napoli, Savona, Padova e tantissime altre città. Un ringraziamento. Ai sensi dell'articolo 12 e 60, commi 3 e 4, del Regolamento della Camera dei deputati, delle sanzioni adottate… così è stato scritto dall'Ufficio di Presidenza. Infatti, grazie alla sospensione di venticinque giorni - venticinque!...

PRESIDENTE. Onorevole Dall'Osso, non si può, non è ammessa la discussione sulle sanzioni, il Regolamento è molto chiaro su questo, mi dispiace.

MATTEO DALL'OSSO. Mi lasci finire, volevo ringraziarla! Volevo ringraziarvi, perché così mi date modo di partecipare alle elezioni amministrative di tutti questi comuni di tutta Italia.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Presidente, oggi come in tante altre occasioni, abbiamo discusso di questioni importanti in quest'Aula, ma da fuori di quest'Aula ci sono arrivate notizie drammatiche dalla Siria, rispetto a un attacco chimico a Idlib. Se fossero confermate, queste notizie sarebbero agghiaccianti: nuovamente un crimine contro l'umanità, nuovamente in Siria, nuovamente molte vittime tra i civili, tra cui molti bambini. La Siria non può essere trattata con l'indifferenza con cui a volte approcciamo alle cose complicate. C'è stato un attacco chimico a Ghouta, nell'agosto 2013, quest'inverno c'è stata la vicenda drammatica di Aleppo e oggi le notizie di Idlib: non siamo stati in nessun caso capaci di vincere l'immobilismo.

Quest'atteggiamento ha lasciato spazio a spregiudicate iniziative da parte di chi, a partire da Assad, non ha lavorato per la pace e non ha saputo proteggere i civili. Queste notizie atroci ci dicono oggi che c'è ancora più bisogno di Europa, per lavorare per la fine della guerra civile e la protezione dei civili, e soprattutto per portare davanti alla Corte penale internazionale i criminali responsabili di queste atrocità, perché solo perseguendo chi è responsabile dei crimini contro l'umanità possiamo davvero prevenire altre cose tragiche come quelle di cui abbiamo avuto notizia oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, cinquantotto morti, molti bambini. Oggi, questo attacco terribile sui civili, nella provincia di Idlib, dove vivono 900 mila sfollati. Bombe chimiche, gas sarin, ci troviamo di fronte a un'ecatombe di una guerra ormai senza testimoni. Penso che l'Italia debba dire una parola un po' più chiara rispetto alla condanna, e debba contribuire, insieme alla comunità internazionale, a fare alcune cose molto rapide. La prima: aprire corridoi umanitari; la seconda: promuovere una conferenza di pace vera e non semplicemente una triangolazione tra potenze che proiettano i propri interessi su un teatro, quello siriano, ormai devastato: 500 mila morti, 8 milioni di sfollati, 4 milioni i rifugiati all'estero. Allora chiediamo formalmente a lei che il Governo venga in Aula a riferire, perché domani ci sarà la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, verranno prese delle misure probabilmente poco efficaci rispetto a quello scenario, ma allo stesso tempo servirà una voce autorevole che, come diceva anche l'onorevole Quartapelle Procopio, sia quanto più possibile unitaria in Europa. Non possiamo stare in silenzio rispetto a questa strage, non è immaginabile che la Siria sia lasciata al proprio destino (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, poiché nel corso del questiontime di domani avrà luogo anche lo svolgimento delle residue quattro interrogazioni a risposta immediata che non si erano potute svolgere nella seduta dello scorso 22 marzo, le votazioni nella parte pomeridiana della seduta riprenderanno alle ore 16,45.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 5 aprile 2017, alle 9,30 e 16,45:

1.  Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

MANTERO ed altri; LOCATELLI ed altri; MURER ed altri; ROCCELLA ed altri; NICCHI ed altri; BINETTI ed altri; CARLONI ed altri; MIOTTO ed altri; NIZZI ed altri; FUCCI ed altri; CALABRO' e BINETTI; BRIGNONE ed altri; IORI ed altri; MARZANO; MARAZZITI ed altri; SILVIA GIORDANO ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. (C. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A)

Relatori: LENZI, per la maggioranza; CALABRÒ, di minoranza.

2.  Seguito della discussione delle mozioni Vezzali ed altri n. 1-01511, Di Vita ed altri n. 1-00293, Lenzi ed altri n. 1-01437, Cimbro ed altri n. 1-01494, Rondini ed altri n. 1-01567, Gregori ed altri n. 1-01568, Palese ed altri n. 1-01570, Vargiu ed altri n. 1-01572, Calabrò e Bosco n. 1-01573, Gigli ed altri n. 1-01574, Rampelli ed altri n. 1-01575 e Centemero e Occhiuto n. 1-01576 concernenti iniziative volte alla prevenzione dell'HIV/AIDS e delle malattie sessualmente trasmissibili.

3.  Seguito della discussione della proposta di legge:

DAMBRUOSO ed altri: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 3558-A)

Relatori: POLLASTRINI, per la maggioranza; LA RUSSA, di minoranza.

4.  Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 119-1004-1034-1931-2012 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: D'ALI'; DE PETRIS; CALEO; PANIZZA ed altri; SIMEONI ed altri: Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 4144-A)

e delle abbinate proposte di legge: TERZONI ed altri; MANNINO ed altri; TERZONI ed altri; BORGHI ed altri. (C. 1987-2023-2058-3480)

Relatore: BORGHI.

5.  Seguito della discussione delle mozioni Lupi ed altri n. 1-01525, Palese ed altri n. 1-01545, Sorial ed altri n. 1-01546, Franco Bordo ed altri n. 1-01548, Allasia ed altri n. 1-01550 e Marcon ed altri n. 1-01555 concernenti iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica.

6.  Seguito della discussione dei disegni di legge:

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Emirati Arabi Uniti, nell'ambito della cultura, arte e patrimonio, fatto a Dubai il 20 novembre 2012; b) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Malta in materia di cooperazione culturale e di istruzione, fatto a Roma il 19 dicembre 2007; c) Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Montenegro, fatto a Podgorica il 26 settembre 2013; d) Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Roma il 17 febbraio 2015; e) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica slovacca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, fatto a Bratislava il 3 luglio 2015; f) Accordo di collaborazione nei settori della cultura e dell'istruzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Slovenia, fatto a Roma l'8 marzo 2000. (C. 3980-A)

Relatore: FEDI.

S. 2194 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Barbados per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatta a Barbados il 24 agosto 2015 (Approvato dal Senato). (C. 4226)

Relatrice: LA MARCA.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Costa Rica sullo scambio di informazioni in materia fiscale, con Allegato, fatto a Roma il 27 maggio 2016. (C. 4254)

Relatrice: LA MARCA.

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo dello Stato d'Israele, dall'altro, fatto a Lussemburgo il 10 giugno 2013; b) Accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Repubblica moldova, fatto a Bruxelles il 26 giugno 2012; c) Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, con Allegato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011, e Accordo addizionale fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, riguardante l'applicazione dell'Accordo sui trasporti aerei fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, gli Stati Uniti d'America, d'altro lato, l'Islanda, d'altro lato, e il Regno di Norvegia, d'altro lato, fatto a Lussemburgo e Oslo il 16 e il 21 giugno 2011. (C. 2714)

Relatore: FEDI.

  (ore 15)

7.  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (al termine delle votazioni)

8.  Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 17 marzo 2017, n. 25, recante disposizioni urgenti per l'abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio nonché per la modifica delle disposizioni sulla responsabilità solidale in materia di appalti. (C. 4373)

La seduta termina alle 21,20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: DOMENICO MENORELLO (A.C. 1142-A ED ABB.)

DOMENICO MENORELLO. (Intervento sul complesso delle proposte emendative all'articolo 1 – A.C. 1142-A ed abb.). Signor Presidente, On.li Colleghi, la discussione sul complesso degli emendamenti all'art. l, ai sensi dell'art. 85 del Regolamento, consente di riprendere alcune questioni essenziali — in parte trattate anche nella discussione generale - per le decisioni sui singoli emendamenti, che incideranno sull'esito complessivo della disciplina all'esame dell'aula in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.

Togliere gli alibi. Si deve innanzitutto ribadire su cosa siamo tutti d'accordo, perché ancora troppo sbrigativamente chi non accetta il dialogo tenta di relegare le riflessioni critiche nell'angolo del ridicolo, dell'anacronistico, imputando posizioni che, però, semplicemente non esistono!

Non è, in primo luogo, in discussione la libertà del singolo! Nemmeno la tragica libertà di darsi la morte. Noi pensiamo che di fronte alla vertigine eli gesti tragici come di fronte al miracolo di vite che risplendono di letizia in situazioni fisicamente compromesse, il gesto più umano sia quello di inginocchiarsi di fronte al mistero della vita di ciascuno.

In secondo luogo, non è in discussione — lo ripeto: non è in discussione da parte di nessuno - la necessità che i trattamenti sanitari siano praticati con il consenso del paziente. L'art. 32, comma 2, della Costituzione, voluto da Aldo Moro, fa parte del patrimonio culturale comune.

Chi dice che qualcuno vorrebbe imporre trattamenti sanitari forzati o vorrebbe addirittura inculcare per via legislativa "un dovere incoercibile cli vita" (ed è una citazione dal dibattito sulle pregiudiziali!) semplicemente cerca alibi. Non è in discussione nemmeno l'utilità delle terapie antalgiche.

Purtroppo non è in discussione in questa normativa nemmeno l'accanimento terapeutico, come erroneamente si crede in alcuni interventi, i quali nel commentare la proposta, si riferiscono a casi di insistenza nell'uso della tecnologia, nonché della nutrizione e idratazione artificiali, a fronte di una fine inesorabile. Purtroppo così non è. L'accanimento terapeutico, che unanimemente si ritiene di dover evitare, non viene, per ora, normato e per questo sul punto vi sono molti emendamenti. La disciplina riguarda, invece casi in cui la persona non corre il rischio di morire, se non proprio a causa dell'interruzione delle cure o dell'interruzione delle funzioni vitali del mangiare del bere.

Fare chiarezza sugli scopi della legge. Oggi siamo chiamati non a discutere se esista il diritto soggettivo a decidere sulla propria vita, ma piuttosto a decidere, con una legge, sul ruolo dello Stato e del servizio sanitario nazionale di fronte a situazioni di sofferenza, di disabilità, di apparente inutilità delle persone.

La legge ha come proprio compito quello di indicare un bene comune, un obiettivo al quale rendere funzionali le strutture dello Stato, come il Servizio Sanitario Nazionale. Quindi la scelta che l'aula compirà inciderà nella cultura di un Paese, perché ciò che indica una legge non è mai neutrale.

Ma quale "bene comune" indichiamo oggi? L'impressione è che il testo contenga espressioni in alcuni casi troppo ampie ed ambigue, in altri addirittura contraddittorie — e lo vedremo subito ad esempio nella oggettiva distonia fra gli artt. I e 3 -, il clic è sintomo di riserve mentali di cui necessariamente risente il testo base.

Altrimenti come sarebbe possibile che, nel mentre molti deputati rifiutano di ammettere possibili esiti simileutanasici al punto da impedire il sacrosanto diritto costituzionale all'obiezione di coscienza, autorevoli esponenti del Movimento 5 Stelle e di Sinistra Italiana esultano, invece, per questa ipotizzata normativa, addirittura salutandola come idonea — si cita dal dibattito in commissione del 19/1/2017 — "a colmare un vuoto legislativo che alcuni casi celatami come quello di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro hanno portato anche all'attenzione dell'opinione pubblica"?

E con apprezzabile chiarezza alcuni interventi in aula a favore della proposta si sono espressamente riferiti, nel commentare il testo, a forme di eutanasia passiva!

In realtà, locuzioni ambigue consentono a ciascuno di recuperare nel testo ciò che preferisce, così dando luogo a letture assai lontane fra esse, che, di fitto, affideranno ancora una volta al potere mediatico e alla magistratura il compito di stabilire l'interpretazione prevalente.

In effetti, il testo è carico, come si vedrà, di questa ambiguità, cosicché in questi giorni di lavori d'aula una scelta va responsabilmente operata.

Ad alcune domande il Parlamento deve, perciò, risposte più precise rispetto al testo su cui si iniziano i lavori, e sul quale sono stati proposti emendamenti di segno diverso.

Di che "persona" stiamo parlando? A quale modello di "autodeterminazione" ci riferiamo?

E verso quali direzioni alcune possibili risposte della legge orienteranno il Paese?

Martedì scorso, 21 marzo, il presidente dei vescovi italiani ed europei affermava che "nulla riguarda solamente l'individuo, perché ognuno è un bene per tutti e nessuno deve sentirsi solo".

Tommaso D'Aquino osservava che quella "verità ricercata dalla ragione, senza un aiuto, sarebbe accessibile a pochi mescolata a molti errori e raggiunta dopo molto tempo" (Summa Theologiae, l q. 1, a. I.).

L'uomo, dunque, non è naturalmente senza legami, ma "ha bisogno di aiuto come del resto accade di norma nelle esperienze importanti della vita, nelle quali l'uomo è in grave difficolta quando è solo" (Luigi Giussani, Perché la Chiesa, cap. III, par. 1).

È questa la persona protagonista di questa proposta di legge o è, piuttosto un soggetto "radicalmente individualista", che "si interpreta a prescindere dalle relazioni, padrone assoluto di una vita che non si è dato", per usare ancora le parole del Presidente della CEI nella più recente prolusione ai Vescovi italiani?

Vediamo quali riferimenti offre la normativa proposta su tale essenziale questione antropologica.

In tutta la proposta il ruolo dei familiari è grandemente attenuato, come se l'evenienza di una malattia non fosse accompagnata naturalmente dal desiderio, per colui a cui succede, di una ampia condivisione con i propri cari. L'accoglimento di alcuni emendamenti aiuterebbe a migliorare sensibilmente questa direzione solipsistica che si scorge nel testo in esame.

Soprattutto, schizofrenica appare la descrizione della relazione paziente- medico.

Il medico è — e si può davvero osare questa espressione — anche una grande attesa di "compagnia" per una persona in una situazione di fragilità come è il malato. Il medico, cioè - e l'antico e commovente giuramento di Ippocrate è lì a testimoniarlo — è chiamato a una particolarissima forma di condivisione del momento di sofferenza che una persona attraversa.

Sotto questo profilo, il rapporto paziente/medico appare rappresentato in modo sensibilmente differente agli artt. I e 3.

Nell'art. 1, cioè, il medico si fa ancora "prossimo" al malato: gli propone un quadro terapeutico complessivo, finalizzato chiaramente alla tutela della vita e della salute richiamata espressamente al comma I.

Il medico, dunque, all'art. .1 propone una terapia, accompagna e guida verso questi obiettivi di salute e vita il paziente, che non è curatore solitario, fragile e incompetente di sé stesso, ma può, per come è stato riformulato il comma 5, solo rifiutare specifici trattamenti terapeutici.

Particolarmente significativo è, altresì, il comma 8, dove si afferma la piena possibilità del medico di operare in situazioni di emergenza, nelle quali la vita è la salute vengono affidate alla sua particolarissima "compagnia".

Radicalmente diverso è, invece, il tenore dell'art. 3, dove il medico in sostanza "scompare", poiché il potenziale malato è lasciato solo a scegliere, confusamente, le proprie cura o la rinuncia ad esse, e il medico viene tenuto lontano da un dialogo, da una relazione con il soggetto interessato, potendo solo eseguire i "desiderata" del soggetto interessato, in caso contrario esponendosi addirittura ad una annunciata responsabilità civile e penale!

Nell'art. 3 nemmeno l'emergenza consente al medico di inserirsi nella solitaria "autoterapia" contenuta nelle DAT, nonostante un mancato intervento sanitario possa provocare esiti nefasti o irreparabili sopravvenendo anche una semplice situazione temporanea di incoscienza.

Auspichiamo, allora, che l'aula conformi l'art. 3 all'art. 1 e non accada, invece, il contrario, come avverrebbe se venissero accolti alcuni emendamenti all'art. l peggiorativi del ruolo del medico rispetto al testo base.

Molti emendamenti puntano, poi, ad accentuare ulteriormente la c.d. "libertà di autodeterminazione" del paziente, che, certamente e giustamente, è uno dei valori da tutelare.

Ma di quale "autodeterminazione" si tratta? Di un esercizio ponderato e responsabile della volontà sulla base di una attenta e consapevole valutazione dei fattori in essere o si tratta di un soggettivismo esasperato?

Anche di fronte a questa domanda, le risposte del testo, ancora soprattutto con riferimento ai divaricati art. 1 e 3, sono diversificate con non poche contraddizioni, il cui auspicabile componimento ci chiama ad operare in occasione dei prossimi voti, soprattutto una scelta culturale.

All'art. 1, infatti, la "autodeterminazione" viene esercitata dal paziente rispetto ad una proposta formulata dal medico per la salute e per la vita.

Invece, all'art. 3 il soggettivismo sotteso al testo è assoluto e radicale.

La persona è chiamata a decidere in marcata solitudine per un momento cruciale della propria vita, quale è quello in cui sarà "incapace di determinarsi" e potrà esercitare tale facoltà con modalità del tutto generiche, bastando rappresentare, allo scopo, vaghe "convinzioni e preferenze", ovvero potendo compilare una vera e propria autoterapia ora per allora, che appare - se non altro - del tutto sproporzionata alle competenze e alle cognizioni medie dei cittadini.

Soprattutto, nelle DAT dell'art. 3 la volontà si sgancia dalla realtà, dando — e sono le appropriate parole del Cardinale Bagnasco sul punto — "valore praticamente definitivo a dichiarazioni, senza tener conto delle età della vita, della situazione, del momento di chi le redige: l'esperienza insegna che questi sono elementi che incidono non poco sul giudizio".

Se, dunque, l'intelligenza è la capacità di tener conto di tutti i fattori, come considerare umanamente utile un atto, come le DAT nel testo proposto all'art. 3, con cui si decide della propria vita e della propria morte in senso del tutto astratto e lontano dalla concretezza del reale?

E perché rispetto alle volontà espresse, da una parte, nel consenso informato dell'art. I, e, dall'altra, nelle DAT dell'art. 3, ben diversa è la disciplina prevista per il contrarius actus, cioè per la revoca di tale volontà?

L'art. I sembra quasi "incoraggiare", al comma 5, la revoca del consenso ai trattamenti sanitari, e si preoccupa di specificare che anche le funzioni vitali di nutrizione e idratazione possono essere oggetto di ripensamento.

Al contrario, la revocabilità delle DAT è solo accennata al comma 6 dell'art. 3. Soprattutto, I' attuazione delle DAT rende irreversibili tali dichiarazioni nel paradossale caso in cui il paziente potrebbe riprendersi facilmente e manifestare il proprio consenso alle terapie. Invece, semplici stati di transitoria incoscienza determineranno l'arresto di pratiche sanitarie utili a salvare la vita e si determinerà cossi una morte altrimenti facilmente evitabile, e per evitare la quale il paziente stesso, se solo gli si consentisse di riprendersi, presterebbe il proprio consenso ad adeguati trattamenti terapeutici.

Una antropologia non vera e una dignità affidata alla mentalità dominante? Dunque, rispetto al modello antropologico di riferimento il testo oscilla, come si percepisce dalla diversa caratura degli artt. 1 e 3, e si lascia tentare da un'idea di persona sola, separata dai suoi legami, avulsa dalla sua appartenenza affettiva, affermata, erroneamente, come capace di decidere per sé senza ascoltare l'urgenza della realtà, quando questa ha il nome della sofferenza.

Questo "uomo solo" ha paura di guardare il reale ed è destinato, paradossalmente, a diventare passivo rispetto ai canoni della mentalità dominante.

L'on. Bersani, nel suo intervento, lo ha ben colto questo nervo scoperto: "abbiamo paura della sofferenza, soprattutto quella finale, pensando che una vita sofferente non sia degna di essere vissuta".

Infatti, molti emendamenti vogliono sostituire, all'art. 1, il diritto alla vita con il "diritto alla dignità". E non è un caso che proprio così si chiamasse la clinica in cui qualche giorno fa è spirato Fabiano: DIGNITAS.

Questo concetto di dignità sottende che la sofferenza, l'inabilita non sarebbero dignitose e dunque le cure potrebbero non giustificarsi.

Esplicitamente, ad esempio, all'art. 4 il paziente è direttamente provocato ad esprimere i propri "intendimenti futuri" dopo che il medico ha illustrato non appena lo stato e le prospettive di salute, ma anche che cosa ci si possa "realisticamente attendere in termini di qualità della vita" a fronte di "patologie croniche e invalidanti".

Di fronte, dunque, a una disabilità, ad una cronicità patologica, in vista di una "evoluzione con prognosi infausta", questo testo, nei contenuti accennati, prevede anche la possibilità che i medici del Servizio Sanitario Nazionale cooperino acriticamente a esiti negativi o fatali per la salute, ad esempio interrompendo i trattamenti o omettendo interventi di emergenza e urgenza condizionanti la sopravvivenza stessa in determinate circostanze. Addirittura ipotizzando la sospensione delle funzioni vitali del magiare e del bere!

È così improprio paventare rischi sostanzialmente eutanasici? Questa opzione culturale. rintracciabile nel tessuto normativo proposto, implica, in buona sostanza, un concetto di "DIGNITÀ" connesso alla capacità del soggetto di performare, di essere utile per la società. Chi è inabile, chi non ha utilità economiche e sociali, chi soffre non ha, per questa mentalità, una evidente dignità.

Si tratta, allora, di una concezione di "dignità" che è in mano alla mentalità dominante e ai poteri, soprattutto economici e mediatici, che la condizionano.

Vi è però, come abbiamo ricordato anche nel corso della discussione generale, una prospettiva antropologica diversa, efficacemente scolpita dal monito di Giovanni Paolo 11, che ci chiede di "non essere signori della vita, né conquistatori della morte" (Discorso alla Pontificia Accademia delle Scienze, 1985).

È, questa. una prospettiva lontana da quel concetto di "dignità", legato alla capacità di corrispondere utilmente alle attese della società contemporanea.

Vi è, cioè, la possibilità di una "dignità" legata alla presenza della vita in quanto tale, perché si riconosce che, qualsiasi sia la condizione di vita, essa è assoluta, pienamente rispettabile.

In questa prospettiva, la sofferenza, l'imperfezione, il dolore non spengono, ma anzi acuiscono, per chi si trova in queste situazioni così come per coloro che sono a fianco di queste persone, il desiderio di significato della propria vita.

Che strano! Fabiano ha scritto di aver scelto la morte perché la "vita non ha più senso", ma la sua compagna, qualche ora prima del suo suicidio, ha lanciato un tweet che strappa l'anima, perché diceva di sperare che quell'ultima notte con Fabiano non passasse mai!

Ma quanto è potente il grido di infinito, di compagnia eterna, perché anche quando lo si rifiuta riemerga prepotente, acuto, umano!

E' proprio così! Il desiderio di significato, la domanda di verità, di bellezza, di giustizia che albergano e si accendono nel cuore di ogni uomo, anche e soprattutto nel dolore, sono il proprium dell'umano, ciò che lo rende grande, ciò che fa ritenere ugualmente "dignitosi" un sovrano e un mendicante, un campione e un disabile.

Sono tante le testimonianze di persone che nelle situazioni più gravi mostrano una bellezza di vita, che confuta una dignità ridotta ai parametri della performanza sociale.

Non possiamo, perciò, negare per legge la prospettiva più grande dell'uomo, non guardando, cioè, che quel desiderio di senso che paradossalmente prorompe proprio nella più grande sofferenza, rendendola esperienza piena di dignità per chi la vive e per chi con-vive con il paziente.

Non possiamo, perciò, dire agli italiani, con una legge, che la dignità dell'uomo è solo quella imposta dalla mentalità dominante.

Non possiamo affermare, per legge, — e sono ancora parole del presidente della CEI — un "individualismo libertario che lo rende ostaggio di sé stesso, delle sue pulsioni e dei suoi sentimenti", lasciandolo solo proprio nelle situazioni in cui maggiormente i legami sono veicolo di speranza.

E abbiamo anche l'obbligo di immaginare l'applicazione pratica di questa possibile prospettiva!

Ci saranno tante persone sole, malate, anziane, cui verrà più o meno direttamente rivolta o suggerita dal tam-tam mediatico la domanda se davvero ritengano di "pesare sulla società", di subire terapie o cure dolorose e costose, fastidiose per i parenti ovvero se non sia il caso di lasciar stare, non valendone più la pena.

E' una prospettiva di disperata solitudine quella verso cui una possibile deriva di questa normativa spingerà i più deboli, i più apparentemente inutili. Correggiamo, perciò, questo drammatico esito sociale, prestando la massima attenzione a quegli emendamenti, che intendono riportare una idea di persona al centro di legami affettivi, totalmente identica nel suo valore, sia essa all'apice del successo o nell'immobilità assoluta.

Valutiamo nei prossimi giorni con attenzione e favore quegli emendamenti che intendono porre lo Stato al servizio di questa prospettiva relazionale e di dignità assoluta del malato, che è la più umana possibile e l'unica coerente con gli ideali voluti dalla nostra Carta Costituzionale.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 2 il deputato Bragantini Matteo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 4 il deputato Marantelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni nn. 5, 6 e 7 i deputati Vezzali, Fitzgerald Nissoli e D'Agostino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 8 alla n. 10 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni dalla n. 8 alla n. 11 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 10 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 11 il deputato Marazziti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 11 alla n. 13 la deputata Gribaudo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 14 il deputato Catanoso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

  nelle votazioni nn. 15 e 16 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nelle votazioni dalla n. 16 alla n. 29 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;

  nella votazione n. 17 la deputata Bargero ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto votare contro;

  nella votazione n. 18 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 19 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 19 il deputato Vargiu ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

  nelle votazioni dalla n. 19 alla n. 24 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 23 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 24 la deputata Lorefice ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU PdL 1142 e a.-A - em. pr. 01.06 439 432 7 217 76 356 99 Resp.
2 Nominale em. 1.10 443 437 6 219 70 367 97 Resp.
3 Nominale em. 1.13 450 448 2 225 82 366 95 Resp.
4 Nominale em. 1.16 436 433 3 217 83 350 95 Resp.
5 Nominale em. 1.24 431 428 3 215 80 348 94 Resp.
6 Nominale em. 1.45, 1.46 437 361 76 181 55 306 94 Resp.
7 Nominale em. 1.47 438 437 1 219 81 356 94 Resp.
8 Nominale em. 1.49 rif. 437 398 39 200 358 40 94 Appr.
9 Nominale em. 1.355 rif. 446 442 4 222 363 79 94 Appr.
10 Nominale em. 1.500 450 450 0 226 445 5 94 Appr.
11 Nominale em. 1.368 454 452 2 227 57 395 94 Resp.
12 Nominale em. 1.77 421 416 5 209 68 348 93 Resp.
13 Nominale em. 1.67 430 429 1 215 83 346 93 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.79 432 430 2 216 76 354 93 Resp.
15 Nominale em. 1.82 420 419 1 210 73 346 93 Resp.
16 Nominale em. 1.362 420 418 2 210 76 342 93 Resp.
17 Nominale em. 1.108 413 409 4 205 74 335 93 Resp.
18 Nominale em. 1.114 415 412 3 207 73 339 93 Resp.
19 Nominale em. 1.115 rif. 410 392 18 197 391 1 93 Appr.
20 Nominale em. 1.121, 1.122, 1.124 408 404 4 203 68 336 93 Resp.
21 Nominale em. 1.123 405 373 32 187 3 370 93 Resp.
22 Nominale em. 1.127 rif. 399 397 2 199 395 2 93 Appr.
23 Nominale em. 1.178 rif. 400 400 0 201 381 19 93 Appr.
24 Nominale em. 1.356 rif. 403 401 2 201 389 12 93 Appr.
25 Nominale em. 1.363 397 395 2 198 64 331 93 Resp.
26 Nominale em. 1.196 398 375 23 188 29 346 93 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 1.198 400 396 4 199 61 335 93 Resp.
28 Nominale em. 1.205 369 367 2 184 61 306 93 Resp.
29 Nominale em. 1.221 347 346 1 174 47 299 93 Resp.