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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 751 di mercoledì 1 marzo 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amoddio, Artini, Boccia, Michele Bordo, Braga, Matteo Bragantini, Caparini, Capelli, Catania, Dellai, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fraccaro, Gelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Manciulli, Marazziti, Molea, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sanga, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,25.

  La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,25.

Inversione dell'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, come primo argomento, il seguito della discussione della proposta di legge n. 3772-A e abbinate: Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici.
  Su tale provvedimento e sul successivo, in materia di protezione dei testimoni di giustizia, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il prescritto parere.
  Mi sembra vi sia un'intesa tra tutti i gruppi nel senso di passare alla discussione della proposta di legge n. 3683 e abbinate recante: Istituzione della «Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie».
  Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

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Discussione della proposta di legge: S. 1894 – D'iniziativa dei senatori: Dirindin ed altri: Istituzione della «Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie» (Approvata dal Senato) (A.C. 3683); e delle abbinate proposte di legge: Speranza ed altri; Verini ed altri (A.C. 460-540) (ore 10,26).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 3683: Istituzione della «Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie»; e delle abbinate proposte di legge nn. 460-540.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 febbraio 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 28 febbraio 2017).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3683)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Alessandro Naccarato.

  ALESSANDRO NACCARATO, Relatore. Grazie, Presidente. La proposta di legge, approvata all'unanimità dal Senato il 17 marzo 2016, è composta da un articolo unico.
  Il comma 1 individua nel 21 marzo la «Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie». La data scelta corrisponde alla giornata in cui si celebra dal 1996 la «Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie», giornata promossa dall'Associazione Libera sotto l'Alto patronato della Presidenza della Repubblica e in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Il comma 2 stabilisce che la Giornata nazionale non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 marzo 1949, n. 260, ossia non costituisce festività nazionale, né comporta riduzione di orario degli uffici pubblici e per le scuole.
  Il comma 3 prevede che, in occasione della Giornata nazionale, gli istituti scolastici di ogni ordine e grado promuovono, nell'ambito della propria autonomia e competenza, nonché delle risorse disponibili a legislazione vigente, iniziative volte alla sensibilizzazione sul valore storico, istituzionale e sociale della lotta alle mafie e sulla memoria delle vittime delle mafie. Al fine di conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni democratiche, possono essere altresì organizzate manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, momenti comuni di ricordo dei fatti e di riflessione, nonché iniziative finalizzate alla costruzione, nell'opinione pubblica e nelle giovani generazioni, di una memoria delle vittime delle mafie e degli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia recente e i successi dello Stato nelle politiche di contrasto e di repressione di tutte le mafie.
  Viene precisato che le iniziative previste sono organizzate nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  Per quanto riguarda l'iter della proposta di legge al Senato, si osserva che nel corso dell'esame il testo dalla proposta di legge ha subito alcune modifiche tra cui quella del titolo, che nel testo originario recava l'indicazione del ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
  La proposta di legge è parte integrante della strategia di prevenzione e contrasto delle organizzazioni criminali di stampo mafioso elaborata e realizzata nel corso di questa legislatura dal Parlamento, per iniziativa delle Commissioni bicamerali di inchiesta sulle mafie e da quella sul ciclo illecito dei rifiuti, e dal Governo, in particolare attraverso i Ministri dell'interno e della giustizia.Pag. 3
  In questi anni, infatti, sono state approvate leggi importanti: in particolare, la legge n. 62 del 2014, che integra e completa l'articolo 416-bis del codice penale e punisce chi accetta la promessa di procurare voti con modalità mafiose in cambio dell'erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità e chi promette di procurare voti con modalità mafiose; la legge n. 186 del 2014, che introduce nel codice penale il reato di autoriciclaggio; la legge n. 68 del 2015 contro i reati ambientali, che aggiunge al codice penale il Titolo VI-bis dei delitti contro l'ambiente; la legge n. 69 del 2015, nota anche come «legge anticorruzione»; e infine la legge n. 199 del 2016 contro il caporalato. Queste norme rafforzano gli strumenti di prevenzione e contrasto a disposizione dell'autorità giudiziaria e delle forze dell'ordine e rendono più efficace l'azione repressiva dello Stato contro le mafie e contro reati strettamente connessi alle attività criminali tipiche delle organizzazioni mafiose.
  Manca ancora – e lo ricordo in questa sede – l'approvazione definitiva dell'importantissimo Atto Camera 1039, che modifica il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e che introduce nell'ordinamento norme per rafforzare il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, spesso utilizzati dalle organizzazioni mafiose per conquistare risorse e potere; e, inoltre, introduce nuovi strumenti per la gestione dei beni confiscati. Il provvedimento è stato approvato da questa Camera l'11 novembre del 2015 e da allora è all'esame del Senato, che mi auguro possa approvarlo in tempi rapidi. L'istituzione della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie consente di svolgere un'iniziativa culturale, in particolare diretta verso le generazioni più giovani, per far conoscere la violenza e la sopraffazione delle mafie e i danni, i lutti, l'impoverimento e il sottosviluppo provocati dalle organizzazioni criminali.
  Dalla conoscenza di tali tragedie e dalla consapevolezza degli effetti negativi delle mafie è possibile svolgere un lavoro per affermare la legalità e lo Stato di diritto. Così la cultura e l'istruzione diventano elementi fondamentali della prevenzione che deve accompagnare e integrare l'intervento repressivo della magistratura e delle forze dell'ordine. Con riguardo al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, pur non potendosi riscontrare un esplicito riferimento costituzionale, l'istituzione di una nuova ricorrenza civile della Repubblica, che richiede, per sua natura, una disciplina unitaria a livello nazionale, appare riconducibile nell'ambito della materia ordinamento civile, che l'articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, riserva alla competenza legislativa esclusiva dello Stato.
  Con riguardo alla previsione di celebrazioni, manifestazioni e iniziative anche nelle scuole, possono assumere rilievo le materie di competenza legislativa concorrente, ai sensi dell'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, quali la promozione e l'organizzazione di attività culturali e istruzione. Ricordo, infine, che nella XV e XVI legislatura la I Commissione della Camera aveva avviato l'esame di proposte di legge finalizzate all'istituzione di una Giornata della memoria e dell'impegno per le vittime della mafia, ma tali iniziative non si erano poi concretizzate nell'approvazione di un vero e proprio provvedimento di legge. Questo, peraltro, lo ricordo perché, invece, in questa occasione siamo arrivati, anche superando molte delle difficoltà emerse in quelle circostanze, a un testo condiviso, che, come si ricordava, ha avuto l'approvazione unanime dal Senato.
  Ricordo che la Commissione giustizia, nella seduta del 14 febbraio, ha espresso un parere favorevole, che la Commissione bilancio, nella seduta del 28 febbraio, ha espresso un parere favorevole sul provvedimento e che la Commissione cultura, nella seduta del 16 febbraio, ha espresso pure un parere favorevole. Infine, nella seduta del 28 febbraio 2017, la Commissione ha conferito il mandato al relatore a riferire all'Assemblea sulla proposta di legge in senso favorevole.

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  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
  È iscritto a parlare l'onorevole Mattiello. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente. Tra pochi giorni, in tutta Italia, si celebrerà la ventiduesima Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Il suo epicentro sarà a Locri, e questa Giornata, ancora una volta, sarà organizzata, promossa, da Libera e dalle associazioni che compongono questa grande rete; una grande rete che, però, è animata, da sempre, da centinaia di familiari che hanno perso i loro cari a causa della violenza mafiosa. Vorrei soffermarmi, Presidente, colleghi, su alcuni aspetti che ritengo importanti di ciò che l'Aula sta per compiere con questo voto. Il primo: il 21 marzo come nasce ? Come nasce nella storia di questo Paese ?
  Credo che ci sia una scena che sta nelle memorie...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Mattiello. Per favore, il Governo, per favore. Grazie.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente. Credo che ci sia una scena, che sta nella memoria di molti di noi, che fotografa bene il bisogno nascente, direi insorgente, di quello che, poi, sarebbe stato il 21 di marzo. È Nino Caponnetto: Nino Caponnetto dopo la strage di via D'Amelio; Nino Caponnetto che esce dalla camera ardente dove erano composti i corpi di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta; Nino Caponnetto che, a un giornalista che lo insegue, quasi afferrandosi al braccio di quel giornalista, sussurra le parole: «è tutto finito, ormai è tutto finito».
  Ecco, qualche giorno dopo, quello stesso Nino Caponnetto, con grande coraggio, il coraggio dell'umiltà e del rigore morale, tornerà in televisione per dire: scusate, è stato un momento di cedimento, non è finito proprio niente; dobbiamo reagire, dobbiamo farlo insieme, dobbiamo farlo subito. Sono passati 25 anni da quel bisogno di reazione che nasceva da un dolore lancinante, che ha sfiorato la disperazione e che, invece, ha prodotto un'ulteriore ondata di ribellione, organizzata e consapevole, a tutti i livelli: istituzionale, politico, sociale. Il bisogno di non perdersi di vista e di aiutare questo Paese a scrivere una storia migliore, liberata dalle mafie. A livello istituzionale, tra le tante scelte, ricordo quella di Giancarlo Caselli di chiedere il trasferimento proprio in quella procura, a Palermo, dopo le stragi. Ricordo il presidente Violante, che in quel frangente guidava la Commissione parlamentare antimafia, e quanto fu importante quella relazione. Ricordo don Ciotti, che, con Rita Borsellino, sorella di Paolo, cominciò questo faticoso cammino per non dimenticare, per non disperare, per organizzare la reazione culturale e democratica in questo Paese, insieme a tanti.
  E, allora, il 21 di marzo nacque per raccogliere questo bisogno, declinandolo soprattutto in due sensi: il primo, non ci possono essere vittime di serie A e vittime di serie B. Quante volte ci siamo ricordati in questi anni che proprio nel 1993, nel 1994, poi arriverà il 1995, la prima edizione del 21 di marzo, nella commemorazione delle stragi, Capaci, via D'Amelio, e poi le stragi del 1993, venivano spesso ricordati soltanto o soprattutto i nomi di quelli che giustamente erano ritenuti gli eroi nazionali, Falcone, Borsellino, e altri nomi non venivano mai ricordati. Quei familiari si fecero carico di rappresentare quel dispiacere, quell'ingiustizia, perché un popolo che riconosce soltanto gli eroi, che sono solo alcuni e non tutti gli altri e non ciascuno, fa un danno, oltre che arrecare una sofferenza a coloro che non vengono mai rammentati.
  Ecco, non possono esserci vittime di serie A e vittime di serie B. Ogni storia, ogni donna, ogni uomo devono essere ricordati, ogni bambino, con la sua identità, perché è proprio la memoria di tutti e di ciascuno che ci restituisce l'insopportabilità delle mafie nel nostro Paese. Questo Pag. 5il primo significato del 21 di marzo, che, infatti, non è la giornata che commemora questo o quel morto, ma è la prima giornata di primavera, per metterli tutti sullo stesso piano e dire, nella memoria di tutti e di ciascuno; la seconda cosa importante è che la memoria non ha senso di per sé, se non provoca, se non produce, se non pretende l'impegno a trasformare la realtà, quella realtà di violenza che ha provocato quelle morti.
  Ecco perché memoria e impegno, ecco perché il 21 di marzo, primo giorno di primavera, ecco perché tutti e ciascuno, quelli che giustamente sono ricordati come eroi per il nostro Paese e quelli che più difficilmente vengono ricordati, ma che non hanno meno dignità e ci aiutano a comprendere che cosa sia il nostro Paese.
  Oggi, però, noi facciamo una cosa speciale: attribuiamo al 21 di marzo, che ha questa storia, un significato istituzionale; approviamo una legge che fa diventare il 21 di marzo, Giornata nazionale della memoria delle vittime delle mafie e dell'impegno per questa memoria, parte del calendario repubblicano. Credo che questo sia uno degli atti politici più importanti che il Parlamento possa fare, perché, quando un Parlamento decide cosa ricordare, compie un atto di alta politica.
  Infatti, decidere, attraverso una legge, cosa valga la pena ricordare significa contribuire alla scrittura dell'identità di un popolo, significa contribuire all'autocoscienza nazionale. E noi, con questa legge, lavoriamo per fissare un «salva con nome», un promemoria per tutti noi, soprattutto per noi che stiamo qui dentro le istituzioni, che serve a dirci e a dire che cosa siamo e di che cosa abbiamo bisogno.
  Che cosa dice all'identità del nostro Paese la legge che istituisce il 21 marzo come Giornata nazionale della memoria per l'impegno delle vittime di mafia ? Dice che in questo Paese c’è un problema irrisolto, che ha a che fare con la cultura del potere, che ha a che fare con la gestione del potere: perché non possiamo parlare di mafia in qualunque accezione, senza riflettere sulla cultura del potere, sul modo di organizzare il potere in questo Paese. Fissare nel calendario repubblicano questa giornata significa legarci un fazzoletto al dito e rammentarci che abbiamo un problema ancora da risolvere, e da risolvere fino in fondo; che il sangue di tutte queste vittime ha prodotto dei cambiamenti, ha già prodotto dei risultati, ha prodotto un sussulto di responsabilità, leggi che hanno trasformato e potenziato la capacità dello Stato di contrastare la violenza delle mafie, la loro capacità criminale. Penso alle leggi successive al 1992, penso ad alcune buone norme che abbiamo approvato in questa legislatura e ad alcune norme importantissime che ancora devono essere perfezionate; penso alla riforma del codice antimafia, che questo ramo del Parlamento ha approvato nel novembre 2015 e che attende che il Senato se ne curi e lo licenzi, piuttosto rimandandolo ancora una volta alla Camera.
  Ma se questo è parte dell'impegno che discende, soprattutto per noi che lavoriamo dentro le istituzioni, dall'istituzione del 21 marzo come Giornata nazionale, voglio ancora dire e concludere cosa spero che non sia l'istituzione, attraverso la legge, di questa Giornata della memoria e dell'impegno. Spero che non diventi una sorta di atto di pacificazione senza pace; spero che non diventi un atto di pacificazione senza giustizia e senza verità. Come a dire: sono centinaia i morti ammazzati dalle mafie; per molti di questi non esiste verità sul piano giudiziario e sul piano storico, oltre il 70 per cento di quei delitti ancora oggi sono senza verità e senza giustizia; però, sapete che c’è ? Istituiamo la Giornata nazionale della memoria e dell'impegno, e quindi state tranquilli, fatevene una ragione, in qualche modo ricomponete il vostro dolore. Ecco, questa legge io spero e credo che quest'Aula così la intenda: non può essere un «pari e patta», non può essere «in questo Paese manca ancora tanta verità e tanta giustizia, soprattutto su quei delitti che c'entrano con le mafie, ma evidentemente non solo con le mafie; fatevene una ragione, mettetevi l'anima in pace» No.

  PRESIDENTE. Concluda. Concluda.

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  DAVIDE MATTIELLO. Questa legge – e ho finito, Presidente – è un ulteriore impegno che tutti noi ci prendiamo, per fare della memoria verità e giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Presidente, intervenire oggi in quest'Aula su un tema così importante come quello del contrasto alle mafie richiede indubbiamente grande responsabilità, ma richiede soprattutto un grande senso delle istituzioni e un grande senso dello Stato. Accolgo e accogliamo con grande favore il fatto che finalmente siamo arrivati al termine di un iter iniziato parecchio tempo fa, che riguarda proprio l'istituzione della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. In questo intervento voglio sottolineare due aspetti, che ritengo particolarmente importanti e significativi.
  Indubbiamente qui ci troviamo di fronte ad una richiesta e ad un bisogno che nasce all'interno della società civile, nasce dall'impegno civile, nasce dall'impegno di una associazione come Libera, che celebra da anni la memoria delle vittime di mafia; e il 21 marzo di ogni anno appunto, fin dal 1996, si celebra la Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.
  Credo quindi che questo sia un punto importante per il nostro Paese. Ovviamente sono tante le giornate nazionali che sono state istituite da questo Parlamento e che si celebreranno nella nostra nazione; ma questa credo sia particolarmente significativa, per una ragione. Come ricordavo prima, vorrei proprio sottolineare due aspetti. Il primo è che in questa proposta di legge che sta per diventare finalmente legge, si sottolinea il ruolo della memoria, il ruolo della storia, il ruolo del ricordo delle vittime innocenti delle mafie, ma soprattutto ancora una volta si sottolinea, e ancor di più si sottolinea, il ruolo delle istituzioni scolastiche. Per questo abbiamo chiesto in un ordine del giorno che, oltre alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado del nostro sistema nazionale, venissero anche considerate l'istruzione e la formazione professionale, i centri d'istruzione e formazione professionale delle regioni: proprio per considerare la scuola tutta, in tutte le sue forme, in tutti i suoi ordini e gradi, per considerare tutte le nostre ragazze e i nostri ragazzi su cui investire, per cui far sì che questa Giornata sia davvero un seme che poi diventi un frutto. Questo è l'aspetto che innanzitutto tenevo a sottolineare: il ruolo culturale che questa legge porta con sé, il ruolo di disseminazione nella testa, nel modo di pensare delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Questo è un impegno grande, è un impegno forte a cui credo che tutte le scuole debbano essere chiamate nelle diverse forme.
  E devono essere chiamate – questo è il secondo aspetto che voglio sottolineare – appunto con la memoria. La memoria di cosa ? O meglio, la memoria di chi ? Perché poi i fatti, ciò che accade, gli accadimenti non sono a sé stanti: si incarnano sempre nelle persone, si incarnano sempre negli esempi, negli esempi di donne e uomini innocenti che sono stati appunto uccisi dalle mafie. Per questo – è il secondo punto, prima di avviarmi a concludere – voglio ricordare una donna, che è stata vittima; è stata la prima vittima della ’ndrangheta nel Nord, che è Lea Garofalo. Lea Garofalo è stata uccisa a Milano. Lea Garofalo era una donna calabrese coraggiosa: questo è un esempio che le nostre ragazze e i nostri ragazzi dovrebbero conoscere, accanto a quello di personaggi più illustri che purtroppo hanno toccato le pagine della nostra storia e che sono ancora nelle nostre menti, come quello di Falcone e Borsellino e di altri, di questi due giudici. Però Lea Garofalo era una donna, e le donne sono molto coraggiose. Era una donna appunto che è stata la prima pentita della ’ndrangheta del Nord: fu proprio lei ad alzare il velo sugli affari dei clan guidati dal marito, e per questo venne uccisa a Milano e Pag. 7poi venne bruciata nella mia terra, cioè venne bruciata a Monza. Quindi ciò per dire come le mafie si infiltrano dovunque, si infiltrano dove c’è il potere: non hanno colori politici, ma hanno a che fare con il potere. E quindi questi esempi così coraggiosi e così importanti come quello di Lea Garofalo devono essere sicuramente ricordati, ma prima di tutto conosciuti dalle nostre ragazze e dai nostri ragazzi, proprio per sviluppare una cultura.
  Concludo dicendo quindi che questa Giornata del ricordo delle vittime delle mafie non può essere separata da un'educazione alla legalità, da un'educazione alla cittadinanza attiva. Queste cose si tengono insieme: il ricordo delle vittime, l'educazione alla legalità, come molte scuole del nostro sistema nazionale stanno facendo, e accanto a questo l'educazione alla cittadinanza attiva. Questo credo che debba essere il nostro investimento, l'investimento di questo Paese: l'investimento nella cittadinanza, l'investimento in una cittadinanza sana, democratica, che contrasta ogni forma di mafia.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 3683)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Naccarato e il rappresentante del Governo non intendono replicare.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3683)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge (Vedi l'Allegato A – A.C. 3683). Poiché all'articolo unico del provvedimento in esame non sono stati presentati emendamenti, passiamo agli ordini del giorno.

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 3683)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 3683).
  Se la presentatrice non chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/3683/1 Centemero, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Favorevole, Presidente.

  PRESIDENTE. Bene, allora a questo punto non lo mettiamo ai voti.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3683)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie Presidente. Solo per sottolineare l'importanza di questo provvedimento di legge al quale noi, con tutto il cuore, aderiamo. Voteremo quindi a favore ritenendo importantissimo che le persone che sono state vittime della mafia possano essere adeguatamente onorate e riconosciute da questo nostro Paese, in una giornata a loro dedicata, per l'esempio che hanno dato ai cittadini, per la forza che hanno mostrato in situazioni certamente diverse tra di loro, che vanno dal mondo sindacale, al mondo della Chiesa, al mondo del commercio, al mondo delle forze dell'ordine e della magistratura. A tutti coloro che in ambiti diversi, con compiti diversi, nel giornalismo per esempio, hanno fatto sì che questa nostra Italia non finisse preda di organizzazioni criminali, e soprattutto che le giovani generazioni, di alcune regioni particolarmente coinvolte da questo triste fenomeno, fossero nella condizione di poter ancora sperare, di poter non piegare la testa, di poter trovare ancora la forza per ribellarsi e per riprendere una loro identità Pag. 8civile, una loro proposta e iniziativa politica.
  Ecco, per tutti questi motivi, noi certamente non faremo mancare il nostro contributo a questo provvedimento e lo faremo, lo ripeto, con assoluta partecipazione e convinzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. È scontato il voto a favore di questo provvedimento che di fatto istituzionalizza, nel contesto delle leggi del nostro Paese, la giornata della memoria e dell'impegno per le vittime delle mafie; cosa che già, come hanno notato i colleghi, si fa.
  Presidente, io penso che noi veramente daremo senso, e sarebbero onorate fino in fondo le vittime della mafia, se, oltre le cose che sono state dette e che io condivido per intero, per il 21 aprile si facesse qualche cosa di molto più serio. Sarebbe auspicabile un cambio di passo, un cambio di passo auspicato, guarda caso, dalla giudice Ruberti, procuratore nazionale antimafia, e anche oggi da Cantone con delle interviste, ovvero un corretto ed efficace utilizzo dei beni confiscati alla mafia. Non è possibile che ci sia un degrado molto forte. Quindi, non c’è dubbio che i due giudici che hanno rilasciato questa intervista in maniera autorevole, aprano per la prima volta la possibilità di vendere con procedure trasparenti. A chi dice che potrebbero essere ricomprati dalla mafia stessa questi beni, Ruberti, giustamente, risponde: bene, vuol dire che glieli sequestreremo di nuovo. C’è bisogno assolutamente di risorse per combattere la povertà. L'agenzia nazionale tiene tutto già monitorato, si tratta solamente di metterli sul mercato e di venderli per fare risorse per combattere la povertà. Noi facciamo proposte concrete, senza incidere sui cittadini, così come tante altri beni potrebbero andare per i senza tetto. Forse, se si apre anche questa pagina, questa pagina vera di primavera, molto probabilmente consentiremo anche un lustro maggiore a questa giornata che ci vede assolutamente favorevoli per le tante cose già dette dai colleghi, per i promotori, per come è nata, e poi anche per tutto quello che sarà detto in maniera appropriata da parte dei colleghi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie Presidente. Tutte le vittime innocenti della mafia hanno diritto al ricordo e alla memoria, ecco perché oggi, finalmente, istituiamo una giornata che sia in grado di raccontarle. È una legge per le vittime e per i loro familiari, ma è una legge che riguarda tutti noi. È una legge che ci interroga, che ci mette nelle condizioni di guardare dentro l'Italia migliore.
  Questa legge nella sua semplicità è un primo passo, un risarcimento parziale, eppure importante, alle storie di chi è stato ucciso e non ha conosciuto verità. Abbiamo un debito di riconoscenza verso queste persone, ecco perché Sinistra Italiana voterà a favore, perché il ricordo dei nostri morti serve a raccontare i vivi, a immaginare il futuro, a costruire una nuova e originale identità che riguarda tutte e tutti. Giorno dopo giorno, nonostante il lavoro prezioso della magistratura e delle forze dell'ordine, le organizzazioni criminali crescono, si rafforzano, si adattano alle necessità dei tempi, alle esigenze dei diversi luoghi. Da sud a nord, non c’è regione che non sia stata contaminata dalla presenza dei clan, e diventano parte essenziale del sistema Paese. Per troppo tempo, per incapacità o per opportunismo, in tanti hanno finto di non vedere. C’è stato un processo di rimozione collettiva, di anestesia totale. Un processo che ha molti colpevoli: la politica nazionale e locale, l'imprenditoria e il mondo delle professioni, l'informazione, la cosiddetta società civile che troppo spesso ha abbassato la testa senza fare domande, ha confuso il diritto con il favore, si è fatta Pag. 9imporre nomi da votare, persone da sostenere, mani da stringere, persino negozi in cui comprare.
  Questo è un Paese che ha ostinatamente rimosso, nascosto, mentito a se stesso. Ha tenuto insieme vittime e carnefici, non ha saputo assicurare la giustizia, raccontarsi e guardarsi al proprio interno. Oggi però è una giornata importante perché accanto a quei nomi che spesso sono stati citati in queste Aule, nomi come quello di Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre, il giudice Scopelliti, il generale Dalla Chiesa, ecco, accanto a questi nomi, già patrimonio di tanti, io sono particolarmente emozionata, commossa, di ricordare qui alcune delle storie sconosciute che ho avuto invece il privilegio di ascoltare direttamente dai familiari in questi anni. Persone comuni, come Vincenzo Grasso, detto Cecè, padre di Stefania, un meccanico di Locri, che è stato assassinato perché non pagava la mazzetta. Peppe Tizian, papà di Giovanni Tizian, un bancario di Bovalino che è stato ammazzato perché ha fatto il suo lavoro con onestà. Adolfo Cartisano, detto Lollò, padre di Deborah, fotografo, che è stato sequestrato e ucciso perché non pagava il pizzo. Francesco Borrelli padre di Alfredo, un carabiniere, che è stato ammazzato a Cutro, e che si era messo in mezzo ad una sparatoria, nonostante fosse fuori servizio per salvare la vita ad alcuni suoi concittadini. Francesco Vecchio, padre di Salvo, un imprenditore che è stato assassinato a Catania perché non si è voltato dall'altra parte. E poi Gianluca Congiusta, figlio di Mario, Massimiliano Carbone, figlio di Liliana. E ancora la storia di Raffaella Scordo, di Rocco Gatto, di Lea Garofalo, di Mauro Rostagno. L'esempio di Giuseppe Valarioti, segretario del Pci di Rosarno, raccontato in vita dal grande sindaco Peppino Lavorato, don Peppe Diana e Giancarlo Siani. E infine una menzione a parte a Pippo Fava giornalista, drammaturgo, scrittore, che ho avuto il privilegio di conoscere attraverso la militanza, l'amicizia e l'affetto che mi lega al figlio, Claudio Fava. Ho incontrato, insieme all'Associazione da sud, la storia di quelli che si sono battuti e che sono stati ammazzati, di quelli che hanno testimoniato e sono stati ammazzati, di quelli che hanno amato e sono stati ammazzati, di quelli che hanno avuto il padre sbagliato e sono stati ammazzati. Di tanti altri sepolti dalle infamie e dimenticati. Persone accomunate da un doppio destino maledetto: uccise dalle mafie innocenti, dimenticati da questo Paese, che non è stato in grado di assicurare loro verità e giustizia.
  Concludo: l'esercizio di Libera e di don Ciotti, che ogni 21 marzo compiono l'esercizio di pronunciare i nomi restituisce una parte di dignità. Ci sono molti modi per raccontare la storia di un Paese, si può scrivere la grande storia oppure si può provare a mettere insieme le piccole storie collettive e individuali, pubbliche o private, delle persone comuni, le nostre storie di chi ha combattuto le mafie ed è stato ammazzato, di chi non ha chiuso gli occhi, di chi non si è voluto rassegnare. Noi di Sinistra Italiana, vogliamo seguire questa strada, vogliamo calpestare quell'asfalto e lo vogliamo fare insieme a tante e tanti che il 21 marzo quell'asfalto lo calpestano già insieme. Per questo, «sì» a questa legge e per questo saremo presenti a Locri e in tutte quelle piazze che verranno chiamate quest'anno. Lo dobbiamo a loro, a noi e alla sete di verità e giustizia di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, signor Presidente e onorevoli colleghi. Il gruppo di Civici e Innovatori dichiara convintamente voto favorevole all'istituzione della giornata nazionale della memoria e dell'impegno, in ricordo delle vittime delle mafie, nel pieno convincimento e condivisione del pensiero espresso da don Ciotti che individua nella memoria un elemento di trasformazione dell'impegno in denuncia, testimonianza e cambiamento. Pag. 10Credo che il vero significato di questa giornata sia proprio questo: consolidare un impegno, nel ricordo delle tante vittime, delle tante personalità che hanno posto la propria persona e il rispetto delle regole, prima di ogni cosa nella propria vita, alla cementificazione di quel senso di appartenenza a tutte le istituzioni e a tutto il contesto civile che combatte questa piaga del nostro Paese, che non è solo del sud, ma un po’ di tutta l'Italia. Quindi, una giornata di sensibilizzazione importante perché è un punto di partenza per un impegno che non può venire meno e che deve continuare assolutamente nel nostro Paese e che vede soprattutto in questa giornata la sensibilizzazione verso le nuove generazioni, quelle generazioni che, più degli altri, hanno bisogno di capire quante vite e quante eccellenze hanno sacrificato la propria esistenza per il bene di questo Paese, per il rispetto delle regole, perché questo Stato possa avere la massima espressione nella lotta a queste attività illecite. Quindi, in questo senso credo sia importante istituire questa giornata perché possa essere foriera di impegni sempre maggiori e di formazione di persone civiche che vedano in questa proposizione un impegno in prima linea dello Stato e dei cittadini perché riportare la normalità e il rispetto delle regole in tutti i contesti credo sia prioritario per il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Grazie, signor Presidente e cari colleghi. Affrontiamo un argomento molto, ma molto delicato e importante per il nostro Paese, la lotta alla mafia. Noi, come Lega Nord, Noi con Salvini siamo d'accordo, anzi salutiamo con interesse e piacere, l'istituzione della giornata delle vittime della mafia, però non basta fare giornate di commemorazione e di riflessione. La mafia va combattuta sul territorio. La mafia è un'industria, un'industria purtroppo, devo dire, molto seria e pericolosa per il nostro Paese, in modo particolare esiste dove c’è degrado economico, morale, in modo particolare nel sud, che poi si espande anche al nord. La mafia è presente in tutto il territorio e nelle istituzioni del nostro Paese. Purtroppo la mafia è presente anche nei settori sportivi, quali lo sport, il calcio. Vediamo che attenziona dove c’è economia, dove c’è interesse, dove c’è interesse anche economico, non soltanto interesse culturale, da un punto di vista mafioso.
  Allora dobbiamo essere noi politici, che abbiamo un dovere e una grossa responsabilità di eliminare e combattere la mafia. E come ? Dobbiamo intervenire prima che intervenga la politica: non possiamo mettere in lista persone in odore mafioso perché non possiamo far sedere vicino a noi persone che stanno a combattere le istituzioni e a fare il male dalle istituzioni.
  Allora, dobbiamo essere riflessivi e coraggiosi per dare segnali chiari e rifarci all'onestà e alla lealtà che si deve come italiani e come rappresentanti del nostro Paese. Purtroppo, noi vediamo che la mafia è interessata non soltanto ai settori economici, ma in tutti gli ambienti, in tutti i settori, noi oggi salutiamo, ci congratuliamo e siamo vicini alle vittime della mafia; vittime della mafia come chi, per portare il proprio pane, come si dice, ossia i guadagni a casa e mantenere una famiglia, ha scortato Borsellino o Falcone, ha rischiato la vita e ha subito la morte. Noi non possiamo che essere vicini a questi uomini, a questi uomini con la divisa, uomini che difendono le istituzioni nel nostro Paese.
  Allora, noi siamo d'accordo e festeggiamo la Giornata delle vittime della mafia, però dobbiamo avere il coraggio di mandare, buttare fuori, non frequentare certe persone – perché certe volte si dice: «io frequentavo una persona libera, che non so se è mafiosa» –, dobbiamo avere la coscienza, noi stessi, anche di frequentare le persone perbene e di allontanare da un tessuto economico e istituzionale Pag. 11certi personaggi, facendo anche noi il nostro dovere di politici seri, onesti e corretti.
  Allora io, come Lega Nord-Noi con Salvini, mi associo a quanto è stato detto precedentemente dai miei colleghi e sono vicino alle vittime della mafia, combattendo con loro per il nostro Paese libero, un Paese che deve avere uno sviluppo economico, ma non soltanto economico-culturale, e anche trasparente per la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Ovviamente, il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto favorevole, ma mi piace evidenziare che la giornata del 21 marzo, dedicata alle vittime della mafia e immagino ovviamente alle vittime di tutte le associazioni criminali, debba e possa essere ricordata nelle occasioni che verranno, anche come la giornata delle vittorie contro la mafia e contro le altre associazioni criminali, perché il ricordo delle vittime deve dare l'esempio a chi lavora in maniera professionale, al di là molte volte anche dei confini dell'impegno personale, ma deve contestualmente determinare anche le occasioni per celebrare le vittorie sulla mafia, la conquista che la società riesce a ottenere nei confronti di una criminalità mafiosa organizzata o di qualsiasi genere, che determina non solo vittime materiali nelle persone, ma determina, come vittima principale, la società, quando la società diventa condizionata e inquinata. Io spero che, dal prossimo 21 di aprile, si possano celebrare non solo il ricordo delle vittime, ma anche le vittorie nei confronti delle associazioni criminali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scopelliti. Ne ha facoltà.

  ROSANNA SCOPELLITI. Grazie, Presidente. Votare oggi a favore di questo provvedimento significa ricordare ciò che le mafie, Cosa Nostra in Sicilia, la ’ndrangheta in Calabria, la camorra in Campania, la Sacra Corona Unita in Puglia, hanno rappresentato e rappresentano in termini di dolore e di devastazione nel contesto della società in cui viviamo.
  Nel ricordare le tragedie che le mafie compiono non si può che continuare a condannarle esprimendo quindi anche la nostra incondizionata solidarietà alle vittime e soprattutto a chi resta, alle loro famiglie, ai servitori dello Stato che hanno contribuito e combattono quotidianamente una battaglia di civiltà.
  La Giornata nazionale dell'impegno, in ricordo di quanti sono stati uccisi barbaramente per mano mafiosa, se vuole onorare il suo proposito di mantenere viva, anche presso le generazioni più giovani, la memoria di queste vittime, deve però sapersi spingere indietro, molto indietro nel tempo. E penso, quindi, all'omicidio Notarbartolo, del 1893, o Petrosino, nel 1909. Ne cito alcuni, ma ce ne sono anche molti altri che sono un po’ più vicini a noi temporalmente e che qualcuno ancora ricorda, qualcuno purtroppo, perché è passato così tanto tempo che anche le vittime iniziano un po’ a sbiadire. Stilarne un elenco completo non sarebbe agevole e possibile in pochi minuti, purtroppo. Io ricordo Scaglione, Impastato, Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa, Setti Carraro, Chinnici, Fava, Livatino, Falcone, Morvillo, Borsellino e – consentitemi un ricordo personale – anche mio padre (Applausi). Io penso a loro e penso anche ai molti agenti, donne e uomini, delle scorte. Ce li dimentichiamo, ma anche loro hanno donato la loro vita per proteggere questi uomini.
  Da anni le vittime di mafia vengono ricordate da importanti ed encomiabili iniziative di enti locali, che hanno l'indubbio merito di promuovere e sostenere lo sviluppo di una coscienza che in ogni cittadino, particolarmente nei giovani, viene sollecitata con forza nella volontà di opporsi, senza tentennamenti, alle mafie. Non posso dimenticare l'impegno di don Ciotti, che già da diversi anni celebra e ricorda la Giornata della memoria delle Pag. 12vittime delle mafie, con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata contro le mafie e promuovere, al contempo, quelli che sono i concetti di legalità e giustizia, che non devono essere parole vuote ma devono essere un impegno che deve nascere dai cittadini e deve essere proseguito da ognuno di noi nelle cariche che rappresenta. Parliamo di iniziative encomiabili, senza dubbio, utili a diffondere la conoscenza di un fenomeno così tristemente presente nella storia del nostro Paese proprio perché, nonostante gli indubbi successi ottenuti dallo Stato, ognuno mantenga alta la guardia in una prospettiva futura.
  Ma – e questo è, a mio avviso, il merito maggiore del provvedimento che ci accingiamo a votare – la memoria delle vittime delle mafie non deve limitarsi agli ambiti territoriali, ma deve proseguire perché le attività di queste organizzazioni criminali riguardano non solo una parte del Paese ma tutto il Paese e ogni ganglio della società. Sappiamo come le mafie siano in grado di estendere la loro attività ad ogni angolo del territorio nazionale ed estero, e questa loro capacità di operare a livello globale, quindi, le rende un problema per tutti e non solo di alcuni. L'attività imprenditoriale delle mafie, non dimentichiamocelo, ha prodotto un'organizzazione interna tipicamente aziendale, con tanto di manager, dirigenti, addetti e consulenti. Le attività criminali da causali sono diventate permanenti, quotidiane. La gestione delle estorsioni, dell'usura, dell'imposizione di merce e dello spaccio di stupefacenti necessita di un organico in pianta stabile che ogni giorno curi la riscossione del pizzo, allarghi la clientela, diversifichi le opportunità, conosca e neutralizzi la concorrenza, salvaguardi la sicurezza dell'organizzazione dai componenti infedeli o dal controllo delle forze dell'ordine, gestisca e reinvesta il patrimonio. Le aziende mafiose, con stringenti logiche aziendali, intervengono anche nell'economia legale, ora assumendone, spesso e direttamente, il controllo maggioritario. Le mafie sono in grado di condizionare ampi comparti economici, da quello immobiliare alla sanità e al servizio delle risorse idriche; condizionano tutta la filiera agroalimentare, dalla produzione agricola all'arrivo delle merci nei porti, dai mercati all'ingrosso alla grande distribuzione, dal confezionamento alla commercializzazione.
  Stiamo parlando di organizzazioni criminali in grado di fatturare 130 miliardi di euro e di produrre utili per 70 miliardi, di estendere la propria presenza non solo nei campi tradizionali della droga, del traffico di armi e della prostituzione, ma anche del gioco d'azzardo, dell'usura, della ristorazione, della macellazione, del mercato ittico e potrei continuare, purtroppo, ancora per molto, molto tempo. Una tale struttura organizzativa, una tale capacità di condurre attività criminali, costituendo un pericolo sociale di enormi dimensioni, deve essere fronteggiata e sconfitta dallo Stato, ma deve sollecitare, in ogni cittadino, il massimo della collaborazione diretta e indiretta. Questo in ogni cittadino, dai più piccoli ai più grandi ! Anche perché, cari colleghi, noi oggi dobbiamo anche essere un po’ onesti con noi stessi e dobbiamo avere il coraggio di dircelo: una giornata della memoria non basta, non basta nella lotta alle mafie. Bisogna sostenere ogni giorno i familiari delle vittime di mafia, per onorare la memoria di quelle persone che sono state uccise; dobbiamo chiedere costantemente, ognuno nel suo ambito, verità e giustizia per le vittime. Ce ne sono molte, moltissime, che ancora non hanno ottenuto il riconoscimento, che ancora attendono un processo, che ancora attendono, appunto, verità e giustizia e tra queste sono costretta, purtroppo, ad annoverare anche mio padre.
  Sono anni che le vittime attendono, e i familiari di vittime senza verità e giustizia sono oltre il 70 per cento. Quindi, ben venga questa giornata; istituire questa giornata è importante perché deve coinvolgere le scuole, le associazioni, i circoli culturali, ma è veramente un minimo passo che si può fare oggi per rendere davvero il giusto omaggio a quanti hanno Pag. 13sacrificato la loro vita al fine di preservare i principi fondanti di libertà e di giustizia nel nostro Paese.
  Questa giornata si terrà il 21 marzo e non è un caso: lì, il primo giorno di primavera, il giorno in cui ognuno di noi si deve ricordare che i mafiosi, questi individui senza onore né dignità, hanno ucciso i nostri cari, hanno ucciso gli eroi del nostro Paese. Ma in quello stesso giorno loro sono rinati e continueranno a vivere quotidianamente nel ricordo di ognuno di noi, nel ricordo che ognuno porta nel cuore. Per questo è importante ricordare, per questo è importante che a farlo siano soprattutto le giovani generazioni. Quindi, ognuno nel suo ambito si impegni perché questa giornata possa essere davvero l'inizio di un cammino, di un percorso insieme, che non si fermi solo alla retorica, che non si fermi solo alle parole che ci stiamo dicendo oggi in quest'Aula, ma che sia un impegno concreto per verità e giustizia, per verità e giustizia non solo per le vittime ma, anche e soprattutto, per quelle vittime che sono invece vive – e penso, per esempio, ai testimoni di giustizia – e che devono essere sostenute e aiutate dallo Stato, sostenute e aiutate dai cittadini, che devono, insieme a loro, avere il coraggio di denunciare e che devono dare a loro il giusto sostegno per aver denunciato. Quindi, una giornata per le vittime di mafia e per la legalità, per quelle vittime che oggi non ci sono più e per quelle vittime, invece, che sono ancora vive e che devono rimanere vive per responsabilità di ognuno di noi.
  Preannuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo di Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Niente retorica, nessun tipo di flessione a commemorazioni che possono, in qualche modo, avere anche lontanamente il rischio della ridondanza sul piano del commento politico a questa iniziativa. Seguirò l'interpretazione cosiddetta letterale, quella che il mio maestro, Renato Dell'Andro, mi ha insegnato essere la prima da seguire. Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo della vittima delle mafie; cioè, non ha senso la parola «memoria» se non è, in joint venture, collegata alla parola «impegno». È un impegno che, direi limitatamente e forse simbolicamente, viene affidato, in questo testo, agli istituti scolastici, alla diffusione del messaggio...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sisto. Grazie. Prego.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. ...di pesante presa di distanza da tutto quello che è mafioso, perché anche su questo bisogna intendersi. Qualcuno pensa probabilmente, nella storiografia, nella iconografia, nella lettura in qualche modo anche della cronaca, che la mafia sia soltanto un'esternazione diversa rispetto a quella che è la realtà quotidiana che noi viviamo. Ma quando nel 1982 fu introdotto l'articolo 416-bis, lo scopo di quella norma era proprio l'opposto, cioè era quello di segnalare che, con strumenti apparentemente leciti, si persegue uno scopo mafioso. Cioè, la mafia si annida essenzialmente nella liceità dello strumento utilizzato, come diceva Crisafulli, come un antistato. Sostanzialmente è una riproposizione, in senso negativo, di un'idea di Stato, che, però, anziché tendere al benessere comune, tende ai profitti e alla locupletazione della cosca.
  Allora, questo credo che debba essere il messaggio chiaro e forte se è una giornata a senso. Io non sono molto favorevole alle giornate, ma questo mi sembra un caso emblematico e che merita sicuramente l'avallo mio personale e di Forza Italia. Bisogna avere ben chiaro un segnale: il livello di attenzione e di guardia a che negli strumenti leciti non si possa celare una finalità ed una strutturazione illecita. Pag. 14Quindi, è un messaggio rivolto a tutti gli uomini e donne di buona volontà, cioè tutti coloro che vivono nella quotidianità, perché in questa giornata e correttamente, Presidente, si parte dagli istituti scolastici. Con don Aniello Manganiello abbiamo sempre sostenuto – lui prima di me, ovviamente – che l'antimafia la si fa soprattutto nelle scuole e la si fa nei confronti dei bambini, cioè coloro che inizialmente – con un messaggio che ora vi dirò quale deve essere – possono comprendere che c’è una cultura della legalità. Se noi dovessimo scindere la parola «cultura» dalla parola «legalità», arriveremmo al cuore del problema, perché c’è uno strumento per combattere le mafie ed è la cultura. Se noi diamo ai nostri bambini la certezza che più sai e più puoi, che più sei in condizioni di essere – come posso dire – capace su un mercato del lavoro, di avere conoscenze utili, questo allontana clamorosamente tutte le scorciatoie tipiche del sistema mafioso, che non è altro che un modo per raggiungere gli obiettivi indipendentemente dai percorsi scritti, scolpiti, nella legalità.
  È notorio che Forza Italia, nell'ultima legislatura in cui ha governato, è stato il partito che ha promosso più provvedimenti antimafia, che ha combattuto la mafia in modo concreto, con misure di carattere patrimoniale e innovative con risultati strabilianti dal punto di vista della lotta al crimine mafioso; quindi parliamo non soltanto per titolo parlamentare, ma anche per titolo governativo, cioè abbiamo governato combattendo la mafia.
  Allora, è chiaro che questa è una giornata che ha senso se è capace – come è scritto nel testo – di promuovere iniziative finalizzate alla costruzione, nelle giovani generazioni, di una memoria delle vittime delle mafie, di contrasto e repressione alle mafie, cioè alla costruzione di una memoria – ho finito, Presidente – che è un altro capitolo importante della nostra cultura: non perdere il ricordo, non farsi affascinare dalla rapidità della circolazione del dato culturale, capace di cancellare mediaticamente quello che è accaduto un'ora prima, per riproporre una nuova realtà, magari opposta, e poi il giorno dopo un'altra ancora diversa, con un lavoro di abrasione costante nelle coscienze e nella quotidianità di ciascuno, che provoca quel fenomeno di disorientamento e di incapacità di riconoscere le proprie radici, che a mio avviso costituisce uno dei fenomeni più preoccupanti, uno dei dati più preoccupanti di questo periodo, soprattutto nel rapporto tra conoscenza e capacità di comportamento. La costruzione della memoria significa capacità di non dimenticare. Ecco, noi non dobbiamo dimenticare, dobbiamo costruire nelle giovani generazioni la capacità di non dimenticare, di avere un percorso che parta da un punto e continui, una continuità nel ricordo e nella esperienza, ma soprattutto instillare il culto della legalità mediante una forte acculturazione o acculturamento delle giovani generazioni, che li porti a saper riconoscere l'importanza di seguire percorsi di legalità rispetto a scorciatoie. Questa è una parola utilizzata anche da Vito Marino Caferra in un suo saggio sul sistema della corruzione: il concetto di scorciatoia, che è quello che caratterizza indelebilmente la differenza fra un percorso corretto e un percorso illegale e, quindi, mafioso.
  Se le consorterie devono avere un momento di crisi, è bene che questo momento di crisi nasca immediatamente, appena un bambino è in condizioni di percepire l'importanza di questi concetti. Da questo punto di vista, Forza Italia è sempre stata allineata perché la lotta alle mafie non fosse soltanto una sorta di esercitazione tesa all'ottenimento di fondi per associazioni più o meno orientate a testimoniare con bandiere al vento una sorta di credo formale. Se questa giornata deve avere un significato, che non sia una giornata, che siano più giornate e questo sia soltanto il momento di monitoraggio e di controllo di un must, di una doverosità politica, istituzionale e culturale, che credo non ci debba lasciare mai. Voteremo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

Pag. 15

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Siamo qui oggi, in Aula, per approvare la proposta di legge che istituisce la Giornata nazionale per il ricordo delle vittime di mafia.
  Generalmente chi ha seguito, segue, la politica del MoVimento 5 Stelle sa bene che noi siamo contrari normalmente all'istituzione di giornate della memoria: ci sembrano, molto spesso, modi per lavare la coscienza, come per dire «possiamo anche non fare delle leggi importanti per il Paese, perché tutto sommato stiamo facendo la giornata nazionale di questo o di quello». Normalmente è così e non ci sono dubbi a riguardo.
  In questo caso, Presidente, è da venticinque anni che la Giornata della memoria delle vittime di mafia esiste, viene portata avanti dall'Associazione Libera. Ecco, forse è anche giusto che non sia iniziativa di una semplice associazione, a cui peraltro comunque partecipano sempre le istituzioni. Mi ricordo, giusto l'anno scorso, eravamo nella mia città a Messina; quindi è facile, proprio perché l'ho vissuta recentemente, dirvi che è una giornata che in qualche modo è importante, soprattutto se si considera che è importante per il nostro Paese. Si possono fare giornate della memoria per tante questioni, ma forse quello che veramente colpisce più di tutti, più di ogni altro problema, la nostra nazione è proprio il fenomeno mafioso. Davanti a questo bisogna fare di tutto: combattere la mafia in tutti i modi, che sia anche a livello culturale, con questa giornata. È bello che sia il 21 marzo, che sia appunto il primo giorno di primavera e non siano in generale giornate che riguardano la commemorazione di una vittima o di un'altra, perché le vittime non sono soltanto quelle che conoscono tutti quanti, ce ne sono più di mille, più di mille vittime di mafia.
  Ma questo non deve essere appunto un modo per lavarci la coscienza. Servono delle leggi importanti, Presidente. Voglio cogliere l'occasione per ricordare questo al Parlamento e alle persone che ci stanno ascoltando. Tante procure, anche in Commissione antimafia, quando li audiamo in genere, ci parlano del 416-ter, c’è chi ne parla a favore, ma c’è anche chi ne ha parlato in maniera contraria. Voglio ricordare, Presidente, ...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

  FRANCESCO D'UVA. ... è da riformare, perché non si riesce ad applicarlo nel migliore dei modi. Quindi una riforma sul 416-ter è da fare.
  Anticorruzione. Presidente, noi in Commissione antimafia abbiamo visto molto spesso che la mafia ormai si muove sul filo corruttivo e non più estorsivo. È molto più semplice, perché ? Perché le leggi italiane non colpiscono la corruzione in maniera adeguata. Ecco che quindi dobbiamo essere noi a cambiare le leggi. Si sa, Presidente, che fatta la legge, trovato l'inganno. Ecco, in questo momento, noi stiamo arrancando dietro il fenomeno mafioso, perché, finché non cambiamo le leggi sulla corruzione, loro, i mafiosi, si continueranno a muovere su questo filo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): l'agente provocatore, viene da dirne uno, che mi sembra sia stata una proposta proprio nostra, ma anche altre cose che ha fatto lo Stato, non per favorire la mafia, ma per non creare un'antimafia sufficientemente efficace. Parlo, Presidente, della gestione dei beni confiscati. Qui c’è stata la scelta del Governo e del Parlamento di fare gestire i beni sequestrati da Invitalia: questa è una posizione che noi non possiamo assolutamente accettare.
  Quindi, Presidente, ben vengano votazioni come questa, ben vengano queste istituzioni, quando servono – perché servono e lo sappiamo –, ma che non sia un alibi per non approvare leggi ben più importanti. Quindi, va bene, noi oggi approveremo questa legge, festeggeremo, la rivendicheremo, ognuno, ogni parlamentare sulla propria pagina Facebook farà quello che dovrà fare, grandi festeggiamenti, ma non è sufficiente, Presidente. Pag. 16Voglio dire questo e voglio ribadire ancora una volta: facciamolo, votiamolo, ma, per favore, dobbiamo continuare a fare delle leggi più importanti, come ad esempio quella sui testimoni di giustizia, che presto appunto tornerà qui in Aula. Grazie, Presidente. Con questo dichiaro voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CUPERLO. Grazie, Presidente. Io penso che la legge che voteremo tra qualche minuto, per tutte le ragioni che sono state richiamate anche questa mattina, sia un testo giusto, atteso e soprattutto condiviso. Al fondo non credo sia un alibi, ma un atto dovuto verso alcuni tra i simboli più alti di questo nostro Paese. Tra pochi giorni, il 21 marzo, per il ventiduesimo anno, centinaia di nomi verranno letti, scanditi a voce alta, nelle piazze di decine di città e i nomi ancora una volta saranno le vittime della violenza mafiosa: magistrati, poliziotti, carabinieri, esponenti delle istituzioni, familiari dei pentiti, e poi imprenditori, giornalisti, cittadini armati solamente di un enorme coraggio civile, donne e uomini caduti per mano di un potere criminale radicato, ramificato, capace di collusioni fino dentro il corpo dello Stato. Un potere, va detto, che non abbiamo sconfitto ancora in modo definitivo, come giustamente ha ricordato qui stamane l'onorevole Mattiello. Ricordare le vittime, pronunciando i nomi, anno dopo anno, non è soltanto il modo per tenere accesa l'attenzione e la cura verso pagine dolorose e tragiche, ciascuna con il suo dolore, la sua tragedia. Credo sia anche la via che Luigi Ciotti e Libera hanno scelto per consegnare al calendario civile della nazione una data che a ognuna di quelle vittime garantisse dignità, senza distinguere sulla base del ruolo svolto o della notorietà, perché anche questo è vero, che non sempre la morte funziona come «la livella» recitata da Totò.

  PRESIDENTE. Scusi un attimo, onorevole Cuperlo. Colleghi, per favore, grazie. Prego.

  GIOVANNI CUPERLO. Grazie a lei. Giovanni Falcone è stato emblema in vita, e la fine lo ha reso simbolo. Antonio Montinaro di Giovanni Falcone in vita è stato il caposcorta: lo ha seguito nella fine, ma il suo nome non ha lasciato dietro di sé una memoria uguale, anche se lo strazio di chi lo rimpiange non è affatto minore. La verità è che la dignità di quelle vittime vive nella memoria comune che un Paese sa tributare loro, e l'importanza di questa legge si misura precisamente qui, in quella magia particolare che scopre l'intreccio tra un calendario privato e un almanacco civile.
  Quando quelle due dimensioni si confondono e la vita di tanti, in particolare se giovani o studenti, prende coscienza della vita di altri, un Paese, un popolo, guadagnano la loro maturità, e questo accade più facilmente mescolando quelle vite, persino recitandole. Colleghi, dopo l'11 settembre, l'America, fin dal primo anniversario di quell'attacco, ha scelto di commemorare l'evento nella in maniera più solenne. Alle 8,46 del mattino, a Ground Zero, chiunque sia il Presidente degli Stati Uniti, non vengono pronunciati orazioni o discorsi, ma si leggono i nomi delle vittime, perché sono quei nomi, pronunciati, ripetuti, anno dopo anno, che riassumono il senso della tragedia e la potenza della memoria.
  Significa che nulla è più dirompente dei nomi, perché dietro il nome, ogni nome, si ricompone, come in un mosaico, una storia, una biografia, una famiglia, una città o una generazione. Poi, certo, è fondamentale abbattere la parete che separa ogni retorica da una lotta e un'azione quotidiana che quella violenza debbono estirpare, e questo avviene non in una data simbolica, che sia o meno il primo giorno della primavera...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cuperlo, scusi. Colleghi, se non altro, al di là del rispetto per chi sta parlando, magari Pag. 17un po’ di rispetto per l'argomento che stiamo affrontando. Se fosse possibile abbassare la voce. Prego, onorevole Cuperlo.

  GIOVANNI CUPERLO. Il rispetto per chi sta parlando è davvero l'ultimo dei problemi, di fronte a questo tema. E questo avviene non in una data simbolica, che sia o meno il primo giorno della primavera, ma avviene dove deve accadere, nelle procure di frontiera, nei commissariati di quartiere, in ogni classe dove entra un insegnante convinto che avrà compiuto la sua missione se, oltre a saper tradurre Cicerone, quei ragazzi usciranno da lì consapevoli di essere cittadini, prima che sudditi. Insomma, quella parete tra memoria e avvenire si abbatte in modi diversi, perché le mafie si possono studiare, combattere, a volte subire, e in quest'Aula siedono persone, colleghi, che una prova simile hanno vissuto, ma la conoscenza di quella piaga passa soprattutto dal contagio emotivo con la storia di chi ne è rimasto vittima. Se non capiamo questo, facciamo fatica a comprendere perché alcuni familiari abbiano fatto della testimonianza la leva di riscatto per il dolore che hanno dovuto patire.
  E in questo un filo lega quelle vittime ad altre, quelle di una umanità casuale, colpite in una piazza, una stazione o sulla vettura di un treno, quelle di un terrorismo che abbiamo prosciugato in anni lontani e ci minaccia oggi con altre parole, ma all'interno di una stessa logica, che è seminare la paura e annullare lo spirito della comunità. Quelli prima di noi vinsero allora, e io penso che vinceremo di nuovo, ma potremo farlo con più convinzione se sapremo legare volti e biografie a quel principio di legalità che si fonda sul primato della verità e della giustizia. Come altri in quest'Aula, un po’ disattenta, appartengo ad una generazione che ha molto amato i versi di Spoon River e ancora di più la traduzione in musica che ne fece un artista di genio. Forse questa legge può essere un modo per non lasciare che la Spoon River delle vittime innocenti della violenza mafiosa resti confinata nell'ambito della poesia.
  Quelle vittime, oggi lo diciamo qui, in questa Aula, sono storia d'Italia, e il Parlamento della Repubblica, nella forma più semplice e solenne, decide di rendere loro il tributo che meritano. Il 21 marzo, da oggi, entrerà di diritto nel calendario civile di questo Paese. Penso sia un momento alto, importante di questa legislatura, e, se come penso e spero, tra pochi istanti l'Aula licenzierà una legge attesa, noi avremo consegnato all'Italia fuori da qui una modesta testimonianza di ciò che la politica e le istituzioni sanno rappresentare: l'unità di un Paese, la coscienza di un popolo. Nulla di cui vantarsi dinanzi ai problemi enormi che ci investono, ma un seme da gettare e di cui, per una volta, sentirsi tutti, per la propria parte, orgogliosi.
  Signor Presidente, colleghe e colleghi, nonostante io sieda in questa Camera da più tempo di parecchi tra voi, questa è la prima dichiarazione di voto che mi è dato di pronunciare. Per le ragioni che ho appena detto, lo considero un privilegio; considero un privilegio poterlo fare su un provvedimento come questo. E poi, per un puro accidente del caso, succede che questa prima dichiarazione avvenga nel giorno stesso in cui una parte della mia comunità politica si è separata e ha scelto un altro sentiero.
  E, allora, mi scuserete se, nella piega finale di questo intervento, proverò a dire perché continuo a credere che per ciascuno di noi l'appartenenza, nel senso puro del sentirsi parte, sia un patrimonio che non vive solamente dietro un simbolo, ma sia sempre un impasto molto più profondo di sentimenti, di rispetto, di condivisione. Da ragazzo, quando ho scoperto che cosa la politica poteva essere, l'impegno e la passione mi condussero, per anni di seguito, il 3 settembre, sulle strade di Palermo, nel giorno della commemorazione del generale Dalla Chiesa e della moglie. Prima c'era stato Pio La Torre, dopo sarebbero arrivate Capaci e via d'Amelio. Lo ricordo per dire che la lotta alla mafia è qualcosa che ha la forza simbolica di spiegare a tutti noi perché le ragioni di una stessa parte, di una stessa appartenenza, Pag. 18non potranno farsi scalfire dai motivi di una divisione destinata a essere comunque meno profonda di quelle ragioni. Su questi banchi sono passati, si sono seduti, i protagonisti della storia repubblicana. Uno tra loro occupa oggi la più alta carica dello Stato e apporrà la sua firma in calce a questa legge. Per il cognome che porta, immagino che non sarà, in quell'istante, un atto eguale agli altri; diciamo che sarà una firma collettiva, una firma simbolica e collettiva.
  Quella contro le mafie, quella per la democrazia, quella per la dignità, è stata, è oggi e continuerà ad essere nel tempo una delle battaglie di liberazione e di civiltà che ci vedrà assieme, sempre e comunque dalla stessa parte (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, Civici e Innovatori, Democrazia Solidale-Centro Democratico e Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3683)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3683: S. 1894 – «Istituzione della “Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie”» (Approvato dal Senato).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 465 e 540.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,45).

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione della proposta di legge n. 3772-A ed abbinate: «Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici». Tuttavia, come già ricordato, su tale provvedimento e sul successivo in materia di protezione dei testimoni di giustizia, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il prescritto parere. Sospendiamo pertanto la seduta, che...

  LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, solo per dire che forse bisogna un attimo fermarsi a comprendere che cosa succede, perché noi ieri sera ci siamo recati in Commissione bilancio e credevamo di dover dare un parere. Questo parere non è stato possibile metterlo nero su bianco e votarlo, perché il Governo non era pronto, perché non c'era un accordo sugli oneri finanziari che sarebbero andati a coprire questa proposta. Siamo arrivati in Commissione, ci è stato detto: ancora non è stato raggiunto l'accordo. Ora, io non so per quale ragione maggioranza, Governo, Ragioneria non riescono a chiudere quello che dovrebbe essere il minimo su una proposta di questo tipo: il minimo semplicemente perché non è che stiamo parlando di un combinato disposto della legge di bilancio, non stiamo parlando di un provvedimento che costa chissà quanti soldi o per il quale bisogna interrogare le casse dello Stato come se dovessimo spendere dei miliardi. Questo è un atteggiamento, Presidente, che non è ammissibile, e che denota la non volontà di lavorare in una maniera seria...

  PRESIDENTE. Scusi, scusi, onorevole Castelli. Onorevole Pisicchio, gentilmente... Onorevole Pisicchio ! Stiamo parlando con il Governo. Se lei consente di fare in modo che il Governo ascolti, siamo tutti più felici. Grazie.

Pag. 19

  LAURA CASTELLI. Presidente, Governo che magari invece di chiacchierare durante l'intervento di un deputato di opposizione potrebbe cercare di spiegare perché siamo stati fermati, quali motivi ci sono per non fare andare avanti i lavori di un Parlamento, che dovrebbe essere la casa della funzione legislativa, in questa maniera.
  Presidente, la prego di farsi portavoce del fatto che il Parlamento dovrebbe cominciare a lavorare in maniera seria. Ricordo che la Commissione bilancio si trova sempre, nonostante le continue richieste fatte alla Presidente Boldrini attraverso la stessa Commissione, a dare pareri in zona, ma non Cesarini, proprio ravvicinati di qualche minuto prima di andare in Aula; e questo non è un atteggiamento possibile, nel rispetto del ruolo che ognuno di noi ha qui dentro. Quindi, Presidente, la prego: oggi è successo per l'ennesima volta, spesso accade, ma non è un atteggiamento accettabile per chi crede che il Parlamento sia davvero la casa di vetro dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  MAINO MARCHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Siamo di fronte ad una situazione che si verifica in diversi momenti, avendo il nostro Regolamento, a differenza di quello del Senato, la previsione che la Commissione bilancio si pronuncia quando il lavoro delle Commissioni è terminato, sugli emendamenti oltre che sul testo iniziale, se si tratta di un decreto-legge, ma soprattutto sugli emendamenti già approvati dalle Commissioni di merito: cercando di fare in modo che gran parte del lavoro svolto dalla Commissione di merito arrivi in porto con le coperture adeguate, ma a volte sono necessari ore o giorni per quantificare esattamente i costi e determinare le coperture. Al Senato c’è un Regolamento diverso, per cui gli emendamenti vengono prima valutati dalla Commissione bilancio, e solo quelli che passano il vaglio della Commissione bilancio stessa, esaminati dalla Commissione di merito. Ci sono pro e contro in tutte e due le situazioni: in quel caso io credo che il rallentamento dei lavori del Senato derivi anche dal fatto che la Commissione bilancio si trova ad esaminare centinaia di emendamenti, anche se magari sul merito non c’è l'accordo della Commissione, appunto, di merito; nel nostro caso si rischia che quando si arriva in Aula non sempre tutto l'iter sia concluso. Questo è uno di quei casi ! Speriamo che nelle prossime ore ci siano le condizioni da parte degli uffici del Governo da una parte, degli uffici della Camera dall'altra, per predisporre, come è avvenuto in tutte le altre occasioni, gli atti necessari per poter proseguire l'iter di questi due provvedimenti.

  ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Presidente, sono già intervenuto altre volte a nome del mio gruppo sulle irritualità che stiamo vivendo in questa legislatura nell'attività della Commissione bilancio. Dico «irritualità» perché, pur comprendendo le esigenze della maggioranza politica, è assolutamente evidente come la Commissione bilancio sia ormai considerata uno strumento a valle di percorsi e valutazioni che non dovrebbero evidentemente avere questo metodo di lavoro: la Commissione bilancio, nel momento in cui decideva di pronunciarsi sull'assenza di risorse sufficienti per portare avanti il testo all'esame, e quindi arrivare in Aula con un provvedimento compiuto, nelle scorse legislature cassava il provvedimento. Noi stiamo vivendo invece una fase in cui c’è una sorta di ping-pong nell'attività tra la Commissione di merito e la Commissione bilancio, per cercare di tirar fuori le soluzioni. Non dovrebbe essere così, e non è così; ma anche se la maggioranza volesse continuare ad imporre questo metodo di lavoro, cosa che noi non condividiamo, riteniamo che ci dovrebbe essere, Presidente, una soluzione per consentire all'Aula Pag. 20di lavorare comunque: è inaccettabile che ci troviamo di fronte ad una fase in cui c’è la necessità di avere delle coperture di merito che devono essere trovate e identificate, avere l'avallo della Ragioneria, passare di fatto nella Commissione di merito, far arrivare l'emendamento alla Commissione bilancio che si deve convocare per dopo far partire l'Aula. Dico all'onorevole Marchi: queste cose sono capitate solo in condizioni straordinarie di necessità ed urgenza, non nella quotidianità, nell'operatività del Parlamento, che sta purtroppo adattandosi a una serie di situazioni che sono – ribadisco – irrituali.
  Allora, Presidente, per richiamare, primo, la necessità di un lavoro della Commissione bilancio che deve tener conto di documenti che sono lavorati per davvero e finiti; secondo, l'Aula non può bloccarsi di fronte a queste incertezze, che sono tutte all'interno della maggioranza. E quindi dovrebbe convocare un Ufficio di Presidenza per prendere atto di questa situazione, e consentirci di operare e di provvedere ad altri provvedimenti che sono all'esame dell'Aula, che sono imminenti, e che magari sono già pronti per poter arrivare ad essere discussi in questa sede, così come dovrebbe essere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i docenti dell'Istituto Comprensivo Luigi Settembrini di Roma che seguono i nostri lavori dalle tribune (Applausi).

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, non voglio aggiungere altro rispetto a quanto hanno detto i colleghi di Forza Italia e del MoVimento 5 Stelle, solo che questa situazione, che dovrebbe essere una situazione emergenziale od occasionale, ormai sta diventando una situazione cronica, un problema cronico, che ci ritroviamo in Aula tutte le volte che abbiamo provvedimenti che prevedono una copertura dal punto di vista di bilancio.
  Detto questo, Presidente, io credo che la rassicurazione che l'Aula vorrebbe qua, da lei, oggi, o perlomeno dal Governo, è quella che, nel momento in cui rientriamo dopo il question-time, ci troviamo dei provvedimenti pronti, con i pareri già votati all'interno della Commissione bilancio, in considerazione del fatto che alle 15 c’è una Capigruppo e allora tutti i gruppi potrebbero tranquillamente riflettere se portare avanti un calendario, come quello già prestabilito, o se invece rinunciarvi e cambiarlo, vista la situazione che stiamo vivendo.

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie Presidente. Anch'io mi associo alle critiche formulate dai colleghi dei gruppi di opposizione. Non è la prima volta che ci troviamo in una situazione del genere, purtroppo questo è avvenuto più volte anche su provvedimenti non con la caratteristica di straordinarietà, o di particolare complessità, ma molto semplici e ordinari. Quindi, noi stigmatizziamo un atteggiamento che deriva dalle contraddizioni della maggioranza e anche dall'impreparazione rispetto alla formulazione delle coperture dei provvedimenti che sono presentati per la discussione prima della Commissione e poi dell'Aula. La Commissione bilancio si trova a subire, diciamo, le conseguenze di queste contraddizioni e speriamo non succeda più. Speriamo che per la ripresa dei lavori dell'Aula ci siano tutte le condizioni necessarie per proseguire nel voto dei provvedimenti che sono all'esame.

  PRESIDENTE. Allora, colleghi, mi rivolgo a tutti coloro che sono intervenuti, esclusa l'onorevole Castelli, ma ovviamente, però, rispondendo a tutti: tutti i colleghi che stanno in quest'Aula da alcuni anni sanno che il tema del rapporto con la Ragioneria, con il Governo e la Commissione Pag. 21bilancio, è un rapporto che non di rado ha creato situazioni di questo tipo, a prescindere dai Governi che vi sono stati. Quindi, c’è ovviamente un problema che si protrae nel tempo.
  Detto questo, voglio dire però in ragione della questione posta dall'onorevole Castelli, e lo dico riferendomi al Governo: è la terza volta oggi che rinviamo un provvedimento perché la Commissione bilancio non è in grado di decidere, non in ragione di problemi interni alla Commissione bilancio, ma perché da parte del Governo, e in particolare – credo – da parte della Ragioneria, non arriva la copertura, non arrivano le decisioni che riguardano la copertura del provvedimento. L'auspicio e l'invito che faccio, e la prego di trasferire questo al Ministro dei rapporti con il Parlamento, è che davvero questo pomeriggio, alle quattro, dopo il question-time, noi possiamo finalmente esaminare dei provvedimenti che, lo ripeto, è la terza volta che vengono rinviati.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 con il question-time.

  La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per i rapporti con il Parlamento, il Ministro della giustizia, il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
  Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

(Elementi ed iniziative in merito all'affidamento di lavori nell'ambito della ricostruzione post terremoto nell'area di Amatrice – n. 3-02831)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Turco ed altri n. 3-02831 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo al collega Turco se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  TANCREDI TURCO. Grazie Presidente. L'inchiesta sul terremoto del mese di agosto 2016 condotta dal gruppo interforze composto dei finanzieri del nucleo di polizia tributaria e dai carabinieri di Rieti, ha avuto come esito preoccupante la scoperta che tre aziende, attualmente operanti nella ricostruzione post sisma nella zona di Amatrice, hanno avuto in passato difficoltà giudiziarie. L'aquilana Dsba Srl, che si sta occupando della manutenzione ordinaria e pronto intervento di due strade regionali che portano ad Amatrice, nel 2015 fu esclusa su segnalazione dell'Anac da un bando di lavori per il Giubileo in quanto al suddetto bando avevano partecipato due società gemelle, con nomi diversi, ma sempre riferibili alla famiglia di impresari Di Sabantonio, alterando la concorrenza. La Codisab, azienda capofila di Di Sabantonio nella ricostruzione post terremoto dell'Aquila operò in un'associazione temporanea di imprese in cui uno dei soci risultava in rapporti con i prestanomi di Vito Ciancimino. La seconda azienda su cui la Procura sta decidendo se aprire un'indagine...

  PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

  TANCREDI TURCO. È L'Htr bonifiche, che ha visto alcune commesse per la rimozione delle macerie e che fa parte del gruppo Htr il cui ex consigliere delegato è imputato a Firenze per traffico illecito...

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  PRESIDENTE. La ringrazio. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Finocchiaro, ha facoltà di rispondere. Vi prego di stare nei tempi.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente. Con riferimento alla partecipazione al bando di lavori denominato riqualificazione della rete viaria di Roma capitale Giubileo 2015 da parte delle società Dsba e Codisab Srl, l'Anac su segnalazione dell'unità operativa speciale per il Giubileo, riscontrato il collegamento parentale tra i soci di dette imprese, ha avviato procedimenti sanzionatori nei confronti delle medesime che hanno comportato l'interdizione della partecipazione delle suddette società dalle procedure di gare e dagli affidamenti di subappalto per un periodo di tre mesi dalla data di pubblicazione nel casellario dell'Anac decorrente dal 15 febbraio 2017.
  Con riferimento agli interventi che la Dsba Srl, a detta degli interroganti, ha posto in essere per la manutenzione ordinaria di due strade regionali che portano ad Amatrice, si rileva in primo luogo che gli stessi risultano riconducibili ad interventi eseguiti in somma urgenza a seguito degli eventi sismici che hanno interessato le suddette aree. In secondo luogo, si rileva che tali interventi non sono stati conferiti con procedura allo scopo posti in essere da amministrazioni centrali, bensì sono stati effettuati, sulla base delle procedure previste in caso di lavori di somma urgenza, mediante autorizzazione da parte degli enti territoriali competenti, in questo caso della regione Lazio, ad avvalersi dei contratti già in essere e delle società già affidatarie dei medesimi. Con riferimento ad Htr bonifiche, come ricordato agli interroganti, non è ancora noto se si è aperta o meno un'indagine.
  In merito invece al presunto coinvolgimento nell'inchiesta «mafia capitale» del Consorzio nazionale servizi richiamato dagli interroganti, si precisa che lo stesso dipartimento della Protezione civile, in data 6 settembre 2016, ha chiesto al suddetto Consorzio di chiarire i presunti rapporti con alcune delle società cooperative coinvolte nella citata inchiesta e che lo stesso ha chiarito come le società che hanno provveduto alla fornitura delle cosiddette casette non sono tra quelle coinvolte nell'inchiesta di «mafia capitale» e che il suddetto Consorzio non intrattiene rapporti economici con alcuna società direttamente o indirettamente riconducibile alle imprese coinvolte nell'inchiesta.
  Si rassicurano, comunque, gli interroganti che, in relazione alle assegnazioni del lavoro per la ricostruzione, esse avverranno nel pieno rispetto del quadro normativo vigente, e delle garanzie ivi previste, e il Governo garantirà il più alto livello di attenzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Turco ha facoltà di replicare, per due minuti

  TANCREDI TURCO. Grazie, Presidente. Ministro, prendo atto della sua risposta, ma non possiamo assolutamente ritenerci soddisfatti. Dal 24 agosto, migliaia di famiglie che abitavano nelle quattro regioni colpite dal terremoto si trovano senza una casa e senza un lavoro e l'unica risposta, l'unica cosa concreta che è riuscito a fare il Governo è una specie di lotteria con cui sono state assegnate alcune casette. Non si sono riuscite a utilizzare le casette che derivano dal terremoto dell'Umbria, né le casette che sono state utilizzate dagli operai di Expo. Lo stesso Vasco Errani ha dichiarato che in realtà una ricostruzione non esiste. Quindi mi sembra evidente che questo Governo non sia in grado di risolvere le esigenze dei terremotati. Io mi permetto di dare un consiglio a lei, Ministro, e a tutti i membri del Governo, ovverosia quello di passare qualche giorno nelle zone terremotate per rendersi conto di come veramente sia la situazione. Con questa mia interrogazione ho fatto presente che alcune imprese a cui sono stati affidati dei lavori per la ricostruzione hanno evidenti problemi con la giustizia, quindi io insisto nel dire che qualcosa di più occorre sicuramente fare.

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(Dati relativi ai casi di suicidio, di tentato suicidio e di autolesionismo verificatisi negli istituti penitenziari e iniziative volte a migliorare le condizioni di vita nelle carceri – n. 3-02836)

  PRESIDENTE. Il deputato Luca D'Alessandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02836 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Nell'ultima settimana di febbraio, secondo quanto riporta la stampa, nelle carceri italiane si sono registrati tre suicidi. Secondo fonti non ministeriali, associazioni e sindacati di polizia penitenziaria, sarebbero 235 i casi di suicidio in carcere nel quinquennio 2012-2016, una media pressoché costante di circa uno alla settimana. Ancor più numerosi e costanti negli anni i casi di tentato suicidio o autolesionismo, il cui epilogo non è stato tragico grazie all'intervento degli agenti di polizia penitenziaria. Tutto ciò è diretta conseguenza del sovraffollamento: 55.381 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare pari a 50.000. Secondo il medesimo studio il sopraffollamento sarebbe dovuto in particolare a una quota consistente di detenuti in attesa di giudizio, pari al 35 per cento. Premesso ciò, vorremmo sapere quanti sono i casi di suicidio, di tentato suicidio o di autolesionismo, verificatisi negli istituti penitenziari italiani dal 2014 ad oggi, quali misure si intenda adottare per migliorare le condizioni di vita nelle carceri italiane e per arginare l'abuso della detenzione preventiva, ormai diventato un anticipo di pena anche in ragione del grande numero di assunzioni che intervengono nei vari gradi di giudizio.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. I drammatici eventi di questi giorni ripropongono il tema doloroso della reiterazione di condotte di autolesionismo, fino all'estremo limite del suicidio di persone in stato di detenzione, una condizione che ahimè spinge più frequentemente in questa direzione. Nelle carceri vi sono stati 43 casi di suicidio nel 2014, 39 nel 2015, 39 nel 2016 e 10 sino al 28 febbraio 2017. Mi pare utile segnalare che nell'ultimo triennio, grazie al miglioramento della situazione dei nostri penitenziari, il numero dei suicidi si è ridotto in maniera significativa. Tra il 2009 e il 2012, infatti, il numero di casi è stato sempre superiore a 55, con un picco di 63 nel 2011. L'Italia nella comparazione con altri grandi Paesi europei, realizzata dal Consiglio d'Europa, registra uno dei tassi più bassi di casi di suicidio. Nell'ultima rilevazione comparativa del 2013 si registra un tasso di 6,5 su 10.000 in Italia, 12,4 in Francia, 7,4 in Germania, 8,9 nel Regno Unito. Da allora, come ho detto, la situazione è lievemente migliorata, ma naturalmente non ci potremo mai accontentare finché questi fenomeni non scompariranno. Il fenomeno, per la sua drammatica gravità, impone un eccezionale sforzo dell'Amministrazione penitenziaria, cui è demandata l'attuazione dei modelli di trattamento necessari alla prevenzione di ogni pericolo.
  Alla luce delle analisi, delle riflessioni e degli stati generali dell'esecuzione della pena, il 3 maggio del 2016, ho adottato una specifica e innovativa direttiva sulla prevenzione dei suicidi, indirizzata al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, prescrivendo la predisposizione di un organico piano di intervento per la prevenzione del rischio di suicidio delle persone detenute e internate, il puntuale monitoraggio delle iniziative assunte per darvi attuazione e la raccolta e la pubblicazione dei dati sul fenomeno. Il predetto Dipartimento ha comunicato di avere predisposto un'articolata serie di misure organizzative, finalizzate proprio alla tempestiva individuazione delle situazioni di rischio e al relativo controllo. In sintesi, tali misure riguardano l'attività di formazione del personale, l'intensificazione degli interventi di diagnosi e cura di Pag. 24detenuti a rischio, mediante intese con le regioni e i servizi sanitari, la facilitazione dell'accesso a forme di comunicazione anche on-line con i familiari, le modalità di sistemazione nelle camere dei soggetti in condizione di difficoltà psichica, la custodia dinamica, che favorisca l'osservazione del detenuto e sviluppi la sua capacità di relazione.
  Ho inoltre convocato per il 3 marzo una riunione con tutti i provveditori regionali dell'Amministrazione penitenziaria per acquisire un dettagliato quadro informativo dell'attuazione della direttiva. Analoghe misure sono state adottate dal Dipartimento della giustizia minorile di comunità. Non sfugge che le condizioni di sovraffollamento possano contribuire a determinare queste condizioni, ma gli interventi adottati per la riduzione della popolazione carceraria hanno già prodotto positivi risultati con un decremento significativo dal 2013. Sono altresì noti gli sforzi legislativi sostenuti negli ultimi tre anni, volti a rendere la custodia in carcere una misura cautelare solo estrema, da applicare in presenza di esigenze cautelari attuali e concrete, non tutelabili altrimenti.
  Lo scorso 27 febbraio, in ragione di quanto accaduto nel carcere di Regina Coeli, ho chiesto l'immediata attivazione di accertamenti ispettivi per verificare la compiuta attuazione della direttiva suicidi.

  PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Sì. Sono già in corso anche accertamenti amministrativi sui casi di Bologna e di Napoli. Non appena avrò l'esito degli accertamenti richiesti, non esiterò a informare il Parlamento sui relativi risultati e ad assumere ogni iniziativa conseguente.

  PRESIDENTE. Il deputato D'Alessandro ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie. Non possiamo che ritenerci insoddisfatti perché un problema di così vasta portata non può e non deve essere affrontato senza studiare e approntare soluzioni concrete e soprattutto definitive, evitando quei provvedimenti tampone di vario genere, come gli indulti, che negli anni si sono poi rivelati palliativi che hanno allentato solo per pochissimo tempo il dramma del sovraffollamento carcerario. Più efficace potrebbe essere l'individuazione di soluzioni che impediscano l'abuso della carcerazione preventiva, in grado di ridurre di un terzo circa il numero di detenuti, problema purtroppo grande anche relativamente alle indagini e a come vengono condotte. Qui entriamo nelle comprensibili difficoltà della figura del Ministro della giustizia, che già in passato ha dovuto combattere con il corporativismo e la potente lobby dei magistrati, difficoltà che francamente vediamo crescere oggi perché un compito così delicato e impegnativo, come quello del Guardasigilli, mal si concilia con la campagna elettorale per la candidatura a guidare uno dei più grandi partiti italiani. A volte sarebbe più serio fare un sacrificio o una scelta chiara; si sanerebbe un'anomalia e si farebbe un passo di opportunità. Ancora più anomalo e grave, oltre che inopportuno, è che un altro candidato alla segreteria del PD risulti tuttora inserito nei ranghi della magistratura, seppure in aspettativa, mentre concorre ad un ruolo fin troppo politico in un grado di altissima esposizione mediatica, questione non di poco conto perché le difficoltà, per usare un eufemismo, del settore giustizia, compresa quella del mondo carcerario, non possono che essere addebitate a tutti gli attori in campo, nessuno escluso. In questi casi, la forma è sostanza e, se non si bada alla forma, la sostanza sarà che si vogliono affrontare e risolvere solo quei problemi che non intralcino il cammino di attori che si sentono più protagonisti di altri, al punto da non voler neanche comprendere ciò che è o non è opportuno.

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(Iniziative normative volte ad accelerare i processi relativi ad episodi di violenza contro le donne, nonché per tutelare le vittime di aggressioni che rendono testimonianza in giudizio – n. 3-02837)

  PRESIDENTE. La collega Adriana Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02837 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Buongiorno Ministro Orlando, la nostra interrogazione parte da una triste considerazione, dal fatto che la violenza contro le donne nel nostro Paese è in aumento. Per contrastarla è indispensabile la certezza della pena; in particolare, nei casi di stupro, odioso reato e violenza nei confronti delle donne e dei bambini, troppo spesso questo non avviene. Cito un solo caso per tutti, il caso del procedimento relativo alla violenza contro una bambina di sette anni che non si è concluso e, quindi, è entrato in prescrizione. Chiediamo al Ministro che iniziative intenda prendere perché i processi per stupro abbiano iter più veloci, una data certa e perché le vittime possano testimoniare in forme che le tutelino, dal momento che non è proprio opportuno che subiscano una seconda violenza.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. I gravissimi episodi ripercorsi nell'atto di sindacato ispettivo ripropongono il tema della violenza contro le donne e degli strumenti di contrasto a questo fenomeno. Mi preme innanzitutto evidenziare che l'epilogo del caso giudiziario di Torino non ammette giustificazioni e rappresenta una sconfitta per lo Stato, oltre che ragione di un'ulteriore sofferenza per le vittime. Per questo ho disposto un'ispezione volta a far luce sull'incresciosa vicenda, così come massima attenzione è riservata all'accertamento di analoghe situazioni, con la precisazione che, trattandosi di illeciti che potrebbero avere origine, ritardi ed omissioni risalenti nel tempo, l'esercizio dei poteri di iniziativa disciplinare che competono al Ministro della giustizia non potrebbe tuttavia riguardare che i magistrati ancora parte dell'ordine giudiziario.
  È essenziale il rafforzamento di una cultura dell'organizzazione giudiziaria capace di tradursi in scelte, anche ai fini di una corretta tenuta dei ruoli, idonee ad assicurare la prioritaria trattazione dei casi più gravi e a neutralizzare il rischio di prescrizione. In questo senso l'articolo 132-bis delle disposizioni del codice di procedura penale prevede che i dirigenti degli uffici giudiziari debbano adottare i provvedimenti necessari ad assicurare la rapida definizione dei processi per cui è prevista la trattazione prioritaria, tra cui anche, come è ovvio, i delitti di maltrattamento e violenza sessuale. Inoltre, l'ordinamento delinea una disciplina di tutela rafforzata per le vittime vulnerabili attraverso la previsione dell'assunzione della loro testimonianza in forma protetta mediante incidente probatorio e nel rispetto del contraddittorio. Inoltre, l'auspicata approvazione del disegno di legge di riforma del processo penale, attualmente all'esame del Senato, introdurrà forme di accelerazione dei processi, ferma la salvaguardia delle garanzie difensive, ed interviene sulla riforma della prescrizione.
  Dunque, solo un approccio multidisciplinare può concretamente agevolare il contrasto alla violenza in danno dei soggetti deboli. In tale prospettiva si inserisce anche il piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale di genere, finalizzato alla prevenzione del fenomeno attraverso l'informazione e la sensibilizzazione dell'intera collettività e al potenziamento di forme di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza. Inoltre, vi è l'obiettivo di costruire un vero e proprio sistema di tutela delle vittime di reato, soprattutto quelle più vulnerabili, in linea con gli standard europei. Il decreto legislativo n. 212 del 2015 ha apprestato un'efficace apparato difensivo, rafforzando Pag. 26lo stato processuale della persona offesa. Con l'adozione del detto decreto è stato istituito un Fondo destinato al ristoro patrimoniale delle vittime di reati intenzionali violenti. La generalizzata adozione del progetto «codice rosa» intende assicurare un accesso privilegiato alle cure sanitarie delle vittime di maltrattamenti e di abusi. Sto anche avviando un'interlocuzione con l'avvocatura, in particolare con l'Associazione italiana avvocati per la famiglia e minori, per istituire un osservatorio sulla violenza domestica.
  Mi preme da ultimo rammentare che è all'esame di questa Camera il disegno di legge volto, tra l'altro, a modificare l'articolo 577 del codice penale, relativo alle aggravanti del reato di omicidio, con previsione della pena dell'ergastolo ove commesso in danno del coniuge o della persona comunque legata al reo da relazione affettiva.

  PRESIDENTE. La collega Galgano ha facoltà di replicare.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Ministro Orlando. Ci dichiariamo soddisfatti per quanto riguarda l'invio dell'ispezione per verificare quello che è successo a Torino. Chiaramente ci lascia agghiacciate la constatazione che, dopo così tanti anni, è chiaro che non si può risalire a responsabilità di persone che addirittura potrebbero non esserci più. Dunque, tutto questo si trasforma in un invito, ancora più pressante, per lei per far sì che nel provvedimento, che è in studio al Senato, vi siano norme certe che consentano la velocizzazione dei processi, giustamente, come ha detto lei, nel rispetto dei diritti dell'imputato. Tuttavia, noi dobbiamo certamente considerare anche i diritti delle vittime, perché in Italia accade sempre più spesso che siano trascurati proprio i diritti delle vittime.
  Un suggerimento che ci sentiamo di avanzare, proprio per tutelare le donne vittime di violenza, è che la testimonianza nell'incidente probatorio possa essere resa attraverso un sistema audio-video che non le metta in condizioni, quando cambiano alcune cose nel procedimento, di ripetere la testimonianza per più volte ancora, perché è una cosa importante da considerare che queste povere donne, vittime di violenza, hanno subito un gravissimo trauma.
  Infatti, si tratta di un trauma che, finché non è concluso il processo, non è possibile superare. Quindi, da parte nostra assicuriamo, come Civici e Innovatori, un'opera di sostegno della sua azione nei confronti di tutto questo sul provvedimento che arriverà dal Senato.

(Intendimenti in ordine alla verifica dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive con riferimento ad un magistrato operante presso il tribunale di Milano – n. 3-02838)

  PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Fedriga ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02838 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Ministro, il 22 febbraio la Lega Nord è stata condannata, da un magistrato di Milano, per aver utilizzato la parola «clandestini» su un manifesto, in quanto nella sentenza la giudice stessa diceva che la parola «clandestini» ha carattere denigratorio e discriminatorio. La denuncia è stata portata avanti da due associazioni, tra cui l'ASGI, associazione per gli studi giuridici per l'immigrazione. Veniamo a sapere che la stessa giudice, Martina Flamini, che ha condannato la Lega è la stessa che partecipava, come relatrice, alle conferenze organizzate da chi ? Dall'ASGI, l'associazione che ha denunciato la Lega Nord.
  Adesso ovviamente questa circostanza è del tutto particolare e c’è una sentenza fuori luogo e fuori dal mondo. Noi pensiamo che tale situazione debba essere risolta attraverso un'ispezione inviata dal Ministero e un'azione disciplinare verso un magistrato che, a parere degli interroganti, doveva promuovere, invece, un'istanza di astensione.

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  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Mediante l'interrogazione in discussione gli onorevoli paventavano dubbi riguardo all'imparzialità del giudice del tribunale civile di Milano che, pronunciandosi con ordinanza nell'ambito del procedimento a tutela degli atti discriminatori ex articolo 44 del testo unico sull'immigrazione promosso dalle associazioni ASGI e Naga, non avrebbe ottemperato all'obbligo di astensione pur avendo tenuto conferenze sui temi della protezione internazionale su invito della prima delle associazioni citate.
  Va, in linea generale ed astratta, premesso che l'attività scientifica del magistrato, svolta anche mediante la partecipazione a convegni e seminari, è da considerarsi utile momento di confronto istituzionale e di formazione professionale. In relazione, però, allo specifico profilo segnalato, ho già avviato, per mezzo dei competenti uffici ministeriali, gli accertamenti necessari a valutare se in concreto la segnalata partecipazione del magistrato a convegni e seminari promossi e organizzati da un'associazione indicata come parte in un procedimento trattato dallo stesso giudice sia circostanza effettivamente idonea a fondare l'obbligo di astensione. Come è noto, difatti, la violazione del dovere di astensione costituisce illecito disciplinare nei casi in cui tassative disposizioni normative impongano al giudice siffatto obbligo, a tutela dei valori della terzietà, dell'imparzialità, della giurisdizione.
  Rassicuro, pertanto, gli interroganti che la questione è all'attenzione del mio dicastero e che, all'esito dei necessari approfondimenti in corso, il Parlamento sarà informato delle valutazioni di mia competenza.

  PRESIDENTE. Il collega Fedriga ha facoltà di replicare.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ministro, la ringrazio. La ringrazio perché, malgrado sul tema ci siano situazioni che ci vedono su posizioni opposte, però ha dimostrato che la libertà di espressione e oltretutto la conoscenza del vocabolario italiano non possono appartenere a dei tribunali o a dei magistrati ideologizzati. Le do oltretutto ulteriori elementi che possono essere utili. Per esempio, le voglio citare chi è il vicepresidente dell'ASGI, quello che fa i convegni insieme alla magistrata che ci ha giudicati: è il presidente di una cooperativa che prende milioni di euro; per che cosa ? Per accogliere immigrati clandestini.
  Inoltre, vorrei anche ricordare ai colleghi di leggere e magari leggere pubblicamente, così che qualche magistrato possa sentire cosa vuol dire la parola «clandestini»: chi entra illegalmente sul territorio nazionale, e nessuno penso possa dubitare che queste persone, le 32 persone che dovevano andare a Saronno, siano entrate illegalmente sul territorio nazionale.
  Ma vi è di più. La nostra preoccupazione è che ci sia una volontà, soprattutto da parte di chi ci guadagna dal business dell'immigrazione clandestina, di sedare le voci che escono dal coro, di negare la verità e di convincere, o con le buone o con le cattive, ad esempio le sentenze di tribunali, che non bisogna opporsi ai miliardi di euro che qualcuno si mette in tasca per la gestione di questo vergognoso business (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Iniziative in ordine all'inquadramento dal punto di vista lavoristico della magistratura onoraria e di pace – n. 3-02839)

  PRESIDENTE. La deputata Rossomando ha facoltà di illustrare l'interrogazione Verini ed altri n. 3-02839 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  ANNA ROSSOMANDO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, dopo anni di proroghe senza soluzioni che riguardavano Pag. 28l'importante ruolo svolto dalla magistratura onoraria tutta, finalmente, con la legge 28 aprile 2016, n. 57, recante delega al Governo per la riforma organica della magistratura onoraria e giudici di pace, c’è la previsione di un riassetto complessivo, che introduce molte novità, con aumento di competenze per quanto riguarda il civile e il penale e aumento anche di competenze con riferimento alla competenza professionale e alle modalità di acquisizione di questa competenza professionale. Insomma, un ruolo sempre più centrale di questa magistratura; pur tuttavia, vi è una caratteristica intrinseca di temporaneità di questo ufficio, e quindi vi è un tema che riguarda la stabilità e le carenze di adeguate tutele per questi lavoratori della giustizia.
  Poiché ancora ad oggi non vi è stato un completo esercizio della delega, siamo appena all'inizio dei decreti attuativi, poiché il Comitato europeo dei diritti e delle uguaglianze sociali – ho concluso – ha sancito il diritto al riconoscimento della sicurezza sociale a questa magistratura, chiediamo se il Governo abbia attualmente allo studio misure, ed eventualmente quali, per completare l'esercizio della delega, che forniscano risposte adeguate al tema dell'inquadramento dei giudici onorari di pace, tali da superare in maniera definitiva le criticità esposte.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. La questione della magistratura onoraria è all'attenzione prioritaria del Governo in considerazione del fondamentale e prezioso apporto che essa assicura all'amministrazione della giustizia. Nella prospettiva di delineare un compiuto assetto normativo, in attuazione della legge delega n. 57 del 2016, è stato già pubblicato il primo decreto legislativo, che ha, tra l'altro, previsto il mantenimento in servizio per quattro anni, alle attuali condizioni di impiego e di trattamento economico, dei giudici di pace, dei giudici onorari di tribunale e dei viceprocuratori onorari in esercizio alla data di entrata in vigore del decreto all'esito della procedura di conferma straordinaria disciplinata con il medesimo decreto.
  Come è noto, questa legge delega è intervenuta dopo anni in cui si è preferito agire per proroghe, e quindi credo che vada dato atto che si è deciso di affrontare una questione che per lungo tempo è stata elusa. Al fine di valutare i complessi profili tecnici della compiuta attuazione che la delega comporta, anche in considerazione delle sue delicate implicazioni di rilievo costituzionale e dei temi connessi alla tutela previdenziale e al trattamento economico, il Ministero ha richiesto un parere al Consiglio di Stato, al quale si appresta a fornire elementi di valutazione integrativi.
  Sono in corso, inoltre, specifiche interlocuzioni con la Commissione europea per verificare anche in quella sede tutti i profili di compatibilità delle soluzioni normative praticabili con l'assetto sovranazionale e con il Consiglio superiore della magistratura in relazione alle procedure di reclutamento di competenza dell'organo di autogoverno. Nell'ambito delle iniziative tese all'individuazione degli strumenti normativi più efficaci a garantire il contemperamento dei valori che la materia involge, lo scorso 15 febbraio, raccogliendone le istanze, ho incontrato una delegazione dei procuratori della Repubblica, alla presenza dei rappresentanti del Consiglio superiore della magistratura e dell'ANM, al fine di ricevere contributi e proposte finalizzate all'adozione di misure che tengano in considerazione sia le aspettative dei magistrati onorari attualmente in servizio sia le esigenze di funzionalità degli uffici giudiziari.
  In quella sede ho rappresentato la più ampia apertura del Governo ad esplorare anche la possibilità di stabilizzazione dei magistrati onorari che da tempo prestano il loro servizio in favore dello Stato, invitando l'ANM ad esprimere le proprie valutazioni sulle soluzioni prospettate. Il Governo è pertanto impegnato nel definire Pag. 29uno statuto adeguato per la magistratura onoraria in attuazione della delega n. 57, senza trascurare possibili ulteriori soluzioni che consentano di valutare, nel rispetto del quadro normativo di riferimento, le esigenze dei magistrati onorari che, in forza delle ripetute proroghe di legge, prestano servizio nell'amministrazione della giustizia.

  PRESIDENTE. Il collega Verini ha facoltà di replicare.

  WALTER VERINI. Sì, noi siamo soddisfatti della sua risposta, Ministro, e ci riconosciamo nelle parole che il procuratore generale della Repubblica di Firenze, che è uno dei promotori dell'appello delle procure, ha pronunciato l'altro giorno, quando ha detto: il rischio strumentalizzazione su un tema come questo è sempre dietro l'angolo. Era difficile – ha detto – prevedere che persino la mobilitazione della magistratura onoraria potesse essere inghiottita dalla catena di montaggio della propaganda politica. Eppure, davanti alla sede del CSM, si è vista perfino una leader di un partito politico.
  Siamo d'accordo, la delega sulla riforma della magistratura onoraria contiene, come è stato detto, principi giusti, anche perché pone fine all'annosa pratica delle proroghe biennali, riconosce diritti esistenti e favorisce nuovi ingressi in ruolo di magistrati onorari e giudici di pace che in questi anni sono stati decisivi per il funzionamento della giustizia e per evitare ulteriori criticità. Così come, va ricordato, sono stati decisivi, su altri piani, i tirocinanti della giustizia che ora potranno accedere ai ranghi della pubblica amministrazione solo dietro una prova concorsuale.
  Nell'attuazione della delega, ci permettiamo di suggerire, riteniamo, però, giusto declinare quei principi cercando di dare risposte serie ai temi della disciplina retributiva, del regime previdenziale, tenendo conto anche di quelli che sono e saranno gli orientamenti delle istituzioni europee che si stanno occupando della materia. Va bene la linea del dialogo, perché è quella giusta, che ha caratterizzato, del resto, tutto il suo mandato da Ministro lì a via Arenula, e perché bisogna dialogare con tutte le componenti. È questa la strada, non è quella della demagogia che porta spesso a sostenere contemporaneamente certe cause e il loro contrario. È quella dell'impegno, unito a serietà, per soluzioni che siano, come in questo caso, davvero possibili e davvero praticabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti in merito alla urgente convocazione di tavoli tecnici con le rappresentanze di categoria della magistratura onoraria, anche alla luce di una recente lettera firmata da 82 procuratori della Repubblica – n. 3-02840)

  PRESIDENTE. La deputata Meloni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cirielli ed altri n. 3-02840 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Molto fiera del fatto che la replica del collega Verini sia stata a me dedicata. Sono io il leader politico che è andato a portare solidarietà a una categoria di lavoratori italiani ampiamente dimenticati, e, forse, anche la mia presenza in quella manifestazione, collega, è la ragione per la quale il Partito Democratico, con la vostra interrogazione, dopo anni che se ne frega, ha deciso di occuparsene, e quindi sono doppiamente fiera.
  Ciò non toglie che do un'altra possibilità al Ministro Orlando, perché, insomma, nella sua risposta, purtroppo, è, come altre volte è accaduto, poco concreto sulla materia.
  Noi crediamo che si debba porre fine a una situazione, che non è più sostenibile, di migliaia di lavoratori reiterati per vent'anni che non hanno alcun tipo di tutela; su questo vorremmo delle risposte.
  Ministro Orlando, lei si candida alla guida del Partito Democratico, perché ritiene che non sia abbastanza di sinistra: io le do oggi la possibilità di dire una cosa Pag. 30molto di sinistra, che è la lotta alla precarietà e la tutela dei diritti dei lavoratori. Spero che in questa seconda possibilità mi dia qualcosa di più concreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Le risponderò molto concretamente, apprezzando anche la sua svolta personale. La questione che pongo è molto semplice: noi di fronte avevamo ipotizzato una strada di semistabilizzazione, che prevedeva, sostanzialmente, una serie di proroghe molto lunghe rispetto a quelle che fino a qui si sono succedute di un anno. Il problema che si è venuto a determinare è questo: la Commissione europea ci ha sostanzialmente detto: o dentro o fuori, o sono onorari o sono da considerare magistrati a tutti gli effetti. Però, per considerarli magistrati a tutti gli effetti, c’è un problema che, avendo lei difeso recentemente la Costituzione, avrà chiaramente a mente, perché la Costituzione dice che nella pubblica amministrazione si può entrare soltanto attraverso un concorso, e, inoltre, lo stesso tema si pone rispetto al fatto che sarebbero equiparati indirettamente agli altri magistrati.
  Allora, stiamo cercando una condizione specifica che consenta di aggirare, in qualche modo, di affrontare questo insieme di ostacoli, in primo luogo sollevando la questione, dal punto di vista politico, all'Associazione nazionale magistrati, ponendo loro il tema se sono d'accordo sul fatto che ci sia un pezzo di magistratura, che in qualche modo sarà stabilizzata, che non avviene attraverso un percorso come quello tradizionale di accesso alla magistratura. Un'altra cosa importante è capire come si può tener conto delle indicazioni costituzionali per dare una risposta che vada in questa direzione.
  Per il futuro noi pensiamo che ci dobbiamo attestare sull'idea della onorarietà, cioè tener conto del fatto che non può essere quello un mestiere; per il passato, però, ci rendiamo conto che ci sono state persone che per tantissimo tempo hanno svolto questa funzione. Come si può tener conto di questo ? Questa è la domanda che abbiamo rivolto al Consiglio di Stato. Se il Consiglio di Stato ci darà una via, noi la percorreremo, perché possiamo fare tutto tranne andare naturalmente contro la legge; e, quindi, la volontà politica inequivoca è quella di andare nella direzione di una stabilizzazione che riconosca il percorso che è stato fino qui svolto al servizio dello Stato.

  PRESIDENTE. La collega Meloni, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  GIORGIA MELONI. Ministro, la ringrazio, perché in questo secondo tentativo mi pare che sia stata almeno più chiara l'intenzione, sulla quale pure da parte del Governo non abbiamo avuto sempre la stessa chiarezza. Perché vede, nessuno vuole andare contro la legge ! Lei spesso si è rifatto anche al tema della Costituzione. Lei lo sa meglio di me, queste non sono persone che chiedono di fare il magistrato di carriera: sono persone che chiedono di vedere riconosciuti dei diritti base. Apro e chiudo parentesi: non ho fatto nessuna svolta nella mia vita, mi occupo di questi temi da quando ho cominciato a fare politica, ben 25 anni fa, e sono molto fiera di essere stata coerente su questi temi; forse voi non avete avuto la stessa coerenza, quella che pure sbandierate. Chiusa parentesi.
  Sono persone che chiedono di vedere riconosciuti dei diritti base: il diritto alle ferie, il diritto alla maternità, il diritto ad una pensione, il diritto a un'assicurazione. Ma lei si rende conto che se uno finisce in galera e viene messo a fare i lavori socialmente utili, per fare i lavori socialmente utili gli pagano l'assicurazione, e al magistrato onorario non paga l'assicurazione nessuno ? Ma voglio dire, non è che stiamo dicendo: lediamo i diritti della magistratura di carriera. Sono due cose distinte, perché la Costituzione da questo Pag. 31punto di vista noi la violiamo, signori, se di questo tema non ci occupiamo, perché l'articolo 1 della Costituzione dice sempre che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, che significa che non c’è gente altamente professionalizzata che lavora per più di vent'anni senza vedersi riconosciuto il diritto a niente. Non esistono e non possono esistere nel sistema italiano e tra i lavoratori italiani figli di un Dio minore e paria: contro i paria ci batteremo sempre ! Qualunque cosa ci sia da fare noi saremo disposti a votarla, glielo dico qui oggi; e spero che lei voglia prendere le distanze anche rispetto a degli atteggiamenti che lei e questo Governo avete avuto, quando per esempio è stato riconosciuto dal Consiglio europeo il diritto di questi lavoratori e lei ha risposto che siccome si erano andati a rivolgere alla giustizia europea, non c'erano più margini di trattativa, perché con la gente non si tratta così. Quando qualcuno riconosce un diritto, si dà una mano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

(Iniziative volte a tutelare le produzioni agroalimentari italiane attraverso l'obbligo di indicazione in etichetta della provenienza dei prodotti importati, con particolare riferimento al concentrato di pomodoro – n. 3-02832)

  PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02832 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  PAOLO RUSSO. Presidente, le importazioni di concentrato di pomodoro cinese sono aumentate nello scorso anno, nel 2016, del 43 per cento; erano già aumentate nel 2015 del 680 per cento, hanno raggiunto i 100 milioni di chilogrammi di prodotto che entra nel nostro Paese: equivale al 20 per cento della produzione nazionale ! L'assenza di una chiara normativa che preveda la rintracciabilità del prodotto e la dichiarazione in etichetta dell'origine evidentemente confonde i consumatori; e l'Europa è complice di questa vicenda: ahi quanto è lontana questa Europa da questo punto di vista ! Una sorta, si è creato, di Italian sounding costruito in Italia nella compiacenza delle istituzioni pubbliche.
  Quali misure, Ministro, il Governo intende adottare per impedire questo scempio, tutelare, valorizzare e garantire la specificità delle produzioni agricole nazionali, a partire dalla filiera del pomodoro, pur dimenticata nelle trattative sia nel TTIP che nel CETA ?

  PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, abbiamo sempre sostenuto anche a livello europeo la necessità di un'adeguata etichettatura per tracciare l'effettiva origine dei prodotti e per consentire al consumatore una scelta consapevole: è questo uno degli obiettivi prioritari che perseguiamo costantemente, ogni giorno per tutelare i nostri prodotti agroalimentari. Dopo anni di attesa, voglio ricordare in questa occasione l'avvio della sperimentazione dell'indicazione obbligatoria della materia prima per il latte e i suoi derivati, che sarà operativa proprio il 19 aprile prossimo; e sempre voglio ricordare nella stessa direzione il nostro decreto per la filiera grano-pasta, ora all'esame tecnico della Commissione di Bruxelles. Sono due sperimentazioni che l'Italia ha aperto e che segnano una novità straordinaria sul piano della discussione europea. Continueremo a spingere perché questi modelli si affermino a livello europeo e con riferimento a tutte le produzioni agroalimentari, perché riteniamo la piena tracciabilità delle produzioni agricole nazionali una chiave decisiva per la competitività e la distintività dei nostri prodotti.
  In questo contesto, puntiamo a raggiungere l'obiettivo della piena tracciabilità anche per i concentrati di pomodoro. Siamo al lavoro con l'intera filiera del pomodoro nazionale al fine di tutelare il Pag. 32reddito dei nostri agricoltori, valorizzarne le produzioni nazionali e dare la massima informazione ai consumatori. Rilevo tuttavia che, allo stato, le importazioni segnalate dall'interrogante non appaiono condizionare le nostre superfici investite a pomodoro destinato alla trasformazione in prodotti tipici (pelato, polpa e concentrato), che si sono sostanzialmente stabilizzate negli ultimi anni, attestandosi sui 70 mila ettari. Ricordo poi che per valorizzare il prodotto italiano, con il collegato agricolo approvato nel 2016 sono state introdotte disposizioni in materia di prodotti derivati dalla trasformazione del pomodoro, definendo meglio la denominazione dei prodotti. La determinazione dei requisiti di questi prodotti è stata definita di concerto con il Ministero dello sviluppo economico e con uno schema di decreto già inoltrato alla Conferenza Stato-regioni per l'acquisizione del parere necessario: noi stiamo lavorando su questo fronte. In ogni caso, per evitare la fraudolenta introduzione e commercializzazione nel nostro Paese di falsi concentrati di pomodoro made in Italy, oltre ad intensificare i controlli in tutte le fasi della filiera, i componenti di organi di controllo monitorano costantemente anche i flussi d'introduzione di prodotti provenienti proprio da Paesi extraeuropei.

  PRESIDENTE. Il deputato Paolo Russo ha facoltà di replicare.

  PAOLO RUSSO. Sono soddisfatto per la parte che riguarda l'aver riconosciuto che il problema esiste; un po’ meno ovviamente per i risultati, che ancora dobbiamo misurare su questo fronte.
  Noi importiamo non soltanto i 100 milioni di concentrato di pomodoro cinese: importiamo del caporalato bianco. Immaginate come si lavora in quei Paesi, e come lavorano quegli agricoltori, quei contadini di quelle terre: importiamo micotossine, additivi, coloranti usati in grande quantità. In questo modo si inganna il consumatore, che non ha la consapevolezza di non acquistare esattamente ciò che vorrebbe acquistare; ma, Ministro, paradossalmente (è questo l'invito), attraverso il segno distintivo nazionale, si rischia di promuovere quei medesimi prodotti che di italiano nulla hanno se non l'essere stati lavorati in Italia, ma non provenendo dalla filiera agricola nazionale, si promuovono quei prodotti sui mercati esteri, in modo particolare negli Stati Uniti e si danneggiano gli agricoltori italiani nella loro prospettiva di tutele e di mercato.
  Non si considera il valore complessivo dell'intera filiera ! Abbiamo detto 70 mila ettari coltivati, 120 aziende, 10 mila occupati, 3 miliardi e passa di valore di produzione; ma soprattutto si indica un modello agricolo di sviluppo completamente distante, diverso da quello che noi vorremmo. Noi vogliamo che non sia scollegato dai territori, noi vogliamo che sia intimamente espressione di un territorio, della distintività di un territorio ! Solo in questo modo la nostra agricoltura è specifica, e soprattutto capace di dare quel valore aggiunto agli agricoltori del nostro Paese.

(Tempi di adozione degli schemi dei decreti legislativi previsti dalla legge di riforma del terzo settore – n. 3-02833)

  PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02833 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei sa benissimo, il Parlamento ha approvato il 6 giugno scorso la legge n. 106, la delega al Governo per il riordino del Terzo settore, dell'impresa sociale e la disciplina del Servizio civile universale. La legge prevede una serie di deleghe al Governo che vanno attuate, vanno presentate entro un anno dall'entrata in vigore della legge. In particolare, l'interrogazione riguarda la parte fiscale, una delle parti importanti – l'articolo 9 riguardava l'armonizzazione fiscale –, che è assolutamente necessaria ed urgente, e anche di riordino, la riforma del Pag. 335 per mille. La domanda è capire se siamo nei tempi, tenendo conto dell'urgenza, evidentemente, e soprattutto: guai a noi se scadesse questa delega.

  PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, onorevole Vignali, naturalmente anche il Governo è assolutamente intenzionato ed interessato a far sì che tutti i decreti di attuazione della delega sulla riforma del Terzo settore arrivino ad una puntuale conclusione così come previsto dalla norma. Per quello che è lo stato della situazione, in questo momento il primo risultato tangibile di questo articolato è il raggiungimento, lo scorso 10 febbraio, dell'approvazione definitiva, da parte del Consiglio dei ministri, del decreto legislativo che istituisce e disciplina il Servizio civile universale, Con questo decreto, che sarà a breve pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è stato mantenuto un impegno con i giovani, che consentirà loro di compiere un importante passo avanti verso un'esperienza di forte valore formativo e civile.
  Per quanto riguarda l'area degli enti del cosiddetto Terzo settore, recupererei comunque, a questo punto, una considerazione generale: su tutti questi argomenti sono stati costituiti gruppi di lavoro che hanno visto la partecipazione di tutte le organizzazioni e tutti i soggetti interessati a questi diversi argomenti, che ci hanno molto aiutato nella stesura dei materiali su cui stiamo lavorando. Per quanto concerne l'impresa sociale e le misure di sostegno allo sviluppo degli enti del Terzo settore, i testi sono sostanzialmente pronti. In relazione a questi due decreti è in corso di definizione l'istruttoria con le amministrazioni interessate, in particolare il Ministero dell'economia e delle finanze. A giorni saremo in condizione di presentarli in Consiglio dei ministri e conseguentemente inviarli, per il parere, alle Camere. Per quanto concerne invece il codice del Terzo settore, in ragione della sua rilevante complessità, si sono svolti numerosi incontri di approfondimento e un ampio confronto con gli interlocutori, che hanno consentito di redigere uno schema di decreto che oggi è in via di completamento. Informo anche che è stato ad ora predisposto anche lo schema di decreto del Presidente della Repubblica di approvazione dello statuto della Fondazione Italia Sociale, per il quale è in corso l'iter per la definitiva approvazione. Per quanto riguarda le disposizioni relative alla destinazione del 5 per mille in favore degli enti del Terzo settore, i gruppi di lavoro hanno concluso la loro attività, elaborando lo schema di decreto legislativo per il quale è in corso l'esame da parte delle competenti amministrazioni interessate. Quindi, anche in questo caso, a conclusione di questo confronto tra Ministero del lavoro e altre amministrazioni, saremo in grado di portarlo all'attenzione del Consiglio dei ministri. In conclusione, ribadisco la centralità nell'agenda del Governo della riforma del Terzo settore e comunque la volontà del rispetto pieno dei tempi previsti dalla stessa delega.

  PRESIDENTE. Il collega Vignali ha facoltà di replicare.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, signor Ministro, sono molto soddisfatto della sua risposta; d'altra parte, conosco bene la sua sensibilità rispetto a questo importante settore. Tra l'altro, spesso ci lamentiamo dei mali dell'Italia, mentre il Terzo settore è uno dei primati del nostro Paese. Nessun Paese ha una ricchezza di realtà no profit come ha questo Paese, che sono realtà importanti per il raggiungimento del bene comune e della solidarietà sociale. Sono tutti provvedimenti urgenti, ne abbiamo veramente bisogno; credo siano anche emblematici, in quanto dicono di un Governo e di uno Stato che premiano chi contribuisce al bene comune. Sono anche, come il 5 per mille, uno straordinario e anche troppo poco praticato caso di sussidiarietà fiscale, anche questo un patrimonio che credo vada giustamente riservato.
  Peraltro, per queste realtà si tratta veramente, tante volte, di cifre piccole o Pag. 34grandi – penso anche alle piccole –, che però consentono un'azione che è veramente straordinaria per il bene di tutti.

(Iniziative di competenza, a tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori, in relazione alla disdetta da parte di Tim degli accordi sindacali del 14 e 15 maggio 2008 – n. 3-02834)

  PRESIDENTE. La deputata Roberta Lombardi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02834 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ROBERTA LOMBARDI. Presidente, il 7 febbraio 2017, durante un tentativo di conciliazione presso il Ministero del lavoro tra la TIM e il sindacato Uilcom, in vista di uno sciopero indetto contro il nuovo regolamento aziendale imposto unilateralmente dall'azienda in vigore dal 1o febbraio e che peggiora le condizioni economiche e lavorative dei suoi dipendenti, la società ha riportato una serie di indicatori economici a sostegno della sua azione, tra i quali: ricavi in calo; costo del lavoro stabile, malgrado il ricorso alla solidarietà; contrattazione di secondo livello antistorica e/o inadeguata a sostenere la produttività. Peccato che esattamente il giorno prima, il 6 febbraio, durante la presentazione ufficiale del piano strategico per il prossimo biennio, i vertici TIM avessero divulgato dati completamente opposti: ricavi in aumento, costo del lavoro in diminuzione, contrattazione di secondo livello che avrebbe prodotto cospicui risultati.
  Chiediamo pertanto al Ministro se disponga, quando apre questi tavoli di lavoro, dei reali indicatori economici riferiti all'andamento delle aziende in crisi, e se, alla luce dei dati relativi – nello specifico a TIM – non reputi necessario intervenire allo scopo di sollecitare un nuovo tavolo tra TIM e le RSU aziendali stavolta, e non i dirigenti nazionali, visto che si parla di contrattazione di secondo livello.

  PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, onorevole, i vertici aziendali della TIM hanno intrapreso un processo di riorganizzazione dichiaratamente teso a favorire l'equilibrio economico e la competitività aziendale, mediante la previsione di un piano straordinario di riduzione dei costi e di un nuovo modello di gestione volto al recupero della produttività e all'efficienza dell'azienda. Nell'ambito di questo processo, la società ha avviato, dal luglio dello scorso anno, un confronto con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, al fine di individuare soluzioni in grado di contemperare le esigenze di competitività con i diritti dei lavoratori, anche attraverso l'adeguamento degli accordi sottoscritti in un contesto economico diverso da quello attuale.
  Secondo questa logica, il 6 ottobre dello scorso anno la società ha presentato la disdetta, con effetto a decorre dal 1o gennaio 2017, degli accordi aziendali del 14 e 15 maggio 2008, avanzando proposte di rinnovo delle norme previste da questi accordi. Ne è conseguita, nei mesi di novembre e dicembre 2016, un'importante mobilitazione dei lavoratori della TIM, che è culminata con lo sciopero nazionale del 13 dicembre 2016.
  In sostituzione degli accordi collettivi del 2008, la società ha emanato, lo scorso 8 febbraio, un nuovo regolamento aziendale che integra il vigente Contratto collettivo nazionale, disciplinando diversi aspetti del rapporto di lavoro. Tuttavia, le organizzazioni sindacali dei lavoratori, in occasione dell'incontro dello scorso 23 febbraio, hanno ribadito la necessità di avviare con urgenza un confronto con i vertici aziendali, al fine di valutare gli effetti del nuovo regolamento aziendale sui lavoratori.
  Dalle informazioni che abbiamo acquisito attraverso la direzione territoriale di Milano, sono previsti ulteriori incontri, già fissati anche nel mese di marzo.
  Per quanto di competenza, faccio presente che ad oggi, presso il Ministero del lavoro, si sono svolti cinque tentativi di conciliazione nell'ambito delle iniziative di Pag. 35astensione dal lavoro proclamate dalle rappresentanze sindacali dei lavoratori nei confronti di TIM; tutti gli incontri hanno, tuttavia, registrato l'inconciliabilità delle posizioni delle parti in ordine alla disdetta da parte della società degli accordi collettivi del 2008.
  Segnalo inoltre che, presso i nostri uffici, è attualmente in corso la procedura per la concessione di un trattamento di integrazione salariale, a seguito della stipula di un contratto di solidarietà previsto per il periodo dal 1o dicembre 2016 al 30 novembre 2018.
  Da ultimo, con riferimento al quesito degli interroganti, posso assicurare la massima attenzione del Governo sulla vicenda in esame, garantendo l'apertura, qualora richiesto dalle parti, di un tavolo di confronto al fine di contemperare le diverse posizioni nell'ottica di salvaguardare i diritti dei lavoratori.

  PRESIDENTE. La collega Lombardi ha facoltà di replicare.

  ROBERTA LOMBARDI. Presidente, ringrazio il Ministro, ma non posso ritenermi soddisfatta della risposta che la TIM dà attraverso di lui, perché il 6 febbraio 2017 i vertici TIM, ribadiamo, hanno presentato un piano strategico con dei risultati finanziari, per quanto previsionali, che descrivevano uno sviluppo positivo tendenziale dell'azienda e, in effetti, negli ultimi cinque, anni i ricavi sono aumentati ed evidentemente la contrattazione di secondo livello, che loro hanno voluto abolire, ha concorso al raggiungimento di tali risultati. Il 6 ottobre, la data che diceva lei, la stessa TIM invece aveva presentato ai rappresentanti dei lavoratori un quadro nefasto: ricavi in calo, redditività in declino, profitti insufficienti, produttività in ginocchio, costo del lavoro stabile malgrado il ricorso alla solidarietà, contrattazione di secondo livello antistorica e inadeguata alla produttività. Proprio sulla base di tali presupposti hanno quindi disdetto gli accordi del 2008 e hanno imposto questo nuovo regolamento che è entrato in vigore e che peggiora le condizioni.
  È evidente che le due versioni sono inconciliabili perché o la TIM va male e allora ha mentito nella presentazione del piano azionario agli azionisti: a noi non interessa, ma certo è giusto che il Ministero intervenga subito pretendendo un nuovo incontro tra la TIM e le rappresentanze sindacali aziendali e non nazionali questa volta, dal momento che si tratta di un accordo di secondo livello. Oppure la TIM va bene e, allora, piangere sulla spalla del Ministero per la solidarietà non va bene: ci stanno prendendo in giro e con il ricatto e la menzogna ci stanno imponendo di far utilizzare risorse pubbliche nei loro confronti.
  Lo scorso 12 gennaio, in Commissione lavoro, il sottosegretario Biondelli, sempre interrogato da me, ci aveva garantito l'impegno del Governo a tutelare la dignità e le condizioni dei lavoratori TIM, tuttavia oggi non ci pare pervenuta alcuna risposta. È infatti evidente che, in presenza di un trend positivo per lo sviluppo della società, le misure restrittive che l'azienda vuole applicare sono assolutamente inaccettabili.
  Qual è il ruolo della politica e del Ministro in tutto questo ? Prima di tutto non farsi prendere in giro dal primo manager di passaggio il cui unico scopo è rimanere due anni e prendersi un suo personale special award da 55 milioni di euro sulla pelle di lavoratori a 1.200 euro al mese; inoltre, effettuare una rigorosa attività di controllo sull'utilizzo delle risorse pubbliche a tutela dei posti di lavoro e, infine, tutelare le condizioni di lavoro dei dipendenti. Il Governo deve porsi a fianco dei lavoratori e, in particolare, dei lavoratori TIM che in questi giorni chiedono a gran voce di rivedere queste misure o altrimenti, signori, quella è la porta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte ad un corretto accredito, ai fini della maturazione del diritto alla pensione, dei contributi provenienti da prestazioni a voucher – n. 3-02835)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Paglia ed altri Pag. 36n. 3-02835 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo al deputato Paglia se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, nei giorni scorsi siamo venuti a conoscenza di un fatto che apparentemente avrebbe dell'incredibile. Un operaio di Carpi, nel modenese, dopo aver versato trent'anni di contributi da lavoro dipendente e altri da lavoratore autonomo, si sarebbe trovato nella condizione, dopo aver lavorato gli ultimi quattro anni ricevendo stipendio attraverso voucher, ad aver raggiunto le condizioni minime per l'accesso alla pensione. Si sarebbe quindi recato presso la sede locale dell'INPS a Modena per chiedere di poter accedere al beneficio e gli sarebbe stato risposto che alla pensione lui non aveva diritto o quanto meno non era nei termini. Si è quindi rivolto al sindacato e, attraverso l'Inca CGIL, ha cercato di ricostruire la sua vicenda. La risposta che gli è stata data dall'INPS di Modena è che in effetti risultavano i quattro anni lavorati a voucher ma che i contributi non erano stati versati perché la sede INPS di Modena dice di non aver ricevuto alcuna indicazione dall'INPS nazionale sul fatto che i contributi versati con i voucher dovessero essere accreditati al lavoratore. A noi questa vicenda sembra incredibile e oggi da lei mi aspetto non una risposta ma mi aspetto che mi dica che ha già risolto il problema, visto che è già stato segnalato da una settimana.

  PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente, grazie onorevole, in ragione della sua richiesta ci siamo attivati e abbiamo chiesto all'INPS le informazioni necessarie per dare la risposta. Il processo di accreditamento della contribuzione derivante da lavoro accessorio alla cosiddetta gestione separata, disciplinato dalla legge n. 335 del 1995, è gestito a livello centrale dall'INPS.
  Al fine di favorire una rapida conclusione di questo processo e recuperare i ritardi accumulati, questa procedura di accreditamento è stata oggetto nel corso degli ultimi anni di una specifica reingegnerizzazione. In conseguenza di questa scelta ad oggi l'INPS ha comunicato di avere concluso l'accreditamento di larga parte della contribuzione riferita ai periodi precedenti il 2016. L'INPS ci ha inoltre informato che l'accreditamento di oltre il 95 per cento della contribuzione riferita alle prestazioni di lavoro accessorie effettuate nel 2016 avverrà nel prossimo mese di aprile.
  In relazione al caso menzionato dall'onorevole Paglia l'INPS ha comunicato che sono in corso specifici approfondimenti con la sede territoriale di Modena allo scopo di avere un quadro dettagliato della specifica situazione. Sarà nostra cura far pervenire agli interroganti l'esito di questa risposta.
  Da ultimo rappresento che l'INPS ha dichiarato l'impegno ad eliminare eventuali difficoltà procedurali che possano impedire alle sedi territoriali dell'Istituto di effettuare gli interventi volti a fornire agli assicurati riscontro alle loro legittime attese.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il collega Giovanni Paglia.

  GIOVANNI PAGLIA. Sono molto soddisfatto del fatto che finalmente l'INPS si metta in movimento dopo che è stata incalzata a farlo; molto meno soddisfatto del fatto che sia necessario un intervento parlamentare perché sia garantito il diritto alla pensione a dei lavoratori. Dopodiché lei, signor Ministro, si renderà conto da solo che la risposta lascia sotto certi aspetti esterrefatti perché quella che si chiama reingegnerizzazione dei processi non fa altro che ammettere che ad oggi ci sono lavoratori che non hanno ancora ricevuto l'accredito degli ultimi mesi del proprio stipendio. Lei mi parla del mese di Pag. 37aprile ma lei capisce che dirmi aprile 2017 per andare sul 2016 vuol dire appunto che ci saranno potenzialmente migliaia di lavoratori in Italia che avrebbero diritto alla pensione ma ai quali in questo momento verrà risposto che devono aspettare come minimo quattro mesi: non il tempo che maturi la loro pensione ma il tempo che l'INPS faccia il proprio dovere cioè prenda i soldi loro versati, i contributi dei lavoratori, affinché vengano versati sulla loro posizione. Questa è l'ulteriore dimostrazione che in questo Paese si è lavorato male sui voucher, si è dato adito ad abusi, si è creato uno strumento assolutamente inefficace sul piano delle politiche del lavoro che altro non fa che accrescere lo sfruttamento. Lo dico qui, lo dico al Parlamento, lo dico quotidianamente: non c’è che una soluzione davanti al fatto che i lavoratori sono messi in condizione di sfruttamento, non gli vengono versati i contributi e adesso viene fuori anche che devono aspettare mesi per andare in pensione. L'unico strumento è finalmente togliere di mezzo, una volta per tutte, il lavoro a scontrino: lo chiedono i lavoratori italiani, lo chiede Sinistra Italiana. Mi auguro molto presto, quando il Governo si degnerà di farlo, potranno deciderlo anche i cittadini italiani con un referendum di cui aspettiamo ancora la data e approfitto dell'occasione, Ministro, per chiederle con forza di fissare finalmente la data del referendum.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,30.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Boccia, Caparini, Capelli, Dellai, Ferrara, Fico, Garofani, Lorenzo Guerini, Guerra, Laforgia, Manciulli, Marcon, Mazziotti Di Celso, Piccoli Nardelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: Capelli ed altri: Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici (A.C. 3772-A); e delle abbinate proposte di legge: Spadoni ed altri; Fabbri ed altri (A.C. 2780-3775).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3772-A: Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici; e delle abbinate proposte di legge nn. 2780-3775.
  Ricordo che, nella seduta del 27 febbraio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame del provvedimento, predisposto a seguito della costituzione del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista, è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 28 febbraio 2017 (Vedi l'allegato A della seduta del 28 febbraio 2017).

(Esame degli articoli – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo Pag. 38della Commissione, e delle proposte emendative presentate.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A), che sono in distribuzione.
  In particolare, tale ultimo parere reca due condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno posti in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento. Sempre la Commissione bilancio ha condizionato il parere favorevole sul testo, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, all'approvazione dell'emendamento Spadoni 6.53 e del subemendamento della Commissione ad esso riferito.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine, il deputato Edoardo Nesi è stato invitato a segnalare un emendamento da porre comunque in votazione.
  Avverto che, fuori dalla seduta, gli articoli aggiuntivi Nesi 5.052 e Carfagna 8.09 sono stati ritirati dai presentatori.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sull'emendamento 1.50 Daniele Farina c’è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario; tra l'altro, registro che anche la Commissione bilancio su questo tema ha espresso un parere contrario. Sull'emendamento 1.6 Colletti il parere è contrario. Sull'emendamento 1.7 Colletti il parere è contrario. Sull'emendamento 1.51 Sannicandro il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Abbiamo anche l'emendamento 1.200 della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sull'emendamento 1.200 della Commissione il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Va bene. Adesso il Governo, sottosegretario Migliore, prego.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signora Presidente. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Allora cominciamo, colleghi.
  Passiamo all'emendamento Daniele Farina 1.50, su cui c’è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, da parte di Commissione e Governo, e su cui vi è il parere contrario anche della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fabrizia Giuliani. Ne ha facoltà.

  FABRIZIA GIULIANI. Presidente, io volevo soffermarmi brevemente sul rilievo complessivo che hanno le norme che abbiamo qui, oggi, in discussione. Forse si tratta per la prima volta della costruzione di una risposta puntuale ad un problema che quest'Aula, come lei sa bene, ha cercato di affrontare più volte, ossia quello della violenza domestica e dei crimini domestici. Questa volta ci occupiamo della tutela delle vittime, cioè degli orfani speciali, dei bambini, delle bambine, dei minori, dei ragazzi e delle ragazze che si trovano in una situazione molto particolare, poiché si trovano a dover affrontare non soltanto la perdita della madre, il lutto e la violenza che ha segnato questa perdita, ma anche il fatto che chi ha commesso il crimine, chi ha ucciso la madre, dunque, chi ha operato la distruzione Pag. 39del nucleo familiare è una figura di riferimento: la distruzione viene dall'interno.
  Per questa ragione, abbiamo ritenuto un dovere da parte nostra, quello di raccogliere le sollecitazioni che sono venute da diversi gruppi politici, che sono confluite in una risposta che riesce a dare completezza. È una proposta puntuale, è una proposta organica, è una proposta che si ripromette di intervenire in modo omogeneo e duraturo per sostenere questi ragazzi, non soltanto a livello economico, ma anche accompagnandoli in quel percorso di riabilitazione e di uscita dal trauma, con cui si debbono misurare. Come sa bene, non accade spesso di riconoscere fino in fondo la gravità che portano questi crimini. Non siamo riusciti fino ad oggi, da questo punto di vista, a dare delle risposte adeguate alle sollecitazioni che venivano da parte della Convenzione di Istanbul, che ci ha chiesto risposte molto puntuali su questo punto, e anche dalla direttiva che veniva dall'Europa, in difesa della vittima.
  Credo che possiamo essere soddisfatti del percorso che abbiamo compiuto. Naturalmente, abbiamo cercato di confrontarci anche con le sollecitazioni che sono venute dal punto di vista emendativo, cercando di arrivare ad un compromesso che, a mio avviso, è il più avanzato. Mi auguro, dunque, che si possa procedere rapidamente all'esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. La mia è più che altro una domanda: cioè, la collega è intervenuta sul complesso degli emendamenti o sull'emendamento 1.50 ? Cioè, non ho capito se siamo all'esame dell'emendamento 1.50 o se siamo alla fase degli interventi sul complesso degli emendamenti.

  PRESIDENTE. No, no, stiamo all'1.50.

  DANIELE FARINA. E allora, però, come dire, regola sarebbe attenersi al merito dell'emendamento, non tessere le lodi di un provvedimento al quale ci associamo, ma che non è il miglior provvedimento possibile.
  Questo emendamento 1.50, che abbiamo sottoscritto, tende ad evidenziare alcune lacune: qui stiamo parlando del gratuito patrocinio, che proponiamo di offrire a coloro – figli minori – che sono vittime della tipologia di reati che stiamo, come dire, esaminando dentro questo provvedimento. Noi abbiamo pensato che questo gratuito patrocinio dovesse essere – noi diciamo – garantito non soltanto ai figli minori o maggiorenni non economicamente autosufficienti, ma avevamo pensato che anche la condizione di disabilità potesse essere una delle condizioni di accesso al gratuito patrocinio.
  Vedo, invece, che la Commissione reputa che la condizione di disabilità non sia una necessaria condizione e che sia prevalente l'aspetto economico della vicenda umana e della condizione materiale per la concessione del gratuito patrocinio. Quindi, noi questo emendamento non lo ritiriamo e continuiamo a riaffermare – come faremo in altri punti nel testo – che la condizione di disabilità, forse, andrebbe considerata diversamente, in questo provvedimento, dall'Aula.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Presidente, solo per precisare che noi stiamo parlando di gratuito patrocinio all'articolo 1 e questo emendamento è relativo all'articolo 1, cioè al fatto che i figli minori, i figli maggiorenni economicamente non autosufficienti e rimasti orfani possano godere del gratuito patrocinio.
  Un elemento fondamentale di questo articolo è che intanto non è prevista alcuna limitazione o definizione del reddito – quindi, a prescindere dal reddito – e l'unico elemento che noi abbiamo inserito, e che è evidente, è la non autosufficienza. In questo concetto è evidente che Pag. 40vi rientrano anche le disabilità, perché un disabile, che ovviamente rientra in questa condizione, cioè orfano ed economicamente non autosufficiente, è certamente coperto dal gratuito patrocinio.
  Non ne abbiamo fatto una questione di tipo soggettivo, ma di tipo oggettivo rispetto alla condizione di orfano e di non autosufficiente, quindi siamo andati ben oltre i limiti della disabilità: abbiamo ricompreso tutta una serie di persone, anche maggiorenni, e le abbiamo definite a prescindere dalle condizioni di reddito, quindi, sicuramente, in modo più ampio di quello che si volesse pensare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo solo per rilevare una stranezza. La Commissione bilancio, a quanto pare, ha espresso parere contrario al nostro emendamento perché evidentemente ritiene che la copertura non sia prevedibile. Non so come abbia fatto la Commissione bilancio a ritenere, invece, la copertura finanziaria prevedibile laddove è scritto genericamente «figli minori o figli maggiorenni economicamente non autosufficienti». Questa è una locuzione molto generica, che potrebbe prevedere una spesa di mille euro come di un milione di euro.

  PRESIDENTE. Grazie. Mi scuso, l'intervento non era a titolo personale, vista l'appartenenza ad un altro gruppo: quindi, chiedo scusa sui tempi.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Daniele Farina, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Sannicandro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).Pag. 41
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore Vazio ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Presidente, vi è il solo l'emendamento 2.50 Nicchi, su cui c’è un parere contrario della Commissione e rilevo come vi sia anche un parere contrario dalla V Commissione (Bilancio).

  PRESIDENTE. Sì, grazie l'avevo già registrato. Sottosegretario Migliore ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.50 Nicchi. I pareri sono contrari, anche della V Commissione. Dichiaro aperta la votazione... No, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà. Revoco la votazione ? No, non c’è bisogno di revocare. Deputato Sannicandro, prego.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiediamo che venga soppresso l'articolo 2 di questo progetto di legge che prevede quanto segue. A proposito di omicidio di un coniuge, modifica l'articolo 577 del codice penale, che, allo stato attuale, dice questo e cioè che praticamente la pena è già aggravata, qualora il reato fosse commesso in danno di alcune persone. Invece, qualora il delitto fosse commesso in danno di un coniuge, la pena non è più quella minima e massima, prevista con l'aggravante dal codice penale attualmente, ma sic et simpliciter l'ergastolo.
  Ora, io non ho ascoltato né ho letto in qualche parte per quale motivo, improvvisamente, da una pena, come dire, con un minimo e un massimo, si passa automaticamente all'ergastolo.
  Ma la cosa che mi ha fatto impressione è il fatto che su questo articolo non c’è stato nessun emendamento da parte di nessuna forza politica nell'Aula e né credo anche in Commissione. Mi fa impressione perché evidentemente tanti discorsi, circa la problematicità che la previsione dell'ergastolo nel nostro ordinamento pone, non turbano affatto alcuno qui dentro in quest'Aula. Faccio presente che la nostra Costituzione in un certo senso, per alcuni giuristi, non consentirebbe la previsione della pena dell'ergastolo, perché la pena, come è noto, deve tendere alla rieducazione del condannato. Ma quando nell'ufficio matricole è scritto «fine pena: mai», voi potete intendere come quell'articolo della nostra Costituzione – che è un articolo fondamentale – venga caducato nello spirito e nella lettera.
  Noi riteniamo che questa norma vada soppressa, anche perché poi c’è un altro elemento.
  Come al solito, questo progetto di legge recita in un modo e, se si potesse dire, razzola in un altro. Si dice qui: «Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici». La collega che è intervenuta prima ha fatto l'elogio di questa legge, facendo appunto riferimento alle tutele che si sono approntate e che si appronterebbero a favore dei bambini e delle bambine. È chiaro, la legge parla anche molto spesso di maggiorenni, comunque, a prescindere da questo, in tutto ciò, che c'entra la commutazione della pena in quella dell'ergastolo, così come stabilito in questo progetto di legge ? Siamo alle solite, come abbiamo fatto per la controriforma Pag. 42costituzionale: «volete voi abbassare i costi della politica ?» E, certo, chi può dire di no ? Così qua: «volete voi tutelare i minori oggetto di omicidi e via dicendo ?» E chi può dire di no ? Poi, alla fine, vai a leggere l'articolato e ci trovi ben altro, come in questo caso ci trovi un aumento di pena di tale spessore, come appunto ho già detto, l'ergastolo. Noi chiediamo che questa norma venga soppressa.
  Aggiungo un altro particolare e finisco. Poi si prevede l'ergastolo per chi ? Quando il delitto è commesso contro il coniuge, anche legalmente separato, contro l'altra parte dell'unione civile – e fino qui capiamo più o meno di che cosa si tratta – oppure contro la persona legata al colpevole da relazione affettiva e con esso stabilmente convivente.
  Voi capite i contorni labili di questa norma. Quindi, voi capite che, con questi contorni labili, si rischia tranquillamente l'ergastolo. Non so se mi spiego. Io devo amaramente constatare che in questa legislatura non pensavo che il dibattito in materia fosse ormai, come dire, così retrocesso negli anni. Infatti, laddove è prevista, per esempio, la possibilità per il giudice di adattare la pena al caso specifico secondo principi di equità, noi stiamo sempre di più eliminando questa possibilità del giudice, fissando delle norme, per così dire, inderogabili, come per esempio accadrà fra poco e leggeremo in un altro provvedimento, a proposito delle truffe in danno degli ultrasessantacinquenni. Cioè, praticamente, non c’è bisogno di vedere come è andata, basta che hai più di 65 anni e incorri nella norma, perché poi si dice tranquillamente che ciò serve per semplificare il lavoro del giudice. Tra poco diremo: mettiamo direttamente in carcere, non passiamo dal processo così lo semplifichiamo ancora al massimo. E potrei continuare con altri esempi della deriva giustizialista, che in quest'Aula ormai abbiamo preso, senza remore e senza indugio, la quale cosa – ripeto – non ci fa molto dormire sonni tranquilli (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

  FRANCO VAZIO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Non affrontiamo qua il tema se sia o non sia necessario abrogare la pena dell'ergastolo. Non è questo il tema. So che c’è una discussione particolarmente intensa su questo argomento. Qua stiamo discutendo l'articolo 2, se colmiamo un'aberrazione culturale, a fronte della quale oggi, se si ammazza e c’è un omicidio per un ascendente o per un figlio, c’è la pena dell'ergastolo e, se invece si uccide una moglie, la pena è da 24 a 30 anni. Il punto non è se 24 o 30 anni siano sufficienti o non siano sufficienti. Il punto è che, in presenza di un omicidio di una moglie – o di un marito ovviamente –, a fronte di una serie di attenuanti, oggi è consentito e si può beneficiare di una pena di undici anni. Mentre per l'ascendente e il discendente questa pena non esiste.
  Allora, il tema non è se va bene o non va bene l'ergastolo. Questa è la cancellazione di un'aberrazione, secondo me, culturale più che un'aberrazione penale. Secondo me, questa cosa è un segno di civiltà, rispetto ad una gravità oggettivamente significativa, che doveva essere rimediata. Questo tipo di emendamento e questo tipo di articolo colma questa aberrazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Non ho ritirato il parere della Commissione bilancio e me ne pento, perché su questo emendamento non capisco cosa c'entri la Commissione bilancio. Anzi, se avesse voluto fare l'occhiuta «censora» dei limiti di spesa e della copertura, forse avrebbe dovuto dare parere favorevole a quest'emendamento, visto che nel testo previsto chiaramente ci sarà un aggravio sostanziale per le casse dello Stato.Pag. 43
  Ma qui la cosa singolare è che dell'ergastolo non si discute mai, salvo poi provare ad introdurlo a tutte le svolte di strada: dibattito culturale, importante, antico, ma che non trova mai le sedi della sua discussione.
  Pur tuttavia, nella discussione generale, si dice: modifichiamo l'articolo 577 del codice penale – che è già, diciamo, un articolo di aggravamento della pena prevista per l'omicidio – perché ivi è contenuto un antico retaggio del delitto d'onore, che prevedrebbe una reclusione attenuata, non quella dell'ergastolo prevista per l'ascendente e il discendente, nel caso del coniuge. Ecco, questo sarebbe il retaggio del delitto di onore. In realtà, questa è la figura del parricidio improprio, infatti non riguarda solo il coniuge, ma riguarda il fratello e la sorella, il padre o la madre adottivi, il figlio adottivo, un affine in linea retta.
  Allora, io mi chiedo: così congegnato questo dispositivo, prevede la pena dell'ergastolo per il coniuge o, diciamo, le figure giuridiche oggi per fortuna assimilate; ma mi sembra che rimanga in vita la pena dei 24 o 30 anni per il fratello, la sorella, il padre o la madre adottivi, il figlio adottivo o contro l'affine in linea retta.
  Ma se è così, io mi chiedo: perché queste figure del parricidio improprio dovrebbero avere un trattamento diverso ?
  E quello che dico io è più sistemico: ma voi pensate veramente che la pena edittale dell'ergastolo avrà un'incidenza sulla frequenza dei reati alcuna ?
  Come la letteratura ci consegna ormai a piene mani, assolutamente no.
  In questo, che è un buon provvedimento, in realtà ci sono degli istituti e meccanismi che saranno infinitamente più efficaci per la prevenzione di questi reati, ad esempio io penso diciamo che la sospensione della reversibilità della pensione o l'indegnità del diritto a succedere, se vuole avere un elemento preventivo e dissuasivo, lo avrà molto più efficacemente dell'istituto dell'ergastolo.
  E mi sembra anche abbastanza singolare che per ogni provvedimento, anche diciamo di buona fattura come questo, si trovi sempre il modo, strada facendo, di inserirgli dei camei che sono inutili, vanno in una direzione contraria alla Costituzione e alla civiltà, come l'istituto dell'ergastolo, però evidentemente soddisfano la smania di penalità, peraltro inefficace (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Nicchi, su cui i pareri sono contrari, incluso quello della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Allora, sono due emendamenti: sull'emendamento 3.50 Fabbri ed altri il parere è favorevole, sull'emendamento 3.51 Daniele Farina vi è invito al ritiro o parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 44

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Fabbri, su cui i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Daniele Farina, su cui vi è parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sull'emendamento 4.50 Daniele Farina vi è invito al ritiro o parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 Daniele Farina, su cui vi è parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Presidente sull'emendamento 5.51 Agostinelli c’è un parere favorevole se viene riformulato in questo senso: togliere dall'emendamento le parole da «Al comma 1» sino alle parole «o tentato», quindi tutta la prima parte; quindi, l'emendamento comincerebbe con le parole: «sostituire il secondo periodo con il seguente». Poi, nell'ultimo comma, sostituire le parole «nel registro degli indagati» con le seguenti: «nel registro delle notizie di reato».

Pag. 45

  PRESIDENTE. Deputata Agostinelli, accetta la riformulazione ? Sì, allora il parere è favorevole. Relatore Vazio, chiedo scusa, continui con il parere.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sull'emendamento 5.50 Agostinelli c’è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, condividiamo la riformulazione del relatore, quindi il parere è conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.51 Agostinelli, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.50 Agostinelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Relatore, abbiamo due articoli aggiuntivi su cui mi deve dare il parere.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sull'articolo aggiuntivo 5.051 Gribaudo, parere favorevole; sull'articolo aggiuntivo 5.053 Capelli, parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.051 Gribaudo, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo 5.053 Capelli.
  Ha chiesto di parlare il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, avendo colto che il parere negativo su questa proposta emendativa è dovuto ad una mancanza di adeguata copertura finanziaria, non avendo trovato il Governo le adeguate coperture, e comprendendo che questo è il motivo e non una contrarietà nel merito, ritiro l'emendamento.

  PRESIDENTE. D'accordo.

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore Vazio ad esprimere il parere della Commissione.

Pag. 46

  FRANCO VAZIO, Relatore. Presidente, sull'emendamento 6.100 della Commissione, parere favorevole; sul subemendamento 0.6.53.100 della Commissione, parere favorevole; sull'emendamento 6.53 Spadoni, parere favorevole se viene riformulato nel senso che vengano tolte dal primo capoverso le parole «anche legalmente separato o divorziato» e «anche se l'unione civile è cessata». Però, aspetti, Presidente. Noi l'avevamo riformulato, ma, alla luce del parere della Commissione bilancio, che è un parere secco e che quindi va preso per quello che è, lo votiamo così come viene formulato. Quindi: sull'emendamento 6.53 Spadoni il parere diventa favorevole.

  PRESIDENTE. Va bene. Andiamo avanti.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sugli emendamenti 6.50 Daniele Farina e 6.51 Fabbri, invito al ritiro altrimenti parere contrario. Sull'emendamento 6.54 Ferraresi, parere favorevole se riformulato in questo senso: sostituire le parole: «dispone la restituzione» con le seguenti: «condanna al pagamento»; le parole: «delle somme percepite» vanno sostituite con le seguenti: «di una somma di denaro pari a quanto percepito». Sull'emendamento 6.52 Fabbri, parere favorevole.

  PRESIDENTE. Va bene. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.100 della Commissione. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.53.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.53 Spadoni nel testo subemendato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.50 Daniele Farina, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Ricordo che l'emendamento 6.51 Fabbri è stato ritirato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.54 Ferraresi. Prendo atto che l'onorevole Ferraresi accetta la riformulazione proposta dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.54 Ferraresi nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.Pag. 47
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.52 Fabbri, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 7.200 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.Pag. 48
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sull'emendamento Fabbri 10.50 il parere è favorevole se viene riformulato nel senso di aggiungere, dopo la parola: «con», le parole: «il Ministero dell'interno,» e poi prosegue il Ministero del lavoro, eccetera.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Conforme.

  PRESIDENTE. Deputata Fabbri, accetta la riformulazione ? È accettata, bene. I pareri sono, dunque, favorevoli.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fabbri 10.50, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

  Adesso passiamo ai pareri sugli articoli aggiuntivi. Prego, relatore.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Abbiamo l'articolo aggiuntivo 10.050 Fabbri, su cui vi è un parere favorevole se viene riformulato: è un po’ complicato, glielo leggo, Presidente. Dunque, al primo periodo, dopo le parole: «in caso di condanna anche non definitiva», bisogna aggiungere le parole: «o di applicazione della pena su richiesta delle parti, ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale»; dopo le parole: «per i reati» si aggiungono le seguenti parole: «consumati o tentati»; le parole: «582, 583» devono essere sostituite dalle seguenti: «582 e 583»; le parole «indipendentemente dal fatto che l'autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima» sono sostituite dalle seguenti: «indipendentemente dal fatto della coabitazione, anche in passato, con la vittima»; e conseguentemente dobbiamo sopprimere il comma secondo.

  PRESIDENTE. C’è anche l'altro articolo aggiuntivo, relatore.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sull'altro articolo aggiuntivo Fabbri 10.051, il Comitato dei nove aveva dato un parere favorevole, peraltro a fronte di una riformulazione laddove si dovevano togliere, al primo comma, le parole: «anche» e «non», perché venisse letto: «condannato in via definitiva». Peraltro, il nostro parere si è trasformato in parere contrario in ragione del fatto che la Commissione bilancio ha dato un parere contrario sul punto, in quanto tale articolo aggiuntivo 10.051 sarebbe suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, perché privo di quantificazione idonea a copertura. Quindi, il parere, alla luce di questo, è un parere contrario.

Pag. 49

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. In questo caso il parere è conforme esattamente ripercorrendo anche l'iter che è stato appena descritto dall'onorevole Vazio, in quanto il parere è diventato contrario sulla base dell'indicazione della Commissione bilancio.

  PRESIDENTE. Siamo, quindi, all'articolo aggiuntivo 10.050. Prego, deputata Fabbri.

  MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Sul 10.050 accetto la riformulazione e chiedo se posso già intervenire ora sul 10.051 o se lo faccio dopo, mi dica lei.

  PRESIDENTE. Dopo. Quindi, accetta la riformulazione, i pareri sono favorevoli.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fabbri 10.050, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

  Siamo quindi all'articolo aggiuntivo 10.051 Fabbri, su cui i pareri sono contrari. Le do la parola, deputata Fabbri, prego.

  MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Intervengo su questo articolo aggiuntivo perché, come è stato ricordato, sia la Commissione giustizia, che il Comitato dei nove, che i due Ministeri, interno e giustizia, erano favorevoli a questo articolo aggiuntivo.
  Con questo articolo aggiuntivo si intende semplificare la procedura per il cambio dei cognomi degli orfani di femminicidio. In particolare, dà la possibilità di intervenire anche a favore dei minori nel caso in cui si arrivi ad una condanna definitiva prima della maggiore età. Io chiedo l'accantonamento di questo articolo aggiuntivo, in quanto, appunto, nel merito siamo d'accordo ed era stato concordato con l'ufficio legislativo del Ministero dell'interno.
  Quello che ha determinato il problema è semplicemente la previsione dell'esenzione fiscale, prevista dal decreto del Presidente della Repubblica in materia, per il cambio del cognome. Io chiedo di poter eliminare quella parte e, quindi, di ripristinare gli oneri fiscali in modo tale che non si ponga più un problema di copertura. Capisco che questo potrebbe determinare una sospensione dei lavori dell'Aula, una riunione del Comitato dei nove; credo che la Commissione bilancio possa essere disponibile insieme al MEF a rivedere il parere, tenuto conto che, appunto, si parlava di 5 mila euro all'anno e questi costi sono determinati esclusivamente dall'esenzione fiscale di 18 euro a pratica.
  Chiedo la pazienza dei colleghi; capisco che può essere un onere per tutti sospendere per un attimo, ma credo che sia importante, perché ci sono 1.600 ragazzi che potrebbero avere un beneficio da questo articolo aggiuntivo, che semplicemente semplifica una procedura burocratica, ma che per loro può anche voler dire avere una vita diversa di fronte ad una violenza assistita di particolare gravità.

  PRESIDENTE. Chiedo al relatore se accolga questa richiesta.

  FRANCO VAZIO, Relatore. La accolgo: eravamo d'accordo sulla filosofia dell'articolo aggiuntivo, con le modifiche che avevo proposto e di riformulazione, e anche la riformulazione era accolta dal proponente. Sotto questo profilo, se ci sono queste disponibilità e se la Commissione bilancio cambiasse anche il parere, è evidente che, con riferimento a questa proposta emendativa, noi siamo disponibili a rivederla. Quindi, dovremmo chiedere almeno mezz'ora di sospensione dell'Aula per riunire il Comitato dei nove per valutare e per consentire alla Commissione bilancio di esaminarla.

Pag. 50

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. La problematica è molto delicata e, quindi, sicuramente per noi non ci sono problemi, eventualmente, ad una sospensione di mezz'ora. Voglio chiarire, però, perché l'Aula sappia come sono andate le cose, che questa proposta emendativa era stata presentata in Commissione e c'era stato un invito al ritiro, accettato.
  Allora, se in certi casi la maggioranza affrontasse i problemi nella sede in cui vanno affrontati e con la giusta possibilità di valutare, nei tempi che richiedono, certe problematiche, forse lavoreremmo meglio; invece, si invita al ritiro, viene ritirato, poi viene presentato un articolo aggiuntivo, poi viene riformulato e adesso c’è una richiesta di accantonamento.
  Presidente, io la invito anche a sollecitare le altre forze politiche ad avere rispetto dell'Aula parlamentare e di comportarsi di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato. Colleghi, facciamo così: veniamo incontro a questa richiesta, quindi sospendiamo per una mezz'oretta. Ci vediamo di nuovo in Aula alle 18,25.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Solo per dire che il Comitato dei nove si riunisce nella sala del Governo, se è autorizzato.

  PRESIDENTE. Sì, al piano Aula. Va bene, siamo d'accordo.
  Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle 18,25.

  La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 18,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  PRESIDENTE. Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.10.051.100 e che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere su tale proposta emendativa (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A). In particolare, la V Commissione (Bilancio) ha condizionato, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, il parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Fabbri 10.051 all'approvazione del subemendamento 0.10.051.100, revocando conseguentemente il parere contrario precedentemente espresso.
  Invito, quindi, il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo Fabbri 10.051 e sul relativo subemendamento della Commissione. Prego, relatore.

  FRANCO VAZIO, Relatore. Sul subemendamento all'articolo aggiuntivo, il parere è favorevole, così come il parere è favorevole sull'articolo aggiuntivo vero e proprio.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.051.100 della Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fabbri 10.051, a pagina 10 del fascicolo, nel testo subemendato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.Pag. 51
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3772-A).

  PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/3772-A/1 Brignone: accolto

  PRESIDENTE. Favorevole, quindi ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Favorevole, sì.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/2 Nesi, accolto come raccomandazione, a patto che l'impegno diventi: a valutare l'opportunità di una riconsiderazione dell'incidenza che le condizioni di disabilità possono avere come fattore di aggravamento delle situazioni di disagio economico. Ordine del giorno n. 9/3772-A/3 Matarrelli, si accoglie come raccomandazione, se recepisce nell'impegno la stessa riformulazione, testé proposta per l'ordine del giorno n. 9/3772-A/2 Nesi. Ordine del giorno n. 9/3772-A/4 Marzano, favorevole.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/5 Carfagna si accoglie con l'inciso finale che l'istituendo Osservatorio non comporti nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/6 Mucci, favorevole.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/7 Guerini, favorevole
  Un momento sull'ordine del giorno n. 9/3772-A/8 Occhiuto...

  PRESIDENTE. Sì, perché lei, come ben sa, possono arrivare fino all'ultimo momento.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ma io non mi lamentavo, semplicemente lo voglio leggere.

  PRESIDENTE. Sì, sì, prego.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Ordine del giorno n. 9/3772-A/8 Occhiuto, si accoglie come raccomandazione.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Allora, ordine del giorno n. 9/3772-A/1 Brignone, parere favorevole, andiamo avanti.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/2 Nesi, accolto come raccomandazione, se riformulato. Va bene ? Va bene.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/3 Matarrelli, accolto come raccomandazione se riformulato, come prima, Va bene.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/4 Marzano, favorevole.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/5 Carfagna, favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione, quindi andiamo avanti.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/6 Mucci e n. 9/3772-A/7 Guerini, favorevoli.
  Ordine del giorno n. 9/3772-A/8 Occhiuto, accolto come raccomandazione. Bene, è così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente. La proposta di legge, che punta a risolvere un vuoto Pag. 52legislativo in tema di tutela dei figli vittime di crimini domestici, non può che essere accolta con molta attenzione.
  In Commissione il dibattito ha portato a definire un testo che può ritenersi sufficientemente adeguato a rispondere all'esigenza di tutela di chiunque, minore o maggiorenne non autosufficiente, si trovi incolpevolmente in condizioni di grandi difficoltà psicologiche ed economiche.
  Rilevo, peraltro, con soddisfazione che sia stato eliminato il limite di ventisei anni, facendo invece riferimento alle condizioni di non autosufficienza economica. E, contrariamente a quanto diceva il collega Sannicandro, seppur generico nella dizione, però, non poteva certamente accertarsi il fatto che uno in via automatica, avendo compiuto il ventiseiesimo anno di età, fosse già di per sé autosufficiente. Noi sappiamo bene che i parametri sono nella valutazione complessiva, per cui questa dicitura, a nostro parere, è una dicitura attinente al caso, atteso che il disagio, come dicevo, non si attenua con l'età.

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Sono stati qui più volte evidenziati i drammatici dati che riguardano la violenza in famiglia. Negli ultimi dieci anni, come ha ricordato la collega Giammanco, le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1251, quasi il 72 per cento, sono state uccise in contesti familiari, 846 all'interno della coppia, 244 per mano di un ex compagno.
  La norma interviene su più fronti, sia in termini di aumento delle tutele per le vittime, sia sul piano sanzionatorio a carico degli omicidi.
  È sicuramente dovere dello Stato intervenire per sanzionare i diritti e tutelare le vittime, ma è anche nostro dovere occuparci della prevenzione dei delitti, perché fin troppo poco si parla di questo. Ecco perché in premessa ho segnalato la questione di fondo, che va affrontata sul piano culturale innanzitutto ma, per quanto riguarda il nostro ruolo di legislatori, attraverso una visione nuova rispetto a quello che appaiono le tendenze degli ultimi Governi. Mi riferisco, come ho detto, al tema della famiglia, una famiglia sempre più in crisi, che ha bisogno di interventi che ne affermino il valore, perché l'azione più importante nei confronti dei figli orfani a causa di delitti in famiglia resta... È una vergogna !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Prego, vada avanti, collega Chiarelli, vada avanti. Chiederei ai colleghi, almeno quando un collega parla, di non mettersi a parlare nelle vicinanze di quel collega che sta intervenendo. Almeno questo ! E ha le scuse della Presidenza, a nome di tutta l'Aula. Prego.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Una famiglia sempre più in crisi, che ha bisogno di interventi, che ne affermino il valore, perché l'azione più importante nei confronti dei figli orfani a causa di delitti in famiglia resta quello di evitare che diventino orfani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Murgia. Ne ha facoltà.

  BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia voterà «sì» a questa proposta di legge. Voglio anche ringraziare alcuni colleghi, colleghi che sono i primi firmatari di questa proposta, in particolare il mio collega e concittadino Roberto Capelli. Spiegherò anche perché: perché ha portato all'attenzione un caso che è emblematico.
  Questa è una risposta di civiltà, una risposta puntuale a un vuoto legislativo, che va a colmare molti problemi, soprattutto per queste povere vittime, per questi orfani dei crimini domestici. E qui finalmente lo Stato e il legislatore danno una buona prova di sé, attraverso tutte queste norme, che vanno dal gratuito patrocinio Pag. 53alle aggravanti dell'omicidio, al sequestro conservativo, alla provvisionale, all'indegnità a succedere, alla pensione di reversibilità. Presidente, nella mia città, che è Nuoro, come ha ricordato nel suo intervento lunedì Roberto Capelli, una povera ragazza ebbe la madre uccisa dal padre. Questa legge, quindi, va a sanare proprio tutti i problemi che questa ragazza aveva incontrato, compresa la vergogna allora del fatto che il padre, appena uscito dal carcere dopo avere scontato la pena per 14 anni, ebbe anche addirittura la pensione di reversibilità e una battaglia anche per avere il cognome della madre. È, dunque, una legge di civiltà, una buona prova, finalmente, di questo Parlamento nell'epoca di dibattiti politici a volte non sempre all'altezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Non voglio nascondere una fantastica sensazione che si prova nel riuscire a mantenere un impegno, con questa legge, un impegno preso dieci mesi fa, davanti ad alcune – in rappresentanza di tutte – vittime collaterali dell'omicidio domestico.
  Ho già detto di loro, nella mia illustrazione di lunedì, in sede di discussione generale. È una grande soddisfazione, perché il Parlamento riesce a tenere un impegno preso allora, un impegno che non è mai mancato in questi dieci mesi e che la Camera dei deputati porta a termine, nel migliore dei modi, devo dire, in maniera unanime. Ho fatto un conteggio durante le votazioni. È, forse, la prima legge o è prima, questa legge, nell'avere raccolto il maggior numero di consensi nel voto, sia per quanto riguarda l'articolato che gli emendamenti. Questo manifesta una grande attenzione e una valutazione opportuna di ciò che stavamo facendo.
  Non voglio entrare sull'articolato, l'ho già fatto in sede di discussione generale, illustrando tutti gli interventi che la legge risolve, ma voglio sottolineare una cosa: questa legge, la stesura di questa proposta di legge mi ha portato in un mondo che non conoscevo e mi ha fatto entrare nella vita di questi ragazzi, di queste ragazze, di questi bambini, ormai molti di essi diventati uomini e donne, che è una storia di dolore, di ansie, di paure affrontate con un solo, unico punto di riferimento che, grazie a Dio, sorregge molti di noi soprattutto nei casi di necessità e di dolore, cioè la famiglia, l'unico nucleo rifugio, l'unica sicurezza.
  Dico l'unica perché fino ad oggi mancava l'altra sicurezza, che dovrebbe essere tale per ogni individuo, cioè lo Stato.
  Finalmente anche lo Stato, nonostante la triste realtà che ha portato a rigettare alcune proposte emendative significative, la triste realtà della cassa dello Stato ci ha indotto a rimandare alcuni interventi pur importanti e determinanti, perché la storia non finisce qui, non finisce con questa legge.
  Questa legge dà risposte importanti, ma c’è un mondo che noi dobbiamo assistere, c’è un mondo a cui dobbiamo portare attenzione, che è il mondo di chi vive un dramma che si porterà appresso per tutta la vita.
  È il mondo del dolore, dell'ansia, della paura.
  Quindi non voglio soffermarmi oltre sull'unico neo di tutto questo percorso, cioè le casse dello Stato, che a parer mio continua a spendere e a indirizzare la spesa male delle proprie risorse.
  Quindi voglio portare l'attenzione, invece, a quanto di positivo la legge ha in sé: è proprio quella sensazione di riavvicinare lo Stato a chi ha bisogno di protezione, a chi ha bisogno di essere aiutato in un percorso di vita che improvvisamente appare buio.
  Questa è la fantastica sensazione e non voglio aggiungere altro, voglio soltanto ringraziare soprattutto i primi firmatari, i firmatari della prima ora di questa proposta di legge, che hanno creduto fin dall'inizio che si poteva arrivare a una conclusione.
  Tra essi, anche se non firmatari, vorrei inserire la Presidente Boldrini, che ha indubbiamente, indubbiamente e indiscutibilmente Pag. 54sostenuto il percorso di questa legge, fin dalla prima ora dicevo, ma non posso fare a meno di ringraziare anche quanti si sono impegnati successivamente nel miglioramento di questo testo, arricchendolo, portando delle soluzioni a quelle proposte, nel mio testo di legge, che hanno sicuramente fatto sì che oggi possiamo andare tutti orgogliosi, perché il Parlamento ha dato – sì – una risposta di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Farina Daniele. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente, è opportuno credo dare un contesto a questo nostro provvedimento in Aula oggi, che riguarda il numero degli omicidi in Italia, che è, come noto, in costante decremento negli ultimi anni, al punto che sotto questo specifico diciamo profilo, scandito dalla percentuale ogni 100.000 abitanti, il nostro Paese è uno dei meno perigliosi d'Europa, nettamente sotto la media dell'Unione europea e questo nonostante l'insediamento di organizzazioni criminali di storica e conclamata – ahimè qui sì – pericolosità ed è per questa ragione, credo, che questo testo assume una particolare rilevanza, perché se i numeri che ci sono stati forniti nelle varie edizioni sono corretti – e credo che lo siano – il 25 per cento, circa il 25 per cento degli omicidi commessi ne è interessato.
  Credo che sia una percentuale straordinariamente alta, un numero elevatissimo.
  Parliamo di orfani di crimini domestici, ovvero di delitti che avvengono tendenzialmente tra le mura domestiche e sono essi, gli orfani, vittime due volte, spesso testimoni diretti o indiretti della morte di uno dei genitori oppure di entrambi e soggetti alla perdita, in qualunque caso, di un orizzonte familiare ed affettivo, nonché esposti, come la cronaca purtroppo ci segnala, a conseguenze improprie, a volte assurde in base all'attuale legislazione e veniva anche questo, con singoli episodi, ricordato sia in discussione generale che in alcuni interventi uditi quest'oggi.
  E allora gratuito patrocinio, sequestro conservativo, modifiche alla disciplina della provvisionale, applicazione dell'indegnità a succedere, sospensione del diritto alla pensione di reversibilità verso l'indagato e subentro dei figli o del figlio alla stessa, diritto all'assistenza psicologica: solo alcuni dei meccanismi e degli istituti individuati in questo testo.
  Tuttavia, anche in questo provvedimento non poteva mancare il lascito del cattivo legislatore, che intende modificare la pena, prevista attualmente da 24 a trent'anni, già parecchio aggravata rispetto alla pena prevista per l'omicidio, con quella dell'ergastolo, da 24 a 30 anni all'ergastolo, nella credenza, che è ripetitiva in quest'Aula, che, innalzando il massimo della pena, si influisca in qualche modo sulla frequenza del reato.
  Ma questa – ahimé, colleghi – è una credenza, come abbiamo più volte dimostrato anche in altre circostanze.
  Siccome non viviamo nel migliore dei mondi possibili, immagino che la sospensione della reversibilità della pensione o l'indegnità a succedere abbiano maggior potere preventivo e deterrente che non l'ergastolo, che come sappiamo da sempre scazzotta con la nostra Costituzione e con la finalità che essa attribuisce alla pena.
  Era meglio, credo, lasciare al giudice l'attuale maggior discrezionalità nell'identificazione della pena, constatando l'estrema variabilità di circostanze, moventi, contesti che la cronaca purtroppo ci consegna.
  Questo è diciamo il cattivo cammeo di questo provvedimento, che non ci impedisce tuttavia di votare a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente, come gruppo dei Civici e Innovatori siamo davvero convinti che il tema della tutela dei minori deve essere sempre Pag. 55più centrale nell'attività del Parlamento e del Governo, perché solo costruendo una società più giusta davvero possiamo garantire un futuro migliore al nostro Paese.
  Questa proposta di legge è un ulteriore passo in avanti in questa direzione, per questo noi la voteremo con convinzione, con convinzione a favore.
  Le ragioni per cui abbiamo pensato di essere assolutamente favorevoli a questa legge è perché negli ultimi dieci anni i casi di orfani da crimine domestico sono stati circa 1.600 e nel 30 per cento dei casi, oltre alla madre, gli orfani perdono il padre o perché suicida o perché recluso, e vengono affidati ai nonni materni o agli zii o talvolta dati in adozione.
  Con l'espressione «orfani domestici» identifichiamo quindi un fenomeno drammaticamente attuale, ossia il fatto che bambini e bambine, ragazzi e ragazze, perdono uno dei due genitori per mano dell'altro e quasi sempre si tratta di donne uccise per mano del proprio partner.
  Non sorprende, dunque, che, nella letteratura specifica in ambito medico e psicologico, questi orfani vengano definiti come orfani speciali, orfani due volte, perché la violenza che distrugge il nucleo familiare non viene dall'esterno, ma dall'interno stesso della famiglia.
  Recenti casi di cronaca dimostrano che al dramma della violenza e della perdita del genitore per i figli si aggiungono anche innumerevoli difficoltà di ordine pratico, che la proposta di legge appunto, come quella che abbiamo discusso in Commissione, intende attenuare per garantire loro un'adeguata tutela giuridica ed economica.
  Come è stato detto bene dal relatore, il lavoro svolto in Commissione, con il contributo di tutte le forze politiche, ha consentito di ampliare e meglio specificare il campo di applicazione della proposta di legge oggi in esame, sia attraverso un proficuo dibattito sia attraverso la presentazione e la successiva approvazione di importanti emendamenti.
  Le norme contenute nella proposta di legge e quelle aggiunte successivamente hanno novellato i nostri codici civili e penali in modo molto positivo, colmando una lacuna normativa che rappresentava agli occhi degli orfani un vuoto di civiltà e un segno di indifferenza dello Stato nei loro confronti. Per quanto attiene alla figura del figlio, poi, la proposta di legge si riferisce ai figli minorenni e maggiorenni non economicamente autosufficienti della vittima di un omicidio commesso dal coniuge, anche se legalmente separato o divorziato, dalla parte dell'unione civile, anche se l'unione è cessata, o dalla persona che è stata legata da relazioni affettive e stabile convivenza con la vittima; quindi un panorama davvero completo, che non lascia fuori nessun figlio di alcuna coppia riconosciuta. Il testo approvato in Commissione riconosce pertanto benefici a tutti i figli minorenni della vittima, ma anche a tutti i figli economicamente non autosufficienti, senza il limite previsto dal testo originario dei 26 anni.
  Confrontarsi con il fatto che la distruzione del proprio nucleo di certezze, di affetti e di sicurezze è stata perseguita dalla figura in cui più si è riposta fiducia, pone questi ragazzi in una situazione drammatica estrema. Lo scenario quindi è desolante, le donne uccise negli ultimi dieci anni sono state 1.740, e in questi casi quasi il 72 per cento sono vittime di contesti familiari: 846 all'interno della coppia, 224 per mano di un ex compagno. Seppure in misura minore rispetto agli innumerevoli omicidi perpetrati contro donne, si registra inoltre, secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica, un numero di casi pari al 15 per cento dei crimini domestici in cui è l'uomo ad essere vittima di questo genere di crimini. Sono sempre più frequenti, purtroppo, i casi in cui le mura domestiche diventano il luogo in cui si consumano crimini atroci, che esprimono la profonda difficoltà che sta vivendo l'istituto della famiglia, e che con esso la società tutta sta condividendo questa problematica.
  La violenza domestica, gli omicidi domestici e i femminicidi sono un fenomeno diffuso, e lo Stato – noi crediamo davvero – ha il dovere di farsene carico, aggiornando il proprio quadro giuridico e definendo interventi in grado di dare risposte Pag. 56puntuali. Bisogna dunque dare piena esecutività alle direttive della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, unico strumento normativo purtroppo oggi giuridicamente vincolante di cui gode l'Europa su questo terreno. È importante inoltre ricordare che l'Accordo non solo ha dato un grande impulso dal punto di vista normativo, ma, avendovi aderito, nel 2013, ne dobbiamo seguire la linea, occorre cioè condividere l'approccio secondo cui qualsiasi azione di contrasto alla violenza deve muoversi sinergicamente su tutti i piani: prevenzione, protezione e pena. Quindi, mettere in opposizione la questione della cultura e dell'educazione con la dimensione della pena è del tutto controproducente.
  L'articolo 45 che abbiamo individuato è molto esplicito sul punto: viene imposto ad ogni Paese di adottare misure che garantiscano sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive che tengano conto della gravità del reato, ma al contempo la Convenzione invita gli Stati membri a porre in essere efficaci politiche educative di prevenzione. Civici e Innovatori, quindi, per tutte queste ragioni, Presidente, conferma la propria convinzione nel dare un voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Luca D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge di cui stiamo discutendo e che ci accingiamo ad approvare ha come primo obiettivo quello di rafforzare le tutele per i figli rimasti orfani a seguito di un delitto di omicidio commesso contro il coniuge, il cosiddetto uxoricidio. Stiamo parlando di una situazione molto particolare, in quanto l'omicidio del coniuge comporta per i figli della vittima la perdita non solo del genitore ucciso ma anche del genitore autore di violenza. Si tratta di un provvedimento che interessa la tutela di più di 1.600 bambini e ragazzi definiti orfani speciali, in quanto rimangono di fatto privi di entrambi i genitori. La proposta di legge, inoltre, prevede per questi giovani ragazzi il patrocinio gratuito, la pensione di reversibilità, il sequestro conservativo dei beni a garanzia del risarcimento dei danni, l'assistenza medica e psicologica, nonché l'erogazione di contributi economici volti al sostentamento dei costi relativi all'istruzione del minore o del maggiorenne non economicamente autosufficiente.
  In questi anni abbiamo assistito a diversi casi di cronaca che hanno portato alla luce il fatto che al dramma della violenza e della perdita del genitore per i figli si aggiungono innumerevoli difficoltà di ordine pratico ed economico, che questa proposta di legge cerca in parte di attenuare intervenendo sulla procedura penale, per ridurre gli oneri che incombono sulla parte civile, per accelerare i tempi del risarcimento dei danni, sulla normativa sul patrocinio a spese dello Stato, per ammettere sempre al beneficio i figli della vittima e sull'istituto dell'indegnità a succedere, per evitare che, nonostante il grave crimine commesso, il genitore colpevole possa concorrere all'eredità della sua vittima a scapito dei figli.
  Si tratta, onorevoli colleghi, di non chiudere gli occhi dinanzi all'odierno contesto sociale in cui viviamo e alla realtà che la cronaca di ogni giorno ci racconta, fatta di storie di donne uccise in maggioranza per mano del coniuge o del convivente, figura finora mai considerata; ma soprattutto, di dare piena esecutività alle direttive della Convenzione di Istanbul, unico strumento normativo giuridicamente vincolante di cui gode l'Europa su questo terreno.
  È importante ricordare che la Convenzione di Istanbul non solo ha dato un grande impulso dal punto di vista normativo, ma, avendovi aderito, nel 2013, ne dobbiamo seguire la linea. Occorre condividere l'approccio secondo cui qualsiasi azione di contrasto alla violenza deve muoversi sinergicamente su tutti i piani: prevenzione, protezione, pena. Pag. 57
  L'articolo 45 della Convenzione è molto esplicito: chiede ad ogni Paese di adottare misure che garantiscano sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive che tengano conto della gravità del reato. Su questo punto vorrei porre l'attenzione sul fatto che sono arrivate in questi mesi di lavoro in Commissione giustizia diverse proposte di legge che, ognuna nella sua specificità, ha portato un contributo costruttivo non solo al dibattito, ma anche al testo originario. Ed è per questo che si è poi deciso di inquadrare le varie proposte in un unico testo, con l'obiettivo di rendere più larga la sfera di azione della norma ad assoluto beneficio dei suoi destinatari.
  Consentiteci su questo di segnalare due significativi arricchimenti apportati al testo: da un lato, la piena equiparazione in termini di aggravante dell'omicidio delle lesioni inferte al coniuge o al convivente a ciò che è già previsto dal codice relativamente al figlio o all'ascendente, e, dall'altro, un finanziamento specificamente riservato agli orfani di delitti domestici, che andrà ad incrementare l'attuale Fondo dedicato alle vittime di mafia, usura e crimini violenti. Si tratta di un emendamento firmato dalla collega Carfagna che abbiamo subito condiviso, e grazie al quale, nella riformulazione suggerita dal Governo, saranno stanziati 2 milioni di euro, a far data dal 2017, da destinare a borse di studio e iniziative di sostegno e assistenza.
  Una legge importante, dunque, che speriamo possa essere approvata in via definitiva prima che si chiuda la legislatura. È per questi motivi che annuncio il voto favorevole a nome di Scelta Civica-ALA (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, annuncio sin da subito il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord su un provvedimento condiviso, utile, opportuno, perché credo che, nel momento in cui il Parlamento decide di mettere al centro del dibattito politico la figura della vittima del reato, da parte del gruppo della Lega vi sia una sensibilità tale per cui la condivisione di un provvedimento come questo ottiene appoggio e condivisione.
  Finalmente si torna a parlare di vittime, nella drammaticità del contesto in cui ciò accade, e credo che questa proposta di legge vada esattamente nella direzione rispetto alla quale noi, da sempre, abbiamo auspicato un intervento da parte del Parlamento. Credo che questo tema e la votazione che ne conseguirà, che sarà una votazione ampia e probabilmente all'unanimità, debbano però far riflettere il Parlamento rispetto al fatto che già in passato in quest'Aula era stata approvata e votata, su un tema che toccava presupposti similari rispetto a questa proposta di legge, una proposta di legge che appunto era stata votata quasi all'unanimità.
  Mi riferisco alla legge rispetto alla quale si prevedeva l'inapplicabilità del rito abbreviato proprio per reati legati al femminicidio; proposta di legge che è stata approvata alla Camera e che poi è finita al Senato, e il Senato – come ho già avuto modo di ricordare in quest'Aula – se ne è dimenticato e ha assorbito quella proposta di legge, cancellandola, all'interno della grande riforma della giustizia penale.
  Presidente, la considerazione, la sollecitazione che faccio è esattamente la seguente: nel momento in cui la Camera approva una legge che trova una condivisione, credo che al Senato tali proposte di legge dovrebbero avere un iter accelerato e preferenziale. Poiché abbiamo già assistito a numerose proposte di legge o ad alcune proposte di legge condivise da quest'Aula con una trasversalità dettata dal buonsenso, che supera steccati politici e tenta di dare risposte concrete e serie a problemi reali, perché giustamente sono stati ricordati i numeri e la drammaticità dei contesti in cui vengono a consumarsi tali reati all'interno dell'ambito familiare, mi auguro che il Senato altrettanto responsabilmente possa capire quanto sia Pag. 58utile e opportuno dare un'accelerazione all'approvazione di questa proposta di legge.
  Infatti, il timore che oggi nutro è che oggi l'Aula della Camera dimostri il buonsenso di approvarla, ma poi la proposta di legge si bloccherà, si insabbierà, si incepperà nelle maglie dell'attività del Senato, in modo particolare all'interno della Commissione giustizia, e non vedrà mai la luce. Vorrei evitare quanto è avvenuto con la nostra proposta di legge sull'inapplicabilità del rito abbreviato per reati come questo, tra cui il femminicidio.
  Tra l'altro, vorrei ricordare che nella documentazione che ci è stata fornita sulla proposta di legge al nostro esame una delle proposte che poi non è stata inserita all'interno di essa, a mio avviso, sbagliando, è la disposizione in base alla quale non dovrebbe essere prevista l'applicazione di alcuni riti alternativi per reati particolarmente gravi e a tutela delle vittime dei reati in famiglia. Tra questi riti alternativi rientra, ad esempio, il rito abbreviato. Infatti, chi si macchia di reati in famiglia talmente gravi, di femminicidio o uxoricidio, non può avere una condanna limitata a dodici, tredici, quattordici anni, come, purtroppo, sistematicamente avviene, perché esiste una disposizione in ambito penale, probabilmente ambigua ed equivoca, che la nostra proposta di legge avrebbe abbondantemente superato.
  Presidente, riconfermo il voto favorevole da parte della Lega ed invito e sollecito il Governo, la Presidenza della Camera, l'ottima presidenza della Commissione giustizia a sollecitare il Senato affinché, in tempi rapidi, certi, celeri, possa approvare la proposta di legge per dare una risposta che il Paese e, in modo particolare, le vittime di questi odiosi reati attendono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Antonio Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore del provvedimento in esame, recante disposizioni in favore degli orfani per crimini domestici.
  In premessa è necessario fare una prima importante riflessione. Questi orfani sono vittime due volte: la prima, perché si trovano improvvisamente senza punti di riferimento, sia la propria madre, sia il proprio padre; la seconda, perché devono trovare da soli il modo di affrontare una nuova, inimmaginabile ed improvvisa situazione ed andare avanti con la propria vita, indipendentemente dall'età e dalla possibilità economica.
  Scopo principale della proposta di legge al nostro esame è rafforzare le tutele per i figli orfani a seguito di un crimine domestico. In particolare, il campo di applicazione della nuove tutele viene ricondotto ai figli minorenni e maggiorenni non economicamente autosufficienti delle vittime di un omicidio commesso dal coniuge, anche legalmente separato o divorziato, dalla parte dell'unione civile, anche se l'unione è cessata, da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva e stabile convivenza con la vittima.
  La proposta di legge, quindi, ha il merito di riconoscere benefici non solo ai figli minorenni delle vittime, ma a tutti i figli economicamente non autosufficienti. È opportuno ricordare come nel nostro ordinamento il raggiungimento del ventiseiesimo anno di età comporta dal punto di vista fiscale l'impossibilità per il genitore di qualificare il figlio come fiscalmente a carico. Il limite dei ventisei anni era previsto, peraltro, nel testo originario di questa proposta di legge. A seguito delle modifiche apportate in sede referente, la proposta di legge prescinde dai richiamati elementi e riferimenti di natura fiscale e assegna il beneficio a tutti i figli non economicamente autosufficienti.
  Per quanto riguarda il rapporto tra la vittima dell'omicidio e il presunto autore del delitto, dalla formulazione delle disposizioni emerge che non necessariamente, ai fini dell'ambito di applicazione, l'autore dell'omicidio è anche il genitore del figlio che la proposta di legge vuole tutelare: ciò è espressamente previsto solo dall'articolo Pag. 596 della proposta che interviene in materia di pensione di reversibilità. Infatti, se l'intento iniziale del legislatore, secondo quanto emerge proprio dai lavori parlamentari, era quello di tutelare il minore che, a seguito del crimine domestico, si vede privato di un genitore ucciso e anche dell'altro, accusato dell'omicidio, questa condizione non è esplicitata dalla formulazione delle diverse disposizioni. Il campo d'applicazione delle disposizioni richiede infatti solo un omicidio commesso in ambito domestico, circoscrive la tutela ai figli orfani di un genitore ucciso dal coniuge, dalla parte di un'unione civile o dal convivente. Le più ampie tutele potrebbero riguardare, quindi, un minore non privato di entrambi i genitori al quale, quindi, sarebbero attribuite per scelta del legislatore tutele diverse e più ampie rispetto a quelle garantite ad altri minori che rimangono con un solo genitore a seguito di un crimine commesso al di fuori dell'ambito familiare. In particolare – è questo a nostro avviso lo scopo principale meritevole di menzione della proposta di legge oggi al nostro esame – l'articolo 1 della proposta di legge intende rafforzare, già dalle prime fasi del processo penale, la tutela dei figli della vittima, modificando l'articolo 76 del testo unico sul gratuito patrocinio per consentire loro l'accesso al patrocinio a spese dello Stato, a prescindere dai limiti di reddito. Inserendo nel testo unico un nuovo comma 4-quater, il provvedimento prevede che, se è commesso un delitto di omicidio dal coniuge, dalla parte dell'unione civile o dalla persona che è stata legata da relazione affettiva o convivenza stabile con la vittima, i figli della vittima minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti possono essere ammessi al patrocinio a spese dello Stato anche in deroga ai limiti di reddito. Il patrocinio gratuito si estenderà peraltro tanto al processo penale quanto a tutti i procedimenti civili conseguenti alla commissione del reato, compresi i procedimenti di esecuzione forzata. Se il rafforzamento delle tutele, così come le abbiamo appena delineate, ha la sua importanza, non meno rilevante è la parte del provvedimento che potenzia l'attività di assistenza delle vittime. In particolare l'articolo 7 demanda allo Stato, alle regioni e alle autonomie locali il compito di promuovere e organizzare forme di assistenza gratuita delle vittime dei reati intenzionali violenti e dei loro familiari. In particolare la disposizione, che circoscrive il proprio campo d'applicazione ai crimini domestici, demanda ai diversi livelli territoriali di governo di promuovere servizi informativi, assistenziali e di consulenza, di favorire le associazioni di volontariato che operano nel settore, di incentivare forme di assicurazione adeguate a favore degli orfani dei crimini domestici, di predisporre misure per garantire il diritto allo studio e all'avviamento al lavoro per i figli delle vittime di crimini domestici, di monitorare l'applicazione delle norme al fine di evitare processi di ulteriore vittimizzazione. L'articolo 8 inoltre prevede che i figli delle vittime del reato di omicidio del coniuge anche separato, della parte dell'unione civile o della persona legata alla vittima dell'omicidio da stabile relazione affettiva (articolo 577, primo comma, numero 1), già richiamato precedentemente, nonché i figli delle vittime del reato di omicidio del coniuge divorziato e della parte della cessata unione civile (articolo 577, secondo comma) abbiano diritto all'assistenza medico-psicologica gratuita a carico del Sistema sanitario nazionale per tutto il tempo occorrente al recupero ed al mantenimento del loro equilibrio psicologico. Gli stessi soggetti saranno esenti dalla partecipazione alle spese per ogni tipo di prestazione sanitaria e farmaceutica. In conclusione non si può non valutare positivamente l'incremento di 2 milioni di euro del Fondo di rotazione per le vittime della mafia, dell'usura e dei reati intenzionali violenti che molto opportunamente viene ora destinato anche agli orfani per crimini domestici.
  In particolare, tale incremento è destinato all'erogazione di borse di studio per gli orfani, al finanziamento del loro reinserimento lavorativo ed alla copertura delle spese per l'assistenza psicologica e sanitaria. La disposizione, inoltre, specifica Pag. 60poi che almeno il 70 per cento dei 2 milioni di cui sopra, dovrà essere destinato agli orfani minorenni e il restante agli orfani maggiorenni non economicamente autosufficienti. Spetterà a un decreto del Ministro dell'economia, di concerto con il MIUR e il Ministro del lavoro, stabilire entro tre mesi i criteri per l'impiego delle risorse stanziate per l'accesso agli interventi da esse finalizzati. A fronte, quindi, dei richiamati interventi, che il presente provvedimento ha il merito di introdurre nel nostro ordinamento a tutela degli orfani di crimini domestici, ribadisco il voto favorevole del gruppo parlamentare di Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Arcangelo Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, egregi colleghi, voteremo a favore di questa proposta di legge con alcune osservazioni. Ora, indubbiamente il testo allude alla necessità di modificare alcune disposizioni di legge del codice di procedura penale, del codice penale e del codice civile, laddove non approntano misure, tutele adeguate per gli orfani di crimini domestici. E quindi non ripeterò quanto già è stato detto dai miei colleghi, e cioè che si interviene sul gratuito patrocinio rendendolo più agevole, si interviene sulla possibilità, ancora, rendendolo più agevole, del sequestro conservativo, sulla provvisionale rendendola appunto tale, sulla indegnità a succedere, anche qui facilitando la dichiarazione di indegnità a succedere, e con altre misure che io do per lette, perché le avete già elencate ed illustrate abbondantemente.
  Quello che mi lascia molto perplesso, invece, è l'articolo 2, intitolato «Modifiche all'articolo 577 del codice penale». Come ho già detto prima, è un articolo che non ha nulla a che vedere con le misure a tutela degli orfani di crimini domestici ed è una regola elementare – che noi del Comitato per la legislazione sottolineiamo e richiamiamo sempre – che è quella secondo cui il titolo di una legge deve rispecchiare il suo contenuto, perché non è regolare, non è consentito, non è legittimo dare un titolo ad una legge e poi parlare in tutt'altro modo nell'articolato.
  Ma c’è ancora qualcos'altro che va rilevato: io ritengo che questa modifica all'articolo 577 alla fine cadrà sotto la mannaia del giudice costituzionale, perché io vorrei che qualcuno mi spiegasse – non mi illustrasse la legge, perché ormai, ripeto, la conosciamo a memoria – ma mi illustrasse per quale motivo la pena per l'omicidio, già aggravata secondo l'articolo 577, viene ulteriormente modificata e portata all'ergastolo per il coniuge – per il coniuge, badate bene, questo riguarda sia gli uomini che le donne – anche legalmente separato. Mentre, per il coniuge divorziato, per fare un esempio, rimane la pena aggravata da ventiquattro a trent'anni, e non c’è affatto una logica. Così come si prevede che la pena sia dell'ergastolo anche per la vittima che sia unita in unione civile con la persona che commette il reato, mentre invece, quando questa unione civile è cessata, è prevista la pena aggravata da ventiquattro a trent'anni.
  Ora, introdurre una pena qualitativamente così diversa e così discutibile non si può fare con la scarsa motivazione che è stata appena accennata dal relatore. Qua parliamo dell'ergastolo ! Dell'ergastolo ! Non parliamo, ripeto, di una pena che consente i benefici che sono previsti dalla legge Gozzini per i condannati a pene diverse dall'ergastolo, quindi non c’è, ripeto, una spiegazione logica.
  Si è accennato, da parte del relatore, non ho capito a quale livello, a quale orizzonte di civiltà, che sarebbe stato conseguito con questa norma. Faccio presente, invece, che c’è una ben altra discriminazione all'interno del sistema attualmente in vigore, così come viene anche modificato, perché l'articolo 577, parlando appunto dell'omicidio tra le mura domestiche, dice che si applica la pena dell'ergastolo se il fatto preveduto dall'articolo 575 è commesso contro l'ascendente o il discendente. Se volevamo proprio, come dire, fare una modifica di civiltà, non Pag. 61potevamo lasciare, invece, l'ultimo comma, là dove è detto che la pena è della reclusione da ventiquattro a trent'anni se il fatto è commesso contro il fratello, la sorella, il padre o la madre adottivi o i figli adottivi. Cioè, praticamente, il livello di civiltà giuridica nostra, ormai, ci porta a considerare i figli adottivi, i genitori adottivi, alla pari dei figli e dei genitori naturali. Noi, invece, lasciamo questa discriminazione all'interno del codice penale: per cui, se si tratta di un omicidio commesso in danno dell'ascendente o del discendente naturali, è prevista la pena dell'ergastolo; laddove, invece, si dovesse intervenire per condannare chi ha compiuto un delitto in danno del padre o della madre adottivi o del figlio adottivo, la pena è da ventiquattro a trent'anni.
  Ora, se si voleva intervenire sulla norma penale, si poteva intervenire molto meglio, si poteva intervenire in modo sistemico e non in questo modo abbastanza demagogico con cui si è intervenuti, modificando l'articolo 577 del codice penale, che, ripeto, con la materia in questione non ha nulla a che vedere. È questa una spia della cultura che in questa materia, ormai, è posseduta da quest'Aula, tant’è vero che su questo argomento non si è fatta mai alcuna discussione. Qualcuno ha detto: noi non stiamo intervenendo sull'ergastolo, stiamo intervenendo su altro. Allora, visto che il dibattito sull'ergastolo è in piedi, in Italia, tra i giuristi, nella dottrina, tra varie associazioni che si interessano di questi problemi, allora la prudenza vorrebbe che noi non intervenissimo ad aggravare ulteriormente la presenza del numero degli ergastoli previsti dal nostro codice penale. Invece, con molta superficialità o con molta insensibilità rispetto al dibattito in corso in tutti gli ambienti specifici, si è preferito procedere e, quindi, praticamente, inserire questa norma con molta tranquillità e serenità.
  Quindi noi votiamo a favore perché delle norme prima citate c’è bisogno, intervenire a difesa degli orfani vittime di crimini domestici indubbiamente è una normativa che serve, però dovremmo imparare, una volta per sempre, a fare leggi specifiche su argomenti specifici e non spaziare come se fossimo in un bazar, perché questo è consentito nei bazar, ma non è consentito quando si confezionano i testi giuridici e una volta tanto cerchiamo di fare una legge fatta per bene (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Mara Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie, Presidente. Vorrei iniziare il mio intervento leggendo il passaggio di un articolo che è stato pubblicato proprio ieri sul blog di un noto quotidiano online. La mamma di Dario e di Lucia l'ha uccisa il loro papà in una calda estate di luglio. I bimbi, allora di 10 e 8 anni erano a casa a giocare sul terrazzino e sembravano felici. Ad un tratto quelle grida assordanti della loro madre hanno squarciato il suono dei grilli incuranti di quel che stava accadendo. Dario guardava Lucia, Lucia guardava Dario, sperando che l'uno avesse una risposta dall'altro. Dopo lo strazio delle urla, il silenzio, e poi il rumore della porta di casa, che improvvisamente si chiude e ancora il silenzio. Lucia, facendosi coraggio, era entrata nel salotto e aveva visto per prima quello che nessun figlio dovrebbe mai vedere: la loro mamma a terra in una pozza di sangue. Il padre era scappato con la macchina; fu trovato ed arrestato dopo tredici ore a centocinquanta chilometri di distanza. Neanche il cuore di evitare ai propri figli di vedere con i propri occhi quello di cui era stato capace. Questo è un tristissimo, ma reale, esempio di quella che nel nostro Paese è una realtà fin troppo diffusa: quella dei crimini domestici. Ci sono tanti Dario, ci sono tante Lucia nel nostro Paese e, oggi, per la prima volta, con questo provvedimento ci occupiamo e preoccupiamo di loro: di quei bambini, di quei ragazzi che vengono chiamati con una fredda terminologia «vittime secondarie» dei crimini domestici. Sono gli orfani, sono gli orfani Pag. 62dei crimini domestici, sono gli orfani, per la stragrande maggioranza dei casi, di femminicidi; sono bambini, ragazzi che vedono il proprio genitore morire per mano dell'altro genitore, che paga la sua colpa molto spesso con il carcere o, in alcuni casi, suicidandosi. Per loro inizia una nuova vita, un calvario un percorso lungo, difficile, faticoso, sofferto, pieno di difficoltà psicologiche, burocratiche e anche economiche.
  Oggi, per la prima volta, iniziamo ad occuparci di loro con un provvedimento organico, perché di femminicidio di prevenzione e lotta contro ogni forma di violenza abbiamo parlato tanto e continuiamo a farlo in quest'Aula e fuori da quest'Aula. In realtà, non ne parliamo soltanto: in questi anni, abbiamo anche contribuito a costruire e disegnare un quadro normativo e legislativo che, anche a livello internazionale, viene considerato moderno e all'avanguardia; ma ci siamo occupati di violenza e di femminicidio come se tutto questo riguardasse soltanto la vittima e il suo carnefice.
  Fino ad oggi, non abbiamo preso in considerazione il dato di fatto ineluttabile che una donna, spesso, è anche una mamma; non abbiamo pensato che la vittima di un crimine domestico, molto spesso, è un genitore, magari, di un figlio piccolo; fino ad oggi, non abbiamo pensato alle vittime secondarie di quella furia omicida che si scatena all'interno delle mura domestiche. E, cosa ancora peggiore, non ci siamo resi conto che dietro quella fredda definizione – vittime secondarie – ci sono dei figli, che hanno visto morire un genitore per mano dell'altro: bambini, ragazzi, il cui dolore, il cui trauma è rimasto troppo lungo ai margini, in un angolo, vissuto un po’ come l'inevitabile conseguenza di una delle piaghe più profonde e più drammatiche del nostro Paese. Bambini e ragazzi la cui vita è stata piegata, stravolta dalla violenza, che hanno perso contemporaneamente entrambe le figure genitoriali, che hanno dovuto cambiare vita, casa, che sono stati dati in affidamento, che, magari, hanno subito anche lo straziante iter delle indagini e del processo. Fino ad oggi, lo Stato non si è preso cura di loro.
  Quello che ci accingiamo a votare, quindi, non è un provvedimento come un altro: è una norma di civiltà che, finalmente, colma un vuoto normativo; una norma che non allevierà tutte le sofferenze di questi piccoli orfani, ma, sicuramente, renderà la loro vita un po’ meno complicata. Orfani di cui abbiamo imparato a conoscere le problematiche, i bisogni, le sofferenze, grazie anche all'impegno e allo studio di specialisti della ricerca che hanno dedicato loro attenzione, lavoro, tempo; orfani a cui questa proposta di legge dà un piccolo segnale, qualche piccola risposta, non nascondiamoci.
  Per i doppiamente orfani si può e si deve fare di più, ma in questo provvedimento sono contenuti, comunque, alcuni passaggi importanti. Bastano alcuni esempi: fino ad ora, se un marito uccideva la moglie – come è stato più volte ricordato –, non era automaticamente escluso dall'asse ereditario, così come non perdeva il diritto di ricevere la pensione di reversibilità. Con questa proposta viene introdotta l'indegnità a succedere e l'omicida perde il diritto alla pensione di reversibilità.
  Gli orfani di crimini domestici saranno, poi, ammessi al gratuito patrocinio, perché quelli che, magari, sono soltanto dei bambini traumatizzati avranno a che fare anche con tutte le difficoltà connesse ad un procedimento giudiziario.
  Accanto a questo, ci sono delle misure che riteniamo particolarmente significative, perché sono il frutto di un nostro impegno, di una nostra battaglia, misure per le quali Forza Italia si è battuta con determinazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), perché abbiamo da sempre ritenuto che gli orfani speciali avessero bisogno di un supporto economico per affrontare la loro crescita e il loro recupero.
  Per questo abbiamo presentato degli emendamenti alla proposta Capelli e siamo riusciti, finalmente, ad ottenere uno Pag. 63stanziamento di 2 milioni di euro annui che si andrà ad inserire nel fondo per le vittime di mafia. Certo, ci sarebbe piaciuto un fondo dedicato esclusivamente agli orfani, così come era previsto dalla proposta di legge a mia prima firma, che avevamo depositato alla Camera soltanto un anno fa, che non è mai stata calendarizzata, ma l'importante è il risultato. Con questi soldi gli orfani avranno accesso a borse di studio, a corsi per l'orientamento professionale e per l'inserimento nel mercato del lavoro, avranno diritto all'assistenza psicologica, farmaceutica e sanitaria e avranno diritto anche all'esenzione totale per le spese mediche e per quelle farmaceutiche. È poco, ci chiediamo ?
  Sicuramente, queste misure non risolveranno tutti i problemi di questi piccoli orfani speciali, non allevieranno il loro dolore, ma rappresentano sicuramente un passo in avanti; un passo in avanti per aiutare loro e anche per dare un supporto alle loro famiglie affidatarie, famiglie che con grande coraggio si caricano di un onere gravoso ed oggi anche a loro, oltre che alle mamme che hanno lasciato questi piccoli, oltre che agli orfani, anche alle famiglie affidatarie vanno il nostro pensiero e la nostra promessa a fare di più.
  Avremmo voluto fare di più, ma intanto è stato messo un primo tassello in quello che ci auguriamo possa diventare un percorso molto più ampio, più dettagliato, più esaustivo. Abbiamo provato, in realtà, a costruire questo percorso già in questa legislatura, iniziando dalla proposta che abbiamo presentato un anno fa, continuando con degli emendamenti che abbiamo presentato alla legge di bilancio, che sono stati respinti; proseguendo con il presentare tanti emendamenti, alcuni dei quali accolti, alla proposta che oggi stiamo per votare. Ecco perché dico che quello di oggi per noi è un risultato – un piccolo risultato – per cui ci battiamo da un anno: non ne sottovalutiamo l'importanza, ma siamo consapevoli che bisogna fare di più.
  Ci auguriamo, sottosegretario, che lei, che il Governo voglia tenere in considerazione anche quegli impegni che le abbiamo chiesto attraverso quegli ordini del giorno che abbiamo presentato e che lei ha accolto, che vanno nella direzione di istituire un osservatorio indipendente che possa monitorare sull'attuazione e sull'effettività delle misure che oggi approviamo e che vanno anche nella direzione di estendere l'assegno mensile previsto per l'affido extraparentale anche agli orfani di femminicidio.
  Per queste ragioni, noi riteniamo che questa sia un'opportunità che non vada sprecata: Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, sperando che, una volta giunto al Senato, non si perda tempo, lo si calendarizzi immediatamente, si lavori celermente e venga approvato rapidamente per fare in modo che possa diventare legge prima della fine di questa legislatura. Questa è un'occasione che non può, non deve essere sprecata per provare a dare un futuro migliore e un po’ più sereno a tutti quei bambini, a tutti quei ragazzi che alla vita hanno già pagato un prezzo troppo alto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Agostinelli. Ne ha facoltà.

  DONATELLA AGOSTINELLI. Grazie, Presidente. Sebbene il provvedimento in esame sia trasversale, quindi non faccia differenza sul se la vittima di crimini domestici sia uomo o donna, non possiamo non evidenziare che nel maggior numero dei casi vittima del proprio partner sia la donna. Il numero è impressionante. Negli ultimi dieci anni, le donne uccise in Italia sono state 1.740: 1.251 in famiglia, 846 di queste all'interno della coppia, 224 per mano di un ex. Lo studio dell'EURES, l'Istituto di ricerche economiche e sociali, che da anni dedica al fenomeno un osservatorio, racconta di una vera e propria strage: assassini sono i mariti, i fidanzati, gli spasimanti.
  Ma la violenza di genere, purtroppo, provoca vittime anche tra chi resta. Nel bollettino di guerra periodico si sta mettendo in evidenza il dramma nel dramma Pag. 64che viene prodotto dai femminicidi: quello che sono costretti a vivere i figli delle vittime. Fonti stampa riportano un dato allarmante: nel 2014, il 65 per cento dei figli di coppie dentro le quali è avvenuta una violenza avrebbe assistito all'atto ed è stato stimato che, dal 2000 ad oggi, gli orfani di femminicidio sono più di 1.600.
  Il MoVimento 5 Stelle ha ritenuto, pertanto, opportuno partecipare attivamente al dibattito svoltosi in Commissione. Abbiamo presentato anche una proposta di legge, avente ad oggetto nello specifico la pensione di reversibilità in favore degli orfani di crimini domestici. Durante i lavori in Commissione siamo intervenuti presentando degli emendamenti, alcuni dei quali accolti. Riteniamo che il dibattito sia stato proficuo e soddisfacente. Il nostro apporto era teso, tra le altre cose, a cercare di migliorare il testo, laddove abbiamo rilevato sbavature, che avrebbero comportato dubbi interpretativi, e siamo stati attenti e scrupolosi suggeritori di modifiche a nostro avviso necessarie.
  Purtroppo – dobbiamo dirlo – l'intervento legislativo volto a porre una forma di tutela, solo ex post – e dunque ad omicidio già commesso –, ci lascia in qualche modo insoddisfatti, perché bisognerebbe intervenire preventivamente, con un'educazione volta ad arginare siffatti fenomeni ed ancora a tutelare tutte quelle donne che invano denunciano per violenza domestica le stesse persone, per mano delle quali verranno poi uccise.
  Ma veniamo al contenuto della proposta, che è volta, da un lato, ad introdurre misure per tutelare direttamente gli orfani del genitore ucciso per mano del suo partner o ex e, dall'altro, operando una tutela indiretta dell'orfano superstite, ad escludere il reo da qualsiasi beneficio successorio o previdenziale, che passa derivargli dall'evento morte, nonché a prevedere una serie di misure di carattere economico e socio-assistenziale in favore di tali orfani.
  Viene, dunque, previsto il gratuito patrocinio. Si dispone l'accesso allo stesso senza soglie reddituali per i minori, maggiorenni non autosufficienti e maggiorenni fino a 26 anni, figli della vittima del reato. Tale gratuito patrocinio è esteso anche ai procedimenti civili e a quelli di esecuzione forzata, derivanti dal reato.
  Mediante emendamenti, alcuni anche a nostra prima firma, è stato precisato che le misure contenute negli articoli 1, 1-bis, 2, 3, 4 e 5 siano riferibili non solo agli orfani del coniuge vittima dell'altro coniuge, ma anche agli orfani nei casi in cui un genitore sia vittima dell'unito civilmente o del convivente di fatto.
  Si prevede anche, con un'esplicita disposizione inserita all'articolo 316 del codice di procedura penale sui presupposti al sequestro conservativo, che, in presenza di figli individuati come sopra, il giudice disponga il sequestro conservativo dei beni dell'imputato, come garanzia per il risarcimento dei danni civili subiti dagli orfani della vittima.
  Si prevede, inoltre, un comma aggiuntivo all'articolo 539 del codice di procedura penale, per disporre la corresponsione in favore degli orfani di una provvisionale di almeno il 50 per cento dell'importo del risarcimento in sede civile. Nel caso, invece, vi siano beni dell'imputato sottoposti a sequestro conservativo, tale sequestro si tramuta in pignoramento in seguito alla condanna di primo grado, fino all'importo della provvisionale stessa.
  Riteniamo sia particolarmente utile, poi, quanto previsto in materia di pensioni di reversibilità e indennità una tantum. È stata disposta a tal riguardo la sospensione del diritto de quo, per colui che sia stato rinviato a giudizio per i casi sopracitati, fino al momento in cui vi sia l'eventuale archiviazione o proscioglimento.
  Abbiamo attivamente contribuito all'attuale formulazione del testo con delle proposte emendative, premendo affinché il testo originario venisse modificato, prevedendo che la sospensione operasse dal rinvio a giudizio e non già dalla semplice apertura delle indagini. Ciò per due ragioni rilevanti. In primo luogo, la certezza di un momento temporale chiaramente individuabile e, in secondo luogo, in quanto, ove mai vi fosse stata un'indagine Pag. 65segreta, la segretezza stessa sarebbe stata minata dalla sospensione della pensione.
  Sono stati approvati due emendamenti a nostra prima firma, con cui si prevede, in caso di archiviazione o proscioglimento a favore della persona accusata di omicidio, la restituzione alla stessa della pensione non percepita, dal giorno della sospensione. Il secondo emendamento, mediante una riformulazione in realtà non del tutto soddisfacente, che gli orfani della vittima possono subentrare nella pensione di reversibilità dell'accusato di omicidio, dal giorno del rinvio a giudizio.
  Sulla base di un'ulteriore mediazione, promossa dal gruppo di concerto con il relatore, abbiamo presentato un emendamento volto a recepire anche i contenuti dell'originario emendamento Spadoni, inizialmente non ricompresi nel testo, e cioè sospensione della pensione dal rinvio a giudizio e restituzione, a carico del reo in favore dei figli, di quanto indebitamente percepito dal delitto fino alla sospensione della pensione stessa, in caso di condanna definitiva.
  Inoltre, in caso di condanna o patteggiamento, la sospensione si tramuta in esclusione, non solo dai diritti previdenziali, ma anche dalla successione. È opportuno sottolineare che la sospensione dalla successione vale anche, inversamente, per il figlio che risultasse indagato per l'omicidio del genitore o del fratello.
  E ancora, coerentemente alla creazione del precedente articolo 463-bis del codice civile, è stato aggiunto al codice di procedura penale l'articolo 537-bis. Con tale articolo si dispone che il giudice dichiari, contestualmente alla condanna, anche l'indegnità a succedere e, quindi, l'esclusione dalla successione, oggi riconosciuta in seguito a sentenza costitutiva soltanto per iniziativa del soggetto interessato in sede civile. Va detto che, a questo proposito, avevamo presentato un ulteriore emendamento, purtroppo respinto, che mirava ad evitare ogni possibile dubbio interpretativo.
  Sorvolo sulle norme ulteriori della proposta di legge, frutto di importanti emendamenti approvati in Commissione, per esempio, diritto di accesso ai servizi di assistenza agli orfani dei crimini domestici, forme di assistenza medico-psicologica, disciplina dell'affido di tali orfani se minori e altre norme che riteniamo molto importanti e per le quali riteniamo si sia fatto un importante passo avanti.
  Dunque, in conclusione, Presidente, riteniamo che nel complesso il provvedimento in esame oggi sia condivisibile e, pertanto, esprimo il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi ci apprestiamo a licenziare ha l'obiettivo di rafforzare e anticipare le tutele, rispetto alla condanna definitiva del reo, per i figli rimasti orfani di uno o entrambi i genitori, a seguito di un crimine domestico, commesso dal coniuge, anche se legalmente separato o divorziato, o da un convivente nei confronti dell'altro.
  Negli ultimi dieci anni, come è stato più volte ricordato, gli orfani dei crimini domestici sono stati circa 1.600. Nel 30 per cento dei casi, oltre alla madre, gli orfani hanno perso anche il padre, o perché suicida o perché recluso, e sono stati affidati ai nonni materni, agli zii, o spesso dati in adozione. Infatti, negli ultimi trent'anni, si ritiene che siano stati almeno 1.500 gli orfani di femminicidio, di crimini domestici, che non hanno trovato, per così dire, attenzione nelle famiglie parentali, in quanto in difficoltà economiche. Questi bambini e ragazzi si trovano ad affrontare un percorso doloroso, per superare le ripercussioni di una violenza, sfociata nell'uccisione di uno dei genitori per mano dell'altro, e le difficoltà di ordine pratico ed economico, che la proposta di legge d'iniziativa parlamentare qui presente intende in parte risolvere.
  La violenza domestica, gli omicidi domestici e i femminicidi sono un fenomeno diffuso, che lo Stato ha il dovere di Pag. 66contrastare, sul piano culturale e giudiziario. Al contempo le istituzioni devono farsi carico delle conseguenze che tali crimini determinano sui figli delle vittime, aggiornando il proprio quadro giuridico e definendo interventi in grado di dare risposte puntuali, affinché questi figli non siano orfani tre volte, per la perdita di entrambi i genitori e per l'indifferenza dello Stato.
  Il lavoro approfondito svolto in Commissione giustizia – di cui voglio ringraziare tutti i componenti e in particolare il relatore Franco Vazio – e il lavoro fatto oggi in Aula hanno permesso di ampliare e meglio specificare il campo di applicazione delle proposte di legge Capelli, Spadoni e Fabbri, confluite nel testo dell'approvazione in Aula, con la partecipazione di tutte le forze politiche, a dimostrazione di una volontà comune, di dare una risposta condivisa e corale sul piano giuridico, ad un fenomeno tanto drammatico quanto troppo attuale, rafforzando la tutela appunto dei cosiddetti orfani speciali.
  La legge, come più volte è stato detto, si rivolge agli orfani, minorenni e maggiorenni non economicamente autosufficienti, della vittima di un omicidio commesso dal coniuge, anche se legalmente separato o divorziato, da un componente dell'unione civile convivente, anche se cessato, o da una persona legata da una relazione affettiva stabile e continuativa, con la precisazione che il figlio o orfano non necessariamente deve essere figlio anche dell'autore di reato, per essere oggetto di tutela.
  Gli interventi tendono, appunto, a dare sostegno alle vittime, senza aspettare la fase di conclusione del processo penale.
  Come è stato più volte ricordato, si introduce il gratuito patrocinio alle vittime, sia in sede penale che civile, a prescindere dalla capacità di reddito.
  Si è intervenuti, su iniziativa del Partito Democratico, ad equiparare l'aggravante, per l'omicidio, delle relazioni personali, anche ai coniugi e questo riteniamo che sia un elemento qualificante, criticato da alcuni, ma riteniamo che debba essere affermata la responsabilità piena degli autori di reato.
  Non capiamo perché, se esiste un'aggravante per la qualità delle relazioni oggi per gli ascendenti e discendenti, cioè a carico dei genitori o dei figli, questa non debba essere riconosciuta anche nei confronti del coniuge, come se, diciamo in un retaggio culturale, l'uccisione del coniuge venisse ritenuto un omicidio di serie B, quindi meno grave dell'uccisione di un genitore o di un figlio, come se ci fosse una corresponsabilità della vittima dell'omicidio.
  Come è stato detto, la legge introduce l'obbligo di sequestro conservativo dei beni dell'autore di reato in presenza di figli minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti; l'assegnazione di una provvisionale senza aspettare la fine del processo penale a favore degli orfani di crimine domestico, quindi anticipando un sostegno economico agli orfani, sempre in attesa della conclusione del processo penale; la sospensione della successione ereditaria in pendenza di giudizio penale; la dichiarazione automatica di indegnità alla successione in caso di condanna definitiva; su iniziativa del Partito Democratico è stata prevista la sospensione di indegnità a succedere anche verso i figli che uccidono i propri genitori per accedere alla eredità; la sospensione del diritto alla pensione di reversibilità; la titolarità delle quote del genitore autore di reato rinviato a giudizio a favore dei figli delle vittime, quindi anche qui senza aspettare la conclusione del processo.
  Sono state introdotte nuove norme a sostegno delle vittime e delle famiglie che se ne fanno carico, in particolare l'assistenza medico-psicologica gratuita, l'accesso alle spese sanitarie farmaceutiche gratuitamente, la possibilità, su iniziativa di Forza Italia, di garantire la continuità della relaziona affettiva e quindi, in caso di affidi o adozioni, di privilegiare l'affido e l'adozione verso le famiglie parentali o verso quelle famiglie presso le quali c’è comunque una relazione forte da parte di questi ragazzi, che già hanno subito un grave danno e hanno, nella maggior parte dei casi, assistito alla violenza e all'uccisione del proprio genitore.Pag. 67
  La legge istituisce anche, va ad incrementare il fondo di dotazione delle vittime per la mafia, l'usura e dei reati intenzionali violenti, che è stato istituito recentemente da questo Parlamento, anche a favore e appunto degli orfani speciali, proprio a tutela delle spese che sono state previste in questo provvedimento e ricordo, oltre a quelle già citate, anche percorsi di formazione, borse di studio per il sostegno agli studi e anche le riserve, con un emendamento che è stato approvato in Aula proprio pochi minuti fa, anche il riconoscimento degli orfani speciali fra le categorie protette messe a riserva della legge n. 68 del 1989.
  Altre modifiche che sono state adottate in Aula riguardano la decadenza dell'autore di crimini domestici dall'assegnazione di alloggio pubblico e la possibilità di accede ad una procedura agevolata per il cambio del cognome.
  Questa norma, che può sembrare banale, ma che in realtà in molti casi consente agli orfani di femminicidio di poter chiudere una pagina veramente dolorosa – se veramente si possa mai dire che possa essere chiusa – e ricostituirsi anche una vita con nuova dignità, con una nuova identità anche attraverso il cambio del cognome.
  Con la presente proposta di legge ci si pone quindi l'obiettivo di anticipare, a favore dei figli della vittima di omicidio, una serie di tutele che attualmente il nostro ordinamento riconosce solo a seguito di condanna penale in via definitiva e solo a seguito dell'avvio di ulteriori procedimenti in sede civile, con grave penalizzazione degli orfani della vittima, che si vedono riconosciuti pienamente i propri diritti solo a distanza di decenni dal tragico evento che ha cambiato loro radicalmente la vita sia sul piano affettivo che sul piano delle prospettive di vita, anche economica.
  Si intende inoltre brevemente sottolineare come comunque in questa legislatura siano stati fatti grandi passi in avanti per mettere al centro le vittime nel nostro ordinamento: innanzitutto la ratifica della Convenzione di Istanbul, che è stato il primo provvedimento approvato nel 2013, il decreto legislativo n. 212 del 2015, che ha dato attuazione alla direttiva europea n. 29 del 2012 in tema di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, attraverso norme minime, che assicurano adeguati livelli di tutela e assistenza sia nelle fasi di processo e partecipazione al procedimento penale, sia al di fuori e indipendentemente da esso.
  La stessa direttiva prevede inoltre, proprio agli articoli 8 e 9, il diritto di accesso ai servizi di assistenza alle vittime, nonché l'assistenza prestata dai servizi appunto di informazione, orientamento e consulenza e accesso ai servizi per le vittime di reati intenzionali violenti.
  Queste norme sono state recepite dall'articolo 7 della legge che stiamo oggi in via definitiva approvando in quest'Aula e che è stato introdotto nella discussione di Commissione.
  Altri provvedimenti sono legati sempre all'attuazione di direttive europee, tra cui l'indennizzo a favore delle vittime di reati intenzionali violenti, a cui noi oggi ci agganciamo anche per sostenere il Fondo e le spese di questa proposta di legge.
  Gli ultimi importanti provvedimenti sono quelli legati alla legge di stabilità del 2017, su cui sorvolo per questioni di tempo.
  Noi riteniamo che appunto questa legge sia di particolare importanza, per questo ci accingiamo a dare il nostro parere favorevole alla proposta di legge e auspichiamo vivamente che il Senato possa al più presto calendarizzarla, discuterla e ad approvarla per dare una risposta diciamo omogenea e omnicomprensiva ad un tema particolarmente delicato e significativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore per un ringraziamento. Ne ha facoltà. Colleghi, abbiate pazienza !

  FRANCO VAZIO, Relatore. Presidente, io non voglio fare dei ringraziamenti formali, ma credo che un ringraziamento vero all'intergruppo per le donne, i diritti Pag. 68e le pari opportunità, alle tante colleghe e ai tanti colleghi, ai gruppi parlamentari che in questi giorni hanno contribuito in maniera forte alla formazione di questo testo e degli emendamenti che sono stati approvati va fatto.
  Non so se elimineremo le sofferenze degli orfani – proprio no, credo proprio di no – con questo testo, però certamente questo testo, questo provvedimento è una risposta molto chiara e molto forte.
  Chiudo con un auspicio: io auspico veramente che il consenso che abbiamo ottenuto così largo, così forte in questo ramo del Parlamento, possa consentire una rapida approvazione anche nell'altro ramo del Parlamento: sarebbe veramente il miglior modo per dire agli orfani delle vittime di questi gravi ed efferati crimini di avere una risposta ancora più importante, grazie Presidente (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, relatore Vazio.

(Coordinamento formale – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3772-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3772-A: «Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizione in favore degli orfani dei crimini domestici»
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Applausi)(Vedi votazione n. 35).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19,50)

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che la Commissione bilancio non ha espresso il prescritto parere sul testo della proposta di legge n. 3500-A, recante disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia, e che, secondo quanto risulta alla Presidenza, la medesima Commissione bilancio non sarà in grado di esprimere nemmeno nella giornata di domani. Secondo le intese tra tutti i gruppi, il seguito dell'esame di tale provvedimento sarà quindi iscritto all'ordine del giorno della prossima settimana, a partire da martedì 7 marzo, come ultimo argomento.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di marzo e conseguente aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e alla luce dell'intesa intercorsa tra i gruppi testé comunicata, è stato predisposto il seguente calendario dei lavori per il mese di marzo:

  Lunedì 6 marzo (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
  proposta di legge n. 2607-B – Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile (approvata dalla Camera e modificata dal Senato);
  disegno di legge n. 4135 e abbinate – Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (collegato alla manovra di finanza pubblica) (approvato dal Senato).

Pag. 69

  Discussione sulle linee generali della relazione delle Commissioni III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali adottata il 14 gennaio 2017 (Doc. XVI, n. 3).

  Martedì 7, mercoledì 8 e giovedì 9 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 10 marzo) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei progetti di legge:
  proposta di legge n. 2607-B – Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile (approvata dalla Camera e modificata dal Senato);
  disegno di legge n. 4135 e abbinate – Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (collegato alla manovra di finanza pubblica) (approvato dal Senato);
  proposta di legge n. 3500 – Disposizioni per la protezione dei testimoni di giustizia.

  Seguito dell'esame della relazione delle Commissioni III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali adottata il 14 gennaio 2017 (Doc. XVI, n. 3) (nella parte antimeridiana della seduta di mercoledì 8 marzo, in un orario da definire).

  Mercoledì 8 marzo, dalle ore 16,30, avranno luogo le Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 marzo 2017.

  Lunedì 13 marzo (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
  disegno di legge n. 4310 – Conversione in legge del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città (da inviare al Senato – scadenza: 21 aprile 2017);
  proposta di legge n. 1063 – Disposizioni concernenti la determinazione e il risarcimento del danno non patrimoniale;
  disegno di legge di ratifica n. 4109 – Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Slovenia sulla linea del confine di Stato nel tratto regimentato del torrente Barbucina/Cubnica nel settore V del confine, fatto a Trieste il 4 dicembre 2014 (approvato dal Senato);
  proposta di legge n. 1142, 1432 e abbinate – Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari.

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:
  Dell'Aringa ed altri n. 1-01319 concernente iniziative in materia di politiche attive del lavoro, con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l'impiego;
  Santerini ed altri n. 1-01435 concernente iniziative volte all'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo.

  Martedì 14, mercoledì 15 e giovedì 16 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei progetti di legge:
  disegno di legge n. 4310 – Conversione in legge del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città (da inviare al Senato – scadenza: 21 aprile 2017);
  proposta di legge n. 1063 – Disposizioni concernenti la determinazione e il risarcimento del danno non patrimoniale
  disegno di legge di ratifica n. 4109 – Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Slovenia sulla linea del confine di Stato nel tratto regimentato del torrente Barbucina/Cubnica nel settore V del confine, fatto a Trieste il 4 dicembre 2014 (approvato dal Senato);Pag. 70
  proposta di legge n. 1142, 1432 e abbinate – Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari.

  Seguito dell'esame delle mozioni:
  Dell'Aringa ed altri n. 1-01319 concernente iniziative in materia di politiche attive del lavoro, con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l'impiego;
  Santerini ed altri n. 1-01435 concernente iniziative volte all'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 20 marzo (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
  disegno di legge n. 4286 – Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017 (da inviare al Senato – scadenza: 10 aprile 2017);
  proposta di legge n. 3558 – Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista;
  proposta di legge n. 2188 e abbinate – Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici (approvata dal Senato).
  Discussione sulle linee generali della mozione Lupi ed altri n. 1-01525 concernente iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica.

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge S. 2583 – Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati (approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

  Martedì 21 (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 22 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 23 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 24 marzo) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei progetti di legge:
  disegno di legge n. 4286 – Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017 (da inviare al Senato – scadenza: 10 aprile 2017)
  proposta di legge n. 3558 – Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista
  proposta di legge n. 2188 e abbinate – Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici (approvata dal Senato)

  Seguito dell'esame della mozione Lupi ed altri n. 1-01525 concernente iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica.

  Seguito dell'esame della proposta di legge S. 2583 – Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati (approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

  Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nelle settimane precedenti e non conclusi

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  Lunedì 27 marzo (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 4144 e abbinate – Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (approvata dal Senato).
  Discussione sulle linee generali della mozione Rosato ed altri n. 1-01508 in materia di robotica ed intelligenza artificiale.

  Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
  n. 915 e 1202 – Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, nonché distacco del comune di Sant'Agata Feltria dalla provincia di Rimini e sua aggregazione alla provincia di Forlì-Cesena, ai sensi dell'articolo 133, primo comma, della Costituzione;
  n. 338, 521 e abbinate – Interventi per il settore ittico.

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge d'iniziativa popolare n. 4064 – Carta dei diritti universali del lavoro. Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori (ove concluso dalla Commissione).
  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1742 – Modifica all'articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari (ove concluso dalla Commissione).
  Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'espulsione e sul rimpatrio della moglie e della figlia di un dissidente kazako (ove concluso dalle Commissioni) (Doc. XXII, n. 12)

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2352 e abbinate – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica (ove concluso dalla Commissione)

  Martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 31 marzo) (con votazioni)

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 4144 e abbinate – Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e ulteriori disposizioni in materia di aree protette (approvata dal Senato).
  Seguito dell'esame della mozione Rosato ed altri n. 1-01508 in materia di robotica ed intelligenza artificiale.

  Seguito dell'esame delle proposte di legge:
  n. 915 e 1202 – Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, nonché distacco del comune di Sant'Agata Feltria dalla provincia di Rimini e sua aggregazione alla provincia di Forlì-Cesena, ai sensi dell'articolo 133, primo comma, della Costituzione;
  n. 338, 521 e abbinate – Interventi per il settore ittico.

  Seguito dell'esame della proposta di legge d'iniziativa popolare n. 4064 – Carta dei diritti universali del lavoro. Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori (ove concluso dalla Commissione).
  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1742 – Modifica all'articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1oPag. 72settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d'affari (ove concluso dalla Commissione).
  Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'espulsione e sul rimpatrio della moglie e della figlia di un dissidente kazako (ove concluso dalle Commissioni) (Doc. XXII, n. 12)

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2352 e abbinate – Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, in materia di elezione del Senato della Repubblica (ove concluso dalla Commissione)

  Nel corso della settimana potrà avere luogo l'eventuale seguito degli argomenti previsti nelle settimane precedenti e non conclusi

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).
  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

  Nel quadro delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma nell'Aula della Camera avranno luogo:

  venerdì 17 marzo, una Conferenza straordinaria dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea. Nell'occasione l'Assemblea non terrà seduta e non avrà pertanto luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti;

  mercoledì 22 marzo, a partire dalle ore 11.30, alla presenza di senatori, deputati e parlamentari eletti al Parlamento europeo, una cerimonia celebrativa, nell'ambito della quale svolgerà un intervento il Presidente della Repubblica. L'Aula sarà pertanto convocata solo nella parte pomeridiana della seduta e quindi lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata avrà luogo regolarmente.

  La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda l'esame dei progetti di legge nn. 2607-B; 4135 e abbinate; 1063; 1142, 1432 e abbinate; 3558; 2188 e abbinate; S. 2583; 4144 e abbinate; 915 e 1202; 338, 521 e abbinate; 4064; 1742 e 2352 e abbinate, nonché del Doc. XXII, n. 12, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

  Il programma s'intende conseguentemente aggiornato.

Interventi di fine seduta.

  LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUDOVICO VICO. Presidente, onorevoli colleghi e colleghe: assumiamo operatori call center con un minimo di esperienza nella vendita telefonica; requisiti richiesti: serietà e voglia di lavorare. Trattasi della azienda società Smart Voice di Taranto. Cinquanta dipendenti, 25 a turno, contratto Cococo, paga oraria netta 1,80 euro, paga oraria lorda 2,50 euro. La commessa è Telecom, ovvero la più grande azienda telefonica italiana ed europea ! Allora, di cosa si tratta ? Siamo in perfetta violazione, e si è reiterata negli ultimi tre mesi Pag. 73almeno in cinque situazioni. Lì – perché è sempre in Puglia –, a Bisceglie, è stato sottoscritto un accordo tra Assocal e UGL commercio che autorizza il pagamento orario di 2,50 euro l'ora, in netto contrasto con gli accordi nazionali tra Confindustria, CGIL, CISL, UIL e Governo. Mi sono già rivolto al Governo, onorevole Presidente. Ovviamente attiverò con i colleghi una iniziativa di sindacato ispettivo ma infine chiedo che i colleghi dell'Aula sappiano, come il Ministero dello Sviluppo economico ha già provveduto ad inviare lì una ispezione ...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LUDOVICO VICO. Grazie, Presidente. E accanto a questa ispezione una iniziativa conseguente.

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare una risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-15035 presentata il 20 dicembre 2016. L'interrogazione riguarda i lavoratori cosiddetti ex Servirail. Questi lavoratori dopo essere stati licenziati, alcuni sono stati assunti in altre compagnie riguardanti le Ferrovie dello Stato, che non ho precisato, altri invece tutt'oggi sono disoccupati. È paradossale che le persone che sono disoccupate sono proprio quei lavoratori che vengono dalle regioni più svantaggiate tra cui devo dire i siciliani: in particolare alcuni lavoratori in questo momento sono in protesta in piazza a Messina. Stanno ricevendo dalla cittadinanza tanta solidarietà ma purtroppo non è la solidarietà, pur ben gradita sicuramente ai lavoratori, che può dar loro il lavoro. Una risposta a questa interrogazione da parte del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti potrebbe sbloccare qualcosa. Ripeto qui in questa sede quali sono le domande che ho fatto al Ministro: quali iniziative di competenza intende assumere al fine di consentire il ricollocamento dei lavoratori ex Servirail all'interno della società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e se intenda adoperarsi in sede di espletamento della fase amministrativa relativa...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO D'UVA. ... insomma, Presidente, sento che ha scampanellato, quindi non voglio prendere tempo, però gradiremmo, considerato che sono passati più di due mesi, che il Ministro rispondesse a questa interrogazione. Non lo chiedo per me ma lo chiedo per i lavoratori in piazza.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di della prossima seduta.

  Venerdì 3 marzo 2017, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 20.

Pag. 74

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 1 i deputati Pisicchio e Marzana hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

   nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 5 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

   nella votazione n. 3 la deputata Businarolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

   nelle votazioni nn. 6 e 7 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

   nella votazione n. 7 il deputato Cominardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

   nella votazione n. 7 il deputato Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

   nelle votazioni nn. 9 e 10 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

   nelle votazioni nn. 10 e 11 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

   nelle votazioni dalla n. 15 alla n. 18 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

   nelle votazioni dalla n. 20 alla n. 23 il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

   nella votazione n. 33 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

   nella votazione n. 35 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 3683 e abb. - voto finale 418 418 210 418 90 Appr.
2 Nom. Pdl 3772-A e abb. - em. 1.50 407 407 204 166 241 100 Resp.
3 Nom. em. 1.6 408 380 28 191 74 306 99 Resp.
4 Nom. em. 1.7 408 381 27 191 74 307 99 Resp.
5 Nom. em. 1.51 417 415 2 208 121 294 98 Resp.
6 Nom. em. 1.200 420 420 211 417 3 98 Appr.
7 Nom. articolo 1 420 420 211 420 97 Appr.
8 Nom. em. 2.50 432 428 4 215 22 406 95 Resp.
9 Nom. articolo 2 428 427 1 214 407 20 94 Appr.
10 Nom. em. 3.50 437 437 219 364 73 94 Appr.
11 Nom. em. 3.51 440 438 2 220 170 268 95 Resp.
12 Nom. articolo 3 442 441 1 221 441 94 Appr.
13 Nom. em. 4.50 446 445 1 223 172 273 94 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 4 444 443 1 222 441 2 94 Appr.
15 Nom. em. 5.51 rif. 447 447 224 447 93 Appr.
16 Nom. em. 5.50 448 447 1 224 172 275 93 Resp.
17 Nom. articolo 5 445 445 223 444 1 93 Appr.
18 Nom. articolo agg. 5.051 448 428 20 215 356 72 93 Appr.
19 Nom. em. 6.100 437 420 17 211 420 92 Appr.
20 Nom. subem. 0.6.53.100 434 418 16 210 418 92 Appr.
21 Nom. em. 6.53 439 422 17 212 422 92 Appr.
22 Nom. em. 6.50 434 432 2 217 168 264 92 Resp.
23 Nom. em. 6.54 rif. 436 426 10 214 425 1 92 Appr.
24 Nom. em. 6.52 436 418 18 210 418 92 Appr.
25 Nom. articolo 6 429 413 16 207 412 1 92 Appr.
26 Nom. em. 7.200 433 433 217 433 92 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 35)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 7 437 436 1 219 436 92 Appr.
28 Nom. articolo 8 429 427 2 214 427 92 Appr.
29 Nom. articolo 9 438 437 1 219 436 1 92 Appr.
30 Nom. em. 10.50 rif. 442 367 75 184 367 92 Appr.
31 Nom. articolo 10 435 434 1 218 434 92 Appr.
32 Nom. articolo agg. 10.050 rif. 426 425 1 213 425 92 Appr.
33 Nom. subem. 0.10.051.100 330 330 166 330 90 Appr.
34 Nom. articolo agg. 10.051 349 349 175 349 90 Appr.
35 Nom. Pdl 3772-A e abb. - voto finale 376 376 189 376 90 Appr.