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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 746 di mercoledì 22 febbraio 2017

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 15.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 febbraio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Economia e delle finanze, il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e la Ministra per i Rapporti con il Parlamento.
  Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi considerata la diretta televisiva in corso.

(Chiarimenti in ordine alla posizione assunta dal Governo, nell'ambito della recente riunione del Consiglio del Fondo monetario internazionale, in relazione alla situazione economico-finanziaria della Grecia – n. 3-02801)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Marcon ed altri n. 3-02801 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo all'onorevole Marcon se intenda illustrare la sua interrogazione per un minuto o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIULIO MARCON. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, le chiediamo con questa interrogazione se corrisponde al vero la notizia che l'Italia, in un incontro del Fondo monetario internazionale, si sarebbe schierata con gli esponenti europei più aggressivi dell'austerità, in primo luogo con il Ministro tedesco Schäuble, per imporre alla Grecia ulteriori pesanti condizioni economiche e fiscali quali l'obbligo di portare il surplus fiscale al 3,5 per cento pena la sospensione della prossima tranche di aiuti. È una presa di posizione totalmente sbagliata che mette in ginocchio la Grecia e deprime la sua economia. Ricordo che in Grecia la spesa sanitaria si è dimezzata nel corso degli ultimi anni; la spesa per istruzione è calata del 10 per cento; l'economia è crollata del 30 per cento. È vero che il Governo si schiera con chi si vuole accanire su Tsipras e la Grecia solo per allinearsi alla Germania e alla sua deleteria politica di austerità ? Lei, Ministro, aveva auspicato – concludo – che venga modificato il Fiscal compact; ha detto che, senza spesa pubblica, non c’è Pag. 2crescita e chiede maggiore flessibilità per l'Italia. Perché, invece, con la Grecia il nostro Paese si comporta come i peggiori fautori dell'austerità ? È questa la posizione del nostro Governo ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Il terzo programma di assistenza alla Grecia è stato avviato nell'agosto 2015. Il Governo greco si è impegnato con i partner europei ad attuare un'ambiziosa agenda di riforme strutturali per ridurre il debito pubblico, sostenere gli investimenti e accrescere la competitività. Il pacchetto di aiuti ammonta complessivamente a 86 miliardi di euro da erogare in tranche progressive al raggiungimento di obiettivi specifici concordati fino al 2018. Di essi sono stati erogati fino adesso circa 32 miliardi. Inoltre il 24 maggio 2016 l'Eurogruppo ha raggiunto un accordo relativamente a misure miranti a migliorare la sostenibilità del debito e a facilitare il ritorno della Grecia sui mercati: un primo pacchetto di misure concordate a dicembre è stato avviato a partire dal mese di gennaio. Dal punto di vista macroeconomico si rileva una crescita di nuovo positiva nel 2016, in linea con le previsioni, pari al 2,7 per cento nel 2017 e forti dinamiche sul lato delle entrate, grazie anche alle riforme realizzate in tema di riscossione. Lo scorso ottobre si è conclusa positivamente la prima review dell'attuazione del programma, ne è conseguita l'erogazione di una tranche di circa 10 miliardi di euro. È attualmente in corso la seconda review che ha, tra gli altri, l'obiettivo di definire le condizioni che possano consentire al Fondo monetario internazionale di partecipare pienamente al programma anche con risorse finanziarie. L'Eurogruppo di lunedì scorso ha dato mandato alle istituzioni di riprendere la missione ad Atene dopo un periodo di stallo dovuto a valutazioni diverse tra le istituzioni (Fondo monetario, Commissione europea e Banca centrale europea) e le autorità greche sui progressi compiuti, con valutazioni più pessimistiche da parte del Fondo monetario internazionale. Queste differenze di vedute erano anche emerse nel corso della discussione del 6 febbraio scorso al board del Fondo monetario del rapporto sulla Grecia, nell'ambito della periodica analisi della situazione economica dei Paesi membri. Nel corso della discussione i Paesi europei hanno espresso una posizione comune sulla base di messaggi concordati che sottolineavano il pessimismo delle valutazioni del Fondo e le conseguenti implicazioni per il giudizio negativo sulla sostenibilità del debito greco. L'esito dell'Eurogruppo di lunedì e la conseguente ripresa in questi giorni della missione delle istituzioni in vista del completamento della seconda review sancisce un atteggiamento costruttivo da parte di tutte le istituzioni e di tutti gli Stati membri con l'obiettivo, che l'Italia ha sempre sostenuto, di garantire alla Grecia stabilità finanziaria nella moneta unica e condizioni per la ripresa duratura di crescita e occupazione. La nostra prospettiva si fonda sul riconoscimento dei progressi compiuti dalla Grecia e, coerentemente con l'impostazione di politica seguita in Italia e in Europa, sulla convinzione dell'importanza che le riforme strutturali e la ripresa degli investimenti rivestono nel sostenere la crescita e assicurare la sostenibilità del debito.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fassina, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  STEFANO FASSINA. Grazie Presidente, grazie Ministro Padoan, noi ovviamente non possiamo ritenerci soddisfatti dalle sue parole. Mi pare che lei indirettamente confermi l'allineamento del Governo italiano alla posizione sostanzialmente portata avanti dal Governo tedesco e questo è un grave errore perché è evidente a tutti, al di là delle formule retoriche, che il memorandum, il terzo programma, sottoscritto il 13 luglio 2015 a Bruxelles è assolutamente insostenibile. Il Pag. 3Fondo monetario internazionale lo sottolineò allora e continua a sottolinearlo. Si fa finta che la medicina sia efficace, che il problema sia il malato riottoso a prenderla a dosi massicce e invece purtroppo non è così. La situazione peggiora, gli indicatori economici e sociali della Grecia sono drammatici, la prospettiva di una significativa ristrutturazione del debito greco non c’è, si rinvia – questa volta la scadenza oltre la quale rinviare sono le elezioni tedesche del settembre prossimo – ma è evidente l'insostenibilità. Ritengo che il Governo italiano dovrebbe iniziare a fare un'operazione di verità: riconoscere che l'Eurozona è su una rotta insostenibile, che gli affetti del quantitative easing, che alimentano le esportazioni attraverso la svalutazione dell'euro, hanno il fiato corto, che l'arrivo di Trump rende questa variabile sempre meno rilevante e che la Grecia dovrebbe essere utilizzata non per disciplinare attraverso comportamenti inaccettabili il resto dell'Eurozona ma come caso per ricostruire un paradigma alternativo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative per assicurare trasparenza nella gestione degli strumenti finanziari derivati da parte dello Stato – n. 3-02802)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Ruocco ed altri n. 3-02802 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo alla deputata Ruocco se intenda illustrare la sua interrogazione per un minuto o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CARLA RUOCCO. Grazie. Ancora una volta Ministro ci troviamo qui a dover chiedere trasparenza per contratti scellerati che pendono per miliardi sul futuro del nostro Paese: contratti, guarda caso, sempre a discapito dello Stato e a favore di grandi banche d'affari. E non parlo di due spicci: purtroppo vorrei che tutti gli italiani potessero sapere le cifre sulla base delle quali vengono fatte queste scommesse, cifre che derivano dal sangue delle persone che in questo momento si trovano in difficoltà, vittime di terremoti e inondazioni. Sono cifre più elevate di intere finanziarie lacrime e sangue. Grazie alle nostre interrogazioni siamo riusciti a raccapezzarci un po’, perché avete messo il segreto di Stato, e abbiamo scoperto che le perdite potenziali al 2014 erano di 43 miliardi di euro...

  PRESIDENTE. È finito il suo tempo.

  CARLA RUOCCO. ... un attimo. Quelle effettive dal 2011 al 2016: circa 30 miliardi di euro. Queste sono le cifre di cui vi chiediamo conto e trasparenza. Aspettiamo una risposta chiara.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'Economia e delle finanze. Nella interrogazione scritta degli onorevoli interroganti ci sono punti specifici a cui risponderò in maniera altrettanto specifica. Numero 1): il valore di mercato della posizione complessiva dello Stato in contratti derivati al 31 dicembre 2016 è di circa 37,8 miliardi di euro con segno negativo (portafoglio complessivo). Numero 2): nel corso del 2016, con riferimento al portafoglio swap, il saldo tra pagamenti e incassi è stato pari a circa 4,2 miliardi di euro. Numero 3): nel corso del 2016 sono state esercitate quattro swaption. L'effetto complessivo dei quattro esercizi sul debito contabile è stato pari a circa 3,2 miliardi di euro; sottraendo gli ammortamenti di precedenti riclassificazioni contabili, si stima un impatto netto sul debito contabile pari a circa 2,5 miliardi di euro. Numero 4): a seguito dell'esercizio da parte dell'istituzione finanziaria controparte della clausola di early termination, di cui si riferiva nella risposta all'interrogazione dell'anno passato, è stato corrisposto un importo di un miliardo di euro circa. Numero 5), nel Pag. 4corso del 2016, sono state rinegoziate due swaption, il cui esercizio era previsto nel primo trimestre dell'anno, al fine di dimezzare l'incremento del debito di tipo contabile, secondo le regole Eurostat, prodotto al loro esercizio. La prima rinegoziazione è intervenuta contestualmente su uno swap in valuta e una swaption, contratti con una medesima controparte bancaria. Utilizzando il valore positivo dello swap si è rinegoziata l'opzione, riducendone il livello del tasso di esercizio di circa 130 punti base. La swaption rinegoziata è stata poi esercitata e l'incremento di debito prodottosi è stato circa la metà di quello che si sarebbe verificato in caso di non intervento. La seconda swaption avrebbe determinato un incremento del debito esclusivamente contabile, superiore al miliardo di euro, se lasciarla inalterata. Tale impatto è stato dimezzato, riacquistando la predetta swaption attraverso due distinte modalità: per una parte, si è stipulato uno swap trentennale, in cui viene corrisposto un tasso fisso al mercato contro Euribor, contestualmente è stata venduta una payer swaption con scadenza 2022, che, in caso di esercizio, nella sostanza annulla i flussi successivi dell'operazione; per l'altra parte, si è disposto un pagamento alla controparte dilazionato in cinque rate. Numero 6), la posizione risultante dalla ristrutturazione del 2015 non è stata ulteriormente rinegoziata. Delle quattro swaption due sono state già esercitate con regolamento complessivo di circa 482 milioni e sono partiti due interest rate swap a mercato. Le due swaption residue saranno verosimilmente anch'esse esercitate.

  PRESIDENTE. La deputata Ruocco ha facoltà di replicare. Ha due minuti, onorevole.

  CARLA RUOCCO. Come si prevedeva sono cifre da capogiro, c’è da vergognarsi, da chiedere veramente conto a chi è stato capace di stipulare queste ipoteche per il futuro. Basti pensare che gli interessi che il nostro Stato si è impegnato a pagare neutralizzano ampiamente i vantaggi del quantitative easing, senza pensare poi a questo miliardo che si scopre essere stato erogato a scapito di chi ? Chi è che paga ? Quale sangue è versato al fine di poter assolvere a questi oneri finanziari che pendono sul nostro capo ? Per ottenere trasparenza su questi contratti, noi continueremo a chiedere in ogni sede conto e ragione, e chiederemo le dimissioni a gran voce di chi non rispetta i criteri razionali di gestione della finanza pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza per contrastare il rischio idrogeologico e i movimenti franosi nel territorio della provincia di Teramo – n. 3-02803)

  PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02803 per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, la mia interrogazione fa seguito a tutti quegli eventi che sono accaduti nelle ultime settimane nel centro Italia, in particolar modo nella provincia di Teramo, dove, dopo il terremoto e la grande nevicata, abbiamo avuto e abbiamo in atto attualmente tanti movimenti franosi, tre in particolare. Abbiamo un movimento franoso per circa 40 ettari nel comune di Civitella del Tronto nella frazione di Ponzano, dove ha prodotto oltre cento sfollati con danni importanti a case, alcune delle quali sono addirittura crollate. Un altro importante movimento franoso è a Castel Nuovo nel comune di Campli. E il terzo, che si aggiunge questa mattina nel comune di Atri, nella frazione di Casoli, ha prodotto cinquanta sfollati. In totale vi sono oltre 250 cittadini sfollati da tutto questo movimento franoso. Volevo sapere quali attività, lei come Ministro e come Governo, mettete in atto per fare in modo che il rischio idrogeologico e le frane vengano fermate e i cittadini vengano risarciti.

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  PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Galletti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, ringrazio anche l'onorevole Sottanelli per darci la possibilità di chiarire ancora più in profondità la problematica che riguarda il grave evento che ha colpito il centro Italia. Va premesso che il Ministero svolge la sua attività prevalente nell'ambito di una programmazione ordinaria contro il dissesto. Le attività straordinarie sono coordinate e condotte dalla Protezione nazionale e dalla Protezione civile regionale.
  Il Ministero è dotato di un apposito supporto, il sistema ReNDiS, in cui vengono inserite tutte le richieste di finanziamento di interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico avanzate dagli enti territoriali. Ad oggi risultano inserite quattro richieste per il comune di Campli ed altrettante per Civitella del Tronto. Per quanto riguarda gli eventi calamitosi che si sono verificati nel territorio teramano nel gennaio scorso, la Prefettura di Teramo ha fatto presente che, per la frazione Ponzano di Civitella del Tronto – la cui frana di smottamento, iniziata lo scorso 13 febbraio, continua ad avanzare – sono stati effettuati circa 230 interventi tra recuperi e messa in sicurezza di impianti, con la presenza in loco di una unità di comando locale. Sono oltre trenta le abitazioni evacuate per circa cento persone.
  Il CNR Irpi, Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica, sta installando sul posto una stazione di monitoraggio, che contribuirà a meglio evidenziare la velocità e l'entità degli spostamenti. Il 21 febbraio è stato effettuato un nuovo sopralluogo con sorvolo di un elicottero per osservare l'evoluzione del fenomeno.
  Sulla frazione di Castelnuovo di Campli, dove si è assistito al crollo di una parete rocciosa, sono stati effettuati oltre trenta interventi di recupero e le persone sono circa cento. Il Dipartimento della protezione civile, a seguito di un sopralluogo congiunto con i rappresentanti del comune del centro di competenza ISPRA e della regione, ha invitato il sindaco ad adottare in via cautelare i provvedimenti di interdizione all'area prospiciente il versante sud di Castelnuovo, ciò in attesa di ulteriori approfondimenti tecnici e monitoraggi necessari per un quadro completo della pericolosità dell'intero versante.
  Sono stati anche concordati con le forze dell'ordine servizi di pattugliamento e antisciacallaggio. Secondo quanto riferito dal Dipartimento della protezione civile, le misure adottate per gli edifici fatti sgombrare dal sindaco sembrano sufficientemente cautelative. Un eventuale piano di messa in sicurezza prospettato dall'amministrazione dovrà prima essere suffragato da approfondite indagini geofisiche e geologiche sulla presenza di eventuali cunei di distacco retrostanti il fronte del crollo e non individuati in superficie per analizzare le caratteristiche geotecniche dei materiali presenti.
  Mi sembra emerga, dunque, un lavoro forte e congiunto delle istituzioni. Per quanto di competenza, il Ministero si impegna ad avviare da subito un dialogo con la regione Abruzzo per individuare il percorso più efficace di individuazione delle risorse finanziarie e per ricomprendere tutti gli interventi necessari in un unico specifico programma.

  PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di replicare. Ha due minuti, prego onorevole.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Bene, Ministro, per quanto riguarda l'attività di monitoraggio che lei ci ha raccontato. Aggiungo di controllare anche l'altra zona, che si è aggiunta questa mattina, di Casoli di Atri. Il problema è importante perché tre metri di neve, venti milioni di tonnellate cadute in una provincia ha prodotto un dissesto complessivo nelle zone collinari che ha completamente distrutto anche il reticolato stradale. In tutte le strade, tra provinciali, statali e anche soprattutto comunali, che non hanno le risorse, sono oltre 200 anche le strade franate. Io non Pag. 6so se c’è coscienza e conoscenza, da parte dell'opinione pubblica e del Governo, di tutto quello che sta accadendo nella nostra provincia. Io mi auguro che, come diceva lei, insieme e in maniera sinergica alla regione Abruzzo, possiamo trovare quelle sinergie per fare in modo che i cittadini possano tornare sereni nelle proprie case; questo per quanto riguarda coloro che possono rientrare. Per coloro che, invece, devono per forza spostarsi, perché il movimento franoso non consente più loro di ricostruire nel medesimo sito l'abitazione, si facciano dei provvedimenti di indennizzo, per fare in modo che, appunto, i cittadini vengano risarciti. Stiamo attraversando un brutto momento, io sono convinto che la sensibilità sua e del Governo possa, anche in questa fase di conversione del decreto n. 8, poter trovare già delle prime risposte, per poi, magari, anche fare dei provvedimenti specifici.

(Iniziative volte a incrementare le risorse destinate alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, evitando disparità di trattamento rispetto agli istituti universitari statali – n. 3-02804)

  PRESIDENTE. Il deputato Vignali ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02804 per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Signora Ministro, come lei ben sa, nella legge di bilancio si è stabilito di aumentare la no-tax area degli studenti universitari e degli AFAM, cioè conservatori e accademie.
  Negli articoli successivi si parla, comunque, di un fondo che dovrebbe sostenere il sistema universitario rispetto a questa maggiore entrata. Mentre il fondo, però – l'FFO – è stato aumentato di 55 milioni per quest'anno e di 105 per il prossimo, quello degli AFAM non ha subito la stessa sorte. Evidentemente, nel mondo degli AFAM c’è una forte preoccupazione anche perché, come sa, gli AFAM non beneficiano di contributi come il sistema universitario: di fatto si reggono sulle tasse che pagano gli studenti. Quindi, volevamo capire come si intende procedere per evitare una disparità di trattamento che sarebbe giustificata a fronte degli stessi obblighi.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, signora Presidente. Grazie, onorevole Vignali, la ringrazio per aver focalizzato l'attenzione su una tematica a me molto cara, quale è quella del diritto allo studio universitario. In proposito, ritengo opportuno rappresentare preliminarmente alcune delle più recenti misure che abbiamo adottato. Intanto, c’è l'istituzione di una «no tax area» per gli studenti con ISEE fino a 13 mila euro iscritti al primo anno accademico e la previsione di agevolazioni per i fuori corso meritevoli appartenenti a nuclei con ISEE fino a 30 mila euro; vi è anche l'incremento di 50 milioni di euro, a decorrere dal 2017, del finanziamento del Fondo integrativo statale per la concessione delle borse di studio; poi, il finanziamento di almeno 400 borse di studio nazionali all'anno per il merito e per la mobilità universitaria, ciascuna da 15 mila euro, bandite dalla Fondazione «Articolo 34»; poi anche lo stanziamento di 5 milioni, a decorre dal 2017, per l'orientamento degli studenti. Questo è prova concreta dell'impegno del Governo su un tema così cruciale per le nostre studentesse e i nostri studenti.
  Venendo ora alla questione oggetto del quesito, mi corre l'obbligo di specificare, soprattutto in via preliminare, che l'incremento del Fondo di finanziamento ordinario dell'università – l'FFO –, disposto con la legge di stabilità per l'anno 2017, non può essere destinato, come da lei auspicato, anche alle istituzioni AFAM, atteso che la destinazione di tale Fondo è stabilita per legge (articolo 5 della legge n. 537 del 1993).Pag. 7
  Fatta tale fondamentale ed imprescindibile premessa, mi preme mettere in evidenza che quest'anno, cioè per il 2017, il Fondo ordinario attribuito alle istituzioni AFAM, con un ammontare pari a 13.779 milioni, registra un incremento di oltre il 10 per cento rispetto all'anno scorso. Proprio attraverso il decreto ministeriale che fissa i criteri di riparto del Fondo ordinario per le istituzioni AFAM per l'anno 2017, stiamo valutando di aumentare significativamente il peso percentuale del parametro legato al numero di studenti esonerati dal pagamento delle tasse di iscrizione. Una diversa ponderazione dei criteri, al fine di valorizzare quello connesso agli esoneri della contribuzione studentesca andrebbe nella direzione di sostenere quelle istituzioni che potrebbero subire la maggior flessione finanziarie riconducibile a tale fenomeno.
  Segnalo, inoltre, che, allo scopo di far fronte prioritariamente alla possibile contrazione delle entrate da contribuzione studentesca, il Ministero sta anche lavorando per individuare, nell'ambito delle risorse non vincolate del Fondo per le istituzioni AFAM, pari a 12.339 milioni di euro, la migliore combinazione possibile tra la quota da destinare all'ordinario funzionamento e la quota destinata al sostegno della produzione artistica, di ricerca e le manifestazioni ed iniziative di particolare interesse a carattere nazionale ed internazionale.
  Assicuro in ogni caso sin da ora l'impegno mio e del Ministero per individuare le soluzioni, anche normative, che rendano possibile quanto prima un incremento dello stanziamento complessivo del Fondo da ripartire tra le istituzioni AFAM.

  PRESIDENTE. IL deputato Vignali ha facoltà di replicare, per due minuti.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Grazie, signora Ministro, sono molto parzialmente soddisfatto, lo dico subito, per queste ragioni. Primo: la legge che istituisce l'FFO è del 1993, quella che rende i conservatori università è del 1999. Non possiamo continuare a considerare, quando ci fa comodo, i conservatori non università e, quando ci fa comodo, università. Arriviamo ad una definizione, però che sia una: cioè, non possiamo continuare ad andare avanti in modi alterni. Questa è la prima osservazione che vorrei fare. La seconda è la seguente.
  Francamente, che si usi questo criterio di riparto, addirittura, togliendo risorse alla produzione, mi sembra veramente una cosa assurda: mi sembra il gioco delle tre carte, che non è accettabile, perché è come dire: guarda, le risorse sono sempre quelle che ti davo, però te le giro in un altro modo e te le tolgo da altre cose che sono altrettanto utili ed importanti. D'accordo, invece – tutto il nostro sostegno –, se si vuole incrementare questo Fondo: se il Governo sta lavorando ad una manovra correttiva o qualcosa del genere, io credo che questa debba essere l'occasione. Però, francamente, dire che facciamo dei criteri a partire dagli stessi fondi mi sembra una cosa veramente che non ha molto senso: non credo che verrebbe accolta con favore dal mondo degli AFAM e io credo anche con qualche ragione.
  Io credo che bisogna anche iniziare ad essere coerenti sulle questioni: la legge dell'FFO è del 1993, se arrivano altri soggetti che sono università, io dico trattiamoli complessivamente come trattiamo un'università che ha gli stessi numeri – Bologna –, ma da tutti i punti di vista; e allora, forse, iniziamo ad avere un'equità delle cose. Non sto dicendo che dobbiamo togliere risorse all'università, però, un po’ più di equità su queste cose credo sarebbe giusta per un settore che, per noi, è un fiore all'occhiello a livello internazionale.

(Chiarimenti in relazione alle risorse necessarie per la ridefinizione della pianta organica della sezione staccata del conservatorio di musica Tito Schipa di Lecce, con sede a Ceglie Messapica – n. 3-02805)

  PRESIDENTE. L'onorevole Ciracì ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02805 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

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  NICOLA CIRACÌ. Signor Ministro, nel 2005, tramite il decreto-legge n. 7, modificato dalla legge di conversione 31 marzo 2005, n. 43, è avvenuta la statizzazione e l'accorpamento dell'Istituto musicale parificato gestito dal comune di Ceglie Messapica al conservatorio statale di musica «Schipa» di Lecce, in qualità di sezione staccata, assumendo l'ordinamento previsto per i conservatori musicali e il relativo funzionamento in forme e modi prescritti per le predette istituzioni. Quindi, diventa università anche la sede di Ceglie Messapica.
  È stata stipulata successivamente una convenzione, nel 2006, in cui il MIUR e il suddetto comune hanno stabilito le modalità e i termini dell'accorpamento. Vi è stata un'inerzia da parte del MIUR – che dura dodici anni praticamente –, nella quale la statizzazione non è mai stata completata: un pezzo di questa statizzazione tuttora rimane sulle spalle del bilancio comunale, malgrado il MEF abbia chiarito con una nota, in maniera più che chiara, che le spettanze toccano completamente al MIUR.
  Non voglio dilungarmi, perché questa è una battaglia di burocrazia che, ormai, ha rasentato il ridicolo, se non il penoso, addirittura. Perché il problema qual è ? Che adesso i docenti cambiano ogni anno, con una mortificazione della continuità didattica che gli studenti dovrebbero avere; quest'anno siamo arrivati al punto che i docenti hanno dei contratti Cococo che mortificano i docenti stessi. Chi viene fortemente penalizzato sono gli studenti.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  NICOLA CIRACÌ. Facciamo una richiesta di rideterminazione della pianta organica: Ceglie ha un solo impiegato amministrativo, quindi si contravviene anche alle regole sul lavoro e sulla sicurezza del lavoro.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Ciracì.

  NICOLA CIRACÌ. A questo punto, vorrei finalmente una risposta: dopo un decennio abbondante, penso che ci spetti.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione dell'università e della ricerca. Grazie, onorevole Ciracì, come da lei ricordato, in attuazione del decreto-legge n. 7 del 2005, il MIUR e il comune di Ceglie Messapica, nel 2006, hanno sottoscritto apposita convenzione secondo cui il personale in servizio presso l'Istituto musicale pareggiato, gestito dallo stesso comune, è inquadrato nei ruoli del conservatorio «Tito Schipa» di Lecce. Questo, però, solo a seguito dell'incremento della corrispondente dotazione organica di posti da rideterminare, previa approvazione del MIUR, di concerto con il MEF e con il Ministro della funzione pubblica.
  La convenzione precisa, infatti, che, fino all'effettivo inquadramento, il personale in servizio presso l'Istituto musicale pareggiato resta a carico del comune di Ceglie Messapica. Come rappresentato dal MEF con la nota da lei citata, non è stato possibile sino ad ora dare attuazione alla predetta convenzione, in quanto gli importi originariamente previsti non erano sufficienti agli obiettivi di rideterminazione della pianta organica e trasferimento del personale. Lo stesso MEF, infatti, scriveva che l'autorizzazione di spesa prevista dall'articolo 1-quinquies del decreto legge n. 7 del 2005 è risultata insufficiente ai fini della rideterminazione, con decreto interministeriale, della complessiva dotazione organica del conservatorio di Lecce comprensivo della sezione di Ceglie, pur proposta dal Ministero dell'Istruzione dell'università e della ricerca.
  Ora, la legge di bilancio del 2017 ha incrementato, a decorrere da quest'anno, la quota di stanziamento del capitolo relativo al funzionamento delle istituzioni AFAM, destinata alla sezione staccata di Ceglie Messapica, cui è quindi destinato un importo pari a euro 330.000. Questo permetterà di contribuire da quest'anno, in modo significativo, al pagamento degli stipendi del personale dell'ex istituto pareggiato Pag. 9ancora dipendente dal comune di Ceglie Messapica, e soprattutto permetterà al MIUR di proporre nuovamente al Ministro dell'Economia e delle finanze e al Ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, ai fini dell'adozione, il decreto di modifica della dotazione organica del conservatorio di Lecce, procedendo conseguentemente alle necessarie variazioni di bilancio delle risorse dell'attuale capitolo relativo al funzionamento delle istituzioni AFAM statali e a quello relativo agli stipendi del personale di ruolo di tali istituzioni, dando così attuazione all'adeguamento della dotazione organica.

  PRESIDENTE. Il deputato Ciracì ha facoltà di replicare, per due minuti.

  NICOLA CIRACÌ. Ministro, ho fatto i calcoli: lei è l'ottavo Ministro che fa questa promessa. Vorrei, dopo sette Ministri che non l'hanno mai mantenuto, tornare in Aula successivamente e dire che l'ottavo Ministro ha mantenuto l'impegno. Per il momento, grazie per le delucidazioni.

(Chiarimenti in ordine alla tempistica del negoziato per la revisione dell'accordo tra la Repubblica italiana e gli Stati Uniti d'America in materia di sicurezza sociale – n. 3-02806)

  PRESIDENTE. La deputata Fitzgerald Nissoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02806 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, signor Ministro, in un contesto sociale in continuo cambiamento, anche l'emigrazione italiana all'estero cambia volto, quindi cambiano anche le categorie di lavoratori italiani all'estero. Di fronte a questa situazione, l'Accordo di sicurezza sociale tra l'Italia e gli Stati Uniti, stipulato nel 1973 è ormai obsoleto. Avevo chiesto al Ministero degli affari esteri di porre nell'agenda del Governo la revisione di tale Accordo, in modo che venissero contemplate anche le nuove categorie di lavoratori, come quelli del settore pubblico. Ho ricevuto risposte positive sia dall'allora sottosegretario Mario Giro, nel 2015, che dall'odierno Presidente Gentiloni, nel 2016; quindi le chiedo, signor Ministro, se può chiarire ai nostri connazionali in America che ci stanno ascoltando i tempi previsti affinché venga avviato il negoziato per aggiornare l'accordo e quindi porre fine ad una discriminazione tra categorie di lavoratori italiani all'estero. Spero che riusciamo a farlo entro la fine di questa legislatura.

  PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, onorevole, voglio da subito far presente che la questione è all'attenzione del Governo, che si è espresso favorevolmente in merito alla necessità di adeguare l'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti del 1973 ai profondi mutamenti intervenuti nella legislazione dei due Paesi e al mutato scenario migratorio. In particolare, sono state accolte le proposte di estendere le tutele previdenziali a categorie di lavoratori finora escluse, come dipendenti pubblici, e sono state fornite le stime degli oneri aggiuntivi che potrebbero derivare dalla rinegoziazione dell'Accordo in parola.
  La revisione dell'Accordo con gli Stati Uniti rientra tra quelli considerati prioritari dal Governo, in considerazione della circostanza che esso assume una specifica rilevanza, non solo per migliorare il contesto operativo per gli operatori economici italiani negli Stati Uniti ma anche per eliminare la disparità di trattamento tuttora esistente tra i lavoratori del settore pubblico e di quello privato. Tuttavia, la situazione di blocco delle ratifiche, protrattasi per circa un trentennio, e che solo di recente ha dato segni di iniziale ripresa, non ha consentito di aprire il negoziato su questo tema, a causa dei connessi oneri Pag. 10finanziari che non hanno consentito la conclusione del relativo iter legislativo. Nel 2015, anno in cui si è avuta una parziale riapertura della procedura di ratifica, si è provveduto a richiedere all'INPS una valutazione degli oneri derivanti dall'ampliamento ai dipendenti pubblici del campo di applicazione della Convenzione di sicurezza sociale tra Italia e Stati Uniti d'America. La relativa quantificazione, che va dagli 883.000 euro del 2017 a 5.352.000 euro del 2026, è stata trasmessa al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per consentire di riservare nel proprio bilancio lo stanziamento necessario alla ratifica del nuovo accordo. Ulteriore ostacolo da superare, l'esiguità dello stanziamento previsto nei capitoli di bilancio di competenza del Ministero del lavoro per i negoziati internazionali e per le spese di interpretariato, problema che si sta cercando di risolvere anche con la collaborazione tra varie strutture dello stesso Ministero.
  In conclusione, confermo la volontà del Ministero del lavoro di avviare al più presto il negoziato con gli Stati Uniti d'America, ma è evidente che non si può definire una tempistica certa per la conclusione del negoziato, trattandosi appunto di attività che, oltre ad essere subordinata al reperimento delle risorse necessarie, coinvolge anche le amministrazioni di un altro Stato.

  PRESIDENTE. La deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli ha facoltà di replicare.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, signor Ministro, mi ritengo soddisfatta della sua risposta. Tuttavia, ritengo che bisogna agire con maggior celerità per chiudere questo Accordo, che, come sappiamo, è importantissimo in termini di diritti, per garantire anche quei lavoratori, già nel settore pubblico, che poi negli Stati Uniti sono andati a lavorare nel settore privato. È giusto che vi sia anche per loro la possibilità di totalizzare i loro contributi. Io ho avuto modo di constatare di persona lo stato di ansia che vivono queste persone: negli Stati Uniti avevo organizzato un convegno proprio sulla previdenza, quindi questa questione è stata portata alla nostra attenzione. Si tratta quindi di venire incontro all'attuale complessità del fenomeno migratorio e ai mutamenti che sono intercorsi in questi anni, agendo concretamente per far sì che le norme siano adeguate alle necessità dell'oggi e permettere quindi, anche ai lavoratori pubblici, di usufruire dell'Accordo bilaterale tra l'Italia e gli Stati Uniti. Quindi, spero che entro la fine di questa legislatura i negoziati continuino e portino a un risultato concreto.

(Elementi e iniziative in relazione all'attività della società Anpal Servizi, con particolare riferimento alla prosecuzione del rapporto di lavoro con il personale operante in forza di contratti di collaborazione o a tempo determinato – n. 3-02807)

  PRESIDENTE. La deputata Gribaudo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02807 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  CHIARA GRIBAUDO. Presidente, Ministro, Italia Lavoro è stata fino a questa legislatura una Spa pubblica al 100 per cento, attraverso la quale il Ministero del lavoro ha fornito assistenza ai centri per l'impiego e agli enti locali, impegnata attivamente nel campo delle politiche attive del lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione sociale. Occorre ricordare che l'operatività dell'ente era garantita non solo dal personale strutturato, ma soprattutto da circa 800 collaboratori con forme contrattuali a termine, per i quali non è mai stato avviato un percorso di stabilizzazione. Oggi Italia Lavoro è divenuta Anpal Servizi Spa, azienda alle dirette dipendenze di Anpal, sotto l'indirizzo e vigilanza del Ministero del lavoro. I fini di Anpal Servizi rimangono gli stessi di Italia Lavoro, e l'incarico è di importantissimo rilievo, alla luce delle riforme e degli incentivi all'occupazione promossi da questo e dal precedente Governo. A questo fine non si Pag. 11vede perché sprecare le competenze accumulate dal personale oggi precario, i cui contratti sono stati prorogati per ulteriori tre mesi, fino al 31 marzo 2017. È stata già resa nota dal Presidente Del Conte l'intenzione di avviare un programma di orientamento per scuole ed università con circa mille tutor; a tal fine ci si domanda se non sia utile avviare un processo di stabilizzazione del personale attualmente in servizio precario presso Anpal Servizi, senza la loro partecipazione ad ulteriori procedure di selezione, in linea con gli indirizzi del Jobs Act, sapendo che si tratta di personale con grande qualità e grande preparazione e della cui esperienza naturalmente abbiamo necessità.

  PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Presidente, onorevole Gribaudo, come è noto, il potenziamento delle politiche attive è uno degli obiettivi strategici della riforma del lavoro, e le politiche attive in Italia non sono state, nella storia, uno degli elementi portanti, quindi abbiamo l'esigenza di rafforzare questo tipo di scelta. Appunto per rafforzare il coordinamento delle politiche attive, è stata istituita Anpal, l'Agenzia nazionale delle politiche attive, con una funzione di regia su tutto il territorio nazionale della rete dei servizi dei soggetti pubblici e privati operanti nell'area delle politiche attive, che comunque sono rimaste una competenza concorrente tra Stato e regioni.
  Per potenziare la funzionalità di Anpal, è stato ad essa trasferito il controllo dell'ex Italia Lavoro, ora denominata Anpal Servizi. Negli scorsi anni, al fine di garantire la continuità dell'attività dei centri per l'impiego, che ricoprono una funzione strategica per l'attuazione delle politiche attive, il Governo ha realizzato un'intesa con le regioni per assicurare il funzionamento degli stessi. L'accordo è stato prorogato, nelle stesse modalità, anche per il 2017, e si prevede ora anche la realizzazione di un piano congiunto di rafforzamento dei centri per l'impiego attraverso il reclutamento, con l'impiego di fondi comunitari del PON occupazione, di ulteriori mille unità di personale ripartito tra le regioni, tenendo conto delle dimensioni e delle condizioni del mercato del lavoro locale.
  Per quanto riguarda gli ottocento operatori di Anpal servizi, i cui contratti in scadenza a dicembre 2016 sono stati prorogati al 31 marzo 2017, rappresento che essi operano per l'esecuzione di programmi finanziati con fondi comunitari afferenti alla vecchia programmazione 2007-2013; pertanto, se sarà necessario, potrà essere possibile un'ulteriore breve proroga dei medesimi contratti nel limite delle risorse residue su questa programmazione. Per la prosecuzione delle attività di Anpal servizi che sono necessarie per mantenere e per potenziare le politiche attive e la collaborazione tra scuola e lavoro – e che saranno finanziate con la nuova programmazione 2014-2020 – non è possibile il rinnovo automatico di questi contratti poiché le regole, ricordate peraltro dagli stessi interroganti, richiedono che si proceda a nuove selezioni. Avendo sentito gli organi gestionali di Anpal servizi, posso assicurare che è loro intenzione, nell'ambito di queste selezioni, tenere in debita considerazione il valore delle esperienze maturate nel corso degli anni dal personale già operante presso Italia Lavoro. Da ultimo, per quanto riguarda la questione del rafforzamento complessivo delle politiche attive del lavoro, debbo dire che è attivo un confronto con le stesse regioni e con gli altri Ministeri competenti per arrivare a una piena soluzione del problema dell'inquadramento lavorativo degli attuali e dei futuri operatori dei centri per l'impiego.

  PRESIDENTE. La deputata Valentina Paris, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  VALENTINA PARIS. Presidente, gentile Ministro, a nome degli interroganti posso Pag. 12considerare che il passaggio sulla debita considerazione che Anpal servizi le ha garantito nel voler valorizzare le professionalità preesistenti in Italia Lavoro, evidentemente, ci rincuora e non per il semplice fatto che sappiamo che quando ci troviamo di fronte a contratti in scadenza c’è sempre una fase della vita di questi lavoratori che è fibrillante e che è evidentemente di tensione, ma per il fatto che, evidentemente, lei attraverso il suo Ministero, in accordo con Anpal, avrà valutato la qualità che questi lavoratori hanno messo a servizio prima dei centri per l'impiego e poi della struttura Italia Lavoro. Noi, ovviamente, auspichiamo, non solo che possa esserci, rispetto a quella parte di vecchia programmazione di fondi, la possibilità di una breve proroga per i lavoratori che attualmente stanno svolgendo le loro attività, ma auspichiamo che sulla nuova programmazione, attraverso l'impegno del Ministero che lei sta guidando, ci sia effettivamente la possibilità di dire che per coloro che hanno operato rispetto alla valorizzazione delle politiche attive – e, quindi, pensiamo solo a tutto il lavoro di profilazione che è stato fatto per NEET in questi anni, al lavoro anche suppletivo che in tante circostanze questi lavoratori hanno fatto, rispetto a ciò che invece non riuscivano a fornire in termini di servizi e di qualità dei servizi all'interno dei centri per l'impiego – si possa trovare non più una ipotesi di soluzione legata alla programmazione comunitaria, ma, appunto, come lei stesso auspicava in conclusione, la possibilità di una stabilizzazione. Infatti, sappiamo che per far vivere nel nostro Paese le politiche attive, alcuni di noi auspicavano con la riforma costituzionale che abbiamo proposto all'Italia che queste diventassero di competenza nazionale, proprio perché riteniamo che un giovane che vive in Campania debba avere le stesse opportunità di un giovane che vive in Lombardia. Siamo certi, però, che, a questo punto, sarà cura del suo Ministero fare in modo che questi lavoratori possano avere un futuro più certo e stabile per quello che offrono.

(Iniziative in relazione a recenti notizie di stampa riguardanti un'associazione beneficiaria di risorse erogate dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e orientamenti in merito alla asserita esigenza di sopprimere tale struttura – n. 3-02808)

  PRESIDENTE. Il deputato Pagano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga ed altri n. 3-02808 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. A seguito di un'inchiesta giornalistica si è scoperto che 55.000 euro per un bando pubblico sono stati attribuiti a un'associazione che finanziava, con queste somme, incontri per lo sfruttamento della prostituzione omosessuale e la somministrazione delle droghe. Naturalmente, sono indagini giornalistiche. L'UNAR che si occupa di tutto questo, e quindi è diretta emanazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, sostanzialmente non è nuova a cose di questo genere; già in passato era accaduto che con fondi pubblici si finanziassero cose che poi hanno destato scandalo, come il caso del finanziamento all'istituto Beck in occasione dell'orientamento alla sensibilità di genere nei confronti del mondo della scuola.
  Allora a questo punto mi sorge chiara, e sorge chiara a tutto il nostro gruppo, l'esigenza che il Governo si deve assumere delle responsabilità ben precise, perché l'utilizzo di denaro pubblico per questo tipo di iniziative, ovviamente – non c’è bisogno di sottolinearlo – è assolutamente improprio e, quindi, chiediamo espressamente la soppressione dell'UNAR che, ad avviso degli interroganti, non è più procrastinabile.

  PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, rispondo agli onorevoli interroganti. Pag. 13La questione posta dagli interroganti sul presunto utilizzo improprio di denaro pubblico da parte dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali non risulta fondata, in quanto il bando citato prevedeva il finanziamento di singoli progetti e non della generalità delle attività della suddetta associazione. Peraltro, i contributi a cui fanno riferimento gli interroganti non sono mai stati erogati ed è già stata predisposta, in via di autotutela cautelare, la sospensione provvisoria di ogni effetto del decreto direttoriale del 23 dicembre 2016 di approvazione della graduatoria relativa all'avviso pubblico del 18 ottobre 2016. Con riferimento alla richiesta di sopprimere l'ufficio, ricordo che esso è stato istituito con il decreto legislativo n. 215 del 2003, in attuazione della direttiva 2000/43/CE del Consiglio europeo del 29 giugno 2000. Tale direttiva, all'articolo 13, determina l'obbligo da parte degli Stati membri di istituire uno o più organismi per la promozione della parità di trattamento di tutte le persone e della lotta alle discriminazioni, precisando che tali organismi fanno eventualmente parte di agenzie incaricate, a livello nazionale, della difesa dei diritti umani e della salvaguardia dei diritti individuali. Alla luce di quanto detto, giova prioritariamente sottolineare che la soppressione dell'UNAR comporterebbe una violazione da parte dell'Italia della richiamata normativa europea, suscettibile di determinare l'avvio di procedure sanzionatorie da parte delle competenti istituzioni europee. D'altro canto, mi preme ricordare che l'UNAR ha compiuto, sin dalla sua istituzione, un importante lavoro di assistenza alle vittime di discriminazione e violenza razziale, favorendo l'inclusione sociale e l'inserimento nel mondo del lavoro delle persone con disabilità, anche tramite la promozione di campagne attive di informazione e sensibilizzazione contro l'odio e i pregiudizi e che l'ufficio, inoltre, ha promosso importanti iniziative volte a favorire il dialogo interreligioso (Commenti del deputato Caparini).

  PRESIDENTE. Il deputato Pagano ha facoltà di replicare. Onorevole Caparini non ha lei la parola, ma il suo collega ! Prego, onorevole Pagano.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. Ebbene, Ministro, sono assolutamente insoddisfatto per un insieme di motivi: perché l'UNAR, sin dal primo giorno, ha cercato di inibire il pensiero di parlamentari, ha bloccato iniziative di comuni, ha orientato culturalmente docenti e scuole, o almeno questo era il tentativo, famosa è la collaborazione che ho prima citato con l'istituto Beck, che non aveva nessuna competenza scientifica, eppure sull'orientamento alle diversità e alle scuole in materia di difesa dei presunti diritti delle lobby LGBT ha dato fior di denari. Poi ha, addirittura, censurato i giornalisti; è famoso il codice di comportamento dei linguaggi che si voleva imporre a questa categoria. Ha censurato fatti avvalendosi di consulenze ben remunerate con enti a dir poco discutibili; ricordo, fra tutti, il circolo Mario Mieli di Roma, intitolato a un inquietante personaggio che inneggia alla pedofilia, alla coprofagia e alla necrofilia. Questa cosa la diciamo davanti alle televisioni, così una volta per tutte finiscono queste vergogne. Questi singoli progetti sono finanziati con atti amministrativi che sono assolutamente personali e top secret. Vorremmo sapere, infatti, una volta per tutte da chi, come vengono fatti e con quali criteri. Ma questo non si può sapere, il direttore si è dimesso, il dirigente stranamente da qualche giorno è in malattia o forse in permesso. L'UNAR fu istituita con un decreto-legge nel 2003, l'ha detto lei, e si occupava solo, però, questo era l'intendimento della Comunità europea, di discriminazioni razziali; nel 2012, invece, l'attività si è allargata ai presunti diritti appunto di alcune lobby ben precise. Allora, mi guardi un attimo, signor Ministro, perché lo voglio sillabare: senza alcuna norma che lo prevedesse. È stato fatto con un decreto del direttore di allora, Marco De Giorgi, il 20-11-2012, le dice niente questo nome ? Si è dimesso a seguito della Pag. 14polemica con l'onorevole Meloni, perché si è permesso di censurarla.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  ALESSANDRO PAGANO. Ogni volta che ci sono stati atti ispettivi il Governo ha sempre preso le distanze oppure difese sui generis come quelle che stiamo vedendo.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  ALESSANDRO PAGANO. E non è finita; diciamocelo chiaramente, l'UNAR seconda parte, quella che si occupa, appunto, dei cosiddetti diritti civili, che sono un mantra di questo Governo, in verità, ha finalità ideologiche ben precise.

  PRESIDENTE. Onorevole Pagano, ha finito il suo tempo, quindi, concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Ho finito, ho finito. È ovvio che si tratta di una slot machine che eroga denaro pubblico per fare, appunto, clientele che sono legate a queste ideologie. Chiedere la soppressione è il minimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano.

(Chiarimenti e iniziative in ordine ai criteri di selezione delle associazioni beneficiarie di fondi gestiti dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, anche alla luce di recenti notizie di stampa – n. 3-02809)

  PRESIDENTE. Il deputato Fabrizio Di Stefano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02809 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente, cercherò di usarlo per il meglio, anche perché una parte è stata già introdotta. Noi chiediamo al Governo di capire che cosa si vuol fare a questo punto, perché non credo che le dimissioni del dottor Spano possano diventare il simulacro e si chiuda tutta la vicenda così. C’è un Capo dipartimento che deve rispondere a questo, c’è un sottosegretario che ha la responsabilità politica di questo ente. E, anzi, le dimissioni di Spano sembrano essere ancora più allarmanti: si ravvisano ipotesi di reato, per cui chiediamo di sapere se il Ministero intenda perseguire quelle strade che vadano a fare emergere eventuali illeciti, e quindi eventuali profili giuridici. Abbiamo sentito con piacere che già è stata sospesa l'erogazione dei fondi, quindi vogliamo sapere anche le istruttorie stesse come sono state fatte, da chi sono state fatte e se si intenda rivederle dall'inizio proprio per capire e per vedere di fare chiarezza, la giusta chiarezza, su questo argomento.

  PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, signora Presidente. Onorevole Di Stefano, in primo luogo mi preme evidenziare che non vi è stata alcuna erogazione, come dicevo poc'anzi, all'associazione richiamata dagli interroganti. Il bando, infatti, prevedeva il finanziamento di singoli progetti e non della generalità delle attività dell'associazione. Peraltro, neanche il progetto in questione è stato finanziato. Il progetto, che prevedeva un contributo alle attività volte alla creazione di sportelli e centri di ascolto finalizzati all'inclusione delle identità sessuali e al contrasto delle discriminazioni multiple in collaborazione con il Dipartimento di psicologia dell'Università La Sapienza di Roma, non è stato ancora finanziato. Inoltre, è stato selezionato all'unanimità da una commissione di valutazione allo scopo nominata, i cui verbali dei lavori sono stati trasmessi agli uffici competenti per il controllo di regolarità amministrativa-contabile.
  Apprese le notizie di stampa, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha comunque Pag. 15provveduto a disporre in via di autotutela cautelare la sospensione provvisoria di ogni effetto del decreto direttoriale del 23 dicembre 2016 di approvazione della graduatoria dell'avviso pubblico del 18 ottobre 2016, al fine di procedere a ulteriori verifiche. Peraltro, si è provveduto ad avviare l'iter per l'annullamento della graduatoria con riguardo all'associazione richiamata dall'interrogante. Inoltre, il direttore generale dell'UNAR, una volta appresa la notizia circa la presunta attività illecita dell'associazione, ha prontamente esposto denunzia in data 3 febbraio 2017 alle autorità competenti, alle quali spetterà, quindi, verificare se ricorrono gli estremi dei reati prospettati dall'interrogante.
  Circa, infine, i controlli e le procedure di accredito delle associazioni presso l'UNAR, è utile ricordare che, sulla base della legislazione vigente, è stato istituito dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 215 del 2003 il registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni, e l'iscrizione al registro è subordinata al possesso di specifici requisiti. Preciso che l'iscrizione al registro delle associazioni non comporta automaticamente l'erogazione di alcun contributo pubblico, il quale rimane sempre e unicamente subordinato alla pubblicazione di specifici bandi o avvisi nei quali sono previsti requisiti di volta in volta determinati sulla base di specifiche finalità perseguite. Per completezza, si segnala che a oggi l'Ufficio non ha mai erogato contributi pubblici mediante bandi e avvisi riservati esclusivamente alle associazioni iscritte nel registro UNAR. Tuttavia, è all'esame un'ipotesi di modifica dei requisiti per l'iscrizione al registro.
  Circa i criteri attraverso cui l'UNAR effettua l'erogazione dei fondi pubblici, merita puntualizzare che, al pari di tutti gli uffici della Presidenza del Consiglio dei ministri, l'UNAR eroga fondi pubblici sotto forma di concessione di contributo per progetti e azioni afferenti le proprie competenze istituzionali, nel rispetto assoluto della legislazione vigente e nella totale trasparenza, anche mediante pubblicazione delle graduatorie nella sezione Amministrazione Trasparente. Inoltre, ciascun bando o avviso prevede, oltre alla presentazione di specifica documentazione progettuale...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. ... anche la sottoscrizione del Patto di integrità, finalizzato a conformare l'agire delle associazioni ai principi di lealtà, trasparenza e correttezza, e, ovviamente, ogni finanziamento deve essere rendicontato.

  PRESIDENTE. La deputata Prestigiacomo, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Ministro, capisco tutto l'imbarazzo suo e del Governo rispetto a una vicenda che è veramente vergognosa, e, purtroppo, dire che si è agito in autotutela, non elargendo alcun finanziamento, altro non è che l'ammissione di una grave omissione nel controllo e nel monitoraggio in capo non soltanto al direttore dell'UNAR, che si è dimesso, ma anche, gravissima, in capo al Capo dipartimento che ha firmato l'avviso. Dire che l'UNAR finanzia il progetto e non l'attività delle associazioni non è sufficiente, perché in Italia lo sfruttamento della prostituzione è un reato e in quell'associazione questo si praticava, e, per carità, notizie de Le Iene non confermate, ma il direttore ne risultava un habitué, quindi a conoscenza.
  Credo che non si possa assolutamente concepire che la Presidenza del Consiglio, che lo Stato sovvenzioni progetti di associazioni che campano e lucrano su attività illecite. L'UNAR, lei ha ricordato, è nato nel 2003; lei è stato Ministro per le pari opportunità e io anche, e fui io a fondarlo nel 2003 con una finalità prevista dall'Unione Europea alta e nobile, che era quella del contrasto alle discriminazioni razziali e fondate sull'origine etnica. Tante iniziative sono state fatte utili a queste finalità; Pag. 16poi, improvvisamente, l'UNAR ha deviato, è diventato un'altra cosa, però senza alcuna modifica di legge, e io mi aspettavo che lei, oggi, potesse dire qui: riporteremo l'UNAR alle sue finalità originarie. Fu fatta una direttiva ministeriale che ha ampliato il campo di contrasto alle discriminazioni, forse per potere dare la possibilità al Governo di sovvenzionare associazioni amiche.
  Questo è quello che io mi aspettavo che lei dicesse. Non è una sua competenza, è una competenza della sottosegretaria Boschi; spiace, purtroppo, ancora una volta, verificare che la delega alle pari opportunità è stata da sempre considerata in questa legislatura...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. ... come una delega non importante, non esercitata. Credo che ci siano anche gravi responsabilità politiche in capo alla sottosegretaria Boschi, che, forse, dovrebbe pronunciare qualche parola al riguardo.

(Chiarimenti in merito ad un'adeguata retribuzione e a misure premiali per il personale del comparto della sicurezza e del soccorso pubblico operante in situazioni di emergenza o di particolare rischio – n. 3-02810)

  PRESIDENTE. Il deputato Cirielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-02810 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  EDMONDO CIRIELLI. In questi messi abbiamo avuto degli esempi clamorosi, balzati agli occhi della grande opinione pubblica, su rischi corsi da uomini e donne in divisa, in uniforme, delle Forze armate, delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco, in genere connessi al pubblico soccorso; esempi clamorosi che ci hanno ricordato quanto queste persone ogni giorno, rischiando la vita quotidianamente, garantiscono la nostra libertà e la nostra sicurezza. Ora, sono anni che gli stipendi di queste persone non sono adeguati, sono assolutamente i più bassi, in media, rispetto agli altri Paesi europei paragonati all'Italia.
  I loro contratti sono da oltre sette anni che non vengono rinnovati; sono stati appostati in finanziaria soldi inadeguati, molti sono precari e nessuno si occupa di stabilizzarli e, nonostante gli impegni assunti a voce dal Ministro Madia, non riguardano le forze dell'ordine, le forze di sicurezza.

  PRESIDENTE. Concluda.

  EDMONDO CIRIELLI. E soprattutto – concludo – ci sono ambienti, come i vigili del fuoco, che sono discriminati all'interno del comparto. Cosa intende fare il Governo ?

  PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevoli deputati, rispondo all'interrogazione in luogo del Ministro Minniti, che è impossibilitato a intervenire.
  Consentitemi di esordire esprimendo l'apprezzamento e la gratitudine del Governo alle forze di Polizia, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e a tutti gli attori della Protezione civile per la professionalità dimostrata e per l'impegno profuso nei recenti eventi emergenziali, oltre che nei servizi che quotidianamente assicurano alla cittadinanza. Nonostante un periodo di crisi economica particolarmente significativo, che ha determinato l'esigenza di provvedimenti di razionalizzazione della spesa pubblica, non è mai venuta meno la consapevolezza politica della priorità dei temi della sicurezza e di coloro che ne sono interpreti. Le leggi di stabilità e le normative di settore adottate negli ultimi tre anni hanno infatti determinato un consistente incremento degli stanziamenti in favore delle forze di Polizia Pag. 17e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dalle spese di funzionamento e per gli investimenti a quelle per le assunzioni, per il miglioramento del trattamento economico del personale, comprese le risorse per il rinnovo dei contratti e per il riordino delle carriere, nonché la conferma del bonus di 80 euro per l'anno in corso.
  Il Governo intende proseguire nel percorso descritto, e infatti l'attuazione della delega contenuta nella legge n. 124 del 2015, concernente il riordino delle carriere delle forze di Polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, cui si sta lavorando in questi giorni, consentirà di valorizzare ulteriormente la professionalità e il merito del personale in questione, attraverso misure di carattere ordinamentale ed economico, collegate anche all'impiego in contesti emergenziali. Gli interventi in via di adozione si inseriscono in un più ampio e organico disegno di razionalizzazione e ammodernamento del dispositivo nazionale di sicurezza, finalizzato a migliorare gli standard dei servizi resi alla collettività.
  Quanto alla corresponsione di remunerazioni aggiuntive al personale esposto a rischio in occasione di calamità o di eventi similari, evidenzio che le ordinanze adottate dal capo della Protezione civile per fare fronte ai recenti eventi sismici hanno previsto la concessione di speciali indennità operative integrative nei riguardi delle varie figure professionali coinvolte e finalizzate a riconoscere l'impegno continuativamente profuso. Gli ordinamenti e le forze di Polizia prevedono comunque, in linea generale, la possibilità di riconoscimenti premiali da conferire in base a determinati parametri di valutazione (oggettiva pericolosità del servizio, contesto geografico e ambientale, determinazione e spirito d'iniziativa). A mero titolo esemplificativo, segnalo che per quanto riguarda il solo personale della Polizia di Stato, distintosi in occasione dei predetti eventi sismici, sono state formulate oltre 260 proposte premiali.

  PRESIDENTE. Il deputato Cirielli ha facoltà di replicare.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Ministra, io la ringrazio, e ovviamente mi fa piacere la sua risposta. Come diciamo sempre, noi di Fratelli d'Italia siamo un'opposizione patriottica, quindi non abbiamo un atteggiamento pregiudiziale contro questo Governo. È un Governo nuovo, si appresta a fare delle cose, che lei ci ha dichiarato. Non abbiamo motivo di dubitarne, anche se la maggioranza che sostiene questo Governo è la stessa che in questi anni non ha fatto sostanzialmente passi in avanti: i contratti non sono stati rinnovati, sulla specialità delle forze dell'ordine nulla è stato fatto, perché l'appostamento per il rinnovo dei contratti è stato fatto per tutto il pubblico impiego, quindi non sappiamo cosa effettivamente poi andrà alle forze dell'ordine. I vigili del fuoco, come le ho detto, non sono stati riallineati. Oggettivamente, per il passato questa maggioranza ha espresso assolutamente un disprezzo e una noncuranza delle forze dell'ordine e di questo comparto. Ovviamente c’è un nuovo Governo, lei ci ha detto delle cose; la conosco anche personalmente, so della sua serietà e, quindi, non abbiamo nessun motivo per pensare che, anche in questo scorcio di legislatura, non verrà fatto tutto quello che è necessario, quello che lei ha detto. Noi vigileremo.
  Ovviamente mi permetta di ricordare da ultimo il grave affronto che ha subìto l'Italia. Noi abbiamo avuto due poliziotti che hanno rischiato la vita, facendo per carità il loro dovere, ma nel loro dovere (è importante ricordarlo ai cittadini) non c’è un prezzo che tenga, quello di rischiare la vita; e soltanto per loro idee politiche sono stati addirittura censurati da un Governo straniero.
  Tutto sommato il Capo della polizia ha risposto in maniera anche adeguata a questa scorrettezza da parte dei nostri alleati; però ci saremmo aspettati anche un intervento adeguato dalla parte politica, quindi dal Governo, a tutela dei nostri uomini delle forze dell'ordine, che rischiano ogni giorno per la nostra sicurezza e per la nostra libertà.

Pag. 18

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,30 per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta in relazione al decreto-legge recante proroga e definizione di termini.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Alli, Baruffi, Bonafede, Franco Bordo, Michele Bordo, Bratti, Brunetta, Cariello, Caruso, Caso, Cenni, Covello, Dellai, Di Gioia, Donati, Fantinati, Fauttilli, Fava, Fedriga, Ferranti, Ferrara, Fico, Fontanelli, Fraccaro, Garofani, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Lorenzo Guerini, Guerra, Lauricella, Locatelli, Losacco, Lupi, Monaco, Mongiello, Pastorelli, Pes, Picchi, Piepoli, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Senaldi, Sorial, Speranza, Tabacci, Terzoni, Tidei, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoventotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2630 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l'esercizio di deleghe legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 4304) (ore 16,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4304: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244, recante proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l'esercizio di deleghe legislative.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni identico a quello approvato dal Senato (Vedi l'allegato A – A.C. 4304).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4304)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. La componente che rappresento voterà «no» alla fiducia su questo decreto. È l'ennesimo decreto «milleproroghe»; all'inizio del varo di questo metodo tanti anni fa da parte dei vari Governi, che è stato reiterato negli anni, questo decreto non aveva un numero consistente di proroghe, però, signora Presidente, adesso mi accorgo che anno dopo anno veramente arriviamo a mille proroghe. Un decreto che è stato battezzato come «follia legislativa» dagli esperti: presenta duecento commi, veramente un'enormità, incomprensibili. Le schede di lettura sono 350 pagine, la Ragioneria generale dello Stato per la prima volta fa una relazione tecnica di 62 pagine rispetto a un semplice decreto d'urgenza che doveva rappresentare comunque Pag. 19una anomalia nel nostro sistema e nella nostra filiera istituzionale costituita da Stato, regioni, comuni, ciò che è rimasto delle provincie, aree metropolitane e quant'altro. È lo specchio delle inefficienze, lo specchio che consiste in una parte magna, veramente grande del perché nel nostro Paese non si riesce ad avere la possibilità di una crescita quanto meno pari a quella della zona euro. Ora davanti a una situazione di questo genere a me, signora Presidente, spiace anche perché poi, nel contesto dello stesso medesimo decreto si richiama anche l'attenzione da parte del Capo dello Stato rispetto a quelli che sono i contenuti del decreto perché non è un decreto di sole proroghe, che pure – ripeto – è un'anomalia incredibile, ma noi abbiamo riscontrato – purtroppo il Parlamento in questo caso ha peggiorato il decreto – anche una serie di anomalie intervenute da parte del Senato in cui vengono introdotte altre materie estranee alle proroghe. Quindi io penso che già questo, insieme all'uso veramente smisurato dei decreti-legge e delle fiducie sia gravissimo perché è vero che il monocameralismo, così come previsto dalla riforma non è passato, ma di fatto continuamente e reiteratamente in questa legislatura una delle due Camere – sono situazioni di alternanza – viene completamente espropriata perché noi siamo nella condizione di non poter fare nessun tipo di modifica a questo decreto che, secondo me, determina anche situazioni abbastanza conflittuali, vedi le norme sulla situazione degli ambulanti, vedi le norme sulla situazione dei taxi, sul trasporto in genere e quant'altro, che hanno determinato una serie di situazioni poco chiare da questo punto di vista.
  E poi soprattutto noi siamo quasi sotto una nuova procedura di infrazione per deficit eccessivo. Attenzione alle 62 pagine, signora Presidente. Questo glielo trasferisco perché con la sua autorevolezza possa approfondire in maniera pregnante quello che è scritto in queste 62 pagine; poi non ce la possiamo prendere con la Commissione europea o con l'Unione europea se ci richiama continuamente perché qui si aumenta anche in maniera considerevole la spesa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Noi Socialisti voteremo la fiducia al Governo, ma ancora una volta non possiamo fare a meno di esprimere il nostro rammarico, come abbiamo fatto più volte, per l'ennesimo ricorso a questo strumento. Il decreto «milleproroghe» è un provvedimento che avrebbe richiesto un ampio dibattito da parte di tutti e due i rami del Parlamento; ci troviamo invece costretti dai tempi a votare ancora una volta un testo blindato. Capiamo l'urgenza – come ci ha detto ieri la Ministra Finocchiaro, il decreto scade martedì – ma non possiamo almeno non esprimere il nostro disagio. Altrettanto non possiamo non denunciare, ma certamente in modo più vibrato, quanto è avvenuto in questi giorni nella capitale con manifestazioni che sono andate molto al di là del legittimo diritto alla protesta perché una parte della categoria dei protestatari non ha esitato a ricorrere anche a mezzi violenti per far sentire le proprie ragioni. E non possiamo non notare che ci sono forze politiche sempre pronte a sostenere la libera concorrenza o i diritti di cittadini e cittadine che in queste occasioni si sono schierati a fianco di una categoria di poche migliaia di persone dimenticando gli interessi di decine di milioni di persone. In questo decreto ci sono molti elementi positivi, a cominciare dalle agevolazioni per le popolazioni vittime del terremoto, e alcune cose che andavano cambiate, come la norma che potrebbe bloccare i flixbus, il trasporto di bus low cost interregionali, utilizzati da centinaia di migliaia di persone a prezzi concorrenziali, o come il mancato riconoscimento del ruolo dei vigili del fuoco, questi eroi che invochiamo durante le catastrofi e che hanno stipendi di gran lunga inferiori alle altre forze dell'ordine.Pag. 20
  Infine, tra gli elementi positivi che ci sono, vorrei sottolinearne uno, forse non il più importante ma qualificante: la proroga alla convenzione con Radio Radicale. Si tratta di un vero e proprio servizio pubblico, forse l'unico privo di qualsiasi forma di pubblicità che offre spazio e voce a tutte le forze politiche e mette a disposizione un prezioso archivio. Un'impostazione che ci auguriamo verrà mantenuta anche in futuro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Murgia. Ne ha facoltà.

  BRUNO MURGIA. Grazie, signor Presidente e colleghi, grazie. Anche noi rimarchiamo ancora una volta l'abuso da parte del Governo del decreto-legge, che diventa qualcosa che va un po’ al di là delle norme di democrazia e del dibattito parlamentare. Infatti non esiste un confronto politico, vengono cancellati gli emendamenti, si salvano solo gli ordini del giorno e, come diceva qualche vecchio politico, un ordine del giorno non si nega a nessuno. Quindi in realtà queste dichiarazioni fanno un po’ parte di uno schema politico più vicino al teatrino, eppure il cosiddetto «milleproroghe» offre parecchi elementi di discussione perché tocca molte questioni rilevanti economiche, sociali e culturali, però nessuna di queste è stata compiutamente affrontata, se non alcune – ci tornerò dopo – che nascono da manifestazioni che si sono tenute fuori da quest'Aula e per alcune norme capestro che il Governo ha imposto.
  Quindi, alcune norme sono utili, altre certamente non sono utili, altre sono delle concessioni a questo o a quel gruppo di pressione. Quindi, non è un'azione né univoca né coordinata. Alcune di queste norme sono molto attese e vanno incontro alla richiesta di semplificazione di alcuni adempimenti tributari; per esempio, l'accordo tra fisco e bilanci, lo «spesometro» semestrale e l'addio alla comunicazione dei beni e soci. Ma è anche l'occasione per introdurre correttivi che non avevano trovato posto nell'approvazione dell'ultima legge di bilancio che, ricordiamo, arrivò blindata dal Senato dopo l'esito del referendum del 4 dicembre. Dobbiamo, quindi, renderci conto che non può esistere solo la certezza della pena ma occorre anche la certezza della norma. Quindi, ci troviamo di fronte a un decreto-legge, nel quale si tratta uno svariato numero di materie, che fa perdere la cognizione del complesso e del sistema e anche questa, per noi, è una stortura dell'iter normativo. Se si vogliono fare le leggi, le leggi si fanno qui e le leggi devono essere applicate; se non le si vuole applicare, si fa a meno di approvare una legge.
  Alcune norme, come detto, sono disomogenee e anche un po’ pericolose. Per esempio, c’è la norma che riguarda la normativa antincendio nelle scuole. Signori colleghi, significa che vogliamo far continuare ad andare i nostri ragazzi negli edifici scolastici in una situazione di pericolosità. Non possiamo fare assolutamente ciò, perché il diritto allo studio deve poter essere fruito in condizioni di sicurezza. E poi ci sono veri e propri obbrobri giuridici, alcuni introdotti con l'approvazione di specifici emendamenti della maggioranza in prima lettura, primo fra tutti la proroga, al 31 dicembre 2017, del termine per l'emanazione del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti finalizzato a impedire le pratiche di esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio di noleggio con conducente. Sono norme che hanno scatenato le proteste di questi giorni. Sono giuste queste norme, sono sacrosante ? Noi pensiamo che si debba proteggere il lavoro reale, il lavoro vero. Questa è la missione di un movimento di destra radicato nel territorio, nel mondo del lavoro e dell'impresa. Sappiamo anche – ed è oggetto del dibattito di queste ore – che nel trasporto locale, come in molti campi dell'iniziativa privata e come nei servizi per il cittadino, nascono nuove esigenze. Questo è normale. Noi siamo per l'intrapresa privata, ma in un ambito di regole chiare e precise per tutti. Non possono esserci oasi di privilegio per questo o per quell'altro gruppo. È qualcosa Pag. 21che l'Italia non può più permettersi e una destra come la nostra, che ambisce al Governo, vuole mettere in pratica.
  Sono anche importanti le norme sul commercio ambulante. Le attività economiche non possono continuare ad operare in un quadro di incertezza legislativa che non consente loro di programmare in maniera serena il futuro delle attività stesse e delle migliaia di famiglie che lavorano. Siamo, quindi, categoricamente contrari a rimettere a bando tutte le concessioni, con la prospettiva che fondi di investimento e multinazionali arrivino a occupare i banchi, i chioschi e le nostre piazze in Italia.
  Di fronte a una situazione di questo tipo ci troviamo a dover rimarcare, in conclusione, quanto abbiamo sempre detto nel corso di questa legislatura. In primo luogo, il Governo utilizza per l'ennesima volta lo strumento della decretazione d'urgenza in modo improprio, togliendo al Parlamento le sue legittime prerogative. Si tratta, quindi, di un provvedimento disomogeneo ed è esattamente l'opposto di ciò che dovrebbe essere un decreto-legge, che dovrebbe mirare a interventi e a misure urgenti su singole materie. Nel provvedimento, infatti, ci sono norme transitorie, temporanee e sperimentali di mere proroghe, un vero e proprio conflitto e una contraddizione con l'esigenza di stabilità, di certezza e di semplificazione della legislazione.
  Per questi motivi, Fratelli d'Italia voterà contro la fiducia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare la parola al prossimo iscritto a parlare per dichiarazioni di voto, voglio informarvi che sta assistendo ai nostri lavori una delegazione dell'Assemblea della Repubblica del Mozambico, cui rivolgo il mio saluto anche a nome di tutta l'Assemblea (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, signora Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo Scelta Civica – ALA non voterà questa fiducia sull'ennesimo provvedimento d'urgenza in materia di proroga e definizione di termini, chiamato nel lessico parlamentare «il decreto milleproroghe».
  Siamo convinti, infatti, che nonostante il testo affronti questioni sociali ed economiche importanti per la vita dei cittadini e delle imprese, il provvedimento nel suo complesso rappresenta un gruppo di interventi disorganici e disomogenei che non si assumono la responsabilità di affrontare, in maniera strutturale e definitiva, una serie di problematiche della vita del Paese. Penso ad esempio – ed è agli occhi di tutti in questi giorni – alla vicenda della regolamentazione delle licenze dei taxi, la cui categoria subisce la concorrenza di improvvisati del ramo. La norma, contenuta nel decreto «milleproroghe», invece di affrontare la vicenda in maniera chiara e con termini per la definizione di un quadro regolatorio a favore delle categorie interessate, non fa altro che spostare ancora in avanti i termini per la definizione.
  Noi riteniamo, appunto, che la protesta dei tassisti sia inaccettabile per come è stata svolta, ma comunque il rapporto tra mercato regolamentato e liberalizzazioni non può essere gestito a colpi di emendamenti, soprattutto galeotti o notturni. Uno Stato serio, che non consente che le licenze amministrative pubbliche possano essere oggetto di compravendita tra privati, diventa serio dal momento in cui riconosce gli errori, riconosce a quelle licenze un prezzo ufficiale e poi decide se rendere meno regolato il mercato ma, soprattutto, un settore in maniera definitiva e articolata e non, invece, come è stato fatto. Ripensiamo, per esempio, alla norma che riguarda l'ennesima proroga antincendio per le strutture turistico-alberghiere, congelata addirittura da 13 anni. Pensiamo, invece, agli alberghi che hanno sostenuto spese enormi per garantire sicurezza e hanno chiuso mentre altri, Pag. 22che non hanno ottemperato grazie a queste proroghe, proseguono imperterriti la propria attività.
  Inoltre, ci sono proroghe a dir poco preoccupanti come, ad esempio, quella del termine per l'adeguamento delle scuole alla normativa antincendio, che viene ancora una volta rimandato. Qui si parla della messa in sicurezza di 42 mila edifici scolastici italiani e il paradosso è che stiamo parlando dell'applicazione di regole che risalgono al 1992, le cui continue e sistematiche proroghe hanno vanificato, in tutti questi anni, ogni tentativo di regolamentare in maniera stabile e duratura le norme che riguardano il settore. Pertanto, anche in questo caso non si è fatto altro che rinviare nuovamente la messa a norma degli edifici al 31 dicembre prossimo (insomma, la proroga della proroga). Eppure, la sicurezza di alunni e insegnanti dovrebbe rappresentare la priorità delle priorità per lo Stato, come più volte detto da tanti Governi compreso anche questo.
  Potrei continuare elencando ancora altre e ulteriori disposizioni che spostano di un anno i termini di osservanza di norme che riguardano problemi e questioni inerenti allo sviluppo economico del Paese, sia in ambito pubblico sia privato, che lasciano nell'incertezza tante imprese e lavoratori che attendono da anni soprattutto la certezza delle norme che riguardano la loro attività professionale, anche al fine di poter pianificare un piano di investimenti o di programmazione per la propria azienda ma che invece, a causa della carenza complessiva del comparto normativo esistente, continuano a lavorare nella più totale insicurezza del domani. Pensiamo agli ambulanti. Non si affronta il vero problema, che è, come diciamo da troppo tempo, l'errata applicazione ad una categoria della «direttiva Bolkestein». Si tratta, infatti, di una categoria che non deve rientrarvi. Si guarda, invece, all'ulteriore proroga delle concessioni in essere e si chiede, al contempo e nello stesso provvedimento, che entro la stessa data di proroga i comuni debbano emanare i bandi per assegnare nuove concessioni. Allora, ci sono due dichiarazioni assolutamente contrastanti: da una parte, l'indicazione di una proroga; dall'altra parte, invece, l'obbligo per i comuni di emanare bandi, con conseguenze esattamente in contrasto tra di loro. Insomma, è un sistema legislativo, quello di oggi, che è diventato solo un modo per dilazionare la soluzione dei problemi.
  Aggiungo ancora che la presenza di queste disposizioni, che perpetuando una lunga catena di proroghe si sono susseguite ininterrottamente per anni, si presta a più di una perplessità, soprattutto quando investe alcune discipline che la Corte costituzionale ha giudicato legittime proprio perché aventi natura transitoria. Allora, spostare in avanti questi termini rende queste norme sempre meno transitorie.
  Inoltre, le disposizioni che intervengono a prorogare il termine per l'adozione di provvedimenti applicativi di norme reiterate e preesistenti, come dicevo poc'anzi, portano a interrogarsi sulle ragioni per cui tali norme, pur vigenti da tempo, non abbiano mai trovato attuazione. Allo stesso modo, non posso non evidenziare l'impossibilità da parte di questo ramo del Parlamento – ed è stato già detto da qualche altra collega – di esaminare con i tempi necessari le misure previste da questo decreto.
  Siamo di fronte, pertanto colleghi, ad un decreto-legge insoddisfacente, che persiste in una prassi legislativa sbagliata e improduttiva della reiterazione e nel quale si affrontano, in maniera assolutamente provvisoria, i temi più disparati, che vanno dalle assunzioni, dall'organizzazione del funzionamento della pubblica amministrazione, all'elezione dei consigli dell'Ordine psicologi, alle prestazioni assistenziali in favore dei malati di mesotelioma, alle disposizioni per il settore cinematografico e audiovisivo. Tutti settori e parti che da sempre chiedono a questo Parlamento di affrontare in maniera organica e complessiva i loro problemi. Noi invece di dare le risposte che diano sicurezza a questi comparti, non facciamo altro che ulteriormente prorogarli. Infatti, anche quest'anno, abbiamo assistito a proroghe disparate Pag. 23che investono i più diversi settori: pubblica amministrazione, lavoro, politiche sociali, istruzione, università e ricerca, competenze dei vari Ministeri, dell'interno, della difesa, della giustizia, dello sviluppo economico, comunicazione, editoria, fino alla proroga dei temi relativi a interventi emergenziali, come quelli sul terremoto; insomma, quasi l'universo mondo. E questo proliferare di proroghe, come dicevo prima, è il segno più tangibile di un modo di legiferare caotico e insufficiente, molto lontano dalle necessità del Paese reale, dai problemi quotidiani che devono affrontare i nostri cittadini e le nostre imprese, ma anche gli amministratori locali.
  Vorrei ricordare, per esempio, al Governo e all'Assemblea (noi stessi ci abbiamo lavorato per un anno), come da oltre un anno è fermo al Senato, in un binario che sembra morto, il testo del disegno di legge sulla concorrenza. Un provvedimento con il quale il Parlamento è in attesa di tradurre in legge le raccomandazioni che ogni anno l'Autorità garante per la concorrenza del mercato emette con l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli regolatori di carattere normativo-amministrativo rivolti all'apertura dei mercati, al fine di promuovere lo sviluppo della concorrenza e garantire la tutela dei consumatori. Ebbene, a nostro giudizio, molte delle disposizioni contenute in questo decreto che riguardano i contratti di lavoro, il trasporto pubblico locale, le concessioni del demanio marittimo ed altre questioni che concernono lo sviluppo dell'economia e del lavoro nel nostro Paese, sarebbero dovute essere strutturalmente regolamentate in quel provvedimento, nel disegno di legge sulla concorrenza. Noi, invece di portare avanti quel disegno di legge che probabilmente avrebbe eliminato tante delle proroghe contenute in questo provvedimento, abbiamo preferito, ad oggi, lasciare di là il provvedimento. Di fatto, a nostro avviso, la fiducia posta su questo provvedimento, col quale si decide di interrompere il dibattito, pena la decadenza del decreto che scade il prossimo 28 febbraio, oltre che sbagliata nel metodo è inaccettabile nel merito e trascina inesorabilmente in avanti nel tempo i problemi, rimandando alla prossima volta l'affrontare delle questioni irrisolte del Paese.
  A nostro avviso, questo provvedimento, in realtà, rappresenta una congerie di misure particolari che, al contrario, con ogni probabilità, complicheranno anche in quest'occasione la vita dei cittadini, introducendo cambiamenti e rinvii, ad esempio in materia fiscale, fuori tempo massimo. Aggiungo, inoltre, il non essere riusciti a definire, una volta per tutte, l'operatività della gestione commissariale per la definitiva chiusura degli interventi per la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 1980. Sono 37 anni che portiamo avanti questo discorso e questo, dispiace dirlo, vuol dire non essere riusciti neanche a migliorare e riformare la qualità e l'efficacia del nostro sistema legislativo. Ma d'altronde sappiamo anche cosa è successo il 4 dicembre.
  È un sistema che non possiamo più accettare, sebbene venga ormai considerato una prassi consolidata nel modo di operare; certamente non si può fare di quella che è una grave stortura una regola. A ciò concorre, come dicevo in precedenza, anche l'imposizione dei termini temporali insufficienti per l'esame del provvedimento e per l'attività emendativa da parte di noi deputati, precludendoci un approfondimento consapevole nel valutare, con i tempi necessari, le norme contenute nel testo.
  Per questa considerazione noi di ALA Scelta Civica voteremo contro questa ennesima fiducia posta dal Governo sul «milleproroghe» che rappresenta, di per se stesso, l'emblema di un sistema normativo che non riesce mai a essere puntuale nell'adempimento degli obblighi previsti dalla legge, come peraltro unanimemente riconosciuto in questa sede, nel dibattito, da tutte le forze parlamentari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, il cosiddetto «milleproroghe» è un frutto Pag. 24di stagione come il panettone, come la nebbia in Val Padana, un evento inevitabile che succede sempre ad ogni fine anno. E non solo succede l'evento, anche il termine è entrato nel nostro lessico, al punto che una sentenza della Corte costituzionale l'ha consacrato al nostro uso: nella sentenza n. 22 del 2012 la Corte costituzionale ha fatto presente che i cosiddetti «decreti milleproroghe», e cito testualmente: «con cadenza annuale vengono convertiti in legge dalle Camere. Sebbene attengano ad ambiti materiali diversi ed eterogenei, devono obbedire alla ratio unitaria di intervenire con urgenza sulla scadenza di termini, il cui decorso sarebbe dannoso per interessi ritenuti rilevanti dal Governo e dal Parlamento». Ecco, questa sentenza, che ripeto consacra il termine, consacra anche la prassi: si dà per scontato che ad ogni anno, a ogni fine anno, il Governo debba intervenire per evitare che norme, la cui applicazione è stata differita nel tempo, oppure la cui mancata applicazione è stata differita nel tempo, continuino ad operare o a non operare i loro effetti, perché la situazione inversa sarebbe dannosa.
  Ogni anno noi leggiamo un elenco di vicende veramente strabilianti. Quest'anno apprendiamo, ad esempio, che su un tema piuttosto rilevante per la finanza pubblica, come la gestione della retribuzione dei farmaci che vengono distribuiti dal Servizio sanitario nazionale, quattro anni non sono bastati. La legge del 2012, che non ha trovato applicazione nel 2013, 2014, 2015 e nel 2016, è differita naturalmente al 2018 perché si stabilisce che non trova applicazione neanche nel 2017. Così i concorsi ritenuti importantissimi per sopperire alle carenze di personale conseguente all'applicazione nel nostro Paese della famosa norma comunitaria sul divieto di superare un certo numero di ore di lavoro settimanale anche per gli operatori del settore sanitario (norma che era stata disapplicata per anni e che è stata recepita nel nostro ordinamento e che avrebbe dovuto avere immediatamente l'effetto di porre rimedio alle inevitabili carenze d'organico), questa norma, sarà differita in parte al 31 dicembre 2017, in parte al 31 dicembre 2018, il che significa che sarà applicata nel 2019.
  L'elenco potrebbe continuare all'infinito, ma mi soffermo solo su una questione che riguarda la raccolta rifiuti e su una norma piuttosto cogente emanata nel 2006: anche nel 2017 in materia di controllo sulla filiera di rifiuti, dopo undici anni, continuerà a non trovare applicazione. Siamo di fronte a eventi di questo genere, che quest'anno hanno anche avuto un'ulteriore evidenza pubblica con la protesta dei tassisti che ha bloccato le maggiori città per giorni e giorni, e che ieri si è tradotta anche in una manifestazione piuttosto vivace, a qualche tratti violenta (magari anche eccessiva rispetto agli interessi in gioco). Si tratta pur sempre di una manifestazione che contesta l'ennesima proroga di una norma emanata nel 2008 che non è mai stata applicata e che questo Parlamento anziché abrogare ha ritenuto che potesse essere utile ancora disapplicare per un anno. Poi, a volte, anche le cose fatte con intenzioni non buone possono produrre effetti meno malvagi del previsto: pare che il Governo finalmente abbia pensato di ridisciplinare integralmente la materia nei prossimi giorni. Dico «finalmente», perché si tratta di un tentativo di codifica espletato nel 2008 e mai applicato perché ritenuto improprio. La legge precedente risale al 1992: credo che le tematiche del trasporto pubblico dal 1992 ad oggi, negli ultimi 25 anni, si siano talmente modificate che anche figure antiche come quelle delle auto di noleggio o dei taxi debbano essere disciplinate in modo più adeguato alle necessità di oggi.
  Allora questa ricorrenza triste è un atto di accusa nei confronti di chi ? Secondo me è un atto di accusa nei confronti della qualità delle nostre leggi, è un atto di accusa sulla iperlegificazione.
  Noi abbiamo senza dubbio un eccesso di norme che continuiamo ad alimentare a ritmi forsennati, norme che però spesso sono destinate per loro natura a cadere nel vuoto, perché mal pensate, mal scritte, incomprensibili, contraddittorie.Pag. 25
  È bene che questo Parlamento si confronti con questa sistematica ricorrente necessità di differire l'applicazione delle norme, che è di per sé una condanna palese di una tecnica normativa inadeguata, sulla quale quest'Aula, prima di qualsiasi altra autorità, prima ancora del Governo, quest'Aula dovrebbe riflettere ogni volta che è costretta ad affrontare gli argomenti che abbiamo oggi.
  Io credo che il problema oggi non sia quello della appropriatezza o non appropriatezza del ricorso alla fiducia.
  Più volte abbiamo lamentato, pur sostenendo il Governo, un eccesso della decretazione d'urgenza e poi un conseguente eccesso del ricorso al voto di fiducia per tutelare i provvedimenti oggetto di decretazione d'urgenza.
  Questa volta però, ecco, la fiducia è inevitabilmente necessaria.
  Il Senato, per uno dei tanti difetti che hanno le assemblee parlamentari, ha impiegato un tempo eccessivo, il decreto è arrivato qui alla vigilia della sua scadenza: è semplicemente indispensabile approvarlo, indispensabile perché i danni che deriverebbero al Paese dalla mancata approvazione sono certamente più gravi del vulnus di questo reiterato ricorso al voto di fiducia.
  Si tratta per una volta di una fiducia tecnica, che il nostro gruppo ritiene ahimè giustificata, assolutamente ineludibile, e alla quale risponderà con un necessitato «sì».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente, è bene – o anzi, male – è bene ricordare a questa Assemblea quando il Presidente Renzi – perché di fatto questo è il Governo Renzi, Governo ombra, perché fa ombra a se stesso questo Governo e quindi praticamente si può considerare ancora un Governo Renzi – quando partì, lui girava per le strade e diceva: «Io non ho bisogno della scorta, perché la scorta è la gente».
  Siamo a tre anni da questa sua involuzione; fino a ieri abbiamo visto cosa faceva la gente: la gente è andata sotto il suo partito, gli ha lanciato le bombe carta alla sede del suo partito, perché con le leggi che voi fate e soprattutto con questo provvedimento, quel feeling con i cittadini e con gli elettori non c’è più.
  C’è una completa trasformazione, una completa trasformazione di quello che era lo storytelling di questo Governo, completamente oramai avulso dalla realtà e avulso dal consenso e dalla legittimazione, una maggioranza dilaniata, che però tiene in ostaggio il Paese.
  Tutto questo vostro fermento, che non si capisce se è un teatrino o se è reale, porta comunque allo stallo, allo stallo economico, allo stallo produttivo, allo stallo imprenditoriale, allo stallo politico di questo Paese e la fotografia di quest'Aula deserta a una fiducia, l'ennesima fiducia a questo Governo, ne è la plastica rappresentatività, è la plastica rappresentazione di quanto neanche probabilmente ai gruppi di maggioranza interessi la sopravvivenza del Governo, se non forse solo la sopravvivenza della legislatura e del posto che si ricopre.
  Gentiloni, come dicevo prima, il Presidente Gentiloni sembra l'ombra, un Governo ombra, sembra l'ombra di se stesso e addirittura sopravvive proprio perché non parla. Durante tutto il dibattito che è emerso all'interno del partito che rappresenta, lui ha trovato la via migliore per poter resistere, che è quella di stare zitto, di non dire niente, di fare come dicevo prima appunto l'ombra, rendere silente la sua azione o silenziare il Parlamento attraverso la questione di fiducia.
  L'importante è che ci sia silenzio, perché altrimenti il Governo cade, se dovesse appunto prendere una posizione.
  Un Governo che, oltre che essere succube delle mille correnti del Partito Democratico, è succube anche dell'Europa: è notizia di oggi l'eventuale molto probabile commissariamento del Paese, a fronte appunto delle leggi di bilancio, delle finanziarie che voi avete votato da 3 anni a Pag. 26questa parte, che hanno fatto di tutto tranne che mettere a posto i conti del Paese.
  Si dovrà fare una manovra di 3,4-3,5 miliardi entro breve.
  Oggi c’è la bocciatura del debito italiano, la bocciatura delle finanziarie, la bocciatura delle vostre manovre economiche e solo grazie a una presa di posizione politica, non certamente tecnica: è quella con la quale vi hanno traslato la possibilità di fare questo intervento a tre mesi, verso appunto ad aprile e non farla oggi.
  Però è chiaro che questo è un semaforo rosso non al Governo attuale, oltre che al Governo attuale, ma a tutte le politiche che voi da quattro anni a questa parte – cinque anni, perché vi metto dentro anche tutto il periodo di Monti, perché Monti stava in piedi con i vostri voti, non certo con i voti di questa minoranza – voi avete di fatto messo in difficoltà il Paese, avete piegato le casse dello Stato a fronte di mance elettorali, che poi tra l'altro non sono neanche riuscite ad ottenere il risultato.
  E in tutto questo marasma, il leader di questa maggioranza cosa fa ? Prende e va in villeggiatura in California, così, sognando la California, in una via di mezzo fra la canzone dei Dik Dik e quel film di Carlo Vanzina, e va là dicendo che vuole andare a vedere un Paese dove c’è crescita, dove c’è lavoro, dove lì sì che sanno che cosa si fa e come si fa ad aggredire il futuro.
  Ma ricordo a Renzi che lì, tre mesi fa, ha vinto Trump, non ha vinto la Clinton, che lui è andato là a sostenere o comunque ha cercato di appoggiare (tra l'altro, appena hanno saputo che andava negli Stati Uniti, hanno iniziato a toccare ferro, perché porta una sfortuna micidiale Renzi) e tra l'altro, appunto, va là a sostenere, a recepire quelle politiche che qui non vengono attuate dal Partito Democratico, non vengono attuate da questo Governo, che sono quelle della difesa dei confini, quelle della difesa dell'imprenditorialità autoctona, quella del voler trattenere l'industria e evitare le delocalizzazioni e quella di lottare contro la globalizzazione, quella di lottare contro l'immigrazione clandestina e quella di collaborare anche con la Russia e quella di apporre dei dazi contro i prodotti che fanno dumping e distruggono i posti di lavoro in America.
  Sono tutte politiche che qui non vengono attuate. Qui si attua l'esatto contrario, questo Governo e questa maggioranza attuano politiche che sono l'esatto contrario di quello che oggi Renzi dice di andare a copiare, di andare ad imitare.
  E in più dice che la politica italiana litiga sul niente, andando anche a prendere in giro tutte quelle compagini che compongono il suo partito, come se il valore ideologico ideale fondante di un partito sia il niente, perché l’idem sentire che tiene insieme un movimento o un partito è il niente per lui, perché ovviamente pensa squisitamente a fare da stampella alle varie lobby che gli hanno fatto fare carriera.
  Invece io dico che qui si litiga sulle azioni che questo Governo e il suo Governo hanno fatto subire al Paese, un fallimento delle riforme. Questo Governo doveva essere nato e questa legislatura doveva nascere sulla volontà, sul compito e sulla missione di fare la riforma costituzionale.
  La riforma l'avete fatta: pasticciata, sbagliata, brutta, obbrobriosa, tanto che è stata bocciata dal 60 per cento dei cittadini.
  Avete fatto il Jobs Act, che per gli addetti ai lavori si chiama flop act, che ha portato solo disoccupazione, il 12 per cento di disoccupazione generale, il 40 per cento giovanile.
  Gli 80 euro sono l'esempio concreto del perché oggi, in Europa, ci dicono che dobbiamo fare una manovra, se no veniamo commissariati inizialmente solo sul bilancio e poi vediamo se facciamo la fine della Grecia, con l'arrivo della troika.
  Nel provvedimento si fa la proroga della scadenza della card giovani, un'altra bufala tremenda fatta da Renzi solo per scopi elettorali. La buona scuola, partorita da questo Governo e da questa maggioranza, che ha visto il più grande esodo di Pag. 27professori mai visto dal dopoguerra a oggi. La riforma della pubblica amministrazione, anche questa bocciata.
  Abbiamo l'aumento della pressione fiscale, che è arrivata quasi al 43 per cento sul PIL; il deficit aumentato fino ad arrivare al 2,4 per cento, contro le previsioni dell'1,5 per cento; la spesa pubblica, sotto la vostra gestione, è aumentata di più di 200 miliardi.
  Per non parlare poi dell'immigrazione clandestina, dell'immigrazione incontrollata, che è di fatto un'invasione.
  E quindi abbiamo anche tante altre perle all'interno del provvedimento, che certificano, proprio per vostra volontà, quanto è fallita l'idea nuova di organizzazione statale o politica dello Stato.
  L'esempio, uno degli esempi: la legge Delrio, che ha, di fatto, snaturato l'essenza stessa delle identità locali, attraverso la volontà di cancellare le istituzioni provinciali, poi fortunatamente salvate dal voto contrario sulla riforma costituzionale.
  Voi oggi prorogate le assunzioni a tempo determinato per le istituzioni provinciali, proprio perché capite che questo sistema così non regge, tanto che prorogate anche la possibilità di utilizzare i centri per l'impiego. Sono dei mini-esempi, che comunque danno il la di quanto siano fallimentari le vostre politiche, quando si calano nella realtà.
  Avete creato l'ANPAL, per la gestione delle politiche attive sul lavoro a livello centrale. Non si fa niente, non riesce a partire, i giovani non trovano lavoro, proprio perché questo sistema è saltato, perché bisognava tenerlo territoriale, e oggi prorogate, appunto, i centri per l'impiego.
  Il bonus maggiorenni ve l'ho già detto e poi c’è anche tutta la partita degli enti locali. A sei anni dalla legge che istituiva l'obbligo delle funzioni associate, di procedere ad agganciare e rendere associate le funzioni degli enti locali, voi fate la proroga, perché capite che non riuscite a stare sul pezzo, tanto che gli enti locali ora non hanno più soldi. Molte politiche del vostro Governo hanno apportato tagli agli enti locali, che non riescono più a dare soddisfazione neanche alla sistemazione degli asili, per renderli strutturalmente efficienti e con l'abitabilità e l'agibilità, tanto che prorogate, per esempio, il termine per la certificazione dell'antincendio.
  Quindi, un «no» vero, un «no» sentito, un «no» a questa vostra richiesta di fiducia, che porta alla volontà nostra di togliere il Paese, togliere i cittadini, dall'essere ostaggio delle vostre politiche, ostaggio delle vostre litigiosità, ostaggio della vostra incapacità di volere e di potere andare a elezioni immediate.
  Noi chiediamo, Presidente, che il Governo porti, come si suol dire, i libri in tribunale e dia la parola ai cittadini, per riuscire davvero a riportare in cammino un Paese, che ormai si è arenato su se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, signora Presidente. Noi, invece, voteremo la fiducia al Governo, anche su questo provvedimento, che è stato definito da molti tecnico, da molti atecnico, da molti un'accozzaglia, uno strumento dannoso. Io non faccio questa valutazione e, d'altronde, penso che, se i Governi, anche a guida Lega...

  PRESIDENTE. Meglio cambiare il microfono, perché c’è un suono di fondo, grazie.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Se lo hanno puntualmente riproposto alla fine dell'anno, come dicevo, i Governi passati, di qualsiasi colore politico, credo che un'utilità, anzi una necessità, di questo strumento ci sia. Ma non mi voglio attardare, dirò qualcosa alla fine sulle misure contenute nel testo, trattandosi di un voto di fiducia a cui noi aderiremo.
  In questa sede è mia volontà rivendicare, invece, con l'orgoglio il percorso seguito in questi anni e anche il sostegno all'attuale Governo Gentiloni. Penso che Pag. 28invece il complesso di riforme, messo in atto in questi anni dal Governo Renzi, sia un complesso di riforme che ha caratterizzato una svolta rispetto alla continuità dei decenni passati. Molte di queste riforme stanno dando anche in questo momento dei frutti fortemente positivi, che io credo siano sotto gli occhi di tutti. Dopodiché è chiaro che da parte della minoranza e dell'opposizione si mettano in risalto, invece, delle questioni che attengono naturalmente la bocciatura del referendum sulla riforma costituzionale, che è vero – non è possibile negarlo – costituiva per questa legislatura quasi una ragion d'essere.
  Così come si fa molto parlare – i colleghi prima di me si sono molto attardati su questo – anche sulle questioni del rapporto con l'Europa e del famigerato 0,2 per cento di PIL, che costituirebbe il gap tra l'indebitamento netto o tra il deficit programmato e concordato con l'Unione e quello che invece è il risultato del bilancio di previsione 2017.
  Adesso su questo dibattito voglio un po’ fermarmi, perché è, secondo me, uno degli elementi caratterizzanti dell'azione di questo Governo in questi anni ed è, secondo me, uno di quei temi, di quelle narrazioni, che costituiscono per il dibattito pubblico italiano un grosso alibi, ma spesso non centrato.
  Quello che stiamo conducendo con l'Europa, signora Presidente, è un negoziato che io ritengo nel massimo dell'ordinarietà. Non siamo il primo Paese che non rispetta le curve di adeguamento del deficit e dell'indebitamento netto. In questo momento ci sono altri grandi Paesi europei che, dal punto di vista della dinamica del deficit, hanno uno scostamento molto superiore al nostro, rispetto ai valori programmati. È chiaro che noi ci troviamo in una situazione di difficoltà ed è il tema di queste ore, perché in queste ore c’è una verifica sul tema della convergenza del debito. E il tema di queste ore è anche a Bruxelles, perché abbiamo un enorme debito pubblico, che non è imputabile a questo Governo o ai Governi di questi anni, ma è un'eredità storica di questo Paese, con cui naturalmente dobbiamo fare i conti.
  Ma io rivendico, come ho sempre rivendicato, che, dal 2009 in poi, i Governi che si sono succeduti di diverso colore – dal Governo Berlusconi, al Governo Monti, poi Letta, e adesso il Governo Renzi, Gentiloni –, hanno messo in atto, con una certa continuità dal punto di vista dei conti pubblici e soprattutto dal punto di vista delle dinamiche dell'indebitamento netto, una politica virtuosissima per il Paese, che si può paragonare con orgoglio virtuosamente a tutte le altre dinamiche degli altri Paesi europei, di moltissimi Paesi europei, forse, ad esclusione della Germania.
  È chiaro che questo ha provocato nel Paese, nei conti pubblici, nelle amministrazioni, nei cittadini, nelle imprese, delle difficoltà, che naturalmente oggi risentiamo tutte. Ma, nel momento in cui ci troviamo ad affrontare oggi, a febbraio 2017, un negoziato con la Commissione europea, sull'elasticità o sullo sforamento di 0,2 punti di deficit rispetto al percorso e agli obiettivi di medio termine che ci eravamo dati, io mi aspetterei che tutto il Paese, che tutto il Parlamento, sostenessero il Governo in questo negoziato. Anche perché abbiamo delle tirate di orecchie da soggetti politici, o soggetti partecipanti al pubblico dibattito, che la mattina ci rimproverano per il fatto che abbiamo affamato i comuni, perché non ci sono più soldi sul bilancio corrente, perché abbiamo bloccato il turnover da tanti anni, e poi il pomeriggio stesso ci rimproverano di non avere rispettato i conti con l'Unione europea, di avere scassato... Ebbene, insomma, delle due cose l'una: o si può essere per una politica espansiva, che tiene poco conto dei parametri di rigidità europea, oppure si sposa una politica di rigidità e, a questo punto, non ci sta l'altra questione.
  Quindi, quello per cui mi meraviglio, è che non ci sia da parte dell'intero Parlamento su questo punto, cioè sul negoziato per lo 0,2 di deficit, per i famosi 3,4 miliardi di euro, che io mi auguro Presidente Pag. 29non costituiscano l'oggetto di una manovra di entrata forte, che vada ancor di più a penalizzare portatori di interessi, imprese e famiglie, che purtroppo stanno già affrontando una crisi difficilissima, che non consente loro di accantonare ulteriori risorse da dare al fisco. Ma, dicevo, tutti noi siamo coscienti che questo percorso, almeno fino all'arrivo del Governo Renzi, ha portato delle difficoltà al Paese. Faccio sempre due esempi di macrovoci aggreganti del bilancio dello Stato: noi avevamo, nel 2008, 300 mila dipendenti pubblici in più, è calato di quasi 300 mila dipendenti il pubblico impiego, con una spesa che è, praticamente, sostanzialmente rimasta uguale dal 2008 ad oggi, considerando otto punti di inflazione, cioè siamo sui 168 miliardi. Non è cresciuto assolutamente, ed è chiaro che si tratta di un taglio lineare, perché noi non abbiamo licenziato nessuno. Abbiamo semplicemente bloccato tutti i meccanismi di turnover che c'erano nella pubblica amministrazione, e questo, inevitabilmente, ha portato a delle inefficienze, a degli scompensi.
  Ma ancora più grave, Presidente, è quello che abbiamo dovuto fare in termini di risparmio sulla spesa in conto capitale. Nel 2008 le pubbliche amministrazioni italiane spendevano in conto capitale circa 60 miliardi di euro, che erano già pochi allora; oggi spendiamo quasi la metà, e questo è chiaro che lo vediamo sulle nostre strade, sul nostro patrimonio pubblico, sulle nostre infrastrutture. Oggi abbiamo anche un'intera area del Paese in grandissima difficoltà, perché colpita dal combinato disposto di una serie di accadimenti, a cominciare dal terremoto, che ancora dura, agli eventi atmosferici terribili. E oggi, dopo quegli eventi atmosferici, infine la questione del dissesto idrogeologico. Ecco, da questo punto di vista, è chiaro che questo periodo di rigidità imposto dai partner europei, imposto dai nostri creditori, ha causato un impoverimento di tutta questa azione della pubblica amministrazione di cui oggi veramente ci sarebbe bisogno.
  Ma, da questo punto di vista, il Governo Renzi – ed è questo il motivo forte per cui noi rinnoviamo la fiducia – ha seguito questa impostazione seria e rigorosa, ma è il primo, il primo nella storia d'Italia, ma anche nella storia dell'Unione europea, che ha avuto il coraggio, invece, di invertire questa tendenza, di portare sul tavolo della Commissione anche argomenti che riguardassero la flessibilità e la crescita, e di realizzare quello che Juncker ieri stesso ci rinfacciava, ma ci rinfaccia tutti i giorni. Cosa ci dice il Presidente della Commissione ? Che l'Italia si lamenta, però ha avuto la possibilità di utilizzare 19 miliardi di flessibilità che questa Commissione le ha dato. Quindi, da questo punto di vista, credo che, anche in una discussione come questa – mi dispiace di non essermi potuto soffermare sugli aspetti puntuali del milleproroghe, che io ritengo uno strumento necessario di un'azione di governo – sia chiaro che i motivi per rinnovare la fiducia al Governo ci siano tutti, e noi voteremo questa fiducia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, signora Presidente. Oggi è all'esame dell'Assemblea il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 244 del 2016, recante proroghe e definizione di termini. Si tratta di un decreto che il Governo adotta con periodicità annuale per assicurare l'efficienza e l'efficacia dell'azione delle diverse amministrazioni interessate in presenza della scadenza di termini previsti da disposizioni di legge che si ritiene necessario spostare per consentire il raggiungimento di obiettivi meritevoli di tutela non raggiunti nei tempi prefissati.
  Il provvedimento, segnalando ancora una volta le difficoltà di un sistema che non riesce ad essere puntuale nell'adempimento degli obblighi previsti dalla legge, non rappresenta uno strumento per dare una soluzione ai diversi problemi legati alla mancata attuazione di norme di legge e per affrontare talune situazioni d'emergenza che si sono venute a creare nel corso degli ultimi mesi. Alcune questioni Pag. 30stanno sollevando forti criticità nell'opinione pubblica a causa di una visione miope e poco coraggiosa nell'affrontare i reali bisogni del Paese.
  Partiamo dal tema del lavoro: il milleproroghe interviene in materia certamente positiva sulla stabilizzazione del personale Istat a tempo determinato. Si tratta di un fatto positivo, ma ancora una volta, a fronte di un vuoto di programmazione che preveda il superamento strutturale della precarietà nelle pubbliche amministrazioni, si procede a prorogare i contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre 2019, augurandoci che questo sia l'ultimo, davvero l'ultimo, termine che si prevede. Ma, in fondo, forse noi siamo dei sognatori, forse Sinistra Italiana è un gruppo di sognatori, perché poi come pretendiamo di sistemare, di risolvere la questione della precarietà, quando, invece, abbiamo un Ministro, il Ministro Poletti, che – non dimentichiamolo, perché sembra che qui le cose, poi, passino con il tempo – nella sostanza ha detto che è meglio che i giovani, alcuni giovani, se ne vadano all'estero, perché risulterebbero un peso per questo Paese.
  Un discorso analogo si potrebbe fare per i vigili del fuoco, un Corpo la cui eroicità e dedizione al lavoro abbiamo apprezzato nel corso dei tragici eventi sismici e dell'emergenza neve negli scorsi mesi. Il provvedimento proroga le graduatorie vigenti, un fatto positivo, ma si segnala come il Governo poco abbia fatto in termini di stabilizzazione complessiva, nonostante una risoluzione approvata dalla Camera all'unanimità, che prevede di affrontare la questione dei vigili del fuoco discontinui, precari anche da dieci anni, che svolgono le stesse identiche mansioni e servizi dei vigili del fuoco assunti a tempo indeterminato. Ancora, proroga dell'adeguamento antincendio per asili nido, edifici scolastici e strutture turistiche-alberghiere.
  Questi sono tre temi nei quali le proroghe vengono adottate da circa 23 anni, andando contro tutte le direttive europee, ma sappiamo che questo Governo adotta le direttive europee a suo piacimento e, soprattutto, a sua convenienza. Ma andiamo avanti: come parlare, poi, degli interventi sul settore del trasporto pubblico non di linea, un danno a migliaia di lavoratori in un settore cruciale per le nostre città. Il diritto al trasporto in un Paese moderno è un diritto fondamentale: quando viene negato, in alcuni casi le conseguenze sono tragiche e cambiano le condizioni di vita materiali.
  Ho visto che quelle categorie hanno fatto dei passi in avanti straordinari rispetto ad atteggiamenti anche recenti, e non ho paura di dirlo, segnati dal corporativismo. Ripeto, hanno fatto dei passi straordinari, facendosi carico di problematiche come quelle nei confronti delle popolazioni disagiate e degli anziani. In sintonia con gli enti locali più virtuosi, queste categorie si sono fatte carico e praticano tali attività nei confronti degli anziani e disabili negli orari più difficili, ma tutte quelle promesse di tavoli al Ministero, incontri con le parti, sono state sistematicamente disattese, salvo infilare di notte emendamenti che vengono dalle grandi lobby. Conosciamo bene nomi e cognomi dei parlamentari che li firmano, ma sappiamo di chi sono quegli emendamenti: sono delle grandi lobby che non pagano le tasse nel nostro Paese, che non si fanno carico di quelle figure sociali che richiamavo prima.
  Mi riferisco, ad esempio, a Uber e al turboliberismo. Noi critichiamo l'Europa, che non è sociale, e a volte il Governo fa finta, così come l'ex Presidente del Consiglio, di mettere in discussione quell'Europa, ma è proprio in casi come questo che la si mette in discussione, quando si permette a un tessuto che fa parte del mondo del lavoro, come quello dei trasporti privati, di crescere facendosi carico anche di aspetti sociali, o quando non si contrasta la visione iperliberista della direttiva Bolkestein, che permette l'invasione da parte delle grandi multinazionali e consente loro di espiantare un tessuto commerciale caratterizzato anche dall'elemento locale.
  Ci auguriamo che il Ministro Delrio mantenga l'impegno assunto ieri in merito Pag. 31a questa situazione. Questo ci permetterebbe di essere credibili come istituzioni, ma noi ci aspettiamo anche un altro adempimento da parte del Ministro Delrio: la convocazione del tavolo, che più volte era stato promesso, ma le parti non sono mai state convocate, finalizzato ad affrontare tali tematiche in maniera organica insieme agli enti locali; altrimenti, a vincere saranno sempre i più forti.
  Ieri per questi temi si è chiesta una sospensione, non per avallare le violenze ma per condannarle. È vero, il Parlamento deve fare il suo lavoro, ma il lavoro del Parlamento è quello di dare delle risposte reali e concrete ai cittadini; ma siamo rimasti basiti onestamente dalle tempistiche citate dalla Ministra Finocchiaro, perché se andiamo indietro nel tempo dovremmo ricordare quali sono state le tempistiche, ad esempio, per la riforma costituzionale. La riforma costituzionale venne approvata in quest'Aula con una seduta fiume con un'Aula mezza vuota; per non parlare del Jobs Act, oppure della «buona scuola» approvata in fretta e furia. Quindi le tempistiche sollevate ieri dalla Ministra per me non sono altro che scuse: l'intento è quello di portare avanti una chiara linea politica che non condividiamo, in quanto non risponde alle richieste dei lavoratori.
  Con il «milleproroghe» così costruito stiamo calpestando, anzi state calpestando i diritti e bisogni di migliaia di lavoratori, che chiedono invece un quadro economico più attento alla protezione dei più deboli e meno ai vantaggi di un liberismo irrefrenabile, che sta danneggiando l'idea di un'Italia e di un'Europa più sociale, più giusta. Per questi motivi il gruppo di Sinistra Italiana voterà «no» alla questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Presidente, il gruppo di Forza Italia voterà contro questa fiducia ad un Governo che evidentemente sta dimostrando tutte le sue incapacità, anche con uno strumento che, come ricordava qualche collega anche della maggioranza, è uno strumento di prassi consolidata, il cosiddetto «fine anno», che affronta una serie di argomenti che hanno una rilevanza soprattutto di carattere ordinamentale, di necessità ed urgenza. Non ci stupisce il ricorso a questo strumento: abbiamo apprezzato, signora Presidente, la sua scelta di abbinare, e di destinare quindi il provvedimento, alla discussione congiunta di I e V Commissione. L'abbiamo apprezzato perché pochi hanno sollevato a mio avviso in questo dibattito i temi che attengono strettamente al merito di questo decreto-legge, che sono i motivi che ci portano evidentemente a dare un voto contrario alla fiducia, un voto contrario ad un metodo discutibile, che è quello della non modifica di un testo che ha presentato quelli che sono i problemi politici che abbiamo discusso proprio ieri, che abbiamo vissuto ieri drammaticamente nella città di Roma e non solo; ma lasciano appese – lo dico soprattutto alla sottosegretaria per l'economia e le finanze – una serie di questioni che evidentemente attengono alla politica e al richiamo che ha fatto il collega Tancredi prima ai gruppi dell'opposizione in merito alla battaglia comune in Europa sui conti pubblici.
  Veda, Presidente, noi vorremmo dire all'onorevole Tancredi per suo tramite che oggi Forza Italia si presenta sì al fianco del Governo per dire «trattiamo in sede europea i problemi connessi ai vincoli europei»; ma bisognerebbe che il Governo fosse serio, che il Governo dimostrasse coerenza nelle scelte che fa. Perché vedete, buona parte delle norme che vengono inserite in questo decreto-legge di proroga dei termini sono norme che vanificano, colleghi, le scelte fatte nella legge di bilancio 2017. Lo dico ai colleghi che hanno prima sollevato il tema della necessità: ma come possiamo noi discutere dello 0,2 con credibilità in Europa, i 3 miliardi, i 2 e mezzo, vedremo, presidente Brunetta, quali saranno questi, probabilmente saranno di più; quando alla fine noi andiamo Pag. 32a indebolire, attraverso il «proroga termini», una serie di interventi di razionalizzazione della spesa di cui il Governo Renzi e il Governo Gentiloni hanno continuato a fare propaganda anche in questi mesi, anche in questi giorni ?
  Vedete, noi parliamo di revisione della spesa, e poi rimettiamo in discussione il percorso di razionalizzazione per esempio degli enti controllati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; diciamo che dobbiamo adottare dei percorsi di risparmio virtuosi nella spesa sanitaria delle regioni, e poi andiamo a derogare in modo chiaro i principi che si sarebbero dovuti applicare già nel 2017 per andare al percorso virtuoso, Presidente, che avevamo previsto nella legge di bilancio; andiamo a discutere delle assunzioni nel pubblico impiego e continuiamo a dire che c’è la necessità di portare un messaggio innovatore, andando a calmierare quelli che sono i tetti degli stipendi, andando ad intervenire nei confronti dei dirigenti per evitare che ci sia la proliferazione di incarichi dirigenziali, poi però proroghiamo le chance delle amministrazioni pubbliche alla nomina, all'assunzione dei dirigenti, come viene fatto in questo decreto-legge. Viene affrontata in modo improprio tutta la vicenda legata alla riforma delle province, non affrontando i temi di necessità, e poi si porta in questo provvedimento la proroga dei contratti a tempo determinato dei dipendenti delle province, la possibilità da parte delle province di utilizzare le risorse: elementi che sono di contraddizione continua e che ci hanno visto scontrare in modo pesante sulla legge di bilancio, per vederli vanificati un mese dopo con un provvedimento che ha il sapore del ridicolo politico.
  Lo diciamo senza polemica, perché questo è un provvedimento che vanifica buona parte delle scelte che ci sono state presentate come scelte di grande etica pubblica, di progressiva responsabilità in merito alla gestione delle risorse pubbliche. Un mese dopo ci si accorge che i Ministeri devono spendere esattamente come prima dell'inserimento dei vincoli, che gli enti locali non riescono a stare nei tempi per poter varare i documenti di bilancio necessari; che, Presidente, addirittura abbiamo celebrato in questa sede una scelta comune legata ad una riforma importante, qual è la forma della legge di bilancio con un principio fondamentale, il passaggio progressivo al principio di cassa, e noi andiamo a prorogare con questo documento, Presidente, addirittura l'applicazione dei primi passi del principio di cassa (Commenti del deputato Tancredi)... Onorevole Tancredi, così è ! Dei principi di cassa relativamente ai percorsi di tracciabilità della spesa. Parliamo dei centri di spesa, della capacità di essere trasparenti nei confronti del cittadino; poi arriviamo al 31 dicembre, arriva un bel «proroga termini», spostiamo tutto in avanti di un anno, scarichiamo sul cittadino costi aggiuntivi. Perché è evidente che questo decreto-legge – cari colleghi, nessuno lo dice – è un decreto-legge tecnicamente scoperto, che ha dei costi per la finanza pubblica che pagherà come al solito Pantalone, attraverso un provvedimento che non sappiamo quale sarà, perché il Ministro Padoan ci sta «tentando di rassicurare»: insomma, 3 miliardi, vediamo; però non cambiano quelli che sono gli obiettivi, però le accise, chissà, vedremo, non si sa. Noi vorremmo capire – lo diciamo anche alla sottosegretaria De Micheli in particolar modo – quali saranno le dinamiche con cui andrete a fare questa manovra: che sarà inesorabilmente di più, perché potete venire a raccontare a noi che questo è un decreto-legge di proroga dei termini ordinario, ma quando si consente alle regioni a Statuto speciale di derogare dai criteri di convergenza della finanza pubblica, quando si consente alle regioni di derogare a quelli che erano i limiti legati alla spesa sanitaria, quando si consente al blocco delle autonomie locali di derogare ai principi di coordinamento della finanza pubblica che abbiamo condiviso, è evidente che questo determina un costo aggiuntivo. Per chi ? Per Pantalone, che dovrà pagare, dovrà pagare attraverso le forme di prelievo che sono tradizionali.
  Perché delle due l'una: ci si viene a raccontare che si adotta la spending review, Pag. 33ma nei fatti si continuano a fare passi indietro, che dimostrano che il controllo della spesa non c’è, il controllo della spesa viene rinviato in avanti. Si consentono addirittura percorsi che possono realizzare il mantenimento per tutte le amministrazioni che sono state qui celebrate. Lo dico ai colleghi del gruppo di Forza Italia, pensate al dibattito che c’è stato in merito al blocco delle consulenze degli enti locali: dovevano essere bloccate le consulenze delle amministrazioni pubbliche e degli enti locali; guarda caso arriva la proroga anche nell'anno 2017, per cui arriveremo al 2018, sarà un tema nel prossimo Governo.
  Guarda caso si va a bloccare una delle grandi aziende pubbliche che comunque hanno un percorso di spesa in un mercato che ha anche natura privatistica, come la RAI, a cui si consente di derogare, dopo aver riempito le casse con sistemi che hanno prelevato quello che era il canone, probabilmente anche oltre, attraverso quel metodo, ciò che era dovuto, si consente alla RAI di mantenere il potenziale di spesa e di non essere assoggettata alle dinamiche che riguardano la convergenza dei risparmi pubblici. Allora, di che dibattito stiamo parlando nei confronti dell'Europa ? Qual è la serietà di un Paese che si presenta con dei conti che il Ministro Padoan dice in ordine, ma che noi diciamo che non sono in ordine ? Noi vorremmo affrontare con un dibattito preciso in quest'Aula, a breve, quella che è la serietà delle valutazioni tecniche del Ministero dell'economia e delle finanze in merito all'andamento dei conti pubblici, in merito alla copertura delle leggi, perché ciò che si sta dimostrando è che la situazione è fuori controllo, colleghi, la situazione dei conti pubblici ci sta sfuggendo di mano, si sta determinando di fatto una voragine di bilancio che è preoccupante, la crescita del debito – lo ricordava prima il collega Simonetti –; l'area euro sta crescendo, noi siamo inchiodati, siamo inchiodati per il ritardo delle cosiddette riforme annunciate da un Governo che non ha fatto le riforme e quelle che ha fatto, non attuate, sono state sbagliate, e proroga nel tempo le uniche scelte fatte per il risparmio di spesa pubblica, che nega attraverso un decreto che non tratta solo i limiti cosiddetti ordinamentali, ma tratta questioni che hanno un impatto economico finanziario pesante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  E allora noi vorremmo capire come ci si presenta in Europa con un decreto del genere, perciò andava colta l'occasione per la modifica, andava colta l'occasione per una convergenza parlamentare per affrontare – e chiudo – la vergognosa vicenda nei giorni scorsi nei confronti di una categoria, che poi non aveva lo spazio politico, Presidente, per chiudersi in quest'Aula, ma viene chiusa politicamente dal Governo, fra virgolette, con un impegno due ore dopo, come se il Parlamento fosse una sede di simpatici amici che si ritrovano a chiacchierare, e non è così.
  Per tutti questi motivi, il nostro è un voto contrario a un Governo che esprime un metodo inaccettabile, non credibile in Europa, e che sta danneggiando pesantemente la finanza pubblica e quindi tutto il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda i disordini che si sono tenuti, le faccio presente che io stessa ho chiamato il questore di Roma in merito a quanto stava accadendo, quindi dovrebbe tenerlo presente. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Grazie, Presidente. Tutto cambia affinché nulla cambi. Sono passati quasi 4 anni dalla prima volta che siamo entrati in quest'Aula e devo dire che uno dei mantra che sembra aleggiare qui dentro è proprio questo: sono cambiati tre Governi, siamo al quarto Governo con una maggioranza non eletta dai cittadini, se consideriamo anche il Governo Monti; sono cambiati due Presidenti della Repubblica, sono cambiate le coalizioni di Governo, sono cambiati i nomi dei partiti, Pag. 34sono cambiate le casacche dei parlamentari quasi 400 volte dall'inizio della legislatura. Eppure, eccoci qui, come ogni anno ad approvare il cosiddetto «milleproroghe», il decreto delle proroghe appunto, delle deroghe, della miriade di norme che tra loro non hanno nulla in comune se non la caratteristica di dimostrare tutta l'inadeguatezza di una classe politica che non riesce mai a rispettare gli impegni, impegni che essa stessa ha preso, una classe politica che non è in grado di programmare, che sa solo rimandare, che lascia sempre tutto nell'incertezza. Probabilmente perché queste incertezze talvolta sono addirittura funzionali a garantire le leve che servono a costruire e mantenere i sistemi clientelari dei partiti. In questo decreto non mancano, anche quest'anno, casi eclatanti, come la proroga, dopo 37 anni dal sisma, del Commissario per la ricostruzione in Irpinia. Presidente, io avevo tre mesi quando ci fu quel sisma disastroso e i giornali dell'epoca, il giorno dopo, pubblicavano questo: «Fate presto» ! – dicevano – «Fate presto» ! e siamo, dopo 37 anni, a prorogare ancora il Commissario straordinario per il terremoto dell'Irpinia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E c’è anche la solita proroga della cassa integrazione per i dipendenti dei partiti, partiti ormai che non esistono più da anni, come i DS, per esempio, ed infatti a presentare l'emendamento è stato proprio l'ex tesoriere dei DS. Come sempre, si creano disparità di trattamento tra i lavoratori ed ovviamente vengono privilegiati i lavoratori più vicini ai politici, che possono beneficiare di deroghe su deroghe rispetto alla normativa nazionale molto più restrittiva, valida per tutti gli altri. O vogliamo parlare della proroga sui rendiconti dei partiti ? E poi ci sono casi assurdi come la proroga dell'entrata in vigore per le norme antincendio sugli asili nido, per non parlare della questione dei tassisti e degli ambulanti. Qui non si tratta di appoggiare questa o quella categoria, anzi per noi la suddivisione dei cittadini in categorie è solo funzionale a questo sistema malato. Qui si tratta di rispettare il lavoro delle persone, di evitare concorrenza sleale e di normare. Non si possono sempre rimandare le decisioni; i cittadini hanno bisogno di certezze e non di essere trattati come servi. Insomma, nulla è cambiato rispetto al Governo Renzi ed oserei dire che nulla è cambiato da questo punto di vista rispetto ai Governi precedenti. E quindi oggi venite a chiederci la fiducia per cosa ? Per un decreto che non è nient'altro che un marchettificio, prosecuzione della legge di bilancio che era stata bloccata al Senato a causa del referendum ? Ma soprattutto verso chi dovremmo avere questa fiducia ? I deputati e senatori che sostengono il Governo sono sostanzialmente sempre gli stessi, i personaggi chiave che reggono l'esecutivo sono sempre soggetti come Verdini ed Alfano, gli interessi che vengono garantiti sono sempre gli stessi ed anche i Ministri chiave sono sempre gli stessi e portano avanti le stesse politiche. Pensiamo al Ministro dell'economia e delle finanze, Padoan, ad esempio, la politica di rigore sul bilancio che impone continui tagli al welfare non è cambiata, si chiude un occhio di fronte alle marchette elettorali e si rimane costantemente succubi dei diktat europei, salvo poi far finta di opporre resistenza per salvare la faccia. Intanto a breve avremo una manovra correttiva per recuperare i 3 miliardi richiesti dalla Commissione europea e in autunno dovremo fare i conti con l'aumento dell'IVA da disinnescare. Per farlo, dovremo trovare una ventina di miliardi, praticamente un'intera manovra finanziaria. E ci troviamo in questa situazione perché Renzi si è divertito ad elargire soldi a pioggia, sulla scia del successo ottenuto dagli 80 euro, per imbonire l'elettorato, salvo poi rimandare sempre al futuro l'effettiva copertura finanziaria dei suoi provvedimenti. Possibile che non si riesca a programmare nulla in questo Paese e che si debba andare avanti ogni anno con spade di Damocle, come questa, sulle spalle ? È praticamente da quando è iniziata la legislatura che ogni anno ci ritroviamo a dover disinnescare clausole di salvaguardia fissate precedentemente. Io sono davvero senza parole, Presidente. Ci Pag. 35chiamano inesperti ma i disastri che create voi e che non risolvete mai, se non mettendoci una pezza traballante in continuazione, sono sotto gli occhi di tutti. E vogliamo parlare del disastro bancario ? Oggi il Governo si rende conto che c’è una crisi bancaria in atto, come se piovesse dal nulla, eppure quelle regole bancarie che oggi soffocano il sistema le hanno firmate Governi di destra, quanto di sinistra. Nessuno si è accorto che i vostri amati sistemi di rating non sono adeguati per le nostre piccole e medie imprese, l'ossatura del nostro sistema economico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Nessuno si è accorto che questo sistema avrebbe bloccato tutti i prestiti verso le piccole e medie imprese ? Ma no, tanto ai vostri amici un prestito bancario non si nega mai, come ha dimostrato il caso MPS. Allora, o siete dei mostruosi incompetenti, oppure spiegateci qual è l'obiettivo ! Svendere il nostro Paese alle multinazionali e alle grandi banche d'affari straniere, con la complicità del vostro amico Draghi: questo è delinquenziale. Questo Governo è allo stallo, manca completamente di legittimazione popolare, è frutto dell'inciucio tra forze politiche che si erano presentate alle elezioni come avversarie e agli antipodi. Le grandi riforme, in particolare quella costituzionale e quella della pubblica amministrazione, sono state bocciate dalla Corte costituzionale e dai cittadini, così come la legge elettorale che tutti ci avrebbero invidiato.
  I numeri poi parlano chiaro: la disoccupazione rimane altissima, quella totale viaggia intorno al 12 per cento e quella giovanile ha superato il 40 per cento, i livelli occupazionali sono scesi ai livelli di fine anni Settanta, la povertà sta raggiungendo anche fasce di popolazione che prima non erano considerate a rischio, come i lavoratori e le famiglie meno numerose. Sì, perché nel nostro Paese puoi anche lavorare ed essere povero. Forse anche di questo dovrebbero occuparsi le riforme del lavoro, invece di favorire l'uso e l'abuso di voucher e di preoccuparsi di come rendere facili i licenziamenti. E, inoltre, abbiamo più di 4 milioni e mezzo di italiani in condizioni di povertà assoluta, secondo l'ultimo rapporto della Caritas.
  Presidente, siamo stufi, siamo stufi di dover parlare sempre dei vostri «affarucoli». Vorremmo finalmente poter parlare del futuro del lavoro, di reddito di cittadinanza, vorremmo discutere realmente di economia, di libertà di informazione, di energia o di ambiente. E allora cambiamo, ma cambiamo veramente. Per farlo però, Presidente, c’è bisogno di almeno due requisiti: onestà intellettuale e mani libere e voi, cari partiti, avete dimostrato ampiamente di non averli. Il ruolo assegnatovi dalla Costituzione, quello della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, è ormai palesemente disatteso. Siete ormai soltanto un comitato d'affari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  No, Presidente ! Noi non voteremo la fiducia a chi usa le istituzioni e il proprio ruolo pubblico per garantire lo status quo, mentre per strada la gente ci dice che non ha fiducia nel futuro di questo Paese. Si parla tanto di responsabilità qui dentro. Ma, allora, assumetevi questa responsabilità, ammettete il fallimento e lasciateci andare al voto. Diamo finalmente la parola ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

  MARCO DI MAIO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'esame di questo provvedimento ha mostrato, ancora una volta, che ci sono vari modi in cui noi possiamo interpretare il nostro ruolo di parlamentari e il nostro impegno politico. Due, in particolare, sono quelli che si evidenziano con maggior chiarezza: il primo è quello di chi, consapevole dei problemi, delle difficoltà e dell'esigenza di dare risposte concrete ai bisogni delle persone, delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori, si assume la responsabilità di fare delle scelte e di prendere delle decisioni, sapendo che queste possono anche non essere gradite talvolta da una parte dell'opinione Pag. 36pubblica ma mirano, comunque, a tutelare l'interesse collettivo; poi c’è chi invece preferisce limitarsi a segnalare le difficoltà, evidenziare i problemi e gridare allo scandalo, salvo poi però rimanere con le mani in tasca e stare a guardare cosa fanno gli altri, pronti a puntare il dito o a cavalcare l'onda mediatica del malcontento. È avvenuto ieri qui a Roma, dove il sindaco della città, che è la capitale d'Italia e che ci sta a cuore che venga ben amministrata, a prescindere da chi la governa, anziché mettersi dalla parte di chi cerca di risolvere i problemi ha preferito schierarsi con chi i problemi li stava creando, dichiarando solidarietà e condivisione a chi bloccava da giorni la città.
  Serve a questo la politica ? Noi pensiamo di no, Presidente. Serve lavorare per fornire soluzioni a problemi reali del Paese sapendo cogliere ogni opportunità, anche quella di un provvedimento come questo che certo già a partire dal nome non è tra i più appassionanti di questa legislatura ma rappresenta un veicolo per dare delle risposte concrete. In questo decreto, infatti, ci sono molti interventi che meritano di essere sostenuti e che vanno sottolineati, perché sono il frutto di un positivo lavoro svolto dal Parlamento in sinergia con il Governo e con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati. Si dà una risposta concreta per il futuro di centinaia di lavoratori precari dell'Istat, dell'Istituto superiore di sanità e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che finalmente avranno la possibilità di accedere a contratti di lavoro a tempo indeterminato. Donne e uomini, in gran parte giovani, dotati di professionalità riconosciute: ricercatori, tecnici, personale di supporto, professionisti altamente specializzati che da molto, troppo tempo, si trovano a vivere in condizioni di precarietà il proprio impegno professionale. A loro oggi, votando questo provvedimento, si offre una prospettiva di futuro, che altrimenti si vedrebbero negata.
  Si dà, poi, una risposta concreta ad un'altra categoria di lavoratori precari, attraverso la proroga dell'indennità di disoccupazione per i collaboratori coordinati e continuativi che si vedono interrompere il proprio rapporto di lavoro indipendentemente dalla propria volontà. Su questo punto ora serve impegnarsi per rendere strutturale una misura che è di equità e di inclusione sociale, ma senza il voto di oggi e senza questo provvedimento anche questa tutela per questa categoria di lavoratori verrebbe meno. Si dà una risposta concreta, poi, al bisogno di riorganizzare e rendere più efficiente il nostro sistema carcerario con l'assunzione di 887 unità di personale di polizia penitenziaria attraverso lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi. Donne e uomini a cui verrà fornita un'occupazione e si corrisponderà, in questo modo, alla loro legittima aspettativa di servire il proprio Paese in un ruolo delicato e importante come quello della polizia penitenziaria. Senza il voto di oggi anche queste assunzioni non sarebbero possibili.
  Si danno risposte concrete su molti altri temi, tra cui una serie di semplificazioni fiscali che, ad esempio, hanno indotto una categoria, i commercialisti, a revocare lo sciopero che avevano annunciato. E, poi, ci sono 17 milioni di euro che andranno a finanziare la cassa integrazione in deroga nel settore della pesca e le diverse norme a sostegno delle popolazioni terremotate, che è un punto che ci sta molto a cuore non solo a parole, come abbiamo sentito dire da tanti, ma anche nei fatti. Altre risposte concrete vengono fornite con gli interventi per le fondazioni lirico-sinfoniche, per i distretti turistici, per i terremoti dell'Emilia e dell'Abruzzo, per la lotta all'evasione e con misure concrete sulle pensioni. Di che cosa si tratta ? Si tratta del fatto che i pensionati non dovranno restituire le somme percepite in più nel 2015. Per qualcuno sembrerà poca cosa, ma se non votassimo questo provvedimento, come una parte di questa Camera in maniera del tutto legittima ci chiede, avremmo registrato oggi un taglio di pensione per tutti gli italiani a partire dal mese di aprile e per quattro mensilità.
  Infine, ci sono le due questioni più controverse su cui si è ricorso, da parte Pag. 37soprattutto del MoVimento 5 Stelle ma anche da parte di altri partiti, al più alto grado di strumentalità e di polemica: gli ambulanti e i tassisti. Ieri abbiamo assistito a scene di guerriglia urbana che nulla hanno a che fare con il sacrosanto diritto di protestare. Un clima di violenza e di odio da cui tutte le forze presenti in Parlamento dovrebbero nettamente prendere le distanze, condannare e stigmatizzare. Abbiamo visto che non tutti hanno avuto la stessa determinazione nel prendere le distanze da questa manifestazione e abbiamo visto anche che ci sono stati alcuni esponenti politici che hanno preferito strizzare l'occhio alla polemica e alla protesta, anche violenta, anziché dare una mano. Mentre c'era chi rompeva e gridava, offuscando le ragioni di chi ordinatamente esprimeva il proprio dissenso, c'era chi lavorava per trovare una soluzione. E così, grazie all'impegno del Governo e del Ministro Delrio, ieri sera si è raggiunto un accordo molto positivo tra il Governo e le 21 sigle sindacali che rappresentano i tassisti italiani su un riordino complessivo del settore da operarsi entro un mese. Un'operazione che non si poteva certo fare con un emendamento, come è stato chiesto nel corso del dibattito parlamentare. Dunque, sosterremo il Governo nel lavoro che lo porterà, entro 30 giorni, ad emanare due appositi decreti, ma non sosterremo mai chi usa il disagio di alcune categorie per farne uno strumento di lotta politica nel tentativo di raccattare qualche voto.
  Sugli ambulanti invece si è raggiunto un punto di equilibrio, che assicura agli operatori economici la proroga delle concessioni fino al 2018 ma, al tempo stesso, non penalizza chi – e mi riferisco ad alcune regioni, ad alcuni comuni e agli ambulanti – in questi mesi si era organizzato e stava avviando le procedure per riordinare le assegnazioni e i mercati sul proprio territorio, sulla base delle disposizioni contenute nell'intesa del 2012. Ciò a dimostrazione che se si lavora insieme per trovare le soluzioni, se ci si ascolta, se si assolve al compito che siamo chiamati a svolgere, si possono raggiungere risultati positivi per tutti.
  Voteremo, quindi, la fiducia al Governo su questo provvedimento, non solo perché condividiamo e sosteniamo l'azione che il Presidente Gentiloni e il suo Esecutivo stanno conducendo, ma anche perché ci convince il lavoro che è stato svolto su questo decreto, colto come un'occasione per rispondere a una molteplicità di questioni che senza questo provvedimento continuerebbero a rimanere irrisolte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4304)

  PRESIDENTE. Passiamo, quindi, alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati di avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le espressioni del voto.
  Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dalla deputata Liuzzi.
  Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

Pag. 38

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,08)
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,25)
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 18,26)
  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti 526   
   Votanti 524   
   Astenuti 2   
   Maggioranza 263   
    Hanno risposto 337    
    Hanno risposto no 187    

  (La Camera approva – Vedi votazioni)

  Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baradello Maurizio
  Barbanti Sebastiano
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Dorina
  Bianchi Stella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Ilaria Carla Anna
  Bosco Antonino
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Calabrò Raffaele
  Camani VanessaPag. 39
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Catania Mario
  Causi Marco
  Cenni Susanna
  Cera Angelo
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuomo Antonio
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Farina Gianni
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti GiampieroPag. 40
  Gnecchi Marialuisa
  Grassi Gero
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Marotta Antonio
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Pagani Alberto
  Palladino Giovanni
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo AntonioPag. 41
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Airaudo Giorgio
  Alberti Ferdinando
  Allasia Stefano
  Altieri Trifone
  Archi Bruno
  Attaguile Angelo
  Baldelli Simone
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brignone Beatrice
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Busto Mirko
  Calabria Annagrazia
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Carinelli Paola
  Caso VincenzoPag. 42
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Catanoso Genoese Francesco
   Detto Basilio Catanoso
  Cecconi Andrea
  Centemero Elena
  Cesaro Luigi
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Ciracì Nicola
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Colletti Andrea
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Costantino Celeste
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  D'Attorre Alfredo
  Da Villa Marco
  De Girolamo Nunzia
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Farina Daniele
  Fassina Stefano
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Folino Vincenzo
  Fraccaro Riccardo
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Gagnarli Chiara
  Galli Carlo
  Gallinella Filippo
  Gallo Luigi
  Garnero Santanchè Daniela
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Gregori Monica
  Guidesi Guido
  Gullo Maria Tindara
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Laffranco Pietro
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maestri Andrea
  Mannino Claudia
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Martelli Giovanna
  Martinelli Marco
  Martino Antonio
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Gianni
  Meloni Giorgia
  Micillo Salvatore
  Molteni Nicola
  Murgia Bruno
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nuti Riccardo
  Occhiuto Roberto
  Pagano Alessandro
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri AntonioPag. 43
  Palmizio Elio Massimo
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pastorino Luca
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petrenga Giovanna
  Pili Mauro
  Pini Gianluca
  Piras Michele
  Piso Vincenzo
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Roccella Eugenia
  Romele Giuseppe
  Rondini Marco
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Secco Dino
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Toninelli Danilo
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Zaratti Filiberto

  Si sono astenuti:

  Lainati Giorgio
  Mottola Giovanni Carlo Francesco

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Amendola Vincenzo
  Artini Massimo
  Bellanova Teresa
  Bonifazi Francesco
  Bordo Franco
  Boschi Maria Elena
  Brambilla Michela Vittoria
  Cariello Francesco
  Caruso Mario
  Castiglione Giuseppe
  Causin Andrea
  Colonnese Vega
  D'Alia Gianpiero
  Di Maio Luigi
  Fantinati Mattia
  Faraone Davide
  Fauttilli Federico
  Fontana Gregorio
  Franceschini Dario
  Gentiloni Silveri Paolo
  Gozi Sandro
  La Russa Ignazio
  Lorenzin Beatrice
  Merlo Ricardo Antonio
  Monaco Francesco
  Mucci Mara
  Pannarale Annalisa
  Picchi Guglielmo
  Piepoli Gaetano
  Ravetto Laura
  Rossi Domenico
  Rughetti Angelo
  Scagliusi Emanuele
  Scalfarotto Ivan
  Scotto Arturo
  Sorial Girgis Giorgio
  Sottanelli Giulio Cesare
  Terzoni Patrizia
  Tidei Marietta
  Tofalo Angelo

  PRESIDENTE. Come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, l'esame degli ordini del giorno e lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale Pag. 44avranno luogo domani, giovedì 23 febbraio, a partire dalle ore 9. La votazione finale è prevista entro le ore 13.

Interventi di fine seduta (ore 19,20).

  EMILIANO MINNUCCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMILIANO MINNUCCI. Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire in Aula per un intervento di fine seduta per sollecitare il Governo, segnatamente il Ministro dell'ambiente, ad intervenire con immediatezza per scongiurare un vero e proprio disastro ambientale che incombe su un bacino lacustre importante qui, a pochi chilometri da Roma. Faccio riferimento al Lago di Bracciano, una realtà che ha visto a causa della siccità, quindi un evento su cui possiamo poco, ma anche per un intervento umano sconsiderato, e nello specifico per un intervento dettato dalla estrema voracità di ACEA (la società ACEA, che svolge una captazione e un prelievo sconsiderati di acqua da quel bacino) un vero e proprio rischio di disastro ambientale. È una condizione di gravità assoluta che vorrei qui denunciare. Parliamo di una condizione del lago che oggi, a febbraio 2017, è oltre il metro e venti al di sotto dello zero idrometrico, una condizione che si era determinata soltanto nella torrida estate del 2003.
  Ora, questa è la preoccupazione di tutti i cittadini di quei luoghi, di quei territori e la domanda sorge spontanea: ma se a febbraio ci troviamo in queste condizioni chissà come arriveremo all'estate. Per questo è importante un intervento immediato di tutte le istituzioni, per questo è importante che ACEA fermi rapidamente tutte le captazioni, perché questo è l'unico modo per evitare di superare il metro e cinquanta sotto lo zero idrometrico. Questa è la soglia che gli stessi ricercatori del CNR hanno stabilito come soglia massima raggiungibile, oltre la quale viene colpito gravemente tutto l'ecosistema del lago, flora e fauna. Per questo faccio appello al Ministero dell'ambiente, al Governo e alle istituzioni affinché si impegnino per evitare questo vero e proprio cataclisma.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signora Presidente, intervengo per sollecitare un'interrogazione al Ministro dello sviluppo economico che riguarda i lavoratori del call center Qè di Paternò, provincia di Catania. Questi lavoratori, circa seicento lavoratori, il 28 novembre sono stati licenziati. La crisi è derivante dalla conduzione molto discutibile dell'imprenditore che ha fatto delle vere e proprie truffe: è andato via con la cassa, anche col TFR dei lavoratori.
  Sappiamo che questa situazione di crisi non può essere risolta soltanto dall'azione del Governo, che ci deve essere un'azione sinergica con gli enti locali, con la regione siciliana, però il call center Qè ha delle commesse molto importanti, quindi è possibile trovare un percorso positivo.
  Sono lavoratori che chiedono una risposta, non sono lavoratori che vanno in piazza con il tirapugni o con le bombe carta, chiedono giustizia e chiedono una risposta da parte delle istituzioni.
  Noi abbiamo presentato questa interrogazione e auspichiamo una risposta tempestiva e un'azione concreta da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 23 febbraio 2017, alle 9:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 2630 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre Pag. 452016, n. 244, recante proroga e definizione di termini. Proroga del termine per l'esercizio di deleghe legislative (Approvato dal Senato) (C. 4304).
  — Relatori: Mazziotti Di Celso, per la I Commissione; Boccia, per la V Commissione.

  2. – Discussione delle mozioni Bergamini ed altri n. 1-01249, Colletti ed altri n. 1-00239, Palese ed altri n. 1-01513, Marotta e Bosco n. 1-01515, Mattiello, Dambruoso ed altri n. 1-01516, Andrea Maestri ed altri n. 1-01517, Vezzali ed altri n. 1-01518, Molteni ed altri n. 1-01519 e Rampelli ed altri n. 1-01520 concernenti iniziative volte ad agevolare il trasferimento di detenuti stranieri nei Paesi d'origine.

  La seduta termina alle 19,30.

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