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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 743 di giovedì 16 febbraio 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 febbraio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amici, Amoddio, Baretta, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Boccia, Bonafede, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Matteo Bragantini, Bressa, Brunetta, Bueno, Carbone, Casero, Caso, Catania, Causin, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, Covello, Dambruoso, Damiano, De Menech, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Galati, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Gozi, Lorenzo Guerini, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Losacco, Lotti, Lupi, Manciulli, Marazziti, Antonio Martino, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Piccoli Nardelli, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rossomando, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Scotto, Sottanelli, Speranza, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,07).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2629 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (Approvato dal Senato) (A.C. 4280).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di Pag. 2legge già approvato dal Senato n. 4280: Conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio.
  Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Quanto sta avvenendo negli Stati Uniti con la nuova Presidenza Trump è fonte continua di sorprese, brutte sorprese. La settimana passata il nuovo inquilino della Casa Bianca ha avviato, tra gli altri, un intervento in un settore, quello bancario e finanziario, destinato ad avere ripercussioni fuori dei confini degli Stati Uniti e, prima o poi, inevitabilmente, anche in Europa e, quindi, in Italia. Lo ricordo per le anime belle che immaginano, fuori dall'euro e dall'Unione europea, un futuro roseo con il ritorno alla lira e alle svalutazioni competitive. Sappiamo che nell'era della globalizzazione un battito di ali di farfalla a Wall Street può provocare un crollo a Piazza Affari e che le regole al di là dell'Atlantico ci riguardano molto da vicino.
  Per tornare a Donald Trump, abbiamo appreso la settimana scorsa che il nuovo Presidente ha firmato due ordini esecutivi che riguardano il settore bancario e finanziario. Il senso di questi due provvedimenti è stato illustrato da quello che è forse il suo consigliere economico più vicino, più importante, Gary Cohn, non a caso ex presidente della Goldman Sachs. Cohn sostanzialmente ha spiegato che lo scopo dei due provvedimenti è quello di togliere a banchieri e finanzieri lacci e laccioli della Dodd-Frank law, la legge introdotta dall'amministrazione Obama nel luglio 2010 per riparare ai guasti provocati dalla speculazione finanziaria esplosa nell'estate del 2008. Quella legge era stata scritta per correggere l'errore precedente compiuto nel 1999 (amministrazione Clinton), quando venne cancellata con un tratto di penna la barriera che separava banche d'affari e banche commerciali, un muro che era stato eretto ben 66 anni prima, nel 1933, con la legge Glass-Steagall, voluta dall'amministrazione Roosevelt. Anche la Glass-Steagall venne scritta, come la Dodd-Frank Law, per riparare ai guasti di un'altra crisi, quella del 1929.
  E anche in Italia c'era una legge simile, la legge Menichella del 1936, che, oltre a stabilire un'analoga separazione, poneva dei limiti molto stretti tra attività bancaria a breve termine, a medio e lungo termine; alle banche commerciali era poi proibito detenere quote di partecipazione e, ancora meno, di controllo nelle aziende non bancarie ed era pure vietata qualsiasi attività di trading su titoli e valute. Anche in Italia nel 1993 abbiamo cambiato la legge, in peggio. Evidentemente le lezioni del 1929 e del 2008 non sono state comprese ed oggi siamo alla controriforma targata Trump. Per inciso, da tre anni qui alla Camera c’è una proposta di legge socialista per riscrivere le norme e separare le banche commerciali da quelle d'affari.
  Mi sembra quasi superfluo ricordare che la crisi americana del 2008, dopo essersi estesa rapidamente dal settore finanziario a quello dell'economia, nel nostro mondo globalizzato, ha rapidamente travolto l'Europa e quindi l'Italia. Oggi noi stiamo ancora pagando le conseguenze del crollo del 2008 e ciò nonostante non riflettiamo abbastanza sugli errori commessi, facciamo poco per prevenirli e, anzi, qualcuno scarica le nostre inadempienze e i nostri errori sull'Europa e sulla moneta unica, insegue le chimere del sovranismo e tra poco mi aspetto che rispolveri anche l'autarchia. Se però qui avessimo dedicato più tempo, avremmo potuto prestare più attenzione ad una serie di proposte, alcune sostenute anche da una parte della maggioranza, perché, nel momento in cui ci si accinge ad Pag. 3intervenire con denaro pubblico per salvare istituti bancari decotti o sul punto di esserlo, si potrebbe – meglio, si dovrebbe – inserire qualche correzione in più nel sistema, per evitare di ripetere gli errori del 2008.
  Si è parlato molto dopo il primo intervento pubblico del nostro ex collega Antonio Patuelli, presidente dell'ABI, che, parlando a titolo personale, ha avanzato la proposta di rendere noti i primi cento debitori insolventi delle banche salvate. Anche i socialisti ritengono che, siccome lo Stato mette un pacco di soldi per ricostituire il capitale di MPS, sarebbe bene conoscere quali sono stati i soggetti con gli importi più significativi che non hanno onorato il debito. Ma la richiesta non è andata a buon fine, anche se al posto della black list dei debitori ci sarà un elenco dei profili di rischio dei soggetti nei cui confronti la banca vanta crediti classificati in sofferenza per un ammontare almeno pari all'1 per cento del patrimonio netto, elenco che potrà poi essere inserito nella relazione che il Governo dovrà inviare ogni quattro mesi al Parlamento.
  Certo, la richiesta di Patuelli poteva aprire la porta a contenziosi sulla privacy, dubbi interpretativi, possibili forzature e sembrava forse scaricare le responsabilità dalle spalle dei banchieri passandole su quelle dei debitori, come se non vi fosse stato, o non potesse esservi, un intreccio di interessi tra banchieri e grandi debitori, come pure è emerso nelle ultime vicende di banche in crisi. A questo proposito, ricordo che il Parlamento deve esaminare le proposte per l'istituzione di una Commissione che faccia luce sulla gestione degli istituti che sono entrati in crisi, per comprendere quanta parte sia addebitabile a comportamenti errati e scorretti o quanto invece alla mancanza di sorveglianza o di regole adeguate.
  I socialisti ricordano che già nel 2015 hanno depositato al Senato un disegno di legge per istituire una Commissione d'inchiesta sulle banche e questa avrebbe potuto essere l'occasione giusta per affrontare la questione. Invece, ancora non c’è nulla e qualcosa del genere è accaduto anche per gli emendamenti presentati e tagliati dal voto di fiducia. Perché – è vero – su queste questioni non si tratta di rincorrere la demagogia, ma di andare incontro al legittimo desiderio dei contribuenti di comprendere meglio l'origine della richiesta di ulteriore denaro da destinare al salvataggio delle banche: una questione di trasparenza, un elemento vitale per la democrazia.
  Insomma, oggi nel momento in cui ci accingiamo ad intervenire con 20 miliardi come ombrello per riparare dai danni istituti in crisi, cioè impegniamo 320 euro a testa per ciascuno dei 61 milioni di cittadini italiani, denaro della collettività, dovremmo avere dal sistema bancario e finanziario qualche contropartita in tema di trasparenza e moralità, perché anche così si argina il populismo e la demagogia.
  I socialisti voteranno a favore del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Anche l'UDC voterà a favore di questo provvedimento, che è un provvedimento ben congegnato, a differenza di qualche provvedimento precedente. È ben congeniato perché utilizza bene la normativa europea, perché interviene in una fase appropriata pre-crisi e, quindi, ha la possibilità di trattare con maggiore delicatezza i diversi interessi in gioco.
  È un provvedimento che mette alla prova un principio in Italia fino ad ora poco applicato, che è quello per cui gli azionisti sono la banca e siccome gli azionisti sono la banca, quando la banca va male, gli azionisti devono pagare; non sono risparmiatori tutelati dal principio costituzionale della tutela del risparmio: sono investitori, i quali hanno scelto di accettare un rischio e, se le cose vanno male, sono responsabili per le scelte che hanno fatto. È il principio cardine della nuova legislazione europea che, questa Pag. 4volta, viene applicato in modo molto equilibrato, perché c’è la responsabilità degli azionisti, si trova il modo di affermare una responsabilità degli obbligazionisti senior – si dovrebbe dire anziani, forse –, degli obbligazionisti che hanno preso obbligazioni che corrispondono a quelle che una volta erano le azioni di risparmio, sostanzialmente e, quindi, hanno anche loro una qualche responsabilità patrimoniale, ma in una forma molto soft. Quindi anche la trattativa europea è stata condotta, in questo caso, bene, bravo il Governo.
  Questo non vuol dire però che non ci siano delle ombre. Le ombre riguardano il fatto che, da un lato, si è fatto il paragone con quello che è accaduto nella vicenda precedente delle quattro banche, che erano praticamente già in fase di risoluzione e, quindi, si è dovuta applicare una differente normativa. Non si poteva intervenire prima e assicurare in questo modo anche agli obbligazionisti di quelle banche un trattamento simile a quello che hanno avuto quelli sui quali si interverrà adesso ? C’è una disparità di trattamento, va riconosciuto. Dovremmo domandarci se non sarebbe stato opportuno e possibile, anche in quel caso, magari intervenendo prima e con una migliore capacità di dialogo con l'autorità europea, ottenere una soluzione simile.
  Una seconda perplessità riguarda il tema dei non performing loans, dei prestiti incagliati: basteranno 20 miliardi ? È il problema dei non performing loans un problema solo italiano ? Abbiamo esplorato fino in fondo le possibilità di una soluzione europea ? Io credo – ho buoni motivi di credere – che esistano le possibilità di una soluzione europea; anche Enria di recente – il presidente della European banking authority, l'Autorità bancaria europea – ha posto la questione: è un problema europeo.
  D'altro canto, i non performing loans non sono perdite: i non performing loans sono denari. Noi abbiamo esperienze straniere – come la Erste Abwicklungsanstalt – ma penso anche ad alcune esperienze italiane, che ci dicono che trattati in modo adeguato, con sufficiente disponibilità di capitale per completare gli investimenti, con un orizzonte temporale sufficiente, i non performing loans possono essere recuperati e, nel caso della Erste Abwicklungsanstalt, lo Stato tedesco ha recuperato tutti i 246 miliardi di non performing loans – quasi tutti stanno vendendo gli ultimi –, avendone un vantaggio, un ricavo superiore all'esposizione iniziale.
  Questo rende possibile aprire in Europa un dialogo sul modo in cui vanno trattati i non performing loans nel caso in cui lo Stato dia una garanzia: non è detto che debbano essere messi tutti ad aumento di debito pubblico, perché sono denari. In ogni caso, nella vicenda presente si è trovata, anche qui, una soluzione accettabile – sono transitati direttamente nel debito pubblico senza passare per il deficit annuale –, ma affrontando la questione a livello europeo sarebbe possibile ottenere livelli maggiori di protezione per i nostri risparmiatori.
  Io invito caldamente il Governo a seguire questo percorso, perché non sono convinto che questo provvedimento sia quello definitivo che pone in sicurezza il nostro sistema. Il futuro rimane incerto, esistono ragioni di preoccupazione e, comunque, il problema è un problema europeo e faremo bene a porlo a livello europeo, facendolo rientrare nella trattativa europea.
  C’è poi la questione: chi è che ha provocato i dissesti ? Parliamoci fuori dai denti, è il problema del Monte dei Paschi di Siena: la questione è che il banchiere dovrebbe essere interamente al servizio del risparmiatore, di colui che gli affida i propri denari e dovrebbe prestare questi denari con grande attenzione ad un'unica cosa: il merito di credito, la probabilità che colui che riceve i denari, alla fine, li restituisca.
  Esiste un dubbio, che investe anche altri settori del sistema bancario, ma che nel Monte dei Paschi di Siena si è concretizzato con una forza particolare: questo dubbio è che il banchiere abbia tradito la sua vocazione e abbia fatto non gli interessi dei depositanti, facendo prestiti unicamente in base al merito di credito, Pag. 5ma abbia fatto prevalere sul merito di credito delle considerazioni di carattere politico. Alcuni imprenditori – si dice – hanno ricevuto dei prestiti che non avrebbero dovuto ricevere, sulla base di una valutazione prudente delle garanzie che erano in grado di dare e delle previsioni ragionevoli di sviluppo della loro attività imprenditoriale.
  Questa è la questione che la Commissione che oggi verrà votata al Senato deve affrontare: il problema non è di sapere, violando la privacy, i nomi di chi ha ricevuto i prestiti. Il problema è un altro: è sapere se chi ha fatto i prestiti ha agito in scienza e coscienza, secondo la sua vocazione di banchiere oppure se è stato motivato da ragioni estranee, che implicano un tradimento del rapporto di fiducia tra banca e cittadino, banca e depositante. Questo rapporto di fiducia è la ricchezza più grande di una banca e di un sistema bancario: se si incrina questo rapporto di fiducia, se il cittadino che va a deporre i suoi denari in banca ha il legittimo sospetto che questi denari verranno prestati non sulla base del merito di credito, ma sulla base di valutazioni di amicizia personale o politica, di colleganza, di vicinanza, se il cittadino avrà questo sospetto, noi perdiamo la più grande forza del nostro sistema bancario. Bisogna mantenerla e confermarla, ecco perché la Commissione è opportuna.
  Naturalmente, questo chiama in causa indirettamente anche la Banca d'Italia. Ha funzionato la vigilanza ? Era possibile accorgersi tempestivamente di deviazioni ? Queste sì che sono domande politicamente rilevanti. Il problema non è mettere sui giornali, magari a caso, alcuni che non hanno restituito: il problema è di capire se l'esercizio del credito è stato fatto secondo le regole opportune.
  Quelle sono le perplessità che abbiamo non sul provvedimento, che, ripeto, è ben congeniato, ma su aspetti importanti della politica che ha condotto a questo provvedimento e quelle sono le raccomandazioni che noi ci sentiamo di fare al Governo. Naturalmente, noi voteremo questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Grazie, signora Presidente. Lo scandalo dei derivati sottoscritti dal Tesoro su cui ha acceso un faro l'inchiesta de l'Espresso è la cartina di tornasole che misura l'inadeguatezza delle nostre istituzioni finanziarie a maneggiare uno strumento – quello, appunto, dei derivati – che Warren Buffett definisce armi finanziarie di distruzione di massa. È una storia che parla di opacità, di scarsa trasparenza, di inaccessibilità delle informazioni, di impenetrabilità degli interna corporis, oltre che di una gestione sconsiderata del denaro pubblico.
  Le crisi bancarie di questi anni hanno disvelato drammaticamente l'ineffettività del principio di tutela del risparmio sancito dall'articolo 47 della Costituzione, che, ricordiamolo, si salda con il principio del coordinamento e del controllo pubblico sull'esercizio del credito.
  Consumatori, piccoli risparmiatori e pensionati sono stati le vittime sacrificali di un sistema che non tutela abbastanza i risparmiatori, che ha dolosamente eliminato uno strumento fondamentale di tutela come gli scenari probabilistici e che oggi, giustamente ma tardivamente, si pone il problema dell'educazione finanziaria dei cittadini.
  Questo decreto-legge, oggi, è una misura necessaria e imprescindibile per evitare l'avveramento dello scenario avverso del default bancario, troppo a lungo trascurato dal Governo e dagli organismi di vigilanza preposti. Oggi l'intervento pubblico, teso a garantire a titolo oneroso la raccolta di liquidità sui mercati finanziari, non è evitabile, è il prezzo da pagare per evitare guai peggiori con ripercussioni devastanti su economia reale, imprese e famiglie. È positivo che l'intervento pubblico di rafforzamento patrimoniale degli istituti possa essere subordinato alla revoca o alla sostituzione dei vertici operativi dell'emittente e anche alla limitazione Pag. 6della retribuzione dei membri del consiglio di amministrazione e dell'alta dirigenza degli enti medesimi.
  Troppo a lungo certa politica ha offerto la sua copertura alla mala gestio di dirigenti bancari per alimentare clientele e oscuri giochi di potere, e qui sollecitiamo l'avvio dell'annunciata Commissione bicamerale d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Siamo già fuori tempo massimo e l'intervento statale, pur con le oggettive controindicazioni rispetto allo stock del debito pubblico crescente, è il solo che può realisticamente scongiurare l'ulteriore aggravamento del quadro e l'ulteriore penalizzazione di cittadini e risparmiatori.
  C’è poi il grande tema dello smaltimento degli NPL, di quei crediti deteriorati, detenuti nella pancia del sistema bancario italiano, che hanno superato i 350 miliardi di euro e che alcuni istituti, come UniCredit, l'unica banca sistemica italiana, stanno svendendo a prezzi di saldo a fondi speculativi esteri. C’è un dibattito in corso, di cui la discussione parlamentare odierna non sta tenendo conto, sull'opportunità di realizzare un new deal bancario, un patto tra banche e consumatori, che veda le prime offrire ad ogni singolo debitore una quietanza da pagare ad un prezzo non inferiore a quello che i fondi sono disposti a pagare. È una proposta di Dino Crivellari, un esperto del settore, di Favor Debitoris, di altri studiosi e professionisti. L'esternalizzazione a prezzi stracciati delle sofferenze rischia, invece, di aggravare un quadro che ha visto solo nell'ultimo anno 240 mila esecuzioni immobiliari e la vendita di 450 mila appartamenti. Si tratta di perseguire una soluzione intelligente, socialmente sostenibile, capace di rafforzare, anziché indebolire ulteriormente, il sistema bancario, favorendo invece i guadagni dei fondi speculativi esteri.
  Abbiamo votato «no» alla fiducia e rinnoviamo con vigore la nostra sfiducia nei confronti di un Governo, che ha affrontato sino ad oggi la crisi del sistema bancario con grave ritardo, irresponsabile approssimazione e odiosa furbizia politica. Ma per senso di responsabilità verso i piccoli risparmiatori, le famiglie e le imprese, che sarebbero travolti dalla implosione di importanti istituti di credito del nostro Paese, esprimeremo sul merito del provvedimento un voto di astensione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Nonostante che sia stato fatto questo ulteriore provvedimento da parte del Governo, continua ad esserci nel nostro Paese un problema molto serio, un problema che sostanzialmente è noto a tutti, soprattutto alle istituzioni preposte, al Fondo monetario internazionale, alla BCE, alla Commissione europea e soprattutto ai mercati, e cioè il fatto che il nostro sistema bancario non va bene, è un sistema bancario malato. Tutto ciò espone ad una situazione molto grave, perché la domanda, signora Presidente, che viene spontanea è: sono stati fatti degli errori di valutazione nel passato recente, nel 2012, e gli errori di valutazione non c’è dubbio che sono stati fatti dalle istituzioni preposte a quello che è il controllo, la vigilanza, è inevitabile che ci sia una responsabilità gravissima dal punto di vista della competenza, del merito della Banca d'Italia, così come anche probabilmente della Consob.
  Perché dico questo ? Per un motivo molto semplice: perché nel 2012, gli altri Paesi dell'Eurozona – la Germania, la Spagna, la Francia – hanno provveduto al risanamento delle loro banche attraverso un Fondo «salva Stati», Fondo «salva Stati» a cui gli italiani hanno dovuto partecipare; ora, è incredibile che noi, come Paese, abbiamo partecipato al Fondo «salva Stati» per poter salvare le banche della Germania, della Spagna, della Francia e così via, e che, invece, nel contesto della situazione del sistema bancario nostro, gli istituti di vigilanza, per quello che si può sapere dalle notizie che sono a disposizione nostra, non abbiano dato alcun tipo di allarme o di segnale di indirizzo Pag. 7al Governo e a livello politico, affinché potesse esserci qualche riscontro. E invece no: venivano dati addirittura segnali diversi, di sicurezza, di certezza, quando poi invece abbiamo visto che, nella stragrande maggioranza dei casi, per le situazioni che sono emerse, che sono esplose e che sono ancora al vaglio della magistratura, nei bilanci di diverse banche e istituti bancari risultavano, invece, una serie enorme, una massa enorme, non facilmente quantificabile a tutt'oggi, di sofferenze e di situazioni completamente insolventi.
  Ora, davanti a una situazione del genere, è evidente che non c’è stata una vigilanza sufficiente e non so se, ad oggi, noi siamo, come istituzione di vigilanza, nelle condizioni di fare questo tipo di valutazione fino in fondo, perché il dubbio continua a rimanere. È vero che, per alcune banche, adesso non ci sono solo gli stress test e la vigilanza della Banca centrale europea, e tutto il resto ? Ora noi siamo davanti a una situazione veramente allarmante da questo punto di vista.
  Ora, il Governo inizia ad affrontare questo problema nel modo peggiore possibile, proponendo che cosa ? Proponendo delle riforme necessarie, ma sbagliate, oppure proponendo degli interventi come questo decreto, che è in sede di conversione con una enorme anomalia: a) che non è mai consentito a quest'Aula di intervenire o viceversa, cioè al Senato, perché vengono chiusi completamente e, quindi, non c’è possibilità di fare alcuna modifica di alcun genere; b) che sono provvedimenti comunque tardivi, questo provvedimento interviene su MPS e dovrebbe forse, anzi certamente, intervenire anche su altre situazioni di sofferenza; noi oggi sappiamo le notizie dalla stampa e quant'altro, e sulla situazione sia delle banche in Veneto, sia della parte di Vicenza, lo Stato dovrebbe intervenire, dopo che è già intervenuto con Atlante 1, con Atlante 2 e così via. Ora, davanti a una situazione del genere, non c’è un quadro complessivo della situazione. Anche il Ministro dell'economia in audizione, quando ha presentato il decreto, ha detto che questo è un primo intervento anche rispetto alla situazione di MPS. È fin troppo evidente che vanno individuate delle responsabilità per le scelte sbagliate e scellerate, perché la riforma, signora Presidente, delle banche popolari era necessaria, ma non poteva essere fatta in maniera più sbagliata di quello che è stato fatto. Noi abbiamo anche delle situazioni che si sono venute a verificare continuamente, leggo le parole di Sforza Fogliani (Assopopolari): «i fondi speculativi anglosassoni dietro la norma della Camera ?» Il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza, ha dichiarato: «La normativa che la Camera si appresta a varare fra poco in via definitiva, pur non applicandosi oggi alle banche popolari non quotate, presenta per il futuro aspetti pericolosi e addirittura inquietanti. Perché mai le azioni di banche che vanno bene dovrebbero, prima o dopo (se questo è l'andazzo) essere valorizzate sulla base anche delle azioni bancarie quotate con quel che hanno perso in Borsa ? Forse per rendere più appetibili ancora ai fondi speculativi anglosassoni ? I fondi dilagano già anche troppo, dopo la legge Renzi contro le popolari. Non hanno certo bisogno di ulteriori aiuti».
  Però il problema si pone come eccome: noi non vogliamo e il Paese esige, soprattutto il Paese esige che ci sia la Commissione di inchiesta, ma una Commissione d'inchiesta seria, perché non è che noi possiamo aspettare i tempi della magistratura e quant'altro, che, peraltro, vanno chiaramente verso un andazzo di prescrizioni a catena, ove fossero riscontrati reati e quant'altro. Qui c’è il popolo italiano che ha necessità di avere un momento di verità su queste situazioni non riferibili alla guerriglia interna che c’è al Partito Democratico, dove si accusano a destra e a sinistra anche sulla situazione delle banche, rinfacciandosi gestioni di natura politica, perché a noi quelle interessano poco, sono situazioni interne. No occorrono certezza e verità e occorre capire, per esempio, che cosa è successo, chi ha avuto vantaggi, avendo avuto delle notizie, delle anticipazioni sulla riforma delle banche popolari, che poi alla City di Londra Pag. 8hanno provocato guadagni speculativi per 10 miliardi. Com’è che alcuni editori sapevano già la notizia, prima ? Perché mai è stata scelta quella soglia di 8 miliardi di euro relativa esclusivamente a una trattativa sotterranea in corso, che è emersa solo sulla stampa come indiscrezione per la vendita di banca Etruria, a cui forse il fondo del Qatar era interessato, a condizione che venisse trasformata in Spa e quant'altro ?
  Su queste cose noi dobbiamo cercare di avere certezza, perché sono situazioni inquietanti, sono situazioni che vedono come protagonista principale, contro i risparmiatori, contro lo Stato, contro le banche sane che funzionavano e a cui, invece, sono state create difficoltà, esclusivamente il Governo e esclusivamente l'ex Presidente del Consiglio, non altri. Perché questa situazione è stata denunciata in tutte le lingue, signora Presidente, durante le audizioni di gente qualificatissima, che è venuta ad esporre le proprie valutazioni, dicendo che la riforma era assolutamente necessaria, ma che quei punti erano sbagliati. Hanno elencato i punti, dopodiché noi abbiamo visto che il Consiglio di Stato – e adesso si dovrà pronunciare la Corte costituzionale – ha dichiarato che ci sono vizi, probabilmente, di legittimità, proprio su quei punti che venivano evidenziati dagli auditi e su cui il Governo ha espresso una sordità, come al solito, assoluta.
  Ora, davanti a una situazione del genere, anche in questo decreto ci sono 20 miliardi degli italiani. Ma perché non si è fatto ricorso al Fondo salva-Stati ? Perché, nel frattempo, c'era la legge di stabilità e dovevano essere distribuite una serie di marchette e di mance a non finire; e perché non si vuole che ci sia, poi, un vero controllo efficace da questo punto di vista.
  Ora noi riteniamo che l'unica cosa seria per la fine della legislatura è che si faccia una Commissione d'inchiesta immediata bicamerale, perché la gente ha bisogno, gli italiani hanno bisogno di verità, e se dalla situazione del sistema bancario non vien fuori tutta la verità dal punto di vista oggettivo su quelli che sono gli aspetti principali, le difficoltà e quant'altro, mai più nel nostro Paese, o chissà quando – ma mai più secondo me – si potrà ripristinare il vecchio, antico, grande rapporto di fiducia che c'era tra i cittadini, gli istituti di credito e le banche; rapporto che attualmente è stato sicuramente messo in grave discussione per le gestioni delinquenziali che ci sono state – la magistratura facesse il suo corso –, ma anche per una dissennata e non sappiamo fino a che punto consapevole e interessata gestione super cattiva, mala gestione da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, è imbarazzante doversi trovare, a intervalli ormai regolari, quasi come l'Aula di Montecitorio si fosse trasformata in un consiglio d'amministrazione di una banca, a discutere, invece, che dei problemi della gente, del problema della disoccupazione, della disoccupazione giovanile, dello stato di miseria del Sud italiano, dei problemi legati alla criminalità, dei problemi di scarso sviluppo e di scarsa crescita del sistema Italia – gli ultimi dati da questo punto di vista, che avete avuto voi come Governo il coraggio di festeggiare, ci vedono ultimi, e per ultimi, intendo ventottesimi su ventotto in classifica, in Europa per il valore del PIL, superati anche dalla Grecia, non perché la Grecia sia necessariamente inferiore all'Italia, ci mancherebbe altro, ma perché la Grecia, ieri l'altro, rischiava il fallimento – per l'ennesima volta, a parlare di un decreto, more solito, che è indirizzato a salvaguardare degli interessi consolidati di cui voi, Governi di sinistra e maggioranza di sinistra, siete succubi, anzi, è probabile che più che succubi siate protagonisti. Perché una volta la sinistra rappresentava in Italia la classe operaia, il proletariato, le categorie sociali più fragili, coloro i quali avevano bisogno di tutela, di difesa, di fronte a un grande capitale che, al contrario, non si faceva scrupolo, per incrementare Pag. 9i profitti, di togliere risorse alla povera gente. Oggi – e lo sta scoprendo tutta Italia – purtroppo, è elemento di tristezza anche per chi parla doverlo constatare: voi rappresentate solo i poteri forti, voi rappresentate coloro i quali non hanno alcun interesse per i problemi sociali del Paese, perché rispondete solo e soltanto al grande burattinaio; in questo caso, lo avete più volte manifestato, il grande burattinaio veste gli abiti del sistema del credito nazionale e internazionale.
  Del resto se, per l'ennesima volta – anche all'indomani del 4 dicembre, quando il verdetto, da un punto di vista politico, segnato dal popolo italiano, è stato incontrovertibile – invece che farvi da parte e assecondare, come democrazia imporrebbe, il desiderio manifestato, nella logica del consenso e del dissenso, dai cittadini italiani, invece di farvi da parte e addivenire ad elezioni politiche anticipate, avete semplicemente fatto un cambio di vertice nell'Esecutivo, lasciando il 90 per cento dei Ministri là dove erano e facendo il più classico dei balletti della prima Repubblica per alcune poltrone importanti, significa che, effettivamente, voi non intendete rispondere al popolo italiano ma esattamente a quei poteri a cui mi sono riferito poco fa. Avete, però, l'imperizia o se preferite la spregiudicatezza di manifestarvi con la solita, classica, pelosa ipocrisia, tipica della sinistra, che non ha il coraggio di manifestarsi nei suoi atti, così come avrebbe dovuto e potuto, così come dovrebbe la politica italiana, in quanto tale, se fosse espressione di un'istanza di cambiamento che ci viene rinfacciata dai cittadini. No, voi avete la strafottenza di condire le cose più immonde che mettete in campo, i provvedimenti più indigeribili, le fregature più classiche e palesi, con nomignoli altisonanti; voi state cercando di dimostrare, in buona sostanza, che questo ennesimo provvedimento che va nella direzione della salvaguardia del portafoglio di alcuni noti amici imprenditori, banchieri, consiglieri d'amministrazione, amministratori, invece, dovrebbe salvare i risparmiatori.
  No, non è così; e per tentare, sotto quest'aspetto, di essere creduti cosa dite ? Agganciate il debito straordinario accumulato dal sistema bancario italiano alla crisi economica, cioè, in buona sostanza – spero che qualcuno abbia il desiderio di seguire questo ragionamento – avete creato una sorta di scenario surreale; rispetto a questo debito bancario, che costringe i cittadini italiani a tirare fuori 20 miliardi di euro, ad incrementare di 20 miliardi, a discapito delle future generazioni, un debito pubblico che già rappresenta un vero e proprio cappio alla gola per l'economia italiana, voi, in buona sostanza, dite che sono le famiglie, le persone, le piccole imprese, gli artigiani, i commercianti, coloro i quali si affacciano in un'agenzia bancaria a chiedere un mutuo, un prestito, il problema, perché in epoca di crisi economica non hanno la possibilità di restituire i soldi che prendono. Siete dei bugiardi ! Vi dovreste vergognare ! Infatti, chi asserisce il contrario esatto di quello che voi passate sotto il nomignolo di «salva risparmio» invece che «salva banchieri», che «salva PD», che «salva gruppi imprenditoriali amici del PD», è Bankitalia ! È Bankitalia che ci dice che il 70 per cento delle sofferenze delle banche, pari a 140 miliardi su 210, è in mano al 3 per cento dei debitori. Siete dei bugiardi ! Cioè, il 97 per cento dei debitori, l'economia diffusa, detiene il 30 per cento delle sofferenze bancarie. E se così fosse – e lo dice la Banca d'Italia, fonte autorevole che non risponde al popolo italiano da qualche anno, almeno da quando è stata privatizzata, quindi sta dalla vostra parte –, il vertice della Banca d'Italia, con questi numeri, cerca di venirvi in aiuto, invece vi smentisce ! Questi numeri testimoniano appunto che se il 30 per cento del debito intrapreso dal sistema bancario italiano – solo il 30 per cento – è legato alla crisi economica, beh, sarebbero bastati i primi provvedimenti dei primi Governi di centrosinistra per metterci un tappo e risolvere la falla. Ma non è così. Voi avete bisogno di salvare, come si è manifestato abbondantemente nel corso del tempo, amministratori amici che hanno sbagliato Pag. 10e che volete conservare nella loro posizione senza sanzioni; volete salvare parenti e personalità legate al Partito Democratico che hanno le mani in pasta, e siccome il Partito Democratico è fatto anche di tanta gente perbene, mi domando come coloro i quali in quest'Aula rappresentano comunque il popolo italiano non si ribellino di fronte a questa ingiustizia. Perché gli italiani, se sono costretti a mettersi le mani in tasca e ad entrare ancora una volta nel merito delle sofferenze del sistema bancario per un ammontare di 20 miliardi, non possono nemmeno sapere, conoscere, l'elenco, il nome e il cognome, dei debitori e gli importi ? È roba loro adesso il Monte Paschi di Siena, perché avete respinto gli emendamenti al Senato ? Perché non introducete nel vostro provvedimento una norma che preveda la trasparenza, visto che andate a mettere le mani in tasca ai cittadini italiani per un importo molto rilevante ?
  Sono quesiti che ovviamente – e concludo – ci lasciano esterrefatti, così come fummo esterrefatti all'epoca dei «Monti bond», all'epoca dalla svendita di Bankitalia, all'epoca delle mancate risposte sulla riserve aure italiane, all'epoca del dibattito mai risolto sulla proprietà della moneta e sul signoraggio bancario, all'epoca degli sconti fiscali pari a 20 miliardi di euro per le banche, all'epoca dei miliardi e miliardi elargiti in forma di «marchette» a questo sistema. Queste sono le ragioni per cui, dopo aver votato «no» alla fiducia, Fratelli d'Italia voterà contro il provvedimento che avete messo in campo, perché è impresentabile, come tutti i precedenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, rappresentante del Governo, mi ricollego all'intervento svolto ieri dal collega Dellai sulla fiducia al Governo, e credo che si debba avere una grande attenzione in questa fase a non sviluppare iniziative politiche improprie che aggiungono difficoltà alla crisi che stiamo attraversando, poiché è evidente che le antenne dei mercati sono molto attente e attribuiscono al nostro Paese un di più di instabilità che, per il vero, fino a pochi mesi fa sembrava del tutto scongiurato. Ma entriamo nel merito delle questioni che sono sollevate dalla conversione di questo decreto-legge.
  La prima questione riguarda un'analisi corretta del perché una diversità di approccio alla ricapitalizzazione pubblica di banche in difficoltà da parte di diversi Paesi europei. Prendiamo il caso dell'Italia e il caso della Germania. Il problema delle banche italiane non era dato dalla presenza nei loro attivi di strumenti tossici, come nel caso delle banche tedesche, ma il deteriorarsi di molti prestiti per la crescente difficoltà dei relativi creditori, imprese e famiglie, a causa della doppia recessione, il tutto aggravato dalla gestione cattiva e talvolta criminale di alcune banche. Questo deterioramento è emerso gradualmente nel tempo e non in maniera immediata, a cavallo del 2011 e del 2012, e con ritardo rispetto agli attivi intossicati delle banche tedesche, che sono invece apparse in tutta la loro pericolosità immediatamente, dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale nel 2008-2009. Questo colloca in termini temporali ciò che è avvenuto nel corso di questi anni. Caso mai, la questione del ritardo si pone in questi ultimi mesi, e ho avuto modo già di accennarne in altre occasioni in quest'Aula. Già a luglio 2016, con gli stress-test, era evidente – visti anche gli andamenti dei mercati finanziari – l'inevitabilità di intervenire sui casi problematici delle banche attraverso un sostegno pubblico finalizzato all'aumento di capitale degli istituti bancari interessati. Purtroppo allora sono prevalse ragioni politiche legate non al tema delle sofferenze bancarie ma allo svolgimento del referendum costituzionale. Questa incertezza ha determinato una flessione dei depositanti – in alcuni casi qualche piccola fuga, in particolare sul Monte dei Paschi –, con la necessità, che abbiamo dovuto registrare dopo, di adeguare l'entità dell'aumento di capitale previsto inizialmente dalla Banca centrale europea. Quindi, il provvedimento Pag. 11arriva in ritardo, e questo, a maggior ragione, non giustifica l'atteggiamento di chi, di fronte al provvedimento che viene adottato, oggi tende a tergiversare, perché il provvedimento è comunque ben congegnato e si fonda sull'aumento precauzionale di capitale, essenziale per evitare una complessiva crisi di sistema. Dovremmo avere già imparato dalla vicenda americana che cosa è necessario fare per evitare che la crisi si propaghi e diventi una crisi di sistema, e questo aumento precauzionale potrà riguardare solo gli istituti bancari non sottoposti alle procedure di liquidazione o di risoluzione.
  Tale intervento presenta comunque un carattere temporaneo, cioè l'obiettivo è di entrare per uscire, e richiede per la sua attivazione la predisposizione di un piano industriale. L'aumento di capitale, come abbiamo notato altre volte, deve essere fortemente ricondotto alle ragioni di esistenza di un piano industriale che sia in grado di porre sul terreno della redditività l'istituto bancario. Un piano industriale di risanamento da concordare con le autorità di vigilanza.
  Fatto questo non è che abbiamo risolto i problemi, ma il futuro come sarà ? Permangono punti interrogativi assai gravi e sulle sofferenze incide la debolezza della ripresa economica italiana. Con un'economia in ripresa il flusso di nuove sofferenze diminuisce e la probabilità media di un credito incagliato di tornare in bonis aumenta, ma se la ripresa permane debole, tutto si complica, non solo quelli incagliati tendono a restare tali, ma magari si aggravano, le sofferenze tendono ad appesantirsi e, poiché i mercati ritengono purtroppo più urgenti i crediti deteriorati delle banche italiane rispetto agli attivi tossici delle banche tedesche, si capisce che tutto ciò rende sconnesso il campo di gioco. Noi abbiamo difficoltà a muoverci sul terreno europeo anche per questa ragione, da qui nasce la tendenza dello spread a rianimarsi per noi in termini negativi.
  Tuttavia, la sorte delle banche in Italia, ancora più che nel resto d'Europa, è legata ad un possibile ridimensionamento del ruolo del credito bancario nel finanziamento dell'economia. Le nuove imprese, specie quelle innovative, dovranno imparare a ridurre la loro dipendenza dal credito bancario, rivolgendosi ad altri intermediari o direttamente al mercato del risparmio. Le imprese che stanno invece nella zona grigia, o intermedia, continueranno a rivolgersi alle banche e queste saranno costrette a tornare duramente al merito di credito, assumendosi la responsabilità di saper valutare chi merita e chi no; e questo d'altro canto doveva essere il mestiere del banchiere. Sapere valutare le opportunità di crescita del sistema delle aziende, specie quelle piccole e medie, è una competenza che va ricostruita nelle banche, perché in questi ultimi lustri è andata via via perdendosi dietro la rincorsa di algoritmi che sono meno efficaci dal naso del banchiere, capace di interpretare quello che sta accadendo nella dimensione del sistema economico e di valutare la capacità di crescita delle imprese. Questo richiede una profonda revisione del modello di business bancario e della conseguente governance.
  In conclusione, siamo di fronte ad un passaggio che riguarderà riassestamenti molto profondi nel sistema bancario. Purtroppo, la politica non sembra all'altezza del suo compito e si balocca con la Commissione d'inchiesta allo scopo di scagliare fango e non di aiutare il sistema bancario a trovare una nuova collocazione, anche rimodulando e ridefinendo il ruolo delle autorità di vigilanza. Se noi, invece, stiamo qui a vedere come ricostruire le responsabilità, tra virgolette, politiche, sapendo benissimo che nessuno può chiamarsi fuori, vuol dire che non abbiamo la consapevolezza del compito che è davanti a noi.
  Tutto ciò premesso, il voto favorevole del gruppo parlamentare che rappresento è scontato per le motivazioni che ho addotto e anche per le dichiarazioni che sono state rese in Aula dal capogruppo Dellai.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.

Pag. 12

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Grazie, Presidente. Io, purtroppo, le devo chiedere di poter consegnare l'intervento per via della faringite.

  PRESIDENTE. Lei sta peggio di me, mi pare, con la voce...

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Annuncio, comunque, il voto contrario.

  PRESIDENTE. Va bene, d'accordo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi viene approvato è un provvedimento sicuramente condivisibile nelle sue linee essenziali. Sia la garanzia per le passività bancarie, sia la previsione degli interventi di liquidità di emergenza, che l'intervento statale diretto attraverso la sottoscrizione di capitale, sono misure necessarie. Non sono misure utili, sono misure necessarie, ed è abbastanza stupefacente sentire dire qui dentro che non servono a tutelare i risparmiatori, perché non si sa bene i risparmiatori di una banca, in carenza di capitale e potenzialmente a rischio, come si possano tutelare se non mettendoci dentro dei soldi. Si può criticare il modo, si possono discutere altri aspetti, ma dire che – come ho sentito dire prima all'onorevole Rampelli – che questo intervento è inutile per i risparmiatori, è abbastanza stupefacente. Sarebbe stupefacente se non fosse che il dibattito su questi argomenti è caratterizzato da un livello di superficialità, pressappochismo e demagogia, abbastanza oramai abituale, ma che è incredibile per temi di questo livello. Qualche esempio: ieri ho sentito dire dall'onorevole Meloni che era inaccettabile questo tipo di intervento e che il Parlamento avrebbe dovuto accettare un loro emendamento che vietava la distribuzione di dividendi da parte delle banche in cui è intervenuto lo Stato, il che è geniale considerando che l'azionista è lo Stato, quindi in questo modo lo Stato non avrebbe mai più recuperato i suoi soldi. Ho sentito dire da qualcuno che l'operazione sarebbe fatta senza un piano industriale. È esattamente il contrario, bastava leggere la legge, l'ha detto, credo, l'onorevole Marcon ieri. Manca un piano industriale ? È vero, però è una condizione per l'erogazione dei soldi, quindi ci sarà un piano industriale. Poi ho sentito dire dal MoVimento 5 Stelle: se saremo noi al Governo faremo un intervento diretto, ci sarà una banca di sviluppo e di investimento, ricapitalizzeremo tutto, nazionalizzeremo tutto. Sì, diciamo, previa uscita dall'Unione europea, perché sono tutti provvedimenti che, a disciplina vigente, determinerebbero l'applicazione della normativa sugli aiuti di Stato e un'immediata richiesta allo Stato, pena procedura d'infrazione, di chiedere i soldi indietro. Non solo, sarebbero nulle tutte le delibere di aumento di capitale, perché questa è la conseguenza della violazione degli aiuti di Stato. Quindi, è un'operazione che non si può fare nella situazione vigente. Dunque, sicuramente una volta che il MoVimento 5 Stelle avrà vinto le elezioni, sarà andato al Governo e sarà uscito dall'Unione europea, potrà fare quello che ha detto ieri, però oggi, se c’è necessita di un intervento, non si può fare.
  Poi abbiamo sentito dire che bisogna trattare nello stesso modo i risparmiatori del Monte Paschi e quelli delle altre quattro banche. Ancora una volta, l'ho sentito dire un po’ da tutti, anche da Forza Italia, che sa benissimo, come sanno benissimo tutti gli altri, che una cosa è una banca in risoluzione e una cosa è una banca che non è ancora insolvente. Per quelle insolventi non si può prevedere il risarcimento integrale, sempre perché ci sono discipline entrate in vigore precedentemente. Neanche a me piacciono, però io non le ho votate, ad esempio, al Parlamento europeo, come hanno fatto una serie di esponenti dell'opposizione, e dopo, quando una direttiva è in vigore, va rispettata, purtroppo.
  Quello che voglio dire è che le contestazioni di questo tipo sono semplicemente Pag. 13contestazioni che vanno benissimo qui dentro, per dire io sono quello che tutela i risparmiatori, con me le banche sarebbero sane, andrebbero bene, non ci sarebbero problemi. Poi ho sentito anche Forza Italia dire: fuori l'elenco dei debitori. Magari qualche anno fa sarebbe stato interessante vedere se avrebbe avuto la stessa posizione, come sulla contestazione sui conflitti d'interesse, che anche lì era abbastanza, come posso dire, comica.
  Però detto questo, detto che il provvedimento è positivo, e che le contestazioni che abbiamo sentito in quest'Aula da parte di una serie di rappresentanti dell'opposizione sono – ripeto – buone per una chiacchiera da bar o per una manifestazione per strada, ma per chi abbia soltanto letto le norme sono semplicemente delle assurdità, noi abbiamo delle riserve sul provvedimento che riguardano la questione degli amministratori.
  Tempo fa, in quest'Aula, è stata approvata una nostra mozione che prevedeva tre cose specifiche: che lo Stato potesse sempre esercitare l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, nel caso di banche in cui lo Stato ha messo i soldi; che tutti gli accordi che prevedono remunerazioni e bonus all'uscita e i paracadute per gli amministratori diventassero inefficaci nel momento in cui entrava lo Stato; e che per gli amministratori nuovi fosse previsto il meccanismo che è stato previsto negli Stati Uniti, quando è stato fatto l'intervento statale dopo Lehman Brothers, e cioè che gli amministratori ricevessero una componente variabile soltanto in una certa misura – noi abbiamo proposto un terzo –, che quel tipo di compenso fosse legato ad almeno un triennio di risultati e che fosse erogato soltanto dopo che lo Stato avesse recuperato il suo investimento.
  Ecco, questa mozione ha ottenuto il parere favorevole del Governo, è stata votata con un impegno del Governo ad adempierla ed erano tre punti molto specifici. Noi abbiamo predisposto degli emendamenti analoghi, li abbiamo fatti presentare al Senato, dove non siamo rappresentati, da due colleghi, dal senatore Orellana e dal senatore Davico, e – cosa che ci ha lasciato, devo dire, basiti – sono stati tutti respinti: quello sull'intervento, sull'azione di responsabilità contro gli amministratori, dicendo che era estraneo alla materia – ora, io francamente non so come possa essere estranea alla materia una disposizione che prevede il diritto dello Stato di promuovere l'azione di responsabilità contro gli amministratori precedenti della banca (questa era stata una delle argomentazioni su quel tema) – e sulle altre, dicendo che esiste già la disciplina europea e la disciplina italiana. Ed è verissimo, però quella disciplina prevede semplicemente dei criteri meno stringenti. Nel momento in cui quei criteri più stringenti hanno ottenuto il parere favorevole del Governo e l'impegno della Camera e il voto della Camera, io, a distanza di dieci giorni, credo che sarebbe stato più giusto che il Governo li accettasse, perché erano principi semplici.
  La disciplina vigente prevede, per le banche che hanno avuto gli interventi dello Stato, ad esempio la possibilità di avere un compenso variabile nella misura del 50 per cento; noi prevedevamo il 30 – non è una grande differenza –; oppure prevede la possibilità di dare quel compenso gli amministratori nel caso di giustificato motivo. Questo dice la disciplina europea. Ora, prevedere semplicemente che si introducessero dei requisiti più specifici non avrebbe costituito né violazione della norma europea né violazione delle norme italiane, le avrebbe semplicemente precisate e rese più severe.
  In un momento come questo, in cui sentiamo polemiche, spesso strumentali, basate su una visione sbagliata della normativa, senza neanche leggerla, e su un livello di ignoranza del sistema e del mercato bancario che noi stessi riscontriamo tutti i giorni, sarebbe stato un buon segnale da parte del Governo confermare il parere favorevole che era stato dato in Aula su quegli stessi elementi. Anche perché, se no, francamente, io credo che nella revisione del Regolamento sarebbe opportuno pensarci: votare una mozione in Aula diventa inutile, perché se passano due anni Pag. 14è una cosa, se passano poche settimane, diventa francamente inutile fare lo sforzo di scriverla, se ottiene il parere favorevole, viene votata e poi viene, diciamo, respinta nel giro di pochi giorni.
  Quindi, dal nostro punto di vista questo provvedimento è un provvedimento condivisibile nella sostanza e anche nei suoi aspetti tecnici. Abbiamo sentito una serie di contestazioni – ripeto, inutile tornarci – basate o sui sogni del «noi faremo questo, anche se ci sono norme europee, trattati, direttive, pazienza ! Tanto all'Italia si applicano, ma non quando governa il Movimento 5 Stelle» oppure «i risparmiatori non hanno bisogno di salvare la banca, perché se fallisce, pazienza !» Questo tipo di cose noi non le sosterremo mai. Ma il fatto di rispettare intanto la volontà del Parlamento, già espressa, e di introdurre norme più severe di quelle vigenti per situazioni gravi, che sono il risultato anche di problemi e di interferenze di carattere politico – perché sappiamo tutti come sono state gestite queste banche negli ultimi anni –, sarebbe stato un segnale molto positivo ed è per questo che su questo provvedimento il nostro gruppo esprimerà un voto di astensione. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippo Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Il settore del credito in Italia è in crisi profonda e lo dimostrano i dati comunicati relativi all'anno 2016, che presentano svalutazione di crediti non performanti per 26 miliardi, che hanno provocato perdite per 15 miliardi del sistema bancario. Solo quattro banche, fra le prime dieci, sono in utile, ma ciò non è dovuto solo alla svalutazione crediti: è in calo anche il fatturato del 5,5 per cento, è in calo il margine di intermediazione del 6,6 per cento.
  In questo quadro drammatico i primi ad essere colpiti, finora gli unici ad aver pagato le conseguenze di questo disastro, sono i risparmiatori, che dal 2013 si calcola abbiano perso almeno 30 miliardi dei loro risparmi, più di 10 miliardi sono stati persi solo dai 200 mila azionisti delle due banche popolari venete: 10 miliardi che significano i danni, più o meno attualizzati, provocati della Prima Guerra mondiale, tanto per dare un ordine di grandezza.
  Di fronte a questo scenario preoccupante il Governo appare, come minimo, intempestivo. Se si fosse intervenuti almeno quattro anni fa, quando il quadro era ben chiaro, era intellegibile, perfettamente intellegibile la situazione, si sarebbero risparmiate decine di miliardi di inutili aumenti di capitale. Ma, oltre che intempestivo, è anche estemporaneo e sembra non seguire una strategia che colpisca le cause profonde di questa crisi.
  Nessun decreto emanato dal precedente Governo – e questo assomiglia a quelli già emanati –, né il decreto-legge n. 3 del 2005, quello sulle banche popolari, né i «salva banche» nello stesso anno, né la riforma delle banche di credito cooperativo, né l'ultimo decreto-legge n. 59, quello sulle procedure esecutive, sembra aver sortito alcun risultato.
  E non sono state risolutive neanche iniziative come quelle della creazione del Fondo Atlante, che ha già esaurito – bruciato ! – 4,25 miliardi di cui era dotato inizialmente: 2,5 bruciati solo nelle due Popolari venete. Adesso l'amministratore delegato Viola chiede un intervento statale di 5 miliardi, che quindi presuppone un'imminente nazionalizzazione: sarebbe la seconda dopo questa di MPS. Ricordiamoci poi che MPS ha chiesto 8 miliardi di aumenti di capitale nel 2014 e nel 2015, che, per bocca dello stesso amministratore delegato ora di Banca Popolare di Vicenza, Viola, dovevano essere risolutivi. E ci chiediamo: sono risolutivi questi 8,8 miliardi che adesso chiede Monte dei Paschi di Siena ?
  Diciamo che le premesse non sono incoraggianti, i motivi per essere pessimisti non mancano e ce li fornisce lo stesso Governo, perché nessuna cifra, per quanto grande, può bastare, se non recuperiamo la fiducia nel nostro sistema di credito e Pag. 15la si recupera innanzitutto rispondendo alla domanda di giustizia che viene dai risparmiatori, che non hanno perso solo i loro risparmi, con conseguenze drammatiche che conosciamo e che hanno portato anche dei suicidi. La domanda di giustizia deve essere soddisfatta anche perché questi risparmiatori sono stati truffati, in molti casi, dalla dirigenza, che non è stata chiamata a rispondere per le sue responsabilità. Anzi, in molti casi è stata ricollocata in altri istituti di credito, sempre in posizioni di vertice, o ha beneficiato di bonus milionari, che suonano come una beffa ulteriore a danno dei risparmiatori.
  Ma questi cittadini, oltre che truffati, non sono stati tutelati dagli organi di controllo, in primis Banca d'Italia e Consob: inadempienti nello svolgimento della loro funzione, si sono dimostrati omissivi, quand'anche non collusi con i vertici degli istituti di credito. Nessuno di questi istituti è stato chiamato a rispondere per le loro responsabilità.
  Il relatore di maggioranza Petrini diceva che la BCE è stata provvidenziale nel 2013 nello scoperchiare il vaso di Pandora del nostro sistema di credito e, ammesso e non concesso, dov'erano prima del 2013 Banca d'Italia e Consob ? Penso sia una domanda legittima da farsi.
  Abbiamo bisogno di giustizia, per recuperare fiducia. I primi che sembrano non aver fiducia nel nostro sistema di credito, nel nostro sistema Paese, sono i nostri partner europei, che agiscono attraverso la BCE, e la Commissione europea.
  In questo scenario drammatico il Governo sembra ignorare non solo le cause profonde della crisi, ma anche il ruolo decisivo di «affossatore» operato dalla BCE e dalla Commissione europea, protagoniste di un'azione prociclica in senso negativo, attraverso il regolamento sui requisiti patrimoniali, cosiddetto CRR.
  La situazione è drammatica e la BCE sembra voler dare il colpo di grazia, imponendo parametri sempre più difficili da rispettare in una corsa impossibile agli aumenti di capitale, che portano all'inevitabile default e al commissariamento non del nostro sistema di credito, ma dell'intero Paese. L'Europa condanna a morte le nostre banche e, insieme ad esse, il nostro sistema produttivo, fatto di piccole e medie imprese, che questo Governo, in più occasioni, non ha saputo o voluto difendere.
  Ora, addirittura con un emendamento – non so se vi sia sfuggito – all'articolo 507 sempre del CRR, la Commissione europea consente all'EBA di declassare i titoli di Stato detenuti nelle banche: ancora una volta, si colpiscono le banche italiane che hanno 400 miliardi di titoli di Stato e hanno un rapporto di titoli di Stato sull'attivo che è praticamente doppio rispetto alla media europea. Ancora una volta, si insiste a penalizzare le nostre banche. Io mi chiedo: qualcuno al Governo si fa queste domande ? Qualcuno al Governo è in grado di difendere l'interesse nazionale ?
  Dobbiamo assolutamente recuperare la fiducia, prima di tutto, nel nostro Paese e questo non può passare che dal recupero della sovranità nazionale, sovranità monetaria innanzitutto: infatti, per stessa ammissione di un commissario europeo, il rischio legato ai nostri titoli di Stato deriva dal fatto che non abbiamo una moneta di emissione propria, che non abbiamo sovranità monetaria, altrimenti il rischio sarebbe indubbiamente zero.
  Provvedimenti come quello che ci apprestiamo a votare sono inutili, non risolutivi. Inutile ogni iniezione di capitale se, alla base, manca la fiducia nel sistema e se il Governo non è in grado di opporsi al teorema della Commissione europea a trazione tedesca, che sembra aver già condannato a morte il nostro sistema bancario e produttivo, preparando, di fatto, come sta già avvenendo, il terreno ad una facile conquista a prezzi da saldo dei nostri asset strategici.
  In definitiva, votiamo «no» all'azione di un Governo inconcludente, intempestiva ed insufficiente, ma, soprattutto, incapace di difendere l'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, signora Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole a questo provvedimento del mio gruppo mi preme ribadire alcuni punti fermi che sono stati oggetto della discussione di questi giorni, anche dei mesi passati, ma, in generale, di tutto il dibattito connesso alla crisi del sistema bancario europeo – a me piace dire – e, in particolare, italiano.
  Il primo punto fermo è che si tratta di un provvedimento necessario, necessario e utile; è un provvedimento che mette in sicurezza i risparmi, la vita, gli stipendi complessivamente di più di un milione di cittadini italiani. Questi sono i cittadini coinvolti nella gestione, nelle attività del Monte dei Paschi di Siena, che – voglio ricordarlo – è la terza banca italiana.
  È un provvedimento diverso da quello che abbiamo fatto per altre banche, di dimensioni più piccole, di capacità di incidere sul sistema molto meno rilevanti; questo è un provvedimento diverso, che interviene prima della cosiddetta risoluzione, della crisi o del fallimento delle banche. È un provvedimento di entrata nel capitale della banca del patrimonio pubblico, cosa che il nostro Paese non fece a valle della crisi di Lehman del 2008-2009, la crisi dei prodotti tossici. Ho sentito qualcuno parlare di prodotti tossici: le nostre banche da questo punto di vista sono state virtuose in questi anni.
  Quindi è un provvedimento necessario, che stanzia 20 miliardi di euro, che non incidono sull'indebitamento netto, ma vanno sul debito; di questi 20 miliardi di euro solo 8,5 vengono utilizzati per il Monte dei Paschi.
  È una riserva che serve a mettere in sicurezza anche altre possibili situazioni e noi speriamo – e il Governo e la maggioranza sperano – che abbia anche un fattore preventivo di tutela su altre faccende del genere.
  La seconda questione che tengo a mettere in luce, Presidente, è la questione legata alla Commissione d'inchiesta: oggi, come lei sa, il provvedimento istitutivo della Commissione d'inchiesta approda in Aula al Senato. Presidente, siamo stati i primi a chiedere una Commissione d'inchiesta sulla crisi del sistema bancario. Lo facemmo già (Commenti del deputato Rampelli)... Rampelli dice che siamo i secondi, ma, insomma, siamo sempre sul podio ! Diciamo che siamo stati tra i primi a chiedere una Commissione d'inchiesta sulla crisi del sistema bancario e lo facemmo nel novembre del 2015, quando si approvò quella legge di stabilità ed entrò dentro la legge di stabilità il meccanismo di salvataggio delle quattro banche; però, siamo ugualmente coscienti e preoccupati di quello che potrebbe significare una Commissione d'inchiesta.
  Una Commissione d'inchiesta sul sistema bancario è necessaria per approfondire i problemi sistemici che ci sono stati, per approfondire il rapporto con la vigilanza, con la BCE, per approfondire il percorso di vigilanza di Unione bancaria europea – e su questo parlerò alla fine –, ma la Commissione d'inchiesta non può essere un teatrino, tanto meno un tribunale del popolo o un tribunale di proscrizione. C’è questa idea che sento in molti colleghi, questa fame di vedere i nomi, i nomi di coloro che hanno dei crediti bancari e che non l'hanno risarciti. Presidente, guai se noi introducessimo il concetto che ad ogni credito andato male ci sia dietro un'azione criminale o un atto scorretto: bloccheremmo tutto il credito. Oggi il credito è bloccato – il cosiddetto credit crunch – in Italia, perché c’è proprio il timore da parte degli istituti di finanziare le imprese e le famiglie. L'attività del credito è connessa al rischio: noi non potremo mai scrivere un sistema normativo che impedisca che un credito è andato male.
  Quindi, ci sono stati vari motivi, è chiaro che è legato alla crisi economica, sia per le piccole che per le grandi imprese; è logico che il sistema dei non performing loan sia assorbito per il 70 per cento – come diceva poco fa il collega Rampelli – da poche e grandi imprese. È Pag. 17il sistema delle grandi imprese italiane: forse, ce ne sono troppo poche di grandi imprese, ma hanno avuto in questi anni i bilanci e i conti economici prosciugati dalla crisi; e, soprattutto, il sistema delle garanzie reali e delle garanzie immobiliari ha ridotto la sua forza di un terzo, sostanzialmente, e questo è chiaro che ha creato situazioni di non performing.
  Ma la Commissione d'inchiesta non si deve occupare di questo: la Commissione d'inchiesta non deve fare gossip bancario, perché, altrimenti, sono ragionevoli i timori del sistema bancario italiano e della vigilanza su questo. Dobbiamo immaginare che il Parlamento, invece, faccia un lavoro serio e si occupi, appunto, come ho detto, delle questioni sistemiche.
  Ci sono tutti i reati del mondo: in Italia, quello che non ci siamo fatti mancare in questi anni sono norme che identificano nuovi reati penali. Nel mondo bancario ce ne sono decine: mancata comunicazione, falsa comunicazione bancaria, non rispondenza alla vigilanza, omissione nell'attività di vigilanza, concessione del credito sbagliato. Ci sono tutte le fattispecie per consentire alla magistratura di fare qualsiasi tipo di inchiesta e di indagine, come in alcuni casi sono state fatte. Così come un'altra questione che non mi stancherò mai di smentire – lo ha detto poco fa il collega Busin – è la seguente: non è vero che gli amministratori delle banche non sono stati sanzionati. Non è vero ! Solo al Monte dei Paschi di Siena, dal 2011 al 2016, sono state comminate sanzioni per oltre 3 milioni di euro agli amministratori. Se volete continuare a dirlo, dando voi ai cittadini un'impressione di sfiducia, ditelo pure, ma è una bugia, basta consultare i bollettini della Banca d'Italia.
  Ho citato ieri nell'intervento sulla fiducia anche Banca Etruria, che ha avuto, nel 2015, 800 mila euro di sanzioni a tutti gli amministratori. Quindi, non è vero, si può dire che ce ne vogliono di più, possiamo dire che le dobbiamo aumentare, non possiamo dire che non sono sanzionati, perché è una bugia.
  Il terzo punto che voglio mettere in risalto, Presidente, è l'articolo 47 della Costituzione, che tutela il risparmio ed è un articolo sacrosanto, ma gli azionisti delle banche non sono dei risparmiatori, l'azionista è un investitore. Certo, esistono delle fattispecie in cui questi prodotti sono stati venduti in una maniera che si può avvicinare alla truffa e su queste fattispecie il Governo è intervenuto; tra l'altro, c’è il meccanismo del rimborso forfettario, importante, e tra l'altro in questo decreto, in questa norma, ampliamo la parte, la platea di coloro che possono accedere ai rimborsi forfettari. Di questa questione, il Governo e il Parlamento si sono fatti carico, ma non si può dire che l'azionista della banca sia equiparato a un risparmiatore. L'azionista non è un risparmiatore, l'azionista è un investitore, che rischia come rischia il proprietario di un'impresa e l'attività bancaria, così come l'attività imprenditoriale, è connessa al rischio in maniera indissolubile.
  Il quarto e ultimo punto che mi preme mettere in risalto – e su questo prego anche il Governo di darci dei riferimenti e chiedo anche al sottosegretario Baretta di porre attenzione, perché su questo dibattito ci siamo fermati – è l'Europa: abbiamo bisogno di più Europa; abbiamo iniziato un processo di unione bancaria, che io trovo l'unica possibile soluzione per rafforzare anche il sistema bancario italiano; abbiamo portato avanti e a conclusione il sistema di vigilanza unica; abbiamo portato a conclusione il sistema di risoluzione, la famigerata BRRD, il bail in, quello che sapete. Oggi abbiamo ancora in sospeso, per ritardi inaccettabili, l'ultimo pilastro della Unione bancaria, che è il sistema unico di tutela dei depositi: è necessario per completare il processo, è necessario per mettere tutte le banche europee sullo stesso livello e dare una garanzia vera, europea, sulla tutela dei depositi, vero strumento necessario a ridare quella fiducia di cui tutti hanno parlato ai depositanti e risparmiatori, fiducia che oggi, purtroppo, manca verso il sistema bancario nel suo complesso (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io credo che, se non fosse per altre ragioni su cui poi proverò a dire, varrebbe la pena votare contro questo decreto da deputato della Repubblica, non fosse altro per una questione di metodo, perché chiedere a un Parlamento, in particolar modo ai deputati dell'opposizione, di dover votare a favore di un decreto-legge che la Camera dei deputati – onestamente, va detto e credo debba essere riconosciuto da tutti – non ha avuto la possibilità di affrontare nei tempi e nei modi adeguati sarebbe realmente eccessivo. È una cosa che la maggioranza può essere disposta a fare per una questione di fiducia nel Governo, che infatti non a caso, ieri, l'ha posta anche formalmente, ma che evidentemente l'opposizione non può fare.
  Esistono, tuttavia, poi, al di là di questo, molte questioni di merito che ci portano ad avere grandi perplessità nei confronti di questo decreto, non tanto e non solo per come è stato impostato, ma per quella che è la storia che in questa legislatura sta alle spalle del modo in cui la maggioranza ha scelto di affrontare la questione delle banche.
  L'ho già detto altre volte: questa legislatura, la diciassettesima, se un giorno dovesse essere scritta nei libri di storia, passerebbe probabilmente come quella in cui le questioni del sistema bancario e finanziario sono state centrali. Centrali e drammaticamente centrali, perché, se da un lato abbiamo il sistema bancario che sta affrontando una grave crisi che ha portato quattro banche ad andare in risoluzione, ora il terzo gruppo bancario del Paese si presta a venire di fatto nazionalizzato; le due banche venete, che sono già passate sotto la proprietà di uno strumento ibrido come Atlante, si apprestano a quanto pare – notizia di oggi – a chiedere l'intervento diretto dello Stato e, quindi, a essere nazionalizzate a loro volta, esattamente come il Monte dei Paschi di Siena; su Carige, esistono dubbi sulla sua possibilità o necessità di dover, a sua volta, ricorrere in qualche modo a capitale pubblico per restare in piedi; e poi ci sono una serie di banche, che, impropriamente, si potrebbero definire minori, che hanno le difficoltà che hanno e che, a loro volta, sono sospese in un limbo da cui dovranno prima o poi risollevarsi se mai troveranno un acquirente.
  Questo è lo stato e lo stato delle cose non si è prodotto per caso, anche in quest'Aula è stato detto più e più volte – secondo me facendo una forte forzatura sia dal punto di vista della logica che della politica – che tutti i casi sono diversi, che oggi si può intervenire con Monte dei Paschi di Siena come si fa con questo decreto, che sostanzialmente prova a «risparmiare i risparmiatori», cioè a evitare che incorrano nelle perdite che sono state, invece, inflitte agli obbligazionisti delle quattro banche mandate in risoluzione sul finire del 2015.
  Deve anche essere detto, d'altra parte, che per quanto riguarda miliardi di euro di obbligazioni subordinate, che erano in capo invece ai cosiddetti investitori istituzionali, – ma investitore istituzionale può anche essere semplicemente una piccola impresa che avesse deciso di parcheggiare temporaneamente, magari per qualche mese, parte della propria liquidità dentro un'obbligazione subordinata – quelli perderanno tutto e anche in questo caso, comunque, saranno convertite in azioni di dubbio valore, ma invece verranno risparmiati almeno gli obbligazionisti retail, cosa che non è stata fatta l'altra volta. Si dice: è possibile farlo perché questa è diversa, questa non era in pre-dissesto, questa è una ricapitalizzazione preventiva. Diversa ancora – si dirà probabilmente domani – è la condizione delle banche venete, ma non si capisce esattamente in quale condizione dovremmo stabilirlo.
  Insomma, una parola di verità invece, qui dentro, va detta anche a tutti i risparmiatori che hanno visto perdere parte del loro denaro in questi anni, agli azionisti che hanno visto azzerarsi progressivamente o, comunque, depauperarsi il valore di investimenti che avevano fatto, a correntisti Pag. 19impauriti che, infatti, portano via dalle banche più in difficoltà i loro soldi a suon di 10 miliardi solo nell'ultimo trimestre, se pensiamo al Monte dei Paschi di Siena, a un mercato obbligazionario che è in difficoltà, perché ha il 20, 30 per cento di calo rispetto all'anno scorso, perché giustamente, dopo la cura da cavallo che il Governo ha inflitto alle quattro banche mandate in risoluzione, gli investitori o risparmiatori che dir si voglia non vogliono più mettere i loro soldi nelle obbligazioni bancarie subordinate o non subordinate. Il problema è che le banche italiane trovavano nel canale obbligazionario una dello loro prime fonti di finanziamento e infatti hanno oggi serie difficoltà ad autofinanziarsi con tutto quello che ne consegue anche in termini di restrizione del credito, che è tema che dovrebbe interessare tutti noi.
  Orbene, dicevo, si dice che tutti i casi sono diversi, io penso che non ci sia, invece, alcuna diversità, diverso è semplicemente l'approccio che la politica ha scelto di adottare e, quindi, per il fatto che qualcuno sia stato azzerato e qualcuno no, che qualcuno stia meglio e qualcuno peggio, c’è una responsabilità precisa della politica e del Governo. Perché – e lo spiego con un esempio, così anche chi fa finta di continuare a non capire, forse capirà – se due persone si presentano all'ospedale con una polmonite avanzata e una delle due viene fatta immediatamente entrare e viene curata, mentre l'altra viene lasciata per due giorni su una sedia in sala d'aspetto, la prima guarirà e la seconda, presumibilmente, morirà. Dopodiché, però, il medico non se la potrà cavare dicendo che quella che ha lasciato per due giorni seduta in sala d'aspetto, quando è entrata, ormai era terminale. Certo che era terminale, ma perché è stata lasciata lì, invece di essere fatta entrare, la malattia era esattamente la stessa.
  Allora il Governo se la caverebbe almeno se avesse la responsabilità, davanti al Parlamento e all'Italia, di dire che su Monte Paschi di Siena si interviene diversamente che sulle quattro banche precedenti, perché il Monte dei Paschi di Siena è una banca ritenuta sistemica e le altre no e, soprattutto, perché ha imparato la lezione. Peccato che l'etica pubblica imporrebbe che, quando si impara una lezione pesante – peraltro qualcuno, il Governo, la impara, ma qualcun altro, i risparmiatori, l'ha pagata –, bisognerebbe anche assumersi le responsabilità e agire di conseguenza.
  Per esempio, il Ministro dell'economia potrebbe anche rassegnare le dimissioni, prima o poi, visto che è responsabile. È responsabile, in primo luogo, di un disastro, perché la storia che abbiamo alle spalle rispetto a come è stato trattato il sistema bancario è la storia di un disastro e tali questioni le ho già messe in fila, credo, non ho bisogno di ripeterle per l'ennesima volta. Adesso, guardiamo al futuro; guardiamo al futuro, appunto, con una banca che verrà finalmente nazionalizzata. Mi pare di capire che la parola «nazionalizzazione» al Governo non piaccia, alla maggioranza non piaccia; si preferisce sempre parlare di ricapitalizzazione preventiva ed, in effetti, capisco che non piaccia, perché se si parlasse di nazionalizzazione – in politica le parole hanno un senso – ci si dovrebbe anche assumere, finalmente, il ruolo e la responsabilità di dire che, se si salva una banca con soldi pubblici, quella banca verrà gestita secondo criteri nuovi, diversi e finalizzati al bene collettivo, mentre prima, quando era un istituto di credito privato, e se ne sono viste le conseguenze, non è stata gestita per il bene collettivo, è stata gestita per massimizzare i profitti degli azionisti, finché è durata, per far lievitare i compensi dei manager, per assumere decine e decine di dirigenti, per fare favori alla politica – presumibilmente, questo lo dicono tutti, compresa la maggioranza, poi rimpallandosi di corrente in corrente la responsabilità di chi fossero quelli che prendevano i favori e quelli che li facevano, ma, insomma – e anche per dare credito, forse, agli amici degli amici. Probabilmente, sì, anche qui, perché se andiamo a vedere le liste, per come escono, dei principali debitori vediamo, spesso e volentieri, che stiamo Pag. 20parlando o di speculazioni o di operazioni immobiliari dubbie; di questo parliamo, non di grandi operazioni imprenditoriali, di quelle che meritano credito perché portano sviluppo al Paese.
  Quindi, una banca gestita molto male che, giustamente, essendo gestita molto male è arrivata ad avere delle difficoltà, perché così succede quando un istituto di credito viene lasciato andare secondo logiche che non sono quelle corrette.
  Quando è entrata in crisi il Governo ha avuto, per ragioni tutte politiche, la responsabilità di non voler intervenire – bisognava intervenire almeno due anni fa – e così si è lasciato che la terza banca del Paese andasse progressivamente al macero, rischiando anche di infettare la solidità di un sistema bancario di per sé già, come dicevo, debilitato.
  Adesso, si interviene e come si interviene ? Dicendo, sostanzialmente, che lo Stato ci mette i soldi, i soldi dei contribuenti, ma che tutto deve andare avanti esattamente come prima, perché non verrà cambiato l'amministratore delegato, perché non verrà cambiata la mission della banca, perché la politica ci mette i soldi, ma il Governo si vuole ritrarre immediatamente da qualsiasi responsabilità, perché non viene dato un incarico preciso al Monte dei Paschi di Siena di diventare una banca al servizio dello sviluppo della piccola e media impresa, delle famiglie, del Sud, quello che sarebbe necessario; si lascia andare avanti così. E già sappiamo – e chiudo – che andando avanti così, ora ci mettiamo sei miliardi di soldi pubblici – io di solito le scommesse che faccio sulle banche le vinco in questa Camera dei deputati, purtroppo – ma già adesso possiamo dire che ci ritroveremo di nuovo qui, in questa o all'inizio della prossima legislatura a chiederne altrettanti, probabilmente. Perché come ci ricordava banca IMI in un suo recente studio, i sei miliardi, anzi, gli otto che mettiamo adesso, serviranno solo per ulteriori accantonamenti, ma avremo presto bisogno, di nuovo, di ripianare il capitale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Forza Italia voterà contro questo decreto che riteniamo essere inadeguato rispetto agli scenari che avrebbe dovuto affrontare un Governo degno di questo nome per risollevare una situazione del credito nel Paese che, oggi, si trova, evidentemente, in grande difficoltà e, soprattutto, senza una chiara regia su quelli che sono gli scenari futuri, le necessità per tranquillizzare i risparmiatori e affrontare una sfida di sviluppo che è, oggi, ancora del tutto da intraprendere per un Paese che, invece, necessita di questo tipo di interventi.
  Sono tre le questioni per cui noi voteremo contro questo provvedimento, nonostante avessimo dato l'assenso a un ricorso o comunque all'impiego delle risorse pubbliche in merito ai salvataggi delle banche. Nonostante questo, riteniamo che questo decreto sia inadeguato per tre ordini di motivi.
  Il primo tema è il rapporto con l'Europa. Sottosegretario Baretta, Presidente, noi riteniamo che ci sia, oggi, un dialogo inefficace in sede europea che non ha tutelato il sistema del credito nazionale e che lascia una serie di punti di domanda gravi su quelle che sono le prospettive nel rapporto con l'Europa e con le eventuali ulteriori incombenze che graveranno sul nostro sistema creditizio.
  Innanzitutto, è giusto ricordare, cari colleghi, che noi non risolviamo il problema con questo provvedimento per tutto ciò che accadrà nel futuro; innanzitutto, la possibilità del ricorso a ulteriori livelli di debito per concedere garanzie è limitata al 30 giugno 2017; noi non sappiamo cosa accadrà dopo, forse bisognerà congegnare nuovi provvedimenti, non dando, evidentemente, temi di stabilità e certezza a quella che è la prospettiva dei risparmiatori e delle aziende di credito. Il meccanismo di risoluzione, colleghi, avrebbe dovuto dare degli elementi di stabilità nei sistemi Paese; questi elementi di stabilità Pag. 21sono stati importati in altri Paesi che hanno dei sistemi bancari che sono, dal punto di vista dell'organizzazione, della rete territoriale, delle risposte, meno forti del nostro. Ebbene, nel nostro, il meccanismo di risoluzione è stato adottato con percorsi che hanno determinato un dramma nel Paese, un dramma legato ai risparmiatori che non sono stati ancora risarciti, a una prospettiva che non è chiara, a percorsi che stanno all'individualità, alla determinazione del singolo risparmiatore che ha avuto un problema nel rapporto con il proprio istituto di credito, piuttosto che con una metodologia seria, consolidata, che dia la possibilità di recuperare un rapporto fiduciario che, oggi non esiste.
  Si è interrotto il rapporto fiduciario fra risparmiatori, istituti di credito e Governo nel Paese, un combinato disposto che è devastante, evidentemente, per la nostra economia e per lo sviluppo. Non va dimenticato, poi, cari colleghi che noi con questa norma non risolviamo il problema di una sorta di autonomia o sovranità nazionale, seppur limitata, su alcune questioni in capo ad un Governo che decide. No, ogni operazione va sottoposta alla BCE, ogni richiesta di garanzia, piuttosto che di intervento diretto sul capitale delle banche in difficoltà, va direttamente richiesta alla Banca centrale europea. C’è una sorta di valutazione, caso per caso, che il Governo non risolve; non risolve e dà, quindi, alla discrezionalità di quelle che sono le grandi lobby europee, la possibilità di decidere se un istituto – o le banche venete o quelle che hanno già avuto problemi rispetto ai temi che conosciamo, al dibattito politico che c’è stato, al risparmio che è stato purtroppo tradito – sarà sottoposto a una valutazione che non è, evidentemente, solo tecnica, ma è molto politica.
  È di queste ore la notizia che relativamente, per esempio, alle banche venete, lo ricordava il collega Busin, ci sarebbe con buona probabilità una determinazione da parte dello Stato di intervenire per un ordine di valore che si aggira attorno ai 6 miliardi di euro. Ma questa procedura è sottovalutazione preventiva e i risparmiatori, gli obbligazionisti e gli azionisti delle banche venete che garanzie avranno in questo percorso ?   Quindi, è una sovranità finta, perché è un decreto che non ha risolto questi problemi, li lascia tutti inevasi, così come il tema dei piani di ristrutturazione, delle ricapitalizzazione dei patrimoni, della partecipazione dei creditori – lo ripeto, dei creditori, così come si prevede, oggi, nel meccanismo di risoluzione – a quelle che sono le crisi bancarie.
  E noi siamo ancora qui a discutere e a dividerci, nel momento in cui viene coinvolto il creditore, se è il caso almeno di pubblicare gli elenchi dei debitori o dei grandi finanziati da parte degli istituti di credito che si trovano in condizioni di difficoltà; cioè noi ci troviamo a dover coinvolgere, rendere pubblici e, quindi, in qualche modo esporre i creditori che hanno i titoli, hanno avuto un rapporto corretto con la banca, a farli partecipare al dramma della banca, e i debitori, no, dobbiamo garantire l'assoluta serenità e, quindi, non procedere a percorsi che possano portare a liste di proscrizione. Ma non esiste neanche il diritto di reciprocità !
  Vedete, questo è un decreto che non affronta i temi fondamentali, quindi di una strategia del Paese nei confronti del sistema di credito nemmeno a livello europeo, laddove si decide il nostro futuro. Infatti, per scendere poi sul piano nazionale, il sistema bancario italiano, perché è andato in crisi ? È andato in crisi per alcune scelte gravi – così come sono state ricordate –, sbagliate, del management, che è chiamato a rispondere di queste proprie esigenze, e quindi anche di quello che è il coinvolgimento politico, la responsabilità dei partiti, i territori. Tutto vero, ma è altrettanto vero che oggi molte banche, che erano in condizioni di serenità, si trovano a dover intervenire grazie ad indici imposti dall'Europa, in un sistema del credito dove il livello di organizzazione territoriale aveva ed ha un livello di organizzazione che è comunque più efficiente di altri Paesi. Andate a vedere non le chiacchiere, ma gli studi Pag. 22reali, su ciò che è la presenza territoriale organizzata della rete degli sportelli: l'Italia ha una rete di sportelli che è inferiore, in termini di proporzione, a quella della Francia e della Germania; la frammentazione degli istituti bancari italiani, a livello di istituto di matrice, è inferiore rispetto a quello della Germania; l'organizzazione in capo alla rete operativa, così come i presunti esuberi nel settore del credito danno oggi un servizio della popolazione in capo ai dipendenti degli istituti di credito che è assolutamente più basso della Spagna, della Francia e della Germania. Sono indici che sono noti, che sono chiari a tutti, che sono intellegibili, ma, nonostante questo, si continua a dire, ci si chiede, da parte del Governo, da parte degli operatori del credito, per cercare di risollevare e stare dentro quei parametri che ci hanno modificato in sede europea, per continuare a finanziare il sistema delle imprese e delle famiglie, di ridurre la rete, di andare a caricare sullo Stato esuberi che non dovrebbero esserci, non certamente perché sono meno efficienti degli altri Paesi europei.
  Insomma, ci siamo collocati in uno stato di crisi grave per responsabilità politica, non perché c’è una crisi che mette in difficoltà il Paese, che è sotto gli occhi di tutti, ma, se alla crisi non si risponde con gli strumenti concreti, le risposte sono poi inefficaci e sono più gravi della crisi stessa. Oggi questo rapporto è inefficace, di un Governo che non ha affrontato questi temi con serietà; l'ha affrontato con provvedimenti spuri, con interventi che hanno fatto figli e figliastri, con dei provvedimenti, come quello che è al nostro esame oggi, che evidentemente non risolve nulla e, se risolve qualcosa, lo fa fino al 30 giugno 2017, perché dopo, evidentemente, chissà il povero risparmiatore o la banca che si trovasse in difficoltà. Ma soprattutto, l'altro aspetto è quello dell'equità. Europa, situazione inadeguata; Italia, un sistema del credito che è stato penalizzato in maniera ingiusta, ma soprattutto un provvedimento che non è equo, perché il risparmiatore della Banca dell'Etruria non può essere trattato diversamente dal risparmiatore della banca popolare vicentina piuttosto che quello del Monte Paschi, perché è evidente che l'italiano si terrà i soldi in tasca, non li porterà nel sistema del credito, e in questa condizione il Paese non cresce. Per tutti questi motivi noi consideriamo responsabile il Governo, il Governo Renzi e il Governo Gentiloni, per questa gravità di situazione che rischia di portare il Paese in una condizione di grave stallo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Per tutti questi motivi, noi vi staneremo su questi temi, anche nei prossimi provvedimenti; continueremo a presentare il nostro pacchetto emendativo per dare serenità e garanzie a famiglie e imprese, e per vedere un Paese diverso, con la testa più alta in Europa, che difende i propri valori ed il proprio risparmio, come dovrebbe essere in una realtà seria, come è stata nella storia l'Italia. Per tutti questi motivi Forza Italia voterà «no» convintamente a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferdinando Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Presidente, il MoVimento 5 Stelle voterà «no» all'ennesimo provvedimento che cerca di salvare le banche, in questo caso la banca del Partito Democratico. Presidente, sono diciassette, forse diciotto o diciannove: abbiamo perso il conto dei provvedimenti che questo Governo, in questa legislatura, ha fatto nascere a favore delle banche e dei bancarottieri.
  Vorrei fare un breve riepilogo. Il primo di tutti, ve lo ricorderete, il provvedimento «IMU-Bankitalia»: con quel provvedimento 7,5 miliardi di euro stati regalati alle banche, e con quel provvedimento il MoVimento 5 Stelle ha reagito a una violenza che proprio lei, Presidente (lo so che non mi sta ascoltando), ha fatto nei nostri confronti, tappandoci la bocca ed impedendoci di fare quello che era legittimo Pag. 23fare, nelle nostre possibilità, ovvero bloccare un decreto vergognoso. Ma andiamo avanti. Poi una serie di provvedimenti tutti volti alla velocizzazione dell'escussione delle garanzie su crediti e mutui bancari; ad esempio ricordiamo il pegno non possessorio, la rivisitazione del cosiddetto patto marciano, ma ancora le modifiche alla legge fallimentare, tutte volte sempre a velocizzare le aste giudiziarie. Sono tutti provvedimenti che vanno a colpire i piccoli, le famiglie, le piccole e medie imprese, o meglio le microimprese, le micro e piccole imprese. Cioè, l'abbiamo già sentito prima, l'hanno già citato tutti i nostri colleghi che sono intervenuti prima: solo il 30 per cento delle sofferenze, che oggi sono in «pancia» delle banche, riguardano crediti che sono sotto il milione di euro, quindi crediti che non riguardano le piccole e medie imprese e le famiglie. Eppure, il Governo cosa ha voluto fare ? Invece di andare verso un risanamento del cosiddetto debito, quindi comportandosi come un buon padre di famiglia, cercando di aiutare chi non ce la fa, ha deciso di utilizzare la via più facile, quella più immediata, quella di velocizzare le procedure di escussione della garanzia, quindi andando a colpire i più deboli, i più fragili, quelli che contro un colosso come una banca non potranno mai reagire.
  Ma andiamo ancora avanti: le banche popolari, quel decreto che ha voluto, imposto, la trasformazione delle otto più grandi banche popolari in Spa. Ricordiamo che con quel provvedimento Renzi andava in televisione a raccontare e a dire «basta inciuci»; vorrei però ricordare che la prima banca che ha appunto usufruito di quel decreto, UBI Banca, è stata coinvolta in un'inchiesta giudiziaria. In particolare mi riferisco al presidente di Intesa San Paolo, Giovanni Bazoli, che è stato intercettato mentre cercava di tramare e di influire sugli organi di UBI Banca, della sua concorrente, la quarta banca, il quarto polo bancario italiano: cercava di influenzare i vertici affinché nominassero nomi di sua fiducia. Quindi, a questo punto non riusciamo a capire che cosa intendeva il Presidente Renzi con «basta inciuci», forse «basta interferenze della magistratura e della Guardia di finanza all'interno degli inciuci del potere che governa le banche popolari italiane». Infatti così è stato, perché, proprio a inizio gennaio, abbiamo scoperto che il generale della Guardia di finanza che si è occupato dell'inchiesta su Bazoli e sul caso UBI e molte altre inchieste, guarda caso, è stato spostato, in una sede di periferia, in Friuli-Venezia Giulia. Quindi l'obiettivo era proprio quello, cioè togliere le interferenze, ovviamente giuste e legittime, della magistratura e delle forze dell'ordine.
  Ma andiamo avanti ancora. È poi arrivato il decreto sulle BCC: con quel decreto avete obbligato la trasformazione delle banche di credito cooperativo in Spa, e quelle che non potevano trasformarsi in Spa le avete costrette a unirsi in una holding, pena il ritiro della licenza bancaria. Questo provvedimento va proprio nell'ottica dell'eliminazione della diversità bancaria che caratterizzava il nostro sistema, e che, durante il periodo della crisi, dopo lo scoppio della bolla dei mutui subprime in America, ha visto proprio le BCC come uniche banche che hanno continuato ad erogare il credito, a differenza di tutte le altre. Ma andiamo ancora avanti. Siamo arrivati alle quattro banche, alle famose quattro banche fatte fallire; secondo voi, invece, salvate, ma secondo noi fatte fallire dal Governo.
  Ebbene, con quel provvedimento il Governo ha preso quattro banche, tutte diverse tra loro, con specificità completamente differenti. Le ha messe in un calderone unico, ne ha decretato l'insolvenza, quindi il fallimento, le ha separate in una good bank e in una bad bank. Ha azzerato le azioni e le obbligazioni dei risparmiatori: 130 mila famiglie lasciate per strada. Ha fatto intervenire altre banche per potere gestire tutto il meccanismo, le quali non sono intervenute regalando soldi, ma hanno preteso una garanzia e questa garanzia veniva dalla Cassa depositi e prestiti. Il tutto per fare cosa ? Alla fine, per cercare di non far fallire quattro banche che non potevano fallire. Ebbene, noi abbiamo visto i bilanci, abbiamo interpellato Pag. 24tutti quelli che sono intervenuti, tutti quelli che hanno avuto modo di intervenire all'interno di quelle banche a vario livello, e ci siamo fatti un'idea, e quell'idea ovviamente l'abbiamo portata più di un anno fa in questa sede, e vi abbiamo raccontato che era impossibile far fallire almeno tre banche su quattro.
  Ma c’è ancora di più: il Fondo interbancario di tutela dei depositi, che è un fondo che ha natura privata, è costituito dalla partecipazione di tutte le banche private, ha per statuto lo scopo di tutelare i depositi, ma anche di poter intervenire in caso di crisi bancarie. Ebbene, il Fondo poteva intervenire: ci sono documenti, ci sono lettere, scritte direttamente dallo stesso presidente alla Banca d'Italia per dire: guardate che noi in quelle quattro banche possiamo intervenire, possiamo salvarle. Banca d'Italia non ha mai risposto. E così le quattro banche sono state fatte fallire anche grazie ai commissari. Ebbene sì, tutte e quattro le banche sono state oggetto di commissariamento da parte della Banca d'Italia, la quale è intervenuta e, invece di metterle in sesto, le ha fatte fallire. Quindi, è normale dedurre che quelle banche le avete fatte fallire.
  Ma andiamo avanti ancora: lo strumento cosiddetto Fondo Atlante è stato sicuramente uno strumento di natura privata, quindi non ha avuto un passaggio all'interno di quest'Aula e nemmeno nei Ministeri, ma è stato sicuramente appoggiato, fortemente voluto, da parte di questo Governo e del Ministro Padoan. Il Ministro Padoan, proprio all'indomani dell'istituzione del Fondo Atlante, dichiarava che il Fondo avrebbe avuto un effetto leva di 50 miliardi di euro. Il Fondo Atlante non solo avrebbe dovuto risanare tutto il problema delle sofferenze delle banche italiane, ma avrebbe anche addirittura elargito dividendi; assurdo. E, infatti, poco meno di una settimana fa, molto meno da un anno dalla sua istituzione, il presidente Alessandro Penati dichiarava: «Pensavo che potesse nascere in Italia un mercato degli NPL, ora, dopo sei mesi, sono scettico». Con queste parole il Fondo Atlante, 1 e 2, perché ovviamente avete promosso e avanzato anche una versione bis, è fallito miserabilmente. La prova di tutto è che le banche che hanno partecipato alla costituzione del Fondo Atlante hanno nei loro bilanci svalutato le quote che avevano messo nel Fondo Atlante.
  Ma andiamo avanti ancora, arriviamo a MPS. A luglio dell'anno scorso, ricorderemo tutti il pool di banche coraggiose, le famose banche coraggiose, capitanate da JP Morgan, che dovevano venire in Italia e cercare di salvare MPS. Ebbene, da allora, fino al 4 dicembre, più nulla si è saputo, probabilmente i maligni dicono che JP Morgan abbia fatto la sua due diligence all'interno di MPS, si sia messa le mani nei capelli e sia fuggita. Siamo arrivati al 4 dicembre, dopo la batosta che avete preso al referendum, improvvisamente la questione MPS torna di rilevanza, di importanza strategica, per il Paese. MPS doveva essere deve essere commissariata dieci anni fa, il giorno nel quale si sono avventurati in quella follia chiamata Antonveneta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): una banca pagata 17 miliardi di euro, e che ne valeva 9, forse ne valeva realmente 2. Da lì è stato un domino. La storia di MPS può essere presentata come un domino: la prima tessera è quella di Antonveneta, quelle successive sono i derivati Alexandria e Santorini, gli aumenti di capitale a spese degli azionisti, falliti e che non sono serviti a nulla, i Tremonti bond, i Monti bond. Tutti provvedimenti e tutte misure che non sono servite assolutamente a nulla e che hanno portato, ad oggi, i cittadini italiani a dover mettere ancora 8,8 miliardi per cercare di salvare una banca che è fallita e non verrà salvata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pelillo. Ne ha facoltà.

  MICHELE PELILLO. Signora Presidente, colleghe e colleghi, ci ritroviamo a parlare ancora dello stesso argomento: del nostro sistema bancario, della tutela del Pag. 25credito e del risparmio, delle nuove regole in campo finanziario. Questa legislatura è stata fortemente caratterizzata da questi argomenti: mai si era verificata nella storia parlamentare repubblicana una condizione uguale. La lunga crisi iniziata nel 2007 ha lasciato un segno profondo nell'economia globale e occidentale in particolare. Sono crollate tante certezze, si stanno riscrivendo tutte le regole in campo finanziario, tutti i sistemi bancari sono andati in sofferenza e sono oggetto di continui interventi tesi a consolidarli. Questa legislatura ha incrociato, dunque, una vicenda complessa, difficile, delicata, perché direttamente collegata alla vita quotidiana delle persone e alla tenuta economica del Paese, uscito sfiancato dagli anni della lunga crisi. A questa difficoltà, oggettiva difficoltà, se n’è aggiunta un'altra: l'argomento è diventato strumento di lotta politica che ha immediatamente ingolosito la propaganda populista. In questi anni, su questi argomenti, nelle Aule parlamentari, abbiamo ascoltato, insieme a molti ragionamenti fondati e corretti, una quantità straordinaria di corbellerie, e comunque spesso, quasi sempre, tutto e il contrario di tutto. Se il provvedimento da approvare si avvicinava alla filosofia dei bail-in, ovvero non far più pesare il default di una banca su tutti i contribuenti, si gridava all'esproprio dei risparmi degli investitori in favore delle banche. Se, di converso, il provvedimento mirava a temperare le regole europee, facendo ricorso a risorse pubbliche, si accusava di utilizzare i soldi degli italiani per aiutare le banche. Sono più di due anni che discutiamo di questo, ma la posizione delle opposizioni ancora non è chiara: bail-in o bail-out ? E se né uno, né l'altro, qual è il punto di equilibrio ? Oppure continuiamo questa tiritera, affermando una cosa o l'altra, a seconda della convenienza del momento.
  E ancora: tutti affermano che il sistema bancario va rafforzato, che un sistema bancario solido sia una precondizione per lo sviluppo e per il progresso economico. Tutti sanno che ciò che mette a rischio il nostro sistema creditizio sono gli NPL e la scarsa redditività delle nostre banche. Sembrano tutti d'accordo, o quasi, ma poi quando proviamo a fare qualcosa, per esempio avvicinare il tempo medio di recupero degli insoluti, in Italia, sette anni, alla media europea, due anni, immediatamente riecheggia l'accusa di voler togliere ai poveri per dare ai ricchi, di penalizzare i debitori e di favorire spudoratamente le banche: tutto e il contrario di tutto. Mi rendo conto che in questa fase storica è molto facile acquisire consenso con un tweet, come «il Governo regala 20 miliardi alle banche».
  Ed è molto più difficile spiegare che non è così, che è una menzogna, e che questo decreto, che ci apprestiamo a convertire, sia necessario alle esigenze del nostro sistema economico e sociale e va nella direzione giusta. È il toccasana ? È un provvedimento esaustivo ? Penso di no, penso che ci sarà altro lavoro da fare, ma è un altro passo importante in avanti.
  Il decreto è stato migliorato dai lavori parlamentari al Senato ed è stato impreziosito dall'inserimento dell'emendamento sull'educazione finanziaria: l'educazione finanziaria entra finalmente nella nostra legislazione. Ho sentito parlare molto poco di questa grande novità in quest'Aula, oggi e nei giorni scorsi; noi invece lo rivendichiamo, rivendichiamo questa grande novità, questa novità così importante, perché è stato un nostro cavallo di battaglia, un cavallo di battaglia del Partito Democratico e mi piace sottolineare che l'emendamento approvato al Senato è frutto, in grande parte, del lavoro della Commissione finanze di questo ramo del Parlamento. Il primo strumento di tutela del consumatore per l'utilizzo più consapevole degli strumenti e dei servizi finanziari: questo dovrà essere il frutto dell'educazione finanziaria. Ci siamo riempiti la bocca su questo argomento negli anni scorsi, ma mai nulla era stato fatto e mai c'era stata una proposta puntuale su questo argomento: educazione finanziaria per i più giovani nella fase della formazione scolastica, educazione per gli adulti con ogni iniziativa possibile, a cominciare dal coordinamento delle iniziative già in campo sia nel settore pubblico sia nel Pag. 26settore privato. MEF e MIUR, con l'ausilio di un comitato rappresentativo di tutte le realtà istituzionali e associative nel campo finanziario, stileranno un programma per una strategia nazionale per l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale. Questa era una delle lacune, era uno dei punti sui quali avevamo evidentemente un ritardo.
  Il decreto che ci apprestiamo a convertire in legge oggi consegna al nostro Paese, tra le tante novità, due questioni importanti: la prima è quella che attribuisce allo Stato italiano un nuovo strumento, un nuovo strumento teso a consolidare il nostro sistema bancario, uno strumento di tipo precauzionale, uno strumento teso innanzitutto a restituire fiducia ai risparmiatori italiani nei confronti dell'intero sistema bancario. Nel contempo colma una lacuna che si trascinava da troppo tempo, quella di offrire ai cittadini italiani, a cominciare dai più giovani, finalmente un'educazione finanziaria, finalmente quegli strumenti di conoscenza che possono indurre ciascuno a investire i propri risparmi nella piena consapevolezza.
  Per queste ragioni, Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà favorevolmente alla conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  MAURIZIO BERNARDO, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO, Presidente della VI Commissione. Grazie, Presidente Boldrini, solo pochissime parole. Io ritengo questa una giornata importante per i cittadini italiani, per i consumatori italiani, perché ci dotiamo finalmente di una legge in materia di educazione finanziaria e per questo tengo a ringraziare i colleghi delle diverse formazioni politiche che compongono il Parlamento italiano, in particolar modo Commissione finanze della Camera e poi del Senato, dove l'emendamento è stato approvato. Ringrazio e invito il sottosegretario Baretta, che ha le competenze che riguardano le banche, perché velocemente segua il percorso di attuazione.

  PRESIDENTE. Presidente, se può arrivare a chiudere, per favore. Grazie.

  MAURIZIO BERNARDO, Presidente della VI Commissione. Quindi, grazie di questa occasione. È una bella giornata per i cittadini italiani. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, mi scusi, io vorrei capire se è possibile che facciamo intervenire il presidente della Commissione nel momento in cui è stata posta la fiducia su un testo sul quale non si è lavorato per niente se non mezza giornata in Commissione, perché il testo era blindato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora io intervengo, pretendo di intervenire, come relatore di minoranza. Voglio fare anche io la mia relazione dove dico le cose, perché altrimenti qua tutti quanti si alzano...

  PRESIDENTE. Lei sa che di abitudine si dà la parola al presidente per un ringraziamento.

  CARLO SIBILIA. Ma non quando c’è la fiducia !

  PRESIDENTE. Così è stato. Io l'ho invitato anche a concludere.

  CARLO SIBILIA. Ringraziare va bene, ma dichiarazione di voto è un'altra cosa. Lui ha fatto una dichiarazione di voto: è stato questo !

Pag. 27

  PRESIDENTE. Ma non si tratta di dichiarazione di voto ! Deputato, io ho interrotto il Presidente, quando è entrato nel merito.

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Il presidente della Commissione non può ringraziare una Commissione divisissima su questo provvedimento tanto per arrivare alla fiducia. Non si può far finta che vada ben tutto, madama la marchesa. Qui non va proprio bene niente ! E non siamo disposti a che ci sia una coltre di silenzio su questo fatto grave, sulla divisione della Commissione e sul voto di fiducia.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, un richiamo al Regolamento perché quanto poc'anzi accaduto, pur corrispondendo magari a una prassi che il presidente ringrazi l'Aula, io le segnalerei che, come Presidente, un minimo di decenza all'interno di quest'Aula si debba mantenere. Il presidente Bernardo ha ringraziato in merito a una propria proposta di legge che è stata assorbita all'interno del Senato: una follia dal punto di vista della presidenza della Commissione che rappresenta. Poi, magari, la decenza di evitare di fare questi interventi demagogici e populistici totalmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), nel momento in cui viene messa una fiducia ed in cui c’è un monocameralismo di fatto nonostante il 4 dicembre abbiate preso delle bastonate sulle orecchie. Allora, il problema è questo: se ci impedite di entrare nel merito dei provvedimenti con la fiducia, evitate di avere questa ipocrisia, perché i cittadini non ce la fanno più a sopportarvi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Grazie, deputato, ho già risposto.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4280: S. 2629 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio» (Approvato dal Senato).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

  A questo punto, colleghi, sospendiamo la seduta per consentire alla Commissione affari costituzionali di riunire il Comitato dei nove, per esaminare il parere reso dalla Commissione bilancio sulla proposta di legge n. 3113-A in materia di procedimento elettorale.
  La seduta è sospesa e riprenderà alle 11,30. Grazie.

  La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,40.

Seguito della discussione della proposta di legge: Nesci ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente Pag. 28l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale (A.C. 3113-A); e dell'abbinata proposta di legge: Giuseppe Guerini ed altri (A.C. 3675).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3113-A: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale; e dell'abbinata proposta di legge n. 3675.
  Ricordo che nella seduta del 13 febbraio si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative ad essa presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A), che è in distribuzione. Tale ultimo parere reca due condizioni volte a garantire il rispetto all'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Avverto che la Commissione ha ritirato l'emendamento 3.100.
  Avverto anche che, fuori dalla seduta, l'articolo aggiuntivo Dieni 5.050 è stato ritirato dalla presentatrice.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  DALILA NESCI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento Turco 1.41, parere contrario. Sugli identici emendamenti Fabbri 1.51 e Gregorio Fontana 1.52, parere favorevole. Sull'emendamento 1.53 Fabbri, parere favorevole.
  Sugli emendamenti 1.42 Turco, Sisto 1.44 e 1.45 e Turco 1.43, parere contrario.
  Sull'emendamento 1.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis), parere favorevole, così come sull'emendamento 1.100 della Commissione, parere favorevole.

  PRESIDENTE. Mi perdoni, c'era anche un articolo aggiuntivo. Esprima il parere anche sull'articolo aggiuntivo Fabbri 1.050. Prego.

  DALILA NESCI, Relatrice. Sull'articolo aggiuntivo Fabbri 1.050, parere favorevole con la seguente riformulazione: Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente: Articolo 1-bis: all'articolo 2 della legge 21 marzo 1990, n. 53, sono aggiunte infine le parole: «e di età non superiore a 65 anni».

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, il parere è conforme a quello della relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.41.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.41 Turco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Pag. 29

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.51 Fabbri e 1.52 Gregorio Fontana, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Fabbri, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.42 Turco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Passiamo all'emendamento Sisto 1.44.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Semplicemente per ricordare che questo emendamento è stato presentato al fine di temperare, per così dire, gli effetti di pronunce non definitive, in quanto la formulazione licenziata dalla Commissione prevede che abbiano rilevanza anche le condanne non definitive e, quindi, rendere definitive le condanne e, soprattutto, circoscrivere le limitazioni conseguenti alle condanne riportate alle ipotesi di reato che hanno maggiore attinenza con quello che è il rischio di condizionamento o, comunque, di alterazione del procedimento elettorale. Quindi, una tipizzazione di queste fattispecie che, tanto nell'emendamento Sisto 1.44 quanto nel successivo emendamento Sisto 1.45, cerca di mitigare gli effetti preclusivi che sono oggi conseguenti alla formulazione del testo così come è all'esame dell'Assemblea.

  MASSIMO PARISI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Sono qui, Presidente. Per sottoscrivere questo emendamento... sono qui !

  PRESIDENTE. Sì, ogni tanto, si perde l'orientamento.

  MASSIMO PARISI. Per sottoscrivere l'emendamento Sisto 1.44 e anche l'emendamento Sisto 1.45.

  DALILA NESCI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI, Relatrice. Solo per dire che questo emendamento è stato ampiamente discusso anche in Commissione. Poiché già la pubblica amministrazione fa questa scelta in sede di diversi concorsi pubblici, ci sembrava ovvio e logico poterlo inserire in questo contesto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.44 Sisto.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

Pag. 30

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.45 Sisto, i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.43 Turco, i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), i pareri sono favorevoli.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

  Passiamo all'emendamento 1.100 della Commissione, i pareri sono favorevoli.

  DALILA NESCI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI, Relatrice. Se possiamo brevemente interrompere.

  PRESIDENTE. Vuole una sospensione ?

  DALILA NESCI, Relatrice. Cinque minuti.

  PRESIDENTE. Cinque minuti va bene ?

  DALILA NESCI, Relatrice. Sì.

  PRESIDENTE. Va bene. Sospendo per cinque minuti la seduta, che riprenderà alle 12,05.

  La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,05.

  PRESIDENTE. Relatrice Nesci avrei bisogno di avere un riscontro da lei.

  DALILA NESCI, Relatrice. Abbiamo verificato, possiamo continuare con i lavori.

  PRESIDENTE. Quindi, siamo all'emendamento 1.100 della Commissione.
  Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Fabbri 1.050, su cui c'era una riformulazione. Pag. 31Accetta la riformulazione ? Sì, accetta la riformulazione, allora il parere è favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fabbri 1.050, nel testo riformulato.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  DALILA NESCI, Relatrice. Sull'emendamento 2.52 Sisto, il parere è contrario. Sull'emendamento 2.53 Sisto, il parere è contrario. Sull'emendamento 2.7 Turco, il parere è contrario. Sull'emendamento 2.50 Fabbri, il parere è favorevole. Sull'emendamento 2.51 Fabbri, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.52 Sisto.
  Ha chiesto di parlare il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Presidente, per sottoscrivere questo emendamento e anche il seguente, il 2.53 Sisto.

  PRESIDENTE. Va bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Sisto, con i parerei contrari di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.53 Sisto, con i parerei contrari di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Turco, con i pareri contrari di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Fabbri, con i pareri favorevoli di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

Pag. 32

  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Fabbri, con i pareri favorevoli di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  DALILA NESCI, Relatrice. Sull'emendamento 3.51 Gregorio Fontana il parere è contrario. Sull'emendamento 3.8 Turco il parere è contrario. Sull'emendamento 3.101 della Commissione il parere è favorevole. Sull'emendamento 3.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Basta così, perché l'emendamento 3.100 della Commissione è stato ritirato.
  Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Conforme alla relatrice.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,15)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.51 Gregorio Fontana.

  MASSIMO PARISI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere questo emendamento.

  TANCREDI TURCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Prendo atto dell'accordo tra il MoVimento 5 Stelle e la maggioranza per cui questo provvedimento è blindato e ritiro tutti gli emendamenti a mia prima firma.

  PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Gregorio Fontana, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

  Ricordo che l'emendamento 3.8 Turco è stato ritirato.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

Pag. 33

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  Ricordo che l'emendamento 3.100 della Commissione è stato ritirato. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che gli emendamenti 4.2 Turco e 4.40 Turco sono stati ritirati.

  DALILA NESCI, Relatrice. Presidente, prima una breve precisazione per l'Aula e chi è intervenuto prima: sono l'unica relatrice, quindi è ovvio che io dia i pareri del Comitato dei nove, non c’è nessun accordo sottobanco, ma è tutto lavoro che è stato fatto all'interno delle Commissioni. Quindi, quanto meno si può tranquillamente ritirare la motivazione del ritiro degli emendamenti del collega di prima. Continuo quindi ad esprimere i pareri dicendo che sull'emendamento 4.50 Colletti vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'emendamento 4.42 Sisto il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.50 Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Ritiro l'emendamento.

  PRESIDENTE. È ritirato, benissimo. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.42 Sisto, su cui c’è un parere contrario. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.42 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.

Pag. 34

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  DALILA NESCI, Relatrice. Sugli emendamenti 5.2 Sisto e 5.3 Sisto il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  DALILA NESCI, Relatrice. Presidente, sull'emendamento 6.50 Fabbri, parere favorevole con la seguente riformulazione: «al comma 1, secondo periodo, sostituire le parole da  «istituto»  fino ad  «attestante»  con le seguenti:  «di un'istituzione scolastica, universitaria o formativa o di un istituto sanitario, pubblico o privato, attestante il motivo della». Poi, per quanto riguarda l'emendamento 6.51 Mazziotti Di Celso e gli identici articoli aggiuntivi 6.050 Fabbri e 6.051 Dieni, chiedo l'accantonamento.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.50 Fabbri, sul quale vi è una proposta di riformulazione. Chiedo all'onorevole Fabbri se accetta la riformulazione: va bene. Passiamo ai voti.Pag. 35
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.50 Fabbri nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

  Colleghi, sono accantonati gli emendamenti 6.51 Mazziotti Di Celso e gli identici articoli aggiuntivi 6.050 Fabbri e 6.051 Dieni, ergo dobbiamo accantonare anche la votazione dell'articolo 6.

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A), al quale non sono state presentate proposte emendative, ma chiedo comunque il parere della relatrice e del Governo sull'emendamento Tit.100 della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).

  DALILA NESCI, Relatrice. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

(Esame di un emendamento al titolo – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico emendamento presentato al titolo (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A), sul quale, ricordo, che la relatrice e il rappresentante del Governo hanno espresso parere favorevole. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit.100 della Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

  A questo punto, abbiamo bisogno di far riunire il Comitato dei nove per gli emendamenti accantonati. Quindi, mi avevano parlato di mezz'ora...

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Dovrebbero bastare quindici minuti.

  PRESIDENTE. C’è anche la Commissione bilancio che deve riunirsi, onorevole Mazziotti Di Celso.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Allora, per noi sono quindici, se la Commissione bilancio...

  PRESIDENTE. Siccome la Presidenza deve sempre fare una sintesi, sospendiamo per mezz'ora. La seduta riprenderà alle ore 13.

  La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 13.

Pag. 36

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare il vicepresidente della Commissione bilancio, onorevole Palese.

  ROCCO PALESE, Vicepresidente della V Commissione. Grazie, signor Presidente. Per informare lei, innanzitutto, e l'Aula, che è necessario un'ulteriore quarto d'ora per la Commissione bilancio che è riunita ma ci sono problemi di formulazione tecnica. Penso che sia sufficiente un quarto d'ora per potere riprendere i lavori.

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 13,20.

  La seduta, sospesa alle 13,02, è ripresa alle 13,20.

  PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione, è stato da ultimo approvato l'emendamento Tit.100 della Commissione e che sono stati accantonati l'emendamento 6.51 Mazziotti Di Celso e la votazione dell'articolo 6, nonché gli identici articoli aggiuntivi 6.050 Fabbri e 6.051 Dieni.
  Avverto che la Commissione ha presentato i subemendamenti 0.6.51.100 e 0.6.050.100, in relazione ai quali la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere (Vedi l'Allegato A – A.C. 3113-A).
  In particolare, la V Commissione (Bilancio) ha condizionato, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, il parere favorevole sulle proposte emendative 6.51 Mazziotti Di Celso, 6.050 Fabbri e 6.051 Dieni all'approvazione di tali subemendamenti, revocando conseguentemente il parere contrario precedentemente espresso.

(Ripresa esame dell'articolo 6 – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo quindi all'emendamento 6.51 Mazziotti Di Celso e al subemendamento della Commissione ad esso riferito.
  Invito la relatrice ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tali emendamenti.

  DALILA NESCI, Relatrice. Parere favorevole, Presidente. Devo leggere i subemendamenti ?

  PRESIDENTE. I pareri.

  DALILA NESCI, Relatrice. I pareri sono favorevoli.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.51.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.51 Mazziotti Di Celso, nel testo subemendato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Pag. 37

  Passiamo ai pareri sul subemendamento 0.6.050.100 della Commissione e sugli identici articoli aggiuntivi 6.050 Fabbri e 6. 051 Dieni.

  DALILA NESCI, Relatrice. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme alla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.6.050.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 6.050 Fabbri e 6.051 Dieni, nel testo subemendato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3113-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrarli, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3113-A/1 Cristian Iannuzzi, contrario sull'ordine del giorno n. 9/3113-A/2 Vargiu, favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3113-A/3 Matarrelli e n. 9/3113-A/4 Gregorio Fontana e contrario sull'ordine del giorno n. 9/3113-A/5 Ciracì. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/3113-A/6 Nesi, perché, Presidente, quanto contenuto nell'ordine del giorno è già previsto nella legge, e quindi direi che è inutile. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/3113-A/7 Nuti, mentre esprime parere favorevole come raccomandazione sull'ordine del giorno n. 9/3113-A/8 Nesci. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/3113-A/9 Fico e n. 9/3113-A/10 Colletti.

  PRESIDENTE. Dunque, l'ordine del giorno n. 9/3113-A/1 Cristian Iannuzzi è accolto; quindi, non credo che lo mettiamo ai voti.
  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3113-A/2 Vargiu.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3113-A/2 Vargiu, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

  L'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3113-A/3 è accolto, quindi non si mette in votazione. L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3113-A/4 è ugualmente accolto, presumo non si metta in votazione; mentre invece sull'ordine del giorno Ciracì n. 9/3113-A/5 c’è un parere contrario, lo mettiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ciracì n. 9/3113-A/5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 38

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nesi n. 9/3113-A/6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

  Onorevole Nesci, c’è la proposta di accogliere come raccomandazione il suo ordine del giorno n. 9/3113-A/8. Va bene ? Va bene.
  Onorevole Fico, il parere sul suo ordine del giorno n. 9/3113-A/9 è favorevole. Onorevole Colletti, il parere sul suo ordine del giorno n. 9/3113-A/10 è favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, intervengo per annunciare il voto a favore su questo provvedimento, che comunque rappresenta un piccolo passo avanti in riferimento alle procedure, sia organizzative sia anche di modalità del voto negli enti locali, e comunque sia nelle tornate elettorali, fino all'estensione anche alle europee. Ritengo che questo provvedimento possa contribuire quantomeno ad evitare in via preventiva tutto ciò che le cronache riportano: per esempio le continue polemiche per la scelta nelle tornate elettorali, soprattutto quelle comunali, degli scrutatori, dei presidenti di seggio e quant'altro; e così pure i successivi ricorsi continui che si fanno, soprattutto al TAR e quant'altro, nel cercare di invalidare le votazioni o di mettere in discussione i risultati elettorali, oppure la correttezza delle modalità di voto. Non risolve definitivamente, a mio avviso, i problemi; comunque è un piccolo passo avanti, e per questo si preannuncia il voto a favore.

  PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo scusa, vi chiedo scusa, rimanete in Aula, per favore: il Presidente ha commesso un errore. Ho saltato la votazione dell'ordine del giorno Nuti n. 9/3113-A/7, quindi sospendo le dichiarazioni di voto e dobbiamo procedere ad un voto che è saltato nella fase precedente. Chiedo scusa all'Assemblea, c’è stato un momento di distrazione del Presidente. Magari consentiamo ai colleghi che sono in Aula di riprendere il posto.

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Se nel frattempo il Governo può rivalutare il parere sull'ordine del giorno...

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Nuti n. 9/3113-A/7 ? Non lo so: l'onorevole Bocci intende...

  GIANPIERO BOCCI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, a condizione che si trasformi in raccomandazione.

  PRESIDENTE. Può andare bene ? Questo aiuta anche il Presidente: così saniamo l'errore del Presidente e non dobbiamo effettuare altre votazioni. Sta bene, grazie. Ringrazio molto i colleghi.
  Riprendiamo le dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, giustamente, come un collega prima in modo ironico mi ha suggerito, e mi ha detto «consegna il discorso»: bene, la mia tentazione è piuttosto forte, di consegnare l'intervento, al netto del fatto che prima vorrei esprimere al sottosegretario alcuni Pag. 39concetti rispetto, e anche per rispetto delle persone che eventualmente possono guardarci o ascoltarci, innanzi ai lavori che noi stiamo facendo in Aula.
  Ora, premettiamo una cosa: premettiamo che il gruppo parlamentare Fratelli d'Italia voterà a favore, convintamente a favore di questo provvedimento, perché quando continuiamo, iniziamo, incentiviamo il dibattito rispetto a trasparenza e virtuosismi anche in seno ed in pancia alle elezioni amministrative o politiche, con noi si sfonda una evidente porta aperta. Quindi siamo d'accordo rispetto agli scrutatori, che saranno estratti; ma questo io vado a citarlo non tanto per i colleghi, che immagino abbiano dato un'occhiata piuttosto veloce a questo provvedimento (l'abbiamo fatto in poche ore, in pochi giorni). Bene, al netto anche qui del fatto che mi pare assolutamente incredibile: abbiamo fermato l'Aula questa mattina per tre volte, forse neanche in seno alla legge finanziaria fermiamo l'Aula tre volte per metterci d'accordo sugli emendamenti ! Però, come prima detto, noi siamo a favore di questo provvedimento, che mi pare essere tutto sommato ampiamente condiviso tra le parti politiche qui rappresentate.
  Quindi semplicemente, e per qualche secondo e minuto, Presidente, per far capire anche alle persone che ci seguono eventualmente: questo provvedimento va anche ad apportare delle modifiche che sono interessanti. Gli scrutatori in seno alle elezioni amministrative estratti a sorte; le urne in plexiglass, quindi trasparenti: va bene. E c’è un problema, c’è un problema che mi pare di aver letto però nelle agenzie che in queste ore e in questi giorni si sono susseguite, che ad esempio la Ragioneria generale dello Stato ha messo un bastone fra le ruote innanzi e rispetto all'iter di questo provvedimento, che sono le cosiddette coperture: la Ragioneria generale dello Stato va di fatto a quantificare le coperture di questo passaggio di legge in circa 730-740 mila euro. Le coperture: non abbiamo soldi. Il Governo dice che non ha soldi per fare nulla, di fatto; in Italia, lo ricordiamo, esistono 4 milioni e mezzo di poveri che non raggiungono una soglia decente per poter vivere, però parliamo di coperture per le urne in plexiglass: quasi un milione di euro, 700 e passa mila euro.
  Dopodiché, se non ho letto male, rispetto ad una controdeduzione della relatrice del MoVimento 5 Stelle, che consiglia – però vorrei essere confermato rispetto questo passaggio –, per andare ad ovviare anche tutto sommato ad una sintesi rispetto ai costi, si può andare a votare nei tribunali, laddove le persone lavorino o laddove le persone studino: ebbene, c’è un punto di caduta in tutto questo, perché non tutte le città, non tutte le cittadine sono dotate di tribunali. Io, Presidente, le parlo da friulano: in Friuli-Venezia Giulia la presidente Serracchiani ha chiuso dei tribunali, effettivamente; quindi la gente dove andrà a votare ?
  Ora (vado a chiudere, e la ringrazio, Presidente), il voto di scambio e le cosiddette storture rispetto ai voti secondo noi, pur essendo questo un piccolo passo avanti, simbolico passo avanti, rispetto a questa porcheria che la politica ci ha insegnato negli ultimi venti-trent'anni: va bene, questo tipo di passaggi possono essere sicuramente virtuosi; ma il voto di scambio non va ad essere decapitato con un'urna in plexiglass, o con un'urna elettorale in cui tre lati soltanto sono chiusi ed un lato è aperto, per cui il votante dà le spalle al presidente del seggio. Cioè non si va ad escludere il voto di scambio o un voto mal fatto rispetto al malaffare con questi sistemi abbastanza empirici: perché magari uno si mette d'accordo prima di entrare in cabina elettorale rispetto a quello che deve votare, senza necessariamente dover portare la seconda scarpa fuori della cabina elettorale, e fuori del seggio ti danno la scarpa che effettivamente ti avevano promesso.
  Dopodiché va bene, insomma, ci mancherebbe altro; però io, Presidente, mi trovo in evidente imbarazzo rispetto al fatto che l'Aula della Camera dei deputati sia andata veloce rispetto a questo provvedimento, quando di fatto fuori da queste Aule c’è un Paese che è evidentemente alla Pag. 40deriva. Dopodiché, va bene, andiamo a definire tutto quello che può essere l'alveo d'iniziativa, anche virtuosa, rispetto al virtuosismo stesso della cabina elettorale. Ma qui non si va a votare. Forse a qualcuno è sfuggito questo elemento: oggi per l'ennesima volta, e probabilmente, in I Commissione affari costituzionali verrà rinviata la legge elettorale. Qui stiamo definendo, voglio dire, meccanicamente, empiricamente, quella che può essere una cabina elettorale trasparente, nel vero senso della parola, ma qui non ci mandano a votare. Quindi va benissimo – ci mancherebbe altro –, facciamo tutti i passaggi che servono alla trasparenza assoluta, anche in seno alle elezioni amministrative, alle elezioni politiche, però vorremmo andare a votare, vorremmo di fatto, sottosegretario, andare ad applicare quello che noi qui stiamo normando in un passaggio parlamentare che, sì, è importante, ma lo rinnovo: ci sono dei passaggi parlamentari molto più importanti – molto più importanti ! – che non vengono toccati. Oggi qui fuori ci sono i Vigili del fuoco che protestano, l'aspetto delle pensioni non lo stiamo trattando in modo definitivo ed interessante per coloro che stanno attendendo di fatto una risposta, il lavoro manca, i dati sul lavoro, sulla disoccupazione, purtroppo ahi noi, aumentano e noi siamo qui a parlare di urne in plexiglass. Allora, va bene, avrete il nostro voto a favore, se pur non del tutto convinti. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.
  Onorevole Gigli, se non disturbiamo la conversazione...

  GIAN LUIGI GIGLI. Eravamo occupati, con il presidente Marazziti, su un tema molto importante. Questo tema su cui oggi noi andiamo ad esprimerci è un tema che in larga misura non può che essere condiviso. Si tratta di un'iniziativa, una delle poche leggi che arriveranno a termine in questa legislatura di iniziativa parlamentare e per di più in quota alle opposizioni. Questo è un dato già in sé positivo, ma è soprattutto positivo il fatto di tentare di approcciarsi ad una materia apparentemente arida e tecnica con alcuni obiettivi di fondo: l'obiettivo di una maggiore trasparenza nell'esercizio del voto, affinché non accada mai, nemmeno in ultimissima istanza, la possibilità di pensare a brogli elettorali e che ci sia anche una possibilità di selezionare coloro che debbono controllare rispetto all'esercizio del voto, cioè gli scrutatori, i presidenti di seggio, affinché tutto questo possa avvenire, evitando anche il sospetto di voti di scambio ed evitando ogni possibile gioco e collusione sulle spalle della libertà di voto. Infine, non possiamo non condividere anche il tentativo – diciamo così – quanto meno di affrontare una volta per tutte la possibilità di esercitare il proprio voto a distanza, fuori del comune di residenza, almeno per alcune materie.
  Si tratta di tre obiettivi condivisibili, che purtroppo non è stato possibile portare fino in fondo nel loro dispiegarsi forse a causa di ragioni di ordine economico, come sappiamo, ma anche a causa certamente del dover considerare quella che è la realtà di tanti piccoli comuni, di tante piccole località in giro per l'Italia, dove rapporti di parentela piuttosto che difficoltà di trovare il personale adatto per presidiare i seggi possono creare difficoltà ad una più ampia generalizzazione.
  Per cui, da parte nostra, diamo un parere certamente favorevole e voteremo questa legge, prendendola soprattutto come una sorta di auspicio per un futuro intervento più largo e più radicale in tema di voto a distanza, in tema di trasparenza e in tema di limpidezza anche nella scelta del personale che presidia i seggi. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Curiosamente quest'Aula si occupa di materia elettorale e lo facciamo anche prima del 27 febbraio, ma, trattandosi di un provvedimento che riguarda aspetti molto Pag. 41marginali, anche se importanti, del procedimento elettorale e apprezzate le circostanze, chiedo l'autorizzazione a depositare l'intervento scritto e annuncio con poche parole la volontà del nostro gruppo di astenerci su questo provvedimento, che contiene alcune cose buone – sono state elencate dai colleghi che mi hanno preceduto –, ne contiene alcune, dal nostro punto di vista, non altrettanto positive. Mi riferisco, in particolar modo, per esempio, alla questione degli scrutatori e del sorteggio. Segnalo che il sorteggio va molto di moda di questi tempi, forse andrà di moda anche per le prossime leggi elettorali, ma segnalo che sottoporre gli scrutatori al sorteggio, per esempio in aree a forte connotazione politica, rischia di produrre il contrario di quello che si vorrebbe realizzare attraverso il sorteggio, cioè un pluralismo anche di composizione all'interno delle sezioni elettorali. Così come non abbiamo condiviso e non condividiamo l'altra norma – anche questa che va di grande moda di questi tempi – di estendere anche alle condanne in solo primo grado l'impossibilità di esercitare il ruolo di scrutatore, così anche la limitazione di età (65 anni). Segnalo, per chi non lo sapesse, che non ci sono le file fuori dai comuni per iscriversi a fare gli scrutatori alle elezioni e, siccome è un momento invece importante, bisognerebbe fare qualcosa anche per incentivare la partecipazione democratica a questa fase della vita democratica di un Paese. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Menorello. Ne ha facoltà. Ovviamente lei è autorizzato alla consegna del testo, onorevole Parisi.

  DOMENICO MENORELLO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, nel nostro ordinamento ciascun tipo di elezione è disciplinato da uno specifico provvedimento legislativo, tuttavia la materia del procedimento elettorale preparatorio, come quella oggetto prevalentemente della proposta in esame, è disciplinato esaustivamente solamente nella legge per l'elezione della Camera. Se smettono di urlare, vado meglio.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassiamo un po’ il tono di voce. Grazie, grazie a tutti.

  DOMENICO MENORELLO. Grazie. Le leggi elettorali relative alle altre tipologie di elezioni riguardano prevalentemente il sistema elettorale vero e proprio: modalità di calcolo e di assegnazione dei seggi, circoscrizioni elettorali, elettorato attivo e passivo, organi di controllo, mentre, per quanto riguarda il procedimento, fanno prevalentemente rinvio alle due leggi citate.
  Il gruppo Civici e Innovatori esprime un giudizio complessivamente positivo sul testo in esame, che con pregevole intento organico intende assicurare maggiore partecipazione e trasparenza alle modalità di espressione del voto popolare.
  Tuttavia il tenore dell'intervento in discussione generale, con cui la relatrice ha illustrato le ragioni di tale proposta, non può trovare una altrettanto ampia condivisione. La collega Nesci ha rappresentato un Paese in cui i brogli elettorali e le connessioni fra criminalità organizzata e alterazione delle operazioni di scrutinio sarebbero di dimensioni e vastità pressoché generalizzate. Dobbiamo allora premettere alcuni caveat.
  Innanzitutto l'Italia non è tutta corrotta, i seppur gravissimi e inaccettabili episodi di alterazione del voto popolare in procedimenti, verificatisi in alcune circostanze, non devono indurci a indebite generalizzazioni. Per lo più, infatti, i soggetti chiamati alle operazioni di scrutinio svolgono con ammirabile dedizione e correttezza questo strategico compito, avendo così assicurato in via generale il rispetto della volontà popolare nella indicazione dei propri rappresentanti nelle istituzioni.
  In secondo luogo, se fosse realistico il quadro così come drammaticamente dipinto dalla relatrice, pensiamo davvero che la risposta adeguata possa essere solo un controllo generalizzato e puntiglioso da Pag. 42parte dello Stato in ogni attività umana ? Quando Platone, nella Lettera settima, raccontava di vedere le questioni politiche – sono sue parole – «saccheggiate completamente in ogni parte al punto da rabbrividire», non pensava come rimedio innanzitutto ad una gabbia di regole, ma chiedeva – ed è anche questa una citazione – che «coloro che detengono il potere si applicassero veramente alla filosofia».
  Ventitré secoli dopo, il poeta inglese Eliot similmente ammoniva i suoi contemporanei: gli uomini sognano sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno di essere buono. Se, dunque, abbiamo ben chiaro che la situazione italiana non è così devastata, diversamente dalla descrizione fatta nella relazione generale e, soprattutto, che non basta irrigidire le regole per un vero cambiamento, possiamo più serenamente giudicare favorevolmente alcune misure introdotte con questa legge, tant’è che, attraverso un emendamento a prima firma del collega Mazziotti Di Celso, abbiamo addirittura esteso le nuove procedure alle elezioni europee.
  Ci permettiamo anche un suggerimento a noi stessi per i colleghi del 5 Stelle in vista dei prossimi sforzi parlamentari sul tema: in realtà i brogli non si compiono tanto nella manipolazione delle schede, bensì nella compilazione dei verbali e dei resoconti finali.
  Il testo che la Camera si accinge a votare ha un duplice oggetto: in primo luogo, esso introduce alcune misure, soprattutto, attraverso modifiche al procedimento elettorale, per assicurare, come si diceva, maggiore trasparenza all'elezione. A tal fine, vengono modificate diverse disposizioni relative a urne, cabine e composizione degli uffici elettorali, compresi i rappresentanti di lista, assunzione di personale in prossimità delle elezioni. In secondo luogo, si estende la possibilità di votare anche a coloro che si trovano al di fuori del comune di residenza in occasione dei referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione.
  Consideriamo di particolare pregio le disposizioni riguardanti la trasparenza nei seggi, il divieto di assunzioni prima delle elezioni e la possibilità di votare nel domicilio, misura che incentiverà in modo effettivo la partecipazione. Proprio su questo, il tema del voto fuori sede alle elezioni è stato caro ad alcuni di noi già in occasione del voto sull'Italicum: tre anni fa esatti – era il 17 febbraio 2014 – fu scritto un emendamento che venne inviato a tutti i parlamentari. Aderirono in molti, ma, per un rito che abbiamo conosciuto in questa legislatura, nessuno del MoVimento 5 Stelle lo firmò; eppure, la ratio era molto simile al provvedimento che oggi discutiamo. Ai tempi, il Governo diede parere contrario e si impegnò a studiare la questione. Tre anni dopo facciamo finalmente un passo in avanti sul referendum e noi, con l'emendamento 6.51 vogliamo fare un passo in avanti anche sulle elezioni europee, permettendo di votare all'interno della stessa circoscrizione. Si tratta di un'innovazione che ha un impatto notevole sull'esercizio del diritto di voto e che aiuterà una minore astensione, quella almeno legata a difficoltà di movimento degli elettori.
  Abbiamo condiviso, infine, anche l'introduzione dell'obbligo di formazione per i componenti dei seggi: questo aspetto veniva già curato nella prassi, spesso, dai comuni, che organizzavano corsi di formazione, momenti di approfondimento e di aggiornamento dei componenti dei seggi, ma è di fondamentale importanza che un'assunzione di responsabilità in tal senso venga adesso chiesta al Ministero dell'interno. Come giustamente rilevato dalla collega Fabbri nella discussione generale, è importante continuare in tal senso a lavorare insieme sulla responsabilità dei singoli e dei soggetti, perché non possiamo pensare di risolvere i problemi di non correttezza o di comportamenti scorretti solo attraverso sanzioni, controlli e, quindi, attraverso un esponenziale irrigidimento del sistema. Per tutte queste ragioni, il gruppo Civici e Innovatori dichiara il proprio voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

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  PRESIDENTE. Collega Bocci, la prego, il Governo è in Aula per ascoltare, grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente. Per sottolineare il paradosso di una situazione politica che porta quest'Aula ad occuparsi di legislazione elettorale di contorno e non di legge elettorale e, magari, mandare finalmente al voto questo sfortunatissimo Stato, annuncio il voto favorevole della Lega Nord al provvedimento in oggetto e chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È assolutamente autorizzato, onorevole Invernizzi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore del progetto di legge recante disposizioni in materia di procedimento elettorale e di esercizio del voto fuori dal comune di residenza.
  L'esercizio del diritto di voto è disciplinato dall'articolo 48 della Carta costituzionale: tale articolo prevede che il voto sia personale, uguale, libero e segreto. Occorre, pertanto, concentrarci su uno dei principi sopra evidenziati, ovvero quello relativo al voto libero da ogni forma di condizionamento che possa intervenire su tale diritto. In tale contesto si inserisce la proposta di legge al nostro esame che contiene disposizioni per l'esercizio di tale dovere civico, introducendo norme condivisibili dirette a garantire una maggiore trasparenza e rispetto della legalità. Infatti, alcune volte, le operazioni inerenti al voto risultano inquinate da pratiche che devono essere eliminate proprio per favorire il corretto esercizio del diritto di voto.
  Già in questa legislatura, con la legge n. 62 del 17 aprile 2014 siamo intervenuti modificando il delitto di scambio elettorale politico-mafioso, di cui all'articolo 416-ter del codice penale e configurando così un autonomo reato.
  Tornando al contenuto del provvedimento al nostro esame, è necessario rilevare come alcune disposizioni rivestano particolare importanza, come, ad esempio, quella relativa al divieto di assunzione di personale in prossimità di elezione. In particolare, la norma contenuta nella proposta di legge vieta le assunzioni di personale dipendente da parte di aziende speciali della società a partecipazione pubblica, regionale o locale, nei sessanta giorni antecedenti l'elezione e in quelli successivi.

  PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, grazie.

  ANTONIO MAROTTA. Come detto, si tratta di una disposizione corretta che impedisce qualsiasi intromissione nel procedimento elettorale, assicurando ai candidati equità nelle condizioni di partecipazione alle competizioni elettorali. Infatti, molte volte abbiamo assistito a pratiche, proprio come le assunzioni di personale, da parte di chi riveste una carica pubblica che inficiano ed alterano in modo grave l'ordinato svolgimento del procedimento e della competizione elettorale, che deve avvenire a parità di condizione tra tutti i cittadini. Pertanto, tali azioni, espressioni di un grave clientelismo, che si verificano soprattutto a livello locale, vanno eliminate e questa proposta di legge va nella direzione auspicata dal gruppo parlamentare di Area Popolare.
  Ma è da sottolineare, altresì, come la proposta di legge intervenga anche su altri aspetti più propri del procedimento elettorale, come quelli concernenti la composizione degli uffici elettorali di sezione e sulle modalità di trasmissione dei plichi elettorali. Si tratta, in sostanza, di norme anche particolarmente dettagliate, ma dettate da uno spirito condivisibile in quanto dirette ad evitare – come nel caso della trasmissione dei plichi elettorali, che deve essere effettuata, secondo la proposta di legge oggi in esame, personalmente dal Pag. 44presidente – eventuali brogli che potrebbero compromettere l'effettivo risultato elettorale.
  Pertanto, anche in modo corretto, si è giustamente introdotta una disciplina specifica per gli uffici elettorali di sezione, prevedendo norme congrue che favoriscono la trasparenza nella gestione degli stessi uffici. In particolare, si pone un limite di due mandati consecutivi presso la medesima sezione...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Marotta. Onorevole Sanga, grazie. Prego, vada avanti.

  ANTONIO MAROTTA. ... elettorale per i presidenti di seggio. È da rilevare, peraltro, l'importanza del corso di formazione da parte degli scrutatori sorteggiati per garantire quella professionalità che spesso manca in operazioni difficili e complicate.
  Sempre con lo spirito di favorire la legalità sono state introdotte norme sulla modifica della disciplina relativa ai casi di esclusione della carica di membro dell'ufficio elettorale. Infatti, vengono previste due ulteriori cause di esclusione, oltre a quelle già previste dalla normativa vigente: la prima riguarda i parenti fino al secondo grado dei candidati alle elezioni interessate; la seconda riguarda coloro che sono stati condannati, anche in via non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione o per i delitti di cui all'articolo 416-bis o 416-ter.
  Da sottolineare, inoltre, la norma che prevede la possibilità dell'esercizio del diritto di voto a favore dei cittadini elettori fuori dal comune di residenza, che permetterà di ridurre le spese per i rimborsi dei viaggi elettorali.
  Si tratta, pertanto, di un provvedimento che vuole affermare l'introduzione nell'ordinamento del nostro Paese di principi congrui e diretti a favorire la libertà del cittadino di esprimere i propri voti senza alcun condizionamento da parte di chiunque, come, tra l'altro, è previsto dalla nostra Carta costituzionale. Un provvedimento, dunque, frutto di un lavoro attento effettuato durante i lavori in Commissione affari costituzionali che ha prodotto un buon risultato che permette di approvare un progetto di legge sul quale esprimiamo un voto favorevole.
  Infatti, era necessario incidere sul procedimento elettorale e su taluni aspetti ad esso connessi per migliorare il rapporto tra il cittadino che si reca alle urne e l'istituzione preposta alla preparazione delle elezioni, in modo da garantire una fiducia reciproca e la certezza della trasparenza nell'espressione della volontà popolare. Ciò contribuisce a far rispettare la liceità, la legalità e la corretta partecipazione dei candidati alla competizione elettorale.

  PRESIDENTE. Colleghi, siccome più di un collega mi viene a chiedere come siamo organizzati, ve lo dico: voteremo questo provvedimento e poi sospenderemo; ricordiamoci che devono lavorare anche le Commissioni. La durata, da qui alla sospensione, è legata ovviamente a quanto durano gli interventi in Aula. Quindi, questo è il quadro della situazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, Presidente. Il provvedimento va nella direzione della semplificazione e della trasparenza e, quindi, vedrà il nostro voto favorevole. I punti che a noi paiono salienti e fondamentali sono quattro: quello che riguarda la modalità materiale del voto nel seggio, quindi le urne e le cabine elettorali; il secondo, che è quello di determinare la formazione degli uffici elettorali di sezione, anche qui con alcune innovazioni che noi giudichiamo positive; il terzo, l'aumento del numero di aventi diritto al voto per ogni seggio nel livello minimo previsto, e anche questo ci sembra vada nella direzione della trasparenza; il quarto, infine, è la possibilità, per chi è fuori sede, di votare al referendum.
  Ecco, probabilmente tutte queste questioni non saranno risolutive per rendere completamente trasparente, efficace e congruo l'espletamento del diritto al voto da Pag. 45parte dei cittadini italiani, tuttavia si va nella giusta direzione, nella direzione del buonsenso, della trasparenza e anche raccogliendo alcune delle più positive esperienze europee. Da questo punto di vista, quindi, il nostro voto è favorevole, sapendo che c’è ancora da lavorare, ma che oggi si sta facendo un primo passo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Sì, Presidente, molto rapidamente perché credo di incontrare il favore dell'Aula con ciò facendo. Noi voteremo contro il provvedimento. Questo populismo da strapazzo che ormai pervade le Aule parlamentari non riesce a convincerci della bontà di un provvedimento che è un fritto misto di una serie di norme che stanno insieme come un'insalata di mare e pezzi di carne. C’è di tutto e il contrario di tutto, ci sono delle cose al limite condivisibili, anzi molto condivisibili, tipo la norma che non consente le assunzioni nelle società partecipate nei 60 giorni precedenti le elezioni, che sono state un classico strumento di clientelismo soprattutto della sinistra, visto che siete voi in maggioranza ma che lo avete, soprattutto a livello locale, assai frequentemente utilizzato, ma contiene anche delle cose improponibili: non solo denari buttati all'aria per avere le urne trasparenti – fareste meglio a indicare a qualche vostro simpatizzante di non fare le foto dentro i seggi, piuttosto –, ma c’è la norma relativa alla costituzione del seggio elettorale che è un'autentica follia. Semplicemente: tornare al sorteggio degli scrutatori significa non avere la benché minima idea di come funzionano, poi, queste situazioni, cioè non aver mai visto funzionare un seggio, allorquando diventa quasi la norma, la rinuncia o la mancata presentazione dello scrutatore sorteggiato, che non ha alcun interesse ad essere presente per quattro soldi alle operazioni di scrutinio e di spoglio.
  Allora, fare operazioni di questo genere soltanto per poter dire «io voglio la trasparenza», non serve assolutamente a nulla. Noi dobbiamo avere dei seggi, che magari abbiano una rotazione, questo sì, nei loro presidenti e financo nei loro scrutatori, che non possano stare per più di una, due, tre volte nella medesima sezione elettorale, ci può stare: questa, veramente, signori della maggioranza, dovreste applicarla ai dirigenti della pubblica amministrazione, ma ve ne guardate bene. Ma insomma, immaginare di reintrodurre una cosa che non ha funzionato, come il sorteggio che riguarda gli scrutatori, è un'autentica follia.
  Tralascio questioni relative all'estensione delle norme ai rappresentanti di lista, perché credo che ciascun partito debba essere libero di indicare chi ritiene più opportuno nei limiti della legalità, ma la vicenda della individuazione degli scrutatori è una vicenda assolutamente sbagliata e che ci impedisce di dare il nostro voto a questo provvedimento.
  Noi pensiamo che ci voglia, invece, capacità. Quante volte è successo che scrutatori incompetenti hanno determinato il prolungarsi di operazioni di voto, e quello, sì, mette in discussione la trasparenza, la correttezza e la legalità delle operazioni di voto. Significa non avere la benché minima idea della materia di cui si sta parlando. Detto ciò, anche per favorire l'afflusso dei colleghi nelle Commissioni, concludo ribadendo il nostro voto contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Grazie Presidente, gentili colleghi. Ho visto che, in realtà, all'interno di alcune dichiarazioni di voto forse non si è fatto riferimento agli ultimi aggiornamenti del testo, quindi ci sono delle cose che erano imprecise rispetto al contenuto attuale della legge. Comunque oggi ci troviamo alla prova del nove, Pag. 46perché siamo chiamati a decidere su una proposta di legge che, per noi, costituisce un primo argine alla possibile alterazione del voto all'interno dei seggi. Si tratta di uno strumento semplice, quanto utile, a sostegno della democrazia, per scoraggiare brogli, manovre e patti elettorali...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Nesci. Colleghi, per cortesia.

  DALILA NESCI. ... che appartengono purtroppo alla storia repubblicana.
  Nella proposta di legge sono previste alcune norme importanti quanto ovvie, la trasparenza dell'urna, la visibilità dell'elettore nella cabina elettorale e il divieto che i presidenti di seggio siano parenti dei candidati oppure condannati per mafia o per reati contro la pubblica amministrazione. All'elettore sarà, comunque, garantita la libertà e segretezza del voto, in ogni caso gli verrà più difficile...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Nesci. Forse non sono stato chiaro, il Governo deve ascoltare coloro che parlano, grazie.

  DALILA NESCI. ... in ogni caso, gli verrà più difficile compiere movimenti sospetti o illegali perché la cabina non sarà come, invece, è adesso, completamente coperta. Naturalmente si tratta di un inizio, non pensiamo di aver risolto il problema dei condizionamenti elettorali o del voto di scambio, che impegnano la magistratura e le forze dell'ordine con costi a carico della comunità e con gravami per la macchina giudiziaria, già ingolfata dalla questione morale interna alla politica.
  Per onestà intellettuale, questo testo di legge ha avuto la collaborazione delle forze politiche di maggioranza ed anche di quelle di opposizione. Siamo arrivati in velocità alla discussione in Aula e, quindi, al voto della Camera, inviando un segnale positivo e incoraggiante: la politica deve riformarsi dando esempi reali.
  Con altrettanta onestà intellettuale, nella versione originaria del MoVimento 5 Stelle era prevista la possibilità per i fuori sede di votare nei rispettivi luoghi di dimora attraverso la rete dei tribunali per quanto riguarda le elezioni politiche: il che sarebbe stato civile e di certo avrebbe giovato alla democrazia. La maggioranza di Governo, però, ha optato per limitare questa possibilità al voto per il referendum presso il domicilio.
  Abbiamo previsto, poi, che gli scrutatori siano per il 50 per cento scelti tra i disoccupati e ciò rappresenta un piccolo sollievo per chi si trova in difficoltà economica, ma bisognerà lavorare sullo stato sociale e sull'occupazione, con misure come il reddito di cittadinanza del MoVimento 5 Stelle, che assicurino a tutti un'esistenza libera e dignitosa, con un aumento della spesa pubblica per creare posti di lavoro, con provvidenze specifiche per i più deboli, con il ripristino dei diritti dei lavoratori, cancellati grazie al dogma economico della produttività imposto dal potere finanziario, con un abbassamento delle tasse e con agevolazioni fiscali, con infine una riflessione politica sul sistema monetario vigente, che prevede l'emissione di moneta a debito da parte della privata Banca centrale europea e vari baluardi giuridici a protezione di questa truffa colossale coperta dal silenzio.
  Oggi la Camera sta finalmente compiendo un passo serio ed è merito della coscienza individuale dei deputati, a fronte di una proposta obiettiva del MoVimento 5 Stelle, che apre un capitolo nuovo nella direzione della pulizia del Parlamento e più in generale dell'amministrazione pubblica. Sappiamo bene che tra Palazzo e piazza si è da tempo creata una voragine e la credibilità delle istituzioni è minata da un affarismo contagioso, che ha invaso i luoghi della responsabilità pubblica.
  Spesso il momento elettorale rappresenta il punto di inizio di pratiche clientelari dell'utilizzo del potere pubblico per fini privati e dell'inquinamento dello Stato, delle regioni e delle autonomie locali. Io vengo dalla Calabria, in cui la ’ndrangheta è riuscita a conquistare ampi spazi di potere pubblico. Ricordo, per esempio, la condanna dell'ex consigliere regionale Franco Morelli che, pedina dell'associazione criminale, era riuscito a procurare Pag. 47persino il titolo di Cavaliere dell'Ordine di San Silvestro Papa a Giulio Lampada, poi condannato per associazione mafiosa. Ricordo la cupola di ’ndrangheta, politica e massoneria, ipotizzata dall'operazione antimafia Mammasantissima, in cui sono coinvolti il senatore della Repubblica Antonio Caridi e l'ex sottosegretario regionale della Calabria Alberto Sarra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E voglio ricordare, sulla linea del ragionamento finora condotto, anche la vicenda del riciclaggio e della violazione della legge elettorale con aggravante mafiosa che ha coinvolto un senatore della precedente legislatura, Nicola Di Girolamo. Infine, cito la vicenda, inquietante, quanto vergognosa, che vede coinvolto il consigliere regionale della Calabria, Nazzareno Salerno, che per l'accusa avrebbe favorito la ’ndrangheta e sottratto fondi europei destinati ai bisognosi. C’è la necessità che il Parlamento fornisca delle risposte concrete, con la consapevolezza che vanno modificate le norme sul voto di scambio, mafioso o meno, per consentire alla magistratura di pervenire alla condanna dei responsabili e c’è la necessità di intervenire anche sul finanziamento ai partiti, di aumentare i controlli, di impedire, per legge, la lottizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo e l'utilizzo dei media per la propaganda politica e la disinformazione. Ancora, c’è la necessità di bloccare con legge l'eventuale impiego di risorse pubbliche per comprare in altro modo il voto degli elettori. Approvare alla Camera questa legge – che non a caso abbiamo denominato «elezioni pulite» – è il primo passo di un lungo percorso di riappropriazione dello Stato da parte dei cittadini, di cui siamo meri rappresentanti. Voto «sì», quindi, ad elezioni pulite, per iniziare un cammino, spero condiviso, di derattizzazione – parafrasando un magistrato che lotta in trincea – dell'intero apparato pubblico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Chiedo anche io il permesso, eventualmente, di depositare il mio intervento, in modo da poter velocemente scorrere alcune parti che, però, chiedo di poter esporre. Il Partito Democratico voterà a favore del «provvedimento Nesci» che interviene in materia di organizzazione e composizione dei seggi elettorali, in occasione delle consultazioni elettorali comunali, politiche e referendarie con due obiettivi fondamentali: rafforzare gli strumenti di trasparenza nell'esercizio del voto e conseguente riduzione del rischio di inquinamento, voto di scambio, e prevedere il voto fuori dal comune di residenza a cittadini elettori temporaneamente domiciliati, per motivi di lavoro, studio o cure mediche, in occasione delle consultazioni referendarie, elezioni al Parlamento europeo e calamità naturali. Chiedo, appunto, di depositare il mio intervento, ma voglio sottolineare alcuni aspetti. È evidente che gli interventi che sono stati previsti in questo provvedimento non costituiscono delle novità, ma si vanno ad inserire in provvedimenti in materia già presenti nell'ordinamento. Vorrei evidenziare al sottosegretario che sono oltre venti i provvedimenti in materia...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono della voce.

  MARILENA FABBRI. Sarebbe davvero ora di potere istituire un testo unico di cui c’è già delega da parte del Parlamento al Governo, ormai da tempo. Gli interventi in materia di urne e cabine, sicuramente, vanno a rafforzare il tema della trasparenza, ma è evidente, come ricordavo in discussione generale, che è soprattutto investendo nella responsabilità e nell'etica dei singoli, dei cittadini oltre che dei cittadini elettori che partecipano alla formazione dei seggi, che si può veramente raggiungere l'obiettivo di un esercizio del voto libero, democratico e trasparente. Così come, per la composizione dei seggi, il divieto di partecipazione dei parenti e degli affini fino al secondo grado per quanto riguarda i presidenti e i segretari, Pag. 48costituisce, appunto, un espediente ma non la risoluzione del problema. Riteniamo, invece, di condividere la previsione di esclusione dalla partecipazione alla composizione dei seggi per chi ha ottenuto condanne penali, anche in primo grado, per reati di mafia, associazione mafiosa, reati contro la pubblica amministrazione, voto di scambio o reati colposi che prevedono una pena oltre i due anni, in quanto partecipare ai seggi non è un diritto, ma un dovere, mentre è interesse generale dello Stato garantire elezioni libere e l'autorevolezza nell'esercizio del voto.
  Riteniamo importante essere ritornati al sorteggio degli scrutatori, in quanto se è vero che va garantita la partecipazione dei cittadini e, soprattutto, la copertura dei seggi, è anche vero che va garantito il ricambio generazionale e, anche, la non politicizzazione eccessiva nella partecipazione ai seggi. Ci tengo a sottolineare un ultimo aspetto, ce ne sarebbero altri ma li lascio agli atti, che è quello del voto fuori sede per le persone temporaneamente domiciliate. La proposta di legge si proponeva l'obiettivo del voto politico, di consentire il voto anche alle elezioni politiche di Camera e Senato da parte di chi è temporaneamente domiciliato fuori sede e questo non è stato possibile, nonostante possiamo condividere il principio, in quanto c’è una distanza ancora importante rispetto a come ottenere questo risultato; nella proposta iniziale l'obiettivo era quello di far votare nel comune di domicilio, ma per il collegio di residenza, i temporaneamente domiciliati, quindi, in questo senso; mentre, oggi, noi abbiamo delle eccezioni, per le persone fuori sede, che votano nel comune di domicilio ma per il collegio di domicilio e questa è una differenza dirimente, perché votare nel domicilio per il comune di residenza vuol dire allestire degli aspetti organizzativi particolarmente problematici, mentre consentire ai domiciliati di votare nel collegio di domicilio può anche voler dire modificare l'esito del voto, soprattutto nelle città industriali e universitarie. Un risultato importante, che sottolineo come ultimo aspetto, è il fatto di aver raggiunto, invece, una posizione comune per consentire il voto dei temporaneamente domiciliati nel comune di domicilio in occasione delle consultazioni referendarie, in occasione delle elezioni al Parlamento europeo, purché all'interno della stessa circoscrizione, e il voto per i volontari e i soccorritori nei luoghi delle calamità naturali, un aspetto problematico che si era verificato anche nell'ultimo referendum, equiparando, quindi, volontari e soccorritori alle forze dell'ordine. Per questi motivi noi confermiamo il voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Si tratta di una legge che serve a migliorare le distorsioni nell'esercizio del voto, una legge importante a cui non può che andare il mio voto favorevole. Volevo, però, fare un intervento, Presidente, per sottolineare quanto strida la propaganda del MoVimento 5 Stelle riguardo alla questione delle elezioni pulite, come le chiamano loro, quando campeggia sui 5 Stelle la vicenda delle firme false a Palermo, vicenda che pone seri dubbi sull'onestà e la correttezza del MoVimento 5 Stelle che si presenta alle elezioni. Collaborare con la magistratura è un dovere, non sottrarsi, evadere le perizie grafologiche, eludere con atteggiamento omertoso, questo non è possibile per una forza che realmente si dichiari democratica e che collabora con la giustizia. Quindi, il mio voto è favorevole, ma volevo rimarcare questi elementi che stridono con quanto dichiarano i colleghi del 5 Stelle.

(Coordinamento formale – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

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(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3113-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3113-A, con il seguente nuovo titolo: «Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione» (Approvato dal Senato).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

  Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 3675.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30 con il seguito dell'esame del testo unificato n. 259-B, in materia di responsabilità professionale del personale sanitario.

  La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15,30.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Amoddio, Baretta, Bernardo, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bueno, Censore, Dambruoso, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Garofani, Locatelli, Losacco, Manciulli, Mannino, Marazziti, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Scotto, Sottanelli e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo agli articoli 8 e 73 del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Volevo segnalare quanto ormai sta accadendo negli ultimi mesi all'interno del Parlamento e soprattutto delle Commissioni. Ogni provvedimento che viene assegnato dalla Presidenza della Camera solitamente viene inviato alle Commissioni che devono, a seconda dei contenuti, esprimere un parere nel merito. Alcune Commissioni nell'ultimo decreto-legge in materia di banche hanno deciso – non all'unanimità – di non esprimere il parere sul decreto-legge banche per mancanza di tempi, quando in realtà tempi opportuni per lavorare si potevano trovare.
  Le segnalo anche la difficoltà con cui ci troviamo ad analizzare provvedimenti che ormai costituiscono un monocameralismo di fatto e su cui viene posta la questione di fiducia. Le ricordo il decreto-legge sul Mezzogiorno con articoli specifici sull'Ilva: oggi scopriamo che nel decreto-legge mille-proroghe al Senato è stata inserita una proroga dei termini dell'Ilva. Quindi, si realizza una commistione di provvedimenti legislativi che dovrebbero mantenere una certa omogeneità e all'interno dei quali, invece, continuano a confluire materie che si intrecciano regolarmente. Mentre, ad esempio, sul decreto-legge Mezzogiorno, in base ai criteri di ammissibilità della Camera, in questo caso il presidente di Commissione ha ritenuto valido un emendamento che andava a modificare la proroga dei termini e degli incentivi su alcune rinnovabili: quelli delle biomasse. Pag. 50
  Chiediamo conto del fatto che forse la Presidenza dovrebbe regolare in maniera un po’ più stringente i termini con cui vengono accettate le materie su cui emendare e cerchiamo di limitare gli spazi operativi e manteniamo almeno formalmente, tenuto conto che il 4 dicembre il referendum ha detto che il Senato rimane in piedi, la necessità di dover comunque esprimere i pareri all'interno della Camera rispetto a provvedimenti che ormai sono considerati blindati (mille-proroghe, decreto-legge banche). Sono termini che obiettivamente non lasciano spazio nemmeno ad esprimere considerazioni su temi trattati e frutto del lavoro delle Commissioni: risoluzioni, ad esempio, sui termini delle proroghe degli adempimenti antincendio per gli alberghi, cioè su questioni già trattate dalle Commissioni, su cui non viene data in alcuni casi la possibilità di esprimere pareri nel merito.
  Chiediamo a lei, in qualità di Presidenza della Camera, di vigilare attentamente sugli operati dei singoli presidenti di Commissione e di evitare che ormai diventi prassi non esprimere un parere perché, secondo i presidenti, non ci sono i termini e i tempi opportuni per poterlo esprimere. Quando invece avete fretta e volete approvarvi emendamenti con pareri in Commissione si fanno sedute fiume, si fanno sedute di incardinamento e votazione del parere contestuali, nello stesso giorno. Questa condizione non è ovviamente accettabile e deve essere seguita con un certo interesse dalla Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lei ovviamente pone un problema reale ed è un problema, purtroppo, che si consuma non da oggi: è un problema che ci troviamo di fronte. Come lei sa, il problema riguarda il tempo di esame che una Camera piuttosto che l'altra impiega nell'esame di provvedimenti, in particolare di decreti-legge che hanno una scadenza. È vero che ci troviamo per provvedimenti che devono arrivare con tempi molto stretti, onorevole Crippa; è vero anche che è accaduto che la Camera ha lavorato molto su alcuni provvedimenti e lo stesso problema è stato lamentato dal Senato. Questa è la prima questione che lei solleva e ovviamente trasferirò alla Presidente della Camera l'esigenza che colgo nelle sue parole di trovare probabilmente, anche con la Presidenza del Senato, un equilibrio tra i tempi a disposizione delle due Camere, tuttavia lei sa che inevitabilmente questo è legato a quanto tempo ciascuna Camera impiega per affrontare determinati provvedimenti.
  Pone poi un secondo problema, che anch'esso non è la prima volta che è stato rilevato, ossia che i criteri di ammissibilità tra la Camera e il Senato non sono esattamente gli stessi e quindi alla Camera, nell'applicazione del Regolamento e delle circolari che sottendono ai nostri lavori e che sono state approvate, c’è una forma che qualcuno ritiene rigida di valutazione di ammissibilità e, invece, magari al Senato ci sono valutazioni diverse. Questo può comportare, onorevole Crippa, che ci siano, magari, emendamenti che in un ramo del Parlamento vengono giudicati inammissibili e che, invece, magari questo non accada nell'altro ramo del Parlamento.
  Anche qui, inevitabilmente, è un problema che ci portiamo avanti da tempo rispetto al quale si deve provare a trovare una soluzione nell'equilibrio dei rapporti tra il Presidente della Camera e il Presidente del Senato, per vedere se è possibile risolvere questo problema.
  Il terzo punto che lei pone, se non ho capito male, è quello del fatto che accade che, a causa della restrizione dei tempi, le Commissioni non producono il parere e si va in Aula senza il parere della Commissione. Questo sicuramente non è un effetto positivo, però non mette minimamente in discussione la legittimità del procedimento, ma, semplicemente, certamente crea dei disagi all'interno della Commissione, dei quali non posso che riconoscerle che esiste una reale effettività. Spero di averle risposto nei termini che lei ha sollevato.

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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Fucci; Fucci; Grillo ed altri; Calabrò ed altri; Vargiu ed altri; Miotto ed altri; Monchiero ed altri; Formisano: Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 259-262-1312-1324-1581-1769-1902-2155-B) (ore 15,37).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 259-262-1312-1324-1581-1769-1902-2155-B: Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.
  Ricordo che nella seduta del 13 febbraio si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 259-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unico delle proposte di legge e degli emendamenti presentati.
  Avverto che fuori dalla seduta l'emendamento 8.1 Colletti è stato ritirato dal presentatore.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 259-B ed abbinate), che sono in distribuzione.
  Avverto, inoltre che, ai sensi dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 16, 17 e 18, in quanto non modificati dal Senato.
  Avverto, inoltre, che, sempre a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non sono pubblicati nel fascicolo gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 259-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 259-B ed abbinate).
  Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sul complesso degli emendamenti relativi all'articolo 1 per evidenziare alcune brevi considerazioni su questo provvedimento, che reputo equilibrato, necessario e in grado di contemperare gli interessi delle varie componenti interessate. Parlo dei pazienti e delle loro famiglie, dei medici, del personale sanitario e delle strutture. Il provvedimento in esame ha risposto alle pressanti esigenze di porre le basi di un vero sistema di monitoraggio e allerta sui rischi e sulle criticità nel percorso di erogazione delle cure. Ci sono, certo, alcuni punti, come è normale che sia rispetto ad un provvedimento, certo, complesso e frutto di un lungo e approfondito iter parlamentare, su cui, a mio parere, poteva esser fatto ancora meglio e che sono evidenziati dai miei pochi emendamenti, ma ciò non toglie il giudizio complessivamente positivo e, insieme, la volontà mia e della mia componente politica di contribuire al varo del provvedimento in esame.
  Svolgo qualche precisazione, pure in maniera molto breve, vista l'importanza dei temi trattati. Il provvedimento, infatti, nato dal lavoro di sintesi di numerose proposte di legge, le prime due delle quali a mia prima firma, dopo più passaggi parlamentari è ormai vicino, ce lo auguriamo, alla definitiva approvazione. Nel testo che attende l'approvazione finale Pag. 52sono stati confermati gli obiettivi e l'impianto del provvedimento con il quale si interviene su temi cruciali quali la gestione del rischio clinico, la natura extracontrattuale della responsabilità del professionista, la conciliazione obbligatoria, la tutela assicurativa, il fondo di garanzia per i danni derivati da responsabilità sanitaria, il riconoscimento del ruolo delle linee guida elaborate da società scientifiche e la rivisitazione della disciplina relativa ai consulenti dei tribunali.
  Come è normale che sia in un provvedimento ampio e complesso come quello che ci accingiamo a discutere, frutto di ormai oltre tre anni di lavoro alla Camera e al Senato, ravvedo ancora, ed è giusto evidenziare questo, degli aspetti a mio parere perfettibili, e mi riferisco, in particolar riguardo, ad esempio all'idea che possa creare confusione la coesistenza di una natura della responsabilità in capo alla struttura di tipo diversa da quella stabilita per il professionista. E, altro capitolo molto importante, si poteva fare di più rispetto al tema delle coperture assicurative per i rischi legati alle carenze strutturali e gestionali presenti nella struttura, ma, come già detto all'inizio, confermiamo il nostro parere positivo, che evidenzieremo man mano che si discuterà di tale disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Presidente, colleghi, anch'io esprimo un giudizio sostanzialmente positivo sul contenuto di questa legge. È una legge che ha richiesto tre anni e mezzo di lavoro di questo Parlamento, quindi è una legge che sicuramente ha comportato analisi importanti su quello che è il fenomeno della medicina difensiva, ma, soprattutto, come correttamente viene espresso nell'ambito dell'articolo 1 di questo provvedimento, sul tema della sicurezza delle cure, che è diventato intrinseco rispetto alla sostenibilità, all'appropriatezza e aderenza terapeutica di ciò che viene offerto dal sistema sanitario nazionale, e quindi è diventato elemento centrale di ogni nostro ragionamento. Quindi, non stiamo facendo una legge o non stiamo licenziando una legge che cambia i profili di responsabilità di qualche categoria professionale – fa anche questo, la legge – ma stiamo, sostanzialmente, sancendo un principio che deve diventare il cardine del funzionamento del nostro sistema, e cioè che c’è un tema importante, che è quello della sicurezza delle cure, e che il raggiungimento dell'obiettivo della sicurezza delle cure non si ottiene sicuramente attraverso un articolo di legge.
  Si ottiene attraverso un cambio di mentalità degli attori del sistema, quindi si ottiene attraverso una gestione del rischio, che significa l'attivazione di tutte le azioni che sono rivolte alla prevenzione del rischio, alla segnalazione del quasi errore, alla gestione delle procedure che, così come avviene in campo aeronautico, debbono essere verificate e certificate nel corso dei processi perché possa essere garantita l'efficacia della loro reale attuazione. Credo che anche quello che ha sottolineato il collega Fucci, e cioè il cambio del tipo di responsabilità del medico, sia qualche cosa di importante, perché la responsabilità contrattuale che veniva attribuita oggi al medico non è il frutto di un'azione del Parlamento, ma è il frutto della interpretazione che è stata data nelle aule di tribunale sulla responsabilità professionale.
  Quindi, bene fa questo Parlamento, oggi, a intervenire per puntualizzare che la volontà del legislatore è chiara ed è univoca nella sua direzione. Questa chiarezza consente di avere la speranza di dare un colpo importante a quelli che venivano stimati in 10 miliardi di euro spesi nella medicina difensiva, che sono 10 miliardi, se questa fosse davvero la cifra, che annualmente il sistema butta nella spazzatura, non usando queste risorse economiche per garantire buona sanità al cittadino, ma usandole per una parvenza di tutela giuridica del medico.
  In realtà, chi ha frequentato le sale degli ospedali o chi ha esercitato la professione Pag. 53sanitaria, qualunque essa sia, sa bene che non esiste un percorso schematico che consenta di evitare le aule dei tribunali. È necessario un cambio di mentalità, virtuoso, che vada a recuperare il rapporto tra il medico e il paziente. Un rapporto che un tempo era definito asimmetrico, perché il medico esercitava una posizione di preminenza rispetto al paziente; oggi non è più asimmetrico, ma deve essere recuperato nel suo essere fiduciario. Io esprimo – mi permetto di dirlo con ampio anticipo su quella che sarà l'attuazione della legge – una perplessità formidabile, che ho espresso anche durante il primo percorso fatto alla Camera, nell'Aula della Camera, da parte di questa legge, ed è quella relativa alle cosiddette linee-guida.
  Bene, il sistema delle linee-guida è un sistema che, così come è tratteggiato all'interno di questa legge, rischia di essere un vero e proprio baco all'interno della legge, perché è un sistema che induce a pensare coloro i quali nelle aule dei tribunali saranno comunque tenuti all'applicazione della legge, che esista uno schematismo che deve essere comunque seguito perché il professionista e l'esercente l'attività sanitaria possa sentirsi libero da responsabilità. Bene, questo è esattamente l'errore che noi avremmo dovuto evitare, perché, purtroppo, chiunque abbia esercitato una professione sanitaria sa bene quanto le variabili di contesto modificano le eventuali buone pratiche che si dovrebbero realizzare in quel contesto. Avere un paziente che ha una cefalea, un mal di testa nel pronto soccorso di un piccolo ospedale di una piccola cittadina alle 4 del mattino durante un servizio notturno, è cosa ben diversa che averlo alle 11 del mattino nel pronto soccorso di un grande ospedale; ma noi non possiamo scrivere linee guida che siano diverse per ospedale o che siano diverse per contesto, e purtroppo chi applica la legge invece tende ad avere bisogno di parametri schematici. Allora il nostro sforzo sarebbe dovuto essere, all'interno di questa legge, di trasferire in chi dovrà applicare la legge la convinzione che questo Parlamento peraltro ha, perché varie volte lo ha ribadito nel corso del dibattito, che le variabili di contesto nell'esercizio dell'attività professionale e sanitaria sono importantissime, le variabili organizzative, che non dipendono certo dal singolo professionista, sono fondamentali; e che in un momento in cui la riduzione delle risorse disponibili per il sistema è straordinaria, fare una legge che non tenga conto esplicitamente della variabilità di contesto organizzativo, culturale, professionale che esiste nelle singole realtà italiane rischia di mettere in mano a chi dovrà applicare la legge uno strumento che è difficilmente interpretabile. Credo che questo sia un elemento su cui il Parlamento bene avrebbe fatto a riflettere un attimo in più, e magari a scrivere qualche riga in più, o forse meno, nel contesto di questa legge: rappresenta dal mio punto di vista il problema più importante che in questa legge purtroppo continua a pendere, e che rischia di crearci dei problemi nel tentativo che noi facciamo, e facciamo bene a farlo, di disinnescare la medicina difensiva e di andare verso la medicina dell'appropriatezza (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione

  FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Il nostro parere sull'emendamento 1.50 Sisto è un invito al ritiro, altrimenti è contrario.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Il parere sull'emendamento 1.50 Sisto è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

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  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sisto 1.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, il peggioramento di questo provvedimento nel passaggio dalla Camera al Senato è evidente: si è trasformato un provvedimento su cui noi avevamo dato un parere – per dirla poeticamente – colmo di speranza e di prospettive sulla possibilità che il Senato potesse migliorare il testo, e siamo assolutamente delusi: non solo delusi, ma c’è un peggioramento di qualità, di scelte, che ha riportato questo provvedimento nell'alveo della produzione di scarsissimo livello di questo Parlamento in una materia così delicata come quella della responsabilità medica e del sistema delle strutture socio-sanitarie, che probabilmente soltanto questo eccesso di mediazione fra fenomeno, norma, fra esigenze cliniche, esigenze delle strutture, esigenze delle associazioni, esigenze delle compagnie di assicurazione, ha potuto rendere così indigesto e così incapace di produrre alcun beneficio per il sistema. E mi dispiace, perché nella Commissione XII alla Camera si era instaurato un clima di grande feeling che lasciava pensare alla possibilità di una crescita del sistema giuridico, con riferimento alle strutture socio-sanitarie, di ben altra prospettiva e di ben altro calibro.
  Che cosa si manifesta in questo emendamento, che chiede di ripristinare l'originaria formulazione ? E il gioco del ripristino, chiamiamolo così, da un punto di vista puramente balistico, è la restituzione al provvedimento di un dibattito serio e coerente e sistematico. È un emendamento che cerca semplicemente di riportare le parole «strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private» alla originaria dizione «aziende sanitarie pubbliche». Presidente, io sono convinto che la smania, la mania, l'ossessione del controllo fra pubblico e privato siano sbagliate.
  Cioè io non credo che l'eccesso di controllo, l'ansia di dover paralizzare tutto quello che è privato rispetto al pubblico siano produttivi di effettivo progresso: sono convinto che in un equilibrato sistema, disegnato puntualmente all'articolo 41 della Costituzione, che qualche volta andrebbe rammentato se non ci si disperdesse dietro le – come posso dire ? – piccole beghe che derivano dal conflitto pubblico-privato, nell'equilibrio disegnato l'articolo 41 c’è un limite all'iniziativa economica privata, ma è un limite dato dall'interesse pubblico. Da nessuna parte è scritto che il privato va controllato nello stesso modo in cui deve essere necessariamente, per le ragioni che conosciamo, controllato il pubblico: ebbene, se il buongiorno si vede dal mattino, in questo provvedimento l'ansia di controllo, la necessità di sottoporre le strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private agli identici controlli tra di loro, mi sembra che siano chiarissime in questo emendamento. Il riferimento è alle attività di prevenzione del rischio messe in atto dalle aziende sanitarie pubbliche, con la necessità che sia tutto il personale, compresi i liberi professionisti, a concorrervi. Io credo che questo primo passaggio sia già indicativo, come una sorta di atto preliminare, atto di cominciamento per dirlo con la dottrina in tema di tentativo, siamo di fronte ad un atto di cominciamento particolarmente sintomatico ed indicativo di un provvedimento su cui Forza Italia esprimerà con tutta la forza che è possibile il proprio dissenso: tanto è consapevole che si tratta di un provvedimento che complicherà la vita ai pazienti, complicherà la vita ai medici, intaserà i tribunali in modo irreversibile, e sarà certamente astruso dal punto di vista della soluzione dei problemi. Voteremo a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Giusto una premessa: in realtà su questo provvedimento la Presidenza dovrebbe spiegare perché è passato esclusivamente per la Commissione affari sociali, pur trattando di responsabilità Pag. 55penale e civile del professionista sanitario, nonché delle aziende pubbliche e private, sanitarie e socio-sanitarie; e già questo è un vulnus che si è dimostrato un vulnus pesante, quando andremo a trattare soprattutto degli aspetti civilistici e penalistici.
  Sull'emendamento in questione noi voteremo contro, perché non comprendiamo le motivazioni per cui vengono espunte le strutture private dall'articolato relativo all'attività di prevenzione del rischio, e quindi vorremmo magari anche una valutazione delle motivazioni dietro questa espunzione.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Colletti. Ci sono altri che intendono intervenire ? Non mi pare.
  Le devo rispondere che la ragione per la quale è stato assegnato alla Commissione affari sociali è perché, come da prassi, la prevalenza del provvedimento riguarda le tematiche degli affari sociali: questo accade sempre, ovviamente è accaduto anche in questa occasione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Sisto, con il parere contrario dei due relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Intanto avviso che l'emendamento Nicchi 5.3 è stato ritirato dalla presentatrice, a pagina 7 del fascicolo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 259-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 259-B ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori ad esprimere il parere della Commissione.

  FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 2.50 Sisto, 2.2 Colletti, 2.51 Sisto, 2.3 Colonnese, 2.4 Nesci, 2.52 Sisto, 2.5 Silvia Giordano e 2.1 Nicchi.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti 2.50 Sisto e 2.2 Colletti. Esprimo parere contrario sull'emendamento 2.51 Sisto. Il parere è favorevole sugli emendamenti 2.3 Colonnese, e 2.4 Nesci. Il parere è contrario sull'emendamento 2.52 Sisto, mentre è favorevole sugli emendamenti 2.5 Silvia Giordano e 2.1 Nicchi.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.50 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, io sono stupito di questo parere contrario. Come ormai spesso accade le questioni afferenti ai diritti cosiddetti diffusi vengono discusse con maggiore ardore e convinzione da partiti del centrodestra e non vengono minimamente valutate da partiti del centrosinistra. Con questo emendamento si chiede di aggiungere la previsione della rappresentanza delle associazioni dei pazienti laddove si fa riferimento Pag. 56all'attribuzione della funzione di garante per il diritto alla salute al Difensore civico. Allora mi chiedo – e chiedo al relatore e al Governo – qual è il motivo per escludere la rappresentanza delle associazioni dei pazienti, cioè qual è la ragione per mettere il paziente fuorigioco rispetto a questa tematica di sicura garanzia, cioè se si tratta di un ruolo che è finalizzato ad una certa garanzia non si comprende perché le associazioni dei pazienti debbano essere escluse. Ecco io trovo anche qui delle antinomie che non vanno in linea con quelle che sono le premesse – uso una parola grossa – ideologiche a cui ciascuno di noi si ispira, cioè si tratta di una scelta inspiegabile, proveniendo da una maggioranza che è di ispirazione, o almeno dovrebbe essere più incline ad allargare la garanzia dei diritti, ed è invece un partito di opposizione che sollecita una sorta di auto riconoscimento in questo emendamento di quello che è lo spirito probabilmente perduto di una maggioranza che forse di tutela dei diritti dei deboli non è più abituata ad occuparsi. Voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Voteremo a favore di questo emendamento con la motivazione appena espressa dall'onorevole Sisto. Consideriamo grave l'esclusione dalla struttura del difensore civico della rappresentanza delle associazioni dei malati.
  Questa esclusione è incomprensibile nella sua gravità e quindi sottolineiamo il nostro parere favorevole sull'emendamento che segnerà negativamente tutto l'articolo.

  PRESIDENTE. Prima del voto rispondiamo al giusto rilievo dell'onorevole Colletti che poneva il problema del parere a cui facesse riferimento il Governo nell'essere d'accordo e ovviamente presumo, onorevole Faraone, che lei sia concorde con il parere del relatore di maggioranza, così lo spieghiamo anche nelle fasi successive e siamo tutti più tranquilli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Nonostante il pregiudizio nella presunzione del Governo, ora noi con questo emendamento del collega Sisto, che è molto simile al mio emendamento successivo, prevediamo che all'interno del difensore civico vi possa essere una rappresentanza delle associazioni che tutelano i pazienti. D'altro canto, questa era una previsione già fatta dalla Commissione tutta durante il primo passaggio alla Camera. Allora, da un certo punto di vista, vorremmo capire dal relatore o anche dal Governo perché hanno cambiato idea, cosa è cambiato perché per noi questo è sintomatico in realtà di quel carattere di questo provvedimento tendente a escludere i diritti dei pazienti, i diritti dei danneggiati anche da casi di responsabilità medica o di cosiddetta malasanità dalla tutela dello Stato, quindi una compressione dei diritti delle persone. Questa compressione che avviene praticamente con gli altri articoli, laddove si farà riferimento alla responsabilità civile delle strutture, o penale del medico, ha il suo epifenomeno qui in questo articolo, laddove si eliminano le rappresentanze delle associazioni a tutela dei pazienti. È una previsione, una eliminazione senza alcun senso dal nostro punto di vista – d'altro canto, se erano d'accordo loro in prima battuta, vorremmo capire cosa gli ha fatto cambiare idea – e quindi io e penso anche l'Aula vogliamo conoscere le motivazioni che hanno portato a questo ribaltamento.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colletti, vediamo se il relatore Gelli può soddisfare questa sua richiesta. Prego, relatore.

  FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Solo per spiegare che non c’è nessuna volontà di non dare spazio alle associazioni di volontariato o di tutela dei cittadini. Infatti, è stato commesso un errore nella prima Pag. 57stesura. Il Difensore civico regionale è di per sé una struttura, un ufficio della regione, quindi ha poco senso contemplare in una struttura pubblica, in un ufficio pubblico, la possibilità di chiedere una rappresentanza al suo interno. Dopodiché nel testo dell'articolato, che avremo modo poi di affrontare nel corso della discussione dei singoli emendamenti, il ruolo delle associazioni di volontariato, di rappresentanza dei cittadini viene richiamato in tutte le scelte importanti dove è prevista una collaborazione, una concertazione, una condivisione del mondo della rappresentanza dei cittadini. Quindi è solo un errore formale che è stato fatto nella prima lettura alla Camera e che viene in qualche modo sanato nella corretta interpretazione al Senato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, molto brevemente, per dire che la proposta presentata dal collega Sisto, cui chiedo di apporre la firma, mi pare di puro buonsenso e le spiegazioni del relatore sono tutt'altro che convincenti. Aggiungo che la proposta del collega Sisto mira a dare un minimo di senso al contenuto della norma in sé per sé, che è un contenuto piuttosto risibile. Continuiamo a dare spazio e ruolo a uffici pubblici che di fatto non esistono, perché è noto che i difensori civici non servono assolutamente a nulla. Ora, fingiamo di illudere i cittadini di dar loro la possibilità di ricorrere a un difensore civico, però escludiamo le associazioni dei pazienti. Quindi, concludendo, Presidente, era solo il tentativo da parte del collega Sisto di dare un minimo di senso a una norma che, in sé e per sé, senso non ce l'ha. Quindi sarebbe stato assai meglio sopprimerla completamente. La ringrazio per i dieci secondi in più.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Sisto, con il parere contrario della maggioranza e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.51 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Si può scegliere l'innovazione nell'ambito dei percorsi normativi, si può scegliere l'innovazione incerta o si può scegliere l'innovazione incerta ed inutile. Il progress di questa, diciamo così, corsa verso la inutilità è sancito in questo comma 4 dell'articolo 2, in cui dalla pragmatica dizione che ripropongo in questo emendamento di «dati regionali sugli errori sanitari» si propone, invece, una lettura che si commenta da sé: «dalle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private – anche qui la missione è evidente – i dati regionali sui rischi ed eventi avversi».
  Io mi chiedo che cosa significhino i rischi avversi, perché se per gli eventi avversi si può pensare a qualche cosa di oggettivizzabile – e non so se si tratti, per esempio, di strutture che si rivelano inefficienti; non ne ho idea –, un evento avverso non ha una sua caratterizzazione Pag. 58specifica rispetto all'innesco causale che possa comportare un fatto rilevante sul piano della sanità. Qualsiasi evento avverso è lasciato alla libera interpretazione di chi deve compilare questo report, ma mi sembra che prima dell'evento avverso, che già – ripeto – nel suo tentativo, a mio avviso non riuscito, di dare un'oggettività al concetto, deve fare i conti con i rischi avversi, perché io mi chiedo quale sia il significato di rischio ed evento avverso ed è come se si potessero raccontare i dati regionali sui rischi.
  Dico una cosa assolutamente banale, e mi rivolgo al relatore di questo provvedimento; cioè, nella parola «rischio» c’è già un criterio di prevenzione che è incompatibile con il racconto di un rischio, perché se io ho la capacità di intercettare un rischio lo faccio mio e lo neutralizzo. Che cosa vado a raccontare ? I dati regionali sui rischi, con il rischio – scusate il bisticcio – che se eventualmente non lo vado ad intercettare e accade qualche cosa, di seguito a quel pericolo non percepito, ne vado direttamente a rispondere. Voi non vi rendete conto che il rischio, è il caso di dire, è quello di dare a coloro che sono tenuti a questo tipo di valutazioni un carico di responsabilità che poi comporterà un adempimento, come posso dire, febbrile ed ossessivo, che non è il migliore adempimento. Voi state ripristinando, con questo provvedimento, non soltanto la medicina difensiva, ma l'adempimento dirigenziale difensivo. Si tratterà di fare di tutto e di più e di scrivere tutto quello che si potrà scrivere in modo assolutamente irrazionale, pur di essere sicuri di non correre pericoli rispetto a questa forma di adempimento. E le spese del pubblico chi se le accollerà, chi si accollerà le spese di tutto questo ? Questo efficientismo che vi assilla, che assilla la maggioranza – cioè, portare in porto un provvedimento: «Ah, sono riuscito a modificare la responsabilità» – non vi porta a chiedere come modificate la responsabilità: così come avete fatto col Jobs Act ?
  Come avete fatto col tentativo di referendum ? Come avete fatto con una serie di provvedimenti sulla pubblica amministrazione, che la Corte Costituzionale ha giustiziato ? Voi siete stati capaci, in nome del dire: «Bisogna fare per forza», di portare questo Paese a dei livelli di gravità legislativa – come posso dire – di risultati pessimi sul piano normativo e impagabili. Ora ci state riprovando; dunque, la lezione non è bastata. Con questo provvedimento andiamo incontro ad una sanità che costerà sempre di più e il fatto che non ve ne rendete conto credo che si commenti da sé.
  Pertanto, voteremo a favore anche su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.51 Sisto, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Colonnese, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.4 Nesci.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, innanzitutto spiego un attimo questo comma. In questo comma è previsto che ogni regione Pag. 59crei, con risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente – il che significa che le regioni che lo potranno fare se saranno quattro saranno tante – devono raccogliere, come spiegava poco fa il deputato Sisto, i dati, che provengono dalle strutture sanitarie e sociosanitarie, sui rischi e sugli eventi avversi, ma anche sul contenzioso. Allora, questo emendamento era un emendamento che noi reputavamo assolutamente sensato, perché uno dei problemi che ci si era posti, all'inizio dell'esame di questa proposta di legge, era quello di avere un'analisi precisa del contenzioso civile e penale sulla responsabilità medica, avendo anche l'esito di questo contenzioso che è fondamentale per fare una mappatura anche della casistica nazionale. Questa, di cui abbiamo abbondantemente discusso all'inizio del dibattito in Commissione su questo provvedimento, poteva essere un'ottima occasione per cominciare a integrare i dati delle banche dati dei tribunali con i dati che già possiedono o che ci auguriamo possiederanno le strutture sanitarie.
  Quindi, diciamo che questi centri regionali, che poi trasmetteranno i dati al Centro nazionale, saranno dati monchi, diciamo, perché mancherà la seconda parte relativa all'evoluzione di quel contenzioso e questo è fondamentale quando si vuole veramente fare una legge sulla responsabilità professionale del medico e, in generale, sulla responsabilità professionale delle professioni sanitarie che miri a rimuovere quelle che sono possibilmente le cause più frequenti di contenzioso. Se non si sa quali sono gli esiti dei procedimenti civili e penali, come si può agire in maniera sensata e chirurgica, per usare una parola attinente al tema ? Non lo si può fare. Ed è per questo che questa proposta di legge che, Presidente Giachetti, lei poco fa diceva: «Se era in Commissione affari sociali è perché la materia prevalente era di natura sanitaria» è vero, all'inizio, era di natura sanitaria, poi è stata del tutto stravolta; più della metà degli articoli invece sono di pertinenza della Commissione giustizia ed è stato un errore gravissimo non avere fatto dibattere questa materia in Commissione giustizia, anzi oserei dire che è stato proprio uno strumento diciamo dissimulatorio rispetto alla vera intenzione della legge, perché la vera intenzione della legge non è più risolvere il problema del rapporto medico-paziente, quindi risolvere il problema del rapporto di fiducia che c’è tra il medico e il paziente e in generale tra il cittadino e la sanità, che si riflette su tutti i livelli, purtroppo, del mondo sanitario italiano, ma invece la vera intenzione era semplicemente quella di depenalizzare, in maniera peraltro assolutamente contorta e diciamo variamente interpretabile dal giudice che poi si troverà ad applicare la legge, quindi era semplicemente quella di depenalizzare l'atto medico.
  Tra l'altro, io purtroppo so che molti medici pensano che avranno un vantaggio da questa legge.
  In realtà, i procedimenti penali li subiranno ugualmente, perché nel momento in cui verranno denunciati bisognerà comunque fare il processo, poi naturalmente si tratta solo di un criterio di punibilità.
  Quindi era un emendamento sensato, che si riallacciava a un'idea che noi come MoVimento 5 Stelle avevamo, che era quella di cercare di risolvere il problema all'origine, non di risolvere malamente la conseguenza del problema.
  Quindi il problema rimane e la conseguenza verrà malamente risolta, se verrà risolta.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grillo. Prima di dare la parola all'onorevole Sisto, volevo rassicurarla che la Commissione giustizia il provvedimento lo ha esaminato, non in quanto esame, ma dando il parere, come accade sempre quando si sceglie di metterlo in una Commissione e poi le Commissioni, che hanno una competenza relativa e non principale, danno il parere, come è sempre accaduto, anche in questo caso.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. Nonostante la garbata esposizione Pag. 60da parte della collega Grillo, non voteremo a favore di questo emendamento e spiego perché; voteremo contro l'emendamento perché innanzitutto i dati non sono diciamo così certificati dal punto di vista della loro rilevanza, cioè in altri termini sono dati che vengono forniti perché possano formare oggetto di statistica, allora delle due l'uno: o dobbiamo pensare che possono essere assistiti da una dichiarazione autocertificativa e quindi come tale la veridicità del dato potrebbe aver bisogno di un controllo, salvo la fede che è riposta già nell'atto, oppure non mi sembra che si possa consentire l'accesso alle banche dati dei tribunali soltanto per una finalità puramente statistica.
  In altri termini noi, come sempre siamo stati cultori del rispetto, della riservatezza e soprattutto della violazione di quel diritto, nella prospettiva di un diritto che abbia almeno pari dignità, riteniamo che l'accesso alle banche dati dei tribunali per fini puramente statistici sia sufficientemente coperto dall'obbligo di leale collaborazione che i soggetti legittimati debbono avere nei confronti dell'Osservatorio, così come disposto da questa norma.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Nesci, con il parere contrario della Commissione e del Governo e quello favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.52 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, in questa norma si introduce il concetto delle buone pratiche con riferimento all'Osservatorio nazionale delle buone pratiche. L'emendamento è teso a sopprimere la parola «buone pratiche» con la vecchia formulazione, che faceva riferimento all'Osservatorio sulla sicurezza della sanità.
  Qui dobbiamo intenderci: dato che il concetto di buona pratica è un concetto che poi viene ripreso più di una volta in questo provvedimento, io chiedo se sia consentito introdurlo in una materia così delicata, così scientificamente delicata, fatemi passare questo termine.
  Quante questioni sulla responsabilità sanitaria si risolvono optando per una linea diciamo così terapeutica, anziché un'altra dovuta a particolari tecnologie e tecnicalità, cioè il concetto di buona pratica è un concetto ontologicamente incerto, cioè noi stiamo affidando all'interprete della condotta del medico, con la parola buona pratica, la scelta se si tratta di una pratica buona, cioè quello che noi abbiamo cercato di fare con il precedente intervento sulla responsabilità, cioè togliere la valutazione della condotta del medico a coloro che sono all'esterno della sanità, la scritturazione delle norme di corretto comportamento, restituirlo al medico, cioè è la medicina che stabilisce quello che è corretto e quello che non è corretto, quello che è buono e quello che non è buono, noi lo stiamo restituendo a consulenti e procure e a magistratura, cioè noi stiamo restituendo la scritturazione delle regole della correttezza comportamentale alla randomizzazione delle interpretazioni.
  Questa è una responsabilità che vi state accollando e di cui la classe medica deve essere profondamente a conoscenza, nonostante i tentativi di oscurantismo che caratterizzano le modifiche che il Senato ha apportato ai temi della responsabilità e alla definizione delle condotte tipiche che possono condurre a responsabilità.
  Il concetto di buona pratica è un concetto aperto, non tipico, non inquadrabile, perché quella che è buona pratica per la scuola di Roma non sarà buona pratica per la scuola di Bari, quello che è buona pratica per un Tizio non sarà buona pratica per Caio. E quanta incidenza avrà Pag. 61sulla buona pratica l'esito di quella pratica, se fausto o infausto, se il medico ha curato bene nel senso che ha salvato o se il medico che ha curato bene non ha salvato ?
  Ma voi questo è un problema che vi dovete porre con la vostra coscienza e mi meraviglio che ci siano medici addirittura all'interno di coloro che hanno sponsorizzato questo provvedimento e che ora non si rendono conto o che, pur di portare in porto il provvedimento, fanno finta di non rendersi conto.
  E queste parole tuoneranno nelle vostre coscienze, allorquando torneremo indietro e dovremo andare a fare i conti sulla casualità delle interpretazioni.
  Osservatorio delle buone pratiche: chiedetevi che cosa significa per un attimo buona pratica, poiché non riuscirete a dare una risposta certa.
  Questo è un emendamento che cerca di porre rimedio – disperatamente, mi rendo conto, ma qualche volta, Presidente, disperazione, coraggio e saggezza vanno a braccetto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Sisto, con il parere contrario dei due relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Silvia Giordano, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Nicchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 259-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 259-B ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 3.2 Grillo e 3.1 Nicchi.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sull'emendamento 3.2 Grillo e parere contrario sull'emendamento 3.1 Nicchi.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 62

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il Governo esprime parere conforme al relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.2 Grillo, con il parere contrario del relatore per la maggioranza e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie. Ritengo, Presidente, che qualche imperfezione nella definizione che viene utilizzata nell'intero testo ci sia. Si continua a parlare di «strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private». Forse – lo chiedo al relatore per il suo tramite – non sarebbe stato più opportuno rimanere nei canoni delle leggi di base che regolamentano tutta la parte che riguarda le strutture sanitarie ? Nel nostro Paese abbiamo le strutture di erogazione di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie autorizzate e poi abbiamo le strutture sanitarie e socio-sanitarie che erogano prestazioni e sono tutte accreditate. Abbiamo le autorizzate e le accreditate e poi nel contesto delle accreditate per così dire c’è una sotto-classificazione: la stragrande maggioranza è a gestione pubblica e le altre sono private. Perché continuiamo a dire «strutture pubbliche e private» e non invece quelle autorizzate e quelle accreditate che erogano prestazioni sanitarie e sociosanitarie ? Non ho capito perché si continua a voler utilizzare pubbliche e private rispetto a questo tipo di situazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Nicchi, con il parere contrario dei due relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 259-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 259-B ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 4.50 Sisto, 4.6, 4.5, 4.3, 4.1, 4.2 Colletti e 4.51 Sisto.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole su tutti gli emendamenti all'articolo 4 tranne sull'emendamento 4.51 Sisto sul quale esprimo parere contrario.

Pag. 63

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il Governo esprime parere conforme al relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.50 Sisto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Volevo soltanto chiarire le ragioni di questo emendamento perché questo emendamento, proprio come riportato nel testo, seppur modificato al Senato, tende a parificare il termine con quello previsto per il normale adempimento da parte della pubblica amministrazione. Ora introdurre un termine di sette giorni in pubbliche amministrazioni che possono essere assolutamente complesse e articolate e con difficoltà logistiche a me sembra assolutamente improponibile. Dunque delle due l'una: o il termine, come è chiaro, è un termine meramente ordinatorio e quindi non serve a niente cioè è un termine senza sanzione – io scrivo «entro sette giorni» poi se diventano dieci, dodici, quindici, diciotto, ventuno non cambia nulla – e allora non capisco a cosa serva questo stress terminologico o di termini. Mi sembra invece più opportuno stabilire, come ho cercato di fare, che il termine di 30 giorni è parificato a tutti gli effetti a quello della legge n. 241 del 1990 cioè, se quel termine fosse violato, darebbe origine a tutte le conseguenze non esclusa quella dell'articolo 328 del codice penale. Quindi credo che di eccesso di zelo dal punto di vista dei termini per dare l'impressione di un iper-adempimento e di una fretta a favore del paziente ce ne sia abbastanza. Una maggiore lealtà e magari una sanzione che è già prevista nella legge n. 241 con riferimento a questi termini sarebbe stata più corretta. Voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Presidente, la ringrazio. Presidente, onorevoli colleghi, ho valutato con molta attenzione questo emendamento del collega Sisto e mi sembra infatti che questo risponda a delle...

  PRESIDENTE. Onorevole Fucci, mi scusi. Onorevole Romele, sta parlando il collega esattamente di fronte a lei.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Presidente la ringrazio. E mi sembra – dicevo – di comprenderne la ratio, cioè semplificare il più possibile procedure complesse e lunghe. Però al tempo stesso devo manifestare con estrema franchezza la mia perplessità perché con obiettività il meccanismo previsto dall'attuale formulazione del comma 2 dell'articolo 4, che prevede sette giorni per trasmettere la documentazione sanitaria disponibile relativa al paziente, mi sembra abbastanza congruo. Colgo anche questa occasione, Presidente, per preannunciare l'orientamento non favorevole, mio e della mia componente politica, anche riguardo ai successivi emendamenti all'articolo 4 tutti riguardanti il medesimo comma 2.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.50 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.6 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 64
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.5 Colletti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Con questo emendamento chiediamo di aggiungere al comma in questione, laddove si inserisce la possibilità di fornire al paziente la cartella clinica in formato elettronico, la locuzione «firmato digitalmente». Ma questo per un semplice motivo: attualmente le cartelle cliniche vengono fornite fotocopiate e il funzionario certifica che quelle cartelle cliniche – un timbro lo certifica – sono una copia conforme dell'originale detenuto dall'ASL o dalla clinica privata. Quella certificazione è fondamentale per un eventuale giudizio, ma anche perché la falsità di quella certificazione può portare, ovviamente, alla commissione di un reato.
  Il vero problema si pone perché, quando forniamo un CD, ad esempio, in formato PDF, della copia conforme della cartella clinica, ci deve essere un modo per certificare che quel file PDF è effettivamente una copia conforme dell'originale detenuto dall'azienda sanitaria. Ed è proprio qui il problema: lasciando il formato elettronico senza una firma digitale, noi, in realtà, avremo dei file PDF che non saranno firmati da nessuno, per cui non saranno neanche firmati e non potranno avere la validità di copia conforme all'originale, perché non c’è un funzionario che lo certifica. Anzi, le aziende sanitarie potranno fornire ex lege un fascicolo, una copia conforme, che, in realtà, non è minimamente conforme all'originale detenuto dall'azienda sanitaria, e questo è un problema rilevante, soprattutto nei giudizi civili quanto penali, perché quella cartella clinica, quando sarà fornita eventualmente al giudice, non potrà essere definita come un originale così come è definita attualmente.
  Quindi, sinceramente, non comprendo perché né il Governo né il relatore vogliano modificare questa norma in modo da renderla semplicemente legittima, perché non vi è chi non veda che è assurdo prevedere un formato digitale senza nessuno che certifichi quel formato digitale. Basterebbe una certificazione, una firma digitale che molti funzionari pubblici adottano attualmente, pensiamo ai tribunali, e si risolverebbe il problema. Ma sa qual è, Presidente, il problema ? Il problema principale è che la Camera, la Commissione, quest'Aula, ha deciso di non modificare nulla, anche le cose sbagliate, perché, a detta di questo Governo e di questa maggioranza, noi comunque questa legge la dobbiamo approvare così com’è, pur con gli errori. Tanto chi se ne frega, ci penserà, eventualmente, la prossima legislatura a modificare gli errori fatti con questa legge.
  Però non possiamo, perché questa legge ha degli effetti sui terzi, ha degli effetti sui cittadini, ha degli effetti, soprattutto, sui diritti dei cittadini, e ce ne renderemo conto quando questi diritti dei cittadini saranno esercitati davanti a un giudice attraverso degli atti e dei documenti che non avranno alcuna conformità di atto pubblico, e quindi, per questo motivo, invito almeno il Governo a spiegarci perché non accetta questa aggiunta della firma digitale del funzionario pubblico per certificare la conformità della cartella clinica.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.3 Colletti.Pag. 65
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Con questo emendamento andiamo ad eliminare un'aggiunta inserita durante la lettura e la votazione in Senato. Con quest'aggiunta, in pratica, si dà la possibilità ex lege alle strutture sanitarie pubbliche e private di consegnare anche una cartella clinica falsa o omissiva al paziente, ed è questa la cosa più grave. Infatti, con questa previsione, si norma il caso in cui la struttura o la clinica privata possa integrare, entro 30 giorni dalla richiesta rispetto alla documentazione che ha già fornito al paziente, la cartella clinica. Possiamo fare un caso di specie: nella prima cartella clinica che si fornisce c’è scritto che il paziente, ad esempio, non ha subito alcuna infezione durante il ricovero ospedaliero. Il paziente, con quella cartella clinica, magari va dal proprio medico di base per continuare le cure.
  Dopo 30 giorni, la struttura dice al paziente: «guarda, in realtà ho ritrovato dei documenti che magari mi ero perso e tu in realtà avevi quell'infezione», e quindi il paziente, con la cartella clinica mendace, oseremmo dire, rischia di fare delle cure successive al ricovero sulla base di una documentazione che, magari, non dico che sia falsa, ma che è particolarmente omissiva. Con il fatto di dare la possibilità, con tutti i rischi che ci sono, di falsificazione delle cartelle cliniche, soprattutto quando avvengono dei cosiddetti eventi avversi, si rischia di dare la stura e la copertura legislativa a coloro che dentro le cliniche private – pensiamo al caso del Santa Rita di Milano – o anche dentro le strutture pubbliche, per coprire i propri errori, le proprie omissioni o i propri comportamenti fraudolenti, possono, perché previsto dalla legge, falsificare ex lege una cartella clinica.
  Questa è un'altra delle cose assurde che è stata prevista al Senato, passata, ovviamente, sotto silenzio della Commissione giustizia, di cui, ovviamente, non si è minimamente occupata, perché, sapendo l'abnormità di quanto scritto, ha preferito non vedere e girarsi dall'altra parte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Presidente, davvero questo è uno dei tanti punti vergognosi del provvedimento. Abbiamo le cartelle fantasma, le cartelle cangianti. Cartelle fantasma, primari fantasma: dove va la sicurezza e la salute dei pazienti ? Abbiamo visto le linee-guida fasulle, scritte da agenzie senza carattere scientifico. Stop alla sicurezza per i cittadini, stop alla salute. Questo è un Governo fantasma lui, deve andare a casa al più presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.

  MARIA AMATO. Falsificare una cartella clinica è un reato penale. Le cartelle cliniche sono fatte di una parte, che si chiama diaria, che viene aggiornata quotidianamente con successione temporale e su cui non è possibile reintervenire. Quello che interessa l'integrazione della cartella clinica è legato al tempo tecnico della esecuzione delle indagini e, soprattutto, per l'acquisizione delle risposte di indagini più lunghe. Penso, per esempio, ai prelievi bioptici e agli esami istologici.
  Ci sono – è bene che si sappia – esami istologici che presentano un tempo di risposta anche più lungo, che sono quelli per lo studio del midollo, in cui il tempo della purificazione dal residuo osseo è anche più lungo dei 30 giorni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 66
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colletti 4.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Con i successivi due emendamenti tendiamo a salvare l'assurdità di questa norma, che prevede la possibilità di modificare ex lege una cartella clinica dopo 30 giorni dalla richiesta. Infatti inseriamo la possibilità che queste integrazioni riguardino esclusivamente atti o documenti formati in epoca successiva alla richiesta del paziente o dei familiari del paziente: cosicché eventualmente quei documenti, quei referti a cui la collega Amato faceva riferimento poc'anzi, riguarderanno ed entreranno esclusivamente nelle integrazioni, ma non potranno entrare nelle integrazioni quegli atti e documenti che sono stati formati in epoca antecedente la richiesta della cartella clinica da parte del paziente, perché quella è una vera e propria falsificazione. Purtroppo rimanendo così la legge, noi operiamo una falsificazione ex lege della cartella clinica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, questi due emendamenti pongono un problema di logica, e devo dare atto che sono scritti per rendere in qualche maniera chiaro un raddoppio di termini altrimenti inspiegabile. Che cosa significa – e chiedo ovviamente al relatore – che entro 7 giorni, in conformità alla disciplina, fornisce la documentazione sanitaria, le eventuali integrazioni sono fornite entro il termine massimo di 30 giorni ? Integrazioni di quello che è sopravvenuto, ovviamente: cioè non è possibile pensare che io possa dare una prima parte entro 7 giorni, e poi a mio giudizio insindacabile stabilire che cosa devo andare a fornire entro 30 giorni. Capite bene che non solo vi è una inspiegabile discrasia di termini fra 7 e 30: vi è una discrasia di contenuto dell'integrazione, e non si riesce a capire quale sarebbe il diritto all'integrazione se non scaturente da documenti che si sono formati o sono stati ottenuti o la cui disponibilità è stata ottenuta dopo la scadenza dei 7 giorni; se no davvero andiamo a ingenerare confusione nella confusione, un doppio termine senza una individuazione precisa. La verità è che molte volte per fare troppo si fa assolutamente male. Voteremo a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Visto che è presente il Governo, chiediamo perché il parere è negativo; se no dopo il primario fantasma e la cartella fantasma, devo pensare che è il Governo dei cachi, mi scusi. Voglio una spiegazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 4.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 67

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.51 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, la richiesta è di sopprimere il comma 4, cioè quello che propone un singolare accordo: i familiari o gli altri aventi titolo del deceduto possono concordare col direttore sanitario l'esecuzione del riscontro diagnostico, sia nel caso di decesso ospedaliero che in altro luogo, e possono disporre la presenza di un medico di loro fiducia. Io credo che questo sia nella disponibilità del medico. Cioè, in altri termini, affidare ai familiari la richiesta di un riscontro autoptico nei confronti di un deceduto, con un «possono concordare», che cosa significa ? Che se il medico non è d'accordo non si fa ? Io vorrei comprendere, perché se dice «possono concordare col direttore sanitario l'esecuzione», vuol dire che se non c’è l'accordo del medico questo accertamento non si fa ? Cioè significa che noi stiamo introducendo un'ulteriore complicanza, non codificata a mio avviso, dopo il decesso di un familiare, ospedaliero o non che sia, in cui vi può essere una diatriba fra la richiesta dei familiari, il mancato accordo del direttore sanitario e la querelle sul fatto che il direttore sanitario non è d'accordo; e se non fosse d'accordo, possono i familiari rivolgersi al giudice con un ricorso ex articolo 700 e chiedere che si imponga al direttore un accertamento di questo genere ?
  Io veramente credo che noi dovremmo semplicemente eliminare questo comma, e affidare, come sempre accade, alla valutazione del medico la necessità di un accertamento di questo genere, perché andiamo a creare diritti, aspettative, chiamateli come volete, occasioni di contenzioso – fatemi passare il termine poco elegante – sul morto ! Cioè noi andiamo a stabilire che se non c’è un accordo fra i familiari e la direzione sanitaria, si può creare un contenzioso giudiziario paradossale, se dovessi dire la mia, da commedia napoletana (fatemi passare questo termine). Invito allora veramente il Governo e il relatore ad una profonda riflessione sull'innesco di questi meccanismi, che non fanno certamente onore alla nostra sanità. Voteremo a favore sul mio emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Pur concordando con il collega Sisto sul fatto che questa norma sia stata scritta male durante la lettura del Senato, concordiamo però con le motivazioni che hanno portato all'inserimento di questa previsione, perché riteniamo che sia corretto prevedere da parte dei familiari di pazienti deceduti la possibilità, in un contraddittorio con medici di loro fiducia, di verificare insieme durante l'autopsia le cause del decesso. Ed è per questo che voteremo contro sull'emendamento del collega Sisto, pur essendo consapevoli che la norma al Senato venne scritta male.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.51 Sisto, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

Pag. 68

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 259-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 259-B ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. Onorevole relatore, mi permetto di suggerire che, se dovesse essere uniforme il giudizio, possiamo anche renderlo complessivo.

  FEDERICO GELLI, Relatore per la maggioranza. Era quello che le volevo proporre, Presidente. La Commissione esprime un parere contrario su tutti gli emendamenti.

  PRESIDENTE. Il relatore di minoranza ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Presidente sugli emendamenti 5.52 Sisto e 5.1 Rondini mi rimetto all'Aula. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti 5.8 Grillo e 5.7 Colletti. Esprimo parere contrario sull'emendamento 5.5, mentre il parere è favorevole sull'emendamento 5.9 Colletti. Il parere è contrario sugli emendamenti 5.50 Rondini e 5.53 Sisto. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti 5.11 Lorefice, 5.2 Sisto, 5.12 Mantero, 5.13 Nesci, 5.3 Nicchi e 5.14 Di Vita.

  PRESIDENTE. L'emendamento 5.3 Nicchi è stato ritirato.
  Il Governo ?

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere conforme al relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.52 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. In questa opera, un po’ evolutiva, un po’ nostalgica, di chiosa al provvedimento di cui ci stiamo occupando, l'emendamento 5.52 non è privo di particolare rilevanza, perché – e invoco l'attenzione dell'Aula su una semplice congiunzione – in questo emendamento si ripropone la sinergia, la stereofonia fra le buone pratiche clinico-assistenziali e le raccomandazioni previste dalle linee-guida elaborate dalle società scientifiche, cioè in altri termini i due concetti vanno assolutamente di pari passo, a differenza di quanto accade, invece, nella formulazione che si vuole votare in questa sede. Poiché questo sarà poi l'alveo in cui dovrà scorrere la valutazione della responsabilità penale dei medici e di coloro che esercitano la professione sanitaria, è evidente che la mancata certificazione in termini di tipicità delle condotte e delle regole per determinare la correttezza o meno delle condotte ha un'influenza decisiva. Cioè, noi stiamo ratificando – ripeto – la randomizzazione della valutazione della corretta condotta del sanitario, la stiamo riaffidando ad un interprete qualsiasi, nel senso a tanti interpreti possibili. Da questo punto di vista, l'emendamento si propone come fondamentale per delimitare l'alveo o, meglio l'area, di questa incertezza e lo voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, Presidente. L'emendamento del collega Sisto ha la finalità, da noi perfettamente condivisa, di rendere più semplice e facilmente interpretabile la norma di cui al comma 1 dell'articolo 5, una norma relativa alle buone pratiche clinico-assistenziali e alle raccomandazioni previste appunto dalle linee-guida. Noto che l'emendamento, ove approvato, riporterebbe il testo del comma 1 alla formulazione che esso già aveva nel testo approvato dalla Camera un anno fa, prima delle integrazioni introdotte al Senato. Dico che l'emendamento 5.52 Sisto è da noi condiviso in quanto l'attuale formulazione, con Pag. 69molta obiettività, è un po’ farraginosa e complessa, ma soprattutto non del tutto chiara nel momento in cui essa viene a riferirsi, a fianco delle società scientifiche iscritte ad apposito registro ministeriale, a dei non meglio identificati enti o istituti pubblici e privati. Voteremo, pertanto, favorevolmente su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Presidente, anch'io personalmente voterò a favore dell'emendamento presentato dal collega Sisto, che va esattamente nella direzione in cui ho accennato nel mio intervento precedente. Quando noi parliamo di buone pratiche non stiamo parlando genericamente del buonsenso; stiamo parlando delle best practice che sono certificate dalla medicina basata sull'evidenza, che oggi è il parametro fondamentale con cui si lavora normalmente in tutte le attività di verifica e di controllo della qualità in assistenza sanitaria. Pertanto, nel momento in cui vengono individuate le best practice come primo elemento di riferimento, si sta con forza dicendo a coloro i quali dovranno applicare le leggi; che non c’è tanto da tenersi attinenti alla specificità del caso, quanto da tenersi attinenti alle buone pratiche assistenziali e cliniche che cambiano a seconda della specificità del caso.
  Per cui credo che questo emendamento sarebbe stato, qualora noi avessimo avuto la possibilità di modificare il testo, un emendamento di assoluto buonsenso, in grado di dare un'indicazione precisa nell'applicazione della legge a chi nelle aule giudiziarie sarà poi tenuto ad applicarla. Quindi credo che, almeno a titolo di testimonianza, sia più che corretto votare a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.52 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo e su cui il relatore di minoranza si è rimesso all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente, per porre alla sua attenzione e chiaramente, per il suo tramite, ai colleghi dell'Aula la possibilità, atteso lo sciopero che è in atto da parte di tutti i taxi qui a Roma, di prendere in considerazione l'ipotesi di interrompere i lavori alle 17,30 perché c’è la necessità di raggiungere gli aeroporti da parte di molti colleghi.

  PRESIDENTE. La Presidenza non ha nessuna obiezione ma ovviamente devo sapere se gli altri gruppi sono d'accordo.

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. L'accordo era per le 18. Noi vogliamo rispettarlo. Probabilmente questo cambiamento è dovuto al fatto che – come si sa – ci sono i tassisti che hanno fatto sciopero – probabilmente è per questo – e quindi è più difficile raggiungere gli aeroporti e le stazioni. Ma, di fatto, se fanno uno sciopero, è proprio per creare disagio anche al legislatore.

  PRESIDENTE. Sì, però adesso non apriamo un dibattito sullo sciopero dei taxi. Mi pare che lei non è d'accordo. Benissimo. Mi pare del tutto evidente che, non essendoci l'accordo, si va fino
alle ore 18.
  Passiamo all'emendamento 5.1 Rondini.

Pag. 70

  MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Semplicemente per dire che ritiro l'emendamento a mia firma.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.8 Grillo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, spieghiamo un attimo il senso di questo emendamento, che è una piccola parola, però fondamentale.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Grillo. Colleghi, però, siccome adesso sappiamo anche fino a quando andiamo avanti, ci dobbiamo arrivare in un modo ordinato. Quindi vi pregherei di abbassare il tono della voce. Prego, onorevole Grillo.

  GIULIA GRILLO. Questo articolo, questo comma, è particolarmente importante perché interviene nella vita di tutti i cittadini di questo Paese o comunque di tutti i cittadini che avranno a che fare con le cure sanitarie di questo Paese. Perché ? Perché in questo comma 1 viene detto che tutti gli esercenti la professione sanitaria dovranno attenersi, con finalità preventive diagnostiche, terapeutiche, palliative, riabilitative e di medicina legale, salvo le specificità del caso concreto – quindi di tutti i casi, perché i casi concreti sono tutti – alle raccomandazioni previste dalle linee-guida pubblicate ai sensi del comma 3, eccetera eccetera. Quindi, il primo punto è che la pratica medica diventa linea guidata, quindi come io ho detto anche in Commissione bisognerà cambiare il corso di laurea degli studenti di medicina ed evidentemente anche delle scuole di specializzazione perché i medici, come anche gli esercenti delle altre professioni sanitarie, quello che dovranno sapere sono le linee-guida. Ma quali linee-guida ? Sono le linee-guida che verranno – vediamo quando – elaborate da soggetti che in qualche modo non sono soggetti pubblici, ma sono soggetti, entità, enti, associazioni e società private.
  Allora, noi abbiamo presentato questo emendamento in cui diciamo che, con l'ausilio di questi enti, è possibile fare queste linee guida, ma la responsabilità giuridica di fare le linee guida spetta ed è in capo all'Istituto superiore di sanità. Questo rappresenta uno strumento di garanzia per il cittadino e uno strumento di garanzia anche per l'operatore sanitario, perché il medico che dovrà operare un paziente, per esempio di frattura di femore, non deve scegliere o non deve seguire la linea guida sponsorizzata dalla società scientifica, che magari riceve finanziamenti dalla ditta che produce, per esempio, quel tipo di protesi che dovrà essere messa in questo o in quel femore. Anche se nessuno ascolta, però parlo di cose che capitano e che capiteranno a tutti. Dunque, mi auguro che il medico o l'infermiere che curerà tutti noi sarà qualcuno che lo farà in scienza e coscienza e non perché una società scientifica gli ha dettato di eseguire la sua professione sulla base di finanziamenti ricevuti dai tanto generosi donatori che esistono nel mondo sanitario. Quindi, è una premessa assurda che il medico è «lineaguidaro». Pertanto, se non vi è una linea guida probabilmente il medico dovrà astenersi dal curare il paziente oppure, se magari quella linea guida su quel paziente non si può attuare, sarei curiosa di sapere cosa succederà in quel contesto. Quindi, sottolineo proprio la follia epistemologica, se vogliamo dire, di questo comma 1 dell'articolo 5.
  Ma, ancor di più, noi ci mettiamo nelle mani di soggetti terzi la cui terzietà, appunto, rispetto a quello che ci stanno dicendo in quel momento non è in alcun modo provata e provabile ma, anzi, è tutt'al più presumibile che non ci sia e, ciononostante, noi diamo la nostra vita, la vita dei nostri figli, dei nostri parenti, nelle mani di questi «lineaguidari», che dovranno cambiare evidentemente, insieme ai professori, ai rettori delle università o Pag. 71con chi altri vorranno, i corsi di laurea in medicina che dovranno essere completamente stravolti.
  Quindi, questo è un emendamento fondamentale sul quale, secondo me, il relatore avrebbe dovuto dare parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Melchiorre Fidelbo è il marito dalla senatrice Finocchiaro. Condannato in primo grado a 9 mesi per abuso d'ufficio, nonostante questo fa parte del Consiglio nazionale di AIRTUM, Associazione Italiana Registri Tumori. Questa associazione potrebbe stilare linee guida, pur non avendo neppure un codice etico per togliersi i condannati da dentro. La medicina non sarà più basata sull'evidenza ma sugli abusi d'ufficio. Sarà una medicina basata sugli abusi, ma d'altronde il Governo è abusivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Presidente, forse il collega si è perso il momento dell'informazione in cui c’è stata l'assoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Però, a parte questo, che mi sembra veramente, su 500 società scientifiche italiane, un modo molto demagogico per affrontare un tema così ristretto e così importante, voglio invitare a leggere. Semmai, il Senato ha ecceduto nelle prescrizioni piuttosto che largheggiare e ammettere tutti, perché quello che qui si vuole fare, sottoponendo per la prima volta le 500 società scientifiche censite in Italia a una verifica e ad un controllo, è proprio costituire, presso il Ministero, un albo e una registrazione e stabilirne i requisiti, nei quali ci sono anche le incompatibilità, la non lucratività della ricerca e, quindi, una serie di garanzie che al momento, invece, non sono presenti. L'intento del comma è esattamente il contrario di quello che qui è stato esposto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Parlo di quello che prova sostanzialmente l'articolo 5, che comunque è stato migliorato al Senato, perché veramente prima l'articolo 5 era uno schiaffo all'intelligenza dei cittadini italiani e degli operatori sanitari, perché prima prevedeva un altro tassello della privatizzazione della sanità, sostituendo fondamentalmente queste 500 società scientifiche come proponenti e arbitri della stesura delle linee guida.
  Adesso è stato ripristinato che almeno l'arbitro resti comunque l'Istituto superiore di sanità.
  Quello che è scandaloso, e che non si vuole dire, è che comunque si depaupera l'Istituto superiore di sanità di una facoltà importantissima, perché è il braccio tecnico del Ministero della salute...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Baroni.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... e l'onorevole Lenzi ci vuole far credere che il Ministero della salute sia un ente virtuoso di controllo...

  PRESIDENTE. Grazie...

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... relativamente a tutti i conflitti di interessi...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Effettivamente l'articolo 5, come la relatrice ha detto, è stato migliorato, ma c’è stato un allargamento eccessivo e probabilmente Pag. 72fuori luogo alle associazioni tecnico-scientifiche. Ricordiamo che la redazione delle linee guida è un momento molto importante per dare l'indirizzo agli operatori su come, appunto, svolgere la propria attività e per fare in modo che non vi siano, appunto, conflitti di interesse. Dunque, che vi sia un contesto scientifico di evidenza scientifica in cui vengono costruite queste linee guida è fondamentale. Ricordiamo l'esperienza della Gran Bretagna: il NICE, ad esempio, che formula le linee guida, è ovviamente riconosciuto da tutti. È stato finanziato nel corso dei decenni dallo Stato, cosa che invece in Italia è stata fatta all'inverso poiché non è stato rifinanziato il piano delle linee guida in Italia. Noi, invece che andare verso quella direzione, stiamo in qualche maniera esternalizzando ad una lista di società e di associazioni – e secondo me è fuori luogo quella delle associazioni tecnico-scientifiche – il lavoro, cosa che invece dovrebbe essere reinternalizzata, io credo, per essere fatta al meglio o, comunque, andare anche in quella direzione. Inoltre, serve soprattutto un'opera di traduzione di quello che già il NICE o altri istituti fanno a livello internazionale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.8 Grillo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

  Avverto che la componente Conservatori e Riformisti del gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
  Ne approfitto per dire che ci sono altri gruppi – tra poco lo speech sarà anche per il gruppo di Forza Italia – che si accingono a concludere il tempo originariamente assegnato. Lo dico semplicemente perché abbiamo ancora parecchi articoli e, quindi, perché i gruppi possano organizzarsi in modo tale, se lo ritengono, che vi sia il tempo anche per intervenire sugli articoli successivi.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.7 Colletti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo punto è altrettanto importante e si colloca proprio in un metodo e in un sistema. Immaginiamoci molto chiaramente, Presidente, i malati italiani e chi decide come devono essere curati i malati italiani. Fino a questo momento l'SNLG, che è praticamente un dipartimento all'interno dell'Istituto superiore di sanità, audiva, attraverso un sistema che era già pubblico ed era già evidence-based, perché anche come sistema le linee guida sono oggetto di pubblicazioni scientifiche. Quindi, era un sistema già validato scientificamente. L'unica cosa su cui hanno ragione, su cui ha ragione la maggioranza, è il fatto che sicuramente c'era una certa lentezza nella stesura delle linee guida. Io ritengo che la stesura delle linee guida e la loro pubblicazione sia un elemento importante, perché crea un ancoraggio nella dispersività delle pratiche cliniche di cura e nelle pratiche terapeutiche, per cui possiamo avere un'eccessiva eterogeneità.
  Cosa succede, però ? Succede che, invece di appurarsi o accertarsi che il suddetto Dipartimento prenda annualmente tutti i soldi che gli spettano o che abbia preso tutti i soldi che gli spettano per fare una cosa così importante, andiamo a modificare la legge, perché abbiamo azzoppato il sistema nazionale delle linee guida di tipo pubblico all'interno dell'Istituto Superiore di Sanità e lo mettiamo, con Pag. 73una forza incredibile, nelle mani di società scientifiche, italiani che verranno registrati all'interno del Ministero della salute.
  Quindi queste società scientifiche già avevano la forza, la capacità e la possibilità di interloquire costantemente col sistema nazionale delle linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità, che è un braccio tecnico, lo ripetiamo, del Ministero della salute.
  Cosa si fa ? Si prendono tutte queste 500 società e le si mettono sotto un controllo politico, per cui tra l'altro l'effetto che si ottiene è quello di aumentare in maniera artata l’impact factor delle stesse riviste che pubblicano queste società scientifiche, per cui noi avremo in Italia una politica che riuscirà a modificare l’impact factor dei ricercatori che pubblicano sulle riviste di queste società scientifiche, perché il Ministero della salute, anche sulla base della compiacenza, deciderà quali società scientifiche avranno voce in capitolo rispetto alla stesura delle linee guida e quale forza avranno nella possibilità di imporre la peculiarità della loro presa in carico e del percorso diagnostico e terapeutico all'interno della stesura di queste linee guida.
  Io, durante la prima lettura alla Camera, ho detto che questa era un'operazione in odore di massoneria, Presidente.
  Ora credo che sia stata bonificata, perché si sono lasciati ben due diritti di veto all'interno della modifica del Senato. Tuttavia rimane l'intenzione, da parte del Governo e di questa maggioranza, di privatizzare un altro pezzo dell'Istituto Superiore di Sanità, creando un danno enorme all'indipendenza della scienza e della stesura delle linee guida, che – ripetiamo – è un metodo internazionalmente valutato, validato e su cui i ricercatori si confrontano costantemente all'interno di Pub Med e all'interno di altre sezioni che ospitano le pubblicazioni scientifiche.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie Presidente. Ora, proseguendo la questione dibattuta, l'Istituto Superiore di Sanità mantiene sostanzialmente, da quello che ho potuto anche verificare parlando direttamente col Presidente Ricciardi, il coordinamento delle linee guida, cioè coordina sia il panel di eventuali società o associazioni tecnico-scientifiche si viene a formare sia la traduzione di eventuali linee guida prese da società internazionali.
  La questione che pongo alla relatrice se possibile è: però come andiamo a rafforzare l'attività dell'Istituto Superiore di Sanità ? Perché è chiaro che, nel momento in cui si delega esternamente una parte di questa attività, una parte importante e quindi andando incontro anche a tutte quelle che sono le criticità che seguono all'esternalizzazione di un lavoro così importante, come si vuole ridare centralità all'Istituto Superiore di Sanità e se c’è una previsione anche di dare supporto finanziario di risorse, di rifinanziare appunto la cabina di regia, il coordinamento che l'Istituto Superiore dovrebbe mantenere nella stesura delle linee guida.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.7 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.5 Fucci.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fucci. Ne ha facoltà.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, molto brevemente per ricordare come questo emendamento vuole evidenziare quello che penso possa essere solo un refuso del testo, in quanto si utilizza la parola «iscritte» invece della parola Pag. 74«iscritti» all'apposito elenco istituito e regolamentato con decreto del Ministero dalla salute.
  Mi sembra logico infatti immaginare che non solo le società scientifiche, ma anche gli enti pubblici siano iscritti a tale elenco.
  Se si vuole mantenere la previsione di detti elenchi ed istituti pubblici e privati, quindi, occorre cambiare la parola «iscritte» con quella di «iscritti», affinché ci sia un controllo anche su di loro.
  Mi chiedo infatti molto semplicemente e vi chiedo, onorevoli colleghi: qualora questo emendamento non venisse accolto, quali sarebbero i criteri legittimanti per dei meglio non definiti ed identificati enti ed istituti pubblici e privati ? Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Fucci, lei ha esaurito anche il tempo aggiuntivo, quindi, da adesso, il suo gruppo potrà attingere esclusivamente ai tempi riservati a titolo personale.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.5 Fucci, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scusi onorevole Cominardi, pensavo che avesse votato, le chiedo scusa. Onorevole Cominardi, lei pensa che il Presidente l'abbia fatto apposta ? Abbia pazienza.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.9 Colletti.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Da relatore di minoranza: con questo emendamento chiediamo semplicemente che, quando si va a normare sulla mancanza di raccomandazioni della comunità scientifica italiana, ebbene le cosiddette buone pratiche clinico-assistenziali possano essere anche quelle derivanti direttamente dalla comunità scientifica anche internazionale.
  Succede ad esempio spesso per buone pratiche e linee assistenziali in materia ginecologica, dove si prendono le linee guida o studi dell'ACOG oppure in materia psichiatrica dell'AIEPI.
  Con questo emendamento semplicemente vorremmo far capire con la legge che tali linee guida, anzi, che tali buone pratiche non siano solo quelle nazionali ma, in mancanza, anche quelle di altre realtà che su alcuni provvedimenti e alcune materie sono più avanti delle società scientifiche italiane e quindi per questo chiediamo il voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente, ribadiamo che, attorno a questo articolo del provvedimento, al contrario di tutto il resto del provvedimento, noi stiamo andando a normare un vero e proprio settore economico, perché parliamo dei conflitti di interesse dei produttori di medical devices, di farmaceutica, eccetera eccetera, che non vengono presi sufficientemente in carico nel momento in cui potenziamo dei privati nella possibilità di essere dei proponenti o comunque delle persone che riescono a imporre il loro punto di vista.
  Quindi sostanzialmente noi chiediamo, con questo emendamento, un'ulteriore garanzia Pag. 75che la comunità scientifica internazionale sia in accordo alle linee-guida che in quel momento stanno per essere stese, sono in fase di stesura.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Sì, ancora Presidente per sottolineare la questione, quanto sia importante, e vorrei anche capire se viene a mancare quindi quel collegamento e quella collaborazione con gli enti internazionali, con le società scientifiche internazionali da cui finora si è presa la maggior parte dei contenuti e del materiale con cui si sono create e strutturate le linee-guida e ricontestualizzate ovviamente nella realtà italiana. È di vitale importanza capire ciò, se appunto questo collegamento internazionale rimarrà perché le associazioni, a cui si è allargata appunto la platea della lista, che formuleranno le linee guida sono associazioni, quando non sono società, che portano avanti interessi a volte particolari. Purtroppo la realtà è questa: il giro d'affari è grande e dobbiamo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. ...cercare di stemperare eventuali conflitti di interesse. Quindi, un chiarimento riguardo a questo, se possibile, ringrazierei molto il relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.9 Colletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

  Onorevole D'Uva, poiché mancano ancora sette emendamenti, possiamo ragionare sul fatto che, se finiamo l'articolo 5, magari dieci minuti prima delle 18, possiamo interrompere i lavori. Possiamo essere d'accordo ? Sta bene. Colleghi, concludiamo l'articolo 5 ovviamente non superando le ore 18.
  Passiamo all'emendamento 5.50 Rondini.

  MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Semplicemente per annunciare che ritiro l'emendamento in quanto, sia questo sia quello precedente che ho ritirato, saranno oggetto di un ordine del giorno che presenterò.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.53 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. In linea con quanto in parte già dedotto, chiedo con questo emendamento il ripristino di una situazione di assoluta legalità. Chiedo di evitare che vi sia quello che veramente, come posso dire, è un leitmotiv ossessivo di questa legislatura cioè il controllo. Possiamo dire che in questo caso vi è un decreto del Ministero della salute che deve sostanzialmente attirare a sé con regole scritte a livello ministeriale quello che invece deve essere assolutamente un know how espresso liberamente, trattandosi di società che devono avere nelle scelte culturali il loro leitmotiv cioè l'autorevolezza della società scientifica non dipende dalla vidimazione ministeriale. L'autorevolezza si conquista con il tempo, con la qualità, con i protagonisti, con gli studi cioè qui siamo addirittura alla statalizzazione della scienza medica cioè una sorta di follia che credo abbia pochi precedenti in una democrazia consapevole, pochissimi precedenti perché – come posso dire – tutto si annida, Pag. 76Presidente, sempre in piccole norme. Noi voteremo a favore di questo emendamento in difesa della libertà di scienza e di cultura.

  PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Forza Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e come da prassi la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente assegnato e previsto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.53 Sisto, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.11 Lorefice.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto specificare che non sarebbe stato necessario dover aggiungere al Senato tutta una serie di paletti che evidentemente i colleghi anziani del Senato hanno posto (a questo punto meno male che il Senato non è stato soppresso) perché se non aveste deciso come maggioranza parlamentare di affidare l'attività dei professionisti sanitari a linee guida redatte da società scientifiche che non rappresentano evidentemente un'istituzione pubblica ma sono società ed enti, bene o male, tutte di diritto privato e che ricevono finanziamenti, il problema di andare a specificare le caratteristiche di tali società non ci sarebbe stato; ossia se l'Istituto superiore di sanità fosse rimasto l'unico soggetto responsabile anche, come dicevo prima, avvalendosi dell'ausilio delle società scientifiche ma non il contrario cioè che le società scientifiche redigono le linee guida e dopo le linee guida vengono integrate dentro quelle dell'Istituto superiore di sanità. Vedo che voi siete molto sereni su questo punto ma io no perché se devo andare a farmi operare da un medico voglio essere serena che quel medico mi opera non perché una società scientifica gli ha detto che mi deve mettere la protesi che produce ma perché sa che quello è il migliore intervento che mi deve fare e questo dovrebbe preoccupare tutti quanti. Detto ciò, dico solo una cosa: come si può utilizzare come criterio di qualità di una società scientifica la rappresentatività sul territorio nazionale ? Ma qual è la correlazione tra la qualità di quella società e la diffusione sul territorio ? La correlazione della diffusione sul territorio è data solo da un dato cioè dalla disponibilità finanziaria della società. Se la società ha molti soldi sarà molto estesa ma il dato fondamentale invece che qualifica la possibilità di una società è la qualità scientifica di tale società. Io mi devo mettere nelle mani del migliore non del più esteso, non del più grosso ma del migliore tant’è vero che anche SEL ha presentato questo emendamento e non è che ci siamo sentiti o che ce l'hanno mandato perché è una questione proprio di logica. Quindi a me dispiace che il testo sia famosamente blindato però veramente è pericoloso a nostro avviso affrontare con questa superficialità il testo unificato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Con l'emendamento in esame chiediamo di sopprimere la parte che statuisce i requisiti minimi di rappresentanza sul territorio nazionale ed inserire in maniera ben chiara invece la dizione qualità scientifica della produzione. La questione è semplice: nonostante questo sia un provvedimento importante, andare a normare le linee guida per cercare di ridurre il rischio clinico è un'operazione troppo sospetta perché questo campo, Pag. 77questo mondo è oggetto di un dibattito scientifico di altissimo livello. Non possiamo essere politici che in un articolo su sedici stravolgiamo il sistema attraverso cui si stabilisce la colpa, la ragione o la discolpa di un determinato professionista.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Io non so più cosa dire: la sconnessione dalla realtà di questo Governo è palese, è un totale allontanamento dalle esigenze delle persone. La politica non deriva solo dalla parola «città» ma anche da pòlites che sono i cittadini e voi trattate così i cittadini: linee-guida scritte dai privati, da società scientifiche come AIRTUM. Confermo rispetto a quello che ho detto prima che la condanna a nove mesi, anche se in primo grado, il marito dalla senatrice Finocchiaro ce l'ha ancora e non è stato fatto neanche l'appello. Questa non è una vergogna per un Governo: sembra una vergogna per uno studente che fa l'esame di quinta elementare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.11 Lorefice, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Nicchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.12 Mantero.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, mi preoccupo, però ormai non più di tanto, perché ho imparato in questi anni di legislatura che voi siete i primi a non rispettare le leggi che fate. Ricorderemmo tantissime scadenze in legge di stabilità che erano legate al Patto per la salute, per esempio, che sono state tutte disattese. Quindi, questo decreto che dovrà fare il Ministero per le società scientifiche vedrà la luce, forse, tra 3, 4 o 5...vediamo i tempi biblici. Ciononostante, siccome noi ci preoccupiamo e non ci fidiamo soprattutto di un sistema che in Italia non ha mai regolato il conflitto di interesse, che praticamente pervade pure la pasta che mangiamo, tra cinque minuti, allora in questo emendamento chiediamo di garantire, purtroppo siamo degli idealisti, forse, ma attraverso degli organismi indipendenti, cioè non nominati dalla politica, e quindi non controllabili, evidentemente, alla politica, e che, appunto, dall'altro lato, non siano controllabili dai famosi stakeholders, che non sono i cittadini, che valutino la qualità, attraverso standard internazionali, di queste società scientifiche.
  Io mi dolgo non tanto per l'esito di questa legge, perché, ripeto, conosco i tempi biblici di questa macchina guidata da voi, ma mi dolgo perché, naturalmente, poi bisognerà intervenire, se si vorrà migliorare, perché naturalmente al peggio non c’è mai fine, per carità, quindi poi siete liberi anche di peggiorare, però in quel caso che, invece, uno nella vita volesse ambire ad essere qualcosa di meglio e a dare il meglio ai cittadini italiani, allora sicuramente bisognerà poi intervenire. Non ci avevamo pensato, hai visto, è successo quello, scandali, processi, cose a Pag. 78destra e a manca, però poi chi ha uno svantaggio o un problema, che sono i cittadini, saranno sempre lì a subire.
  E il parere del relatore negativo non ci dice e non ci vuole dire niente, perché il testo è blindato: ne prendiamo atto e continuiamo a credere di potere fare di meglio nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.12 Mantero, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.13 Nesci.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Ecco, se questo provvedimento non fosse stato troppo chiuso all'interno di circoli, di interessi e di supposte competenze all'interno dei circoli politici, trovereste quest'emendamento straordinario, vi mangereste le dita per la semplice ragione che non l'avete proposto voi, perché recita in questo modo: «la pubblicazione delle linee guida è preceduta da una consultazione on line finalizzata all'acquisizione, da parte dei soggetti interessati, di osservazioni e proposte rese pubbliche sul sito internet dell'Istituto superiore di sanità».
  Si tratterebbe, semplicemente, di avvicinarsi a cittadini o, eventualmente, associazioni minori, associazioni che stanno emergendo o che non hanno una disponibilità economica da multinazionale per sostenere l'opinione dei grandi squali della sanità italiana e, a volte, anche mondiale. In questi casi abbiamo delle vere proprio uova di Colombo relativamente a questioni che riguardano anche l'abbattimento della spesa sanitaria nazionale, perché riuscire, attraverso una buona linea guida, anche a diminuire, a prevedere la possibilità di diminuire i costi di presa in carico di una patologia attraverso una buona linea guida, questo non è permesso, perché non si aggiunge una finestrella allo status quo. Questa semplice finestrella sarebbe sul sito www.snlg-iss.it, nella sottosezione delle linee guida.
  Questo non lo volete fare; avreste fatto una bellissima figura, ma, come al solito, dovete blindare il provvedimento in competizione dei reciproci interessi molto spesso non chiari, lo ripetiamo ancora una volta, non chiari, perché la complessità di questo provvedimento su come si curano le persone malate non può essere un semplice articolo di questo provvedimento, con un dibattito così compresso.

  PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta e, come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.13 Nesci, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

  L'emendamento 5.3 Nicchi è ritirato.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.14 Di Vita, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il Pag. 79parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Voglio motivare il nostro voto negativo di questo articolo 5, che, come abbiamo visto dalla discussione, è un po’ uno dei cuori, uno dei fulcri di questo provvedimento; l'articolo che prevede che i sanitari, nell'esecuzione delle prestazioni sanitarie, si debbano attenere alle raccomandazioni previste nelle linee guida elaborate da enti e istituzioni private, nonché dalle società scientifiche e dalle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie iscritte in un apposito albo. Ma abbiamo visto che l'esame del Senato ha modificato il testo di prima lettura, si sono allargati i soggetti che devono elaborare le linee guida e si sono introdotti criteri da prevedere per l'iscrizione dei soggetti in precisi elenchi. Però, questo punto rimane critico: il rischio è che queste norme permetteranno di ridurre sensibilmente una responsabilità penale dei sanitari, un'eventuale responsabilità penale dei sanitari, se questi si attengano pedissequamente alle linee guida.
  È un modo, questo, per limitare l'autonomia clinica dei sanitari, tant’è che in questo modo, per esempio, il sanitario non sarà più responsabile penalmente per imperizia se dimostra che avrà rispettato formalmente le raccomandazioni previste dalle linee guida. Voglio ricordare che le definizioni più note delle linee guida riportano il concetto di raccomandazioni di carattere clinico, e, per costante giurisprudenza, le linee guida non sono obbligatorie e, seppure molto importanti, sono puramente orientative. Queste norme, invece, trasformano inevitabilmente le raccomandazioni e le linee guida da orientative in qualcosa da seguire passo passo, e questo rischia di danneggiare l'autonomia professionale del medico, e quindi di danneggiare il malato, contribuendo ad affermare una sorta di medicina protocollare; porta ad un'istituzionalizzazione della medicina difensiva che questo provvedimento dichiara di voler combattere. Per queste motivazioni, noi siamo fermamente contrari all'articolo 5.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

  Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Il seguito dell'esame sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì 21 febbraio, dopo il decreto-legge recante proroga e definizione di termini. L'esame di tale decreto, già previsto nel vigente calendario dei lavori a partire dalla seduta di lunedì 20 febbraio, è differito, secondo le intese intercorse tra i gruppi, alle ore 15 di martedì 21 febbraio, con lo svolgimento della discussione generale. Le votazioni sul provvedimento non avranno luogo prima delle ore 18 dello stesso 21 febbraio, a partire dalle eventuali questioni pregiudiziali presentate. Il termine per la presentazione di questioni pregiudiziali e di emendamenti riferiti al decreto-legge è fissato alle ore 15 di martedì 21 febbraio.
  In base alle intese intercorse tra i gruppi, a partire dalla stessa seduta di martedì 21 febbraio sarà inoltre iscritto, quale ultimo argomento all'ordine del giorno, l'esame delle mozioni concernenti Pag. 80iniziative volte ad agevolare il trasferimento di detenuti stranieri nei Paesi di origine. Conseguentemente, la discussione generale di tali atti di indirizzo, già prevista per lunedì 20 febbraio, non avrà luogo.
  Avverto infine che, con lettera trasmessa il 15 febbraio, il presidente della Commissione affari sociali ha rappresentato l'esigenza che l'esame delle proposte di legge recanti norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari, già previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 20 febbraio, sia differito di una settimana. Il provvedimento sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di lunedì 27 febbraio per lo svolgimento della discussione generale, dopo gli altri argomenti già previsti, e a partire da martedì 28 febbraio per il seguito dell'esame, sempre dopo gli argomenti già previsti.

Interventi di fine seduta (ore 17,48).

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Presidente, volevo sollecitare la risposta scritta all'interrogazione n. 4-14927, che ho presentato lo scorso dicembre, che riguarda una storia strana quanto sottovalutata. A San Giovanni in Fiore, in Calabria, vive un ex docente universitario di economia e di politica internazionale, da sempre impegnato contro lo sfruttamento capitalistico. Il professore ha insegnato all'estero e scritto numerose opere sul sistema economico di Marx, argomentando contro le pretese non scientifiche delle impostazioni neoliberistiche, che stanno alla base del monetarismo e della giungla finanziaria di oggi. Questo accademico sembra essere perseguitato: qualcuno gli entra d'abitudine in casa, nonostante i sistemi di videosorveglianza, e gli lascia segni di puro terrorismo psicologico, ben documentati e ogni volta denunciati. Di eventuali indagini, però, non si sa nulla; tuttavia, le riassunte pratiche vengono ripetute in libertà. Non si può accettare che la vicenda finisca in scherno o che sia derubricata d'ufficio: vogliamo sapere se l'ordine costituito abbia indagato, a quali conclusioni sia pervenuto e se esistono rischi concreti per questo intellettuale, evidentemente molto ma molto scomodo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 17 febbraio 2017, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 17,50.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: FRANCESCO SAVERIO ROMANO (A.C. 4280); MASSIMO PARISI (A.C. 3113-A); CRISTIAN INVERNIZZI (3113-A); MARILENA FABBRI (3113-A).

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO (Dichiarazione di voto finale – A.C. 4280). Gentile Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame fa seguito alla relazione, ex articolo 6 della legge n. 243 del 2012, presentata il 19 dicembre del 2016, che aveva come oggetto la finalità di consentire al Ministero dell'economia e delle finanze, con diverse modalità e nel rispetto delle regole europee sugli aiuti alle banche, di intervenire con un sostegno pubblico nei confronti delle banche italiane. Ciò, in esito alle prove da stress effettuate a livello nazionale dal meccanismo di vigilanza unico, il single supervisory mechanism.Pag. 81
  Per capire esattamente la portata del provvedimento ritengo sia necessario specificare che, nel corso degli ultimi anni, il sistema bancario italiano è stato sottoposto a condizioni di crescente difficoltà, legate a molteplici fattori.
  Il primo è, indubbiamente, una prolungata recessione, che è stata causata della crisi finanziaria internazionale; questa recessione ha portato a una significativa contrazione economica, che ha avuto come conseguenza l'aumento delle insolvenze delle imprese affidate e questo, da ultimo, ha portato a un aumento significativo di crediti deteriorati, soprattutto delle sofferenze e, in particolare, degli NPL (non-performing loan).
  In secondo luogo, c’è una situazione di tassi di interesse molto bassi e questo ha avuto come conseguenza una diminuzione della redditività delle banche.
  Il terzo elemento che ha determinato un momento di perturbazione del quadro generale, è rappresentato dall'inasprimento dei vincoli di natura regolamentare, concernenti sia i requisiti patrimoniali, che quelli di liquidità.
  Da ultimo, vi è un retaggio del passato: una struttura dei costi molto rigida, figlia del periodo in cui si perseguiva la logica di aumentare il numero delle filiali per dare il senso della presenza sul territorio; rispetto a ciò, con l'evoluzione tecnologica ci si è trovati spiazzati, proprio per la rigidità del sistema con cui ci si doveva confrontare. Si è posta, quindi, la necessità di recepire l'innovazione tecnologica che portasse a un significativo abbattimento dei costi.
  In questo contesto, alcuni istituti di credito hanno avuto significativi problemi sia di liquidità, che di solvibilità.
  Il decreto-legge prevede un intervento statale come sostegno alla liquidità (questo avviene tramite l'offerta di una garanzia governativa all'emissione di passività da parte delle singole banche) e come sostegno alla solvibilità (queste sono le due branche principali), attraverso un intervento di rafforzamento patrimoniale con lo strumento della sottoscrizione diretta di capitale.
  Nei casi come questi, consentitemelo è bene porsi la domanda: in caso di crisi bancaria o di difficoltà di una banca, alla fine dei conti, chi paga ? Sembra una domanda banale, ma abbiamo notato l'esistenza di risposte diverse.
  Le risposte formali sono state quelle relative all'approvazione di alcuni decreti legislativi, che sostanzialmente hanno portato al recepimento delle normative europee, che hanno introdotto termini oggi molto temuti, come burden sharing e bail in. Tali provvedimenti offrono dunque una risposta di questo tipo: in caso di crisi bancaria o di difficoltà delle banche, alla fine dei conti, è chiamato a pagare chi ha un rapporto con le banche stesse.
  Si parte cioè dall'azionista, che dovrebbe essere il soggetto più consapevole del tipo di prodotti che vengono emessi, fino ad arrivare ai correntisti con risparmi superiori ai 100.000 euro. Ci si è però accorti che questo tipo di risposta preoccupa le persone e che il nostro sistema bancario non vi era preparato. Così ci siamo trovati di fronte alle vicende relative alle famose quattro banche, in cui lo Stato è stato costretto ad intervenire e a rimborsare, in qualche modo e in parte, gli obbligazionisti subordinati, che in linea teorica, in base alle normative sottese alla commercializzazione dei prodotti finanziari, dovrebbero essere consapevoli dei prodotti che hanno sottoscritto e del fatto che, in caso di crisi della banca, corrono il rischio di rimetterci qualcosa.
  Abbiamo dunque trovato altri tipi di risposte e si è detto che, in qualche modo, le crisi e i momenti di difficoltà vengono pagati dallo Stato. Questa però non è la posizione dell'Europa e non era ciò a cui sembrava che l'Unione bancaria europea dovesse portare. Invece, nella realtà delle cose, siamo giunti a questo, ovvero a stanziare 20 miliardi di euro per fornire liquidità alle banche, che altrimenti si sarebbero trovate in difficoltà sia ad andare sul mercato, sia a garantire i propri clienti e siamo arrivati al fatto che lo Stato in diversi casi interviene e diventa azionista, talvolta di maggioranza, delle banche.Pag. 82
  Nessuno ha ancora avuto il coraggio di dire se a pagare devono essere i soggetti che ha deciso l'Europa, ovvero coloro che hanno rapporti con le banche, e dunque un nucleo ridotto di persone, oppure tutta la collettività, attraverso la fiscalità generale e il debito pubblico.
  Detto ciò, è bene far presente che un intervento di questo tipo deve essere al massimo concepito come estrema ratio, mentre ho paura che si voglia invertire la tendenza tornando ad impostazioni del passato molto pericolose che darebbero un segnale negativo soprattutto a chi è deputato a gestire i rapporti con il mondo creditizio. Ed è questo uno dei motivi per cui vorremmo la possibilità per lo Stato diventato azionista ,di promuovere sempre l'azione di responsabilità contro gli amministratori per conto della società indipendentemente da quello che vota l'assemblea.
  Ed ancora, il divieto di liquidare stock option, bonus e compensi variabili agli amministratori delle banche che ottengono sostegno statale prima che sia stato recuperato quanto erogato.
  In ultimo bisognerebbe rendere inefficaci i «compensi paracadute» degli amministratori revocati o dimissionari delle banche in cui lo Stato è intervenuto.
  Capisco benissimo che se si vuole un buon manager bisogna pagarlo bene, ma ricordiamoci che attualmente lo stiamo pagando con i soldi di un azionista che si chiama Stato. Sarebbe un segnale che bisognerebbe dare per non giustificare 1’ operato di quei manager resisi colpevoli di gestioni scellerate.
  Ci tengo a evidenziare inoltre, che il decreto-legge in esame si prefiggeva l'obiettivo di tutelare la stabilità finanziaria ma anche i risparmiatori e su questo ci dobbiamo porre delle domande per cercare di far sì che non ci siano risparmiatori di serie A e di serie B.
  Infatti, è vero che si è deciso di allargare il range di azione ai rimborsi delle quattro banche mandate in risoluzione creando le condizioni per l'estensione dei termini per chiedere i rimborsi da parte degli obbligazionisti azzerati, riportandoli al 31 maggio 2017, ma per gli obbligazionisti del Monte dei Paschi di Siena si è previsto un trattamento differente – migliore – rispetto a quello stabilito per altri cittadini che si sono trovati nella medesima condizione giuridica.
  In realtà, il Governo rischia di creare una discriminazione tra i detentori di titoli emessi dal Monte dei Paschi di Siena, che saranno tutelati, e i detentori di titoli e gli azionisti di altre banche, su cui pure sono recentemente intervenuti provvedimenti urgenti, ma che non sono stati compiutamente risarciti dal danno subito e sono comunque esclusi dal provvedimento in esame.
  Sto facendo riferimento al decreto-legge n. 183 del 2015, confluito poi nella legge di stabilità, avente a oggetto la soluzione delle problematiche relative alle banche CariChieti, Banca Etruria, Banca Marche e Carige. L'onere dell'operazione fatta su tali istituti è ricaduto sugli stessi azionisti e sui titolari di obbligazioni subordinate di tali banche. Mi riferisco poi al decreto-legge ristori del 2016, che ha previsto un indennizzo forfettario per i risparmiatori di tali istituti per accedere al quale era tra l'altro previsto un procedimento piuttosto difficoltoso.
  Infine, ma non meno importante, non mi sono appassionato alla richiesta di pubblicità dell'elenco di coloro che hanno approfittato del credito di diverse banche (in primis Monte dei Paschi) creando miliardi di buchi e di debiti. Quell'elenco si può dare o no ma la sostanza non cambia.
  Però più che gli elenchi di chi ha preso i soldi, mi interesserebbe avere gli elenchi di chi li ha dati. Mi riferisco a chi ha evitato di controllare qual era l'esposizione del rischio non solo quando i soldi sono stati concessi, ma anche nel momento in cui la situazione finanziaria dei soggetti debitori peggiorava.
  Ed è questo uno dei motivi per cui attraverso un ordine del giorno nelle scorse settimane abbiamo proposto l'istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare per fare luce sulle cause che hanno portato il sistema bancario in questa situazione.Pag. 83
  Mi dispiace dirlo ma con questo provvedimento si è persa una opportunità ed anche il fatto che sia arrivato blindato dall'altro ramo del parlamento non ha permesso di inserire alcuni emendamenti che avevamo proposto come ad esempio quelli sulla informazione finanziaria.
  È stata si introdotta una parte riguardante la formazione finanziaria ma questa, se avrà ricadute positive le avrà nel medio e lungo periodo mentre ora c'era bisogno di un azione importante sull'informazione per gli utenti del sistema creditizio.
  Avevamo francamente sperato nella possibilità che in Aula si potesse trasformare questo provvedimento in una legge più condivisa, attraverso quelle correzioni che avevamo proposto ma è stata una speranza vana. Il Governo ha posto la questione di fiducia e in quest'Assemblea non potrà esserci nessuna possibilità di confronto costruttivo.
  Ed è anche per questa ragione che Scelta Civica – Ala voterà contro questo provvedimento.

  MASSIMO PARISI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3113-A). Presidente, membri del Governo, colleghi.
  Durante i lavori che la prima Commissione ha dedicato all'analisi della proposta di legge cui stiamo per dare il via libera mi sono fatto promotore di una serie di emendamenti destinati a modificare il testo su una serie di questioni:
  eliminare il vincolo di massimo due mandati che si voleva introdurre per il presidente di seggio;
  togliere il limite di 65 anni che si era previsto per gli scrutatori;
  eliminare le disposizioni secondo cui qualsiasi condanna per reato non colposo e tutte le condanne per reato colposo punite con pena superiore a 10 mesi e 20 giorni avrebbero portato all'impossibilità di ricoprire ruoli all'interno dei seggi elettorali;
  ed infine, la revisione della proposta che avrebbe portato alla scelta degli scrutatori tramite sorteggio effettuato da parte della Corte d'appello.
  Le mie proposte non sono state approvate così come le avevo formulate ma le modifiche introdotte dalla commissione sono andate nella direzione che i miei ed altri emendamenti auspicavano. Di questo non posso che rallegrarmi ma ci sono lati oscuri del testo, che non mi convincono, e su cui tornerò dopo.
  Le novità che la proposta introduce per assicurare maggiore trasparenza nello svolgimento delle operazioni elettorali sono da accogliere positivamente.
  Per quanto riguarda le urne elettorali, si prevede che esse siano in materiale semitrasparente, in modo da rendere possibile la verifica della presenza di schede elettorali al loro interno, ma non – ovviamente – la loro identificazione.
  La proposta in esame specifica che le cabine elettorali siano chiuse su tre lati, che il lato aperto sia rivolto verso il muro e che la loro altezza debba garantire la segretezza del voto riparando solo il busto dell'elettore, come usanza di alcuni paesi anglosassoni.
  Per quanto riguarda la sala di elezione si stabilisce che vengano chiuse e sigillate le porte e le finestre adiacenti e retrostanti alle cabine elettorali, in luogo di quelle vicine ai tavoli riservati agli scrutatori come previsto attualmente.
  Altre disposizioni invece riguardano la composizione dell'ufficio elettorale di sezione e sono quindi inerente al presidente, al segretario ed agli scrutatori. Per il presidente le novità riguardano l'eliminazione della surroga per indisponibilità con il sindaco o un suo delegato, il divieto di nomina per più di due elezioni consecutive nella stessa sezione elettorale, l'aver conseguito almeno la maturità e non aver compiuto i 70 anni (limite che scende a 65 per gli scrutatori).
  Si introducono poi alcune cause ostative alla funzione di componente dell'ufficio elettorale di sezione:
  avere legami di parentela fino al secondo grado (e qui niente da dire);
  essere stati condannati per reati contro la pubblica amministrazione o reati di stampo mafioso (ed anche qui niente da dire);Pag. 84
  essere stati condannati in via definitiva per reati non colposi o, arche solo in primo grado) per delitti colposi con pena superiore ai due anni.
  Su quest'ultimo punto invece qualcosa da dire c’è, tant’è che anche la mia attività emendativa in commissione si era concentrata su quest'aspetto della proposta. Un conto sarebbe stato escludere dagli uffici elettorali gli interdetti ai pubblici uffici – cosa sacrosanta – ma qui si esclude una categoria di persone che addirittura non sono state condannate in via definitiva e che quindi secondo la nostra Costituzione sono da considerarsi innocenti. Una condanna in primo grado non può privare i cittadini della possibilità di svolgere funzioni pubbliche. Si ricalca qui quella scellerata norma della legge Severino che porta alla sospensione dei sindaci condannati in primo grado. Norma che tanti danni ha causato, basti pensare a quello che è successo al sindaco De Magistris, ingiustamente sospeso dalle sue funzioni e poi assolto.
  Ed anche sulla causa ostativa rivolta ai condannati in via definitiva per reati non colposi ci sarebbe molto da dire. Una persona che ha pagato i suoi debiti con la giustizia – e che quindi ha scontato la sua pena rieducativa – torna ad essere un cittadino con gli stessi doveri e gli stessi diritti di tutti gli altri. E tra questi diritti c’è sicuramente anche quello di poter essere partecipe del più alto momento democratico cui siamo chiamati: lo svolgimento di libere elezioni.
  Torno al contenuto della pdl. La disciplina relativa alla nomina degli scrutatori viene modificata, tornando al passato. Dal 2005 ad oggi le commissioni elettorali comunali istituite in ogni comune (e composte dal sindaco e da due consiglieri comunali) sono state chiamate a nominare i quattro scrutatori di ogni seggio. Con questa riforma si resuscita invece il criterio del sorteggio (che avverrà sempre in sede di commissione elettorale comunale) un metodo che è stato in vigore dal 1989 appunto fino al 2005. Sospendo il giudizio su questo punto. Il sorteggio può andare bene ma anche nella nomina da parte di una commissione comunale non c’è assolutamente niente di scandaloso, anzi, proprio grazie a tale sistema si può evitare che un seggio sia costituito da scrutatori appartenenti ad una sola parte politica Se si doveva intervenire, dato che il bipolarismo è ormai saltato anche a livello comunale, lo si poteva forse fare aumentando i componenti della commissione elettorale comunale in modo da dare rappresentanza in questa sede ad un maggior numero di forze politiche.
  Ben venga poi la riserva del 50 per cento dei posti da scrutatore a chi si trova in stato di disoccupazione. Ma anche qui andrà trovato il modo di far sapere alla commissione quali sono gli iscritti all'albo effettivamente disoccupati. E si dovrà anche dire come procedere nel caso in cui i cittadini disoccupati iscritti all'albo siano meno di quelli necessari a coprire il fabbisogno presso i seggi.
  Qui si apre un altro tema. Si è giustamente intervenuti per dire che agli scrutatori va offerta la possibilità di usufruire di corsi di formazione on-line ma niente si è fatto invece per invitare i cittadini – e soprattutto i giovani ed appunto i disoccupati – ad iscriversi all'albo. Presso tanti comuni purtroppo, il numero dei nuovi iscritti sta diminuendo rispetto a qualche anno fa e per questo sarebbe invece necessario pubblicizzare la possibilità che l'iscrizione all'albo dà di svolgere un'attività civica fondamentale ed anche di guadagnare qualche euro che può far comodo in situazioni di difficoltà.
  Le ultime novità riguardano la possibilità per i cittadini domiciliati per ragioni di lavoro, studio o salute presso un comune diverso da quello di domicilio di poter votare nel luogo dove si trovano in occasione dei referendum abrogativi e costituzionali. Mi sembra una norma di buon senso ed anche di facile applicazione dato che la scheda elettorale ed il quesito sono gli stessi in tutto il Paese.
  Infine si pone il divieto di assunzione di personale dipendente nei 60 giorni precedenti alle elezioni in enti o società pubbliche. Ben venga questo divieto ma delle eccezioni, per i casi di necessità ed urgenza, Pag. 85andranno pur trovate. Se il dirigente degli affari demografici di un comune dovesse lasciare il proprio incarico proprio poche settimane prima delle elezioni, forse l'assunzione di una persona competente in materia da parte dell'ente si renderebbe necessaria.
  Sono giunto a dover dichiarare il voto del nostro gruppo sul provvedimento. Mi sarebbe piaciuto poter votare favorevolmente perché alcune innovazioni sono sicuramente positive. Altre questioni invece – come ampiamente detto – ci lasciano decisamente perplessi. E perplesso mi ha lasciato anche leggere il resoconto della discussione generale che su questo provvedimento di è svolta lunedì. Cito alcune parole della presentatrice di questa pdl, la collega Nesci del Movimento 5 stelle: «In Italia il voto di scambio politico-mafioso, l'annullamento seriale di schede, di schede già votate nell'urna prima dell'apertura dei seggi, così come persone decedute che risultano poi votanti sono solo alcuni dei fenomeni che puntualmente inquinano il risultato delle elezioni». Far passare l'idea che quando si vota in questo Paese non si rispettano i dettami di una democrazia matura quale invece noi siamo è un insulto per le migliaia di volenterosi che per pochi spiccioli, almeno una volta l'anno dedicano un loro fine settimana ad un alto compito civico.
  Noi non ci stiamo a far passare le commissioni che nominano gli scrutatori come un luogo di peccato in cui i partiti si spartiscono i seggi. Non ci stiamo a negare il principio secondo cui non si possono negare diritti ad un cittadino che non è stato condannato in via definitiva. Non ci stiamo a far passare il messaggio che tutte le volte che questo Paese è chiamato al voto si violano le più basilari regole democratiche.
  Per queste ragioni, pur condividendo alcuni contenuti del provvedimento, il nostro sarà un voto di astensione.

  CRISTIAN INVERNIZZI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3113-A). Signor Presidente, rappresentante del Governo, Onorevoli colleghi !
  Il testo della proposta di legge che ci accingiamo a votare, recante « Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale», come modificata dagli emendamenti approvati nel corso dell'esame in sede referente introduce alcune misure, prevalentemente attraverso modifiche al procedimento elettorale, per assicurare maggiore trasparenza alle elezioni ed impedire eventuali distorsioni del voto.
  A tal fine vengono modificate diverse disposizioni relative a: urne e cabine elettorali; composizione degli uffici elettorali di sezione, compresi i rappresentanti di lista; trasmissione dei plichi elettorali e ampiezza dei seggi elettorali; assunzione di personale nelle società pubbliche in prossimità delle elezioni.
  Trattasi di un intervento sulla materia della cosiddetta legislazione elettorale «di contorno», attinente cioè ai profili preparatori ed organizzativi del procedimento elettorale.
  Riconosciamo al provvedimento il duplice obiettivo di rafforzare la trasparenza delle elezioni impedendo eventuali distorsioni del voto, prevalentemente attraverso modifiche al procedimento elettorale, nonché di consentire il voto, in occasione dei referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, anche a quanti si trovano al di fuori del comune di residenza.
  Tra gli aspetti più significativi che va a normare il provvedimento all'esame, si evidenzia la disposizione che diversifica il limite massimo di età (attualmente fissato a 70 anni) per i componenti degli uffici elettorali di sezione, confermandolo a 70 anni per i presidenti di seggio, riducendolo a 65 anni per gli scrutatori ed eliminandolo per i segretari.
  Introduce il divieto per i presidenti di seggio e per gli scrutatori di ricoprire il relativo incarico per due volte consecutive presso la medesima sezione elettorale, Pag. 86senza specificare se tale divieto si riferisca solo ad elezioni relative agli stessi organi o anche ad elezioni relative ad organi diversi.
  Valutiamo positivamente anche la novella di cui all'articolo 3, comma 1, lettera b), del testo, la quale, nel sostituire l'articolo 6 della legge 8 marzo 1989, n. 95, prevede, tra l'altro, che un numero pari alla metà, arrotondata per difetto, del numero degli scrutatori occorrenti sia riservato in favore di coloro che al momento del sorteggio tra gli scrutatori iscritti negli appositi elenchi e nei trenta giorni precedenti, si trovano in stato di disoccupazione ai sensi dell'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150.
  Altrettanto positivo riteniamo il divieto, introdotto dall'articolo 5 del provvedimento, di assunzioni di personale dipendente, a qualsiasi titolo, da parte delle aziende speciali, delle istituzioni e delle società a partecipazione pubblica locale o regionale, totale o di controllo, nei 60 giorni antecedenti e nei 60 giorni successivi alle elezioni comunali o regionali, limitatamente ai comuni o alle regioni interessati.
  Infine, la disposizione recata dall'articolo 6 è a garanzia del voto fuori del comune di residenza in occasione dello svolgimento dei referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione. Perseguendo, pertanto, finalità giuste quali quelle volte a garantire massima trasparenza nello svolgimento delle consultazioni elettorali, esprimo a nome del Gruppo che rappresento il voto favorevole al provvedimento.

  MARILENA FABBRI. (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3113-A) Grazie, Presidente.
  Il Partito Democratico voterà a favore del provvedimento Nesci, che interviene in materia di organizzazione e composizione dei seggi elettorali in occasione delle consultazioni elettorali comunali, politiche e referendarie con due obiettivi fondamentali:
  Rafforzare gli strumenti di trasparenza nell'esercizio del voto e conseguente riduzione del rischio di inquinamento o voto di scambio.
  Prevedere il voto fuori Comune di residenza cittadini, agli elettori temporaneamente domiciliati per motivi di lavoro, studio e cure mediche in occasione delle consultazioni referendarie ed elezioni al parlamento europeo.
  Il provvedimento in oggetto pur andando ad aggiungersi agli oltre venti provvedimenti esistenti in materia, ha il merito di intervenire principalmente in termini di novella sui testi già esistenti.
  Rispetto al primo obiettivo di rafforzare la trasparenza nel voto e il contrasto a comportamenti fraudolenti, si interviene sugli arredi delle sezioni elettorali nello specifico sulle urne e sulle cabine e a meglio definire alcune cause di esclusione nella nomina dei componenti di seggio, nonché nelle modalità di nomina degli stessi.
  Le urne dovranno essere costituite in materiale semitrasparente, in modo da rendere possibile la verifica della presenza o meno di schede elettorali al suo interno, ma non anche l'identificazione delle stesse.
  Le cabine che dovranno essere sostituite progressivamente a seguito di usura o riadattate (per non gravare eccessivamente sul bilancio dello Stato), dovranno essere alte in modo tale da coprire il busto dell'elettore, ma non il viso. Al fine di inibire e rendere ulteriormente più complessi comportamenti già oggi vietati, ma che non è possibile, oltre una certa misura, poter controllare come ad esempio l'uso del cellulare in cabina per fotografare il proprio voto, da esibire a chi lo ha richiesto, o scambiare schede bianche con schede già votate.
  Già oggi le norme in vigore individuano una serie di requisiti per la nomina del presidente, dei segretari che coadiuvano il lavoro del presidente e degli scrutatori; le norme introdotte ridefiniscono i limiti di età per scrutatori e segretari, al fine di migliorare il ricambio generazionale e introducono una serie di cause di esclusione alla nomina per rafforzare l'autorevolezza, Pag. 87la trasparenza e l'oggettività nella gestione dei seggi da parte dei componenti il seggio stesso.
  In particolare, è preclusa la nomina ai ruoli di Presidente e Segretario di seggio per i parenti e gli affini fino al secondo grado dei candidati agli organi per cui si esercita il voto. Tale divieto non è stato esteso agli scrutatori, in quanto questi sono sorteggiati e non nominati, svolgono un ruolo esecutivo e non di responsabilità, ed inoltre al fine di evitare che, tale previsione possa costituire un problema nel reperimento delle persone necessarie a garantire l'apertura dei seggi stessi in comunità piccole.
  Sono state introdotte una serie di limitazioni di carattere penale. Tutti i componenti del seggio non devono avere pendenze, anche per condanne di primo grado, in relazione a reati legati all'associazione mafiosa, al voto di scambio, ai reati contro la pubblica amministrazione, alla corruzione o anche a reati colposi che prevedono pene oltre i due anni. È importante nonché doveroso che in questi casi prevalga l'interesse dello Stato a che le operazioni di voto non vengano gestite da persone che abbiano subito condanne penali definitive per certe tipologie di reato, ma neanche da persone che abbiano procedimenti penali in corso, al fine di garantire ai cittadini elettori il massimo di garanzia, sia nei fatti che nella percezione, di un esercizio del voto libero e trasparente.
  All'interno dei seggi devono esserci persone riconosciute e riconoscibili, anche da chi partecipa al voto, come persone prive di situazioni pendenti di carattere penale, da chiarire nei confronti dello Stato e della comunità.
  È stata condivisa altresì la scelta di riportare a sorteggio la scelta degli scrutatori, modalità presente fino al 2005 poi modificata con legge per problemi di reclutamento degli scrutatori, in modo da poter garantire una maggiore rotazione delle persone interessate a partecipare ai seggi, nonché la possibilità di un reale ricambio generazionale. Si prevede inoltre che già in fase di sorteggio degli scrutatori si dia priorità, nella misura del cinquanta per cento dei posti, alle persone, iscritte all'albo, in stato di disoccupazione.
  Rimane inoltre per gli uffici elettorali comunali la possibilità di accedere alle Liste di collocamento per ricoprire i ruoli di scrutatore non coperti con le persone iscritte all'albo.
  Una modifica normativa presente nel testo Nesci, ridimensionato solo in parte durante i lavori in Commissione affari costituzionali, su cui manifestiamo delle perplessità è quella tesa ad alzare il numero minimo di votanti assegnati a ciascuna sezione elettorale. La legge oggi prevede che le sezioni elettorali siano composte da un minimo di 500 a un massimo di 1.200 votanti. Le nuove soglie, a partire dal 1 gennaio 2018, si prevede che vadano da un minimo 700 ad un massimo di 1.200 votanti. Se da un lato aumentando il numero dei votanti ci si propone di ridurre il rischio di controllo esterno del voto, dall'altro, a nostro avviso, si potrebbe determinare un allontanamento dal voto stesso. Accorpando sezioni elettorali, soprattutto nei contesti territoriali e geografici più problematici (penso a quelli montani ad esempio), si corre il rischio di creare distanze eccessive tra il seggio e i luoghi di residenza dei votanti, con il risultato di disincentivare la partecipazione al voto. Auspichiamo, quindi, che in fase di ridefinizione degli stradari afferenti le singole sezioni elettorali si tenga conto concretamente di contemperare i due interessi in gioco, alla luce della normativa presente nel nostro ordinamento, laddove prevede che i limiti minimi di votanti per seggio possano essere derogati in presenza di particolari situazioni orografiche e infrastrutturali dei comuni al fine di garantire la partecipazione e l'accesso al voto da parte degli elettori residenti.
  Modifiche
  Rispetto all'obiettivo di ampliare le opportunità di esercizio del voto, nei lavori in Commissione affari costituzionali e oggi in aula abbiamo fortemente condiviso le norme tese a riconoscere l'esercizio del voto nel comune di domicilio temporaneo Pag. 88per quegli elettori che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovino fuori dalla regione del comune di residenza, in occasione delle consultazioni referendarie o del rinnovo del Parlamento europeo. In Aula oggi è stato inoltre approvato un emendamento presentato insieme ai colleghi Fiano, Naccarato e Lattuca per riconoscere l'esercizio del diritto di voto alle persone che prestano soccorso nel Comune in seguito a calamità naturali, al pari di quanto già è riconosciuto a forze armate e forse dell'ordine.
  Pur condividendo l'obiettivo di consentire l'esercizio del voto fuori dal comune di residenza, anche in occasione delle elezioni per Camera e Senato, non è stato possibile in questa occasione condividere una proposta unitaria.
  Persistono infatti punti di vista diversi e criticità organizzative al momento non risolte.
  Il primo aspetto da risolvere è infatti di merito, ossia se far votare le persone fuori del comune di residenza per il collegio del comune di residenza, come indicato nella proposta di legge originaria o, per il collegio del comune di domicilio, come ad esempio già oggi previsto in via eccezionale a favore delle forze armate e di polizia in servizio ai seggi elettorali.
  La prima ipotesi, risponde all'obiettivo di tenere legati i cittadini elettori al proprio comune di origine a prescindere da dove in quel momento si svolge la loro vita lavorativa o di studio al fine di mantenere un legame forte con il territorio di residenza e garantire il voto per il comune di residenza. In questo caso, però va risolto un problema tecnico significativo per l'organizzazione del voto per garantire segretezza e sicurezza del voto. La proposta ipotizzata di votare una settimana prima del voto, in una sezione allestita presso il tribunale del comune capoluogo, per poi spedire per posta il voto esercitato, a nostro avviso, non garantisce in questa fase una sufficiente sicurezza del corretto esercizio del voto e anche della sua segretezza.
  L'ipotesi, invece, di far votare le persone fuori del comune di residenza per il collegio del comune di domicilio, ossia laddove, temporaneamente, si è stabilito il centro della propria vita lavorativa o di studio, non si pongono problemi tecnici nell'organizzazione dell'esercizio di voto, se dal punto di vista organizzativo non presenta alcun problema, crea un problema di uguaglianza nel riconoscimento del diritto di voto, in quanto attribuisce ad una categoria di persone di poter optare tra due possibilità, ossia se votare per il collegio del comune di residenza o se optare per il collegio del comune di domicilio, con un rischio anche di distorsione dell'esito del voto per le città universitarie e per le città industriali, laddove è più facile che si concentri una presenza significativa di persone temporaneamente domiciliate.
  Dall'analisi dei tratti più salienti di questo provvedimento si evince che il raggiungimento dei due obiettivi menzionati (rafforzare l'attenzione sulla trasparenza e la correttezza dell'esercizio del voto e ampliare la possibilità di esercizio del voto anche per i fuori sede, anche se, al momento, limitatamente alle consultazioni referendarie ed europee), sia stato raggiunto in modo significativo.
  Riteniamo, comunque, che non si possa pensare di risolvere i problemi di brogli o di comportamenti scorretti solo attraverso éscamotage, sanzioni, controlli e limitazioni, o attraverso un irrigidimento del sistema organizzativo, ma sia necessario continuare a lavorare per rafforzare il senso di responsabilità e l'etica democratica dei cittadini – siano essi componenti dei seggi o elettori –, perché il diritto di voto è una conquista, è un diritto importante e non può essere oggetto di compravendita o di scambio per nessun motivo.

Pag. 89

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI
EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 1 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 1 e 6 il deputato Dambruoso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 5 il deputato Magorno ha segnalato che non è riuscito a votare;
   nelle votazioni nn. 2 e 8 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 4 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni nn. 5 e 58 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 9 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 10 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nella votazione n. 14 la deputata Bueno ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nelle votazioni nn. 14, 17 e 33 il deputato Dambruoso ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 17 la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 22 i deputati Realacci e Vezzali hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 25 alla n. 27 la deputata Narduolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 28 il deputato Giulietti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione nn. 31 e 32 i deputati Albanella, Gallo, Molea e Schirò hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 31 alla n. 38 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 33 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;Pag. 90
   nella votazione n. 34 il deputato Gallo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 36 il deputato Falcone ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare a contro;
   nella votazione n. 36 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 39 i deputati Argentin, D'Agostino, Matarrese, Molea, Fitzgerald Nissoli, Vargiu e Vezzali hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 39 il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazioni nn. 40 e 41 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 52 la deputata Albanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 54 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 65 il deputato Cominardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 67 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 68 il deputato Romanini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 69 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 70 le deputate Morani e Tartaglione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4280 - voto finale 415 393 22 197 246 147 96 Appr.
2 Nom. Pdl 3113-A e abb. - em. 1.41 395 392 3 197 7 385 92 Resp.
3 Nom. em. 1.51, 1.52 406 406 204 403 3 91 Appr.
4 Nom. em. 1.53 405 404 1 203 378 26 91 Appr.
5 Nom. em. 1.42 409 408 1 205 8 400 91 Resp.
6 Nom. em. 1.44 414 393 21 197 51 342 91 Resp.
7 Nom. em. 1.45 412 389 23 195 50 339 91 Resp.
8 Nom. em. 1.43 409 407 2 204 7 400 91 Resp.
9 Nom. em. 1.300 414 413 1 207 413 91 Appr.
10 Nom. em. 1.100 402 398 4 200 398 92 Appr.
11 Nom. articolo 1 412 410 2 206 381 29 91 Appr.
12 Nom. articolo agg. 1.050 rif. 416 414 2 208 383 31 90 Appr.
13 Nom. em. 2.52 414 399 15 200 56 343 90 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.53 401 385 16 193 55 330 90 Resp.
15 Nom. em. 2.7 413 409 4 205 11 398 90 Resp.
16 Nom. em. 2.50 419 419 210 418 1 90 Appr.
17 Nom. em. 2.51 406 405 1 203 405 90 Appr.
18 Nom. articolo 2 408 398 10 200 378 20 91 Appr.
19 Nom. em. 3.51 419 398 21 200 46 352 90 Resp.
20 Nom. em. 3.101 421 421 211 421 90 Appr.
21 Nom. em. 3.300 411 411 206 411 90 Appr.
22 Nom. articolo 3 407 405 2 203 375 30 90 Appr.
23 Nom. em. 4.42 412 412 207 69 343 90 Resp.
24 Nom. articolo 4 415 415 208 393 22 90 Appr.
25 Nom. em. 5.2 412 412 207 42 370 90 Resp.
26 Nom. em. 5.3 412 412 207 33 379 90 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 5 414 413 1 207 387 26 90 Appr.
28 Nom. em. 6.50 rif. 415 414 1 208 412 2 90 Appr.
29 Nom. articolo 7 418 418 210 398 20 90 Appr.
30 Nom. Tit. 100 412 411 1 206 411 90 Appr.
31 Nom. subem. 0.6.51.100 331 331 166 331 91 Appr.
32 Nom. em. 6.51 342 341 1 171 341 91 Appr.
33 Nom. articolo 6 352 352 177 349 3 91 Appr.
34 Nom. subem. 0.6.050.100 358 357 1 179 357 91 Appr.
35 Nom. articolo agg. 6.050, 6.051 361 357 4 179 355 2 91 Appr.
36 Nom. odg 9/3113-A e abb./2 359 349 10 175 126 223 91 Resp.
37 Nom. odg 9/3113-A e abb./5 366 269 97 135 26 243 91 Resp.
38 Nom. odg 9/3113-A e abb./6 365 287 78 144 55 232 90 Resp.
39 Nom. Pdl 3113-A e abb. - voto finale 350 347 3 174 334 13 90 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. TU pdl 259 e abb.-B - em. 1.50 334 333 1 167 16 317 101 Resp.
41 Nom. articolo 1 338 338 170 324 14 101 Appr.
42 Nom. em. 2.50 346 344 2 173 113 231 99 Resp.
43 Nom. em. 2.2 347 346 1 174 112 234 99 Resp.
44 Nom. em. 2.51 346 330 16 166 21 309 100 Resp.
45 Nom. em. 2.3 349 333 16 167 98 235 100 Resp.
46 Nom. em. 2.4 346 346 174 84 262 99 Resp.
47 Nom. em. 2.52 348 344 4 173 32 312 99 Resp.
48 Nom. em. 2.5 343 331 12 166 82 249 99 Resp.
49 Nom. em. 2.1 344 339 5 170 80 259 99 Resp.
50 Nom. articolo 2 351 348 3 175 302 46 99 Appr.
51 Nom. em. 3.2 344 324 20 163 63 261 99 Resp.
52 Nom. em. 3.1 343 277 66 139 17 260 99 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. articolo 3 352 318 34 160 299 19 99 Appr.
54 Nom. em. 4.50 334 331 3 166 89 242 99 Resp.
55 Nom. em. 4.6 342 341 1 171 94 247 99 Resp.
56 Nom. em. 4.5 331 327 4 164 75 252 99 Resp.
57 Nom. em. 4.3 324 323 1 162 59 264 99 Resp.
58 Nom. em. 4.1 322 302 20 152 80 222 99 Resp.
59 Nom. em. 4.2 326 305 21 153 80 225 97 Resp.
60 Nom. em. 4.51 336 334 2 168 17 317 97 Resp.
61 Nom. articolo 4 334 269 65 135 253 16 97 Appr.
62 Nom. em. 5.52 331 272 59 137 40 232 97 Resp.
63 Nom. em. 5.8 314 307 7 154 94 213 97 Resp.
64 Nom. em. 5.7 312 311 1 156 73 238 96 Resp.
65 Nom. em. 5.5 318 302 16 152 17 285 96 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 73)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 5.9 311 309 2 155 71 238 95 Resp.
67 Nom. em. 5.53 300 287 13 144 21 266 95 Resp.
68 Nom. em. 5.11 287 275 12 138 84 191 95 Resp.
69 Nom. em. 5.2 296 296 149 91 205 95 Resp.
70 Nom. em. 5.12 293 293 147 100 193 95 Resp.
71 Nom. em. 5.13 292 280 12 141 88 192 95 Resp.
72 Nom. em. 5.14 287 277 10 139 83 194 95 Resp.
73 Nom. articolo 5 287 286 1 144 191 95 95 Appr.