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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 739 di giovedì 9 febbraio 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Matteo Bragantini, Bueno, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Ferrara, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Lorenzo Guerini, La Russa, Locatelli, Losacco, Manciulli, Mannino, Antonio Martino, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Rosato, Rossomando, Sanga, Speranza, Tofalo, Valeria Valente, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, con lettera in data 8 febbraio 2017, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):
   S. 2629. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti Pag. 2per la tutela del risparmio nel settore creditizio» (4280) – Parere delle Commissioni I, II, VII, X e XIV.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Seguito della discussione della proposta di legge: D'iniziativa popolare: Trattati internazionali, basi e servitù militari (A.C. 2-A) (ore 10,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 2-A: D'iniziativa popolare: Trattati internazionali, basi e servitù militari.
  Ricordo che, nella seduta del 19 gennaio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2-A), che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca una condizione, formulata ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione, a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine il deputato Mauro Pili è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Pili 12.050, non previamente presentato in sede referente, che, essendo volto a introdurre una disciplina organica ed articolata del riconoscimento automatico del nesso causale tra l'esposizione a determinati fattori di rischio connessi ad attività militare e il decesso, individuando altresì le relative procedure, reca un contenuto estraneo alle materie trattate dal provvedimento in esame.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti a tale articolo segnalati per la votazione.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento 1.100 della Commissione, parere favorevole. Si tratta di un emendamento soppressivo che io vorrei motivare. C’è una contrarietà espressa a maggioranza dalla Commissione per motivi di ordine politico e anche – diciamo – legislativo. Quello politico è che questa legge prevede la messa in discussione di trattati internazionali e in particolare l'adesione all'Alleanza atlantica, atto che politicamente richiede un investimento del Governo e che ci trova da questo punto di vista contrari, nettamente contrari. Dal punto di vista legislativo ci sono anche problemi, che sono emersi durante le audizioni che noi abbiamo fatto in misura consistente, soprattutto di carattere costituzionale, perché, come ben si sa, i trattati internazionali non possono Pag. 3essere messi in discussione, soprattutto quelli che riguardano alleanze, in maniera unilaterale. Se il nostro Paese intendesse porre in esame una riforma dell'Alleanza atlantica e nello stesso tempo anche una sua adesione a questa Alleanza, lo dovrebbe fare portando un'istanza all'interno del Consiglio del Trattato Atlantico e sulla base di quella produrre ratifiche, così come avviene in molti altri casi. Per questo abbiamo preso la decisione di presentare degli emendamenti soppressivi, perché la materia trattata, per questi due ordini di motivi, non ci pare essere appropriata.
  In questo non c’è nessuna volontà – e chiudo davvero – di non discutere politicamente della natura e del divenire dell'Alleanza atlantica. Del resto il nostro Paese, anche attraverso la delegazione che ho l'onore di presiedere, ha avuto in questi mesi, in questi anni, molto tormentati per l'Alleanza, un atteggiamento estremamente aperto: noi ad esempio siamo stati un Paese che, sia nella dimensione di Governo che in quella di rappresentanza parlamentare, si è espresso contrariamente, per esempio, alla chiusura del tavolo NATO-Russia, ed abbiamo invece svolto un'attività per riequilibrare e reindirizzare l'Alleanza atlantica sugli interessi del Mediterraneo, quelli più vicini al nostro interesse nazionale. Quindi lo dico soltanto perché non c’è nessuna volontà di precludere una discussione, ma è evidente che l'atto di appartenenza e di adesione all'Alleanza atlantica non può essere trattato così. Se c’è qualche forza politica che intende procedere in questa direzione, lo deve fare presentandosi con un programma di Governo e presentandosi in quelle istanze con una volontà precisa. La volontà di questa maggioranza non è quella di uscire dalla NATO.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Sull'emendamento Manlio Di Stefano 1.2 aveva detto parere... Onorevole Manciulli.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza. Pensavo che, essendo un soppressivo, non ci fosse...

  PRESIDENTE. Intanto va dato comunque...

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza. Il parere sull'emendamento Manlio Di Stefano 1.2 è contrario. Il parere sull'emendamento Manlio Di Stefano 3.1...

  PRESIDENTE. Perfetto, perfetto: siamo sull'articolo 1.
  Invito il relatore di minoranza ad esprimere il parere.

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Presidente, purtroppo oggi ci troviamo a discutere un emendamento soppressivo della maggioranza che, come sempre...

  PRESIDENTE. Onorevole Di Stefano, una cortesia: io ho bisogno che lei mi dia il parere, poi l'intervento lo facciamo quando entriamo... Può motivarlo il parere, ovviamente, però...

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Sul soppressivo voto contrario, ovviamente.

  PRESIDENTE. Sul soppressivo voto contrario, e sul successivo ?

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Sull'emendamento del MoVimento 5 Stelle, Manlio Di Stefano 1.2, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Quindi sull'emendamento Di Stefano 1.2 parere favorevole. Perfetto.

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore Manciulli.

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  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, dunque il PD ci sta dicendo con un emendamento soppressivo...

  PRESIDENTE. Mi perdoni. Colleghi, per favore, se prendiamo posto... Colleghi, per favore... Che facciamo, riusciamo a liberare l'emiciclo ? Colleghi ! Se volete sospendiamo la seduta. Per favore... Prego, onorevole Di Stefano.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente.
  Quindi dicevo, con un emendamento soppressivo il PD ci sta dicendo, con la scusa che questa legge parlerebbe di uscita dalla NATO, che è contrario al fatto che, come scritto nero su bianco su questa legge negli articoli di riferimento, non è d'accordo sul fatto che non si possano stipulare accordi che prevedono l'uso di armi nucleari, l'uso di armi di distruzione di massa, attacchi a Paesi terzi se non in caso di difesa, ricerche di nuove tecnologie a fini bellici, acquisto e produzione di armamenti a scopo militare offensivo, sviluppo di ricerche su armi chimiche e batteriologiche, addestramento del personale militare e ricerca nel campo degli armamenti con Paesi nella cui legislazione si preveda l'utilizzo di armi nucleari e distruzione di massa. Questo è quello che, al di là della solita retorica menzognera del Partito Democratico, è scritto nero su bianco nella legge.
  Quindi, siccome l'argomento che è stato dibattuto è quello del fatto che si preveda un'uscita dalla NATO, io dico che, anche leggendo banalmente questa legge, questa parte non è presente. Perché ? Perché è chiaro che la partecipazione all'Alleanza atlantica nasca da una storia ben precisa e ci vincoli a dei legami ben precisi, ma è altrettanto chiaro che diversi Paesi in Europa hanno già scelto in passato di avere un ruolo differente nei rapporti con la NATO: perché è evidente che non tutti i Paesi sono a capo di missioni internazionali come quella in Libia, come ci si prefissava di fare con quella in Siria; è evidente che non tutti i Paesi hanno sul loro territorio novanta testate nucleari; è evidente che non tutti i Paesi hanno accordi segreti, non semplicemente di normale rapporto sovranazionale, di accordi sovrannazionali, ma addirittura totalmente vincolanti come quelli delle basi che abbiamo a Ghedi e ad Aviano, dove si ritiene, perché dovrebbe essere un segreto, che siano stoccate circa novanta armi atomiche.
  Allora quello che in realtà ci sta dicendo con questo emendamento soppressivo il Partito Democratico, è che non c’è alcuna volontà di riflessione in seno alla NATO, perché altrimenti non ci voleva il MoVimento 5 Stelle, dopo settant'anni di appartenenza, per arrivare ad una vera riflessione all'interno della NATO: perché comunico al collega Manciulli (e lo sa bene in quanto membro dell'Assemblea della NATO) che esiste già la possibilità di farlo, esiste già l'articolo 12 della NATO che parla del fatto che un Paese qualunque dell'Alleanza, dopo dieci anni di appartenenza, può chiedere unilateralmente di avviare una riforma della NATO, con poi ovviamente un dibattito interno all'Assemblea. Noi non ci siamo appellati da nessuna parte all'articolo 13, che dice che si possa uscire dalla NATO dopo vent'anni d'appartenenza, bensì ad una seria e profonda riforma. Voi siete amanti di queste sovrastrutture che vi impongono una linea, che poi voi riportate coattivamente sui vostri cittadini, sui vostri elettori, anche che non hanno mai scelto questi punti programmatici, né nel vostro programma e né soprattutto in un Governo che oggettivamente non è rappresentanza oggi del popolo italiano.
  Quindi noi quello che vi chiediamo è... O meglio, oggi non vi chiediamo più nulla, perché è evidente che non ci sia la volontà di parlare. Quello che vi chiedevano in Commissione era di prendere nel merito queste richieste che vi facevamo. Noi abbiamo Pag. 5avviato su nostra richiesta un ciclo di audizioni, alla fine del quale vi abbiamo detto: prenderemo noi le richieste dei vostri esperti che avete portato, quindi le critiche alla legge, le parti incostituzionali, tutto quello che avete evidenziato, e lo trasformeremo noi in emendamenti che vanno a rendere questa legge adatta a quello che i vostri esperti ci hanno detto. Ci avete risposto anche in Commissione con due emendamenti soppressivi: quindi non ci venite a raccontare la favoletta del dialogo, perché il dialogo non sta in casa Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, intanto per annunciare che il gruppo di Sinistra Italiana voterà contro l'emendamento 1.100 della Commissione. Sulla NATO ha già detto il collega Di Stefano: anche io penso che le argomentazioni dal relatore per la maggioranza, lo dico con rispetto, sono fuorvianti. Sulla NATO, ripeto, ha già detto il collega Di Stefano; io, che peraltro sono stata cofirmataria di una proposta di legge nella XV legislatura proprio per assicurare la conoscibilità degli atti internazionali stipulati dall'Italia, mi permetto di riassumere il senso di questa proposta di legge di iniziativa popolare. Io lo dico così: con questa proposta di legge si vuole affermare un principio, che non si possono nascondere le scelte politiche compiute attraverso gli accordi e gli obblighi internazionali che ne derivano, la cui conoscenza non può essere sottratta al circuito della democrazia.
  Vedete, signor Presidente e colleghi, il tema di come gli accordi di natura politica, compresi quelli di carattere militare, debbano rientrare nel dettato costituzionale, quello previsto dagli articoli 80 e 87, credo che avrebbe dovuto in qualche maniera interessare questo Parlamento, e che si sarebbe dovuta tenere un altro tipo di discussione nella III Commissione. Aggiungo: questa proposta di legge secondo me sarebbe dovuta passare anche dalla IV Commissione, visti i profili di carattere militare cui si riferisce. Questa proposta di legge, che peraltro risale al 2008 (quindi, insomma, una proposta di legge di iniziativa popolare che è rimasta nei cassetti della Camera per tanti anni), chiede solo questo: che si regoli anche la procedura di ratifica dei trattati internazionali di rilevanza politica (quelli di natura militare sono trattati di rilevanza politica) con gli articoli 80 e 87. Invece che cosa accade nel nostro Paese ? Che la gran parte degli accordi e dei trattati vengono disciplinati dalla procedura semplificata, una procedura che non è esplicitamente disciplinata dalla Costituzione ma che viene utilizzata. In questo modo è stata creata una vera e propria ragnatela di accordi che vincolano il nostro Paese sul piano delle relazioni internazionali, senza che il Parlamento conosca neppure l'elenco degli accordi attualmente ancora vigenti. Eppure, c’è una legge dello Stato italiano, la n. 839 del 1984, che prevede esplicitamente la pubblicazione degli accordi, inclusi quelli in forma semplificata.
  Poi voglio ricordare, perché si sottace quest'altro elemento, che la proposta di legge di iniziativa popolare fa riferimento anche alla concessione di basi e servitù militari del nostro Paese agli Stati Uniti d'America e basi, appunto, ad uso della NATO. Tra gli accordi con la procedura semplificata ci sono, appunto, anche quelli che disciplinano lo status delle basi americane in Italia. Noi riteniamo che la procedura semplificata non sia compatibile con il dettato costituzionale e in ogni caso, come è stato ricordato, in Italia ci sono circa 113 installazioni militari a disposizione degli Stati Uniti d'America e della NATO e 8 basi statunitensi che sono disciplinate sulla base di accordi bilaterali e in queste basi, perlomeno a Ghedi e ad Aviano, sono presenti testate nucleari. Ora, è un po’ difficile spiegare come mai il nostro Paese, che aderisce al trattato di non proliferazione nucleare, metta, sulla base di accordi segreti, a disposizione degli Stati Uniti d'America il proprio territorio per le basi e per gli ordigni nucleari.Pag. 6
  Si poteva lavorare sulla proposta di legge in Commissione. Questo non è stato fatto e si è presa una decisione che non solo è irrispettosa di tutti coloro che nel 2008, dentro un dibattito pubblico importante all'epoca, hanno proposto, appunto, questa proposta di legge popolare, ma è irrispettoso anche nei confronti del Parlamento. Ancora una volta si dice che su tutto quello che riguarda l'aspetto militare nel nostro Paese il Parlamento non debba mettere bocca. Noi pensiamo che non si possa più fare – non si possa più fare ! – e riteniamo gravissimo che il partito di maggioranza abbia presentato due emendamenti per impedire la discussione in Parlamento, per impedire il miglioramento della proposta di legge d'iniziativa popolare e per impedire la discussione. Quindi, noi voteremo convintamente contro sull'emendamento 1.100 della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Non entro nel merito e nel dettaglio di quelle che sono le proposte e, tanto meno, della relazione di minoranza del collega Manlio Di Stefano, perché io penso che il peggiore esercizio che si possa fare in politica sia quello di trattare questioni delicate solo sulla base della demagogia o in maniera troppo rigida, in maniera – passatemi il termine – «talebana». Sicuramente il contenuto di parte di questo progetto di legge d'iniziativa popolare, che poi il MoVimento 5 Stelle ha legittimamente sposato in pieno, contiene anche dei principi assolutamente condivisibili, soprattutto quello che leggeva prima il collega Manlio Di Stefano sul fatto della limitazione della sottoscrizione di trattati che possono prevedere l'impiego di armi di distruzione di massa piuttosto che l'impiego di testate nucleari anche in ottica difensiva.
  Il problema è che, però, contiene anche tante norme – troppe, a nostro avviso – che metterebbero seriamente a rischio quella che è la sicurezza del Paese. Mi riferisco, per esempio, all'obbligo, previsto nel testo, di rendere pubbliche quelle che sono le locazioni delle testate nucleari presenti sul nostro territorio. Diamo direttamente l'indirizzo ai terroristi e facciamo prima ! Ci sono, poi, tante altre questioni di natura tecnica sul piano internazionale, che renderebbero inutili degli accordi bilaterali o degli accordi multilaterali internazionali fondamentali – non sto parlando solo della questione della NATO – che abbasserebbero troppo, a nostro avviso, il livello di sicurezza del nostro Paese e del sistema Europa in generale.
  Quindi, lo ripeto: le intenzioni in parte sono anche condivisibili, ma il risultato del testo, che è stato prodotto con questa proposta di legge d'iniziativa popolare, non è assolutamente condivisibile nella sua interezza. Io conosco il collega Manciulli da tempo e come tutti quanti, penso, abbiamo apprezzato la sua ampia, sincera e concreta disponibilità al confronto su dei temi così delicati. Quindi, non seguo il collega Di Stefano quando dice che la loro disponibilità al dialogo è solo una pantomima. Lo può essere stato in tanti altri casi – questo sicuramente – ma non nel caso specifico, anche perché il collega Manciulli ha un'esperienza, in termini di NATO, che nessun altro qui all'interno di questa assise ha.
  Quindi, con la speranza che questo dialogo effettivamente si sviluppi in un clima più sereno e soprattutto togliendo dal tavolo qualsiasi tipo di iniziativa demagogica e anche qualsiasi tipo di pregiudizio, noi come gruppo della Lega non ce la sentiamo – lo ripeto – soprattutto in questo momento di contribuire ad abbassare il livello di sicurezza di questo Paese e, quindi, voteremo a favore sugli emendamenti presentati dalla Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e di deputati del gruppo Partito Democratico).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Anche il gruppo dei Civici e Innovatori voterà convintamente a favore sull'emendamento che è stato presentato dal relatore di maggioranza e dalla Commissione. Le motivazioni sono assolutamente limpide. Noi siamo contrari allo spirito complessivo di questa proposta di legge perché questa è una proposta di legge d'iniziativa popolare che affronta in modo grossolano temi che riteniamo essere della massima delicatezza per la sicurezza nazionale. È una proposta di legge che è figlia di un pregiudizio ideologico, che è quello che normalmente circola intorno ai temi della pace. Noi partiamo da un presupposto: siamo pacifisti, siamo pacifisti convinti e, siccome noi italiani siamo pacifisti convinti, allora devono essere pacifisti convinti anche gli altri. Questo è il presupposto sbagliato che informa un pacifismo di maniera e che è pienamente nello spirito di questa proposta di legge.
  In realtà noi Civici e Innovatori siamo pacifisti, perché siamo convinti che i valori della libertà, i valori della pace, i valori della democrazia e i valori della giustizia sociale siano i valori formanti di un sentimento di identità nazionale nel quale pienamente ci riconosciamo. Però, non abbiamo l'ipocrisia di nascondere che la pace, la pace che noi agogniamo, serve anche per goderci la ricchezza di cui il nostro Paese dispone, per goderci i privilegi nel contesto mondiale di cui il nostro Paese dispone. Pertanto, qualsiasi ragionamento sui temi della pace va affrontato tenendo conto di questa realtà, tenendo conto di questo contesto, tenendo conto dei vantaggi complessivi di cui il nostro Paese – e chi abita in questo Paese – gode, nell'ambito di contesti internazionali che hanno sicuramente meno gratificazioni rispetto a quelli che si vivono in Italia. Sino a quando vedremo i barconi che dalle coste dell'Africa vengono verso l'Italia, quelli che dicono che peggio di così non può andare sono obbligati a fare una riflessione su quanto affermano.
  Per cui, noi riteniamo che l'approccio ideologico su temi tanto delicati per il Paese sia un approccio sbagliato, anche se riconosciamo che all'interno di questa proposta di legge ci sono dei contenuti che meriterebbero sicuramente un approfondimento. Ricordo, ad esempio, quello che all'interno dell'articolo 6 viene sostenuto, là dove si dice che ogni insediamento militare al momento della dismissione deve poter essere reimmesso nell'uso civile e deve essere protetta la riconversione di chi vi lavorava. Credo che sia un immenso principio di civiltà, in particolar modo per chi, come me, vive la situazione della Sardegna, dove gli insediamenti militari sono tantissimi, dove la non utilità, ai fini della difesa, di molti di questi insediamenti ormai è certificata e dove resta la difficoltà della riconversione dei siti, della loro bonifica e l'immensa difficoltà di pensare a un nuovo lavoro per chi era impegnato sino a ieri all'interno di questi insediamenti militari.
  Quindi, dentro questa proposta di legge sono sicuramente contenuti dei principi e degli stimoli di riflessione che questo Parlamento dovrebbe riprendere, ma lo spirito complessivo di questa proposta di legge è inaccettabile per il sentimento complessivo che, in questo Paese, verso i temi della pace, esiste (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie Presidente. Intervengo per dichiarare che Forza Italia voterà a favore di questo emendamento soppressivo e anche del seguente. Io vedo due ordini di questioni: un piano giuridico, sia a livello di diritto costituzionale italiano, sia a livello di diritto internazionale, e poi un piano più generale di geopolitica. Sotto il profilo del diritto internazionale esiste un principio consuetudinario che è quello del pacta sunt servanda che affonda Pag. 8le sue radici in secoli di storia e non ci sembra questo il modo migliore, il modo più corretto, per cercare di arrivare a modificare trattati e accordi internazionali che vincolano l'Italia. Sempre sotto il profilo giuridico, esistono poi delle difficoltà a mettere in relazione questo provvedimento con quello che stabilisce la nostra Costituzione, perché in questo modo noi verremmo meno a degli obblighi derivanti dal Trattato che ci legano all'Alleanza atlantica e soprattutto al mantenimento di capacità individuali e collettive a livello interno, che devono poi essere evidentemente sviluppate nel corso del tempo, per resistere ad attacchi che vengono portati contro il territorio del proprio Stato o evidentemente anche a quello degli altri Stati dell'Europa, così come dell'America del nord. Esiste poi anche il principio di legittima difesa individuale e collettiva sancito dalla Carta delle Nazioni Unite nel suo articolo 51.
  Tutto ciò ci fa ritenere di essere contrari all'approvazione di questo provvedimento. Certo poi esistono delle pulsioni a livello geopolitico e delle riflessioni che devono costituire ulteriori stimoli per farci comprendere che poi evidentemente riformare si può, laddove necessario, così come noi pensiamo che si debba procedere anche a una riflessione in seno alla NATO su quello che sono le attuali minacce con le quali noi ci vediamo confrontati che sono, come è ben noto, la lotta al terrorismo internazionale, queste minacce asimmetriche, così come gli attacchi cibernetici alla sicurezza dei nostri Paesi.
  Tutto ciò deve indurre evidentemente una riflessione su come modificare questi accordi difensivi, perché ricordiamolo l'Italia evidentemente ha siglato solo accordi natura difensiva. Lo diciamo noi, tanto più come partito di Forza Italia, che crediamo anche nel dialogo tra Est e Ovest e certamente non siamo favorevoli a sviluppare oltremodo una confrontazione della vecchia logica dei blocchi contrapposti, su cui siamo proprio contrari e lo dice la nostra storia se, come è vero, abbiamo sempre agito per cercare di riportare la Russia nell'alveo europeo ed evitare che potesse avere delle pulsioni verso oriente, come purtroppo invece si è verificato, alla luce anche del riaccendersi di focolai non voluti e indesiderati di guerra fredda, verso un ritorno al passato; se è vero, come è vero, che noi avevamo lavorato per cercare di riavvicinare i due poli contrapposti, con gli accordi di Pratica di Mare, ma soprattutto avevamo cercato un dialogo fra NATO e la Russia, e se è vero, come è vero, che noi siamo contrari evidentemente a sviluppare una politica di contrapposizione nei confronti della Russia. Tutto ciò lo dice la nostra posizione contro le sanzioni, lo dice quello che pensiamo e quello che abbiamo fatto in questo ambito. Anzi, suggeriamo al Governo in questo contesto di lavorare utilizzando la presidenza del G8 per cercare se non, perché non lo vedo francamente possibile, un ritorno della Russia nell'ambito del G8 al vertice di Taormina, quanto meno di porre all'ordine del giorno (anche nelle dichiarazioni finali del vertice che come è noto non legge nessuno, ma che rimangono agli atti) un accenno alla possibilità di lavorare in questa direzione. È uno spunto fondamentale questo poi per far sì che certe cose non accadano in futuro. Immaginiamo che da qui al maggio prossimo i due Presidenti degli Stati Uniti e della Russia si saranno già incontrati. Immaginiamo che quindi questo possa procedere – speriamo e auspichiamo perché questo è il nostro obiettivo fondamentale, la nostra storia dice questo – verso questa direzione. Speriamo quindi che ciò possa contribuire al rasserenamento del clima internazionale in un'ottica evidentemente di riforma anche di quello che fa la NATO oggi come oggi, e di quello che potrebbe fare in futuro, ma tenendo sempre fede al principio che dobbiamo lavorare per la pace e per accordi difensivi, non certo il contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Romano. Ne ha facoltà.

  ANDREA ROMANO. Grazie Presidente. Abbiamo ascoltato, soprattutto da colleghi Pag. 9Cinque Stelle, una rappresentazione di questa legge d'iniziativa popolare come se non fosse rivolta a uscire dalla NATO, ma piuttosto a riformare l'Alleanza atlantica e per questo dovrebbe, secondo i colleghi del Cinque Stelle, essere approvata dal Parlamento.
  Francamente non si vede alcuna traccia, in realtà, di un'intenzione riformatrice in questo testo per due ragioni che voglio qui sintetizzare. La prima riguarda il metodo attraverso il quale si riformano i trattati internazionali, che è il metodo della cooperazione e del dialogo, un metodo multilaterale per arrivare a riformare, quando si vuole davvero riformare, le istituzioni multilaterali. E a questo proposito voglio ricordare ai colleghi Cinque Stelle la formulazione esatta dell'articolo 12 del Trattato del nord Atlantico che non è, mi dispiace dirlo al collega Di Stefano, quello che ha ricordato il collega Di Stefano, che ha usato, andando a memoria, sarà stato un errore di memoria, la formulazione probabilmente sua, secondo la quale nell'articolo 12 si direbbe che qualunque Stato appartenente alla NATO può procedere unilateralmente a riformare il trattato. Me lo sono riguardato e, sperando di non annoiare i colleghi, voglio leggerlo, sono poche righe quelle dell'articolo 12 del Trattato del nord Atlantico: le Parti, se una di esse lo richiede, si consulteranno – lo ripeto: si consulteranno – allo scopo di sottoporre a revisione il Trattato, prendendo in considerazione i fattori che a quel momento potranno influire sulla pace e sulla sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale, eccetera, eccetera, eccetera. Non c’è traccia in questa formulazione del termine «unilaterale», né «unilateralmente» perché non è appunto attraverso il metodo unilaterale che si riformano i trattati internazionali. E cosa significano le parole di quest'articolo ? Significano che dentro le istituzioni multilaterali di cui si è parte, così come dentro qualunque condominio, non esistono riforme unilaterali condotte con la superficialità aggiungo di parole d'ordine buttate un po’ così all'aria, esiste invece un percorso condiviso e concreto di aggiornamento, revisione, rafforzamento e dunque riforma delle istituzioni, come è quello in cui è impegnata l'Italia allo scopo di riformare la NATO e non da ora. Non per seguire il sogno sovranista, come si usa dire adesso, di un'Italia penisola felice e isolata però nel mezzo del Mediterraneo, ma per rendere l'alleanza di cui si è parte, e di cui resteremo parte, aggiungo, ancora più efficace, per rispondere alle minacce nuove che si pongono di fronte a noi.
  Il secondo motivo è che forse quel termine «unilaterale» che è un po’ scappato al collega Di Stefano, che però è un lapsus significativo, rimanda alla vera intenzione di questa proposta di legge, che non è per l'appunto quella riformatrice, ma è quella di declinare un po’ all'italiana queste idea del sovranismo che va ora di moda, ma che in realtà, non è una novità nella storia purtroppo del nostro continente. Il fenomeno sovranista ormai avvolge un po’ come una cappa tutto il nostro continente, direi tutto l'Occidente, ed è mosso da un unico slogan che viene poi declinato in tante lingue «padroni a casa nostra». Lo dice in inglese Donald Trump, lo dice in francese Marie le Pen, lo dicono altri in tedesco, in polacco, in ungherese, e lo dicono in Italia anche i Cinque Stelle che sono gli epigoni di questo fenomeno sovranista. E sono partiti questi che vedono in Trump, in fondo, il riferimento internazionale che può indicare una linea da tradurre in Italia una volta preso il potere, eventualmente preso il potere. Quella strada sarebbe concretamente l'uscita dalle organizzazioni internazionali, politiche, economiche e di sicurezza, per perseguire la via dell'isolamento nazionale. Però dobbiamo ricordare allora quando parliamo di sovranismo cosa ha concretamente rappresentato nella nostra storia una declinazione sovranista dello Stato, quali prezzi umani, economici e culturali, ha comportato, quante vittime in carne e ossa ha significato. Ecco, noi questo prezzo non intendiamo pagarlo e per questo, anche discutendo di questa proposta, voteremo a favore dell'emendamento soppressivo, apprezzando in particolare Pag. 10le espressioni e le posizioni delle parti più responsabili dell'opposizione, penso a Forza Italia e penso alla Lega, che in questa occasione non hanno voluto in alcun modo seguire questa tentazione, ma si sono misurate concretamente con l'esigenza di rafforzare le istituzioni multilaterali di cui l'Italia è parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie Presidente. Questo dibattito sta prendendo veramente una piega surreale, si potrebbe chiamare il paradosso della demagogia, perché oggi chi ci accusa di voler dibattere di questo argomento, ci tarpa le ali completamente, ci chiude la bocca, per non parlare di questo argomento. Quindi siamo arrivati ad un punto in cui in Italia abbiamo capito che i trattati internazionali non sono materia del Parlamento, ma li devono decidere pochissime persone e che non si può discutere minimamente di NATO, non si può discutere di TTIP, di qualsiasi trattato vi viene in mente, perché, magari, si potrebbe cambiare qualcosa. È quello che sta accadendo oggi in quest'Aula. E poi ci tengo a precisare per chi, proprio prima di me, ha scritto, secondo lui, il programma del MoVimento 5 Stelle in materia estera, che non è quello che si sta dicendo qui, oggi, in Aula, perché questa proposta di legge, in realtà, chiede semplicemente di tenere la Costituzione, per farvi un esempio, come stella polare, e, in base alla Costituzione, rivedere trattati che sono in vigore da 50, 60, 70 anni. Quindi, semplicemente, questo noi chiediamo, non la demagogia che voi oggi state portando in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Qui si fanno molte analisi su temi anche complicati, complessi, come il sovranismo, il pacifismo, però qui la questione è molto semplice: si sopprime anche una parte dell'articolo 2 in cui, sostanzialmente, si vieta di fare trattati dove sia prevista la possibilità di uso di armi nucleari e di armi di distruzione di massa. Mi chiedo perché, visto che si sopprimono gli articoli 2, 3 e 4, non si sarebbe potuto salvare questa parte, i commi a) e b). Evidentemente c’è un problema, e un problema è legato ai trattati esistenti che queste armi, invece, prevedono di utilizzarli.
  Ricordo che il nostro Paese si è schierato più volte, ha firmato un trattato per la messa al bando delle armi nucleari, e, da questo punto di vista, c’è un'ipocrisia, perché, se si fosse voluto rispettare l'impegno che l'Italia prende e ha preso a livello internazionale per mettere al bando le armi nucleari, si sarebbero potuti salvare dell'articolo 2 almeno i commi a) e b), che avrebbero potuto, quindi, dare, in questo caso da parte della maggioranza, un segno al dialogo e alla possibilità di raccogliere quello che questa proposta di legge propone, che è il divieto delle armi nucleari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Grazie, Presidente. Il provvedimento di cui si sta discutendo stamattina ci tengo a precisare che si è fermato solo ed è stato trattato solo nella Commissione affari esteri; quindi, non è arrivato nella Commissione difesa e non c’è stata un'ampia condivisione di tutte le parti interessate, e quindi preposte a decidere su determinati aspetti, considerato che il provvedimento è abbastanza delicato e va ad affrontare determinati aspetti importanti, significativi e sensibili per il nostro Paese, specialmente se consideriamo il momento storico che stiamo attraversando.
  Quindi, sarebbe opportuno che ci fosse una condivisione maggiore anche in Commissione difesa per discutere tutti gli aspetti e tutte le possibilità in merito a Pag. 11dove rafforzare, potenziare o sopprimere. Per questo motivo, il gruppo Fratelli d'Italia si asterrà dal voto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Questa è la legge di iniziativa popolare in materia di revisione di trattati internazionali, basi NATO, presenza della NATO qui in Italia, bombe nucleari in Italia. È stata presentata dai cittadini nel 2008: il MoVimento 5 Stelle non esisteva neanche nel 2008, è nato nel 2009. Tanti, tanti cittadini, migliaia di cittadini, si sono impegnati, hanno raccolto delle firme e hanno portato una legge in Parlamento, che è finita nei cassetti del Parlamento, ignorata da questa classe politica di esperti che era così tanto occupata a ripensare la legge elettorale, il Porcellum, votato tre anni prima, per poi ripresentare una legge elettorale incostituzionale.
  Questo Parlamento fa le leggi elettorali, ma tante leggi incostituzionali, e tiene nel cassetto una legge di iniziativa popolare che vuole rivedere la presenza della NATO in Italia e l'Italia all'interno della NATO. Che cosa succede ? Che si arriva qui, il MoVimento 5 Stelle fa propria una legge che non appartiene al MoVimento 5 Stelle, ma della quale condivide una parte, la porta in Aula e la maggioranza degli esperti, i democratici, costretti a inserire il nome «democratico» nel simbolo perché altrimenti non ci crederebbe nessuno, presenta un emendamento soppressivo neanche per discutere alcune parti di questa legge, perché voi siete gli esperti. Siete una vergogna e odiate il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, questa legge, che parla di rivedere i trattati internazionali, le basi e le servitù militari, sta ricevendo lo stesso trattamento che ha ricevuto la nostra prima proposta di legge, che era quella per abolire Equitalia, una cosa che avete annunciato tutti, ma che ancora non avete fatto. Lo stesso Presidente del Consiglio, che è dimissionario, ormai, aveva annunciato questa cosa, che non è stata realizzata. Ora, mi chiedo, forse, tra qualche mese, arriverà qualcuno che ci dirà che vogliamo rivedere i trattati internazionali e la presenza delle basi NATO in Italia. Ora, la domanda che mi faccio è: questa proposta d'iniziativa popolare è una necessità dei cittadini. Non dico che voi dobbiate essere d'accordo con quello che c’è scritto in questa proposta, ma l'assunto per il quale non si possa discutere di questo argomento in Parlamento, dato che arriva da una questione di necessità dei cittadini, è assurdo in un Parlamento che rappresenta i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, noi non siamo d'accordo con questa legge al cento per cento, tant’è vero che abbiamo presentato degli emendamenti che la modificano, perché la necessità dei cittadini è modificare qualcosa, e quindi la nostra opinione viene espressa dagli emendamenti, una cosa che dovreste fare anche voi, e scrivere solo «sopprimere gli articoli 1, 2, 3 e 4» è veramente politicamente becero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Grazie, Presidente. Vorrei semplicemente ricordare ai colleghi di quest'Aula che hanno lavorato su questa legge che non è una proposta del MoVimento 5 Stelle, ma è semplicemente portare la voce dei cittadini italiani in quest'Aula e nelle Commissioni di competenza, perché è una proposta di legge d'iniziativa popolare. Quindi, quando attaccano noi, dicendo che portiamo della demagogia nelle Commissioni, che portiamo della demagogia in quest'Aula, non Pag. 12è assolutamente vero, perché non lo stanno dicendo a noi: lo stanno dicendo a tutti i cittadini italiani che hanno firmato questa proposta di legge e che hanno chiesto di essere ascoltati in quest'Aula.
  Io sono in Commissione difesa da quattro anni e continuo a presentare interrogazioni al Ministro Pinotti, la quale si guarda bene dal rispondere, tant’è vero che ci dobbiamo recare nelle basi militari e fare degli incontri per cercare di avere contezza se almeno in queste basi militari sono contenuti degli ordigni nucleari, perché in Italia gli ordigni nucleari non potrebbero nemmeno starci. Quindi, io parlo della base di Aviano, della base di Ghedi, di persone che continuano a lamentarsi della continua presenza di questi ordigni. Quindi, ascoltiamo o no, per una volta, la voce degli italiani in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. A me ha fatto sorridere un'esternazione del collega Vargiu, che ha parlato di principi. Ma ditemi voi quando mai è stato applicato un principio in questo Parlamento. Tra l'altro, le leggi non solo non sono state approvate, le buone leggi, ma non vengono neanche applicate, e questo succede in tantissimi casi. Per non parlare del fatto che nei nostri poligoni, nelle nostre basi, è accaduto veramente di tutto, e le parla una persona che vive in una terra che è stata letteralmente devastata dall'addestramento, da un certo tipo di addestramento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), dove sono giunti eserciti provenienti da tutto il mondo e hanno sparato qualsiasi cosa.
  Quindi, abbiamo i nostri militari ammalati, le popolazioni locali ammalate, e, inoltre, cosa succede ? Non si tutelano neanche i militari, perché, poi, quando la base non serve più a nessuno, si chiude tutto, si lascia l'ennesima cattedrale nel deserto, come sta succedendo a Decimomannu, e i militari e i civili vengono mandati letteralmente a casa senza colpo ferire, trattati veramente come carta straccia. Questa è la coerenza del Partito Democratico, di tutti i partiti che non vogliono approvare questa legge e di questa gente che continua a prendere in giro i cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Ritornerei sul testo e sull'emendamento soppressivo, perché questo emendamento soppressivo chiede di sopprimere gli articoli 1, 2, 3 e 4, e questi articoli trattano di trattati militari. Quindi, io qui ho sentito un grande dibattito sulle basi NATO: no, con questo emendamento soppressivo voi state dicendo che c’è e ci sarà la possibilità dell'uso di armi nucleari anche a scopo difensivo, questo è contenuto nell'articolo 2 che voi volete sopprimere, e ci sarà la possibilità dell'uso anche a scopo difensivo di armi di distruzione di massa nel senso della Convenzione per la messa al bando delle armi chimiche e biologiche. Ora, voi state dicendo, chiaramente mi riferisco alla maggioranza, che decide di sopprimere questi articoli e soprattutto dà la possibilità dell'uso di armi nucleari anche a scopo difensivo, stiamo parlando di questo. Io, quindi, invito tutta l'Aula a riflettere sulla votazione che sta per essere fatta ed, eventualmente, a capire in che direzione vogliamo andare quando parliamo di armi nucleari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Mi faccia registrare l'incoerenza del Partito Democratico che per mesi, quando c'era da discutere il referendum sulla Pag. 13modifica costituzionale, ha riempito gli italiani di una bugia e cioè che, grazie alla riforma costituzionale, finalmente, le proposte degli italiani sarebbero state discusse da questo Parlamento. Ora, quella riforma, per fortuna, non è andata in porto, ma rimane, ovviamente, l'incoerenza del Partito Democratico che quando anche altre forze politiche, dopo otto anni, portano una legge di iniziativa popolare – che, appunto, giaceva dal 2008 alla Camera – in Aula, semplicemente non vuole discuterla, perché vuole mettere l'ennesimo bavaglio alla voce dei cittadini italiani. Secondo noi questo è moralmente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

  Avverto che, ha seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione, soppressivo degli articoli da 1 a 4 del testo, risultano preclusi tutti gli emendamenti riferiti a tali articoli e le votazioni degli stessi.

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 2-A)

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2-A), ossia gli identici emendamenti 5.100 della Commissione e 5.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).

  DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Ha messo in votazione l'emendamento 5.100 della Commissione...

  PRESIDENTE. Abbia pazienza, onorevole Duranti, devo chiedere i pareri ai relatori.
  Invito, quindi, il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza. Sugli identici emendamenti 5.100 della Commissione e 5.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) il parere è favorevole. Il parere è contrario su tutto il resto.

  PRESIDENTE. Il resto non è segnalato, comunque, va bene.
  Il relatore di minoranza ?

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Presidente, prima, sull'ordine dei lavori, mi scusi. Poc'anzi, stavo intervenendo in qualità di relatore di minoranza e mi ha detto che dovevo dare il parere, facendomi poi intervenire nel computo dei minuti del gruppo come dichiarazione di voto sull'emendamento.
  Ma, in realtà, il Regolamento prevede che io possa intervenire anche come relatore di minoranza, prima, che è quello che è successo, infatti, col collega Manciulli. Quindi, in questo caso, le chiedo di intervenire come relatore di minoranza e poi in seguito interverrò in dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. In questo caso – mi ascolti – lei interviene come relatore di minoranza, motivando i pareri che sta dando, allora in questo caso, sì.

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Era quello che volevo fare anche prima, però, poi mi ha detto di dare il parere. Non ci siamo intesi.

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  PRESIDENTE. Però, prima è partito con l'intervento senza...

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Va bene, non ci siamo compresi. Quindi intervengo, ora, come relatore di minoranza.

  PRESIDENTE. Sì, ci dica il parere e lo motivi.

  MANLIO DI STEFANO, Relatore di minoranza. Il parere è contrario all'emendamento della Commissione e favorevole agli emendamenti del MoVimento 5 Stelle.
  Presidente, quello che, anche con questo emendamento della Commissione, si fa è toccare nel merito preciso, anziché, semplicemente nell'ambito NATO, alcune cose che crediamo essere non comprensibili alla popolazione italiana. Ad esempio noi chiediamo, con questi articoli che verranno soppressi con questo secondo emendamento, che tutti i progetti di ampliamento di basi, caserme militari e costruzioni non possano essere autorizzati senza una valutazione ambientale strategica. Ora, abbiamo fatto in quest'Aula enormi dibattiti sull'impatto ambientale, sugli smottamenti del terreno in circostanze particolari, sui disastri, su tutto quello che è successo, anche in questi ultimi mesi, e, soprattutto, sull'impatto che hanno l'ambiente e anche le esercitazioni militari sui cittadini. Voi state dicendo che questa nostra richiesta non è accettabile e, addirittura, merita di essere cancellata dal testo. Rispondo a quanto detto poc'anzi – anche dai colleghi della Lega e di altri partiti – che l'impianto nel suo complesso non è accettabile e, quindi, voteranno il soppressivo, dicendo che in Parlamento si lavora in un modo preciso, ovvero abbiamo la possibilità di emendare le singole leggi. Quindi, se la parte sulle servitù militari vi poteva piacere, in parte, e quella sui trattati no, presentavate gli emendamenti in Commissione, anziché i due soppressivi della maggioranza, presentavate gli emendamenti in Aula e uscivamo da qui con una legge condivisa, perché è il Parlamento dove si fanno le leggi condivise, non sono accordi come quelli che avete difeso all'inizio con il primo voto di soppressione, al di sopra del Parlamento. Perché questo è l'organo che deve rappresentare il popolo italiano. Si poteva uscire con una legge condivisa, con tutto quello che volevate voi, che volevamo noi e che voleva il Partito Democratico.
  Andiamo a chiedere, inoltre, che i progetti già approvati dovranno essere riesaminati dal Parlamento. Niente di catastrofico, significa rendere partecipi i rappresentanti del popolo italiano degli accordi fatti. Ricordo per l'ennesima volta che l'accordo segreto del 1961 che portò le armi atomiche in Italia, a Ghedi e a Aviano, non lo conosce nessuno in questo Parlamento, ufficialmente quanto meno, e ciò è assurdo nell'ottica in cui esiste addirittura un organo di segretezza e di sicurezza nazionale come il Copasir che, almeno quello, lo potrebbe conoscere. Ci sono vari modi di poter affrontare una materia, uno potrebbe essere trovare il modo ideale per far sì che i rappresentanti del popolo sappiano quello che si è deciso. Poi chiediamo che ci debbano essere delle verifiche di regolarità periodiche delle caserme, quindi, se nell'arco della loro esistenza, per un cambiamento specifico, anche di contenuto della caserma, stanno violando alcune regole sul territorio italiano, chiediamo che per ogni progetto di abbandono di una caserma ci sia un progetto di ricostituzione a uso civile, perché i casi sardi, ad esempio, sono un problema enorme. Pensate, l'80 per cento delle servitù militari italiane è in Sardegna. Ora io, se fossi un cittadino sardo, qualcosa al riguardo me la chiederei. E poi chiediamo che la riconversione a scopo civile, ovviamente, ed è una cosa importante perché c’è la tematica anche del lavoro, preveda il riutilizzo del personale civile e militare presente nelle basi. A tutto questo state dicendo no, cancellando interamente la norma e non mi venite a dire che questo è lesivo della sicurezza nazionale, perché non è la NATO che sta cercando di risolvere i nostri problemi di sicurezza nazionale, sono caso mai la polizia italiana, l’intelligence italiana, gli Pag. 15organi nazionali dello Stato, non sono certamente i marines americani a risolvere i nostri problemi di sicurezza nazionale. Si potrebbe ragionare invece su accordi di intelligence che noi stessi abbiamo più volte dichiarato voler fare, e aprire soprattutto lo spettro dell’intelligence anche ad altri Paesi che oggi sono fuori dallo scenario della NATO, materie sulle quali anche le opposizioni più volte hanno parlato, ma per oggi votano, insieme alla maggioranza, degli emendamenti soppressivi. Questa è semplicemente – lasciatemelo dire con chiarezza – incoerenza politica e di merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere conforme a quello espresso dal relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 5.100 della Commissione e 5.200 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, senza nessun tipo di polemica, intanto ringrazio il collega Manlio Di Stefano per avermi spiegato finalmente qual è la procedura per emendare un testo di legge. Non la conoscevo, l'applicherò, d'ora in avanti. Ma, oltre alla parte tecnica, penso che ci sia anche la parte di buonsenso, di pragmaticità: da opposizioni, quali siamo, sappiamo benissimo che, prima di tutto, quando ci si intesta una battaglia politica, bisogna anche capire se c’è lo spazio per poter portare in fondo questa battaglia politica. Apprezzata – non in senso positivo, ma in senso letterale del termine – l'assoluta indisponibilità di fare un ragionamento – come invece si poteva giustamente fare – di stralciare alcune parti, e di ragionare su un miglioramento di quelle che sono le condizioni da porre nelle sedi internazionali nella redazione dei trattati, è chiaro che tutto questo ragionamento va traslato in un'altra sede.
  Quindi, onestamente, mettersi ad impiegare gli uffici legislativi per fare degli emendamenti, quando si sa per certo che questo tema andrà a finire su un binario morto, è questo non solo un esercizio di poca serietà ma anche di ipocrisia, ed è un'ipocrisia alla quale non ci pieghiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Presidente, per annunciare il voto contrario del gruppo di Sinistra Italiana all'emendamento 5.100 della Commissione. Questa seconda parte della proposta di legge, il Titolo II, che con l'emendamento 5.100 si vuole appunto sopprimere, riguarda – è stato ricordato – le basi, le caserme e le installazioni, sia quelle italiane che quelle ad uso di Paesi terzi. Voglio ricordare che c’è un tema, un tema importante, che appunto è stato posto in un periodo della storia del nostro Paese, ma che viene riproposto periodicamente, soprattutto dalle popolazioni che vivono in alcune regioni del nostro Paese, e penso alla Sicilia, alla Sardegna, alla Puglia, al Veneto. È un tema, che si riferisce appunto alla presenza, all'uso e all'ampliamento delle basi e delle installazioni militari, che ha evidentemente profili di sicurezza (la presenza di ordigni nucleari nel nostro Paese, insomma, determina profili di sicurezza, anche piuttosto importanti), che ha profili di carattere ambientale, che ha soprattutto profili legati al coinvolgimento, nelle decisioni, delle istituzioni locali, quindi un profilo che attiene alla democrazia e al dettato costituzionale. Un tema che viene trattato in questa proposta di legge, che appunto si poteva modificare, se fosse stata data al Parlamento la possibilità Pag. 16di farlo, e che richiama anche una cosa che voglio sottolineare: il transito, presso le strutture civili, come porti, aeroporti e ferrovie, di armamenti. Voglio ricordare il passaggio dall'aeroporto civile di Cagliari di armamenti per l'Arabia Saudita, che sappiamo essere un Paese coinvolto nei bombardamenti dei civili nello Yemen. E voglio ricordare che cosa dice il Trattato sul commercio delle armi, che l'Italia ha ratificato nel 2013: l'ATT proibisce il trasferimento di armi verso alcuni Paesi, qualora lo Stato parte, quindi l'Italia, sia a conoscenza che le armi possano essere utilizzate per commettere genocidi, crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
  Di tutto questo avremmo dovuto parlare, di come l'Italia ratifica il Trattato di non proliferazione nucleare eppure ha gli ordigni nucleari sul proprio territorio; ratifica l'ATT eppure prevede il trasferimento di armamenti verso Paesi che sono in odore di crimini di guerra e di crimini rispetto al diritto internazionale umanitario; della presenza, appunto, di basi e di installazioni militari che vengono decise anche sulla base di accordi segreti. Di questo parla la proposta di legge di iniziativa popolare, di quello avremmo dovuto discutere. Invece, così come è stato fatto per la prima parte, per il Titolo I, con un semplice emendamento si vuole cancellare il Titolo II, che prevede articoli importanti, che in ogni modo li si guardi fanno riferimento all'articolo 11 della nostra Costituzione e agli importanti trattati internazionali che noi abbiamo ratificato e sottoscritto.
  Credo che ci sia non solo una grande ipocrisia ma ci sia anche una grande contraddizione. Lo ripeto, nel 2013, in quest'Aula, noi abbiamo ratificato l'ATT, invece oggi non si consente al Parlamento di discutere di una proposta di legge che vuole riportare tutto quello che ha a che fare con la politica di difesa nel nostro Paese dentro un ambito che è previsto dall'articolo 11 della nostra Costituzione. Per cui, convintamente, anche rispetto a questo emendamento, il 5.100, noi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Presidente, per rimanere in scia con quello che si è detto prima, il paradosso della demagogia: noi veniamo accusati di introdurre, in un certo senso banalmente, degli argomenti molto importanti, che quindi avrebbero bisogno di più spazio. A me questo fa ridere, appunto perché lo spazio che oggi abbiamo in questo Parlamento ci viene completamente tolto. Quindi, chiedo prima di tutto dove e quando dovremmo discutere di questi argomenti, se ogni volta che proviamo ad aprire il dibattito su questi temi veniamo completamente colpiti e quindi si deve interrompere tutto ancor prima di far nascere qualcosa. Poi, veramente, non si può essere accusati di demagogia quando si vuole parlare di determinati temi, quando ho qui davanti quella che era la proposta d'iniziativa popolare. Infatti, c’è anche da dire che oggi in Aula non si è portato nulla, perché la Commissione ha completamente stralciato il testo, quindi noi abbiamo addirittura un bollettino che per l'Aula non prevede nulla, e proprio questo fa capire quanto siete aperti al dibattito su questi temi.
  Leggendo quella che era un tempo questa proposta di legge, mi viene un pochino da ridere, ma al tempo stesso mi preoccupo, perché le proposte che abbiamo fatto attraverso questa proposta di iniziativa popolare – ci tengo a sottolinearlo – mi sembrano non solo sacrosante ma anche un qualcosa che attiene moltissimo a quello che dovrebbe essere il discorso della tutela ambientale. Infatti, ad esempio, prendiamo l'articolo 5, dove si chiede semplicemente che le installazioni militari nel nostro territorio, anche di terze parti, devono essere assoggettate alla VAS, alla valutazione ambientale strategica, cioè far capire, ai cittadini che avranno vicino un'installazione militare, Pag. 17cosa succederà, quale sarà l'impatto di questa installazione. Poi vi è una cosa banalissima, alla quale forse non siete abituati: ogni due anni chiedere all'ARPA che venga fatto un bollettino, un aggiornamento di quello che sta succedendo dal punto di vista ambientale in quelle zone.
  Ebbene, se questo per voi è demagogia, allora siamo fieri di essere dei demagoghi. Ma siamo veramente arrivati al punto, come ho detto prima, che oggi stiamo processando, stiamo portando in scena il paradosso della demagogia: noi, che chiediamo maggiori tutele ambientali per i cittadini, veniamo accusati di ipocrisia e di voler introdurre questi temi in una maniera quasi dilettantistica. Allora vi chiedo cosa si dovrebbe fare. Avevate tutti gli strumenti, avevate le occasioni per discutere, potevate allargare il discorso alla IV Commissione, la Commissione difesa; potevamo fare anche un tavolo, qualsiasi cosa, ma a me pare che la soluzione che avete intravisto voi è semplicemente quella di chiudere il coperchio su questi argomenti e di non parlarne mai più, perché, diciamolo chiaro e tondo, sono argomenti scomodi, perché quando si parla di queste cose si deve parlare assolutamente di NATO, di altri trattati multilaterali, si deve parlare di MUOS, si deve parlare di tutti quei morti che ci sono stati per cause ambientali in questi territori.
  Ed è questo che voi non volete fare, perché per arrivare ad una Commissione, per esempio sull'uranio impoverito, che ha avuto qualche successo, abbiamo dovuto aspettare anni, quando invece addirittura il Presidente della Repubblica sappiamo che ha avuto un trascorso sulla questione dell'uranio impoverito ed è stato messo tutto a tacere.
  Quindi, questo voi oggi non volete fare, non volete parlare di questi temi ed è inutile che puntate il dito contro di noi, accusandoci di ipocrisia o di demagogia, perché ormai il re è nudo. È chiaro che in Italia non si può discutere di questi temi e questa proposta di legge potete anche vederla come una provocazione, ma almeno è stato un esperimento per introdurre questi temi nel dibattito politico, perché, lo sappiamo bene, a voi interessa solamente un altro tipo di dibattito, che riguarda solamente il MoVimento 5 Stelle ed affossare le nostre giunte comunali è tutto quello che volete. Quando invece si deve trattare della salute dei cittadini, quando si deve dibattere dell'ambiente, quando si deve dibattere della sovranità dell'Italia, ebbene, a quel punto, deve calare il silenzio. Questo sta succedendo oggi e purtroppo – lo dico chiaramente – non ci saranno chissà quali agenzie o quali prime pagine per questo dibattito, perché morirà piano piano ed è quello che volete ed è quello che state facendo oggi. Quindi, mi dispiace, respingiamo tutte le accuse di ipocrisia e di demagogia. Invece, diciamo proprio che chi oggi sta affossando questo dibattito dovrebbe vergognarsi. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Qui, prima, un collega parlava di valutare lo spazio della disponibilità politica rispetto a questo tipo di proposta. Ebbene c’è un problema sia di merito che di metodo rispetto a quello che stiamo facendo oggi in quest'Aula. Di metodo: una proposta d'iniziativa popolare. Ne abbiamo parlato tanto durante il referendum, le proposte sarebbero state portate in Aula con tempi certi, affrontate così, con emendamenti soppressivi che di fatto svuotano le leggi che vengono firmate dai cittadini. Fortunatamente – viene da dire – non è passata la riforma. Nel metodo non c’è lo spazio della disponibilità politica. Si parla di ambiente, si parla di territori, si parla di regioni devastate da servitù militari. Questi sono temi cari ai cittadini. Non è soltanto un puro esercizio di demagogia quello che stiamo facendo, abbiamo realmente aperto una discussione. Che non si voglia poi fare da parte della maggioranza è un altro discorso, ma ci sono dei temi cari ai cittadini, che vanno affrontati. Questo è un dato di fatto, Pag. 18se vogliamo parlarne bene, se no ci prendiamo la responsabilità di dire che sono temi che non sono all'ordine del giorno per questa classe politica. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Dal 1979 ad oggi, delle 260 proposte d'iniziativa popolare portate in Parlamento soltanto tre sono state approvate e soltanto il 40 per cento è arrivato in Commissione, mai in Aula. Questo per dirvi una cosa molto semplice. Quando parlate di spazio politico per le leggi d'iniziativa popolare, vi dimenticate che avete voi governato negli ultimi trent'anni, avete voi potuto portare al dibattito parlamentare queste proposte e avete deliberatamente scelto di ignorare i 50 mila minimi raccoglitori di firme che ci sono stati per ogni legge di iniziativa popolare.
  La NATO costa 30 miliardi all'anno, 100 milioni di euro al giorno. Ci dite che non è possibile fare il reddito di cittadinanza e le altre proposte, perché mancano 15 miliardi, però quei 100 milioni al giorno li ritrovate.
  Allora, quello che noi oggi abbiamo portato in Aula è la richiesta di ascoltare la voce dei cittadini, che vuole quello di cui davvero ha bisogno e non quello che voi pensate che sia necessario al nostro Paese e avviare un dibattito. Non l'avete fatto, non avete mai avviato un dibattito, neanche dopo il 4 dicembre, quando vi hanno detto che non condividevano nulla delle vostre politiche. Quello che succederà è che i cittadini non ascoltati, così come nacque il MoVimento 5 Stelle da una legge d'iniziativa popolare non ascoltata, prima o poi si riprenderanno il Parlamento, dimenticandosi di voi. Spero che arrivi molto presto il momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Io ho ascoltato, in questa sede e in sede di Commissioni, ripetuti richiami alla necessità di avere un dibattito sull'argomento della proposta di legge, cosa che effettivamente è stata fatta e stiamo facendo in questo momento. Dibattere vuol dire, in alcune occasioni, anche non essere d'accordo e, in questa sede così come in sede di Commissione, abbiamo espresso pareri diversi. Vorrei anche ricordare ai colleghi, che ci dicono che noi siamo contrari alla discussione, che è stata fatta un'indagine conoscitiva approfondita in IV Commissione sulle servitù militari, da cui è discesa una Commissione d'inchiesta – di cui parlava anche il collega del MoVimento 5 Stelle – sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito.
  Quindi non è vero che non si è discusso. Nel merito di questa proposta di legge si è discusso, anche con audizioni, e non siamo stati d'accordo.
  Sul tema invece delle servitù militari si è discusso ed è discesa un'iniziativa parlamentare. Questa idea che ci sia in corso un liberticidio è a mio giudizio non confacente e non seria rispetto alla discussione che è stata fatta.
  Inoltre, vorrei sottolineare un'altra questione. È stato detto che c’è un impegno e una preoccupazione sul tema della deterrenza nucleare. Questa posizione, di attenzione al tema della deterrenza nucleare, non è una posizione del Partito democratico, è una posizione dell'Italia. L'Italia in più occasioni è stata attenta a questo argomento, abbiamo partecipato come Paese ai due summit sul disarmo nucleare promossi da Obama, abbiamo votato recentemente sul tema a favore della non deterrenza nucleare. Quindi dire che non c’è una preoccupazione, non del Partito democratico, non riconoscere la preoccupazione espressa dal nostro Paese nelle sedi internazionali sul tema della deterrenza nucleare, anche qui si tratta di Pag. 19una falsità. Far sottoporre a un regime di sospetto solo i nostri alleati, quando in realtà nel mondo ci sono tutta una serie di attori che si affacciano sullo scenario globale, utilizzando il tema del riarmo nucleare come un tema di discussione della politica internazionale, è secondo me anche qui un atteggiamento ipocrita e partigiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Businarolo. Ne ha facoltà.

  FRANCESCA BUSINAROLO. Grazie, Presidente. Il 16 gennaio di dieci anni fa l'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi dichiarava: «non mi oppongo ai progetti statunitensi» e da allora abbiamo assistito alla trasformazione della città di Vicenza, una scelta che da un lato calpestò la volontà popolare e dall'altra parte generò una presa di coscienza e un percorso di lotte contro la militarizzazione del territorio. I movimenti cittadini ancora oggi dicono «no» alla realizzazione della nuova base dell'esercito statunitense nell'aeroporto vicentino Dal Molin, areoporto che andrebbe a consolidare gli altri stabilimenti americani già presenti sul territorio – la caserma Ederle e la base di Longare – creando la base logistica più importante dell'esercito statunitense in Europa.
  Ricordo che nel marzo 2014 la Commissione difesa della Camera ha fatto un'audizione proprio sulle servitù militari, che ha evidenziato quanto queste aree siano sottoposte ad attività invasive per il territorio, cioè le comunità locali sono pregiudicate dalle possibili forme di sviluppo. Quindi diciamo «no», ma prevedendo comunque delle forme di riassorbimento dei lavoratori civili impiegati e il reperimento di risorse necessarie. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Grazie, Presidente. Io vorrei ricordare un anno, 1998, 3 febbraio, Cavalese, la strage del Cermis. Non è stato un incidente, lì sono morte ben venti persone: un aereo militare statunitense, volando a una quota inferiore a quanto concesso e in violazione dei regolamenti – quindi ricordo che c’è stata una violazione gravissima – tranciò il cavo di quella funivia e morirono venti persone, cittadini italiani. I piloti si stavano semplicemente divertendo, come ovviamente è stato riportato. Pare proprio di sì, era un divertimento. Il pilota dell'aereo e il suo navigatore furono sottoposti a processo negli Stati Uniti, e non in Italia, e furono assolti dall'accusa di omicidio. Questo va ricordato, perché questo non è il modo in cui vengono tutelati i cittadini italiani.
  Quindi, con questa proposta di legge si chiedeva anche questo, si chiedeva di poter ogni volta parlare dei nuovi trattati, quando c’è una nuova situazione geopolitica. Furono semplicemente riconosciuti colpevoli di ostruzione alla giustizia per aver distrutto il nastro che era registrato. Questo è come noi difendiamo i cittadini italiani, quando dei piloti militari stranieri uccidono venti persone. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.100 della Commissione e 5.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nel frattempo saluto gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto Comprensivo Giuseppe Garibaldi di Genazzano, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna.

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 20
  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

  A questo punto, a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti 5.100 della Commissione e 5.200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, soppressivi degli articoli da 5 a 13, risultano preclusi tutti gli emendamenti riferiti a tali articoli e le votazioni degli stessi.
  Avverto, inoltre, che, essendo stati soppressi tutti gli articoli, il provvedimento si intende respinto nel suo complesso. Non procederemo pertanto né all'esame degli ordini del giorno né alla votazione finale.

Seguito della discussione delle mozioni Vezzali, Valiante, Calabrò, Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-01412, Rondini ed altri n. 1-01495, Palese ed altri n. 1-01496, Binetti ed altri n. 1-01497, Amato ed altri n. 1-01498, Brignone ed altri n. 1-01499, Gullo ed altri n. 1-01500, Vargiu ed altri n. 1-01501 e Nicchi ed altri n. 1-01502 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la diffusione del citomegalovirus (ore 11,18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Vezzali, Valiante, Calabrò, Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-01412, Rondini ed altri n. 1-01495, Palese ed altri n. 1-01496, Binetti ed altri n. 1-01497, Amato ed altri n. 1-01498, Brignone ed altri n. 1-01499, Gullo ed altri n. 1-01500, Vargiu ed altri n. 1-01501 e Nicchi ed altri n. 1-01502, concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare la diffusione del citomegalovirus (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che si è svolta nella seduta di lunedì 6 febbraio 2017, sono state presentate le mozioni Vargiu ed altri n. 1-01501 e Nicchi ed altri n. 1-01502, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, intanto voglio ringraziare i parlamentari che hanno presentato la mozione su...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, mi perdoni, rappresentate del Governo. Colleghi, per favore ! Ci dovete mettere nelle condizioni di sentire quali sono i pareri, e di permettere al Governo di parlare in un clima decente. Per favore ! Prego.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Dicevo, Presidente, che ringrazio i proponenti le mozioni perché il tema trattato è un tema che necessita effettivamente di interventi di comunicazione efficaci, rivolti non soltanto alle donne in gravidanza, bensì anche alla popolazione in generale, proprio perché al momento gli interventi di prevenzione ambientale e comportamentale sono gli unici strumenti a disposizione per contenere il contagio e ridurre il rischio di malattia, principalmente per i soggetti a maggior rischio di complicanze. Al contrario, e lo diremo poi nei pareri espressi per le mozioni, non ha al momento alcun fondamento razionale l'effettuazione di un censimento nazionale, ovvero di uno screening di popolazione, in quanto l'infezione della popolazione sana decorre nella maggior parte dei casi in forma asintomatica, e anche nei casi di malattia conclamata senza complicanze, o, se quelle, a lungo termine. Inoltre per l'effettuazione degli interventi di screening di massa si deve disporre di un unico test diagnostico affidabile poco o affatto invasivo, quindi di facile accettabilità da parte della popolazione target e di facile esecuzione, nonché di terapie adeguate. Al contrario, nel caso dell'infezione da CMV la diagnostica non è semplice né altamente attendibile: la rilevazione di anticorpi IgG contro il CMV su un campione di sangue indica un contatto Pag. 21con il virus, ma non è in grado di determinare né il periodo del contagio, molto utile in caso di gravidanza, né l'eventuale trasmissione del virus al feto.
  Nel caso in cui prima della gravidanza questo test risulti negativo, è importante che la donna presti particolare attenzione alle misure utili ad evitare il contagio. Il test per rilevare gli anticorpi, utilizzato per accertare le infezioni recenti, ha evidenziato spesso falsi positivi, e non è quindi affidabile per l'integrazione con altri tipi di test.
  Un ulteriore test dovrebbe essere effettuato per risalire al periodo dell'infezione, il test di avidità delle IgG. Inoltre, alla luce delle attuali conoscenze, lo screening di routine per CMV in gravidanza non è raccomandato, poiché non ci sono prove di efficacia e supporto nell'intervento: infatti, come indicato nelle linee guida sulla gravidanza fisiologica predisposte dal Sistema sanitario come sistema nazionale per le linee guida presso l'Istituto superiore di sanità, la diagnosi di infezione fetale di per sé non è un indicatore di malattia. Non è stato ancora identificato un marker del periodo prenatale per prevedere se un feto con infezione congenita sarà sintomatico o meno, o se si svilupperanno sequele e di che tipo.
  I dati degli studi osservazionali sulle profilassi o terapia del CMV specifiche e disponibili non sono stati confermati da studi clinici controllati e randomizzati. I farmaci antivirali utilizzabili per l'infezione si sono dimostrati teratogeni negli animali, e mancano studi sull'uso in gravidanza.
  Questa raccomandazione attribuisce valore alla alta sieroprevalenza dell'infezione nella popolazione italiana, alla ridotta gravità delle sequele neonatali conseguenti ad un'infezione materna secondaria, all'assenza di trattamenti prenatali di provata efficacia e sicurezza per la prevenzione e le trasmissioni verticali e per la riduzione delle conseguenze di un'infezione congenita.
  Per quanto riguarda lo studio e la ricerca del CMV, si segnala che il Ministero della salute ha finanziato tre specifici progetti (ed è proprio il tema dell'informazione e della comunicazione dell'intervento), per un totale complessivo pari a 650 milioni di euro. Inoltre, al fine di incentivare la ricerca competitiva nel settore delle malattie infettive, questo Ministero supporto l'iniziativa europea a cura dell'Infect-ERA, organismo europeo per lo sviluppo della ricerca nei confronti delle malattie infettive, nonché l'attività degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico nel settore delle malattie infettive, con specifico riferimento all'Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, che, come è noto, è dedicato unicamente al settore delle malattie infettive.
  Segnalo infine che la promozione della salute della donna e del bambino è strategica per il Ministero, è prioritaria. In occasione delle iniziative di comunicazione che saranno realizzate per la seconda Giornata nazionale per la salute della donna, il 22 aprile 2017, è previsto uno specifico approfondimento riguardante il CMV.
  Per queste ragioni, esprimo i suddetti pareri rispetto alle mozioni presentate. Con riferimento alla mozione Vezzali, Valiante, Calabrò, Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-01412, parere favorevole a condizione che nell'impegno n. 3, al secondo rigo, dopo le parole: «favorire la prevenzione», siano inserite le seguenti: «valutare la possibilità e l'utilità di rendere (...)»; e nell'impegno n. 4 all'inizio sia inserita la frase «valutare l'utilità di (...)».
  Sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01495 il parere è favorevole.
  Sulla mozione Palese ed altri n. 1-01496, il parere è favorevole, a condizione che nell'impegno n. 1, la lettera c) sia preceduta dalla formula: «valutare l'utilità di (...)».
  Sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01497, parere favorevole a condizione che gli impegni nn. 4 e 6 siano preceduti dalla formula: «valutare la possibilità di (...)».
  Sulla mozione Amato ed altri n. 1-01498, parere favorevole a condizione che gli impegni nn. 3 e 4 siano preceduti dalla formula: «valutare l'utilità e la possibilità di (...)».Pag. 22
  Sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01499, parere favorevole a condizione che negli impegni nn. 1 e 2 sia inserita all'inizio la formula: «valutare la possibilità e l'utilità di (...)», e che nell'impegno n. 4 sia inserita all'inizio la formula «compatibilmente con i vincoli di bilancio».
  Sulla mozione Gullo ed altri n. 1-01500, parere favorevole, a condizione che gli impegni nn. 3, 4 e 5 siano preceduti dalla formula: «valutare l'utilità e la possibilità di (...)».
  Sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-01501, parere favorevole, a condizione gli impegni nn. 4 e 5 siano preceduti dalla formula: «a valutare l'opportunità di (...)».
  Infine, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-01502, parere favorevole a condizione che l'impegno n. 2 sia preceduto dalla formula: «valutare l'opportunità di (...)».

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, sottosegretario Faraone: per le premesse il parere lo intendiamo favorevole su tutte ?

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sì.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Ringrazio il sottosegretario Faraone per i pareri favorevoli dati a tutte le mozioni e per aver condiviso profondamente questo problema. L'infezione da citomegalovirus è un'infezione che può passare facilmente inosservata perché ha gli stessi sintomi, a volte, di una banale influenza: stanchezza e un disagio che porta ad evitare di confrontarsi con iniziative un po’ più difficili della propria giornata. Può sembrare qualcosa che non incide realmente nella vita di una persona, ma quando l'infezione subentra nei primi mesi di gravidanza e si trasmette al bambino allora le conseguenze possono essere davvero molto gravi. Il disagio che si provoca nel bambino può toccare profondamente il suo sistema nervoso e, quindi, alterare le sue capacità intellettuali e cognitive, ma anche semplicemente tutto il suo assetto motorio.
  Per questo le conseguenze della sofferenza personale del bambino e della sua famiglia, ma anche di tutta la società che successivamente dovrà farsi carico di queste difficoltà, sono del tutto sproporzionate rispetto a quella che è l'iniziativa che tutti quanti noi stiamo in questo momento sollecitando. Il frutto di questo lavoro, relativo all'approfondimento dell'infezione da citomegalovirus e, quindi, il senso di questa mozione, tocca, di fatto, tre punti molto chiari e molto semplici: il primo è un intervento sulla prevenzione, un intervento chiaro che si deve svolgere attraverso l'educazione, un'educazione che, in particolare, viene rivolta non solo ai medici di medicina generale, non solo a tutta quella che è la classe medica, ma anche, principalmente, soprattutto e direttamente, alle donne; il secondo punto è quello di intervenire in gravidanza, facilitando il test, anche se è vero che il test, come ha detto molto chiaramente l'onorevole Faraone, è un test che presenta ancora delle problematicità; il terzo punto, è salutare anche positivamente l'idea che ci sono già dei farmaci che sembra che concedano un buon margine di speranza e che possono essere somministrati in gravidanza a bambini che eventualmente risultassero infetti. Quindi, stimolare la ricerca in questo senso...

  PRESIDENTE. Grazie...

  PAOLA BINETTI. ...oltre alla prevenzione e all'educazione è la vera battaglia di questa mozione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Premetto che voteremo a favore su tutte le mozioni che sono state presentate dai colleghi. Riteniamo che questa iniziativa Pag. 23assunta dal Parlamento sia importante; è un'iniziativa importante perché, purtroppo, ancora oggi si registrano, almeno stando ai dati censiti e certificati, oltre 5 mila casi, che subiscono poi sostanzialmente dei danni veri e propri soprattutto nei nascituri, perché si tratta di un'infezione subdola. Il citomegalovirus è un virus che appartiene alla famiglia degli herpes e, quindi, la distribuzione è ubiquitaria, sia nel contesto degli essere umani ma anche in molti mammiferi. Inoltre, la malattia è anche strettamente specie-specifica, cioè l'uomo è la sola riserva. In questo contesto noi riteniamo che vada fatta soprattutto una campagna di prevenzione e di informazione istituzionale in maniera massiva da questo punto di vista, perché la prevenzione, rispetto a questo tipo di infezione, è la cura migliore ed è veramente ciò che serve.
  È fin troppo evidente che adesso ci sono tante campagne informative e istituzionali attraverso i mezzi di comunicazione che sono abbastanza importanti, anzi sono tutte necessarie. Tuttavia, io ritengo che questa sia particolarmente necessaria, perché la prevenzione determina sostanzialmente l'annullamento di tutte le conseguenze e le conseguenze sono da tener presente soprattutto nei confronti delle donne in gravidanza e nei confronti delle donne che non ne sono al corrente. Infatti, se l'infezione è in essere spesso e ben volentieri colpisce il nascituro e si può contrarre l'infezione stessa anche al momento del parto. Detto questo, le complicanze sono abbastanza gravi, in particolare agli occhi, al fegato, al sistema gastrointestinale, al sistema nervoso.
  Ecco perché noi riteniamo di accogliere senza dubbio la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo, signor Presidente, e a valutare l'emanazione di linee guida.
  Io direi che lo sforzo principale, da parte del Ministero, sia quello di fare la campagna istituzionale di prevenzione in riferimento alle conseguenze e alla facilità con cui si potrebbe aggredire e risolvere questo problema ma, anche e soprattutto, a favore di linee guida nazionali in riferimento agli screening e a quant'altro.
  In questo Paese c’è stato un momento in cui si era data un'importanza notevole a diversi step; infatti, una volta c'erano le visite militari. Io ritengo, al di là di come uno la pensi sulla vicenda delle visite militari, che spesso e ben volentieri per alcune complicazioni che riguardano l'uomo – ma in questo caso anche le donne, perché ultimamente ci sono le cosiddette volontarie e quant'altro – potrebbero essere utili questi screening e queste visite. Era uno step importante.
  Così pure era importante la medicina scolastica.
  Ora mi sembra che si sia abbandonato tutto questo filone e io penso che bisognerebbe invece ripristinarlo in un contesto di linee guida. Se ci fossero, signor Presidente, le linee guida nazionali, con cui vengono impartiti indirizzi direttivi – linee guida chiaramente fatte d'intesa con le regioni – su come cercare di programmare degli screening e delle informazioni anche rispetto alle attività scolastiche e rispetto a tutte queste situazioni, sarebbe estremamente utile.
  Ecco perché sostengo che si deve soprattutto promuovere una corretta e capillare informazione, assumendo iniziative per ridurre il rischio di trasmissione – delle linee guida ho già detto – e promuovere e incentivare lo studio e la ricerca anche sul citomegalovirus, al fine di disporre di strumenti diagnostici sempre più efficaci e di contribuire al coronamento degli sforzi di oltre cinquant'anni di ricerca a livello mondiale e a livello nazionale per mettere a punto una diagnosi e una terapia quanto più possibile efficaci.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Anch'io ringrazio il Governo per aver accolto lo spirito dalla mozione e preannuncio che il gruppo dei Civici e Innovatori voterà a favore su tutte le mozioni, mozioni che hanno il merito di Pag. 24portare in Aula la discussione su un tema che è veramente importante. Io credo che non sia importante specificamente o non solo sia importante specificamente la discussione sulle problematiche attinenti al citomegalovirus, quanto il fatto che in quest'Aula, nel giro di 15 giorni, siano arrivate mozioni in discussione che riguardano aspetti della sanità che fondamentalmente riportano l'attenzione sul tema della prevenzione. Dunque, 15 giorni fa, credo, abbiamo approvato una mozione che ricorda una serie di rischi che l'antibiotico resistenza sta introducendo nella sostenibilità del welfare del nostro Paese e oggi ci troviamo a discutere di citomegalovirus.
  Io non ripeterò – perché lo hanno fatto i colleghi e lo hanno fatto molto bene all'interno della discussione sulle mozioni, così come il sottosegretario – e, dunque, non mi addentrerò nelle tematiche di carattere tecnico. Nella nostra mozione noi teniamo perfettamente in conto le difficoltà diagnostiche e soprattutto le difficoltà ad attuare una terapia che sia eventualmente correlata alla diagnosi. Per cui, condividiamo le perplessità che il Governo sostanzialmente ha manifestato sulla obbligatorietà di screening che sono sostanzialmente invasivi e che rischiano di non dare poi un risultato spendibile dal punto di vista terapeutico.
  Invece, vorrei concentrare l'attenzione e le parole di questo intervento su alcuni aspetti che sono di carattere sistemico. Il primo è l'attuazione di misure igieniche adeguate, vicenda e tentativo che non vale ovviamente soltanto per la prevenzione dei danni da citomegalovirus o delle infezioni in ambito ospedaliero, ma deve essere un'idea costantemente presente ogni qual volta noi ci approcciamo a realtà sanitarie. Questo, ovviamente, allarga il tema su cui stiamo discutendo, perché ci aiuta a valutare come nella moderna sanità italiana non abbiano più senso quelle realtà sanitarie che non riescono a garantire la qualità dell'assistenza che al loro interno viene erogata. Quindi, noi non dobbiamo più ragionare sulla moltiplicazione dei punti di erogazione di assistenza, ma dobbiamo concentrarci sulla qualità e sull'appropriatezza delle prestazioni che vengono erogate nei punti dove decidiamo di fare assistenza.
  Il secondo punto è quello della crescita della cultura complessiva della popolazione, perché ormai una serie di elementi che sono cardine di tutte le attività di prevenzione non possono rimanere sequestrati all'interno dei congressi medici, ma devono entrare nella testa della popolazione e devono costituire delle linee guida presenti dappertutto e utilizzate dovunque.
  La terza valutazione importante è quella della sensibilizzazione del mondo della sanità, non tanto perché a oggi ci sia la necessità di effettuare accertamenti in più, o almeno che questa sia una cosa sicura al cento per cento, quanto perché è importante che nel mondo medico sia presente l'idea del rischio, sia presente l'idea della necessità della prevenzione del rischio, perché da questo atteggiamento, che si ispira ai principi della cautela, ai principi della giustificazione, e quindi all'attenzione nei confronti dell'atto medico e del momento in cui questo viene praticato ed erogato, nasca un sistema di sicurezza delle cure che è quello che anche la prossima settimana avremmo verosimilmente in discussione in quest'Aula.
  Ultimo elemento che si scontra con la magica parola dell’«invarianza» della spesa, che è presente in quasi tutti gli atti che vengono prodotti da questo Parlamento, è quello della ricerca. Tutto ciò che, anche per quanto riguarda il citomegalovirus, noi speriamo possa essere introdotto per garantire maggior sicurezza agli immunodepressi, alle gravide e per ridurre danni che vengono poi pagati negli anni a venire dalla sanità italiana, passa attraverso la ricerca, una parola che in questo Paese è significativamente depressa per effetto delle ristrettezze economiche di bilancio e per effetto di un PIL che non cresce.
  Non vale forse oggi la pena di spendere ulteriori ragionamenti che questo gruppo dei Civici e Innovatori sempre fa sul fatto Pag. 25che soltanto un PIL che cresce è garanzia di sostenibilità del welfare, e di quello sanitario in particolare, e quindi è garanzia di qualità, di assistenza alla popolazione. Le best practice sono strettamente legate a questa ultima riflessione.
  Non abbiamo da inventare niente, quasi mai, nel senso che gli altri Paesi, a evoluzione paragonabile o superiore dal punto di vista sanitario rispetto al nostro, hanno già fatto tutti gli studi di cui noi oggi abbiamo bisogno. È importante che noi sosteniamo economicamente questi sforzi ed è importante che noi abbiamo sempre la piena conoscenza (i nostri istituti scientifici normalmente ce l'hanno) di ciò che viene fatto nel resto del mondo. La sanità italiana non è un pezzo a sé stante rispetto a quello che succede altrove, è importantissimo che noi manteniamo i contatti, il confronto, il benchmark e la valutazione delle best practice che vengono fatte fuori dall'Italia, per non perdere mai un'eccellenza del nostro sistema che oggi è fortemente messa in crisi dalla carenza delle risorse economiche (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, prima di presentare questa mozione ho provato a capire in quanti sapessero effettivamente di cosa stessi parlando. La maggior parte delle persone alle quali ho posto la domanda non l'ha presa sul serio, trovando incredibile e difficile pronunciare persino il nome del virus, al pari di molte delle donne in gravidanza che non conoscono i rischi che possono correre e ignorano ciò che può capitare ai loro bambini e che, in non pochi casi, non sono in grado di provvedere, per gli alti costi che dovrebbero sostenere, a pagarsi lo screening da sole.
  La cosa che mi ha meravigliato di più, però, è che manca una corretta informazione: conoscere questo virus consentirebbe di mettere le gestanti in condizione di assumere dei piccoli accorgimenti igienici che potrebbero aiutarle a prevenire il contagio. Precauzioni semplici, ma utilissime, che consigliano, ad esempio, un lavaggio accurato e frequente delle mani, di non condividere con bambini piccoli cibi e bevande, posate e bicchieri, di evitare di baciarli vicino alla bocca.
  A differenza di altre malattie infettive, il citomegalovirus non lascia immunità, quindi l'infezione può essere ripresa anche dopo la prima volta.
  Nel nostro Paese non è previsto lo screening del citomegalovirus, né prima della gravidanza, né nei nove mesi di gestazione, ma neanche dopo la nascita del bambino; fatto questo che ci fa ragionare su dei numeri che potrebbero essere molto lontani da quelli reali. Da quanto si sa, infatti, ogni anno si contraggono circa 13.000 infezioni primarie da citomegalovirus che portano le donne in gravidanza a partorire 5.000 bambini con un'infezione congenita. La stima, che è ragionevole, e si ritiene lontana dai dati reali, ci dice che dei 5.000 bambini portatori di un'infezione congenita almeno 800 soffriranno poi di severe disabilità permanenti. Gli esperti sono d'accordo sul fatto che l'assenza di un programma di screening coordinato abbia favorito iniziative spontanee, comportamento che produce però risultati disomogenei a livello regionale che peraltro, non condividendo una medesima procedura di indagine, fornisce un dato impreciso. Il CMV, a quanto si apprende da ricerche condotte in Italia e all'estero, è la principale causa di infezione congenita nei Paesi sviluppati, ne è affetto lo 0,7 per cento di tutti i nati vivi e può annoverarsi come ragione di sordità neurosensoriale non genetica in età pediatrica. Il fatto che in Italia una percentuale che varia fra il 60 e il 70 per cento delle donne in età feconda presenta anticorpi CMV specifici, significa che ha contratto questa infezione almeno una volta nella vita. Una infezione asintomatica che si può scoprire solo dosando gli anticorpi con un prelievo di sangue; una infezione dalla quale si può guarire senza complicazioni, a meno che non venga contratta per la Pag. 26prima volta in gravidanza, e allora può trasmettersi al feto in percentuali vicini al 40 per cento dei casi. Circa il 10-15 per cento dei neonati che nasce con un'infezione congenita presenta sintomi evidenti fin dalla nascita, e non di rado un 70-80 per cento di questi bimbi può manifestare, entro i primi due anni di vita, disturbi come un ritardo psicomotorio, la sordità o delle alterazioni oculari. Il rischio di mortalità perinatale si aggira intorno al 10 per cento. Non è un escluso che una percentuale fra il 5 e il 15 per cento dei neonati infetti, ma asintomatici alla nascita, possa manifestare complicazioni tardive.
  Il citomegalovirus è un problema complesso, può capitare infatti che i suoi sintomi, non sempre evidenti, vengano confusi con quelli dell'influenza, altre volte è difficile da diagnosticare perché non si comporta allo stesso modo con tutti i soggetti. Nei casi di manifestazioni tardive diviene difficile, se non impossibile, ricondurre molte forme di disabilità al CMV, perché avendo sintomi aspecifici non è rilevabile retrospettivamente.
  Potrei andare avanti enunciando dati e cercando di inquadrare questo virus subdolo. Potrei raccontare la mia esperienza, i costi sostenuti per evitarlo, ma resterebbe un esercizio inutile se con questa mozione, con queste mozioni, non riusciremo a far parlare del citomegalovirus. Deve essere chiaro che ridurre il rischio di trasmissione da CMV e favorire la prevenzione, prevedendo lo screening per le donne in gravidanza, può consentire una riduzione di costi sociali, visto che, in caso di diagnosi tardiva o di una cura inadeguata, i neonati positivi vengono inseriti in un programma di controlli che li accompagna in media dieci anni o per lo meno fino a quando non abbiano maturato la negatività al virus. Promuovere lo studio e la ricerca del CMV permette di sviluppare nuovi e sempre più efficaci strumenti per aiutare le mamme che dovessero contrarre il virus. Approfondire questo tema è stato utile per capire che bisogna intensificare l'informazione e che andrebbe predisposta un'anagrafe nazionale dei casi affinché in tempi congrui si possa definire con precisione qual è l'incidenza di casi che ricorre in Italia e verificare la sostenibilità dei costi dello screening gratuito. Al nostro Paese occorre un piano per prevenire le 5.000 infezioni neonatali di cui oggi si ha conoscenza, serve acquisire sensibilità e mostrare attenzione rispetto a malattie trasmissibili di cui sono vittime i bimbi, per evitare che questi manifestino disturbi uditivi oculari o neurologici. Quindi, se condividiamo il ragionamento che porta ad affermare che prevenire è meglio che curare, aiutare mamme e bambini in tenera età lo dobbiamo considerare un impegno/dovere, ma, soprattutto, un investimento per il futuro del Paese. Per questo, con il sostegno del gruppo Scelta Civica-ALA-MAIE e dei colleghi di altri gruppi che ne hanno condiviso le finalità, ho presentato questa mozione sulla quale siamo chiamati ad esprimerci oggi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. I sintomi, in età adulta e anche nell'infanzia, sono simili a quelli dell'influenza o della mononucleosi, e talvolta, troppo spesso, sono sottovalutati. Il virus è però particolarmente pericoloso se contratto dal feto, con una trasmissione verticale madre-figlio: in questo caso si parla di citomegalovirus congenito. La più frequente e pericolosa infezione materno-fetale è causata dal citomegalovirus, che è presente in circa un neonato su cento e responsabile non solo di danni fetali, ma anche di abortività e sterilità. Il rischio di trasmissione varia a seconda che si tratti di una prima infezione, cioè se è la prima volta che la madre contrae la malattia, oppure di una reinfezione.
  Nel primo caso il rischio di trasmissione al bambino è del 30-50 per cento, mentre nel secondo la trasmissione è rara, per quanto non ancora stabilita. Se il citomegalovirus colpisce nei primi mesi il Pag. 27feto di una gravida che non ha mai avuto l'infezione, può avere effetti molto seri, perché l'organismo fetale non ha sviluppato ancora difese immunitarie, e di conseguenza è privo di ogni tipo di protezione. Nei neonati infetti (circa 5 mila all'anno in Italia), almeno il 10 per cento presenta manifestazioni cliniche. Tra queste le più gravi sono neurologiche, quali sindromi convulsive, microcefalia, idrocefalo, calcificazioni e difetti di sviluppo delle circonvoluzioni cerebrali, atrofia cerebrale e cerebellare.
  Ebbene, noi crediamo che aver posto la questione all'ordine del giorno dell'Aula sia un investimento, un investimento sullo stato di salute della nostra popolazione, e quindi, apprezzando il parere favorevole del sottosegretario a tutte le mozioni che sono state presentate, riteniamo di sottolineare che, per garantire una corretta prevenzione, sia importante, molto importante, predisporre protocolli per una diagnosi tempestiva che individui la presenza del virus nell'organismo materno, al fine di limitare al massimo i rischi di conseguenze per il nascituro, prevedendo che la gestante si possa sottoporre con regolarità, se non ha mai contratto l'infezione, almeno una volta al mese, al test per rilevare la presenza del citomegalovirus, posto che, quando i danni fetali sono molto gravi, la terapia antivirale potrebbe non essere più efficace per prevenire i danni al nascituro.
  Ed ancora, pensiamo che sia fondamentale puntare anche sulla ricerca e la sperimentazione di nuovi farmaci, al fine di debellare l'infezione da citomegalovirus, verificando, nel frattempo, la possibilità di prescrivere farmaci già in commercio che, secondo alcuni studi recenti, possono essere utilizzati anche per bambini affetti da citomegalovirus. Ed infine, condividendo anche ciò che hanno sottolineato i colleghi nelle loro mozioni, è fondamentale una campagna di sensibilizzazione basata sui due principi cardine per il contenimento della malattia, informazione e igiene, al fine di diffondere una nuova e più completa cultura della prevenzione di una patologia che può colpire ampi strati della popolazione. Concludo dicendo e ribadendo che apprezziamo il parere e la disponibilità del sottosegretario, e quindi del Governo, in merito alla questione posta, annunciando che voteremo a favore anche di tutte le altre mozioni presentate dai colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calabrò. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE CALABRÒ. Grazie, Presidente. La mozione che oggi noi ci apprestiamo ad approvare è un'occasione di riflessione su vari aspetti, innanzitutto sul ruolo della prevenzione, ma anche sul ruolo della formazione dei medici di medicina generale e sulla necessità di impegnarci per garantire che tutti i cittadini abbiano accesso alle stesse cure.
  Sono state illustrate la natura del virus, la sintomatologia ingannevole, l'entità della diffusione di questa patologia, i rischi seri che ne derivano, e quindi non starò a sottolineare questo. Consentitemi, però, di soffermarmi solamente su un dato: noi oggi non possiamo ignorare che a causa di questo virus sotto diagnosticato ogni anno 800 bambini nascono con disabilità permanenti di vario tipo e un bambino al giorno nasce con disabilità molto gravi, siano esse neurologiche, di sordità, di malformazioni, di difetti di sviluppo cerebrale, fino alla cecità. Un altro aspetto che credo vada rimarcato è la modalità del contagio, che avviene attraverso uno stretto contatto con fluidi corporei, la saliva in particolare, per cui la migliore prevenzione è senz'altro un'attenta igiene personale, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili alla malattia, come le donne in gravidanza, gli individui immunodepressi, i bambini piccoli, i bambini appena nati.
  Bene, cari colleghi, non è accettabile che in un Paese come il nostro, che vanta i più alti indicatori in termini di aspettative di vita e di salute della propria popolazione, non si riesca a debellare Pag. 28un'infezione che si trasmette in maniera così ordinaria e così banale, ma quello che ancora più mi preoccupa è che l'Osservatorio sulle malattie rare abbia denunciato che, dinanzi alla scoperta dell'infezione primaria in una donna in gravidanza, troppe volte si consiglia l'interruzione di gravidanza, senza nemmeno fare i test di approfondimento, mentre basterebbe eseguire il test di screening.
  In alcuni casi, ha sottolineato a più riprese l'Osservatorio sulle malattie rare, non viene fatto nemmeno il test di avidità, che permette di sapere se l'infezione è avvenuta nei tre mesi precedenti o ancora prima, mentre la tempistica è fondamentale. Se il contagio è avvenuto prima della gravidanza, i rischi si abbassano all'1 per cento circa; ciò vuol dire che in alcuni casi si consiglia di interrompere la gravidanza senza nemmeno essere sicuri al 100 per cento che il nascituro abbia sviluppato l'infezione. Peraltro, recentemente leggiamo che in alcune strutture sanitarie, per l'esattezza l'ospedale Sant'Anna di Torino e il San Matteo di Pavia, sono state condotte ricerche che hanno permesso di scoprire come prevenire l'infezione primaria da citomegalovirus nelle donne in gravidanza.
  E, ancora, va sottolineato come in Italia, non essendo riconosciuto lo screening obbligatorio gratuito in gravidanza, solo alcune realtà regionali effettuino uno screening spontaneo disomogeneo, talvolta seguendo iter procedurali non corretti. Una disomogeneità tra regioni che cozza contro quei principi di universalità, di omogeneità, di equità di accesso alle cure, che ancora dovrebbero ispirare il nostro Servizio sanitario. Ecco perché gli impegni che chiediamo al Governo sono necessari e urgenti, agevolmente realizzabili. Innanzitutto, una maggiore informazione per prevenire il virus. D'altronde, viviamo in un'epoca in cui l'informazione e la prevenzione vanno molto a braccetto, e disponiamo di un arsenale di mezzi per poter raggiungere facilmente la popolazione interessata, dal sito del Ministero a pamphlet informativi degli studi medici o a quant'altro. Poi, chiediamo di promuovere lo studio e la ricerca del citomegalovirus per permettere ai medici che assistono le gestanti di diagnosticarla rapidamente, per sviluppare nuovi e sempre più efficaci strumenti utili ad aiutare una madre che dovesse contrarre questo virus.
  E, ancora, il tema della formazione dei medici di medicina generale si rivela anche qui la carta vincente per arginare e debellare virus e patologie che costituiscono un rischio per la nostra società. Inoltre è necessario rendere gratuito e obbligatorio lo screening per le donne in gravidanza: si tratta di un investimento, un investimento dovuto per ridurre i costi sociali di una diagnosi tardiva o di un'inadeguata cura, visto che i neonati positivi al citomegalovirus vengono inseriti in un programma di controlli che li accompagna in media dieci anni o fino a quando non abbiano maturato la negatività al virus. Infine, va predisposto un censimento nazionale dei casi, affinché, in un lasso di tempo congruo, si possa sapere con precisione qual è l'incidenza di casi che ricorre in Italia.
  La conoscenza è necessaria non solo per quantificare i costi della malattia, ma per poter approntare le migliori strategie di prevenzione, diagnosi e cura. Concludo, colleghi, sottolineando che la trasversalità della mozione che ci accingiamo ad approvare è un bel segno che quest'Aula oggi rivolge alla società e alle donne in particolare. Sui temi della salute un Parlamento responsabile dovrebbe mostrarsi maggiormente unanime e compatto, consapevole che la tutela della salute è un bene cui tutte le forze aspirano (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Calabrò, anche per la sintesi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Trattiamo un tema – gli interventi precedenti lo hanno ricordato – di importanza significativa. Il citomegalovirus è un virus molto comune e, se contratto, sappiamo Pag. 29quanto rimanga latente all'interno dell'organismo per tutta la vita, con la possibilità di riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario. L'infezione avviene senza sintomi, molto spesso se ne esce grazie alle proprie difese immunitarie, ma le persone immunodepresse possono essere coinvolte in gravissime complicazioni. L'altro problema, è stato sottolineato anch'esso nella discussione, è che la presenza di questo virus non viene diagnosticata subito. Ad oggi, non esiste un vaccino per la prevenzione di questo virus e la prevenzione rimane sicuramente lo strumento fondamentale per evitare di esserne colpiti. Soprattutto, riguarda donne in gravidanza, individui immunodepressi, bambini piccoli, bambini appena nati e sappiamo bene, purtroppo, che un'infezione contratta durante la gravidanza e trasmessa al feto può comportare, per il bambino o la bambina, danni permanenti, anche molto, molto seri. Voglio rammentare, come è stato già fatto, che ogni anno si osservano circa 13.000 infezioni primarie da citomegalovirus nelle donne in gravidanza, 5000 sono i bambini che nascono in Italia con un'infezione congenita e di questi, lo ricordava l'onorevole Calabrò, prima, ottocento subiscono delle disabilità permanenti. Ho sentito degli impegni da parte del Governo, ho sentito che il prossimo aprile, di nuovo, il Governo si cimenterà sul tema di una giornata per la salute delle donne, delle donne e dei bambini; noi siamo molto attenti a questo e chiediamo, viste le precedenti campagne, che questa volta la campagna avvenga nel rispetto pieno della vita delle donne e dei loro bambini. Voglio ricordare che altri Paesi europei e Israele sottopongono di routine le donne in gravidanza a test per la presenza del virus e questo ha portato dei benefici. È da ricordare, anche, che il costo sanitario e sociale dell'infezione congenita è molto alto; si stima, per esempio, che in Paesi come la Germania e l'Italia i costi diretti di un'infezione superino i 60 e i 100.000 euro, mentre le conseguenze per le famiglie sono molto, molto pesanti. Ecco questa è la situazione, l'analisi della gravità del tema e, allora, da qui, i nostri quattro impegni. Primo punto, risorse per favorire la ricerca medica e farmacologica per l'individuazione di uno specifico vaccino e studi più approfonditi per consentire le diagnosi precoci, che è uno dei punti fondamentali, con particolare attenzione, è stato detto, alle donne nella vita fertile; secondo punto, prevedere lo screening gratuito per le donne in gravidanza e in età fertile, al fine di prevenire la trasmissione e contrastare il virus. L'Osservatorio nazionale delle malattie rare ha osservato che questo strumento può portare vantaggi. A questo impegno il Governo ha messo la solita formula di rito: «a valutare l'opportunità di». Ecco, noi vogliamo che questo impegno venga valutato bene, anche da un punto di vista scientifico, ma questa valutazione deve essere una valutazione clinica, non può essere solo economica. Terzo punto, noi vogliamo che ci siano delle campagne informative di sensibilizzazione sulla conoscenza del virus. Sappiamo quanto questo non sia conosciuto. Il quarto punto è il coinvolgimento dei medici di medicina generale, in modo tale da renderli più formati a questa problematica.
  Ecco, sono degli impegni che toccano due linee di politica sanitaria, di politiche per il diritto allo studio, guardano a due priorità: più investimento nella ricerca medica, nella ricerca scientifica e più investimenti sulla prevenzione, la Cenerentola, ancora, del Servizio sanitario pubblico.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12)

  MARISA NICCHI. Noi pensiamo che queste due politiche, prevenzione, innovazione e sviluppo della ricerca siano ancora delle sfide aperti. Sono sfide a parte e lo dimostra il fatto che il Governo, il sottosegretario ha assunto degli impegni sempre con la solita formula di rito, sottoponendo queste priorità alle compatibilità economiche. Con questa preoccupazione e anche rilanciando questa sfida, Sinistra Italiana voterà tutte le mozioni e tutti gli Pag. 30impegni, anche se edulcorati dalle formule di rito del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gullo. Ne ha facoltà.

  MARIA TINDARA GULLO. Presidente, onorevoli colleghi, premesso che il citomegalovirus è un virus talmente comune da contagiare almeno tre adulti su cinque, le infezioni da tale virus sono, nella maggior parte degli individui, asintomatiche, perché un buon sistema immunitario è in grado di tenerle sotto controllo, ma negli individui immunodepressi possono causare gravi complicanze, in particolare a occhi, fegato, sistema gastrointestinale e sistema nervoso. Una volta contratta l'infezione, il virus rimane latente all'interno dell'organismo per tutta la vita, ma può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario. L'aspetto più importante legato al CMV, dal punto di vista medico, è rappresentato dalle infezioni congenite; un'infezione contratta durante la gravidanza e trasmessa al feto può arrecare al bambino danni permanenti anche gravi. Il contagio può avvenire tramite i fluidi del corpo per contatto persona-persona, per trasmissione madre-feto durante la gravidanza o madre-figlio durante l'allattamento, per trasfusioni e trapianti di organi infetti. Se contratto nei primi mesi di gravidanza può essere causa anche di serie disabilità nel neonato. La donna in gravidanza è bersaglio facile per i virus poiché le difese immunitarie si abbassano per impedire un rigetto fetale. Spesso la diagnosi è formulata solo quando l'ecografia già ha evidenziato danni al feto. Lo screening precoce può essere fatto con un semplice esame del sangue; non esiste, attualmente, un vaccino per la prevenzione del citomegalovirus. Il modo migliore per limitare il rischio di contagio è un'attenta igiene personale. In Italia lo screening precoce non fa parte di linee guida condivise ed è ancora al centro di dibattito. Alla luce delle attuali conoscenze lo screening di routine per citomegalovirus in gravidanza non è raccomandato per vari motivi, tra cui, principalmente, la mancata disponibilità di un trattamento preventivo o curativo efficace, la difficoltà nel definire un segno prognostico affidabile di danno fetale, la mancanza di consenso circa il management delle donne che presentano una sieroconversione in gravidanza, le potenziali conseguenze in termini di ansia indotta, perdite fetali iatrogene e aumentata richiesta di IVG.
  Con citomegalovirus congenito, anche in assenza di manifestazioni, il bambino resta infettivo per qualche anno e può trasmetterlo ad altri bambini. Sono disponibili diversi test in grado di rilevare l'infezione da citomegalovirus, la rilevazione di anticorpi IgG contro il citomegalovirus su un campione di sangue indica un contatto con il virus, ma non è in grado di determinare né il periodo di contagio, cioè se l'infezione è in atto o risale al passato, molto utile in caso di gravidanza, né l'eventuale trasmissione del virus al feto. Nel caso in cui, prima della gravidanza, questo test risulti negativo è importante che la donna presti particolare attenzione alle misure utili a evitare il contagio. Il test per rilevare gli anticorpi IgM, utilizzato per accertare le infezioni recenti, ha evidenziato spesso dei falsi positivi e non è, quindi, affidabile senza l'integrazione con altri tipi di test. Un test utilizzato per risalire al periodo dell'infezione è il test di avidità delle IgG. Per determinare l'eventuale trasmissione del virus al feto sono necessari esami più invasivi, come l'amniocentesi o l'analisi del sangue fetale. Per individuare in un neonato un'infezione congenita da citomegalovirus durante le prime tre settimane di vita si cerca direttamente la presenza del virus nelle urine, nella saliva e nel sangue. In caso di infezione da citomegalovirus congenita, non è stato ancora identificato nessun tipo di marcatore per determinare se il neonato sarà sintomatico o se svilupperà sequele. Non si conoscono trattamenti prenatali efficaci e sicuri per prevenire la trasmissione madre-feto dell'infezione, né per ridurre le conseguenze di Pag. 31un'infezione congenita. I farmaci disponibili sono estremamente dannosi per il feto, alcuni farmaci antivirali possono aiutare a controllare l'infezione negli individui immunodepressi. Tutto quanto premesso, si impegna il Governo a prevedere forme di sostegno per la ricerca da citomegalovirus, nonché per sviluppare sistemi di diagnosi che consentono il rapido riconoscimento del virus; a sviluppare iniziative dirette ad informare i cittadini sui sintomi derivanti dal virus e sulle conseguenze della mancata o tardiva cura; a sensibilizzare gli operatori del settore medico-sanitario al fine di promuovere lo screening per le donne in gravidanza; a prevedere forme di sostegno, anche economico, a favore delle famiglie di bambini positivi al virus; perché si adoperi affinché le istituzioni e l'industria del farmaco adottino misure per promuovere l'innovazione e la ricerca e regolamentino la cooperazione e la condivisione di informazioni fra tutti i soggetti interessati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marialucia Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Presidente, oggi parliamo di salute, nello specifico del citomegalovirus, un virus che appartiene alla famiglia degli Herpes virus, molto comune e con un margine di diffusione elevato. Dopo la prima infezione, di solito, rimane latente nell'organismo che lo ospita in una condizione definita dormiente e senza causare danni alla salute. Può passare inosservato sotto il profilo sintomatologico o causare disturbi di tipo influenzale. Un soggetto con sistema immunitario sano, quindi, non incontra difficoltà nel tenere sotto controllo il virus, diversa è la funzione che svolge quando l'individuo va incontro ad un indebolimento del sistema immunitario. In questi casi può sviluppare la malattia da citomegalovirus, attaccando il fegato, la milza, il sistema nervoso centrale o provocando disturbi dello sviluppo; può causare polmoniti, encefaliti, epatiti di difficile gestione. Sintomi e disabilità possono essere temporanei, ma anche permanenti, come la perdita dell'udito, della vista, forme di disabilità mentale, mancanza di coordinamento, convulsioni e, nei casi più gravi, può comportare persino la morte.
  La trasmissione del citomegalovirus è assai vasta ed avviene: attraverso fluidi organici, sangue, urine, tanto per fare degli esempi. Il contagio, pertanto, può avvenire sia in modo diretto, attraverso il contatto intimo, ma anche attraverso la trasfusione di sangue infetto o trapianto di un organo infetto. Situazione particolare, come già più volte ribadito da chi è intervenuto prima di me, è quella della donna in gravidanza, che presenta una transitoria immunodepressione, cioè un calo delle difese immunitarie. Questa situazione può favorire il contagio del citomegalovirus se la gestante non ha mai contratto l'infezione, o può generare la riattivazione o reinfezione se il virus è stato contratto prima della gravidanza. Il pericolo riguarda anche il feto, naturalmente, il quale, sprovvisto di difese immunitarie, potrebbe contrarre il virus con conseguenze gravi sulla sua salute, come ritardi mentali e/o disabilità fisiche o ritardi e disabilità che potrebbero manifestarsi anche successivamente, quindi dopo l'infanzia.
  Numerosi studi hanno dimostrato che il numero delle infezioni da citomegalovirus è risultato più alto nei bambini con malformazione. Ciò dimostrerebbe che probabilmente è proprio la contrazione del virus ad aver generato la malformazione stessa. Quello della trasmissione del virus da madre a figlio è un problema serio, e merita attenzione ed interventi da parte delle istituzioni, basti pensare che si stima che ogni anno nascono circa 5.000 bambini che hanno contratto l'infezione e ottocento soffrono di severe disabilità permanenti dovute all'infezione congenita. Attualmente l'unica forma di prevenzione efficace sono le misure igieniche cautelari accurate nei soggetti immunodepressi e nelle donne in gravidanza. Lo screening da citomegalovirus, se praticato sistematicamente Pag. 32nelle donne in gravidanza, permetterebbe senz'altro di arginare gli effetti che l'infezione potrebbe avere sulla salute dei nascituri; è grave che nel nostro Paese non sia raccomandato, né prima della gravidanza né nei nove mesi di gestazione e neanche dopo la nascita. In Italia questo tipo di esame non è fornito gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale e non è quasi mai consigliato dai medici come esame di routine, anzi, molti medici non informano le pazienti. L'unico esame che abbiamo a disposizione per stabilire con certezza se l'infezione sia passata al bambino è l'amniocentesi, un esame invasivo e con una certa percentuale di rischio.
  È necessario pertanto che le istituzioni investano in terapia e in test clinici che hanno dimostrato essere efficaci, ma il cui costo purtroppo oggi è a carico dei pazienti. Una di queste è la terapia a base di immunoglobuline specifiche, che rafforzano le difese immunitarie del bambino contro il virus. Esiste anche una terapia da somministrare al bambino al fine di permettergli di negativizzarsi al virus più velocemente limitando i danni, ma anche questa è estremamente costosa e difficile da reperire, serve che il Governo si impegni a rendere gratuite cure e screening. Serve incentivare lo studio e la ricerca affinché si possa diagnosticare il più velocemente possibile l'infezione da citomegalovirus, e fronteggiarlo efficacemente evitando danni al futuro nascituro. Servono campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, una corretta informazione che spieghi l'importanza dell'igiene per evitare i danni che la malattia può arrecare.
  Uno studio effettuato presso l'ospedale «Sant'Anna» di Torino ha dimostrato che è possibile ridurre notevolmente il rischio di contrarre il virus adottando semplici norme di igiene personale, come lavarsi le mani accuratamente o non baciare i bambini sul viso e così via. È necessario potenziare le iniziative di formazione specifica del personale sanitario e rafforzare il sistema di monitoraggio delle infezioni da citomegalovirus, per avere certezza sull'incidenza dei danni correlati. Le mozioni oggi discusse vanno tutte in questa direzione, per questo il Movimento 5 Stelle annuncia il voto favorevole su tutte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signora Presidente, è stato detto: il citomegalovirus appartiene alla famiglia degli Herpes virus; è molto diffuso, circa il 60-70 per cento della popolazione pediatrica in età scolare viene infettata e viene quindi anche immunizzata, però la trasmissione può avvenire anche in età adulta, anche perché l'uomo è il serbatoio del virus. Il virus vive nelle secrezioni, nella saliva, nelle urine, nel liquido seminale, nella secrezione vaginale.
  La rilevazione, dal punto di vista delle analisi di laboratorio, ha come obiettivo di investigare sulla presenza delle immunoglobuline G, quando l'infezione è datata nel tempo, o delle immunoglobuline M, quando l'infezione è in fase acuta, così come importante è l'indice di avidità, perché dà, anche se non con certezza, la data presunta dell'infezione. Ci sono delle categorie a rischio, va ribadito e posto all'attenzione. Parliamo dei politrasfusi, dei trapiantati, di coloro i quali sono sottoposti a terapie oncologiche, degli immunodepressi, coloro i quali hanno l'AIDS; su questi, che presentano patologie legate all'infezione da citomegalovirus, sappiamo che si possono approntare delle terapie, ma il problema vero, la vera categoria a rischio è quella relativa all'infezione in gravidanza. Lo sottolineo, perché spesso noi abbiamo parlato di medicina di genere.
  La presenza del citomegalovirus nel primo mese di gravidanza spesso porta all'aborto, perché sappiamo che questo virus ha una forte azione citolitica, quindi interviene nell'organogenesi e pertanto si ha un'incompatibilità con la vita. Quando invece l'infezione avviene nella prima parte della gravidanza, quindi non nel primo mese, siamo davanti ad una gravidanza Pag. 33a rischio, ad un'infezione primaria della madre e ad una infezione congenita del feto, perché il virus passa dalla madre al feto per via placentare, non c’è alcuna barriera. In questo caso – lo voglio ribadire, ne hanno parlato i colleghi –, essendo una gravidanza a rischio, la gravida viene sottoposta a controlli continui, anzi deve essere sottoposta a controlli in centri di secondo e terzo livello, perché non soltanto va monitorata dal punto di vista di laboratorio, ma va monitorata anche con continue ecografie, per verificare se si sono determinati dei danni anche negli organi. Io credo che questo sia il dato pregnante: avere consapevolezza di tutto ciò. Sappiamo che dal punto di vista terapeutico è difficile intervenire – qualche collega ha parlato di alcune terapie che in alcune regioni vengono adottate, in alcuni centri specializzati, che guardano alle immunoglobuline da immettere – però è chiaro che la politica che dobbiamo portare avanti è quella di prevenzione. Quando parliamo di prevenzione spesso generalizziamo, ci deresponsabilizziamo. Bisogna informare e in tal senso riprendere una politica di sostegno ai consultori sarebbe fondamentale, così come riteniamo che vada promossa una attività per una prevenzione seria, soprattutto nei luoghi dove si concentrano i bambini, dove c’è una possibilità di diffondere questo virus per le secrezioni che vengono lì prodotte.
  Ma il tema rimane quello serio della gravidanza consapevole, Presidente, mi si permetta, della gravidanza consapevole, quindi la possibilità di fare screening in tempi utili, prima della gravidanza. Va fatta una seria politica di prevenzione, monitorando poi attentamente la gravidanza anche perché – diciamocelo con parole di verità – le conseguenze sono rare, ma sono molto severe, signora Presidente, perché il feto e poi il bambino possono avere delle gravi malformazioni nel sistema nervoso centrale e a rischio di cecità, a rischio di sordità, quindi patologie che interpellano la nostra coscienza. Ecco perché io credo che ci siano tanti auspici nelle mozioni che sono state presentate dai colleghi. Noi del Partito Democratico abbiamo dato importanti indicazioni, chiediamo al Governo di portare avanti questa linea.
  In Italia ci sono diversi interventi. La scuola di ginecologia ha dato delle linee guida, si segua – si segua ! – l'opportunità di rendere obbligatori e gratuiti gli screening da fare prima e durante la gravidanza, perché – lo dicevo prima – i danni verso il feto e verso il bambino possono essere rari, ma severi e va controllato non soltanto quando nasce, perché la sintomatologia può non presentarsi immediatamente, ma va monitorato con una seria politica di attenzione verso chi ha avuto il rischio di subire un'infezione, l'ha contratta e deve essere quindi garantito anche nella possibilità di essere curato. Ecco perché come Partito Democratico voteremo la gran parte delle mozioni, perché chiediamo al Governo, e conosciamo la sensibilità anche del sottosegretario, di intervenire con tempestività e di rendere operative nuove politiche di prevenzione a favore della donna, ma anche dei bambini. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali, Valiante, Calabrò, Fitzgerald Nissoli ed altri n. 1-01412, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).Pag. 34
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01495, per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01496, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01497, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Amato ed altri n. 1-01498, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01499, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gullo ed altri n. 1-01500, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-01501, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-01502, come riformulata Pag. 35su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Nella ricorrenza del Giorno del ricordo (ore 12,30).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e il rappresentante del Governo). Adesso, cari colleghi e care colleghe, vorrei un attimo di attenzione da quest'Aula.
  Care colleghe e cari colleghi, come sapete domani 10 febbraio si commemora il Giorno del ricordo: Giorno del ricordo istituito dalla legge n. 92 del 2004 al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, e della più complessa vicenda del confine orientale. Questa legge, approvata dal Parlamento con decisione pressoché unanime, rappresenta un atto di giustizia: un atto di giustizia rispetto a quella che è stata definita la congiura del silenzio su una tragedia che ha riguardato migliaia di vittime delle autorità comuniste jugoslave, e tutti coloro che vivi, certo vivi, ma sradicati dalle proprie terre dovettero affrontare il dramma dell'esodo, in un contesto storico in cui agli orrori della guerra e dei totalitarismi si unirono anche il radicalismo ideologico e l'intolleranza etnica.
  La scelta del Parlamento di non dimenticare non deve avere un valore astrattamente celebrativo, ma deve piuttosto tradursi nell'impegno concreto a tramandare contro ogni negazionismo, in particolare alle giovani generazioni, la verità su quei terribili eventi della nostra storia recente. Per queste ragioni domani alle 11 in quest'Aula terremo una solenne celebrazione del Giorno del ricordo, con la partecipazione tra gli altri di rappresentanti del Governo e della Fondazione e dell'Associazione degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Mi auguro che anche i deputati e le deputate non faranno mancare la loro presenza in quest'Aula.
  Nel corso nel corso della celebrazione, che sarà trasmessa in diretta televisiva su Rai Due, premieremo anche le scuole vincitrici del Concorso «10 febbraio». Nasce la Repubblica Italiana senza un confine. Auspico pertanto che il Giorno del ricordo contribuisca a rafforzare quei principi di democrazia, di libertà, di solidarietà che, anche grazie al contributo intellettuale e produttivo degli esuli, fu possibile riaffermare nel nostro Paese. Ed è per questo che invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). Vi ringrazio (Applausi).
  Darò ora la parola alle deputate e ai deputati iscritti a parlare per questa commemorazione. Prego deputato Ernesto Preziosi.

  ERNESTO PREZIOSI. Il Giorno del ricordo è divenuto, dopo anni caratterizzati da troppi silenzi e non poche strumentalizzazioni, un momento importante della memoria nazionale, all'interno di un cammino simbolico che ha portato sempre più cittadini, e soprattutto studenti, a conoscere e ricordare i momenti importanti della storia nazionale, soprattutto i lati oscuri e spesso rimossi e tragici del Novecento italiano ed europeo. Un cammino fondamentale per l'identità della comunità nazionale, sostenuto dalla necessità di riconoscere un dovere civile al ricordo. L'aver istituito, quindi, il Giorno del ricordo è un fatto positivo, proprio per «conservare e rinnovare – come dice la legge istitutiva – la memoria della tragedia» di quelle popolazioni che hanno subito tante violenze. Quel testo definisce giustamente come complessa la vicenda ed è giusto richiamare il significato di questa complessità in cui si riflette il vissuto delle popolazioni di quell'area geografica, così Pag. 36come complessi sono i percorsi che sono stati individuati in questi anni per rielaborarne il ricordo.
  In primo luogo, quindi, dobbiamo considerare la necessità e la difficoltà, una necessità e difficoltà insieme, di accettare la storia, con i suoi drammi e le sue violenze. Per questo la storia va conosciuta e compresa e mai negata. I fatti, di cui richiamiamo il ricordo, sono di notevole gravità: torture e uccisioni sommarie, violenze di ogni genere e la pagina vergognosa delle foibe hanno lasciato una traccia dolorosa non solo nella storia ma nella memoria viva, nella carne viva di tante famiglie e generazioni. A quella violenza si aggiunse la pagina, non meno drammatica, dell'esodo forzato di migliaia di istriani, fiumani e dalmati. Dobbiamo riconoscere che, al centro di fatti violenti criminosi, sta sempre l'abbrutimento dell'animo umano favorito, però, dalla degenerazione delle ideologie da parte di regimi autoritari e totalitari di qualunque colore. Ciò ci deve far dire che la democrazia, ancorché perfettibile, è la forma migliore per assicurare la convivenza pacifica tra i popoli nella diversità e nella pluralità.
  Ha scritto Maritain: «Il problema della verità e della fraternità umana è importante per le società democratiche. Se, infatti, ognuno cominciasse ad imporre le proprie convinzioni e la verità in cui crede a tutti i cittadini, la vita comune non finirebbe forse per diventare impossibile ?». Di qui la necessità di un percorso di riconciliazione che quelle popolazioni stanno facendo nella loro realtà...

  PRESIDENTE. Prego, deputato, concluda. Vada a concludere.

  ERNESTO PREZIOSI. ...e la necessità di introdurre anche nuove visioni di quella storia. In particolare, ritengo necessaria l'importanza dell'ospitalità della memoria, una memoria che non è aggiuntiva ma fa parte del percorso formativo alla democrazia nel nostro Paese e la necessità di una giustizia riparativa. Se riusciamo a mettere in piedi questo percorso io credo che, così come si è fatto in questi anni, davvero, non solo per il passato ma anche per il presente, saremo in grado di capire meglio tanti fenomeni migratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di attenervi ai tempi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Il 10 febbraio di ogni anno si celebra il Giorno del ricordo dedicato alle vittime delle foibe e a tutti gli esuli dalmati e istriani di origine italiana costretti dal Governo e dalle truppe jugoslave di Tito ad abbandonare le proprie case alla fine della Seconda guerra mondiale. Così come per la Giornata della memoria, al di là di ogni polemica e scontro ideologico, il Giorno del ricordo serve per non lasciare che si perda nell'oblio una pagina nera della storia contemporanea, per far sì che le coscienze rimangano vigili e attente, che si evitano i terribili errori del passato. Il ricordo, però, va alimentato ed è quindi giusto sollecitare la nostra memoria. Citerò, quindi, due libri, in quanto li ritengo utili sia per la nostra generazione, sia perché sono passati tantissimi anni, sia perché si tratta di una questione relativa al confine del Friuli-Venezia Giulia in cui l'intera Giulia è dalmata (io ho vissuto quattro anni a Trieste). Dunque, ritengo opportuno citare due libri. Il primo è: I testimoni muti. Le foibe, l'esodo, i pregiudizi. Queste tre parole dense racchiudono esattamente quello che è successo in quel periodo storico accanto alla provincia di Trieste. Si tratta di un romanzo in cui la voce narrante è quella di un bambino nato in un campo profughi, campi spuntati durante l'esodo giuliano-dalmata. Il suo incontro con un uomo, un testimone muto della catastrofe, sarà l'occasione per raggiungere una nuova consapevolezza della propria storia e delle proprie radici. Come il protagonista, anche l'autore è nato in un campo profughi, quello di Servigliano, nelle Marche, da genitori fiumani.
  L'altro libro che raccomando è quello di Graziano Udovisi...

Pag. 37

  PRESIDENTE. Vada a concludere, deputato.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ...Foibe. L'ultimo testimone, ed è la testimonianza diretta di chi ha vissuto in prima persona l'attimo del salto nella foiba. Il 14 maggio 1945 l'ufficiale istriano Udovisi deve scegliere, in un secondo, se rimanere fermo ed essere falciato dalla mitragliatrice oppure buttarsi nel baratro e morire cadendo. La sua storia è quella di un miracolato che salvò se stesso e un commilitone, riuscendo a risalire in superficie da trenta metri di profondità. Udovisi ricorda in questo libro gli orrori della guerra e del carcere, delle torture e dei tragici momenti sull'orlo della foiba (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signora Presidente, la ringrazio di questa commemorazione e della iniziativa che ha deciso di assumere per domani: un omaggio doveroso al ricordo delle vittime delle foibe e alla tragedia del confine orientale. Sembra singolare e assurdo la fatica che abbiamo dovuto assumere per decenni affinché questa tragedia ai danni del nostro Paese, del nostro popolo e di intere nostre popolazioni emergesse dall'oblio con quella legge del 2004 che lei ha ricordato, pressoché, purtroppo, unanimemente approvata.
  Quello che emerge ancora oggi, purtroppo Presidente, è che ci sono dei tentativi evidenti di negare o, peggio ancora, di giustificare questa tragedia, di giustificarla per ragioni di politica estera, di giustificarla per ragioni ideologiche, poiché c'erano i gerarchi fascisti, poiché erano italiani fascisti, quasi come se si potesse giustificare questa immane tragedia. Quello che è ancora peggio è che si utilizzi proprio il Giorno del ricordo, voluto dal Parlamento, per mettere in ombra quella tragedia.
  Io credo, invece, che quello che noi dobbiamo fare è onorarla, nel rispetto degli impegni assunti anche verso quelle popolazioni, i loro familiari e i discendenti. Domani li ascolteremo in Aula, Presidente. Credo che ci siano degli impegni che il nostro Governo deve mantenere nei loro confronti e questo, non la negazione o l'assurda giustificazione di quell'immane tragedia, è il modo migliore per dare oggi un senso al ricordo di quella tragedia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Il filosofo Todorov, scomparso purtroppo in questi giorni, ha scritto: «Se in seguito al morbo di Alzheimer un individuo è privato della memoria cessa di essere se stesso. Allo stesso modo un popolo non può esistere senza una memoria comune». Presidente, siamo oggi a commemorare coloro che nel confine orientale durante l'ultimo scorcio della Seconda guerra mondiale furono vittime di una repressione senza giustificazioni. Rammarica però, Presidente, ma non ci stupisce vedere che in questi due giorni si siano succedute troppe polemiche in merito alla celebrazione di questa giornata che, ricordiamolo, fu sì promossa dopo tre tentativi dall'onorevole Roberto Menia che era appartenente al Movimento Sociale ma approvata a larga maggioranza nel 2004, dopo accese e costruttive discussioni. Rammarica vedere oggi la strumentalizzazione di un giorno che deve declinare la memoria delle vittime delle foibe e non diventare, a vario titolo, una rievocazione dal sapore – purtroppo, mi tocca dirlo – fascista, che nulla ha a che vedere con lo spirito della legge, che chiede giustizia per le vittime delle foibe e della più complessa vicenda del confine orientale (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale)...

  PRESIDENTE. Colleghi per favore ! Onorevole La Russa, abbia la pazienza di farla concludere (Commenti del deputato La Russa). Io sono in quest'Aula e presiedo Pag. 38in quest'Aula; quello che avviene in sala stampa non rientra nelle mie prerogative e lei lo sa benissimo. Consenta alla deputata Pellegrino di fare il suo intervento (Commenti della deputata Giorgia Meloni). Onorevole Meloni, la prego. Dopo lei parlerà e dirà la sua. Prego, deputata Pellegrino.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Voglio proprio dire che – e mi dispiace che sono stata interrotta, perché davvero non c’è volontà di fare polemica – chiede giustizia per le vittime delle foibe e della più complessa vicenda del confine orientale. È proprio questo lo scopo principe di questo giorno: non dimenticare tutte le pagine che segnarono indelebilmente il tessuto culturale, sociale e politico italiano. Il confine orientale è una terra segnata dal sangue della storia, le foibe sono l'ultimo miserabile, orribile, capitolo di reiterate contrapposizioni su un confine lacerato dalla Seconda guerra mondiale che vedeva l'Italia promotrice di campi di concentramento anche in terra friulana.
  Andrò a concludere brevemente, Presidente: noi vogliamo dire la parola fine, è stata detta con la Resistenza, ma Todorov parla dell'armadio dei brutti ricordi, quel posto buio e pauroso dove è obbligatorio guardare per tenere bene a mente gli orrori e gli errori che non si devono fare più. L'armadio è appena stato dischiuso, per amore di verità non dobbiamo temere la conoscenza e rigorosi studi storici per condividere collettivamente e comporre la memoria nazionale. Non ascoltare e non discutere, questo temo che sia il negazionismo e senza parola e senza memoria, Presidente, si precipita nell'oblio, mentre la storia rischia miserabilmente di ripetersi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pizzolante, prego.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente. Bene ha fatto questo Parlamento alcuni anni fa a istituzionalizzare questo momento del ricordo dopo che per decenni questo ricordo si è voluto negare; quella che lei ha chiamato la congiura del silenzio, la negazione della realtà, che sono le opere cattive delle cattive ideologie che appunto si nutrono della negazione, della menzogna, della falsificazione del realtà. Quindi, questo è un appuntamento molto importante che ci interroga su un fatto storico drammatico enorme, ma che su un'altra scala ci deve far interrogare anche sulla realtà di oggi e cioè sull'epoca della post verità, sull'epoca dell'utilizzo della menzogna e della falsificazione dei fatti e della realtà, spesso veicolata attraverso la rete, che sono figli delle nuove cattive ideologie. È un giorno questo, è un'occasione, per ragionare su fatti storici drammatici, ma anche per ragionare in termini generali, riflettere in termini generali sui danni dell'uso della falsificazione dei fatti, della negazione dei fatti e della menzogna, che sono fenomeni anche attuali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il deputato Fedriga, prego.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Se mi permette, Presidente, inizio questo intervento ringraziandola per quanto ha detto all'inizio per aver preso le distanze, disconosciuto qualsiasi tentativo di negazionismo rispetto alla tragedia avvenuta nel nostro territorio, nel mio territorio, che è quello del confine orientale del Paese. Le dico questo perché il 10 febbraio dovrebbe essere un giorno, il giorno del ricordo, nel quale sarebbe necessario trovare un punto condiviso per ricordare i tragici eventi avvenuti nel Friuli-Venezia-Giulia. Purtroppo, invece troppe volte, anche oggi, pseudo storici negazionisti, cercano di utilizzare politicamente il giorno del ricordo semplicemente per finalità ideologiche che nulla hanno a che fare con la verità dei fatti. E oggi, proprio per la dignità delle famiglie che hanno visto vittime tra i loro parenti e di quelle persone scomparse e torturate dei comunisti titini, voglio sconfessare l'intervento avvenuto oggi nella Sala conferenze che, come so e come è giusto che sia, non è nelle sue prerogative concedere o meno Pag. 39rispetto ai temi trattati. Tutto ciò è necessario perché è stata presente, avallandola, una collega parlamentare, una signora, che dice che il giorno del ricordo è la celebrazione dei rastrellatori fascisti e collaborazionisti nazisti; è inaccettabile !
  Dire che c’è stato un altro signore, oltretutto collaboratore del Senato, che in questi giorni va a portare avanti una manifestazione che si chiama «foibe e fascismo, manifestazione antifascista alternativa – alternativa ! – al giorno del ricordo del 10 febbraio» è inaccettabile. E penso che proprio per la dignità delle persone scomparse, della sofferenza, del sangue versato, noi dobbiamo con una voce unica, da questo Parlamento, indipendentemente dalla forza politica, disconoscere iniziative di questo tipo.
  Presidente, qua si parla di libertà di pensiero: dare al negazionismo dignità, vuol dire dare dignità alla menzogna e noi alla menzogna non possiamo dare dignità ! Noi dobbiamo dare dignità a quelle persone che hanno sofferto. Questa persona che è arrivata qui oggi a parlare definisce gli esuli non esuli, ma optanti, perché hanno scelto di abbandonare la loro casa e le loro terre. Allora questa è un'offesa, è un'offesa a cui non voglio partecipare e voglio avere il diritto, ed anzi sento l'obbligo, di denunciare.
  E con questo spirito, che purtroppo non è di unità, ma di difesa della verità, domani io non sarò presente in Aula ma sarò alla foiba di Basovizza alle 11 per celebrare il Giorno del ricordo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, lei ha potuto constatare, da quanto io ho detto, che domani faremo una celebrazione solenne in quest'Aula con la diretta televisiva e con tante persone che verranno anche dai territori di cui ci stiamo occupando, che poi sono i suoi territori. Dunque, spero che comunque altri colleghi e altre colleghe siano partecipi a questa celebrazione solenne.
Adesso, ha chiesto di parlare il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

  DOMENICO MENORELLO. Signora Presidente, la strage delle foibe non fu appena l'atto di una parte politica contro l'altra, ma un'azione contro il popolo italiano in quanto tale. È stato il Presidente della Repubblica Napolitano a coniarne la formula definitiva. «Fu una barbarie basata su un disegno annessionistico slavo che assunse i sinistri connotati di una pulizia etnica» – sono le sue parole – disegno rispetto al quale non sono ancora del tutto chiari i ruoli di alcune potenze occidentali come suggerisce il magnifico romanzo di O'Brien L'isola del mondo. A quella strage seguì una migrazione degli esuli che furono accolti soprattutto nelle tre Venezie da genti venete che parteciparono e partecipano al grande dolore degli istriani, condividendo con loro anche il vile silenzio calato per troppi anni sui fatti. Ma i fatti – come scritto da Huxley – non cessano di esistere perché vengono ignorati e così meritoriamente il Parlamento italiano nel 2004 ebbe il coraggio di additare questi fatti a memoria di tutti.
  Certo, ancora oggi assistiamo a tentativi di minimizzazione e di negazione ma si tratta di residui ideologici. Oggi il pericolo che corriamo è piuttosto un altro: dall'assenza della memoria e dal negazionismo rischiamo di passare a quella che è stata definita l'ipertrofia della memoria. Sovente sembra di essere dentro un palazzo della memoria in cui tutto si ricorda, ma nulla si comprende, perché non si guardano le radici che hanno permesso quelle stesse tragedie.
  Domenica scorsa, signora Presidente, a Porzûs nel Friuli è accaduto un fatto che in questa commemorazione si impone come paradigma: il 7 febbraio 1945 le Brigate partigiane GAP legate anche a Tito trucidarono i partigiani della Brigata Osoppo perché italiani. Per sessant'anni i fatti furono negati. Domenica scorsa, 5 febbraio 2017, alla commemorazione di Porzûs sono arrivati per la prima volta anche i partigiani dell'ANPI. Pag. 40
  Valga, allora, anche per noi il giudizio del vicepresidente Volpetti che a nome degli altri partigiani di Osoppo aveva formulato l'invito all'ANPI. «Riconoscendo i fatti – ha dichiarato – abbiamo condiviso dopo 72 anni un gesto di pacificazione e riconciliazione, accogliendo la verità per cui tutti sono stati parte fondante, proprio con le loro diverse idealità, del popolo italiano» (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Adesso, ha chiesto di parlare il deputato Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Grazie Presidente. Il 10 febbraio del 1947, mentre a Parigi si firmava il Trattato che assegnava ampie porzioni di suolo l'italiano alla Jugoslavia, a Pola, unica città dell'Istria non ancora occupata dall'esercito jugoslavo, si concludeva l'esodo di ciò che restava della popolazione civile italiana. Alla fine di questo drammatico calvario, 28 mila abitanti su 30 mila censiti a Pola abbandoneranno la città per disperdersi in ogni parte del mondo. Dal resto dell'Istria e dalla Dalmazia fuggiranno complessivamente oltre 350 mila persone, intere famiglie, perché, quando si è profughi, si fugge con la famiglia, e basta già questo, più di molte impronte digitali, a identificare. L'arma del terrore fu ampiamente impiegata per spingere le popolazioni alla fuga e nelle foibe del Carso almeno 10 mila italiani, ed un numero forse anche maggiore di sloveni e croati anticomunisti, vennero fatti sparire per sempre.
  A 70 anni esatti da quel 10 febbraio 1947, quel confine che aveva diviso gli esuli istriani dalla loro terra d'origine è stato ormai, di fatto, cancellato. I soldati sloveni e croati, per oltre cinquant'anni minacciose presenze sulla soglia di Gorizia, oggi condividono con i nostri militari sfide e difficoltà nelle missioni internazionali di pace sotto l'egida di NATO e ONU, ma, se fortunatamente i giorni dell'odio e delle violenze sono ormai lontani, questo non ci autorizza a dimenticare il sacrificio di tanti nostri concittadini, che, per rimanere fedeli agli ideali di democrazia e identità nazionale, seppero intraprendere la strada dolorosa dell'esodo.
  Un ancor più deferente e commosso ricordo va riservato ai tanti che non ebbero nemmeno la fortuna di poter scappare e finirono i loro giorni nelle prigioni titine o scaraventati, spesso ancora vivi, nelle foibe. Tra questi martiri è giusto ricordare anche tanti uomini della Resistenza, che, con lo stesso spirito con cui avevano combattuto il nazifascismo, si opposero alla dittatura comunista e pagarono quest'amore di libertà con la vita.
  L'esempio di dignità e coraggio di queste persone deve servire da monito per opporci con determinazione a chi, attraverso odiose tesi negazioniste o riduzioniste, cerca ancora oggi di impedire che il Giorno del ricordo assuma pienamente quel valore di data fondante della coscienza civile e democratica del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ora do la parola al deputato Gigli. Prego.

  GIAN LUIGI GIGLI. Ricordare, respingendo ogni suggestione negazionista, non per sollevare rancori, odi, desideri di rivincita e riconquista, tanto più inappropriati nella nuova Europa di cui insieme italiani, sloveni e croati facciamo ora parte; ricordare per rendere omaggio e testimonianza a chi ha sofferto, a chi fu oltraggiato, allora, perfino arrivando da esule in Italia da quelli che anteponevano all'ideale di patria l'ideologia del partito; ricordare per denunciare che dietro alle foibe e al forzato esodo vi era un disegno annessionistico, di cui il Partito Comunista di allora fu complice almeno fino al dissidio tra Tito e Stalin; ricordare che, insieme alla pulizia etnica verso gli italiani, le stragi coinvolsero anche l'opposizione slovena, massacrata per eliminare ogni resistenza al nuovo regime totalitario; ricordare per trovare oggi le ragioni per opporsi ai risorgenti nazionalismi, ai muri che si rialzano, alle pulizie etniche di cui il territorio dell'ex Jugoslavia è stato testimone solo pochi anni fa; ricordare, soprattutto, per riscoprire le ragioni istitutive Pag. 41e costitutive dell'Unione europea, fondamento di una pace di cui mai il vecchio continente aveva in precedenza potuto godere.
  Ragioni che dovrebbero essere più forti di ogni egoismo nazionale e di ogni spinta centrifuga a correre in solitario. Agli esuli ancora viventi, ai loro discendenti della diaspora, alle associazioni degli istriani, fiumani e dalmati che tengono vivo il ricordo delle foibe e dell'esodo, il grazie del Parlamento e dell'Italia tutta. Come la scorsa domenica a Porzûs, sarò domani a Gorizia, alla cerimonia di commemorazione delle foibe. Mi scuso, pertanto, Presidente, se non potrò partecipare alla commemorazione da lei opportunamente convocata per domani (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Gigli. Mi rendo conto che chi viene dalle zone voglia anche essere presente in loco. Adesso do la parola alla deputata Meloni. Prego.

  GIORGIA MELONI. Presidente, anche io la voglio ringraziare per le parole che ha pronunciato in quest'Aula, che sono parole di chiarezza, e per la commemorazione che ha organizzato per domani, alla quale neanche io sarò presente perché ho ritenuto, come altri colleghi, di dover essere alla foiba di Basovizza, domani, e quindi mi scuso per l'assenza. Non racconto qui la storia, perché noi abbiamo due minuti e davvero sarebbe impossibile.
  Racconto il fatto che ci sono voluti sessanta anni a ricordare in Italia martiri italiani trucidati per un disegno di pulizia etnica, 350 mila persone che hanno dovuto lasciare le loro case, e racconto il fatto che trovo vergognoso che, dopo quei sessanta anni di silenzio dello Stato italiano, che non poteva dire che quei martiri erano stati ammazzati dai comunisti, perché significava dire che i comunisti erano cattivi, ha preferito dimenticarli; che dopo 60 anni noi decidiamo di istituire una legge dello Stato e ci sono colleghi che organizzano delle conferenze per farci spiegare da dei signori nessuno che quelli erano dei torturatori. Vorrei raccontare, se avessi il tempo, alla collega di SEL, la storia di Norma Cossetto, di una ragazza di 23 anni, stuprata, che hanno pugnalato al seno e poi gettato in una foiba perfettamente innocente. Vorrei raccontare tante altre storie che l'Italia non ha mai raccontato, perché non si poteva dire che i comunisti erano cattivi.
  Allora, vede che cosa mi fa male, Presidente ? Mi fa male che domani, alla foiba di Basovizza, non ci sia il Presidente della Repubblica. Mi fa male non solo perché è una festa istituita dallo Stato italiano – il Presidente della Repubblica, quando prende appuntamenti fuori dall'Italia, dovrebbe ricordarsi, lui e il suo cerimoniale, che ci sono, insomma, delle celebrazioni solenni –, ma mi fa male perché, a maggior ragione se c’è questa ondata di negazionismo, l'assenza del Presidente della Repubblica pesa, rischia di dare credito alla vergogna di gente che, siccome ancora oggi non vuole dire che i comunisti erano cattivi, dimentica migliaia di morti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale e deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Adesso do la parola al deputato Nicola Ciracì.

  NICOLA CIRACÌ. «Da quella volta non l'ho rivista più. Cosa sarà della mia città ? Ho visto il mondo e mi domando se sarei lo stesso se fossi ancora là. Non so perché stasera penso a te, strada fiorita della gioventù. Come vorrei essere un albero che sa dove nasce e dove morirà. È troppo tardi per ritornare, ormai. Nessuno più mi riconoscerà». Sono le parole del testo di una canzone di Sergio Endrigo, «1947». Sergio Endrigo è stato un esule istriano che, arrivato a Brindisi, nella mia città, nel 1947, insieme a tanti altri profughi, sono rimasti ospiti del collegio Tommaseo dell'epoca per diversi anni, hanno fatto degli studi, si sono anche integrati, molti, nella mia città, ma, rispetto a questo, al di là della sovracommemorazione che avviene Pag. 42in queste ore, penso che dal basso la commemorazione sia ancora debolissima.
  Vorrei sapere quante scuole della mia provincia oggi ricordano una figura importante come quella di Sergio Endrigo e di tutti gli istriani che hanno vissuto nella mia provincia, quante istituzioni lo fanno e lo ricordano. Secondo me, nessuna; non poche, nessuna. E credo che ridurre tutto questo solo a un formalismo sia l'errore più grave che si possa compiere e delegittimare un po’ il valore di questa festa, perché per me è una festa, ma in tutto questo devo dire che ho molto apprezzato le sue parole «atto di giustizia». Ebbene, un atto di giustizia, però, deve essere portato fino in fondo, secondo me: non basta il formalismo di una commemorazione, c’è bisogno solamente che la memoria venga conservata in tutti gli aspetti di questa storia, anche quelli più profondi, anche quelli più intimi. Credo che lo Stato italiano debba fare molto, molto di più. Mi ricollego, e chiudo, alle parole della collega che ha parlato prima di me. Con tutta la stima e reverenza, spero che nell'agenda del Presidente della Repubblica, già da oggi, si segni che il 10 febbraio del 2018 ha un impegno molto più importante di qualsiasi appuntamento all'estero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti e di deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Comunque, deputato Ciracì, lei sa che proprio per questo sforzo noi stiamo lavorando con le scuole, c’è anche questo concorso, nell'ottica di farne un argomento di approfondimento nelle scuole. E adesso la parola al deputato Rocco Buttiglione. Prego.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Anch'io desidero unirmi al ringraziamento, e per aver voluto celebrare questo giorno, qui, in Parlamento, e per le parole chiarificatrici che ha detto all'inizio di questa seduta. Sento di poter dire che il Presidente Mattarella in altra occasione ha detto parole nettissime sulla barbarie comunista e non mancherà di dirle in altre occasioni che potranno capitare. Non credo che sia giusto polemizzare con la massima autorità dello Stato, che esprime l'unità di tutti gli italiani, in un momento come questo. Il Giorno del ricordo cosa ricordiamo ? Ricordiamo le donne e gli uomini massacrati e buttati nelle foibe in quei giorni terribili.
  Ricordiamo anche, con il pentimento nel cuore, che sono stati assassinati una seconda volta quando, in Italia, molti non hanno saputo aprire il cuore ai profughi che arrivavano, quando sono stati diffamati i morti ed i vivi, come torturatori fascisti e come criminali fascisti. Quelli che furono uccisi, alcuni erano probabilmente fascisti, ma non criminali, e non furono uccisi perché fascisti, furono uccisi perché italiani. Molti non erano fascisti ed erano soltanto italiani, molti erano italiani ed erano antifascisti; come dimenticare i tanti membri del Comitato di liberazione nazionale del Friuli-Venezia Giulia che furono infoibati per aver tentato di opporsi alla barbarie ? E voglio ricordare in questo momento, anche, che ci furono molti sloveni che furono assassinati per opera di italiani negli anni precedenti dell'occupazione della Slovenia e ricordare che ci furono molti sloveni che furono assassinati dai comunisti insieme con gli italiani; i protagonisti dell'orrore non furono gli slavi o gli italiani, furono il fascismo e il comunismo, furono le ideologie totalitarie del Novecento. Credo che sia compito comune segnare un secolo nuovo in cui queste ideologie siano definitivamente superate nel segno di un'Europa unita.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buttiglione, evidentemente domani ci sarà il messaggio del Capo dello Stato. Non è che se il Capo dello Stato non è presente fisicamente non ha, tra le sue priorità, quella del ricordo delle vittime delle foibe. Quindi, da questo punto di vista mi sento di rassicurare l'Assemblea.
  Come ultimo intervento ha chiesto di parlare il deputato Prataviera. Ne ha facoltà.

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  EMANUELE PRATAVIERA. Presidente, quella delle foibe è una delle pagine più atroci della storia dell'umanità. Fatti assassini di odio e di potere che hanno travolto come un'onda centinaia di migliaia di vite, all'ombra dei campanili e delle terre orientali che furono fedeli a San Marco. Per decenni la Repubblica, questa Repubblica, ha cercato di negare la memoria di quei fatti, una vergogna a settant'anni dai trattati di pace e da quelle grida di morte; qui, noi non possiamo accettare che vengano ancora dimenticati o, peggio, messi in discussione o, peggio ancora, spiace sottolineare, trascurati da chi dovrebbe rappresentare questa Repubblica e preferisce una visita in Spagna. Noi ricordiamo e ricorderemo anche ai nostri figli la storia, la dignità e, soprattutto, la forza dei nostri fratelli istriani, fiumani e dalmati e delle loro famiglie.

  PRESIDENTE. Abbiamo, così, concluso la commemorazione.

Interventi di fine seduta (ore 13,08).

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

  DAVIDE MATTIELLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente. Intervengo per attirare l'attenzione del Governo sull'interrogazione n. 5-10155 che ho presentato, che fa a sua volta riferimento ad un atto di sindacato parlamentare ben più importante e cioè una risoluzione, la n. 8-00210, che la Commissione giustizia ha approvato a larghissima maggioranza. L'oggetto di questi due atti di sindacato parlamentare è il Trattato tra Italia ed Emirati Arabi sulla cooperazione giudiziaria e le estradizioni, il Trattato che non c’è, nonostante il Ministro Orlando, dal settembre del 2015, sia andato negli Emirati Arabi a firmare l'accordo; da dopo quella firma il Trattato non è mai arrivato al suo perfezionamento. Questa situazione, ahinoi, permette a ricercati e condannati italiani di farla franca e di scampare alla giustizia e al diritto del nostro Paese. Io sollecito, ancora una volta, il Governo ad intervenire in tutti i modi, col Trattato perfezionato o per vie di cortesia diplomatica, per porre fine a queste latitanze spudorate, manifeste, la prima delle quali è quella del già deputato Amedeo Matacena, perché non è possibile continuare a tollerarle. Quest'anno, e concludo Presidente, il 2017, sono i 25 anni dalle stragi mafiose di Palermo. Ripetutamente in questo anno, sicuramente, ci inviteremo, come è doveroso, a fare ciascuno e tutti la propria parte nel ricordo di quelle stragi. Io credo che, intanto, una parte del Governo sia quella di agire efficacemente per porre fine a queste latitanze, perfezionando anche il trattato di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, cinquant'anni fa moriva Ernesto Rossi, antifascista di Giustizia e Libertà, gobettiano; il tribunale speciale fascista lo condannò a vent'anni, passò nove anni nelle patrie galere e quattro anni al confino a Ventotene e lì fu elaborato il Manifesto per l'Europa, il Manifesto di Ventotene che, ancora oggi, parla alla nostra intelligenza politica e al nostro cuore, perché senza Europa non si può andare da nessuna parte. Rossi, poi, partecipò al Partito d'Azione, fu sottosegretario nel Governo Parri, un grande giornalista, alla mitica rivista Il Mondo, e Pannunzio disse che gli articoli di Ernesto Rossi lui li avrebbe letti, e così fu, solo dopo che quegli articoli erano pubblicati, a testimonianza di un'autorevolezza indiscussa. Radicale, anticlericale, fece le sue battaglie in modo intransigente, contro ogni potere, economico, politico e religioso, ma le fece, rispetto alla laconicità e alla volgarità dei «vaffa» odierni, con stile ed eleganza, perché si può denunciare il malaffare con stile ed eleganza.

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  SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Intervengo solo per sollecitare alcune interrogazioni che ho depositato parecchi mesi fa e mi riferisco alla n. 5-10110, alla n. 5-09944 e, ultima, alla n. 4-14236. Chiedo, appunto, che venga il Governo a rispondere il prima possibile, vista l'urgenza di queste interrogazioni.

  SERGIO BOCCADUTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Signora Presidente, colleghe e colleghi, voglio ricordare in quest'Aula Mario Arnone, morto un anno fa, il 30 gennaio 2016. Arnone è stato a lungo protagonista di Palazzo del Carmine, la sede del consiglio comunale di Caltanissetta, poi, deputato all'ARS, l'Assemblea regionale siciliana ed eletto nelle liste del Partito Comunista Italiano, deputato al Parlamento nella settima e nell'ottava legislatura. Arnone si laureò giovanissimo, a 23 anni, in medicina, e da subito mise il suo sapere a disposizione dei più deboli, assistendo gli zolfatari di Riesi. Contribuì, nell'ottava legislatura, alla stesura della riforma sanitaria e, dopo l'assassinio di Pio La Torre, si dimise da deputato affinché potesse subentrare Mimì Bacchi collaboratore di Pio. Per Arnone non era pensabile che il territorio di Palermo, dopo la violenza mafiosa che il 30 Aprile 1982 aveva colpito la testa del Partito comunista siciliano non fosse rappresentato tra gli scranni della Camera. Dopo la sua esperienza parlamentare non si dedicò più alle istituzioni, tornò a fare il medico, non disamorandosi però della politica. Arnone mise al centro della sua vita, proprio la vita, nel senso più completo del termine, per la sua attenzione verso ogni singola persona, per la sua passione per la società e per la vita delle persone proprio come medico. Ebbe un enorme interesse per la storia e la letteratura anche come strumenti per comprendere meglio la società. Per lui l'attenzione per l'umano era una missione, un impegno civile e culturale per una società più giusta. Ed è con questo spirito che a Caltanissetta, sabato pomeriggio, sarà ricordato da amici e compagni di una vita, per trasmettere ai posteri e soprattutto ai più giovani il suo insegnamento: la politica non solo è una cosa bella, ma è lo strumento più forte nelle mani di ciascuno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 13,13).

  PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, lo svolgimento della discussione sulle linee generali del decreto-legge n. 237 del 2016, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (approvato dal Senato), già previsto nel vigente calendario dei lavori per la seduta di lunedì 13 febbraio, è differito alla seduta di martedì 14 febbraio, a partire dalle ore 10. Il seguito dell'esame avrà luogo nella stessa seduta di martedì 14 febbraio, a partire dalle ore 15. Con riferimento a tale provvedimento, il termine per la presentazione di questioni pregiudiziali è fissato alle ore 18 di lunedì 13 febbraio, mentre il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato alle ore 9,30 di martedì 14 febbraio. Conseguentemente, nella parte antimeridiana della seduta di martedì 14 febbraio non avrà luogo lo svolgimento di interpellanze ed interrogazioni.
  Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti provvedimenti: proposta di legge n. 3113, in materia di elezione di organi delle amministrazioni comunali; testo unificato delle proposte di legge nn. 259, 262, 1312, 1324, 1581, 1769, 1902, 2155-B, recante disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.

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Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 13 febbraio 2017, alle 16:

  1. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   NESCI ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale (C. 3113-A).

   e dell'abbinata proposta di legge: GIUSEPPE GUERINI ed altri (C. 3675).
  — Relatrice: Nesci.

  2. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   FUCCI; FUCCI; GRILLO ed altri; CALABRÒ ed altri; VARGIU ed altri; MIOTTO ed altri; MONCHIERO ed altri; FORMISANO: Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 259-262-1312-1324-1581-1769-1902-2155-B).
  — Relatori: Gelli, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.

  La seduta termina alle 13,15.

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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

  nella votazione n. 4 la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 2-A - em. 1.100 382 377 5 189 289 88 93 Appr.
2 Nom. em. 5.100, 5.200 393 388 5 195 295 93 91 Appr.
3 Nom. Moz. Vezzali e a. n. 1-1412 rif. 400 400 201 400 87 Appr.
4 Nom. Moz. Rondini e a. n. 1-1495 395 394 1 198 394 86 Appr.
5 Nom. Moz. Palese e a. n. 1-1496 rif. 398 398 200 398 87 Appr.
6 Nom. Moz. Binetti e a. n. 1-1497 rif. 403 403 202 403 86 Appr.
7 Nom. Moz. Amato e a. n. 1-1498 rif. 403 403 202 403 86 Appr.
8 Nom. Moz. Brignone e a. n. 1-1499 rif. 410 409 1 205 409 86 Appr.
9 Nom. Moz. Gullo e a. n. 1-1500 rif. 408 408 205 408 86 Appr.
10 Nom. Moz. Vargiu e a. n. 1-1501 rif. 414 413 1 207 413 86 Appr.
11 Nom. Moz. Nicchi e a. n. 1-1502 rif. 413 412 1 207 412 86 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.