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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 730 di mercoledì 25 gennaio 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  MANFRED SCHULLIAN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amoddio, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Capelli, Carbone, Dambruoso, De Menech, Dellai, Di Gioia, Faraone, Fedriga, Fico, Gadda, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Guerra, Lauricella, Locatelli, Losacco, Mantero, Miotto, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Francesco Saverio Romano, Rosato, Rossomando, Sanga, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoventi, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1375 – D'iniziativa dei senatori: Pagliari ed altri: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival (Approvata dal Senato) (A.C. 4113).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 4113: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival.
  Ricordo che nella seduta del 23 gennaio 2017 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e la rappresentante del Governo sono intervenute in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 4113)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.Pag. 2
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 4113).

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 4113)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4113).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti a tale articolo.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.1 Luigi Gallo, Vacca, Simone Valente ed altri, parere contrario della Commissione; sull'emendamento 1.2 Luigi Gallo, Vacca, Simone Valente ed altri, parere contrario della Commissione; sull'emendamento 1.3 Polidori, parere contrario della Commissione o invito al ritiro, naturalmente.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 1.1, 1.2 e 1.3, parere contrario del Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Luigi Gallo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patrizia Maestri. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente. Io voglio ancora ricordare in quest'Aula, come già ho annunciato nella discussione ultima scorsa, che il Festival Verdi di Parma e Busseto nasce da un festival che è già in corso da diversi anni e che ha trovato una sua collocazione proprio perché Giuseppe Verdi è nato in provincia di Parma, è nato a Busseto, e nasce anche dal fatto che questo è un festival di un compositore che è noto in tutto il mondo, che è il più eseguito in tutto il mondo e che comunque è stato ricordato per quanto riguarda la sua grande arte, la sua grande capacità di poter rappresentare l'Italia. Quindi, questo è il motivo per cui credo che sia giusto dare un parere negativo a questo emendamento.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Relatrice. Volevo ricordare come su, questi interventi previsti per due festival di eccellenza, si sia svolta un'analisi molto seria, al Senato, prima, e, poi, anche in Commissione cultura, proprio per sottolineare come stiamo parlando di due realtà di straordinaria eccellenza, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, e come sostenere questo tipo di impegno culturale sia fortemente significativo proprio per l'identità del nostro Paese e per l'identità dei territori, per quello che significa anche come promozione culturale più ampia che noi possiamo sviluppare. Quindi, il motivo di sostenere queste due realtà è un motivo molto complesso, molto ampio e che ha avuto grande approfondimento, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Presidente, oggi sono già intervenuti quelli della maggioranza, dicendo che queste due realtà che fanno dei festival internazionali, queste fondazioni, sono delle realtà eccellenti.
  Ora, chi certifica questa eccellenza ? Io vorrei che anche l'intera Aula parlamentare ragionasse su questo. Chi certifica questa eccellenza ? La certificano dei politici, perché decidono, con una proposta di legge, di dire che queste due realtà sono eccellenti. La certificano con dei criteri ? Pag. 3No. Non la certificano con dei criteri, perché abbiamo un Fondo unico per lo spettacolo nel Ministero dei Beni e delle attività culturali che, invece, finalmente si è dato dei criteri da qualche anno e, in funzione di questi criteri, quando viene stanziato il Fondo unico per lo spettacolo, viene suddiviso tra le realtà che concorrono ad utilizzare questi fondi nei beni culturali (quindi, tutti gli enti culturali e tutte le fondazioni).
  Quindi, che cosa leggiamo nella scheda tecnica della Camera ? Leggiamo che la Fondazione Romaeuropa arte e cultura ha presentato dei progetti per il triennio 2015-2017 – quindi, compreso il 2017 che riguarda questa proposta di legge – e, in funzione dei progetti che ha presentato – io penso che abbia presentato anche il Festival internazionale che si vuole finanziare con questa proposta di legge –, si è deciso di stanziare dei fondi. Infatti, nel 2015, rispettando dei criteri, si è deciso di stanziare 1.125.000 euro alla Fondazione per i progetti che ha presentato; nel 2016, si è deciso di finanziare con un altro milione e 30 mila euro. Lo stesso accade per la Fondazione Teatro Regio di Parma, che presenta i suoi progetti e viene finanziata con 1.166.000 euro nel 2015 e 1.153.000 euro nel 2016.
  Ora che cosa succede ? Succede che, d'improvviso, la maggioranza di questo Parlamento decide di strappare 2 milioni nel prossimo Fondo a tutti gli enti culturali che vogliono presentare dei progetti per questo Paese, che vogliono portare avanti un progetto che va in concorrenza con gli altri in funzione dei criteri stabiliti per legge, e decide di donarli solo a queste due fondazioni.
  Che queste due fondazioni siano eccellenti lo deve dichiarare la presidente della Commissione cultura che appartiene al Partito Democratico ? Lo deve dichiarare un'altra deputata del Partito Democratico o ci vorrebbe una commissione, in cui ci sono dei criteri che stabiliscono chi è che deve ricevere questi fondi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Possiamo decidere che anche dei giovani, dei soggetti nuovi concorrano a dei festival internazionali, facciano delle proposte ? Magari, sono eccellenti anche loro, magari, la commissione decide che quelli sono più eccellenti di altri festival ? O lo devono decidere sempre i politici ? Devono decidere sempre loro a chi dare i fondi che vengono raccolti con le tasse dei cittadini: non penso che li mettano di tasca propria i deputati del Partito Democratico o i senatori del Partito Democratico. Si sceglie di prendere 2 milioni che vanno agli enti culturali e si decide di darli alle Fondazioni.
  Questa proposta di legge è totalmente sbagliata, inutile, ci sta facendo perdere, di nuovo, soldi dei contribuenti, affrontando una discussione al Senato, una discussione alla Camera, quando, magari, poteva essere sensato dire: aumentiamo di 2 milioni il Fondo unico per lo spettacolo così vediamo chi è più capace e chi ha diritto a quei 2 milioni. Allora, in quel senso, il MoVimento 5 Stelle avrebbe sicuramente dato un assenso, perché si aumentavano i fondi per la cultura, visto che la cultura in Italia riceve l'1,4 per cento della spesa pubblica contro il 2,1 per cento della media europea: siamo ultimi e dietro di noi c’è solo la Grecia. Il MoVimento 5 Stelle avrebbe approvato un aumento di 2 milioni al Fondo unico per lo spettacolo, e non 2 milioni dati a queste due Fondazioni perché l'ha deciso il PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti del Liceo classico statale «Ennio Quirino Visconti» di Roma, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Luigi Gallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Pag. 4

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Luigi Gallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Passiamo all'emendamento 1.3 Polidori.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sereni. Presidente Sereni, ne ha facoltà.

  MARINA SERENI. Grazie, Presidente. Io voglio ringraziare i colleghi Polidori e Palmieri che hanno voluto, anche in Aula, ricordare una manifestazione culturale molto importante, di valore internazionale, come «Umbria Jazz», sulla quale, come è noto, insieme ad altri colleghi di tutte le forze politiche umbre, ho presentato una leggina che va nella direzione analoga a quella che noi stiamo esaminando.
  In Commissione questo tema è stato trattato e abbiamo condiviso, insieme alla presidente e alla relatrice, l'esigenza di non fermare questo provvedimento, che ha una storia lunga, che ha una storia antica, contemporaneamente, ribadendo l'importanza di riflettere sulla leggina che noi abbiamo presentato in tempi molto stringenti, anche alla luce di un evento eccezionale e straordinario che è successivo alla presentazione della legge, che è il terremoto. «Umbria Jazz» è una manifestazione internazionalmente riconosciuta, è «il» festival jazz che ci porta nel mondo e che porta l'Italia nel mondo, non l'Umbria nel mondo, e proprio per questo io credo che meriti – assumendosi una responsabilità politica, appunto – di riflettere e incardinare rapidamente l'esame di questo provvedimento, anche legandolo all'eccezionalità della situazione delle aree terremotate. Tuttavia, credo che sia proprio per questo più saggio, piuttosto che votare questo emendamento, raccogliere la proposta di invito al ritiro che ha fatto la presidente e che mi permetto di rilanciare ai proponenti, cogliendo anche l'occasione di un ordine del giorno del collega Laffranco che, se il collega è d'accordo, vorrei sottoscrivere e, quindi, penso che si possa prendere un impegno tutti insieme, mantenendo quella coralità e quella unitarietà che vi è stata anche nella presentazione della legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Ho ascoltato con grande attenzione la perorazione della Presidente Sereni e su molti aspetti essa è condivisibile, perché nel momento in cui le forze politiche, tutte insieme, si muovono per raggiungere un obiettivo di bene comune, questa è solo una cosa positiva, però, non c’è solo la Presidente Sereni, non c’è solo il Parlamento; protagonista sulla decisione di trasformare l'emendamento in ordine del giorno è, ovviamente, anche il Governo e, quindi, noi siamo assolutamente disponibili ad accedere alla richiesta della presidente Piccoli Nardelli di ritirare l'emendamento per trasformarlo nell'ordine del giorno che già c’è, però, prima di farlo, vogliamo vedere se, accanto alla coralità almeno della principale forza dell'attuale Parlamento, c’è anche la voce del Governo che dice che accede a questa richiesta, perché altrimenti siamo costretti a tenere il punto per sottolineare la rilevanza del festival di Umbria Jazz che, come ha ricordato la collega Sereni, porta l'Umbria e l'Italia nel mondo, soprattutto in un tempo e in una terra devastata dal terremoto. A noi spetta, però, il compito di sentire se anche il Governo accede a questo invito e, quindi, ad accogliere il nostro ordine del giorno. Dopodiché potremo dire se accettiamo o no.

  PRESIDENTE. Mi permetto di aggiungere che andrà visto come è scritto, ma, insomma, sostanzialmente, in caso di respingimento, Pag. 5l'ordine del giorno sarebbe anche inammissibile. Ma mi pare di capire che il Governo chieda d'intervenire. Prego.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Grazie, Presidente. Naturalmente, condividendo, nell'intervento dell'onorevole Sereni, i punti sollevati – e cioè l'importanza di un festival internazionalmente riconosciuto e la fragilità di un territorio che ha subito molti dei gravissimi effetti del terremoto che ha colpito il centro Italia e che ha bisogno di rilancio anche da un punto di vista culturale – il Governo si impegna ad accogliere l'ordine del giorno a firma dell'onorevole Laffranco.

  PRESIDENTE. Polidori, Palmieri. Comunque sì. L'emendamento a questo punto è ritirato. Avevo l'iscrizione a parlare dell'onorevole Simone Valente, che a questo punto, però, non può parlare su un emendamento che è stato ritirato. Può parlare in dichiarazione di voto sull'articolo 1 che mettiamo in votazione adesso, se crede. Prego, onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente, io intervengo per specificare alcune questioni. Proprio adesso abbiamo discusso, ho sentito alcuni interventi, sull'importantissimo Umbria Jazz Festival, che, come anche il Festival di Parma, il Festival di Roma, non è assolutamente in discussione, non è assolutamente in discussione la qualità artistica e la caratura internazionale, però l'emendamento che è stato ritirato dimostra una cosa. Dimostra che, ormai, i contributi alle fondazioni, alle associazioni, agli istituti culturali si vanno ad erogare con legge solo perché c’è un deputato o dei deputati di turno che portano avanti la proposta. Ecco, questo crea, ovviamente, problemi di equità di distribuzione dei fondi, ma crea anche una valutazione oggettiva e selettiva di tutte le personalità che andremo a finanziare.
  È per questo che, secondo noi, c’è un problema di metodo che continuate, ahimè, a portare avanti ormai da anni, perché lo abbiamo già visto anche in quest'Aula, su una legge con la quale andavamo a finanziare, una tantum, una fondazione. Ed è un circolo vizioso che porta assolutamente a un sistema negativo del mondo della cultura in cui a beneficiare, ormai, sono solo i soliti noti. Ecco, noi vogliamo completamente modificare questo atteggiamento, è per questo che abbiamo votato contro questo emendamento e saremo contrari anche al testo di legge. Questa non è la modalità con cui portare avanti i finanziamenti alla cultura; non devono essere finanziamenti a pioggia, ma devono essere finanziamenti erogati con una valutazione di esperti del settore. Questo stesso atteggiamento che, ahimè, la politica, ormai, ha preso da diversi anni, lo vediamo tutti gli anni nella legge di bilancio, nella legge di stabilità, dove si porta avanti un finanziamento a una singola fondazione solo perché c’è il deputato di turno che lo chiede. Io sollevo queste criticità che, peraltro, in Commissione cultura sono state anche condivise dal sottosegretario. Perché se noi continuiamo ad andare avanti così, ci ritroveremo, ogni volta, con una legge di tre articoli, di una pagina, che andrà a intasare i lavori delle Commissioni e i lavori di quest'Aula. Allora, poi, non lamentiamoci se la burocrazia ferma tutte le leggi, se non riusciamo ad approvare le cose veramente importanti per questo Paese. Il punto è creare dei criteri selettivi oggettivi con cui il Ministero possa erogare i fondi a chi li merita. Noi chiediamo questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Pag. 6

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 4113)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 4113).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Relatrice. Allora, anche qui, sull'emendamento Luigi Gallo 2.1, invito al ritiro o parere contrario.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme. Sta bene, c’è solo quello, quindi, si vota il mantenimento dell'articolo, essendo questo un emendamento soppressivo. Tra l'altro sul soppressivo, c'era anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio), lo dico per completezza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 4113)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 4113), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 4113)

  PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione, chiedo al Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno. Ne abbiamo otto, il primo è il n. 9/4113/1 Matarrelli.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Grazie, Presidente. È accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4113/2 Manzi.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Accolto.

  PRESIDENTE. Dunque, favorevole. Ordine del giorno n. 9/4113/3 Andrea Maestri.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Viene accolto come raccomandazione e si propone la seguente riformulazione...

  PRESIDENTE. Addirittura...

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Si impegna il Governo «a seguire la situazione dei lavoratori della Fondazione Teatro Regio di Parma, anche in relazione all'erogazione del contributo».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4113/4 Romanini.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per Pag. 7i Beni e le attività culturali e il turismo. Accolto con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4113/5 Ciracì.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Non è pertinente, non accolto.

  PRESIDENTE. Dunque, contrario. Ordine del giorno n. 9/4113/6 Laffranco.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Accolto.

  PRESIDENTE. Favorevole ! Ordine del giorno n. 9/4113/7 Taricco.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4113/8 Nesi.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Favorevole.

  PRESIDENTE. Le do ora qualche secondo per guardare l'ordine del giorno n. 9/4113/9 L'Abbate, che è arrivato in limine mortis, ma è pur tuttavia ammissibile.

  ILARIA CARLA ANNA BORLETTI DELL'ACQUA, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. Favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Passiamo, quindi, per gli ordini del giorno, alla votazione o alla presa d'atto dell'accoglimento.
  L'ordine del giorno n. 9/4113/1 Matarrelli è accolto come raccomandazione, va bene. L'ordine del giorno n. 9/4113/2 Manzi è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/4113/3 Andrea Maestri è accolto come raccomandazione ove riformulato, va bene ? Bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4113/4 Romanini c’è una riformulazione, va bene ? Bene. L'ordine del giorno n. 9/4113/5 Ciracì è contrario, onorevole Palese intende intervenire ? No ? Avevo visto che aveva tirato su il microfono e pensavo che volesse intervenire. Insiste per la votazione ? Va bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4113/5 Ciracì, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  Proseguiamo. Sull'ordine del giorno n. 9/4113/6 Laffranco il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4113/7 Taricco il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4113/8 Nesi il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4113/9 L'Abbate c’è una riformulazione, è accolta ? Sì ? Perfetto.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 4113)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. La componente Socialista è favorevole ad erogare i contributi alle Fondazioni Teatro Regio di Parma e a Romaeuropa Arte e Cultura per sostenere i due festival, il Verdi di Parma e Busseto ed il Roma Europa Festival, perché la Pag. 8musica, l'arte e la cultura di qualità si finanziano sempre, oserei dire, a prescindere.
  A conferma della qualità dei due festival, vorrei dire alcune parole. Conosco il Festival Verdi, la specificità della sua proposta culturale, il rilievo internazionale e la bellezza dei luoghi in cui si svolge, a partire dal piccolo teatro di Busseto. È un festival che si occupa non solo di proporre rappresentazioni, ad esso sono collegate attività di ricerca e di formazione, soprattutto di sostegno e ricerca di giovani talenti. Frequentando con una certa regolarità quei luoghi, voglio sottolineare come questo festival contribuisca al turismo anche internazionale e, quindi, alla valorizzazione del territorio attraverso la musica e la cultura, due strumenti eccezionali.
  Conosco meno direttamente il Roma Europa Festival, il suo cartellone propone danze e teatro contemporanei, musica e cinema, e la sua cifra sono innovazione e sperimentazione: in sintesi, il meglio della creazione artistica contemporanea, con un'attenzione particolare a giovani artisti ed artiste cui viene fornita una vetrina importante.
  Quindi, è giusto finanziare questi festival, ma questo non basta. E lo dico assecondando anche una sollecitazione, forse un poco partigiana, perché ci sono altri festival che meritano attenzione, ad esempio il Festival Donizetti Opera di Bergamo, la mia città. Le rappresentazioni del Teatro Donizetti, ora Festival Donizetti Opera di cui andiamo molto orgogliosi, sino ad ora hanno ricevuto finanziamenti nell'ambito della stagione lirica; dal prossimo anno – e mi rivolgo in particolare alla sottosegretaria Ilaria Borletti e a tutti coloro che si occupano dei finanziamenti dei festival per il triennio 2018-2020 – il Festival Donizetti Opera si è candidato al finanziamento come uno dei festival importanti per la sua eccellenza del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente. La componente Conservatori e Riformisti voterà a favore di questo provvedimento perché ne condivide gli indirizzi e gli obiettivi. Riteniamo, cioè, che, in un contesto di sviluppo, di quello che può essere all'interno del nostro Paese non solo dal punto di vista culturale, ma anche socio-economico, la cultura creativa e spettacolare possa rappresentare un punto di partenza che finora non è stato considerato nella giusta misura e nella giusta rilevanza.
  Penso che stanziare queste risorse di 1 milione di euro alla Fondazione Teatro Regio di Parma, finalizzate alla realizzazione del festival Verdi di Parma e Busseto, sia un provvedimento che qualifica la parte dello spettacolo e della cultura, ma qualifica anche in riferimento alle tradizioni che stanno all'interno di questi territori. Così pure l'altro contributo straordinario alla Fondazione Rossini, all'Opera Festival, ci convince da questo punto di vista.
  Riteniamo che il tutto andrebbe molto meglio se poi ci sarà un'attenzione particolare pure nel contesto della gestione e delle scelte. Spesso, ben volentieri, all'interno di queste fondazioni si riscontrano anche degli episodi spiacevoli riguardanti la gestione. Mi riferisco, per esempio, a tutto quello che sta accadendo al Teatro Petruzzelli di Bari, sono delle cose deprecabili; anche qui penso che i controlli debbano essere fatti, perché è un valore il fatto che, oggi, la Camera stia dando l'assenso a questa iniziativa, ma è altrettanto pericoloso se queste iniziative poi debbano essere rovinate da questi episodi.
  Quindi, una sollecitazione da parte del Governo rispetto anche alle rendicontazioni, rispetto ai programmi, rispetto ai controlli, perché è giusto che sia così.
  Così come noi riteniamo che sia giusto che il Parlamento, oggi, si esprima e metta a disposizione queste risorse pubbliche, è altrettanto giusto assicurare che ci siano le Pag. 9verifiche, e questo lo deve fare il Governo, non lo debbono fare altri. Per questo motivo, Presidente, le confermo ancora una volta – e mi auguro pure che ci sia questa assicurazione da parte del Governo nel contesto del controllo e della realizzazione quanto più efficiente ed efficace di queste attività – il voto a favore dei Conservatori e Riformisti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.

  BRUNO MURGIA. Grazie, Presidente. Noi abbiamo riflettuto molto su questo provvedimento, perché ovviamente non ci sfugge l'importanza che ha il Festival Verdi e anche il Romaeuropa Festival con il suo ricco cartellone, però, dopo una riflessione, abbiamo deciso di votare «no».
  Pensiamo che sia giusto valorizzare tutte queste grandi manifestazioni, ma non ci convince il percorso che ci porta a questo nel finanziamento. A nostro avviso, sarebbe stato meglio pensare ad un provvedimento più ampio, con il quale selezionare una serie di grandi progetti e di manifestazioni culturali, con criteri di selezione chiari, avendo idea di tutte le domande e del budget a disposizione. E così noi lasciamo fuori da questi finanziamenti, peraltro meritevoli sicuramente, tanti altri festival e molte manifestazioni. Sappiamo anche che ci sono molte difficoltà in molti campi della cultura, dal teatro alla danza, agli stessi teatri lirici, ai musei, alle grandi istituzioni culturali. Ecco perché il criterio di finanziare solo due importanti festival rispetto a tante altre realtà altrettanto importanti non è convincente, quindi confermiamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Il testo che oggi è in votazione è stato approvato in prima lettura dal Senato il 20 ottobre scorso e la Commissione cultura non ha ritenuto di modificarlo in modo da consentirne la rapida approvazione.
  Si tratta di un provvedimento di quelli che vengono definiti minori e che forse lo sono per quel che riguarda la politica, ma non certo per quanto riguarda la cultura. Lo si può dire con certezza. Ogni intervento del Parlamento a sostegno di iniziative culturali è un'importante dato che questo Paese, più degli altri, di cultura vive.
  Certamente sarebbe stato preferibile che il testo che oggi approviamo fosse stato votato in Commissione in sede legislativa, ma non è stato possibile per la mancata condivisione del provvedimento stesso da parte delle opposizioni, scelta legittima, ma che noi riteniamo tuttavia discutibile. Si è, infatti, detto che si tratterebbe di interventi che privilegiano singole iniziative e che non vi sono criteri di scelta e selezione generali e chiari e si è anche osservato, per quel che riguarda in particolare il presidente del Romaeuropa Festival, che non si tratta di discutere il curriculum, ma il legame con un esponente politico. Non si contesta quindi la competenza, ma, a prescindere, il rapporto personale con un politico. Si tratta di un criterio tuttavia a nostro avviso un po’ restrittivo che, se applicato in toto, renderebbe leggermente difficile trovare persone competenti dato che si dovrebbe non solo scandagliarne il curriculum professionale, ma pure lo stato civile, quello di famiglia e magari anche l'albero genealogico del candidato alla guida di qualunque ente e, in particolare, di uno culturale.
   Siamo invece difronte a due istituzioni culturali importanti, la Fondazione Teatro Regio di Parma e la Fondazione Romaeuropa arte cultura, che già ricevono contributi ordinari a valere sul Fondo unico per lo spettacolo e che riceveranno, a decorrere dal 2017, un contributo straordinario, come già accade per altre istituzioni analoghe, finalizzato alla realizzazione di eventi di particolare rilevanza culturale. Pag. 10
  Il provvedimento che oggi approviamo non è un unicum, ma si inserisce nel quadro di un consolidato impegno a promuovere e valorizzare la cultura italiana che si pone in stretta continuità con quanto fatto nel corso del tempo, intendendo assicurare alle due Fondazioni un sostegno finanziario tale da assicurare una stabilità nella loro attività, integrando quanto già previsto nella normativa vigente. Non si tratta, dunque, a nostro avviso, di regalie politiche, ma piuttosto di una spesa opportuna e utile.
   Il Festival Verdi di Parma e Busseto infatti, non solo ricorda l'opera del grandissimo italiano che fu Giuseppe Verdi, ma ha l'obiettivo di trovare giovani talenti, dedicando anche iniziative rivolte alle famiglie, alle scuole e alle università per non far dimenticare una tradizione, quella lirica, in genere musicale, che dell'Italia è stata ed è orgoglio.
  Meritorio appare anche il significato del Romaeuropa Festival, nato nel 1986, che si dedica alla creazione artistica contemporanea, coinvolgendo settori artistici quali la danza, il teatro, la musica, le arti visive, oltre a incontri con gli artisti. In pratica, le due iniziative si legano tra loro in un dialogo di tradizione e innovazione tra passato, presente e futuro. Si tratta di un provvedimento certamente piccolo, ma importante e utile sul quale il gruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico esprime convintamente il suo voto favorevole.
  Sarebbe certamente utile avere un quadro globale delle realtà culturali italiane da sostenere, ma non è certamente disdicevole concedere contributi a coloro che intanto concretamente operano in una realtà così difficile e sempre troppo negletta per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente, Governo, colleghi. Questo provvedimento ci ricorda che, a seguito dell'attentato al Bataclan e agli atti terroristici che sono seguiti in Europa, avevamo condiviso la proposta del Governo di investire un euro in cultura, per ogni euro speso per la sicurezza, consapevoli che la sicurezza è indispensabile per creare ordine sociale e sistema di difesa, ma la cultura ha una doppia valenza: è necessaria perché favorisce la coesione sociale, la crescita civile, l'integrazione, ma è al tempo stesso un valore identitario che rafforza la comunità. Se volessimo trovare un personaggio italiano emblematico che si presta ad associare al binomio Italia-cultura un nome, non possiamo non pensare immediatamente a Giuseppe Verdi, un ambasciatore della musica italiana nel mondo, un uomo impegnato che fu deputato e senatore a vita, nonché consigliere provinciale di Piacenza e consigliere comunale di Villanova, un simbolo nazionale che meritava un festival che lo ricordasse dopo che il 2013 ha celebrato il bicentenario della sua nascita, richiamando a Parma e nei luoghi verdiani una crescente attenzione verso il Maestro di Busseto. Un'attenzione che non possiamo disperdere perché le sue opere rappresentano un volano per la promozione del nostro Paese nel mondo. Vengo da una regione, le Marche, definita dei cento teatri, per cui so bene quanta fatica facciano queste realtà a sopravvivere: esempi di radicamento territoriale, centri di aggregazione sociale, unica speranza per i diplomati delle nostre accademie e conservatori per farsi le ossa. Una vivacità di cartelloni e di sperimentazione alla quale va data fiducia e il FUS da anni rappresenta una opportunità irrinunciabile, un finanziamento che, per la vivacità espressiva del nostro Paese, rischia di avere una ricaduta a pioggia che ne fa perdere l'incisività. Il contributo annuale di un milione di euro che attribuiamo alla Fondazione Teatro Regio di Parma per la realizzazione del Festival Verdi, che si articola in una serie di eventi che hanno luogo nei teatri Regio e Farnese di Parma e Verdi di Busseto, è più o meno quanto abbiamo già riconosciuto con la legge 20 dicembre 2012, n. 238, ad altri festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio internazionale. Per quanto riguarda il Romaeuropa Pag. 11Festival, va detto che da ben trentun anni rappresenta il punto di riferimento per la musica, la creazione artistica contemporanea e lo spettacolo dal vivo nella capitale. Nato nel 1986 all'Accademia di Francia, nel 2015-2016 ha ricevuto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana, è sostenuto dalle Ambasciate di Francia e Spagna, dal Goethe Institut e dal British Council, che sono presenti, assieme a Roma capitale e regione Lazio, nel consiglio di amministrazione della Fondazione Romaeuropa arte cultura, che organizza il festival.
  Il festival Romaeuropa è inserito nel programma di Europa creativa e riceve il patrocinio delle ambasciate del Belgio, degli Stati Uniti e della Grecia. Ha una programmazione di circa 75 giorni, in venti spazi della capitale, in teatri pubblici e privati, spazi storici, come ad esempio il Palatino e le Terme di Diocleziano, musei di arte contemporanea e spazi indipendenti. A questo punto, se siamo d'accordo sul fatto che la cultura, la musica, la danza, il teatro stimolino la libertà di espressione contro l'oscurantismo degli integralismi, non possiamo non condividere questo provvedimento che, se è vero che finanzia due festival di eccellenza, è vero anche che sostiene idealmente la cultura nazionale e internazionale e promuove luoghi e tradizioni italiane. Dichiaro pertanto il voto favorevole del gruppo Scelta Civica-ALA MAIE.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molea. Ne ha facoltà.

  BRUNO MOLEA. Grazie, signor Presidente, la proposta di legge già approvata dal Senato il 20 ottobre scorso prevede l'erogazione di un contributo annuale alla Fondazione Teatro Regio di Parma e alla Fondazione Romaeuropa arte e cultura. Il contributo, pari per ciascuna Fondazione, ad un milione di euro, a decorrere dal 2017, è finalizzato rispettivamente alla realizzazione del festival Verdi di Parma e Busseto e alla realizzazione del Romaeuropa Festival. Il Festival Verdi di Parma e Busseto si articola in una serie di eventi che hanno luogo presso il Teatro Regio di Parma e il teatro Giuseppe Verdi di Busseto, ai quali si affianca il Teatro Farnese di Parma. Sul sito sono peraltro già visibili le anticipazioni relative al 2017, il cui programma completo sarà disponibile a gennaio. Il Festival è nato nella seconda metà degli anni Ottanta e ha avuto luogo fino al 1993, per poi riprendere la propria attività nel 2001, ed è oggi promosso e organizzato dalla Fondazione del Teatro Regio di Parma, le cui iniziative hanno una consolidata visibilità, anche per il recente bicentenario della nascita del maestro, nato nel 1813. Il provvedimento oggi all'esame si inserisce nell'ambito di una serie di iniziative volte alla promozione e alla valorizzazione culturale, in continuità con le politiche culturali in atto e con la ricerca di nuovi talenti da far conoscere.
  Il Romaeuropa Festival, nato nel 1986, è dedicato alla creazione artistica contemporanea. Si tratta di un'offerta culturale composita, che spazia tra danza, teatro, musica, cinema, incontri con gli artisti, arti visive e sfide tecnologiche. Il Festival, quindi, rappresenta il punto di riferimento per la creazione artistica contemporanea e per lo spettacolo dal vivo nella capitale, con il sostegno delle Ambasciate di Francia e Spagna, del Goethe Institut, del British Council, del comune e della regione. Scopo della Fondazione è intercettare le energie del contemporaneo per trasformarle in arte e cultura, in esperienze artistiche innovative, capaci di esprimere l'attenzione verso il futuro e di spostare sempre più avanti la frontiera dell'indagine artistica.
  Scopo principale della proposta di legge è l'erogazione di un contributo annuale alla Fondazione del Teatro Regio di Parma e alla Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura. Si tratta di fondazioni che attualmente beneficiano di contributi a valere sul Fondo Unico per lo Spettacolo, il FUS. In particolare, l'articolo 1 dispone, a decorrere dal 2017, l'assegnazione di un contributo, pari a un milione di euro, a favore, rispettivamente, della Fondazione Teatro Regio di Parma, finalizzato alla Pag. 12realizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto, e della Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura, finalizzato alla realizzazione di Romaeuropa Festival. Allo scopo, si modifica l'articolo 2, comma 1, della legge n. 238 del 2012, che, al fine di sostenere e valorizzare i festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio internazionale, ha previsto l'assegnazione, a decorrere dal 2013, di questo contributo a favore di ciascuna delle seguenti fondazioni: la Fondazione Rossini Opera Festival, la Fondazione Festival dei due Mondi, la Fondazione Ravenna Manifestazioni e la Fondazione Festival Pucciniano Torre del Lago.
  Il provvedimento in esame conferma, quindi, la linea e l'indirizzo politico del Governo e della maggioranza di mettere al centro delle politiche pubbliche la cultura come veicolo di crescita civile, di identità e di inclusione, ma anche di ponte con altre culture. Per queste ragioni, esprimo, a nome mio personale e del gruppo Civici e Innovatori, il voto favorevole sulla proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stefano Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie, Presidente. Il gruppo della Lega Nord, come al Senato, conferma il proprio voto favorevole a questo provvedimento a sostegno della valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto. Ci teniamo, però, a precisare alcuni aspetti. È assolutamente innegabile e, quindi, doveroso il nostro voto favorevole, in quanto questa iniziativa è, fuor di dubbio, un'iniziativa che va a valorizzare la nostra cultura, la nostra storia, la nostra identità, è un'iniziativa che sicuramente porta pregio internazionale, è un'iniziativa che va anche alla ricerca di giovani talenti e, quindi, deve essere non solo difesa, ma anche valorizzata. Queste sono le motivazioni che spingono il gruppo della Lega, anche qui alla Camera, a confermare il voto positivo già espresso in Senato.
  Al di là, però, di questi aspetti positivi, che sono inconfutabili, serve anche specificare alcune questioni, che, dal nostro punto di vista, sono altrettanto veritiere. Purtroppo, tramite questo Governo, che è fotocopia dei Governi precedenti, troppe volte abbiamo assistito a provvedimenti spot per quanto riguarda la cultura. Purtroppo, non vi è una programmazione, non vi è un'offerta pensata, elaborata. Nel mondo della cultura, purtroppo, vi è solo un'offerta improvvisata.
  Quindi, noi sottolineiamo il fatto che le politiche portate avanti da questa maggioranza negli ultimi anni mancano di una visione di insieme. Tenevamo a sottolineare questo aspetto perché è assolutamente rappresentativo della realtà. Nonostante questo, comunque, confermiamo il nostro voto favorevole, in quanto riteniamo che le iniziative oggetto di questo provvedimento diano un prestigio internazionale e rappresentino un passo avanti verso la difesa e la valorizzazione della nostra storia, della nostra cultura e della nostra identità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà, con la premessa che non ha cambiato gruppo, ma ha cambiato solo postazione.

  ANTONIO PALMIERI. È un fatto logistico e non politico. Intervengo per annunciare il voto favorevole di Forza Italia a questo provvedimento. Non spendo altre parole sul merito del provvedimento. Ne spendo una sola per ringraziare la sensibilità del Governo rispetto all'accoglimento del nostro ordine del giorno relativo a Umbria Jazz Festival e per assicurare che sorveglieremo Governo e maggioranza affinché sia mantenuto l'impegno verso questa importante manifestazione umbra, molto più importante dati i tempi che, purtroppo, si vivono in quella regione. Quindi, confermo il voto favorevole del nostro gruppo al provvedimento.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Area Popolare voterà a favore del provvedimento e le ragioni di questo nostro voto sono ovviamente di natura culturale, data l'importanza acquisita, a livello nazionale e mondiale, da queste manifestazioni. Entrambe godono di una rilevante connotazione internazionale, assumendo, quindi, anche un ruolo fondamentale di divulgazione della conoscenza dei luoghi che le ospitano. Tutto ciò non può che avere ricadute positive anche sul turismo e, quindi, crediamo che sia una cosa positiva. Diamo volentieri atto al Governo e al Ministro Franceschini, in particolare, di aver dato nuovo e forte impulso alle politiche per la cultura.
  Molto è stato fatto, ma molto dobbiamo fare ancora, in particolare per la pratica della musica e non solo per il suo ascolto. Crediamo che per questo occorre un impegno forte non solo del Ministro dei beni culturali, ma di tutto il Governo. Occorre completare la riforma dei conservatori e preoccuparsi dei musicisti; pensiamo soprattutto ai giovani. Occorre occuparsi dei loro sbocchi occupazionali, attraverso, ad esempio, la creazione di orchestre stabili, che sono in percentuale assai minore rispetto alla popolazione in confronto a Paesi con i quali ci misuriamo, come ha ribadito anche nell'editoriale di questo mese il direttore di Suonare News, che è la rivista più importante del settore. Dobbiamo anche pensare a diffondere la pratica della musica fin dalla prima età, sostenendo fiscalmente le famiglie, che oggi possono detrarre, giustamente, le spese per lo sport o per il veterinario degli animali domestici, ma non per l'educazione musicale dei figli. Noi siamo un Paese dalla straordinaria tradizione musicale e siamo chiamati a portarla all'Europa e al mondo come il primo nostro contributo. Ma, per farlo, dobbiamo crederci fino in fondo e investire in modo adeguato, perché questo patrimonio unico non sia un patrimonio del passato, ma sia un patrimonio del presente e del futuro. Un grande compositore del Novecento, Gustav Mahler, diceva che tradizione non significa adorare le ceneri ma trasmettere il fuoco: ebbene allora noi dobbiamo mettere molto più carburante per tenere acceso questo fuoco. Noi di Area Popolare sosterremo sempre con grande impegno tutti i provvedimenti che come questo vanno esattamente in questa direzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Io sono in forte imbarazzo, Presidente, in questo momento nell'affrontare la proposta di legge perché essa – lo sappiamo tutti in Parlamento – non nasce oggi ma ha una storia. Nel 2015 la stessa norma fu portata in legge di stabilità tra l'altro collegata ad un provvedimento che riguardava il mezzo miliardo alla cultura: vi ricordate ? Si fece un gran parlare del problema del terrorismo e del fatto che l'Europa ci concedeva una certa flessibilità per intervenire sul terrorismo e l'Italia sceglieva il fronte della cultura per intervenire sul terrorismo. Poi d'improvviso ci troviamo all'interno della legge di stabilità che quei soldi dati alla cultura per combattere il terrorismo andavano in mille rivoli tra cui c'era la volontà di prendere 2 milioni e assegnarli alla Fondazione Roma Europa e alla Fondazione Teatro Regio di Parma. Tale disposizione naturalmente presentava motivi importanti per essere osteggiata: primo motivo è il fatto che in legge di stabilità non si possono fare micro-interventi per ogni settore e questo è stabilito dalla legge; secondo motivo è il fatto che ci sono criteri di ripartizione dei fondi pubblici che il sottosegretario e il Ministro conoscono bene, che i deputati del Partito Democratico conoscono bene e sono criteri che definiscono come il Fondo unico dello spettacolo ridistribuisce i soldi; terzo motivo sollevato dal MoVimento 5 Stelle è l'inopportunità politica nel momento in cui c’è una Fondazione che ha tutti i suoi meriti, la Fondazione Roma Pag. 14Europa ma che è presieduta da una persona che è la moglie del deputato Causi del Partito Democratico. Questi elementi tutti insieme ci fanno rigettare la proposta. Infatti che cosa è accaduto in questi anni in cui noi abbiamo lavorato in Commissione cultura ? È accaduto che più volte continuamente, ogni giorno ci siamo trovati provvedimenti che in pratica stanziano risorse in favore di enti culturali che hanno delle cosiddette vicinanze politiche. E abbiamo fatto questa discussione anche in Aula su altri provvedimenti e vorrei citare una tabella emblematica che è stata votata con la nostra opposizione in Commissione cultura nel 2015 in cui il Partito Democratico ha diviso 6 milioni tra fondazioni culturali. Di questi 6 milioni, 30.000 euro sono andati alla Fondazioni Craxi, presieduta da Stefania Craxi; 190.000 euro al preziosissimo Istituto Luigi Sturzo che ha come consigliere l'ex ministro Enrico Giovannini; 190.000 euro alla Fondazione Gramsci, con Piero Fassino e l'ex-tesoriere dei Ds Ugo Sposetti, ora del PD, nel CdA; 25.000 euro alla Fondazione Di Vagno presieduta da Gianvito Mastroleo, presidente del PSI pugliese; 15.000 euro alla Fondazione Ugo la Malfa che ha tra i consiglieri Giorgio La Malfa; 25.000 euro alla Fondazione De Gasperi presieduta da Angelino Alfano; 15.000 euro a Magna Charta fondata da Gaetano Quagliariello con Maurizio Sacconi nel comitato scientifico; 15.000 euro alla casa Buonarroti e Società dantesca presieduta da Eugenio Giani del Pd; 140.000 euro alla Fondazione Lelio e Lisli Basso presieduta dall'ex parlamentare europea dei DS Elena Paciotti, Fabrizio Barca e Walter Tocci.
  Poi per finire a quello che sappiamo: i milioni dati al Maxxi dove l'ex Ministro Melandri che non voleva lo stipendio poi ci ha ripensato. Ora siccome sappiamo che in questo Paese ci sono tanti malpensanti, abbiamo chiesto di pubblicare i verbali redatti dalla commissione aggiudicatrice scelta dal Ministro: una richiesta avanzata dallo stesso deputato seduto qui alla mia destra, Simone Valente. Il Governo in realtà non ci ha fornito questi verbali e naturalmente, negandoceli, ha alimentato sospetti e dicerie. Ora associazioni culturali, fondazioni, teatri, imprese culturali, giovani artisti, giovani laureati in queste discipline con idee innovative sanno bene come in Italia non si riesce a vivere di impresa culturale per assenza di risorse. L'Italia è all'ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata all'istruzione: 7,9 per cento del 2014 a fronte del 10,2 per cento della media europea. È anche al penultimo posto – fa peggio solo la Grecia – per quella destinata alla cultura: 1,4 per cento a fronte del 2,1 medio europeo. Questi sono i dati dell'Eurostat e cosa fa il Partito Democratico ? Nel 2017 con la proposta di legge in esame sottrae 2 milioni agli enti culturali che ricevono soldi dal Fondo unico per lo spettacolo per darli alla Fondazione Teatro Regio di Parma per la realizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e alla Fondazione Romaeuropa Arte e Cultura per la realizzazione di Romaeuropa Festival. Ora queste due realtà hanno già ricevuto soldi dallo stesso Fondo e da qualche anno – anche credo in seguito alla battaglia che abbiamo fatto continuamente in Commissione – sono stati inseriti criteri per ripartire il Fondo unico dello spettacolo e quindi che cosa accade ? Le fondazioni, gli enti culturali presentano progetti per un triennio dopodiché vengono valutati tutti questi progetti in funzione dei criteri oggettivi stabiliti e vengono distribuite le risorse: una cosa normalissima che il Paese aspettava da tempo rispetto ad un investimento a pioggia. Quindi che cosa fa il Partito Democratico ? Finalmente si dà dei criteri con i beni culturali e distribuisce le risorse in base ai beni culturali. Poi fatta la legge trovato l'inganno. Poiché adesso, in base a quei criteri, non ci sono abbastanza risorse per queste due fondazioni, si fa una legge dedicata che toglie 2 milioni a tutti gli altri nel 2017 per darli alle due Fondazioni.
  Quando noi abbiamo sollevato il caso intervenne in Aula anche il deputato Causi che disse. «Care colleghe e cari colleghi, capirete bene quanto io oggi sia desolato nei confronti di Monique poiché la vedo Pag. 15coinvolta in uno scontro politico che riguarda me e non lei perché da poche settimane Monique ha acquisito per la sua ferma volontà la cittadinanza italiana e non vorrei che dovesse pentirsene e perché questo scontro colpisce Romaeuropa, un ente da sempre indipendente dalla politica e anche per questo ha pagato un prezzo ad esempio quello di non essere inserito nella legge n. 238 del 2012 per riconoscimento della qualifica di  «eccellenza internazionale» ...Negli ultimi giorni ho scoperto che alcuni colleghi parlamentari di diversi gruppi politici seguono il lavoro del Festival Romaeuropa, conoscono e apprezzano il lavoro di Monique e del team Romaeuropa – un team giovane con standard di qualità di tipo europeo ed internazionale – e sono venuti a conoscenza che Monique è mia moglie solo per i fatti avvenuti lunedì notte. Alcuni hanno anche speso parole di sostegno, in Aula e in Commissione, e hanno scritto sui giornali e sui social e di questo li ringrazio e mi appello a loro affinché si trovi in un futuro non troppo lontano una soluzione per l'inserimento di Romaeuropa Festival e del Festival Verdi nella legge n. 238 del 2012» cioè quello che stiamo facendo adesso, che adesso verrà approvato e verranno dati questi soldi mettendoli appositamente in quella legge. Quindi il marito chiede una cosa e il Parlamento la sta eseguendo.
  Un'altra cosa interessante che vorrei segnalare all'Aula, proprio per una visione storica degli impicci della politica, è che nel 2002 – nel 2002 – c’è stata una delibera (5/2/2002) nella giunta comunale di Roma, la n. 47. E chi era quella giunta ? L'assessore al bilancio era Causi. L'assessore al bilancio Causi decideva che...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUIGI GALLO. ... Roma deve entrare nella partecipazione patrimoniale della Fondazione Romaeuropa, quindi decide che il comune di Roma deve esprimere un consigliere e deve dare dei soldi alla Fondazione Europa. Sempre lui. Noi, questo modo di agire, lo rigettiamo. Abbiamo chiesto che si faccia un bando con i criteri; il PD li aveva, li ha derogati e adesso decide di dare i soldi a due fondazioni specifiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI. Signor Presidente, il gruppo del Partito democratico voterà a favore convintamente, tranquillamente, con grande serenità, a un provvedimento proposto dal collega del Senato, Pagliari, che è presente peraltro in Aula, tra gli ospiti, tra il pubblico, sostenuto da molti colleghi del gruppo, sostenuto – devo dire – con interventi che ho apprezzato da praticamente tutte le forze politiche di quest'Aula, tutte le forze politiche al Senato, quasi tutte le forze politiche all'Aula della Camera. C’è da interrogarsi sul perché di questi «quasi tutti», ma ci torneremo dopo.
  È facile essere favorevoli a questo provvedimento, è facile. È facile, pensando a che cosa è stato Giuseppe Verdi, per noi un grande musicista, un grande uomo di cultura. Qualcuno lo ha ricordato molto bene, la collega Maestri l'ha ricordato lunedì in quest'Aula, qualcuno ha ricordato poco fa che è stato anche consigliere provinciale e consigliere comunale e quindi, probabilmente, il gruppo del MoVimento 5 Stelle allora non avrebbe sostenuto l'attività culturale e politica di Giuseppe Verdi, perché aveva la straordinaria colpa di occuparsi della cosa pubblica e di fare politica. È questo il problema. Il problema è che noi in quest'Aula non sentiamo la battaglia per la difesa della buona politica contro la cattiva politica – che esiste ! –, ma vediamo la trasformazione della battaglia contro la cattiva politica in una battaglia contro la politica, con degli esiti paradossali, per cui gli stessi colleghi che fanno quella battaglia ci spiegano che vanno santificati i criteri oggettivi e poi, poco fa, in un intervento elencano una serie di fondazioni culturali meritorie, che avrebbero Pag. 16solo la colpa di essere finanziate perché promosse dai politici, che sono finanziate esattamente perché partecipano ad una domanda che risponde a quei criteri oggettivi che loro chiamano. Perché quelle fondazioni hanno preso quelle risorse sulla base di criteri oggettivi. È il paradosso di un meccanismo che, guardate, era preoccupante prima che questo movimento governasse alcune città italiane, perché alimentava una nomea, una sottocultura, un elemento, facendo tesoro del peggio di quello che si pensa, di quello che si dice, di quello che si scrive, tante volte poi rivelatosi anche non vero, ma che oggi si concretizza nel governo di alcune di queste città, perché le cose di cui loro accusano gli altri – non vere – le praticano poi, quando governano. Perché i parenti, gli amici, i mariti, le mogli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) li portano al governo delle città, li portano nei consigli comunali, li mettono a presiedere le fondazioni, gli finanziano i progetti culturali. Allora si capisce che quello di cui accusano gli altri, perché pensano che tutti ragionino come loro, sia esattamente il modo in cui ragionano loro. Questo diventa preoccupante – io l'ho già scritto una volta su un giornale e lo ridico oggi in quest'Aula –, dire che la persona che è stata citata poco fa e che ha dedicato tutta la propria vita alla cultura, con risultati meritori e misurabili, sia la moglie di un deputato è vergognoso, è scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed è scandaloso nei confronti delle donne, perché le donne hanno una loro indipendenza, una loro vita e quella persona non dipende minimamente, un giorno della sua attività, dall'essere parente di qualcuno.
  Per sostenere che qualcuno è sostenuto dal marito, o da chiunque altro perché fa politica, bisogna portare altri fatti, altre prove, bisogna far vedere che qualcuno che non ha competenze, solo per le proprie conoscenze arriva in posizioni di potere o culturali, e questo sta succedendo in queste ore, in questi giorni, in questi mesi in Italia, nelle giunte, nelle amministrazioni comunali governate dal Movimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo è il fatto vero !
  Io non volevo fare questo intervento, Presidente, io non volevo fare questo intervento. Io volevo parlare della qualità del Festival di Parma e di Busseto che porta il nome di Giuseppe Verdi, che valorizza l'attività di Giuseppe Verdi, ma che lavora con giovani talenti, con nuovi talenti, come hanno fatto altri colleghi. Volevo parlare solo ed esclusivamente del Romaeuropa Festival e di che cos’è, rispetto alla cultura europea, rispetto alla capacità di trattare di innovazione e di nuovi talenti, di trattare di nuovi linguaggi, anche difficili, e del perché è giusto e normale che si provi a prevedere degli interventi normativi che stabilizzano e diano certezza di lavoro a realtà come queste. Ma è giusto, come emerso dal dibattito, che ne vengano segnalate anche altre – è stato citato il Donizetti Festival, è stato citato Umbria Jazz – e che si pensi a un meccanismo automatico per cui, senza il bisogno di passare da una legge ad hoc, si intervenga dentro il Fondo unico dello spettacolo, che va aumentato, che va arricchito e che, come prevede, ad esempio, l'ordine del giorno che abbiamo approvato della collega Manzi, renda questa attività funzionale, ordinaria. Vedete, questa cosa la possiamo fare, la possiamo fare insieme, l'abbiamo condiviso tante volte in Commissione, anche con i colleghi del Movimento 5 Stelle, lo ha rivendicato il sottosegretario Ilaria Borletti. Però poi, purtroppo, quando si arriva in quest'Aula, che assomiglia a un teatro – e che qualche volta diventa un teatro nell'accezione più negativa di questo termine –, ci si dimentica tutto questo e si decide di attaccare le persone, di dire cose non vere, di dire cose che non stanno in piedi, di mischiare fatti che non c'entrano niente, solo per fare la peggiore propaganda politica.
  Io penso che questa propaganda politica si combatte con la cultura, che noi sulla cultura dobbiamo investire molto di più, che ha fatto bene a quest'Aula, alle teste di quest'Aula, alle persone che vivono in quest'Aula, sentire parlare per qualche Pag. 17ora, per qualche minuto, lunedì ed oggi, di elementi culturali importanti e di contenuti culturali importanti. Io penso che di questo dovremmo fare tesoro, che su questo dovremo lavorare ancora di più e sempre di più nei prossimi mesi. Per cui noi sosteniamo questa legge, sosteniamo l'intervento normativo, ma sosteniamo anche quel lavoro importante che stiamo facendo, anche con proposte di legge depositate, per rivedere il Fondo unico dello spettacolo, rafforzarlo, arricchirlo, renderlo più efficace e rendere quei criteri, di cui qualcuno sparla a sproposito, efficaci, oggettivi, ma anche dinamici. Perché la politica deve avere il coraggio di fare delle scelte e oggi la domanda che ci viene fatta è: queste due realtà sono meritorie di sostegno oppure no ? E la risposta che abbiamo sentito dalla gran parte di quest'Aula è «Sì» e poi qualcuno, invece, ci ha detto: «Sarebbero meritorie di sostegno – intervento del collega Valente, lunedì in Aula – sarebbero meritorie di sostegno, ma abbiamo deciso di votare contro per fare, anche in questa occasione, propaganda politica». E questo è vergognoso ! Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. L'onorevole Colletti ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Sarò brevissimo, Presidente, solo per specificare e mettere agli atti che, a differenza di quanto detto poc'anzi dal collega, Verdi era un famoso compositore, era anche musicista, ma è soprattutto un famoso compositore. Solo perché altrimenti sembra che stiamo votando per un musicista o una rockstar. Giusto per questo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Se è per questo, è stato anche parlamentare, la cosa onora – diciamo – il Parlamento nella sua interezza, ancorché senatore.
  L'onorevole Melilla ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente, a titolo personale, per manifestare il mio sdegno e la mia amarezza verso giovani colleghi che ignorano la storia di questo Paese e che evidentemente non sanno che la politica non è iniziata nel 2013. La politica è iniziata molto tempo fa con persone che hanno costruito la democrazia italiana e noi abbiamo il dovere di tramandare la loro memoria con studi e ricerche. Quindi, io sono orgoglioso che in questo Paese ci siano fondazioni intitolate a Ignazio Silone, Pietro Nenni, Giacomo Matteotti, Enrico Berlinguer, Nilde Iotti, Luciano Lama (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia, Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE, Civici e Innovatori) e sono indignato per il modo in cui da parte di qualche untorello si criticano in modo indiscriminato le fondazioni culturali italiane.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4113)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 4113:
  S. 1375 – «D'iniziativa dei senatori: Pagliari ed altri: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival» (A.C. 4113).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

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Seguito della discussione delle mozioni Airaudo ed altri n. 1-01451, Simonetti ed altri n. 1-01481, Capezzone ed altri n. 1-01482, Ciprini ed altri n. 1-01488, Pizzolante e Bosco n. 1-01489, Civati ed altri n. 1-01490 e Polverini e Occhiuto n. 1-01491 concernenti iniziative in relazione ai quesiti referendari in materia di Jobs Act (ore 11,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Airaudo ed altri n. 1-01451 (Nuova formulazione), Simonetti ed altri n. 1-01481, Capezzone ed altri n. 1-01482, Ciprini ed altri n. 1-01488, Pizzolante e Bosco n. 1-01489, Civati ed altri n. 1-01490 e Polverini e Occhiuto n. 1-01491 concernenti iniziative in relazione ai quesiti referendari in materia di Jobs Act(Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 23 gennaio 2017, sono state presentate le mozioni Ciprini ed altri n. 1-01488, Pizzolante e Bosco n. 1-01489, Civati ed altri n. 1-01490 e Polverini e Occhiuto n. 1-01491, che sono già iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, altresì, che sono state presentate le mozioni Rosato, Monchiero ed altri n. 1-01492 e Rizzetto ed altri n. 1-01493 (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 11,20).

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, sulla mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 (Nuova formulazione), il parere è contrario sulle premesse e favorevole sui punti 1) e 2) del dispositivo, purché siano riformulati. Sul punto 1), la riformulazione è: «a valutare le opportune iniziative sulle materie in discussione, a partire dalle questioni oggetto dei quesiti referendari, tenendo conto anche delle proposte di legge già presentate in Parlamento». Sul punto 2), la riformulazione è: «ad assumere le iniziative di competenza al fine di fissare la data per il voto referendario entro i termini previsti dalla legge».
  Sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01481, il parere è contrario sulle premesse. Sul punto 1) del dispositivo, il parere è favorevole, con riformulazione: «a valutare le opportune iniziative sulle materie in discussione a partire dalle questioni oggetto dei quesiti referendari tenendo anche conto delle proposte di legge già presentate in Parlamento». Sul punto 2), il parere è contrario. Sul terzo impegno, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per superare alcune problematiche nell'uso dell'istituto dei voucher».
  Sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-01482, il parere è favorevole sulle premesse. Sul punto 1) del dispositivo, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: «a proseguire nelle iniziative che consentano di accertare e sanzionare eventuali abusi nell'utilizzo dei cosiddetti voucher, preservando, comunque, questo strumento che ha mostrato risultati positivi nell'emersione del lavoro nero». Sul punto 2), il parere è favorevole, con riformulazione: «a valutare l'adozione di iniziative volte ad allineare alle medie OCSE il peso del fisco sul lavoro».
  Sulla mozione Rosato, Monchiero ed altri n. 1-01492, il parere è favorevole sulle premesse. Sul punto 1) del dispositivo, il parere è favorevole, con una piccola riformulazione più di natura formale nella citazione della legge ovvero: «ad assicurare il massimo impegno nell'attività di monitoraggio prevista dal Jobs Act all'articolo 1, comma 13, della legge n. 183 del 2014» e, poi, «al fine di un costante (...)» è uguale al testo. Quindi, è solo una Pag. 19riformulazione che cita la legge in modo puntuale. Sul punto 2), il parere è favorevole.
  Sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-01488, il parere è contrario sulle promesse. Sul punto 1) del dispositivo, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: «ad assumere le iniziative di competenza al fine di fissare la data per il voto referendario entro i termini previsti dalla legge». Sul punto 2), il parere è contrario.
  Sulla mozione Pizzolante e Bosco n. 1-01489, il parere è favorevole sulle premesse e favorevole anche sui punti 1) e 2) del dispositivo.
  Sulla mozione Civati ed altri n. 01490, il parere è favorevole sulle premesse. Il parere è favorevole sul dispositivo, con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative di competenza per fissare nella medesima domenica compresa tra il 15 aprile 2017 e il 15 giugno 2017 la data per lo svolgimento delle votazioni popolari relative ai referendum abrogativi ammessi dalla Corte costituzionale con le sentenze pronunciate l'11 gennaio 2017 e quella per lo svolgimento delle elezioni delle amministrazioni comunali e circoscrizionali che devono essere rinnovate nel 2017, ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 182 del 1991.
  Sulla mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01491, il parere è contrario sulle premesse. Sul primo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per superare alcune problematiche nell'uso dell'istituto dei voucher». Sul punto 2, parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'opportunità di intraprendere iniziative per offrire a tutti i lavoratori che dichiarano la loro disponibilità ad effettuare le prestazioni di lavoro accessorio, l'erogazione di una formazione di base in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, da parte degli enti preposti, tenuto conto, in ogni caso, che le disposizioni previste dal testo unico sulla sicurezza si applicano anche nei confronti dei lavoratori che effettuano prestazioni di lavoro accessorio, articolo 3, comma 8, del decreto legislativo n. 81 del 2008». Sull'impegno numero 3, parere favorevole con la seguente riformulazione: «a proseguire nelle iniziative che consentano di accertare e sanzionare eventuali abusi nell'utilizzo dei cosiddetti voucher, preservando comunque questo strumento che ha mostrato risultati positivi nell'emersione del lavoro nero».

  PRESIDENTE. Sottosegretario, mi pare che non mi abbia dato il parere sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01493.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ho bisogno di un momento perché non avevo il testo della mozione.

  PRESIDENTE. Va bene, colleghi, devo sospendere cinque minuti per dare il tempo al sottosegretario Bobba di vedere il testo.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle 11,35.

  La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 11,40.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
  Allora, sottosegretario Bobba, il parere sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01493.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere contrario sulle premesse. Sui quattro impegni, propongo 4 riformulazioni con parere favorevole, se accettate. Sull'impegno numero 1: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per superare alcune problematiche nell'uso dell'istituto dei voucher». Sull'impegno numero 2: «a valutare le opportune iniziative per favorire lo sviluppo e la crescita dei contratti a tempo indeterminato, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica». Sull'impegno numero 3: «a valutare l'adozione di iniziative volte ad armonizzare nell'Unione europea il peso del fisco sul lavoro». Immagino che si riferisse al tema Pag. 20del fisco sul lavoro anche se nell'impegno era citata genericamente la pressione fiscale. Deduco ciò. Al punto 4: «a valutare l'adozione di ogni ulteriore iniziativa volta alla piena» – quindi una piccola correzione – «ed effettiva tutela dei lavoratori».

  PRESIDENTE. Va bene, poi, dopo glielo chiediamo, allora, se accettano la riformulazione.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

  LUCA PASTORINO. Signora Presidente, come sappiamo nei prossimi mesi i cittadini italiani saranno chiamati a votare per le elezioni amministrative e per i referendum relativi, rispettivamente, all'abrogazione di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti e all'abrogazione di disposizioni sul lavoro accessorio, i cosiddetti voucher, dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale, con sentenza dell'11 gennaio scorso, di prossimo deposito. Si tratta di due quesiti di fondamentale importanza la cui richiesta è supportata per ciascuno da oltre un milione di firme, come risulta comprensibile considerate le conseguenze negative che le ultime riforme del mercato del lavoro hanno determinato in relazione alla tutela dei diritti dei lavoratori e da quanto a questo proposito emerge sempre più evidentemente circa i voucher, il cui utilizzo è stato oggetto di successivi ampliamenti, fino a renderli acquistabili in tabaccheria, nelle banche popolari o presso gli uffici postali. Tanto che dalla nota trimestrale sulle tendenze dell'occupazione risulta che nei primi nove mesi del 2016 i voucher venduti siano stati 109,5 milioni, il 34,6 per cento in più rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. E i voucher del 2015 corrispondono a circa 47.000 lavoratori annui full-time. Quindi, intervenire su questo punto è da tempo urgente e, tuttavia, questo non è stato fatto, né d'altronde sarebbero stati in passato, né tanto meno sarebbero adesso, ad opera di questo Governo, accettabili interventi volti a realizzare modifiche marginali, incapaci di incidere sulle distorsioni provocate nell'ambito del mercato del lavoro e volte magari, soltanto, a creare confusione nel dibattito pubblico, in vista del referendum. La legge n. 352 del 1970 per quanto concerne i referendum e la legge n. 182 del 1991 per quanto concerne le elezioni amministrative prevedono come periodo per la convocazione dei comizi elettorali una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. Poiché il costo di un turno elettorale è stimato intorno a non meno di 300 milioni di euro e poiché entrambi gli appuntamenti elettorali risultano naturalmente fondamentali per l'esercizio della sovranità popolare, nelle forme e nei limiti della Costituzione, con la nostra mozione si intende, da un lato, ribadire l'importanza, oltre che naturalmente delle elezioni locali, di referendum che sono stati firmati da oltre un milione di cittadini e che hanno ad oggetto la tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici; dall'altro lato, la forte opportunità che il voto per il referendum e per il rinnovo delle amministrazioni si svolga nello stesso giorno. Questo, oltre a garantire l'ingente risparmio ricordato, come detto nell'ordine di 300 milioni di euro, favorirebbe certamente una maggiore partecipazione ad entrambi gli appuntamenti elettorali che altrimenti porterebbero a un ritorno alle urne a poche settimane di distanza. Lo chiedemmo anche l'anno scorso in occasione del referendum sulle trivellazioni in mare, ma la nostra richiesta non fu evidentemente accolta. Quindi, fermo restando che ciascun cittadino che si trovasse a votare dove si svolgono anche le elezioni amministrative, rimarrebbe del tutto libero di ritirare solo la scheda per le elezioni o solo quella per il referendum, ove decidesse di astenersi da una delle due votazioni, cosa che naturalmente non ci Pag. 21auguriamo, ritenendo il voto un dovere civico. Quindi, per questo, l'impegno che chiediamo al Governo è quello di fissare nella medesima domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno la data per lo svolgimento delle votazioni popolari relative ai referendum e alle elezioni comunali e circoscrizionali.
  Abbiamo preso atto del parere favorevole sulle premesse della nostra mozione e del parere, diciamo così, riformulato, rispetto all'impegno che avevamo chiesto al Governo, nel senso di un cambiamento da un impegno vero e proprio ad un impegno a «valutare l'opportunità di». Voteremo a favore di questa riformulazione; avremmo preferito chiaramente un impegno complessivo da subito, però continueremo a vigilare, affinché, comunque, questa proposta di impegno, non proprio chiara, venga portata a termine e, soprattutto, non si verifichi lo stesso episodio dell'anno scorso, dove il Governo non ha voluto, per ragioni squisitamente politiche, associare la data del referendum sulle trivelle in mare a quella delle elezioni amministrative per il rinnovo dei consigli comunali. Questo ce lo auguriamo; è nell'interesse di tutti, dell'Italia e della riduzione dei costi, che, intanto, si sente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente, signor rappresentante del Governo. In cinque minuti, a nome della nostra componente dei Conservatori e Riformisti, qualche osservazione molto critica, sia sul referendum che non c’è più, quello sull'articolo 18, sia anche sui referendum rimasti, in particolare quelli relativi ai voucher.
  Ma cominciamo dal tema «articolo 18»: con grande rispetto, ci mancherebbe altro, per lo strumento referendario – noi siamo non solo rispettosi, ma anche sostenitori dell'uso dello strumento referendario –, ma in questo caso il quesito bocciato dalla Corte costituzionale, a nostro avviso opportunamente bocciato per ragioni giuridiche, sarebbe stato un quesito devastante per il nostro mercato del lavoro. I proponenti non avrebbero, solo in caso di loro vittoria, ripristinato il vecchio articolo 18, che già a nostro avviso era negativo, ma avrebbero fatto molto peggio; avrebbero, certamente con riferimento alla fattispecie di licenziamento disciplinare illegittimo, forse anche rispetto addirittura alle fattispecie di licenziamento per ragioni oggettive, cioè al licenziamento per motivi economici, portato all'applicazione della reintegra obbligatoria anche per le imprese fino a cinque dipendenti e, a discrezione del giudice, anche per quelle più piccole. Altro che Jobs Act, questo sarebbe stato un job killer ! Ma ditemi voi quale piccola impresa, quale micro impresa sarebbe mai entrata nell'ordine di idee di assumere qualcuno, con la prospettiva, se hai cinque dipendenti, che sia obbligatoria la reintegra, se ne hai di meno, che sia possibile la reintegra. Lo dico, per essere chiari: se il pizzicagnolo sotto casa con un solo commesso che arriva tutte le mattine in ritardo, lo licenzia, con la vostra formulazione il giudice avrebbe avuto la discrezionalità di stabilire se eventualmente reintegrarlo. Ditemi voi se questo – il vostro – era uno strumento per facilitare le assunzioni o per renderle impossibili, per scoraggiarle, per creare dei matrimoni senza possibilità di divorzio, che, in ultima analisi, avrebbero portato o a zero assunzioni o, naturalmente, alla risposta sbagliata del lavoro nero.
  Veniamo all'altro tema rimasto in campo, quello dei voucher: noi, che siamo persone ragionevoli, favorevoli allo strumento dei voucher, non ci nascondiamo che occorre monitorare il fenomeno, che il fenomeno è cambiato, che non sono coinvolti solo degli anziani, ma molto spesso anche tanti giovani, sappiamo che non si vive di soli voucher, per questo, in modo credo ragionevole – einaudianamente: “conoscere per deliberare” – diciamo: monitoriamo, vediamo, verifichiamo se, per caso, ci sono stati degli abusi. Però, occorre Pag. 22essere intellettualmente onesti e guardarsi negli occhi, io vorrei lasciare, a nome dei miei colleghi, tre asterischi, tre punti.
  Primo, quelli che si scagliano contro i voucher: la CGIL, come segnalato dall'INPS, ha fatto uso di voucher per un valore complessivo di 750 mila euro nel 2016, non solo per i pensionati; la CISL, per un valore pari a un milione e mezzo di euro. Ma come ? Raccoglievate le firme, dicendo che era contro i diritti umani, la Repubblica fondata sui voucher, e poi però a casa vostra li usate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !
  Ma lo dico anche per le amministrazioni comunali: il comune di Napoli, amministrato dal centrosinistra, con specifica delibera di giunta ha aderito alla raccolta di firme della CGIL per il referendum dopodiché ha appena fatto una selezione di lavoratori per lavorare con voucher; e lo stesso, amici grillini, il comune di Torino, per pagare alcuni giovani mediatori culturali.
  Allora, le due considerazioni conclusive: numero uno, voi siete nemici dei voucher a prescindere, ideologicamente, ma se anche vi riuscisse di poterli, con un colpo di bacchetta magica, cancellare – errore ! –, ma voi pensate davvero che fioccherebbero contratti di lavoro a tempo indeterminato ? Ma voi pensate davvero che fioccherebbero, invece, contratti di lavoro a termine ravvicinatissimi ? Ma non lo capite che, se voi levate di mezzo questo strumento, l'unica risposta concreta sarà il nero, nero, nero, nero, nero ! Lo comprendete che sbagliate in teoria e sbagliate anche in pratica ?
  E allora, ultima osservazione – e ci spiace in questo caso che il rappresentante del Governo, che ha accolto gli altri punti, e lo ringraziamo, in questo caso ha, come spesso accade, diluito «valutare, valutare» –, il vero Jobs Act è un'operazione di shock fiscale sulle tasse a favore delle imprese e a favore del lavoratore ! Vi rendete conto che oggi le imprese italiane hanno un total tax rate che può arrivare al 65-66 per cento...

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE CAPEZZONE. Chiudo, signora Presidente. ...dove i nostri concorrenti in Europa sono chi al 59, chi al 48, chi al 36, chi al 20 ! Come potete pensare che un'impresa assuma con quel livello di tassazione ?
  E lo stesso per i lavoratori: tra i trentaquattro Paesi monitorati dall'OCSE, l'Italia è al quarto posto, ma non è una cosa bella, è al quarto posto per le tasse più alte a carico del lavoratore, come costo del lavoratore. Allora, o voi create una situazione, che è quello che noi proponiamo come Conservatori e Riformisti da tre leggi di stabilità...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DANIELE CAPEZZONE. Ho chiuso, signora Presidente. ...con emendamenti di taglio di tasse e di taglio di spesa, a cui avete detto no, o tagliate le tasse alle imprese e ai lavoratori, altrimenti saranno tutte chiacchiere, la disoccupazione cresce...

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Capezzone, si attenga ai tempi per favore.

  DANIELE CAPEZZONE. ...l'economia non cresce (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente Boldrini. Sottosegretario, io, sulla scorta di quanto appena affermato dal collega Capezzone, non posso che sottolineare quanto da lui detto: fate, di fatto, chiacchiere, perché quando negli impegni, rispetto a questa mozione, lei mi va a riformulare dicendo: “compatibilmente con vincoli di finanza pubblica”, significa che i legacci del portafogli ce li avete voi e, se desiderate mettere dei denari dentro a questi impegni, si faranno, sennò no. Quindi, per l'ennesima volta, su di un Pag. 23tema drammatico per il partito di maggioranza, ovvero il tema dell'occupazione, del lavoro e dei diritti dei lavoratori, fate effettivamente quello che non dovreste fare, quello che, di fatto, un partito che si considera di centrosinistra, soltanto nelle intenzioni, diceva di fare, ma, di fatto, non riuscite a fare.
  Ora, sottosegretario, scendiamo un po’ più nello specifico rispetto alle mozioni che oggi sono state presentate e che abbiamo presentato anche noi, i cui impegni dopo andrò ad enumerare, anche gli impegni che sono stati considerati non inerenti, secondo me sbagliando, a questo tipo di passaggio. Il problema è l'articolo 18, il problema sono appalti di aziende appaltatrici e subappaltatrici, cosa su cui potremmo essere d'accordo, e il problema sono i voucher. Quindi, il sindacato va a raccogliere milioni di firme, benissimo, la rappresentanza e rappresentatività popolare in seno al referendum va sempre bene, la voce del popolo in questo va benissimo, ma sono tre quesiti che, di fatto, andando la Corte costituzionale a cancellare il quesito principe rispetto a questo percorso, ovvero la reintroduzione dell'articolo 18, quindi cancellando quel quesito referendario, va a far decadere tutto l'impianto dei referendum; quello era sicuramente il più importante. Perché, sottosegretario, le dico questo ? Perché in realtà ci sono stati anche dei passaggi interessanti, non dico intelligenti, ma dico interessanti, rispetto a quanto abbiamo fatto sul tema lavoro negli ultimi mesi. Andare fondamentalmente entro il primo anno a non far pagare sino a 8.060 euro di imposizione fiscale per le nuove assunzioni anche un bambino direbbe che effettivamente «sì», è una cosa giusta, tant’è vero che questa misura non era contenuta nel Jobs Act, ma nella legge di stabilità di due anni fa. Quindi, sottosegretario, di fatto il risultato rispetto a questo disastro nel mondo del lavoro è il combinato disposto di articolo 18, Jobs Act, nuovo contratto a tutele crescenti e voucher ed è questo combinato disposto che fa scendere e fa decadere... Prima i colleghi citavano quanti milioni di voucher sono stati utilizzati negli ultimi tempi, sicuramente molto lontani da quello che Marco Biagi aveva teorizzato, ipotizzato e scritto, perché c’è stata un'esplosione di questi voucher. Un sindacato pochi giorni fa ci ha mandato uno studio sui voucher e si vede che c’è stata un'esplosione negli ultimi tempi di questo strumento che deve necessariamente essere regolamentato, tant’è vero che anche un'ora fatta dietro il pagamento di 10 euro di voucher, da cui la persona attinge 7,50 euro, crea occupazione, quindi anche una persona che lavora tre ore in un mese crea, secondo i dati Istat, occupazione. Questo significa dare un metadone al mondo del lavoro, far vedere dei dati che sono, rispetto a quello che voi state facendo, completamente falsi e falsati.
  Allora, la legge 10 dicembre 2014, n. 183, di fatto andava in modo ampio sicuramente a trattare quelli che erano di fatto i cosiddetti ammortizzatori sociali. Apro e chiudo una parentesi, sottosegretario: gli ammortizzatori sociali – l'abbiamo detto molte volte in Commissione e lei c'era – in Italia non esistono più, i veri ammortizzatori sociali in Italia sono famiglie, nonni, mamme e padri, i veri ammortizzatori sociali non esistono più, perché sono semplicemente l'anticamera di chiusura delle aziende e non sono più interpretati come uno strumento di aiuto verso le stesse. Oltre – e chiudo questa parentesi – agli ammortizzatori sociali, abbiamo detto che i temi più controversi erano appunto l'articolo 18, l'estensione dei voucher e fondamentalmente il fatto di andare a dare una responsabilità ad aziende appaltatrici e subappaltatrici. Allora, io vorrei chiedere, pur confidando che lo strumento referendario è uno strumento principe della democrazia, come mai sulla base dello Statuto dei lavoratori all'epoca non sono stati inclusi anche, collega Capezzone, attraverso il suo tramite, Presidente, i sindacati. È un sillogismo: i sindacati non applicavano e non applicano la tutela dell'articolo 18 per i propri dipendenti, però dopo vanno a raccogliere le firme Pag. 24per un referendum. Come ricordato prima, i comuni, le amministrazioni comunali vengono pagati con dei voucher – prima si è ricordato il caso di Torino, dove dei mediatori culturali sono stati pagati con dei voucher o verranno pagati con dei voucher – ma vorrei anche capire perché qualche sindacato – e mi pare fosse la CGIL, tanto per dare nomi e cognomi – ha pagato delle prestazioni con i voucher, quando poi vai a raccogliere le firme per cercare una regolamentazione in seno agli stessi. Allora cosa facciamo con questa mozione ? Dobbiamo attendere i quesiti referendari, che tra l'altro saranno disinnescati perché – vi do una notizia – noi in Commissione lavoro stiamo procedendo con delle proposte di legge sulla regolamentazione, dopo il passaggio già fatto della comunicazione preventiva, dei voucher, cioè chiudere le platee, cosa che mi lascia effettivamente un po’ dubbioso perché, se chiudiamo di fatto le platee, le persone che non rientrano più in queste platee cosa vanno a fare ? Probabilmente andranno a lavorare a nero, quindi dovranno fare un lavoro ampio sicuramente. Ma che cosa facciamo ? Andiamo con delle mozioni ad impegnare in modo abbastanza generico il Governo a fare qualcosa, ma il Governo, sulla base dei vincoli di finanza pubblica e sulla base del fatto che questo referendum deve essere votato, deve aspettare maggio, giugno di quest'anno. Le aziende, sottosegretario, soffrono oggi, il lavoro se ne va dall'Italia oggi, non se ne andrà dall'Italia fra sei mesi, se ne va oggi e anche fra sei mesi.
  Le aziende pagano un'imposizione fiscale, soprattutto micro e piccola e media impresa troppo alta oggi, anche a giugno, ma soprattutto oggi. Allora che risposte diamo a queste persone ? La disoccupazione aumenta, i dati sono sotto gli occhi di tutti. Aumenta il numero dei voucher; il contratto a tempo indeterminato, così come le persone di trentacinque o quarant'anni lo intendevano, non esiste più, perché, con l'introduzione dell'indennità da pagare rispetto ad un licenziamento, un contratto a tempo indeterminato etimologicamente non esiste più. Non possiamo chiamarlo contratto a tempo indeterminato o a tutele crescenti perché non è un tempo indeterminato, così come concepito nella sua genesi, perché pagando una cifra fondamentalmente io mi libero di un dipendente e quindi, rispetto anche al bypass dell'articolo 18, io non vorrei entrare troppo nello specifico.
  Do soltanto un dato: se la politica o le persone fuori da queste stanze dicono, a ragione anche, che più dell'87 per cento delle aziende italiane sono composte da micro e piccole imprese, ovvero imprese sotto i 15 dipendenti, ebbene in quell'alveo l'articolo 18 non veniva applicato, sotto – come prima detto – i 15 dipendenti, oltre – lo rinnovo – a non essere applicato per i dipendenti del sindacato.
   Allora noi abbiamo cercato di ampliare un po’ perché è chiaro che, se un sindacato propone un quesito referendario, va di fatto a proporre questo quesito referendario sulla base di quanto effettivamente potrebbero essere le tutele del mercato del lavoro e l'occupabilità delle persone e allora, sottosegretario, noi negli impegni, che a voi sono sembrati troppo esterni al solco entro il quale si muoveva questa mozione, avete cercato di scansare fondamentalmente il pericolo. Però io voglio ricordarli e voglio che restino agli atti questi impegni. Allora, il nostro primo impegno – mi pare fosse accettato o perlomeno riformulato – è: ad assumere iniziative volte a regolamentare e a modificare la disciplina e l'uso dei voucher. Ce ne sono troppi, è uno strumento che è esploso. La Commissione lavoro e quest'Aula... quanto tempo ho, Presidente ? Ancora un minuto ?

  PRESIDENTE. L'ultimo minuto, concluda.

  WALTER RIZZETTO. Vado veloce. Quindi, andiamo a ripristinare quello che inizialmente erano i voucher, a valutare l'adozione di strumenti fiscali volti a contrastare il ricorso alla delocalizzazione. Facciamo nomi e cognomi: abbiamo Pag. 25aziende in Italia che non riescono ad arrivare alla fine del mese e abbiamo aziende, come FIAT, che ha la sede in Olanda, il fisco in Inghilterra e la quotazione negli Stati Uniti. Però diamo 20 miliardi alle banche. Dopodiché: ad adottare iniziative di competenza per l'istituzione del cosiddetto salario minimo garantito. Ebbene, sì, Presidente, ci sono delle categorie in Italia che non hanno il salario minimo garantito, circa il 20 per cento, e io posso pagarli quanto e come voglio; a provvedere alla redazione di un approfondito documento da inviare alla Commissione europea, tutti in Europa, se questa è l'Europa che volete, devono pagare lo stesso tipo di imposizione fiscale: un artigiano a Udine paga sino al 65 per cento di tasse e lo stesso artigiano in Carinzia o in Slovenia ne paga meno della metà. Questa è l'Europa che volete ? No, questa è l'Europa che noi non vogliamo; ad adottare provvedimenti necessari all'istituzione di zone franche urbane per territori evidentemente in difficoltà e poi, sottosegretario, a far restituire euro su euro a grandi aziende che hanno attinto dalla collettività pubblica fondi pubblici e dopo hanno delocalizzato in una notte. Se vuoi delocalizzare devi restituire prima euro su euro che la collettività ti ha dato, chiudo Presidente, per far restare il lavoro in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Signora Presidente, membri del Governo, colleghi, ci troviamo ad affrontare e a parlare in quest'Aula ancora una volta di temi del lavoro, cosa che in questa legislatura è già accaduta in maniera rilevante ed è un bene che sia accaduto e ci troviamo a farlo sulla base di mozioni che qualche perplessità ce l'hanno sollevata, quanto meno sul rispetto del principio di non contraddizione. Mi riferisco al chiedere al Governo di intervenire a modificare lo strumento dei voucher e nello stesso tempo a chiedere al Governo di indire il referendum, richiesta peraltro abbastanza inutile, giacché l'indizione del referendum deve avvenire seguendo le norme. Noi non abbiamo presentato mozioni su questa tematica, non abbiamo presentato mozioni non per pigrizia, ma perché crediamo di svolgere considerazioni meno contraddittorie su questa tematica.
  Abbiamo discusso – dicevamo – in questa legislatura di provvedimenti sul lavoro, sì certo, sul Jobs Act, con le manovre, le manovre finanziarie che hanno portato a forme di decontribuzione per le assunzioni. Torneremo a farlo nel mese di febbraio con il provvedimento per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale. Bene che si discuta di lavoro; bene che questo Parlamento prenda delle decisioni; devo dire bene anche se si discute sulla base di mozioni diverse e su temi e su spunti alcune volte, come dicevo, contraddittori. Non ho capito bene neanche l'espressione dei pareri del Governo, che si è impegnato a valutare l'opportunità di diverse cose. Mi pareva di capire che il lavoro fosse una priorità di questo Governo e, quindi, magari dire a questo Parlamento che cosa si faceva in tema di voucher in maniera netta e chiara forse sarebbe stato utile. Parliamo di voucher perché non parliamo dell'altro referendum, quello sull'articolo 18. La Corte costituzionale lo ha dichiarato inammissibile e lo ha fatto per ragioni che condividiamo. Sono ragioni, prima di tutto, giuridiche. Infatti, come diceva prima di me e meglio di me il collega Capezzone, quel referendum non si sarebbe limitato ad abrogare una norma, ma avrebbe addirittura innovato, arrivando ad un'interpretazione ancora più estensiva, ancora più dannosa della semplice abrogazione dell'articolo 18, come abbiamo fatto. Considero che tutto ciò sia accaduto positivamente, perché tutti quanti vogliamo che ci sia più lavoro e che ci sia più lavoro stabile in questo Paese. Vorrei, però, che per un attimo riflettessimo su chi deve dare questo lavoro, cioè le aziende, e su quale impatto sulle decisioni delle aziende Pag. 26possa avere il periodico richiamo al popolo sovrano ad esprimersi su temi di referendum in questa materia.
  Quindi, è bene che se ne discuta in questo Parlamento; meno bene quando questi temi sono lasciati, con una deresponsabilizzazione della classe politica, a eventi come il referendum. Per le ragioni che ho già detto, noi non potevamo chiedere al Governo di fissare la data del referendum sui voucher, perché lo deve semplicemente fare; ci sono le norme già scritte nella legge sui referendum su come e quando farlo. Né volevamo chiedere al Governo di riformare questo strumento, che è uno strumento di emersione del lavoro nero saltuario. È uno strumento che, certamente, va monitorato. Da alcuni mesi sono in vigore le norme sulla tracciabilità. Si tratta di norme che vanno ancora testate, ma che ci indicano dei risultati e degli esiti, se è vero che nello scorso mese di dicembre i voucher venduti sono stati 11,5 milioni, rispetto agli 11,4 di dicembre 2015.
  Ma di che fenomeno parliamo quando trattiamo di voucher ? Certo, è un tema su cui l'opinione pubblica ha già avuto modo di esprimersi, con la raccolta di firme relativa alle richieste referendarie. È curioso, poi, che chi magari promuove queste raccolte referendarie di firme utilizzi lo strumento dei voucher, come fanno e come hanno fatto i sindacati. Non lo so, fa parte forse delle contraddizioni di questo Paese, che per l'80 per cento dice che vuole l'uomo forte al potere – almeno a stare ai sondaggi di questi giorni – e che poi vota contro una riforma istituzionale che si diceva portasse a troppi poteri ad un uomo. Va bene, è l'Italia, è il nostro Paese che conosciamo e che amiamo anche per queste contraddizioni. Quando parliamo di voucher di che fenomeno parliamo ? Il consuntivo 2016 è pari a 134 milioni di buoni venduti, con una crescita del 23 per cento rispetto all'anno precedente. Ciò mette in evidenza che le scelte legislative compiute nel tempo dai Governi che si sono succeduti hanno portato ad una crescita dell'utilizzo di questo strumento, che è la crescita di uno strumento di emersione del lavoro nero, ossia un lavoro occasionale, ma comunque svolto senza assicurazioni, garanzie, prestazioni pensionistiche, diritti, invece, che sono riconosciuti ai prestatori di lavoro che utilizzano questi buoni.
  L'ampliamento del campo di applicazione della tipologia del committente è, a secondo alcuni, causa di sostituzione di contratti di lavoro più o meno stabili. Però, mi permetto di dire che dati a supporto di questa tesi non ce ne sono. Infatti, se nel 2016 è cresciuto l'utilizzo dei voucher, sono aumentate anche le assunzioni. Certo, sono aumentate meno di quanto aumentarono nel 2015, sono aumentate meno di quanto tutti quanti auspicheremmo e la riduzione rispetto al 2015 è ovviamente legata anche alla riduzione della decontribuzione, che non poteva che dare questo risultato. Ma senza crescita dei consumi interni, senza crescita del prodotto interno lordo, senza crescita della produzione è certamente difficile creare lavoro. Le statistiche ci dicono che solo lo 0,23 per cento del costo del lavoro nel settore privato è corrisposto tramite buoni lavoro: un'inezia.
  Inoltre, più del 50 per cento dei percettori di voucher ha riscosso tramite essi meno di 200 euro l'anno. Come possiamo pensare che questa sia una sostituzione o una formula di inganno rispetto al lavoro dipendente stabile ? Soltanto il 2,2 per cento ha percepito cifre nette superiori a 2.250 euro, quando il tetto massimo definito dalla legge è di 7 mila euro. Negli anni è aumentata – sì – la platea dei percettori dei voucher, mentre l'importo medio incassato è di poco inferiore a 500 euro l'anno. Anche in questo caso, mi chiedo come questa cifra possa essere assimilabile a un lavoro dipendente stabile, vorrebbe dire che siamo allo schiavismo in questo Paese. La media dei voucher riscossi dai lavoratori nel 2015 è stata di 63 pro capite ed è una media costante negli ultimi anni. Aumenta la platea, ma non il numero di voucher che ciascuno percepisce. Pag. 27In sostanza, il voucher neppure lontanamente si avvicina a sostituire la retribuzione da lavoro dipendente.
  Allora, forse dobbiamo porci il tema, la domanda che, se togliamo questo strumento, non è che andiamo magicamente ad avere tanti nuovi lavoratori stabilizzati, semplicemente torneremo ad avere tanto mercato del lavoro nero e sommerso. Infatti, come rivelano questi dati, mi pare infondata l'ipotesi che il voucher invada aree che venivano prima coperte da rapporti di lavoro subordinato. Viceversa, ha un certo rilievo come fonte di reddito accessorio per i pensionati, per esempio (l'8 per cento dei percettori), e per i dipendenti con rapporti di lavoro parziali discontinui. Ha poi, forse, una funzione di periodo di prova funzionale, auspicabilmente, a nuove assunzioni. Sicuramente il voucher ha fatto emergere, quindi, dei lavoretti che prima venivano retribuiti in modo informale e informale significa che venivano retribuiti sostanzialmente in nero.
  Allora noi, per queste ragioni, non voteremo nessuna delle mozioni che chiedono una revisione totale del sistema dei voucher. Si deve, semmai, continuare sulla strada del monitoraggio, della tracciabilità. Liberamente valuteremo le singole mozioni, con particolare attenzione a quelle che provengono dall'alveo che ci appartiene, che è l'alveo del centrodestra. Devo dire, anche in questo caso, che non abbiamo capito bene. Non abbiamo capito bene neanche le opinioni del partito da cui molti di noi provengono; parlo di noi iscritti al gruppo di Scelta Civica-ALA e mi riferisco, in particolar modo, alla mozione di Forza Italia.
  Concludo dicendo che non sappiamo, non so, non abbiamo capito se questo referendum si farà. Dipenderà da molti fattori: dalla durata della legislatura, dalla volontà del Governo di intervenire preliminarmente su questa materia. Ma anche in questo caso, sommessamente, se gli italiani saranno chiamati al voto su questo tema, noi non cambieremo idea. Affronteremo volentieri una campagna elettorale referendaria, anche se, per tutte le considerazioni che ho fin qui svolto, avremmo preferito evitarla, e spiegheremo agli italiani che chi raccoglieva le firme per i voucher poi i voucher li utilizzava. Quindi, non cambieremo opinione su questo tema né in relazione alle prospettive di durata della legislatura, perché questo una qualche influenza magari ce l'ha, né per motivi di convenienza politica o tattica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Partirei con l'osservare che presentare delle mozioni per chiedere al Governo di fissare, nei termini di legge, la data per lo svolgimento del referendum sembrerebbe del tutto superfluo. Infatti, non è certamente questo il cuore del problema. L'unica mozione che tocca problematiche di tipo organizzativo è quella del collega Pastorino, che pone un problema che credo sarebbe già stato, comunque, all'attenzione del Governo, ma che è bene evidenziare, cioè l'opportunità di far coincidere la data dell'eventuale referendum con quella delle elezioni amministrative, già previste per questa primavera.
  Detto questo, è evidente che queste mozioni sono l'occasione per riprendere l'argomento voucher. Si tratta di un argomento sul quale ci sono state recentemente polemiche rispetto a un uso eccessivo, probabilmente improprio, di questo istituto. Il collega Capezzone ha ricordato anche qualche piccola contraddizione fra il comportamento dei sindacati proprio su questa materia del concreto utilizzo dei voucher.
  Dette tutte queste cose, però, è noto a tutta quest'Assemblea che la Commissione lavoro ha all'esame una serie di proposte di legge che riguardano questa materia e, pertanto, la discussione di oggi poteva anche essere molto breve semplicemente rimandando alla Commissione competente l'esame di tale serie di provvedimenti per Pag. 28poi arrivare qui in quest'Aula e fare una discussione più approfondita.
  Ma poiché questa discussione preventiva è stata fatta negli interventi che mi hanno preceduto e possibilmente lo sarà in quelli che mi seguiranno, allora due parole sui voucher è bene che le dica anche il nostro gruppo.
  Innanzitutto, riteniamo che l'istituto del voucher sia un istituto positivo che serve a far emergere una parte cospicua di lavoro nero: già solo questa finalità meriterebbe attenzione e meriterebbe un giudizio positivo sull'istituto in sé.
  È altrettanto evidente che negli ultimi tempi si sia fatto abuso di questo istituto: è davvero stravagante che enti pubblici bandiscano concorsi – per chiamarli così magari in termini anche impropri: diciamo avvisi pubblici – per poter conferire incarichi sostenuti con i voucher. Lo trovo, ho detto, stravagante, non so trovare un termine migliore.
  Allora che cosa dire in questa discussione preventiva ? Innanzitutto che è bene – questo lo dice la mozione che abbiamo sottoscritto e lo dicono molte altre mozioni che ovviamente su questo punto condividiamo – che prosegua l'operazione di monitoraggio del Governo su quello che è accaduto negli ultimi tempi perché, solo conoscendo la realtà, se ne possono correggere le storture: una norma magari buona può essere stata applicata male e queste storture applicative vanno indubbiamente corrette.
  Con questi principi e in questo spirito vorremmo sottolineare però che, ferma restando l'autonomia dalla Commissione che approfondirà il tema ma tanto per dare un'indicazione, noi riteniamo poco appropriato che si rimedi alle storture riscrivendo categorie di lavori per i quali i voucher possono o non possono essere applicati. La discriminante non è il settore imprenditoriale: la discriminante è la quantità e la durata dell'incarico. È chiaro che il voucher non può essere procrastinato nel tempo e non può essere ripetuto all'infinito. Questo è chiaramente un abuso, però non vedo perché si debba a priori impedire di utilizzare il voucher in qualche settore, come l'agricoltura o come – lasciatemelo dire – anche l'edilizia in cui esso possa essere in qualche caso utile e opportuno ad eliminare il lavoro nero.
  Un'ultima osservazione: la medesima organizzazione sindacale che ha presentato i quesiti referendari ha mandato in Parlamento una proposta di legge d'iniziativa popolare sostenuta da un milione e mezzo di firme, se la memoria non mi inganna. È una proposta di legge molto impegnativa perché riscrive praticamente lo Statuto dei lavoratori chiamandolo Carta dei diritti del lavoro; ma insomma, al di là del nome e dei titoli magari attualizzati, la sostanza mi pare abbastanza impegnativa, ripeto, e comunque degna di attenzione e di rispetto.
  Per questo motivo credo che sarebbe una risposta seria alle parti sociali se questa proposta di legge venisse incardinata in Commissione e se ne iniziasse l'esame.
  La difficoltà di concludere una materia come questa è evidente in una legislatura che volge al termine e che, in ogni caso, non avrà il tempo materiale forse per concludere l'esame di una proposta così ponderosa. Però credo che iniziarne l'esame sarebbe un segno di attenzione che immagino la maggioranza di questo Parlamento voglia condividere.
  Con questo spirito, signor Presidente, annuncio voto favorevole alla mozione che abbiamo sottoscritto ma anche a tutte quelle per le quali il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente oggi il dibattito è simile a quello della settimana scorsa sulla mozione del Partito Democratico riguardante l'immigrazione. Come allora il Partito Democratico e questa maggioranza cercavano una nuova verginità in funzione della sua storicità cambiando diametralmente la proprie prospettive di analisi dell'immigrazione, oggi cambia diametralmente posizione in riferimento a tutte le modifiche Pag. 29legislative che nel tempo, negli ultimi quattro anni, ha effettuato con voti fatti dai parlamentari che oggi stesso voteranno l'esatto contrario di quello che hanno votato in questi ultimi quattro anni in tema di lavoro. Infatti le premesse, che fanno parte sostanziale della mozione dei partiti di maggioranza e nelle quali si denuncia l'abuso e l'utilizzo distorto dei voucher, che tuttavia non viene considerato come un demerito ma come un merito, cioè tutte le premesse vengono considerate, di fatto, un merito da cui consegue l'impegno di sostituire le politiche sulle tematiche del lavoro fin qui effettuate e ci lasciano abbastanza perplessi su un voto favorevole a queste mozioni. Tali mozioni non considerano nella loro sequenza tutti gli atti legislativi che sono stati votati da questo Parlamento e da questa maggioranza. Il tema di fatto non è più quello dell'articolo 18 perché la Corte non ha accettato questa richiesta referendaria da parte della CGIL che stranamente – viene anche da pensare – ha fatto il cane che abbaia ma che non morde perché scrivere un testo, sottoporre alla sottoscrizione di milioni di cittadini nel nostro Paese un testo che era palesemente incostituzionale, era palesemente inammissibile, significa o che l'ufficio studi, l'ufficio legislativo della CGIL è impreparato – e non credo – o avevano fatto di proposito per creare una problematica, per evidenziare un problema politico ma non senza la volontà di risolverlo perché ovviamente la CGIL vive finché non si risolvono i problemi: una volta risolti i problemi, la CGIL non serve più. Quindi il tema più importante che è rimasto sul tappeto è quello legato al voucher istituito con lo strumento legislativo creato dal Ministro Maroni, assieme alla collaborazione del professor Biagi da cui prese nome la legge, nella quale per tutti i lavori più piccoli per far sommergere il nero, tutti i lavori accessori e i lavori occasionali si costituì la possibilità di utilizzare il voucher. All'inizio la legge Biagi definiva tutte le casistiche con le quali si poteva utilizzare questo strumento: lavoro occasionale, piccoli lavori domestici, le ripetizioni, i piccoli lavori pubblici di manutenzione del verde, i piccoli lavori di giardinaggio. Poi, strada facendo, il legislatore ne ha ampliato la portata fino ad arrivare alla legge Fornero votata ovviamente da questo partito, che ora è maggioranza in questa legislatura ed era maggioranza anche alla fine della scorsa legislatura quando, con il golpe del Presidente Napolitano, si cambiò la maggioranza in corso nella scorsa legislatura.
  Con la legge Fornero, quindi, si passò da un utilizzo dei voucher in funzione delle finalità a un mero utilizzo in funzione del valore economico dei compensi da utilizzarsi e si portò a 5.000 euro il valore massimo utilizzabile per singolo lavoratore. Quindi non era più la fattispecie di lavoro, era il quantum il lavoratore poteva percepire che ti dava la possibilità di utilizzare i voucher. Tale legge aveva mantenuto – strano ma vero – ancora la dizione del lavoro occasionale e del lavoro accessorio, che però fu soppresso da questo Parlamento, da questi stessi deputati che oggi dicono che così non va bene, con il Governo Letta nel 2012, quando la natura occasionale fu cancellata per la possibilità di utilizzo dei voucher estendendola quindi a tutti i settori produttivi: al commercio, all'industria e all'artigianato e quant'altro.
  Con il Jobs Act nel 2015 avete elevato la somma disponibile da 5.000 a 7.000 mila euro andando ad avvicinare lo strumento del voucher ad un lavoro dipendente part-time: le somme sono identiche ma senza le tutele che questo nuovo rapporto di lavoro, il rapporto di lavoro a tempo determinato e indeterminato, comunque di part-time, dava al lavoratore dal punto di vista contributivo, di diritti del lavoro e di tutela.
  Voi avete creato il problema dei voucher, non noi. E voi, oggi, venite in Assemblea, venite alla Camera, facendo, come al solito, le persone vergini da ogni tipo di problema. Voi avete portato all'80 per cento l'utilizzo dei voucher, a tematiche che non erano quelle che inizialmente erano previste dalla legge Biagi. Vengono utilizzati per il 17 per cento nel campo del commercio, negli altri servizi per il 37 per Pag. 30cento, nel turismo al 13 per cento, e per i servizi al 13 per cento, la cui somma fa l'80 per cento di utilizzo dei voucher in campi che non c'entravano niente con i voucher, che erano: il lavoro domestico (solo il 3 per cento), l'agricoltura (al 4 per cento), il giardinaggio (il 6 per cento), le manifestazioni sportive (il 6 per cento), quindi neanche il 19 per cento sulle tematiche vere e proprie dell'utilizzo dei voucher. C’è stata un'esplosione di utilizzo proprio per dare una parvenza di legalità a un lavoro che di fatto è una schiavitù – è una schiavitù ! –, perché pagare con i voucher i ragazzi che lavorano nel mondo del commercio, dell'industria e dell'artigianato, è come pagarli in una situazione di schiavitù. Siamo passati dai 216 mila voucher venduti nel 2011, quando partì effettivamente, fino al milione e mezzo del 2016: 133 milioni di voucher venduti nel 2016, che significano quasi un milione e mezzo di ragazzi, di persone, di pensionati, di disoccupati che utilizzano questo strumento. C’è stata un'esplosione di persone che utilizzano questo strumento: dalle 216 mila del 2011 al 1.380.000 dell'anno scorso e di due anni fa – i dati veri del 2016 devono ancora essere redatti, essere calcolati – e questo cosa comporta ? Comporta che le persone che vivono di solo voucher sono state 510 mila.
  Ci ha risposto a un'interrogazione il Ministro nell'anno 2015: il 37 per cento di utilizzatori di voucher non sono persone che hanno altri redditi o che ricevono sussidi o che siano pensionati, sono ragazzi che lavorano solo con i voucher e che quindi avranno un montante contributivo ridicolo, adesso che è tutto contributivo. Si può impostare una nuova generazione che costruisce il suo montante contributivo con un euro e mezzo all'ora derivante dal voucher ? Secondo me questo sistema esploderà, da qui a quarant'anni, se non si mette mano a questo sistema che, tra l'altro, ammonta al 2 per cento della forza lavoro. Quindi, quando voi calcolate che la disoccupazione in Italia scende – dite, anche solo se per centesimi di percentuali –, voi andate a inserire anche chi lavora solo un'ora nella settimana precedente e questi che lavorano solo un'ora nella settimana precedente sono questi percettori di voucher, che sono 500 mila, che sono il 2 per cento. Quindi, questo falsa anche la media Istat legata alla disoccupazione nel Paese.
  Noi abbiamo bisogno di politiche vere, per creare posti di lavoro, politiche economiche, politiche fiscali, politiche finanziarie, affinché ci sia la possibilità di assumere, da parte delle imprese, da parte delle aziende. Quindi c’è la necessità di creare una flat rate, che standarizza il costo del cuneo fiscale alla media europea. Noi siamo il Paese, in Europa, che ha il costo del lavoro maggiore, che è fatto non solo dal costo della manodopera, ma da tutta la burocrazia, da tutto il cuneo fiscale che è la parte rilevante di questo blocco delle assunzioni. Dobbiamo anche arrivare a fare una rata omnicomprensiva delle tasse, in modo tale che si riesca a sburocratizzare tutta l'attività da parte delle imprese.
  Noi voteremo ovviamente a favore delle nostre proposte e voteremo a favore del fatto che il Governo non può, da una parte in una mozione, dire che comunque arriverà a procedere allo svolgimento del referendum e con le altre mozioni chiede che vengano approvate delle leggi di modifica. Perché o l'una o l'altra, o si va al referendum, e quindi si va verso l'abrogazione dell'istituto del voucher – perché portare a referendum vuol dire cancellare l'istituto del voucher – o approvare le leggi e le proposte di legge che ci sono in Commissione lavoro, affinché l'istituto del voucher resista, che è la nostra posizione. Noi non siamo contro la democrazia, contro il voto popolare, noi siamo contro l'abolizione del voucher, ma deve essere riportato alla sua versione originaria, che era quello che la Lega aveva proposto nel lontano 2008 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sergio Pizzolante. Ne ha facoltà.

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  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Noi vogliamo dire con nettezza che i voucher sono stati, e sono, ottimi strumenti per l'emersione del lavoro nero e per gestire piccoli lavori per le famiglie e per le imprese, soprattutto per le piccole e per le piccolissime imprese. Dire, con il referendum, di sopprimerli non significa, come è stato detto anche qui oggi, trasformare i voucher in contratto di lavoro a tempo determinato o a tempo indeterminato. Significa trasformare i voucher in lavoro nero, questo significa ! Questo è il risultato unico possibile dell'eliminazione dei voucher. Chi non vuole i voucher, a testimonianza e a prova di quello che ho appena detto, è lo stesso, sono gli stessi che, per esempio, quando sono stati al Governo, hanno ristretto moltissimo, quasi reso impossibile, l'utilizzo del lavoro intermittente, del lavoro a chiamata, che può essere ed è un'alternativa possibile, per alcune parti, ai voucher.
  Questo dimostra la strumentalità di certi argomenti. Dire – come si è detto anche qui e come si è detto nei lavori della Commissione –: «si torni all'origine, si torni a Biagi» è, consapevolmente o inconsapevolmente, autore di una mistificazione. Biagi avviò una prima sperimentazione in alcuni settori, poi ampliata successivamente con successo da altri, perché, come sappiamo, lui non fu messo nelle condizioni di proseguire la sua sperimentazione e di sviluppare la sua intuizione. Nello stesso tempo Biagi avviò quella sperimentazione sui voucher, ma ampliò moltissimo la possibilità di utilizzare il lavoro intermittente e il lavoro a chiamata che è – ripeto – una possibile alternativa a molta parte dell'utilizzo dei voucher. Quindi, non si può dire: «torniamo alla Biagi» senza però fare una riflessione seria sull'altra componente dell'attività di Biagi, che è quella dell'utilizzo corretto del lavoro intermittente e del lavoro a chiamata.
  Vi prego, noi possiamo essere in dissenso sugli strumenti e sulle scelte, ma non utilizzate il nome di Biagi invano ! Non lo utilizzate ! Non lo utilizzate, per sostenere artifizi tattici, per raggiungere, in qualche modo, l'obiettivo dell'eliminazione di questi strumenti. Non si può dire «noi vogliamo tornare alla Biagi» e, però, nello stesso tempo non volere il lavoro a chiamata e non tenere conto che quella di Biagi era una prima sperimentazione, che lui non fece in tempo – che lui non fece in tempo ! – a sviluppare così come aveva intenzione di sviluppare. Non utilizzate il nome di Biagi invano per piccoli artifizi tattici per eliminare questi strumenti !
  Certo, è tutto perfetto, funziona tutto bene ? No, io sono il primo ad essere consapevole che ci sono state e ci sono delle distorsioni. Io penso che il voucher non possa essere utilizzato come primo strumento di avviamento al lavoro, in maniera indiscriminata, diffusa. No, questo è un errore ! Il voucher serve ai piccoli lavori, per piccole attività, anche per piccole attività familiari. Non può essere lo strumento di avviamento al lavoro, sono altri gli strumenti di avviamento al lavoro. Ed è evidente che non si può comprare un voucher al giorno e dietro quel voucher nascondere l'intera giornata di lavoro di un giovane o di un anziano o di chiunque altro. È evidente che ci sono delle distorsioni, ma noi dobbiamo colpire le distorsioni, non possiamo colpire lo strumento, perché, se noi colpiamo lo strumento, entriamo dentro una dimensione tutta ideologica, tutta strumentale, come ha fatto la CGIL, come fa sempre la CGIL in questi casi, che vuole l'articolo 18, ma non lo applica alle sue strutture; non vuole i voucher, fa un referendum per cancellare i voucher, ma ne fa un grande uso all'interno delle sue strutture: 75 mila voucher usati dalla CGIL. Noi non possiamo entrare in questa dimensione – ripeto – strumentale, ideologica della CGIL, che è arrivata a definire «pizzini» i voucher. Quindi, la CGIL ha usato 75 mila «pizzini»: questo è il livello di chi ha proposto il referendum. E chi dice che questa affermazione è di cattivo gusto, è di cattivo gusto da parte del segretario della CGIL definire strumenti che hanno fatto riemergere il nero e che abbiamo votato noi, ha votato questo Parlamento, «pizzini». Questo è di cattivo gusto.Pag. 32
  Naturalmente, quindi, ci sono delle distorsioni: vanno corrette, ma già noi siamo intervenuti qualche mese fa per fare delle correzioni. Abbiamo definito il meccanismo del monitoraggio: è chiaro che adesso il Ministero deve arrivare a concludere la fase del monitoraggio e, conclusa la fase del monitoraggio, è sulla realtà delle cose viste, valutate, lette, sulle distorsioni che noi dobbiamo intervenire ancora non per eliminare lo strumento, ma per eliminare il cattivo uso dello strumento. Noi non possiamo sbagliare obiettivo: l'obiettivo è il cattivo uso dello strumento, non lo strumento.
  A conclusione di questo monitoraggio, che penso e spero finirà presto, finirà a breve, io penso che il Governo, anche tenendo conto certamente dei progetti di legge che sono in discussione in Commissione, deve assumere un'iniziativa che, sulla base e a valle del monitoraggio, faccia le correzioni allo strumento ed eviti così il referendum.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Grazie, Presidente. Confesso che mi sarei aspettato per questa discussione da parte del Governo e del sottosegretario Bobba, nel giudizio che ha dato sulle mozioni, soprattutto sulle premesse delle mozioni, a partire dalla nostra, un'altra attenzione. Mi viene da dire, sottosegretario – nulla di personale –, che il Governo non ha imparato nulla il 4 dicembre, non ha imparato nulla da quel voto. Perché, vede, respingere quelle premesse, che raccontano di 3 milioni di italiane e di italiani che hanno firmato dei referendum abrogativi, che raccontano – unica mozione la nostra – della legge d'iniziativa popolare della CGIL, con 1.150.000 firme raccolte e liquidarle come non accoglibili, vuol dire liquidare quelle istanze. Vuol dire non capire che a questo Parlamento, a questo Governo – ma, innanzitutto, a questo Parlamento oggi – ci sono alcuni milioni italiani che chiedono di intervenire per cambiare leggi sbagliate, per risolvere danni che stanno cambiando, condizionando e contaminando la vita di milioni di persone.
  Allora vediamoli questi danni e vediamo perché il Parlamento potrebbe legiferare e il Governo potrebbe ascoltare il Parlamento: perché i referendum si fanno per svolgerli, ma i Governi intelligenti e i Parlamenti rappresentativi risolvono i problemi quando sono richiamati dai cittadini.
  L'articolo 18: il referendum che non si farà. Ci dice l'ISTAT, qualche giorno fa, che nei primi undici mesi ci sono stati 14 mila licenziamenti disciplinari, a cui aggiungiamo quelli economici e collettivi. Cioè, noi abbiamo aggravato la condizione di insicurezza, abolendo quello strumento di tutela che era l'articolo 18. E non è un caso che ci si rivolga a questo Parlamento e anche noi lavoreremo: lo diremo in Commissione lavoro già oggi pomeriggio, lo chiederemo alla prossima capigruppo.
  Noi chiederemo che la proposta di legge di iniziativa popolare di 1.150.000 italiani e italiane venga incardinata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) e che si inizi la discussione, perché lì c’è una proposta di uno statuto delle lavoratrici e dei lavoratori perché non c’è più lo Statuto dei lavoratori: è stato smontato in rapida successione da diversi Governi di apparenti colori politici, ma verso il lavoro e verso i lavoratori un solo colore è stato eseguito: quello che dice che loro sono merce che va svalutata e che sulla loro pelle può essere rilanciata la competizione.
  Purtroppo questo non avviene, perché l'amministratore delegato di FCA-FIAT, ieri, va a prendere un caffè da Trump e gli dice che ha creato 25 mila posti di lavoro negli Stati Uniti: sapete quanti posti di lavoro ha cancellato in Italia l'AD Marchionne ? 23.400. Si sono spostati, solo che i nostri cittadini sono rimasti qui, con pochi ammortizzatori, con molta incertezza e tanti debiti per mantenere le loro famiglie. Allora, serve un nuovo statuto. C’è una proposta di legge di iniziativa popolare: discutiamo da quella, non importa Pag. 33quanto dura la legislatura, cominciamo a discutere, tanto ce ne saranno altre di legislature, ma ascoltiamo quei cittadini.
  Secondo: i voucher. Adesso smettiamola con queste ipocrisie: ma parlate con quelli che li usano i voucher ? Parlate con quelli che vivono a voucher ? Non so, avete parlato con le cassiere di Carrefour, che nella mia città ha tenuto aperti quei supermercati il sabato e la domenica e, oggi, Carrefour licenzia 600 persone in Italia, chiudendo dei centri commerciali ? Ma parlate ? È lavoro occasionale fare la cassiera in una grande catena della distribuzione ? Ma cosa state dicendo ?
  Ci sono inchieste territoriali di diversi soggetti che dimostrano che fatti venti voucher, 80 per cento è il nero: venti ore di voucher e 80 per cento di nero. È chiaro ? Sono questi i dati, ma cosa dovete ancora monitorare ? Guardate che le italiane e gli italiani hanno già monitorato tutto: i voucher sarebbe intelligente toglierli, poiché quando lo strumento è inquinante, è corrosivo non si può riformare, non si può cambiare. Ci sono da regolare alcune prestazioni ? Si facciano degli interventi ad hoc. Ed è per questo che noi abbiamo presentato in Commissione una proposta di abrogazione: perché non è salvabile lo strumento, perché lo strumento è corrosivo, perché lo strumento è inquinante, perché lo strumento ha svalutato il lavoro e la vita di molte donne e molti uomini, giovani e non solo giovani.
  Poi, gli appalti. Il referendum si farà, ma di esso si dovrebbe parlare molto: voi sapete quanti milioni sono le lavoratrici e i lavoratori che lavorano in appalti, in subappalti ? E sapete quanti di questi, ben oltre l'edilizia, spesso lavorando per il pubblico, si trovano a non veder riconosciuti i diritti, a perdere mensilità di stipendio ? L'altro ieri ho incontrato dei lavoratori che hanno quattro mensilità in avanzo e che perderanno. Allora, ristabilire un vincolo solidale, di responsabilità, tra chi appalta in subappalto è decisivo per difendere le condizioni, la vita, il futuro di quelle persone.
  Si dice – e si potrebbero aggiungere tanti argomenti – che tanto quei referendum non si faranno. A parte che vi voglio vedere, vi voglio vedere con le leggere modifiche, con le riformabilità, con la dialettica tra il presidente della Commissione lavoro e la voce dal sen fuggita del Ministro Poletti come riuscirete a costruire la combinazione, ma quel referendum ci sarà. Non sarebbe meglio farlo in Parlamento il cambiamento ? Se non sarà in Parlamento, lo faranno gli italiani con il referendum. Sarà una sfida sul quorum, ma ne avete persa una ben più importante il 4 dicembre: continuate a caricare di aspettative le italiane e gli italiani, continuino questi luoghi a non ascoltarli, anche quando usano le regole di questo Paese – raccogliere le firme e presentare proposte di legge di iniziativa popolare – e vedrete cosa succederà.
  Guardate, che si voti prima o si voti dopo, mentre aspettiamo l'ennesima sentenza, l'ennesima supplenza, la vicenda dei voucher, il modo in cui avete trattato, umiliato il lavoro vi inseguirà nelle urne e vi si sottrarrà voti, che si voti adesso o che si voti alla fine di questa legislatura. Ma quel che a noi interessava con questa mozione è che si costruisse un impegno: un impegno a cambiare, nel senso che chiedono quei referendum e nel senso in cui viene proposto con la proposta di legge di iniziativa popolare.
  Qualcuno dice che ci sono contraddizioni; non c’è nessuna contraddizione, noi chiediamo che si voti anche se ci sono le elezioni politiche, come si fece nel 2009, chiediamo un impegno al Governo che non potete distrarre e banalizzare. Chiediamo che si faccia l’election day, non solo per risparmiare i 300 milioni, ma perché l'abbiamo già fatto; si voti comunque, non si voti solo quando interessa ai rappresentanti, si voti anche quando lo chiedono i rappresentati, quei milioni di cittadini che hanno raccolto le firme e che presentano una legge d'iniziativa popolare; su questo vi sfidiamo. Vi sfidiamo a fare il voto insieme alle future elezioni amministrative che di sicuro ci saranno e alle eventuali elezioni politiche. Si voti, si decida e nel Pag. 34frattempo si risolva qualche problema agli italiani e poi non pentitevi, questa volta non vi basterà cambiare segretario, forse dovrete cambiare partito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Forza Italia ha presentato una sua mozione che non chiede al Governo, peraltro come è stato da più esponenti già detto, di indicare la data del referendum, perché questo sta nella legge che impone, naturalmente, nel momento in cui il referendum viene accolto, la fissazione di una data; ha presentato però una riforma che entra nel merito, intanto, dei dati dell'occupazione, con i quali ci troviamo a confrontarci tutti i giorni e che ci dicono che, con la posizione assunta nel votare contro il Jobs Act, la legge sulla riforma del mercato del lavoro del Governo Renzi, il gruppo parlamentare di Forza Italia aveva assolutamente ragione. Avevamo posto alcune condizioni, intanto, non eravamo convinti che si sarebbero prodotti nuovi posti di lavoro, semplicemente modificando le norme di accesso, e di uscita dal mercato del lavoro, avevamo più volte ribadito la necessità di intervenire con un Jobs Act che non ricordasse soltanto nel nome quello degli Stati Uniti, ma che vedesse, appunto, un discorso sinergico di varie politiche da mettere in campo in un momento in cui non riuscivamo ad uscire dalla crisi del 2008 e che, appunto, vedeva cifre riguardanti l'occupazione, non soltanto quella assoluta, ma in particolare quella giovanile, mai viste nel recente passato nel nostro Paese. Avevamo chiesto di parlare di politiche industriali in un Paese sempre più desertificato da grandi gruppi, multinazionali o italiani, che se ne vanno, da piccole e medie imprese che si confrontano con i problemi della burocrazia, con i problemi dell'accesso al credito; avevamo chiesto di mettere in campo un processo di riforme infrastrutturali concreto e coerente con quelli che erano i bisogni del mondo produttivo. Quando parlavamo di infrastrutture, naturalmente, non ci limitavamo soltanto a quelle che fanno capo alla mobilità delle cose o delle persone ma anche, appunto, all'accesso al credito, al costo dell'energia che rende naturalmente poco competitivo il nostro paese rispetto a Paesi confinanti. Avevamo, ancora, parlato del cuneo fiscale, cioè di tutte quelle imposte che purtroppo le imprese e i lavoratori sono, ahimè, costretti a pagare e che, in qualche modo, rendono assolutamente sfavorevole il costo del lavoro nel nostro Paese. Avevamo parlato, anche, di un processo di riforme che prevedesse degli strumenti per impedire processi di delocalizzazione che pure, invece, subiamo quotidianamente. Ormai, non fa più notizia nemmeno la riduzione del personale nel gruppo Almaviva, impegnato nei call center, nemmeno quando vengono licenziati, subito dopo le vacanze di Natale, ben 1.661 lavoratori soltanto nella città di Roma. Ecco, non fa più notizia nemmeno questo, perché non ci siamo concentrati a capire se questo Paese vuole ripartire dai problemi concreti, da una seria analisi della politica industriale del nostro Paese, dai settori nei quali ci vogliamo impegnare e dai territori che vogliamo coinvolgere.
  Quindi per questo avevamo detto «no» ad una riforma del mercato del lavoro che poneva soltanto questioni, lo ripeto, normative, di accesso e di uscita dal lavoro stesso. Ecco, i dati, purtroppo, ci hanno confortato nella nostra decisione di allora, ma ci hanno, come dire, resi impotenti di fronte a questo problema così grave dal punto di vista dell'occupazione che non riusciamo a risolvere. Abbiamo visto statistiche che escono ormai da tutti gli istituti, sia quelli più autorevoli, in campo istituzionale, ma anche quelli privati, che ci dicono che abbiamo, naturalmente, non moltiplicato i costi del lavoro, ma, addirittura, a fronte soltanto di trasformazioni di contratti già in essere, impegnato ingenti risorse per qualche decina di migliaia di posti di lavoro. Non che questo, naturalmente, ci dispiaccia, anche un solo Pag. 35posto di lavoro in più va apprezzato, ma mi domando: se i venti miliardi che abbiamo messo a disposizione per la decontribuzione che ha semplicemente drogato il mercato, come poi i dati ci hanno detto, nel momento in cui la decontribuzione è venuta meno, e se avessimo impegnato i 10 miliardi strutturali annui degli 80 euro a favore, invece, di politiche per la creazione, vera, di posti di lavoro, probabilmente, oggi, non ci troveremmo a confrontarci con questi dati, ma con dati diversi.
  Veniamo al tema della mozione che abbiamo presentato. Come dicevo, noi non abbiamo chiesto di indicare la data del referendum, perché il Governo è obbligato a farlo, per fortuna, ancora qualche legge alla quale i cittadini possono ricorrere esiste, ma abbiamo naturalmente chiesto nel merito di intervenire, anche per alcune motivazioni già dette, ma che voglio ripetere, da alcuni colleghi che sono intervenuti prima di me. Allora, io penso che in una giornata in cui tutti stiamo attendendo una decisione della Consulta sulla legge elettorale, quasi dando l'impressione ai cittadini di aver abdicato al nostro ruolo di legislatori, ecco, non possiamo attendere anche che i lavoratori, da soli, ci chiedano di intervenire su una norma che, non solo loro considerano ingiusta, ma che ha prodotto, lo ripeto, non gli obiettivi che il Governo pure sembrava essersi assegnato, ma, semplicemente, una precarizzazione del lavoro, più di quanto noi stessi potessimo immaginare. Ecco, 3 milioni di lavoratori sono andati a firmare una proposta di referendum della più grande organizzazione sindacale dei lavoratori; io non mi voglio unire al coro di delegittimazione della CGIL, perché penso che bisogna avere rispetto per coloro che, con idee magari diverse dalle nostre, comunque rappresentano persone vere, tante persone vere, come quei 3 milioni di persone che andando a firmare ci hanno chiesto di rendere meno precario il loro lavoro. Quindi, penso che non possiamo abdicare a loro, lo ripeto, la modifica di una legge che, abbiamo visto dai dati, non ha raggiunto gli obiettivi che pure il Governo si era dato. Abbiamo una opportunità, oggi, di dare al Paese il segnale che c’è una politica, che c’è un Parlamento, che ci sono delle istituzioni in grado di raccogliere un appello di 3 milioni di persone rispetto ad una modifica normativa. Non voglio nemmeno, pur avendolo conosciuto, avendo avuto l'occasione di lavorarci insieme, strumentalizzare in quest'Aula, come troppo spesso accade quando parliamo di lavoro, Marco Biagi, perché Marco Biagi probabilmente non avrebbe prodotto, così come era, quella legge, non possiamo dirlo, magari, sarebbe uscita la stessa legge, magari poteva essere diversa, aveva però chiesto una legge di accompagnamento in termini di nuove tutele per nuove tipologie di lavoro flessibile, che pure riteneva utili al mercato del lavoro; dico, però, che se una legge come quella che porta il suo nome e che ha prodotto comunque uno strumento come i voucher, accompagnati ad altri strumenti di flessibilità, aveva dato nuove e diverse opportunità di lavoro, io penso che potremmo semplicemente ritornare laddove eravamo e laddove, prima il Governo Monti-Fornero e poi il Governo Letta e il Governo Renzi hanno, invece, superato, precarizzando in maniera eccessiva e soprattutto rendendo lo strumento dei voucher l'unica possibilità, per chi non vuole ricorrere al lavoro a tempo indeterminato, per in qualche modo evitare il lavoro nero. Poi, naturalmente, come in tutti i settori, in particolare nel nostro Paese, anche lo strumento dei voucher è stato abusato, sicuramente in realtà territoriali diverse si ricorre in maniera diversa a questo strumento, io penso che abbiamo la necessità di ritornare a quello che era il lavoro occasionale, per rimettere al centro uno strumento, ripeto, che, se utilizzato per come la legge Biagi lo aveva costruito, sicuramente può ancora produrre dei risultati importanti. Non utilizzarlo come stiamo facendo, per aumentare il numero dei lavoratori poveri, perché già c’è Boeri, che ci sta indicando, anche ieri, come precarizzare e impoverire i pensionati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Pag. 36Presidente), ecco, evitiamo di farlo anche con i lavoratori giovani o meno giovani che siano.
  Quindi, noi chiediamo al Governo di sostenerci nel percorso che la Commissione lavoro ha già iniziato con delle proposte di legge che riportano lo strumento dei voucher alla sua origine e, naturalmente, voteremo a favore della nostra mozione e di tutte quelle che vanno nella direzione della mozione del gruppo di Forza Italia. Quindi, con questa dichiarazione, noi diamo la nostra idea di quella politica, che intende, appunto, riappropriarsi del suo ruolo e non delegare le funzioni legislative in qualunque direzione debbano andare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Ci sono tre modi per evitare un referendum abrogativo richiesto dal popolo, ma sgradito alla classe politica.
  Primo: scioglimento anticipato delle Camere per far slittare il referendum all'anno successivo, era l'idea sostenuta dal Ministro Poletti in data 14 dicembre 2016, quindi prima della sentenza della Consulta sull'ammissibilità dei tre quesiti referendari, compreso quello spaventoso sulla reintroduzione dell'articolo 18, quando il Ministro ebbe a dire: se si vota prima del referendum, il problema non si pone.
  Secondo: confidare nel giudizio di inammissibilità dei quesiti da parte della Consulta, ed è quello che puntualmente si è verificato l'11 gennaio scorso, quando la Corte ha disinnescato la bomba atomica del quesito sull'articolo 18, grazie – chissà – a qualche amata mano amica. Disinnescata la bomba, rimangono ora da spegnere le due miccette residue dei voucher e della responsabilità solidale negli appalti. Per farlo basta seguire la via suggerita da SEL, dal buon compagno Airaudo, che è il soccorso rosso sia del Governo sia del PD, quando si ficcano nei guai. Ebbene, così, il 19 dicembre 2016, all'indomani delle dichiarazioni del Ministro Poletti, SEL presenta una mozione, facendosi carico dei timori del Ministro circa il fatto che l'indizione di un referendum, così sentito dalla popolazione come testimoniavano i 3 milioni di firme raccolte, avrebbe sancito, per la seconda volta e nell'arco di pochissimi mesi, l'ennesima dimostrazione del profondo dissenso popolare nei confronti delle politiche economiche e sociali del Governo Renzi.
  Nella mozione, SEL indica la terza via al Governo per uscire da guai e dall'imbarazzo, impegnando il Governo ad adottare le opportune iniziative normative volte a dar seguito alle richieste contenute nei quesiti referendari. È la terza via di Fatima, per togliersi definitivamente dai piedi un referendum che SEL fa solo finta di appoggiare. La legge n. 352 del 1970, infatti, prevede che un referendum si possa annullare se il Parlamento modifica la legge sottoposta a referendum abrogativo. In particolare, c’è la possibilità, per il Parlamento, di scongiurare il referendum abrogativo per mezzo dell'approvazione di una nuova legge, che dovrà essere innovativa rispetto alla precedente, altrimenti i quesiti si traslano. Poi, a decidere se la nuova legge soddisfa le richieste dei promotori del referendum, sarà la Corte di cassazione. Ebbene, così SEL, con il buon compagno Airaudo, dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il quesito sull'articolo 18, azzoppando di fatto la portata di fuoco del referendum promosso dalla CGIL, si è affrettata a rimodificare la mozione e a farla calendarizzare in Aula, impegnando, tra l'altro, il Governo a fare due cose contraddittorie: da una parte, a fare proposte normative per disinnescarlo e, dall'altra, a fissare la data per il referendum: capra e cavoli, insomma !
  Delle due, l'una: o SEL non conosceva la legge o fa finta di non conoscerla per motivi strumentali. Sarei, poi, curiosa di sapere perché, alla fine, il compagno Fassina ha deciso di ritirare la propria firma da quella mozione.
  Ebbene, con questa mozione, SEL acchiappa tre piccioni con una fava. Piccione Pag. 37numero uno: SEL fa finta di essere ancora il partitino che combatte per la dignità dei lavoratori e si configura come braccio politico della CGIL, la quale, dal canto suo, è impegnata in una campagna di ripulitura dell'immagine agli occhi dell'opinione pubblica, dopo che in questi anni ha firmato l'infirmabile; e poco importa se c’è dietro un problemino di coerenza, dato che, da un lato, propone l'abolizione dei voucher e, dall'altro, si scopre che nel 2016 ha impegnato voucher per la bellezza di 750 mila euro: perbacco, proprio una bella ripulitura di immagine, ma non di coscienza. Inoltre, la CGIL avrebbe potuto impegnarsi di più per formulare il quesito sull'articolo 18 in modo corretto per non farselo rendere inammissibile, con tutto il plotone di avvocati di cui dispone.
  Ma passiamo al piccione numero due, ovvero operazioni «mani pulite» per Governo e PD, grazie a SEL. Con questa mozione, SEL dapprima lancia il salvagente per bypassare il referendum popolare e salva questo governicchio, la maggioranza e gran parte dei partiti, interessati solo a tirare a campare il più a lungo possibile in questa legislatura, prima di stirare per sempre le cuoia.
  Piccione numero tre, l'ultimo piccione: con l'iniziativa di questa mozione si dà l'incarico direttamente al Governo di legiferare in tema di voucher, bypassando e umiliando per l'ennesima volta le proposte di legge di iniziativa parlamentare, il cui iter era già stato avviato da mesi in Commissione lavoro. Già in primavera scorsa, l'iter di queste proposte di legge, tra cui quella del MoVimento 5 Stelle, era in fase di audizione. Poi, il decreto correttivo sul Jobs Act, che ha introdotto l'inutile tracciabilità dei voucher, ha fatto da asse pigliatutto e ha ributtato nei cassetti le proposte di legge d'iniziativa di parlamentari; proposte di legge che, guarda caso, sono state ritirate fuori dal cassetto proprio il giorno stesso della sentenza della Consulta.
  Ebbene, i cittadini sappiano che ora il Governo, PD, maggioranza e quant'altro, si stanno interessando dei voucher, non perché hanno a cuore la sorte di milioni di lavoratori condannati al precariato più estremo, non per arginare l'avanzata inesorabile della working poor class, costretta a tirare avanti con un pugno di voucher, ma si stanno interessando al tema dei voucher solo nel tentativo di disinnescare lo spauracchio del referendum, perché hanno paura del voto del popolo, che già si è espresso alle urne il 4 dicembre dichiarando una bocciatura totale di questo Governo che si è ripresentato in modalità fotocopia.
  Sono convinta che i cittadini vogliano andare al più presto a votare per esprimersi e per bocciare nelle urne il Jobs Act, questa scandalosa riforma del lavoro, che ci è costata tra i 15 e i 18 miliardi, per renderci tutti licenziabili e facendoci passare dal lavoro buono al buono lavoro.
  Ebbene, noi del MoVimento 5 Stelle, sin dall'inizio, avevamo dichiarato cosa avrebbe comportato la liberalizzazione selvaggia dello strumento dei voucher e abbiamo fatto, in tutti i modi e in tutte le sedi, proposte per arginarne l'abuso, ma, evidentemente, al Governo, maggioranza e quant'altro, lo strumento dei voucher serviva per gonfiare vigliaccamente le statistiche sull'occupazione, come noi stessi del MoVimento 5 Stelle abbiamo smascherato in Commissione lavoro.
  Ma andiamo avanti: noi voteremo contro tutti gli impegni contenuti nelle mozioni, volti strumentalmente a disinnescare il referendum e proponiamo il voto referendario a data certa, ovvero il 23 aprile 2017: si faccia l’election day, politiche amministrative – politiche, speriamo –, amministrative e, naturalmente, il referendum, perché, a differenza vostra, noi non abbiamo paura del voto dei cittadini, anzi li esortiamo a partecipare alla vita politica.
  Inoltre, impegniamo il Governo ad abolire subito, piuttosto, il Jobs Act e invitiamo i partiti della cosiddetta sinistra a smetterla di strumentalizzare i lavoratori e la loro dignità per biechi giochi di Palazzo: rassegnatevi, PD, compagni di sinistra e quant'altro, i lavoratori sanno oramai che li avete traditi sulla loro pelle...

Pag. 38

  GIORGIO AIRAUDO. Dillo alla Appendino !

  PRESIDENTE. Deputato, per favore !

  TIZIANA CIPRINI. ...e sulle loro tasche, li avete resi persino acquistabili dal tabaccaio come chewing-gum (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ebbene, ora i lavoratori sanno benissimo da che parte stare: stanno dalla nostra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Appare chiaro – come diceva poc'anzi la collega Tiziana Ciprini – come effettivamente le politiche sul lavoro fatte dal Governo Renzi non avevano altro fine, se non quello di drogare i dati sull'occupazione perché, se erogare un voucher in una settimana equivale a conteggiare quella persona che ne beneficia in qualche modo e considerarlo un occupato, sicuramente c’è qualcosa che non va, tant’è vero che nel 2015 sono stati erogati più di 100 milioni di voucher (se non erro, 115 milioni) e nel 2016 superiamo i 130 milioni. Qualcosa che non va c’è.
  Sempre su questa linea, vi è la questione della decontribuzione, cioè far costare meno – però, ovviamente, sulle spalle di tutti i cittadini italiani che lo pagano con le proprie tasse – il cosiddetto contratto a tutele crescenti, con zero tutele ed è quindi già una truffa semantica in un certo senso; anche in questo caso, si sono spesi miliardi di euro, però senza avere nuovi occupati reali, tant’è vero che due terzi di questi «nuovi occupati» sono solo delle trasformazioni di contratti in essere.
  Quindi, il consiglio che cerco di dare umilmente è di guardare un attimino al di là della scadenza della legislatura e di non ragionare in termini di numeri, statistiche, tra l'altro falsate, come dicevo poc'anzi, ma bisogna avere uno sguardo un po’ un po’ più al di là. Tant’è vero che – molti di voi probabilmente lo sanno già – abbiamo fatto, come MoVimento 5 Stelle, uno studio che si chiama «Lavoro 2025», che ha proprio questi obiettivi e si pone delle questioni. Difatti è emersa tutta una serie di questioni, per esempio quella legata all'orario di lavoro, ovvero noi siamo talmente folli, come Paese, che, pur avendo un tasso disoccupazione elevatissimo, giovanile, al 40 per cento, siamo tra i Paesi che, pro capite, lavorano di più, insieme alla Grecia, e – guarda caso – insieme alla Grecia, siamo quelli che hanno le più grosse difficoltà di carattere economico ed occupazionale. Per dare la possibilità di creare più occupazione basterebbe un orario di 36,2 ore. Ma non c’è bisogno di una legge come hanno fatto in Francia, per carità, basterebbe detassare l'orario straordinario. Qui si incentiva a lavorare di più e non si incentiva chi un'occupazione non ce l'ha e questa è una follia.
  Poi si è posta anche la questione dei laureati: abbiamo l'equivalente dei laureati che ha il Camerun, si parla del 20 per cento, e se il Governo Renzi fosse stato un attimo furbo, avrebbe potuto investire in istruzione, in università per questi ragazzi e, nel contempo, si sarebbe ridotta la disoccupazione perché gli universitari non vengono conteggiati nel numero dei disoccupati. Questo è un consiglio che vi diamo proprio in maniera spassionata.
  Poi, l'impatto che le nuove tecnologie avranno, da qui al 2025: si stima che gli operai saranno il 25 per cento della forza lavoro, mentre i lavori di tipo creativo supereranno il 50 per cento. Qualcosa sta mutando in maniera impressionante, ma lo dicono numerosi studi; lo dice lo studio dell'Oxford Martin School University, uno studio sulle professioni per cui in Europa, da qui ai prossimi dieci o vent'anni, verranno meno il 50 per cento delle professioni, ma lo dice anche il capo economista della banca d'Inghilterra, Andy Haldane, che ha stimato la scomparsa di milioni e milioni di posti di lavoro, quindi anche in questi termini bisogna assolutamente ragionare. Tra questi, uno dei temi principali è anche quello della diseguaglianza. Il rapporto Pag. 39Oxfam 2017 ci dice che in Italia l'1 per cento più ricco detiene trenta volte la ricchezza del 30 per cento più povero di questo Paese, e, quindi, è necessario provvedere anche perché quella sacca di povertà di nove milioni di cittadini italiani sono tutte persone che non hanno un'occupazione. Gli strumenti e le possibilità ci sono per poter affrontare questo tema, però bisogna avere un minimo di lungimiranza e tenere in considerazione tutte le variabili perché non si può assolutamente speculare sulla vita dei lavoratori.
  Perché io trovo – e qui chiudo – ignobile che ci sia un accanimento da parte della classe politica nei confronti di chi lavora. Io mi domando se i colleghi presenti abbiano dei figli e se i loro figli lavorano a voucher e, qualora fosse così, se ne siano soddisfatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Perché abolire il Jobs Act ? Perché i lavoratori hanno dei diritti. Per quale motivo reintrodurre l'articolo 18 ? Perché i lavoratori hanno dei diritti ! Non come succede in tutte le aziende d'Italia, dove adesso esiste il lavoro precario del precariato. È incredibile: avete introdotto un lavoro precariato di secondo livello, dovete fare un elevamento al quadrato, è veramente qualcosa di inaudito, ma non ci vuole un ingegnere per dirlo; ribadisco: non ci vuole un ingegnere per dirlo. Ora, le aziende italiane danno appalti ad aziende estere, che li vincono per eccesso di ribasso, e le aziende italiane licenziano i lavoratori italiani che non hanno neanche un reddito minimo garantito di cittadinanza, chiamatelo come volete, anche se in Europa stanno già parlando di reddito universale, mentre qui neanche questo siete capaci di fare. Ma andate veramente a fare in (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 13,15)

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dall'Osso.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie, Presidente. Innanzitutto troviamo imbarazzante, Presidente, l'assenza del Ministro del lavoro in quest'Aula quando si parla di un tema importante quale il lavoro in Italia che state distruggendo, sottosegretario, state distruggendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  State distruggendo un intero settore, che è il mondo del lavoro, perché ad oggi noi sappiamo, tramite le stime che ci vengono date, perché non abbiamo ancora un dettaglio di quanti soldi sono stati spesi per il Jobs Act, che le stime arrivano dai 14 ai 20 miliardi di euro. Per far cosa ? Dai 14 ai 20 miliardi di euro per distruggere il diritto in Italia e permettere che un muratore possa lavorare con i voucher a 700 euro in un cantiere dove si rischia la vita, quindi dando la possibilità di sfruttare determinate competenze che voi state distruggendo, Presidente e Governo.
  Avete speso tutti questi soldi per permettere che 100.000 giovani possano scappare dall'Italia, perché se, come dite voi, il Jobs Act ha funzionato, i giovani non dovrebbero scappare, ma dovrebbero rimanere e quindi cercare di aiutare la produzione in Italia. Ma non è così, Presidente, perché voi siete dei professionisti del fallimento, perché persone che nella vita non hanno mai lavorato non possono capire quali sono i problemi delle imprese e dei lavoratori (Commenti), perché dovete veramente tornare nel mondo reale dove si fa fatica e dove si viene sfruttati, se penso a quelle migliaia e migliaia di lavoratori nel settore dei trasporti che vengono sfruttati e che vengono pagati dai 4 ai 5 euro l'ora per portare in giro merci in Italia. Pag. 40
  Quindi, da qua abbiamo uno schema: il fallimento di un Governo e delle politiche del lavoro di un Governo, che crede che tramite le leggi si possa creare occupazione; in Italia si crea occupazione se si investe nei settori decisivi e importanti, quali la green economy, l'agricoltura sostenibile, la ricerca, l'innovazione. Ecco come si crea il posto di lavoro in Italia e, quando saremo al governo, Presidente, noi le faremo queste cose per dare la prova che queste cose non sono parole al vento, ma sono fatti che saranno applicati per far sì che l'Italia diventi un grande Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, Mark Twain diceva che se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare. Infatti, un tempo votare non faceva alcuna differenza e, infatti, ce lo lasciavate fare. Ci avete fatto votare per il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti – eh, Bersani ? – e poi vi siete spartiti quei denari trasformando il finanziamento pubblico ai partiti in rimborsi elettorali. Ci avete fatto votare il referendum sull'acqua, salvo poi disattenderlo totalmente perché l'acqua continua ad essere, di fatto, privata. E questa falsa, ipocrita sinistra lo ha anche cavalcato. Ci avete fatto votare nelle elezioni del 2013, perché non si poteva fare differentemente, poi avete, di fatto, bloccato un cambiamento sancendo, con una vergognosa rielezione di Giorgio Napolitano per la seconda volta, l'inciucio, per santificare la possibilità che uno come Alfano diventasse Ministro, prima, dell'interno e, poi, degli esteri, con quel partito che deriva dal Partito Comunista Italiano. Questa è la verità: votare non faceva alcuna differenza e, quindi, lo lasciavate fare al popoluccio.
  Oggi che vi rendete conto che votare può fare qualche differenza e che, nonostante una vergognosa campagna referendaria in cui la RAI si è schierata in maniera indecente a favore del «sì», il «no» ha vinto con il 60 per cento, contro il 40 per cento, iniziate a temere tutti quanti – fa davvero scalpore che inizia a temerlo ancor di più la sinistra – il voto popolare, per cui occorre in ogni modo bloccare il voto popolare, disinnescare un referendum sul Jobs Act, magari con mozioncine come queste, facendo intervenire questo Parlamento in fretta e furia per disinnescare il referendum, per poter dire alla parte di sinistra: «Avete visto ? Abbiamo fatto un piccolo miglioramento su questa indecenza che sono i voucher» e, voi, salvarvi ancora una volta la faccia da un popolo che ha il diritto di esprimersi e sapete che si esprimerà contro di voi, perché vi odia, perché siete voi che odiate questo popolo. Questa è la realtà.
  Quindi, voi, che oltretutto avete inserito la parola «democratico» nel vostro simbolo perché altrimenti proprio non ci crederebbe nessuno, avete paura della democrazia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sì, scaldatevi... Siete i personaggi che iniziano a dire che quando il voto del popolo coincide con i vostri desideri è democrazia; se il voto del popolo va contro i desideri vostri, quindi dell’élite, si tratta di deriva autoritaria, di populismo, di chissà che cosa; addirittura si teme la possibilità che un cittadino possa scegliere e votare, perché sceglierebbe contro quel che avete scelto voi.
  E noi – lo dico a SEL – dobbiamo permettere a questo Parlamento di poter intervenire sul Jobs Act, sui voucher ? I voucher, per noi, in piccolissime occasioni potrebbero essere utilizzati. Ma, dato che si tratta di un far west assoluto, meglio abolirli del tutto in questo momento con il voto degli unici che sono titolati ad abolire l'indecenza che voi avete approvato per rendere questa Repubblica, fondata sul lavoro, una Repubblica fondata sui voucher e sulla precarietà: l'unico modo è un referendum popolare che ci deve essere il prima possibile, magari assieme ad elezioni politiche, perché questo Parlamento non è più degno di legiferare. Infatti, nelle ultime settimane vi è stata bocciata la Pag. 41riforma Madia sulla pubblica amministrazione dalla Corte costituzionale; il Consiglio di Stato vi ha bocciato il decreto sulle banche popolari; di fatto, l'Unione europea vi ha bocciato la finanziaria, con la quale il vostro Renzi ha dato mancette a destra e a manca per provare, senza riuscirci, a comprarsi il voto del referendum. Oggi l'Unione europea chiede il conto e lo dovreste pagare voi il conto, voi che avete approvato quella finanziaria da 3,4 miliardi di euro. Molto probabilmente, oggi, la Corte costituzionale boccerà la legge Italicum, che voi avete fatto, che voi avete detto che sarebbe stata la migliore legge del mondo, che voi avete detto che ce l'avrebbe copiata mezza Europa. Ve la boccerà la Corte costituzionale.
  Io lo dico ai cittadini, Presidente: ma se un cittadino si fa operare da un chirurgo che dimentica il bisturi nello stomaco, lei pensa che poi tornerà dallo stesso chirurgo ? Ecco, e qual è la differenza con politici che votano prima il Porcellum, per tanti anni incostituzionale, non lo cambiano, ma lo boccia la Corte costituzionale, con la sentenza n. 1 del 2014, e fanno una legge elettorale che molto probabilmente verrà di nuovo, in parte, bocciata dalla Corte costituzionale ? È per questo, Airaudo, che questo Parlamento non si deve permettere di mettere mano ai voucher. Infatti, che farà ? Un'altra ennesima schifezza per prendere in giro gli italiani. Il popolo italiano si deve esprimere, deve bocciare il Jobs Act, in questo momento deve bocciare i voucher....

  PRESIDENTE. Onorevole Di Battista, formalmente si rivolga alla Presidenza.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. ... e deve andare in fondo il prima possibile, perché questo Parlamento meno tocca palla e meno fa danni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessia Rotta. Ne ha facoltà.

  ALESSIA ROTTA. Presidente, grazie. La novità di oggi è che l'onorevole Di Battista parla di lavoro. Speriamo, poi, sappia trovarne anche uno, evidentemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Capiamo bene che Floris lo ha abituato male, però, dopo lo show di oggi, dopo questa breve lezione di storia, – mi rivolgo, appunto, a lei, per suo tramite, Presidente – sarebbe meglio che l'onorevole Di Battista la lezione in tema di voucher la facesse al sindaco Appendino, per esempio.
  Ma torniamo, dunque, alle cose serie, perché lo show ad uso del sacro blog e dei «click-diretti» deve terminare. Parliamo delle cose serie e del lavoro che questo Parlamento ha fatto sul tema del lavoro. Si tratta di un lavoro che non è concluso, perché occorre affrontare seriamente questo tema; seriamente, non per lo slogan e inesattezze, come quelle che abbiamo sentito ora: per esempio, come questo referendum dovrebbe abolire il Jobs Act. Lo diciamo subito, in apertura: i quesiti legittimati dalla Corte non hanno nulla a che vedere con il Jobs Act. Lo diciamo e ci rendiamo conto che è difficile comprenderlo o ripeterlo da parte di chi in quest'Aula parla senza mai aver affrontato il tema del lavoro con serietà, cioè affrontando le Commissioni e le votazioni in Aula. Dicevo che affrontare il dualismo del mercato del lavoro italiano, per scardinare la consuetudine della precarietà, richiede costanza e coerenza nelle politiche economiche adottate. «Coerenza» è una parola bella non solo da dire, ma è una parola che ha bisogno di conseguenza. In questa logica, abbiamo apprezzato l'iniziativa del Governo attuale di proporre alla discussione di questo Parlamento una disciplina organica di tutela del lavoro autonomo, che si aggiunge a quanto fatto sotto il profilo fiscale e previdenziale. Queste sono tutele e garanzie per chi non le ha mai avute nel nostro Paese ed è giusto ricordarlo.
  Però, certo, questo non è l'unico cantiere aperto per scongiurare la trappola della precarietà, che noi abbiamo coerentemente combattuto in ogni nostro provvedimento, come mi appresto a ricordare. Pag. 42Però, proviamo prima a mettere in fila misure e dati, ovvero i fatti. Ricordiamone alcuni in questa complessa fase – voglio ricordarlo – di faticosa fuoriuscita da una recessione epocale. Lo dico in apertura: sono dati importanti, che segnano un'inversione di tendenza, ma non sono sufficienti, vista la grande crisi. I posti di lavoro per nessun Governo in nessuna epoca si creano con le leggi e neppure con gli annunci che, purtroppo, anche nei Governi precedenti sono stati fatti, ingannando le persone.
  I dati sono che, sul piano dell'occupazione, si sono registrati 650 mila posti di lavoro in più e, rispetto a quello che ho sentito poco fa dagli onorevoli 5 Stelle, che hanno preceduto: se questa è una distruzione, bene, cambiamo il vocabolario. Di questi posti di lavoro in più, due terzi sono a tempo indeterminato. C’è un calo degli inattivi di 660 mila unità rispetto al 2014. Vi è stata la riduzione di un punto del tasso di disoccupazione generale e di 4 di quella giovanile. Basta ? No, certo che non basta. Ma questi dati dicono dell'azione riformatrice intrapresa dal Governo Renzi e da questa maggioranza; dicono del lavoro del Jobs Act; dicono delle misure economiche prese nelle leggi di stabilità.
  Vorrei aggiungere anche altri dati, che dicono di un contesto riformatore necessario per un terreno favorevole a nuova occupazione. Quante volte in questi giorni, su queste mozioni, abbiamo sentito parlare di quanto siano importanti gli investimenti ? Ebbene, le imprese non finanziarie hanno aumentato gli investimenti fissi lordi di quasi il 4 per cento: è il più grande balzo dal 2010. Cito solo questo dato per dire che quando si parla di occupazione ci vuole questo: ci vogliono investimenti. Allora, questo dato mi pare significativo.
  Arrivo alla discussione di queste mozioni in Aula, che, appunto, ci interessa perché ci dà il modo e la possibilità di affrontare, una volta di più, un tema che ci interessa particolarmente, quello della creazione del lavoro e del lavoro stabile. Voglio ricordare, anche in questa sede, che all'interno del Jobs Act un articolo prevede proprio la misurazione degli effetti e il controllo costante della nostra legislazione, a dire che il monitoraggio è costante, che lo abbiamo voluto noi e, quindi, non abbiamo paura dei risultati, non abbiamo paura di modificarlo.
  Ce ne siamo occupati, dunque, ben prima degli esiti del referendum proposto, che noi rispettiamo. Parimenti, chiediamo rispetto. Abbiamo molto rispetto di 3 milioni di persone che hanno firmato, abbiamo rispetto dei sindacati e pretendiamo anche rispetto e correttezza, perché in questo periodo purtroppo non abbiamo assistito ad un dibattito onesto. Lo ripeto e l'ho ribadito: il referendum non riguarda norme o modifiche normative introdotte dal Jobs Act, perché purtroppo ne abbiamo sentite davvero troppe. Come è noto lo strumento del voucher era stato introdotto per contrastare la proliferazione del lavoro sommerso e irregolare. Il lavoro nero ha molte sfaccettature – lo sappiamo bene – e per questo richiede vari strumenti e anche in questo senso vorrei ricordare la coerenza del Governo Renzi che ha combattuto questa battaglia: lo dimostrano i fatti e gli strumenti. Ad esempio le norme di contrasto al caporalato, la vigilanza preventiva dell'Anac sugli appalti: sono strumenti necessari a cui si aggiungono i voucher. Tuttavia va ricordato e non ci sfugge che l'impennata del loro utilizzo risulta dalla progressiva liberalizzazione intervenuta tra il 2009 e il 2013: quindi prima con la liberalizzazione dei settori e poi con la soppressione dell'occasionalità. L'uso distorto dei voucher entra in contraddizione con i nostri obiettivi, con gli obiettivi che ci siamo prefissi con il Jobs Act e non solo. Ma è anche un'occasione questa per dire cosa non sono i voucher o, meglio, cosa abbiano a che fare i voucher con il Jobs Act perché è importante che non si venda il fumo e non si trovino nuovi simboli e nuove bandiere che tali non sono, perché purtroppo capita molto spesso, soprattutto non conoscendo nel dettaglio la materia, che si confonda il problema con gli strumenti e i presenti con i responsabili Pag. 43(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il Governo Renzi ha introdotto la tracciabilità, già identificata e contenuta in un decreto attuativo di ottobre, per combattere gli abusi e aiutare il monitoraggio perché – questo è un punto fondamentale – il nostro obiettivo è quello di ricondurre i voucher all'occasionalità con la quale erano stati pensati. Per farlo il monitoraggio ci serve a fare scelte migliori perché la tracciabilità fa proprio questo: cancella l'abuso più odioso che se il datore di lavoro non è preciso, per usare un eufemismo, nell'indicazione degli orari, il voucher servirebbe a coprire e a non fare emergere il lavoro nero come noi vogliamo. Ricordando i dati – è stato fatto in questa sede non solo questa mattina ma più volte – solo nella vendita dei 134 milioni di voucher nel 2016, che corrispondono a 1,5 milioni di persone, considerando l'ammontare del numero dei voucher, si contano 75.000 persone impiegate a tempo pieno pari allo 0,45 per cento del totale del costo complessivo del lavoro in Italia. Ho voluto ricordare solo questo dato perché così smentiamo un'altra post-verità: il fatto che l'occupazione in questo Paese cresca o venga gonfiata attraverso i voucher. Dobbiamo però continuare – lo dico di proposito perché lo abbiamo già fatto – a prestare massima attenzione sugli abusi che fanno deviare nell'utilizzo originario dei voucher perché non ci sfugge e ci fa riflettere la discrepanza nel 2015 tra i 115 milioni dei voucher venduti e gli 82 milioni usati dovuta a chi pensava di poterli usare forse tenendoli nel cassetto e per coprire il lavoro nero. Ebbene tutto questo non è più possibile grazie a quanto è stato introdotto dal nostro Governo. Ci è anche chiaro che l'estensione dell'applicazione in alcuni settori, l'industria e l'edilizia, è pericolosa perché noi dobbiamo scongiurare – non lo vogliamo e lo abbiamo dimostrato – l'effetto di sostituzione rispetto ai tradizionali contratti di lavoro subordinato, a tempo determinato e indeterminato. Ma d'altra parte sappiamo che in questa battaglia non siamo soli: vogliamo ricordare che nel settore dell'edilizia gli stessi imprenditori assieme all'Ance sostengono che i voucher debbano essere banditi perché sleali, fautori di una concorrenza sleale rispetto al costo del lavoro. La tracciabilità introdotta fornisce già alcuni segnali positivi che certo non bastano. Gli ultimi dati rilasciati dall'osservatorio INPS per la fine del 2016 confermano il blocco della crescita dei voucher dopo l'introduzione della tracciabilità e questo dato è in assoluta controtendenza dopo che l'incremento delle vendite è continuato negli ultimi cinque anni con un più 23,9 per cento su base annua nell'ultimo anno. Noi siamo per analizzare a fondo tutti i dati – come ho detto e ripeto – anche quelli sui licenziamenti, anche quelli sulla loro correlazione rispetto alle dimissioni in bianco: non abbiamo paura di analizzarli e di eliminare gli abusi. Tuttavia, essendo consapevoli che questo non basta, vogliamo fare una differenza che reputiamo importante sullo strumento e sul cattivo uso dello strumento per eliminare gli abusi. Perché pensiamo che lo strumento dei voucher possa essere e si riveli uno strumento utile – vorrei dire – migliore e più propriamente del lavoro accessorio ? Perché mi chiedo – sto concludendo, Presidente – che fine farebbero i due percettori di voucher su tre, cioè i lavoratori dipendenti titolari della Naspi e pensionati ? Conosciamo bene la risposta: che fine farebbero ? Finirebbero nel lavoro nero: vietare tout court l'uso dei voucher allo stato delle cose vorrebbe dire lasciare priva di regolazione una fetta di mercato del lavoro.
  Condividiamo però fortemente l'esigenza di modificare la disciplina ma la condividiamo, voglio ricordarlo, da ben prima del referendum della CGIL che rispettiamo pienamente, lo ripeto, e gli atti della nostra Commissione lavoro lo confermano come le diverse proposte di legge depositate in discussione. Noi crediamo in fondo che il voucher debba tornare alla funzione originaria cioè quella di essere strumento per l'emersione del lavoro nero. Perciò chiediamo al Governo di assumere Pag. 44iniziative come indicato nella nostra mozione sulle materie in discussione anche tenendo conto delle proposte di legge già depositate in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Ovviamente per ribadire il nostro voto, il mio voto favorevole a questa mozione e per segnalare tre questioni molto rapide, tramite lei, ad alcuni colleghi che sono intervenuti. La prima questione: i giovani che vivono di voucher non possono aspettare le alchimie della politica: o si abroga in Parlamento questa legislazione o bisogna fissare immediatamente la data. Secondo, ho apprezzato la posizione del collega Di Battista quando dice che occorre abrogare lo strumento dei voucher. Benissimo, visto che l'unica proposta depositata in Commissione è quella dell'onorevole Airaudo, mentre la vostra lo regolamenta soltanto, mi aspetto che l'onorevole Di Battista firmi la proposta Airaudo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà). Terzo, siccome siamo in un clima come dire che si avvicina alle elezioni, i cittadini ricorderanno...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ARTURO SCOTTO... i sindaci eletti che utilizzano i voucher nella pubblica amministrazione. Mi pare che ci sia anche una sindaca di Torino che lo fa. Consigliatele di non farlo più (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Lungi da me di parlare oltre quanto non abbia detto il collega Capezzone contro questi provvedimenti e a favore della nostra mozione. Volevo ricordare soltanto al collega Di Battista, tramite lei, io specialmente che sono un cultore della vecchia politica e quindi dell'arte del comizio che mi appartiene anche in parte, che è vero che se uno va da un chirurgo e lo trova poco bravo la volta successiva è difficile che ci ritorni, ma è anche vero che, al posto di un chirurgo poco bravo, non può preferire un dilettante allo sbaraglio e allora difficilmente, essendo la classe politica forse impreparata, si rivolgerà da codesta parte anche perché, primo, si vantano di essere dilettanti, secondo, lo dimostrano. Onorevole Di Battista, il Presidente le saprà dire bene che quando ci sono le elezioni, il referendum non si può fare. Lei bisogna che scelga: o impara o sta zitto o dice le cose secondo le leggi, quelle dei professionisti. Infatti questa è un'arte professionale: fare politica non è per dilettanti comizianti, è per gente professionista (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, solo perché io sono un po’ stanca di sentire in quest'Aula parlamentari che vengono qui e dicono come se fossero cose vere notizie di corridoio (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico). È giusto che quest'Aula sappia e che i cittadini che a casa ci ascoltano sappiano che quando imputano all'amministrazione del MoVimento 5 Stelle l'utilizzo di voucher come se fosse il danno assoluto del mondo, parliamo di un contributo di 35.000 euro deliberato il 19 aprile 2016 dal compagno Fassino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Stiamo parlando di questo e parliamo, Presidente, di comuni che sono stati lasciati in macerie e che noi prendiamo e cerchiamo di ricostruire dopo i vostri danni. Sì, Presidente, parliamo di comuni in macerie (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico)...

Pag. 45

  PRESIDENTE. Colleghi per favore.

  LAURA CASTELLI. Parliamo anche, Presidente, di strumenti che per noi non sono per forza il male assoluto se venissero utilizzati in maniera intelligente: peccato, che vengono utilizzati da persone che non sono oneste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che riescono a lucrare su qualunque cosa. Questo è il problema reale. Mi permetta, Presidente, e chiudo. Parliamo comunque di un servizio – per chiudere l'informazione che questi miei colleghi devono sapere –, parliamo di un servizio che riguarda la facilitazione linguistica e la traduzione di due-tre ore massimo/settimana e che – ripeto –, se fossero persone oneste, si potrebbero anche retribuire con uno strumento di questo tipo. Peccato che queste proposte vengono fatte da persone che hanno utilizzato uno strumento per fare ben altro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Sì, Presidente. Qui in Aula almeno è permesso il contraddittorio, a differenza che in televisione, dove i 5 Stelle testimoniano come il confronto democratico per loro non esista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e di deputati del gruppo Misto). Credo anche che bisogna sottolineare come la paura della democrazia è evidente che ce l'ha il MoVimento 5 Stelle nella gestione interna, come Grillo è garante, appunto, della censura e della mancanza della libertà di espressione. Consiglio alla parlamentare piemontese di prendere un treno e andare dalla Appendino a spiegarle che comunque le sue giustificazioni sono incoerenti con il principio che portava avanti l'onorevole Di Battista poco fa, che è quello dell'abolizione dei voucher. Mentre io credo che i voucher vadano riportati al lavoro occasionale, come in agricoltura, e a mettere in campo soprattutto un dibattito importante qui, all'interno dell'Aula, riguardo al reddito di inclusione, al reddito di base, che è il vero tema da affrontare prima delle urne. Io credo che non possiamo tornare alle urne, senza aver fatto una riforma che vada incontro a questa grande necessità (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbire e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Passiamo alla mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 (Nuova formulazione).
  Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Per favore... per favore... onorevole Zaccagnini, colleghi. Siamo in fase di votazione... per favore, onorevole D'Uva, onorevole Zaccagnini.
  Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima, la premessa congiuntamente al secondo capoverso del dispositivo; a seguire il primo capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e al secondo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 46Airaudo ed altri n. 1-01451 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Passiamo alla mozione Simonetti ed altri n. 1-01481.
  Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima, la premessa congiuntamente al secondo capoverso del dispositivo; a seguire, il primo capoverso del dispositivo ed, infine, il terzo capoverso del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01481, limitatamente alla premessa e al secondo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01481, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01481, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

  Passiamo alla mozione Capezzone ed altri n. 1-01482.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, quindi, il parere del Governo è favorevole alla mozione nella sua interezza.
  Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: il primo capoverso del dispositivo; il secondo capoverso del dispositivo e, qualora dovesse venire approvato in tutto o in parte, la premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-01482, limitatamente al primo capoverso del dispositivo come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-01482, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Pag. 47

  Essendo stato approvato il dispositivo, poniamo in votazione la premessa, con il parere favorevole.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-01482, limitatamente alla premessa, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

  Siamo alla mozione Ciprini ed altri n. 1-01488: i presentatori non hanno accettato la riformulazione e, quindi, il parere è contrario alla mozione interamente.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-01488, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pizzolante e Bosco n. 1-01489, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Civati ed altri n. 1-01490, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  Passiamo alla mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01491.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte al Governo. Avverto altresì che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, il primo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e il parere è favorevole; a seguire, congiuntamente, secondo e terzo capoverso del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e il parere è, ovviamente, favorevole; infine, qualora il dispositivo venisse approvato tutto o in parte, la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini e Occhiuto ed altri n. 1-01491, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, con il parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini e Occhiuto ed altri n. 1-01491, limitatamente al secondo e terzo capoverso del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, con il parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini e Occhiuto ed altri n. 1-01491, Pag. 48limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rosato, Monchiero ed altri n. 1-01492, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

  Passiamo alla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01493: i presentatori hanno accettato la riformulazione del Governo.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente, primo e quarto capoverso del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e, quindi, con parere favorevole; a seguire, congiuntamente, secondo e terzo capoverso del dispositivo, come riformulati e, quindi, con il parere anch'esso favorevole; e, infine, qualora il dispositivo venisse approvato in tutto o in parte, la premessa, su cui il Governo, invece, ha espresso parere contrario.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01493, limitatamente al primo e quarto capoverso del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti. Il parere è, dunque, favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01493, limitatamente al secondo e terzo capoverso del dispositivo, con il parere favorevole, come riformulati su richiesta del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01493, limitatamente alla premessa, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

  Sospendo ora la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Ricordo, come già comunicato per le vie brevi ai rappresentati dei gruppi, che, alle ore 16,30, avrà luogo la commemorazione della «Giornata della memoria». Avrà, quindi, luogo il seguito dell'esame delle Relazioni sull'attività svolta, approvate dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Seguirà, infine, la commemorazione delle vittime della slavina che ha colpito – colleghi, per favore – l'hotel Rigopiano e dell'incidente occorso ad un elicottero del 118 in Abruzzo, al termine dell'esame delle Relazioni della «Commissione Moro».
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

Pag. 49

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, la Ministra della salute, il Ministro dell'interno, la Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la Ministra per i rapporti con il Parlamento.

(Misure in relazione all'emergenza dovuta alla mancanza di energia elettrica in Abruzzo e nelle Marche – n. 3-02724)

  PRESIDENTE. Il deputato Tancredi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02724 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ha un minuto, onorevole.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, signora Presidente e grazie, Ministro, per essere venuto tempestivamente e a caldo, anche, a rispondere su una questione che, purtroppo, ha angosciato centinaia di migliaia di cittadini in questi ultimi dieci giorni e che, purtroppo, al contrario di qualche rassicurazione, è un po’ più grave, anche oggi, di quella che si rappresenta qui da Roma da parte dell'Enel.
  Però, io voglio sgombrare il campo intanto su una cosa: noi, questa interrogazione, non la facciamo per individuare colpevoli o responsabilità. Pensiamo che questo mestiere in Italia sia svolto già da parecchie persone, molte più di quelle che dovrebbero, che fanno parecchia confusione. Il senso di questa interrogazione è sapere se il Ministero sta percependo la situazione grave che c’è, se sta facendo di tutto e sta sopra ai gestori, Terna ed Enel, per il ritorno alla normalizzazione e se sta facendo anche di tutto per mettere in campo le misure per evitare che questo si ripeta.
  Ancora oggi, Ministro, ci sono quasi mille utenze staccate e più di 50 mila sono servite da generatori di emergenza con enormi difficoltà per rifornirle, spesso vanno in sovraccarico, lei capisce che è una situazione intollerabile.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Tancredi.

  PAOLO TANCREDI. È su questo che credo che anche le popolazioni abbiano bisogno di una rassicurazione e di una risposta.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  CARLO CALENDA, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie mille. Come ampiamente divulgato dagli organi di stampa, da lunedì 16 fino a giovedì 19 le gravi condizioni meteorologiche, insieme all'azione combinata del vento, hanno determinato una situazione di emergenza sulla rete elettrica di trasmissione. In particolare, l'Enel parla, in Abruzzo, di ingenti danni su oltre 200 linee di media tensione (circa il 30 per cento del totale) e circa 2500 cabine secondarie. La stessa Enel ha fornito i dati sulle utenze non alimentate, sempre per l'Abruzzo, circa 160 mila, tra le province di L'Aquila, di Teramo, di Pescara e di Chieti, nel picco avvenuto nella giornata del 17 gennaio, criticità che solo ora è stata quasi integralmente superata.
  La società di distribuzione Enel ha comunicato di aver provveduto, in seguito all'allerta meteo, ad attivare il proprio piano di emergenza. Lo stato della rete è stato monitorato attraverso il centro operativo di L'Aquila e una task force con le prefetture, i Sindaci e la Protezione Civile, mettendo in campo più di 1500 tecnici. Il Ministero, ovviamente, si è tenuto informato, ora per ora, sull'andamento della situazione.Pag. 50
  In questi giorni la priorità su tutto è stata superare l'emergenza con ogni sforzo e collaborazione tra soggetti e livelli di intervento statale, regionale e locale, ma gli eventi verificatisi segnalano in modo chiaro che risultano necessarie verifiche e misure ulteriori. In tale ottica è mia intenzione costituire immediatamente una Commissione indipendente, che, nella massima trasparenza ed in coordinamento con l'Autorità per l'energia, proceda a verificare sia la corretta esecuzione dei piani di investimento per la gestione, lo sviluppo e la manutenzione delle reti elettriche, sia la capacità di reazione alla situazione che si è verificata e l'adeguatezza delle misure messe in campo.
  Verrà, altresì, richiesto ai concessionari del servizio elettrico di rivedere i piani di intervento e di ammodernamento delle reti, sulla base di parametri tecnici che consentano di fronteggiare situazioni meteorologiche fino ad oggi ritenute del tutto anomale e con l'obiettivo di aumentare la capacità di resistenza anche in condizioni eccezionali, che, purtroppo, non sono più eccezionali.
  All'esito di questi approfondimenti saremo in grado di stabilire se e in che misura esistano responsabilità e negligenze delle società concessionarie. Queste verifiche saranno condotte tenendo costantemente informati il Parlamento e le autorità locali.

  PRESIDENTE. Il deputato Tancredi ha facoltà di replicare per due minuti.

  PAOLO TANCREDI. La ringrazio, Ministro. Ero sicuro che il Ministero fosse assolutamente sul pezzo nel controllo dell'attività dei gestori, che, le assicuro, per esperienza diretta, in questi giorni sono stati disponibilissimi con le amministrazioni locali e, insomma, bisogna fare anche un encomio a chi personalmente è andato in situazioni difficili, rischiando la vita, per risolvere il problema e rimettere in piedi una parte di rete, dove era possibile.
  Il problema su cui ci dobbiamo interrogare, Ministro, è se siamo un Paese che ha un'infrastruttura di questo tipo, che può, con una nevicata, sì, straordinaria, ma una nevicata di due giorni, tenere disalimentato un terzo di una regione, una regione che ambisce ad essere attrattiva territoriale per le imprese, una regione che ambisce ad essere attrattiva per il turismo. È assolutamente intollerabile, secondo me, che si verifichi una cosa del genere.
  Naturalmente, poi, l'intervento nell'emergenza, con la complicazione terribile del terremoto, che non ha fatto danni nelle scosse di mercoledì scorso, ma, purtroppo, ha portato psicologicamente la popolazione e gli amministratori in uno stato di tale sconforto che ha reso ancora più difficili le cose e ancora più complicate.
  Quindi, io credo che noi dobbiamo verificare in Abruzzo, ma anche altrove. Noi siamo un Paese che sta organizzando il G7, che ha ambizioni di essere tra i Paesi più industrializzati al mondo, abbiamo raggiunto obiettivi importanti dal punto di vista delle energie rinnovabili, abbiamo portato la rete a captare nelle campagne più sperdute, io non so quanto sia stata giusta ed efficiente questa scelta, perché poi, purtroppo, in questi dieci giorni le energie rinnovabili non ci sono servite. Io credo che invece la priorità sia quella, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, di mettere in campo le condizioni per creare un'infrastruttura di rete, che possa resistere in maniera molto più efficiente anche ad eventi straordinari di questo tipo. Perché è chiaro che l'energia elettrica è fondamentale.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PAOLO TANCREDI. L'emergenza neve è, purtroppo, spesso ineluttabile. Spesso la viabilità è difficile da ripristinare, ma capisce che, se noi avessimo avuto una rete efficiente, avremmo avuto molti meno problemi nella gestione dell'emergenza.

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(Iniziative di competenza in ordine al trattamento economico dei direttori generali delle aziende sanitarie locali, in particolare in considerazione della legge regionale della Sardegna n. 17 del 2016 – n. 3-02725)

  PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02725 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Signora Ministra, la regione Sardegna, nonostante i richiami e le contestazioni di legittimità costituzionale, mosse dalla Ragioneria generale dello Stato e dall'Ufficio legislativo, in particolare per contrasto agli articoli 81 e 17, comma 3, della Costituzione, ha stabilito i compensi per i direttori generali delle aziende sanitarie ospedaliere universitarie e, di conseguenza, per i direttori amministrativi e sanitari. Questi compensi risultano essere ben al di sopra del limite previsto dalla legge n. 502 del 1995 e successive modificazioni e integrazioni. Un esempio: la legge stabilisce 154 mila euro l'anno, più il 20 per cento in relazione al raggiungimento degli obiettivi: lì si va da un minimo di 192 mila euro l'anno, per il direttore dell'azienda nell'emergenza-urgenza, ai 240 mila euro del direttore dell'azienda unica, passando per i 216 mila euro delle aziende ospedaliere universitarie e azienda ospedaliera «G. Brotzu». A lei, definire quali passaggi sia utile fare, da parte del suo Ministero, per riportare a legittimità questa situazione.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Ringrazio l'onorevole interrogante, perché mi consente di riferire su una vicenda che è da tempo all'attenzione del Ministero della salute. Con la nota del 30 settembre 2016, indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento affari regionali, l'ufficio legislativo del Ministero della salute aveva, infatti, formulato una serie di rilievi di costituzionalità nei confronti della legge della regione Sardegna, che lei, appunto, ci ha oggi illustrato.
  Erano state, tra le altre, censurate anche le disposizioni concernenti il trattamento economico dei direttori generali delle Aziende sanitarie della regione in quanto non rispettose dei parametri stabiliti a livello nazionale per la determinazione dei compensi; disposizioni censurate, peraltro, anche dalla Ragioneria generale dello Stato.
  A seguito di questi rilievi, il presidente della regione Sardegna, con una nota del 3 ottobre 2016, aveva comunicato al Ministero della salute e al Dipartimento affari regionali della Presidenza del Consiglio dei ministri che la giunta regionale della Sardegna si impegna ad adottare e a proporre al consiglio regionale le modifiche normative richieste dal Ministero della salute. A questo punto, l'ufficio legislativo del Ministero della salute, nel prendere atto dell'impegno assunto dal presidente della regione Sardegna, aveva comunicato, con nota del 4 ottobre 2016, al Dipartimento affari regionali della Presidenza del Consiglio dei ministri di desistere dalla richiesta di impugnativa della legge regionale, che non è stata, quindi, impugnata dal Governo come accade sempre quando c’è un impegno da parte dei presidenti delle regioni a dare modifica alle parti dove abbiamo fatto dei rilievi.
  Devo constatare con grande rammarico che, ad oggi, la regione Sardegna non ha provveduto ad apportare le dovute modifiche alle disposizioni della legge regionale concernente il trattamento economico dei direttori generali delle Aziende sanitarie. Ho, pertanto, chiesto al Ministero per gli affari regionali e le autonomie di intervenire nei confronti del presidente della regione Sardegna perché quest'ultimo voglia garantire quanto prima il perfezionamento dell'iter legislativo di modifica della legge regionale, ripristinando il rispetto del principio di leale collaborazione che, come riconosciuto in più occasioni ed anche di Pag. 52recente dalla Corte costituzionale, costituisce il principale cardine cui devono sempre ispirarsi i rapporti tra lo Stato e le regioni.

  PRESIDENTE. Il deputato Capelli ha facoltà di replicare.

  ROBERTO CAPELLI. Signora Ministra, io sono pienamente soddisfatto della sua risposta, anche perché, nei limiti dell'azione che lei può portare avanti, mi sembra che sia l'unica cosa possibile quella di muovere un nuovo rilievo indirizzato al fatto che non si è tenuto fede all'impegno preso a tutt'oggi, cioè di effettuare quelle modifiche legislative che occorre fare da parte del consiglio regionale perché si ripristini uno stato di legittimità e, quindi, di rispetto del provvedimento n. 502.
  Tutto questo io credo che tarderà ad avvenire, anche perché siamo in un contesto nel quale la sanità sarda, se non fosse regione autonoma e per gli accordi statutari che prevedono il totale carico della spesa sanitaria sul bilancio regionale, sarebbe già una delle regioni commissariate sicuramente. Perché ? Perché siamo in un contesto di 400 milioni di buco nella spesa sanitaria solo per l'anno appena trascorso, in un clima di diffusa sfiducia da parte degli operatori sanitari: servizi snaturati, reparti costretti alla chiusura per stare nei limiti di spesa, quindi con un aggravio su quel poco personale che c’è a disposizione di turni massacranti, contratti in frode alla legge. Il riferimento è al noto project financing dell'ASL n. 3 di Nuoro, giudicato così non da me, ma da Cantone nella sua analisi e nelle conclusioni sul project financing che vale – vorrei ricordarlo un po’ a tutti in quest'Aula e ai nostri concittadini – più di «Mafia capitale»: vale un miliardo in ventisette anni.
  In questo quadro, dove tra l'altro c’è la parte più importante, cioè i cittadini sfiduciati ed arrabbiati – arrabbiati per le liste d'attesa, arrabbiati per la mancanza di posti letto, arrabbiati per un servizio sanitario...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

  ROBERTO CAPELLI. ...che deve essere all'altezza di una società civile –, mentre alcuni si arricchiscono sulla sanità, si impoverisce un sistema e si impoverisce la fiducia dei cittadini nello Stato.

(Iniziative di competenza per garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e il diritto alla salute, con riferimento al centro di III livello di cardiologia e cardiochirurgia pediatrica a Palermo, anche nel quadro del piano di rientro dai disavanzi sanitari – n. 3-02726)

  PRESIDENTE. Il deputato Pagano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02726 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. Proprio di cardiochirurgia pediatrica a Palermo se ne parla ormai da qualche mese, perché c’è stata la volontà da parte della regione di trasferire questo straordinario strumento clinico per salvare le vite umane, dei bambini, al «Civico» di Palermo.
  Qui cominciano i problemi, perché dalle informazioni in nostro possesso – ma, in verità, sono di dominio pubblico: sono dati pubblici, statistiche chiare ed inconfutabili –, è evidente che qui c’è stata una scelta che probabilmente non è tra le migliori, perché la scelta migliore doveva essere, per forza di cose, all'Ismett, che è l'Istituto mediterraneo per i trapianti tra i più importanti al mondo, proprio a Palermo, di cui è anche azionista lo stesso «Civico». Quindi, stiamo parlando di un complesso unico.
  L'operazione costerebbe 1.300.000 euro, ci sarebbero investimenti da fare per 8 milioni e mezzo e tutto questo mentre all'Ismett tutto questo c’è già. È evidente che siamo di fronte ad uno spreco di denaro pubblico più che eclatante e siamo di fronte, soprattutto, ad un grave disagio fatto nei confronti dei bambini...

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  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pagano...

  ALESSANDRO PAGANO. ...che, ovviamente, dovrebbero aspettare qualche anno prima della piena realizzazione della struttura stessa.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della Salute. Ringrazio l'onorevole Pagano, perché mi consente di ribadire ancora una volta, in quest'Aula, il mio apprezzamento nei confronti dell'Ismett di Palermo, IRCCS da me riconosciuto nel 2014 e confermato per un ulteriore biennio nel mese di novembre dell'anno appena trascorso.
  Ciò detto, devo tuttavia evidenziare che, fermo restando il rispetto degli standard previsti in materia di bacini di utenza, può essere istituita un'unità di cardiochirurgia pediatrica ogni 4-6 milioni di abitanti, dal che consegue che la regione siciliana, avendo una popolazione di circa 5 milioni, dovrebbe presentare una sola unità operativa complessa di cardiochirurgia pediatrica. Spetta esclusivamente alla regione siciliana assicurare l'effettiva operatività del servizio cardiologico pediatrico presso la struttura che, secondo le valutazioni della stessa regione, sia meglio in grado di assicurare la massima assistenza dei pazienti.
  Al proposito, l'assessore alla salute della regione siciliana, a cui ho chiesto elementi informativi, ha riferito che l'Arnas «Civico-Di Cristina» di Palermo costituisce il polo regionale per l'assistenza cardiologica pediatrica in quanto è dotato di tutte le unità operative e dei relativi servizi per garantire l'assistenza medica e chirurgica di alta specializzazione ai piccoli pazienti cardiopatici. L'assessore ha, altresì, precisato che, al fine di assicurare la presa in carico del paziente per tutto il periodo di vita, è stata prevista presso la medesima azienda di rilievo nazionale la guch unit ovvero l'assistenza dei cardiopatici congeniti adulti.
  Concludo, rassicurando l'onorevole interrogante che attraverso il tavolo tecnico, appositamente costituito presso il Ministero della salute al fine di verificare il rispetto degli standard ospedalieri, vigilerò perché sia garantito ed assicurato ai cittadini siciliani il pieno rispetto dei livelli essenziali di assistenza e la piena tutela del diritto alla salute.

  PRESIDENTE. Il deputato Pagano ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ALESSANDRO PAGANO. Il Ministro è sicuramente puntuale, perché sappiamo bene che ha sempre creduto nell'Ismett, però il punto non è oggi l'Ismett: il punto è che arrivano informazioni errate circa il «Civico», che lo si dice di alta specializzazione in materia di cardiochirurgia pediatrica. Forse, tutto questo, in linea teorica, è per quanto riguarda la parte medica, ma per quanto riguarda la parte chirurgica i dati sono chiari: ci vuole un investimento di 10 milioni di euro ed io, conoscendo i tempi del sistema pubblico, non penso occorrano meno di un anno e mezzo-due per poterlo realizzare.
  Quindi, il punto è che questa è una scelta che, certamente, non è legata all'efficienza, all'efficacia dei sistemi economici: non ci sono dubbi che si tratta di uno spreco di danaro pubblico; non ci sono dubbi che la Corte dei conti guarderà con attenzione tutto questo. Non voglio lanciare strali nei confronti di chiunque, però, in questo momento, Ministro, mi rivolgo a lei, che è sensibile e che tanto ha fatto per l'Ismett: in questo momento, in televisione, ci stanno guardando le associazioni, che raccolgono 10 mila persone, perché tanti sono stati i bambini trapiantati negli ultimi vent'anni, che oggi sono diventati, ovviamente, anche adulti e che, però, continuano ad avere una sensibilità assoluta su questo tema e su cui ci sono fari puntati in maniera incredibile.
  Per cui, fare una scelta che secondo i più non è una scelta di efficienza – e non commento di che tipo –, è evidente che desta perlomeno perplessità. Stiamo parlando anche di una regione siciliana, Pag. 54un'Assemblea regionale siciliana che ha fatto anche un ordine del giorno che va nella direzione che ho appena espresso; anche il comune di Palermo, per quello che può significare – il consiglio comunale, però, di una città metropolitana – fa un ordine del giorno in questa direzione.   Quindi, io penso che la vigilanza sia assoluta; penso che debba essere assoluta. Penso che dobbiamo tenere conto di tutto quello che è legato alle somme che il contribuente spende – 10 milioni di euro non sono noccioline – e, soprattutto, ai livelli essenziali di assistenza, che non verrebbero garantiti per un certo numero di anni. Tutto questo mi tranquillizza circa la risposta che lei ha dato sulla vigilanza.
  La sensibilità è nota, cercheremo sicuramente di insistere su questa materia anche sui media – non solo io, perché c’è un mondo che spinge – e siamo sicuri che, con le sensibilità del caso, lei saprà trovare anche delle soluzioni idonee per evitare, perlomeno, che su questo argomento, intervengano autorità legate alla contabilità pubblica che, sicuramente, non sarebbero indulgenti su questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Iniziative per garantire la sicurezza nelle città italiane e adeguati controlli negli aeroporti e nei porti, nonché con riguardo al trasporto ferroviario di passeggeri – n. 3-02729)

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-02729 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ROCCO PALESE. Grazie signora Presidente. Signor Ministro, nell'ultimo anno, come lei certamente sa, l'immigrazione in Italia è aumentata di oltre il 20 per cento. La maggior parte degli arrivi avviene via mare, sulle coste adriatiche e, in particolare, pure ne è colpita la Puglia.
  Di recente è emerso dalle indagini della magistratura che i centri di accoglienza divengono veri e propri rifugi per queste cellule criminali che, a spese dello Stato italiano e dell'Europa, si organizzano per compiere atti criminosi o attentati terroristici. Molti dei componenti di cellule terroristiche che hanno agito recentemente in Europa sono passati dalla Puglia, dagli aeroporti e dai porti di Bari e Brindisi, e hanno avuto contatti con loro connazionali nei centri di assistenza per richiedenti asilo di Bari e di Rignano, riuscendo a spostarsi nel nostro Paese in auto o in treno.
  Pertanto, si chiede cosa intenda fare il Governo veramente per garantire la sicurezza nelle città italiane, con quali misure il Ministro interrogato intenda rafforzare i controlli negli aeroporti di Bari e Brindisi e negli altri aeroporti e porti, che ancora oggi sono ben al di sotto di quelli adottati nelle altre città e negli altri Paesi europei, e se non ritenga di dover porre fine a un fenomeno isolato in Europa, in base al quale è possibile viaggiare sui treni italiani con biglietti privi di intestazione, cosa che rende impossibile un reale controllo sulla circolazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie Presidente. Onorevoli deputati, gli attentati di Berlino e di Istanbul hanno riproposto con una certa evidenza, purtroppo drammaticamente, un quadro di una minaccia di carattere terroristico, che non soltanto non è cessata, ma si è rilanciata, trasmettendo un elemento di fortissima pericolosità e anche di notevole imprevedibilità.
  In quest'ambito si pone in maniera evidente, quindi, il tema di come rafforzare le frontiere esterne all'Unione europea e come rafforzare il principio di tutela e difesa delle frontiere del nostro Paese, sapendo che in molti casi questi due elementi coincidono. Noi abbiamo riunito in maniera tempestiva il Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che ha immediatamente individuato, tra i punti strategici Pag. 55di intervento per la prevenzione della minaccia terroristica, le frontiere aeree, marittime e terrestri del nostro Paese, come da lei richiamato nell'interrogazione.
  In particolare, presso gli scali portuali della costa adriatica, a cui lei fa riferimento, così come presso le altre frontiere marittime, che per posizione geografica sono più sensibili al fenomeno, vengono effettuati mirati servizi di sicurezza, che vedono la partecipazione congiunta dei dispositivi di controllo frontalieri e degli apparati specializzati nel contrasto del terrorismo. Le approfondite verifiche sui passeggeri sono finalizzate ad intercettare i soggetti ritenuti pericolosi, ad impedirne l'ingresso in area Schengen, ovvero a limitarne o a tracciarne gli spostamenti.
  In tale ottica è stato rafforzato il raccordo con le agenzie di sicurezza nazionali e con gli omologhi uffici antiterrorismo internazionali, in modo da incrementare l'efficacia dell’intelligence investigativa ed ottenere una maggiore copertura informativa sulle dinamiche migratorie che interessano i nostri confini.
  Se è vero che è stato più volte documentato il transito dai porti e dagli aeroporti italiani di estremisti coinvolti nel conflitto siro-iracheno, peraltro quasi tutti i cittadini o residenti in Paesi dell'Unione europea, non trova riscontro, invece, la circostanza che i centri di accoglienza siano stati utilizzati come veri e propri rifugi per compiere attentati terroristici.
  I risultati conseguiti all'attività antiterrorismo, svolta sulla base della direttiva del CASA, sono significativi: dal gennaio 2015 ad oggi sono state effettuate verifiche più approfondite sui passeggeri di 450 navi, sottoponendo a controllo circa 26.148 persone, di cui 281 tratte in arresto per lo più per reati comuni e 167 espulse o respinte, in quanto prive di requisiti di ingresso sul territorio nazionale.
  In particolare, per quanto riguarda le attività di controllo svolte dagli uffici di Polizia di frontiera aerea e marittima di Bari e di Brindisi, si evidenzia che i due uffici, nel corso del 2016, hanno effettuato ben 4.090 respingimenti, su un totale nazionale di 10.218 (quindi poco meno del 50 per cento), segno inequivocabile di efficienza operativa.
  Questi risultati potranno essere ulteriormente migliorati con l'introduzione – sto finendo, signor Presidente – del sistema passenger name record. Abbiamo fortemente sostenuto l'approvazione e l'esigenza di introdurre questo modello e questo principio.
  Ricordo, infine, che, nelle more del recepimento della direttiva con la prossima legge di delegazione europea, il nostro Paese si è già predisposto ad utilizzare tale sistema, stanziando le risorse necessarie nell'ultima legge di bilancio alla infrastruttura informatica che consentirà di utilizzare tale prezioso strumento.

  PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

  MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Per l'esiguità dei tempi non entro nel merito per quanto riguarda la sicurezza urbana, però posso dirle che su questi temi il mio Ministero ed io personalmente stiamo lavorando con passione ed impegno, in maniera tale da poter presentare al Parlamento in tempi rapidi una proposta organica e coerente anche alle richieste che lei ha fatto.

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di replicare.

  ROCCO PALESE. Grazie signor Presidente. Il signor Ministro ha trasferito e confermato sostanzialmente le nostre preoccupazioni; le preoccupazioni rispetto alla situazione del fenomeno immigrazione, che è sempre in evoluzione e accompagnato anche da questi fenomeni terroristici, e alle cose che sono state riferite.
  Nessuno mette in dubbio l'attività che è stata riferita, ma a nostro avviso occorre mettere in atto misure più forti di contrasto all'illegalità e alla immigrazione irregolare nel medio e lungo termine, con regole certe, che vedano l'avvio di un nuovo sistema, basato su quei modelli che Pag. 56nel mondo hanno già dato prova di efficacia, come quello canadese e quello australiano, intensificare la stipula dei necessari e di altri accordi eventualmente internazionali con i Paesi di partenza degli immigrati, come Libia, Nigeria, Eritrea, al fine di facilitare e velocizzare i rimpatri dei migranti non in possesso dei requisiti necessari per usufruire delle forme di protezione internazionale, promuovere accordi bilaterali, volti ad agevolare il trasferimento dei detenuti stranieri nei Paesi d'origine.
  Secondo noi, occorre ancora verificare e intensificare la possibilità di stipulare accordi con i Paesi di provenienza dei migranti, per allestire in loco centri di accoglienza, dove lo straniero che tenti di entrare in Italia via mare sia intercettato e potrà soggiornare fino alla definizione delle pratiche per l'eventuale ingresso legale nel nostro Paese.
  E poi ancora, secondo noi, al di là delle attività che qui il Ministro ha riferito, intensificare gli sforzi diplomatici con i partner europei, con il Governo libico e con le Nazioni Unite, anche come membro non permanente del Consiglio di sicurezza, al fine di portare la cosiddetta fase tre, e a dotare le forze dell'ordine e gli apparati di sicurezza di mezzi e risorse necessarie, al fine di meglio condurre quell'attività di intelligence, volta a prevenire infiltrazioni terroristiche e a fronteggiare fenomeni di proselitismo jihadista.

(Iniziative di competenza volte a contrastare la diffusione di movimenti di ispirazione nazista e fascista, che incitano all'odio razziale e all'antisemitismo, in particolare in considerazione della presenza di una formazione attiva in provincia di Varese – n. 3-02730)

  PRESIDENTE. Il deputato Marantelli, ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Fiano ed altri n. 3-02730 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  DANIELE MARANTELLI. Grazie Presidente. Signor Ministro Minniti, da oltre quattro anni, è installata a Caidate, in provincia di Varese, la più grande e organizzata comunità nazionalsocialista italiana, denominata Dora, in omaggio ai dodici raggi del sole nero, simbolo del castello di Wewelsburg, sede operativa delle SS.
  Sotto le spoglie di un'associazione culturale si sono organizzate nella mia provincia diverse iniziative e non solo convegni, celebrazioni della festa di compleanno di Hitler, episodi di stampo razzista, profanazione di luoghi simbolo della Resistenza, aggressioni, sino alla recente richiesta di mettere l'ANPI fuori legge.
  Noi, che siamo stati cresciuti ed educati dai partigiani, siamo orgogliosi che una delle prime battaglie contro l'esercito tedesco sia stata combattuta nel novembre del 1943 sul Monte San Martino nella mia terra. Anche per questo chiediamo quali iniziative, a legislazione vigente, intenda assumere il Governo per contrastare organizzazioni che si richiamano al fascismo, ai principi della discriminazione e dell'odio razziale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere.

  MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie signor Presidente. Onorevoli colleghi, voglio subito assicurare agli onorevoli interroganti che il Ministero dell'interno continua a dedicare la massima attenzione all'attività dei movimenti politici estremistici, qualunque ne sia l'orientamento, per prevenire e reprimere le iniziative che possano sfociare in atti illeciti.
  In particolare, l'attività di prevenzione si sviluppa in un attento monitoraggio ed un'accurata raccolta informativa, al fine di cogliere il minimo segnale di turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica e di deviazione dalle regole del diritto e della pacifica convivenza. Tale attività riguarda anche le associazioni che, come la comunità militante dei dodici raggi (Do.ra.), si ispirano chiaramente ad una ideologia di estrema destra vicina ai principi del nazionalsocialismo. Pag. 57Nel caso in questione ciò appare comprovato anche dalla pubblicazione sul sito dell'associazione, recentemente riattivato, di messaggi rievocativi di eventi storici associati a simboli del nazismo e del fascismo. Il movimento, attestato su posizioni di orientamento skinhead, ha adottato come simbolo il sole nero, noto emblema nazista dal significato esoterico.
  Tra le diverse manifestazioni promosse dal sodalizio nel corso degli anni, si registrano quelle commemorative in occasione del Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e diversi concerti d'area organizzati nella sede di Sumirago. Le forze di polizia hanno puntualmente segnalato all'autorità giudiziaria tutte le iniziative dei componenti l'associazione, per le quali potevano ritenersi sussistenti ipotesi di reato. Le denunce hanno riguardato in particolare alcuni episodi di intolleranza razziale: da ultimo, cinque esponenti dell'associazione Do.ra. sono stati deferiti per i reati di riunione pubblica non preavvisata, deturpamento ed invasione di terreni, commessi il 4 dicembre scorso presso il Sacrario ai caduti partigiani di San Martino di Duno.
  Infine segnalo che recentemente l'associazione Do.ra. ha promosso sul sito web una petizione on line, con l'intento di chiedere la messa fuori legge dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia, la chiusura di tutte le sezioni ed i processi per crimini di guerra dei partigiani ancora viventi. La questura di Varese ha presentato rapporto all'autorità giudiziaria in ordine a tale petizione, per le valutazioni di competenza rispetto alla sussistenza dei comportamenti che integrano fattispecie di reato. Informo inoltre che nell'agosto 2014 la pagina Facebook del sodalizio è stata oscurata su iniziativa dello stesso gestore del social network: attualmente l'associazione gestisce solo un sito web.
  In merito ad eventuali ulteriori misure che possono essere intraprese, va ricordato come l'ordinamento vigente consenta l'adozione di un provvedimento di scioglimento di movimenti che si ispirano al fascismo solo a seguito di una sentenza penale irrevocabile, che abbia accertato il verificarsi in concreto della fattispecie della riorganizzazione del disciolto partito fascista. Allo stato attuale non risulta l'associazione in questione sia stata destinataria di pronunce giurisdizionali che legittimano l'adozione di siffatto provvedimento di rigore.

  PRESIDENTE. Il deputato Fiano ha facoltà di replicare, per due minuti.

  EMANUELE FIANO. Presidente, ringrazio il ministro Minniti che rappresenta per noi, per la stima che gli portiamo, una sicura e autorevolissima fonte di contrapposizione, lo sappiamo, ad ogni possibile rigurgito di cultura antidemocratica, neofascista o neonazista nel nostro Paese. Costoro, quelli che stiamo citando, i membri di questa organizzazione non sono semplici nostalgici: la loro organizzazione fa parte di un network di associazioni antisemite; e il tema che pone la risposta – che ovviamente per noi culturalmente è soddisfacente, quella che ci ha dato oggi il Ministro – è: fin dove arriva e sussiste il diritto costituzionale sancito per difendere la libera espressione delle idee in questo Paese, e dove comincia l'abuso di quelle stesse idee, delle nostre leggi, della Carta costituzionale, e della nostra storia, Ministro ? Perché la nostra storia è una storia di antifascismo, la nostra storia e la nostra Costituzione sono antifasciste, e lo è anche la legge Scelba, che nel 1952 introdusse come reato il divieto di ricostituzione del partito fascista e di apologia del fascismo. Per questo per noi, per noi che abbiamo portato questa interrogazione, costoro ricadono già nel reato di apologia di quelle ideologie. Ed è per questo, signor Ministro, che chiediamo a lei, e al Governo che noi sosteniamo, di non deflettere mai da ogni possibile segnalazione all'autorità della magistratura per ognuno di questi episodi; e da qui ci rivolgiamo, anche se ovviamente il rapporto qui è tra parlamentari e Governo, alla magistratura italiana, perché non ceda mai alla possibilità di osservare con indifferenza questi episodi: perché la lezione che ci viene dalla storia è che il peggior regalo che possiamo fare Pag. 58a coloro che la libertà e la democrazia la vogliono negare, è la nostra indifferenza.
  Pertanto la ringrazio: so che saremo sempre insieme in questo tipo di battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative di competenza relative al riordino delle autonomie locali in Friuli-Venezia Giulia – n. 3-02731)

  PRESIDENTE. La deputata Savino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02731 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SANDRA SAVINO. Presidente, il Friuli-Venezia Giulia, regione autonoma a statuto speciale, ha competenza primaria sulle autonomie locali. La giunta regionale presieduta da Debora Serracchiani ha deciso, sotto una furia riformatrice, un riordino delle autonomie locali, prevedendo l'abolizione delle quattro province e istituendo ben diciotto unioni territoriali intercomunali. La legge costituzionale del 28 luglio 2016 ha modificato poi proprio lo statuto speciale della regione, prevedendo la soppressione delle province. Il provvedimento, nel sopprimere le province, delinea un assetto istituzionale che contempla a questo punto solo due livelli di governo del territorio, ovvero le regioni e i comuni, comprese le città metropolitane. Nel corso dell'esame in Parlamento, i sottoscrittori di questa interrogazione avevano chiesto di attendere quanto più possibile il risultato referendario, in virtù del fatto che conteneva, il referendum confermativo, l'abolizione delle province stesse.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole.

  SANDRA SAVINO. Mi scusi. Ciò non è accaduto: conseguentemente, a differenza di tutto il territorio nazionale, la regione Friuli-Venezia Giulia è l'unica regione che non ha più le province. Ora chiedo al Ministro come intende rispondere a questa interrogazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Marco Minniti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli colleghi, effettivamente la legge costituzionale n. 1 del 2016, nel modificare lo statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, ha soppresso le province, delineando un nuovo assetto istituzionale che contempla solo due livelli di governo, la regione ed i comuni, anche nella forma di città metropolitane. Il superamento dell'ente provincia è stato determinato da esigenze di razionalizzazione e semplificazione dell'azione territoriale di governo, nonché da finalità di contenimento dei costi della politica. La misura rientra nel programma di riordino del sistema delle autonomie locali, avviato dalla medesima regione nell'ottobre 2013; poi implementato con successive leggi regionali del 2014, ancor prima dell'approvazione della cosiddetta legge Delrio e della legge di riforma costituzionale che nel dicembre scorso non ha superato il vaglio referendario.
  Fatte queste premesse, sottolineo che sulla base del combinato disposto degli articoli 116, comma 1, della Costituzione, e 4, lettera 1-bis, della legge costituzionale n. 1 del 1963, la regione Friuli-Venezia Giulia, al pari delle altre regioni a statuto speciale, possiede competenza legislativa esclusiva in materia di ordinamento degli enti locali e delle relative circoscrizioni. Non può dunque sostenersi l'incostituzionalità della riforma degli enti locali del Friuli-Venezia Giulia, posto che essa rinviene il proprio fondamento su un assetto giuridico-normativo che già a Costituzione vigente, poi confermata dal referendum, riconosceva sulla materia pieni poteri alle regioni a statuto speciale, inclusa la possibilità di procedere nel senso della soppressione dell'ente provincia. Del resto, nella stessa direzione ha operato la regione Sicilia, che con legge regionale n. 7 Pag. 59del 2013 ha abolito le province, prevedendo in sostituzione i liberi consorzi comunali per l'esercizio delle funzioni di governo di area vasta. Evidenzio inoltre che il Parlamento ha respinto la questione pregiudiziale finalizzata a sospendere l'esame del disegno di legge costituzionale in questione, nelle more dell'approvazione della riforma costituzionale in itinere, proprio ritenendo che il provvedimento non intaccasse alcuno dei principi fondamentali dell'ordinamento giuridico della Repubblica. Pertanto la riforma degli enti locali della regione Friuli-Venezia Giulia, in forza degli speciali poteri di cui essa è titolare, appare coerente con il quadro ordinamentale generale vigente.

  PRESIDENTE. La deputata Sandra Savino ha facoltà di replicare.

  SANDRA SAVINO. Grazie. Guardi Ministro resto basita dalla risposta che lei ha dato in questo momento. Al netto delle deliberazioni che prenderanno gli organi competenti, perché a questa riforma costituzionale si sono anche «ribellati» alcuni amministratori locali, quando lei in premessa mi dice che al fine di una contrazione delle spese, l'abolizione delle quattro province era un atto virtuoso dell'amministrazione regionale a trazione PD di Debora Serracchiani, io le ribadisco che non potrà dirmi che diciotto unioni territoriali intercomunali, con diciotto segretari regionali e diciotto presidenti di unioni territoriali, potranno portare una diminuzione della spesa del sistema amministrativo in capo proprio alle unioni territoriali intercomunali. Quindi è chiaro che è l'agire del Partito Democratico il punto di discussione; oltre al discorso tecnico che può avere una valenza costituzionale, qua c’è un discorso di carattere prettamente politico. Il fallimento del Partito Democratico è dato dal fatto che non guarda mai alla necessità di un'agevolazione dei servizi dati ai cittadini, ma guarda semplicemente a una politica di carattere autoreferenziale. La presidente naturalmente, numero due del Partito Democratico, voleva essere la prima a rottamare questa struttura che vige tuttora sul territorio nazionale e che noi non abbiamo più, andando solo a complicare.
  La situazione in Friuli-Venezia Giulia, rispetto alle attribuzioni di competenze delle province fra UTI e regione, è ancora in altissimo mare, tenendo in considerazione che ci sono ben cinquanta ricorsi degli amministratori locali che tendono proprio sulla questione delle Unioni territoriali intercomunali.
  Allora mi sta bene tutto, mi sta bene che qualcuno del Partito Democratico venga a dirmi: così è perché il Partito Democratico ha scelto che sia così, ma che mi si venga a dire che c’è un risparmio rispetto a quattro province costituendone diciotto a immagine e somiglianza del Partito Democratico, questo, mi dispiace Ministro, non lo posso accettare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

(Tempi e modalità di attuazione delle iniziative recentemente prospettate dal Governo in materia di contrasto all'immigrazione clandestina – n. 3-02732)

  PRESIDENTE. Il deputato Cirielli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-02732 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, signor Ministro, sembrerebbe che nel dicembre 2016 sia stata emanata una circolare alle prefetture, alle questure, ai comandi territoriali delle forze di polizia, per rilanciare una serie di attività che da tempo non si vedevano, cioè di controlli sul territorio, per accertare la presenza di stranieri irregolari. Parallelamente, il Governo, il Ministro, hanno messo in campo un'azione, per ora di informazione, immaginando il potenziamento dei centri di identificazione e di espulsione anche coerentemente con questa circolare, perché un'attività di controllo ispettiva finalizzata a verificare irregolari poi deve portare a delle conseguenze Pag. 60e sappiamo che l'Italia in questi anni è stata pericolosamente inadempiente anche alle iniziative dell'Unione europea che mirano logicamente a rilanciare le espulsioni delle persone che si trovano non regolarmente nel territorio dell'Unione. L'unica cosa è che il Fondo rimpatri finora è stato ampiamente utilizzato per altre iniziative, tra cui addirittura quelle dell'accoglienza dell'immigrazione. È stato spolpato e quindi vorremmo sapere effettivamente cosa intende fare, come intende farlo, con quali risorse finanziarie.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Minniti, ha facoltà di rispondere.

  MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Chiedo scusa per prima.

  PRESIDENTE. Succede.

  MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. In tema di immigrazione il Governo ha la chiara necessità di promuovere politiche interne che tengano insieme due aspetti fondamentali. Il primo è la severità nei confronti di chi non ha titolo a rimanere nel territorio nazionale. Il secondo principio è quello dell'integrazione in favore di chi vi soggiorna regolarmente. Severità e integrazione sono le due linee guida che noi seguiremo, ed è mio profondo convincimento che il principio di severità consenta anche di avere un principio di maggiore integrazione. Non si intendono naturalmente innalzare i muri, siamo un Paese che ha salvato vite umane e continuerà a farlo accogliendo coloro che fuggono da guerre e persecuzioni, ma con la stessa determinazione con cui stiamo ospitando chi ne ha diritto, intendiamo anche agire nel contrasto nei confronti dell'immigrazione irregolare.
  Da questo punto di vista va visto il progetto di rafforzamento delle politiche di rimpatrio. È un percorso che non può prescindere tuttavia da un'attività di carattere internazionale che abbia come obiettivo la conclusione di accordi e protocolli operativi in tema di riammissioni e lotta alla tratta degli esseri umani con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori. Su questo versante stiamo attivamente lavorando. Io personalmente sono stato in Tunisia e in Libia e la Libia è il Paese dal quale proviene il 90 per cento dei flussi migratori verso il nostro Paese con questa gigantesca contraddizione: il 90 per cento proviene dalla Libia, ma nessuno è libico. Si tratta quindi di avere un'iniziativa coordinata di carattere nazionale, come quella che stiamo facendo, e di carattere internazionale. Domani ci sarà a Malta il vertice dei Ministri dell'interno dell'Unione europea e il 3 di febbraio ci sarà la Conferenza dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea, con i temi al centro dell'emigrazione e del Mediterraneo. Io penso che su questo terreno abbiamo contribuito a rendere evidente la centralità dei temi dell'immigrazione, della rotta sud e del Mediterraneo centrale, come temi su cui impegnare l'intera comunità internazionale, a partire dall'Unione europea.
  È intenzione del Governo, onorevole, sviluppare su questi temi un'attività organica che affronti quindi il tema dei flussi, il tema dei rimpatri, il tema della definizione di un modello di accoglienza diffusa. Un progetto complessivo, dunque. In tale contesto si colloca la circolare da lei richiamata con cui il capo della Polizia ha fornito puntuali indicazioni per l'attivazione di piani straordinari di controllo del territorio, volti al contrasto proprio dell'immigrazione irregolare, oltre che dello sfruttamento della manodopera e delle forme di criminalità che attingono al circuito della clandestinità. La pianificazione di tali controlli sarà oggetto di esame a livello decentrato da parte dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, sedi in cui sarà possibile ottimizzare le risorse disponibili sul territorio in ragione delle priorità individuate e delle peculiarità locali.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, Ministro.

  MARCO MINNITI, Ministro dell'Interno. Ho finito, signora Presidente. In Pag. 61questo ambito ritengo che possa realizzarsi un significativo coinvolgimento degli enti territoriali secondo una logica di prevenzione collaborativa. Infine, nella medesima direzione, stiamo lavorando a un sistema di centri per i rimpatri, imperniato sulla creazione di una rete di strutture di piccole dimensioni, razionalmente distribuite sul territorio nazionale e aventi una capienza non superiore nel complesso a 1600 posti. Aspetti qualificanti di questi centri saranno una governance trasparente ed efficace, il rafforzamento del controllo attraverso un ruolo diretto del Garante dei diritti delle persone private della libertà e attraverso un coinvolgimento pieno delle regioni con le quali, di qui a qualche minuto, andrò a fare una riunione con la Conferenza delle regioni italiane.

  PRESIDENTE. Il deputato Cirielli ha facoltà di replicare.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Ministro, pure essendo appartenente a un partito di opposizione, noi siamo un'opposizione patriottica, lo diciamo sempre, quindi mi dichiaro per ora soddisfatto di quello che lei ci ha detto, ovviamente se manterrà la parola. Io mi rendo conto che il Governo, di cui pure faceva parte lei, l'ha messa di fronte a una situazione veramente critica: oltre mezzo milione di persone, di cui si stima oltre il 90 per cento senza titolo a poter rimanere in Italia. Quindi il lavoro sarà enorme, però ovviamente da parte nostra non mancherà il sostegno all'azione del Governo e ovviamente la critica se non corrisponderanno fatti concreti rispetto agli annunci, rispetto il buon intendimento che noi sicuramente condividiamo e immaginiamo sia fatto assolutamente in buona fede.
  Ovviamente ci aspettiamo che le siano date le risorse necessarie da parte del Governo Gentiloni per affermare il principio della legalità, come ha detto, della sicurezza. Ben venga l'integrazione per chi si trova in maniera regolare e si comporta bene, ma pretendiamo il pugno di ferro, la serietà, l'estremo rigore della legge qualora non vi siano diritti, e, soprattutto, non ci siano abusi sul nostro territorio. Purtroppo è di ogni giorno vedere la situazione di reati che si moltiplicano, e quindi abbiamo modo di temere che le cose siano veramente molto gravi, cosa che sta provocando un grande disagio tra la popolazione, e quindi le chiediamo, ancora una volta con fermezza, di impegnarsi al massimo per garantire la sicurezza dei cittadini italiani.

(Iniziative normative per garantire piena effettività ai passaggi ad altri indirizzi di studio nella scuola secondaria superiore – n. 3-02727)

  PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02727 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Grazie, signora Ministra, per essere qui al suo primo question time e benvenuta. Noi abbiamo deciso di presentare questa interrogazione perché si è parlato moltissimo in questi mesi di trasferimenti di insegnanti, mentre si parla pochissimo di trasferimenti degli studenti, e invece arrivano moltissime segnalazioni delle difficoltà che incontrano gli studenti della scuola superiore che vogliono cambiare indirizzo per la mancata attuazione di una disciplina del 2005. In una corrispondenza di quest'anno, il Ministero ha segnalato che si applica alla materia una vecchissima ordinanza del 2001, che richiede, per passare da un indirizzo all'altro, esami all'inizio dell'anno, con la conseguenza che c’è una dispersione scolastica anche dovuta al fatto che magari chi si accorge immediatamente di voler cambiare non ha strumenti adeguati per farlo. Quindi, abbiamo chiesto un'indicazione al Ministero, se ci sia intenzione di intervenire e di colmare questo vuoto, magari già con i decreti legislativi che attueranno l'ultima riforma.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Pag. 62Fedeli, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signora Presidente. Onorevole Mazziotti, ad oggi, come lei giustamente ha ricordato, non si rintraccia nell'ordinamento una regolamentazione di dettaglio dei passaggi tra indirizzi di studio nella scuola secondaria superiore. La previsione di cui al decreto legislativo n. 226 del 2005, da lei richiamato, non ha mai trovato attuazione. Ad oggi sono possibili trasferimenti in corso d'anno per gli studenti provenienti dalla classe corrispondente del medesimo indirizzo di studio, mentre il passaggio in un istituto di indirizzo diverso è consentito solo previo svolgimento di esami integrativi e/o di idoneità, da effettuarsi prima dell'inizio delle lezioni. Concordo con lei, onorevole, nel ritenere che rimuovere le difficoltà e le rigidità nel passaggio ad altro indirizzo di studio nell'ambito della scuola secondaria di secondo grado possa concorrere a combattere l'insuccesso e la dispersione scolastica, il cui tasso nel nostro Paese, pur registrando negli ultimi anni un miglioramento – siamo passati dal 20,8 per cento del 2006 al 14,7 del 2015 – però è ancora lontano dall'obiettivo europeo del 10 per cento per il 2020.
  Come prima misura per ovviare a tale problematica, il MIUR, nell'ambito dell'annuale circolare sulle iscrizioni, ha già da qualche anno introdotto alcune semplificazioni, prevedendo, seppure limitatamente alla prima classe della scuola superiore, che, qualora sia fatta richiesta a iscrizione avvenuta ovvero nei primi mesi dell'anno scolastico di optare per altri indirizzi, in caso di accoglimento da parte del dirigente della scuola di destinazione, il dirigente della scuola di iscrizione è tenuto ad inviare il nulla osta all'interessato e alla scuola di destinazione.
  Secondo, gli uffici scolastici regionali devono supportare i genitori dei minori che effettuano il trasferimento di iscrizione, in particolare nell'individuare la scuola di destinazione. Nel caso di trasferimento da una scuola a un'altra con le medesime caratteristiche o lo stesso indirizzo, la domanda può essere presentata...

  PRESIDENTE. Onorevole Latronico, per favore.

  VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca... anche oltre i primi mesi dell'anno scolastico, rappresentandone adeguatamente i motivi. Precisato tutto questo, avverto, evidentemente, l'esigenza di dare una regolamentazione più sistematica dei passaggi tra indirizzi di studio della scuola secondaria superiore, che potrà essere perseguita attraverso uno strumento regolamentare da valutare.
  Del resto, coerentemente con questo intendimento, nel decreto legislativo in materia di istruzione e formazione professionale, attuativo di una delle deleghe della legge n. 107, attualmente all'attenzione del Parlamento, sono state inserite disposizioni che disciplinano e favoriscono il passaggio tra i percorsi di istruzione professionale e i percorsi di istruzione e formazione professionale.

  PRESIDENTE. Il deputato Mazziotti Di Celso ha facoltà di replicare.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, grazie Ministra. Naturalmente, sono soddisfatto della risposta e dell'affermazione di volere intervenire su questo tema. A questo proposito, vorrei segnalare che, in mancanza di una disciplina adeguata e dell'attuazione delle norme del 2005, a livello territoriale sono state adottate una serie di pratiche di orientamento e riorientamento che hanno coinvolto sia gli studenti, sia le famiglie, sia la scuola di destinazione che quella di provenienza, anche con dei risultati soddisfacenti, pur con grandi difficoltà legate proprio al vuoto normativo. Quindi, mi sento di invitare la Ministra, nella valutazione e nell'esame delle azioni da prendere e delle iniziative da adottare, di coinvolgere le istituzioni anche locali e regionali del nostro sistema scolastico, perché esistono Pag. 63delle esperienze da cui sicuramente si possono trarre spunti utili per una futura utile regolamentazione.

(Iniziative relative al fenomeno della mobilità dei docenti, al fine di contemperare l'esigenza di garantire la continuità didattica degli studenti e il rispetto dei diritti dei lavoratori – n. 3-02728)

  PRESIDENTE. Il deputato Vacca ha facoltà di illustrare l'interrogazione Chimienti ed altri n. 3-02728 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, Presidente. Ministra, i problemi che dovrà affrontare nel suo breve Ministero sono tanti, frutto di scelte scriteriate fatte da chi l'ha preceduta, ma votate anche da lei. Oggi le chiediamo conto di quello che è stato definito l'anno scolastico più caotico di sempre, a causa, in particolare, di un tasso di trasferimenti dei docenti triplicato rispetto agli anni precedenti. Ad oggi, secondo le stime di un dossier di Tuttoscuola, sono 207 mila gli insegnanti trasferiti, il 30 per cento del totale, ai quali si aggiungono i circa 50 mila supplenti. Sono, quindi, circa 257 mila gli insegnanti che hanno cambiato cattedra, il 200 per cento in più rispetto agli anni precedenti, e 2 milioni e mezzo gli studenti che hanno avuto uno o più insegnanti diversi rispetto all'anno precedente.
  La problematica si ripresenterà il prossimo anno, visti i contenuti dell'accordo sulla mobilità da lei firmato con i sindacati in cui si prevedono ancora deroghe. Il cambio continuo di docenti inficia la continuità didattica e il successo formativo degli alunni, ormai molti studi lo dimostrano. Chiediamo, quindi, quale strategia a lungo termine e pluriennale intenda attuare il Ministro interrogato per arginare il caos verificatosi nell'ultimo anno scolastico, contemperando l'esigenza di garantire la continuità didattica degli studenti e il rispetto dei diritti dei lavoratori.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, Valeria Fedeli, ha facoltà di rispondere.

  VALERIA FEDELI, Ministra dell'Istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie, signora Presidente. Onorevole Chimienti, la continuità didattica – è giusto affermarlo anche in quest'Aula – è assolutamente un valore per le studentesse e gli studenti; proprio per questo, è una priorità anche del Ministero e delle istituzioni scolastiche tutte. Tale esigenza deve essere perseguita tenendo anche in equilibrio, e quindi deve essere contemperata anche con i diritti di chi ci lavora dentro, quindi dei lavoratori, ad ottenere trasferimenti di sede sulla base di regole stabilite da leggi e da contratti di lavoro. In particolare, il tasso di mobilità da lei evidenziato, che, in realtà, è stato molto più contenuto rispetto ai numeri dichiarati, va valutato nell'eccezionale contesto che ha seguito la prima applicazione della legge n. 107, che ha offerto al mondo della scuola la disponibilità straordinaria di oltre 55 mila posti in più, quelli dell'organico per il potenziamento.
  Proprio per questo, il comma 108 della legge n. 107 ha consentito in via eccezionale a tutti i docenti, anche ai neoassunti, di far domanda di mobilità per l'anno scolastico 2016-2017; ciò in deroga al vincolo di permanenza triennale nella provincia e nell'incarico di prima assegnazione. La medesima legge ha messo a disposizione della mobilità tutti i posti in luogo del 50 per cento di prassi. Il risultato è stato che nel 2016-2017 sono state accolte circa 23 mila domande di mobilità volontaria interprovinciale.
  A queste si sono aggiunti i trasferimenti obbligatori dei docenti neoassunti che, al termine dell'anno di prova, hanno lasciato la sede provvisoria per raggiungere quella definitiva. Quest'ultima ha un numero elevato esclusivamente in virtù della straordinaria dimensione del piano assunzionale. In prospettiva futura, per ovviare all'alto numero di supplenti nominati sui posti dell'organico di fatto, i quali, per definizione, non possono garantire la continuità Pag. 64didattica, il Governo ha stanziato 400 milioni per consolidare questi posti nell'organico di diritto. Ciò significa poterli occupare con docenti di ruolo in funzione di una maggiore continuità didattica. La disponibilità di questo numero rilevante di posti rende ragionevole consentire a tutti, per il solo anno scolastico 2017-2018, di far domanda di mobilità seppure nella limitata misura del 40 per cento, in luogo del 100 per cento dello scorso anno e del 50 per cento di prassi. A partire dal prossimo anno scolastico, la continuità didattica verrà assicurata anche dall'applicazione delle disposizioni ordinarie in materia di assegnazioni provvisorie, venuto meno il regime transitorio di cui al richiamato comma 108, che valeva solo per l'anno scolastico 2016-2017, con la conseguenza che per l'anno scolastico 2017-2018 le assegnazioni provvisorie potranno essere richieste solo come già definite per alcune categorie di docenti.

  PRESIDENTE. La deputata Chimienti ha facoltà di replicare.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Avete sbagliato tutto, Ministro, il suo partito ha sbagliato tutto sulla scuola. Non vi siete limitati ad approvare un piano assunzionale scriteriato, con un potenziamento dell'organico surreale e con assunzioni di precari storici su base nazionale, prevedendo quindi spostamenti anche a migliaia di chilometri per persone con famiglia e figli al seguito, no, siete andati molto oltre: avete gestito il tutto con un algoritmo sbagliato che ha generato errori e ingiustizie; avete fatto le regole e dopo pochi mesi le avete cambiate in corsa, prevedendo, con un emendamento a firma Puglisi, le assegnazioni provvisorie per i neoassunti e il rientro nelle province di appartenenza, calpestando la dignità di chi non aveva fatto domanda di assunzione proprio per paura dei trasferimenti e gettando le scuole nel caos. Nel frattempo avete chiuso le porte del ruolo ai precari di seconda fascia d'istituto, che avrebbero potuto soddisfare il fabbisogno delle scuole; li avete costretti ad un concorso pieno di irregolarità, salvo poi richiamarli tutti quanti nelle scuole come supplenti. Questa è schizofrenia ! Peraltro, i pochi vincitori idonei del concorso attendono ancora di essere inseriti in graduatoria e di essere assunti.
  Non è accettabile, Ministro, che due milioni e mezzo di studenti abbiano cambiato più di un docente dall'inizio dell'anno, che manchino i docenti di sostegno e che, per tappare questi buchi, voi abbiate preferito assumere personale non specializzato, quando abbiamo decine di migliaia di specializzati nelle graduatorie. Ministro, dovete mettere veramente al centro la continuità didattica e il successo formativo degli studenti. Smettetela di legiferare con le deroghe alle vostre stesse leggi, con le misure spot, con le slide, mettendo toppe estemporanee alle situazioni emergenziali. Voi non avete una visione, e il prossimo settembre si ripeterà la stessa identica situazione di quest'anno. Allora, invertite davvero la rotta, ascoltate realmente il mondo della scuola: ritirate immediatamente le otto deleghe raffazzonate pubblicate in tutta fretta e ripartite dai bisogni degli alunni italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative di competenza in merito al recente documento della Commissione grandi rischi relativo alla ripresa della sismicità nell'Appennino centrale – n. 3-02733)

  PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02733 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Presidente, signora Ministro, colleghi, l'Italia centrale, l'Abruzzo, in particolar modo la provincia di Teramo, vive un momento di grossa difficoltà: un'emergenza senza precedenti che ha visto sommarsi alla nevicata più importante degli ultimi sessant'anni le scosse sismiche oltre il quinto grado, con il collasso della rete elettrica e Pag. 65con un blackout che ha interessato quasi 200.000 utenze e oltre 400.000 abitanti, e si è protratto per oltre sette giorni. I cittadini, così allo stremo, stanchi, sfiduciati e spaventati hanno dovuto anche ricevere la comunicazione della Commissione grandi eventi che evoca un possibile nuovo Vajont, poiché una faglia è presente sotto al secondo bacino idrico d'Europa, quello di Campotosto, creando ulteriore terrore in oltre 300.000 persone, salvo poi correggersi facendo in parte marcia indietro. La comunicazione delle emergenze è fondamentale e nessuno si può permettere di scatenare il panico tra un popolo che, seppur forte e gentile, sta soffrendo da troppo tempo, anche per colpa di burocrati incapaci, inefficienti e certamente ben pagati.

  PRESIDENTE. Onorevole Sottanelli, deve concludere.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Di fronte a questi rischi, i cittadini e gli amministratori abruzzesi chiedono al Governo cosa intende fare per garantire la massima sicurezza dei luoghi pubblici, delle scuole e delle infrastrutture.

  PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevole Sottanelli, a seguito degli ulteriori eventi sismici che il 18 gennaio scorso hanno colpito nuovamente il territorio delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, nonché degli eccezionali fenomeni meteorologici che hanno interessato il territorio delle medesime regioni, i soggetti istituzionali competenti hanno posto in essere gli adempimenti necessari a verificare, anche con riferimento al sistema delle grandi dighe, lo stato di sicurezza delle stesse. In particolare, la prefettura de L'Aquila, nello stesso pomeriggio del 18 gennaio, con una nota diretta anche all'Enel, ente gestore, ha rappresentato alla direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche ed elettriche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la necessità di disporre verifiche di idoneità strutturale delle dighe che costituiscono l'invaso di Campotosto, affinché fosse accertata l'assenza di pericoli per l'incolumità pubblica. Peraltro, analoghe iniziative sono state poste in essere tempestivamente dal presidente della giunta regionale d'Abruzzo.
  Enel Green Power, gestore della suddetta diga, inoltre, con un comunicato del 22 gennaio 2017, ha ribadito che, a seguito dei recenti eventi sismici, non si rileva alcun danno alla diga di Campotosto. Il volume attualmente invasato è molto basso ed è pari a circa il 40 per cento, ma alla luce della difficile situazione idrogeologica di questi giorni si è comunque deciso, con misura cautelare estrema, di procedere ad un ulteriore svuotamento del bacino. Inoltre, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Dipartimento della Protezione civile, ha convocato, in data 23 gennaio 2017, le regioni e la Commissione grandi rischi e i gestori delle grandi dighe localizzate nelle zone sismiche, per fare il punto sulla sicurezza delle dighe dell'Italia centrale.
  In particolare, l'incontro ha consentito di verificare i controlli e le misure adottate dopo le scosse sismiche del 24 agosto e del 30 ottobre 2016 rispetto alla più recente del 18 gennaio. Gli enti gestori, con riferimento alla diga di Campotosto, hanno confermato che non sono state evidenziate criticità rilevanti, sia nei controlli ordinari sia in quelli posti in essere, come da procedura, dopo i terremoti recenti. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha sollecitato una prosecuzione del monitoraggio e una condivisione delle informazioni, con un aggiornamento puntuale con le realtà territoriali. Va inoltre precisato che il tema delle dighe era stato oggetto di attenzione da parte del Dipartimento della Protezione civile già prima dell'ultima riunione della Commissione grandi rischi: una prima riunione sul tema delle attività di vigilanza delle grandi dighe si era svolta, infatti, in data 17 novembre 2016, a seguito della sequenza sismica Pag. 66iniziata il 24 agosto, e in tale sede era stato concordato di approfondire le tematiche di natura geologica e di mettere le informazioni e gli studi disponibili a disposizione dei soggetti interessati. Il 16 gennaio, quindi prima dell'ultimo evento sismico, si è altresì svolta una seconda riunione per approfondire le problematiche relative alle tre dighe, alla quale hanno partecipato i rappresentanti di istituzioni, centri di competenza e gestori delle dighe.

  PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Presidente, Ministro, grazie per le rassicurazioni che ci ha dato nel leggere delle dichiarazioni che poi riportano anche quello che è stato detto questa mattina al Senato da parte del Presidente Gentiloni. Allora, a questo punto chiedo formalmente le dimissioni del presidente Bertolucci, perché ha creato un allarme spropositato a 300.000 cittadini, in netto contrasto rispetto poi all'effettivo e alle dichiarazioni rilasciate da lei e dal Presidente Gentiloni. Mi auguro che, con un atto di dignità, rassegni lui, invece, le dimissioni.
  Penso anche che la Commissione vada ripensata, perché la Commissione grandi rischi è importante; è importante per tutto quello che sta accadendo in un clima che si modifica e, quindi, avremo sempre emergenze particolari e, dunque, è necessario avere persone che sappiano anche comunicare bene, perché in caso di emergenza la comunicazione è determinante. Ma noi come Abruzzo, come cittadini abruzzesi, vorremmo, Ministro, un decreto ad hoc, perché non è mai accaduto un evento così importante, di una portata simile, che non si registrava da sessant'anni, come una nevicata di tale entità sommata al terremoto e sommata ad un black-out di così vasta portata che ha procurato, signor Ministro, cinque morti solo nella provincia di Teramo. Tutta la comunicazione si è concentrata sul Rigopiano, si è concentrata su Arquata e in altri punti, ma la provincia di Teramo è la provincia in assoluto che ha avuto più danni, con cinque persone morte per la neve e per il terremoto. Purtroppo neanche nei media nazionali questo è venuto fuori.
  Allora, ritengo che l'Abruzzo abbia bisogno di un decreto specifico, perché ha peculiarità diverse rispetto all'altro terremoto. Abbiamo oltre 2 mila sfollati...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. ...e abbiamo anche decine di migliaia di animali morti sotto le stalle e sotto la neve e questo è anche un problema igienico-sanitario. Abbiamo, inoltre, una rete infrastrutturale energetica che è andata al collasso. Abbiamo una regione che purtroppo è in ginocchio e dei cittadini che non ce la fanno più. Mi dispiace che il Presidente Gentiloni e Curcio ancora non si degnino di venire nella provincia di Teramo...

  PRESIDENTE. Onorevole Sottanelli, mi scusi ma deve proprio concludere.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. ...che è la provincia che ha avuto realmente più danni (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

(Interventi per un adeguato stanziamento di risorse a favore dei comuni dell'Appennino centrale colpiti dagli eventi sismici e dalla recente ondata di maltempo e iniziative di competenza volte a verificare eventuali responsabilità con riferimento alla disattivazione delle utenze elettriche – n. 3-02734)

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02734 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. In questi giorni in Abruzzo è successo di tutto e vorrei iniziare questo Pag. 67mio intervento ringraziando chi ha soccorso le popolazioni colpite da un'eccezionale nevicata e da un nuovo terremoto. La tragedia dell'albergo Rigopiano ha commosso tutta l'Italia, così come la morte ieri di sei persone del 118 vicino a L'Aquila.
  Dunque, vogliamo sapere dal Governo cosa intenda fare per aiutare l'Abruzzo e le altre regioni dell'Italia centrale a risollevarsi. I danni alle famiglie e all'economia sono enormi: basti pensare all'agricoltura, agli allevatori, al turismo e al commercio.

  PRESIDENTE. La Ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, signora Presidente. Onorevole Melilla, con riferimento ai quesiti posti faccio presente che, a seguito degli ulteriori eventi sismici che il 18 gennaio scorso hanno di nuovo e così duramente colpito Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, nonché degli eccezionali fenomeni meteorologici che hanno interessato i territori delle medesime regioni, a partire dalla seconda decade dello stesso mese il Consiglio dei Ministri – il 20 gennaio – ha deliberato l'estensione degli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza, adottato con la delibera del 25 agosto 2016, prevedendo un primo stanziamento di ulteriori 30 milioni di euro a valere sul Fondo per le emergenze nazionali. In particolare, il provvedimento è volto ad assicurare, da parte del capo del Dipartimento della Protezione civile, il coordinamento degli interventi, estendendo ulteriormente le misure che erano già state emanate in occasione degli eventi sismici del 24 agosto e del 26 e 30 ottobre ultimi scorsi, assicurando il necessario raccordo con i medesimi interventi. Attualmente, peraltro, sono circa 11 mila, tra forze civili e militari, le persone impegnate nelle attività di ricerca, di soccorso e di assistenza alle popolazioni, alle quali si aggiunge il personale degli enti locali e delle regioni e a tutti va la piena riconoscenza del Governo.
  Un ulteriore rafforzamento degli strumenti di intervento per fronteggiare le suddette emergenze sarà adottato, come preannunciato questa mattina dal Presidente del Consiglio, la prossima settimana. Vorrei in ogni caso ricordare che fino ad ora il Governo ha previsto, con la legge di bilancio, uno stanziamento di oltre 4 miliardi di euro, a cui si aggiungeranno altre risorse. Con riferimento all'interlocuzione in corso con le istituzioni europee, si segnala che gli interventi che saranno destinati specificamente agli eventi sismici saranno considerati spese eccezionali e, pertanto, non rilevanti ai fini dell'aggiustamento strutturale richiesto al nostro Paese.
  Quanto alle utenze elettriche disalimentate, come ha già fatto presente il Ministro Calenda proprio pochi minuti fa in quest'Aula, il ripristino del servizio è risultato particolarmente complesso alla luce del quadro complicato nel quale le squadre di emergenza si sono trovate ad operare ma, secondo quanto è riferito dai gestori, alla data odierna le criticità risultano quasi – ripeto: quasi – integralmente superate. Una volta terminata la fase emergenziale è intenzione del Governo effettuare una verifica dell'esecuzione dei piani di investimento sulle reti elettriche da parte dei gestori medesimi e della capacità di reazione alla situazione che si è verificata, oltre che all'adeguatezza delle misure messe in campo.

  PRESIDENTE. Il deputato Melilla ha facoltà di replicare. Chiedo ai colleghi che sono in Aula di abbassare il tono della voce perché si sentono quasi tutte le conversazioni e questo dà un po’ fastidio. Prego, onorevole.

  GIANNI MELILLA. Signora Ministra, al di là della sua cortesia non posso dichiarare la mia soddisfazione. Le misure annunciate sono insufficienti; ci si affida ancora troppo alla generosità del sistema della Protezione civile e del volontariato. Invece, occorre ripensare alle scelte sbagliate assunte negli ultimi anni, come quella di togliere risorse ai comuni e alle province. I «piani neve» delle province non possono essere gestiti con un personale Pag. 68più che dimezzato e con spazzaneve e turbine del tutto insufficienti. Sono stati lasciati soli migliaia di sindaci e di consiglieri comunali, la vera ossatura democratica dell'Italia dopo la scomparsa dei partiti, soprattutto nei piccoli comuni di montagna e di alta collina dell'Appennino, e qualche sciacallo in tv o sui grandi giornali se la prende con qualche povero sindaco accusandolo anche dei ritardi nei soccorsi. Vanno pagate subito le spese straordinarie che i comuni hanno assunto nell'emergenza.
  Non sono stati invece disturbati, in questi anni, i nuovi padroni dell'ENEL, che hanno pensato ai loro profitti piuttosto che al miglioramento del servizio elettrico. La gloriosa ENEL con la nazionalizzazione degli anni Sessanta portò la luce nelle più sperdute frazioni. Allora le riforme erano riforme, perché miglioravano la vita dei cittadini; oggi l'ENEL, privatizzata e divisa tra Terna ed ENEL, sta distruggendo quel grande patrimonio produttivo, occupazionale e sociale. Per giorni e giorni 200 mila cittadini – e ancora adesso alcune migliaia – sono stati senza luce, riscaldamento ed acqua calda e c’è chi è morto di freddo, di ipotermia e di avvelenamento per l'ossido di carbonio. Sono morti per andare a prendere il combustibile per i gruppi elettrogeni. Dunque, voglio portare in quest'Aula il grido di dolore del popolo dell'Appennino.

  PRESIDENTE. Concluda, però, onorevole.

  GIANNI MELILLA. Sono indignato per il modo in cui l'ENEL se la vorrebbe cavare, magari oggi con qualche risarcimento low cost. No, devono pagare ! Se ne devono andare via dall'amministrazione di questa grande azienda...

  PRESIDENTE. Grazie...

  GIANNI MELILLA. ...che una volta era il più grande patrimonio delle partecipazioni pubbliche a livello economico del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole...

  GIANNI MELILLA. Il Governo, come diceva Pietro Nenni, non può essere debole con i forti e forte con i deboli, così come l'economia, cara Ministra, va sostenuta presto e bene.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole !

  GIANNI MELILLA. I nostri allevatori, agricoltori e operatori turistici non devono essere lasciati in mezzo ad una strada. Anche sull'Appennino – concludo – si ha diritto a vivere e a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Melilla.
  È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,30 con lo svolgimento della commemorazione del Giorno della memoria.

  La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bobba, Boccia, Borletti Dell'Acqua, Matteo Bragantini, Capelli, Dambruoso, Damiano, Di Gioia, Ferrara, Gregorio Fontana, Fontanelli, Fraccaro, Garofani, Giorgis, Lorenzo Guerini, Locatelli, Losacco, Mazziotti Di Celso, Meta, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Realacci, Rosato, Sanga, Scotto, Speranza, Tofalo, Valeria Valente, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 69
  I deputati in missione sono complessivamente 125, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Nella ricorrenza del Giorno della Memoria (ore 16,41).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Allora colleghi e colleghe, prima di passare all'ordine del giorno vorrei la vostra attenzione.
  Come sapete, venerdì prossimo, il 27 gennaio, è la data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz e si celebrerà il Giorno della Memoria, istituito dalla legge n. 211 del 2000 per ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, questo è il titolo della legge.
  Questa ricorrenza ci invita anzitutto a rendere omaggio a tutte le vittime della Shoah e a quanti furono portati a morire nei campi di sterminio dal regime nazista e dai suoi alleati: rom, sinti, omosessuali, disabili che non rispondevano ai criteri di purezza della razza, così come gli internati militari e gli oppositori del regime.
  Ma il Giorno della Memoria ci impone anche di rispondere ad ogni forma di indifferenza e di negazionismo, inclusa quella di chi sminuisce la portata delle leggi razziali o il ruolo delle autorità italiane di allora nell'Olocausto.
  Significa opporsi fermamente ad ogni manifestazione di razzismo, di antisemitismo, di odio e di intolleranza, fenomeni purtroppo in drammatico aumento soprattutto nella sfera digitale.
  Il Parlamento ha dato un importante segnale a questo riguardo, approvando, nello scorso giugno, la legge n. 115 del 2016, che introduce un'aggravante per i reati previsti dalla cosiddetta legge Mancino, quando essi si fondano in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra.
  Abbiamo inoltre costituito, nel maggio dello scorso anno, una Commissione di studio sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e fenomeni di odio intitolata Joe Cox, la giovane deputata del Regno Unito uccisa per le sue idee e per il suo impegno democratico.
  E sempre a partire dallo scorso anno sono stati desecretati e messi a disposizione del pubblico, attraverso il sito dell'archivio storico della Camera, moltissimi documenti acquisiti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi nazifasciste in Italia: si tratta del contenuto del cosiddetto «armadio della vergogna».
  Il Giorno della Memoria ci invita poi ad aiutare i giovani, i nostri figli, a conoscere quell'immane tragedia e a leggere e comprendere la storia, ma anche il presente.
  Considero i viaggi della memoria ad Auschwitz e Birkenau, ad uno dei quali ho partecipato nel gennaio 2016, insieme a numerosi studenti di varie scuole italiane, il migliore antidoto contro la rinascita del razzismo, dell'odio e dell'intolleranza.
  Infine, la stessa legge istitutiva del Giorno della Memoria ci invita ad onorare i giusti, i giusti che non esitarono ad aiutare tanti ebrei a salvarsi, come pure gli uomini e le donne della Resistenza.
  Noi non dobbiamo e non vogliamo stancarci di ricordare, perché nessuna conquista è per sempre.
  Invito dunque l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).
  Ora ci sono gli interventi per la commemorazione del Giorno della Memoria e come primo iscritto a parlare ho il deputato Giovanni Cuperlo. Prego, deputato.

  GIOVANNI CUPERLO. Grazie Presidente, «la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri»: è una frase molto bella di Gustav Mahler, che forse può applicarsi anche alla memoria, per quel legame profondo che congiunge azioni e pensiero di chi c’è stato prima con chi vive il presente e con chi verrà dopo di noi.
  La giornata della Memoria dovrebbe essere questo, un richiamo alla maturità, perché a modo suo quel 27 gennaio, che Pag. 70lei ha appena ricordato, segnò l'ingresso del mondo nella sua età adulta; Auschwitz divenne simbolo del male assoluto, raccontò il confine che il nazismo aveva violato, non il confine tra lecito e illecito, ma il confine con ciò che non poteva più essere considerato umano e quello fu il momento in cui il mondo seppe qualcosa che ci ha cambiati per sempre: seppe della negazione e distruzione di un popolo, quello ebraico e non solo, consegnato alla memoria come testimone e vittima del male assoluto.
  Quindici anni più tardi, di quello stesso male il mondo sentì raccontare la banalità.
«Perché non entri nel partito nazista ?», chiese nel 1932 un amico al giovane Adolf Eichmann. Lo ha raccontato lui l'episodio, il carnefice, e lo ha fatto con queste parole: «Io gli risposi: già, perché no ?»
  Perché no: la risposta banale per un male infinito.
  C’è una fase molto nota di Primo Levi, dice: «Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo».
  Io non credo che il nostro tempo stia coltivando di nuovo le radici del male assoluto, anche se la cronaca del mondo ci consegna tragedie che non sono meno disumane.
  Quello che temo è una Europa che si inchini di nuovo alla banalità, la banalità delle risposte, delle soluzioni, la banalità dei muri – concludo – perché alla fine questo la storia ci ha trasmesso: l'idea che un continente, il nostro, segnato per secoli da odi che hanno diviso popoli e nazioni, dopo la verità di quel 27 gennaio doveva ricongiungere le sue anime, le sue lingue, il suo sangue e questo è accaduto, ma non per caso. È accaduto perché le armi hanno sconfitto il male, ma la banalità, quella, è stata sconfitta dalla politica.
  Il Giorno della Memoria può dirci questo: che non affideremo mai più il nostro destino alle armi, ma soprattutto mai più sacrificheremo la politica al ricatto osceno della banalità (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie deputato Cuperlo. Ora do la parola alla deputata Marta Grande.

  MARTA GRANDE. Grazie Presidente, come ogni anno ricorre il Giorno della Memoria e nessuno di noi oserà sottrarsi al compito gravoso di ricordare.
  L'istinto ci suggerisce di andare oltre, di volgere altrove lo sguardo, di allontanarci da una palude, la più impenetrabile e tremenda, di morte e di orrore, perché l'uomo, nella sua più intima natura, tende alla vita e si spinge in avanti, verso l'orizzonte del futuro: un futuro che in certi casi però si costruisce solamente volgendo indietro lo sguardo, perché si deve sapere e si deve capire. Le parole spesso, a differenza di chi le pronuncia, hanno il merito nobile di non mentire mai, ragione per cui ognuno di noi oggi attribuisce al concetto di memoria un significato profondo, grave, inverosimilmente drammatico, non per una mera abitudine linguistica o per un difetto di interpretazione, ma più semplicemente perché l'umanità accusa il peso di un'eterna responsabilità.
«Non dimenticare», queste le parole che rappresentano l'epicentro spirituale della nostra civiltà. Non dimenticare la morte, l'umiliazione, la follia, la dannazione del corpo e l'annientamento dell'anima. Non dimenticare l'idea che si fa dramma, il razzismo che si trasforma in consuetudine, la tolleranza e la pietà che mutano in colpa e peccato. Non dimenticare l'ignoranza, l'alienazione, il male assoluto, che prima diviene regola e dopo si trasforma in storia, una storia lontana, ma ancora vicina e drammaticamente attuale. Infatti mai quanto oggi la storia deve essere maestra per insegnarci l'abominio e noi tutti, perseverando nella nostra condizione di eterni scolari, dobbiamo serbare nel cuore un posto d'onore per ogni parola strozzata, ogni goccia di sangue, ogni lacrima che non si è voluto o potuto asciugare. Non dimenticare mai, non dimenticare più, neppure la rinascita, la forza, la speranza, la bellezza degli orizzonti futuri, la nobiltà delle anime gentili, che neppure la morte ha vinto (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso do la parola all'onorevole Palmizio, prego.

Pag. 71

  ELIO MASSIMO PALMIZIO. Grazie. Diciassette anni fa, fu approvata la legge n. 211, che istituiva il Giorno della memoria, di cui anch'io, assieme ad altri colleghi, fui promotore, tanti anni fa.
  Una legge di grande importanza per molti motivi. Uno di questi è il fatto che si volle tentare di sanare una ferita gravissima, inferta ai nostri concittadini ebrei da questo Parlamento, da questa Camera, quando all'unanimità questa Camera votò le leggi razziali nel 1938. Ferita non sanabile del tutto, ma in qualche maniera si tentò di rimediare a quanto fu fatto allora.
  Secondo aspetto – bisogna ricordarlo perché spesso non si ricorda – ci fu Shoah anche in Italia. Vorrei ricordare che anche il nostro Paese, dal 1943 in poi soprattutto, si fece parte attiva per l'arresto, la prosecuzione, l'invio dei nostri concittadini ebrei e di tutte le altre minoranze e anche degli oppositori al regime nei campi di concentramento e di sterminio nazisti. Avevamo dei campi di concentramento anche in Italia – qualcuno non se lo ricorda più –, uno vicino a Modena, a Fossoli, uno a Trieste, in cui era attivo anche un crematorio. Quello era un campo di sterminio, non un campo di concentramento, la Risiera di San Sabba.
  Ma la cosa più importante – questo è un piccolo peccato di attuazione di questa legge – è che la legge sarebbe rivolta, senz'altro alla celebrazione di un giorno o qualche giorno, ma sarebbe rivolta prevalentemente a far sì che la memoria, per ora portata avanti, spiegata e raccontata dai superstiti – ma per evidenti motivi, purtroppo, i superstiti di quello sterminio tra un po’ non ci saranno più – venga portata avanti nelle scuole dai nostri giovani. Quindi, quello che si voleva e che non si è fatto fino ad ora, purtroppo, era di fare un percorso che durasse tutto l'anno scolastico, affinché si imparasse esattamente quello che è accaduto, perché la memoria può essere portata avanti dai superstiti fino a quando ci sono, può essere portata avanti da noi, in queste Aule, nei consigli comunali straordinari, provinciali, regionali, ma non è quello che serve. Non basta una celebrazione un giorno all'anno per ricordare quella devastazione. Occorre un percorso scolastico di formazione, affinché le future generazioni e le attuali generazioni giovanili possano ricordarla e possano impedire che accada ancora, specie in un momento come questo, in cui l'antisemitismo nel nostro continente, il più delle volte fintamente coperto dall'antisionismo, si sta risvegliando in maniera troppo eccessiva. Quindi credo che sia opportuno fare in modo che questa legge trovi piena applicazione, con un percorso scolastico formativo più ampio, più lungo e più importante (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Sono milioni, come lei ci ha ricordato: 13-17 milioni – dicono le stime – i morti tra ebrei, polacchi, oppositori politici, rom, sinti, disabili, testimoni di Geova, omosessuali e slavi. Queste le stime più affidabili di un'enorme catastrofe, della distruzione prodotta dal nazifascismo in Europa, della Shoah. Ma, al di là delle cifre, ed affinché questa commemorazione non divenga mera retorica, affinché la memoria possa essere insegnamento e non solo ricordo, è necessario dirci che quell'orrenda follia, quella catastrofe, nacque nella cultura europea e non venne da Marte. E crebbe sui pregiudizi, le paure, la fame di un'Europa devastata dalla grande guerra.
  E bisognerebbe dirci che anche oggi, in un clima sociale arroventato dalla crisi, non si può sostenere che quella tensione inumana sia definitivamente sepolta e si dovrebbe diffidare di chi sostiene questa tesi. Non è così se ancora oggi sulle popolazioni del sud del mondo si scaricano luoghi comuni, pregiudizi e xenofobia, se di loro si fa un capro espiatorio e se su di esse si costruiscono persino carriere politiche. Non è così, se ancora oggi, in questi giorni, due ragazzi vengono brutalmente aggrediti perché omosessuali. Non è così se ancora oggi c’è chi teorizza l'esistenza di civiltà e razze inferiori, chi costruisce muri invece che ponti e corridoi umanitari. Non è così se ancora oggi rom Pag. 72e sinti sono considerati con disprezzo, odio e diffidenza e lasciati ai margini della nostra società.
  La memoria è per la società democratica come un fuoco, che va alimentato nelle scuole, nelle piazze, nelle case perché non si spenga mai, aprendo varchi e faglie a un orrore, che non possiamo consentire che torni ad affacciarsi in nessuna forma. E la capacità di avvertire e ricordare nel più profondo di ognuno di noi ogni ingiustizia, commessa contro chiunque in ogni parte del mondo, resta ancora la dote più bella di intelligenza e sensibilità, di chi crede che sulla memoria si debba edificare un mondo migliore e una società più giusta (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso do la parola al deputato Fabrizio Cicchitto. Prego.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, l'esercizio della memoria è fondamentale per respingere moralmente, culturalmente e politicamente uno dei due mali assoluti, che hanno segnato in modo incancellabile la storia del Novecento e che si riverberano anche sul nostro presente. Il rischio che la violenza ideologica e politica diventi sistema è permanente, come dimostra il terrorismo islamico, che è diventato un atipico esercito-Stato contro i cosiddetti crociati dell'Occidente, contro Israele, contro i musulmani che interpretano l'Islam in modo opposto al suo.
  Nel secolo breve uno di questi sistemi organizzato scientificamente fu quello dei lager nazisti, pensato e realizzato in primo luogo contro gli ebrei da distruggere totalmente, sulla base di un'ideologia razzista, che non a caso aveva come obiettivo quella che fu chiamata la soluzione finale.
  Non possiamo sottacere che l'altro male assoluto fu quello che si organizzò nei gulag staliniani, sulla base di una versione violenta e criminogena di un'ideologia totalitaria.
  L'Italia ha un debito ancora aperto con i suoi concittadini ebrei non solo per le leggi razziali del 1938 ma anche per il modo perverso e opportunistico con cui si comportarono settori rilevanti della società italiana, fortunatamente contrastato da chi resistette al nazifascismo, da chi solidarizzò e aiutò gli ebrei perseguitati, dalla pietas espressa dalla Chiesa e dal mondo cattolico. Questa solidarietà oggi deve riproporsi contro l'antisemitismo e l'antisionismo, che si riaffacciano nel mondo e qui in Europa (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso la parola al deputato Borghesi.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente. Il gruppo della Lega Nord intende partecipare alla celebrazione del Giorno dalla memoria, così carico di significato simbolico, con l'istituzione del quale abbiamo stabilito di non voler dimenticare la più grande tragedia che ha segnato la storia del secolo scorso.
  Quanto è successo in quegli anni deve essere fermamente condannato e la conoscenza delle orribili tragedie accadute deve essere ben impressa nelle nostre menti e in quelle delle generazioni future.
  Il nostro gruppo vorrebbe, tuttavia, anche dare un segnale diverso. Forse non basta ricordare in quanto, se la storia qualcosa insegna, lo fa affinché l'insegnamento venga proiettato in futuro e alla tragedia avvenuta si trovi un qualche antidoto, affinché fenomeni simili non si ripetano.
  A noi sembra che lo spirito del 1946, che ha animato e portato a dare una patria a un popolo martoriato sia oggi un po’ cambiato. È inevitabile che nascano tensioni e frizioni, allorquando due popoli si trovano a dover coabitare nello stesso territorio. La Palestina è ancora un nodo irrisolto: se nel 1946 tutti davano per scontato quello che fosse un territorio sovrano, affidato al popolo ebreo, oggi vediamo quanto quell'area sia contesa e quanto, a distanza di settant'anni, due popoli siano ancora lontani dal trovare una formula di pacifica convivenza. In tutte le situazioni in cui due popolazioni e due etnie diverse sono costrette a convivere, i problemi ci sono: assistiamo a rigurgiti di antisemitismo; direi che occorre non trascurare le minacce dirette Pag. 73che Israele continua a ricevere. Non basta ricordare quel momento della storia, in quanto dovremmo ricordare quanto Israele è importante per la stabilità di tutto il Mediterraneo e dell'area mediorientale, anche alla luce dei fondamentalismi legati ai radicalismi religiosi che in questo momento stanno destabilizzando tutto il mondo, tenuto in scacco dalla continua minaccia terroristica. Per questo motivo, non dimentichiamoci il ruolo che Israele ha e deve avere in questa nuova fase di stabilità e riappacificazione, in quella grande area così importante anche per noi (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso la parola al deputato Domenico Menorello. Prego.

  DOMENICO MENORELLO. Signora Presidente, il gruppo Civici e Innovatori intende ringraziarla per aver voluto che la Camera dei Deputati si soffermasse per alcuni minuti in quest'occasione, e si soffermasse sulla Giornata della memoria innanzitutto come opportunità attuale di giudizio per il legislatore, e dunque per la dirigenza politica del Paese tout court. L'Olocausto fu icasticamente descritto nel 1938 da Freud, che non smentì mai il proprio ebraismo, come l'evidenza della «barbarie quasi preistorica del nazismo». Freud ci fornisce anche preziose indicazioni circa l'origine di quella persecuzione, con un argomento a contrariis che si legge in uno scritto del 6 maggio 1926, identificando così quel che sentiva come lo specifico dell'eredità ebraica: «Soltanto alla mia natura di ebreo io dovevo le due qualità che mi erano diventate indispensabili nel difficile cammino della mia esistenza: poiché ero ebreo, mi trovai libero da molti pregiudizi che limitavano gli altri nell'uso del loro intelletto, e in quanto ebreo fui sempre disposto a passare all'opposizione e a rinunciare all'accordo con la maggioranza compatta». L'antidoto dunque ad ogni forma di barbarie è la lotta al pregiudizio, è un sacro rispetto per la pluralità, è la vigilanza contro la tentazione di omologare tutti a maggioranze compatte: è in sintesi l'educazione a guardare l'altro come un bene per me. Pertanto (e chiudo) dalla memoria cui siamo invitati oggi deriva il monito più necessario, sia per non essere superficiali rispetto a taluni toni troppe volte caratterizzanti le relazioni sociali e politiche, sia per illuminare le fondamentali scelte che nelle prossime settimane saremo chiamati ad assumere per regolare alcuni fra gli aspetti più essenziali della vita civile del nostro Paese (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso do la parola al deputato Massimo Parisi. Prego.

  MASSIMO PARISI. Presidente, sono passati 72 anni dall'apertura dei cancelli di Auschwitz: con quell'atto simbolico, che oggi ricordiamo con qualche giorno di anticipo, si è spalancata la consapevolezza per il mondo di un orrore senza fine, di un orrore senza giustificazione, di un orrore terribile. Sono passati 72 anni: molti di quelli che potevano testimoniare quella incredibile storia, quella infame storia, non ci sono più. E allora il dovere della memoria tocca a tutti noi: tocca a chi riveste ruoli pubblici, tocca a chi ha il compito di educare i nostri figli, tocca a noi nelle nostre famiglie, per mantenere vivo il ricordo di quello che accadde; che non è un semplice esercizio però della memoria: è una protezione da un virus, è una protezione da un rischio che c’è e che c’è ancora, e c’è nella società contemporanea, oggi, in questo mondo.
  Non è superato, non è totalmente superato e sconfitto il virus dell'odio razziale, dell'antisemitismo, dell'antisionismo. E allora una sola aggiunta per noi che abbiamo il compito di dedicarci alla cosa pubblica, che ci occupiamo di politica: anche dagli atti della politica, anche dalle scelte della politica si può combattere questo virus, perché anche le scelte delle organizzazioni statuali, e ancor di più delle organizzazioni sovranazionali, devono dare il loro contributo a questa battaglia, per evitare che questo virus risorga, per evitare che il virus dell'antisionismo risorga.
  Noi abbiamo dato qualche piccolo contributo, in quest'Aula e da questi banchi, Pag. 74su cose che ritenevamo sbagliate: mi riferisco per esempio alla polemica sul made in, sull'etichettatura dei prodotti provenienti dalle alture del Golan e della Cisgiordania; e lo abbiamo fatto con l'approvazione, che consideriamo ancora oggi irresponsabile, da parte della dell'UNESCO della risoluzione che ha assegnato il solo nome islamico al Monte del Tempio e al Muro del Pianto, simboli di Gerusalemme e dell'ebraismo. Ecco: oltre a fare quello che già facciamo (e certamente servono tutte le cose che sono state ricordate, compresi i viaggi della memoria), dobbiamo prima di tutto ricordare a noi stessi che come esponenti politici, come legislatori, abbiamo il compito anche di vigilare su quello che accade in questo momento nel pianeta, su quello che accade negli organismi internazionali e sovranazionali, sugli errori che vengono compiuti. È un compito che ci dobbiamo prendere anche qui, anche da quest'Aula del Parlamento. Noi lo abbiamo fatto in alcuni casi e lo continueremo a fare, perché dobbiamo non solo conservare la memoria, ma anche preoccuparci di quello che accade in quella parte del mondo e di quello che accade in Israele (Applausi).

  PRESIDENTE. Ora la parola al deputato Lorenzo Dellai. Prego.

  LORENZO DELLAI. Signora Presidente, la celebrazione di questa giornata, oltre che quello della ritualità, fa sorgere anche un secondo rischio: quello di una generalizzazione che ci porti, cioè, ad una generica condanna della violenza, della sopraffazione e del genocidio. Ne avremmo peraltro ben motivo di fronte a questo scenario preoccupante, carico di aree di scontro, di violazione sistematica di diritti umani, sullo sfondo di una crisi profonda della democrazia, nella quale si incrociano paure dei cittadini ed evocazione pericolosa di uomini forti, con le democrazie che rischiano di declinare verso le «democrature», con parte del popolo disponibile a barattare la propria libertà in cambio dell'illusione della sicurezza. Tutto questo è vero; e tuttavia la Giornata della memoria ci obbliga ad una memoria specifica della Shoah, alla memoria del genocidio del popolo ebreo, alla condanna dell'antisemitismo, che mai è scomparso anche dalla nostra Europa.
  E dunque, così come nella struttura dello Yad Vashem dedicata ai bambini in modo perenne si ricordano i nomi e i cognomi dei bambini scomparsi nei campi di concentramento, ugualmente noi abbiamo il dovere di fare memoria dei nomi, dei cognomi, dei volti, delle storie di chi ha vissuto ed è stato vittima della Shoah, e di chi rischia di esserne ancora vittima: perché è irripetibile il valore della persona umana, ed è irripetibile la cifra del dramma che nella storia ha vissuto il popolo ebraico. Dunque concludo, signora Presidente, dicendo che noi abbiamo un dovere, un dovere specifico: impedire che questo nostro tempo, che ci appare sempre più senza passato e senza futuro, travolga la memoria assieme ai valori che solo, appunto, una memoria viva può alimentare (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso è iscritto a parlare il deputato La Russa. Prego.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, la Giornata della memoria credo abbia un significato preciso: quello di invitare tutti a non dimenticare senza «se» e senza «ma», senza sconti per la storia d'Italia, senza sconti per la storia d'Europa, senza sconti per il nazismo, senza sconti per altri «ismi» che fecero dell'antisemitismo una bandiera altrettanto inguardabile.
  Io personalmente nelle mie visite, più di una, allo Yad Vashem ho potuto immaginare il dolore di quel popolo, un dolore incommensurabile e non ci sto oggi a vedere stiracchiare, a prendere per la giacchetta, questa enorme tragedia per paragonarla neanche all'islamismo, come pure ha fatto giustamente un collega prima, men che meno a ciò che oggi colpisce il sud del mondo, e ancor meno alle tensioni causate – di tutt'altro genere – dalla incapacità di gestire adeguatamente il fenomeno immigratorio. Quello che avvenne agli ebrei del mondo non può Pag. 75essere utilizzato per termini di paragone con tutt'altre vicende, sarebbe un ennesimo torto a quella storia e a quella comunità. Ed è per questo che io credo che la giornata della memoria, anziché essere occasione di sottolineature di parte, debba veramente appartenere alla coscienza di ciascuno, affinché ciascuno faccia i conti prima di tutto con la propria coscienza, poi con la propria cultura, e con la cultura dell'Europa cui diciamo di appartenere (Applausi).

  PRESIDENTE. La parola al deputato Capezzone, prego.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, è certamente doveroso, e molti oratori lo hanno fatto assai bene, ricordare le tragedie del passato, l'immane tragedia della Shoah. È certamente doveroso commemorare e onorare gli ebrei morti, gli omosessuali morti, i rom morti, i dissidenti e gli oppositori politici morti, ed è certamente doveroso denunciare, ora per allora, gli orrori del regime nazista e dei suoi alleati. Però, signora Presidente, signori rappresentanti al Governo, colleghi, se non stiamo facendo solo qualcosa di rituale e di retorico, sia pure sincero, non basta ricordare il passato, occorre lavorare affinché tragedie simili non siano più immaginabili nel futuro. Occorre non solo commemorare e onorare gli ebrei morti, ma difendere gli ebrei vivi oggi. Occorre fermare i nuovi nazismi e i nuovi rigurgiti di nazismo. Signora Presidente, il Governo l'italiano, ma anche tanti rappresentanti delle opposizioni, sono stati e sono favorevoli al rapporto dell'Italia, politico e commerciale, con uno Stato come l'Iran che non nel 1939-40, ma oggi, ha come programma politico la cancellazione dello Stato di Israele, l'eliminazione di Israele dalla carta geografica, con un programma chiaro, preciso. Che cosa facciamo ? Oggi, un mercoledì, celebriamo il giorno della memoria e domani ce ne dimentichiamo come se nulla fosse; accade da un lato e dall'altro di questo emiciclo. Signora Presidente, è il caso di ricordare che Israele è sotto attacco anche oggi, è il caso di ricordare che il terrorismo che colpisce Israele lo colpisce perché è la prima linea della libertà, della democrazia dell'Occidente. Come ha detto il filosofo e saggista Sam Harris: tutti noi viviamo in Israele, nel senso che tutti noi siamo soggetti a quel pericolo, il problema, aggiunge però Sam Harris e vale anche per l'Italia, è che alcuni di noi ancora oggi non l'hanno compreso che viviamo in Israele, anche noi (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Quando pensiamo alla giornata della memoria la prima cosa che ci chiediamo è: per non dimenticare cosa ? È soltanto una lezione della storia quella per cui è stata programmata, pianificata, la distruzione di un intero popolo, il popolo ebreo, così come pochi anni prima era stata programmata la distruzione di un altro popolo – non dimentichiamo nemmeno quello – il popolo armeno ? È possibile mai che nella mente e nel cuore dell'uomo, la sua intelligenza, la sua capacità di programmare, di pianificare e di organizzare gli eventi, possa avere come unico scopo la morte ? È questo il primo punto: io credo che ognuno di noi non può dimenticare, ma sappiamo anche che sarà molto difficile che questo si possa ripetere. Ma c’è un'altra cosa che non possiamo dimenticare ed è quella infinita «banalità del male» di cui parla Hannah Arendt, per cui ognuno di noi può essere sottoposto a quella divisione della suo io, la divisione dell'essere, tra il fare e le ragioni del proprio fare. C’è un senso del dovere che a volte si declina in una sorta di obbedienza passiva, indicazioni che si ricevono senza chiedersi perché, senza chiedersi che conseguenze hanno, senza chiedersi chi pagherà per queste decisioni.
  Io credo che ancora oggi, ognuno di noi, è nell'ambito della propria coscienza che deve porre le domande più importanti, le domande più delicate perché mai si dia un fare senza interrogarsi sulle ragioni di Pag. 76quello stesso fare e senza mettere sempre e in primo posto la dignità dell'uomo, di ogni uomo. Non ci sono uomini che hanno più dignità degli altri, né sani e malati, né una razza piuttosto che un'altra, né una religione piuttosto che un'altra. È l'uomo nella sua intrinseca dignità quello che può e deve orientare, oggi come allora, le nostre scelte. Quello che è accaduto non si ripeterà se ogni uomo non rinuncerà alla sua libertà di coscienza, al suo diritto a seguire la sua coscienza prima di tutto (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso, come ultimo intervento, do la parola alla deputata Locatelli.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signora Presidente. Celebrare la giornata della memoria non è un rito stanco e nemmeno una delle solite commemorazioni, è voler continuare a ricordare, informare, far sapere, soprattutto alle nuove generazioni, cosa fu l'orrore della Shoah. Ogni storia, ogni frammento legati a quel genocidio, contribuiscono a tenerne viva la memoria ed è per questo motivo che oggi vorrei raccontare la storia di Sciesopoli.
  Sciesopoli era in origine una colonia montana voluta dal fascismo negli anni Venti, era, è, collocata a Selvino, un piccolo paese di 2000 abitanti delle Prealpi prossime a Bergamo, a meno di 100 chilometri da Milano. Lì, dal 1928, i giovanissimi figli della lupa come si chiamavano allora i bambini del fascismo, e gli appena più grandi balilla, venivano ospitati per le vacanze e addestrati al culto del Duce. Tra quelle stesse mura ritrovarono la vita 800 bambini ebrei sopravvissuti alla Shoah. La storia è che caduto il fascismo e finita la guerra, nel settembre del 1945, una delegazione composta da Raffaele Cantoni, presidente della comunità ebraica di Milano, con Moshe Ze'iri e Teddy Beeri, due ufficiali della compagnia Solel Boneh dell'esercito britannico, ottennero dal Comitato di liberazione di Milano la colonia Sciesopoli per i bambini ebrei rimasti orfani sopravvissuti alla Shoah. Centinaia di bambini e adolescenti ebrei vi giunsero da ogni parte d'Europa e la popolazione di Selvino, che in quegli anni superava di poco le mille persone guidata dal sindaco Emilio Grigis, l'ex partigiano Moca, li accolse tutti ottocento con generosità e ridonò loro il sorriso; e lo voglio ricordare a proposito di accoglienza oggi. I bambini di Sciesopoli furono tra gli oltre 25.000 ebrei sopravvissuti alle persecuzioni naziste e fasciste che tra il 1945 e il 1948 partirono dalle coste italiane in direzione della Palestina mandataria dove si stava costruendo il futuro Stato di Israele. Oggi, e sollecito i colleghi a dare attenzione, è in corso una campagna per rivalutare e recuperare quel luogo abbandonato e dimenticato, lo abbiamo fatto con una petizione, e lo stiamo facendo raccogliendo voti per farne un luogo del cuore del Fai. Per non dimenticare in tutto quell'orrore questa bella pagina della nostra storia (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio deputata Locatelli. Termina così la commemorazione del Giorno della memoria.

Seguito della discussione congiunta delle Relazioni sull'attività svolta, approvate dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (Doc. XXIII, nn. 10 e 23) (ore 17,18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta delle Relazioni sull'attività svolta, approvate, rispettivamente, nella seduta del 10 dicembre 2015 e nella seduta del 20 dicembre 2016, dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (Doc. XXIII, nn. 10 e 23).
  Ricordo che, nella seduta del 23 gennaio, si è conclusa la discussione congiunta delle relazioni ed è stata presentata la risoluzione Grassi, Kronbichler, Pizzolante, Piepoli, Pisicchio e Distaso n. 6-00289, che è stata sottoscritta anche dal deputato Palladino.

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(Intervento e parere del Governo – Doc. XXIII, nn. 10 e 23)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale risoluzione.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Grazie, signora Presidente. Sono passati quasi 39 anni dal 16 marzo 1978, il terribile giorno in cui le Brigate rosse sequestrarono l'onorevole Aldo Moro, dopo aver brutalmente assassinato, in un vile agguato, gli uomini addetti alla sua scorta. Quel giorno, a parere di molti, rappresenta un fondamentale spartiacque nella storia del nostro Paese: da quel momento, infatti, seppur con gli inevitabili alti e bassi, ed anche a dispetto delle prime apparenze, la parabola del terrorismo eversivo inizia una inarrestabile fase calante, che lo porterà, da lì a pochi anni, ad una irreversibile sconfitta.
  La ricerca del sostegno o almeno dell'ideale supporto del popolo italiano che i brigatisti avevano a lungo cercato di conquistare alla loro delirante causa con il sequestro e ancor più con l'uccisione dell'ostaggio si è dimostrata un disegno eversivo fallito nei fatti e sconfitto dai valori della democrazia costituzionale. Tutto ciò non può né potrà mai cancellare il senso di angoscia che il nostro Paese si trovò a vivere in quei drammatici 55 giorni, costellati da un serrato confronto che coinvolse l'intera società italiana circa i diversi e possibili percorsi che avrebbero potuto garantire un risultato diverso attraverso la liberazione dell'onorevole Aldo Moro.
  Sono passati poco meno di quarant'anni da quegli avvenimenti, eppure non tutti i profili della vicenda sono stati compiutamente chiariti, vuoi perché l'approccio metodologico e le acquisizioni tecniche attuali possono consentire di rivedere criticamente e persino da una diversa prospettiva le informazioni all'epoca acquisite, vuoi per ulteriori valutazioni che la Commissione ha avuto modo di poter sviluppare. Per questo motivo, noi non possiamo che esprimere un significativo plauso per il lavoro serio, approfondito e rigoroso che il presidente Fioroni, insieme a tutti i commissari, ha saputo sviluppare nel corso di questi mesi passati. Ed è proprio per queste considerazioni che, a nome del Governo, esprimo parere positivo sulla risoluzione n. 6-00289, avente come primo firmatario l'onorevole Grassi.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, nn. 10 e 23)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, le relazioni sottoposte al nostro esame operano un'accurata revisione critica delle tante indagini che negli anni si sono susseguite sul caso Moro. Nello svolgimento di queste inchieste, la Commissione ha potuto verificare la bontà di alcune ricostruzioni e, al contempo, la criticità di altre, delineando un quadro estremamente complesso.
  Ebbene, entrambe le relazioni redatte rappresentano dei documenti preziosi, poiché mettono in luce lacune e incongruenze delle attività investigative svolte all'epoca dei fatti. Difficoltà di carattere istituzionale, ma anche riconducibili a omissioni e superficialità sospette. Non solo, i documenti si concentrano anche su piste investigative colpevolmente abbandonate o trascurate, che aggiungono importanti tasselli al complesso mosaico di quella tragedia. L'approfondimento congiunto di diverse tracce e indizi, insieme alla rilettura di tutti gli atti processuali, ci avvicina, dunque, alla verità dei fatti e, cosa più importante, ci rende maggiormente consapevoli della complessità dell'intera vicenda. Ovviamente, le relazioni evidenziano come molto debba essere ancora fatto con riguardo al caso e come molti accertamenti investigativi debbano essere svolti. Nondimeno, il lavoro della Pag. 78Commissione è stato di grandissima utilità al fine di fare il punto su quanto fatto e quanto omesso. Alla luce di quanto esposto, esprimo il voto favorevole della componente socialista alla relazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. È con il cuore gonfio ancora del ricordo e del dolore per le cose passate che prendo oggi la parola su questo tema nell'Aula del Parlamento. Ricordo ancora il giorno in cui Moro fu rapito: la mattina il professor Salvatore Azzaro mi aveva chiamato per dirmi che Moro voleva vedermi nel pomeriggio. Avevamo un appuntamento e poco tempo dopo, pochi minuti dopo, mia moglie mi disse che Moro era stato rapito. Io sono grato a quelli che continuano negli sforzi per stabilire la verità sul caso Moro; dubito che sia possibile, almeno nei tempi brevi della ricerca, arrivare a una verità definitiva, e tuttavia questi sforzi mantengono viva l'attenzione e la memoria su di uno snodo fondamentale della storia italiana, mantengono viva l'attenzione e la memoria su di una personalità straordinaria, la quale ha saputo guidare il Paese in un momento di straordinaria difficoltà, permettendogli di uscire o di avviare il cammino che lo ha portato ad uscire dalla stretta del terrorismo.
  E lo ha fatto sia per la saggezza politica con la quale ha saputo riconciliare parti che erano abituate a considerarsi come nemici irriducibili e sia per la testimonianza umana che ha dato. Chi ha vissuto quegli anni ricorda come davanti al sangue di un uomo buono, generoso, sicuramente innocente, c’è stato un grande ripensamento della coscienza nazionale, e senza questo sacrificio non so se noi saremmo riusciti a uscire dalla spirale della guerra civile nella quale eravamo già in buona parte avvolti. È utile per ricordare la persona, è utile anche per ricordare uno snodo sul quale la riflessione ancora non si è arrestata. E vorrei ricordare qui, dal punto di vista culturale, un lascito che è particolarmente attuale, quello della cultura di Moro, la cultura della mediazione. Abbiamo pensato che, adottando il criterio schmittiano della politica come decisione, entscheidung (schneiden in tedesco significa tagliare, dividere) adottando il criterio della politica come decisione e divisione, saremmo riusciti a fare le riforme di cui il Paese ha bisogno. Non ci siamo riusciti: dobbiamo tornare a una cultura della mediazione, del dialogo, dell'ascolto paziente, per costruire una sintesi politica in cui tutto il Paese possa riconoscersi. Questa era la cultura di Aldo Moro, è nel segno di questa cultura che noi oggi lo ricordiamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, approviamo non solo il lavoro della Commissione, ma anche la risoluzione che voteremo tra un po’.
  Credo, però, nello stesso tempo, che sia arrivato il momento, in questo scorcio di legislatura, per la Commissione, di rendere esplicita quella cifra che sinora, in maniera sotterranea, l'ha accompagnata, ma che, mai come oggi, è necessario porre al centro di un rinnovato dibattito, ovverosia, in particolare, avviare un processo di costruzione di una memoria condivisa. Ci rendiamo conto che è legittimo pensare che noi non siamo adeguati per costruire questa memoria condivisa, innanzitutto perché, ahimè, tra noi non c’è più nessuna delle forze politiche che, a vario titolo, furono coinvolte, vissero, subirono, quella tragedia, così come sono scomparse anche quelle figure che di quegli stessi elementi, di quegli stessi giorni furono protagonisti. Eppure non possiamo illuderci: c’è un nesso strettissimo tra la profonda crisi di sistema politico-istituzionale che noi viviamo e quella tragedia, perché quel 9 maggio 1978 si è rotto traumaticamente il lungo tormentato cammino verso la democrazia Pag. 79compiuta, quindi è rimasto, in un certo qual modo, il percorso della democrazia compiuta, della democrazia politica nell'Italia repubblicana, come congelato e sospeso in attesa di un evento.
  Noi possiamo dire, in un certo qual modo, che la Repubblica italiana, la Prima Repubblica italiana, la Repubblica dei partiti, è morta in quel momento, portando con sé le sue contraddizioni ma anche la sua nobiltà. In un certo senso, non possiamo pensare di riprendere il bandolo della crisi che noi oggi viviamo senza riconnetterci a questa memoria da costruire. Ma che cos’è questa memoria da costruire ? In questi anni mi è capitato spesso di pensare ad alcune delle cose che Moro prigioniero, anche nella disperazione, ma anche nella lucidità e nella consapevolezza della tragedia, scriveva: io ci sarò ancora, come punto irriducibile di contestazione di alternativa; e questo bagno di sangue non andrà bene né per i dirigenti politici né per il Paese; ciascuno porterà la sua responsabilità. Si eredita tutto, il bene e il male. C’è quel sangue, ancora lì, che ci interpella e con cui dobbiamo fare i conti. Ma perché questa memoria condivisa possa essere sinceramente un elemento di costruzione del futuro del sistema politico istituzionale, si richiede quello che forse secondo i concetti della teologia viene chiamato la confessione e il pentimento. Un pentimento e una confessione in cui il Paese intero possa ritrovarsi e in cui possa ripartire una politica credibile, con quella confessione e con quel pentimento, perché il Paese viva, perché il Paese progredisca (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa, che non vedo in Aula. Andiamo avanti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Distaso. Ne ha facoltà.

  ANTONIO DISTASO. Presidente, preliminarmente una dichiarazione d'obbligo. Sento di dover ringraziare, per il lavoro svolto sin qui e che continua, la sapienza e l'equilibrio del presidente Fioroni, per come ha condotto i lavori della Commissione, ed altresì, insieme a tutti gli altri colleghi – anche i senatori, che hanno dato il loro contributo –, il collega Grassi, che è stato in un certo senso l'anima dei lavori di questa Commissione, e molte volte ci ha spronati ad andare sempre avanti, perché noi abbiamo un dovere, con tutte le perplessità del caso, che sono fisiologiche: a trentanove anni di distanza è un dovere che fa parte della vita, ma mai, come in questo caso, quello di non stancarsi mai di cercare la verità. C’è un dato sui lavori della Commissione: certamente, pur tra dichiarazioni contraddittorie, tra alcuni distinguo, sono venuti fuori, però, dai riscontri che abbiamo fatto e dai testimoni auditi, dei particolari nuovi, che delineano e confermano quelle che erano delle sensazioni riguardo allo scenario sia del 16 marzo, ovvero il giorno del rapimento, sia del 9 maggio, ovvero il giorno del rinvenimento del cadavere dell'onorevole Moro.
  Si è, per esempio, riscontrato che sulla scena del rapimento, la mattina, a via Fani, circa alle ore 9, non erano presenti solo i brigatisti, ma c'erano persone che parlavano in tedesco. Non è un caso che questa risoluzione chieda oggi di attivare le procedure di declassifica per quanto riguarda le informazioni dello Stato, ma anche di collaborazione bilaterale con altri Paesi, perché è certa la cointeressenza dell'Unione Sovietica dell'epoca, per certi versi, e del Dipartimento di Stato americano, per altri versi, ma non solo di questi Paesi, come ho fatto riferimento poc'anzi. Questo delinea e conferma un quadro che era presumibile, però qui stiamo cercando non certo di scrivere un libro dove uno si può anche addentrare sugli ipotetici scenari, ma di seguire con certosina pazienza tutte quelle che sono le dichiarazioni di chi ha potuto riferire qualche cosa di vero e di serio, mettendole naturalmente a confronto, e confrontandole con gli atti delle precedenti Commissioni ed i riscontri avuti dai precedenti processi che si sono svolti.Pag. 80
  Questo lavoro, a nostro avviso, deve continuare, perché gli elementi di novità che sono emersi dal lavoro di questa Commissione, che sono rintracciabili, rinvenibili, nelle due relazioni depositate nel dicembre 2015 e nel dicembre 2016, ci obbligano, come dovere morale innanzitutto e poi politico, a continuare in questo tipo di lavoro, senza fare sconti a nessuno, perché è chiara anche un'altra cosa: adesso non susciterà scandalo, ma è chiaro che all'epoca una parte dei Servizi italiani era certamente deviata, una parte dei Carabinieri non andava nella stessa direzione, che era quella di fare tutto il possibile per salvare l'onorevole Moro. Questi sono dati ormai accertati, su cui noi non possiamo fare ombra ma dobbiamo continuare a cercare di fare luce, perché è una pagina oscura per il nostro Paese, di una persona che – per venire ad una considerazione politica – stava cercando, come ha detto il professor Piepoli prima di me, di portare il Paese alla democrazia compiuta, quella che deve essere la democrazia dell'alternanza, che non era semplicemente portare i comunisti al Governo, no, era portare il Partito Comunista, con quello che rappresentava, nell'alveo della democrazia compiuta, quindi creare le condizioni per la democrazia dell'alternanza e favorire una maturazione progressiva del Paese. Abbiamo avuto, poi, un bipolarismo, ma è stato un bipolarismo per certi versi forzato, e oggi abbiamo un tripolarismo. Quindi, effettivamente quel processo di maturazione politica del sistema democratico è rimasto interrotto, non si è compiuto, questo non lo dobbiamo dimenticare.
  C’è chi ha pagato con il sangue: oltre all'onorevole Moro, anche i componenti della sua scorta. Soprattutto su quei pezzi dello Stato che dovevano collaborare, ci sono stati degli episodi che, se la vicenda non fosse drammatica, veramente non esiterei a definire ridicoli, ridicoli davvero, che abbiamo riscontrato da più e più parti. Abbiamo il dovere di continuare a lavorare e a far luce su questo tipo di episodi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Gentile Presidentessa, onorevoli colleghi, da quasi all'indomani della vicenda del rapimento, del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro, 16 marzo-9 maggio 1978, le forze politiche avevano avvertito la necessità di trovare un punto istituzionale nel quale confrontarsi e valutare le conseguenze di un dramma che aveva segnato irrimediabilmente e modificato non superficialmente la storia e il modo di essere del Paese.
  La gravità della strage, la gestione del sequestro dell'onorevole Moro, nel tentativo di costringerlo a rivelare importanti segreti di Stato o, comunque, a collaborare, la strategia di lacerazione di quel tessuto unitario che si era costruito tra le forze politiche, con il contributo protagonista dell'eccezionale persona di Moro, portata avanti attraverso dissidi tra i partiti e tensioni all'interno degli apparati e, ancora, il contenuto delle lettere spedite dalla prigione ove lo statista si trovava presumibilmente in condizioni di poter valutare sul piano della comunicazione orale e della visione di scritti solo ciò che i carcerieri volevano, il comportamento degli apparati di informazione e di quelli operativi, le loro eventuali carenze e responsabilità, la stessa linea politica del Governo all'epoca, cui si addebitava di non aver fatto tutto quanto era possibile per ottenere la liberazione di Moro, le iniziative per ottenere tale liberazione ad opera dei partiti, di singoli esponenti politici e di istituzioni con compiti umanitari e, infine, l'ipotesi che la truce operazione potesse essere parte di un più vasto complotto ordito ed eseguito da un'organizzazione con ramificazioni internazionali e, addirittura, con il cervello in altri Paesi e che i servizi segreti stranieri potessero aver fornito guida o quantomeno appoggi, tutti questi elementi sono di tale rilevanza da imporre solleciti accertamenti e documentate conclusioni.Pag. 81
  La conclusione anticipata della VII legislatura non permise che andassero in porto le proposte per una Commissione di inchiesta, già presentate ai primi del 1979, e solo dopo le elezioni del giugno 1979 la Camera e il Senato ripresero le fila della discussione e approvarono l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e sull'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia. La legge istitutiva prevedeva un ristretto termine – otto mesi – per il compimento dell'inchiesta, ma l'insieme delle vicende politiche, procedurali e investigative resero necessarie diverse proroghe, che portarono al 30 giugno 1983 il termine unico per la conclusione dell'inchiesta sul fenomeno complessivo del terrorismo. In questo modo la Commissione concluse i primi lavori entro il termine dell'VIII legislatura. La legge istitutiva prevedeva, inoltre, l'attribuzione alla Commissione degli stessi poteri dell'autorità giudiziaria e, cioè, tutti i poteri spettanti a ogni tipo di giudice, abilitandola ad utilizzare di volta in volta quelli più idonei al migliore svolgimento dell'inchiesta. Nei tre anni e mezzo di lavoro la Commissione ascoltò circa 100 persone; tra questi uomini politici, responsabili della polizia, dei carabinieri, dei servizi segreti, della guardia di finanza, familiari, collaboratori e amici di Moro, alcuni imputati per terrorismo e altre persone in grado di descrivere aspetti rilevanti della drammatica vicenda. La relazione conclusiva venne approvata a maggioranza il 28 giugno 1983. Altre relazioni furono presentate da parlamentari del Partito socialista italiano, del Movimento sociale italiano – Destra nazionale, del Partito radicale, del Partito liberale italiano, della Sinistra indipendente al Senato. Tuttavia, a circa 37 anni di distanza il caso Moro è ancora una pagina densa di misteri ed enigmi. Per accompagnare questa inesauribile sete di verità, per cercare di far luce su aspetti inediti e, infine, per il dovere che molti parlamentari hanno avvertito nei confronti degli italiani e, soprattutto, delle generazioni future, l'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, presieduta dal presidente Fioroni, è stata sicuramente un momento importante per la democrazia nel nostro Paese. Voglio ringraziare tutti i membri della Commissione che, in modo serio e costruttivo, hanno portato il loro contributo per fare luce su una pagina sicuramente meno oscura rispetto a qualche anno fa, ma certamente ricca di nuovi elementi che andranno ulteriormente approfonditi.
  Consentitemi di mettere da parte le polemiche che, non possiamo negarlo, ci sono state durante i lavori della Commissione, sia riguardo ai costi legati alle consulenze sia per ciò che riguarda la presa in carico di nuovi filoni di indagine che via via si sono fatti spazio durante l'opera di ricostruzione dei fatti. Le informazioni, emerse anche a seguito di diverse audizioni avvenute in questi mesi, devono farci riflettere sulla presenza di possibili piste investigative non adeguatamente valorizzate dalle indagini svolte a suo tempo. Inoltre, la revisione dei risultati delle precedenti inchieste, condotta anche mediante l'impiego di moderne tecnologie e nuove tecniche di indagine non disponibili in precedenza, ha fornito un prezioso contributo di verità, sgomberando il campo dalle costruzioni che non trovano puntuale riscontro. Applicando questa metodologia, la Commissione ha potuto constatare che alcune circostanze, generalmente ritenute e accertate come vere, sono, in realtà, del tutto prive di fondamento. Non meno importante il contesto storico in cui si sono svolti i lavori, che sicuramente rispetto a trent'anni fa sono stati tenuti senza lasciarsi influenzare da pregiudizi di carattere ideologico. È stato questo uno degli elementi che ha permesso un lavoro sicuramente più sereno rispetto a quello delle precedenti Commissioni di inchiesta che hanno in parte trattato le vicende riguardanti il terrorismo interno e le sue implicazioni (penso, ad esempio, alla «Commissione stragi», istituita durante la X legislatura). È comprensibile che a molti, soprattutto alle generazioni più giovani, possa apparire perfino anacronistica questa accanita voglia di verità su quel Pag. 82periodo, ma non possiamo dimenticare il dolore del passato. La cosa importante è che la memoria e il passato non diventino mai ragione di vendetta se vogliamo costruire una società più civile.
  Oggi sfortunatamente è tornata ad essere assai diffusa l'idea che sia necessario cancellare il passato per costruire qualcosa di autenticamente nuovo, specialmente tra le generazioni più giovani, ma cancellare la memoria di quel periodo ed eluderne lo studio rende più facile ripetere gli sbagli, con la stessa violenza e la stessa crudeltà. L'Italia ha voltato pagina e noi, come rappresentanti delle istituzioni, dobbiamo fare la nostra parte. Per questi motivi preannunzio il voto favorevole, a nome di Scelta Civica – ALA, sulla relazione della Commissione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Palladino. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PALLADINO. Grazie, Presidente. L'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro nasce dall'esigenza di fare luce su quegli aspetti non ancora chiariti della tragica vicenda, che presenta profili di grande rilievo nella storia della nostra Repubblica. La legge che istituiva la Commissione ha assegnato alla stessa il compito di accertare: «a) eventuali nuovi elementi che possono integrare le conoscenze acquisite dalle precedenti Commissioni parlamentari di inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e sull'assassinio di Aldo Moro; b) eventuali responsabilità sui fatti di cui alla lettera a) riconducibili ad apparati, strutture o organizzazioni comunque denominati ovvero a persone a essi appartenenti o appartenute».
  La Commissione ha ritenuto di instaurare un rapporto di costante dialogo e collaborazione con l'autorità giudiziaria. Grazie alla rilevante e impegnativa attività della Commissione è stato possibile disporre di un cospicuo patrimonio documentale che potrà essere progressivamente messo a disposizione dei cittadini, ove non ostino vincoli di riservatezza o segretezza. Particolare rilievo ha avuto l'acquisizione, in copia digitale, di documentazione classificata degli archivi dell'AISE, dell'AISI e del DIS, relativa ai numerosi filoni di ricerca. Oltre agli atti parlamentari e giudiziari, altre attività di acquisizione hanno interessato documenti detenuti da organi e uffici della pubblica amministrazione nonché da privati. In questo ambito si segnala l'acquisizione in copia, a seguito di versamento da parte del Ministero della difesa, della documentazione riguardante il rapimento e la morte di Aldo Moro prodotta dal comando generale dell'Arma dei carabinieri e di quella inoltrata da diversi comandi interregionali. Oltre alle segnalazioni che giunsero dal centro Sismi di Beirut su una prossima azione terroristica, solleva molti interrogativi il fatto che nei giorni immediatamente precedenti la strage di via Fani, in modo particolare il 15 marzo sera, il capo della polizia, accompagnato dai dirigenti della DIGOS, si recò allo studio di Moro per conferire con lui o con i suoi collaboratori.
  Durante le indagini sono stati raccolti diversi elementi sulla presenza in via Fani di una moto di grossa cilindrata che alcuni testimoni, con dettaglio, hanno descritto come direttamente coinvolta nell'azione dei brigatisti, subito fuori il bar Olivetti, e di un'altra presente immediatamente dopo l'attacco alle auto di Moro e della scorta. Le attività di comparazione fotografica, delegate al RIS, hanno condotto a formulare qualcosa di più di una mera ipotesi della presenza sulla scena del crimine di un esponente ’ndranghetista, tal Antonio Nirta. Tale presenza è forse legata all'esistenza di traffici d'armi. La Commissione si è lungamente interrogata su una possibile funzione del bar Olivetti, accertando che le indagini a suo tempo compiute sul bar e sul suo titolare rimasero inspiegabilmente in uno stato embrionale, nonostante un'informativa del Sismi ai carabinieri sin dal giugno 1978 segnalasse che proprio la chiusura del bar rappresentava uno strano fallimento e che questo aveva reso tecnicamente possibile l'azione brigatista. Pag. 83Gli accertamenti della Commissione hanno inoltre evidenziato che il titolare del bar nel corso del 1977 era stato coinvolto in un'indagine su un traffico internazionale di armi che coinvolgeva la ’ndrangheta e il Libano e non era stato sentito dagli inquirenti in quanto si era reso irreperibile. Inoltre, numerosi sono i filoni di indagine ancora aperti; basti ricordare gli approfondimenti sul possibile ruolo della ’ndrangheta, sulla presenza di infiltrati nelle forze di polizia all'interno dell'estremismo di sinistra e sulla vicenda della scoperta del covo di via Gradoli. La Commissione intende anche approfondire la morte di Aldo Moro in tutti i suoi aspetti: il luogo, gli orari e le modalità in cui avvenne l'assassinio.
  In conclusione, è intenzione di questa Commissione adoperarsi al fine di superare tutte le criticità, le reticenze e le incongruenze presenti ancora nella ricostruzione della vicenda Moro, che non è solo un semplice episodio di terrorismo ma ha avuto gravi conseguenze nella vita del Paese.
    Per questo motivo, esprimo il voto favorevole del gruppo Civici e Innovatori alla risoluzione di maggioranza, che impegna il Governo ad intraprendere ogni iniziativa utile al fine di portare a conclusione le procedure di declassificazione delle informazioni relative al caso Moro e a garantire, per quanto di competenza, la migliore tenuta e consultabilità della documentazione giudiziaria, attualmente dispersa tra molteplici archivi e sedi di conservazione (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, colgo l'occasione per segnalare agli uffici che manca la mia firma alla risoluzione, che avevo già comunicato al collega Grassi, evidentemente c’è stato un disguido, comunque anche il gruppo della Lega Nord sottoscrive, unitamente alle altre,...

  PRESIDENTE. La firma lei ?

  GIANLUCA PINI. Sì, lo chiediamo, perché era stato formalizzato per le vie brevi al collega Grassi, primo firmatario, ma evidentemente c’è stato un disguido.

  PRESIDENTE. No, ma credo che la debba firmare lei deputato Pini, direttamente. Noi aspettiamo che lei lo faccia, così è tutto formale, grazie.

  GIANLUCA PINI. Assolutamente, quindi abbiamo già comunicato.
  Così come, appunto, sottoscriviamo il contenuto di questa risoluzione, sosteniamo tutto quello che è stato il lavoro della Commissione, che ha evidenziato ancora molti punti oscuri, se non diciamo così preoccupanti, soprattutto perché si è evidenziato come – e qui la risoluzione lo dice in maniera puntuale – i responsabili sia del rapimento che dell'uccisione di Aldo Moro non sono ancora stati assicurati alla giustizia e il lavoro della Commissione Moro ha anche dato modo di evidenziare come si possano e si debbano riaprire altri filoni di inchiesta che vanno anche in altre direzioni e che ampliano anche in altri aspetti quella che giustamente un grande scrittore definì «la notte della Repubblica».
  Noi quindi, in maniera convinta, ripeto, abbiamo partecipato ai lavori di questa Commissione e abbiamo dato in qualche modo anche il nostro contributo per far sì che la verità storica, non quella politica, possa un giorno emergere.
  Non si sa ancora quanto sia l'orizzonte effettivo della durata di questa legislatura, ma vi è la necessità, prima che questa legislatura si chiuda, di compiere ulteriori sforzi.
  Questo l'abbiamo, congiuntamente con gli altri gruppi, scritto e sottoscritto proprio nella risoluzione e chiediamo uno sforzo a tutti, perché quei documenti che ancora sono secretati, quei documenti che sono ancora nella disponibilità di altri Stati all'interno dell'Unione europea ci vengano messi a disposizione nel più breve tempo possibile, perché, ripeto, a noi non interessa la verità politica che era emersa Pag. 84negli anni immediatamente successivi all'uccisione di Aldo Moro, a noi interessa la verità storica, a noi interessa che i responsabili non solo di quell'efferato delitto, ma di tutto quanto poi vi è girato attorno anche negli anni successivi (parlo ad esempio della strage di Bologna) vengano a galla, con le reali verità, non le verità di comodo che qualcuno ha sempre cercato di utilizzare.
  Quindi benissimo quello che è il contenuto di questa risoluzione, finalmente asciutta, chiara, semplice e quindi in maniera convinta il gruppo della Lega voterà appunto a favore del contenuto sia della premessa che del dispositivo. (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente, la Commissione ha fatto emergere, se ce ne fosse stato ancora bisogno, come il caso Moro si sia caratterizzato da omissioni investigative e da ombre politiche sia sul piano nazionale che internazionale: la vicenda del bar Olivetti, le tematiche del Super Clan e di Hyperion, il ruolo dei movimenti palestinesi e del traffico d'armi, il ruolo del centro SISMI di Beirut, il ruolo del KGB, ai quali vorrei qui aggiungere quello del SISDE, che era di casa in via Gradoli, il covo di Moretti.
  In via Gradoli, ricordo, si arrivò sino alla porta del covo e non si entrò. Perché ?
  Troppe omissioni, troppe ombre politiche, tutto era ed è confuso ed incerto.
  L'unica cosa certa fu la fermezza al «no» alla trattativa per salvare Aldo Moro, il partito della fermezza. Come mai ?
  Come mai non si indagò sulla famosa seduta spiritica dove emerse il nome di Gradoli, alla presenza di un futuro Ministro e del futuro Presidente del Consiglio ? Una seduta spiritica ? Una bufala, perché tutti sapevano che il nome Gradoli circolava nelle aree politiche extra-parlamentari dell'autonomia a Bologna.
  Come mai non si indagò in quell'area a sufficienza, su quell'area politica extra-parlamentare e paraterroristica ?
  Ecco, c’è questa incongruenza in questa tragica storia: da una parte ombre e indagini traballanti, dall'altra il no fermo alla trattativa, che in questo caso diventa l'ombra più grande.
  Tutti contro l'iniziativa del PSI e di Craxi, anche il Presidente del Consiglio di allora; anche il Papa, nel famoso appello agli uomini delle Brigate Rosse disse: «Liberate Moro senza condizioni», senza trattativa quindi. Perché ?
  Quella rigidità sulla trattativa di tutti fu una inconsapevole sentenza.
  Craxi ricorda una telefonata, pochi giorni prima della morte di Moro, di Padre Turoldo, che aveva relazioni religiose e umane con aree dell'estremismo. Turoldo chiedeva a Craxi di intervenire sul Vaticano: «Non c’è tempo da perdere», disse.
  Non ci furono risposte e disponibilità.
  Lo Stato non rispose agli appelli dalla prigionia di Moro e a quelli della famiglia, nemmeno ad una straordinaria lettera di Moro, che ricordava che l'uomo, la vita dell'uomo viene prima dello Stato, qui in piena sintonia con l'iniziativa di Craxi, e che se lo Stato – disse – non fa di tutto per salvare la vita di un uomo, non è più Stato.
  Lo Stato non fece di tutto, non volle la trattativa e nello stesso tempo non indagò come doveva.
  Molti dei nostri problemi, nei decenni successivi, forse hanno questa radice.
  Ora è bene si faccia completa luce non solo per un fatto giudiziario – qui non siamo alla ricerca soltanto di incongruenze giudiziarie, anche se ci sono quelle naturalmente – anche, ma per ragioni storiche, culturali, politiche e democratiche più alte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carlo Galli. Ne ha facoltà.

  CARLO GALLI. Signora Presidente e onorevoli colleghi, la Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e la Pag. 85morte di Aldo Moro ha fin qui realizzato un lavoro metodologicamente accurato e preciso, fondato su testimonianze, su acquisizioni documentali, sulle indagini effettuate, sugli accertamenti dell'autorità giudiziaria e delle precedenti Commissioni parlamentari d'inchiesta, mostrandosi animata dalla volontà di portare alla luce gli elementi di difficoltà e le domande lasciate aperte dai pur importanti esiti giudiziari del passato e di superare le contingenti polemiche politiche, che hanno segnato la vita delle precedenti Commissioni parlamentari.
  Un approfondito sforzo di ricerca e di analisi che è stato possibile grazie alla collaborazione delle forze dell'ordine, guardia di finanza, carabinieri, polizia, dei magistrati e degli studiosi al servizio della Commissione, perché sta consentendo agli organi inquirenti la conduzione di nuove indagini.
  L'attività investigativa – di cui le informazioni contenute nella prima relazione, nelle circa 200 pagine che formano la seconda relazione della Commissione, costituiscono solo una parte, poiché molto del materiale prodotto è oggetto di indagini ancora in corso – ha fatto emergere con maggiore visibilità problemi, opacità, contraddizioni già note, ma che finora erano state collocate ai margini del focus dell'attenzione e che il lavoro della Commissione, con le cautele critico scientifiche necessarie, ha riportato al centro, sollevando ulteriori dubbi sia su alcuni aspetti omissivi delle indagini passate e su alcune delle verità giudiziarie accertate, sia sulle testimonianze di parte brigatista, in particolare sul cosiddetto memoriale Morucci.
  Recenti accertamenti eseguiti con strumenti tecnici all'avanguardia hanno reso possibili nuove ricostruzioni della scena di via Fani.
  Benché esse non possano ancora ritenersi complete, testimoniano delle incongruenze della narrazione brigatista, poiché hanno evidenziato, fra l'altro, la grande capacità militare del comando in azione in via Fani, che è assai poco credibile attribuire alle BR, la probabile presenza di più brigatisti feriti, che apre la questione della copertura medica, su cui le BR avrebbero potuto contare nelle vicinanze dell'agguato, la partecipazione all'operazione di un numero più elevato di assalitori rispetto ai quattro indicati nel memoriale Morucci, oltre che di un nucleo che assicurò copertura e supporto all'operazione, la presenza in via Fani di veicoli e soggetti su cui ancora si sta indagando.
  A smentire nuovamente la coerenza del racconto brigatista è, inoltre, l'ipotesi basata sull'indicazione di una fonte riservata della Guardia di finanza, attiva all'epoca del sequestro, nonché su fonti giornalistiche, come il noto racconto-inchiesta «Christ in plastic» dello scrittore italo-americano Pietro Di Donato, della probabile presenza di un covo brigatista nell'area della Balduina, in prossimità del luogo del rapimento, in uno stabile di proprietà dello IOR, abitato anche da prelati e sede di società estere, che è stato presumibilmente la prima prigione di Moro.
  La complessità del caso Moro è stata poi accresciuta da un attento esame della documentazione e delle testimonianze relative a numerose piste investigative, ad esempio il rapporto tra l'Italia e i movimenti palestinesi, il cui ruolo appare centrale sia nella segnalazione, che non ebbe praticamente seguito, del colonnello Giovannone fin dal 17 febbraio del 1978 – il colonnello Giovannone era il capocentro del Sismi a Beirut, persona considerata vicina a Moro, che segnalò che un attentato terroristico avrebbe potuto interessare l'Italia – sia quando nel corso del sequestro fu avviata una trattativa per la liberazione del leader democristiano, centrata sulla mediazione dell'OLP e del FPLP, i cui vertici si mossero per la ricerca di canali presso diverse organizzazioni terroristiche mediorientali.
  Inoltre, si segnala un traffico d'armi fra terroristi italiani e Medio Oriente, sul quale dalla documentazione raccolta emerge quantomeno una minimizzazione da parte dei nostri servizi di intelligence, soprattutto la vicenda del bar Olivetti, situato all'angolo tra via Fani e via Stresa, frequentato fra gli altri da elementi della criminalità organizzata calabrese e siculo-Pag. 86americana, da uomini dei servizi segreti di diversa nazionalità, anche italiana, che compare come il centro di un traffico d'armi internazionale, scoperto a partire dalla fine gennaio 1977, sulle cui attività non furono all'epoca condotti approfondimenti e che, dopo un attento esame del fascicolo processuale messo a disposizione della commissione del tribunale di Roma, emerge oggi come elemento decisivo per l'attuazione dell'operazione delle BR.
  Vi è, inoltre, l'attività svolta dalla scuola di lingue parigina Hypérion, riconducibile alla figura di Corrado Simioni, tra i fondatori del superclan, centro di collegamento tra gruppi del terrorismo internazionale, che per il magistrato Pietro Calogero, audito dalla Commissione, gravitava nell'orbita della CIA.
  Vi è la grande quantità di incongruenze nell'arresto Morucci e Faranda, avvenuto a Roma il 29 maggio 1979, in casa di Giuliana Conforto. In questo caso si segnala la presenza, non facilmente spiegabile, di un elenco di membri e di simpatizzanti delle BR, la possibilità che l'arresto sia stato politicamente negoziato, il ruolo avuto in questa circostanza da Giorgio Conforto, padre di Giuliana, agente del KGB, noto ai servizi italiani, inspiegabilmente mai oggetto di indagini, che secondo il generale dei carabinieri Cornacchia, audito parzialmente in forma segreta dalla Commissione, era anche al servizio della CIA e dei nostri apparati di sicurezza.
  Vi è il problema di come e perché le BR, durante i cinquantacinque giorni del rapimento Moro, si siano divise fra diverse opzioni, come testimoniano i contrasti fra la colonna romana e la colonna genovese.
  Infine vi è il ruolo della criminalità organizzata e della ’ndrangheta in particolare e il coinvolgimento della Rote Armée Fraktion nel sequestro e nella morte di Moro.
  Insomma, attraverso un rigoroso lavoro investigativo, la Commissione sta gettando luce su incongruenze, omissioni, zone d'ombra, relazioni politiche ambigue, strani rapporti internazionali, che fanno del caso Moro, a quasi quarant'anni dalla scomparsa dello statista, un mistero ancora da sciogliere, un intrigo che, senza nulla togliere alle responsabilità delle BR, è decifrabile soltanto alla luce dello scontro fra interessi e forze storiche confliggenti e delle geometrie di potere della guerra fredda, ma il cui contorno è sfumato e sfuggente così che permangono grandi difficoltà per chi ne ricerca il senso, difficoltà aumentate anche dalle persistenti reticenze di alcuni auditi.
  Istituendo la Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, la politica ha deciso di non sottrarsi alla sfida di riaprire un caso che sotto il profilo giudiziario era stato chiuso, ma che nei suoi elementi storico-politici è ancora aperto e opaco. Questo perché la mancanza di verità sull'avvenimento, che per le sue ripercussioni appare in prospettiva come una sorta di colpo di Stato, dato che ha cambiato la storia dell'Italia repubblicana, ha per alcuni versi espropriato il Paese della propria memoria, con esiti rovinosi per le istituzioni e per la politica, che sono uscite da quella tragica vicenda indebolite, delegittimate, piegate da forze interne ed esterne che hanno avvelenato la pubblica opinione.
  Pertanto, sulle relazioni della Commissione Moro, benché la conclusione della vicenda sia ancora lontana, il nostro giudizio è nel complesso positivo. Certo non sono state dissipate tutte le nubi, ma almeno sono stati fatti decisi passi in avanti verso una maggiore chiarezza. Il gruppo di Sinistra Italiana esprime, quindi, il proprio voto favorevole alla mozione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Paolo Sisto prego. Deputato Sisto ? Non lo vedo, non è in Aula, allora andiamo avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie Presidente, siamo oggi chiamati a presentare al Parlamento le due relazioni redatte negli Pag. 87ultimi ventiquattro mesi dalla Commissione d'inchiesta sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro.
  Questa Commissione appare a molti come inutile, non più attuale, fine a se stessa, un giudizio questo fuorviante prima che superficiale, almeno se si ha la coerenza di riconoscere che molti degli equilibri che regolano lo scacchiere politico – non solo nazionale sia inteso – sono la diretta conseguenza di quanto accaduto nei cinquantacinque giorni, durante i quali il Presidente venne rapito e successivamente ucciso.
  A questa Commissione in primis va riconosciuto il merito di aver fatto emergere in tutta la loro evidenza quelle contraddizioni emerse, non sono nelle dichiarazioni di certi brigatisti, ma anche tra gli atti relativi agli stessi processi giudiziari. Le difficoltà analitiche che abbiamo dovuto affrontare sono state diverse e tutte complesse, così come le insidie erano fin dall'inizio evidenti, specialmente per il nostro gruppo che, anche solo per questioni anagrafiche, ha dovuto compiere uno sforzo notevole per contestualizzarsi, o almeno provare a farlo, nella realtà culturale, politica e sociale di un'Italia di quarant'anni fa e che le nostre generazioni conoscono al massimo attraverso lo studio, le letture e l'approfondimento, ma che per forza di cose non hanno vissuto.
  La morte di molti testimoni diretti, la latitanza di alcuni brigatisti e la reticenza di altri, unitamente alle oggettive difficoltà riscontrate nel reperire una parte della documentazione o i reperti risalenti all'epoca dei fatti, ha reso il nostro lavoro ancora più complesso ed articolato. Allo stesso tempo rivedere, attraverso la lente di una tecnologia avanzata come quella dei nostri giorni, un avvenimento così datato ci ha permesso di svolgere nuovi accertamenti.
  Un esempio su tutti è rappresentato dalla prova balistica degli spari del giorno del sequestro. Riprendere le incongruenze, quindi, sottolineare i limiti delle indagini passate e circoscrivere le lacune causate da certi imbarazzanti buchi neri ci ha messo nelle condizioni di poter affermare, con un relativo margine di sicurezza, non tanto cosa è stato e cosa è accaduto, ma certamente – ed è cosa tutt'altro che da poco – cosa non può essere stato e cosa non può essere accaduto. Anche volendo escludere a priori ogni eventualità complottista, più o meno remota, purtuttavia, dopo quarant'anni non conosciamo ancora con certezza il numero dei sequestratori, né tantomeno gli appoggi logistici di riferimento. Tanto è servito per appurare che il bar Olivetti quel giorno era aperto e perché si ipotizzasse il coinvolgimento del proprietario in un traffico internazionale di armi abbiamo dovuto attendere la XVII legislatura.
  Forse quanto sto per dire, Presidente, da molti colleghi potrà essere accolto – e sicuramente lo sarà – con scetticismo, eppure certi elementi, come quelli sopracitati, non possono che condurci ad una duplice conclusione: la verità sul caso Moro si sarebbe potuta accertare, ma non si è voluto e, forse, oggi siamo fuori tempo massimo.
  Non posso e non voglio credere che sia frutto della casualità il fatto che, proprio in ambito internazionale, questa Commissione ha riscontrato oggettive difficoltà nel reperire la documentazione necessaria, e che voteremo una risoluzione rivolta proprio in questa direzione, perché la partita più pesante, quella definitiva, si è già giocata ben oltre i confini nazionali. Cito testualmente il presidente Fioroni, per cui questa Commissione ha compiuto un massiccio scavo documentale sul tema del ruolo dei movimenti palestinesi nella vicenda Moro, che ha prodotto risultati di grande novità, sia sul tema del rapporto BR-palestinesi, sia sul rapporto tra il Governo italiano e la dirigenza palestinese. Seguendo proprio questa pista, abbiamo indagato sul cosiddetto superclan e sulla scuola di lingue Hyperion, arrivando ad ipotizzare a Parigi un coordinamento tra le principali organizzazioni terroristiche operanti in Europa e il Fronte di lotta per la liberazione della Palestina.
  Quanto detto fino ad ora, Presidente, non fa che sintetizzare, offrendone una panoramica veloce e generica, l'enorme Pag. 88lavoro portato avanti soprattutto grazie allo sforzo degli uffici competenti, che non possiamo non ringraziare per l'impegno e la dedizione profusa. Certo è che la verità sul caso Moro, a prescindere dalla dedizione con cui sono stati condotti i lavori in questa Commissione, per quanto reali e costanti siano stati e continuino ad essere da parte di molti gli sforzi per approdare ad un risultato effettivo, non potrà emergere in questa né in altre legislature, almeno fin quando il potere che regola gli equilibri non solo politici di questo Paese non dimostrerà il coraggio e la lucidità indispensabili per una presa d'atto elementare: l’affaire Moro varca, e di molto, i limitati confini dell'attentato terroristico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà. È rientrato in Aula, e allora in via del tutto eccezionale, gli do la parola.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, la ringrazio per la comprensione. Cercherò di farmi perdonare con un intervento particolarmente breve e sintetico.
  Presidente, devo dare atto che i lavori della Commissione Moro, di questa Commissione Moro, indubbiamente sono stati capaci di avvalersi di una serie di tecnologie, di una – come posso dire ? – maggiore capacità di intervento sul materiale probatorio e non acquisito agli atti. Questo non perché avere maggiori capacità di introspezione, anche con riferimento al tempo trascorso, sia una scelta da non condividere, anzi esattamente il contrario; ma mi sembra ingiusto lanciare strali nei confronti degli altri organismi che hanno analizzato i fatti di Via Fani, e che in qualche modo hanno cercato di fare il loro. In altri termini, io vedo più una situazione di continuità, con tutta la capacità critica che una Commissione deve avere rispetto ad altri sforzi investigativi, con dei risultati certamente più interessanti, perché facilitati anche dal progresso e dalla capacità di entrare nei fatti e negli atti con maggiore energia e con maggiore permeabilità.
  Credo che quanto riportato nelle conclusioni possa essere sostanzialmente condiviso: è un work in progress che certamente ha dato già dei risultati. Non credo che si possa in alcun modo raggiungere in tempi brevissimi l'obiettivo della verità; la verità processuale tra l'altro è noto che è una terza verità: non è né quello che è accaduto, né la verità delle parti, ma è quello che si riesce ad accertare secondo il prudente apprezzamento di coloro che esaminano fatti ed atti, e poi si formano un convincimento. Da questo punto di vista, però, devo dare atto ai lavori della Commissione di una predilezione per l'elemento oggettivo rispetto all'elemento narrato; e questo sicuramente costituisce un pregio nel metodo dei lavori, e induce certamente a confidare che gli approfondimenti potranno portarci vicini alla verità: già questo sarebbe sicuramente un dato rilevante, perché darebbe a quest'Aula la certezza che la storia... Perché si tratta di approfondire un delitto che non ha soltanto dei responsabili dal punto di vista materiale, ma che ci potrebbe far capire, come sta cercando di farci capire, l'andamento nel nostro Paese di capitoli che sono rimasti oscuri, o che qualcuno probabilmente voleva che rimanessero oscuri. Da questo punto di vista, il lavoro della Commissione è un lavoro che si è snodato fluidamente, anche con una intensità non comune, devo dire, a organismi di questo genere, che nelle due Relazioni trova sicuramente una sintesi interessante. Quindi plauso ovviamente alla propulsione verso questo accertamento, sia pur postumo e lontano dai fatti, della verità, e credo che l'impegno di Forza Italia non sia dissimile da quello degli altri partiti: in questo vi è massima sinergia col presidente Fioroni.
  Il tentativo è quello, tutti insieme, di poter capire di più; e da questo punto di vista, Forza Italia voterà favorevolmente sulla risoluzione.

Pag. 89

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gero Grassi. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Signora Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, anzitutto do atto all'onorevole Pini di aver detto la verità: è responsabilità mia l'omissione della sua firma sulla risoluzione.
  Il voto della Camera dei deputati rafforza la determinazione con cui tutti noi siamo lavorando alla ricerca della verità sul rapimento e l'omicidio di Aldo Moro e della sua scorta. Il Partito Democratico ha convintamente voluto l'istituzione della Commissione: il frutto di questa determinazione è la scoperta di molti elementi nuovi riconducibili ai 55 giorni. Quello che dirò non toglie nulla alla crudeltà e all'efferatezza delle Brigate Rosse: si aggiunge.
  La Commissione ha scoperto omissioni, falsità, superficialità di molte indagini, partecipazioni attive ed omissive di soggetti che avrebbero dovuto muoversi per prevenire e reprimere i fenomeni terroristici. Il rettore dell'università di Urbino Carlo Bo definì il caso Moro il 9 maggio 1979 «delitto di abbandono»: oggi il Paese non può permettersi di voltare le spalle alla verità. Il Partito Democratico ha cercato in ogni modo di portare fuori da questo palazzo la verità e di sensibilizzare l'opinione pubblica con l'organizzazione di oltre 370 incontri, tutti molto partecipati, nei quali non ci siamo limitati a ricordare lo statista Moro, ma abbiamo studiato, analizzato, discusso di tutto quello che è successo e non ci è stato detto sul caso Moro. Un grazie a tutte le scuole d'Italia, alle università, alle associazioni culturali e politiche e a tutti i cittadini che ci seguono e che ci hanno seguito in questo doloroso viaggio della verità.
  Alle domande per troppo tempo inevase, grazie alla Commissione Moro odierna, oggi diamo risposte. Sappiamo che il 18 febbraio 1978 i nostri servizi segreti sanno con un telegramma proveniente da Beirut di una prossima azione terroristica in Italia, studiata tra il terrorismo italiano e il terrorismo europeo: non c’è alcuna traccia delle forme di prevenzione e repressione che i servizi avrebbero dovuto mettere in atto. Abbiamo certezza che in Via Fani con le Brigate Rosse ci sono soggetti terzi. Sappiamo che il bar Olivetti è l'epicentro del rapimento, luogo di incontro di mafiosi, ’ndranghetisti, uomini dei servizi e della banda della Magliana: il bar Olivetti è centro di traffico trasversale, clandestino ed internazionale, di vendita di armi ai terroristi del mondo, e i proprietari sono a Bologna prima della strage dalla stazione, ma non sono mai fermati da chi di dovere. Abbiamo la certezza della presenza in Via Fani non di una moto Honda, ma di due moto Honda: sappiamo che le Brigate Rosse non hanno mai usato le moto. Alcuni testimoni chiave di Via Fani non sono mai stati interrogati nel corso di questi 37 anni, tranne oggi dalla Commissione. Abbiamo la certezza che la Polizia la mattina del 16 marzo sapeva quanto stava verificandosi contro Aldo Moro, così come sappiamo che il 15 marzo sera il Presidente Moro al capo della Polizia ha preannunciato di essere possibile vittima di azione terroristica. Sappiamo che diversa documentazione brigatista è stata per anni, per oltre un trentennio, abbandonata negli scantinati di una procura della Repubblica, mentre il protagonista di una serie di identikit di persone da uccidere era libero di organizzare omicidi di uomini dello Stato: Minervini, Tartaglione, Amato e altri ancora.
  Nel frattempo questa persona insegnava all'Università e faceva anche il consulente del Ministero di grazia e giustizia. Conosciamo il grande ruolo che il brigatismo fiorentino, più volte non visto e protetto, ha avuto nel caso Moro. Conosciamo le complicità di alcuni servizi e di parte della magistratura verso il terrorismo fiorentino e toscano. Conosciamo oggi le modalità del falso arresto di Morucci e Faranda, concordato e realizzato tramite uomini della banda della Magliana e della DIGOS in un luogo di Roma nel quale convivevano CIA, KGB e IOR; convergenze parallele al contrario. Sappiamo anche che, dopo quell'evento del 29 maggio 1979, la magistratura avrebbe dovuto adottare Pag. 90provvedimenti che non ha mai adottato, perché in quella stanza di viale Giulio Cesare a Roma fu anche trovato un elenco di 96 brigatisti e terroristi al quale non è stato dato alcun seguito. Tutto questo è una delle prove di una trattativa tra parte dei brigatisti, il professor Conforto, ex Ovra, poi punto di riferimento del KGB e della CIA e del SISMI insieme, vertici della polizia e parte del Ministero degli Interni; la trattativa tentata dopo la morte di Moro e che prosegue con il falso memoriale Morucci-Faranda scritto da Remigio Cavedon condirettore de Il Popolo, il giornale della democrazia cristiana, che i due brigatisti consegnano con dedica all'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Abbiamo notizia che il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, in possesso di una cospicua documentazione degli scritti di Moro, è ucciso dalla mafia, ma per rubargli i documenti di Moro, oggi in possesso di ignoti. Dalla Chiesa è amico del piduista Mino Pecorelli, che viene ucciso per il possesso delle carte e delle foto di Moro.
  Sappiamo che i carabinieri, ai quali va il nostro grazie quando servono lo Stato, hanno avuto per decenni comportamenti alternativi e contrapposti allo Stato democratico. Gli stessi carabinieri hanno infiltrato le Brigate Rosse subito dopo la nascita all'hotel Stella Maris di Chiavari. Gli stessi carabinieri hanno infiltrato le Brigate Rosse durante il sequestro del giudice Sossi. Conosciamo oggi per la prima volta, grazie alla Commissione Moro, un servizio segreto ignoto, il Sim, servizio informazioni Marina militare. Sappiamo che nel caso Moro è preponderante la presenza di Gladio e della P2 e devastante il ruolo di Licio Gelli, che coordina molti lavori prima, durante e dopo il 16 marzo. Sappiamo che con il caso Moro si intersecano il Piano Solo, che fu un attacco eversivo contro lo Stato, le stragi di Piazza Fontana, dell'Italicus, di Piazza della Loggia, l'omicidio di due giovani giornalisti italiani avvenuto a Beirut il 2 settembre del 1980, e forse anche Walter Tobagi è stato ucciso per il caso Moro. Abbiamo evidente nella testa e nel cuore l'importanza della documentazione dei 55 giorni, scomparsa dal Ministero degli Interni, che non è stata solo il frutto di negligenza, ma di attiva partecipazione al dramma di Aldo Moro e della sua scorta. Abbiamo chiaro che tutti i Governi italiani fino al 2014 non hanno mai chiesto l'estradizione dal Nicaragua di Casimirri; lo ha fatto il Ministro degli esteri Gentiloni, del Governo Renzi, su richiesta della Commissione Moro. Sappiamo che lo Stato evitò ogni trattativa per liberare Moro, grazie alla ipocrita e strumentale intransigenza del trio Andreotti-Cossiga-Pecchioli, con la compartecipazione di alcuni giornali che accompagnarono la non trattativa, dopo aver intascato denaro illecito da potenze straniere. Solo Paolo VI, il Presidente della Repubblica Leone, il Presidente del Senato Fanfani e il Partito socialista di Craxi e Vassalli, tentarono la strada dalla trattativa, nonostante il PSI avesse al proprio interno soggetti collusi con la ’ndrangheta e col brigatismo. Abbiamo conoscenza che il cadavere di Moro, le modalità con le quali è stato ucciso, il luogo nel quale è stato detenuto, i colpi sparati, il luogo dal quale sono stati sparati questi colpi, non corrispondono alla verità, e la magistratura non ha mai accertato le prove che i brigatisti dicessero la verità.
  Abbiamo una serie di indagini in corso che evidenziano come la Guardia di Finanza avesse ragione, il 17 marzo 1978, ad individuare un luogo extraterritoriale a Roma nel quale Moro era detenuto.
  Tutto questo lo diciamo con molta amarezza, signora Presidente, ma convinti che nessuna pacificazione è possibile senza la verità. Senza la verità, i tentativi di pacificazione sono una compartecipazione morale al reato, seppur postuma. La verità è sempre illuminante e ci aiuta a essere coraggiosi, dice Moro. Siamo convinti che la verità guardi al futuro, la bugia al passato. Pasolini diceva: io so, ma non ho le prove. Noi, col cuore che lacrima sangue non infetto, diciamo che sappiamo ed abbiamo le prove del delitto di abbandono. Sappiamo anche che tutti i signori Pag. 91responsabili dell'eccidio di via Fani, della morte di Moro e della sua scorta, sanno che noi sappiamo !
  La risoluzione impegna il Governo a portare avanti la declassificazione dei documenti, molti coperti da un segreto di Stato di Stati esteri. Chiediamo anche il ripristino dell'Alfetta nella quale sono morti i tre poliziotti e l'esposizione al pubblico di quella Renault che per troppi anni è stata blindata. Quando, su alcune vicende che hanno interessato la vita politica del Paese, rimangono aperti troppi interrogativi, vuol dire che a quegli interrogativi il Paese non vuole dare risposta. Lo ha detto una donna presente qui per tanti anni, che ha pagato caramente l'aver cercato la verità: Tina Anselmi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Concludo con Moro: forse il destino dell'uomo non è realizzare pienamente la giustizia, ma avere perpetuamente della giustizia fame e sete; è sempre un grande destino. Noi a questo destino crediamo, e per questo annunciamo il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Lavagno. Ne ha facoltà.

  FABIO LAVAGNO. Grazie Presidente. Le due relazioni sull'attività della Commissione non costituiscono ancora un'interpretazione complessiva della vicenda Moro in un quadro organico, esse sono piuttosto una prospettazione. Basterebbero queste parole pronunciate in quest'Aula lunedì scorso, dal presidente Fioroni, per spiegare le ragioni del mio intervento. Nei lavori della Commissione esiste una pluralità politica che, seppure minoritaria, grazie all'equilibrio del presidente, ha avuto cittadinanza. La vita dalla legislatura dirà se vi sarà la possibilità di una relazione finale, ma nell'attuale situazione, non mi sento di non dare segni e conto, attraverso il mio voto di astensione, già espresso in Commissione, a questi che rischiano di essere gli ultimi atti votati rispetto ai lavori svolti. Si è rinunciato alla tentazione di fare una sorta di storiografia parlamentare sul caso Moro, e questo è quanto mai positivo. Purtroppo riscontri oggettivi e incontrovertibili, come la ricostruzione della scientifica di via Fani o delle ricerche sul Dna, hanno avuto ed hanno poca evidenza, preferendovi testimonianze spesso contraddittorie che rischiano di strizzare l'occhio a quella pubblicistica definita giustamente sovrabbondante, talora omissiva, talora interessata a promuovere artificiose novità, che rischia di disorientare il discorso pubblico e la consapevolezza dei cittadini. Allo stesso tempo, non basta una non dissomiglianza per farci suggestionare sulle presenze in via Fani.
  Concludo, Presidente. Quella parte di opinione pubblica interessata ad una triste e tragica pagina dalla nostra storia repubblicana, come il rispetto per le vittime e per il dolore dei familiari, ci impongono rigore, metodologia e di non abdicare a quella possibilità, probabilmente l'ultima, di chiudere dal punto di vista politico, e non solo giudiziario o storico, quella stagione.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

  GIUSEPPE FIORONI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE FIORONI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro. Voglio ringraziare tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito, ma in modo particolare i membri della Commissione, per il largo consenso che hanno espresso nel lavoro di questi anni e anche per il lavoro che avremo di fronte.
  Ma un ringraziamento particolare voglio farlo, perché sui giornali siamo andati spesso per i costi della nostra Commissione. Pag. 92Voglio ringraziare i magistrati che hanno collaborato e stanno collaborando con noi, le forze dell'ordine, Polizia, carabinieri, Guardia di finanza, i tanti archivisti che hanno lavorato ininterrottamente in questi due anni e i risultati di filoni mai aperti così significativi, come la pista palestinese, come la rilettura dell'arresto di Morucci e Faranda, di quel memoriale frutto dell'avvio indiscusso di una trattativa con lo Stato, il covo prima di via Montalcini, e quella centralità di un traffico d'armi che era il vero business dell'epoca, che metteva insieme eversione di destra, di sinistra, malavita e apparati deviati l'abbiamo potuta trovare grazie a questa collaborazione.
  Nessuno ha percepito una sola lira, hanno lavorato gratuitamente e oltre i loro orari di servizio. Credo che questo sia un ringraziamento che l'intero Parlamento deve a servitori dello Stato che hanno voluto con noi contribuire a dare un po’ di luce a una verità che ancora non abbiamo raggiunto, ma che dimostra che chi diceva che su Moro è stato scoperto tutto credo che debba incominciare a dire che su Moro dobbiamo ancora scoprire molte cose. Molte le abbiamo capite e, soprattutto, il capirlo ci aiuterà a comprendere quello che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo, e quella lunga transizione da cui la vita democratica italiana non è ancora uscita. Ancora grazie ai colleghi e alla Camera per il voto che darà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Avverto che la risoluzione n. 6-00289 è stata sottoscritta anche dal deputato Gianluca Pini.

(Votazione – Doc. XXIII, nn. 10 e 23)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Grassi, Kronbichler, Pizzolante, Piepoli, Pisicchio, Distaso, Palladino e Gianluca Pini n. 6-00289, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

In ricordo delle vittime dei tragici eventi accaduti in Abruzzo (ore 18,32).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, adesso di nuovo vorrei l'attenzione dell'Aula. Care colleghe e cari colleghi, come sapete, a partire dalla scorsa settimana, l'Italia centrale, già vittima dei terremoti del 24 agosto e di ottobre, il 26 e il 30 ottobre, è stata colpita da una serie di drammatici e dolorosi eventi, che, oltre a provocare numerose vittime, stanno mettendo a durissima prova le popolazioni residenti. In particolare, dallo scorso 18 gennaio, ad una nuova sequenza sismica si è accompagnata anche un'eccezionale ondata di maltempo, con precipitazioni nevose di straordinaria entità.
  Proprio il 18 gennaio, una slavina ha travolto, distruggendolo, l'hotel Rigopiano di Farindola, in provincia di Pescara. Al momento si contano ventiquattro vittime e cinque dispersi. Al riguardo, desidero manifestare la più sentita gratitudine della Camera e mia personale nei confronti di tutti coloro che, coordinati anche dalla Protezione civile, e mi riferisco ai Vigili del fuoco, agli uomini del Soccorso alpino e delle Forze armate, ai volontari, con coraggio, abnegazione e grande generosità hanno prestato e stanno prestando ancora in queste ore la propria preziosa opera di soccorso (Applausi).
  Il loro instancabile e straordinario lavoro ha consentito di salvare la vita a undici persone, tra cui quattro bambini, cosa che, nell'immediatezza del disastro, sembrava purtroppo impossibile. Nella giornata di ieri, nell'aquilano, un mezzo dell'elisoccorso è precipitato, provocando la morte delle sei persone a bordo, tra cui Pag. 93due soccorritori che avevano già prestato la loro opera presso l'hotel Rigopiano. A questo drammatico bilancio si aggiungono altre cinque persone che hanno perso la vita a causa del maltempo e dei terremoti che hanno investito nei giorni scorsi tali regioni. Di fronte a questa luttuosa sequenza di eventi, ritengo doveroso esprimere i più sinceri sentimenti di solidarietà, sostegno e vicinanza dell'intera Assemblea, e, attraverso essa, di tutto il Paese, alle popolazioni colpite. Alla solidarietà si unisce l'omaggio alle vittime e il più profondo cordoglio ai loro familiari. Invito i colleghi e le colleghe ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).
  Adesso do la parola ai colleghi e alle colleghe che vogliono intervenire sulla commemorazione delle vittime del terremoto e delle nevicate, e quindi do la parola alla deputata Alessia Morani. Prego, deputata.

  ALESSIA MORANI. Grazie, signora Presidente. Sono stati giorni terribili quelli che hanno scosso l'Appennino nel Centro Italia e che hanno colpito le Marche, l'Umbria, il Lazio, in particolare l'Abruzzo. Prima il terremoto, poi l'incubo di Rigopiano e, a poche ore di distanza, la sciagura dell'elicottero del 118. Oggi piangiamo le vittime della slavina e dell'incidente aereo, piangiamo quegli eroi normali, che ogni giorno si prendono cura di noi. Cosa possono dire la politica e le istituzioni in questo momento di grande dolore per l'Italia, se non celebrare la memoria di questi eroi, che hanno dato la propria vita per salvarne altre, e stringersi attorno alle loro famiglie e a quelle delle persone che non ce l'hanno fatta e di quanti sono ancora dispersi.
  È questo il momento in cui gli uomini devono farsi comunità, senza risparmiarsi. Il tempo delle polemiche e delle verità giudiziarie verrà, e sarà giusto capire le dinamiche dei soccorsi per Rigopiano così come quelle dell'incidente che ha coinvolto l'elicottero, ma ora è il tempo del dolore e del cordoglio per le vittime, ma è anche il tempo dell'orgoglio per i soccorritori che hanno collaborato per cambiare un destino che sembrava segnato. Abbiamo tutti visto le immagini di quel bambino che veniva estratto vivo dopo essere stato sepolto dal ghiaccio per 48 ore: è sembrato di assistere a una nascita.
  Quando le speranze parevano perse, gli uomini hanno dato di più e quel di più ha fatto la differenza; l'ha fatta certamente per le undici persone che sono sopravvissute. Solo la tenacia e il coraggio dei soccorritori hanno potuto compiere quello che è sembrato a tutti, in quelle ore disperate, un vero e proprio miracolo. Noi siamo al loro fianco. Hanno sciato per ore, di notte, per raggiungere Rigopiano; hanno sorvolato la stazione sciistica di Campo Felice perché c'era un uomo da mettere in salvo. Così sono gli uomini eroi del quotidiano: sconosciuti, preziosi, silenziosi. Questo è il genere che conosciamo, l'unico che esista, quello umano, ed è questa lezione che parla di forza e speranza, anche contro l'impossibile, il destino che non risparmia una sciagura dopo l'altra, battendo sempre sulla stessa ferita. Oggi la politica e le istituzioni rendono merito a questi uomini, a cui dobbiamo dire una sola cosa: grazie. Esprimiamo tutto il nostro dolore per le vittime e tutta la nostra vicinanza per le loro famiglie (Applausi).

  PRESIDENTE. Adesso do la parola al deputato Gianluca Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, la nostra regione, l'Abruzzo, ma tutta l'Italia, da giorni vive un lutto. A tragedia si è aggiunta tragedia. Da Rigopiano, purtroppo, continuano ad essere estratte persone senza vita. Conserviamo fino all'ultimo istante una piccola speranza che un miracolo possa ancora avverarsi, ma il tributo di sangue resta così pesante da lasciarci senza fiato. Al dolore per i morti si somma lo strazio per i familiari, che abbracciamo idealmente in questo momento. Questa è anche l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno svolto e ancora stanno svolgendo le operazioni di soccorso, un lavoro durissimo, di cui sono stati protagonisti anche operatori che, per Pag. 94un terribile scherzo del destino, assieme ad altri colleghi ieri erano a bordo dell'elicottero del 118 precipitato mentre svolgevano il loro mestiere e cercavano di salvare una vita umana.
  Voglio qui ricordare anche gli altri nostri corregionali morti nei giorni scorsi a causa del maltempo e delle criticità infrastrutturali, che hanno mostrato una realtà fragile e ci hanno ricordato quanto terribile possa essere la potenza della natura e quanto l'uomo, quando non la rispetta o la sottovaluta, possa aggiungere danno al danno. Questo è il momento della commemorazione e del dolore, al quale però dovrà seguire uno scrupoloso accertamento di quanto accaduto in questi giorni e delle responsabilità umane, al netto dell'eccezionalità degli eventi naturali che si sono susseguiti, per evitare di trovarci qui alla prossima emergenza climatica a dover fare altre commemorazioni, come purtroppo ormai ci stiamo abituando a fare (Applausi).

  PRESIDENTE. Do ora la parola al deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO DI STEFANO. Presidente, prendo la parola da abruzzese, per piangere questa ennesima tragedia che ha colpito il mio popolo. Lo feci anni fa, quando ero al Senato, per un'altra tragedia e sembra quasi che il destino si accanisca verso questa terra: terremoti, intemperie così tragiche da provocare slavine così drammaticamente pesanti e dolorose, incidenti, sempre dovuti al maltempo, che continuano a segnare la nostra terra di dolore e di lutto. Questo, come diceva qualcuno prima, è il momento del dolore, del cordoglio, non è il momento delle analisi, non è il momento della responsabilità, non è il momento delle valutazioni. Certo, mi dispiace, mi rammarica, che magari la stampa, che troppo spesso è sempre pronta a guardarci, oggi, forse anche per l'ora non proprio felice in cui è stata fissata questa commemorazione, è quasi totalmente assente da quest'Aula. Ma questo non attutisce certo il dolore del popolo abruzzese, né tanto meno la gratitudine che noi rivolgiamo a quegli operatori che, instancabilmente, giorno e notte, a rischio e pagando con la propria vita, come è successo purtroppo per quei ragazzi dell'elicottero, stanno svolgendo un lavoro straordinario ed eccezionale.
  Io ringrazio l'Aula per la vicinanza dimostrata, e ringrazio il mio gruppo per avermi dato la possibilità di parlare, per sottolineare anche la grande dignità con cui il mio popolo sta sopportando e sopporta tutto questo, quella dignità che mi riempie ora di orgoglio nel portare la parola del mio gruppo in questa drammatica vicenda (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. La Presidente della Camera ha detto parole commosse, che condivido dalla prima all'ultima. Io vorrei leggervi qualche riga di un grande abruzzese, Ignazio Silone, che perse la madre e il padre nel terremoto del 15 gennaio 1915 ad Avezzano, settimo grado della scala Richter. Diceva Silone: «La storia che ha formato il carattere degli abruzzesi è stata spesso assai dura, oscura e penosa, in un ambiente naturale quanto mai aspro, tra i più tormentati dal clima, dalle alluvioni, dai terremoti; il carattere di noi abruzzesi è dunque un'estrema resistenza al dolore, alla delusione, alle disgrazie, una grande e timorosa fedeltà, una umile accettazione della croce come elemento indissociabile della condizione umana». Io aggiungo semplicemente: cari colleghi, questa croce può diventare meno pesante se c’è la solidarietà, come c’è stata, di tutte le italiane e gli italiani, soprattutto se c’è un impegno coerente del Governo e delle istituzioni per aiutare l'Abruzzo a risollevarsi (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Signora Presidente, la ringrazio, la ringrazio per aver scelto così tempestivamente di dedicare Pag. 95questo momento a questo difficile periodo che sta vivendo il centro Italia e le regioni Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio. Certo, la tragedia di Rigopiano è stato l'apice tragico di questo periodo così nefasto, ma la ringrazio anche perché lei ha voluto ricordare cinque morti che non sono ricordati in questi giorni, quelli purtroppo causati, mercoledì e giovedì scorso, dalle cattive condizioni del tempo, che forse sono stati anche dimenticati un po’ dai mezzi di comunicazione ma che sono cinque morti che purtroppo ci pongono di fronte a una inadeguatezza nostra nel non aver potuto soccorrerli in tempo, per cercare di evitare anche per loro una morte ingiusta. C’è stata poi la tragedia dell'elicottero, e mi permetterà, Presidente, di salutare un mio concittadino, Davide De Carolis, una guida alpina componente del soccorso alpino che era stato fino a poche ore prima impegnato direttamente nello scavo dei detriti e delle macerie dell'albergo di Rigopiano, e si è subito rimesso in elicottero per andare a soccorrere quel ferito. Con lui abbraccio tutte le vittime di questo periodo brutto, da cui, però, sono sicuro che le nostre popolazioni riusciranno a risollevarsi. Con Davide voglio essere vicino anche a tutti quelli che sono morti, ai loro familiari e ai loro vicini (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barbara Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, la ringrazio di aver raccolto la richiesta che è giunta dal nostro gruppo di poter fare oggi la commemorazione in quest'Aula rispetto alle vittime di questa ennesima tragedia che ha colpito il centro Italia.
  Ovviamente, il gruppo della Lega si associa al sentimento di cordoglio, di solidarietà e di vicinanza ai sopravvissuti, alle loro famiglie, ma soprattutto alle famiglie di chi non ce l'ha fatta.
  Non ce l'ha fatta nella tragedia dell'hotel Rigopiano così come purtroppo nella tragedia dell'elicottero che è caduto a terra, così come delle cinque vittime che sono state ricordate negli interventi precedenti.
  È naturale che in questi casi si possa lasciare il passo alla commozione, soprattutto rispetto alle immagini che ognuno di noi ha visto in questi giorni; immagini toccanti, sia nei corpi delle persone vive estratte dall'albergo sia, purtroppo, rispetto alle tante persone che hanno perso lì qualcuno. A me piace ricordare – e ha fatto bene l'onorevole Molteni a ricordarmelo – Edoardo, il piccolo che è stato estratto vivo dall'albergo e che purtroppo è rimasto orfano. A lui va un grande abbraccio da parte di tutti noi, ma io credo che proprio a lui vadano anche delle risposte perché, se è vero che questo è il momento del cordoglio e del dolore per tutta la comunità di noi italiani, è anche vero che la politica è chiamata ad agire, a non perdere tempo, a far venir meno le cause che purtroppo, per inefficienze e per errori, hanno portato a questa ennesima tragedia. Da questo punto di vista, Presidente, il gruppo della Lega Nord è assolutamente in campo per far sì che vengano meno tutte le inefficienze, a partire dalla presentazione di alcuni emendamenti, Presidente, al «decreto Mezzogiorno». Io la invito, a nome del nostro gruppo, anche a far sì che il decreto, di cui oggi si è parlato al Senato, venga discusso velocemente in quest'Aula ma che, soprattutto, al decreto e alla stipula del decreto possano partecipare i sindaci, ossia quelli che più di noi sono vicini al territorio e conoscono bene la situazione nella quale il territorio è e le condizioni in cui versa, anche rispetto alle criticità.
  Concludo ringraziando, ancora una volta, le centinaia di migliaia di uomini e di donne che, senza riposo, in questi giorni, dal terribile 24 agosto, sono all'opera e non hanno mai fatto venir meno il loro impegno. A loro va veramente il nostro ringraziamento di cuore (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, deputata Saltamartini. Comunque, il decreto è stato annunciato oggi dal Presidente del Consiglio e non sappiamo in quale Camera Pag. 96verrà incardinato. Quindi, non possiamo anticipare se andrà in una o nell'altra Camera.
  Do la parola al deputato Giovanni Monchiero. Prego.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Io sinceramente ho molto apprezzato il suo intervento di oggi perché mi è parso interpretare benissimo i sentimenti dell'Aula e ho apprezzato anche la compostezza con la quale altri colleghi hanno voluto aggiungere più specifiche parole di cordoglio. In particolare, mi ha colpito l'intervento del collega Melilla che, citando Silone, richiama tutti noi umani a riflettere sulla fragilità della nostra condizione.
  Si sono abbattuti una serie di eventi sull'Abruzzo e sull'Italia centrale, una serie di eventi diciamo inconsueti, una serie di scosse davvero ripetute con una frequenza e un'intensità rara, eventi atmosferici disastrosi che sono costati la vita a molti nostri concittadini e anche a persone impegnate nel soccorso agli altri. A tutti costoro va il nostro convinto sostegno morale, il cordoglio ai sopravvissuti e la condivisione del dolore per le perdite.
  Vorrei dire che, avendo quest'Aula chiesto al Governo di riferire in merito allo svolgimento di operazioni di soccorso la prossima settimana, io credo che oggi sia saggio parlare solo del cordoglio e rimandare ogni altra considerazione al prossimo appuntamento con il Governo (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Monchiero. Adesso do la parola alla deputata Valentina Vezzali. Prego.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, Rigopiano rimarrà nell'immaginario collettivo per sempre legato ad una vicenda dolorosa; un'oasi di pace che per un mix di fatalità e responsabilità è stata cancellata da una valanga, un evento che per anni dividerà opinioni e coscienze. Ai danni già gravi provocati dal terremoto in questi giorni abbiamo sommato lo scenario surreale che i soccorritori si sono trovati davanti dopo una notte trascorsa in fila indiana sugli sci, in una salita – oltre mille metri – e nel bel mezzo di una tempesta di neve.
  Abbiamo vissuto un alternarsi di rabbia e di disperazione che ha coinvolto popolazioni locali, familiari delle vittime e amministratori. Siamo attoniti di fronte alle immagini della fatica e della commozione dei soccorritori e di fronte ai quattro bambini portati in salvo e attoniti per lo sconcerto generale che si prova di fronte al tragico bilancio delle vittime che, di ora in ora, si va aggravando. Come se non fosse stato abbastanza, ieri abbiamo appreso la notizia dell'elicottero del 118 che si è sbriciolato sulla neve con i suoi sei passeggeri. Non ci sono parole sufficientemente consolatorie. Sono inutili le schermaglie di fronte ad una tragedia di queste dimensioni, una sciagura che ha unito l'intera Italia in un grande abbraccio dedicato a chi è rimasto e a chi non c’è più.
  Prima di concludere vorrei dire simbolicamente grazie al caporalmaggiore che ieri non si è sentito eroe ma un servitore dello Stato, un simbolo che rappresenta tutti coloro che fanno semplicemente il loro dovere con la testa e con il cuore, l'immagine di un Paese che quando c’è un'emergenza è sempre al fianco di chi soffre (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, deputata Vezzali. Adesso do la parola all'onorevole Roberto Capelli.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, io credo che alle sue parole il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico abbia poco da aggiungere nell'espressione di vicinanza, solidarietà e cordoglio. Aggiungo soltanto le parole del Presidente Gentiloni, quando dice che «siamo orgogliosi dei nostri soccorritori. Sono cittadini italiani esemplari». Però, non posso nascondere, per il rispetto che ho e perché queste morti non siano invano, anche un sentimento di rabbia; siamo orgogliosi dei nostri soccorritori, ma non riesco e non riusciamo ad essere orgogliosi dello Stato, di uno Stato che annota più di 3 mila morti dal 1963 ad oggi per catastrofi Pag. 97naturali. Ma sono poi morti per catastrofi naturali ? Sono arrabbiato e siamo arrabbiati per le decine, centinaia, migliaia di autorizzazioni edilizie lì dove non si deve costruire; siamo arrabbiati perché gli alvei dei fiumi non sono curati come dovrebbero; siamo arrabbiati perché costringiamo i nostri concittadini a stare col naso all'insù quando piove e a temere la pioggia, quando dobbiamo temere la neve, dobbiamo temere l'esondazione dei fiumi e le esondazioni delle dighe.
  Io vorrei che quell'applauso che quest'Aula sinceramente ha fatto per onorare i soccorritori e per riconoscere il grande lavoro che hanno fatto queste 11 mila persone in questi giorni possa essere un applauso che i cittadini italiani possano fare a noi, alle istituzioni, perché ci saremo dimostrati in grado di essere vicini, di saperli proteggere, di saper intervenire preventivamente, nel momento giusto, con i mezzi giusti e con le risorse giuste. Non possiamo dimenticare domani che oggi prendiamo un impegno, prendiamo un impegno perché ognuno di noi, ogni cittadino italiano, possa avere fiducia nelle istituzioni come ha fiducia – e grande fiducia – nel volontariato, nei soccorritori, negli uomini e nelle donne italiani che si prodigano per salvare vite. Noi abbiamo l'obbligo di pensare prima, abbiamo l'obbligo di rassicurarli, abbiamo l'obbligo di dire a quelle migliaia di imprese che ce l'hanno fatta, che si sono prodigate per riprendere le loro attività: «vi siamo vicini, ma siamo vicini anche a quelli che non ce l'hanno fatta» (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Capelli. Deputato Palese, prego.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Io ritengo che l'Aula tranquillamente possa riconoscersi rispetto a quanto da lei affermato all'apertura della commemorazione di questa tragedia che ha colpito il Paese e, in particolare, le zone del centro Italia e dell'Appennino, a cui va tutta la nostra solidarietà; solidarietà nei confronti delle vittime, la speranza ancora che possano essere ritrovati i dispersi, un grazie infinito a tutti quelli che stanno lavorando come soccorso e, purtroppo, solidarietà e cordoglio anche ai familiari delle vittime dell'elicottero.
  Io penso che noi dovremmo mettere un impegno straordinario, signora Presidente; sarebbe veramente un miracolo se tutte le energie che noi stiamo utilizzando, tutti insieme, per le leggi elettorali, per commentarle e per farle, le mettessimo a disposizione, quelle energie, per riuscire a trovare procedure, interventi, risorse, idee nuove per avere una ricostruzione rapida nelle zone del terremoto, per avere una ricostruzione e una grande azione immediata per quella che è la tragedia del terremoto e della neve, della valanga sostanzialmente, perché solamente in questa maniera noi potremmo dare senso al nostro impegno e dovremmo, oltre che dirla a parole ed esprimerla a parole, la solidarietà, esprimerla anche con i fatti.
  Io ritengo che ci siano gli spazi per poter individuare procedure, mezzi e quant'altro per abbreviare i tempi.
Le persone che sono state vittime del terremoto e, peggio ancora, di quest'altra disgrazia che è un misto tra valanga, neve e terremoto, ci chiedono questo, chiedono cioè alla politica interventi urgenti con impegni formali e quindi, in questo senso, io mi auguro e mi aspetto non informative, adesso che arriverà il Presidente del Consiglio, ma ci chieda qualche cosa, che venga con qualche proposta di interventi straordinari, perché per quello che ci riguarda gliela voteremo subito, io sono convinto che tutti la voteranno (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie deputato Palese. Allora, prego deputato Cera.

  ANGELO CERA. Grazie Presidente, non è facile parlare mentre una parte dell'Italia piange dal dolore e vive una continua emergenza, che va avanti dall'agosto scorso.
  Sul Centro Italia paiono essersi concentrate tutte le sciagure che si possono pensare nei momenti più tristi.
  Cari colleghi, non è il tempo delle polemiche, ma del ricordo e del ringraziamento Pag. 98a quanti, anche a costo della propria vita, svolgono un lavoro difficile, che spesso non trova il giusto riconoscimento professionale ed economico.
  Voglio ricordare, tra tutti, il foggiano Mario Matrella, eroe del soccorso deceduto insieme ai suoi colleghi tra le nevi d'Abruzzo.
  Abbiamo il dovere di avere una sola voce di conforto a quanti sono nel lutto e nella disperazione.
  Nessuna fuga in avanti, nessun primeggiare per uno spazio sui giornali e televisori.
  La nostra responsabilità ci chiama ad essere vicini alle popolazioni e garantire massima celerità nei soccorsi e nell'aiuto alla gente che soffre.
  Oggi l'Italia è in Abruzzo, oggi tutti noi, cari colleghi, idealmente siamo a L'Aquila ed è lì il nostro posto, in silenzio e uniti.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Cera. Si conclude così, questo è l'ultimo intervento, la commemorazione delle vittime di Rigopiano e dell'Abruzzo.

Intervento di fine seduta (ore 19).

  PRESIDENTE. Come primo iscritto a parlare ho il deputato Luigi Gallo.
  Deputato Gallo, dov’è ? Non c’è. Va bene, allora passiamo oltre.

  SERENA PELLEGRINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie Presidente, oggi è il primo anniversario dalla scomparsa di Giulio Regeni a Il Cairo, era il 25 gennaio 2016.
  Purtroppo, nessun passo avanti verso la verità è stato compiuto, sebbene per un anno intero tutta la comunità dei cittadini italiani, ma anche con grande attenzione internazionale, abbia tenuto viva quotidianamente la luce su un caso che ha coinvolto tutti, davvero tutti.
  Giulio denunciava con forza lo scempio perpetrato a danno degli ultimi e la cui morte non vorremmo che fosse derubricata tra congetture che nulla hanno a che fare con il reale movente dell'omicidio.
  Amnesty International Italia oggi ha organizzato numerose manifestazioni in tutta Italia.
  Tra poco ci sarà una fiaccolata anche qui davanti a Montecitorio, proprio alle 19,41, Presidente, l'ora in cui Giulio uscì di casa.
  Dopo mesi di depistaggi e insabbiamenti, non possiamo accontentarci di una verità di comodo, lo dice proprio Amnesty International, che chiuda la verità e favorisca il ripristino di normali relazioni tra Italia ed Egitto.
  Non ci possiamo accontentare di una verità per stanchezza o per la constatazione che è impossibile ottenere di più.
  Questo non deve accadere.
  Continueremo a chiedere verità per Giulio Regeni e per tutti i Giulio che ogni giorno danno la loro esistenza per la ricerca della verità.
  Il nostro impegno va verso i suoi genitori e verso gli innumerevoli Giulio che, ancora vivi, ogni giorno sono costretti a nascondersi per denunciare (Applausi).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 19,04).

  PRESIDENTE. Avverto che, con lettera del 24 gennaio, il presidente della Commissione affari sociali ha rappresentato che l'ufficio di presidenza della medesima Commissione ha convenuto all'unanimità in ordine all'esigenza di chiedere il rinvio al prossimo 20 febbraio dell'inizio dell'esame in Assemblea del testo unificato delle proposte di legge n. 1142 ed abbinate, recante «Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari», attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 30 gennaio. Avverto, inoltre, che, con lettera trasmessa in data odierna, il presidente della Commissione bilancio ha comunicato che, in sede di ufficio di presidenza, si è unanimemente convenuto di richiedere il differimento Pag. 99di una settimana dell'inizio dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 4200, di conversione del decreto-legge recante «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a istituzioni civiche in alcune aree del Mezzogiorno», anch'esso attualmente previsto a partire dal 30 gennaio.
  L'esame di entrambi i provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana e alla loro nuova iscrizione nel calendario dei lavori d'Assemblea provvederà la Conferenza dei Presidenti di gruppo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Venerdì 27 gennaio 2017, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 19,05.

Pag. 100

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 1 le deputate Moretto e Piccione hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 1 la deputata Paris ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nelle votazioni nn. 4 e 5 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 5 il deputato Ferraresi ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
   nella votazione n. 6 i deputati Piccione, Zan e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 7 il deputato Manfredi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 7 il deputato Rizzetto ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
   nelle votazioni dalla n. 8 alla n. 25 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nella votazione n. 15 i deputati Rampi e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 16 il deputato Dell'Aringa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 23 i deputati Cominardi, Tripiedi e Ciprini hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;
   nella votazione n. 24 il deputato Magorno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 26 i deputati D'Ambrosio e Di Salvo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 4113 - em. 1.1 344 314 30 158 44 270 107 Resp.
2 Nom. em. 1.2 351 324 27 163 46 278 107 Resp.
3 Nom. articolo 1 373 373 187 315 58 107 Appr.
4 Nom. articolo 2 381 381 191 322 59 107 Appr.
5 Nom. articolo 3 378 378 190 323 55 107 Appr.
6 Nom. odg 9/4113/5 388 289 99 145 40 249 107 Resp.
7 Nom. Pdl 4113 - voto finale 419 414 5 208 333 81 102 Appr.
8 Nom. Moz. Airaudo e a. n. 1-1451 nf p.I 436 402 34 202 110 292 94 Resp.
9 Nom. Moz.Airaudo e a. n. 1-1451 nf p.II 439 436 3 219 32 404 94 Resp.
10 Nom. Moz. Simonetti e a. n. 1-1481 pI 440 353 87 177 55 298 94 Resp.
11 Nom. Moz. Simonetti e a. n. 1-1481 pII 440 431 9 216 60 371 93 Resp.
12 Nom. Moz. Simonetti e a. n. 1-1481 pIII 441 427 14 214 135 292 93 Resp.
13 Nom. Moz.Capezzone e a. 1-1482 rif. pI 442 360 82 181 329 31 93 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz.Capezzone e a. 1-1482 rif. pII 440 430 10 216 407 23 93 Appr.
15 Nom. Moz.Capezzone e a.1-1482 rif. pIII 432 430 2 216 322 108 93 Appr.
16 Nom. Moz. Ciprini e a. n. 1-1488 438 405 33 203 84 321 93 Resp.
17 Nom. Moz. Pizzolante e a. n. 1-1489 435 417 18 209 286 131 93 Appr.
18 Nom. Moz. Civati e a. n. 1-1490 rif. 434 405 29 203 338 67 93 Appr.
19 Nom. Moz.Polverini e a. 1-1491 rif. pI 435 341 94 171 313 28 93 Appr.
20 Nom. Moz.Polverini e a. 1-1491 rif. pII 426 396 30 199 369 27 93 Appr.
21 Nom. Moz.Polverini e a.1-1491 rif. pIII 436 351 85 176 70 281 93 Resp.
22 Nom. Moz. Rosato e a. n. 1-1492 rif. 427 311 116 156 261 50 93 Appr.
23 Nom. Moz.Rizzetto e a.1-1493 rif. pI 426 343 83 172 317 26 93 Appr.
24 Nom. Moz.Rizzetto e a.1-1493 rif. pII 415 335 80 168 306 29 93 Appr.
25 Nom. Moz.Rizzetto e a.1-1493 rif. pIII 415 409 6 205 134 275 93 Resp.
26 Nom. Doc XXIII, nn. 10 e 23 - ris 6-289 339 338 1 170 338 105 Appr.