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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 726 di mercoledì 18 gennaio 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bindi, Boccia, Bonafede, Matteo Bragantini, Bratti, Bueno, Capelli, Carbone, Catania, Coppola, Dambruoso, Epifani, Ferranti, Fontanelli, Formisano, Galati, Garofani, Guerra, La Russa, Lauricella, Locatelli, Losacco, Lupi, Mannino, Mazziotti Di Celso, Piepoli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga, Schullian, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,09).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle 10,30.

  La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,50.

Seguito della discussione delle mozioni Fedriga ed altri n. 1-01231, Palazzotto ed altri n. 1-01465, Altieri ed altri n. 1-01466, Andrea Maestri ed altri n. 1-01467, Santerini ed altri n. 1-01468, Dieni ed altri n. 1-01469, Brunetta ed altri n. 1-01470 e Rampelli ed altri n. 1-01471 concernenti iniziative in materia di gestione dei flussi migratori, anche alla luce di recenti circolari del Ministero dell'interno (ore 10,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Fedriga ed altri n. 1-01231, Palazzotto ed altri n. 1-01465, Altieri ed altri n. 1-01466, Andrea Maestri ed altri n. 1-01467 (Nuova formulazione), Santerini ed altri n. 1-01468, Dieni ed altri n. 1-01469, Brunetta ed altri n. 1-01470 e Rampelli ed altri n. 1-01471 concernenti iniziative in Pag. 2materia di gestione dei flussi migratori, anche alla luce di recenti circolari del Ministero dell'interno (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 gennaio 2017, sono state presentate le mozioni Santerini ed altri n. 1-01468, Dieni ed altri n.  1-01469, Brunetta ed altri n. 1-01470 e Rampelli ed altri n. 1-01471, nonché una nuova formulazione della mozione Andrea Maestri ed altri n. 1-01467, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto altresì che sono state presentate le mozioni Francesco Saverio Romano ed altri n. 1-01472, Rosato, Lupi ed altri n. 1-01473, Monchiero ed altri n. 1-01474 e una nuova formulazione della mozione Santerini ed altri n. 1-01468 (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo il parere sulle mozioni presentate.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente.
  Mozione onorevole Fedriga e altri n. 1-01231: il Governo è contrario per quanto riguarda la premessa; è favorevole con riformulazione con riferimento al primo impegno e la riformulazione dovrebbe consistere nell'espunzione alla fine delle parole: «richiedenti asilo o altra forma di tutela internazionale»; favorevole al secondo impegno, favorevole con riformulazione al terzo impegno ossia sostituire la parola «trimestrale» con la parola «semestrale»; favorevole con riformulazione al quarto impegno, dovrebbe essere aggiunto: «salvo gravissime emergenze umanitarie»; favorevole con riformulazione al quinto impegno, con la stessa aggiunta che ho appena citato, quindi: «salvo gravissime esigenze umanitarie».
  Mozione onorevole Palazzotto e altri n. 1-01465: contrario alla premessa, favorevole al primo impegno, favorevole al secondo impegno, contrario al terzo impegno, favorevole con riformulazione al quarto impegno ossia espungere dalle parole «assumendo iniziative» fino alla fine; contrario al quinto impegno, contrario al sesto impegno, favorevole con riformulazione al settimo impegno ossia espungere alla fine le parole da «a oggi» fino alla fine del periodo; contrario all'ottavo impegno, contrario al nono impegno.
  Mozione onorevole Altieri e altri n. 1-01466: nulla da osservare per quanto riguarda la premessa.

  PRESIDENTE. Quindi favorevole ? La premessa.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, grazie, Presidente. Parere favorevole con riformulazione sul primo impegno ossia espungere alla fine le parole da «con regole certe» fino alla fine del periodo; favorevole con riformulazione al secondo impegno ossia espungere l'indicazione degli Stati riportati in parentesi, ossia «Libia, Nigeria, Eritrea e altri»; favorevole con riformulazione al terzo impegno ossia sostituire la parola «provenienza» con la parola «transito»; favorevole con riformulazione al quarto impegno ossia espungere le seguenti parole: «anche avvalendosi della posizione di membro non permanente del Consiglio di sicurezza»; favorevole con riformulazione al quinto impegno che dovrebbe essere sostituito nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di incrementare le risorse a disposizione delle forze dell'ordine e degli apparati di sicurezza, al fine di implementare l'attività di prevenzione delle infiltrazioni terroristiche e di contrasto dei fenomeni di proselitismo jihadista»; favorevole al sesto impegno.
  Mozione onorevole Andrea Maestri ed altri n. 1-01467 (Nuova formulazione): contrario sulla premessa; contrario al primo impegno; favorevole sul secondo impegno; contrario sul terzo impegno; contrario sul quarto impegno; favorevole Pag. 3sul quinto impegno; favorevole, con riformulazione, sul sesto impegno, sostituendo alle parole: «ad assumere iniziative normative per l'abolizione del cosiddetto reato di clandestinità» l'espressione: «a valutare iniziative normative volte al superamento dell'articolo 10-bis»; settimo impegno contrario; ottavo impegno contrario; nono impegno contrario; favorevole sul decimo impegno.
  Sulla mozione Santerini e altri n. 1-01468 (Nuova formulazione): il parere è favorevole sulla premessa; favorevole sul primo impegno; contrario sul secondo impegno; contrario sul terzo impegno; favorevole, con riformulazione, su quello che era il sesto impegno – ma a questo punto è diventato, Presidente, il quarto – espungendo la parola: «sponsor».
  Sulla mozione Dieni ed altri n. 1-01469: nulla da osservare e, quindi, il parere è favorevole sulla premessa; primo impegno favorevole; contrario sul secondo impegno; contrario sul terzo impegno; contrario sul quarto impegno; favorevole sul quinto impegno e contrario sul sesto impegno.
  Sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01470: il parere è contrario sulla premessa; contrario sul primo impegno; favorevole, con riformulazione, sul secondo impegno, che andrebbe sostituito con la seguente espressione: «a promuovere e rilanciare accordi bilaterali con i Paesi di origine per i rimpatri dei migranti irregolari, come premessa per prevenire le partenze dei migranti irregolari, stroncare le attività degli scafisti e facilitare le procedure di espulsione dei migranti irregolari»; favorevole, con riformulazione, sul terzo impegno: dopo le parole: «stipulare accordi» espungere la parola: «economici»; contrario sul quarto impegno; favorevole sul quinto impegno; favorevole, con riformulazione, sul sesto impegno, espungendo dalle parole: «che permetterà» fino alla fine del periodo; contrario sul settimo impegno; contrario sull'ottavo impegno; favorevole, con riformulazione, sul nono impegno, che andrebbe così sostituito: «avvalersi della presidenza italiana del G7 al fine di porre al centro dell'agenda la questione dei rifugiati e dei migranti nell'obiettivo di affermare il principio della responsabilità condivisa dell'intera comunità internazionale e sottolineando l'esigenza di intervenire sulle cause strutturali del fenomeno, sia attraverso l'impegno per la risoluzione dei conflitti e la stabilizzazione socio-economica, sia attraverso la promozione di partenariati con i Paesi di origine e di transito, nello spirito del Migration Compact, per gestire in maniera ordinata i fenomeni migratori e trasformare queste sfide in nuove opportunità di sviluppo sostenibile»; contrario sul decimo impegno; favorevole sull'undicesimo e sul dodicesimo impegno; favorevole, con riformulazione, sul tredicesimo impegno, sopprimendo dalle parole: «prevedendo in particolare» fino alla fine; contrario sul quattordicesimo impegno; favorevole sul quindicesimo impegno; favorevole, con riformulazione, sul sedicesimo impegno, che andrebbe così sostituito: «a valutare l'opportunità di adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ulteriori iniziative per rafforzare le misure a tutela dei cittadini e degli stessi migranti, potenziando tutte le risorse, messe a disposizione dalle forze dell'ordine per finanziare gli interventi e le operazioni di sicurezza urbana e di controllo del territorio nazionale, volte alla gestione del fenomeno migratorio e alla prevenzione e al contrasto del terrorismo internazionale».
  Sulla mozione Rampelli ed altri n. 0-01471: il parere è favorevole sulla premessa; favorevole sul primo impegno; contrario sul secondo impegno; favorevole sul terzo impegno; favorevole sul quarto impegno; favorevole, con riformulazione, sul quinto impegno, sostituendo integralmente l'espressione utilizzata con: «a valutare l'opportunità di assumere ulteriori iniziative di snellimento e di semplificazione delle procedure di riconoscimento della protezione internazionale»; contrario sul sesto impegno; contrario sul settimo impegno; contrario sull'ottavo impegno.
  Adesso passiamo alla mozione Francesco Saverio Romano ed altri n. 1-01472. Il parere è contrario sul primo impegno; Pag. 4favorevole sul secondo impegno, sul terzo impegno e sul quarto impegno; favorevole altresì sul quinto impegno; favorevole sul sesto impegno; favorevole sul settimo impegno; favorevole sull'ottavo impegno. Conclusivamente...

  PRESIDENTE. Manca il parere sulla premessa.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il parere è favorevole sulla premessa. Conclusivamente, Presidente, a parte sul primo impegno, il parere del Governo è complessivamente e globalmente favorevole.
  Sulla mozione Rosato, Lupi ed altri n. 1-01473: il parere è integralmente favorevole...

  PRESIDENTE. La mozione Rosato, Lupi ed altri n. 1-01473...

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. C'erano dei colleghi che chiedevano il nome dei presentatori della mozione.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, si tratta della mozione Rosato, Lupi ed altri n. 1-01473, su cui il parere è integralmente favorevole.
  Sull'ultima mozione, la Monchiero ed altri n. 1-01474: il parere è favorevole sulla premessa; favorevole sul primo impegno; favorevole sul secondo impegno; favorevole sul terzo impegno; favorevole sul quarto impegno; favorevole, con modifica, sul quinto impegno, sopprimendo dalle parole: «altresì prevedendo che la sospensione cautelare (...)» fino alla fine del periodo; contrario sul sesto impegno; favorevole, con riformulazione, sul settimo impegno, sopprimendo dalle parole: «dopo il territorio» fino alla fine del periodo; favorevole sull'ottavo impegno.
  Credo di avere finito, Presidente.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Presidente, mi scusi. Vorrei chiedere al sottosegretario se gentilmente può ripetere il parere sulla mozione a mia prima firma n. 1-01472.

  PRESIDENTE. Vedo che c’è bisogno di ripetere alcuni pareri, perché ci sono richieste da diversi deputati. Vogliamo sospendere la seduta per cinque minuti, cioè il tempo che vi rileggete un attimo i pareri ? Va bene.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,05.

  La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11,15.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente, è solo per precisare su due mozioni il parere del Governo. Segnatamente, la mozione Monchiero ed altri n. 1-01474, all'impegno numero sei, per il quale si fa riferimento a organizzare il percorso di accoglienza dei rifugiati in strutture di limitate dimensioni, proporrei un parere favorevole con riformulazione, fermando l'impegno esattamente a quello che ho detto, cioè l'impegno ad organizzare il percorso di accoglienza dei rifugiati in strutture di limitate dimensioni, punto, e soppressione di tutto il resto. Per quanto riguarda, invece, la mozione dell'onorevole Rampelli e altri, la n. 1-01471, il parere del Governo, con riferimento al preambolo, è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.Pag. 5
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. CIE in tutte le regioni: è stata la notizia che ha accompagnato le prime giornate di lavoro del nuovo Ministro dell'interno. In tanti hanno forse pensato che raddoppiare i CIE significasse raddoppiare le espulsioni. Sappiamo che non è così, perché le possibili soluzioni in tema di gestione dei flussi migratori sono molto più complesse, perché non ci sono soluzioni semplici a dei problemi complicati. Trovo positivo che il nuovo Ministro dell'interno abbia iniziato la sua attività andando a visitare i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo; sappiamo, però, che non sono quelli i Paesi di origine dei migranti.
  La costa del Mediterraneo, in particolare quella libica, è sì partenza per la traversata, ma è soprattutto punto di arrivo di un lungo viaggio, ancor più pericoloso della traversata, che pure ha visto morire migliaia di persone in mare. Pare che nelle tasche di una di queste sia stata trovata una lettera scritta alla sua compagna. Ne riporto dei pezzi: «Per favore, non morire, io ce l'ho quasi fatta. Dopo mesi e giorni di viaggio sono arrivato in Libia. Domani mi imbarco per l'Italia; se mi salverò, ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile per trovare un lavoro e farti venire in Europa da me. Se leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro».
  L'autore si chiama Samir, un egiziano di vent'anni arrivato cadavere a Pozzallo. Sappiamo bene che la regola è garantire accoglienza a chi ha titolo, essendo inflessibili con chi non ha i requisiti per rimanere nel nostro Paese, ma sfido chiunque a distinguere, senza sbagliare, nelle migliaia di persone che arrivano, tra gli aventi e i non aventi diritto, visto che, come ha detto il Presidente Mattarella, si tratta di flussi sospinti da guerra, violenze, squilibri ambientali e sociali e ingiustizie. Dobbiamo accettare – per qualcuno vale il termine rassegnarci – il fatto che questo problema.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PIA ELDA LOCATELLI. ...ci apparterrà per anni e dovremo avere la pazienza che richiedono le soluzioni difficili. Possiamo...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. ...accoglierli tutti ? Ho finito. Certo che no ! Ma tentare di ridurre le ingiustizie delle politiche semplificatrici è il minimo che possiamo fare, e questo richiede sforzi immani e lavoro sistematico per anni. Voteremo secondo le indicazioni date dal Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Non è possibile parlare di flussi migratori in Italia senza aver presente la più ampia e complessa prospettiva europea, che non sempre appare all'altezza della sua missione. Quest'anno ricorderemo i sessant'anni del Trattato di Roma, dove prese vita un'Europa fortemente impegnata a difendere la pace e lo sviluppo in un'ottica di reciproco scambio e sostegno sulla base delle comuni radici culturali; un'Europa aperta e accogliente verso i Paesi in via di sviluppo, con iniziative di cooperazione internazionale. Quell'Europa si è smarrita nei rivoli di un approccio strettamente economico-finanziario che ha perseguito interessi più di tipo nazionalistico che non di comune appartenenza. In una visione miope, accentuata dalla crisi economica, non c’è spazio, almeno non c’è lo spazio necessario, per affrontare con serenità il tema dei flussi migratori ed offrire risposte a diritti umani fondamentali a tutela della vita e della dignità della vita umana.
  Proprio ieri il Presidente Mattarella ad un'Europa che faceva i conti alla nostra legge di bilancio ha ricordato che la responsabilità nei confronti delle migrazioni Pag. 6deve essere almeno pari alla responsabilità nei confronti dei nostri conti economici.
  L'Europa delle persone deve precedere l'Europa della contabilità ragionieristica, e non c’è dubbio che l'Italia, pur con i suoi limiti di vario tipo, sia il Paese che più e meglio ha fatto per farsi carico di bisogni enormi, imprevisti e inarrestabili. Per questo, noi voteremo a favore di quelle mozioni che segnalano esplicitamente non soltanto misure di prevenzione attraverso accordi bilaterali con i Paesi dell'Africa, ma soprattutto che riguardano misure di accoglienza, di velocizzazione delle procedure di riconoscimento e di esplicite iniziative di riconoscimento alla dignità delle persone che arrivano in Italia, perché anche per loro, per esempio, come diceva il Ministro Minniti pochi giorni fa, la presenza in Italia sia anche legata alla prospettiva e alla possibilità di lavorare. È vero che c’è poco lavoro, però è anche vero che i bisogni sono tanti e si possono davvero individuare, con creatività positiva, le soluzioni migliori per tutti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi di Alternativa Libera-Possibile sul tema dell'accoglienza dei migranti e dei richiedenti protezione internazionale la pensiamo esattamente come il Partito Democratico. Il PD del 2009-2012, però, quando l'allora responsabile sicurezza definiva giustamente i centri di identificazione come dei campi di concentramento, quando quel partito chiedeva di superare il diritto speciale dello straniero e tornare a un sistema di espulsione che sia coerente con la Costituzione. Oggi assistiamo ad una preoccupante corrispondenza d'amorosi sensi tra il PD renziano e le posizioni della Lega.
  L'annunciata riforma in senso restrittivo delle norme in materia di asilo ci consegna la fotografia di un leghismo senza felpa, di una furbizia elettoralistica che si sostituisce a coraggio, rigore, intelligenza politica. Nella nostra mozione abbiamo indicato soluzioni concrete e proposte alternative, ma qui voglio tornare a denunciare con forza la condizione dei minori stranieri non accompagnati. Dal campo di concentramento di Cona, dove sono trattenute in condizioni disumane 1.400 persone, è partita una denuncia alla Corte europea dei diritti dell'uomo per i minori ivi presenti e non segnalati. Aspettiamo la risposta che entro il 19 gennaio il Governo italiano dovrà dare alla Corte.
  È urgente riformare in modo radicale il testo unico. È urgente superare le regole e le strutture dell'emergenza, e fare dello SPRAR il modello centrale di una buona accoglienza. È urgente abolire il reato di clandestinità, approvare finalmente la legge sullo ius soli, rimuovere la riserva alla ratifica della Convenzione di Strasburgo del 1992 sul diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni amministrative, promuovere l'istituzione del visto umanitario comunitario e dei corridoi umanitari per colpire i trafficanti di esseri umani ed evitare che il Mediterraneo, ponte d'acqua tra popoli e culture, diventi il perenne sepolcro della speranza annegata, delle vite innocenti sacrificate sull'altare degli egoismi e dell'incapacità dell'Europa.
  Mentre noi siamo qui, in Aula, a condurre questa battaglia, uno di noi, Stefano Catone, insieme all'associazione «Speranza-Hope for children», è in Serbia, a Belgrado, a testimoniare il congelamento dei diritti umani, a verificare di persona quali siano i bisogni più urgenti dei richiedenti asilo ammassati nei dintorni della vecchia stazione e come pianificare efficacemente gli aiuti. Ognuno di noi porta su di sé un pezzo di responsabilità, in quest'Aula e fuori. La costruzione di banlieue giuridiche, di periferie dove vige un diritto minore riservato agli stranieri, sono il primo passo verso le Molenbeek dove ostilità, radicalizzazione e frustrazione possono nascere e svilupparsi tra i diritti negati e quelli riconosciuti solo a metà. Una buona accoglienza e regole rispettose dei diritti umani fondamentali sono una ricetta più efficace al bisogno di sicurezza di ogni cittadino e sono il parametro Pag. 7con cui possiamo oggi misurare il livello di civiltà del nostro Paese. Per questo, voteremo contro le mozioni Fedriga e affini e a favore delle mozioni che rispettano questi principi e valori fondamentali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Altieri. Ne ha facoltà.

  TRIFONE ALTIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, il tema dell'immigrazione è un tema centrale, importante, che va affrontato con la giusta attenzione e anche con la giusta serenità. I numeri sono spaventosi: nel solo anno 2016 ci sono stati 180.000 sbarchi, significa che 500 carrette del mare al giorno affrontano il Mediterraneo. Nel nostro Paese sono arrivati 181.000 migranti, di questi, 5.000 sono morti durante la traversata, 5.000 migranti sono morti nel tentativo di raggiungere le nostre coste. Il viaggio parte da molto lontano, può interessare anche mesi, giorni, e in questi mesi e giorni cambia a seconda di quanto siano disposti a pagare i migranti. A chi ? Ad organizzazioni criminali e a organizzazioni terroristiche. Il costo può arrivare anche a 6.000 o 7.000 dollari, a seconda di dove partono e questo costo può essere pagato in denaro se ce l'hanno o in mesi o anni di schiavitù. Sono utilizzati in campi, sono utilizzati in cantieri, per mesi hanno a disposizione solo mezza fetta di pane al giorno come pasto. Questa è una situazione che attiene a un'emergenza umanitaria. In Libia addirittura si racconta che il pesce è diventato costosissimo, perché non ci sono più imbarcazioni disponibili ad andare a pesca, perché sono utilizzate solo ed esclusivamente per questo business della criminalità, per questo fenomeno della criminalità, che nel solo 2016, nelle tratte dalla Libia verso l'Italia avrà fruttato alle organizzazioni criminali circa un miliardo di dollari. Allora, se noi non approfondiamo questo tema e non lo analizziamo come un fenomeno criminale commettiamo un gravissimo errore perché questo è un fenomeno criminale. Il Governo e l'Europa cosa hanno fatto in questi anni per affrontarlo come un fenomeno criminale ? Assolutamente nulla, anzi indirettamente, sicuramente indirettamente, l'atteggiamento di grande apertura del nostro Paese ha finito per creare un'illusione in tanti uomini che sono morti durante la traversata e sono arrivati nel nostro Paese in situazioni di grande difficoltà. Ha finito per agevolare le organizzazioni criminali che fanno la tratta degli esseri umani. Se qualcuno di questi criminali ha visto i TG di ieri sera, i TG italiani di ieri sera potrebbe utilizzarli come spot per diffondere un modello, che è quello di un'accoglienza senza se e senza ma, che prevede, a fronte della schiavitù di mesi per pagare il viaggio, a fronte della pericolosità e della morte che spesso capita in quelle traversate, che cosa ? La sicurezza – viene proposta – di un posto di lavoro, di un centro di accoglienza. Questo finisce per favorire i criminali, questo finisce per favorire quella tratta. Un modello del genere finisce per agevolare i criminali e creare invece in tanta gente un'illusione che la porta a morire o a subire anni di schiavitù per fare quella traversata.
  Per queste ragioni, noi chiediamo al Governo in questa mozione che l'atteggiamento del nostro Paese cambi, che l'atteggiamento del nostro Paese segua i modelli che nel mondo hanno avuto successo nel trattare il fenomeno dei migranti. Quali sono questi modelli ? Sono essenzialmente quelli che prevedono l'ingresso nel nostro Paese esclusivamente per quei migranti che possono essere realmente integrati nel mondo del lavoro, con quantità e tipologie certe. Solo così noi offriamo un messaggio serio e sereno, solo in questa maniera noi integreremo davvero questa gente, solo in questa maniera noi non creeremo una pericolosa illusione che favorisce solo le organizzazioni criminali della tratta degli esseri umani. Così, allo stesso modo, signor sottosegretario, vanno bloccate le navi per bloccare i morti nel Mediterraneo. Non possiamo assistere in silenzio a 5.000 morti l'anno durante questa traversata.Pag. 8
  Dobbiamo richiedere con forza che la missione Eunavfor Med arrivi alla fase tre, che prevede il contrasto di questi fenomeni sulle coste e nelle acque libiche. Solo così potremo fermare le organizzazioni criminali, che ormai gestiscono i porti della Libia a proprio uso e consumo. È su questo che noi dobbiamo intervenire e abbiamo il dovere di intervenire, perché – ripeto – questo è un fenomeno criminale prima che sociale. I migranti non arrivano da soli, ma arrivano portati qui da organizzazioni criminali che fanno di questo un grande business anche per alimentare il terrorismo. Concludo, Presidente: non sto nemmeno a ricordare – perché in quest'Aula l'abbiamo fatto tante volte – che tra quei tanti migranti ci sono oggi in Italia migliaia di quegli extracomunitari che sono nelle nostre carceri, di cui centina sono attenzionati per terrorismo. E a questi noi abbiamo consentito di arrivare troppo facilmente e liberamente nel nostro Paese. È per questo che chiediamo al Governo e ai colleghi della maggioranza di intervenire, tralasciando un'idea, ma arrivando davvero a contenuti e sostanza che siano quelli seri di contrastare un fenomeno che è prima di tutto criminale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo. Non è certamente la prima volta che ci troviamo qui a confrontarci su questa, che inizialmente sembrava essere un'emergenza, e che oggi è qualcosa di molto più delicato, strutturale, coinvolgente e travolgente per l'Italia, per l'Europa e per le popolazioni africane. L'argomento dei flussi migratori andrebbe a nostro giudizio trattato con un briciolo di serietà, senza quella ipocrisia mista a ideologia che ha contrassegnato le azioni dei Governi precedenti e sembra voler contraddistinguere anche le azioni dell'attuale Governo Gentiloni. Agire senza ipocrisia significa certamente dare forma ai sentimenti di solidarietà verso popolazioni sfortunate, verso persone, famiglie, donne, bambini, adulti, anziani, che fuggono da guerre o vorrebbero fuggire da guerre e persecuzioni, significa cercare di intervenire sul dramma della povertà, che è preponderante rispetto ai flussi migratori, anche se voi, voi colleghi della sinistra, voi rappresentanti del Governo, fate finta di non rendervi conto di come stanno le cose. Lasciare da parte l'ipocrisia significa capire fino in fondo che è molto più efficace – e quindi metterlo in cima all'agenda degli interventi del Governo italiano – intervenire in Africa, realizzare le condizioni dello sviluppo, migliorare la qualità della vita di quelle popolazioni, realizzare case, scuole e ospedali, consentire che venga rispettato il diritto alla vita e alla salute da parte di quelle centinaia di migliaia di persone che fuggono dalla povertà, dalla miseria, dalla morte, ma non dalle bombe, dalla morte per disperazione, per incuria, per ritardi tecnologici, perché non c’è il diritto alla cura, perché non ci sono medicinali, perché non ci sono medici e chirurghi, perché non ci sono infermieri, e noi non pensiamo, non possiamo pensare come voi, che avete portato i paraocchi, di poter ospitare i 10 milioni – è una cifra conclamata e statisticamente accertata – di africani che nell'anno in corso vorrebbero trasferirsi in Europa, in Occidente attraverso la porta dell'Italia, perché voi sapete che non è possibile e non vi potete nascondere dietro l'ipocrisia. L'intervento per salvare le vite umane va fatto prima che buona parte di queste vite umane finiscano nel fondo del Mar Mediterraneo, la più grande fossa comune della storia contemporanea, di cui portate la responsabilità, insieme agli scafisti, insieme ai trafficanti di uomini.
  Se volete salvare le vite, dovete prendere il coraggio a due mani e portare gli investimenti in Africa, e strappare alla povertà e alla morte, alla miseria anche quelle persone che non hanno le risorse fisiche, che non hanno le risorse economiche per arrivare fino alle coste della Libia, e poi consegnarsi ai mercanti di Pag. 9morte. Perché non lo fate ? Perché ? Forse deve essere la stessa ragione per la quale, sottosegretario, lei poco fa sulla nostra mozione ha avuto l'impertinenza di dichiararsi contrario all'ottavo impegno, che in buona sostanza – senza che glielo leggo, lei l'ha letto bene – chiede trasparenza nella gestione dei fondi e l'obbligo di rendicontazione da parte di quegli enti e quelle cooperative che lavorano sull'accoglienza.
  Ne abbiamo visitati tanti di centri, perché siamo persone a cui piace fare il proprio lavoro non soltanto dietro le carte e alle scrivanie e alle Commissioni, ma anche stando sul territorio: ne abbiamo visitati di centri d'accoglienza, più di quanto non abbiate fatto voi ! Quelli (ho ascoltato la citazione di un collega poco fa) di Cona, o Conetta, e di Bagnoli di Sopra, dove siamo stati con i colleghi di Fratelli d'Italia, col collega Walter Rizzetto, sono gestiti da Ecofficina: secondo le ricostruzioni giornalistiche de Il Mattino di Padova, questa cooperativa nel 2011 fatturava 114.000 euro, nel 2014 2.369.000, nel 2015 10 milioni di euro ! Vi dovete vergognare ! Vi dovete vergognare, se non siete d'accordo sull'ottavo punto degli impegni citati dalla mozione di Fratelli d'Italia, nella quale si chiede che i soldi pubblici di tutti i cittadini italiani vengano utilizzati con l'obbligo della rendicontazione: perché non è possibile che si possano totalizzare nel 2015 da parte di una cooperativa che opera in questo settore, che evidentemente sfrutta la disperazione, non è possibile che si arrivi a totalizzare 450.000 euro di profitto, di utile dichiarato, quando tre anni fa c'erano 114.000 euro di traffico complessivo di risorse. C’è qualcosa che non funziona, e della quale voi non vi volete occupare !
  Allora un conto è fare l'intervento con i 4 miliardi; ma di più, perché ai 4 miliardi impegnati per fronteggiare il fenomeno dei flussi migratori, cari colleghi, bisogna aggiungere i costi della sicurezza, i costi dei tribunali, i costi della sanità: non sono 4 miliardi ! Bisogna aggiungerne altrettanti sopra, per capire qual è il costo. E con 7-8 miliardi, quante città potremmo costruire in Africa ? Se è vero... La propaganda delle organizzazioni internazionali ci dice che bastano due euro al mese per nutrire e istruire delle creature in Africa: allora perché noi spendiamo quasi 8 miliardi di euro ? Perché ? C’è un business, c’è un comitato d'affari, c’è un finanziamento illecito strisciante di cui la magistratura probabilmente si sta interessando: almeno queste sono le notizie che abbiamo, e su cui forse si farà luce, chissà tra quanto; nel frattempo possono beatamente morire, le persone che partono dalle coste della Libia, perché non è evidentemente chiaro il principio che la prima questione che va affrontata è quella della tutela della vita, e questo significa fermare gli scafisti subito dopo che prendono il largo dalle coste della Libia stesse. Fermare, riportare indietro, fare un'azione di respingimento che è innanzitutto a tutela della vita, e poi raccogliere le richieste di asilo politico, cioè di protezione internazionale.
  Ieri ho sentito in televisione Gennaro Migliore: un intervento patetico, pieno di bugie; un altro vostro sottosegretario di questo Governo di bugiardi e di cialtroni ! Egli diceva che non è vero che soltanto il 5 per cento delle persone che fanno richiesta su nostra proposta... Perché siamo noi italiani che chiediamo di avanzare richiesta di protezione internazionale anche a quegli immigrati che non fuggono dalle guerre !
  Dice che non è vero che il 5 per cento soltanto ottiene il riconoscimento dello status di profugo, perché esistono anche altre due forme di protezione: la protezione sussidiaria e la protezione umanitaria. Queste due forme di protezione, cari colleghi e caro rappresentante del Governo, sono delle deroghe rispetto al mancato riconoscimento dello status di profugo: è una legge tutta italiana che prevede che temporaneamente, invece di rimandare indietro le persone che non fuggono da guerre e che non fuggono da persecuzioni, le si possa continuare ad ospitare nelle nostre strutture... E poi che strutture ? Dei lager, in questo sono d'accordo col collega che mi ha preceduto. Dei capannoni in PVC dove si muore di freddo Pag. 10d'inverno e si muore di caldo d'estate: alla faccia dell'accoglienza ! E ci costano pure 8 miliardi l'anno, queste strutture !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIO RAMPELLI. Queste due forme (e vado a concludere, Presidente, la ringrazio), la protezione sussidiaria e la protezione umanitaria, intervengono sulle domande a cui è stata data risposta negativa, perché non si configurano le condizioni dell'asilo politico.
  Quindi è vero ed è confermato che solo il 5 per cento delle persone che vengono qui fuggono da guerre e persecuzioni, e io confermo, anche se le norme del diritto internazionale dicono altro, che noi dobbiamo essere assolutamente ospitali e accoglienti, e dare diritto di priorità ai bambini e alle donne rispetto a coloro i quali hanno avuto la risposta positiva da parte delle commissioni prefettizie; ma tutti gli altri, i 500 mila immigrati che avete fatto entrare in Italia in tre anni, e che non fuggono da guerre e non sono profughi, vanno rimpatriati nel diritto alla sicurezza, al decoro e alle condizioni economiche e sociali conquistate fin qui dal popolo italiano, e nel diritto di quelle popolazioni che stanno in Africa...

  PRESIDENTE. Collega...

  FABIO RAMPELLI. Concludo davvero. E che in Africa hanno il diritto di essere soccorsi dall'Italia, dall'Europa e dall'Occidente. In Africa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Presidente, colleghi, tutti convergiamo sull'idea che le migrazioni siano un fenomeno globale, ma purtroppo le nostre politiche stentano a dare risposte adeguate. Ci sono due elementi potenti dal punto di vista demografico che creano questa situazione: da un lato una spinta fortissima di popolazioni giovani, che cercano in tutti i modi di emigrare e che sono disponibili anche a morire di speranza; e dall'altro un invecchiamento della popolazione soprattutto in Europa, che ha bisogno di manodopera e di lavoro. Finché ci saranno questi due elementi, questo fenomeno di carattere globale rimarrà, e noi dobbiamo dotarci di politiche lungimiranti e sagge.
  Io credo che finora l'Italia abbia svolto un ruolo molto importante nel Mediterraneo: è stato un Paese all'altezza della sua Costituzione e delle norme del diritto europeo. Non sempre il resto dei Paesi europei si è comportato nello stesso modo, e bene ha fatto il Presidente Mattarella a chiedere lo stesso rigore sull'accoglienza dei migranti che chiede l'Europa sui parametri economici da rispettare: per questo noi al Governo oggi chiediamo un passo avanti, e non un passo indietro nella gestione dei fenomeni migratori, dei rifugiati; un passo avanti che non vuol dire accoglienza indiscriminata, vuol dire però una maggiore capacità di leggere i fenomeni.
  Certo, l'Europa non ci aiuta. Pensiamo soltanto alla relocation, che prosegue a rilento, con diverse criticità: al 30 dicembre 2016 noi sappiamo che sono stati ricollocati in altri Paesi europei 2.654 richiedenti asilo su un totale di 39.600 che dovremmo ridistribuire entro il 2017. Ecco, c’è quindi chiaramente una resistenza, probabilmente, anzi io dico sicuramente, ottusa, a capire i nuovi fenomeni che stiamo affrontando.
  In particolare, i richiedenti asilo. Sappiamo tutti che abbiamo di fronte dei flussi misti: ci sono migranti e ci sono persone che chiedono la protezione internazionale. Questa particolare categoria, che ha uno statuto speciale dovuto alla Convenzione di Ginevra, ha avuto un fortissimo cambiamento d'immagine; non solo di immagine, ma anche di sostanza ! Non sono più quei perseguitati individuali, ma sono, oggi, vittime traumatizzate di conflitti, di instabilità politica e di calamità, sono perseguitati anonimamente, in pratica, quasi sempre per quello che sono, Pag. 11non per quello che hanno fatto; non è più, quindi, l'eroe politico che fugge dai regimi, penso al Cile, penso al Vietnam, ma sono masse e, quindi, è un allargamento del tradizionale concerto di rifugiato verso cui noi, come Europa e come Italia, non ammettiamo un forte debito politico. Per questo si creano tante tensioni, perché non abbiamo elaborato una legislazione adeguata e, anzi, al contrario, appunto, tendiamo soltanto a difendere i nostri confini. Per questo, di fronte a queste difficoltà, noi chiediamo, proprio come gruppo, Democrazia Solidale e Centro Democratico, di non stringere le maglie sulla concessione dell'asilo politico, ovvero di velocizzare le procedure, di respingere o espellere chi non ne ha diritto, di ampliare, se possibile, ancora, il numero delle Commissioni, ma di non vedere, tra l'altro, vanificata la possibilità di fare appello, qualora la domanda venisse respinta. Perché, tra l'altro, si tratterebbe di una politica che, in pratica, potrebbe incorrere anche nel rischio di un'eventuale condanna da parte delle Corti di giustizia europea. Quindi, bene, tutto quello che sta facendo il Governo per intensificare il lavoro di riconoscimento e, soprattutto, quello che viene annunciato per facilitare i lavori socialmente utili, perché nessuno, in primis i richiedenti asilo, vuole stare sulle strade a non fare nulla; nessuno vuole questo, tutti vorrebbero essere impiegati e chiediamo anche che si intensifichi il lavoro di formazione linguistica e di formazione professionale, come già, per esempio, è stato fatto e si comincia a fare, ad esempio, a Milano con la collaborazione non solo del comune ma anche di tanti sponsor privati.
  C’è poi il problema «accoglienza». Lo sappiamo, tutti siamo d'accordo sul fatto che il sistema SPRAR, cioè quello che prevede non solo un'accoglienza da parte dei comuni, ma anche, appunto, un intervento ampio da tutti i punti di vista, quindi, non solo il letto e il mangiare, ma anche la formazione e così via, sia il migliore; eppure, in questo momento, in Italia, solo il 13,5 per cento è ospitato nel sistema dei richiedenti asilo, il 77 per cento è, come sappiamo, nei centri di accoglienza straordinari, i CAS, che sono nati come risposta emergenziale, poi sono diventati un sistema parallelo, preponderante rispetto a quello, appunto, dello SPRAR che noi chiediamo di incentivare, potenziare e ampliare, perché la qualità dei servizi dei CAS, lo sappiamo bene, è disomogenea, mentre i centri dello SPRAR hanno uno standard di qualità molto più ampio, hanno regole ben precise che hanno come scopo l'integrazione e, quindi, sono anche soggetti a una rendicontazione economica che li rende meno esposti agli abusi che abbiamo visto in questo tempo. Il decreto governativo dell'agosto 2016 che prevede che non siano più finanziati attraverso i bandi periodici, ma continuativamente, è un passo avanti nella giusta direzione. È chiaro che gli incentivi ai comuni previsti dal Governo possono aiutare in questo senso l'azione di accoglienza, perché pensiamo che soltanto 1.800 comuni, sugli 8.000 e oltre comuni italiani, hanno accolto e vanno, quindi, incoraggiati nel capire che non c’è nessun problema nell'accogliere i rifugiati, i richiedenti asilo, se supportati naturalmente da una rete di protezione. Io vorrei aggiungere qui: sfruttiamo meglio l'enorme disponibilità di tanti cittadini, da Refugee Welcome a tante tante reti della Chiesa, delle associazioni, del no profit; c’è un'Italia che ha capito la sfida e che non vuole essere buonista, vuole accogliere in modo ordinato, in modo saggio, in modo prudente, ma vuole accogliere.
  Usiamo queste enormi risorse della nostra società civile. Certo, andiamo incontro anche a problemi di sicurezza, l'abbiamo detto e, quindi, le eventuali modifiche che potremmo fare alla modalità di iscrizione anagrafica dei richiedenti protezione internazionale ci preoccupano. Lo diciamo al Governo, ci preoccupano perché ? Perché, come sappiamo, la politica della residenza è una politica che si associa non solo al benessere della persona, ma anche alla sicurezza del territorio. Bene, non sono costi insostenibili quelli a cui vanno incontro i comuni quando devono dare dei servizi che conseguono all'iscrizione anagrafica e alla Pag. 12residenza; tra l'altro, la gran parte di questi costi è sostenuta dallo stesso Ministero dell'interno, penso, per esempio, ai bandi FAMI che sono bandi che hanno finanziamenti europei. Peraltro, togliere la possibilità di iscrizione anagrafica potrebbe creare anche un rischio dal punto di vista della sicurezza, perché si potrebbero rendere irreperibili, appunto, gli immigrati.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  MILENA SANTERINI. Quindi, noi chiediamo di potenziare il sistema SPRAR, di mantenere i diritti dei richiedenti asilo e, qualora, appunto il Governo non accetti questa nostra formulazione, comunque, chiediamo di votarla per parti separate, proprio perché riteniamo che sia un suggerimento per un miglioramento della politica del comune. Chiudo, dicendo che ci sono tanti canali, penso ai corridoi umanitari, legali per accogliere e per l'ingresso legale nel nostro Paese di persone vulnerabili, ci è concesso, ci è permesso in base alla normativa europea, anche su questo si sta sviluppando un'enorme, bellissimo movimento di opinione e di aiuto; ebbene, anche su questo, noi chiediamo al Governo di incentivare e promuovere questi canali e questi corridoi umanitari dai Paesi da cui, in questo momento, i rifugiati, per forza, devono fuggire.

Su un lutto del deputato Pierdomenico Martino (ore 11,55).

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Pierdomenico Martino è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Ripresa discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rabino. Ne ha facoltà.
  Cambi microfono, per favore, perché c’è uno strano rumore.

  MARIANO RABINO. Ora credo funzioni, Presidente. Signor Presidente, signor sottosegretario, i dati relativi al 2016 confermano che il fenomeno dei flussi migratori ha assunto ormai carattere strutturale e che, perciò, necessita di risposte altrettanto strutturali e non più emergenziali. Negli ultimi tre anni, l'Italia ha registrato un numero medio di sbarchi che sfiora le 170.000 unità, con la punta massima raggiunta proprio nel 2016 con 181.436 persone provenienti prevalentemente dall'Africa occidentale che hanno raggiunto il nostro Paese alla ricerca di un futuro migliore. A rendere ancora più grave la situazione, è urgente la necessità di mettere in campo misure immediate ed efficaci e il raddoppio del numero di migranti minori non accompagnati, passato da 12.360 unità nel 2015 a 25.846 nel 2016. Mentre l'Italia conta il record di sbarchi, l'Europa registra una netta diminuzione nel 2016; infatti, hanno varcato i confini dell'Unione europea poco più di 500.000 persone, meno della metà dell'anno precedente, un calo dovuto alla drastica riduzione degli sbarchi in Grecia e ad un calo di oltre l'80 per cento dei migranti provenienti dalle rotte balcaniche, nel primo caso, in conseguenza dell'accordo tra l'Unione europea e la Turchia, nel secondo, dell'inasprimento di controlli di frontiera, segno che il fenomeno è governabile, se tutti i soggetti parti in causa sono pronti a garantire volontà ed impegno.
  Volontà ed impegno che ad oggi non sono stati garantiti relativamente alla rotta centro-mediterranea, l'unica a mantenere una tendenza in crescita.
  Ecco il punto: il combinato disposto dell'inerzia dell'Unione europea, dell'irragionevolezza e inefficacia del regolamento di Dublino III, l'irresponsabile atteggiamento di alcuni Paesi europei, che hanno deciso unilateralmente di archiviare Pag. 13Schengen, annunciando la volontà di erigere un muro per bloccare gli arrivi – e dire che proprio in quel Paese cominciò il crollo della cortina di ferro –, ha reso l'Italia il terminale primo e spesso ultimo delle rotte migratorie. Il regolamento, seppur rivisto, conferma di avere limiti e falle; non viene data risposta all'esigenza di compartecipazione tra gli Stati membri; si mantengono intatti gli elementi di criticità, in particolare, il fatto che, in presenza di afflussi massicci di profughi, solo un numero limitato di Stati membri, quelli che alle frontiere esterne e di primo ingresso si trovino a dover gestire la stragrande maggioranza di richieste, e a ciò si aggiunge il corollario che fa derivare, dall'assenza del diritto dei beneficiari della protezione internazionale di spostarsi da un Paese all'altro, la scelta dei migranti di richiedere asilo non nel Paese di arrivo, ma nel Paese in cui intendono risiedere. Da questi flussi secondari è conseguito un incremento delle richieste nei Paesi non di primo ingresso, fatto, questo, che ha spinto alcuni di questi Stati a reintrodurre controlli alle frontiere, sancendo il fallimento del sistema di Schengen e l'individuazione dell'Italia quale unica via per l'Europa, per migliaia di persone che scappano dai loro Paesi di origine.
  Ma da chi è composta questa marea umana che si riversa sulle nostre coste ? I dati relativi all'esame delle domande di asilo – e anche su questo ci sarebbe da puntualizzare, visti i tempi lunghissimi – ci dicono che intorno al 40 per cento dei richiedenti ha avuto diritto ad una qualche forma di protezione, sia essa umanitaria, sussidiaria, o lo status di rifugiato, mentre la restante parte, quindi, è da annoverare tra i migranti economici. Quale che sia la loro categorizzazione, resta il fatto che a questi dovrà essere intimata l'uscita dal territorio nazionale entro sette giorni: utopistico pensare che ciò avvenga. Per questa categoria di migranti non è prevista alcuna forma di assistenza materiale, vengono semplicemente accompagnati alle stazioni per agevolare la ripartenza con un prevedibile elevatissimo tasso di inottemperanza. I migranti cui è stato intimato l'abbandono del territorio nazionale e i richiedenti asilo cui è stato rifiutato il riconoscimento vanno, quindi, a costituire una particolare numerosa categoria caratterizzata da uno status di illegalità, che preclude loro di svolgere, neppure se offerta, una qualsiasi regolare attività lavorativa. Decine di migliaia di persone che, nella migliore delle ipotesi, per sopravvivere saranno costrette a ricorrere a forme di lavoro nero e a subire condizioni di sfruttamento. È questo che vogliamo ?
  Che fare dunque ? C’è chi dice che l'alternativa è respingerli prima, addirittura in mare.
  Un fenomeno, quello dell'immigrazione, che la politica ha il compito di affrontare con decisione, realismo, buonsenso e umanità – sì, umanità –, perché le immagini dei migranti in fila, sotto la neve, per un po’ di cibo in una stazione dismessa di Belgrado, le frequenti notizie di uomini, donne e bambini che tentano la traversata del Mediterraneo e lì vi trovano la morte non può e non deve lasciare indifferenti. Ciò non significa essere buonisti o essere complici di quello che è e resta un crimine odioso e aberrante.
  Il gruppo di Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare voterà tutte le mozioni che contengono i nostri dieci punti irrinunciabili. Noi vogliamo che il Governo si impegni a creare un sistema standard di accoglienza controllata e vigilata, che ponga fine alle politiche emergenziali troppe volte messe in campo.
  Noi vogliamo che il Governo assuma iniziative a livello europeo per il superamento del regolamento di Dublino, a favore di un nuovo sistema comunitario di asilo, che riveda i criteri generali – in particolar modo, la consequenzialità tra Stato di arrivo ed esame della richiesta di asilo –, favorisca i programmi di ricollocazione e reinsediamento, istituisca un meccanismo europeo di ammissione per fini umanitari, che preveda l'individuazione di canali di arrivo in Europa legali e sicuri, che favorisca, per coloro che hanno diritto alla permanenza nei Paesi europei, il ricongiungimento familiare.Pag. 14
  Noi vogliamo che il Governo si impegni a mettere in campo politiche di contrasto all'immigrazione clandestina, che non prevedano i respingimenti in mare, pratica pericolosa e disumana, ma che allo stesso tempo rendano effettivi i rimpatri dei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale.
  Noi chiediamo al Governo di proseguire nel lavoro diplomatico e di collaborazione con i Paesi di origine e transito dei migranti, per giungere ad accordi atti a scongiurare nuove partenze. Vogliamo che il Governo si impegni per attivarsi in sede europea, affinché l'accordo sulla redistribuzione di profughi tra i vari Paesi dell'Unione europea, raggiunto nel corso del 2016, sia effettivamente rispettato.
  Chiediamo altresì al Governo di assumere iniziative per incentivare la cooperazione del maggior numero di comuni italiani, affinché si rendano disponibili, in proporzione alla loro dimensione, alla loro popolazione, alla precedente presenza di richiedenti asilo, ad accogliere i migranti per garantire una più equa distribuzione sul territorio nazionale.
  Chiediamo altresì al Governo di adottare politiche di integrazione per richiedenti asilo e rifugiati attraverso l'istituzione di corsi di italiano obbligatori, in vista di una loro fuoriuscita dal circuito dell'accoglienza, così come forme di inserimento nel lavoro, soprattutto con l'esperimento di stage aziendali e il tentativo di lavori socialmente utili.
  Chiediamo al Governo di adottare iniziative finalizzate al rispetto dei tempi per l'esame delle richieste di protezione internazionale.
  Chiediamo altresì al Governo – e dobbiamo sottolineare che questa richiesta è arrivata, in particolare, dall'onorevole Enrico Zanetti – affinché ci sia l'impegno a differenziare le forme di accoglienza tra quella concernente i nuclei familiari, per i quali è logica e fisiologica l'accoglienza diffusa in contesti abitativi, e quella concernente i gruppi composti da soli uomini, per i quali è logica e fisiologica l'accoglienza in strutture dedicate ed avulse dal tessuto urbano.
  Infine chiediamo al Governo di ripristinare strutture idonee a garantire che, nelle more della relativa identificazione, venga impedita la libera circolazione sul territorio italiano di cittadini stranieri non identificati. Grazie per l'attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il deputato Menorello. Ne ha facoltà.

  DOMENICO MENORELLO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, le mozioni che discutiamo e gli accurati dati documentati in numerosi interventi dimostrano, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il tema dei flussi migratori si impone come una delle principali, se non come la principale questione dell'agenda politica, così che noi siamo innanzitutto chiamati a una scelta di metodo, di atteggiamento.
  Rifiutare di vedere una montagna davanti a noi, alta quanto 176.554 migranti che, secondo il Ministero dell'interno, sarebbero entrati nel nostro Paese nel 2016, o lasciarsi interrogare sino in fondo da questo imponente fattore dalla realtà ? È, cioè, più ragionevole e interessante pretendere di spianare questa nuova enorme cima o imparare a scalarla ?
  Sia ben chiaro: dobbiamo farci interrogare da tutti i dati del reale, anche dai timori, dalle reazioni, dalla – diciamolo pure – paura che esiste e, purtroppo, cresce fra la nostra gente.
  Perché questa paura ? Come mai in altre epoche della storia del nostro popolo le presenze straniere non sono state avvertite, innanzitutto, come un pericolo ? Nell'Università di Padova, in cui ho studiato, ammiravamo, passeggiando, il magnifico cortile antico di fine Quattrocento, decorato con gli stemmi di centinaia e centinaia di comunità di studenti, venuti da terre non italiane, lontane, comunità scolpite ed esibite in affreschi, che dicono, anzi, dell'orgoglio di una città e di una comunità allora ospitale. Ma non solo la storia ci soccorre.Pag. 15
  Accanto a tanti fallimenti della convivenza e dell'accoglienza, letti nelle cronache di questi anni, possiamo accorgerci, e guardare nelle nostre regioni, anche dei molti esempi di integrazione positivi, in cui la paura ha fatto spazio all'immedesimazione, alla comprensione, a una fattiva integrazione.
  Dove sta l'origine di una divaricazione tanto marcata tra queste due possibilità ? Senza alcuna pretesa di esaustività, osiamo dire che, se l'impatto con l'altro non è un incontro umano, questo altro non è percepito come un bene, ma come un'insidia. Come favorire, allora, la dinamica dell'incontro nei nostri territori ? Come combattere quelle insidie che ostacolano l'espressione degli uomini, siano essi profughi spaventati da atrocità subite, viste o minacciate, o siano essi italiani, spaventati da una dimensione di convivenza ancora ignota ?
  Dalle risposte a queste domande derivano le scelte concrete sul piano dell'azione del Governo e del legislatore, che meritoriamente contraddistinguono numerose mozioni di tanti gruppi parlamentari nonché, per quanto se ne conosca dalle anticipazioni giornalistiche, anche tratti delle linee programmatiche che il Ministro Minniti presenterà – influenza permettendo – alla I Commissione questo pomeriggio.
  Quanto proponiamo viene riassunto in tre punti. In primo luogo, le insidie ai pericoli oggettivi vanno innanzitutto eliminate sul piano delle politiche della sicurezza, estirpando in radice i germi dell'integralismo e del fanatismo violento. Un incontro, poi, fra italiani e migranti implica che i profughi abbiano i requisiti per poter stare legittimamente nel nostro Paese e che davvero siano persone che cercano pace e libertà fuggendo da contesti violenti o illiberali. Dunque, per converso, si deve procedere – e lo hanno già detto in molti – con determinazione nell'organizzare più efficacemente i rimpatri di chi non ha titolo o di chi, come i cosiddetti «Dublinanti», ricevuto un diniego in uno Stato comunitario, viene strumentalmente in Italia per presentare una seconda istanza.
  Si tratta dunque, come si chiede nei primi tre punti della mozione presentata dal gruppo Civici e Innovatori, innanzitutto di operare in sede europea e con molti Paesi di origine per una piena applicazione del cosiddetto Migration Compact, già proposto al Presidente e alla Commissione europea lo scorso aprile e positivamente testimoniato dall'attuazione dei patti conclusi con alcuni Paesi africani, quali l'Etiopia, il Mali, il Niger, la Nigeria, il Senegal.
  In secondo luogo, se guardiamo davvero all'anelito di libertà di tanti migranti, non possiamo non offrire loro la strada maestra per affermare la dignità di ogni persona, strada che la nostra cultura, italiana e occidentale, ha individuato nell'educazione, nella cultura e nel lavoro. Dunque – ed è il punto n. 4 della nostra mozione –, le strutture di accoglienza devono essere concepite non appena come luogo di riparo e sopravvivenza fisici, ma anche come avvio di percorsi di conoscenza della lingua e della cultura italiane, nonché di operosità e di formazione a prospettive occupazionali. Se i migranti rimangono inoperosi, senza, cioè, che si percepisca una benché minima loro utilità, alimentiamo un ovvio risentimento popolare e, soprattutto, frustriamo negli stessi rifugiati quel desiderio che li ha portati ad affrontare tanti rischi per un orizzonte migliore.
  Se poi non vi è almeno l'abbrivio per potersi orientare nel mondo del lavoro, troppo spesso succede che chi ha ottenuto lo status per rimanere in Italia ed esce dal centro di accoglienza è destinato alla mendicanza, offerto alle tentazioni dell'illegalità. Senza una prospettiva di lavoro i centri di accoglienza si trasformeranno paradossalmente in fabbriche di barboni. Non possiamo accettare questo esito. Per questo i percorsi di accoglienza vanno ab origine concepiti assieme a iniziative sul piano della formazione culturale e professionale, ad impegni riguardanti i lavori socialmente utili durante la permanenza Pag. 16nei centri, nonché a ipotesi per ricerche di occupazioni successive all'acquisizione dello status di rifugiato o simili. Anzi, questa emergenza è davvero l'occasione per riformare tout court l'efficacia delle politiche attive sul lavoro, a lungo penalizzate anche dallo stallo caratterizzante le province italiane ed ora oggetto della missione della nuova agenzia.
  Si tratta di nuove politiche del lavoro di cui hanno bisogno anche i cittadini italiani e il Paese in quanto tale, se è vero, come dicono i recentissimi dati Istat, che vi sono regioni, ad esempio il Friuli-Venezia Giulia, in cui la popolazione attiva è ormai la metà di quella inattiva, il che dimostra quanto vi sia necessità di persone attivamente impiegate per evitare il baratro verso cui corre il sistema di welfare italiano.
  Terzo e ultimo punto. Dalle necessità di assicurare adeguati standard di sicurezza e dalla volontà di politiche di accoglienza più attente alle prospettive formative e lavorative discendono i corollari descritti ai punti da 5 a 8 della nostra mozione.
  Ben vengano, innanzitutto, strutture con capienza ridotta, come anticipato e prospettato dal Ministro dell'interno. Si tratta, poi, di affrontare quel fenomeno per cui un gran numero di profughi rimane e permane in una situazione di indefinitezza nelle strutture per troppo tempo, in quanto i procedimenti per raccogliere le istanze a vario titolo formulate sono ancora troppo dilatati, così che serve una disciplina che accorci le tempistiche medie, anche aumentando le commissioni preposte alla valutazione.
  Peraltro, dopo i dinieghi, che riguardano in media oltre il 40 per cento delle domande, i migranti permangono impropriamente nelle strutture per effetto dei sistematici ricorsi giurisdizionali, che vengono quasi sempre pretestuosamente proposti – sono 15 mila nel 2016 – e per i quali va dunque prevista una tempistica minore, anche evitando il fenomeno dell'automatica concessione della misura cautelare.
  Da ultimo, serve un colpo di reni nella scelta dei gestori, privilegiando le progettualità per l'integrazione sociale e le capacità di interrelazione con il territorio secondo criteri che sono già previsti nell'articolo 112 del nuovo codice degli appalti.
  Secondariamente, ma non come importanza, i troppi episodi negativi, anche già citati in quest'Aula, che hanno tristemente portato agli onori della cronaca tante gestioni, anche nel Nord e nel Triveneto, impongono una più severa applicazione delle inammissibilità previste anche dall'articolo 80 del codice degli appalti, così precludendo a soggetti non in possesso di adeguati requisiti morali la partecipazione alle procedure di assegnazione (e ci spiace che il Governo non abbia raccolto questa indicazione).
  Sono proposte di piccoli passi per chi, come noi, vuole con determinazione scalare questa affascinante montagna, così che il gruppo dei Civici e Innovatori è favorevole sulle mozioni che propongono contributi in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Roberto Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Presidente, il vero dato politico del dibattito odierno è che l'immigrazione sta tornando e torna ad essere di moda in questo Parlamento, la soluzione dell'immigrazione e dell'invasione, perché questa mozione nasce dal fatto che la Lega Nord, nove mesi fa, presentò alla Presidenza – chiaramente non a lei, all'altra Presidente – una mozione che diceva, chiaro e tondo, che il Governo stava sfasciando il Paese attraverso un'invasione incontrollata, dopo nove mesi, dopo aver mandato a casa un Ministro incapace, che proprio per le sue incapacità è stato rimosso ed è stato promosso. Questo in Italia è tipico: quando uno non è capace di fare il suo lavoro, lo si promuove per toglierselo dalle scatole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Questo avviene proprio quando non c’è più neanche il Presidente Pag. 17del Consiglio, che ha promosso tutte queste inefficienze nel campo dell'immigrazione, in una situazione che è completamente cambiata, perché è cambiato il mondo: ha vinto la Brexit, ha vinto Trump, è cambiato il mondo, non c’è più quella voglia di globalizzazione, stanno tornando i confini, stanno tornando le identità, stanno tornando quei sentimenti di sovranità e di identità soprattutto. E, quindi, tutto l'arco costituzionale si converte al leghismo, si converte a tutte le politiche che la Lega, da sola, in solitaria e criticata da tutti, ha portato avanti da anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – Commenti del deputato Fiano).

  PRESIDENTE. Collega Fiano.

  ROBERTO SIMONETTI. Ci avete dato dei razzisti e degli xenofobi, ci avete insultato come dei cani e, oggi, il Partito Democratico viene qui – e sarebbe stato interessante avere qui Minniti nel dibattito del plenum della Camera e non in una Commissione, forse, quasi segreta; Minniti doveva venire ad ascoltare il dibattito sull'immigrazione – e propone quasi le stesse soluzioni che la Lega, da sola e da sempre, ha portato in dote al Paese: le espulsioni subito, immediate. Però, voi avete tolto 90 milioni dal Fondo rimpatri e li avete messi nel Fondo accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  L'avete fatto voi con il voto probabilmente anche degli amici di Forza Italia, che fortunatamente pian pianino stanno ritornando sulle posizioni del Governo Berlusconi, quando, però, il Ministro che teneva la politica dell'emigrazione era della Lega Nord, il Ministro Maroni. Quando c'eravamo noi al Governo i 37 mila sbarchi del Governo Prodi nel 2008 scesero con gli accordi e con i respingimenti e soprattutto con quel sentimento politico che faceva sì che gli scafisti avessero il terrore di fare gli scafisti. Non c'era il tam tam «venite in Italia, perché si sta bene e vi diamo 35 euro al giorno, telefonino, vitto, alloggio e, probabilmente, anche altre cose alla sera». Vi sono stati 9.500 sbarchi con Maroni nel 2009, 4.400 nel 2010; con voi sono aumentati esponenzialmente: 160 mila nel 2014, 170 mila nel 2015, 181 mila nel 2016. In tre anni, 550 mila arrivi, dei quali solo il 5 per cento ottiene lo status di rifugiato. Poi, ovviamente, tutti gli altri, quella che ha voluto Prodi, l'umanitaria; solo i fessi italiani hanno dato l'umanitaria a chi viene qua a prenderci in giro, perché sono migranti economici e non sono altro che clandestini, caro sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Voi date il diritto di rimanere sul nostro territorio, quindi in Europa, insieme alla loro famiglia, a dei clandestini, a tutti coloro che entrano illegalmente in Italia, entrano illegalmente nel nostro territorio, tanto che chi ottiene lo status di rifugiato sono solo 15 mila unità, pari al 3 per cento di chi richiede, perché poi qui tutti parlano di numeri, parlano di accoglienza caritatevole. Sta di fatto che, delle 550 mila persone che arrivano, solo 290 mila chiedono il riconoscimento dello status. Quindi, ne mancano già 260 mila all'appello, che nessuno sa dove siano andati a finire, nessuno sa dove siano andate a finire queste persone. E all'interno, appunto, di tutti questi sbarchi, chi abbiamo ? Abbiamo l'aguzzino somalo che stuprava all'interno di quella specie di lager in Libia. Abbiamo terroristi, abbiamo delinquenti, abbiamo tutta gente che fanno uscire dalle loro carceri e mandano qui, «andate là che tanto lì, addirittura, vi fanno fare il ricongiungimento familiare attraverso l'opzione dell'umanitaria», che noi vi chiediamo fortemente di cancellare come legge, perché solo l'Italia ha questa particolarità. Gli altri hanno il diritto d'asilo, la sussidiaria, e noi pure l'umanitaria, perché, ovviamente, paga Pantalone e siamo tutti più buoni.
  I CIE: avete detto sempre che erano dei campi di concentramento; adesso li proponete voi, fortunatamente, perché non sono dei campi di concentramento, ma sono effettivamente la via maestra per le Pag. 18espulsioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Chiaro è, però, che dovete portare di nuovo la permanenza nei CIE dai 90 giorni, tre mesi, ai diciotto mesi di quando c'eravamo noi al Governo, perché, altrimenti, la burocrazia tipica italiana, non padana, italiana, tipica, di allungare il brodo, per farli poi rimanere sul territorio, fa sì che tre mesi non sono sufficienti, e pertanto questi rimangono sul nostro territorio, perché non possono essere espulsi. Così voi avete quindi fatto nel 2005, decreto legislativo n. 142, per cui avete portato quindi l'accoglienza dai CIE ai CAS, centri di accoglienza straordinaria, nei quali si sono infilati le cooperative rosse, le cooperative bianche, tutte caritatevoli.
  Sta di fatto, però, che si intascano 3 miliardi all'anno di fondi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) e non mettiamo i soldi per la povertà nazionale, per i nostri concittadini che non hanno la possibilità di un sussidio, non hanno la possibilità di aiuto, tanto che il disegno di legge sulla povertà, che abbiamo dibattuto fortemente in quest'Aula, è fermo da un anno e mezzo al Senato, perché voi dei poveri italiani ve ne fregate totalmente, ve ne fregate totalmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! Centri di accoglienza straordinaria, dicevo, che fanno dei bandi, partecipano ai bandi delle prefetture. Basta dare ai prefetti, a questa burocrazia pelosa, la gestione dell'immigrazione; devono prenderla in mano gli eletti, in modo tale che, se sbagliano, vengono mandati a casa.
  Non dei prefetti che, per risolvere il loro problema interno, burocratico, di subordinazione al Ministro, vanno a sequestrare i beni pubblici e mettono gli immigrati nelle proprietà private senza il consenso dei proprietari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Questo è un esproprio che voi, lei, sottosegretario, oggi farà votare a quest'Aula, perché noi chiediamo nella nostra mozione di evitare l'esproprio dei beni immobili privati, e lei questo non lo accetta, perché, implicitamente, il piano Minniti sull'immigrazione prevedrà l'esproprio dei beni dei privati, e questa è la discriminante vera fra la nostra mozione e tutte quelle pagliacciate che dite voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Pagliacciate perché non siete credibili, perché sono tre anni che dite, fate e votate l'esatto contrario di quello che proponete oggi con le vostre mozioni, tutti, dal MoVimento 5 Stelle al Partito Democratico, in parte Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Gli unici coerenti sono quelli di SEL, ex SEL, Sinistra. Loro sono coerenti: sono a favore del mondialismo, della globalizzazione delle persone. Loro sono favorevoli, lo erano stati e lo sono anche oggi con le mozioni. Non condividiamo, ma almeno la coerenza la premiamo e la sottolineiamo. Quindi, avete portato a un'invasione. Lei parla di straordinarietà, ma cosa c’è di più straordinario di avere un Mediterraneo che oramai, purtroppo, è davvero un cimitero, il più grande cimitero dell'Occidente. Voi i controlli li dovete fare dall'altra parte del Mediterraneo, non sulle nostre coste. Gli hotspot devono essere fatti nel Nord Africa. Quando il Governo va a chiedere aiuto, attraverso gli accordi internazionali, agli Stati del Nord Africa, non deve solo chiedere il respingimento e la possibilità di fare l'espatrio, ma deve chiedere di fare là, assieme alla comunità europea, i controlli e le richieste d'asilo, così qui arrivano solo quelli che ne hanno diritto, e quindi tutti i migranti economici se ne ritornano a casa loro e, al massimo, l'Unione europea dovrà aiutarli, ma a casa loro, non qua, sul nostro territorio; tra l'altro, l'Unione europea proprio non li aiuta, perché tutti i fondi che il Paese mette sono tutti fondi che provengono dalle tasse dei cittadini italiani.
  Quindi, una difesa dei confini che deve tornare. Non possiamo utilizzare la nostra Marina per andare a prenderli o farci invadere. È un'assurdità che neanche un Pag. 19pazzo potrebbe creare, neanche in un film di fantascienza sarebbe mai stato previsto che l'esercito di un Paese venisse utilizzato per fare invadere il Paese a cui questo si riferisce. Quindi, il grado di giudizio: quando lo diceva la Lega, un grado di giudizio contro i respingimenti di asilo, lo diceva la Lega ed era impossibile; adesso lo dice il Partito Democratico e va bene. Gli LSU: questa è un'altra grande differenza. Voi utilizzate questo, che è uno specchietto per le allodole per tutta la gente incazzata – mi scusi, Presidente – a vedere tutte queste persone che...

  PRESIDENTE. Collega !

  ROBERTO SIMONETTI...girano per strada senza far nulla. Allora il Governo dice «va bene, gli facciamo fare un po’ di lavoro socialmente utile», togliendolo, di fatto, ai nostri concittadini che sono indigenti. Quei lavori socialmente utili prima agli italiani, prima ai padani, e dopo a chi arriva (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), perché questo significa sostanzialmente un cavallo di Troia per dare l'umanitaria, per creare una nuova invasione legalizzata, e poi, ovviamente, come capita da sempre, ogni LSU dovrà essere stabilizzato, e pertanto sarà assunto. Quindi, una netta e chiara differenza sostanziale fra chi, come la Lega Nord, da sempre è coerente con le proprie idee contro un'immigrazione che è un'invasione e contro la clandestinità, non contro i veri rifugiati, e invece, qui, un teatrino della politica, che, per saltare sul carro dei vincitori, che è quel carro di Trump che è il carro di coloro che vogliono la difesa dei confini, ecco che si appellano a questo sentimento diffuso di difesa della nostra identità e fanno delle mozioni che noi troviamo ridicole proprio perché provengono da persone che non si sono dimostrate affidabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli, che non è in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signor Presidente. Penso che noi abbiamo il dovere, oggi, in quest'Aula, di provare ad affrontare la questione che riguarda le migrazioni anche un po’ fuori dal dibattito ideologico e da una campagna elettorale infinita in cui è finito il tema delle migrazioni. E, allora, vorrei partire proprio da un termine più volte usato in questo dibattito: emergenza. L'emergenza è qualcosa di imprevisto e di improvviso; invece, il fenomeno che ci troviamo davanti è un fenomeno strutturale ed ampiamente prevedibile. Strutturale perché riguarda le condizioni di vita in buona parte del pianeta e ampiamente prevedibile perché a quelle condizioni hanno contribuito le scelte di politica estera di Governi occidentali europei, compreso il nostro.
  Lo dico perché, quando si parla della Libia, troppo spesso ci si dimentica quali siano le nostre responsabilità, come le nostre responsabilità rispetto alla crisi siriana e mediorientale, da cui oggi arriva in prevalenza il flusso migratorio più grande.
  E poi dovremmo provare a riportare un dato e un principio di realtà su quelli che sono i numeri di questo fenomeno. I numeri ci dicono che questo fenomeno è assolutamente governabile e sostenibile per un'istituzione come l'Unione europea, di cui fanno parte 27 Paesi, tra cui le più grandi economie del pianeta e circa 500 milioni di abitanti. Noi ci siamo trovati in questi anni a dovere far fronte a poco meno di 2 milioni di profughi, a fronte di una crisi siriana che, solo nei Paesi limitrofi, ha prodotto numeri di gran lunga superiori, anche in rapporto alle economie e alle popolazioni che vivono in quei Paesi.
  Penso al Libano, che oggi ha uno dei carichi più importanti rispetto al dovere di accogliere chi fugge da una guerra (parliamo di oltre un milione di profughi su un Paese che ha una popolazione di poco più Pag. 20di 4 milioni di abitanti); penso alla Giordania, dove in questo momento ci sono i più grandi campi profughi dell'UNHCR per fare fronte all'emergenza umanitaria siriana; penso alla Turchia, che ospita quasi 3 milioni di rifugiati, di profughi, con cui noi abbiamo stretto un accordo per sigillare le frontiere, senza monitorare neanche quale sia il livello degli standard dei diritti in quel Paese.
  Allora, vorrei guardare un attimo, invece, alla drammatizzazione di questo fenomeno che sta facendo l'Europa e che è il punto più importante rispetto a quella che poi è la crescita di movimenti populisti, ma più in generale di un sentimento di xenofobia e di paura che attraversa oggi le popolazioni europee. La drammatizzazione ci propone oggi una catastrofe umanitaria che è sotto gli occhi di tutti. Il Mar Mediterraneo è diventato la più grande fossa comune del pianeta. Parliamo negli ultimi dieci anni di circa 20.000 morti; sono i numeri di una guerra, non sono i numeri di incidenti di percorso. Oppure potremmo guardare a quella che in questo momento è l'immagine più vergognosa di questa Europa, a quello che sta accadendo in questi giorni a Belgrado, in Serbia. Le immagini di quegli uomini, di quelle donne e di quei bambini in fila per cercare di ottenere un pasto caldo, una coperta, sotto la neve, asserragliati davanti al confine blindato di un'Europa che non fa niente, neanche sul piano umanitario, credo siano le immagini di una condanna senza appello che noi avremo davanti al tribunale della storia.
  Qualcuno, oggi, forse anche il Ministro degli interni italiano o quello degli esteri, dovrebbe spiegarci perché non partono convogli di aiuti umanitari per aiutare quegli uomini e quelle donne al gelo al confine dell'Ungheria (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà). Qualcuno ci deve spiegare perché questo carico è stato consegnato solo alla Serbia, che, con i mezzi che ha a disposizione, ha lasciato aperti i confini e sta predisponendo i centri di accoglienza e di emergenza per far fronte a questa glaciazione su cui si stanno congelando anche i valori di questa Europa.
  Oppure dovremmo parlare di come l'Europa ha deciso di gestire questo fenomeno, di come ha deciso non di governarlo, ma di drammatizzarlo. E a che cosa serve questa drammatizzazione ? Le frontiere mobili che ha costruito l'Europa hanno un non so che di ipocrita; lo dico anche rispetto alle missioni di salvataggio in mare, che tanto hanno fatto, ma che rischiano oggi di essere trasformate ancora una volta nei documenti dell'Unione europea, nell'istituzione della Guardia costiera europea, in meccanismi di controllo e di protezione, di difesa delle frontiere, come se, a cercare di valicare quelle frontiere, ci fosse un pericoloso nemico e non un'umanità disperata in cerca di salvezza. Ecco lo voglio dire: questo modello di difesa delle frontiere è un modello assolutamente ipocrita, ma anche disfunzionale.
  L'Europa spende nel suo bilancio 7 miliardi di euro per far fronte all'emergenza migratoria. Di questi 7 miliardi il 60 per cento è impiegato nelle agenzie di protezione delle frontiere, nei grandi uffici burocratici di Frontex e non, invece, nel dispositivo di accoglienza e di soccorso. Dobbiamo dirlo, soprattutto quando Frontex, un'agenzia europea, si permette di accusare le organizzazioni umanitarie, che in questi anni hanno sostituito il compito delle istituzioni nel ruolo di salvataggio di vite umane nel Mediterraneo, di essere in combutta con gli scafisti semplicemente perché vanno a salvare le vite umane a qualsiasi condizione, perché quello è un precetto universale.
  Questa gestione del fenomeno migratorio dell'Europa pone dei problemi sul piano morale, li pone rispetto alle proposte di questo Governo, in linea con le politiche europee, di costruire accordi bilaterali e multilaterali per la gestione dei flussi migratori con Governi, con dittature, che non rispettano i diritti umani e che spesso sono la fonte, sono il motivo e l'origine di quei flussi migratori. Pag. 21
  Penso agli accordi che l'Unione europea ha sottoscritto con la Turchia, Paese il cui scivolamento verso la dittatura è testimoniato dalla continua violazione dei diritti umani che in quel Paese ci viene prospettata ogni giorno dalle immagini dei telegiornali, dalle condanne a 142 anni dei leader dell'opposizione presenti in Parlamento, dalle immagini drammatiche che qualcuno non vuole guardare dei campi profughi a ridosso della Siria, che sono diventati i campi di addestramento del terrorismo jihadista, con la complicità del Paese Turchia.
  Penso all'Egitto, che il nostro Paese, dopo il caso di Giulio Regeni, continua a considerare un Paese sicuro, tanto che ancora è in vigore un accordo di riammissione per cui ragazzi egiziani, che fuggono da una delle peggiori dittature che in questo momento si affaccia sul Mediterraneo, vengono rispediti in mano a torturatori. Questo è quello che fa il nostro Paese oggi.
  E penso al Sudan, con cui il nostro Capo della polizia, su mandato dell'allora Ministro dell'interno Alfano, ad agosto dell'anno scorso, ha firmato un protocollo per la gestione dei flussi migratori, con cui noi abbiamo fornito mezzi al Governo sudanese, che li ha prontamente passati alle milizie Janjaweed, che sono tra i peggiori criminali che esistono sulla faccia della terra, a partire dal Presidente del Sudan Al-Bashir, che è l'unico che può vantare due condanne della Corte penale internazionale per crimini contro l'umanità e genocidio.
  E pone un tema sul piano morale anche rispetto al nostro sistema d'accoglienza, al business della disperazione; un sistema in cui sono violati sistematicamente i diritti umani, a partire dagli hotspot dove, in violazione della nostra Costituzione, oltre che degli accordi internazionali e della legislazione internazionale, il nostro Paese compie costantemente una violazione dei diritti umani. Penso al trattenimento, senza nessuna autorizzazione di un giudice. Quel trattenimento è illegale e le autorità italiane stanno violando la Costituzione. Penso al sistema dei CIE, per il quale più volte l'Italia è stata condannata rispetto alle violazioni dei diritti umani e che il Partito Democratico si era impegnato a chiudere durante la campagna elettorale e che, invece, stanno là, esattamente come sta là il reato di immigrazione clandestina.
  Penso al business della disperazione, costruito attorno ai grandi centri, al CARA di Mineo e alla vicenda di Conetta. Rispetto al CARA di Mineo mi permetterete di dire che è scandaloso che questo Parlamento, che ha istituito una Commissione d'inchiesta, dopo oltre un anno di lavoro, non sia riuscito ancora ad esprimere una relazione su che cosa è accaduto in questi anni nel più grande buco nero dell'accoglienza europea, dove un appalto da oltre 60 milioni di euro l'anno è stato erogato a ditte coinvolte in ben tre indagini giudiziarie, in ben tre provvedimenti di tre diverse procure, senza nessun controllo effettuato né dal Ministero dell'interno, né dalle prefetture, né dagli organi preposti, con la complicità dei partiti che oggi siedono al Governo.
  Ecco, chiudo, Presidente, dicendo che a noi oggi spetta una grande responsabilità, che è quella di ricondurre questo dibattito al principio di realtà. Oggi io mi trovo d'accordo coi colleghi della Lega: la Lega ha vinto questa partita, perché oggi in tutte le mozioni della maggioranza i principi della Lega stanno scritti nero su bianco, e il programma che oggi questo Governo sulle migrazioni sta applicando...

  PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

  ERASMO PALAZZOTTO. ...è lo stesso che Maroni aveva applicato nel 2008, con tanto di rapporti bilaterali anche con la Libia. Su questo bisogna discutere oggi, e non su altro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. La ringrazio. Adesso la parola di nuovo al collega Alli: vediamo se è rientrato... No. Ha chiesto allora di parlare per dichiarazione di voto la collega Ravetto. Ne ha facoltà.

Pag. 22

  LAURA RAVETTO. Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, se vogliamo guardare al futuro dobbiamo aver bene a mente il bilancio di una gestione fallimentare del fenomeno migratorio, che in infinite circostanze e sedi abbiamo denunciato. Se vogliamo guardare avanti dobbiamo avere la serietà di accantonare il buonismo e non condonare gli errori, errori che – dispiace ricordarlo – sono drammaticamente quantificabili: con i Governi di sinistra sono approdati sulle nostre coste e sui nostri territori, nelle nostre città 544.938 migranti. Se vogliamo guardare al domani con più forza dobbiamo dire con altrettanta fermezza che l'accoglienza di per sé, da sola non è un valore, ma lo è soltanto se associata alla legalità: garantire ai cittadini che il rispetto delle regole viene prima di tutto è la priorità che uno Stato libero e democratico deve darsi; perché se è vero che il profugo ha diritto all'accoglienza, è altrettanto vero che lo Stato ha il dovere di rimpatriare gli irregolari, di distinguere tra chi arriva qui senza averne diritto e chi invece ha diritto ad una protezione piena che è giusto riconoscere. E come lo stesso Minniti ha affermato, una seria politica di accoglienza ha come presupposto una seria politica di rimpatri.
  Oggi potremo analizzare e discutere le cause che hanno portato l'Italia a diventare la meta prediletta di irregolari e le conseguenze di una governance emergenziale della questione migratoria, ma credo che il primo compito di chi siede in quest'Aula sia di scrivere il futuro e non di processare il passato. E allora, se è vero che non intendiamo condonare gli errori di ieri, è anche vero che non siamo tanto masochisti da ignorare l'opportunità che si presenta oggi; e visto che, come dicevo, non sono qui a fare la contabilità degli errori del Governo che vi ha preceduto né a tracciare il manifesto di quello che mi auguro succederà, voglio dire che Forza Italia è qui a votare ciò che sarà fatto nell'interesse esclusivo della nazione e dei suoi cittadini.
  Non nascondiamo che da donne e uomini liberi e liberali abbiamo apprezzato il coraggio con cui il Ministro Minniti ha infranto un tabù della sua parte politica, quello della sicurezza; e non nascondiamo neppure che, al netto delle diversità di metodo e di merito che distinguono la nostra visione dalla vostra visione, oggi siamo finalmente qui a discutere alcuni dei punti su cui Forza Italia ha insistito e ha operato per anni e durante i suoi Governi. Il fatto che sia il Ministro Minniti sia la sua coalizione si apprestino a votare alcuni di quei punti su cui noi per tanti anni abbiamo insistito, non la consideriamo una vittoria di Forza Italia, ma dell'Italia: è una vittoria dell'Italia se anche la sinistra comprende che la sicurezza è una priorità assoluta.
  E allora, per venire a ciò che concretamente abbiamo chiesto al Governo attraverso la nostra mozione, ci aspettiamo l'attuazione di alcune poche direttive molto chiare. La prima: rivedere e limitare il riconoscimento del diritto alla protezione internazionale ai casi strettamente previsti dal nostro diritto costituzionale e dalle normative comunitarie e internazionali, e secondo standard e procedure comuni a tutti i Paesi. Signor sottosegretario, in Italia abbiamo un unicum giuridico: la protezione umanitaria. Tutti gli altri Paesi europei hanno il diritto di asilo e la protezione sussidiaria: solo in Italia abbiamo la protezione umanitaria accordata al 42 per cento dei casi. Chiediamo che venga ripensato questo sistema: il principio deve essere che chi può essere protetto in Italia deve poter essere protetto anche in Europa.
  Promuovere accordi bilaterali, nella continuità della stagione della diplomazia dell'amicizia avviata dal Governo Berlusconi; porre in essere la fase tre della missione Eunavfor Med, che permetterà di contrastare i barconi nelle acque territoriali libiche, contrastando più efficacemente il traffico di esseri umani. Signor sottosegretario, Eunavfor Med è nata con questo scopo, di bloccare i trafficanti davanti alle coste libiche; ad oggi si è rivelata però un'operazione di soccorso in mare, che è un'azione meritevole ma che non è lo scopo di Eunavfor Med.Pag. 23
  Non è che se smette Eunavfor Med non si fa più il soccorso in mare: il soccorso in mare è doveroso in base a regole internazionali vigenti al di là di questa missione ! O questa missione è portata nella fase tre, oppure questa missione dovrà essere interrotta.
  Creare nei tribunali delle sezioni specializzate che si occupino in maniera esclusiva e celere di immigrazione, e salutiamo con favore la volontà del Ministro Minniti di eliminare dei gradi di giudizio. Ridurre i tempi di esame delle richieste di protezione, aumentando il numero dei punti di verifica delle domande attraverso l'istituzione di una commissione presso ogni prefettura ed ufficio territoriale del Governo, e prevedere l'assenza di limiti nella previsione delle sezioni. Sottosegretario, lei su questo punto, che è il punto tredicesimo della nostra mozione, ha dato parere contrario: la invito a fare una riflessione ulteriore, perché anche nella mozione del PD c’è questo punto, e lei ha dato un parere favorevole. Se non ho compreso male c’è una discrasia, e le chiedo quindi un'ulteriore riflessione.
  Accettiamo dunque le sue riformulazioni, e voteremo nel merito e senza un pregiudizio o un atteggiamento ideologico le mozioni degli altri gruppi. Attendiamo però di conoscere nei dettagli la rivalutazione della gestione del fenomeno migratorio anticipata dal Ministro dell'interno. In particolare mi chiedo adesso: che ne pensa il Ministro Minniti della dichiarazione odierna del Ministro Orlando sulla necessità di abolire il reato di immigrazione ? Chi veramente detta la linea all'interno del Governo sui temi dell'immigrazione ? Speriamo che quanto affermato dal Ministro Minniti non si trasformi, e non per causa sua, nell'ennesimo intervento spot per rispondere all'opinione pubblica e alle polemiche politiche, in vista magari di elezioni anticipate; e confidiamo che l'apertura di credito di Forza Italia, condizionata ai fatti, non sia vanificata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, secondo l'UNHCR sono 65 i milioni di persone che in questo momento si stanno muovendo in cerca di una soluzione migliore per la propria vita: 24 migranti al minuto. Soltanto in Italia, e questi sono dati del Ministero dell'interno, al 30 dicembre sono arrivate 181 mila persone, con un incremento del 18 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2015. Di fronte ad una situazione di questo tipo – che è inutile chiamare emergenza o casualità: si parla di un fenomeno duraturo e naturale, quello delle migrazioni umane – l'unica cosa che ha saputo fare l'Europa, della quale avete avuto anche la Presidenza nel semestre europeo, è stata un accordo con la Turchia, che ha ottenuto un solo risultato: bloccare la direzione balcanica delle migrazioni, per portarla sostanzialmente di nuovo nel Mediterraneo e quindi in Italia. Non a caso la rotta balcanica ha diminuito il numero di migranti, e la rotta invece mediterranea lo ha aumentato. Quindi sostanzialmente avete fatto un accordo, che oltre a essere sbagliato nel merito, nel diritto internazionale e nel diritto umano, perché fatto con un dittatore di fatto che non rispetta nessun tipo di diritto internazionale, ha anche riportato in Italia e nel Mediterraneo il maggior flusso di migranti: questo è il successo che ha avuto l'Europa, della quale avete tenuto anche la Presidenza per sei mesi !
  Per il resto, quello che abbiamo visto è totalmente il nulla, assolutamente nulla. In quest'Aula, da questo scranno, presi la parola il 18 dicembre 2014, quando presentammo la prima di questa inutile serie di mozioni sulla gestione flussi migratori. Quel giorno il Partito Democratico, insieme a tutti gli altri gruppi parlamentari, approvò la nostra mozione, quella del MoVimento 5 Stelle, che parlava di alcune cose ben chiare: parlava di ridistribuzione dei migranti, di quote, parlava di gestione delle note ministeriali sulla gestione dei Pag. 24centri di accoglienza, dei CIE, dei CARA, degli SPRAR. Dettavamo una linea che non era né politica né strumentale, ma era risolutiva del problema, quantomeno per le parti che si potevano risolvere, quelle interne al nostro Paese. Ce la approvaste, quel giorno, probabilmente per vergogna, per i 300 morti in mare che vi erano stati recentemente a Lampedusa, o per la vergogna che avevate di Mafia Capitale: sappiamo soltanto però che, a distanza di due anni, io mi sono rialzato oggi a prendere questo microfono, e ci stiamo raccontando esattamente le stesse cose, perché nulla avete saputo fare in due anni di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi ci dite che il problema è la Costituzione: il problema siete voi e la vostra incapacità, semmai !
  Quello che mi chiedo allora è: siete incapaci soltanto di farvi rispettare, o è una questione di incapacità di merito ? No, perché le soluzioni, come vi dicevo, ci sono tutte. Il meccanismo delle ripartizioni: ne avete parlato anche voi in sede europea. Siete usciti dagli uffici a colloquio con la Merkel dicendo che avevate ottenuto la risposta: la risposta a cosa ?
  Alle nostre problematiche sicuramente no, tant’è che le ripartizioni sono fallite totalmente, su tutta la linea: non abbiamo saputo rimandare nessun migrante negli altri 27 Paesi dell'Unione europea. Non siete stati nemmeno in grado di portare avanti alcune tematiche, tipo il superamento dell'Accordo di Dublino, neanche durante il semestre europeo, cosa che, tra l'altro, fa parte proprio della vostra dialettica, dei vostri argomenti, quando normalmente ne parlate a favore di telecamera. La cosa disgustosa, però, lasciatemi dire, di questo dibattito, anche oggi, è che continuate con la strumentalizzazione politica, da una parte e dall'altra. La mia sensazione è che, senza un argomento identitario come l'immigrazione, alcuni partiti non esisterebbero; continuate con la retorica del: dobbiamo accogliere tutti, ma continuate anche con la retorica del: dobbiamo investire sui CIE, Maroni ha fatto bene in passato..., ma, scusatemi, il reato di clandestinità, la legge Bossi-Fini, di chi sono se non vostre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Le avete fatte voi quando eravate al Governo e non parlatemi del fatto che si sono ridotti i flussi migratori, perché l'unico modo con cui li avete ridotti è l'accordo con Gheddafi che li metteva nei lager nel deserto e quella non è certamente una soluzione possibile.
  Diciamo un'altra cosa, è giusto parlare di accordi multilaterali, lo abbiamo fatto più volte anche noi, gli accordi multilaterali sono l'unico modo che abbiamo per rimandare i non aventi diritto a casa loro, ma perché non li avete fatti, ancora ? Perché non avete peso politico, accettatelo, non siete in grado di stare nei tavoli giusti a contare qualcosa e non siete in grado perché l'unica che conta, in questo momento, è la Merkel, alla quale avete dato tutta la vostra disponibilità e che poi ci risponde con un taglio di 3,4 miliardi sulla legge di stabilità che ci porterà a dover tagliare ancora sui diritti dei cittadini italiani. Questa è la vostra politica !
  Ora sentiamo parlare di lavori socialmente utili; i lavori socialmente utili dovreste farli voi, ogni tanto, perché i lavori socialmente utili dati ai migranti significano due cose: primo, abbassare il costo del lavoro e portare ancora di più in crisi la nostra economia; secondo, significa che avete accettato consapevolmente o inconsapevolmente il principio per il quale un migrante debba stare diciotto mesi in attesa di sapere se ha diritto o se non ce l'ha, perché se il migrante avesse un periodo di due mesi, come richiede la Commissione europea, quei due mesi sarebbero il minimo necessario per fargli imparare una lingua, per avviarlo ad un percorso di instradamento al lavoro, per cercare di dargli un'identità italiana, invece voi cosa volete fare ? Metterli a lavorare; quindi, avete capito perfettamente che con la vostra gestione li terremo sempre a non fare nulla per diciotto mesi; questo è fallimentare all'origine del concetto stesso. Noi abbiamo fatto una proposta molto chiara, da due anni a questa parte: assumere 15.000 giovani, formati gratuitamente grazie all'UNHCR, alla Pag. 25Croce Rossa, agli istituti specializzati, che possano incrementare le commissioni territoriali e portare il tempo di accoglienza, ovvero di richiesta di asilo, dai 18 mesi attuali ai due mesi, come dovrebbe essere secondo l'indicazione della Commissione europea. Perché non lo fate ? Perché, l'unica cosa che noi abbiamo chiara – da queste vostre risposte di oggi, nonché dalle parole di Minniti in questi ultimi giorni in giro per il mondo – è soltanto una; avete un solo interesse: riattivare la vostra mangiatoia legata ai CIE, ai CARA e all'accoglienza che ci ha già descritto «mafia capitale» e dove con le vostre cooperative, quelle di sinistra come quelle di destra – e vorrei avere qui Alfano per parlargli del CARA di Mineo – avete mangiato per anni e vi hanno anche beccato con le mani nel sacco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è l'unico interesse che avete. Per non parlare del fallimento totale delle politiche estere. Io ho avuto ieri Alfano in Commissione; da brividi, Alfano da brividi, il Ministro degli esteri ! Tra l'altro, facciamogli anche un applauso, perché domani andrà a ricordare Craxi in Tunisia, siamo molto felici di questo, tra l'altro è in linea perfettamente con la sua idea di politica. Proprio Alfano che è venuto ancora a parlare di soluzioni sulla Libia, sulla Siria, questioni che non conosce e non conosce o, meglio, non può conoscere, perché non ha le mani libere di agire. In Libia prima baciavate le mani a Gheddafi, dopodiché li avete bombardati, ora volete essere i mediatori per una risoluzione del conflitto, utilizzando al-Sarraj, uomo che è riconosciuto dall'ONU, ma da nessun altro in Libia ! Volete davvero risolvere la questione libica ? Abbiate il coraggio di prendere in mano la questione, mettendo al tavolo gli attori realmente riconosciuti in Libia che non sono certamente quelli dell'ONU, non sono certamente quegli inviati che mandiamo a 200.000 euro al mese a non fare nulla, ma sono, ad esempio, gli altri attori politici, le tribù che in Libia, oggi, si dividono veramente il territorio e che controllano i pozzi di petrolio, toglietevi una volta tanto dagli occhi l'interesse soltanto economico e risolviamo davvero uno dei problemi che ha causato la grande fetta dei flussi migratori che abbiamo: Libia e Siria. Allora, andiamo un attimo alle proposte, le abbiamo fatte anche oggi, sapendo che tanto le prenderete, magari ce le approverete anche, ma per voi sono irrealizzabili.
  Abbiamo parlato chiaramente di superare Dublino 3, un accordo folle che avete siglato tutti, ve lo ribadisco anche oggi, perché il primo è stato siglato quando c'era ancora Andreotti, votato dalla DC, il secondo lo avete firmato sotto il Governo Berlusconi, in alleanza con la Lega Nord, e il terzo lo avete firmato come Partito Democratico durante il mandato di Letta e oggi parlate di superarlo, lo avete firmato voi ! Quanto meno è schizofrenia, questa. Occorre istituire un'agenzia internazionale per gestire le richieste dei richiedenti asilo direttamente nei territori di partenza e transito, laddove possibile; un monitoraggio centrale delle strutture di accoglienza, bisogna puntare, necessariamente, all'accoglienza diffusa, ovvero smetterla con questi grandi centri, come Mineo, 4000 richiedenti a fronte dei 5000 abitanti, smetterla con queste situazioni ingestibili e puntare a una piccola gestione diffusa sul territorio, come quella degli SPRAR, l'unico successo che in Italia, davvero, si riesce ad avere. Tuttavia, bisogna controllarli, altrimenti saranno sempre la stessa mangiatoia in mano ai pochi privati con i quali fate grandi affari. Occorre abbandonare la logica dei CIE; ma io veramente mi chiedo: cosa vi succede quando vi sedete su quegli scranni ? Perché Minniti nel 2009 parlava di CIE come prigioni e un abominio, ora i CIE sono la sua soluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). O l'avete rapito o l'hanno rapito gli alieni. Poi abbiamo parlato chiaramente della gestione del lavoro in cambio dell'accoglienza, siete semplicemente fuori di testa; il diritto non può essere barattabile, è come dire: vai a scuola gratuitamente, ma in cambio del fatto che i tuoi genitori vadano a lavorare con i lavori socialmente utili. Un diritto è un diritto, non è acquisibile e contrattabile.Pag. 26
  In questi mesi avete fallito tutto, vi hanno bocciato qualsiasi cosa, dalla riforma costituzionale alla riforma Madia, passando per le banche popolari. Non siete in grado, è inutile girarci intorno, per questo riteniamo questa giornata di votazioni sulle mozioni totalmente inutile. L'abbiamo fatta nel 2014, l'abbiamo fatta nel 2015, oggi, siete di nuovo qua, sperando di ripulirvi la coscienza. Qualunque cosa sarà approvata, non sarete in grado di realizzarla; per questo noi ci asterremo su tutte le proposte presentate oggi, perché la strada ve l'abbiamo già tracciata due anni fa, quando eravamo inesperti, e oggi ne parlate anche voi senza riuscire a realizzarla, non servono altre chiacchiere, serve solo capacità politica e voi non l'avete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paolo Beni. Ne ha facoltà.

  PAOLO BENI. Grazie, Presidente. Oggi, affrontiamo un tema importante, forse, come nessun altro, il paradigma delle contraddizioni di questa fase, il banco di prova della nostra capacità di convivere coi processi epocali di trasformazione che sono in atto. Un tema che merita, che meriterebbe un confronto serio, invece, abbiamo sentito ancora che spesso viene piegato a forzature ideologiche o svilito in polemiche strumentali. Bisognerebbe pesare di più le parole, colleghi, evitare di dire falsità, dire le cose come stanno, per esempio, bisognerebbe dire al collega Simonetti che non c’è nessuna invasione nel nostro Paese (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), è inutile insistere.

  PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo esprimere il collega Beni.

  PAOLO BENI. Al contrario, la presenza degli immigrati, in Italia, è ormai una realtà consolidata, parlo dei 5 milioni di regolari, l'8 per cento della popolazione, il 10 per cento degli iscritti alle scuole dell'obbligo, una componente importante che produce il 9 per cento del PIL. Poi, c’è il fenomeno delle migliaia di rifugiati che arrivano sulle nostre coste; sì, un problema che ci tocca in minima parte, tra l'altro, se è vero che nel mondo sono 60 milioni le persone in fuga da guerre e persecuzioni, si tratta di un dramma enorme che chiama la responsabilità dell'intera comunità internazionale, degli Stati, dei Governi. L'Europa ne è pienamente investita e l'Italia che è la porta d'Europa nel Mediterraneo è in prima linea, è evidente, questo è il problema che produce nel Paese disagi, paure, certo, ma un conto è limitarsi ad assecondare queste paure, magari perché ciò crea consenso, altro è cercare di gestire il problema, conciliando la solidarietà, il rispetto dei diritti e della dignità dei migranti con la sicurezza del territorio e dei cittadini italiani. Questo è l'approccio equilibrato, lungimirante con cui il nostro Governo ha affrontato l'aumento esponenziale dei flussi che c’è stato in questi tre anni, lasciandosi alle spalle la logica che solo nel 2011, questo va detto, di fronte a flussi ben più modesti, aveva indotto il Ministro Maroni a decretare lo stato di emergenza, producendo obbrobri come quello del CARA di Mineo che è l'esempio di cosa non dovrebbe essere un centro d'accoglienza. Allora, non accettiamo lezioni, colleghi della Lega, da chi non ha saputo gestire quando aveva responsabilità di governo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore; per favore, colleghi...

  PAOLO BENI. E ha prodotto la sanatoria che c’è stata nel nostro Paese (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, collega Invernizzi !

  PAOLO BENI. Ci siamo detti una cosa molto semplice: mai più ammassare i Pag. 27migranti in grandi centri da migliaia di posti, che sono invivibili e lesivi della dignità, che creano allarme sociale e problemi di sicurezza, che si prestano a opacità di gestione e anche a vere e proprie infiltrazioni malavitose. Con l'intesa del 2014, in Conferenza Stato-regioni, abbiamo scelto di andare verso un sistema di accoglienza diffuso nel Paese, piccoli nuclei di immigrati ospitati nelle comunità locali. Scelta confermata oggi dal recente accordo fra il Ministro dell'interno e l'ANCI per una ripartizione dei migranti fra i comuni proporzionata al numero di abitanti.
  Il decreto n. 142 del 2015 individua come modalità ordinaria di accoglienza il sistema SPRAR, gestito dall'ANCI e dal Ministero dell'interno, una rete di progetti, promossi dai comuni con gli enti del terzo settore, che offre evidenti garanzie di qualità, per il coinvolgimento attivo delle comunità locali, per i servizi utili all'integrazione; un modello virtuoso, che noi rivendichiamo con orgoglio, pur consapevoli che siamo ancora lontani da una gestione ottimale del problema, per vari motivi. Ne indico quattro.
  Il primo è che, di fronte all'intensificarsi degli arrivi, i progetti SPRAR non riescono a far fronte all'esigenza di sempre nuovi posti. Lo Stato li garantisce, allora, ricorrendo a centri straordinari, che però spesso presentano criticità, sul piano delle caratteristiche degli spazi, della qualità dei servizi, della stessa affidabilità di alcuni enti gestori.
  Un elemento di criticità è anche l'eccessiva lunghezza dell'iter di esame delle domande di protezione internazionale da parte delle commissioni e, soprattutto nei casi di diniego, per il successivo protrarsi del ricorso giurisdizionale. È chiaro che tutto questo, stante l'incremento degli arrivi, finisce per ingolfare il sistema.
  C’è poi la difficoltà a garantire l'effettivo rimpatrio di quanti hanno avuto un provvedimento di espulsione o diniego, a causa della mancata collaborazione di molti Paesi di origine e dell'assenza di accordi bilaterali di riammissione.
  Infine, la scarsa collaborazione dell'Europa. Nonostante i significativi riconoscimenti ottenuti dal nostro Governo per un'assunzione di responsabilità dell'UE nella crisi migratoria, sul piano operativo la procedura di relocation è sostanzialmente ferma, la trattativa sulle modifiche del Regolamento di Dublino langue, mentre altri Stati sospendono gli accordi di libera circolazione di Schengen.
  Ecco, questo in estrema sintesi è il quadro realistico. Noi non ci nascondiamo i problemi, ma rivendichiamo i meriti di quanto si è fatto. Il Governo ha scelto la strada giusta per gestire con buon senso l'emergenza migratoria, con umanità, nel rispetto dei diritti, e su quella strada deve continuare. Questa sfida, guardate, sarà vinta solo se ciascuno farà la propria parte.
  Per questo, con la nostra mozione, noi chiediamo al Governo di perseverare nel lavoro in seno alle istituzioni europee, per affermare politiche comuni di asilo e modificare il regolamento di Dublino. Auspichiamo l'ampliamento del sistema diffuso di accoglienza in Italia con una più forte collaborazione fra tutti i livelli istituzionali. Chiediamo al Governo di varare strumenti utili a incentivare l'impegno dei comuni in tal senso, in particolare negli SPRAR, nonché per favorire l'impiego dei richiedenti asilo in attività positive per le comunità – non c'entrano nulla i lavori socialmente utili – che li accolgono e funzionali alla loro integrazione. Chiediamo che il Governo intervenga anche con misure d'urgenza, per snellire le procedure dell'asilo, potenziando le commissioni, le sedi giudiziarie coinvolte, anche semplificando l'iter del ricorso giurisdizionale. Chiediamo iniziative tese ad assicurare, nel rispetto delle garanzie costituzionali, la reale esecuzione dei rimpatri, valutando il superamento del reato di ingresso irregolare, rendendo gli attuali sistemi di trattenimento più efficaci ai fini delle procedure di espulsione. Chiediamo al Governo di estendere e rafforzare gli accordi bilaterali di riammissione, i partenariati di cooperazione internazionale, allo scopo di ridurre i flussi migratori e Pag. 28creare opportunità di crescita e di sviluppo nei Paesi di origine dei migranti. Chiediamo di definire, infine, standard uniformi per la gestione dei centri, le modalità di affidamento, la tipologia dei servizi da offrire, la trasparenza delle procedure di verifica e di controllo. Sono tutte cose che si possono fare, che miglioreranno l'efficacia e la sostenibilità dell'accoglienza.
  Ciò che invece non si può fare è arretrare di fronte alle difficoltà, è venir meno al dovere di solidarietà che abbiamo nei confronti di chi arriva e ci chiede aiuto, un venir meno e tradire l'aspettativa di legalità e di sicurezza dei nostri concittadini. Ciò che non si può fare è soffiare su paure, che sono legittime, per istigare spinte xenofobe, che legittime non sono, anzi, sono veleno per la convivenza e per la nostra democrazia.
  Vorrei tranquillizzare i colleghi della Lega. Non ci avete convertito alle vostre teorie, non abbiamo cambiato idea, non preoccupatevi, non abbiamo sposato le vostre politiche, perché per noi l'orizzonte in cui continuare a lavorare resta quello che tiene insieme legalità e sicurezza, ma solidarietà e accoglienza, che guarda alla costruzione di una società aperta e coesa, in cui diritti e doveri si fondano sulla pari dignità di tutti i suoi componenti.
  Questo è l'orizzonte in cui vogliamo continuare a lavorare. Per questo e sulla base di questi intendimenti, noi voteremo la nostra mozione, ma voteremo favorevolmente anche a tutti gli impegni contenuti nelle altre mozioni che siano coerenti con questa impostazione. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazioni per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori della mozione Fedriga ed altri n. 1-01231 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fedriga ed altri n. 1-01231, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

  Passiamo alla votazione della mozione Palazzotto ed altri n. 1-01465.
  Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-01465, ad eccezione dei capoversi primo e secondo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-01465, limitatamente ai capoversi primo e secondo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 29
  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

  Passiamo alla votazione della mozione Altieri ed altri n. 1-01466. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi secondo, quarto e quinto del dispositivo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi primo e terzo del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole, e a seguire i capoversi primo e terzo del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Altieri ed altri n. 1-01466, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione dei capoversi primo e terzo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Altieri ed altri n. 1-01466, limitatamente ai capoversi primo e terzo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Passiamo alla votazione della mozione Andrea Maestri ed altri n. 1-01467 (Nuova formulazione). Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al capoverso sesto del dispositivo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Andrea Maestri ed altri n. 1-01467 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e ai capoversi primo, terzo, quarto, settimo, ottavo e nono del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Andrea Maestri ed altri n. 1-01467 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi secondo, quinto, sesto e decimo del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti. Il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

  Passiamo alla votazione della mozione Santerini ed altri n. 1-01468 (Nuova formulazione). Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al capoverso quarto del dispositivo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 30Santerini ed altri n. 1-01468 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e ai capoversi primo e quarto del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santerini ed altri n. 1-01468 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi secondo e terzo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Passiamo alla votazione della mozione Dieni ed altri n. 1-01469. Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dieni ed altri n. 1-01469, limitatamente alla premessa e ai capoversi primo e quinto del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Dieni ed altri n. 1-01469, limitatamente ai capoversi secondo, terzo, quarto e sesto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Passiamo alla votazione della mozione Brunetta ed altri n. 1-01470. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi secondo, terzo, sesto, nono, tredicesimo e sedicesimo del dispositivo, e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01470, limitatamente alla premessa e ai capoversi primo, quarto, settimo, ottavo, decimo e quattordicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01470, limitatamente ai capoversi secondo, terzo, quinto, sesto, nono, undicesimo, dodicesimo, tredicesimo, quindicesimo e sedicesimo del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 31

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

  Passiamo alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-01471. Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate.

  FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  FABIO RAMPELLI. Brevemente, solo per capire: sull'impegno ottavo, su cui ho chiesto una modifica del parere da parte del Governo, se c'era stata una diversa valutazione, visto che parliamo solo della trasparenza nella gestione dei fondi e della rendicontazione.

  PRESIDENTE. È contrario.

  FABIO RAMPELLI. Siccome il sottosegretario aveva detto che ci voleva pensare, che lo voleva leggere, non so. Ha dato il parere contrario sull'obbligo di rendicontazione da parte delle cooperative nella gestione dei fondi dei cittadini, giusto ?

  PRESIDENTE. La parola al Governo.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Solo per confermare il parere contrario, perché è esattamente quello che il Governo sta già facendo (Proteste del deputato Rampelli).

  PRESIDENTE. Collega Rampelli ! Collega Rampelli, la richiamo all'ordine ! Collega Rampelli !
  Avverto, quindi, che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01471, limitatamente alla premessa e ai capoversi secondo, quinto, sesto, settimo e ottavo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01471, limitatamente ai capoversi primo, terzo e quarto del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

  Passiamo alla votazione della mozione Francesco Saverio Romano ed altri n. 1-01472. Avverto che, avendo i presentatori accettato la riformulazione concernente l'espunzione del primo capoverso del dispositivo, il parere del Governo è favorevole alla mozione nella sua interezza.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Francesco Saverio Romano ed altri n. 1-01472, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Pag. 32

  Passiamo alla votazione della mozione Rosato, Lupi ed altri n. 1-01473.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa congiuntamente ai capoversi primo e nono del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole, e a seguire i restanti capoversi del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rosato, Lupi ed altri 1-01473, limitatamente alla premessa e ai capoversi 1o e 9o, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rosato, Lupi ed altri 1-01473, limitatamente ai capoversi 2o, 3o, 4o, 5o, 6o, 7o, 8o, 10o e 11o per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Monchiero ed altri 1-01474, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A che titolo ?

  PIA ELDA LOCATELLI. Sull'ordine dei lavori o forse a titolo personale perché volevo esprimere tutto il mio sdegno e mi permetto di dire anche la mia rabbia nei confronti dell'intervento del deputato Di Stefano, quando ha censurato il comportamento...

  PRESIDENTE. Ma questo non è un intervento sull'ordine dei lavori.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ma volevo esprimere il mio sdegno per le parole che ha detto Di Stefano...

  PRESIDENTE. No, collega, no. A fine seduta, magari. Questo non è un intervento che si configura come ordine dei lavori o altro. È un'opinione e per quella ci sono gli interventi di fine seduta. Ci sono degli interventi richiesti sul tema del sisma in centro Italia e, siccome è un'emergenza in corso, ho deciso di permettere ai deputati di intervenire su questo argomento in questo momento.

  LARA RICCIATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Il sito dell'INGV da questa mattina è pressoché un bollettino di guerra. Il terremoto continua a scuotere l'Italia centrale, si sta abbassando e abbiamo visto che anche la regione Abruzzo ha tremato tanto questa mattina. Non devo raccontare in termini numerici la cifra delle scosse perché alcune le abbiamo sentite anche qui all'interno di quest'Aula. In mezzo al Pag. 33terremoto che continua a scuotere e a mietere la paura c’è anche l'incubo che non è più un disagio della neve.
  La stragrande maggioranza delle zone colpite dai sismi precedenti è sotto oltre due metri di neve, signor Presidente. C’è un treno fermo a San Ginesio, con oltre 60 persone all'interno che non riesce ad andare avanti e le persone chiuse all'interno di quel treno non riescono ad uscire perché fuori la neve è oltre il metro e mezzo e raggiunge i due metri. La Protezione civile sta portando a queste persone dei kit di sopravvivenza. I sindaci delle zone colpite dal sisma chiedono un intervento forte dell'esercito e quindi attraverso lei, signor Presidente, vorrei che passasse questo messaggio, soprattutto alla Ministra della difesa, affinché arrivino immediatamente nelle zone colpite dal sisma l'esercito, con le turbine, e che non si commettano degli errori stupidi, signor Presidente, come a Pieve Torina, in cui hanno mandato al sindaco la motopala, ma non hanno rifornito quella motopala delle catene (sono catene particolari di mezzi molto pesanti). Bisogna permettere immediatamente di liberare queste zone, che anche oggi hanno tremato, dagli oltre 2 metri di neve, altrimenti i soccorsi non riescono ad arrivare, signor Presidente, e di fatto noi rischiamo di isolare completamente quelle zone colpite dal sisma. Una follia. Non sappiamo se ci sono stati danni semplicemente perché non siamo nelle condizioni di verificare, di arrivare in quelle zone colpite dal sisma.
  Allora, signor Presidente, due appelli voglio rivolgerle. Il primo immediatamente, di contattare la Ministra Pinotti affinché rediga e immagini un piano immediato di invio dell'esercito con mezzi e strutture nelle zone terremotate e, dall'altra, questo sì, che si continui ad aiutare la Protezione civile perché vediamo che le faglie si stanno allargando, le scosse stanno continuando e questa mattina di fatto, signor Presidente, noi abbiamo assistito in termini di sisma ad un bollettino di guerra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ovviamente la Presidenza si farà carico di trasmettere al Governo le richieste dei vostri interventi.

  FABIO MELILLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABIO MELILLI. Presidente, la ringrazio. Siamo tutti naturalmente in allarme per questa vicenda che sembra non finire mai. Vorrei semplicemente dire, per aver sentito anche i sindaci della zona, almeno della mia regione, che ci sono condizioni davvero difficili. Dice giustamente il sindaco di Amatrice che in questo momento l'elemento più preoccupante è la neve, addirittura più delle scosse, quindi c’è un isolamento delle frazioni. Abbiamo letto e ringraziamo naturalmente il Presidente del Consiglio, che ha attivato il Ministro della difesa ed è giusto ed è opportuno che l'Esercito sia mobilitato al massimo, con le strutture e i mezzi che nemmeno la Protezione civile in questo caso ha a disposizione. Le aziende del luogo sono naturalmente a disposizione, quindi si attivino con straordinarietà tutte le condizioni – so che il Governo lo sta facendo – per liberare le frazioni, gli uomini e le donne che sono bloccati dentro le case. Abbiamo una condizione che ha colpito ormai le teste dei nostri cittadini, c’è scoramento, c’è avvilimento, ci sono comunità intere che stanno nelle piazze con metri di neve e quindi sono certo che il Governo farà tutto il possibile per dare una mano in condizioni davvero drammatiche. Io mi permetto, Presidente, di ringraziare chi sta lavorando perché credo sia la cosa più giusta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono, come sempre, l'Italia migliore gli uomini e le donne di quelle comunità, sono gli uomini e le donne della Protezione civile, che sono già sul posto per la drammaticità degli eventi. Oggi è stata sgombrata addirittura – mi dicono – la sede del Dicomac, della stessa direzione controllo di Rieti e questo dà il senso del timore che si sta ingenerando; le nostre scuole sono naturalmente state tutte evacuate, c’è un tema anche di conforto Pag. 34e di solidarietà, perché, se arriva la paura – e sta arrivando – in quelle comunità, quelle comunità non le ricostruiremo mai più e questo credo sia un senso di solidarietà che il Parlamento deve esprimere. Faremo tutto quello che è possibile – sono convinto – al di là delle posizioni politiche e credo che questi giorni saranno ancora più difficili, ma questo è un Paese che ce la può fare perché grande è la forza delle nostre strutture e della solidarietà dei nostri uomini e delle nostre donne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  BARBARA SALTAMARTINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. È ovvio che in questo momento innanzitutto il pensiero va alle popolazioni colpite dal terremoto, che abbiamo visitato: alcuni di noi sono stati anche lì per due giorni; va ai tanti che stanno lavorando e che stanno portando aiuti preziosi alle popolazioni colpite.
  Prima il collega Melilli lo diceva, ricordava l'appello del sindaco Pirozzi, il sindaco di Amatrice che è diventato un po’ il sindaco-simbolo di questo sisma drammatico, che dal 24 agosto ininterrottamente sta colpendo il centro Italia: l'emergenza in questo momento non è il sisma, perché quello che purtroppo sta continuando ad accadere nelle zone rosse, ahimè, ed era già molto debilitato il patrimonio immobiliare, artistico, era già ampiamente distrutto, purtroppo; l'emergenza è la neve. E la neve non è arrivata oggi con il sisma, e lo voglio dire al Presidente per il suo tramite affinché egli si faccia portavoce agli organi di Governo: la neve in queste zone è arrivata da giorni ! Sono giorni che alcune frazioni dei comuni colpiti dal sisma sono totalmente irraggiungibili. Sono giorni che in alcuni comuni colpiti dal sisma non c’è energia elettrica: ossia ci sono realtà che per il problema neve e per l'assenza di energia elettrica, purtroppo, sono abbandonate a loro stesse. E allora è giusto che oggi il Governo si mobiliti, anche rispetto agli ulteriori appelli che nascono e che sono giunti dai nostri sindaci affinché si mobiliti definitivamente una mole di persone necessarie e di mezzi necessari per affrontare anche l'emergenza neve.
  Certo mi sarei aspettata che la nostra cabina di regia, rispetto al problema della neve che è oggi il più grave, come stanno dicendo i nostri sindaci, si fosse mossa un po’ prima: che stava arrivando una nevicata imprevista come mai da sessant'anni a questa parte non l'abbiamo scoperto stamattina, lo sapevamo da giorni. Perché la cabina di regia non ha messo subito in campo tutte le iniziative necessarie per evitare che oggi, con una nuova scossa di sisma, noi ci trovassimo ad affrontare ancora il tema dell'emergenza ? Ma questa non è più emergenza: questo ormai è quotidianità ! Dal 24 agosto queste popolazioni colpite dal sisma nella quotidianità vivono una difficoltà inimmaginabile, ad oggi ancor più aggravata dai fattori climatici.
  Allora io la prego, Presidente: noi abbiamo bisogno dell'esercito, indubbiamente adesso, e di maggiori forze umane e di mezzi utili, soprattutto, perché non abbiamo bisogno più di spazzaneve, abbiamo bisogno di turbine per far sì che la gente possa uscire di casa e riaccedere. Oggi, con il sisma di oggi, in alcune zone, specialmente dell'epicentro – parlo di Montereale e dei comuni vicino a L'Aquila –, la situazione è così drammatica che la gente vorrebbe scappare dalla paura, e non riesce a scappare perché è bloccata dalla neve; ed è bloccata dalla neve da due giorni, non da questa mattina. Perché in quelle zone non si è voluto intervenire prima ?
  Allora forse sarebbe il caso che questa cabina di regia ascoltasse i sindaci. Quando siamo andati a vivere due giorni nella comunità colpita dal sisma e abbiamo parlato con i sindaci, ci è stato detto chiaramente che la priorità è affidare a loro, che soltanto loro sanno effettivamente cosa serve e quando serve. Mobilitare le forze di aiuto e di sostegno Pag. 35alle popolazioni: manca ancora un coordinamento, e non è possibile che il commissario Curcio ci dica oggi «la Pinotti ci ha detto che ci manda l'esercito». L'esercito doveva arrivare tre giorni fa in questi luoghi, non deve arrivare oggi !

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  BARBARA SALTAMARTINI. Allora basta gestire le situazioni in emergenza ! Questa è quotidianità, ormai; il Governo e chi di dovere, Curcio e a scendere, lo deve capire: serve subito e in modo costante una regia, affinché non si ritrovi tra una settimana, magari con una nuova scossa, a dirci «mandiamo l'esercito». L'esercito doveva già arrivare: quei sindaci e quelle popolazioni stavano già aspettando da giorni che tutto ciò arrivasse. Purtroppo non è successo.

  PRESIDENTE. Grazie.

  BARBARA SALTAMARTINI. Per fortuna non ci sono feriti, per fortuna non ci sono persone che hanno perso la vita, per fortuna; però mi permetta, Presidente, e mi taccio: basta affrontare questa situazione come se fosse una situazione di emergenza. Non è così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  VINCENZO CASO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Presidente, innanzitutto a nome del mio gruppo parlamentare voglio esprimere un po’ di sgomento per le tre scosse ancora di oggi, sempre nelle stesse zone colpite nei mesi precedenti.
  Presidente, evitiamo di fare polemiche, perché anche il mio gruppo parlamentare ha continuamente lavorato su tale questione e sta cercando di proporre sempre delle soluzioni; però innanzitutto ci auguriamo che il Governo faccia il proprio lavoro, e che il Ministro Pinotti si attivi per inviare maggiori forze e maggiori mezzi soprattutto in quelle zone. Oggi fortunatamente non ci sono state vittime, però è ovvio che in quelle zone, per quelle persone ogni scossa è un nuovo danno psicologico, perché è come ripartire da zero ad ogni scossa, è come rivivere di nuovo quelle situazioni. E quindi, Presidente, è ovvio che la neve ha peggiorato ulteriormente la situazione, e mi permetta di dire che se i terremoti non sono prevedibili la neve sì: su questo ci permettiamo di dire che non si è lavorato benissimo. Chiediamo quindi veramente al Governo di fare il possibile; chiediamo inoltre, perché per quanto ci risulta ancora non è stato fatto, lo sblocco dei fondi del decreto-legge cosiddetto terremoto, che sembra siano ancora bloccati; chiediamo che si verifichi effettivamente come questi soldi vengono spesi, perché neanche un euro deve essere sprecato: quei soldi devono essere spesi e devono essere spesi bene soprattutto, perché dobbiamo dare la vicinanza in questo modo a quelle popolazioni. Per favore, non le lasciamo sole: da parte di tutto il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle chiediamo questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PIETRO LAFFRANCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, grazie per aver immaginato questo, sia pure irrituale, breve giro di interventi su questa ennesima situazione.
  Voglio intanto esprimere la vicinanza del gruppo di Forza Italia alle popolazioni delle zone colpite da questo ennesimo sciame sismico; il ringraziamento naturalmente a tutti coloro che si stanno adoperando in tutti i modi; e voglio dire che oggi però non è il momento della polemica, perché credo che sia il momento della solidarietà e della vicinanza per questa situazione drammatica da ogni punto di vista: psicologico, economico, personale per ciascuno di coloro che vivono in queste zone – tra l'altro una buona parte delle quali colpita anche dall'emergenza maltempo, che da più giorni sta flagellando quelle zone.Pag. 36
  Ciò che però voglio dire da un punto di vista politico – fermo restando che esprimersi nel dettaglio su ciò che di nuovo è avvenuto mi pare fuori luogo, perché siamo tutti in possesso di notizie frammentarie –, è che al contrario io ritengo, e formulo a nome del gruppo questa richiesta al Governo, sia opportuno immaginare in tempi stretti un'informativa del Governo su tutta la vicenda. Questo perché ? Perché si tratta di capire bene esattamente che cosa sta continuando a succedere; ma può essere anche l'occasione, Presidente, per fare il punto, a distanza di diversi mesi dagli eventi e dai provvedimenti che sono stati varati. Lo ripeto, non ho intenzione di fare polemica e non la farò; però siccome ci sono cose che stanno funzionando, ma ci sono anche cose che non stanno funzionando per nulla, allora penso che bene ha fatto lei a darci la parola, probabilmente ci dobbiamo contenere per non dire cose imprecise e per non suscitare nuovi allarmi, ma abbiamo la necessità ed urgenza – usiamo i termini dei requisiti dei decreti-legge – di una informativa puntuale da parte del Governo su ciò che è successo nelle ultime ore, ma anche su ciò che in generale sta succedendo, su ciò che funziona, e noi poi ci permetteremo di dire anche ciò che a nostro avviso, e non è poco, non sta funzionando nell'affrontare l'emergenza terremoto, e anche l'emergenza maltempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi, purtroppo ci troviamo ancora una volta a discutere a poche ore di distanza da un'ulteriore scossa di terremoto, che colpisce il centro Italia, un centro Italia che si sta letteralmente spaccando a metà; che è flagellato in questo caso non solo dal sisma, ma come è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, dal maltempo.
  Neanche io voglio fare polemica, e la disponibilità alla collaborazione è stata data da tutti in tempi davvero non sospetti.
  Anzi, approfitto dell'occasione per aggiungere alla richiesta avanzata poco fa dal collega Laffranco di un'informativa urgente del Governo al riguardo, che è una cosa giusta, sacrosanta, magari, la convocazione, ove possibile, da parte del Presidente del Consiglio di un tavolo interistituzionale per cercare anche di diventare operativi, per coinvolgere le forze d'opposizione nella fase concreta, perché per tante cose che stanno funzionando, ce ne sono molte che, invece, non funzionano, non stanno funzionando. Infatti, non ci voleva esattamente una scienza infusa per capire e prevedere che ci sarebbe stata questa ondata di maltempo e se si bloccano le Ferrovie dello Stato, se ci sono dei blackout di sedici ore, per cui si rimane senza energia con il maltempo in zone terremotate per sedici ore, se c’è, in buona sostanza, l'isolamento anche dal punto di vista delle telecomunicazioni, io penso che qualcosa non stia funzionando, perché tutto questo poteva e doveva essere previsto.
  Se l'Esercito giunge questa mane con gli spazzaneve, io stamattina avrei preso la parola – poi, è arrivata la scossa di terremoto e, quindi, ho evitato di chiederla – per capire che cosa stesse accadendo, perché la notizia che è venuta ieri è che la via Salaria, che è la principale via di collegamento tra le province interessate dal sisma, è bloccata. Ci sono intere frazioni che da oltre ventiquattro ore sono bloccate, ci sono famiglie che sono bloccate nelle roulotte non dal terremoto, dalla neve. Ripeto: dalla neve. Possibile che si arrivi a questo punto ?
  Anche io mi unisco ai ringraziamenti assoluti rispetto alla generosità di coloro i quali stanno lavorando – chi per mestiere e chi per volontariato e per generosità disinteressata –, però, c’è qualcosa che non funziona nella cabina di regia, se si arriva, comunque, nel pieno inverno, a non prevedere, anzi a non chiedere, chiedo scusa, perché questo avrebbe dovuto e Pag. 37potuto fare il Governo. Abbiamo approvato mozioni che andavano in questa direzione: lo ha fatto ? È inadempiente il Governo o sono inadempienti l'ENEL che non ha fatto il controllo preventivo rispetto alle sue linee ? O non è stato efficiente tutto il meccanismo dei gestori di telefonia fissa e mobile, la Telecom, Tim, piuttosto che Vodafone ? Qualcuno ha chiesto a questi signori di provvedere immediatamente al potenziamento delle linee di comunicazione ? Mi pare di no, se queste terre, queste popolazioni sono isolate o sono state isolate per ore, talvolta, anche per intere giornate.
  Qualcuno ha mandato un'informativa a Ferrovie dello Stato per chiedere un supplemento di attenzione, dal momento che quelle terre sono flagellate da eventi catastrofici e non ci si poteva permettere il lusso di aggiungere ad una disgrazia un'altra disgrazia ? Lo ha fatto il Governo ? Quindi, sono inadempienti coloro i quali sono stati raggiunti da queste richieste oppure sono Trenitalia, i gestori di telefonia, l'ENEL e l'Esercito a non aver provveduto ? Penso che le popolazioni – e concludo – interessate abbiano diritto di sapere che cosa non ha funzionato, perché l'inverno è ancora lungo e non ci si può più permettere il lusso di distrazioni di sorta. Questo è l'appello che io le consegno, Presidente, nella speranza che lei possa interpellare il Governo affinché possa dare conto delle richieste che sono state fatte pervenire in questa discussione. La ringrazio per averla inaugurata.

  SAMUELE SEGONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Io non mi soffermerò sulle scosse di terremoto e sulla neve che sta mettendo in ginocchio e flagellando le popolazioni del centro Italia: io volevo soltanto rilevare che, molto spesso, le risposte che gli amministratori locali, i politici e la Protezione civile stessa sono chiamati a dare sono farraginose, sono ostacolate proprio dal groviglio normativo, burocratico e amministrativo che avvolge tutta la gestione della risposta di protezione civile ad eventi come questo. E in tal senso c’è una cosa che noi parlamentari potremmo fare: qui alla Camera, già dal settembre 2015, è stata approvata una proposta di legge di riordino del sistema della Protezione civile, proprio per renderla più efficiente e per evitare che la stratificazione normativa, che in più di dieci anni si è, appunto, stratificata su questo tema, potesse essere sbloccata e potesse essere creato un qualcosa che è snellito, perché siamo passati dal paradosso che una volta la Protezione civile aveva mezzi straordinari per gestire l'ordinario, alla situazione attuale dove deve operare in regime ordinario anche per far fronte a eventi straordinari come questi.
  Quindi, una risposta la Camera l'ha già data con queste proposte di legge, una è a mia prima firma, ma ce ne sono anche altre di altri gruppi politici che sono state approvate in un testo unificato dalla Camera – per non dire sfondoni, vado a leggere qui, sul sito – il 23 settembre 2015. Quindi, stiamo aspettando la seconda lettura al Senato e la mia proposta è che...

  PRESIDENTE. Concluda.

  SAMUELE SEGONI. Sì, vado a concludere con questa proposta: la Presidenza potrebbe invitare la Presidenza del Senato ad accelerare i lavori del Senato in tal senso, per arrivare all'approvazione di questa proposta di legge, che potrebbe aiutare.
  Il nostro impegno è soprattutto quello di fare delle leggi, ci siamo muovendo in questo senso e potrebbe essere utile chiedere un'accelerazione.

  GIOVANNI MONCHIERO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, intanto credo che non sia il caso di aggiungere nulla a quello che hanno già Pag. 38detto i colleghi. Vorrei, però, fare mia la proposta del collega Laffranco. Credo che per cementare ulteriormente l'unione, che in questo momento ci deve essere, fra quest'Aula e il Governo, per evitare che qualcuno di noi sia tentato di ricorrere al sempiterno «nevica, Governo ladro», insomma credo che sia molto opportuno che venga in Aula il Ministro competente a riferire e a darci le notizie più urgenti.
  Suggerirei anche l'audizione del responsabile della Protezione civile e del commissario Errani nelle Commissioni competenti, proprio per evitare che la pressione mediatica venga a minare la fiducia che tutti noi, invece, dobbiamo avere in entrambe queste figure; fiducia che, mi pare, si siano anche meritata ampiamente, lavorando alacremente e molto bene sul terreno. Proprio per questo, credo che sia molto opportuno che vengano sentiti nelle Commissioni competenti.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Solo per ringraziare, Presidente, per ringraziare lei personalmente, per ringraziare tutti gli onorevoli che sono intervenuti e per ringraziare l'Aula nel suo complesso, per almeno tre buone ragioni: la prima è di essere riuscita a bandire, in un terreno umanamente così dolente in questo momento, ogni cedimento all'aspetto polemico, tanto più di polemica politica; il secondo motivo è per aver espresso la doverosa solidarietà e la vicinanza umana alle popolazioni che sono colpite, oltre che dal sisma, anche dagli eventi atmosferici, che ne stanno veramente inginocchiando le capacità di reazione: solidarietà alla quale, ovviamente, il Governo si associa; terzo motivo per i ringraziamenti ai quali ancora una volta il Governo si associa: a tutte le forze dell'ordine, ai Vigili del fuoco e a tutti i volontari che in questo momento cercano di dare una mano in quelle zone. Ovviamente sarà mia cura, rispetto alle criticità che sono state evidenziate, rappresentarle a chi di competenza del Governo in maniera che possa provvedere.

  PRESIDENTE. A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 13,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per i rapporti con il parlamento, la Ministra della difesa, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

(Gestione da parte della Protezione civile delle donazioni in favore delle popolazioni del Centro Italia colpite da eventi sismici – n. 3-02699)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Castelli ed altri n. 3-02699 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo all'onorevole Castelli se intenda illustrare, per un minuto, la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LAURA CASTELLI. Grazie, Presidente. Dal sito della Protezione civile apprendiamo dei denari raccolti, grazie alla solidarietà degli italiani, per far fronte all'emergenza terremoto per le popolazioni Pag. 39colpite. Siamo qui, con questo question time, a chiedere come saranno utilizzati questi 28 milioni, perché il sito della Protezione civile dà qualche indicazione rispetto al fatto che saranno utilizzati solo a chiusura della raccolta e dopo l'istituzione di un comitato dei garanti ma, visto che la situazione è sempre più emergenziale, vogliamo sapere se il Governo è a conoscenza di questo ritardo di utilizzo dei fondi.

  PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Prima di rispondere agli onorevoli interroganti, riguardo alle nuove scosse di terremoto che si sono verificate stamattina, voglio esprimere, a nome del Governo, ogni solidarietà agli abitanti delle zone colpite, peraltro in gravi difficoltà in ragione delle abbondanti nevicate dei giorni scorsi, e assicurare la piena attenzione e il completo impegno del Governo. Tuttavia, voglio particolarmente ringraziare tutti coloro che hanno già così generosamente contribuito, con le loro donazioni, ad affrontare l'opera della ricostruzione.
  La raccolta dei fondi da parte del Dipartimento della protezione civile è disciplinata da un protocollo di intesa preesistente agli eventi sismici richiamati dagli interroganti, approvato con decreto del capo del Dipartimento della protezione civile n. 3903 del 17 ottobre 2014, tra il suddetto Dipartimento e gli operatori della telefonia e della comunicazione che vi hanno aderito senza fini di lucro. In particolare, gli operatori aderenti all'iniziativa si sono impegnati a versare le somme raccolte mediante bonifico bancario in favore del Dipartimento sul conto infruttifero aperto presso la Tesoreria centrale dello Stato. Il protocollo, che è disponibile sul sito del Dipartimento della protezione civile nella sezione «amministrazione trasparente», stabilisce che le somme donate non possono in alcun modo costituire beneficio finanziario per gli operatori della telefonia.
  Sulla base di tale protocollo gli interventi in favore della popolazione colpita vengono proposti dalle regioni interessate mediante la predisposizione di un piano generale dei danni subiti da sottoporre, tramite il medesimo Dipartimento della protezione civile, a un comitato di garanti composto da membri la cui partecipazione onorifica è di indiscussa moralità e indipendenza. Compito del comitato, in particolare, è verificare che le somme siano utilizzate nel rispetto dei principi di efficacia, trasparenza ed economicità, fermi restando i controlli previsti dalla normativa vigente sulle risorse in questione, dato il loro utilizzo in regime di contabilità pubblica.
  Ciò posto, evidenzio che, a seguito dell'evento sismico del 24 agosto 2016, che ha colpito il territorio del Centro Italia, è stato attivato il numero solidale 45500 per il periodo dal 24 agosto al 9 ottobre 2016 e sono stati raccolti 15.083.594 euro. Il numero solidale è stato riattivato, a seguito degli eventi sismici del 26 e 30 ottobre 2016, per il periodo dal 30 ottobre al 30 novembre 2016 e la raccolta è stata pari a 4.425.466 euro. La terza attivazione del numero solidale 45500 per il periodo dal 31 dicembre 2016 al 14 febbraio 2017 è stata condivisa dal Dipartimento con il commissario straordinario del Governo per la ricostruzione nelle zone del Centro Italia, onorevole Vasco Errani, il quale ha manifestato l'intendimento di finalizzare detta campagna di raccolta fondi alla ricostruzione delle scuole nelle aree colpite. Al 17 gennaio 2017 sono stati raccolti 1.520.546 euro.
  Ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito, con modificazioni, nella legge n. 299 del 2016, le donazioni raccolte tramite il numero solidale nonché i versamenti sul conto corrente bancario attivato dal Dipartimento della protezione civile la cui gestione segue gli stessi criteri e modalità di cui al protocollo citato – i quali ad oggi sono pari a 8.018.745,77 euro – confluiscono Pag. 40nella contabilità speciale intestata al commissario straordinario aperta presso la Tesoreria dello Stato.
  Al termine della raccolta delle donazioni, che è tuttora in atto, le somme saranno trasferite ai fini della realizzazione di interventi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. ... per la ricostruzione e per la ripresa – e ho concluso – dei territori colpiti da eventi sismici. Ovviamente, il commissario informerà il comitato dei garanti. Quindi, è esclusa ogni utilizzazione per fini emergenziali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Castelli ha facoltà di replicare.

  LAURA CASTELLI. Ministra, mi scusi ma anch'io potevo leggere, insieme ai miei colleghi, lo stesso comunicato stampa da cui ha tratto questa risposta. A noi sembra che ci sia una grande emergenza, che ci sia un continuo di scosse, ancora questa mattina, e che lo Stato arrivi sempre ultimo, che questo Governo arrivi sempre ultimo. Allora, vogliamo dire a che cosa servono esattamente le persone che stiamo continuando a incontrare giorno dopo giorno ? Cose banali: rimborsi e aiuti per lo spostamento dei pendolari per raggiungere il posto di lavoro e le proprie città, il potenziamento dei progetti per il sostegno psicologico delle persone coinvolte perché sa, Ministra, la depressione non aspetta mica le vostre scadenze. Si aspetta un'implementazione delle attività di coinvolgimento, perché sa quanto è difficile in questo momento stare sui luoghi del terremoto e pensare a cose diverse rispetto alla fine che hanno fatto molte attività e molte vite. Questo è molto complicato.
  Allora, in questo momento l'unica parola dovrebbe essere «velocità», la velocità nell'utilizzare i soldi che la grande solidarietà degli italiani ha messo a disposizione delle persone colpite e questo, invece, non accade. Non accade perché avete i protocolli. Allora, a fronte di protocolli noi vi chiediamo interventi immediati, anche perché lei ha citato la Tesoreria e la Ragioneria. Allora le comunico, Ministra, e le chiedo la cortesia di accelerare lo spostamento di denaro da un ministero all'altro. Oltre allo stanziamento è necessaria la liquidità di questi fondi, che siano immediatamente utilizzati sui territori, perché se lei prende il «decreto terremoto» scoprirà che molti di quei soldi, quelli destinati al 2016 (quindi anno finito e concluso), sono ancora fermi. Abbiamo una quantità abbastanza grande di denari che arrivano dalle donazioni, più i soldi che voi avete messo in questo decreto, e abbiamo una situazione di stallo, una situazione di stallo che è visibile agli occhi di tutti: basta andare su quei territori per capire che cosa c’è.
  Ministra, le ribadisco che la solidarietà degli italiani non può essere fermata dalle istituzioni che si trovano sempre ad operare in ritardo.

(Elementi ed iniziative in merito alle notizie relative all'ipotesi di una manovra correttiva a seguito di rilievi avanzati dalla Commissione europea – n. 3-02700)

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02700 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signora Ministro, non è mai elegante dire «l'avevamo detto» o «avevamo ragione noi», ma in questo caso le due affermazioni inevitabilmente si sommano: l'avevamo detto e avevamo ragione noi. La lettera è arrivata e ci ingiunge di fare una manovra correttiva di 3,4 miliardi di euro e di avere una risposta precisa dal Governo entro questo mese. Padoan non sa cosa fare, farfuglia, nega la realtà, ed è lo stesso Padoan che fino a poche settimane fa diceva che non ci sarebbe stata nessuna manovra correttiva.
  Le chiedo cosa ha intenzione di fare il Governo. Manovra correttiva ? Aumenta l'IVA, aumenta le accise, aumenta le tasse Pag. 41sulla casa, oppure si straccia la lettera della UE e si incorre nella procedura di infrazione ? Ce lo dica il Governo, che gli italiani vogliono saperlo.

  PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo al quesito posto dagli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro Padoan, che è in missione all'estero. La lettera, alla quale fanno riferimento gli onorevoli interroganti, è arrivata ieri a firma di Dombrovskis, che è il Vicepresidente della Commissione europea, come è noto, e di Pierre Moscovici, Commissario per gli affari economici e monetari, fiscalità e unione doganale. Il Vicepresidente e il Commissario ricordano le regole europee, segnatamente quelle relative al debito.
  Nella lettera si ricorda, inoltre, la valutazione positiva data, l'anno scorso, della dinamica del debito pubblico italiano, alla luce dei fattori rilevanti sostenuti dal Governo, che riguardavano precipuamente l'attuazione di un ampio programma di riforme strutturali volte a sostenere la crescita e condizioni economiche caratterizzate da un livello di inflazione molto basso e tale da rendere particolarmente impegnativa la riduzione del debito.
  Coerentemente con le posizioni espresse alla fine del 2016 dalla stessa Commissione europea e dall'Eurogruppo, si illustra la valutazione espressa dalla Commissione all'epoca e si ribadisce l'avvio di un altro rapporto sul rispetto della regola del debito. Il Vicepresidente e il commissario notano per il 2017 una discrasia tra la valutazione della Commissione e le valutazioni del Governo, pari allo 0,2 del PIL, nel processo di consolidamento.
  In linea con quanto previsto dalla disciplina europea e analogamente a quanto avvenuto la primavera scorsa, il Governo italiano illustrerà in una propria relazione alla Commissione europea i fattori rilevanti che giustificano la traiettoria del rapporto debito-PIL presentata nell'ultimo documento programmatico di bilancio.
  Ricordo che lo scorso anno la Commissione europea e poi l'eurogruppo riconobbero la validità degli argomenti italiani, valutando quindi la dinamica del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo coerente con la normativa europea. Il Governo è convinto che tali argomenti siano almeno altrettanto validi oggi, in un contesto di perdurante e, per certi versi, accresciuta incertezza a livello europeo e internazionale e di inflazione che persiste da troppo tempo a livelli eccessivamente bassi. Grazie a una strategia di politica economica volta consolidare gradualmente le finanze pubbliche e, al contempo, a rilanciare la crescita, il rapporto tra debito pubblico e PIL si è sostanzialmente stabilizzato. È un risultato straordinario, alla luce della recessione che si è rivelata più severa di quella degli anni Trenta e confrontandolo con la dinamica del debito degli altri Paesi dell'eurozona.
  Il risultato sarebbe migliore se il tasso di inflazione si fosse mosso in linea con l'obiettivo della Banca centrale e l'incertezza del quadro internazionale non fosse così marcata, rallentando il piano di privatizzazione. In ogni caso, sono eventi fuori dalla portata del Governo italiano e, pertanto, riteniamo che il sentiero del rapporto debito-PIL sia coerente con le regole europee.
  La linea del Governo sul processo di consolidamento è volta a coniugare la riduzione del deficit e del debito con il rilancio di crescita e occupazione e su questo abbiamo a volte un punto di vista diverso dalla Commissione e da alcuni nostri partner. In ogni caso, il Governo è costantemente in contatto con la Commissione europea per trovare il migliore equilibrio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di replicare per due minuti.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Ministra, non posso essere soddisfatto da Pag. 42questa sua risposta, molto didascalica e molto continuista. Le chiedo continuità o discontinuità ? Vede, non è vero quello che lei ci ha detto. Il debito è aumentato, il deficit è aumentato, la disoccupazione è aumentata e siamo devianti rispetto ai sentieri di coerenza con gli obiettivi europei. Mille giorni di Renzi questo hanno prodotto e adesso producono anche una minaccia vera e reale di procedura di infrazione, 3,4 miliardi.
  La continuità in questo campo è un elemento di veleno, è un pozzo avvelenato. Io vi chiedo discontinuità nella politica economica. Mi rendo conto che è molto difficile per un Ministro, lo stesso Ministro è Jekyll e Mr. Hyde. Mr. Hyde, quello cattivo, che è l'autore delle politiche economiche dei mille giorni di Renzi, dovrebbe essere il buon dottor Jekyll. Ma questo come è possibile ? È possibile con l'azione collegiale del Governo, con la volontà del Presidente Gentiloni.
  Discontinuità: io chiedo questo al Governo, ma questa sua risposta non è un segnale di discontinuità, signora Ministra, anzi, è continuare a dire le solite cose. Se fosse venuto qui il Ministro Padoan, avrebbe detto le stesse cose.
  La continuità: con la continuità noi andiamo a picco, a fondo, anche perché il Fondo monetario internazionale ci ha appena detto che la crescita in questo anno, nel 2017, e nel prossimo sarà più bassa del previsto e quindi aumenterà il debito, aumenterà il deficit, aumenterà la disoccupazione e crollerà la credibilità del nostro Paese.
  Volete la discontinuità ? Avete una grande occasione e il Parlamento è disponibile ad ascoltarvi. Volete la continuità ? Andrete a sbattere. Grazie, signora Ministra.

(Iniziative volte a rafforzare la tutela degli asset strategici del nostro Paese – n. 3-02701)

  PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02701 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MAURIZIO LUPI. Grazie, signor Presidente e signor Ministro. La nostra interrogazione, anche per chi ci sta ascoltando da casa, è molto semplice, ma riguarda una questione vitale per l'intero Paese e per lo sviluppo del peso industriale che il nostro Paese può avere.
  Da una parte, chiediamo al Governo come, dopo le grandi discussioni sulle vicende Mediaset-Vivendi, acquisizione di Parmalat, eccetera, il Governo intenda eventualmente rafforzare i poteri messi a disposizione e già previsti dalle leggi per garantire il controllo sugli asset strategici. Dall'altra, c’è una notizia che ci preoccupa ancora di più – e ho concluso – che riguarda uno di questi asset strategici, che è fondamentale, ossia Assicurazioni Generali. Voci che si rincorrono di acquisizione da parte sempre di Francia-Axa delle assicurazioni Generali ci preoccupano e, quindi, vorremmo informazioni in questo senso. Grazie della cortesia, Presidente.

  PRESIDENTE. La Ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi fornitimi dal Ministro Calenda, che è in missione all'estero.
  Il Governo ritiene di valenza strategica, ai fini della crescita del sistema Paese, l'attrazione degli investimenti esteri, ritenendo, tuttavia, che detti investimenti debbano essere realizzati in un quadro che garantisca la tutela degli interessi e degli asset strategici economici nazionali. L'intento del Governo non è, dunque, la difesa dell'italianità della proprietà delle imprese, ma la permanenza sul suolo nazionale di asset produttivi, competenze e posti di lavoro.
  Nel caso Vivendi-Mediaset il Governo ha dato una valutazione fortemente negativa delle modalità, giudicate opache, con cui questa operazione è stata portata avanti. Su questo specifico tema il Governo sta valutando l'opportunità di introdurre Pag. 43una regolamentazione che incrementi gli obblighi di trasparenza a carico degli acquirenti, esaminando anche le normative vigenti in altri Paesi e nell'OCSE.
  Si rappresenta, inoltre, che l'attenzione sulle vicende evidenziate dall'onorevole interrogante è massima anche a legislazione vigente, la quale, come è noto, prevede la primaria competenza delle Autorità indipendenti interessate nel caso concreto, quindi l'Agcom, la Consob e l'Antitrust. A tal proposito, la vicenda Mediaset-Vivendi è stata oggetto dell'attenzione dell'Agcom, che il 21 dicembre scorso ha aperto, ai sensi dell'articolo 43, comma 11, del TUSMAR, del testo unico sui servizi di media audiovisivi e radiofonici, un'istruttoria tesa a verificare la sussistenza di eventuali violazioni delle norme del predetto testo unico. Tale istruttoria è attualmente in corso e, data la molteplicità degli aspetti tecnici giuridici e di mercato da analizzare, l'Agcom prevede di concluderla entro il termine di 120 giorni, eventualmente prorogabili di altri 60.
  Sulla paventata acquisizione di Generali da parte della francese Axa, al di là delle possibilità di intervento da parte delle competenti autorità indipendenti, va evidenziata anche la competenza dell'IVASS, ai sensi del codice delle assicurazioni private. In particolare, l'articolo 69 prevede specifici obblighi di comunicazione nei confronti dell'IVASS per chiunque intenda divenire titolare di una partecipazione di controllo o qualificata e per le variazioni rilevanti. L'articolo 68 del medesimo codice prevede un provvedimento autorizzatorio, nell'ambito del quale deve essere verificata la sussistenza di condizioni atte a garantire una gestione sana e prudente dell'impresa di assicurazione o di riassicurazione, valutando la qualità del potenziale acquirente e la solidità finanziaria del progetto di acquisizione. Ciò anche in relazione ai possibili effetti dell'operazione sulla protezione degli assicurati e dell'impresa interessata, sulla base di specifici criteri di vigilanza.

  PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare, per due minuti.

  MAURIZIO LUPI. Grazie, signor Presidente. Parto dalla fine della risposta del Ministro.
  Non era un puntiglio chiedere notizie riguardo alle paventate notizie di acquisizione da parte di Axa delle Generali. Lo ricordo a tutti: Generali è il terzo gruppo industriale italiano, non è solo presente nel mondo assicurativo, ma, partendo dal mondo assicurativo, ha 113 miliardi di fatturato e controlla – lo sappiamo tutti – le grandi partecipazioni e scheletri industriali, spine dorsali industriali del nostro Paese. Quindi, la preoccupazione, che segnaliamo e che è stata recepita dal Governo, è ovviamente quella.
  Certamente l'attrazione degli investimenti è la forza dell'Italia, siamo in un mercato globale, ma altrettanto la tutela degli asset strategici è la forza del nostro Paese.
  Accogliamo con piacere la notizia che sul tema Mediaset-Vivendi si sta procedendo ad una regolamentazione ulteriore, per rafforzare a proposito un tema non indifferente, che è quello delle comunicazioni. Diciamo, però, altresì che, è accaduta la stessa cosa riguardo all'attrazione degli investimenti in Francia, dove recentemente Fincantieri ha acquisito un cantiere navale fondamentale per lo sviluppo e per la promozione di Fincantieri nel mondo: diventerebbe, con l'acquisizione di questo cantiere – lo dico a chi ci ascolta –, potrebbe diventare il primo player nel mondo. Bene: non è che il Governo francese è stato a guardare e ha detto «viva l'attrazione degli investimenti». È immediatamente intervenuto e ha posto clausole, in quella acquisizione, di partecipazione dello stesso Governo francese !
  Io sono, allora, per l'attrazione degli investimenti, la nostra forza e il nostro gruppo – e concludo, Presidente – sono per la libera... Noi siamo liberali e quindi l'impresa è la forza del Paese ed è la forza dell'Europa; ma contemporaneamente non abbiamo l'anello al naso: ci sono degli asset che sono fondamentali e l'Italia, come sta facendo il Governo, nel rispetto delle regole europee, deve ovviamente fare la propria parte, non per fare la voce Pag. 44grossa, ma per difendere quello che noi siamo e quello che è il futuro di tutti noi. Generali è da mettere sotto attenzione, perché riteniamo che questa preoccupazione ci debba essere.

(Iniziative di competenza in ordine alla vicenda del pilota Mario Ciancarella e alla restituzione al medesimo del grado e dell'onore militare – n. 3-02702)

  PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02702 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  CLAUDIO FAVA. Signor Presidente, la domanda che rivolgo al Ministro, anche a nome del collega Mattiello, che è qui accanto a me, riguarda il destino del capitano Ciancarella e l'intenzione, che questo Governo ha già manifestato, di restituirgli onore e gradi, reintegrandolo nelle Forze armate dalle quali è stato espulso con un provvedimento di radiazione, che, ricordiamo, è stato considerato dal tribunale civile di Firenze un falso, un falso clamoroso: parliamo di un decreto presidenziale nel quale sarebbe stata falsificata la firma del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, per mettere a tacere un testimone particolarmente attento e particolarmente scomodo dei fatti che riguardano la strage di Ustica.
  Vorremmo sapere se quel provvedimento annunciato ha avuto seguito.

  PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della Difesa. Presidente, come espresso dall'onorevole interrogante, e anche come contenuto nell'interrogazione, stiamo parlando di una questione che risale al 1983 e che ha avuto un grande eco mediatico ed una serie di azioni legali. Ovviamente la Difesa non entra nel merito tecnico della vicenda di tutti questi anni, né gli interroganti lo chiedono, ma rispondo alla questione specifica che mi è stata posta.
  Sono ovviamente interessata a rimuovere qualsiasi ostacolo, qualora ci fosse, per il perseguimento della giustizia: la Difesa, quale organo istituzionale, in caso di contenzioso, non può che perseguire fini di giustizia e correttezza. Per questo motivo, ed in merito al quesito, non esistono ostacoli ad una corretta valutazione della documentazione che, in data 12 ottobre 2016, l'avvocato del signor Ciancarella ha fatto pervenire al Ministero della difesa. A dimostrazione di ciò, in data 16 novembre 2016, la Direzione generale del personale militare, cui compete l'azione amministrativa in merito alla quale si riferiva l'interrogante, ha chiesto all'avvocatura distrettuale di Firenze elementi caratterizzanti la vicenda processuale, al fine di valutare compiutamente gli atti e le conseguenti determinazioni in merito. Di questo passo, di cui qui riferisco, è stata fornita informazione in data 17 novembre 2016 all'avvocato di parte.
  Sarà mia cura seguire con attenzione che tutto quanto è corretto da un punto di vista della giustizia e di quanto compete all'Amministrazione della difesa sia eseguito con estrema accuratezza.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare, per due minuti.

  CLAUDIO FAVA. Signora Ministra, sono preoccupato e non sono soddisfatto, perché a Dreyfus fu restituito l'onore, dopo la radiazione, 12 anni dopo: qui siamo di fronte a 33 anni, e ad un decreto in cui è stata falsificata la firma del Presidente della Repubblica !
  E nel momento in cui il tribunale civile afferma e accerta questa falsificazione, credo che il dovere di questo Governo e della Ministra della difesa sia immediatamente restituire 33 anni di onore e dignità, che sono stati violati nei confronti di questo signore. Anche perché parliamo di un ufficiale la cui funzione, il cui ruolo nelle investigazioni a proposito di Ustica hanno rivestito un significato particolare, Pag. 45se pensiamo al numero incredibilmente alto e incredibilmente preoccupante di testimoni che sono stati eliminati da questa indagine in modo quantomeno bizzarro: ci sono più di dieci morti sospette, tra suicidi e incidenti automobilistici o incidenti aerei. Il capitano Ciancarella è vivo, ma è stato cacciato via dall'Aeronautica.
  Io mi auguro che ci sia la concretezza di un intervento della Ministra, che non si limiti a dire «la stiamo seguendo con particolare attenzione». Dopo 33 anni, signora Ministra, non esiste particolare attenzione: esiste il dovere di restituire piena dignità e piena verità a quello che è accaduto 33 anni fa.

(Elementi ed iniziative in merito agli sviluppi del contesto in cui operano i militari italiani nella regione libica della Tripolitana – n. 3-02703)

  PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02703 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIANLUCA PINI. Presidente, velocemente, richiamando il contenuto delle premesse della nostra interrogazione, la situazione in Libia, dopo la decisione dell'ONU di cercare di sostenere il tentativo – a nostro avviso, maldestro, ma non è la prima volta che lo definiamo così in quest'Aula – di Serraj di cercare di creare un Governo di unità nazionale, al quale il Governo italiano si è subito prodigato per dare una mano, sembra già miseramente fallito, sia dall'indebolimento delle forze appunto del Governo di Serraj, sia anche invece dalla presa di forza di al Ghwell e da un contestuale supporto di Haftar. Quindi sono venute meno, a nostro avviso, le condizioni politiche per garantire la sicurezza delle truppe che abbiamo inviato e anche del personale diplomatico e chiediamo al Governo quali misure intenda adottare per garantire la sicurezza sia del personale militare che di quello civile presenti in Libia.

  PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della Difesa. Sulle questioni sollevate con il presente atto ho avuto modo di riferire anche al Senato in sede di question time il 6 ottobre, quando comunicai, come ripeto, qui alla Camera, che il nostro contingente in Libia avrebbe contemplato, oltre alla componente sanitaria e a quella del supporto logistico, una terza aliquota dedicata alla protezione del personale impiegato.
  Quando si opera in aree di crisi, la sicurezza del proprio personale rappresenta una delle priorità: nelle normali attività di pianificazione è sempre inclusa e prevista una o più ipotesi di evacuazione di emergenza. In linea con ciò, pur consapevoli che esistono ancora molte fragilità all'interno della compagine governativa libica (e in questi giorni si sono anche accresciute, ma ricordo che, per quello che riguarda il riconoscimento del Governo Sarraj, esso non è un riconoscimento che fa l'Italia: è un riconoscimento che è fatto dalla comunità internazionale, ad oggi questa è la situazione); ma, tenendo conto della situazione complicata, fa parte del sistema di sicurezza del contingente italiano la disponibilità di un C-27J e di una nave di «Mare sicuro» prospiciente le coste della Libia, impiegabili in caso di difficoltà per contribuire con rapidità a portare in sicurezza il nostro personale, sia civile che militare, sia in caso di evacuazione sanitaria di urgenza che di emergenza particolare.
  Come ben comprenderanno gli onorevoli interroganti, i dettagli tecnici dei piani di contingenza predisposti a tutela del nostro personale in Libia sono, per loro natura, altamente riservati e non è possibile divulgarne i contenuti, pena il decadimento della loro efficacia; naturalmente ci auguriamo che non ci sia il bisogno di attuarli.
  Le recenti vicende – su questo vorrei rassicurare gli interroganti, che giustamente hanno una preoccupazione per il nostro personale in Libia – non hanno Pag. 46coinvolto in alcun modo il personale del contingente italiano, che per ora sta operando tranquillamente e senza alcuna difficoltà.
  Infine, sottolineo che il Dicastero e io personalmente seguiamo con grande attenzione l'evolversi della situazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Gianluca Pini ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANLUCA PINI. Presidente, Ministra, non avevamo nessun intento polemico, ma veramente la nostra è una preoccupazione, che si accresce ogni giorno, per la tutela e la sicurezza del contingente militare, ma anche per il personale dell'ospedale da campo che abbiamo a Misurata.
  Ciò, proprio perché l'accresciuta forza dell'alleanza fra la parte cirenaica e la parte che controlla Sirte mette chiaramente a rischio questo avamposto a Misurata.
  Quindi, siamo contenti e ci diciamo soddisfatti del fatto che ci sia stato confermato – come doveva essere, però nessuno ne aveva mai parlato, quindi ci sentivamo legittimati a farlo – un piano di sicurezza adeguato per far sì che non ci siano vittime fra il personale che noi abbiamo mandato; non siamo invece contenti del fatto che lei richiami una risposta del 6 ottobre, perché dal 6 ottobre ad oggi, onestamente, al di là del supporto internazionale che Sarraj ha avuto... (Commenti della Ministra Pinotti). Sì, al di là del supporto internazionale che ha avuto, la situazione è drammaticamente mutata. Questo ce lo dicono non solo i nostri uffici preposti – chiamiamoli così – a dare informazioni più o meno delicate e più o meno riservate, ma ce lo dicono, purtroppo, anche tutti i vari giornalisti che, a rischio della loro vita, stanno tenendo monitorata la situazione e ci informano.
  Quindi, auspichiamo veramente la massima attenzione, perché una scena come quella che ha subito a Bengasi, per incapacità, l'amministrazione Obama attraverso la Clinton, non la vorremmo rivedere a nostre spese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Misure a favore del comparto agricolo in relazione alla recente ondata di maltempo – n. 3-02704)

  PRESIDENTE. L'onorevole Murgia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02704 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  BRUNO MURGIA. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la ringrazio di essere qui, sarò sintetico per un problema molto concreto. Un miliardo di euro è la cifra che le associazioni di categoria hanno quantificato per i danni al sistema agricolo dovuti al maltempo di questi giorni. Si parla di tonnellate di latte buttate via, di consegne di altri prodotti alimentari che vengono perse, come frutta, verdura e carne. C’è poi l'altro problema, per esempio, legato all'evento sismico di stamattina, di allevatori isolati, che non possono, tra l'altro, raggiungere i propri animali.

  PRESIDENTE. Concluda.

  BRUNO MURGIA. Arrivo subito alla conclusione. Chiedo quali sono le iniziative che sta prendendo il suo Ministero, se non è il caso di avere delle risorse straordinarie, come la questione sui rimborsi, e se non si pensa, per esempio, allo stato di calamità naturale.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, noi stiamo ovviamente seguendo con grande, grande attenzione e massimo impegno, innanzitutto l'evoluzione degli interventi e della situazione, proprio nelle aree del Centro Italia, nelle aree del terremoto, anche di Pag. 47queste ultime scosse, che ovviamente hanno preoccupato e devono in assoluto rafforzare tutti gli interventi che sono stati predisposti e che si stanno espletando. Sono ancora ore delicate. Posso assicurare qui il massimo impegno da parte di tutte le istituzioni, a ogni livello, che stanno convergendo, facendo squadra, e stanno lavorando in particolare in quell'area.
  È da fine agosto che ovviamente stiamo lavorando sugli interventi di sostegno, in particolare al sistema agricolo allevatoriale di quei territori, situazione per niente semplice. Abbiamo attivato due decreti-legge d'urgenza dentro i quali riconoscerete alcuni strumenti e alcune innovazioni necessarie ad accompagnare questa situazione molto delicata. Abbiamo cercato di coniugare al massimo trasparenza della spesa pubblica e massima semplificazione delle procedure.
  C’è ancora tantissimo da fare, bisogna assolutamente accelerare su diversi fronti; stiamo lavorando con le regioni anche per questo, per ottimizzare i tempi. In particolare, con il commissario straordinario del Governo abbiamo autorizzato anche la possibilità che le singole imprese danneggiate possano acquistare e realizzare direttamente le opere necessarie per il ricovero e l'alimentazione, in particolare per la zootecnia e ovviamente la gestione delle mandrie e degli animali. Questo lavoro va assolutamente implementato e rafforzato anche in queste ore e nei prossimi giorni. Sono procedure – lo voglio dire – mai autorizzate in precedenza, mai testate in precedenza, che rendono possibile accelerare ed accorciare i tempi di molto.
  A queste misure abbiamo accompagnato anche alcuni interventi di sostegno diretto agli allevatori e agli agricoltori. In particolare, qui voglio ricordare che abbiamo già impostato un intervento da 24 milioni di euro, che andrà direttamente alle aziende agricole; abbiamo erogato tutti gli anticipi PAC e stiamo erogando una parte consistente degli anticipi PSR.
  L'ultimo secondo è per dire che, accanto a questo, stiamo lavorando, ovviamente, anche sull'emergenza maltempo nelle regioni del Sud. Stiamo accanto alle regioni – in particolare in questa fase – nel lavoro di ricognizione per la possibilità delle dichiarazioni di stato di calamità.
  Voglio anche dire che stiamo lavorando per consentire l'accesso alle risorse del Fondo di solidarietà nazionale anche alle imprese che hanno subito danni per eventi assicurabili: ad oggi, in presenza di una coltura assicurabile, non potremmo attivare il Fondo di solidarietà; ma stiamo allargando le maglie, quindi la possibilità di poter lavorare anche sul Fondo di solidarietà.

  PRESIDENTE. Concluda, Ministro.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Concludo con una battuta, dicendo che certamente siamo molto attenti – e qui assicuro il nostro impegno – anche sul tema dell'aumento delle risorse del Fondo stesso.

  PRESIDENTE. L'onorevole Murgia ha facoltà di replicare, per due minuti.

  BRUNO MURGIA. Presidente, sarò sintetico, questa volta. La ringrazio, signor Ministro, so che lei è una persona seria. Il senso di questa interrogazione non era polemico, però, come Fratelli d'Italia, nelle dovute Commissioni e negli spazi che avremo, valuteremo l'azione del Governo, proprio perché il nostro interesse va soprattutto al mondo delle campagne, al mondo dell'allevamento, quindi ci battiamo per un'economia che è la spina dorsale dell'Italia. Per cui, se ci dovessero essere risorse straordinarie o comunque procedure burocratiche un po’ più semplici, in questa nostra Italia, saremmo sicuramente a dare un plauso.

(Iniziative normative in materia di riacquisto della cittadinanza italiana – n. 3-02705)

  PRESIDENTE. L'onorevole Fitzgerald Nissoli ha facoltà di illustrare la sua Pag. 48interrogazione n. 3-02705 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, signor Ministro, pongo di nuovo alla sua attenzione la questione del riacquisto della cittadinanza da parte di italiani che l'hanno perduta recandosi all'estero. Come Ministro dell'interno – lo ricorderà sicuramente – mi aveva mostrato ampia disponibilità, pur facendomi notare alcuni ostacoli che venivano dal Ministero degli affari esteri. Si tratta di permettere a chi è nato in Italia, e che magari ha fatto pure il servizio militare, di riacquistare la cittadinanza, quindi di riconoscere anche sul piano giuridico quello che di fatto già sono, cioè italiani.
  Sono orgogliosi di essere italiani, sono italiani come me e come lei, non possiamo abbandonarli. La politica deve essere in grado di ascoltare la loro voce, quella di italiani che hanno dovuto lasciare la nostra terra per guadagnarsi da vivere altrove, facendoci onore e diffondendo la nostra cultura nel mondo. Sono parte del nostro sistema Paese, della nostra storia e della nostra identità, come noi della loro.
  Dunque, le chiedo, signor Ministro, se intravede per loro la possibilità di recarsi presso il consolato per ottenere la cittadinanza senza il soggiorno di un anno in Italia.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Presidente, ringrazio l'onorevole Fitzgerald Nissoli, che ha ragione: mi aveva già posto lo stesso quesito da Ministro dell'interno, dunque è un quesito che mi accompagna a prescindere dalla funzione.
  Sono qui a ribadire tutta l'attenzione del Governo su questa materia e siamo disponibili ad approfondirla, valutando contemporaneamente gli aspetti problematici che questa questione pone. Ne dico essenzialmente due. Il primo: i limiti temporali. Se si introducesse la possibilità di riacquisto della cittadinanza italiana senza specificare alcun limite temporale, chiunque potrebbe fare domanda di riacquisto, anche coloro che si sono trasferiti all'estero da molti anni e hanno conseguentemente affievolito, se non addirittura perso, i legami con il nostro Paese.
  Poi c’è l'altra questione, il secondo problema, la seconda criticità, cioè l'indeterminatezza dei destinatari dell'intervento normativo e dunque la difficoltà di calcolare gli oneri finanziari. Il classico tema di copertura è aggravato dall'incertezza del calcolo della platea, perché i potenziali beneficiari che allo stato posseggono la sola cittadinanza straniera e che conseguentemente non sono oggetto di alcuna forma di censimento da parte delle nostre rappresentanze diplomatiche o consolari, sono quelli che rappresentano l'oggetto della questione, i protagonisti di questa questione.
  La regolamentazione della cittadinanza deve, come dire, in definitiva chiarire cosa si intenda per «cittadino», quali siano gli elementi costitutivi della cittadinanza in termini di diritti e di doveri e dunque una trattazione del solo istituto dello iure sanguinis, se limitata ad interventi per ampliarne il possesso senza chiarirne i limiti e i requisiti in termini di legame con il Paese, rischierebbe di portare allo svilimento del concetto stesso di cittadinanza in base al mero possesso del passaporto. Tutto ciò premesso, ribadisco la disponibilità della Farnesina, della nostra struttura, che ovviamente ho consultato prima di venire qui a rispondere a questa interrogazione, ad approfondire la questione sottoposta dall'onorevole Nissoli sia per l'attenzione che i nostri connazionali all'estero meritano sia per il rispetto di coloro che si sentono legati al nostro Paese.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fitzgerald Nissoli ha facoltà di replicare per due minuti.

Pag. 49

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, signor Ministro. Sono sufficientemente soddisfatta della sua risposta perché ho percepito anche questa volta la sua sensibilità sul tema. Si tratta di un'esigenza diffusa da parte della comunità italiana nel mondo, un'esigenza etica e civica che ci interroga sul significato di cittadinanza e ci fa ripercorrere la nostra storia, che ci chiama a definire il nostro essere Paese e comunità in un mondo globalizzato. È comprensibile la volontà di capire meglio le implicazioni del rilascio della cittadinanza a chi italiano di fatto non lo è più e perciò bisogna impegnarsi anche su questa strada per rispondere meglio ad un'esigenza morale e di ricerca della nostra identità. Quindi, se bisogna fare una ricerca, come chiedeva lei, sul numero di chi ha perduto la cittadinanza recandosi all'estero, ebbene facciamola. Troviamo, signor Ministro, la soluzione a questo problema che attanaglia il mondo dell'emigrazione ponendo anche dei limiti temporali, come diceva lei, alla trasmissione della cittadinanza. Gli italiani all'estero sono una risorsa – lo dicono tutti, l'ha detto lei stesso nel suo video di saluto – poi però questi buoni propositi speriamo che non rimangano così, che non svaniscano al vento. L'esigenza di vedere riconosciute le proprie origini non cambia, come non cambia l'amore per l'Italia, e sarebbe un vero e proprio peccato non ascoltarla. In giro per il mondo troviamo italiani senza cittadinanza che sono orgogliosi di definirsi italiani, orgogliosi delle proprie origini che esprimono anche attraverso l'appartenenza a varie realtà associative, che sono entusiasti di celebrare i vari Italian heritage month. Portano nel mondo la cultura italiana e il made in Italy e poi non possono nemmeno definirsi italiani. È una questione che va affrontata da subito con i passi necessari e va affrontata seriamente e speriamo una volta per tutte. Per davvero confido e sento questa volta che lei ci aiuterà, signor Ministro, e quindi la ringrazio e sono certa che non deluderà i nostri amici italiani nel mondo che anche in questo momento ci stanno seguendo via streaming.

  PRESIDENTE. Ricordo a tutti colleghi il Regolamento della Camera. Onorevole Rampelli...

(Linee di politica estera in relazione agli appuntamenti internazionali del 2017 – n. 3-02706)

  PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Quartapelle ed altri n. 3-02706 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria per un minuto.

  SANDRA ZAMPA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, è noto che il 2017 si annuncia per l'Italia come un anno particolarmente impegnativo per la diplomazia italiana e per il Ministero che lei ha l'onore di dirigere. Dal gennaio al 31 dicembre 2017 noi siederemo come membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite insieme a Paesi come la Svezia, la Bolivia, l'Etiopia, il Kazakistan – l'elenco è lungo – e che in questo contesto ci troveremo a gestire dossier particolarmente delicati come il contrasto al Daesh in Siria e il processo di pacificazione nazionale in Iraq; al tempo stesso si annuncia, come noto anche questo, il G7 a Taormina in maggio e poi ancora l'OSCE dove presiederemo il gruppo di contatto sul Mediterraneo. Il nostro desiderio è comprendere quali siano le priorità che il Governo italiano inserirà tra le sue conclusioni.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e la cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie davvero, onorevole Zampa, perché l'illustrazione della sua domanda di fatto fa sintesi del nostro anno 2017. Ha già lei tracciato quello che ci aspetta nel 2017 dunque non ripercorrerò il senso Pag. 50della sua introduzione perché rende chiaro l'impegno e anche la sfida a giocare questo anno da protagonisti.
  Un Paese che ospita il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, che presiede il G7, che siede al Consiglio di sicurezza dell'ONU, che si prepara a presiedere l'OSCE e nel frattempo presiede il gruppo di contatto dell'organismo per la sicurezza e la cooperazione in Europa o gioca da protagonista oppure finisce per non rendere questo anno all'altezza delle aspettative anche del mondo nei nostri confronti. Credo che noi abbiamo davanti un anno particolarmente complesso anche per due transizioni parecchio importanti: una, quella tra il precedente ed il nuovo Segretario generale delle Nazioni Unite, l'altra tra i due Presidenti degli Stati Uniti, l'uscente e l'entrante, che dopodomani si insedierà e, al tempo stesso, abbiamo vissuto già dallo scenario siriano una capacità di iniziativa di altri attori protagonisti nello scacchiere globale – mi riferisco in questo caso a Putin – di avanzare e prendere posizioni, con i quali il resto del mondo sta facendo i conti. Se dovessi sintetizzare il senso di ciò che intendo rispondere, direi che noi giocheremo da protagonisti in Italia ma soprattutto insieme all'Europa nei confronti del resto del mondo se non lasceremo spazi vuoti esattamente nei luoghi che la storia e la geografia ci assegnano come nostri luoghi vocazionali. In primo luogo mi riferisco al Mediterraneo e alla questione libica. Se noi non assumeremo una iniziativa ulteriore rispetto a quella che c’è stata fin qui probabilmente qualcun altro lo farà al nostro posto. Finito il question time, mi recherò immediatamente alla Farnesina dove incontrerò l'inviato speciale per la Libia, Kobler, proprio per affrontare ulteriormente le questioni che riguardano la Libia ma non dobbiamo avere solo un approccio che guarda a sud perché c’è un altro aspetto importante della nostra politica estera in questo anno che è il processo dei Balcani. A Trieste, a luglio, abbiamo deciso di ospitare un vertice perché quel nostro approccio sul Mediterraneo non è solo rivolto al sud ma anche dal lato balcanico. Si tratta di sfide importanti. Credo che le circostanze della storia pongono l'Italia di fronte ad una grande e bella occasione e noi faremo di tutto per non perderla.

  PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di replicare per due minuti.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, signor Ministro, credo che la sua risposta sia stata molto soddisfacente nel dare conto delle tante complessità del dossier di questo anno 2017, un anno che pensiamo corra qualche rischio di essere un anno di disordine ma che può invece trasformarsi in un anno in cui si ricostituisce un nuovo ordine globale di cui si sente molto bisogno e che sarà certamente un anno importante per la politica estera italiana ed è importante che i cittadini anche che ci seguono, che seguono il question time, capiscano le tante sfide che abbiamo davanti a noi. L'Italia in questo anno ha un compito importante in continuità con quanto fatto negli ultimi anni. Noi non abbiamo mai avuto paura di metterci a disposizione nel cercare soluzioni globali alle sfide di oggi e la sua risposta testimonia ancora una volta come siamo a disposizione per trovare e tessere quel filo globale di cui si sente molto il bisogno. In particolare lei accennava al tema della Libia e del Mediterraneo che sono certamente priorità sentite da tutti nelle angosce e nelle speranze e poi più in generale sul tema dell'Europa che è il luogo dove si decide davvero il nostro futuro. Quindi grazie e buon lavoro.

(Iniziative nei confronti delle autorità egiziane affinché sia fatta piena luce sulla vicenda della scomparsa e della morte di Giulio Regeni – n. 3-02707)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Locatelli n. 3-02707 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).Pag. 51
  Chiedo all'onorevole Locatelli se intenda illustrare la sua interrogazione per un minuto o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, non credo sia necessario raccontare la tragedia di Giulio Regeni: la conosciamo bene nella sua drammaticità. Ad un anno di distanza il Governo egiziano e lo stesso Presidente Al-Sisi continuano a negare ogni responsabilità e lasciano intendere che al massimo si sarebbe trattato di un crimine compiuto da non meglio identificati servizi deviati per colpire sia la credibilità dell'Egitto sul piano internazionale sia i rapporti con l'Italia. La collaborazione dei nostri inquirenti con la magistratura egiziana è stata fin qui a singhiozzo e non per nostra volontà. Le chiediamo, signor Ministro, quali siano le iniziative del Governo italiano nei confronti delle autorità dell'Egitto affinché sia fatta luce sulla circostanza della orribile morte di Giulio Regeni. In particolare, le chiediamo se non ritenga di riconsiderare la scelta di richiamare il nostro ambasciatore a Il Cairo. Allora, era stata giustamente accolta...

  PRESIDENTE. Concluda.

  PIA ELDA LOCATELLI. ... la richiesta della famiglia di allontanare il nostro ambasciatore. Era un passo necessario. Dopo un anno, le chiediamo se non sia il caso di riconsiderarlo, perché l'ambasciatore possa incalzare le autorità per arrivare alla verità.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie onorevole Locatelli, era lei presente anche ieri, in Commissione esteri congiunta tra Camera e Senato, nella circostanza in cui abbiamo insieme rivolto un pensiero commosso a Giulio Regeni ed è un pensiero e un ricordo commosso che vogliamo ribadire in quest'Aula proprio in questi giorni, a cavallo tra i due anniversari, cioè quello della sua tragica scomparsa e quello del ritrovamento del corpo del nostro giovane ricercatore.
  Abbiamo credo fatto anche qualche gesto, mi riferisco come Paese, perché non è di competenza e responsabilità del Governo in questo caso, come l'iniziativa promossa qui alla Camera per il prossimo 3 febbraio, tra gli altri dal collegio del mondo unito di Duino, perché verranno lanciate in quell'occasione delle borse di studio intitolate a Giulio Regeni e che consentiranno a dei giovani studenti egiziani di studiare al collegio di cui lo stesso Giulio è stato allievo.
  Non credo che possa esserci tributo migliore alla sua memoria e all'esemplare lezione di compostezza e dignità che hanno dato i suoi genitori in questi lunghi e dolorosi mesi.
  Sul piano della ricerca della verità, permettetemi di dire in quest'Aula le stesse parole che ha pronunciato il Presidente del Consiglio Gentiloni nella sua veste di Ministro degli Esteri, ossia ci fermeremo soltanto quando troveremo la verità, quella vera e non quella di comodo.
  Questa nostra ricerca della verità continuerà a seguire la strada della fermezza e della richiesta di cooperazione e vorrei rassicurare sul fatto che questo sforzo per arrivare alla verità continuerà con la stessa determinazione che c’è stata fin qui e devo dire che ultimamente si sono visti dei segnali di cooperazione molto utili da parte dell'Egitto, in particolare mi riferisco alla collaborazione tra la procura di Roma e la Procura Generale del Cairo, che sta producendo alcuni significativi risultati e mi riferisco al fatto che già l'8 e il 9 settembre scorso si era svolto un incontro tra i magistrati italiani ed egiziani definito proficuo dalla stessa Procura di Roma.
  E poi nel successivo incontro, che si è svolto lo scorso 7 dicembre, la delegazione egiziana ha consegnato – e cito il comunicato stampa congiunto delle due Procure – tutta la documentazione richiesta dalla procura di Roma con la rogatoria di Pag. 52settembre scorso e il verbale delle dichiarazioni rese dal capo dei sindacati indipendenti degli ambulanti del Cairo, da cui emerge come lo stesso abbia spontaneamente riferito alla polizia dei contatti da lui avuti con Giulio Regeni fino al 22 gennaio 2016 e un video dell'incontro avvenuto ai primi di gennaio tra Regeni e il capo dei sindacati indipendenti degli ambulanti del Cairo, realizzato da quest'ultimo.
  Prendiamo anche atto dell'impegno espresso dal Procuratore Generale della Repubblica Araba d'Egitto, Sadek, ai familiari di Giulio, a non chiudere le indagini finché non saranno arrestati i responsabili.
  C’è una parte che riguarda anche qualche considerazione che ci rivolge l'onorevole Locatelli, relativamente al ritorno dell'ambasciatore al Cairo: è materia sotto la nostra attenzione, parecchio delicata, di cui ovviamente continuerò a parlare con il Presidente del Consiglio. Grazie.

  PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PIA ELDA LOCATELLI. La ringrazio signor Ministro, ovviamente non mi aspettavo che lei fosse pronto a comunicarci la decisione relativa al rientro dell'ambasciatore in sede oppure a continuare a trattenerlo in Italia: sono decisioni complesse, difficili e delicate, quindi accetto la risposta che lei mi ha dato rispetto al considerare questa proposta che ho avanzato e di rivalutarla insieme al suo predecessore, attualmente Presidente del Consiglio, perché vede, comunque noi dobbiamo continuare a cercare la verità, perché non le sembra strana la reticenza dei professori di Cambridge, in particolare della professoressa che lo seguiva nella ricerca sui sindacati egiziani ?
  Si sono tutti rifiutati di incontrare i magistrati italiani, tutti, addirittura la tutor è sparita, non sappiamo dove sia, così come è strano che questo Mohammed Abdallah, rappresentante dei sindacati indipendenti, abbia aspettato tanto a raccontare la sua verità.
  Ecco allora la richiesta che le abbiamo fatto in modo specifico sull'ambasciatore, proprio per tentare di arrivare, primo, a conoscere la verità, quella vera, come ha detto lei, e ad assicurare i responsabili, anche se fossero figure istituzionali, perché noi vogliamo ripristinare delle relazioni corrette e rispettose reciproche e le relazioni rispettose devono essere relazioni veritiere.
  E poi mi consenta, nel dire che accetto e sono soddisfatta della sua risposta, mi permetta di spiegare, soprattutto alla famiglia di Giulio Regeni, che il nostro suggerimento di inviare l'ambasciatore al Cairo, nominato da non molto, il dottor Cantini, non è una mancanza di solidarietà nei confronti della famiglia o per compiacere il Governo egiziano, ma al contrario come strumento per pungolare meglio le autorità egiziane per arrivare finalmente alla verità, quella vera.

(Orientamenti del Governo in merito al completamento dell'autostrada A33 Asti-Cuneo, anche in ordine ai cronoprogrammi comparativi relativi ai tre tracciati allo studio – n. 3-02708)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02708 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MARIANO RABINO. Grazie Presidente. Signor Ministro, lei conosce benissimo la vicenda annosissima dell'autostrada A33 Asti-Cuneo: lei stesso, qualche tempo fa, l'ha definita l'ennesima incompiuta.
  Naturalmente lei sa che si attendono i due lotti mancanti in corrispondenza della città di Alba, che renderebbero la stessa totalmente percorribile e fruibile da un numero di veicoli certamente superiore a quello attuale, che oggi risulta ovviamente scarso rispetto alle attese del concessionario, proprio a causa dell'incompiutezza dell'infrastruttura.
  Lei sa anche bene che il tracciato mancante dovrà inoltre collegare l'autostrada al costruendo ospedale di Verduno, che servirà i cittadini dell'area.Pag. 53
  E allora le chiedo davvero, rispetto anche ad impegni che lei aveva assunto in data 26 ottobre, con i colleghi Monchiero, poi sono presenti e si sono sempre interessati al tema anche i colleghi Taricco e Gribaudo, davvero le chiedo se le tre soluzioni, con i relativi cronoprogrammi, sono state vagliate dai tecnici del Ministero, se lo siano state o meno, delle infrastrutture e dei trasporti e quali siano gli orientamenti del Governo in merito al completamento di questa autostrada.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente e grazie onorevole Rabino, appunto noi abbiamo fatto la valutazione, come del resto abbiamo fatto su altre opere che erano bloccate e non definite (cito per tutte la Valdastico, il Passante di Bologna, la Tirrenica, la stessa Salerno-Reggio Calabria era stata oggetto di project review) e lo abbiamo fatto comparando le soluzioni che erano a disposizione, già studiate da tempo per questa opera, che così importante è per quel territorio, ma non solo per quel territorio, per tutto il Piemonte credo.
  Come lei sa erano tre le ipotesi: il progetto originario, con la galleria a doppio fornice, il progetto monofornice, il progetto con la soluzione progettuale anche esterna (anche questa è stata una soluzione proposta a suo tempo).
  Ne abbiamo parlato con la regione Piemonte, abbiamo fatto analisi preliminari anche dal punto di vista ambientale e paesaggistico e tutte e tre non presentano controindicazioni assolute, sebbene ognuna di queste, a gradi differenti, dovrà essere analizzata sotto una strettissima valutazione di tipo ambientale e di sostenibilità paesaggistica, anche.
  La prima ipotesi ha un costo di quasi 700 milioni di euro, ha una durata di lavori di 53 mesi (la galleria a doppio fornice, quella originale) ed ha un completamento previsto entro il secondo trimestre del 2021, diciamo.
  La seconda ipotesi, la galleria monofornice, che abbiamo cercato di studiare per rendere sostenibile e vera l'ipotesi di costruire questo pezzo di autostrada, costa 533 milioni (stiamo sempre parlando di analisi diciamo non definitive, su progetti esecutivi ovviamente), ha una durata dei lavori di 48 mesi e potrà essere completata entro il quarto trimestre del 2021, perché ha bisogno di una nuova procedura di VIA, a differenza della precedente.
  La terza ipotesi, quella esterna alla galleria, ha un costo molto minore, di 300 milioni di euro circa, ha una durata dei lavori minore, essendo più semplici i lavori, di 37 mesi e potrebbe essere pronta entro il terzo trimestre del 2020; anche in questa ipotesi è necessario comunque fare una valutazione VIA sul pezzo in variante rispetto al progetto originale.
  Va anche detto, per completezza, che ognuna di queste ipotesi porta con sé aumenti tariffari conseguenti a seconda della spesa: come lei sa, noi retribuiamo gli aumenti tariffari a seconda degli investimenti eseguiti. Nella prima ipotesi, che appunto ha quel costo, sarebbe un aumento dell'8 per cento per 6 anni, quindi quasi il 50 per cento nell'arco dei 6 anni, nell'arco del PEF, nella seconda del 7 per cento e nella terza del 3 e mezzo per cento per 6 anni.
  Quindi, la soluzione numero 3 a noi appare una soluzione da riprendere in considerazione, da discutere con il territorio e da valutare insieme, ovviamente conservando attenzione al fatto che, risparmiando soldi sull'esecuzione dell'opera, si ha anche più garanzia che le opere di compensazione dei comuni potranno realmente essere eseguite. Ovviamente, va fatta una valutazione molto più approfondita, ma credo che, insieme all'orientamento che ha il Ministero di unire il più possibile i concessionari e di unire gare per unire concessioni, credo che questa strada che stiamo intraprendendo potrà rendere finalmente ragionevole e serio il progetto di completare l'autostrada Asti-Cuneo.

Pag. 54

  PRESIDENTE. L'onorevole Rabino ha facoltà di replicare per due minuti.

  MARIANO RABINO. Signor Ministro, la ringrazio per l'esaustività della risposta, che dà conto di un lavoro fatto dal suo dicastero e da lei stesso. Nessuno ha mai messo in discussione il suo impegno, il suo garbo, la sua determinazione nell'approcciare questo tema. La invitiamo, però, ad una risolutività maggiore: abbiamo bisogno di arrivare ad una decisione; come ha detto bene lei, questa decisione deve essere anche concordata con gli enti locali. Allora, io la invito, in modo davvero pressante e deciso, a venire nel nostro territorio e a concordare con le istituzioni locali, le forze sociali, economiche, i cittadini, la decisione, e, sulla base di una decisione, un impegno forte, assoluto, determinato, per far partire questi benedetti lavori. C’è il tema dell'ospedale, ma c’è un più generale tema di credibilità delle istituzioni.
  Le dico, signor Ministro, che questa è una di quelle vicende, al di là di tante altre questioni, che finiscono per alimentare il discredito delle istituzioni e finiscono per alimentare anche l'antipolitica, l'inconcludenza delle pubbliche amministrazioni, i Governi, i ministri che si succedono. Io la invito davvero, nelle prossime settimane, a nome di tutto il territorio, a venire in Langhe e Roero, a venire in provincia di Cuneo, e con la provincia, con le amministrazioni interessate, definire la soluzione progettuale migliore, e poi, con il concessionario, condividere una decisione e l'apertura dei cantieri, che non può più essere in alcun modo rimandata.

(Iniziative di competenza, anche presso Trenitalia, al fine di includere il territorio dell'Umbria nel sistema dell'alta velocità ferroviaria – n. 3-02709)

  PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02709 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Delrio: come lei sa, la regione dell'Umbria è una delle più penalizzate sotto il profilo del trasporto ferroviario. Questo provoca danni alla qualità della vita delle persone, alla nostra economia, alla nostra università e al nostro turismo, che rappresenta una delle fonti di produzione di reddito della nostra regione più importante. In questo scenario, il collegamento all'alta velocità per noi è strategico e vitale, e c’è una soluzione immediata. La soluzione è anticipare l'alta velocità, che parte da Arezzo, nelle stazioni di Perugia o Foligno, e anche, ovviamente, il rientro di questa alta velocità. Questo ci consentirebbe di collegarci al Nord in poco più di tre ore, a Milano e, insomma, in tutto il Nord. Quindi, noi le chiediamo cosa intenda fare il Governo per facilitare questa soluzione e, in generale, favorire l'alta velocità in Umbria.

  PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente, grazie onorevole. In merito alla situazione del trasporto ferroviario in Umbria, di cui abbiamo già discusso su sua sollecitazione, necessita certamente di migliori e più completi collegamenti alla rete AV nazionale. Abbiamo anche cercato di potenziare e di assistere le ferrovie concesse umbre, come lei sa, con Rfi, quindi per prendere a carico e rendere interoperabile la rete. Quindi, c’è un progetto complessivo di miglioramento del trasporto regionale, ma lei oggi pone il problema dei collegamenti rispetto agli hub principali e le città principali italiane.
  Attualmente sono garantiti questi collegamenti da due coppie di intercity da Perugia su Roma, che sono inserite nel contratto di servizio 2017-2026, una coppia di treni intercity Roma-Firenze, via Terontola, una coppia di intercity Terni-Milano e due coppie di intercity Roma-Ancona, via Foligno, Spoleto e Terni, e poi Pag. 55con i collegamenti Freccialink che lei ricorda e conosce.
  Condivido, però, che il collegamento dell'alta velocità abbia un interesse strategico anche per l'Umbria, sia verso Milano e il Nord del Paese, sia verso Napoli, in direzione Sud, e quindi è importante che venga fatto uno studio serio sulla possibilità di istituire questo collegamento in direzione Milano, a partire, per esempio, dalla direzione Milano.
  Ovviamente, voglio ricordare – lo ricordo perché lo abbiamo fatto anche nel momento che abbiamo messo il Frecciarossa su Bari o su Lecce – che abbiamo sempre detto che questi sono servizi a mercato. Le imprese operano in un settore di aperta concorrenza, le due imprese sono Trenitalia e NTV, e quindi senz'altro le convocheremo per cercare di capire che tipo di influenza e che tipo di impatto possa avere nelle loro programmazioni una nuova programmazione rispetto, appunto, a Perugia, per ridurre notevolmente i tempi di percorrenza. Si potrebbe comunque e in ogni caso discutere con Trenitalia anche sull'ipotesi di attestare il collegamento e il Frecciarossa su Perugia direttamente. Quindi, ci sono delle piste di lavoro; le affronteremo anche con la collaborazione della regione, come abbiamo fatto in Basilicata, dove abbiamo messo un Frecciarossa Taranto-Roma che in parte è contribuito, essendo questi servizi a mercato, anche da contributi regionali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Galgano ha facoltà di replicare per due minuti.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Ministro Delrio, per la sua risposta, che ci fa ben sperare. Le chiedo di fare il possibile per fare questa verifica il più velocemente. Avevo paura che lei mi dicesse di potenziare i Freccialink e io le dico che, mentre ero in coda a Perugia dietro a un Freccialink, che è un autobus, dicevo che dobbiamo veramente lavorare per potenziare il trasporto ferroviario e non per intasare ulteriormente il traffico della città e, in generale, dell'Umbria. Le faccio alcune considerazioni: sono andata a Arezzo e ho fatto la prova per vedere. Il treno Arezzo può essere riempito, nel senso – sarò esplicita – che era mezzo vuoto. Quindi, il farlo anticipare a Perugia avrebbe anche una motivazione, come ha detto lei, di mercato, perché, anticipandolo di 60 chilometri, noi porteremmo nuovo traffico.
  Quindi, dal momento che questa soluzione, che noi prospettiamo, per l'Umbria è strategica, ridurrebbe l'inquinamento e potrebbe rivelarsi anche economicamente conveniente, perché riempiamo il treno, aiutiamo a riempire il treno, la prego veramente, agisca velocemente nell'interesse della nostra regione e della sua economia, che in questo momento è gravemente provata da tanti fattori.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30 con le comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia.

  La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Stella Bianchi, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Brunetta, Caparini, Capelli, Castiello, Cirielli, Dambruoso, De Menech, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Ferrara, Garofani, Gelli, Giorgis, Lorenzo Guerini, Locatelli, Mannino, Mazziotti Di Celso, Merlo, Palma, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Speranza, Tofalo, Valeria Valente, Vignaroli e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 56
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciannove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'elezione dell'onorevole Tajani a Presidente del Parlamento europeo.

  PRESIDENTE. Cari colleghi e care colleghe, come sapete, ieri, Antonio Tajani è stato eletto Presidente del Parlamento europeo (Applausi). Questa è la prima volta che un italiano è chiamato a ricoprire questa prestigiosa carica da quando, nel 1979, quindi parliamo di trentotto anni fa, il Parlamento europeo è eletto direttamente dai cittadini. Si tratta per il nostro Paese di un grande risultato e io ho già fatto pervenire al Presidente Tajani le felicitazioni mie personali, ma anche quelle di tutta la Camera dei deputati.

Comunicazioni del Ministro della Giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 16,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Ministro della Giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
  La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel calendario (vedi calendario).

(Intervento del Ministro della Giustizia)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Signora Presidentessa, onorevoli colleghi, mi perdonerete se questa relazione non affronterà tutti i campi del funzionamento della giurisdizione. Ho depositato, presso la Presidenza, le statistiche che offrono un quadro del funzionamento del servizio giustizia, voglio, però, qui, indicare quelli che ritengo i principali punti critici del sistema, come li stiamo affrontando e con quali risultati.
  Il più rilevante riguarda la forza con la quale la globalizzazione impatta sugli ordinamenti nazionali. Vi è uno scarto impressionante fra l'ampiezza di questi fenomeni e gli strumenti di cui disponiamo per misurarci con essi. Almeno altrettanto grande è lo scarto tra questi problemi e la consapevolezza che c’è nell'opinione pubblica e nella discussione del Paese; si continuano a reiterare schermaglie e ad agitare stereotipi di altre stagioni; il rischio è che rimaniamo a fare la guardia a un bidone che si svuota progressivamente. Sempre più si governa, su scala comunitaria e internazionale, tramite convenzioni, accordi intergovernativi, meccanismi decisionali fondati sulla condivisione dei poteri, da cui finiscono col dipendere le stesse caratteristiche del diritto interno. Qui, a mio avviso, si gioca la credibilità di tutte le giurisdizioni nazionali. Crescono, infatti, i profili internazionali del contenzioso civile che sempre più cerca di sottrarsi alle maglie della giurisdizione pubblico statuale, cresce la criminalità transfrontaliera in ambiti quali il terrorismo, il traffico di stupefacenti e di armi, la tratta di esseri umani, il traffico di migranti, la criminalità informatica, la contraffazione. La risposta a questi fenomeni non può più essere soltanto nazionale; per questo abbiamo sostenuto con forza, nei mesi scorsi, il progetto di istituzione della Procura europea, con un alto livello di indipendenza...

  PRESIDENTE. Scusate colleghi, per favore, potete abbassare il tono della voce ?

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. ... che potesse avere in prospettiva competenza anche in materia di terrorismo e criminalità organizzata. Finora, hanno prevalso le preoccupazioni miopi Pag. 57degli Stati che non rinunciano alle prerogative dei sistemi nazionali.
  Abbiamo assistito a un progressivo svuotamento di mezzi e di fini di questo progetto, non abbiamo dunque sostenuto il testo proposto dalla Presidenza slovacca, pur rimanendo convinti che la Procura europea abbia un altissimo potenziale. Il rafforzamento della cooperazione giudiziaria è comunque la priorità; la normativa europea prevede già importanti strumenti, primo fra tutti il mandato d'arresto europeo, entrato nella pratica quotidiana di molti Stati. Altri fondamentali strumenti non erano stati ancora accolti dal nostro ordinamento. Nel corso dell'ultimo anno il Governo ha colmato finalmente questo gap, recependo fondamentali decisioni quadro, come quella sulle squadre investigative comuni, quella sul blocco e sequestro dei beni, quella sul reciproco riconoscimento delle decisioni pronunciate in assenza dell'interessato, alcune di esse risalgono addirittura a quindici anni fa. Nell'ambito del negoziato sulla nuova direttiva antiterrorismo, abbiamo sostenuto la necessità di un potenziamento dello scambio di informazioni tra gli Stati membri con Eurojust ed Europol. Nonostante l'opposizione di molti Stati dell'Unione, la nostra linea ha trovato un riconoscimento importante nell'Europarlamento ed è stata recepita nel testo finale della direttiva che verrà a breve adottata. Il 2016 ha segnato anche un potenziamento della cooperazione bilaterale con i Paesi extra UE appartenenti ad aree strategiche per il contrasto al terrorismo, al crimine organizzato, al traffico clandestino di esseri umani, alla corruzione. Il numero dei negoziati conclusi dal Ministero durante l'ultimo triennio è superiore di oltre il doppio al triennio precedente, con una significativa estensione dell'area di cooperazione. Ancora in tema di cooperazione sono pronti i decreti attuativi della delega per la riforma del libro undicesimo del codice di procedura penale e per l'attuazione dell'ordine di indagine europeo. Cambieranno, così profondamente le forme della cooperazione giudiziaria, assicurando rapidità, semplicità, efficienza delle procedure, in un rafforzato quadro di garanzia.
  Sul fronte del contrasto alla radicalizzazione islamista, promuoviamo programmi europei volti a migliorare la conoscenza dei canali di reclutamento delle reti terroristiche. C’è una nuova attenzione, in questo senso, all'uso della rete che è sicuramente uno straordinario veicolo di conoscenze e informazioni, ma proprio per questo deve crescere nei profili di responsabilità da parte di tutti i soggetti che su di essa operano. Insomma, in attesa di tangibili, ma purtroppo tutt'altro che scontati progressi nel rafforzamento della rete sovranazionale della giurisdizione e di quella europea, possiamo dire di aver utilizzato tutti gli strumenti a disposizione, sia di carattere normativo sia di carattere politico, per sviluppare la cooperazione giudiziaria. Nessuno può rimproverare all'Italia di essersi sottratta alla richiesta di collaborazione nel perseguimento di crimini da parte di altri Paesi, anche quando questo è avvenuto in modo unilaterale. È giusto chiedersi se il sistema giuridico italiano sia in grado di reggere l'urto di così profonde trasformazioni dell'arena globale, pur pagando, come si è detto, inevitabilmente i limiti sempre più angusti della dimensione nazionale; l'impianto costituzionale, a mio avviso, continua ad offrire un'importante tutela dei diritti fondamentali; contrariamente a suggestioni esterofile che spesso emergono anche in casa nostra, il nostro Paese viene apprezzato per l'equilibrio raggiunto tra esigenze di sicurezza e difesa delle garanzie costituzionali, laddove in altri Stati hanno adottato strategie che si sono tradotte in una brusca limitazione dei diritti dei cittadini. Lo stesso si dica per l'obiettivo di mantenere e garantire la posizione di autonomia e indipendenza della magistratura, l'obbligatorietà dell'azione penale, le previsioni normative sull'appello che offrono, tuttora, una protezione giuridica importante ai diritti dei cittadini. Sorto storicamente per contenere le prevaricazioni del potere esecutivo, questo robusto quadro giuridico istituzionale rappresenta Pag. 58oggi un argine contro le pericolose derive populiste che insidiano i livelli di civiltà giuridica toccati dal nostro Paese. Fare giustizia non può mai significare ricercare consenso; semmai, c’è da chiedersi se abbia ancora un qualche senso la cosiddetta pluralità delle giurisdizioni o se non sia quanto meno necessario intraprendere un percorso di coordinamento tra esse, anche a Costituzione invariata, partendo, almeno, da una armonizzazione dei sistemi disciplinari delle magistrature. Un sistema di garanzie così articolato ha bisogno di un adeguato sostegno organizzativo e di una costante ricerca di equilibrio tra domanda e offerta di giustizia. Il rapporto tra cittadini e cause continua ad essere in Italia elevato.
  In parte è un fenomeno generale, caratteristico delle società del capitalismo avanzato, in parte dipende dalla stessa crisi economica, che amplifica il ricorso alla giustizia, e in parte è legato alla tradizione e allo spirito pubblico litigioso del Paese.
  In ambito penale, si è assistito ad una costante dilatazione del numero dei reati previsti dalla legge, spesso conseguenza di un utilizzo puramente propagandistico e simbolico dell'azione legislativa, secondo un'equazione, rivelatasi nel tempo totalmente infondata, per cui a più reati equivarrebbe più sicurezza.
  In realtà, l'incertezza del quadro degli illeciti e la conseguente irrazionalità del sistema hanno indebolito la capacità repressiva e, come si è detto, è aumentato il numero dei procedimenti. A ciò va aggiunta la tendenza di molti Paesi, compreso il nostro, in passato per fortuna, ad affrontare con interventi penali problemi di carattere sociale, come quello della droga, dell'immigrazione, persino della povertà.
  I dati mostrano i progressi, però, del sistema giudiziario italiano, con numeri sensibilmente avvicinatisi alla media europea. Un'inversione di tendenza evidenziata anche nei rapporti internazionali, dove l'Italia è valutata positivamente per l'ampia disponibilità di sistemi di risoluzione alternativa delle controversie, su cui in questi anni abbiamo molto investito anche con significativi incentivi.
  Nel mese di giugno del 2013, le cause civili erano 5 milioni e 200 mila, al 30 giugno 2016, il totale al netto dell'attività del giudice tutelare è sceso a 3 milioni e 800 mila e prevedo che, per la fine di questo anno, di quello appena concluso, i dati confermeranno questa tendenza. Rimane stabile la pendenza degli affari civili presso i tribunali per i minorenni, mentre tutti gli altri uffici mostrano un decremento di circa il 5 per cento, con la sola eccezione della Corte di cassazione, che vede la sua pendenza crescere, nell'ultimo anno, del 3,2 per cento. Nel 2016 le mediazioni civili sono state 196.247, più 10 per cento rispetto al 2015, ma se si considera l'insieme totale delle forme di ADR, allora i tentativi nel 2016 sono stati circa 366 mila. Sul versante penale, il numero complessivo dei procedimenti pendenti presso gli uffici giudiziari è calato nel 2016 del 7 per cento, attestandosi a 3.229.284 procedimenti.
  Siamo intervenuti, per questo, con un'attività di riduzione del ricorso al diritto penale, abbiamo rivisto le incriminazioni penali secondo effettivi criteri di offensività, introducendo la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Se ne parlava da tempo e noi lo abbiamo fatto, tra le polemiche pretestuose e gli agitatori di paure infondate. Abbiamo depenalizzato alcune fattispecie criminose ormai prive di apprezzabile disvalore penale; altre fattispecie sono state, invece, derubricate a illeciti, puniti con sanzioni pecuniarie civili, restituendo effettività all'intervento sanzionatorio.
  Un'importante misura ha riguardato il rito di Cassazione, appesantito da un arretrato ingente. I dati CEPEJ mostrano che, mentre il tasso di impugnazione in appello è allineato alla media europea, non così avviene per la Suprema corte, gravata oggi da circa 30 mila nuovi procedimenti. Ecco perché occorreva predisporre più modelli di processo di Cassazione. La riforma appena varata offre strumenti più agili per abbattere la mole Pag. 59dei giudizi pendenti e salvare la vitale funzione di nomofilachia della Corte.
  Non basta, però, scrivere nuove regole, occorre uno sforzo prolungato dal lato dell'offerta di giustizia, rivolta rafforzamento organizzativo, sulle carenze del personale amministrativo, sulle scoperture degli organici magistratuali, sulla necessità di innalzare il livello dell'infrastrutturazione tecnologica, sulla sicurezza dei luoghi dove si amministra la giustizia. E posso affermare che le risposte date in questi anni sono state di gran lunga più ampie e più efficaci di quanto si sia fatto nei decenni passati. Un solo dato: le risorse aggiuntive recuperate in questi anni sono state oltre un miliardo e 700 milioni, destinate al rafforzamento di interventi strutturali per l'organizzazione degli uffici. Nuove risorse sono state, inoltre, contenute nella legge di bilancio nel 2017.
  E a proposito di risorse e di maggiore efficienza, voglio sottolineare che, per la prima volta dopo anni, il cosiddetto ’debito Pinto’, quello derivato appunto dalla legge Pinto sulla irragionevole durata del processo, diminuisce al 31 luglio 2016 di quasi 100 milioni di euro. Sul fronte, invece, delle spese di funzionamento degli uffici giudiziari, una stima del tutto prudenziale porta a evidenza una riduzione dei costi dei servizi a seguito del passaggio di tali spese dai comuni al Ministero di circa un terzo.
  Il processo civile telematico ha costituito una tappa fondamentale del miglioramento del sistema giustizia nel suo complesso: esso è oggi a pieno regime e costituisce un'eccellenza del nostro Paese, come del resto ci viene riconosciuto a livello internazionale. La spinta ad un'ampia digitalizzazione, però, prosegue: è partito il Sistema informativo della cognizione penale, presupposto necessario per proseguire nel processo penale telematico. Uno sforzo è stato profuso per la sicurezza dei sistemi informatici, questione oggi al centro del dibattito nazionale ed internazionale.
  Sin dal 2014, uno dei miei principali impegni è stato diretto a contenere le vacanze degli organici del personale amministrativo. Una nuova politica di assunzioni ha portato ad appostare risorse per un ingresso, con varie procedure, a 4000 nuove unità; 1100 sono, invece, le unità in ingresso nei ranghi della magistratura. Dopo anni di oblio abbiamo avviato una politica di assunzioni, di riqualificazione e di valorizzazione del personale, seppure in una ristrettezza di disponibilità di risorse.
  Abbiamo varato la riforma della magistratura onoraria, da troppo tempo rimandata, che rappresenta il primo intervento organico in materia, con la creazione di uno statuto unico. È poi da evidenziare l'impegno ad assicurare agli uffici giudiziari un adeguato supporto anche attraverso l'opera dei tirocinanti: ne sono entrati negli uffici per il processo 1150 quest'anno e abbiamo deciso di prolungarli per il prossimo anno; a questo numero vanno aggiunti quasi 3 mila tirocinanti ex articolo 73. Più di 1500 sono state le mobilità da altri rami della pubblica amministrazione verso le cancellerie.
  Abbiamo, inoltre, firmato tre protocolli d'intesa con Lazio, Emilia Romagna e Veneto, per l'assegnazione temporanea del personale delle regioni presso gli uffici giudiziari dei rispettivi distretti. Altri protocolli sono in fase di definizione con le altre regioni. In questo contesto voglio, infine, menzionare la revisione delle piante organiche degli uffici di primo grado, che completa il percorso avviato con la revisione della geografia giudiziaria. Abbiamo superato una fotografia del Paese che risaliva a cinquant'anni fa, a un'Italia, sotto il profilo civile, sociale, demografico e, quindi, anche rispetto ai fenomeni criminali e al contenzioso, profondamente diversa da quella di oggi.
  È difficile davvero da credere che un sistema abbia potuto proseguire ed andare avanti, nonostante tutto, mantenendo esattamente le stesse piante organiche del 1950 nella distribuzione sul territorio. Un sistema così articolato non vive, però, soltanto di risorse, ma anche di delicati equilibri, frutto di complesse relazioni tra soggetti, il cui compito è quello di garantire Pag. 60l'autonomia del sistema, l'armonia e la stretta applicazione del principio di legalità.
  La nostra azione è stata rivolta a garantire che i controllori siano sottoposti ad altri controllori, rispondenti soltanto alla legge, nella piena garanzia della separazione dei poteri. Questa vigilanza deve essere tanto più stringente, tempestiva ed efficace, in quanto riguarda poteri in grado di incidere in modo fortissimo e talvolta persino irreparabile sulla vita dei cittadini. Sono temi su cui deve proseguire il confronto con le riflessioni avviate dagli organi di autogoverno della magistratura.
  Per quanto riguarda l'attività di ispezione, è stata rivolta molto meno rispetto al passato a verifiche di irregolarità formale e piuttosto a lesione dei diritti delle persone o a comportamenti che gettano discredito sulla magistratura o, infine, violano le regole del funzionamento degli uffici.
  Il Ministero, poi, si è dotato di un moderno sistema statistico, che, oltre a consentire di monitorare in dettaglio l'andamento delle pendenze, permette di fondare le valutazioni sulla base della misurazione dei risultati e delle performance degli uffici. Auspico che il Consiglio superiore della magistratura, nella sua autonomia, naturalmente, voglia sempre più affidarsi a simili criteri nell'individuazione delle figure di vertice degli uffici: individuazione che deve senz'altro procedere con maggiore speditezza rispetto a quanto avviene oggi.
  Noi abbiamo agito, inoltre, sempre in tema di trasparenza, per riformare l'Agenzia dei beni confiscati in vista di una sua migliore organizzazione, con più chiare modalità di assegnazione e una più rigorosa attività di gestione. E la stessa preoccupazione di trasparenza e rigore è stata alla base della direttiva ministeriale riguardante i rapporti tra giustizia minorile, il privato sociale e le comunità di accoglienza. L'intervento si è reso necessario all'emergere di inaccettabili disparità di prezzo per l'erogazione dei servizi nell'accoglienza dei minori.
  Sempre nella direzione della trasparenza, avevo menzionato l'avvio di un portale unico nazionale delle vendite, radicalmente innovativo, un marketplace unico per la pubblicazione e la messa in vendita dei beni mobili e immobili sottoposti a tutte le procedure concorsuali pendenti sul territorio nazionale. È una conquista in termini di contrasto all'illegalità e alla corruzione, ma anche un primo stadio di un progetto riformatore più ampio che mira a sbloccare un'enorme massa creditoria, stimata, ad oggi, a circa 200 miliardi di euro.
  La prossima tappa si realizzerà entro giugno con l'istituzione del registro dei crediti in atto con la collaborazione della Banca d'Italia e del Ministero dell'economia e delle finanze. Grazie a questo nuovo strumento, nel mercato, si potranno conoscere in tempo reale le effettive condizioni di realizzabilità dei crediti delle imprese. Sarà così possibile passare all'ultima tappa, che mira ad assegnare ai crediti ammessi al riparto un valore monetario immediatamente spendibile in tutte le procedure concorsuali, immettendo ricchezza laddove oggi le lungaggini delle procedure di liquidazione impoveriscono il tessuto produttivo, oltre a produrre inaccettabili aree di opacità.
  Il Parlamento è attualmente impegnato con il disegno di legge delega sulla crisi di impresa, che contiene importanti misure di semplificazione ed efficientamento delle procedure concorsuali. È un cambio di passo anche culturale nella gestione della crisi di impresa, un intervento assai atteso che può incidere positivamente sulla competitività del Paese. Approvare questa legge, così come quella sul processo civile, che è in discussione in Parlamento, significherebbe dare sistematicità all'intervento riformista che, sino a qui, si è largamente realizzato avvalendosi di strumenti amministrativi e di interventi normativi diffusi.
  In materia penale è all'esame del Senato il disegno di legge di iniziativa governativa che prospetta un intervento riformatore a largo raggio ispirato a intenti di politica criminale diretti non esclusivamente a risultati deflattivi. È una misura Pag. 61importante di cui ho spesso sollecitato l'approvazione e che ritengo sia un errore non approvare, come è già stato un errore non approvarla prima.
  Sul delicato tema della prescrizione, che ha suscitato le più vivaci discussioni, anche in quest'Aula, credo si sia pervenuti ad un punto di equilibrio fra l'esigenza di assicurare alla giurisdizione tempi congrui allo svolgimento delle attività di accertamento dei fatti di reato e quella di garantire la ragionevole durata del processo, conservando alla prescrizione la sua funzione di stimolo ad una definizione dei processi penali in tempi non troppo estesi. Si tratta di un intervento incisivo apprezzato dal GRECO, il Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d'Europa, che ne ha auspicato la rapida approvazione, dando atto, comunque, dei progressi realizzati dall'Italia con la nuova normativa su questo tema, in particolare, con gli interventi sul falso in bilancio e sull'autoriciclaggio.
  Vorrei aggiungere un dato che ho avuto soltanto pochi minuti fa e non ho potuto fornire al Senato su questo punto: spesso si è discusso – perché la discussione sulla giustizia ho scoperto in questi anni è una discussione che si basa su fotografie vecchie, mentre la realtà cambia costantemente –, sono anni che discutiamo del fatto che i cosiddetti colletti bianchi non vengono mai puniti e non scontano mai una pena. Il dato di oggi è che in carcere stanno oggi 789 persone condannate per reati contro la pubblica amministrazione. Quando ci siamo insediati – è un indice che a me non mi esalta particolarmente –, erano meno di 200.
  Su un altro punto voglio soffermarmi brevemente, cioè sul tema delle intercettazioni prive di rilevanza penale. Ho molto apprezzato le circolari diramate da alcune procure, che invitano ad una maggiore sorvegliatezza: credo che vadano nella direzione giusta. Noto, e spero di non essere smentito dei fatti, che la diffusione di questi dati è quantitativamente diminuita, ma qui la legge dei grandi numeri non vale, perché è colpita dalla diffusione impropria. Non ritengo, tuttavia, che queste circolari siano sufficienti, perché ritengo che la tutela di un singolo cittadino non possa essere assegnata alla casualità, cioè al fatto che il procuratore abbia emanato o meno una circolare nel territorio che riguarda quel cittadino. Per questo ritengo che sia necessario un intervento normativo secondo le linee della delega che il Parlamento è chiamato ad approvare nell'ambito della riforma penale.
  Sempre più stretti incroci tra criminalità organizzata e circuiti finanziari ci hanno spinto a proporre un'iniziativa nuova, volta, per un verso, a ripensare agli strumenti per un efficace contrasto alle mafie, molto cambiate rispetto a pochi anni fa, soprattutto sul versante delle illecite accumulazioni di ricchezza, ma anche, peraltro, a riallacciare la risposta pubblica e civile ai fenomeni mafiosi.
  Ho deciso, infatti, di avviare gli Stati generali della lotta alla criminalità organizzata, con l'obiettivo di rifondare le ragioni stesse di un impegno al quale non sono legate soltanto le sorti di alcune regioni, ma del Paese intero. Abbiamo bisogno di nuove indagini conoscitive, nuove acquisizioni teoriche, abbiamo bisogno di formulare nuove proposte, ma anche di sollecitare nuove energie, sottraendoci a stereotipi che spesso continuano a pesare nel dibattito che riguarda questo tema. Gli Stati generali dovranno servire a questo.
  La soluzione dell'emergenza carceraria, all'indomani della sentenza Torreggiani, ha costituito una delle priorità del mio mandato. Al 31 dicembre 2016, la popolazione carceraria è composta da 54.653 unità: ancora superiore, complessivamente, alla capacità regolamentare degli istituti penitenziari, peraltro accresciuta in questi stessi anni di circa 4 mila unità. La popolazione carceraria è diminuita di circa 10 mila unità in tre anni: importante è il nuovo e più maturo equilibrio del rapporto fra presenza carceraria ed esecuzione penale esterna, ormai quasi paritario.
  Rieducazione e reinserimento sociale sono legati essenzialmente al potenziamento Pag. 62delle misure alternative al carcere. I risultati non sono ancora del tutto soddisfacenti, ma non lo saranno se non riusciremo a cambiare l'approccio complessivo, le stesse fondamenta culturali del sistema penitenziario.
  Per favorire questo percorso, la positiva esperienza intrapresa con gli Stati generali dell'esecuzione penale ha costituito una base di elaborazione preziosa. L'ampliamento dei presupposti per l'accesso alle misure alternative, l'introduzione dell'istituto della messa alla prova per gli adulti e la crescita di sanzioni alternative al carcere, come quella del lavoro di pubblica utilità, il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari impongono un'azione amministrativa mirata a costruire un sistema di probation ampio ed effettivo che ponga l'Italia al pari di tutti i maggiori Paesi europei, che trovano in questo settore uno strumento fondamentale di esecuzione della pena.
  I risultati che ho sin qui presentato sono il frutto di una disponibilità ed una collaborazione molto ampie. Voglio, pertanto, ringraziare tutti i soggetti coinvolti nel sistema della giustizia: la magistratura, l'Avvocatura, che credo possa salutare con soddisfazione il completamento del percorso di attuazione della riforma forense, il Corpo di polizia penitenziaria, che ringrazio particolarmente per la dedizione e la professionalità, tutto il personale impiegato nel servizio giustizia, ma, in particolare, il personale amministrativo che, in questi anni, ha sopportato il peso dei vuoti di organico e dell'aumento dei carichi e, naturalmente, questo Parlamento e le Commissioni, che hanno svolto un lavoro assai proficuo su tante materie.
  Signora Presidentessa, onorevoli colleghi, in questi anni abbiamo agito per uscire da emergenze vere, quale quella carceraria e quella dell'arretrato civile; abbiamo inciso sull'organizzazione della giustizia, abbiamo inteso favorire un clima più disteso. Oggi, sento di poter rivendicare i progressi significativi realizzati sul versante di alcuni fondamentali diritti e di poter rappresentare con convinzione i valori per i quali abbiamo operato: al valore dell'effettiva eguaglianza nella laicità è ispirata la legge sulle unioni civili, il cui percorso di attuazione si è concluso: abbiamo ora una legge che per il nostro Paese rappresenta una svolta di civiltà.
  Al valore della tutela delle persone deboli è orientata la legge sull'assistenza di persone con disabilità grave prive del sostegno familiare. La stessa legge introduce, per la prima volta, finalmente, nel nostro ordinamento, un sistema generalizzato di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti. Anche questo credo che sia un importante segno di civiltà: la figura della vittima è, spesso, evocata per chiedere inasprimenti delle pene, ma, casualmente, nel nostro Paese non esisteva uno statuto di tutela delle vittime. Come lo è la legge che colpisce l'odioso fenomeno del caporalato approvata lo scorso anno, fenomeno che ferisce la dignità e il valore della persona che lavora.
  Anche in tema di accoglienza e diritto d'asilo è nostro dovere salvaguardare le garanzie fondamentali. Il disegno di legge al vaglio del Governo promuove, anzitutto, la specializzazione dell'organo giurisdizionale come un elemento decisivo per l'accelerazione dei procedimenti e interviene sul tema delle impugnazioni, facendo tesoro delle esperienze europee più efficaci. Voglio precisare che la soluzione proposta è conforme al modello internazionale di giusto processo ed è pienamente in linea con i principi espressi dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. La nuova normativa credo possa essere l'occasione per superare il reato di immigrazione clandestina per ragioni che ho già avuto modo di richiamare e in più occasioni.
  Infine, in vista della prossima «Giornata della memoria», voglio ricordare la legge n. 115 sui crimini contro l'umanità, che contiene anche il reato di negazionismo.
  Credo che l'impegno debba proseguire con l'approvazione del reato di tortura attualmente in discussione in Parlamento (Applausi).
  Quando parliamo d'Europa – quando ne parliamo come una comunità di vita, per usare le parole del Presidente Mattarella, Pag. 63a cui rivolgo il più deferente saluto – parliamo di questi lavori, e anche, non dimentichiamolo, della tragica storia che ha portato alla loro affermazione. Europa significa diritto, significa insieme costruzione di presidi a difesa della centralità della persona e riconoscimento di fondamentali esigenze ai bisogni individuali e sociali. Nell'avviarmi alla conclusione, voglio assicurare che terrò in massimo conto le valutazione di ogni forza politica; da tutte mi aspetto un concorso concreto sull'insieme dei problemi che abbiamo davanti. Ritengo che la gran parte delle conquiste degli scorsi anni, come di quelle che auspico per il futuro, sia dovuta al superamento di una logica di astratta e pregiudiziale contrapposizione. Non indulgo all'ottimismo, ma nemmeno al suo contrario, rinunciando a delineare i percorsi possibili. Ma i provvedimenti di riforma funzionano se le loro ragioni mettono radici nell'habitat sociale, civile e culturale del Paese, che va difeso non solo dagli attentati alla sicurezza e alla libertà, ma anche dalle troppo aspre disparità che rischiano di spaccarlo. Uno dei maggiori studiosi contemporanei del diritto e dello Stato, Ronald Dworkin, ha scritto: L'uguale rispetto è la virtù sovrana della comunità politica – se manca, il Governo è soltanto tirannia – ma quando la ricchezza di una nazione è distribuita in modo fortemente disuguale, come lo è attualmente la ricchezza di nazioni anche molto prospere, allora il suo uguale rispetto appare sospetto.
  Ecco, se vogliamo riconoscere ai nostri concittadini, nelle forme del diritto e nell'esercizio della giurisdizione, l'uguale rispetto che è a loro dovuto, dobbiamo agire perché non sia fortemente diseguale la ricchezza della nazione. Se sapremo farlo – e ovunque sapremo farlo –, là il servizio della giustizia sarà più efficiente, più autorevole e in definitiva più giusto (Applausi).

(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.
  È iscritto a parlare il deputato Gianfranco Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, affrontare il tema della giustizia con un intervento di pochissimi minuti è ragionevolmente improponibile. Tuttavia, non ho difficoltà a sintetizzare il nostro pensiero, dei Conservatori e Riformisti, atteso che la relazione del Ministro Orlando, a cui, in ogni caso, da sempre riconosco correttezza e apertura al confronto, nei fatti non aggiunge nulla rispetto a quanto più volte ascoltato dal Governo, e soprattutto non segnala alcun reale progresso in termini di miglioramento dell'offerta di giustizia.
  Comprendo il tentativo del Ministro di minimizzare i tanti problemi che continuano ad essere irrisolti, provando a fare un confronto non proponibile con gli altri Paesi europei e aggrappandosi alla globalizzazione del sistema, ma ritengo che le sue parole non riusciranno a convincere i cittadini che, ogni giorno, devono fare i conti con un sistema giudiziario a dir poco carente. In qualità di professionista non posso che segnalarle che, in realtà, nonostante i tanti provvedimenti licenziati negli ultimi anni, il pianeta giustizia sia ancora in una condizione di assoluta precarietà, che penalizza tutti – operatori, giudici, utenza – e in particolare gli avvocati, che ancora aspettano che ci sia il provvedimento sull'equo compenso inerente alla loro attività.
  Il Ministro parla di equilibrio raggiunto sulla prescrizione, laddove noi continuiamo a sostenere che la soluzione ai tempi biblici dei processi non sia l'allungamento dalla prescrizione ma la dotazione delle necessarie risorse e una diversa organizzazione. Ammette che sulle intercettazioni serve una norma, ma vorremmo che, oltre ad affermarlo, passasse ai fatti. Nulla di concreto viene detto in tema di sovraffollamento delle carceri, che è un problema ancora annoso, nonostante ci siano state delle depenalizzazioni. C’è ancora opacità nella gestione del fenomeno migratorio, in riferimento agli aspetti che attengono ai reati commessi. Mi pare chiaro che l'unico Pag. 64obiettivo del Governo sia l'abolizione del reato di immigrazione clandestina.
  Attendiamo ancora che si dica qualcosa di chiaro e netto, soprattutto di buonsenso, in tema di legittima difesa. Ho indicato su alcuni punti, su cui ritengo vada approfondito il dibattito, che purtroppo, con l'attuale sistema che regolamenta i lavori parlamentari è assolutamente impossibile neppure avviare. In conclusione, potrei dire – e posso dire – che si tratta di una relazione che definisco scontata, quanto non corrispondente nei contenuti alla realtà dei fatti.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Ministro, l'ha presa un po’ alla larga. Io credo che gli effetti della globalizzazione abbiano prodotto danni e disastri. Credo che la sfida del futuro, invece, sia quella di recuperare quello che lei chiama le «derive populiste». No, le derive populiste sono recupero della sovranità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini); recupero della sovranità in modo particolare su alcuni temi, perché se è vero, Ministro, che alcuni fenomeni, come il fenomeno dell'immigrazione e il terrorismo – internazionale e islamico, si è dimenticato di dire – sono fenomeni globali, le risposte, è vero, dovrebbero essere globali, ma le risposte globali a questi fenomeni globali, come quello dell'immigrazione e del terrorismo, sono state totalmente insufficienti, anzi sono state risposte dannose. Quindi, se la risposta non è globale – e non è stata globale –, e la risposta europea è stata insufficiente, drammaticamente insufficiente, è inevitabile che le risposte nazionalistiche o sovranistiche sono le uniche risposte possibili per poter affrontare problemi di così ampia portata, che purtroppo toccano anche il nostro Paese.
  Sovranità significa poter determinare il proprio futuro, potersi prendere la consapevolezza di poter determinare il proprio destino. E io apprezzo quegli esponenti politici (la Le Pen, Salvini ed altri) che hanno lanciato un guanto di sfida a questa Europa, che hanno lanciato un guanto di sfida al politicamente corretto, che hanno lanciato un guanto di sfida alle politiche a taglia unica, che hanno lanciato un guanto di sfida al pensiero unico. Credo che in questo momento serva recuperare, da parte degli Stati nazionali, la possibilità di poter decidere, anche sul tema della giustizia. Sarebbe drammatico – e sarà drammatico – se anche sul tema della giustizia ci sarà una cessione di sovranità del nostro Paese, perché credo che la patria del diritto – come è il nostro Paese – abbia il diritto e la possibilità di dare risposte concrete al tema della giustizia.
  Ministro, credo che, dopo cinque anni che la sinistra governa il Paese, dobbiamo chiederci – lo dobbiamo fare fuori dal Paese – se il sistema giustizia nel nostro Paese è un sistema oggi migliore o peggiore rispetto a cinque anni fa. Io credo che il sistema giustizia, oggi, sia enormemente peggiore rispetto a cinque anni fa, per questo bolliamo di totale fallimento le vostre politiche sul tema della giustizia. Ministro, lei prima ricordava la grande riforma del processo penale: quella è una riforma morta, è una riforma su un binario morto, perché è oltre un anno che il Senato sta discutendo di questa riforma, importante e necessaria, ma per divisione all'interno della maggioranza, per divisione all'intero dal Governo, per divisioni tra maggioranza e Governo, questa riforma non arriva in porto. E quando parliamo di grande riforma della giustizia penale, parliamo ovviamente di alcuni temi: il tema delle tutele, il tema delle garanzie, il tema della prescrizione, il tema delle intercettazioni telefoniche, il tema delle pene. Ministro, le ricordo che oggi c’è un grande tema, in questo Paese – il quale non è agitato o mosso dagli agitatori delle paure –, che è il tema della sicurezza strettamente legato al tema della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Ministro, non so in che Paese vive lei, ma io vivo in un Paese dove i cittadini normali vorrebbero vivere normalmente Pag. 65all'interno della propria abitazione, sentendosi sicuri e liberi. Oggi i cittadini italiani neanche all'interno della propria casa sono sicuri e liberi, quindi credo che delle risposte vadano date. Le risposte non sono le depenalizzazioni, non sono gli indulti mascherati, non sono gli svuota-carceri, non sono le particolari tenuità del fatto, cioè normative che garantiscono l'impunità per legge. Puoi tranquillamente commettere un reato, tanto in questo Paese nessuno paga per le proprie colpe ! Guardate che – quando un criminale commette un reato e non sconta la propria pena in carcere – c’è un principio che sta alla base di ogni società civile e di diritto civile, che è il principio della certezza della pena: sbagli e paghi la pena fino in fondo ! Voi questo principio l'avete purtroppo fatto saltare.
  Ministro, lo rivendico: sul reato di immigrazione clandestina si metta d'accordo col Ministro Minniti, perché il Ministro Orlando dice che il reato d'immigrazione clandestina va abolito, il Ministro Minniti dice che il reato di immigrazione clandestina va modificato. Per me e per noi il reato di immigrazione clandestina non va né abolito né modificato: il reato di immigrazione clandestina va semplicemente applicato, come viene applicato in tutti i Paesi del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Ma è possibile che in tutti i Paesi che hanno un livello di democrazia e di civiltà accettabile il reato di immigrazione clandestina esiste e solo nel nostro Paese il reato di immigrazione clandestina non viene applicato ? Migrare illegalmente non è un diritto: migrare illegalmente è un reato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Entrare in un Paese senza permesso e senza autorizzazioni e soggiornare nel Paese senza permesso e senza autorizzazioni è un reato grave che va ovviamente perseguito. E quindi noi vogliamo che il reato rimanga, noi vogliamo che il reato venga applicato: quando governavamo noi il reato c'era, il reato funzionava; quando governate voi, il reato c’è e non funziona. Chiedetevi probabilmente perché.
  Le carceri, Ministro: oggi lei ha ricordato che abbiamo 55.000 detenuti. Stamattina al Senato si è vantato del fatto che 10.000 detenuti sono stati rimessi in libertà. Avete affrontato il sovraffollamento delle carceri mettendo in libertà 10.000 detenuti. Chiedete ai cittadini onesti se sono contenti, oggi, di avere 10.000 criminali non in galera, ma liberi sui territori, per poter commettere nuovi reati. Su 55.000 detenuti, Ministro, il 34 per cento, cioè 18.600, sono stranieri: un terzo di coloro i quali commettono reati nel nostro Paese sono stranieri. E di questi 18.000 detenuti, 12.000 sono islamici, sono musulmani. Di questi 12.000 musulmani, 7.500 praticano in maniera concreta la religione islamica, 375 sono radicalizzati in modo particolare e hanno una particolare propensione all'islamismo più fondamentalista. Le chiedo, Ministro, tenuto conto che il fondamentalismo islamico si radica anche e in modo particolare per il web, sul web, all'interno delle moschee, ma anche all'interno delle carceri, mi chiedo, Ministro, lei non ha detto assolutamente niente su cosa intendete fare.
  Lei ha ricordato la polizia penitenziaria: avete trattato la polizia penitenziaria come una polizia di serie B. Oggi noi abbiamo una carenza di organico all'interno delle carceri sulla polizia penitenziaria di circa 6.000 unità: investite sulla polizia penitenziaria. Vi siete occupati per cinque anni solo di criminali e delinquenti, solo della salvaguardia dei diritti di criminali e delinquenti, vi siete dimenticati dei diritti delle persone offese, vi siete dimenticati dei diritti delle vittime dei reati e questa è evidentemente una grave responsabilità.
  Ministro, c’è un tema che a noi sta particolarmente a cuore, legato al tema della sicurezza: il tema della legittima difesa. Noi abbiamo portato il dibattito sulla legittima difesa – mi avvio a concludere e lo riprenderò dopo, Presidente –, voi lo avete affossato, non avete avuto il coraggio in quest'Aula, di fronte al Pag. 66popolo, di fronte ai cittadini, di affrontare in maniera seria il tema della legittima difesa. Un cittadino perbene e onesto ha il sacrosanto diritto di vivere all'interno della propria abitazione in sicurezza e libertà: difendere il domicilio, difendere la propria incolumità, difendersi da un ladro e da un criminale anche e in modo particolare all'interno della propria abitazione non può mai essere considerato un reato, ma è un sacrosanto diritto di ogni cittadino italiano, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Riflettete su quello che avete fatto, perché probabilmente il popolo italiano in questo momento vi toglierebbe la fiducia anche sul tema giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, voglio ringraziare il Ministro per la relazione e anche per l'attività svolta, perché indubbiamente alcuni risultati sono stati citati. Penso soprattutto a quello sul processo civile, che è un risultato molto significativo: ne sentiremo parlare poco, perché è un risultato molto importante e, quindi, difficile da contestare.
  Siccome sono stati toccati moltissimi argomenti, parlerò solo di tre o quattro aspetti che stanno particolarmente a cuore a me e al mio gruppo. Il primo: si è parlato, il Ministro ha parlato, del tema del terrorismo e del connesso tema del web. Sono temi importanti, sui quali il nostro gruppo, e in particolare Stefano Quintarelli, ha presentato e presenterà proposte, appunto relative al web.
  Vorrei toccare un argomento. Il Ministro in varie occasioni ha parlato di interventi relativi all'odio sul web e ai pericoli che questo presenta. Io sono convinto che si debba intervenire, convinto che si debba fare qualcosa, ma vorrei dire che non sono d'accordo con chi oggi parla di interventi di controllo dei contenuti. Credo che sia una responsabilità di chi gestisce la rete quella di monitorare quello che succede, magari di limitare la diffusione di determinati argomenti, ma, se non ci sono reati (e noi abbiano dei reati di terrorismo e il reato di diffamazione che sono reati già sanzionati e controllati e che prevedono già misure per l'eliminazione dei messaggi), tutto il resto – tocco un argomento non penale come, ad esempio, quello delle bufale di cui tanto si è parlato – non può essere oggetto di decisioni di un soggetto terzo, perché quel soggetto terzo deve essere a sua volta controllato e si rischia di entrare in un tema di libertà di manifestazione del pensiero che nel nostro Paese, giustamente, è particolarmente tutelata e io avrei una qualche paura ad affidare a qualcuno il controllo di ciò che sul web è vero o non è vero.
  Un secondo argomento, sul quale ho particolarmente apprezzato l'intervento del Ministro, è quello sul tema della pluralità delle giurisdizioni. È un tema – lei ha detto – da affrontare anche a Costituzione vigente: io credo che sia il momento di un dibattito importante anche sulle norme costituzionali che riguardano questo argomento, perché il problema della distinzione tra giurisdizione civile e amministrativa è un problema gravissimo per la crescita di questo Paese, perché la qualità della giustizia civile può migliorare, la qualità dell'amministrativa può sicuramente migliorare, ma moltissime volte, soprattutto le nostre imprese, si trovano in difficoltà proprio per la differenziazione e le incertezze che caratterizzano il nostro sistema dal punto di vista della giurisdizione. Quindi credo che sia sicuramente utile farlo a Costituzione vigente, ma sia importante aprire un dibattito su questo tema.
  Un altro aspetto importante che è stato toccato è quello della prescrizione. Noi abbiamo presentato una proposta di legge molto simile in alcune parti a quella del Governo circa la sospensione del periodo di prescrizione in appello e in Cassazione. Pensiamo però ancora, come già pensavamo quando è stata presentata la proposta Pag. 67di legge, che il tema da toccare e da gestire sia quello delle indagini preliminari.
  Nella proposta di legge in materia penale ci sono disposizioni su questo tema e credo che esso dovrà essere coordinato con interventi che hanno a che fare con la responsabilità disciplinare dei magistrati relativa proprio alla gestione delle indagini preliminari, perché troppo spesso accade – molte volte i reati si prescrivono e altre volte no – che la gestione delle indagini preliminari sia fatta senza un'adeguata considerazione dei diritti dell'indagato.
  Per quel che riguarda il processo penale in genere, ho sentito il collega Molteni. Devo dire che trovo abbastanza strana la contestazione dell'introduzione del principio della non punibilità per particolare tenuità del fatto, che è stato introdotto da parte di un partito che sostiene – a mio modo di vedere, giustamente, il Ministro non è d'accordo – l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale. Il principio è esattamente lo stesso: è quello di attribuire al giudice la valutazione se un determinato reato che è punibile non debba essere perseguito o punito per la particolare tenuità del fatto. È chiaro che si sposta il momento decisionale e, per questo, io sono favorevole all'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, perché lì si evita proprio l'indagine. In questo caso la decisione del giudice arriva alla fine, ma l'esito è lo stesso: un reato è stato commesso o potrebbe essere commesso e il giudice decide alla fine di non intervenire, perché, quando non c’è l'obbligatorietà dell'azione penale, la decisione del giudice di non partire sulla denuncia, in alcuni casi, è perché pensa che non ci sia reato, ma quasi sempre è perché ritiene, negli ordinamenti in cui questo è previsto, che quel reato non sia così grave da meritare un'indagine, un processo ed eventualmente una condanna.
  Quindi, trovo che sia contraddittorio questo: è chiaro che la norma sulla particolare tenuità del fatto richiede un lavoro serio da parte dei magistrati, che dovranno applicarlo soltanto quando ci sia la tenuità del fatto all'esito del procedimento.
  Chiudo sul tema dei procedimenti in materia migratoria: noi abbiamo discusso oggi le mozioni riguardanti l'immigrazione e nella nostra mozione c'era un unico punto che il Governo non ha accettato e riguardava l'introduzione di una valutazione concreta di fumus sul provvedimento cautelare di sospensione dell'espulsione.
  Si può discutere di questo, ma sicuramente una cosa importante è quella di accelerare il più possibile la prima decisione, soprattutto nei casi in cui è evidente l'infondatezza o comunque la probabile infondatezza della domanda.
  Giustamente il Ministro ha parlato del disegno di legge che prevede e che dovrebbe prevedere l'introduzione di sezioni specializzate: è uno dei passi. Credo che anche sulla sospensione in sede di appello si debba discutere, perché è un altro dei temi importanti, ma sicuramente quello dell'accelerazione dei processi, partendo dall'accelerazione dei lavori delle Commissioni prima ancora che si arrivi al provvedimento, è un tema fondamentale per il nostro sistema, che va gestito, quello sì, internamente, nel senso che su questi aspetti vi è un tema di giustizia interna.
  Ricordo ancora una volta al collega della Lega: la giustizia è l'unico argomento sul quale la sovranità è totale, nel senso che facciamo tutto da soli su tutti questi argomenti, ma il tema è esattamente l'opposto; è uno di quei temi nei quali servirebbe un coordinamento, perché il famoso discorso dei dublinanti ha un collegamento su questo, così come la procura europea.
  Quindi, sostenere che in giustizia non si debba lavorare bene sui procedimenti, cosa che noi abbiamo sempre sostenuto, delle volte anche contestando qualche azione del Governo su questi temi dell'accoglienza e delle procedure sui migranti, ma che non si debba o che quasi sia un problema il coordinamento internazionale, credo sia contro i fatti, perché alcuni dei problemi di gestione di questi fenomeni Pag. 68derivano proprio dallo scarso coordinamento e che sia anche contro la storia, perché su tutte queste vicende, di fatto, la collaborazione tutti cercano di farla a livello giudiziario, salvo che poi, quando si arriva a livello politico, non si riesce a mettere insieme una decisione coordinata.
  Io auspico che quella decisione coordinata ci sia, anche se è evidente che noi dobbiamo fare da soli e bene la gestione della giustizia su questi argomenti, perché è indubbio che in questi anni, se c’è un settore in cui questo è stato un problema, è stato proprio quello della gestione dei procedimenti sui provvedimenti di espulsione (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, mi perdoni, signor Ministro: «signora Presidentessa» non si può proprio sentire, almeno la lingua italiana in quest'Aula – lo dico con leggerezza – cerchiamo di salvaguardarla.
  Nei pochissimi minuti a disposizione, vorrei portare all'attenzione dell'Aula la condizione della magistratura onoraria (GOT, VPO, giudici di pace) nel nostro Paese: introdotti in origine con funzione di mera supplenza dei magistrati togati, di fronte alla crescente domanda di giustizia e alle carenze degli organici, i magistrati onorari oggi scongiurano, con il loro lavoro quotidiano, l'implosione del sistema giudiziario e ne costituiscono uno dei muri portanti.
  Ai giudici onorari di tribunale sono attribuite, in via esclusiva, intere materie e sono assegnati veri e propri ruoli.
  I vice procuratori onorari svolgono le funzioni di pubblici ministeri, nel 98 per cento delle udienze davanti al tribunale penale monocratico e nel 100 per cento delle udienze penali davanti ai giudici di pace.
  Nel settore civile, GOT e giudici di pace coprono almeno il 40 per cento della giurisdizione.
  Si tratta di magistrati professionali, ma non trattati né riconosciuti come tali.
  Il Governo italiano li ha classificati di fronte alla CEPEJ, la Commissione per l'efficienza della giustizia del Consiglio d'Europa, come no professional e con la legge delega n. 57 del 2016 ne ha fatto dei lavoratori precari, privi di tutele previdenziali, indennità di malattia, maternità, ferie, con una retribuzione in parte variabile, a cottimo e differita.
  Il Movimento 6 luglio e il comitato Articolo 10 hanno denunciato la situazione che ho appena descritto alla Commissione europea e vi sono numerosi contenziosi pendenti, di singoli magistrati onorari, davanti ai giudici del lavoro.
  Le chiediamo, signor Ministro, nell'esercizio della delega, di correggere la rotta ed evitare contenziosi e procedure di infrazione.
  Si tratta di essere giusti coi lavoratori a cui chiediamo di amministrare la giustizia.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, egregi colleghi e signor Ministro, ella ha esordito dicendo che il tempo a disposizione non le consentiva di esaminare tutte le problematiche del pianeta giustizia, per cui si è soffermato su alcune criticità da lei particolarmente avvertite.
  Altrettanto saremo costretti a fare noi – abbiamo appena nove minuti, come gruppo – per affrontare queste problematiche e allora ci concentriamo su alcuni punti essenziali.
  Tra le criticità che ella ha elencato, purtroppo, non compare la criticità del processo del lavoro e previdenziale, cioè in Italia ci sono milioni di lavoratori e sono milioni coloro i quali accedono a chiedere giustizia al magistrato del lavoro e per loro è prevista una particolare procedura, che fu introdotta in Italia nel 1973 e che fu molto efficace; per tanti anni i lavoratori erano, come dire, soddisfatti di quanto l'ordinamento aveva apprestato per loro: i giudizi si svolgevano gratuitamente, si svolgevano oralmente e si svolgevano in tempi brevi.Pag. 69
  A distanza di alcuni decenni, anche il processo del lavoro è naufragato nella palude che ha caratterizzato e che caratterizza ancora il processo civile.
  Su questo lei non ha detto neanche una parola e mi dispiace dirlo; noi che abbiamo sempre apprezzato la cifra culturale dei suoi interventi, ma mi dispiace dire che questo è molto rivelatore di una posizione che non va affatto e non può essere sottaciuta.
  Evidentemente il mondo del lavoro non fa parte del panorama di questo Governo, come non lo era soprattutto anche dei Governi precedenti, a cominciare dall'ultimo e a finire anche dagli altri (Letta, Monti e Berlusconi).
  Le riforme in materia, che sono state fatte in questi anni, hanno colpito esclusivamente quelle che erano le caratteristiche e i sistemi di efficienza del sistema del processo del lavoro. La gratuità è scomparsa e ha reso sempre più difficile accedere al sistema giustizia non soltanto per i cittadini in genere, ma per i lavoratori in particolare.
  La concentrazione dei tempi non esiste più: il processo del lavoro è un processo che si svolge con i tempi biblici di un processo civile normale.
  Non solo, ma la gravità è data dal fatto che il processo del lavoro, così come introdotto nel 1973, è stato sempre ritenuto, non soltanto in Italia, ma anche fuori e comunque è ritenuto da noi, il modello da seguire per l'amministrazione della giustizia, da tutti i giuristi, da tutti i processualisti, è ritenuto tale e spesso si è cercato di introdurlo anche per altre materie, come in materia di locazione o anche per altre materie ancora, in materia agraria.
  Però, alla fine, tutto impatta con il problema – si dice – delle risorse, delle risorse materiali e delle risorse umane. E anche qui noi non ci stiamo, non ci stiamo perché è indubitabile che alcuni sforzi il suo Ministero ha fatto in questa direzione, però siamo ben lontani, ben lontani dall'adozione di strumenti, come dire, risolutivi, perché venire in quest'Aula ogni anno e dire che ho fatto un concorso oppure ho introdotto un certo numero di posti in organico in più o ho coperto alcuni posti in organico è, sì, un fatto apprezzabile, però, come dire, il ritmo che si mantiene ci porterà a risolvere questo problema in tempi altrettanto biblici.
  E, come è stato ricordato dal collega precedente, non dimentichiamo che tutto il pianeta giustizia si mantiene in piedi perché ci sono i giudici cosiddetti volontari, che ormai volontari non lo sono più – ne abbiamo parlato l'anno scorso, ne abbiamo parlato in occasione della disciplina dei giudici di pace – e quelle che erano le richieste di quei numerosi, numerosissimi operatori, non sono state affatto prese in considerazione, perché non sono più i giudici onorari di una volta.
  Io, per la mia età, ho conosciuto i vicepretori onorari, i quali, indubbiamente, erano dei professionisti, molto spesso laureati in legge oppure avvocati, i quali svolgevano effettivamente quell'attività gratuitamente, volontaristicamente, e avevano comunque una professione dalla quale trarre il reddito per il sostentamento di se stessi e della propria famiglia. Ma oggi le competenze dei magistrati onorari – uso questa formula generale per ricomprenderli tutti – sono così ampie, sono così assorbenti della vita di una persona, che, ripeto, non li si può più trattare così come si poteva trattare un vicepretore onorario quarant'anni fa.
  Ora, non ripeto quanto è stato già detto, e quindi in questa materia bisogna ritornare – tornando alla materia del processo del lavoro – alla gratuità, perché altrimenti disattendiamo un precetto costituzionale, bisogna ritornare alla concentrazione, dotando il tribunale degli strumenti necessari, e al principio della oralità.
  Lei mi dirà, a questo punto, che per alcuni aspetti la competenza del Ministero non esiste, perché è competenza del Consiglio superiore della magistratura intervenire sui magistrati, sulla cultura dei magistrati. Purtroppo, devo darne atto, la nuova generazione di magistrati considera la materia del lavoro così come considera la materia della cambiale, quindi senza Pag. 70alcuna distinzione, e questo la dice lunga sulla mutazione genetica culturale che in Italia c’è stata a livello generale, e quindi, quando dico a livello generale, dico anche a livello di avvocatura e dico anche a livello di magistrati.
  Ora, c’è un altro aspetto, velocemente, che voglio toccare. Lei ha detto parole giuste quando ha citato i provvedimenti della introduzione delle cause di non punibilità per i fatti di tenue disvalore, di alcune depenalizzazioni, della introduzione di alcuni illeciti amministrativi laddove prima erano illeciti penali, però è anche vero, e lo dicemmo già l'anno scorso, che, mentre da un lato lei professa un'ottima dottrina, tant’è vero che io e il compagno Farina abbiamo applaudito alle sue ultime parole, è chiaro, però la prassi – sarà per colpa non so di chi, della maggioranza, certamente –, altre vicende la portano in tutt'altra direzione.
  Se noi oggi acquistiamo un codice penale nuovissimo, un'ultima edizione, noi vediamo che gli articoli del codice penale non sono più quelli di una volta, ma avremo il 600, il 601, il 601-bis, il 602-bis, ter, quater, quinquies, sexies, septies, e via discorrendo. Questo che cosa significa ? Che mentre – mi si consenta – si predica in un modo, poi si opera in un altro modo, perché la quantità di reati che stiamo inventando in questa legislatura è impressionante. Promisi a me stesso, ma non l'ho ancora fatto, di fare l'elencazione di tutte le fattispecie penali che abbiamo introdotto.
  Ora, si dice da parte dei cultori della materia che la sanzione penale non può essere soltanto quella detentiva, ma ci sono altri tipi di sanzione penale, ma su questo versante non si procede con la dovuta concretezza. Non solo, ma soprattutto l'anno scorso le dicemmo – si parlava allora del processo del lavoro – di intervenire sul Ministro del lavoro perché rimuovesse le cause di tale contenzioso.
  Adesso le dico che la stessa cosa avviene... per esempio, la legge sul caporalato: lì abbiamo introdotto pene pesanti, fattispecie penali dai labili contorni, perché c’è anche questo aspetto di questa legislazione penale in questi anni, e poi avete rigettato la nostra proposta di introdurre il collocamento obbligatorio in materia almeno di agricoltura, che poteva impedire che quel fenomeno si diffondesse così come oggi è diffuso. Affidare alla norma penale – questo è un problema più generale – la soluzione di problemi sociali, lei ha detto, è una strada che non si può percorrere, è una strada fallace. Ora, questo accade nel campo del processo del lavoro e previdenziale, questo accade, per esempio, nella lotta al caporalato.
  In merito all'affidare ai pm la soluzione del problema, la sanzione penale c’è sempre stata sul caporalato, ma adesso l'abbiamo portata a difesa del monopolio privato della intermediazione, perché abbiamo sostituito al collocamento pubblico, al monopolio pubblico dell'avviamento al lavoro, il monopolio privato delle agenzie interinali; abbiamo aumentato le pene e così ci siamo messi l'animo in pace.
  Credo che anche per il 603-bis, così come è fallita la precedente riforma del 2011, se non si incide su ciò che sta prima della fattispecie penale, anche questa riforma finirà nel nulla.
  Per cui, ripeto, pur dando atto di quanto è stato da lei fatto e comunque degli sforzi che lei fa, la invito a incidere sulla sua maggioranza perché le consenta di dare attuazione ai suoi principi con maggiore efficacia e con maggiore determinazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Allora, io mi sono letto la sua relazione, quella depositata al Senato, e le vorrei indicare anche qualche refuso di quella relazione. Già qualche settimana fa, anzi, forse era qualche mese, lei se ne uscì con una intervista in cui l'occhiello diceva: «I processi di primo grado durano meno di un anno». Ora, forse in qualche altro pianeta succedeva questo, però lo vedo scritto anche in questa relazione. C’è scritto che la durata Pag. 71media di un procedimento di primo grado, contenzioso e non contenzioso, si è attestata in 375 giorni. Vorrei chiedere, per esempio, a coloro che hanno scritto questa relazione quale sia un procedimento non contenzioso di primo grado, perché, sarà che io non ne conosco l'esistenza, ma esiste anche un procedimento non contenzioso di secondo grado ?
  Capisce che, quando ci inventiamo le statistiche per farci belli, per far vedere che qualcosa funziona, poi, però, andando ad analizzare le statistiche, scopriamo che è insomma una truffa semantica ?
  Le faccio anche questo esempio: so che nelle vostre statistiche, per così dire, ci mettete quello che viene chiamato il ricorso per decreto ingiuntivo, per cui, in realtà, ci vogliono mediamente 37 giorni. Ma quello, in realtà, non è un procedimento contenzioso di primo grado, perché non esiste una sorta di appello; esiste l'opposizione, che fa avviare un procedimento contenzioso di primo grado.
  Allora, vorrei dire, magari anche agli statistici che lavorano presso il suo Ministero, che, quando andate a elaborare queste statistiche, perché i dati devono essere anche elaborati, e quando andate a scrivere queste cose dentro le relazioni, di far comprendere che non siamo tutti giornalisti o addetti stampa, per cui qualunque stupidaggine viene detta noi la riportiamo, ma siamo anche giuristi, che ci leggiamo le statistiche, ci leggiamo anche il codice di procedura civile, ogni tanto, e capiamo quando viene detta una bugia o, per meglio dire, una stupidaggine e quando viene detta la verità.
  E, quindi, gradirei che facesse arrivare questa mia glossa, possiamo dire, a colui che ha redatto questo documento, perché evidentemente pare nemmeno laureato in giurisprudenza. Ma io parlerò soprattutto del processo civile: lei, nella relazione, Ministro, parla dei meccanismi deflattivi finalizzati alla riduzione dei flussi in entrata; in parole povere, come evitare che la gente faccia causa, possiamo dire così, semplicemente, e avete trovato un modo molto semplice: aumentando le tasse per chi vuole intraprendere un processo. Ora, in un precedente decreto la cosiddetta tassa sulla giustizia, io la chiamo, ovvero il contributo unificato, è aumentata del 20 per cento. Stranamente, tra il 2013 e il 2015 le cause in entrata sono diminuite, guarda caso, del 20 per cento.
  Ora, basterebbe fare un esame di microeconomia per capire che è ovvio che, quando un servizio costa di più, evidentemente poi la domanda è minore, perché non tutti si possono permettere quel servizio, e quindi non si può farsi belli qui davanti, in quest'Aula, dicendo che il contenzioso è diminuito: e ci credo, avete aumentato le tasse sul contenzioso ! Caro Ministro, non tutti i cittadini sono così ricchi da potersi permettere una causa fuffa, come quella dell'avvocato Venerando Monello, come cavolo si chiamava, sul ricorso fuffa della Raggi, in cui è stato pure condannato a 20 mila euro di spese legali.
  Purtroppo i cittadini non sono così ricchi. I cittadini normali neanche vengono finanziati dal PD per fare delle cause fuffa e, quindi, un cittadino che si sente leso in un proprio diritto, quando la tutela di questo diritto costa troppo, semplicemente non fa una causa. C'era un servizio di qualche mese fa del TG3, in cui si diceva che un milione e mezzo di persone aveva rinunciato a tutelare i propri diritti perché, primo, costava troppo, secondo, i tempi erano troppo lunghi. Ora io, sinceramente, bearmi del fatto che un milione e mezzo di cittadini rinunci alla tutela dei propri diritti, non lo farei mai, perché questo, in realtà, è un fallimento della politica di giustizia; far sì che i cittadini non possano più tutelarsi. Ma, d'altro canto, le do anche un suggerimento gratuito per come migliorare o come deflazionare – come viene detto adesso, con questi termini innovativi – i flussi in entrata della giustizia civile.
  Allora, secondo me, se lei aumentasse del 70 per cento il contributo unificato, prevedo che le cause diminuirebbero del 70 per cento. Ora, non le do le statistiche, perché non sono né uno statistico né un matematico, ma questa è una mia opinione, suffragata solo dalla mia opinione e Pag. 72neanche dai fatti. Spero vivamente non la prenda in considerazione; però, vorrei anche capire, da lei, perché nella relazione parla di mille nuovi magistrati inseriti nel triennio 2014-2017. Ora, a parte che metterci l'annualità 2017, quando siamo a gennaio 2017 mi sembra un po’ così, però capiamo che l'oroscopo va sempre bene, stiamo al suo gioco; a questo punto, visto che voi avete inserito mille nuovi magistrati, vorrei sapere da lei quanti magistrati sono anche andati in pensione durante questo triennio; vorrei sapere, in questo triennio e anche nel futuro anno 2017, che è appena iniziato, quanti magistrati sono andati in pensione o andranno in pensione. Perché, vede, il problema del turnover in magistratura, come nelle altre dinamiche del lavoro pubblico, non è solo quello di inserire magistrati, perché se lei in un anno inserisce 300 magistrati, ma nel medesimo anno vanno in pensione 400 magistrati, in realtà, il saldo non è positivo, è semplicemente negativo. Allora, ricordo anche che avete previsto la proroga attraverso un decreto-legge solo per alcuni magistrati, guarda caso quelli che dovevano anche decidere per le carriere dei magistrati dentro le procure della Repubblica e dei tribunali, come Canzio, ad esempio. Ora, voi, da un lato, dite: abbiamo messo mille nuovi magistrati, dall'altro, peccato che attualmente manchino 1.252 magistrati nella pianta organica del Ministero della giustizia, lo ripeto, 1.252; a causa della mancata proroga dei pensionamenti, secondo alcuni sono tipo 250, ho visto altre statistiche, ma purtroppo il Ministero della giustizia non dà queste statistiche nel proprio sito, che senso ha, in un momento in cui mancano 1.200 magistrati, mandare in pensione altri 250/300 magistrati ? Ora, un Ministro che voglia davvero fare qualcosa di positivo dovrebbe perlomeno dire: scusate, io sto in carenza di organico, non ha nessun senso che io mandi in pensione dei magistrati, facciamo prima i concorsi, togliamo questa carenza di organico e solo successivamente, giustamente, diminuiamo l'età pensionabile per i magistrati. Ed è questo il problema vostro e di questo Governo, fate dei ragionamenti di tipo ragionieristico o di interesse specifico per fare le nomine in magistratura, senza ragionare nel medio e lungo periodo e questo è un mancato ragionamento nel medio e lungo periodo, Ministro Orlando, e vorrei che si rendesse conto che è questo mancato ragionamento nel medio periodo – a parte, secondo me, l'incostituzionalità manifesta di questa norma – che provoca problemi all'interno della giustizia penale e civile, non altro. Lei non si rende conto, nell'organizzazione e nella legislazione, in realtà, quanto potrebbe fare questo Parlamento e quanto potrebbe fare il Governo, altro che modificare il codice di procedura civile. Glielo dico da avvocato: modificare il codice di procedura civile o fare una nuova ennesima riforma del codice di procedura civile non serve a niente se non a creare danni a tutto il sistema giustizia.
  E glielo dico proprio perché al Senato c’è il disegno di legge delega, che è passato alla Camera e che spero venga bloccato ab aeterno al Senato, di una ennesima riforma della giustizia civile. Io da operatore del diritto le dico che non ce n’è assolutamente bisogno, c’è bisogno di piccoli aggiustamenti, di piccoli aggiustamenti che se potessimo lavorare in santa pace, senza ascoltare Renzi o le dinamiche comunicativo-elettorali del vostro Governo, li potremmo fare tranquillamente, perché, per fortuna, grosse preclusioni di tipo politico sulla giustizia civile non credo ci possano essere, perché almeno noi del MoVimento 5 Stelle vorremmo semplicemente aggiustare le cose che non funzionano e non aggravare le cose che funzionano. Quindi, io, in questo caso, spero, a differenza della legge sulla tortura che voi bloccate da due anni in Senato, che la legge sulla riforma del processo civile venga bloccata definitivamente.
  Anche su altri punti vorrei intervenire. È ritornata qui alla Camera, dopo delle piccole modifiche, la legge sulla responsabilità medica. Ora, io vorrei che, magari, gli uffici del Ministero guardassero un po’ più a fondo quello che c’è scritto nella legge sulla responsabilità medica, perché ci sono alcuni obbrobri giuridici che ho Pag. 73paura davvero che possano diventare legge, dopo una votazione, magari, molto veloce in Commissione sanità o affari sociali e qui in Parlamento. Faccia visionare, visto che non è passata minimamente dalla Commissione giustizia né dal Ministero della giustizia, quella legge e la faccia verificare magari da qualcuno che si occupa di questa materia, non dalla parte delle assicurazioni, magari, ma dalla parte, anche, delle vittime di malasanità.
  Un ultimo punto è quello sulla legge professionale forense. Ora, ricordo il perdurare della crisi economica, ormai sono nove anni che perdura, la lunghezza dei processi e i minimi previdenziali che, ad esempio, tutti gli avvocati soprattutto quelli più giovani sono costretti a pagare, noi in questo anno, soprattutto, anno e mezzo, abbiamo visto migliaia di cancellazioni dagli albi di avvocati perché non ce la facevano più ad andare avanti. Quando si cancella un libero professionista è sempre una sconfitta, perché un libero professionista non incide sulle casse dello Stato, anzi, teoricamente un libero professionista dà un surplus alle casse dello Stato, non dà una rendita e, quindi, forse, Ministro, dopo un passaggio di Capodanno di quella legge, sarebbe ora che questo Parlamento si prefigurasse un'innovazione di quella legge, un'innovazione, però, a beneficio dei piccoli avvocati, non dei grandi studi legali come avete fatto con i vari decreti legislativi o decreti ministeriali, tipo quello sullo specialista che, poi, puntualmente vengono cassati dal TAR o dal Consiglio di Stato. Perché, quando il Ministero, puntualmente, fa un decreto ministeriale che viene, puntualmente, bocciato dal TAR o dal Consiglio di Stato, io magari mi aspetterei che quei magistrati o quei funzionari che lavorano al Ministero venissero licenziati seduta stante, perché vuol dire semplicemente che sono degli incompetenti, che non sanno fare il lavoro per cui sono pagati. Facciamocela una domanda se tutti i suoi decreti ministeriali vengono bocciati, signor Ministro; ce la vogliamo fare quella domanda sulla qualità dei consulenti che ci sono dentro al Ministero, tale da farsi bocciare tutti i decreti ? Ce la vogliamo fare, oppure no, oppure passa in cavalleria tutto quanto, perché tanto siamo in Italia e, quindi, non c’è nessuna sanzione politica, ma nemmeno disciplinare, all'interno del Ministero della giustizia ?
  Come ultima cosa, lei nelle varie interviste, ne ha parlato anche il collega Mazziotti, ha parlato della censura che si vorrebbe fare a Internet per le cosiddette bufale. Ora, quando si parla di censura in un Paese democratico, io inizierei sempre a preoccuparmi, perché la deriva è sempre negativa quando si parla di censura; d'altro canto mi sembra assurdo che si parli di censura, ma solo su Internet. Perché, allora, non parla di censura, magari, di quei giornali che fanno delle bufale uno stato quotidiano ?
  Ad esempio, lei, Ministro, ha fatto un'intervista sul L'Unità, che è nota dispensatrice di cavolate scritte su quel giornale. Ora, per fortuna, forse fallirà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, quindi, diciamo che i cittadini italiani sono un pochino più evoluti di coloro che dirigono o scrivono su L'Unità e, quindi, hanno già decretato, magari, la fine di quel libercolo, semplicemente perché non era un quotidiano ma era una sorta di Topolino fatto, però, da giornalisti professionisti.
  Ora, però, da Ministro della giustizia, mi vergognerei sempre a parlare di censura o di come veicolare le notizie, anche le bufale. Perché, in realtà, vede, dal mio punto di vista, Ministro, culturalmente anche il fatto che ci siano le bufale, in rete, sui quotidiani, in televisione ad esempio, basta guardare, non so, il TG1, o anche altri TG della RAI, ormai Orfeo secondo me è un noto dispensatore di bufale, ora, in realtà, anche una bufala aiuta, secondo me, la crescita culturale della persona, la aiuta quando si rende conto che quella è una bufala. In realtà, è un meccanismo in cui la persona migliora teoricamente, anche perché, grazie al cielo, Internet è così ampio che, quando c’è una bufala, ci sono facilmente cento altre persone che verificano che quella è una bufala, diversamente da telegiornali Pag. 74come il TG1 in cui non c’è mai, magari, un TG1 della sera, che dice: scusate, quello che abbiamo detto al TG1 dell'ora di pranzo era una bufala e ce ne scusiamo.

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  ANDREA COLLETTI. Quindi, magari, io fossi in lei, starei attento anche all'uso delle parole, ma soprattutto della sua legislazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare Maurizio Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Io non sono un luminare di diritto come chi mi ha preceduto e, quindi, mi limiterò a fare delle considerazioni generali, che tentano anche di non irridere l'avversario politico, ma di commentare, come sono capace, le comunicazioni che il Ministro ha fatto. Comunicazioni, sullo stato della giustizia, al Parlamento, che sono uno dei momenti significativi delle relazioni del Governo – non solo del Ministro, ma del Governo – al Parlamento stesso. È un atto che reca con sé due messaggi chiari: quello della centralità del Parlamento nell'ordinamento della Repubblica e quello della centralità della giustizia nella vita e nelle istituzioni per i cittadini.
  Per Kelsen, uno dei massimi pensatori filosofici del secolo scorso, al quale è legato il pensiero nobile e l'intento nobile e programmatico di conseguire una conoscenza del diritto non influenzata da giudizi di valore, la domanda «che cos’è la giustizia ?» era un quesito anche più importante di quello posto 2000 anni fa da Ponzio Pilato: «che cos’è la verità ?». Ovviamente Kelsen dà una risposta di rango filosofico al suo quesito, che però ci dà anche uno spunto di riflessione interessante: la giustizia, infatti, è considerata una qualità dell'ordinamento sociale, che regola le relazioni reciproche tra gli uomini e soltanto subordinatamente essa è anche una virtù dell'uomo, cioè un uomo è giusto se il suo comportamento si conforma alle norme di un ordinamento sociale che si ritiene essere giusto. La giustizia, dunque, non è un valore assoluto, bensì un valore al quale tendere e proprio per questo Kelsen chiosa dicendo che l'aspirazione alla giustizia incarna l'eterna aspirazione degli uomini alla felicità, che è quello che a noi interessa molto. Sembrerebbero chiacchiere astratte, un'introduzione un po’ così, quella che ho appena fatto, eppure, se riflettiamo, hanno un loro preciso fondamento ed è evidente anche in quello che oggi stiamo facendo in quest'Aula.
  I dati a consuntivo sull'amministrazione della giustizia che il Guardasigilli ci ha comunicato e le anticipazioni su quelli che serviranno – gli interventi relativi all'organizzazione e al funzionamento dei servizi relativi alla giustizia e sugli ordinamenti, e i programmi legislativi del Governo in materia di giustizia per l'anno in corso – non riferiscono l'immagine del migliore dei mondi possibili, come è evidente, ma danno sicuramente un messaggio positivo. Molto è stato fatto, ma tanto rimane da fare, lo diceva il Ministro stesso.
  C’è innanzitutto da dare atto, però, al Ministro di aver ben chiari quali sono i mali endemici della giustizia in Italia, ne cito alcuni: l'organizzazione dei tribunali, eccellenti in alcuni luoghi e mediocri in altri; i processi telematici autonomi, diversi e incompleti, con enorme sperpero di denaro, ahimè; un personale anche carente, male utilizzato; centinaia di prassi diverse a seconda dell'ufficio; giudici eccellenti e giudici mediocri come tribunali; abbiamo un legislatore che continua a scrivere malamente, alimentando così anche contenziosi e lavoro per i tribunali; abbiamo un processo esecutivo tortuoso, lungo e incomprensibile, che avvantaggia i debitori e punisce i creditori.
  Ecco, ma va riconosciuto al Ministro anche di essere intervenuto su alcuni dei punti più caldi in materia: la lentezza dei processi, il costo eccessivo della giustizia, la disuguaglianza dei trattamenti, non solo Pag. 75sulla base di contingenze e, dunque, con interventi spot, ma anche con azioni organiche.
  A due anni dall'avvio della cura delle riforme volute dal Ministro, tuttavia, lo stato della salute della giustizia, quella civile in particolare, pur migliorato, è ancora precario, lo sottolineavano anche alcuni interventi precedenti; i processi sono lenti, il personale amministrativo a ranghi ridotti, arretrato in calo, ma che resta consistente. Il tema tempo è, evidentemente, un tema cardine nelle riflessioni che dovranno guidare le modifiche anche legislative per i prossimi anni.
  A partire dei tempi lunghi, che sono il punto dolente e gravido di conseguenze, la giustizia lenta drena risorse, scoraggia anche gli investimenti, anche quelli che devono riguardare l'estero e, nei fatti, frena anche la ripresa. Servono in media quasi tre anni per chiudere una lite in primo grado, secondo una fotografia scattata dal Ministero alla fine dello scorso anno. Si tratta di un dato medio, evidentemente, che sintetizza le performance molto variabili nelle varie sedi: vi sono i tribunali virtuosi, a Rovereto, a Napoli nord, che ha iniziato da poco, per carità, il processo può durare meno di un anno; in altri – ne cito alcuni: Patti, Foggia, Vibo Valentia e Matera – si rischia di uscire anche dopo cinque anni e più di lavoro.
  Va sottolineato, però, che questi numeri si riferiscono solo ai procedimenti civili di contenzioso puro in tribunale, che sono i più complessi, sono esclusi i fallimenti, le esecuzioni e le cause non contenziose, come le separazioni consensuali e quant'altro. In particolare, se si includono nell'analisi le cause non litigiose, i tempi scendono e il processo dura in media 470, 450 giorni, e si avvicinano molto all'obiettivo che il Ministro Orlando ha annunciato di aver quasi centrato nel breve periodo, ossia di chiudere in un anno.
  I tempi lunghi, inoltre, non sono una prerogativa dei tribunali: anche nelle Corti di appello le cause civili durano in media due anni e dieci mesi, mentre in Cassazione si superano i tre anni. Ecco, il tema tempo, la durata, è per noi uno dei temi su cui bisogna lavorare, siamo lontani dagli obiettivi che ci danno anche le indicazioni europee e le Convenzioni europee dei diritti dell'uomo.
  C’è un secondo tema caldo che è quello del personale: tra le cause dei cosiddetti «processi lumaca», i magistrati puntano il dito contro la carenza di personale amministrativo, che porta con sé udienze ridotte, notifiche bloccate, sportelli con orari a singhiozzo e aperture limitate e quant'altro. In effetti, i buchi di personale sono ampi, ci sono delle sedi che hanno necessità di parecchio personale, ci sono delle sedi che sono in esubero anche, mentre ci sono dei picchi: si parla del tribunale di Bolzano che si avvicina al 50 per cento di vuoto di personale necessario. A soccorrere i dati, però, emerge che non sempre i tribunali con meno personale sono anche i più lenti: tra le sedi con più scoperture ci sono, infatti, molti tribunali del nord, che in passato hanno perso lavoratori diretti con le procedure di mobilità interna verso le regioni del sud, che mantengono la durata dei processi sotto la media nazionale; quindi è anche una questione di efficienza e di gestione dei tribunali.
  La buona notizia per la giustizia civile è che l'arretrato continua a calare: sempre guardando solo al contenzioso puro in tribunale, si è passati da 2,4 milioni di processi nel 2009 a meno di 1,6 nel 2015. Qualcuno parlava della riduzione della litigiosità: anche la parte più burocratica legata alle cause, quella amministrativa dei costi, forse ha rallentato questa litigiosità e questo numero di cause in corso.
  Il rapporto di fiducia con i cittadini è un punto fondamentale anche per quanto riguarda la giustizia penale, il cui stato di salute è gravato dall'incapacità del sistema di offrire risposte alle domande di giustizia in tempi ragionevoli. Consapevoli della crisi di fiducia che investe oggi il sistema giustizia presso l'opinione pubblica, il grande compito che attende tutti gli attori istituzionali coinvolti è quello di conservare e far crescere la fiducia dei cittadini e della collettività.Pag. 76
  In questo quadro, ci sembra assolutamente positiva l'attenzione riservata al problema dell'emergenza carceri, che è stata sottolineata, così come ci sembra importante l'attenzione rivolta – e vado a chiudere – al tema dell'alleanza contro l'incitamento all'odio veicolato sulla rete: ne hanno parlato alcuni colleghi e avremo modo, anche nei prossimi interventi, di parlarne.
  Per questo, Democrazia Solidale-Centro Democratico valuta positivamente le misure del Governo e preannuncio un voto favorevole alla risoluzione di maggioranza che verrà proposta (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carlo Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie, onorevole Presidente.
  Signor Ministro, noi abbiamo ascoltato con estrema attenzione le comunicazioni che lei ha reso sullo stato della giustizia, dell'amministrazione della giustizia e, poiché questa legislatura è al suo quarto anno di vita, adesso, indipendentemente dalla sua durata, se giungerà o meno a scadenza naturale, è possibile, essendo lei titolare del Dicastero dall'inizio della legislatura, tracciare un primo bilancio almeno su quelli che sono i temi centrali di una questione – quella, appunto, della giustizia – che, per unanime apprezzamento, è ritenuta vitale e centrale per quanto concerne l'andamento complessivo del nostro sistema non solo economico, delle relazioni sociali, quindi, nell'interesse generale del Paese.
  Noi, con grande senso di equilibrio e di misura, conduciamo un'analisi complessiva sul lavoro che è stato svolto nel corso di questo quadriennio e partiamo dai dati che lei ha riferito nella sua relazione, in particolar modo, dal tema principale, che è quello, appunto, della condizione carceraria nel nostro Paese e dai dati che lei ci ha ricordato.
  I 54.653 detenuti al 31 dicembre del 2016 rappresentano ancora una soglia altissima e, soprattutto, in questo numero, rispetto alla capienza regolamentare delle oltre 50 mila unità – quindi, con una eccedenza di circa il 10 per cento –, noi abbiamo una presenza significativa di detenuti stranieri, che raggiungono la quota di 18.610 e, quindi, costituiscono il 33 per cento dell'attuale popolazione carceraria, rispetto alla quale non abbiamo ascoltato nel suo intervento un impegno, un indirizzo, un orientamento per quanto riguarda la connessione che esiste tra politica carceraria e politica dei flussi migratori o, più in generale, del controllo di questo fenomeno, ma, soprattutto e al di là del fenomeno dei flussi migratori, cosa il Governo italiano intende fare a proposito di questa emergenza nell'emergenza. Se, cioè, si intende perseguire efficacemente la strada degli accordi bilaterali soprattutto con quei Paesi dai quali proviene la maggior parte delle persone che si trovano oggi nelle carceri italiane e appartengono ad altra nazionalità e, quindi, consentire che la pena irrogata venga inflitta direttamente nel Paese di provenienza.
  Questo come elemento non solo di alleggerimento complessivo della popolazione carceraria e, quindi, di vantaggio per la condizione degli altri detenuti, perché si ristabilirebbe un rapporto più equilibrato tra popolazione carceraria e capienza complessiva dei nostri istituti, ma anche perché questo potrebbe costituire un modo per liberare risorse da destinare proprio al recupero e al reinserimento dei detenuti, dei carcerati.
  Nell'ambito di questo tema non possiamo non fare un riferimento anche al problema della custodia cautelare, atteso che, sempre per rimanere all'indicazione statistica, sono 19.411 attualmente le persone trattenute in custodia cautelare, certo, con una diminuzione rispetto all'inizio di una legislatura di circa 6 mila unità: quindi, noi diamo atto di questi risultati dovuti anche alla legge votata dal Parlamento, alla legge n. 47 del 2015. Mi preme sottolineare, essendo stato correlatore di quel provvedimento, che si è trattata di una legge di iniziativa parlamentare, che, forse, doveva avere l'ambizione Pag. 77di perseguire con maggiore determinazione le finalità di contenimento dell'uso della custodia cautelare. Anche perché devo dire che, come è emerso dalla relazione sul punto depositata qui in Parlamento – perché ricordiamo che proprio con la legge n. 47 è stato istituito l'obbligo di informare annualmente il Parlamento sull'uso della custodia cautelare –, anche dalla lettura di quel documento, noi ci rendiamo conto che il provvedimento doveva essere, forse, anche più incisivo nella sua enunciazione, ma sicuramente occorrerà intensificare i controlli e la vigilanza per quanto riguarda l'applicazione di quelle disposizioni, perché, purtroppo, non mancano i casi di un uso ancora distorto dell'istituto della carcerazione preventiva e l'assenza di qualsiasi meccanismo non dico strettamente sanzionatorio o direttamente sanzionatorio, ma, comunque, di segnalazione su questo tipo di fenomeni e di condizioni degenerative depotenzia molto la finalità anche di quell'intervento legislativo che pure noi giudichiamo positivamente, tant’è che il testo di quel provvedimento è stato approvato anche con il nostro voto favorevole.
  Naturalmente, connesso sempre a questo rilievo e a questa osservazione, c’è il tema della responsabilità civile dei magistrati: anche qui, un intervento c’è stato, un intervento anche per rispondere alla condanna della Corte di giustizia che aveva rimarcato come il nostro Paese fosse in ritardo anche su questo aspetto, però dobbiamo registrare, ancora una volta, un provvedimento sostanzialmente timido, parziale e, a nostro avviso, ancora del tutto insufficiente a garantire una tutela effettiva dei diritti dei cittadini e, quindi, la necessità anche di consentire, attraverso una effettiva configurazione di regime di responsabilità, la possibilità di ottenere delle garanzie ulteriori sul corretto andamento complessivo della funzione, pur nel rispetto assoluto e sacro dell'autonomia e della indipendenza della magistratura, che rappresentano prerogative e requisiti che non vanno confusi, poi, con aree di impunità e di sostanziale irresponsabilità.
  Non possiamo non avere anche un atteggiamento critico sulle iniziative promosse in ambito di processo penale, non solo perché l'ambizioso progetto iniziale, così come più volte rappresentato e più volte enunciato in Parlamento, è andato via via assottigliandosi perdendo pezzi per strada, ma, laddove si è poi determinata una riforma legislativa, come nel caso dell'articolo 438 del codice di procedura penale sul rito abbreviato, non possiamo non esprimere dei rilievi critici per quanto riguarda, anche qui, la sostanziale inidoneità o insufficienza a raggiungere l'obiettivo deflattivo che anche quella misura si proponeva, perché diventa inutile prevedere diminuzioni di pena senza che queste diminuzioni siano correlate alla determinazione di un limite certo rispetto al massimo edittale. Questo, di fatto, ha sostanzialmente scoraggiato il ricorso a questo istituto alternativo, che avrebbe potuto sicuramente dare un contributo importante nella definizione complessiva dei processi, del rispetto del principio costituzionale del giusto processo e della celerità anche nello svolgimento e nell'accertamento delle responsabilità, perché il rischio è che, così come congegnato e così come contemplato, si traduca di fatto in una riduzione della sfera di garanzie e di tutela della difesa del cittadino e non consegua, invece, quel risultato, che noi riteniamo assolutamente condivisibile, di finalità accertative sicuramente della responsabilità personale, ma, in ogni caso, nel rispetto assoluto delle garanzie di difesa.
  Sul tema della prescrizione, il nostro rilievo è fortemente critico, almeno con riferimento all'andamento che il provvedimento sta assumendo nel dibattito non solo rispetto al testo licenziato da quest'Aula, ma anche nel dibattito che si sta sviluppando al Senato, dove si raggiungono effetti paradossali per cui possiamo avere reati in particolar modo nel campo dei reati contro la pubblica amministrazione che andrebbero a prescriversi dopo oltre 33 anni e, quindi, con una vanificazione di quella che è la funzione stessa della pena, dell'accertamento della responsabilità Pag. 78quando essa interviene a distanza di un lasso temporale così esteso, così largo, ma, soprattutto, perché l'accertamento delle responsabilità e, comunque, il contrasto a fenomeni gravi e preoccupanti, come possono essere i fenomeni corruttivi o, comunque, i fenomeni distorsivi dell'azione della pubblica amministrazione vanno perseguiti, questi obiettivi di contrasto, con degli strumenti che non rappresentino, non si traducano, come dicevo prima, nella dilatazione assolutamente esagerata del processo, ma che, anzi, mirino ad ottenere il risultato repressivo in termini di concentrazione e di immediatezza, per esempio, intervenendo su quelle parti del codice di rito che, oggi, non segnano alcun limite temporale.
  Una volta che si è esaurita l'indagine, una volta che sono state comunicate anche le conclusioni dell'indagine, non vi è alcun limite temporale per l'assunzione della decisione definitiva in tema di eventuale rinvio a giudizio, e quindi una delimitazione temporale precisa anche di quella fase del processo, come molti autorevoli osservatori e studiosi della materia hanno osservato nel corso degli scorsi mesi, quando appunto il dibattito si è incentrato sul tema del processo penale.
  Lo stesso per il processo civile: c’è stato un intervento legislativo, in realtà dobbiamo dire che questo intervento poi si è sostanziato in una maxi delega con l'attribuzione di compiti all'Esecutivo, e alcuni dei provvedimenti sono stati adottati dal Governo, manca comunque un corrispondente incremento delle disponibilità finanziarie. C’è ancora il tema delle intercettazioni, c’è ancora il tema di fondo della separazione delle carriere dei magistrati, ma resta il dato politico, che credo sia, sul tema della giustizia, che occorre avere più coraggio per seguire delle riforme maggiori. E se, a nostro avviso, delle ragioni del fallimento della riforma costituzionale ci sono state, una di esse è stata anche perché quella riforma evitava di affrontare proprio il tema della giustizia, che è ineludibile, e rappresenta, nell'agenda politica ma non solo, anche rispetto alle esigenze effettive del Paese, un tema prioritario. In questo scorcio di legislatura, attenderemo provvedimenti più efficaci ed incisivi, da parte del Governo. E come abbiamo fatto sinora, rispetto a quei provvedimenti che abbiamo ritenuto di condividere avremo un approccio assolutamente obiettivo e responsabile, perché sappiamo che in questa materia, più di tutto, ciò che deve prevalere è l'interesse e la tutela dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, signor Ministro, nessuno può negare che in questa legislatura siano stati compiuti molti importanti passi avanti in tema di giustizia, gliene diamo atto. Ricordo la depenalizzazione di quarantuno reati, fatto positivo per noi socialisti, ma che presenta qualche criticità: tra i quarantuno non c’è il reato di immigrazione clandestina, un reato sbagliato e controproducente, perché ingolfa i tribunali e rende più difficili le espulsioni. La seconda criticità riguarda la depenalizzazione relativa all'interruzione di gravidanza in strutture non autorizzate. Va benissimo la depenalizzazione, ma non va bene l'inasprimento delle multe, che, se prima erano di 51 euro, ora vanno da 5.000 a 10.000 euro. Chiediamo a lei, come abbiamo già fatto con la Ministra Lorenzin, di cancellare o quanto meno attenuare l'inasprimento.
  Tra le cose fatte, ricordo la riforma complessiva della giustizia civile – se ne parla poco perché è fatto positivo, di solito si parla delle cose che non vanno, l'ha sottolineato giustamente il collega Mazziotti Di Celso –, poi l'introduzione del processo amministrativo telematico e la previsione di nuove figure di reato come le tre fattispecie legate al terrorismo internazionale che – lei ha sottolineato – mantengono in equilibrio diritti fondamentali e sicurezza, diversamente da quanto avviene in altri Paesi, anche a noi vicini. Grazie alla sua opera è sensibilmente Pag. 79migliorata la situazione del sovraffollamento delle carceri: un passo avanti ma insufficiente. Come lei ben sa, non è solo questione di metri quadrati ma anche di qualità della vita dietro le sbarre, se si vuole che i detenuti diventino migliori di come erano prima di perdere libertà; su questo c’è ancora tanto da fare. Ci sono, però, segnali di miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario, ma il tema delle carcerazioni preventive rimane aperto, così come resta da affrontare la riforma del CSM, dell'obbligatorietà dell'azione penale, che è tale solo formalmente, e la separazione delle funzioni di magistratura inquirente e giudicante, che noi socialisti chiediamo non da anni ma da decenni. Infine, da presidente del comitato diritti umani della Commissione esteri, colgo l'occasione per chiedere il suo aiuto, il suo supporto, tutto quello che lei può fare, perché venga finalmente introdotto nel nostro ordinamento giudiziario il reato di tortura, quanto mai necessario, come ha evidenziato il caso di Stefano Cucchi, tornato ieri alla ribalta delle cronache. Il gruppo socialista voterà a favore della risoluzione presentata dalla maggioranza.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato David Ermini. Ne ha facoltà.

  DAVID ERMINI. Signora Presidente, signor Ministro, i dati e la relazione che oggi lei ha illustrato al Parlamento ci danno un quadro d'una giustizia che ha fatto dei grossi passi avanti in questo periodo. Ci dobbiamo tutti ricordare com'era il sistema della nostra giustizia in Italia quando noi siamo arrivati, e tutti dovrebbero ricordarsi il grande periodo di riforme che abbiamo iniziato, riforme che devono andare avanti, che certamente possono aver subito anche dei momenti di stop per le discussioni che si hanno all'interno dei gruppi parlamentari, all'interno del Parlamento, all'interno dei due rami del Parlamento, quando le maggioranze che compongono il Governo sono soprattutto di provenienze diverse, quindi le discussioni che si fanno sono spesso anche abbastanza lunghe. Però, nonostante questo, siamo riusciti, in questo periodo, signor Ministro, ad approvare delle leggi che nessuno probabilmente si sarebbe mai aspettato che questo Governo e che questa maggioranza riuscissero ad approvare. Non parlo soltanto della legge sulle unioni civili, che hanno reso finalmente dignità al nostro Paese nel campo dei diritti civili – una stagione quella dei diritti civili che l'Italia non ricordava, eravamo rimasti fermi agli anni Settanta –, ma voglio ricordare, fra le tante, non soltanto le leggi sugli ecoreati, ma la legge sul falso in bilancio, all'interno del «pacchetto corruzione».
  Nessuno ci avrebbe scommesso. Ricordo che i giornalisti, all'epoca, mi dicevano «non ce la farete», invece alla fine ce l'abbiamo fatta. Ci siamo impegnati molto su questo, e credo, signor Ministro, che attraverso anche il suo Ministero, il suo mandato, lei abbia potuto dare un'indicazione e un forte sostegno anche al lavoro del Parlamento. Queste riforme hanno visto vari settori – alcune sono ancora in discussione, altre, come dicevo, sono state fatte –, ma se penso alla giustizia penale, che dovrà vedere il suo completamento, per lo meno parziale, attraverso l'approvazione del disegno di legge che è giacente ormai da troppo tempo al Senato – che spero, tutti noi speriamo, che possa essere approvato nel più breve tempo possibile –, voglio ricordare che abbiamo inserito delle norme che servono certamente anche ai numeri che lei oggi ci ha dato: le norme che hanno permesso di avere un effetto deflattivo sui processi penali, la norma sulla tenuità del fatto, la norma sulla messa alla prova, le norme che hanno portato alla depenalizzazione, che, vorrei sottolineare, ha riguardato esclusivamente quella miriade di reati che avevano esclusivamente una sanzione di tipo pecuniario e che andavano ad ingolfare le scrivanie e gli uffici di polizia giudiziaria e di magistrati, rendendo vane e probabilmente facendo anche perder tempo rispetto a tantissimi altri processi importanti, su cui invece deve essere posta l'attenzione.Pag. 80
  Importanti non vuol dire soltanto di grandi dimensioni, vuol dire anche che riguardano le singole persone, perché un furto o una truffa, per una singola persona, può essere importante, perché va a toccare la vita quotidiana, la vita della famiglia della singola persona, ed è giusto che si perda tempo su quello, che si lavori su quello, che ci si impegni più tempo possibile, piuttosto magari che su reati bagatellari che poi, alla fine, dopo l'impegno di magistrati giudicanti, pubblici ministeri, polizia giudiziaria, avvocati, cancellieri ed uditori giudiziari, portavano allo Stato soltanto una sanzione di 100 euro. Purtroppo abbiamo visto che su questo discorso della depenalizzazione è stata fatta anche molta demagogia e una propaganda addirittura sbagliata: ce ne siamo sentite dire di tutte.
  Io vorrei sottolineare che i decreti legislativi sulla depenalizzazione non hanno consentito alcuna scarcerazione, che nessun condannato che avesse avuto una pena detentiva avesse alcun beneficio, contrariamente, signor Ministro, alla ormai purtroppo troppo vecchia legge ex Cirielli, la legge sulla prescrizione, che noi non abbiamo votato.
  Quella sì che ha mandato al macero tanti processi, anche per pene gravi e che avrebbero dovuto vedere persone invece scontare pene detentive. Ma vede io so che questo può far male, lo so, ma questa è la verità perché si contestano leggi che sostanzialmente depenalizzano multe e ammende e, invece, non si parla delle leggi che invece sono andate a toccare molti processi che, invece, avrebbero visto sanzioni molto, ma molto più gravi. Credo che in questo periodo, signor Ministro, nel lavorare sotto l'aspetto del diritto penale e nel lavorare anche nella parte del diritto civile abbiamo iniziato profonde discussioni che hanno toccato molti settori. Il diritto civile, la riforma del processo civile, è in questo momento ferma al Senato. Le discussioni da fare sono molte, probabilmente sono molto più ampie rispetto anche a quelle che vengono toccate nel diritto penale e c’è un grande confronto. Tuttavia credo che noi possiamo lavorare ancora su quello, per lo meno fino a che sarà in corso questa legislatura, perché il rapporto con gli operatori del diritto, grazie anche alla sua attività e al suo impegno, è veramente cambiato perché abbiamo riaperto un colloquio con gli operatori, i magistrati, con gli avvocati che è assolutamente costruttivo certamente anche con distinzioni qualche volta comprensibili, qualche volta meno comprensibili, qualche volta che ci hanno fatto riflettere, qualche volta che invece confermano quello che noi sosteniamo e crediamo possa essere sostenuto in maniera totale buona fede. C’è un aspetto importante che vorrei sottolineare nel rapporto con gli operatori della giustizia: noi dobbiamo lavorare perché siano i giovani a trovare la loro soddisfazione nel far diventare la loro passione per il diritto il loro lavoro, che siano avvocati o che siano magistrati. Oggi purtroppo le categorie penalizzate sono i giovani anche nei magistrati: infatti oggi per diventare magistrato bisogna aspettare molte volte di avere oltre trent'anni e io credo che invece un buon magistrato possa lavorare già da prima. Per questo dobbiamo – lo dico a tutto il Parlamento – lavorare per avere una legislazione che consenta subito dopo la laurea – ripeto: subito dopo – di arrivare molto presto al concorso e fare immediatamente il magistrato perché i ragazzi di 25, 26, 27 anni in tutto il mondo si assumono le responsabilità ed è giusto che anche in Italia torni ad essere così. Come per gli avvocati: oggigiorno c’è la necessità di dare una mano ai giovani avvocati. Oggi sono tanti gli avvocati – è vero – per molte ragioni: non è questo il momento per discutere del numero degli avvocati. Però oggi i giovani sono quelli che soffrono, quelli che non riescono a pagare il contributo unificato neanche per la loro pensione perché lavoro ce n’è poco e quel poco che c’è è mal pagato e allora, sotto questo aspetto, so che lei si sta muovendo, tutto il gruppo del Partito Democratico lo sta facendo. Dobbiamo cercare di dare una mano a questi giovani. Certamente conta anche la tutela di chi vuole o no andare in pensione ma l'atteggiamento Pag. 81di questo Parlamento deve essere rivolto soprattutto ai giovani perché sono loro che daranno il futuro a questa nazione. Lei ha toccato molti aspetti, signor Ministro: l'aspetto, come dicevo prima, della deflazione dei processi. Lei ha dato delle cifre che sono molto importanti e in questo periodo di studio e di attività che abbiamo fatto in Parlamento abbiamo toccato anche l'aspetto delle giurisdizioni speciali. Abbiamo affrontato nella riforma del processo civile la questione del tribunale per i minorenni che dovrebbe essere superata attraverso la creazione di sezioni specializzate. Io sono firmatario insieme ad altri colleghi del Partito Democratico anche di una norma che consenta il superamento delle commissioni tributarie perché anche quelle possono diventare sezioni specializzate presso i tribunali. Ci sono molte altre attività che si possono fare a Costituzione invariata e lo possiamo fare nel tempo che adesso abbiamo di fronte prima della scadenza del nostro mandato. Lei ha toccato un altro aspetto, signor Ministro: i rapporti con l'Europa.
  Abbiamo visto in questo periodo quanto sia necessaria e quanto sia stata importante l'attività del Ministero della giustizia italiano nel sollecitare gli altri Paesi a coordinarsi per l'avere non soltanto le squadre di polizia ma per avere anche una Procura europea a cui tutti possano rispondere perché è inutile continuare a lavorare a compartimenti stagni. Io so che in un momento di populismo e di nazionalismo diventa difficile far capire agli Stati che forse mettere in discussione una piccola parte della loro sovranità per portare vantaggio alla sicurezza dei singoli cittadini dei singoli Stati può essere fatto. È una discussione importante: facciamola insieme perché è fondamentale che ci sia un'attività investigativa da parte dei magistrati inquirenti che sia coordinata a livello europeo. Altrimenti avremo sempre le lacune che abbiamo visto in questi periodi anche purtroppo per fatti di cronaca molto gravi come sono stati quelli relativi al terrorismo.
  Nelle riforme che abbiamo fatto e stiamo facendo ci sono alcuni aspetti importanti. Tra poco arriverà qui in Aula la riforma sulla legge fallimentare: è una legge che non va sui giornali, come magari quella sul processo penale quando parliamo di prescrizione e di intercettazioni. Sulle intercettazioni voglio fare una piccola digressione e questo è un pensiero che riferiremo al Parlamento. Credo che il ragionamento sulle intercettazioni che stiamo facendo è di non toccarle: non le toccheremo naturalmente come strumento investigativo. Credo e spero che le intercettazioni informatiche, di cui sentiamo parlare per fatti di cronaca in questo periodo e che sono quelle più invadenti addirittura delle intercettazioni ambientali e telefoniche, vorrei e spero che siano date in gestione esclusivamente alla polizia giudiziaria perché credo che sia un passaggio di civiltà per il nostro Paese. I cittadini si sentono garantiti dalla magistratura, dall'autorità giudiziaria, e dalla polizia giudiziaria ed è corretto che questa garanzia i cittadini se la sentono ancora addosso.
  Dicevo della legge fallimentare che tocca interessi giganteschi. Ci sono dati sulle insinuazioni al passivo nei vari fallimenti che sono spaventose. Si parla di decine di milioni soltanto nei tribunali più grandi e ci sono i dati che abbiamo recentemente visto anche in un convegno dove ci dicono che l'erario nelle sue varie forme – INPS, IRPEF, IVA – soltanto al tribunale di Milano conta oltre 10 milioni di insinuazioni al passivo. Questo vuol dire che sono soldi di tutti che se ne vanno ed è per questo che è importante la riforma perché andrà a toccare tutto il sistema attraverso i cosiddetti sistemi di allerta cioè l'imprenditore sarà avvisato prima, sarà accompagnato prima che si arrivi a quello che non si chiamerà più fallimento ma alla sua situazione di insolvenza, quando trascina non solo se stesso in una situazione debitoria e di difficile risoluzione ma addirittura vi trascina tutti i creditori e spesso i chirografi, cioè i fornitori, i suoi colleghi imprenditori che sono quelli che rimangono nella tagliola e ci rimettono spesso un sacco di soldi.
  Pertanto, signor Ministro, il processo penale le leggi anticorruzione, gli ecoreati, Pag. 82l'autoriciclaggio, le unioni civili potrei elencare moltissime riforme che abbiamo fatto ma io a un certo punto voglio dire: guardate, le abbiamo fatte, sono lì, sono a disposizione dei nostri cittadini, ce ne sono altre che sono in corso, portiamole avanti più che possiamo.
  Infine c’è l'aspetto del personale che lei correttamente ha indicato, di cui tutti si erano scordati. Quando il personale dei tribunali diminuiva sembra che nessuno se lo ricordasse. Adesso lei e noi abbiamo innanzitutto già bandito il famoso concorso ma ce n’è un altro nella legge di stabilità e 4.000 persone, attraverso vari meccanismi, entreranno nelle nostre cancellerie arrivando quasi non dico al 50 per cento ma ad una buona percentuale per poter coprire vuoti d'organico. Non è sufficiente ma siamo gli unici che l'abbiamo fatto. E anche con i contatti attraverso quelli che sono i tirocinanti della giustizia credo che abbiamo trovato una soluzione per il concorso ma spero insomma che si possa piano piano anche attraverso altri concorsi riuscire a dare soddisfazione a chi si è impegnato e ha messo la sua passione in questo lavoro.
  Concludo, signora Presidente, auspicandomi e auspicando a nome del Partito Democratico che questo sistema della nostra giustizia rimanga un sistema di legalità formale.
  Oggi io ho paura quando sento i giustizialisti, quando sento invocare i tribunali del popolo, quando sento parlare di giustizie sommarie. Noi abbiamo paura di quella giustizia, noi vogliamo che il sistema del nessuna pena senza nessuna legge permanga ancora, perché la forma, nel nostro sistema e nei sistemi democratici, la legalità formale è addirittura essenziale. La legalità sostanziale lasciamola alle dittature, lasciamola ai totalitarismi. Finché ci sarà il Partito Democratico, il sistema di legalità formale in Italia rimarrà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

  PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Verini, Marotta, Dambruoso, Piepoli, Di Lello, Locatelli, Alfreider n. 6-00282, Ferraresi ed altri n. 6-00283, Rampelli ed altri n. 6-00284, Sarro e Sisto n. 6-00285, Daniele Farina ed altri n. 6-00286, Molteni e da altri n. 6-00287 e Pili n. 6-00288. I testi sono in distribuzione.

(Replica e parere del Ministro della Giustizia)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Sì, subito: parere favorevole sulla risoluzione Verini ed altri n. 6-00282, contrario sulle altre risoluzioni.
  Consentitemi, prima di questa breve replica, di rivolgere un pensiero, nel giorno in cui la terra è tornata a tremare, a tutte le popolazioni che sono colpite in questo momento (Applausi), ai lavoratori della giustizia di quelle regioni, di quelle aree ed anche ai detenuti, che in questo momento sono ristretti e che credo vivano questo momento con particolare paura e tensione.
  Voglio dire subito, onorevole Molteni, anche per l'antica conoscenza che ci lega e credo la reciproca stima, mi consentirà di dire che ha mostrato un po’ la coda di paglia, perché io non sommo il termine di populista al termine di sovranista: ci sono populisti non sovranisti e sovranisti non populisti.
  Il fatto che in alcuni casi, nel nostro Paese, questi termini si siano sommati è un elemento assolutamente accidentale.
  Cerco di spiegarmi e non voglio attaccarmi ai massimi sistemi: nell'ambito della giustizia, essere populisti significa utilizzare il diritto penale come strumento di propaganda e non guardare all'efficacia sanzionatoria del diritto penale e significa, Pag. 83faccio un esempio, pensare che un colpevole sia colpevole perché lo pensa la maggioranza della comunità e non perché ci sono delle prove valutate dal giudice che vanno in questo senso.
  Io continuo a pensare che invece non debba essere la maggioranza a decidere, ma deve essere il giudizio sulla base delle prove.
  Si può essere invece sovranisti in ambito penale e in questo caso io non vedo un pericolo, vedo un elemento di ingenuità – mi si consentirà – di chi sostiene questa posizione, perché noi non potremo mai sconfiggere, per esempio, il terrorismo internazionale se rimarremo chiusi dentro le giurisdizioni nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché noi siamo colpiti come una cosa sola, l'Europa, ma ci difendiamo come Paesi tra loro diversi e questo inevitabilmente crea quegli scarti nei quali i terroristi hanno potuto agire: mancanza di scambio di informazioni, e mancanza di strumenti di cooperazione hanno consentito di allargare le maglie, nelle quali le centrali del terrore hanno potuto incidere e colpire il nostro continente.
  Ma vede, perché penso che sia ingenua a questa impostazione ? Perché se sono di fronte a un reato, per esempio, di carattere finanziario, del quale l'autore si trova in un Paese e il server che viene utilizzato per veicolare quella truffa in un altro e la vittima in un altro ancora e magari la banca utilizzata è in un altro ancora, se i quattro Stati non si parlano e non trovano un modo di un colpire uniti, semplicemente quella vittima non avrà giustizia e questo non deriva da mie valutazioni di carattere ideologico, ma dalla constatazione del fatto che alcuni fenomeni, che ormai attentano alla sicurezza della nostra comunità e degli individui, prescindono totalmente dagli Stati nazionali.
  Qui non si tratta di dividersi se i popoli abbiano o meno diritto a esprimersi contro il pensiero unico, che trovo anch'io in molti casi stereotipato: si tratta di capire se costruiamo degli strumenti che, in questo momento storico, sono efficaci o non lo sono.
  Se ci chiudiamo nella dimensione nazionale, rischiamo di avere strumenti che, ahimè, non lo sono.
  Io non voglio la Procura europea perché afferisce a ideali europeisti, che pure io condivido, voglio la Procura europea perché mi rendo conto che, se non avremo la Procura europea, un certo tipo di reati non saranno mai perseguiti e perché mi rendo conto del fatto che, se nasce una collaborazione tra polizie all'indomani degli attentati, se nasce una cooperazione tra servizi all'indomani degli attentati, ma non nasce anche una cooperazione che fa leva su un soggetto giurisdizionale, noi rischiamo di avere una deriva di Stato di polizia, di sovrastato di Polizia a livello europeo, perché rischiamo di avere soggetti di polizia che non sono diretti da un'attività e controllati da un'attività giurisdizionale.
  Io vorrei che noi riflettessimo su questo, perché guardate che gran parte del discredito delle giurisdizioni nazionali, che non sono più soltanto quella italiana o altre, che sempre sono state indicate come Cenerentola, ma tutte oggi hanno un forte affanno, deriva dal fatto che c’è uno scarto tra la dimensione dell'attentato al senso di sicurezza e che arriva dalla dimensione globale, e gli strumenti con i quali si è in grado di agire, di intervenire e di rispondere a queste aggressioni.
  Questo è il punto e vorrei che di questo discutessimo di più, laicamente, senza schermaglie e senza contrapposizioni, perché mi pare che questo sia il problema che rischia in prospettiva di incrinare la credibilità delle giurisdizioni, tenendo conto che il diritto penale è rimasto ormai l'unico strumento esclusivamente di monopolio nazionale e questo non ha migliorato la sua capacità di incidere.
  Io rifiuto il termine svuotacarceri, non perché non ci fosse bisogno di svuotare le carceri: è stato contestato il fatto che ci si trova in una situazione ancora non soddisfacente ed è assolutamente vero.
  Vorrei ricordare e vorrei chiedere se era soddisfacente una situazione nella quale c'erano 45.000 posti disponibili e Pag. 8467.000 detenuti. Se quella era una situazione migliore di questa, ho una difficoltà a valutare esattamente le situazioni.
  Non voglio che si parli però di svuotacarceri per una ragione specifica, che è questa: noi non abbiamo diminuito l'area del controllo penale. Quando si è arrivati al massimo del sovraffollamento carcerario, le persone sottoposte a esecuzione penale erano meno di quelle che sono sottoposte a esecuzione penale oggi. Cosa vuol dire ? Vuol dire che abbiamo potenziato e aumentato le pene alternative. Non è vero che qualcuno se n’è andato libero incontrollato, come si racconta.
  Abbiamo deciso di fare quello che hanno fatto tutti gli altri Paesi europei: avere un'esecuzione penale che si realizza in carcere e un'esecuzione penale che si realizza fuori dal carcere.
  Quando ci siamo insediati, i detenuti erano 4 e le persone sottoposte a esecuzione penale 1, attualmente per ogni persona in carcere c’è una persona sottoposta a esecuzione penale esterna, come in Inghilterra e come gran parte dei Paesi che hanno sperimentato da più tempo questa tradizione, questa modalità di esecuzione della pena, che non è la libertà, è un'altra forma di privazione della libertà, che però ha tassi di recidiva più bassi, costi per i contribuenti più contenuti e naturalmente, per reati di un certo tipo, un'efficacia sanzionatoria più significativa.
  Dire carcere, carcere, carcere, senza porsi il problema di che cosa produce il carcere, è un modo di non migliorare la situazione, prima di tutto della sicurezza della comunità. Infatti, se noi spendiamo tre miliardi di euro e continuiamo ad avere la recidiva più alta di Europa, dobbiamo trarre la conseguenza che il carcere diventa una scuola di specializzazione per la criminalità a spese dei contribuenti. Costruire un altro carcere, individualizzare il trattamento, non è un'azione di buonismo: è una modalità mediante la quale le persone escono un po’ meglio di come sono entrate, e questo non è interesse soltanto di quelle persone, ma è interesse soprattutto di quelli che stanno fuori e che stanno intorno. Hanno interesse al fatto che la comunità dei delinquenti si riduca progressivamente.
  È sfuggito un dato: nel corso di questi mesi abbiamo iniziato a superare le misure di carattere eccezionale, che non abbiamo rinnovato, penso alla liberazione anticipata speciale, perché riteniamo che questa situazione vada fronteggiata con misure di carattere fisiologico e non di carattere eccezionale. Vorrei dire, però, che queste misure di carattere eccezionale, che io, tra l'altro, per una situazione di emergenza, ho condiviso, non sono state per la prima volta istituite da questo Governo o da quello che l'ha preceduto, e neppure da quelli che lo hanno preceduto ancora, ma sono state introdotte per la prima volta da Governi di centrodestra (Commenti del deputato Molteni). Le misure eccezionali sì !
  E vedete, sento ripetere molte volte una cosa che io condivido totalmente, cioè che, per quanto possibile, i detenuti devono scontare la pena nel loro Paese. C’è un problema: che, quando mi sono insediato al Ministero della giustizia, ho chiesto quale fosse la comunità più grossa presente nelle carceri italiane. Era, all'epoca, la comunità marocchina, ma ho scoperto che al mio insediamento al Ministero non esisteva un trattato per l'estradizione e per il trasferimento dei detenuti con il Marocco. Allora vuol dire che ci sono stati quindici anni in cui si è detto «bisogna rimandare i detenuti a casa», ma non si è fatto niente per realizzarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io questo trattato l'ho firmato, voi siete testimoni del fatto che è complicato e difficile trasformare una firma in un trattato che abbia piena efficacia.
  Quando questo Trattato avrà piena efficacia, incominceremo a farlo funzionare, perché un conto è dirle le cose e un conto è farle; noi abbiamo iniziato a farle. Così come io sono d'accordo sul fatto che la Polizia penitenziaria sia stata considerata un Corpo di polizia di serie B per moltissimo tempo. Anche qui, però, segnalo il fatto che il Primo Ministro che ha proposto un riallineamento della carriera delle Pag. 85forze di Polizia penitenziaria alle altre forze di Polizia è il sottoscritto, così come faccio notare, sperando che ci sia il sostegno di tutte le forze che sono intervenute in questo senso in Aula, che nel decreto «milleproroghe» c’è una misura che consentirà le assunzioni di nuove unità di Polizia penitenziaria. Vorrei dare un dato a quest'Aula, perché io ho più volte sottolineato il fatto che il semplice superamento del sovraffollamento non significa la soluzione dei problemi della detenzione e non significa neanche avere un carcere così come lo indica la Costituzione.
  Significa soltanto creare la precondizione perché questo avvenga, perché è del tutto evidente che un carcere sovraffollato è un carcere dove non ci può essere individualizzazione del trattamento; e però qualche cosa di positivo, a parte la crescita delle pene alternative, che credo sia un fatto positivo, sta avvenendo, se è vero come è vero che dallo scorso anno a quest'anno i detenuti tossicodipendenti assegnati alle pene alternative al carcere sono passati da 3.773 a 5.343. Su questo siamo tutti d'accordo, era anche un dato contenuto dalla legge Fini-Giovanardi: chi è tossicodipendente può scontare la pena in comunità, deve farlo in comunità. Il problema è che questo è scritto sulla carta, ma non avveniva, e oggi inizia ad avvenire.
  In questo senso voglio ancora ricordare un dato, per non nascondere le difficoltà che oggettivamente ci sono, che veniva sottolineato dall'onorevole Sarro. Noi abbiamo fatto una legge sulla custodia cautelare, i numeri sono diminuiti, ma non sono diminuiti quanto dovrebbero, e questo è dovuto a due fattori, perché poi nei numeri bisogna guardarci dentro. Questa è una spia anche di un'altra cosa che vorrei dire, ma i numeri della custodia cautelare sono alti perché sono aumentati gli arresti per reati legati alla microcriminalità, i cosiddetti reati di strada. Il fatto che il tema della custodia cautelare sia in qualche modo passato nel dimenticatoio significa un fatto: che riguarda sempre meno persone importanti e famose e di più persone di cui non si occupa generalmente il dibattito pubblico. Perché questo numero non cala ? Non perché queste persone non sempre avrebbero la possibilità di essere sottoposte a una misura cautelare diversa dal carcere, ma perché la misura principe che abbiamo introdotto nella legge sono i domiciliari, e molti di questi una casa non ce l'hanno. Quindi, il giudice si trova nella condizione di assegnare questa misura nell'impossibilità di assegnarne altre, producendo oggettivamente un'ingiustizia. Se il fatto che viene contestato è lo stesso, quello che fa la differenza non può essere il fatto se hai una casa o se non hai una casa. Stiamo lavorando in questi giorni con alcune organizzazioni del volontariato cattolico per provare a mettere una toppa su questo punto, ma oggettivamente questo è un limite del sistema che non siamo riusciti a superare.
  Vorrei fare due brevi considerazioni sulle questioni della rete. L'onorevole Colletti mi ha accusato di volere la censura; non lo voglio annoiare con un mio lungo articolo pubblicato da Il Foglio due giorni fa, ma lo rassicuro sul fatto che la censura non è neppure nell'anticamera del mio cervello. Anche qui non voglio fare una discussione di carattere generale; faccio una discussione legata al senso pratico. Alcuni reati, che vanno perseguiti sulla base di leggi che già ci sono, non riescono, però, ad essere perseguiti adeguatamente e tempestivamente sulla rete per ragioni molto semplici: perché la capacità virale della rete è molto forte, perché la possibilità di rimuovere i contenuti sulla base di un'indicazione della magistratura non sempre si realizza, perché il vulnus che si realizza con un contenuto di odio in modo immediato e simultaneo non è sempre riparato dalla sanzione che poi arriva successivamente, perché spesso ci sono problemi di giurisdizione, di competenza.
  Noi non abbiamo chiesto ai provider di sostituirsi allo Stato; abbiamo chiesto ai provider – lo abbiamo fatto come Unione europea, su sollecitazione dell'Italia e della Germania – di dare una mano a perseguire quei reati, chiedendo una tempestiva Pag. 86rimozione dei contenuti che, sulla base delle leggi nazionali, sono indicati come illeciti, ma sulla base dei fatti concreti rischiano di continuare a produrre i loro effetti a prescindere dalle pronunce, quando arriveranno, della magistratura. Questo è quello che abbiamo chiesto ai provider: come si vede, nessun tipo di censura. Non ho mai pensato neanche lontanamente a interventi censori sul tema delle bufale, però qui una domanda la voglio fare io: possiamo disinteressarci del fatto che alcune bufale sono funzionali alla creazione di leggende nere, che, a loro volta, alimentano la propaganda d'odio ?
  Ci sono notizie che vengono diffuse semplicemente per colpire minoranze, per colpire orientamenti sessuali, per colpire posizioni culturali. Non credo che in questo caso debba intervenire lo Stato, non può intervenire lo Stato, ma non mi sento neanche di dire, onorevole Colletti, che la leggenda dei Protocolli dei Savi di Sion abbia fatto bene al popolo ebraico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E come possiamo fare, in qualche modo, i conti con questo fatto ?
  Possiamo provare a costruire una rete tra i soggetti discriminati che li aiuti a reagire a questo tipo di campagne di disinformazione.
  Sì al conflitto tra opinioni che contiene questa dinamica, ma aiutiamo i più deboli a evitare che chi con la forza della menzogna li colpisce, li lesioni fortemente nei loro diritti e nelle loro aspettative e crei le condizioni per una propaganda d'odio che oggi è più forte rispetto al passato, perché è istantanea, perché è immediata e perché colpisce in un modo in cui è più difficile difendersi rispetto al passato.
  Sul tema del processo del lavoro interverremo in sede di approvazione del processo civile; non sono d'accordo con l'onorevole Sannicandro quando ci rimprovera di non esserci occupati del tema del lavoro; credo che la questione del caporalato sia una questione importante, non perché ha inasprito le pene per i caporali, ma perché ha responsabilizzato tutta la filiera; oggi non paga soltanto l'intermediatore illegittimo del lavoro, oggi, paga anche chi utilizza quel lavoro, chi distribuisce e vende i prodotti di quel lavoro. Perché non si può far finta che non si sa da dove viene un prodotto, non si può far finta – e parlo anche della grande distribuzione – che non si sa che quel prodotto è realizzato attraverso forme di sfruttamento inaccettabili del lavoro. Noi abbiamo detto questo con quella legge e io credo che quel principio vada affermato e difeso, così come credo che vada affermato e difeso un punto di vista che io difenderò finché svolgerò questa funzione, che è questo: io non credo che il reato di immigrazione clandestina serva a colpire effettivamente e a risolvere questo fenomeno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà). Sono contento che questo punto di vista, l'idea di sanzionare penalmente chi fugge da una realtà difficile, non abbia caratterizzato le grandi democrazie durante il fascismo, perché altrimenti molti nostri connazionali sarebbero stati condannati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà), ma voglio dire con molta nettezza che se mi metto anche dal punto di vista di chi più di me ritiene una sciagura l'immigrazione clandestina, l'immigrazione in generale, dico: mettiamoci intorno a un tavolo e ragioniamo, chi viene in questo Paese e in qualche modo cerca, qui, magari al di fuori delle regole, una forma di aggiramento della legge, non ha paura dell'ammenda che viene comminata alla fine di tre gradi di giudizio, che vengono, tra l'altro, fatti tutti a carico dell'erario, perché quando si avvia un procedimento bisogna nominare l'avvocato d'ufficio che costa a tutti noi, per poi alla fine rivalersi eventualmente su un'ammenda che dovrebbe pagare uno che è stato condannato a tornarsene a casa. Immaginate quanti di questi hanno pagato e quanti pagheranno. Non è più giusto occuparsi del miglioramento delle procedure amministrative per il rimpatrio, piuttosto che intasare i tribunali in modo inutile ? E passi se fosse soltanto inutile; non è soltanto inutile, è anche dannoso, perché ci hanno spiegato Pag. 87coloro che si occupano di contrasto al traffico internazionale di esseri umani, che questo tipo di reato intralcia la possibilità di fare luce su quel tipo di reati, perché, essendo queste persone coimputate con gli stessi che le hanno portate sul barcone, non possono testimoniare contro quelli che li hanno portati sul barcone; allora, Molteni, forse ci potremmo mettere d'accordo se troviamo degli strumenti più efficaci di questo, piuttosto che continuare ad agitare delle bandiere che non riescono a fronteggiare effettivamente ed efficacemente questo fenomeno e che rischiano di fare un favore soltanto a quelli che portano i barconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e questo io credo non lo volessero neanche le persone che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina (Commenti dei deputati Molteni e Ferraresi).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, per favore, non è questo il modo, per favore.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Voglio passare a un argomento sul quale diversi interventi si sono trattenuti. Mi riferisco alla questione del processo civile. C’è una teoria che sta circolando e che circola da tempo che, a fronte di un miglioramento complessivo del contenzioso e la diminuzione conseguente dell'arretrato, questo è dovuto al fatto che abbiamo aumentato il contributo unificato. Io invito a mettere insieme il grafico dell'andamento del contributo unificato e dell'andamento del contenzioso; vedrete che negli anni in cui il contributo unificato è stato aumentato – poi vi dirò quanto – il contenzioso ha continuata a crescere, da tre anni diminuisce e, ha ragione l'onorevole Colletti, tre anni fa decidemmo un aumento del contributo unificato che non compensò, però, la cancellazione della minore entrata che si è realizzata per il processo civile telematico, che prevede l'eliminazione di una serie di bolli che venivano precedentemente pagati nelle cancellerie. Quindi, noi abbiamo sostanzialmente tenuto invariato quanto si chiede ai cittadini per la giustizia, ma il contenzioso è diminuito ed è diminuito perché, sì, questo sì, abbiamo introdotto degli strumenti che, in qualche modo, disincentivano delle forme di lite temeraria. Viene detto: ma questa è una forma di sacrificio di alcuni diritti importanti. Io credo che ci sia il diritto, sicuramente, di difenderti da chi ti chiede di pagare un debito, ma ci sarà anche il diritto di chi è un creditore di avere i soldi che ha prestato e credo che da questo punto di vista mettersi soltanto da una parte sia abbastanza sbagliato, anche perché, se noi accettassimo questa idea, secondo la quale un sistema è efficiente quando ha un contenzioso che cresce, ne dovremmo trarre la conseguenza che il sistema più efficiente all'interno del Consiglio d'Europa è quello della Federazione russa. Ora, io non so cosa succeda nella Federazione russa, ma non credo che, onestamente, sia una giurisdizione che debba essere il modello che noi seguiamo. Noi siamo allineati, a livello di contenzioso, esattamente, sulla Francia, oggi, però con un contributo dei cittadini che è più basso, perché è vero che noi abbiamo delle punte molto alte in un ambito della giustizia che non riguarda il mio Ministero, che è la giustizia amministrativa, ma è altrettanto vero che nella giustizia civile noi siamo il Paese che copre, con il contributo unificato, una delle quote più basse, in termini di percentuali, a livello europeo. Quindi, questa teoria non sta in piedi, sta in piedi piuttosto un ragionamento secondo il quale gli avvocati hanno iniziato ad utilizzare anche altri strumenti di risoluzione del conflitto, si sono introdotte nuove forme come l'arbitrato, la negoziazione assistita e la mediazione e hanno incominciato a funzionare e poi c’è stato – io credo – un significativo disincentivo, appunto, ad un utilizzo improprio del processo. Ha ragione l'onorevole Colletti, gliene ho dato atto alla fine del suo intervento, le statistiche del Ministero mettono insieme le mele con le pere, ma lo fanno da quando queste statistiche esistono. Dentro il primo grado di giudizio c’è la volontaria giurisdizione e c’è anche il primo grado di giudizio civile, io però vi Pag. 88dico questo: quello stesso indice, quando ci siamo insediati, diceva: 500, e oggi dice: 370. Ora io non voglio dire che tutti i processi durano 370 giorni, sicuramente, però, mi sembra difficile sostenere che i processi si siano allungati. I processi sono più rapidi, perché il contenzioso è diminuito, semplicemente questo. Perché la nostra macchina giudiziaria funziona a regime, funziona senza imballarsi attorno ai 3 milioni e 600.000/700.000 procedimenti l'anno. Questo è un dato che non ho quantificato io ma gli osservatori internazionali.
  Io non so se la pensiamo nello stesso modo, onorevole Colletti, ma sono assolutamente convinto che quello che lei propone, cioè di rivedere dopo qualche anno l'attuazione e l'efficacia della legge forense, è un'indicazione assolutamente giusta. Penso che un primo passo in questa direzione possa essere l'introduzione di un equo compenso, di una legge sull'equo compenso per gli avvocati, perché ritengo che si sia venuta a determinare una sperequazione tra posizioni dominanti dei committenti e professionisti la cui risoluzione non può essere assegnata semplicemente al mercato. Sono disponibile a un confronto nel dettaglio e con la più ampia facoltà di approfondire le questioni sulla magistratura onoraria.
  Io credo che, però, se ci domandiamo se la giustizia è meglio oggi o quattro o cinque anni fa, non so qual è il termine che è stato indicato, ci dobbiamo affidare ai criteri e agli indicatori e ai misuratori che sono stati seguiti nella storia della giustizia nel nostro Paese. Non è che possiamo inventarci, siccome non ci piace vedere che la febbre è scesa, allora buttiamo via il termometro e ce la misuriamo con una matita, dobbiamo continuare ad usare sempre lo stesso termometro, io penso. E se usiamo quel termometro, quel termometro ci dice questo: di un business, che è stata la nostra croce per molti anni, che ci metteva in fondo alle classifiche, in tre anni ha riconosciuto una progressione del nostro Paese di 42 posizioni, due posizioni nell'ultimo anno.
  Gli indicatori del sovraffollamento carcerario sono diminuiti, come ho detto, ma il sovraffollamento non è risolto. Il rapporto Transparency, che indica la capacità di contrasto alla corruzione, ci mette al quinto posto nei Paesi OCSE, dopo l'approvazione della nuova legge per il contrasto alla corruzione. Non tutto è stato risolto, ma se mi si chiede se stiamo meglio oggi o cinque anni fa, non posso che dire che stiamo meglio di cinque anni fa.
  E da questo punto di vista, proprio perché oggi gli indicatori ci riconoscono un progresso, vorrei dire una cosa che questo Paese forse non poteva dire finché veniva messo in fondo alle classifiche: io non sono sicuro che la corruzione sia misurata adeguatamente e in modo oggettivo in Paesi in cui non esiste l'indipendenza del pubblico ministero, non ne sono affatto sicuro, perché mi è capitato più di una volta in sede internazionale di vedere che c'era una normativa di altri Paesi, anche europei, che era assolutamente più avanti della nostra, e alla richiesta poi di quanti procedimenti aperti ci fossero per quel tipo di reato si scopriva che ce n'erano tre o quattro.
  Non so se la separazione delle carriere, l'autonomia del pubblico ministero valga in assoluto come migliore delle ipotesi possibili, io penso di sì, ma ne possiamo discutere. Certo che, per contrastare i reati contro la pubblica amministrazione, questo fa la differenza rispetto ad altri Paesi, e io credo che questo lo dobbiamo rivendicare con forza come un merito e un punto di forza del nostro sistema.
  Io, onorevole Ermini, la ringrazio delle sottolineature che lei ha fatto, credo come lei che il passo finale debba essere quello dell'approvazione del processo penale, il cui stallo certo non è colpa delle opposizioni, ci sono state divisioni all'interno della maggioranza, valutazioni diverse rispetto all'opportunità di approvarlo o meno. Io credo che ora sia arrivato il momento di approvare quella misura per dare stabilità all'insieme delle cose che abbiamo fatto insieme in questi anni e mi auguro che, anche in termini di suggerimenti, Pag. 89di indicazioni e di proposte, venga un contributo anche dalle opposizioni per percorrere questo miglio finale (Applausi).

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Noi sosterremo l'azione del Governo nell'ambito della magistratura. La sosterremo perché siamo convinti di alcune cose, non siamo convinti di tutto, signor Ministro, vediamo che ancora ci sono molti problemi irrisolti, vediamo d'altro canto che qualcosa si comincia a fare.
  Noi abbiamo apprezzato quello che lei ha detto in materia di reato di immigrazione clandestina, è un ostacolo a regolamentare in modo efficace e ad agire in modo efficace per ottenere l'integrazione rapida di quelli che hanno diritto di stare in Italia, e chi ha diritto all'asilo ha diritto anche all'integrazione, ed è anche un ostacolo a rimandare indietro tempestivamente quelli che indietro devono tornare. Lì, lei sa che noi pensiamo che la magistratura italiana non faccia abbastanza e che sia necessario istituire delle sezioni specializzate, le quali consentano di decidere rapidamente dei ricorsi contro le decisioni delle commissioni.
  Gran parte del problema nasce dal ritardo con cui la magistratura italiana risponde a questi ricorsi, che sono in larga misura pretestuosi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 19,10)

  ROCCO BUTTIGLIONE. Sappiamo che bisogna provvedere all'approvazione della riforma del processo penale, ci auguriamo che lo si faccia senza alcun complesso di inferiorità verso l'Associazione nazionale magistrati, perché le difficoltà, signor Ministro, non sono nate solo da divisioni all'interno della maggioranza, sono nate dal fatto che una parte preponderante della maggioranza a volte non ha sufficiente indipendenza di giudizio rispetto l'Associazione nazionale magistrati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Grazie, Presidente. Non posso ringraziare il Ministro, perché non ha replicato minimamente alle questioni da me sollevate sul tema della magistratura onoraria. Ho apprezzato, tuttavia, signor Ministro, il suo richiamo alla Costituzione, che tuttora in Italia assicura l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e l'obbligatorietà dell'azione penale e che rappresenta un argine contro la deriva populista che insidia i livelli di civiltà giuridica toccati dal nostro Paese: un bel discorso, oggettivamente, che condividiamo totalmente, ma le chiediamo di essere coerente e conseguente.
  E chiediamo, in particolare, di rendere effettivi i diritti dei cittadini, demolendo o almeno abbassando i muri che ne limitano l'accesso alla giustizia, con il contributo unificato, ad esempio, di entità elevata e abnorme anche per la tutela dei diritti fondamentali. Anche il contributo unificato sia proporzionale al reddito del ricorrente, sia rimodulato con criteri di progressività. Freni, signor Ministro, la fuga dalla giurisdizione, la riduzione del sistema giudiziario pubblico a un ruolo residuale, a fronte di nuove sedi spesso privatistiche ed esterne, di soluzione delle controversie, dove rischia di essere premiata sempre la parte economicamente più forte. C’è molto da fare per un Ministro giovane, volenteroso, di sinistra, cui vogliamo dare una minima apertura di credito politico. Svolga con coraggio e autonomia il suo ruolo, corregga gli errori fatti e rimetta la Costituzione al centro della sua iniziativa. Rimuova dalle secche in cui è bloccata la riforma del processo penale. Non ceda alla richiesta di costruire un diritto speciale minore per i richiedenti Pag. 90asilo con l'eliminazione del grado di appello. Restituisca dignità alla magistratura onoraria e si adoperi per i diritti degli ultimi, per le vittime dei reati domestici e anche per le condizioni dei detenuti. Vigileremo con rigore e intransigenza perché attraverso il sistema giustizia passa tanta parte dei diritti ancora inattuati della nostra bella e preziosa Costituzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Grazie, Presidente. Ministro, io la invidio per il tempo che lei ha a disposizione per poter illustrare quello che riguarda il tema giustizia, che è un tema molto caro. Le ho detto prima, durante la discussione generale, che apprezzo sia la sua correttezza, che l'apertura al confronto, dico però che adesso, dagli apprezzamenti e dalle parole, bisogna passare ai fatti. Quando lei dice – e io condivido – che bisogna dare dignità alla professione, in particolare a quella degli avvocati, parla e fa riferimento ad applicare l'equo compenso. Esiste una proposta di legge, fatta dal sottoscritto come firmatario insieme a tutti i componenti dei Conservatori e Riformisti, insieme ad altre proposte sull'equo compenso, sempre presso la Commissione giustizia, quindi sarebbe sufficiente che il Governo desse impulso alla bravissima presidente Ferranti, affinché venisse calendarizzato, perché sarebbe anche un segnale di fattualità rispetto a quello che, sostanzialmente, fino ad oggi ci siamo detti.
  Posso dire che, sostanzialmente, anche la replica che lei ha fatto non ha modificato di una virgola rispetto a quella che era la nostra opinione, espressa in discussione generale. Attendiamo dei riscontri positivi, che possano andare sia nei reati così importanti come l'immigrazione, che ad altro.
  Il tempo a disposizione, purtroppo, non mi consente, caro Presidente e caro Ministro, di approfondire i singoli articoli, voglio solo dire che è apprezzabile quello che lei dice, ossia che terrà in massimo conto le valutazioni di ogni forza politica; allo stato, però, il gruppo dei Conservatori e Riformisti si asterrà su queste proposte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, Fratelli d'Italia non è affatto soddisfatto del suo intervento, ma, vede, soprattutto perché il suo intervento doveva essere un po’ un consuntivo del suo lavoro.
  Lei sa bene che in tante circostanze, in questi anni, Fratelli d'Italia ha apprezzato non soltanto i suoi modi, i suoi metodi, il tentativo caparbio, con poche risorse, di risolvere i problemi organizzativi, ma anche nel concreto, in qualche circostanza, ha apprezzato dei passi in avanti che pure la sua azione in questi anni ha svolto, ovviamente, da uno sguardo complessivo.
  Oggi, a distanza di ormai un impegno pluriennale da parte sua e, soprattutto, da cinque anni in cui il PD, di fatto, sostiene il Governo, anche in un periodo in cui lei era il responsabile nazionale del suo partito per il settore giustizia, credo che alcune linee programmatiche debbano, poi, corrispondere a giudizi concreti.
  Peraltro, ascoltandola sia nella sua relazione che in replica, mi sono anche reso conto che, oggettivamente e conoscendola in perfetta buona fede, lei è molto influenzato dalla sua visione ideologica della giustizia, della sicurezza. Gli accenni all'idea delle diseguaglianze sociali e alle ricchezze distribuite in malo modo come fonte e causa principale della delinquenza, combinate all'accenno – lei sa, noi siamo sempre stati forti sostenitori della politica di lotta e di contrasto alla corruzione –, all'idea della lotta al potere borghese dei colletti bianchi mi confermano che, probabilmente, lei non apprezza realmente lo stato del Paese.
  Tante volte, in questo Parlamento, ho ricordato una citazione: non sono solito Pag. 91farlo, ma mai come questa volta ha un senso. Il primo codice della storia dell'umanità, il codice Hammurabi, iniziava con una locuzione: «In modo che il più forte non possa sopraffare il più debole». Allora, io innanzitutto le chiedo, a livello di coscienza: lei pensa che dopo cinque anni di Governo del suo partito, in Italia, i più deboli non sono sopraffatti dai più forti ? Che le vittime dei reati vedono puniti effettivamente i delinquenti ? Che le vittime dei reati sono sostenute dallo Stato, non soltanto punendo adeguatamente i delinquenti, ma, complessivamente, facendo in modo che ci sia sicurezza ? Oppure, magari, per sposare da un altro punto di vista ciò che dice, è proprio convinto che nel diritto civile, anche con le riforme messe in campo da lei, il più povero si possa difendere adeguatamente contro il più ricco ? Io penso che, conoscendo la sua onestà intellettuale, una riflessione su questo la debba fare.
  Anche con riferimento al tema sul quale tante volte ci scontriamo – ma sul quale, spesso, penso che abbiamo la stessa analisi – il tema delle carceri e della civiltà di un Paese, è evidente che la misura della civiltà di un Paese si valuta soprattutto dal sistema carcerario: carceri disumane, dove i detenuti non contano nulla, dove vivono in condizioni brutali, senza nessuna politica reale rieducativa da parte dello Stato non portano nulla di buono. Mi sembra non una cosa logica, mi sembra una cosa banale, eppure sappiamo benissimo qual è la condizione, nonostante le sue riforme, delle carceri italiane. L'unico motivo vero è che non si vuole mettere, appostare le risorse finanziare adeguate per tutto ciò: non si fa nulla per sostenere gli organici, soprattutto, in ordine a ciò che dovrebbe affiancare il discorso delle misure alternative. Se le misure alternative fossero veramente un sostegno al detenuto che, magari, ha commesso un reato lieve o anche a un detenuto che ha commesso un reato grave ed è a fine pena e tu lo vuoi riaccompagnare ad un reinserimento nella società, noi saremmo d'accordo, ma, oggettivamente, questo manca. Manca perché non ci sono servizi sociali adeguati, manca perché non ci sono le figure adeguate in carcere, qualitativamente, nel senso che non ce ne sono tante qualitativamente come dovrebbe essere e, soprattutto, manca, appunto, questa quantità. Io mi rendo conto che i soldi che il suo Governo le ha messo a disposizione sono praticamente nulli e mi rendo conto che quello che avete ritenuto più facile fare sono misure non finalizzate a rieducare il detenuto, ma a farlo uscire anticipatamente dalle carceri, perché le carceri sono sovraffollate.
  Costa costruire nuove carceri, costa assumere nuovo personale, me ne rendo conto, ma, certamente, non è che si può risolvere il problema dell'inefficienza dello Stato a contrastare la criminalità e a dare adeguate condizioni di vita ai detenuti semplicemente mettendoli in libertà o mettendoli in libertà fittiziamente. Infatti, agli arresti domiciliari, in mancanza di un sistema adeguato di controllo – non soltanto i braccialetti, ma anche la quantità delle forze dell'ordine incredibile che bisognerebbe impiegare –, di fatto, ciò rende il controllo difficile, tant’è, che lei dovrebbe rendere conto in Parlamento del numero dei reati commessi da persone mentre sono agli arresti domiciliari, mentre sono in libertà vigilata, mentre sono in affidamento in prova ai servizi sociali: allora, vedremo che, probabilmente, i numeri sono diversi e c’è meno da essere allegri del fatto che le misure alternative, in Italia, sono aumentate. Ecco perché noi chiamiamo «svuota carceri» questi provvedimenti, perché non sono provvedimenti mirati alla rieducazione o al reinserimento dei detenuti, altrimenti li avremmo accettati.
  E uno degli strumenti principi della rieducazione sarebbe la liberazione anticipata. Cioè, io ti dico: caro detenuto, non se ti comporti regolarmente, se ti comporti bene, se accetti di fare dei lavori socialmente utili, se accetti di sottoporti ad un programma di rieducazione, io ti do uno sconto di pena. Invece no, voi anche questo strumento, che già non funzionava bene, lo avete reso uno sconto di pena, perché, di fatto, la liberazione anticipata Pag. 92viene computata prima di iniziare la carcerazione, serve ad impedire al delinquente di andare in galera e serve, per esempio, a colui che ha ucciso la moglie – che, poi, come è accaduto qualche giorno fa, aveva avuto quindici anni, ma per effetto della liberazione anticipata, di fatto, ne ha scontati dieci, più l'affidamento in prova ai servizi sociali e quant'altro – di uccidere la seconda moglie.
  Lo dico non perché voglio essere populista o demagogico, come lei diceva, e neanche perché ricerco consenso. Signor Ministro, noi parliamo, perciò siamo parlamentari, a nome del popolo: se il Governo fa cose che riteniamo sbagliate, non è che dobbiamo stare zitti perché sono temi delicati: quindi non si può parlare sulla sanità perché, altrimenti, si fa i demagoghi, non si può parlare della giustizia e della sicurezza. Noi diciamo quello che pensiamo e, ovviamente, speriamo che le persone ci diano più forza in Parlamento per poter cambiare le cose. In questo non penso che ci sia peccato, né veniale né mortale, ma semplicemente facciamo il nostro dovere.
  Anche sulla vicenda delle depenalizzazioni, nessuno è tanto sciocco da dire che per l'accattonaggio, piuttosto che per gli atti osceni in luogo pubblico, si andava in galera, però sono reati che possono consentire a cominciare a mettere in riga persone che deviano dalla retta via e dare gli strumenti adeguati alle forze dell'ordine per contrastarli. E, guarda caso, sono tutti reati commessi normalmente, in questa fase, proprio dagli stranieri.
  Sull'immigrazione clandestina, il reato, noi ci battiamo certamente perché è anche un simbolo, ma lei sa bene che, quando si vuole, si possono accelerare e prevedere delle procedure per la condanna, soprattutto, a contravvenzioni molto rapide. Sta di fatto che non è che voi governate da due giorni e proponete di abrogare il reato di immigrazione clandestina perché pensate che impedisca le espulsioni: perché in questi tre anni non le avete fatte le espulsioni ? Avreste potuto mettere in campo un sistema adeguato, in tre anni, per espellere le persone – lei, Minniti, che è stato sottosegretario all'interno e, oggi, fa il Ministro – e, oggi, ci proponevate di cancellare il reato d'immigrazione clandestina e, magari, saremmo stati d'accordo.
  Invece, promettete – nella prossima legislatura, penso – di espellere le persone e, intanto, volete cancellare il reato di immigrazione clandestina. È un segnale sbagliato, in un momento in cui sappiamo che non ci sono 500 mila persone, tante arrivate in tre anni ...

  PRESIDENTE. Deve chiudere, onorevole Cirielli, abbiamo passato il tempo.

  EDMONDO CIRIELLI. Chiudo. Non ci sono 500.000 persone che hanno diritto a chiedere asilo, ma tantissime persone entrate illegalmente. Potrei dire tanto, ma penso che nella sostanza mi sono spiegato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luca D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, la sua comunicazione sull'amministrazione della giustizia ci dà la possibilità di fare un bilancio complessivo dell'operato del Governo sulla materia. Lo diciamo subito: si è fatto qualche passo avanti, qualche provvedimento è andato nella giusta direzione, ma il giudizio complessivo non può essere sufficiente, e per l'incompletezza nella descrizione di alcuni fenomeni, e per l'omissione di altre criticità, e ultimo, ma non certo per importanza, per il mancato raggiungimento di obiettivi minimi per un Paese civile.
  Partiamo dal titolo: forse più che sull'amministrazione della giustizia, occorrerebbe una comunicazione sullo stato di salute della giustizia. Diagnosi: alcune patologie manifestatesi da anni non ancora curate, altre affrontate con cure non sufficienti, altre ancora – troppo poche, purtroppo – in via di guarigione. Prognosi riservata, con ampie possibilità di guarigione se e solo se si agirà tempestivamente ed efficacemente, ad esempio sui tempi della giustizia. Lei, signor Ministro, ha Pag. 93rivendicato la diminuzione del carico giudiziario civile – un dato certamente positivo –, ma raggiunto prevalentemente attraverso ostacoli economici e formali che rappresentano deterrenti all'azione legale. È pur vero che, negli anni, i tribunali sono stati intasati da cause talvolta pretestuose, ma l'unica via era terrorizzare i cittadini ? E comunque, il rapporto tra numero di cittadini e causa intentate nel civile resta troppo alto. La mediazione obbligatoria sta funzionando, ma deve essere implementata, perché pensare che i procedimenti civili pendenti sono oltre 3,8 milioni fa riflettere e capire quanto ancora ci sia da fare. Ma troppi sono anche i procedimenti penali in corso; anche qui, il dato ci dice 3,2 milioni, nonostante le misure messe in atto. La depenalizzazione di alcuni reati minori, risalente a poco più di un anno fa, è stato un provvedimento indirizzato nella giusta direzione, avendo contribuito a ridurre la mole di lavoro: bene, ma non basta.
  Ha evidenziato, signor Ministro, come sia migliorata la situazione carceraria, rivendicando il numero dei detenuti e l'aumento della capienza, ma ho omesso di dare le cifre più significative, quelle che più vanno ad incidere sulla qualità della vita delle persone, le cifre relative all'esubero di detenuti rispetto alla capienza massima e la percentuale di detenuti per posizione giuridica. Non le ha date lei, le ricorderò io. Ebbene, al 31 dicembre, i detenuti nei 191 istituti penitenziari erano 54.653, a fronte di una capienza di 50.228 posti: uno scarto di oltre 4.000 unità, un dato in coerenza con il passato. E ancora: dei 54.653 detenuti, 9.337 sono in attesa di primo giudizio e 9.586 sono condannati non in via definitiva, che tradotto significa che un detenuto su tre è in carcere pur essendoci la possibilità di una sua assoluzione; ecco quindi emergere l'uso e l'abuso della custodia cautelare, una misura che dovrebbe essere straordinaria ma che purtroppo è ormai invalsa come prassi. Da strumento eccezionale si è purtroppo trasformato in un anticipo di pena, che troppo spesso ha dovuto però fare i conti con assoluzioni e con conseguente richiesta di risarcimento danni per ingiusta detenzione.
  A ciò si ricollega naturalmente un altro tema da lei affrontato: la responsabilità civile dei giudici. Le faccio un nome, signor Ministro: Giuseppe Gullotta, è il muratore accusato e condannato per l'omicidio di due carabinieri; ventidue anni di detenzione per un'accusa gravissima ci possono stare, peccato che quell'accusa sia caduta. Trentasei anni dopo l'inizio del calvario per l'allora diciottenne Gullotta, il proscioglimento quindi la richiesta di risarcimento – 6,5 milioni, ben poco, a fronte di una vita rovinata – che lo Stato dovrà versare a Gullotta. Chi ha sbagliato contribuirà al risarcimento ? Se sì, per quanto ? Sarebbe curioso saperlo, ma temo che la risposta potrebbe non soddisfare le aspettative mie e di tanti italiani, almeno quei 20 milioni che votarono «sì» al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Non solo. Nella sua relazione solo un breve passaggio è stato dedicato al capitolo intercettazioni, peraltro con la sua stessa ammissione che non possiamo più procedere con circolari delle procure ma con interventi organici sul livello nazionale finalizzati ad arginare l'uso improprio. Sulle intercettazioni si deve arrivare a stabilire pene certe, non tanto per chi le pubblica ma per chi, ledendo i diritti degli indagati, le fa filtrare agli organi di informazione, mettendo anche a repentaglio il regolare svolgimento delle indagini e dei processi, provocando, tra l'altro, una gogna e una condanna mediatica che non consentono possibilità di difendersi. E non una parola, signor Ministro, ha dedicato ad un punto strettamente correlato con il tema intercettazioni: il rapporto malato tra alcuni magistrati di certe procure e certa stampa che si palesa nel passaggio improprio ed informale di informazioni su atti e fatti processuali, che spesso porta a condanne preventive, almeno, ahimè, spesso solo dal punto di vista dell'impatto mediatico.
  A questo proposito, signor Ministro, un altro appunto: comprendiamo l'imbarazzo, ma non una sola parola è stata spesa per Pag. 94tutti i casi di malagiustizia, laddove spesso si sono inseguiti i teoremi più importanti sotto il profilo del clamore mediatico che di quello dell'effettiva responsabilità penale. E dire che il calendario degli ultimi tredici mesi e alcuni articoli di stampa, che meritoriamente hanno affrontato il tema, hanno offerto lo spunto e la sintesi di tanti, troppi casi di proscioglimenti e assoluzioni giunti dopo che i protagonisti erano stati sbattuti in prima pagina, con conseguenze sulla conservazione dei loro incarichi.
  Qui bisognerebbe aprire un capitolo sul problema, più volte ipocritamente tenuto sottotraccia, ma purtroppo evidente e da affrontare con coraggio, dello squilibrio tra poteri dello Stato, da quando sono stati eliminati i fondamentali contrappesi costituzionali rappresentati dall'articolo 68 della Costituzione, con il rischio che troppo spesso una parte, per fortuna minoritaria, della magistratura si è trovata a condizionare l'attività politica con inchieste tanto eclatanti quanto fallimentari. Solo per citare alcuni esempi: assolti i politici coinvolti nell'inchiesta «Why Not», cancellata la richiesta di rinvio a giudizio per Clemente Mastella, assolto Vasco Errani, prosciolto il dirigente del Ministero delle infrastrutture il cui coinvolgimento nell'indagine aveva portato alle dimissioni dell'allora Ministro Lupi, assolto Ignazio Marino, prosciolti alcuni politici coinvolti in «Mafia Capitale», archiviata l'accusa nei confronti dell'ex segretario campano del PD, Stefano Graziano, condanna parzialmente cancellata in Cassazione, in relazione al reato più grave per Ottaviano Del Turco, e mi perdoneranno altre vittime della cattiva giustizia che non ho citato perché sfuggite, data la mole enorme di inchieste finite nel nulla. Colpevoli di essere innocenti, potremmo definirli, vittime di una gogna mediatica figlia di un malcostume che si protrae da tanti, troppi anni.
  È il virus della mala giustizia, per citare le parole dell'ex deputata Ilaria Capua, la virologa sbattuta in prima pagina da un noto settimanale senza aver ricevuto notifiche da parte degli inquirenti; un'accusa infamante rivelatasi poi infondata, che tuttavia ha spinto la nostra ex collega a lasciare quest'Aula e il nostro Paese nello scorso settembre. Qualcuno dovrà pur chiedere scusa, nessuno quasi l'ha fatto, ne prendiamo atto. E ancora, a che punto siamo con la revisione dell'ordinamento della magistratura, vera madre di tutte le battaglie ? Glielo dico io: è a un punto morto. Non nascondiamo che per noi il cardine da seguire dovrebbe essere una chiara e netta separazione delle carriere. Dubitiamo che possa essere raggiunta in tempo breve, ma continuiamo a confidare in una resipiscenza e in un affrancamento delle pressioni di chi vede di cattivo occhio l'introduzione di un principio che dovrebbe essere assodato: da una parte l'avvocato dell'accusa, dall'altro l'avvocato della difesa, in mezzo, equidistante, il giudice.
  Signor Ministro, in questo intervento ho deliberatamente omesso di soffermarmi su risultati positivi raggiunti durante il suo mandato, non perché non li riconosca, ma perché sarebbe stato pleonastico rispetto alla sua relazione. Ho preferito invece evidenziare le lacune e le storture del nostro sistema giudiziario, nel tentativo di sensibilizzare, qualora ce ne fosse bisogno, lei e il Governo, sulle migliorie che a nostro avviso dovrebbero essere apportate. Misure di civiltà, in particolar modo, relativamente ai tempi della giustizia, alla vergognosa situazione carceraria, all'abuso della custodia cautelare e delle intercettazioni. A questo proposito, il tentativo di allungare in modo abnorme i tempi della prescrizione appare come una provocazione e, allo stesso tempo, un modo per mantenere sine die i cittadini nel tritacarne della macchina giudiziaria. Questo perché l'inefficienza di chi dovrebbe condurre in tempi brevi i processi, invece di essere punita, viene premiata con la possibilità di poter indagare praticamente a tempo indeterminato, con buona pace di chi vorrebbe ottenere il prima possibile la verità giudiziaria.
  Per chi viene condannato all'ergastolo, si dice «fine pena mai»; se dovesse essere riformata in tal senso la prescrizione, Pag. 95potremmo dire che per gli imputati si introduce il principio «fine gogna mai». Confidiamo che i nostri auspici siano interpretati da lei e dal Governo non come critiche ma come sollecitazione ad impiegare il tempo residuo per intervenire almeno su alcuni di questi punti. Se ciò dovesse verificarsi, il nostro gruppo non si tirerà indietro. Abbiamo annunciato sin dalla nascita di questo Governo che voteremo i provvedimenti che ci convincono, ed è quello che faremo. Per queste ragioni annuncio che il gruppo di Scelta Civica-ALA si asterrà sulla risoluzione di maggioranza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Presidente, ringrazio il Ministro per le informazioni che ci ha voluto dare. Noi del gruppo Civici e Innovatori, invece, diversamente da Scelta Civica-ALA, riteniamo di sostenere con convinzione la risoluzione che lei ci ha voluto nel dettaglio illustrare, e i vari passaggi che ha ritenuto di dover esplicare per informare adeguatamente l'Aula sui risultati ottenuti dal lavoro fatto senz'altro dal Ministro della giustizia, ma con una partecipazione attenta di questo Parlamento e del lavoro fatto in Commissione giustizia.
  Corrisponde assolutamente al vero – ed è difficile che i numeri possano essere smentiti – che la riduzione, non solo dei crimini ma soprattutto della cosiddetta emergenza carceraria, corrisponde esattamente, in termini numerici, a quelli che lei ci ha rappresentato. Passare da 64.000 a 50.000 – meno 15.000 – vuol dire aver riscontrato dei numeri che purtroppo la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva sollecitato al nostro Paese di rivisitare e così è stato fatto. Quindi un risultato che noi non possiamo che apprezzare con assoluta convinzione dettata, prima ancora che da una vicinanza di progettualità politica, senz'altro dai numeri che ci danno la certezza matematica che quel risultato è stato raggiunto.
  Sui passaggi che lei ha fatto sulla importante risposta che è stata data a quella che, va detto in tutta obiettività, non sempre viene vissuta come una priorità legislativa del nostro Paese che è quella legata al rischio fondamentalista che causa purtroppo una percezione di insicurezza di cui dobbiamo rendere conto come delegati in questa sede da parte dei cittadini che ci hanno votato. Ebbene quella emergenza è stata sostanzialmente monitorata e c’è stata una risposta importante con il decreto, cosiddetto «l'antiterrorismo», successivo ai fatti di Charlie Hebdo che hanno visto introdurre nel nostro Paese norme che sono senz'altro figlie di un'emergenzialità che altri periodi storici non ci hanno indotto ad emanare. Ciononostante, sebbene fortunatamente il nostro Paese non avesse conosciuto direttamente i fatti che hanno poi causato un'emergenzialità globale europea, ebbene il nostro Paese ha introdotto norme che ricordo ogni volta che ho la possibilità di rammentare laddove vengo chiamato ad informare il pubblico di che cosa è stato fatto in questo Paese. Ricordo, ad esempio, che oggi è possibile poter incriminare e arrestare persone che potenzialmente non sono neanche mai uscite di casa perché di fronte al web si autoarruolano, si autoaddestrano, si auto-organizzano. Tutto questo vuol dire avere la consapevolezza non sono ideologica, non solo populistica ma del rischio concreto che purtroppo il contesto europeo globale sta passando su questo tema. Ed è di questo che noi prendiamo atto positivamente così come prendiamo atto anche finalmente, come è stato ricordato, della definitiva approvazione delle quattro Convenzioni legate al terrorismo che – mi piace ricordare – contengono tra l'altro, oltre all'importante definitiva approvazione del tema delle squadre investigative comuni di cui si è parlato, anche tutto il tema della confisca dei beni e del sequestro precedente alla confisca dei beni, proprio in materia destinata al finanziamento di attività terroristiche. Anche questo è un tema che era stato più volte pensato ma mai poi tradotto in normativa interna, così come Pag. 96quella sul terrorismo nucleare e quella sulla circolazione illegale di materiale radioattivo. Tutte norme che in contesti internazionali vengono trattate e che, tuttavia, nel nostro Paese aspettavano una definitiva approvazione. Lavorando convinti sul progetto di questo Governo noi siamo riusciti ad introdurre tutto questo. Siamo in attesa – mi piace ricordarlo – e in questo senso sono sicuro che la sensibilità già dimostrata in termini proprio di gestione politica di questo fenomeno la chiamerà ad essere parzialmente più attivo rispetto a quanto fino a oggi è potuto accadere. È pendente nella Commissione I una proposta di legge Dambruoso-Manciulli sulla de-radicalizzazione che è l'altro grande tema sul quale la sicurezza dei cittadini potrà trovare un completamento in termini di prevenzione rispetto al fenomeno del terrorismo. Ecco davvero siamo fermi in Commissione I e stiamo lavorando per velocizzare. In tutto questo credo che davvero il Governo, che lei rappresenta oggi, debba avere una sensibilità corrispondente a quella già dimostrata negli altri settori che ho in precedenza ricordato. Ma non posso neanche sottacere, perché nel nostro gruppo ci sono persone che hanno una competenza mirata e specifica sul tema, che anche la ratifica del Protocollo addizionale della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica è un altro fatto da annoverare tra i risultati assolutamente importanti di adeguamento della nostra legislazione alla legislazione non solo internazionale ma soprattutto all'attualità delle necessità che, invece, le nostre strutture di prevenzione debbono possedere.
  Così come anche, in materia di diffamazione, purtroppo al Senato è ancora pendente una proposta di legge che era stata condivisa in modo trasversale dalle componenti della maggioranza governativa e che, invece, purtroppo insieme a quella sull’hate speech è ancora pendente: anche questo è un peccato che non si riesca a trovare una canalizzazione per velocizzare l'iter legislativo. Sono davvero tematiche importanti con cui, ad esempio, avremmo potuto davvero dare risposte importanti a temi che sono stati di volta in volta richiamati di recente come quelli della pericolosità dell'utilizzo del web allorché vengano emanati o vengano diffusi, vengono propalati veri e propri messaggi di odio, veri e propri messaggi di aggressività nei confronti di altri. Peccato, ancora non è stato fatto, ma abbiamo ancora il tempo per portare quelle proposte a termine al Senato. Parlando ancora di ulteriori obiettivi che potrebbero essere raggiunti, sempre al Senato si è bloccata l'importantissima riforma sulla prescrizione, che lei ha richiamato, che davvero aveva trovato un giusto punto di equilibrio, peraltro non raggiunto facilmente e soprattutto raggiunto dopo un lavoro intenso fatto in Commissione con l'audizione di tutti gli operatori giuridici coinvolti, gli avvocati e i magistrati. Ebbene anche la prescrizione per ragioni purtroppo quasi esclusivamente politiche si è bloccata in Senato e anche questo rappresenta davvero un limite che questa legislatura avrebbe potuto superare con maggiore convinzione.
  Per quanto riguarda l'altro tema da lei affrontato sulla giustizia civile occorre senz'altro valorizzare l'adozione di strumenti efficaci per abbattere l'arretrato processuale che lei ha segnalato e che effettivamente è stato realizzato. Nella legge n. 98 del 2013 ci sono misure per l'efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile: ebbene il Governo ha davvero ritenuto necessario inserire in quelle disposizioni concernenti la giustizia civile e purtroppo i suoi tempi biblici proprio la rapida definizione delle questioni attinenti alla conflittualità giuridica sviluppatasi. Davvero questa rappresenta un'importante materia che può restituire credibilità al nostro Paese richiamando, così come si è spesso riflettuto, anche investimenti maggiori da parte di investitori internazionali. Sempre oggi in Commissione giustizia del Senato purtroppo è ancora in corso l'esame della delega al Governo recante: Disposizioni per l'efficienza del processo civile. Anche questo rientra tra i temi che purtroppo vediamo bloccati solo per difficoltà di sintesi politica. È davvero un peccato.

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  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  STEFANO DAMBRUOSO. Sto per concludere, ma non posso non ricordare anche un tema che lei ha trattato: la giustizia amministrativa, che ci ha fortemente sollecitato come gruppo di Civici e Innovatori. Tra le altre misure su cui è utile riflettere vi è anche l'entrata a regime del processo telematico e del decreto legislativo n. 50 del 2016 sull'aggiudicazione dei contratti di concessione e sugli appalti pubblici nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture. Vorremmo segnalare l'opportunità di una riduzione del contributo unificato oggi troppo oneroso. Ho voluto sintetizzare quanto ci siamo fatti carico di rappresentare anche da parte degli operatori della giustizia amministrativa che ci hanno davvero stimolato fortemente in questo senso.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  STEFANO DAMBRUOSO. Vado a concludere confermando la nostra convinta adesione ad un voto favorevole e di conferma della bontà dell'operato fatto fino ad oggi dal Governo sulle materie che lei prima ci ha rappresentato (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Molteni, pregherei tutti, soprattutto dove sono i capannelli, di abbassare il tono della voce, perché siamo pochi e si sente molto bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Il problema è che siamo pochi. Presidente, ovviamente ricambio al Ministro Orlando stima ed amicizia, anche perché oggettivamente credo che fare il Ministro della Giustizia in questo Paese sia un mestiere abbastanza complicato e raccolgo subito l'invito però, Ministro, lei ha chiesto disponibilità e collaborazione dove credo questa è possibile credo che c’è la volontà da parte di tutti di poterla dare.
  Io chiedo subito una cosa al Ministro della giustizia: quest'Aula, un anno e mezzo fa – e guardo la presidente Ferranti con stima – ha approvato una proposta di legge, a prima firma dal sottoscritto, del gruppo parlamentare della Lega, votata, sposata e migliorata grazie al lavoro della presidente Ferranti, sulla non applicabilità dell'abbreviato per alcuni reati di particolare gravità sociale.
  Nasceva come non applicabilità dell'abbreviato per i reati puniti con la pena dell'ergastolo, l'abbiamo però mantenuto in modo sostanziale: non dare lo sconto di pena di un terzo per reati particolarmente gravi.
  Cito un reato che è particolarmente caro al Presidente della Camera Boldrini, che in questo momento non c’è e a cui mi piacerebbe qualcuno riportasse queste poche parole: ebbene, la Camera, quasi all'unanimità, ripeto, grazie al lavoro e all'intelligenza e al buonsenso di tutte le forze politiche, ha votato questa proposta di legge, cioè per reati particolarmente gravi, tra cui ad esempio il femminicidio, non applicare lo sconto di diritto di un terzo. Credo sia una norma di assoluto buonsenso, credo una norma di giustizia sociale importante.
  Quella norma è stata approvata, è andata al Senato e la Commissione giustizia del Senato ha imboscato questo proposta, ripeto, assolutamente intelligente e atteso, visto che, tra l'altro, oggi il Senato ha votato una Commissione d'inchiesta sul femminicidio. La Commissione giustizia del Senato per un anno l'ha tenuta lì, questa proposta di legge.
  Dopodiché, in maniera astuta e, credo, non disinteressata, purtroppo, questa proposta di legge è stata abbinata, insieme ad altre 40 proposte di legge, al disegno di legge sulla modifica al codice penale; è stata abbinata ma non inserita. Cosa significa ? Significa che nel testo base di quella proposta di legge, nel testo base della modifica della riforma del codice penale, la nostra proposta di legge, votata dalla Camera, quindi nell'esercizio delle funzioni della Camera, è sostanzialmente sparita, quindi non c’è più, non esiste più.Pag. 98
  Ripeto: è una proposta di legge utile, interessante e condivisa.
  Ecco, io ho chiesto più volte alla Presidente della Camera, evidentemente nell'esercizio delle funzioni della Camera stessa, di sollecitare il Senato affinché quella proposta di legge ritornasse nella propria autonomia dibattimentale e poi la Commissione giustizia del Senato decidesse, in totale autonomia, se approvarla oppure no, auspicando ovviamente una sua approvazione, perché ritengo che nel Paese, oggi e soprattutto in questi giorni, dove i casi di femminicidio stanno imperando in maniera indegna, possa tornare a essere dibattuto.
  È una proposta di legge autonoma e indipendente, rispetto alla quale poi l'autonomia del Senato porterà a decidere come muoversi.
  Io so che anche il Ministro Costa è stato particolarmente interessato.
  Ho scritto alla Presidente della Camera, la quale mi ha risposto in modo – utilizzo un termine non volgare – diplomatico, invitandomi eventualmente a presentare la nostra proposta di legge come eventuale emendamento, qualora il disegno di legge sulla modifica al codice penale ritornasse alla Camera.
  Morale, Ministro, io le chiedo, da componente della Commissione giustizia e mi farebbe piacere se anche la presidente Ferranti mi segue in questa proposta: chiedete al Senato di disabbinare questa proposta di legge, in modo tale che la Commissione giustizia la possa affrontare in maniera autonoma, bocciandola, se si assumeranno questa grave responsabilità di fronte al Paese o, come mi auguro e auspico io, approvandola, perché credo che si farebbe un servizio importante al Paese.
  È ai verbali e mi auguro che ci sia, da parte sua, una moral suasion o qualcosa di più, affinché su questa profonda ingiustizia e volgarità giuridica fatta dalla Commissione giustizia del Senato, venga ristabilito un minimo di dignità, nell'interesse non di Molteni o di Ferranti, ma della dignità di coloro i quali subiscono questi reati efferati, rispetto ai quali garantire un terzo di sconto di pena è una vergogna inaccettabile. Detto questo, io mi auguro che il Ministro si possa fare soggetto partecipe per sollecitare in questa direzione.
  Ministro, disponibilità totale, dopodiché, però, sul reato di immigrazione clandestina, ce la dobbiamo raccontare giusta, nel senso che, allora, o il reato di immigrazione clandestina è una sciocchezza e quindi voi lo ritenete, come lei ha detto, inutile e probabilmente dannoso e, allora, lo cancellate e lei aveva la possibilità di cancellarlo: voglio ricordare che questa Camera ha votato, con il solo voto contrario da parte della Lega, una delega al Governo sulle misure alternative al carcere, all'interno della quale era stata inserita la possibilità di non depenalizzare, ma di cancellare, di radere al suolo il reato di immigrazione clandestina.
  Il Governo ha esercitato la delega, ha fatto uno schema di decreto legislativo che ha mandato alla Commissione giustizia, dove la cancellazione del reato di immigrazione clandestina non c'era, la Commissione giustizia, col voto contrario da parte della Lega, ha detto «no, il reato di immigrazione clandestina ci deve stare», è tornato lo schema di decreto legislativo in Consiglio dei ministri con la cancellazione del reato di immigrazione clandestina e lei ha ritenuto opportuno non cancellare il reato di immigrazione clandestina, evidentemente perché eravamo nel boom degli sbarchi – la popolazione non ha paura, attenzione, la gente non ha paura dell'immigrazione, la gente è arrabbiata dalle modalità in cui viene gestita l'immigrazione nel nostro Paese, per le profonde disuguaglianze sociali e la profonda discriminazione che la gestione dell'immigrazione sta creando oggi nel nostro Paese – e avete ritenuto, per non avere l'opinione pubblica contraria, di non cancellare il reato di immigrazione clandestina.
  Il dibattito di un anno e mezzo, cancellare sì o cancellare no il reato d'immigrazione clandestina, mentre altri Paesi vanno nella direzione esattamente opposta: voglio ricordare che il reato di immigrazione clandestina c’è in Germania – Pag. 99che qualcuno di voi ama – e la Germania prevede addirittura il carcere per l'immigrazione clandestina.
  Morale, quel reato c’è, non è applicato, addirittura mi sento dire: «Eh no, ma attenzione, perché il reato di immigrazione clandestina costa».
  Ministro, lo ripeto: spostarsi illegalmente o entrare illegalmente in un territorio non è un diritto. Uno entra in un territorio, ha il sacrosanto diritto di potersi spostare, di poter entrare in un territorio, lo fa con le autorizzazioni, sapendo che ci sono i diritti, ma ci sono anche dei doveri.
  Tu entri in un territorio, con i permessi, con le giuste autorizzazioni, ma immigrare o migrare illegalmente in qualunque Paese al mondo è considerato reato, così come è considerato reato permanere in un territorio senza avere i giusti permessi.
  Quindi, lo potevate cancellare e non l'avete cancellato.
  Idem per la legge Bossi-Fini, Ministro, la legge Bossi-Fini che è stata fatta nel 2002: siamo nel 2017, sono passati 15 anni.
  Alla sinistra dico: non vi piace la legge Bossi-Fini ? Avete avuto 15 anni di tempo per poterla cancellare; se non l'avete mai cancellata, probabilmente è perché quel tipo di legge vi sta assolutamente bene.
  Il reato di immigrazione clandestina non intasa i tribunali, la competenza è del giudice di pace; non intasa le carceri, proprio perché c’è una sanzione amministrativa con la sanzione accessoria dell'espulsione.
  Non avete cancellato il reato di immigrazione clandestina, non avete fatto – veniva ricordato prima – né espulsioni né tanto meno rimpatri.
  Avete chiuso i CIE, avete azzerato il Fondo di espulsione, avete dimezzato il periodo di trattenimento nei CIE, tant’è che è impossibile fare l'espulsione, però questa è materia credo del Ministro Minniti.
  Quindi, sul reato di immigrazione clandestina il suo collega ha detto oggi: «Guardate che il reato di immigrazione clandestina va modificato».
  Mettetevi d'accordo, parlatevi, perché io credo che questo balletto di discussione reato sì-reato no faccia semplicemente non il bene del nostro Paese. Il nostro Paese ha bisogno di un serio reato d'immigrazione clandestina, di un serio contrasto all'immigrazione clandestina, di una seria gestione dei flussi migratori in entrata, cosa che sino ad oggi non è assolutamente accaduta.
  Carceri, Ministro: io so benissimo, sapevo e so che c’è un problema di sovraffollamento delle carceri e guardo anche il Presidente attuale della Camera, che è molto sensibile sul tema delle carceri.
  Mi chiedo e le chiedo: i famosi 500 milioni di euro del piano carceri del Ministro Alfano – che hanno anche alimentato alcune inchieste penali e, tra l'altro, lei è stato uno dei primi a denunciare, credo, una cattiva o una mala gestione nella gestione di questi fondi, mezzo miliardo di euro – che fine hanno fatto ?
  Perché io credo che il problema del sovraffollamento delle carceri possa e debba essere affrontato e risolto con una seria politica di edilizia carceraria.
  Citava l'accordo con il Marocco: bene, bravissimo. Le ricordo però che oggi, tra la popolazione carceraria straniera, su 54.000 i detenuti stranieri sono circa 18.000, la nazionalità prima presente nelle nostre carceri è esattamente la popolazione marocchina.
  Questo cosa significa ? Significa che probabilmente l'unico accordo che c’è non funziona e, se non funziona, credo che qualcosa debba essere evidentemente sistemato.
  Ricordava prima il collega il tema – ho finito ? Un minuto – il tema della radicalizzazione all'interno delle carceri. I numeri sono drammatici: 375, lo ricordava il Ministro Orlando, detenuti radicalizzati non per reati legati al terrorismo – sono solo fortunatamente 40 quelli legati al reato di terrorismo – che sono monitorati, segnalati e attenzionati. Un report che è stato trasmesso in questi giorni dice che sono circa 26 gli imam radicalizzati detenuti a fine pena, che nell'arco dei prossimi anni usciranno dal carcere.Pag. 100
  Ministro, io credo che la vigilanza dinamica sia una sciocchezza, in modo particolare con riferimento alla radicalizzazione all'interno delle carceri. Credo che altrettanto sia una sciocchezza – e Presidente vado a concludere – l'accordo che avete sottoscritto con l'UCOII per portare all'interno delle carceri i cosiddetti imam moderati.
  Io credo che non ci sia... Ministro, tra l'altro l'UCOII è strettamente collegata alla Fratellanza musulmana.

  PRESIDENTE. No, no gli incisi, se no non ce la facciamo, deve chiudere, onorevole.

  NICOLA MOLTENI. ... e quindi coloro i quali sono più radicalizzati, e chiudo.
  Io credo che finché non ci sia un serio albo degli imam, finché non ci sia un'identificazione seria e non ci sia una formazione seria degli imam, e soprattutto finché non avremo la sottoscrizione da parte dello Stato delle intese con quelle comunità islamiche, ovvero l'accettazione di principi e valori della nostra Costituzione, portare degli imam in carcere credo che sia estremamente pericoloso.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  NICOLA MOLTENI. Su questo tema, Ministro, non ci ha assolutamente risposto. Abbiamo presentato una nostra risoluzione, quello è il programma politico della Lega per andare a governare e affrontare in maniera seria ed efficace il problema della giustizia nel nostro Paese, che voi non avete affrontato e men che meno risolto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. È un momento di bilancio, perché è chiaro che la relazione rappresenta quello che si è fatto, e quello che si è fatto dopo un certo numero di anni rappresenta anche un bilancio rispetto all'attività svolta. Abbiamo vissuto questo periodo, che è stato contraddistinto da riforme importanti per l'amministrazione della giustizia sui temi istituzionali, sui temi ordinamentali e processuali. E devo dare atto a lei, Ministro, che, con la sua grande capacità di sintesi e di tenere unito tutto il mondo della giustizia e tutte le varie componenti, dal personale ai sindacati alla magistratura, è stato capace nel passato, con l'aiuto di tutti, ma anche grazie alle sue capacità, di varare una serie di provvedimenti. Ci auguriamo che lei vada avanti in questa direzione e che porti a termine e si impegni al massimo, come ci impegniamo noi forze politiche, per portare avanti tutti quei provvedimenti importantissimi, importantissimi, che sono fermi nelle Commissioni di Camera e Senato.
  Noi ci impegniamo e ce la metteremo tutta. Qual è il problema principale, a fondo di tutte le relazioni, di cui bisogna tener conto ? Un dato di fatto oggettivo: la litigiosità nell'ultimo decennio è triplicata. Allora, noi dobbiamo cercare di dare una risposta a questo fenomeno, perché è triplicata, perché è chiaro che, se questo è il trend e noi dobbiamo correre appresso a questo sistema di litigiosità italiana, tutta italiana, non basterà l'aumento del personale, non basterà qualche magistrato in più, ma dobbiamo andare alla radice.
  La litigiosità è aumentata perché tutti ricorrono alla giustizia, perché rappresenta un sistema per venire meno a degli obblighi e a dei doveri che il cittadino ha, sia sul piano delle esecuzioni sia sul piano civile. Se io devo pagare una certa cifra e so che questa cifra, grazie al sistema e alla lentezza del sistema, la pagherò fra cinque anni o sei anni, scelgo la via giudiziaria, che è la via che ingolfa il sistema.
  E, allora, se questo è il problema, noi dobbiamo cercare di capire che cosa fare nel sistema civile e nel sistema penale, che è la cosa più importante a cui fare riferimento.
  Nel sistema civile com’è possibile incidere sulla litigiosità ? Riservando ai giudici Pag. 101solo i casi che necessitano realmente dell'intervento del giudice. Ecco perché bisogna cercare di privilegiare in maniera seria i riti alternativi o i riti a monte della lite stessa, che sono – e lei, Ministro, lo ha detto – l'arbitrato, la mediazione, la negoziazione, ma dobbiamo intervenire dicendo che il cittadino che sceglie questa strada, poi, non può scegliere anche quella della lite giudiziaria, perché altrimenti appesantiamo il sistema, non lo rendiamo più veloce e facile.
  E, per quanto riguarda il sistema penale, vorrei fare una riflessione insieme a tutti voi, al di là delle valutazioni sulla carcerazione preventiva, su un'indagine preliminare, che pure costituiscono un problema che prima o poi dobbiamo affrontare, e lo dobbiamo affrontare noi, lo deve affrontare il legislatore, non dobbiamo chiedere aiuto ad altri. Noi abbiamo la responsabilità e il dovere di farlo.
  Ma vorrei farvi una domanda, dicevo, e mi aspetto una risposta: ma noi, che tanto salvaguardiamo la Costituzione e che ultimamente abbiamo dato la possibilità ai cittadini di esprimersi, e si sono espressi così come è il risultato del referendum, siamo convinti veramente di aver attuato l'articolo 111 della Costituzione nella sua interezza, nella sua integrità, in quello che si era posto il costituente ? Infatti, questo è il punto di partenza, perché, se siamo convinti, allora vuol dire che sostanzialmente il sistema dovrebbe funzionare. Se il sistema non funziona, vuol dire che là ci sono degli interventi da fare, perché è vero che ci dobbiamo chiedere: è vero che esiste il contraddittorio tra le parti nel processo ? Io me lo chiedo e ve lo chiedo: è vero che esiste il giudice terzo e imparziale ? È vero che esiste il processo fondato sulla oralità e l'immediatezza ? Ma come è possibile rispondere che esiste, se sappiamo bene che un'udienza viene fatta a gennaio di quest'anno e l'udienza prossima, per lo stesso processo, verrà fatta fra sei o sette mesi?
  E, allora, era questo quello che voleva l'intervento sul piano costituzionale del giusto processo ? Allora, io vi dico: è così difficile immaginare un intervento legislativo – e lo dico a lei, signor Ministro – il quale dica e ponga all'ordine del giorno la possibilità che, una volta che un processo inizi nei confronti di un imputato, quello stesso giudice può passare ad altro processo dopo che ha portato a termine quel processo ? Questo a che cosa porta ? Chiaramente, a quell'altro principio costituzionale, che è la ragionevole durata del processo, rispetto al quale noi abbiamo cercato sempre di dare un contributo, perché ci rendiamo conto che è possibile un giusto raccordo e un punto di sintesi tra quella che è la valutazione rispetto al processo penale, che punta, soprattutto con il piano di interventi legislativi, a renderlo più semplice e a renderne spedita la celebrazione, però sempre tenendo conto delle garanzie degli indagati.
  Questo è il binomio a cui dobbiamo fare riferimento e rispetto al quale noi chiediamo che ancora ci sia la possibilità di fare degli interventi legislativi che siano nella direzione veramente della lunghezza del processo.
  Qualche cosa la dobbiamo dire pure con riferimento alle intercettazioni e alla prescrizione: guardate, è gravissimo, perché sulle intercettazioni ci sono state le circolari dei pubblici ministeri, dei capi degli uffici della procura. Il giudice si è sostituito al legislatore perché noi non siamo stati in grado, in un arco notevole di tempo, di portare avanti un progetto legislativo che mettesse la parola finale su questo che è un aspetto molto negativo della nostra vita. E, allora, è così difficile, mi chiedo e vi chiedo, trovare un giusto raccordo e un punto di sintesi tra la segretezza delle indagini, la riservatezza della vita privata e il diritto all'informazione, che, fra l'altro, sono tutti elementi che godono di garanzia costituzionale ? È così difficile ? È impossibile trovarlo ? E, allora, o non c’è la volontà o lasciatemi dire e pensare che, molto probabilmente, questo sistema delle intercettazioni, questo istituto delle intercettazioni, così com’è, che attacca la vita dell'essere umano e, delle volte, crea dei drammi veramente Pag. 102inaccettabili sul piano della vita sociale e della vita familiare, non c’è la volontà di volerlo affrontare.
  E sulla prescrizione vorrei dire al Ministro che egli nella relazione ha detto: bisogna trovare il giusto equilibrio tra la ragionevole durata del processo ed esigenze di assicurare tempi necessari alle attività di accertamento. Ma io vorrei dire: è vero, è giusto, è un lavoro, un percorso che ci interessa, ma attenzione, attenzione, perché io sono preoccupato, perché l'equilibrio lo dovremmo trovare tra la ragionevole durata del processo, che è un principio costituzionale, e le esigenze delle attività dell'indagine della magistratura, che ha bisogno dei suoi tempi, che è un principio e un'attività che non ha niente a che vedere con la tutela costituzionale.
  Noi siamo anche disposti a confrontarci, ma attenzione, attenzione, perché qui si parla di un principio tutelato costituzionalmente e di un principio che non lo è. Un ultimo riferimento lo voglio fare alle carceri, perché nella relazione del Ministro un passaggio importante non è stato evidenziato.
  Qual è ? Quello che sono 43 mila i detenuti che hanno avuto accesso a pene alternative al carcere. Guardate, è un numero importante e rilevante.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  ANTONIO MAROTTA. Cosa significa rispetto all'anno precedente che erano 28.000 ? Significa che il carcere deve intervenire dove è strettamente necessario, che non c’è nessun raccordo tra carcere e sicurezza, anzi, e che il carcere, da questo punto di vista, ne prendiamo atto, sta cercando di portare a termine quel piano di reinserimento del detenuto nella vita sociale che rappresenta per la società un sistema che ci porta sicuramente a stare tranquilli che nel momento in cui rientra nell'attività lavorativa, e lo può fare già da detenuto, non rappresenterà più un pericolo per la società. Questo è quello che i cittadini si aspettano da noi e su questa relazione, quindi, noi esprimiamo parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marotta, anche per la sintesi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente, noi di Sinistra Italiana condividiamo l'idea che processi globali necessitino di risposte globali, ovvero che sia necessario collocare la nostra giurisdizione in contesti più ampi. Tuttavia, per rimanere all'immagine del Ministro, che è quella del bidone, mezzo pieno o mezzo vuoto che sia, abbiamo, quindi, l'abitudine di tenere i piedi per terra, ovvero nel bidone. Signor Ministro, lei ha avuto buon gioco ad elencare i progressi del servizio giustizia nel contenzioso civile e penale o sulla situazione carceraria. Noi li valutiamo buoni segnali, visto quanto meno il baratro nel quale eravamo precipitati negli scorsi anni e nel quale, tuttavia, per molte cose, siamo ancora. Posso anche dare una mano, ricordando anche io che, oltre ai dati dell'ultimo triennio, in quel girone infernale che erano e sono ancora le nostre carceri contavamo 68.000 detenuti, 68.000 presenze nel 2010 e, oggi, ne abbiamo, come veniva enunciato, 54.700. Tuttavia, mi permetto, qui, di aggiungere un non detto; ho l'impressione, diciamo pure la semi certezza, che in questo campo, oltre al fatto, dal Governo e dal Parlamento, molto più ha potuto la sentenza della Corte costituzionale del 2014 in materia di droghe. Poi va tenuto anche presente, mi permetto questa notazione sempre sulle carceri, che la media, cioè le presenze non sono il punto e il punto reca nomi, il nome di Latina, di Lodi, di Brescia, di Catania e di altre carceri dove l'Europa e, aggiungo io, la nostra Costituzione restano molto lontane ancora, visto il sovraffollamento. Noi non abbiamo fatto questo lavoro di incrociare la curva del contenzioso con la curva del contributo unificato, però, l'esperienza concreta del cittadino che si avvicina al servizio giustizia è quella di un aumento della difficoltà di accesso, realizzato, diciamo noi, direttamente, attraverso l'aumento dell'importo del contributo unificato, Pag. 103ma anche, indirettamente, ad esempio, attraverso la compressione delle tutele introdotte dalla cosiddetta legge Pinto o di quelle garantite dall'istituto del patrocinio a spese dello Stato. Questo conferma che i dati si possono leggere in molti modi. La nostra potrà essere anche, come molti affermano una posizione ideologica, visto che stiamo parlando di cose concrete, tuttavia questo eccesso nostro di scrupolo incrocia il fatto che ogni anno nel nostro Paese circa 7.000 persone vengono arrestate e poi giudicate innocenti.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Farina; colleghi, si sta alzando troppo il brusio, per favore abbassate la voce.

  DANIELE FARINA. Quindi, diciamo che è un eccesso di scrupolo ben motivato.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Farina; colleghi !

  DANIELE FARINA. Rileviamo il troppo timido intervento governativo su leggi per antonomasia inefficaci e criminogene, quali il testo unico sugli stupefacenti, nell'attuale formulazione, nonché quella che continuiamo a chiamare Bossi-Fini, giustamente continuiamo a chiamare Bossi-Fini in tema di immigrazione, a cui sono state fatte correzioni parziali; le droghe e le migrazioni hanno in comune il fatto di essere entrambi fenomeni che richiederebbero approcci diversi da quello penale. A questo proposito pensiamo che la legalizzazione della cannabis, oggetto di una difficile iniziativa parlamentare, e dei suoi derivati, ovviamente, sarebbe misura necessaria non solo per deflazionare ulteriormente il sovraffollamento carcerario, ma anche per impostare una diversa politica relativa al consumo di stupefacenti e a nuove e più efficaci politiche di contrasto alla criminalità organizzata nostrana e internazionale. Ma, qui, la timidezza è diventata, quella del Governo, assenza.
  Conveniamo con lei, signor Ministro, che il reato di immigrazione clandestina avrebbe dovuto essere del tutto espunto dal nostro ordinamento, in quanto in contrasto con l'umanità e anche con la nostra Costituzione nonché controproducente rispetto alle finalità sbandierate, però, non sempre ci è sembrato che l'azione del Governo sia stata coerente con questa direzione, anzi. Tra l'altro, nella discussione attualmente in corso abbiamo la brutta premonizione che si rischi di muoversi di nuovo a ritroso, cioè in senso, appunto, contrario. Rileviamo che la rivendicata riforma dell'istituto della prescrizione costa, a nostro avviso, di una mera dilatazione dei suoi tempi, destinata a sanare l'insostenibile lentezza della giustizia, con l'effetto di allungare sensibilmente la durata dei processi e non, invece, di un intervento mirato ed efficace sulle tipologie di reati che maggiormente hanno dimostrato criticità rispetto all'interesse dello Stato e alla relativa punibilità, quali ad esempio quelli contro la pubblica amministrazione nonché contro l'ambiente. La riforma della prescrizione incardinata in Parlamento è come quei treni che perennemente in ritardo introducono un nuovo più lungo orario per sembrare puntuali; forse, apprezziamo lo sforzo ovviamente, ma se avessimo maggiormente colmato gli 8 o 9 mila posti vacanti a tutti i livelli della giurisdizione degli uffici giudiziari avremmo ottenuto e otterremmo un miglior effetto. Del reato di tortura si è parlato, ne ha parlato anche lei, reputiamo intollerabile quanto accaduto in Parlamento con il provvedimento che, come già è accaduto purtroppo in altre legislature da numerosi decenni, giace ormai inerte a segno della mancanza di una volontà reale, di una reale volontà politica di introdurlo.
  Insomma, perché queste brevi notazioni ? L'idea che abbiamo noi è che siamo in presenza di un processo di riforma che ha molto rallentato. Tra i provvedimenti approvati dalla Camera dei deputati e quelli diventati leggi dello Stato c’è un delta assai importante; ricordo i due estremi: la riforma del codice penale e di procedura e sull'altro versante, appunto, il reato di tortura. Essi giacciono al Senato con il rischio del sonno eterno, ma qui, ringraziamo il Ministro per l'ammissione, Pag. 104il bicameralismo non c'entra nulla, quanto, invece, i problemi della maggioranza e, dunque, coerentemente, gli impegni che chiediamo al Governo, nella nostra risoluzione, negli annuali desiderata, sono scritti dettagliatamente in calce e lì li lascio, perché in parte li ho citati, riprendono, insomma, quanto sintetizzato e molti altri punti che sono il frutto del lavoro parlamentare dell'anno passato in materia di giustizia, ma spesso, devo dire, purtroppo, identici all'anno precedente e a quelli ancora più antichi.
  Il fatto che il Ministro abbia espresso un parere contrario alla nostra risoluzione ci conferma in questa difficoltà, per cui voteremo a favore della nostra risoluzione, di Sinistra Ecologia Libertà, e ci asterremo su quella di maggioranza, che mi sembra un riconoscimento di alcune cose che reputiamo fatte e vere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Daniele Farina, anche per le condizioni in cui ha parlato.
  Colleghi, vi pregherei un attimo di attenzione, abbiamo ancora tre interventi, sono le otto e un quarto, se continua questo brusio io sospendo la seduta e andiamo oltre, finché non è possibile consentire a tutti gli altri – a tutti gli altri ! – oratori di parlare nelle stesse condizioni in cui hanno parlato gli altri (Commenti)... Sì, onorevole Sibilia, ha capito bene ! È inaccettabile che, come si riempie l'Aula, la gente non riesca a parlare. Vi ho avvisato prima, così ci capiamo al volo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. È evidente che il tema della giustizia è un tema che sostanzialmente ha poche appartenenze, perché l'interesse di ciascuno dei gruppi, di ciascuno dei parlamentari, è quello di poter garantire, in un Paese che possa essere civile, la massima efficienza e la massima ortodossia di tutte le riforme che riguardano il settore giustizia. Da questo punto di vista non si può negare che il Ministro Orlando sia un Ministro che cerca, comunque, il dialogo. È un Ministro che discute, un Ministro che non si è risparmiato anche in ruoli difficili, partecipando ad assemblee non sempre facili e di questo gli va dato atto.
  È soprattutto nel suo discorso che il Ministro ha pronunciato la parola Costituzione: questo è un dato che noi registriamo favorevolmente e che ci induce, però, a chiedergli conto, poi, del richiamo ai principi costituzionali nella differenza che c’è fra il predicare e il razzolare, e fra il dire e il fare, cioè sostanzialmente invocare i principi costituzionali, che è un dato assolutamente lodevole e prioritario, poi deve trovare non soltanto una realizzazione virtuale, ma una realizzazione, mi si passi il calembour, virtuosa.
  E se è, in qualche maniera, possibile che questa differenza, questo gap fra il predicato e il realizzato possa derivare, certamente, perché non è cambiato niente da questo punto di vista, dagli ostacoli, che derivano per esempio da alcuni atteggiamenti dell'ANM, da alcuni atteggiamenti all'interno del Ministero, da alcuni atteggiamenti anche dello stesso Parlamento, da alcuni problemi politici, questo però non esime il Ministro da responsabilità che lo chiamano, oggi, a rispondere del perché certi provvedimenti non siano stati ancora realizzati. E non vale l'ostacolo politico, a mio avviso, per poter limitare il diritto delle opposizioni di chiedergli ragione del ritardo di determinate scelte importanti.
  Se si può condividere il panorama sul diritto internazionale e sulla necessità di sensibilità, sinergie e adeguamenti a quello che ormai è un trend inevitabile del processo del diritto sostanziale e processuale, c’è un diritto che va aldilà delle nostre Camere, c’è un diritto che non soltanto è europeo, ma va addirittura oltre l'Europa, e questo è giusto che sia un elemento di sensibilità, però, attenzione a non far sì che l'attenzione, scusate il bisticcio, al panorama internazionale ci distragga dai problemi di casa nostra, e mi riferisco essenzialmente al tema immigrazione. Certo, sostenere la suggestiva tesi della copertura reciproca della posizione di co-Pag. 105indagati fra scafisti e immigrati clandestini non elimina il problema. È evidente che è indispensabile, come quando l'infiammazione è molto grave, utilizzare massicce dosi di cortisone, cioè non si può più, diciamo così, sotto l'egida di un preziosismo giuridico, ignorare che siamo di fronte ad un problema che ha dei risvolti normativi importanti, che non si opti per una tutela penale. Io sinceramente ho qualche perplessità perché il diritto penale sostanzialmente consente un'agilità di comportamenti e di scelte che certamente il diritto amministrativo non ha nella sua faretra, perché è più farraginoso, esige provvedimenti motivati, sono impugnabili, hanno una serie di difficoltà, quindi io resto perplesso sulla necessità di escludere a priori una forma di tutela penale, che consente una rapidità di intervento, perché oggi noi siamo – e lo dico anche ripudiando talune certezze culturali dal punto di vista giuridico – in uno stato di assoluta necessità.
  E quando si è in stato di necessità, non ci si possono permettere delle di eccessivo preziosismo giuridico, che, pur giustificate, in questo momento mi sembra che corrano il rischio di – come si diceva ieri – fare arrivare la sanzione troppo tardi rispetto al fatto illecito.
  E quindi sull'immigrazione si richiede un intervento pronto, un intervento immediato, che ci metta nelle condizioni di avere strumenti che garantiscano – e mi riferisco soprattutto alle regioni del Mezzogiorno, a cui io appartengo e di cui mi preoccupo in prima battuta – una facilità di interventi, che non mettano i sindaci dei vari comuni non in difficoltà, di più, rispetto allo svolgimento fisiologico e ortodosso dei loro compiti istituzionali.
  Ma, Ministro, al di là di questa necessità di intervento pronto sul tema dell'immigrazione, restano i problemi chiamiamoli nazionali: problemi nazionali che hanno visto per troppo tempo una tecnica random nella individuazione delle fattispecie: fattispecie penali da strattonamenti di giacca, il diritto penale del consenso, mi riferisco in particolare all'omicidio stradale, mi riferisco al tema del caporalato, già sollevato, agli stessi reati ambientali che hanno nella indeterminatezza delle fattispecie, provare per credere, perché poi la giurisprudenza è quella che ci dice quanto tiene una normativa. Allora la genericità di talune espressioni, che avrebbero dovuto essere salvifiche sul piano la tutela dell'ambiente, oggi cominciamo a pagarla con dei provvedimenti incerti, che debbono creare addirittura il diritto e quando si crea il diritto penale, la fattispecie che deve essere assistita dal principio di legalità e tassatività, voi capite che i principi costituzionali cominciano davvero a traballare.
  Ora, per quanto riguarda il diritto penale del consenso, si pensi, per esempio, anche allo stesso whistle-blowing, che è in fieri ma vi dà l'idea di come si possa stravolgere il diritto di difesa mediante un privilegio assurdo dell'azione addirittura anonima, un principio che ripudia, che è impossibile da tollerare in qualsiasi ordinamento che possa definirsi democratico, e mi auguro che questa sia una normativa che possa avere una profondissima riflessione per non creare guasti ineguagliabili nell'ambito della pubblica amministrazione.
  Debbo passare necessariamente alla riforma del processo penale, una riforma del processo penale che ha due grandi patologie, su cui io mi auguro ci possa essere una riflessione: un processo senza imputato, perché si tende a fare del processo un teatro di tecnici, ma sostanzialmente nelle scelte di questa riforma scompare o corre il rischio di scomparire la presenza dell'imputato, mediante una serie di meccanismi che rendono, in qualche modo, quasi inutile o superflua la sua partecipazione al dibattimento.
  Penso che questo sia un errore, sia un errore che non ha alcun tipo di giustificazione, non rende il processo più economico. Se noi dobbiamo andare sull'economia dei processi ammazzando le garanzie, sbagliamo, perché il punto di riferimento del processo è sempre e soltanto l'imputato, il cittadino, che non è colpevole fino a sentenza definitiva, che ha diritto ad un processo giusto, che ha diritto alla minima Pag. 106garanzia allorquando deve essere sottoposto al vaglio delle sue responsabilità, almeno per come gli vengono contestate.
  Allora, se è vero che siamo di fronte ad una depenalizzazione insufficiente e che le prime applicazioni del fatto di lieve tenuità certamente non ci incoraggiano, anche per le conseguenze che poi questo tipo di sentenza ha nell'ambito dei procedimenti – e anche su questo sarebbe necessaria una riflessione –, una riflessione più approfondita merita il tema della prescrizione. Io sono convinto, Ministro, che allungare i termini di prescrizione allunga i processi, non c’è niente da fare, il risultato è inevitabile ! Io credo che ci stiamo avviando, anche con quella riforma della responsabilità civile dei giudici inestricabile, è vero, abbiamo eliminato la farraginosità di una condizione di procedibilità, praticamente, come posso dire, ostativa all'esercizio del diritto, ma abbiamo complicato le ragioni del raggiungimento dell'obiettivo fino a renderlo impossibile, ebbene, se questa è la tecnica dello scrivere le norme, noi ci avviamo, fra la prescrizione che allunga in modo insensato e incostituzionale (l'articolo 111 piange nella sua tomba), ad allungare i tempi del processo mediante la prescrizione. Ma stiamo scrivendo, illustre Ministro, una giustizia senza responsabilità, in cui il processo non ha mai alcun tipo di responsabilità: dal magistrato alle lungaggini, noi scriviamo una causa di giustificazione perenne ai ritardi che è assolutamente inestricabile.
  Allora, se questa è la soluzione della prescrizione, io dico che «MPS» – magistrati, personale, strutture –, questa è la soluzione per evitare le lungaggini processuali: interventi strutturali, non interventi sulle garanzie, perché qui si pensa di poter risolvere i problemi demolendo le garanzie. Allora, attaccare la presunzione di non colpevolezza, ritardare ancora la riforma delle intercettazioni: qui c’è una condanna mediatica. La presunzione di non colpevolezza è scalfita non tanto dalla legge Severino, che pure merita, meriterà, mi auguro, a livello europeo, una profonda riflessione nella sua non retroattività: qui ci sono le condanne mediatiche su cui bisogna intervenire, sono quelle che scalfiscono la presunzione di non colpevolezza. Vogliamo intervenire puntualmente per evitare condanne mediatiche senza contraddittorio e che rimangano scritte in un diritto al non oblio ? Questa è la vera ingiustizia e noi su questo non interveniamo. Forza Italia ritiene che sia gravissima questa inerzia, che consente ancora condanne mediatiche senza appello e senza contraddittorio.
  Se questo è vero e se aggiungiamo la geografia giudiziaria, che è rimasta quella che è, se aggiungiamo il fallimento, mi deve dare atto della mediazione...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Ho finito. Se aggiungiamo che la custodia cautelare riformata è rimasta esattamente quella che era, io credo che si possa dire al Ministro Orlando, che ci piace il suo riferimento alla Costituzione, ci piace la sua sfiducia nel numero dei reati...

  PRESIDENTE. Deve chiudere, onorevole Sisto, siamo abbondantemente oltre. Deve proprio chiudere.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Ho finito. Ci piace la sua fermezza, noi ci asterremo sulla sua risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente)...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Ministro, lei dice che il rafforzamento della cooperazione giudiziaria è una priorità. Lei non crede che sia prioritario portare i mafiosi che stanno brindando alla loro impunità dagli Stati extra UE, magari, in Italia a scontare la loro pena (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? E perché non ha fatto nulla, visto che da ottobre ci siamo Pag. 107impegnati per una risoluzione proprio per questo ? È da troppo tempo che la fanno franca questi soggetti. Lei parla del nostro Paese come di un Paese dove si riesce a rispettare ed ottenere diritti fondamentali e previsioni costituzionali: allora, forse, lei dimentica le pesanti condanne dell'Europa in tema di tortura, di sovraffollamento carcerario, per non parlare del G8 di Genova ? Lei si rende conto che il reato di tortura aspetta un iter che è partito dal luglio del 2013 ? Lei non si vergogna un minimo a pensare che ancora noi rischiamo di finire questa legislatura senza l'introduzione del reato di tortura nell'ordinamento penale italiano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Ministro, lei dice che fare giustizia non può mai significare ricerca del consenso. E perché avete approvato in tutta velocità leggi che la giurisprudenza tende a modificare, perché, ovviamente, sono leggi che non rispondono a criteri di semplicità e trasparenza o norme come l'omicidio stradale ? Le avete fatte in fretta e furia per rispondere proprio al consenso – il contrario di quello che dice lei – e stanno dando già dei problemi, perché, ovviamente, stiamo parlando di persone che fuggono piuttosto che rimanere lì, perché la norma è scritta male. Allora, io credo che un attimo più di tempo se lo si possa prendere per queste cose. Tutta la vostra legislatura – la legislatura anche del suo ex Premier, Matteo Renzi – è proprio passata da questo: ottenere il consenso con le proposte di legge e con i titoli. Proprio il contrario di quello che lei dice.
  Per non parlare delle cialtronerie che ho sentito prima sul reato di immigrazione clandestina. Stiamo parlando di un reato inutile e che non porta un aumento dei rimpatri degli immigrati clandestini. Ne ha parlato cinque minuti. Ma, scusi, lo sa quando è stata approvata la delega al Governo per approvare questo tipo di reato ? Nel 2013. Allora, visto che lei è Ministro adesso e ha governato insieme ai rappresentanti del suo Governo per tre anni, cosa aspetta ? L'ultimo giorno di legislatura per abolire questo reato ? Cosa aspetta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Stessa cosa per i procedimenti penali, che diminuiscono certo perché si garantisce anche la non punibilità per particolare tenuità del fatto (un provvedimento messo da voi). Il fatto che ci siano più risorse per la giustizia è falso: è falso perché, ovviamente, bisogna guardare i tagli che avete fatto in precedenza sul triennio, che sono pari a complessivi 75 milioni di euro, a cui vanno ad aggiungersi ulteriori 30 milioni di euro. Non guardiamo solo a quest'anno, ma anche agli altri anni.
  Per non parlare del fatto che lei dice che grazie a voi il cosiddetto debito Pinto diminuisce, al 31 luglio del 2016, di quasi 100 milioni di euro. Grazie: fare gli interventi come li fate voi, riesce un po’ a tutti, nel senso che ostacolate l'accesso alla Pinto con la legge di stabilità dell'anno scorso, confermata nella legge di stabilità per il 2017 e, poi, ovviamente, dite che il debito diminuisce. Grazie, è ovvio, ci riescono un po’ tutti a governare così, Ministro.
  Anche con riferimento al Fondo per le vittime dei reati violenti, avete risposto all'Europa, ma avete creato un fondo che è inaccessibile e garantisce un'estrema diseguaglianza, un'estrema mancanza di equità alle vittime che non riescono ad accedervi per dei criteri impossibili. Allora, metteteci mano, magari.
  Lei dice che, sin dal 2014, uno dei suoi principali impegni è stato diretto a contenere le vacanze degli organici: certo, in parte le diamo anche ragione. Ma come ? Assumendo gente senza qualifica, assumendo barellieri al posto di cancellieri. Questo è il suo impegno ? Attingere a qualunque lista di nomi possibili giusto per riempire quel buco, Ministro ? Ma è serietà, secondo lei, questa ?
  Lei dice che sulla prescrizione crede che si sia pervenuti ad un punto di equilibrio – cioè, tra voi, Verdini e Alfano, in pratica – tra l'esigenza di assicurare giurisdizione e tempi congrui allo svolgimento delle attività di accertamento di fatti di reato e quella di garantire la ragionevole Pag. 108durata del processo. Ora, la ragionevole durata del processo, diciamolo – andiamo un po’ a studiare – con la prescrizione non c'entra assolutamente nulla. Lo dice anche Spangher che è uno che assolutamente non vorrebbe allungare la prescrizione. Ma le volevo ricordare una cosa: prescrizione, l'approveremo entro la pausa estiva. Sa chi l'ha detto ? L'ha detto lei, il 22 luglio del 2016, glielo ricordo. Ma perché non chiede scusa per queste fandonie che racconta e queste promesse che non vanno mai in porto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Lei, Ministro, ha un sacco di priorità, pure quella della soluzione dell'emergenza carceraria, che sembra andare alla grande, salvo un aumento ultimo che è sopravvenuto. Lei ha risposto che questo aumento, Ministro – veramente è da ridere –, è dovuto al fatto che la polizia sta facendo numerose attività contro la criminalità e ne mette dentro tanti. Sì, in effetti, il fine della polizia è cercare di arrestare i criminali e portarli in carcere.
  Non so, forse, se questa è una cosa che le risulta così obsoleta. Ma non so se si è accorto che dopo lo «svuota carceri» – i provvedimenti che avete fatto –, i risultati nella diminuzione della popolazione carceraria derivano tanto da un suo risultato – e di questo di certo non ne sono contento –, ma dalla Cancellieri che, con lo «svuota carceri» del 2013, con la liberazione anticipata speciale, ha fatto crollare il numero dei detenuti, semplicemente perché li ha scarcerati. Ma dopo quell'evento, la popolazione carceraria è ritornata in aumento, un disastroso aumento, Ministro.
  La capienza delle carceri è di 50.228 posti: oggi, abbiamo 54.653 reclusi, più di 2 mila unità rispetto all'anno scorso. Però, attenzione: la differenza non è di 4.425 detenuti in soprannumero, ma, bensì, di 8.757 detenuti in sovrannumero rispetto alla capienza. Perché ? Perché considerando che le statistiche del Ministero omettono colpevolmente di citare i circa 4 mila e passa posti non disponibili, perché in fase di ristrutturazione e non utilizzati per lavori in corso, si giunge ad un risultato tremendo: ben 44.304 detenuti coinvolti nel sovraffollamento. Capito ? 44.304 detenuti.
  Le carceri sovraffollate in Italia sono 130 su 193, rispetto alle 111 del 2015 e ciò rappresenta un vero e proprio fallimento, anche perché, Ministro, la sorveglianza dinamica, come l'avete applicata voi, dettata dalla carenza di organico e dalle celle aperte, ha creato di fatto un sistema criminogeno, nel quale criminalità organizzata e radicalismo islamico rischiano di prendere il sopravvento sia nei confronti della polizia penitenziaria, ristretta tra il rischio della propria incolumità personale e la possibilità di incorrere in sanzioni disciplinari, sia per quei detenuti che cercano di recuperare, ma non riescono per questa paura.
  Tra l'altro, i numeri del sovraffollamento – ci tengo a precisarlo – delle carceri attuali, del 31 dicembre del DAP, non sono ovviamente realistici. Perché ? Perché ogni anno le rilevazioni del 31 dicembre, evidentemente, non comprendono tutte le persone che sono in momentaneo permesso. Infatti, se andiamo a vedere il 30 novembre 2016, il risultato è che c'erano 55.251 detenuti: quindi, voi mentite, sapendo di mentire, ovviamente.
  Per quanto riguarda, invece, la polizia penitenziaria, è al completo collasso non in questo momento, ma anche guardando agli anni che verranno. Ci sono 32.940 agenti su un organico di 41.130 unità – tra l'altro, al netto delle chiusure temporanee delle carceri come Camerino –, con disastroso deficit di personale: 8.190 poliziotti, a cui voi state cercando di porre rimedio, in primis, con una deroga per l'addestramento della polizia stessa nel biennio di sei mesi, cosa che non credo che comporti, certo, un valore in più per i nostri ragazzi, e col fatto che ancora non avete assunto gli idonei non vincitori dei concorsi di polizia penitenziaria e i VFP4.
  Voi avete inserito, Ministro, una deroga al «milleproroghe» – una deroga, non un'assunzione in deroga –, avete assunto una deroga nei confronti delle graduatorie, e i ragazzi si aspettano che quanto prima mettiate definitivamente un punto sulla Pag. 109loro assunzione, perché quella è una deroga, non un'assunzione in deroga, che è una cosa molto diversa.
  Le condizioni dei detenuti – chi è dentro le carceri – sono tuttora indegne ed incompatibili con il principio di rieducazione dettato dalla Costituzione. In questo quadro le ricordo che chi lavora in carcere – attenzione, un lavoro re-socializzante, che non comporta mansione all'interno del carcere – è il 4,38 per cento della popolazione carceraria. Quindi, in questo sistema, dove neanche la Corte di cassazione viene tenuta in considerazione per quanto riguarda gli spazi dei letti e dei mobili, abbiamo un tasso complessivo di recidiva che rimane ignoto. Lei ha detto prima: «uno dei tassi più alti d'Europa»; ma dove l'ha preso questo dato ? Sa perché glielo chiedo ? Perché a una domanda specifica di un giornalista, pochi mesi fa, lei non ha saputo rispondere. Lei non sa qual è il tasso di recidiva presente nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Sul tema di sicurezza, invece, si evincono eclatanti evasioni registrate nella casa di Rebibbia, perché ovviamente i sistemi di sorveglianza nelle nostre carceri non funzionano, i sistemi di antiscavalcamento non funzionano o sono disattivati, mentre c’è una notevole preoccupazione mia – ma forse non sua, perché non l'ho proprio sentita nominare – per la possibilità di infiltrazione della criminalità organizzata all'interno delle carceri, che molto spesso comanda alcuni settori, addirittura sui pasti che vengono dati in dotazione; ce lo dicono i rappresentanti delle forze dell'ordine. Ha tentato di infiltrarsi attraverso il concorso del 2016, ma sta tentando di infiltrare dei cellulari o dei sistemi tecnologici all'interno delle carceri stesse. Quanto ho, Presidente ?

  PRESIDENTE. Otto secondi, però, siccome siamo buoni, facciamo venti.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie. Ministro, lei ha detto che col suo avvento abbiamo più di 500 persone in più nelle carceri per reati contro la pubblica amministrazione: mi piacerebbe che nel nostro Paese avessimo la possibilità di fare un processo in due-tre anni e rinchiudere le persone, ma è evidente che – sorride anche lei – non è possibile, quindi questi non sono meriti suoi; sono meriti di chi è venuto prima, semmai, o delle forze dell'ordine. Ministro, il nostro Paese è un Paese che secondo gli indici del 2016 dell'OCSE – forse non li ha letti –, che ci bacchetta per incentivi ad evadere e corruzione, è un Paese che è agli ultimi posti per corruzione all'interno appunto dei Paesi civili. Se non facciamo qualcosa, Ministro, la sua frase di Dworkin non potrà mai essere applicata. L'uguaglianza, Ministro, è uguaglianza per i giudici, che in questo momento soffrono di una norma assolutamente discriminatoria e con mancanza di etica.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Dei cittadini e dei rappresentanti delle forze dell'ordine. Uguaglianza, Ministro, uguaglianza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Presidente, noi abbiamo apprezzato il tono e il contenuto della relazione al Parlamento del Ministro Orlando, perché, da un lato ha tracciato un bilancio – lo ha fatto senza enfasi ma con realismo – di un lavoro svolto da Governo e Parlamento, e dall'altro lato ha però rappresentato anche questioni ancora aperte che, anche in quest'ultima fase della legislatura, potranno vederci impegnati, positivamente impegnati.
  Voglio anch'io ribadire di avere molto apprezzato innanzitutto il metodo che il Ministro ha adoperato in questi anni, un metodo di confronto con tutte le componenti della giurisdizione: la magistratura, rispettandone rigorosamente l'autonomia e l'indipendenza, il mondo dell'avvocatura, e Pag. 110poi anche quello del personale, delle cancellerie, che adesso, tra l'altro, conoscerà in maniera significativa ulteriori, necessari ampliamenti per la cronica mancanza di organici. Accennavo alla magistratura, però voglio dire subito, su un tema d'attualità, che proprio alla luce di questo nuovo clima instaurato in questi anni, di fine di uno scontro sbagliato tra politica e magistratura, troviamo discutibile, sbagliata, la decisione di disertare la prossima cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario in Cassazione da parte dell'ANM. Una risposta fuori scala, rispetto alle questioni sollevate – i pensionamenti, gli organici –, e ci auguriamo che possano, da qui al 26, esserci dei ripensamenti, anche alla luce della ribadita volontà di dialogo da parte del Governo. La relazione è stata ampia, ha fornito dati, non opinioni o enunciazioni.
  Ha fornito dei dati sull'abbassamento significativo, importante, dei procedimenti delle cause pendenti nel civile, per esempio, che dagli oltre 5 milioni del 2013 sono passati a 3.700.000 di oggi, con un tempo medio di affari civili, per un tribunale, di 367 giorni rispetto a quasi 550. Abbiamo scalato posizioni in questi anni, nel parametro che misura la risoluzione delle controversie commerciali, e c’è un nuovo soggetto dell'ordinamento, come il nuovo tribunale delle imprese, che ha risolto l'80 per cento delle controversie in un anno. Siamo il primo Paese europeo ad avere informatizzato integralmente il processo civile, e noi sappiamo quanto è importante questo, non solo per una giustizia più efficiente, per un processo civile di fatto e non soltanto di nome, ma anche per l'economia, per gli investimenti.
  Sono risultati reali, però senza enfasi, perché, è vero, sono risultati ancora parziali, che attendono di essere completati, lo ricordava David Ermini. Qui siamo impegnati, alla Camera, per concludere l'iter della riforma del diritto fallimentare, poi però – dobbiamo dirlo, dobbiamo ribadirlo – ci aspettiamo che il Senato faccia celermente il suo lavoro di completamento di provvedimenti che la Camera gli ha inviato ormai da tempo. È stata citata da tutti la riforma del processo penale, una riforma molto importante, questa Camera l'ha licenziata un anno e mezzo fa. Una riforma strutturale, una riforma di sistema, che interviene incisivamente sui tempi del processo semplificando il regime delle impugnazioni, disciplina meglio la prescrizione, ridisegna poi l'ordinamento penitenziario, sulla base anche del lavoro importante svolto dagli stati generali dell'esecuzione penale. Ci sono poi strumenti per combattere più incisivamente la corruzione e per tenere insieme la durata ragionevole dei processi, che è un obiettivo, un obiettivo ancora non raggiunto, anche però con l'obiettivo di evitare che una prescrizione troppo breve per certi gravi reati, come quelli della corruzione, possa impedire di arrivare neanche al primo grado di giudizio.
  Poi c’è il tema delle intercettazioni, la delega al Governo: le circolari delle procure hanno tracciato una strada importante, di cui si potrà tener conto, però credo che sia ormai maturo il tempo di un dibattito serio, non propagandistico, su questi temi; qualche eco c’è stata anche nel confronto di questo pomeriggio. Quello che si deve evitare è evidentemente la pubblicazione di intercettazioni che non abbiano alcuna rilevanza penale né di contesto. Nessuno può pensare di mettere bavagli, questo è evidente, il diritto all'informazione è una cosa importante, come nessuno ha mai pensato di limitare l'uso delle intercettazioni per le indagini e per l'acquisizione di prove, ma quello che si deve ribadire è il principio, anche e soprattutto a difesa del cittadino comune, che, per intercettazioni o fatti che non hanno alcun rilievo, nessuno può essere condannato a un'esposizione mediatica per la quale non c’è nessuna difesa.
  Dicevo che è importante questo clima nuovo su questi temi. Noi continuiamo a pensare – lo dico sinceramente – che uno dei problemi fondamentali dell'Italia sia rappresentato dalla corruzione, dai corrotti, dai corruttori, e non certo dai magistrati, che, del resto, esercitano anche obbligatoriamente l'azione penale. Tuttavia, vogliamo riflettere seriamente su Pag. 111forme di protagonismo giudiziario legate a inchieste che hanno avuto grande impatto mediatico e scarsa solidità giudiziaria ? Allora dobbiamo tenere insieme questi due elementi: combattere incisivamente la corruzione ma al tempo stesso ristabilire principi di civiltà e garantismo reale e non peloso. Voglio dire che ci fa piacere che a questo approdo siano arrivati settori politici che invece sembravano usare soltanto la giustizia sommaria e la ghigliottina. Penso, per esempio, al partito dei Cinquestelle, che si facevano paladini di una presunta purezza al grido di «onestà, onestà», salvo essere garantisti a corrente alternata.
  Allora noi vi diciamo che non si può essere garantisti soltanto nei confronti dei propri esponenti, ormai numerosi, raggiunti da avvisi di garanzia, e non si può infangare e bollare come colpevoli, a prescindere, gli avversari politici che sono raggiunti dallo stesso avviso.
  Allora, onorevole Ferraresi, lei ha invitato il Ministro a vergognarsi, ma non vi vergognate un po’ di questo atteggiamento veramente propagandistico, veramente vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Infine, Ministro, apprezzo molto il suo richiamo all'approvazione di alcuni provvedimenti che sono al Senato, a partire dal penale. Si usino tutti i mezzi parlamentari possibili. Il precedente Governo aveva autorizzato anche la posizione della fiducia: se necessario la si ponga, perché è maturo, è possibile approvare quelle cose. Voglio avviarmi alla conclusione, Presidente. Nella relazione del Ministro, negli interventi – lo ricordava ora Ermini – venivano fatti esempi concreti di provvedimenti approvati: saranno provvedimenti perfetti ? Probabilmente no, ma sono stati incisivi e non sono stati annunci. Penso a tutti i provvedimenti che hanno riguardato gli ecoreati, il falso in bilancio, l'autoriciclaggio, il voto di scambio-politico mafioso, la lotta alle mafie – anche il codice antimafia e beni confiscati sono da approvare al Senato –, le unioni civili. Questi sono fatti. Io la dico così: se un centesimo di queste cose che abbiamo fatto in questi due anni, un centesimo di esse, venisse fatto, se ci arriva, nei cinque anni dell'attuale sindaco di Roma, voi potreste essere contenti. Ma purtroppo non farà un centesimo, perché dimostra di essere inadeguata anche a gestire l'ordinaria amministrazione.
  Infine il tema delle carceri: anche in questo caso dobbiamo intenderci, e mi colpisce profondamente il fatto che per usare le paure, le insicurezze di questo tempo presente, si continui a non considerare importante il tema della pena come recupero e come rieducazione. La pena non può essere vendetta, ed è giusto che chi ha sbagliato paghi, è giusto che chi ha sbagliato vada in carcere oppure che si possano trovare, come si è trovato, percorsi alternativi, percorsi di messa alla prova, ma oggi dopo aver vinto sostanzialmente la battaglia contro la vergogna del sovraffollamento, noi pensiamo che la sfida sia quella degli stati generali dell'esecuzione penale, e qui, Molteni, credo che anche tu, che sei anche avvocato, possa davvero convenire ragionevolmente che un detenuto che esce formato, dopo aver fatto percorsi di lavoro e di formazione, è una garanzia per i cittadini, perché qui abbiamo davvero le statistiche di recidiva. Chi esce con un mestiere in mano, recuperato non torna a delinquere, non torna compiere reati ma queste sono battaglie di civiltà.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Verini.

  WALTER VERINI. Ho finito davvero, Presidente. Voglio soffermarmi su un ultimo concetto che riguarda il tema della cooperazione giudiziaria. Penso che con i passi in avanti compiuti dalla giustizia italiana in questi anni – passi in avanti non soluzioni definitive – noi siamo ancora più in grado di dare una mano verso la strada della cooperazione giudiziaria e sovranazionale.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Verini.

Pag. 112

  WALTER VERINI. È una sfida importante, il Ministro l'ha ricordata, ed anche per questo motivo annuncio il voto a favore del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.
  Prima di passare al voto, ha chiesto di intervenire il Ministro per un'ulteriore riformulazione. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Chiedo di parlare. Alla luce della discussione, chiederei di rivedere i pareri sulle risoluzioni Sarro ed altri n. 6-00285 e Daniele Farina n. 6-0286. Per quanto riguarda la risoluzione Sarro ed altri n. 6-00285, chiaramente il Governo esprime parere contrario sulla premessa; parere favorevole sul punto 1 del dispositivo purché sia riformulato inserendo dopo le parole «necessarie a rendere» la parola «più»; parere favorevole sulla lettera a) nell'attuale formulazione; parere favorevole sulla lettera b) purché sia riformulata sostituendo la parola «effettiva» con «progressiva»; parere favorevole sulla lettera c); parere favorevole sulla lettera d) purché sia riformulato integralmente nel modo seguente: «il superamento delle criticità carcerarie anche mediante la revisione del sistema dell'esecuzione penale»; parere favorevole sulla lettera e) purché sia riformulato nel modo seguente: «con la predisposizione di riforme che garantiscano la piena realizzazione del principio del giusto processo con riferimento anche alla ragionevole durata del processo penale, nonché della riforma del CSM che favorisca un'azione della magistratura più efficiente ed efficace nel pieno rispetto della legge».
  Il Governo esprime parere contrario sulle lettere f), g) e h); parere favorevole sulla lettera i) purché sia riformulata come segue: «la realizzazione di una riforma delle disposizioni che riguardano le intercettazioni telefoniche ed ambientali per porre fine a quella che rappresenta una grave violazione del diritto alla riservatezza con particolare riferimento allo tutela dei soggetti estranei al procedimento»; parere favorevole sulla lettera l); parere contrario sulla lettera m); parere favorevole sulle lettere n) e q).

  PRESIDENTE. Allora adesso io devo sapere intanto dall'onorevole Sisto se accetta la riformulazione.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Sì, Presidente, accettiamo le riformulazioni della risoluzione Sarro n. 6-00285 e chiediamo comunque il voto separato sulle parti sui cui è stato espresso parere contrario.

  PRESIDENTE. Adesso la risoluzione Daniele Farina n. 6-00286.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della Giustizia. Il Governo esprime favorevole sul punto 1, sul punto 2 e sul punto 3; favorevole sul punto 4 purché sia riformulato sopprimendo la prima parte e sostituendo «intervenendo» con «ad intervenire» e proseguendo poi come ora è scritto; parere favorevole sul punto 5; punto 6, punto 7; parere contrario sul punto 8; parere favorevole sul punto 9; parere contrario sul punto 10 poiché estraneo alla materia; parere favorevole sul punto 11; parere contrario sul punto 12.

  PRESIDENTE. Onorevole Farina ?

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per lo sforzo, tuttavia, siccome c’è il parere contrario su uno degli aspetti che riteniamo importanti, non una riforma ma la rivoluzione del sistema penale, cioè la legalizzazione della coltivazione, lavorazione e vendita della cannabis, non accettiamo la riformulazione e ci teniamo il parere contrario su tutto, però ringraziamo il Ministro.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 113
  Come da prassi, le risoluzioni sono poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico sulla risoluzione Verini, Marotta, Dambruoso, Piepoli, Di Lello, Locatelli e Alfreider n. 6-00282 su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ferraresi ed altri n. 6-00283, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Rampelli ed altri n. 6-00284, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Sarro e Sisto n. 6-00285, limitatamente alla premessa congiuntamente al primo capoverso, lettere f), g), h) ed m) del dispositivo, su cui il parere è contrario. Avete sentito che l'onorevole Sisto ha chiesto la votazione per parti separate e stiamo votando tutte le parti, quelle che ho nominato, su cui c’è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Sarro e Sisto n. 6-00285, per la restante parte del dispositivo, come riformulata, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Daniele Farina ed altri n. 6-00286, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molteni ed altri n. 6-00287, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pili n. 6-00288, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 114
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Interventi di fine seduta (ore 21).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

  VITTORIA D'INCECCO. Grazie, Presidente. Presidente, la situazione in Abruzzo è drammatica: all'emergenza neve, che ha messo in ginocchio la regione, si è aggiunto il terremoto, avvertito in maniera molto forte in varie regioni nel corso della mattinata.
  Situazione veramente critica nell'aquilano, vicino all'epicentro, e nella provincia di Teramo, dove ci sono 100 isolati per neve, paesi senza energia da quarantotto ore.
  Nel teramano il maltempo e le scosse di terremoto che continuano a susseguirsi rendono i soccorsi più difficili, ci sono interi paesi isolati e ci sono centinaia di richieste di aiuto da parte di cittadini senza luce da tre giorni e senza viveri, ma anche di cittadini malati, che sono in località isolate anche dagli ospedali.
  La città di Teramo si è svuotata, crolli si sono verificati a Campotosto, Laringo e Poggio Cancelli, comuni dell'aquilano che si trovano nella zona dell'epicentro delle scosse di stamani.
  La gente ha scavato nella neve per scappare a causa della paura delle scosse.
  Tante le richieste di soccorso: a Castiglione Messer Raimondo, zia e nipote sono rimasti intrappolati per il crollo del tetto della legnaia; sono stati salvati dai Vigili del Fuoco e portati in ospedale.
  Situazione complicata per il maltempo anche nel chietino: a Chieti città, ieri sera, sono arrivati i militari dell'esercito.
  Situazione piuttosto difficile anche nel pescarese: a causa dell'abbondante neve caduta, i soccorritori hanno difficoltà a raggiungere le zone da cui provengono le richieste di intervento.
  La situazione è drammatica in tutta l'area vestina: a Pescara città bisogna fare i conti anche con l'esondazione del fiume, che sta creando grande preoccupazione.

  PRESIDENTE. Concluda.

  VITTORIA D'INCECCO. C’è poi il black out elettrico che ha colpito migliaia di abruzzesi e che merita una spiegazione da parte di Enel e Terna, perché è assurdo che nel 2017 decine di migliaia di persone possano essere lasciate senza corrente elettrica per più di 40 ore.

  PRESIDENTE. Deve concludere onorevole D'Incecco.

  VITTORIA D'INCECCO. Concludo: la mia terra sta vivendo ore drammatiche.
  Il Governo si è già attivato ed io ringrazio il Ministro Pinotti, ma auspico veramente un intervento più incisivo e mi associo a quello che hanno chiesto i miei colleghi stamattina, nella seduta antimeridiana (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Arlotti. Ne ha facoltà.

  TIZIANO ARLOTTI. Grazie, Presidente, è scomparso il 27 dicembre, a 93 anni, l'avvocato Veniero Accreman, uno dei protagonisti della vita politica, sociale e civile della città di Rimini, del Parlamento, della Resistenza. Ritengo doveroso commemorarlo in quest'Aula, in cui sedette come deputato del Pci dal 1963 al 1976.
  L'onorevole Accreman era appena ventenne quando compì la propria scelta di campo contro il fascismo e aderì alla lotta partigiana, raccontata nell'autobiografia «Le pietre di Rimini», distinguendosi alla guida della propria squadra d'azione in Romagna. Fu sindaco di Rimini al termine di un periodo travagliato per la vita amministrativa del comune. Fu presidente dell'Anpi e lo scorso 25 aprile fu insignito della Medaglia d'Oro della Presidenza della Repubblica.
  La lucida intelligenza, la profonda cultura, l'impegno a difesa della causa della giustizia, l'amore per il diritto e la passione Pag. 115politica hanno contraddistinto la sua storia personale, professionale e civile.
  Quella di Veniero Accreman, come ha ricordato l'amico senatore Sergio Zavoli, è stata la bella storia di un vero protagonista, i cui valori hanno contribuito alla ricostruzione materiale e morale della sua città e ad arricchire la vita sociale e politica di Rimini e del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cova. Ne ha facoltà.

  PAOLO COVA. Grazie, signor Presidente, nei giorni scorsi ho presentato un'interrogazione al Ministro dello sport sul sistema del doping, di cui sollecito la risposta e ne approfitto per segnalare una rettifica a quanto avevo scritto e detto: riascoltando l'audizione del professor Ricciardi, volevo segnalare che indicava il doping come causa dei tumori rari nell'età giovanile e delle morti improvvise sempre nell'età giovanile.
  Mi sembrava corretto fare questa rettifica, anche per rispetto nei confronti del professor Ricciardi.

  ANGELO TOFALO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. La Libia è sicurezza nazionale; lo è per il MoVimento 5 Stelle, dovrebbe esserlo anche per il Governo. Sarebbe da stolti, da imprudenti, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti e dello scenario che si è venuto a delineare, non prendere atto dell'ormai fallito tentativo dell'ONU. Tentativo, quello di forzare dall'esterno la formazione o di spingere alla formazione di un nuovo Governo di unità nazionale, che ha imbrigliato l'Esecutivo, e quindi l'Italia, in una situazione che ora vede il nostro Paese all'angolo, e così, con esso, i nostri interessi nazionali.
  Lo scenario è complesso, ma è giunto il momento di sedersi ad un tavolo e parlare con tutti gli interlocutori libici, prima che sia davvero troppo tardi. Ora sono maturate le condizioni per parlare di pace e cooperazione, di adoperarsi per creare nuovi stabili equilibri in nome della sovranità dei popoli e della storica amicizia tra il popolo libico e quello italiano. Il MoVimento 5 Stelle sulla Libia, per la sicurezza nazionale dell'Italia, è pronto fin da subito ad ascoltare chiunque di quegli attori per provare a risolvere o, comunque, migliorare una situazione divenuta ormai troppo complessa e per noi troppo svantaggiosa. Il tempo è, ahimè, tiranno; bisogna fare presto per il futuro dell'Italia, delle nostre aziende strategiche, e quindi dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  FRANCESCO D'UVA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Faccio un sollecito di un atto ispettivo, l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-10018, che fa seguito a un'altra interrogazione che avevo fatto addirittura a febbraio, e riguarda lo scorrimento di graduatoria per i corsi di laurea a numero chiuso. Succede che, dopo l'immatricolazione, gli studenti alle volte rinunciano al proprio posto, lasciano il posto vacante. Ecco, è compito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca fare in modo che quel posto venga assegnato a qualcun altro; purtroppo, in questo momento, anche se gli uffici del Ministero mi risulta abbiano lavorato, questa graduatoria ad oggi non è operativa. Gli studenti stanno aspettando ed è il caso che quindi ci sia una risposta al più presto a questa interrogazione e si risolva il problema.

  ALBERTO ZOLEZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Il 17 ottobre 2016 è stata evacuata la scuola elementare di Montichiari. Undici studenti sono stati trattenuti in ospedale per segni di intossicazione Pag. 116delle vie aeree chiarissimi, dispnea, mancanza di fiato, tosse e lacrimazione. I sintomi erano da intossicazione da acido solfidrico. La mia interrogazione in tal senso ricevette una risposta negativa. Secondo la ATS Lombardia e secondo l'ARPA questo non era assolutamente vero. Da quelle parti, oltre ad esserci 21 discariche, a mio parere si spandono anche gessi di defecazione. L'inchiesta sta portando alla luce che in effetti erano sparsi i gessi di defecazione affianco alla scuola. Il decreto legislativo n. 75 del 2010, all'allegato 3, deve essere abrogato immediatamente, perché c’è un rischio mortale per i cittadini e tanto più per gli studenti.

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. La ringrazio, Presidente Giachetti. A maggior ragione dopo un dibattito sul tema di giustizia, volevo ricordare che nella giornata di domani ricorre il diciassettesimo anniversario della morte di Bettino Craxi. Bettino Craxi è stato un esponente politico di grandissima importanza, un protagonista del socialismo per decenni, del socialismo italiano ed europeo. È stato segretario di partito e Presidente del Consiglio. Si apprende dalle agenzie che forse il Ministro degli affari esteri, Angelino Alfano, domani si recherà ad Hammamet a rendere omaggio alla commemorazione di questa figura.
  Ecco, io credo che, dopo 17 anni, forse questo Paese abbia un debito di chiarezza nei confronti della storia politica di quest'uomo e della storia politica di quanti nelle posizioni di quest'uomo si sono riconosciuti. Noi ancora non abbiamo chiarito se questo è stato il capo dei ladri o uno statista internazionale. Io credo che non possiamo più permetterci un'ambiguità sulla storia di Bettino Craxi, sulla storia di una grossa parte della vita politica italiana su cui ancora oggi pesa un grande debito di verità e di onestà intellettuale.

Organizzazione dei tempi per l'esame di proposte di legge.

  PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame delle seguenti proposte di legge: n. 1178-A: Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico; n. 4113: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival (Vedi l'allegato A).
  Sempre nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà altresì pubblicata la nuova organizzazione dei tempi per l'esame congiunto delle Relazioni sull'attività svolta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (Doc. XXIII nn. 10 e 23) (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta:

  Venerdì 20 gennaio 2017, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 21,10.

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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI
EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 1 il deputato Molea ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
   nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 19 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nella votazione n. 2 il deputato Rampi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 13 il deputato Dal Moro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 17 il deputato Totaro ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;
   nelle votazioni dalla n. 17 alla n. 19 i deputati Covello, Famiglietti e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti a votare;
   nella votazione n. 18 il deputato De Mita ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione 21 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione 27 il deputato Mazziotti Di Celso ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Fedriga e a. n. 1-1231 457 387 70 194 74 313 79 Resp.
2 Nom. Moz. Palazzotto e a. n. 1-1465 pI 451 380 71 191 34 346 79 Resp.
3 Nom. Moz. Palazzotto e a. n. 1-1465 pII 457 352 105 177 314 38 79 Appr.
4 Nom. Moz. Altieri e a. n.1-1466 pI rif. 452 385 67 193 352 33 79 Appr.
5 Nom. Moz. Altieri e a. n. 1-1466 pII 458 386 72 194 69 317 78 Resp.
6 Nom. Moz.Maestri A. e a. 1-1467 n.f. pI 459 390 69 196 33 357 78 Resp.
7 Nom. Moz.Maestri A. e a.1-1467 n.f. pII 455 385 70 193 316 69 78 Appr.
8 Nom. Moz. Santerini e a. 1-1468 n.f. pI 461 380 81 191 307 73 78 Appr.
9 Nom. Moz.Santerini e a. 1-1468 n.f. pII 463 360 103 181 8 352 78 Resp.
10 Nom. Moz. Dieni e a. n. 1-1469 pI 460 391 69 196 353 38 78 Appr.
11 Nom. Moz. Dieni e a. n. 1-1469 pII 458 418 40 210 70 348 78 Resp.
12 Nom. Moz. Brunetta e a. n. 1-1470 pI 458 381 77 191 62 319 78 Resp.
13 Nom. Moz.Brunetta e a. 1-1470 pII rif. 453 381 72 191 347 34 78 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-1471 pI 452 386 66 194 74 312 77 Resp.
15 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-1471 pII 455 383 72 192 350 33 77 Appr.
16 Nom. Moz. Romano F. e a. n.1-1472 rif. 454 342 112 172 281 61 77 Appr.
17 Nom. Moz. Rosato e a. n.1-1473 pI 454 385 69 193 283 102 77 Appr.
18 Nom. Moz. Rosato e a. n.1-1473 pII 451 377 74 189 305 72 77 Appr.
19 Nom. Moz. Monchiero e a. n.1-1474 451 341 110 171 279 62 77 Appr.
20 Nom. Ris. Verini e a. 6-282 318 287 31 144 223 64 99 Appr.
21 Nom. Ris. Ferraresi e a. 6-283 320 284 36 143 54 230 99 Resp.
22 Nom. Ris. Rampelli e a. 6-284 316 265 51 133 25 240 99 Resp.
23 Nom. Ris. Sarro e a. 6-285 - I p. 318 298 20 150 24 274 99 Resp.
24 Nom. Ris. Sarro e a. 6-285 - II p. 315 305 10 153 246 59 100 Appr.
25 Nom. Ris. Farina D. e a. 6-286 320 264 56 133 26 238 98 Resp.
26 Nom. Ris. Molteni e a. 6-287 319 266 53 134 25 241 98 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ris. Pili 6-288 318 230 88 116 6 224 98 Resp.