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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 721 di martedì 10 gennaio 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 11.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 gennaio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Baretta, Bernardo, Bindi, Boccia, Michele Bordo, Brambilla, Caparini, Catania, Centemero, Coppola, Dambruoso, Damiano, Luigi Di Maio, Epifani, Meta, Pes, Ravetto, Rigoni, Scanu, Schullian, Sottanelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza riguardanti una presunta situazione di incompatibilità di un giudice del tribunale fallimentare di Piacenza, anche in relazione alla procedura fallimentare che interessa la Rdb spa – n. 3-02224)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Melilla e Fanucci n. 3-02224 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Con l'atto ispettivo, gli onorevoli interroganti prospettano presunte anomalie nella gestione delle procedure fallimentari che hanno riguardato la Rdb Spa e le due società dalla stessa controllate, la Rdb Hebel Spa e la Rdb Terrecotte Srl, con specifico riguardo alla composizione del collegio fallimentare del tribunale di Piacenza, titolare dei predetti procedimenti.
  In particolare, viene rilevata la circostanza che il dottor Giuseppe Bersani continuerebbe a far parte del collegio giudicante, sebbene abbia maturato l'ultradecennalità nelle funzioni di giudice fallimentare e sia stato perciò assegnato a funzioni penali, prospettandosi altresì a carico del medesimo magistrato una situazione Pag. 2di incompatibilità nello svolgimento delle funzioni civili in quanto coniugato con l'avvocato Sabrina Fermi, esercente la professione legale in materia civile, in particolare nel diritto di famiglia.
  Su tali premesse, gli onorevoli interroganti chiedono se il Ministro intenda attivare i poteri ispettivi in relazione alla situazione esposta.
  Orbene, mi preme rappresentare che la vicenda in parola è stata prontamente e diffusamente valutata dalle competenti articolazioni ministeriali. Dall'articolata istruttoria condotta dall'ispettorato generale sulla base degli elementi forniti dal presidente del tribunale di Piacenza è emerso quanto segue.
  La circostanza che il dottor Giuseppe Bersani continui a comporre il collegio fallimentare, nonostante abbia maturato l'ultradecennalità nell'esercizio delle funzioni medesime, è dovuto alla cronica e grave carenza di magistrati che caratterizza questo ufficio e, comunque, come rilevato dal presidente del tribunale, la relativa proposta tabellare è stata approvata dal Consiglio superiore della magistratura.
  Nessuna concreta incompatibilità è derivata dalla proposta tabellare, atteso che, come risulta dagli accertamenti di cancelleria, l'avvocato Fermi, coniuge del dottor Bersani, non ha mai svolto alcuna attività professionale né ha mai avuto alcun incarico nella materia fallimentare. Non risulta, in generale, l'esistenza di una situazione di incompatibilità, ai sensi dell'articolo 19 dell'ordinamento giudiziario, tra il magistrato e la coniuge, atteso che costei ha esercitato la professione unicamente nella materia civile e, in particolare, nel diritto di famiglia e della volontaria giurisdizione, oltre ad aver ricevuto alcuni incarichi nell'ambito di procedure di espropriazione – settori entrambi privi di interferenze con le funzioni attualmente svolte dal coniuge presso il tribunale di Piacenza di giudice per le indagini ed udienze preliminari e di componente del collegio fallimentare. Infatti, l'avvocato Fermi ha ricevuto tali incarichi dal tribunale di Piacenza unicamente in procedure di amministrazione di sostegno, con conseguente liquidazione del compenso in quattro procedure, per importi prima facie assolutamente congrui all'attività svolta.
  Non risultano, invece, incarichi giudiziali conferiti all'avvocato Fermi da parte della dottoressa Marina Marchetti, presidente della sezione civile fallimentare del tribunale di Piacenza, presso cui il dottor Bersani risulta tuttora prestare funzione quale componente del collegio fallimentare, se non la nomina ad arbitro di due procedure.
  In ordine all'iscrizione dell'avvocato Fermi nell'elenco dei difensori che esercitano il patrocinio a spese dello Stato nei procedimenti penali e civili, la stessa risale al periodo anteriore al coniugio con il dottor Bersani e, peraltro, non sono state accertate attività difensive svolte dalla professionista in materia penale, né liquidazioni di compensi in suo favore nelle procedure gestite dal consiglio dell'ordine.
  Da ultimo, in ordine alla partecipazione dell'avvocato Fermi ad attività culturali, quali convegni e seminari – da ritenere ovviamente assolutamente libera –, il locale consiglio dell'ordine ha comunque riferito che non è pervenuta notizia della partecipazione dell'avvocato Fermi quale esperta a convegni in materia penale o fallimentare. Più in generale, in relazione ai dedotti profili di incompatibilità, ha comunicato che: non ha mai ricevuto doglianze di colleghi o utenti inerenti l'esercizio dell'attività professionale dell'avvocato Fermi, in materia penale o fallimentare; l'attività istruttoria sulla vicenda in esame è stata altresì condotta dalla direzione generale dei magistrati, che ha acquisito elementi convergenti con quelli dell'ispettorato generale. Preme rilevare che, nello svolgimento dei dovuti accertamenti, la direzione generale dei magistrati ha richiesto al Consiglio superiore della magistratura le informazioni circa le rituali comunicazioni previste dalle circolari dell'organo di autogoverno, per eventuali incompatibilità derivanti dallo svolgimento dell'attività di avvocato da parte della moglie del dottor Bersani. Il Consiglio ha comunicato che, con delibera del 21 dicembre Pag. 32009, è stata disposta l'archiviazione della relativa pratica, risultando insussistenti situazioni di incompatibilità.
  All'esito delle attività istruttorie, entrambe le competenti articolazioni ministeriali hanno concluso per l'infondatezza di profili di rilievo disciplinare a carico del dottor Giuseppe Bersani, in relazione alle circostanze dedotte nell'atto ispettivo.
  Per completezza, con specifico riferimento al profilo relativo alla tutela dei lavoratori coinvolti nei licenziamenti della società Rdb Spa e delle società controllate, sulla base di quanto comunicato dal competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali, giova rappresentare che tale dicastero ha provveduto ad autorizzare la concessione del trattamento di integrazione salariale per i lavoratori dipendenti della Rdb Spa, con due decreti direttoriali, di cui il primo del 12 maggio 2005, n. 89944, per il periodo dal 1o settembre 2014 al 12 febbraio 2015, e il secondo del 29 luglio 2015, n. 91194, per il periodo dal 13 febbraio 2015 al 31 dicembre 2015. Analoghe misure di sostegno sono state autorizzate per i lavoratori delle società controllate ovvero con decreto direttoriale del 24 dicembre 2014 n. 86808 per i lavoratori della Rdb Terrecotte Srl, con riguardo al periodo dal 17 luglio 2014 al 16 luglio 2015, con decreto direttoriale del 2 ottobre 2015, n. 92229, per i lavoratori dell'Rdb Hebel Spa in amministrazione, con riguardo al periodo dal 1o settembre 2014 al 29 marzo del 2015.

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente, prendo atto della risposta del sottosegretario Migliore. Insieme al collega Fanucci avevamo due obiettivi: primo, quello di chiedere conto di come si stia tutelando il diritto al lavoro e anche agli ammortizzatori sociali per i lavoratori della Rdb e, secondo, chiarire alcune anomalie che ci erano state segnalate circa il funzionamento del tribunale di Piacenza a proposito di questa vertenza. Prendo atto della risposta del sottosegretario.

(Iniziative relative alla carenza di personale, anche amministrativo, degli uffici giudiziari, con particolare riferimento al tribunale di Verona – n. 3-02674, n. 3-02676, n. 3-02677 e n. 3-02678)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni n. 3-02674 dei deputati Turco ed altri, n. 3-02676 del deputato D'Arienzo, n. 3-02677 dei deputati Turco ed altri e n. 3-02678 dei deputati Artini ed altri (Vedi l'allegato A – Interrogazioni). Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Gennaro Migliore, ha facoltà di rispondere.

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, signor Presidente. Mediante l'atto di sindacato ispettivo in discussione, gli onorevoli interroganti prospettano criticità degli uffici giudiziari di Verona con riferimento alle dotazioni di personale amministrativo e di magistratura. Chiedono, pertanto, quali iniziative il Ministero intenda assumere per superare le evidenziate carenze.
  Il profondo rinnovamento delle politiche del personale dell'amministrazione della giustizia ha costituito fondamentale obiettivo dell'azione di governo, nella consapevolezza dell'importanza che assume l'apporto di adeguate risorse umane per il funzionamento degli uffici giudiziari e per il supporto alle innovazioni organizzative e tecnologiche necessarie alla modernizzazione dei servizi della giustizia.
  Come è noto, la cronica carenza di personale amministrativo presso gli uffici giudiziari nazionali – i posti coperti erano 38.549 nel 2011, 37.161 nel 2012 e nel 2013 erano 36.356 – è sostanzialmente dovuta all'impossibilità di attuare il turnover del personale cessato a causa dei vincoli e dei blocchi alle assunzioni che hanno caratterizzato gli interventi normativi degli anni passati. Pure in presenza delle anzidette criticità, il Ministero della giustizia ha fatto ricorso a tutti gli strumenti resi disponibili dalle vigenti disposizioni, legislative e contrattuali, per limitare Pag. 4gli effetti della riduzione del personale sulla base delle norme intervenute a partire dalla seconda metà del 2011 e, segnatamente, di quelle in materia di stabilizzazione finanziaria e sviluppo, a partire dalla legge n. 148 del 2011.
  A seguito dell'attuazione delle procedure di accorpamento degli uffici giudiziari, di cui alla citata normativa, per effetto dei decreti legislativi nn. 155 e 156 del 2012 e del conseguente accordo firmato con le organizzazioni sindacali il 9 ottobre 2012, è stato dato impulso ad iniziative volte a conciliare le esigenze di immediata operatività degli uffici giudiziari e contestuale riduzione delle carenze di organico esistenti con quelle personali e familiari dei dipendenti in servizio. Si tratta di procedimenti finalizzati alla redistribuzione sul territorio del personale amministrativo in servizio negli uffici giudiziari, procedure di trasferimento mediante interpello nazionale e distrettuale, stabilizzazione del personale distaccato e copertura delle carenze mediante immissione nei ruoli di personale proveniente da altre amministrazioni per mobilità volontaria, di cui ai relativi bandi.
  In relazione a queste ultime iniziative, che rispondono essenzialmente all'esigenza di incremento del personale in servizio, si rileva che è stata disposta, a decorrere dallo scorso 1o settembre, l'assunzione in servizio presso gli uffici giudiziari, per mobilità obbligatoria, di 359 nuovi dipendenti, con previsione di risorse destinate proprio ai tribunali.
  Nell'ambito di tale procedura, presso il tribunale di Verona sono stati immessi in servizio sei unità e segnatamente: un direttore amministrativo, un funzionario contabile, un cancelliere e tre assistenti giudiziari, mentre con i bandi di mobilità dell'anno 2015 erano stati già acquisiti un direttore amministrativo e quattro funzionari giudiziari.
  È opportuno sottolineare che, relativamente alla formazione del personale transitato in mobilità obbligatoria, si è avviato uno specifico percorso formativo, finalizzato a consentirne l'efficace integrazione nei nuovi contesti professionali. Presso il tribunale di Verona sono presenti allo stato 124 dipendenti, a fronte di una previsione in pianta organica di 153 unità, con una percentuale di scopertura del 18,3 per cento, inferiore alla media nazionale del 21,46 per cento. Tra le presenze effettive sono annoverati, oltre agli impiegati titolari, anche un centralinista telefonico, non programmato in dotazione organica, nonché un operatore giudiziario in posizione di distacco dalla procura della Repubblica di Napoli e un dipendente temporaneamente comandato da altra amministrazione, nella corrispondente figura dell'ausiliario. La situazione rilevata presso l'ufficio del giudice di pace di Verona è di soprannumerarietà organica; sono infatti attive 24 sulle 16 unità previste. Nell'ufficio UNEP di Verona sono invece attualmente presenti 24 dipendenti, a fronte dei 40 previsti, con una percentuale di scopertura organica del 40 per cento, superiore alla media nazionale del 27,17 per cento.
  Il computo dei presenti registra l'assetto conseguente alla prima fase di mobilità avviata ed è destinato a giovarsi delle misure in atto. Infatti, con le fondamentali misure introdotte dal decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 agosto 2016, n. 161, si è infatti conseguito il significativo risultato dell'acquisizione di nuove risorse negli uffici giudiziari, mediante procedure di assunzione che apriranno al processo di ringiovanimento e al passaggio di competenze professionali nell'amministrazione giudiziaria da molti atteso.
  Il citato decreto-legge ha autorizzato il Ministero ad un vero e proprio programma di nuove assunzioni, articolato in più fasi: nell'immediato il bando per il concorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 22 novembre, con il reclutamento a tempo indeterminato di mille nuove unità di personale amministrativo non dirigenziale, a cui potranno aggiungersi ulteriori ancor più significative risorse, una volta completate le procedure di mobilità obbligatoria, impiegando le residue unità destinate a quest'ultime.Pag. 5
  Nella legge di bilancio per il 2017 sono state poi destinate risorse per l'immissione nell'amministrazione di ulteriori mille unità. In tal modo si raggiunge non soltanto il fondamentale obiettivo dell'avvio di nuove assunzioni, dopo anni di sostanziale stagnazione delle fonti di reclutamento concorsuale, ma si delinea un complessivo quadro di disposizioni legislative che consentirà all'amministrazione di avviare, in modo maggiormente efficace, alcuni degli interventi assolutamente fondamentali per migliorare la qualità dei servizi di giustizia a cui i cittadini hanno diritto. La legge prevede, infatti, la possibilità di introdurre nuovi profili, anche tecnici, e di rimodulare e rivedere i profili professionali relativi ai contingenti esistenti.
  Lo sviluppo delle tecnologie e la diffusione dell'informatizzazione nelle dinamiche processuali, accompagnati dalla crescente necessità di revisione dei moduli organizzativi e dei processi di lavoro, conducono necessariamente all'apertura di un percorso di riconsiderazione dei profili professionali esistenti, oltre che all'inserimento di nuove figure professionali attualmente non presenti nell'amministrazione della giustizia.
  Per fare fronte alle attuali criticità, peraltro, è possibile ricorrere all'applicazione distrettuale di personale da altri uffici dei distretti, ai sensi dell'articolo 4 del contratto collettivo nazionale di lavoro del 16 maggio 2001. L'istituto, regolato dall'articolo 14 dell'accordo sulla mobilità interna del personale del 27 marzo 2007, resta tuttora il più efficace e rapido strumento di redistribuzione delle unità lavorative esistenti nell'ambito del territorio ed è rimesso all'attribuzione degli organi di vertice distrettuale, presidente della corte d'appello e procuratore generale, ciascuno per gli ambiti delle rispettive competenze.
  Nella prospettiva di fornire adeguato sostegno agli uffici veneti in attesa della definizione delle procedure di mobilità in corso, lo scorso 3 novembre il Ministro ha sottoscritto, con il presidente della regione Veneto, il presidente della corte d'appello di Venezia e il procuratore generale della Repubblica di Venezia, un protocollo d'intesa per la temporanea assegnazione di personale della regione Veneto agli uffici giudiziari del distretto. L'accordo nasce, da un lato, dalla considerazione del carattere particolare del territorio della regione, a forte connotazione imprenditoriale e commerciale, con evidenti ripercussioni in termini di investimenti, sviluppo economico e competitività dello stesso; dall'altro, dal fatto che l'efficiente svolgimento dell'azione giudiziaria sul territorio regionale è indispensabile per garantire certezza alle attività economiche e contrattuali e per fronteggiare fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata e di corruzione. Le politiche sulla mobilità sono accompagnate da convergenti misure finalizzate anche all'adeguamento delle dotazioni organiche degli uffici.
  Per quanto riguarda il personale di magistratura, è stato recentemente adottato il decreto ministeriale concernente la determinazione delle piante organiche degli uffici giudicanti e requirenti di primo grado conseguenti alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, che recepisce le esigenze degli uffici secondo la loro dislocazione territoriale. La determinazione delle unità aggiuntive è stata effettuata sulla base di specifici parametri statistici: popolazioni, flussi, cluster dimensionali, integrati da indicatori qualificativi della domanda di giustizia, quali il numero di imprese presenti sul territorio e la loro concentrazione per circondario, l'incidenza della criminalità organizzata, l'accessibilità del servizio per i cittadini. Alla stregua dei predetti criteri, al tribunale di Verona sono stati assegnati cinque posti di giudice in incremento alla dotazione prevista.
  Il Ministero curerà con la necessaria tempestività gli ulteriori adempimenti, a cui seguiranno conformi iniziative, anche con riferimento al personale amministrativo, che consentano alla riforma della geografia giudiziaria di dispiegare appieno i suoi effetti, raggiungendo il preordinato obiettivo del miglioramento del servizio giustizia. Analogo impegno è riservato ad Pag. 6assicurare il numero delle unità di magistrati in servizio, agevolando anche il processo di ricambio generazionale.
  Allo stato, presso il tribunale di Verona, prestano servizio 38 magistrati rispetto a una dotazione di 46 unità complessive. Come è noto, la copertura delle vacanze è rimessa al Consiglio superiore della magistratura e può essere temporaneamente fronteggiata mediante provvedimenti di applicazione di competenza del presidente della Corte d'appello. Nell'ambito delle attribuzioni del Ministero della Giustizia invece, per sostenere adeguatamente la giurisdizione, sono attualmente in corso due procedure di selezione e reclutamento, rispettivamente di 340 e 350 magistrati ordinari, che consentiranno tra il gennaio 2017 e il gennaio 2018 l'entrata in servizio di 690 nuovi magistrati, anche grazie alla riduzione operata con il decreto-legge n. 168 del 2016, convertito con legge 25 ottobre 2016, n. 197, del tirocinio formativo per i vincitori di concorsi banditi negli anni 2014 e 2015. Lo scorso 20 ottobre è stato, inoltre, bandito un nuovo concorso per la copertura di ulteriori 360 posti e mi preme sottolineare che si procederà con cadenza annuale all'espletamento di procedure concorsuali per la selezione di 350 magistrati ordinari, come già avvenuto nell'ultimo triennio. Proprio al fine di stabilizzare la permanenza nelle sedi di assegnazione, è stato infine previsto nel decreto-legge citato, e confermato nella legge di conversione, anche l'innalzamento da tre a quattro anni del termine di legittimazione perché i magistrati possano partecipare alle procedure di trasferimento a domanda bandite dal CSM.
  Per quanto attiene invece ai giudici di pace, la competente articolazione ha riferito come, a fronte di un organico previsto di 24 unità, sono presenti attualmente 6 magistrati essendone decaduti tre per raggiunti limiti di età a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 92 del 2016. Anche in tal caso, il prossimo espletamento delle previste procedure di tramutamento ed assunzione dei giudici onorari, consentirà senz'altro di ovviare, se non integralmente, alle temporanee vacanze venutesi a creare e di assicurare più elevati standard di produttività.

  PRESIDENTE. L'onorevole Tancredi Turco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

  TANCREDI TURCO. Grazie Presidente. Grazie sottosegretario per la disponibilità. Sono tre le interrogazioni di cui oggi discutiamo, due mi vedono primo firmatario ed una cofirmatario, e riguardano tutti i problemi endemici della carenza di personale nei tribunali in Italia e nello specifico a Verona, che è la mia città; il tribunale di Verona l'ho frequentato molto, soprattutto qualche anno fa, in quanto avvocato. Sono interrogazioni che prendono spunto da articoli apparsi sulla stampa nazionale, ma anche e soprattutto locale, e prendono spunto anche da alcune conversazioni che ho avuto con dei rappresentanti di alcune sigle sindacali che lamentavano una situazione, nello specifico del tribunale di Verona, veramente drammatica.
  Io prendo atto della risposta del sottosegretario, prendo atto anche della buona volontà di risolverli questi problemi che riguardano appunto il personale giudiziario, gli stessi giudici togati, gli stessi giudici di pace, ma non posso ritenermi pienamente soddisfatto perché ritengo che occorrono delle misure ulteriori per risolvere questi problemi, nel senso che queste misure elencate dal sottosegretario probabilmente risolveranno o miglioreranno la situazione ma a lungo termine, a breve termine non credo che possano risolvere la situazione che – ripeto – è veramente drammatica. Il mio compito sarà comunque monitorare e vedere se qualche miglioramento ci sarà. Annuncio anche che ho depositato recentemente un'altra interrogazione sempre su questo argomento. Quindi, io continuerò a monitorare; comunque grazie al sottosegretario per la risposta.

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  PRESIDENTE. L'onorevole D'Arienzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  VINCENZO D'ARIENZO. Ringrazio il Presidente e ringrazio il sottosegretario per la cortese risposta. Mi pare sia chiaro che a Verona c’è un problema, in particolare – non ho timori a dirlo, l'ha espresso anche lei nei numeri – manca una parte importante dell'efficacia e della certezza del diritto. Nel momento in cui faccio riferimento agli uffici NEP, all'UNEP, in cui non è possibile la notifica degli atti, si capisce bene che la rappresentazione esterna, la corrispondenza all'esterno dello Stato di diritto viene meno e questo non è possibile. L'ufficio di Verona è sottorganico, così come è stato detto, molto di più di quanto non lo sia la media nazionale, mentre il carico di lavoro è di tre volte superiore alla media nazionale, così come è stato calcolato dai soggetti interessati e, lo si rilevava anche dalla risposta, ciò è determinato dalla dinamicità dell'economia del territorio.
  Vi è anche una forte demotivazione negli uffici UNEP: il pagamento in ritardo degli straordinari, delle trasferte all'esterno, degli stipendi. Vi è una situazione che, a mio modo di vedere, andrebbe trattata anche a sé stante rispetto al complesso ordine dei provvedimenti al quale lei ha fatto riferimento. Esprimo un moderato ottimismo per il fatto che le assunzioni, che questo Parlamento ha votato, vanno nella direzione di poter rispondere a queste esigenze, purché la ripartizione sia sui carichi di lavoro, non necessariamente sulla pianta organica, perché sui carichi di lavoro l'ufficio NEP di Verona non ha eguali in territorio nazionale, quindi andrebbe corrisposta quell'esigenza. La speranza è che accanto al personale ci possano essere anche delle innovazioni per la velocità dei procedimenti perché anche questo incide sulla possibilità di quei lavoratori, di quegli impiegati, di poter svolgere all'esterno le proprie funzioni; oggi su 24, più o meno, una decina possono andare all'esterno a effettuare notifiche. Quindi effettivamente vi è una criticità che sta determinando anche delle contraddizioni tra lavoratori, tra i lavoratori e gli utenti, in particolare i professionisti. Quindi non vi è neanche quella serenità necessaria per poter svolgere il proprio lavoro.
  Quindi, ringrazio per la risposta e auspico che una parte importante di quelle assunzioni possa essere destinato all'ufficio NEP di Verona, affinché possa essere ripristinato lo Stato di diritto di cui non solo la nostra città, ma l'Italia, ha bisogno.

(Iniziative di competenza volte all'introduzione di misure di controllo e di vigilanza sulle strutture e sulle attività socio-assistenziali dedicate alla cura e al sostegno delle persone non autosufficienti, al fine di prevenire e contrastare possibili maltrattamenti – n. 3-02008)

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Binetti n. 3-02008 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni).

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, l'interrogazione dell'onorevole Binetti riguarda la tutela dei bambini, degli anziani, delle persone con disabilità nelle istituzioni a cui è affidata la loro educazione, l'assistenza e la cura; per tale ragione si fornirà per essi una trattazione congiunta. Innanzitutto vorrei ricordare che il tema è stato già approfondito nel corso del dibattito parlamentare: il disegno di legge n. 2574, attualmente all'esame della Commissione lavoro del Senato, è stato, infatti, già approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati. Il provvedimento concerne gli asili nido, le scuole d'infanzia, le strutture sociosanitarie e socioassistenziale per anziani e per persone con disabilità, in particolare con riferimento alla valutazione e formazione del personale e ai sistemi di videosorveglianza. Il Governo, già durante l'esame parlamentare alla Camera dei deputati, ha avuto modo di esprimere apprezzamento, in termini generali, per la finalità del Pag. 8provvedimento ravvisabile nell'intento di predisporre una particolare tutela dei soggetti particolarmente deboli e vulnerabili, quali minori che frequentano asili nido, scuole d'infanzia, le persone con disabilità e gli anziani ospitati in apposite strutture.
  Il disegno di legge interviene su un tema di grande complessità per la rilevanza dei beni giuridici coinvolti. Non si tratta, infatti, solo del profilo attinente alla libertà del lavoratore nell'adempimento della prestazione, ma anche del lavoro in contesti, come quelli educativi, legati anche a requisiti di spontaneità e immediatezza nella relazione e della necessaria protezione di soggetti incapaci o, comunque, in condizioni di particolare vulnerabilità. Altrettanto importante e delicato è il tema della formazione dell'educatore professionale, che merita la massima attenzione di tutto il Governo e il Parlamento nell'approssimarsi a definire il contenuto dei provvedimenti in seconda lettura al Senato. Il disegno di legge rappresenta, pertanto, un importante mutamento giuridico rispetto al panorama normativo vigente. Nel testo approvato alla Camera, al quale si è arrivati cercando il più possibile un equilibrio tra i molti interessi in conflitto tra loro, viene riconosciuta la possibilità di installare negli asili nido, nelle scuole di infanzia, nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali per anziani disabili, nel rispetto di una procedura concertativa analoga a quella dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, telecamere la cui idoneità tecnica sia stata verificata dal Garante della privacy, che raccolgano dati soggetti a conservazioni in forma cifrata e accessibili solo all'autorità giudiziaria in caso di procedimento penale. Segnalo, inoltre, che, durante l'audizione che si è svolta presso la Commissione lavoro del Senato il 22 novembre 2016, il dottor Antonello Soro, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, ha sottolineato alcuni aspetti problematici che presenta il provvedimento, tra i quali la necessità ineludibile di salvaguardare quel naturale rapporto fra educatore e bambini o, comunque, tra personale e ospiti di strutture di cura, che, secondo il Garante, rischia di essere falsato e reso artificioso, perché il lavoratore sa di essere costantemente sorvegliato dall'occhio elettronico di una telecamera. In conclusione, l'auspicio è che la discussione già iniziata al Senato possa contribuire a migliorare e a superare gli aspetti più delicati e complessi derivanti dal contenuto del disegno di legge, nell'ottica di riuscire a contemperare le diverse esigenze, in particolare la tutela dei bambini, degli anziani, delle persone con disabilità, nelle istituzioni a cui è affidata la loro educazione, assistenza e cura. La ringrazio, onorevole Binetti, per la sensibilità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PAOLA BINETTI. Ringrazio sicuramente il sottosegretario Biondelli, anche per questa rievocazione di due dei disegni di legge che abbiamo affrontato qui, alla Camera, nei mesi scorsi, il primo riguardante la figura dell'educatore, il secondo riguardante le misure di sorveglianza che si svolgono attraverso gli asili nido piuttosto che le RSA o strutture analoghe. Il punto vero è che, come dice un antico adagio, tra il dire e il fare c’è di mezzo una distanza infinita, e io vorrei ricordare tre fatti concreti. Il primo riguarda l'obiettivo, a cui ha fatto riferimento la stessa onorevole Biondelli, della formazione del personale che lavora in queste realtà. Come è noto, il personale che lavora in queste realtà deve possedere competenze di tipo – chiamiamolo così – educativo, di intrattenimento anche per queste persone, oltre che competenze di tipo più squisitamente sanitario. A questa complessità di competenze fa riferimento il disegno di legge approvato alla Camera e attualmente in discussione, probabilmente oggi stesso in discussione, al Senato. Ma qual è il rischio in tutto questo ? Il rischio viene proprio dalla Conferenza Stato-Regioni, che in questi giorni sta studiando una misura per la quale si vuole legittimare personale già in servizio, ma sprovvisto delle competenze a cui si fa riferimento, Pag. 9probabilmente dotato di una certa esperienza maturata sul campo, a cui mancano, però, quelli che oggi noi consideriamo requisiti indispensabili sotto il profilo culturale, sotto il profilo della rielaborazione, anche dal punto di vista delle conseguenze comportamentali di quello che oggi è sia la realtà che riguarda il bambino sia la realtà che riguarda la disabilità sia la realtà che riguarda l'anziano.
  Sono tre mondi diversi, tre mondi complessi, che richiedono un personale oggettivamente specializzato e formato per fare fronte a queste esigenze. Quindi, la prima cosa che raccomando al sottosegretario Biondelli, proprio nello spirito della nota che lei ha voluto leggere come risposta al quesito da noi posto, è che su questo non ci siano cedimenti al Senato, cioè che si mantenga alta l'asticella della qualità della formazione del personale.
  Il secondo punto, però, riguarda un altro aspetto molto concreto, che è oggi su tutti i giornali. In particolare, penso che la Repubblica gli dedichi spesso un grosso spazio, ma è presente su tutti i giornali, ed è l'assenteismo del personale. Se il personale non c’è, posto che sia qualificato, è fortemente problematico che possa assolvere un ruolo. Quindi, noi stiamo parlando di personale che è presente sulla carta, che è presente negli organici, ma che non è presente sul campo di lavoro concreto. Personale che, come è noto, non è sostituibile, che ricorre a misure che sono misure di autotutela, penso ad esempio alla legge n. 104, meritoria legge per farsi carico di familiari in difficoltà, ma legge anche ampiamente abusata in molti casi in cui non esiste o non esiste più quella necessità che ne ha giustificato all'inizio la concessione al dipendente.
  Quindi, noi abbiamo il personale che non c’è. Questo è stato il cuore del dibattito che noi abbiamo avuto quando abbiamo affrontato il famoso tema, problematico, come diceva il sottosegretario Biondelli, delle telecamere. Il controllo sociale è di gran lunga il fattore più importante rispetto al controllo tecnologico e telematico: se il personale c’è, se in quell'aula, oltre a quell'insegnante, oltre a quell'educatore, ci sono altre figure di insegnanti, altre figure di educatori, è molto difficile che la persona, perché stressata, perché in difficoltà, perché in crisi, possa agire una sorta di violenza nei confronti del soggetto che ha davanti, perché, comunque, esiste quella percezione dell'altro che mi guarda, dell'altro che mi giudica, dell'altro, quindi, al quale io, in qualche modo, devo rendere conto del mio comportamento.
  Ma se il personale è carente o il personale è assente, non mi sto riferendo a una carenza strutturale, mi sto riferendo a una carenza di fatto, che è, molte volte, la più difficile da definire e da denunciare. Insisto che è sui giornali di oggi l'idea di infermieri assunti e poi giudicati inabili allo svolgimento della professione. Mi soffermo su questo e non mi soffermo su altre figure, tipo gli autisti, per esempio, assunti e poi, a loro volta, considerati inadeguati o comunque privi delle qualità necessarie per svolgere quel ruolo o, addirittura, non tenuti ad avere quelle qualità, una volta però che siano stati assunti.
  E questo pone il terzo punto della mia domanda: come si procede all'assunzione del personale ? Che cosa contiene quel contratto, che non è soltanto il contratto, come dire, con l'istituzione, il contatto sindacale, ma quella sorta di gentlemen's agreement per cui io so a che cosa sono chiamata, se accetto di lavorare in quel posto, so qual è la complessità, so quali sono le difficoltà ? Ecco, io credo che su questi tre punti, che sono la formazione, la verifica del personale in servizio e l'assunzione di un personale proporzionato a quelle che sono le esigenze di ogni struttura, dovrebbe giocarsi davvero la risposta a un problema. In quanto ai due disegni di legge, benissimo, uno l'ho firmato direttamente e l'altro pure, mi sembra, e quindi sono totalmente d'accordo. Il problema è che non basta una legge per cambiare un comportamento.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.Pag. 10
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

  La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Dorina Bianchi, Castiglione, Cicchitto, Fraccaro, Sani e Scotto sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle 15,20.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 15, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Su un lutto del deputato Franco Bordo.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Franco Bordo è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Su un lutto della deputata Teresa Bellanova.

  PRESIDENTE. Comunico che la collega Teresa Bellanova è stata colpita da un grave lutto: la perdita della madre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1732 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Esecutivo della Repubblica dell'Angola, fatto a Roma il 19 novembre 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3946) (ore 15,31).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3946: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Esecutivo della Repubblica dell'Angola, fatto a Roma il 19 novembre 2013.
  Ricordo che nella seduta del 9 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 3946)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli e degli emendamenti ad essi riferiti.Pag. 11
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3946), che sono in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3946), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedi. Ne ha facoltà.

  MARCO FEDI. Signora Presidente, approfitto e sottraggo pochi minuti all'Assemblea per illustrare, e approfitto della votazione dell'articolo 1, che sostanzialmente reca l'autorizzazione alla ratifica, per informare i nostri colleghi sui contenuti di questo Accordo, visto che nella discussione generale di ieri non tutti erano presenti.
  Approfitto per ricordare che ci accingiamo a ratificare un importante Accordo tra Italia e Angola in materia di cooperazione nel settore della difesa. Ricordo che siamo al passaggio finale, perché è stato già approvato al Senato, per un disegno di legge di ratifica che si pone come intento primario, oltre al rafforzamento della cooperazione in campo militare, sulla quale ovviamente è dovuta la necessaria attenzione da parte dell'Aula, anche un'azione stabilizzatrice in un'area di particolare valore strategico e politico, un'area dove sono rilevanti i temi della sicurezza e della cooperazione in campo militare, dell’intelligence, e quindi anche della formazione del personale che di intelligence si occupa ogni giorno. Si affiancano queste ragioni a quelle della presenza delle nostre Forze di pace in quell'area e nel mondo in generale; in una parte del mondo, tra l'altro – volevo ricordarlo – in cui ogni giorno facciamo anche cooperazione allo sviluppo, quindi la sicurezza e la stabilizzazione entrano in maniera rilevante in questa discussione. Parliamo – come dicevo – di un'azione di stabilizzazione che si promuove con gli accordi bilaterali e multilaterali e sempre più con accordi quadro, ad esempio quelli che stiamo approvando anche nel contesto dei rapporti tra l'Unione europea ed altre parti del mondo. Si lavora in questi settori (economico, commerciale, fiscale e culturale) ma la premessa di fondo è la stabilizzazione, la crescita democratica di quei Paesi e gli investimenti che anche noi facciamo per sostenere quella crescita. Si tratta, in sostanza, signora Presidente, di un'azione stabilizzatrice che si promuove con gli accordi bilaterali in campo fiscale, in campo economico, come facciamo ogni giorno, ma che, sempre più, anche alla luce degli interessi nazionali e degli impegni internazionali assunti dall'Italia in Africa e nella regione subsahariana in particolare, deve essere accompagnata anche da accordi di questo tipo. Poi c’è l'Angola, un Paese importante uscito nel 2002 da una guerra civile durata trent'anni, oggi fortemente impegnato in un percorso di ricostruzione civile ed istituzionale, che ha portato all'approvazione di una nuova Costituzione nel 2010. È un Paese dalle enormi potenzialità economiche, anche in ragione della vastità delle risorse naturali e che vanta una crescita economica di tutto rispetto, tra le più elevate in Africa, accompagnata però da una situazione sociale di grave difficoltà che conosciamo, ancora molto precaria, segnata da un altissimo tasso di mortalità infantile e da una accentuata disuguaglianza sociale. Anche per queste ragioni la nostra attenzione verso quella parte dell'Africa è rilevante ed importante. Per queste ragioni, la Commissione affari esteri è stata chiamata a esprimere un parere favorevole alla ratifica di questo Accordo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3946), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.Pag. 12
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3946).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  MARCO FEDI, Relatore per la maggioranza. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Il parere del relatore di minoranza ?

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Della Vedova ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere conforme a quello del relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 3.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianluca Pini 3.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3946).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A – A.C. 3946).
  Il parere della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) sull'emendamento soppressivo 4.1 Gianluca Pini è contrario, mentre il parere del relatore di minoranza è favorevole.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Presidente...

  PRESIDENTE. È così. Però, per procedura sono tenuta a farlo, deputato Pini.

  MARCO FEDI, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento soppressivo 4.1 Gianluca Pini.

  PRESIDENTE. Li davo per scontati anch'io. Prego, deputato Pini.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Sì, Presidente. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 13

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3946).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3946)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3946).
  Qual è il parere del Governo ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, il parere del Governo è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/3946/1 Rizzo. Sull'ordine del giorno n. 9/3946/2 Matarrelli il parere è favorevole, a condizione che sia cancellato il terzo paragrafo della premessa, cioè «per quanto si tratti di una cooperazione» fino alle parole: «missioni di pace». Con questa riformulazione, cioè la espunzione di questa parte, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Dunque, ordine del giorno n. 9/3946/1 Rizzo, favorevole. Matarrelli, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3946/2? Ha detto di sì.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3946)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Onorevoli colleghi, l'Accordo tra l'Italia e l'Angola, oggi al nostro esame, ha lo scopo di fissare la cornice giuridica, attualmente assente, alla base della cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Paesi. È un accordo di cooperazione militare che, rafforzando l'amicizia tra l'Italia e l'Angola, ha un chiaro intento strategico, teso a svolgere un'azione stabilizzatrice in quella zona dell'Africa, in linea con gli impegni internazionalmente assunti dal nostro Paese e con i nostri interessi sullo scenario centroafricano. L'Angola è un Paese in crescita e, pertanto, risulta importante che ciò avvenga in un ambiente stabile e sicuro, al quale tale Accordo può contribuire efficacemente.
  Tralascio lo specifico degli aspetti connessi con l'articolato dell'Accordo e, sottolineando il fatto che esso ricalca quelli fatti con altri Paesi, ricordo che tale Accordo apre a rilevanti sviluppi commerciali tra l'Italia e l'Angola e, quindi, a fronte di un costo veramente esiguo si presenta vantaggioso ad entrambe le parti in un'ottica di sviluppo e di sicurezza, la sola che può garantire la continuità della crescita di quest'area e, quindi, di un benessere che possa contribuire alla stabilizzazione dei movimenti umani forzati dall'indigenza. Sono aspetti che guardiamo con favore e, pertanto, preannunzio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

Pag. 14

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pierpaolo Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Anche il gruppo Civici e Innovatori preannunzia il proprio voto favorevole rispetto a questa ratifica, sottolineando come esistono tutti i presupposti che normalmente nei trattati che vengono a impegnare dei Paesi sulla scena internazionale si realizzano ma che, in particolare, probabilmente questo Accordo ha alcune caratteristiche ancora più importanti. È un Accordo che lega l'Italia a una nazione, l'Angola, che si trova nel suo percorso di democratizzazione, molto faticoso in questo Paese che ha vissuto lunghi anni di guerra civile. È un Paese che ha 24 milioni di abitanti e in cui la religione prevalente è quella cattolica; inoltre, è un Paese che negli ultimi decenni ha manifestato e certificato la sua alleanza strutturale col mondo occidentale. Quindi, è un Paese la cui collaborazione è fondamentale per tutto quel quadro complessivo di sicurezza internazionale che oggi noi sappiamo stare particolarmente a cuore a tutti i Paesi, in particolare a quelli dell'area occidentale.
  Quindi, io credo che questo Accordo possa essere assai importante e noi Civici e Innovatori sosteniamo pienamente ciò che all'interno di questo Accordo è contenuto sapendo che, oltre alla collaborazione sui temi della sicurezza e sui temi della difesa e le collaborazioni in materia di difesa attraverso gli eserciti e anche attraverso gli scambi che tra Roma e Luanda sono previsti, è senz'altro molto importante anche la collaborazione sul piano sanitario, piano che oggi è riservato alla sanità militare ma che domani si potrà estendere in un Paese in cui la mortalità infantile è ancora altissima e in cui i temi legati al welfare sociale sono ancora allo stato iniziale – quindi da sviluppare – e in cui la collaborazione tra i due Paesi può essere utile in tutti quei casi di malattie che si vanno diffondendo dal continente africano verso le regioni occidentali e può essere estremamente utile anche dal punto di vista sanitario.
  Quindi, crediamo che questo accordo abbia un ruolo molto importante e che possa essere il preludio dello sviluppo di ulteriori relazioni internazionali tra l'Italia e l'Angola, utili all'Italia e utili all'Angola, utili alla difesa, utili alla collaborazione in termini di intelligence e sicurezza e sicuramente utilissime anche per quanto riguarda lo sviluppo delle attività imprenditoriali che dal nostro Paese possono avere nell'Angola un partner importante, con crescita di fatturato e di collaborazione (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Per i motivi già espressi nella relazione di minoranza, nonostante non sia stato approvato l'aumento dello stanziamento dei fondi che noi chiedevamo per rendere esecutivo questo Accordo, annuncio il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Intervengo molto brevemente per ribadire il voto favorevole del gruppo di Area Popolare a un accordo che coinvolge un Paese oggi assolutamente strategico nella situazione africana, con un'economia promettente. Si tratta, come è stato sottolineato anche da interventi che mi hanno preceduto, di un Paese che può ulteriormente avere un contributo di stabilizzazione da questi accordi internazionali, che consentono di avvicinare questi Paesi africani a standard internazionali adeguati. Dobbiamo ricordare che lo sviluppo dell'Africa è certamente una priorità per i processi di pace a livello globale, è una priorità che anche il nostro Governo e la stessa Unione Europea si sono posti relativamente a temi che ci interessano anche direttamente, come le migrazioni. Ovviamente, dato che Pag. 15c’è questo aspetto legato al fatto che l'Angola ha un'economia interessante e promettente, la stabilizzazione può aiutare ulteriori sviluppi nelle relazioni economiche. Per tutta questa serie di ragioni, confermo il voto favorevole di Area Popolare alla ratifica in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Michele Piras. Ne ha facoltà.

  MICHELE PIRAS. Grazie, Presidente. Anche se nella più classica delle distrazioni di quest'Aula quando si parla di ratifiche di trattati internazionali, io penso valga la pena dire qualche parola su questo Trattato e non attraversare con superficialità una mole abbastanza importante di letteratura sulla situazione in Angola, che pure è a conoscenza di tutti e potrebbe essere riportata a tutti con una semplice ricerca su Internet. Sono questioni che noi abbiamo posto anche nel corso del dibattimento che c’è stato sul tema della ratifica di questo Trattato in Commissione difesa e anche in Commissione esteri e che non siamo nelle condizioni di poter tralasciare nel dibattimento in Aula.
  Questo Trattato che noi andiamo a ratificare riguarda particolarmente il settore della difesa. Lo ricordo per sommi capi: riguarda la formazione e l'addestramento in campo militare, la politica di difesa e sicurezza internazionale, l'attività informativa di carattere militare, la fornitura, manutenzione, riparazione e modernizzazione di armamenti e tecniche militari, missioni di pace, operazioni umanitarie di ricerca e soccorso eccetera. Insomma, siamo di fronte a un dispositivo con alcune luci e alcune ombre e una forza politica, come la nostra, che conosce quanto pragmatismo ci voglia nella politica estera, ma che, allo stesso tempo, pensa che il pragmatismo in politica estera non possa tralasciare il grande tema dei diritti umani, ha bisogno di discutere e ha bisogno di articolare.
  Allora, dicevo che vi è un'ampia letteratura. Io partirei da una legge dello Stato italiano, che è la legge n. 185 del 1990.
  Ricordo a quest'Aula che l'articolo 6, lettera d), della legge n. 185 del 1990, in materia di trasferimento di materiali di armamento, vieta l'esportazione e il transito di materiale di armamento verso i Paesi i cui Governi siano responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. Questo lo dice nella sua prima parte, perché nella seconda parte dice: «che siano riconosciute dagli organismi internazionali». Allora, prima di andare a votare favorevolmente la ratifica di questo Trattato, io chiederei a quest'Aula di andare a vedere il rapporto di Amnesty International sull'Angola del 2015-2016, per comprendere se le valutazioni lì espresse, le segnalazioni e le denunce lì espresse riguardano la discussione in questo Parlamento oppure meno rispetto alla ratifica di un trattato come questo. Andrei a chiedere ai miei colleghi di andarsi a vedere le molteplici denunce da parte di ampia parte della società civile dell'Angola rispetto ad elementi di corruzione di quel regime, rispetto ad elementi di oppressione del pensiero critico, delle minoranze, delle manifestazioni, della libertà di espressione e della libertà di stampa, rispetto agli imprigionamenti che ci sono stati in questi ultimi anni e che sono stati anche ripresi – a proposito di organismi internazionali – da una risoluzione approvata dal Parlamento europeo, giustappunto nel 2015, rispetto alla quale anche i trattati di partenariato fra l'Unione europea e l'Angola vengono messi sotto osservazione e sono oggetto di una riflessione. Infatti, se dal 2000 in poi c’è stato un avanzamento nel processo di democratizzazione e di stabilizzazione di quel Paese, di fronte alla crisi economica che sta vivendo, alle laceranti ed emergenti conflittualità sociali che ci sono in quel Paese rispetto a un'iniqua distribuzione delle risorse, derivante dai proventi del petrolio – ricordiamo che questo è diventato il secondo Paese produttore di petrolio in Africa –, di fronte a quello che sta succedendo in Pag. 16questa società, noi vediamo un aumento importante e impressionante della repressione nei confronti della critica e persino degli attivisti dei diritti umani; tanti ne sono stati imprigionati in questi anni, lo segnala una risoluzione del Parlamento europeo del 2015.
  Parlo di ampia letteratura per dire che noi non possiamo fare della nostra politica estera – e neanche di quella della cooperazione alla difesa – una variabile indipendente rispetto ai valori della nostra Costituzione e, persino, rispetto alla Costituzione dell'Angola, che riconosce i diritti umani, che vengono violati e in questo senso noi abbiamo importanti denunce e importanti testimonianze, non da ultima la dichiarazione rilasciata nel 2015 dall'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite. Abbiamo importanti testimonianze e altrettanto importanti denunce che dicono che quello è un Paese dove vengono violati i diritti umani. Ho l'impressione che noi, nel momento in cui ratifichiamo un trattato di questo tipo, andiamo in conflitto con i nostri valori etici, con i nostri principi costituzionali e andiamo persino a violare la legge n. 185 del 1990. Allora, noi siamo qui a ricordare questa cosa, siamo qui a dire che non voteremo a favore della ratifica di questo Trattato. Noi siamo per aprire una relazione di carattere diverso con quel Paese, che faccia valere la necessità della democrazia e il rispetto dei diritti umani, che in questo momento sono palesemente violati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà favorevolmente la ratifica di questo Accordo, che predispone una base normativa per lo sviluppo della cooperazione bilaterale tra le nostre due Forze armate. Grande intervento includono, fra gli altri, la sicurezza internazionale, la politica di difesa, la formazione, l'attività informativa in ambito militare, le missioni di pace, la sanità. Ci sembra tanto più opportuno ratificare un accordo di questo tipo in questo momento, quando questo Paese, l'Angola, come noto, è uscito da una lunghissima crisi, da una lunghissima guerra civile ed è indubbiamente un Paese con un'economia emergente nel continente africano. Settore fondamentale dell'Angola è sicuramente quello estrattivo. Va detto anche che le relazioni economico-commerciali tra i nostri due Paesi si stanno sviluppando intensamente in questo periodo. Pensiamo, quindi, che è importante estenderle anche alla dimensione militare, che non è una dimensione militare tout-court, ma volta anche e soprattutto alla stabilizzazione, a forme di peacekeeping anche in un contesto di organismi multilaterali e internazionali, come le Nazioni Unite e la stessa Unione europea, che sono da anni operative e attive nel settore nel continente africano. Pensiamo che sia importante che i nostri due Paesi siano legati da questo Accordo, nel contesto del quale la dimensione unitaria assume una sua veste importante, ma dà la possibilità anche di individuare cooperazioni, ambiti di cooperazione nella formazione, nello studio, in seminari, tecnologie, nella sanità, come si è detto precedentemente. Quindi, ciò ricalca, in fin dei conti, lo schema che abbiamo seguito con accordi già fatti in passato, e quindi ribadisco il voto a favore del nostro gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Noi, come MoVimento 5 Stelle, voteremo contrariamente a questo Accordo, a questa ratifica, per un motivo molto semplice: all'articolo 2, lettera e), si parla esplicitamente di fornitura, manutenzione, riparazione e ammodernamento degli armamenti e della tecnica militare. Tutto questo ci lascia molto perplessi, perché, da una parte, è assolutamente vero quello che diceva il collega Alli in precedenza, nel suo intervento, che c’è bisogno di una politica Pag. 17di stabilizzazione in molti Paesi dell'Africa, del Centro Africa, ma è altrettanto vero che non possiamo non prendere in considerazione che la fornitura di armi, soprattutto in un Paese che sta vivendo una fortissima crisi economica e che ha una storia, purtroppo, segnata da molte violenze e dall'esistenza di gruppi paramilitari o di fazioni armate, ci lascia, appunto, perplessi rispetto alla vendita, alla cessione di armi, qualora dovessero esserci all'interno del Paese delle cessioni illegali.
  Riteniamo, appunto, che gli altri ambiti della cooperazione militare siano assolutamente da promuovere: si parla di sicurezza internazionale e di una politica di difesa interna, che va valutata e sicuramente andrà anche sviluppata da parte dei Paesi africani, però il fatto che esista all'interno di questo Accordo, appunto, la fornitura di armi fa sì che, insieme fondamentalmente poi alla preoccupazione che è stata espressa dal collega di Sinistra Italiana rispetto alla tutela dei diritti umani, ci faccia votare contrariamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Presidente, anche noi, come è stato sottolineato da altri colleghi, crediamo che questo Accordo di cooperazione tra l'Italia e l'Angola sia decisivo e importante, soprattutto alla luce di quello che la situazione nel Mediterraneo comporta, e quindi è sempre più necessario oggi valorizzare i rapporti positivi con quei Paesi, come appunto l'Angola, che rientrano in un rapporto di cooperazione internazionale, ovviamente nell'ambito di quello che è il diritto internazionale, ma anche di quello che è l'orientamento delle istituzioni europee e di quello che l'Italia si è posta di fare in particolare in questi ultimi anni. Non è solo una questione di cooperazione militare, ma riguarda anche una cooperazione in ambito, come è stato detto, anche sanitario, e soprattutto di un confronto tra i Governi, ma speriamo sia anche sempre più tra le istituzioni dei due Paesi.
  Oggi l'Africa e l'Angola sono realtà assolutamente decisive per il nostro confronto sui temi che sono ovviamente quelli, in questo caso, della sicurezza, la sfida sulla lotta al terrorismo, la lotta alla criminalità, ma anche rispetto alla cooperazione sui temi economici e in particolare riguardo a uno scambio commerciale e economico tra questi Paesi, l'Angola in primis, data anche la specificità di questo Paese, la sua crescita economica, e il nostro Paese.
  Infine, va sottolineato che in questo quadro anche il Governo italiano, le visite recenti anche del nostro Ministro dell'interno, il lavoro del Ministero degli affari esteri nei confronti dei Paesi africani vede in questo ennesimo Accordo, ennesima ratifica, un percorso di continuità rispetto alla tradizione italiana in quelle realtà, e speriamo, appunto, che sia solo uno dei tanti accordi che dovremo ratificare sia nel campo della difesa, della sicurezza, ma anche, ovviamente, in campo commerciale, culturale e di scambio sempre più forte tra le società civili dei nostri Paesi e sul tema della cooperazione internazionale, a cui, appunto, abbiamo dedicato una legge importantissima, e, in qualche modo, anche questo Accordo non è puramente legato alla cooperazione in senso lato, ma sicuramente si inserisce in questo legame di sempre più profonda collaborazione tra i Paesi. Quindi, il Partito Democratico non può che votare a favore di questo Accordo di ratifica e speriamo possa portare a una crescita delle relazioni tra i Governi, ma anche – lo sottolineo – tra le società, ed è questo l'orientamento su cui ci siamo spinti noi grazie anche al lavoro del Governo.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3946)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 18
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3946:
   S. 1732 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Esecutivo della Repubblica dell'Angola, fatto a Roma il 19 novembre 2013» (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione e mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam, fatto a Hanoi il 6 novembre 2015 (A.C. 4039) (ore 16,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4039: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione e mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam, fatto a Hanoi il 6 novembre 2015.
  Ricordo che nella seduta del 9 gennaio 2017 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 4039), che è in distribuzione. In particolare, tale parere reca due condizioni formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione a norma dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame degli articoli – A.C. 4039)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli e degli emendamenti ad essi riferiti.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 4039), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 4039), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 4039), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 4039).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative 4.100 e 4.101, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Pag. 19

  MARCO FEDI, Relatore. Parere favorevole, signora Presidente.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere conforme al relatore, Presidente.

  PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

  Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 4039), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 4039)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 4039).
  Nessuno chiedendo di illustrare il proprio ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo, sottosegretario Della Vedova, ad esprimere il parere.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/4039/1 Gregorio Fontana, parere favorevole; sull'ordine del giorno n. 9/4039/2 Marzano, parere favorevole.

  PRESIDENTE. Allora, ordine del giorno n. 9/4039/1 Gregorio Fontana, parere favorevole, quindi va bene così. Ordine del giorno n. 9/4039/2 Marzano, parere favorevole, bene; prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 4039)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

Pag. 20

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo in esame riguarda la realizzazione di una cooperazione di mutua assistenza doganale tra il Vietnam e l'Italia nella prospettiva di fornire un quadro chiaro di cooperazione amministrativa in un contesto di crescenti e importanti scambi commerciali tra i due Paesi. Tale Accordo è di particolare rilevanza poiché è teso a creare le condizioni necessarie affinché possano svilupparsi, in maniera produttiva, le relazioni economiche tra i due Paesi, in un contesto che vede il Vietnam in costante crescita e in grado di attrarre sempre di più gli investimenti esteri, fungendo da punto di riferimento per quell'area del globo. Ricordo a tal proposito che nel 2015 l'interscambio italo-vietnamita ha raggiunto il valore di 4.304.000 dollari, con un import dall'Italia di ben 1.453.000 dollari. La legge di ratifica dispone lo stanziamento di 18.615 euro annui per l'attuazione dell'Accordo che si prevede importante alla luce delle crescenti relazioni bilaterali tra i due Paesi.
  Inoltre, tralasciando l'articolato dell'Accordo al nostro esame, voglio ricordare che il preambolo pone l'accento sulla vigilanza contro la contraffazione delle merci e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale; un aspetto molto importante per difendere e sostenere, quindi, il made in Italy. Pertanto, con queste condizioni dichiaro il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roberta Oliaro. Ne ha facoltà.

  ROBERTA OLIARO. Grazie, Presidente. L'Accordo in esame, sulla cooperazione e mutua assistenza amministrativa in materia doganale, il primo sulla materia tra le due parti contraenti, è teso alla predisposizione di un organico quadro giuridico cui ricondurre ogni forma di cooperazione amministrativa nel settore doganale tra le amministrazioni competenti del nostro Paese e del Vietnam. L'intesa, conclusa grazie all'iniziativa italiana, è finalizzata alla prevenzione, accertamento e repressione delle infrazioni doganali potenzialmente correlate agli intensi rapporti commerciali tra l'Italia e il Vietnam. È importante sottolineare che l'interscambio totale italo-vietnamita, raddoppiato tra il 2010 e il 2014, è in continua crescita; nel 2015 ha raggiunto le cifre di 4,304 milioni di dollari, con una quota sul totale dell'interscambio Europa-Vietnam del 10,4 per cento. Il valore delle importazioni vietnamite dall'Italia è pari a 1,453 milioni di dollari, mentre le esportazioni vietnamite dall'Italia si attestano su 2,851 milioni di dollari. Tali dati fanno dell'Italia il quarto partner commerciale comunitario per interscambio complessivo, il quinto, dietro Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Francia, mercato di destinazione dei prodotti vietnamiti ed il secondo mercato di provenienza dei prodotti importati dall'area comunitaria in Vietnam subito dopo la Germania. Quanto agli investimenti italiani in Vietnam, in base ai dati locali finali del 2015, l'Italia si colloca al trentunesimo posto su scala mondiale e all'ottavo su scala comunitaria, con un totale di 340 milioni di dollari e con 67 progetti. Sono circa 50 le aziende italiane presenti nel Paese, di cui 33 sotto forma di IDE/joint ventures e 18 uffici di rappresentanza; questi dati sono quelli dell'Istituto per il commercio estero. Le nostre imprese descrivono in termini positivi la propria esperienza e molte sono impegnate in progetti di ulteriore espansione dei propri investimenti.
  Auspicando, quindi, una rapida approvazione del provvedimento che si inserisce in un quadro di intensificazione dei rapporti bilaterali, annuncio il voto favorevole del gruppo Civici e Innovatori (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. A proposito di questa ratifica ed esecuzione, Pag. 21il gruppo della Lega Nord, pur ritenendo i fondi messi a disposizione sostanzialmente insufficienti per una reale tutela delle dogane di entrambi i Paesi e per un'assistenza amministrativa concreta e reale, comunque, considera il provvedimento in maniera positiva nell'ambito generale di un'apertura di interscambio, cosa già molto interessante e importante, soprattutto in export, nei confronti del Vietnam, anche perché svolge un ruolo di «calmierazione» rispetto all'aggressività di altri competitor asiatici quali ad esempio la Cina. Noi lo troviamo un Accordo positivo, abbastanza ben fatto, se non fosse, appunto, per la pecca di una disponibilità finanziaria veramente esigua e che poteva essere ritoccata un attimino al rialzo. La cosa non è stata fatta, ma questo non inficia la bontà del trattato e, quindi, come gruppo della Lega Nord, voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Anche in questo caso il gruppo di Area Popolare voterà favorevolmente a un Accordo con un Paese che risulta essere sempre più importante dal punto di vista economico nel quadrante orientale. Si tratta di un Paese giovane, caratterizzato da una forte identità e da grandi potenzialità. Con questi Paesi è necessario che ci siano rapporti chiari in ambito commerciale, per rendere più certi i processi che caratterizzano gli scambi e per favorire la trasparenza nei rapporti, cosa che, non sempre, purtroppo, caratterizza le relazioni con taluni Paesi emergenti anche dell'Estremo Oriente. Questo Accordo è un contributo, per quanto piccolo, all'affermazione, quindi, di un quadro di relazioni corrette e trasparenti e per questa ragione il nostro gruppo voterà favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Presidente, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questa ratifica perché siamo estremamente a favore dell'intensificazione dei rapporti economico-commerciali tra i nostri due Paesi e, quindi, nel momento in cui si intensificano i rapporti – e gli ultimi 5 o 10 anni, darò poi qualche dato, dimostrano ampiamente questa verità – è altrettanto importante e quanto mai utile anche cercare di estendere la collaborazione, tra i nostri due Paesi, anche in settori che potenzialmente potrebbero diventare critici, come, appunto, la parte doganale. Accertare, prevenire e controllare meglio, quindi, le frodi e le infrazioni doganali che, potenzialmente, potrebbero essere correlate agli investimenti nei nostri due Paesi è quanto mai fondamentale. Come dicevo, negli ultimi 5 o 10 anni, ma, soprattutto, negli ultimi anni, come nello scorso anno, ci sono state importanti visite bilaterali – il Presidente della Repubblica si è recato in Vietnam, le massime autorità vietnamite sono venute in Italia – che testimoniano la giusta dose d'importanza che il nostro Paese attribuisce al Vietnam, dove trova un mercato estremamente favorevole per le nostre imprese che, come qualche collega ha detto, sono oltre 50 e sicuramente nei prossimi anni andranno vieppiù aumentando. In Vietnam c’è una forte domanda di Italia e questo è un dato estremamente positivo che abbiamo giustamente capito e dobbiamo giustamente sfruttare nell'interesse comune dei nostri Paesi. I dati sono abbastanza chiari; diciamo che l'interscambio è raddoppiato tra il 2010 e il 2014; nel 2015 ha raggiunto il valore di 4,304 milioni di dollari che costituisce il 10,4 per cento del totale dell'interscambio tra l'Unione europea e il Vietnam. Nello stesso anno il valore delle importazioni vietnamite dall'Italia si è attestato a 1,453 milioni di dollari, mentre le esportazioni vietnamite verso l'Italia hanno toccato i 2,851 milioni di dollari. Siamo il quarto partner commerciale tra i Paesi dell'Unione europea per interscambio complessivo, il quinto mercato di destinazione dei prodotti vietnamiti e il secondo mercato di provenienza dei prodotti Pag. 22importati dall'area UE in Vietnam. Per tutti questi motivi, quindi, ribadisco il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Emanuele Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Intervengo solo per esprimere il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle e le chiedo l'autorizzazione a consegnare la dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sì certo, d'accordo, grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Carrozza. Ne ha facoltà.

  MARIA CHIARA CARROZZA. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, sono qui per ribadire l'importanza di questo Accordo in materia di procedure amministrative che semplificano gli aspetti doganali e permettono la formazione e lo scambio di personale proprio a supporto, come infrastrutture a supporto dell'interscambio commerciale che c’è tra Italia e Vietnam, anche alla luce delle recenti visite del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica in Vietnam. Ci sono aziende molto attive che producono in Vietnam e hanno anche un mercato in Vietnam e le procedure amministrative che riguardano la dogana sono fondamentali come supporto a questo interscambio. Quindi desidero ribadire il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alla ratifica di questo Accordo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale – A.C. 4039)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4039)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4039:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione e mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam, fatto a Hanoi il 6 novembre 2015».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2525 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione del Montenegro, fatto a Bruxelles il 19 maggio 2016 (Approvato dal Senato) (A.C. 4108) (ore 16,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 4108: Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione del Montenegro, fatto a Bruxelles il 19 maggio 2016.
  Ricordo che nella seduta del 9 gennaio 2017 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 4108)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.Pag. 23
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 4108).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 4108).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 4108).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 4108)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 4108). Se nessuno chiede di intervenire per illustrarli, invito il sottosegretario Della Vedova ad esprimere i pareri.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/4108/1 Matarrelli e sull'ordine del giorno n. 9/4108/2 Carrescia.

  PRESIDENTE. Quindi, Matarrelli n. 9/4108/1, parere favorevole, andiamo avanti; Carrescia n. 9/4108/2, parere favorevole, andiamo avanti.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 4108)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi è posta alla nostra attenzione la ratifica di un Protocollo strategico per la gestione della sicurezza in Europa cioè il Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione del Montenegro. Ritengo che tale Paese abbia fatto sufficienti passi avanti sulla strada della democrazia con un progressivo miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti, frutto anche delle risultanti del percorso di avvicinamento all'Unione europea. Questo ha portato ad un miglioramento del sistema giudiziario e dei diritti nonché ad un'affermazione dei principi di libertà e sicurezza, condizioni che avvicinano fortemente il Montenegro all'Unione europea e all'integrazione atlantica. Pertanto penso che sia importante che i ventotto Stati membri della NATO ratifichino il presente Protocollo permettendo al Segretario generale dell'Alleanza atlantica di invitare il Montenegro ad entrare effettivamente nella NATO. Questo è in linea con il fatto che tale Paese adriatico siede già nell'Alleanza atlantica in qualità di osservatore e partecipa ad alcune missioni internazionali. La presenza del Montenegro nella NATO trova la sua base giuridica nell'articolo 10 del Trattato di Washington e la sua base politica nella strategia e nelle finalità dell'ampliamento nel momento in cui il vertice di Copenaghen del giugno 1991 definisce l'obiettivo dell'Alleanza atlantica contribuire alla creazione di un'Europa unita e libera. Infatti, l'ingresso del Montenegro nella NATO contribuirebbe a rafforzare la sicurezza nell'Europa balcanica e adriatica. Allo stesso tempo, ritengo opportuno un Pag. 24dialogo franco con la Federazione russa, tesa a dimostrare la non ostilità di tale operazione. Pertanto, convinta della necessità di lavorare per rafforzare la sicurezza e la democrazia in Europa, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Quintarelli. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE STEFANO QUINTARELLI. Grazie, Presidente. La firma del Protocollo di adesione di Podgorica al Trattato istitutivo della NATO rappresenta il passo conseguente alla manifestazione di volontà politica degli Stati membri ad accogliere il Paese balcanico nell'alleanza formalizzata in occasione della riunione dei Ministri degli affari esteri della NATO del dicembre 2015.
  Il processo di allargamento della NATO in direzione dei Paesi precedentemente sotto influenza sovietica iniziò già nel 1990 con la riunificazione della Germania, che comportò l'adesione all'Alleanza atlantica dell'ex Repubblica democratica tedesca. Nel 1999 si realizzò l'ingresso nella NATO della Repubblica Ceca, dell'Ungheria e della Polonia. Nel 2004, tra l'altro, in concomitanza con il più massiccio allargamento dell'Unione europea verso est, entrarono a far parte Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, Romania, Estonia, Lettonia e Lituania.
  Nell'aprile 2008, il primo vertice della NATO svolto a Bucarest inaugurò un nuovo ciclo di adesioni. In questa occasione venne formulato l'invito all'adesione per Albania e Croazia, adesione che si realizzò l'anno successivo. Sempre a Bucarest venne formulata una promessa di allargamento alla Repubblica macedone, ipotizzando anche l'ingresso di Serbia, Bosnia e Montenegro.
  L'adesione di nuovi membri è contemplata all'articolo 10 del Trattato di Washington, in base al quale gli Stati membri, previo accordo unanime, possono invitare a far parte dell'Alleanza atlantica ogni altro Stato europeo in grado di contribuire alla sicurezza della regione e di favorire lo sviluppo dei principi sanciti nel Trattato istitutivo.
  Il 19 maggio 2016 veniva firmato a Bruxelles il Protocollo di accesso del Montenegro alla NATO, oggetto del presente disegno di legge di ratifica. La prima delle cinque fasi necessarie per giungere alla definitiva ammissione di nuovi Paesi nell'Alleanza consiste nello svolgimento di negoziati con ciascun Paese che sia stato formalmente invitato ad aderire. Nella seconda fase i Ministri degli affari esteri dei Paesi invitati trasmettono alla NATO una lettera di intenti, in cui confermano l'interesse, la volontà e la capacità di rispettare gli obblighi e gli impegni politici, giuridici e militari, che comporta l'adesione alla NATO. Nella terza fase si procede alla firma dei Protocolli di accesso, che tecnicamente rappresentano degli emendamenti al Trattato istitutivo. Completata la fase delle ratifiche (quarta fase), il Segretario generale rivolge ai Paesi invitati l'invito formale a divenire parte del Trattato e membri dell'organizzazione. La procedura di adesione si conclude con il deposito, da parte di ciascun nuovo membro dell'Alleanza, del proprio strumento di accesso presso il Governo degli Stati Uniti.
  Il Protocollo relativo all'accesso del Montenegro alla NATO si limita a regolare le modalità e i tempi di estensione dell'invito rivolto al Governo di Podgorica dal Segretario generale della NATO. Divenuto indipendente nel 2006, il Montenegro, forte di un progressivo miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti e delle prospettive di ulteriore sviluppo economico, si è risolutamente avviato sulla via dell'integrazione europea ed atlantica. Ad oggi Podgorica, come ha riconosciuto la Commissione europea nel suo Country report del 2015, ha compiuto progressi significativi in numerosi capitoli negoziali, tra cui quelli relativi al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali, alla giustizia, alla libertà e alla sicurezza.
  Una volta concluso il percorso di ratifica da parte di tutti gli alleati, il Montenegro, che dallo scorso maggio siede nell'Alleanza Pag. 25atlantica in qualità di osservatore e partecipa già ad alcune missioni internazionali, ne diverrà ufficialmente il ventinovesimo Stato membro. Si tratta, evidentemente, di un evento di grande rilievo geopolitico, che ha l'obiettivo di garantire maggiore sicurezza e stabilità all'intera regione dei Balcani occidentali ed alla zona adriatica.
  Non si può negare che la crisi dell'Unione europea si sia, in qualche modo, riverberata sui Paesi dell'area balcanica, per i quali la prospettiva dell'adesione ha per molti anni costituito uno stimolo essenziale per le riforme interne e un preciso punto di riferimento in politica estera. È in questa prospettiva che il nostro Paese – che può vantare ottime relazioni in quell'area e con il Montenegro in particolare per motivi di carattere storico – può svolgere un importante ruolo di cerniera e orientamento, tenendo aperta la strada dell'integrazione europea.
  Per queste ragioni il gruppo Civici e Innovatori dichiara il proprio voto favorevole sul provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, richiamando integralmente le riserve che abbiamo espresso nella relazione di minoranza, che sono riserve più legate a questioni di opportunità temporale, ovvero di attesa per l'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, che ha già dimostrato di avere un atteggiamento notevolmente diverso rispetto all'istituzione NATO, noi non è che vogliamo interrompere l'adesione del Montenegro, anche perché è un caso unico, è il primo Paese balcanico per viene a far parte in maniera ufficiale e quindi c’è effettivamente un'integrazione, ma gli scenari politici sono radicalmente mutati, a dispetto di tutta una serie di radical chic, che sono anche in quest'Aula, e la gente ha dimostrato di andare in una direzione ben diversa da quella auspicata da chi ha pensato, in una certa chiave, diciamo così, anche anti europea, il ruolo di determinate istituzioni.
  Quindi, noi avevamo fatto solo un ragionamento – ed è per questo che ci asterremo dalla votazione finale della ratifica di questo Accordo – sull'attesa di qualche giorno, per vedere se dopo l'insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Trump, ci sarà o meno una rivisitazione di quelli che saranno i ruoli chiave della NATO. Si è atteso tanto, era sufficiente attendere qualche settimana, questo non è avvenuto e per questo motivo noi ci asterremo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, signora Presidente. Sul tema dell'allargamento della NATO a est sono state dette e scritte, e continuano ad essere dette e scritte, infinità di cose, anche infinità di falsità, purtroppo, alimentate tra l'altro da chi finge di non vedere il fatto che, in nome del rispetto del principio di autodeterminazione dei popoli, si siano consentite annessioni illegittime, come quelle della Crimea, e non si riconosce, in base allo stesso principio di autodeterminazione dei popoli, la possibilità a Paesi di chiedere l'adesione all'Alleanza atlantica. Non è solo il caso del Montenegro, è il caso di altri Paesi come la Georgia o l'Ucraina, ma il Montenegro è, evidentemente, un caso molto particolare che noi oggi affrontiamo.
  Il Montenegro ha fatto la richiesta di adesione alla NATO, ha seguito una procedura lunga e molto seria, che, come in tutti questi casi, consente anche un miglioramento delle condizioni, stimola un miglioramento delle condizioni della democrazia nei Paesi che chiedono di aderire a un'Alleanza che ha i principi democratici alla propria base. Quindi, quella del Montenegro è una richiesta che parte proprio da una forte volontà del popolo montenegrino di aderire a un percorso di integrazione europea ed euro-atlantica, che è particolarmente significativo, in Pag. 26quanto riguarda una regione, come quella dei Balcani, che, tra l'altro, è di particolare interesse per il nostro Paese, ma è di particolare interesse in questo momento storico per l'intero processo di pace e per la lotta al terrorismo. Ricordiamo l'importanza di questa regione rispetto al fenomeno dei foreign fighters e, quindi, la necessità che i Paesi dall'area balcanica consolidino nel più breve tempo possibile i propri percorsi democratici.
  La narrativa sulla NATO ci riserva anche una visione per cui l'Alleanza atlantica sembra essere l'origine e la causa dei mali dell'Occidente, è vista come strumento di guerra e di aggressione. Anche questo è falso: la NATO è e resta un'alleanza difensiva, come tutti sappiamo, e se vogliamo essere onesti intellettualmente lo dobbiamo ammettere. È un'alleanza che, da un paio di decenni, è attiva in settori fondamentali per la sicurezza internazionale, parlo della cyber security, dell'uso dei sistemi di Intelligence nella prevenzione dei conflitti e nella prevenzione del terrorismo, delle azioni e delle operazioni contro la pirateria marittima, della protezione dei corridoi umanitari e quant'altro, ma anche qui spesso si fa finta di non vedere questa realtà. Io credo – così riprendo lo spunto del collega Pini – che anche il nuovo Presidente americano lo sappia o, se non lo sa, lo capirà presto.
  Il Montenegro in particolare è importante per il nostro Paese per ragioni storiche e per i significativi rapporti economici in essere.
  Quindi, per tutta questa serie di ragioni, che sono ragioni politiche e legate alla sicurezza del nostro Paese e dell'intero nostro continente, il gruppo di Area Popolare esprimerà voto favorevole a questa ratifica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carlo Galli. Ne ha facoltà.

  CARLO GALLI. Signora Presidente e onorevoli colleghi, l'invito ad aderire all'Alleanza nordatlantica rivolto al Montenegro, sulla base dell'articolo 10 del Trattato NATO 1949 e formalizzato nel protocollo di adesione firmata a Bruxelles dai 28 Paesi alleati il 19 maggio 2016, giunge in un momento particolarmente delicato delle relazioni fra la NATO e la Federazione russa.
  Date le gravi tensioni esistenti su più fronti, dal vicino Oriente all'Ucraina, un ingresso del Montenegro nella NATO non produrrebbe, ci pare, alcun reale beneficio in termini di sicurezza per i Paesi alleati, ma al contrario condurrebbe a un inutile inasprimento dei rapporti con Mosca, che interpreterebbe la decisione come un'ulteriore manovra di accerchiamento nei suoi confronti e contemporaneamente potrebbe vedere minacciati i propri consistenti interessi economici nella Repubblica montenegrina.
  A ciò si aggiungano le preoccupazioni derivanti dalle contestazioni interne, di cui ha riferito la stampa, contro il progetto di integrazione delle strutture atlantiche, fortemente voluto dall'ex Primo Ministro montenegrino Milo Djukanovic e dal nuovo Governo, guidato dal suo successore, Dusko Marcovic.
  Infine, l'intera area balcanica è attraversata da un'ondata di instabilità prodotta dall'emergenza migratoria, che continua, nonostante la parziale chiusura della rotta balcanica nel marzo del 2016 e dalla minaccia rappresentata dal radicalismo di matrice islamica.
  Davanti a questi fronti di crisi interni, regionali, internazionali, che l'assenza di una visione politica e strategica europea aggrava enormemente, noi crediamo che l'ingresso del Montenegro nella NATO, lungi dal produrre un effetto stabilizzante, potrebbe inasprire le tensioni esistenti e pertanto il gruppo di Sinistra italiana esprime il proprio voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Il fondamento normativo dell'invito ad aderire Pag. 27al Trattato del nord Atlantico si rinviene nel già citato articolo 10 del Trattato del 1949, in base al quale le parti possono, con accordo unanime, invitare ad accedere al trattato stesso ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del Trattato e contribuire alla sicurezza della regione dell'Atlantico settentrionale.
  Il protocollo che oggi noi stiamo esaminando si limita quindi a regolare, sulla base di una fattispecie a formazione progressiva, tempi e modalità dall'adesione e si compone di tre articoli, che descrivono in termini tecnici il processo diciamo di avvicinamento del Paese in questione – quindi il Montenegro – ad aderire all'Alleanza.
  La ratifica quindi del Trattato non ha pertanto oggetto l'adesione stessa dello Stato, bensì un invito ad aderire all'Alleanza.
  Successivamente alla ratifica unanime di tutti i membri, si procederà all'invito formale, rivolto dal Segretario generale della NATO al Montenegro, sul quale si dovranno pronunciare gli organismi nazionali di quel Paese.
  Come Forza Italia, come gruppo di Forza Italia noi voteremo favorevolmente alla ratifica di questo trattato.
  Abbiamo delle ottime relazioni bilaterali, sappiamo che il Montenegro ha ben lavorato, ha chiesto di aderire formalmente all'Alleanza atlantica da molti anni, c’è un procedimento da seguire e il Montenegro l'ha fatto e lo sta facendo.
  Certo dispiace – come Forza Italia la nostra posizione è nota – assistere ad un momento simile di deterioramento – e con preoccupazione lo diciamo – delle relazioni est-ovest.
  È nota la posizione di Forza Italia nei confronti del dialogo tra Est e Ovest, quanto i nostri precedenti Governi hanno fatto per cercare di ammorbidire le tensioni e superare le divisioni tra gli ex blocchi contrapposti, senza citare insomma e senza risalire troppo indietro sappiamo l'azione svolta in questo senso conciliatrice e di negoziato a livello diplomatico, tecnico e politico che abbiamo sempre cercato di svolgere tra i due maggiori Paesi diciamo del globo.
  È un momento particolare e ci auguriamo, da qui al prossimo futuro, che queste tensioni possano essere disinnescate e nemmeno strumentalizzate certe decisioni e certe azioni che possono essere prese in un momento attuale.
  Per questo noi cerchiamo di lavorare e in questa direzione noi guardiamo, ben consapevoli del fatto che cercare di non tanto isolare, quanto allontanare, quanto avere una politica nettamente contraria a quello che è la Federazione russa non conviene a nessuno, lo sappiamo noi, anche come Italia, per quanto riguarda anche e soprattutto quelle che sono le nostre relazioni bilaterali economico-commerciale con questo Paese e di quanto il nostro interscambio abbia risentito per queste sanzioni che si sono prodotte e si sono state anche rinnovate.
  Auspichiamo quindi un nuovo clima, meno teso nel dialogo tra i due maggiori Paesi, da cui probabilmente potranno beneficiare a cascata poi tutta un'altra serie di situazioni.
  Voteremo quindi a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Grazie, Presidente. Credo che più che adesioni di Paesi alla NATO dovremmo parlare del ruolo che ha la NATO in questo momento.
  Il MoVimento 5 Stelle è fortemente contrario all'ingresso di qualunque Paese nell'Alleanza, considerato che questa ha cessato di essere un organismo impegnato nel peacekeeping.
  La NATO è alla base della strategia di guerra preventiva messa in atto in questi anni e ha portato alla degenerazione di crisi come per esempio quella siriana.
  Oltre a questo, ha portato anche a delle guerre illegali come quella in Libia, dove al momento sappiamo perfettamente qual è la situazione a livello internazionale, e anche in Afghanistan e sta portando l'Europa Pag. 28a una guerra fredda e ad una situazione di tensione con un possibile partner strategico come è la Russia, che non si sa esattamente dove ci porterà.
  Per questo, noi non possiamo che essere fortemente contrari a qualsiasi tipo di accordo che in un qualche modo allarghi la sfera della NATO ad altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tidei. Ne ha facoltà.

  MARIETTA TIDEI. Presidente e onorevoli colleghi, il processo di adesione all'Alleanza atlantica da parte del Montenegro è iniziato nel dicembre del 2015, in occasione della riunione dei Ministri degli affari esteri della NATO.
  Il protocollo di adesione è stato firmato dai 28 alleati in occasione di un'altra riunione dei Ministri degli esteri, il 19 maggio 2016.
  Trascendendo le ulteriori fasi, che dovranno susseguirsi per il perfezionamento sul piano formale dell'adesione del Montenegro alla NATO quale ventinovesimo Stato membro, giova ricordare come il processo di allargamento della NATO ad est risale a circa 20 anni fa, dapprima con l'adesione, nel 1999, dei Paesi quali la Polonia e l'Ungheria, poi, nel 2004, con l'ingresso di Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia ed infine, nel 2009, con l'adesione dell'Albania e della Croazia.
  Oggi come allora non sfugge la questione delle relazioni con Mosca, che ho sentito evocare poc'anzi, e che ha sempre guardato con circospezione l'allargamento ad est della NATO ed è proprio in ragione della sensibilità nei confronti di Mosca che la NATO stessa ha congelato talune richieste di adesione.
  Per quanto riguarda l'adesione del Montenegro, non può non rilevarsi come la legittima aspirazione dello Stato balcanico di aderire al complesso dei valori e delle strutture euroatlantiche è stata manifestata a livello politico e parlamentare sin dal momento della sua indipendenza dalla Serbia, nel 2006.
  Il Montenegro da allora si è risolutamente avviato sulla via dell'integrazione europea ed atlantica.
  Il percorso di avvicinamento all'Unione europea si è realizzato con gradualità, dapprima con l'adozione unilaterale dell'euro come moneta e successivamente, nel 2008, a seguito della presentazione della domanda di adesione, cui sono succeduti i negoziati relativi nel 2012.
  Non va dimenticato peraltro, a sostegno di quanto detto sinora, che lo scorso 17 giugno, dopo la firma del protocollo di adesione, il Parlamento montenegrino ha votato a maggioranza una risoluzione a sostegno dell'adesione del Paese alla NATO, nella quale viene ribadito l'impegno del Montenegro nel percorso di adesione euroatlantica, considerato una priorità strategica.
  È indubbia, pertanto, la volontà politica del Montenegro di aderire all'insieme dei valori e dei principi ispiratori dell'euroatlantismo e da parte nostra è prioritario rispettare la volontà del popolo montenegrino e delle sue istituzioni rappresentative democraticamente elette.
  È con questa lente che a mio avviso va letto il processo di avvicinamento del Montenegro alla NATO e anche all'Europa. Il Montenegro si è così avviato lungo il sentiero che porta al rafforzamento della sua democrazia, della sua autonomia, dello Stato di diritto e delle libertà fondamentali e io voglio ribadire che, essendo l'Italia un Paese geograficamente vicino al Montenegro, non può che guardare con favore al percorso di adesione alla NATO e, auspicabilmente, all'Unione europea. Favorire i processi di stabilizzazione della regione balcanica può aprire spiragli positivi in tema di governo dei flussi migratori, di lotta al terrorismo, promuovendo una serie di costruttive collaborazioni.
  Io voglio ricordare che proprio in quest'Aula, nella riunione che si è tenuta a novembre, è stato proprio il nostro Paese a volere la partecipazione solo dei Paesi membri della NATO, chiaramente, ma anche dei Paesi balcanici, proprio perché Pag. 29l'Italia li considera strategici per le nostre priorità e – voglio aggiungere – per il nostro interesse nazionale. Certo, sullo sfondo restano i problemi con Mosca, che riguardano, in misura differente, le relazioni tra l'Unione europea e la Federazione russa, da un lato, e, dall'altro, quelle tra la NATO e la Federazione russa. Ma l'adesione alla NATO del Montenegro non può essere letta alla luce di un'inimicizia o dell'ostilità verso la Russia. Non credo che sia questo il punto. Credo, invece, che sia necessario riaprire il dialogo e la collaborazione per affrontare le grandi minacce che insidiano l'Europa tanto quanto la Russia e dobbiamo impegnarci per un concreto riavvio con Mosca di un dialogo costruttivo, riprendendo e rafforzando i contatti che chiaramente si sono deteriorati a causa della crisi ucraina.
  Vorrei concludere con una brevissima riflessione. L'Italia ha compiuto consapevolmente la scelta europeista ed atlantica. Da De Gasperi in avanti tutti i Presidenti del Consiglio, con le loro politiche e con le loro affermazioni, hanno avvalorato e approfondito quella scelta. Non credo che la nostra democrazia e la nostra economia si sarebbero sviluppate nel modo che conosciamo tutti se l'Italia non avesse partecipato da protagonista alla nascita dell'Unione europea e non credo che senza quella straordinaria intuizione, che è stata l'integrazione europea, e senza l'adesione alla NATO avremo conosciuto un periodo di oltre cinquant'anni di progresso, di benessere e – voglio dirlo – di pace. Anche sulla base di questa considerazione finale, esprimo, a nome del gruppo del Partito Democratico, voto favorevole al disegno di legge di ratifica in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4108)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4108:
   S. 2525 – «Ratifica ed esecuzione del Protocollo al Trattato del Nord Atlantico sull'adesione del Montenegro, fatto a Bruxelles il 19 maggio 2016» (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Adesso, colleghi e colleghe, dovremmo passare al seguito dell'esame delle mozioni concernenti la crisi del sistema bancario. Però, siccome sono pervenute ora nuove mozioni e dobbiamo fare anche delle riformulazioni di mozioni già presentate, per dare al rappresentante del Governo la possibilità di valutarle, dobbiamo sospendere i lavori per qualche minuto. Quindi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,20.

  La seduta, sospesa alle 17,05, è ripresa alle 17,25.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Seguito della discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-01452, Rosato ed altri n. 1-01456 e Paglia ed altri n. 1-01457 concernenti iniziative in relazione alla crisi del sistema bancario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Brunetta ed altri n. 1-01452 (Nuova formulazione), Rosato ed altri n. 1-01456, Paglia ed altri n. 1-01457, concernenti iniziative in relazione alla crisi del sistema bancario (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 gennaio Pag. 302017, sono state presentate le mozioni Rosato ed altri n. 1-01456, Paglia ed altri n. 1-01457, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, altresì, che sono state successivamente presentate le mozioni Busin ed altri n. 1-01458, Zanetti ed altri n. 1-01459, Pesco ed altri n. 1-01460, Rampelli ed altri n. 1-01461, Monchiero ed altri n. 1-01462 e la risoluzione Pili n. 6-00280, nonché una nuova formulazione delle mozioni Rosato ed altri n. 1-01456 e Paglia ed altri n. 1-01457 (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni e sulla risoluzione all'ordine del giorno. Prego, sottosegretario Baretta.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. In relazione alle mozioni, il parere del Governo è favorevole sulle mozioni Rosato ed altri n. 1-01456 (Nuova formulazione) e Monchiero ed altri n. 1-01462 togliendo da esse esclusivamente la parte relativa alla Commissione di inchiesta. Sulle altre mozioni il parere del Governo è negativo, togliendo da esse la parte relativa alle Commissioni di inchiesta.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole sottosegretario, per le mozioni per le quali dà parere contrario non può escludere alcuna parte, a meno che non lo dia favorevole «a condizione che».

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Sulla parte relativa alle Commissioni di inchiesta di tutte le mozioni mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Quindi, lei dà parere negativo sulle altre mozioni e si rimette all'Aula per quanto riguarda il dispositivo relativo alla Commissione d'inchiesta.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Di tutte le mozioni.

  PRESIDENTE. Anche di quelle su cui ha dato parere favorevole; quindi, sia su quelle sulle quali esprime parere favorevole sia su quelle sulle quali esprime parere contrario.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Esatto.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signora Presidente. Non ho capito bene le dichiarazioni del Governo; cioè ho capito cosa vogliono dire, ma non mi è chiarissimo il loro significato politico, a meno che non sia il seguente, ossia che la vera questione in gioco oggi è quella della Commissione d'inchiesta. A me sembra che molte – non tutte, ma molte – delle mozioni presentate siano, in realtà, per quello che riguarda la parte dispositiva, convergenti fra di loro e il punto di convergenza è esattamente questo: è giusto che lo Stato impieghi denaro dei contribuenti per salvare una banca o alcune banche, perché questo può significare salvare, oltre che i legittimi interessi e i posti di lavoro di qualche centinaio di migliaia di cittadini, anche la credibilità, in generale, del sistema bancario. Infatti, esiste la credibilità della singola banca ed esiste la credibilità del sistema bancario e la credibilità del sistema bancario è un patrimonio comune, quindi è bene che lo Stato su questo intervenga. Ma il cittadino vorrebbe che quando questo accade, com’è in Pag. 31altri Paesi, si salvino le banche e non i banchieri, che si venga a sapere esattamente quali sono le responsabilità per le quali la banca è andata vicino al dissesto, se non propriamente in dissesto. E vorrebbe che le persone che hanno partecipato a questo vengano punite, se hanno commesso dei reati, o almeno che si accertino le loro responsabilità. Per questo l'UDC voterà a favore della mozione Rosato, che contiene questo elemento, ma anche della mozione Brunetta, qualora fosse possibile separare le valutazioni, che in parte non condividiamo, dalla parte dispositiva, che invece condividiamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, con i colleghi conservatori e riformisti valuteremo ora i testi delle mozioni, che all'impronta, così, con procedure e modalità curiose, siamo nelle condizioni di esaminare. Voteremo a favore delle parti che ci convincono. Però, signora Presidente, in pochissimi minuti, sia consentito dire ai rappresentanti della maggioranza e anche ad alcuni rappresentanti dell'opposizione, con franchezza, qualche parola, non di verità, che è parola presuntuosa, ma le nostre opinioni, questo sì.
  È una battaglia politica che noi conservatori e riformisti facciamo da due anni e che oggi ci consente di dire agli uni e agli altri: troppo poco, troppo tardi, troppe armi di distrazione di massa, troppa attenzione a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati e, in qualche caso, qualche attenzione anche alla stalla sbagliata. Allora sia consentito, a nome dei miei colleghi, ricordare alcuni elementi davvero oggettivi, che fanno parte delle battaglie che abbiamo fatto per due anni e rispetto alle quali ci avete sempre detto no.
  Due anni fa chiedevamo al Tesoro e alla Banca d'Italia rapporti sulle situazioni bancarie più difficili. Ci si rispondeva che il sistema bancario italiano era solidissimo.
  Quando si passò al bail-in, essendo noi liberali e avversari del bail-out e dei salvataggi di Stato, dicemmo però: facciamo un percorso di preparazione verso il bail-in. Ci si disse no. Chiedemmo almeno una campagna di informazione a favore dei contribuenti, attraverso la RAI, attraverso il servizio pubblico radiotelevisivo, agli investitori e ai cittadini, per ricordare almeno il principio elementare. Vi suggerivamo di farlo sotto forma di pubblicità progresso – ne avete fatte tante, perfino sull'orario delle discoteche –, e vi chiedevamo di ricordare il principio di non mettere tutte le uova nello stesso paniere, di diversificare gli investimenti e di fare informazione. Ci avete detto no.
  Quando c’è stata la crisi nelle prime quattro banche, Etruria e le altre, dicemmo: fate ricorso al Fondo interbancario di tutela dei depositi. Vi incoraggiavamo in quella direzione, quindi a usare denaro privato, non pubblico, per ricapitalizzare le banche. Ci diceste di no, sostenendo che l'Europa avrebbe eccepito, quando invece siete andati in Europa a litigare solo per difendere le regalie di Renzi, gli 0 virgola e gli 80 euro. Potevate su questo fare una trattativa e ci avete detto no.
  Quando il collega Bianconi presentava interrogazioni precise sulla realtà delle banche toscane, non avete risposto per un semestre, poi per un altro semestre e ancora per un altro semestre.
  Quando noi tutti vi dicevamo: guardate che Atlante 1 e Atlante 2 saranno dei cerotti destinati a saltare, ci diceste no. Eravate convinti che quei denari sarebbero bastati.
  Quando io stesso chiesi, con una lettera personale al Governatore di Banca Italia, di tirare fuori i nomi dei debitori di Banca Etruria, Banca d'Italia ci disse no, in nome della privacy.
  Quando vi chiedemmo per tempo – non ora in articulo mortis – su una Commissione d'inchiesta, ci diceste no.
  Quando infine, ormai un anno fa, qui, in questo Parlamento, noi conservatori e riformisti, ma anche fuori dal Parlamento insieme a personalità autorevoli, da Alberto Pag. 32Mingardi a Lamberto Dini, a Natale D'Amico, vi chiedemmo di prendere in esame l'unica misura seria e strutturale, cioè il ricorso all'ESM, al Fondo salva-Stati, che avrebbe le risorse per una grande ricapitalizzazione del sistema bancario italiano, ci avete detto no.
  Avete detto sempre e solo no. Adesso mettete cerotti e adesso – sia detto con rispetto ai colleghi della maggioranza e anche ad alcuni colleghi dell'opposizione – ci dite: Commissione d'inchiesta. Bene, benvenuti, troppo tardi, ma comunque benvenuti. Ci dite: fuori i nomi dei debitori di Monte dei Paschi. Molto bene, benvenuti, ma vi diciamo: troppo poco, troppo tardi, state guardando al passato, il problema è il presente. Il presente – e chiudo, signora Presidente – sono i 20 miliardi dei contribuenti italiani che vi preparate a bruciare, di cui 8.8 già pronti ad essere bruciati per MPS.
  State alzando – e chiudo signora Presidente – il fumo sul passato – e fate bene, ma fate tardi – per meglio nascondere quello che state facendo sul denaro dei contribuenti oggi. Questa è la partita. Noi diciamo no a questo uso leggero del denaro dei contribuenti. Con la signora Thatcher diciamo: non esiste il denaro pubblico, esiste solo il denaro dei contribuenti.
  Vi state preparando a fare un salvataggio al buio – chiudo davvero – e dovete dirci perché state dicendo «no» all'ESM. Noi un'idea ce la siamo fatta...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  DANIELE CAPEZZONE. ... perché l'ESM – chiudo davvero – imporrebbe delle condizioni, perché l'ESM vi direbbe di smetterla con la spesa facile nella prossima legge di stabilità. Voi non volete condizioni, volete le mani libere, volete solo usare il denaro dei contribuenti, magari per salvare qualche amico e qualche amico degli amici, e nel frattempo gettare fumo negli occhi, dicendo sì oggi, troppo tardi, le cose che noi chiedevamo due anni fa e un anno fa, quando sarebbero state efficaci, a partire dalla Commissione d'inchiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente. Dice bene il collega Capezzone, quando afferma la linea di fatto sbandata di questo ulteriore Esecutivo, il vostro, targato Partito Democratico. Le ricordo, Presidente, e ricordo all'Aula che probabilmente i primi che qui, in quest'Aula, si sono espressi rispetto alla formazione di una Commissione di inchiesta urgente, sulle schifezze che il sistema bancario italiano nei confronti dei cittadini italiani ha perpetrato per anni, siamo stati noi, è stato il gruppo che in questo caso io rappresento.
  Presidente, noi erano mesi che chiedevamo una Commissione d'inchiesta e arriviamo in Aula e leggiamo le agenzie rispetto alla Commissione d'inchiesta. Abbiamo letto prima, con il collega Rampelli, delle agenzie simpatiche, che dicevano che il Partito Democratico, ebbene sì, si è deciso finalmente a seguire i suggerimenti anche delle opposizioni, dell'opposizione in questo caso, con l'istituzione di una Commissione d'inchiesta. E il Governo, rappresentativo in questo senso della maggioranza, dice no, di fatto, alla Commissione di inchiesta. Ha detto di no, nel senso che ho chiesto informazioni un paio di volte e, comunque sia, questa è l'indicazione che mi pare sia stata data, pur la mozione di maggioranza rechi come ultimo impegno l'istituzione di una Commissione d'inchiesta. Se mi sbaglio, sarà sua cura contraddirmi, sottosegretario, ci mancherebbe altro.
  Dunque, a febbraio 2016, era stata presentata una richiesta per la Commissione. Vi siete svegliati probabilmente un po’ tardi.
  Bene, Presidente, andiamo a parlare di questa che di fatto dovrebbe essere, nelle vostre intenzioni, una riforma strategica e rilevante del sistema bancario. Troppo tardi, probabilmente, troppo tardi visto che parecchie migliaia di cittadini e di risparmiatori oramai hanno visto volatilizzarsi i propri denari. E, in tutto questo Pag. 33contesto, subentra ancora a gamba tesa, per l'ennesima volta, il sistema europeo, il sistema di normative europee, che in materia di salvataggi bancari indica chiaramente una rotta, in base alla quale non deve più essere lo Stato attraverso i contribuenti a sopportare tutto questo, ma le crisi finanziarie di fatto e lo stesso sistema bancario, che, con una sorta di meccanismo di autotutela, deve necessariamente salvare e salvare in proprio seno.
  Si parlava e si citava prima la cosiddetta direttiva BRRD, la Bank recovery and resolution directive, che va a finalizzare e va a tracciare alcune regole, in modo da gestire in maniera sicuramente corretta ed ordinata, secondo qualcuno, quello che sono di fatto le crisi bancarie e degli istituti di credito.
  Si propone questa direttiva, di fatto, di limitare al massimo l'erogazione di risorse pubbliche a favore delle banche e delle banche in crisi. E che cosa va a dire nello specifico ? Va a dire che il salvataggio delle banche, degli istituti di credito in sofferenza, di fatto, sarà in capo ad azionisti è a creditori, cioè deve esserci una sorta di salvataggio interno, azionisti e creditori, come prima detto. Un salvataggio interno di fatto perpetrato attraverso svalutazione di azioni, svalutazione di crediti, convertendo in azioni tutto questo, per assorbire perdite e di fatto ricapitalizzare la banca in difficoltà. E c’è l'introduzione del famoso, ormai fatidico, bail-in, e, di fatto, vale a dire sul denaro pubblico, come accaduto tra l'altro nella situazione di Monte Paschi di Siena, si va anche qui a toccare gli azionisti e direttamente i creditori.
  Abbiamo scoperto, purtroppo, che è scoppiata questa bolla con la crisi delle quattro banche (Banca Marche, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti), e si è parlato quasi soltanto di queste banche, ma voglio dire che poco spesso ho sentito parlare, anche mediaticamente, se non in alcune zone locali, anche delle crisi di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza: ci sono anche queste, sottosegretario, lei lo sa benissimo (mi pare che provenga geograficamente da quelle zone). Il problema di fondo è che i risparmiatori – anche i risparmiatori ! –, in questo caso, sono stati trattati come speculatori, ed è venuta a cadere quella che, anche in una banca cosiddetta di paese, territoriale, è la fiducia nel proprio interlocutore bancario dietro ad un tavolo. Vorrei capire quale italiano, quale cliente delle banche va a firmare qualcosa in banca senza aver letto quelle 30 pagine che si danno da firmare almeno venti o trenta volte: è caduta assolutamente la fiducia da parte dei piccoli, da parte del ventre molle della popolazione, fondamentalmente; anche dei piccoli risparmiatori è caduta la fiducia, nei confronti del proprio interlocutore bancario. È dal primo giorno che diciamo che, rispetto alla crisi di queste banche succitate, i risparmiatori e coloro che hanno perso i denari devono essere risarciti, e devono essere risarciti tutti, perché sono stati trattati da speculatori, quando molto spesso speculatori non erano.
  Tra l'altro, il Governatore della Banca d'Italia ha dichiarato che, al netto delle cosiddette svalutazioni già apportate dalle banche, il valore dei crediti deteriorati è di poco inferiore ai 200 miliardi, allora noi vorremmo capire quanti di questi 200 miliardi sono in pancia a grandi aziende – che di fatto sanno di non poter pagare e di farla franca, alla fine, nei confronti della banca o nei confronti della società – e quanti di questi denari – secondo me, ben pochi – sono di cittadini, di artigiani, di piccole imprese. Presidente, l'Italia è un Paese dove chi sbaglia non paga mai: noi diciamo che chi ha sbagliato in questo caso deve pagare, anche attraverso l'intaccamento diretto del proprio patrimonio personale. Abbiamo citato queste banche che erano in crisi per non citare il caso più eclatante del Monte dei Paschi di Siena. La crisi del Monte dei Paschi di Siena se la pagasse il Partito Democratico, non devono pagarla i cittadini italiani e le aziende italiane !
  Tra l'altro, in realtà, il filo rosso – mai colore fu più azzeccato – che lega tutte le crisi bancarie dello scorso decennio è costituito dal fatto che queste crisi sono Pag. 34state messe in atto da pratiche commerciali scorrette, da una gestione disinvolta del credito, da gestioni patrimoniali sospette, da operazioni irregolari di acquisizione, di fatto da una mala gestione dell'istituto di credito, e guarda caso pagano sempre quelli. Presidente, noi, invece che andare a sacrificare i piccoli risparmiatori, sacrificare persone che dopo una vita di lavoro in una notte vedono, per l'ennesima volta, tutti i propri risparmi azzerati, cerchiamo di andare a colpire i veri colpevoli di questa strage. Vorrei ricordare al sottosegretario che Monte dei Paschi di Siena è già stata salvata tre volte: la crisi del Monte dei Paschi di Siena era costata all'Italia già 4 miliardi di euro con i cosiddetti «Monti bond»; nello scorso mese di dicembre il Governo ha chiesto al Parlamento l'autorizzazione per un indebitamento ulteriore di altri 20 miliardi, dopodiché, neanche dopo due giorni rispetto a quanto appena citato, il Governo approvato in Consiglio dei ministri un provvedimento necessario, con altri 20 miliardi, per le difficoltà del Monte dei Paschi di Siena e dell'intero sistema bancario italiano. Allora abbiamo fatto i conti: 4 miliardi prima, 20 miliardi dopo, altri 20 miliardi, e così giocando siamo già arrivati ad una cifra che quota 44 miliardi. Lo rinnovo: il fallimento del Monte dei Paschi di Siena lo paghi il responsabile, lo paghino i responsabili del fallimento stesso!
  Allora, Presidente, con la nostra mozione – e chiaramente il Governo, per l'ennesima volta, ci dà parere contrario – indichiamo alcune vie, alcune strade interessanti, ovvero la vigilanza – questo è poco ma sicuro – per quanto riguarda i vertici di Bankitalia e Consob, che dopo questa strage avrebbero dovuto dimettersi il giorno dopo queste schifezze che sono state perpetrate. Avremmo preferito che i nostri impegni, rispetto alla netta separazione tra banche commerciali e banche d'affari, fossero accolti dal Governo; avremmo preferito che il Governo andasse a parlare anche di quello che è lo «stalking bancario», quindi modificare il 612-bis del codice penale per rendere la vita difficile a chi applica pratiche scorrette nell'attività del recupero crediti; e vorremmo varare una normativa che stabilisca che i membri del consiglio d'amministrazione e di governo delle banche siano i primi responsabili in solido rispetto a casi di fallimento del sistema delle proprie aziende, che di fatto sono banche. Non capiamo, Presidente, perché le banche, quando devono andare a trattare con i privati, sono trattate come aziende private, e quando invece devono essere salvate sono trattate come aziende pubbliche. Quindi, per l'ennesima volta, sottosegretario, Presidente e colleghi, un altro giro a vuoto che ci offre il Partito Democratico, immolando la politica di quest'Aula sull'altare di quello che è il proprio fallimento principale: banche e Montepaschi di Siena!

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, alcune brevi considerazioni, sarò molto rapido. La crisi che ci ha attraversato in questi anni ha determinato ovunque crisi bancarie e ahimè conseguenti salvataggi pubblici, dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Spagna all'Olanda. Si deve convenire sul fatto che anche l'Italia segua questa strada. È un passaggio che ritengo drammaticamente obbligato, va però evidenziato il fatto che lo facciamo con un certo ritardo: gli stress test erano del luglio scorso, sono stati lasciati passare sei mesi con responsabilità colpevole. Si poteva fare prima, perché l'idea che potesse intervenire da solo il mercato era già del tutto dubbia, e aver percorso questa strada ha avuto come effetto quello di impoverire gli stessi depositi delle banche. Non voglio citare il caso di MPS. Allora mi viene da ricordare il dibattito, sull'uscita dello Stato dalle banche, aperto all'inizio dagli anni Novanta. Lo ricorderete, anche quelli che sono più giovani magari si saranno documentati. Quella scelta fu giusta, ma fu fatta con troppe prediche inutili e strumentali sulla funzione dello Stato nell'economia. Ricorderete il ruolo dell'IRI, che Pag. 35era presente strutturalmente in banche di interesse nazionale, e ora il Monte dei Paschi torna al controllo pubblico dopo anni di grandi perdite prodotte dalla gestione privata: una specie di legge del contrappasso. Spiace doverlo riconoscere, ma è così. È necessario ora che l'intervento dello Stato assuma una veste imprenditoriale. Non basta mettere capitali – lo ricordo al nostro sottosegretario, che ben segue questa materia –: è necessaria una gestione accompagnata da un rigoroso piano di ristrutturazione, che deve partire dalla governance. Il Governo ha presente tutto questo ? Io me lo auguro. Il ritorno dello Stato è giusto se serve ad evitare una catastrofe e se pone le basi per un risanamento vero. La vicenda della Lehman Brothers sta a spiegare che è stato un errore clamoroso aver fatto fallire quell'istituto, con conseguenze che ci siamo portati dietro nei sette, otto anni successivi.
  Ovviamente c’è una lunga scia di responsabilità ed inazione che dovrebbe essere ricostruita; riguarda i Governi, riguarda la BCE, la Banca d'Italia, la Consob e i vertici delle banche interessate. E qui è la domanda, con cui concludo queste osservazioni: basterà una Commissione d'inchiesta per fare luce ? Se devo guardare il dibattito che si è svolto anche in questi giorni tra le principali forze, questo mi consente di dire che ho qualche dubbio; intanto, forse, più che una Commissione d'inchiesta, sarebbe bastata una Commissione di indagine rigorosa, un'indagine conoscitiva per sapere quello che è accaduto, non per utilizzare un'iniziativa di questo genere per spalmare qualche cosa di negativo in faccia agli avversari politici. Non è una cosa positiva quella di utilizzare la Commissione d'inchiesta, che, storicamente, è stata utilizzata per fatti precisi, puntuali, perché, come è noto, il Parlamento opera con i poteri e con i limiti che sono propri delle indagini giudiziarie; ora, l'idea che ci possa essere una Commissione bicamerale che utilizza i limiti ma anche i poteri dell'indagine giudiziaria, che entra in maniera penetrante nella storia di questi anni, non mi lascia del tutto tranquillo. Ma, davvero, abbiamo lo spirito per affrontare un'indagine di questa natura, un'inchiesta di questa natura ? Forse sarebbe bastata un'indagine conoscitiva approfondita. Ricordo che quella del 2003 fatta sul caso Cirio Parmalat consentì di avviare una rigorosa riflessione parlamentare sulla legge del risparmio e, poi, portò alla sostituzione del governatore. È vero che ci furono gli aiuti legati alle vicende estive del 2005, quelle con le intercettazioni telefoniche che portarono alla cacciata dal governatore del tempo, però si partì da una semplice indagine conoscitiva. Il problema è lo spirito con cui si fanno le cose. Quindi, prendo atto che, in maniera molto roboante, si è annunciato che ci saranno dei disegni di legge che dovremo discutere, quando ? Nelle prossime settimane, davvero ? C’è chi tutti i giorni spiega che la legislatura è finita e, qui, annunciamo che apriremo una Commissione di inchiesta fatta attraverso una legge specifica; e quando dovrebbe operare questa ? Ovviamente dovrà riguardare la prossima legislatura, quindi, insomma, mi pare che ci siano un po’ di chiacchiere di troppo.
  Ci sono dei limiti evidenti che si sono riscontrati nelle gestioni di questi anni e sarebbe bene prenderne atto e farlo ognuno con un proprio esame di coscienza, perché qui non c’è una componente che può chiamarsi fuori. La gestione del sistema bancario è avvenuta, spesso, con la connivenza di responsabilità politiche o perché hanno fatto finta di non vedere o perché vedevano troppo. Ora prendere atto di questo sarebbe fare un gesto di grande onestà intellettuale; non so se il Parlamento sia in condizione di farlo, però, quantomeno, dovrebbe evitarci tutta questa sequela o questa sequenza di annunci che lasciano il tempo che trovano. Comunque, mi affido alle valutazioni che ha fatto il sottosegretario in ordine alle mozioni, che poi non cambiano certo, queste, il corso della storia. Voteremo conformemente ai suggerimenti che ci ha dato il Governo.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Grazie, Presidente. Poche riflessioni, sperando di poter dare un contributo, perché dal 2013, quando è iniziata questa legislatura, spesse volte il Parlamento e il Governo sono stati impegnati con provvedimenti per le banche, spesse volte questi provvedimenti sono stati strumentalizzati anche dalle opposizioni, dicendo che i Governi erano Governi per le banche e che quindi stavamo qui a lavorare per le banche.
  Allora, io penso che un pochino di onestà intellettuale la dovremmo avere tutti quanti; onestà intellettuale nel parlare, innanzitutto, di un'Unione europea che si è fermata esclusivamente a un'unione monetaria e non è andata oltre, di un'Unione politica che poteva sopportare e supportare meglio tutto quello che è accaduto, cari colleghi, dal 2008, quando è partita, in America, la crisi che poi ha investito tutta l'Unione europea. Dal 2008 in poi sono cambiate tante cose, sono cambiate tante cose negli equilibri tra i continenti, sono cambiate anche le regole, c’è stato l'obbligo di dover adeguare, aggiornare il sistema delle normative per poter far fronte a una crisi economica che è cominciata nel 2008 e che ancora oggi persiste, con tanti anni dove il PIL della nostra Italia, e non solo della nostra Italia, è stato negativo. Allora un'operazione verità, in questo periodo, bisogna farla, perché già ho ascoltato alcuni colleghi che stanno qui dentro da molto tempo prima di me e che magari hanno fatto anche i parlamentari con ruoli importanti, sono stati esponenti di Governo – sicuramente lo farà anche dopo il collega Brunetta – scaricare tutte le responsabilità che questo Parlamento e questo Governo hanno affrontato in questo periodo a questa precisa epoca storica, a questo preciso Parlamento e a questi Governi che abbiamo avuto negli ultimi tre anni. Invece, no, l'operazione verità va fatta; gli altri Stati, come la Germania, hanno immesso 238 miliardi di soldi pubblici nel sistema bancario, la Francia ha immesso soldi pubblici nel sistema bancario francese, la Spagna ha immesso soldi pubblici per salvare il proprio sistema bancario. L'operazione verità e, quindi, la Commissione di inchiesta – che noi vogliamo e che vogliamo, però, che riparta dal 2008 – risponderà alla domanda d'obbligo: ma il Parlamento italiano, nel 2008, quando gli altri Stati immettevano soldi pubblici per salvare e tutelare i loro sistemi bancari, lo ripeto, il Parlamento italiano, nel 2008, nel 2009 e nel 2010 dove era ? Il Governo, gli esponenti del Governo che poi parleranno dove erano ? Come dicevo prima a partire da Brunetta, dove era lui quando era Ministro ? Perché in quel periodo non sono stati immessi o attivati quei sistemi che potevano garantire e tutelare il nostro sistema bancario ? Invece, no; siamo arrivati a questa legislatura con tutti questi problemi, dopo una lunga crisi economica che ha messo in ginocchio il sistema bancario italiano; molte banche sono in difficoltà, ma non sono in difficoltà o, perlomeno quelle che sono state salvate, non sono in difficoltà esclusivamente – anche qui ci saranno autorità che accerteranno, ci sarà la giustizia che accerterà – per responsabilità attribuibili esclusivamente agli esponenti aziendali, ci sarà stato qualche esponente aziendale che si assumerà la responsabilità e dovrà pagare e noi siamo per farlo pagare, ma siamo convinti che molte crisi del sistema bancario siano frutto di una crisi economica che è durata troppi anni senza che il Governo o il Parlamento abbiano fatto, negli anni passati, i giusti i giusti correttivi.
  Allora, noi, come Scelta Civica, vogliamo che si faccia chiarezza, facendo una Commissione di inchiesta che parta dal 2008 e vedremo così che delle responsabilità politiche usciranno fuori dalla Commissione stessa. Inoltre, crediamo che i cittadini debbano essere tutti quanti uguali, così come recita la nostra Costituzione. Invece, abbiamo avuto, purtroppo, in questa fase, dei cittadini di serie A e dei cittadini di serie B; ci sono stati alcuni azionisti delle quattro banche, ma ancora prima degli azionisti della Cassa di Risparmio Pag. 37di Pescara e della Cassa di Risparmio di Teramo che hanno perso tutto e, oggi, abbiamo degli azionisti – io dico, per fortuna – che non perderanno nulla e cioè gli azionisti del Monte dei Paschi di Siena. Allora, bisogna che questo Parlamento si ponga il problema che bisogna ripristinare un'equità, trovare una soluzione. È un appello che faccio a tutti i partiti: una soluzione che va trovata nella conversione del decreto che approderà qui nelle prossime settimane per fare in modo di ripristinare quell'equità tra gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati del Monte dei Paschi di Siena, della Cassa di risparmio di Teramo, della Cassa di risparmio di Pescara, della Cassa di risparmio di Chieti, della Cassa di risparmio di Ferrara, della Banca Etruria, della Banca Marche e di tutte quelle banche dove gli azionisti e i risparmiatori possessori di obbligazioni subordinate hanno perso e hanno rimesso soldi. Riteniamo che sia un atto di correttezza, di giustezza ed equità fare in modo che i nostri risparmiatori siano trattati allo stesso modo e non ci siano, come dicevo prima, cittadini di serie A e di serie B. Il nostro impegno in questo senso sarà massimo e ci auguriamo che tutte le forze politiche ci aiutino a ripristinare questa equità. Un altro impegno contenuto nella nostra mozione è andare oltre per quanto riguarda i depositi che costituiscono risparmi di persone e di famiglie che hanno fatto sacrifici negli anni: andare oltre la soglia di 100.000 euro del bail-in esclusivamente per le persone fisiche. Quindi noi voteremo come Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE tutte le mozioni che andranno verso questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il gruppo di Civici e Innovatori voterà le mozioni secondo quanto indicato dal Governo e voterà a favore dell'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare perché abbiamo discusso a lungo delle norme sul bail-in e noi abbiamo sempre sostenuto che, in linea di principio, la regola per la quale ad essere intaccati siano prima gli azionisti e i creditori di un istituto bancario e poi i contribuenti è un principio sano, non è un principio sbagliato perché contribuente e azionista od obbligazionista sono due cose diverse e devono restare cose diverse. In questo senso siamo assolutamente favorevoli e abbiamo inserito nella mozione la proposta di intervenire per modificare la normativa sul bail-in per consentire uno spazio maggiore in determinate situazioni quando ci sono crisi bancarie ma il principio del «vanno risarciti sempre tutti e in qualsiasi caso» è un principio per noi sbagliato perché una cosa è il risparmiatore truffato e una cosa il risparmiatore consapevole che investe in un titolo rischioso. Quello si è preso un rischio e avrà i suoi rimedi contro la società ma non può pretendere che siano i contribuenti a pagare. Dico però al collega Capezzone che persino il suo referente inglese David Cameron, quando fu privatizzata la banca inglese Northern Rock, disse: se non c’è il mercato è un fallimento del sistema ma la nazionalizzazione va fatta. Pertanto la realtà è che in questi casi gli interventi statali, che noi non vorremmo, è evidente che si fanno per tutelare il contribuente e non si fanno per tutelare soltanto il risparmiatore perché si assume – credo a ragione – che, se banche e sistemi di determinate dimensioni saltano e lo Stato non interviene, sono i contribuenti a pagare la crisi bancaria nel suo complesso. Quindi pensiamo ad una grande attenzione nell'investimento del denaro pubblico, ad una grande attenzione sulle cause che hanno portato all'utilizzo del denaro pubblico e quindi diciamo sì alla Commissione di inchiesta. I componenti del nostro gruppo hanno firmato una proposta di legge sulla Commissione di inchiesta nel dicembre 2015. Pensiamo – lo dico al collega Tabacci – che sì, forse i tempi Pag. 38saranno brevi, ma che se non si avvia questo tipo di Commissione in questa legislatura sarà molto difficile che avvenga nella prossima. Quindi credo che il Parlamento debba assumere una responsabilità in questo senso e poi, se non avrà finito i lavori, starà al prossimo Parlamento insediarla di nuovo. Ne abbiamo alcune che sono state insediate una decina di volte: quindi credo che non sia un problema fare questo. Gli altri aspetti da verificare nell'ambito della Commissione d'inchiesta: sarà importante accertare con trasparenza le responsabilità anche di eventuali debitori, verificando situazioni anomale ma noi siamo totalmente contrari a norme che prevedano la pubblicazione generica di elenchi di debitori senza una Commissione d'inchiesta, senza un approfondimento perché tutto si trasformerebbe in una gogna mediatica per la quale a far saltare la banca è stato l'imprenditore che è andato in crisi e non la banca che gli ha dato soldi in maniera negligente.
  Questo è un sistema assurdo perché il rischio d'impresa include il fallimento. Se un'azienda fallisce non deve essere necessariamente esposta ad un assalto mediatico senza che si accerti in quale contesto quel credito è stato erogato, da cosa è stata determinata l'insolvenza e se ci sono responsabilità della banca e delle Autorità di vigilanza.
  Nella mozione, inoltre, noi abbiamo proposto impegni specifici che apprezziamo molto che il Governo abbia accettato. Il primo, introdurre norme che rafforzino le limitazioni e i vincoli per gli istituti bancari nella vendita di prodotti propri e nella vendita di prodotti che di fatto spostano sui clienti della banca i debiti della banca ovvero vendere obbligazioni tanto più se condizionati all'acquisto di azioni. Conosciamo quanto è avvenuto in relazione alle banche venete dove questo fenomeno è stato molto intenso e spero che la magistratura su questo abbia modo di intervenire.
  Poi pensiamo che si debba intervenire prevedendo che, dove lo Stato mette i soldi, lo Stato possa sempre promuovere per conto della società l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, a prescindere da quello che ha deciso la società prima, e anche qui ci sono casi, sempre in Veneto, nei quali l'azione di responsabilità non è stata promossa per motivi che al resto d'Italia sono sembrati misteriosi.
  Infine, abbiamo proposto di prevedere che gli amministratori delle banche che richiedono denaro pubblico possano magari ricevere compensi ulteriori rispetto al normale stipendio base ma che questi siano legati ai risultati della banca e soprattutto, come è stato fatto negli Stati Uniti, possano essere erogati soltanto dopo che lo Stato ha recuperato il valore del suo investimento perché, se lo Stato e i contribuenti pagano, gli amministratori devono essere premiati quando lo Stato e i contribuenti hanno recuperato i loro soldi.   Quindi, concludendo, noi siamo per la massima trasparenza e vogliamo una Commissione d'inchiesta su tutto quello che è accaduto nel sistema bancario negli ultimi anni, non su singole banche come ho letto da alcune parti; vogliamo che in quella sede si accertino responsabilità eventuali dei debitori e vogliamo che siano migliorate le norme sia per prevenire la vendita di prodotti che sono pericolosi per i risparmiatori – abbiamo fatto proposte specifiche – sia che vengano previsti strumenti che consentano di rendere davvero responsabili coloro che hanno provocato i danni ai risparmiatori.
  Come Civici e Innovatori, ripeto, voteremo secondo le indicazioni del Governo e voteremo a favore della Commissione d'inchiesta e speriamo che le misure concrete che noi abbiamo proposto trovino il consenso di tutta la Camera (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. È più di un anno che noi abbiamo chiesto l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta parlamentare sulla situazione bancaria ed è dall'inizio della crisi degli Pag. 39istituti di credito che il Parlamento viene tenuto ai margini della gestione di questa crisi e, dopo un anno di attesa, non possiamo più tollerare che il Governo prosegua in questa gestione totalmente improvvisata, fatta di provvedimenti tampone che, invece di risolvere il problema, non fanno altro che acuire le emergenze che via via nel tempo si presentano sempre più gravi e sempre più drammatiche.
  Non possiamo più accettare che gli unici a pagare le conseguenze tra i portatori di interessi di questa crisi siano i risparmiatori italiani, gli unici che finora ci hanno rimesso totalmente, in alcuni casi in modo drammatico, i risparmi di una vita intera, senza che gli istituti di sorveglianza siano stati messi in discussione, senza aver visto un solo atto di dimissioni da parte dei vertici della Consob e di Banca d'Italia e senza che la dirigenza di queste banche, di questi istituti di credito che si sono macchiati di gravi inadempienze e di mala gestio, sia stata in qualche modo sottoposta a giudizio di qualche tribunale particolarmente solerte.
  Gli unici, come ripeto, a pagare le conseguenze di questa crisi sono stati i risparmiatori. Noi, in questa fase, abbiamo bisogno finalmente di fare un'operazione di chiarezza, di trasparenza, di verità e di giustizia, soprattutto, per poter ripartire, e abbiamo bisogno, come detto in altre occasioni, di un'analisi approfondita di quali siano le cause che hanno portato a questa situazione da cui sembra non siamo capaci di uscire.
  Si è citata la crisi del 2008: senz'altro, quella ha colpito tutti i Paesi, ma c’è un'incapacità da parte dell'Italia, di questo Paese, di reagire alla crisi e di uscire dalla crisi, secondo il nostro parere – continuiamo a insistere, ma vediamo che siamo sempre meno soli – soprattutto a causa di questa innaturale rigidità del sistema dei cambi, che stiamo subendo per la nostra adesione azzardata alla moneta unica. Una partecipazione all'unità monetaria che stiamo pagando noi e che sta mettendo nei guai, parallelamente, anche la Germania, e che lega due economie, ma soprattutto due popoli d'Europa così diversi, con economie fondamentali così diverse, a una innaturale fissazione del cambio della valuta.
  Noi chiediamo che si faccia una riflessione profonda anche su questo aspetto, perché il nostro parere è che se non si parte da questo, dalla soluzione di questo grave limite, non potremo avere prospettive di uscire da questa crisi, di far ripartire la nostra economia e saremo condannati a una deflazione dei salari, che, abbiamo visto, sta mettendo in crisi l'intero settore produttivo del nostro Paese, con tutte le conseguenze negative che stiamo vivendo in questo periodo, senza una prospettiva seria di uscita e di soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, signora Presidente, noi di Area Popolare voteremo la mozione a prima firma Rosato, che abbiamo sottoscritto a seguito di modifiche sostanziali apportate nella stessa mozione e accolte, appunto, dai firmatari e dal Partito Democratico.
  La sostanza più forte, la proposizione che ci ha convinto di più è proprio quella della richiesta di una Commissione d'inchiesta sulla crisi del sistema bancario. Commissione d'inchiesta che noi chiediamo in maniera coerente da un paio d'anni: è da un paio d'anni che si parla con abbastanza frequenza di banche in questa sede, anche se, e lo abbiamo detto più volte, avvertiamo tutti i rischi di una Commissione d'inchiesta su una materia delicata come quella della crisi del settore bancario, che è un pilastro dell'economia di questo Paese. Noi pensiamo che, però, il Parlamento debba e si possa immaginare una Commissione responsabile, che non sia una fabbrica di gossip giornaliero, che metta al ludibrio dell'opinione pubblica, ogni giorno, magari, un nuovo istituto bancario: sarebbe davvero irresponsabile affrontare un lavoro parlamentare in questo senso. Mentre, siamo convinti che, Pag. 40invece, una Commissione d'inchiesta bicamerale – che si muova sulla volontà seria di approfondire le questioni e di trovare anche gli strumenti per mettere in campo una legislazione più efficace per il futuro – sia uno strumento utile.
  Ripeto, capiamo le paure della Banca d'Italia e del sistema bancario, ma pensiamo che il livello di dibattito pubblico raggiunto nel Paese su questo tema debba anche interessare il Parlamento in una Commissione formale. Quindi, è questo che ci ha convinto a sottoscrivere e a votare la mozione Rosato, questo in primis.
  Per quanto riguarda il discorso sul sistema bancario, purtroppo, Presidente, questo tema così importante è assolutamente confuso dalle nebbie della strumentalizzazione politica, che, di volta in volta, tra l'altro, su questo tema sostiene tutto e il contrario di tutto. Il sistema bancario italiano è un sistema che usciva dalla crisi di Lehman in maniera eccellente.
  Le banche italiane non avevano al loro interno prodotti tossici, come molte altre banche di molti altri Paesi importanti dell'area euro, ma anche extra-europei. E quindi, a quella crisi non si rispose con un'iniezione di capitale pubblico nelle banche e con un rafforzamento del capitale delle banche con soldi pubblici, come è stato fatto in tantissime altre economie, negli Stati Uniti prima di tutto, ma anche in Germania, in Inghilterra, in Francia, in Spagna. Noi non avemmo bisogno di quella iniezione di capitale pubblico nel patrimonio delle banche, perché le banche italiane non avevano quel tipo di patologia – o lo avevano solo in misura molto irrilevante – che, invece era molto forte nel resto del sistema bancario europeo e mondiale.
  Dopodiché ci sono stati otto anni di crisi forte, pesante, che hanno degradato il sistema del credito immancabilmente. È chiaro che ci sono anche episodi di mala gestio, episodi di compromissione con la politica, episodi di compromissione con affari poco leciti, ci sono, la magistratura li deve perseguire, ci mancherebbe altro, ma se noi limitassimo a questo fenomeno il fenomeno della crisi del sistema bancario italiano e dell'appesantimento dei bilanci con i cosiddetti non performing loan, cioè i crediti deteriorati, faremmo un'analisi molto parziale. Purtroppo, in questi anni si sono deteriorati i conti economici delle aziende, abbiamo perso miliardi di prodotto interno lordo, è chiaro che il merito di credito di queste aziende è calato, è chiaro che i crediti che avevano in pancia le banche si sono fatalmente deteriorati.
  Da questo punto di vista, però, voglio dire un'altra cosa: la narrazione che qui ripetono tutti, che gli amministratori delle banche sarebbero esclusi da ogni tipo di responsabilità, è una narrazione che, se la volete dire, continuatela a dire, ma io vi invito ad aprire su internet il bollettino dalla Banca d'Italia e vedere le sanzioni erogate negli ultimi due anni agli amministratori della Banca di Cesena, della Banca di Ferrara, della Banca Marche, della Tercas, del Monte dei Paschi di Siena: parliamo di sanzioni che superano le centinaia di migliaia di euro a testa ! Quindi, potremmo dire che sono poche, potremmo dire che dobbiamo dare pene molto più forti, ma non si può continuare a dire che gli amministratori non pagano nulla, perché gli amministratori pagano e hanno pagato. Dopodiché, è aperto il dibattito su un sistema di sanzioni più efficaci, naturalmente questo al netto delle azioni di responsabilità e delle azioni sul piano penale, che pure sono in corso in molte situazioni di crisi bancarie. Quindi, io credo che si debba fare chiarezza su questo.
  Un'altra questione che in questi anni, purtroppo, abbiamo trattato con molta superficialità anche in questo Parlamento è la questione dell'Unione bancaria europea. Noi spesso abbiamo recepito direttive, non chi vi parla, ma abbiamo recepito direttive con grande inconsapevolezza e sull'onda anche del furor di popolo. La BRRD famigerata, cioè il famigerato bail-in, è nato sullo scandalismo e sulla indignazione dell'opinione pubblica europea rispetto al finanziamento delle banche con capitale pubblico con soldi dei contribuenti, Pag. 41e quindi si è dato un limite a quel meccanismo. Dopodiché, è stata fatta la vigilanza unica.
  Oggi – lo dico al Governo, al sottosegretario Baretta – il primo obiettivo da raggiungere è che si completi l'Unione bancaria europea, perché il sistema bancario italiano ha necessità oggi che si arrivi al terzo pilastro, cioè a quello della tutela dei depositi, che è fondamentale, anche in termini psicologici, per la tenuta e la stabilità del sistema bancario. Questo è il tema forte che, secondo me, questo Parlamento deve stressare rispetto al Governo e rispetto alla partecipazione ai Consigli europei: noi dobbiamo completare l'unione bancaria e in questo momento è clamorosamente zoppa, avendo realizzato il sistema unico di risoluzione, dentro cui c’è il bail-in, il sistema unico di vigilanza, dentro cui ci sono norme molto stringenti sulla concessione del credito e sulla penalizzazione degli amministratori, oggi bisogna di fretta arrivare anche alla tutela dei depositi, che metterebbe in campo un sistema di garanzie europeo che potrebbe anche psicologicamente scoraggiare speculazioni e scommesse al ribasso sul sistema bancario italiano.
  Dopodiché sulle banche, ripeto, non si può dire tutto e il contrario di tutto: io in quest'Aula ho sentito autorevoli colleghi che sostengono un giorno che le imprese non riescono ad avere fondi da finanziamento alle banche, che manca credito, che non c’è, che c’è un blocco del credito sull'economia e poi il giorno dopo ci criticano la distribuzione del credito che hanno fatto alcune banche in questi anni.
  Non sempre c’è del dolo in questo, ci sarà a volte, lo scopriremo.
  Leggo che c’è grande passione sulla pubblicazione dei cento creditori. Va bene, sarà una cosa giusta, ma insomma è gossip. Poi dopo ci scateneremo, magari molti di quelli sono imprese serie, che purtroppo hanno visto il loro mercato stringersi. Molti altri invece saranno persone che hanno ottenuto credito senza avere il merito e che hanno... ma non credo che questa discussione sia utile metterla in pasto al dibattito pubblico.
  C’è chi deve portare avanti inchieste ed indagini: lo faccia e lo faccia con la massima severità.
  Così come è impossibile sostenere – anche se nella mozione nostra c’è – che ci sia una tutela dello Stato generalizzata su qualunque risparmiatore: è chiaro che lo Stato si deve occupare del risparmio e della tutela del risparmio, è chiaro che deve intervenire in situazioni in cui c’è un'evidente sottovalutazione del profilo di rischio o addirittura un dolo nella concessione o nel mettere in commercio alcuni strumenti d'investimento, ma è chiaro anche che affermare un principio per cui lo Stato interviene su ogni crisi bancaria a tutelare i risparmiatori introduce un rischio di azzardo morale spaventoso.
  È chiaro che io non investirò più in BOT o in titoli a basso rendimento...

  PRESIDENTE. Deve concludere onorevole.

  PAOLO TANCREDI. Ho chiuso: se c’è lo Stato che rimborsa tutto, mi converrà sempre investire sui titoli a maggior rischio e questo drogherebbe il mercato in una maniera secondo me inopportuna.
  Ma comunque voteremo questa mozione di maggioranza, in cui per fortuna finalmente c’è da parte di tutti anche l'accettazione di un percorso di una Commissione d'inchiesta con alcuni limiti e alcuni paletti e siamo pronti anche ad affrontare il prossimo dibattito invece sul decreto del Governo di questi giorni sulla crisi delle banche.

  PRESIDENTE. Ricordo che la mozione Rosato ed altri n. 1-01456 è stata sottoscritta anche dai deputati Lupi e Tancredi, che ne diventano rispettivamente il secondo e il quarto firmatario.
  Avverto altresì che, con il consenso degli altri sottoscrittori, la mozione n. 1-01460 deve intendersi a prima firma del deputato Villarosa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Io mi chiedevo, signor sottosegretario, Pag. 42se dovessi o meno ringraziarla per il fatto di essersi rimesso all'Aula e quindi presumibilmente di aver dato di fatto il via libera ad una mozione di indirizzo che impegna Governo e Parlamento ad approvare l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sui fenomeni bancari e sui fenomeni negativi che hanno colpito le banche, in particolar modo Monte dei Paschi di Siena e le quattro mandati in risoluzione lo scorso anno.
  Ecco, io però, devo dirlo onestamente, non mi sento di ringraziarla, perché è da un anno che noi stiamo dietro a questa cosa, è da un anno che questo Parlamento chiede ripetutamente, lei lo sa, io e altri deputati, è a verbale della Commissione Finanze, ripetutamente, ad ogni Ufficio di Presidenza, abbiamo richiamato per un anno il fatto che si dovesse istituire una Commissione di inchiesta parlamentare quando ce n'era il tempo e quando questa Commissione avrebbe potuto ragionevolmente lavorare proficuamente e forse anche contribuire a far sì che alcune situazioni come quella di Monte dei Paschi di Siena non si deteriorassero ulteriormente, arrivando al punto in cui sono arrivate.
  Forse avrebbe potuto fare trasparenza in anticipo e non come sempre quando tutti i buoi sono scappati o sono in fuga.
  E invece arriviamo adesso, con un Governo a termine, con una legislatura che si avvia comunque, persino se dovesse arrivare a scadenza naturale, verso la fine, a dire che sì, forse, con i tempi che il Parlamento vorrà darsi, quindi presumibilmente non prima di un mese, si potrà avere questa Commissione di inchiesta, con tempi assolutamente ridotti per lavorare.
  Ecco, io non credo che sia questo il contributo che il popolo italiano poteva aspettarsi dal Parlamento, con tutte le situazioni drammatiche, rispetto al sistema bancario, che sono andate in evoluzione in questi mesi.
  Eppure siamo qui, siamo qui in una legislatura che ha parlato continuamente di banche, perché abbiamo visto un mondo cambiare in qualche modo, cambiare attorno ai nostri occhi, a partire dalla questione del bail-in, che se vogliamo è quella che ha indirizzato e determinato tutto quello che è successo poi, introduzione del bail-in che, anche in questa Camera, è stata fatta con un dibattito assolutamente non all'altezza delle necessità, un dibattito veloce, rapido, quasi scontato, burocratico, che ha determinato il fatto che in questo Paese si sia cambiata completamente la regola scritta e non scritta che regolava il sistema bancario senza nemmeno una discussione.
  Ora – voglio dirlo molto chiaramente – il sistema bancario che a noi piacerebbe e il rapporto fra politica e banche che a noi piacerebbe è quello che non è ipocrita, è quello che non fa finta che la politica debba trattare il sistema bancario come si tratta qualsiasi impresa quando si tratta, negli anni, di dividere dividendi per miliardi di euro e di dare supercompensi ai manager e quando poi questo sistema determina eventualmente una crisi e determina la necessità di un intervento pubblico, allora ricordarsi che si può arrivare da un lato con il sostegno dei contribuenti e dall'altro andando a colpire i piccoli risparmiatori, con la scusa della condivisione degli oneri.
  Noi vorremmo una politica che abbia il coraggio e la responsabilità di assumere il fatto che il sistema bancario non è un sistema che ha la stessa funzione all'interno dell'economia di quello che può essere la metalmeccanica, la chimica o tutti gli altri, perché in qualche modo è il sistema nervoso che collega tutti e tiene in piedi tutti all'interno del sistema capitalistico.
  E allora, se è così, è dall'inizio che la politica deve regolamentare, è dall'inizio che la politica deve indirizzare, è dall'inizio che deve impedire che i manager abbiano dei supercompensi, che deve evitare politiche commerciali ultra aggressive, che deve vigilare sul fatto che il risparmio venga tutelato, che i risparmiatori non vengano coinvolti in investimenti rischiosi, deve verificare che il credito venga erogato all'impresa, perché poi in definitiva tutti i risparmi che i cittadini italiani mettono nel sistema bancario a questo dovrebbero Pag. 43servire: se fa tutto questo, allora anche laddove ci siano delle difficoltà può anche intervenire con denaro pubblico, perché è coinvolto dall'inizio e indirizza tutto il sistema verso un interesse pubblico collettivo.
  Non sono cose nuove, sono cose che anche in questo Paese abbiamo conosciuto, anche in questo Paese e fino a non molti anni fa.
  In questo modo, le banche danno credito alle imprese, che possono a loro volta fare investimenti.
  Con il bail-in, che voi avete apparentemente introdotto come sistema moralizzatore, perché si dice «chiunque abbia investito deve stare attento, perché saprà che può rimetterci i suoi soldi», l'unico effetto che si è ottenuto, almeno fino ad oggi, è un sistema bancario completamente diverso, un sistema bancario dominato da pochi grandi gruppi progressivamente, con sempre meno raccolta diretta e in cui di fatto, un po’ alla volta, succederà che alle imprese non verrà più chiesto di andare a prendere denaro dalle banche, che non lo daranno più, perché una volta che sanno di doversi far carico fino all'ultimo centesimo di tutti i rischi e avendo meno capitale messo a disposizione dai risparmiatori, che tolgono i risparmi dai depositi, a quel punto restringeranno il credito e alle imprese toccherà autofinanziarsi con altri sistemi.
  Peccato che un sistema come il nostro, che si fonda su una rete di piccole e medie imprese – e il Governo dovrebbe saperlo, perché è da anni che proviamo a trovare strumenti alternativi di credito rispetto al sistema bancario, senza riuscirci in modo strutturale – farà molta fatica a trovare altri sistemi di accesso al credito, farà molta fatica è un eufemismo.
  Pertanto da un sistema regolato, in cui la politica si fa responsabilmente carico, dall'inizio alla fine, di quello che è il sistema del credito, andiamo ad un sistema sregolato, in cui istituti sempre più grandi si comporteranno tutti, di fatto, come banche d'affari, andando a privilegiare i grandi gruppi, che sono poi anche quelli che lasciano i grandi buchi, a danno di quello che è un sistema reticolare di piccole e medie imprese.
  Così, però, un po’ alla volta, è tutto il nostro sistema economico a soffrire. Questo è il punto di partenza. Da questo punto di partenza, che noi non abbiamo condiviso dall'inizio, va dietro tutto. Va dietro la riforma delle banche popolari, fatta anche in questo caso con un'idea, da un lato, di gigantismo, cioè l'idea che si debba aggregare il tutto, e, dall'altro, con l'idea che l'unico modo per ricapitalizzare le banche e tenerle sul mercato sia quello di cercare dei mitici investitori, dei grandi investitori italiani o stranieri, più spesso stranieri che italiani, che, peraltro, come dimostrano anche le vicende recenti, non si trovano. Poi vi è la riforma delle banche di credito cooperativo, su cui noi, di nuovo, vorremmo una parola chiara dal Governo, vorremmo che vigilasse perché nel nuovo statuto dei gruppi che verrà fatto si mantenga l'autonomia delle banche di territorio, altrimenti, anche in questo caso, a soffrirne sarà l'erogazione del credito verso i piccoli e non si creeranno dei gruppi che danno maggiori garanzie interne, ma si creerà, di fatto, un'altra maxi banca, che opererà con le solite logiche con cui operano le maxi banche: il rating automatizzato, il credito solo a chi può dare determinati rendimenti indietro, le decisioni centralizzate e la massima valorizzazione del capitale investito come unico obiettivo, perché così ragionano i grandi istituti.
  Infine, arriviamo, ovviamente, a quello che è stato il grande disastro compiuto dal Governo Renzi, cioè la risoluzione delle quattro banche, che ancora oggi paghiamo e che, sotto certi aspetti, è all'origine anche della accelerazione nella crisi di Monte Paschi di Siena, cioè quando in questo Paese si è dichiarato ufficialmente che i risparmi degli italiani non sono più al sicuro, cioè che saltava quell'implicita garanzia per cui lo Stato in ultima istanza si sarebbe fatto garante della solidità del sistema. Questa cosa è stata fatta con una leggerezza assoluta più di un anno fa e ancora ne paghiamo le conseguenze, con Pag. 44l'aggravante che, anche rispetto a quei risparmiatori che hanno perso i soldi un anno fa – tanti soldi –, che poi sono stati vieppiù illusi, passo dopo passo, di poterne recuperare una parte, ma sempre con meccanismi che hanno impedito che questo avvenisse per tutti, anche per i meritevoli talvolta, ora ci ritroviamo al paradosso che su Monte Paschi Siena si utilizzano regole diverse e più tutelanti di quelle utilizzate un anno fa per gli altri. Mentre un anno fa non si sono salvati neanche i piccoli risparmiatori, adesso si rischia di salvare anche gli speculatori e questo, francamente, è intollerabile.
  Un'ultima parola sulla questione della trasparenza. Io credo che un Parlamento che arriva a preoccuparsi, anche solo in uno o due interventi, di salvaguardare la privacy o la riservatezza di chi ha portato centinaia di milioni di euro di buco all'interno della terza banca del Paese, che oggi verrà salvata solo perché quei buchi saranno coperti con i soldi dei contribuenti italiani, il fatto che davanti a questo qualcuno si preoccupi di salvaguardare la privacy di imprenditori falliti, anziché fare un'operazione di trasparenza, francamente, per me è incredibile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Grazie, Presidente. Colleghi, Forza Italia ha spinto con grande decisione perché ci fosse oggi, in quest'Aula, questa discussione. Abbiamo chiesto la calendarizzazione della nostra mozione non per piantare una bandierina, ma perché riteniamo con serietà che si debba, dapprima, discutere e, poi, agire senza indugio sulla questione della crisi del sistema bancario. Infatti, parlare di banche significa parlare di credito, ma significa parlare anche di risparmio. Parlare di credito significa parlare di imprese, di famiglie, cioè significa, Presidente, parlare di economia e di società. Ma parlare di risparmio significa parlare della nostra storia, della nostra cultura e sostanzialmente del nostro essere nazione: significa parlare di noi stessi. Quante volte abbiamo ripetuto all'estero che abbiamo – sì – un grande debito pubblico, ma abbiamo anche un grande risparmio privato ? Quando si incrina il rapporto fiduciario tra correntista e banca, tra cittadino e istituto di credito, si incrina una parte decisiva dei meccanismi di funzionamento della nostra nazione e della nostra comunità.
  Allora, noi ci siamo preoccupati di promuovere questa discussione perché volevamo arrivare al risultato dove oggi sembra si possa arrivare: fare una grande operazione di verità e di trasparenza non contro qualcuno – badate bene ! –, ma per ricostruire la credibilità del sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), per costruire la credibilità del nostro sistema sui mercati e nel mondo. Ciò significa anche finalmente dotare questo Paese di quella strategia, che fino ad oggi – ahinoi ! – non abbiamo visto, nell'affrontare la questione bancaria. Infatti, senza voler essere polemici in alcun modo, sino ad oggi abbiamo dovuto affrontare in quest'Aula ripetute discussioni su provvedimenti tampone, portati all'ultimo momento, spacciati per riforme e che, poi, si sono rivelati, come minimo, un po’ fallaci. Non voglio qui ricordare l'elenco dei provvedimenti in materia che i vari Governi che si sono succeduti in questa legislatura ci hanno propinato, ma il provvedimento sulle banche popolari è stato stoppato dal Consiglio di Stato; della riforma del credito cooperativo abbiamo una parvenza di informazione, ma certamente non tutta la necessaria capacità di analisi; sulla vicenda del salvataggio delle quattro banche sappiamo solo che, per ora, i risparmiatori non sono stati resi capaci di recuperare quanto avevano perduto e via discorrendo.
  Allora, noi, che siamo o che vorremmo essere seri, abbiamo ritenuto che questa operazione di verità fosse non il necessario punto di arrivo, ma il necessario punto di partenza per recuperare la credibilità del nostro sistema Paese. Noi dobbiamo fare Pag. 45chiarezza su molti punti, onorevoli colleghi. Dobbiamo fare chiarezza su come ha funzionato la vigilanza italiana. Io voglio ricordare qui che nel 2009 dalla Banca d'Italia ci vennero a spiegare che le nostre erano banche «assolutamente solide», cito testualmente. Dobbiamo capire se la Consob ha funzionato. Dobbiamo lavorare con grande determinazione per cambiare quelle regole capestro che l'Europa e la vigilanza europea ci stanno imponendo, a tutto vantaggio di altri Paesi e con grande nocumento del nostro sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). È inaccettabile che la vigilanza europea si basi su principi e presupposti che sono gli stessi che aveva Lehman Brothers al momento del suo fallimento. Avere un leverage del 3 per cento nel rapporto tra capitali attivi bancari significa essere così pazzi da andare incontro a un disastro, significa cioè, sostanzialmente, penalizzare quelle banche che hanno sofferenze importanti, come quelle italiane, ma hanno solide garanzie, quindi garanzie liquidabili, mentre significa consentire ad altre banche di altri Paesi di continuare a tenere in pancia titoli derivati, che sono quelli senza prezzo di mercato, i cosiddetti Level 3 Assets, cioè significa consentire a tedeschi e francesi di fare il loro proprio comodo e mettere in difficoltà soltanto il sistema bancario italiano, che significa mettere in difficoltà le nostre imprese, che significa mettere in difficoltà le nostre famiglie, che significa spesso anche vanificare provvedimenti che il Parlamento prende, perché il giorno dopo ci viene spiegato che debbono essere aggiustati a seconda di come qualcuno ritiene più opportuno per i propri comodi. Infatti, la vicenda del Monte dei Paschi ci dimostra in maniera plastica come l'esborso che lo Stato deve fare è cambiato in maniera drammaticamente pesante per noi nel giro di due, tre mesi: si è passati da un esborso possibile di 5 miliardi sino agli 8 miliardi. In buona sostanza, questo Paese o capisce che deve rinegoziare le regole della propria presenza nell'Unione bancaria europea oppure ogni sforzo sarà vanificato. Ecco perché serve l'operazione verità e l'operazione trasparenza. Io adesso stavo scherzando con il mio capogruppo, dicendo che credo che l'unico che non avesse proposto la Commissione di inchiesta era Brunetta, cioè il 17 dicembre dell'anno scorso, lui non l'aveva proposta e prendiamo atto che eravamo gli unici a non averla proposta. Però, battute a parte, noi stiamo cercando di lavorare con serietà, perché questa operazione verità ci porti a correggere gli errori del passato e ci porti a dare una tutela autentica ai risparmiatori tutti e in maniera equa, non con provvedimenti diversi, a seconda del tipo di banca che si va a salvare, un'operazione che porti a verificare le responsabilità del management, che porti ad affrontare il tema drammatico del conflitto di interessi nell'ambito dei consigli d'amministrazione delle banche, da cui nascono una parte delle grandi sofferenze di alcune (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ci deve portare a lavorare – prendo atto che in tanti cominciano a essere d'accordo – per la separazione tra banche d'affari e banche commerciali. Ci deve portare a evidenziare in maniera trasparente. Fa piacere che anche il Sole 24 Ore lo scriva oggi: la trasparenza sui grandi debitori. E ci mancherebbe ! Dopo i soldi che ci mettiamo, o meglio, che ci mettono i contribuenti italiani, beh almeno sapere chi sono coloro che hanno fallito a pancia piena, insomma, mi pare anche il minimo sindacale. Ci deve portare a un intervento serio dello Stato in questi salvataggi, cioè lo Stato deve fare un intervento in termini imprenditoriali, altrimenti buttiamo via altri miliardi senza nulla ottenere. Ci deve portare a maggiore trasparenza sulle società che recuperano e acquistano i crediti deteriorati, perché qualcuno non faccia, come dire, eccessi di business.
  Insomma, noi vogliamo recuperare e vogliamo lavorare per ricostruire la credibilità del sistema Italia, vogliamo accertare le responsabilità, vogliamo correggere i gravi errori del passato e i meccanismi Pag. 46che regolano il sistema bancario, vogliamo che si lavori in Europa finalmente per nuove regole.
  La nostra stella polare, onorevoli colleghi, – e concludo – non è un populismo qualunquista, finalizzato ad una temporanea quanto effimera conquista del consenso, ma solo l'interesse dell'Italia e l'interesse degli italiani e credo che anche in questa circostanza lo stiamo dimostrando (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Come si suol dire, tutti i nodi vengono al pettine e mi sembra che siamo arrivati proprio in quella situazione, in cui il partito di maggioranza, il Partito Democratico, si rende conto di aver fatto una grandissima cavolata, nel recepire una direttiva, per la quale noi più volte abbiamo chiesto di aspettare, di riflettere e di rinviare al mittente.
  Quella famosa direttiva è la BRRD, è il bail-in. Il nostro sistema bancario non era pronto per recepire questa direttiva, eppure questa direttiva è stata recepita lo stesso. È avvenuto la scorsa estate, quando è stata data la delega al Governo di scrivere i decreti per recepire questa direttiva. Questo Parlamento ha detto sì al bail-in ! Il partito di maggioranza ha detto sì al bail-in e ha fatto pagare a 130 mila famiglie questo prezzo, il prezzo di aver utilizzato questa normativa.
  Noi eravamo contrari allora, siamo contrari adesso e lo scriviamo nero su bianco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E finalmente anche il Partito Democratico si è reso conto e ha scritto anch'esso nero su bianco che probabilmente la normativa sul bail-in va modificata. Benvenuti, benvenuti ! Buongiorno, signori del Partito Democratico ! Anche voi vi siete resi conto che qualcosa non va. Gli errori sono stati fatti e ora bisogna riparare questi errori.
  Ma una mozione non basta. Bisogna fare qualcosa di più, di più forte, bisogna riuscire a cambiare nettamente la normativa e con una mozione, purtroppo, non si può fare. Bisogna scrivere le leggi, bisogna modificare quanto è stato approvato. E se in Europa non vogliono, perché ci vogliono obbligare ad utilizzare questa normativa, che per noi è troppo penalizzante, dobbiamo riuscire a dire in Europa che questa normativa per noi non va bene. Bisogna effettivamente fare qualcosa di concreto. Ma il PD, se continua a fare solo mozioni, capiamo bene che qualcosa di concreto non lo sta facendo.
  Ma andiamo avanti. Perché il nostro sistema bancario non era pronto per recepire il bail-in ? Perché le banche sapevano che prima o poi sarebbe arrivata una normativa europea più stringente, sapevano che c'erano in ballo i famosi coefficienti patrimoniali ponderali. Ebbene, sapevano che prima o poi non avrebbero potuto fare ciò che han fatto negli ultimi anni, e cioè concedere crediti in modo allegro. E quindi che cosa han fatto ? Non hanno provveduto ad essere, per così dire, più coerenti e più attenti nell'erogazione del credito: hanno erogato credito ancora in modo più allegro, perché sapevano che sarebbero arrivate normative più stringenti !
  E, quindi, le sofferenze sono cresciute fino a più di 300 miliardi di euro. E la cosa è veramente spaventosa. Ma la cosa più spaventosa è che queste sofferenze sono cresciute in modo regolare: 20 miliardi ogni anno quasi. Che cosa vuol dire ? Vuol dire che queste sofferenze già c'erano, ma sono state tenute nascoste dei bilanci e, piano piano, le banche le stanno tirando fuori. Questo che cosa vuol dire ? Vuol dire che le banche sono state governate in modo non corretto. Vuol dire che le banche sono state gestite in modo non adeguato. Vuol dire che c’è stata malafede e noi questa malafede dobbiamo cercare di combatterla, ma combatterla con strumenti veramente concreti.
  Certo, ci sono state le sanzioni di Bankitalia, ma sappiamo che sono sanzioni minimali. Bisogna fare qualcosa per Pag. 47riuscire a far capire a chi gestisce le banche che non si possono dare finanziamenti ad amici, amici politici, senza che ci siano le dovute garanzie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo non è assolutamente opportuno.
  E finalmente arriva qualche nome, qualche nome dei famosi «prenditori» di denaro. Abbiamo visto il caso De Benedetti con Sorgenia, 600 milioni erogati da Monte Paschi di Siena, ma ce ne sono molti altri. Abbiamo visto una lunga lista dei finanziamenti di banca Etruria. Ebbene, i nomi iniziano a uscire, ma non bastano i nomi di chi ha preso i soldi, bisogna tirar fuori i nomi di chi questi soldi li ha prestati, di chi ha autorizzato, di chi c'era nei consigli di amministrazione, di chi ha portato avanti queste pratiche ! E bisogna tirar fuori tutti i nomi, anche di chi ha erogato questi prestiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E se queste persone sono state messe lì, in quei consigli di amministrazione, grazie al potere politico, che hanno avuto diversi partiti attraverso le fondazioni, di decidere chi sedeva nei consigli di amministrazione, è giusto che paghino anche i partiti. E, quindi, anche il Partito Democratico, che ha avuto una responsabilità diretta su Monte dei Paschi, è giusto che paghi. E troveremo il modo affinché anche il Partito Democratico riesca a pagare i danni che ha creato al Monte dei Paschi, alla nazione e al sistema bancario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Infatti, se vogliamo dirla tutta, il fatto di avere approvato la BRRD, il fatto di avere utilizzato la BRRD nel caso delle quattro banche e aver affossato 130 mila famiglie, avendole private dei risparmi che avevano investito in obbligazioni, vuol dire avere gettato discredito sull'intero sistema bancario ! Quindi, il Partito Democratico ha anche quella responsabilità. Il bail-in non andava attuato, bisognava prendere tempo, bisognava essere più severi sì con i banchieri, ma non in questo modo. E ora ve ne rendete conto solo oggi e questo è grave. È grave perché le responsabilità vanno assunte subito, in modo diretto, e servono cose concrete.
  Ebbene, Presidente, noi non siamo solo quelli che contestano e spesso lo facciamo anche così, in modo un po’ acceso, siamo anche quelli che propongono. Abbiamo proposto ben 19 punti in questa mozione, 19 punti che sarebbero cose da fare immediatamente, a partire dalla modifica, o anzi dal rinviare al mittente veramente tutta la normativa sul bail-in, a partire dal fatto di dare informazioni concrete, certe e precise su chi ha preso questi soldi e riservare questa informazione quantomeno ai clienti delle banche.
  Bisogna fare in modo che i fondi della Banca centrale europea vengano utilizzati non così, nell'acquisto magari di titoli di Stato o magari nell'acquisto di titoli di qualche impresa, ma utilizzati interamente per l'economia reale e questo non sta avvenendo. Fare in modo di vietare alcune procedure dannose per il nostro sistema finanziario e bancario, quali l'acquisto attraverso lo short selling o le vendite allo scoperto, oppure grazie a entrambi questi due sistemi. Queste vendite fanno veramente male a tutto il nostro sistema finanziario e quindi vanno vietate immediatamente.
  Per non parlare poi della nazionalizzazione di Bankitalia, ma ne parlerà meglio il mio collega Villarosa, che sta portando avanti una proposta di legge assolutamente dedicata alla nazionalizzazione della Banca d'Italia e alla eliminazione dei conflitti di interesse, dati dal fatto che Banca d'Italia è praticamente partecipata dagli stessi che sono controllati dalla Banca d'Italia e non sta veramente assolutamente in piedi.
  E poi, sui prospetti. Alcune persone sappiamo benissimo che hanno comprato queste obbligazioni subordinate senza sapere nulla. Il MiFID, quel famoso prospetto, quei famosi moduli che vengono riempiti in banca, sono stati riempiti così un po’ a vanvera, e i prospetti informativi delle subordinate sono veramente troppo complessi per chi ha acquistato quei prodotti. Ebbene, servono prodotti più mirati Pag. 48per queste persone, servono prodotti più precisi, servono prodotti chiari e soprattutto l'utilizzo di quei famosi scenari probabilistici, che sono stati vietati dall'attuale Presidente della Consob, ebbene quegli scenari vanno assolutamente utilizzati.
  Ma andiamo avanti. Sono stati penalizzati gli azionisti e obbligazionisti delle quattro banche. Per loro vanno previsti degli strumenti di ristoro, i famosi warrant, quantomeno per gli azionisti, quegli strumenti finanziari che danno la possibilità ad alcuni, ai vecchi proprietari, di essere risarciti, magari in un secondo tempo. Si chiamano warrant e vanno utilizzati.
  Per gli obbligazionisti serve qualcosa in più rispetto a ciò che è stato fatto. È stato previsto un rimborso forfettario, per l'80 per cento solo per alcuni. Ebbene, bisogna ampliare questa platea. Soprattutto, fateci dire una cosa: questo Parlamento, il Partito Democratico, ha fatto in modo di fare uscire i decreti sull'arbitrato – dopo quella famosa misura utile a chi non ha potuto accedere al rimborso forfettario – dopo la scadenza della possibilità di utilizzare il rimborso forfettario. Questo è stato veramente uno sgambetto a favore di quelle persone che erano indecise se utilizzare il rimborso forfettario o l'arbitrato. L'aver fatto uscire questi decreti dopo la scadenza del rimborso forfettario è stata veramente una cosa meschina – veramente meschina ! –, a sfavore di queste persone, che già hanno patito tantissimo. Sembra quasi un accanimento verso queste persone, che stanno pagando responsabilità che non avevano. Veramente, è una cosa vergognosa che non fa onore ai deputati del PD; questa cosa va veramente ricordata. Ma andiamo avanti.
  Ci sono persone che hanno acquistato queste obbligazioni sul mercato secondario, ma attraverso la stessa banca, cioè la stessa banca ha venduto loro obbligazioni, che però erano di proprietà di altre persone, e queste persone sono state escluse dal rimborso forfettario. Quanto meno, vogliamo che anche queste persone abbiano diritto a un rimborso forfettario certo ? No. Il Partito Democratico disse di no e continua a dire di no. Ma poi, ancora molte persone sono state escluse da questo rimborso: noi chiediamo veramente di fare qualcosa per ampliare i termini, anche se sono scaduti. Questi termini vanno riaperti, va data la possibilità di potere recuperare quanto possibile, attraverso anche un rimborso forfettario. Va data la possibilità, a chi ha accettato il rimborso forfettario, anche di potere accedere all'arbitrato per la parte residuale. Il Partito Democratico ha l'obbligo di intervenire in questo modo, è assolutamente un dovere civile. Ma andiamo avanti.
  Di cosa abbiamo bisogno ? Abbiamo bisogno che chi gestisce le banche lo faccia in modo più serio, e per farlo in modo più serio bisogna mettere paura a questi soggetti. Bisogna far loro capire che non vanno dati i finanziamenti per condizionamento politico, i finanziamenti vanno dati solo se ci sono effettivamente le garanzie o se effettivamente l'idea che viene portata avanti dall'azienda è un'idea buona, concreta, che veramente porta buoni frutti. Se attualmente, per chi commette un'appropriazione indebita, un furto oppure una bancarotta, all'interno del mondo bancario, le pene sono non troppo severe, oggi si continuerà in questo modo, e si continuerà ad avere banche che accumuleranno sofferenze su sofferenze. Questo non va assolutamente bene: vanno assolutamente rese più severe le pene per chi commette questi atti. Presidente, mi fermo qui. Leggete bene i 19 punti che abbiamo scritto, perché secondo me veramente ci sono degli spunti di riflessione: sono cose da fare urgentemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, purtroppo quest'Aula continua a prendere in giro i cittadini che sono fuori, ignari, che non conoscono bene le regole del gioco. Qui si continua a parlare di «paga il pubblico» o «paga il privato», Pag. 49ma Presidente, questa è semplicemente una toppa, perché bisogna analizzare da dove arriva il problema, quali sono le cause di questa crisi del sistema bancario nazionale. Perché ci concentriamo su «deve pagare lo Stato» o «deve pagare il correntista» ? Stiamo totalmente sbagliando l'approccio a questo tipo di problema, perché l'approccio è molto semplice: cercare di capire quando sono cambiate le cose nel nostro sistema bancario. Le cose sono cambiate nel 1992, è molto semplice: nel 1992, il primo Governo tecnico di questa storia repubblicana – questo Ciampi che tutti avete lodato, ma che non andava assolutamente lodato – cosa si è permesso di fare ? Si è permesso di riformare totalmente il nostro sistema bancario, trasformando un sistema bancario solido che per settant'anni non ha mai avuto bisogno del bail-in. Per settant'anni questo Paese non ha mai pensato di far pagare agli obbligazionisti o ai correntisti neanche una lira, Presidente, e qui oggi stiamo cercando di capire se i danni fatti dagli amministratori, liberi di fare quello che vogliono dentro queste banche, li debbano pagare i correntisti o i contribuenti. Presidente, una banca non può fallire ! Banche serie, con delle regole stabili, come quelle della legge bancaria del 1936 – cinquantasei anni di legge ! –, hanno portato la stabilità in questo Paese, mentre questo Paese e questi Governi di oggi non fanno altro che raccontare fesserie ai cittadini !
  Ve lo ricordate Renzi ? Ve lo ricordate o ve lo siete dimenticati, finalmente ? Presidente, Renzi comunicò ai cittadini che lui era riuscito a salvare i correntisti delle quattro banche.
  Questa è una fesseria, Presidente, perché se è vero che l'operazione che è stata messa in piedi sulle quattro banche non è il bail-in ma il burden sharing, i correntisti non dovevano essere toccati. Quindi, abbiamo un Governo che, come il precedente, continua a raccontare fesserie, dicendo di voler fare qualcosa, dicendo di voler istituire una Commissione d'inchiesta, che però questo Parlamento non potrà fare, non potrà mettere in piedi. Scusatemi, questo Parlamento non doveva fare una legge elettorale e poi tornare al voto ? Oppure dobbiamo aspettare settembre per prendere la pensione tutti quanti ? Infatti, credo che l'unica motivazione per istituire una Commissione d'inchiesta oggi – oggi ! –, quando dovremmo solo fare la legge elettorale e tornarcene a casa o almeno a ritornare ad elezioni, è funzionale solo a mantenere in piedi questo Parlamento il più possibile.
  Raccontiamo realmente cosa ha fatto la Germania in questo periodo perché ci sentiamo bacchettare dalla Germania. Sentiamo la Germania che dice: no, l'Italia non deve partecipare, non deve aiutare le proprie banche. Ma leggendo i dati sugli aiuti pubblici del sistema bancario dal 2004 al 2008 ci rendiamo conto che la Germania è stata la prima ad utilizzare in modo massiccio gli aiuti di Stato alle banche, addirittura con 238 miliardi. L'Italia quanti ne ha utilizzati ? Ne ha utilizzati 4. E voi direte: bravi gli italiani, ne hanno utilizzati 4; la Germania 238, gli italiani solo 4. Il problema è che avendone utilizzati solo 4 e non essendo intervenuti in maniera lungimirante nelle nostre banche, oggi chissà quanti ne dovremmo tirare fuori di miliardi. Non sappiamo neanche se riusciremo a risolvere questo problema, perché se il problema viene concentrato sul «deve pagare il contribuente» o «deve pagare il correntista», cari colleghi, non abbiamo capito proprio nulla su come risolvere questo problema. Tra le altre cose vi sono state le altre bugie di questi ultimi due Governi sugli arbitrati: avete comunicato, a cittadini a cui avete preso i soldi dalle obbligazioni (gli unici investimenti possibili oggi), la possibilità di recuperare i soldi perché erano stati truffati; avete costituito un Fondo che dava la possibilità di recuperare immediatamente l'80 per cento, ma davate la possibilità, per chi era stato truffato, di recuperare il 100 per cento, potendo partecipare agli arbitrati. Ma il decreto non arrivava e dopo tre mesi avete detto: non vi preoccupate, vi facciamo il decreto. Ma il decreto non arrivava. L'ultima scadenza era il 3 gennaio e voi avete permesso – vi dovreste Pag. 50vergognare ! – che queste persone non potessero scegliere l'arbitrato o il rimborso, perché avendo una scadenza al 28 dicembre e dovendo decidere se partecipare al rimborso o all'arbitrato entro il 3 gennaio non essendo stati emanati i decreti sull'arbitrato, tutti hanno dovuto partecipare al rimborso con l'80 per cento, invece di recuperare il 100 per cento del maltolto che voi avete rubato, perché il termine è «rubare», non c’è un altro termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete detto che erano speculatori, ma andiamo a vedere di chi sono i nomi, perché vogliamo i nomi di tutte queste persone che hanno ottenuto i grandi finanziamenti. Li vogliamo tutti i nomi, caro Presidente, soprattutto ora che lo Stato sta intervenendo.
  Infatti, non credo che il signore di ottant'anni che aveva 20.000 euro in obbligazioni consigliate dalla banca abbia la stessa responsabilità di chi ha dato i soldi per lo «yacht Etruria», il mega panfilo di Civitavecchia da 30 milioni di perdite – trenta milioni di euro ! –, oppure per quella generata da Sacci. Chi era Sacci ? Sacci era un gruppo cementiero che faceva capo a uno dei consiglieri Etruria, quindi era un consigliere di Etruria che si faceva dare il finanziamento dalla stessa banca presso la quale lavorava. E ora deve pagare il settantenne che è stato consigliato alla cassa, dalla banca, a non tenere i soldi in un conto corrente che gli frutta zero, perché Draghi inconsciamente ha portato i tassi sotto lo zero ? Consigliato dalla banca, è costretto ad acquistare obbligazioni, perché se tiene i risparmi sul conto corrente non avrà più niente e gli viene eroso dai costi del conto corrente stesso. Allora, obbligati ad acquistare un'obbligazione, noi prendiamo i soldi di un settantenne, di un ottantenne, o di una persona che li aveva ottenuti perché gli era morto il marito. Erano i primi soldi che aveva visto, e mi ha detto: è la prima volta che vado in banca, io cosa ne capisco di banche ! Allora, i truffati sono cittadini normali, gli amici degli amici, spesso dei politici, perché la Commissione d'inchiesta regionale lo ha chiaramente detto che MPS è stata fondata dai politici, principalmente dal PD, e qua dentro c’è una Commissione d'inchiesta che l'ha chiaramente detto.
  Allora, visto che i crediti deteriorati e le sofferenze concesse a famiglie e micro imprese, rappresentano il 30 per cento del totale, mentre più della metà delle sofferenze nette sono per attività sopra il milione di euro, – ce la prendiamo con i piccolini, ce la pigliamo con gli obbligazionisti. Ancor di più, voi siete ancora qui a non voler chiedere l'abolizione del bail- in che è una norma, Presidente, che dice anche questo: cara azienda, tu che hai cinquanta dipendenti – l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro –, tu che sei un'azienda che invece di investire in titoli tiene i soldi nel conto corrente... tenere i soldi nel conto corrente, Presidente, significa darli alla banca che fa quel lavoro, che ha le capacità per poter investire, non deve essere il cittadino ad investire, il cittadino già mette a disposizione i suoi risparmi a chi è deputato lì a investire, a sapere come investire. Ebbene, a quel cittadino, a quell'azienda con cinquanta dipendenti, con 300.000 euro all'interno del conto corrente per poter gestire i pagamenti, per poter gestire la vita quotidiana dell'azienda, domani, lo ripeto, domani, perché qualcuno pensa che quel bilancio, quell'azienda non vadano bene – perché Banca d'Italia e BCE diventeranno indovini, prediranno le crisi e diventeranno giudici, perché saranno al posto del giudice che doveva fare la liquidazione di quell'azienda per ristorare obbligazionisti e azionisti – allora, noi a quell'azienda cosa diciamo ? Diciamo: i tuoi cinquanta dipendenti mandati a casa, perché anche se tu i soldi non li hai investiti, hai messo il tuo risparmio, tutelato dall'articolo 47 della Costituzione, a disposizione della banca, questa banca ha lavorato male e ha dato i soldi a De Benedetti – ci sono 7 milioni di euro anche di fideiussione mai escussa da Silvio Berlusconi, abbiamo De Benedetti del PD, c’è la politica ovunque all'interno di queste banche – ebbene noi a queste imprese Pag. 51sapete cosa diciamo ? Diciamo una cosa molto semplice: prendi i tuoi lavoratori e mandati a casa, perché tu sul conto avevi 300.000 euro, ora ne hai solo 100.000. Infatti il Pd e questo Governo hanno voluto introdurre una norma in base alla quale, anche se tu i soldi li tieni all'interno delle casse delle banche e non sei responsabile dell'erogazione o del furto che viene fatto di quei soldi, caro cittadino, sei tu che devi pagare, perché l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e quindi tu devi pagare e devi finire in mezzo a una strada senza lavoro. Questa è la vostra politica, ma tanto finirà presto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pelillo. Ne ha facoltà.

  MICHELE PELILLO. Grazie, Presidente. Il Partito Democratico continua a credere che un argomento così delicato e importante per il Paese debba, possibilmente, essere sottratto dal terreno dello scontro politico; il Partito Democratico continua a credere – questa è un'altra occasione che ci viene data – che su un argomento così importante, così difficile, il confronto tra le diverse forze politiche all'interno delle istituzioni parlamentari possa produrre qualcosa di buono. Certamente, non produce nulla di buono alzare il tono della voce; chi grida di più non ha più ragione di chi cerca di ragionare, questo vale per tutto, ma vale soprattutto per questi argomenti così particolari. L'azione politica del Partito Democratico, Presidente, è stata improntata verso due direzioni in questi ultimi anni: la tutela del risparmio e la maggiore solidità del sistema bancario italiano che sono le due facce della stessa medaglia, la medaglia della stabilità finanziaria, che è una condizione necessaria per lo sviluppo e la crescita economica di ogni Paese. Prima della pausa natalizia, il Governo, parlando sempre di questo argomento, ha detto una cosa molto importante: continuiamo sulla strada delle riforme nel settore bancario, auspicando la massima condivisione possibile col Parlamento e nel Parlamento. Questa apertura del Governo, questa esplicitazione così importante su questo argomento, noi la vogliamo cogliere fino in fondo ed oggi in estrema sintesi ribadiamo quali sono i punti, i sette punti sui quali il Partito Democratico chiede a tutte le forze politiche se effettivamente c’è condivisione, c’è convergenza perché, se c’è veramente convergenza, si può fare qualcosa e si può farla in tempi molto brevi.
  Primo punto, prevenzione e contrasto delle condotte scorrette da parte degli amministratori delle banche, eventualmente, rinforzando i presidi normativi e regolamentari; secondo, impedire il collocamento degli strumenti più rischiosi presso i clienti al dettaglio; terzo, promuovere l'educazione finanziaria e, comunque, ottenere una piena e consapevole informazione dei risparmiatori; quarto, assicurare, in questa fase, il più alto grado di tutela dei risparmiatori nei procedimenti di ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato, attraverso procedure chiare e comprensibili; ancora, la revisione del regime del bail-in. Ricorda male chi dice che il Partito Democratico lo dice per la prima volta, ricorda molto male, dovrebbe andarsi a rivedere tutti gli atti parlamentari di questa legislatura. La direttiva sul bail-in ci offre la possibilità, entro il giugno dell'anno prossimo, di rivedere quella disciplina; noi diciamo che dobbiamo cogliere quell'opportunità e diciamo che quella è una data entro la quale ciò va fatto, proviamo a farlo anche prima di giugno del 2018. Ancora, dobbiamo completare l'Unione bancaria europea, ci manca il terzo pilastro, quello del fondo della tutela dei depositi e, in ultimo, occorre il rafforzamento patrimoniale delle banche italiane mediante interventi di ricapitalizzazione a scopo precauzionale. Ecco, sono sette i punti, è l'estrema sintesi di quello che, secondo noi, manca ancora, su cui dobbiamo ancora lavorare. L'azione politica in questi due anni, in modo particolare su questo argomento, è stata poderosa, ma ancora incompleta. Abbiamo Pag. 52ancora cose da fare anche se riteniamo di aver intrapreso la strada e la direzione giusta.
  Presidente, per completare l'azione legislativa nel modo più puntuale ed efficace, serve fare maggiore chiarezza sul passato. Per questa ragione, nella mozione del Partito Democratico scriviamo che il gruppo parlamentare del PD chiede di adottare ogni iniziativa utile volta all'istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale di inchiesta in merito al funzionamento del sistema bancario italiano e ai casi di crisi finanziaria che hanno coinvolto alcuni istituti negli ultimi anni, con particolare riguardo alla individuazione delle eventuali responsabilità degli amministratori, al corretto ed efficace esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo, nonché all'analisi delle insolvenze che hanno contribuito a determinare tali crisi. Su questo punto il Partito Democratico voterà a favore di tutte le mozioni che sono state presentate – su questo punto –, tranne di quella della Lega, e dispiace non poter votare il punto che riguarda l'istituzione della Commissione nella mozione della Lega, ma, sinceramente, pensare che la Commissione possa verificare lo stato di salute patrimoniale di ogni istituto operante sul territorio nazionale ci sembra davvero un po’ troppo. Allora, occorre guardare al passato per agire in modo più efficace su tutti gli argomenti che ancora ci mancano per completare questa azione di riforma, ma evidentemente siamo molto interessati al presente e al futuro; e il presente e il futuro vorremmo realizzarlo dal punto di vista legislativo con la massima condivisione possibile all'interno di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto e di seguire con una certa attenzione, perché ci sono molte richieste di voto per parti separate, quindi, abbiamo una lunga serie di votazioni da fare.
  Come da prassi, le mozioni e la risoluzione saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che è stata richiesta la votazione per parti separate della mozione Brunetta ed altri n. 1-01452 (Nuova formulazione), nel senso di votare l'impegno distintamente dalla premessa. Analogamente a quanto già fatto in precedenti sedute, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, alla votazione della premessa.
  Pongo in votazione la mozione Brunetta ed altri n. 1-01452 (Nuova formulazione) limitatamente all'impegno, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  A seguito dell'approvazione dell'impegno della mozione Brunetta ed altri n. 1-01452 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Pongo in votazione la mozione Brunetta ed altri n. 1-01452 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Passiamo alla votazione della mozione Rosato, Lupi ed altri n. 1-01456 (Nuova formulazione). Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate nel senso di votare dapprima il dispositivo, ad Pag. 53eccezione dell'ultimo impegno, su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, l'ultimo impegno su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea e, infine, la premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Pongo in votazione la mozione Rosato, Lupi ed altri n. 1-01456 (Nuova formulazione) limitatamente al dispositivo, ad eccezione dell'ultimo impegno. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

  Pongo in votazione la mozione Rosato, Lupi ed altri n. 1-01456 (Nuova formulazione), limitatamente all'ultimo impegno, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Rosato ed altri n. 1-01456 (Nuova formulazione), ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rosato ed altri n. 1-01456 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

  Passiamo alla votazione della mozione Paglia ed altri n. 1-01457 (Nuova formulazione).
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare l'ultimo impegno distintamente dalla restante parte della mozione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01457 (Nuova formulazione), ad eccezione dell'ultimo impegno. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Paglia ed altri n. 1-01457 (Nuova formulazione), limitatamente all'ultimo impegno, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

  Passiamo alla votazione della mozione Busin ed altri n. 1-01458.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare l'ultimo impegno distintamente dalla restante parte della mozione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Busin ed altri n. 1-01458, ad eccezione dell'ultimo impegno. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 54Busin ed altri n. 1-01458, limitatamente all'ultimo impegno, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

  Passiamo alla votazione della mozione Zanetti ed altri n.1-01459.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il primo impegno distintamente dalla restante parte della mozione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanetti ed altri n.1-01459, ad eccezione del primo impegno, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanetti ed altri n. 1-01459, limitatamente al primo impegno, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

  Passiamo alla votazione della mozione Villarosa ed altri n. 1-01460.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il primo capoverso, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; a seguire, congiuntamente, le lettere b), f), r) e s) del primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; quindi, distintamente, le restanti lettere del primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; a seguire, l'ultimo impegno, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea; infine, qualora il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n.1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera a) del dispositivo, per quanto non assorbita o preclusa dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettere b), f), r) e s) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Pag. 55

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n.1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera g), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera h), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera i), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera l) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera m) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera n), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Pag. 56

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera o), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera p), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera q), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente al primo capoverso, lettera t), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente all'ultimo impegno, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

  A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Villarosa ed altri n. 1-01460, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

  Passiamo ora alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-01461.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare l'ultimo impegno distintamente dalla restante parte della mozione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01461, ad eccezione dell'ultimo impegno, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Pag. 57

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01461, limitatamente all'ultimo impegno, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

  Passiamo alla votazione della mozione Monchiero ed altri n. 1-01462.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il primo impegno distintamente dalla restante parte della mozione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Monchiero ed altri n. 1-01462, ad eccezione del primo impegno. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Monchiero ed altri n. 1-01462, limitatamente al primo impegno, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pili n. 6-00280, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

  Abbiamo così concluso l'esame delle mozioni.

Interventi di fine seduta (ore 19,45).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. I colleghi che vogliono uscire potranno farlo, lo facciano più silenziosamente possibile.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Vorrei ricordare brevemente l'onorevole Ugo Crescenzi, che è scomparso a Pescara. Ugo Crescenzi è stato un deputato della Democrazia Cristiana nella X legislatura: una persona per bene, onesta, colta, capace, competente, che ha trasmesso anche alle generazioni future, che sono venute dopo di lui, tanti insegnamenti. Lo voglio ricordare in quest'Aula, tratteggiarne la grande umanità. Era un uomo cattolico, che ha interpretato in modo egregio la sua missione istituzionale. È stato anche presidente della regione Abruzzo.
  Ha vissuto un tempo in cui i partiti erano una cosa seria, coinvolgevano milioni di persone, attivavano ideali, entusiasmi e passione. Ugo Crescenzi, con la sua Democrazia Cristiana, a Pescara è stato impegnato non solo a livello politico, ma anche nel volontariato. Lì ha fondato l'Associazione italiana per la lotta alle leucemie, l'AIL, e, quindi, ha dimostrato come la politica fosse in grado di intercettare il meglio che esprimeva la società civile. È un tempo a cui io guardo non con nostalgia, ma con grande simpatia. Infatti, ricordo come nella Prima Repubblica i partiti erano espressioni del mondo del lavoro e della società civile ed erano in grado di interpretare in modo serio un rinnovamento delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  FABRIZIA GIULIANI. Chiedo di parlare.

Pag. 58

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABRIZIA GIULIANI. Grazie, Presidente. È scomparso lo scorso 5 gennaio Tullio De Mauro. Tullio De Mauro non era solo una delle figure più autorevoli della cultura italiana del dopoguerra, ma è stato unanimemente riconosciuto come uno dei protagonisti della vita civile del nostro Paese. La cifra del suo intensissimo e diffuso impegno ha azzerato confini sui quali siamo abituati a poggiare. Si può distinguere, ma non separare De Mauro linguista di fama internazionale, che traduce Saussure sprovincializzando gli studi italiani, l'autore del più grande repertorio dell'italiano contemporaneo di cui disponiamo, il vocabolario GRADIT, dall'intellettuale chiamato al Ministero della pubblica istruzione nel 2001 in ragione del suo impegno civile sulla scuola, l'autore di manuali tradotti in decine di lingue dal professore che visita Barbiana, incontra don Milani e non si stanca di ripetere che solo la piena conoscenza della lingua consente la padronanza sulla propria vita, che per capire a fondo cosa sia la diseguaglianza in un Paese dove i mestieri passano di padre in figlio – si parli di cattedre, di fabbriche o botteghe – bisogna ripartire dalla scuola. Non è stato un messaggio facile da far passare il suo. Le culture politiche che hanno segnato il Novecento si sono fondate su paradigmi che faticavano a misurarsi con una prospettiva fondata sulla lingua, sull'educazione e sulla comprensione. Affermare, come ripeteva, che farsi capire è un dovere, soprattutto per chi sa, che la chiarezza non è un dono, ma una conquista faticosa necessaria alla vita delle nostre democrazie ha voluto dire camminare a lungo controcorrente. Ma se è stato pioniere e soprattutto anticonformista, De Mauro non ha mai camminato da solo. Lo testimoniano le schiere degli studenti che lo hanno eletto maestro, gli interlocutori internazionali e i cittadini che gli hanno reso omaggio: figure diverse, perché il suo non è mai stato un mondo chiuso o monocolore. «C’è gloria per tutti» amava ripetere a noi allievi che sceglievamo di approfondire i temi più disparati, da Croce alle neuroscienze. Ma la sua era l'attitudine tranquilla di chi non teme la diversità. Credo che raccogliere la grandezza di questa eredità sia una sfida che tutti abbiamo davanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARCO MICCOLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare quanto è avvenuto questa notte a Roma, dove qualcuno ha affisso migliaia di manifesti recanti un vergognoso e strumentale attacco al Ministro dell'istruzione Valeria Fedeli, utilizzando il metodo della bufala, del falso, dell'attacco personale. La cosa grave è anche il fatto che questi manifesti sono anonimi, non hanno simbolo né firma e sono tutti – ripeto, tutti – affissi in modo abusivo. Sono affissi su spazi comunali, senza averli pagati, o su spazi dove vige il divieto di affissione. Qualcuno questa notte a Roma ha speso decine di migliaia di euro per affiggere un manifesto senza avere il coraggio di firmarlo, un vergognoso manifesto. Sia ben chiaro: noi riteniamo che un Ministro possa essere legittimamente criticato per il suo operato, per il suo operato. Ma questa gogna, è offesa personale, è insulto ad una donna. Noi speriamo che gli autori vengano individuati, se non altro per far pagare loro le migliaia di multe accumulate dall'affissione di questa notte. Al Ministro dell'istruzione Valeria Fedeli va tutta la nostra solidarietà, quella del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bratti. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI. Signora Presidente, purtroppo, il 7 gennaio scorso è mancato all'età di 60 anni, dopo un lungo Pag. 59periodo di sofferenza, il dottor Maurizio Santoloci.
  Magistrato consulente della Commissione sul traffico illecito collegato al ciclo dei rifiuti, Maurizio Santoloci ha svolto una carriera brillante nella magistratura, costellata di successi e riconoscimenti, fino a diventare magistrato di Cassazione con funzione di giudice unico penale. Ha inoltre insegnato tecnica di polizia giudiziaria ambientale e procedura penale operativa per la PG presso le diverse scuole statali e locali di polizia, tali quali la scuola del Corpo forestale dello Stato e la sede centrale del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente.
  Ha coordinato la sottocommissione strategico-operativa della Commissione ecomafia del Ministro dell'ambiente, presieduta dall'allora Ministro senatore Edo Ronchi. È stato direttore del sito Internet www.dirittoambiente.com, vicepresidente nazionale del WWF Italia, nonché direttore dell'ufficio legale nazionale della Lega antivivisezione.
  Il dottor Santoloci è stato, inoltre, autore di decine di pubblicazioni, alcune delle quali veri e propri manuali operativi per le forze di polizia giudiziaria. Di Maurizio Santoloci vorrei sottolineare l'impegno e la dedizione nello svolgimento delle sue numerose attività, nelle quali si è distinto non solo per la straordinaria competenza e la correttezza istituzionale, ma anche per il tratto umano che ha contraddistinto tutta la sua azione.
  Tutte queste ragioni rendono più amara la sua scomparsa, ma contribuiscono a rendere vivo il ricordo di una persona, che è stata un degnissimo rappresentante della magistratura, nonché uno dei giuristi più qualificati ed incisivi nella lotta contro i reati ambientali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente Sereni. Il maltempo di questi giorni ha provocato enormi disagi e problemi in grossa parte del territorio italiano, in particolare nelle zone colpite dal terremoto, dove viabilità e alcune attività, in particolare quelle degli allevamenti, sono risultate molto penalizzate. Noi abbiamo allevatori che, per continuare il loro lavoro, sono rimasti nelle zone, spesso in territori quasi completamente sfollati. Sono rimasti lì nelle roulotte, perché non possono mettere moduli abitativi provvisori, le cosiddette casette, e questo è uno dei temi di cui bisognerà occuparsi.
  In più c’è il problema del bestiame. Il bestiame sta morendo per il gelo, perché non ci sono tensostrutture adeguate e non c’è la possibilità di costruirle. Ora pare che il 28 di novembre ci sia stata un'ordinanza di Vasco Errani, che permette la possibilità di costruire privatamente queste tensostrutture. Pare che oggi ci sia stata una riunione nella regione Marche con il Ministro Martina, con le associazioni di categoria, con la presidenza della regione e gli assessorati competenti, per cercare di fare in modo che le certificazioni vadano avanti velocemente e che coloro che sono muniti della certificazione fast possano essere rimborsati in tempi brevi per le costruzioni che realizzeranno.
  Però, tutto questo «pare», perché in realtà c’è un enorme problema di comunicazione. Molti di noi si sono fatti carico di interessare gli organi preposti – il sottoscritto, la Presidente Boldrini, immagino anche lei, Presidente Sereni, per quanto riguarda il territorio dell'Umbria –, per fare presto e bene queste attività e comunicarle effettivamente a coloro che ne sono interessati. Infatti c’è un problema, di non far sentire abbandonate le persone, questi lavoratori che vivono in condizioni di enorme disagio. C’è il problema di far sapere loro quali sono gli strumenti, ai quali possono accedere per ottenere in tempi brevi ristoro economico per le spese che sosterranno per proteggere il bestiame, perché altrimenti rischiamo che questo bestiame muoia per il gelo. Le certificazioni si chiamano Pag. 60«fast», in inglese vuol dire veloce. Ci auguriamo che sia davvero tutto molto veloce, perché non possiamo permetterci di perdere altro tempo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Grazie Presidente. Ieri il Ministro degli interni Minniti è volato a Tripoli per discutere un accordo con una delle forze politiche in campo in Libia, in materia di sicurezza, immigrati e terrorismo. Dopodiché la Ministra della difesa Pinotti ha parlato anche di uno sviluppo della missione Eunavfor Med, parlando della fase 2B che prevede, appunto, la presenza in acque territoriali libiche delle navi italiane.
  Sinceramente, considerando che l'Italia da sempre ha interloquito solo con una parte politica presente in Libia ed ora con quella che si trova in svantaggio e con meno rappresentatività, credo che questo sviluppo, che tutto questo, debba essere portato qui all'interno di quest'Aula. Quindi, per questo chiediamo un'informativa da parte dei ministri dell'interno, degli esteri e della difesa e possibilmente del Presidente del Consiglio, perché non è possibile che da una parte si ritiri fuori il famoso accordo con Gheddafi e che questo Parlamento non ne venga messo a conoscenza.
  Quindi, per questo, rinnovo questa richiesta di informativa e che i ministri vengano qui a dirci che cosa stanno facendo, che cosa intendono fare, perché abbiamo perso quattro anni di tempo sulla questione libica con le rassicurazioni dei vecchi Governi. Non vogliamo che la stessa cosa accada con questo Governo. Il Parlamento deve essere informato minuziosamente su tutto quello che sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Nello scorso marzo e poi nello scorso luglio io ho presentato due impegnative interrogazioni, che descrivono il perché del fallimento di Banca Etruria, che ne determinano i colpevoli, che determinano un possibile disegno criminoso, che vedono persone di primo piano del Governo intricate in questa vicenda, che vedono uno dei primi finanzieri d'Italia e d'Europa intricato in questa vicenda, ma non ho avuto piacere né di una smentita, né di una risposta, né neanche di un cenno di ricevuta.
  E in genere l'esperienza – ormai ne ho tanta – mi dice che, quando succede questo e non ci si scandalizza, si ritiene che il silenzio possa fare aggio a quello che è successo. Io non sono solito andare dalla magistratura e non lo farò per adesso neanche in questo modo e in questo tempo, ma denuncio pubblicamente che il Governo non ha risposto a due interrogazioni, che determinano che il fallimento di Banca Etruria è stato determinato da Bini Smaghi, con la complicità del «giglio magico», per far sì che Chianti Banca e Banca di Cambiano occupino tutto il territorio toscano, come Bini Smaghi ha dichiarato più volte alla stampa. È una denuncia grave, ci sono delle interrogazioni, c’è un Governo che tace e un Parlamento che non gli sollecita, Presidente, una risposta, di una cosa gravissima. Voi ve la ciancicate con le mozioni, poi, quando c’è la polpa, sparite tutti, perché usa così in Italia.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 19,58).

  PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, è stata presentata la questione pregiudiziale Saltamartini ed altri n. 1, riferita al disegno di legge n. 4200, di conversione del decreto-legge n. 243 del 2016, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno.
  La questione pregiudiziale sarà esaminata e posta in votazione come primo argomento della seduta di domani, mercoledì 11 gennaio, a partire dalle ore 9,30.Pag. 61
  Ricordo che domani, mercoledì 11 gennaio, è convocata alle ore 16,30 la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 11 gennaio 2017, alle 9,30:

  (ore 9,30 e al termine della riunione del Parlamento in seduta comune).

  1. – Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:
  Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno (C. 4200).

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:
  ALFREIDER ed altri: Modifiche allo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige in materia di tutela della minoranza linguistica ladina della provincia di Bolzano (C. 56-A).
  Relatore: Francesco Sanna.

  (ore 15).

  3. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: EMANUELE SCAGLIUSI (A.C. 4039)

  EMANUELE SCAGLIUSI (Dichiarazione di voto finale A.C. 4039).
  Il provvedimento in esame, il cui onere valutato da porre a carico del bilancio dello Stato è di euro 18.615 annui a decorrere dall'anno 2016, riguarda la reciproca assistenza e cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam.
  Per la copertura finanziaria dell'importo si fa ricorso al fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018.
  Attualmente i rapporti tra l'Italia e la Repubblica socialista del Vietnam in materia di interscambio commerciale per prevenire, accertare e reprimere le infrazioni doganali non dispongono di un quadro giuridico ad hoc.
  Per incrementare ogni forma di cooperazione amministrativa e incentivare lo sviluppo dei rapporti tra le amministrazioni doganali dei due Stati, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli si è impegnata a assumere l'iniziativa di concludere un accordo intergovernativo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale con l'amministrazione doganale della Repubblica socialista del Vietnam. Con la disciplina prevista dal presente intervento, vengono introdotte regole in materia di scambi di merci, di assistenza e di informazione sugli interscambi commerciali tra i due Paesi. Tale nuova regolazione integra e completa la collaborazione e introduce una rigida disciplina di controllo per evitare le frodi doganali, attualmente inesistente.
  L'accordo nasce principalmente dall'esigenza sociale di facilitare l'attività degli operatori privati che intrattengono relazioni commerciali con il Vietnam. Il suo fine principale è quello di assicurare, per il tramite delle rispettive autorità doganali, il pieno rispetto della legislazione Pag. 62doganale e di realizzare, nello stesso tempo, un'efficace attività di previsione, investigazione e repressione delle violazioni di tale normativa, rendendo così più trasparente l'interscambio commerciale tra i due Paesi. Inoltre, si è reso necessario anche per ricondurre ogni forma di cooperazione amministrativa nel settore doganale tra le competenti amministrazioni dei due Stati.
  Il provvedimento, infine, regolamenta e incentiva lo sviluppo dei rapporti diretti e immediati tra l'Agenzia italiana delle dogane e dei monopoli e l'Amministrazione doganale vietnamita, in vista del raggiungimento degli obiettivi di volta in volta prefissati e verificabili già dai primi quattro anni dalla sua entrata in vigore, mediante la stima statistica degli interscambi e delle infrazioni registrate, anche in base al monitoraggio che verrà effettuato dalle Parti, con la valutazione dell'impatto che l'intervento avrà sullo sviluppo degli interscambi.
  Mi auguro che, dall'esecuzione di questo Accordo, il Governo ricavi i benefici auspicati in materia doganale e nel settore degli scambi commerciali. Tale Accordo, infatti, potrà consentire di assicurare una più corretta applicazione delle rispettive legislazioni doganali, di contrastare il traffico illecito degli stupefacenti, di agevolare e semplificare le procedure doganali connesse con ogni legittima transazione, rendendo pertanto più trasparente l'interscambio commerciale tra i due Paesi e, nel contempo, meno oneroso il compito degli operatori.
  Per le ragioni sopraelencate, dichiaro il parere favorevole del M5S alla ratifica di questo accordo.

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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nelle votazioni nn. 4 e 5 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 16 i deputati Zan e D'Ottavio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 15 alla n. 18 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 17 il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 19 i deputati Piepoli e Albanella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 19 il deputato Manfredi ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto votare a favore;
   nelle votazioni dalla n. 21 alla n. 53 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nella votazione n. 21 la deputata Carrozza e il deputato Piepoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 26 la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 50 il deputato Molea ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 52 il deputato Donati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3946 - articolo 1 442 441 1 221 334 107 77 Appr.
2 Nom. articolo 2 439 439 220 332 107 76 Appr.
3 Nom. em. 3.1 447 375 72 188 65 310 76 Resp.
4 Nom. em. 3.2 450 378 72 190 69 309 74 Resp.
5 Nom. articolo 3 449 436 13 219 329 107 74 Appr.
6 Nom. mantenimento articolo 4 448 448 225 340 108 73 Appr.
7 Nom. articolo 5 451 451 226 341 110 73 Appr.
8 Nom. Ddl 3946 - voto finale 463 463 232 352 111 73 Appr.
9 Nom. Ddl 4039 - articolo 1 460 459 1 230 459 72 Appr.
10 Nom. articolo 2 458 457 1 229 457 72 Appr.
11 Nom. articolo 3 461 460 1 231 460 71 Appr.
12 Nom. em. 4.100 459 457 2 229 457 71 Appr.
13 Nom. em. 4.101 463 368 95 185 368 70 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 4 459 441 18 221 441 70 Appr.
15 Nom. articolo 5 462 459 3 230 459 70 Appr.
16 Nom. Ddl 4039 - voto finale 448 444 4 223 444 69 Appr.
17 Nom. Ddl 4108 - articolo 1 453 439 14 220 338 101 69 Appr.
18 Nom. articolo 2 456 455 1 228 352 103 69 Appr.
19 Nom. articolo 3 452 451 1 226 345 106 69 Appr.
20 Nom. Ddl 4108 - voto finale 455 440 15 221 335 105 68 Appr.
21 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-1452 n.f. pI 454 452 2 227 452 66 Appr.
22 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-1452 n.f. pII 456 453 3 227 172 281 66 Resp.
23 Nom. Moz. Rosato e a. 1-1456 n.f. pI 455 337 118 169 337 66 Appr.
24 Nom. Moz. Rosato e a. 1-1456 n.f. pII 453 442 11 222 439 3 66 Appr.
25 Nom. Moz. Rosato e a. 1-1456 n.f. pIII 451 446 5 224 279 167 66 Appr.
26 Nom. Moz. Paglia e a. 1-1457 n.f. pI 451 448 3 225 159 289 66 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Paglia e a. 1-1457 n.f. pII 452 450 2 226 449 1 66 Appr.
28 Nom. Moz. Busin e a. 1-1458 pI 448 443 5 222 164 279 66 Resp.
29 Nom. Moz. Busin e a. 1-1458 pII 455 451 4 226 168 283 66 Resp.
30 Nom. Moz. Zanetti e a. 1-1459 pI 451 446 5 224 16 430 66 Resp.
31 Nom. Moz. Zanetti e a. 1-1459 pII 448 436 12 219 432 4 66 Appr.
32 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pI 442 441 1 221 166 275 66 Resp.
33 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pII 448 446 2 224 167 279 66 Resp.
34 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pIII 440 437 3 219 164 273 66 Resp.
35 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pIV 448 445 3 223 169 276 66 Resp.
36 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pV 441 439 2 220 167 272 66 Resp.
37 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pVI 429 427 2 214 159 268 66 Resp.
38 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pVII 440 436 4 219 166 270 67 Resp.
39 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pVIII 440 438 2 220 165 273 66 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pIX 445 441 4 221 164 277 66 Resp.
41 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pX 441 439 2 220 169 270 66 Resp.
42 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pXI 435 433 2 217 168 265 66 Resp.
43 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pXII 436 434 2 218 166 268 66 Resp.
44 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pXIII 434 433 1 217 165 268 66 Resp.
45 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pXIV 433 431 2 216 164 267 66 Resp.
46 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pXV 425 424 1 213 159 265 66 Resp.
47 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pXVI 438 433 5 217 424 9 66 Appr.
48 Nom. Moz. Villarosa e a. 1-1460 pXVII 441 436 5 219 164 272 66 Resp.
49 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1461 pI 429 426 3 214 160 266 66 Resp.
50 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1461 pII 424 421 3 211 420 1 66 Appr.
51 Nom. Moz. Monchiero e a. 1-1462 pI 428 327 101 164 327 66 Appr.
52 Nom. Moz. Monchiero e a. 1-1462 pII 421 419 2 210 419 66 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 53)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. Ris. Pili 6-280 425 311 114 156 47 264 66 Resp.