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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 707 di mercoledì 16 novembre 2016

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9.40.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CATERINA PES, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cicchitto, De Menech, Fico e Sanga sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,42).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili (A.C. 4110-A/R).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4110-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni dopo il rinvio deliberato dall'Assemblea (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 15 novembre 2016).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4110-A/R).

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei Pag. 2rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto intervenire per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie signora Presidente, grazie signor Vice Ministro. I dati Istat che sono stati comunicati ieri sono interessanti perché se si dovessero verificare le stesse condizioni nel prossimo trimestre ovviamente manterremo fede a quelli che sono stati gli elementi posti all'interno della nota aggiuntiva del DEF. Credo sia un fatto importante, come credo sia importante anche l'aumento, oggi, in questo Paese, di quelli che sono i consumi dei nostri cittadini; questo significa, in buona sostanza, che i cittadini italiani hanno ricominciato ad avere fiducia, fiducia nel Paese, fiducia nel Governo, fiducia soprattutto per quelli che sono gli interventi di grandi riforme che si stanno portando avanti. Credo, però, che dobbiamo intervenire ancora massicciamente con forza su elementi importanti che possono essere, per esempio, la ricredibilità di quel ceto medio che sempre più nel tempo sta avendo situazioni di difficoltà. Dobbiamo intervenire con altrettanta determinazione sulla grande povertà che esiste in questo Paese e mi auguro che nella legge di bilancio saremo in grado di poter affrontare questi problemi con determinazione e soprattutto con grande serietà. Io credo, e mi avvio alle conclusioni signora Presidente, che quello che oggi il Governo sta portando avanti è un fatto importante, ci sono riforme importanti, ci sono condizioni perché il Paese cresca; sono convinto che noi possiamo farcela, dobbiamo farcela e per questo noi voteremo «sì» alla fiducia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi. Il decreto fiscale che oggi siamo chiamati a convertire rappresenta uno strumento concreto di ripresa economica del Paese. Tutte le misure del provvedimento da quelle relative al sistema di riscossione dei tributi a quelle sul Fondo sociale per l'occupazione sono, infatti, fondamentali per sostenere ed incrementare la crescita economica in una congiuntura ancora incerta come quella attuale. Non solo, questo decreto oltre ad agevolare il recupero da parte dell'erario di ingenti somme a titolo di tributi, non ancora pagati, prevede e incentiva investimenti nelle infrastrutture e nel comparto agroalimentare, facendo fronte a specifiche esigenze dell'Italia.
  Da sottolineare poi l'inserimento nel decreto di quelle disposizioni che diminuiranno la rigidità burocratica e fiscale e semplificheranno la vita di vari settori del tessuto produttivo italiano, dalle piccole e medie imprese fino ai professionisti. È chiaro, allora, che un voto contrario su questo testo rappresenterebbe una sconfitta non solo per il Governo ma per quei cittadini e contribuenti che da tempo attendono misure di questo tipo. Non convertire, infatti, questo decreto sarebbe un gesto irresponsabile, in grado di mettere in difficoltà tanto le casse dello Stato quanto alcuni settori decisivi per l'economia del nostro Paese. Alla luce di ciò appare ben comprensibile la questione di fiducia posta dal Governo, fiducia che sarà votata dalla componente socialista.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Samuele Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente, oggi ci troviamo a votare la fiducia al secondo condono fiscale in due anni, solo che questa volta il Governo ha pensato bene di estenderlo anche ai contanti. Certo, ci direte che bisogna fare un'autocertificazione con cui chi possiede milioni di euro in contanti deve garantire che non si tratta di soldi sporchi. È chiaro che questi fortunati signori che possiedono letteralmente dei sacchettoni di banconote fruscianti non mancheranno mai, perché hanno un senso etico fuori dal comune. Se questa è la speranza del Governo si sta Pag. 3freschi. State facendo in realtà il più grande regalo della storia repubblicana agli evasori fiscali e, come contraltare, state raccontando di aver chiuso Equitalia; peccato che questa dovesse chiudere già a dicembre 2016 e voi oggi ne state allungando la vita fino al 2017. Non solo, state cambiando nome e le state dando dei poteri che non ha mai avuto prima, potrà accedere addirittura a conti correnti e a banche dati a cui fino ad oggi non aveva accesso. Questo decreto consentirà, quindi, di prendere soldi direttamente dai conti correnti dei cittadini.
  Nel poco tempo che ho a disposizione ho scelto questi due elementi per mettere in evidenza che da domani avremo uno Stato che sarà ancora più debole con i forti e ancora più forte con i deboli. Questo provvedimento dice anche che gli italiani che fino ad oggi hanno sempre pagato le tasse sono sostanzialmente degli sciocchi perché il Governo Renzi con questo provvedimento sembra premiare e incentivare gli evasori. Alternativa Libera non ha mai votato la fiducia a questo Governo e in questa occasione siamo ancora più convinti di questa nostra posizione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gaetano Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie Presidente, siamo qui ancora una volta a esaminare un provvedimento d'urgenza per il quale il Governo, anche in questa occasione, nella più totale confusione e disorganizzazione legislativa e procedurale, ha chiesto l'ennesimo voto di fiducia.
  Siamo giunti ormai alla media di quasi oltre due decreti d'urgenza al mese da parte di questo Governo e al conseguente svilimento del ruolo del Parlamento e dello squilibrio dei poteri all'interno degli organi istituzionali a favore dell'Esecutivo stesso, che fa proprio il potere normativo, che, invece, dovrebbe essere in capo naturalmente e costituzionalmente al Parlamento e al popolo che attraverso il Parlamento si esprime. E questo è solo l'anticipo di quello che lascia presagire nel caso vincesse il «sì» al referendum, ovvero un eccessivo quanto preoccupante squilibrio dei poteri a vantaggio del potere esecutivo.
  Per questo motivo noi voteremo «no» al referendum. Nessuno nella cosiddetta Seconda Repubblica è ricorso così tanto al voto blindato che, pena la decaduta dell'Esecutivo, tronca il dibattito parlamentare, fa decadere gli emendamenti e impone di approvare un provvedimento così come è, prendere o lasciare. Ecco cosa sono diventati i decreti-legge: da strumenti di straordinaria necessità e urgenza da tempo si sono trasformati in un mezzo ordinario. Anche in questo caso il Governo Renzi è in linea con i più recenti inquilini di Palazzo Chigi, avendone sfornati in media uno ogni due settimane. Una volta strumento quasi eccezionale, anche per l'alto rischio di imboscata a cui l'Esecutivo si sottoponeva, ora la fiducia al Governo è diventata se non la norma ma quasi. E su cosa viene chiesto questo ennesimo voto di fiducia ? Per quale motivo, ancora una volta, il Ministro di turno è venuto ieri in Aula per annunciarla ? Occorre dire colleghi che al disegno di legge di conversione in materia fiscale per il quale il Governo ha chiesto il voto di fiducia è stata attribuita la natura di collegato alla manovra di bilancio per il 2017, decisione tanto innaturale dal punto di vista procedurale e della tempistica, avendo il decreto proprio la natura d'urgenza per i tempi di conversione in legge, quanto anomala, non essendoci precedenti provvedimenti legislativi collegati e presentati al Parlamento come decreti. Insomma, anche in questo caso, ci troviamo di fronte alla più totale confusione da parte della maggioranza e di questo Governo, sia nell'esaminare la norma in materia fiscale per un provvedimento inizialmente presentato per fare cassa, ma che, in realtà, con riferimento alla definizione agevolata della cartella esattoriale, si rivelerà un bluff, considerando l'impossibilità di pagare i tre quinti delle rate, pari al 70 per cento, in un anno, quanto sul profilo della procedura dell'esame, essendo dalle Commissioni andato Pag. 4in Aula e, successivamente, tornato nuovamente nelle Commissioni, a causa dei buchi finanziari e che ha fatto saltare, fra l'altro, la norma sul regime dei minimi a causa dei problemi di copertura.
  Insomma, un pasticcio, non solo legislativo, ma, soprattutto, inutile per gli italiani che difficilmente aderiranno alla rottamazione e alla sanatoria delle cartelle nelle cinque rate, così come non sarà conveniente aderire nei 4.500 comuni non Equitalia, nell'ambito della definizione agevolata che conferma, anche in questa occasione, come, di fronte alle multe e ai tributi locali da rottamare, non tutti gli italiani sono uguali. Il decreto, corretto in corsa, estende, infatti, la sanatoria ai comuni fuori da Equitalia, ma i contribuenti interessati dovranno avviare la caccia alla delibera, spesso pagando di più; a loro carico, infatti, quando dovranno rottamare i vecchi debiti su ICI e IMU, Tarsu e entrate locali resteranno gli interessi di mora che nel caso di Equitalia vengono cancellati, mentre sono stati dimenticati dal correttivo. Ma questa è solo la più evidente delle differenze di trattamento che restano in campo con l'approvazione delle nuove regole previste dal decreto. Se l'obiettivo era quello di fare cassa e superare una situazione complessiva di bilancio pubblico che permane grave e preoccupante, dall'altra ci troviamo insieme a tantissime famiglie, imprese, artigiani, commercianti che, purtroppo, in questa situazione economica generale del Paese non hanno risorse per poter superare questi obblighi fiscali, né tanto meno avranno la possibilità concreta di aderire alle sanatorie delle cartelle in cinque rate se, come dicevo, i pagamenti dovranno essere effettuati per il 70 per cento delle somme complessivamente nel 2017 e per il restante 30 per cento nel 2018.
  Immaginate un piccolo imprenditore che riceva una cartella esattoriale da Equitalia da 200.000 euro e che dovrà pagarne, appunto, il 70 per cento, ovvero la terza rata, entro il 15 settembre 2017. Ditemi voi come potrà, contemporaneamente, andare avanti nella propria attività, dovendo pagare gli stipendi ai dipendenti, le tasse locali e nazionali, gli oneri bancari, fiscali, contributivi e chi più ne ha, più ne metta.
  Ecco perché è un decreto fiscale, peraltro manifestamente incostituzionale, che non farà cassa, non determinerà quel gettito che il Ministro Padoan si aspetta e, con ogni probabilità, rimanderà al prossimo Governo la patata bollente legata all'andamento dei conti pubblici e dei buchi di bilancio esistenti oggi.
  Per non parlare della chiusura di Equitalia, come l'ha definita il vostro Presidente del Consiglio, un'affermazione completamente destituita di ogni fondamento. A metà del prossimo anno nascerà, infatti un nuovo soggetto pubblico il cui nome potrebbe essere Agenzia delle entrate-Riscossione, che erediterà le funzioni svolte finora da Equitalia Spa; non sono previste modifiche immediate all'attività di riscossione delle imposte che continuerà a fondarsi su cartelle, blocchi amministrativi degli autoveicoli, pignoramenti di conti correnti e, soprattutto, degli stipendi; altro che svolta. La nuova struttura di riscossione potrebbe non avere nemmeno le nuove prerogative a più riprese chieste anche dal vertice di Equitalia, ovvero verificare se la pretesa tributaria è legittima. Oggi il contribuente è costretto a fare il giro delle sette chiese rimpallando tra uffici che, nonostante le tecnologie a disposizione, non si parlano. Il rischio è che per un periodo non breve, l'unica differenza sarà la carta intestata sulle cartelle: non ci sarà più scritto Equitalia ma Agenzia delle entrate-Riscossione. Ecco come si continuano a prendere in giro i contribuenti e, soprattutto, gli italiani.
  Per non parlare del cosiddetto pacchetto banche con misure sui contributi degli istituti al fondo di risoluzione: un ennesimo regalo al mondo delle banche e della finanza, fortunatamente stralciato dalla manovra, come l'innalzamento della soglia per la trasformazione delle banche popolari in Spa e che ha, con sorpresa, fatto fare marcia indietro al Governo, evidentemente scoperto, per l'ennesimo tentativo maldestro di inserire norme per gli amici degli amici. Pag. 5
  Per questo e non solo, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, ancora una volta, conferma il voto contrario alla fiducia di questo Governo, sempre più disorientato e frastornato dalle batoste che riceve, da Bruxelles, a casa nostra e, adesso, anche dai mercati finanziari. Famiglie e imprese sono sempre più sfiduciate e vivono alla giornata, altro che rilancio dei consumi, altro che ripresa economica. Non sarà certamente il modesto quanto irrisorio 0,8 per cento del PIL sul terzo trimestre che potrà festeggiare il Governo Renzi, con la disoccupazione all'11,8 per cento.
  Non c’è certamente da rallegrarsi se, come si evidenzia, nel 2015, il PIL al Sud ha fatto segnare un 1 per cento in più, dopo che negli ultimi anni la flessione aveva raggiunto complessivamente oltre i 13 punti. Per queste ragioni, signor Presidente, ribadisco, ancora una volta, il voto contrario alla fiducia nei riguardi di un Governo che ha deluso tutti, dalle famiglie alle imprese, nei confronti di un decreto-legge inutile e dal cammino legislativo così travagliato. È un Governo che sarà ricordato per il record di fiducie mai verificatosi nel Parlamento dal 1996 ad oggi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, Vice Ministro Casero, il gruppo Democrazia Solidale-Centro democratico conferma il voto di fiducia al Governo posto sul decreto-legge fiscale, fiducia resa necessaria nel mezzo di una sessione di bilancio assai particolare per i tempi stringenti legati, tra l'altro, anche allo svolgimento della consultazione referendaria. Il decreto-legge è stato molto rafforzato nel corso dell'esame congiunto delle Commissioni bilancio e finanze, ci riserviamo di motivare il voto positivo del nostro gruppo in sede di dichiarazioni sul voto finale del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giuseppe Galati. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GALATI. Grazie, Presidente. L'Aula parlamentare è oggi chiamata ad esprimersi su un provvedimento che il Governo qualifica come fondamentale della sua azione politica. Desidero evidenziare in apertura come questo provvedimento è legato all'azione politica che abbiamo iniziato come gruppo parlamentare Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia, soprattutto per eliminare quelle modalità esasperate ed inique di azione di un'amministrazione fiscale che sembrava totalmente disancorata da criteri di equità e di giustizia, con le gravissime ripercussioni che abbiamo visto negli anni sul benessere sociale, a scapito anche di famiglie ed imprese. Si tratta di un intervento che si caratterizza per alcune connotazioni che meritano di essere evidenziate, innanzitutto, facendo anche rilevare che il Governo ha saputo cogliere l'opportunità per proporre al Parlamento e al Paese un atto che è insieme sia di responsabilità politica che sociale; un atto che, oltretutto, i cittadini e la società insieme chiedevano e attendevano da tempo; un segnale di equità e di giustizia sociale.
  Entrando proprio nel merito del provvedimento, questo segnale si ricava già dal primo articolo di questo decreto in tema di riforma delle modalità di riscossione, una riforma che si sostanzia nello scioglimento di Equitalia e nell'istituzione dell'Agenzia delle entrate-Riscossione, soprattutto, perché questo ente dovrà conformarsi ai principi dello Statuto del contribuente, tra i quali proprio quelli della trasparenza, della leale collaborazione, della tutela dell'affidamento e della buona fede, nonché a quegli obiettivi declamati di cooperazione tra fisco e contribuente; quindi, cooperazione e non più contrapposizione e scontro come si è verificato lungamente in questi anni.
  Il Parlamento ha esaminato questo decreto che conteneva già un notevole slancio, ma attraverso i lavori in Commissione ha operato soprattutto per evitare quello che era percepito in senso peggiorativo, anche sulla percezione della politica da parte della società civile, soprattutto per quegli elevati livelli di pressione fiscale. Il Pag. 6recupero dell'evasione, quindi, cessa di essere concepito come uno strumento di persecuzione dei cittadini, molto spesso, disancorato, però, dalla dimensione etica e morale. Appariva l'immagine di uno Stato che sembrava forte con i deboli e debole con i forti. Il decreto restituisce legittimità a quella che deve essere ovviamente l'attività di recupero e contrasto all'evasione, ma le restituisce anche un significato diverso perché uno Stato deve essere anche ispirato a valori di civiltà e di etica; da una parte, quindi, l'amministrazione finanziaria torna a essere sede, strumento di legalità e giustizia, dall'altra parte, lo scopo della riscossione resta il recupero delle risorse da impiegare nella spesa pubblica per i servizi e per il supporto alla crescita economica, quindi, operando sulla base del parametro della capacità contributiva e dei principi di eguaglianza e ragionevolezza. Con queste finalità il decreto agisce anche sul versante della semplificazione, dell'abbattimento burocratico mediante l'eliminazione, ad esempio, dal 1o gennaio del 2017, di alcuni strumenti ed adempimenti quali quelli relativi alla comunicazione delle operazioni intracomunitarie.
  Due interventi poi sono stati largamente dibattuti nel dibattito parlamentare e politico: la cosiddetta definizione agevolata e la nuova voluntary disclosure. La definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione negli anni compresi tra il 2000 e il 2016: ci sembra questa la misura di giustizia sociale che consente al contribuente di pagare solo le somme iscritte a ruolo a titolo di capitale, di interessi legali e di remunerazione dei servizi di riscossione, escludendo dal quantum dovuto le sanzioni, gli interessi di mora, le sanzioni e le somme aggiuntive gravanti su crediti previdenziali e chiarendo – anche questo è estremamente importante – che il pagamento delle somme con modalità agevolate sia, in ogni caso, dilazionato in rate.
  E, ancora: la riapertura dei termini della procedura di collaborazione volontaria – cosiddetta voluntary disclosure – dal 24 ottobre 2016 al 31 luglio 2017 trova applicazione sia per l'emersione di attività estere che per le violazioni dichiarative relative ad imposte erariali. Una misura che, tuttavia, rispetto a quella introdotta nel 2014, prevede una procedura più semplice e, cioè, quella del versamento spontaneo, in unica soluzione, del quantum dovuto, mentre la procedura precedente richiedeva passaggi burocratici intermedi, quali apposite richieste all'amministrazione finanziaria, la fornitura della relativa documentazione, l'emissione di un avviso di accertamento.
  In via emendativa è, poi, da considerarsi estremamente positivo per il nostro gruppo l'introduzione dell'articolo 7-bis, diretto alla soppressione degli studi di settore in sostituzione dei quali sono introdotti indici sintetici di affidabilità fiscale cui sono collegati livelli di premialità per i contribuenti più affidabili, anche in termini di esclusione o riduzione dei termini per gli accertamenti.
  Il lavoro svolto nelle Commissioni riunite dal gruppo parlamentare Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia ha mirato, mediante proposte emendative, di cui nove approvate, ad un ulteriore miglioramento di parti del testo di particolare delicatezza; parti del testo che escono maggiormente rafforzate e fruibili dal lavoro delle Commissioni parlamentari.
  Noi esprimiamo, dunque, piena soddisfazione per questo risultato: un obiettivo che riteniamo, proprio attraverso il dialogo tra Parlamento e Governo, ha consentito di cooperare verso un intervento che non è, tuttavia, da considerarsi un risultato di una sola parte politica, ma, invece, un risultato orientato all'interesse generale di giustizia, equità e democrazia, perseguendo soprattutto l'obiettivo di liberare risorse economiche dal peso di un fisco che, fino a qui, ha agito in maniera, a volte, incontrollata ed automatica e supportando, quindi, la crescita economica ed il progresso economico e sociale. Con queste motivazioni il nostro gruppo Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia accorderà su questo provvedimento, convintamente, la sua fiducia.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Il decreto-legge n. 193 che siamo chiamati a convertire contiene norme importanti, tese, in generale, a rasserenare i rapporti dei contribuenti con il fisco. Partirei dalla soppressione di Equitalia, che è un soggetto particolarmente criticato nel Paese, che forse, anche al di là dei suoi demeriti, era diventato una sorta di bersaglio comune. Comunque, la soppressione di Equitalia risponde ad una esigenza di costruire rapporti più corretti fra fisco e cittadini. Sarà sostituita da un nuovo ente, collegato all'Agenzia delle entrate, di cui potranno avvalersi anche gli enti locali.
  Fra le norme positive di questo decreto ricordiamo la soppressione degli studi di settore, altra prassi criticatissima; la definizione agevolata delle pendenze con il fisco, definizione che comprende l'eliminazione delle sanzioni ed una significativissima riduzione, anzi, praticamente, l'eliminazione anche degli interessi; il rinnovo automatico della cedolare secca per gli affitti degli immobili; agevolazioni IRPEF sui rimborsi spese ai lavoratori in trasferta; accesso al fondo di garanzia per le imprese del settore geotermico; incremento del Fondo per l'occupazione.
  Si tratta di tutta una serie di norme che vanno nella direzione giusta, che noi condividiamo convintamente; poi, naturalmente, come tutti i decreti ci può anche essere qualche cosa che ci convince meno. Non ci piace l'appesantimento degli obblighi ai professionisti: più burocrazia potrebbe comportare, addirittura, il rischio di incoraggiarla l'evasione, anziché di ridurla. In ogni caso, l'appesantimento degli adempimenti burocratici dà un'immagine negativa nei rapporti fra lo Stato e i cittadini: tutti gli appesantimenti burocratici, anche questi.
  Esprimiamo anche qualche dubbio sull'ennesima reiterazione dell'italianissimo istituto del condono. La voluntary disclosure non ci piace per nulla: questa immagine dello Stato che detta regole severissime, ma, poi, si rivela accomodante con chi non le rispetta.
  Noi preferiremmo, invece, uno Stato più comprensivo, ma più fermo; uno Stato che comprenda le esigenze e le difficoltà dei cittadini, che incoraggia gli onesti e non perdona i trasgressori. Comunque, a parte questa critica, sull'insieme delle norme non possiamo che concordare: si tratta di norme, alcune, da molto tempo attese, altre, come ho già detto, che vanno nella direzione giusta. Ma di questo tratteremo in sede di voto finale.
  Veniamo alla questione di fiducia. La questione di fiducia, in questo caso, mi pare quasi costretta: costretta dallo stretto legame che questo provvedimento ha con il disegno di legge di bilancio, che proprio in questi giorni è all'esame di questa Camera. È quasi inevitabile che, nell'ingorgo istituzionale che realizza ad ogni fine anno in concomitanza, appunto, con l'esame del provvedimento di bilancio o delle finanziarie degli anni precedenti, un provvedimento importante come questo avrebbe rischiato di non essere convertito nei termini. Ripeto: si tratta di una fiducia necessitata.
  Suggerirei anche, dal punto di vista, in questo caso, più personale, che, comunque, provvedimenti che contengono norme così tecniche mal si adattano all'elaborazione a forza di emendamenti, a cui ricorre, naturalmente, il Regolamento della Camera. Per cui penso che, per mantenere l'unità dell'insieme, in qualche caso, la fiducia possa anche essere necessaria. Convengo – l'abbiamo più volte rilevato negli interventi a sostegno delle fiducie chieste dal Governo – che di questo istituto, in questi anni, si sia fatto un uso a volte eccessivo, però, in questo caso, noi non ci sentiamo di criticare il Governo, anzi, condividiamo l'opposizione del voto di fiducia e, quindi, voteremo con convinzione il provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, siamo in quest'Aula Pag. 8per discutere di un'ennesima fiducia, una fiducia che è posta su un provvedimento importante, certamente, a cui, però, siamo ormai abituati a vedere nella sua costante ripetizione. Fiducie che abbiamo visto più volte, anche nell'ambito di leggi, quali quella elettorale o delle unioni civili, dove, tutto sommato, c'era l'esigenza di trovare coesione nel Parlamento e, quindi, nel Paese. Quindi, non mi stupisco se, oggi, questa fiducia venga messa qui e per cercare misure espansionistiche di manovra. Ma, in verità, le dobbiamo chiamare nel modo giusto: sono vere e proprie promesse elettorali. È l'occasione giusta da parte del Presidente del Consiglio per portare avanti un progetto fatto di mancette – me lo consentirete –, che, ovviamente, hanno una deadline nella scadenza del 4 dicembre; e tutto questo raschiando il fondo del barile, non facendo operazioni di grande profilo.
  È un «decreto omnibus» su cui abbiamo delle riserve fortissime, che, ovviamente, vanno viste all'interno di un programma di Governo che non ci piace – lo diciamo a chiare lettere, ormai ovunque – e che, soprattutto, non piace al Paese. Provo a ricordarlo questo programma di Governo che, ovviamente, è la cornice su cui, poi, si incardina questo provvedimento.
  C’è una manovra di deficit che posticipa continuamente il pareggio di bilancio e in nome, quindi, di presunte misure di crescita ha, piuttosto, lo scopo di ingraziarsi questa o quella parte di elettorato, come ho detto poc'anzi; l'accoglienza indiscriminata di flussi di migranti senza precedenti, che alimenta un business opaco, molto opaco e che, sostanzialmente, distoglie risorse per le fasce più deboli, senza per questo creare delle forme di integrazione, perché l'integrazione non si può realizzare nel modo in cui ci viene oggi detto; un sistema bancario profondamente malato, che si salva solo a colpi di decreto di riforma con banche popolari e di credito cooperativo e che maschera capitalizzazioni pubbliche, perché i debiti verso le famose quattro banche – inutile citarle, sono note – sono stati pagati da parte dei risparmiatori; una riforma costituzionale che, in combinato con la legge elettorale, affosserà anni di lotta per la salvaguardia dei diritti fondamentali, a vantaggio di un partito pigliatutto e di una maggioranza relativa che schiaccerà le opposizioni; e, ancora, un sistema pensionistico che non garantisce neanche una vita dignitosa a chi avrebbe diritto al meritato riposo. Infine, lo smantellamento del welfare – che è una cosa che turba profondamente –, sia sanitario che sociale, in nome di un risparmio di spesa che abbandona i nostri cittadini in difficoltà. Questa è la cornice che abbiamo di fronte e su questa si incardina questo provvedimento. Questo programma di Governo lo dobbiamo definire in un modo solo: un progetto di sperequazione sociale. Chi ha possibilità economiche, di fatto si può permettere tutto (cliniche private, pensioni sufficienti, asilo e babysitter a gogò per i propri figli, una casa dignitosa), chi invece è rimasto indietro – e sono sempre di più e sempre tanti – evidentemente non ha più chance. È noto che le ultime pubblicazioni sui dati della povertà e sulle spese sanitarie degli italiani sono a dir poco allarmanti: 4 milioni e mezzo di persone iscritte nelle liste dei poveri.
  La Caritas oggi accoglie sempre di più soggetti che fino a qualche anno fa erano ceto medio; non parliamo poi dell'aumento delle morti degli anziani, che è un dato inquietante di cui nessuno parla: da un anno a questa parte, dopo decenni di crescita della qualità della vita e quindi della vivibilità si è invertito il trend ed è aumentato enormemente il numero dei morti anziani. Perché ? Perché evidentemente non possono procurarsi a proprie spese le cure di cui hanno bisogno e perché hanno difficoltà nella gestione del servizio pubblico, sempre più con liste d'attesa enormi. Ecco perché questi dati sulla salute delle persone ma anche sulla qualità della vita delle persone ci allarmano, ci preoccupano. Il numero dei divorziati, per esempio, specialmente uomini, vive fuori, in contesti improvvisati, dentro le macchine addirittura; tutto questo favorendo invece chi vuole un'Italia globalizzata ed evidentemente all'interno Pag. 9di un'integrazione che non avverrà mai perché artificiale, perché fatta per aumentare la dialettica tra popoli diversi che non si possono integrare per motivi culturali; e poi, soprattutto – ed è questa la logica che ci turba –, perché siamo in presenza della ricerca sempre più avida di un proletariato del terzo millennio, del XXI secolo, che deve essere trasformato in voto da parte del partito di maggioranza. Questa è la chiave di lettura sociale che ci permettiamo di offrire e che ovviamente non possiamo assolutamente condividere, ed è, guarda caso, anche il programma dei poteri forti, che del divide et impera di popoli che non si integreranno ovviamente farà una ragione di vita e forse anche una possibilità di comando; anzi, senza forse. Siamo di fronte – ritornando al nostro quadro nazionale – a cittadini di serie A e di serie B; serie B è chi ha perso tutto, magari ingannato, come nel caso del risparmio, su una mal riposta fiducia nei confronti delle banche, che però vedono cittadini di serie A, cioè dirigenti che hanno speculato, che hanno guadagnato tanto, che hanno venduto titoli tossici, che hanno fatto le cose più incredibili e che vengono addirittura premiati, oltre che essere impuniti. Non dimentichiamo poi coloro che hanno speculato – e sottolineo ancora una volta «speculato !» – nei confronti del contribuente italiano avendo avuto notizie in anteprima che hanno tradotto in guadagni mostruosi in Borsa grazie a fughe di notizie di ambienti governativi. La fonte non è la mia, come è noto: la fonte è quella del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che è venuto in Commissione non più tardi di qualche settimana fa e ha detto pari pari le cose che adesso ho spiegato in maniera dettagliata, spiegando le date e le modalità con cui è avvenuta tale speculazione. Naturalmente è un sospetto, però in questi casi vale molto di più, vista l'autorevole fonte di provenienza. Questo decreto quindi crea cittadini di serie A e serie B, come dicevo, anche sulle cartelle esattoriali, tra chi aveva già pagato, magari indebitandosi, e chi invece oggi viene aiutato nel modo che sappiamo. Tutto questo senza però cancellare Equitalia. Ed è un elemento che ci turba questo, lo vogliamo sottolineare: decreto che arriva il sabato, che viene firmato alle ore 20 – guarda caso poco prima che ci sia un telegiornale importante di una rete controllata al 100 per cento, come quasi tutti i media – e che da quel momento in poi, per quattro giorni, non ha fatto altro che dire che Equitalia era stata cancellata: bugia clamorosa. Lo sappiamo tutti qui dentro: è stata soltanto cambiata la targa dell'istituto; però ha sostanzialmente creato confusione, ha fatto lanciare un messaggio che va in una certa direzione. Dico sempre che il diavolo fa le pentole e non i coperchi: gli italiani sono molto più veloci a comprendere, quindi la frittata si è ribaltata in un'ennesima bugia ormai conclamata, ormai sotto gli occhi di tutti. Però è inquietante il fatto che si continui a immaginare uno scenario ancora da anni Sessanta, pensando che, forse dicendo e facendolo in maniera più o meno clamorosa, tutto questo possa realizzarsi.
  Ecco perché siamo di fronte a una finta rottamazione di Equitalia, un'operazione che ha fatto emergere tutta l'ipocrisia di questo Governo, che ha cercato di mascherare la sua vera natura, cioè essere un vampiro fiscale, anziché immaginare soluzioni vere che possano rilanciare l'economia attraverso soluzioni che sono note – le abbiamo viste decine di volte, in Paesi che hanno superato le recessioni –, facendo un'operazione semplice: diminuire l'impatto fiscale. Invece, a parte gli effetti annunci, in verità, non abbiamo visto nulla di tutto questo. Anzi, ogni giorno in più una stretta di vite, sia della pressione fiscale sia degli oneri che delle modalità di intervento. Provo ad immaginare, in questo momento, per esempio, i commercialisti; provo ad immaginare in questo momento gli operatori che lavorano in materia fiscale: sono indispensabili e devono essere tutelati. Il nostro è un sistema che è stato studiato già negli anni Settanta per vedere sempre più la presenza di commercialisti in termini di coadiuvante nei confronti dello Stato e che invece sostanzialmente oggi vengono utilizzati, maltrattati, Pag. 10stressati addirittura con minacce di sanzioni pesantissime da pagare nel caso ovviamente non svolgano il loro lavoro, un lavoro encomiabile che non solo non viene capito ma addirittura stressato e punito. Non parliamo poi, a proposito di Equitalia, di quello che sta accadendo: tutto è rimasto immutato. L'aggio rimane, i problemi personali sono aumentati a dismisura.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Concludo, l'ultimo minuto, Presidente. Vi è la beffa delle rate che devono essere saldate e che però verranno saldate nel modo in cui è noto, cioè con un tasso altissimo; ma è inutile tornarci, visto che ho poco tempo. E poi, infine, Equitalia giustizia, che rimane per le operazioni necessarie al Fondo unico della giustizia, che serve ad alimentare le spese della giustizia e del Ministero dell'Interno, e sostanzialmente trova un vampiro in chi deve esigere queste tasse, appunto Equitalia giustizia, e lo fa in maniera profumata e senza dare risposte adeguate. Allora, è un'Italia prigioniera – non ci sono dubbi – da una logica che non va bene, da un Premier che non si riesce a liberare dalla pressione e dal controllo dell'Unione europea, perché le cose che sta dicendo in questi giorni non convincono nessuno. Le statistiche di VoteWatch Europe dicono che Renzi e il suo Governo hanno votato a favore dell'Unione Europea 148 volte su 148 ! Ma chi ci può credere a questa presunta ribellione verso l'Unione Europea ? Presidente, chiudo veramente, gli ultimi due secondi soltanto per dire che stiamo tornando indietro di cent'anni, e non è un modo di dire. È un'Italia divisa, caotica, povera, un'Italia che certamente sa quello che deve fare il 4 dicembre, ed è per questo motivo che la Lega voterà «no» a questo provvedimento, continuando ad opporsi a questa Italia a due velocità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Bernardo. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BERNARDO. Presidente Boldrini, Viceministro Casero, colleghi, questa mattina esprimiamo la posizione che ognuno di noi ha nei riguardi del Governo, nel confermare la fiducia su un decreto per il quale la sensazione – ascoltando i colleghi stamattina, ma direi anche nel dibattito in Commissione – porta a cercare di comprendere se stiamo parlando dello stesso decreto fiscale collegato alla legge di bilancio. È la cosa che dico ad alcune forze presenti all'interno del Parlamento italiano, per quel senso di responsabilità che dobbiamo avere tutti nei riguardi dei nostri concittadini: la continua campagna elettorale, che si tratti di referendum o di altro, non giova al Paese, anche perché credo che oggi più che mai si debba entrare nel merito dei contenuti, di quello che significhi per un sistema come il nostro dare delle risposte al contribuente italiano, al mondo delle imprese, agli operatori del diritto tributario, dell'amministrazione finanziaria.
  Non so chi possa immaginare che tutto a un tratto si elimini la riscossione in Italia. La cosa che è stata compiuta dall'attuale Governo, dalle Commissioni e dalla maggioranza è stata quella di offrire una soluzione che non è soltanto il maquillage come qualcuno pensa, ma per quel rapporto di compliance, quel rapporto, che esiste e deve esistere tra il contribuente italiano, sia che si tratti di famiglie che di imprese, e coloro che lavorano all'interno del sistema finanziario, chiaro, di trasparenza, di lealtà. Quindi, lo scioglimento di Equitalia e la trasformazione che porta all'Agenzia delle entrate – Riscossione va in questa direzione, nella direzione di andare incontro a quelle persone e a quelle famiglie italiane che sono in difficoltà – noi ci auguriamo momentanea – rispetto a misure importanti che abbiamo deciso anche di adottare in questo momento. Penso all'incremento di 895 milioni per il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Penso ad un argomento che riguarda l'incremento, per l'anno in corso, di 592 milioni di euro al Fondo per l'occupazione e la formazione.Pag. 11
  Quello che, quindi, si è deciso di fare in questa occasione – ne vedremo i riflessi anche nella legge di bilancio – va nella direzione di trovare una formula nuova tra il contribuente italiano e il sistema dell'amministrazione finanziaria, con un'attenzione anche nei riguardi del personale, che non abbiamo dimenticato. Conosciamo tutti quanti le difficoltà in cui versavano coloro che hanno lavorato e lavorano all'interno di questo sistema. Mi riferisco al fatto di dare anche a coloro che esercitano per conto dei contribuenti – quindi mi riferisco al mondo dei dottori commercialisti, al mondo dei CAF, di coloro che svolgono un servizio come professionisti nell'interesse della comunità – alcune delle semplificazioni che abbiamo deciso di individuare, di adottare e di fare nostre. Dal 1o gennaio 2017 per i soggetti passivi IVA è abrogata la comunicazione dell'elenco clienti-fornitori. Vi sono poi lo spesometro e la dichiarazione integrativa a favore, che può essere presentata dal contribuente anche oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa al periodo d'imposta successivo. La dichiarazione IVA può essere integrata in senso favorevole entro i termini previsti per l'accertamento. Direi che si tratta anche di un rapporto di semplificazione, per i momenti utili al Paese. Noi non parliamo di condono, ma dobbiamo anche tenere conto che, per la crisi dell'economia reale che vive questo Paese – ma non soltanto il nostro Paese –, vi sono – sì – due Italie, ma c’è quell'Italia che va aiutata, va sostenuta e che ha difficoltà a contribuire alla crescita di questo Paese. Quindi, si va incontro anche per quanto riguarda un argomento delicato qual è quello delle cartelle, della rateizzazione, per un percorso di favore, ma riconosciuto in trasparenza. Dall'altra parte, non si disconosce che ci sono realtà, famiglie e imprese che riescono a sostenere la crisi e il loro rispetto da parte di coloro che sono legislatori porta ad avere un'attenzione anche nei riguardi di chi rispetta le leggi e le regole.
  Ma io sono convinto che noi non stiamo facendo un favore o una cortesia, come qualcuno evoca, nell'andare incontro alle esigenze che alcuni hanno messo in risalto anche anticipandomi. Infatti, in un momento come questo, alcuni di noi avevano l'idea che dovessimo rialimentare la voluntary disclosure, che dovessimo fare un'azione importante sul rientro dei capitali. Io mi azzardo a dire che, studiata nei dovuti modi, come avviene nel resto del mondo, in quei Paesi europei sviluppati, ma anche fuori dal confine europeo, possa essere messa a regime, con regole chiare e precise, con quelle percentuali di sanzione che vengono riconosciute anche nella cosiddetta VD seconda rispetto a quella già fatta un anno e mezzo fa, e serve a rendere più trasparente il rapporto tra contribuente italiano, tra colui che, comunque, detiene all'estero o anche all'interno del sistema domestico patrimoni più o meno importanti, con regole precise di come ci si metta in regola per rilanciare l'economia anche da quella fonte.
  Ecco perché io sto ricordando alcuni punti, ma il tempo a disposizione è contenuto.
  Penso anche al tema delle accise per le attività commerciali, alla possibilità di rateizzare l'accisa dovuta dal gestore del deposito fiscale, ove vi sia il requisito che si trovi in condizioni oggettive temporanee di difficoltà economica. Viene modificata la normativa sull'accertamento delle violazioni. Vi è la definizione agevolata delle liti pendenti in materia di accise sui prodotti energetici, alcol, bevande alcoliche, per contestazioni antecedenti al 1o aprile 2010, andando indietro nel corso degli anni e istituendo forme di contraddittorio con il contribuente. Ricordavo prima anche le semplificazioni fiscali, la notifica con PEC degli avvisi di accertamento, la possibilità, anche per i lavoratori autonomi, di dedurre dal reddito del proprio lavoro alcune voci che non erano contemplate fino a ieri. Vi è il tema della cedolare secca degli affitti e l'argomento che riguarda la proroga della comunicazione. Vi è la soppressione dell'obbligo dell'F24 telematico per i pagamenti superiori a mille euro. Si tratta di una serie di iniziative che hanno lo scopo di andare incontro al Pag. 12contribuente, in un momento come quello che noi oggi viviamo, disegnando e tratteggiando un ruolo nuovo dell'amministrazione finanziaria nei riguardi del contribuente italiano. Soprattutto, in maniera chiara, si lancia anche uno sguardo a ciò che riguarda gli investitori stranieri, che sono linfa ulteriore, utile allo sviluppo del Paese, dando la certezza del diritto.
  Ecco perché – concludo – la preoccupazione che alcuni di noi hanno e che noi abbiamo è la continua campagna elettorale – che può essere legittima su altri fronti – su questi contenuti, su questi argomenti delicati, rispetto ai quali i cittadini hanno tutto l'interesse ad ascoltare, ad essere informati e a sapere che questo Governo sta lavorando nell'interesse del Paese. Non possiamo assimilare quello che riguarda una scadenza alle azioni che abbiamo deciso di compiere nell'interesse del sistema Paese e nell'interesse generale. È per questo che noi di Area Popolare votiamo «sì» alla fiducia al Governo su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Grazie, Presidente. Il decreto fiscale di cui oggi votiamo la legge di conversione, per l'ennesima volta con il voto di fiducia, è parte – come è noto – di una manovra di finanza pubblica che, poi, ha un altro pezzo importante nella legge di bilancio che stiamo discutendo in questi giorni in Commissione bilancio e in Commissione finanze. Entrambi puntano alla realizzazione degli obiettivi indicati nella nota di aggiornamento al DEF. Prima di entrare nel merito del decreto, a mio avviso, è necessario ribadire la valutazione d'insieme sulla manovra. Nel contesto italiano e dell'eurozona vi è, al di là dei decimali che portano a rallegrare qualcuno, forse in misura eccessiva, rispetto a un indicatore statistico di congiuntura, una situazione che rimane sostanzialmente di stagnazione. Ad ottobre siamo ancora in deflazione e, dopo otto anni dall'avvio di quella che è stata e che continua ad essere chiamata crisi, ma in realtà è la rottura di un equilibrio insostenibile, l'Italia rimane largamente al di sotto del livello di economia reale del 2007, così come, in misura minore, vi rimane l'eurozona.
  A me pare che si possano riconoscere sostanzialmente due linee nella politica economica del Governo, due linee che, a mio avviso, lo portano poi a risultati che continuano a essere insoddisfacenti. Nonostante tutto, nonostante le clamorose smentite della storia, si continua con una strategia supply side. Ci si affida alle misure sul lato dell'offerta; si riduce il costo dei fattori dell'offerta, puntando così ad aumentare gli investimenti delle imprese, la domanda privata, in un contesto dove è sempre più evidente che è necessaria, invece, un'iniezione significativa di domanda pubblica, senza la quale gli investimenti privati non ripartono. Qualche giorno fa, in un editoriale sul Corriere della Sera, Lucrezia Reichlin ridicolizzava le misure supply side del Presidente eletto Trump, i crediti di imposta agli investimenti, e scriveva, giustamente, che il credito d'imposta rende più profittevoli i progetti esistenti, ma non è sufficiente a stimolare investimenti nelle aree più povere, dove la redditività è più bassa. Il credito d'imposta agli investimenti è la chiave della legge di bilancio, che ripropone, per l'ennesima volta, appunto, misure che non funzionano, non possono funzionare.
  L'altra linea è nota, è la linea dei bonus a fini elettorali. In questo giro ne confezioniamo altri tre o quattro, per gli asili nido, per le puerpere, per i diciottenni, per le babysitter e così via. E ad essi si aggiungono il bluff su Equitalia, sul quale tornerò, la rottamazione delle cartelle indifferenziata, una preoccupante voluntary disclosure, che, nonostante i tentativi di camuffarla, è evidente che ha tante caratteristiche di condono. Insomma, una sorta di «laurismo», però a spese del contribuente, per un intervento che ha il sapore elettorale.
  Guardate, noi non ci scandalizziamo, i Governi fanno misure elettorali; il problema Pag. 13è che questo Governo la fa ogni anno una manovra di finanza pubblica elettorale, non soltanto in vista delle elezioni politiche. Per trovare lo spazio di bilancio necessario ad attuare questa doppia linea, da un lato ancora supply side, dall'altro quella dei bonus elettorali, si è aperto un confronto puramente propagandistico con la Commissione europea, dove la sostanza non esiste, perché, di fatto, il Governo continua disciplinatamente, e forse anche con convinzione, ad attuare quell'agenda neoliberista che sta avvitando in una spirale di recessione e stagnazione l'Eurozona.
  Che cosa si sarebbe dovuto fare ? Questo è il punto ! Lo abbiamo detto quando abbiamo discusso la Nota di aggiornamento al DEF e su questo insistiamo: si sarebbe dovuto fare un social compact, si sarebbe dovuto aprire davvero un confronto con la Commissione europea, ma per una strategia di investimenti pubblici triennale, con un effetto anche più rilevante in termini di deficit, ma circoscritto nel tempo. Tre anni, un punto di PIL all'anno di maggiori investimenti pubblici, da concentrare sugli interventi contro il dissesto idrogeologico, sugli interventi per la messa in sicurezza dei territori, sugli interventi per la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati, su investimenti per la mobilità sostenibile. Insomma, un piano triennale di un punto di PIL all'anno, 17 miliardi all'anno, per dare davvero un impatto, uno shock positivo all'economia reale, far lavorare tante nostre micro e piccole imprese su attività che non hanno il rischio della delocalizzazione e hanno un'elevatissima intensità di lavoro e poco impatto sulle importazioni.
  Su questo si sarebbe dovuto davvero aprire un confronto con la Commissione europea, un confronto che avrebbe avuto come sfondo un altro paradigma di politica economica, abbandonando il modello supply-side che si continua, nonostante questa pantomima di conflitto con Bruxelles, ad attuare, e invece puntare su una strategia keynesiana, perché mi dispiace per tutti coloro che in questi 25 anni ci hanno detto che Keynes è un relitto del Novecento.
  Serve una strategia keynesiana; da sola l'economia, con le misure dal lato dell'offerta, non riprende. Quanti Trump devono arrivare prima che vi accorgiate che, per far ripartire il lavoro, servono investimenti pubblici significativi ? Ma torneremo su questo quando parleremo della legge di bilancio; adesso vengo rapidamente al merito del decreto e sottolineo alcune misure tra le tante possibili. Innanzitutto, un rilievo politico: questo decreto contiene misure che non hanno nulla a che vedere con i requisiti di necessità e urgenza. La stragrande maggioranza di queste misure potevano andare nella legge di bilancio. È stata fatta una forzatura a fini propagandistici, abbiamo discusso per quindici giorni delle slide del Presidente del Consiglio senza aver potuto verificare i contenuti dei provvedimenti che venivano annunciati e propagandati.
  Si è detto delle risorse per le politiche sociali, per la disoccupazione: ebbene, quelle risorse sono prese dal fondo per gli esodati; 592 milioni che sono stati risparmiati dalle precedenti salvaguardie, che, secondo la legge, si dovrebbero dedicare a finanziare gli interventi per gli esodati. C’è un mare di persone, di uomini e donne, qua fuori, che sono senza reddito, senza pensione e senza stipendio. Questi 592 milioni, invece, sono stati dirottati su fini pur utili, ma non si sarebbero dovuti prendere da qua. E poi il bluff di Equitalia, e lo hanno detto altri colleghi. Quando un Governo insegue la demagogia, poiché sta al governo, si scontra con i dati di realtà: si cambia nome a Equitalia e l'unico effetto vero che si produce è l'angoscia per le migliaia di lavoratori che non sanno che fine faranno.
  E si è associata a quest'intervento su Equitalia la rottamazione delle cartelle, lasciando immaginare all'opinione pubblica che l'eliminazione delle sanzioni e degli interessi di mora fosse contenuta anche nel superamento di Equitalia, mentre è una misura di carattere straordinario che riguarda la partita oggetto dell'intervento Pag. 14di questo decreto fiscale. E anche qua noi riteniamo che si debba distinguere nel mare dei debiti fiscali: c’è un'evasione di sopravvivenza, la quale va compresa e va affrontata con misure specifiche, come quelle in parte contenute nell'intervento previsto nel decreto, ma non si può fare un'operazione a tappeto, non si può trattare allo stesso modo chi ha frodato volontariamente milioni di euro all'erario e chi non ce la fa a pagare.
  Noi abbiamo proposto un emendamento: mettiamo un limite al debito fiscale dell'intervento, togliamo anche l'aggio ai piccoli che non ce la fanno a pagare, ma trattiamo come vanno trattati i grandi evasori. Infine...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  STEFANO FASSINA...siamo preoccupati – concludo – e sull'eliminazione dell'estensione del regime dei minimi, riproporremo quest'intervento. Insomma, per tutte queste ragioni, e per altre che non ho avuto il tempo di sottolineare, Sinistra Italiana voterà «no» alla fiducia posta sul decreto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mariastella Gelmini. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Grazie, Presidente, colleghi, ci troviamo di fronte all'ennesimo voto di fiducia, una fiducia su un decreto che non avrebbe ragione di esistere, visto il contenuto disomogeneo e l'assenza dei requisiti, previsti dalla Costituzione, di necessità e urgenza. L'ennesimo voto di fiducia rispetto ad un decreto dall'iter caratterizzato da anomalie e forzature; una fiducia che dimostra la debolezza di questo Governo, ma, soprattutto, la sua arroganza. A seguire, relazioni tecniche che non quantificano una parte importante del provvedimento – mi riferisco alla voluntary disclosure – e che poi, magicamente, dalla sera alla mattina, vengono quantificate in un miliardo e 600 milioni. Quindi, coperture aleatorie e spese certe. Poi abbiamo assistito al maldestro tentativo che è un'abitudine del Governo Renzi, di infilare, attraverso emendamenti, le parti stralciate dalla legge di bilancio. Mancano, d'altra parte, venti giorni alla scadenza referendaria e vi è sempre più il tentativo di un Governo in affanno che blocca il Parlamento, che blocca la sua azione, per cercare di comprare il consenso e favorire il sì rispetto ad un referendum che dovrebbe vedere una distanza e un rispetto maggiori da parte del Governo rispetto alle posizioni in campo: al sì come al no. E invece poi abbiamo avuto anche il ritorno in Commissione, il ritorno del provvedimento, per mancanza di copertura di alcuni emendamenti. Che dire ? Un'approssimazione senza precedenti e certamente Governo e deputati di maggioranza forse sono troppo distratti a fare altro, a fare la campagna elettorale, per rendersi conto di questi gravi errori che rischiano di scassare i conti dello Stato.
  Insomma, siamo di fronte, con questo provvedimento, all'ennesimo esempio delle politiche dal roboante annuncio che poi sono destinate a produrre poco più di nulla. E veniamo al cuore del provvedimento: nel tentativo di strizzare l'occhio all'elettorato moderato le parole sono belle e gli slogan accattivanti, si parla dell'abolizione di Equitalia, salvo poi rendersi conto che l'abitudine di questo Governo è cambiare il nome alle cose. Lo abbiamo visto con le province, che diventano città metropolitane ed enti di area vasta, qui Equitalia non è che venga abolita, cambia semplicemente nome e viene inglobata nell'Agenzia delle entrate e delle riscossioni. Equitalia perde il nome, mi verrebbe da dire, ma non il vizio di mettere le mani nelle tasche degli italiani; questo maquillage non significa liquidare i soprusi a cui il sistema tributario ha abituato purtroppo gli italiani, perché non è negli uffici della società in liquidazione che si annidano quei soprusi, semmai nelle pieghe delle leggi e ancor più delle prassi di accertamento che non vengono minimamente cambiate. Oggi torniamo indietro perché ora tutto il potere è concentrato nell'Agenzia delle entrate che si occuperà di Pag. 15accertamento e di riscossione con un potere di indagine senza precedenti, come un grande fratello fiscale. Si fa credere che diminuiscono le tasse, che si rottamino le cartelle, che si abolisca Equitalia, in realtà non solo si cerca di fare cassa, ma si istituisce un sistema ancora più pervasivo, penetrante nei confronti dei contribuenti italiani. È prevista, a parole, la gestione della funzione della riscossione in maniera più flessibile, in realtà siamo alla clasterizzazione dei contribuenti, che rischia di essere uno studio di settore applicato a tutti gli italiani. E se non bastasse all'Agenzia per la riscossione vengono concessi dei poteri formidabili di indagine: il potere di riscossione sarà notevolmente ampliato attraverso la possibilità di utilizzare banche dati e informazioni di cui già dispone anche per il recupero coattivo delle imposte non pagate, sarà più facile il pignoramento di stipendi e salari, basta leggere l'articolo 3 per rendersene conto, insomma si va verso uno Stato di polizia fiscale che tenderà a colpire soprattutto i piccoli, le piccole e medie imprese, cioè coloro che in questi anni faticano a sopravvivere, di fronte in realtà a slogan che sembrano di contenuto diverso ma la sostanza è questa, le parole dicono una cosa, i fatti dicono il loro opposto. Facile temere che queste categorie rischieranno di essere strozzate dal nuovo sistema messo in piedi da Renzi senza che al contribuente venga assegnato alcun vero potere di resistenza all'agguato fiscale. D'altra parte che alla riforma del fisco questo Governo non fosse interessato è chiaro a tutti perché aveva a disposizione da tempo una delega fiscale che non ha mai voluto esercitare e oggi vuol far credere che, attraverso la finta abolizione di Equitalia, si metta mano ad una profonda riforma del fisco. Io trovo tutto questo inaccettabile e poiché le bugie hanno le gambe corte, se il mio ragionamento non fosse sufficientemente convincente, registro un altro aspetto: se ci fosse l'abolizione di Equitalia, cioè dell'ente di riscossione, verrebbe abolito di conseguenza anche l'aggio, ovvero l'onere di riscossione, e invece no l'aggio rimane lì e si continua a pagare, e allora vuol dire che evidentemente siamo di fronte veramente ad un trucchetto per cambiare nome, ma la sostanza delle cose risulta immutata.
  E vengo all'altro punto di questo programma, di questo decreto, di questo programma elettorale, che viene raccontato in tutti i talk, come la rottamazione delle cartelle. In realtà siamo di fronte alla rottamazione dei cittadini onesti e dei cittadini in difficoltà, perché si continua a pagare tutto, si pagano le somme iscritte a ruolo a titolo di capitale, si pagano gli interessi per ritardata iscrizione a ruolo, si paga l'aggio, si pagano le spese di esecuzione e di notifica della cartella, c’è solo una piccola riduzione sugli interessi, per come è stata strutturata questa rottamazione conviene solo a chi i soldi ce li ha, a chi non ha problemi di liquidità e può approfittare di qualche piccolo sconto, chi non ha liquidità, cioè la maggioranza dei cittadini italiani, deve valutare con attenzione il da farsi perché non è affatto detto che chiedere in prestito i soldi ad una banca per pagare le cinque rate sia più conveniente rispetto a tenersi la cartella esattoriale così come ed estinguere il debito nelle 72 rate mensili già previste dal meccanismo di rateizzazione di Equitalia.
  In altre parole, chi non ha problemi di liquidità, ne approfitterà, mentre gli altri si terranno la cartella esattoriale così come già hanno deciso, optando per la rateizzazione lunga. Forza Italia ha cercato di presentare degli emendamenti per favorire una maggiore equità, per andare veramente verso un alleggerimento delle cartelle, ma i nostri emendamenti in Commissione non sono stati minimamente presi in considerazione.
  Vengo ad un'ultima riflessione in merito, se Renzi definisce le sanzioni e gli interessi «vergognosi» mi domando: perché questa rottamazione è a tempo ? Quando la rottamazione finirà, quando questa finta rottamazione finirà, interessi e sanzioni torneranno come prima. E allora io francamente credo che tutto questo sia inaccettabile, penso che ci sia una mancanza di rispetto per l'intelligenza degli italiani e, alla faccia delle semplificazioni, voglio dire una battuta sulla comunicazione Pag. 16IVA. Altra parte a chiara vocazione vessatoria è quella che prevede nuovi adempimenti dei contribuenti ovvero la comunicazione analitica dei dati delle fatture emesse e ricevute, la comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche Iva, che verrà fatta trimestralmente e allora la comunicazione trimestrale delle fatture significa oneri aggiuntivi per commercialisti, per imprenditori, per le partite IVA, per i liberi professionisti.
  E veniamo agli studi di settore, anche qui la ratio è sempre la stessa, quella di un cambio di nome gli studi di settore, a detta di Renzi, vengono aboliti in realtà diventano gli indici sintetici di affidabilità fiscale. Ma che vuol dire l'affidabilità fiscale ? Dove è stata definita ? Quali garanzie abbiamo che del rispetto dello Statuto del contribuente, che mille volte è stato calpestato ? E poi il dato che emerge chiaramente al netto della propaganda è l'eterogeneità di questo decreto, c’è un po’ di tutto, da alcune risorse per l'accoglienza dei migranti, al fondo di occupazione, al trasporto regionale, si capisce benissimo che è un provvedimento nato per fare cassa, nato per spremere i contribuenti e per fare propaganda. Noi alla fiducia votiamo «no», ma al Governo verrà un sonoro «no», ancora più autorevole del nostro, e sarà quello degli italiani al 4 di dicembre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente, la fiducia a questo Governo noi non la diamo e non la daremo mai e soprattutto non la daremo per l'approvazione di questo decreto incostituzionale, truffaldino, e finalizzato solo a comprare voti per il referendum costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, una vergogna, Presidente, il legame tra decreto fiscale e referendum è palese, il fil rouge che lega è il nastro con cui sono impacchettati i finti regali contenuti nel decreto, tra cui la finta abolizione Equitalia e il condono fiscale. Signor Presidente, mi permetta di dire qualche parola a proposito della riforma, del referendum, perché è di questo che bisogna parlare, perché è strumentale all'azione, questo decreto è strumentale all'azione del Governo nel sostenere il voto favorevole all'approvazione. Ebbene, per una riforma che taglia la democrazia, taglia i diritti dei cittadini italiani, accentra i poteri nelle mani del Presidente Consiglio dei ministri, crea scompiglio nel processo legislativo, sarà fucina di contenziosi tra Camera e Senato nel momento in cui il Senato chiederà di esprimere pareri sulle materie più disparate e la Camera dirà: no è roba mia, e a far da paciere dovrà intervenire la Corte costituzionale. Non produce risparmio ma solo tanto fumo negli occhi per i cittadini che, in attesa di quel famoso miliardo, poi declassato a 500 milioni di euro di risparmio della spesa pubblica, ne vedranno sì e no 50 e, intanto, avranno venduto la possibilità di scegliere i senatori di un Senato che rimane, comunque, in vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, noi non ci fermiamo agli effetti della riforma costituzionale, ma andiamo a guardare il vero fine principale della riforma – signora Presidente, la risposta è semplice –, quello per il PD di mantenere le mani sul Senato, a prescindere da come andranno le prossime elezioni politiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sì, perché, in sostanza, attualmente, molte regioni sono di colore rosso, rosso PD, mi verrebbe da dire, profondo rosso PD, se guardassimo i debiti del vostro giornale l'Unità, ma, mi viene da dire, un rosso un pochino più pallido se, invece, andiamo a vedere le azioni del PD in questi anni e pensiamo a che cosa ? Pensiamo all'abolizione dell'articolo 18, al Jobs Act, alla Buona scuola, al bail-in, alla voluntary disclosure 1 e 2.0, al condono fiscale, alla depenalizzazione, alla mancata legge anticorruzione, al finto salva banche, al prestito vitalizio ipotecario, a Verdini padre costituente, per arrivare, dulcis in fundo, alla vostra politica Pag. 17internazionale in Libia che ha creato più scompiglio dello stesso Isis, una vera vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quindi, colore rosso, ma no, rosso pallido, è un rosso sbiadito, molto sbiadito. L'interesse del PD nella riforma costituzionale è solo quello di avere le mani sul Senato, infatti, una volta passato il «sì», il PD avrà il 55 per cento dei senatori e questa è una grandissima vergogna, perché questa riforma costituzionale non è altro che un'ipoteca, una bella ipoteca per mantenere le mani nella marmellata di potere, quel potere appiccicoso che porta il PD, i deputati e i senatori PD a nascondere cosa è veramente successo nei consigli di amministrazione delle società di Stato, nelle partecipate oppure nei consigli di amministrazione delle banche guidate da personaggi scelti dal PD; non a caso, Monte Paschi di Siena sappiamo benissimo che è stato guidato dai poteri politici del PD. Ancora, mi riferisco a quel Pd disposto a tagliare i diritti dei cittadini, a orientare la prua della nave «Paese Italia» verso le multinazionali, verso l'idea di uno Stato centralista, verso le banche internazionali, verso il potere delle segreterie dei partiti, più che fare, una volta per tutte, una vera politica di sostegno ai cittadini, una vera politica che dia un reddito sicuro ai cittadini e un reddito di cittadinanza. Questo il PD non lo vuole fare, vuole solo mantenere le mani sul potere.
  Ebbene, Presidente, questo è il partito che mette la fiducia e la vota; questo partito, il PD, mette la fiducia e la vota su questo decreto che, a ben diciotto giorni dal voto, accende la macchina del fumo e lo sparge a mani basse in tutte le case degli italiani, attraverso la televisione, attraverso gli spot, attraverso, addirittura, le letterine ai cittadini italiani all'estero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e a quegli italiani noi diciamo di non fermarsi alla foto, al ritratto del premier Renzi, gli diciamo di andare oltre, di utilizzare la stessa curiosità che hanno utilizzato nello scoprire un Paese straniero, per conoscere questa riforma costituzionale, piena di imbrogli, a partire dallo stesso quesito referendario, una vera vergogna, Presidente !
  Ma entriamo un pochino nel merito di questo decreto che andiamo a votare e sul quale noi non daremo la fiducia al Governo. Ebbene, Presidente, noi abbiamo chiesto in modo pacifico di fare qualcosa per gli italiani, abbiamo chiesto di migliorare i processi della riscossione, di renderla più umana e il Partito Democratico ci ha sbattuto la porta in faccia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Ebbene, Presidente, che cosa abbiamo chiesto ? Abbiamo chiesto di fare in modo che le cartelle esattoriali indichino in modo preciso tutti i dati necessari per fare i ricorsi, in modo preciso, analitico, e ci hanno detto di no; abbiamo chiesto che il calcolo degli interessi fosse fatto in modo preciso, matematico, palese, chiaro e anche su questo ci hanno detto di no; abbiamo chiesto che l'importo per l'iscrizione a ruolo fosse di una cifra abbastanza consistente, non dico migliaia di euro, ma quanto meno il triplo di ciò che paghiamo per fare un ricorso in tribunale; mi riferisco poi alla rateazione, se un cittadino italiano accede alla rateazione, questo non deve costituire il riconoscimento del debito. Presidente, attualmente funziona così, molti cittadini italiani rateizzano per non perdere la casa o per non perdere la macchina; ebbene, questo non deve essere l'accettazione del debito, ma occorre dare più tempo al cittadino di potersi difendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi gli interessi non devono essere alti, al massimo riconosciamo un interesse legale, non di più, via gli aggi, lo abbiamo detto dappertutto, lo abbiamo detto in tutte le sedi, eppure gli aggi restano.
  Il limite per l'impignorabilità: qui, vi è una disparità tremenda tra i lavoratori dipendenti con un contratto subordinato e i lavoratori autonomi. I lavoratori autonomi rischiano di vedersi prosciugato il conto corrente perché i limiti di impignorabilità non ci sono ed è una vergogna. Ancora, una nuova rateazione per chi ha perso la possibilità di rateizzare un debito; Pag. 18ebbene, diamogli veramente e sicuramente la possibilità di rateizzare nuovamente. Sono proposte semplici; su tutte queste proposte il Partito Democratico ci ha detto «no» e ci ha detto «no» anche quando abbiamo chiesto di fare una vera abolizione di Equitalia, non un'operazione di maquillage; noi non vogliamo solo cambiare le insegne a Equitalia, vogliamo cambiarla veramente, internalizzando nell'amministrazione pubblica la riscossione, facendola diventare un ente pubblico economico; non è così, i dipendenti, i dirigenti potranno essere scelti attraverso qualsiasi tipo di procedura diversa dal concorso pubblico. Noi non vogliamo che sia così; vogliamo che la riscossione venga svolta dalla nuova Equitalia – usiamo le parole vere –, dalla nuova Equitalia, in modo umano, trasparente, palese, chiaro. Purtroppo, continuerà a non essere così. Poi abbiamo chiesto cose molto semplici per rendere più semplice, più chiara la riscossione; visto che Equitalia non ha riscosso 700 miliardi di euro – e non sono pochi – vuol dire che non ha utilizzato la mano severa contro i grandi evasori fiscali e l'ha utilizzata solo contro i piccoli che non possono difendersi. Ebbene, Presidente, facciamo in modo di dare la possibilità al cittadino di controllare cosa farà la nuova Equitalia. Facciamo una pubblicazione delle grandi cartelle, delle cartelle dei grandi evasori fiscali, magari togliamo il nome, togliamo il codice fiscale, ma cerchiamo di tracciare l'operato di Equitalia, della nuova Equitalia. Anche su questo ci hanno detto di no.
  Poi, Presidente, i cittadini hanno la necessità di controllare la pubblica amministrazione; stiamo vedendo come questo Paese stia andando alla deriva per una pubblica amministrazione gestita male. Abbiamo chiesto di fare in modo che i cittadini potessero controllare da vicino l'operato di Equitalia attraverso un comitato di osservazione; ebbene, anche su questo ci è stato detto di no. Il Partito Democratico non vuole la trasparenza, vuole continuare a utilizzare la mano severa sui cittadini che non si possono difendere, non farà nulla contro i grandi evasori fiscali e promuove una riforma costituzionale che taglia i diritti dei cittadini per l'elezione dei senatori. Mi fermo qui, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maino Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Presidente, colleghi deputati, rappresentanti del Governo, all'audizione del Ministro Padoan sulla legge di bilancio l'onorevole Brunetta ha affermato che non si era mai visto un decreto fiscale più legge di bilancio insieme. Mi dispiace contraddire il collega, nonché professore, ma precedenti ci sono, come la legge finanziaria 2008 più decreto-legge del Governo Prodi; si dirà: sempre voi; no, perché ci sono precedenti ben più hard, come una vera e propria finanziaria triennale, fatta in piena estate, con un decreto-legge, e l'ha fatta il Governo di cui proprio l'onorevole Brunetta era membro; quella manovra tagliava ben otto miliardi in tre anni alla scuola, mentre questo Governo ne ha aggiunti 3, sta stabilizzando 180.000 docenti e ora investe su ricerca, università, diritto allo studio, servizi 0-6 anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quella manovra cominciava a tagliare i fondi degli interventi sociali e il Governo Berlusconi li ha azzerati con la sua ultima legge di stabilità, mentre questo Governo sta finanziando tutti i fondi come quello contro la povertà, 600 milioni nel 2016, un miliardo nel 2017, un miliardo e mezzo nel 2018. Quella manovra inaspriva gli obiettivi del Patto di stabilità interno per regioni e enti locali, mentre questo Governo lo ha superato ed eliminato, per rilanciare gli investimenti. Da quella manovra in avanti non c’è stato nessun taglio delle tasse da parte di quel Governo, anzi, in diversi casi ci sono stati aumenti, mentre questo le ha tagliate, le sta tagliando in misura senza precedenti, soprattutto su lavoro e imprese. Insomma, le differenze ci sono e sono evidenti, non le vedono solo i colleghi del MoVimento 5 Stelle. Per loro tutti gli altri sono tutti uguali, per loro le Pag. 19differenze si misurano su due parametri: gli scontrini, di cui sono grandi collezionisti, e le rinunce: rinuncia alle Olimpiadi, rinuncia alla metropolitana, rinuncia ad eliminare 315 indennità di senatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È più bello per loro dimezzarle tutte per avere in Parlamento solo chi vive di rendita o pensionati o disoccupati.
  Insomma, ci sono molti motivi, anche specifici, sul provvedimento che stiamo esaminando per dare la fiducia al Governo e per non averne nelle opposizioni, anche nella Lega, che su questo decreto, laddove si prevedono risorse per interventi su profughi e migranti, ha presentato emendamenti per destinare quelle risorse ad altri interventi di carattere sociale. Insomma, si promuove la guerra tra poveri: la storia ci dice che chi fomenta la guerra tra poveri non lo fa perché sta con una parte dei poveri, ma per fare gli interessi dei più ricchi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Questo è, di fatto, il populismo e vedrete che, nei prossimi anni, con la Presidenza Trump, la cui vittoria fa sognare Salvini, non si ridurranno le disuguaglianze e le ingiustizie sociali negli Stati Uniti, ma aumenteranno. E alla sinistra che va in piazza a protestare il giorno dopo dico che è meglio andare a votare bene nel giorno giusto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); dico che serve più operare in un'ottica di cultura di Governo, che è dura, impegnativa, pone di fronte a scelte difficili, ma è quella che può cambiare la vita dei cittadini, mentre non si cambia con la mera testimonianza.
  L'impianto del disegno di legge di bilancio, di cui il decreto fiscale è una parte importante, è un impianto che fa i conti con la questione di come sostenere la crescita in una fase di riduzione rispetto alle aspettative della stessa a livello mondiale, per un insieme di fattori, con conseguenze sul nostro Paese. È un impianto che continua il perseguimento dell'aggiustamento dei conti pubblici, ma con più gradualità, per avere gli spazi per interventi a sostegno della crescita e per far fronte a eventi eccezionali, come i migranti ed i terremoti. Una crescita che dai dati ISTAT di ieri è, comunque, migliore delle ultime stime, confermando quelle del Governo.
  È una sfida alle politiche dell'Unione europea ? Sì, lo è, ma in una direzione che dovrebbe trovare in quest'Aula il sostegno di tutti: non ho mai sentito la nostra destra esaltare le regole europee; il MoVimento 5 Stelle dice che almeno bisogna spingersi fino al 3 per cento e SEL che bisogna andare oltre. È una sfida che sta dando risultati, che sta cambiando, cominciando a cambiare le politiche europee. Andrebbe, pertanto, apprezzata una manovra che riduce il deficit dal 2,4 del 2016 al 2,3 nel 2017 – uno dei più bassi in Europa –, ma lo porta dalle previsioni dell'1,8, appunto, al 2,3, e, invece, si dice che è una manovra elettorale in funzione del referendum. Cosa c’è di elettorale ? L'intesa con i sindacati sulle pensioni ? Ma non voleva, forse, la Lega fare un referendum per abrogare la «legge Fornero», che creerebbe un buco di decine di miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ? E adesso si dice che è elettorale la flessibilità in uscita, l'abolizione delle norme che impediscono il cumulo e l'aumento della quattordicesima ?
  In questo decreto cosa c’è di elettorale ? La rottamazione delle cartelle, di cui si pagheranno quota capitale, interessi legali e remunerazione del servizio di riscossione ? Ci è stato detto su questo che facciamo condoni e, contemporaneamente, che siamo degli strozzini. Basta questa palese contraddizione che per capire chi fa campagna elettorale. La realtà è che questa misura fa parte di un percorso di superamento di Equitalia, che avrà anche altre misure in futuro e, contemporaneamente, di un potenziamento della riscossione, dando all'Agenzia delle entrate-riscossione strumenti che ha già a disposizione l'Agenzia delle entrate.
  I colleghi del MoVimento 5 Stelle si lamentano perché avremmo copiato la loro proposta su Equitalia di due anni fa dopo avergliela bocciata. Se è uguale, votatela Pag. 20e intestatevela (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Se non la votate, è perché non è uguale e, allora, non potete accusarci di avervi portato via la marmellata.
  È elettorale la riapertura dei termini della collaborazione volontaria ? Fa parte di una strategia in un contesto europeo internazionale, che vede gli Stati impegnati sul piano del potenziamento, della razionalizzazione e dell'allargamento dei meccanismi di scambio di informazioni fiscali, quindi di una strategia di maggiore efficacia nel contrasto degli illeciti fiscali internazionali. D'altra parte, nelle audizioni sono state da più parti presentate proposte per rendere permanente la misura.
  È elettorale l'articolo 4 sulla comunicazione telematica dei dati delle fatture IVA ? A giudicare dalle email arrivate ai parlamentari, direi proprio di no.
  È elettorale il contributo per il trasporto ferroviario regionale di Campania e Molise ?
  Dire che il debito della Campania, già sul tavolo alcuni mesi fa, non può essere imputato, per la dimensione che ha, all'attuale Presidente, ma che ha ragioni nel tempo passato, come il fatto che la Campania non ha utilizzato 600 milioni per il pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione, di cui alla legge n. 35 del 2013, per questioni contabili, è dire la pura verità, non fare «marchette» come veniamo accusati.
  È elettorale intervenire a favore dei comuni dei centri di trattenimento o di accoglienza per stranieri ? È semplicemente giusto, equo ed umano. È, invece, elettorale, populista, è una bugia – lo dico all'onorevole Pili – dire che tutte le cooperative che si occupano di questo tema sono di «Mafia capitale». È pura invenzione che noi andiamo a prendere i profughi in Libia e li portiamo in Italia.
  È elettorale o semplicemente una politica per lo sviluppo finanziare il contratto di programma per le ferrovie, rifinanziare il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, assumere misure per la promozione e lo sviluppo dell'agroalimentare e potenziare il tax-credit per il cinema e l'audiovisivo ? E non abbiamo tolto risorse agli esodati, onorevole Fassina: nel disegno di legge di bilancio c’è l'ottava salvaguardia.
  Ecco, di questo abbiamo discusso in questi giorni: è un provvedimento impegnativo, corposo, affrontato certamente in un tempo ristretto dalle Commissioni di merito, ma non per questo è un provvedimento chiuso, blindato. Molti sono stati gli emendamenti approvati o riformulati, sia di maggioranza che di opposizione, grazie al lavoro dei relatori e alla disponibilità del Governo di entrare nel merito su ogni proposta, quando vi erano le condizioni tecniche per farlo.
  Ovviamente, vi sono state in quest'Aula le proteste per l'ennesimo decreto-legge e l'ennesima fiducia, ma se da oltre vent'anni tutti i Governi fanno così, un motivo ci sarà: ed è l'anomalia del bicameralismo perfetto che abbiamo solo noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). C’è la possibilità di superare questa anomalia e di dare davvero centralità alla Camera dei deputati e al Parlamento: con il referendum del 4 dicembre, decideranno i cittadini. Chi è in quest'Aula, però, dovrebbe risparmiarci l'ipocrisia del lamento su decreti-legge e fiducie e, poi, lavorare per mantenere così com’è un sistema istituzionale che, da almeno trent'anni, la maggior parte delle forze politiche afferma che non funziona.
  Non so, poi, dove l'onorevole Pesco abbia visto il profondo rosso del futuro Senato: anche nelle regioni si vota ogni cinque anni e gli elettori confermano o cambiano le maggioranze.
  Pertanto, il gruppo del Partito Democratico, per queste ragioni, voterà con piena convinzione la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite la dichiarazione di voto sulla questione di fiducia.
  Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si è convenuto che la votazione per appello nominale abbia Pag. 21luogo a partire dalle 11,30, la seduta verrà sospesa fino a quell'ora. Nel frattempo, però, procedo con l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dal deputato Vallascas. C’è qualcuno che esulta e qualcuno che si dispiace.
  Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.

  La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4110-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, nel testo approvato dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale inizierà la chiama. La chiama avrà inizio dal deputato Vallascas.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Colleghi, potete liberare il corridoio che porta al voto ? Ci sono un po’ di ostacoli.
  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Fate passare...
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 12,40)
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,45)
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 12,50)
  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Colleghi, nel frattempo, salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto tecnico economico e tecnologico «Padre Tannoia» di Corato, in provincia di Bari, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna e che sono qui, oggi, per la giornata di formazione (Applausi).
  (Segue la chiama).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 12,52)
  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo approvato dalle Commissioni dopo il rinvio deliberato dall'Assemblea, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Pag. 22

  Presenti e votanti  525  
  Maggioranza  263  
   Hanno risposto  359   
   Hanno risposto no  166   
  (La Camera approva – Vedi votazioni)

  Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

  Abrignani Ignazio
  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baradello Maurizio
  Barbanti Sebastiano
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore BrunoPag. 23
  Cera Angelo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuomo Antonio
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alessandro Luca
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Faenzi Monica
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Farina Gianni
  Fauttilli Federico
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galati Giuseppe
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  Lainati Giorgio
  La Marca Francesca
  Lattuca EnzoPag. 24
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Losacco Alberto
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marcolin Marco
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Pagani Alberto
  Palladino Giovanni
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parisi Massimo
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piepoli Gaetano
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Rocchi Maria GraziaPag. 25
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Romano Francesco Saverio
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vezzali Maria Valentina
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Airaudo Giorgio
  Alberti Ferdinando
  Allasia Stefano
  Altieri Trifone
  Archi Bruno
  Baldelli Simone
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brignone Beatrice
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Calabria Annagrazia
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Catanoso Genoese Francesco
   detto Basilio Catanoso
  Cesaro Luigi
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Colonnese Vega
  Cominardi ClaudioPag. 26
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Attorre Alfredo
  Da Villa Marco
  De Girolamo Nunzia
  Del Grosso Daniele
  Della Valle Ivan
  Di Battista Alessandro
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Vita Giulia
  Duranti Donatella
  D'Uva Francesco
  Farina Daniele
  Fassina Stefano
  Ferrara Ciccio
  Ferraresi Vittorio
  Folino Vincenzo
  Fontana Gregorio
  Fratoianni Nicola
  Gagnarli Chiara
  Gallinella Filippo
  Gallo Riccardo
  Garnero Santanchè Daniela
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Gregori Monica
  Grimoldi Paolo
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Laffranco Pietro
  La Russa Ignazio
  Latronico Cosimo
  Lombardi Roberta
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maestri Andrea
  Mantero Matteo
  Marcon Giulio
  Martelli Giovanna
  Marti Roberto
  Martinelli Marco
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Gianni
  Meloni Giorgia
  Merlo Ricardo Antonio
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mucci Mara
  Murgia Bruno
  Nastri Gaetano
  Nicchi Marisa
  Occhiuto Roberto
  Pagano Alessandro
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Parentela Paolo
  Pastorino Luca
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petrenga Giovanna
  Pini Gianluca
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Roccella Eugenia
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rotondi Gianfranco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Savino SandraPag. 27
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Secco Dino
  Segoni Samuele
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vallascas Andrea
  Vargiu Pierpaolo
  Vella Paolo
  Vignaroli Stefano
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Amendola Vincenzo
  Artini Massimo
  Attaguile Angelo
  Bindi Rosy
  Borghi Enrico
  Brambilla Michela Vittoria
  Cesaro Antimo
  De Rosa Massimo Felice
  Faraone Davide
  Fava Claudio
  Fedriga Massimiliano
  Fico Roberto
  Fraccaro Riccardo
  Gelli Federico
  Grillo Giulia
  Lorenzin Beatrice
  Lotti Luca
  Mannino Claudia
  Realacci Ermete
  Sarti Giulia
  Vecchio Andrea

  PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 13,30 per l'esame degli ordini del giorno, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

  La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 13,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Carbone, Casero, Catania, Cicchitto, Cirielli, Coppola, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Ferranti, Ferrara, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gozi, Lorenzo Guerini, Guerra, La Russa, Locatelli, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Giorgia Meloni, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Schullian, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Velo, Villecco Calipari e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 4110-A/R.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 4110-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili.Pag. 28
  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 4110-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 4110-A/R).
  Avverto che ai sensi dell'articolo 89, comma 1 del Regolamento, la Presidenza non ritiene ammissibile l'ordine del giorno Pesco n. 9/4110-AR/64 che, nel prevedere l'estensione dei rimborsi a carico del Fondo di solidarietà di cui al decreto-legge n. 59 del 2016 ad ulteriori categorie di risparmiatori, reca un contenuto estraneo rispetto alle materie trattate nel provvedimento. Si ricorda che, al riguardo, nel corso dell'esame in sede referente sono state dichiarate inammissibili, per estraneità di materia, tutte le proposte emendative volte a incidere su tale decreto-legge e, in particolare, quelle riguardanti le modalità di accesso al Fondo di solidarietà (Paglia 7.032 e 7.033).
  Avverto inoltre che, per un mero errore tipografico, l'impegno dell'ordine del giorno Ruocco n.  9/4110-AR/65 è stato pubblicato come consistente in due distinti capoversi separati da un punto e virgola, laddove si tratta invece di un unico capoverso. Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione degli ordini del giorno, do la parola al Governo per esprime il parere.

  ENRICO ZANETTI, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Ordine del giorno Moscatt n. 9/4110-AR/1, riformulato con la formula: «valutare opportunità di (...)».
  Ordine del giorno Giuseppe Guerini n. 9/4110-AR/2, parere favorevole. Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/4110-AR/3, «valutare l'opportunità di», quindi riformulato. Ordine del giorno Rizzetto n. 9/4110-AR/4, «valutare l'opportunità di», riformulato. Ordine del giorno Currò n. 9/4110-AR/5, parere favorevole. Ordine del giorno Carrescia n. 9/4110-AR/6, parere favorevole. Ordine del giorno Vignali n. 9/4110-AR/7, parere favorevole. Ordine del giorno Fusilli n. 9/4110-AR/8, riformulato «con valutare l'opportunità di (...)». Ordine del giorno Fabbri n. 9/4110-AR/9, parere favorevole. Ordine del giorno Minardo n. 9/4110-AR/10, parere favorevole. Ordine del giorno Martella n. 9/4110-AR/11, parere favorevole. Ordine del giorno Burtone n. 9/4110-AR/12, parere favorevole. Ordine del giorno Di Salvo n. 9/4110-AR/13, parere favorevole. Ordine del giorno Beni n. 9/4110-AR/14, parere favorevole. Ordine del giorno Pastorelli n. 9/4110-AR/15, invito al ritiro in quanto l'impegno è già assorbito da emendamenti approvati, in subordine parere contrario. Ordine del giorno Cenni n. 9/4110-AR/16, riformulato con: «a valutare la possibilità, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica». Ordine del giorno Ribaudo n. 9/4110-AR/17, parere favorevole. Ordine del giorno Cova n. 9/4110-AR/18, parere favorevole. Ordine del giorno Giacomoni n. 9/4110-AR/19, riformulato sostituendo le parole: «fin dalla prossima legge di bilancio» con l'inciso: «nel più breve tempo possibile e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica». Ordine del giorno Plangger n. 9/4110-AR/20, parere favorevole. Ordine del giorno Abrignani n. 9/4110-AR/21, parere favorevole. Ordine del giorno Laffranco n. 9/4110-AR/22, parere favorevole. Ordine del giorno Sandra Savino n. 9/4110-AR/23, parere favorevole. Ordine del giorno Milanato n. 9/4110-AR/24, parere favorevole. Ordine del giorno Occhiuto n. 9/4110-AR/25, parere contrario. Ordine del giorno Gebhard n. 9/4110-AR/26, parere favorevole. Ordine del giorno Piccione n. 9/4110-AR/27, parere favorevole. Ordine del giorno Misiani n. 9/4110-AR/28, parere favorevole. Ordine del giorno Marco Di Maio n. 9/4110-AR/29, parere favorevole. Ordine del giorno Causi n. 9/4110-AR/30, parere favorevole.

Pag. 29

  Ordine del giorno Antezza n. 9/4110-AR/31, riformulato espungendo le parole: «per 220 milioni di euro da destinare al (...)» e sostituendole con: «per il (...)». Ordine del giorno Scotto n. 9/4110-AR/32, riformulato espungendo tutte le premesse tranne l'ultima; nell'ultima, eliminando la parola «quindi» e, nell'impegno, sostituendo, le parole «particolare nell'ultimo capoverso» con la parola «nelle». Ordine del giorno Ricciati n. 9/4110-AR/33, riformulato con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Fratoianni n. 9/4110-AR/34, riformulato con: «valutare l'opportunità di» all'inizio di entrambi i capoversi. Ordine del giorno Airaudo n. 9/4110-AR/35, riformulato con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Melilla n. 9/4110-AR/36, parere favorevole. Ordine del giorno Franco Bordo n. 9/4110-AR/37, parere favorevole. Ordine del giorno Paglia n. 9/4110-AR/38, parere favorevole. Ordine del giorno Fassina n. 9/4110-AR/39, riformulato con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Ferrara n. 9/4110-AR/40, riformulato con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Busin n. 9/4110-AR/41, riformulato inserendo alla fine dell'impegno: «fermi restando i vincoli di finanza pubblica». Ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/4110-AR/42, parere contrario. Ordine del giorno Molteni n. 9/4110-AR/43, parere favorevole. Ordine del giorno Rondini n. 9/4110-AR/44, parere favorevole. Ordine del giorno Borghesi n. 9/4110-AR/45, parere favorevole. Ordine del giorno Caparini n. 9/4110-AR/46, parere favorevole. Ordine del giorno Grimoldi n. 9/4110-AR/47, parere favorevole. Ordine del giorno Saltamartini n. 9/4110-AR/48, parere favorevole. Ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/4110-AR/49, riformulato sostituendo «adottare» con «valutare l'adozione di». Ordine del giorno Allasia n. 9/4110-AR/50, riformulato sostituendo le parole: «dell'adozione» con le parole: «di valutare l'adozione». Ordine del giorno Fedriga n. 9/4110-AR/51, riformulato sostituendo «adottare» con «di valutare l'adozione». Ordine del giorno Attaguile n. 9/4110-AR/52, parere favorevole. Ordine del giorno Guidesi n. 9/4110-AR/53, parere favorevole. Ordine del giorno, Invernizzi n. 9/4110-AR/54, parere contrario. Ordine del giorno Picchi n. 9/4110-AR/55, parere favorevole. Ordine del giorno Bossi n. 9/4110-AR/56, parere favorevole. Ordine del giorno Pagano n. 9/4110-AR/57, parere favorevole. Ordine del giorno Simonetti n. 9/4110-AR/58, riformulato con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Giancarlo Giordano n. 9/4110-AR/59, parere contrario. Ordine del giorno Gribaudo n. 9/4110-AR/60, parere favorevole. Ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4110-AR/61, parere favorevole. Ordine del giorno Romanini n. 9/4110-AR/62, parere favorevole. Ordine del giorno Maestri n. 9/4110-AR/63, parere favorevole. Ordine del giorno Ruocco n. 9/4110-AR/65, parere favorevole. Ordine del giorno Villarosa n. 9/4110-AR/66, parere favorevole. Ordine del giorno Gallinella n. 9/4110-AR/67, parere favorevole. Ordine del giorno Alberti n. 9/4110-AR/68, riformulare con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Pisano n. 9/4110-AR/69, riformulare con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Nicchi n. 9/4110-AR/70, riformulare con: «valutare l'opportunità di». Ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4110-AR/71, parere favorevole. Ordine del giorno Nardi n. 9/4110-AR/72, parere favorevole. Ordine del giorno Oliverio n. 9/4110-AR/73, parere favorevole. Ordine del giorno Albanella n. 9/4110-AR/74, riformulare con «valutare l'adozione» al posto di «adottare».

  PRESIDENTE. La ringrazio anche per la velocità di esecuzione. A questo punto passiamo agli ordini del giorno; se ci sono comunicazioni sull'accettazione complessiva degli ordini del giorno potete farcelo sapere. Quindi, prendo atto che tutti gli ordini del giorno del PD riformulati sono accolti.
  Quindi: Moscatt n. 9/4110-AR/1, va bene; Giuseppe Guerini n. 9/4110-AR/2, favorevole; Gregorio Fontana n. 9/4110-AR/3, riformulazione va bene, Rizzetto n. 9/4110-AR/4, riformulazione va bene; Currò n. 9/4110-AR/5, favorevole; Carrescia Pag. 30n. 9/4110-AR/6, favorevole; Vignali n. 9/4110-AR/7, favorevole; Fusilli n. 9/4110-AR/8, riformulato e accettato; Fabbri ed altri n. 9/4110-AR/9, favorevole; Minardo n. 9/4110-AR/10, favorevole; Martella n. 9/4110-AR/11, favorevole; Burtone n. 9/4110-AR/12, favorevole; Di Salvo n. 9/4110-AR/13, favorevole; Beni n. 9/4110-AR/14, favorevole. C’è un invito al ritiro sull'ordine del giorno Pastorelli n. 9/4110-AR/15.
  Prego onorevole Pastorelli. Colleghi, prendiamo posto.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, non ho capito bene che cosa mi diceva il Viceministro, se l'ordine del giorno è ricompreso nel testo. La ringrazio e ritiro l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Cenni n. 9/4110-AR/16, riformulazione accolta; Ribaudo n. 9/4110-AR/17, favorevole; Cova n. 9/4110-AR/18, favorevole; Giacomoni n. 9/4110-AR/19, riformulazione accolta; Plangger n. 9/4110-AR/20, favorevole; Abrignani n. 9/4110-AR/21, favorevole; Laffranco n. 9/4110-AR/22, favorevole; Savino Sandra n. 9/4110-AR/23, favorevole; Milanato n. 9/4110-AR/24, favorevole; Occhiuto n. 9/4110-AR/25, contrario.
  Lo poniamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/25 Occhiuto.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La Presidenza ricambia i saluti dei colleghi ma, siccome ci sono diversi colleghi che stanno in fila a prendere la tessera, ho come la sensazione che avrete il tempo di sbloccare la postazione anche da soli, con la forza di volontà e con l'uso delle dita.
  Mi pare di aver capito che la Commissione bilancio ha terminato i lavori proprio adesso.
  Questa volta facciamo il record di durata della votazione: abbiamo aperto questa mattina la votazione.
  Siamo stati troppo veloci, ha ragione il Viceministro Zanetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

  Sugli ordini del giorno n. 9/4110-AR/26 Gebhard, n. 9/4110-AR/27 Piccione, n. 9/4110-AR/28 Misiani, n. 9/4110-AR/29 Marco Di Maio e n. 9/4110-AR/30 Causi il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/31 Antezza è accolta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/32 Scotto vi è una riformulazione. Va bene ? L'onorevole Fratoianni mi dice di sì.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/33 Ricciatti vi è una riformulazione, va bene ? Perfetto.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/34 Fratoianni vi è una riformulazione, va bene ? Perfetto.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/35 Airaudo vi è una riformulazione, va bene ?
  Sugli ordini del giorno n. 9/4110-AR/36 Melilla, n. 9/4110-AR/37 Franco Bordo e n. 9/4110-AR/38 Paglia, il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/39 Fassina vi è una riformulazione. Va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/39 Ferrara vi è una riformulazione, va bene ? Bene.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/41 Busin vi è una riformulazione. Va bene.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/42 Gianluca Pini vi è il parere contrario, lo pongo in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/42 Gianluca Pini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Pag. 31

  Sugli ordini del giorno n. 9/4110-AR/43 Molteni, n. 9/4110-AR/44 Rondini, n. 9/4110-AR/45 Borghesi, n. 9/4110-AR/46 Caparini, n. 9/4110-AR/47 Grimoldi e n. 9/4110-AR/48 Saltamartini, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/49 Giancarlo Giorgetti vi è una riformulazione. Va bene. Ordine del giorno n. 9/4110-AR/50 Allasia, va bene. Ordine del giorno n. 9/4110-AR/51 Fedriga, va bene. Sugli ordini del giorno n. 9/4110-AR/52 Attaguile e n. 9/4110-AR/53 Guidesi, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/54 Invernizzi vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/54 Invernizzi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Sugli ordini del giorno n. 9/4110-AR/55 Picchi, n. 9/4110-AR/56 Bossi e n. 9/4110-AR/57 Pagano, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/58 Simonetti vi è una riformulazione. Va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/59 Giancarlo Giordano vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/59 Giancarlo Giordano.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Sugli ordini del giorno n. 9/4110-AR/60 Gribaudo, n. 9/4110-AR/61 Tino Iannuzzi, n. 9/4110-AR/62 Romanini e n. 9/4110-AR/63 Patrizia Maestri, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/4110-AR/64 Pesco è inammissibile. Sugli ordini del giorno n. 9/4110-AR/65 Ruocco, n. 9/4110-AR/66 Villarosa e n. 9/4110-AR/67 Gallinella, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/68 Alberti vi è una riformulazione, va bene ? Perfetto.
  Sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/69 Pisano vi è una riformulazione, che non è accettata.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4110-AR/69 Pisano, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/4110-AR/70 c’è una riformulazione. Va bene.
  Ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/4110-AR/71, Nardi n. 9/4110-AR/72, Oliverio n. 9/4110-AR/73: accettati. Sull'ordine del giorno Albanella n. 9/4110-AR/74 c’è una riformulazione: accettata.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 4110-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, Presidente, la ringrazio anche per la sua – come posso definirla – generosità, dal momento che mi ha ridato la parola.
  Questo provvedimento è un provvedimento estremamente importante, che contiene, appunto, elementi importanti di cui tenterò di evidenziare alcune parti. Non Pag. 32soltanto le questioni di carattere fiscale – abbiamo eliminato, come tutti quanti sapete, alcune questioni importanti – ma ci sono anche elementi di interesse, come per esempio il rifinanziamento del Fondo per l'occupazione di circa 600 milioni, ai quali sono stati aggiunti anche altri 19 milioni; vi sono interventi che riguardano progetti per la Libia, insieme all'ONU; vi sono interventi che riguardano le Ferrovie dello Stato, di circa 360 milioni per ciò che riguarda interventi sulle rotaie e 400 milioni per l'accordo di programma, nel quale ovviamente sono evidenziati con grande specificità e puntualità gli interventi sulla sicurezza dopo gli episodi che abbiamo vissuto negli ultimi periodi.
  Vi sono anche interventi che riguardano le piccole e medie imprese ed interventi di civiltà, come quello, per esempio, di dare 500 euro per immigrato a qualsiasi comune che li accetti, nonché il superamento del Patto di stabilità per i comuni che si uniscono.
  Quindi, come ben si può notare, è un provvedimento articolato, ma un provvedimento che riguarda la civiltà di questo Paese e lo sviluppo stesso di questo Paese. Noi crediamo che sia stato fatto bene, vi è però un dato che vorremmo sottolineare con grande puntualità e fare in modo che il Viceministro Zanetti, che è qui presente, ne prenda atto, perché io credo che non sia possibile illudere i cittadini italiani. Abbiamo sempre detto in quest'Aula, con grande determinazione e convinzione, che vi doveva essere il superamento di Equitalia, cioè fare in modo che vi fosse una struttura diversa che avesse a cuore i problemi della gente, i problemi dei cittadini.
  Perché abbiamo verificato negli anni passati tutto quello che è accaduto e non è accaduto per i dipendenti di Equitalia, che questa mattina erano qui a manifestare, ovviamente per problemi che tutti quanti conosciamo, ma sono accaduti perché noi, noi che legiferiamo, non siamo stato in grado di modificare alcune norme che sono state dettate da burocrati di questa nostra nazione, burocrati che in molte circostanze hanno determinato appunto episodi di gravità.
  Vede, signor Viceministro, lei in tempi passati, con grande determinazione, ha discusso anche in dibattiti pubblici della questione di Equitalia e si è contrapposto anche all'attuale direttore generale dell'Agenzia delle entrate, avendo, lei, una visione diversa. Ma credo che in questo provvedimento lei non abbia avuto la convinzione, la certezza, la capacità di incidere, perché in questo provvedimento, nel momento in cui si parla appunto di sanzione, vi è stata di fatto una contrapposizione tra l'Agenzia delle entrate e la stessa Equitalia. Lei di questo ne è a conoscenza, perché i pareri positivi, che ha dato Equitalia, sono stati sostanzialmente poi rigettati dall'Agenzia delle entrate.
  Lei mi deve spiegare, e, quando dico lei, ovviamente mi riferisco al Governo, non soltanto a lei, che senso ha questo tipo di rottamazione sia per ciò che riguarda alcune sanzioni per questioni che riguardano l'INPS o l'erario, sia per le sanzioni che riguardano, per esempio, le multe stradali. Lei sa che sostanzialmente era forse migliore la norma che riguardava la dilazione, da settantadue mesi fino a dieci anni, perché, vede, con questo tipo di rottamazione non si paga di meno, ma si paga di più in relazione a quelli che sono i rapporti fra le dilazioni e la rottamazione in quanto tale. E certamente, nonostante gli sforzi che la Commissione ha fatto, non è certamente quella di rinviare una cartella nell'arco del 2018 la soluzione dei problemi.
  Vede, io le faccio una domanda e una considerazione: per ciò che riguarda le multe stradali, c’è la possibilità di rottamare le cartelle, ovviamente eliminando gli interessi di mora, cioè il cosiddetto 10 per cento che viene ad essere attribuito ogni semestre se uno non paga; ma si è reso conto, egregio Viceministro, che questo 10 per cento è già stato definito illegittimo da alcuni giudici di pace in tempi passati e anche dalla Corte costituzionale ? Cioè, voi avete fatto l'operazione per sanare una Pag. 33questione che era già illegittima, senza agevolare nessunissimo cittadino che ha le multe, senza agevolare nessunissimo cittadino che ha le multe. Ma si è reso anche conto di quante vertenze si possono aprire nel momento in cui è stato definito dalla Corte che gli autovelox devono essere aggiornati, e lei questo lo sa, quindi, di conseguenza, si apriranno vertenze giudiziarie facendo in modo che voi, realizzando questa rottamazione, andate anche a coprire quelli che possono essere i diritti di un cittadino che viene ad essere, come posso definirlo, vessato da tanti comuni che mettono gli autovelox semplicemente per fare cassa e non certamente per dare una risposta a quello che può essere il codice della strada o i problemi di sicurezza della strada ?
  E cosa mi dice, Viceministro, delle differenziazioni che si sono determinate nel momento in cui si stabilisce che quei comuni, che non sono con Equitalia, hanno la possibilità, con una delibera, di far pagare soltanto la sanzione iniziale e cioè la multa iniziale ? C’è una disparità, una disuguaglianza enorme tra coloro i quali sono con Equitalia e i cittadini...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  LELLO DI GIOIA. Credo di poter parlare per otto o dieci minuti...

  PRESIDENTE. Ci siamo, manca un minuto.

  LELLO DI GIOIA. Mi avvio rapidamente alle conclusioni, signor Presidente, senza toglierle un secondo di più.
  Quindi, io credo che il Governo debba incidere in modo diverso perché si crei equità, perché si possa vedere realmente la possibilità di inserire nella legge di bilancio quelle che sono le poste che voi avete considerato.
  Ecco, ho fatto alcune considerazioni per dire che questo provvedimento è importante sotto certi aspetti; ma c’è questo aspetto che io credo debba essere riverificato e, tuttavia, noi voteremo a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Movimento PPA-Moderati).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor Vice Ministro, onorevoli colleghi, il decreto fiscale contiene misure tra loro diverse, ma tutte unite da un unico filo conduttore: accelerare il rilancio della nostra economia.
  Da questa prospettiva mi preme sottolineare alcuni contenuti del decreto, primo fra tutti l'aggiornamento e il potenziamento del sistema di riscossione dei tributi. Il decreto prevede, infatti, un complesso di misure che ripensa totalmente il rapporto tra il contribuente e l'erario, dove lo Stato diviene un soggetto con il quale si può collaborare. È un segnale forte, che da tempo si attendeva; nella stessa direzione vanno anche le disposizioni sulla definizione agevolata delle cartelle esattoriali pendenti, sull'affidamento della riscossione all'ente nazionale da parte degli enti locali e sul recupero dell'evasione, le quali determineranno un notevole gettito a favore delle casse dello Stato.
  Poi vi sono misure caratterizzate da forte discontinuità, che sono altrettanto urgenti; si pensi agli investimenti sulla rete ferroviaria, nazionale e regionale o allo sviluppo del settore agroalimentare. È da evidenziare, infatti, come il Governo abbia sempre presenti i bisogni e le esigenze dell'imprenditoria agricola, specie in questi anni difficili.
  In questo senso, riteniamo una scelta corretta quella di facilitare l'accesso delle aziende al credito. Appare allora evidente come gli strumenti contenuti nel decreto possano agevolare la ripresa economica ed esprimo, quindi, il voto favorevole della componente Socialista al decreto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

Pag. 34

  LUCA PASTORINO. Signor Presidente, io invece annuncio il voto contrario della componente di cui faccio parte, ovvero Alternativa Libera-Possibile. Voto contrario per mille aspetti, i tanti aspetti contenuti in questo decreto, che cercherò di sintetizzare. Innanzitutto, abbiamo trovato veramente fuori luogo, al limite dell'ammissibilità, l'articolo che destina 600 milioni di euro per l'anno 2016 alla regione Campania per fare fronte ai propri debiti verso la società EAV Srl; sono 600 milioni che molti hanno definito un favore a qualcuno, a quella regione, al suo presidente, ma, al di là delle opinioni del singolo, diciamo che è venuto a tutti il dubbio di una misura ad hoc per quel territorio, quando comunque situazioni di difficoltà del trasporto pubblico locale su tutto il territorio nazionale ce ne sono e ce ne sono tante. Quindi, quei 600 milioni dati lì, insomma, a tutti sono sembrati un po’ una forzatura, per usare un'espressione molto gentile.
  Anche perché questi fondi vengono presi dal Fondo per lo sviluppo e la coesione nella programmazione 2014-2020, insomma da un contenitore in gran parte dedicato alle altre regioni del Sud per lo stesso tema che, quindi, vedranno probabilmente decurtata la loro disponibilità anche in questo senso, perché comunque si è fatta la scelta di privilegiare, all'interno di questo decreto, una regione particolare e un debito particolare, senza poi tante garanzie sul funzionamento del sistema, perché non c’è la certezza che errori del passato non vengano ripetuti.
  Non abbiamo apprezzato nemmeno la riapertura dei termini della voluntary disclosure, cioè, appunto, quel meccanismo di regolarizzazione di patrimoni e attività finanziarie detenute illegalmente perché non dichiarate al fisco; tra l'altro, questa è una misura che potrà riguardare anche contanti o valori al portatore depositati nelle cassette di sicurezza; ecco, questo è un altro aspetto che avevamo denunciato già in passato; ci era stato detto che sarebbe stato una tantum, invece, è un fenomeno che continua ad esserci e viene aumentato, allargato nelle sue finalità e dimensioni.
  Poi è chiaro che apprezziamo anche le cose positive, abbiamo apprezzato le agevolazioni dell'Irpef applicabili ai lavoratori trasfertisti, per esempio, apprezzeremo, magari – vedremo – come verrà effettuata l'abolizione degli studi di settore, vedremo come il Governo penserà di comporre questi indici sintetici di affidabilità fiscale e i livelli di premialità a questi collegati, lo vedremo in futuro.
  Abbiamo chiesto noi, ed è stata accolta, anche l'introduzione della sospensione, dal 1o agosto al 4 settembre, del termine di 30 giorni per il pagamento delle somme dovute a seguito di controlli automatici, di controlli formali, della liquidazione delle imposte sui redditi di società a tassazione separata, e questo va bene; abbiamo apprezzato anche i 30 milioni in più del decreto-legge n. 91 del 2013 per il cinema e l'audiovisivo.
  Però, al di là di questi aspetti, insomma, abbiamo notato – gli emendamenti che avevamo portato andavano in una direzione opposta rispetto all'esito del provvedimento – che, comunque, si tratta di un decreto che, molto spesso, va al di fuori di quella che è la percezione del mondo reale di oggi. Mi riferisco a due questioni che sono già state citate da chi mi ha preceduto, una è la questione di Equitalia, perché, al di là del fatto che è un problema che va a monte e parla di equità del nostro sistema fiscale e, poi, scende ai metodi di riscossione delle imposte che molto spesso, in questi anni, abbiamo conosciuto come vessatori di persone, di situazioni, che abbiamo molto spesso anche visto sui giornali, ecco, il problema stava lì, stava a monte di un sistema che non è equo, il sistema complessivamente inteso; il sistema di riscossione, al di là di del fatto che lo facesse Equitalia o la Pastorino Spa, aveva dei grossi problemi. Il problema stava lì. Ora, noi facciamo questa trasformazione di Equitalia in un'altra cosa, dall'anno prossimo, vedremo come verrà fatta e, soprattutto, facciamo questa cosa che molti Pag. 35hanno definito come un condono, anche lì non entro nel merito delle espressioni che sono state usate. Però, al di là di tutto, viene prevista una rateizzazione in cinque rate, di questi debiti pregressi, di queste cartelle, tre delle quali, ovvero il 70 per cento del dovuto, tra capitale, interessi legali e aggio, da corrispondere entro il 2017, poi, le altre due, quindi il restante 30 per cento, da corrispondere nel 2018. Si badi bene che nella prima formulazione del testo oltre l'80 per cento doveva essere corrisposto nel 2017, evidentemente per ragioni connesse agli equilibri del bilancio indicati dal Governo. Ora capite bene che, in Italia, e ve lo dico, esistono tante situazioni di piccoli o medi contribuenti che, magari, l'anno scorso hanno abbracciato una rateizzazione che dura sette anni da 100 euro al mese, perché di più non possono pagare, perché se no non riescono a pagare quello che viene dopo e, quindi, diciamo che da questo punto di vista diventano dei malati terminali di una fiscalità che incombe su di loro. Ecco, queste persone, il 70 per cento del loro debito nel 2017 non potranno pagarlo, non potranno pagarlo assolutamente e, quindi, rimarranno nel sistema vessatorio che li ha indotti a fare una rateizzazione così lunga. Quindi, da questo sistema verrà privilegiato esclusivamente chi, evidentemente, può permettersi di pagare le tasse o magari anche qualche furbacchione che non le ha pagate prima, ma non la maggior parte di persone che compongono la vita di tutti i giorni. È pieno di questi casi e ce lo possono testimoniare specialisti di settore che, magari, si occupano non di grandi imprese o di grandissimi patrimoni, ma della realtà di tutti i giorni, delle piccole aziende, delle piccole partite IVA e di tante persone «normali».
  Stessa cosa poi, volevo anche accennare, sul discorso dei nuovi obblighi nelle dichiarazioni passive IVA. Perché qui, in un'ottica di semplificazione e con l'obiettivo da parte del Governo di poter aumentare gli incassi e, quindi, ridurre l'evasione, vengono introdotti due nuovi adempimenti. Uno, in particolare, è la comunicazione analitica dei dati delle fatture emesse e ricevute: una cosa che viene fatta ogni tre mesi.
  Al di là dell'audizione che abbiamo potuto ascoltare del presidente dell'Ordine dei commercialisti in Commissione bilancio – invito tutti a vedere la relazione, che è assolutamente negativa su questo tema –, basta ascoltare un commercialista o uno studio fiscale di piccole e medie dimensioni per rendersi conto che la realtà è diversa da quella che ci viene descritta dal punto di vista della semplificazione degli effetti che questo tipo di nuova incombenza può avere. Infatti, la realtà è che si trasforma un adempimento che, fino a ieri, era annuale e diverso – quello dello «spesometro» – in una roba che diventa trimestrale, quindi fatta tre volte al mese.
  Questo per i piccoli vuol dire, banalmente, un costo in più: un costo in più perché, logicamente, il professionista di settore dovrebbe farsi pagare. Anche lì, poi, ci sono tutte le difficoltà di questi per farsi pagare dai propri clienti a trecentosessanta gradi e questo lo sappiamo. Quindi, capite bene che noi avevamo proposto anche in questo senso degli emendamenti di buonsenso, di renderla almeno semestrale oppure di poter utilizzare dei dati in forma aggregata, in modo tale da incidere meno possibile sulle figure più deboli di questo contesto. E anche lì, ci è stato risposto di no.
  Io ho fatto due esempi, ma ne potrei fare altri, anche di un emendamento che ci è stato bocciato sul canone RAI, perché, evidentemente, si fanno pagare delle sanzioni a coloro i quali – sono ultrasettantacinquenni e con un reddito basso – hanno omesso di fare la comunicazione: quindi, loro sono esenti da questo tributo e gli facciamo pagare una sanzione. Anche questo emendamento è stato stralciato.
  Io ribadisco, quindi, il voto contrario da parte del nostro gruppo e invito il Governo, di questi tempi, a fare delle riflessioni sull'opportunità sempre più grande di un sistema fiscale che debba avere dentro se stesso dei segnali più forti e più incisivi in termini di equità e di Pag. 36progressività fiscale, perché la realtà di oggi è fatta di persone in difficoltà ed è sempre più così. Proporremo degli emendamenti di buonsenso – li abbiamo già proposti – al disegno di legge di bilancio, che inizieremo a discutere nei prossimi giorni e vedremo l'esito di una discussione che mi auguro e ci auguriamo vada nel segno di introdurre elementi, ripeto, di equità e di progressività (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. La componente Conservatori e Riformisti voterà «no» a questo provvedimento. Voterà «no» per un motivo molto semplice: perché è un provvedimento ingannevole. Questo è un decreto che è stato etichettato da subito, da parte del Presidente del Consiglio, come un decreto che sopprime Equitalia. In effetti, che cosa accade ? Si cambia solo il nome. Questo è un dato inconfutabile: non si può prendere in giro la gente rispetto alla situazione di Equitalia, con riferimento alla quale sia l'amministratore delegato, ma anche e, soprattutto, il personale che ci lavora non hanno alcuna colpa rispetto alla grande inquietudine che c’è da parte della gente nei confronti di Equitalia. Perché Equitalia non ha fatto nient'altro che applicare le norme, in gran parte, anche di questo Governo. Io ritengo che questa sia una presa in giro, perché l'aggio, per esempio, c'era e continua ad esserci.
  È un decreto ingannevole, perché, anche qui, la sinistra ha avuto sempre un dogma ben preciso: no a condoni fiscali, siamo contro i condoni. Guardate, nel contesto di questo decreto si può dire tutto, tranne che, nei fatti e nel merito, sia espresso che c’è una serie di mini-condoni.
  Li possono chiamare ravvedimenti operosi, adempimenti operosi o volontari, tutto quello che si vuole, ma sono dei condoni. È un decreto ingannevole da parte della sinistra per un motivo molto semplice: non hanno il coraggio di smentire tutto quello che, per anni e anni, hanno sempre sostenuto.
  Provo ad immaginare cosa mai sarebbe successo se il Governo di centrodestra avesse adottato un provvedimento del genere: quanto meno, la rivoluzione, che si andava ad agevolare il riciclaggio, che si premiavano gli evasori, che era diseducativo, di tutto e di più. Invece, è stato fatto con grande enfasi, con grande tranquillità e, rispetto alla situazione che, poi, si è venuta a creare, fatto anche male.
  È stato fatto male, perché nel contesto della rateizzazione di questi mini-condoni è fin troppo evidente che sono agevolati solamente i grossi capitali oppure le persone che hanno sostenibilità finanziaria, perché ben il 70 per cento va pagato con le prime rate degli otto mesi. È un decreto che creerà una grande confusione. Provo ad immaginare che cosa accadrà tra i due enti, cioè tra l'Agenzia delle entrate ed Equitalia nel contesto di questa fusione che dovrà esserci. Quindi, è una presa in giro perché si cambia solo etichetta: ci sarà un altro organismo, un altro ente che non farà nient'altro che fare quello che Equitalia per tanti anni ha fatto e quando finiranno questi mini-condoni, queste realizzazioni, saremo punto e a capo, perché non è stata modificata nessuna di quelle norme vessatorie che ci sono nei confronti dei contribuenti.
  Diciamo «no» perché accadrà sicuramente – ci è stato già prospettato nel contesto delle audizioni – una grande confusione ed una grande ingiustizia nei confronti del personale. È fin troppo evidente che qui si innescherà un contenzioso infinito, si innescheranno delle situazioni poco chiare: non si è mai visto che si crei un organo con il personale in servizio e che non ci sia una visione di un modello all'interno della descrizione, né, tanto meno, si fa riferimento ad un regolamento successivo o a quant'altro per stabilire le funzioni, gli obiettivi e le responsabilità e, poi, l'eventuale collocazione. Si è fatto così, a freddo, così, fra un po’, noi non sapremo chi fa che cosa all'interno di un'agenzia importante. Pag. 37
  Diciamo «no» e voteremo contro questo provvedimento per un motivo che riguarda anche altri articoli e altre misure che sono inseriti in esso. C’è una misura, cui si è fatto anche riferimento poco fa da parte dei colleghi, che riguarda l'articolo 11. L'articolo 11 è un articolo amorale da tutti i punti di vista, perché cosa riguarda ? L'articolo 11 riguarda lo sfascio finanziario – e penso non solo finanziario – del sistema dei trasporti regionale della regione Campania. Questo sfascio viene premiato con l'erogazione di 600 milioni di euro, guarda caso, di che cosa ? Dei fondi comunitari, dei fondi strutturali sul piano generale 2014-2020. Mai vista una cosa del genere: fondi per investimenti, fondi che dovrebbero servire per la crescita di questo Paese, fondi che noi rivendichiamo nella Comunità europea debbono essere, giustamente, calcolati al di fuori del Patto di stabilità interno invece di essere utilizzati per gli investimenti, invece di essere utilizzati per far diminuire il divario tra le regioni del nord e del sud, invece di essere individuati per la finalità, perché le regioni dell'Obiettivo 1 hanno l'assegnazione di queste risorse per cercare di far crescere queste regioni con gli investimenti e fargli raggiungere un prodotto interno lordo pari alla media europea, ebbene, queste risorse vengono assegnate alla regione Campania per provvedere al pagamento di debiti del fallimento della società che gestisce il trasporto pubblico regionale.
  È un delitto anche dal punto di vista educativo e morale – ecco perché dicevo che è una misura amorale –, diseducativo al massimo per chi è impegnato in politica per le istituzioni e quant'altro. Non solo, la cosa più dannosa, da questo punto di vista, è: questi 600 milioni, da dove vengono prelevati ? Questi 600 milioni vengono prelevati, per come è fatto l'articolo, dal Fondo generale, quindi ci sono tutte le regioni dell'Obiettivo 1 – che sono Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia – che partecipano nella misura dell'80 per cento delle risorse assegnate, e poi tutto il resto delle regioni, che partecipano con il 20 per cento, sempre prelevato dal Fondo generale. Quindi, lo sfascio di questa regione, dal punto di vista del trasporto pubblico regionale, indipendentemente dal momento in cui si è concretizzato (non stiamo qui ad esaminare quando questo sfascio si è concretizzato), viene risanato sia con fondi di investimenti di fondi strutturali che, peggio ancora, con il contributo di tutte le regioni in quota parte: l'80 per cento a carico di quelle dell'Obiettivo 1 – ripeto – e il 20 per cento di tutte le altre regioni. È veramente una cosa abominevole; è incredibile che possa essersi verificata una situazione di questo genere.
  Noi voteremo «no» anche perché in questo decreto, signor Presidente, c’è stata la possibilità, da parte delle Commissioni, di intervenire sul sistema bancario (una norma che riguardava un intervento per il Fondo di risoluzione e per un perfezionamento della riforma delle BCC e una norma che riguardava anche le banche popolari) e il Governo, una volta tanto, sulla situazione del sistema bancario, poteva attuare, varare, approvare un provvedimento che era condiviso da tutta l'opposizione, soprattutto rispetto all'ammissibilità, invece non ha visto parte del Governo schierarsi a favore.
  Sulla situazione del sistema bancario, è fin troppo evidente che questo Governo ha fallito, perché non ha provveduto a tutelare e risanare le banche, peggio ancora non ha mai – mai ! – fatto un provvedimento per le tutelare il risparmio. I decreti varati sulla situazione delle riforme del sistema bancario e altri provvedimenti da parte di questo Governo sono stati sempre adottati in un contesto in cui il Parlamento, le Commissioni, non hanno potuto mai attuare una modifica. Solo una volta, sulla riforma delle BCC, si sono dovuti piegare a una mediazione che il collega Zoggia ha fatto all'epoca per cercare di perfezionare quel provvedimento, e lì i danni sono stati determinanti poi per cercare di porvi rimedio. Davanti a una situazione del genere, una volta tanto potevano tutelare veramente il sistema bancario italiano, soprattutto del Mezzogiorno, e tutelare i risparmiatori cercando di metterli al riparo dalle possibili speculazioni Pag. 38internazionali, cercando di metterli al riparo dalle aggressioni in questo contesto, visto che la riforma sulle popolari è un fallimento totale, per come è stata fatta, perché non solo non ha risolto nessun problema ma li ha aggravati, e non ha neanche determinato quello che il Presidente del Consiglio all'epoca disse, cioè che avrebbero attratto investimenti dall'estero. Quali investimenti dall'estero hanno attratto ? Nessuno. Soprattutto, si è detto: meno banche più credito. Ma quale credito è stato fatto ? Questo è un fallimento totale da parte del Governo, per questo motivo abbiamo non solo una contrarietà rispetto alla situazione di Equitalia ma ancor di più per quello che si poteva fare e non si è fatto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, colleghi deputati, rappresentante del Governo, ci troviamo ancora una volta in presenza di un decreto che ci si poteva tranquillamente risparmiare, perché la norma in specie è una norma di carattere ordinamentale. La dichiarazione al riguardo non viene fatta con uno spirito di fazione ma è testimoniata da alcune scadenze che vengono tracciate all'interno di questo decreto, prima fra tutte quella inerente lo scioglimento di Equitalia, anzi la finta cancellazione di Equitalia, perché, come è già stato detto da chi mi ha preceduto – direi che si tratta della parte maggiormente qualificante di questo provvedimento –, siamo in presenza di un cambio di denominazione.
  Se si voleva in maniera incisiva intervenire su tutte le ingiustizie di cui si è macchiata Equitalia nei confronti dei contribuenti – magari avrebbe premiato meno, da un punto di vista propagandistico; il circuito mediatico sarebbe stato meno dopato e avrebbe risparmiato i titoli a cinque colonne dei giorni scorsi al riguardo –, certamente sarebbe stato sufficiente mettere le mani sulla normativa vigente, eliminare gli aggi, le sanzioni, diminuire in maniera sostanziosa gli interessi di mora. Questo avrebbe consentito di dare un segnale positivo al mondo dei contribuenti tutti, in modo particolare a quei contribuenti che per natura si trovano in forte stato di difficoltà e di necessità. Ci riferiamo, in particolare, al mondo dell'impresa, agli artigiani, ai professionisti, a un mondo che comunque, quando svolge la propria opera professionale, certamente non può incassare in maniera immediata il corrispettivo delle proprie prestazioni, e magari contestualmente, invece, è chiamato a esibirsi, a sovraesporsi, a fare degli investimenti, di modo che, paradossalmente, un incarico, una commessa, diventa inizialmente un motivo negativo, per attendere poi in buona sostanza, nel corso del tempo, una diversa possibilità di riscossione dei propri sacrifici e della propria opera. Equitalia si chiamerà Agenzia delle entrate/riscossione, non modifica in maniera sostanziale queste storture, che sono state di nuovo, ancora una volta denunciate. Cambia l'insegna, alla renziana maniera. Ma di più, perché all'articolo 3, laddove ci si aspettava semmai, proprio in sintonia con quella volontà manifestata teoricamente (ma solo teoricamente), di umanizzare il rapporto tra contribuente e Stato, c’è un vero e proprio accanimento. Anche questo è stato giustamente sottolineato da altri interventi prima del mio, quindi tutti ormai sappiamo di che cosa si parla, ma questa rivisitazione del ruolo dell'Agenzia rischia di diventare esattamente l'altra faccia della medaglia. Quindi siamo preoccupati anche per questa forma di accanimento, per questo potenziamento dei servizi di riscossione, per questo Grande fratello – così come è stato ribattezzato – che offre allo Stato la possibilità di rovistare anche negli effetti personali di ciascun cittadino, nei conti bancari e nei risparmi in maniera direi persino ossessiva. Da queste operazioni si dovrebbero trarre una parte degli introiti tali da poter poi foraggiare i provvedimenti di spesa che sono introdotti e previsti dentro questo decreto. Penso, caro Presidente e cari colleghi, Pag. 39che questo decreto si debba in qualche maniera associare anche alla manovra di bilancio, che è appena entrata nella Commissione competente e ne fuoriuscirà tra qualche giorno, che ci sta a segnalare, ancora una volta, il desiderio, da parte del Governo pro tempore, di agire in deficit e di farlo addirittura senza farsi scrupoli, di aprire in maniera solo pretestuosa dei contenziosi con l'Unione europea per provare a strappare delle risorse che poi non sono affatto dedicate alle poste che il Governo dichiara. Siamo in presenza di una manovra economica terribile, fatta come al solito di «marchette».
  Direi che in Italia c’è sempre una scadenza elettorale che può giustificare l'andamento dei decreti fiscali o delle manovre di bilancio. In questo caso abbiamo la scadenza referendaria che preoccupa particolarmente il Presidente del Consiglio, che cerca di far sviluppare, da parte sua, con i poteri che detiene, ogni azione tale da svolgere una pressione, un tentativo di convincimento per alcune categorie, per alcuni blocchi sociali. Vediamo una attenzione e una sensibilità particolare verso il comparto del pubblico impiego tutto e vediamo – lo abbiamo citato poco fa ed è contenuto in modo particolare proprio nel decreto fiscale – l'accanimento con cui ci si relaziona con professionisti e piccole imprese, al netto, anche in questo caso, delle marchette che vengono fatte. Non sarà sfuggita a nessuno la campagna referendaria per il «sì» fatta dal presidente di Confindustria e persino dal presidente di Coldiretti e, guarda un po’ la coincidenza, corrispondono ad alcune sospette elargizioni, contenute nel decreto fiscale, pari a qualche decina di milioni di euro per agevolare alcuni procedimenti. È una manovra che agisce in deficit, cioè incrementa paradossalmente il debito pubblico, già stratosferico, che è il nostro vero e proprio tallone d'Achille nei confronti della comunità internazionale tutta e soprattutto nei confronti degli altri partner dell'Unione europea. È un nodo strutturale, che non solo, diversamente delle intenzioni, non si intende affrontare, ma che addirittura viene incrementato, per l'appunto. È una questione largamente pericolosa perché si scarica sulle giovani generazioni e finisce per intaccarne il diritto al futuro e il diritto alla previdenza. Non c’è proprio luce in fondo al tunnel a guardare ciò che mette in campo per i giovani il Governo a guida Renzi. Non c’è nessun desiderio di introdurre norme di equità generazionale. Non lo si fa neanche con il decreto fiscale. Così come si fa un gran parlare di Mezzogiorno, ma per il Sud non sono previsti interventi tali da garantire una ripresa. Se il Sud non parte non si mette in moto l'economia italiana in quanto tale e la sofferenza sarà per tutti e, in modo particolare, proprio per la parte produttiva e industrializzata, cioè il settentrione d'Italia. Noi abbiamo chiesto alcuni interventi. Abbiamo immaginato che ci potessero essere delle norme di vantaggio, i porti franchi, soprattutto in alcune zone del meridione. Le zone franche urbane ci sono, ma non vengono estese, non vengono normate, non vengono specificate. Così come c’è il problema, trattato con la medesima superficialità da Renzi – concludo –, delle aree ad alto rischio sismico, nelle quali andrebbero azzerate le tasse. Abbiamo sentito questa raccomandazione, come un grido di dolore, levarsi in quest'Aula dal sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, anche per consentire alla prevenzione rispetto agli eventi sismici di svolgere il suo corso e, quindi, mettere i cittadini, in presenza di zero tassazione, nella condizione di provvedere anche autonomamente alla messa in sicurezza delle proprie abitazioni. Il decreto fiscale, quindi, è totalmente deludente ed è ancor più deludente se si va a vedere che c’è l'ennesimo contributo, per 600 milioni di euro, stanziato per i centri d'accoglienza e il sistema dell'accoglienza per tre mesi. Questo ci lascia presagire, calcoli alla mano, quale sarà il funesto avvenire di questo sistema dell'accoglienza. Non c’è alcun desiderio di mettervi un freno e di razionalizzarlo. Per questo, anche sul provvedimento finale, noi voteremo in maniera contraria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

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  PRESIDENTE. Prego i colleghi che svolgono gli interventi di rimanere nei tempi stabiliti dal Regolamento. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Grazie, signor Presidente. Resterò nei tempi stabiliti. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, come gruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico, il nostro voto favorevole al decreto fiscale è nel merito del provvedimento.
  Intanto, bisogna dire che abbiamo registrato il positivo lavoro delle Commissioni Bilancio e Finanze, che hanno operato in sede congiunta. Lo scioglimento di Equitalia, con esclusione di Equitalia Giustizia, si muove, secondo noi, nella direzione di un nuovo rapporto con i contribuenti. È un'operazione molto delicata, perché non può significare omaggio alla disonestà fiscale, come se questa fosse un valore. Il nuovo ente deve conformarsi allo statuto del contribuente, alla trasparenza e alla leale collaborazione, che ovviamente va data e pretesa. Lo Stato si apre e recupera fiducia. Non mi pare un messaggio negativo. Quello che penso è che l'onestà fiscale di un popolo è in diretta relazione con l'onestà intellettuale e morale delle sue istituzioni rappresentative e con la responsabilità della politica. I critici di questa operazione, che sono i più diversi, in fondo talvolta sembrano strizzare l'occhio all'infedeltà fiscale, pur partendo da posizioni ambigue e contraddittorie. Lo stesso discorso vale per la riapertura dei termini della collaborazione volontaria, che non può e non deve essere considerata un condono e che va inserita stabilmente come uno strumento efficace di una nuova fiscalità. Vale anche per l'abolizione degli studi di settore. Quando ascoltiamo il dibattito tra di noi si capisce che ci sono proprio dei punti di vista diversi. Se essi sono sostituiti con indici sintetici di affidabilità fiscale, cui sono collegati livelli di premialità per i contribuenti più affidabili, non significa che il superamento degli studi di settore porti, come conseguenza, al fatto che si allarghi la macchia dell'evasione fiscale. Ciò vale anche per le numerose norme in materia di semplificazione fiscale, già anticipate nel loro indirizzo generale nel corso dell'indagine conoscitiva sulla semplificazione, promossa dalla Bicamerale che ho l'onore di presiedere. Alcuni degli impegni assunti mi sono parsi pertinenti: dal potenziamento del Fondo sociale per occupazione e formazione, necessario anche ai fini del finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, dal rafforzamento del contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete Ferroviaria Italiana, anche con riguardo all'utilizzo delle risorse per la sicurezza e l'efficientamento della rete ferroviaria, dalle misure urgenti per il trasporto regionale, specie con riguardo alla regione Campania, rispetto alla quale piano di risanamento di EAV va responsabilizzato, anche sottolineando la vigilanza del Ministero dell'economia e delle finanze, il quale deve vigilare sul fatto che questo piano di risanamento vada in porto, fino alle misure per i comuni in materia di accoglienza, che è una scelta di civiltà, alle misure per la promozione e lo sviluppo del sistema agroalimentare. Ho concluso, facendole guadagnare tempo, signor Presidente. Questo decreto va inserito nella più generale manovra di bilancio, nella quale, da oggi, la Commissione di merito è impegnata. Ci conforta il segnale positivo di questi giorni rispetto alla conferma della crescita del prodotto interno lordo, sulla quale il Governo aveva scommesso. Ci preoccupa, e molto, il contrasto che cresce in Europa, esposta ad una temperie politica che la vede troppo impreparata. Ci si stringe il cuore nel vedere il rischio che si infranga un sogno nel quale intere generazioni si sono formate e sono cresciute. Ma andiamo avanti nella speranza che si possa aprire una fase diversa (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massimo Parisi. Ne ha facoltà.

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  MASSIMO PARISI. Grazie, signor Presidente. Signor Viceministro, onorevoli colleghi, il decreto al nostro esame prevede una serie di misure a favore dei contribuenti e dei cittadini, misure che – possiamo affermare senza ombra di dubbio – sono state migliorate e potenziate in modo significativo nel corso dell'esame parlamentare. Anzitutto, il decreto al vaglio di quest'Aula contribuisce in modo consistente alla manovra di bilancio, che sta cominciando il proprio iter in Commissione, portando in dote risorse economiche che sono destinate al finanziamento dei provvedimenti a sostegno della competitività delle imprese e della crescita economica, intervenendo, tra l'altro, con la proroga e il rafforzamento della maggiorazione delle deduzioni degli ammortamenti, in particolare per gli investimenti in nuovi beni strumentali ad alto contenuto tecnologico, la proroga e l'introduzione di detrazioni fiscali per le spese relative a interventi di ristrutturazione edilizia, di riqualificazione energetica, nonché per interventi antisismici, e un ampio pacchetto di ulteriori misure fiscali volte a favorire la crescita, che analizzeremo meglio nella discussione della manovra stessa. Un'analisi a parte merita il superamento di Equitalia: è indubbio che questo provvedimento porta con sé una consistente riorganizzazione del settore della riscossione, e questo guardando anche ai principali Paesi europei, dove il rapporto tra i soggetti incaricati della riscossione e il soggetto titolare del credito è solitamente univoco. Gli stessi rapporti dell'OCSE e del Fondo monetario internazionale sull'amministrazione fiscale italiana suggeriscono questa linea, ovvero quella di creare un unico ente con un insieme di responsabilità dell'intero processo in termini di assistenza, accertamento fiscale, controlli e riscossione coattiva, per favorire una gamma completa di approcci coordinati per la gestione degli obblighi fiscali.
  Su questo punto alcuni emendamenti approvati in Commissione hanno permesso di migliorare il testo, andando incontro alle esigenze del contribuente, sia allungando il termine delle dilazioni di pagamento che intervenendo sugli importi stessi. Un obiettivo importante, questo della cosiddetta rottamazione, che consente di venire incontro a tanti cittadini e imprenditori che hanno sofferto duramente il peso della crisi e delle difficoltà economiche di questi anni. Un'altra caratteristica importante, che ci piace rimarcare in questo decreto, è certamente quella relativa all'abolizione degli studi di settore. Un'abolizione su cui il nostro gruppo parlamentare si è battuto con impegno e sulla quale rivendichiamo con orgoglio di aver dato un contributo importante, anche con l'approvazione in Commissione di alcuni nostri emendamenti. Gli studi di settore sono aboliti e sostituiti da indici di affidabilità fiscale, cui sono collegati livelli di premialità per i contribuenti più affidabili, ma anche e soprattutto per l'esclusione e riduzione dei termini di accertamento, e questo per stimolare l'assolvimento degli obblighi tributari e il rafforzamento della collaborazione tra amministrazione finanziaria e contribuenti stessi. Queste tematiche importanti, unite al potenziamento per 900 milioni di euro del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, consentono di dare una risposta seria e concreta alla situazione economica che le aziende del nostro Paese stanno vivendo, anche per quanto riguarda l'aspetto difficile e delicato dell'accesso al credito. Ma ci sono altre misure, cui non ho ancora fatto cenno, che meritano, invece, menzione: quelle per il recupero dell'evasione attraverso una semplificazione con la comunicazione telematica; l'abolizione dell'odiato spesometro, che dà la misura del cambio di passo dei rapporti fra fisco e cittadini; la collaborazione volontaria, che non riguarda solo l'estero, ma anche le violazioni dichiarative, e che può consentire a molte risorse di tornare in circolo per l'economia reale; il finanziamento consistente del Fondo di occupazione anche per gli ammortizzatori sociali in deroga, che coglie un bisogno reale per tanti lavoratori colpiti da crisi aziendali. E ancora, i fondi per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato e le misure per il trasporto regionale, Pag. 42che finalmente daranno sollievo ai pendolari che utilizzano per necessità questi mezzi; le misure per i comuni in materia di accoglienza, che sono un sistema premiale doveroso nei confronti di chi condivide lo sforzo del Paese per accogliere persone che, altrimenti, potrebbero perdere la vita nel Mediterraneo. Il messaggio chiaro che emerge dall'analisi delle disposizioni contenute nel decreto che ci apprestiamo a licenziare contiene, dunque, un segnale di giustizia e di equità. Si mette finalmente la parola «fine» alle modalità inique con cui l'amministrazione fiscale, con danno per imprese e famiglie, perseguiva i propri scopi. Il recupero dell'evasione, che spesso assumeva modalità assimilabili ad una persecuzione per i cittadini, recupera così una dimensione morale. Tutti saranno chiamati a pagare quanto dovuto, nessun condono è previsto, ma le nuove modalità assicurano un cambio di marcia nei rapporti tra fisco e cittadini. E ad assicurare questo cambio di marcia non saranno solo le nuove modalità di contrasto all'evasione, ma anche le norme previste per la semplificazione e l'abbattimento burocratico, o gli ulteriori strumenti posti a disposizione del contribuente con l'istituzione di forme di contraddittorio con il fisco. Su questo solco, quello della normalizzazione dei rapporti con il fisco, sino a questo momento esasperati, si inserisce la definizione agevolata dei carichi affidati agli agenti della riscossione negli anni compresi tra il 2000 e il 2016, la misura che consente al contribuente di pagare solo le somme iscritte a ruolo a titolo di capitale, di interessi legali e di remunerazione del servizio di riscossione, escludendo le sanzioni, gli interessi di mora e le sanzioni e somme aggiuntive gravanti su crediti previdenziali, il tutto con un pagamento delle somme dilazionato in rate. Si poteva, forse, fare di più e meglio ? Può darsi. Quello che è certo è che abbiamo cominciato un percorso e siamo abituati a considerare il riformismo come vedere il bicchiere mezzo pieno e non quello mezzo vuoto. Dunque, passi importanti anche sulle norme che vengono prorogate, come la voluntary, che vede riaperti i termini di adesione. Memori degli errori del passato, si è deciso di intervenire con ulteriori semplificazioni. Si potrà pagare con un versamento spontaneo in un'unica soluzione, senza tutti quegli adempimenti richiesti in passato, le apposite richieste all'amministrazione finanziaria, la fornitura della relativa documentazione e l'emissione di un avviso di accertamento o invito al contribuente all'adesione spontanea. Alcune parole, infine, rivolte al lavoro dei miei colleghi, dei colleghi del gruppo parlamentare a cui appartengo, in seno alle Commissioni riunite. Sono state tante le nostre proposte emendative, ben nove sono risultate approvate, portando a un ulteriore miglioramento del testo che giunge alla nostra approvazione su questioni di particolare delicatezza, come quelle relative al rapporto tra amministrazioni fiscali e contribuenti.
  Ma è sull'equità in seno a questo rapporto che ci siamo maggiormente concentrati. Coerenza dei metodi e modalità di riscossione usciranno migliorate, e non possiamo che essere orgogliosi del risultato raggiunto. Un risultato che sarebbe stato impossibile senza il dialogo e il confronto costante che si è instaurato tra gli organi parlamentari e il Governo. Il risultato finale sarà dunque funzionale al raggiungimento degli obiettivi di sburocratizzazione, giustizia ed equità orientati all'interesse generale dei cittadini e delle imprese. Sarà tutto il sistema Paese, insomma, a giovarsi delle norme in via di approvazione, supportando quel rilancio della crescita economica che anche gli istituti di statistica cominciano a registrare proprio in questi giorni.
  Concludo e concludiamo con un auspicio: il combinato disposto – locuzione in questo caso non abusata – del decreto fiscale e della legge di bilancio, in attesa dell'esito del referendum, che ci auspichiamo essere positivo, consentirà al Governo e al Paese tutto di far sentire più forte la propria voce in Europa, e bene ha fatto, dunque, il Governo a porre il problema del veto sul bilancio europeo. Con i soldi dei cittadini italiani si deve investire Pag. 43per rilanciare l'economia reale del Paese, quella che più ha risentito di una crisi in cui ormai ci trasciniamo da quasi un decennio. Questo è quello che la Camera fa oggi, approvando il decreto fiscale: porre le condizioni per il benessere economico dei cittadini. Questa è la stella polare che dobbiamo seguire. Il nostro, quindi, è un giudizio positivo sia sul decreto emanato dal Governo che sul lavoro fatto dalle Commissioni Bilancio e Finanze. Crediamo sia giusto ringraziare, anche per l'impegno profuso, sia i relatori Tancredi e Sanga che i Viceministri Casero, Morando e Zanetti, che hanno seguito il provvedimento per il Governo. Il nostro, dunque, è un «sì» convinto, oggi, come lo sarà il prossimo 4 dicembre al referendum confermativo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia-MAIE).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, il decreto-legge oggi all'esame della Camera reca una serie di disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili. I temi oggetto del decreto sono diversi, dalla chiusura di Equitalia e dalla collegata rottamazione delle cartelle esattoriali alla riapertura dei termini della voluntary disclosure, dalla cancellazione di una serie di adempimenti fiscali alla modifica dei termini per la trasmissione dei dati IVA, da maggiori stanziamenti per affrontare l'emergenza migranti al rifinanziamento del Fondo occupazione e del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Una serie di provvedimenti che, insieme a quelli previsti nella prossima legge di bilancio, a cui il decreto in esame è collegato, ha un duplice scopo: da una parte, dare una scossa alla nostra economia, stimolando la crescita, i consumi, gli investimenti e l'accesso al credito, e, dall'altra, affrontare con piani organici e risorse adeguate alcune delle grandi emergenze che il nostro Paese si trova attualmente ad affrontare. Un tasso di disoccupazione troppo alto, un fenomeno migratorio epocale, un'evasione fiscale inaccettabile, che, secondo recenti stime del MEF, sottrae ogni anno alle casse dello Stato oltre 88 miliardi.
  Vorrei sottolineare il fondamentale lavoro svolto dalla Commissione Bilancio. L'approvazione di numerosi emendamenti migliorativi del testo ha permesso di rendere questo decreto ancora più incisivo e premiante per i cittadini contribuenti. L'addio agli studi di settore e l'introduzione dei nuovi indici di premialità, l'ampliamento della platea dei debiti rottamabili, l'estensione al 2016 della definizione agevolata, lo stop al tax-day, la previsione della cancellazione dell'aggio a carico dei contribuenti, il pacchetto semplificazione e molto altro contribuiranno fortemente a rendere più semplice e costruttivo il rapporto fra amministrazione fiscale e contribuente. Tra tutte le azioni previste dal decreto in esame grande rilevanza viene attribuita, anche a livello mediatico, allo scioglimento di Equitalia ed al trasferimento delle attività di riscossione alla costituenda Agenzia delle Entrate-Riscossione. Una grande rilevanza dovuta al fatto che la rottamazione di Equitalia è stata invocata a gran voce, seppure in tempi e con modi diversi, da molte delle forze politiche presenti nel nostro Parlamento, compreso chi, poco meno di dieci anni fa, Equitalia la fece nascere. In molti hanno chiesto la rottamazione di Equitalia, qualcuno ne ha fatto un teorico cavallo di battaglia per una ennesima ridiscesa in campo. Il Governo Renzi ha raggiunto il risultato. Noi Civici e Innovatori accogliamo positivamente questo provvedimento: eliminare un ente che ha abitato i peggiori incubi degli italiani e che ha spesso gestito la riscossione con criteri vessatori è un fatto molto positivo. La nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione si muoverà lungo le linee già tracciate dal decreto legislativo n. 159 del 2015 in tema di semplificazione e razionalizzazione della riscossione. Un sistema più equo, più trasparente, più flessibile, più equilibrato Pag. 44ed adeguato al difficile momento che stiamo vivendo, che non tenda al profitto ma che metta in primo piano, sempre e comunque, la collaborazione con le imprese e i cittadini. In quest'ottica allora può andare bene anche la definizione agevolata delle cartelle esattoriali, che pure qualcuno ha voluto ingenerosamente definire una beffa nei confronti di chi le cartelle esattoriali le ha sempre pagate. Chiudiamo una fase ed apriamone una nuova, fatta di disponibilità e collaborazione ma anche di lotta senza quartiere all'evasione fiscale. Sul tema della rottamazione delle cartelle però vorrei fare un appunto. Siamo di fronte a molti evasori per necessità, che spesso non hanno potuto rispettare i propri impegni con il fisco a causa del difficile momento economico, per mancanza di lavoro o di liquidità. Una più ampia rateazione, come chiedevo in un mio emendamento che ho presentato, sarebbe stata auspicabile. Confido nella possibilità di intervenire nel futuro su questa tematica. È positiva l'approvazione del pacchetto semplificazioni, che elimina una serie di adempimenti, soprattutto di comunicazione a carico dei contribuenti, e la nuova formulazione dello «spesometro» che, almeno per il primo anno, diventa semestrale e potrà contribuire alla riduzione dell'evasione IVA, che nel 2014 è stata stimata in oltre 35 miliardi, anche se pone a carico dei contribuenti un ulteriore e costoso onere. Accogliamo con favore la possibilità, attribuita ai contribuenti all'articolo 5 del decreto, di presentare la dichiarazione integrativa di favore anche oltre il termine di un anno. Si va a sanare, in questo modo, un forte disequilibrio fra l'amministrazione finanziaria ed il contribuente; a fronte della possibilità della prima di procedere a rettifiche d'ufficio nei cinque anni successivi alla presentazione, infatti il contribuente poteva modificare in proprio favore la sua dichiarazione solo entro il termine di un anno. Si tratta di passi importanti per riportare il rapporto fra l'amministrazione finanziaria ed il contribuente verso un condiviso punto di equilibrio, dove la distanza fra le due parti si accorcia e si instaura un confronto leale, così come previsto dallo statuto del contribuente, che si basa sui principi della trasparenza, della buona fede, dell'equità e della tutela patrimoniale del contribuente.
  Oltre a disposizioni in materia fiscale, il decreto che oggi analizziamo prevede una serie di altri rilevanti provvedimenti finalizzati a sostenere la ripresa economica. Il finanziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese di quasi un miliardo di euro faciliterà l'accesso al credito che, nonostante le misure adottate dalla BCE per favorire il ritorno di liquidità verso l'economia reale, continua ad essere difficile, soprattutto per il settore produttivo.
  Da ultimo ricordo l'articolo 12, che dispone l'incremento di 600 milioni delle spese inerenti all'attivazione, la locazione e la gestione dei centri di accoglienza per i 170 mila stranieri che attualmente soggiornano sul nostro territorio e oltre 100 milioni a sostegno dei comuni che accolgono i richiedenti asilo. Un fenomeno epocale, quello dell'immigrazione, che l'Italia, seppure fra mille difficoltà, sta affrontando con grandissima generosità, dignità e sacrifici, e che potrebbe essere gestito con risultati migliori ed impegni economici meno rilevanti se ogni comune facesse la sua parte partecipando al progetto di accoglienza diffusa. Auspico che in un prossimo futuro possano essere messi a disposizione non solo i fondi per l'accoglienza ma anche ulteriori risorse che permettano di rendere più veloci ed efficienti le procedure di concessione dello status di rifugiato, per raggiungere lo standard tedesco o svedese di poche settimane ed evitare così il verificarsi di tante situazioni che preoccupano i nostri cittadini. Per concludere, un provvedimento che dà una spinta alla nostra economia, che semplifica e rende più equi e trasparenti i rapporti tra amministrazione finanziaria e cittadini, che stanzia risorse per affrontare alcune gravi emergenze del nostro tempo. Civici ed Innovatori voteranno convintamente a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Grazie, Presidente. Io premetto che mi è raramente capitato di vedere in un unico provvedimento una tale quantità di scelte sbagliate e che io vorrei definire come delle misere astuzie elettorali, a cominciare dalla cosiddetta soppressione di Equitalia.
  È un'operazione solo di facciata e nominale, perché restano gli stessi dipendenti, gli stessi dirigenti, le stesse modalità di riscossione e cambia solo il nome e, quindi, per il contribuente non cambia assolutamente niente. È evidente, da parte del Governo, l'intento di colpire più la fantasia dell'elettore e guadagnare qualche consenso, piuttosto che lavorare per migliorare la collaborazione del contribuente, per il quale nulla cambia. È manifesta la natura opportunistica e strumentale del Governo se si guarda la genesi di questo provvedimento. Due anni fa il Governo si era opposto in modo netto a una risoluzione dell'opposizione che chiedeva la soppressione di Equitalia con argomenti anche di un certo rilievo, sottolineando la complessità dell'operazione e i rischi a cui si andava incontro. È talmente rischiosa e talmente complessa questa operazione che non solo ha cambiato idea, ma ha usato lo strumento meno adatto per questo tipo di operazioni, cioè il decreto-legge, ponendo oltretutto la fiducia e, quindi, sottraendosi al contributo che poteva arrivare in Commissione e in Aula dalle opposizioni. Quindi, si finge di sopprimere quello che è uno dei più odiati e più temuti istituti da parte dei contribuenti. Sarà un'illusione, ma è sufficiente ovviamente per il Governo Renzi che questa illusione duri fino al 4 dicembre, cioè alla data del referendum. Quello che succederà dopo ovviamente non riguarda questo Governo. Anche sul versante delle entrate mi sembra che l'approccio sia abbastanza approssimativo. Siamo di fronte all'ennesima riapertura dei termini della voluntary, da cui si prevedono entrate per 1,2 miliardi. Secondo me la previsione è fin troppo ottimistica, se non azzardata, ed evidentemente si spera molto nell'emersione dei contanti, che è la novità introdotta, che, così come congegnata dal Governo, rappresenta un rischio di grave ingiustizia per i contribuenti onesti, quelli che pagano le tasse, e soprattutto per chi è posizionato in uno scaglione di reddito molto alto. Poi, seguono delle norme controproducenti che generano più danni che soluzioni, cioè le cosiddette norme per contrastare l'evasione dell'IVA. È utile ricordare che oggi le aziende italiane hanno il triste primato in Europa per il numero di adempimenti burocratici legati al fisco e ai contributi: 269 ore medie annue, rispetto a una media europea di 173; il costo è stimato in circa 30 miliardi. In questo quadro a dir poco desolante e punitivo per le nostre aziende il Governo introduce una misura pesantissima, che è la dichiarazione trimestrale di tutte le fatture ricevute ed emesse da parte delle aziende insieme con il resoconto delle dichiarazioni IVA. Se questo è mettere al centro le imprese e facilitarne la loro operatività lascio a voi il giudizio. Anche le norme sui depositi IVA non agevolano l'impresa perché ovviamente appesantiscono quello che è il loro operato e la loro liquidità, favorendo l'importazione di merci extraeuropee da Paesi nostri concorrenti, con ripercussioni sull'occupazione nel settore della logistica e ripercussioni, anche dirette, sulle entrate per il fisco alla voce dazi doganali, cosa che non ha considerato il Governo in questo decreto-legge. Voglio ricordare in questa occasione che i cosiddetti servizi non commerciabili, che sono l'insieme dei servizi dati dalle amministrazioni pubbliche, sono determinanti per la produttività delle nostre imprese, che è uno dei punti deboli su cui bisogna lavorare, e questo appesantimento grava ancor di più sulle nostre aziende nel confronto fra i Paesi – soprattutto la Germania – che condividono con noi la stessa moneta. L'introduzione dell'euro doveva essere il presupposto per una convergenza dei sistemi fiscali, logicamente; invece, con questi provvedimenti, Pag. 46che non tengono conto del contesto europeo, si va dalla parte opposta e si appesantisce ancora di più un settore produttivo già decimato dalla crisi che è iniziata nel 2008. Per quanto riguarda, poi, la definizione agevolata delle cartelle esattoriali, forse è utile chiamarla con il nome proprio, cioè un condono, e come tutti i condoni è evidente che crea una situazione di ingiustizia nei confronti di chi gli interessi di mora e le sanzioni li ha già pagati, cioè chi sta pagando regolarmente le sue rate. Il messaggio dal punto di vista etico è assolutamente negativo, perché dice ai contribuenti italiani che sostanzialmente conviene non pagare perché prima o poi arriva puntualmente la grazia. Però, una volta introdotto il concetto di condono, non si capisce perché questo sia stato limitato alle cartelle esattoriali fino al 2000 e non a tutte le cartelle esattoriali. Effettivamente una spiegazione non è stata data al mio emendamento che prevedeva di abolire questa data minima che non ha nessun senso, non ha nessuna ragione in punto di diritto. Ma soprattutto non si elimina quella che è la componente più vessatoria del nostro fisco che è l'aggio. Ne abbiamo già parlato in Commissione, anche in occasione della delega fiscale: l'aggio è una componente del debito tributario che è completamente scollegata dal costo effettivamente sostenuto da Equitalia o dall'ente riscossore per riscuotere il debito. L'esempio che si fa più comunemente è quello della raccomandata con cui si provvede ad incassare un debito milionario, questa raccomandata genera un aggio di centinaia di migliaia di euro a fronte del costo di una raccomandata. Su questo punto, evidentemente, prevale la convenienza e l'urgenza di incassare, piuttosto che il rispetto di una certa equità, il rispetto soprattutto del nostro diritto.
  Infine, vi è la parte obiettivamente più squalificante e imbarazzante dell'intero provvedimento, quella delle cosiddette marchette elettorali: i 690 milioni dati alla Campania e al Molise che non sono altro che merce di scambio a carico della collettività (fra l'altro somme molto ingenti si parla di centinaia di milioni), per cercare consensi in quella parte d'Italia dove sembra prevalere la contrarietà alla riforma costituzionale del Governo Renzi. Si sancisce oltretutto con questo regalo molto caro il principio dell'irresponsabilità degli amministratori locali nella gestione delle risorse, non solo perché vengono graziati e condonati, ma perché in qualche modo si incentivano i futuri comportamenti inefficienti e clientelari, se non i fenomeni corruttivi. Noi abbiamo fatto delle proposte alternative a queste regalie che non hanno nessun senso, c'erano urgenze ben più importanti nel nostro Paese a partire da quelle accadute recentemente con i terremoti del centro Italia. Noi proponevamo, per esempio, di investire 280 milioni (quindi metà della somma che viene data a un'unica partecipata della regione Campania) per terminare i marginamenti del porto di Marghera che ha delle ripercussioni notevoli sia dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista occupazionale. Lì c’è un piano di sviluppo sottoscritto anche da privati, in cui i privati hanno messo parecchi soldi, mentre il Governo in quel piano è completamente latitante; ma questo è solo un esempio, di sicuro ne potremo trovare molti altri di investimenti urgenti e necessari per questo Paese che non siano la copertura, oltretutto parziale, di buchi fatti da una mala gestio delle aziende partecipate. Per non parlare poi dei 60 milioni dati al cinema come credito fiscale per ringraziare del generoso appoggio dato al Governo Renzi per il referendum da attori, registi, ma soprattutto da comici molto famosi.
  L'unica emergenza che sta poi veramente a cuore al Governo abbiamo capito che è rappresentata dall'accoglienza dei sedicenti profughi che sono in gran parte dei clandestini; 600 milioni fra i quali vengono compresi i famosi 500 euro a clandestino nei comuni ospitanti. Nulla in questo decreto, e nulla nei prossimi, per l'identificazione, il rimpatrio, ma soprattutto nessuna idea e nessuna proposta per fermare questo flusso incontrollato che ormai è diventato un'invasione, proprio perché incontrollato e pericoloso. Oltretutto, Pag. 47al di là dei costi evidenti per la collettività, ci sono i costi non meno gravi a carico della società, soprattutto a carico della componente più povera e disagiata della nostra comunità.
  Questo disegno di legge di conversione, insomma, potrebbe essere usato come un ottimo paradigma di tutto ciò che è utile solo a cronicizzare i mali storici del nostro Paese, di tutto ciò che andrebbe non solo evitato, ma anche combattuto, da un Governo che si dice innovativo e rivolto al futuro, cosa che assolutamente non è. Il nostro voto di conseguenza non può essere che convintamente e assolutamente negativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, Area Popolare essendosi impegnata nell'elaborazione del testo base del decreto fiscale su cui ci accingiamo a votare, e con importanti e qualificati emendamenti, voterà a favore di questa norma.
  Lo faremo perché il nostro lavoro è stato dettato da un principio di equità e da una concezione del fisco, oltre che come esattore, come strumento per incentivare l'iniziativa economica dei cittadini e quindi lo sviluppo. Lo dico per convinzione personale sostenuta da realismo e dalla tradizione della dottrina sociale della Chiesa che è sempre un'utile fonte di realismo. Essa infatti raccomanda: la raccolta fiscale e la spesa pubblica assumono un'importanza economica cruciale per ogni comunità civile e politica, l'obiettivo verso cui tendere è una finanza pubblica capace di proporsi come strumento di sviluppo e solidarietà. E ancora: la finanza pubblica si orienta al bene comune quando si attiene ad alcuni fondamentali principi: il pagamento delle imposte come specificazione del dovere di solidarietà, razionalità ed equità nell'imposizione dei tributi, rigore e integrità nell'amministrazione nella destinazione delle risorse pubbliche. Nel distribuire le risorse la finanza pubblica deve seguire i principi della solidarietà, dell'uguaglianza, della valorizzazione dei talenti, e prestare grande attenzione a sostenere le famiglie, destinando a tal fine un'adeguata quantità di risorse. Ed è con questa attenzione al bene comune che si è modulata la nostra azione emendatrice, innanzitutto sulle semplificazioni. Chi gira a incontrare l'Italia che produce, le imprese, gli artigiani, commercianti, i piccoli professionisti, il popolo delle partite IVA, ma anche i lavoratori dipendenti alle prese con la burocrazia (per tutto ciò, ad esempio, che non è IRPEF, ed è tanto) sa che la prima richiesta, insieme all'abbassamento della pressione fiscale, è quella della semplificazione, della sburocratizzazione. Le piccole e medie imprese italiane impiegano 282 ore all'anno nelle pratiche per 122 adempimenti fiscali, con un corso di costo di 21 miliardi; tradotto: pago qualcuno per poter pagare le tasse. In Gran Bretagna gli adempimenti sono 12. Le ore di burocrazia di un imprenditore spagnolo sono 197 e 215 quelle di un tedesco. Poi si tratta di pagare e una media impresa deve compiere 15 pagamenti all'anno e ci mette 351 ore. In Francia i pagamenti sono 7 e portano via 132 ore, circa un terzo. Allora le semplificazioni nel rapporto tra piccole e medie imprese, liberi professionisti, artigiani e fisco, sono state il nostro obiettivo principale. Ventotto norme: dall'eliminazione delle blacklist, alla sospensione degli accertamenti di agosto, l'accorpamento del versamento dell'addizionale comunale all'IRPEF, la possibilità di pagare l'F24 in forma cartacea anche per gli importi superiori ai 1000 euro, il bollo virtuale sugli assegni circolari, le semplificazioni per gli enti e le organizzazioni iscritte negli enti dei beneficiari del 5 e del 2 per mille. Rendiamo la vita semplice almeno a chi fa solidarietà, ricerca ed educazione. Parimenti, semplificazione e un regime premiale anche per chi opta per la fatturazione elettronica al fine di migliorare il sistema di comunicazione dell'IVA. E poi, e di questo andiamo particolarmente orgogliosi, il superamento degli studi di settore, Pag. 48sostituito con indici di fedeltà fiscale a cui sono legati livelli di premialità per i contribuenti più affidabili anche in termini di esclusione o riduzione di termini per gli accertamenti al fine di stimolare l'assolvimento degli obblighi tributari. Adottando questi indici cesseranno, ai fini dell'accertamento dei tributi, le disposizioni relative agli odiati studi di settore. In poche parole i contribuenti più affidabili non avranno controlli e avranno rimborsi più veloci. Ho detto delle semplificazioni degli studi di settore, ma vi era un altro importante contributo, come ho ricordato in discussione generale, che Area Popolare ha portato in questo decreto ed è l'attenzione ai contribuenti dei cosiddetti regimi minimi. Una parte di questa norma è stata stralciata ieri in Commissione a seguito dell'intervento della Ragioneria generale dello Stato, ma con l'impegno politico in Commissione ad inserirla nella legge di bilancio. A questa norma teniamo particolarmente perché vogliamo dare maggiori garanzie a chi è già nel regime forfettario, permettendo lo sforamento occasionale e temporaneo (due volte in cinque anni) dei tetti fissati per restare nel regime agevolato. Chi sfora di non oltre 15 mila euro non dovrà perdere la tassazione sostitutiva al 15 per cento, ma pagare un'aliquota del 27 per cento sul reddito eccedente la soglia. Questa è una norma che è tesa a migliorare l'ambiente operativo delle microimprese, a metterle in condizione anche di parità con quelle degli altri Paesi europei – ricordo che in Gran Bretagna il tetto dei minimi è un equivalente di circa 100 mila euro, altro che i nostri 30 mila ! – e anche a indurli a comportamenti fiscalmente corretti. Ma è anche una norma – e questa parte è rimasta – che, con la revisione del divieto alle esportazioni extra UE, ha anche lo scopo di ampliare la platea dei piccoli imprenditori, che hanno diritto ai minimi e ai pagamenti forfettari. Questi piccoli artigiani produttori, che ricordo sono soprattutto giovani, fino ad ora sono esclusi di fatto da questo regime. Penso soprattutto all'artigianato di maggiore qualità, all'artigianato artistico, al design, che hanno come sbocco principalmente i mercati extra UE, che oggi sono vietati perché nel regime dei minimi. Grazie al nostro emendamento potranno finalmente accedervi. Un'ultima considerazione. C’è in tutto questo anche un aspetto di lotta all'evasione fiscale, non l'ultimo dei problemi che affligge la finanza pubblica e la giustizia distributiva del nostro Paese. Noi riteniamo che l'evasione fiscale non sia mai giustificata, che il fatto stesso di vivere in una comunità imponga il dovere di pagare le tasse e di fare fronte agli oneri fiscali, per quanto gravosi e sgraditi possano apparire, come ebbe a dire Benedetto XVI. Ma questo non giustifica la persecuzione fiscale, di cui nel nostro Paese vi sono, purtroppo, tanti esempi. Dice, infatti, sempre Benedetto XVI che il diritto dello Stato a riscuotere le tasse non è illimitato. Detto questo, però, l'evasione fiscale è un modo sbagliato di rispondere all'ingiustizia dello Stato e spesso, anche nei casi di cosiddetta evasione di sopravvivenza, per citare il collega Fassina che non è certo un'icona delle partite IVA, un'evasione individualistica dà dei problemi. Se ciascuno pensa di reagire alla persecuzione fiscale da solo, cercando di evadere come può, il sistema non cambierà mai. Occorre contestare le tasse che non si considerano giuste, non rifugiandosi nel privato, ma tornando a fare politica anche con lo strumento fiscale. Su questo terreno questo Governo ha iniziato non solo con questo decreto-legge a lavorare, però riteniamo anche che si potesse fare di più, che cioè alla chiusura di Equitalia conseguisse un cambiamento della struttura della riscossione. Equitalia, purtroppo, ha creato un vulnus nei rapporti col fisco e, quindi, dello Stato con il cittadino, presentandosi non come un esattore di tasse dovute perché giuste, ma troppo spesso come un vessatore insensibile alle ragioni del contribuente. Avevamo proposto, con un altro emendamento che non è stato accolto, che Parlamento e Governo sanassero questo vulnus, rivedendo le sanzioni, l'aggio e gli interessi, che in alcuni casi arrivano sino al 300 per cento dell'imposta dovuta e noi consideriamo questo dato semplicemente inaccettabile. Noi riteniamo che sia giusta una soglia massima del 50 per cento dell'imposta non pagata, anche perché non ha Pag. 49senso alimentare iperbolicamente il monte delle tasse non riscosso. Si parla ormai di mille miliardi di euro, quando tutti realisticamente sanno che quelle effettivamente esigibili non sono più di 50 miliardi. Ebbene, questo emendamento è stato approvato nei suoi principi, ma non nella sua proposta concreta e noi continueremo, però, a insistere in ogni sede opportuna perché si arrivi a questa deliberazione. In conclusione, Presidente, la tradizione culturale e politica cui apparteniamo sa da 2000 anni che bisogna dare a Cesare ciò che gli spetta. Ma Cesare deve essere giusto nei confronti dei suoi cittadini, dirò di più, deve essergli amico. Ecco, noi crediamo che con la soppressione di Equitalia, se non resterà solo un fatto nominalistico, può iniziare un percorso in cui il fisco può diventare amico dei cittadini, cioè uno strumento di giustizia, di sviluppo e di solidarietà, un fisco amico di chi con il proprio lavoro contribuisce ogni giorno alla crescita del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Ogni volta che viene annunciato un decreto-legge fiscale, avrei la speranza che fosse pienamente un decreto-legge che affronta quella che è la vera emergenza di questo Paese e cioè il fatto che abbiamo, secondo le stime, oltre 120 miliardi di euro che ogni anno vengono sottratti alla collettività da chi decide di non pagare ciò che è dovuto.
  Invece anche stavolta, come in tutte le occasioni precedenti in cui questo Governo si è interessato al tema del fisco, quello che ci viene restituito è una serie di condoni impressionante, che si infilano uno dietro l'altro, come a dire che chiunque abbia avuto in passato problemi o ha accumulato denaro senza denunciarlo ha l'ennesima occasione di mettersi a posto, ovviamente pagando molto meno di quello che avrebbe dovuto se fosse stato in regola fin dall'inizio.
  Ma stavolta si fa anche di peggio, perché alla demagogia non c’è mai fine. Il Governo ha avuto il coraggio di annunciare l'abolizione di Equitalia. Memorabile un Renzi in televisione che si presenta e, cucù, Equitalia non c’è più ! Abbiamo dovuto assistere anche a questo. E invece Equitalia, ovviamente, c’è ancora e viene da dire, sotto certi aspetti, per fortuna c’è ancora, perché nessun Paese al mondo può rinunciare alla sua agenzia della riscossione. Semplicemente cambia la sua forma giuridica: non sarà più una Spa, bensì un ente economico, sottoposto al controllo dell'Agenzia delle entrate e del MEF. Su questo si può anche convenire, quello su cui non si può convenire è il messaggio che si lancia. Infatti, in un Paese in cui noi abbiamo 8 mila persone che da anni fanno il più ingrato dei mestieri che sia stato mandato sulla Terra, cioè quello del riscossore dei crediti dello Stato, cioè quello che si deve fare dare i soldi delle tasse da chi non le ha versate in prima battuta, ebbene, questi servitori dello Stato – perché così vanno chiamati anche i lavoratori di Equitalia – anziché ricevere un grazie collettivo, anche questo Governo si assume la responsabilità di additarli al popolo italiano come se fossero nemici dei contribuenti, quando, invece, sono semplicemente quelli che, in ultima istanza, vanno a recuperare crediti che altrimenti non sarebbero riscossi.
  Noi, invece, quei lavoratori li ringraziamo e ci auguriamo di essere riusciti a stoppare quello che era un tentativo iniziale del Governo di mettere in difficoltà anche la continuità del loro posto di lavoro. Pare che siamo riusciti ad evitarlo e ne siamo felici. Non siamo riusciti, invece, per il momento, ad avere delle certezze rispetto alla destinazione del loro fondo pensionistico e integrativo, ma anche su questo continueremo a lavorare.
  Veniamo ai condoni. Brutto condono quello che è stato inserito, molto brutto. Infatti noi veniamo da anni in cui l'Italia ha avuto una crisi economica oggettiva, tant’è che noi avevamo avuto molti interventi anche sul tema della riscossione, che Pag. 50avevano preso atto del fatto che molti cittadini, molti lavoratori, molti imprenditori di questo Paese, avevano avuto difficoltà nel pagare le tasse. Adesso si va a dire a tutti quelli che dal 2000 al 2016 hanno avuto problemi, pendenze e cartelle arretrate, che possono evitare di pagare sanzioni e interessi di mora. Bene, o, meglio, male. Perché male, malissimo ? Perché si è evitato di intervenire esattamente su quei contribuenti che più di tutti – e, dal mio punto di vista, soli – avrebbero avuto il diritto di vedere lo Stato andargli incontro, cioè quei lavoratori, quegli imprenditori, quei contribuenti, che sono stati riconosciuti da questo Paese, dal Governo di questo Paese, come impossibilitati a pagare, perché in una condizione di oggettiva difficoltà dovuta alla crisi economica. Sono quei soggetti a cui è stato consentito di allungare fino a 72 o addirittura fino a 120 le rate del pagamento. Ora a costoro, che sono quelli appunto riconosciuti come in difficoltà, si dice che, se vogliono avere lo sconto che tutti gli altri avranno, senza meritarlo, probabilmente, devono pagare in cinque rate. È del tutto evidente che chi si era messo nella condizione di provare a recuperare in 120 rate, dal momento in cui gli si chiede di regolarizzare in cinque, cioè in un anno e mezzo, non potrà aderire.
  Quindi, si deve sapere – e si deve essere chiari su questo – che chi più avrebbe avuto la necessità di vedere la mano tesa da parte dello Stato non l'avrà. Non vedrà quella mano tesa, che invece sarà un abbraccio per tutti coloro che in tutti questi anni le tasse non le hanno pagate; se ne sono assolutamente fregati anche delle cartelle che arrivavano, visto che parliamo di roba che ha origine fin da sedici anni fa, senza che abbia trovato una soluzione.
  D'altronde, l'altro pezzo del condono è la voluntary disclosure. Era già stata fatta l'anno scorso e si era detta un provvedimento che serviva alla sanatoria per chi invece il denaro lo ha nascosto all'estero, dopo averlo evaso o, peggio, guadagnato attraverso metodi ancora più illeciti, se non addirittura criminali. A questi diciamo che possono farlo comparire pagando una tassa, che può essere anche irrisoria, a seconda che sia o meno all'interno della fascia di fine degli accertamenti, ovvero più o meno di cinque anni dal momento in cui è stato prodotto.
  Qual è la cosa grave di questo provvedimento, la più grave ? Che l'anno scorso è stato fatto uguale e si era detto: si fa questa volta e mai più per sempre, perché si dà l'ultimo avvertimento a chi ha fatto una cosa odiosa, come è evadere il fisco e portare i soldi in una cassetta di sicurezza in un Paese estero, oppure a chi li ha occultati nello stesso modo in Italia. Bene, quest'anno puntualmente si riapre. E che messaggio si lancia ? Che quest'anno si riapre e si riaprirà probabilmente il prossimo anno, e quello dopo ancora: perché, quando ci si infila in una catena di questo tipo, chi ascolta ha il diritto di aspettarsi che si vada avanti così all'infinito. Tant’è che l'anno scorso non è emerso tutto e tant’è che questa volta, con un emendamento, la maggioranza ha ben pensato anche di andare oltre quello che aveva inserito in un primo momento: in un primo momento si diceva «almeno chi l'anno scorso lo ha fatto, visto che ha giurato e spergiurato di aver fatto emergere tutto, quest'anno è escluso dalla possibilità di ripartecipare». No: abbiamo reinserito anche quelli, anche se solo limitatamente al denaro contante.
  E sul denaro contante una parentesi, ma una grande parentesi va aperta: perché il danaro contante il Governo fa finta di pensare che derivi solo ed esclusivamente dall'evasione fiscale, quando invece noi sappiamo che il denaro contante nascosto nei tanti materassi, nelle tante intercapedini, nelle tante cassette di sicurezza o casseforti di questo Paese solo in parte deriva da evasione fiscale: in larga misura deriva, invece, da attività criminali vere e proprie, se non connesse addirittura alla criminalità organizzata.
  Ora diciamo che a chi lo fa emergere sostanzialmente chiediamo una cifra irrisoria e gli laviamo il denaro: questo noi lo Pag. 51chiamiamo riciclaggio di Stato. Come funziona esattamente ? Funziona che, se tu fai emergere 100.000 euro, la legge dice che li dividi per cinque, 20.000 per anno, li inputi alle ultime cinque annualità e ci paghi le tasse sopra. Un nullatenente, una persona senza reddito, quanto pagherà ? Pagherà il 23-25 per cento, sostanzialmente; sulle singole annualità da 20.000 euro, il 28. Con il 28 per cento un prestanome qualunque, un familiare, chiunque abbia reddito zero, perché ovviamente il contante non è tracciabile, lo farà emergere, lo regolarizzerà, per sé o per chi gliel'ha appositamente affidato, e con il 23 per cento tutto è sanato.
  Anche questo, che messaggio è ? Il messaggio è: fate bene a nascondere i soldi dopo averli evasi, perché, prima o poi, arriverà un Governo che, anno dopo anno, vi consentirà di farli riemergere puliti come prima; naturalmente quando saranno messi nelle condizioni di pagare tasse assolutamente irrisorie !
  C'era, all'interno di questo provvedimento, una cosa che ci piaceva ? E vado a concludere. Sì, una cosa c'era: c'era una misura antievasione vera, quella che riguardava la trasmissione dei dati delle fatture, trimestrale, per cui tutti i soggetti passivi IVA, ogni tre mesi, devono inviare i dati delle fatture emesse e ricevute, e l'incrocio di questi dovrebbe consentire al fisco di evitare tutta una serie di truffe o di evasioni fiscali semplici. È una misura riconosciuta come utile ad ogni livello; noi la proponevamo da anni ed eravamo soddisfatti che finalmente anche il Governo se ne fosse fatto carico.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 15,25)

  GIOVANNI PAGLIA. Peccato che poi, emendamento dopo emendamento, abbia ben deciso di sterilizzarla completamente, ma non di sterilizzarla dove avrebbe potuto essere utile farlo: per esempio, allargando il credito d'imposta, rendendola meno onerosa, almeno per i primi anni, fino a che il sistema non entrasse a regime; ma, invece, andando ad intervenire sulla sanzione e andando ad applicare sanzioni talmente ridotte, per chi quelle fatture non trasmetterà, quindi per chi contravverrà ad una legge, da far sì che sostanzialmente, adesso che la nuova sanzione, dopo gli emendamenti, è di 1 euro a fattura... Voi capite che la sanzione, 2 euro che possono diventare 1 se, una volta individuato come mancato trasmettitore, entro quindici giorni si sana la posizione; quindi, con 1 euro di fatto di sanzione a fattura, converrà evitare di trasmetterle, perché tanto la sanzione è inferiore a quello che è il costo di prendere il software o di rivolgersi ad un commercialista per fare anche la trasmissione ! Per via emendativa, dunque, si è andati a svuotare completamente di significato l'unico provvedimento che avrebbe avuto il senso di andare a combattere l'evasione fiscale.
  Quindi, in conclusione, un provvedimento che fa populismo di Stato, lo sparge a piene mani, lo fa immediatamente prima del referendum, andando a cercare i voti, io credo, anche non certo della parte migliore del Paese: quella di chi ha portato soldi all'estero, quella di chi ha evaso il fisco, quella di chi, anche dopo essere stato accertato come evasore, ha deciso comunque di non corrispondere quanto dovuto per anni. Si dà questo tipo di messaggio, il condono, e per chiudere il cerchio si fa finta di abolire Equitalia, che è stata trasformata ad arte, negli anni, dalla parte peggiore della politica di questo Paese, nel mostro da abbattere: come se quella fosse la responsabile di un fisco che resta, sì, iniquo, resta iniquo, molto iniquo, soprattutto per i lavoratori dipendenti, ma anche per i tanti lavoratori autonomi che sono stati vittime di un sistema impositivo assolutamente inefficace (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

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  SANDRA SAVINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, siamo alla sessantatreesima fiducia, 63 fiducie in meno di tre anni di Governo: un record negativo che non ha eguali. L'ennesima fiducia su un decreto-legge in materia fiscale, che non poteva essere più disomogeneo nel suo contenuto, tra i peggiori decreti-legge omnibus: quanto di più contrario rispetto al contenuto che dovrebbe invece caratterizzare un decreto-legge in materia fiscale, per di più collegato al disegno di legge di bilancio, che sta iniziando il suo percorso in Commissione. Una procedura completamente anomala da parte di un Governo sempre più in confusione, un pasticcio legislativo certificato anche dal rinvio del provvedimento in Commissione bilancio per gravi problemi di copertura: a dir poco vergognoso !
  Le assurdità di questo provvedimento si sommano, a partire proprio dalla sua natura di decreto-legge, l'ennesimo che non avrebbe dovuto essere tale, perché completamente privo dei requisiti di necessità ed urgenza previsti dalla Costituzione: requisiti ritenuti forse ormai un optional dal Presidente del Consiglio. Il Governo è sempre più insofferente rispetto al dibattito parlamentare e fa di tutto per azzerarlo con decreti-legge sui quali poi porre la fiducia, che è diventato strumento ordinario, quando, invece, dovrebbe restare, anzi resta, strumento eccezionale, straordinario.
  Accennavo prima al contenuto a dir poco eterogeneo del provvedimento: ci sono diverse misure nel decreto-legge fiscale, rispetto alle quali si fa davvero fatica a capire cosa c'entrino. Ad esempio, misure a favore dei comuni alle prese con l'accoglienza dei migranti; misure in materia di trasporto regionale e di investimenti di Ferrovie dello Stato, con tanto di emendamenti a dir poco bizzarri approvati in Commissione su una strana tratta delle ferrovie, la variante di attraversamento ferroviario in sotterraneo della linea Milano-Saronno, misura che non potrebbe essere più microsettoriale. È incomprensibile che sia stata inserita una disposizione così smaccatamente di favore e localistica; come pure i 16 milioni di fondi, non proprio noccioline, previsti per l'autostrada Rho-Monza.
  Dunque, la contrarietà del gruppo di Forza Italia è stata innanzitutto dovuta alla struttura del decreto-legge, che tale non doveva essere e che contiene norme di tutti i tipi, con l'unico obiettivo meramente elettorale di racimolare voti utili per il prossimo appuntamento del 4 dicembre e di tenersi buone alcune categorie.
  Questo decreto-legge viene presentato dal Governo, e in particolare dal Presidente del Consiglio, come quel provvedimento che riforma il sistema della riscossione. Una sorta di rottamazione delle cartelle esattoriali, che viene venduta così ai cittadini: si pagheranno meno tasse, ci saranno meno oneri, vi faremo risparmiare. Nulla di più falso: in realtà, la riforma della riscossione serve esclusivamente a far cassa. Per questo noi volevamo lo stralcio di queste norme, che andavano affrontate con un disegno di legge e non certo per decreto. Sì, perché si parla di riduzione delle tasse, di rottamazione delle cartelle esattoriali, di abolizione di Equitalia, con tanto di «cucù» beffardo di Renzi nella trasmissione della Annunziata; ma in realtà si istituisce un'Agenzia per la riscossione che fa capo addirittura alla Presidenza del Consiglio, che ha il potere di dare annualmente gli indirizzi. Per non parlare del caos e della valanga di ricorsi che i dipendenti di Equitalia, già sul piede di guerra, si prepareranno a presentare.
  In sostanza, la pretesa del Governo Renzi è di fissare e controllare le linee guida della riscossione in Italia: siamo davvero alla realizzazione del «Grande fratello» fiscale, il cui burattinaio muoverà i fili direttamente da Palazzo Chigi. Altro che semplificazione e diminuzione delle tasse ! Si continua a pagare, eccome ! Un controllo così stringente e pervasivo non si vedeva dei tempi di «dracula» Vincenzo Visco e del Governo Prodi. Il Pag. 53Governo è riuscito a far peggio, dando libero accesso a conti correnti e banche dati, a cui prima non era consentito l'accesso.
  È inutile, oltre che vergognoso, che colleghi della maggioranza cerchino di paragonare ed assimilare l'azione politica condotta dal Governo Berlusconi in materia fiscale con lo scempio compiuto oggi dal Governo.
  Nel 2005 il Governo Berlusconi varò la riforma della riscossione, fino ad allora affidata per lo più a società private, soprattutto banche, creando la Società Riscossione Spa, che nel 2007 cambiò nome in Equitalia, con l'obiettivo riuscito di portare maggiori benefici economici per lo Stato ed un sistema più equo e semplificato. Fu poi il successivo Governo Prodi a stravolgere completamente l'impostazione iniziale voluta dal Governo Berlusconi: con il decreto Bersani-Visco del 2006, si autorizzava la società di riscossione a pubblicare e utilizzare i dati sensibili dei contribuenti in possesso dell'Agenzia delle entrate, ad esempio quelli relativi ai conti correnti, un «Grande fratello» fiscale ante litteram, a cui successivamente, sempre grazie a Visco, vennero attribuiti ulteriori poteri, come la possibilità di pignorare direttamente anche i crediti vantati dal potenziale debitore presso terzi.
  Insomma, ingiustizia e misure vessatorie in materia fiscale sono state sempre appannaggio dei Governi di sinistra e il Governo Renzi non fa eccezione, anzi si conferma pienamente nella sua linea, per essere forte con i deboli e deboli con i forti.
  Inoltre, si deve ricordare che il famigerato tesoretto, tanto decantato dell'uscente Governo Prodi nel 2008, era inesistente come ampiamente certificato, anzi l'allora Governo Berlusconi ereditò dal Governo di centrosinistra conti pubblici con il segno fortemente negativo.
  Proprio per questo il Governo Berlusconi fu costretto ad intervenire durante l'estate del 2008 con decreto, perché erano ben presenti i requisiti di necessità e di urgenza per far diminuire il deficit causato dall'eccessiva spesa pubblica del Governo di centrosinistra: il Paese rischiava infatti non già la crescita zero, ma la recessione, con uno scenario economico fosco, una manovra fatta nel 2008 per diminuire il deficit e non per farlo aumentare ancora, come sta facendo oggi Renzi.
  Durante il Governo Berlusconi, le anime candide della sinistra urlarono allo scandalo, salvo fare oggi ben di peggio: favori e regalie a man bassa per far contenti i soliti noti, con il Quirinale che risulta silente.
  Vale la pena di ricordare, inoltre, che nel 2008 si intavolò un braccio di ferro con l'allora Presidente della Repubblica Napolitano, ma alla fine prevalsero le ragioni di risanamento economico sostenute dal Governo Berlusconi.
  Con questo decreto si dà il via libera ad un vero e proprio stato di polizia fiscale, come più volte segnalato da Forza Italia e da diverse categorie.
  Tra le norme volute dalla maggioranza e approvate in Commissione si prevede anche un limite numerico alle operazioni che possono essere svolte sul proprio conto corrente. Infatti, se si superano i paletti fissati, l'Agenzia delle entrate avvia i controlli e le verifiche sul perché il cittadino preferisce la carta moneta piuttosto che le carte di pagamento elettronico.
  Si prevedono sanzioni salate se si superano i limiti previsti: il prelievo infatti diventerebbe, agli occhi del «grande Fratello» fiscale, un ricavo, al quale si applicherebbe l'ennesima tassazione sull'importo prelevato, tutto ciò con buona pace del principio dell'inviolabilità della proprietà privata e dei più elementari diritti del contribuente.
  Il testo del decreto stabilisce anche, all'articolo 4, a partire dal 1° gennaio dell'anno prossimo, per i soggetti passivi IVA l'abrogazione della comunicazione dell'elenco clienti e fornitori, il cosiddetto spesometro.
  Al contempo, però, si introducono due nuovi adempimenti da effettuare telematicamente ogni tre mesi: la comunicazione Pag. 54analitica dei dati delle fatture emesse e ricevute e la comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche IVA.
  Tutto ciò con grande preoccupazione – per usare un eufemismo – dei commercialisti e dei liberi professionisti in genere coinvolti: questi nuovi adempimenti risultano particolarmente gravosi per i contribuenti e sono chiaramente in contrasto con la semplificazione e la riduzione degli oneri sbandierate dal Governo, con l'effetto finale di un incremento, anziché una diminuzione, sia del numero che dei costi degli adempimenti fiscali.
  Per tutte queste ragioni, annuncio il voto convintamente contrario del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Grazie, Presidente. Partiamo subito col dire che questo decreto-legge, passato addirittura con un ennesimo voto di fiducia, non è altro che una manovra politica, una trovata pubblicitaria elettorale di un Governo ormai alla frutta e questo lo diciamo a ragion veduta, perché si sventola una finta abolizione di Equitalia, la stessa abolizione di Equitalia, quella vera, reale, a cui si è opposto questo Parlamento e il Governo, bollandola, due anni fa, di fronte ad una nostra seria proposta di legge, come populista.
  Oggi, invece, cosa si fa, a ridosso del referendum, proprio per la campagna referendaria, per arricchire questo governo del nulla ? Si fa finta di abolire questa macchina mangiasoldi, che in realtà rimane in piedi e cambia nome, e questo lo dimostrano i fatti.
  Si vuole cambiare una Costituzione in peggio, ovviamente la si vuole sfregiare, non capisco perché anche nel decreto si faccia riferimento allo statuto del contribuente e nel cambiare la Costituzione, se si fosse stati veramente in buona fede, non si è pensato di inserire in Costituzione i principi dello statuto del contribuente, quelli che impongono chiarezza e trasparenza tra il fisco e i contribuenti: elevarli a rango costituzionale avrebbe avuto un importantissimo significato, ma invece si è pensato a sfregiare la Costituzione e a continuare a raccontare menzogne su queste finte abolizioni delle macchine mangiasoldi.
  Questo è il motivo poi per cui la gente seria si arrabbia, perché alla fine dei conti si prende un argomento importante, come quello della riscossione, che implicherebbe un lavoro serio ed elaborato e lo si sbatte in faccia ai cittadini nel periodo di campagna referendaria, quindi un argomento nodale e centrale che investe la vita quotidiana viene messo come merce di scambio sul tavolo da gioco e questo è quello che fa il Governo del nulla.
  Equitalia, diciamolo subito, un carrozzone, una macchina mangiasoldi che ha ben 713 miliardi di non riscosso, continuerà ad esserci sotto mentite spoglie, nulla cambierà.
  Veniamo al contenuto di questo decreto, che si compone, per la parte in particolare della riscossione, di due macroargomenti, che sono diciamo legati da un filo rosso, che in realtà il sistema di riscossione, basato tendenzialmente su condoni e quindi non su un rapporto chiaro e su compliance, continuerà a favorire il riciclaggio e la grande evasione.
  Nella prima parte del decreto si parla di rottamazione delle cartelle: è una parola gentile per definire un condono fatto semplicemente per far cassa, questo è il grave errore, perché quando si vuole soltanto far cassa ancora una volta si agevola la grande evasione, tanto è vero che chi volesse aderire a questa definizione agevolata dovrebbe pagare, in pochissime rate, l'intero importo del debito nei confronti del fisco. Questo che cosa significa tendenzialmente ? Che chi ha i soldi, quindi non è in crisi di liquidità, potrà aderire alla definizione agevolata e quindi scansare le sanzioni.
  Quelli che sono effettivamente in difficoltà e che non hanno pagato, perché non Pag. 55avevano i soldi, rimarranno come prima e quindi dovranno sobbarcarsi le sanzioni, senza pietà.
  Non solo, ma nelle pieghe del decreto è anche agevolato chi non ha dichiarato per nulla, rispetto a chi ha dichiarato e non ha pagato, quindi è un segnale evidente di crisi di liquidità, ma la gente in difficoltà non occupa la sfera del pensiero di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Tradotto in soldoni, il fisco continuerà ad essere la vessazione di sempre: chi paga pagherà di più e chi non paga continuerà a spuntarla. Quando l'effetto di questi condoni cesserà, tutto tornerà come prima.
  Nel corso della discussione in Commissione abbiamo cercato di portare avanti i nostri argomenti, tra i quali abbiamo chiesto chiarezza sui contenuti delle cartelle esattoriali e delle iscrizioni a ruolo, in particolare nel ricalcolo degli interessi, nell'indicazione di tutti gli atti presupposti ad un'iscrizione a ruolo o a qualunque atto di esecuzione; è un modo per avere trasparenza in una cartella esattoriale, senza spaventarsi vedendo un ingente importo senza nessuna spiegazione a monte (ma va bene, questi sono dettagli per il Governo). Volevamo potenziare la procedura dell'autotutela amministrativa prevista per Equitalia: un contribuente, di fronte ad una richiesta illegittima, deve poter difendersi, senza prima pagare e poi far valere le proprie ragioni, dopo aver sostenuto anche pesanti costi legali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma anche questo è un non problema per il Governo.
  La seconda parte del decreto invece, quella sì, comprende un po’ di persone su cui si concentra sempre l'attenzione in Commissione finanze e sono i grandi evasori, quelli che portano dei capitali all'estero frutto di attività indicibili perché dietro un ingente capitale all'estero veramente si può nascondere qualunque tipo di attività. Ecco che quindi si introduce la cosiddetta voluntary disclosure bis: aspettiamo quella «tris» e quater. Quando c’è un termine complicato normalmente c’è sempre nascosta una fregatura e infatti anche qui per le persone perbene c’è la fregatura perché è un condono per chi, come dicevamo, ha portato i soldi all'estero evadendo il fisco. Non solo ma, essendo un bis, è appannaggio di chi non si è neanche preso il disturbo di aderire a quello precedente, alla prima voluntary disclosure, quindi anche i recidivi. Il grande evasore pagherà sanzioni irrisorie ma quello che è peggio è che farà tutto da solo: si autodenuncerà se vuole, dichiarerà quanto vuole e verserà a quel punto quanto vuole, una vera e propria self-taxation per il grande evasore. Questo significa, cari signori, agevolare il riciclaggio, drogare il mercato con meccanismi di concorrenza sleale tra chi paga e chi non paga le imposte. Noi siamo persone leali: vogliamo un fisco e uno Stato altrettanto leale, un rapporto trasparente con i contribuenti, una partecipazione alle entrate dello Stato, certo, ma anche un controllo da parte dei contribuenti delle spese dello Stato di cui il cittadino è sovrano. Per questo abbiamo detto «no» a questo Governo oggi e per questo diciamo «no» a questo decreto-legge truffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pelillo. Ne ha facoltà.

  MICHELE PELILLO. Signora Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghe e colleghi, la legge di delega del 2014 e i successivi decreti attuativi hanno tracciato la strada. Il disegno ispiratore di questo decreto-legge, arricchito dal lavoro parlamentare, è sempre lo stesso: costruire finalmente un nuovo ed inedito rapporto tra il contribuente italiano e l'erario, un rapporto di leale collaborazione fondato sul reciproco affidamento ciascuno nel rispettivo ruolo, uno a difesa dei propri diritti soggettivi, l'altro a tutela dell'interesse generale, e nel contempo contrastare in modo sempre più determinato ed efficace l'evasione fiscale. Diciamocelo: è un disegno ambizioso che avrà bisogno di molta cura legislativa e avrà bisogno di Pag. 56tempo. Siamo convinti che il provvedimento di oggi non solo vada nella direzione giusta ma ci faccia fare un bel passo in avanti. Innanzitutto le semplificazioni, tante e tanto attese per favorire la collaborazione del contribuente: dall'abolizione dei famigerati studi di settore alla modifica dei termini per adempimenti e versamenti di imposta; dalla sospensione dei termini nel mese di agosto alla dichiarazione integrativa in favore del contribuente, un istituto nuovo di zecca; dalla semplificazione del regime della cedolare secca sugli immobili a quella sui rimborsi IVA e così via con molte altre semplificazioni attese da tanto tempo, in qualche caso da sempre. Poi il decreto-legge interviene sulla riscossione, che è senz'altro il versante più delicato nel rapporto tra contribuente ed erario. Se le semplificazioni servono per predisporre al meglio il contribuente a soddisfare l'obbligazione tributaria, cambiare le regole della riscossione significa che anche lo Stato deve fare la sua parte. Non ci sarà più Equitalia. Si crea un nuovo ente pubblico economico che sarà ente strumentale dell'Agenzia delle entrate ma sarà sottoposto all'indirizzo e alla vigilanza del Ministero dell'economia e delle finanze.
  Tutti i dipendenti – più di ottomila – con il loro grande bagaglio di esperienza saranno salvaguardati e di questo siamo soddisfatti. Forse non lo saranno coloro che in questi anni, soffiando sul fuoco della disperazione della crisi economica, li hanno esposti ad una ingiusta quanto rischiosa gogna quotidiana. Il nuovo ente di riscossione che nascerà nei prossimi mesi dovrà dotarsi di uno statuto che rispetti lo statuto del contribuente, che riveda il sistema degli aggi, che si ispiri ai principi di cooperazione, di leale collaborazione ed affidamento presenti nella legge di delega. L'atto aggiuntivo alla convenzione annuale tra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'Agenzia delle Entrate previsto dall'articolo 1 dovrà prevedere inoltre la tipologia di comunicazione e di informazioni preventive volte ad evitare aggravi moratori anche mediante l'istituzione di uno sportello telematico secondo criteri di trasparenza che consentano al contribuente di individuare con certezza il debito originario. Se tutto questo sarà realizzato conformemente alla volontà legislativa, avremo acquisito un buon risultato non risolutivo: meglio essere chiari, perché per ridisegnare con la matita giusta il punto di equilibrio nel delicato campo della riscossione dei tributi è necessario intervenire anche nel settore delle sanzioni amministrative che nel disegno di un nuovo rapporto appaiono oggi troppo onerose. Le semplificazioni e le nuove regole di ingaggio nella riscossione soddisfano il primo obiettivo: la costruzione del nuovo rapporto tra fisco e contribuenti ma un fisco più amico o almeno un fisco più vicino nella situazione data non può permettersi di non insistere nel perseguire tenacemente il contrasto all'evasione. Il fisco deve dialogare con il contribuente nella fase dichiarativa, deve informarlo nella fase che precede l'accertamento, deve porre il contribuente nelle condizioni di aderire, di ravvedersi, di rateizzare, deve informarlo prima della riscossione, deve essere chiaro e puntuale nella formazione del ruolo e nella redazione della cartella di pagamento, deve dare la possibilità di rateizzare anche in questa fase. Deve fare tutto questo ed altro ma al termine del percorso deve essere inflessibile con chi intenzionalmente si sottrae all'obbligo tributario in spregio dell'articolo 53 della Costituzione. Questo è il significato dell'articolo 3 del decreto-legge che affina e potenzia i poteri del nuovo ente di riscossione. Se l'ambizioso disegno della legge di delega continuerà a seguire questa dinamica c’è da essere fiduciosi. Potremo davvero aspirare ad avere un fisco non più inutilmente vessatorio e burocratico, più leale, più chiaro, più vicino alle esigenze dei contribuenti in difficoltà, un fisco che valorizzi la sincera disponibilità dei cittadini a fare il proprio dovere con l'erario ma nel contempo un fisco sempre più severo e intransigente nei confronti di coloro che deliberatamente scelgono la strada sbagliata di sottrarsi al proprio dovere tributario. Tutto questo è meglio ricordarlo in una cornice che, anno Pag. 57dopo anno, va svelando la sua concretezza e l'autenticità dell'impegno politico che la sta realizzando. Mi riferisco alla costante diminuzione della pressione fiscale dal 2014 al prossimo 2017, uno dei punti più qualificanti del Governo Renzi ed una novità assoluta per la politica italiana. Dopo la riduzione dell'IRAP, l'intervento sul reddito di lavoro subordinato poi quello sulla prima casa e sull'IMU in agricoltura, per il prossimo anno il taglio dell'IRES con tre punti e mezzo di meno di aliquota, poi l'esenzione IRPEF ancora in agricoltura e quindi l'istituzione dell'IRI in favore di artigiani e piccoli imprenditori. Sul decreto alla nostra attenzione si potrebbe ancora dire molto specie se lo consideriamo così come è parte integrante dell'intera manovra di bilancio per il 2017.
  Ma, signora Presidente, mi fermo qui, in quanto le mie argomentazioni sono più che sufficienti per motivare un convinto voto a favore da parte del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale – A.C. 4110-A/R)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4110-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4110-A/R:
  «Conversione in legge del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Organizzazione dei tempi di esame di un disegno di legge (ore 15,54).

  PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 4127-bis, «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019» e della relativa nota di variazioni.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Mercoledì 23 novembre 2016, alle 15:

  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 15,55.

Pag. 58

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 la deputata Vezzali ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 4 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 4 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 5 il deputato Capone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 6 la deputata Coscia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl - 4110-A/R - odg 9/4110-A/R/25 412 406 6 204 118 288 82 Resp.
2 Nom. odg 9/4110-A/R/42 419 419 210 67 352 80 Resp.
3 Nom. odg 9/4110-A/R/54 431 421 10 211 124 297 78 Resp.
4 Nom. odg 9/4110-A/R/59 441 437 4 219 98 339 78 Resp.
5 Nom. odg 9/4110-A/R/69 439 432 7 217 153 279 77 Resp.
6 Nom. Ddl - 4110-A/R - voto finale 411 409 2 205 272 137 66 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.