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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 703 di martedì 8 novembre 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta 4 novembre del 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Alli, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Buttiglione, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Catania, Centemero, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Menech, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Franceschini, Galati, Garavini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Grillo, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Mariani, Merlo, Meta, Migliore, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Santerini, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni, Tabacci, Velo, Vignali, Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centododici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni (ore 10,33).

  PRESIDENTE. Invito il segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge:
   FABIO CAVALCA, da Parma, chiede modifiche a diversi articoli della Costituzione e alla legge elettorale per garantire il rispetto del principio di separazione tra i poteri legislativo ed esecutivo e una più adeguata rappresentanza dei cittadini (1175) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede una complessiva revisione dell'intera Costituzione (1176) – alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 2
   WALTER DE SANTIS, da Alezio (Lecce), chiede di innalzare il limite massimo delle spese di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni (1177) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   GIACOMO TUCCIO, da Caltanissetta, e altri cittadini chiedono interventi in merito alla realizzazione delle opere di compensazione connesse ai lavori per il raddoppio della strada statale n. 640 (1178) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   FILIPPO SALTAMARTINI, da Cingoli (Macerata), chiede che il comune di Cingoli e altri comuni della provincia di Macerata siano inclusi nel novero delle aree cui si applicano le norme del decreto-legge n. 189 del 2016, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016 (1179)alla VIII Commissione (Ambiente);
   EDMONDO CESARONI, da Roma, chiede che, ai sensi delle norme vigenti, sia disposta la requisizione di camper da destinare alle popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto 2016 (1180) – alla VIII Commissione (Ambiente);
   FRANCESCO PALLADINO, da Torremaggiore (Foggia), chiede modifiche alle norme in materia di indennità di accompagnamento per gli invalidi civili gravi (1181) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
    l'introduzione di un sistema elettorale proporzionale (1182) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
norme più stringenti per la guida dei mezzi agricoli e altri interventi volti ad aumentare la sicurezza stradale (1183) – alla IX Commissione (Trasporti);
    provvedimenti per prevenire gli atti di vandalismo nei confronti degli edifici di culto (1184) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    iniziative per allineare l'importo delle commissioni bancarie a quello degli altri Paesi europei (1185) – alla VI Commissione (Finanze);
    interventi per la valorizzazione della canzone napoletana (1186) – alla VII Commissione (Cultura);
   ERCOLE LUIGI IACOANGELI, da Roma, e ROSSANO ALBERTO ROSSO, da Ardea (Roma), chiedono l'istituzione di un corpo militare speciale con funzioni di ausilio delle istituzioni dello Stato in situazioni di emergenza (1187) – alla IV Commissione (Difesa);
   ANNA MARIA CORDA, da Cagliari, chiede modifiche alle norme in materia di quote di riserva di posti nei concorsi pubblici in favore dei volontari delle Forze armate (1188) – alla XI Commissione (Lavoro);
   ADA SONIA MONDIN, da Roma, e numerosissimi altri cittadini chiedono interventi diversi in favore dei migranti, allo scopo di diffondere una nuova cultura dell'accoglienza e dell'integrazione (1189) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MASSIMO TORRE, da Genova, e altri cittadini, chiedono:
la reintroduzione delle tariffe professionali e dei minimi tariffari per i liberi professionisti (1190) – alla II Commissione (Giustizia);
    l'abolizione degli studi di settore (1191) – alla VI Commissione (Finanze).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 10,37).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 3258-3337-3725-3807-A: Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata.
  Ricordo che, come stabilito in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo, essendo in corso la sessione di bilancio, il provvedimento può essere esaminato dall'Assemblea soltanto ove il parere della V Commissione evidenzi che, dallo stesso, non derivano oneri finanziari e con tale clausola, infatti, è stata iscritta all'ordine del giorno.Pag. 3
  Come già anticipato per le vie brevi a tutti i gruppi, il Presidente della Commissione bilancio, con lettera in data 7 novembre, ha comunicato alla Presidenza che la Commissione ha deliberato di richiedere al Governo la relazione tecnica, non potendo verificare, in mancanza di quest'ultima, se dal provvedimento derivano nuove o maggiori spese ovvero diminuzioni di entrate ai fini di cui all'articolo 119, comma 4, del Regolamento, e non essendo conseguentemente in grado di esprimere il relativo parere. L'esame del provvedimento non potrà pertanto avere luogo.

Discussione della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309 concernente iniziative relative al settore delle cooperative (ore 10,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309 concernente iniziative relative al settore delle cooperative (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
  Avverto che sono state presentate le mozioni Simonetti ed altri n. 1-01421, Brignone ed altri n. 1-01422 e Benamati, Pizzolante, Palladino ed altri n. 1-01426 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Ciprini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01309. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Grazie Presidente. Non è la prima volta che il Movimento 5 Stelle si occupa in quest'Aula del sistema delle cooperative. Numerose sono state infatti le interpellanze che abbiamo presentato sull'uso distorto delle cooperative. Oggi presentiamo in quest'Aula una mozione, per dire basta, all'uso antitetico e contrario all'articolo 45 della Costituzione che afferma che la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata; infatti l'originario spirito di solidarietà e mutualità è da tempo sacrificato sull'altare della speculazione, della logica del mercato, della competizione e del profitto, alla pari delle imprese di capitale e difatti non accennano a diminuire i fenomeni di sfruttamento del lavoro per opera di cooperative in qualsiasi settore dall'industria al commercio, fino al sociale. Oggi il mondo cooperativo ha un ruolo non secondario nell'economia italiana; secondo il rapporto Euricse del 2015, tra il 2008 e il 2013, in presenza di tassi di variazione del PIL negativi, le oltre 28.000 cooperative analizzate hanno registrato una crescita del 14 per cento del valore della produzione. L'analisi per settore di attività evidenza che tra le cooperative di tipo A le attività più dinamiche sono state quelle della sanità e assistenza sociale, con una crescita sull'intero periodo di un miliardo e mezzo, seguite da quelle dell'agroalimentare, con un aumento di più 3,5 miliardi di euro; leggermente inferiori, ma comunque oltre la media, sono risultati i tassi di crescita del commercio, con più 4,1 miliardi di euro, e degli altri servizi, con più 1,3 miliardi di euro.
  È noto che la cooperazione era nata come salvagente per i lavoratori senza tutele, oppressi dal potere senza limiti del padronato e ha rappresentato il primo atto con il quale i lavoratori assunsero coscienza di classe. Accade invece che la forma cooperativa diventa in molti casi un paravento per nascondere quella che è una falsa cooperativa basata su retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali, sulla riduzione delle tutele sociali, sulla precarietà Pag. 4del rapporto di lavoro, senza nessun diritto effettivo in capo ai soci lavoratori di partecipare alle decisioni della cooperativa, sotto ricatto e con la sola possibilità di scegliere tra tale condizione e la disoccupazione. Le false cooperative, approfittando di vuoti normativi e dell'assenza di controlli, agiscono sul mercato in modo scorretto. Infatti alcune cooperative di produzione e lavoro sono state costituite con l'obiettivo di aggirare le leggi e i contratti di lavoro nell'unica logica di ridurre i costi di produzione. In questo modo sono stati negati tradizionali obiettivi sociali delle cooperative e i soci lavoratori si sono trovati in una condizione peggiore, non solo dei normali lavoratori dipendenti, ma anche degli altri lavoratori atipici come quelli con contratto a termine, perché hanno maggiori difficoltà nel ricorrere alla magistratura e non hanno nemmeno il diritto di organizzarsi sindacalmente. Accade che la costituzione di cooperative diventa veicolo per realizzare operazioni di esternalizzazioni con trasferimento di personale, con il quale un'azienda decide di dare in appalto o in affidamento un determinato servizio in precedenza internalizzato ad un'impresa esterna, spessissimo a una cooperativa, al fine di ottenere un risparmio in termini di costi oppure allo scopo di ottenere maggiori margini di flessibilità gestionali e di adeguamento dei processi alle esigenze di profitto. Si assiste persino a situazioni poco chiare, come quelle legate a cooperative che dichiarano fallimento alla fine di ogni anno per poi ricostituirsi, cambiando denominazione e sede sociale.
  Il sistema cooperativistico è diventato non solo un potere economico, ma anche un potere politico. Il fenomeno della cooperazione ha assunto caratteri anomali, soprattutto dal punto di vista del legame che, nel corso degli anni, si è venuto a creare tra il mondo economico, che ruota intorno alle grandi cooperative, e il mondo della politica; dirigenti delle cooperative che entrano in politica, o ex politici rimasti senza occupazione che sono diventati dirigenti delle cooperative e delle organizzazioni di Legacoop o Confcooperative: il caso più celebre è quello del Ministro Poletti, oppure, in Umbria, abbiamo anche l'attuale presidente della regione, Catiuscia Marini, assunta come direttore di Legacoop Umbria nel 2007, dopo aver fatto il sindaco di Todi e la dirigente dell'ANCI, prima di essere eletta al Parlamento europeo e attualmente in aspettativa da Legacoop. Per fare carriera in politica, quindi, meglio prima fare un passaggio in Legacoop.
  È evidente che questa permeabilità delle classi dirigenti tra due ambiti che dovrebbero rimanere separati rappresenta una questione economica, ma anche democratica, di trasparenza e imparzialità dell'amministrazione e delle istituzioni. È una questione assai rilevanti, poiché tale legame ha dato vita a fenomeni di conflitti di interessi, con dirigenti e management di cooperative che hanno ricoperto o ricoprono tuttora incarichi istituzionali.
  Il caso delle Coop rappresenta il più grande e generalizzato conflitto di interessi che l'Italia del dopoguerra abbia mai conosciuto, seppure i media nazionali siano poco inclini a mettere in evidenza questa realtà, che è caratterizzata da rapporti organici tra i vertici nazionali del partito, ad esempio democratico, e l'universo delle Coop, e, a livello regionale, da una simbiosi ricorrente tra le amministrazioni locali di sinistra e queste realtà economiche associative.
  Ecco quindi che il sistema cooperativistico è diventato e viene utilizzato come un grande bacino elettorale e fonte di clientelismo. Infatti, anche nel settore pubblico, in particolare negli enti locali e nelle ASL, da diversi anni si ricorre all'appalto esterno, principalmente da parte degli enti locali, dove, a causa di tagli di bilancio o di vincoli, come il patto di stabilità e del blocco del turn over, molti servizi che, prima erano svolti da uffici pubblici, con proprio personale dipendente – ad esempio, i lavori di pulizia, di manutenzione del verde pubblico, di manutenzione dei servizi informatici, di portineria e vigilanza – sono adesso affidati a personale esterno. Anche negli ospedali spesso, per una parte del personale infermieristico e Pag. 5del servizio del 118, si ricorre a cooperative di personale. E non è un mistero che alcune cooperative esercitano in vari settori della vita cittadina in virtù di un rapporto privilegiato con l'amministrazione municipale: un esempio su tutti è quello di Mafia Capitale, con appalti pubblici gestiti attraverso cooperative per immigrazione, per la gestione dei rifiuti, cooperative legate a una ragnatela di malaffare che legava queste cooperative a chi decideva a chi andavano gli appalti. Non a caso Renzi, proveniente da Terre Rosse, ha nominato «Coop» Commissario straordinario per il terremoto Vasco Errani, e subito sono arrivate le cooperative emiliane del PD. A vincere l'appalto per la realizzazione delle casette post-terremoto nel centro Italia è stata proprio CNS, il noto Consorzio nazionale servizi di Bologna, già entrato nell'indagine su Mafia Capitale, che aveva in Salvatore Buzzi uno dei membri del proprio consiglio di sorveglianza. CNS era stata anche commissariata due volte in relazione ad appalti per la gestione dei rifiuti a Roma dall'Autorità anticorruzione. Si tratta di un appalto d'oro, quello delle casette, da un miliardo e 188 milioni, che rischia di saltare perché il TAR del Lazio ha confermato una precedente condanna dell'Antitrust per aver fatto, con delle altre Coop, cartello per aggiudicarsi gare per i servizi di pulizia degli istituti scolastici e mettendo in atto comportamenti anticoncorrenziali. Appalto che, in seguito al sisma anche in questi giorni ha colpito Umbria e Marche, potrebbe addirittura raddoppiare vista l'emergenza.
  Poi c’è la questione dei controlli, che appaiono inadeguati e insufficienti. Alle associazioni di rappresentanza nazionali viene affidata l'attività di vigilanza ordinaria sulle cooperative loro associate e al Ministero dello sviluppo economico quella sulle cooperative non associate. In Italia abbiamo circa 100 mila cooperative, la metà delle quali sono iscritte alle associazioni di rappresentanza nazionali, ed è chiaro che si è venuta a creare un enorme conflitto di interessi, perché a controllare sono le stesse Legacoop, Agci e Confcooperative.
  Invece la vigilanza ordinaria, svolta dal Ministero dello sviluppo economico, si esplica attraverso la revisione cooperativa, di norma biennale, che, oltre ad avere il compito di accertare i requisiti mutualistici della cooperativa, ha anche un obiettivo di sostegno per migliorare la gestione e il livello di democrazia interna, al fine di promuovere la reale partecipazione dei soci alla vita sociale.
  Oltre alla vigilanza ordinaria, viene svolta anche un'attività di tipo ispettivo, svolta esclusivamente dallo Stato con i propri ispettori, incentrata sulla verifica dei rapporti di lavoro dei soci con la cooperativa stessa, mentre la verifica dell'effettività dello spirito mutualistico è affidata principalmente agli ispettori delle cooperative del Ministero dello sviluppo economico. Ma i controlli del MISE sono spesso tardivi, come insegna Mafia Capitale, dove il Ministero si è mosso solo dopo che la magistratura era già intervenuta.
  Di controlli, poi, se ne fanno pochissimi: nel 2015, in conseguenza dell'abbattimento delle risorse, sono state effettuate solo 5 mila revisioni, cioè solo il 10 per cento del totale. Dal 2009 e 2010 in poi si è vista, infatti, una continua decurtazione dei fondi che vengono versati dalle cooperative proprio per essere controllate e, se il Ministro dell'economia va a togliere queste risorse, per fare i controlli, al Ministero dello sviluppo economico, vuol dire che vi è proprio il fine di eliminare i controlli sulle cooperative.
  Poi c’è la questione del prestito sociale. Le grandi cooperative di consumo possono avvalersi, di fatto, anche di forme di raccolta di denaro e finanziamento, attraverso la possibilità di concedere l'apertura di un libretto di prestito sociale da parte degli aderenti, che non sempre appaiono, però, adeguatamente informati sui rischi derivanti dal versare i loro risparmi sui libretti delle coop. Il prestito sociale non sembra al momento coperto da reali garanzie. Del resto, l'intero sistema delle coop italiane ha fatto della finanza un Pag. 6business parallelo a quello tipico del loro mandato naturale, ovvero quello delle catene di supermercati, grazie a corposi intrecci politico-corporativi.
  Ebbene, di materiale utile per correggere il tiro sull'uso distorto del sistema delle cooperative ne ho fornito sin troppo. Attendiamo adesso il parere del Governo sui numerosi e puntuali impegni proposti nella nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Patrizia Maestri, che illustrerà la mozione Benamati, Pizzolante, Palladino ed altri n. 1-01426, di cui è cofirmataria.

  PATRIZIA MAESTRI. Grazie, Presidente, io vengo da una regione, che è l'Emilia Romagna, nella quale il valore economico e sociale della cooperazione è sempre stato evidente e tale da rappresentare una fetta importante dell'economia e che ha saputo, nonostante la pesante crisi che il nostro Paese sta vivendo ormai da troppo tempo, da otto anni, mettere in campo progettualità che hanno creato nuove possibilità di imprenditoria e di occupazione.
  Il movimento cooperativo italiano ha una vita secolare, articolato in diverse organizzazioni; oggi in Italia rappresenta un valore aggiunto di circa 31 miliardi e ha circa 2 milioni di lavoratori. Le cooperative producono occupazione, producono risparmio e stabilità, reddito, ma, nel farlo, hanno anche l'obiettivo, sin dai primi anni della loro istituzione, di produrre democrazia economica, partecipazione, solidarietà, responsabilità sociale, sostenibilità, coesione sociale e benefici per le comunità locali.
  Con la loro decisiva incidenza in diversi settori economici, dalla distribuzione al credito, all'agroalimentare, servizi socio-sanitari, opere pubbliche, esercitano un ruolo importante nell'economia italiana, un ruolo che deve essere maggiormente propulsivo di innovazione e di sviluppo. Ma il ruolo della cooperazione deve essere anche quello di rigenerare un nuovo modello dell'economia cooperativa e promuovere un mercato regolato che rispetti e incentivi la specificità cooperativa nella buona economia, un'economia delle persone e delle opportunità, improntata all'onestà etica degli imprenditori, collaborativa, comunitaria, orientata all'inclusione e al riequilibrio di disuguaglianze, tecnologica e innovativa.
  Nei mesi scorsi l'Alleanza delle cooperative italiane, soggetto che raggruppa le principali e centrali cooperative, Confcooperative, Legacoop e AGCI, ha recentemente lanciato il Manifesto per un'economia pulita, dove, tra i principi e gli obiettivi espressi, è importante ricordare quello di voler costruire un'altra Italia, un Paese diverso, con una nuova economia pulita, con un mercato sano, in cui contino di più onestà, lealtà e correttezza, e con maggiore rispetto del lavoro, delle persone e delle opportunità per tutti; un'economia in cui concorrenza leale, burocrazia semplificata ed efficiente, creatività e crescita per tutti siano realtà, in cui il benessere della comunità sia il vero fine ultimo del fare impresa. Più in particolare, mi riferisco a un mercato in cui non ci sia posto per le false imprese, quelle che non rispettano le regole, esercitano concorrenza sleale e umiliano il valore del lavoro delle persone. Le imprese efficienti non sono solo un luogo di lavoro ma rappresentano un volano per la crescita degli individui e delle comunità in cui sono inserite. La buona impresa aiuta a superare disuguaglianze ed emarginazioni, promuove dignità e senso civico. La campagna «Stop alle false cooperative» e la raccolta di 100.000 firme per la legge di iniziativa popolare, da parte di ACI, contro il fenomeno delle false cooperative è oggi incardinata in Commissione industria al Senato e pone con forza il tema di una maggiore vigilanza e di un maggior monitoraggio.
  Certo, rispetto al 2015, nel primo trimestre del 2016, i dati della vigilanza registrano un incremento sia quantitativo che qualitativo, cioè legato ad una più efficace scelta degli obiettivi da sottoporre ad ispezione. Più in particolare – questi sono dati del Ministero dello sviluppo economico – sotto il profilo quantitativo, Pag. 7nel 2015, si registrano, su media trimestrale, 905 cooperative ispezionate, mentre nei primi tre mesi del 2016 se ne registrano 134. Sotto il profilo qualitativo del totale delle cooperative sottoposte ad ispezione, 470 sono risultate irregolari, oltre il 50 per cento, facendo emergere 3.768 lavoratori irregolari; nel 2015 sono stati 3.580, di cui 399 in nero. Aumentano anche le diffide accertative, cioè i provvedimenti finalizzati al recupero immediato della retribuzione di lavoratori sottopagati; nei primi tre mesi del 2016 si registrano 1.160 provvedimenti, a fronte di 695 nel 2015.
  A questi risultati ha contribuito il lavoro svolto, sia a livello centrale che territoriale, dai cosiddetti osservatori sulla cooperazione; gli osservatori, nati da un protocollo del 2007, ma fortemente valorizzati nell'ultimo anno dalla direzione generale per l'attività ispettiva, prevedono la partecipazione, oltre che del Ministero del lavoro e del Ministero dello sviluppo economico, anche di rappresentanti di AGCI, Confcooperative, Legacoop, CGIL, CISL e UIL e costituiscono un importante strumento per orientare l'attività di vigilanza nel settore cooperativo, settore, peraltro, già al centro dell'attenzione nel documento di programmazione ispettiva del 2016.
  Nelle tabelle del Ministero che sono state presentate nell'audizione al Senato, dedicate all'attività di revisione, si pone specificatamente in evidenza il dato abnorme delle mancate revisioni, che nel tempo sono passate da un quarto a quasi un terzo delle revisioni effettuate. Con i termini «mancate revisioni» si indicano tutti quei casi in cui non si è reso possibile procedere al controllo o perché non è stato possibile raggiungere concretamente la cooperativa o perché la stessa si è volontariamente sottratta alla revisione. Si tratta di un'enorme categoria di cooperative, sicuramente affollata da un gran numero di soggetti che sono di fatto «morti», senza estinguersi formalmente, con il compimento di tutti gli adempimenti burocratici necessari alla cancellazione dal registro delle imprese e, conseguentemente, dall'albo delle cooperative.
  Si tenga conto che questo numero è ingrossato anche dalle cooperative che fuoriescono dalle associazioni nel momento in cui cessano le attività e si avviano allo scioglimento.
  Nell'anno 2015, in conseguenza dell'abbattimento delle risorse di cui prima si diceva, è stato possibile concludere soltanto 5.000 revisioni, che corrispondono a una percentuale di copertura delle revisioni da effettuare inferiore al 10 per cento. Le associazioni hanno complessivamente svolto 37.299 revisioni nel biennio 2013-2014.
  Quindi, da questo punto di vista, occorre richiamare l'azione posta in essere dall'Alleanza delle cooperative, attraverso l'iniziativa che ha portato alla stipula del protocollo di legalità per rafforzare e rendere più incisiva l'azione di prevenzione e contrasto di ogni possibile tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo dell'impresa con il Ministero dell'interno e, più in generale, attraverso la promozione di un'azione di rinnovamento proveniente dalla stessa base sociale delle cooperative per dotarsi di strumenti e procedure per garantire l'effettività delle partecipazioni dei soci e lo scambio mutualistico.
  Si deve, finalmente, mettere un punto sulla proliferazione di queste imprese, che non sono imprese sane, poiché nulla hanno a che fare con gli scopi sociali partecipativi e mutualistici del sistema cooperativo, e perseguono, al contrario, obiettivi illeciti, quali l'evasione fiscale e contributiva, la mancata applicazione dei contratti nazionali stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi a livello nazionale a favore, invece, di contratti pirata e, inoltre, l'illecita somministrazione di manodopera e pagamenti fuori busta che, di fatto, favoriscono il lavoro nero.
  Si tratta di sedicenti cooperative in cui, in molti casi, si ha un amministratore unico, che non prevedono assemblee dei soci, senza statuto o regolamento interno Pag. 8e, soprattutto, con bilanci di comodo, che, spesso, in virtù di una inefficienza dei controlli, non sono certificati o depositati; bilanci di comodo, che, fra l'altro, favoriscono l'inserimento della malavita organizzata con operazioni di riciclaggio dei capitali.
  Voglio mettere in evidenza, però, come già esistano modelli positivi che si richiamano a un'azione condivisa di tutte le parti sociali e delle istituzioni con l'obiettivo di promuovere la regolarità nel sistema appalti, alienando le cooperative spurie; è il caso, ad esempio, della legge regionale dell'Emilia Romagna n. 3 del 2014, che certifica lo stato delle imprese cooperative attraverso l'istituzione di una white list e di una black list, in cui le imprese vengono inserite a seconda che siano in possesso di alcuni requisiti, fra i quali la regolarità fiscale e contributiva, la corretta applicazione del contratto nazionale di lavoro, il certificato antimafia. L'esclusione dalla white list può comportare la risoluzione dei contratti d'appalto.
  Con questa mozione chiediamo al Governo, quindi, di attivare tutti gli strumenti, anche normativi, che consentano quel controllo, quelle verifiche, quei programmi di revisioni, quelle procedure informatiche, quel rilancio dello strumento dell'autocertificazione e un grande rafforzamento della partecipazione dei soci, con la possibilità anche di rimozione degli amministratori, oltre, naturalmente, al miglioramento delle attività ispettive. Tutto questo è finalizzato a garantire alle imprese sane una concorrenza non viziata e virtuosa.
  Naturalmente, sarà fondamentale l'approvazione della legge ora in discussione al Senato.
  Infine, passa di qua la strada per avere un mercato più pulito e trasparente, un obiettivo che deve far parte delle priorità nelle azioni del Governo per il rinnovamento e il rilancio del Paese, per un'economia sana e sostenibile, per un mercato del lavoro in cui si rispettino i diritti dei lavoratori, per una nuova responsabilità sociale e delle imprese.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

  PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Presidente, devo delle risposte su questo argomento perché il sistema della vigilanza adottato dal legislatore italiano è modellato sul principio della sussidiarietà orizzontale, come definito nell'ultimo comma dell'articolo 118 della Costituzione, affidando alle associazioni di rappresentanza cooperativa l'attività di vigilanza ordinaria sulle cooperative loro associate e al Ministero dello sviluppo economico quella sulle cooperative non associate. Le associazioni che sono soggette al riconoscimento da parte del Ministero e sono dal medesimo controllate svolgono detta vigilanza nell'interesse generale ed i loro revisori, nell'adempiere a questo compito, «si intendono incaricati di pubblico servizio» (articolo 7, comma 7, del decreto legislativo n. 220 del 2002).
  La vigilanza ordinaria si esplica attraverso la revisione cooperativa (di norma biennale), che – oltre ad avere il compito di accertare i requisiti mutualistici della cooperativa – ha anche un obiettivo di sostegno «per migliorare la gestione ed il livello di democrazia interna, al fine di promuovere la reale partecipazione dei soci alla vita sociale» (articolo 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 220 del 2002). Come detto, il controllo è comunque finalizzato, principalmente, a verificare il mantenimento dei requisiti di mutualità, ai quali la legge collega le politiche di agevolazione riservate alle cooperative.
  Il Ministero svolge, inoltre, un'attività di tipo ispettivo su tutte le cooperative con l'impiego di propri ispettori dipendenti o Pag. 9avvalendosi di funzionari pubblici abilitati di altre amministrazioni convenzionate, quali, attualmente, il Ministero del lavoro e l'Agenzia delle entrate.
  La vigilanza ordinaria svolta dal Ministero negli ultimi tre bienni ha raggiunto circa il 63 per cento delle cooperative non associate. Il grave taglio di bilancio operato nell'esercizio 2015, creando un notevole divario tra le somme versate alle entrate dello Stato dalle cooperative e quanto effettivamente affluito ai capitoli gestiti dalla direzione competente, ha determinato un significativo calo delle revisioni. Come già avuto modo di rappresentare in altre sedi istituzionali, le modalità del finanziamento sono disciplinate con normativa nazionale (eccezione fatta per le regioni a statuto speciale), dall'articolo 1, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59, che prevede che le cooperative versino al Ministero – o, nel caso di cooperative aderenti, alle associazioni nazionali di rappresentanza – con cadenza biennale, un contributo destinato allo svolgimento dell'attività di vigilanza. Fino al 2007, le somme versate venivano integralmente attribuite al Ministero, consentendo quindi la copertura totale dei costi dell'attività di vigilanza.
  Il Ministero dello sviluppo economico si è più volte pronunciato per il ripristino della precedente modalità di assegnazione dei fondi ed opererà di conseguenza nelle competenti sedi istituzionali. È evidente, infatti, che l'integrale disponibilità delle risorse consentirebbe di dare maggiore effettività ai controlli e ai programmi di vigilanza.
  La competenza sulla vigilanza cooperativa è stata trasferita dal Ministero del lavoro al Ministero dello sviluppo economico nel 2001. A quella data, i revisori operativi presso il Ministero del lavoro erano 1.037. È da evidenziare che il MISE non disponeva, allora, di strutture periferiche, per cui l'onere organizzativo conseguito da tale scelta è stato enorme.
  Fino al 2006, l'attività di vigilanza è proseguita sulla base di una convenzione con il Ministero del lavoro, con una sorta di avvalimento delle strutture periferiche del Ministero stesso. Dal 2006, in poi, l'attività è stata svolta in proprio dal MISE, che ha provveduto a formare nuovo personale e a stipulare accordi con le pubbliche amministrazioni, come consentito dalla legge. Si tratta, in particolare, della convenzione con il Ministero del lavoro, che consente l'utilizzazione del personale di quel Ministero, già formato alla data del 2006, e di una convenzione con L'Agenzia delle entrate, conclusa, invece, nel settembre del 2010.
  Inoltre, dal 2008, è stato possibile disporre del personale delle strutture territoriali del Ministero delle comunicazioni, nel frattempo incorporato nel MISE, ed è stata, quindi, avviata una attività di formazione nei confronti anche di tale personale.
  Complessivamente, sono oggi operativi 1.073 revisori, tutti abilitati a seguito di specifica formazione, con la seguente composizione: Ministero dello sviluppo economico: 480 unità, di cui 213 a Roma e 267 nelle altre province; Agenzia delle entrate: 240 unità, di cui 19 a Roma e 221 nelle altre province; Ministero del lavoro: 353 unità, di cui 35 a Roma e 318 nelle altre province.
  Relativamente all'altra tematica esposta nella mozione Ciprini relativa alle cosiddette «false cooperative», preliminarmente occorre ricordare l'impegno del Ministero sul citato tema – ho già risposto a un intervento su Roma capitale, ma voglio ribadirlo –, nella consapevolezza che il contrasto a tale grave fenomeno deve avvenire sia sotto il profilo della prevenzione, che sul piano della repressione degli illeciti cui i deputati fanno riferimento e che possono sfociare, peraltro, in situazioni «criminose», come nei casi di abuso della forma giuridica cooperativa per usufruire dei vantaggi connessi a tale forma societaria e negli altri tipi di illeciti, quali, ad esempio, la turbativa di gara posta in essere in contesti nei quali la cooperativa è destinataria di un vantaggio competitivo derivante da norme di legge.
  Sulla materia è intervenuta, nel gennaio del 2016, dopo i gravi fatti di Roma Pag. 10capitale, l'Autorità nazionale anticorruzione, dettando linee guida precise per l'affidamento di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali, con lo scopo di fornire indicazioni operative alle amministrazioni aggiudicatrici e agli operatori del settore, al fine di realizzare, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale in materia di contratti pubblici e di prevenzione della corruzione, i meritevoli fini sociali che sottendono alla scelta degli organismi no profit per l'affidamento dei servizi alla persona.
  Sul piano «repressivo» appare innanzitutto indispensabile un raccordo organico con gli altri soggetti istituzionali deputati a vario titolo ad azioni di controllo, quali il Ministero del lavoro, l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza.
  In questa direzione si è sviluppato l'impegno del Ministero, che lo scorso anno ha attivato, presso la competente Direzione generale, un tavolo di lavoro con altri soggetti interessati, quali le Associazioni nazionali di rappresentanza del mondo cooperativo, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'Agenzia delle entrate, anche al fine di elaborare eventuali modifiche normative tese a contrastare il fenomeno della falsa cooperazione, nonché di dotare gli ispettori di strumenti conoscitivi idonei a rilevare le fattispecie di reati.
  Nell'ambito di questa iniziativa, la citata Direzione ha informato di aver avviato un programma triennale di ispezioni, che riguarda cooperative con alto fatturato applicate in specifici settori di attività considerati più a rischio, quali appunto quelle dei trasporti e della logistica. Inoltre, a fronte delle evidenze rilevate, la stessa Direzione sta approfondendo specifiche azioni di miglioramento nel quadro del coordinamento tra le diverse istituzioni deputate al controllo e alla repressione degli illeciti. Sempre in tale prospettiva, è stata avviata una interlocuzione con l'ANAC, in vista della attivazione di un protocollo d'intesa rivolto soprattutto alla vigilanza sulle cooperative sociali.
  Non è peraltro da sottacere l'importanza di iniziative volte ad incidere sulla regolamentazione degli enti cooperativi, sia a livello primario che secondario. Al riguardo, si conferma la volontà del Ministero di intervenire con una proposta di revisione normativa, che intervenga sia su aspetti ordinamentali riferiti agli enti cooperativi, che sul sistema di vigilanza e sanzionatorio. Si fa riferimento, infatti, in particolare, a strumenti in grado di affinare e mirare le attività di controllo, alla rivisitazione di alcune norme che regolano la governance delle cooperative e alla revisione del sistema di vigilanza.
  Non ultima, è da sottolineare l'importanza che l'iniziativa delle istituzioni sia accompagnata da un'azione di sostegno e di promozione di iniziative di autoregolamentazione da parte del mondo cooperativo, volta alla definizione di strumenti e procedure per garantire l'effettiva partecipazione dei soci e lo scambio mutualistico.
  Una best practice da citare al riguardo, che meriterebbe opportuna implementazione, è il Protocollo di legalità concluso tra l'Alleanza delle cooperative e il Ministero dell'interno per rafforzare e rendere più incisiva l'azione di prevenzione e contrasto di ogni possibile tentativo di infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo delle imprese. Con il Protocollo, le imprese cooperative aderenti si impegnano (oltre che a rispettare tutte le prescrizioni di legge relative alla sicurezza, al pagamento delle retribuzioni, alla regolarità previdenziale, assicurativa e fiscale relativa ai rapporti di lavoro e all'obbligo di tracciabilità dei flussi finanziari) ad ulteriori adempimenti, quali: comunicare l'elenco dei propri fornitori al fine di acquisire la documentazione antimafia; denunciare eventuali fenomeni estorsivi; non avvalersi di forme di intermediazione con la pubblica amministrazione ai fini dell'aggiudicazione di commesse pubbliche; impegnare contrattualmente i propri fornitori/subappaltatori a garantire a loro volta il rispetto delle norme lavoristiche, sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e in Pag. 11tema di tracciabilità dei flussi finanziari, a pena di risoluzione dei contratti in essere.
  Per quanto riguarda gli eventuali conflitti d'interesse degli incarichi di amministratore e/o dirigenti di cooperative e di associazioni di rappresentanza, si sottolinea che negli ultimi anni sono state dettate nel nostro ordinamento norme più rigorose al riguardo. Si citano, in particolare, l'articolo 4 (inconferibilità di incarichi a soggetti provenienti da enti di diritto privato regolati o finanziati dalle pubbliche amministrazioni) e l'articolo 9 (incompatibilità tra incarichi nelle pubbliche amministrazioni e negli enti privati in controllo pubblico e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalle pubbliche amministrazioni, nonché lo svolgimento di attività professionale) del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, recante «Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico», nonché, ancora, gli articoli 7, 13 e 14 del decreto del Presidente della Repubblica del 16 aprile 2013 n. 62, recante regolamento codice di comportamento dei dipendenti pubblici, che disciplinano, rispettivamente, l'obbligo generale di astensione nel caso di conflitti di interesse, dentro disposizioni particolari per i dirigenti, e gli obblighi specifici nel caso di attività negoziale della pubblica amministrazione.
  Con riguardo alla specifica questione del prestito sociale, fenomeno che interessa in modo particolare le cooperative di consumo, rappresento che nell'ambito delle revisioni sono riservati specifici controlli, appositamente previsti dalla modulistica in uso, sulle modalità di raccolta del prestito sociale stesso. La problematica in questione è stata affrontata anche in relazione alla necessità di garantire una maggiore trasparenza nella gestione societaria da parte delle grandi realtà cooperative di consumo. Infatti, con decreto ministeriale del 18 settembre 2014 in particolare, sono state varate misure atte a rafforzare il coinvolgimento dei soci nei processi decisionali delle cooperative, da garantire una maggiore trasparenza nelle gestioni mutualistiche, fra cui appunto la raccolta del prestito sociale attraverso una maggiore informazione agli stessi soci in ordine alle attività sociali.
  La raccolta del prestito sociale attraverso i conferimenti dei soci costituisce infatti un sistema di finanziamento endosocietario che non può e non deve essere equiparato all'esercizio dell'attività bancaria, ed in cui è necessario che il socio acquisisca la consapevolezza, con l'adesione al prestito sociale, che sta rifinanziando l'attività di impresa e la società di cui fa parte, assumendone l'alea del rischio di impresa. Su tale specifico tema è stata avviata, nel novembre 2015, da parte della Banca d'Italia, un'attività volta alla revisione della regolamentazione in essere, con lo scopo di rafforzare i presidi normativi, patrimoniali e di trasparenza a tutela dei risparmiatori che prestano fondi a soggetti diversi dalle banche, specie con riferimento a forme di raccolta che coinvolgono un pubblico numeroso e prevalentemente composto da consumatori. Tale iniziativa è stata posta in consultazione pubblica nel novembre 2015.
  Per finire, sulla materia il Ministero dello sviluppo economico conferma la disponibilità e l'interesse istituzionale ad affrontare la tematica, evidenziata nelle sedi politiche ed istituzionali a ciò deputate, in coordinamento con le altre istituzioni competenti sulla materia. Il Ministero del lavoro ha informato sull'argomento, evidenziando altresì che, in considerazione delle obiettive difficoltà tecniche in sede di accertamento relative alle già richiamate cooperative spurie, sono state emanate diverse istruzioni operative ai propri uffici territoriali specificamente incentrate in materia di vigilanza ispettiva nel settore cooperativistico. Il medesimo Ministero ha fatto presente che è stato istituito il 10 ottobre 2007 l'Osservatorio della cooperazione, peraltro integrato da rappresentanti delle associazioni del mondo cooperativo e delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale nonché del Ministero dello sviluppo economico e dell'INPS.Pag. 12
  Da tale iniziativa si sono costituiti, presso le sedi territoriali del lavoro, degli osservatori permanenti, convocati con periodicità almeno trimestrale, che vedono la partecipazione delle rappresentanze datoriali e sindacali a livello territoriale, dei rappresentanti dell'INPS e dell'INAIL. Tali tavolo di confronto, sia a livello nazionale che territoriale, hanno la precipua finalità di analisi dei rapporti di lavoro e di orientamento dell'attività ispettiva nell'ambito del mondo della cooperazione, in funzione non solo repressiva ma anche preventiva dei fenomeni di maggiore gravità. L'Osservatorio è chiamato inoltre ad orientare l'attività ispettiva per l'azione di contrasto al fenomeno delle cosiddette cooperative spurie, in particolare effettuando verifiche e monitoraggi sui regolamenti interni, sui rapporti di lavoro con i soci, sul trattamento economico dei soci, in applicazione corretta della contrattazione collettiva, e sui contratti di lavoro effettivamente applicati, mantenendo il riferimento alla reale rappresentatività dei contratti sottoscritti dalle associazioni comparativamente più rappresentative firmatarie di questo protocollo del 10 ottobre 2007.
  Il Ministero del lavoro ha, inoltre, inteso evidenziare e precisare che l'attività istituzionale di controllo degli ispettori del lavoro è incentrata sulla verifica dei rapporti di lavoro dei soci con la cooperativa stessa, al fine di contrastarne le forme di impiego di mano d'opera irregolare o in nero e i fenomeni interpositivi, così come i fenomeni di dumping determinati dall'applicazione dei contratti collettivi sottoscritti da organizzazioni sindacali prive di reale rappresentatività e che si risolvono in riduzione del costo del lavoro e inosservanza degli adempimenti contributivi prescritti dalla legge.
  Nello specifico, il contrasto delle distorsioni nel settore cooperativistico è efficace altresì per combattere i cosiddetti contratti pirata, ovverosia quelli sottoscritti da organizzazioni sindacali non maggiormente rappresentative in termini comparativi sul piano nazionale, così riducendo l'imponibile contributivo, che invece per legge deve fare riferimento alla voce retributiva fissata nei contratti con rappresentatività comparativa maggiore.
  Tali settori sono dunque considerati dal Ministero del Lavoro come piani sensibili di intervento, e rappresentano ambiti sui quali concentrare particolarmente l'attività di vigilanza, quale elemento essenziale di legalità, nella direzione della tutela dei lavoratori interessati dai fenomeni in parola e, contemporaneamente, di contrasto alla concorrenza sleale tra imprese e di recupero di risorse finanziarie evase. Più specificamente, l'attività di verifica relativa alle esternalizzazioni si incentra su criticità di particolare rilevanza connesse al ricorso a forme fittizie e simulate di decentramento produttivo, che configurano fenomeni di somministrazione illecita, appalti illeciti e distacchi non genuini, che interessano diversi ambiti merceologici e coinvolgono principalmente le società cooperative, con particolare riferimento al settore della logistica, del facchinaggio e dei servizi alla persona, settori verso i quali, pertanto, la citata amministrazione, secondo le proprie linee di programmazione di attività ispettiva per l'anno in corso, concentrerà gli accertamenti volti a ricostruire ed analizzare la filiera degli appalti privati e pubblici.

  PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione delle mozioni Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 e Vargiu ed altri n. 1-01420 concernenti iniziative in ambito europeo e internazionale in relazione alla situazione in Siria, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e alla condizione dei bambini nella città di Aleppo (ore 11,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 (Nuova formulazione) e Vargiu ed altri n. 1-01420 (Nuova formulazione) concernenti iniziative in ambito europeo e internazionale in relazione alla situazione in Siria, con particolare riferimento Pag. 13all'emergenza umanitaria e alla condizione dei bambini nella città di Aleppo (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 4 novembre 2016 (Vedi l'allegato A della seduta del 4 novembre 2016).
  Avverto che sono state presentate le mozioni Capezzone ed altri n. 1-01423, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, Santerini ed altri n. 1-01425 e Gianluca Pini ed altri n.1-01428, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Binetti, che illustrerà la mozione Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria.

  PAOLA BINETTI. Presidente, illustri membri del Governo, colleghi, la mozione che discutiamo oggi è l'altra faccia della medaglia rispetto alla mozione che abbiamo discusso la settimana scorsa sui minori non accompagnati. Noi ci siamo preoccupati di capire da dove venissero questi ragazzi, di capire perché arrivassero in Italia, di capire quali fossero le loro esigenze, le loro speranze, le loro aspettative; ci siamo anche chiesti a quali pericoli andassero incontro, e abbiamo cercato di mettere la responsabilità nei loro confronti come una tra le responsabilità più importanti che un Paese accogliente deve avere nei confronti, per l'appunto, di minori non accompagnati. Ma questa mozione, quella che abbiamo votato all'unanimità tutti quanti, non può non avere che un obiettivo importante: capire che cosa accade a questi bambini, questi minori, quando restano nei loro Paesi in questo momento, in questa situazione e in queste circostanze. Se non ci interroghiamo a fondo su che cosa sta succedendo ad Aleppo oggi, se non cerchiamo di capire in che misura la Siria diventa un territorio ostile per i suoi stessi figli, non potremmo responsabilizzarci con quella intensità e con quella tempestività – e direi anche con quella generosità – con cui la precedente mozione ha sollecitato le nostre coscienze e ci ha invitato a chiamarci in causa uno ad uno. Che cosa succede ? Che cosa succede in Siria ? Io vorrei fare un veloce riepilogo di alcuni di questi fatti, perché, preparando la mozione e sinceramente mettendoli in fila uno dopo l'altro, anche a me, che avevo la sensazione di una situazione drammatica in quel Paese, si è palesata un'intensità del dramma, una continuità del dramma, un'azione distruttiva nei confronti di queste persone così grave che mi chiedo come mai stiamo ancora ad aspettare, come mai non riusciamo a smuovere fino in fondo le dimensioni internazionali, le istituzioni internazionali, ma anche, poi, le persone che in un luogo permettono a un Paese di cancellare le generazioni future di quello stesso Paese.
  Citerò, leggendoli, alcuni fatti storicamente fondati, che mi interessa che siano anche precisi nella loro citazione. Da oltre cinque anni la Siria vive l'inferno della guerra civile. Nelle guerre civili terrore, ferocia e violenza raggiungono livelli inimmaginabili in quanto il nemico non è alle porte, ma è in casa, è in strada. È la relazione di prossimità quella che crea quella cultura del sospetto per cui tu non puoi fidarti di nessuno. Veramente, questa dimensione di instabilità non è solo l'instabilità fisica, ma è anche l'instabilità psicologica, che, applicata all'infanzia, ha un effetto davvero devastante per l'equilibrio psicologico di questi stessi bambini. Dei 22 milioni di abitanti che la popolavano, 470 mila sono morti – questi dati sono riferiti dall'ONU –, 11,4 milioni hanno perso la casa e, di questi, 4,8 milioni si sono rifugiati all'estero e 6,6 sono sfollati.Pag. 14
  I danni, secondo il centro siriano che si occupa proprio di politiche internazionali, ammontano a 250 miliardi di dollari. Ce ne vorranno per ricostruire Aleppo e per ricostruire la Siria. Noi che in questo momento stiamo vivendo la situazione drammatica che occupa il centro Italia, in quel nodo di regioni limitrofe (Umbria, Marche, Abruzzi, Lazio) ci rendiamo conto, perché lo tocchiamo con mano, del dramma degli sfollati, del dramma della mancanza di case, del trauma dello sradicamento dei bambini dalle loro scuole, dalle loro famiglie, dai loro contesti sociali. Da questa situazione complessa possiamo davvero fare in modo che il nostro cuore entri in risonanza anche con quello che sta succedendo a migliaia di chilometri di distanza da qui, ma non per questo con meno gravità, con meno intensità, se non con il valore aggiunto che sono oltre cinque anni che questa situazione si presenta.
  L'Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione dell'opposizione non radicale in esilio, con sede a Londra, documenta che tra il 20 ottobre 2014 e il 20 ottobre 2016 (quindi, nell'arco di due anni) la sola aviazione governativa siriana ha ucciso circa 10 mila civili, di cui un quinto (2 mila) sono minori al di sotto dei 18 anni. Stiamo parlando di una mattanza che ha creato addirittura il termine «genocidio dei bambini». Noi abbiamo sentito parlare, con un dramma, del genocidio degli ebrei; abbiamo voluto intensamente che si restituisse il termine di genocidio quando si parla degli armeni; conosciamo il genocidio che c’è stato in Rwanda. Bene, di tutti questi genocidi, il genocidio dei bambini appare in più crudele, il più puntuale, perché spezza le gambe a un Paese e, in qualche modo, crea una specie di bug, un buco nero per quello che potrà essere domani la sua ricostruzione. Anche volendo ricostruire la Siria, ci sarà un'intera generazione di assenti: i bambini che sono morti proprio in questo genocidio drammatico, di cui una parte importante della responsabilità va attribuita alla stessa Siria. Non sono stati i nemici di fuori che sono intervenuti, ma sono stati soprattutto e prima di tutto i nemici di dentro. Si tratta di ciò a cui mi riferivo all'inizio, chiamandola vera e propria guerra civile.
  In tutta la Siria, secondo la recente comunicazione – recente vuol dire del 29 settembre, stiamo parlando di poco più di un mese e mezzo fa –, ci sono almeno diciotto località assediate, quasi tutte da forze governative appoggiate da Mosca, dove vivono 861 mila persone, a cui gli aiuti umanitari arrivano con difficoltà. Da quando è terminata la guerra concordata tra USA e Russia, cioè dal 22 al 28 settembre, sono stati uccisi 320 civili, di cui cento bambini, 96 dei quali ad Aleppo. Un terzo erano bambini e questo terzo era composto per la totalità da bambini di Aleppo. Veramente, Aleppo meriterà di essere ricordata come una città martire per tutto questo martirio effettivo che hanno subito i suoi abitanti.
  Nel mese di aprile 2016 la guerra civile ha avuto come epicentro la città di Aleppo, che è divenuta luogo di scontro tra le forze filogovernative, appoggiate dai russi, e i ribelli delle diverse fazioni, più o meno moderate, che si ritrovano a condividere il campo di battaglia urbano con i miliziani dell'ISIS. Dei 2,3 milioni di abitanti del 2011, un milione e mezzo vivono nella parte occidentale della città controllata dalle truppe di Assad; tra i 250 mila e i 300 mila sono intrappolati nella zona teatro di scontri e bombardamenti brutali e circa 300 mila sono morti o sono fuggiti. Pensate a questo numero; sono morti o sono fuggiti in 300 mila. Non lo sappiamo. Questo fa veramente parte del dramma di questi Paesi: ci mancano le informazioni precise, a tal punto che del destino di 300 mila persone si può dire che non sappiamo nulla, probabilmente sono morti o probabilmente sono fuggiti. Se sono fuggiti, dove sono fuggiti ? Forse c’è da auspicare, da desiderare che una parte di quei ragazzi, di cui ci siamo occupati la settimana scorsa, i famosi minori non accompagnati, nella loro fuga siano arrivati in Italia. Ma allora c’è da chiedersi: che cosa abbiamo dato noi a questi bambini ? In che misura ci siamo fatti carico Pag. 15di loro ? In che misura abbiamo percepito il dramma di questi rifugiati bambini che non soltanto cercano asilo, ma cercano, al pari di tutti i bambini, anche una famiglia, un'accoglienza, occasioni concrete di sviluppo, occasioni concrete che, in qualche modo, diano possibilità di ricevere istruzione, formazione, attraverso scuole e realtà che se ne facciano carico nel miglior modo possibile ?
  L'UNICEF parla di 2 milioni e mezzo di minori rifugiati nei Paesi confinanti con la Siria. Uno su tre non ha mai conosciuto altro che la guerra; 150 mila sono quelli nati come rifugiati nei campi, sulle barche, nei centri di accoglienza dell'Europa. Secondo l'UNICEF sono 6 mila le scuole distrutte in Siria. Il grosso dei rifugiati siriani si è riversato sostanzialmente in tre Paesi: Libano, Giordania e Turchia. Evidentemente Aleppo è al nord della Siria, quindi il territorio di prossimità di questi bambini non può che essere la Turchia. Sappiamo quale regime oggi c’è in Turchia. Conosciamo la follia di uno Stato che, in qualche modo, è profondamente vessatorio nei confronti dei suoi stessi abitanti. Sappiamo in che modo è vessatorio nei confronti delle minoranze curde e sappiamo che cosa accade in quelli che, più che campi di accoglienza, certe volte vien fatto di chiamarli campi di concentramento presenti in Turchia. Nel limbo libanese i numeri si confondono e si sovrappongono: 1,4 milioni sarebbero i siriani ufficialmente registrati come rifugiati, ma altre centinaia di migliaia sarebbero i siriani privi di documenti ufficiali presenti nel Paese, per un totale di quasi due milioni di rifugiati in un Paese di poco più di 4 milioni di abitanti. È vero che tra la Siria e Libano c’è un rapporto di antica familiarità, tanto che sono moltissimi i siriani che attraversavano la frontiera libanese per andare a lavorare in Libano, quindi lo facevano quasi in rispondenza, potrei dire, a quanto succede in Italia con gli italiani che attraversano la frontiera svizzera per andare a lavorare in Svizzera. Ai libanesi piace pensare che le petite Libano sono loro e che le grand Libano include anche la Siria. Da questo punto di vista, probabilmente l'accoglienza in Libano ha una affinità culturale, un'affinità di accoglienza, una sensibilità maggiore. Probabilmente sono anche molte le famiglie siriane che hanno trovato, precedentemente a questi anni, una loro collocazione in Libano. Ma ciò non toglie che questi bambini rifugiati sono bambini sradicati dal loro ambiente, sradicati dalla loro cultura, sradicati dalle loro famiglie e soprattutto sradicati dal loro futuro. La Giordania con una popolazione di 6,5 milioni ospita 650.000 profughi siriani e denuncia di non ricevere abbastanza aiuti per l'emergenza. Possiamo perfettamente capire qual è il disagio della Giordania che accoglie in numero abbastanza elevato i siriani che fuggono senza essere supportata adeguatamente. Lo possiamo capire perché è qualcosa di analogo a quello che stiamo sperimentando noi in Italia in questi giorni, compresa la dialettica che si è svolta in particolare ieri con toni anche molto accesi tra l'Italia e l'Unione europea, tra la reazione di Juncker e le prese di posizioni chiare e nitide del Presidente del Consiglio. Ieri stesso in un convegno che si è svolto qui alla Camera e che aveva come oggetto la salute dei rifugiati, il Ministro Alfano, intervenendo, ha voluto davvero sottolineare quanto è ciò che l'Italia fa per queste persone senza ricevere dall'Unione Europea non solo aiuti sufficienti ma soprattutto il rispetto della parola data che era quella di considerare la prima accoglienza come un punto di rilancio e un punto di distribuzione controllato per tutto il resto dell'Europa. È vero che noi ci troviamo davanti ad un egoismo nazionalista non solo in Europa ma evidentemente anche lì in Medioriente di tale portata da farci dubitare di quello che potrà essere il futuro della nostra umanità. Il 9 maggio 2011 l'Unione europea con la decisione n. 273 del 2011, senza l'avallo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha dato il via alle misure restrittive nei confronti della Siria. L'embargo, più volte riconfermato, sta silenziosamente strangolando il Paese: un nemico insidioso di cui si parla troppo poco ma che produce pesantissime conseguenze Pag. 16sulla vita quotidiana. Scarseggiano i generi alimentari di prima necessità; ogni giorno diventa più difficile procurarsi materie prime per le fabbriche, manca la benzina per i trasporti, il gasolio per il riscaldamento nelle case, i pezzi di ricambio per i macchinari ma mancano anche – ci tengo a sottolinearlo perché di questo tocchiamo con mano la dimensione gravissima che assume – le medicine e, quando diciamo che mancano le medicine, pensiamo alle medicine che mancano per curare le ferite che la guerra stessa ha provocato ma pensiamo anche alle malattie che colpiscono una popolazione analoga a qualunque altra popolazione. Proprio ieri in questo convegno a cui facevo riferimento si diceva che la Siria, prima di questa guerra, aveva un sistema sanitario che era in grado di fornire qualità di assistenza e prontezza nella presa in carico dei suoi cittadini, coprendo i bisogni di salute in maniera analoga a quello che accade anche in Europa. Potremmo dire che i bambini, gli adulti, le persone che avevano bisogno, i malati stessi siriani erano curati più che dignitosamente nei loro Paesi. Oggi questo non accade: non accade quindi per le conseguenze della guerra e non a caso tra le richieste che abbiamo avanzato rientra non solo di sospendere i bombardamenti ma di sospendere i drammatici bombardamenti che portano a utilizzare anche le bombe a grappolo. È stato fatto cioè di tutto per porre fine a una guerra laddove però, per essere realisti, dobbiamo dire che porre fine alla guerra coincideva con il porre fine a un popolo, porre fine ad una popolazione, a cominciare dalla parte più fragile dei suoi abitanti che sono i più piccoli anche perché conoscono meno le regole di prudenza, anche perché la loro vivacità, la loro voglia di vivere li porta ad occupare le strade. Abbiamo visto fotografie bellissime in cui, nonostante gli scenari di guerra, i bambini, come cercano i bambini di tutto il mondo, cercavano la possibilità di giocare. Li abbiamo visti giocare con palle di stracci, li abbiamo visti in qualche modo però esporsi ancora più drammaticamente alle incursioni aeree, esporsi al contatto con queste bombe queste mine che esplodono quando ci cammini sopra perché nella – chiamiamola così – astuzia dei signori della guerra non c’è mai fine alla distruzione, non c’è mai fine alla demolizione delle sicurezze anche quelle più elementari di un popolo. In questo quadro per raccontare il dramma dei bambini siriani e in particolare di quelli di Aleppo basta semplicemente elencare gli eventi che si sono succeduti in questo anno. Mi limito proprio al 2016 che peraltro sta terminando.
  L'11 gennaio un raid russo contro il villaggio di Anjara, a ovest di Aleppo, causa la morte di diciassette civili di cui otto bambini che si trovavano a scuola e possiamo dire che era ancora un momento in cui i bambini siriani potevano andare a scuola nonostante le 6.500 scuole distrutte. L'8 febbraio giunge la notizia che undici bambini sono morti annegati nell'ultimo naufragio al largo delle coste turche. Altri bambini morti dopo il 2 settembre 2015, giorno della morte di Aylan: ci ricordiamo tutti quel bambino in una fotografia che resterà stampata nel cuore di tutti noi così come altre fotografie che hanno una potenza di rappresentazione della situazione talmente forte da costituire ancora oggi una sorta di pugno nello stomaco per ognuno di noi, ma anche una intercettazione dell'aridità della nostra coscienza se chiudiamo gli occhi per l'ennesima volta e rinunciamo ad assumerci una responsabilità nei confronti delle nuove generazioni. Il 29 aprile Medici senza frontiere denuncia i bombardamenti che da giorni funestano la città di Aleppo. A Sukkari, in una struttura gestita da Medici senza frontiere, è stato colpito l'ospedale ed è stato colpito con l'intenzione esplicita di uccidere le persone che vi si trovavano, le persone che erano in ospedale che per definizione sono per la gran parte persone già ferite dalla stessa guerra. C’è una volontà di morte, una volontà di distruzione che non può che lasciarci totalmente senza fiato. Vado avanti, saltando alcuni passaggi, che comunque sono scritti nella nostra mozione. Il 16 maggio la Commissione sociale ed economica delle Nazioni Unite per l'Asia Pag. 17occidentale pubblica uno studio sull'impatto umanitario delle sanzioni unilaterali applicate dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea in Siria. È chiaro che, non sapendo che cosa fare nei confronti di questo scenario di guerra, quello che si decide di fare è punire il Paese bloccando gli aiuti che vi arrivano senza rendersi conto che questa è una tenaglia di morte – ripeto: è una tenaglia di morte – perché blocca anche quello che poi cercheremo di far arrivare attraverso i canali umanitari, chiedendo tregue semplicemente perché, durante la tregua, chi porta aiuto possa raggiungere i luoghi che hanno bisogno di aiuto. In un certo senso indirettamente anche gli Stati Uniti come la stessa Europa, attraverso le loro sanzioni, diventano complici di questa mattanza dei bambini siriani. Il 10 agosto il portavoce dell'Unicef denuncia che nei quartieri orientali 100.000 bambini sono costretti a bere acqua contaminata. Anche su questo, sui campi in cui sono i bambini, abbiamo già presentato una mozione, l'abbiamo già votata, l'abbiamo già approvata, abbiamo già sottolineato una serie di impegni che chiedevamo in modo particolare al nostro Ministero degli esteri di assumersi nei confronti di questa realtà. Se oggi siamo qui per l'ennesima volta a presentare una mozione su questo tema vuol dire che qualche volta anche gli impegni delle nostre mozioni sono talmente fragili, talmente fugaci, talmente incapaci di raggiungere l'obiettivo che ci prende perfino un certo sconforto oggi a presentare questa mozione che sentiamo profondamente sulla nostra pelle perché veramente vogliamo schierarci nei confronti di quello che è il futuro dell'umanità. Il 18 agosto – lo ricordiamo tutti quanti – l'immagine del bambino salvato dalle macerie della sua casa distrutta da un bombardamento e messo sull'ambulanza da un volontario della Siria fanno il giro del mondo. Non sto qui a dirvelo perché ve lo ricordate: un bambino totalmente sporco, probabilmente dopo giornate intere passate senza lavarsi perché abbiamo visto prima che bevono acqua contaminata perché manca quel bene straordinario che dovrebbe essere disponibile per tutti e che invece viene a mancare per lui. Anche se non è lo sporco di quel viso ciò che ci colpisce così come non ci colpiscono nemmeno le ferite che ha, ci colpisce quello sguardo assente che però, nonostante l'assenza, va perforando, potremmo dire, buca lo schermo perché è lo sguardo di chi ha davanti a sé il vuoto di un'umanità da cui si è sentito tradito non una sola volta ma mille volte. Forse la speranza di questo volontario che l'ha preso in braccio e caricato sull'ambulanza è ancora un elemento di gioia che non è in grado minimamente né di percepire né di poterne fare davvero esperienza positiva ed esperienza felice. Il 19 settembre, attenzione, nel pieno della tregua che era stata proclamata il 12 settembre, viene bombardato e distrutto un importante convoglio che portava aiuti sufficienti per 78.000 persone. Non possiamo non negare che lì c’è una volontà perversa perché se durante la guerra, durante la tregua della guerra, io bombardo quello che vè il più importante strumento di aiuto che sto inviando alle popolazioni in difficoltà, allora questo vuol dire aver decretato una sentenza di morte oltre la quale non si può immaginare. Presidente, la mia mozione, la nostra mozione, è una mozione lunga che contiene molte pagine e che contiene però, io vorrei fermarmi solo qualche frammento di secondo per qualcuno degli impegni che noi ci prendiamo, il divieto di utilizzo delle bombe a grappolo e delle bombe anti-bunker e delle barrel bomb. Noi l'abbiamo già votato due anni fa, tre anni fa, quattro anni fa, forse a proposito dell'Afghanistan, avevamo già votato un impegno di questo tipo, le bombe a grappolo sono una cosa contro i diritti dell'umanità. Ovviamente un'altra delle indicazioni che noi vogliamo e chiediamo con la mozione è l'apertura degli accessi umanitari ad Aleppo; ma non mi basta che aprano gli accessi se poi i camion che percorrono questi accessi vengono bombardati. Vogliamo riaprire le scuole. Dico soltanto una cosa, la speranza è che queste parole non siano parole perché le bombe che bombardano i bambini siriani non sono parole, ma sono fatti Pag. 18drammatici e se le nostre parole restano solo parole noi siamo complici di quelle bombe.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vargiu, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01420 (Nuova formulazione). Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente, colleghi deputati, signor rappresentante del Governo. Io credo che l'appassionato intervento appena svolto in aula dalla collega Binetti forse basterebbe a certificare lo spirito con cui si muovono i presentatori delle mozioni sul tema Siria, che oggi sono in discussione generale in Aula. La situazione siriana, lo ha ricordato la collega Binetti, viene ricordata in maniera puntuale e precisa nel testo delle mozioni presentate, parla con i numeri del disastro: in cinque anni Nassiriya, un Paese che ha 23 milioni di abitanti, conta un numero di morti che varia, a seconda delle fonti, tra i 400 e i 500 mila, una buona parte dei quali sono civili e il dato che siano civili è confermato dal fatto che ci sono, su 23 milioni di abitanti, 11 milioni e mezzo di abitanti che hanno perso la casa, sono senza casa. Gli sfollati sono 6 milioni 600 mila, quelli che hanno tentato di trovare riparo nelle regioni interne, quelle montuose, quelle dove si spera che la guerra civile e tribale non arrivi; 4 milioni sono i profughi che hanno cercato scampo dagli orrori della guerra cercando di trovare almeno riparo per la esistenza propria e per quella delle proprie famiglie. Quindi, una situazione che è drammatica, i cui numeri sono tali per cui soltanto il silenzio del mondo occidentale o la difficoltà del mondo occidentale a esprimere una posizione precisa su questo conflitto può in qualche maniera spiegare come mai questi argomenti e questo tema non sia costantemente all'ordine del giorno dei media e della comunicazione.
  Le tragedie della guerra che la collega Binetti ha bene illustrato e che purtroppo non possono risparmiare non solo i civili, ma nell'ambito dei civili in particolar modo le donne e bambini, le tragedie della guerra, che spesso vengono rimpallate come origine, come causa tra le varie parti in causa in questo conflitto, hanno fatto ormai dimenticare il modo in cui è iniziata questa orribile guerra civile; che era un modo che faceva forse accendere anche qualche speranza per noi occidentali che abbiamo un concetto della libertà individuale che tende ad essere abbastanza diverso rispetto a quello delle popolazioni arabe, e il tema era quello della primavera araba, il tema era quello della ripresa di spazi di libertà individuali, dell'utilizzo dei social network, di uno spirito laico e libertario che si faceva strada anche in Paesi dove il rischio del fondamentalismo è sempre dietro l'angolo.
  Ebbene, io credo che purtroppo sia evidente a tutti come il tempo ha cancellato ogni speranza di primavera in Siria e la Siria è diventata il teatro di una guerra terrificante di cui non si conoscono nel dettaglio neppure ormai più le alleanze che sono diventate a schema variabile tra le parti in causa e gli amici di ieri si bombardano freneticamente oggi.
  Il fondamentalismo che è presente e che ha una roccaforte nei territori che sono occupati dall'ISIS è sempre presente e le popolazioni che inizialmente avevano anche qualche aspettativa e qualche speranza da ciò che stava succedendo nel teatro siriano, oggi hanno solo una speranza e cioè che questa guerra terrificante che distrugge le famiglie, che ammazza i bambini, finisca nei tempi più rapidi possibili. Ecco allora personalmente insieme con i colleghi che hanno sottoscritto questa mozione ci siamo fatti interpreti di un grido di dolore che arriva da una associazione italiana, quella di Adelaide Aglietta, che ha tante battaglie sulla non violenza, tante battaglie per la difesa della pace, tante battaglie per la difesa dello spirito della libertà dei popoli, nel suo palmares. Ed è una mozione, la nostra, che ha un corrispettivo anche sul web, attraverso la raccolta di firme di Change.org, che viene fatta sullo stesso tema e sullo stesso argomento, e che viene fatta devo dire in modo un po’ differente nel dispositivo degli impegni al Governo rispetto a Pag. 19quello che riecheggia invece nella mozione illustrata prima della mia; non perché noi non condividiamo né perché l'associazione Adelaide Aglietta non condivida puntualmente tutti gli obiettivi che vengono enunciati nella mozione che ha illustrato la collega Binetti, ci mancherebbe altro, semplicemente siamo convinti, speriamo, che il nostro Paese stia già facendo tutto il possibile perché quei richiami che sono presenti nel dispositivo in qualche misura siano attuati nel nostro Paese e siano attuati dalla politica estera del nostro Paese. Però noi pensiamo che il rischio possa essere quello che gli impegni del dispositivo non possano essere sostenuti con una forza diversa rispetto a quella che l'Italia ha comunque messo sino a questo momento per sostenerli, perché, effettivamente, il quadro di riferimento internazionale è un quadro che lascia sconcertati, che lascia inquieti, che non consente di avere punti di riferimento neanche se si guarda all'attività che le principali potenze mondiali stanno comunque in questo momento svolgendo, che dovrebbe essere uniformata almeno dalla cifra della lotta contro il terrorismo e che invece neanche su questo appare omogenea.
  Basterebbe vedere il dettaglio di quello che è successo in questi cinque anni presso le Nazioni Unite, presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, basta vedere come i Paesi del mondo hanno esercitato, quelli che possono esercitare, il loro diritto di veto per capire che non esiste un atteggiamento in nessuno modo univoco nei confronti della crisi siriana. Allora qual è l'impegno che la mozione, che questa mozione, chiede al Governo ? Non chiede ovviamente un impegno vincolante, non chiede di rivoluzionare la politica estera, che il nostro Governo ha in testa, però chiede di utilizzare lo strumento delle Nazioni Unite nel nodo in cui questo strumento dovrebbe essere utilizzato perché a questo fine è nato; perché lo strumento delle Nazioni Unite possa essere davvero uno strumento complessivo di interposizione nel disastro della situazione siriana, un disastro che noi non sentiamo lontano, non riusciamo a sentire lontano, perché ci viene comunque portato ogni giorno nelle nostre case attraverso immagini televisive devastanti per le nostre coscienze, se le coscienze rimangono accese, se la fiamma della nostra coscienza non si spegne; quindi chiediamo che le Nazioni Unite esercitino il loro ruolo e chiediamo che questo esercizio di ruolo sia realizzato attraverso scelte condivise che vedano le potenze del mondo non pensare esclusivamente ai loro interessi specifici nel teatro di guerra, ma, come dice la collega Binetti, che inizino a pensare anche alla carne da macello che in quella regione teatro di guerra ogni giorno viene massacrata; e le nostre coscienze qualche volta rimangono silenziose di fronte a questo massacro.
  Quindi, chiediamo al Governo italiano – ripeto, interpretiamo in questo l'appello che l'associazione Adelaide Aglietta ha rivolto a tutti i parlamentari – chiediamo al Governo italiano un impegno perché, con forza, ribadisca e chieda alle Nazioni Unite di fare sino in fondo il suo dovere, di svolgere fino in fondo il ruolo per cui le Nazioni Unite sono nate e per cui, ancora oggi, rappresentano nel mondo un baluardo di pace e di libertà in cui noi crediamo sino in fondo. Grazie.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grande, che illustrerà anche la mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, di cui è cofirmataria.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Da quando è iniziato il conflitto, la Siria vive costantemente sotto l'attacco di bande di terroristi, che nel corso di questi lunghi, terribili, cinque anni di guerra hanno trasformato quello che di fatto era, pur con tutti i suoi limiti, uno Stato laico in un abisso di intolleranza, miseria e distruzione.
  I numeri sono tragici ed impietosi: oltre 400 mila morti, 6 milioni di sfollati e 4 milioni di profughi, molti dei quali tra l'altro approdati proprio sulle nostre coste, testimoniano con tragica evidenza la totale débâcle diplomatica che tutto l'Occidente, reo di aver messo in atto una politica Pag. 20estera per nulla incisiva e certamente non idonea ad affrontare lo stato di cose, ha colpevolmente contribuito ad alimentare. Nel 2011 l'Unione europea, senza alcuna copertura da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha dato il via all'embargo economico, a sanzioni e a misure restrittive nei confronti della Repubblica araba di Siria. Come è ovvio, l'esito di questa strategia sciagurata non ha tardato a manifestarsi, colpendo, come accade in ogni guerra, soprattutto i soggetti più vulnerabili: i civili, gli anziani, i bambini, i malati. Il ridotto numero di medicinali, cibo e beni di prima necessità ha contribuito, tra l'altro, a far aumentare in modo esponenziale il numero di malattie e i casi di malnutrizione.
  Viene da domandarsi, pertanto, con retorica amarezza, come possa l'Europa, la nostra Europa, che affonda nel rispetto dei diritti e della dignità dell'uomo le proprie radici più nobili, anche solamente pensare di ridurre le forniture di medicinali e di altri beni di prima necessità alla popolazione civile di un Paese dove imperversa una guerra tanto complessa quanto tremenda. Questa non è una strategia politica, ma un'autentica vergogna morale, e certamente quest'Europa è quanto di più lontano si possa immaginare dalla nostra idea di civiltà, tolleranza e rispetto del valore in assoluto più prezioso, la vita dell'uomo.
  Durante i primi mesi del 2016 molteplici sono stati gli sforzi di avviare colloqui, negoziati, tentativi di cessate il fuoco; tuttavia, le prospettive negoziali, come del resto la tenuta stessa delle varie tregue, sono sempre risultate compromesse da veti incrociati.
  Non da ultimo, si consideri la poca incisività con cui si sta affrontando la questione curda ed il destino di un popolo che, con spirito eroico, sta fronteggiando, più di ogni altro, il terrorismo di matrice islamista. La Siria attualmente è uno scacchiere politico-strategico nel quale si palesano, con penosa evidenza, tutte le contraddizioni che lacerano i grandi Paesi coinvolti, più o meno direttamente, nel conflitto, per i quali, troppo spesso, i propri personali interessi rappresentano una drammatica priorità rispetto al reale superamento e alla relativa soluzione del conflitto.
  Nella nostra mozione chiediamo, quindi, di ripristinare le relazioni diplomatiche con la Repubblica araba di Siria e di ritirare, di conseguenza, i rappresentanti del Governo italiano dal cosiddetto Small Group della coalizione globale anti Daesh, che vede, tra gli altri, la presenza dei rappresentanti di Paesi quali l'Arabia Saudita e il Qatar, sponsor dell'ISIS-Daesh e altre organizzazioni terroristiche operanti in Siria, intervenendo nelle opportune sedi, per ostacolare ogni tipo di supporto, finanziamento e armamento ai terroristi dell'ISIS.
  Vogliamo, inoltre, favorire la riapertura del tavolo negoziale di Ginevra, includendo tra i soggetti presenti anche le forze curdo-siriane, da sempre in prima fila nella lotta al Daesh, e rafforzare le iniziative dei corridoi umanitari dalla Siria già posti in essere, adeguandone le risorse stanziate, sollecitando ed incoraggiando la comunità internazionale a fare altrettanto, amplificando perciò gli sforzi in direzione della messa in sicurezza e dell'accoglienza dei minori a rischio nelle aree del conflitto e nei campi profughi, sostenendo, in particolare, i progetti di assistenza medica, garantendone il diritto allo studio e contrastando radicalmente il fenomeno delle cosiddette spose-bambine, che sta riguardando tutta la regione interessata al conflitto. Grazie.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Locatelli, che però non vedo in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.
  È iscritto a parlare l'onorevole Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Grazie, Presidente, esponente del Governo, cari colleghi. Ormai sono cinque anni in cui tutti quanti noi guardiamo, nella migliore delle ipotesi, senza aver nessuna possibilità di intervento, nella peggiore, indifferenti o addirittura complici – come ci diceva la collega Pag. 21Binetti all'inizio di questa discussione –, non potendo renderci conto che siamo testimoni di una storia che, al di là delle ragioni degli uni o degli altri o al di là delle strategie negoziali o della decisione di sostenere una componente piuttosto che un'altra, purtroppo – ed è questo lo scopo di questa nostra mozione – miete e ha già provocato la morte di tantissime vittime, in particolare vittime civili, in particolare bambini e persone che non hanno nulla a che fare con questo conflitto.
  Il sogno di un cambiamento di libertà, di laicità, che aveva contagiato la Siria cinque anni fa e che, ricordiamolo, partì da una volontà assolutamente non violenta, pacifica, da parte di giovani, che erano partiti dalla Tunisia, per poi arrivare in Egitto, in altri Paesi, purtroppo in quel Paese, come in altri, ha incrociato una reazione immediatamente violenta, una reazione che non ha risparmiato assolutamente le voci libere che dentro la Siria, fuori dalla Siria, avevano scommesso in una possibilità di cambiamento democratico e rispettoso del pluralismo e soprattutto che poteva, in qualche modo, sognare, come tutti noi, come noi europei, una possibilità di emancipazione, di libertà, anche per quel Paese. La reazione violenta – ricordiamolo, perché la storia è molto importante –, la reazione violenta che ha cercato immediatamente di zittire, di silenziare, di uccidere fin dall'inizio quel tipo di rivendicazione, assolutamente non violenta, di giovani, che, a suo tempo, ebbi la possibilità diretta, insieme a tanti altri, di poter ascoltare, che attraverso le poesie, attraverso le rivendicazioni culturali di una civiltà, una popolazione assolutamente acculturata come quella siriana, ricevette una risposta drammatica, che poi portò ovviamente ad una scelta di una parte di quella piazza, di quelle piazze – sbagliando, a mio avviso – di abbracciare le armi, in alcuni casi per difendersi, in altri per seguire le agende di altri attori regionali, che ovviamente conosciamo tutti, che rischiano di diventare e sono già parte della stessa medaglia e di una Siria in cui abbiamo un regime, quello di Assad, sostenuto dalla Russia e di altri attori che, sicuramente, dal nostro punto di vista, è protagonista oggi di crimini: crimini contro l'umanità, crimini contro i bambini, crimini contro le persone inermi. Ma, d'altra parte, non possiamo negare che nella, diciamo, variegata composizione della cosiddetta opposizione sicuramente abbiamo componenti che non possiamo ritenere alleati, a partire dalle espressioni del radicalismo di gruppi filo-Al Qaeda, di estremisti, che, probabilmente, una volta al potere, si comporterebbero altrettanto o ancora peggio.
  Allora, di fronte a questo quadro, di cui possiamo citare alcune cifre, come il numero dei morti, almeno mezzo milione, il numero dei profughi, dei rifugiati, 6 milioni di sfollati, l'elemento più simbolico che ci ha colpito e ci colpisce, in particolare in questi ultimi anni, sicuramente è la dinamica degli assedi, che hanno messo in ginocchio intere città, interi villaggi e che non guardano in faccia a nessuno, non guardano in faccia, in particolare, ai bambini. Allora, anche nella dinamica più atroce delle guerre, e nel cinismo di chi oggi immagina appunto nella strategia dell'assedio, dell'affamare popolazioni, causando in qualche modo la fuga, ecco, nella storia dell'umanità abbiamo assistito, anche in queste parentesi più atroci, ad un sussulto di umanità che ha portato a concedere spazi per quel senso umano, che in questa guerra purtroppo rischiamo di non vedere più, che è quello di immaginare appunto delle tregue umanitarie, di immaginare degli spazi di fuga per i bambini e per chi avesse bisogno e necessità di curarsi, di immaginare corridoi umanitari, cosa di cui, orgogliosamente, il Governo italiano, il Parlamento italiano e il popolo italiano si sono fatti portavoce, protagonisti, attraverso un percorso e un programma che ci rende oggi un Paese riconosciuto in tutto il mondo per la sua capacità, nonostante tutte le difficoltà del nostro Paese, di mantenere alta quella bandiera di civiltà e di umanità di cui forse l'Europa dovrebbe tornare a farsi carico e di cui dovrebbe essere orgogliosa. Allora, è questo il rischio – e lo dico anche ai colleghi dei 5 Stelle come a tutti i Pag. 22colleghi di quest'Aula – al di là dei giochi politici, al di là di quelle che possono essere le diverse prospettive di schieramenti e constatando il fatto, e penso che su questo possiamo essere d'accordo, che da una parte parliamo sicuramente di gruppi terroristici che sono filo-Al Qaeda, che sicuramente non potranno mai rappresentare i nostri alleati, nemmeno contro il peggiore dittatore, d'altra parte non possiamo però stare in silenzio di fronte ai massacri e ai crimini che un dittatore, chiamiamolo con il suo nome, Assad, insieme ad altri complici, sta oggi compiendo in Siria.
  Quindi, questa è la base per poter ragionare insieme, per portare avanti un percorso; è un passo in avanti per una via d'uscita da quella crisi che, inevitabilmente, ci deve vedere portare avanti un dialogo in cui, ovviamente, l'attuale regime, Assad e chi lo sostiene dovranno fare parte di un tavolo di negoziazione, ma che deve vedere, comunque, uno step successivo che dovrà trovare nuovi protagonisti. Nessuno nega la necessità, oggi, probabilmente, di rivedere la strategia di negoziazione, cercando di allargare questo tavolo a tutti quelli che potranno, sicuramente, portare una soluzione, non possiamo, però, negare che non è solo il pericolo, le atrocità dell'Isis e di chi lo affianca che devono essere condannati, ma dobbiamo condannare altrettanto, per onestà intellettuale, di fronte alla realtà dei fatti, quello che si sta compiendo, cercando in qualche modo di portare la popolazione siriana ad abbandonare intere città per replicare altre strategie avvenute altrove.
  Allora, l'invito che faccio anche a tutti i colleghi in questo Parlamento è di riuscire a fare un passo in avanti e di sentirci responsabili di fonte a questi drammi di cui la storia ci renderà conto e di cui i social network, i mass media, oggi, non ci potranno mai rendere immuni dal non assumerci le nostre responsabilità. Ecco, occorre fare un passo in avanti insieme e, allora, questo passo in avanti significa rilanciare, intanto, la strategia di dialogo portata avanti – devo dire che noi di questo dobbiamo essere orgogliosi – da Staffan de Mistura che ha ricoperto in passato anche ruoli nel Governo del nostro Paese. D'altra parte occorre rafforzare e incentivare il percorso dei corridoi umanitari, come abbiamo fatto e come dovremmo fare di più, contaminando, contagiando gli altri Paesi europei che di fronte a quella tragedia continuano a vedere semplicemente calcoli cinici, di bottega, di piccola bottega, non ragionando su quello che è, forse, un messaggio da dare all'umanità e da lasciare alla storia in questo momento così drammatico. Così, invito anche ad immaginare, come, appunto, già in questo Parlamento votammo qualche tempo fa, l'idea di un'attenzione particolare alla città di Aleppo, in questo caso. Parliamo di una città, per chi non lo sapesse, che ha 5 mila anni di storia, un patrimonio dell'UNESCO, un patrimonio dell'umanità che non appartiene né a Assad, né all'Isis, né a noi, appartiene alla comune civiltà umana. Allora, forse riusciremo anche a stimolare i protagonisti di questo tremendo conflitto, cercando, appunto – noi che abbiamo la «fortuna» di non viverlo direttamente quel conflitto – di spingere tutti, oggi, a ritrovare, forse, un briciolo di umanità nei loro cuori, nelle loro menti e di fronte ai loro figli, ribadendo il fatto che oggi a morire non sono né i militanti di Al Qaeda o i militari di Assad o di quegli schieramenti, ma sono innanzitutto i bambini, i bambini siriani, le famiglie siriane, i medici siriani, i pazienti negli ospedali siriani. Allora, a questo riguardo, lo scopo di questa mozione è quello, almeno, di recuperare il minimo recuperabile di fronte a questa crisi che senza una soluzione politica non potrà sicuramente portare nemmeno all'idea, poi, di immaginare una ricostruzione e una riconciliazione nazionale. Il minimo sindacale, per quello che ci riguarda e per quello che possiamo fare concretamente, è quello di spingere verso un approccio umanitario che in questo momento possa fermare questa continua strage umana. Lo si può fare, appunto, sostenendo ancora di più l'impegno delle Nazioni Unite e del suo inviato speciale in questo percorso, lo si Pag. 23può fare sostenendo il Governo in questo percorso relativo al corridoio umanitario, lo si può fare chiedendo una tregua umanitaria per Aleppo, come altri hanno già chiesto nelle settimane scorse, nei mesi scorsi, lo si può fare dando anche, alla nostra presenza nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, a partire dal prossimo gennaio, una priorità tra le tante che – immagino – noi già abbiamo: quella di cercare, come abbiamo fatto già nel conflitto Israele-Hezbollah in passato, per l'Italia, di poter giocare un ruolo che possa in qualche modo renderci unici per quello che abbiamo già saputo fare nel Mediterraneo e che possiamo ancora fare grazie alla nostra storia, grazie alla nostra sensibilità, di poter, appunto, a partire dalla simbologia di Aleppo, rilanciare un impegno umanitario particolare di cui spero tutto il Parlamento si faccia carico.

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Il Governo si riserva di intervenire successivamente.
  Il seguito della discussione è rinviato a questo pomeriggio.
  Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative relative al settore delle cooperative.

  La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Coppola, Guerra e Rossomando sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosedici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309 concernente iniziative relative al settore delle cooperative.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309, concernente iniziative relative al settore delle cooperative (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, nella quale sono state annunciate le mozioni Simonetti ed altri n. 1-01421, Brignone ed altri n. 1-01422, Benamati, Pizzolante, Palladino ed altri n. 1-01426 ed è intervenuto il rappresentante del Governo, si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che è stata presentata la mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01430 (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni presentate.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-01309, il primo capoverso è accolto, il secondo è accolto, il terzo è accolto...

  PRESIDENTE. Parliamo del dispositivo, immagino.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Sì, il dispositivo.
  Il terzo capoverso è accolto, però con la seguente riformulazione: «a intraprendere iniziative normative nelle cooperative che fanno ricorso al prestito sociale, prevedendone controlli adeguati e la fissazione di stringenti parametri di liquidità, di solidità finanziaria, di trasparenza, di informazione, Pag. 24di pubblicità dei bilanci e degli investimenti da parte delle cooperative a favore del socio aderente».
  Il quarto capoverso è accolto.
  Il quinto capoverso è accolto.
  Il sesto capoverso viene accolto con la seguente riformulazione: «ad adottare le opportune iniziative normative finalizzate a rendere maggiormente incisivo lo spirito mutualistico delle cooperative, anche rafforzando la partecipazione dei soci nei processi decisionali delle loro imprese, fornendo adeguati strumenti di protezione contro gli atti e il comportamento degli amministratori che danneggino la cooperativa o i soci stessi, violando la finalità mutualistica della società».
  Anche il settimo capoverso è accolto con la seguente riformulazione: «a porre in essere tutte le possibili iniziative, anche normative, finalizzate a rafforzare l'accertamento, la vigilanza e il controllo in ordine al rispetto del requisito della mutualità delle cooperative, ottimizzando le sanzioni, prevedendo risorse finanziarie adeguate e sufficienti per l'ispezione e i controlli, e provvedimenti di commissariamento o scioglimento a fronte di palesi irregolarità, e rafforzando l'attività ispettiva anche nei confronti degli enti cooperativi aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza».
  Anche l'ottavo capoverso è accolto con la seguente riformulazione: «ad agire sul piano della prevenzione e del contrasto agli abusi della pratica delle esternalizzazioni aziendali della mano d'opera connessi con l'impiego negli appalti dei vari settori, dal sociale alla logistica.»

  PRESIDENTE. Mi scusi, quindi il parere sulla premessa qual è, signor sottosegretario ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Bene. Ora ci sono le altre.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Per quanto riguarda la mozione Simonetti ed altri n. 1-01421, al primo capoverso del dispositivo: «impegna il Governo a valutare ogni opportuna iniziativa di competenza per riformare la vigente disciplina sul funzionamento delle cooperative, al fine di rimediare alle distorsioni di mercato ed alla concorrenza sleale operata da quelle “spurie”, provvedendo a:», il paragrafo a) è accolto: «individuare, in maniera esplicita e chiara, criteri certi per l'assegnazione delle gare pubbliche e modalità di monitoraggio per l'accertamento del rispetto di standard qualitativi e quantitativi»; il paragrafo b) è accolto con la seguente riformulazione: «rafforzare il sistema di vigilanza, al fine di garantire l'allineamento retributivo dei dipendenti delle cooperative ai dipendenti di aziende dello stesso settore»; il paragrafo c) non è accolto; il paragrafo d) è accolto con la seguente riformulazione: «prevedere, con riguardo alla pratica delle «esternalizzazioni« aziendali della manodopera connesse con l'impiego negli appalti nei vari settori, specifici controlli sull'esecuzione delle commesse».
  Segue, quindi, il secondo capoverso, che non è accolto.
  Il terzo capoverso è accolto.
  Il quarto capoverso è accolto con la seguente riformulazione: «a dare seguito in tempi rapidi all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno citato in premessa, intensificando ispezioni e controlli, e disponendo provvedimenti di commissariamento o scioglimento, a fronte di palesi irregolarità, nonché rafforzando l'attività ispettiva anche nei confronti degli enti e cooperative aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza».
  Sulla terza mozione, Brignone ed altri n. 1-01422, il primo capoverso del dispositivo è accolto; il secondo capoverso non è accolto; il terzo capoverso è accolto; il quarto capoverso è accolto.
  Sulla mozione Benamati, Pizzolante, Palladino ed altri n. 1-01426, il primo capoverso del dispositivo è accolto con riferimento a tutti i paragrafi a), b), c), d), e), f), g) e h): tutto accolto.Pag. 25
  L'ultima mozione, Polverini e Occhiuto n. 1-01430, è accolta con riferimento a tutti i capoversi.

  PRESIDENTE. Le premesse in questo caso ?

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Accolte.

  PRESIDENTE. Bene, dunque tutte favorevoli.
  Signor sottosegretario, abbiamo il seguente problema: mentre lei iniziava a dare i pareri, è arrivata la mozione del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, che quindi lei non ha visto e che, quindi, noi adesso le facciamo avere, però dobbiamo necessariamente sospendere la seduta per dieci minuti per fare in modo che lei possa vederla.
  Sospendo, quindi, la seduta che riprenderà alle 15,15.

  La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,15.

  PRESIDENTE. Chiedo al sottosegretario il parere sulla mozione a prima firma Rampelli n. 1-01432.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Su questa mozione, per quanto riguarda gli impegni, il primo punto è accolto, il secondo è accolto, il terzo è accolto, il quarto non è accolto, il quinto è accolto e il sesto è accolto. Devo una precisazione, Presidente: sia sulla premessa di questa mozione che su quella della mozione dell'onorevole Ciprini ovviamente non sono d'accordo. Non può essere accolta la premessa – lo avevo detto nella replica stamane –, perché si metteva in discussione l'essenza stessa delle cooperative. Quindi, io sono d'accordo solo sulle premesse delle mozioni Polverini e Benamati. Sulle premesse delle altre quattro il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Quindi, correggiamo il parere e lo acquisiamo così.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la mozione che ci accingiamo a votare affronta un tema rispetto al quale Governo e Parlamento devono tornare a misurarsi con urgenza: quello del controllo mutualistico nei confronti delle cooperative. La cooperazione riveste un ruolo chiave in Italia. Da un lato, rappresenta una risorsa insostituibile per l'economia del Paese; dall'altro, costituisce un prezioso strumento di integrazione sociale e di valorizzazione dei territori. Occuparsi delle cooperative vuol dire, quindi, occuparsi di quell'Italia che lavora nei territori e per i territori.
  Rispetto a tale quadro, diversi sono i nodi da sciogliere, in primis vi è quello delle cooperative spurie, cioè quelle imprese che si definiscono cooperative al solo fine di godere del relativo regime fiscale di favore. Ebbene, l'attuale sistema non può assicurare un controllo puntuale su tutte le realtà attive nel Paese. Al momento, quindi, non è possibile contrastare in modo efficace la diffusione delle false cooperative e il danno economico è facilmente immaginabile.
  Dunque, l'obiettivo è chiaro: arginare le condotte fraudolente attraverso un sistema di controlli, ispezioni e verifiche adeguato. Sul punto c’è un forte bisogno di un intervento decisivo, che veda collaborare insieme il mondo delle cooperative e le istituzioni pubbliche, poiché solo in questo modo sarà possibile un vero cambio di passo. È un cambio di passo prefigurabile...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pastorelli.

  ORESTE PASTORELLI. ... e richiesto proprio dalla mozione di maggioranza, Pag. 26rispetto alla quale la componente socialista esprimere parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palladino. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PALLADINO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la mozione che stiamo per votare affronta il complesso tema delle cooperative. Negli ultimi anni si è sviluppata su tutto il territorio nazionale la figura della cooperativa sociale. L'esperienza mutualistica, sebbene mossa da nobili intenti, nel corso degli anni ha subito profonde distorsioni, fino a diventare uno strumento per aggirare le norme vigenti e le regole del mercato, a discapito dei lavoratori. In questo contesto diventa necessario operare in maniera efficace contro la falsa cooperazione ed è necessario farlo attraverso strumenti adeguati che, da una parte, aumentino la capacità del sistema di vigilare efficacemente sulle società cooperative e, dall'altra, adottino sanzioni significative verso chi sfugge alla vigilanza stessa.
  È opportuno che il contrasto alle cosiddette «cooperative spurie» debba essere caratterizzato da iniziative che tengono conto soprattutto del fenomeno del massimo ribasso nelle gare. Sono stati posti in essere molteplici interventi legislativi. Purtroppo, il problema non è la norma ma il suo rispetto e, con esso, il controllo e la vigilanza su tutti quei soggetti che la eludono operando in maniera spesso criminosa.
  Per questo motivo, da una parte, occorrono iniziative adeguate contro la falsa cooperazione e, dall'altra, sanzioni efficaci contro quanti sfuggono di fatto la vigilanza stessa, godendo di una sostanziale condizione di opacità. Occorre introdurre la sanzione della cancellazione dall'albo nazionale degli enti cooperativi, istituito presso il Ministero dello sviluppo economico per le imprese cooperative che non si sottopongono alle revisioni e ispezioni previste. Si tratta di misure severe, ma necessarie in quanto l'iscrizione al citato albo, ai sensi dell'articolo 2511 del codice civile, è elemento costitutivo del modello cooperativo, in assenza del quale una società non può qualificarsi cooperativa.
  La mozione da noi sottoscritta, sulla scia del testo di legge discusso in Senato, mette in evidenza il problema, presente oramai da anni nella efficienza del sistema di vigilanza sulle cooperative. Diventa, in tal senso, necessario introdurre una logica di collaborazione tra i soggetti chiamati a vigilare sulle cooperative, avendo comunque attenzione a evitare sovrapposizioni e duplicazioni di adempimenti previsti dalle varie tipologie di controllo. Occorrono reali iniziative e controlli puntuali, in grado di riportare i proventi derivanti dalla tassa di scopo alla loro originale destinazione. Purtroppo, la crescita del fenomeno delle cooperative false è devastante sul mercato del lavoro e spesso diventa il paravento per interessi illeciti.
  Per questi motivi, nell'augurarci che le richieste fatte al Governo attraverso la mozione vengano presto attuate, ribadisco, a nome del gruppo Civici e Innovatori, il voto favorevole alla mozione da noi sottoscritta e a quelle che vanno nella stessa direzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Il tema delle cooperative è un tema importante, tanto che l'Assemblea costituente gli dedicò addirittura un articolo nella nostra Costituzione, l'articolo 45, in cui si dice che la Repubblica riconosce la funzione sociale delle cooperative a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. Questo è il passaggio fondamentale al quale tutte le cooperative di carattere mutualistico dovrebbero affidarsi.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Simonetti. Colleghi, siamo anche pochi, gentilmente possiamo abbassare la voce ?

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Invece, nella realtà, le cooperative Pag. 27molte volte vengono utilizzate per il malaffare, l'illegalità, la corruzione. Purtroppo, abbiamo visto, anche in questa capitale, l'utilizzo delle cooperative a fini illeciti, l'utilizzo e la spesa di fondi pubblici. Vengono utilizzate delle persone, che vengono considerate soci delle cooperative, ma che di fatto sono persone che vengono sfruttate, che non hanno lo stesso salario, lo stesso trattamento, gli stessi diritti dei lavoratori che sono assunti a tempo indeterminato nelle aziende. Quindi, vi è un uso distorto del fenomeno corporativo, che, invece, doveva essere una delle parti fondanti della Costituzione, ossia l'aiuto mutualistico da parte della società ove lo Stato non riusciva autonomamente a intervenire.
  Questo istituto purtroppo, come dicevo, nel tempo è stato abusato da parte di taluni – chiamiamoli così – imprenditori, fino a creare le cosiddette «cooperative spurie», che sono quelle che danneggiano il mercato, che danneggiano la dignità del lavoratore, che danneggiano la concorrenza leale, facendo concorrenza sleale perché sfruttano i lavoratori, non danno garanzie ovviamente di ottimo e di buon lavoro.
  Noi chiediamo degli impegni al Governo. Alcuni sono stati accettati, altri non sono stati accettati. Pertanto, noi non cambieremo la nostra opinione in riferimento a quanto chiedevamo, all'impegno che chiedevamo nel suo complesso, sia nelle premesse che nelle richieste al Governo. Quindi, non accettiamo nessuna riformulazione e chiederemo un voto complessivo rispetto a tutta la mozione. Capiamo lo sforzo del Governo ad accettare alcuni dei nostri impegni, però noi facciamo di un disegno complessivo la vera risposta a questa piaga, che è anche una piaga sociale.
  Tra l'altro, una delle parti che non sono state ovviamente accettate – dico «ovviamente» perché tutte le volte che la Lega propone questa misura il Governo non la prende in considerazione, l'avevamo proposta anche nel disegno di legge sul caporalato e fu bocciata anche in quell'intervento legislativo – è quella di introdurre un obbligo di presentazione da parte delle cooperative contitolari o soci, che siano cittadini non comunitari, di una garanzia fideiussoria bancaria o assicurativa ovvero la previsione di un deposito cauzionale in favore dell'Agenzia delle entrate per un importo non inferiore a 10 mila euro.
  Ci sono molte realtà che si nascondono dietro, oltre che al mondo cooperativo, alla fattispecie di aprire e chiudere l'azienda, la realtà imprenditoriale alla fine dell'anno, entro poco tempo dall'apertura, in modo tale da accumulare sostanzialmente crediti, le fatture e gli incassi e non pagare mai l'IVA, non pagare mai i contributi, non pagare mai gli oneri previdenziali, gli oneri sociali, gli oneri contributivi, gli oneri fiscali.
  Questo capita soprattutto a quelle persone che sono più difficilmente rintracciabili, come gli stranieri, pertanto chiedevamo che si ponesse una fideiussione: uno apre una partita IVA ed è una garanzia, perché almeno lo Stato ha la possibilità di rivalersi su questa garanzia, che tra l'altro chiedono anche le banche.
  Vedremo, infatti, in finanziaria il provvedimento per i pensionati, l'Ape, la vostra previsione di assegno pensionistico, per il quale la banca chiede la garanzia per dare appunto questo assegno di prepensionamento; e se lo chiedono le banche non riesco a capire perché non lo possa chiedere lo Stato nei confronti di persone che neanche si sa chi siano.
  Noi, infatti, tra gli altri impegni chiediamo quello dei controlli. Il rappresentate del Governo ha ribadito oggi che i controlli si fanno, che il Ministero è attivo nella fase repressiva e talvolta preventiva, però i numeri non sono dalla vostra parte, non sono dalla parte della serietà. Non voglio colpevolizzare nessuno, però, su 900 e passa cooperative che sono state controllate, più della metà sono state riscontrate delle false cooperative. È chiaro che il momento repressivo deve essere preceduto da un momento preventivo, quindi maggiori controlli, maggiore pressione politica da parte del Governo affinché coloro che utilizzano questo metodo – che deve Pag. 28essere invece un metodo meritorio, quello appunto dalla mutua mutualità – non ne abusino.
  Nel complesso, quindi, apprezziamo il Governo quando dà parere positivo ad uno dei nostri impegni, ci dispiace che nel complesso non venga ad essere accettata la mozione. Pertanto, dichiaro il voto favorevole alla nostra mozione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante, che però non vedo in Aula. Si intende vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini, che però non vedo in Aula. Si intende vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, innanzitutto stigmatizzo il comportamento del rappresentante del Governo, che prima dà parere favorevole alle premesse della mia mozione...

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini, le chiedo scusa.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,30).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa. Prego, onorevole Ciprini.

  TIZIANA CIPRINI. Ebbene, dicevo che prima il sottosegretario dà parere favorevole alle premesse della mia mozione e, incalzato più volte da lei stesso, Presidente, il sottosegretario conferma il parere favorevole alle mie mozioni, poi vedo la seguente scena: la deputata del PD, Fontana, si avvicina ai banchi della Presidenza e fa rimostranze, e per magia, dopo la pausa, il parere del sottosegretario cambia in contrario.
  Però, a differenza di quanto affermato dallo stesso sottosegretario, nelle premesse della mia mozione non ho affatto messo in discussione l'impianto della cooperazione, anzi ho sottolineato come la cooperazione sia un valore riconosciuto dalla Costituzione. Nelle premesse semplicemente cito fatti notori, fatti di cronaca, a sostegno dell'uso distorto delle cooperative, quindi mi chiedo cosa c’è da bocciare nelle premesse della mozione.
  Detto questo, illustri onorevoli di sinistra, di destra e di centro, la realtà è che le cooperative sono spesso utilizzate come centro di potere politico, serbatoio di voti e clientele, trampolino di lancio per carriere politiche e «casta-parking» per i trombati della politica, un sistema a porte girevoli con dirigenti delle cooperative che entrano in politica o ex politici rimasti senza occupazione che sono diventati dirigenti delle cooperative e delle organizzazioni di Legacoop o Confcooperative, ad esempio.
  Quindi è un legame di operosi interessi quello che lega il mondo delle cooperative al mondo della politica, e fu così che, in nome del buon governo e del merito, Renzi, nativo di terre rosse di Toscana, nominò come Ministro del lavoro Giuliano Poletti, che è stato presidente della Legacoop di Imola, poi presidente regionale e vicepresidente nazionale nonché presidente nazionale di Legacoop e presidente di Coopfond. Questo dimostra quanto sia vicino e stretto il legame tra società cooperative e carriera politica. Molto spesso l'esperienza lavorativa in ambito verticistico nel mondo delle cooperative risulta essere propedeutico per una buona carriera politica, grazie anche alle campagne Pag. 29elettorali generosamente finanziate dalle stesse cooperative, secondo un sistema clientelare ben rodato.
  In Umbria abbiamo il caso dell'attuale presidente della regione, Catiuscia Marini: assunta come direttore di Legacoop Umbria nel 2007 dopo aver fatto il sindaco di Todi e prima di essere eletta al Parlamento europeo e attualmente in aspettativa da Legacoop. Ad esempio, questo è un fatto notorio che cito nelle premesse della mia mozione. Evidentemente, quindi, ribadisco ancora una volta che per fare carriera in politica conviene sempre fare primo un passaggio in Legacoop. Poi, il caso delle coop rappresenta il più grande e generalizzato conflitto di interessi che l'Italia del dopoguerra abbia mai conosciuto, caratterizzato da rapporti organici fra i vertici nazionali – guarda caso del Partito Democratico – e universo delle coop e a livello regionale da una simbiosi ricorrente tra le amministrazioni locali di sinistra e queste realtà economiche e associative. Per questo, nella nostra mozione abbiamo previsto un regime di incompatibilità tra incarico politico istituzionale e carriera di amministratore, dirigente di società cooperativa o consorzio di cooperative, al fine di elidere i rapporti tra il mondo economico cooperativo e il mondo politico.
  Illustri onorevoli di sinistra, di destra e di centro, non è un mistero che alcune cooperative operino in vari settori della vita cittadina in virtù di un rapporto privilegiato con l'amministrazione locale: tantissime cooperative operano nel settore pubblico, negli enti locali e nelle ASL, poiché molti servizi che prima erano svolti da uffici pubblici con proprio personale dipendente, ad esempio i lavori di pulizia, di manutenzione del verde pubblico, i servizi informatici, di portineria e vigilanza, sono adesso affidati al personale esterno. Anche negli ospedali si ricorre a questa pratica, e parte del personale infermieristico e del servizio di 118 è spesso ricoperto da personale proveniente dalle cooperative. Mafia Capitale – lo ripeto ancora una volta – è un esempio su tutti, con il suo sistema di appalti pubblici gestiti da cooperative che avevano allungato i tentacoli nel settore dell'immigrazione e della gestione dei rifiuti.
  Le cooperative fanno anche cartello, per aggiudicarsi, ad esempio, le gare per i servizi di pulizia degli istituti scolastici, com’è accaduto col Consorzio Milano CNS, già coinvolto in Mafia Capitale, multato dall'Antitrust e nel frattempo vincitore di un altro grande maxi appalto per la costruzione di moduli abitativi dei cittadini colpiti dal terremoto, che in seguito al più recente sisma del 26 e 30 ottobre potrebbe addirittura raddoppiare. Chissà adesso che farà il coop-commissario straordinario per il terremoto, Vasco Errani. Per questo nella nostra mozione proponiamo che gli appalti con le pubbliche amministrazioni rispondano a requisiti di trasparenza e piena tutela dell'interesse pubblico.
  Illustri onorevoli di sinistra, di destra e di centro, accade che la forma cooperativa diventa in molti casi un paravento per nascondere quella che è una falsa cooperativa, basata su retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali, sulla riduzione delle tutele sociali, sulla precarietà del rapporto di lavoro, senza nessun diritto effettivo in capo ai soci lavoratori di partecipare alle decisioni della cooperativa, sotto ricatto e con la sola possibilità di scegliere tra tale condizione e la disoccupazione. Si ricorre a esternalizzazioni di pezzi di attività a cooperative allo scopo di abbattere i costi e massimizzare i profitti, a discapito delle condizioni di lavoro dei lavoratori. I soci dipendenti, il più delle volte sono associati d'ufficio con la quota sociale; diventa quasi una tassa per l'assunzione. Alle cooperative sono permesse alcune deroghe al ribasso ai contratti di lavoro.
  Di solito queste esternalizzazioni si fanno alle cooperative amiche dei politici favorevoli ai diritti al ribasso, come i dipendenti stagionali della Eskigel di Terni, riassunti con contratto a termine tramite il consorzio diretto da un ex sindacalista ed ex sindaco del PD. Attraverso questa manovra i salari dei dipendenti di questa società sono stati tagliati del 30 per cento, con stipendi in busta paga decurtati di 300-500 euro, il tutto Pag. 30svolgendo però le stesse mansioni, quindi si trovano a lavorare con meno di 4 euro all'ora netti: queste sono le nuove espressioni di neocaporalato che avanza.
  Per questo, nella nostra mozione, proponiamo un sistema di qualificazione delle imprese cooperative che privilegi le cooperative virtuose, che garantisca il rispetto delle normative contrattuali e trattamenti retributivi e contributivi dei dipendenti analoghi a quelli previsti per i dipendenti di altre imprese. Proponiamo che si rafforzi la tutela dei lavoratori soci di cooperativa dal punto di vista contrattuale, retributivo e normativo e la partecipazione dei soci ai processi decisionali nelle loro imprese e che si agisca sul piano della prevenzione e del contrasto agli abusi della pratica delle esternalizzazioni aziendali della manodopera. Agli illustri onorevoli di sinistra, di destra e di centro è noto che le grandi cooperative di consumo si stanno trasformando in grandi holding finanziarie e hanno fatto della finanza un business parallelo a quello tipico del loro mandato naturale ovvero quello delle catene di supermercati grazie a corposi intrecci politico-corporativi. Per esempio la Coop Centro Italia ha chiamato in giudizio il Monte dei Paschi di Siena e la Consob chiedendo danni per 137 milioni di euro per il suo investimento nella banca senese. L'investimento nella banca è andato perso come sono andate perse anche le azioni della Banca Popolare di Spoleto finita commissariata e poi acquisita dal Banco di Desio. A rischio pertanto ci possono essere i risparmi dei soci Coop dal momento che il prestito sociale non è coperto da reali garanzie. Pertanto nella mozione chiediamo controlli adeguati e la fissazione di stringenti parametri di liquidità, di solidità finanziaria, di trasparenza, di informazione e di pubblicità dei bilanci e degli investimenti da parte delle cooperative a favore del socio aderente al prestito. Per quanto riguarda i controlli sulle cooperative è noto che essi spettano alle associazioni di rappresentanza nazionali sulle cooperative e loro associate e al Ministero dello sviluppo economico quelle sulle cooperative non associate. È chiaro che c’è anche qui un grosso conflitto di interesse e che questi controlli vengono fatti all'acqua di rose e c’è stata anche una cospicua decurtazione dei fondi destinati ai controlli. Per questo chiediamo risorse finanziarie adeguate per le ispezioni e i controlli da mettere in capo esclusivamente al Ministero del lavoro. Attualmente a incarnare lo spirito vero della cooperativa ci sono le aziende recuperate dai lavoratori con le operazioni di workers buyout. Le parole come lavoro, solidarietà aziendale, paritario coinvolgimento dei soci lavoratori prendono il posto in questa realtà delle parole lucro, speculazione e sfruttamento. So che il Governo sta lavorando sul tema, evidentemente ispirato dalla risoluzione del MoVimento 5 Stelle attualmente in discussione nelle Commissioni lavoro e attività produttive. Certo aspettiamo – concludo – che le operazioni di workers buyout non vengano utilizzate dalle rappresentanze nazionali delle cooperative per ripulirsi l'immagine o per mere operazioni propagandistiche o per ottenere finanziamenti facili da parte di qualche imprenditore furbetto. Per questo confidiamo nella responsabilità e serietà di tutti gli enti e le istituzioni coinvolte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi, ci sono due colleghi che erano iscritti a parlare e sono decaduti perché non erano presenti. Come accaduto altre volte, se non ci sono obiezioni, darei la parola ovviamente per un breve intervento prima all'onorevole Pizzolante e poi all'onorevole Polverini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie Presidente, come risaputo si è aperto un confronto e un dibattito sulla natura attuale delle cooperative e della cooperazione, del movimento cooperativo, anche all'interno del sistema delle cooperative sia rosse che bianche che verdi. Quindi è già all'interno di quel mondo che si è aperto un dibattito franco, in quest'ultimo tempo anche sui Pag. 31giornali, su che cosa è la cooperazione oggi, su cosa sono le cooperative, le cooperative vere che hanno uno scopo mutualistico, le cooperative invece false o che comunque hanno assunto dimensioni economiche, ruoli economici e industriali lontani, distanti dalla natura propria del sistema di cooperazione. Si è aperto nel mondo della cooperazione un dibattito che mi sembra serio. Noi con la nostra mozione sostanzialmente sosteniamo questo dibattito e un percorso di chiarimento rispetto, ripeto, alla natura attuale della cooperazione.
  Tuttavia, come succede sempre in Italia di fronte ad un movimento in difficoltà e in crisi, di fronte a casi che sono più o meno diffusi o più o meno isolati di malaffare, si tende a generalizzare tutto e la mozione dei 5 Stelle per così dire mette d'un canto tutto il sistema cooperativo senza tenere in conto che stiamo parlando di un movimento che ha grandi valori economici oltre che valori sociali, che è un movimento che è impresa – sono aziende che sono impresa – dove lavorano moltissimi lavoratori e non è giusto criminalizzare tutti per l'errore...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pizzolante, scusi. Colleghi, sotto l'onorevole Pizzolante, stiamo facendo un comizio e l'onorevole Pizzolante sta cercando di fare il suo intervento.

  SERGIO PIZZOLANTE. Ho concluso. Quindi non è giusto criminalizzare tutto un mondo anche quando ci sono stati qua e là e soprattutto qua, cioè a Roma, problemi dovuti a polemiche che noi conosciamo perché, ripeto, è un mondo che va rispettato, che sta cercando forme di autoriforma e che noi vogliamo incoraggiare con la mozione. Anzi nella mozione noi chiediamo che vengano assunti impegni per una maggiore chiarezza, una maggiore trasparenza e una maggiore qualità dell'attività cooperativistica oggi.

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di abbassare il tono della voce.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente, anche per averci dato la possibilità di parlare per un errore, un fraintendimento...

  PRESIDENTE. Ma così non ha la possibilità di parlare. Colleghi, per favore.

  RENATA POLVERINI. Posso anche urlare, Presidente.

  PRESIDENTE. No, non esiste proprio.

  RENATA POLVERINI. Grazie. Anche Forza Italia ha presentato quest'oggi all'attenzione della Camera una mozione sulla questione delle cooperative naturalmente nella consapevolezza della centralità delle cooperative il cui ruolo, sappiamo bene, è stato riconosciuto dalle tre grandi anime politiche – quella cattolica, quella laica e quella socialista – che pur nelle loro diversità avevano animato l'Assemblea costituente dando vita ad una sintesi condivisa che la recente riforma costituzionale, sulla quale siamo chiamati ad esprimerci come cittadini il prossimo 4 dicembre, mette in forse. Sappiamo bene che la cooperazione rappresenta una ricchezza per il Paese in termini economici: sono 98 miliardi di valore aggiunto, fra il 6,5 e il 7 per cento del prodotto interno lordo circa, 2 milioni di occupati tanto per dare la dimensione dell'argomento di cui stiamo trattando. Sappiamo anche che molte di queste cooperative sono impegnate in un settore, quello sociale, per dare un contributo sempre attivo e positivo all'inclusione delle categorie svantaggiate e per le attività socio-assistenziali svolte. Negli anni però, è stato anche recentemente ricordato, non sempre questo settore ha dato prova diciamo di rigidità rispetto ai valori, all'etica con la quale invece era nato lo spirito dell'Assemblea costituente. Molto spesso gravi fenomeni anche recenti di cronaca hanno portato alla commistione fra la politica e Pag. 32la cooperazione. Non di rado anche in questa città c’è stata un'importante attività della magistratura proprio per verificare intanto fatti delittuosi ma anche se ci sono, nelle pieghe delle leggi fiscali e giuslavoristiche, delle fughe nelle quali queste cooperative si coprono. Naturalmente, come abbiamo visto anche nel recente caso che ha riguardato Roma, molto spesso l'attività illecita dei vertici non corrisponde ad una cattiva attività del personale dipendente impiegato. Anzi, molto spesso quel personale è altamente professionalizzato, il servizio che offrono è un servizio eccellente e abbiamo visto anche il ricorso al commissariamento di cooperative importanti senza le quali attività straordinariamente vicine alla vita dei cittadini si sarebbero interrotte. Questo ce lo dobbiamo dire, perché troppo spesso nella generalizzazione degli eventi anche drammatici come quelli che hanno investito le cooperative romane noi dobbiamo sempre comunque far prevalere la bontà dell'azione svolta dagli operatori sociali. Per tali ragioni pensiamo che il Governo si debba impegnare per evitare che si possa continuare in un'azione che mette a rischio proprio la vita e il ruolo delle cooperative. Quindi la nostra mozione chiede di rafforzare gli istituti di vigilanza, di sostenere l'attività ispettiva, di contrastare il fenomeno dell'assegnazione degli appalti sulla base del criterio del massimo ribasso, di introdurre norme sulla incompatibilità dei ruoli, valorizzare la cooperazione in particolare per la crescita del welfare soprattutto verso i soggetti svantaggiati, di favorire attraverso la cooperazione e l'inclusione sociale e lavorativa delle persone svantaggiate e molto svantaggiate, e, per ultimo, di dare attuazione a uno di quegli articoli della Costituzione che questa maggioranza non ha messo in discussione, ma che non è stato mai applicato. Forse bisognerebbe ripartire da lì anche quando parliamo della riforma costituzionale, e cioè l'articolo 46 della Costituzione, che prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa; strumento che, in molti momenti di crisi, anche soggetti istituzionali, come la regione Lazio, hanno messo a disposizione di lavoratori che, senza quello strumento, perdevano sicuramente il loro posto di lavoro, e con il loro posto di lavoro anche un'attività economica per il territorio. Quindi, è su questo che chiediamo l'impegno del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montroni. Ne ha facoltà.

  DANIELE MONTRONI. Grazie, Presidente. Il valore sociale della cooperazione ha trovato un riconoscimento nella Costituzione repubblicana, nella quale risulta fondamentale la tutela dei diritti sociali e il ruolo di rilievo delle classi lavoratrici nella vita politica e sociale della nazione. In questo contesto si inseriscono il riconoscimento e il valore sociale della cooperazione e il dovere da parte dello Stato di promuovere e favorire l'incremento, assicurandone il carattere e le finalità, come espresso dall'articolo 45. I padri costituenti vollero questo articolo perché la cooperazione ha una storia che affonda le radici nella seconda metà dell'Ottocento, trae origine dall'esperienza delle società di mutuo soccorso, che erano tese a fornire a operai e artigiani assistenza in caso di invalidità, disoccupazione o cessazione di lavoro in risposta ai gravi problemi economici e sociali portati dalla rivoluzione industriale.
  Presidente, noi stiamo maneggiando e giudicando un pezzo di storia sociale, ancor prima che economica, del nostro Paese. Le cooperative sono un patrimonio sociale, economico e di cultura, dimostrato, tra l'altro, dalle aziende in crisi che diventano cooperative. Ce lo ricordava qualche settimana fa un quotidiano economico: sono una cinquantina le imprese salvate negli ultimi cinque anni, per 1.200 posti di lavoro e 178 milioni di euro di giro d'affari rimasti sul mercato. Società di capitali che diventano cooperative, dipendenti che si cimentano nel ruolo di imprenditori, competenze, know-how e patrimonio Pag. 33che sopravvivono a fallimenti e liquidazioni aziendali. Questo è l'identikit del workers buyout in Italia, operazioni nate e diffuse negli Stati Uniti d'America soprattutto attraverso l'intervento dei fondi pensioni e che da noi, sebbene ancora non spostino volumi significativi, stanno prendendo piede come risposta al boom delle procedure concorsuali e all'emergenza occupazionale.
  Come abbiamo scritto nella mozione, la cooperazione in Italia non ha un percorso caratterizzato dall'egemonia di un particolare modello, ma mostra capacità di radicamento in tutti i settori economici, rappresentando in tal modo il tratto distintivo che ha portato all'evoluzione della cooperazione in Italia, permettendo la costruzione di reti di impresa e di sinergie tra i vari settori. Il significato della cooperazione non ha solo un fondamento di carattere sociale, bensì rappresenta una realtà fondamentale per l'economia italiana. Il modello cooperativo rileva la sua efficienza sia in grandi aziende che in piccole imprese diffuse su tutto il territorio nazionale e operanti nei mercati più diversi.
  Dai dati di Euricse risulta che l'economia cooperativa italiana, cioè l'insieme delle cooperative e di consorzi...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Montroni, mi scusi. Colleghi !

  DANIELE MONTRONI. ...e altre imprese a controllo cooperativo hanno chiuso il 2014 con un valore aggiunto di 31 miliardi di euro, pari al 2,1 per cento del totale nazionale e al 2,7 per cento del valore aggiunto generato dal settore privato italiano, e 1.362 posizioni lavorative nel mese di dicembre, pari ad oltre 900 mila lavoratori a tempo pieno, di cui il 72 per cento a tempo indeterminato. Valori che salgono, però, in modo deciso, se, oltre al contributo diretto, si considerano anche gli effetti sull'economia dei soci e sulle imprese non cooperative. Negli anni 2007-2014, nel pieno della crisi che ha caratterizzato l'economia del nostro Paese, hanno incrementato l'occupazione del 6,1 per cento ed il loro contributo al bilancio dello Stato per carichi contributivi e fiscali si è incrementato del 22 per cento.
  Le cooperative hanno attraversato la crisi con situazioni anche drammatiche e difficili, con chiusure, ma hanno avuto un'attenzione particolare nel cercare di mantenere il lavoro riducendo i margini prodotti. Dipingere questa realtà economica e sociale come si trattasse di un luogo dove prevale il malaffare, la corruzione, la collusione tra politica ed economia, non solo non corrisponde al vero, ma rappresenta un'inaccettabile offesa per i milioni di cooperatori, di lavoratori che hanno trovato nella forma cooperativa una risposta al bisogno di lavoro, che partecipano e concorrono a realizzare un progetto dove sempre deve essere evidente l'utilità sociale, come ci ricorda l'articolo 41 della Costituzione, che riconosce l'iniziativa economica privata libera e aggiunge che non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale.
  Sia chiaro, affermare questo non significa nascondere le deviazioni, le distorsioni e l'uso improprio che si è fatto della forma cooperativa. Questi fenomeni vanno denunciati, perseguiti, colpiti e condannati; per questo abbiamo valutato positivamente e di grande interesse l'iniziativa di un anno fa dell'associazione delle cooperative italiane che ha sottoscritto il «Manifesto per un'economia pulita», nel quale, tra i più significativi principi e obiettivi espressi, è stato indicato quello di un'economia in cui la concorrenza leale, burocrazia esemplificata, efficienza, creatività e crescita per tutti sia una realtà; in cui il benessere della comunità sia il vero fine ultimo per fare impresa. Un mercato in cui non ci sia posto per le false imprese, quelle che non rispettano le regole, esercitano concorrenza sleale e umiliano il valore del lavoro delle persone.
  Le imprese efficienti non sono solo un luogo di lavoro: rappresentano un volano per la crescita degli individui e delle comunità in cui sono inserite. La buona impresa aiuta a superare diseguaglianze ed emarginazione, promuove dignità e senso civico. Tale impegno è stato seguito dalla Pag. 34campagna «Stop alle false cooperative», che noi abbiamo pienamente condiviso, e la raccolta di 100 mila firme per la legge di iniziativa popolare contro tale fenomeno, indicando quattro priorità: la cancellazione dall'albo delle cooperative e la conseguente perdita della qualifica delle cooperative per le imprese che non siano state sottoposte a revisioni e ispezioni; la definizione di un programma di revisione in via prioritaria per quelle cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alla revisione e alle ispezioni, così come per le cooperative appartenenti ai settori più a rischio; la tempestiva comunicazione dello scioglimento delle cooperative all'Agenzia delle entrate per contrastare il fenomeno di cooperative che nascono e cessano l'attività nel giro di pochi mesi, accumulando debiti nei confronti dell'erario; la creazione di una cabina di regia al Mise che coordini i soggetti chiamati a vigilare sulle cooperative, evitando sovrapposizioni e duplicazioni di adempimenti attraverso intese che consentano di coordinare revisori provenienti anche da altre amministrazioni.
  Con questa mozione noi chiediamo al Governo un impegno su otto punti, impegni che sono stati accolti e che io non richiamo, se non molto brevemente, volti a raccordare i soggetti pubblici deputati a svolgere il controllo mutualistico nei confronti delle cooperative; volti alla costituzione di appositi organismi paritetici con le associazioni cooperative per l'attività di ispezione e messa a punto di appositi protocolli operativi; volti alla definizione di programmi di revisione che abbiano per oggetto prioritario le cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alla revisione, come richiamavo prima; per rispondere e rilanciare lo strumento dell'autocertificazione o, ancora meglio, della dichiarazione sostitutiva attualmente disciplinato all'articolo 6 del citato decreto n. 220 del 2002; per modernizzare le metodologie ispettive attraverso procedure informatiche più efficienti e la condivisione delle banche dati, al fine di favorire la costruzione delle basi informative a supporto dei processi revisionali; verifica della congruità, alla luce dell'evoluzione del fenomeno cooperativo, dei requisiti dimensionali; rafforzamento della partecipazione dei soci ai processi decisionali, per assicurare la regolarità dell'erogazione delle risorse finanziarie necessarie alla gestione delle attività ispettive del Ministero dello sviluppo economico. Presidente, questi sono i contenuti e gli impegni che abbiamo chiesto al Governo, perché per noi la cooperazione rappresenta un patrimonio che va non difeso, ma sostenuto, accompagnato, aiutato, perché rappresenta un patrimonio della nostra economia e della nostra società. Per tutte queste ragioni annuncio il voto favorevole alla mozione presentata dal gruppo del PD, Benamati, Pizzolante, Palladino ed altri n. 1-01426 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Avverto che i presentatori della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative al dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo. Analogamente a quanto già fatto in precedenti sedute, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e, successivamente e solo nel caso in cui il dispositivo risulti approvato, alla votazione della premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-01309, limitatamente Pag. 35al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, e su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Ciprini ed altri n. 1-01309, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciprini ed altri n. 1-01309, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  Passiamo alla votazione della mozione Simonetti ed altri n. 1-01421.
  Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, e pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01421, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Passiamo alla votazione della mozione Brignone ed altri n. 1-01422.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo espresso parere contrario distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01422, limitatamente alla premessa e al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01422, limitatamente ai capoversi primo, terzo e quarto del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benamati, Pizzolante, Palladino ed altri n. 1-01426, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01430, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 36
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

  Passiamo alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-01432.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01432, limitatamente alla premessa ed al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01432, limitatamente ai capoversi primo, secondo, terzo, quinto e sesto del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Rosato ed altri nn. 1-01419 e Vargiu ed altri n. 1-01420, concernenti iniziative in ambito europeo e internazionale in relazione alla situazione in Siria, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e alla condizione dei bambini nella città di Aleppo (ore 16,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 (Nuova formulazione) e Vargiu ed altri n. 1-01420 (Nuova formulazione), concernenti iniziative in ambito europeo e internazionale in relazione alla situazione in Siria, con particolare riferimento all'emergenza umanitaria e alla condizione dei bambini nella città di Aleppo (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Ricordo che nella parte antimeridiana seduta, nella quale sono state annunciate le mozioni Capezzone ed altri n. 1-01423, Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, Santerini ed altri n. 1-01425 e Gianluca Pini ed altri n. 1-01428 si è conclusa la discussione sulle linee generali. Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Brunetta ed altri n. 1-01429, Palazzotto ed altri n. 1-01431 e Artini ed altri n. 1-01433 (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di esprimere il parere sulle mozioni presentate. Onorevole sottosegretaria Amici, prego.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente. Mozione Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 : parere favorevole. Mozione Vargiu ed altri n. 1-01420: parere favorevole con riformulazioni: all'ottavo rigo del primo impegno sostituire la parola «corridoi» con «accessi umanitari per prestare urgente soccorso alla popolazione civile, inclusi minori, permettendo altresì l'evacuazione dei feriti e le eventuali fuoriuscite dei civili su base volontaria». E qui termina il testo della mozione, quindi si cassano tutte le altre parole, fino a «Paese». Dopo tale parola, inserire questa formulazione: «anche attraverso la promozione di un cessate il fuoco in Siria, su scala nazionale, affidandone il monitoraggio alle Nazioni Unite allo scopo di garantire (...)» e poi prosegue così come nel testo. Mozione Capezzone ed altri n. 1-01423: favorevole con riformulazione: al Pag. 37punto 3 dell'impegno all'inizio, sostituire alla parola «proporre» le seguenti: «ad esplorare, nell'ambito del concerto multilaterale e sotto gli auspici dell'ONU, l'istituzione di zone protette sul territorio siriano, ove i siriani possano vivere» e poi segue come nel testo. Mozione Di Stefano ed altri n. 1-01424: parere contrario. Mozione Santerini ed altri n. 1- 01425: parere favorevole. Mozione Pini ed altri n. 1-01428: favorevole con riformulazione. Al primo impegno: «ad adoperarsi in tutte le sedi internazionali a favorire una moratoria sull'approvvigionamento di armi verso tutte le parti in conflitto in Siria». Tutto il resto viene cassato perché non condivisibile. Sulle premesse il parere è favorevole.
  Mozione Brunetta ed altri n. 1-01429: parere favorevole, sempre con riformulazione. Al punto primo dell'impegno, dopo le parole: «Unione europea» inserire le seguenti: «i principali attori internazionali e regionali». Dopo la parola: «affinché» aggiungere: «si ponga fine agli assedi e si assicuri l'accesso della popolazione agli aiuti umanitari, consentendo alla popolazione civile, inerme, presente nelle zone di guerra, di mettersi in salvo». Al punto 2, dopo «al livello informale» aggiungere le parole «tutti i Paesi ed organismi internazionali rilevanti». Il terzo impegno viene sostituito completamente con questa espressione: «a continuare a lavorare, in seno all'ISSG e a sostegno del dialogo russo-americano e tra i principali attori regionali al fine di ottenere un quadro di stabilità politica nella regione». Al punto quattro del dispositivo, dopo «il 2017» aggiungere: «cercando di valorizzare il ruolo del Consiglio stesso, oltre all'imminente Presidenza italiana del G7». Sulle premesse il parere è favorevole.
  Mozione Palazzotto ed altri n. 1-01431: parere favorevole con riformulazione sempre solo nel dispositivo: al secondo capoverso, dopo la parola «In Siria» inserire le seguenti: «nel cosiddetto Rojava». Stessa cosa nell'ultima parte della mozione dove ricorre il termine «Rojava». Al quarto impegno premettere le parole: «ad assumere iniziative per adeguati stanziamenti, compatibilmente con le risorse disponibili» e far precedere sempre, quando ricorre il termine «Rojava», la formulazione «il cosiddetto».

  PRESIDENTE. Mi scusi, quindi sul terzo impegno il parere è favorevole ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Io ne approfitto per chiedere alla sua destra se possibilmente possono abbassare leggermente il tono della voce. Io capisco che disturbiamo, però cerchiamo di sentire il parere del Governo.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sull'ultima mozione Artini ed altri n. 1-01433: parere favorevole sempre con riformulazione. Il primo impegno viene riformulato nel seguente modo:  «ad attivarsi in tutte le sedi internazionali competenti per garantire la sicura evacuazione dalla città di civili, con particolare riguardo alle donne e ai bambini» . L'impegno viene così riformulato sopprimendo le ultime parole dell'impegno.
  Sul secondo capoverso il Governo esprime parere contrario, mentre al terzo capoverso si premettono le seguenti parole:  «a continuare a lavorare in seno agli all'ISSG e a sostegno del dialogo russo-americano e tra i principali attori regionali, al fine di ottenere stabilità politica nella regione» . Al quarto impegno si premettono le seguenti parole:  «ad esplorare, nell'ambito multilaterale, l'istituzione di zone protette sul territorio siriano, nelle quali accogliere gli sfollati e offrire loro un'adeguata assistenza umanitaria»  Sull'ultimo impegno il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.Pag. 38
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Con l'inizio del prossimo anno, sono cinque gli anni della guerra civile che sta sconvolgendo la Siria, un Paese già provato da una lunghissima dittatura e, dal 2014, divenuto anche terreno di conquista di Daesh...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Locatelli. Onorevole Pini ! Vada avanti, onorevole Locatelli. Prego.

  PIA ELDA LOCATELLI. ...che ha sapientemente strumentalizzato la spinta antitotalitaria delle cosiddette primavere arabe, alleandosi con le formazioni del radicalismo islamico di impronta salafita. Le schiere dei terroristi del cosiddetto califfato hanno conquistato vaste porzioni di territorio e hanno fatto della città di Aleppo una loro roccaforte, con tutte le conseguenze drammatiche del caso.
  In questi giorni, grazie anche all'apporto determinante della coalizione occidentale che certamente ha più di una qualche responsabilità nel caos siriano, Daesh sta arretrando e presto ci auguriamo verrà costretto a lasciare la città. Anche il prezzo di quest'ultima battaglia ricade, però, quasi interamente sulla popolazione civile, con sofferenze inaudite per le persone più deboli e sappiamo che le vittime delle guerre sono soprattutto le popolazioni civili da decenni (lo sappiamo: donne e bambini). Dei poco più di 22 milioni di abitanti, oggi 5 milioni sono fuggiti all'estero e 7 sono sfollati. Chi è rimasto ha bisogno di tutto per sopravvivere. Uno sforzo particolare, quindi, va fatto per assistere le popolazioni civili: bambini, anziani, donne, profughi e gli sfollati anche nei Paesi confinanti, perché anni di massacro hanno prodotto e produrranno conseguenze che vanno oltre i confini della Siria e non si esauriranno certamente con l'auspicabile fine del conflitto.
  Per questo chiediamo uno sforzo particolare al Governo, per esercitare tutto quanto è possibile in un quadro di cooperazione internazionale per costruire o ricostruire la regione, anche tenendo conto...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

  PIA ELDA LOCATELLI. ...di quanto prevede la risoluzione n. 1325 e il ruolo delle donne nella ricostruzione.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Capezzone, do la parola al sottosegretario che deve fare una precisazione/correzione su un parere dato. Prego, onorevole Amici.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi scusi, Presidente. Sulla mozione dell'onorevole Pini c'era anche una riformulazione: al punto 4 togliere la parola:  «jihadiste»  e sostituirla con le seguenti:  «elencate dall'ONU tra i gruppi terroristici» .

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 16,20)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signora Presidente. Io ringrazio la sottosegretaria Amici per l'accoglimento del nostro testo, sia pure nella forma attenuata. Consentirà il sorriso la sottosegretaria e sa la mia stima nei suoi confronti, ma questa formula vaga della esplorazione fa pensare a quelle vignette di Forattini in cui metteva Primi ministri e Ministri degli esteri col cappello da esploratore. Vedere Renzi e Gentiloni che esplorano in Siria le possibilità è un poco vago. Ma smettiamo di sorridere e torniamo seri, perché il tema è drammatico.
  Questa è una di quelle vicende nelle quali, come diceva un antico protagonista Pag. 39della politica estera occidentale, si scontano i costi della non azione, si scontano i costi del non intervento occidentale. Purtroppo, uno dei lasciti peggiori della non buona Presidenza Obama è stato proprio questo: un arretramento complessivo da molti scacchieri, un ritiro che non è stato solo militare, ma è stato un ritiro morale e politico che ha lasciato un grande vuoto del quale hanno approfittato altri player, dall'Iran alla Russia e al terrorismo, drammaticamente.
  Il secondo costo, più vicino a noi, è il costo del disimpegno italiano. Un anno, un anno e mezzo fa, quando ci fu l'azione occidentale in Siria, il Governo Renzi si ritrasse usando un argomento vero che, però, nella testa di Renzi era un alibi: non interveniamo in Siria perché ci impegneremo in Libia. Poi, quando è stato il momento di impegnarsi in Libia ha trovato un'altra scusa per ridurre al minimo l'impegno anche lì.
  In terzo luogo, il grave errore tedesco, da parte della signora Merkel, che, proponendosi come versione poco credibile e teutonica della Statua della libertà, ha detto ai profughi:  «Venite venite» e si è ritrovata travolta da un'ondata ingovernabile dalla stessa Germania. Badate bene: è un'ondata che riguarda loro e non noi, perché rispetto ai flussi che hanno riguardato l'Italia solo 4 su 100 di coloro che arrivano sono profughi. Quindi, lo dico a beneficio dei colleghi che stanno per intervenire: non parlateci per l'Italia di arrivo massiccio di profughi siriani, perché questo tema in Italia non c’è e non esiste.
  Fatte queste premesse, quali sono i punti che noi abbiamo voluto sottolineare nel nostro documento ? Il primo: occorre che l'azione occidentale sia indirizzata tutta e solo contro ISIS. Usciamo dall'ipocrisia. Troppo spesso si è consentito ad alcune forze di dire che attaccavano ISIS ma, in realtà, hanno attaccato e colpito, in modo ingiusto e drammatico, gli avversari del dittatore Assad, che sono stati vittime due volte: una prima volta dell'ISIS e una seconda volta di queste azioni.
  Seconda osservazione: il dittatore Assad non può essere parte della soluzione; il dittatore Assad è parte del problema. È parte del problema ! La parte peggiore è l'Isis, ma è parte del problema anche un dittatore che ha usato il gas contro il suo popolo. È vero: la Russia protegge il dittatore Assad, ma nel suo pragmatismo la Russia sa perfettamente che se si vuole aprire una pagina nuova in Siria ad esserne protagonista per una nuova unità positiva non può essere «l'uomo del gas».
  Il terzo punto, che è per noi quello decisivo, è il punto su cui il Governo britannico, inascoltato da un anno, avanza proposte. È quello di safe havens, di zone protette, di zone sicure, ovviamente rese protette da no-fly zone adeguate, che consentano ai cittadini siriani di rimanere lì, di potere portare a scuola i loro figli, di potere lavorare, di potere vivere la vita più normale possibile in quel contesto, per evitare che 23 milioni di siriani divengano 23 milioni di profughi, cosa che sarebbe insostenibile per l'intera Europa.
  Questi sono i punti della nostra mozione e ci fa piacere che l'abbiate accolta. Ora, però, uscite dalla vaghezza e rendetevi conto che non basta cavarsela con un documento reso più vago, ma occorre un impegno vero e una mancanza di ambiguità, ambiguità che invece purtroppo è stata troppo spesso la cifra distintiva del Governo italiano su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, signora Presidente. Oggi, parlando di Siria, noi torniamo anche sugli ultimi anni della nostra coscienza occidentale, dentro una sporca guerra, dentro una guerra che può vedere la sua conclusione e anche la fine della sofferenza per le vittime solo grazie a un grande sforzo diplomatico e a un negoziato internazionale che veda tutti gli attori coinvolti nel negoziato. Abbiamo bisogno di tutti e, quindi, senz'altro il dialogo tra Russia, Stati Uniti, il Golfo, la Turchia, i Paesi limitrofi, e Pag. 40naturalmente, i siriani e il Governo di Assad, oltre ad un grande ruolo di pace dell'Europa.
  Ma noi oggi con queste mozioni – e abbiamo presentato, con la collega Santerini, una mozione come gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, ma a titolo personale ho firmato volentieri la mozione del collega Lupi e di altri esponenti della maggioranza e anche la mozione del collega Vargiu, come riformulata – credo che vogliamo dare una forte spinta, da parte del Parlamento, all'iniziativa del Governo italiano, Governo italiano che non da oggi ha scelto la strada saggia della via politica, preferita sempre alla via militare, che è la strada indispensabile per la salvezza e la protezione delle vite umane.
  Per ricordarci di che cosa parliamo sappiamo che dei 22 milioni di abitanti che popolavano la Siria più di 400 mila sono morti, 11 milioni e mezzo hanno perso casa e, di questi, quasi 5 milioni sono rifugiati all'estero e 6 milioni e mezzo sono sfollati. Ci dobbiamo ricordare che una parte di questi profughi – molti – sono in Turchia, ma si sta creando un muro per evitare che altri vadano in Turchia e un milione e mezzo di questi sono sicuramente tra il Libano e le zone limitrofe della Giordania. Che cosa vuol dire ? Vuol dire che in un Paese piccolo come il Libano un terzo della popolazione è costituita da profughi siriani; è come se in Italia fossero arrivati 20 milioni di profughi e non i 150 mila che arrivano ogni anno, non solo dalla Siria, e che creano tanta preoccupazione.
  Allora, per rispetto dei Paesi amici, per rispetto di queste vite umane, noi dobbiamo andare con la memoria al giugno 2014, quando la Comunità di Sant'Egidio e Andrea Riccardi lanciarono l'appello «Save Aleppo» e questo appello divenne centro di due mozioni, approvate da Camera e da Senato, alla fine di quell'anno. Aleppo: Aleppo, l'ultima grande città, l'ultima grande città di coabitazione, non solo patrimonio dell'UNESCO, ma una città che, pur con il doppio, quasi il triplo della popolazione di Sarajevo, non ha creato nell'Occidente la stessa emozione, lo stesso impegno, lo stesso senso di colpa, la stessa necessità di urgenza di intervenire per proteggere le vite umane che creò Sarajevo. Ma perché ? Potrebbe anche essere perché gran parte di quella popolazione forse non è cristiana, ma di certo ad Aleppo i cristiani hanno sofferto come forse non in altri luoghi del mondo. Ricordiamo – e ricordo personalmente – i vescovi Paul Yazigi e Mar Gregorios Ibrahim, sequestrati e spariti in Siria. Tutti noi ricordiamo e alcuni di noi pregano per la vita di padre Dall'Oglio e di tutti gli scomparsi, ma noi abbiamo una responsabilità per Aleppo.
  Per questo, la mozione che abbiamo presentato sostiene la necessità di impegnare il Governo italiano in uno sforzo ancora più importante per i corridoi umanitari, per la popolazione civile, a partire da Aleppo, e per incrementare l'unica esperienza che sta permettendo di arrivare in maniera regolare alle popolazioni più vulnerabili tra i profughi, che è quella dei corridoi umanitari che si sono attivati in Italia grazie a uno sforzo ecumenico e grazie all'iniziativa intelligente del Governo italiano e ringrazio in primo luogo, il Ministro degli esteri, Gentiloni, le strutture, e poi il Ministro dell'interno, Alfano, che, dopo una lunga trattativa con la Comunità di Sant'Egidio, la Tavola valdese e metodista e la Federazione delle Chiese evangeliche italiane, ha accettato, per prima in Europa, di dare luogo a questa esperienza straordinaria.
  Ebbene, noi oggi chiediamo all'Italia – e ringrazio il Governo di aver accolto favorevolmente la nostra mozione – di impegnarsi anche a livello europeo perché questa esperienza possa essere fortemente allargata, possa essere generalizzata e possa chiudere la stagione delle morti in mare (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente, nell'esprimere il voto favorevole del Pag. 41nostro gruppo dei civici innovatori sulle mozioni sulla Siria, che hanno un senso di attenzione verso la realtà siriana e di comprensione per quello che sta succedendo in Siria, io devo semplicemente sottolineare alcune delle considerazioni fatte già questa mattina durante la discussione generale delle mozioni e queste considerazioni sono fondamentalmente legate a numeri che io ho citato stamattina e che sono presenti nella maggior parte delle mozioni che sono state presentate.
  I numeri sono drammatici: noi abbiamo un Paese che ha 23 milioni di abitanti e che dal 2012 a oggi conta 400-500.000 morti. I numeri variano a seconda delle fonti, ma sono pazzeschi e sono tali da comportare che nessuna coscienza possa rimanere incrostata nell'ascoltarli.
  E di questi 400-500.000 morti noi sappiamo che una larga parte sono civili e la certificazione che sono civili viaggia sui numeri relativi ai senzatetto: 11 milioni e mezzo di persone in Siria su una popolazione – lo ripeto – di 23 milioni di abitanti oggi non hanno casa, 6 milioni e mezzo sono sfollati e hanno cercato nelle zone montuose, nelle zone meno facilmente raggiungibili dalla guerra civile, qualche rifugio, mentre 4 milioni sono i profughi che hanno abbandonato il Paese.
  Abbiamo dei numeri che sono da disastro biblico e il mondo occidentale, cioè quel mondo a cui noi apparteniamo e che fonda sui concetti di democrazia, di pace, di rispetto dell'altrui libertà le stesse ragioni della propria convivenza civile, non può...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete abbassare il tono della voce ? Consentite al collega Vargiu di parlare !

  PIERPAOLO VARGIU. Presidente, è una specie di sottofondo musicale a cui ormai mi sono abituato.

  PRESIDENTE. Sì, ma è un sottofondo molto fastidioso.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie Presidente. Pertanto, la sostanza del nostro ragionamento è che forse il mondo occidentale deve perdere qualche oncia della sua ipocrisia nel valutare quello che oggi sta succedendo in Siria e, al di là degli impegni che sono presenti e sono contenuti – e non possono essere che condivisibili – in molte delle mozioni che sono presentate e che specificamente dicono qualche cosa sul mondo femminile, sul mondo dei bambini innocenti, che sta pagando un prezzo altissimo (le ultime vicende di Aleppo sono veramente tragiche) ai costi di questa guerra, oltre tutte le valutazioni che quindi noi condividiamo pienamente, ce n’è forse da fare una aggiuntiva, che nella nostra mozione è presente in modo chiaro e che – devo dirlo, l'ho detto anche questa mattina – viene da una sollecitazione che è arrivata a tutti i membri di questo Parlamento da un'associazione, l'associazione Adelaide Aglietta, che ha sempre avuto un'attenzione particolare ai temi della pace e della non violenza.
  La sollecitazione che ci arriva è quella sul ruolo delle Nazioni Unite. Quale ruolo le Nazioni Unite debbono avere oggi nel sistema della pace nel mondo e quale deve essere l'attenzione dell'Italia nello stimolare in qualche misura, anche attraverso le indicazioni che provengono da questo Parlamento, l'attività delle Nazioni Unite.
  Ebbene, noi siamo d'accordo con l'appello, con la voce che arriva dall'Associazione Adelaide Aglietta, sul fatto che le Nazioni Unite non possono essere sostanzialmente un innocent bystander su quello che sta succedendo in Siria, le Nazioni Unite non possono essere un organismo mortificato dai veti, bloccato dagli interessi dei grande partner mondiali, che si riverberano sulla realtà e sulla guerra civile che oggi sta mangiando il popolo siriano.
  Ecco, noi chiediamo con forza al Governo italiano di essere interprete di questa voce all'interno delle Nazioni Unite. Se esiste un'organizzazione che deve essere una camera di compensazione di problematiche, anche quelle peggiori, più drammatiche, più sanguinose, legate alle guerre che nel mondo si vanno intrecciando, Pag. 42ebbene, quella camera di compensazione l'Italia deve chiedere che funzioni nel modo in cui la camera è nata, che funzioni e mantenga il ruolo per cui quella camera esiste, perché se le Nazioni Unite non sono in grado di essere il baluardo della difesa della pace e della libertà del mondo, ebbene le Nazioni Unite perdono il loro ruolo, perdono il loro significato, si perde l'essenza stessa dello spirito che ha fatto nascere l'istituzione.
  Quindi noi non pensiamo che una mozione approvata in questo Parlamento possa cambiare l'esito della guerra in Siria, noi non pensiamo che forze che si combattono in Siria – e che oggi diventano nemiche tra di loro dopo essere state alleate, in un quadro che persino gli analisti qualche volta hanno difficoltà a capire nella sua evoluzione – possano essere condizionate da mozioni che vengono approvate da questo Parlamento, ma noi pensiamo che questo Parlamento possa avere la forza di dare al Governo del nostro Paese quella capacità propositiva per rivendicare, per le Nazioni Unite, quel ruolo importante di difesa della pace e della libertà nel mondo che è il motivo per cui le Nazioni Unite esistono.
  Quindi, attraverso la nostra mozione, con forza vogliamo chiedere al nostro Governo: che non si stanchi neanche per un istante di chiedere alle Nazioni Unite di fare sino in fondo il loro ruolo, il motivo per cui esistono, il motivo per cui l'istituzione esiste, che oggi è una speranza di pace e una speranza di libertà per tutto il mondo, ma soprattutto una speranza per il martoriato popolo siriano (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie Presidente, il tema delicatissimo che siamo chiamati in qualche modo non tanto a dirimere, ma ad analizzare, cercando di dare in maniera non ipocrita, ma in maniera pragmatica alcune linee-guida per quello che da una parte la nostra diplomazia, che comunque è sempre stata molto efficace nel cercare di stimolare, soprattutto nel campo della protezione umanitaria nei confronti dei minori, iniziative valide a tutela appunto delle vite, di tutte le vite umane, ma in particolare quelle delle fasce più deboli, dei bambini, che sono sottoposte, purtroppo, in situazioni molto critiche come quella del conflitto che si sviluppa, sì in particolare ad Aleppo est, ma non solo ad Aleppo est, anche a Raqqa e in tante altre situazioni dello scenario siriano.
  Devo dire che buona parte, se non quasi tutte – «quasi tutte», alcune no – delle mozioni presentate anche dai colleghi degli altri gruppi politici ci convincono, chiaramente in termini di principi di pietas cristiana e chiaramente in termini di principi di quelle che sono le iniziative urgenti da mettere in campo. Alcune ci convincono un pochettino meno riguardo il prosieguo, parlo ad esempio della mozione della maggioranza, quella a prima firma del collega Lupi, che conta, se non erro, ben sette impegni, che sembrano quasi un libro dei sogni. Noi ci saremmo fermati volentieri ai primi tre, perché già riuscire ad ottenere un qualcosa sul piano internazionale che assomigli agli impegni previsti nelle prime tre parti del dispositivo sarebbe veramente un successo.
  Questo per dire cosa ? Che noi chiederemo la votazione per parti separate di alcune mozioni, perché non siamo qui in maniera ottusa a valutare il contenuto delle mozioni, solo ed esclusivamente in virtù della origine politica di queste mozioni, ma per valutarne appunto il contenuto pratico. Allora il contenuto pratico se è come nella nostra – non perché noi siamo, per così dire, più bravi degli altri, ma semplicemente perché ci siamo focalizzati su quelli che riteniamo essere gli interventi strettamente e urgentemente necessari da fare e realizzabili in tempi brevi, affinché ci sia un'efficacia nell'azione sul piano europeo e sul piano internazionale da parte dello Stato italiano –, allora su quelle ci si trova tutti quanti d'accordo.Pag. 43
  Ringrazio il Governo e aggiungo già di accettare la riformulazione, perché è una riformulazione che semplicemente sintetizza e semplifica lo stesso principio che noi volevamo esprimere. Qual è in sostanza ? La crisi umanitaria, soprattutto di Aleppo est in questo momento, nasce da un problema irrisolto, mai risolto, perché dietro ci sono tantissimi interessi economici di tante lobby e qualcuna, purtroppo, sta anche partecipando in maniera attiva alle elezioni americane che si stanno svolgendo in questo momento. Parlo della lobby delle armi. Il vero intervento che possiamo fare, per dare una risposta alla crisi umanitaria nel settore di Aleppo est in Siria e in generale, è porre finalmente questa moratoria della vendita delle armi tra tutte le fazioni combattenti. Infatti, fintanto che noi non riusciremo a imporre questo tipo di moratoria, fintanto che non riusciremo a fermare la vendita delle armi a tutte le fazioni che si stanno combattendo, ribelli, non ribelli, Bashar al-Assad o chiunque altro – perché non ci sono solo questi, ma ci sono tanti altri attori, purtroppo, in quello scenario lì –, allora diventa di fatto inutile aprire dei corridoi umanitari, perché sarebbero comunque rischiosi e potrebbero essere utilizzati anche per fare in qualche modo una sorta di redde rationem interno, anche all'interno delle stesse fazioni. Quindi c’è una sola ed unica maniera per cercare – ripeto «cercare» – di risolvere nel suo piccolo, per quanto – ripeto – tragico e traumatico, il problema della crisi umanitaria nella parte di Aleppo est – e io aggiungo anche di Raqqa e non solo, ma anche di altre città minori che meno si conoscono – ovvero quella di interrompere il flusso di vendita delle armi a tutte le fazioni belligeranti.
  Quindi, per sintetizzare, Presidente, comunque penso che ci sia un idem sentire all'interno di quest'Aula, relativamente alla necessità di muoversi in maniera compatta per risolvere questo tipo di crisi umanitarie, senza andare in questo momento a scomodare equilibri geopolitici, sui quali più e più volte siamo intervenuti e sui quali comunque ci sono visioni nostre diverse rispetto a quelle della maggioranza.
  Secondo noi il coinvolgimento fattivo, costante e forte della Federazione russa deve essere fatto e non deve essere visto come un rischio di destabilizzazione di equilibri su altre aree geopolitiche. Però – ripeto – nel momento in cui parliamo, perché questo è il titolo, di un tentativo di risoluzione di una crisi umanitaria, dove ci sono decine di migliaia di vite a rischio, soprattutto di piccoli e di minori, noi andremo a votare in maniera favorevole tutte quelle parti che vanno – ripeto in maniera pragmatica – a risolvere nell'immediato e propongono lo stop e la moratoria alla vendita di armi. Tutto il resto lo riteniamo in qualche modo ridondante, seppur per certi versi anche condivisibile. Ma – ripeto – non possiamo andare a votare continuamente, quando parliamo di crisi umanitarie, quando parliamo di questioni specifiche, un libro dei sogni. Dobbiamo andare a votare un qualcosa che sia un indirizzo per la nostra diplomazia, per il nostro Governo e, per così dire, per tutti quelli che possono incidere sul piano internazionale, un qualcosa che sia realizzabile e sia realizzabile nel più breve tempo possibile.
  Per questo, Presidente, vado velocemente a fare la dichiarazione di voto, proprio in maniera schematica, chiedendo di votare per parti separate la nostra premessa, perché ci è stato chiesto anche da altri gruppi, dal dispositivo complessivo, dispositivo così come proposto riformulato dal Governo e accettato da parte nostra. Per la mozione di maggioranza, la prima, quella a firma Lupi e Rosato ed altri n. 1-01419, chiediamo di votare separatamente le premesse, i primi tre punti del dispositivo e i punti 4, 5, 6 e 7 separatamente (quindi sarebbero sostanzialmente tre voti).
  Così come chiedo di votare separatamente premesse e dispositivo nel loro complesso per la mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, e per la mozione Pag. 44Artini ed altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Sì, è chiaro, la ringrazio deputato Gianluca Pini, adesso provvederemo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, noi siamo molto contenti che questa mozione si vada attestando, se il sentore dell'Aula è quello percepito attraverso le dichiarazioni dei colleghi, su voto pressoché all'unanimità, quando noi ci schieriamo dalla parte più fragile e più debole di un pezzo della nostra società, quando siamo capaci in qualche modo di fare nostra una responsabilità rinnovata, che esca fuori dai confini del nostro individualismo, ma anche dai confini del nostro nazionalismo, per aprirci davvero a una lettura dei bisogni, in una chiave che non è solo un sogno, come raccontava prima il collega della Lega, ma che è qualche cosa di più, che è una prospettiva, una prospettiva di una società migliore, una prospettiva in cui sia possibile vivere in pace e sia possibile per noi rendere compatibile la legge che abbiamo votato la settimana scorsa, quella sui minori non accompagnati, perché facciamo nostra la responsabilità di aiutare i minori lì dove stanno e, quindi, facciamo nostra la possibilità di tutelarli là, di tutelarli dalla guerra, di tutelarli dalle bombe, ma, come qualcuno ha detto, anche di tutelarli da quel rigorismo, di cui non solo l'Europa, ma anche gli Stati Uniti, si sono fatti interpreti in un qualche modo, chiudendo le barriere degli aiuti umanitari.
  Noi abbiamo l'embargo che abbiamo imposto alla Siria. È un embargo che è stato pagato pesantemente da quelle che sono le popolazioni più fragili, cioè noi abbiamo creato una sorta di tenaglia, in cui questa popolazione era martirizzata dall'interno, era martirizzata dai raid aerei e, per di più, era martirizzata anche dal nostro embargo. Non a caso ci ha colpito tutti drammaticamente che, durante una delle tregue previste, uno dei camion che venivano carichi maggiormente di aiuti, di aiuti di viveri, di aiuti di vestiario, di aiuti di medicine, di aiuti di pezzi per costruire e per riparare macchinari rotti, per venire incontro a bisogni di vario tipo, sia stato bombardato.
  Quando noi troviamo una tale volontà di morte, che si fa presente contro un popolo che sembra quasi volerlo destinare a un annientamento, allora lo spazio per il sogno ci sta tutto, ma è anche lo spazio per la responsabilità che noi, come abbiamo fatto in altre occasioni, affidiamo non solo al nostro Governo, ma in particolare al nostro Ministro degli esteri, perché sappia schierarsi davvero dalla parte della difesa dei tutori dei più deboli. Noi siamo grati che il Governo abbia voluto accettare senza riserve quelli che sono gli emendamenti che abbiamo proposto. È vero, sono tanti emendamenti; è vero, c’è il rischio che rimangano solo sulla carta, però ci piace credere che, quando si tratta di bambini, questo non succede, perché ci sentiamo tutti investiti della responsabilità nei confronti delle generazioni future. Grazie infinite (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, signora Presidente. In questo dibattito sul conflitto siriano, per un attimo, fuori da quella che è la retorica della nostra solidarietà e vicinanza ai cittadini di Aleppo e delle altre città martoriate da questa guerra civile che ha fatto più di 400 mila morti, forse anche mezzo milione, e che è all'origine di uno dei più consistenti flussi migratori che riguarda oggi l'Europa, vorrei proporre a quest'Aula una riflessione sulle origini di questo conflitto e sulle responsabilità che gravano anche su questo Parlamento rispetto alla condizione in cui oggi versa la Siria. Lo voglio dire partendo da un dato storico-geografico: il conflitto siriano nasce nel 2011, a seguito di una rivolta che, sull'onda delle primavere arabe, ha interessato anche la Siria.Pag. 45
  Ebbene, quella rivolta nasce su un principio economico, ovvero una grande carestia che ha interessato il Paese siriano, ma una grande fascia, diciamo, del Medioriente, e ha prodotto una crisi che ha portato all'inurbamento nei grandi centri, e quindi a una grande fascia di esclusione sociale. E qui c’è la prima responsabilità, che noi tutti dovremmo ricordare quando parliamo di conflitti e quando parliamo di migrazioni, ed è il debito ecologico che le nostre società hanno nei confronti dei Paesi che vivono in quella parte del mondo. Desertificazione, siccità, carestie sono una delle cause dei conflitti, delle tensioni sociali che portano a quei conflitti e anche delle migrazioni.
  Ma non è stato solo questo a produrre quel disastro, Presidente; ci sono state anche le responsabilità sul dopo. Quella rivolta è stata respinta con le armi dal regime di Assad, è stata soppressa nel sangue, e su quella tensione sociale si sono innescate una serie di dinamiche che attengono alla politica estera degli Stati vicini e anche dei Governi occidentali. E in questo c’è la grande ipocrisia, oggi, dei nostri Governi e dell'Europa, in primo luogo, che fa finta di cancellare le grandi responsabilità che ci sono sulla crisi siriana, sulla nascita e la crescita del Daesh, che è stato uno dei fattori ulteriormente destabilizzanti di quel conflitto, e sui veri interessi in gioco.
  Bene, vorrei provare ad elencarli: per lunghi anni, mentre il conflitto siriano si svolgeva nel silenzio assoluto del circo mediatico dei nostri Paesi e anche del dibattito pubblico della politica, prima che il peso dei flussi migratori ci costringesse a guardare che cosa stava accadendo in quella parte del pianeta, per lunghi anni i Governi occidentali... oggi, grazie anche a WikiLeaks noi sappiamo quali sono le responsabilità anche del Governo americano rispetto al finanziamento e alla fornitura di armi a gruppi jihadisti di ogni sorta perché destabilizzassero il regime di Assad e, quindi, non per esportare la democrazia, a meno che non mi si dica che i gruppi jihadisti e terroristi possono essere un vettore di democrazia in Medio Oriente.
  Ma noi, per lunghi anni, abbiamo anche addestrato uomini che poi sono andati a combattere nelle milizie di Al-Nusra, nei gruppi jihadisti che poi hanno formato e alimentato la crescita inarrestabile di Daesh. E poi ci sono responsabilità enormi dei nostri alleati nella regione, l'Arabia Saudita e prima di tutti la Turchia, che oggi lentamente sembra scivolare verso, anzi senza sembra, scivola verso una dittatura che forse nulla ha da invidiare a quella di Assad, perché – lo voglio dire chiaramente – dobbiamo chiamare le cose con il loro nome: quella di Erdogan in Turchia è una dittatura, le repressioni che sono in atto nelle città del sud-est del Paese sono pari a quelle che abbiamo visto nel 2011 nelle città siriane da parte del regime di Assad. Intere città rase al suolo, popolazioni civili che subiscono i crimini contro l'umanità dell'esercito turco, che produce danni ineguagliabili.
  Ecco, io penso che noi abbiamo bisogno di ristabilire un principio di verità su quel conflitto, se vogliamo affrontare l'uscita possibile da quel conflitto. Eppure, invece, proprio in questo istante, mentre si sta provando a liberare Mosul nel vicino Iraq, e anche il conflitto in Iraq non è che è neutro rispetto alle cause di quello siriano, non è che la destabilizzazione di quel Paese, su cui ancora non mi pare ci sia stata una pubblica assunzione di responsabilità...

  PRESIDENTE. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce ?

  ERASMO PALAZZOTTO. ...da parte dei Governi occidentali e anche del nostro Paese su quella guerra, ci sia stato oggi un cambio di prospettiva. Ecco, penso che noi dobbiamo guardare che cosa sta accadendo oggi e fotografare. Voglio fare un esercizio: rimuoviamo gli errori del passato e proviamo a guardare, nella condizione attuale, cosa si può fare per la Siria, per uscire da quel pantano. Allora, in primo luogo si può raccontare la verità, si Pag. 46può dire che nel conflitto siriano ognuno gioca una sporca partita per i propri interessi, compresi i Governi occidentali ed europei. Si può dire che non ci sono i buoni e i cattivi, ma ci sono solo i cattivi, in Siria, in questo momento, e che non vale descrivere Assad e Putin come pericolosi criminali e fare finta di non vedere, invece, il ruolo che Governi, come l'Arabia Saudita e la Turchia, stanno giocando in quello scenario.
  Si può dire che noi possiamo immaginare di fare conferenze di pace a Ginevra, invitando tutti gli attori sul campo, compresi i gruppi jihadisti che oggi assediano Aleppo insieme all'esercito di Assad e all'esercito russo, proprio per dire quali sono gli schieramenti in campo, per cui non è che noi siamo dalla parte dei buoni e dall'altra parte ci sono i cattivi, ma questo è lo scenario. Si può dire che è inspiegabile perché non sia stata invitata ai colloqui di pace la rappresentanza della Repubblica del Rojava, che oggi è l'unica esperienza di autoliberazione di una porzione di territorio dall'ISIS e che è fondata sui principi della tolleranza e della convivenza comune e della democrazia.
  Si può dire che questa dimenticanza o questo continuare a ignorare l'esistenza di un'entità politica in quel conflitto è uno dei fattori che dimostra come non si voglia risolvere o affrontare quel conflitto. Si può continuare a ignorare la questione curda, oggi, nel ventunesimo secolo, quando ci sono tutti gli elementi e le informazioni per distinguere esattamente quello che è stato lentamente negli anni un genocidio del popolo curdo, che da Sykes-Picot in poi non hanno mai avuto riconosciuto il diritto ad avere uno Stato, ma il diritto alla stessa sopravvivenza, anche sul piano culturale ! Oggi abbiamo ascoltato il presidente della Commissione esteri del Parlamento turco spiegarci come il fatto che la lingua curda si possa parlare in Turchia è un fatto che dimostra che quel Paese è democratico, dopo che per decenni non si poteva neanche parlare la lingua curda.
  Ecco, io penso che noi dobbiamo partire da lì: dal sostenere un'esperienza di democrazia, di libertà e di laicità che sta nascendo nel posto più inospitale sulla terra per questi valori e questi principi, che sono i valori e i principi fondativi anche della nostra Repubblica. Non dico che dobbiamo fare la guerra con tutti gli altri: dico solo che bisogna nominarli, che bisogna non continuare ad ignorare la democrazia quando nasce, che bisogna dirlo che oggi a Raqqa, la capitale dell'ISIS, l'offensiva militare la fanno le forze della Siria democratica, che è l'alleanza tra le milizie curde e tutte le organizzazioni che si ispirano a principi democratici, anche di matrice araba, sunnita, sciita, yazida, tutti quelli che vogliono combattere per una Siria democratica.
  Si può nominare un'organizzazione che si definisce per la Siria democratica, e che sta liberando Raqqa ? Continuare ad ignorarla, continuare a non sostenere questa esperienza e non dire niente sulla chiusura dei confini per mandare gli aiuti umanitari a Kobanê, come fatto da Governi nostri alleati, è una responsabilità che pagheremo nella storia.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ERASMO PALAZZOTTO. E allora, se vogliamo realmente affrontare quella crisi umanitaria e quel conflitto, dobbiamo partire da qui: dal raccontare la verità e dal sostenere la democrazia e la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Signora Presidente, con la nostra mozione chiediamo al Governo di lavorare attivamente ed individuare un percorso comune, insieme a tutti i principali attori della comunità internazionale ed organismi multilaterali, che porti ad una svolta, ad una vera svolta in senso umanitario della guerra civile in Siria; perché è indubbio che questa è la vera priorità del momento: cercare di fronteggiare la crescente crisi umanitaria nel Paese. Nelle zone assediate, accerchiate Pag. 47militarmente, non è possibile entrare, neppure quindi per gli aiuti umanitari; non vi è libertà di circolazione per i civili, che sopravvivono grazie ad improvvisati orti di guerra, come denunciano le organizzazioni operanti sul territorio; vi sono gravi carenze di cibo, acqua, medicine e materie prime.
  A farne le spese sono principalmente i civili e, in particolar modo, i bambini, sia sul territorio siriano che nei confinanti campi profughi in Giordania, Turchia e Libano. In questi campi, secondo l'Unicef, vivono 2 milioni e mezzo di minori, e di questi i siriani sono i più vulnerabili, perché spesso la loro nascita non è neppure stata registrata.
  Le tregue, via via proclamate unilateralmente dalle singole parti in conflitto, sono state ripetutamente violate o respinte, tanto che il 4 novembre scorso il portavoce dell'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari ha dichiarato che è impossibile mandare aiuti ad Aleppo, poiché non vi sono le necessarie garanzie di sicurezza. Per le Nazioni Unite l'evacuazione dei civili dalla città può avvenire solo su base volontaria, ma durante l'ultima tregua, proclamata unilateralmente il 4 novembre, nessun civile ha lasciato Aleppo attraverso i corridoi umanitari, confermando i timori di avere a che fare con parti in conflitto risolutamente convinte a continuare i combattimenti.
  In Siria è quindi mancata una dimensione politica di una trattativa di pace: la via degli ultimatum e delle tregue proclamati unilateralmente dalle parti sul campo si è trasformata nell'unica via percorribile per sospendere ogni tanto i combattimenti e recuperare vigore, per poi riprenderli in modo più energico, causando, conseguentemente, il fallimento di qualsiasi tentativo di mediazione. L'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria sulle sanzioni imposte dall'Europa ha dichiarato che, nonostante siano una forma di pressione politica e non militare, coinvolgono inevitabilmente anche le popolazioni e per questo vengono continuamente poste sotto revisione dalla comunità internazionale.
  È tuttavia evidente come l'arma delle sanzioni stia strangolando principalmente la popolazione civile: motivo per cui, oltre ai patriarchi cristiani della Chiesa siriana, anche le Nazioni Unite, nel maggio 2016, hanno evidenziato gli effetti collaterali negativi sulla possibilità di realizzare le attività umanitarie stesse. Come è altrettanto evidente che, anche nel caso si sbloccasse la situazione ad Aleppo, resterebbero le immani emergenze che hanno creato campi profughi a ridosso della Turchia, della Giordania e del Libano.
  La Siria non è un Paese geograficamente e politicamente isolato: è doveroso affrontare, quindi, la questione in un quadro più ampio ed approntare iniziative a vari livelli di intervento, da quello umanitario, evidentemente, a quello sotto egida internazionale, coinvolgendo tutti i principali attori internazionali, a partire da quelli confinanti.
  L'Italia è un Paese fra i più esposti, anche per la sua posizione geografica, ai fenomeni migratori di massa e all'arrivo dei profughi di guerre come quelle in atto in Siria, ed anche solo per questo dovrebbe essere particolarmente interessata a farsi parte politicamente attiva nell'agevolare le trattative di pace nell'area che la circonda: esattamente come lo è stata, ad esempio, nei Paesi balcanici o nelle trattative di pace in Mozambico. Per questo chiediamo fortemente al Governo di attivarsi in tutte le sedi internazionali per sensibilizzare i principali attori della comunità internazionale e organismi multilaterali, anche a livello informale, per creare le condizioni per una soluzione politico-diplomatica condivisa dalle parti in conflitto sul territorio.
  Abbiamo gli strumenti per fare tutto questo, partecipiamo a numerosi fori internazionali e abbiamo un forte potere di persuasione, che ci deriva dal nostro impegno costante in vari teatri, anche di guerra. Dal 1o gennaio prossimo l'Italia occuperà un seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed avrà la presidenza del G7: chiediamo al Presidente del Consiglio di non sprecare questa opportunità Pag. 48(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, mi sono soffermato maggiormente sulla mozione di maggioranza, ovviamente, perché sarà quella su cui poi il Governo agirà maggiormente, e devo dire che l'atteggiamento scelto nelle premesse è assolutamente fuorviante e di parte: si ricostruiscono una serie di fatti e vicende citando come principale punto di riferimento l'Osservatorio siriano per i diritti umani, una pseudo-organizzazione di diritti umani gestita e finanziata a Londra da pochi sostenitori di quelli che voi, e soltanto voi, avete definito ribelli moderati. Una versione assolutamente di parte; ma siamo oggi a parlare di Siria in quest'Aula, e questo è di per sé importante, visto che noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo depositato decine di atti parlamentari sistematicamente ignorati dal Governo.
  La Siria un tempo (visto che ora non ne è rimasto più nulla) era un mirabile mosaico di religioni ed etnie che hanno convissuto per secoli in armonia, come testimoniano innumerevoli chiese, moschee e sinagoghe, oggi purtroppo ridotte in macerie. È da cinque anni sotto attacco di bande di tagliagole, foraggiate prevalentemente dalla Turchia e dalle petro-monarchie, che hanno trasformato quello che era uno Stato laico, nel quale le donne godevano di tutti i loro diritti, e relativamente prospero in un abisso di intolleranza, miseria e distruzione. I Paesi occidentali, tra cui l'Italia, riproponendo la strategia usata per la Libia, hanno finora irresponsabilmente appoggiato i ribelli e punito il Governo di Damasco, con il risultato di alimentare una guerra che ha già provocato più di 400 mila morti, 6 milioni di sfollati e 4 milioni di profughi, molti dei quali approdati sulle nostre coste.
  La mozione della maggioranza si basa sulla situazione in corso ad Aleppo est, in questi giorni sotto occupazione di terroristi, 1.000 secondo quanto riferito da Staffan de Mistura inviato dell'ONU, e i cosiddetti ribelli moderati, protagonisti di attacchi chimici e di raid contro i corridoi umanitari per impedire che i civili raggiungano la parte occidentale. Nella mozione vengono condannati i raid russi e siriani contro i civili: giusto, anzi giustissimo; noi del MoVimento 5 Stelle siamo i primi a condannare ogni azione violenta, ma nel farlo la mozione vostra si affida alla versione dei fatti di chi non ha mai presentato, pur possedendole, le prove satellitari. L'altra versione invece, che si presenta in questo caso, ha delle prove satellitari a sostegno, ma guarda caso fate finta che non esista: come mai, vi chiediamo ?
  Come riportano le testimonianze di molte autorità religiose presenti in città, Aleppo vive sin dal 2012 – non da oggi, come volete far credere – il dramma dell'assedio sulla popolazione civile. Questa, ad esempio, è la testimonianza di monsignor Audo, vescovo di Aleppo, il 17 settembre 2015: «Sopravviviamo da quattro anni alla morsa di un assedio spietato. Siamo a soli 40 chilometri dalla Turchia, dalla nazione che ospita i ribelli, li finanza e li aiuta ad attaccarci. La città è divisa in due, i ribelli sono nella città vecchia, e da 2 mesi mancano completamente acqua ed elettricità, mentre le bombe piovono ovunque».
  Intervenendo in audizione, invece, alla Commissione esteri del Senato, l'arcivescovo maronita di Aleppo, monsignor Tobji, dichiarava: «I terroristi tirano ai civili, i bambini morti o mutilati sono migliaia. Aleppo è la città più distrutta dopo Hiroshima. Non ci sono più chiese, da cinque anni abbiamo la corrente elettrica solo per due ore al giorno: i generatori privati, per un'energia minimale di 3 ampere, costano l'equivalente di un terzo di uno stipendio mensile. I terroristi hanno tagliato l'acqua alla parte ovest: io stesso per la doccia uso 4 litri di acqua, che vengono poi riciclati grazie ad un catino sottostante. Coloro che erano ricchi vivono ora sulla soglia di povertà; gli altri Pag. 49sono drammaticamente sotto. Quando Aleppo è assediata manca tutto, anche pane e medicinali».
  Pierre Le Corf, volontario umanitario francese, ha raccolto decine di testimonianze di civili assediati ad Aleppo ovest, sottoposti a continui bombardamenti dei ribelli effettuati con i cosiddetti «cannoni dell'inferno», che lanciano bombole di gas piene di chiodi contro la popolazione civile, uccidendone almeno un centinaio solo nell'ultima settimana. In una situazione comparabile a quella dell'esercito iracheno, che avanza per la liberazione di Mosul, grazie al sostegno dei bombardamenti dell'aviazione della coalizione internazionale a guida USA, ad Aleppo è in corso l'operazione di liberazione da parte dell'esercito arabo-siriano, sostenuto dall'aviazione russa e degli alleati regionali nelle zone in mano ad Al-Nusra, nell'est della città.
  Si riscontra negli organi di stampa, nelle dichiarazioni del Governo italiano e dei suoi alleati in questa mozione una certa incongruenza tra le due realtà simili, come Mosul e Aleppo. I civili morti nella città irachena infatti, in seguito all'avanzata dell'esercito, sono descritti come scudi umani dei terroristi, mentre i morti nella città siriana in seguito all'avanzata dell'esercito irregolare siriano diventano crimini contro l'umanità. Anche a Raqqa sta succedendo la stessa cosa: a Mosul, Raqqa e Sirte forse muoiono civili differenti ?
  Questa fantomatica coalizione a guida statunitense non sta combattendo il terrorismo internazionale ? Bene; collabori, come chiediamo da tempo, con la Russia e con chi lo combatte da cinque anni con milioni di morti; la battaglia durerebbe certamente molto meno. E l'Italia, quanto è responsabile del disastro in Siria ? Tanto, anzi tantissimo. È responsabile da quando ha deciso (il Governo Monti) di piegarsi al volere anglo-americano e disconoscere un amico storico del nostro Paese. Ricordatevi di Napolitano, quando nel 2011 definiva Assad un esempio di laicità in Medio Oriente, in terra vergine per bande di terroristi e tagliagole, riconoscendo i faticenti Amici della Siria, che sul campo sono quei ribelli moderati alleati di Al-Nusra, ovvero di Al-Qaeda. L'Italia ha di fatto scelto di distruggere la Siria.
  L'Italia è poi drammaticamente responsabile delle sanzioni economiche, sanzioni che, per l'Unione europea dei diritti umani a giorni alterni, e Paesi alterni non si applicano in modo incredibile, per le zone controllate dai cosiddetti ribelli moderati, che combattono spalla a spalla con i Fratelli dell'Isis di Al-Nusra. Voi, nel punto 4 della vostra mozione, dite di portare avanti una riflessione sulle sanzioni: ebbene, portare avanti la riflessione è il massimo che sapete fare quando abbiamo davanti agli occhi delle sanzioni disumane, come quelle che hanno ucciso milioni di persone in Iraq negli anni Novanta.
  Recentemente, monsignor Tobij, che è stato qui alla Camera, ha definito l'azione dell'Europa, con le sanzioni, come quella di un'Europa che agisce come un criminale in Siria e ha detto che le sanzioni uccidono più delle bombe. Queste sanzioni vanno immediatamente eliminate e il Governo italiano si deve impegnare a non rinnovarle, ha il potere di veto in questa materia e il suo voto contrario bloccherebbe questo massacro. L'Italia è responsabile perché, mentre fa finta di combattere il sostegno e il finanziamento al terrorismo internazionale dell'Isis con quel gruppo di contrasto che copresiede il Governo con il principale sponsor dell'Isis, l'Arabia Saudita, non fa nulla per interrompere il finanziamento di armi e rifornimento ai terroristi in Siria, da Paesi alleati come Ankara e Riyad. Da mesi ormai, anzi anni, chiediamo, con decine di atti parlamentari tra Camera e Senato, tre cose: il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con il Governo di Damasco; la fine dei rapporti commerciali e vendita di armi a quei Paesi che finanziano armano e supportano il terrorismo con l'Arabia Saudita, la fine delle sanzioni dell'Unione europea contro la Siria. Sono tre passaggi che permetterebbero, con un'azione di coordinamento con la Russia e gli altri Paesi della regione, la fine del dramma Pag. 50siriano. È notizia di questa estate – tra l'altro, sarebbe interessante capire se è vera o no; da voi non è stata smentita, Governo – che il Governo italiano sia in contatto con l’intelligence siriana per lo scambio di informazioni sul terrorismo. Bene, anzi benissimo: evitare l'arroganza della Francia, che rifiutò un aiuto di Damasco – e poi abbiamo visto quello che successe – è importante. Ora, però, noi vogliamo capire se questi incontri ci sono stati, per riaprire realmente le relazioni con il Governo siriano.
  Al popolo siriano – e concludo, signor Presidente –, ultima delle popolazioni distrutte dall'interventismo occidentale della NATO, questa mozione non porta nulla di positivo, in vista della pace, se non vaghi impegni da portare a presunti organi sovranazionali come l'Unione europea, che sono spesso i diretti responsabili. Una vera rivoluzione è applicare la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale – sembra incredibile ma è così – smettendola con questo atteggiamento neocoloniale insito anche in questo documento, che portate oggi in Aula, che ha distrutto la Siria, dopo la Libia, l'Afghanistan, l'Iraq e la Somalia (e potremmo continuare all'infinito). Per questo, voteremo contro la mozione di maggioranza e analizzeremo le altre che verranno votate anche per parti separate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sandra Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Signora Presidente, grazie. In cinque anni si sta distruggendo una città costruita in 5000 anni e tutto questo avviene davanti ai nostri occhi, sempre più attoniti, attoniti e ahimè troppo impotenti. Nel destino di Aleppo c’è il destino della civiltà contemporanea, che rischia di perdere se stessa, se si dimostra incapace di custodire il suo passato, un passato di convivenza e di tolleranza e al tempo stesso incapace di proteggere e costruire il proprio futuro, incarnato purtroppo dalla serenità e dalla spensieratezza perdute per molti, perdute per sempre, delle bambine e dei bambini di Aleppo, cui viene negata per sempre la stessa infanzia. Questa città, divisa tra Est e Ovest, è una metafora del nostro tempo, come lo fu Berlino per buona parte della seconda metà del XX secolo, ma mentre allora si combatteva una guerra fredda e gli aerei che prendevano il volo lo facevano per ragioni umanitarie, oggi a stento riusciamo ad ottenere tregue di pochi giorni o settimane dai bombardamenti. Quella che si combatte ad Aleppo è una guerra civile, ma non è solo una guerra civile, visto il ruolo significativo che svolgono su quel teatro potenze regionali ed extra regionali, quelle che un tempo abbiamo chiamato superpotenze. Le condizioni per il superamento della situazione attuale non sono dunque solo in Siria. Non sono in Siria, ma sono fuori dalla Siria e questo interpella in modo stringente la nostra responsabilità, prima di tutto di cittadini italiani e di fondatori dell'Unione europea, e interpella l'Unione europea. Proprio questo è il senso dell'atto parlamentare che ci apprestiamo a votare: assumersi responsabilità, sia sul piano umanitario, che su quello politico, sia sul piano di un coinvolgimento rinnovato della società civile italiana e internazionale, delle organizzazioni non governative, sia su quello della diplomazia e delle istituzioni internazionali, a cominciare appunto dall'Unione europea, il continente della pace. Ma prima di arrivare all'estero voglio restare nel nostro Paese. Il voto su questa mozione si svolge alla vigilia dell'approvazione della legge di bilancio. È di tutta evidenza che la volontà politica di dar corso agli impegni dichiarati nel dispositivo si misurerà anche da quanto il Governo e il Parlamento italiano vorranno investire nel qualificare il contributo del nostro Paese, come potenziamento dei corridoi umanitari, ma anche con l'apertura di nuovi corridoi proprio a partire dalla città di Aleppo, nella salvaguardia degli edifici scolastici, per permettere il più possibile il mantenimento di una vita quotidiana e regolare ai piccoli studenti. Anche oggi nuove notizie di morti arrivano Pag. 51da là e anche oggi i bambini sono vittime della violenza. Occorre proteggere i diritti delle donne, delle bambine e dei bambini, delle bambine a non vedersi la vita segnata da matrimoni obbligati e precoci. Tutto questo non si fa però senza un'alleanza con la società civile siriana, quella che ci ha insegnato a conoscere e ad apprezzare padre Dall'Oglio, che era e resta ricca di risorse intellettuali e morali importantissime. Tutto questo non si fa senza un coinvolgimento mirato della nostra cooperazione allo sviluppo, le cui risorse, la cui struttura vanno adeguate alla nuova necessità. Ma questo non si fa senza uno sforzo generale della società civile europea e delle istituzioni comunitarie, che vanno adeguatamente e sempre di più sollecitate al riguardo. Ma ci sono almeno altre due vigilie che voglio richiamare, in cui si svolge il nostro voto, la vigilia di un appuntamento, che dal 1o gennaio del prossimo anno vedrà l'Italia sedere nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. Sarà un'occasione unica e irripetibile per provare a ricostruire un rapporto con la Russia e cercare di provare a sbloccare lo stallo siriano e mediorientale. Non è utile guardare alla Russia in termini geologici; è utile, però, guardare alla Russia in termini geopolitici, riconoscendo quelle determinanti di lungo periodo che segnano da almeno due secoli la politica estera di quel Paese.
  Nel Medio Oriente, in Siria, in Iraq e in Libia non si stanno combattendo due superpotenze, né tanto meno si stanno combattendo due religioni o due civiltà; si stanno ridefinendo equilibri politici. Ed ecco che l'Italia, con la sua storia, la sua tradizione, ma anche la sua credibilità in decenni di politica estera europea mediorientale, potrà svolgere un ruolo assolutamente importante per riportare pace, sicurezza e serenità nelle strade di Aleppo e di tutta la Siria.
  L'altra vigilia è quella della Giornata mondiale dell'infanzia. Abbiamo pianto bambine e bambini e a tutti resta negli occhi l'immagine del primo bambino ritrovato cadavere su una spiaggia: la foto di quel piccolo Aylan, raccolto da un militare. Ecco, credo che sia veramente il tempo di dire, prima di tutto a noi stessi e al mondo, che occorre finirla e occorre intervenire perché ciò cessi.
  Dicevo di un manifesto firmato, a metà settembre, da 150 artisti e scrittori siriani: «Il mondo oggi è un problema siriano, come la Siria oggi è un problema mondiale». Proprio perché siamo anche noi consapevoli di tutto questo, dichiariamo dunque il voto favorevole del Partito Democratico su questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Analogamente a quanto già fatto in precedenti occasioni, avverto che, ove sia stata chiesta la votazione separata della premessa rispetto alle altri parti della mozione, poiché la premessa costituisce un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, alla votazione della premessa.
  Ricordo che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419, nel senso di votare prima congiuntamente i capoversi 1, 2 e 3 del dispositivo e poi, a seguire, i capoversi 4, 5, 6 e 7 e infine, nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, la premessa.
  Dunque, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi primo, secondo e terzo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 52
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 (Nuova formulazione), limitatamente ai capoversi, quarto, quinto, sesto e settimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Lupi, Rosato ed altri n. 1- 01419 (Nuova formulazione) ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi, Rosato ed altri n. 1-01419 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-01420, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capezzone ed altri n. 1-01423, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

  Passiamo alla votazione della mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa congiuntamente al primo capoverso del dispositivo e, a seguire, distintamente i restanti capoversi del dispositivo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 53Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manlio Di Stefano ed altri n. 1-01424, limitatamente al nono capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Santerini ed altri n. 1-01425, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 54
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

  Adesso passiamo alla votazione della mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01428.
  Ricordo che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.
  Quindi pongo in votazione la mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01428, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01428, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gianluca Pini ed altri n. 1-01428, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01429, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
  Adesso salutiamo, colleghi e colleghe, l'Istituto tecnico «Alberto Baggi» di Sassuolo, in provincia di Modena (Applausi), e anche il Liceo scientifico «Enrico Fermi» di Muro Lucano, in provincia di Potenza (Applausi) Ben arrivati.
  Passiamo alla mozione Palazzotto ed altri n. 1-01431.
  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palazzotto ed altri n. 1-01431, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

  Passiamo alla votazione della mozione Artini ed altri n. 1-01433.
  Avverto che i presentatori della mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere del Governo deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Ricordo, inoltre, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Artini ed altri n. 1-01433, limitatamente al dispositivo, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

  In virtù della reiezione dei dispositivo della mozione Artini ed altri n. 1-01433, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Pag. 55

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 17,43).

  PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno nella seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la II Commissione (Giustizia), cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
   alla II Commissione (Giustizia):
    S. 922 – Senatori Maurizio Romani ed altri: «Modifiche al codice penale e alla legge 1o aprile 1999, n. 91, in materia di traffico di organi destinati al trapianto, nonché alla legge 26 giugno 1967, n. 458, in materia di trapianto del rene tra persone viventi» (approvata dal Senato) (2937).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 17,44).

  PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta di domani, alle ore 16,15, avrà luogo la commemorazione dell'onorevole Tina Anselmi.
  Avverto che, sempre nella seduta di domani, a partire dalle ore 17, si svolgerà un'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sui recenti eventi sismici che hanno colpito il centro Italia.
  Successivamente sarà iscritta all'ordine del giorno l'assegnazione in sede legislativa della proposta di legge n. 2937. La votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento, sarà iscritta all'ordine del giorno dopo tale ultimo argomento.

Interventi di fine seduta (ore 17,45).

  EMILIANO MINNUCCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMILIANO MINNUCCI. Grazie, signora Presidente. Domenica scorsa una violentissima tromba d'aria si è abbattuta sul litorale a nord di Roma, creando vittime tra la popolazione ed ingentissimi danni materiali. La tromba d'aria si è sviluppata sul mare e si è abbattuta violentemente dapprima sulla città di Ladispoli, dove c’è stato un morto, circa trenta feriti di cui due gravi, 450 abitazioni private danneggiate, circa trenta aziende agricole completamente distrutte o quasi completamente distrutte e una serie di infrastrutture pubbliche e private danneggiate, in modo particolare le scuole.
  Da Ladispoli questa tromba d'aria, non solo non ha perso forza, ma ha travolto tutto quello che ha trovato sul suo percorso sia nel comune di Fiumicino, nelle località a nord, verso Tragliatella, sia nei comuni di Cerveteri, in modo particolare tutte la produzione agricola delle frazioni di Ceri, delle frazioni di Borgo San Martino. La pineta bellissima di Ceri è praticamente tutta distrutta e di lì è passato nel territorio del lago di Bracciano, danneggiando l'abitato di Ponton dell'Elce, nel comune di Anguillara, fino a Cesano, dove ha prodotto, a sua volta, altri morti e altra distruzione. La tromba d'aria si è spenta praticamente molti chilometri lontano dal mare, all'altezza della via Flaminia, nei comuni di Morlupo e Riano. Ora, l'intervento è stato tempestivo, la Protezione civile si è mossa immediatamente, e, a fronte anche delle vittime, vi è stata una capacità di reazione delle istituzioni molto molto molto importante. Che cosa si deve chiedere in questo frangente, signora Presidente, e che cosa voglio chiedere, insieme a tanti colleghi ? Che lo Stato faccia ancora un passo in più e che si dichiari lo stato di calamità naturale per quei territori, perché le distruzioni sono state grandi, sono state molto rilevanti, in particolar modo per le attività economiche. C’è bisogno di una risposta forte; credo che nelle prossime ore il Consiglio dei Pag. 56ministri possa e debba intervenire in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Minnucci. La Presidenza si associa al cordoglio per le vittime e anche alla preoccupazione per quanto è accaduto.

  ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Presidente, ho deciso di fare questo intervento a seguito della morte che è avvenuta ieri a Novara da parte di un genitore, un padre, che ha ucciso il figlio disabile grave perché la moglie era morta un anno prima di tumore e da solo non pensava di farcela. Quest'uomo di 53 anni ha spezzato la vita del figlio e ha tentato il suicidio, ed oggi è gravemente ricoverato in ospedale. Mi permetto di dire questo perché volevo dare forza al decreto per il «dopo di noi», che è stato uno degli atti, direi, di questa legislatura, tra i più importanti e più concreti.
  Ma, Presidente, sono qui a denunciare, ma anche a rivendicare fortemente, che ancora oggi non abbiamo i decreti attuativi, cioè ci si promette che entro fine novembre verranno fatti questi decreti attuativi, ed io vorrei che fosse veramente un impegno vero, non uno dei tanti impegni che a volte in politica ci si prende, anche perché, come vediamo, una sola ora in più può fare la differenza. Basta un minuto perché un genitore non ce la faccia più ed arrivi a distruggere tutta una serie di sacrifici e la vita di chi non è in grado di autodeterminarsi.
  Siccome anche io ho una famiglia e, come disabile, ho la voglia ancora di rivendicare e di dar forza a questo decreto, perché non è una legge come tante altre, ma è una legge che impedisce a molti genitori di non diventare assassini dei propri figli, e la loro colpa è quella solo di averli messi al mondo. Per cui, ancora una volta, sono qui a chiederle l'impegno, a lei e, comunque, al Governo, di fare questi decreti attuativi, anche perché ci troveremo di fronte, altrimenti, al fatto che questi soldi e questo capitolo di bilancio, se per dicembre non verrà impegnato, potrebbero essere spostati in altre direzioni. Quindi, mi sono permessa di prolungare la seduta, vi chiedo scusa, ma ritengo che sia fondamentale che questa legge abbia il senso che il Presidente Renzi ha voluto e che, soprattutto, tutti noi abbiamo voluto in questo Parlamento, perché ricordo che, a parte il MoVimento 5 Stelle, l'abbiamo votata tutti all'unanimità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Deputata Argentin, io anche mi associo alle condoglianze alla famiglia e, d'accordo, mi farò carico di seguire quanto lei evidenziava, perché è vero che poi, a volte, le famiglie non ce la fanno più e possono arrivare anche a gesti come questi, gesti estremi. La ringrazio, deputata Argentin, di averlo fatto presente.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 9 novembre 2016, alle 15:

  1. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  2. – Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sui recenti eventi sismici che hanno colpito il Centro Italia (a partire dalle ore 17).

  3. – Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2937.

  4. – Votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, commi 5 e 6, del Regolamento.

Pag. 57

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

  alla II Commissione (Giustizia):
   S. 922 – Senatori MAURIZIO ROMANI ed altri: «Modifiche al codice penale e alla legge 1o aprile 1999, n. 91, in materia di traffico di organi destinati al trapianto, nonché alla legge 26 giugno 1967, n. 458, in materia di trapianto del rene tra persone viventi» (approvata dal Senato) (2937).

  La seduta termina alle 17,55.

Pag. 58

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 2 il deputato Iannuzzi Cristian ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
   nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 la deputata Iacono ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 6 la deputata Lombardi ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nelle votazioni dalla n.1 alla n. 9 la deputata Sgambato ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nelle votazioni n. 22 e n. 23 il deputato Fabbri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Ciprini e a. 1-1309 rif. p.I 412 391 21 196 391 100 Appr.
2 Nom. Moz. Ciprini e a. 1-1309 p.II 409 379 30 190 129 250 100 Resp.
3 Nom. Moz. Simonetti e a. 1-1421 416 415 1 208 131 284 98 Resp.
4 Nom. Moz. Brignone e a. 1-1422 p.I 412 412 207 158 254 98 Resp.
5 Nom. Moz. Brignone e a. 1-1422 p.II 415 415 208 414 1 98 Appr.
6 Nom. Moz. Benamati e a. 1-1426 417 327 90 164 326 1 97 Appr.
7 Nom. Moz. Polverini e a. 1-1430 419 418 1 210 418 97 Appr.
8 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1432 p.I 421 338 83 170 73 265 97 Resp.
9 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1432 p.II 427 332 95 167 331 1 97 Appr.
10 Nom. Moz. Lupi e a. 1-1419 n.f. p.I 433 367 66 184 300 67 92 Appr.
11 Nom. Moz. Lupi e a. 1-1419 n.f. p.II 431 350 81 176 269 81 92 Appr.
12 Nom. Moz. Lupi e a. 1-1419 n.f. p.III 432 356 76 179 270 86 92 Appr.
13 Nom. Moz. Vargiu e a. 1-1420 n.f. rif. 433 405 28 203 308 97 92 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Capezzone e a. 1-1423 rif. 431 429 2 215 331 98 92 Appr.
15 Nom. Moz. Di Stefano M. e a. 1-1424 p.I 433 358 75 180 71 287 92 Resp.
16 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. 1-1424 p.II 434 375 59 188 89 286 92 Resp.
17 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. 1-1424 pIII 433 375 58 188 91 284 91 Resp.
18 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. 1-1424 p.IV 431 392 39 197 110 282 91 Resp.
19 Nom. Moz. Di Stefano M. e a. 1-1424 p.V 434 397 37 199 89 308 91 Resp.
20 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. 1-1424 p.VI 428 417 11 209 113 304 91 Resp.
21 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. 1-1424 p.VII 425 391 34 196 111 280 91 Resp.
22 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. 1-1424 p.VIII 431 429 2 215 153 276 91 Resp.
23 Nom. Moz.Di Stefano M. e a. 1-1424 p.IX 425 424 1 213 151 273 91 Resp.
24 Nom. Moz. Santerini e a. 1-1425 435 309 126 155 289 20 91 Appr.
25 Nom. Moz. Pini G. e a. 1-1428 rif. p.I 434 427 7 214 399 28 91 Appr.
26 Nom. Moz. Pini G. e a. 1-1428 p.II 425 350 75 176 324 26 91 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 29)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-1429 rif. 430 358 72 180 331 27 91 Appr.
28 Nom. Moz. Palazzotto e a. 1-1431 rif. 431 335 96 168 302 33 91 Appr.
29 Nom. Moz. Artini e a. 1-1433 p.I 422 298 124 150 35 263 91 Resp.