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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 697 di lunedì 24 ottobre 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 12.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 ottobre 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amendola, Amici, Ascani, Baldelli, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Franco Bordo, Michele Bordo, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Chaouki, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Fauttilli, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofalo, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Grillo, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Meta, Migliore, Orlando, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Paolo Nicolò Romano, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sorial, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zampa e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge: Zampa ed altri: Disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati (A.C. 1658-A) (ore 12,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1658-A: Disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 ottobre 2016 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 ottobre 2016).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1658-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha Pag. 2chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Barbara Pollastrini.

  BARBARA POLLASTRINI, Relatrice. Grazie, Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, forse per noi questa settimana non sarà diversa da molte altre; per altri, invece, potrebbe fissarsi sul calendario come una tappa di vita di pace. Lo potrebbe essere per migliaia di ragazze e ragazzi, bambini, che fuggono da guerre, fame e inferni. Una parte di loro è già senza famiglia perché il mare si è ingoiato chi avevano di più caro, ma può capitare che sia una madre a metterli su quei barconi come ultima ancora di salvezza o a considerare quella la via per ricevere qualche danaro a casa, anche costi sfruttamenti e ricatti. Il fatto è che nella nostra epoca della migrazione c’è un'umanità giovane, direi fanciulla, che mette a prova le fondamenta della nostra civiltà. Cinquanta milioni nel mondo, secondo l'UNICEF: è questo il numero di minori profughi e migranti.
  Pensate, insieme sarebbero una delle nazioni più popolate d'Europa ! Molti scappano da miserie e schiavitù, oltre la metà da guerre e violenza. Abbiamo tutti negli occhi le immagini di Aleppo, ma quante Aleppo abbiamo rimosso o ignorato. Nel nostro Paese i dati del Ministero dell'interno raccontano che i senza famiglia e di età sempre più giovane sono poco meno di 20 mila: 19.429, a volere la precisione. Come vedete, non è un'invasione. Ricordate tutti la foto tenera e straziante di un tredicenne che sbarca tenendo per mano il fratellino malato che di anni ne ha sette.
  Arrivano, a seconda dei mesi, da Egitto, Afghanistan, Siria, Nigeria, Eritrea, Somalia e altri Paesi ancora. Di loro, e dovrebbe farci sobbalzare, oltre 6 mila risultano irreperibili, missing, scomparsi nel nulla, e dietro quel nulla agiscono strutture criminali, schiavitù sessuali, prevaricazioni.
  Ma, insieme a tutto questo, vi sono tante storie di salvezza, integrazione e ritrovata serenità. Ecco, care colleghe e colleghi, è a questo esodo drammatico di adolescenti che guarda la proposta di legge n. 1658-A, recante misure di protezione di minori stranieri non accompagnati, a prima firma Zampa, che arriva oggi in Aula. È un testo pensato in coerenza con i diritti della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, della Convenzione sui diritti dell'infanzia e della Carta europea della persona, e che oggi si avvale del parere positivo di altre Commissioni competenti di questa Camera. Soprattutto, è una proposta, e lo dico con riconoscenza, voluta e sottoscritta da deputate e deputati di gruppi diversi, di maggioranza e opposizione. Questa trasversalità, a cui tengo personalmente, l'abbiamo coltivata in Commissione quando si è reso necessario un nuovo testo base a seguito di modifiche legislative che erano intervenute nel percorso del provvedimento. Rammento con amarezza l'interruzione di allora e vivo ora il sollievo di vedere vicino un traguardo atteso da sindaci e amministrazioni, spesso i più virtuosi e sensibili ad un'attività di accoglienza straordinaria quanto difficile. Vi parlo di una legge invocata da associazioni e agenzie umanitarie impegnate sulla frontiera della solidarietà e dell'integrazione; le cito nella relazione scritta, che, Presidente, chiedo di allegare agli atti. Infine, un provvedimento richiesto da operatori sociali della giustizia, da forze dell'ordine e dalla Guardia costiera. Ma il senso ultimo della legge è che attiene al valore della persona e della dignità umana, cioè i cardini della nostra Costituzione, ed è davvero una cosa importante, se volete anche un po’ controcorrente, che, nelle differenze tra gruppi, ci si incontri sui principi di fondo della nostra Carta costituzionale. Colleghe e colleghi, nella stesura della norma l'ambizione è stata di tentare un equilibrio, direi un'armonia nella sfera dei diritti. In primo luogo, certo, i diritti umani e civili dei minori, ma insieme il diritto alla sicurezza delle città, quello della trasparenza Pag. 3e della legalità, anche perché ci pare questa la strada per una condivisione dei doveri e del civismo. Lo diceva il cardinale Martini: chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà figlio della casa di doveri; e, nel caso di cui discutiamo oggi, i bisogni delle persone e gli interessi del Paese possono finalmente incontrarsi. Lo so, una legge non basta, non è tutto: cultura e società fanno sempre la differenza. Decisivi sono i Governi e le istituzioni con programmi di cooperazione, corridoi umanitari per donne e bambini. Aggiungo, poi, che ogni legge, anche questa, può avere delle imperfezioni, ma noi ce l'abbiamo messa tutta. A oggi il tema è già regolato in diversi provvedimenti, e quindi siamo nelle condizioni di esprimere delle valutazioni; ed è proprio il bilancio di esperienze concrete che ci dice dell'urgenza e dell'utilità di una legge organica che contenga il riconoscimento di diritti, di regole, di risorse e di precise responsabilità. Una legge, cioè, che non deleghi alla casualità, ai cordoni della borsa, alle inclinazioni di un sindaco o all'emergenza una scelta finalmente nazionale e strategica di civiltà e sicurezza. In sintesi, sul merito del provvedimento, con gli articoli 1, 2 e 3, si dichiarano i diritti di pari trattamento rispetto ai minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea per tutti i minori stranieri non accompagnati da genitori o parenti o altri adulti legalmente responsabili, in quanto soggetti di maggiore vulnerabilità. Di conseguenza, fa divieto al respingimento, salvo un interesse superiore del minore. Con l'articolo 4 si interviene sulla prima accoglienza con una permanenza massima di 30 giorni in strutture destinate ai minori. In questo ambito si svolgerà l'identificazione e il minore riceverà informazioni sui propri diritti. Con l'articolo 5 si specifica e disciplina in modo uniforme sul territorio nazionale la procedura di identificazione, sempre nell'interesse del minore. Con gli articoli 6 e 8 si innovano le norme sulle indagini familiari o il rimpatrio assistito. Con gli articoli 7 e 11 si promuovono e regolamentano gli istituti della tutela e dell'affidamento. Con l'articolo 9 si prevede l'istituzione del Sistema informativo nazionale dei minori non accompagnati presso il Ministero del lavoro. Con gli articoli 10 e 13 si contempla il permesso di soggiorno per minore età e per motivi familiari e l'affidamento ai servizi sociali nel caso necessiti un supporto prolungato di assistenza. Con l'articolo 12 si sancisce che tutti i minori non accompagnati possono accedere al sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Gli articoli dal 14 al 17 rafforzano alcuni dei diritti riconosciuti: dall'assistenza sanitaria a misure specifiche di istituzioni scolastiche formative. Con gli articoli 17 e 18 si normano specifiche categorie di minori non accompagnati, come nel caso orribile della dimensione della tratta. Con l'articolo 20 si promuovono cooperazione internazionale, accordi bilaterali e programmi con i Paesi di origine e partenza. Infine con l'articolo 21 si prevede la copertura finanziaria della proposta di legge nell'ambito del Fondo nazionale per l'accoglienza, mentre l'articolo 22 attribuisce al Governo il compito di apportare le modifiche necessarie sia al regolamento del testo unico in materia di immigrazione, sia al regolamento del Comitato per minori stranieri.
  Presidente, sottosegretaria, colleghe e colleghi, ogni articolo della proposta di legge, per utile e saggio che sia, non potrà, da solo, rispondere alla dimensione umana e culturale di un passaggio d'epoca, perché di questo si tratta, non di un fenomeno, come qualcuno si ostina a chiamarlo, ma di un cambiamento globale. Quei viaggi della disperazione, della speranza, dicono della fragilità di una terra così contrastata nei suoi colori, descrivono la brillantezza dei progressi delle tecnologie e lo stridore delle diseguaglianze, delle guerre, del terrorismo; narrano di sindaci, volontari, operatori, cittadini generosi, di un'Italia e di una Grecia molto sole nel farsi frontiera di accoglienza e solidarietà. Forse, al nostro Paese, uno sguardo più giusto viene dalla memoria dei nostri emigranti dal Sud al Nord e dall'essere il ponte naturale del Mediterraneo verso un mondo più grande. Ma voglio pensare che questa Pag. 4sensibilità ci derivi dalla comprensione che quella di cui stiamo parlando può essere davvero una nuova «meglio gioventù», perché la mescolanza può produrre innovazione e sapere, una risorsa preziosa, se guardiamo all'Europa e a un'Italia con una scarsa natalità. Ciò che vorrei dire, fuori da ogni retorica, è che quelle traversate, per terra o per mare, parlano di un enorme coraggio e di una grande fatica racchiusi in piccoli corpi, in corpi giovani, adolescenti stremate, che denunciano un'età superiore, perché costrette a questo da caporali che ne faranno prostitute, bambini che hanno visto affogare persone, giovani traumatizzati, che non sanno neppure che una vita senza brutalità può esistere. Ma narrano di potenzialità, di speranza, voglia di farcela e di riuscire. E allora dipende anche da noi cosa illuminare, se restituire a un bambino il diritto a essere semplicemente un bambino, a un talento la possibilità di esercitarlo. Coi muri si erigono altri muri, ma, dopo, tutti pagano il prezzo della tragedia. Accogliere e accompagnare questi ragazzi non porta via il pane alle nostre periferie, produce solo danno e regressione sollecitare conflitti tra i poveri, significa invece dare più sicurezza, dare prevenzione e anche così allargare le opportunità di tutti. Se la proposta verrà votata, e mi auguro in tempi stretti anche al Senato, sarà un messaggio di dialogo, integrazione e un aiuto concreto, e l'Italia avrà un orgoglio: essere apripista e scuotere anche così un'Europa afflitta da paure, da egoismi e poco saggia su se stessa. C’è chi descrive la nostra come l'epoca del conflitto tra sentimenti tristi e sentimenti positivi. Sarà anche perché sono una donna del Partito Democratico e della sinistra, ma preferisco stare dalla parte della speranza. Vi ringrazio (Applausi).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. È iscritta a parlare l'onorevole Scuvera. Ne ha facoltà.

  CHIARA SCUVERA. Signor Presidente, colleghi e colleghe, ancora oggi, troppo spesso, si parla della questione migratoria in termine di emergenza. Si tratta, invece, come ha rilevato l'onorevole Pollastrini, di un fenomeno epocale, determinato soprattutto dall'inaccettabile livello di diseguaglianze che affligge il mondo, diseguaglianza che ha delle precise responsabilità: la guerra, modelli di sviluppo insostenibili, il terrorismo.
  Tutto ciò provoca enormi spostamenti di persone da una parte all'altra del mondo, tant’è che Papa Francesco ha richiamato l'attenzione sui rifugiati climatici; e lo stesso concetto di migrazione economica andrà rivisitato, andrà allargato e su questo andranno messe in campo nuove strategie. In questo contesto l'Italia si è distinta per un approccio politico avanzato, improntato alla salvaguardia della vita umana come valore inderogabile. Non si potrà mai finire di ringraziare la nostra Guardia costiera, i nostri volontari, i medici e gli amministratori locali in prima linea: sono il volto di un'Italia solidale e matura, che non si rassegna al fatto che un essere umano possa morire in mare, che un bambino o una bambina possano rimanere senza genitori o affrontare comunque un nuovo Paese senza famiglia. Innanzitutto è per consentire a questa straordinaria rete di persone, di istituzioni, di associazioni, di operare con efficacia e dignità, signor Presidente, che il nostro sistema di accoglienza, complessivamente inteso, deve fare un salto di qualità, con una strategia nazionale che metta al centro le persone, garantendo l'attuazione di quei diritti della personalità, umani, sociali e civili, di cui agli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione. Diritti che innanzitutto la nostra coscienza di cittadini ci chiama a garantire, con tutele più specifiche, quando si tratta dei più deboli, dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze che arrivano nel nostro Paese prima del compimento della maggiore età, non accompagnati e soli. I numeri di cui ci ha parlato la relatrice Pollastrini, il dramma umano e politico che riguarda questi ragazzi, richiede al Parlamento una risposta urgente, che consenta, a chi ogni giorno lavora per Pag. 5l'accoglienza, di non assistere impotente all'abbandono o alla disaffezione che potrebbe nascere in questi ragazzi verso il nostro Paese e l'Europa. E noi sappiamo quanto sia importante evitare questo per la pace. La legge Zampa, tra le prime in Europa, si distingue per adeguatezza e organicità della risposta. Ringrazio la prima firmataria, onorevole Zampa, la relatrice onorevole Pollastrini e tutta la Commissione, per avere perseguito con grande determinazione il percorso che oggi ci porta in Aula. Mi permetto di dire, signor Presidente, e per tramite sua anche al Governo, prendiamo questo testo come iniziativa pilota per ragionare, in generale, sul modello di accoglienza che riguarda anche i maggiorenni, e rendere così, ancora più forti, le ragioni che giustamente il nostro Governo sta portando in Europa. C’è bisogno di aggregare, di mettere in campo con continuità le risorse finanziarie, strumentali e umane; puntare sull'istruzione e sulla formazione, dando la possibilità a tanti giovani uomini e giovani donne, ospitati in strutture di accoglienza, di mettere a frutto le proprie capacità, esercitare le proprie competenze, avere un ruolo attivo nella società che incontrano. I comuni stanno già realizzando delle esperienze interessanti in tal senso. Dico, però, che si deve andare oltre la logica del lavoro socialmente utile ed andare verso una solida integrazione, che poggi sulla reale realizzazione dell'individuo. In questo, i nuovi italiani, le nuove generazioni di italiani, possono svolgere un ruolo-ponte essenziale, anche con l'aiuto del vivace associazionismo e dei movimenti cui hanno dato vita. Abbiamo visto il 3 ottobre i nuovi italiani senza cittadinanza, hanno dato una sveglia importante, perché il nostro Paese sia davvero avanzato, progredito e plurale. Ecco, il nostro contesto normativo rispecchi il Paese reale in questo senso. Ecco perché, in tal senso, l'articolo 1 della legge che stiamo discutendo, quando afferma che i minori stranieri non accompagnati sono titolari di diritti di protezione, a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea, ha un valore estremamente alto, anche nella previsione di una protezione specifica, in virtù della condizione di particolare debolezza. E questo sempre in ossequio all'uguaglianza sostanziale sancita nell'articolo 3 della nostra Costituzione. Ecco perché è fondamentale l'avere, in questa legge, dedicato l'articolo 14 al diritto alla salute e al diritto all'istruzione, prevedendo anche progetti per l'apprendistato e guardando anche al raggiungimento della maggiore età perché il tema, Presidente, è sviluppare percorsi di autonomia come ci insegna ogni giorno l'attivismo degli ex ragazzi fuori famiglia che hanno esperienze simili a quelle di questi ragazzi e che con l'associazione «Agevolando» si sono autorganizzati per dare casa, istruzione e il lavoro ai ragazzi e alle ragazze affidati alle comunità che compiono i diciotto anni perché anche per questi ragazzi poi c’è un «dopo». In tal senso non possono che essere considerate lungimiranti le previsioni dell'articolo 13 recanti misure di accompagnamento verso la maggiore età e misure di integrazione di lungo periodo che stabiliscono che, quando un minore straniero non accompagnato, al compimento della maggiore età, pur avendo intrapreso un percorso di inserimento sociale necessita di un inserimento, di un nuovo percorso finalizzato all'autonomia, il tribunale per i minorenni può disporre l'affidamento ai servizi sociali non oltre il ventunesimo anno di età. È fondamentale accompagnare questo percorso di autonomia indipendentemente poi – questo lo rilevo, Presidente – dal fatto che il minore successivamente, nel proprio percorso di vita, nella propria storia possa scegliere di rimanere in Italia o tornare nel proprio Paese di origine. Infatti è importante costruire ponti e sappiamo quanto costruire un legame con l'Europa, un legame reale, un legame di affezione sia importante in questo contesto storico: dialogo, conoscenza reciproca, comprensione delle ragioni dell'altro, delle storie dell'altro. La proposta di legge dà un ruolo centrale alla mediazione culturale non solo nel percorso di crescita e di accompagnamento dei ragazzi ma anche nel procedimento di identificazione perché soprattutto Pag. 6l'identificazione non può essere meramente burocratica ma occorre un approccio multidisciplinare, che infatti come tale è nominato dal provvedimento, e il diritto all'ascolto del minore anch'esso sancito dalla proposta di legge. Una buona accoglienza richiede la messa in campo e la valorizzazione di più professionalità nelle scienze umane e sociali e i nostri giovani laureati in questo senso sono un patrimonio importantissimo. Accogliere non può essere solo dare un posto dove stare ma crescita condivisa e conoscenza. La rete sul territorio deve dare la concreta possibilità di perseguire un disegno e un progetto di crescita anche della comunità che accoglie. La scelta della proposta di legge di avvalersi del modello SPRAR è buona perché bisogna far funzionare innanzi tutto quello che c’è e avvalersi di quanto già si è costruito perché bisogna essere organici, bisogna comporre il sistema. Allo stesso modo, Presidente, è importantissima – per questo credo che questo testo debba essere considerato un testo pilota – la scelta di puntare sull'accoglienza diffusa, basandosi sui ricongiungimenti familiari, potenziando l'affido e la tutela volontaria. Questa dovrebbe essere la strada dell'accoglienza: una strada di cooperazione, un'alleanza istituzionale e sociale che, credo, darà buoni risultati se attuata e se rapidamente attuata in termini di inserimento e anche di efficienza del sistema. I programmi specifici per i minori vittime di tratta, la disciplina speciale dei permessi di soggiorno, le strutture dedicate di prima accoglienza rappresentano non solo una scelta di civiltà ma anche un segnale organizzativo forte che consentirà, come rilevava l'onorevole Pollastrini, di sottrarre terreno alla criminalità, di sottrarre terreno ad organizzazioni senza scrupoli che approfittano dello stato di bisogno e di solitudine dei minori rubando loro l'infanzia o facendoli oggetto di sfruttamento per commettere i loro ignobili reati.
  Signor Presidente, non possiamo consentire che in questo Paese bambini e adolescenti scompaiano, vengono sfruttati sul lavoro contro ogni convenzione internazionale e contro ogni nostra legge. È per questo che dobbiamo avviarci alla rapida approvazione alla Camera e auspicare che il Senato proceda altrettanto rapidamente per l'approvazione definitiva e sappiamo che al sistema che noi dobbiamo costruire deve associarsi, come è bene evidenziato dall'articolo 13, una stretta cooperazione internazionale attraverso accordi bilaterali e finanziamento di programmi di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di origine per armonizzare la regolamentazione giuridica internazionale e nazionale del sistema di protezione di minori stranieri non accompagnati. Infatti dobbiamo favorire un approccio integrato delle pratiche nel superiore interesse dei minori, prevenendo così la tratta e anche la separazione drammatica dalla propria famiglia. L'approccio a una questione globale non può che essere sovranazionale. Per questo, signor Presidente, come Paese ci battiamo per normative europee più avanzate e anche di carattere sostanziale perché, per tutelare le persone, si deve andare oltre l'approccio procedurale e, invece, dotarsi di nuovi strumenti di tutela per nuovi diritti per una nuova generazione che non potrà che far crescere l'Europa oltre che il nostro Paese (Applausi).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Colleghi, oggi discutiamo un testo che definisce Disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati. Potrei dire «finalmente» visto che questo iter è stato davvero molto lungo, Presidente, e, nonostante le pressanti richieste da parte di molte associazioni e organismi che comunque, nonostante la sostanziale uniformità di intenti di molti gruppi parlamentari, ha portato purtroppo via molto tempo. Il provvedimento è entrato in Aula circa due anni fa: c’è chi dice in silenzio come in silenzio è cresciuto in maniera macroscopica questo problema, c’è chi dice facendo rumore come ogni naufragio al largo delle coste siciliane. Questo provvedimento è stato Pag. 7sicuramente trascinato qui per due tristi anni, è cresciuto di fatto qui con noi come quei minori che crescono silenziosamente nelle tendopoli di frontiera, quei luoghi sospesi che battono bandiera francese, inglese, italiana, europea. Quei luoghi si riconoscono per i simboli cuciti sulle divise delle forze dell'ordine, schierate sempre a presidio di quei campi, ma la frontiera, il confine da superare, il limite geografico da valicare è molto più lontano spesso di quei pochi chilometri indicati dalle mappe. Non sono mancate in questo percorso le audizioni e i tavoli di discussione. Il confronto sul tema di questo testo c’è stato e ciò è stato comunque un aspetto da parte nostra sicuramente molto buono. L'approfondimento è stato lungo e proficuo e ha dimostrato che, nonostante le lungaggini, nonostante tutto quello che è accaduto, quando il Governo si confronta con il Parlamento e, di conseguenza, ci si confronta con regioni e comuni, i risultati possono arrivare. Abbiamo presentato le nostre osservazioni che sono state successivamente tradotte in emendamenti. Il dibattito con gli altri gruppi parlamentari è stato aperto e ha potuto accogliere proficuamente le nostre proposte ora confluite nel testo all'esame dell'Aula. Ci siamo però impantanati nel problema delle risorse economiche. In particolare la gestione di questi minori è stata al centro di un dibattito importante tra centro e periferia, fra Governo e sindaci, soprattutto sul tema dell'istruzione di questi minori che, fino alla maggiore età, saranno comunque in carico ai comuni. Ci troviamo di fronte ad un problema non del tutto risolto in questo senso e ci auguriamo che il disegno di legge di stabilità possa essere un'occasione di confronto su questa materia che riteniamo fondamentale piuttosto magari che su altri argomenti estremamente secondari che molte volte, invece, vengono utilizzati per altro scopo. La proposta di legge ordinaria è stata depositata con le firme di deputate e deputati di diversi gruppi di maggioranza ed opposizione. Successivamente è stata modificata nel corso della discussione in Commissione con lo stesso spirito trasversale e costruttivo a fronte dell'argomento delicato e comunque urgente, perché il tema dell'accoglienza dei minori stranieri è comunque centrale. Si definiscono non accompagnati ma sono semplicemente e brutalmente soli, Presidente. Questi minori sono soli, fuggiti spesso dalla miseria, da violenze e persecuzioni e spesso anche dalla guerra. Il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente su questa proposta perché riteniamo centrale, in questo momento, avere idee chiare sull'accoglienza e sulla permanenza dei minori, perché pensiamo che le associazioni impegnate in questo ambito meritino parole nette da parte del Parlamento e perché dobbiamo dare un quadro ben delineato della normativa ai comuni che, in questo momento, sono la prima linea vera delle istituzioni, sono i presidi veri di democrazia e di solidarietà sui nostri territori. Passo, però, all'articolato. L'articolo 1 si apre, Presidente, con un impegno di garanzia verso i minori stranieri non accompagnati relativo ai diritti in materia di protezione dei minori a parità di trattamento con i minori di cittadinanza italiana o di altra cittadinanza dell'Unione europea. Il provvedimento intero si muove in coerenza con i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, approvata dall'Italia con la legge n. 176 del 1991, e della Carta europea dei diritti della persona, anche se avremmo preferito, comunque all'interno di questo testo, un esplicito riferimento a quel testo nelle disposizioni che oggi discutiamo e non un semplice richiamo. Il testo nel suo complesso ha lo scopo di rendere effettiva l'esigibilità dei diritti da parte dei minori privi di protezione che giungono comunque sul territorio italiano. Ha l'obiettivo, raggiunto, di introdurre una disciplina unitaria organica in materia di minori stranieri non accompagnati, rafforzando gli strumenti di tutela garantiti dall'ordinamento e assicurando una maggiore omogeneità nell'applicazione delle disposizioni in tutto il territorio nazionale. L'entità del fenomeno negli ultimi anni ha coinvolto oltre 10 mila minori non accompagnati Pag. 8giunti nel nostro Paese con un'alta percentuale che risulta purtroppo irreperibile, nel senso che non se ne sa e non se ne ha più traccia (spariscono proprio nel vero senso della parola).
  Le principali innovazioni della disciplina introdotta per la tutela espressamente rivolta ai minori non accompagnati con questo testo partono sicuramente dall'articolo 4, con il principio di separatezza delle strutture di prima assistenza ed accoglienza riservate ai minori rispetto a quelle destinate agli adulti, con l'obiettivo delle operazioni di identificazione che devono concludersi entro dieci giorni e con il dimezzamento da 60 a 30 giorni del termine massimo di trattenimento dei minori nelle strutture di prima accoglienza. All'articolo 5, inoltre, vengono espressamente disciplinate le modalità di svolgimento del colloquio tra il personale qualificato della struttura di prima accoglienza e il minore, con la partecipazione, ove possibile, di organizzazioni, enti o associazioni con comprovata e specifica esperienza nella tutela dei minori, oltre che con la presenza di un mediatore culturale. Viene anche introdotto il beneficio della presunzione della minore età fino a che permanga il dubbio sull'età e, quindi, questo a tutela logicamente del minore. Nel caso in cui permangano fondati dubbi, le modalità di accertamento anagrafico prevedono esami sociosanitari disposti dalle autorità giudiziarie competenti.
  All'articolo 9 si dispone la registrazione dei dati anagrafici e sociali dichiarati dal minore straniero non accompagnato, finalizzata a tutelare il suo superiore interesse e i suoi diritti attraverso la predisposizione della cartella sociale da parte del personale qualificato della struttura di accoglienza. All'articolo 12 ancora si estende la possibilità di accesso al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, anche noto con il suo acronimo SPRAR, anche a tutti i minori non accompagnati, indipendentemente dalla richiesta di protezione internazionale. Di conseguenza, il sistema viene denominato «Sistema di protezione per i richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati». Gli articoli 14, 15 e 16 introducono e riconoscono rispettivamente il diritto alla salute mediante l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale per i minori non accompagnati e il diritto all'ascolto di questi ultimi nei procedimenti, garantendo loro l'assistenza affettiva e psicologica assicurata anche dalla presenza di gruppi, fondazioni, associazioni ed organizzazioni non governative di comprovata esperienza nel settore, di persone idonee indicate dal minore stesso nonché del mediatore culturale.
  Ed ancora, vi è il diritto del minore straniero non accompagnato di partecipare, per mezzo di un suo rappresentante legale, a tutti i procedimenti che lo riguardano e ad essere ascoltato nel merito. L'articolo 14, in particolare, prevede che le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e le istituzioni formative accreditate dalle regioni e dalle province autonome adottino opportune misure per favorire l'assolvimento dell'obbligo scolastico e formativo da parte dei minori stranieri non accompagnati, compreso anche l'apprendistato, anche attraverso progetti specifici proprio per i minori non accompagnati. Il provvedimento dispone altresì all'articolo 20 che il nostro Paese debba promuovere ed intensificare la cooperazione europea ed internazionale. In particolare, questa promozione deve avvenire attraverso lo strumento degli accordi bilaterali e il finanziamento di programmi di cooperazione allo sviluppo nei Paesi di origine, al fine di armonizzare anche la regolamentazione giuridica internazionale e nazionale del sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati. Viene confermato, inoltre, il divieto di respingimento alla frontiera per i minori pur ammettendone la possibilità, qualora sia accertato il superiore interesse del minore, per il riaffidamento ai genitori.
  Ottime premesse, insomma, in questo testo di legge, Presidente. Il problema è che c’è il rischio che tutto questo pacchetto di misure sia inutile se non opportunamente finanziato; questo è il problema vero. La mancanza di nuove risorse economiche, il fatto che il provvedimento Pag. 9sia a costo zero, attuato senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, sono elementi che minacciano seriamente queste disposizioni; si potrebbero fallire gli obiettivi prefissati da questo testo e sarebbe un peccato mettere a repentaglio lo stesso riconoscimento dei diritti dei minori. È stato soppresso, alla fine, il tavolo nazionale permanente o sistema nazionale integrato in ordine all'accoglienza e al trattamento dei minori non accompagnati. In sua vece, più o meno, è stato introdotto comunque il sistema informativo nazionale di minori stranieri non accompagnati, la cosiddetta «cartella sociale», e disposto l'inserimento dei minori non accompagnati nel sistema SPRAR, i richiedenti asilo rifugiati. Tali norme dovrebbero essere sufficienti probabilmente a garantire, così come noi speriamo, la realizzazione dello stesso risultato in termini di omogeneità e cognizione del fenomeno in tempo reale su tutto il territorio nazionale, ma logicamente anche qui c’è il problema degli eventuali oneri finanziari. Dobbiamo dire, Presidente, che comunque sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati già nel 2009 la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, dopo un'approfondita indagine conoscitiva, aveva approvato una risoluzione, con l'invito al Governo e al Parlamento a procedere sia con un piano d'azione, dotato dei fondi necessari, sia con un adeguamento legislativo utile ad attualizzare le norme e omogeneizzare gli interventi su scala nazionale. Anche il Parlamento europeo è intervenuto, con la risoluzione del 12 settembre 2013, per chiedere ai Paesi membri e alla Commissione europea un rafforzamento delle tutele garantite ai minori stranieri non accompagnati. Secondo le statistiche ufficiali, in Italia arrivano in media ogni anno – e questo da molti anni – circa 7.000 minori stranieri migranti, senza famiglia e senza adulti di riferimento (7.000 ogni anno !). Ma il numero in realtà probabilmente è sottostimato, dal momento che si considerano nella statistica solo i minori che vengono identificati con successo. Secondo il rapporto della Caritas del 2016, negli ultimi anni gli arrivi sono aumentati ed hanno raggiunto il numero probabilmente di oltre 10 mila minori. I migranti minori soli fino al 2014 erano per lo più provenienti dal Bangladesh, dall'Egitto, dalla Tunisia, dalla Somalia, dall'Eritrea, dalla tragedia triste della Siria e, ancor prima, dall'Afghanistan. Si tratta spesso di adolescenti tra i 16 e i 18 anni di età. Con la recrudescenza delle guerre vi sono anche ragazzi più piccoli che addirittura arrivano sino ai 12 o ai 14 anni di età e oggi anche ragazze di questa età, soprattutto dalla Nigeria. Una larga parte è in transito dall'Italia verso la Germania e il nord Europa, alcuni per raggiungere parenti prossimi, altri, amici o comunque parenti lontani, molti con titolo di studio, tutti alla ricerca di un posto sicuro. Cito alcuni dati, per capire qual è la logica che ci ha spinto nel proporre certi emendamenti e nell'essere favorevoli a questo testo di legge, riportati in sede di Commissione anche dalla relatrice. Il Ministero del lavoro ha calcolato che nel 2015 quasi 12.000 minori stranieri non accompagnati sono al centro di questo esodo in crescita rispetto al 2014, di quasi 1.400 ragazzi e ragazze. Tra gennaio e giugno 2016 sono arrivati in Italia via mare più di 70.000 persone, di cui 11.608 minori e di questi il 90 per cento sono minori stranieri non accompagnati. La maggior parte ha tra i quindici e i diciassette anni, ma molti sono anche più piccoli. Sono in aumento le giovani donne in fuga dalla Nigeria – come dicevo prima – e drammaticamente sono sempre più vicine all'età in cui è corretto chiamarle «bambine» e questo è molto triste, logicamente. Nel 2015 le nuove domande di protezione internazionale sono state quasi 4.000, in aumento del 54 per cento se si considera l'ultimo biennio. I minori non accompagnati che risultano irreperibili ammontano a 6.131 minori; sono principalmente eritrei, somali, egiziani e afgani. Non sappiamo più nulla di loro, se cresceranno, se troveranno lavoro o famiglia qui in Italia o altrove; non sappiamo più nulla, sono scomparsi. Lo stesso Ministero dell'interno, nel rapporto dell'ottobre 2015, ha Pag. 10evidenziato come i dati relativi ai minori sono raccolti da una pluralità di attori, secondo differenti scopi e metodologie. Secondo i dati del Dipartimento della pubblica sicurezza i minori stranieri non accompagnati sbarcati nel 2014 sono stati oltre 13.000, il 50 per cento di tutti i minori sbarcati, 26.122. Nella prima metà del 2015, fino al 10 ottobre, sono stati oltre 10.000, il 73 per cento del totale dei minori soccorsi. Gli accolti dalle strutture del Ministero sono stati 1.688 nei quindici centri attivati nelle nuove regioni finanziate con i soldi del fondo d'asilo di migrazione internazionale per la prima accoglienza e 1.318 nel sistema SPRAR dedicato ai minori, destinati comunque ad aumentare. Degli 8.944 presenti nelle strutture al 31 agosto 2015 il 95 per cento sono maschi e l'81 per cento sono appartenenti alla fascia di età tra i 16 e i 17 anni. Capire realmente in mezzo a questa pluralità di numeri quale sorte accompagni queste ragazze e questi ragazzi è fondamentale, anche per avere la contezza della natura del fenomeno dietro il quale si nascondono spesso trattamenti disumani e condizioni di sfruttamento nei confronti dei minori. Sono storie che non sono lontane dalle nostre case; sono appena fuori, spesso, dalle nostre finestre. Le vediamo a Roma, a Milano, e non è solo una realtà delle grandi metropoli perché il problema è di tutti. In questo mare di sofferenza pescano a strascico la prostituzione, lo sfruttamento, il racket, una tonnara di miseria, maltrattamenti e criminalità. Noi avevamo specificato i nostri intenti fin dal 30 giugno 2016, Presidente, con una risoluzione in Commissione, a prima firma Dadone, in cui chiedevamo un impegno al Governo ad assumere iniziative per prevedere interventi maggiormente efficaci ed incisivi e per porre termine a prassi illegittime e garantire la tutela dei minori stranieri non accompagnati, ad istituire un sistema nazionale di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati, responsabile di tutte le fasi dell'accoglienza dei minori stessi, con il compito principale di monitorare costantemente i posti disponibili a livello nazionale ed individuare immediatamente la struttura adeguata dove collocare il minore stesso.
  Inoltre, la nostra risoluzione prevedeva anche di garantire la collocazione immediata in un luogo sicuro del minore straniero non accompagnato, secondo la normativa vigente, monitorando altresì il rispetto degli standard qualitativi e prevedendo un'implementazione dei posti disponibili; ad assumere iniziative affinché venisse impedita l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in strutture non idonee, in azioni di promiscuità con adulti o il trattenimento all'interno di centri hot spot; ad assumere iniziative per dare piena attuazione a quanto disposto dall'articolo 25 della direttiva n. 32 del 2013 dell'Unione europea, in tema di tutela dei minori stranieri non accompagnati, disciplinando la procedura per l'accertamento stesso dell'età; ad assumere iniziative per dare piena attuazione a quanto previsto sempre dalla direttiva n. 32 del 2013 dell'Unione europea, rispetto agli standard del rappresentante del minore, il tutore, nonché a quanto previsto e proposto nel documento «verso un sistema di tutela dei minorenni stranieri non accompagnati», redatto dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, nella convinzione che il compito di tutelare tali minori non possa essere adempiuto, salvo in casi di extrema ratio, dal sindaco di un comune; ad affermare ancora e garantire pari diritti ai minori stranieri non accompagnati rispetto ai minori italiani senza limitazione o discriminazione alcuna, garantendo gli standard minimi qualitativi dei servizi e dell'assistenza nelle comunità e negli istituti d'accoglienza. Concludo, Presidente, con una riflessione personale. Mi piacerebbe che su questi temi, più che di governance si parli di altro; vorrei uno Stato, un Governo, una maggioranza di uomini e donne, di civiltà, che non si accontentino di gestire un processo, un fenomeno, un'emergenza, ma che scelgano fin dall'inizio di guidare un processo di cambiamento, facendosi attori protagonisti di riforme serie e concrete. Qui abbiamo provato a farlo e, pur con qualche difetto, Pag. 11probabilmente ci siamo riusciti. La seconda e ultima riflessione personale è che da Roma a Calais ci sono poco più di 1.700 chilometri di distanza; non sono nemmeno tre ore di aereo. Non possiamo metterci due anni per riflettere su quello che avviene lì e in tanti altri luoghi sospesi d'Europa. Quello di oggi è un primo passo importante, speriamo che ce ne siano molti altri. La nostra è una marcia meno lunga e meno faticosa di chi viene dai tanti sud del mondo, ma la nostra è una marcia ugualmente importante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi, prima di dare la parola all'onorevole Binetti, così ci organizziamo e ci intendiamo su come proseguiamo con i lavori, io direi che noi concludiamo questo provvedimento. Se lo concludiamo entro le 13,30, faremo mezz'ora di sospensione fino alle 14; se lo concludiamo dopo le 13,30, faremo mezz'ora di sospensione al termine della conclusione del provvedimento e vediamo quando riprende la seduta. Ci siamo ? Bene. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, membro del Governo, colleghi, già gli incipit degli interventi dei colleghi di parti politiche diverse, abitualmente contrapposte, che convergono su questo provvedimento è già una buona notizia: vuol dire che è un problema che sentiamo, sono obiettivi che condividiamo, sono strategie che desideriamo tradurre in pratica insieme e questo mi sembra un bel segno di civiltà davanti a un problema che sta in qualche modo massacrando l'Europa, mettendone in discussione l'identità profonda e generando una sensazione di egoismi e di individualismo nazionale, che ci fa sentire un po’ sorpresi e spiazzati, proprio noi che dall'Italia continuiamo invece a difendere questo obiettivo con le unghie e con i denti, possiamo dire. Quindi devo dire che partire dall'infanzia, partire dalla difesa e dalla tutela dell'infanzia può essere un buon modo per costruire future strategie. Intanto uno dei meriti principali di questo disegno di legge è aver definito chi è il minore non accompagnato e la definizione di minore straniero non accompagnato si riferisce, da un lato, al minorenne che non ha la cittadinanza italiana o quella dell'Unione europea, che si trova però nel territorio, per esempio in questo caso specifico, nostro, in Italia, ma dall'altra parte significa mettere in evidenza che questo è un minore privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori e degli altri adulti. Ci troviamo, quindi, davanti a una persona che non è in grado, da sola, di far sentire quella che è la voce dei suoi diritti, quella che è anche la voce dei suoi bisogni. A me ha colpito molto, nell'impianto complessivo di questa proposta di legge, la possibilità di ricavarne una sorta di riconoscimento dei diritti universali dei bambini, in quei contesti ad alto rischio in cui può essere difficile per loro rivendicare, con una loro identità, anche ciò a cui per natura hanno diritto, non tanto per bontà o per magnanimità da parte dello Stato che li accoglie, quanto, piuttosto, per un valore, per un bene che è insito nella stessa natura umana. Di fatto, nell'insieme, si elabora una sorta di carta dei diritti dei minori non accompagnati che ne rispetta la dignità e facilita un processo di autonomia responsabile. Questo è fondamentale: noi accogliamo questi minori e, nel riconoscimento dei loro diritti, gli consentiamo di diventare degli adulti liberi e responsabili. E come lo facciamo ? Lo facciamo perché la proposta di legge riconosce il diritto ad un'accoglienza adeguata alla loro età e alle loro circostanze, cioè ne riconosce la specificità. E questo lo vediamo nel passaggio dell'articolato del provvedimento in cui si dice che non debbono stare nei centri come i CARA o i CIE, cioè nei centri con adulti che sono, a loro volta, portatori di problematiche ancora più complesse. Per questi ragazzi vogliamo un diritto al riconoscimento individuale, un riconoscimento che parte anche dalla loro identità biologica, e lo facciamo attraverso una serie di accertamenti che, però, rispettino la libertà e l'autonomia di questi ragazzi a sottoporsi ad accertamenti che sono volti, Pag. 12però, sempre e solo al loro interesse. Riconosciamo a questi ragazzi il diritto ad una famiglia e, laddove non è possibile, perché, intanto, sono minori non accompagnati in quanto la loro famiglia non è in Italia, lo facciamo preferendo per loro famiglie di affido, preferendo per loro un sistema tutoriale diffuso sul territorio, ma un inserimento in un contesto relazionale altamente significativo. Lo facciamo riconoscendo a loro il diritto alla salute e il diritto alla salute gli viene riconosciuto ben prima che anche gli stessi accertamenti possano essere completati. Perché ? Perché non possiamo chiedere ad un ragazzo che sbarca, ad un ragazzo che arriva da qualunque altra parte, ad un ragazzo che troviamo sul territorio, che porta con sé i segni, lo stigma quasi del disagio e della sofferenza del viaggio stesso, di spiegarci chi è prima di potercene prendere cura; anche perché noi ci riconosciamo come un Paese che ha una Carta costituzionale la quale, attraverso il diritto alla salute, con il suo carattere di universalismo e di gratuità, resta ancora oggi tra le più alte e le più nobili che sono stati mai scritte. Gli riconosciamo il diritto all'istruzione: un diritto all'istruzione che diventa anche un diritto ad una formazione sul piano professionale. Sappiamo tutti quanti che non c’è libertà senza possibilità di essere autonomi e non c’è possibilità di essere autonomi se non attraverso la possibilità di svolgere un lavoro e di ricavare dal proprio lavoro i mezzi della propria sussistenza. Gli riconosciamo il diritto ad essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, compresi quelli che hanno a che vedere con la giustizia: la loro voce è voce principale e prioritaria. Nessuno può parlare per loro: si può parlare con loro, ma non al posto loro. Questo mi sembra un obiettivo molto alto, molto importante, soprattutto – insisto –, perché stiamo parlando, in realtà, di minori e questo dice «no» a certe forme di paternalismo, ma dice «sì» ad un processo di decisione condivisa, in cui io riconosco a te la dignità di sognare il tuo futuro, di immaginare il tuo futuro e a questo futuro poter dare risposte positive. Gli riconosciamo, infine, un diritto ad una protezione speciale, perché è sottolineato nella proposta di legge questo bisogno di protezione per quelli che possiamo chiamare i minori fragili: quei minori che sono stati oggetto di tratta, quei minori che vengono già da esperienze di avvio alla prostituzione, quei minori che sono stati abusati e, molte volte, sappiamo che alcuni di loro per potersi pagare il viaggio non solo vengono abusati, ma vengono scambiati come merce, perché soltanto attraverso il bene primario, che è il bene del proprio corpo, possono procurarsi le risorse necessarie ad intravedere una prospettiva di vita diversa per sé e per la propria famiglia. Sappiamo come molti di questi minori quando arrivano in Italia, quando sbarcano, la prima cosa a cui vengono sottoposti, se vengono reclutati da questo tipo di associazioni a delinquere, è quella poi di dover rispondere, di dover restituire quella che è stata la cifra che è stata pagata per loro perché arrivino in Italia.
  Una cifra che non riusciranno mai a rimborsare completamente, perché si troveranno coinvolti in quel sistema – chiamiamolo così – di interessi passivi, per cui ogni volta il debito matura interessi che diventa difficile saldare, per cui sono continuamente in balia dei loro aggressori, in senso proprio. La proposta di legge è molto attenta in questo senso ed è preziosa, a mio avviso; una proposta di legge che, oltretutto, ci aiuta a recuperare il senso sociale profondo proprio quando ci poniamo la domanda: ma quanti sono questi minori ? Perché se fosse un caso singolo o un caso isolato, di casi singoli e casi isolati ce ne sono anche fra i bambini, fra le ragazze, tra i ragazzini italiani. Non abbiamo bisogno di una norma di questo tipo, perché c’è tutto un sistema giuridico che si schiera dalla loro parte, non c’è bisogno di una legge ad hoc. In questo caso, invece, c’è bisogno di una legge perché il fenomeno non è un fenomeno, ma sta diventando quasi un dato strutturale, perché quando, da anni, diciamo che ogni anno ne arrivano 6 mila, questo non è un fatto isolato, ma è un fatto quasi strutturale, sta diventando un trend stabile Pag. 13nel nostro Paese: è proprio di questi giorni – l'ho ascoltato al telegiornale questo fine settimana – il numero elevato di minori che sono giunti in Italia. Ogni anno, secondo le statistiche ufficiali, arrivano in Italia circa 7 mila minori stranieri, soli, lontani dalla famiglia, senza adulti di riferimento. Il numero, come sappiamo, è sottostimato dal momento che considera solo i minori identificati, mentre esiste un numero rilevante di minori non identificati. Devo dire che ciò che mi angoscia personalmente, da adulto, da persona che, in fondo, si è sempre occupata, a vario titolo, di minori, anche nell'esercizio del lavoro professionale di medico, è quella finestra di minori che arrivano in Italia e che non potranno mai essere identificati, perché vengono, in qualche modo, a far parte di quella popolazione degli scomparsi, dei ragazzi invisibili, perché tra lo sbarco e la presa in carico c’è un intervallo di tempo troppo lungo, in cui mani troppo affilate si inseriscono per sottrarli a quella che è la legalità. Per comprendere a fondo l'entità del fenomeno si possono citare, come hanno fatto anche i miei colleghi, i numeri elaborati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel 2015: sono 11.921 i minori non accompagnati, in crescita rispetto al 2014. In crescita di quanto ? Di 1.380 unità, cioè una crescita significativa: significa quasi cento ragazzi in più ogni mese. Tra gennaio e giugno di quest'anno, del 2016, sono arrivate in Italia, via mare, 70 mila persone: di queste, 11 mila erano minori e il 90 per cento di questi minori non era accompagnato. Immaginiamo le storie che ci sono dietro un minore non accompagnato: sono sicuramente storie di coraggio, se le leggiamo da parte dei ragazzi, storie di chi non ha paura di mettersi in viaggio, storie di chi corre il rischio della propria solitudine nella speranza di una vita migliore per sé e nella speranza di una vita migliore da poter offrire alla propria famiglia. Sono storie che, però, dicono anche molto di famiglie che lasciano andare questi ragazzi, perché preferiscono correre il rischio in cui possono incappare, piuttosto che la desolazione del presente in cui sono rimasti. C'era ieri, penso che ci abbia colpito tutti, su tutte le prime pagine dei giornali, una delle foto, forse, più significative: quella di una bambina che ringraziava i soldati che arrivavano. Diceva ai soldati: «L'ISIS ha ucciso mio padre, io vi bacerei i piedi». Quindi, questa umiltà, che è fatta di gratitudine, ma che è fatta anche di consapevolezza della drammaticità delle situazioni che ci sono là, dà una ragione forte del perché questi ragazzi possono correre il rischio, che sia il rischio della traversata o che sia il rischio del viaggio via terra. Possono correre questo rischio, perché quello che lasciano è sicuramente peggio di quello che loro immaginano di poter trovare in Italia. E l'ultima cosa che vorremmo è che, sognando il paradiso, in realtà, finiscano in una sorta di inferno. La maggior parte di questi ragazzi ha tra i 15 e i 17 anni – ma sappiamo anche che ne arrivano di più piccoli – sono maturati sul fronte del dolore, sul fronte della responsabilità nei confronti dei fratelli più piccoli. Anche di questo siamo rimasti commossi: del bambino che è arrivato ed è arrivato con quella certificazione perché il fratellino potesse essere curato. Questi non sono bambini, sono praticamente capifamiglia, che dimostrano fino a che punto il dolore e la sofferenza sono la migliore scuola per la crescita e la maturità. Ma non è questa la scuola a cui noi vorremmo che si segnassero né loro né i nostri bambini. Quindi, nell'ambito delle migrazioni, questo gruppo di bambini rappresenta un gruppo particolarmente vulnerabile. I minori stranieri hanno alle spalle viaggi che talvolta sono durati anni, perché noi immaginiamo, oggi, uno spostamento veloce, uno spostamento rapido, ormai, tutto si raggiunge con lo spazio che può andare da un'ora, per i famosi mille chilometri, a poco più, per raggiungere, veramente, distanze significative, però questi viaggi, invece, sono viaggi che loro percorrono in anni e anni di miseria, in anni di debolezza, in anni in cui, peraltro, a volte, veramente trovano sulla loro strada benefattori, cioè gente buona, gente che se ne prende carico, gente che gli dà un passaggio, Pag. 14ma gente che non può certamente risolvere i loro problemi. Sappiamo da dove vengono, il flusso maggiore dei minori stranieri non accompagnati proviene principalmente dall'Afghanistan, dal Bangladesh, dall'Egitto, dalla Tunisia, dalla Nigeria, dalla Somalia e dall'Eritrea. Ci stupisce che vengano dall'Afghanistan dove, da tempo, è in atto una guerra e dove, da tempo, sono presenti sul territorio forze di peacekeeping, cioè le famose forze di pace, e questo ci interroga molto su come queste forze di pace, se non sono in grado di garantire, lì, le condizioni perché questi bambini stiano, perché non possono garantire, perlomeno, le condizioni per il trasferimento e per lo spostamento ? Sono vittime due volte, sono vittime di una duplice illusione. Molti di questi vengono dal nord del Mediterraneo e il nord del Mediterraneo è quasi parte integrante di casa nostra, il nord dell'Africa è, come dire, per noi, il sud del Mediterraneo, mentre noi costituiamo il nord del Mediterraneo; siamo un anello, un anello di cultura, un anello di civiltà, un anello di radici comuni, di radici che ci hanno accomunato, veramente, per secoli, eppure, in questo momento, ci troviamo davanti a situazioni così drammatiche come, per esempio, quella dell'Egitto. L'Egitto, dopo la famosa primavera araba, è sprofondato in una quantità di illegalità, una quantità di disagio, una quantità di sofferenza che fa dell'Egitto uno dei primi Paesi per l'immigrazione verso l'Italia. Ma l'Italia che cosa ha fatto fino adesso ? Cosa abbiamo fatto noi nei confronti di queste persone ? Sicuramente siamo stati accoglienti, non c’è dubbio, e, davanti a qualunque processo di miglioramento a cui può andare incontro la nostra accoglienza, dobbiamo avere presente che siamo l'unico Paese accogliente, per quanto noi siamo abituati ad assumerci una responsabilità che ci rende profondamente insoddisfatti di ciò che siamo, di ciò che facciamo, e per questo anche vogliamo la legge. Purtuttavia non dimentichiamo che è l'Italia l'unico Paese dove possono arrivare, non solo per motivi geografici, ma anche perché è l'unico Paese che ha il coraggio di mettere a norma che non possono essere respinti, è l'unico Paese che, pochi o tanti che siano, si assume la responsabilità di un debito umano che non vogliamo che sia risolto solo in un parametro – chiamiamolo così – economico, perché esiste un dovere di accoglienza che supera anche il tema della qualità dell'accoglienza. Prima ti accolgo e ti do quello che ho e quello che posso e poi vediamo. Ecco, però, dobbiamo superare questa fase, dobbiamo superare la fase della prima accoglienza, dobbiamo superare una fase che, a volte, ha avuto un po’ il sapore del buonismo. In Italia esistono esperienze di eccellenza nell'accoglienza dei minori, ma nonostante l'impegno di molti, sia all'interno delle istituzioni che nelle reti associative e di volontariato, ancora oggi i diritti essenziali dei minori stranieri non accompagnati non sono sempre rispettati, dal diritto, per esempio, al riconoscimento della minore età a quello ad un'accoglienza decorosa, dal diritto alla nomina di un tutore alla possibilità di essere ascoltati nelle scelte che li riguardano. Mentre discutevamo di questa legge sono intervenuti due fattori importanti che, in qualche modo, ne hanno un po’ rallentato l'applicazione, ma, nello stesso tempo, sono serviti ad attivare alcuni aspetti della legge che possono trovare, adesso, maggiore facilità per essere approvati. Il primo è stato il decreto legislativo n. 142 del 2015 dove si sancisce il principio fondamentale per cui il minore non accompagnato non può, in nessun caso, essere trattenuto presso i centri di identificazione e di espulsione e i centri governativi di prima accoglienza. In sostanza, l'accoglienza dei minori non accompagnati si fonda, innanzitutto, sull'istituzione di strutture governative ad hoc, strutture di prima accoglienza per le esigenze di soccorso e di protezione, però, immediata. Ora la vita è veramente una sorta di nuova start-up per questi ragazzi, ma non si risolve nella prima accoglienza, la prima accoglienza è esattamente quello che dice di essere: la prima delle forme di accoglienza a cui debbono seguirne delle Pag. 15altre, più strutturate, più qualificate e più orientate al riconoscimento dei loro diritti.
  Ed è da questo che scaturisce la necessità della legge. Le associazioni impegnate nella protezione dei minori stranieri non accompagnati – e tra le quali mi piace citare Save the Children, per il ruolo che ha svolto anche rispetto all'opinione pubblica – hanno accumulato un'esperienza diretta che ha consentito di rilevare fondamentali carenze e disfunzioni nell'accoglienza e nella protezione di questi minori. Tali carenze e disfunzioni hanno fatto venire alla luce la necessità di prevedere una disciplina organica in materia, una omogenea applicazione delle norme che garantisca uguali tutele in tutto il territorio nazionale. Voglio citare anche la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza che ha lavorato molto, molto opportunamente, in una posizione di dialogo costante e continuo con tutte quante le associazioni, voglio citare anche il lavoro che è stato fatto attraverso l'indagine conoscitiva per la raccolta dei dati e mi piace citare anche un convegno che io stessa ho promosso poco prima dell'estate e che ha visto veramente testimonianze forti, importanti, da un lato, sul bene che si fa e sulla generosità con cui ci si interfaccia con questi ragazzi, ma anche, dall'altro, sulle carenze a cui, senza una legge chiara, seria e definita nei suoi paletti, non si potrà mai dare risposta.
  Quali sono i punti salienti di questa legge, quelli per cui noi desideriamo che venga approvata quanto prima ? Ci piacerebbe che potesse essere approvata domani stesso. Primo, la necessità di uniformare le procedure di identificazione e di accertamento, perché in Italia, nei diversi centri, queste sono molto difformi e questo sottopone i ragazzi a un disagio ulteriore, quelle che io chiamo, per dirlo in qualche modo, le molestie burocratiche. Non è bastata la sofferenza del viaggio, non è bastato il dolore che si trascinano nella loro storia, nella loro biografia questi ragazzi, ma, a volte, si trovano a interfacciarsi con un personale amministrativo che è intrinsecamente ostile, perché lo è in quanto sospettoso; è nel sospetto che l'altro mi inganni, che io metto in gioco atteggiamenti che sono respingenti; viceversa, in questo caso, noi avremmo bisogno che fin dal primo momento questi ragazzi trovassero un'umanità accorata e dolente che sa riconoscere nel volto del ragazzo che arriva, potremmo dire, quello del proprio figlio, quello di una persona cara e che a questo risponde con un supplemento di umanità, un supplemento di tenerezza. Invece, molte volte si agisce con un supplemento di durezza, di severità, di pignoleria nella raccolta dei dati.
  Noi vogliamo che ci sia un sistema nazionale di accoglienza; perché un sistema nazionale d'accoglienza ? Questo è qualcosa che riecheggia, infatti ci sarà una discussione su una mozione, poi, nel pomeriggio, sul sistema sanitario nazionale. Quando diciamo che il sistema sanitario nazionale è come se fosse una sommatoria di venti sistemi regionali che permettono e garantiscono cose diverse in regioni diverse, vediamo che succede la stessa cosa con questi minori: non essendoci delle linee guida chiare, non essendoci un carattere precettivo sufficientemente strutturato, finisce che il destino di questi ragazzi può, a sua volta, assumere una direzione diversa a seconda di dove vanno a finire. Ebbene, questo noi non lo vogliamo, vogliamo che dovunque vadano questi ragazzi, trovino una umanità che si mette accanto a loro per aiutarli a superare questo momento difficile della loro adolescenza, perché poi alla fine di questo si tratta, per diventare persone mature e capaci di fare da sé. Per questo ci serve, in queste strutture di accoglienza, un numero adeguato di posti con standard qualitativi garantiti. E per poter avere un numero adeguato di posti con standard qualitativi garantiti è necessario avere una banca dati nazionale. Questo non è uno schedario ostile, non è una sorta di grande fratello che vuole sapere quanti ce ne sono in ogni posto, come se questo servisse a macinare un atteggiamento poliziesco, non me ne voglia il sottosegretario, quando dico «poliziesco», lo dico nell'immagine negativa che di «poliziesco» noi abbiamo, e invece c’è tutta un'immagine positiva di Pag. 16presa in carico, di garanzia e di sicurezza che può essere offerta a questi ragazzi. Se voglio prevedere, se voglio programmare, devo sapere, devo sapere dove li posso mandare, devo sapere che caratteristiche hanno quei posti, devo sapere quanto mi costano quei posti, devo sapere di che risorse hanno bisogno, in quei posti. Questo è l'unico modo per disciplinare l'invio dei minori che giungono in Italia nelle strutture di accoglienza dislocate nelle varie regioni. Per questo serve sapere la disponibilità dei posti, serve sapere se ci sono eventuali necessità e bisogni specifici. Per questo diventa possibile ottenere un finanziamento attraverso un fondo nazionale che garantisca gli obiettivi che ci proponiamo ma che sono obiettivi indubbiamente ambiziosi. Questo è il paradosso: che mentre, da un lato, noi rispondiamo a un diritto universale di questo bambino, come la Carta dei diritti universali dell'uomo, perché sono diritti quelli che noi vogliamo, e sono diritti in quanto uomo, e quindi ci muoviamo proprio su quelli che potremmo definire i livelli essenziali di assistenza sul piano giuridico, sul piano sociale, sul piano culturale, dall'altra parte, noi abbiamo bisogno di misure straordinarie per rispondere a quello che dovrebbe essere quasi ovvio, quasi naturale poter fare nei confronti delle persone.
  L'altro aspetto bello, comunque, di questa legge, che io voglio sottolineare, e lo vorrei sottolineare in mille altri casi in cui abbiamo a che vedere con i ragazzi, è la partecipazione attiva e diretta a tutti i procedimenti che li riguardano, nel rispetto dei principi della Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, quella che è stata resa legge, la legge n. 176 del 1991. Insisto, è fondamentale che gli interlocutori, che gli operatori che si interfacciano con questi ragazzi sappiano che non gli stanno facendo un piacere. Cioè, non è che io, siccome sono buono, adesso faccio questo per te. È che tu ne hai diritto e io ne ho il dovere.
  È proprio un recuperare in una prospettiva diversa la relazione, ossia, sono io che sono al tuo servizio, come un fedele servant dello Stato, che, in qualche modo, risponde al diritto di un cittadino. Non si tratta solo del cittadino a cui in questo momento io non riconosco ancora lo ius soli; attenzione, ci sarà una legge, arriverà un giorno una legge anche per questo, ma oggi gli riconosco semplicemente il diritto di persona umana. Non ho bisogno di riconoscere il diritto ad essere italiano, perché, prima ancora di essere italiano, egli è una persona, ed è questa l'ottica che noi vogliamo che si mantenga, perché è sui diritti umani che ci vogliamo giocare questa legge, diritti umani riconosciuti con particolare intensità alle fasce più fragili, alle fasce delle persone che non hanno voce per difendere i loro diritti.
  Vogliamo essere non la loro voce al posto loro: vogliamo creare quei canali di ascolto in cui anche voci deboli riescono a raggiungere la soglia perché siano percepite, perché siano comprese nella loro importanza, perché sia compreso che il sogno di un'Europa diversa lo faremo se cominciamo con questi ragazzi insieme, insieme nella scuola, insieme davanti alla salute, insieme nel sistema famiglia, insieme nel sistema giustizia. È solo così che noi creiamo una base e un fondamento diverso. Per fare questo, noi siamo veramente dalla parte dello sviluppo dell'affido familiare come alternativa alla comunità e la figura di tutori volontari in rete con i garanti per l'infanzia e l'adolescenza. Se c’è una relazione personale forte, un guardarsi negli occhi, un chiamarsi per nome, il vivere in una casa, con tutte le caratteristiche che la casa ha, sarà più facile per questa persona sentirsi riconosciuta come persona e non come ospite di una struttura.
  Una persona a cui io posso dare del tu, perché siamo lui ed io legati da un rapporto che diventa sempre più significativo. Sull'articolato della legge, su cui anche sono intervenuti molti dei miei colleghi, ricordandolo, io voglio soltanto sintetizzare due passaggi: il primo è che questo si riferisce anche ai minori richiedenti protezione internazionale, non soltanto a quelli che vengono dai Paesi che sono luogo di guerra, Paesi che sono luogo di Pag. 17fame, Paesi che sono luogo di persecuzione. Si riferisce ai minori in quanto minori, in quanto presenti nel nostro territorio, in quanto non accompagnati. Non si riferisce a loro perché vengono da un determinato posto, perché si sono dovuti cimentare con una determinata difficoltà.
  Per questo noi abbiamo sottoscritto, nell'articolo 3 della legge, il divieto assoluto di respingimento alla frontiera. La prima cosa è un'apertura di credito nei confronti di questo ragazzo, la prima interfaccia che loro devono trovare è una risposta di fiducia. Io mi fido di te e, proprio perché mi fido di te, ti permetto di entrare in casa mia, non ho paura di te, non sei un mio nemico. Paradossalmente, la frase dovrebbe essere capovolta dicendo: io sono tuo amico e, proprio perché sono tuo amico, ti consento di entrare.
  E questo, ovviamente, richiede un livello e una qualità di formazione del personale di frontiera che va ben oltre quello che attualmente noi ci troviamo a dover avere, ma anche perché spesso è la mancanza di una normativa chiara che non permette al personale impiegato in frontiera di assumere gli atteggiamenti giusti nei confronti di questi ragazzi.
  Chiaramente, poi, l'altro aspetto, un altro degli articoli che voglio dire, è che il bello di questa legge è che, da un lato, privilegia l'individualità, la singolarità del soggetto, e dall'altro, invece, sottolinea la necessità dell'uniformità, dell'universalità dei criteri con cui vanno trattati. A noi si chiede di attenerci a un sistema di regole che siano comuni e a lui spetta il diritto alla sua unicità e alla sua irripetibilità.
  È in questa sorta di messa insieme di ciò che è comune, di ciò che è un valore condiviso, di ciò che è regola condivisa e di ciò che è esigenza personale che si costruisce una legge che, a mio avviso, ha una sua modernità, una sua originalità, che spero che non venga capovolta.
  Il tema anche interessante di questi ragazzi, proprio per dire che stiamo dalla parte dei ragazzi e non stiamo dalla parte di criteri astratti e aspecifici, è il riferimento nella legge alle indagini familiari della famiglia di questo ragazzo, che è quello che garantisce che queste indagini si possano fare con il consenso del ragazzo per ricostruire la propria storia familiare, per sapere chi sono i suoi genitori, i suoi fratelli, com’è costruito questo nucleo familiare, se, quando e come questo risponde a un suo bisogno, a un suo desiderio, cioè al maggiore interesse e a una maggiore tutela dell'indagine stessa, e questo è fondamentale farlo per poter poi procedere a quello che dicevamo, che è la promozione dell'istituto dell'affidamento familiare.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLA BINETTI. Concludo, Presidente, anche se gli articoli, come lei ben sa, sono 27.

  PRESIDENTE. Ci vorrebbero altri tre giorni, ma purtroppo abbiamo solo mezz'ora.

  PAOLA BINETTI. Se lei permette, io poi consegnerò il testo del mio intervento, però quello che mi auguro è che davvero questa legge sia letta per quella che è: il riconoscimento del diritto dell'infanzia, perché ogni Paese, se non scommette sull'infanzia, ha già perso la guerra prima ancora di cominciare a combatterla. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie a lei e, ovviamente, è autorizzata a consegnare il testo, onorevole Binetti.
  È iscritto a parlare l'onorevole Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Inizia in Aula oggi l'esame di un provvedimento che noi riteniamo abbia quale unico scopo quello di allargare le maglie legislative per agevolare un'accoglienza ancor di più senza alcun criterio, attraverso il quale, invece, si dovrebbe poter operare una distinzione fra minori non accompagnati richiedenti protezione internazionale e minori non accompagnati cosiddetti migranti Pag. 18economici; status che, al contrario di quanto volete fare, dovrebbero rimanere distinti e non essere confusi, in quanto, al di là della vulnerabilità riconducibile alla minore età di tutti i minori stranieri non accompagnati, bisognerebbe garantire ciò che è previsto anche dalla direttiva comunitaria n. 115 del 2008, la cosiddetta direttiva rimpatri, che dispone, all'articolo 10, il rimpatrio e l'allontanamento anche dei minori.
  Andate, inoltre, ad introdurre, con l'articolo 3 della vostra proposta, il divieto di respingimento dei minori: una disposizione che, di fatto, andrà ad incoraggiare le famiglie degli immigrati minorenni a fare intraprendere il viaggio della speranza alla ricerca della fortuna in Europa.
  Noi riteniamo, al contrario, che queste partenze dovrebbero essere scoraggiate e disincentivate. Il divieto di respingimento dei minori avrà quale unico effetto di attirare sul nostro territorio migranti economici, attratti ad arte dal miraggio di poter migliorare la propria condizione. E poi via via una serie di garanzie, dall'iscrizione al Sistema sanitario nazionale, anche nelle more del rilascio del permesso di soggiorno, all'assistenza affettiva e psicologica, alla previsione che le condizioni di assistenza e accoglienza possono prolungarsi anche oltre il compimento della maggiore età.
  Garanzie e diritti che noi, al contrario di quanto vi proponete di fare con questo provvedimento, riteniamo dovrebbero essere poste in atto solo per i rifugiati. Ma questo implica coraggio, il coraggio di stabilire, ad esempio, un elenco dei Paesi a rischio, provenendo dai quali si ha diritto all'accoglienza. Nel complesso, siamo contrari, diamo un giudizio negativo sull'intera proposta, che rientra a pieno titolo, secondo noi, nel vostro vasto programma finalizzato a garantire quella che meglio sarebbe definire un'invasione assistita.
  D'altro canto, non perdete occasione di ricordarci che è solo attraverso l'arrivo di centinaia di migliaia di immigrati che si può garantire il sistema nel suo complesso, la sostenibilità del nostro welfare, della nostra economia. All'inverno demografico a cui ci rimandano i dati sulla denatalità, voi opponete la soluzione di importare ed accogliere migliaia di stranieri minorenni. Insomma legalizzate la tratta degli immigrati, una moderna tratta degli schiavi, utile ai vostri disegni utopici, ma che, non ci stancheremo mai di ripetervi, sono bombe a orologeria.
  Ed ora, con questo provvedimento, proseguite a giocare sulla pelle delle nostre comunità, sulla pace sociale delle nostre comunità, sulle cui spalle è scaricato il costo sociale di un'accoglienza senza regole; ma anche sulla pelle dei minori, i cui viaggi della speranza sono gestiti dai trafficanti di carne umana, il cui business viene agevolato e favorito anche da proposte come quella in esame. Dietro la facciata dei buoni propositi, dei vostri buoni propositi, si nascondono disegni che noi non potremo mai condividere.
  Abbiamo sentito in Aula, mi avvio alla conclusione, parole come «dovere di accoglienza», logica alla quale noi invece riteniamo non ci si debba piegare. L'accoglienza dignitosa va riservata a chi ne ha diritto e non a tutti i minori stranieri senza nessuna distinzione. La generosità e la solidarietà non può essere riservata a tutti. La severità nell'applicazione di regole certe permetterebbe, invece, di accogliere solo chi ne ha veramente diritto. E non è assolutamente quello che fate. Grazie.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 1658-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Pollastrini, alla quale ricordo che ha nove minuti.

  BARBARA POLLASTRINI, Relatrice. Grazie Presidente, sottosegretaria, sottosegretario. Io replicherò in pochi minuti, perché, come voi, ho avuto il piacere, sono sincera, e anche qualche emozione nell'ascoltare le parole di altre colleghe e di Pag. 19altri colleghi che sono intervenuti fino ad ora. Parlo delle colleghe e dei colleghi che non hanno condiviso, che hanno scritto da protagonisti, in questi anni, la proposta di legge che oggi esaminiamo.
  Hanno fatto bene le colleghe e colleghi, innanzitutto e per prima Chiara Scuvera, e poi D'Ambrosio e ora Paola Binetti, a ricordare che è un lavoro a più mani. Io ci tengo a sottolineare questa cosa; ci tengo a farlo in una giornata come questa e in un momento in cui l'Europa e l'Italia, fra diversi schieramenti, sono attraversati da un interrogarsi, da un dibattito profondo e talvolta da un dibattito, come abbiamo visto e come vedremo anche in futuro, molto aspro.
  Ci tengo a sottolineare anch'io quanto il fatto che questo Parlamento, oggi, speriamo domani e speriamo prestissimo in Senato, sappia ritrovarsi sui diritti umani e sappia ritrovarsi sui diritti umani dei minori, sia qualcosa di molto importante, perché vuol dire che, alla fine, questo Paese ha grandi risorse, non solo nella società – e io tendo a vedere con occhi buoni la società italiana, per come è, per le sue straordinarietà –, ma anche nelle istituzioni che la rappresentano. Cioè sanno, queste istituzioni, quando al centro c’è l'interesse di qualcosa di importante, in questo caso, appunto, i diritti umani globali, universali, di piccoli, dei minori. Queste istituzioni sanno ricordarsi e testimoniare, direi di più, difendere e applicare i principi fondamentali della Costituzione, e cioè di quella Carta che, non solo, ci ha tenuto uniti ieri, che è frutto appunto di una grande storia di libertà, ma che può tenerci uniti in futuro.
  Io voglio usare i pochi minuti che mi rimangono per unire la mia voce – non l'ho fatto all'inizio, l'ho scritto nella relazione che ho depositato – per ringraziare e nominare alcune delle più importanti associazioni e agenzie umanitarie, che hanno allargato la dignità, la grandezza del nostro Paese. Certo, Save the Children, prima e in ogni luogo presente, Amnesty International, Caritas, Emergency, Terres des Hommes, Oxfam, Unicef, Sant'Egidio, Intersos, CNCA, Consiglio italiano per i rifugiati, UNHCR e tante altre, a Milano, in Sicilia, ovunque, che hanno sollecitato questa legge.
  Voglio ancora una volta, credo a nome di altri e di altre, esprimere la gratitudine per i singoli volontari, quelle persone che si mettono a disposizione, per prendere per mano chi arriva da un altro Paese; ringraziare i sindaci più generosi, spesso i più virtuosi, ringraziare amministratori, ringraziare forze dell'ordine.
  Vedete, lo diceva Paola Binetti poc'anzi, accogliere in fondo è una parte di noi, è comunicare all'altro, all'altra, un senso di reciprocità. Nell'accogliere, però, c’è anche un interesse, perché io vedo, appunto, in quella potenziale e già ora forse nuova gioventù, una grande ricchezza per l'Italia e per l'Europa. Non tanto e solo, forse anche per quello, perché il nostro Paese fa pochi bambini, e questo mi spiace, ma perché dalla mescolanza, quando esiste nei fatti, lo vorrei dire all'onorevole Rondini, una globalizzazione che nessun muro può fermare, nella mescolanza, nel confronto, nell'incontro, nel dialogo fra le culture, noi possiamo costruire un punto di vista delle virtù civiche superiori, un principio di laicità dialogante, senza di cui l'Italia, l'Europa, l'intero mondo, corrono rischi gravissimi, quelli che viviamo già, di guerre, fame, solitudine, rischi e guerre e dolori che noi pensavamo di poter rimuovere o di avere rimosso. Allora io dico che sì questa legge è un passo, lo dico anche all'onorevole D'Ambrosio, è un passo su cui tutti noi dobbiamo vigilare, perché, non solo con l'approvazione nelle prossime ore, nei prossimi giorni, ma anche in futuro, ci siano le risorse adeguate.
  È un passo importante ed è qualcosa su cui noi dobbiamo continuare a lavorare, perché una legge è importante, ma l'applicazione di una legge è qualcosa di più, attiene alla cultura, alle coscienze, attiene appunto a quel confronto umano, civile, culturale, e pubblico, insisto pubblico, di un Paese e di una civiltà. Guardate, l'hanno ricordato le altre colleghe, l'ha ricordato l'onorevole Binetti, l'Italia anche in questo caso vuole fare e farà da apripista, se approverà questa legge. C’è un Pag. 20elemento in questo di orgoglio, sì di orgoglio. C’è un elemento anche di sperimentazione, sì di sperimentazione, ma soprattutto, guardate, c’è un elemento, c’è uno sguardo lungimirante, che forse vede lontano, perché sappiamo contemporaneamente vedere lontano, dicevo in avanti, ma anche lontano nella storia.
  Sappiamo, onorevole Rondini, guardare alla nostra storia, che è fatta di una storia di grandi migrazioni, nostra, di giovani di allora, di mamme con i bambini di allora, di gente disperata di allora, che ha riempito gli Stati Uniti, che dal Sud del nostro Paese è venuta nella mia città, a Milano, che ha riempito il mondo intero. Una storia, lo voglio anche rammentare all'onorevole Rondini, fatta di uno sguardo cosmopolita. L'Italia è stata nei secoli, e può essere in futuro, il luogo in cui cultura, arte – cultura, arte –, incontro fra convinzioni, religioni, e ho concluso, così come in passato, così in futuro, può fare grandi cose dal punto di vista umano, artistico, culturale, di convivenza per l'Europa e, sì diciamolo, con un pizzico di orgoglio per il mondo intero (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  DOMENICO MANZIONE, Sottosegretario di Stato all'Interno. Grazie Presidente, terrò fede al suo invito alla sospensione entro le 13,30, quindi le chiedo solo trenta secondi per dire che questa non è una proposta di legge che va annoverata tra quelle utili: in realtà è del tutto necessaria. È questa l'epoca delle grandi migrazioni e tra esse ci sono proprio i minori non accompagnati: persone meritevoli di una tutela se vogliamo addirittura maggiore rispetto a tutti gli altri che pure fuggono da situazioni di guerra, di povertà, di mancato rispetto dei diritti umani. A queste persone si rivolge questa proposta di legge, tentando per la prima volta di dare un quadro unitario di riferimento normativo a un fenomeno che, invece, fino ad oggi era vissuto in termini molto frastagliati ed è per questo che affronta tutte le tematiche che vanno dalla «identificazione» – uso l'espressione tra virgolette, cioè la necessità di stabilire la reale età della persona attraverso una procedura multidisciplinare nei confronti del minore – fino a garantire uno standard di accoglienza nelle strutture che poi sono destinate ad ospitare i minori in questione. La necessità deriva dal fatto che non ci si può nascondere che questo è un fenomeno che esiste in termini numerici drammaticamente crescenti nel nostro Paese e all'interno di tutta l'Europa. Quindi speriamo che il lavoro del Parlamento porti, anzi siamo convinti che il lavoro del Parlamento porterà a una legge che dia il migliore aiuto possibile in questa gestione. Pensiamo e auspichiamo anche che sia un ulteriore segnale nei confronti dei nostri partner europei per attestare che quello dei minori non accompagnati non è un problema solo nostro ma è un problema che ci coinvolge tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
  Colleghi, ho ricevuto sollecitazioni da diversi colleghi ad ampliare il periodo di sospensione, però sappiamo di avere una giornata abbastanza complessa. Se siete d'accordo, quindi, direi che possiamo riprendere alle 14,15 con una sospensione di tre quarti d'ora anziché mezz'ora. Alle 14,15 riprendiamo con il successivo punto all'ordine del giorno.
  Quindi, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14,15.

  La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 14,20.

Missioni.

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, l'onorevole Borletti Dell'Acqua è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 21
  I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Borletti Dell'Acqua è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 21
  I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Realacci ed altri; Abrignani; Realacci ed altri: Disposizioni concernenti il marchio italiano di qualità ecologica dei prodotti cosmetici (A.C. 106-2812-3852-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 106-2812-3852-A: Disposizioni concernenti il marchio italiano di qualità ecologica dei prodotti cosmetici.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 ottobre 2016 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 ottobre 2016).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 106-2812-3852-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che le Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice per la X Commissione, deputata Mara Mucci.

  MARA MUCCI, Relatrice per la X Commissione. Grazie, Presidente. Colleghi, il testo unificato delle proposte di legge Realacci n. 106, Abrignani n. 2812 e Realacci n. 3852 consta di nove articoli ed è volto a disciplinare l'assegnazione del marchio italiano di qualità ecologica ai prodotti cosmetici. Prima di illustrare gli articoli del testo al nostro esame vorrei sinteticamente ricordare un regolamento europeo denominato REACH che risponde alla preoccupazione di ordine ambientale cui possono dare origine le sostanze impiegate all'interno dei cosmetici. Prevede infatti la registrazione di tutte le sostanze prodotte o importate dall'Unione europea in quantità maggiori di una tonnellata per anno. Il regolamento si prefigge i seguenti obiettivi: migliorare la conoscenza dei pericoli e dei rischi derivanti da prodotti chimici in modo da assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell'ambiente. Per quanto riguarda il nostro territorio l'autorità nazionale competente per l'attuazione delle disposizioni relative alla sicurezza dei cosmetici e, quindi, del regolamento REACH è il Ministero della salute che organizza le sue attività di vigilanza principalmente su due fronti: cosmetovigilanza ovvero raccolta, monitoraggio e verifica di eventuali segnalazioni di reazioni avverse dovute all'impiego di prodotti cosmetici regolari; sorveglianza sul territorio dei prodotti e degli operatori economici del settore volta a verificare e contrastare la vendita e la distribuzione di prodotti cosmetici irregolari cioè non conformi al regolamento dell'Unione europea n. 1223/2009. Nel merito di queste proposte di legge abbinate, Presidente, vorrei citare un sistema che già esiste a livello europeo nominato Ecolabel, un marchio che promuove il prodotto con minore impatto...

  PRESIDENTE. Onorevole Mucci, attenda un attimo. Colleghi, per favore... grazie.

  MARA MUCCI, Relatrice per la X Commissione. ... durante l'intero ciclo di vita e che offre ai consumatori informazioni accurate non ingannevoli e scientificamente fondate sull'impatto ambientale dei prodotti. La concessione del marchio è basata sul sistema multicriterio caratteristico delle etichette di tipo 1 applicato ai prodotti divisi per gruppo. I criteri ecologici di ciascun gruppo di prodotti sono definiti usando un approccio dalla cultura Pag. 22alla tomba, valutazione del ciclo di vita, che rileva gli impatti dei prodotti sull'ambiente a partire dall'estrazione delle materie prime e nel quale vengono considerati aspetti volti a qualificare e selezionare i fornitori passando attraverso processi di lavorazione dove vengono controllati gli impatti dell'azienda produttrice fino alla distribuzione, incluso l'imballaggio ed utilizzo ovviamente fino allo smaltimento del prodotto a fine vita. Gli studi di questa valutazione per l'intero ciclo di vita alla base dei criteri si focalizzano su aspetti quali il consumo dell'energia, l'inquinamento delle acque e dell'aria, la produzione di rifiuti e risparmi di risorse naturali, la sicurezza ambientale e la protezione dei suoli. Noi oggi però non stiamo trattando di questo ma stiamo istituendo un nuovo marchio, un marchio italiano che, per quanto mi riguarda, estende l'ambito disciplinato dall'Ecolabel introducendo parametri importanti come quello della dermocompatibilità e tratta esclusivamente di cosmetici. Ad oggi l'Ecolabel parla anche di prodotti da risciacquo, saponi e shampi ma anche di detersivi e non si concentra sui prodotti invece di tipo cosmetico.
  Ricordo che, inoltre, è stato introdotto il criterio, a mio avviso molto importante, di dermocompatibilità anche perché, trattandosi di cosmetici, non potevamo non inserirlo, essendo che comunque i cosmetici si applicano sulla pelle che è il nostro organo più vasto a livello degli organi dell'essere umano per cui ha impatto, proprio perché noi mettiamo delle sostanze sulla nostra pelle, anche sugli organismi acquatici in quanto comunque la pelle va a contatto con l'acqua e, quindi, arriva fino ai nostri mari. Per questo è importante questa proposta di legge che istituisce questo marchio. All'articolo 1 definisce l'ambito di applicazione del provvedimento, riferendolo ai prodotti cosmetici e rinviando al riguardo al regolamento della Comunità europea 30 novembre 2009, n. 1223, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai prodotti cosmetici e tutte le successive modifiche apportate alla direttiva medesima.
  Le disposizioni del regolamento sono volte a garantire la tutela della salute e l'informazione dei consumatori, vigilando sulla composizione e sull'etichettatura dei prodotti. Il regolamento prevede, inoltre, il divieto di esperimenti sugli animali e la valutazione della sicurezza dei prodotti, sia dal punto di vista della tutela della salute, sia – importante – dal punto di vista della tutela dell'ambiente. L'articolo 2 del regolamento reca, inoltre, la definizione di prodotto cosmetico che, per quanto riguarda la legislazione europea, tratta, appunto, di qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo oppure sui denti o sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli e quant'altro. Insomma, prodotti cosmetici come noi li conosciamo. All'articolo 2 viene dunque istituito il marchio italiano a basso impatto ambientale, quindi inferiore alla media dei prodotti in uso di qualità ecologica e quindi anche di dermocompatibilità.
  Per la relativa disciplina il comma 1 rinvia alla disciplina del marchio collettivo, di cui all'articolo 11 del codice della proprietà industriale e di cui all'articolo 2570 del codice civile. Il marchio collettivo è un segno distintivo che svolge principalmente la funzione di garantire particolari caratteristiche qualitative dei prodotti e servizi di più imprese e serve a contraddistinguerli per la loro specifica provenienza, natura o qualità. La registrazione di questo marchio può essere ottenuta da un singolo imprenditore per contraddistinguere prodotti appunto provenienti dalla propria azienda e soggetti che svolgono la funzione di garantire l'origine, la natura o la qualità di determinati prodotti o servizi. Questi soggetti possono ottenere la registrazione di marchi collettivi per concederne l'uso, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, a produttori e commercianti. Il marchio collettivo, dunque, è solitamente richiesto da un soggetto proponente, che può essere una persona fisica o Pag. 23giuridica, per poi essere concesso in uso alle singole imprese, che si impegnano a rispettare quanto stabilito dal regolamento. Il marchio viene poi considerato collettivo perché deve essere concesso a qualsiasi operatore economico lo richieda e sia in grado di rispettarne tutti i requisiti di applicazione, così come definiti nel regolamento di utilizzo.
  A differenza del marchio commerciale, dunque, l'uso non può essere limitato ad operatori scelti dal proprio marchio. Il marchio collettivo è definito pubblico se il titolare è un ente pubblico, come è il nostro caso, o privato quando il titolare è un soggetto privato, generalmente nella forma giuridica di consorzio o associazione. Si tratta in questo caso, dunque, di un marchio su base volontaria di proprietà pubblica e registrato. Il comma 1 infatti dispone che la registrazione del marchio venga richiesta dal comitato per il marchio comunitario di qualità ecologica dei prodotti, ovvero il comitato per l'Ecolabel così come lo conosciamo, di cui al decreto ministeriale n. 413 del 1995. Il Comitato poi provvede all'esercizio di tali funzioni con le risorse umane e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Il comma 1 dispone, inoltre, che l'uso del marchio italiano di qualità ecologica venga concesso, su richiesta del produttore, per prodotti cosmetici che soddisfano i parametri ecologici di cui all'articolo 3 di questo testo unificato e che presentano un impatto ambientale inferiore alla media dei prodotti in commercio.
  L'articolo 3, che vado brevemente a spiegare, definisce i parametri ecologici e i relativi criteri di valutazione e calcolo applicabili ai prodotti cosmetici ai fini dell'attribuzione del marchio di qualità ecologico. I parametri ecologici vengono elencati al comma 1 del seguente testo – all'articolo 3 – e concernono: dermocompatibilità, quantità delle sostanze definite tossiche e pericolose per l'ambiente, cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione, il valore dell'impatto tossicologico sulla qualità delle acque, sulla fauna, sulla flora acquatica, la quantità di sostanze non biodegradabili aerobicamente, la quantità di sostanze non biodegradabili anaerobicamente, le sostanze bioaccumulabili e disturbatori endocrini, assenza di sostanze vietate dalla legge, incidenza ecologica dell'imballaggio. Il medesimo comma 1 stabilisce che in ordine a tali parametri il Ministero dell'ambiente, di concerto con il Ministero della salute, adotti, con un apposito regolamento, per ogni tipologia di prodotto cosmetico, limiti, metodi di prova, criteri di valutazione e lo strumento di calcolo applicato all'intero ciclo di vita del prodotto, in linea con le previsioni fissate dall'Unione europea in materia di cosmetici e di marchi di qualità ecologica.
  Anche solo questo articolo vi fa capire la portata di questo marchio e l'importanza che quindi detiene.
  I commi 2 e 3 elencano i criteri che dovranno informare l'emanazione del citato regolamento riguardo ovviamente ai limiti relativi alla tossicità, nocività e biodegradabilità nonché qualità degli imballaggi, comprendenti gli involucri e i contenitori del prodotto. Come previsto dal comma 4, i parametri ecologici connessi ai criteri di valutazione del calcolo hanno una validità di quattro anni, a decorre dall'adozione del suddetto regolamento, e vengono conseguentemente aggiornati ogni quattro anni dal Ministero dell'ambiente, secondo la procedura fissata al comma 1.
  Nell'articolo 4 inseriamo la disciplina e la procedura per la concessione dell'uso del marchio. In particolare, il comma 1 dispone che il produttore, al momento della richiesta del marchio di qualità ecologica, debba dichiarare la composizione del prodotto, denominazione, elementi identificativi, quantità e concentrazione di ciascun componente, compresi gli additivi, la funzione di ciascun componente nel preparato e la scheda informativa o di sicurezza relativa al prodotto medesimo. Per ciascun componente, che non deve essere testato sugli animali e non sarà testato sugli animali, il produttore fornisce la documentazione necessaria ai fini della certificazione, la quale può provenire anche dai fornitori del produttore stesso.Pag. 24
  Ai sensi del comma 2 la richiesta è trasmessa al comitato, che verifica la conformità della domanda dei prodotti rispetto ai criteri indicati nel regolamento e, se necessario, entro 120 giorni propone ulteriori integrazioni che potranno essere fatte in laboratori indipendenti dal produttore. Alla richiesta di concessione del marchio deve essere allegato un esemplare di imballaggio primario del prodotto ed in caso di esito positivo il comitato approva il prodotto, concedendo l'uso del marchio italiano di certificazione ecologica. Ai sensi del comma 3, i dati relativi ai parametri ecologici sono soggetti a controllo periodico da parte del produttore e costituiscono il dossier ecologico e di dermocompatibilità del prodotto. Infine, il comma 4 dispone che l'imballaggio del prodotto che ha ottenuto il marchio di qualità ecologica riporti in modo ben visibile il marchio di certificazione ambientale.
  Sulla base della previsione dell'articolo 5, il citato comitato si avvarrà del supporto tecnico, logistico e funzionale dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dell'Istituto superiore della sanità. Le materie per le quali l'ISPRA e l'Istituto superiore della sanità forniscono, sulla base della direttiva del comitato, attività di supporto sono elencate al comma 2, e concernono analisi dei dossier ecologici e dermocompatibilità, strumenti di calcolo e altre funzioni relative ai parametri ecologici e di dermocompatibilità – che ovviamente poi dovrà mettere in capo al produttore, se vorrà farsi certificare il prodotto – istituzione e gestione di appositi e distinti registri delle domande di concessione dell'uso del marchio italiano di qualità ecologica dei cosmetici, ricevute accolte o respinte nonché il regolare pagamento dei diritti d'uso del marchio, predisposizione di proposte di modifica del regolamento di cui all'articolo 3 da sottoporre poi in seguito alla valutazione del comitato.
  L'articolo 6 si prefigge la riduzione dell'inquinamento idrico, riduzione al minimo di produzione di rifiuti, riduzione e prevenzione dei potenziali rischi per l'ambiente connessi all'uso di sostanze pericolose, prevenzione dei potenziali rischi per la salute connessi all'uso di sostanze ancora pericolose nonché la coerenza dell'etichettatura rispetto ai contenuti del prodotto, cosa anche questa molto importante.
  All'articolo 7 si prevede che la presentazione della domanda di concessione dell'uso del marchio italiano sia soggetta a pagamento di un diritto, a copertura delle spese di istruttoria della domanda stessa nonché del diritto annuale di utilizzazione del marchio, al pagamento di spese per le verifiche di controllo, prove di laboratorio accreditate necessarie per dimostrare il rispetto dei criteri per la concessione del marchio nonché spese per la concessione del marchio stesso.
  L'articolo 8 parla di sanzioni. Vengono infatti sanzionate la contraffazione o l'alterazione del marchio italiano di qualità ecologica o la sua utilizzazione in violazione della legge e a tal fine richiamiamo alcune disposizioni del codice penale nonché l'articolo 127 del codice della proprietà industriale. È anzitutto richiamata l'applicabilità dell'articolo 473 del codice penale e, quindi, la punibilità di chiunque contraffà o altera il marchio italiano di qualità ecologica conoscendo l'esistenza del titolo di proprietà industriale e chi fa comunque in ogni caso uso del marchio senza ovviamente esserne titolare.
  Analogo richiamo è fatto dall'articolo 8 all'applicazione dell'articolo 474 del codice penale, cioè la punibilità di chiunque introduca nel nostro territorio, a fini di lucro, un prodotto industriale con marchio italiano di qualità ecologica contraffatto o alterato. L'articolo 8 prevede, in caso di contraffazione o alterazione del marchio in oggetto, anche l'applicazione dell'articolo 127 del codice della proprietà industriale, di cui al comma 2, e in particolare punisce con la sanzione amministrativa pecuniaria da 51,65 a 516,46 euro l'apposizione su un oggetto di parole o indicazioni non corrispondenti al vero tendenti a far credere che il marchio che lo contraddistingue sia stato registrato.
  L'articolo 9 stabilisce che il Ministero dell'ambiente provveda, entro sei mesi Pag. 25dalla data di entrata in vigore della norma, alla revisione del decreto del Ministero dell'ambiente del 2 agosto 1995, n. 413, che ha istituito il comitato Ecolabel e Ecoaudit al fine di adeguarne le norme sul funzionamento alle disposizioni previste e questa è anche un'altra nota positiva perché il Comitato era da tempo che non veniva rivisto.
  Auspico dunque un buon lavoro in quest'Aula, anche per l'abbinamento del testo Realacci atto Camera n. 3852 e per l'istituzione di questo marchio, un marchio italiano di qualità, che punta dunque a dare una maggiore sicurezza all'utilizzatore finale dei prodotti cosmetici, per quanto concerne, da una parte, la qualità ecologica, ma anche la dermocompatibilità e l'impatto quindi sull'ambiente marino. La pelle – che ribadisco essere l'organo più vasto del nostro corpo – ha un impatto anche sull'ambiente, quindi è importante il connubio tra dermocompatibilità, da una parte, e basso impatto ambientale, su cui questo marchio che ovviamente licenzierà il Parlamento potrà dare una maggiore tutela per gli utilizzatori finali.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, ma si riserva di farlo in sede di replica.
  È iscritto a parlare l'onorevole Busto. Ne ha facoltà.

  MIRKO BUSTO. Grazie, Presidente. Io ho un intervento che vorrei leggere, ma vorrei fare prima una riflessione, se ha la pazienza di ascoltarmi, riguardo a questo provvedimento. È interessante che si è sentito parlare di Ecolabel. Ecolabel – è stato detto – è un sistema di dichiarazione di impatto ambientale, di certificazione dell'impatto ambientale che si basa sull'intero ciclo di vita. Io su questo ho un passato interessante, perché di lavoro facevo queste valutazioni, precedentemente; facevo ricerca in questo settore, ed è molto affascinante che si parli di questo in quest'ambito, perché, sempre di più, dovremmo attuare e non solo parlare di sostenibilità. Sostenibilità è una parola, è un concetto quasi filosofico: creare un sistema che consenta alle prossime generazioni di avere accesso a risorse, a un ambiente che sia paragonabile a quello che abbiamo ricevuto noi, però sostenibilità è un concetto che va trasformato in qualcosa su cui si può agire davvero in maniera politica, va misurato. Misurare la sostenibilità: questo è il concetto che lo strumento «analisi ciclo di vita», che è stato citato, ci dà in mano, uno strumento di misura. Quando noi possiamo misurare, possiamo attuare delle politiche, attuare politiche di leva fiscale, applicare il principio «chi inquina paga», che l'Unione europea ha messo in atto, ha teorizzato da tanto tempo e spesso applicato, tante altre volte no. Questo piccolo inciso per dire che questo è un progetto di legge interessante, è un progetto di legge interessante che va in questa direzione. Probabilmente non è, secondo il mio personale punto di vista, la soluzione migliore, quella di puntare a uno schema di certificazione volontaria, mentre dovremmo appunto cercare un sistema che ci renda la misurazione dell'impatto ambientale il più possibile diffusa e il più possibile utilizzata dalle aziende nell'ottica di consentire alla politica di fare, come dicevo, un intervento di leva fiscale e politiche di scelta; però è comunque interessante che si parli e si lavori su questo settore, quello della cosmetica, che così tanto entra direttamente nelle nostre case e nella nostra vita.
  Quindi il marchio italiano che viene istituito, di qualità ecologica nei cosmetici, prescrive appunto che ogni prodotto abbia questo dossier ecologico in cui viene specificata la composizione e la quantità di sostanze non biodegradabili che possono avere impatto su acqua, ambiente e tipo di imballaggio. Sono indicate le sostanze dannose per la salute o l'ambiente che non possono essere presenti in un prodotto per ottenere la certificazione ecologica, è stato ricordato (regolamento REACH). Il fine di questo provvedimento è quello di arrivare ad avere dei prodotti cosmetici che siano dermacompatibili ed ecocompatibili e allo stesso modo che tutelino la sicurezza dei Pag. 26consumatori, attraverso l'immissione in commercio dei prodotti controllati e sicuri per la propria salute.
  Quindi, ribadisco è una proposta interessante e incontra il nostro parere favorevole. Crediamo che punti a sanare una lacuna che in questo momento è presente nella legislazione italiana. Però vogliamo contribuire a questa discussione, introducendo alcuni spunti di riflessione che sono poi gli emendamenti che abbiamo presentato, che ho presentato personalmente e che riguardano alcune sostanze che sono di uso comune nella cosmetica. Una di queste sostanze è l'olio di palma. L'olio di palma è un prodotto che deriva dalla palma da olio, chiamata elaeis guineensis, una coltivazione soprattutto del sud-est asiatico, ma non soltanto, anche in America del sud, in Africa, ed è una produzione che notoriamente è associata a deforestazione, erosione dei suoli, contaminazione delle acque, distruzione degli ecosistemi e della biodiversità culturale e naturale delle foreste e, quindi, una devastazione ambientale tale da compromettere sia l'ambiente, sia l'equilibrio delle popolazioni indigene.
  Ora voglio fare un discorso. Io che mi occupavo di sostenibilità ambientale e di misurazione voglio dire che è molto complicato misurare la sostenibilità di un prodotto fatto dall'altra parte del mondo; questo è il grave problema di questo tipo di strumenti. Noi importiamo un olio, e questo olio, indipendentemente da quello che si chiama confine di sistema, ovvero da dove noi stiamo ponendo i confini del nostro studio, può avere un impatto ambientale molto, molto differente. Per esempio, per quanto riguarda appunto l'olio di palma prodotto nel sud-est asiatico, se consideriamo che la coltivazione dalla quale noi lo deriviamo è nata dal nulla – diciamo così –, cioè dimentichiamo che è stata tagliata una foresta, il suo apporto sarà dovuto al fatto che vengono usati dei fertilizzanti, vengono usati dei pesticidi nella coltivazione e poi che c’è un trasporto; ma se noi consideriamo quello che si chiamano land use change, cioè le emissioni da cambio di destinazione d'uso dei suoli diretto (cioè il fatto di tagliare una foresta e bruciarla), significa avere milioni di tonnellate di gas serra che vengono emessi e, in più, significa mobilitare quello che si chiama carbonio organico del suolo, cioè quello strato di humus, di carbonio, che viene rimesso in atmosfera.
  Dovete sapere che un Paese povero, un Paese in via di sviluppo come l'Indonesia, nel 2015, è stato il terzo Paese mondiale per emissioni di gas serra, subito dopo Cina e Stati Uniti. Questo, se ci pensate, è mostruoso ed è dovuto agli incendi, quindi noi, se dovessimo misurare per capire l'impatto ambientale di questo prodotto che entra nella nostra vita in maniera preponderante nei nostri prodotti, avremmo difficoltà perché è difficile fare una stima di questo tipo ed è per questo che io propongo in questa proposta di legge di inserire un emendamento che chiede di bandirlo; una cosa difficile, da un certo punto di vista, perché un prodotto di uso comune, ma se vogliamo parlare davvero di ecosostenibilità, di sostenibilità ambientale di un prodotto, noi dobbiamo avere il coraggio di guardare le cose nella loro complessità, quindi dobbiamo dire che appunto, secondo il rapporto congiunto Banca mondiale e Governo britannico, il disboscamento della sola Indonesia – è un dato che voglio citare – sarebbe responsabile del rilasciato in atmosfera di 2.563 milioni di tonnellate di CO2. L'Accordo di Parigi non è soltanto tagliare le emissioni di energia; le emissioni di energia sono fondamentali e noi dobbiamo certamente ridurle, però ricordiamoci che noi dobbiamo ridurre le emissioni al punto di farle arrivare sotto zero – questo ce lo chiede l'IPCC – dobbiamo arrivare sotto zero.
  Una foresta tropicale è un sink, un pozzo di carbonio, ed è fondamentale mantenerla e non tagliarla per questi motivi. Oltre alla biodiversità, è un grande problema globale di cui dovremmo parlare molto di più. Adesso non lo accenno perché voi sapete che dagli anni Settanta a oggi noi abbiamo distrutto la metà del numero di specie vegetali e animali presenti sul pianeta terra; c’è in atto qualcosa Pag. 27di mostruoso che gli scienziati stanno chiamando «sesta estinzione di massa planetaria»; ricordiamoci che la quinta è stata quella dei dinosauri. Quindi, distruggere una foresta equatoriale per fare un olio e metterlo dentro una saponetta, oggi è un crimine e va fermato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
  Un altro ingrediente non sostenibile e che io vorrei chiedere che venisse bandito dall'utilizzo di questi prodotti sono i cosiddetti microgranuli di plastica. Spesso è plastica polietilenica e sono delle piccole particelle che vengono utilizzate spesso come esfolianti, spesso anche nei dentifrici. Vengono utilizzate per le loro proprietà. Ora, sui microgranuli, anche in questo caso, facciamo un ragionamento: avete parlato di analisi di ciclo di vita. Io vi dico: io, come ricercatore, ho delle difficoltà a calcolare l'impatto ambientale di un microgranulo, perché, se io considero un microgranulo come un pezzo di plastica prodotto, un poco di polietilene, e buttato dentro un prodotto, non ha un grande impatto ambientale, non ce l'ha.
  Io devo capire che, però, questo piccolo microgranulo mi finisce nello scarico del lavandino e dallo scarico del lavandino mi finisce nel sistema fognario; non viene filtrato, perché troppo piccolo, e finisce nel mare. Nel mare finisce nella catena alimentare e finisce per danneggiare la vita dell'ecosistema, la vita dei pesci, degli animali, creando degli effetti potenzialmente dannosissimi; in primis, se non vogliamo fare quelli che si curano della salute degli ecosistemi, per noi stessi, o meglio, per le persone che mangiano prodotti a base di pesce, che si trovano queste microplastiche all'interno. Basta scrivere microplastiche sul motore di ricerca Gogol – Google, faccio una battuta ! – per andare a vedere quali sono gli impatti ambientali, gli impatti sulla vita degli animali, che, poi, si ripercuotono sulla nostra.
  Ora, la presenza ampia di queste microparticelle nelle acque marine le rende inquinanti e pericolose per la fauna, che spesso le assume, come dicevo, tramite l'alimentazione. Secondo uno studio della National Oceanic and Atmospheric Administration, i microgranuli, oltre a rappresentare un pericolo per l'ambiente marino, sono un pericolo anche per l'uomo, in quanto finiscono nella catena alimentare. Per esempio, è stato calcolato dall'Università di Plymouth che il 36 per cento del pesce pescato sulle coste inglesi contiene microgranuli, quindi mangiate.
  I microgranuli, per quanto possano sembrare innocui, costituiscono un grande importante agente inquinante. Secondo uno studio del 2012, condotto dall'Università del Wisconsin, nell'area dei Grandi Laghi dell'America settentrionale i microgranuli sono, infatti, causa della maggior parte dell'inquinamento della zona, la cui presenza è stata rilevata in concentrazioni elevatissime, oltre un milione di particelle di plastica per chilometro quadrato. Ultimo tema che vorrei affrontare è un altro prodotto, un prodotto disinfettante che è presente, si chiama triclosan, un composto sintetico, registrato nel 1969 come pesticida ed utilizzato fin dagli anni Settanta negli ospedali per la sua funzione antibatterica, antifungina, antivirale, e successivamente inserito nella composizione di molti cosmetici per l'igiene quotidiana della persona quali detergenti, detergenti intimi, dentifrici, saponi e cosmetici. Ecco, dopo anni di ricerche, la U.S. Food and Drug Administration, la FDA, ha affermato che, non solo non c’è una dimostrazione scientifica per cui l'utilizzo di saponi antibatterici sia meglio del lavaggio con acqua e sapone semplice nel prevenire malattie, ma, addirittura, ha dimostrato che l'uso ampio di questi prodotti, nel corso di un lungo periodo di tempo, potrebbe condurre effetti negativi sulla salute.
  Infatti, già nel 1978, sul triclosan si era pronunciata la FDA, che lo aveva bandito dai saponi per le mani. Successivamente era stato reintrodotto, e invece, proprio di recente, su sollecito della Natural Resources Defense Council, la FDA ha incaricato il National Toxicology Program – scusate tutte queste parole inglesi, ma sono enti americani che hanno portato avanti questa battaglia, e quindi dovete sapere che proprio Pag. 28di recente è stato bandito negli Stati Uniti, e quindi è qualcosa di cui ancora si sta discutendo in Europa in questo momento – chiedendo appunto nuovi dati a supporto dell'utilità e della sicurezza di molti antibatterici. La ricerca ha stimolato il divieto di circolazione, che ora è effettivo negli Stati Uniti, di ben diciannove principi attivi da uso igienico, tra cui l'antibatterico triclosan, e la decisione ha coinvolto 2.100 prodotti, che negli Stati Uniti dovranno essere riformulati o ritirati dal commercio entro settembre 2017.
  Nel marzo 2010 anche l'Unione europea, con la direttiva 2010/169, ha proibito l'uso in tutti i prodotti che vengono a contatto con gli alimenti, come i contenitori, le posate, considerando che alcuni studi scientifici reputano il triclosan potenziale interferente endocrino, associato, inoltre, al fenomeno dell'antibiotico-resistenza.
  Il triclosan risulta essere, inoltre, difficilmente degradabile, e tende, di conseguenza, a bioaccumularsi nel grasso umano, come riscontrato dall'ECHA, che è European Chemicals Agency, l'agenzia europea che studia i prodotti chimici, comportando un'esposizione permanente tale da alterare le funzioni ormonali, riproduttive, muscolari e cardiache, nonché a favorire il rischio di allergie, asma, eczemi, soprattutto nei bambini. L'accumulo di triclosan nell'organismo è confermato dal suo ritrovamento in differenti campioni umani; quindi, sono state trovate delle tracce di triclosan, secondo sempre lo Scientific American, nel latte materno, nel sangue, nelle urine; nel 75 per cento dei campioni di urine, secondo uno studio dell’Environmental Health Perspectives.
  Quindi, dal punto di vista ambientale, c’è un altro aspetto: il triclosan, combinato al cloro dell'acqua, può produrre cloroformio e, con l'esposizione del sole, dare origine a una forma di diossina, una sostanza tossica che stimola l'azione estrogena e altera l'equilibrio ormonale. Quindi, appartiene anche a una categoria di inquinanti denominati PPCP, Pharmaceuticals and personal care products and pollutants, cioè ingredienti presenti in prodotti cosmetici o medici che nell'ambiente possono perturbare gli equilibri dell'ecosistema. Gran parte del triclosan e di molti altri di questi PPCP utilizzati nelle nostre case finiscono, anche lì, giù nello scarico dei lavandini domestici e si disperdono in gran parte nelle nostre acque. Gli affluenti degli impianti di depurazione contengono, di conseguenza, una grande quantità di questi composti, che non vengono rimossi dalle unità di trattamento convenzionali, e quindi vengono rilasciati nelle acque.
  Una volta nell'ambiente, il triclosan subisce delle modificazioni chimiche che portano alla formazione di alcuni sottoprodotti, e uno di questi è il methyl-triclosan, un prodotto più persistente nell'ambiente, che ha una tendenza maggiore del triclosan stesso ad accumularsi negli esseri viventi, e nei pesci in primis. Quindi, noi vorremmo fare un appello al principio di precauzione e alla necessità di tutelare la salute umana e l'ambiente, nonché chiediamo un divieto delle sostanze che ho indicato, quindi l'olio di palma, il triclosan e i micro granuli. Abbiamo già fatto diversi atti politici, soprattutto per quanto riguarda l'olio di palma. Abbiamo già parlato del fatto che l'olio di palma, se ingerito direttamente, è stato indicato, proprio a marzo di quest'anno, dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare, come contenente tre sostanze cancerogene, tre sostanze dovute alla raffinazione, che sono il 3-MCPD, il 2-MCPD e il glicidiolo, sostanza genotossica e cancerogena. Quindi, lo sappiamo già, oggi la ricerca ci sta dicendo che per l'ingestione sono dannosi. Gli altri utilizzi di questo olio, che sono quello nella cosmetica e quello nell'energia, sono parimenti dannosi nell'ambito di una valutazione più ampia, cioè se valutiamo, oltre la nostra salute immediata, nell'immediato, anche la salute del nostro ecosistema, della stabilità climatica di questo pianeta. È qualcosa che si fa fatica a considerare, perché noi spesso ci focalizziamo sul breve periodo, su quello che succederà, anzi, la politica spesso si focalizza nel brevissimo periodo delle prossime elezioni, ma, se noi facciamo una valutazione più ampia, più lunga, e pensiamo Pag. 29agli effetti indiretti di questo tipo di prodotti, noi valutiamo che la valutazione stessa sia fortemente negativa.
  Il cambiamento climatico che effetti può avere sulla nostra salute ? Contribuire con un prodotto di uso comune al cambiamento climatico che effetti può avere sulla nostra salute ? Questo è molto difficile da dire, ma è certo che li avrà, e saranno drammatici. Pensiamo soltanto a come l'aumento di temperatura possa favorire, per esempio, la penetrazione di specie e di insetti tropicali che veicolano malattie; questo è stato detto e questo è un rischio per la nostra salute. La temperatura e l'aumento di temperatura, oppure, per esempio, l'estremizzazione climatica che ne consegue hanno conseguenze immediate e avranno sempre di più conseguenze sulla nostra salute, sulla sicurezza alimentare e la produzione agricola. Quindi, oggi è il tempo di fare valutazioni più complesse.
  Noi abbiamo una struttura politica, in questo Parlamento, che ci impone una separazione dei saperi. Abbiamo la Commissione ambiente, abbiamo la Commissione agricoltura, la Commissione attività produttive: una separazione che oggi è antistorica, obsoleta. Non si può più separare, il sapere va unito, va inquadrato in una visione di sistema più ampia. Quindi, la salute, l'ambiente e l'agricoltura sono campi che vanno integrati. Voglio chiudere dicendo che questa è una proposta che comunque fa un passo in una direzione che noi apprezziamo. Cerchiamo, con questi contributi, di migliorarla nel suo scopo fondamentale, che è quello di tutelare la salute dei cittadini, la salute dell'ambiente e la sua connessione, che chiaramente ho espresso, ma auspichiamo che questo Parlamento lavori seriamente e con impegno per contribuire a creare un sistema davvero sostenibile, che porti ai nostri figli la possibilità di vivere in un ambiente sano e di ereditare un mondo in cui ci sia la possibilità di avere le stesse opportunità che abbiamo avuto noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Stella Bianchi. Ne ha facoltà.

  STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente. Io non tornerò nella descrizione della proposta di legge che ha già ben illustrato la relatrice per la Commissione attività produttive, la collega Mucci – stiamo esaminando norme che riguardano la certificazione ecologica dei prodotti cosmetici – a cui è stata, poi, associata una proposta che riguarda, invece, il divieto di utilizzo di microparticelle di plastica nei prodotti commerciali, sulla quale, poi, invece, farò alcune considerazioni.
  Vorrei fare, Presidente, un paio di considerazioni di carattere più generale e di commento alle disposizioni del provvedimento che abbiamo in esame. La prima riguarda l'introduzione di un marchio di qualità: è un'introduzione che noi già conosciamo, che si applica già a molti prodotti, li conosciamo tutti e possiamo riconoscere i prodotti da agricoltura biologica, così come prodotti di altro genere. Mi pare molto importante l'introduzione di questo marchio e sarebbe davvero importante averne più diffusi e, soprattutto, riguardo ad alcuni aspetti, perché consente, da un lato, di garantire la qualità del processo produttivo che ha portato alla realizzazione del prodotto che troviamo sugli scaffali, che troviamo da acquistare, ma, dall'altro, soprattutto, dà in mano al consumatore, a chi si trova ad acquistarlo, uno strumento importante per poter scegliere quale tipo di prodotto acquistare e, quindi, poter utilizzare la propria forza, la propria capacità di decisione per riuscire ad orientare i processi produttivi.
  Io sono d'accordo con le considerazioni che faceva il collega prima di me sull'attenzione che dobbiamo avere in particolare ad alcune componenti, ad alcuni elementi che entrano nei processi produttivi senza che i consumatori ne abbiano – tutti noi, come consumatori – piena consapevolezza. Credo che sarebbe davvero opportuno anche se ragionassimo, per esempio, di impatto di prodotti in termini di effetti sul cambiamento climatico, anche arrivando nel nostro Parlamento a discutere Pag. 30prima e ad approvare poi l'introduzione di una etichetta che consenta di misurare l'impronta di carbonio, quella che si chiama carbon footprint e, cioè, la quantità di emissioni di gas serra che è associata ad ogni ciclo produttivo, perché questo consentirebbe ai cittadini italiani, ai consumatori italiani di decidere consapevolmente di premiare o meno quelle imprese e quei prodotti che riescono ad essere meno invasivi e meno dannosi per il nostro ambiente.
  In particolare, però, Presidente, vorrei soffermarmi su un elemento che aggiungiamo in questo provvedimento e, cioè, quello del divieto di utilizzo delle microplastiche. Noi sappiamo quanto è dannoso l'uso della plastica: anche su questo, noi ne abbiamo consapevolezza, dopodiché la nostra consapevolezza ha fin qui portato non ad una vera e propria rivoluzione. Ha portato, certamente, ad un sostegno importante alle industrie e al settore della bioplastica, che è, tra l'altro, particolarmente rilevante nel nostro Paese, e non ancora ad adottare tutti gli strumenti che servono a metterci in allarme contro l'uso della plastica.
  Quanto sia devastante l'uso della plastica nel nostro ambiente lo vorrei ricordare con delle immagini che sono un po’ lontane dai nostri occhi e, quindi, facciamo anche fatica a riportarle alla nostra memoria. Sono queste cinque gigantesche isole di plastica: ce ne sono due nell'Oceano atlantico, una nell'Oceano indiano e due nell'Oceano pacifico. La più grande di queste isole di plastica si stima abbia una superficie pari a quella dell'Europa e sia alimentata, ogni giorno, da una tonnellata di plastica in più.
  Questi sono numeri che, naturalmente, ci sembrano molto lontani e ci sembrano non avere a che fare né con le nostre scelte di consumo...

  PRESIDENTE. Scusi onorevole Bianchi. Colleghi, grazie.

  STELLA BIANCHI. Magari si preparano al prossimo uso...

  PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Bianchi.

  STELLA BIANCHI. Sì, grazie. Dicevo, questo ci sembra essere molto distante e non avere a che fare con le nostre personali scelte di consumo, o non avere impatto sulla nostra vita e, invece, naturalmente, ha un impatto che in questo momento non vediamo, ma che rischia di essere enormemente pericoloso negli anni a venire, visto che gli oceani sono la nostra vera e propria scialuppa di salvataggio, se si può usare questo termine improprio per una superficie fatta di acqua, ma dagli oceani dipende moltissimo delle condizioni di vita che noi abbiamo in questo pianeta. Questo per dire della plastica.
  Sulle microplastiche, noi, forse, non abbiamo una percezione del loro danno. Intanto, stiamo parlando di particelle di dimensioni davvero contenute: sono uguali o inferiori a cinque millimetri, quindi, è qualcosa che noi, tendenzialmente, non vediamo nemmeno e che è praticamente in qualunque prodotto di cura dell'igiene personale che noi usiamo, uomini e donne. Quindi, ora lo associamo ai cosmetici e ci stiamo immaginando una gamma di prodotti, invece no: dobbiamo immaginarci un po’ tutti i prodotti che noi stiamo utilizzando normalmente.
  Quanto sono dannose le microplastiche ? Le microplastiche sono enormemente dannose, per un semplice motivo: rimangono soprattutto sulla superficie marina, con una concentrazione che è massima nel Mediterraneo, per ragioni evidenti. Il Mediterraneo è essenzialmente un mare chiuso e, quindi, è chiaro che favorisce la permanenza di frammenti di questo tipo. Se vi dico il numero che viene stimato, penso che faremmo un po’ tutti un salto sulla sedia: 250 miliardi di microframmenti sono stimati presenti nel Mar Mediterraneo. Rimangono sulla superficie dell'acqua, come dicevo, e gli effetti sono già piuttosto evidenti: si osservano, ad esempio, i bivalve. Ce li immaginiamo, no ? I molluschi, invece di cercare la sede nella quale potersi alimentare sugli scogli, rimangono sulla superficie marina, a galla. Pag. 31Naturalmente, non sono a galla sul vuoto, sono a galla su queste microparticelle di plastica che sono presenti sulla superficie. Lo stesso fa il plancton, l'alimento di base non solo dei pesci, ma di moltissimi altri esseri che vivono nei nostri mari.
  Quindi che cosa succede ? Quello che noi abbiamo utilizzato, senza rendercene conto, nella nostra igiene quotidiana finisce nel mare, rimane sulla superficie marina, diventa alimento di moltissime specie animali: si stima di 180 specie animali, quindi, pesci, uccelli, tartarughe, mammiferi del mare, quindi delfini e balene. Naturalmente, per questa via tornano direttamente a noi, tornano nella nostra alimentazione se consumiamo dei pesci o, comunque, rimangono nel nostro ambiente. Quindi, è assolutamente opportuno riuscire a fermare l'uso delle microplastiche in questo tipo di prodotti, consapevoli, naturalmente, che ci sono tutte le possibilità di sostituirle senza che questo precluda l'attività industriale che porta alla realizzazione di questi prodotti.
  Sulla rilevanza delle microplastiche, ricordo anche un altro elemento, Presidente: la Commissione europea, nel 2008, ha emanato una direttiva quadro sulla strategia dell'ambiente marino, nella quale, naturalmente, impegna tutti gli Stati membri a realizzare tutte le politiche necessarie alla salvaguardia dell'ambiente marino e a monitorare anche gli impatti di eventuali agenti inquinanti che possono danneggiare l'ecosistema. Tra gli agenti che sono segnalatori della buona qualità ambientale del mare viene inserito esattamente questo delle microplastiche, ad indicare quanto sia effettivamente grave il pericolo che viene da questi elementi.
  Che cosa facciamo noi, finalmente ? Raccogliendo l'impulso anche di associazioni importanti, come quella di Marevivo, facciamo una norma che impedisce l'uso di queste microplastiche all'interno dei prodotti. Lo facciamo consapevolmente, Presidente, rispetto a due linee. La prima, naturalmente, è il fatto che è assolutamente essenziale per la nostra salute, per la salute dei nostri mari, per il nostro obiettivo di preservare la qualità dell'ecosistema marino, eliminare l'uso delle microplastiche, ispirandoci a quelli che sono i classici principi, il principio di precauzione, innanzitutto, rispetto agli agenti inquinanti. Ma lo facciamo, anche, con un'altra consapevolezza e cioè il fatto che l'industria cosmetica, che nel nostro Paese ha una sua rilevanza, è perfettamente in grado e sta già utilizzando dei processi produttivi diversi, che possono consentire di superare l'utilizzo di questo tipo di prodotti...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, abbassiamo il tono della voce...

  STELLA BIANCHI. Sarà, quindi, possibile riuscire a garantire, come è giusto che sia, la lavorazione di questo tipo di prodotti e il buon funzionamento di queste industrie così importanti nel nostro Paese con procedimenti diversi, senza dover ricorrere all'uso delle micro plastiche. Lo facciamo, Presidente, con la ormai solita considerazione che ispira tutte le nostre preoccupazioni e che dovremmo mettere un po’ al centro di tutte le nostre attività, anche quando cerchiamo, anzi, forse, soprattutto, quando cerchiamo di far crescere la consapevolezza rispetto a certi tipi di pericoli che magari sottovalutiamo perché sono di dimensioni così piccole, perché sono abitudini che sono consolidate o perché avranno effetti molto in là nel tempo e quindi tendiamo a sottostimarli; la preoccupazione è molto semplice: quello che facciamo contro la natura lo facciamo a noi stessi e, quindi, chi pensa di poter avere un vantaggio a breve termine, continuando ad utilizzare certe tecniche, in realtà, sta costruendo una situazione di grave pericolo, alla fine anche per se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 32

(Repliche – A.C. 106-2812-3852-A)

  PRESIDENTE. La relatrice per la X Commissione e la rappresentante del Governo rinunziano a replicare.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Lombardi ed altri: Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, concernenti il trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento (A.C. 2354) (ore 15,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 2354: Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, concernenti il trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 21 ottobre 2016 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 ottobre 2016).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2354)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Do la parola al presidente della Commissione Affari costituzionali, onorevole Andrea Mazziotti Di Celso, per riferire sui lavori svolti dalle Commissioni.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Presidente, onorevoli colleghi, la I Commissione ha avviato l'esame delle proposte di legge Vaccaro, Lenzi, Amici, Capelli ed altri, Vitelli ed altri, Lombardi ed altri nella seduta del 19 luglio 2016 con la mia relazione. Successivamente, in data 29 settembre 2016, la Conferenza dei capigruppo ha iscritto la proposta di legge n. 2354 Lombardi ed altri nel calendario del mese di ottobre, a partire dalla data di oggi, per l'appunto, lunedì 24 ottobre, nella quota riservata ai gruppi di opposizione, su richiesta del MoVimento 5 Stelle. Nella riunione del 5 ottobre ho richiamato l'attenzione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, sulla circostanza che tutte le proposte abbinate riguardano l'indennità parlamentare, ma in alcuni casi il loro contenuto si estende ad altre materie, tra queste figurano prestazioni per collaboratori dei parlamentari, limitazioni al rimborso delle spese mediche, dotazione dei gruppi parlamentari, servizi di ristorazione, servizi interni, bilancio interno e trasparenza, controlli della Corte dei conti e congedi di maternità, di paternità e parentali dei parlamentari e le indennità dei consiglieri regionali. In quella riunione l'Ufficio di Presidenza ha concordato di proporre alla Commissione una delimitazione dell'ambito di discussione e di esame limitata soltanto ai seguenti aspetti: la determinazione dell'indennità spettante ai membri del Parlamento, la diaria e il rimborso delle spese di soggiorno, di viaggio e delle spese generali dei parlamentari, il relativo regime tributario e il regime di trasparenza relativo sempre a questi medesimi argomenti. Nella seduta successiva, del 6 ottobre, la Commissione ha quindi deliberato di approvare la proposta di delimitazione dell'ambito di esame dell'Ufficio di Presidenza.
  La deliberazione è stata assunta sia per rispettare i parametri costituzionali, in particolare il principio di autonomia del Parlamento e in relazione alla verifica dell'appropriatezza della fonte normativa utilizzata, sia anche in ragione del fatto che alcune disposizioni contenute nelle proposte di legge riguardavano materie che erano già oggetto di altre proposte di legge in discussione di fronte all'XI Commissione e alla I Commissione; in particolare, di fronte all'XI Commissione erano Pag. 33pendenti proposte di legge riguardanti il rapporto contrattuale dei collaboratori dei parlamentari e di fronte alla I Commissione sono, invece, pendenti delle proposte di legge riguardanti la disciplina dei vitalizi e previdenziale dei parlamentari.
  Sempre nella seduta del 6 ottobre ho chiarito che la delimitazione del perimetro di discussione dell'esame sarebbe stata anche rilevante ai fini della valutazione di ammissibilità delle varie proposte emendative e, successivamente, ho incaricato la deputata Roberta Lombardi di svolgere le funzioni di relatrice e l'onorevole Lombardi, nella seduta del 13 ottobre, ha presentato una proposta di testo unificato che è stata adottata dalla Commissione come testo base nella stessa seduta. Il testo base, redatto sulla base della delimitazione di cui ho parlato prima adottata dalla Commissione, riguardava, appunto, le indennità, la diaria e i rimborsi spese, il regime tributario e il regime di trasparenza di questi aspetti. È stato, quindi, fissato un termine per gli emendamenti al lunedì 17 ottobre e l'esame è iniziato martedì 18 ottobre sulle proposte emendative presentate. L'esame è proseguito nella seduta notturna dello stesso 18 ottobre e, nella giornata di mercoledì 19 ottobre, la relatrice ha presentato un proprio emendamento che sostituiva gli articoli da 1 a 6 del testo unificato. A tale emendamento che, appunto, sostituiva 6 articoli del testo, sono stati, a loro volta, presentati una serie di subemendamenti. Nella seduta dello stesso 19 ottobre, essendoci un elevato numero di iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti, ho ritenuto di convocare un ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi per discutere su come proseguire e come organizzare l'esame del provvedimento. L'ufficio di presidenza, nella riunione che si è tenuta la sera del 19 ottobre, ha convenuto con la maggioranza prevista dall'articolo 24, comma 2, del Regolamento che non vi fossero le condizioni per procedere utilmente alla discussione e votazione degli emendamenti presentati al testo unificato delle proposte di legge e, sostanzialmente, il giorno successivo, il 20 ottobre, ho comunicato l'esito della riunione dell'ufficio di presidenza alla Commissione. Avendo comunicato tale decisione in Commissione, la relatrice, onorevole Lombardi, a nome del gruppo 5 Stelle, ha chiesto la revoca dell'abbinamento alla sua proposta di legge delle altre proposte di legge Vaccaro, Lenzi, Capelli e Vitelli, essendo la sua proposta iscritta nel calendario di questa Assemblea in quota opposizione. Ho ritenuto che tale richiesta dovesse essere accolta in considerazione del fatto che, a seguito delle valutazioni fatte dall'ufficio di presidenza sull'assenza delle condizioni per concludere l'esame in sede referente, sono venute meno tutte le scelte istruttorie compiute in Commissione e, in particolare, l'adozione del testo unificato.
  Ho pertanto disposto la richiesta di revoca dell'abbinamento delle altre proposte di legge in materia, lo ripeto, Vaccaro, Lenzi, Capelli e Vitelli.
  L'Assemblea, quindi, oggi, inizia la discussione della proposta di legge n. 2354 Lombardi che ha un contenuto più ampio del testo unificato, perché, come dicevo prima, il testo unificato si limitava a trattare di indennità, rimborsi spese, diaria e relativo trattamento fiscale di trasparenza, mentre la proposta di legge Lombardi, che arriva oggi in discussione, oltre a intervenire su questi elementi, contiene disposizioni su altri aspetti, come il trattamento previdenziale dei parlamentari, le indennità dei consiglieri regionali, i congedi di maternità, di paternità e parentali e altri argomenti che non erano, invece, oggetto del testo unificato.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo. Prendo atto che si riserva di intervenire nel prosieguo.
  A questo punto, passiamo agli iscritti a parlare. Se siete d'accordo, per organizzarci, siccome ci sono molti interventi per un minuto, io a tutti coloro che hanno più di un minuto scampanello a un minuto dalla fine dell'intervento e a tutti coloro che hanno invece un solo minuto scampanello a 20 secondi dalla fine dell'intervento, Pag. 34in maniera che ognuno si può regolare poi su come concludere il proprio intervento.
  È iscritto a parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

  ALAN FERRARI. Grazie Presidente, ho voluto intervenire anch'io in quest'Aula su questo argomento, perché voglio che sia chiara subito una cosa, e cioè che il Partito Democratico, attraverso il mio intervento, attraverso gli interventi dei colleghi che seguiranno, c’è, è disposto a discutere di tutto e credo che questa sia l'occasione anche per stabilire chi realmente ha intenzione di rilanciare e ha la coscienza pulita e chi, realmente, sta inscenando uno spettacolo di cui si debba dare contezza agli italiani, perché io penso che già solo il fatto che siano previsti trenta interventi da un minuto sia la dimostrazione che un tema così delicato com’è il ragionamento sull'esercizio della funzione di parlamentare, affrontato con singoli interventi di un minuto vada esattamente nella direzione opposta, cioè quella di scappare, quella di non sedersi, in quest'Aula, a discutere del merito e della complessità di questa questione e a discutere e, soprattutto, a raccontare la realtà.
  Ma assumiamo per un attimo che questo tentativo sia un tentativo serio e io faccio utilizzo di una delle tecniche più usate in matematica, che è la dimostrazione per assurdo: come sa, Presidente, la dimostrazione per assurdo è una dimostrazione in cui si assume temporaneamente un'ipotesi assurda, si giunge a delle conclusioni assurde e che, quindi, fanno decadere l'ipotesi.
  Allora, qual è la dimostrazione per assurdo ? La dimostrazione per assurdo è questa, cioè il MoVimento 5 Stelle, che propone questa legge, sta dicendo che dimezzare l'indennità dei parlamentari significa – e questa sarebbe la prima, vera, unica, esclusiva e la più potente iniziativa di questo Parlamento e di questa legislatura – l'unico vero modo per ridare dignità alle istituzioni e alla politica.
  Io credo che sia corretto ricordare agli italiani che questo è falso ed è falso semplicemente se raccontiamo che cos’è accaduto in questo Parlamento, perché è di questa legislatura il tetto fissato agli alti dirigenti della Repubblica, equiparato ai compensi del Presidente della Repubblica, è di questa legislatura una riforma della pubblica amministrazione che ha semplificato la vita quotidiana dei cittadini, che ha introdotto delle norme nuove, affinché ci sia un accesso diretto, libero e gratuito agli atti della pubblica amministrazione ed è sempre all'interno della riforma della pubblica amministrazione un principio, secondo il quale un direttore generale lo è nel momento in cui svolge la funzione e non lo è per diritto per tutta la vita ed è sempre all'interno della riforma della pubblica amministrazione uno degli atti più importanti formulati da questo Parlamento: la chiusura di tutte quelle partecipate, che erano esattamente scatole vuote, erano esattamente quelle all'interno delle quali si annidava il discredito della politica e delle istituzioni; e, ancora, è di questa legislatura una riforma costituzionale che questo Paese aspettava da trent'anni e produrrà un risparmio di costi per le istituzioni italiane di diverse centinaia di milioni di euro e ha introdotto, come una delle competenze esclusive, importanti, più importanti e significative anche sul piano culturale, del nuovo Senato, la valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche; ovvero dà una dimostrazione e ha dato una dimostrazione, che io mi auguro che il 4 dicembre gli italiani confermeranno, di un Parlamento che va nella direzione di restituire quello che fa, di cogliere il tema della produttività, ai cittadini, ai cittadini italiani e fare in modo che le leggi vengano fatte, vengano misurate e ne vengano misurati i loro effetti.
  Allora, se è vero tutto questo, decade l'ipotesi, cioè decade l'ipotesi secondo la quale è grazie a questo intervento sul dimezzamento dell'indennità dei parlamentari, promosso dal MoVimento 5 Stelle che si ridà dignità alla politica e dignità alle istituzioni.Pag. 35
  Ma se è così, vi assicuro che il Partito Democratico non vi consente di raccontare una realtà diversa da quella che è, non vi consente di raccontare che nulla è cambiato esattamente in questa direzione.
  Ma se non era questo lo scopo, qual è lo scopo vero ? Quello di trovare un rocambolesco modo per giustificare il vostro «no» alla riforma costituzionale ?
  Allora vi dico chiaramente che, mentre voi qui state proponendo di dimezzare l'indennità ai senatori, noi l'abbiamo tolta per tutti i senatori, l'indennità.
  Oppure c’è un altro motivo, forse più implicito, ma io credo molto esplicito per gli italiani, che qui in questo dibattito dobbiamo esplicitare: voi fate questa proposta di legge, in realtà, per nascondere come avete rendicontato le vostre spese in questi anni.
  Io credo che questo sia il vero punto e io penso che questo sia il vero punto su cui gli italiani meritano rispetto e meritano che siano raccontate le verità e lo dico in ragione di alcuni elementi estratti dai rendiconti formali, che riguardano molti parlamentari del MoVimento 5 Stelle.
  Come ci spiegate il fatto che, in un solo mese, ci sia un canone d'affitto e ci sia anche un rimborso, per esempio, di 1.300 euro e un rimborso per soggiorno in hotel di 700 ? Come si giustificano 12.000 euro di taxi da inizio legislatura o 16.710 euro per trasporti extra ? Come si giustificano 3.840 euro di rimborso viaggio extra, oltre a quelli già pagati dalla Camera ? Come si giustificano 21.000 euro per pagare l'alloggio, cioè per vivere a Roma, nel solo 2015, rendicontato da uno di voi ? O come si giustifica il fatto che c’è un parlamentare Cinque Stelle che ogni quattro mesi rendiconta rimborsi per spese di viaggio di 3.323, come se avesse esattamente un misuratore che dice quanto spostarsi o meno per far risultare esattamente la stessa cifra ?
  Allora tutto questo è un modo per dire che quello che è dovuto agli italiani è un racconto reale di quello che è accaduto e che avete rendicontato in queste rendicontazioni.
  Io penso che questo è il destino – ed è brutto – di questo dibattito, che potrebbe anche concludersi con una battuta, che è questa: chiediamo e diamo la possibilità ai cittadini romani, dopo sei mesi dall'insediamento della nuova giunta, di valutare esattamente se la nuova giunta ha portato un beneficio o meno alla città di Roma. Diamo la possibilità di dire se i 10.000 euro lordi dell'indennità del sindaco Raggi sono meritati o devono essere...

  MARIA EDERA SPADONI. Ma che tema è ?

  PRESIDENTE. Scusi, scusi, scusi ! Onorevole Spadoni, cominciamo a stabilire che è il Presidente che stabilisce ciò che è compatibile con questo dibattito o meno, quindi la prego di cominciare tranquilla questo dibattito, perché il Presidente sa quello che deve fare. Diversamente, come lei può immaginare, entra nella valutazione del Presidente anche dopo. Quindi sia serena e andiamo avanti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e lei concluda, per favore.

  ALAN FERRARI. Concludo Presidente, dicendo che in realtà io potrei finire con questa battuta o potrei finire anche con un'altra e cioè quella, per esempio, di dire che se credi che un professionista costi troppo è perché non hai idea di quanto ti costa un incompetente, per esempio – ho finito – o coloro che hanno mostrato inesperienza e incompetenza nella rendicontazione di questi costi.
  Ma siccome io ho molto rispetto di questo luogo, delle battaglie civili che ha ospitato e delle storie delle persone, io voglio dire che ho sempre pensato che sedersi qui fosse motivo di orgoglio...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ALAN FERRARI. Fosse motivo di spinta ad essere onesti, di servire i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 36

  PRESIDENTE. Grazie, la ringrazio onorevole Ferrari, grazie.
  È iscritta a parlare l'onorevole Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Grazie Presidente. Allora oggi si parla, in quest'Aula, di costi della politica, anzi dei costi dei politici ed è un discorso che per noi inizia da maggio 2014, quando abbiamo depositato il testo di legge a mia prima firma, che ricalca quello che è il trattamento che noi parlamentari del MoVimento 5 Stelle abbiamo applicato a noi stessi dal primo giorno che siamo entrati in questo palazzo ovvero un dimezzamento dell'indennità di mandato e un mantenimento dei livelli, sia delle spese d'esercizio mandato che delle spese di indennità, mandando a rendicontare, centesimo per centesimo, quello che era il loro utilizzo, così da dare anche la possibilità non solo agli illustri colleghi, ma ai cittadini, nostri datori di lavoro, di andare a controllare l'esatto utilizzo delle risorse che i cittadini ci affidano.
  Due anni di attesa per arrivare a luglio del 2016, come ricordava prima il presidente di Commissione, in Commissione affari costituzionali, quindi tre mesi fa, ed arrivare oggi, 24 ottobre, qui in Aula, a distanza di tre mesi.
  Io mi ricordo che un provvedimento a nome Boccadutri – il mai troppo compianto ex tesoriere di Sinistra Ecologia e... come si chiama ? – ci ha messo due settimane, tra Camera e Senato, per togliere i soldi dei rimborsi elettorali dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché quando si tratta di togliere i soldi sono rapidissimi, quando si tratta di ridarli, invece, tre mesi non sono sufficienti.
  Quindi due anni di attesa, come se noi tra l'altro avessimo calendarizzato ad insaputa della maggioranza: spieghi loro, Presidente, che siete ancora voi, speriamo per poco, a gestire il calendario dell'Aula e delle Commissioni ! Ma forse voi pensavate che noi avremmo rinunciato a questo tema, in questi due anni, pensavate che ci saremo dimenticati della nostra battaglia della restituzione delle eccedenze, quella con cui noi abbiamo alimentato un fondo per il microcredito pari a 18 milioni di euro in soli tre anni, con cui abbiamo permesso a 3 mila microimprese di nascere e diventare realtà produttive, con cui abbiamo permesso a 7 mila cittadini italiani di trovare lavoro. Forse voi ve lo eravate dimenticati, ma noi siamo demagoghi, populisti ed anche un po’ eversori, e queste cose non ce le dimentichiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Questa è la politica con la «p» maiuscola, quella che per noi diventa l'incarnazione dell'articolo 54 della Costituzione, che dice che ogni cittadino che viene chiamata all'esercizio di funzioni pubbliche le deve adempiere con disciplina ed onore. E a proposito di Costituzione, andando a cavalcare uno dei vostri temi forti della battaglia referendaria, cioè quello del risparmio dei costi della politica, i presunti 58 milioni di euro di risparmi derivanti dallo stravolgimento dell'assetto costituzionale del nostro Paese sono quasi la stessa cifra che si risparmierebbe in un anno di solo taglio delle indennità dei parlamentari, da 10 mila a 5 mila così come da nostra proposta; ed è molto di meno degli 87 milioni di euro che si avrebbero come risparmio annuo se venisse approvata la proposta Lombardi così com’è.
  Noi in questi mesi abbiamo sentito, soprattutto in queste ultime settimane, dotte citazioni ed eruditi riferimenti da parte dei colleghi della maggioranza, che quando si tratta di arrampicarsi sugli specchi fanno dei salti carpiati di cui un funambolo sarebbe geloso. Siamo partiti praticamente dall'antica Grecia e dalla Repubblica Romana del 1849, per arrivare allo Statuto Albertino e alla matrice costituzionale del combinato disposto dell'articolo X e l'articolo Y, paventando un pericolo per la democrazia se la proposta di legge del MoVimento 5 Stelle sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari diventasse legge, perché la preoccupazione di alcuni esimi colleghi ed onorevoli del Partito Democratico era che evidentemente la classe medio-bassa, l'operaio, Pag. 37il falegname, il maestro, un pensionato non avrebbe potuto con la nostra proposta di legge diventare un parlamentare ed avere un appannaggio tale da riuscire con dignità a svolgere il suo mandato. Ecco, io chiedo a questi signori di andare in un bar qualunque di questa penisola e spiegare agli avventori che 3 mila euro di stipendio mensile, più 3.500 euro di diaria, più 3.690 euro di spese di esercizio mandato non sono appannaggio dignitoso per fare il parlamentare.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROBERTA LOMBARDI. Vi dico però: non lo fate in un bar di Roma che è pieno di quegli sfaccendati, di impiegati e statali a 1.200 euro al mese ed a cui avete bloccato lo stipendio da nove anni, perché potreste non avere una platea – come dire ? – molto favorevole. Non lo fate neanche in un bar nel Nord, pieno di quelli che magari il giorno prima hanno perso il lavoro perché voi andate a finanziare non l'economia reale e le imprese, ma le lobby dei vostri amichetti finanziatori. E non lo fate neanche nel Sud un discorso del genere, perché magari trovereste gente che da anni si vede transitare i miliardi che fate cadere a pioggia nel Sud e che finiscono nelle tasche dei vostri amici. Magari fatelo su Marte: lì trovereste qualcuno che capisce il vostro discorso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Concludo con una domanda semplice e secca, a parte le facili ironie; e la domanda è: volete voi oggi tagliarvi, dimezzarvi l'indennità e rendicontare in trasparenza tutto quello che sono i soldi che i cittadini italiani vi affidano ? Ed oggi, banalmente, basta un sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

  DORE MISURACA. Signor presidente, onorevoli colleghi, noi dobbiamo semplicemente decidere se la nostra Costituzione è la più bella del mondo, come sempre ci ricorda qualcuno, soprattutto nella sua prima parte, che non è assolutamente stata toccata dalla riforma oggetto del referendum, e se ha ancora un significato oppure no; e di conseguenza se il nostro impegno in quest'Aula, il nostro lavoro nelle Commissioni che lo precede, hanno un senso ed un'utilità per il popolo che rappresentiamo.
  Lo so, qualcuno non ama che noi si faccia riferimento all'articolo 69, però l'articolo 69 della nostra Carta fondamentale stabilisce che i membri del Parlamento ricevano un'indennità stabilita dalla legge: oltre a rispettarne la lettera, dobbiamo cercare di capire anche la ratio e lo spirito di questa disposizione.
  A meno che non si ritenga che i nostri padri costituenti prendessero le loro decisioni in modo assolutamente arbitrario ! Il perché della volontà di dotare i membri del Parlamento di una indennità; si badi, non di uno stipendio: noi non siamo dipendenti della Camera dei deputati, non siamo neanche dipendenti del popolo che ci elegge, ne rappresentiamo, nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione, la sovranità. Il perché di questa disposizione, dicevo, si trova anche in due articoli precedenti, nell'articolo 67, il quale recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Il punto è qui: nella libertà di pensiero, di azione e di voto di ciascuno di noi, paragonabile – se permettete l'accostamento – al libero convincimento che la legge, a cui pure è sottoposto, riconosce al giudice nella determinazione di una sentenza.
  Il punto è la nostra indipendenza di pensiero: noi non abbiamo e non dobbiamo avere alcun ripensamento. Certo, il nostro pensiero ed il nostro convincimento si forma nel confronto con gli elettori, con la società, con i corpi intermedi, con gli avversari politici, poiché non esiste libertà svincolata dai rapporti che costituiscono il vero vivere civile e sociale; ma in tutto questo la nostra Costituzione ci vuole liberi, non dipendenti da nessuno. E vuole, aggiungo, che in questa condizione possa Pag. 38trovarsi ogni cittadino, vuole consentire a tutti l'accesso al mandato parlamentare e permetterne l'esercizio senza condizionamenti economici; lo stabilisce l'articolo 3, di cui l'articolo 69 della Costituzione è una norma di attuazione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica» – cito sempre l'articolo 3 – «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
  A meno che non si ritenga più forte e cogente della Costituzione il vecchio Statuto Albertino ! So che avete ironizzato su alcuni riferimenti culturali e storici: sì, lo Statuto Albertino nel suo articolo 50 disponeva che «le funzioni di senatore e di deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità»; una concezione elitaria ed ottocentesca della rappresentanza, molto discriminante in base al censo, e concepibile solo a due condizioni: che deputati e senatori fossero ricchi, e che i lavori del Parlamento li impegnassero per poco tempo, permettendo loro di tornare presto alle loro professioni e alle loro rendite. «L'indennità parlamentare fu una grande conquista democratica, resa necessaria dal costante allargarsi delle attività legislative e dall'ascesa politica delle classi lavoratrici». Questa frase non è la convinzione di un corrotto ed arricchito membro della famigerata casta, non è la frase di un parlamentare: è la frase di Piero Calamandrei; alla quale vorrei aggiungere le ragioni addotte da un altro padre costituente, Umberto Terracini (era del PD, per chi non lo ricordasse), che si scagliò contro la proposta del repubblicano Giovanni Conti, che voleva un Parlamento di propri rappresentanti nella...

  ARTURO SCOTTO. Terracini non era del PD !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Grazie.

  DORE MISURACA. Era del PCI.
  Appunto: «L'onorevole Conti» – disse Terracini – «in realtà sembra che rifletta certi sentimenti di ostilità non preconcetta amabilmente suscitata fra le masse popolari contro gli organi rappresentativi nel corso di esperienze che risalgono non soltanto al fascismo, ma assai prima, quando lo scopo fondamentale delle forze anti-progressiste era l'esautorazione degli organi rappresentativi» (Commenti).

  PRESIDENTE. Onorevole Miccoli ! Colleghi... Grazie.

  DORE MISURACA. L'indennità parlamentare era strettamente connessa alla rappresentanza: non è infatti un caso che sia stata istituita nel 1912.
  Prima però di ricordare ed approfondire l'ulteriore genesi di questa norma, così come la concepirono i padri costituenti, è altrettanto fondamentale comprendere il momento storico nel quale viviamo. Certo, c’è una parte del Paese disaffezionata verso la classe politica ed è comprensibile: le cronache degli ultimi anni sono state riempite di scandali, di corruzione, il quadro economico sta cambiando, sì, ma in maniera evidentemente non ancora soddisfacente. Questa è la percezione dell'opinione pubblica e spetta a noi ribaltare questo giudizio.
  Meno comprensibile è pensare invece di buttare il bambino con l'acqua sporca, in un mix tra democrazia, retorica e populismo, e sul malcontento degli italiani costruire abilmente la propria fortuna. Pensare che il dimezzamento dell'indennità dei parlamentari sia la panacea di tutti i mali è come avere creduto che la sindaca Raggi da sola avrebbe potuto risollevare le sorti di Roma, oltre che risultare offensivo verso l'intelligenza degli italiani. Bene, la risposta alla disaffezione dei cittadini è la buona politica, con la «P» maiuscola, quello che questo Governo e questo Parlamento, non senza fatica, stanno cercando di fare.Pag. 39
  La disoccupazione da tre anni a questa parte è diminuita ? Sì, certo, è un dato di fatto. Sono state tagliate alcune tasse quali l'IMU, l'Irap sul lavoro, quest'anno l'Ires e il prossimo anno l'Irpef. Il deficit è il più basso degli ultimi dieci anni. Ed ancora: la riforma dal Jobs Act, della pubblica amministrazione, le riforme costituzionali. Pochi giorni fa il Parlamento ha approvato finalmente la legge sul caporalato. Abbiamo presentato una manovra economica tra le più espansive degli ultimi anni, con particolare attenzione alla sanità, alle famiglie, ai piccoli imprenditori e agli artigiani, ai lavoratori dipendenti ed autonomi. Questi sono i fatti incontestabili. Poi ognuno può legittimamente criticarli o meno, ma questo Parlamento sta agendo.
  Di più: dobbiamo decidere allora cosa buttare e cosa tenere. Il potere legislativo di cui siamo stati investiti, è una funzione nobile, decisiva per il Paese, da esercitare in piena libertà e con le risorse che a questo diritto-dovere conseguono. Oppure è un lavoro come un altro, per cui si timbra il cartellino entrando in questo Palazzo e lo si timbra di nuovo, uscendone. Il fatto che qualcuno, anche fossero molti, non adempie con coscienza a questo compito, non vuol dire che ne sviliamo la natura e ne riduciamo il riconoscimento. O cerchiamo di cambiare questo qualcuno, perché in questo consiste la classe politica e la democrazia: verificare con le elezioni l'assolvimento o meno del mandato che abbiamo ricevuto. Non lo abbiamo assolto ? Mandateli a casa, mandiamoli a casa. Ma non mettete noi ed altri deputati, che hanno deciso di dare questi anni della propria vita all'impegno per il bene comune, nell'impossibilità di esercitarlo. A questo serve l'indennità parlamentare, a questo riteniamo che essa sia stata fissata, non come stipendio, secondo la legge n. 1261 del 1965. Essa spetta ai membri del Parlamento per garantire il libero svolgimento del mandato. E risottolineo l'aggettivo «libero».
  Ma veniamo ai nostri giorni. Questa legislatura è stata caratterizzata dalla rincorsa alla riduzione, evidentemente considerato mal guadagnato dagli stessi che ne usufruiscono, di quanto corrisposto ai parlamentari. Nella corsa a chi è più demagogico, a fare la gara e a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura, diceva Nenni. Non vorrei si ritornasse – ma non lo vorrei neanche per voi che avanzate questa proposta – ai primi anni del Novecento, quando un socialista di Oneglia, non disponendo del denaro sufficiente per pernottare a Roma, usufruiva del cosiddetto permanente, rilasciato dalle Ferrovie dello Stato per dormire sul treno Roma-Firenze. Certo, un suo intollerabile uso può far dimenticare le origini di questo istituto. Certo, ci sono state degenerazioni che andavano corrette e mi sembra che in questi anni ci si è mossi in modo abbastanza deciso in questa direzione. Ma facciamo attenzione perché l'esagerazione è un rischio che si può correre anche in questo senso. Ed è appunto per questo che, tra il rischio della degenerazione e trattare l'indennità come un totem immodificabile, possono inserirsi alcune modifiche.
  E vediamo i numeri. La legge del 1965 individuò un parametro per l'indennità parlamentare, il dodicesimo del trattamento complessivo massimo annuo lordo dei magistrati con funzione di presidente di Cassazione. Quel parametro è passato ora dai 311 mila euro agli attuali 240 mila. Ma da quel parametro abbiamo ormai ampiamente derogato. E perché non parlare di numeri e avere il coraggio di rappresentarli qui in Aula ?
  Bene, ai 18.900 euro mensili del magistrato corrispondono oggi i 10.435 dei parlamentari, che equivalgono circa ad un netto di 5 mila euro. Trasformare questo netto in lordo vuol dire quasi dimezzarlo. Possiamo decidere anche questo: capisco che per qualche studente universitario fuoricorso questo sia un incremento del reddito, ma non è il caso di chi, per fare politica, il suo lavoro ha dovuto provvisoriamente abbandonarlo. Bisogna avere il coraggio anche di rappresentare queste ragioni. Ma, al di là delle provocazioni, ritengo che in linea di principio, proprio per il valore di parità tra i poteri dello Stato, il criterio di un rapporto pur mitigato Pag. 40da equilibri e correttivi con l'emolumento di un alto magistrato dello Stato sia un principio, a mio avviso, a nostro avviso, da mantenere.
  C’è poi la diaria. Anche questo tema è stato affrontato. Bene, dal 2010 è stata ridotta, e tale sostanzialmente rimane, con il solo obbligo della rendicontazione. Capisco così l'idea di alcuni parlamentari di rappresentare tutto e risolvere tutto con le pezze giustificative e con gli scontrini, ma credo che l'esperienza diretta ormai di chi sta fuori casa e fuori Roma comporta quel livello di spesa e l'accanimento sulle note spese, oltre a comportare l'applicazione ragionieristica di energie altrimenti utilizzabili, mette a rischio di figuracce pubbliche, come la recente assoluzione di molti consiglieri regionali documenta.
  Bene, in ultimo, la terza voce, e concludo: la terza voce dei costi del parlamentare alla collettività riguarda il rimborso delle cosiddette spese per l'esercizio del mandato. Questa voce, già ridotta di 500 euro nel luglio del 2010, è pari oggi a 3.690 euro. Si chiede ora di documentarla, soprattutto con contratti lavoro stipulati ai collaboratori. A parte il fatto che già adesso – lo ricordo ai presenti – il contributo al collaboratore è vincolato alla sua giustificazione, mi permetto, soprattutto in questo caso, una sinossi con i parlamentari di altri Paesi europei a noi equivalenti, Francia, Germania e Gran Bretagna, e con il Parlamento europeo, che prevedono tutti un contributo di spese di segreteria, da noi inesistente, e la gestione diretta dei collaboratori dei parlamentari da parte dell'amministrazione dei Parlamenti.
  In conclusione, fare il parlamentare vuol dire essere titolare di funzioni molto delicate e implica il riconoscimento della responsabilità che ci si assume. Un parlamentare chiamato a occuparsi della gestione della cosa pubblica deve conseguire risultati nell'interesse generale e tutti voi conoscete quanto questo sia complesso e comporti applicazione. Fare politica è certamente una missione e non un lavoro, ma non credo che comporti lo stile e il tenore di vita dei missionari. Anzi, non riconoscere ai parlamentari un'indennità adeguata al ruolo e alla responsabilità che si assumono potrebbe allontanare dagli incarichi pubblici le migliori persone della società e paradossalmente incoraggiare il servilismo nei confronti dei poteri forti e la corruzione che pubblicamente si dice di voler combattere. C’è chi ne approfitta e non è all'altezza del mandato ricevuto ? Certo che c’è, ma la selezione del personale politico spetta ai partiti e agli elettori, non al calcolo ragionieristico sul taglio dei costi, che è sull'incentivazione degli investimenti, in questo caso nel vero capitale che rende migliore il Paese, il capitale umano. Non ci sarà mai una legge o un'equazione che ci esoneri dal giudizio di merito di valutare e di scegliere, che ci tolga l'incombenza di fare politica. Come diceva Benedetto Croce, l'onestà politica non è altro che la capacità politica. E noi, ancora una volta, non possiamo non dirci crociani (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Chiarisci questa cosa di Terracini !

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, per favore.

  ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Noi riteniamo, come gruppo di Sinistra Italiana, che questa discussione, la discussione sugli stipendi dei parlamentari, sia una discussione da affrontare. Naturalmente non ci sfugge che nel corso di questi anni quella che è stata chiamata la campagna anticasta – ed è un elemento di riflessione che credo debbano avere anche i deputati del MoVimento 5 Stelle – sia stata alimentata anche da corposi interessi economici, quelli che orientano anche grandi flussi informativi, che nel pieno della crisi hanno avuto anche un interesse a spostare l'attenzione rispetto alle responsabilità delle banche, della grande finanza, dei grandi manager, indicando a un'opinione pubblica sempre più Pag. 41sofferente, sempre più colpita dalla crisi, un bersaglio più facile e più immediato. Questo elemento c’è e va riconosciuto, e tuttavia dobbiamo allo stesso tempo riconoscere che questa campagna si è fondata e si fonda, al di là degli interessi che la alimentano, anche su elementi oggettivi, veri, che dobbiamo riconoscere e che deve riconoscere innanzitutto chi vuole difendere la dignità del Parlamento e della politica democratica. Questa campagna ha trovato una sua base di appoggio nella scarsa credibilità, e talora anche nella scarsa onestà, di una parte del ceto politico e del ceto parlamentare, e ha un suo punto d'appoggio oggettivo nel fatto che le retribuzioni dei parlamentari, e la struttura di questa retribuzione, sono rimaste troppo elevate e anche sostanzialmente con elementi di opacità.
  Tutto ciò ci porta a ritenere, ci porta ad assumere la posizione per la quale questa discussione vada affrontata. Noi non siamo per il rinvio, non siamo per furbizie, noi siamo perché il Parlamento affronti e discuta questo tema. E credo che lo debba fare a maggior ragione per il modo in cui si è sviluppata questa legislatura e per tutto quello che è successo in questa legislatura. Qui voglio dire, con franchezza, che io trovo poco comprensibile la posizione del Presidente del Consiglio, del segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, e del suo partito. Io francamente fatico a capire come si possa impostare un cambiamento di 47 articoli della Costituzione, una riscrittura di tutta la seconda parte del nostro ordinamento costituzionale, che a giudizio di alcuni giuristi addirittura configura un nuovo ordine costituzionale, affrontare un cambiamento di questa portata, mettendo al centro il tema del taglio dei costi della politica e della necessità di tagliare il numero dei politici e poi sottrarsi a una discussione sullo stipendio dei parlamentari. Sono stati fatti dei manifesti nel corso di questa campagna referendaria, dei manifesti sotto i quali campeggia il logo del gruppo parlamentare del Partito Democratico, con i quali si dice che «noi stiamo cambiando la Costituzione, perché bisogna tagliare i politici». Si fa della riduzione dei costi il principale argomento a sostegno di una riforma per la quale, evidentemente, gli altri argomenti non sono sufficientemente solidi, perché poi, come si sta chiarendo a mano a mano che il confronto si sviluppa, diventa chiaro che il Senato rimane lì dove è, con le sue strutture, i suoi palazzi, i suoi funzionari e le sue Commissioni. Rimangono in vita il 91 per cento dei costi di funzionamento del Senato, e lo dice non il «Comitato del no» o Sinistra Italiana, lo dice con numeri ufficiali la Ragioneria generale dello Stato. Quindi, quei 500 milioni addirittura che il Presidente del Consiglio, bontà sua, ha in animo di destinare ai poveri, nel caso in cui dovesse vincere il «sì», semplicemente non esistono, perché i risparmi, nella migliore delle ipotesi, ammonteranno a un decimo di quella di quella cifra. Si è alimentato un populismo di Governo, un populismo inedito in Europa, tutto dalla parte dell’establishment, con il quale si sta cercando di produrre una deformazione molto profonda del nostro assetto democratico istituzionale. E poi, invece, oggi, quando si tratta di affrontare il tema della retribuzione dei parlamentari, si assume improvvisamente una posizione diversa. Se il Parlamento viene presentato come un impaccio, come il luogo in cui si perde tempo («il Parlamento è il luogo in cui si perde tempo», questa è la principale argomentazione che il Presidente del Consiglio ha offerto agli italiani per difendere la sua riforma), ebbene, cari colleghi del Partito Democratico, non si capisce perché si debba difendere la retribuzione di perditori di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).
  Questo è l'elemento di contraddizione insanabile – insanabile ! – nella vostra posizione, che ci porta a dire che su questo argomento e su altri, quando evidentemente si pensa di cavalcare l'onda, di seminare vento, poi inevitabilmente si raccoglie tempesta o detto altrimenti: chi pensa di ferire di antipolitica, poi di antipolitica perisce.Pag. 42
  Noi non pensiamo che il Parlamento sia un impaccio, non pensiamo che sia il luogo della perdita di tempo, non crediamo al mito dell'alta velocità decidente o al mito della decisione che dall'alto cala con più efficacia; crediamo, per la verità, che poi questo Parlamento sia stato fin troppo docile nel piegarsi ai voleri del Governo e nell'accorciare anche i propri tempi di discussione su provvedimenti decisivi, dal Jobs act, alla riforma della scuola, allo «sblocca Italia», a tanti altri provvedimenti. Il modo in cui è stato trattato il Parlamento in questa legislatura è un argomento che dovrebbe anch'esso costituire una ragione per affrontare questa discussione. Abbiamo avuto Aule parlamentari che hanno dovuto, su tutti gli argomenti più importanti, votare fiducie a raffica. Abbiamo avuto un'espropriazione del ruolo delle Aule parlamentari e del singolo deputato e senatore su materie che sono di stretta e decisiva competenza parlamentare, come la materia elettorale e la materia costituzionale. Come fa adesso il segretario del Partito Democratico a sottrarsi a questa discussione e a dire che il tema è un altro ? Forse perché crolla il castello, il racconto sui grandi risparmi della riforma costituzionale ? Né credo che si possa dire che questa questione sia risolvibile semplicemente legando il compenso dei parlamentari alle percentuali di presenza in Aula. Voglio ricordare che in occasione della discussione dell'ultimo bilancio della Camera è stato approvato un ordine del giorno di Sinistra Italiana che propone di rendere molto più incisive le penalizzazioni sulle indennità, che oggi hanno un tetto massimo e coprono soltanto la parte dell'indennità e non tutte le altre voci di retribuzione, di rendere queste penalizzazioni molto più forti, in maniera tale da creare una proporzionalità effettiva tra la presenza in Aula e in Commissione e quanto ogni mese un singolo parlamentare riceve come compenso dalla Camera. Quindi questo tema è stato già posto all'attenzione degli organi della Camera e va affrontato, ma non elude il tema col quale oggi noi siamo chiamati a confrontarci.
  Noi per questa ragione voteremo contro il rinvio e siamo per affrontare in Aula questa discussione. Avanzeremo le nostre proposte, abbiamo elaborato degli emendamenti sia per legare, riducendola in maniera sensibile, l'indennità dei parlamentari ad alcuni parametri oggettivi che possono essere individuati in vario modo, facendo riferimento o al Parlamento europeo o ai sindaci delle grandi città, e sia anche per eliminare alcune anomalie che ci sono oggi nella retribuzione dei parlamentari; ad esempio, non si capisce perché le spese per i contratti di collaborazione debbano tradursi in una erogazione monetaria al singolo deputato e senatore e non debbano invece avvenire attraverso un intervento diretto dell'amministrazione della Camera che eviti che quei soldi transitino attraverso il parlamentare con tutti gli abusi che abbiamo conosciuto nel corso di questi anni.
  Quindi, siamo per affrontare questa discussione e siamo anche per inserirla in un quadro più ampio che riguarda il finanziamento della politica, un tema col quale credo anche i deputati del MoVimento 5 Stelle stanno iniziando a confrontarsi più concretamente. Noi in questa legislatura abbiamo abolito completamente il finanziamento pubblico diretto ai partiti politici; ciò determina una situazione per la quale alcuni deputati di alcuni gruppi parlamentari contribuiscono in maniera più rilevante ancora, è il caso dei deputati di questo gruppo, al sostegno alla propria organizzazione politica di riferimento, ed è una scelta che noi rivendichiamo, perché noi, quando difendiamo la Costituzione, non lo facciamo semplicemente per una convenienza rispetto al governante del momento. Noi ci riconosciamo profondamente nell'impianto costituzionale, nel modello di democrazia che lì è delineato, a partire dall'articolo 49.
  E, quindi, noi difendiamo una rinnovata funzione dei partiti politici come luoghi democratici, come luoghi trasparenti, come luoghi aperti, come luoghi che abbiano anche delle risorse per poter svolgere il ruolo e il compito che la Costituzione assegna loro, quello di organizzare Pag. 43la partecipazione democratica. E, quindi, ci sono dei parlamentari che destinano una quota non irrilevante del proprio compenso al sostegno all'attività politica. Ci chiediamo che senso abbia – lo chiediamo anche qui ai colleghi del Partito Democratico – mantenere questa indennità per i parlamentari e non affrontare, invece, un discorso di verità sul finanziamento pubblico della politica. Se non è questa un'altra gigantesca ipocrisia !
  Ci chiediamo che senso abbia togliere il finanziamento ai partiti, lasciarlo ai gruppi parlamentari e poi fare in modo che siano i gruppi parlamentari, in maniera surrettizia e opaca, a finanziare funzioni che attengono, invece, all'attività dei partiti. Lo abbiamo visto con il personale dei partiti dislocato presso i gruppi parlamentari, lo vediamo con attività di comunicazione che sono evidentemente attività di comunicazione di soggetti politici, e che vengono, invece, affrontate dai gruppi parlamentari. Lo vediamo, addirittura, in questi giorni, con i manifesti per la campagna referendaria pagati dai gruppi parlamentari.
  Siamo dentro una gigantesca ipocrisia, che io credo sarebbe il caso di affrontare, se vogliamo avvicinarci a questa discussione con serietà e non semplicemente fare propaganda da una parte e dall'altra. Noi siamo convintamente parlamentaristi, noi siamo per restituire dignità alla funzione e al ruolo del Parlamento. Riteniamo anche che, per fare questo in una fase storica come quella attuale, dopo anni di crisi economica, di crescita delle diseguaglianze, di aumento della povertà, di aumento del distacco tra cittadini e istituzioni, ci sia, però, bisogno di gesti di coerenza e di atti di testimonianza, anche individuale.
  Quindi, per noi affrontare questo tema, il tema di una maggiore sobrietà della politica e dei parlamentari, di una riduzione degli stipendi, è la precondizione anche per restituire un ruolo e una credibilità al Parlamento e alla politica democratica, e per affrontare dopo, in condizioni di maggiore credibilità soggettiva, il vero tema su cui io credo che anche il MoVimento 5 Stelle si debba confrontare, se vuole diventare una credibile forza di Governo. Perché, nel corso dell'ultimo ventennio, il Parlamento è diventato così screditato agli occhi dei cittadini e perché oggi un italiano medio considera del tutto sproporzionata la cifra che guadagnano i parlamentari, e, probabilmente, considererebbe eccessiva anche la metà di quella cifra ? Perché ?
  Perché c’è una percezione nei cittadini che questo non sia più il luogo vero in cui si esercita la sovranità popolare; si ha una percezione, che è anche una percezione vera per ciò che è successo negli ultimi 20-25 anni, che non sia questo il luogo in cui si prendono le decisioni fondamentali che riguardano la nostra comunità nazionale.
  Questo Parlamento è stato progressivamente espropriato della sua sovranità di bilancio e della sua sovranità monetaria dai vincoli europei, la politica ha progressivamente abbassato le sue difese di fronte alla capacità di movimento e di decisione della finanza globale. Abbiamo assistito a una ritirata dei poteri pubblici e a una destrutturazione dello Stato e dei suoi apparati, che sta andando avanti. Pensiamo a quello che avviene, da ultimo, sui servizi pubblici locali, a quello che avverrà tra qualche giorno a proposito della dirigenza pubblica, al processo di privatizzazione. Noi abbiamo avallato un processo che ha progressivamente disarmato la politica democratica, ha spostato la sovranità reale dal luogo dove l'aveva collocata la Costituzione, che noi oggi difendiamo, in altri luoghi, nei luoghi della tecnocrazia europea e nei luoghi della grande finanza speculativa.
  E ciò che i cittadini ci rimproverano, anche a chi è qui da pochi anni, è che nel corso di questo ventennio il Parlamento ha difeso le proprie indennità, ma non ha difeso le sue prerogative democratiche. Questo è il punto di fondo che noi dobbiamo affrontare e questo è per noi anche il senso della battaglia referendaria, della battaglia per l'affermazione del «no» come via per un ritorno al modello costituzionale e alla vitalità della Costituzione. Lo dico con franchezza ai deputati del Pag. 44MoVimento 5 Stelle: confrontiamoci, noi siamo per andare avanti e per ridurre i costi della politica e le indennità, ma non ci avrete mai su una linea di delegittimazione del Parlamento e delle istituzioni rappresentative.
  Non sarà mai la nostra linea e la nostra posizione. Per noi, smascherate le ipocrisie, le doppiezze di Renzi e della maggioranza, il significato della vittoria del «no» al referendum è quello di restituire potere ai cittadini, e di farlo rafforzando il ruolo e la credibilità del Parlamento. E, per fare questo, crediamo che bisogna essere coerenti, bisogna fare anche atti di testimonianza, ed è per questo che noi voteremo perché questa discussione vada avanti e approdi a risultati concreti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema oggi in discussione rappresenta una questione assai delicata, che incide in maniera importante sul funzionamento delle istituzioni democratiche del nostro Paese. E, proprio per questa ragione, nessun imbarazzo, anzi, ringrazio i colleghi del MoVimento 5 Stelle per questa occasione. L'indennità parlamentare ha, infatti, il fine di garantire il libero svolgimento del mandato del parlamentare, e quindi il funzionamento delle Camere e dell'intera attività legislativa, cuore pulsante della nostra democrazia. È noto come in tutti gli ordinamenti ispirati alla concezione democratica dello Stato sia garantito ai parlamentari, rappresentanti del popolo sovrano, un trattamento economico adeguato ad assicurarne l'indipendenza. L'istituto, che ha origine nell'antica Grecia, fu introdotto in Italia come conquista democratica nel primo Novecento, dopo che il deputato contadino Pietro Abbo, un socialista di Oneglia (ma capitò anche ad altri suoi compagni di partito, compreso lo stesso Turati), non disponendo del denaro sufficiente per pernottare a Roma, usufruiva del cosiddetto «permanente» rilasciato dalle Ferrovie dello Stato per dormire sul treno Roma-Firenze andata e ritorno, rientrando quindi il mattino in tempo per l'apertura dei lavori della Camera.
  Altri tempi ! L'introduzione di un'indennità parlamentare consentiva così il superamento del Parlamento degli aristocratici, dei possidenti, dei notabili, e l'ingresso dei ceti popolari, a lungo esclusi dalla vita politica del Paese. La Costituzione italiana del 1948 ha recepito questo principio regolandone l'esercizio soprattutto con la legge n. 1261 del 1965. La nostra Carta fondamentale, all'articolo 67, afferma: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». E poi, all'articolo 69, stabilisce: «I membri del Parlamento ricevono un'indennità stabilita dalla legge». Le due norme, intimamente connesse, hanno trovato attuazione nella legge che disciplina l'indennità, la legge del 1965, appunto, in cui l'istituto è precisamente definito come l'indennità spettante ai membri del Parlamento per garantire il libero svolgimento del mandato.
  Il trattamento economico dei parlamentari nel complesso è, dunque, concepito come condizione dell'esercizio indipendente di una fondamentale funzione costituzionale e, al tempo stesso, come garanzia che tutti i cittadini, senza riguardo al patrimonio e al reddito, possano realmente concorrere alla elezione delle Camere. Tale trattamento è finalizzato a creare le condizioni per cui il parlamentare possa impegnarsi nelle sue funzioni a scapito del lavoro o di altre attività economiche senza dover dipendere da altri soggetti, incluso il partito politico di appartenenza.
  Ancora oggi, la componente principale dello status economico del parlamentare è l'indennità, non soltanto perché è espressione prevista dalla Costituzione, ma anche perché costituisce il vero reddito del parlamentare, laddove le altre componenti hanno natura di rimborsi spese e sono, dunque, volte a soddisfare esigenze specifiche.Pag. 45
  Già nelle passate legislature, si era provveduto ad intervenire sul trattamento economico dei deputati e senatori, sostanzialmente, bloccando ogni tipo di aumento dell'indennità e prevedendo altresì una profonda trasformazione del regime previdenziale dei deputati con il superamento dell'istituto dell'assegno vitalizio e l'introduzione di un trattamento pensionistico basato sul sistema di calcolo contributivo sostanzialmente analogo a quello vigente per i pubblici dipendenti. Sono stati introdotti, poi, meccanismi volti a legare la corresponsione della diaria, che viene erogata ai parlamentari a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma, per coloro che risultano assenti nelle sedute di Aula. Questo lo dico anche per rispondere al suggerimento un po’ superficiale che ci ha dato il Presidente del Consiglio recentemente.
  Ma l'indennità parlamentare continua ad essere al centro di numerose discussioni con particolare riferimento alla sua onerosità, nonché gravosità nei confronti delle casse dello Stato. Più semplicemente, però, continua ad essere troppo spesso strumentalizzata per screditare la classe politica e parlamentare, disorientando l'opinione pubblica. Se mi consente, signor Presidente, due piccole notazioni fuori quadro: il Corriere della Sera, con i due bravissimi giornalisti che hanno lanciato il tema della «casta», è sostanzialmente fallito; è stato comprato da un imprenditore che ha dovuto, di fatto, salvarlo. Bell'esempio di moralità imprenditoriale da parte di chi dal Corriere della Sera ha tuonato per tanti mesi, per tanti anni sulla «casta» ! E che dire, poi, de Il Sole 24 Ore, altro quotidiano di Confindustria, che tuonava «fate presto» rispetto ad una recente crisi – di cinque anni fa – di Governo ? E il Corriere della Sera, che è indagato per falso in bilancio con i conti disastrosi, almeno 50 milioni di debito. Questi sarebbero gli esempi della battaglia nei confronti della «casta» ? E qui mi riallaccio alle valutazioni del collega D'Attorre.
  In particolare, l'inizio di questa legislatura si è contraddistinto per una sorta di rincorsa alla riduzione dell'indennità percepita, quasi considerata mal guadagnata dagli stessi che ne usufruiscono, da noi stessi. Ebbene, onorevoli colleghi, quanto vale l'indipendenza di un parlamentare ? Quanto vale la garanzia del libero svolgimento del proprio mandato ? Esiste una sorta di retribuzione ottimale per le cariche pubbliche ? Me la faccio direttamente questa domanda. Io ho fatto per nove anni il parlamentare europeo: so il dibattito che si è svolto a livello di Parlamento europeo, Parlamento che riuniva allora 27-28 Stati, che avevano al loro interno sistemi di remunerazione e retribuzione totalmente diversi e so quanto si è discusso in sede di Parlamento europeo per stabilire l'ottimalità della remunerazione dell'indennità parlamentare e dei rimborsi spese. Quindi, il tema è certamente vero, reale ed è di difficile soluzione dal punto di vista strettamente parametrico.
  Per rispondere a queste domande e per elaborare una nostra proposta in merito – cosa che farò alla fine di questo mio intervento –, siamo tornati nuovamente alla lettura della Costituzione.
  Dopo aver citato gli articoli 67 e 69 della Costituzione, che abbiamo definito assolutamente connessi, vorrei soffermarmi ora su un'altra disposizione: l'articolo 51 della medesima Carta, che, al terzo comma, recita: «Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha il diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro». Ebbene, il diritto alla conservazione del posto di lavoro da parte di chi è chiamato a svolgere funzioni pubbliche riguarda solo il mantenimento della posizione lavorativa di per sé o anche il reddito percepito ? Se è vero come è vero che non bisogna, non è corretto e non è legittimo arricchirsi facendo politica, allora dobbiamo desumere il contrario, che chi fa politica debba impoverirsi ? Bisogna impoverirsi, guadagnare di meno, restituire necessariamente, quasi a vergognarsi della propria carica pubblica o dell'attività che si porta avanti ogni giorno con passione ?
  Ebbene, ripeto, noi pensiamo che questo tema sia stato a dir poco sottovalutato, Pag. 46strumentalizzato e mal gestito anche da noi stessi, dobbiamo dirlo, perché – lo diceva D'Attorre prima – se c’è stato questo dibattito di scarso valore, questo è dipeso anche da noi. E strumentalizzare risulta alquanto facile per una questione che vede un'opinione pubblica particolarmente sensibile al grido di «guadagnano troppo e non fanno nulla». Non dimentichiamo, signor Presidente, onorevoli colleghi, che siamo all'ottavo anno di crisi economica: non era mai successo nella storia del nostro Paese, nella storia di questo secolo e nella storia del secolo precedente.
  Crisi economiche così lunghe non si erano mai verificate, neanche dopo eventi bellici o durante eventi bellici: quindi, si può capire che dopo sette, otto, nove anni di crisi stiamo diventando tutti un po’ più cattivi, un po’ più barbari, un po’ più insofferenti gli uni degli altri e possiamo anche capire come la gente possa giudicare le nostre retribuzioni inaccettabili, inconcepibili, rispetto al livello della povertà, rispetto alla disoccupazione, rispetto al malessere che colpisce tanta parte della nostra popolazione. Quindi, dovremmo anche capire tutto questo.
  «Guadagnano troppo e non fanno nulla» oppure «guadagnano troppo e l'Aula vota solo due giorni alla settimana»: come se questa Camera fosse una sorta di fabbrica di leggi, quando, poi, in realtà, ciò che ci si rimprovera è la produzione impazzita e scoordinata di norme che non fanno altro che aggravare il nostro sistema burocratico. E in questa linea, tutto il dibattito voluto dal nostro Presidente del Consiglio sulla riforma costituzionale basato sul taglio dei costi, come se sia necessario cambiare una Costituzione per tagliare i costi, è assurdo. È stato detto prima di me: non è che questo dibattito voluto dalla maggioranza o dal Presidente del Consiglio abbia aiutato in questa nostra riflessione, perché, caro Presidente del Consiglio, se vogliamo ridurre i costi, perché non eliminiamo tutto il Senato, ma anche questa Camera, la Presidenza del Consiglio, la Presidenza della Repubblica, la Corte costituzionale ? Perché non eliminiamo tutti gli organi costituzionali assieme al CNEL e così facciamo un bel risparmio e lasciamo, magari, solo Confindustria o il Monte dei Paschi di Siena ? Perché non facciamo una cosa di questo genere ? Perché se vale il principio che si cambia la Carta costituzionale per ridurre di 50 sporchi milioni le spese delle nostre istituzioni, possiamo allargarci un po’ e fare quello che ho suggerito testé. Risparmieremmo molto di più, ma, forse, ne subirebbe qualche nocumento la nostra democrazia.
  Troppo facile non vedere che dietro l'attività parlamentare c’è un lavoro quotidiano nelle Commissioni, nelle piazze, nel Paese reale; troppo facile non vedere che dietro ogni parlamentare c’è una storia, c’è una professione, c’è una vita prima e c’è un reddito precedente. E qui vengo al punto e torno all'articolo 51, terzo comma, della Costituzione e al diritto a conservare il proprio lavoro. Io sono un privilegiato, l'ho conservato il mio lavoro di professore universitario: è evidente che esista un forte aggancio tra la funzione di parlamentare e l'attività lavorativa pregressa. Pertanto, anche con riferimento al trattamento economico, io dico – e questa è la proposta che noi abbiamo trasformato in attività emendativa – che occorre prevedere una norma che sia capace di adeguarsi alle diverse situazioni, introducendo un parametro che si lega proprio al reddito percepito fino al momento dell'assunzione di una carica pubblica.
  Questo perché se l'opinione pubblica deve poter ritenere i parlamentari liberi dal sospetto di svolgere attività politica al fine di ottenere un vantaggio economico, è necessario offrire un criterio che allontani ogni dubbio. Pertanto, anche rompendo il tabù dell'uguaglianza della retribuzione dei parlamentari, che non contraddice il principio di cui all'articolo 3 della Costituzione, è questa la nostra proposta, signor Presidente, onorevoli colleghi: proponiamo di calcolare l'indennità da corrispondere ai deputati e ai senatori sulla base del reddito percepito prima dell'elezione o, meglio, di cancellare l'indennità come attualmente considerata o come considerata Pag. 47dal dopoguerra ad oggi, come un dato indicativo parametrico, e far sì che l'indennità parlamentare non sia altro che, esattamente, il reddito o il salario percepito dal singolo parlamentare prima di essere eletto. In questa maniera l'opinione pubblica si renderà conto che l'elezione non serve a diventare più ricchi, ma, anche, che non porta a diventare più poveri, con gli effetti di selezione al contrario che questo comporterebbe.
  Questa è la nostra proposta che ci auguriamo la Camera possa discutere con serenità, per permettere, fin dalla prossima legislatura, di legare l'indennità dei parlamentari al proprio reddito pregresso. Io continuerei, per esempio, se mai fossi rieletto, a percepire il mio stipendio di professore universitario ordinario, altri di impiegato, altri il reddito dichiarato come lavoratori autonomi, magari, mettendo un tetto, perché se qualcuno, come alcuni amici bravi e fortunati hanno dei redditi da lavoro autonomo – penso a Bombassei ed altri – rilevanti, grazie al loro frutto di intrapresa, ecco, non è che questo dovrebbe ricadere negli oneri dello Stato, mettiamo un tetto, potrebbe essere il tetto massimo dei 240.000 euro o, ancor meglio, il tetto più basso del reddito onnicomprensivo del parlamentare, oggi. Si tratta di una proposta equa che si limita a fotografare l'esistente e che, sostanzialmente, nega, di fatto, ogni tipo di arricchimento conseguente all'assunzione di una carica elettiva; una soluzione che permetta al parlamentare di svolgere liberamente il proprio mandato, conservando il proprio lavoro, il proprio reddito, il proprio tenore di vita precedente l'elezione. In questo modo, lo svolgimento di attività politica finalizzato all'elezione e la conseguente assunzione di carica diventano totalmente ininfluenti rispetto alle tasche di coloro che diventano parlamentari. Non si diventa né più ricchi, né più poveri; nessun guadagno, quindi, nessun profitto. Ovviamente, sarà necessario garantire, altresì, a deputati e senatori i servizi necessari al pieno e corretto svolgimento della propria attività parlamentare, basato su standard europei. Io, che ho fatto per nove anni il parlamentare europeo, avevo molti più strumenti a mia disposizione, molti servizi venivano forniti al Parlamento europeo, basterà solamente vedere i servizi di cui usufruiscono non solo al Parlamento europeo, ma anche al Parlamento americano, al Congresso o al Senato, dove i singoli senatori, i singoli deputati sono delle vere e proprie macchine da guerra di tipo organizzativo.
  Inoltre, tale proposta può essere efficace anche sul fronte dei risparmi per le casse dello Stato. Da una stima effettuata, signor Presidente, sul retro di una busta, quindi, suscettibile di essere verificata, calcoliamo che potrebbe determinarsi più di un dimezzamento dell'ammontare fino ad ora impiegato per l'erogazione delle indennità se si applicasse questo criterio sulla base, per esempio, della composizione di questa Camera o del Senato. Ecco, quindi, la proposta del gruppo di Forza Italia che abbiamo esplicitato attraverso la presentazione di emendamenti puntuali al testo e che, oggi, offriamo all'Aula per una discussione che mi auguro sia approfondita e costruttiva e soprattutto scevra da strumentalizzazioni e ideologie, proiettata sull'unica cosa che dovrebbe stare a cuore ai nostri parlamentari: l'indipendenza, il corretto funzionamento di questo Parlamento e della nostra democrazia.
  Una piccola, ultima valutazione divertente, non me ne vogliano gli amici del MoVimento 5 Stelle che ho apprezzato in questi primi anni di legislatura. La domanda sorge spontanea: e per chi non aveva un reddito, e per chi era disoccupato ? Il reddito di cittadinanza; io direi di introdurre il reddito di cittadinanza per chi non aveva reddito o era disoccupato una volta eletto al Parlamento. E non suoni come dileggio o altro; lo dico seriamente, reddito di cittadinanza per i parlamentari disoccupati, inoccupati o che non hanno mai avuto un lavoro all'atto della loro elezione. Quindi, sarebbe anche un'utile sperimentazione del reddito di cittadinanza che tanto sta a cuore ai nostri Pag. 48amici del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Ieri, con la mia famiglia, ascoltavo una persona che faceva strane elucubrazioni in merito alla proposta di legge della collega Lombardi, diceva che è una legge che non funziona, che probabilmente lui avrebbe previsto, maggiormente, il fatto che i deputati debbano essere pagati in merito alla loro presenza in Commissione o in Aula e che i deputati del MoVimento 5 Stelle non che fossero peggio, ma almeno uguali agli altri. Allora, io volevo fare un po’ di ordine, perché, evidentemente, questa persona ignora – forse possiamo dire che è ignorante, nel senso buono del termine, Presidente – che i deputati del MoVimento 5 Stelle insieme ai senatori, in tre anni e mezzo di legislatura, hanno restituito ai cittadini, non ai partiti, alle fondazioni, ma ai cittadini diciotto milioni di euro. I deputati e senatori del partito di questa persona hanno restituito zero euro negli ultimi tre anni e mezzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  L'altra cosa che volevo aggiungere, Presidente, è che noi facciamo una richiesta molto semplice, cioè di passare da 10.400 euro lordi al mese a 5000 euro lordi al mese che significa per il deputato portare in tasca circa 2000 euro in meno; passando da 13.800 euro al mese a 11 mila, 10.500 al mese, non vanno certo in mezzo ad una strada. Ecco, questo semplice gesto, questo semplice sì, perché in questo caso basta un «sì», signor Presidente, porta alle casse dello Stato e, quindi, ai cittadini 61 milioni di euro; se ci aggiungiamo poi le spese di trasporto e anche le spese telefoniche sono 80 milioni di euro, poi se si vuole aggiungere a questi 5000 euro lordi il fatto che un deputato venga pagato per le presenze effettive in Commissione e in Aula, ben venga, siamo qui ad accettarle e a recepirle; rimandare in Aula questo provvedimento non è in discussione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Grazie, Presidente. Coerenza, questa è la caratteristica nostra, del MoVimento 5 Stelle, ma è quanto di più lontano dal Partito Democratico. Noi non abbiamo neanche aspettato una legge, lo abbiamo fatto, lo abbiamo detto prima di entrare in Parlamento e, automaticamente, ci siamo ridotti lo stipendio e abbiamo rendicontato le nostre spese. Cito, invece, Renzi che il 21 febbraio, nel 2012, diceva questo: i cittadini apprezzerebbero di più i sacrifici se ci fossero più sacrifici da parte dei politici; la gente vive difficoltà che conosciamo, c’è la grande riforma delle pensioni, ce ne saranno altre, perché si va a liberalizzare, quindi, si vanno a togliere privilegi a determinate categorie; ma i primi che devono togliersi i privilegi sono i parlamentari stessi.
  Ecco, benissimo, il Partito Democratico, per bocca del suo premier-segretario, Matteo Renzi, lo ha sempre detto: tagliamoci lo stipendio; però, in Commissione, ha cercato di impedire – e c’è riuscito anche – la votazione di tutti gli emendamenti, non ha presentato un testo alternativo, quindi, ha cercato anche di impedire l'arrivo in Aula di questo testo; noi per fortuna siamo riusciti con il nostro impegno a portarlo qui in Aula e a discuterlo adesso. La domanda, ora è chiara, è soltanto una e netta e anche la risposta deve essere netta: volete voi ridurvi, tagliarvi, dimezzarvi lo stipendio e rendicontare le spese ? La risposta è veramente semplicissima, aspettiamo la vostra coerenza all'angolo, altrimenti non avrete neanche più la possibilità di mettere la faccia da nessun'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi, ricordo a tutti che vi dovete rivolgere alla Presidenza, se è possibile.Pag. 49
  È iscritto a parlare l'onorevole Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Grazie, Presidente. Dall'intervento del collega del Partito Democratico abbiamo l'ennesima certezza, l'ennesima conferma. Quelli del Partito Democratico sono i migliori conoscitori del nostro sistema di rendicontazione Tirendiconto.it, quindi, dovremo anche pensarci, adesso, con le prossime rendicontazioni, daremo direttamente gli scontrini a voi cari colleghi del Partito Democratico. E ci fate voi le rendicontazioni, perché siete diventati veramente bravi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma, a parte le battute, Presidente, i numeri sono: 18 milioni di euro restituiti ai cittadini, 18 milioni di euro in tre anni da un'unica forza politica. Sono sufficienti, non sono sufficienti, ne volete altri ? Io personalmente ho ridato al 30 di settembre 190.000 euro. Ogni volta che lo racconto in giro non ci credono. Presidente, sono solo chiacchiere quelle che vengono dal Presidente Renzi. Dice che ora bisogna parlare, discutere, dice: vediamo cosa propongono i 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  FERDINANDO ALBERTI. Concludo, Presidente. Questo significa rallentare ancora l'iter, vuol dire rallentare l'iter legislativo e, allora, la riforma costituzionale cosa la state facendo a fare che siete voi i primi a bloccare l'iter legislativo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Miccoli. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie Presidente. Fa piacere vedere tanti colleghi oggi del MoVimento 5 Stelle partecipare alla discussione generale su questo provvedimento e anche l'appello a partecipare ai lavori d'Aula fatto ai loro elettori.
  Peccato che tranne i colleghi Bernini, Agostinelli e Chimenti, non ci fosse nessuno di loro lunedì scorso, quando c’è stata la discussione sulla legge per il contrasto al caporalato che riguardava 430.000 lavoratori, di cui 100.000 forse che lavorano in condizioni di schiavitù (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Evidentemente questo interessa di meno ed è un dispiacere constatare che nemmeno la collega Lombardi, che pure è membro della Commissione lavoro, non c'era.
  Purtroppo come sempre, Presidente, avviene che questa discussione si trasforma, per motivi elettorali, nella sagra della demagogia e del populismo più inconcludente e dispiace che anche colleghi pragmatici come il collega D'Attorre non abbiano resistito alla tentazione di cadere appunto nel tranello, perché vedete, colleghi di SEL, non vogliono discutere di questa cosa, vogliono che noi approviamo così com’è la loro proposta di legge, ce lo ha spiegato nell'iter il Presidente della Commissione.
  E quindi siamo costretti a risponde all'esigenza dei proponenti di inchiodare ancora una volta il Parlamento a una perenne, interminabile campagna elettorale.
  Quando una forza politica è in difficoltà, in questo Paese, tira fuori l'arma vincente, l'argomento che al tempo della crisi fa sempre effetto, che fa voti, che porta consenso: lo stipendio dei parlamentari.
  Bene, argomento che aiuta a nascondere l'assenza totale di risultati ottenuti a favore dei cittadini in questi tre anni di legislatura – «zero tituli» diceva un famoso allenatore portoghese qualche tempo fa – o quelli ancora più drammaticamente scarsi ottenuti in questi primi cinque mesi dal Governo della capitale.
  Ha ragione la collega Lombardi ad arrabbiarsi tanto, su questo siamo d'accordo, una défaillance incredibile.
  In effetti ci si ricorderà dei proponenti in quest'Aula per i cori, gli assalti alla Presidenza, per i cartelli issati e gli striscioni, fatti con carta e toner rigorosamente della Camera, a proposito di sprechi e forse, a proposito, nella posta e nel provvedimento mancano le multe salate a Pag. 50chi si comporta così in Aula. Non solo le espulsioni: parliamo di tagliare completamente l'indennità a chi insulta la dignità di questo luogo. Avrebbe fatto risparmiare non poco ai cittadini e si potrebbe pensare, magari con un emendamento, ad una bella norma retroattiva per quello che è successo in questi mesi e in questi anni in quest'Aula e far appunto risparmiare quei soldi. Allora, ecco la soluzione a tutti i mali del Paese: tagliare gli stipendi.
  Nel provvedimento della collega Lombardi, prima firmataria collega Lombardi, sul tema dei rimborsi e sulla diaria, di cui si potrebbe discutere, ci sarebbe voluto forse più tempo e più accortezza nella fase di discussione, anche perché sulle spese, per esempio, per l'esercizio del mandato si sarebbe potuto aspettare, accelerare, discutere tutto ciò che riguarda ad esempio gli stipendi dei collaboratori, di come vengono pagati, dei loro diritti. Non c’è nulla, si è tagliato di lungo su questo punto, perché il tema è l'indennità dei parlamentari.
  Ora la domanda è: è giusto il taglio proposto dell'indennità ? Guardate, per me, che ho fatto l'operaio per 23 anni, anzi 27, 4 li ho dovuti fare in nero, se dovessi dare usare il metro della demagogia direi di sì, ma i primi a dirci che non è giusto sono in realtà proprio i proponenti.
  È stato ricordato tempo fa, dal collega Melilla, di Sel, in modo molto preciso, come al taglio che i colleghi si sono autoimposti per fornire questo 0,07 per cento al fondo della piccola e media impresa, corrisponda il pieno delle richieste di rimborso. Centinaia di migliaia di euro, perché ovviamente l'attività e la vita del parlamentare ha i suoi costi ed io credo che molti colleghi, anche del MoVimento 5 Stelle, la svolgano, la svolgono a Roma ma anche nel loro territorio, viaggino in altre parti del Paese per svolgerla, tutto legittimo, bene. Io sono convinto che il suo collega Vicepresidente della Camera, Di Maio, abbia fatto il 70 per cento di assenze per fare un'attività parlamentare in giro per il Paese, bene. Per questo, quindi, si sono resi conto che quell'autoriduzione non è sostenibile e si è ricorsi quindi al pieno dei rimborsi.
  Potrei citare la collega Giulia Grillo, che ha speso 12.178 euro di taxi, 16.710 euro di trasporti extra, 684 euro di parcheggi e potrei continuare; oppure – lo ricordava prima il collega Ferrara – come il collega Zolezzi: ha speso tutti i mesi 3.323,70 euro per spese accessorie di viaggio, anche i 70 centesimi uguale in tutti i mesi; oppure come il collega Federico D'Incà, che nel periodo marzo 2013-maggio 2016 ha speso 46.027 euro di trasporti.
  Ecco quindi, si è ricorso a questi metodi.
  E c’è un altro indicatore, Presidente, mi permetta, per spiegare quello che sto dicendo, utilizzato a Roma, appunto quello che sta accadendo nella capitale, dove il MoVimento 5 Stelle era partito con buonissime intenzioni, per abbassare i compensi delle consulenze, dei dirigenti nominati, degli staff, dei capi segreteria, dei capigabinetto ed altro.
  Poi si sono dovuti scontrare con la realtà e allora se vuoi delle competenze e quindi dei manager, dei magistrati, dei professionisti o dei docenti e chiedi loro di lasciare il lavoro per cinque anni per venire a darti una mano nella capitale, ti si pone il problema del loro compenso e allora abbiamo assistito a compensi che vanno dai 120 a 130, ai 140 ai 180.000 euro l'anno, perché mica ti puoi avvalere solo di quelli che confondono il Cile col Venezuela o di quelli che vogliono far scegliere ai siriani se Assad è un dittatore oppure no.
  Adesso abbiamo il bike manager: e che non glieli dai 55.000 euro di stipendio l'anno ?

  PRESIDENTE. Però torni all'argomento onorevole.

  MARCO MICCOLI. Bene: insomma, Presidente, con la demagogia non si fanno le leggi, si fa propaganda e lì per lì forse si ottiene consenso, ma poi si rischia di fare danno, come abbiamo visto di recente, solo perché non si sa motivare il Pag. 51«no» a un referendum che tra poco arriva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.

  NICOLA BIANCHI. Grazie. Vede Presidente, io nel 2011 ho avuto la fortuna di essere eletto come consigliere comunale e senza nessun consiglio, senza nessuna direttiva da parte del MoVimento 5 Stelle decisi di rinunciare al gettone di presenza, perché in quel periodo mi rendevo conto che fuori i cittadini erano in forte difficoltà e quindi, come cittadino all'interno dell'istituzione, mi sembrava un gesto più che opportuno rinunciare a un gettone di presenza. È un piccolo gesto, non lo metto in dubbio, niente a che fare con quello che stiamo discutendo, ma a volte servono anche i piccoli gesti.
  Noi, come gruppo parlamentare, abbiamo restituito più di 18 milioni di euro. Questi sono grandi gesti e chi parla e chi ha da dire sul discorso del MoVimento 5 Stelle, che spende x o spende y, io vorrei dire: x è sempre maggiore di zero che avete restituito voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Dimezzatevi lo stipendio, perché il resto è noia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie Presidente, oggi non vorrei parlare delle indennità immorali, dei rimborsi non tassati e degli scandalosi privilegi della classe politica. Questo minuto lo impiego raccontando a quest'Aula cosa vivono i miei coetanei trentenni, quelli che questo Governo ha completamente dimenticato: Presidente, ho amici laureati in legge che svolgono tirocini non retribuiti presso studi legali che non si degnano di riconoscere loro neppure un rimborso spese; ho amiche laureate in storia dell'arte che fanno le commesse a 500 euro al mese e altre che lavorano nei musei con le false cooperative, che retribuiscono 4 euro l'ora ai lavoratori; ho amici che hanno studiato una vita e ora non lavorano o sono costretti alla precarietà più estrema.
  Sono indignata Presidente, per ciò che questo Stato ha fatto contro la mia generazione.
  Il Paese reale chiede da tempo a questo Parlamento un'azione concreta: siate un esempio di sobrietà, mostratevi degni del vostro ruolo e dimezzatevi lo stipendio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fantinati. Ne ha facoltà.

  MATTIA FANTINATI. La coerenza è credibilità, signori. Nel 2010 Renzi diceva: «Dimezzare subito il numero dei parlamentari e dimezzare subito anche il loro stipendio».
  Per carità, c'aveva copiato ma va bene.
  Poi poco dopo, nel febbraio 2012, alla trasmissione «Otto e mezzo», sempre Renzi dichiarò: «I politici avrebbero dovuto dimezzarsi lo stipendio per essere credibili agli occhi dei cittadini».
  Giusto. Ora che è Renzi ad essere il Premier e distribuisce mance nelle varie finanziarie come questa, in cambio di voti elettorali, lui di dimezzarsi lo stipendio e voi, membri del suo partito, non ci pensate nemmeno.
  Ora per carità, votando la nostra legge per il dimezzamento degli stipendi, potreste aumentare davvero la vostra credibilità agli occhi dei cittadini, ormai scesa ai minimi storici.
  Capisco che sia difficile farlo, capisco che ci voglia coraggio, ma io vi esorto ad essere coraggiosi e ad avere finalmente il coraggio di imitarci signori, imitare il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Presidente, io tramite lei volevo ringraziare i cittadini che sono presenti in tribuna, ed avvisarli Pag. 52subito che non basteranno sicuramente sessanta secondi per far cambiare idea al Partito Democratico, visto che non ci siamo riusciti in tre anni: si tratta semplicemente di fare un importo, 10 mila diviso due, ma ancora non ci riescono. Non serve molto !
  Un ringraziamento anche lo faccio a tutti, tutti i consiglieri del MoVimento 5 Stelle, che operano praticamente a titolo gratuito, a tutti gli attivisti che in questo momento si stanno dando da fare perché hanno capito che c’è da darsi a fare, e lo fanno in totale gratuità. Questa alchimia, unita al senso che abbiamo noi, il senso di rifiuto verso il privilegio, verso il senso di potere che qui dentro è completamente finto, perché il privilegio che è qui dentro è completamente finto, questa alchimia sono convinto al 100 per cento che riuscirà a cambiare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Morani. Ne ha facoltà.

  ALESSIA MORANI. Presidente, anche quella sui costi della politica è una discussione vecchia come il mondo: se ne dibatteva già nell'Acropoli di Atene; per arrivare ai tempi più recenti, basti ricordare che quando non c'era il suffragio universale, la politica era affare di pochi e di ricchi, di coloro che avevano i mezzi per farla, e che per primi mandavano avanti i loro personali interessi.
  Il cammino della politica è il cammino delle genti, le idee si muovono con le gambe delle persone; e oggi viviamo la maturità della democrazia, possiamo e sappiamo camminare tutti. E sappiamo che fare politica costa: costa decidere e documentarsi, costa la responsabilità di fare la cosa giusta per la collettività; e soprattutto non essere improvvisati e impreparati costa, perché sapete, l'impreparazione e l'improvvisazione sono un costo sociale, e la loro conseguenza è l'immobilismo: immobilismo che vediamo ogni giorno nel governo di questa città, la città di Roma, dove l'unica cosa che si muove sono i soldi che vanno ad ingrossare le tasche dei collaboratori della sindaca Raggi, tutti ricompensati con lauti stipendi a fronte di risultati purtroppo pessimi. Ed è davvero incredibile che delle prime 39 delibere fatte dalla Raggi, 23 riguardino le poltrone: come dire che la quasi totalità dell'attività iniziale della sindaca...

  PRESIDENTE. Onorevole Morani, torniamo a noi.

  ALESSIA MORANI. ... è stata rivolta a risolvere questioni interne al movimento ed alle loro famiglie, piuttosto che ad occuparsi degli interessi dei cittadini romani.
  C’è un modo per tagliare i costi della politica però, Presidente: questo modo si chiama «fare le riforme». C’è un modo, che però non piace alla casta, perché non le chiede operazioni di maquillage come quella proposta dall'onorevole Lombardi, ma chiede invece di sacrificare se stessa, chiede alla politica di tagliare le gambe alla poltrona su cui siede. La riforma della Costituzione che voteremo il 4 dicembre chiede proprio questo alla politica: taglia, la nostra riforma, in maniera definitiva 315 poltrone, abbassa gli stipendi ai consiglieri regionali, cancella il finanziamento dei gruppi regionali, elimina il CNEL e le province, supera il contenzioso tra Stato e regioni, istituisce il ruolo unico dei funzionari tra Camera e Senato. Con la riforma, Presidente, si risparmiano 500 milioni all'anno; e cari colleghi, vorrei informarvi che per fare tutto questo basta un semplice «sì» il 4 dicembre: ma immagino che per tutti quelli a cui quella poltrona garantisce una vita agiata, dire «sì» sia un sacrificio inaccettabile, enorme, insuperabile.
  Quelli che proponiamo con la riforma costituzionale sono tagli strutturali ai costi della politica, perché andiamo ad eliminare poltrone per sempre: non manovrine elettorali come il tentativo di cui discutiamo oggi. Quello di oggi è un bluff, e proverò a spiegare perché.
  C’è in quest'Aula, Presidente, un gruppo politico che guadagna, elettoralmente Pag. 53parlando, e non solo, direi, se le cose non cambiano, se tutto rimane uguale, e questo partito si chiama MoVimento 5 Stelle. Eh sì: se noi cambiamo le cose ...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Morani. Onorevole Nicchi... Grazie.

  ALESSIA MORANI. ... al MoVimento manca la terra sotto i piedi, manca il brodo di coltura in cui sguazza la loro demagogia; ma a noi interessano gli italiani e l'efficienza della loro cosa pubblica, non ci interessa lo show del MoVimento.
  Chi vuole cambiare, il 4 dicembre ha la possibilità di farlo per davvero: se vota «sì» cambia, se vota «no» rimane tutto com’è. Noi tagliamo i costi della politica, il MoVimento 5 Stelle invece ha prodotto nuovi politici, diventati casta appena hanno messo piede in Parlamento. Come sono lontani i tempi in cui l'onorevole Di Maio dichiarava: «Occorrerebbe ridurre le indennità dei parlamentari a 2.500 euro netti al mese». Era il 9 agosto 2013. Io mi chiedo: perché i miei colleghi del MoVimento non si sono ancora dimezzati lo stipendio, perché ? Perché l'onorevole Lombardi ha dovuto presentare una legge per riuscire a dimezzare i loro stipendi ? Se è necessario fare una legge, significa che hanno preso in giro i loro elettori: perché, cari colleghi, i 5 Stelle sono nati francescani, ma oggi vivono esattamente come la casta. Resta memorabile, ad esempio, il compleanno sul Tevere di un noto frontman del MoVimento, che dichiarava zero prima di arrivare alla Camera, e che oggi può permettersi invece una festa degna di Jep Gambardella, il protagonista de La grande bellezza di Paolo Sorrentino; e Sorrentino mi scuserà. E chissà se anche quella sera l'onorevole Di Battista avrà urlato: «il popolo ha fame», chissà ! Io non c'ero purtroppo per ascoltare il suo grido di dolore.
  Quindi, come potrei definire la proposta della collega Lombardi ? Una proposta anti-golden boy spendaccioni ? Perché altrimenti non ci spieghiamo alcune gravi incoerenze ! Come mai oggi ci ritroviamo con una media di oltre 10-11 mila euro mensili spese dal golden boy Di Maio e dal centauro Di Battista ? E come mai...

  PRESIDENTE. Però nei confronti dei colleghi usi per favore dei... Grazie (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ALESSIA MORANI. Ha ragione, mi scusi.
  E come mai un cittadino come Sorial – quello che dette del boia al Presidente Napolitano, per capirci –, che si batte il petto sul reddito di cittadinanza, arriva a spendere, nel 2015, 31 mila euro tra vitto e alloggio ? Per non parlare degli strani casi dell'affitto dell'onorevole Sibilia, quello che, tra un allunaggio e l'altro, stampa le monete, che pure deve avere qualche problema con le consulenze, a guardare il loro bellissimo sito tirendiconto.it.
  Lo dico ai colleghi del MoVimento per il suo tramite, Presidente: ma avete bisogno di una legge per tagliarvi metà dello stipendio ? Perché non l'avete fatto ? Qual è l'ostacolo ? Forza, fatelo ! Non c’è bisogno di una legge: che lo facciano da domani, a prescindere dall'esito del voto, per farci vedere come si passa dagli 11 mila euro ai 2.500 euro netti al mese che predicava francescanamente Grillo durante lo «tsunami tour». Vedremo allora, se non lo farà, se qualcuno verrà espulso !
  Ma torniamo a noi: chi si diceva francescano non ha potuto mantenere la parola data, e dopo aver fatto il tragico errore di lanciare la prima pietra, si trova ora al centro di una tempesta di recriminazioni, fatta di scontrini e conti che non tornano. Perché, cari colleghi che siete entrati in Parlamento a zero euro, ora dichiarate cifre importanti tra rimborsi e indennità. Ne cito uno a caso, Di Maio: in tre anni oltre 400 mila euro ! La verità è che non siete riusciti a fare quello che promettevate, perché semplicemente vi siete rimangiati la parola come avete fatto sempre, dal garantismo al francescanesimo.
  Ed allora, ci sono tanti modi concreti per rendere trasparenti e leggibili i costi Pag. 54della politica, a cominciare dalle rendicontazioni dei rimborsi, fatte per bene, fatte con una legge seria: seria, perché sul famoso sito tirendiconto.it ci sono cifre a casaccio, senza riscontri, senza scontrini, senza fatture. Dove sono gli scontrini e le fatture ? Bene: qualcuno pensa di poter continuare ad ingannare le persone con la favola di siti dove si rendicontano scontrini presi a casaccio qua e là.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSIA MORANI. È evidente che il punto dove agire sono le opacità dei rimborsi. A proposito, Presidente, per il suo tramite vorrei chiedere all'onorevole Lombardi di dire ai golden boy che, oltre a girare il territorio...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Morani.

  ALESSIA MORANI. ... a spese della collettività e andare in TV, ogni tanto potrebbero venire anche in Parlamento: perché sa, il territorio e le televisioni le giro anch'io, ma ho l'87 per cento di presenze in questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSIA MORANI. E quindi io il loro lo chiamo assenteismo, il mio lo chiamo «fare il mio dovere». Comunque, io la ringrazio Presidente, e vorrei semplicemente dire ai colleghi del MoVimento che nascondersi dietro le missioni fa tanto casta e poco... (Applausi dei deputati del gruppo Partito DemocraticoCommenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie. Colleghi, per favore ! Colleghi, gentilmente...
  È iscritta a parlare l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà.

  PAOLA CARINELLI. Grazie Presidente, io ringrazio anche l'intervento che mi ha preceduto, perché mi dà la possibilità di ricordare – evidentemente qualcuno ancora in Italia non lo sa – che tutte le nostre rendicontazioni sono su un sito, sono on-line. Se si possono fare tutti i calcoli, che negli interventi precedenti sono stati fatti, è proprio perché le nostre rendicontazioni sono on-line (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Resto in attesa di sapere su quale sito è possibile vedere le rendicontazioni e soprattutto le restituzioni che ha fatto il PD. Non so, Presidente Giachetti, se lei sa dov’è questo sito, dove sono le rendicontazioni spese fatte dai deputati del PD in questa legislatura. Fatecelo sapere, perché ci interesserebbe moltissimo, come sono sicura che interesserebbe anche a chi ci sta ascoltando. Il mio ultimo invito è a chi ci sta ascoltando al di fuori di quest'Aula. Io volevo ricordare una frase che è stata detta in Commissione da un deputato che ha avuto il coraggio di dire che questa proposta di legge rischia di far perdere la dignità al ruolo svolto dai parlamentari. Cioè dimezzarsi lo stipendio fa perdere dignità. Io vorrei che questa deputata avesse il coraggio...

  PRESIDENTE. Concluda.

  PAOLA CARINELLI. ... di ripetere questa frase fuori del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, noi immaginavamo che il Partito Democratico avrebbe usato delle strane scuse per discutere su questo argomento, che oggettivamente per loro è imbarazzante. Certo, quelle che stiamo sentendo sono parole esilaranti – mi perdoni –, ma la demagogia è quella del Partito Democratico, perché si nasconde dietro al fatto che, se si tagliano gli stipendi, si uccide la democrazia. Allora noi siamo una dimostrazione evidente che si può costruire un movimento politico senza soldi pubblici, perché il MoVimento 5 Stelle lo fa. Invece, voi usate i soldi delle vostre indennità per Pag. 55foraggiare i vostri ormai vuoti, e delle volte anche criminali – mi lasci dire – partiti. Altrimenti, secondo voi, non esiste più la democrazia. Presidente, invece no !

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Castelli.

  LAURA CASTELLI. Perché, se vi tagliate gli stipendi, sarete voi a sparire (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la pregherei di stare... onorevole Fiano ! Colleghi, gentilmente ! Grazie.

  LAURA CASTELLI. Perché non potrete più comprarvi nessuno. Allora è questa la paura, che, se voi vi tagliate gli stipendi, i vostri avanzi...

  PRESIDENTE. Però adesso non esageriamo, onorevole.

  LAURA CASTELLI. ... non potranno più finanziare i vostri partiti, amici, e lobby (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie Presidente. Vorrei semplicemente fare notare una piccola differenza tra il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico, ma anche gli altri partiti e quelli che lo fanno. Ci sono i partiti che prendono dei soldi, parte di questi soldi questi parlamentari li danno al proprio partito e con questi soldi pagano ad esempio gli affitti delle loro sedi sul territorio oppure pagano delle persone che lavorano per loro sul territorio e hanno messo in piedi una macchina che, di fatto, restituisce loro il favore tramite voti e tramite, di fatto, questo scambio elettorale. Il MoVimento 5 Stelle, invece, ha scelto di destinare parte di questi soldi, che vengono presi ogni mese tramite le indennità, in un fondo gestito dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non dal MoVimento 5 Stelle, e quest'operazione ha fatto nascere più di 4 mila aziende e ha dato la speranza a tante famiglie in questo Paese. Questa è la differenza sostanziale che c’è tra noi e il resto del mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

  GIUDITTA PINI. Grazie Presidente. È da tempo che aspettavo questa opportunità, perché è dal 2013 che «ci vediamo in Parlamento»; era lo slogan (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

  GIUDITTA PINI. Allora io, insomma, è da quasi tre anni che attendevo finalmente di potere vedere con i miei occhi Beppe Grillo. Mi sarei aspettata di vederlo per le unioni civili, di vedere questa mobilitazione, di vederlo chiedere ai suoi militanti di venire a vedere cosa facevamo in Parlamento quando non hanno votato la legge. Però capisco che forse la villa in Costa Smeralda aveva altre priorità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Io sono anche stata ospitata sul suo sito quando, dimostrando di non saper leggere una sentenza della Corte costituzionale, disse che i parlamentari erano illegittimi. E aveva detto che sarebbe venuto fuori a impedirci di entrare fisicamente in Parlamento. Allora io ero stata tutto il giorno fuori ad aspettare che lui arrivasse, ma, invece, anche in quel caso, come si dice, ha «sconigliato» e, quindi, io non l'ho visto. Poi mi sono accorta che forse era colpa mia, perché in realtà, se non si firma il post sul sito di Grillo, il sito è intestato a un'altra persona, che abita in via Morane a Modena. E visto che io abito proprio a qualche centinaio di metri da lì, me ne sarei accorta se ci fosse stato qualcuno, invece non l'ho visto.
  Comunque, parliamo della proposta di legge, parliamo di riportare dignità alla politica, parliamo di riportare dignità a Pag. 56questo luogo. Facciamolo ! Bene, allora, fare trenta interventi da un minuto l'uno, forse, non è il modo migliore per discutere e per portare dignità, almeno secondo me. Forse è il modo migliore per fare dei piccoli video, che poi possano essere messi su dei siti e, da lì, poter avere una serie di clic, che possano portare una serie di soldi, forse anche a quel sito. Io ho cercato sul bilancio della Casaleggio Associati i proventi per la pubblicità sul sito di Beppe Grillo e, purtroppo, non l'ho trovato. Ora per fortuna il nuovo sito ha sede a Genova, dove c’è la sede anche dell'avvocato Enrico Grillo, che è vicepresidente, nonché nipote di Beppe Grillo, per cui, insomma, sono sicura che tutto sarà molto più trasparente.
  Ma, come dicevamo, i costi, il fare politica, l'impegnarsi, è vero, hanno un costo. Per esempio, io sono più piccolina dell'onorevole Di Battista, ma siamo più o meno, diciamo, della stessa generazione, anche se lui è un po'più grande. Lui dichiarava di essere uno scrittore, prima di entrare qua dentro per la Casaleggio Associati, e ha dimostrato che attraverso appunto la sua rendicontazione... ma sinceramente non avrei avuto neanche bisogno di quella perché ho sempre sostenuto – e lo sostengo tuttora – che fare politica ha un costo e essere un parlamentare non è solo stare a pigiare un bottone, ma è anche girare il territorio e informare. Quindi non vedo questa contraddizione. La vedo quando la proponente, l'onorevole Lombardi, invece, parla di trasparenza, perché, per esempio, io sempre perché si dice che il Partito Democratico non è trasparente, ho visto che esiste una associazione – il nostro bilancio ovviamente è assolutamente pubblico –, che si chiama associazione di promozione di Italia 5 Stelle, a cui sono stati donati 401.993 euro. Sul sito www.movimento5stelle.it si scrive che sono stati sostenuti, all'8 settembre, 125.469 euro. Adesso è passato un mese dall'iniziativa dell'epoca, non sappiamo ancora quanti soldi siano stati spesi e sostenuti.
  Allora la domanda che noi ci facciamo è questa. Viviamo in un grave momento di crisi della democrazia dei partiti e della rappresentanza. C’è la possibilità, attraverso il lavoro che noi facciamo qua dentro, attraverso il Parlamento più giovane della Repubblica, di dare dei segnali e di fare qualcosa. Si è scelto di fare una cosa che, secondo me, è quella che umilia di più la repubblica e questa Camera. Una volta, seduto lì, anzi in piedi, qualcuno disse che avrebbe trasformato questa Camera in un bivacco di manipoli. Adesso qualcuno, seduto da un'altra parte, l'ha trasformata in una platea per i suoi show. Questa cosa è inaccettabile e su questa cosa io credo che dovremmo tutti riflettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DAGA. La ringrazio Presidente. La scelta di voler dimezzare l'indennità parlamentare nasce da un senso di responsabilità politica e, se venisse approvata, sarebbe un'assunzione di responsabilità da parte del Parlamento, quel Parlamento che la riforma costituzionale vorrebbe sempre più limitato e imbrigliato, considerato d'intralcio alle decisioni del Governo, come è stato dimostrato in questi tre anni dai provvedimenti eterodiretti dalla troika di Draghi e Trichet, con la scusa del «ce lo chiede l'Europa». Quali ? Quelli della letterina del 4 agosto del 2011 e che la maggioranza, come fossero compitini a casa ordinati dalla maestra, ha fatto approvare.
  La letterina diceva tra l'altro: piena liberalizzazione di acqua, rifiuti, trasporti, con privatizzazioni su larga scala e azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali. Delega Madia e «sblocca Italia»: compito a casa fatto. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio. Riforma della Costituzione: ma qui ci vediamo il 5 dicembre. Riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale e collettiva e revisione delle norme su assunzioni e licenziamenti dei dipendenti. Jobs Act: compito a casa Pag. 57fatto. Questi punti graveranno sulla pelle di tutti e vi siete sbrigati a ratificarli, perché alla maestra non volete disobbedire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente. Cittadini italiani, questa proposta di legge corrisponde a due principi molto semplici. Il primo: è possibile avere dei parlamentari che fanno bene il proprio lavoro a metà dello stipendio. I vostri stipendi, quindi, sono incomprensibilmente esagerati, non devono essere assolutamente un premio per la carriera all'interno di un partito. Secondo principio, Presidente: i rimborsi dell'attività politica non sono soldi dei parlamentari, ma sono soldi degli italiani, che ci vengono prestati per fare bene il nostro lavoro. Quindi è molto semplice: i quattrini che non vengono rendicontati e giustificati, devono tornare ai legittimi proprietari, ai cittadini italiani. Presidente, noi siamo stati sempre coerenti, lo abbiamo detto in campagna elettorale e lo abbiamo fatto, i politici di professione in TV vanno dicendo che c’è bisogno di una legge. Ecco, adesso, quella legge fate finta che l'abbiano scritta i nove milioni di poveri italiani di questo Paese e approvatela, è molto facile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. I primi che devono togliersi i privilegi sono i parlamentari stessi, ma vale anche per i consiglieri regionali. Non puoi cavartela dicendo: «va bene, siamo mille, evitiamo di costare di più». No, iniziate a dimezzare il costo degli stipendi e vale anche per i consiglieri regionali. Il sindaco di Roma, cioè il sindaco della città più grande, o il sindaco di Milano, i due sindaci più importanti d'Italia, prendono 5 mila euro netti al mese. Non capisco perché un parlamentare o un consigliere regionale debbano prendere, con minori responsabilità, 15 mila euro netti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi stiamo decidendo se il taglio dei costi della politica lo devono pagare i cittadini, tagliandogli i diritti costituzionali, oppure se deve pagarlo la politica. Se deve pagarlo la politica, dobbiamo pagarlo noi il taglio del costo della politica, perché i cittadini hanno già pagato troppo con le vostre «deforme» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. La ringrazio Presidente. L'onorevole Brescia ha da poco detto che sono loro contro il resto del mondo. Noi non aspiriamo a tanto, sappiamo che questa è l'idea che i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno di se stessi: una barriera contro il male. Ma veda Presidente, ogni falsità è una maschera e, per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre con un po’ di attenzione a distinguerla dal volto, così rispondeva Alexandre Dumas a chi gli chiedeva cosa fosse per lui l'ipocrisia. Non vi dispiacerà spero colleghi, Presidenza della Camera, signori del Governo, se prendo le mosse da qui. Osserviamo la maschera: sì, è ben fatta, questo lo si può ammettere senza fatica, signor Presidente, lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle. Chi non è d'accordo sulla riduzione dei costi della politica ? Chi non lo è sul taglio a spese eccessive, a sprechi, a inefficienze su questo piano, come su tanti altri della vita politica ? Quanti tra i vostri elettori, colleghi del MoVimento 5 Stelle, o forse oltre i vostri elettori, io preferisco chiamarli cittadini, non sarebbero d'accordo a dire «aboliamo tutto», prima gli stipendi e poi magari però anche i parlamentari, i consiglieri regionali, i comunali, come è già successo nella storia ? Tanto è tutto diretto dalle banche direbbero, signor Presidente, i nostri colleghi. È tutto diretto da JPMorgan, questo nome che allude a tanti complotti come dite voi. Tanto Fiano, Renzi, la Morani, Boschi, Rosato, sono qui perché Pag. 58sono prezzolati, sono venduti. Perché dobbiamo ancora pagarli ? Tanto sono tutti colpevoli, basta il sospetto. Anzi, mi permetta di salutare qui con grande felicità la assoluzione della nostra amica e compagna Raffaella Paita in Liguria o quella di De Luca in Campania o quella di Penati a Milano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che tanto avete irriso in quest'Aula, tanto per dirne una. Tanto è tutto un complotto, signor Presidente, per i colleghi del MoVimento 5 Stelle: la P2, la Merkel, Obama, l'allunaggio sulla Luna, le scie chimiche, è tutto un complotto ! Tanto arriviamo noi dicono, signor Presidente, i colleghi, apriremo tutto come l'apriscatole; come d'incanto risolveremo tutto. Ogni complotto sarà disvelato, ogni origine dei problemi che attanagliano gli italiani sarà risolto, ogni arcano disegno sconfitto, un po’ come in Star Wars. Infatti, lo vediamo bene, che nelle città che governano i nostri colleghi, anche da pochi mesi o di più, è tutto pulito come d'incanto, ogni mezzo pubblico arriva in orario, ogni bilancio è risanato, ogni opera pubblica marcia come mai prima, ogni assessore è confermato, anche più di una volta, ed è al di sopra di ogni sospetto. Basta sconfiggere l'impero del male, la colpa è sempre di altri, il popolo è il bene, la politica è il male, dice il comico dall'alto del ponte del suo yacht. Lo stanno dicendo molti partiti politici in Europa: i neofascisti di Wilders in Olanda, il partito post fascista della Le Pen in Francia, il partito neonazista di Alba Dorata in Grecia, il nuovo partito Afd in Germania, usano esattamente questi medesimi argomenti; non per dire che i colleghi siano neofascisti e neonazisti, parlo degli argomenti. Questa è la vostra somma ideologia, fare governare il Paese dalla pancia, dare un pasto a coloro che conosciamo bene anche noi e sono tanti, sono otto milioni, come ha detto il collega, che sono sotto o appena sopra la soglia di povertà, o che non hanno un lavoro o che non lo trovano, che hanno pensioni minime insufficienti o che non ce l'hanno; dire loro che la soluzione è dietro l'angolo, basta colpire la politica, spogliarla, perché poi arrivate voi, gli ex cittadini ora deputati.
  Basta colpire la politica o forse, a giudicare dai mesi in cui vi abbiamo osservato qua dentro, utilizzare la politica. Lo hanno già detto i miei colleghi del Partito Democratico, è utile, ed anche ammirevole, che il MoVimento 5 Stelle abbia messo in maniera trasparente su web il tema dei rendiconti. Funziona così il sistema che loro immaginano: dimezziamo le indennità e poi facciamo come diciamo noi, i rimborsi spese e le diarie si possono utilizzare tutti, fino a 10, magari in alcuni mesi, 12 mila euro, basta che tu dica che le hai utilizzate per qualcosa. Basta che, per esempio, oltre ai rimborsi di viaggio che noi già abbiamo con i biglietti gratis, per tre mesi di seguito tu metta 3223,70 euro, la stessa cifra identica. Hanno usato un algoritmo per beccare sul sito di Trenitalia e di Alitalia, quel giorno, che il biglietto, per tre mesi consecutivi, costasse esattamente la stessa cifra per trenta volte al mese e loro restituisco tutta la cifra. In questo modo, altri colleghi hanno fatto molti esempi che non devo rifare, non c’è più nulla da restituire, rimane l'indennità dalla quale loro tolgono non la metà, 1700 euro, ma i soldi che servono per rimborsi e la diaria che non devono restituire, perché per fare in modo da non restituirli utilizzano delle voci di rimborso che nessuno controlla. Infatti, in molti di loro, le restituzioni sono diminuite dal 2013 ad oggi. C’è un sito che analizza il sito del MoVimento 5 Stelle e fa vedere la curva delle restituzioni che si sta abbassando. Non è illegittimo, non stanno commettendo nessun ladrocinio, è un sistema non di spoliazione della politica, di utilizzo della politica. Io faccio vedere che sono virtuoso sulle indennità e poi i rendiconti, a prescindere dall'attività politica, me li utilizzo tutti.
  Con noi, sui risparmi, con chi si sta adoperando concretamente per questo, e non da oggi, si sfonda una porta aperta. Loro rivendicano – a ragione – che i 18 milioni di restituzione che hanno portato allo Stato hanno prodotto, mi pare di aver Pag. 59sentito, l'aiuto a 3 mila imprese o 6 mila posti di lavoro. Nel 2002 in questa Camera, con la legge n. 156 del 26 luglio, il costo totale del finanziamento ai partiti che valeva sia sulla legislatura in corso, che in quella precedente, era arrivato a 468 milioni, costo che questo partito, l'anno prossimo, porterà a zero ! Sapete quante imprese aiuteremo noi, altro che con 18 milioni, con 470 di milioni di finanziamenti ai partiti che abbiamo fatto azzerare noi, non voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Si rivolga a me, grazie.

  EMANUELE FIANO. Signor Presidente, noi e non il MoVimento 5 Stelle; 470 milioni abbiamo azzerato di finanziamento pubblico. Vorrei anche dire della istituzione nella quale ci troviamo tutti: pensiamo solo al fatto che nel 2016 la Camera restituirà al bilancio dello Stato 47 milioni di euro e che complessivamente in questa legislatura sono stati risparmiati, solo per la Camera, quasi 300 milioni di euro, altro che 18 milioni; cifra senza precedenti. Noi pensiamo di avere contribuito molto al taglio dei costi della politica (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi per favore, grazie.

  EMANUELE FIANO. Ma togliamo la maschera sulla proposta di legge Lombardi ed altri di dimezzamento delle indennità dei parlamentari che arriva, guarda caso, ovviamente, non è signor Presidente responsabilità del MoVimento Cinque Stelle, all'indomani di alcune polemiche che hanno riguardato, secondo me sbagliando, le spese per la politica del Vicepresidente della Camera e che, guarda caso, che coincidenza straordinaria, arriva nel bel mezzo dalla campagna elettorale sul referendum. Ovviamente non è una scelta del MoVimento 5 Stelle e, infatti, il loro leader Beppe Grillo sul blog non si riferisce affatto al referendum sulla Costituzione quando parla della legge sull'indennità parla di tutt'altro assolutamente, sul blog non se ne parla. Noi non abbiamo pronunciato una parola nei lavori di Commissione sulla concomitanza con il referendum costituzionale, signor Presidente, è il leader del MoVimento 5 Stelle che sul suo blog ha messo in relazione la legge sull'indennità con il referendum costituzionale. Non venite a dirci a noi che non vogliamo affrontare questo tema in questo frangente. No, perché il signor Grillo oggi si rivolge, parlando di noi, a politici lobbisti e massoni. Vede la soluzione è trovata, il problema dell'Italia, il problema dei costi della politica, è che noi siamo tutti politici lobbisti e massoni, è evidente, ma lo sanno anche i muri di questa Camera che questo è il problema, non fare leggi che facciano risparmiare il finanziamento ai partiti, la Camera dei deputati o il Senato. E allora, siccome il Movimento 5 Stelle non trova sufficienti giri elettorali, in moto o senza, finanziati con i soldi dei rimborsi della Camera per i singoli parlamentari, per affermare la verità del no, deve nascondere quello che succederebbe invece a votare sì, perché si sentono molte leggende su questa vicenda. Certo, è stato già detto: sono circa 70-80 milioni quelli delle indennità tagliate ai senatori che arriveranno con l'approvazione della riforma, sono 20 milioni in meno di rimborsi per i gruppi del Senato, sono 20 o 30 milioni in meno di spese per il funzionamento dei gruppi, sono 20 milioni in meno per il CNEL. Sono, dice il dottor Perotti, che era commissario alla spending review, 95 milioni il costo complessivo dei contributi nel 2014 ai gruppi regionali che vengono azzerati e qualche decina e decina di milioni di taglio sull'indennità dei consiglieri regionali, oltre ad altri risparmi legati al nuovo Titolo V e ad altre questioni impegnate dalla riforma costituzionale.
  Vi interessa ridurre – dico, Presidente, ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – i costi della politica ? Incominciate a votare «sì» al referendum del 4 dicembre. Noi porteremo i parlamentari di questa Repubblica da 945 a 730 e le indennità da 945 a 630, Pag. 60cioè un taglio di un terzo delle indennità parlamentari di questa Repubblica. Lo facciamo con il voto...

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELE FIANO. ... alla riforma costituzionale. Ho finito, signor Presidente. Con l'ipocrisia e la propaganda non si va da nessuna parte; proprio la vicenda del Vicepresidente Di Maio dovrebbe dimostrare quanto sia sbagliato, anche al proprio interno, continuare a brandire, e ho finito, la pratica dell'antipolitica, perché la politica ha un costo, la democrazia ha un costo. La sobrietà, la moralità, la competenza e la dedizione di un parlamentare non si misurano da uno sconto del 30, del 50 o del 70 per cento. Volete parlare della diminuzione del costo complessivo dei parlamentari ?

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  EMANUELE FIANO. È l'ultima frase. Noi siamo disponibili alla riduzione del costo complessivo dei soldi che l'Italia dà a ogni singolo parlamentare. Siamo disponibili a parlare dell'indennità, dei rimborsi...

  PRESIDENTE. Concluda.

  EMANUELE FIANO. ... della diaria, del sistema assistenziale e previdenziale tutto insieme. Siamo disponibili a questo, non siamo disponibili a foraggiare la demagogia della vostra perenne campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Anche noi, come Fiano, vogliamo salutare il presidente De Luca per ricordargli che Di Maio, Di Battista e Fico sono ancora vivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Detto questo, Presidente, oggi la domanda è molto molto semplice, è più semplice di quella che è riuscito a formulare Renzi per il referendum del 4 dicembre: il PD vuole o non vuole dimezzare le indennità dei parlamentari ? Questa è la vera domanda ! Per una volta, anziché sfruttare i privilegi del tesserino parlamentare, utilizzate il vostro bancomat, dimostriamo all'Italia che siamo in grado di fare politica qui dentro e non soltanto di usufruire dei privilegi che questo mandato dà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Oggi discutiamo di un gesto che è anche economico, ma prima di tutto è politico, nel più alto senso che questa parola possa avere. Un parlamentare che chiede sacrifici ogni giorno ai cittadini dovrebbe sentire il dovere morale di tagliarsi lo stipendio e di non guadagnare più cifre che i cittadini non comprendono e non sopportano più. Parliamoci chiaro, Presidente: ogni cittadino italiano onesto, in questo Paese, vede nello stipendio del parlamentare, per esempio del Partito Democratico, un vero e proprio furto ai suoi danni, e ciò che è peggio, Presidente, è che questo emiciclo, a causa di quegli stipendi e di quelle cifre, è composto di persone alienate, e oggi ne abbiamo avuto una prova, Presidente.
  Hanno parlato di qualsiasi cosa, parlano di coscienza e di rendicontazione, cioè due entità che sconoscono completamente. Presidente, parlano, come ha fatto il collega Miccoli, e concludo, di quando erano nella vita precedente qualcos'altro, per esempio di quando lui era un operaio. Prenda il suo discorso e glielo faccia leggere agli ex colleghi operai, e vediamo cosa ne pensano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà.

  MICHELE DELL'ORCO. Grazie. Allora, oggi vorrei entrare nel merito: stiamo parlando della proposta di legge del MoVimento Pag. 615 Stelle per tagliare gli stipendi dei parlamentari, una proposta molto molto semplice, la potrebbe capire un bambino di dieci anni, e penso anche Matteo Renzi. Noi chiediamo di dimezzare l'indennità parlamentare, di rendicontare e ridurre i rimborsi vari. Per approvare questa legge, basta usare un ditino, schiacciare il bottone verde e approvarla. Se noi andassimo al referendum domani su questa proposta di legge, un referendum popolare, sono sicuro che non l'80 o il 90 per cento, ma il 100 per cento dei cittadini italiani voterebbe a favore.
  Noi lo abbiamo fatto anche senza bisogno di una legge. Io, personalmente, come hanno fatto anche i miei colleghi, ho restituito 136 mila euro, e, invece di comprarmi un appartamento, ho rispettato quello che avevo promesso quando mi sono candidato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E, se il Partito Democratico vuole rinviare in Commissione questa proposta di legge, non è per discuterne in futuro, ma è per affossare questa proposta di legge per sempre, per rinviare a mai la votazione, e questo rinvio in Commissione equivarrebbe a bocciare la proposta. Fatevi un esame di coscienza e votate per i cittadini questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, il giorno in cui il MoVimento 5 Stelle porta in Aula la legge per dimezzare gli stipendi dei parlamentari, i deputati del PD parlano rispettivamente di democrazia ateniese, suffragio universale, Virginia Raggi, congiura di Catilina e Alexandre Dumas. Proprio una roba straordinaria ! E poi bastava anche vedere i loro volti, che erano piuttosto colmi di vergogna (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Fiano sembrava... è vero, eravate bianchi, come se Verdini...

  PRESIDENTE. Onorevole Marroni. Onorevole Marroni, per favore !

  ALESSANDRO DI BATTISTA. È incredibile: in quest'Aula fatta alla rovescia le persone che non si sono mai tagliate un euro di stipendio accusano coloro che lo fanno di essersi tagliati poco. Oggi le chiacchiere stanno a zero, Presidente. Questa è una legge che si vota e si voterà domani. La domanda è: siete d'accordo a dimezzarvi gli stipendi, quindi guadagnare 3 mila euro netti, più spendere tutto quel che dovete spendere per l'attività politica, tutto quanto, senza restrizioni, però rendicontando e restituendo ai cittadini italiani tutto quello che non spendete per la vostra attività politica ? È semplice, è questa la domanda, Presidente; tutto il resto è congiura di Catilina, Alexandre Dumas, suffragio universale, Virginia Raggi e, evidentemente, anche Denis Verdini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luigi Di Maio. Ne ha facoltà.

  LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Noi stiamo chiedendo al partito di Matteo Renzi di fare una semplice cosa: votare «sì» ad una legge che dà 3 mila euro netti di indennità ai deputati e gli chiede di rendicontare tutti i rimborsi, che verranno anche ridotti, e con questo facciamo risparmiare circa 80 milioni di euro ai cittadini italiani. Renzi dice che questa legge non funziona; lo ha detto ieri: questa legge del MoVimento 5 Stelle non funziona. Ebbene, il fatto che questa legge sia arrivata in Aula con tre anni di ritardo ci dà un vantaggio, quello di avere collaudato questo trattamento su noi stessi.
  E, quindi, a Renzi diciamo: guarda che funziona, vieni in Aula e dì al tuo partito di votare «sì», perché il MoVimento 5 Stelle questo trattamento lo adotta da tre anni e mezzo in Parlamento e ha fatto risparmiare 18 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, la aspettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

Pag. 62

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. La legge «dimezzatevi lo stipendio» è una legge che, dati alla mano, farebbe risparmiare ai cittadini italiani più di quanto farebbe risparmiare l'applicazione della riforma costituzionale, dati alla mano. Quindi, la domanda oggi che viene spontanea è: per quale motivo non approvare questo tipo di legge; una legge che potrebbe permettere di ridurre i costi della politica, e, soprattutto, la vera notizia è che potrebbe essere fatto prima del 4 dicembre, perché, approvandola domani alla Camera, potrebbe andare d'urgenza al Senato ed essere approvata prima del referendum. Quindi, questa cosa farebbe cadere due presupposti del referendum, cioè quello che le leggi vadano lente e la riduzione dei costi della politica. Lo possiamo fare con legge ordinaria prima del 4 dicembre. Cosa osta, cosa impedisce questo procedimento ? Non lo sappiamo ancora; dimezziamoci lo stipendio, facciamolo per tutti e risparmiamo più di quanto non risparmieremmo con la riforma costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Presidente, ma ho sentito i colleghi del Partito Democratico dire, da una parte, che la politica ha un costo e, dall'altra, però, fare poi campagna elettorale sulle spalle della Costituzione, distruggendola, che i costi vanno tagliati. Ma non le sembra un'ipocrisia, da questo punto di vista ? E, anche se i nostri rendiconti vi fanno schifo, perché, approvando questa legge, non imponiamo un rendiconto, che potrebbe essere, dal vostro punto di vista, serio, quindi con un controllo della Camera, non un controllo del MoVimento 5 Stelle, e quindi rendicontiamo tutti nello stesso modo ?
  Se i nostri rendiconti vi fanno schifo, perché non approviamo questa legge e lo facciamo tutti insieme ? Ma, ancora di più, se l'indennità non arriva a quanto sarebbe il rendiconto della metà dell'indennità stessa è perché noi paghiamo, oltre alla Camera, più di mille euro ogni mese per assicurarvi l'assicurazione per i morsi contro gli insetti, le insolazioni, i danni creati dai deputati ubriachi – stiamo parlando di questo – o, ancora, i Tfr esorbitanti o le assicurazioni sanitarie anche per i parenti. Sono questi i costi che noi vogliamo tagliare. Allora la risposta è: li volete tagliare anche voi, sì o no ? Bisogna tagliare sui costi che non usiamo per lavorare, semplicemente questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fico. Ne ha facoltà.

  ROBERTO FICO. Grazie, Presidente. A me ciò che infastidisce principalmente, caro Partito Democratico, è che voi non avete il coraggio di dire che questi soldi volete tenerli nelle vostre tasche. Punto. Voi non avete il coraggio di dire ai cittadini italiani che volete guadagnare 5 mila euro netti al mese, 10 mila euro lordi, che volete trattenere tutti i rimborsi, tutte le diarie, anche se non li utilizzate per l'appartamento a Roma; li volete mantenere nella vostra tasca, perché dovete sia restituire i soldi al partito che vi candida, sia continuare a pagare il mutuo dei 30 mila euro della vostra candidatura, perché sennò non sareste stati messi in lista che avete pagato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, questi soldi vi servono e, siccome vi servono, voi non voterete questa legge: è questo il punto, è questo il problema. E non potete fare come il MoVimento, perché non potete; non volete, ma non potete, non avete il coraggio di dirlo. Non possono quindi tagliarsi il 50 per cento dello stipendio come facciamo noi, non possono rendicontare in modo trasparente tutte le diarie e restituire il resto al fondo per il microcredito alle piccole e medie imprese e non possono fare tante altre cose, perché hanno le mani legate, perché sono legati mani e piedi a tutto ciò che hanno creato fino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 63

  PRESIDENTE. Colleghi che seguono: essendo che, casualmente, il Vicepresidente che presiede appartiene anche all'interlocutore, rivolgetevi al Presidente, così, automaticamente, vi rivolgete anche all'interlocutore.
  È iscritto a parlare l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. La domanda è semplice: volete dimezzarvi lo stipendio e rendicontare, sì o no ? Noi lo facciamo sul sito «tirendiconto.it»; se non vi piace, ve ne facciamo uno – «rendiconta anche il PD», che, magari, è anche una cosa carina – e vediamo come vi comportate. Poi, relativamente al 4 dicembre sul referendum, sì, è vero, le cose cambieranno, ma in peggio, perché dalla Costituzione di Pertini passeremo a quella di Verdini. E noi a questo diciamo no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Presidente, io voglio essere ottimista, perché Renzi dice che il Paese va male perché i cittadini non sono ottimisti. Quindi, io credo che dovremmo essere tutti ottimisti e credere che il Partito Democratico, la Lega, Forza Italia, Nuovo Centro Destra e Sinistra Italiana adesso voteranno per dimezzare i loro stipendi. Infatti non sono certamente i Governi che massacrano i cittadini il problema dell'Italia, ma è l'ottimismo.
  Quindi, siamo ottimisti e crediamo che anche loro, a breve, faranno come il sottoscritto, che, in tre anni, ha restituito 200 mila euro, o come il gruppo parlamentare, che ha restituito 18 milioni di euro al fondo per la piccola e media impresa, così partiranno altre aziende, visto che, magari, sono poche quelle che sono partite fino ad adesso: sono appena 2 mila, con 6 mila addetti ai lavori; e, probabilmente, non faranno neanche alcun sacrificio, perché, visto che noi spendiamo tanti soldi, non vedo dove sta il sacrificio ad approvare questa legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Intervengo alla fine di una discussione molto articolata non volendo ripetere i concetti espressi più volte. Voglio chiedermi e le chiedo, retoricamente, Presidente, quanto possano incidere nel bilancio dello Stato gli stipendi dei parlamentari, piuttosto che dei consiglieri regionali, rispetto alla quantità innumerevole degli incarichi e incaricucci vari dei sempreverdi posti dei cda, delle poltrone milionarie dispensate «a go-go» negli enti pubblici, dei supermanager, ma, soprattutto, di quell'infinito mondo sommerso e per nulla rumoroso degli incarichi negli enti locali, posti anonimi, al riparo dal clamore dei media e dai raid della stampa, che, più facilmente di altri, essendo anche immensi nel numero, riescono con più scioltezza a mimetizzarsi tra l'immensa foresta di indecenze che strozza questa nazione.
  Immaginiamo per un momento, utopisticamente, di liberare il Paese dalla morsa degli enti inutili; pensiamo a quanto ammonterebbero i contributi di ogni singolo cittadino e quanto impattanti, ovviamente in positivo, potrebbero essere le cifre recuperate a favore della collettività. Chi ricopre questi incarichi è, spesso e volentieri, chi li sceglie.
  Ho cominciato con una domanda retorica e concludo allo stesso modo: basterebbe ridimensionare gli incarichi per imprimere una svolta drastica alla nostra economia, senza bisogno di una riforma costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie, Presidente. Il Premier non eletto da nessuno ha detto in questi giorni che dopo il referendum andrà in Europa a chiedere interventi Pag. 64strutturali. Mi chiedo, Presidente, con quale faccia si va in Europa se, nel frattempo, avete le tasche piene di indennità e di privilegi. E ci tengo a precisare che l'Italia ha gli stipendi più alti rispetto agli altri Paesi in merito alle indennità e ai privilegi. Con quale faccia ? Eppure siete bravissimi a fare i tagli, voi: avete tagliato la sanità, avete tagliato i servizi essenziali, i beni comuni, avete tagliato tutto in questo Paese, eppure non riuscite a tagliare quell'unica cosa che, appunto, vi permette ancora di esercitare questo privilegio.
  Noi dobbiamo cercare di essere credibili: noi già lo facciamo senza stravolgere la Costituzione oppure senza aspettare una legge, lo abbiamo già fatto. Fatelo anche voi: dobbiamo diventare tutti insieme il cambiamento che vogliamo vedere nel Paese. Non lasciateci da soli, siate generosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Incà. Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Grazie, Presidente. Oggi, in Aula, ho imparato una nuova parola: «sconigliati», che credo voglia dire non fare il coniglio e non aver paura. Io credo che la nostra proposta di legge abbia un'altra parola che può riassumere il valore che ha al suo interno, che è «credibilità». È dare credibilità al nostro Parlamento che, per tanti anni, ha dimostrato di non essere credibile di fronte ai cittadini. Credo che, appunto, questo taglio degli stipendi – io ricordo che il parlamentare italiano prende almeno il 60 per cento in più della media dei parlamentari degli altri Parlamenti dell'Europa – possa dimostrare quanto è importante tornare sulla parola credibilità. Non solo questo.
  Io mi auguro che, domani, il Partito Democratico non voglia «sconigliare», cioè non voglia aver paura di votare la nostra proposta di legge, così come anche spero che vi sia la presenza in aula di Matteo Renzi, che possa portare i suoi emendamenti se li vorrà e, quindi, discutere insieme a noi, non c’è nessun problema, la possibilità di andare fino in fondo e di chiudere entro domani sera la nostra proposta di legge sul taglio degli stipendi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 2354)

  PRESIDENTE. Se lo ritiene, ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che vi rinuncia.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Nicchi ed altri n. 1-01395 sulla salvaguardia del Servizio Sanitario Nazionale e sulle politiche in materia di salute (ore 17,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Nicchi ed altri n. 1-01395 sulla salvaguardia del Servizio Sanitario Nazionale e sulle politiche in materia di salute (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'Allegato A al resoconto della seduta del 21 ottobre 2016 (Vedi l'allegato A della seduta del 21 ottobre 2016).
  Avverto che sono state, altresì, presentate le mozioni Grillo ed altri n. 1-01398, Binetti ed altri n. 1-01399, Rondini ed altri n. 1-01400 e Brignone ed altri n. 1-01402 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali della mozione.Pag. 65
  È iscritta a parlare l'onorevole Gregori, che illustrerà anche la mozione Nicchi ed altri n. 1-01395, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Con tale mozione, Sinistra Italiana evidenzia le forti criticità del nostro Sistema sanitario nazionale conseguenti a delle scelte politiche chiare adottate fino ad oggi, ma che devono necessariamente cambiare. Infatti, il nostro Sistema sanitario nazionale, istituito con la legge n. 833 del 1978, dopo ben quattro riforme, fatica sempre più a rappresentare il sistema del welfare pensato dal legislatore in attuazione dell'articolo 32 della Carta costituzionale. I principi di universalità ed equità non sono e non possono essere garantiti se, da un lato, non vengono impegnate risorse finanziarie maggiori e, dall'altro, non si attua un profondo cambiamento che deve trovare strumenti riformatori che rimettano al centro il servizio sanitario pubblico basato sulla fiscalità generale che garantisca effettivamente il diritto alla salute.
  Attualmente, il nostro sistema sanitario pubblico viene continuamente depauperato, viene smantellato per arrivare alla privatizzazione. I costi sempre più elevati e le liste d'attesa mai abbattute portano gli utenti – quelli che possono, ovviamente – al ricorso al privato, generando un aumento rabbrividevole delle diseguaglianze. Un esempio ne è il 49o Rapporto del Censis sul confronto tra pubblico e privato inerente tempi e costi delle prestazioni. Infatti, per una risonanza magnetica privata, il costo è di 142 euro con un'attesa di cinque giorni, nel pubblico, il costo è di 63 euro con un'attesa di 74 giorni. Il risultato è: 79 euro in più e 69 giorni in meno. I dati dell'organizzazione nazionale per i servizi sanitari regionali evidenziano il fallimento dei superticket introdotti dal Governo Berlusconi. I sistemi sanitari regionali non garantiscono equità d'accesso e uniformità d'assistenza sul territorio nazionale. A quindici anni dalla modifica del Titolo V con l'introduzione del federalismo, si aggravano le diseguaglianze, aumenta la frammentazione dell'assistenza e la declinazione del diritto costituzionale alla salute, in modi diversi a seconda della residenza e del reddito. La Conferenza Stato-regioni è sempre più un luogo di mediazioni tra Stato e regioni più forti e ricche del centro-nord a scapito di quelle del centro-sud, in disavanzo e commissariate. Gli indicatori di salute sulla popolazione italiana sono in netto peggioramento; infatti, gli anni di vita in buona salute sono scesi di sei, aumentano, inoltre, le morti per inquinamento e la qualità del nostro sistema sanitario è scesa al ventunesimo posto nel 2015 su ben 37 Paesi analizzati. Undici milioni sono gli italiani che non possono curarsi. Nel rapporto spesa sanitaria-PIL siamo da tempo al di sotto della media dei Paesi europei più avanzati, il rapporto sullo Stato sociale del 2015 del dipartimento di economia e diritto dell'Università di Roma ha confermato come i dati della nostra spesa sanitaria, sia in rapporto al PIL che pro capite, si collocano sotto la media dei rispettivi valori dell'Unione europea a 15; dopo ci sono solamente Spagna, Grecia e Portogallo.
  Nonostante ciò, la nota di aggiornamento del DEF 2016 conferma, ancora una volta, che la spesa sanitaria in rapporto al PIL continuerà a diminuire e, quindi, in termini reali, la fetta di risorse spettante alla sanità pubblica continuerà ad essere ridotta. Se nel 2010 la spesa sanitaria in rapporto al PIL era del 7 per cento, la nota d'aggiornamento riporta che nel 2015 era del 6,8, nel 2018 sarà del 6,7, nel 2019 del 6,6 per cento; ma per tornare ai livelli di spesa sanitaria-PIL del 2010 il DEF 2016 ci ricorda che bisognerà attendere il 2030-2035. Dalle anticipazioni del Governo e degli organi di stampa si rileva un lieve aumento del Fondo sanitario nazionale, ma gli investimenti e le risorse complessive continueranno ad essere insufficienti per garantire il diritto alla tutela della salute, così come quei pochi fondi destinati alla stabilizzazione e assunzione del personale sanitario, sappiamo tutti quanto siano inefficienti, sono più una piccola mancia elettorale, dato Pag. 66che si avvicina il referendum costituzionale. Occorrono maggiori finanziamenti; dal 2008 in poi la spesa sanitaria pubblica ha subito tagli molto pesanti con effetti negativi sulle prestazioni, sulla qualità dei servizi, sull'assistenza territoriale e sui finanziamenti all'edilizia sanitaria. I tagli sono serviti, più che a ridurre inefficienze e sprechi, a trovare, invece, risorse immediate per finanziarie le manovre economiche che in questi anni si sono succedute. Le risorse non si trovano con la riduzione dei diritti e dell'universalismo, bensì attraverso la lotta alla corruzione, alle diseconomie e agli sprechi interni alla sanità, da un controllo rigoroso degli accreditamenti, nonché da investimenti e risorse di altri Ministeri e settori della pubblica amministrazione, rivedendo, così, quelle che sono, che dovrebbero essere le vere priorità del Paese. Urge la revisione degli appalti pubblici, infatti, come ricorda il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, in sanità vi è il più alto tasso di proroghe e rinnovi, spesso a prezzi non concordati e non in linea con il mercato.
  L'associazione Libera ha segnalato che la sola perdita erariale dovuta all'illegalità in sanità per il triennio 2010-2012 era di circa un miliardo e sei. Se analizziamo la situazione nello specifico, per ciò che attiene il personale abbiamo un abuso di contratti atipici e di esternalizzazioni, dove il Governo non è...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Gregori.. Colleghi...

  MONICA GREGORI. Il Governo non è timido nel mettere in campo strumenti che possano in qualche modo arrestare questo processo, ma è totalmente indifferente a quanto sta avvenendo; pensiamo ad operatori che si trovano nello stesso reparto, svolgono la stessa mansione, ma hanno due contratti totalmente diversi, hanno diritti diversi e in questo caso non riescono a garantire un'assistenza degna, perché, soprattutto nel privato o in strutture convenzionate, quei lavoratori, a causa della compressione dei diritti dovuta anche alla riforma del lavoro, il cosiddetto Jobs Act, non hanno neanche due minuti per un caffè e, peggio ancora, non hanno neanche il tempo di guardare negli occhi il paziente e cercare di confortarlo nei suoi momenti più duri. Perché, lì, cosa avviene, caro Presidente ? Passa il padrone e ricorre alla lettera di richiamo, perché tu lavoratore non puoi neanche dialogare col paziente, perché il tuo lavoro riguarda semplicemente assisterlo nelle cure igieniche al mattino, nel somministrare il pasto e somministrare la terapia, ma non devi stare seduto a dialogare col paziente, perché quello vuol dire non lavorare. Questo è quello che ha generato il Jobs Act, ma anche tutte le riforme riguardanti la sanità negli anni precedenti. A questo si aggiunge la direttiva europea alla quale l'Italia doveva adeguarsi, riguardo ai riposi e riguardo ai turni: quarantotto ore massime a settimana di lavoro, cosa che non avviene, in Italia, perché, a causa delle deroghe, gli operatori della sanità sono costretti, soprattutto i medici, a lavorare addirittura per nove giorni consecutivi senza alcun riposo.
  Un altro fatto sconcertante è la non attuazione, purtroppo, della legge n. 194 che genera l'impossibilità di garantire la libertà di scelta delle donne alla maternità responsabile, la contraccezione e l'interruzione volontaria di gravidanza, a causa dell'impoverimento dei consultori e dell'elevatissima percentuale degli obiettori di coscienza. Solamente nel 2013 sono risultati obiettori il 70 per cento dei ginecologi, il 49 per cento degli anestesisti e il 47 del personale non medico. Allora, l'attuazione della legge n. 194 si può avere attraverso l'indicazione per tutte le regioni ad individuare strutture pubbliche dove istituire servizi specifici dedicati alla diagnostica prenatale, procedure e interventi di interruzione volontaria di gravidanza con personale composto obbligatoriamente da non obiettori. Per ciò che concerne, invece, i consultori, oramai vi è uno svilimento della loro multidisciplinarietà, oltre che la riduzione degli stessi in termini numerici, così che, certo, non perseguono quanto contenuto nel Progetto obiettivo materno Pag. 67infantile che già nel 2000 ne assegnava uno ogni 20.000 abitanti; oggi, siamo a poco più della metà. L'obiettivo è stato disatteso e ciò è stato fatto in modo volontario.
  Inoltre, Presidente, i nuovi LEA contenuti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri rischiano di non consentire l'esigibilità e uniformità delle prestazioni, infatti gli 800 milioni sono del tutto insufficienti e questo è riconosciuto anche dalle stesse regioni che ne hanno chiesto un'ulteriore verifica per valutare il reale impatto economico. Seppur si amplia la disponibilità economica per alcune patologie rare, nulla si dice degli esclusi dalla titolarità del diritto e dalla sua esigibilità. Così come criticabili sono l'aumento della partecipazione di spesa ai costi indotti da nuove forme di erogazione, nonché la riclassificazione di prestazioni di ricovero in prestazioni ambulatoriali soggette a ticket. Inoltre, lo stesso DPCM dei ministri parla di continuità assistenziale H24, sette giorni su sette. Ma in realtà nel nuovo atto di indirizzo per il rinnovo della convenzione della medicina generale si taglia l'orario dei medici di continuità assistenziale, interrompendolo alla mezzanotte e demandando il tutto al 118, che spesso non garantisce le prestazioni, in quanto impegnato in urgenze non differibili.
  L'assistenza territoriale va ripensata, mettendo concretamente al centro il sistema delle case della salute, al fine di dare un servizio reale ai cittadini, contro quello delle lungodegenze e delle RSA, gestite maggiormente dai privati, che puntano solamente al guadagno, rivedendo anche le rette, che per molti sono inaccessibili.
  Questo rappresenterebbe un primo passo per mettere in campo una rete territoriale che non sia astratta, ma per aiutare ulteriormente questo processo si devono necessariamente rivedere i megaaccorpamenti ASL messi in atto da alcune regioni.
  Le conseguenze delle scarse e spesso nulle risorse colpiscono anche il settore dei farmaci innovativi, i biologici, gli oncologici, quelli per le malattie infettive o quelli per patologie neurologiche, che hanno costi inaccessibili.
  I 500 milioni stanziati per l'epatite C nel 2015 si sono dimostrati inadeguati, tant’è che si è deciso di limitare l'erogazione a pazienti più gravi. Tale razionamento è del tutto inaccettabile.
  Indicativa della totale inadeguatezza dell'attuale dicastero della Salute a invertire il declino del Sistema Sanitario Nazionale è stata la campagna totalmente ideologica sul fertility day, divisa in due momenti: prima una campagna aggressiva e psicologicamente ricattatoria nei confronti della libertà delle donne ed una seconda intollerabilmente razzista, entrambe ritirate con le scuse della Ministra.
  Per tutti questi problemi ovviamente, signor Presidente, Sinistra Italiana chiede di incrementare le risorse alla sanità, chiede di prendere una strada che non sia la strada del privato, ma che sia la strada del pubblico. Chiediamo maggiore controllo sull'illegalità e sulle frodi che sono all'interno del Sistema Sanitario Nazionale e noi chiediamo anche l'obbligo di assunzione diretta del personale sanitario: basta con questi appalti.
  Ma per fare questo sicuramente ci risponderete che servono i soldi. Dove sono i soldi ? Non ci sembra che il dicastero della Ministra oggi abbia avuto grandi problemi in questo senso, in quanto sotto sua direttiva si sono buttati soldi degli italiani con la campagna poc'anzi detta, quella del fertility day.
  Allora io mi rivolgo a lei, signor Presidente, per fare arrivare il messaggio alla Ministra e per concludere: la Ministra non avrebbe dovuto licenziare nessuno, l'unica che avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni è lei...

  PRESIDENTE. Concluda onorevole Gregori.

  MONICA GREGORI. ...prima però restituendo quei soldi del fertility day ai cittadini per metterli sul Sistema Sanitario Nazionale.
  Ma guardi, alla signora Ministra dico: è ancora in tempo, si dimetta e restituisca Pag. 68dignità al Sistema Sanitario Nazionale, ma soprattutto agli 11 milioni di cittadini che oggi non possono curarsi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e del deputato Baroni).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorefice, che illustrerà la mozione Grillo ed altri n. 1-01398, di cui è cofirmataria.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie Presidente, prima di illustrare questa mozione sulla salvaguardia del Sistema Sanitario Nazionale vorrei contestualizzare quest'atto: oggi in quest'Aula, prima di questa mozione, si è aperta la discussione sulla proposta di legge del MoVimento 5 Stelle sul trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento, proposta meglio conosciuta come il taglio ai costi della politica.
  Si cristallizza oggi in quest'Aula, quindi, una scelta semplice: tagliamo i soldi alla salute dei cittadini o tagliamo i soldi ai privilegi dei parlamentari ? Privilegi di pochi contro salute di tutti.
  E ogni cosa che sarà detta, ogni scelta che verrà fatta, sia sulla proposta di legge e sia sulla mozione all'esame, sarà la cartina al tornasole delle reali intenzioni e degli obiettivi politici di questo Governo e della sua maggioranza.
  Sarà l'occasione per verificare se si sta in quest'Aula per tutelare i diritti e gli interessi dei cittadini o per salvaguardare i privilegi dei parlamentari.
  Nelle scelte sarà determinante il fattore morale, il grado di etica e senso di giustizia sociale.
  Il quesito referendario sulla riforma costituzionale riporta la dicitura «il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni». Ammesso e non concesso, ovviamente, che tale affermazione risponda al vero, i cittadini dovrebbero però farsi questa domanda: ma quali costi contiene questa riforma ? Quelli dei parlamentari forse ? Certo che no. Quelli di un Senato che sopravvive ? Certo che no. Forse quelli del servizio di sanità pubblica ? In questo caso sì.
  Oggi – ed è scritto sulla nostra mozione – l'unico contenimento o meglio taglio scellerato dei costi è quello fatto pagare sulla pelle e sulla salute dei cittadini.
  Nella nostra mozione descriviamo in maniera puntuale e documentata il progressivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, accompagnato da fallimentari politiche di salute necessarie a giustificare, peraltro malamente, la distruzione di quello che l'Organizzazione Mondiale della Sanità definiva uno dei sistemi di salute migliori al mondo e che voi state distruggendo, in maniera sistematica.
  D'altronde, c'era anche chi definiva la nostra Costituzione la più bella del mondo e infatti state distruggendo anche quella. Distruggete tutto ciò che è bello e non per sadismo – almeno si spera – ma per un solo e semplice motivo: lo chiede e lo vuole l'Europa e i poteri finanziari che la dominano.
  L'introduzione in Costituzione del pareggio di bilancio rende inevitabile compromettere il diritto alla salute, rende inevitabile compromettere diritti fondamentali per contenere la spesa pubblica.
  Non è un caso, infatti, che l'accelerazione al processo di smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale sia avvenuto proprio in concomitanza con la riforma dell'articolo 81 della Costituzione, a cavallo tra gli anni 2011 e 2012, a cavallo cioè tra il Governo Berlusconi e il Governo Monti, dove si è interposta la famosa lettera della BCE, che riportava i diktat che l'Italia doveva eseguire, rinunciando così alla propria sovranità.
  Era il dicembre 2012, quando l'allora Ministro della salute Balduzzi, nel corso di una conferenza stampa, documentava con slide esplicative il progressivo definanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, che sarebbe stato attuato negli anni 2012-2015, con una riduzione complessiva di 25 miliardi, definanziamento che i successivi Governi e Ministri hanno realizzato in perfetta continuità.
  Quelle slide atte a rendere la pillola meno amara – così fan tutti, anche Renzi d'altronde – si sono materializzate in un bagno di lacrime e sangue, in manovre Pag. 69finanziarie e provvedimenti legislativi che hanno sottratto risorse economiche, professionisti, presidi e servizi alla salute dei cittadini.
  Queste cose non le diciamo noi del MoVimento 5 Stelle, ma sono i numeri che si evincono nei documenti del Governo: è il Governo infatti che stima, nel DEF, una riduzione progressiva dell'incidenza della spesa sanitaria sul PIL, che nel 2019 arriverà al 6,5 per cento.
  Questa decrescita infelice della spesa sanitaria sul PIL sta a significare una cosa molto semplice ed è bene che i cittadini lo sappiano: sta a significare meno salute.
  Siamo costretti ad assistere a continue sottrazioni di risorse, operate sia direttamente sul Fondo Sanitario Nazionale sia indirettamente, attraverso il contributo dovuto dalle regioni alla finanza pubblica, tagli che le regioni dovranno operare inevitabilmente sul principale centro di costo, che è la salute appunto.
  Un tempo c'erano i piani sanitari nazionali e regionali, attuati poco e male. Oggi abbiamo il Patto per la salute: il termine «patto» sta a significare un accordo tra più parti e che immaginiamo questo Ministro abbia voluto quanto meno simbolicamente stringere anche con i cittadini, oltre che con le regioni.
  La stessa radice etimologica del patto è quella di pax pacis cioè di pace, il termine «patto» conferisce all'accordo una valenza e una caratteristica di onorabilità.
  I patti vanno onorati, proprio per mantenere uno stato di pace.
  Invece, il patto della salute 2014-2016 non solo non è stato onorato, ma anche la radice etimologica del termine ne è stata totalmente tradita: i numeri della sanità italiana oggi sono cifre di guerra e le politiche intraprese sulla salute dei cittadini sono vere e proprie dichiarazioni di guerra.
  Il patto della salute 2014-2016 ha fissato il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale in più di 109 miliardi per il 2014, in 212 miliardi per il 2015, in 115 miliardi o poco più per il 2016.
  Le manovre finanziarie hanno ridotto il finanziamento facendolo scendere da 112 miliardi a 109 miliardi per il 2015, e da 115 miliardi a 111 miliardi per il 2016; i 111 miliardi dell'anno che sta per finire sono inclusivi degli 800 milioni di euro per i nuovi LEA, che ancora non sono stati emanati.
  Questi numeri servono a svelare il gioco truffaldino delle tre carte: sì, truffaldino, perché condizionare una certa cifra ad un decreto che di fatto non viene emanato per l'anno 2016 è una vera e propria truffa; significa che le nuove prestazioni, che dovevano essere pagate con gli 800 milioni di euro, in realtà sono state pagate di tasca propria dai cittadini. Temiamo – alcune indiscrezioni sulla legge di bilancio-fantasma ce lo fanno temere – che lo stesso giochino verrà fatto anche per gli anni a venire; e a tutto ciò si aggiunge la parallela sottrazione di soldi ai servizi sanitari regionali, attuata attraverso il cosiddetto contributo delle regioni alla finanza pubblica. L'accordo Stato-regioni del febbraio 2016 prevede tagli alle regioni per quasi 4 miliardi di euro per il 2017, e 5 miliardi e mezzo per il 2018 ed il 2019.
  I cittadini vivono quotidianamente le conseguenze di questi numeri sulla propria pelle. L'aspettativa di vita è in calo per la prima volta nella storia del Paese, i cittadini sono meno attenti alla salute, aumenta l'incidenza delle patologie, soprattutto di quelle tumorali, anche per quei tumori dove la prevenzione si è dimostrata altamente efficace: per esempio, i tumori al seno. Inquietanti sono i dati relativi all'aumento consistente della mortalità: 50 mila morti solo nell'anno 2015 ! Tutti i dati e rapporti statistici o di indagine confermano non solo la diminuzione delle risorse pubbliche destinate alla salute dei cittadini, ma la drastica riduzione delle spese per il personale sanitario: il blocco del turnover ed altre misure di contenimento della spesa sul personale hanno generato un aumento dell'età media dei dipendenti, un incremento di carichi di lavoro e dei turni straordinari, una sempre più diffusa abitudine al ricorrere a varie forme di lavoro flessibile e precarizzato, anche in settori molto delicati dal punto di vista assistenziale.Pag. 70
  Sulla carenza emergenziale di personale sanitario il Governo viola impegni presi in quest'Aula tempo fa, fa orecchie da mercante, si giustifica continuamente, ed inventa fantomatici tavoli tecnici di analisi sul fabbisogno di personale indicato dalle regioni. Si toglie il diritto alla salute, anche attraverso provvedimenti che, sotto la veste di termini come riorganizzazione o appropriatezza, nascondono lo stesso comun denominatore del definanziamento, cioè tagli alla sanità. Ed è così che il decreto-legge ancora vigente sull'appropriatezza prescrittiva ha significato collocare al di fuori delle condizioni di erogabilità numerose prestazioni, circa 203: prestazioni che saranno pagate dai cittadini.
  I numeri del DEF e diverse indagini confermano la riduzione di ricette e l'aumento di ticket, segnale drammatico della tendenza ad un minor ricorso alle cure da parte dei cittadini in ragione di costi non più sostenibili, sia del prezzo dei farmaci e delle prestazioni sanitarie, sia del livello di compartecipazione: elementi, questi, che testimoniano quanto e come siano i cittadini a pagare lo smantellamento di fatto del servizio sanitario pubblico. I dati del tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva ci dicono che i cittadini sono oggi costretti a sacrificare la propria salute; oppure sono costretti a rivolgersi al privato, all’intramoenia, a causa dei tempi delle liste di attesa e del costo insostenibile dei ticket: tempi e costi insostenibili anche con riguardo a prestazioni ed esami di routine, come una semplice ecografia, per la quale occorrono nove mesi di attesa, anche per l'area oncologica. Questi ostacoli costringono ad un bivio: rinuncia o sanità privata; bivio che si risolve inevitabilmente in rinuncia, laddove il reddito delle famiglie è praticamente inesistente o non consente di rivolgersi al privato.
  Le politiche di questo Governo non guardano a questa fascia di cittadini: esso pensa invece a misure come fondi integrativi oppure polizze assicurative, oppure a logiche di partenariato pubblico-privato, che il MoVimento 5 Stelle respinge fermamente, perché in alcun modo devono sostituirsi al primo pilastro nel nostro sistema pubblico di salute, che è e rimane il Servizio sanitario nazionale, basato su principi di universalità, di equità, di solidarietà, come diretta attuazione dell'articolo 32 della Costituzione.
  La sostenibilità economica del Servizio sanitario nazionale non può, non deve passare attraverso una compressione del diritto alla salute, e non può passare attraverso la riduzione di risorse economiche ed umane, né può passare attraverso una privatizzazione di fatto; ma semmai attraverso un'efficace smantellamento di tutti gli sprechi e le sacche di opacità e corruzione che non possono essere risolte solo con accordi, protocolli o dichiarazioni di intenti, ma piuttosto con un effettivo ed immediato sistema sanzionatorio, che arrivi anche a rimuovere con immediatezza i funzionari o i dirigenti ritenuti responsabili di danno erariale dalla Corte dei conti.
  Il sistema di salute italiano presenta anche una forte sperequazione regionale, che questo Governo in alcun modo prova a risolvere; ma anzi cronicizza, con il meccanismo delle regioni modello, sulle quali parametrare costi, fabbisogno o numeri di posti letto, senza tener conto delle condizioni di partenza delle regioni, delle carenze strutturali, di specifici indicatori socio-economici, ambientali, culturali e di mobilità regionale. Fallimentare è il tentativo di riorganizzare l'assistenza territoriale e le cure primarie, che si è tradotto in taglio di servizi e presidi sul territorio. I cittadini non sanno più a quale servizio rivolgersi per soddisfare i loro bisogni di salute ed assistenza, ed assistono inermi a chiusure di presidi, di ospedali, di punti nascita, si vedono quotidianamente respinti nei loro accessi al Servizio sanitario nazionale.
  Sarebbe stato lungimirante probabilmente, ma anche più economico, dare attuazione alla normativa vigente in materia di consultori familiari, una delle leggi più civili che il nostro legislatore sia stato in grado di concepire. Il consultorio vicino al cittadino doveva rappresentare il luogo multiprofessionale e di prevenzione, assistenza Pag. 71primaria e tutela socio-sanitaria. Nel contempo, invece, si sono percorse altre strade legislative, anche informative, sulla salute e cultura di genere, sul disagio psicologico, sulla prevenzione, sulla sana alimentazione, sul sostegno alle famiglie, assolutamente fallimentari: in tal senso è emblematica la triste e recente campagna sul fertility day, dove si sono disvelate concezioni retrograde ed umilianti sulla maternità responsabile; mentre sulla tutela del parto fisiologico ci si arena ormai da troppe legislature, senza garantire di fatto condizioni del parto appropriate ed anche più economiche, che riducano i costi connessi all'abuso nel ricorso al parto cesareo.
  Sulla maternità responsabile non si risolve il serio problema di politiche efficaci per la famiglia: non si consente alle donne di conciliare i tempi della famiglia con i tempi del lavoro, non si forniscono servizi e sostegni reddituali adeguati, non si risolve il serio problema dell'assenza di professionisti non obiettori, che di fatto rende non pienamente applicabile la legge n. 194 del 1978 sull'interruzione di gravidanza, con conseguenze anche drammatiche e pressoché quotidiane sulla salute delle donne, in alcuni casi costrette addirittura ad aborti clandestini.
  Sulle malattie rare, sull'autismo e sulla non autosufficienza, le risorse che vengono stanziate sono sempre e comunque esigue, e mai per garantire un'assistenza diretta: si continua a non intervenire per garantire la trasparenza sui prezzi dei farmaci, e non si stanziano risorse sufficienti per i farmaci innovativi, quelli per esempio necessari alla cura dell'epatite C, scatenando una vera e propria guerra tra poveri ammalati. Non si adottano politiche di prevenzione lungimiranti, come ad esempio quella sull'uso degli antibiotici, nonostante vi sia l'allarme sullo sviluppo di resistenze anti-microbiotiche sia nella medicina umana che veterinaria. Sul fronte dei vaccini, le politiche messe in piedi da questo Governo sono di totale asservimento nei confronti delle case farmaceutiche.
  E poi rimane intoccabile il dominus della spesa sanitaria, cioè il direttore generale, e sulla sua gestione manageriale non si interviene efficacemente: si potrebbe prevedere per esempio un Daspo in presenza di condanna della Corte dei conti. Così come intoccabili sono i dirigenti degli enti vigilati dal Ministero della salute: come ad esempio quelli dell'Aifa, che il Ministro Lorenzin sceglie con discrezionalità stupefacente, in forza di decreti ministeriali che si pongono in netto contrasto con l'accesso alla dirigenza nel pubblico impiego.
  Con la nostra mozione chiediamo numerosi impegni, accomunati però da un unico obiettivo: salvaguardare il Servizio sanitario nazionale pubblico ed universalistico. Chiediamo un recupero integrale di tutte le risorse economiche e umane indebitamente sottratte. Chiediamo di garantire i livelli essenziali di assistenza, anche attraverso percorsi di assistenza personalizzati e vicini al cittadino, oltre che adeguatamente accessibili, riordinando il sistema di accesso alle prestazioni, nell'ottica di ridurre i tempi di attesa, e disincentivando il ricorso alla sanità privata e all’intra moenia. Chiediamo di eliminare ogni forma di spreco, che derivi da una non appropriata organizzazione dei servizi e dell'assistenza, da una governance sanitaria non adeguata, da un mancato ammodernamento tecnologico e digitale nel Servizio sanitario nazionale e dall'assenza di efficaci politiche sulla trasparenza e sulla prevenzione della corruzione.
  Questi e molti altri sono gli aspetti che noi abbiamo elencato e sui quali chiediamo degli impegni ben precisi al Governo. Ciò che stiamo chiedendo, Presidente, non è né più né meno di ciò che uno Stato dovrebbe garantire, cioè il rispetto del diritto dei cittadini, il rispetto del diritto alla salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01399. Ne ha facoltà.

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  PAOLA BINETTI. Presidente, membri del Governo, colleghi, il Servizio sanitario nazionale è un servizio con carattere di sistema. Questa è una cosa che non possiamo perdere di vista, perché non è mai un servizio scollegato dalla rete degli altri servizi, con cui riesce a prendersi cura e a farsi carico della salute dei cittadini, ma è una rete fortemente intrecciata, in cui alla dimensione, per così dire, più facilmente riconoscibile, che è quella della struttura ospedaliera, si legano tutti i servizi territoriali, fino a spingersi a quella che è l'assistenza domiciliare. Senza questo stretto intreccio tra ospedale, servizi territoriali e ambulatoriali e assistenza domiciliare, non avremmo quella dimensione di sistema, che di fatto garantisce che possa essere pienamente realizzato l'articolo 32 della nostra Costituzione. Di fatto è la legge n. 833 del 1978 che ha il merito di aver istituito il Servizio sanitario nazionale come complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinate alla promozione, al mantenimento e al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione.
  Sono queste funzioni la prevenzione, la diagnosi e cura, la riabilitazione, che costituiscono gli aspetti principali di questo nostro sistema, che ha caratteristiche del tutto particolari. Ne voglio citare soprattutto quattro: le caratteristiche di universalità, di uguaglianza, di globalità e di appropriatezza. Anche in questo caso, se queste quattro caratteristiche non si dessero contestualmente e contemporaneamente, noi non potremmo garantire la qualità del servizio al cittadino, nella sua singolarità, e alla popolazione, nella sua globalità.
  Il Servizio sanitario nazionale è ancora oggi considerato dall'Organizzazione mondiale della sanità uno dei primi in Europa, se non al mondo. Mi ha stupito molto l'indicazione che è stata data dalla collega di Sinistra Italiana, quando diceva proprio fino a che punto addirittura, a suo avviso, fosse peggiorato il Sistema sanitario nazionale, essendo sceso al ventiseiesimo posto tra tutti i sistemi nazionali. Devo dire sinceramente che è un dato che ho cercato, per capire da dove potesse venire, e non l'ho trovato in nessun modo.
  Viceversa, ho visto confermata quella che è la qualità e il riconoscimento della qualità del Sistema sanitario nazionale, proprio perché risponde, per così dire, a tre indicatori fondamentali. Da un lato vi è il miglioramento dello stato complessivo della salute della popolazione, cioè questa visione di insieme, questa visione che considera la salute come interesse della collettività (peraltro è esattamente il termine che utilizza l'articolo 32 della nostra Costituzione). Dall'altro lato, ovviamente, la risposta alle aspettative di salute e di assistenza sanitaria dei cittadini e, quindi, il sapere venire incontro, il sapere intercettare, in quanto diritto, i bisogni che loro hanno. E poi, terzo punto, chiaramente l'assicurazione delle cure sanitarie, che significa difendere quel principio di gratuità o, comunque, quel principio che è capace di non distinguere e non creare discriminazioni tra nessuno dei cittadini.
  Ora non vi è dubbio che il principio di universalità, inteso come diritto ad un accesso generalizzato ai servizi sanitari da parte di tutti i cittadini, senza – insisto – alcuna forma di discriminazione, nel tempo è stato rimodulato e ha subito, come dire, alcune necessarie rivisitazioni, come correttivi, che tuttavia non hanno mai fatto venir meno i tre indicatori fondamentali a cui accennavo precedentemente.
  D'altra parte, però, non si può parlare di Servizio sanitario nazionale, senza fare un riferimento esplicito a quella che è stata la riforma del Titolo V dalla Costituzione, per cui l'unico Servizio sanitario nazionale si è, come dire, frantumato e moltiplicato nei venti sistemi sanitari regionali, più quello delle province autonome di Trento e di Bolzano, e ha creato quasi delle difformità strutturali sul territorio, per cui ciò che è possibile ottenere in una regione diventa praticamente impossibile poterlo ottenere nella regione accanto.
  Questa sorta di discriminazione, sappiamo tutti, è in qualche modo limitata, Pag. 73corretta e rilanciata in senso positivo, laddove si proceda a una definizione sufficientemente analitica di quelli che sono i livelli essenziali di assistenza. Sappiamo tutti che definire un livello essenziale di assistenza significa vincolarlo a tutte le regioni di tutto il sistema sanitario nazionale, quindi significa abolire le differenze regionali per esaltare quella che è la dimensione, per così dire, di unicità, non solo del Paese, ma soprattutto di unicità del diritto.
  Si parla oggi, però, di sostenibilità, che è uno dei grandi problemi del Servizio sanitario nazionale, perché i costi a cui va incontro sono costi che veramente rendono molte volte impossibile anche, per esempio, per un semplice cittadino, accedere alle nuove cure innovative, che sono rese disponibili dalla scienza e dalla ricerca tecnologica. La sostenibilità in sanità non comprende, però, solo i fattori strettamente economici, ma anche altri fattori, quali per esempio la cultura, la professionalità, l'innovazione e direi sostanzialmente, in primo luogo, anche quella che è la competenza, perché soltanto davanti a un servizio svolto in maniera competente sono possibili anche delle economie di scala, altrimenti non sarebbero possibili.
  Anche rispetto al concetto di universalità, che è una delle caratteristiche fondamentali del sistema, dobbiamo dire che nel tempo si è passati da quella che possiamo definire un'universalità forte, cioè pressoché assoluta e per tutti, a quella che oggi chiamiamo un concetto di università mitigata, cioè un'universalità che si misura con il reddito delle persone, che si misura con la possibilità di graduare il costo del ticket, che si misura proprio con il fatto invece di identificare in alcune fasce della popolazione l'abolizione totale di qualunque costo per accedere ai vari servizi.
  Bisogna anche riconoscere che in questa legislatura il Ministro della salute ha cercato in vari modi di rigenerare e rivitalizzare il settore della sanità, anche come volano di sviluppo del sistema imprenditoriale italiano, impegnato nell'innovazione tecnologica e nel campo della ricerca, anche volendolo misurare in termini di PIL, per aumentare le capacità del sistema sanitario e convertire quelle che sono delle risorse in un vero e proprio valore, quindi passare da coloro che considerano la sanità come un costo a coloro che invece guardano alla sanità come un investimento. Tutto questo senza perdere qualità, sicurezza sanitaria e potere in questo modo accedere a quella che è una revisione complessiva del modello organizzativo e gestionale.
  Questo è l'unico modo per ridurre a sua volta inefficienze e inappropriatezze. Muoversi in questo modo, cioè con il contenimento dei costi, la sostenibilità del sistema, attraverso una rivisitazione di quelli che sono i modelli organizzativi e gestionali, è la grande sfida e anche quella che noi stiamo in qualche modo perseguendo in Commissione, attraverso disegni di legge che su questo punto fanno veramente perno, per poter guardare alla sanità come a un servizio sempre crescente in qualità, in competenza scientifica e soprattutto in accessibilità poi a quelli che sono i farmaci innovativi – insisto –, i cui costi sarebbero del tutto inaccessibili a chiunque, se non ci fosse un sistema alle spalle in grado di garantire.
  In questa legislatura, tra le cose anche che la nostra Commissione ha preso in considerazione e sulle quali abbiamo lavorato – devo dire – sostanzialmente in modo coeso e in modo concorde, c’è tutta quanta anche la rivisitazione della governance del sistema ospedaliero, attraverso un'innovativa disciplina per la nomina dei direttori generali, privilegiando ovviamente la competenza specifica in quanto a direttori e sottraendoli il più possibile a quella che è l'influenza politica, cioè quella sorta di clientelismo, che non genera figure in grado di svolgere realmente un compito, ma genera piuttosto figure fedeli all'assessore alla sanità, cioè da una parte è vero che la sanità è il costo più alto delle regioni, perché arriva a coprire quasi l'80 per cento di un bilancio regionale. Si capisce quindi come l'assessore voglia, in qualche modo, controllare i costi attraverso figure di riferimento, ma molte volte la relazione di fiducia nei confronti Pag. 74di queste persone, dai fatti, perlomeno dai risultati che si ottengono, può non garantire altrettanto quella che è la competenza delle scelte, la linearità degli interventi e quindi la qualità del servizio offerto ai cittadini. È chiaro che questo è quello che noi chiamiamo l'annoso problema degli sprechi e dell'inappropriatezza in sanità.
  Gli sprechi non sono mai occasionali, gli sprechi sono contestualmente frutto dell'incompetenza, ma anche, disgraziatamente, sono la finestra aperta rispetto a quel sistema clientelare che ha troppi punti di contatto con il rischio di una corruzione che sottrae risorse alla salute, alla cura della salute dei cittadini, per destinarli ad altri scopi ad altri obiettivi. Da questo punto di vista noi abbiamo bisogno di avere un sistema di controllo sociale molto forte e il sistema di controllo sociale lo abbiamo anche attraverso la qualità degli obiettivi di sistema che ci si pone. Penso per esempio in questo momento a tutta l'attenzione che è stata posta, attraverso la definizione dei livelli essenziali di assistenza, per rispondere al bisogno di campagne vaccinali che mantengano alta la soglia di sicurezza tra i cittadini. Oppure penso all'attenzione posta in questo momento in modo particolare (oggi mi fa piacere ricordare che è la giornata della lotta contro il cancro) ai farmaci innovativi, soprattutto ai farmaci di tipo oncologico. L'attenzione che è stata posta anche nei confronti delle malattie rare. Ci sono obiettivi che si possono perseguire soltanto se ci si focalizza di volta in volta su alcuni di questi e non si cerca, come dire, di utilizzare un sistema a pioggia che voglia portare tutto sullo stesso piano. Molte cose sono buone, molte cose si vorrebbero fare, ma non tutte di fatto si possono fare. Quello che a me interessa molto è sottolineare come in questo disegno complessivo di rivisitazione del modello, che sposta l'attenzione da una visione eccessivamente ospedalocentrica a una visione più territoriale, sia necessario che il Ministero della salute, in concordia anche con quello che è il Ministero dell'università e della ricerca, riesca a produrre livelli di competenze e di specializzazioni. Mi riferisco in questo caso specificamente ai cosiddetti medici di famiglia, medici di medicina generale che frequentano corsi che non hanno la stessa matrice, che non hanno, se vogliamo, lo stesso livello di riconoscimento delle scuole di specializzazione. Noi abbiamo bisogno che i medici che operano sul territorio abbiano una identità professionale, non solo di altissimo livello, ma anche una riconoscibilità nella loro dignità professionale, che renda le loro decisioni, che sono fondamentali anche dal punto di vista del bilancio dei costi delle prescrizioni dei farmaci e delle prescrizioni degli accertamenti diagnostici, totalmente sicure. Laddove sicuro dice sicurezza rispetto al livello della competenza clinica, ma dice anche sicurezza rispetto al livello della consapevolezza economica di quello a cui si va incontro.
  In sintesi, direi che dieci fattori per l'eccellenza del sistema sono da un lato i modelli di governance, dall'altro la selezione dei dirigenti per concorso pubblico, dall'altro l'enfasi messa sulla ricerca clinica, sulla ricerca tecnico-scientifica, su quella socio-organizzativa e su quell'economica. Quando parliamo di ricerca dobbiamo toglierci dalla mente che l'unica ricerca possibile è la ricerca biologica, la ricerca genetica, la ricerca di base. Noi abbiamo una ricerca applicata anche nell'ambito proprio dei modelli che è una ricerca fondamentale per fornire risposte migliori a costi minori. Altro punto fondamentale è la prevenzione con l'attenzione agli stili di vita e ai fattori di salute. Ho sentito citare molte volte oggi pomeriggio, come emblema della peggiore delle cose che sono state fatte, la campagna per il Fertility day. Sappiamo tutti quanti che la dimensione informativa di questa campagna lasciava moltissimo a desiderare e anche questa mattina il Presidente della Repubblica, Mattarella, intervenendo in occasione della giornata per la lotta contro il cancro, ha speso parole importanti sul valore che l'informazione ha in sanità e quindi anche sul valore che l'informazione può avere da una parte per favorire e facilitare le campagne di vaccinazione su Pag. 75cui si diceva, dall'altro anche le campagne di custodia, di difesa, di protezione della fertilità femminile e così via, le campagne per la lotta contro la droga, le campagne per la lotta contro le mille dipendenze, e ci voglio mettere anche la dipendenza dal gioco d'azzardo e molte altre.
  L'informazione oggi è parte integrante del disegno della salute, di tutela della salute, quindi è un obiettivo che noi abbiamo voluto mettere anche all'interno del nostro mozione, con un suo ruolo e una sua importanza. L'aggiornamento continuo dei LEA è un altro fattore fondamentale così come la stabilizzazione del personale e la riduzione del precariato. Sappiamo tutti che cosa significa quando il personale infermieristico in ospedale viene ogni giorno da cooperative e ogni giorno questo personale può essere cambiato, sostituito, senza che chi dirige di fatto poi il reparto, che sia il medico, che sia la caposala, possono avere quell'azione di formazione diretta, concreta su di lui; spesso peraltro si tratta anche di personale che non conosce del tutto bene la lingua italiana, per cui diventa anche difficile in qualche modo inserirsi. Stabilizzare il personale, uscire dal precariato, credo che sia uno degli obiettivi più importanti che noi vorremmo veramente portare a casa con questa legge di stabilità.
  C’è il tema importantissimo dell'educazione sanitaria dei cittadini e della capacità di coinvolgerli nelle scelte. Penso a un lavoro splendido che si potrebbe fare se a tutti i tavoli decisionali potessero sedere quei pazienti cosiddetti «pazienti esperti», che sono in grado davvero di trasferire al gruppo di lavoro, al tavolo di lavoro, quella che è la dimensione del vissuto soggettivo rispetto alla propria patologia, per farne un elemento importante, chiaramente non l'unico, però un elemento importante della decisione complessiva a cui si accede. E poi ovviamente, lo ho già detto, trasformare i costi in risorse e dire «no» a sprechi e a corruzione. Ecco la nostra mozione si costruisce su questi elementi, peraltro elementi che troveremo tutti, uno per uno, nella legge di stabilità. Quindi l'attenzione ai farmaci innovativi, l'attenzione ai modelli organizzativi, l'attenzione alla stabilizzazione del personale, l'attenzione alle campagne vaccinali e altri aspetti di questo tipo. Per cui la nostra mozione, in realtà, vuole essere un'opportunità, un'occasione di sensibilizzazione anche dell'Aula, perché quando arriverà in Aula poi la legge di stabilità, e ci arriverà concretamente su questi punti, si possa trovare una convergenza e un'approvazione condivisa su tutti quegli elementi che aiutano a definire positivamente la tutela della salute, il riconoscimento del diritto alla salute degli italiani.

  PRESIDENTE. Approfitto per dire che è stata testé presentata la mozione Palese ed altri n. 1-01403 che, vertendo su materia analoga alla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.
  È iscritta a parlare l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Grazie Presidente. Ringrazio anche i colleghi di Sinistra Italiana, pur non presenti in Aula in questo momento, per avere voluto offrire alla discussione parlamentare il complesso tema del Servizio sanitario nazionale. Devo dire però che la loro mozione tocca punti tra di loro molto diversi, oltre a quello che è l'impianto e la sostenibilità del Servizio sanitario, e su alcuni punti specifico che farò riferimento a mozioni già portate in quest'Aula, a posizioni già assunte e in qualche caso già votate con larghissima condivisione. Mi riferisco specificatamente alle mozioni votate il 25 di luglio sul tema dei farmaci, mozioni complesse, lunghe, molto puntuali, approvate sia della maggioranza, che della minoranza, delle quali dovremmo invece rivendicare il fatto che una delle richieste lì contenute, che è quella del rifinanziamento del Fondo per i farmaci innovativi, dovrebbe trovare completa attuazione all'interno della legge di stabilità, così come ha detto il Ministro rispondendo a un question time alla Camera, il che è un segnale estremamente positivo e importante e noi auspichiamo che possa essere Pag. 76accolta anche la parte che invita a modificare la normativa per quanto riguarda la cura dei malati di epatite C. Quelle mozioni, lo ricordo, sono state approvate questa estate.
  Altro tema che viene affrontato, che quest'Aula ha discusso più volte, è quello delicatissimo della legge n.194 connesso adesso al tema della campagna fertility day, un po’ forzatamente connesso, perché in realtà sono tutte questioni che andrebbero tenute distinte. Il tema della 194 si scontra però con i poteri delle regioni – questo sarà un punto su cui tornerò di nuovo –, nei confronti dei quali mi sembra che qualche segnale di miglioramento ci sia, ma che rimanga un serio problema culturale, se è vero quanto è stato riportato dai giornali in merito a quello che è avvenuto in Sicilia, dove un medico si sarebbe riferito a un'obiezione di coscienza che non aveva nessuna ragion d'essere nel caso specifico. Vengo, allora, a quello che mi sembra il tema più di attualità, più rilevante, più di sistema, che è il tema del finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Stiamo discutendo delle cifre effettivamente assegnate o stiamo discutendo delle cifre attese ? Infatti, i tagli sono quelli praticati sulla carne viva, per cui avevi 110, 111 miliardi, e te ne trovi di meno, o ci riferiamo ai tagli anche con quelle che sono le aspettative che erano state delineate in un altro momento, in un altro contesto, in un'altra situazione ?
  Perché, se noi ci riferiamo al dato di fatto, allora il dato di fatto è che quest'anno, nell'anno 2017, dalle anticipazioni sempre fornite dal Ministro, il Fondo sanitario nazionale aumenta di 2 miliardi di euro. Non bastano ? Sicuramente non bastano, perché, se guardiamo alla dimensione europea, in tutti i sistemi sanitari pubblici europei, che sono, ricordiamoci, l'unico blocco continentale nel quale è possibile parlare di sistemi organizzati di sanità pubblica, in tutti questi sistemi, come dice l'ultimo report della Commissione europea, la spesa pubblica per assistenza sanitaria è andata ad aumentare fino al 2014, ma poi le sfide, le possibili soluzioni politiche si sono scontrate con una situazione di crisi, il contesto di invecchiamento della popolazione, il costo delle innovazioni tecnologiche e la necessità di spese di assistenza a lungo termine che forse il vecchio continente è chiamato a rimettere in discussione.

  PRESIDENTE. Onorevoli, gentilmente. Colleghi ! Grazie.

  DONATA LENZI. Noi torniamo, quindi, ad avere il segno più negli stanziamenti del Fondo sanitario nazionale, a rispettare l'accordo firmato quest'estate con le regioni. Sappiamo che c’è ancora un lungo percorso da fare, ma il primo passo, quello fondamentale, è stato fatto l'anno scorso, e viene ripetuto, ancora maggiorato, quest'anno. All'interno di questo quadro, noi solleviamo due questioni all'attenzione del Governo, con il quale manteniamo un dialogo positivo, quello che ci deve essere tra Parlamento ed Esecutivo. La prima questione attiene al tema del personale del Servizio sanitario nazionale: una contrazione delle assunzioni, che riguarda, in realtà, tutta la pubblica amministrazione, nell'ambito della sanità, dove l'invecchiamento del personale sanitario è superiore al dato medio di invecchiamento della PA, dove in particolare per i medici – denuncia recente del maggior sindacato ospedaliero – l'età media è 55 anni, il che preoccupa per la tenuta del futuro, ma preoccupa anche oggi, pensiamo alle notti, ai turni lunghi, alla fatica, la necessità di rispettare la normativa europea sugli orari di lavoro, questioni già affrontate nella precedente legge di stabilità che devono rimanere all'attenzione dell'Esecutivo.
  La seconda questione, invece, attiene a quello che è stato messo in cantiere per superare il limite che l'OCSE stesso, come ricordava la collega Binetti, ha indicato come uno dei limiti del Servizio sanitario nazionale, ma, devo dire, è esperienza concreta di tutti coloro che se ne occupano: il tema della moltiplicazione di diversi modelli organizzativi delle regioni. Ma non è tanto la differenza di modelli organizzativi, che, in realtà, possono poi Pag. 77essere ricondotti a tre o quattro grandi categorie, ma delle normative puntuali che riguardino gli orari, i farmaci cui si può accedere, la normativa sul ticket, quella sugli screening piuttosto che quella sui vaccini, che non giustifica, non ha più senso, comportamenti e diritti molto diversi da regione a regione.
  Mi permetto, però, di ricordare ai colleghi, anche dopo la discussione che c’è stata oggi, che la riforma costituzionale che viene sottoposta al voto prevede, all'articolo 117, lettera m), disposizioni generali comuni in materia di salute, in materia di sociale, e quindi tenta di riportare a livello nazionale almeno la definizione chiara non solo dei livelli essenziali di assistenza, ma degli strumenti attraverso i quali ottenere il raggiungimento dei livelli essenziali di assistenza.
  Un passo avanti fondamentale, che viene richiesto da una larga parte di opinione pubblica, in particolar modo da quelli che sono costretti a spostarsi, di regione in regione, alla ricerca della cura migliore. I livelli essenziali di assistenza: dopo 15 anni è uscito il provvedimento, che arriverà alle Camere anche per la prima volta per acquisirne il parere. Dopo 19 anni è arrivato il nomenclatore tariffario nuovo, atteso ormai da vent'anni, che cerca di aggiornare rispetto a quelli che sono i supporti tecnologici per i pazienti in condizione di disabilità o di malattia cronica. Passi avanti significativi, che incideranno non solo sul piano dei costi, ma anche sul piano dei risparmi, perché prendere il prodotto migliore a volte può anche fare risparmiare e può finalmente adeguare una parte dei servizi sanitari prestati a quello che è l'anno 2016 in tutte le regioni italiane.
  Non sarà un processo automatico, non avverrà da subito, ci vorrà del tempo, ma siamo in grado di intervenire, dare suggerimenti, e mi auguro che i colleghi della Commissione collaborino a farlo. Rivendico, però, la novità di questo passo, l'importanza dei nuovi livelli essenziali di assistenza. Chiudo ricordando a tutti i colleghi che, nel predisporre la prossima legge di bilancio, questi temi, il tema di una maggiore omogeneità nazionale, il tema delle questioni che attengono al personale, i temi che attengono ancora alla lotta agli sprechi, che continuiamo a rimarcare, ma che qualche volta ci dimentichiamo di mettere in pratica, saranno di nuovo alla nostra attenzione.
  Non sarà alla nostra attenzione la scelta della direzione, dei direttori generali, dei direttori sanitari, dei direttori amministrativi, appena riformata secondo le indicazioni del Parlamento nella riforma della PA con un unico elenco nazionale, con lo scopo di sottrarre al «governatore» la scelta sulla capacità, sulla professionalità dei manager, ma elencandoli in un unico elenco di livello nazionale. È appena partita, è ancora da misurare sul campo; io mi auguro, anzi, sono sicura che produrrà effetti.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in seguito.
  Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Fedriga ed altri n. 1-01287 concernente iniziative a sostegno dei cittadini colpiti dalla crisi economica, anche in relazione alle risorse attualmente destinate all'accoglienza dei migranti extracomunitari (ore 18,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Fedriga ed altri n. 1-01287 concernente iniziative a sostegno dei cittadini colpiti dalla crisi economica, anche in relazione alle risorse attualmente destinate all'accoglienza dei migranti extracomunitari (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato nell’allegato A al resoconto stenografico della seduta del 14 ottobre 2016 (Vedi l'allegato A della seduta del 14 ottobre 2016).Pag. 78
  Avverto che è stata presentata la mozione Dadone ed altri n. 1-01401 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente (Vedi l'allegato A – Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Rondini, che illustrerà anche la mozione Fedriga n. 1-01287, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà. Non è presente in Aula; si intende che vi abbia rinunziato.
  È iscritto a parlare l'onorevole Brescia, che illustrerà anche la mozione Dadone n. 1-01401, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Com’è noto, la crisi finanziaria dei subprime, prestiti ad alto rischio finanziario da parte degli istituti di credito in favore di clienti a forte rischio debitorio, scoppiata alla fine del 2006 negli Stati Uniti, ha avuto gravi conseguenze sull'economia mondiale, in particolar modo nei Paesi sviluppati del mondo occidentale, innescando un periodo di crisi economica mondiale denominato «la grande recessione». Crisi che inizia a produrre i primi evidenti effetti nei primi mesi del 2007 e che, nella prima metà del 2008, vede le principali economie del globo, ivi comprese quelle dei Paesi europei, subire un forte rallentamento, con un aumento improvviso dell'inflazione. I Governi hanno dato le risposte che hanno ritenuto più opportune a questa crisi e, purtroppo, sono state tutte fallimentari. L'attuale Governo ha costantemente, ad esempio, sovrastimato gli effetti delle sue politiche, dimostrando anche scarsa competenza nel riconoscere correttamente la situazione macroeconomica in cui si trovava il Paese. A titolo di esempio, il Documento di economia e finanza del 2014 iniziava con un'informazione parziale e pericolosamente fuorviante su una presunta chiusura della fase recessiva italiana nel terzo trimestre del 2013.
  In realtà, come indicato nella relazione di minoranza del documento in questione, ci troviamo di fronte a una recessione a W, ovvero una situazione in cui a un lungo periodo di recessione segue una ripresa illusoria, che prelude ad una seconda recessione. Dal Governo Monti in poi, tutti gli Esecutivi che si sono succeduti, ivi compreso l'attuale, hanno puntato su deleterie politiche di austerity che hanno innescato un inasprimento della pressione fiscale verso aziende e cittadini distruggendo l'economia reale. Tale politica di contenimento dei costi ha generato ingenti tagli ai finanziamenti diretti agli enti locali, con conseguenti difficoltà per le amministrazioni comunali di mantenere degli standard di qualità accettabili nell'erogazione dei servizi al cittadino, compresi i servizi minimi essenziali.
  La conseguenza di tali fallimentari politiche la troviamo, ad esempio, nel rapporto Caritas 2016, che ci dice che il numero di italiani indigenti è aumentato in maniera preoccupante. Infatti, il numero di persone che dal 2012 si rivolgono alla Caritas, rispetto a quello del 2008, è quasi quadruplicato. Nell'arco di questo tempo, i flussi migratori verso il nostro Paese di cittadini stranieri in cerca di un rifugio o di un'opportunità sono leggermente aumentati, mentre è aumentata a dismisura la spesa sostenuta dal nostro Paese per le operazioni di salvataggio e accoglienza. Secondo i dati forniti dal Governo e contenuti nel Documento di economia e finanza – l'ultimo –, tra il 2014 e il 2016, si è passati dai 2 ai 4 miliardi di euro per queste spese; di questi, solo 100 milioni annui, più o meno, sono i contributi da parte dell'Unione europea. E chi conosce le norme che regolano i doveri da parte degli Stati membri sa perfettamente che l'Italia si ritrova a dover gestire, assieme alla Grecia, la quasi totalità dei migranti che cercano di approdare in Europa.Pag. 79
  L'evidente incapacità del Governo nell'inquadrare correttamente la situazione economico-sociale che si è delineata nel mondo, in Europa e nel nostro Paese, una fallimentare condotta nella gestione e risoluzione delle problematiche, le difficoltà legate al progressivo e costante impoverimento dei cittadini italiani, che si sono mal combinate con le emergenze connesse all'accoglienza di stranieri suscitando strumentalizzazioni filorazziste e vessatorie nei confronti degli immigrati, rischiano di generare un'inutile guerra tra poveri, i cui beneficiari risulteranno essere, da un lato, il Governo stesso, che avrà una scusa pronta per innalzare le imposte o ridurre i servizi erogati sul territorio, siano essi destinati agli stranieri o meno; e, dall'altro, le forze politiche che cavalcheranno l'ondata di razzismo per ottenere qualche zero virgola in più nei sondaggi elettorali.
  L'incapacità della cosiddetta maggioranza di compenetrarsi nella drammatica situazione in cui vive la maggioranza dei cittadini si esplica anche nell'incapacità dimostrata in questi giorni, in questa sede, come oggi è accaduto, di dare il buon esempio tramite una riduzione, ad esempio, delle indennità che i componenti di questo consesso ricevono mensilmente. Tutte queste mancanze e queste incapacità non fanno che inasprire il dibattito e peggiorare le condizioni dei tanti indigenti italiani, e non, presenti nel nostro Paese.
  Noi, come al solito, proponiamo le nostre soluzioni. Vorremmo che il Governo si attivasse anche in sede europea, affinché le ricadute dell'emergenza immigrazione siano rese sostenibili attraverso un'equa e solidale distribuzione delle responsabilità tra tutti i Paesi aderenti all'Unione europea. Vorremmo che, in occasione della predisposizione del corrente disegno di legge di bilancio, il Governo si impegnasse ad adottare le iniziative, anche legislative, finalizzate al dimezzamento delle indennità parlamentari: così, anche solo per dare il buon esempio, perché lo sappiamo che con i soldi che si risparmierebbero non cancelleremo certo la povertà dal nostro Paese, ma sappiamo anche che non vogliamo vivere in un Paese in cui ci sono pochi privilegiati che si arricchiscono e si riempiono le tasche di soldi pubblici e tanti altri che muoiono di fame. Questo semplicemente non è giusto e noi vorremmo cambiarlo.
  Infine, la cosa più importante, il nostro primo punto per uscire dal buio. Al fine di arginare l'impoverimento provocato dalla recessione delle politiche di austerity, nonché scongiurare l'iniqua guerra tra poveri, chiediamo a questo Governo di introdurre il reddito di cittadinanza. «Nessuno deve rimanere indietro»: per noi non è solo uno slogan da urlare dai palchi, ma è il convincimento profondo che guida la nostra azione politica. Noi vogliamo consentire una vita dignitosa a chi è in difficoltà, rivedendo completamente l'intero sistema degli ammortizzatori sociali, e abbiamo già trovato le coperture per farlo. La nostra non è una misura assistenzialista: chi percepirà il nostro reddito di cittadinanza sarà obbligato, tra le altre cose, ad iscriversi presso i centri per l'impiego rendendosi subito disponibile a lavorare, dopodiché inizierà un percorso accompagnato nella ricerca di lavoro.
  Non è una misura assistenzialista perché prevede regole precise da seguire con relative sanzioni: sanzioni per chi, ad esempio, non dichiara l'incremento del proprio reddito e, quindi, perderebbe il diritto al beneficio; per chi lavora in nero mentre prende il sostegno economico, e perderebbe, appunto, il diretto beneficio, oltre a dover restituire tutte le somme percepite; per chi rilascia dichiarazioni mendaci, e perderebbe lo stesso il diritto al reddito e dovrebbe restituire le somme percepite, eccetera, eccetera. Sanzioni che stanno ad indicare la serietà della nostra proposta, che favorirebbe solo chi davvero ha voglia di lavorare ed ha bisogno di un aiuto in questa direzione da parte dello Stato.
  In conclusione, dico che tutti i Paesi dell'Unione europea hanno adottato da tempo forme di reddito minimo garantito per consentire ai loro cittadini più deboli di vivere una vita dignitosa, così come l'Europa chiede sin dal 1992. Mancano all'appello solo la Grecia e l'Italia e noi Pag. 80riteniamo che questa sia per il nostro Paese una vera vergogna alla quale si debba porre rimedio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Piccione. Ne ha facoltà.

  TERESA PICCIONE. Grazie, Presidente. Ci troviamo ad affrontare, a conclusione di questa lunga giornata di lavori, un tema che meriterebbe sicuramente uno spazio più ampio, perché non è solo relativo alla crisi e ai morsi di questa crisi che, dal 2008 ancora, continua ad incidere sul popolo italiano, ma anche al rapporto che, in particolare nella mozione della Lega, è stato instaurato tra questa situazione di fragilità nella quale verserebbero e versano enti locali, cittadini e imprese e le spese che l'Italia destina ai salvataggi e alla politica sull'immigrazione e sull'accoglienza dei migranti.
  Dicevo che oggi noi affrontiamo questo tema che merita tutta una riflessione. Io partirò invertendo l'ordine, non dalla crisi, ma da una riflessione sul sistema migratorio, sul fenomeno migratorio e sulle conseguenze nel nostro Paese. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno di ingente portata e di lunga durata, se non saremo in grado di invertire la politica e le politiche internazionali. Non credo che oggi qualcuno si senta più di affermare che si possa parlare di emergenza migranti: un'emergenza, di volta in volta, riconducibile alla crisi mediorientale, ora irachena, ora afgana, ora siriana o libanese, se, come accade, ci troviamo di fronte a grandi flussi africani, che sfuggono alle guerre del Corno d'Africa, all'instabilità e alla violenza dei regimi subsahariani e alle conseguenti condizioni di estrema indigenza e di estremo pericolo per l'incolumità fisica.
  Dico questo perché se veramente vogliamo pervenire ad una terapia del fenomeno, occorre che prima tentiamo una chiara diagnosi. Fermare le migrazioni è difficile, se non impossibile e non mi risulta che in passato alcuno ci sia riuscito, pur avendo tentato strade e maniere diverse. La parola d'ordine è, allora, governare il fenomeno. Come si fa a governarlo ? Non certo come oggi ci viene spesso ricordato o suggerito dalle forze di opposizione o dalla Lega in particolare, mettendo in contrapposizione, quasi fossero coppie antinomiche, migranti contro italiani, migranti contro enti locali, migranti che hanno perso ogni cosa e italiani in difficoltà. Non è con la contrapposizione che si può affrontare questo problema né risolverlo ed è fuorviante ed ingannevole, se non addirittura strumentale costruire tale opposizione riduttiva, oltre che mistificante. Occorrono, invece, coesione e unita. E proprio questi obiettivi sono quelli che il Governo italiano persegue ad intra e ad extra, in Italia e in Europa.
  Il Governo italiano, infatti, affronta e ha già affrontato con il coraggio delle sue scelte sia il problema delle immigrazioni sia quello relativo alla crisi e alle situazioni di fragilità che hanno colpito le nostre imprese e i nostri cittadini. Entrambi rientrano in quella unità di visione strategica per il rilancio e lo sviluppo del nostro Paese, ma anche dell'idea stessa di democrazia. L'Italia lo fa con il coraggio delle sue scelte, dicevo, con quel coraggio che la vede protagonista nei salvataggi nel Mediterraneo.
  Di fronte ai gommoni pericolosamente sovraccarichi, l'Italia non si gira dall'altra parte, anzi, prima attraverso Mare Nostrum, oggi attraverso Frontex e i vari interventi della nostra Guardia costiera, fa quello che tutti dovrebbero fare, proprio in base al codice della navigazione, se non in base alla propria coscienza: salvare chi a mare chiede aiuto e rischia il naufragio; nel codice della navigazione è obbligatorio. Ancora ieri si sono registrati sbarchi e ancora salvataggi e stamattina sono arrivati nella mia città, Palermo, più di mille migranti e 17 salme, 3 bambini. Sono stati soccorsi da una nave norvegese nelle acque del Mediterraneo, approdano sulle nostre coste, prima di tutto sulle coste della mia isola, la Sicilia; sono i nuovi popoli del mare che non ha e non consente confini. Io li ho incontrati al porto di Palermo, ho assistito agli sbarchi, hanno Pag. 81sui volti paura e orrore, gli sguardi sperduti, barcollano, qualcuno sta male, qualcuno deve essere reidratato e stabilizzato. Ci sono le tende da campo dell'ASP 6 con gli operatori sanitari, i pediatri che accolgono i bambini, talvolta senza famiglia. Si muovono all'unisono, senza più parlare per intendersi, le donne e gli uomini della Croce rossa, della Caritas, delle organizzazioni umanitarie, il prefetto, il questore, spesso il sindaco, in una sincronia perfetta, segno di comprovata esperienza e reiterata accoglienza. Ci sono i pullman per i trasferimenti, si mette in moto la macchina per trovare gli alloggi, qualcuno piange, c’è chi ha perso i parenti nella traversata, c’è chi ha abortito e chi deve partorire. Temo che aspetteremo ancora per poco la stagione di una nuova letteratura che ci racconterà questi viaggi e avrà lo stesso colore, lo stesso dolore di quella della Shoah.
  No, l'Italia non può voltarsi dall'altra parte e non può farlo neanche l'Europa. C’è un passaggio nella mozione della Lega che fa riferimento alla cultura italiana ed europea dell'accoglienza, salvo poi restringerla nella realizzazione; dice: come il buon padre di famiglia non può accogliere più di quanto non consenta la casa per non rovinare la vita dei familiari. Il concetto è più o meno questo. Ma ci sono momenti in cui le case si allargano a dismisura, nei terremoti, nelle alluvioni, nelle guerre. L'Europa ha 500 milioni di abitanti e zone la cui densità abitativa è bassissima. Se il peso di un fenomeno come quello migratorio è lasciato sulle spalle delle sole Italia e Grecia può disorientare e fare paura ed è per questo che il Governo italiano, non solo risponde all'emergenza degli sbarchi, ma ha presentato in Europa proposte come il Migration compact, nell'aprile scorso, che contiene diverse misure, a mio avviso, non più differibili, ne cito alcune che coniugano insieme sicurezza, sviluppo e accoglienza: progetti di investimento, bond Ue-Africa per finanziare progetti infrastrutturali e facilitare l'ingresso dei Paesi africani ai mercati finanziari, cooperazione sul fronte della sicurezza, opportunità di migrazione legale, schema di reinsediamenti. In cambio di ciò si può chiedere il controllo dei confini e la riduzione dei flussi, la cooperazione su rimpatri e riammissioni, la gestione dei flussi dei rifugiati, l'applicazione di sistemi di asilo nazionale, la lotta comune contro i trafficanti. Sono misure che attestano che la strategia del Governo è oculata ed è in grado di avanzare proposte da realizzare in Europa e con l'Europa nel breve, nel medio e nel lungo periodo, proposte in grado di governare il fenomeno, promuovendo politiche di condivisione e solidarietà tra gli Stati membri, senza le quali non è nemmeno possibile parlare di Europa.
  Avvicinandoci al sessantesimo anniversario del Trattato di Roma, il nostro sforzo deve essere quello di rendere la commemorazione un memoriale e di saperne riprendere lo spirito fondativo; l'Italia sta facendo uno sforzo enorme e non certo a scapito delle politiche economiche e di sviluppo del nostro Paese. Sappiamo tutti che la crisi finanziaria del 2008 si è trasformata in crisi economica e, quindi, in crisi sociale; sappiamo che l'Italia ha perso 7 punti di PIL in questi anni, la Sicilia 14; sappiamo che questa crisi morde ancora, ma sappiamo pure che l'Italia è ripartita, dal 2014 la sua crescita è documentata, seppure non è quella che vorremmo.
  Il Governo Renzi ha rimesso in moto il Paese, con una serie di misure che hanno avuto un forte impatto sulla realtà italiana. Voglio ricordarne alcune di sostegno al reddito e alla famiglia: gli 80 euro, il bonus bebé, la carta famiglia per i servizi, il mantenimento della social card, la creazione della SIA, Sostegno per l'inclusione attiva, partita sperimentalmente nelle città di Palermo, Catania, Napoli e Bari e poi estesa all'intero Mezzogiorno, i voucher per il servizio di babysitting, una legge, la prima, di contrasto alla povertà, con uno stanziamento, nel 2016, di 600 milioni e, dal 2017, di un miliardo all'anno. Ci sono poi le misure a sostegno delle imprese e del lavoro: decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato, riduzione delle forme più precarie del lavoro col Pag. 82Jobs Act, emersione delle partite IVA, misure per la maternità nei contratti a tempo determinato, riforma degli ammortizzatori sociali nell'ottica di una maggiore universalità, ridisegno delle politiche attive del lavoro, Ecobonus. Anche relativamente alla politica fiscale ricordiamo la riduzione dell'IRAP per le imprese, l'abolizione dell'IMU sulla prima casa, lo scongiurato aumento dell'IVA. Per non parlare dello sforzo riformatore che ha caratterizzato le politiche governative e che si iscrive nel complessivo rilancio della competitività del nostro Paese. Cito per tutti due esempi: la riforma del lavoro e quella della pubblica amministrazione.
  Proprio in virtù di tali politiche riformiste e riformatrici ci presentiamo a testa alta in Europa e possiamo denunciare la sua afasia a proposito del problema migratorio e chiedere che esso sia affrontato e che venga individuata una soluzione unitaria per la ricollocazione dei migranti, senza consentire ai Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) di sottrarsi alle loro responsabilità e di usare l'Europa come un bancomat. Ha ragione il Presidente del Consiglio quando invoca per i Paesi dell'Unione parità di diritti e di doveri. Siamo consapevoli che sostenere da soli l'accoglienza dei flussi migratori è impresa ardua e che molti enti locali, front office dei flussi, stentano a trovare soluzioni alle richieste, è pure vero, però, che degli ottomila circa comuni italiani solo duemilasei hanno dato la disponibilità a ospitare i centri con il conseguente sovraffollamento di alcuni territori rispetto ad altri. Fa specie vedere che, anche nel sistema SPRAR, la maggiore concentrazione di presenze si trovi nel Lazio, in Sicilia, in Puglia e in Calabria, determinando un'innaturale persistenza dei migranti nei centri temporanei.
  Un'ultima riflessione che forse serve meglio a capire perché migranti e sviluppo non costituiscono coppie antinomiche; basta guardare i dati del rapporto Moressa: 11 miliardi sono i contributi previdenziali versati dai migranti ogni anno ed è di questi giorni la notizia che, grazie a loro, vengono pagate 640.000 pensioni. Sette miliardi è l'IRPEF versata, 96 miliardi il valore aggiunto prodotto da 550.000 imprese di immigrati, a fronte della spesa destinata loro che ammonta al 2 per cento dell'intera spesa pubblica italiana. Consapevoli, però, delle sfide che ci attendono, noi chiediamo al Governo di continuare a pressare sull'Unione europea perché si addivenga a scelte impegnative e condivise, secondo lo spirito del Migration compact, che si riveda il sistema di Dublino, che si rafforzi il sistema SPRAR, anche sostenendo, con incentivi, i comuni che vi aderiscono, che si continui nella lotta contro la povertà con strumenti sempre più efficaci, anche favorendo la rapida approvazione al Senato del disegno di legge votato alla Camera, nella convinzione che è possibile coniugare crescita, sviluppo e accoglienza. Ancora una volta la Sicilia si presenta come una metafora di tale possibilità. Fino al 1492, cioè fino al malaugurato momento in cui Filippo II, re di Spagna, cacciò moriscos e marranos, arabi ed ebrei, in Sicilia vissero in pace greci e bizantini, latini e normanni, arabi ed ebrei, e fu quello il periodo del suo più grande splendore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Per fatto personale (ore 18,44).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per fatto personale l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente, sono contento di essere stato chiamato in causa dal parlamentare del PD Miccoli, perché appunto è andato a leggersi cosa fanno i cittadini – di solito c’è Pag. 83questa lontananza della politica dai cittadini – è andato a leggere che un cittadino come me ha restituito circa 3.600 euro al mese in questi 3 anni.
  Io credo che questo sia importante, perché per fare politica bene dobbiamo pensare alla teoria del caos, pensare che a certi fenomeni purtroppo molto gravi anche di terrorismo sono nati anche dalla disperazione e dalla mancanza di un futuro. Avere un miglioramento della coesione sociale vuole anche dire avere risorse adeguate per tutti. Diminuire il nostro stipendio – cosa che noi abbiamo fatto senza neppure una legge e invitiamo gli altri parlamentari a fare – è una cosa che può aumentare la coesione sociale, vedere insieme tutti una speranza e allontanare anche questi gravi fenomeni.
  Nella nostra provincia, a Mantova, io, il senatore Gaetti, e il consigliere Fiasconaro abbiamo restituito 350.000 euro in questi 3 anni nelle istituzioni.
  Questo ha consentito di alimentare il fondo per il microcredito e ha consentito a 11 piccole aziende del territorio mantovano di nascere e di crescere, in una provincia in cui sono stati persi 14.000 posti di lavoro dal 2008 e in cui solo quest'anno sono andate via 1.000 persone, quindi il 50 per cento in più rispetto alla media degli altri territori.
  Questi sono fatti e sono cose molto semplici, che non vogliono essere strumentali ma vogliono essere un invito vero a ridurre il caos nei propri territori e in tutta la nazione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 25 ottobre 2016, alle 11,30:

  1 – Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

  (ore 15)

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   ZAMPA ed altri: Disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati (C. 1658-A).
  – Relatrice: Pollastrini.

  3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; ABRIGNANI; REALACCI ed altri: Disposizioni concernenti il marchio italiano di qualità ecologica dei prodotti cosmetici (C. 106-2812-3852-A).
  – Relatrici: Gadda, per l'VIII Commissione; Mucci, per la X Commissione.

  4. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   LOMBARDI ed altri: Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, concernenti il trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento (C. 2354).

  5. – Seguito della discussione delle mozioni Nicchi ed altri n. 1-01395, Grillo ed altri n. 1-01398, Binetti ed altri n. 1-01399, Rondini ed altri n. 1-01400, Brignone ed altri n. 1-01402 e Palese ed altri n. 1-01403 sulla salvaguardia del Servizio Sanitario Nazionale e sulle politiche in materia di salute.

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Fedriga ed altri n. 1-01287 e Dadone ed altri n. 1-01401 concernenti iniziative a sostegno dei cittadini colpiti dalla crisi economica, anche in relazione alle risorse attualmente destinate all'accoglienza dei migranti extracomunitari.

  La seduta termina alle 18,45.

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TESTO DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: BARBARA POLLASTRINI (A.C. 1658-A); PAOLA BINETTI (A.C. 1658-A).

  BARBARA POLLASTRINI (Relazione – A.C. 1658-A).
  Signora Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, forse per noi la settimana che si apre non sarà diversa da molte altre. Per alcuni, invece, potrebbe fissarsi sul calendario e segnare una tappa di vita, di pace. Potrebbe essere così per migliaia di ragazzi, ragazze bambini, che fuggono da guerre, fame, orrori. In parte sono già senza famiglia perché il mare si è ingoiato chi avevano di più caro. Ma può capitare che sia una madre a farli salire sopra uno di quei barconi della disperazione scommettendo che sia l'ancora di una salvezza. O magari la sola via per ricevere qualche denaro a casa, anche se al costo di sfruttamenti e umiliazioni. Il punto è che nella grande migrazione di questo tempo c’è una umanità giovane, fanciulla, che mette a prova le fondamenta della nostra civiltà.
  50 milioni nel mondo: secondo l'Unicef è questo il numero dei minori profughi e migranti. Da soli farebbero una delle nazioni più popolate d'Europa. Oltre la metà – 28 milioni – fuggono da guerre e violenze di cui certo non sono responsabili. Abbiamo tutti negli occhi le immagini di Aleppo. Ma quante Aleppo abbiamo rimosso o ignorato ? Altri – e sono anch'essi moltissimi – scappano da miseria, sete, schiavitù. In Italia, gli ultimi dati del Ministero degli Interni raccontano che i «senza famiglia» e di età sempre più giovane sono poco meno di 20 mila (19.429 a volere la precisione). Non è una invasione per un grande Paese. Rammentiamo tutti quella foto tenera e straziante di un ragazzino di 13 anni che sbarca tenendo per mano il fratellino malato che di anni ne aveva solo 7 anni. Arrivano a seconda dei mesi da Egitto, Afghanistan, Eritrea, Siria, Nigeria, Somalia e altri luoghi ancora. Di questi – cito l'ultimo dato che risale ad agosto – oltre 6 mila, entrati in Italia, risultano irreperibili. Missing. Scomparsi nel nulla. Anche se noi sappiamo che dietro quel «nulla» agiscono strutture criminali, schiavitù sessuali, ricatti. In quella terra di nessuno nascono nuovi inferni: «scappavo dall'Egitto e ho trovato un altro Egitto» ha detto uno di questi ragazzi. Tutto questo c’è. Ma insieme a tutto questo vi sono anche storie di inserimento, integrazione. Storie di salvezza e gioia.
  Ecco, care colleghe e colleghi, è a questo esodo drammatico di adolescenti che guarda la proposta di legge 1658 («Misure di protezione di minori stranieri non accompagnati», a prima firma Zampa) che giunge oggi all'esame dell'Aula. È un testo pensato in coerenza con i principi della Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo, della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (approvata dall'Italia con la legge n. 176 del 1991) e della Carta Europea dei diritti della persona. E ora passato al vaglio delle altre commissioni competenti (II, III, VII, XI, XIV, XII) da cui hanno acquisito pareri favorevoli o con osservazioni. Ma soprattutto è un testo – e lo dico con riconoscenza – voluto e sottoscritto da deputate, deputati, di gruppi diversi, di maggioranza e opposizione. Questa trasversalità, a cui tengo personalmente, l'abbiamo coltivata nel lavoro di commissione quando si è reso necessario un nuovo testo base a seguito di modifiche legislative che erano intervenute nel percorso del provvedimento (recepimento direttiva europea 2013/33 e decreto legislativo 142 del 2015). Lo ricordo con l'amarezza di allora e il sollievo oggi di vedere vicino un traguardo atteso da Sindaci e Amministrazioni, spesso i più virtuosi e sensibili e impegnati in un'attività di accoglienza straordinaria quanto difficile. E, lo sapete, è una legge invocata da Associazioni e Agenzie umanitarie da anni sulla frontiera della solidarietà e dell'integrazione. Non le potrò citare tutte ma a tutte va la gratitudine del Parlamento. Save the Children, Amnesty international, Caritas, Emergency, Terres des Hommes, Oxfam, Unicef, Sant'Egidio, Pag. 85Intersos, Cnca, Consiglio italiano per i rifugiati, UNHCR e tante altre a Milano, in Sicilia: tutto questo rappresenta una risorsa che rende migliore il nostro Paese. Infine è una legge richiesta con forza da operatori sociali, della giustizia, dalle forze dell'ordine, dalla guardia costiera. Insomma ciò che stiamo facendo è legiferare sul valore della persona e della dignità umana su cui è incardinata la nostra Costituzione. Ed è davvero una cosa importante – se volete anche un po’ controcorrente – che nelle differenze tra gruppi ci si incontri su principi di fondo della nostra Carta. Tanto più perché si tratta di «dare voce», «rendere visibili» chi meno voce ha e meno visibile oggi è.
  Colleghe, colleghi, questa proposta ha l'ambizione di mantenere in equilibrio – e se posso dirlo, in armonia – la delicata sfera dei diritti. In primo luogo i diritti umani e civili dei minori, ma insieme il diritto alla sicurezza delle nostre città e quello alla legalità. Lo facciamo nella convinzione che questa sia la via maestra per una condivisione dei doveri e per una convivenza più umana. Lo diceva il cardinale Martini: «chi è orfano della casa dei diritti difficilmente sarà figlio della casa dei doveri». Noi qui oggi ci occupiamo di un caso in cui i bisogni delle persone, i principi di solidarietà e giustizia e gli interessi del Paese possono incontrarsi. Lo so: una legge non è tutto. Cultura, persone, comunità, fanno la differenza. Governi e Istituzioni sono decisivi nell'avere una visione del nostro tempo e della cooperazione, degli accordi bilaterali, della faticosa costruzione del dialogo e della pace. Della centralità dei diritti umani globali e di sperimentazioni e accordi come i corridoi umanitari almeno per donne e minori. Aggiungo che ogni legge può contenere imperfezioni. Ma con tenacia – e da parte mia grande umiltà – noi portiamo in Aula una proposta che può restituire ai più fragili qualche certezza e il sapore di un'infanzia che milioni di loro coetanei hanno per nascita, censo o fortuna.
  A oggi il tema è regolato in diversi provvedimenti. Art. 32 e 33 del Testo unico in materia di immigrazione; Decreto legislativo no 286/1998, con il suo Regolamento attuativo decreto del Presidente della Repubblica n. 394/1999 e nel DPCM n. 535/1999. Per i richiedenti protezione internazionale il Decreto legislativo n.251/2007, la più recente direttiva europea no 33 nel 2013. Il decreto legislativo n.142 del 2015). Quindi non agiamo al buio. Anzi siamo nelle condizioni di esprimere una valutazione più compiuta. Sono, dunque, riflessioni su esperienze concrete e, certo, una visione del futuro, che ci restituiscono l'urgenza e l'utilità di una legge organica, con strumenti adeguati di programmazione. Assieme a regole, risorse, responsabilità. Una legislazione che non deleghi alla casualità, ai cordoni della borsa dei governi, alle inclinazioni di un sindaco o del momento, una scelta nazionale e strategica di civiltà e sicurezza.
  Sul merito del provvedimento e offrendo come riferimento la lettura della documentazione della Camera del 17 ottobre 2016 con gli atti in Commissione affari costituzionali. Con gli articoli 1, 2 e 3 si riconoscono pari diritti di trattamento rispetto ai minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea a tutti i minori stranieri non accompagnati da genitori o parenti o altri adulti legalmente responsabili. I minori senza tutela e accompagnamento, dunque, vengono riconosciuti come soggetti di maggiore vulnerabilità. Su questa base si fa chiaro divieto al respingimento, salvo un interesse superiore del minore. Nei casi di espulsione si stabilisce la competenza del Tribunale dei minori sempre che ciò non comporti «un rischio di danni gravi per il minore». Provvedimento comunque da assumere tempestivamente e nel termine di 30 giorni. Con l'articolo 4 si interviene sui termini della prima accoglienza, riducendo da 60 a 30 giorni il tempo massimo di permanenza in strutture ad hoc ai minori destinate. In quell'ambito si svolgerà l'identificazione e l'eventuale accertamento dell'età e il minore dovrà ricevere ogni informazione sui propri diritti e il loro esercizio. Con l'articolo 5 si disciplina in modo uniforme sul territorio nazionale la procedura di identificazione Pag. 86(condizioni, modalità, soggetti preposti, tutore provvisorio, mediatore culturale etc.) sempre nell'interesse superiore del minore. Nel caso di dubbi circa l'età esiste la possibilità per il Tribunale dei minori o per il giudice tutelare di disporre esami socio-sanitari volti all'accertamento e sempre con le tutele del caso. Con gli articoli 6 e 8 si innovano le norme sulle indagini familiari e il rimpatrio assistito.
  Con gli articoli 7 e 11 si promuovano e regolamentano gli istituti della tutela e dell'affidamento (elenco e caratteristiche dei tutori volontari, sensibilizzazione e formazione degli affidatari). Con l'articolo 9 si prevede l'istituzione del Sistema informativo nazionale dei minori non accompagnati presso il Ministero del Lavoro e una apposita cartella sociale. Con gli articoli 10 e 13 si contempla il permesso di soggiorno per minore età e per motivi familiari e l'affidamento ai servizi sociali nel caso necessiti un supporto prolungato di assistenza così da condurre a termine il percorso di integrazione. Con l'articolo 12 si sancisce che tutti i minori non accompagnati, indipendentemente dalla richiesta di protezione internazionale, possono accedere al Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Di conseguenza, poiché anche il linguaggio identifica un progetto la nuova denominazione sarà «Sistema di protezione per i richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati». Si individuano altresì i criteri da rispettare nell'assegnazione delle strutture di lungo periodo a garanzia del minore, della trasparenza, delle capacità professionali, delle regole. Gli articoli dal 14 al 17 rafforzano alcuni dei diritti riconosciuti: si tratta dell'assistenza sanitaria, misure specifiche di istituzioni scolastiche e formative, programmi di apprendistato, assistenza psicologica, garanzie processuali. Con gli articoli 17 e 18 si normano specifiche categorie di minori non accompagnati come nel caso della orribile dimensione della «tratta». Con l'articolo 20 si promuovono cooperazione internazionale, accordi bilaterali e programmi mirati ai Paesi di origine e partenza. Infine con l'articolo 21 si prevede la copertura finanziaria della proposta di legge nell'ambito del Fondo nazionale per l'accoglienza di cui al D.L 95/2012, della spettanza del gettito dell'8 per mille dell'Irpef, ai sensi della legge 222/1985. Mentre l'articolo 22 attribuisce al Governo il compito di apportare le modifiche necessarie sia al Regolamento del Testo unico in materia di immigrazione (decreto del Presidente della Repubblica n. 394/1999) sia al Regolamento del Comitato per minori stranieri. (DCPM 535/1999).
  Signora Presidente, Sottosegretario, colleghe e colleghi, ogni articolo della proposta di legge per utile e saggio che sia, non potrà da solo rispondere alla dimensione umana e culturale di un passaggio d'epoca. Perché di questo si tratta. Non di un «fenomeno temporaneo» come qualcuno si ostina a chiamarlo. Ma di un grande cambiamento globale che segnerà l'intero nostro secolo. Quei viaggi della disperazione e della speranza dicono tutta la fragilità di una terra così contrastata nei suoi colori. Descrivono la brillantezza dei progressi, delle tecnologie, e lo stridore delle diseguaglianze, del terrorismo, delle guerre. Ma ci narrano anche di sindaci straordinari, volontari, cittadini generosi. Di un'Italia e di una Grecia molto sole nel farsi frontiera di accoglienza e solidarietà. Forse al nostro Paese uno sguardo più giusto viene dalla memoria dei nostri di migranti dal Sud al Nord, e dall'essere il ponte naturale del Mediterraneo verso un mondo più grande. Ma voglio pensare che questa sensibilità ci derivi dalla comprensione che quella di cui stiamo parlando può essere anche una nuova «meglio gioventù». Una risorsa preziosa – se guardiamo all'Europa – per Paesi invecchiati e con un deficit di natalità. Ciò che vorrei dire, fuori da ogni retorica, è che quelle traversate, per terra o per mare, parlano di un enorme coraggio e fatica racchiusi in piccoli corpi. Adolescenti stremate dalle violenze che denunciano un età superiore costrette da caporali crudeli a offrirsi prostitute. Bambini che hanno visto affogare persone, subito di tutto. Giovani traumatizzati Pag. 87che forse non sanno neppure che una vita senza brutalità può esistere e anche per questo possono diventare manodopera della criminalità alimentando un mercato di mafie e ricatti. Eppure quante altre storie di coraggi riusciti, di qualità riconosciute, di relazioni umane arricchenti, di reciprocità. Quelle vite insomma raccontano della forza di minori che ce la fanno a ritrovare un grammo della loro infanzia e di ragazzi che alzano lo sguardo al futuro. Dipende da cosa vogliamo illuminare noi: quali luci vogliamo accendere. Perché tocca anche a noi pigiare l'interruttore giusto: quello che può restituire a un bambino il diritto a essere fino in fondo semplicemente un bambino e a un grandicello la possibilità di esercitare un talento. Tutto questo, meglio di noi, lo dirà il prossimo 17 gennaio il Papa quando proprio ai minori stranieri non accompagnati dedicherà la giornata mondiale sulla migrazione. Una bussola infine – care colleghe e colleghi – ci viene dalla storia. Coi muri si erigono altri muri. Ma tutti poi pagano il prezzo della tragedia. Dunque mai come oggi la responsabilità della politica è nel costruire un'altra possibilità, un sentimento positivo. Nel dire che contrapporre la povertà o la mancanza di lavoro nella parte ricca del mondo alla miseria dell'Africa delle guerre o all'orrore del fondamentalismo non è la soluzione. Nell'affermare che è un danno e un delitto contrapporre povero a povero anche nel nostro Paese. Costruire i luoghi di accoglienza e di accompagnamento per altri ragazzi e ragazze non porta via il pane alle nostre periferie. Significa solo dare di più in sicurezza, legalità. E in fondo conoscere meglio un'epoca che mescola biografie, esistenze, colori. Se questa proposta di legge verrà approvata qui alla Camera – e poi, come mi auguro, in tempi strettissimi al Senato – sarà un messaggio di dialogo, integrazione e un aiuto concreto per le nostre città, per renderle con la prevenzione e le regole più serene e sicure. L'Italia avrà un piccolo onore: essere apripista tra i Paesi più sensibili. E scuotere anche un'Europa afflitta da paure, da qualche egoismo di troppo e poco saggia sul proprio stesso avvenire. C’è chi descrive il nostro come il secolo delle diseguaglianze e del conflitto tra sentimenti tristi e sentimenti positivi. Sarà anche perché sono una donna, del PD e della sinistra, ma preferisco senza incertezze stare dalla parte della speranza. Vi ringrazio.

  PAOLA BINETTI (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 1658-A)
  Onorevoli Colleghi !

  1) Chi è il minore non accompagnato: la definizione di minore straniero non accompagnato, riferendola al minorenne non avente cittadinanza italiana o dell'Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano.

  2) Oggetto della legge: Nell'insieme si elabora una sorta di carta dei diritti dei minori non accompagnati, che ne rispetta la dignità e che facilita loro un processo di autonomia responsabile: è una legge che si innesta nella cultura del nostro tempo, che è il tempo dei diritti umani, universali ed inviolabili, legati alla stessa natura umana. Diritti che tutela dando voce a chi non ne ha:
   diritto ad una accoglienza adeguata alla sua età e alle sue circostanze;
   diritto al riconoscimento individuale;
   diritto ad una famiglia;
   diritto alla salute;
   diritto all'istruzione;
   diritto ad essere ascoltato in tutti i processi decisionali che lo riguardano;
   diritto ad una protezione speciale per i minori fragili.

  3) Quanti sono. Ogni anno, secondo le statistiche ufficiali, arrivano in Italia circa Pag. 887.000 minori stranieri soli, lontani dalla famiglia e senza adulti di riferimento (il numero è certamente sottostimato, dal momento che considera solo i minori identificati, mentre esiste un numero rilevante di minori non identificati). Per comprendere a fondo l'entità del fenomeno, si possono citare anche i numeri elaborati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel 2015, con 11.921 minori stranieri non accompagnati, in crescita rispetto al 2014 di 1.385 unità. Tra gennaio e giugno 2016 sono arrivati in Italia via mare 70.222 persone, di cui 11.608 minori e di questi il 90 per cento sono minori stranieri non accompagnati. La maggior parte ha tra i 15 e i 17 anni, ma molti sono anche più piccoli; in aumento sono le ragazze nigeriane, sempre più giovani. I minori non accompagnati che risultano irreperibili con riferimento al 2015 ammontano a 6.131.

  4) In che condizioni. Nell'ambito delle migrazioni, essi rappresentano un gruppo particolarmente vulnerabile. I minori stranieri hanno alle spalle viaggi che talvolta sono durati anni, arrivano in Italia spesso dopo aver vissuto violenze di ogni tipo e con il problema di dover restituire il denaro che si sono fatti prestare per il viaggio. Essi possono essere una facile preda dei circuiti di illegalità, soprattutto se non si attiva, fin dal momento del loro arrivo, una rete coordinata di protezione e di sostegno.

  5) Da dove vengono. Negli ultimi anni, il flusso maggiore di minori stranieri non accompagnati proviene principalmente dall'Afghanistan, dal Bangladesh, dall'Egitto, dalla Tunisia, dalla Nigeria, dalla Somalia e dall'Eritrea e, in questi ultimi mesi anche dalla Siria. Si tratta soprattutto di adolescenti tra i 16 e i 18 anni di età, prevalentemente maschi, ma vi sono anche ragazzi più piccoli (anche di 13-14 anni) e ragazze, soprattutto provenienti dalla Nigeria. Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili forniti dal Ministero dell'interno ai partner Praesidium (UNHCR, OIM, Save the Children, Croce Rossa) aggiornati al 6 settembre 2013, nei primi otto mesi del 2013 sono giunti via mare in Italia 4.050 minori, per la maggior parte non accompagnati.

  6) Stile accoglienza. Da molti anni l'Italia affronta l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in termini di emergenza, senza una chiara definizione di competenze e di responsabilità degli attori coinvolti. Esistono in Italia esperienze di eccellenza nell'accoglienza dei minori migranti ma, nonostante l'impegno di molti sia all'interno delle istituzioni che nelle reti associative e di volontariato, ancora oggi i diritti essenziali dei minori stranieri non accompagnati non sono sempre rispettati: dal diritto al riconoscimento della minore età a quello ad un'accoglienza decorosa, dal diritto alla nomina di un tutore alla possibilità di essere ascoltati nelle scelte che li riguardano.

  7) Mentre si discuteva della legge attuale sono intervenuti due fatti importanti:
   a) Il decreto legislativo n. 142 del 2015 (cosiddetto decreto «accoglienza»), che ha dato attuazione a due direttive dell'Unione europea in materia di protezione internazionale, all'interno del quale sono state inserite alcune misure per i minori non accompagnati (all'articolo 19). È stato così sancito il principio fondamentale per cui il minore non accompagnato non può, in nessun caso, essere trattenuto presso i centri di identificazione e di espulsione (CIE) e i centri governativi di prima accoglienza (CARA). In sostanza, l'accoglienza dei minori non accompagnati si fonda innanzitutto sull'istituzione di strutture governative ad hoc di prima accoglienza per le esigenze di soccorso e di protezione immediata.
   b) il decreto-legge Enti locali n. 113 del 2016, attualmente all'esame del Parlamento è stato inserito un nuovo articolo 1- ter che modifica il decreto accoglienza (articolo 19) al fine di prevedere che, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di minori non accompagnati, qualora i comuni non riescano a garantire l'accoglienza, Pag. 89il Prefetto disponga l'attivazione di strutture ricettive «temporanee» esclusivamente dedicate ai minori non accompagnati, con una capienza massima di 50 posti per ciascuna struttura, in cui sono assicurati i servizi garantiti per le strutture di prima accoglienza

  8) Necessità di una legge. Le associazioni impegnate nella protezione dei minori stranieri non accompagnati – tra le quali Save the Children che ha contribuito all'elaborazione di questa proposta di legge – hanno accumulato un'esperienza diretta che ha consentito loro di rilevare fondamentali carenze e disfunzioni nell'accoglienza e nella protezione di questi minori. Tali carenze e disfunzioni hanno fatto venire alla luce la necessità di prevedere una disciplina organica in materia e un'omogenea applicazione delle norme che garantisca uguali tutele in tutto il territorio nazionale.
  La stessa Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, a seguito di un'indagine conoscitiva, aveva approvato, il 21 aprile 2009, una risoluzione avente ad oggetto i minori stranieri non accompagnati che conteneva alcuni importanti impegni per il Governo, riferiti direttamente alla necessità di sciogliere i maggiori nodi critici emersi dalle prime risultanze dell'indagine.
  In particolare, l'indagine conoscitiva aveva evidenziato una situazione di notevole gravità sociale relativamente ai fenomeni riscontrati, imponendo alla Commissione l'urgenza di individuare al più presto strumenti immediati atti a garantire un'efficace tutela di questi minori, accertando tutte le eventuali responsabilità connesse alla loro incerta sorte e alla prevaricazione dei loro più elementari diritti di soggetti deboli.

  9) La legge attuale. La presente proposta di legge vuole quindi definire un sistema stabile di accoglienza, con regole certe, volto a garantire pari condizioni di accesso a tutti i minori, maggiore stabilità e dunque qualità nella rete di accoglienza, ottimizzazione delle risorse pubbliche, dal momento che è noto che, nelle fasi di emergenza, cresce anche la spesa e diviene più difficile garantire efficienza e trasparenza.
  I punti salienti affrontati dalla presente proposta di legge riguardano, quindi:
   a) la necessità di uniformare le procedure di identificazione e di accertamento dell'età;
   b) l'istituzione di un sistema nazionale di accoglienza;
   c) con un numero adeguato di posti e con standard qualitativi garantiti;
   d) l'attivazione di una banca dati nazionale;
   e) per disciplinare l'invio dei minori che giungono in Italia nelle strutture di accoglienza dislocate in tutte le regioni;
   f) sulla base delle disponibilità di posti e di eventuali necessità e bisogni specifici degli stessi minori;
   g) la continuità del finanziamento di un fondo nazionale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che non gravi sui bilanci dei comuni;
   h) la partecipazione attiva e diretta dei minori stranieri non accompagnati a tutti i procedimenti che li riguardano, nel rispetto dei princìpi della Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, resa esecutiva dalla legge n. 176 del 1991;
   i) la promozione della presa in carico e di un sostegno continuativo dei minori stranieri in condizioni di particolare vulnerabilità (vittime di tratta e di sfruttamento, richiedenti asilo e altri);
   j) il sostegno organico all'integrazione sociale, scolastica e lavorativa dei minori stranieri non accompagnati anche vicini al compimento della maggiore età;
   k) il coinvolgimento attivo delle comunità nell'accoglienza e nell'integrazione dei minori stranieri non accompagnati;Pag. 90
   l) sviluppando l'affido familiare come alternativa alla comunità e la figura dei «tutori volontari» in rete con i garanti per l'infanzia e l'adolescenza.

  Con l'articolo 1 si vuole circoscrivere l'applicabilità della legge ai minori stranieri non accompagnati presenti alla frontiera o nel territorio italiano, facendo peraltro salva la possibilità per i minori stranieri non accompagnati di Paesi membri dell'Unione europea di usufruire delle medesime tutele, soprattutto in termini di servizi specializzati. Non è tuttavia intenzione della legge istituire una normativa «speciale» per questi minori stranieri non accompagnati; si ha infatti ben presente la necessità di applicare il sistema di protezione in vigore in Italia a tutti i minori, colmando semmai le lacune che l'acuirsi di fenomeni migratori di minori ha evidenziato. L'intenzione è quindi quella di rafforzare il sistema di tutela dei diritti, rispondendo agli specifici bisogni dei minori migranti.
  L'articolo 2 fa rientrare nella definizione di minori stranieri non accompagnati anche i minori richiedenti protezione internazionale, in linea con la risoluzione n. 97/C211/03 del Consiglio, del 26 giugno 1997 in materia, finora invece non considerati di competenza del Comitato per i minori stranieri, le cui funzioni sono state recentemente trasferite alla Direzione generale Immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Essere un minore non accompagnato richiedente protezione internazionale non vuol dire, infatti, non essere allo stesso tempo un minore straniero non accompagnato e, anzi, l'esperienza sul campo ci mostra come non sempre la domanda di protezione sia contestuale all'identificazione del minore come tale.
  Con l'articolo 3 si vuole disciplinare in modo organico, alla luce dell'intensificarsi dei flussi migratori, l'ingresso dei minori stranieri non accompagnati nel territorio, vietandone il respingimento alla frontiera e prevedendolo esclusivamente nei casi in cui sia nel loro superiore interesse e sia finalizzato al loro ri-affidamento ai familiari.
  Con l'articolo 4 si disciplinano le modalità di contatto e di informazione nei riguardi dei minori stranieri non accompagnati, presso i valichi di frontiera, garantendo l'accesso alle organizzazioni di tutela anche ai presunti minori prima della loro identificazione. Si vuole garantire, inoltre, a tutti i presunti minori un servizio di prima assistenza, che faccia fronte, anche prima dell'identificazione, ai bisogni primari degli stessi, nonché il collocamento in una struttura adeguata nelle more della definizione delle operazioni di identificazione.
  La ratio dell'articolo 5 sta nell'armonizzazione del sistema delle segnalazioni della presenza di un minore nel territorio, disponendo che gli uffici di frontiera segnalino, al pari di ogni altro pubblico ufficiale, la presenza di minori stranieri non accompagnati alle autorità competenti, tra cui il tribunale per i minorenni, chiamato ad adottare opportuni provvedimenti temporanei nell'interesse dello stesso minore.
  L'articolo 6 vuole rendere la procedura di identificazione omogenea nel territorio ed adatta all'età del presunto minore. Identificare correttamente un minore è fondamentale, così come garantire allo stesso la protezione accordata ai minori in Italia anche nelle more della procedura di identificazione stessa. Si afferma, perciò, che l'identificazione non può prescindere da un approfondito colloquio personale; che in caso di dubbio sull'età, è necessario esperire ogni opportuno tentativo di identificare la persona senza ricorrere a procedure mediche, che devono essere disposte dall'autorità giudiziaria solo come extrema ratio; che in questo caso il presunto minore deve sempre essere informato e acconsentire a sottoporsi agli esami medici, così come la persona che esercita i poteri tutelari sullo stesso; che la procedura medica di accertamento dell'età deve adottare un approccio multidisciplinare; che il referto medico deve sempre riportare un range di età, non potendo, come gli studi scientifici dimostrano, l'età essere Pag. 91determinata esattamente attraverso nessun esame medico, né tantomeno attraverso un insieme di esami medici; che la pubblica autorità deve emettere un provvedimento di attribuzione dell'età, ricorribile al pari degli altri provvedimenti amministrativi o giudiziali. Si sancisce, infine, il principio, già richiamato da atti amministrativi, della presunzione della minore età in caso permangano dubbi anche dopo gli accertamenti medici, in linea con quanto già disposto in tal senso dalle disposizioni di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988, in materia di procedimento penale a carico di imputati minorenni.
  L'articolo 7, partendo dall'assunto che le indagini familiari non servono solo ai fini di un rimpatrio, ma sono necessarie a comprendere quale possa essere la soluzione di lungo periodo migliore per il minore, dispone che queste debbano essere attivate senza indugio, non solo in Italia, ma anche in altri Paesi europei o in Paesi terzi e che l'affidamento a familiari idonei deve essere sempre preferito al collocamento in comunità. Le indagini familiari possono essere avviate previo consenso informato dello stesso minore ed esclusivamente nel suo superiore interesse. Qualora siano individuati familiari idonei a prendersi cura del minore straniero non accompagnato, si prevede che tale soluzione debba essere preferita al collocamento in comunità.
  L'articolo 8 mira a promuovere l'istituto dell'affidamento familiare di cui alla legge n. 184 del 1983 anche per i minori non accompagnati, sulla base di significative esperienze portate avanti da alcuni comuni nel territorio italiano (ad esempio Parma).
  L'articolo 9 disciplina l'istituto del rimpatrio assistito, spostando la competenza all'adozione del provvedimento dalla Direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al tribunale per i minorenni, che è l'organo a cui la Costituzione assegna istituzionalmente il compito di promuovere e di tutelare il superiore interesse dei minori.
  Lo scopo dell'articolo 10 è quello di dotare il minore straniero non accompagnato di una «storia personale» nel territorio italiano, per permettere a ogni operatore che entra in contatto con lo stesso di prendere decisioni in linea con il percorso già fatto, di evitare di sottoporre il minore a procedure alle quali è già stato sottoposto (ad esempio l'accertamento dell'età, che in alcuni casi è stato ripetuto anche quattro o cinque volte), di scegliere sempre la soluzione migliore per quel determinato minore. Trattandosi di dati personali, si ribadisce comunque la tutela espressa dalla normativa in vigore sulla privacy.
  L'articolo 11 disciplina in maniera organica, anche a partire dalla giurisprudenza in materia, il rilascio del permesso di soggiorno per i minori, che può essere concesso anche prima della nomina formale del tutore e che deve essere rilasciato «per motivi familiari» quando il minore non è collocato in una casa-famiglia, ma è affidato a un cittadino italiano o straniero. Viene eliminato, infine, il permesso di soggiorno «per integrazione del minore», istituito dalla legge n. 189 del 2002 e mai realmente applicato.
  Con l'articolo 12 si vuole promuovere l'istituzione di elenchi di tutori volontari presso ogni tribunale ordinario, al fine di scongiurare la cattiva prassi segnalata da diversi territori di un tutore che ha in carico decine di minori stranieri non accompagnati.
  L'articolo 13 istituisce il Sistema nazionale di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati raccogliendo i numerosi appelli per un trasferimento sollecito in tutto il territorio nazionale dei minori che giungono in Italia. Attualmente non esiste nessuna procedura per l'accoglienza diffusa dei minori stranieri non accompagnati e i costi dell'accoglienza ricadono interamente sui comuni di arrivo o di invio dei minori. Ci sono diversi contenziosi, peraltro, su quale sia il comune che assume l'onere al pagamento delle rette. Un sistema nazionale solleverebbe i comuni più interessati dal fenomeno migratorio, che investono buona parte del Pag. 92proprio bilancio su tale fenomeno. La finalità del sistema è quella di garantire che per ogni minore sia effettuata una valutazione approfondita in merito al luogo dove può essere collocato e che le strutture deputate all'accoglienza prevedano servizi specifici rispondenti ai bisogni precipui dei minori non accompagnati.
  L'articolo 14 mira a risolvere i problemi derivanti dal ritardo della pubblica amministrazione nel rilascio del parere necessario alla conversione del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età. Molti sono infatti i dinieghi di conversione fondati unicamente sulla mancata ricezione del suddetto parere da parte delle questure competenti. Inoltre è prevista una misura di integrazione di lungo periodo che stabilisce l'affidamento ai servizi sociali fino al compimento del ventunesimo anno di età per i minori esposti maggiormente a situazioni di vulnerabilità e che hanno, tuttavia, intrapreso un percorso di integrazione nel nostro territorio.
  Con l'articolo 15 si recepisce l'accordo Stato-regioni promosso dall'allora Ministro della salute Balduzzi, che prevede l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale (SSN) anche per i minori privi di permesso di soggiorno e si stabiliscono procedure operative per l'attuazione di tale misura: Diritto alla salute.
  L'articolo 16 favorisce l'esercizio del diritto all'istruzione per i minori non accompagnati, prevedendo che essi possano utilmente conseguire il titolo di studi, anche quando sono divenuti maggiorenni nelle more del percorso di istruzione. Si vuole inoltre sostenere l'incontro tra la scuola e il lavoro, promuovendo accordi tesi alla promozione dell'apprendistato: Diritto all'Istruzione.
  Gli articoli 17 e 18 sono volti a garantire anche per i minori stranieri non accompagnati un sistema di giustizia child friendly, come raccomandato dalle Linee guida del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa del 17 novembre 2010, al fine di promuovere una partecipazione attiva degli stessi minori in tutti i procedimenti giurisdizionali e amministrativi che li riguardano. In particolare, si prevede che l'assistenza affettiva e psicologica dei minori stranieri non accompagnati sia assicurata, in ogni stato e grado del procedimento, dalla presenza di persone idonee indicate dal minore, nonché di gruppi, fondazioni, associazioni od organizzazioni non governative di comprovata esperienza nel settore dell'assistenza ai minori stranieri. È previsto, inoltre, il diritto del minore straniero non accompagnato a partecipare per mezzo di un suo rappresentante legale a tutti i procedimenti che lo riguardano e ad essere ascoltato nel merito, con la presenza di un mediatore culturale.
  Gli articoli 19, 20 e 21 mirano a rafforzare il sistema di protezione per i minori stranieri non accompagnati maggiormente vulnerabili: vittime di tratta, richiedenti protezione internazionale e minori coinvolti in attività illecite, per i quali sono previste misure specifiche di tutela, in relazione all'accoglienza, che è garantita anche ai minori autori di reato che partecipano attivamente a un percorso di reinserimento sociale, ai servizi offerti e ai procedimenti giudiziari e amministrativi che li riguardano.
  L'articolo 22 promuove l'intervento in giudizio delle associazioni di tutela, anche per l'annullamento di atti illegittimi che riguardano minori stranieri non accompagnati. Infatti, in quanto minori, essi non hanno piena capacità di agire e può capitare che l'esercente i poteri tutelari non abbia interesse ad agire in giudizio in nome e per conto dei minori stessi creando così un vuoto nella tutela giurisdizionale dei loro diritti.
  L'articolo 23 prevede la costituzione di un Tavolo tecnico con finalità di indirizzo delle politiche di protezione e tutela dei minori stranieri non accompagnati, composto da rappresentanti di tutte le autorità coinvolte in tali politiche, nonché da rappresentanti delle organizzazioni di tutela e delle comunità di accoglienza. Al fine di garantire la piena applicazione dell'articolo 12 della citata Convenzione dell'ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, Pag. 93sono previste periodiche consultazioni con rappresentanze di minori stranieri non accompagnati.
  L'articolo 24 promuove la cooperazione internazionale ed europea al fine di armonizzare i sistemi di protezione dei minori stranieri non accompagnati nei diversi Stati di origine, di transito e di destinazione.
  Gli articoli 25 e 26 prevedono la copertura finanziaria. In particolare all'attuazione delle disposizioni recate agli articoli 4 – riguardante le strutture di prima assistenza e accoglienza per i minori stranieri non accompagnati – e 12 – concernente il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – si deve provvedere nell'ambito delle risorse del Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, istituito dall'articolo 23, comma 11, quinto periodo del decreto-legge n. 95 del 2012 nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  L'articolo 27 prevede che il Governo apporti le necessarie modifiche ai regolamenti vigenti nella materia.
  In conclusione.
  Arriva oggi in Aula un disegno di legge lungamente atteso che riguarda il riconoscimento dei diritti dei minori non accompagnati. È forse questo l'aspetto più interessante dell'intero ddl: l'aver posto in premessa il rispetto del diritto dei minori e non la benevolenza di un Paese che si appresta ad accoglierli. Diritti che valgono per tutti a tutte le età, da qualunque luogo provengano, per qualunque motivo arrivino in Italia. Si tratta del diritto a ricevere una accoglienza adeguata alla loro età e alle loro circostanze, distinta da quella che si offre nei CARA e nei CIE. Si sottolinea il loro diritto al riconoscimento personale, il diritto ad avere una famiglia, sia pure in affido, il diritto alla salute e il diritto alla istruzione, compresa la formazione professionale. Si sottolinea il diritto del minore ad essere ascoltato in tutti i processi decisionali che lo riguardano, compresi tutti quelli che hanno a che fare con la giustizia, e in particolare si sottolinea il diritto ad una protezione speciale per i minori fragili, che sono stati vittima di abuso, di tratta, ecc.
  La legge che oggi giunge in Aula vuole definire un sistema stabile di accoglienza, con regole certe, per garantire pari condizioni di accesso a tutti i minori, dando loro maggiore stabilità anche attraverso una migliore qualità nella rete di accoglienza. Per questo occorre ottimizzare le risorse pubbliche, dal momento che nelle fasi di emergenza, come quella che stiamo vivendo in questi giorni, cresce anche la spesa e diviene più difficile garantire efficienza e trasparenza. Da molti anni l'Italia affronta l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati in termini di emergenza, senza una chiara definizione di competenze e di responsabilità delle persone e delle istituzioni coinvolte. Esistono in Italia esperienze di eccellenza nell'accoglienza dei minori migranti ma, nonostante l'impegno di molti, sia all'interno delle istituzioni che nelle reti associative e di volontariato, ancora oggi i diritti essenziali dei minori stranieri non accompagnati non sono sempre rispettati. E questo è il vero obiettivo della legge attuale, garantire i diritti di tutti i bambini, senza eccezioni di sorta e proteggerli da quella drammatica emorragia che vede scomparire una percentuale ancora troppo alta di minori, ne momento stesso in cui arrivano in Italia. Basta pensare che I minori non accompagnati che risultano irreperibili con riferimento al 2015 ammontano a 6.131. Davvero troppi per un paese, praticamente l'unico in Europa, che si batte per l'accoglienza di migranti e rifugiati con convinzione e determinazione !