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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 696 di venerdì 21 ottobre 2016

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 19 ottobre 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Biondelli, Matteo Bragantini, Bratti, Bruno Bossio, Carrescia, Censore, Cirielli, Costantino, Dambruoso, Damiano, Di Gioia, Epifani, Fico, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Manciulli, Morassut, Pisicchio, Ravetto, Rosato, Sanga, Scotto e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative urgenti in merito all'entità e all'utilizzo delle risorse a sostegno del sistema di accoglienza dei migranti – n. 2-01486)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Cozzolino ed altri n. 2-01486 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Cozzolino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, ritengo di dovermi avvalere della facoltà di illustrare, seppur brevemente, il contenuto dell'interpellanza urgente che il mio gruppo ha ritenuto di presentare. Questa interpellanza interviene su una tematica che certamente non è nuova ma costituisce ormai da diversi anni uno dei principali nodi della politica interna al nostro Paese. Mi riferisco ovviamente alla gestione del numero di migranti presenti e a quelli che a varie ondate continuano ad arrivare sulle nostre coste. Quando si affronta il problema immigrazione è doveroso farlo in maniera non strumentale e il più possibile in maniera oggettiva. In questo senso non sarebbe corretto, ma soprattutto non sarebbe serio, non riconoscere l'esistenza di alcuni dati, di alcune variabili indipendenti, le azioni che il nostro Paese ha posto in essere in passato e continua a porre in essere e che hanno Pag. 2contribuito a trasformare l'Italia in una delle mete di approdo di chi dall'Africa cerca di raggiungere le coste europee. In primo luogo è fondamentale tenere conto della collocazione geografica proprio dell'Italia che ci vede come una sorta di braccio teso verso proprio alcuni Paesi del Nordafrica come Libia e Tunisia. C’è poi un aspetto, ormai di medio periodo, che riguarda la situazione geopolitica: dal 2011 si sono verificate le cosiddette primavere arabe, sempre nel 2011 c’è stata la guerra nei confronti della Libia, che ha battuto il regime di Gheddafi. La caduta di quel regime ci ha consegnato non un nuovo Stato sovrano democratico ma un territorio che è oggetto di contesa tra fazioni opposte e dove è assente l'entità statuale in grado di avere un minimo di controllo del territorio. In tempi più recenti si deve tenere conto del salto di qualità operato dalla minaccia terroristica ai Paesi occidentali a seguito dell'affermarsi dell'ISIS, e infine la guerra che si sta verificando in Siria. Quelli che ho appena citato sono fattori che hanno influito e influiscono ad incentivare l'esodo di massa di migranti verso l'Europa e in quota parte verso le nostre coste. Ciò detto però, signor rappresentante del Governo, tutti questi elementi che cito non sorgono oggi ma sono purtroppo ormai consolidati, sono situazioni, per così dire, acquisite da anni con le quali si sono dovuti confrontare nell'ordine il Governo Berlusconi, il Governo Monti, il Governo Letta e dal 2004 l'attuale Governo che lei rappresenta. Il problema è, a nostro avviso, ed è proprio questo che origina in gran parte la nostra interpellanza, che il Governo italiano continua ad affrontare il problema e l'immigrazione non con soluzioni politiche di lungo periodo ma con provvedimenti formalmente di natura emergenziale, dimostrandosi sempre in affanno e in continua rincorsa. Ecco perché ho voluto illustrare l'interpellanza, signor Presidente del Governo, riservandomi, ovviamente, di ascoltare la sua risposta e di svolgere poi della valutazioni sulla posizione che il suo Governo esprimerà, perché i quesiti che poniamo intervengono su situazioni tra loro diverse ma che tutte insieme denotano proprio quella che è la principale carenza delle politiche poste in essere sull'immigrazione e cioè quello di non essere delle vere e proprie politiche ovvero interventi degni di questo nome dal punto di vista politologico. Il primo quesito che poniamo è quello sollevato qualche settimana fa da una cronista solitamente molto informata sulle vicende che riguardano il Ministero dell'interno come Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera ovvero i 600 milioni di euro che il Ministero dell'interno deve a soggetti che gestiscono l'accoglienza dei migranti. Poiché questa interpellanza la dovevamo presentare la settimana scorsa oggi questo quesito può apparire superato dal momento che, come probabilmente mi risponderà, i 600 milioni stanno per essere stanziati. Premesso che anche sul punto c’è molto da discutere soprattutto alla luce dell'audizione del prefetto Morcone svolta al Comitato Schengen, questo quesito rimane comunque utile, sul punto mi serve di tornare diffusamente in replica. Secondo quesito che poniamo al Governo riguarda la vicenda che ha visto attivare un servizio di trasferimento da Como a Taranto in pullman con un costo di 5000 euro a tratta. Infine poi c’è il quesito, che per noi è più rilevante, che si può sintetizzare nella richiesta di quale politica strutturale di lungo periodo il Governo intenda porre in essere per rendere finalmente efficace ed efficiente la gestione dei migranti sul nostro territorio.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Domenico Rossi, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato alla Difesa. Presidente, con l'interpellanza all'ordine del giorno, l'onorevole Cozzolino, unitamente ad altri deputati, richiama l'attenzione sulla sospensione dei pagamenti dovuti ai soggetti gestori dei centri e servizi di accoglienza dei migranti a causa della carenza dei fondi a disposizione del Ministero dell'interno per tale esigenza e chiede quindi quali iniziative si intendano assumere per reperire le risorse Pag. 3necessarie al funzionamento del sistema, così come vengono manifestate perplessità sulla ratio, l'efficacia e la sostenibilità economica dei trasferimenti dei migranti dai valichi di frontiera del nord Italia in particolare quelli di Ventimiglia e Como verso l’hotspot di Taranto chiedendo di conoscere a quanto ammonti la relativa spesa. Con riferimento al primo quesito il nodo che la legge di bilancio 2016-2018, come ricordato anche dall'interrogante, ha previsto per la prima accoglienza uno stanziamento pari a 450 milioni di euro annui, che si sono rivelati insufficienti a coprire gli impegni di spesa obbligatoria giuridicamente vincolanti per far fronte ai contratti in essere. In effetti le risorse stanziate per l'anno in corso dopo essere stato utilizzato in parte per il ripianamento dei debiti maturati nel 2015 sono state destinate per il resto al pagamento delle spese di accoglienza limitatamente ai primi tre mesi dell'anno. L'amministrazione dell'interno ha segnalato tempestivamente al Ministero dell'economia e delle finanze l'esigenza di integrare la dotazione finanziaria nella misura necessaria.
  È stata quindi assegnata una somma di 50 milioni di euro, e nelle more di ulteriori trasferimenti negli scorsi mesi di luglio e agosto, si è proceduto a variazioni compensative tra i capitoli di bilancio del Ministro dell'interno per un importo di 142 milioni di euro, al fine di erogare agli enti gestori dei centri un acconto sulle spese relative alle prestazioni rese nel periodo aprile-giugno. Il Governo è a tutt'oggi fortemente impegnato a ricercare soluzioni che, compatibilmente con il quadro economico-finanziario e con gli obiettivi e i vincoli di finanza pubblica, consentono di fare affluire nell'immediato al Ministero dell'interno le risorse aggiuntive necessarie a mantenere un sistema di accoglienza adeguata alle esigenze. Si assicura, comunque, che tali risorse sono state già individuate e saranno rese disponibili con la prossima la legge di bilancio, il cui disegno di legge, come è noto, è stato approvato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana e che inizierà l’iter parlamentare nei prossimi giorni alla Camera. Per quanto riguarda i trasferimenti dei migranti dalle zone di confine si rappresenta che la misura è stata disposta per la duplice finalità di prevenire turbative dell'ordine e della sicurezza pubblica e di evitare che l'alta concentrazione di migranti potesse dare luogo ad emergenze igienico-sanitarie. In concreto alle prefetture di Imperia e Como è stato richiesto di organizzare verso l’hotspot di Taranto a mezzo di autobus, affidando il servizio a società da selezionare tramite procedure ad evidenza pubblica. Allo stato, peraltro, Taranto risulta essere l'unico hotspot operativo sulla terra ferma, eventuali trasferimento verso gli altri, cioè Lampedusa, Trapani e Pozzallo, tutti localizzati in Sicilia, comporterebbero un significativo aggravio dei costi, e a proposito di costi si informa che sulle direttrici Como-Taranto e Imperia-Taranto sono stati effettuati i viaggi per una spesa complessiva di 770 mila euro. Quanto alla richiesta di ripensare completamente l'utilizzo delle risorse finanziarie disponibili si fa presente che già dopo l'intesa raggiunta con le regioni e gli enti locali nella riunione della Conferenza unificata del 10 luglio 2014 il Governo ha rivisitato in profondità la governance del sistema nazionale di accoglienza, imperniandola sulla politica dell'accoglienza diffusa. In tal senso il Ministero dell'interno continuerà ad investire anche in termini finanziari sulla crescita forte dei progetti dello SPRAR, cioè dei progetti comunali relativi alla cosiddetta seconda accoglienza, che si ritiene sia sicuramente il percorso migliore per attenuare l'impatto dei flussi migratori sul tessuto sociale delle nostre comunità e per garantire una maggiore efficacia dei percorsi di integrazione e inclusione dei migranti. L'impegno in questo specifico ambito ha prodotto risultati importanti ove si consideri che negli ultimi anni i posti disponibili nella rete SPRAR sono aumentati esponenzialmente dai 3000 del 2012 ai 22.000 attuali, e si stanno portando avanti iniziative normative amministrative volte ad aumentare ulteriormente la capienza e l'efficacia della rete medesima. In questa direzione il ministro dell'interno con un Pag. 4proprio decreto, dello scorso mese di agosto, ha semplificato in maniera considerevole le procedure amministrative di adesione allo SPRAR, tramite l'introduzione di un meccanismo di accesso permanente e l'eliminazione di termini di scadenze periodiche. Più di recente, precisamente lo scorso 11 ottobre, lo stesso Ministro ha diramato una direttiva ai prefetti affinché tengano esenti da altre forme di accoglienza i comuni appartenenti alla rete SPRAR. Coerentemente ha disposto che i centri di accoglienza temporanea eventualmente già presenti sul territorio dei comuni facenti parte della predetta rete vengano gradualmente ridotti. Sempre in tema di risorse finanziarie destinate all'accoglienza, si ritiene opportuno evidenziare anche le misure contenute nel disegno di legge di bilancio 2017, in aggiunta agli stanziamenti diretti a liquidare i compensi dovuti ai gestori dei centri per l'anno in corso, di cui ho già parlato. In una logica di sostegno degli enti locali nei cui ambiti sono presenti i centri di accoglienza, in tale provvedimento è stato previsto in loro favore l'istituzione di un «fondo di riconoscenza» di 100 milioni di euro e il contributo consisterà in una elargizione una tantum di 500 euro per ogni straniero ad oggi ospitato nei centri. Queste sono le direttrici principali dell'azione che il Governo sta portando avanti con convinzione e tenacia sul fronte interno, ma, riprendendo una frase dell'interpellante circa il fatto che occorre individuare soluzioni politiche di lungo periodo e non emergenziali, si fa presente che il Governo sta mettendo nei tavoli europei, per promuovere politiche in grado di ridurre gli oneri sociali e finanziari dell'accoglienza, delle ipotesi che incidano sulle cause profonde del fenomeno migratorio, cioè sulle condizioni di disagio socio-economico che interessano ampie aree del continente africano. Le proposte dell'Italia al riguardo si sono concretizzate, come noto, nella presentazione del Migration Compact, che ha ricevuto l'apprezzamento e l'avallo della Commissione europea, tant’è che ha costituito la base di una sua comunicazione formale dello scorso mese di giugno che disegna un nuovo partenariato con i Paesi terzi di origine e di transito dei flussi migratori.

  PRESIDENTE. Il deputato Cozzolino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Mi ritengo parzialmente soddisfatto in quanto ha illustrato anche, diciamo, le politiche di lungo respiro. Come MoVimento 5 Stelle abbiamo cercato di affrontare in questa Aula portando, con mozioni e risoluzioni, anche le nostre proposte per la questione immigrazione, per risolvere appunto, cose di lungo periodo. C’è stato in più un costante lavoro dei colleghi della Commissione CIE-CARA, Commissione che abbiamo voluto e ci tengo a rivendicarlo, perché seguivo personalmente il provvedimento che ne chiedeva l'istituzione. Stiamo attendendo la relazione al Parlamento, spero venga quanto prima. Ciò premesso la critica che formuliamo sul tema è anche sulla base della risposta che ci ha fornito, anche se il sottosegretario ha cercato di illustrare comunque politiche in essere. Ricordo invece però quando qualche settimana fa è stato chiamato a esprimere un parere sulla mozione presentata dalla mia collega Lorefice, che tra l'altro è anche seconda firmataria di questa interpellanza, mozione che chiedeva di chiudere il CARA di Mineo; il sottosegretario ha parlato di accoglienza diffusa, questo poteva essere un primo segnale. Questa mozione nasce appunto da quanto appurato dalla Commissione d'inchiesta sui CIE-CARA, dati che portarono il presidente di questa Commissione a dichiarare che quel centro dovesse essere chiuso. Ebbene il Governo motivò il parere contrario spiegando che di CIE-CARA non si poteva fare a meno, perché la cosiddetta accoglienza diffusa non funziona per colpa degli enti locali. Spero che si dissolva a breve. Rispetto a qualche anno fa il Governo ha attuato una distribuzione abbastanza omogenea dei migranti presenti in Italia tra le varie regioni, ma il problema permane all'interno Pag. 5delle regioni in cui si verificano, come ad esempio in Veneto e a Cona e Conetta, situazioni nelle quali la gran parte dei migranti destinati ad una regione sono concentrati in un solo comune o al massimo due, confinanti, tra l'altro. Il Governo si scherma dando la colpa ai comuni, ma non è una cosa che regge. Infatti, così come il Governo centrale è stato più volte solerte a tagliare i fondi alle amministrazioni locali con varie motivazioni, anche di fronte a un problema come quello della gestione migranti, dovrebbe far valere la propria autorità. Purtroppo così non avviene e il risultato è quello che vede le amministrazioni comunali che sono più disponibili ad accogliere i migranti sul proprio territorio e hanno strutture di accoglienza, per citare un esempio, il Veneto, penso al comune di Mira, pagare un doppio costo. Adesso ci sarà un ristoro, però, come sempre è un intervento una tantum. Come dicevo, il primo in termini di risorse economiche e il secondo in termini di tensioni sociali, che si ripercuotono in malcontento nei confronti dell'amministrazione interessata, che è l'unico interlocutore attualmente dei cittadini. Questa persistenza da parte del Governo a non voler superare il sistema dei CIE-CARA, perché ritenuti indispensabili, ancorché generatori di situazione di negazione dei diritti e di vere e proprie illegalità, fa sorgere due riflessioni: la prima è molto semplice e consiste nel fatto che semmai si avvia un'azione per superare o ridurre ai minimi termini la gestione dell'immigrazione tramite l'utilizzo di questi centri.
  Due giorni fa il Governo, intervenendo in audizione al Comitato Schengen, ha detto più o meno «i Paesi del Nord Europa sono disposti a dare risorse solo in cambio di centri chiusi, ma noi non faremo campi di concentramento nel nostro Paese». Posizione assolutamente condivisibile, se non fosse per il fatto che noi i campi chiusi in cui succede di tutto ce li abbiamo già. E dunque che non se ne facciano di ulteriori è quanto meno auspicabile. La seconda riflessione invece consiste nel fatto che questa persistenza rafforza l'idea che mantenere in piedi la struttura dei CIE e CARA, come ormai ampiamente dimostrato, genera affari e soprattutto malaffari, e che dunque sia proprio questo aspetto principale il fattore che ostacola l'avvio di un loro superamento definitivo. Vengo ora all'aspetto delle risorse dei centri d'accoglienza che per mesi non sono state più erogate dal Viminale: che il Viminale battesse cassa al MEF senza ottenere risposta conta poco, perché è il Governo che, nel suo complesso, ha la responsabilità di gestire le politiche fondamentali per il nostro Paese. Ho avuto modo di accennare nell'illustrazione che questo specifico problema sembrerebbe essere in via di soluzione, anche se mi consenta di avere qualche perplessità in merito agli ondeggiamenti del Governo; perplessità che si sono trasformate in preoccupazione dopo aver ascoltato l'audizione del prefetto Morcone in Commissione Schengen. Sabato scorso e poi domenica si diceva che queste risorse sarebbero state inserite in legge di bilancio, mercoledì poi vi è stata l'audizione del prefetto Morcone, il quale con grande franchezza ha dichiarato di non sapere quale sarebbe stato lo strumento normativo, però il sottosegretario ha illustrato e ora ovviamente dovrà passare all'Aula e vedere il testo definitivo. Ecco dunque apparire sulla stampa notizie tra loro diverse. Alcuni giornali, tra i quali il Messaggero, hanno riportato una notizia diversa, ovvero che i 600 milioni che oggi mancano arriveranno con altro strumento normativo, forse un decreto-legge, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Già la confusione o la mancanza di chiarezza da parte delle comunicazioni del Governo su come destinare questi soldi non fa stare sereni, però questi chiarimenti sono stati riportati dal sottosegretario, ne do atto, e quindi il rischio forse di vedersi migranti sbandati per strada per la chiusura dei centri per il momento sembra essere superato, però comunque è sempre una situazione emergenziale. Può essere che un decreto-legge sarebbe la soluzione più veloce, però ancora una volta dimostrerebbe il fatto che il Governo Pag. 6continua a mettere toppe ad un'emergenza senza programmare; intanto tura questa falla e poi si aspetta che se ne produca un'altra. Anche la notizia del fondo da 100 milioni che dovrà garantire il bonus dei 500 euro a migrante ospitato per i comuni che li ospitano ci conferma nella critica che rivolgiamo al Governo di vivere alla giornata. Io spero che comunque nel successivo, nei successivi anni o mesi si imposti, come diceva, un sistema diverso. Anche sul punto, l'audizione che ho citato del prefetto Morcone è stata indicativa e agghiacciante in un certo senso. Ci tengo a precisare che la mia non è una critica al prefetto Morcone, al quale anzi vorrei esprimere la mia solidarietà, ma nei confronti del Governo, che ha mandato il capo del dipartimento del Viminale che si occupa di immigrazione a riferire in Parlamento senza fornirgli gli strumenti di conoscenza. Su questo fondo di premialità il prefetto Morcone non è stato in grado di rispondere con certezza a due quesiti posti dalla presidente Ravetto, e cioè se questi soldi andranno solo ai comuni inseriti nel sistema SPRAR o a tutti i comuni che ospiteranno migranti, e se i fondi destinati ai comuni avranno vincolo di destinazione o meno. Ebbene, a queste domande il prefetto è stato costretto a rispondere utilizzando il condizionale e facendo delle ipotesi, poiché in concreto non aveva strumenti per dare risposte precise. Se queste sono le premesse, converrà con me, signor rappresentante del Governo, che la preoccupazione è più che legittima. Sempre su questo nuovo fondo di premialità, vorrei citare un giudizio altrettanto indicativo: «Se guardiamo al metodo siamo alle solite, decidono loro il quanto, il come, il quando. A noi sindaci non resta che aspettare e vedere cosa succederà... Sappiamo ancora troppo poco di questo provvedimento per poterlo valutare compiutamente... se, come pare, sarà un contributo di cui i comuni potranno disporre liberamente, ben vengano, qui le opere da fare e i servizi finanziari non mancano, ma non credo che saranno retroattivi e sui fondi per l'immigrazione in passato abbiamo avuto esperienze negative».
  Queste considerazioni che ho appena citato non sono mie, ma di un sindaco, il sindaco di Cona, che si trova a gestire l'ospitalità di un gran numero di migranti e non mi sembra che da parte sua ci sia fiducia. Prima di chiudere ci terrei a fare un cenno all'ipotesi, che pure è stata fatta balenare dal Governo qualche settimana fa, di nominare un commissario straordinario all'immigrazione. Sul punto sorvolo sull'eventuale persona che dovrà, dovrebbe ricoprire tale incarico, ma il problema è un altro. A nostro avviso nominare un commissario non ha alcun senso perché già ci sono le strutture necessarie a gestire il fenomeno. La nomina di un commissario non avrebbe altro senso se non quello di voler perdurare in una continua emergenza. E comunque se questa dovrà essere la soluzione, allora, per onestà, il Governo dovrebbe dare ragione ai tre governatori di Liguria, Lombardia e Veneto, che in un documento inviato al Governo qualche settimana fa ponevano proprio la formale apertura di uno stato di emergenza sull'immigrazione al primo punto delle proposte che avevano avanzato. Concludendo davvero, negli ultimi giorni sono arrivati ulteriori 12 mila migranti e altri sbarchi si attendono sulle nostre coste. Purtroppo il Governo non ha o non vuole attivare una gestione di lungo periodo però dalle risposte del sottosegretario sembra che si stia ponendo in essere. Staremo a vedere. Grazie.

(Elementi ed iniziative per garantire l'accesso ai cosiddetti hotspot alle associazioni che si occupano di diritti dei migranti, oltre che agli operatori della stampa – n. 2-01498)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Duranti n. 2-01498 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Duranti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DONATELLA DURANTI. Presidente, illustro l'interpellanza, anche perché ci sono dei fatti nuovi che sono intervenuti successivamente.Pag. 7
  L'interpellanza verte sul funzionamento dell’hotspot di Taranto, in particolare sulla necessità di garantire a nostro avviso, ma io dico anche secondo la nostra Costituzione, il libero accesso. Da un lato agli operatori della stampa: il nostro Paese prevede il diritto di cronaca, che peraltro è un diritto costituzionalmente garantito; l'articolo 21 della Costituzione italiana dice del diritto di cronaca, il quale si manifesta attraverso la narrazione dei fatti e si rivolge alla collettività, cioè ha una funzione che è quella di informare la collettività. Dalle esperienze dirette che ho, ma anche dalle ripetute denunce che sono state effettuate dalla Federazione della stampa, questo diritto previsto dalla nostra Costituzione in riferimento all'accesso agli hotspot viene negato.
  E poi c’è il diritto, che anche qui a mio avviso è sacrosanto, che riguarda il libero accesso delle associazioni di tutela dei diritti dei migranti, che dovrebbero poter svolgere il loro ruolo e la loro funzione: anche qui essenziale perché è finalizzata ad aiutare i migranti, gli stranieri quando arrivano sul nostro territorio; è finalizzata a garantire loro l'esercizio dei diritti basilari, ed insomma a mio avviso sarebbe necessario che le associazioni di tutela dei migranti avessero diritto, anche laddove non abbiano convenzioni con le prefetture.
  Il caso che io riporto risale al 10 settembre scorso, allorquando mi sono recata ai cancelli dell’hotspot di Taranto. Devo ricordare che la settimana che si concludeva il 10 settembre era stata una settimana piuttosto difficile per la mia città, perché caratterizzata da numero molto alto di arrivi: dal 31 agosto al 7 settembre erano sbarcate 1.668 persone, di cui 239 minori non accompagnati. Avevo pertanto deciso di effettuare una visita presso l’hotspot per rendermi conto personalmente delle condizioni cui erano sottoposte le persone arrivate appunto nella settimana dal 31 agosto al 7 settembre, per verificare che fossero garantiti loro i diritti basilari. Ed avevo anche scelto – ma penso che questo faccia parte delle prerogative di ogni parlamentare – di essere coadiuvata, accompagnata da alcuni esperti: in particolare da rappresentanti dell'ASGI e da rappresentanti di un'associazione di tutela dei migranti. Ovviamente ho comunicato prontamente alla prefettura di Taranto questa mia intenzione, e la risposta che mi è stata data è che, prima di effettuare l'accesso insieme a questi esperti, ai rappresentanti di queste associazioni, bisognava mandare una comunicazione al Ministero dell'interno. Mi è stato risposto testualmente che esiste dal 22 marzo 2016, che la prefettura di Taranto ha acquisito agli atti appunto in data 22 marzo 2016 una circolare del Ministero dell'interno, con oggetto «Afflusso di cittadini stranieri sul territorio italiano: disposizioni operative»; e che dispone «che devono essere» – virgolettato, perché questa è l'informazione che mi è stata trasferita dalla prefettura di Taranto – «trasmesse ad una specifica casella di posta elettronica certificata le istanze di accesso ai centri di accoglienza, debitamente motivate».
  Gli hotspot si trovano in un limbo giuridico che conosciamo tutti: non sono normati; al di là dell'opinione, per esempio mia e del mio gruppo, che gli hotspot vadano chiusi, tuttavia c’è un tema che riguarda il limbo giuridico nel quale si trovano. Eppure il Ministero dell'interno il 22 marzo ha inviato una circolare alle prefetture, in cui si dispone, si regolamenta l'accesso agli hotspot, ma facendo riferimento ai centri di accoglienza: sappiamo tutti che gli hotspot non sono centri di accoglienza, ed io ho contestato alla prefettura di Taranto che una simile circolare non avesse alcun riferimento alla richiesta che io avevo fatto, cioè di poter accedere all’hotspot di Taranto, non ad un centro di accoglienza, coadiuvata, accompagnata da rappresentanti di associazioni di tutela.
  In più, l'interpellanza verte anche sul diritto dei giornalisti, degli operatori della stampa ad entrare all'interno dell’hotspot: devo dire che nella città di Taranto, nonostante l’hotspot sia molto attivo dal mese di marzo e gli arrivi siano sempre più consistenti e si siano ripetuti nel tempo, gli operatori della stampa locale per esempio non hanno mai avuto accesso. Pag. 8La risposta del Ministero dell'interno alla mia richiesta è arrivata solo il 29 settembre: io mi sono preoccupata di mandare per iscritto la richiesta di accesso alla prefettura di Taranto l'8 settembre, la prefettura di Taranto l'ha inviata al Ministero dell'interno, il Ministero dell'interno ha risposto il 28 settembre, cioè a distanza di venti giorni ! Nel frattempo io avevo effettuato la mia visita, accompagnata da un avvocato dell'ASGI, il quale purtroppo è stato costretto a rimanere fuori.
  Io credo che siano state violate le mie prerogative: c’è la possibilità che io decida, che io scelga da chi farmi accompagnare in caso di una visita ispettiva; e sono tuttora violati i diritti sia degli operatori della stampa che delle associazioni di tutela. Per questo ho interpellato il Ministro: per sapere che cosa intenda fare, tempestivamente però, per risolvere questo problema, che, credo, attenga al funzionamento democratico delle nostre istituzioni.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla difesa, Domenico Rossi, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato alla Difesa. Come richiamato dall'interpellante, nell'interpellanza all'ordine del giorno viene lamentato che in occasione della sua visita all’hotspot di Taranto avvenuta il 10 settembre scorso, i rappresentanti dell'Associazione «Babele» e dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (ASGI), che erano al seguito dell'onorevole Duranti, si sarebbero visti precluso l'accesso alla struttura. Viene pertanto chiesto quali iniziative si intendono adottare per garantire il libero accesso ai centri in questione, sia alle associazioni che operano nel campo dei diritti dei migranti sia ai giornalisti.
  In via preliminare si precisa che, in base alle disposizioni vigenti del Ministero dell'interno in materia di accesso ai centri di accoglienza, applicabili per analogia anche agli hotspot, i parlamentari hanno libero accesso ai centri per migranti, come la stessa onorevole Duranti ha potuto constatare. Invece le istanze di accesso di eventuali persone al seguito dei parlamentari richiedono una specifica autorizzazione, che viene rilasciata dalla competente prefettura previo parere del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione dell'amministrazione dell'interno. Pertanto, non sussiste, né risulta essere mai stato attuato alcun esplicito o aprioristico divieto di accesso agli hotspot nei riguardi dei rappresentanti o degli operatori delle associazioni che si occupano di diritti dei migranti.
  È vero, invece, che nei riguardi di tali persone, ove non svolgano attività di assistenza nei centri sulla base di convenzioni o progetti di collaborazione con gli enti locali o con le prefetture, l'accesso è condizionato al buon esito di un procedimento autorizzatorio volto a bilanciare da un lato le esigenze di trasparenza con quelle, quantomeno altrettanto rilevanti, di sicurezza, di privacy e di ordinario funzionamento delle strutture in questione.
  Che l'amministrazione dell'interno sia attenta al valore della trasparenza è dimostrato d'altra parte dalla soluzione individuata per regolamentare l'ingresso degli operatori della stampa. Per tale categoria professionale sussistono delle ovvie limitazioni all'accesso riconducibili alle specifiche esigenze organizzative degli hotspot, con particolare riferimento allo svolgimento delle procedure di identificazione e il fotosegnalamento dei migranti a cura delle forze di Polizia ivi operanti, ma tuttavia, di recente, sono state raggiunte intese tra il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno e la federazione nazionale della stampa italiana volte ad autorizzare l'ingresso agli hotspot di giornalisti appositamente accreditati dalla federazione. Ciò è quanto accaduto, ad esempio, il 3 ottobre presso l’hotspot di Lampedusa in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione.
  In relazione al fatto specifico da cui ha tratto origine l'interpellanza, cioè il mancato ingresso nell’hotspot di Taranto degli Pag. 9accompagnatori dell'onorevole Duranti, si evidenzia che il breve lasso di tempo, solo due giorni, intercorrente dalla ricezione dell'istanza di accesso alla struttura e la data d'accesso medesima, non ha consentito al Ministero dell'interno di trasmettere in tempo utile alla prefettura di Taranto il parere di rito sull'istanza di autorizzazione. È un fatto, comunque, che alla fine l'autorizzazione sia intervenuta e di essa, come riportato, è stata data comunicazione all'onorevole Duranti. Ribadisco pertanto: nessuna volontà interdittiva quindi, ma solo un problema di insufficienza dei tempi a disposizione per l'istruttoria. Rafforzo questo concetto sottolineando che l'autorizzazione è evidentemente tuttora valida e fruibile.

  PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  DONATELLA DURANTI. Grazie signora Presidente. Sono parzialmente, solo parzialmente, soddisfatta, perché credo che ci siano ancora molti lati oscuri. Allora dico subito che apprezzo che siano state stipulate intese con la federazione della stampa per l'accesso degli operatori della stampa presso gli hotspot e il sottosegretario ha fatto riferimento al loro accesso il 3 ottobre a Lampedusa in occasione della celebrazione della giornata internazionale per i migranti. Io spero che queste intese garantiscano il libero accesso degli operatori della stampa anche in giornate per così dire normali, non in giornate in cui appunto ci siano celebrazioni, cerimonie e quindi – voglio essere maligna – in cui è necessario che ci sia la presenza della stampa per, in qualche maniera, propagandare, per pubblicizzare la presenza di politici o di addetti ai lavori. Per cui io mi auguro che queste intese siano veramente efficaci e riguardino la libertà di accesso agli hotspot da parte di rappresentanti della stampa in ogni momento, in ogni occasione – sottolineo – soprattutto quando ci sono arrivi, sbarchi di una certa consistenza e, quindi, quando a causa del limbo giuridico nel quale si trovano ad operare gli hotspot possono essere messi in discussione anche i diritti basilari degli stranieri che arrivano sul nostro territorio.
  Non sono soddisfatta rispetto al riferimento che il sottosegretario ha fatto sulla circolare emanata il 22 marzo 2016 dal Ministero degli interni laddove dice che le disposizioni applicabili per i centri di accoglienza per analogia vengono estese anche agli hotspot. Intanto questo non è riportato assolutamente all'interno della circolare così come io l'ho ricevuta.
  E in ogni caso, penso che tutto ciò andrebbe normato esattamente. Però mi rendo conto che è difficile normare, per esempio, l'accesso agli hotspot, visto che gli hotspot stessi non hanno riferimenti giuridici e non hanno riferimenti normativi, rimane cioè esattamente lo stesso problema.
  Per quello che riguarda l'accesso delle associazioni di tutela dei migranti, mi è stato confermato dal sottosegretario che possono avere accesso solo le associazioni che abbiano convenzioni con la prefettura. Io penso che anche qui siamo molto distanti da quello che invece sarebbero diritti, libertà, e soprattutto dalla necessità di garantire che tutte le associazioni che sono accreditate, che si occupano di tutelare i migranti, possano svolgere la loro funzione – io lo dicevo nella mia illustrazione – indipendentemente dalle convenzioni con la prefettura, perché molto spesso ci sono associazioni di tutela che svolgono un lavoro sul territorio da anni e che vedono negata la possibilità di offrire gratuitamente il loro aiuto, il loro sostegno. Quindi penso che anche qui andrebbe modificata questa disposizione, se di disposizione si può parlare sempre in riferimento agli hotspot.
  Signor sottosegretario, c’è stato un esplicito divieto all'ingresso, in particolare quel giorno, il 10 settembre, di un avvocato dell'Asgi; mi sono recata presso i cancelli dell’hotspot ed è stato fatto divieto alla possibilità di accedere all'avvocato dell'Asgi. Capisco che magari ci sia una questione relativa ai tempi per l'autorizzazione, ma intanto l'autorizzazione è arrivata Pag. 10dopo 20 giorni ed è francamente inaccettabile. È inaccettabile che in una situazione peraltro di grande difficoltà come quella appunto relativa al 10 di settembre, e alla settimana subito precedente, si impedisca l'accesso e quindi una visita ispettiva e il cosiddetto nulla osta all'accesso arrivi dopo 20 giorni; 20 giorni sono un numero altissimo. Penso che, per quello che mi riguarda, la possibilità per un parlamentare di decidere di svolgere le proprie prerogative, e quindi di decidere quando e come svolgerle, non debba essere negata. Lei ha ripetuto che ovviamente la possibilità di accedere rimane in capo ai parlamentari, mi verrebbe da dire: ci mancherebbe altro ! Il punto è che il Ministero degli Interni naviga assolutamente a vista rispetto agli hotspot, al loro funzionamento, alla loro copertura giuridica, per così dire, e di volta in volta si immaginano, si producono, disposizioni che però ogni volta violano leggi, normative e addirittura la Costituzione italiana.
  Io mi auguro che nei prossimi giorni si rafforzino queste intese con i rappresentanti della stampa e che possano avere libero accesso. Mi auguro che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, il Ministero intervenga perché rispetto a questo, rispetto alla parte che riguarda le associazioni di tutela, mi sembra che non ci sia intenzione di modificare le disposizioni. Comunque rimarremo vigili rispetto al funzionamento degli hotspot che, lo voglio ripetere e sottolineare anche in questa occasione, anche per le questioni sollevate da questa interpellanza, noi continuiamo a ritenere debbano essere assolutamente chiusi.

(Chiarimenti in ordine ai poligoni militari presenti in Sardegna e alle connesse esigenze di bonifica ambientale – n. 2-01514)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pili e Pisicchio n. 2-01514 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Pili se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente, questa interpellanza non vuole essere un semplice atto di sindacato ispettivo, è un atto per fare chiarezza; chiarezza su tutto quello che è accaduto, che sta accadendo, per portare in quest'Aula, nel massimo consesso parlamentare, questioni delicate, questioni di morti, di vittime, questioni secretate, in alcuni casi, violate, nascoste e che devono essere affrontate, qui, ora, alla luce del sole. Questa interpellanza ha due obiettivi fondamentali. Il primo è la necessità di fare chiarezza, di avere risposte dal Governo, da un Governo che continua, così come tanti altri Governi hanno fatto, a sfuggire e a non dare risposte su temi, su questioni che hanno una rilevanza straordinaria nell'impatto sui civili e, soprattutto, sui militari. L'obiettivo è quello di squarciare un velo pesante, pesantissimo, oserei dire, di omertà, su quanto è accaduto e su quanto sta accadendo all'interno di vere e proprie zone franche del nostro Paese, dove succede di tutto e di più, dove si cerca ogni stratagemma per vietare, per impedire di conoscere, comprese le inchieste che vengono portate avanti dagli organi parlamentari. Vi sono parlamentari che vengono sottoposti a controlli rigidissimi, con limitazioni totali al potere ispettivo per le quali anche la Presidenza della Camera sarebbe chiamata ad agire, a chiedere il rispetto delle prerogative ispettive del parlamentare, vedasi il tentativo, ultimo, di trasformare in una scampagnata la missione della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, il divieto apposto per l'ingresso a Guardia del Moro a La Maddalena, con la Commissione che ritira la sua delegazione, che lascia i locali militari perché dichiara di essere impedita nello svolgimento della sua attività.
  Questa interpellanza è utile per dire che non tutti accettano il silenzio, che non tutti accettano le pacche sulle spalle e gli inviti conviviali nei circoli degli ufficiali. Ci sono troppe vittime, ci sono migliaia di militari e civili che chiedono risposte su quanto è accaduto per precise responsabilità dentro i poligoni militari della Sardegna, innanzitutto, e nei teatri di guerra. Pag. 11I familiari di migliaia di vittime inseguono giustizia e verità sulla morte dei propri congiunti; ci sono, poi, processi condizionati da omertà, da falsità, da manipolazioni e connivenze di ogni genere. Spero che in questa occasione dal Governo giungano risposte disponibili a fare chiarezza. Per quanto mi riguarda, ad omissioni ulteriori risponderò con atti e, se necessario, con elementi che riguardano atti stessi che qualcuno vorrebbe tenere segreti o nascosti. Poi serve la verità sulle servitù militari in Sardegna, una continua invasiva occupazione della Sardegna senza motivo. E ora che emergono in modo sempre più evidente i misfatti di Stato dentro quei poligoni, si deve porre con forza il tema della dismissione di tutte quelle attività invasive e devastanti dell'ambiente e del territorio e che hanno minato e che minano la salute dei militari prima di tutto e dei civili. Un Governo, anch'esso latitante, che risulta, ormai, dall'ultima Conferenza Stato-regioni sulle servitù militari, sfuggente; hanno concordato con la presidenza della regione di non firmare l'allora accordo nella Conferenza Stato-regioni per le servitù militari, e da allora, ormai quasi tre anni, si va avanti senza definire alcun tipo di ulteriore azione che possa dare risposte, sia sul piano ambientale, che sul piano della sicurezza, che del riequilibrio della distribuzione delle servitù militari in Italia.
  Poi, serve un'azione puntuale che riguarda fatti contingenti, ma che fanno parte di un filo rosso della conduzione autoritaria – uso questo termine –, da parte del Ministero della difesa, del territorio della Sardegna: a partire da quello che sta accadendo a Capo Frasca, con centinaia e centinaia di pescatori che da settimane occupano gli specchi acquei, non per rivendicare indennizzi, ma per chiedere la pulizia del mare e la libertà nei cieli di quel territorio, devastati e, in qualche modo, vietati ai civili e ai lavoratori del mare da troppo tempo. Chiedono non indennizzi, così come qualcuno nel Governo, nella regione, tenta di banalizzare, facendo perdere dignità alla protesta, ma chiedono – è scritto in maniera chiara nel baluardo della loro protesta – di liberare i mari, perché vogliono riprendere a lavorare onestamente, senza limitazione. Capo Frasca è l'unica realtà dove esiste il divieto perenne e viene soltanto concessa con ordinanza la possibilità di utilizzare gli specchi acquei.
  Così come c’è un tema che va risolto, dove l'omertà, intanto parlamentare, non può essere accettata. Ci sono 4200 missili Milan che mancano all'appello, 4200 missili Milan esplosi, contenenti torio, esplosi nell'aria del poligono di Teulada, 7200 ettari, e non solo nella penisola interdetta, perché la procura della Repubblica ha accertato che ci sono almeno altre 3 o 4 zone dove sono stati esplosi quei missili e dove è stato rinvenuto torio – dice la procura – ad elevata radioattività. C’è scritto negli atti parlamentari della Commissione d'inchiesta; si parla di elevata radioattività e ne parlano i funzionari della procura della Repubblica e qualcun altro. Mancano risposte sui 4200 missili Milan: che fine hanno fatto, se è vero che sono state trovate soltanto diciannove parti residue di quei missili Milan radioattive, altamente radioattive, dice il report consegnato alla Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito della Camera.
  E poi che dire di un deposito di scorie radioattive dichiarato, registrato, verbalmente registrato dal sottoscritto in una conversazione che doveva restare segreta col comandante del poligono militare di Teulada in cui dice: questo è un deposito temporaneo di scorie radioattive. Da quanto è temporaneo ? Da due anni e mezzo. E dentro quel poligono c’è un deposito di scorie radioattive di quei diciannove missili rinvenuti e nessuno sapeva niente; anzi, il Ministero della difesa ha anche minacciato – e spero che lo faccia – di denunciarmi per aver violato chissà quale segreto di Stato, mostrando le immagini di quel deposito, in quel locale fatiscente, privo di qualsiasi tipo di precauzione sul pericolo che transita in quell'area.
  Poi, c’è la penisola interdetta, cioè la porzione più estrema dell'Italia, anzi, aggiungo, della Sardegna, anzi, tolgo Italia e Pag. 12dico Sardegna, dove c’è una penisola che è definita interdetta, cioè dove non ci si può più andare, perché vi è una devastazione tale per cui l'uomo non vi può più accedere; dove non è stato fatto niente, alcun tipo di bonifica, è stato aperto un camminamento, è stata tolta qualche bomba inesplosa lungo quella penisola interdetta, ma si dice che lì siano stati esplosi gran parte di quei 4200 missili Milan, quindi con una aggravante sul piano radioattivo che riguarda quella zona a contatto con le più belle spiagge della Sardegna e del Mediterraneo, anche se interdette. E niente viene detto; gli stessi militari, i generali nella disposizione scrivono: interdetta, e cioè preclusa; secondo i loro calcoli non può essere più recuperata.
  Ancora, ci sono i fatti omessi. Quelli di Quirra, per esempio; è vero o non è vero che a Quirra sono arrivate colonne infinite di TIR carichi di armamenti, di bombe, di missili e di quant'altro provenienti da tutto il sud Europa, per essere smaltite clandestinamente, prive di qualsiasi regola, per farle esplodere sottoterra e per creare poi nubi tossiche che hanno pervaso l'intera zona ? È vero o non è vero ? Perché si continua a negare, perché il Ministero della difesa non prende coraggio e dice: è avvenuto realmente questo. E se oggi arriverà, come credo, la smentita, allora sarà il caso di dimostrarlo quello che è avvenuto, di dimostrarlo con gli atti, con le immagini, con le dichiarazioni che sono state pure rese. E poi c’è un altro aspetto, quello del sistema bellico del nostro Paese: la commistione degli interessi tra chi guida le Forze armate, generali che negli anni hanno lasciato ruoli di primo piano da capi di Stato maggiore della Difesa, Aeronautica e via dicendo, per acquisire incarichi di primo livello – presidenti, amministratori delegati – delle più grandi industrie di armamenti. Per esempio, coloro che hanno prima acquistato, da generali, i missili Milan, poi sono diventati, stranamente, presidenti o amministratori delegati delle stesse società che vendevano quei missili Milan.  Tutto questo non può essere assolutamente sottaciuto e non può ancora rientrare nel novero delle non risposte di questo Governo.
  E poi ci sono le bonifiche: bonifiche che non esistono da nessuna parte, se non quelle farlocche che stanno facendo a Capo Frasca, dove la società incaricata di realizzare queste bonifiche è la Vitrociset. Chi conosce lo scenario militare e dell'Aeronautica sa che la Vitrociset è la più importante società che opera con il Ministero della difesa nella ricerca tecnologica applicata agli armamenti, cioè una società di grande livello tecnologico. Ebbene di cosa si sta occupando a Capo Frasca ? Ha vinto l'appalto per il movimento terra per la bonifica di una decina di ettari dentro quel poligono. Stranamente non hanno trovato nessuna sostanza, hanno trovato amianto. Ma come c’è entrato l'amianto ? Forse una lastra, per trasformare 10 mila tonnellate e metri cubi di terra in terra inquinata e, quindi, per far lievitare l'appalto ? Occorrono risposte molto chiare e molto nette. Così come a Teulada – ho già detto – non c’è stata nessuna bonifica, non c’è stata nessuna sostanziale bonifica a Quirra, se non in una discarica, che era fronte strada e, quindi, disturbava sostanzialmente l'occhio, e dunque si è provveduto a una bonifica.
  E poi c’è – e concludo questa illustrazione – il tema della nuova difesa: è necessario quello che sta avvenendo in queste ore in Commissione difesa ? Acquistare 530 milioni di euro di nuovi carri armati, prodotti sotto casa, per armare il nostro Paese, il vostro Paese ? Perché è evidente, da questo punto di vista, che sono soldi che servono per armare l'industria bellica e non invece per dare più remunerazione, magari ai militari, per pagarli meglio, per trattarli meglio e per dare risposte sul piano della bonifica. E anche di quel nuovo tipo di struttura della difesa, che deve essere più al servizio del cittadino, più civile, più genio militare. In Sardegna non c’è la protezione dalle alluvioni, dagli incendi, quando invece tutti i militari potrebbero essere rifunzionalizzati anche rispetto a quella difesa diretta, a contatto, così come è stato e così come Pag. 13avviene, da strade sicure alla partita di Forza Paris, che ha visto i militari impegnati in una straordinaria missione per difendere le terre e le popolazioni di Sardegna. Serve un investimento sul piano del personale militare, non nell'acquisto di questo tipo di armamenti.
  E quindi è evidente che su queste questioni serve una risposta limpida, serve una risposta puntuale del Governo, perché è evidente che, se questo non dovesse avvenire, si aprirà un conflitto, non solo parlamentare ma con l'opinione pubblica, per dimostrare, con atti alla mano, quello che realmente è avvenuto. Fatelo voi ! Faccia il Governo un bagno di umiltà e di verità e di giustizia, e risponda a quelle partite che sono davanti agli occhi di tutti.
  Ci sono migliaia di vittime che attendono risposte, c’è una Sardegna devastata a colpi di mortaio, che chiede risposte e rispetto. È questo quello che io mi attendo da questo Governo, mi attendo questa risposta, ed è anche evidente che, se non arriverà, dovremmo trarre tutti le necessarie conseguenze.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla difesa, Domenico Rossi, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato alla Difesa. L'onorevole Pili sicuramente concorda con me che, dopo circa vent'anni, questo Governo, nel 2014, ha rinnovato per la prima volta la possibilità di un confronto tra lo Stato e le regioni maggiormente oberate di servitù militari.
  Una Conferenza Stato-regioni che ha portato poi a firmare due protocolli con il Friuli e la Puglia ed ha, invece, avviato la possibilità di un confronto con la regione Sardegna, con cui all'inizio del 2015 è stato condiviso un tavolo di concertazione ed è stato sottoscritto un accordo, proprio con l'obiettivo di giungere sia alla definizione percentuale della effettiva realtà militare nell'isola, sia all'individuazione di misure di riequilibrio e di armonizzazione in termini di riduzione quantitativa e qualitativa dell'incidenza delle attività militari. L'azione del Governo e del Dicastero è stata, cioè, sempre quella di cercare di rendere compatibili, per quanto possibile, le esigenze della Difesa, specie in momenti in cui la sicurezza è – e non può essere altro – un bene primario di tutti gli italiani, con le esigenze del territorio. Allo stato attuale, le interlocuzioni con la regione sono proseguite e sono all'attenzione della Presidenza del Consiglio dei ministri per il necessario coordinamento e la condivisione delle proposte.
  Intanto, nello specifico di alcune richieste o di alcune osservazioni, osservo che, in applicazione della Direttiva europea «Habitat» 92/43/CEE, sono stati già individuati i siti di importanza comunitaria (SIC); le regioni dovranno successivamente definirli come zone speciali di conservazione. Nelle aree di sovrapposizione con quelle appartenenti al demanio militare, verranno adottate specifiche misure di conservazione per regolare le modalità di effettuazione delle attività addestrative, coerentemente con gli obiettivi di conservazione degli habitat floro-faunistici previsti dalla normativa comunitaria. Ricordo inoltre, proprio su questo specifico argomento, che i Dicasteri della difesa e dell'ambiente hanno siglato un protocollo di intesa per la tutela ambientale e attività esercitativa militare che li impegna alla reciproca collaborazione per la redazione e la realizzazione dei protocolli ambientali connessi alle attività esercitative.
  Per quanto concerne il poligono di Capo Teulada, il materiale custodito presso il deposito, citato dall'interpellante il 5 agosto scorso ed ora rimosso, era proveniente da attività di bonifica di vecchi sistemi d'arma, mezzi e materiale. Il deposito non è gravato da alcun segreto di Stato. A luglio 2015, disposta un'interrogazione presso la 4a Commissione Senato, è stato comunicato che l'ente consegnatario del poligono, a suo tempo, ha provveduto immediatamente alla delimitazione e all'interdizione delle aree dove è stata rilevata la presenza di torio. La rimozione potrà essere effettuata a conclusione dell'inchiesta in corso.
  Il Dicastero, sul delicatissimo tema delle bonifiche dei poligoni militari, ha Pag. 14impegnato, per il periodo 2013-2016, oltre 51 milioni di euro, dei quali circa il 50 per cento ascrivibile a imprese di bonifica della Sardegna.
  Per quanto attiene agli interventi presso il poligono interforze del Salto di Quirra, l'Aeronautica militare ha recuperato i residuati giacenti sui fondali marini antistanti la baia di Murtas e ha installato le centraline di monitoraggio ambientale. Inoltre, si è concluso il procedimento di caratterizzazione, i cui esiti non hanno evidenziato la necessità di procedere con la bonifica.
  Con riferimento a Capo Frasca, nel febbraio 2013 sono state identificate le aree con presenza di materiali interrati, le cui analisi hanno evidenziato l'assenza di contaminazione dei terreni. È stata completata ora l'attività di rimozione dei rifiuti e prossimamente verrà eseguita l'attività di campionamento a fondo scavo e di analisi dei campioni per verificare la qualità dei terreni sottostanti. Rimanendo su Capo Frasca, il riconoscimento degli indennizzi dei pescatori del comparto marittimo di Oristano interessati dall'interdizione di tratti a mare è all'attenzione del Governo, che, al riguardo, ha già riferito in data 14 ottobre 2016 dinanzi all'Assemblea.
  Ricordo che, a seguito dei coordinamenti operati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato concordato un incontro che si svolgerà a brevissimo con il coinvolgimento del Ministero dell'economia e delle finanze e della regione Sardegna, proprio per rispondere a questa aspettativa. Per quanto concerne l'adozione di iniziative in merito all'assunzione di incarichi da parte di alti vertici militari nell'industria bellica, si rappresenta che la Difesa non partecipa in alcun modo ai procedimenti di conferimento dei relativi incarichi o collaborazione; peraltro la vigente normativa, articolo 44 del decreto legislativo n. 66 del 2010, prevede espressamente che le domande di iscrizione nel registro nazionale delle imprese operanti nel settore degli armamenti siano corredate, a cura delle imprese, della documentazione necessaria a comprovare l'esistenza dei requisiti richiesti, tra cui il divieto di attribuire incarichi dirigenziali ad alti vertici militari all'atto della cessazione del servizio attivo e per un periodo di tre anni. Soggiungo anche che ai sensi dell'articolo 994 del citato decreto legislativo, il militare in ausiliaria non può assumere impieghi nel rivestire cariche retribuite e non presso imprese che hanno rapporti contrattuali con l'amministrazione militare. Per concludere, tenuto conto con l'onorevole interpellante nella premessa cita un maggiore investimento sul personale militare nella regione Sardegna, ciò evidentemente comporterebbe un maggiore utilizzo delle aree addestrative interessate di cui invece si chiede una diminuzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Pili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MAURO PILI. Grazie Presidente, come posso dichiararmi soddisfatto se il sottosegretario si è prolungato in un richiamo di incontri, di trattative mai definite ? Ha richiamato la Conferenza Stato-regione; sulle servitù militari ha detto: hanno firmato Puglia e Friuli. Per la Sardegna da allora non si è riusciti a trovare alcunché, anzi l'accordo è su un tavolo di concertazione: è questo l'elemento cardine che lascia comprendere in che mani siamo finiti, cioè si tenta di imbrogliare l'opinione pubblica con i tavoli di concertazione infiniti, quelli che non danno alcun tipo di risposta. Interlocuzioni infinite che dimostrano il tentativo del Ministero della difesa, e di tutti coloro che insieme al Ministero della difesa sono complici del sistema, di prorogare e di non dare risposte; così come quando si richiamano le aree SIC, che sono già definite con decreto del Ministero dell'ambiente, hanno già un dispositivo gestionale molto chiaro e molto netto e invece qui si dice: bisogna verificare la sua posizione. Il 100 per cento dei poligoni militari della Sardegna, il 100 per cento ricade nelle aree definite siti di importanza comunitaria. Cosa dovete ancora studiare ? Basta la sovrapposizione Pag. 15cartografica dei SIC e delle aree militari per capire che siete in totale violazione delle norme comunitarie, e non è un caso che sia stata aperta una procedura di infrazione.
  È falso che siano state fatte bonifiche per 51 milioni di euro. Se è vero perché a Capo Frasca, e il cartello che è stato mostrato, è stato fatto un appalto per 1.250.000 euro ? E non è vero che non è stato trovato niente, perché ci sono i cumuli ripartiti con sostanze tossiche e sono la maggior parte dei comuni che hanno quella caratteristica, e si dice che è stato trovato amianto, stranamente amianto, che comporterà un costo aggiuntivo molto rilevante per quanto riguarda quell'appalto.
  È anche vero che le imprese coinvolte sono tutte subappaltatrici e cioè società che hanno un ruolo marginale e subalterno, altro che centraline ambientali. Che dire della risposta sugli indennizzi ai pescatori ? Non una parola sulla rideterminazione degli spazi acquei e della richiesta fondamentale di quei pescatori: cioè il vostro tentativo è comprare l'opinione pubblica sarda, comprare gli operatori, senza dargli la possibilità di avere la dignità di lavorare, senza ridefinire quel divieto assoluto che hanno per 365 giorni all'anno di lavorare in quell'area.
  Come si fa poi a dire che avete fatto le verifiche sui militari, sui generali, non c’è stata una risposta, potrei farlo io l'elenco dei militari e dei generali che hanno avuto incarichi, che hanno comprato i missili Milan e dopo qualche mese sono andati a guidare la società che vendeva i missili Milan.
  È vero c’è la legge, ma la legge dice che dovete bloccare le compravendite per tre anni da quelle società che hanno assunto quei militari. Voi non solo non avete bloccato quelle compravendite ma le avete incrementate. Cioè avete controvertito una norma di legge ben chiara che dice che se la società nomina un generale a capo della sua società quella società deve essere interdetta dalla fornitura militare. È successo l'esatto contrario. E poi che dire delle risposte evasive su Quirra, su quello che è successo a Teulada, è stato rimosso il deposito, è stato rimosso qualche giorno dopo la denuncia che il sottoscritto ha portato avanti, ma era il deposito da due anni e mezzo lì, di scorie radioattive e non c’è stata nessuna risposta su quei 4200 missili Milan esplosi nell'aria di Teulada, 4200 con un carico radioattivo da moltiplicare per 4200. Omissione totale, silenzio, nessuna risposta. Nessuna risposta onorevole Presidente della Camera sui morti, per esempio sui 167 nomi che compaiono secretati sull'inchiesta di Quirra, 167 pastori, militari, civili che operano nell'ambito di Quirra, che sono morti tutti della stessa casistica, e sulle quali non c’è nessuna risposta né di questo Governo e della Procura; anzi la Procura ha fatto un'analisi puntuale e attenta insieme alla Questura di Nuoro, ci sono 167 nomi, dipendenti della Vitrociset, pastori che operavano in quel poligono, singoli cittadini, militari tantissimi militari, tutti morti. Morti per la presenza di torio in quel poligono. Poligono dove c’è il torio. Nessuna risposta sui rapporti con l'Università di Siena alla quale avete dato un milione di euro per fare delle analisi, però stranamente nella relazione non compare mai il torio. L'Università di Siena fa le indagini e stranamente manca il torio. Ma sapete perché manca il torio nella relazione ? Dice il professor Riccobono, sotto interrogatorio, manca perché nella relazione finale c’è stato un errore a causa di un'anomalia nell'impaginazione. Ma guarda caso su centinaia di elementi l'errore di impaginazione è quello che riguarda il torio. Dopo essere stato interrogato il professor Riccobono insieme ad un suo assistente sale in macchina, abbondantemente riempita di microspie dalla Procura, e in quel viaggio da Lanusei per arrivare a Olbia il professor Riccobono rovescia il sacco e dice che sono stati i militari a chiedergli di non mettere il torio. C’è negli atti processuali, c’è una dichiarazione a verbale, ci sono le intercettazioni che dicono che Riccobono ha avuto le indicazioni dai militari di togliere il torio. Sono atti che sono depositati e che si sta cercando di nascondere, che si sta Pag. 16cercando di far sparire e Riccobono dice – sapevo che c'erano delle fumate bianche ma non hanno voluto farmi andare e non mi hanno consentito di fare quelle indagini – però hanno preso un milione di euro, e ci sono intercettazioni telefoniche e poi ci sono le dichiarazioni sotto interrogatorio dei generali, del generale Piras, per esempio, in pensione, che dice che a Perdasdefogu giungevano colonne di mezzi carichi di armamenti da far brillare e insieme a questi anche le ruspe per procedere al sotterramento e al brillamento conseguente. E dice il ruspista, sempre l'ufficiale dei militari: «scavavamo delle buche profonde circa venti metri e larghe trenta, al loro interno gli artificieri-armieri sistemavano di tutto proveniente da tutta Italia, adagiavano bombe, munizioni esplosivi, missili, siluri e materiale bellico in ogni genere per distruggerlo. Dopo l'esplosione» – dice il tecnico che viene sentito – «si generava un fungo simile a quello apparso in molti quotidiani, si prevedevano venti brillamenti al mese per anni e» – dice – «per la maggior parte, erano polveri nere ma anche polveri verdi e bianche, precisando che durante l'esplosione si alzava una nuvola di polvere nera oltre cinquanta metri dal suolo e con i venti si spostava nel vicino paese di Escalaplano». Errore di impaginazione, i militari hanno chiesto di non mettere il torio, il Procuratore della Repubblica che fa l'inchiesta viene trasferito di punto in bianco a Tempio, il capo della squadra mobile che ha fatto questa inchiesta, guarda caso, viene promosso e trasferito in Sicilia e l'inchiesta muore. Questa inchiesta rientrerà negli atti parlamentari, perché il sottoscritto non accetta il silenzio che anche oggi un generale fattosi sottosegretario ha voluto mantenere nelle risposte in quest'Aula, totalmente evasive; anzi, aggiungo, che sono state risposte che hanno omesso quello che realmente è successo: 4.200 missili esplosi a Teulada, contenenti torio, 1.800 esplosi a Quirra, nessuna risposta. Generali che vengono premiati dalla industria bellica assumendoli come presidenti e amministratori delegati, che diventano a loro volta uomini dell'industria bellica dopo aver comprato i missili Milan. Tutto questo non può essere accettato e non può prevalere il silenzio di Stato, l'omertà di chi vuole nascondere, alla faccia di quelle tante vittime, di militari, di civili che hanno perso la vita e che meriterebbero rispetto e onestà intellettuale da uno Stato che invece si è rivelato, verso la Sardegna e verso i sardi, vigliacco e incapace di dare risposte concrete a un dramma di tante famiglie che ancora aspettano verità e giustizia sui loro figli morti.

(Chiarimenti in merito al mancato avvio di negoziati con la Repubblica dominicana per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito – n. 2-01511)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fitzgerald Nissoli ed altri n. 2-01511 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Nissoli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, signor Viceministro, con la mia interpellanza sostenuta da colleghi di vari schieramenti intendo porre l'accento su un disagio lamentato dai pensionati italiani residenti nella Repubblica Dominicana, alcuni dei quali ci stanno seguendo via streaming, e cioè sul disagio causato dalla mancanza di un accordo contro le doppie imposizioni per cui essi devono pagare le tasse in Italia. Chiedono invece di poterle pagare dove sono residenti e questo renderebbe più semplice la burocrazia, sia per i cittadini italiani che per quelli dominicani che risiedono in Italia. Attualmente non vi è la doppia imposizione dello Stato dominicano, questo bisogna riconoscerlo, ma, se questi pensionati potessero pagare le tasse in loco, sarebbe una conquista importante per loro. Ricordo che il 6 luglio scorso sono intervenuta nell'Aula di Montecitorio per dichiarazioni di voto sulla convenzione tra l'Italia ed il Cile per Pag. 17eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito, spero di poterlo fare presto sulla futura convenzione tra l'Italia e la Repubblica dominicana, magari aggiungendo anche un accordo sulla sicurezza sociale. Inoltre mi preme ricordare che la stipula di una convenzione per evitare le doppie imposizioni con la Repubblica dominicana sarebbe molto importante anche per le numerose aziende italiane, circa 400, che operano in quel Paese e che vedrebbero in un siffatto accordo una semplificazione del sistema burocratico, quindi con un quadro certo e semplificato di norme e procedure. Signor Viceministro, si tratta di rapporti con un Paese con il quale l'Italia gode di ottime relazioni e che dall'inizio dell'anno prossimo vedrà anche la riapertura della nostra ambasciata a Santo Domingo. La stipula di accordi tesi a semplificare gli adempimenti fiscali dei nostri connazionali che vi risiedono sarebbe, pertanto, un gesto di buonsenso, un'attenzione agli italiani all'estero e un passo fondamentale per sostenere il nostro sistema imprenditoriale all'estero. Gli italiani all'estero rappresentano una risorsa preziosa per il nostro sistema Paese, facciamo in modo che il Governo ne prenda atto non solo formalmente, ma anche attraverso provvedimenti concreti. Grazie.

  PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Economia e delle finanze, Enrico Morando, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie signora Presidente. La questione posta dagli interpellanti è molto chiara.
  Sul punto bisogna prima di tutto precisare che le convenzioni contro le doppie imposizioni, secondo il modello di convenzione fiscale dell'OCSE, sono trattati internazionali di natura fiscale che, al fine di evitare i fenomeni di doppia imposizione, cioè nello Stato della fonte e nello Stato di residenza, nonché di evasione fiscale, regolano la potestà impositiva tra i due Paesi in relazione ad una molteplicità di tipologie reddituali tra le quali figurano appunto anche le pensioni. In tal senso, per quanto riguarda l'Italia, il nostro Paese, ispirandosi al modello della convenzione dell'OCSE che ho già richiamato, ha attualmente in vigore una rete molto larga di convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni con una molteplicità di Paesi in tutto il mondo, Paesi che continuano a crescere. La conclusione di convenzioni come quelle di cui stiamo parlando viene generalmente avviata sulla base di indicazioni del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nonché in raccordo con quest'ultimo, in considerazione dell'analisi di un complesso sistema di rapporti economici, finanziari e commerciali, intercorrenti tra le parti interessate. In tale quadro, una convenzione per evitare le doppie imposizioni mira a raggiungere un equilibrio complessivo nella ripartizione della potestà impositiva, tenute presenti tutte le componenti a cui ho fatto ora cenno. Dopo avere premesso quanto sopra, noi sostanzialmente rappresentiamo il fatto che, in base a quanto ricavabile dalle banche dati specializzate, in questo momento la Repubblica Dominicana risulta non avere sostanzialmente una rete altrettanto sviluppata di convenzioni contro le doppie imposizioni, avendo, secondo il modello OCSE, concluso soltanto due accordi, quello con la Spagna e quello con il Canada. Ciò non significa, vorrei dirlo subito, che il Governo italiano non possa considerare, se a ciò opportunamente sollecitato, come avviene anche con questa tempestiva interpellanza, la possibilità di avviare un confronto con la Repubblica Dominicana, al fine di giungere ad un accordo anche con quest'ultima. Come è già stato fatto notare aggiungo, infine, che, in merito alla specifica lamentata doppia imposizione sui redditi pensionistici di fonte italiana, in questo momento noi non possiamo non ribadire ciò che è già stato ricordato, e cioè che la Repubblica Dominicana non assoggetta a tassazione questa tipologia di redditi e ne deriva, quindi, che una eventuale iniziativa, alla quale noi non siamo contrari, di apertura del confronto per giungere ad un accordo contro la Pag. 18doppia imposizione, non potrebbe essere comunque una iniziativa che esenti nello Stato della fonte i redditi da pensione, attribuendo i diritti di tassazione esclusiva dei redditi pensionistici allo Stato di residenza, finché ovviamente non si decidesse da parte della Repubblica Dominicana di sottoporre in quel caso a tassazione questi redditi. Si determinerebbe una situazione paradossale in cui non ci sarebbe doppia imposizione, ma esattamente la totale esenzione degli stessi redditi, che per definizione è contraria allo scopo degli accordi per evitare le doppie imposizioni. Conclusivamente, il Governo non si oppone, anzi è favorevole a considerare l'ipotesi di giungere ad un accordo. In questo momento la situazione di doppia imposizione non c’è, quindi una decisione unilaterale di esenzione determinerebbe di fatto l'esenzione dell'insieme di quei redditi dalla tassazione; si può procedere ad un accordo che, naturalmente, attribuisca correttamente l'imposizione secondo quello che quell'accordo eventualmente potrà prevedere. Grazie signora Presidente.

  PRESIDENTE. La deputata Nissoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, signor Viceministro. Penso di ritenermi quasi soddisfatta della sua risposta, perché appunto ha detto che il Governo non si oppone. Ritengo anche però che bisogna dare certezza ai nostri pensionati residenti nella Repubblica Dominicana. Comunque la ringrazio signor Viceministro per l'attenzione che ha avuto verso questo problema e la invito a considerare, in maniera concreta, gli italiani all'estero, che sono davvero una risorsa per il nostro sistema Paese, come dicevo durante l'illustrazione. Troppo spesso lo si è affermato, ma poi non sono seguiti i fatti. Dal canto mio, io continuerò ad impegnarmi affinché ciò avvenga, in modo che i pensionati residenti all'estero, in questo caso in particolare nella Repubblica Dominicana, non si sentano abbandonati dalla madrepatria.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione all'acquisizione della Banca Antonveneta da parte di Monte dei Paschi di Siena – n. 2-01513)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Villarosa ed altri n. 2-01513 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Villarosa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, siamo qui nuovamente a parlare di Monte dei Paschi di Siena. Sono veramente troppi gli anni dedicati solo ed esclusivamente a questa banca ! L'ultima è quest'altra possibilità che gli azionisti quindi, compreso tra gli azionisti, Presidente, anche il MEF e ricordiamo che il MEF ha poco più del 4 per cento di proprietà della Banca Monte dei Paschi di Siena... Ebbene, quella banca si potrebbe risanare immediatamente, si potrebbe risanare dichiarando lealmente, e facendo dichiarare ad un giudice, perché purtroppo non possiamo farlo noi, ma legalmente dichiarare quel contratto nullo.
  Sulla stampa abbiamo ritrovato in questi giorni delle dichiarazioni rilasciate dall'avvocato Falaschi, un avvocato che difende 150 piccoli risparmiatori del Monte dei Paschi di Siena: in quell'articolo veniamo a sapere che lui, e non altri (quindi anche qui me la prendo nuovamente con il Governo), ha intentato una causa; ed il 13 ottobre è stato ascoltato dal GIP Enzio Damizia, che dovrà pronunciarsi in merito ad alcune particolarità, ad un'operazione in particolare, una delle più gravose che Monte dei Paschi di Siena ha effettuato in questi anni, che risulterebbe nulla. Qual è ? Stiamo parlando dell'acquisto effettuato da Monte dei Paschi di Siena nel 2008 di Banca Antonveneta.
  Banca Antonveneta, in base a questo ricorso effettuato appunto dall'avvocato, aveva all'interno nei propri bilanci nel momento dell'acquisto, quindi nel 2008, un prestito da restituire ad una banca olandese, ABN AMRO. In base a vari studi ed analisi che abbiamo svolto, non solo Pag. 19l'avvocato ma anche noi, questi dati a quanto pare, Presidente, dovevano già essere a conoscenza di Banca d'Italia; però Banca d'Italia nel 2008 decise comunque di autorizzare quell'acquisto.
  Presidente, caro Viceministro, come stiamo vedendo il sistema bancario italiano è in questo momento molto fragile. Ed è molto fragile anche a causa di queste modalità operative: come è possibile, Viceministro, Presidente, autorizzare l'acquisizione di una banca, senza verificare se quell'operazione rispetti i principi di sana e prudente gestione ? La sana e prudente gestione, Presidente, non è un principio che una volta facciamo valere, ed un'altra volta non facciamo valere: la sana e prudente gestione è un principio che il Governatore di Banca d'Italia, o chi autorizza quel tipo di acquisizione, deve verificare. Mario Draghi, allora Governatore di Banca d'Italia, verificò il reale costo di quell'operazione ? Perché l'autorizzazione che l'allora Governatore Mario Draghi diede aveva un valore di 9 miliardi di euro, ma i bonifici effettuati da Banca Monte dei Paschi di Siena dopo quell'operazione in realtà furono di 17 miliardi di euro, proprio perché all'interno dei bilanci di Banca Antonveneta si trovò questo prestito da restituire.
  E allora quant'era il costo di quell'operazione ? Quale ammontare doveva essere quantificato, 9 miliardi o 17 miliardi ? E allora, autorizzare un'operazione e dire che un'operazione è di 9 miliardi quando all'interno invece il costo reale è di 17, rispetta il principio di sana e prudente gestione regolato dall'articolo 19 del Testo unico bancario ? Rispetta questo principio, Presidente ? Perché se non lo rispetta c’è l'illiceità dell'oggetto, c’è la nullità del contratto.
  E allora se vogliamo risanare questa banca, Presidente, Viceministro, perché il MEF non mette in campo delle azioni per far tornare quei 17 miliardi all'interno della banca ? Perché il MEF non fa niente su Monte dei Paschi di Siena ? Perché il MEF dichiara in Aula – non il Viceministro Morando ma il Ministro Padoan –, perché il Ministro Padoan dichiara in Aula, la casa degli italiani, dichiara in Aula falsità, dicendo all'ultimo incontro che abbiamo avuto con lui qui che addirittura sul Monte dei Paschi di Siena loro erano favorevoli alla responsabilità in capo agli allora amministratori ? Ha dichiarato di voler votare favorevolmente per cacciare via gli amministratori, Viola in particolare, per cacciare via quegli amministratori che avevano causato danni ai cittadini italiani. Perché i risparmiatori italiani, i cittadini italiani hanno i soldi in quella banca ! Ebbene, viene in Aula il Ministro e dichiara: «Noi siamo contro quegli amministratori che si comportano in questo modo»; però poi andiamo a prendere il verbale di Monte dei Paschi di Siena, andiamo a prendere la votazione di cui stiamo parlando, e vediamo che il MEF, invece di votare favorevolmente, vota contro, e va a braccetto con i banchieri.
  Quali sono le azioni che volete mettere in campo per Monte dei Paschi di Siena ? Ancora non le abbiamo capite, però abbiamo capito che avete paura. Abbiamo capito che avete paura, perché con le quattro banche, con Banca Marche, CariChieti, si è immediatamente proceduto al bail-in; e avete fatto poi un passo indietro, perché inizialmente l'avete chiamato bail-in, poi quando vi siete resi conto che il bail-in ancora non era entrato in vigore avete tirato fuori il burden sharing, una regola entrata in vigore a luglio 2013, che però nessun obbligazionista conosceva. Quindi quando si tratta di quattro banche un pochettino più piccole, voi che avete sbandierato questa lotta al bail-out, cioè al non far pagare le crisi delle banche ai contribuenti, procedete col bail-in a far pagare le crisi delle banche ai correntisti, obbligazionisti ed azionisti della banca; solo che, quando vi trovate di fronte ad un problema un pochettino più grosso, come quello di Monte dei Paschi di Siena, allora vi bloccate, ed il bail-in e burden sharing non valgono più. Noi siamo contentissimi che non abbiate messo in campo il bail-in, anche se abbiamo paura che lo farete, perché vi sarete probabilmente costretti; però questo trattamento, Viceministro, differente tra i risparmiatori delle quattro Pag. 20banche ed i risparmiatori del Monte dei Paschi di Siena secondo me va leggermente in contrasto con l'articolo 3 della nostra Costituzione, che mette i cittadini tutti sullo stesso identico piano.
  Quindi su Monte dei Paschi di Siena quello che chiediamo con questa interpellanza, Viceministro, è di mettersi in azione, di muoversi, di fare qualcosa per cercare di recuperare questi famosi 17 miliardi, chiederli indietro e chiedere la nullità del contratto; e allora sì che si può risollevare la banca ! Non chiedendo favori a JP Morgan, chiedendo aumenti di capitale a JP Morgan, che poi però non si riescono a portare avanti.
  E infatti nell'interpellanza le chiediamo anche un'altra cosa, caro Viceministro, una cosa molto importante: ci sono arrivati documenti che ci dicono chiaramente che Monte dei Paschi di Siena sta modificando lo statuto del fondo pensione complementare dei lavoratori di Monte dei Paschi di Siena. La paura, Viceministro, qual è ? Siccome abbiamo visto che le modifiche sono delle modifiche assurde, perché si cancellano dei documenti che sono utili per i lavoratori, quindi fogli informativi che riguardano le condizioni contrattuali, fogli informativi che indicano al cliente come vengono investiti i propri fondi. Ebbene, abbiamo visto che stanno cancellando queste parti nello statuto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 11,05)

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Non vorremmo che questo, Viceministro, significhi che il fondo inizierà a finanziare la Banca Monte dei Paschi di Siena, cioè nuovamente vi ritroviate a dover utilizzare i soldi dei pensionati, delle pensioni, per salvare qualche banca. Quindi, le domande sono poche Viceministro, poi cercherò di replicare in base alle sue risposte. Sono quattro domandine in fondo. Quindi, le chiedo almeno di rispondere a tutte, senza aggirarle.

  PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Economia e delle finanze, Morando, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie Presidente. Il contenuto dell'interpellanza è molto specifico ed è stato adesso, sia pure sommariamente, richiamato. Prima di tutto va detto che il Ministero dell'economia e delle finanze è divenuto azionista della Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. e lo ha fatto in data 1o luglio 2015, avendo ricevuto 117.997.241 azioni ordinarie a titolo degli interessi maturati al 31 dicembre 2014 sui nuovi strumenti finanziari di cui al decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, e successive modifiche, i cosiddetti «Monti bond». Le azioni ordinarie assegnate al Ministero sono state pari al 4,024 per cento del capitale di Banca MPS.
  Quanto al primo punto sollevato dall'interpellanza dunque, e concernente gli elementi relativi all'ispezione del marzo 2007 condotta dalla Banca d'Italia presso Banca Antonveneta, la cosa è chiara: all'epoca il Ministero non era azionista della banca MPS. Quindi ci siamo rivolti, è ovvio, alla Banca d'Italia per ottenere – dirò subito – chiarimenti in merito. Si evidenzia comunque che la Banca d'Italia, che abbiamo sentito, ha fatto presente che la citata operazione fu allora autorizzata perché ritenuta conforme, come è stato anche richiamato, ai criteri previsti dalla normativa avendo riguardo tra l'altro all'adeguatezza patrimoniale di MPS e alla sostenibilità della acquisizione. La Banca d'Italia riferisce che a gennaio del 2008, MPS presentò l'istanza per l'acquisizione del gruppo Antonveneta da parte di Abn-Amro nell'ambito di un accordo quadro con il Banco Santander e che il costo dell'operazione ammontava a circa 9 miliardi di euro, di cui 6 miliardi a titolo di avviamento. L'istanza, sempre secondo gli elementi forniti dalla Banca d'Italia, includeva un articolato piano di rafforzamento patrimoniale, con aumenti di capitale, emissione di strumenti ibridi e subordinati, un finanziamento ponte e asset disposal, necessario a mantenere il rispetto dei coefficienti patrimoniali post-acquisizione; era previsto tra l'altro un aumento di capitale per 5 miliardi di euro riservato agli azionisti e uno da un miliardo di euro Pag. 21riservato a JP Morgan a servizio di un'emissione di titoli convertibili in azioni cosiddette fresh. Nell'esaminare l'istanza la Banca d'Italia rileva di avere tenuto conto del complesso delle informazioni all'epoca disponibili, ivi incluse le risultanze dell'ispezione del 2007 condotta su Antonveneta. Nell'autorizzare l'operazione del marzo 2008, la Banca d'Italia, considerando anche le dimensioni delle banche coinvolte nel progetto, dichiara poi di aver chiesto a MPS puntuali elementi di rafforzamento della situazione tecnica e organizzativa attinenti a diversi profili incluso, in particolare, quello patrimoniale.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,10)

  ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Per quanto concerne l'aumento di capitale riservato a JP Morgan e la prevista emissione dei titoli fresh, la vigilanza asserisce di avere richiesto che le relative strutture contrattuali fossero coerenti con la natura di qualità primaria assegnata allo strumento e che garantissero il pieno trasferimento a terzi del rischio di impresa (questo elemento vedremo sarà poi ripreso dalla Consob) e che venne, altresì, richiesto a MPS di mantenere livelli patrimoniali superiori al minimo regolamentare, cioè Tier 1 ratio del 6 per cento a fronte di un minimo regolamentare del 4 per cento e un total capital ratio del 10 per cento a fronte di un minimo dell'8 per cento.
  La Banca d'Italia ha, infine, precisato di avere prestato ampia collaborazione alle competenti procure nell'ambito dei procedimenti giudiziari in corso nei confronti degli ex vertici di Mps. Sempre in merito a questa questione, cioè ai problemi sollevati dalla interpellanza, la Commissione nazionale per le società e la borsa, cioè la Consob, ha comunicato – sollecitata da noi – di aver preso a suo tempo in esame, nell'ambito delle proprie competenze, l'acquisizione di Banca Antonveneta S.p.A. da parte di Mps. In proposito la Consob ha fatto presente che tale vicenda ha formato oggetto di tre procedimenti sanzionatori da parte dell'istituto nei confronti di esponenti aziendali di Mps, nonché della banca in quanto tale in qualità di responsabile in solido, per violazione dell'articolo 94, commi 2, primo periodo, e 3, del testo unico della finanza e dell'articolo 5, comma 1, del regolamento Consob del 14 maggio 1999, n. 11971, che individuano i contenuti del prospetto d'offerta, nonché dell'articolo 113, comma 1, del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.58, che individua i contenuti del prospetto per l'ammissione a quotazione. Detti procedimenti sono stati avviati con note del 22 aprile 2013, 23 aprile 2013 e 30 maggio 2013 e hanno riguardato rispettivamente: il prospetto informativo relativo all'offerta in opzione all'ammissione a quotazione sull'MTA di azioni ordinarie Mps pubblicato nel corso del 2008; il prospetto informativo relativo all'offerta in opzione e all'ammissione a quotazione sull'MTA di azioni ordinarie Mps pubblicato nel corso del 2011; la documentazione d'offerta e/o di ammissione a quotazione di prodotti non-equity pubblicata nel periodo 2008-2012. Le irregolarità contestate – afferma la Consob – hanno riguardato per ciò che qui più rileva l'informativa fornita in ordine alle operazioni poste in essere dalla banca nell'ambito del programma di finanziamento volto all'acquisizione di Banca Antonveneta. Infatti, in data 8 novembre 2007 MPS ha sottoscritto con Banco Santander un contratto di compravendita del 100 per cento delle azioni di Banca Antonveneta per un corrispettivo complessivo pari a 9 miliardi di euro.
  In relazione a tale operazione MPS ha deliberato un piano di finanziamento articolato come segue: primo, un aumento di capitale a pagamento da offrire in opzione agli azionisti di Mps per un controvalore massimo di euro 5 miliardi; secondo un'emissione di nuove azioni oggetto di aumento di capitale riservato a JP Morgan Chase con l'esclusione del diritto d'opzione per un importo massimo di euro 1 miliardo, al servizio di strumenti innovativi di capitale (tier 1); terzo, una emissione di Pag. 22strumenti di debito subordinati (lower tier 2) per un importo massimo di euro 2 miliardi; un finanziamento ponte per un importo massimo di euro 1,95 miliardi, da ripagare – questo era il quarto elemento – mediante la cessione di asset non strategici. Nella documentazione d'offerta interessata è indicato che la sottoscrizione dell'aumento di cui al punto secondo, che ho appena citato, avvenuta per un controvalore di euro 950 milioni circa, era finalizzata all'emissione da parte di JP Morgan, o eventualmente da parte di una società anche non appartenente al gruppo JP Morgan, di strumenti finanziari convertibili in azioni ordinarie Mps. I suddetti strumenti finanziari convertibili in azioni ordinarie sono stati emessi poi dal veicolo Bank of New York, Lussemburgo, in qualità di fiduciaria e sono denominati Floating Rate Equity-linked Subordinated Hybrid, i cosiddetti FRESH 2008. La banca, tuttavia, risulta aver omesso di fornire informazioni, successivamente acquisite dalla Consob nello svolgimento della propria attività di vigilanza, concernenti la stipula, da parte della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, di contratti derivati Total Return Swap, TROR, aventi come sottostante il 49 per cento dei FRESH 2008 di cui ho appena parlato. Si osserva in proposito che detti TROR, oltre ad avere una funzione anti-diluitiva della partecipazione della Fondazione hanno avuto anche l'effetto di trasferire il rischio della detenzione dei FRESH 2008 dai terzi detentori alla Fondazione stessa. Ciò ha evidenti impatti sulla valutazione del merito di credito di MPS, poiché l'omissione di elementi informativi in ordine all'esistenza dei TROR e alle loro caratteristiche essenziali, nonché alle successive rinegoziazioni, ha impedito agli investitori di formarsi un fondato giudizio sulla capacità della banca di raccogliere mezzi freschi, senza il supporto esterno di un terzo garante, in questo caso la Fondazione.
  All'interno del prospetto di aumento del capitale del 2011 e della documentazione d'offerta non-equity, inoltre, la banca ha indicato in modo erroneo la contabilizzazione dei canoni relativi all'usufrutto costituito nel 2008 a favore di MPS da parte di JP Morgan sulle azioni sottostanti i FRESH 2008 che si riverbera sulla documentazione d'offerta per effetto dell'incorporazione, mediante riferimento nello stesso, dell'informativa finanziaria relativa agli esercizi precedenti. In secondo luogo la banca non ha fornito la rappresentazione dell'esistenza e degli effetti contabili della Indemnity side letter del 10 marzo 2009 con cui MPS, in occasione dell'Assemblea dei sottoscrittori dei FRESH 2008, ha concesso a The Bank of New York Spa una manleva per eventuali perdite derivanti da azioni legali intraprese dai medesimi sottoscrittori dei FRESH 2008 contrari alle modifiche del regolamento del prestito e/o da Jabre Capital Partners.
  In esito ai predetti procedimenti sanzionatori, con delibera n. 18885 del 17 aprile 2014, la Consob ha applicato sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di esponenti della Banca Monte dei Paschi di Siena e, a titolo di responsabile in solido, della medesima banca, per violazione degli articoli 94, commi 2 e 3, e 113, comma 1, del testo unico della finanza, in relazione al prospetto di aumento del capitale pubblicato nel 2008. L'ammontare complessivo delle sanzioni applicate è stato pari a 400.000 euro. Con delibera n. 18886 del 18 aprile 2014, la Consob ha, inoltre, applicato sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di esponenti della Banca Monte dei Paschi di Siena Spa e, a titolo di responsabile in solido, della medesima banca per violazione degli articoli 94, comma 2 e 3, e 113, comma 1, del testo unico della finanza, in relazione al prospetto di aumento del capitale pubblicato nel 2011. L'ammontare complessivo delle sanzioni applicate anche per irregolarità ulteriori rispetto a quelle sopra descritte è stato pari a 700.000 euro. Con delibera n. 18924 del 21 maggio 2014, la Consob ha applicato sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti di esponenti della Banca Monte dei Paschi di Siena e, a titolo di responsabile in solido, della medesima banca per violazione degli articoli 94, commi 2 e 3, e 113, comma 1, Pag. 23del testo unico della finanza, in relazione, infine, ai prospetti non-equity pubblicati nel periodo 2008-2012. L'ammontare complessivo delle sanzioni applicate, anche per irregolarità ulteriori rispetto a quella adesso richiamata, è stato pari a 750.000 euro, in questo ultimo caso.
  La Consob, inoltre, sempre in merito all'acquisizione di Banca Antonveneta, di cui stiamo parlando, da parte di Monte dei Paschi di Siena, ha evidenziato che l'operazione è stata finanziata con varie modalità tra le quali l'emissione di nuove azioni riservate a JP Morgan Chase & Company, per un importo di un miliardo, al servizio di titoli obbligazionari a durata indeterminata, convertibili nelle suddette azioni, individuati con l'acronimo FRESH. Le azioni MPS sottoscritte da JP Morgan e poste al servizio delle obbligazioni FRESH sono state computate da MPS come vere e proprie azioni ai fini del rispetto dei requisiti patrimoniali previsti dalla normativa di vigilanza, di cui abbiamo parlato prima a proposito di ciò che ha sostenuto e di cui ci ha informato Banca d'Italia. È stato, tuttavia, accertato che esse non avevano le caratteristiche proprie delle azioni, in quanto non garantivano la flessibilità della remunerazione, come previsto dalla normativa di vigilanza all'epoca vigente per la computabilità nel core capital, ma dovevano essere considerate strumenti innovativi di capitale, computabili solo nel limite del 20 per cento del patrimonio di base, ovvero, in caso di superamento di tale limite, nel patrimonio supplementare, la cui dimensione non poteva eccedere quella del patrimonio di base. Per tale ragione, nella relazione semestrale del 30 giugno 2008 di MPS, resa pubblica il 28 agosto 2008, i dati relativi alla dimensione del patrimonio di base (Tier 1), del patrimonio supplementare (Tier 2) e del patrimonio di vigilanza erano sovradimensionati, rispettivamente di 1,2 miliardi, di 0,6 miliardi e di 1,9 miliardi e il Total capital ratio non era superiore, ma era inferiore (7,6 per cento) al valore minimo consentito dalla normativa di vigilanza che, come ho già detto, è l'8 per cento.
  Sulla base degli elementi acquisiti nel corso di un'indagine condotta dalla Consob è stato accertato che la diffusione, mediante la pubblicazione della relazione semestrale di MPS al 30 giugno 2008, di dati falsi relativi alla dimensione del patrimonio di base (Tier 1), del patrimonio supplementare (Tier 2), del patrimonio di vigilanza, nonché di dati falsi relativi alla misura dei coefficienti patrimoniali, ha costituito diffusione di informazioni false, suscettibili di fornire indicazioni false e fuorvianti in merito agli strumenti finanziari emessi da MPS, ciò integrando la violazione prevista dall'articolo 187-ter, comma 1, del decreto legislativo n. 58 del 1998. Con lettere datate 28 giugno 2013 è stata contestata, quindi, da parte di Consob, ai sensi dell'articolo 187-septies del decreto legislativo n. 58 del 1998, la violazione prevista dall'articolo 187-ter, comma 1, del decreto legislativo n. 58 del 1998, rispettivamente a Giuseppe Mussari, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione di MPS, all'epoca dei fatti; Antonio Vigni, in qualità di direttore generale di MPS all'epoca dei fatti; Daniele Pirondini, in qualità di chief financial officer di MPS all'epoca dei fatti; Banca MPS quale soggetto responsabile in solido ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 689 del 1981.
  Inoltre, è stato contestato a Banca MPS, ai sensi dell'articolo 187-septies del decreto legislativo già citato, l'illecito previsto dall'articolo 187-quinquies, comma 1, lettera a), per la sopra indicata violazione dell'articolo 187-ter, comma 1, dello stesso decreto legislativo, commessa da Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Daniele Pirondini nell'interesse di MPS. Al termine del procedimento sanzionatorio amministrativo, la Consob, con delibera n. 18951 del 18 giugno 2014, ha applicato, nei confronti di Giuseppe Mussari, una sanzione amministrativa pecuniaria pari ad euro 250.000 e sanzione amministrativa interdittiva accessoria pari a mesi 12. Nei confronti di Antonio Vigni una sanzione amministrativa pecuniaria, identica, pari a 250.000 euro e sanzione amministrativa interdittiva accessoria anche in questo caso pari Pag. 24a mesi 12; nei confronti di Daniele Pirondini, una sanzione amministrativa pecuniaria pari a 250 mila euro e una sanzione amministrativa interdittiva accessoria pari a mesi dodici; nei confronti di BMPS, una sanzione amministrativa pecuniaria pari a 750 mila euro, ai sensi dell'articolo 187-quinquies, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 58 del 1998.
  Con la medesima delibera è stato, altresì, ingiunto a BMPS, quale responsabile in solido ai sensi del già citato articolo 6, comma 3, della legge n. 689 del 1981, il pagamento delle predette sanzioni amministrative pecuniarie, pari complessivamente a 750 mila euro, applicate a Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Daniele Pirondini per la violazione dell'articolo 187-ter, comma 1, del decreto legislativo n. 58 del 1998.
  Con nota del 15 febbraio 2013, la Consob ha trasmesso alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Siena una nota tecnica con riguardo all'insieme di questi fatti oggetto delle contestazioni che ho cercato di illustrare.
  Inoltre, è stato accertato che, rispettivamente nel 2008 e nel 2009, BMPS ha concluso con Deutsche Bank AG e Nomura International le cosiddette operazioni «Santorini» e «Alexandria» – di cui mi pare di ricordare che non si parla nella interpellanza –, che erano finalizzate ad occultare le perdite pregresse conseguite nel corso di precedenti operazioni, dai veicoli controllati da BMPS Santorini Investment e Alexandria Capital. Tuttavia, a partire dalla diffusione dei dati di bilancio del 31 dicembre 2008 e fino alla diffusione del resoconto intermedio di gestione consolidato al 30 settembre 2012, le citate operazioni «Santorini» e «Alexandria» sono state rilevate contabilmente da BMPS in modo non corretto.
  Sulla base degli elementi acquisiti nel corso di un'indagine condotta dalla Consob è stato accertato che tali non corrette modalità di contabilizzazione contenevano elementi di falsità che hanno costituito, da parte di BMPS, diffusione di informazioni false «(...) concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo». Al riguardo, con nota del 9 ottobre 2015 la Consob ha trasmesso alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano una relazione motivata ai sensi dell'articolo 187-decies, comma 2, del decreto legislativo n. 58 del 1998, nella quale era configurata un'ipotesi di reato di manipolazione del mercato di cui all'articolo 185, comma 1, del medesimo decreto.
  Riguardo, infine, alle presunte modifiche che la Banca starebbe apportando allo statuto del fondo pensione complementare dei dipendenti del MPS, si fa presente che, per quanto di competenza, non si hanno elementi da fornire in quanto tali modifiche rientrerebbero nelle competenze gestionali proprie della Banca, che esulano da quelle degli azionisti della stessa, tra cui il Ministero.

  PRESIDENTE. Il deputato Villarosa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, no, assolutamente insoddisfatto. Io ho fatto delle domande molto chiare e mi è stata fatta una relazione di tutto quello che è successo dal 2008 ad oggi. Io ho chiesto cosa vuole fare il Governo. Presidente, siamo – mi lasci passare questo termine che ormai è veramente richiamato da tutti in tutto il mondo – la Repubblica delle banane. In tutto il mondo ci chiamano e riconoscono l'Italia come la Repubblica delle banane.
  È stato detto: Consob ha sanzionato gli amministratori: 250 mila euro, Vice Ministro, e dodici mesi, ma che leggi sono ? La deterrenza come la mettiamo in atto in questo Paese ? Come si può dire che è tutto a posto, che Consob ha fatto i suoi rilievi, che ha sanzionato questo, ha sanzionato quest'altro, e vedere che le sanzioni sono pari a 250 mila euro e a 750 mila euro ? Stiamo parlando di un'operazione da 17 miliardi di euro ! Allora diciamo che in questo Paese le grandi aziende sono libere di non rispettare la legge, perché tanto quello che guadagnano, non rispettando la legge, è molto più alto, saranno sicuramente importi molto più Pag. 25alti rispetto a quelli che dovrà pagare poi come sanzione.
  Perché è questo quello che fanno le grandi multinazionali, fanno ingegneria finanziaria, fanno dei calcoli e dicono: vabbè, se io non rispetto questa legge, però, riesco ad acquisire una certa quota di mercato. Questa quota di mercato vale molto di più rispetto alla multa ridicola che mi faranno. Dodici mesi ! L'unica preoccupazione che avranno queste persone saranno questi dodici mesi di blocco operativo: dodici mesi e 250 mila euro ! Quel contratto, Viceministro, va dichiarato nullo e non ha importanza, non può iniziare la sua risposta all'interpellanza dicendo: noi non eravamo azionisti. Che significa noi non eravamo azionisti ? Questo è il messaggio che date ai cittadini, ed un messaggio, Viceministro, di incapacità, perché c’è un'interpellanza con la quale vi diciamo: ci sono delle operazioni sospette, c’è un giudice che sta verificando la possibilità di annullare un contratto e far arrivare a Monte dei Paschi di Siena 17 miliardi di euro. Quel prestito – lo ha dichiarato anche lei – non era reale, veniva dichiarato in maniera differente, all'interno delle comunicazioni di Banca Monte dei Paschi di Siena, rispetto a quello che realmente era. Però la risposta è stata: la Consob ha fatto quel rilievo, Banca d'Italia ha verificato. E l'incapacità di Banca d'Italia ? Neanche una parola sull'incapacità di Banca d'Italia, Viceministro ? Neanche una parola sull'incapacità di Banca d'Italia !
  Da quando stiamo qui, il sistema bancario sta scoppiando, continuamente a elargire fondi alle banche, continuamente a fare norme per far recuperare rendimento alle banche ! Io rimango veramente senza parole, volete che questo Paese vada allo sbando, che inizino a saltare altre banche, ci sono anche altre banche con serie difficoltà, vigilate la Banca d'Italia, però non sollevate da Banca d'Italia. Abbiamo Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, abbiamo Carige, ultimamente si sente parlare anche di Banca Popolare di Bari, ma con questo Governo, Presidente, siamo in pericolo, siamo veramente in pericolo. Perché se queste sono le modalità attuative della politica in Italia, siamo veramente in pericolo.
  Quei signori, quei risparmiatori, Presidente, quegli obbligazionisti ci hanno portato in udienza dal Papa, e siamo andati poi a incontrare la Boldrini, perché questo Governo ancora deve fare il decreto attuativo per l'arbitrato dopo un anno – dopo un anno ! –, viene qui dopo tre anni, ormai le cose sono molto chiare, viene qui dopo tre anni e mi elenca tutto quello che hanno fatto Consob e Banca d'Italia in questi otto anni. E quindi continuiamo – Viceministro, la risposta è questa – ad andare avanti così: Banca Monte dei Paschi ha falsificato i bilanci, ha manipolato il mercato, voi avete chiesto determinate condizioni per l'acquisizione di Banca Antonveneta, Banca d'Italia aveva chiesto determinate condizioni per l'acquisto di Banca Antonveneta, BMPS non le ha rispettate, gli azionisti hanno perso tutti i soldi che avevano investito – tutti i soldi che avevano investito ! –, il Premier continuava a dire agli azionisti: investite su Monte dei Paschi di Siena e gli italiani hanno perso altri soldi. Facciamo un'interpellanza per capire che cosa vuole fare il Governo, visto che è azionista e visto che, probabilmente, la causa, anche dopo le dichiarazioni di stamattina, ha un suo senso, e invece il Governo ci risponde: Consob ha fatto, a Banca d'Italia hanno dato dei documenti sbagliati, la colpa non è di Banca d'Italia, la colpa è di Monte dei Paschi di Siena che ha dato dei documenti errati a Banca d'Italia. Viceministro, ma lei si rende conto ? Ma, allora, l'ispezione del 2007 a cosa serve ? Allora prendiamo Banca d'Italia, oggi abbiamo le regole europee, però facciamo dei passi indietro fino a otto anni fa: a cosa serviva Banca d'Italia ? A fare le sanzioni dopo ? A farsi prendere in giro dalle banche che deve vigilare, per poi sanzionarle dopo che gli italiani hanno perso tutti i loro risparmi, dopo aver fatto perdere agli italiani i loro risparmi ? E per poi, dopo, dover mettere mano al portafoglio e con i soldi dei contribuenti – voi non volevate farlo – aiutare gli azionisti.Pag. 26
  Vice Ministro, io non so se lei si è reso conto della risposta che mi ha dato. Io le avevo chiesto cosa ha intenzione di fare domani il Governo. Lei non mi ha dato questa risposta. Presidente, può mettere agli atti anche quest'altra cosa ? Cioè si fanno le interpellanze e non si hanno le risposte. Cosa vuole fare domani il Governo su Monte Paschi Siena ? Sullo Statuto dei lavoratori ci laviamo le mani, sullo Statuto dei lavoratori sono liberi di farlo, quindi voi avete fatto le norme per modificare le modalità del trattamento pensionistico introducendo i fondi pensione complementare, dicendo ai cittadini «non vi preoccupate, tanto i fondi pensionistici complementari avranno delle regole» oggi quelle regole vengono cancellate probabilmente per finanziare quest'operazione di Monte dei Paschi di Siena, viene eliminata la trasparenza e il Governo dice «questo lo possono fare, sono liberi di farlo, fanno quello che vogliono». Quindi quando venivate a raccontare «non vi preoccupate, il sistema pensionistico sta crollando, dovete mettere i soldi nei fondi pensione complementare tanto non vi preoccupate che gestiranno i vostri fondi come l'INPS, in sicurezza», oggi invece per questi fondi complementari cancellano il foglio formativo e decidono di investire, il Presidente potrà decidere di investire i fondi come vuole senza inviare documentazione all'autorità di vigilanza. Hanno cancellato questo passo all'interno dello Statuto, cioè se c’è una modifica sull'investimento dei fondi delle pensioni dei lavoratori di Monte dei Paschi Siena, non bisogna più comunicarlo all'autorità di vigilanza. Queste sono le modifiche che stanno facendo. E il Governo: «ma sì, che me ne frega a me delle pensioni dei lavoratori, cosa me ne frega, tanto li sto pigliando in giro ora i pensionati, gli dico che li faccio andare in pensione prima e gli faccio fare un finanziamento». Complimenti, ma la pagherete perché tanto alle prossime elezioni, vista questa vostra incapacità non prenderete neanche un voto, e non dico che lo prenderemo noi, ma voi non prenderete neanche un voto perché questa incapacità è pericolosa.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Villarosa, è tutto agli atti sia il suo intervento che le risposte del Viceministro. Quindi non c’è bisogno che la Presidenza venga chiamata in causa.

(Iniziative per tutelare il «sistema Italia» da eventuali speculazioni politiche e finanziarie internazionali in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 – n. 2-01491)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Baldelli e Brunetta n. 2-01491 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Baldelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SIMONE BALDELLI. La ringrazio Presidente Sereni. Brevemente, qualche tempo fa il Ministro dell'economia, professor Pier Carlo Padoan, in una video intervista organizzata dal quotidiano Il Foglio a Milano, in relazione al referendum che si celebrerà in Italia il 4 dicembre ha avuto modo di dire che in caso di vittoria del «no» ci sarebbe una crisi di sfiducia in tutto il Paese. Ha avuto modo di dire che se dovesse vincere il «no» staremo tutti peggio e altre affermazioni su questa falsa riga. Nel corso di un confronto, tra l'altro anche piuttosto vivace, che personalmente ho avuto in sede di Commissione bilancio col Ministro dell'economia, gli ho ricordato che il Ministro dell'economia non è un cittadino che passa per caso, e che se il Ministro dell'economia dice qualcosa del genere presta il fianco o innesca meccanismi speculativi e finanziari che sul referendum possono giocare partite importanti ai danni del mercato italiano, del sistema italiano di imprese e di risparmiatori. A fronte di questa mia obiezione il Ministro dell'economia mi ha risposto più o meno con queste parole letterali «se c’è un timore a livello che lega gli esiti del referendum alla stabilità sui mercati non è qualcosa che ho messo in giro io, è qualcosa che le investment banksPag. 27fanno regolarmente, purtroppo ormai da molte settimane e si sta cercando di convincerle del contrario ma questo è molto difficile».
  Ora, se si cerca di convincerle del contrario, con affermazioni come quelle per le quali, se vince il «no» staremo tutti peggio, ci sarà una generale crisi di fiducia nel sistema, allora evitiamo di convincerle, perché queste affermazioni vanno esattamente nel solco di quello che presumibilmente, secondo il Ministro dell'economia, le investment bank vorrebbero far credere. Allora, chiedo al Governo, che oggi è qui rappresentato autorevolmente dal Viceministro Morando, che cosa intenda fare per proteggere il sistema italiano. Perché io credo che sia compito del Governo non quello di andare in giro per il mondo a dire che il nostro referendum sulla riforma della Costituzione, che tra l'altro prevede che se vince il no si rimanga con la Costituzione che è in vigore in questo preciso istante, che è in vigore da 65 anni, quindi non è che usciamo dall'Europa, dall'Occidente, dalla NATO o ci trasferiamo nel centro Africa; o se vince il sì, alla peggio, ma questa è la mia opinione, pasticciamo di molto il sistema parlamentare ma anche lì non usciamo dall'Europa, non usciamo dall'Occidente, non usciamo dalla NATO, non usciamo da tante altre organizzazioni internazionali di buoni salotti alle quali apparteniamo. Allora compito di un Governo, degno di questo nome, è quello di rassicurare sui mercati internazionali gli interlocutori, le organizzazioni internazionali, i Capi di Stato e di Governo, con cui l'Italia interloquisce, del fatto che è una scelta di ordinamento interno che nulla ha a che vedere con i mercati finanziari, che nulla a che vedere con un sistema italiano che economicamente, pur avendo un grande debito pubblico, è solido e resta solido anche il 5 dicembre comunque vada questa consultazione. Mi aspetto dal Governo parole rassicurati su questo.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Morando, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO MORANDO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Voglio anzitutto confermare ciò che il Ministro ha dichiarato nella recente audizione appena richiamata sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza dinanzi alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, e cioè, valutazioni e conseguenti preoccupazioni circa l'esito del referendum del 4 dicembre prossimo sulla riforma costituzionale del nostro Paese sono espresse pressoché quotidianamente da investitori internazionali, istituzionali, economisti, analisti economici e politici come è naturale che sia nell'economia globalizzata, nella quale le scelte di ogni attore sono destinate ad influenzare più o meno direttamente in una direzione piuttosto che in un'altra le scelte di tutti gli altri attori. In secondo luogo il Ministro ha precisato, nella stessa occasione, che il Governo e lui stesso sono costantemente impegnati nel colloquio con tutti gli interlocutori internazionali per mettere in evidenza il fattore di stabilità del sistema economico-finanziario italiano anche valorizzando le numerose riforme strutturali adottate, e in via di adozione, secondo un processo riformatore che è l'unico strumento davvero utilizzabile per migliorare le aspettative circa il futuro del sistema Italia. Pur non considerando ogni valutazione o giudizio sulle conseguenze economiche e del referendum, espressi in sede internazionale, una interferenza indebita nella vicenda interna del nostro Paese (così come non considererebbe e non ha considerato tale, infatti, ogni valutazione italiana sulle scelte compiute dagli elettori di altri Paesi, pensiamo per esempio al recente referendum sull'appartenenza all'Unione europea in Inghilterra) il Governo proseguirà nel suo impegno per convincere tutti gli interlocutori internazionali circa la solidità delle prospettive di crescita economica e di stabilità finanziaria del nostro Paese, quale che sia l'esito del referendum costituzionale.

  PRESIDENTE. Grazie Viceministro, il deputato Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

Pag. 28

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Sereni. Io concettualmente, in linea di principio, dovendo valutare soltanto quello che in questo momento ci ha detto il Viceministro Morando, dovrei dichiararmi soddisfatto, perché, quando sento che il Viceministro Morando ci dice che il Governo si impegna quotidianamente per convincere gli interlocutori internazionali delle prospettive della crescita del nostro Paese, io personalmente ho avuto una risposta diciamo rassicurante. Credo che questa sia la linea, però domando allo stesso Viceministro Morando se questo impegno quotidiano che il Governo mette in campo poi si sostanzia in affermazioni come queste: 17 ottobre, il Ministro Franceschini «il referendum italiano arriva prima delle elezioni in Francia e Germania, è chiaro che avrà un impatto sull'Europa come la Brexit». Come la Brexit ! Il Ministro Calenda che ci dice che con l'esito negativo del referendum «si tratterebbe di un ulteriore fattore di instabilità in uno scenario instabile e di conseguenza pericoloso». Se questo è il modo... E il Ministro dell'economia, abbiamo visto, ha detto «con il referendum staremo tutti peggio». Se questo è il modo che avete di rassicurare il sistema, per carità di Dio, state zitti, non lo rassicurate il sistema, se questo è il modo, perché il principio è di non andare in giro per il mondo a raccontare una riforma che non c’è, a raccontare che si velocizza il sistema di fare le leggi, perché non è così, semmai lo si complica. Ma, soprattutto, però io non voglio mettermi a fare una questione politica, perfino Mario Monti dice «la UE, l'Unione europea, che peraltro non ha mai chiesto la modifica della Costituzione, può stare tranquilla. Se vincesse il no non sparirebbero gli investitori esteri». Quando accade che qualcuno dice che se vince il no c’è un rischio di investimenti e questo qualcuno è un interlocutore internazionale o un ambasciatore di un Paese straniero in Italia, il Governo ha il dovere di dirlo che questo non è vero, che la riforma costituzionale, che riguarda il cambiamento del nostro sistema parlamentare o del rapporto tra Stato e regioni, tutto quello che è inserito, non riguarda per niente gli investimenti stranieri in Italia. Se non avete l'onestà intellettuale di dire questo, dovreste vergognarvi, perché non ha nulla a che fare con il fatto che il Senato possa diventare o meno il dopolavoro dei consiglieri regionali o di 21 sindaci, non ha nulla a che vedere con gli investitori internazionali. Andare in giro a raccontare che, se vince il no, questo Paese rinuncia al proprio futuro è un azzardo, che si paga, perché sappiamo benissimo che, quando c’è voglia di scommessa sui mercati finanziari, è come quando qualcuno ha il vizio del gioco: gli puoi chiudere le sale corse dei cavalli, gli puoi chiudere le slot machine, lo puoi tenere lontano dal tavolo verde, ma poi scommette sulla targa pari o dispari della prima macchina che passerà o su qualunque altra cosa possa mettere in bilico un'ipotesi con un'altra. Allora su questo non si scherza, su questo ci sono i risparmi, gli accantonamenti, i soldi delle imprese, le società quotate in Borsa, i fondi finanziari. Attenzione, serve responsabilità ! Il Governo dovrebbe, ogni volta che accade questo meccanismo, che apre la strada alla speculazione finanziaria, intervenire dicendo «no, gli investimenti in Italia chi li ha fatti continuerà a farli e chi vorrà farli potrà farli ancora di più, sia che vinca il no sia che vinca il sì», perché non si capisce: perché, a Costituzione vigente, gli investimenti non sono stati possibili ? Sono stati possibili fino ad oggi, saranno possibili anche il 5 dicembre. Se lo dovete fare questo lavoro, non lo fate così come abbiamo letto, perché quello non è il modo di rassicurare gli investitori internazionali: quello è il modo di cavalcare una paura dei mercati spesso strumentale e propedeutica, e lo vedremo, se comincerà il giochino dello spread, se la settimana prima del referendum non cominceremo a fare le montagne russe in Borsa. Lo vedremo, Viceministro Morando, se sarà così o no, ma, se così sarà, il Governo ha il dovere di essere presente e rassicurante. Invece a me sembra, purtroppo, che troppo spesso il Governo su queste montagne russe si diverta a fare su Pag. 29e giù, cercando di portare acqua al proprio mulino e lasciando spesso in secondo piano l'interesse del Paese. Grazie.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di proposte di legge e di una mozione (ore 11,51).

  PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al Resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti argomenti:
   proposta di legge recante disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati (relativamente alla sola discussione sulle linee generali);
   testo unificato delle proposte di legge recante disposizioni concernenti il marchio italiano di qualità ecologica dei prodotti cosmetici;
   proposta di legge recante modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, concernenti il trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento;
   mozione sulla salvaguardia del Servizio Sanitario Nazionale e sulle politiche in materia di salute.

Interventi di fine seduta (ore 11,52).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente Sereni. Qualche giorno fa in sede UNESCO è stata votata e approvata una risoluzione che riguarda i luoghi sacri della città di Gerusalemme, tra l'altro, e l'approvazione di questa mozione ha destato l'indignazione di Israele, ovviamente, e della comunità ebraica italiana. C’è stata una manifestazione promossa da un quotidiano nazionale di fronte alla sede dell'UNESCO, una manifestazione a cui Forza Italia ha dato un'adesione qualificata attraverso il capogruppo di Forza Italia alla Camera e il Vicepresidente del Senato, e rispetto a questa risoluzione c’è stato un voto di astensione della Delegazione diplomatica dell'Italia presso questa Agenzia delle Nazioni Unite. Leggiamo oggi un intervento molto duro del Presidente del Consiglio che dice che convocherà il Ministro degli affari esteri al riguardo. Ci domandiamo come mai a questo punto possa essere accaduto un voto del genere senza che ci fosse stata o ci fosse una consapevolezza da parte del Governo di questa presa di posizione. Abbiamo letto oggi una lettera, un intervento molto bello e accorato di Noemi Di Segni all'attenzione del nostro Presidente della Repubblica. Ne condividiamo lo spirito, crediamo che sia stato commesso un passo falso, un grande errore e ci auguriamo che ci sia modo di poter riparare a questo errore. Purtuttavia seguiamo con grande attenzione la vicenda anche per capire quale sia, perché magari un giorno è in un modo, un giorno in un altro, la posizione definitiva del Governo su questo, e perché, nel caso in cui la posizione fosse stata altra rispetto al voto di astensione, si sia verificato un fatto del genere. Grazie, Presidente.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 24 ottobre 2016, alle 12:

  1. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   ZAMPA ed altri: Disposizioni in materia di protezione dei minori stranieri non accompagnati (C. 1658-A).
  — Relatrice: Pollastrini.

Pag. 30

  2. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; ABRIGNANI; REALACCI ed altri: Disposizioni concernenti il marchio italiano di qualità ecologica dei prodotti cosmetici (C. 106-2812-3852-A).
  — Relatrici: Gadda, per l'VIII Commissione; Mucci, per la X Commissione.

  3. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   LOMBARDI ed altri: Modifiche alla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, concernenti il trattamento economico e previdenziale spettante ai membri del Parlamento (C. 2354).

  4. – Discussione sulle linee generali della mozione Nicchi ed altri n. 1-01395 sulla salvaguardia del Servizio Sanitario Nazionale e sulle politiche in materia di salute.

  5. – Discussione sulle linee generali della mozione Fedriga ed altri n. 1-01287 concernente iniziative a sostegno dei cittadini colpiti dalla crisi economica, anche in relazione alle risorse attualmente destinate all'accoglienza dei migranti extracomunitari.

  La seduta termina alle 11,55.