Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 692 di venerdì 14 ottobre 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CATERINA PES, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 12 ottobre 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Gioacchino Alfano, Amici, Baretta, Bellanova, Bindi, Biondelli, Bobba, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Bressa, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Locatelli, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Migliore, Nicoletti, Orlando, Paris, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Velo, Vignali e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative urgenti volte a garantire la realizzazione del penitenziario di Forlì – n. 2-01473)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Molea e Monchiero n. 2-01473 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Molea se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  BRUNO MOLEA. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, ci ritroviamo ancora qui, purtroppo, a parlare del carcere di Forlì. Questa annosa vicenda non giunge a termine.
  Per quanto riguarda il vecchio carcere di Forlì, a Forlì c’è una realtà che è particolarmente preoccupante dal punto di vista strutturale, dal punto di vista ambientale. Il vecchio carcere necessita di interventi urgenti per garantire le minime Pag. 2condizioni di vivibilità al suo interno ai detenuti, ma anche allo stesso personale ausiliario che ci lavora, che, per quanto riguarda gli alloggi del personale, ha condizioni veramente minimali.
  Dall'altra parte, vi è un carcere in costruzione che, già nel 2016, doveva essere consegnato alla cittadinanza per il trasferimento di questi detenuti. Attualmente, fra l'altro, il vecchio carcere ha quasi 150 detenuti al suo interno e, quindi, registra livelli di capienza massima possibile. Gli stessi detenuti, tempo fa, scrissero al Presidente della Repubblica e minacciarono lo sciopero perché chiedevano, quanto meno, che fossero fatti interventi urgenti all'interno della struttura per consentire le condizioni minime di vivibilità.
  Mi risulta, al momento, che l'azienda che doveva seguire i lavori abbia un contenzioso con l'amministrazione per problemi legati alla solidità stessa dell'azienda e che, quindi, i lavori sono ancora una volta sospesi e non si sa bene quando questi potranno essere terminati, in quanto sarà necessario fare un nuovo bando e poi procedere all'assegnazione a nuovi imprenditori, affinché questi possano proseguire i lavori.
  I lavori, al momento, sono più o meno terminati nella misura del 15 per cento. È stata completata la palazzina alloggi del personale; è stato completato il muro di cinta del carcere, ma, invece, non è stata realizzata ancora nessuna infrastruttura necessaria e funzionale ad ospitare i detenuti. Quindi, gran parte del lavoro è ancora da realizzare.
  Si tratta di una condizione – ripeto – che è particolarmente preoccupante. Lo è dal punto di vista della tenuta dei detenuti all'interno, i quali potrebbero anche, veramente, mettere in atto azioni di protesta. Lo è anche per le condizioni di lavoro. Dentro il carcere di Forlì lavora il personale del Ministero, alcuni di questi lavoratori hanno alloggi all'interno del carcere perché vengono da fuori. Ho visitato gli alloggi e francamente sono molto più simili alle celle che a degli alloggi di un personale che, terminato il suo orario di lavoro, credo abbia diritto di avere, quanto meno, stanze decenti e un minimo di attrezzature. Addirittura non hanno neanche la doccia all'interno della loro camera.
  Mi risulta che la stessa direttrice, quando è di turno nel carcere di Forlì – visto che è una direttrice che si occupa anche di un altro istituto penitenziario –, dorme in una stanza che è veramente piccolissima, poco agibile, e riesce ad occupare poco più di un letto e di una scrivania.
  Quindi, sono qui a chiedere se, alla luce di questi fatti e alla luce di queste giustificate preoccupazioni, che ho illustrato, si possa prevedere, quanto meno – sarebbe già importante questo –, una tempistica, almeno per la certezza della ripresa dei lavori. In funzione di questo, poi, chiedo anche se si possa provare a prevedere un termine.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato alla Giustizia. Grazie, Presidente. Buongiorno. Devo dire che la vicenda di Forlì pone in evidenza quanto il Governo sta facendo in positivo. Non è la prima volta che rispondo a un'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Molea proprio su Forlì e non solo voglio ringraziarlo per l'attenzione che sta ponendo su questa questione, ma anche vorrei far vedere come il Governo in realtà, seppure oggi si risponde alla seconda interpellanza, abbia fatto dei passi in avanti.
  Ho fatto questa premessa perché, se andiamo a vedere la storia dal punto di vista burocratico e amministrativo, gli intoppi che ci sono stati nella realizzazione di questi lotti, si capisce quanto sia importante la spinta riformatrice di questo Governo e quanto sia necessario fare le riforme.
  In questa vicenda si intrecciano tanti temi nell'agenda del Governo, alcuni dei quali già portati a compimento con riforme importanti, approvate anche grazie a questo Parlamento. Infatti, un tema è la Pag. 3riforma della disciplina degli appalti, che oggi è semplificata. Brevemente lo racconterò nella risposta, ma c’è stata una sospensione dei lavori; c’è stato un problema di un contenzioso amministrativo. Quindi, c’è il tema dei tempi della giustizia. Anche su questo, proprio giorni fa – questo ramo del Parlamento lo ha già approvato e ora è al Senato – stiamo intervenendo sul processo amministrativo, anche dal punto di vista telematico e tecnologico. C’è tutto il tema della semplificazione. I lavori sono stati sospesi perché è stato rinvenuto, durante gli scavi, un ordigno bellico. Quindi, c’è tutto il tema non solo della rimozione, ma anche della semplificazione della comunicazione, della cooperazione e del dialogo tra vari rami dell'amministrazione. Si tratta di varie competenze che hanno rallentato la realizzazione di questa struttura.
  Quindi, sono in atto tutte queste riforme. Ne ho citate tre: la semplificazione, per quanto riguarda la riforma Madia; la riforma del processo amministrativo telematico; la riforma degli appalti. Aggiungo tutto quello che sta facendo il Ministero della Giustizia, anche in riferimento alle piante organiche. Tra l'altro, tra la prima risposta e la seconda, proprio oggi diamo atto di aver potenziato l'ufficio del tribunale di sorveglianza di Bologna, così come era stato richiesto in una delle lamentele indicate dall'onorevole Molea. Quindi, abbiamo fatto dei passi in avanti, ma volevo fare questa premessa generale per far capire che un Paese senza riforme si ferma e questo è l'esempio.
  Rispondo, quindi, all'interpellanza presentata dagli onorevoli Molea e Monchiero, inerente lo stato di avanzamento dei lavori di realizzazione del nuovo istituto penitenziario di Forlì, premettendo che, come già evidenziato nella risposta ad analogo atto ispettivo in data 8 settembre 2014, la realizzazione della struttura in parola è stata rallentata da diverse sopravvenienze non imputabili all'azione dell'amministrazione.
  In particolare, già nel corso degli scavi propedeutici condotti sotto la vigilanza archeologica della competente soprintendenza – apro una parentesi: anche su questo, con la riforma della PA, il Governo sta intervenendo più volte, anche per quanto riguarda il ruolo delle soprintendenze –, sono stati rinvenuti siti e reperti archeologici, che hanno richiesto rilievi e successive rimozioni per poter dare luogo alla prosecuzione dei lavori. Quindi, con i reperti si è bloccato tutto.
  Ulteriori ritardi sono stati determinati dal rinvenimento di materiale bellico e dalla conseguente esecuzione di operazioni di bonifica.
  Va poi aggiunto che le vicende societarie concorsuali di talune imprese appaltatrici hanno inciso notevolmente sulla tempestiva realizzazione delle opere appaltate.
  Tanto premesso, rispondo agli onorevoli interroganti offrendo innanzitutto elementi di aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori di realizzazione del nuovo istituto penitenziario di Forlì, desunti dalla nota recentemente trasmessa al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia e l'Emilia Romagna in qualità di stazione appaltante.
  Come già riferito nella risposta alla precedente interpellanza, la costruzione della nuova casa circondariale è stata articolata in tre distinti interventi in funzione dei finanziamenti disponibili, che sono denominati: prima fase, primo stralcio e secondo stralcio. Le opere rientranti nella prima fase ovvero la recinzione perimetrale, parte degli alloggi di servizio, l'edificio centrale tecnologico e la block-house, vale a dire l'ingresso principale, sono state già ultimate e collaudate.
  Con riferimento a quelle del primo stralcio, consistenti nella realizzazione del muro di cinta della caserma agenti delle sezioni detentive e degli edifici logistici, nonché nel completamento dei lavori relativi alla centrale tecnologica della block-house già eseguiti nella prima fase, è intervenuta la risoluzione del contratto con l'impresa appaltatrice a causa del sopravvenuto stato di insolvenza della Pag. 4stessa e la conseguente ammissione alle procedure concorsuali. Quindi, a tal proposito si inserisce un'altra riforma, che stiamo facendo proprio per quanto riguarda le riforme delle procedure concorsuali, che, come dimostra questo caso, rallentano i lavori nel momento in cui fallisce un'impresa che ha vinto l'appalto, perché tutto si blocca: quindi stiamo cambiando anche questo.
  Si è poi reso necessario procedere alla revisione del progetto esecutivo mediante il ricorso a professionalità esterne con relativa procedura di selezione ad evidenza pubblica, al fine di adeguarlo alle modifiche normative e di tecnica penitenziaria intervenute. Nella relazione sullo stato di avanzamento dei lavori in data 7 ottobre 2016 scaturita dalla coeva verifica compiuta per il Ministero della Giustizia anche dal collega onorevole Migliore, alla presenza dello stesso onorevole Molea, che ringrazio per la sua continua attenzione alla casa circondariale di Forlì, e alla presenza non solo quindi dei rappresentanti del Ministero della Giustizia, ma anche dei rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, si prevede che il progetto per il quale si renderà necessario il ricorso a professionalità esterne, previa gara di appalto, possa essere completato entro il primo semestre del prossimo anno e che i lavori possano essere appaltati entro i successivi sei mesi. In base alla stessa relazione, a fronte di una consegna dei lavori disposta nell'anno 2018, se ne ipotizza l'ultimazione entro la fine del 2019.
  Con riferimento alle opere del secondo stralcio consistenti nel completamento degli alloggi di servizio, nella costruzione di ulteriori edifici detentivi finalizzati all'ampliamento dell'area di ricettività della casa circondariale di Forlì, nonché nella sistemazione dell'area esterna funzionale al perseguimento della finalità di rieducazione dei condannati anche attraverso l'incentivazione alle attività lavorative, emerge dalla citata relazione del 7 ottobre 2016 che, a causa dei tempi dipesi dalla definizione di un ricorso amministrativo proposto da un'impresa partecipante all'appalto, la consegna dei lavori è stata disposta il 19 novembre 2013.
  I lavori sono stati poi sospesi fino al maggio 2014 a causa del ritrovamento di un ordigno bellico e le modifiche intervenute nella normativa tecnica hanno reso poi necessario redigere un progetto in variante, in cui è stato previsto che l'esecuzione delle opere di esecuzione esterna sia subordinata all'esecuzione delle opere del primo stralcio.
  L'ultimazione dei lavori di queste opere del secondo stralcio è contrattualmente prevista nel novembre 2017. Quindi abbiamo indicato anche questo termine. Quanto alle circostanze citate nella premessa dell'atto ispettivo e relative alle condizioni dell'istituto penitenziario Rocca di Forlì attualmente in uso, ove la popolazione detenuta alla data del 28 settembre 2016 risulta essere di 120 unità, riferisco che, secondo quanto rappresentato dalla competente articolazione ministeriale, si sta procedendo ad effettuare gli interventi di manutenzione necessari a garantirne la funzionalità fino al trasferimento nella nuova struttura in corso di realizzazione. Con riguardo alle rappresentate doglianze dei detenuti presso la casa circondariale di Forlì, in ordine ai lunghi tempi di attesa per le risposte dei magistrati di sorveglianza in relazione alle richieste di misure alternative e permessi, consta dalla relazione trasmessa in data 26 settembre 2016 dal presidente del tribunale di sorveglianza di Bologna che, nonostante le carenze di organico, l'ufficio riesce a rispondere alle varie richieste in tempi ragionevoli e non ha procedimenti giacenti e non decisi relativi ad istanze per permessi o per l'applicazione di misure alternative, salvo quelli in attesa di istruttoria. Rappresento peraltro che, con decreto ministeriale dell'11 luglio 2016, è stato disposto l'ampliamento della pianta organica dell'ufficio di sorveglianza di Bologna. Vorrei infine ricordare che, nel quadro della strategia volta al recupero a livello nazionale dell'efficienza del magistrato di sorveglianza, tra le azioni di sostegno messe a punto è da registrare la Pag. 5circolare del 23 luglio 2014, emanata dal capo dell'organizzazione giudiziaria, con la quale è stata impartita ai competenti uffici ministeriali la direttiva di riconoscere il cosiddetto anticipato possesso a quei magistrati trasferiti presso gli uffici della magistratura di sorveglianza e il cosiddetto posticipato possesso ai magistrati di sorveglianza trasferiti ad altra sede al fine di evitare per quanto possibile che le vacanze dovute ai trasferimenti incidano con maggiore valenza negativa sulla funzionalità degli stessi uffici. Sotto il primo profilo in esame mi preme da ultimo evidenziare che l'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 31 agosto 2016 n. 168, in corso di conversione in legge, detta disposizioni per l'efficienza degli uffici di sorveglianza inserendo all'articolo 68, comma 2, della legge 26 luglio 75 n. 354, norme sull'ordinamento penitenziario, la previsione secondo cui il personale amministrativo degli uffici di sorveglianza non può essere destinato temporaneamente ad altri uffici del distretto giudiziario di appartenenza senza il nulla osta del presidente del tribunale di sorveglianza. Ringrazio per l'attenzione e spero di avere chiarito alcuni punti rinnovando l'impegno concreto e la disponibilità del Ministero della giustizia e anche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a seguire e a vigilare sull'andamento dei lavori, al fine di completare la realizzazione di queste opere perché, come dimostra anche la realizzazione di tante altre opere pubbliche, questo Governo non vuole lasciare opere incompiute ma vuole realizzarle e in questo senso vanno le riforme che prima ho citato.

  PRESIDENTE. L'onorevole Molea ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  BRUNO MOLEA. Grazie, signor sottosegretario, per la sua puntuale e approfondita risposta alla mia interpellanza. Prendo atto con soddisfazione del fatto che, anche grazie al sopralluogo fatto dal sottosegretario Gennaro Migliore, che ho personalmente accompagnato nella sua visita, si sia riusciti quantomeno a riprendere in parte una serie di interventi funzionali a mettere in condizioni migliori la struttura attuale. Questo è già un elemento di estrema positività perché l'inverno si avvicina e quindi, ad esempio, l'impianto di riscaldamento è una delle cose principali che necessita di essere manutenzionato e quindi questa mattina sentire che sono già stati presi provvedimenti necessari che vanno in quella direzione, di fare interventi di ristrutturazione, mi dà soddisfazione e credo darà soddisfazione al personale e agli abitanti della casa circondariale di Forlì, dove, devo dire, vi è anche una direttrice che effettivamente sta facendo un ottimo lavoro per il suo ruolo, ma che va anche oltre il suo ruolo. Io stesso, come lei, sottosegretario, ho vissuto le vicende che hanno modificato la normativa degli appalti, e quindi prendo atto con soddisfazione, adesso, che possiamo procedere anche in modo più veloce, ma anche in modo più snello, alle procedure di appalto. Probabilmente, se fosse esistita già questa modifica della procedura, forse non ci saremmo trovati nelle condizioni in cui ci siamo trovati con la ditta precedente che poi ha aperto il contenzioso.
  Sono anche soddisfatto del fatto che si riesca a stabilire una tempistica nuova, una tempistica che ci consentirà di sapere che intorno al 2019, quindi, potrebbe esserci la ripresa dei lavori con una nuova ditta, che sarà incaricata dell'esecuzione dell'ultimo lotto, e quindi della definizione completa dell'intervento di costruzione del nuovo carcere. Spero veramente che questa sia la fine di una lunga vicenda, che, come lei diceva giustamente, ha visto ordigni bellici, ritrovamenti di siti archeologici, insomma non ci siamo fatti mancare niente in quel carcere, compreso il fallimento di una ditta.
  La cosa importante, e chiudo veramente e la ringrazio per questa informazione, e quindi mi dichiaro soddisfatto della sua risposta, è il fatto che si interverrà in opere di ristrutturazione e di manutenzione straordinaria della struttura attuale, che, comunque, mi pare di capire, per ancora 4 o 5 anni dovrà, in Pag. 6qualche modo, continuare a svolgere la sua funzione, e ha necessità di grandi interventi.

(Iniziative per il riconoscimento degli indennizzi a favore di tutti i pescatori che operano nei pressi del poligono di Capo Frasca, anche attraverso la revisione del protocollo d'intesa siglato con la regione Sardegna il 9 agosto 1999 – n. 2-01502)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pes e Cinzia Maria Fontana n. 2-01502 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Pes se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CATERINA PES. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, colleghi, prima di entrare nel merito della mia interpellanza, mi sia concessa una breve premessa: da più di cinquant'anni le popolazioni dell'oristanese, e in particolare quelle di Terralba e di Arbus, sono costrette a convivere con le esercitazioni militari. I loro figli sono cresciuti con il rumore degli aerei sopra la testa e con quello delle bombe che esplodono, evidentemente, nel poligono di Capo Frasca e a sud del golfo di Oristano. Questa base, la base di Capo Frasca, viene utilizzata per le esercitazioni militari, ed in particolar modo per esercitazioni aria-terra e mare-terra dell'Aeronautica e della Marina italiana, tedesca e della NATO.
  Nell'area vi sono importanti radar, un elicottero e basi di sussistenza per l'addestramento di piloti e di aerei supersonici. Ecco, la prima cosa che vorrei dire, signor sottosegretario, è che credo che cinquant'anni siano più che sufficienti. Sono consapevole del fatto che le Forze armate debbano esercitarsi, soprattutto e in particolar modo in un periodo come quello che stiamo vivendo, di grande fragilità, una situazione internazionale estremamente delicata, ma credo anche che questo bellissimo tratto di costa debba essere restituito alla disponibilità dei suoi abitanti.
  E credo anche che lo sviluppo della Sardegna non debba e non possa più passare, e debba essere ostacolato, dalla presenza delle servitù militari, ma che debba, invece, passare attraverso lo sviluppo della sua storia, della sua cultura, del turismo, così come anche dell'agricoltura e della pesca. Voglio dire, in altre parole, che la Sardegna è occupata dal 64 per cento delle servitù militari di tutta Italia e che, da questo punto di vista, penso che l'isola abbia già dato. E c’è anche un altro aspetto che vorrei sottolineare ed è importante: le attività militari a Capo Frasca hanno creato, negli ultimi anni, anche degli enormi danni ambientali.
  Mi viene in mente il gravissimo incendio che si è sviluppato proprio nella base nel settembre del 2014, che ha distrutto 30 ettari di macchia mediterranea e ha creato anche enormi difficoltà nel suo svolgimento. Allora, gli addestramenti militari interessano oggi circa 14 chilometri all'interno del poligono e un tratto di mare di tre miglia, peraltro riconosciuto come zona SIC, quindi sito di interesse comunitario, e nel quale la navigazione, evidentemente, e quindi anche le attività produttive, vale a dire la pesca, sono del tutto interdette. E qui viene il punto: io sono perfettamente consapevole che la dismissione di un poligono non possa essere un fatto istantaneo, immediato; tuttavia, nelle more di questo procedimento, che io mi auguro possa essere deciso il prima possibile – lei sa, sottosegretario, che ne abbiamo parlato tante volte –, mi auguro che possa anche e ritengo giusto che debba essere riconosciuto il giusto indennizzo ai pescatori che in quel tratto di mare non possono lavorare.
  Parlo del lavoro di pescatori dei comuni – li cito tutti – Arbus, Guspini, Terralba, San Nicolò D'Arcidano, Marceddì, Cabras, Riola Sardo e Oristano. Sono seicento persone, e quindi seicento famiglie, che sono penalizzate dall'interdizione di questo tratto di mare. Parlo di comunità che vivono di agricoltura e di pesca, parlo di comunità che hanno diritto di vedere riconosciuti i propri diritti, se me lo permette, primo fra tutti quello di Pag. 7poter continuare a vivere e a lavorare nei territori in cui sono nati. Voglio ricordare che nel 1999 venne siglato un protocollo d'intesa tra il Governo, il Ministero della difesa, e la regione autonoma della Sardegna per il riconoscimento proprio di questi indennizzi che spettavano ai pescatori.
  Ma incomprensibilmente, e qui viene il punto, i pescatori e le marinerie del golfo di Oristano furono esclusi da questo riconoscimento. Ora, l'articolo 332 del codice dell'ordinamento militare del 2010, al comma 5, recita testualmente – lo voglio leggere – «Al pagamento degli indennizzi per tutti gli sgomberi e le occupazioni di cui al comma 1 nonché per eventuali danni si provvede con le modalità previste dal comma 15 dell'articolo 325». Che significa ? Che l'indennizzo a favore delle attività a cui è leso il diritto di impresa è riconosciuto senza esclusione alcuna e, nel caso specifico, a tutti i pescatori penalizzati dall'interdizione di tratti di mare dovuta alle esercitazioni militari.
  Per tutti, ma non per i pescatori di questo tratto di mare, non per i pescatori di questi territori. Allora, ricordo ancora – è stato già citato nella presentazione dell'interpellanza – che, nell'aprile del 2013, il Ministero della difesa e la regione Sardegna hanno assicurato alle cooperative di questa zona un'immediata e positiva risoluzione del problema. Ora, a distanza di due anni, non ci sono stati atti concreti conseguenti, e quindi veniamo ad oggi. Da diversi giorni, dai primi di ottobre, circa seicento pescatori sono in stato di agitazione davanti ai cancelli della base militare e, con le loro barche, anche nella zona interdetta, sostenuti dai sindaci, dalle comunità locali, sostenuti anche da tutti noi, anche da me. La loro protesta pacifica li costringe, sottosegretario, a perdere giorni di lavoro, e noi sappiamo quanto per queste famiglie un giorno perso di pescato possa essere importante.
  Eppure sono lì, sono lì tutti i giorni, a rivendicare quanto gli è stato promesso e chiedere che venga messa fine a questa ingiustizia palese. E, allora, qual è il senso di questa interpellanza urgente, e vado a chiudere ? Oggi chiedo di nuovo al Governo quali azioni ha messo in essere per un immediato riconoscimento degli indennizzi che spettano alle marinerie e ai pescatori dei comuni adiacenti al poligono di Capo Frasca. Chiedo, però, ancora e di più, che vengano rivisti i calendari delle esercitazioni e che venga anche riperimetrata l'area interdetta, perché a questi lavoratori, a questi pescatori e a queste comunità venga consentita la pesca in un periodo e in un tratto di mare più ampio e più a lungo nel tempo.
  Chiedo infine al Governo insieme a tutti i sardi – credo di poterlo dire – l'avvio di una seria riflessione sulla necessità di rivedere la presenza delle servitù militari nell'isola, a partire proprio dal poligono di Capo Frasca.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Domenico Rossi, ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato alla Difesa. Ringrazio innanzitutto l'interpellante per la premessa che ha fatto, perché credo che mi consenta di ribadire in questa sede un processo che questo Governo sta portando avanti e che è iniziato – ricordo – nel 2014 allorché, dopo decenni, è stata convocata una conferenza e una riunione di approfondimento tra la difesa e le tre regioni maggiormente oberate dalle servitù militari, la Sardegna, la Puglia e il Friuli Venezia Giulia, che ha dato luogo poi a due protocolli di intesa con il Friuli e con la regione Puglia, perché l'obiettivo del Governo e della difesa è stato quello, fin dall'inizio, di cercare di mitigare la situazione nelle varie regioni ed evidentemente in particolare in quelle maggiormente oberate dalle servitù militari proprio per cercare di rendere sempre più compatibili le esigenze della difesa con le esigenze del territorio. E all'interpellante, proprio per la provenienza, non sarà sfuggito che proprio nel poligono di Capo Frasca si è arrivati l'anno scorso a una chiusura che da due mesi è passata a quattro mesi delle attività di carattere addestrativo proprio Pag. 8per favorire le esigenze del territorio, sia da un punto di vista turistico, sia da un punto di vista di sfruttamento del mare in senso generale.
  Venendo ora alla questione posta dall'onorevole interrogante circa il riconoscimento degli indennizzi alle marinerie adiacenti il poligono di Capo Frasca e interessate dall'interdizione di tratti di mare, posso affermare che sicuramente la problematica è all'attenzione del Governo. Questo perché, per dare seguito a una risoluzione della Commissione difesa, approvata con il parere favorevole del Dicastero, è stato istituito un tavolo tecnico nel cui ambito le cooperative locali delle marinerie hanno chiesto che venisse trattata e risolta la problematica degli indennizzi per i pescatori di Capo Frasca, evitando di ricorrere al più ampio e lungo processo di revisione del protocollo di intesa del 1999, che non ribadisco perché è testé richiamato proprio dall'interpellante. Questa richiesta è stata accolta e in tal senso si è proceduto a definire i diversi aspetti degli indennizzi da corrispondere e i criteri di applicazione. La tematica è stata posta all'attenzione del tavolo di confronto istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con il coinvolgimento della Presidenza della regione Sardegna stessa. Il Governo ha definito gli approfondimenti necessari per individuare una soluzione idonea della questione, che ha visto l'impegno sia dell'Esecutivo nazionale, che di quello regionale, ognuno per le rispettive incombenze, secondo un metodo di leale collaborazione istituzionale. Sotto la guida della Presidenza del Consiglio dei ministri è stato concordato di effettuare nei prossimi giorni una riunione con il necessario coinvolgimento del Ministero dell'economia e delle finanze e ovviamente anche con la regione Sardegna proprio per venire incontro alle istanze dei pescatori del comparto marittimo di Oristano.
  In sintesi, sia in linea con la politica generale testé richiamata, sia in relazione all'istanza rappresentata, confidiamo che al più presto si giunga alla definizione e alla conclusione di una tematica che sicuramente ha suscitato da parte del Governo la doverosa attenzione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pes ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  CATERINA PES. Grazie per la risposta, sottosegretario. Apprendo con soddisfazione che il Governo ribadisce, in prima cosa, la necessità di una riflessione importante rispetto alla presenza delle servitù militari nell'isola.
  È importante che questo processo e questa riflessione vadano avanti, ma apprendo anche con soddisfazione – e ringrazio il Governo – perché si presenta tutta l'intenzione di portare a compimento questo processo che porterà agli indennizzi ai pescatori e questo è un fatto – ripeto – per noi molto importante. Il Governo e lei ci avete parlato dei prossimi giorni, di un percorso che si porterà a compimento nei prossimi giorni; io sono contenta, staremo a guardare. Le dico subito che i pescatori oggi ci stanno ascoltando, quindi quello che lei ha detto a me lo sta dicendo direttamente a queste comunità e a queste seicento famiglie. E allora dico che siamo qui, aspettiamo e nel frattempo controlliamo che questo veramente accada.

(Intendimenti in ordine alla vertenza delle cooperative dei pescatori dei comuni adiacenti al poligono di Capo Frasca in merito al riconoscimento degli indennizzi per le limitazioni dell'attività di pesca, anche alla luce di impegni già assunti dal Governo – n. 2-01504)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Piras n. 2-01504 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Pregherei, ai banchi del Governo, se è necessario, sottosegretario Gentile, potete accomodarvi.
  L'onorevole Piras ha già fatto sapere che non intende illustrare la sua interpellanza, Pag. 9quindi do direttamente la parola al sottosegretario alla difesa, Domenico Rossi, che ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato alla Difesa. Nel rispondere all'interpellanza dell'onorevole Piras, posto che le questioni sollevate rispetto all'interpellanza dell'onorevole Pes sono analoghe, non posso non ribadire i contenuti e le considerazioni, sia quelle di carattere generale, che quelle di carattere specifico, già svolte in questa sede.
  Ribadisco pertanto che la questione citata dagli onorevoli interroganti, relativa al riconoscimento degli indennizzi alle marinerie adiacenti il poligono di Capo Frasca e interessate all'interdizione di tratti di mare, è all'attenzione del Governo, ma è all'attenzione del Governo proprio per dare seguito a una risoluzione della Commissione difesa presentata dall'onorevole Piras, la n. 8-00142 del 27 ottobre 2015, approvata con il parere favorevole del dicastero, a seguito della quale è stato istituito un tavolo tecnico, nel cui ambito le cooperative locali delle marinerie hanno chiesto che venisse trattata e risolta la problematica degli indennizzi per i pescatori di Capo Frasca evitando di ricorrere anche in questo caso al più ampio e lungo processo di revisione del protocollo di intesa del 1999.
  La richiesta è stata accolta, e in tal senso si è proceduto a definire diversi aspetti degli indennizzi da corrispondere ai criteri di applicazione. Conseguentemente, la tematica è stata posta all'attenzione del tavolo di confronto istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con il coinvolgimento della Presidenza della regione stessa.
  Ribadisco che sotto la guida della Presidenza del Consiglio dei ministri è stato concordato di effettuare nei prossimi giorni una riunione con l'evidentemente necessario coinvolgimento del Ministero dell'economia e delle finanze e della regione Sardegna per venire incontro alle istanze dei pescatori del comparto marittimo di Oristano. Nel prendere questo impegno evidentemente confidiamo che al più presto si giunga alla necessaria conclusione di una tematica che ha suscitato da parte del Governo la doverosa attenzione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MICHELE PIRAS. Ringrazio il Governo e il sottosegretario Rossi anche per la chiarezza e la semplicità della risposta. Pongo una questione di tempi, perché i tempi, rispetto anche alle motivazioni di quella mobilitazione civile pacifica, ma determinata e importante di seicento pescatori delle marinerie che orbitano attorno al comprensorio di Capo Frasca sono dirimenti. I tempi vanno citati all'interno di questa vicenda anche per un fatto di memoria. Le vicende più recenti che hanno segnato la questione della presenza militare, del rapporto con le attività produttive del territorio e forse anche quelle più lontane. I tempi sono che nel 1999, allorché di fronte alla mobilitazione dei pescatori prevalentemente delle marinerie di Capo Teulada, si diede una risposta a quei lavoratori del mare, si è creata contestualmente una palese discriminazione nei confronti di altri lavoratori del mare che vivono e operano in condizioni simili, se non addirittura peggiori; poi per sommi capi spiegherò il perché. I tempi sono che il 27 ottobre del 2015, la Commissione difesa aveva approvato all'unanimità – sottolineo all'unanimità – con il parere favorevole del Governo, a cui va riconosciuta questa intenzione e questa volontà, una risoluzione molto netta e dettagliata, che peraltro prendeva atto ancora della storia che si è sviluppata in altre marinerie dal 1999 a oggi, ovvero anche – io non ho paura a dirlo – di abusi di un diritto al risarcimento e all'indennizzo determinati. In quella Commissione la discussione fu precisamente di questo tipo: cerchiamo di evitare che dall'insorgenza di un diritto, da un risarcimento, da un indennizzo, laddove viene negato il diritto a lavorare per lunghi mesi durante l'anno, e in alcune zone per tutto l'anno (questo va ricordato, Pag. 10in alcune aree di sgombero è permanente per tutto l'anno), ci possa essere un abuso, ci possa essere chi si improvvisa pescatore quando non lo è. Quindi io non ho paura qui a dire che chi sostiene, come me, come noi, da sempre, apertamente, la lotta, la rivendicazione dei lavoratori, così come sostiene da sempre convintamente la lotta per la liberazione dell'isola dalle servitù militari, si schiera dalla parte dei pescatori veri, di quelli che in questi giorni hanno avviato quella lotta e la stanno sostenendo da dieci giorni in maniera coraggiosa, importante, anche pagando di tasca il lucro cessante, l'attività cessante; Franco, Raffaele, Gabriele, che in questi giorni stanno organizzando una lotta che non è scontata nella sua esposizione civile e pacifica e non è scontata perché c’è un livello di esasperazione e di impoverimento dei lavoratori su quel territorio che potrebbe portare tranquillamente a reazioni meno composte e meno civili.
  Tuttavia, è passato un anno – il tempo regge l'atto – dall'atto approvato all'unanimità. È passato un anno dal momento in cui si è concluso quel tavolo con un protocollo di intesa (che aveva visto protagonisti positivamente seduti sullo stesso tavolo, le associazioni di categoria dei pescatori, i comuni del territorio, la regione Sardegna e il Ministero della difesa) al quale evidentemente, altrimenti non saremmo qui a parlare, non è stato dato seguito. Sono passati altri sei mesi. Io mi chiedo perché ? Capisco che ci sono problemi di compatibilità di bilancio, ma immagino anche che la quota di risarcimenti e indennizzi dovuti a seicento pescatori non sia questa grave incidenza sul bilancio dello Stato. Mi chiedo il perché di questa lentezza, di questa farraginosità, spesso anche con rimpalli di responsabilità, quando si tratta di diritti dei lavoratori, quando si tratta delle condizioni materiali di persone che sono parzialmente impedite nell'esercizio della loro attività lavorativa e sono spessissimo famiglie monoreddito che non campano nell'oro, che non hanno grandi riserve, grandi capitali accantonati.
  Lì c’è una campana di sgombero, perché questo è il duplice, triplice paradosso. Ricordava la mia collega Caterina Pes che lì son cresciute le popolazioni con i cacciabombardieri che non di rado sfondano la barriera del suono e creano dei boati che non sono il massimo dell'ospitalità anche per l'economia turistica, che pure lì esiste, oltre all'attività di pesca. Ma lì vi è il duplice, triplice paradosso: abbiamo una campana di sgombero che fa 3 miglia. Se si va in verticale rispetto all'asse della penisola, chiamiamola così, della lingua di roccia e di terra che poi è Capo Frasca, 3 miglia significa che la maggior parte di quelle imbarcazioni, che sono imbarcazioni della cosiddetta piccola pesca, non possono passare da Arbus a Marceddì, banalmente per andare a rifornire il mezzo, non possono attraversare quella campana di sgombero. Inoltre, non possono circumnavigarla per due ragioni: se passassero all'interno sarebbero sanzionate dall'attività militare in ragione dell'ordinanza di sgombero, se passano oltre le 3 miglia, non solo vengono sanzionate dall'amministrazione civile, ma rischiano pure il collo, perché oltre le 3 miglia quelle imbarcazioni, secondo il mare che c’è, è tanto meglio per la vita dei pescatori che non ci vadano.
  Ecco una condizione con la quale si divide perfettamente a metà un territorio, nel quale una parte in particolare, mi riferisco soprattutto in questo caso ai pescatori di Arbus, non può neanche andare a rifornire i mezzi; è una situazione rispetto alla quale mi pare davvero assurdo che nel 1999 nessuno pensò che forse era il caso di non creare questa discriminazione. Dico tutto ciò, senza timori, ai pescatori veri e l'abbiamo scritto anche nella risoluzione. L'abbiamo scritto sulla base della discussione che c’è stata, ampia, vera, nella Commissione difesa: noi vogliamo un regime di controlli che dia ciò che spetta di diritto a chi ne ha diritto e che neghi, ed eventualmente sanzioni, a chi abusa di quel diritto, perché ne va esattamente anche della dignità delle persone che quell'indennizzo riceveranno – io Pag. 11mi auguro – quanto prima; anche per chiudere quella lotta, per consentire ai lavoratori di tornare alla loro attività normale, perché non credo si stiano divertendo a navigare per mare in questi giorni senza pescare per interrompere le esercitazioni. Credo che si debba chiudere velocemente.
  Allora io penso questo: si dice la Sardegna ha già dato, perché in questi casi solitamente il ragionamento confliggente è fra quello dell'interesse delle comunità ad operare nella massima tranquillità, nella libertà, nell'autonomia, nell'autodeterminazione, all'interno delle regole stabilite dalla Repubblica e l'interesse nazionale che sarebbe quello della difesa a poter esercitare i propri contingenti, in questo caso in particolar modo l'Aeronautica, perché è quello un poligono di pertinenza della base di Decimomannu. Io penso che la Sardegna su questo terreno, per ragioni storiche, abbia già dato e non solo nei sessant'anni da quando quel poligono insieme agli altri due poligoni, i tre più grandi d'Europa, sono stati istituiti (nel pieno della guerra fredda, intorno i fatti di Ungheria, subito dopo il muro di Berlino insomma in un contesto internazionale affatto simile a quello), ma io penso addirittura prima, perché c’è una memoria ancestrale di quello che ci deve essere quando si ragiona dei diritti di una comunità, di ciò che la Sardegna ha dato all'interesse nazionale, alla costruzione dell'unità d'Italia, passando attraverso il disboscamento per costruire l'industrializzazione del nord, passando attraverso lo sfruttamento delle miniere per costruire le industrie del nord e per sostenere lo sforzo bellico, attraverso l'altipiano di Asiago, attraverso l'artiglieria di Cadorna puntata sulla Brigata Sassari perché questo fu Caporetto, il sacrificio, anche lì, dei sardi. Non lo dico per senso di vittimismo, ma per la storia profonda che deve caratterizzare qualsiasi rappresentante istituzionale quando entra in un'Aula, per portare la rivendicazione di un popolo. È ciò che mi ha più colpito, e lo voglio dire qui perché c’è un grande dibattito in Sardegna in questi giorni sulla mobilitazione dei pescatori, lo voglio dire ai miei conterranei, a quelli più accesi, ai sostenitori della liberazione dell'isola dalle servitù militari, a quelli che, siccome vogliono l'obiettivo massimo, l'obiettivo parziale non esiste, poi si possono sacrificare le vite, l'esistenza e le condizioni materiali dei lavoratori, perché questo fa evidentemente più radical e anche un po’ più chic: io non sono di questo avviso. Quei pescatori sono scesi per strada e sono scesi in mare con le loro imbarcazioni, chiedendo precisamente altro: noi vogliamo che vengano liberati i nostri cieli e vogliamo che vengano ripuliti i nostri mari. Ecco cosa deve succedere immediatamente dopo il risarcimento e dopo l'indennizzo finché durerà. Quei cieli vanno liberati, quei mari vanno ripuliti ! Va riconvertito l'uso di quella penisola, di quella lingua di terra e di basalto, va riconvertito l'uso delle strutture che lì ci sono, che potrebbero servire all'economia civile, persino a quella turistica; va lasciata libera la popolazione di autodeterminare il proprio sviluppo economico in una terra bellissima, ricca di storia, all'incrocio fra il passaggio dei Fenici, dei Romani e la grande epopea del Giudicato di Arborea. Ricca di ambiente, di natura, di una bellezza struggente; ricca di spiagge bellissime e fra le meno conosciute della Sardegna, anche in ragione del fatto che lì intanto si pensa che ci sia il poligono, e non si pensa che ci si possa andare a fare il bagno, banalmente.
  Insomma, c’è una storia lunga, che oggi i pescatori rappresentano. Io mi sono sentito orgoglioso, all'atto del primo giorno di mobilitazione, di essere lì con loro, perché sono persone civili, sono lavoratori, sono persone determinate, hanno famiglia; ed è giusto che la Repubblica, dopo gli ultimi 60 anni e dopo gli ultimi 150 anni di storia – che non è tutta repubblicana, va da sé –, riconosca a quei pescatori, in nome di un intero popolo, ciò che gli è stato sottratto in questi 150 anni.

Pag. 12

(Iniziative volte ad estendere l'applicazione delle disposizioni limitative della pubblicità del gioco d'azzardo anche alla pubblicità indiretta – n. 2-01503)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mantero ed altri n. 2-01503 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Mantero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MATTEO MANTERO. Presidente, siamo ancora qui in quest'Aula a parlare di azzardo, perché l'azzardo in Italia causa 1 milione di malati e 2 milioni di giocatori a rischio, che quindi sono in pericolo di ammalarsi anch'essi. Questi numeri li abbiamo ripetuti talmente tante volte che ormai stanno perdendo di significato: ormai sono numeri e basta. In realtà ci dobbiamo ricordare che, dietro quei numeri, ci sono delle persone: un totale di 3 milioni di persone che hanno un serio e grave problema con l'azzardo. Ci sono 3 milioni di persone che si svegliano la mattina con due pensieri fissi. Il primo è: come faccio a procurarmi soldi per giocare oggi e cercare di recuperare quello che ho perso ieri; il secondo pensiero è: come farò domani per recuperare quello che so già che perderò oggi.
  Dietro quelle persone ci sono 3 milioni di famiglie che rischiano di svegliarsi in un incubo, perché i familiari sono quasi sempre gli ultimi a rendersi conto del problema, e quando lo fanno lo fanno in maniera traumatica, lo fanno andando a sbattere contro un muro. Lo fanno magari passando il bancomat al supermercato, e la cassiera gli dice: non c’è credito; lo fanno quando li chiama il direttore della banca e gli dice: il conto è in rosso; lo fanno quando gli arriva una cartella di Equitalia e scoprono di avere migliaia di euro di tributi arretrati da pagare. E allora il loro castello di carte si smonta, e si rendono conto che il loro marito, la loro moglie, il loro figlio sono giocatori patologici, e che si sono giocati tutti i loro risparmi, si sono spesi tutta la liquidazione in scommesse; magari si rendono conto che il marito, il partner ha perso il lavoro da diversi mesi e la mattina, quando esce di casa, invece che andare in ufficio va nella sala giochi o nella sala scommesse. Si rendono conto che il figlio sta per perdere l'anno scolastico perché, invece di andare a scuola, andava a giocare; si rendono conto di essere sommersi da un mare di debiti, e che quei debiti molto spesso sono in mano agli strozzini.
  Io ho partecipato a diversi convegni sul gioco d'azzardo per l'Italia, ed ho avuto la fortuna di parlare con diverse di queste persone: con ex giocatori patologici, con giocatori che ancora hanno il problema, con i loro familiari. Me ne ricordo uno in particolare che mi ha colpito: ero in Piemonte, se non sbaglio ero a Savigliano, ed era un imprenditore sui 60-65 anni, una persona distinta, che ha raccontato davanti alle 100-150 persone che erano presenti al convegno come lui abbia perso tutto al gioco, abbia perso la sua azienda, la sua piccola azienda al gioco, e di come sia uscito da quel tunnel grazie all'aiuto della famiglia. Quello che mi ha colpito di più di questa vicenda è quando lui ci ha spiegato come vanno le cose ora. Ci ha detto: io ormai è un anno che non gioco più, ma non mi considero un ex giocatore; io sono tuttora un giocatore che in questo momento riesce a non giocare.
  E allora io tutte le mattine, quando esco di casa, vado da mia moglie e le chiedo 5 o 10 euro per le piccole spese: per andarmi a comprare il giornale, per andarmi a prendere un caffè, per le piccole spese; e alla sera quando torno a casa le do il resto, i soldi che non ho speso, e le do gli scontrini, per dimostrarle che neanche uno di quegli euro che lei mi ha dato li ho buttati in una macchinetta. Mi ha colpito vedere una persona di 60 anni, che ha lavorato tutta la vita, che è disposto a rendere conto delle piccole spese quotidiane per paura di ricadere nel tunnel dell'azzardo, per paura di ricadere in quella dipendenza. Questo ci fa capire quanto la dipendenza dall'azzardo sia aggressiva e pericolosa per le persone.Pag. 13
  E questi sono quelli che ce la fanno, perché poi ci sono quelli che non ci riescono. Dobbiamo capire che il giocare d'azzardo, sedersi davanti ad una slot o chiudersi in una sala scommesse ha lo stesso effetto di una dose di eroina: serve per liberarsi dei problemi, per dimenticarli per un attimo. Però i problemi non si azzerano, continuano ad esserci le bollette che aumentano, continuano ad esserci le multe non pagate, continuano ad esserci i debiti che crescono, e prima o poi i problemi vengono al pettine, i debiti non sono più gestibili. Qualcuno trova il coraggio di affrontarli, trova il coraggio di andare dalla famiglia e raccontarle quello che è successo, raccontarle che si è speso tutto al gioco; e molto spesso le famiglie si distruggono, perché i familiari non riescono a capire come una persona abbia buttato tutti i loro risparmi, abbia messo in forse, in pericolo l'equilibrio della famiglia giocando. Molti altri invece questo coraggio non lo trovano: pensano che l'unica via d'uscita da questo tunnel sia farla finita, e si suicidano, e lasciano le famiglie sole e piene di debiti.
  È di questo che parliamo quando parliamo d'azzardo: parliamo di drammi, parliamo di solitudine, parliamo di persone che perdono i risparmi, che perdono il lavoro, che perdono la famiglia e spesso perdono anche la vita. E davvero noi vogliamo sporcare l'immagine della nostra nazionale, della nazionale che ci deve andare a rappresentare per il mondo, che deve portare i valori dello sport, la vogliamo sporcare con queste immagini ? La vogliamo sporcare con questa piaga sociale ? Io francamente lo trovo folle; come trovo folle il modo in cui questa partnership tra FIGC ed Intralot è stata presentata. Vi cito due passaggi perché mi sembrano emblematici.
  Si parla di «un progetto culturale fondato su valori autenticamente condivisi – condivisi da chi ? – grazie al quale sarà possibile avviare dei percorsi per dare forza ai diversi progetti di utilità sociale e di interesse pubblico». Interesse, di nuovo, di chi ? Probabilmente l'interesse di Intralot, che è la quarta concessionaria in Italia per l'azzardo, che ha 750 punti scommesse in Italia, che ha 60 game all, e che ha quasi 60 mila tra slot e videolottery, e che nei primi sei mesi del 2016 ha raccolto ben 3 miliardi di euro.
  Come dicevo, sono partito da una cifra, che sono i 3 milioni di giocatori che hanno un grave problema di salute. A fronte di questa cifra enorme, i dati del Ministero della salute sui malati che si sono fatti curare sono particolarmente emblematici, perché si parla di sole 23 mila persone: 17 mila a carico del Servizio sanitario nazionale, e poco più di 6 mila invece che si sono fatte curare dai gruppi di auto e di mutuo aiuto. Quindi un divario enorme tra chi è malato, chi ha il problema, e chi ha chiesto aiuto per questo problema. Come si spiega questo divario enorme ? Si spiega in parte sicuramente con la vergogna, perché non è facile rendersi conto di avere questo problema, andare ad un centro per la dipendenza, in mezzo a tossicodipendenti, ad alcolizzati e chiedere aiuto; ma nella maggior parte dei casi, i malati d'azzardo non chiedono aiuto semplicemente perché non sanno di essere malati: perché in Italia, nel Paese c’è ancora la percezione che il gioco d'azzardo non sia una dipendenza, una vera e propria dipendenza, quale è e quale è anche sancita dalla Organizzazione mondiale della sanità, bensì un vizio. Non ci si rende conto che quello non è un problema individuale, della singola persona, ma è un problema sociale.
  A cosa è allora dovuto questo enorme divario ? Questo enorme divario è dovuto ad un altro divario enorme: il divario tra le campagne informative per spiegare come l'azzardo sia pericoloso, e quanto questa patologia possa essere contagiosa (se mi permettete il termine), che sono praticamente inesistenti e si limitano alle frasi scritte sui gratta e vinci, o alla frase letta velocemente dopo gli spot pubblicitari. Quindi da una parte vi è l'inesistente campagna informativa e, dall'altra, la quantità enorme di pubblicità che viene fatta sull'azzardo. La pubblicità sull'azzardo fa leva proprio sulle insicurezze e sui bisogni dei soggetti più fragili, con Pag. 14messaggi del tipo: «Ti piace vincere facile», «Diventa milionario», «Diventa turista per sempre» oppure «Vinci casa», «Vinci la sicurezza di una casa». Quindi, la pubblicità fa credere alle persone che l'azzardo sia il mezzo per uscire dai problemi, che sia il mezzo per pagare i loro debiti, che sia il mezzo per ottenere dalla vita quello che ritenevano di dover ottenere e che in realtà non hanno ottenuto. Fa capire che, grazie all'azzardo, potranno avere la vita ricca e felice che si aspettavano. Oppure, soprattutto quando si rivolge ai giovani, soprattutto l'azzardo on line, il messaggio è che giocando si diventa fighi, che giocando si hanno le macchinone, che giocando si hanno esperienze esaltanti. Il gioco d'azzardo, soprattutto per i più giovani, è diventato un modo per socializzare: si va a fare la bolletta assieme alla sala scommesse. È diventato un modo per vivere di più e più intensamente lo sport.
  Sono proprio i giovani quelli più colpiti e proprio la pubblicità sull'azzardo è il primo veicolo di contagio di questa malattia. Vi voglio leggere i dati dell'ultima ricerca del CNR sui giovani e sull'azzardo. Ci dice che un milione di ragazzi tra i 15 e i 19 anni in Italia ha giocato almeno una volta nel corso dell'anno. Dal 2014 al 2015 c’è stato, per la prima volta, un aumento della percentuale dei giovani, che è passata dal 39 al 42 per cento di giovani che hanno giocato d'azzardo almeno una volta nell'anno, quindi quasi uno su due. Il numero di giovani che si sono avvicinati all'azzardo l'anno scorso è stato di 60 mila in più rispetto all'anno precedente. Questo ci fa capire come proprio la pubblicità e proprio l'associare l'azzardo allo sport aumentino l'attrattiva verso i giovani. Tra l'altro, il 7 per cento di questi ragazzi ammette di giocare quattro o più volte a settimana. Questo vuol dire che non si tratta di una giocata sporadica, ogni tanto, ma che questi giovani hanno un rapporto continuativo e duraturo con l'azzardo, che si può facilmente tradurre in un vero e proprio problema.
  Le tipologie di gioco che sono aumentate di più tra i giovani sono proprio quelle legate allo sport: il Totocalcio e Totogol sono cresciuti, negli ultimi cinque anni, dal 10 al 29 per cento e le scommesse sportive sono passate dal 6 al 16 per cento; entrambi sono praticamente triplicati. Quindi, i giochi legati allo sport sono quelli che hanno avuto la maggior crescita e la maggiore influenza sui giovani. Questo avviene perché i giovani sono facilmente influenzabili dalla pubblicità, e sono ancora più facilmente influenzabili se la pubblicità viene veicolata da quei personaggi che per i giovani possono essere un modello. E chi può essere un modello maggiore per i giovani se non un campione sportivo, se non chi è riuscito ad arrivare ad indossare la maglia della nazionale italiana ?
  Vi leggo un passaggio del parere del Garante dell'infanzia che mi sembra molto chiaro nel definire qual è il problema che può causare questa sponsorizzazione sportiva. Il Garante dice quanto segue: «Sembra paradossale e profondamente sbagliata l'idea di associare all'azzardo la nazionale di calcio, che, peraltro, è notoriamente seguita dagli adolescenti, vale a dire dai giovani, che risultano essere maggiormente attratti dall'azzardo. È una scelta che sembra vanificare le azioni di contenimento dei danni ad esso correlati sui giovani, come quella, ad esempio, di evitare la pubblicità nei luoghi e nelle fasce orarie protette nelle TV e sui giornali. Da una parte, cerchiamo di tutelare i giovani e, dall'altra, usiamo lo sport come un veicolo per portare avanti questa dipendenza». Dice ancora al Garante per l'infanzia: «Il rischio di identificare l'azzardo come l'obiettivo finale della competizione sportiva è particolarmente alto e altrettanto alto è il rischio di produrre una vera e propria confusione di valori, associando esperienze e messaggi molto distanti tra loro, per certi versi addirittura antitetici. Non bisogna dimenticare che i ragazzi non possono aver sviluppato una consapevolezza che sia in grado di discernere l'assoluta distanza tra le due esperienze: quella di una sana competizione sportiva, da una parte, e quella dell'azzardo, dall'altra. È anche una questione di rispetto Pag. 15per i giovani – conclude il Garante per l'infanzia –, personalità in evoluzione che dobbiamo aiutare, semmai, a non essere tratte in inganno».
  Infatti, è esattamente questo che fa la pubblicità sull'azzardo, è esattamente questo che fanno le sponsorizzazioni sportive, è esattamente questo che fanno i campioni che prestano la loro immagine a pubblicizzare il gioco d'azzardo: traggono in inganno i nostri giovani.
  Io non credo che su questo ci sia altro da aggiungere, se non dire che l'unica cosa a cui è servita questa vicenda è quella di dimostrare in maniera chiara come la limitazione sulla pubblicità dell'azzardo che avete approvato nell'ultima legge di stabilità sia perfettamente inutile. Per capirlo è sufficiente accendere qualsiasi canale digitale terrestre delle reti Mediaset, Sky e RAI e si vedrà una tempesta di pubblicità sull'azzardo, soprattutto riguardo alle scommesse on line. Voi ci dite che non sapete come contrastare l’on line. Il modo più semplice per contrastare l’on line è quello di staccare la spina, è quello di non alimentarne la pubblicità. Se io non so che esiste un sito sul quale giocare on line, ovviamente non ci andò a giocare e, in automatico, questa attività si sgonfia. Quindi, il divieto della pubblicità è il primo passo per limitare l'invasione dell'azzardo. Molto spesso, tra l'altro, i canali che trasmettono la pubblicità sull'azzardo sono proprio quelli dedicati ai più giovani, ai ragazzi.
  Concludo dicendo che quello che chiediamo al Governo è di ammettere di aver sbagliato, di ammettere che il provvedimento che si è adottato nell'ultima legge di stabilità...

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, deve concludere.

  MATTEO MANTERO. ... è stato inefficace e, quindi, di prendere questa consapevolezza e di intervenire per il divieto totale della pubblicità, diretta ed indiretta, e, quindi, anche delle sponsorizzazioni sportive.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Domenico Rossi ha facoltà di rispondere.

  DOMENICO ROSSI, Sottosegretario di Stato alla Difesa. Indubbiamente la lotta alla ludopatia è uno degli obiettivi di questo Governo, che si è già impegnato su questo con iniziative incisive. Sappiamo, infatti, così come ricordato dall'interpellante, che il fenomeno ha raggiunto dimensioni rilevanti e, per questo, sono state adottate negli ultimi tempi concrete misure sia di contenimento dell'offerta di gioco che di ordine socio-sanitario. Con la legge 28 dicembre 2015, n. 208, cioè la legge di stabilità 2016, sono state introdotte misure più restrittive, in particolare sulla pubblicità dei giochi pubblici, le quali, oltre a ribadire la validità dei princìpi dettati dalla cosiddetta «legge Balduzzi», in vigore già da gennaio 2013, fissano ulteriori limitazioni per gli operatori di gioco e non solo, nel rispetto dei principi sanciti in sede europea. È stata, infatti, vietata la pubblicità di giochi con vincite in denaro nelle trasmissioni radiofoniche e televisive generaliste dalle ore 7 alle ore 22 di ogni giorno, ad esclusione delle lotterie nazionali ad estrazione differita. Sono state escluse dal divieto soltanto le forme qualificate come forme di comunicazione indiretta e derivanti dalle sponsorizzazioni in alcuni settori, tra i quali quello dello sport (comma 939 dell'articolo 1 della legge che ho citato precedentemente).
  Nel ricordare, quindi, quanto prevede la normativa in vigore e passando al caso segnalato dagli interpellanti circa l'accordo di sponsorizzazione tra la nazionale di calcio e la società di scommesse Intralot, è opportuno, innanzitutto, premettere che la Federazione Gioco Calcio, che è una delle cinque grandi federazioni calcistiche europee, ha personalità giuridica di diritto privato e, come tale, si muove in autonomia. Nel fornire chiarimenti sulla questione la Federazione ha rilevato come altre istituzioni e organizzazioni sportive, nazionali ed internazionali, abbiamo anch'esse concluso importanti accordi di Pag. 16sponsorizzazione con il settore del betting e come in Europa ci siano numerose federazioni calcistiche sponsorizzate da marchi del settore, tra le quali le federazioni inglese, francese, spagnola e portoghese. Rileva la Federazione che i marchi dei maggiori operatori del settore hanno da tempo una vastissima diffusione pubblicitaria, godendo di ampi spazi mediatici, anche con l'intervento di popolari artisti.
  Riguardo all'accordo sottoscritto con Intralot, la FIGC rileva come si tratti di una partnership commerciale limitata rispetto alle prerogative concesse abitualmente ad altri sponsor. La sponsorizzazione, infatti, è limitata alle sole nazionali maggiori (nazionali A e Under 21) e non prevede l'utilizzazione di immagini di calciatori né l'apposizione del marchio sulle maglie né su altro materiale tecnico. Con riferimento particolare alla partita disputata dalla nazionale con la Spagna, non è apparso neppure alcun cartellone pubblicitario riferito alla Intralot. Preso atto anche di quanto riferito dalla Federazione, ritengo che non appaiono elementi per considerare l'episodio riferito nell'interpellanza un aggiramento del divieto di pubblicità stabilito dalla norma, rientrando piuttosto nei casi di esclusione dal divieto specificatamente individuati dal comma 939 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2016. Relativamente al collegamento tra il mondo delle scommesse e i recenti scandali legati al calcio scommesse, come riportato nell'interpellanza, ci si limita ad osservare che in essa non sembra distinguersi il gioco legale dal gioco illegale, specie quello praticato su Internet da società con sede in Paesi esteri che operano sul territorio dello Stato in modo illecito. Al riguardo si ricorda tra l'altro come il primo scandalo scommesse che ebbe vasta eco sugli organi di informazione si registrò negli anni 1979-1980, mentre le scommesse sportive sono state legalizzate in occasione dei mondiali di Francia del 1998. Recenti inchieste della magistratura, per esempio quella denominata dirty soccer, hanno documentato il fatto che le scommesse illegali connesse al cosiddetto match fixing vengono alimentate su reti di bookmakers stranieri o su siti illegali, quindi al di fuori del circuito concessorio nazionale. Dalle notizie di stampa relative alla citata dirty soccer è emerso che l'indagine ha preso avvio anche sulla base di una segnalazione dell'Agenzia demanio e monopoli riguardo alla partita Juve Stabia-Lupa Roma, nell'ambito della collaborazione costante dell'Agenzia sia con l'autorità giudiziaria e le forze di polizia sia con l'apposita struttura costituita presso il Ministero dell'interno (UISS). Tale segnalazione è stata possibile solo perché le scommesse sono affluite al circuito legale di gioco. I flussi di gioco che transitano nella rete ufficiale dell'Agenzia sono tracciati e monitorati perché affluiscono al totalizzatore nazionale. Solo l'Agenzia, tramite il partner tecnologico SOGEI, possiede il totale della raccolta sulla rete italiana ed è in grado di controllare ogni singola giocata, l'avvenimento oggetto di scommesse, l'importo giocato, la quota offerta dai concessionari, data, ora e luogo di vendita. Il Governo comunque continuerà a mantenere massima attenzione sulla questione e a vigilare sull'applicazione delle regole, anche al fine di migliorare la normativa vigente e individuare e adottare gli strumenti più idonei a contrastare le conseguenze del gioco d'azzardo e la ludopatia. In questa direzione il Governo si sta muovendo. Sul punto voglio ricordare anche che, come previsto dalla legge di stabilità 2016, in sede di confronto con le regioni e gli enti locali si stanno discutendo le caratteristiche dei punti di vendita dove si raccoglie il gioco pubblico e i criteri per la loro distribuzione e concentrazione territoriale, proprio allo scopo di garantire il raggiungimento dei migliori livelli di sicurezza per la tutela della salute, dell'ordine pubblico e della pubblica fede dei giocatori, nonché per prevenire il rischio di accesso dei minori di età. Entro il mese di ottobre la questione inoltre sarà l'oggetto di intesa in sede di Conferenza unificata.

  PRESIDENTE. L'onorevole Simone Valente ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Pag. 17Mantero ed altri n. 2-01503, di cui è cofirmatario.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Sottosegretario, evidentemente lei è andato completamente fuori tema perché noi mettiamo avanti l'etica e i valori culturali dello sport. Lei ha parlato di tutt'altro, tant’è che ormai prendiamo atto che il Governo non ha minimamente intenzione di intervenire sulle sponsorizzazioni e sulla pubblicità indiretta che riguarda il gioco d'azzardo patologico e non la ludopatia come lei ha detto. Evidentemente il Governo non ha capito il fenomeno sociale che sta mandando avanti e allora io proverò a spiegarvelo, proverò a dirvi cosa comporta tutto questo sistema. Il calcio come tantissimi altri sport è sempre di più un fenomeno in grado di influenzare la nostra società e in alcuni casi di anticipare trasformazioni sociali. Numerosi studi, infatti, hanno rimarcato il ruolo incisivo dello sport nell'apprendimento dei valori, attitudini e ruoli culturali. Questa facilità di trasmettere messaggi ai cittadini è stata amplificata in maniera gigantesca negli anni Novanta dall'avvento della pay tv nel mondo calcistico e ha allargato a dismisura il numero di spettatori, platee enormi. Il calcio globalizzato è diventato un mezzo potentissimo con cui le multinazionali sponsorizzano i loro prodotti e cercano di conquistare nuovi mercati. Ormai, ahimè, ci siamo abituati a vedere le nostre squadre di club italiani con sponsor di note compagnie aeree arabe o case automobilistiche americane: una normalità che spesso oscura i moltissimi valori che lo sport dovrebbe trasmettere soprattutto ai più giovani.
  Proprio questi ultimi sono i soggetti più esposti e influenzabili dai messaggi negativi che a volte vengono trasmessi dal mondo del calcio. Pensiamo agli scandali del calcio scommesse o ai comportamenti scorretti di alcuni giocatori. I nostri ragazzi, i nostri bambini tendono a cercare punti di riferimento nei calciatori più famosi, più bravi, più appariscenti imitandone gesti, mode e comportamenti.
  Ora vi ho fatto comprendere questo fenomeno, l'ho fatto comprendere al Governo: avete ben presente il sistema che ho appena descritto e siete in grado di comprendere gli effetti che esso può avere su un soggetto in età evolutiva o adolescenziale. Vuol dire che davanti alla scelta della Federazione giuoco calcio di avere una partnership con Intralot, nota concessionaria del gioco d'azzardo, vi state tappando gli occhi. La nazionale di calcio sta pubblicizzando il gioco d'azzardo e lo Stato si gira dall'altra parte; e non accetto la scusa di dire che la Federazione calcio è un ente di diritto privato perché è lo Stato che dovrebbe tutelare i nostri giovani e prendere posizione su queste cose.
  Quindi, è inaccettabile la risposta che state dando e che il sottosegretario ha dato e che qualcuno gli ha scritto. La gravità sta nel fatto che non è una squadra di club a fare queste sponsorizzazioni ma un'istituzione pubblica che rappresenta più di 1.300.000 tesserati in tutta Italia. Ma con che coraggio la Federazione ha potuto consentire tutto questo ? Con che faccia il presidente del CONI continua a parlare di valori sportivi ed educativi quando poi non prende posizione, non dice una parola su queste sponsorizzazioni ? Evidentemente sarà troppo impegnato a portare avanti la candidatura alle olimpiadi di Roma 2024. Con che arroganza Renzi, colui che detiene la delega allo sport e che non abbiamo mai visto qua in Parlamento parlare di sport tranne quando è andato in America a guardarsi le partite di tennis o a trovare la nazionale di calcio durante un pranzo, tira in ballo i bambini sulla questione olimpica ?
  I bambini vengono privati della possibilità di sognare quando si sviluppano le dipendenze e quando non si ritira una candidatura olimpica in un momento di crisi per il Paese: così uccidete i sogni dei bambini !
  Arrivare a vestire la maglia della nazionale, che sia di calcio o di qualsiasi altro sport, è il sogno di ogni bambino, sogno che si può realizzare soltanto con la consapevolezza dei propri mezzi, con sacrificio, con impegno, con disciplina e Pag. 18collaborazione con i propri compagni. Questi principi sono quelli che deve trasmettere lo sport e che possono essere applicati in tutti i campi della vita. Se invece fate passare il messaggio che nella vita basta scommettere per raggiungere un obiettivo, allora avremo future generazioni di consumatori e di dipendenti patologici: questo per noi è inaccettabile e non smetteremo mai di contrastare queste vostre politiche vergognose.
  Non bastano la diffusione dilagante delle slot, delle scommesse on line, dei canali televisivi che mostrano sportivi che giocano d'azzardo. Ora vi ci mettete anche voi con la nazionale di calcio a pubblicizzare questo sistema: è vergognoso.
  Uno studio condotto nel 2011 ci dice che il gioco d'azzardo è un fenomeno in forte aumento soprattutto tra gli adolescenti. L'Italia registra il 2,5 per cento degli adolescenti con una vera e propria malattia del gioco. In tutta Italia il fenomeno interessa circa il 47 per cento degli studenti delle superiori, quasi un ragazzo su due: cosa state facendo per tutelarli e sensibilizzarli a non giocare nulla ?
  E ora mi rivolgo al mondo del calcio. Il mondo del calcio professionistico è il primo che deve reagire e metterci la faccia. Mi rivolgo a tutti i calciatori perché sono loro che insieme alle istituzioni hanno il potere di influenzare le scelte dei nostri giovani. Essere famosi e avere ricchi stipendi è una grandissima fortuna ma è una grandissima responsabilità. Voi per primi avete la possibilità di mandare un messaggio forte a chi ogni domenica vi segue e tifa per voi. Prendete una posizione chiara contro il gioco d'azzardo e sicuramente contribuirete a migliorare la nostra società. Fate come hanno già fatto Claudio Ranieri, Alessandro Altobelli, Emiliano Mondonico e Damiano Tommasi e fatelo anche per alcuni vostri colleghi che sono caduti nel gioco d'azzardo patologico e che sicuramente non trovano in queste nuove sponsorizzazioni un aiuto per guarire.
  E mi rivolgo anche al capitano della nostra nazionale, Gianluigi Buffon, perché lui, prima di tutti, dovrebbe prendere posizione.
  Presidente, concludo dicendo che noi sogniamo un calcio libero dalle logiche del denaro, che metta davanti l'etica e che non scenda a compromessi con chi lucra sulla pelle delle persone. Vogliamo che le nazionali diventino un veicolo di messaggi positivi, che educhino i ragazzi a stili di vita sani e che i calciatori siano di esempio per tutti i nostri giovani (I deputati Baroni, Mantero e Simone Valente mostrano una maglia recante la scritta: Dai un calcio all'azzardo).

  PRESIDENTE. Per favore...

  SIMONE VALENTE. Vogliamo che un giorno...

  PRESIDENTE. La prego di interrompersi. Per favore ! Onorevole Baroni, la richiamo all'ordine ! Onorevole Baroni, la richiamo all'ordine per la seconda volta. Onorevole Baroni, la espello dall'Aula ! Onorevole Mantero, la espello ! Allora, avete finito di fare questa sceneggiata ? Bene, adesso o uscite...

  MASSIMO ENRICO BARONI. È un messaggio per il Paese !

  PRESIDENTE. Deve uscire, onorevole Baroni, l'ho espulsa dall'Aula. Gli assistenti parlamentari, per favore, mi aiutino a far uscire l'onorevole Baroni. Anche lei, onorevole Mantero (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

(Chiarimenti in ordine allo svolgimento di ispezioni e revisioni da parte del Ministero dello sviluppo economico nei confronti di società cooperative coinvolte in recenti inchieste giudiziarie – n. 2-01505)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pesco ed altri n. 2-01505 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).Pag. 19
  Chiedo all'onorevole Pesco se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DANIELE PESCO. Presidente, intendo intervenire. Discutiamo...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Pesco. Colleghi, dovete uscire dall'Aula ! Prego, onorevole Pesco.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Il tema che oggi porto, insieme ai miei colleghi, in quest'Aula è riferito al tema delle cooperative e sul fatto che, probabilmente, sulle cooperative andrebbero svolti controlli forse un pochino più mirati. Mi riferisco al fatto che la funzione della cooperazione ha carattere di mutualità, è riconosciuta dalla nostra Costituzione all'articolo 45, e questo ci dà l'idea del fatto che la cooperazione a carattere di mutualità è proprio uno strumento nato per riuscire a soddisfare le esigenze dei cittadini, esigenze comuni che possono essere tranquillamente soddisfatte cooperando insieme. Questa è una cosa formidabile della cooperazione; purtroppo, però, in Italia succede questo, ossia succede il fatto che su una cosa bellissima viene fatta speculazione.
  Che cosa vuol dire ? La cooperazione esclude il fatto che si possano fare interessi, utili personali, che si possa fare della vera e propria speculazione. Purtroppo, però, in Italia succede il contrario: si sono verificati fenomeni e fatti che ci fanno capire come sulla cooperazione si sia speculato. Ci riferiamo, nello specifico, a tre fatti molto importanti accaduti in Italia: uno è quello di Mafia Capitale. È successo l'anno scorso, è quasi trascorso un anno, attualmente le aule dei tribunali di Roma sono impegnate a occuparsi di questo, si parla di più di 40 persone arrestate, più di cento udienze. Una cosa veramente catastrofica per la nostra capitale, e tutta questa vicenda è riferita al fatto che gli appalti pubblici per l'immigrazione, gli appalti pubblici anche per la gestione dei rifiuti, gli appalti pubblici venivano gestiti attraverso le cooperative.
  Sappiamo benissimo che queste cooperative erano legate ad una ragnatela del malaffare, che legava queste cooperative o finte cooperative a chi decideva a chi andavano gli appalti: una cosa veramente scandalosa ! Oltre a Mafia Capitale, vi è il caso Gesconet, di cui abbiamo già trattato in diverse interpellanze, di cui non abbiamo mai discusso in modo diretto in Aula, e forse è il caso di farlo, visto che il caso Gesconet è riferito a indagini di due anni fa. Si tratta di un'evasione fiscale, sempre riferita alle cooperative, di 1,7 miliardi di euro.
  Il sistema è molto semplice, e, tra l'altro, è lo stesso sistema poi usato anche in Mafia Capitale: vi sono consorzi di cooperative che prendono gli appalti, sia pubblici che privati. Sotto ai consorzi di cooperative ci sono le cooperative, che durano poco, durano circa due anni.
  E che cosa succede ? Le cooperative eseguono il lavoro, a volte lo eseguono veramente, a volte fanno finta di eseguire il lavoro. Percepiscono, comunque, i proventi da parte del consorzio che, a sua volta, ha preso gli appalti. E che cosa succede nelle cooperative, soprattutto nelle cooperative di pulizia e di facchinaggio ? Cosa succede ? Succede che queste cooperative non hanno grandi spese, se non la manodopera; però, incassano l'utile per la prestazione, il pagamento della prestazione con in più l'IVA, il 22 per cento di IVA. E, quindi, cosa succede ? Succede che queste cooperative, logicamente, l'IVA non la restituiscono allo Stato. Perché dovrebbero restituirla quasi tutta ? Perché, logicamente, non hanno spese con imputazione dell'IVA. E, quindi, quasi tutta l'IVA dovrebbero restituirla allo Stato; in realtà, non la restituiscono, ma viene prelevata e viene portata all'estero.
  Nel caso Gesconet attraverso San Marino e poi in Svizzera, e probabilmente è successa la stessa cosa anche con Mafia Capitale: 1,7 miliardi di euro tolti allo Stato; 1,7 miliardi di euro, un decimo del reddito di cittadinanza, di quanto servirebbe per fare il reddito di cittadinanza; 1,7 miliardi di euro, che potrebbero servire per mettere a posto circa, non lo so, Pag. 20quasi una buona percentuale delle scuole che attualmente cadono a pezzi, e ne sanno qualcosa i ragazzi che frequentano le scuole; 1,7 miliardi sottratti all'erario. Le indagini sono ancora in corso e non si sa nulla su cosa stia capitando. Ci sembra anche questa una cosa scandalosa, forse dovremmo anche richiamare la magistratura per capire che cosa sta facendo su questo caso.
  E, tra l'altro, se non mi sbaglio, anche la Camera dei deputati aveva affidato dei lavori a società o cooperative legate a questi grandi consorzi, tra cui, appunto, il consorzio Gesconet e i consorzi a sé legati. Per poi parlare anche della vicenda del CARA di Mineo: in questo caso, penso che il sottosegretario Gentile ne sappia qualcosa, visto che il partito NCD era un partito che in quelle zone del CARA di Mineo aveva un grandissimo successo elettorale, forse proprio perché era legato agli affari legati al CARA di Mineo, alle opportunità di lavoro legate al CARA di Mineo.
  Il CARA di Mineo che cos’è ? Era un residence costruito per gli americani che lì vicino hanno una base; questo residence, costruito dalla Pizzarotti Spa, è stato lasciato libero perché gli americani si sono spostati in un altro residence più vicino alla base.
  Ebbene, bisognava occupare a tutti i costi questo residence per trarre un tornaconto. E perché non utilizzare lo Stato, perché non utilizzare l'emergenza di turno ? Emergenza immigrati: usiamolo per quello. Ed è lì che è iniziato a nascere il malaffare; purtroppo questi sono fatti, purtroppo sono fatti, perché, anche in questo caso, la magistratura è interessata dalle indagini, una cosa veramente vergognosa. E, anche in questo caso, ci sono dietro le cooperative, cooperative che hanno gestito gli immigrati e cooperative che hanno, probabilmente, svolto in modo non adeguato il loro lavoro, ma, anzi, hanno – sappiamo bene – come al solito sfruttato l'emergenza per creare profitti.
  Quindi, abbiamo in Italia il valore della cooperazione a carattere di mutualità riconosciuto dalla Costituzione, all'articolo 45. Abbiamo una legge costituzionale perfetta; purtroppo, però, in Italia questo principio, questo valore costituzionale, viene disatteso attraverso leggi mal fatte.
  E ora entriamo nello specifico: perché leggi mal fatte ? Perché i controlli sulle cooperative possono essere svolti da due soggetti principali, due categorie di soggetti: o il Ministero o le associazioni nazionali. In Italia abbiamo circa 100 mila cooperative, la metà delle quali sono iscritte alle associazioni nazionali di categoria, le associazioni delle cooperative. Ebbene, se una cooperativa si iscrive ad una di queste associazioni, può essere controllata dalla stessa associazione. E qui nasce un grandissimo conflitto di interesse, perché, se io mi associo a qualcosa, è logico che, magari, posso sperare che i controlli siano, diciamo così, più semplici e più facilmente aggirabili rispetto al controllo dello Stato, perché sull'altra metà delle cooperative italiane, cioè sulle cooperative non iscritte alle associazioni nazionali, il controllo viene svolto dal Mise, dal Ministero dello sviluppo economico.
  Quindi, abbiamo un controllo probabilmente fatto all'acqua di rose e un controllo ministeriale che, probabilmente, è fatto in modo più articolato e più preciso. Ma ora mi viene da chiedere questo: con quali risorse il Ministero dello sviluppo economico svolge questi controlli ? Con le risorse che provengono dalle stesse cooperative, che pagano un contributo previsto dalla legge riferito proprio ai controlli. Ebbene, questo contributo si versa ogni due anni e ammonta a circa 15 milioni di euro. Questo contributo serve agli ispettori per recarsi sul posto e svolgere le ispezioni, oppure per fare i controlli dall'ufficio, e si chiamano «revisioni», oppure servono anche a formare le persone che devono essere istruite in modo adeguato per riuscire a fare questi controlli fatti bene. Mi sembra una cosa assolutamente naturale e lecita e sembra anche scritta abbastanza bene per la parte che riguarda il Ministero dello sviluppo economico, non per quanto riguarda logicamente i controlli fatti dalle associazioni nazionali.Pag. 21
  Ebbene, che cosa succede ? Succede che il Ministero dell'economia e delle finanze va a tagliare quei fondi e quelle risorse utili per fare i controlli. È successo questo. Dal 2009-2010 in poi si è vista una continua decurtazione di questi fondi, fondi che vengono versati dalle cooperative proprio per essere controllate e non capiamo con quale finalità il Ministero dell'economia e delle finanze vada a togliere queste risorse al Ministero dello sviluppo economico per fare i controlli. Non si parla di centinaia di milioni di euro, si parla di pochi milioni di euro, quindi se si vanno a tagliare – ed è successo con le varie leggi di stabilità – quelle risorse, vuol dire che vi è proprio il fine di togliere i controlli sulle cooperative, di togliere risorse per svolgere i controlli sulle cooperative e questa è una cosa assolutamente vergognosa.
  Noi veramente lanciamo questa accusa al Ministero dell'economia e delle finanze e anche al Presidente del Consiglio dei ministri; secondo noi, c’è stata la vera intenzione di ridurre i controlli sulle cooperative; e, quindi, praticamente in Italia cosa sta succedendo ? Sta succedendo che praticamente, se una persona vuole svolgere una attività imprenditoriale e lo vuol fare godendo delle agevolazioni fiscali e anche di altre agevolazioni previste dalla legge proprio per le cooperative, apre una cooperativa, perché tanto sa che non ci sono controlli, è logico. Diventeremo veramente il Paese dei balocchi delle cooperative. Ci sembra veramente una cosa fuori da ogni logica. E, se è così, è una cosa molto grave, quindi noi chiediamo al Governo non solo di dirci se sulle varie cooperative legate al fenomeno «Mafia capitale», Gesconet e CARA di Mineo sono stati svolti controlli da chi e quando, ma chiediamo di fare al più presto per riuscire a dare al Ministero dello sviluppo economico le risorse corrette e giuste affinché questi controlli vengano svolti in modo puntuale e preciso.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonio Gentile, ha facoltà di rispondere.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato allo Sviluppo economico. Grazie, Presidente, devo rispondere all'onorevole Pesco e ad altri con puntualità, perché la risposta è abbastanza articolata e lunga perché hanno fatto delle inchieste molto lunghe nelle quali vi sono anche alcune inesattezze.
  Allora, partiamo dall'interpellanza che chiede di conoscere lo stato di vigilanza in merito ad una serie di cooperative e loro consorzi, coinvolti a vario titolo nelle indagini relative all'inchiesta della magistratura, «Mondo di mezzo», che ha portato all'adozione delle richieste misure cautelari reali e personali ad opera del GIP del tribunale di Roma ed alla nomina degli amministratori giudiziari.
  L'inchiesta della procura della Repubblica di Roma, i provvedimenti di sequestro e il commissariamento che ne sono scaturiti hanno posto in evidenza, ancora una volta, la duplice necessità di rivisitare, da una parte, il sistema dei controlli pubblici e di valorizzare, dall'altra, gli strumenti esistenti anche attraverso ogni opportuna forma di coordinamento istituzionale.
  Giova riaffermare che l'obiettivo fondamentale della vigilanza del sistema cooperativo esercitata da questo Ministero è la verifica dell'effettività dello scambio mutualistico all'interno di ogni società cooperativa e l'eventuale adozione di strumenti sanzionatori di natura amministrativa, intesi a salvaguardarne l'integrità, ovvero a disporne la liquidazione in caso di irregolarità insanabili.
  Nel caso di cooperative aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza, come la Cooperativa sociale 29 giugno, il primo livello dei controlli è svolto dalle stesse associazioni, mentre il controllo ministeriale si esplica attraverso un controllo ispettivo, attivato sulla base di segnalazioni di pubblica autorità, esposti di privati o sulla base di specifici programmi ispettivi anche presi a campione. A seguito dei provvedimenti adottati dal GIP del tribunale di Roma in data 16 marzo 2015 il Ministero ha dato avvio, come di prassi in casi analoghi, ad un'attività ispettiva Pag. 22straordinaria nei confronti della Cooperativa 29 Giugno, degli enti cooperativi e dei consorzi di cooperative riconducibili alle indagini in questione.
  Questa attività è stata di fatto avviata dopo aver acquisito il nullaosta della Procura, dopo la nomina degli amministratori giudiziari per la maggior parte delle cooperative coinvolte. In seguito alle ulteriori notizie di stampa in merito all'indagine penale si è proceduto, il 28 luglio del 2015, ad ampliare il programma ispettivo nei confronti di altre società cooperative collegate ai soggetti indagati. Le ispezioni si sono svolte avendo sempre riguardo alle attività nel frattempo avviate in sede giudiziaria. Il MISE in particolare si è fatto carico della decisione scaturita dalle risultanze ispettive al fine di coordinare le conseguenti azioni con gli eventuali altri provvedimenti posti in essere dal competente tribunale di Roma.
  Per ciò che attiene in particolare ad alcune delle società cooperative citate nell'interpellanza dall'onorevole Pesco, rappresento che sono state disposte le ispezioni, sia nei confronti delle società cooperative di produzione e lavoro, 29 giugno servizi, della società cooperativa sociale 29 giugno, e della Eriches 29 Consorzio di cooperative sociali. In tutti e tre gli enti erano stati nominati dal tribunale di Roma gli amministratori giudiziari. Le verifiche svolte – che come si è già avuto modo di evidenziare hanno compiti specifici in materia – sono state mirate alla valutazione degli aspetti relativi all'effettiva mutualità dell'ente. In generale comunque si deve segnalare che l'Amministrazione ha inteso operare in situazioni quali quelle oggetto dell'interpellanza in collaborazione con l'amministratore giudiziale incaricato, ciò anche al fine di agevolarne l'operato, offrendo informazioni utili alle decisioni gestionali da intraprendere. Pertanto, tutte le irregolarità rilevate sono state segnalate agli amministratori al fine della loro valutazione nell'ambito del processo, ove possibile, di regolarizzazione degli enti anche nell'ottica di salvaguardia dei livelli occupazionali e attesa la valenza sociale degli stessi. Per completezza di informazione, si fornisce di seguito una tabella, recante le informazioni sulle cooperative in questione. Si segnala che, quanto al primo gruppo di cooperative elencato, il Ministero ha svolto nei confronti della maggior parte delle cooperative esclusivamente attività di natura ispettiva, essendo l'attività di revisione riservata alle associazioni di rappresentanza.
  Partiamo con il Consorzio nazionale servizi, società cooperativa Bologna, ispezione straordinaria del MISE marzo 2015; esito: non si è dato corso alla proposta di gestione commissariale a seguito degli adempimenti posti in essere dal consorzio. Società Cooperativa 29 Giugno Roma, attività ispettiva del MISE marzo 2015, amministratore giudiziario, quindi nessun provvedimento. 29 giugno Servizi, cooperativa di produzione lavoro Roma: sempre marzo 2015; anno giudiziario, nessun provvedimento. Eriches 29 Consorzio di cooperative sociali: ispezione straordinaria a marzo 2015, nessun provvedimento. Consorzio Formula ambiente, società sociale Forlì, ispezione a marzo 2015, nessun provvedimento. ABICI, società Cooperativa Sociale Roma, sempre amministratore giudiziario marzo 2015, nessun provvedimento. Formula sociale cooperativa integrata Roma, ispezione a marzo 2015, amministratore giudiziario; nessun provvedimento. Edera, società cooperativa sociale luglio 2015, affidata a gestione contratti di appalto ad amministratori giudiziari; nessun provvedimento. Si prosegue con la Mediterranea, società cooperativa Onlus di Roma, amministratori giudiziari, proposta da parte del MISE di scioglimento con nomina del liquidatore; il provvedimento sanzionatorio non è stato adottato in attesa di regolarizzazione da parte degli amministratori giudiziari. Cooperativa di lavoro, La Cascina, Roma, maggio 2013-giugno 2015, amministratore giudiziario, nessun provvedimento. Dionisio Cooperativa Sociale Roma, inchiesta ispettiva aperta nel giugno 2016, scioglimento – questo è il provvedimento – con nomina del liquidatore; procedimento in corso. Sulla Casa Comune 2000 società, cooperativa di Ladispoli, non vi è stata fino Pag. 23adesso, nessuna richiesta ispettiva, nessun provvedimento. Sulla Domus Caritatis società cooperativa vi è stata nel novembre 2012 e nel giugno 2015 l'ispezione con amministratori giudiziari; nessun provvedimento. Sulla Tre Fontane società cooperativa sociale Roma, vi è stata un'ispezione nel novembre 2015, con amministratore giudiziario; nessun provvedimento. Sulla Osa Major, amministratore giudiziario. Sul Consorzio Sol.co. For Roma, vi è stata un'ispezione nel gennaio 2016; nessun provvedimento. Sul Consorzio Sol.co. per l'automobilità Roma, vi è stata un'inchiesta ispettiva nel gennaio 2016; scioglimento senza nomina del liquidatore, atteso che c’è un procedimento in corso. Sulla Società cooperativa edilizia deposito locomotive Roma San Lorenzo, non vi è stata un'inchiesta, c’è stata solo la liquidazione coatta amministrativa con decreto ministeriale del 26 febbraio 2015.
  Per quando riguarda invece il cosiddetto «gruppo Gesconet» si fa innanzitutto presente che il consorzio costituisce una società consortile per azioni già messa in liquidazione e non un consorzio in forma di cooperativa e pertanto non è soggetta alla vigilanza del Ministero dello sviluppo economico.
  Le società cooperative che aderiscono alla società consortile Gesconet che invece rientrano nella vigilanza del MiSE sono state revisionate nei bienni di competenza e sottoposte a tutte le ispezioni straordinarie (ad eccezione di due già in fase di liquidazione coatta amministrativa) nel corso del 2015. Di seguito riportiamo l'anno di revisione e gli esiti dell'attività di vigilanza ispettiva per le cooperative in questione. Sul Consorzio C.L. società cooperativa in liquidazione, vi è stata un'ispezione straordinaria nel 2015 il cui esito è stato: liquidazione coatta amministrativa con decreto ministeriale 24 giugno 2015. Sul Consorzio C.P. società cooperativa in liquidazione, vi è stata un'ispezione straordinaria nel 2015; vi è stato un intervento sul fallimento. Sulla Fiumicinese società cooperativa giovanile di produzione e lavoro, vi è stata un'ispezione straordinaria nel 2015; esito: scioglimento con nomina del liquidatore in corso. Sulla 2 BE COOP. società cooperativa, vi è stata un'ispezione nel 2015; esito del provvedimento: scioglimento con nomina del liquidatore in corso. Sulla Punto Lavoro società cooperativa, vi è stata un'ispezione straordinaria nel 2015; scioglimento con nomina del liquidatore in corso. Sulla Cassiopea COOP. società cooperativa vi è una liquidazione coatta amministrativa dal 1o aprile 2015. Even società cooperativa; liquidazione coatta amministrativa decreto ministeriale del 10 aprile 2015.
  Con riferimento sempre a questa vicenda della Cesconet, l'onorevole chiede un lungo elenco di nome di cooperative che in mancanza di altri riferimenti identificativi (codici fiscali o provincia) e non risultando direttamente riconducibili al gruppo di cui sopra, sono di difficile identificazione in quanto si collegano ad un certo numero di enti recanti tutte la stessa ragione sociale, pertanto si forniscono le informazioni relative alle società di più certa identificazione in quanto riferibili alla società consortile SAPP, pure presente nell'elenco. Quindi il gruppo delle società cooperative che fanno parte della società consortile SAPP sono qui di seguito indicate. Sulla Maxima società cooperativa, non c’è stata ispezione straordinaria; nessun provvedimento. Sulla AURA società cooperativa, vi è un'ispezione straordinaria in corso nel 2016. Sulla Logica Servizi società cooperativa, vi è in corso soltanto una revisione. Sulla Start-up società cooperativa non vi è ispezione straordinaria; l'esito è: recente iscrizione all'albo nazionale delle cooperative. Sulla Work in progress, un'ispezione straordinaria non è stata effettuata; a tal caso l'esito è: recente iscrizione all'albo nazionale cooperative. Sulla Logistic Evolution cooperativa, non è in corso un'ispezione ma è in corso invece l'esito di una revisione. Sull'Ermes società cooperativa è in corso una revisione.
  Infine, con riferimento alle vicende collegate al centro richiedenti asilo CARA di Mineo, oggetto delle indagini della procura di Caltagirone, si rammenta che per la regione Sicilia la competenza in materia è esercitata dalla regione stessa; quindi il Pag. 24MiSE su questo argomento non può dare alcuna risposta. Una sola di queste, la Cooperativa Senis Hospes società cooperativa sociale, con sede legale in Basilicata, risulta aderente a Confcooperative dal 2012, ed è stata revisionata dal MiSe già nel 2009 e nel 2012 (prima dell'adesione) senza proposta di provvedimenti.
  Infine, per quanto riguarda la Pizzarotti SPA, altra azienda citata dall'onorevole interpellante, la stessa non risulta essere una società cooperativa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Pesco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
  Ne approfitto anche per salutare gli alunni e i docenti della scuola elementare Maria Ausiliatrice di Roma che seguono i nostri lavori (Applausi). Ciao ragazzi, grazie.
  Prego, onorevole Pesco.

  DANIELE PESCO. Presidente, io chiedo veramente che si faccia qualcosa in più e perché lo chiedo ? Perché gli anni di riferimento delle ispezioni e delle revisioni fatte e indicate in quest'Aula dal sottosegretario Gentile sulle cooperative legate a tre grandissimi scandali nazionali sono tutti riferiti al 2015 o al 2016; al 2015 e al 2016 ! È possibile che nei dieci anni precedenti necessari non si sia fatto nessun controllo. Sappiamo se le associazioni di categoria delle cooperative hanno svolto o no dei controlli ? Solo nel 2015 e nel 2016; una cosa che ci lascia molto perplessi, soprattutto perché se viene riferito al fatto che le cooperative hanno effettivamente svolto lavori, hanno preso incarichi, hanno incassato proventi dalla loro attività, vogliamo sapere se nei dieci anni precedenti, se negli ultimi dieci anni, queste società sono state controllate o no ? Ci sembra di capire che il MiSE sia intervenuto solo dopo che praticamente la magistratura era già intervenuta, a parte su qualche cooperativa. Ci sembra un pochino tardivo questo intervento.
  Secondo noi non va bene, c’è da fare qualcosa in più, probabilmente, c’è da cambiare la legge innanzitutto da parte delle associazioni, delle cooperative nazionali. Ebbene probabilmente sarebbero da togliere i controlli alle associazioni nazionali e restituire tutto il controllo nelle mani dello Stato, del Governo, del Ministero dello sviluppo economico. Andrebbe logicamente ampliato il gruppo dei revisori, andrebbe incentivato il controllo. Purtroppo no, assistiamo a continui tagli delle risorse necessarie per fare i controlli. E purtroppo la risposta del sottosegretario ci dice che i controlli sì sono stati fatti, ma in modo tardivo, dopo che la magistratura era già arrivata. Lo scandalo Gesconet è del 2014; sono stati svolti controlli prima o no ? Secondo noi no, e se non sono stati svolti i controlli vuol dire che c’è una copertura, una copertura politica. È logico, tutto torna, tutto torna ! Le cooperative servono per prendere appalti pubblici e privati, per distribuire proventi a destra e sinistra, logicamente sfruttando agevolazioni fiscali, sfruttando i lavoratori mal pagati o poco pagati, e logicamente tutto ciò che è agevolazione fiscale viene tradotto in prelievi diretti, in contanti, in trasporto di valuta all'estero. È successo nel caso Gesconet, successo in «mafia capitale», probabilmente anche sul CARA di Mineo e noi cosa stiamo qui a fare se non intendiamo cambiare la legge, se non intendiamo incentivare, sviluppare, intensificare, rafforzare i controlli sulle cooperative ? Altrimenti diciamo «abbiamo sbagliato tutto, eliminiamo l'articolo 45 della Costituzione e delle cooperative in Italia non se ne parla più», perché forse potrebbe essere la soluzione migliore e mi viene la pelle d'oca a dire una cosa del genere, perché la cooperazione a scopo mutuale è una cosa importante per il nostro Paese ed è una vergogna il fatto che venga utilizzata invece per produrre proventi personali, per speculare, per avere vantaggi politici. È una cosa che veramente fa rabbrividire e i controlli del Ministero arrivano solo dopo. Vuol dire che c’è qualcosa che non va ! Vuol dire che bisogna cambiare le cose, bisogna intensificare i controlli ! Non va bene, tutto ciò non va bene.Pag. 25
  Quindi non aggiungo altro. Rimango veramente rammaricato della risposta: speravo che il Ministero avesse fatto qualcosa in più, speravo veramente che anche le associazioni nazionali avessero fatto qualcosa in più; purtroppo abbiamo la prova che i controlli sulle cooperative, per volontà politica, non vengono eseguiti.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare (ore 11,26).

  PRESIDENTE. Avverto che in data 13 ottobre 2016 è pervenuta alla Presidenza la comunicazione che, ai sensi dell'articolo 14, comma 2 del Regolamento, si è costituito il gruppo parlamentare Scelta Civica verso Cittadini per l'Italia-MAIE, di cui fanno parte i deputati: Ignazio Abrignani, Mario Borghese, Luca D'Alessandro, Monica Faenzi, Giuseppe Galati, Giorgio Lainati, Ricardo Antonio Merlo, Giovanni Carlo Francesco Mottola, Massimo Parisi e Francesco Saverio Romano, già appartenenti alla componente politica «Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero» del gruppo parlamentare Misto; Angelo Antonio D'Agostino, Mariano Rabino, Giulio Cesare Sottanelli, Valentina Vezzali ed Enrico Zanetti, già appartenenti al gruppo parlamentare Misto; nonché Marco Marcolin, già appartenente alla componente politica «Fare ! – PRI» del gruppo parlamentare Misto.
  Sono stati eletti componenti del comitato direttivo dell'assemblea del gruppo: presidente: Giulio Cesare Sottanelli; vicepresidente vicario: Massimo Parisi; vicepresidenti: Ricardo Antonio Merlo e Valentina Vezzali; tesoriere: Giuseppe Galati; portavoce: Ignazio Abrignani, Mariano Rabino; componenti: Angelo Antonio D'Agostino, Giorgio Lainati, Marco Marcolin e Monica Faenzi, alla quale è affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto all'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.
  Comunico quindi che, conseguentemente, la componente politica del gruppo parlamentare Misto-ALA-MAIE viene meno a seguito del passaggio al neo costituito gruppo di tutti i deputati già iscritti ad essa.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 11,27).

  PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, nella seduta di martedì 18 ottobre, al termine delle votazioni, avrà luogo – ove concluso dalla Commissione – la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 4079, recante la ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Parigi collegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, adottato a Parigi il 12 dicembre 2015. Il seguito della discussione di tale disegno di legge di ratifica sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di mercoledì 19 ottobre, dopo gli altri argomenti già previsti. La relativa organizzazione dei tempi sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.
  Avverto inoltre che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti provvedimenti: disegno di legge recante disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo; proposta di legge recante disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica; testo unificato delle proposte di legge recante misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale.Pag. 26
  Nel medesimo allegato A sarà altresì pubblicata la nuova organizzazione dei tempi per l'esame della mozione n. 1-01287 recante iniziative a sostegno dei cittadini colpiti dalla crisi economica, anche in relazione alle risorse attualmente destinate all'accoglienza dei migranti extracomunitari.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 17 ottobre 2016, alle 14:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   S. 2217 – Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo (Approvato dal Senato) (C. 4008).
   e delle abbinate proposte di legge: MONGIELLO e MATTIELLO; MONGIELLO ed altri; MONGIELLO ed altri; FALCONE ed altri; ZACCAGNINI ed altri; MATARRELLI; CARLONI ed altri; MATARRESE ed altri; SCOTTO ed altri; CHIMIENTI ed altri (C. 429-2134-3298-3367-3379-3405-3580-3817-4046-4069).
  Relatori: Berretta, per la II Commissione; Miccoli, per l'XI Commissione.

  2. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   DECARO ed altri: Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica (C. 2305-A).
   e delle abbinate proposte di legge: REALACCI ed altri; BRATTI ed altri; CRISTIAN IANNUZZI ed altri; SCOTTO ed altri; BUSTO ed altri (C. 73-111-2566-2827-3166).
  Relatore: Gandolfi.

  3. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   FUCCI; GIAMMANCO ed altri; DE GIROLAMO ed altri; VEZZALI ed altri; MINARDO; DE GIROLAMO; SBROLLINI ed altri; ROCCELLA; INVERNIZZI ed altri; RAMPELLI ed altri; MARTI ed altri; GIAMMANCO ed altri; CHIMIENTI ed altri: Misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale (C. 261-1037-2647-2705-3597-3629-3738-3818-3829-3872-3912-3933-4048-A).
  Relatori: Giammanco, per la I Commissione; Boccuzzi, per l'XI Commissione.

  La seduta termina alle 11,30.