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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 681 di mercoledì 28 settembre 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Carbone, Catania, Chaouki, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Giorgis, Lorenzo Guerini, Locatelli, Mariani, Pes, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Schullian, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoventi, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni (ore 9,35).

  PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge:
   MARCELLO STANCA, da Firenze, chiede modifiche agli articoli 300 e 301 del codice di procedura civile in materia di interruzione del procedimento in Cassazione per morte della parte (1158) – alla II Commissione (Giustizia);
   PAOLO PELINI, da Roma, chiede modifiche all'organizzazione dei corsi di laurea di biologia, al fine di favorire l'accesso al mondo del lavoro da parte di coloro che conseguono la laurea triennale (1159) – alla VII (Cultura);
   VINCENZO FRASCA, da Orta Nova (Foggia), chiede di estendere alle sorelle e ai fratelli non conviventi i benefìci previsti per i familiari delle vittime del dovere e del terrorismo (1160) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   LUCIANO GRECO, da Fuscaldo (Cosenza), chiede un provvedimento di amnistia e di indulto per i reati commessi fino al 15 agosto 2016 (1161) – alla II Commissione (Giustizia);
   ALDO COPPOLA, da Genova, chiede:
    che non siano adottati provvedimenti disciplinari nei confronti dei medici che sconsigliano l'utilizzo dei vaccini (1162)alla XII Commissione (Affari sociali);Pag. 2
    norme in materia di indicazioni di origine del pane (1163) – alla XIII Commissione (Agricoltura);
   BRUNO LO CHIATTO, da Grottaminarda (Avellino), chiede iniziative per promuovere lo studio della storia (1164) – alla VII Commissione (Cultura);
   ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede iniziative per garantire l'operatività dell'ospedale di Lungro (Cosenza) (1165) – alla XII (Affari sociali);
   MARINO SAVINA, da Roma, chiede:
    disposizioni per regolamentare i casi di malattia insorta a fine orario di servizio (1166)alla XI Commissione (Lavoro);
    nuove norme in materia di corresponsione anticipata dei trattamenti di fine rapporto e di fine servizio (1167)alla XI Commissione (Lavoro);
    l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui rapporti tra lo Stato italiano e la Securities and Exchange Commission (1168)alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze);
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
    l'incremento dell'importo degli assegni di invalidità (1169) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    interventi in materia di diritto all'acqua e per evitare la soppressione delle fontanelle pubbliche nei centri abitati (1170) – alla VIII Commissione (Ambiente);
    il potenziamento degli interventi di disinfestazione nella stagione estiva (1171) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    iniziative per contrastare il traffico internazionale di organi (1172) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
    nuove norme in materia di trattamenti vitalizi e pensionistici dei parlamentari (1173) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    iniziative per evitare che le conseguenze del dissesto finanziario degli enti locali ricadano sui cittadini (1174) – alla V Commissione (Bilancio).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,05. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Realacci ed altri; Terzoni ed altri: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici (A.C. 65-2284-A) (ore 10,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 65-2284-A: Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, si è concluso l'esame degli emendamenti.

Pag. 3

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 65-2284-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 65-2284-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Vuole che glieli legga io, onorevole Baretta o li esprime lei direttamente ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Come vuole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Matarrelli n. 9/65-A/1 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Giovanna Sanna n. 9/65-A/2 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pastorelli n. 9/65-A/3 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marzano n. 9/65-A/4 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Segoni n. 9/65-A/5 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Moscatt n. 9/65-A/6 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Palmizio n. 9/65-A/7 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Plangger n. 9/65-A/8 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Ciracì n. 9/65-A/9 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Mucci n. 9/65-A/10 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Baradello n. 9/65-A/11 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Taricco n. 9/65-A/12 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno D'Incà n. 9/65-A/13 ?

Pag. 4

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, con la seguente riformulazione. Togliere le parole: «nell'ambito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Busto n. 9/65-A/14 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno De Rosa n. 9/65-A/15 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Mannino n. 9/65-A/16 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, a condizione che sia riformulato: «a valutare l'opportunità di prevedere».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Micillo n. 9/65-A/17 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Zolezzi n. 9/65-A/18 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Dadone n. 9/65-A/19 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Terzoni n. 9/65-A/20 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, con riformulazione. Al secondo capoverso del dispositivo, fermarsi alla quinta riga, alle parole: «ripristino ambientale», e togliere il resto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Vignaroli n. 9/65-A/21 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, con riformulazione. Fermarsi alle parole della terza riga del dispositivo: «alla presente legge», e togliere il resto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Ciprini n. 9/65-A/22 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, a condizione che sia riformulato: «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Cariello n. 9/65-A/23 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Gallinella n. 9/65-A/24 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Brugnerotto n. 9/65-A/25 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Gagnarli n. 9/65-A/26 ?

Pag. 5

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Daga n. 9/65-A/27 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno L'Abbate n. 9/65-A/28 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, con la seguente riformulazione. Fermarsi alla quarta riga del dispositivo: «piccoli comuni», e togliere tutto il resto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Battelli n. 9/65-A/29 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Castiello n. 9/65-A/30 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Grimoldi n. 9/65-A/31 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Allasia n. 9/65-A/32 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Guidesi n. 9/65-A/33 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Caparini n. 9/65-A/34 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Laffranco n. 9/65-A/35 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Alberto Giorgetti n. 9/65-A/36 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole, con la seguente riformulazione. Togliere le parole: «per il solo 2016».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Squeri n. 9/65-A/37 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Fabrizio Di Stefano n. 9/65-A/38 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Crimi n. 9/65-A/39 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Occhiuto n. 9/65-A/40 ?

Pag. 6

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Crivellari n. 9/65-A/41 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pili n. 9/65-A/42 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Simonetti n. 9/65-A/43 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Tino Iannuzzi n. 9/65-A/44 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno De Menech n. 9/65-A/45 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Raccomandazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Crimì n. 9/65-A/46 ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Grazie, signor sottosegretario. Direi di cominciare. Onorevole Matarrelli, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione: va bene. Giovanna Sanna, il parere è favorevole: va bene. Pastorelli, il parere è favorevole: credo che vada bene. Marzano, il parere è favorevole: va bene. Segoni, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione: presumiamo che vada bene. Moscatt, il parere è favorevole: va bene. Palmizio, l'ordine del giorno è accettato come raccomandazione: va bene. Plangger, l'ordine del giorno è accettato come raccomandazione: va bene. Ciracì, il parere è favorevole: presumo che vada bene. Mucci, il parere è favorevole: presumo che vada bene. Baradello, il parere è favorevole: anche in questo caso, va bene. Taricco, il parere è favorevole: va bene. D'Incà, c’è una proposta di riformulazione: va bene. Mi scusi, onorevole Terzoni, non l'avevo vista. Busto, il parere è contrario: lo mettiamo ai voti.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Busto n. 9/65-A/14, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bene, come siamo messi ? Vedo ancora un po’ di fila, onorevole Bordo, non faccia ostruzione ai colleghi che devono prende la tessera. Comunque a puro titolo informativo i venti minuti che noi diamo all'inizio della seduta dovrebbero servire anche a consentire ai colleghi di prendere la tessera per tempo, dovrebbero, diciamo. Bene, come siamo messi ? Colleghi, però adesso vi pregherei di affrettare le operazioni perché...ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

  Ordine del giorno n. 9/65-A/15 De Rosa, parere favorevole. Va bene, onorevole Terzoni ? Sì, ovviamente. Ordine del giorno n. 9/65-A/16 Mannino, c’è una proposta di riformulazione. Va bene, è accolto così come riformulato dal Governo. L'ordine del giorno n. 9/65-A/17 Micillo è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/18 Zolezzi il parere è contrario.Pag. 7
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/18 Zolezzi, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

  L'ordine del giorno n. 9/65-A/19 Dadone va bene, è accolto così. Anche l'onorevole Terzoni accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/65-A/20. Per l'ordine del giorno n. 9/65-A/21 Vignaroli, c’è una proposta di riformulazione, che accoglie, così come l'onorevole Ciprini accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/65-A/22. Anche per l'onorevole Cariello in merito al suo ordine del giorno n. 9/65-A/23 va bene, mentre c’è un parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/65-A/24 Gallinella, che presumo mettiamo ai voti. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/24 Gallinella, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Anche per l'ordine del giorno n. 9/65-A/25 Brugnerotto c’è un parere contrario.
  Passiamo dunque ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/25 Brugnerotto, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze, onorevole Baretta, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/26 Gagnarli. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, semplicemente per dire che è favorevole con riformulazione, ovvero togliere nella seconda riga «entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge».

  PRESIDENTE. Va bene, quindi è accolto così come riformulato. Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/27 Daga c’è un parere contrario. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/27 Daga, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/28 L'Abbate c’è una proposta di riformulazione, che va bene, mentre invece sull'ordine del giorno n. 9/65-A/29 Battelli il parere è contrario. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/29 Battelli, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  L'ordine del giorno n. 9/65-A/30 Castiello è accolto così com’è; ordine del giorno n. 9/65-A/31 Grimoldi: va bene ? Va bene così.Pag. 8
  Siamo all'ordine del giorno n. 9/65-A/32 Allasia, su cui il parere è favorevole, mentre c’è un parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/65-A/33 Guidesi.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/33 Guidesi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

  Ordine del giorno n. 9/65-A/34 Caparini: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/35 Laffranco c’è un parere contrario.
  Dunque, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/65-A/35 Laffranco.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/36 Alberto Giorgetti c’è una proposta di riformulazione: presumo che vada bene e, quindi, è accolto così.
  Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/37 Squeri c’è un parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/37 Squeri.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

  Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/38 Fabrizio Di Stefano c’è un parere contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/38 Fabrizio Di Stefano, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

  Ordine del giorno n. 9/65-A/39 Crimi, va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/40 Occhiuto il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/65-A/41 Crivellari, va bene.
  Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/42 Pili il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/43 Simonetti c’è un parere contrario.
  Dunque, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/43 Simonetti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Sull'ordine del giorno n. 9/65-A/44 Tino Iannuzzi il parere è favorevole; ordine del giorno n. 9/65-A/45 De Menech, va bene; infine, sull'ordine del giorno n. 9/65-A/46 Crimì il parere è favorevole.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 65-2284-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, signor Presidente. Ci sono oltre 5 mila piccoli comuni con una densità di popolazione che Pag. 9raggiunge i 10 milioni di abitanti. Di questi oltre 5 mila comuni, oltre 2 mila comuni sono ormai in dirittura di arrivo per estensione e per diminuzione di popolazione. Abbiamo, quindi, la necessità e il dovere di poter fare in modo...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Di Gioia, attenda. Colleghi, vi pregherei, se dovete restare in Aula, di farlo stando in silenzio; diversamente, vi pregherei di uscire, perché tanto non voteremo immediatamente. Consentiamo a chi sta parlando di farlo nel migliore dei modi, grazie.

  LELLO DI GIOIA. Abbiamo, quindi, la necessità e il dovere morale e politico di fare in modo che queste realtà possano rivivere, perché in queste realtà mancano i servizi essenziali: mi riferisco alla sanità, mi riferisco alle Poste, che con il loro piano industriale stanno ormai eliminando uffici postali in queste realtà, e mi riferisco anche alle scuole. Bene ha fatto Realacci che ha presentato, anche nelle altre legislature, una proposta di legge come questa, una proposta che intende, appunto, rivitalizzare e ridare dignità a questi comuni che sono pieni di storia e di cultura, che hanno borghi bellissimi da visitare e che hanno un percorso enogastronomico estremamente significativo.
  Ecco, noi pensiamo che questa sia una proposta interessante, anche se oggettivamente 10 milioni di euro sono pochi. Ma, comunque, bisognava iniziare; ripeto: bisogna iniziare, bisogna far rivivere nella coscienza della politica e delle istituzioni l'idea che questi comuni non possono essere lasciati soli. Basta pensare a quanto è accaduto qualche tempo fa e che abbiamo verificato. Lo spopolamento di queste realtà significa anche il non presidio del territorio, significa lasciare e fare in modo che insista lì quel dissesto idro-geologico che poi può determinare quelle condizioni di disastro che abbiamo vissuto in tempi passati.
  Ecco, noi pensiamo, appunto, che un voto positivo unanime di questa Camera possa dare l'impulso necessario perché si possa ripresentare, con determinazione e con forza, l'esigenza di questa valorizzazione e, quindi, fare in modo che a questi 10 milioni possono essere accompagnati altri finanziamenti per ridare dignità, appunto, a queste piccole realtà. Noi voteremo a favore, convintamente a favore, sapendo che non lasceremo...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Di Gioia.

  LELLO DI GIOIA. ... e con questo concludo, in modo determinante e convinto per fare in modo, e concludo, signor Presidente, due secondi...

  PRESIDENTE. Siamo un minuto oltre il suo tempo, onorevole Di Gioia. Deve concludere proprio.

  LELLO DI GIOIA. La ringrazio per questo e per la sua gentilezza...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Gioia !

  LELLO DI GIOIA. ...ma lei comprende bene che è un problema importante dietro alle spalle e, quindi, concludo nel dire...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Gioia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi. Con questo provvedimento il Parlamento riesce oggi a produrre un testo atteso da anni e di grandissima importanza per tutto il Paese. La sopravvivenza dei piccoli comuni, specie di quelli rurali, è minacciata da fasi economiche e culturali ad essa avverse. Accogliamo quindi con grande favore le misure contenute in questo testo unificato, le quali hanno l'obiettivo di migliorare il sistema dei servizi essenziali e di favorire le attività produttive dei territori. Non solo il provvedimento si occupa di recupero e Pag. 10riqualificazione dei piccoli borghi anche sotto il profilo antisismico, con evidenti riflessi positivi sulla sicurezza dei cittadini. Vi sono altre misure di forte discontinuità rispetto al passato. Si pensi alla possibilità per i piccoli comuni di acquisire e riqualificare immobili o terreni in stato di abbandono o di degrado. Senza questi strumenti sarebbe impensabile una rinascita dei piccoli centri. È allora evidente che tutte queste misure possono diventare strumenti di governo straordinari, in grado di migliorare sensibilmente la qualità della vita dei cittadini. Il fine, del resto, è chiaro e ambizioso: contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni affinché gli stessi costituiscano un presidio attivo di manutenzione del territorio, specie sul piano idrologico e paesaggistico.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Pastorelli.

  ORESTE PASTORELLI. Un obiettivo da perseguire con costanza e tenacia.
  Alla luce di quanto esposto, esprimo il voto favorevole della componente socialista al presente disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà.

  ALBRECHT PLANGGER. Signor Presidente, colleghi, come autonomie speciali, abbiamo costantemente operato nella definizione e nell'applicazione di un modello di governo delle realtà montane, nel quale le sinergie tra i piccoli comuni valorizzassero nel contempo le singole specificità delle comunità interessate a costituire un sistema integrato di servizi essenziali e politiche produttive, per tale ragione in grado di attrarre ed orientare risorse e misure attive di sviluppo e di innovazione.
  È la nostra storia ed è ciò che intendiamo tutelare nel futuro. La previsione nel provvedimento della possibilità di accesso da parte dei piccoli comuni ad un fondo di 10 milioni di euro per il 2017 è certamente una misura coerente con l'esigenza di incentivare gli investimenti, in primo luogo, laddove le condizioni appaiono più complesse come i territori montani. Il punto essenziale, proprio dalla prospettiva dei piccoli comuni montani, è operare affinché l'accesso al fondo, come altre ulteriori opportunità previste, sia garantito attraverso procedure semplificate e flessibili, al fine di porre termine concretamente allo spopolamento e all'abbandono dei terreni agricoli di pregio. È fondamentale, come proposto anche dal mio ordine del giorno, che le politiche di riqualificazione e di coordinamento tra i piccoli comuni siano sostenute attraverso una significativa e strutturale diminuzione degli oneri di spesa, ad esempio, per le contrattazioni fra privati che abbiano per oggetto fondi agricoli con superficie non superiore ai 5.000 metri quadri. Così si combatte seriamente l'abbandono dei territori. Abbiamo sollecitato l'impegno del Governo ad intervenire in tale direzione.
  Per queste ragioni, come Minoranze Linguistiche, voteremo a favore del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Gentile Presidente e onorevoli colleghi, è ormai affermata l'idea che i 5.600 comuni con meno di 5.000 abitanti presenti nel nostro Paese, pari al 70 per cento dei comuni italiani, custodiscono un patrimonio straordinario di beni culturali e ambientali, di tradizioni e abilità manifatturiere, di saperi e convivialità.
  Così come la consapevolezza del ruolo che i piccoli comuni possono svolgere nel qualificare e rilanciare una parte consistente dell'offerta turistica nazionale è ormai un dato certo. I dati positivi sul turismo delle aree protette, che interessano per la maggior parte queste realtà, stanno lì a dimostrarlo.
  Inoltre, l'importanza sempre più riconosciuta, dell'agricoltura di qualità nel Pag. 11nostro Paese rafforza ulteriormente il ruolo di veri e propri presidi territoriali e produttivi dei piccoli comuni italiani. L'Italia è il Paese in Europa che ha più produzioni certificate: 149 DOP e IGP. Anche nel settore del vino, l'Italia è protagonista, con ben 453 marchi di origine controllata. Infine, anche nel biologico, siamo i primi in Europa e siamo al terzo posto nel mondo dopo Australia e Argentina. In questo, i piccoli comuni italiani danno un grande contributo a questi primati agroalimentari ed enogastronomici. Molti produttori italiani di qualità stanno investendo nella ricerca e nella sperimentazione sui vitigni autoctoni, che in gran parte interessano i piccoli comuni, soprattutto montani. E non è un caso che molti dei cuochi italiani, riconosciuti e affermati a livello internazionale, operino in questi piccoli centri. Questo veloce panorama delle realtà dei piccoli comuni italiani ci indica quante innovazioni di processo e di prodotto, quanta creatività imprenditoriale e quanta coesione sociale si siano sviluppati in questi ultimi anni. Si sono risvegliati identità locali e orgogli territoriali, sono stati riscoperti valorizzati e proiettati su scenari nazionali e internazionali patrimoni e culture del saper fare.
  La novità di questi anni è che queste dinamiche positive e queste potenzialità non riguardano solo settori ritenuti tradizionali, come quelli dell'agroalimentare e del turismo, ma anche quelli del manifatturiero più avanzato del nostro made in Italy. I piccoli comuni, come territori di elezione della soft economy, dove la stragrande maggioranza dei casi di successo di produzione italiana che si affermano nel mondo per la loro qualità, affidabilità e desiderabilità proviene proprio da questa Italia profonda. Storie, dietro alle quali, ci sono territori, comunità, famiglie e persone.
  In questo quadro, si sentiva l'esigenza di inquadrare all'interno di un testo unico tutta una serie di disposizioni che potessero valorizzare queste piccole comunità locali che sono l'elemento fondamentale dell'identità del nostro Paese. Dopo tutto, conosciamo molto bene i fattori attrattivi di molti territori della piccola grande Italia: sicurezza, controllo e coesione sociale, salubrità, qualità, fruibilità dell'ambiente, autenticità delle relazioni umane, cibo buono e genuino, tanto che molti di questi territori ospitano ormai comunità di nuovi cittadini, soprattutto europei e americani, che sono diventati proprietari e anche produttori di questi beni.
  Ma la piccola grande Italia è anche quella che ha dimostrato in questi anni capacità di inclusione e di integrazione nei confronti dei tanti lavoratori immigrati impegnati nell'agricoltura e nel manifatturiero.
  Se lo spostamento dei talenti è legato più che al richiamo delle nazioni a quello esercitato da regioni e città l'Italia ha tutte le condizioni di base per competere, a patto che operi un grande investimento in innovazione e servizi per rafforzare il ruolo della rete dei piccoli comuni.
  Il provvedimento di oggi segna questa volontà e riteniamo che vada sostenuto al fine di prevedere un sistema integrato di finanziamenti, di incentivazioni, di defiscalizzazioni e di semplificazioni burocratiche e amministrative per consentire a questi territori di competere e di cogliere le occasioni che paradossalmente proprio la globalizzazione ha aperto.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 10,37)

  IGNAZIO ABRIGNANI. Insomma, un provvedimento che ci vede d'accordo, un provvedimento a cui abbiamo dato il nostro contributo ed è per questo che annuncio il voto favorevole, a nome di Alleanza Liberal Popolare e Autonomie (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. La componente dei Conservatori e Pag. 12Riformisti voterà a favore di questo provvedimento e voterà a favore per una serie di considerazioni. La prima: è un provvedimento atteso, che anche nelle passate legislature è stato oggetto di valutazione sia da parte delle Camere, quindi del Parlamento, ma non è arrivato a conclusione per vari motivi.
  Io mi auguro e spero che questa sia la volta buona. È un piccolo segnale per la valorizzazione dei piccoli comuni. Io ritengo che ci sia qualche situazione che poteva essere vista meglio perché questo provvedimento poteva essere anche una occasione per indirizzare, in maniera molto più pregnante rispetto alle norme già esistenti, un percorso inevitabile da parte dei piccoli comuni e dei comuni. Quale ? Il percorso delle unioni e il percorso delle fusioni. Questo è un percorso ineluttabile nel nostro Paese per un motivo molto semplice: perché c’è un problema di gestione, ma c’è anche il problema di cercare di razionalizzare dal punto di vista delle spese e dal punto di vista dei costi. È fin troppo evidente che i comuni e gli enti locali sono una ricchezza enorme del Paese, non fosse altro perché sono la prima vera frontiera istituzionale tra i cittadini e le istituzioni e, quindi, anche la politica.
  Io penso, però, che l'aspetto che ci vede perplessi – ma questo non inficia la nostra valutazione di votare, comunque, a favore – è che il provvedimento è timido anche rispetto alle risorse messe in campo. Noi riteniamo che potevano esserci gli spazi per avere un'attenzione superiore dal punto di vista delle risorse. L'altro elemento, che prima o poi il Governo dovrà pure affrontare, è che si parla a del problema delle unioni e si parla anche del problema delle fusioni, con piccole agevolazioni; ad onor del vero, il legislatore, già dalla legge n. 142 del 1990 sulle autonomie locali e il riordino delle autonomie locali, aveva previsto forme agevolative e, comunque, aveva dato questo indirizzo. Poi, ad onor del vero, per i primi anni la legge è stata recepita anche in maniera sbagliata perché l'unione di comuni era diventata una specie di compensazione di poltrone: chi non entrava a fare l'assessore nelle giunte comunali veniva compensato con questi incarichi all'interno dell'unione di comuni.
  E l'altro è il problema delle fusioni. Le fusioni hanno un grande ostacolo: sono una grande opportunità ineluttabile, a mio avviso, però hanno un grande ostacolo. Quale ? L'attuale normativa, anche rispetto all'attuazione regionale, prevede una procedura molto complessa, con un referendum apposito, perché possa esserci anche lo svolgimento di elezioni di fatto, su una volontà, invece, che dovrebbe essere molto più semplificata. Se noi vogliamo andare in questa direzione, certamente questa è la strada.
  Per il resto, noi condividiamo, in pratica, tutto l'impianto del provvedimento. Speriamo che anche l'altro ramo del Parlamento lo approvi al più presto, perché è un segnale timido, ma è comunque un segnale positivo nei confronti di queste istituzioni, che rimangono la vera frontiera nei confronti dei cittadini. Ben volentieri, potrebbe esserci anche una risposta nettamente superiore se poi questa legge di riferimento potrà essere utilizzata, anno per anno, per avere un incremento di risorse finalizzate e vincolate al corretto utilizzo di investimenti in servizi per i cittadini e non, invece, di spese allegre e di sperperi, come spesso e volentieri, purtroppo, comunque accade (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcello Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Che vi fosse la necessità di un intervento legislativo per valorizzare, proteggere e conservare i centri storici dei tantissimi piccoli comuni italiani mi pare evidente. Era un'esigenza diffusa, tenendo conto anche di un processo demografico certamente indicativo, che in molti casi aveva, di fatto, reso veri e propri deserti alcuni dei comuni più belli, da un punto di vista paesaggistico, della nostra Italia.Pag. 13
  Il provvedimento in esame oggi in Aula arriva con una condivisione di fondo. È un fatto estremamente positivo che il Parlamento, al di là delle diversità e delle posizioni politiche, abbia in qualche modo agevolato, favorito l'approvazione di un provvedimento che ha una finalità indubbiamente estremamente positiva.
  Dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, quello di Fratelli d'Italia, la parte più importante non sono le disponibilità economiche, che pure questo provvedimento mette a disposizione dei piccoli comuni, perché è evidente che l'enorme numero dei comuni che sono destinatari, potenzialmente, di aiuti economici di fatto rende non particolarmente significativo l'aspetto dei finanziamenti. Ma è, viceversa, certamente molto importante quello che all'interno della legge viene previsto, cioè la realizzazione di un piano che consenta di superare una serie di vincoli, che indubbiamente esistono, soprattutto in materia urbanistica, per quello che riguarda il nostro territorio. Non solo si tratta di vincoli, ma, in alcuni casi, anche di competenze concorrenti (a livello ministeriale, a livello regionale). Quindi, mi sembra oltremodo opportuno che anche le regioni vengano chiamate ad esprimere una loro valutazione, ma ho la sensazione che il problema principale sarà l'atteggiamento che il MiBAC e il Ministero dell'Ambiente andranno ad assumere oltre la semplice enunciazione di principio, cioè di favorire la realizzazione di un piano che possa determinare condizioni favorevoli alle ristrutturazioni dei centri storici, quindi, anche degli appartamenti e degli edifici, ovviamente senza prevedere aumenti volumetrici, ma consentendo diverse dislocazioni e utilizzo dei volumi. Ecco, io sono convinto che la parte più significativa, più importante, quella che poi alla fine determinerà il successo o meno di questo provvedimento, debba essere seguita in maniera puntuale.
  Mi aspetto che alla predisposizione del piano possa lavorare, ovviamente, il Governo, che possano lavorare le regioni, ma che vi possa essere una attenzione anche da parte del Parlamento, con le competenti Commissioni, che hanno già lavorato in tale senso. Quindi, se posso permettermi di offrire un ulteriore suggerimento al Governo, è quello di fare in modo che ci sia un'attenzione particolare quando la redazione del Piano diventerà una redazione operativa e quando quel piano dovrà comprendere e, in qualche modo, anche determinare condizioni affinché non vi siano competenze concorrenti, divieti, distinguo, i pasticci ai quali noi siamo abituati in Italia e che hanno determinato, in tante occasioni, il fiorire di una legislazione che poi è stata oggetto di ricorsi alla giustizia amministrativa e, qualche volta, anche al giudizio di costituzionalità.
  Il nostro è un voto convintamente favorevole, tenendo conto – lo ripeto – che le intenzioni sono certamente positive, ma poi vi è la materiale realizzazione del piano che dovrà determinare regole chiare per evitare che le singole autorità amministrative, che poi saranno chiamate a dare il loro parere favorevole, laddove si parlerà di ristrutturazione e di riqualificazione dei centri storici, non creino problemi, così come nel passato e anche nel presente, qualche volta, hanno determinato. Questo è l'augurio e l'auspicio; questa è la raccomandazione che rivolgiamo al Governo, insieme al nostro voto favorevole al provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Possiamo definire questa legge una legge per tornare e restare nei piccoli comuni. Ogni città, ogni luogo, ogni paese ha un'anima, ha un suo spirito, un'identità che ci chiede di essere vissuta e di essere anche difesa, a volte. Le persone, le comunità, le case, le strade, le aziende, i piccoli negozi, gli alberi, l'orizzonte che si vede nelle varie stagioni: ciascuno di noi ha la percezione dell'unicità di un posto, perché ci è caro, era caro alla nostra famiglia, perché ci ricorda momenti della nostra vita. Ecco, i piccoli comuni, i borghi sono l'anima profonda dell'Italia. Paese dei Pag. 14campanili ci definivano o, appunto, dei borghi. Purtroppo il sistema economico in cui viviamo ci trascina sempre più, invece, in un conformismo di stili di vita che ha ampliato i problemi di questi territori piccoli e lontani: lo spopolamento, la carenza di servizi, il problema delle piccole scuole, le strutture sanitarie, eccetera. Sono diventati, questi luoghi, sistemi fragili che necessitano dell'attenzione della politica, non solo perché nella maggioranza dei casi sono anche custodi di uno straordinario patrimonio di arte, di culture, di tradizioni e di storia, ma soprattutto perché sono custodi di un patrimonio umano che è fatto di modi di condividere la terra, di lavorarla la terra, di fare impresa, di costruire paesi e comunità a misura d'uomo. Sono paesi che sono fatti anche di diversità, di vite semplici e complicate allo stesso tempo, fatti di lentezza e, come diceva dei suoi paesi lo scrittore friulano Carlo Sgorlon, si tratta di paesi fatti di inconsapevole benessere o, se vogliamo allargare l'orizzonte, quello che la cultura sudamericana emergente chiama buen vivir.
  Da qui la necessità di questo provvedimento che giunge in Aula con questo iter di tre anni, tortuoso, che richiama anche in larga misura documenti approvati nella precedente legislatura che non sono divenuti legge a causa dell'anticipato scioglimento delle Camere. Un provvedimento che, come vediamo dal lavoro di questi giorni, è molto condiviso dai gruppi e che credo, quindi, troverà un orizzonte e un'applicazione condivisa sul territorio. Non si pone a difesa dello status quo, ma al contrario è uno strumento di rinnovata consapevolezza complessiva anche sul piano politico e legislativo. I piccoli comuni costituiscono un ricchissimo e delicato tessuto di comunità, un patrimonio di identità e di coesione sociale unico, che può anche diventare volano per l'intero Paese. Penso, per esempio, come le grandi città o, meglio, i grandi agglomerati urbani vivano o, meglio ancora, si nutrano grazie all'esistenza dei piccoli comuni che le circondano. Stiamo parlando anche di realtà che spesso sono tagliate fuori da infrastrutture, grandi investimenti, eppure molto più spesso di quanto si pensi sono realtà virtuose. Penso, per esempio, al fatto che in quasi 800 piccoli comuni la percentuale della raccolta differenziata dei rifiuti supera il 60 per cento. Poi ci sono picchi anche superiori. Il fotovoltaico è applicato almeno in un caso nel 90 per cento di questi piccoli comuni. Quindi, questo ci fa intendere come ci siano delle realtà veramente virtuose. L'85 per cento dei comuni italiani sono sotto i 10 mila abitanti; 5.570 sono definiti piccoli comuni perché hanno meno di 5 mila residenti. Quindi, è un universo composto da 10 milioni di persone.
  In questo quadro spicca anche, tra l'altro, la realtà del Piemonte che ha un'altissima percentuale di piccoli comuni, il 39 per cento, con delle singolarità come il comune di Moncenisio che ha 37 abitanti o Briga Alta, nel cuneese, che ne ha 38. Realtà che meritano attenzione anche nel legislativo. Il problema vero di questi centri è soprattutto il tema del crollo demografico. In 25 anni, mentre la popolazione italiana cresceva del 7 per cento, i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti hanno subito un calo demografico del 6,3 per cento. Praticamente, in 25 anni, in un quarto di secolo, una persona su sette ha lasciato i piccoli comuni per trasferirsi altrove e questo crediamo che non sia un bene. In un mondo in cui sono cambiate le dimensioni del vivere quotidiano, la possibilità di movimento, le dinamiche della produzione e della comunicazione, il piccolo comune rimane comunque una dimensione importante per l'Italia. Anzi, come dicevo prima, forse la dimensione portante perché nutre le grandi città. Quindi, sono fondamentali evidentemente tutti gli interventi che vengono proposti in questa legge sulla conservazione del patrimonio culturale e tutto ciò che contrasta la fuga da questi luoghi, che rischia di trasformare dei paesi in paesi fantasma. Purtroppo anche il turismo non si è rivelato uno strumento risolutore per la capacità ricettiva che purtroppo non è elevata come dovrebbe essere. E soprattutto secondo me perché non c’è dovunque e in Pag. 15tanti luoghi un sistema coordinato. E ne approfitto per ringraziare il Governo e i colleghi per l'approvazione dell'ordine del giorno in cui raccomandiamo la creazione di una carta dei servizi, uno strumento semplice che, però, aiuta le persone, anche le persone anziane, a restare sul luogo perché a conoscenza di quelli che sono i servizi a pochi chilometri di distanza. E parlo, non solo di servizi pubblici, ma anche delle realtà private, dell'apertura dei negozi, di tutto ciò che consente di restare in un posto.
  Bene, ovviamente, tutto ciò che è anche modernizzazione di questi luoghi: la diffusione della banda larga, tutte le misure di sostegno, utilizzando gli strumenti più moderni per l'artigianato, la messa in sicurezza delle scuole, l'efficientamento energetico del patrimonio pubblico anche in questi piccoli centri, l'acquisizione e riqualificazione di terreni ed edifici abbandonati in modo che diventino di nuovo poli di sviluppo e poli di vita. Sono punti importanti che, ovviamente, si inseriscono in un contesto generale legislativo di questi anni: il programma «6000 Campanili» che era poi confluito nel decreto «sblocca Italia» ha previsto la destinazione dei contributi per questi piccoli comuni; contributi anche, apro e chiudo subito una parentesi, sul tema delle misure antisismiche, che aiutano davvero a vivere e a continuare la vita di queste realtà.
  Ora, noi ci aspettiamo dal Governo anche strumenti per rendere più semplice e soprattutto realizzabile il lavoro dei sindaci. Chi conosce queste realtà, conosce le difficoltà quotidiane in cui vivono tanti sindaci, tanti amministratori locali nel riuscire a mantenere vivo il territorio con le poche energie e le poche risorse che hanno. Pensiamo agli uffici tecnici, agli uffici amministrativi, ai ragionieri che nei comuni rimbalzano da un comune all'altro, da un comune piccolo all'altro, per riuscire a mantenere in ordine i conti e le realtà tecniche del comune. Sono realtà che è necessario sostenere anche con qualche riconoscimento economico perché sono le realtà che consentono davvero, poi, alle persone di capire che il comune è vicino a loro, non solo la parte politica, ma anche la parte amministrativa, che è quella, forse, più quotidianamente contattata dalle persone.
  Aprivo il mio intervento dicendo che questo è un provvedimento per restare e tornare nei piccoli comuni. Allora, vorrei chiudere con una citazione di Cesare Pavese: «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti»: questo scriveva Pavese. In fondo, i luoghi dove viviamo sono luoghi di relazione con la terra e con le persone. In particolare, i piccoli borghi sono luoghi in cui queste relazioni insegnano umanità ed è nostro compito fare in modo che questo possa continuare a succedere. Per questo dichiaro che il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà convintamente a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, Scelta Civica dichiara voto favorevole su questo provvedimento che riguarda i piccoli comuni perché è un provvedimento che va nel solco dello sviluppo economico che vogliamo promuovere in questo Paese e vogliamo far rinascere. Quindi, partire dalle realtà più marginali quali sono quelle dei piccoli comuni per riportare su quei territori un'economia che possa rigenerarli è un fatto sicuramente positivo, come è positivo che questo provvedimento arriva a concludersi in questa legislatura pur avendo vissuto le precedenti due legislature. Quindi, questo testimonia l'attenzione che questo Parlamento ha verso tutti quei margini e quei rivoli che possono costituire un punto di sviluppo economico. Ma non c’è solo lo sviluppo economico, è anche un intervento di carattere sociale per venire incontro alle aree più degradate Pag. 16e, quindi, sicuramente, alle aree più marginali del Paese, dove ci sono problemi di popolazione, dove la gente abbandona questi territori perché non ci sono risorse. Quindi, è importante aver messo a disposizione risorse cospicue con questo fondo che ha 10 milioni di euro per i primi anni e 15 milioni per i successivi fino al 2020, perché significa portare quelle risorse, che servono a creare le condizioni perché la gente possa vivere e trovare delle condizioni di economia per poter sostenere la propria presenza, su quei territori. E, quindi, è anche importante il piano integrato che riguarda queste comunità perché possa essere una vera cabina di regia dove si possono stabilire le priorità. Qui è importante l'azione della mano pubblica e del gestore di questo piano perché possa integrare al meglio quelle che sono le opere vere e prioritarie per rigenerare la presenza e l'economia in questi territori e, quindi, che venga fatto nei tempi certi, nei tempi consoni e soprattutto che non ci sia poi, a valle di questa pianificazione, tutto quel problema di burocrazia e di gestione delle autorizzazioni per realizzare le opere che molto spesso penalizza i buoni intendimenti del legislatore e, quindi, del Parlamento. È importante perché tutti noi sappiamo come i comuni hanno difficoltà, soprattutto quelli piccoli, nel gestire le risorse per dare i servizi ai cittadini, per realizzare quelle opere primarie che consentano ai cittadini di avere la presenza dello Stato nelle proprie attività, nella propria quotidianità. E, quindi, l'elenco di queste priorità è strategicamente importante: dà valore ai sindaci di quei territori e dà valore, appunto, allo Stato, perché mette in linea e in filiera tutti quegli interventi che possono produrre reddito e presenza.
  È, quindi, anche importante l'intervento del legislatore nel facilitare gli interventi di ripristino dei centri storici, con accordi con le diocesi che, molto spesso, sono proprietarie di opere di rilevanza artistica, di rilevanza monumentale, che devono essere oggetto di un intervento di ripristino perché possano alimentare il turismo, l'interesse, la presenza, all'arrivo in questi territori di gente che viene ad essere interessata. Quindi, questi piccoli comuni possono entrare in un circuito di turismo, che deve essere un circuito integrato, come, magari, in Italia non c’è, perché è parcellizzato nelle singole regioni; ma è importante che ci sia un senso di percorso turistico, che rivaluti questi comuni e ponga queste opere d'arte, che sono, molto spesso, abbandonate, nella giusta valenza, in modo da consentire alla gente di conoscere queste realtà.
  Quindi, altrettanto integrato è il discorso sull'agricoltura, su quei prodotti tipici di queste zone che possono essere facilitati con le risorse economiche che vengono messe a disposizione, perché un'economia, in una realtà, si crea, se si creano i presupposti che sono quelli delle attività produttive e, quindi dell'agricoltura, così come anche del turismo.
  È un provvedimento, quindi, che riguarda circa il 60 per cento dei comuni, 10 milioni di persone, ma che ha una valenza in questo momento storico: una valenza di attenzione verso tutto ciò che può creare economia per il nostro Paese, verso tutto ciò che può dare attenzione alla gente che vive in zone abbandonate, soprattutto nella regione in cui vivo, in Puglia, ma anche nel sud, che sono le regioni, forse, più penalizzate da questo punto di vista.
  È importante che si senta che c’è un'attenzione affinché queste piccole realtà tornino ad essere realtà di vita e non realtà di abbandono, anche nell'ottica di garantire al nostro territorio, fragile, debole e, spesso, soggetto, proprio nelle aree più arretrate, al dissesto idrogeologico e a difficoltà nella gestione del territorio, di avere un presidio, che è importante per la manutenzione, è importante per la prevenzione, è importante perché se c’è l'uomo, se c’è l'attività dell'uomo, è chiaro che il territorio assume un valore diverso, perché viene ad essere presidiato, viene ad essere gestito, viene ad essere alimentato anche dal punto di vista economico.
  Quindi, l'economia, nel nostro Paese, si rilancia sulle grandi infrastrutture, sulle grandi imprese, ma anche sui piccoli comuni, Pag. 17su quelle realtà che sono marginali, ma che possono costituire, anche per i giovani, un ritorno alle proprie origini, ai propri territori, ad attività marginali, ma che possono essere anche attività del futuro, se c’è, appunto, l'attenzione dello Stato, se c’è l'attenzione di quei gestori ai quali questo provvedimento di legge destinato, perché possano essere effettivamente protagonisti, loro, nella pianificazione e nella gestione di questa opportunità, che questo Parlamento sta dando, di una ripresa di queste realtà economiche che, al momento, sono marginali, ma che potrebbero essere importanti, come rileviamo in tanti Paesi europei, dove la rete dei piccoli comuni, delle piccole bellezze, delle piccole realtà dei territori costituisce un'opportunità rilevante, anche di conoscenza e di immagine, per i Paesi che hanno queste fortune. E l'Italia da questo punto di vista credo che, nel mondo, non sia seconda a nessuno, se avesse solo quella capacità di guardare anche nel piccolo: perché, molto spesso, dal piccolo nascono delle grandi opportunità, magari, non considerate, ma che possono essere la soluzione per tanti problemi per i cittadini che, oggi, vivono un disagio, ma, domani, potrebbero vivere situazioni di grande opportunità.
  Quindi, ribadiamo il nostro convinto voto favorevole per un provvedimento che è un provvedimento di sviluppo ed è un provvedimento che, sicuramente, se ben gestito, potrà dare opportunità, soprattutto, ai territori che sono più indietro nel nostro Paese e, quindi, soprattutto alle realtà dello storico Meridione, che ha tanto da recuperare sia sui territori sia nella presenza dello Stato vicino ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, finalmente, è il caso di dire, siamo in fase di approvazione di questo provvedimento legislativo che, sicuramente, ha avuto un iter abbastanza difficile e tortuoso: basti pensare, infatti, che sin dall'insediamento di questa legislatura, sia la V che l'VIII Commissione – ringrazio per questo e anche per il lavoro svolto sia dai componenti che dal presidente Realacci – sono state impegnate ampiamente su questo provvedimento, riprendendo il testo approvato alla Camera la scorsa legislatura e bloccato al Senato. Tuttavia, l'esame, dicevo, non è stato di certo semplice: il testo attuale, infatti, è il terzo testo unificato della presente legislatura. La difficoltà più evidente è stata, soprattutto, quella di trovare un'intesa, un accordo con il Governo per quanto concerne il reperimento di risorse finanziarie che dovevano essere destinate ai piccoli comuni.
  Il testo è arrivato all'esame dell'Aula grazie ad un faticoso accordo, che ha visto anche la convergenza del nostro gruppo, nella consapevolezza che c’è l'urgenza di adottare una normativa legislativa, sia pure parziale e non del tutto esaustiva né risolutiva delle problematiche che, appunto, caratterizzano i piccoli comuni. Purtroppo, resta l’handicap delle risorse disponibili, che sono veramente esigue rispetto alla complessità delle situazioni e alla necessità che hanno i piccoli comuni di evitare lo spopolamento, ma anche di promuovere e valorizzare quelle che sono le eccellenze proprie, che possono riguardare le realtà paesaggistiche, quelle artistiche e culturali, ma anche quelle gastronomiche.
  Per poter crescere sappiamo che occorrono investimenti, ma per investire, a parte le parole e i contenuti – per carità – condivisibili che sono presenti nel testo, occorrono sicuramente dei finanziamenti. Dalle mie parti si direbbe – non soltanto in questa circostanza, ma anche, purtroppo, in altre occasioni – che Renzi vuole friggere il pesce con l'acqua. Perché ? Perché stiamo parlando di circa 5.585 comuni che rappresentano il 70 per cento del totale dei comuni italiani. Si tratta di quelle piccole realtà locali, distribuite a rete sul territorio, che costituiscono la vera ricchezza di questo Paese.Pag. 18
  Sono le identità locali che, da sempre, il gruppo della Lega ha difeso e sostenuto e che vuole continuare a difendere e sostenere anche in questo caso. Infatti, nella scorsa legislatura, il nostro gruppo ha contribuito in maniera ragguardevole sia alla stesura del testo, sia al celere esame del provvedimento, soprattutto, attraverso il suo relatore di maggioranza.
  Si tratta – lo ripeto – di un provvedimento che si propone l'obiettivo di tutelare quelle che sono le aree territoriali più fragili, in cui si concentra un patrimonio storico, artistico e culturale di grande valore, proprio al fine di contrastare la tendenza allo spopolamento di quei territori e, in particolare, di quelli montani.
  Incentivi sono previsti, in particolare, per i comuni fino a 5 mila abitanti, quelli che gravano nelle zone dissestate, quelli che si trovano in zone prevalentemente montane, che sono caratterizzate anche da difficoltà di comunicazione. Si tratta, in realtà, dei comuni concentrati nell'arco alpino piemontese, lombardo e friulano, lungo l'Appennino ligure, lungo l'intera dorsale appenninica centromeridionale, nelle zone interne e montuose delle isole maggiori, quali la Sicilia e la Sardegna.
  La struttura di questo testo – lo ripeto – l'avevamo già definita nella scorsa legislatura. La nostra preoccupazione, comunque, permane rispetto a questo testo, in quanto è vero che questo provvedimento si propone di mettere in rete una serie di iniziative in grado di fare sistema nelle aree maggiormente disagiate, per far sì che divenga anche conveniente abitare in un piccolo centro o in un piccolo comune, tuttavia, quasi tutte le norme proposte si muovono all'interno del quadro di legislazione vigente, promuovendo, sì, una serie di iniziative, ma senza creare quello strumento normativo nuovo e in grado di migliorare la qualità dei servizi che debbono essere erogati ai cittadini che risiedono in questi piccoli comuni.
  Difficilmente, il presente testo sarà in grado di costruire nuovi poli di attrazione e motivi validi per il reinsediamento delle popolazioni nelle zone oggi svantaggiate e scarsamente popolate. Questa è una preoccupazione che noi, purtroppo, abbiamo e dobbiamo dirlo in quest'Aula. L'ultima stesura del testo, infatti, ha eliminato una serie di articoli per poter costruire un testo snello che possa avere maggiori probabilità di essere approvato in legge. Purtroppo, sono state eliminate una serie di semplificazioni procedurali dirette, per un verso, a formalità amministrative e, per l'altro, anche alle gestioni dei servizi di tesoreria e di cassa: questione che avevamo affrontato e che avevamo, appunto, riproposto all'Aula con i nostri emendamenti, che, purtroppo, non hanno trovato la condivisione della maggioranza.
  Il problema vero sono le risorse finanziarie. Quelle che sono disponibili sono state alquanto ridotte: sono rimaste soltanto quelle del fondo che viene istituito ai sensi dell'articolo 3, con 10 milioni di euro per il 2017 e 15 milioni per ciascuno degli anni che vanno dal 2018 al 2023, che interessano soltanto i piccoli comuni. Quindi, siamo, purtroppo, in presenza di spiccioli rispetto a quelle che sono le necessità reali e concrete, anche rispetto ai livelli di investimento, di risorse cospicue che andrebbero utilizzati nella prospettiva, anche della difesa idrogeologica e sismica del vasto territorio nazionale amministrato da questa eccezionale rete di piccoli comuni.
  Se noi pensiamo che, purtroppo, il danno del terremoto che ha colpito il mese scorso l'Italia centrale è stato già quantizzato in non meno di 4 miliardi di euro, abbiamo il senso esatto del fatto che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, purtroppo, non svilupperà, proprio per mancanza di risorse economiche e finanziarie, le sue finalità reali e concrete. Però, è un testo che è comunque atteso, un testo che non può non prendere in considerazione quelle che sono le esigenze che, appunto, ci vengono dai piccoli comuni. Infatti, tra le disposizioni più qualificanti vi è proprio la disposizione di un piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni attraverso il recupero di edifici pubblici, di terreni, della messa in sicurezza di infrastrutture e di edifici Pag. 19vari. Per quanto riguarda la ripartizione delle risorse, questa avviene sulla base di progetti che, appunto, i comuni presentano alle amministrazioni comunali, anche se riteniamo che non assicurino un giusto equilibrio nella ripartizione regionale perché, comunque, si tratta di briciole e comunque si lascia ampia discrezionalità in questo caso al Governo. Si incentivano sicuramente gli interventi e l'acquisizione da parte dei piccoli comuni per contrastare l'abbandono, per bonificare i terreni agricoli; si promuove una filiera corta e la vendita diretta nei mercati alimentari di prodotti agroalimentari proveniente dalla filiera corta. Purtroppo il Fondo, lo ripetiamo, già esiguo per l'attuazione del piano di recupero del territorio e la riqualificazione strutturale, economica e sociale dei piccoli comuni, rappresenta l'unica fonte finanziaria anche per un'ulteriore serie di interventi che potevano essere importanti, come quelli per la riqualificazione dei centri storici, la realizzazione di alberghi, l'acquisto di terreni ed edifici per contrastare l'abbandono. È previsto pochissimo anche nel settore dei servizi postali, anche se è stato accolto un emendamento riformulato, che ho sottoscritto, che dà finalmente – speriamo in tal senso – un po’ di autonomia ai comuni per poter utilizzare e usufruire anche di altri servizi. In ambito scolastico – qui c’è un problema – non c’è purtroppo nessuna deroga nella formazione delle classi e nella formazione di pluriclassi perché si istituisce un piano di formazione ma che non riduce i problemi, purtroppo evidenti, tra gli studenti e che riguarda appunto il pendolarismo e i disagi vari che si riscontrano. In conclusione, il testo è molto distante da quello che era stato proposto dal nostro gruppo nella scorsa legislatura, ma siamo anche consapevoli di un dato: che rappresenta l'unica possibilità vera e concreta che hanno i piccoli comuni di vedere qualche incentivo da parte di questo Governo. Resta il rammarico che molte nostre norme e proposte emendative, che erano finalizzate all'efficacia e a migliorare appunto la norma, non siano state condivise dalla maggioranza. È un rammarico perché durante il corso delle varie audizioni che abbiamo tenuto ci sono stati rappresentati, soprattutto anche dai rappresentanti dell'ANCI, tutta una serie di problemi seri e reali che appunto gravano sui piccoli comuni. Si chiedeva anche uno snellimento maggiore per quanto riguarda la parte amministrativa, la parte burocratica. È chiaro che il problema serio che permane è quello legato alle risorse finanziarie. Pur consapevoli di questo però non possiamo, come gruppo della Lega che da sempre sostiene e va incontro alle esigenze dei piccoli comuni, dare un voto favorevole a questo provvedimento. È una battaglia che sicuramente continueremo a fare e continueremo a portare avanti nella consapevolezza di poter anche limitare i danni e poter evitare anche tragedie; quindi noi il problema di dare vita anche all'adeguamento antisismico di questi piccoli comuni lo riproporremo anche con un'altra serie di iniziative in quest'Aula, perché bisogna tener presente un dato: sono grandi realtà, seppur piccoli comuni – parliamo di 5 mila abitanti – ma sono realtà diffuse in tutto il territorio nazionale che debbono necessariamente avere risposte concrete dalle istituzioni. Noi speriamo e ci aspettiamo che questo possa essere un piccolo e primo passo che possa andare, però, nell'ottica di potere sempre di più favorire e dare disponibilità rispetto alle esigenze dei sindaci, delle associazioni che in qualche modo sono in difficoltà serie. Quindi per questo, comunque, diamo il nostro voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, è la quarta volta che la Camera vota la legge sui piccoli comuni. La prima stesura fu presentata nel luglio del 2001, all'inizio della XIV legislatura. Nella scorsa legislatura poi, l'approvazione sembrava cosa fatta, il testo purtroppo si Pag. 20arenò al Senato senza essere mai stato discusso. Il provvedimento in esame contiene pregi e difetti anche se i pregi sono superiori ai difetti.
  Il pregio maggiore riguarda l'assorbimento nel testo di talune disposizioni che precedentemente avevano fatto parte della legge quadro sulla montagna. Sia la legge sui piccoli comuni che la legge sulla montagna hanno seguito lo stesso destino accidentato. La Costituzione all'articolo 44 prevede norme speciali sulle zone montane, purtuttavia la montagna è rimasta solo sulla carta un bene da tutelare. In questa legislatura la montagna italiana non è più in agenda, il Fondo sulla montagna è passato dai 60 milioni di euro del 2000 agli spiccioli di oggi, dimenticando quindi il dettato costituzionale. Parlare di piccoli comuni quindi significa parlare di comuni montani; su circa 8 mila comuni italiani, sono classificati montani circa 4.200, totalmente montani 3.533 e parzialmente montani 655 comuni. Il provvedimento in esame riguarda i 5.838 comuni sotto i 5 mila abitanti, dei quali 2.375 sono totalmente montani. Quali sono dunque gli aspetti positivi della legge sulla montagna entrati a far parte dalla legge sui piccoli comuni ? Sostanzialmente due: il primo è il concetto di marginalità come handicap permanente che la legge, seguendo l'impostazione comunitaria, intende superare in forme altrettanto permanenti. Il testo che andiamo ad approvare parla espressamente di comuni ubicati in aree contrassegnate da difficoltà di comunicazione e dalla lontananza dei grandi centri urbani e di comuni appartenenti alle unioni di comuni montani. L'articolo 1 del testo unificato in esame parla anche di comuni la cui popolazione residente presenta una densità non superiore a 80 abitanti per chilometro quadrato. La densità di popolazione delle aree montane è infatti meno di un terzo della media nazionale. L'articolo 13 è rubricato «Trasporti e istruzione nelle aree rurali e montane». Il secondo aspetto positivo è il concetto di valore: i piccoli comuni sono una notevole fonte di risorse per il territorio sia dell'Italia che dell'Unione, soprattutto nei settori delle acque, delle foreste, dell'agricoltura, del paesaggio, del turismo, della biodiversità, delle tradizioni culturali e dei prodotti tipici. In questo senso quanto dicono i trattati dell'Unione per la montagna vale anche per i piccoli comuni. Possono contribuire in modo efficace a salvaguardare, tutelare e migliorare la qualità dell'ambiente, a proteggere la salute dell'uomo nonché ad assicurare la gestione sostenibile delle risorse naturali. Altri punti di grande valore sono: la possibilità per i piccoli comuni di individuare, nell'ambito dei propri centri storici, zone di particolare pregio nelle quali realizzare interventi integrati pubblici e privati finalizzati al recupero e alla riqualificazione urbana, avvalendosi di risorse proprie regionali e delle risorse del Fondo nazionale previsto dall'articolo 3; la precedenza dei piccoli comuni nell'accesso ai finanziamenti pubblici previsti per la realizzazione dei programmi di government con priorità ai collegamenti informatici nei centri multifunzionali; le norme sulla multifunzionalità degli uffici postali come luoghi di pagamento di tasse e tariffe ed incasso di somme spettanti. Quanto alle disposizioni sulla promozione e la vendita dei prodotti provenienti da filiera corta o a chilometro utile – articoli 10 e 11 – giova ricordare che queste disposizioni si configurano come norme di chiusura di un complesso ciclo di interventi a tutela dei prodotti tipici e in generale dell'agroalimentare italiano che non solo ha prodotto un incremento dell’export di settore superiore al 3 per cento lo scorso anno, ma ha fatto anche esplodere il turismo enogastronomico. I turisti stranieri oramai affollano i circuiti enogastronomici quanto le città d'arte. Giustamente, l'articolo 6 prevede anche la realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali ed enogastronomici volti alla rinnovata fruizione dei percorsi connessi alla rete ferroviaria storica. Parlavo di norma di chiusura prima e, quindi, vorrei ricordare una battaglia bipartisan condotta tra il 1999 e il 2004, allorché si discusse di attuazione delle direttive europee sull'igiene degli alimenti, norme che sembravano fatte apposta per mettere Pag. 21fuori gioco i prodotti tipici italiani e, soprattutto, le lavorazioni locali degli alimenti, non tutelate da strumenti comunitari, (DOC, DOP, IGP ed altro), dei quali le norme comunitarie prevedevano addirittura il divieto di commercializzazione. Leggo testualmente questo comma 8 dell'articolo 10 della legge comunitaria 1999, la legge 21 dicembre 1999, n. 526, più volte modificato dai Governi di centrosinistra e di centrodestra, perché questo comma, coordinato con il provvedimento che andiamo ad approvare, è di enorme valore economico per i piccoli comuni ma soprattutto politico, sociale e culturale. Dunque, la norma recita: «Non costituisce commercializzazione, ai sensi del divieto di cui al comma 7, – e quindi non è vietata – la vendita diretta anche per via telematica dal produttore e da consorzio fra produttori ovvero da organismi e associazioni di promozione degli alimenti tipici al consumatore finale nell'ambito della provincia della zona tipica di produzione. Gli esercizi di somministrazione e di ristorazione sono considerati consumatori finali». Coordinate questa disposizione con quella del provvedimento in esame ed avremo un quadro perfetto. In questo quadro la vendita per via telematica esula dal limite della provincia di produzione; in questo quadro la ristorazione può avvalersi del prodotto locale: tutto ovviamente a condizione che siano rispettate le regole igieniche.
  Veniamo ora ai punti dolenti. Il primo riguarda la scarsità di finanziamenti definiti, da tutti i colleghi che sono intervenuti, «leggerini». Si tratta di 10 milioni di euro nel 2017 e di 15 fino al 2023: una miseria ! Tuttavia, una norma sull'utilizzo privilegiato di quota delle risorse comunitarie sarebbe stato apprezzabile. Oltre a questo cito qualche esempio di norme che potevano essere recuperate dalle proposte esaminate in Commissione e da quelle sulla montagna o sui piccoli comuni delle scorse legislature, in quanto senza costi e con costi riferibili a risorse già stanziate: la realizzazione di progetti pilota per interventi di afforestamento e di riforestazione e la gestione compatibile del patrimonio forestale anche tramite iscrizione al registro nazionale dei serbatoi forestali di carbonio; il riconoscimento del servizio idrico dei piccoli comuni; prevedere forme di compensazione economica in favore dei comuni nei quali la disponibilità di risorse idriche reperibili o attivabili sia superiore al fabbisogno per i diversi usi (si tratta di una norma che poteva realizzare risorse significative per molti comuni); incentivi alle attività diversificate degli agricoltori di montagna, poiché gli agricoltori costituiscono anche un importante presidio idrogeologico; interventi a tutela dei pascoli montani, con il recupero dei terreni abbandonati.
  Concludo, Presidente, affermando che il provvedimento in esame, che si spera possa essere migliorato al Senato, dove l'attende un esame presso le Commissioni bilancio e ambiente, non può che avere il voto favorevole dei deputati di Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Serena Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e sottosegretario, dopo anni di dibattiti parlamentari oggi finalmente approda in Aula, in prima lettura, il testo unificato che propone misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni. È un tema per noi molto importante. La Camera lo affronta per la quarta legislatura consecutiva. Infatti, parte del testo che oggi è al nostro esame discende proprio dal lavoro svolto soprattutto nella scorsa legislatura, ma il provvedimento, come troppo spesso accade e non vogliamo che accada anche questa volta, si arenò al Senato.
  È doveroso ringraziare il presidente Realacci che con perseveranza ha proposto al Parlamento una normativa in favore dei piccoli comuni e ci tengo a precisare che, oltre a me, anche molti colleghi del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà hanno condiviso e firmato la sua proposta di legge.Pag. 22
  Ringraziamo anche la collega Terzoni per la proposta di legge stimolante e complementare.
  Presidente, i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti sono quasi 5.700, oltre il 70 per cento del totale. Con oltre 10 milioni di persone, sono quasi il 18 per cento dell'intera popolazione italiana. Una ricchezza troppe volte dimenticata per il nostro bel Paese. Qui si sperimentano fonti rinnovabili, si differenzia e si riciclano i rifiuti, si producono DOP ed eccellenze enogastronomiche famose nel mondo, si declinano le buone pratiche per la tutela del territorio e della biodiversità, si difendono il ruolo della cultura e dell'istruzione, attuando politiche concrete di integrazione. Nei piccoli comuni, infatti, si producono il 93 per cento dei prodotti a marchio certificato, DOP e IGP, e il 79 per cento dei vini più pregiati; si contano quasi un milione di imprese e il 16 per cento dei musei, monumenti e aree archeologiche di proprietà statale. Inoltre, 5.687 piccoli comuni hanno almeno una fonte di rinnovabili installata sul proprio territorio; 274 producono più energia pulita di quella necessaria ai consumi delle famiglie che li abitano e in 895 piccoli comuni la percentuale di raccolta differenziata supera il 60 per cento, con picchi di oltre l'80 per cento. Numeri da capogiro !
  Sono proprio i piccoli comuni, quindi, a mostrare oggi le maggiori potenzialità del bel Paese, quella capacità, tutta italiana, di affrontare le sfide del futuro con dinamismo e saggezza. Per rilanciare l'economia e uscire da questa crisi infatti dobbiamo scommettere sulle cose che rendono unico il bel Paese: la qualità, il paesaggio, la storia, la coesione sociale, il legame con il territorio; io, direi, in una sola parola la sua bellezza. Il provvedimento sui piccoli comuni è una normativa strategica e molto attesa, non perché possa essere risolutiva dei problemi aperti ma perché deve indicare, con chiarezza, una direzione e una politica. I piccoli comuni non sono una pesante eredità del passato che grava sul nostro Paese, una realtà marginale, ma vanno considerati una straordinaria occasione per difendere la nostra identità, le nostre qualità e per costruire il futuro. Ogni euro messo su questa voce è un reale investimento e non una spesa e in questo mi rivolgo alla Ragioneria di Stato. Invece, troppo spesso la normativa vigente sottovaluta le peculiarità connesse alla crescente marginalizzazione delle aree meno popolate, trasformandole in aree più svantaggiate. Ma il Parlamento ha cercato più volte di colmare questo vuoto, proponendo anche ora un testo che potesse dare una risposta, seppur parziale, a quei piccoli comuni che presentano situazioni di maggiore criticità, marginalizzazione economica e sociale e disagio abitativo: si pensi ai casi, sempre più numerosi, in cui non è assicurato un livello minimo di base dei servizi essenziali, come la posta, la sanità, la scuola e via discorrendo.
  Purtroppo, questo provvedimento ha avuto un iter davvero faticoso: l'esame è iniziato il 26 settembre 2013, esattamente tre anni fa. Sono stati adottati tre testi base a distanza di un anno uno dall'altro, con relative presentazioni di emendamenti. A rallentare l'iter del provvedimento in Commissione, sottosegretario, al limite dell'ostruzionismo, ha contribuito proprio il Governo, con stop and go fatti di notte, elaborati dal Ministero dell'economia e delle finanze, dalla Ragioneria generale dello Stato, dal Dipartimento delle finanze, a cui si è aggiunta la predisposizione di relazioni tecniche e valutazioni dell'impatto finanziario connesse alle disposizioni contenute nel testo. Siamo arrivati al paradosso – ma forse paradosso non è a tre anni e più di distanza di questa nostra esperienza parlamentare – che tutta la Commissione ambiente era all'opposizione del Governo. Il risultato è il testo che approviamo oggi, un testo finale dove purtroppo sono state irrimediabilmente cassate norme importanti e qualificanti presenti nelle proposte di legge o inserite nel lavoro delle Commissioni. È stata eliminata l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi ecosistemici ambientali e, con ciò, l'inserimento del concetto di economia ambientale che valuta Pag. 23contestualmente, oltre ai parametri classici, il capitale naturale, cioè il valore economico dell'insieme dei sistemi naturali (e questo lo diceva anche Keynes): acque, foreste, flora, fauna e territorio. Poi, ci sono i prodotti del territorio, quelli agricoli, la pesca, eccetera, e il patrimonio artistico e culturale; eliminati i progetti pilota di afforestazione e riforestazione e anche di contabilizzazione dell'assorbimento di carbonio; cassata la norma per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tradizionali. Eliminato il piano per i servizi sanitari destinato a compensare la rarefazione della presenza dei presidi ospedalieri nelle aree rurali e montane a seguito dei programmi di riordino e riorganizzazione disposti dalle regioni. Impedite le agevolazioni anche in forma tariffaria di compensazione economica in favore dei piccoli comuni, nei quali la disponibilità di risorse idriche reperibili o attivate o attivabili sia superiore ai fabbisogni per i diversi usi. Eliminato il Fondo per l'incentivazione e la residenza nei piccoli comuni, il Fondo nazionale per gli interventi nelle aree montane e il Piano nazionale per i territori rurali. Alla fine, le uniche risorse previste sono quelle del previsto Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni: 10 milioni per il 2017 e 15 per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023, briciole, considerati i milioni che ogni giorno sborsiamo, ad esempio per le missioni militari all'estero o per le grandi opere utili solo a chi le produce.
  Presidente, mi permetta di dire che purtroppo sono cifre non soddisfacenti e rischiamo di non garantire la piena attuazione di questa proposta finale della legge e tutti sappiamo come i piccoli comuni, assoggettati dal 2013 alle regole del Patto di stabilità interno famigerato, sono gravati in misura particolarmente pesante dalle riduzioni di risorse del biennio 2014-2015. I loro bilanci sono strutturalmente rigidi e presentano situazioni finanziarie di generale e grave criticità. Per il resto, come per la gran parte dei provvedimenti che vengono approvati dal Parlamento, anche la proposta di legge in esame è piena di frasi come: «i comuni possono prevedere», «i comuni possono individuare», «i comuni possono deliberare», «le regioni favoriscono» e così via. Tutto sta nella volontà – o purtroppo e peggio – nella possibilità degli enti territoriali. Il nostro timore è che troppo poco di quanto previsto nel testo vedrà la luce, visto lo stato in cui versano gli enti locali.
  Come gruppo Sinistra italiana – Sinistra Ecologia Libertà, abbiamo comunque cercato di migliorare il provvedimento con alcuni emendamenti qualificanti, come quelli per mantenere in attività gli istituti scolastici statali che dovrebbero essere chiusi o accorpati ai sensi delle disposizioni vigenti in materia, o come l'emendamento finalizzato al reinserimento di attività agricole in aree interessate da estesi fenomeni di abbandono, incentivando l'avvio di attività imprenditoriali da parte di giovani imprenditori agricoli nelle aree rurali e nelle aree montane, ma purtroppo questi emendamenti non sono stati recepiti.
  Però, nonostante queste criticità, accogliamo questa legge come un buon viatico e un'occasione per sostenere la centralità della tutela e della valorizzazione del patrimonio naturale, artistico, architettonico ed enogastronomico perché sappiamo che la rivalutazione dei tantissimi borghi che impreziosiscono il territorio nazionale, la loro storia e le rispettive specificità possono generare importanti risorse economiche e occupazionali.
  Con l'ultimo terribile terremoto abbiamo riscoperto il valore che i piccoli comuni rappresentano nel nostro Paese, preziosi elementi della peculiarità del sistema Italia, che vogliamo ricostruire dove erano e come erano e che non sia solo uno slogan, Presidente. Sono questi territori i veri detentori del made in Italy, con paesaggi scolpiti da specifiche vocazioni e identità e plasmate dall'uomo, che gli abitanti del luogo hanno saputo conservare e valorizzare puntando sul radicamento e sull'identità territoriale, sulla sostenibilità ambientale, sulle eccellenze nel Pag. 24campo dell'artigianato e dell'enogastronomia, sulla coesione e inclusione sociale, sui legami tra le comunità.
  E concludo: avremmo voluto più coraggio da parte di questo Parlamento perché avremmo potuto dare un senso e una lezione civile che ci hanno dato gli abitanti di Amatrice e Arquata del Tronto. Era la vera occasione per comprendere che i piccoli comuni sono la magnifica caratteristica del nostro Paese riconosciuto bello in tutto il mondo. Il gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà però, nonostante tutto questo, voterà a favore di questa legge perché, Presidente, è arrivato il momento di sostenere le attività locali garantendo i servizi indispensabili alle comunità e vogliamo che questa legge possa essere lo strumento per fare i veri investimenti di cui gli italiani hanno davvero bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabrizio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. I piccoli comuni rappresentano una realtà e rivestono una straordinaria importanza nel panorama socio-economico della nostra Nazione e potenzialmente rappresentano anche una altrettanto straordinaria risorsa, sotto il punto di vista del profilo architettonico, ambientale, artistico e agricolo. Questa importanza non è data solo dalla consistenza dei numeri – 5.868 comuni che gestiscono circa il 50 per cento del territorio nazionale e amministrano oltre il 30 per cento della nostra popolazione – ma da tutta un'altra serie di fattori importanti che cercherò qui in qualche minuto di sintetizzare.
  Il plauso va al presidente Realacci, per essersi fatto promotore pervicace di questa proposta e portarla fino alla sua conclusione, almeno qui in quest'Aula del Parlamento. Già in passato, come qualche collega ha ricordato, altre iniziative erano state portate avanti e si erano poi arenate al Senato. Speriamo e auspichiamo che invece questa iniziativa trovi la sua giusta conclusioni anche nell'altro ramo del Parlamento perché è importante che questa proposta diventi legge.
  Certo questa è una legge che va vista sotto due angolature, perché, se la vediamo dal punto di vista degli effetti concreti che una volta approvata essa produrrà, dobbiamo essere assolutamente insoddisfatti di questa norma, perché la risibilità dell'investimento economico non penso possa consentire l'attuazione di quelle pur tante iniziative che gli articoli hanno declinato in tutto il dettato normativo. Quelle risorse basterebbe fare due conti per capire quanto sono esigue: su 5.000 e passa comuni, 10 milioni di euro sono qualche 2.000 euro, o poco più a comune. Tutti quei dettati normativi, quegli articoli importanti, interessanti, giusti e validi inseriti certamente non possono trovare attuazione poi con questa leggerezza economica e mi faceva sorridere quando il Governo, bocciando alcuni emendamenti, non peraltro proposti dalla nostra parte politica, diceva che l'impegno economico di quegli emendamenti era tale e tanto che non poteva trovare corpo all'interno di questo provvedimento, ma io credo che neanche tanti altri purtroppo, altrettanto validi e importanti alla fine troveranno concretizzazione.
  E allora, da questo punto di vista, sarebbe sicuramente un provvedimento deficitario e insoddisfacente, ma se lo prendiamo dal punto di vista di quello che viene scritto e della definizione che si dà ai piccoli comuni, quindi come legge di principio, allora ritengo che sia una legge importante perché sancisce un principio straordinario che è il riconoscimento dell'importanza del ruolo dei piccoli comuni all'interno del nostro tessuto socioeconomico nazionale.
  E l'importanza di queste realtà credo che sia sotto gli occhi di tutti, ma vale la pena di ricordarle ancora meglio per sostanziare poi il perché noi sosterremo questa iniziativa fino al voto finale. Ebbene, i piccoli comuni hanno importanza sotto tanti aspetti: quelli ambientali, se Pag. 25pensiamo che il 50 per cento del territorio nazionale, per lo più delle aree interne, è amministrato da piccoli comuni, allora si capisce anche l'importanza che queste realtà hanno dal punto di vista della tutela e della salvaguardia del territorio, in un territorio così drammaticamente devastato da situazioni di disagio ambientale, da situazioni che, al di là della mano colpevole dell'uomo, sussistono in quanto naturali. Ebbene, è chiaro che quel ruolo di salvaguardia, di tutela e di controllo del territorio che i piccoli comuni vanno a fare rappresenta certamente una funzione molto importante. Ma lo rappresenta anche la tutela boschiva, lo rappresenta anche la tutela idrologica, lo rappresentano anche tanti altri punti di vista, comunque a salvaguardia delle aree interne, in particolar modo, ma non solo di quelle.
  Ma i piccoli comuni hanno anche una funzione sociale che, secondo me, non va dimenticata, anzi va sottolineata. In una nazione che va sempre più verso l'invecchiamento – purtroppo, ho letto gli ultimi dati che ci danno come una delle nazioni più vecchie del nostro continente – è chiaro che la popolazione anziana aumenta e aumenta soprattutto in queste realtà più periferiche. Allora l'assistenza, il supporto umano, il calore, quei valori che per le persone anziane sono molto più importanti anche delle azioni pratiche e concrete rappresentano, come tutela sociale della popolazione nazionale, sicuramente un valore importante. Ma non è soltanto questa la valutazione sociale che intendevo sottolineare. I piccoli comuni rappresentano anche una riduzione dei costi sociali ed economici dell'urbanesimo e dei sui danni. Pensiamo, ad esempio, ai fenomeni di emarginazione, di droga, di dispersione scolastica, di sicurezza che sono davvero annoverabili in pochi risibili numeri rispetto a quello che, invece, avviene nei grandi centri urbani e soprattutto nelle grandi periferie urbane. Allora, anche in questo caso, vi è il ruolo sociale di questa realtà di tutela di certi valori e di certi principi e di situazioni di vivibilità certamente più consone a un grande popolo quale è il nostro.
  Ma i piccoli comuni non rappresentano solo questo, rappresentano anche una grande e straordinaria potenzialità in termini economici. Infatti, è ormai acclarato che nei più di 5 mila comuni con meno di 5 mila abitanti, cioè il 72 per cento dei comuni italiani, è custodito un patrimonio straordinario di beni culturali e ambientali, di tradizioni, di abilità manufatturiere, di sapere, di convivialità, di capacità nel coltivare la terra, nel coltivare produzioni agricole, quelle di qualità, che sicuramente è e può ancor di più rappresentare una potenzialità di sviluppo economico importantissima per la nostra nazione.
  Penso anche, ad esempio, al turismo. I piccoli comuni italiani sono realtà positiva nel panorama turistico nazionale, che dimostra quindi la capacità di tenuta e di attrazione rispetto magari ad altri settori dell'offerta turistica che in questi anni hanno, invece, registrato una crisi profonda. Piccoli comuni e città d'arte, che molto spesso coincidono, sono, insieme ai parchi – laddove, ovviamente, la maggior parte dei comuni sono appunto piccoli –, le realtà che più di altre riescono ad intercettare questa nuova domanda turistica, sempre più attenta alla qualità dell'offerta culturale, territoriale ed ambientale. Allora puntare su questi come un altro volano per un'economia asfittica come quella nazionale, che sempre più perde colpi, credo che sia di una importanza strategica e fondamentale. Riconoscere ai piccoli comuni questo ruolo credo che vada di pari passo.
  Così come va di pari passo anche con l'importanza che le economie che si sviluppano in queste realtà sono straordinariamente ricche in potenza. Penso all'agricoltura. La maggior parte dei prodotti tipici locali – mi avvio verso le conclusioni – vedono la loro sede di produzione proprio in queste realtà, che molto spesso, anche dal punto nominalistico, danno valore a questi prodotti. Allora lo sviluppo delle filiere corte, come finalizzazione, ristrutturazione e commercializzazione, rappresenta un'altra delle potenziali ricchezze di questi territori.Pag. 26
  Infine, credo che vi sia un'altra ricchezza intangibile, ma per molti aspetti ancora più importante quando si cala poi nel concreto, ed è quella della preservazione dell'identità di una nazione e di un popolo: un'identità culturale, un'identità storica, un'identità archeologica, architettonica, paesaggistica che, appunto, in questi comuni viene esaltata. Si tratta di quell'identità – concludo – che poi viene declinata e spesa anche in termini di valore di mercato. Infatti, se penso ai nomi di molti prodotti del nostro panorama enogastronomico, ai vini che portano nomi dei paesi di origine o, per restare a questi drammatici giorni, alla famosa pasta all'amatriciana, che è diventata la bandiera della solidarietà verso una popolazione che ha sofferto e soffre...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  FABRIZIO DI STEFANO. Tutto questo ci fa dire che, unitamente a quanto affermato qualche mese fa, proprio in questa sede, in occasione di un convegno organizzato dall'ANPCI, l'Associazione nazionale dei piccoli comuni, questa legge, dal punto di vista dei principi, diventa una legge importante ed è per questo che annunciamo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patrizia Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. La legge che ci apprestiamo a votare rappresenta un documento politico strategico, che può consentire un cambio di rotta a tutto il Paese. Quindi, non si tratta semplicemente di una serie di interventi che si limitano a favorire l'insediamento abitativo nelle piccole comunità, ma di un documento che vuole offrire gli strumenti necessari ad avviare un nuovo percorso per le politiche di sviluppo del nostro Paese. Getta le basi per una nuova idea d'Italia e lascia intravedere la possibilità dell'esistenza di una diversa concezione di benessere, diversa da quella che le politiche dei Governi nazionali e regionali hanno perseguito negli ultimi decenni.
  L'effetto dell'emanazione e dell'applicazione delle norme previste nel testo è duplice: da una parte, c’è l'effetto diretto sulle comunità che vivono nei piccoli borghi; dall'altra, ci sono le nuove opportunità che vengono messe a disposizione delle persone e delle imprese, che possono trovare nuovi spazi. In generale, è tutto il sistema Paese a trarre beneficio da una corretta applicazione delle indicazioni e dal recepimento delle opportunità che vengono introdotte in questa proposta.
  I numeri non dicono tutto, ma aiutano a capire l'entità del fenomeno e l'importanza che i piccoli borghi rivestono in Italia. Il censimento del 2011 ha restituito una fotografia dettagliata dell'organizzazione del territorio italiano, che evidenzia, appunto, l'importanza che rivestono i piccoli comuni. Se si guarda alla dimensione demografica, ben il 70 per cento dei comuni italiani ha una popolazione pari o inferiore ai 5 mila abitanti. Questi comuni occupano il 54,4 per cento del territorio italiano e in essi risiede il 16,6 per cento della popolazione totale. Si tratta di oltre 10 milioni di persone.
  Un altro documento di analisi interessante redatto dall'ANCI elabora dati di numerosi aspetti che riguardano la vita dei comuni con meno di 5 mila abitanti. Sono dati che aiutano a capire quali sono le condizioni di vita di queste comunità e a individuare quali sono gli ambiti di intervento più urgente nel momento in cui ci si appresta ad affrontare il tema del rilancio dei piccoli comuni. È particolarmente indicativo il dato che racconta il livello di connettività: nel 26 per cento dei piccoli comuni manca la banda larga. È chiaro che in queste condizioni è difficile programmare degli interventi per favorire l'insediamento abitativo legato alla nascita di nuove realtà economiche e produttive. La mancanza di connessioni con il resto del sistema Paese rappresenta la condizione più svantaggiosa per chi vive in queste realtà ed è il principale ostacolo Pag. 27per chi volesse fare la scelta di insediarsi in queste comunità. Sul web viaggiano non solo le informazioni, ma anche i rapporti commerciali e numerosi servizi messi a disposizione dalle amministrazioni stesse. I piccoli centri, che sono già stati privati dei servizi offerti fisicamente – ad esempio, degli uffici postali e degli sportelli bancari –, si ritrovano a non poter usufruire nemmeno delle nuove opportunità che Internet mette a disposizione. Questa proposta, dopo un lungo lavoro, durato quasi tre anni, nelle Commissioni, prova a dare una soluzione a questo problema.
  Sono interessanti anche le dinamiche demografiche che caratterizzano le comunità che vivono nei piccoli borghi, innanzitutto per quanto riguarda la densità abitativa, che risulta essere di 62,6 abitanti per chilometro quadrato, ossia meno di un terzo rispetto a quanto accade nei comuni più grandi. La natalità, invece, non si discosta di molto dal dato nazionale, attestandosi sugli 8,29 nati per mille cittadini. Un dato curioso, però, è quello relativo alla presenza di multicentenari nella composizione della comunità: nei comuni sotto i 5 mila abitanti sono 31 ogni 100 mila abitanti, contro una media nazionale di 25. Addirittura, nei comuni con meno di mille abitanti il dato arriva a 45. Come detto, questi dati ci dicono molto ma non tutto. Quello che non possono raccontare i dati ci viene però narrato dalle esperienze personali, dal rapporto che ognuno di noi ha con i territori dai quali proveniamo. La sensazione di abbandono che si coglie, visitando i piccoli borghi è molto forte. Sono per lo più paesi in vendita, con persiane chiuse su splendide piazze e panorami unici. Intorno ai centri abitati si incontrano spesso terreni in abbandono che via via vengono riconquistati da arbusti ed alberi. Durante la discussione generale del provvedimento ho letto due lettere che ho ricevuto; non le propongo integralmente, ma tengo a ricordare alcuni passaggi che secondo me racchiudono per intero i motivi che ci dovrebbero guidare, non solo nella votazione di oggi, ma anche nell'azione da intraprendere in futuro per dare forza e continuità al contenuto di questa proposta. Come dicevo, le lettere sono due, una scritta da un consigliere comunale di un piccolo comune dell'Appennino parmense e l'altra da Franco Arminio. Il giovane consigliere scrive che «nei piccoli comuni il bene più prezioso è senza dubbio rappresentato dai valori impiantati nelle persone che vi rimangono ad abitare tra mille difficoltà, valori antichi e puri, per alcuni forse arcaici ed inutili, ma per chi li tocca con mano sicuramente attuali e fondamentali». Ed è proprio così, nei piccoli borghi si respira ancora un forte senso di comunità, che forse rappresenta l'unica forte barriera contro l'isolamento che altrimenti sarebbe insopportabile. Nella lettera, pur nella consapevolezza che le difficoltà sono molte, è contenuto anche l'auspicio di vedere i figli e i nipoti crescere tra quelle stesse viuzze. Nelle parole di Franco Arminio, invece, c’è tutto quello che dovrebbe esserci, non solo in questa legge, ma in molte altre azioni del Governo: «Difficile portare i turisti nei paesi dell'Italia intera; ci vogliono nuovi residenti, non ne servono neppure tanti, ma devono essere residenti forti. Che significa ? Significa persone che vengono nei paesi a fare la loro vita, non a finirla». Ed è stato un po’ questo il filo conduttore che abbiamo cercato di perseguire nei lavori che hanno poi portato al testo che ci stiamo accingendo a votare; un lavoro proficuo da parte di tutto il Parlamento, anche se purtroppo con dei limiti imposti dal Governo. I piccoli borghi devono essere le nuove residenze di chi ha un'idea da sviluppare e realizzare. Questi luoghi non devono essere visti come luoghi da riempire, né come posti dove importare il modello di sviluppo che ha caratterizzato il resto del Paese. Franco Arminio ha scritto: «I piccoli paesi non hanno bisogno di nuove strade, di nuove piazze, di nuovi lampioni, di nuove panchine, ma hanno bisogno di produrre latte e uova, hanno bisogno di giovani che lavorano la terra; bisogna incoraggiare nuove forme di artigianato, bisogna incoraggiare le cooperative di comunità» All'interno della proposta di legge sono previsti diversi interventi che mirano proprio a ricostruire un tessuto Pag. 28sociale. Questi interventi non possono però essere limitati solo ai comuni con meno di 5 mila abitanti perché le aree interne e montane del nostro Paese sono fatte anche da frazioni che, pur appartenendo a comuni medio-grandi, presentano le stesse caratteristiche e valenze dei piccoli comuni. Rappresentano anch'esse degli importanti presidi del territorio e contengono ricchezze artistiche, culturali e paesaggistiche di rilievo. Questo rappresenta una delle specifiche che sono state inserite all'interno della legge che proprio per questo non riguarda solo i piccoli comuni, ma i piccoli borghi in genere. Il progressivo abbandono dei piccoli borghi ha comportato anche l'abbandono degli immobili che richiedono misure speciali che ne consentano il recupero. Le comunità sono fatte di persone, ma anche di muri. Negli articoli 4 e 5 sono, appunto, state inserite le misure necessarie al recupero e alla riqualificazione dei centri storici. Particolare attenzione è stata posta al tema del consolidamento statico e antisismico degli edifici, tema purtroppo tristemente attuale. Il recupero dei piccoli borghi potrebbe rappresentare in questo modo anche un'imperdibile opportunità per mettere in sicurezza la parte più fragile del nostro patrimonio immobiliare. I piccoli borghi sono molto spesso la culla di prodotti tradizionali e sede di produzione di prodotti enogastronomici con marchi di qualità. Sono quindi questi gli ambiti sui quali far leva per il rilancio delle attività produttive di questi luoghi e proprio su questi aspetti si basano i contenuti degli articoli 10 e 11; articoli da noi fortemente voluti ed infine ottenuti; articoli che riguardano non solo la promozione dei prodotti provenienti da filiera corta o a chilometro utile, ma anche misure atte a favorire la vendita diretta di tali prodotti come, ad esempio, prevedere all'interno delle strutture commerciali degli spazi dedicati appunto ai prodotti del territorio. Quindi, attenzione alla comunità, al patrimonio immobiliare e alle attività produttive. Tutto questo però non basta se i piccoli borghi restano privi dei servizi essenziali che consentono di godere appieno dei ritmi che solo nei piccoli borghi si possono sperimentare. Gli articoli 8, 9 e 13 cercano proprio di colmare queste carenze. Parliamo dei servizi essenziali quali la scuola, i trasporti, la possibilità di effettuare pagamenti di imposte, tasse e tributi. Siamo riusciti ad inserire in questa legge anche lo sviluppo dei cammini storici, un importante volano per il rafforzamento e lo sviluppo del turismo di questi luoghi ricchi di storia e cultura. Il tutto con un finanziamento di 3 milioni di euro. L'entità degli stanziamenti previsti nella legge poteva essere senz'altro maggiore con un po’ più di coraggio, soprattutto da parte del Governo. Sarebbero potute essere inserite altre proposte che erano state avanzate dal MoVimento 5 Stelle e non solo.
  Manca, in particolare, il tema della sanità che nella nostra proposta era stato sviluppato con la previsione dell'elaborazione di un piano per i servizi sanitari destinati alle aree rurali e montane. Lo scopo era semplicemente quello di garantire i livelli essenziali di assistenza e i livelli essenziali delle prestazioni in questi territori che generalmente sono serviti da strade che rendono difficili gli spostamenti rapidi. Mancano anche altri aspetti più particolari, ma che, nell'insieme, disegnavano un quadro più completo e portavano ad essere i piccoli borghi una sorta di area di sperimentazione di quanto potrebbe essere poi applicato a tutto il territorio nazionale, ad esempio lo sviluppo del telelavoro attraverso degli incentivi. Qualcosa in più poteva essere fatto anche sul tema della gestione delle risorse idriche. Per non parlare, poi, della diffusione delle fonti di energia rinnovabile e dell'efficientamento energetico. Nonostante tutto, però, questa proposta, a nostro avviso, rappresenta un banco di prova importante. Non è il testo che abbiamo sognato dall'inizio, ma rappresenta una buona base sulla quale lavorare in futuro e sulla quale misurare la reale volontà della politica di cambiare rotta.
  E concludo con le parole di Franco Arminio: «Bisogna finanziare i germi di una nuova civiltà, quella che io chiamo un Pag. 29nuovo umanesimo delle montagne. Non si può continuare a finanziare la distruzione del paesaggio, non si può guardare all'Appennino come a un luogo da omologare all'Italia delle pianure, che appare sempre più un grande garage di macchine e palazzi, di carcasse e carne». L'Italia si salva se si salva l'Italia intera. Per questo il nostro voto non può essere che favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzoli. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO MAZZOLI. Signora Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi arriva a compimento un lavoro lungo e intenso che ha preso le mosse all'inizio di questa legislatura. La legge sui piccoli comuni è una legge di iniziativa parlamentare frutto dell'ascolto e del dialogo fra diversi gruppi, di maggioranza e di opposizione, che hanno concorso alla stesura di un testo condiviso nato dall'incontro delle proposte Realacci e Terzoni. Per questa ragione, questa legge è innanzitutto una bella pagina per il Parlamento e per la politica. E desidero ringraziare le Commissioni bilancio e ambiente, così come ringrazio i relatori di questo provvedimento, i colleghi Misiani, Borghi e Tino Iannuzzi, per il lavoro prezioso che hanno svolto. E naturalmente rivolgo un ringraziamento al Governo per aver accompagnato questo percorso. Con il voto di oggi, però, è la quarta volta che la Camera esamina una legge su questi argomenti. Lo ha già fatto nelle ultime tre legislature, nella XVI, nella XV e nella XIV. È sempre mancato, però, il passaggio decisivo e definitivo del Senato affinché l'Italia riuscisse a dotarsi di una legge sui piccoli comuni. Lo dico a proposito di bicameralismo paritario e a proposito del fatto che il discorso sul bicameralismo paritario non è affatto astratto e distante dalle attese e dalle esigenze dei cittadini dei territori, ma incide sulla carne viva del Paese. Questo ritardo nell'approvazione di una legge di questa natura ha pesato e ha costituito un problema e il nostro auspicio sincero è che il Senato possa, questa volta, raccogliere la spinta di questo ramo del Parlamento e dare compiutamente all'Italia una legge importante. Il ritardo si è sentito e ha pesato per almeno tre ordini di ragioni. Il primo è relativo al fatto che l'Italia dei piccoli comuni rappresenta un segmento molto rilevante del nostro Paese. Sono 5.627 i comuni con meno di 5 mila abitanti e sono il 70 per cento del totale; coprono 160 mila chilometri quadrati e cioè il 54 per cento della superficie del nostro Paese e ospitano poco più di 10 milioni di abitanti, cioè poco meno del 17 per cento della popolazione totale. Il secondo ordine di ragioni, legato al primo, è che questi territori sono un elemento fondamentale dell'identità italiana. Sono spesso caratterizzati da un'elevata qualità della vita, da una forte coesione sociale e racchiudono una parte molto importante del nostro patrimonio storico, artistico e paesaggistico e custodiscono molte eccellenze del sistema produttivo italiano. Il terzo ordine di motivi ha a che fare con la crisi perché, se non si accorciano le distanze tra i territori italiani, la strada della ripresa continuerà ad essere in salita e carica di difficoltà. Sì, perché in questo caso non sarà, da solo, il mercato a risolvere questo problema, se non affrontiamo uno sforzo comune per ricostruire le condizioni e le opportunità affinché questa parte dell'Italia possa realmente scommettere su di sé. Una scommessa che deve essere lanciata perché può essere vinta solo se prestiamo attenzione a fenomeni che si sono affermati in questi anni e che sono di grande interesse. Basti pensare alle nuove forme di turismo, basti pensare alla crescita di un'imprenditoria giovane, soprattutto in agricoltura, che punta tutto sulla qualità e sull'identità territoriale. Oggi, il 93 per cento delle DOP e delle IGP ha a che vedere con i piccoli comuni e il 79 per cento dei vini di maggiore qualità ha a che vedere con i piccoli comuni.
  Dunque, non stiamo affatto parlando di un'Italia minore, non stiamo affatto parlando di una parte arretrata del Paese: Pag. 30parliamo, certo, di aree in difficoltà e anche di marginalità, ma parliamo anche di straordinari esempi di competitività, di creatività, di coraggio, a cui dobbiamo rispondere offrendo strumenti adeguati e altrettanto innovativi che consentano a queste potenzialità di esprimersi fino in fondo. Dobbiamo, cioè, riorientare lo sguardo e l'attenzione politica a questa Italia, alla sua complessità, alle sue ricchezze e ai suoi problemi e limiti per consentirle di esprimere tutto il suo potenziale. A noi spetta, cioè, un compito delicato: fare un'operazione di ricucitura del Paese, a fronte di una crisi che ha colpito duramente, allargando le distanze, quelle sociali e quelle territoriali, e ha indebolito il tessuto connettivo delle comunità, slabbrando e sfilacciando un sistema di relazioni e fiaccando le economie locali e le impresse.
  E dobbiamo fare questo tenendo presente che, nonostante ciò, dentro la crisi questa Italia ha reagito e sta reagendo e dentro questo universo di 5.627 comuni ce ne sono tanti che sono tornati a crescere negli anni più recenti, perché sono state messe in campo politiche adeguate per lo sviluppo, a partire dalla progettualità locale. Queste comunità hanno reagito e altre possono reagire pensando al futuro, senza, però, disperdere nulla delle proprie radici, della propria storia, della propria identità. È in questo incontro fecondo tra tradizione e futuro che le comunità locali hanno fatto sistema, incrociando alcuni dei sentieri più interessanti e innovativi, come la green economy, le energie rinnovabili o individuando e valorizzando attrattori culturali su cui costruire un turismo sostenibile o, ancora, puntando sull'agroalimentare di qualità e la filiera corta o, ancora, puntando e investendo su buone pratiche, sulla trasparenza e sulla legalità.
  In sostanza, una parte significativa di quella ripresa necessaria al Paese passa da qui: passa da questi territori, che, poi, sono i territori di tanti di noi. Non credo di esagerare nel dire che questo Parlamento deve un pensiero e un tributo ai tanti sindaci e ai tanti amministratori locali che, in questi anni, hanno fatto il possibile e anche l'impossibile per rispondere ai problemi e tenere insieme le loro comunità. È a loro che dobbiamo tendere una mano. Mi vengono in mente i nomi di Angelo Vassallo, indimenticabile sindaco di Pollica, e di Sergio Pirozzi, tenace sindaco di Amatrice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): sono storie diverse, ma sono i nomi e le storie non di un'Italia minore, ma sono nomi e storie dell'Italia, tutta intera. Ecco, allora, che cos’è questo provvedimento: il riconoscimento dell'interesse generale nazionale per chi vive e lavora nei piccoli comuni, nelle aree rurali e montane. In sostanza, è un'idea dell'Italia. E pure in un quadro delicato di finanza pubblica, grazie al confronto con il Governo, siamo riusciti ad invertire una tendenza e renderla più favorevole ai territori, sia per la costituzione di un fondo nazionale di 100 milioni di euro per gli investimenti, che, in ogni caso, avrà un effetto moltiplicatore, sia perché questo provvedimento traccia nuove linee di lavoro e di intervento su cui tutti i livelli istituzionali dovranno muoversi, concorrendo direttamente e sollecitando i privati a fare la propria parte.
  Certo, non abbiamo cominciato adesso ad invertire la tendenza: penso ai programmi per i 6 mila campanili, penso al decreto sugli enti locali dello scorso anno e alla legge di stabilità, che ha eliminato il Patto di stabilità; penso al programma «Cantieri in comune», contenuto nel provvedimento «sblocca Italia»; penso al collegato ambientale, che su patrimonio ambientale e capitale naturale riallinea l'Italia ai Paesi più avanzati d'Europa; penso al programma per le aree interne; penso, infine, al programma «Casa Italia» che prenderà avvio nel 2017. Insomma, su questa strada bisogna proseguire con determinazione.
  In ogni modo, il fondo per gli investimenti sarà destinato ad interventi per l'ambiente e ai beni culturali, per la mitigazione del rischio idrogeologico, per la salvaguardia e la riqualificazione dei centri storici e la messa in sicurezza di infrastrutture e di edifici pubblici, per Pag. 31l'insediamento di nuove attività produttive, per lo sviluppo economico e sociale. Tra le priorità, il provvedimento individua l'obiettivo di favorire la residenza nei piccoli comuni, sia dei cittadini che delle attività produttive, partendo dal principio che l'insediamento è considerato una risorsa a presidio del territorio.
  In questo senso, molta attenzione è dedicata alla qualità dei servizi: servizi ambientali, di protezione civile, di istruzione, sanità, servizi socio-assistenziali, trasporti, viabilità e servizi postali. In particolare, su scuole e trasporti i piani nazionali dovranno tenere conto delle esigenze dei piccoli comuni e delle aree rurali e montane. Viene, inoltre, favorita la promozione dei prodotti provenienti da filiera corta o a chilometro utile e, infine, si compie una scelta strategica sullo sviluppo della rete in banda ultralarga, utilizzando le risorse previste per le aree a fallimento di mercato. Si tratta delle aree per le quali la delibera CIPE del 6 agosto 2015 ha previsto uno stanziamento pari a 2,2 miliardi di euro per interventi di immediata attivazione.
  Insomma, è un buon provvedimento, che parla al Paese il linguaggio dell'incoraggiamento e della fiducia; non è e non poteva essere un provvedimento di riordino istituzionale: quel compito è stato assolto dalla «legge Delrio». E, in coerenza con la «legge Delrio», opera questo provvedimento sui piccoli comuni che, infatti, fa proprie le indicazioni di semplificazione, razionalizzazione e accorpamento delle funzioni degli enti locali, ma senza per questo sacrificare l'identità dei luoghi e delle comunità, perché queste – le identità –, messe a sistema, costituiscono valore e aiutano a costruire una nuova prospettiva.
  Signora Presidente, per queste ragioni dichiaro, a nome del gruppo del Partito Democratico, il voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare il relatore per la VIII Commissione, deputato Tino Iannuzzi, per un breve ringraziamento. Ne ha facoltà.

  TINO IANNUZZI, Relatore per la VIII Commissione. Grazie, signora Presidente. Anche a nome del presidente Realacci, artefice, con felice intuizione, di questa proposta sottoscritta da tanti parlamentari, e dei colleghi relatori, Borghi e Misiani, ringrazio sentitamente tutti i colleghi dei diversi gruppi che, in due anni, prima nelle Commissioni riunite ambiente e bilancio, poi in Aula, hanno lavorato intensamente, superando tante difficoltà per approvare un testo così importante e condiviso.
  Ringrazio il sottosegretario Baretta, che ci ha seguito con grande attenzione, ringrazio vivamente i consiglieri e gli uffici delle due Commissioni, che ci hanno coadiuvato egregiamente.
  Questa proposta valorizza i piccoli comuni, un'Italia vera, che esiste nella coscienza e nel sentimento profondo del Paese, che sa incrociare storia, cultura, bellezze e saperi tradizionali con innovazione, nuove tecnologie e green economy. Questa è la straordinaria ricchezza della piccola, grande Italia, che è parte integrante della nostra identità e della nostra patria e alla quale ha sempre guardato con speranza e profondo orgoglio il nostro Presidente Carlo Azeglio Ciampi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Correzioni di forma – A.C. 65-2284-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore per la V Commissione, deputato Misiani, per avanzare una proposta di correzione di forma ai sensi articolo 90, comma, 1 del Regolamento. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la V Commissione. Grazie, signora Presidente. Propongo, sentito il Comitato dei diciotto, la seguente correzione di forma: all'articolo Pag. 3211, comma 3, primo periodo, sostituire le parole: «percentuale calcolata in termini di valore dei prodotti agricoli e alimentari annualmente acquistati sia costituita», con le seguenti: «percentuale dei prodotti agricoli e alimentari da acquistare annualmente, calcolate in termini di valore, l'acquisto di».

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta di correzione di forma avanzata dal relatore si intende accolta dall'Assemblea.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 65-2284-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 65-2284-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 65-2284-A:
  «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Discussione delle mozioni Cariello ed altri n. 1-01347, Marcon ed altri n. 1-01355 e Guidesi ed altri n. 1-01364 concernenti iniziative in materia di revisione della spesa pubblica (ore 12,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Cariello ed altri n. 1-01347, Marcon ed altri n. 1-01355 e Guidesi ed altri n. 1-01364 concernenti iniziative in materia di revisione della spesa pubblica (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 21 settembre 2016.
  Avverto, altresì, che sono state presentate le mozioni Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369, Alberto Giorgetti ed altri n. 1-01370 e Rampelli ed altri n. 1-01371 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare il deputato Francesco Cariello, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01347. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Presidente, chiedo veramente l'attenzione, perché questa credo sia l'unica occasione in cui il Parlamento ha la possibilità di discutere in tema di spending review.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si può avere un po’ più di attenzione ? Grazie.

  FRANCESCO CARIELLO. Sì, perché, Presidente, la spending review ormai è diventata unico e solo appannaggio del Governo, senza nemmeno la possibilità di Pag. 33interagire con i vari commissari che si sono susseguiti. Anzi, troviamo anche un Ministero che risponde addirittura agli articoli di giornale: se un cittadino dovesse andare sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze, vedrebbe che in tema di spending review trova una nota del Ministro Padoan in risposta a Paolo Mieli del Corriere della Sera: quindi mi chiedo, Presidente, se la sua figura come Presidente della Camera, in qualità di unico organo, insieme al Senato, controllore della spesa pubblica, possa accettare un trattamento di questo tipo.
  Noi chiediamo con la nostra mozione semplicemente che in tema di spending review si venga a riferire con dei rapporti formali su quello che è l'andamento, il percorso di revisione della spesa che i vari commissari hanno messo in atto e sul monitoraggio continuo di questa spending review, a volte utilizzata come foriera di miliardi per poter coprire delle spese, altre, come nelle ultime occasioni, da parte del Ministro Padoan, su cui si dice: non c’è più nulla da tagliare, abbiamo già fatto abbastanza. Quindi non si capisce mai quanto è il margine o la reale portata di questa spending review ! Quando si nomina un commissario, ci sono degli obiettivi ambiziosi: si parla di decine di miliardi di euro recuperabili; quando poi quel commissario va via, o perché ormai inviso alla Presidenza del Consiglio, o perché non può più raggiungere gli obiettivi che aveva imposto, allora si dice: no, si è già fatto abbastanza, non si può più tagliare.
  Anche se noi non amiamo questa parola in termini pratici, perché spending review alla lettera non è solo «tagli alla spesa pubblica»: fare spending review dovrebbe essere un processo di revisione continuo, che il Parlamento dovrebbe mettere in pratica in maniera continua, appunto, senza fornire degli obiettivi e dei traguardi di meri tagli ai Ministeri (perché poi questo è il risultato delle varie tornate di diversi commissari).
  Vorrei dunque usare veramente quanto più possibile questa discussione sulla spending review: magari ridurrò i tempi in fase di dichiarazione di voto, ma auspico, Presidente, veramente una partecipazione piena da parte dell'Aula, e che non sia una discussione meramente finalizzata alla valutazione di una mozione, ma che ci si confronti invece realmente sui temi della spending review attuati o non attuati dal Governo.
  Chiariamo subito un aspetto: la crisi dei nostri giorni ha origini che, a nostro avviso, sono puramente finanziarie e di governance economica; mentre la spesa pubblica, quella incontrollata, quella inefficiente e gli sprechi, appunto, non sono da addebitarsi all'origine di quella crisi: sono senz'altro per noi degli elementi da combattere, da rivedere attraverso un processo parlamentare, ma non sono sicuramente l'origine di questa crisi economica.
  Quindi, per noi, è fondamentale riportare il processo di revisione della spesa nel pieno controllo del Parlamento: non si esce dalla stagnazione economica senza un reale processo di revisione della spesa. La nostra posizione è di combattere la crisi, generando sviluppo e promuovendo investimenti pubblici, soprattutto, e privati, ma con un continuo percorso di revisione della spesa pubblica: perché per noi la qualità della spesa è fondamentale, più che la quantità di essa. Fare spending review significa attivare un processo per cui la spesa pubblica inutile ed inefficiente sia tagliata, e rimodulata quella che invece risulta efficiente e fornisce dei servizi concreti al cittadino; ma l'obiettivo della spending review dev'essere quello di trasferire i risultati ottenuti alla riduzione della pressione fiscale, perché il cittadino deve poter toccare con mano gli esiti di una spending review attraverso una riduzione della pressione fiscale.
  Ricordiamo che il dato della Corte dei conti al 2015 rileva una pressione fiscale pari ancora ad oltre il 43 per cento, cioè 4 punti oltre la media dell'Unione europea. Mentre il Governo, che fa ? Decide di rinviare la riduzione dell'Irpef al 2018, quando invece nel DEF ci sono 25 miliardi di euro di riduzione della spesa pubblica annunciati, promossi, non si sa quanto reali; ma se ci sono dei risultati da parte dalla spending review, riteniamo che il Pag. 34primo passaggio debba essere quello di trasferire questi risparmi immediatamente nelle tasche dei cittadini, riducendo la pressione fiscale. Lo dice anche il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti, che afferma che «le priorità contingenti imposte dalla crisi globale hanno contribuito a modificare la portata della spending review, ricondotta al mero compito – ma non unico – di ridurre i livelli della spesa pubblica, anche ponendo in subordine gli effetti distorsivi associati a tagli di spesa poco selettivi»: questo lo dice la Corte dei conti !
  Effetti che, nel caso italiano, hanno principalmente riguardato la qualità dei servizi pubblici e l'azione di sostegno alla crescita economica, entrambi sacrificati agli obiettivi di bilancio pubblico. Quindi riteniamo che, attraverso il processo dei soli tagli che ha saputo effettuare questo Governo, così come i due precedenti che noi in questa legislatura abbiamo avuto modo di controllare, questi ultimi hanno finalizzato il processo della spending review alla sola riduzione delle dotazioni di Ministeri, dei servizi ai cittadini o degli enti pubblici locali, i quali si sono poi trovati a dover ridurre a loro volta i servizi relativi alle scuole, i servizi relativi al trasporto pubblico e i servizi sanitari, come è avvenuto nelle regioni. Il Governo ha in particolare una colpa, a nostro avviso, quella di aver tenuto chiusa la spending review all'interno di un dibattito interno ai rapporti tra i vari Ministeri; mai si è sentito coinvolgere le Commissioni competenti, il Parlamento.
  All'inizio di questo mese c’è stato un ampio dibattito, sempre sui giornali, tra l'attuale commissario alla spending review Yoram Gutgeld, il suo socio diciamo in tema di spending review, Perotti, che poi ha deciso di dimettersi e di non aiutarlo più nel percorso di spending review. Questo confronto molto acceso si è visto, si è letto sui giornali, ma mai si è avuto un passaggio parlamentare. Ancora una volta il Parlamento è relegato a mero esecutore di decisioni prese presso Palazzo Chigi.
  La nostra posizione è chiarissima: noi siamo per una spesa pubblica efficiente, ma non è strettamente necessario tagliare per fare spending review. L'eliminazione degli sprechi è giusta se si tratta appunto di sprechi, ma se parliamo di servizi essenziali per i cittadini svolti in maniera inefficiente, bisogna adoperarsi per migliorarli, anche mantenendo lo stesso livello di spesa, a volte anche un potenziamento ci vorrebbe, ma con il solo obiettivo di rendere efficiente l'uso del denaro pubblico. Nel novembre 2013, c’è stato un confronto con l'allora commissario Cottarelli dove abbiamo fornito i nostri elementi in tema di spending review e anche in quella sede abbiamo espresso analogamente questo concetto che oggi è ritornato attuale a distanza di tre anni. Ricordiamo che Cottarelli aveva fatto un piano, in quel caso rivisto, a cui è seguito comunque un atto di indirizzo della Commissione competente, che forniva appunto gli obiettivi al commissario. In quella sede, in tre anni, i tre anni scadono appunto nel 2016, si parlava di un percorso che avrebbe portato all'efficientamento della spesa pubblica e alla contestuale riduzione della spesa nell'ordine di 32 miliardi. Ad oggi, anche stando ai dati che lo stesso Governo include nel DEF, questi valori non sono assolutamente rispettati.
  Oggi discutiamo la nostra mozione in tema di spending review nella quale l'unico impegno, l'unico obiettivo, è quello di puntualizzare, di riportare il ruolo centrale del Parlamento. Ricordiamo che c’è stata una norma che ha definito la nascita del commissario alla spending review nel 2013 e che questa norma conferiva un incarico al commissario, ma questo commissario doveva poter agire nell'ambito degli obiettivi decisi da tutte le forze politiche. Quindi il tema principale che poniamo con la nostra mozione è quello di riportare la definizione dell'operare di questi commissari all'interno delle Commissioni competenti. Il programma di lavoro del commissario fu trasmesso, all'epoca di Cottarelli, alle Camere nel novembre 2013. Su di esso la Commissione bilancio si è espressa con una risoluzione e a me piacerebbe rivedere anche i punti di quella risoluzione, punti fondamentali Pag. 35che oggi puntualmente sono stati disattesi. Quindi, ci chiediamo: l'attuale commissario si sta muovendo nell'ambito degli stessi obiettivi, si sta muovendo nell'ambito di quell'indirizzo politico o ha assunto ormai una libertà d'azione a tutto tondo ?
  Chi lo controlla ? Chi decide se il suo operato e le sue relazioni rispondono a quegli obiettivi che il Parlamento ha definito ?
  Quindi, chiediamo semplicemente che si presenti un rapporto e che lo si discuta prima dell'inizio della sessione di bilancio. In quella risoluzione era scritto, a chiare lettere, che entro il 30 settembre di ogni anno il commissario alla spending review doveva fornire una relazione al Parlamento. Ad oggi, questa relazione a noi manca, quindi chiediamo fermamente che questo sia effettuato nel più breve tempo possibile, prima ancora che si inizi a discutere in tema di sessione di bilancio.
  È necessario, a nostro avviso, in seguito a quella relazione, avviare un serio confronto tra le forze politiche affinché il processo di revisione della spesa pubblica esca dagli schemi di centralizzazione o di obiettivi singoli dei vari Ministeri, o che entri in quel giocoforza degli equilibri all'interno del Governo, perché, diciamocelo chiaramente, questi tagli poi alla fine vengono decisi in funzione della forza dei vari Ministeri nell'imporre o meno determinati piani o tagli. Quindi, vogliamo svincolare il processo di spending review da queste logiche tutte interne ai partiti, partiti che partecipano al Governo, e vogliamo che anche le forze di opposizione diano il loro contributo, perché, non potete nasconderlo, e comunque è evidente a tutti quanto il MoVimento 5 Stelle abbia apportato in termini di proposte sull'eliminazione di sprechi, sulla eliminazione di quelle sacche di interesse che esistono nel nostro Paese, lo facciamo tutti gli anni nella sessione di bilancio, ma anche su ogni singolo provvedimento; dopo avrò anche la possibilità di elencarne alcune in modo tale da farvi toccare con mano il contributo di una forza di opposizione che a volte viene tacciata di dire sempre «no», ma in realtà il nostro contributo c’è, è effettivo e rimane in tutti gli atti parlamentari.
  Ma veniamo al DEF e a quella famosa risoluzione che la Commissione bilancio aveva imposto al Governo. In quella risoluzione si diceva in tema di numeri, di dati, da includere nel DEF, di distinguere tra spending review fatta in tema di tagli e spending review fatta in tema di eliminazione delle inefficienze; questo dato puntualmente nel DEF non è mai entrato in questi termini. Non si è mai visto un dato distinto di quelli che sono stati i risultati raggiunti dal Governo o programmati in termini di spending review per tagli e inefficienze.
  Noi saremo veramente curiosi di capire dove ci sono le inefficienze e di aiutare anche il processo di revisione in quel settore. Ho escluso gli sprechi perché ovviamente, a nostro avviso, lì dove viene identificato uno spreco non ci sarà proprio la possibilità di discutere, perché, nel momento in cui si identifica uno spreco, bisogna tagliarlo, punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Per noi questa è l'unica azione da fare. Vedo una grande partecipazione anche da parte di tutto il Parlamento e questo veramente mi conforta, spero di avere lo stesso conforto con le altre mozioni che leggerò in fase di discussione.
  Parliamo del DEF 2016, perché è importante definire poi quelli che furono gli obiettivi programmati per il 2016 e valutare quanto di questi obiettivi si concretizzeranno nella manovra e nella sessione di bilancio che a breve il Governo varerà. La sola legge di stabilità parlava in termini programmatici di un recupero nel corso del prossimo triennio di circa 25 miliardi di euro in media. Ci chiediamo, se questi sono i numeri, che bisogno ci sia di andare a reclamare flessibilità in Europa, abbiamo tutti i numeri per poter sia disinnescare le clausole di salvaguardia che attivare quelle misure necessarie soprattutto alla povertà o alle piccole e medie imprese o alla riduzione fiscale, che è l'unico elemento chiave che dovrebbe avere come obiettivo la spending review; e Pag. 36quindi ci aspettiamo appunto in questa relazione – che spero arriverà entro fine mese da parte del Governo – che siano chiariti realmente i risultati raggiunti ad oggi con un dato reale, inequivocabile e soprattutto i nuovi obiettivi di spending review, con l'auspicio che il Commissario alla spending review venga anche in audizione durante la discussione della Nota di aggiornamento al DEF in Commissione, perché questa, a nostro avviso, è l'unica occasione che abbiamo per parlare in questi termini.
  Poi vorrei effettivamente puntualizzare le proposte e gli spunti che il MoVimento 5 Stelle ha fornito nel corso degli ultimi anni della legislatura, in cui ci siamo spesi veramente a rintracciare gli sprechi più evidenti. Per noi – questi sono risultati raggiunti in maniera evidente ed oggettiva – portiamo uno su tutti: l'eliminazione degli sprechi legati all'uso degli affitti dei locali del Parlamento è stata una mossa da noi auspicata, che ha portato 32 milioni di euro in meno tra le spese di tutto il Parlamento. Poi vogliamo parlare anche della nostra proposta di legge in tema di indennità parlamentari: il confronto con le altre istituzioni europee ci porta a dire che siamo comunque un Parlamento che è oltre i limiti e la media di tutti i Parlamenti nazionali e quindi in questo senso esiste una nostra proposta di legge che aspettiamo che venga effettivamente discussa. Ma affinché noi dessimo il buon esempio, noi abbiamo anche fornito la possibilità a tutti di poter restituire parte delle indennità, come già noi facciamo, che ha prodotto più di 10 milioni di euro già in tema di restituzione, per non parlare anche della rinuncia al rimborso elettorale, che ha portato a ritornare nel bilancio dello Stato oltre 42 milioni di euro, pari a quelli che sono stati il concorso alla finanza pubblica incluso nei decreti di tre istituzioni, quali il Parlamento o quello della Presidenza della Repubblica, che ha contribuito, nel corso della finanziaria 2016, a circa 50 milioni. Quindi, ritengo che il nostro contributo sia paragonabile almeno alle più grandi istituzioni del nostro Paese.
  Poi vorrei anche parlare in tema di partecipate, abbiamo contribuito notevolmente anche con delle proposte perché il Governo ha sbandierato un taglio alle società partecipate, ma solo in tema di discussione di una legge delega, quella sulla riforma della PA, ma che in realtà ha prodotto veramente solo discussione e solo dibattito o solo articoli di giornale, ma nulla di pratico da poter conteggiare.
  Il Presidente del Consiglio si è addirittura riservato in sede di quella legge ampi margini di discrezionalità per salvare poi aziende pubbliche che potrebbero stare a cuore alla Presidenza del Consiglio. Il decreto, appunto, che si è discusso nelle Commissioni, avrebbe potuto produrre veramente un'eliminazione di sprechi e poltrone dalle imprese partecipate, ma, in realtà, non ha consentito di perseguire in modo forte quella eliminazione di duplicati di partecipate che esistono e che arrecano danno erariale nel nostro Paese.
  In quel provvedimento abbiamo denunciato più volte il fatto che si ridimensiona notevolmente il ruolo della Corte dei conti, che sappiamo benissimo d'ora in poi potrà agire solo a fronte di un danno patrimoniale diretto arrecato all'ente partecipante, mentre l'azione di responsabilità contro gli amministratori viene lasciata di norma al capo dell'ente azionista, cioè siamo al nominato che viene perseguito da chi lo ha messo su quella poltrona.
  Quindi, riteniamo veramente un insuccesso il percorso di riforma delle partecipate adottato dal Governo, mentre il nostro contributo in tema di partecipate era notevole, abbiamo creduto fermamente in quello che il commissario Cottarelli aveva identificato come uno dei più grandi temi per affrontare la spending review, cioè quello della razionalizzazione delle partecipate. Noi ci crediamo ancora in questo, auspichiamo che realmente in tutti gli enti locali si faccia una concreta pulizia delle partecipate perché per noi è fondamentale la funzione pubblica. Dobbiamo assicurare e centralizzare il servizio pubblico, una su tutte la battaglia sull'acqua, che per noi è fondamentale in risposta ad un referendum che ha fermamente voluto che la Pag. 37gestione del servizio idrico sia sempre e rimanga all'interno delle istituzioni pubbliche; invece questo Governo apre sempre di più ai privati, che per noi è foriero senz'altro di interessi e quindi di sprechi.
  Poi cito anche riforme e proposte in tema di governance del servizio pubblico della televisione pubblica. Ricordo a tutti che il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta per impedire proprio gli stipendi d'oro dei dirigenti della TV di Stato, un tema che è stato molto dibattuto e discusso prima della pausa estiva e che ha visto l'indignazione da parte di tutto il mondo politico. Quell'emendamento era una proposta del MoVimento 5 Stelle che, se fosse passata all'epoca, avrebbe effettivamente bloccato gli stipendi dei dirigenti Rai a 240.000 euro, ma fu bocciato all'epoca della maggioranza per poi vedersi reintrodotto in una qualche maniera nella discussione sulla legge per l'editoria e, quindi, anche con il nostro contributo molto importante.
  Poi volevo anche citare una delle voci che il commissario Perotti aveva suggerito, che magari era una di quelle proposte che il Governo invece non ha visto di buon occhio, cioè quella della rivisitazione di tutto il processo dei vitalizi parlamentari, perché nel nostro Paese sussistono ancora oltre 5.800 vitalizi di cui 3.400 e più solo in ambito di consiglieri regionali. Bene, le assemblee regionali furono individuate e continuano a essere viste come il vero e proprio buco nero della nostra spesa pubblica. Fu imposto un tetto ma anche in quel caso poi la riduzione del compenso lordo non ha fatto altro che rivedere soltanto il totale lordo e, in realtà, rivedendo anche la tassazione, si è giunti ad una paga netta che è rimasta pressoché identica, perché è stata ridotta la parte di indennità soggetta a tassazione, mentre si sono aumentati i rimborsi spesa esentasse.
  Quindi, questo è emblematico di un approccio seguito da chi parla di spending review magari tagliando servizi o riducendo le dotazioni agli enti locali ma che poi alla fine va a mantenere, a tenere ancora in piedi dei privilegi o dei diritti che, per carità, ci sono delle leggi che li hanno istituiti ma che solo la volontà parlamentare potrebbe realmente ridurre drasticamente se tutto il Parlamento lo volesse.
  Ecco che, quindi, ho illustrato quello che è il panorama delle nostre premesse nella nostra mozione e ricordo ancora a tutti l'unico impegno che abbiamo effettivamente voluto mettere in questa mozione. Spero che ci sia la volontà da parte della maggioranza nel voler discutere questo impegno, che non ha nulla di trascendentale. È un impegno che richiama semplicemente una norma costituzionale, tra l'altro da voi voluta e da voi approvata, cioè la legge costituzionale n. 1 del 2012, quella che ha riformato l'articolo 81, per intenderci, che noi non abbiamo mai accettato, ma che stabilisce che l'esercizio della funzione del controllo sulla finanza pubblica, con particolare riferimento all'equilibrio tra entrate e spese nonché alla qualità e all'efficacia della spesa, debba essere prerogativa unica del Parlamento.
  Quindi, riteniamo questo impegno in linea costituzionalmente anche con una vostra legge, ma occorre aprire una discussione anche concreta nelle Commissioni competenti, lì dove il contributo di tutte le forze politiche possa realmente portare ad un processo continuo di revisione della spesa pubblica. Auspico veramente un voto favorevole da parte dell'intera Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianni Melilla, che illustrerà la mozione n. 1-01355, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Vorrei iniziare con una nota di ottimismo. La Camera dei deputati, proprio oggi in cui noi discutiamo di spending review, ha dato il buon esempio: oggi i nostri uffici hanno risparmiato 47 milioni di euro, che sono stati ridati al bilancio dello Stato. A questi 47 milioni di euro si aggiungono 50 milioni di euro di minore dotazione; quindi, noi nel 2016 abbiamo prodotto un risparmio, una revisione della Pag. 38spesa, di 97 milioni di euro. Naturalmente, dovrebbe essere questa una notizia da prima pagina; no, questa notizia non la troverete da nessuna parte. C’è un trafiletto – ho visto su un solo quotidiano – tra tutti quelli che stamattina ho letto un po’ incuriosito.
  Le politiche di riduzione della spesa pubblica fin qui seguite sono state improntate ad una filosofia di politica economica, quella dell'austerità, che noi di Sinistra Italiana abbiamo sempre denunciato. Si tratta di politiche che sono state completamente fallimentari. Dall'inizio della crisi il debito pubblico dei Paesi dell'Eurozona è passato mediamente dal 60 per cento al 95 per cento rispetto al PIL e l'economia europea ha vissuto lunghi periodi di stagnazione.
  In Italia il PIL è di dieci punti inferiore rispetto al periodo antecedente alla crisi. Queste politiche hanno significato la riduzione dei trasferimenti al sistema delle autonomie locali e il definanziamento del servizio sanitario nazionale, comportando la riduzione di importanti servizi per i cittadini e l'aumento dell'imposizione fiscale a livello locale, come evidenziato nel 2015 dalla Corte dei conti.
  Inoltre, le stesse politiche dell'austerità hanno comportato una compressione degli investimenti pubblici, senza i quali secondo noi, invece, non è possibile uscire dalla crisi. Il taglio della spesa pubblica purtroppo è progressivamente diventato una sorta di mantra ideologico di una politica economica fondata sulla riduzione dell'intervento e degli investimenti pubblici, che ha avuto un impatto prociclico negativo per la crescita, dimenticando che la crisi del 2007, cari colleghi, non ha origine dall'eccesso di spesa pubblica, ma dal fallimento dei mercati finanziari privati, che ha comportato poi il salvataggio di banche private con fondi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà). Questa è la verità storica e non quello che invece ideologicamente si vuol far passare, andando ad attaccare in maniera vergognosa lo Stato sociale e il sistema delle prestazioni sociali che hanno fatto l'Europa grande nel mondo, un esempio di grandezza politica e istituzionale per il mondo.
  La spending review è un tema molto complesso e noi non vogliamo sottovalutare la portata di questa politica, perché ha un rilievo non tecnico o, quantomeno, non solo tecnico, ma soprattutto politico e sociale. In questa prospettiva peraltro essa risulta strettamente collegata a quella, ben più generale, del ruolo dello Stato nella crisi finanziaria e può costituire l'occasione per un avvio di un più profondo rinnovamento della pubblica amministrazione e dei suoi meccanismi di gestione.
  Però, purtroppo che cosa è successo ? Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo e impressionante fallimento di tutte le scelte che i vari Governi hanno fatto; sono caduti vari commissari della spending review, dimissionari o depotenziati, dopo che sono stati presentati come gli dei ex machina della lotta agli sprechi, senza peraltro risultare chiaro se il lavoro da questi prodotto sia stato poi effettivamente sfruttato dai vari Governi in modo efficace e consono alla finalità che dovrebbe presiedere alla spending review, ovverosia quella della revisione e non del taglio della spesa pubblica perché dall'inglese «revisione» non si può tradurre con taglio dalla spesa pubblica, visto e considerato che inizialmente si dovrebbe procedere alla revisione della spesa pubblica e successivamente al taglio ove necessario, visto che il livello di spesa pubblica appropriato in qualunque Paese del mondo dipende anche da quanto quel Paese può permettersi.
  Sappiamo come la Corte dei conti abbia, in questi ultimi anni, censurato le politiche di taglio alla spesa pubblica che hanno intaccato in maniera pesante politiche pubbliche vitali in campi non solo come quelli delle politiche sociali ma anche delle infrastrutture e delle opere pubbliche. La conclusione della magistratura contabile, affidata al procuratore generale dalla Corte dei conti, Martino Colella, è chiarissima: l'attuale ipertrofia di enti e strutture, comprese le cosiddette autorità indipendenti, richiede che si attivi una Pag. 39concreta attività di sfoltimento degli stessi, partendo dai casi in cui è più evidente la duplicazione delle competenze e la sostanziale mancanza di un interesse pubblico attuale alla loro sopravvivenza. Purtroppo, sappiamo come in gangli vitali della pubblica amministrazione si addensino interessi oscuri privatistici che finora hanno reso assolutamente non efficace l'azione di revisione della spesa pubblica, perché è più facile essere forti con i deboli ed essere deboli con i forti che, invece, imporre una politica trasparente e di lotta senza tregua agli sprechi, alle inefficienze, ai doppioni, alle cattiverie che purtroppo alimentano l'alito cattivo di una pubblica amministrazione che spesso non è vicina ai problemi dei cittadini a partire da quelli più deboli, verso i quali noi abbiamo un'empatia umana e una solidarietà politica.
  Con la mozione che ha come primo firmatario il collega Giulio Marcon, che poi nella dichiarazione di voto naturalmente sarà molto più esauriente di me, noi abbiamo voluto impegnare il Governo a porre in essere tutte le iniziative di competenza volte a favorire lo svolgimento di una sorta di sessione straordinaria dedicata alla spending review sui documenti prodotti sino ad oggi al riguardo e, in particolare, su quelli contenuti nell'analisi finale del commissario Carlo Cottarelli, che ha fatto un lavoro egregio che non va assolutamente smarrito. Facendo la tara di quelle questioni di cui ho parlato, esiste un dissenso da parte nostra riguardante i tagli alla spesa pubblica indiscriminati e lineari. Noi vogliamo porre in essere un'iniziativa, anche normativa, volta a ridefinire i criteri attraverso i quali è stato sino ad oggi disciplinato il processo di elaborazione delle proposte in materia di spending review, in modo tale da assicurare il massimo coinvolgimento da parte del Parlamento, ma anche della Corte dei conti, dei Ministeri, delle regioni, delle autonomie locali, degli enti pubblici, delle aziende partecipate per aumentarne l'efficienza e il controllo, assicurando il buon andamento della pubblica amministrazione, come recita giustamente l'articolo 97 della nostra Costituzione, perché solo dal buon andamento della pubblica amministrazione noi possiamo avere servizi pubblici efficienti che hanno come interesse non la perpetuazione di privilegi, di sprechi e di inefficienze, ma il benessere delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giampaolo Galli, che illustrerà anche la mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369, di cui è cofirmatario.

  GIAMPAOLO GALLI. Grazie, Presidente. Parto dalla fine: mi fa piacere e fa piacere a tutto il nostro gruppo parlamentare che l'attività di revisione della spesa sia considerata da tutti essenziale per diversi fini, per liberare risorse per la crescita – alcuni dicono attraverso la riduzione delle tasse, altri privilegiano gli investimenti –, per attuare provvedimenti per le fasce più disagiate della popolazione, infine ovviamente per ridurre il debito pubblico.
  Noi troviamo utile che ci sia un maggiore coinvolgimento del Parlamento e delle Commissioni competenti nel processo di revisione della spesa, quindi questa idea noi la accogliamo nella nostra mozione. Ricordiamo però che non è affatto vero – questo lo contestiamo assolutamente – che le decisioni che sono state prese fino adesso siano state prese senza il coinvolgimento del Parlamento. Questo non vuol dire che non si possa avere un maggiore coinvolgimento, ma tutte le azioni di revisione della spesa sono state attuate con atti normativi, ovviamente approvati dal Parlamento. E nel DEF di quest'anno c’è una sezione dedicata alla revisione della spesa, dove ci sono tutti gli atti normativi che hanno portato alla riduzione della spesa al 2016 per 25 miliardi di euro, a fronte dei quali ovviamente ci sono stati anche degli aumenti di spesa, perché il problema è anche riqualificare la spesa a favore per esempio della scuola, della sicurezza, del welfare e della povertà perché Pag. 40in alcuni casi si tratta di tagliare, in altri casi invece si tratta di fare delle scelte anche espansive e di sostegno delle fasce più deboli, o di sostegno della crescita.
   Abbiamo sentito anche in questa discussione due posizioni: c’è chi ritiene che sia stato fatto troppo in termini di riduzione della spesa – l'abbiamo sentito da Sinistra Italiana – e c’è chi ritiene che sia stato fatto troppo poco. Mi limito a pochi numeri: dal 2013 al 2016 la spesa corrente si è ridotta dell'1,4 per cento del PIL, dal 47,4 al 46 per cento, e questo naturalmente è stato fatto in una situazione in cui il disavanzo pubblico è sceso dal 3 al 2,6 e poi circa al 2,4 o al 2,3 quest'anno e la pressione fiscale, calcolata opportunamente tenendo conto degli 80 euro, è scesa dal 43,6 del 2013 al 42,7 del 2015 e dovrebbe attestarsi al 42,2 nel 2016.
   Nell'ultimo documento di economia e finanza ci sono i dati comparativi dell'Italia rispetto all'Europa e si parte dal 2009 fino al 2015, quindi si prendono in considerazione molti diversi Governi. L'Italia è uno dei Paesi più virtuosi dal punto di vista della spesa. La vulgata secondo cui l'Italia non avrebbe fatto nulla, la vulgata secondo cui si succedono dei commissari e non succede mai niente è sbagliata. Se si considera in particolare la spesa primaria al netto delle prestazioni sociali che seguono la dinamica della demografia, l'Italia ha avuto un incremento zero della spesa in termini nominali.
  Tutti gli altri Paesi hanno avuto incrementi molto maggiori, la Germania oltre il 20 per cento. Ovviamente, per avere queste dinamiche della spesa, che sono necessarie per ridurre il disavanzo e sono necessarie per poter ridurre le tasse e per fare spazio per gli investimenti, è necessario intervenire, come è stato fatto, su due variabili fondamentali: i redditi da lavoro dipendente e i consumi intermedi, ossia gli acquisti. Se non si fa questo si devono aumentare le tasse – tertium non datur – né è vero che, a proposito di questo Governo, siano stati fatti tagli lineari: sono stati fatti sempre tagli differenziati, molto spesso molto differenziati all'interno delle diverse amministrazioni e anche dei diversi ministeri.
   Voglio solo notare, a proposito degli interventi che ho sentito fino adesso, che nella mozione, nell'intervento del MoVimento 5 Stelle si dà molta importanza alla spending review e si fa riferimento ai vari commissari che avrebbero voluto fare di più, si dice soprattutto che il risanamento della finanza pubblica non è più procrastinabile. Accolgo questo con molta soddisfazione, anche alla luce del fatto che nei giorni scorsi sono circolate notizie diverse a proposito delle posizioni del MoVimento 5 Stelle, per esempio la posizione che tutte le esigenze possono essere soddisfatte stampando moneta.
  Se volete essere credibili, se il MoVimento 5 Stelle, onorevole Cariello, vuole essere credibile parlando di revisione della spesa, deve mettere nel cassetto, deve buttare via posizioni che sono assolutamente incompatibili con questo. Ovviamente, buttate via quelle posizioni secondo le quali basterebbe stampare moneta, non rimane che la via lunga, difficile e faticosa, su cui questo Parlamento è già stato coinvolto – e verrà coinvolto di più, noi crediamo – per individuare sprechi, duplicazioni e funzioni inutili dello Stato e delle amministrazioni pubbliche.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alberto Giorgetti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01370. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Presidente, onorevoli colleghi, Governo, la mozione che abbiamo presentato punta a definire con maggiore chiarezza quelli che dovranno essere sia i compiti della spending review nei prossimi mesi, alla luce di un dibattito che porterà ovviamente alla discussione della legge di bilancio alla Camera dei deputati, sia per avere un quadro completo delle iniziative che sono state fino ad oggi adottate da questo Governo in materia di revisione della spesa.
   Riteniamo importante aderire a questo dibattito proprio per le motivazioni che Pag. 41sono oggi in agenda nel Paese e che sono elemento, ovviamente, di discussione politica per le scelte che dovremo adottare nei prossimi giorni per preparare la legge di bilancio. Ben sappiamo che a questa iniziativa della legge di bilancio abbiamo collaborato in più forze. Da parte della nostra forza politica c’è stata una piena collaborazione sulla riforma ed è evidente che, nella logica della trasparenza dei numeri, dobbiamo lavorare anche su quelle fonti fondamentali di miglioramento del bilancio dello Stato che devono essere messe in maggiore trasparenza, maggiore intelligibilità, ma soprattutto devono essere una leva più forte da utilizzare nei prossimi tempi. Tra questi aggregati, tra questi elementi di intervento c’è, appunto, la revisione della spesa. Ora io non voglio confutare direttamente le considerazioni del collega del Partito Democratico che mi ha preceduto, però condividiamo abbastanza la posizione sul fatto che, ad oggi, non ci sia una piena consapevolezza e cognizione del lavoro che è stato svolto nei mesi scorsi e negli anni scorsi nella revisione della spesa da parte di questo Governo che ha annunciato più volte interventi di efficientamento e di, diciamo così, rigore, quando poi, in realtà, questi interventi si sono a nostro avviso persi, rispetto a quelle che erano le iniziative importanti e l'enfasi che era stata data al piano Cottarelli e ad altre dichiarazioni da parte del Presidente del Consiglio che ha sempre detto di puntare sostanzialmente sul tema dei tagli della spesa, della riorganizzazione della stessa e della virtuosità, quindi non solo dell'organizzazione ma anche della finalizzazione della spesa secondo logiche di migliore virtuosità e, quindi, di efficienza che potessero consentire al Paese di agganciare una ripresa che, purtroppo, ancora oggi, sembra essere latitante. Possiamo girarle di una frazione di punto in più o in meno, ma è evidente che le stime attese del DEF per il 2016 e della legge di bilancio sono state in parte disattese. Sappiamo che c’è un ciclo non positivo. Riteniamo che le politiche attivate dal Governo siano state deboli. Quindi, la nostra mozione punta sostanzialmente a discutere due elementi fondamentali.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 13)

  ALBERTO GIORGETTI. Il primo è fare il punto della situazione su ciò che è stato fatto fino ad oggi, in una logica di maggiore intelligibilità parlamentare con le forze economiche e sociali, per poter avere chiarezza puntuale delle iniziative che hanno determinato effetti veri in termini di spesa, di ciò che non ha funzionato, di quello che deve essere messo in efficienza, di ciò che è in ritardo e di ciò che va rivisto. Credo che sia saggio da parte di tutti adottare un'iniziativa di questo genere. Infatti, sappiamo che il volano della revisione della spesa sarà un volano che tutti i Governi, a prescindere dal colore politico, dovranno attivare, meglio se in una logica di continuità e di rafforzamento nel tempo della qualità, così come abbiamo fatto nel miglioramento della normativa per la legge di bilancio.
  L'altra parte è legata alla preparazione della legge di bilancio. Infatti, ben sappiamo che nelle poste di copertura, che dovranno essere adottate per poter fare le scelte di politica economica e finanziaria che il Governo deciderà di proporre al Parlamento, c’è la necessità di avere una chiarezza di coperture che possono essere evidentemente portate avanti, soprattutto in un'area, che non è tanto quella dell'aumento delle entrate stesse; è della revisione delle entrate, evidentemente con la difficoltà delle stime a priori degli effetti delle politiche connesse alle entrate stesse: è molto più semplice ed è più efficace lavorare sulla spesa. La spesa è certa, può essere tagliata, può essere rivista, può essere efficientata. Quindi, anche in una logica di legge di bilancio, l'efficientamento della spesa è una chiave di volta fondamentale per il futuro del Paese.
  In questa logica – concludo su queste premesse – noi abbiamo anche discusso in Commissione, quando abbiamo affrontato Pag. 42la riforma della legge di bilancio e gli schemi di decreti legislativi di armonizzazione contabile che abbiamo approvato nei mesi scorsi, a completamento di un percorso di messa in chiaro della contabilità pubblica, e abbiamo detto più volte che l'altro passo è quello, poi, di riuscire a definire in corso d'anno quelli che sono gli orientamenti e le possibili modifiche di spesa. Ciò prende scuola da altre adozioni di politiche di revisione della spesa, che vengono portate avanti da altri Paesi e che sono funzionali ad affrontare i cicli straordinari, le congiunture problematiche o le situazioni di difficoltà che in corso d'anno dovessero emergere. Il modello anglosassone prevede sostanzialmente una revisione delle spese puntuale rispetto agli obiettivi che in corso d'anno dovessero essere modificati. Mettere in trasparenza, quindi, la logica della revisione della spesa aiuta anche a definire le possibilità e gli strumenti per poter orientare una maggiore qualità della spesa anche in corso d'anno rispetto a elementi e a cicli nuovi. Su questi elementi abbiamo costruito la nostra mozione e attendiamo risposte da parte del Governo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rizzetto, che illustrerà anche la mozione n. 1-01371, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Onorevole Zanetti, io ho ascoltato con attenzione quanto dichiarato dal collega e l'analisi ampia e importante che ha svolto il collega Cariello poc'anzi, essendo lui quasi un tecnico della materia.
  Ebbene, la nostra mozione, Presidente e colleghi, va a toccare alcuni elementi che vertono sicuramente un po’ più su aspetti politici; tralasciando in questo mio intervento alcuni aspetti tecnici; che sono già stati ampiamente evidenziati dai colleghi, vorrei dire anche alle persone che, eventualmente, vogliono capire un po’ di più rispetto a questa cosa mitologica che ormai in Italia da molti anni esiste e c’è, ovvero la spending review, che l'elevato livello di spesa pubblica ha sempre contraddistinto la nostra nazione. Non è cosa degli ultimi mesi: si spende troppo in alcuni ambiti e questo lo si sa.
  Tra l'altro, molto spesso, il Governo e il Parlamento hanno cercato di porre rimedio, negli anni, con percorsi mirati di contenimento rispetto a quanto già detto, oltre che con una inevitabile, secondo noi progressiva, riqualificazione della spesa. Infatti, ce lo diciamo: non serve soltanto tagliare, fare dei tagli buoni, ma serve riqualificare in occasione di quei tagli. Noi siamo sempre contrari a tagli cosiddetti «lineari», ma serve fare dei tagli con un po’ di testa, cosa che non vediamo negli ultimi mesi.
  Già all'epoca del commissario straordinario, nel 2012, irrompe nella politica di allora questo termine: «spending review», con un commissario straordinario. Questo nessuno ancora l'ha ricordato, però a me preme sottolinearlo: già l'allora Ministro dell'economia Giulio Tremonti aveva proceduto, di fatto, ad una organica relazione in materia di spesa pubblica. Quindi, già lui lo fece, già lui ebbe questa visione. Il primo lavoro organico in materia di revisione della spesa è stato il rapporto Giarda, che è stato presentato, all'epoca, dal Ministro dei rapporti con il Parlamento. Era il 30 aprile 2012. In quel rapporto si evidenziarono, ancora una volta, se non in primis, alcune criticità, ad esempio il costo della produzione di servizi pubblici nell'ambito della spesa pubblica italiana.
  Quindi, noi abbiamo fatto e stiamo cercando di fare dei ragionamenti che sono propedeutici a coadiuvare i lavori di quest'Aula rispetto alla mozione già presentata dal collega, quale prima mozione. Andando un po’ a guardare quello che la storia recente ci insegna, già nel 2013 il Governo Letta aveva nominato – questo, sì, l'abbiamo sentito, anche da parte del collega Melilla, che è intervenuto poc'anzi – il professor Carlo Cottarelli, che però – sappiamo come sono andate le cose –, dopo un duro confronto con colui che attualmente è il vero reggente dell'Esecutivo, ovvero Matteo Renzi, se n’è andato. Presidente, questo è un aspetto che mi Pag. 43preme sottolineare e che vado a citare. Il commissario all'epoca notò «come si stia diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese, indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa». È come dire che una persona va a fare la spesa al negozio, non ha i soldi per fare questa spesa e dice che, in qualche modo, quando sarà lì, cercherà di fare qualcosa, cercherà di trovare i soldi da qualche parte, cercherà di non fare benzina per pagare la spesa. Questo è ciò che dichiarò Cottarelli e fu uno dei motivi per cui si dimise, se ne andò, in completa antitesi rispetto a quello che poteva essere, nella sua visione originaria e nella sua genesi iniziale, anche – non lo neghiamo – un buon solco entro il quale procedere in termini di revisione della spesa. Poi, tra l'altro, – lo sappiamo – il professor Cottarelli fu sostituito con persone più gradite al Premier, che probabilmente sono entrate di prepotenza in questo famoso e simpatico «Giglio magico». Però voglio dire che non sono stati analizzati a fondo tutti gli scritti che il professor Cottarelli, di fatto, aveva lasciato. È stato lasciato lavorare poco e, probabilmente, male, però tutto quanto da lui lasciato non fu revisionato, non fu letto. Per raggiungere che cosa ? Per raggiungere un obiettivo, di fatto, perché il vero obiettivo politico di questo Esecutivo di Matteo Renzi e delle persone che lo circondano è quello di spostare l'attenzione politica dell'opinione pubblica rispetto alla revisione della spesa. Se ne parla molto poco; non basta vendere quattro o cinque autovetture per fare qualche titolo sui giornali o qualche cosa sui social network per dire: abbiamo venduto quattro autovetture, siamo avanti con la revisione della spesa pubblica. Questo non basta, tant’è vero che i numeri danno torto al Governo, danno torto all'Esecutivo, danno torto al partito di maggioranza e danno ragione, di fatto, alle opposizioni. Infatti, sui numeri, onorevole Zanetti, penso che non si possa molto discutere e lei me lo insegna e lo sa. E, quindi, questa staffetta a Palazzo Chigi è stata un vero e proprio fallimento. Ora, vado a citare alcuni macro-settori entro i quali questo Governo vuole e sta andando ad incidere, come prima sentivo, nella carne viva degli italiani e dei cittadini. Sono stati fatti dei tagli selettivi sulla riduzione della spesa dei Ministeri: poca roba. C’è stato quasi un azzeramento, anzi non quasi, ma proprio l'azzeramento del Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Azzerato quel fondo. Sulla revisione dei trasferimenti e dei contributi destinati ad imprese pubbliche e soprattutto private, abbiamo tagliato. C’è stata una riduzione dei contributi in conto interesse relativi ai finanziamenti a carico del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese. C’è stata una riprogrammazione delle risorse per l'edilizia sanitaria. Invito tutti i cittadini ad andare a controllare in che condizioni sono gli ospedali in Italia per vedere effettivamente il disastro che è stato creato. Poi, vi è un altro capitolo interessantissimo, che mi preme sottolineare, tra l'altro, da cittadino e da elettore che abita in Friuli Venezia Giulia; è stato fatto un cosiddetto efficientamento del Servizio sanitario nazionale: un vero e proprio disastro, tant’è vero che probabilmente anche in finanziaria taglierete la sanità. Onorevole Zanetti, la presidente Serracchiani in Friuli Venezia Giulia ha portato avanti, a colpi di maggioranza quasi violenti, una riforma della sanità che sta mettendo, sulla base di questa che voi considerate una spending review, in ginocchio i cittadini del Friuli Venezia Giulia tagliando posti letto, tagliando ambulanze, andando a razionalizzare qualche cosa che in questo momento non doveva essere razionalizzato perché lì, sì, si va ad incidere sulla carne viva dei cittadini e delle persone che soffrono. Però lo sta facendo, sta andando avanti. Probabilmente, la presidente Serracchiani sarà ricordata in Friuli Venezia Giulia per due cose mal fatte: la riforma della sanità e le cosiddette UTI, unioni territoriali, altro grande disastro, ma non è il tema della giornata. Vado a chiudere brevemente. Il rapporto Giarda, Presidente, definiva – primo rapporto serio effettivamente – circa 295 miliardi di euro in termini di taglio. Ecco, il rapporto Giarda Pag. 44diceva che, però, di questi 295 miliardi di euro, alcune voci di spesa potevano essere tagliate, circa il 25-30 per cento, con possibili risparmi. Ha fatto meglio di voi; almeno ha detto: non riesco a tagliare tutta la spesa pubblica, non avanzo soltanto a colpi mediatici di titoli di giornale, ma vado a fare uno studio approfondito. Il risultato – ed è per questo che le opposizioni hanno ragione, perché i numeri avallano questa ragione delle opposizioni – è che tra il 2014 e il 2016 la spending review si è fermata allo 0,4 per cento del prodotto interno lordo. Tra l'altro, questo dato è sicuramente sovrastimato perché gran parte del risparmio, come ricordavano anche prima dei colleghi, consiste nel minor trasferimento agli enti locali. Questo, detto non in politichese, che cosa significa ? Significa che i trasferimenti, i soldi agli enti locali, quindi alle amministrazioni locali, ai sindaci, agli amministratori di paese e di città, non vengono più portati avanti. Questa per voi è la spending review, anche a danno dei sindaci del Partito Democratico che soffrono terribilmente questa crisi, ma non possono dichiararlo. Questa per voi è spending review: tagliare i soldi agli amministratori locali. Complimenti !
  Allora – e veramente chiudo, Presidente – noi proponiamo degli impegni al Governo che spero possano essere accettati, quantomeno, come prima detto, in fase propedeutica rispetto ad un lavoro collegiale che quest'Aula dovrebbe – uso il condizionale – fare e molto spesso, lo sappiamo e lo sanno i colleghi delle opposizioni, non è così perché fate finta di farci parlare, ma alla fine non accettate nessun dialogo in questo senso. Ci sono tre impegni fondamentali. Il primo, molto semplice: evitiamo che vengano messi in atto dei tagli inutili. E i tagli inutili, per quanto ci riguarda, sono i tagli alle amministrazioni locali, ai sindaci. Il secondo impegno, Presidente, è quello di assicurare un costante monitoraggio rispetto agli effetti della revisione. Soltanto se abbiamo numeri e dati certi possiamo avanzare in questo senso. Però servono numeri, che molto spesso sono fumosi e poco comprensibili. Il terzo ed ultimo impegno è quello di adoperarsi per implementare nella pubblica amministrazione i sistemi di misurazione dei risultati raggiunti. In un'azienda privata si mira e si sottolinea il risultato raggiunto. La stessa cosa parallelamente deve esserci nella pubblica amministrazione. Sottolineo questo aspetto, onorevole Zanetti. Io so che lei ha orecchie su questo tema. La pubblica amministrazione deve essere pesata sulla base dei risultati raggiunti e del risultato raggiunto, tra l'altro andando a verificare l'efficienza stessa dell'organizzazione amministrativa della macchina pubblica. E non in ultimo, tema su cui ci siamo battuti e continueremo a batterci, andando, rispetto alla revisione della spesa pubblica, a dare un occhio di riguardo rispetto a quello che sta succedendo – non mi riferisco soltanto a lei, ma in questo caso al Ministro Madia – nei confronti dei concorsi pubblici. Sottosegretario, Ministro, Presidente, non lo so, chiamiamoli tutti a raccolta, per quanto riguarda i concorsi pubblici serve prima uno scorrimento di tutte le graduatorie che ci sono, dai vigili del fuoco, che sono qui fuori a Montecitorio a protestare da due giorni, agli idonei vincitori di concorso che non sono ancora entrati nell'ambito e nell'alveo della pubblica amministrazione, senza fare nuovi concorsi. Andiamo a scorrere le graduatorie prima, dopodiché, se ce ne sarà bisogno, facciamo nuovi concorsi. Il concorso costa e costa alla collettività. Questo potrebbe essere già un buono spunto da poter applicare già da domani.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Annunzio di una risoluzione)

  PRESIDENTE. Avverto che è stata testé presentata la risoluzione Pili, Murgia e Prodani n. 6-00259 (Vedi l'allegato A – Mozioni e risoluzione), il cui testo è in distribuzione.

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(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sugli atti di indirizzo presentati.

  ENRICO ZANETTI, Viceministro dell'economia e delle finanze. Grazie Presidente. Prima di entrare nel merito degli impegni che le mozioni presentate rivolgono al Governo, è utile cogliere l'occasione per ribadire alcuni dati e risultati concernenti il processo di revisione della spesa attuato in questi anni, che nelle premesse di talune mozioni e segnatamente in quelle delle opposizioni vengono messi in discussione. In primo luogo, va ricordato che dal 2014 in avanti i risparmi associati a interventi di razionalizzazione della spesa in termini di indebitamento netto ammontano a circa 3,6 miliardi nel 2014, 18 miliardi nel 2015, 25 miliardi nel 2016, 27,6 miliardi nel 2017. Di questi, 7,2 miliardi nel 2016, 8,2 nel 2017 e 10 nel 2018 sono stati previsti da misure contenute nella legge di stabilità per il 2016. Gli altri, andando a ritroso, con la legge di stabilità 2015 e i decreti-legge del 2014, nn. 4, 66 e 90. Questi interventi di revisione della spesa hanno riguardato tutti i livelli di governo: amministrazioni centrali e segnatamente Ministeri, regioni, province, città metropolitane e comuni. In alcuni casi, questi interventi sono consistiti in interventi mirati su specifici presupposti di spesa; in altri casi, sono consistiti in interventi delegati, ossia nella fissazione di un obiettivo di risparmio in capo alle amministrazioni centrali e periferiche, lasciando poi a queste ultime il compito di decidere quali interventi mirati attuare. Per quanto concerne gli interventi mirati a specifici capitoli di spesa, si ricordano, in particolare, quelli concernenti il contenimento della spesa per il personale, la centralizzazione degli acquisti e il rafforzamento della governance degli approvvigionamenti pubblici, il rafforzamento dei limiti di spesa per determinate categorie merceologiche, tra cui, ma non soltanto, le autovetture, l'efficientamento della spesa sanitaria, con riguardo, ad esempio, alla spesa farmaceutica e alle strutture sanitarie di piccole dimensioni. L'insieme degli interventi mirati e di quelli delegati ha prodotto risparmi soprattutto in relazione a due macro-aggregati di spesa pubblica: la spesa per il personale e la spesa per consumi intermedi. La spesa per il personale è calata tra il 2009 e il 2015 di circa 10 miliardi e il numero dei dipendenti pubblici si è ridotto di 110 mila unità. A sua volta, la spesa per consumi intermedi, nel periodo 2009-2015, è rimasta invariata, con una piena sterilizzazione, quindi, di dinamiche di crescita altrimenti fisiologiche che, a puro titolo di esempio, nell'assai più breve periodo 2006-2009, erano state del 3,9 per cento.
  Queste dinamiche trovano perfetta evidenza nell'aggregato della spesa corrente primaria, al netto delle prestazioni sociali, ossia al netto dell'unica voce della spesa corrente primaria che cresce inesorabilmente anno dopo anno per evidenti ragioni demografiche, nonostante le severe misure adottate tra 2010 e 2011 sul fronte della spesa pensionistica.
  La spesa corrente primaria, al netto delle prestazioni sociali, è pari, nel 2010, a 371 miliardi; nel 2015 è stata pari a 358 miliardi, che scendono a 348, se si considera che 10 miliardi di maggiore spesa che figurano in bilancio, proprio a decorrere dal 2015, sono riconducibili all'intervento di riduzione del prelievo Irpef per 960 euro l'anno a tutti i lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8 mila e 26 mila euro.
  Sempre a titolo di completamento informativo, prima di passare i pareri, gli scaloni di maggiore riduzione della spesa corrente e primaria, al netto delle prestazioni sociali, si sono verificati, nel passaggio tra il 2011 e il 2012, durante il Governo Monti, con una riduzione in un anno di 10 miliardi – da 365 a 355 miliardi – e, nel passaggio tra il 2013 e il 2015, durante l'attuale Governo, con una riduzione in due anni dai 364 miliardi, in cui la spesa era risalita nel 2013, ai 358 del 2015 che, come già ricordato, al netto Pag. 46della maggiore spesa per la riduzione strutturale dell'Irpef sui redditi medio-bassi di lavoro dipendente, scendono a 348, pari, quindi, a meno 16 miliardi sul biennio.
  Veniamo ai pareri sulle mozioni. Sulla mozione Cariello ed altri n. 1-01347, il parere è contrario sulle premesse, mentre sugli impegni si propone la seguente riformulazione. Dopo la parola: «iniziative», inserire la parola: «procedurali» – quindi, «a porre in essere tutte le iniziative procedurali» – e, poi, cancellare le parole: «anche normative». Con questa riformulazione, il parere è favorevole sugli impegni, altrimenti anche sugli impegni il parere è contrario.
   Sulla mozione Marcon ed altri n. 1-01355, il parere è contrario. Sulla mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369, il parere è favorevole. Sulla mozione Alberto Giorgetti ed altri n. 1-01370, il parere è contrario sulle premesse, mentre sugli impegni, relativamente al secondo impegno, si propone di sostituire la frase: «il piano elaborato dall'allora commissario alla spending review Carlo Cottarelli» con la frase: «i piani di spending review elaborati». Con questa riformulazione solo sul secondo impegno, il parere è favorevole sugli impegni, altrimenti il parere è contrario anche su di essi.
  Sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01371, il parere è contrario sulle premesse, mentre sugli impegni il parere è favorevole.
  Sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-01364, il parere è contrario sulle premesse, mentre sugli impegni si propone di sostituire, all'inizio, la parola: «promuovere», con la parola: «rafforzare»; poi, di sostituire le parole: «definito dalla regione Lombardia», con le parole: «dei costi e dei fabbisogni standard»; infine, si propone di cancellare l'ultima parte da: «anche attraverso», fino alla fine. Con questa riformulazione, il parere è positivo sugli impegni, altrimenti il parere è negativo anche su di essi. Per quanto riguarda, infine, la risoluzione Pili, Murgia e Prodani n. 6-00259, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Colleghi, siccome adesso dovremmo passare alle dichiarazioni di voto, ma è una fase che non riusciamo a contenere nei trentacinque minuti che abbiamo a disposizione prima della sospensione, a questo punto, sospenderei la seduta, che riprenderà alle 16,15, dopo il question-time, con le dimissioni della collega Capua e, poi, subito dopo, riprenderà con le dichiarazioni di voto, il voto finale su questo punto e con il resto dei punti all'ordine del giorno.
  Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle 16,15 con le votazioni sulle dimissioni della collega Capua e alle 15 con il question-time. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra della salute, il Ministro dell'interno e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

(Iniziative volte a garantire un incremento delle risorse per i nuovi livelli essenziali di assistenza e per il fondo sanitario nazionale – n. 3-02505)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Nicchi ed altri n. 3-02505 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  L'onorevole Nicchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.

  MARISA NICCHI. Signor Presidente, signora Ministra, sul finanziamento del servizio sanitario pubblico si rincorrono numerose dichiarazioni del Governo e del Presidente del Consiglio, mentre da giorni lei, prigioniera delle proprie macchinazioni, è stata impegnata per il «fertility Pag. 47day», una campagna che anche con il silenzio della Ministra delle pari opportunità Boschi, oggi impegnata in tournée per una campagna elettorale, farà ricordare il Governo Renzi con metà donne come l'artefice di uno degli attacchi più regressivi ed aggressivi alla libertà delle donne. A lei Ministra, qui in Parlamento, fuori dalla giostra delle propagande, delle promesse facili, le chiediamo di rispondere con rigore, se e quali atti concreti compirà il Governo per garantire l'incremento del Fondo sanitario nazionale per sostenere i nuovi livelli essenziali di assistenza, per scongiurare immorali ticket.

  PRESIDENTE. Per sua informazione, il Ministro Boschi è in una missione istituzionale; solo per sua informazione.
  La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Signor Presidente, l'aggiornamento dei nuovi livelli essenziali di assistenza è finalmente realtà dopo quindici anni, il nuovo nomenclatore delle protesi dopo diciassette anni, il nuovo piano nazionale vaccini si appresta ad essere approvato definitivamente insieme ai LEA. Quanto alle coperture economico-finanziarie del DPCM che include i nuovi LEA, il nomenclatore delle protesi audiovisive e il Piano nazionale vaccini, confermo che è del tutto coerente con lo stanziamento di 800 milioni di euro varato dalla legge di stabilità 2016, come peraltro attestato dal MEF e certificato dall'intesa intervenuta nella seduta della Conferenza Stato-regioni del 7 settembre 2016, dopo un'istruttoria approfondita da parte dei tecnici dello Stato e delle regioni, durata più di un anno e che ha visto il coinvolgimento delle principali associazioni dei pazienti. Quanto al tema dei presunti nuovi ticket, che secondo alcune ricostruzioni strumentali deriverebbero da aggiornamento dei LEA, chi ha fatto queste affermazioni non ha compreso il contenuto della relazione tecnica positivamente verificata dalla Ragioneria generale dello Stato che accompagna per legge lo schema di DPCM dei nuovi LEA. Infatti, con i nuovi LEA, non vengono introdotti nuovi ticket né viene innovata la normativa vigente che regola le compartecipazioni. È evidente che l'introduzione di nuove prestazioni sanitarie nei LEA, ribadisco, per 800 milioni di euro, attualmente escluse e che quindi il cittadino deve pagare di tasca propria, comporta, ove previsto dalla normativa vigente, ferma restando l'ipotesi di esenzione, soltanto l'applicazione di un ticket. Pensate, per fare solo qualche esempio, al valore inestimabile che può avere per un malato di tumore poter finalmente accedere con totali oneri a carico del Servizio sanitario nazionale alle nuove prestazioni di radioterapia inserite nel nuovo nomenclatore, a cominciare dall'adroterapia, oggi garantita solo a pochissimi pazienti residenti in Lombardia ed Emilia Romagna e comunque dietro pagamento del ticket (gli altri pazienti sono costretti a pagare 26.500 euro per un ciclo di adroterapia) o per una coppia di poter usufruire gratuitamente di un percorso di procreazione medicalmente assistita o poter effettuare un test genetico per diagnosticare precocemente una malattia ereditaria. Trattasi pertanto di pura disinformazione, che non può minimamente scalfire la fondamentale importanza del provvedimento di aggiornamento dei LEA, atteso da troppi anni da milioni di pazienti italiani. Quanto poi al livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato evidenzio che, nonostante la crisi economica, il livello di finanziamento ha sempre mantenuto un andamento tendenzialmente crescente su base annua; siamo partiti nel 2013 da un livello di finanziamento pari a 107 miliardi di euro per arrivare al 2016 a 111 miliardi di euro. Questi sono i dati di fatto ad oggi, a breve si aprirà, com’è noto, la sessione di bilancio e come Ministro della salute ritengo doveroso continuare a lavorare per obiettivi, come è stato fatto negli ultimi due anni. Per il 2017 le priorità devono essere le politiche del personale sanitario e garantire la dispensazione dei farmaci innovativi...

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  PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute.. ..in particolare di quelli oncologici di nuova generazione con risorse adeguate e certe.

  PRESIDENTE. L'onorevole Scotto, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, siamo insoddisfatti, sa perché ? Perché agli atti del Parlamento resterà una risposta fumosa, perché non dice nulla rispetto a quello che verrà messo nel DEF e nella prossima legge di bilancio. Noi avremmo voluto ascoltare alcune parole molto semplici dalla Ministra, decisive e anche oneste: mi dimetto, come hanno chiesto tutti gli italiani nel corso degli ultimi giorni, per la banale constatazione di un'incapacità da parte del Governo di rispondere al dolore profondo di tanti pazienti rispetto ad una sanità pubblica che rischia di cadere a pezzi e di fronte al Censis che dice che 11 milioni di italiani non si curano più, e, contemporaneamente, anche rispetto a una campagna che è stata, come dire, considerata profondamente offensiva per milioni di persone, soprattutto per tante donne che hanno chiesto una marcia indietro. Non è una gaffe, non è un errore di comunicazione, è un sentimento che proviene da lei e dal suo Governo ed è un'idea completamente sbagliata. Lei usa lo Stato forte sulle scelte personali e non ostacola invece il ricorso al mercato per le cure sanitarie, soprattutto per chi se lo può permettere. Arrivate anche rispetto ai LEA a minacciare – perché lei lo ha detto, signora Ministra – interventi su alcune specificità, penso alle cataratte, anche quelle, e poi parlate di ponte sullo Stretto di Messina. Salvate almeno la decenza. Vede, noi pensiamo che bisognerà fare alcune scelte...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Scotto.

  ARTURO SCOTTO. ...molto chiare. Salvare un titolo di civiltà fondamentale del nostro Paese, che è il Servizio sanitario pubblico, attraverso atti politici chiari, all'interno della prossima legge di bilancio. Se vuole, le forniremo anche una consulenza a titolo gratuito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

(Iniziative per rivedere lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui livelli essenziali di assistenza con particolare riguardo alla necessità di tener conto della specificità della riabilitazione oncologica – n. 3-02506)

  PRESIDENTE. L'onorevole Vargiu ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02506 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  PIERPAOLO VARGIU. Signor Presidente, signora Ministra, l'interrogazione odierna nasce da un'interrogazione firmata da 40 colleghi di tutti i gruppi parlamentari e nasce anche dall'iniziativa delle associazioni Favo e Aimac, che raccolgono i malati di cancro, e anch'essa inerisce il tema dei livelli essenziali di assistenza nello schema di decreto, un argomento che probabilmente lei conoscerà perfettamente, quello della riabilitazione oncologica, sulla quale speriamo ci sia la sua sensibilità. La riabilitazione oncologica, lei lo sa perfettamente, non è soltanto quella fisica, peraltro ci sarebbe tanto da dire su quella del linfedema oggi in Italia, ma è psicologica, relazionale, cognitiva, nutrizionale e sessuale, e quella presa di incarico complessiva della persona che è ben nota al Ministero della salute perché è ben presente in quanto è scritto nel quaderno del Ministero della salute n. 8 del 2001. È tra l'altro una risposta presente in alcune regioni italiane, basta pensare all'esempio del Piemonte, per cui abbiamo il solito misfatto che in Italia si è cittadini di serie A o di serie B in base a dove si nasce e secondo dove si risiede. Siamo sicuri che lei saprà darci Pag. 49una risposta esaustiva su questo argomento, chiedendo una modifica dello schema di decreto.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché mi consentono di tranquillizzare tutti voi e i nostri concittadini che la riabilitazione oncologica è ricompresa tra le prestazioni garantite dallo schema di DPCM recante Definizione dei livelli essenziali di assistenza, che sta per essere trasmesso al Parlamento. A proposito evidenzio che nel nomenclatore delle prestazioni specialistiche, che costituisce uno degli allegati del DPCM, le prestazioni di rieducazione sono individuate come riabilitazione della funzione lesa. Con riferimento alla riabilitazione oncologica il sanitario dovrà identificare la prestazione di rieducazione della specifica funzione lesa in relazione alla natura e alla localizzazione del tumore, alle sue caratteristiche evolutive e all'impatto della malattia sull'inserimento sociale del paziente. In altre parole è importante che il paziente riceva una prestazione rieducativa in relazione alle specifiche esigenze di salute, indipendentemente dalla patologia oncologica o meno che le abbia determinate. È evidente, infatti, che la riabilitazione necessaria, ad esempio, ad una persona operata al colon non può essere assimilata, quanto a contenuto, impegno professionale e tempi, a quella di cui necessita una persona cui siano residuati danni neurologici a seguito di un intervento chirurgico per tumore al cervello. Così come la riabilitazione per la prevenzione del ristagno linfatico in una donna operata di tumore della mammella non può essere assimilata alla riabilitazione di cui necessita una persona operata alle corde vocali e così via. Ciò, ovviamente, non toglie che il percorso riabilitativo del paziente oncologico debba essere unitario e debba integrare gli aspetti funzionali con gli aspetti psicologici, e talvolta con quelli cognitivi, sessuali, nutrizionali e sociali. L'integrazione, tuttavia, non si ottiene includendo più trattamenti diversi entro una definizione generica, quale sarebbe quella di riabilitazione oncologica, bensì componendo un insieme di prestazioni che, da un lato, può flessibilmente adattarsi alle reali necessità della persona e, dall'altro, consente al paziente di avere precisa contezza dei singoli trattamenti che ha il diritto di ottenere.
  Concludo evidenziando che i nuovi livelli essenziali di assistenza hanno comunque riservato, come era doveroso, una particolare attenzione ai pazienti oncologici. Lo dimostra l'inserimento tra i dispositivi medici, ad esempio, erogabili nell'ambito dell'assistenza protesica delle guaine elastocompressive per arti superiori e inferiori per i soggetti oncologici affetti da ristagno linfatico, e questa è una delle tantissime prestazioni nuove.

  PRESIDENTE. L'onorevole Vargiu ha facoltà di replicare.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, signora Ministro. Mi è davvero difficile dirle se sia soddisfatto o no della sua risposta nel senso che, conoscendola bene e, quindi, avendo una stima immensa della sua intelligenza, sono sicuro che lei ha capito pienamente la domanda che i proponenti le hanno rivolto. Nella risposta intravedo ogni sua buona volontà, per cui le chiederei, per evitare che queste siano parole che poi non corrispondono a fatti concreti, magari di approfondire quello che sull'attuale schema di decreto è scritto attraverso un confronto più approfondito con le associazioni che rappresentano i malati di cancro. Perché ? Perché il paziente ammalato di cancro, che spera di essere un paziente che abbia la stessa durata di vita di uno che non è malato di cancro, ha il tema che non è una funzione lesa, ma è una persona da prendere in carico. Quindi, ogni singola persona è presa in carico in maniera diversa e il caleidoscopio frammentato di risposte non aiuta la presa in carico unitaria. Ciò che è ben Pag. 50chiaro alla regione Piemonte, che, infatti, ha dei percorsi assistenziali che partono da quel quaderno che il Ministero della salute stesso ha redatto che parla di presa in carico del paziente.
  Allora, ad evitare che la sua buona volontà sia tradotta in 21 modi diversi da 21 regioni italiane diverse, che pensano e hanno finanziamenti diversi, io credo che sia utile un approfondimento da svolgere con le associazioni e un'eventuale modifica dello schema di decreto che vada nella direzione delle sue parole.

(Iniziative volte a sostenere la natalità, con particolare riferimento agli interventi di carattere economico e sociale e alle misure per la prevenzione e la cura dell'infertilità – n. 3-02507)

  PRESIDENTE. L'onorevole Titti Di Salvo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lenzi ed altri n. 3-02507 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  TITTI DI SALVO. Signora Ministra, lei sa bene come la scelta di fare dei figli sia legata soprattutto alle condizioni di vita e di lavoro. L'Istituto superiore di sanità ci dice anche che il 15 per cento delle coppie aggiunge a queste motivazioni questioni legate alla salute riproduttiva. Ora entrambe le questioni sono beni pubblici e riguardano le politiche pubbliche, non sono fatti privati; quindi, è molto importante che vi siano politiche su entrambi i terreni. Sulla creazione di lavoro stabile e su misure di sostegno alla genitorialità il Governo ha aperto delle strade, e penso al Jobs Act, penso ai congedi parentali, all'eliminazione delle dimissioni in bianco e al bonus bebé.
  Le campagne sulla salute riproduttiva hanno fallito, Ministra, e lei stessa lo sa. Ha ritirato gli opuscoli perché hanno mandato messaggi confusi, e non parlo solo di quelli discriminatori...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Di Salvo...

  TITTI DI SALVO. ... ma penso ai messaggi – e ho concluso, Presidente – che indicano la donna come responsabile. Io penso ci voglia una prevenzione vera e, dunque, chiediamo al Governo quali misure intenda assumere in ordine a questi temi, cioè per prevenire e dare i messaggi giusti, e, per esempio, cominciare sicuramente dalle scuole a parlare di educazione sessuale.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Presidente, ringrazio gli interroganti per avere voluto richiamare, ancora una volta, l'attenzione su di un tema, quello della salute riproduttiva, la cui importanza, da un punto di vista sanitario ma anche sociale, non può essere messa in secondo piano da polemiche innescate da errori di comunicazione che ho peraltro riconosciuto e prontamente corretto, prendendo anche provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili. Un'iniziativa, quella della Giornata nazionale dedicata al tema della fertilità umana, che si colloca nell'ambito delle azioni previste nel più ampio piano nazionale per la fertilità che era, che è e che sarà ogni anno finalizzata ad aumentare nella popolazione e soprattutto nei giovani la conoscenza, purtroppo oggi molto deficitaria, come dimostrano anche recenti indagini del Censis, sulla propria salute riproduttiva e a fornire strumenti per la tutela della fertilità di uomini e donne attraverso la prevenzione, la diagnosi precoce e la cura delle malattie sessualmente trasmissibili che possono comprometterla, nonché a fornire giusti elementi di conoscenza sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita che, ricordo, abbiamo inserito nei nuovi livelli essenziali di assistenza a titolo gratuito.
  Sono orgogliosa, quindi, di evidenziare che l'Italia ha anticipato su questi temi la stessa Organizzazione mondiale della sanità. Proprio la scorsa settimana, infatti, è stata adottata la risoluzione del Comitato Pag. 51regionale europeo dell'OMS con cui i Paesi della regione europea si sono impegnati ad attuare il piano d'azione per la salute sessuale e riproduttiva della popolazione. Lo scorso 22 settembre è stato avviato un dibattito molto costruttivo sui temi della salute riproduttiva e dell'infertilità con i diversi attori coinvolti, dagli operatori sanitari alle associazioni di pazienti, le società scientifiche, i giovani, le coppie, le famiglie ma anche i giornalisti e coloro che si occupano di fare corretta informazione sanitaria. In occasione della Giornata nazionale sulla fertilità abbiamo lanciato l'iniziativa delle società scientifiche di ginecologia, andrologia ed endocrinologia, i cui associati, nel prossimo mese di ottobre, offriranno consulti gratuiti ai giovani tra i 18 e i 25 anni, giovani uomini e donne. Abbiamo divulgato l'inserimento di una patologia particolarmente invalidante, quale l'endometriosi, nei nuovi LEA come malattia cronica e abbiamo informato sui numerosi provvedimenti da tempo predisposti dal Ministero della salute e oggi all'esame delle altre amministrazioni e autorità statali; cito, per tutti, il registro nazionale dei donatori di cellule riproduttive, volto ad assicurare che le tecniche di PMA vengano eseguite nel rispetto degli standard di sicurezza.
  Quanto, infine, alla richiesta degli onorevoli interroganti circa le ulteriori iniziative affinché non siano ragioni sociali o economiche ad incidere sulla scelta di una coppia di avere figli, posso riferire che il Governo in queste ore è impegnato non solo ad arricchire le misure a sostegno della famiglia ma anche ad elaborare una strategia complessiva e trasversale che metta la famiglia al centro delle scelte strategiche di politica socioeconomica. Già nella nota di variazione del DEF sono delineate ulteriori misure di sostegno alla famiglia quale, ad esempio, il potenziamento degli asili nido ed è stato altresì predisposto, dal Ministro Costa, uno schema di testo unico della famiglia per porre fine alla frammentazione normativa e per dare dignità a quella legislativa.

  PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà, per due minuti, di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  DONATA LENZI. Presidente, ringrazio la Ministra per la risposta e apprezzo lo sforzo che è stato fatto per porre rimedio a una comunicazione che ha avuto effetti e conseguenze che hanno soprattutto urtato la sensibilità delle tante donne giovani che vorrebbero avere figli ma le cui condizioni economiche non glielo permettono. Va bene l'attenzione al tema della salute riproduttiva; uso apposta queste due parole italianissime perché ci dobbiamo riappropriare anche della nostra lingua e perché il concetto è un po’ più ampio rispetto a quello che è stato utilizzato nella campagna. Va bene il coinvolgimento dei consultori. Dunque, se riusciamo a portare avanti una comunicazione corretta e ad avvicinarci alla popolazione su di un tema così delicato, noi tutti faremo sicuramente dei positivi passi in avanti.
  Mi permetta poi una battuta, uscita oggi sui siti, relativa alle difficoltà di accesso alla pillola anticoncezionale in caso di spostamento dalla classe «A» a quella «C» dei medicinali. Il tema non è questo; noi non vogliamo entrare nelle questioni tecniche, che spettano a un organo autonomo come l'AIFA, ma diciamo solo che anche il tema, dentro alla salute riproduttiva, dell'educazione sessuale e della possibilità di ricorrere al controllo delle nascite in modo da non pesare sulle tasche delle famiglie sicuramente va ricompreso in una visione più complessiva.

(Elementi e iniziative in ordine al rispetto della normativa europea sui turni e sui periodi di riposo obbligatorio del personale del servizio sanitario nazionale – n. 3-02508)

  PRESIDENTE. L'onorevole Nesci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02508 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

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  DALILA NESCI. Grazie, Ministra. Da qui al 2018, come previsto nel Documento di economia e finanza, il Governo taglierà oltre 10 miliardi di euro alla sanità, un record assoluto, mai visto prima. Il servizio sanitario andrà in tilt perché la banca privata, la Banca centrale europea, stampa l'euro dal nulla, lo Stato paga per l'esatto valore delle banconote e dunque si indebita all'infinito. Questo sistema truffaldino fa mancare i soldi per la salute, la vita e il futuro degli italiani. Il Governo continua a tagliare. Ricordo che a giugno del 2015 però fu approvata una mozione del MoVimento 5 Stelle per sbloccare il turnover in sanità e favorire la mobilità interregionale del personale sanitario.
   Dal 2003 l'Europa ci ha chiesto di rispettare la normativa sui turni di riposo obbligatori. L'Italia l'ha tradotta in legge nel 2014 e ancora mancano le figure professionali necessarie a garantire i pazienti e gli stessi sanitari. Chiediamo allora come, con i tagli sopra ricordati, il Ministero della Salute riesca a realizzare le migliaia di assunzioni imposte dalla citata normativa che non è più aggirabile e chiediamo anche i dati del fabbisogno certificato presso il Ministero della salute per ogni singolo profilo professionale.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. La cifra che lei ha dato all'inizio del suo incipit non mi risulta da nessuna parte, quindi forse non ho capito bene l'interrogazione; mi riservo casomai di risponderle in un'ulteriore interrogazione perché la circostanza dei 10 miliardi di tagli, ripeto, non mi risulta da nessuna parte.
  Invece, per quanto riguarda il tema molto importante, che è quello di porre rimedio per le diverse figure professionali del settore sanitario, agli effetti negativi che sono venuti dal blocco del turnover in questi anni, abbiamo preso alcuni provvedimenti, anche quelli di vincolare parte delle risorse che derivano dai risparmi dovuti, per esempio, alle centrali uniche d'acquisto che si stanno effettuando in tutta Italia, attive a risolvere questo tipo di questioni.
   In questo modo si potrà dare definitiva soluzione alle problematiche prodotte dall'entrata in vigore della nuova disciplina sull'orario di lavoro che – come noto – ha disposto l'abrogazione, a decorrere dal 25 novembre 2015, delle norme che impedivano l'applicazione, nei confronti del personale del ruolo sanitario, delle disposizioni in materia di durata massima dell'orario di lavoro e di riposo giornaliero.
   Come è altrettanto noto, per consentire alle aziende sanitarie di superare le difficoltà prodottesi a seguito del predetto intervento normativo nell'organizzazione dei servizi e nell'erogazione delle prestazioni sanitarie ai pazienti, ho fortemente voluto l'inserimento nella legge di stabilità per il 2016 di specifiche disposizioni volte a favorire un processo straordinario di assunzioni al Servizio sanitario nazionale, così da assicurare, attraverso una più efficiente allocazione delle risorse umane, la continuità nell'erogazione dei servizi sanitari e dei LEA.
  Nello specifico, le norme introdotte prevedono che le regioni, al fine di poter procedere alle assunzioni, sia a tempo indeterminato che determinato, definiscano i propri fabbisogni di personale, facendo riferimento a tutte le professionalità sanitarie per le quali abbiano rilevato effettive esigenze assunzionali. Quanto alla valutazione dei predetti fabbisogni, riferisco che il mio Dicastero sta ultimando la definizione di una metodologia di valutazione dei fabbisogni comunicati dalle regioni – è la prima volta che si fa una cosa del genere in Italia, quindi è stato un procedimento totalmente nuovo che si è istruito – che verrà condivisa nella riunione, che è stata già convocata da tempo per domani, 29 settembre 2016 (è la riunione finale), da un apposito gruppo di lavoro tecnico, cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle stesse amministrazioni regionali. A seguito di questo, si procederà all'approvazione della predetta Pag. 53metodologia e alla conseguente istruttoria dei fabbisogni di personale trasmessi dalle regioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Grillo, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  GIULIA GRILLO. Grazie, Presidente. Qualcuno più importante di me diceva che bisogna conoscere per deliberare. Vede, la mia collega Dalila Nesci ha riportato dei dati di un fascicolo sul monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria generale dello Stato – glielo faccio vedere – in cui sono indicati quanti tagli dovevano fare le regioni secondo la legge di stabilità del vostro Governo, la quale prevedeva un taglio di 3 miliardi 980 milioni per il 2017, di 5 miliardi 480 milioni per il 2018 e per il 2019, rinviando a una successiva intesa quanto di questo meraviglioso taglio dovesse venire dalla sanità.
  L'intesa c’è stata, lei sicuramente la conosce, come mai non se la ricorda non lo so, ed è quella del febbraio 2016. Nell'intesa del febbraio del 2016 regioni e Governo, tutti insieme appassionatamente, avete deciso che tagliavate 3 miliardi e mezzo dalla sanità per il 2017 e 5 miliardi per il 2018 e il 2019 e abbiamo scoperto l'arcano dei numeri. Però i numeri – come diceva Platone – governano il mondo, quindi diamo loro un pochino di importanza anche perché i numeri non mentono, sono lì. Vede, Ministro, c’è un altro numero che le voglio fare considerare perché, vedete, il vostro Governo, quello di cui fa parte lei, ha fatto delle scelte politiche e ha deciso di investire dei soldi in misure che non hanno prodotto assolutamente niente nell'economia reale – faccio un esempio per tutti, quello degli 80 euro – e il vostro Governo, sempre per scelta politica, ha deciso di definanziare il servizio sanitario pubblico e sempre il vostro Governo ha deciso che, a dispetto di questo definanziamento, la spesa farmaceutica invece continua a crescere e quei farmaci innovativi di cui lei parla non li potrete pagare perché la spesa farmaceutica in questi anni è aumentata di 30 miliardi di euro e l'Agenzia italiana del farmaco, su cui lei dovrebbe vigilare e controllare, ha perso impunemente davanti al TAR e in tribunale delle cause, che le case farmaceutiche avevano promosso contro l'AIFA con una motivazione incredibile. È lei, Presidente, è lei, Ministro, responsabile di questo; non sono io e là non ci sarà nessuno da licenziare e nessuno da rimproverare; là ci sono più di 4 miliardi di euro di spesa pubblica che, se lei avesse fatto risparmiare interessandosi a quello che succedeva nell'Agenzia italiana del farmaco, con quei 4 miliardi ci pagava i livelli essenziali di assistenza, ci pagava le assunzioni ed evitava di chiudere ospedali laddove non era necessario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi e iniziative in relazione al centro di accoglienza per migranti allestito nell'area «ex Rizzo» a Como – n. 3-02509)

  PRESIDENTE. L'onorevole Molteni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02509 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  NICOLA MOLTENI. Ministro, da oltre tre mesi, la città di Como, che è una città a grande vocazione turistica, è diventata un grande centro di accoglienza a cielo aperto: prima la stazione (le immagini le abbiamo viste), la stazione San Giovanni di Como, che ha ospitato oltre 600 clandestini, clandestini e non profughi, che hanno bivaccato nel degrado, nell'immondizia, in condizioni igienico-sanitarie da terzo mondo e oggi, dopo tre mesi, un nuovo centro di accoglienza, una baraccopoli, un ghetto che sta dando accoglienza a oltre 350 clandestini, che non si sono fatti identificare e che non hanno fatto domanda d'asilo, con gravi problemi per la popolazione locale. Ministro, le chiediamo tre cose. Primo: i costi che sono stati sostenuti dall'amministrazione centrale dello Stato per questo ghetto. Secondo: la chiusura immediata di questa Pag. 54baraccopoli. Terzo: la possibilità di poter ridare dignità e sicurezza ai cittadini residenti in quel quartiere.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. L'attivazione della struttura di accoglienza temporanea, del centro di temporanea accoglienza che è avvenuta lo scorso 19 settembre serve proprio ad evitare quella cosa di cui parlava l'interrogante, ossia quello che lui ha definito il bivacco, anche per evitare il potenziale degrado successivo a quello stazionamento in quei luoghi. Abbiamo sgomberato tutti i luoghi che erano stati occupati dai migranti, tutto questo è avvenuto senza turbative dell'ordine pubblico. I costi di allestimento della struttura di accoglienza sono pari allo stato attuale a 323.000 euro, il numero dei migranti che vi sono ospitati è oscillante, attestandosi in media intorno alle 280, 300 unità, l'azione di vigilanza delle forze dell'ordine è stata efficace, perché finora non ci sono state turbative all'ordine pubblico, né all'interno della struttura e neanche all'esterno della stessa struttura, dove non risultano essere presenti stazionamenti abusivi di stranieri.
  Qui il punto è molto semplice. Noi stiamo dimostrando che andando nelle zone di confine non si può attraversare il confine andando in un altro Paese. E lo stiamo facendo evitando esperienze del passato. Nel passato, a Lampedusa per esempio, si realizzò la cosiddetta Collina della vergogna, con altro che 280, 300 come a Como; ce n'erano 6.000 a Lampedusa e non mi risulta che Lampedusa non sia turistica. Anzi, colgo l'occasione per comunicare i dati che gli albergatori lampedusani mi hanno dato proprio l'altro ieri e cioè, dopo il disastro ad una località turistica come Lampedusa, che si è verificato quando fu creata a Lampedusa una condizione da Collina della vergogna, oggi, a fine estate, si può dire che a Lampedusa son cresciuti i turisti nell'ordine del 36 per cento. Questo a dimostrazione che si può fare turismo e si può fare anche accoglienza.
  Ma il punto fondamentale per l'oggi e per il domani è che se collaborano i comuni, c’è una equa distribuzione e si può realizzare un fatto, ossia che nessuno paghi un costo di accoglienza e una fatica dell'accoglienza sproporzionati rispetto al numero degli abitanti. Quando vi sono i comuni che non collaborano, allora, occorre determinare delle situazioni e questo è un elemento che, a volte, aggrava determinate comunità. Il punto che noi vogliamo sottolineare è che, comunque, a Como si tratta di trecento persone: abbiamo realizzato questo centro di accoglienza, tutto è avvenuto senza turbative all'ordine pubblico. Pensiamo che se si darà ancora questo nostro segnale molto forte che andando nelle città di frontiera non si riesce ad attraversare il confine, questo possa e potrà sempre di più valere come disincentivo ad andare verso nord.

  PRESIDENTE. L'onorevole Molteni ha facoltà di replicare, per due minuti.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. È inaccettabile, Ministro, è inaccettabile che un Ministro non conosca e non sappia quello che si sta verificando a Como. Lei non può, da Ministro della Repubblica, venire in quest'Aula e dire che a Como va tutto bene, che a Como non ci sono problemi. Tutt'altro. Quel ghetto, Ministro, è una bomba sociale pronta ad esplodere, con danni gravissimi per i cittadini residenti.
  Lì ci sono, Ministro, se lei venisse a Como, non solo al forum Ambrosetti con i potenti della Terra, ma anche a toccare con mano queste situazioni di degrado, vedrebbe che in prossimità di quel centro, costruito accanto ad un cimitero, con i loculi che guardano nel centro, ci sono cittadini onesti e perbene che risiedono in quel centro che vivono nella paura, che vivono nel terrore, che vivono nella disperazione, che vivono nell'esasperazione di non poter più aprire le porte della propria abitazione. Perché in quel centro, Ministro, Pag. 55non ci sono profughi, non ci sono richiedenti asilo, non ci sono migranti: ci sono clandestini, perché nessuno degli alloggiamenti in quel centro ha mai fatto domanda d'asilo, nessuno è stato identificato, nessuno è stato sottoposto alle procedure di identificazione tramite le impronte digitali.
  Non è accettabile che una grande città turistica, con una grande vocazione turistica e commerciale possa accettare questo degrado a causa di una politica fallimentare da parte sua e del suo Governo. Como è esattamente come Ventimiglia: il fallimento del Ministro Alfano, il fallimento delle politiche di accoglienza del Governo Renzi. Chiuda quella baraccopoli e ridia quel briciolo di dignità e di sicurezza ai cittadini residenti. Se la meritano, la pretendono e lei ha il dovere di darla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Chiarimenti in merito al comportamento tenuto dalle forze dell'ordine in relazione a manifestazioni di dissenso politico espresse dal movimento giovanile di Forza Italia in occasione di una recente visita istituzionale del Presidente del Consiglio dei ministri a Prato – n. 3-02510)

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02510 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, vede, togliere da uno striscione le parole «Renzi hai fallito», lasciando solo «hai fallito», nottetempo, da parte della polizia, non è un problema di mero ordine pubblico: è un problema che attiene alla nostra Costituzione, alla libertà di espressione e di manifestazione del pensiero.
  Le chiedo: le sembra possibile tutto questo ? Le sembra possibile che un questore, Paolo Rossi, ordini di tagliare dallo striscione il destinatario, Renzi, con riferimento ad uno striscione non insultante, non violento, che dice semplicemente la manifestazione di un pensiero ? Noi pensiamo che tu abbia fallito, caro Presidente del Consiglio Renzi.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  RENATO BRUNETTA. Io le chiedo, signor Ministro, fatto salva la nostra stima e affetto che abbiamo nei confronti delle forze dell'ordine, penso condiviso...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. ...però, qui il tema è centrale. Dobbiamo dare un segnale: la manifestazione del pensiero, la libertà di pensiero, quando questa non sia violenta, insultante e così via, devono essere garantite dalle stesse forze dell'ordine...

  PRESIDENTE. Grazie.

  RENATO BRUNETTA. ...e non che le forze dell'ordine limitino questa libertà costituzionale. Penso che...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brunetta.
  Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. Onorevole Brunetta, non la contraddico perché sono d'accordo con lei sulla premessa, perché l'attività delle forze di polizia impegnate nei servizi di ordine pubblico presenta profili di notevole delicatezza, dovendo realizzare il famoso equo contemperamento tra la garanzia dei diritti costituzionali di riunione e manifestazione del pensiero e l'esigenza del mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. La difficoltà del compito scaturisce dal fatto che, spesso, la situazione contingente richiede immediatezza di valutazioni e decisioni non sempre facili in scenari, spesso, connotati da criticità operative.Pag. 56
  L'episodio a cui fa riferimento l'onorevole Brunetta è stato, evidentemente, il frutto di una valutazione prudenziale mirata ad evitare ogni possibile turbativa dell'ordine pubblico, perché stava arrivando il Presidente del Consiglio, si era nell'imminenza dell'arrivo del Presidente del Consiglio e hanno immaginato, evidentemente, che l'esposizione dello striscione potesse determinare una reazione.
  La decisione del personale della questura di rimuovere parzialmente, come lei ha ricordato, lo striscione va interpretata da tale angolo visuale, va valutata da tale angolo visuale e non va attribuito alcun intento censorio, ovviamente, perché, peraltro, il personale, nella logica di un dialogo con coloro i quali avevano organizzato anche l'apposizione dello striscione, ha cercato di contattare gli autori dello striscione per invitarli a rimuoverlo, senza, tuttavia, riuscirvi perché non c'erano non erano presenti in loco.
  Per cui, nel dare atto – e questo tengo a ribadirlo – che lo striscione non conteneva frasi offensive o minacciose e che, come sostengono gli onorevoli interroganti, quanto espresso rientrava in una cornice di libera e legittima manifestazione del pensiero, che deve essere sempre consentita, tuttavia, ritengo che il comportamento, anche dialogante, delle forze dell'ordine, dal loro punto di vista e nell'immediatezza e nel contesto, sia stato mirato esclusivamente a rimuovere ogni ostacolo all'ordinata riuscita dell'evento.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di replicare.

  RENATO BRUNETTA. Signor Ministro, comprendo il suo imbarazzo, però le dico una mia sensazione: io quando vedo un poliziotto o un carabiniere mi sento tranquillo, perché vedo dei servitori dello Stato che difendono la mia libertà, che difendono la mia libertà di pensiero, di circolazione, la mia libertà nelle mie cose, delle mia proprietà, che mi difendono e, quindi, non posso che rimanifestare questa sensazione. Quando per un errore – su questo le chiedo –, per un errore di valutazione, di notte – attenzione, questo è avvenuto di notte, per cui il dialogo era difficile di notte – si limita la libertà da parte delle forze dell'ordine, io mi sento toccato nel mio intimo non solo di democratico, ma di democratico che ama le forze dell'ordine. Proprio perché amo le forze dell'ordine, perché quando vedo le forze dell'ordine io mi sento sicuro e tranquillo, io vorrei che questo episodio piccolo in sé, ma di grande significato simbolico, fosse stigmatizzato, non per accusare nessuno, ma proprio perché io considero le forze dell'ordine i garanti della mia libertà, a 360 gradi: la mia libertà di cittadino, la mia libertà di espressione politica, la mia libertà di pensiero. Non voglio che nessun atto messo in atto dalle forze dell'ordine possa incrinare questa percezione che io ho, che gli italiani hanno, delle forze dell'ordine.
  Per cui sarei grato, signor Ministro, se lei potesse intervenire, nei modi che lei riterrà opportuni, oltre questo question-time, per ribadire tutto questo, perché penso che siamo dalla stessa parte: dalla parte della libertà, dalla parte della libertà di pensiero, dalla parte della libertà come è garantita dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a rafforzare le misure di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica nella città di Roma – n. 3-02511)

  PRESIDENTE. L'onorevole Galati ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02511 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIUSEPPE GALATI. Signor Ministro, è di qualche giorno fa la notizia apparsa con evidenza di un violento pestaggio avvenuto presso la stazione metropolitana Bologna, frequentata quotidianamente da molti studenti fuori sede, da pendolari, da turisti, ad un cittadino, insieme alla madre, in seguito ad un invito da parte dello stesso a un gruppo di persone a non fumare all'interno dei vagoni della metropolitana. Pag. 57La vicenda propone un quadro desolante della capitale d'Italia che appare preda di illegalità, di inciviltà. Qui siamo alla richiesta più elementare di regole di buon senso civico. C’è una lesione non soltanto dell'immagine di Roma capitale, ma dell'intero Paese. Tutto ciò desta preoccupazione, signor Ministro, perché qui ci sono anche minacce derivanti dal terrorismo internazionale, e siamo di fronte a presidi di sicurezza che appaiono impreparati ad intervenire con efficacia di fronte a questi fatti di illegalità che colpiscono la gente comune.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie Presidente. La risposta più convincente e rassicurante che si possa dare sullo stato della sicurezza a Roma penso sia rappresentata anche dalla tempestività con cui il personale delle commissariato di pubblica sicurezza Viminale ha individuato e tratto in arresto gli autori dell'efferata aggressione nei confronti di Maurizio Di Francescantonio e della madre. Il buon esito delle indagini, di cui ringrazio la Polizia di Stato, viene a rafforzare la percezione dell'affidabilità e della grande professionalità dei nostri apparati di sicurezza. Assicuro che le autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia prestano la massima attenzione alla sicurezza di Roma e i risultati sono stati in questi mesi di Giubileo provati da un calo evidente del numero dei reati nella capitale, anche perché durante questo Giubileo è stato pianificato un modello organizzativo di prevenzione e vigilanza in virtù del quale sono state intensificate le misure di sicurezza a tutela dei cosiddetti obiettivi sensibili, compresi tra questi, ovviamente, le linee e le stazioni della metropolitana, degli autobus e di tutti gli altri mezzi di trasporto, anche in considerazione della minaccia cui lei faceva riferimento derivante dal terrorismo di matrice islamica. In questo contesto, voglio ribadire che in un contesto globale in cui il rischio zero non esiste fin qui, in Italia, la prevenzione ha dato ottimi risultati. Sempre sulle reti di trasporto e nelle stazioni proprio per aumentare anche la percezione di sicurezza da parte della cittadinanza e di prevenire il compimento di azioni illecite vengono attuati capillari e sistematici servizi di controllo finalizzati alla prevenzione e alla repressione dei reati in genere, tra cui ovviamente quelli di natura predatoria in primo luogo, il contrasto all'abusivismo commerciale, lo spaccio, l'uso di sostanze stupefacenti e il contrasto all'immigrazione clandestina.
  Per dire delle cifre precise, dall'inizio dell'anno sono stati disposti 101 servizi straordinari di controllo del territorio con l'impiego di circa ottocento operatori delle forze dell'ordine e della polizia locale di Roma capitale e questo ha portato al controllo di 2840 persone, di cui 36 deferite all'autorità giudiziaria in stato di libertà e nove sono state tratte in arresto. Inoltre alla stazione Termini è stato varato un dispositivo dedicato di controllo che ha natura interforze.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Ricordo anche che ai servizi di vigilanza concorre un contingente a Roma di 1000 militari nell'ambito dell'operazione «strade sicure» che sono impiegati in 71 stazioni delle linee metropolitane gestite da ATAC. Tutto questo complesso di misure ha portato a positivi risultati in termini di contrasto alla illegalità, come dimostrano i dati statistici che registrano nei primi otto mesi di quest'anno, rispetto all'analogo periodo del 2015, una riduzione del numero di reati verificatisi sui mezzi pubblici di trasporto della provincia di Roma pari a poco meno del 50 per cento. Avrei altre cose da aggiungere, ma il tempo me lo impedisce.

  PRESIDENTE. La ringrazio, signor Ministro, ma il tempo è tiranno, purtroppo.
  L'onorevole Galati ha facoltà di replicare, per due minuti.

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  GIUSEPPE GALATI. Grazie Presidente. Signor Ministro, prendo atto del suo lavoro e di quello delle forze dell'ordine, ma ribadisco che la sicurezza urbana è un bene pubblico primario, non soltanto diciamo per le condizioni di vivibilità, per la convivenza civile, per la coesione sociale, in tutte le città, soprattutto a Roma che è simbolo dell'intera nazione. Tutto ciò riguarda non soltanto la sfera pubblica, ma anche il richiamo soprattutto dell'immagine dell'Italia nel mondo. Un'immagine di Roma che è compromessa da fatti di malaffare, da corruzione, da un vistoso indebolimento della sua capacità di governance. La stessa vicenda del ritiro della candidatura olimpica per le motivazioni addotte non rappresenta un messaggio positivo da parte dell'Italia verso il resto del mondo. Per cui la sicurezza rimane un tema centrale che ha un impatto non soltanto rispetto a un diritto costituzionale fondamentale, ma anche credo che abbia un valore e un impatto misurabile per l'economia del Paese.
  L'auspicio, signor Ministro, ovviamente questo non riguarda le competenze del suo Ministero, è che dopo gli arresti però ci siano atti consequenziali anche da parte della magistratura, perché la certezza arriva anche dalla capacità di punire i colpevoli in maniera esemplare.

(Iniziative volte a fronteggiare le criticità determinate dall'alta concentrazione di migranti in alcune strutture di accoglienza ubicate nelle province di Padova e di Venezia – n. 3-02512)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli ed altri n. 3-02512 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Ministro Alfano, se prima lei ha risposto al collega Molteni che nella zona di Como ce ne stanno circa 300 di immigrati, ebbene io le confermo, dopo una visita mia e del collega Rampelli nelle località di Agna, Bagnoli di Sopra e di Cona, che ce ne sono molti di più, nel senso che nel giro di tre o quattro chilometri, in questo triangolo che si è formato, vi è la più alta concentrazione, oltre il 10 per cento, di rifugiati nella regione Veneto. I sindaci avevano avuto larghe rassicurazioni rispetto al fatto che questa fosse una soluzione provvisoria. Attualmente ve ne sono quasi 2 mila, in un triangolo – lo rinnovo – di circa tre o quattro chilometri. Vorremmo capire lei, anche eventualmente andando a braccio e non leggendo, quali rassicurazioni può dare ai sindaci. Ed è altrettanto chiaro che non siamo contro queste persone, ma siamo contro chi ha creato questo problema. Allora Ministro, in questo caso: o ignorate il problema o siete parte del problema. Vorremo capire in che modo intenda risolvere una situazione che sta per trasformarsi in un qualcosa, secondo noi, di non piacevole.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, l'onorevole interrogante dice una cosa molto vera, ossia il fatto che in quei due comuni da lui citati vi è un sovraffollamento, che è una condizione ingiusta che noi intendiamo rimuovere. Ha sbirciato dei foglietti, quindi non vorrei che avesse commesso questo grande crimine di guardare dei fogli mentre parlava, però ciò non toglie nulla alla verità di ciò che ha detto, ossia il fatto che ci sono troppe persone nel momento in cui il Veneto invece ha una equa distribuzione.
  Voglio essere molto pratico, c’è stato un tempo, quello del 2014, in cui la Sicilia ha pagato non solo il conto alla geografia, perché non possono sbarcare a Portofino i migranti, devono sbarcare nel posto più vicino, e cioè in Sicilia, ma ha pagato il conto anche al fatto che doveva caricarsi essa stessa non solo lo sbarco, ma anche l'accoglienza. È finita quella fase perché io ho chiesto a tutte le regioni la equa Pag. 59distribuzione, cioè, in base a una serie di fattori, una distribuzione equa su tutto il territorio nazionale, perché era una grande ingiustizia nei confronti della Sicilia, come era ingiusta la collina della vergogna, 6 mila persone a Lampedusa solo perché era la Sicilia e si voleva punire la Sicilia, forse da parte di qualche partito particolarmente appassionato del Nord. Oggi, in Veneto abbiamo l'8 per cento dei migranti alla stregua di realtà come il Lazio, la Campania e il Piemonte. In Veneto c’è l'8 per cento dei migranti nazionali; l'8 per cento come nel Lazio, in Campania, in Piemonte, in Lombardia ve ne è il 14, in Sicilia c’è il 9 per cento, e la Sicilia paga anche il conto degli sbarchi, oltre questo 9 per cento.
  Una volta che si è realizzata la equa distribuzione a livello regionale, c’è il problema della ricaduta locale. Il problema della ricaduta locale consiste nel fatto che; se ci sono dei comuni che si rifiutano di dare accoglienza, i prefetti, e quelli che devono distribuire a livello locale i migranti, sono costretti ad operare delle scelte, e le scelte hanno penalizzato alcune comunità. Io ho dato larghe assicurazioni a quelle comunità che avremmo risolto il problema e quel problema lo risolveremo perché è un'ingiustizia. È chiaro che tutti quei sindaci che si rifiutano di dare accoglienza scaricano dal loro territorio questo peso e lo caricano su altri comuni. Quindi, queste vicende nascono esclusivamente dalla circostanza che su base regionale vi è l'equa distribuzione, ma su base comunale il rifiuto di una serie di sindaci fa sì che coloro i quali hanno dato la disponibilità, spesso in modo ingiusto, si trovano a pagare un conto più alto di quello che meritano proprio per il rifiuto di quei comuni che hanno detto di «no»; il loro rifiuto non determina la scomparsa dei migranti, ma la necessità che nella stessa regione se li prenda qualche altro. Ecco noi dovremo agire di concerto con l'Associazione nazionale dei comuni italiani proprio per riuscire a realizzare una distribuzione capillare, che, avendo 8 mila comuni, le assicuro farà sì che nessuno sia gravato da un peso impossibile da sostenere relativamente al proprio numero di abitanti.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FABIO RAMPELLI. Ministro, dalle sue parole ci pare di capire che avete poche idee e molto ben confuse, si direbbe in gergo. Intanto, perché cambiate la risposta a seconda dell'interrogante e dell'interrogazione. Secondariamente, perché cercate di scaricare il peso e la responsabilità di questo fenomeno abnorme, l'immigrazione, ma l'immigrazione selvaggia, perché è un'immigrazione di fatto incontrollata, su soggetti terzi, alla tipica maniera di chi vuole scaricare il barile e, quindi, mettere all'indice qualcun altro. Ci viene il sospetto che voi, lei e il Presidente del Consiglio Renzi, vogliate al meglio utilizzare il vostro decreto per la depenalizzazione della cannabis, perché davvero ogni tanto, quando realizzate i vostri interventi o quando ne parlate, sembrate colti dagli effetti dell'uso di sostanze stupefacenti. Il problema è la concentrazione di queste persone. Lei ha preso un impegno molto chiaro, anzi, più esattamente ha ribadito un impegno che già aveva preso nei confronti dei sindaci e delle popolazioni di Bagnoli di Sopra, di Agna e di Cona. Beh, la informo che giustappunto ventiquattro ore fa si sono realizzati due mega-tendoni nell’hub, nel centro d'accoglienza della frazione di Conetta, per aumentare la capienza di questi immigrati. Quindi si va esattamente nella direzione opposta – giù la maschera, giù la maschera ! – a quella che lei ha detto pochi secondi fa. Quindi ve la dovete piantare di prendere per i fondelli il popolo italiano e dovete intervenire in maniera seria per evitare questa vera sostituzione di popolazione data dal fatto, primo, di essere determinata dal grande capitale, secondo, dal circuito del business, che evidentemente a voi è caro.

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(Iniziative per garantire il rispetto della legalità e della sicurezza nel processo di ricostruzione dei borghi colpiti dal sisma del 24 agosto 2016 – n. 3-02513)

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tancredi ed altri n. 3-02513 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), che ha sottoscritto in data odierna, per un minuto.

  PAOLA BINETTI. Il terremoto che ha colpito l'Italia centrale lo scorso 24 agosto ci ha tristemente riproposto uno scenario di morti, di feriti e di sfollati a cui il nostro Paese non vuole abituarsi, nonostante tutti gli eventi sismici che ci hanno colpito anche recentemente. In Italia almeno 24 milioni di persone, il che fa circa il 40 per cento della popolazione, vivono in zone ad elevato rischio sismico, dal Nord al Sud della penisola. Di fronte a una tale pericolosa realtà occorre investire in tre punti concreti: ovviamente nella prevenzione, nella consapevolezza che dobbiamo imparare a convivere con questo rischio e poi nella ricostruzione necessaria, sapendo che questa ricostruzione a sua volta dovrà rispondere a criteri di trasparenza, sicurezza e rispetto delle norme. Alla luce dell'annunciato decreto che il Governo varerà nelle prossime settimane, con questa interrogazione le chiediamo quali iniziative l'Esecutivo abbia intenzione di intraprendere per garantire legalità e sicurezza.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Binetti per l'interrogazione. Noi siamo molto impegnati sul fronte della realizzazione di una ricostruzione mafia free e tangenti free. Abbiamo alle nostre spalle un successo nella disgrazia e un punto di luce in quel tunnel di buio di quelle morti e di quelle notti, cioè il fatto che i soccorsi hanno funzionato benissimo, che dal capo della Protezione civile al capo dei vigili del fuoco al labrador Leo, tutti hanno contribuito a salvare più di 200 persone, e questo ha determinato uno straordinario successo perché salvare 200 persone significa salvare una, più una, più una. Non c’è un salvataggio di gruppo, ma sono tot interventi realizzati e di successo, e questo ha fatto stagliare il nostro sistema di soccorso pubblico credo tra quelli di maggiore efficienza al mondo. Oggi ci attende la seconda fase, quella di una ricostruzione efficiente e al tempo stesso senza che i topi, vedendo il formaggio, possano mangiarlo. I topi sono i ladri, sono i corruttori e i corrotti, e il formaggio è dato dai soldi della ricostruzione. Per fare tutto questo noi abbiamo un altro modello di riferimento, che è il modello Expo. Il modello Expo ha funzionato.
  Noi abbiamo lavorato con le interdittive della prefettura; abbiamo lavorato in collaborazione con l'ENAC e abbiamo garantito l'ordine pubblico benissimo, tant’è che non c’è stato nessun episodio di rilievo durante Expo, e al tempo stesso abbiamo garantito massima trasparenza allo svolgimento e durante lo svolgimento delle gare d'appalto relativamente alla manifestazione. I due temi per quanto ci riguarda sono, uno, quello delle white list degli operatori economici coinvolti nelle attività, in modo tale che ci possa essere una lista di operatori che venga precostituita rigorosamente secondo criteri che premino la qualità e il merito imprenditoriale e garantiscano il vaglio preventivo dell'assenza di controindicazioni di tipo mafioso, consentendo, dunque, l'accesso ai lavori, in modo tale che soltanto a queste imprese che superino questo filtro sia consentito l'accesso; poi stiamo costituendo un'unità di missione proprio con il compito di realizzare le attività necessarie alla prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'affidamento e nell'esecuzione dei contratti pubblici e anche di quelli privati che fruiscono di contribuzione pubblica, aventi ad oggetto i lavori, i servizi e le forniture connessi alla ricostruzione nel cratere.Pag. 61
  Lei faceva riferimento al nostro decreto, quello che faremo. Ecco, proprio in quell'ambito intendo proporre delle specifiche disposizioni normative per realizzare l'obiettivo di una massima trasparenza nei lavori di ricostruzione e anche della massima efficienza nei lavori stessi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

  PAOLA BINETTI. La ringrazio per la sua risposta e mi sento soddisfatta in linea di premessa. Tangenti free e mafia free può essere uno slogan abbastanza efficace per dire che non vogliamo né corruttori che vengono dal mondo economico di un certo tipo, né corruttori che vengono da un mondo economico di altro tipo. Però questo significa che nella white list che voi preparerete veramente venga dato il massimo risalto a tutto ciò che è garanzia di competenza, oltre che garanzia di onestà e di trasparenza, e nello stesso tempo che nella critica che facciamo a tutta una serie di aziende che non hanno queste caratteristiche, e quindi non potranno partecipare alla fase della ricostruzione, si stia ben attenti a quella che poi è l'operazione dei subappalti e, come sappiamo, il subappalto del subappalto. Certamente, le popolazioni desiderano tornare a vivere nelle case che hanno appena lasciato e questo desiderio va garantito nel miglior modo possibile, garantendo che quelle case saranno costruite e ricostruite in modo in cui la sicurezza, soprattutto rispetto ad eventi sismici, possa essere veramente mantenuta nel tempo e non sia soltanto qualcosa di cui ci dovremo pentire tra poco tempo. Poter ricostruire in questo momento significa ricostruire nella legalità, significa ricostruire nella tempestività, significa ricostruire nella sicurezza, ma significa anche ricostruire con queste stesse popolazioni. Che non si tratti di cose fatte per loro, ma di cose fatte con loro. E questo significa che in questa fase sarà prestata un'attenzione particolare anche alla ripresa dello sviluppo economico, alla fase produttiva di questi posti, non solo da un punto di vista diciamo turistico, ma anche dal punto di vista di quelle che sono le popolazioni agricole e, quindi, anche quella che è la cura che queste persone hanno messo nei loro animali. Uno dei motivi per cui non vogliono allontanarsi dalle loro terre è perché non vogliono allontanarsi dalla cura dei loro animali. Fare tutto questo non è facile.

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Binetti.

  PAOLA BINETTI. L'Italia è un Paese che per l'80 per cento è a rischio idrogeologico e al 70 per cento è a rischio sismico. Tenere conto di questi due fattori dovrà essere qualcosa che coinvolge non solo il Ministero dell'interno e non solo la ricostruzione, ma anche la prevenzione su base più ampia.

(Iniziative in relazione alla chiusura della sede diplomatica e consolare italiana a Santo Domingo – n. 3-02514)

  PRESIDENTE. L'onorevole Fitzgerald Nissoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02514 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, il cosiddetto processo di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare ha portato alla chiusura al 31 dicembre 2015 dell'ambasciata italiana a Santo Domingo. Tale fatto ha causato notevoli disagi ai connazionali là residenti; disagi che però continuano a persistere nonostante il suo Ministero abbia adottato dei provvedimenti per ammortizzare gli effetti della chiusura. Ci sono voci di promesse di riapertura dell'ambasciata, ma credo che sia doveroso dare una risposta certa a questa comunità vivace, che, purtroppo, percepisce questa chiusura come un vero e proprio tradimento. Dovrebbe andare di persona, signor Ministro, per capire e per toccare con mano i disagi dei nostri connazionali.Pag. 62
  Allora, le chiedo di dare ai nostri connazionali che ci stanno ascoltando una risposta chiara sulle azioni che intende intraprendere per venire incontro alle loro richieste, in primis la riapertura dell'ambasciata di Santo Domingo.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente, ringrazio l'onorevole Fitzgerald Nissoli perché mi dà l'occasione per dire qualcosa sul tema della nostra sede diplomatica a Santo Domingo e in generale sulla nostra rete diplomatica nel mondo.
  Per quanto riguarda il caso specifico della sede di Santo Domingo, anche se è vero che nel corso dei mesi del periodo successivo alla chiusura, noi, come ha riconosciuto il Consiglio di Stato, abbiamo assicurato servizi compensativi alla comunità residente, tuttavia mi fa piacere dire qui in Aula che la Farnesina si impegna alla riapertura della sede diplomatica.
  Verificheremo e stiamo verificando le disponibilità economiche per attuare una decisione che comunque mi fa piacere di confermare qui in Parlamento.
  Ne approfitto per dire che certamente noi viviamo in un mondo forse diverso da quello che avevamo immaginato negli anni Novanta, in cui la presenza e la forza della nostra rete diplomatica consolare nel mondo, anche nelle parti più lontane del mondo, è sempre più necessaria.
  Abbiamo minacce alla sicurezza, abbiamo problemi con le nostre imprese e abbiamo necessità di assistere i nostri connazionali, di promuovere la nostra offerta culturale; tutto questo ci dice che la globalizzazione non ha reso inutili le reti diplomatiche dei singoli Stati nazionali, ma forse le ha rese ancora più necessarie, e questo è un impegno su cui naturalmente il Governo lavorerà, ma su cui ha bisogno di un sostegno, di un appoggio parlamentare.
  Dico questo nel confermare l'impegno preso per Santo Domingo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fitzgerald Nissoli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, allora, signor Ministro, perché dalle sue parole percepisco davvero un'apertura.
  Comunque la comunità della Repubblica Dominicana ha bisogno di una certezza, la gente ha bisogno di capire e di sapere che c’è un'amministrazione che sta dalla loro parte e che li considera parte del sistema Italia, un valore aggiunto in un luogo dove il nostro Paese ha aumentato l’export del 46,4 per cento nel 2015.
  Del resto, la riapertura dell'ambasciata permetterebbe alla sede di Panama di tornare alla normalità, alleggerendo così notevolmente quel carico di lavoro che viene proprio da Santo Domingo.
  Quindi, signor Ministro, la ringrazio ancora e le chiedo comunque uno sforzo ulteriore, e presto magari ci potrà davvero dare la notizia che riaprirà l'ambasciata di Santo Domingo, magari entro la fine di questa legislatura.
  Penso che, se veramente c’è la volontà di riaprire, sono convinta che lei, signor Ministro, saprà trovare, insieme al suo Ministero, le modalità e le forme adeguate per farlo.
  È una convinzione e una speranza che non può deludere quei tanti italiani all'estero che sono attaccati alla madrepatria, a quell'Italia che amano profondamente.
  Allora, signor Ministro, spero che non finisca qui oggi, con questa interrogazione, e auspico che il dialogo continui, per arrivare davvero a una soluzione concreta e positiva, per il bene dei nostri connazionali nella Repubblica Dominicana, ricordandoci che sono figli della stessa nostra patria e non possiamo trattarli da cittadini di serie B.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.Pag. 63
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con le dimissioni dell'onorevole Ilaria Capua.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Epifani, Fico, Galati, Garofani, Giorgis, Guerra, Lauricella, Locatelli, Losacco, Piepoli, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Dimissioni della deputata Ilaria Capua (ore 16,16).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni della deputata Ilaria Capua.
  Comunico che, in data 29 giugno 2016, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera della deputata Ilaria Capua: «Gentile Presidente, come saprà, sono una donna che si è occupata di ricerca nel campo delle malattie emergenti, fino a, questa esperienza parlamentare.
  Quando accettai la proposta di Mario Monti di candidarmi alle politiche 2013, la mia speranza era quella di riuscire a portare le ragioni della ricerca in Parlamento, per rendere l'Italia più competitiva sotto questo profilo e per dare più spazio ai ricercatori italiani validi.
  Le aspettative erano di molto superiori a quello che è stato poi, purtroppo, il risultato del mio impegno.
  Qualche tempo fa, un'organizzazione internazionale che si occupa di sanità pubblica mi ha chiesto la disponibilità ad andare a dirigere un centro di eccellenza in  «One Health», presso una prestigiosa e dinamica università americana.
  Ho riflettuto molto su questa proposta.
  Alla fine ho deciso di accettarla, soprattutto perché ho fatto i conti con me stessa e con la realtà dei fatti. Sono una scienziata «made in Italy», che si è impegnata da sempre per portare le competenze e la professionalità dei ricercatori italiani nella dimensione internazionale.
  In questo ambito, so di essere in grado di dare il massimo e di costruire programmi di ricerca competitivi ed innovativi, di far crescere e fortificare i giovani nell'ambito della ricerca e soprattutto di investire le mie risorse ed il mio tempo per una sanità pubblica migliore.
  Ed è per questo che vorrei continuare a fare, lì dove mi hanno cercato, per mettere a frutto la mia professionalità e le mie competenze.
  Rimane l'amarezza di non essere riuscita ad incidere così come avrei voluto, e potuto, fare.
  Per coerenza e per correttezza non posso far altro, quindi, che rassegnare le mie dimissioni da deputato della Repubblica.
  L'esperienza parlamentare mi ha fatto crescere e permesso di capire molte cose di questo Paese.
  Ho avuto la fortuna di incontrare, nelle istituzioni, persone che mi accompagneranno negli anni a venire, che mi hanno insegnato molto e che mi sono state vicine nei momenti di difficoltà: per questo – soprattutto a loro – va il mio grazie più sincero.
  Vorrei sottolineare, infine, che quello stesso impegno a favore della collettività, della scienza e della salute che mi ha portato in Parlamento sarà l'asse portante del mio prossimo progetto professionale e di vita. Senza mai dimenticare il mio Paese, che mi ha portato fin qui.
  La ringrazio per l'attenzione e le auguro buon lavoro.
  Firmato: Ilaria Capua» (Applausi).

  Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione Pag. 64sulle dimissioni dell'onorevole Capua avrà luogo a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Capua. Ne ha facoltà.

  ILARIA CAPUA. Gentile Presidente e cari colleghi, oggi rassegno le mie dimissioni da deputato della Repubblica italiana.
  È stata una decisione sofferta e ponderata, che ho maturato nel tempo e che si è articolata intorno alla parola «rispetto».
  Quando sono entrata alla Camera dei deputati, ero una scienziata conosciuta e stimata per gli studi che avevo svolto in virologia.
  Ero piena di buoni propositi e assolutamente determinata a sollecitare quei cambiamenti, nel mondo della ricerca, di cui l'Italia ha un disperato bisogno.
  Avevo una missione, avevo a cuore un obiettivo, uno solo; ho rivestito con orgoglio, determinazione e credo con equilibrio la carica di vicepresidente della Commissione cultura, scienza e istruzione di questa Camera, cercando di essere rigorosa e imparziale, come uno scienziato deve essere.
  Dopo circa un anno dalla mia elezione, sono stata travolta da un'indagine giudiziaria, risalente agli anni Duemila, che mi accusava di reati gravissimi, uno dei quali punibile con l'ergastolo.
  È stato per me un incubo senza confini ed una violenza che non solo mi ha segnata per sempre, ma che ha coinvolto e stravolto anche la mia famiglia.
  L'effetto più devastante che queste accuse hanno avuto sul mio ruolo di parlamentare è stato quello di aver minato la mia credibilità. Ed è proprio questo particolare della vicenda che entra in gioco: la parola «rispetto». Un parlamentare che non è credibile non è in grado di portare avanti con forza le istanze nelle quali crede; un parlamentare che non è credibile viene attaccato anche in maniera strumentale e le sue battaglie perdono di energia vitale; un parlamentare che non è credibile non viene preso sul serio.
  Nell'affrontare ogni giorno in questa Camera la mia nuova condizione di persona non credibile, e oltretutto accusata di crimini gravissimi, ho vissuto sulla mia pelle, per oltre due anni, come la mancanza di credibilità non mi stesse permettendo di portare avanti quello per cui mi ero impegnata con i miei elettori. E qui torno alla parola «rispetto», perché è proprio la combinazione del rispetto per i miei elettori e del rispetto che ho per me stessa, come se fossero parte di un algoritmo, che mi ha fatto comprendere che in quelle condizioni non stavo utilizzando al meglio il tempo che avevo a disposizione. Sì, perché non ci piace pensarlo, ma ognuno di noi ha un tempo limitato che gli rimane da vivere e utilizzare al meglio quel tempo è una forma di rispetto verso se stessi e verso gli altri. Anzi, è un dovere.
  Ho sentito, quindi, che fosse giunto il momento di tornare ad usare il mio tempo al meglio, di tornare nel mondo scientifico, purtroppo non in quello italiano, in un ambiente nel quale non avessi mai perso la credibilità e nel quale fossi riconosciuta ed apprezzata.
  Ho accettato, su richiesta di un'organizzazione internazionale, un incarico di direttore di un centro di eccellenza all'Università della Florida. Ho deciso di trasferire la mia famiglia negli Stati Uniti per proteggerla dalle accuse senza senso, ma nel contempo infamanti, che mi portavo sulle spalle, perché una mamma e una moglie deve farsi carico anche di questo, di proteggere (Applausi).
  
E aggiungo: una donna di scienza, nella quale questo Paese e l'Europa hanno investito, ha il dovere di non fermarsi, ha il dovere di continuare a condurre le proprie ricerche nonostante tutto, perché la scienza è di tutti ed è strumento essenziale per il progresso.
  Venti giorni dopo il trasferimento negli Stati Uniti, la procura di Verona, in sede di udienza preliminare, ha smontato il castello accusatorio, pezzo per pezzo, prosciogliendomi dai molteplici capi d'accusa perché il fatto non sussiste. Secondo la giudice, una sola accusa meritava di essere eventualmente approfondita in dibattimento, Pag. 65ma il presunto reato era ormai prescritto da tempo e, quindi, sarebbe stato inutile proseguire. La sentenza è passata in giudicato, nessuno l'ha impugnata. Nessuno.
  Ora che è finita, potrei tornare indietro. Vi dico la verità: non me la sento, devo recuperare forze, lucidità e serenità, devo lenire la sofferenza che è stata provocata a mia figlia e a mio marito, devo recuperare soprattutto fiducia in me stessa, appunto, perché voglio usare al meglio il tempo che ho a disposizione.
  Lo devo ai miei genitori, che mi hanno fatto studiare. Lo devo ai miei maestri, che tanto mi hanno insegnato. Lo devo ai miei amici, che mi sono stati vicini, e ai miei allievi, di oggi e di ieri.
  Paradossalmente – e questa forse è la cosa più importante che ho da dirvi – penso che questo mio passaggio di vita come rappresentante del popolo italiano, se lascerà un segno, non riguarderà la scienza o la ricerca – la vita è così –, riguarderà la giustizia. Quello che è successo a me accade troppo spesso in Italia e potrebbe succedere a chiunque (Applausi). In occasione di questo momento io voglio dare voce a tutte le persone innocenti accusate ingiustamente, che attendono impotenti che la giustizia faccia il suo corso, perché, caro Presidente, cari colleghi, anche loro meritano rispetto.
  Cari colleghi, ci sono molti cambiamenti all'orizzonte di questo Paese e io sono certa che, attraverso di voi e attraverso l'operato del Governo, l'Italia diventerà un Paese più innovativo e più giusto, perché ora, infatti, le questioni che mi stanno più a cuore sono due, e non è più una sola. Torno al mio posto a fare quello che so fare meglio, all'estero, ma sempre con uno sguardo rivolto verso l'Italia. Grazie (Applausi – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Noi Socialisti voteremo contro le dimissioni di Ilaria Capua. È il solo modo che abbiamo per protestare contro i fatti che ne sono all'origine, una vicenda, questa, che si è conclusa con la perdita per la comunità scientifica e per il nostro Paese di una scienziata di valore, un'altra, ma questa volta non per le ragioni che conosciamo (mancanza di strutture, di risorse, di investimenti). No ! Questa volta per una grave fuga di notizie giudiziarie e per la pronta costruzione di una gogna mediatica, con Ilaria Capua sbattuta in prima pagina come trafficante di virus e quindi, delinquente internazionale.
  Pagherà qualcuno per avere messo in piazza un'indagine in corso ? Si saprà mai chi ha fornito a l'Espresso tutte le informazioni dettagliate sulle attività dei NAS, che hanno avviato l'inchiesta coordinata dalla procura di Roma e poi trasferita a Venezia ?
  Conosco Ilaria Capua da diversi anni. L'avevo invitata ad un convegno su donne e scienza, quando al Parlamento europeo mi occupavo del settimo programma quadro per la ricerca. Fu tra le protagoniste di quel convegno e diede un importante contributo. Quando isolò per prima il virus dell'aviaria, gioimmo certamente per la scoperta, soprattutto apprezzammo che la mettesse a disposizione di tutti. E motivò la sua decisione con il fatto che l'Africa, continente già pesantemente colpito dall'HIV, non poteva essere colpito da un'altra tragedia, che faceva morire gli animali di cui la popolazione africana si cibava.
  Ilaria Capua lascia questa Camera dopo essere stata accusata di fatti ignobili. Per ventiquattro mesi non è mai stata ascoltata da nessuna autorità giudiziaria. Ora è stata completamente scagionata, ma, ormai, Ilaria se ne è andata oltre oceano e noi l'abbiamo persa, come collega e come scienziata, che ha dato lustro al nostro Paese.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Locatelli.

  PIA ELDA LOCATELLI. Certo, la scienza non ha confini e continueremo a beneficiare del suo lavoro, ma lei ha scelto, comprensibilmente, di andarsene e Pag. 66noi l'abbiamo persa. E ci dispiace molto (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, colleghi, oggi siamo chiamati a prendere atto delle dimissioni della collega Ilaria Capua: lascia il Parlamento per tornare alla sua professione di scienziato e di ricercatore. Lo fa con successo, essendo stata chiamata a dirigere un prestigioso istituto universitario negli Stati Uniti d'America: una scelta di vita che quest'Aula, a mio parere, ha il dovere di rispettare, anche perché, nell'intraprendere una nuova vita Ilaria ha assunto impegni che sarebbe assurdo chiederle di non rispettare.
  Ma, mentre ci felicitiamo con lei per il nuovo incarico, nel quale – ne siamo assolutamente certi – saprà mantenere alto il prestigio scientifico dell'Italia nel mondo, noi non possiamo ignorare il contesto in cui è avvenuta questa sua scelta personale.
  Come ci ha detto lei stessa, come ricordava poco fa la collega Locatelli, quello che è successo ad Ilaria Capua succede ogni giorno a molte persone nel nostro Paese: Ilaria Capua lascia il Parlamento e il Paese a seguito di una vicenda giudiziaria assurda, che come sempre accade, è stata amplificata dall'informazione tradizionale, e dai social network come logica inevitabile conseguenza. Ilaria Capua è stata trattata come un untore, accusata di diffondere epidemie mentre lavorava da sempre per combatterle. Questa accusa assurda è frutto di un'inchiesta decisamente superficiale, intrisa di clamorosi equivoci, ispirata da arrogante ignoranza.
  Un'inchiesta che è durata lunghissimi anni ! Questo errore non si è protratto per qualche giorno. Io posso comprendere che un'intercettazione si possa anche fraintendere, che il contenuto di un colloquio malamente registrato possa essere travisato; ma che questo errore possa durare nel tempo, che chi conduce l'inchiesta non senta il dovere di verificare gli atti e di verificare le proprie convinzioni, è purtroppo un segno distintivo del nostro Paese.
  Così come è un segno distintivo del nostro Paese l'esercizio di un diritto di cronaca di un giornalismo che si proclama d'inchiesta: io ricordo di aver letto in quei giorni un'incredibile l'articolo de l'Espresso intitolato così: «Ilaria Capua innocente, l'Espresso anche». No: in quel caso l'Espresso non era innocente, perché fare giornalismo d'inchiesta è una cosa, raccogliere confidenze e fare da cassa di risonanza ad ambienti giudiziari è tutt'altra. E quello che è successo in questo caso è proprio emblematico di questa situazione; tutto il resto, la conseguente valanga di insulti nella quale i viandanti della rete trasferiscono le loro frustrazioni, l'angoscia kafkiana che prende il soggetto così ingiustamente incriminato, la calunnia, signori... La calunnia è un venticello, ma il calunniato oggi non ha più nessuna difesa; non l'aveva neanche ai tempi de Il barbiere di Siviglia, figuriamoci oggi !
  Questi operatori compiono le loro azioni quotidiane senza chiedere nemmeno scusa, nemmeno dopo e nemmeno a posteriori, nemmeno quando si è visto che l'indagine a cui hanno dato voce era palesemente assurda.
  Io chiedo a tutti che la vicenda emblematica di Ilaria Capua, per chi è lei e per la dimensione colossale dell'equivoco che l'ha ingenerata, sia una vicenda che non possiamo ignorare: non possiamo ignorarla oggi e non dobbiamo dimenticarla domani.
  E mentre a titolo personale – ma credo di interpretare i sentimenti di noi tutti – le rinnovo gli auguri più sinceri di rinnovati successi professionali, credo che dovremmo dare un senso ai nostri sentimenti di solidarietà ed amicizia chiedendole scusa a nome del Paese che noi rappresentiamo (Applausi); ed assumendo l'impegno di ispirare la nostra attività legislativa, da oggi in poi, per far sì che casi simili non debbano più accadere (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

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  MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, io credo, anche a nome del mio gruppo, che quella di oggi sia una pagina importante ed una testimonianza grande che l'onorevole Capua dà alla dignità del Parlamento e delle istituzioni. Ma noi dobbiamo far sì che questo suo gesto, questa sua testimonianza, la scelta che fa e che noi rispetteremo, scegliere di lasciare quest'Aula per proseguire nella sua attività di scienziata, di ricerca scientifica, non possa rimanere senza un giudizio e senza che diventi, magari, anche un insegnamento per tutti.
  Per questo, l'onorevole Capua ha posto una questione di fondo, che ha trattato e su cui il mio gruppo non vuole aggiungere altro, perché le sue parole si commentano da sole: il tema della giustizia. Nel nostro Paese è un tema di cui, in quest'Aula, discutiamo da tanti e troppi anni; ma secondo me l'onorevole Capua, con la sua storia e con la sua testimonianza (io non la conoscevo: l'ho conosciuta e l'ho incontrata qui in Parlamento), insegna altre due cose, di cui dovremmo fare memoria e non scordarci. Ed è per questo che chiedo scusa all'onorevole Capua se mi permetterò in questo intervento di raccontare come dalle Aule del Parlamento abbiamo vissuto la sua storia e gli errori che in quest'Aula sono stati compiuti.
  Sono due sconfitte che noi abbiamo. Una: in questo Parlamento, la forza di questo Parlamento e quella della Camera dei deputati è quella di essere in grado sempre di rappresentare la società, il nostro popolo, nelle sue tante sfaccettature. Non ci sono i tanti e solo proclamati professionisti della politica in queste Aule. Professionista della politica una volta era, a proposito di grandi studiosi, uno dei complimenti che si facevano, per non citare Max Weber; ma ci sono innanzitutto persone che, venendo dalla propria attività, dalla propria vita, vogliono dare per un periodo della propria vita un contributo alla politica e alle istituzioni: siedono in questa Camera portando con dignità quel contributo, da operai a liberi professionisti, a scienziati, a rappresentanti delle libere professioni, e ognuno dà il proprio contributo. Ed ogni volta che uno fa un passo indietro, come lo sta facendo l'onorevole Capua, per noi è una sconfitta !
  Perché, certo, lei ha parlato di rispetto, di credibilità e di dignità; ma ha anche detto in maniera molto chiara e molto netta che in questo luogo, – non in un altro luogo ! – non ha trovato rispetto e dignità. È questa la sconfitta delle istituzioni e del Parlamento ! Ed è per questo che credo non possa passare in secondo piano quello che lei ha passato, non solo come mamma o come scienziata, ma quello che lei ha passato come parlamentare, ricadendo in quell'errore della gogna in cui qui, in quest'Aula, tutte le volte noi tendiamo a ricadere.
  Non citerò i nomi dei colleghi parlamentari, perché alcuni sanno benissimo da chi vengono queste frasi: appena è scoppiato il caso dell'onorevole Capua (lei era vicepresidente della Commissione), c’è stato un membro, un deputato del MoVimento 5 Stelle... D'altra parte il MoVimento 5 Stelle fa di questo un suo DNA, un suo contenuto di una proposta politica inaccettabile, ma fa di questo un DNA costitutivo della sua proposta politica. L'onorevole Capua riceve un avviso di garanzia, e in Commissione un deputato del MoVimento 5 Stelle la aggredì verbalmente... Basta andare a vedere, io mi sono premurato, da presidente di gruppo, di andare a vedere gli atti: l'aggredì verbalmente con molta violenza nella Commissione cultura.
  Un altro onorevole, sempre del MoVimento 5 Stelle... Basta citarlo, perché poi a suo dire ha chiesto scusa all'onorevole Capua, l'onorevole Silvia Chimienti, postò la foto dell'onorevole Ilaria Capua nella sua pagina Facebook intimandole: «Traffico illecito di virus: nel dubbio, dimettiti !» Nel dubbio, dimettiti ! Nel dubbio, c’è l'onestà di una persona, c’è la dignità di quella persona, nel dubbio c’è l'innocenza (Applausi); questa è la cultura di questo Paese e dell'Occidente, non c’è un'altra cultura (Applausi). E guardate le conseguenze: oggi stiamo commentando fatti che non riguardano la politica, drammi che riguardano le singole persone; guardate che cosa è accaduto – per dirvi Pag. 68la responsabilità, prima che politica, umana e morale che ognuno di noi deve avere quando svolge questo ruolo, quando è deputato di una Repubblica, quando ha una responsabilità pubblica a cui i cittadini guardano – con quel post, che cosa ha suscitato nella rete, quali commenti. Il diritto all'oblio su questo non esiste. Quali commenti ha suscitato da parte dei cittadini; quanti insulti, l'onorevole Capua, ma i tanti cittadini, i tanti di noi che vengono coinvolti, ricevono, vogliamo leggerli, ve li siete dimenticati ? Io li ho scritti...

  PRESIDENTE. Onorevole Lupi, si rivolga alla Presidenza.

  MAURIZIO LUPI. Sto parlando a lei, ovviamente. Ve li siete dimenticati, colleghi parlamentari e signor Presidente ? Ce li siamo dimenticati ? Va bene così ? «Poi la fanno Ministro della sanità...», «grandissima...», «se la notizia fosse vera meriterebbe di iniettarglielo a forza il virus...», altri insulti leggeri e così via. Sono meccanismi – questo è il mio intervento – che non si frenano, non basta, poi, a posteriori, chiedere scusa; occorre capire che abbiamo una grande responsabilità e che il confronto politico, anche duro, lo si fa nel merito, si deve contestare nel merito l'avversario, con la dignità delle proposte, ma mai utilizzando una presunzione, un possibile sospetto, uno strumento a garanzia e a tutela dell'individuo come meccanismo e come, ovviamente, condanna già a priori, già fatta. Capita all'onorevole Capua, ma potrebbe capitare a ognuno di noi e ad ogni cittadino che può essere coinvolto in questo.
  All'onorevole Di Battista, che salutò l'indagine con un hashtag di soddisfazione: #arrestanovoi, dico che, se non trova l'hashtag con cui scusarsi, onorevole Di Battista, glielo suggerisco io...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.

  MAURIZIO LUPI. Signor Presidente, suggerisco all'onorevole Di Battista un hashtag: #disonestinoi, disonesti moralmente, disonesti perché, se non comprendiamo quello che ci sta accadendo, noi non riusciamo a ridare dignità a queste istituzioni, ma anche dignità e forza alle proposte politiche che ognuno di noi fa con convinzione, con convinzione ! Io contesto, voglio contestare, con la forza della dignità della mia proposta politica, contesto la proposta politica del MoVimento 5 Stelle, ma devo entrare nel merito, non descrivere che l'altro è il peggiore dei peggiori; non serve, perché dopo non bastano le scuse, onorevole, sul proprio Facebook, non bastano, perché, evidentemente, non si trovano le parole, perché è più grande – e lo dico politicamente e umanamente – il danno che si è fatto delle scuse che si possono dare. Infatti, il MoVimento 5 Stelle, signor Presidente, non ha chiesto scusa a Ilaria Capua, ha solo cercato di falsificare e cancellare le tracce di quel linciaggio che è avvenuto sulla rete; e la rete diventa colpevole, ma la colpevole non è la rete, siamo noi che istighiamo la rete, usando male quello strumento.
  Allora, per concludere, dico che rispetto la scelta e rispetteremo, come gruppo, la scelta dell'onorevole Capua, ma io mi auguro che questo sia di insegnamento per tutti e in particolare di insegnamento per i colleghi del MoVimento 5 Stelle: contrastiamoci, combattiamoci, affermiamo con dignità la forza delle nostre idee, la bontà dei nostri progetti politici, anche la lotta con l'avversario, ma non usiamo più quel dubbio e quel sospetto come un'accusa, un giudizio già avvenuto e l'elemento per far dimettere un parlamentare, farlo dimettere da vicepresidente della Commissione cultura.
  Quale parlamentare poteva ricoprire, con più dignità, con più qualificazione, con modalità più efficace la sua funzione, che una persona come l'onorevole Capua, che portava, a proposito di cultura e di ricerca scientifica, una testimonianza dell'Italia di altissimo livello in Italia e nel mondo ?
  Ecco, per questo la ringraziamo per quello che ha svolto, le chiediamo scusa e rispettiamo – perché questo è anche giusto – con forza la sua scelta e le auguriamo, Pag. 69tutti noi, ovviamente, di proseguire nel lavoro che lei ha fatto per il Parlamento, per l'Italia e anche per la sua famiglia, per suo padre e sua madre che l'hanno educata in questo modo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Abbiamo, nel nostro sistema, un principio, che è quello che la colpevolezza, per scelta costituzionale, è tale solo a sentenza definitiva. Un principio ormai obsoleto; come qualcuno ha detto efficacemente, questo è un Paese in cui ci si fa giustizia da sé, dai giornalisti ai politici, a tutti coloro che pretendono ciò, sulla scorta di una iniziativa di carattere personale; infatti, non va mai dimenticato che un'indagine nasce dall'iniziativa di una persona, che l'informazione di garanzia e la pendenza di un giudizio, spesso, nascono da un fatto assolutamente casuale e incontrollabile. Cavalcare la tigre della notitia criminis, come condanna definitiva, è una malattia da cui questo Paese non riesce assolutamente a guarire e noi siamo tutti corresponsabili di questo, cercando di scalfire disperatamente la presunzione di non colpevolezza, con un lavoro certosino, quotidiano, che non riconosce i diritti del singolo all'interno del processo, ma li disconosce, trasformando il teatro mediatico in qualche cosa di molto più grave rispetto al processo, che diventa soltanto il pretesto iniziale, embrionale, perché il seme di una notitia criminis, di una indagine, diventi una sentenza definitiva. Questa è una malattia che noi dobbiamo pubblicamente denunciare.
  Quante volte – lo ripeto – quante volte, Presidente, in quest'Aula abbiamo tuonato contro chi, di riffa o di raffa, nei provvedimenti, cercando di non darlo a vedere, voleva trasformare il non processo in una sentenza definitiva di condanna politica e morale ? E quante persone di quest'Aula sono state costrette a un passo indietro per un fatto puramente mediatico e non giudiziario ? Questo è un fenomeno di inciviltà assoluta. Io protesto contro quello che sta accadendo in quest'Aula in questo momento, in cui una persona di valore è costretta alle dimissioni; noi dovremmo pregare queste persone di rimanere in quest'Aula (Applausi) e, magari, altre persone di allontanarsi da quest'Aula, immediatamente, non avendo titolo, non avendo la dignità di rimanere in quest'Aula, chiunque si sia scagliato come una folgore contro una scienziata vera, perché bisogna leggere il curriculum della collega Capua, va letto per capire chi è, perché in quest'Aula si sta con la dignità del proprio passato, di quello che si è prima di entrare in quest'Aula. Questo fa la differenza !
  E il rispetto nei confronti delle persone, Presidente, da un po’ di tempo a questa parte «è uno sport che nessuno pratica»; la persona, il diritto della persona di avere il diritto di essere tale, di protestare la sua estraneità, prima che vi possa essere una qualsiasi pronuncia giurisdizionale, questo diritto, dove lo stiamo coltivando, cari amici del MoVimento 5 Stelle ?
  Presidente, mi rivolgo a lei, lo dico con molto rispetto, perché ciascuno di noi, con se stesso, fa i conti con quello che dice e fa. Io credo che, nel momento in cui vi sia un'indagine, non c’è il diritto di nessuno di puntare il dito e di dire: tu te ne devi andare dal Parlamento; perché è contro la Costituzione, quella che noi difendiamo anche insieme a voi, in certi frangenti, ma, se noi difendiamo la Costituzione, la dobbiamo difendere sempre, non soltanto quando ci conviene, perché la Costituzione è un documento, un monumento che ci obbliga a una difesa totale. Allora, garantismo – che non è una malattia, una volta tanto è un «ismo» non malato – significa avere il senso della misura e del rispetto.
  Allora, se è vero, come è vero, che in questa vicenda i fenomeni sono due, il mancato rispetto dalla presunzione di non colpevolezza da parte nostra, tra virgolette, come Parlamento e come persone, io denuncio pubblicamente il mancato rispetto da parte della stampa di questo principio, perché non è possibile consentire a chicchessia di rubacchiare delle Pag. 70carte e di farne strumento di percussione diversa da quella giudiziaria, che è l'unica legittima.
  Questo è un Paese in cui lo sport del raggiungere l'obiettivo dalla notizia segreta per colpire qualcuno deve essere in qualche modo correttamente e puntualmente sanzionato. C’è una vera e propria consuetudo contra legem con la quale noi consentiamo questa corsa, questo gran premio, verso la notizia afflittiva, perché qualcuno possa puntare l'indice immediatamente e indipendentemente dalla fondatezza di quella notizia. Non è un Paese civile questo in cui qualcuno dice «scusate ho sbagliato», ma non sono io il responsabile, perché io faccio il mio dovere; no, tu non fai il tuo dovere, tu stai semplicemente aggredendo una persona e mettendola nelle condizioni di non potersi difendere perché questo accade, Presidente. Non ci si può difendere di fronte a quello che gira intorno al processo e noi continuiamo a muovere con una velocità supersonica, quella stessa della rete, anzi ancora più velocemente, perché il turbinio intorno a chi è accusato di una cosa che sa di non aver commesso è irrefrenabile, è incontrollabile.
  Allora, signori della stampa e della televisione, è vostra la responsabilità perché questo movimento, questa meccanica perversa, si muove per una scelta perversa di raggiungere obiettivi non consentiti. Io non sono clemente, sono spietato nei confronti di tutto questo, perché ho visto la gente non solo piangere, non solo minacciare il suicidio.
  La professoressa Capua ha la dignità e la forza contrattuale di avere un'alternativa, ma quanta gente non ha un'alternativa rispetto a tutto questo e vive questo come un dramma esistenziale, che definisce in modo definitivo la deflagrazione personale e familiare ? Quanta gente c’è ?
  Allora, quello che accade in quest'Aula, queste dimissioni, sono un segnale gravissimo. Lo dico subito, simbolicamente, non me ne vorrà la collega Capua, io voterò contro queste dimissioni, perché mi sembra un fatto così grave, così incredibile, così impossibile che denuncia un Paese profondamente incivile e incapace di esprimere un minimo di rispetto. La parola rispetto, una parola su cui io invito tutti a riflette.
  Si dice dalle mie parti che sotto il guasto viene l'aggiusto, Presidente. Questo è un guasto grave, ma possiamo sperare, possiamo sperare, cari colleghi, in qualsiasi parte di quest'Aula collocati, che questo possa essere un modo per normalizzare il nostro impegno ed evitare che un domani si possa verificare un nuovo caso come questo, non soltanto in Parlamento, ma anche all'interno di qualsiasi tipo di contesto. Si può sostenere che un'indagine non è una sentenza definitiva, che non c’è nessun giornale autorizzato a punire qualcuno prima che ci sia un accertamento giudiziario, lento o rapido che sia.
  Questo è un altro dato assurdo: non è la lentezza della giustizia che autorizza il tiro a segno mediatico nei confronti di chi non ha un provvedimento giurisdizionale. Questa prudenza, questa saggezza, questo senso della misura, che ci dovrebbe accompagnare, Presidente, io trovo che, nel caso della professoressa Capua, è stato clamorosamente valicato. Ci ha detto nel suo intervento che lei chiama, in un suo scritto, arilli (cioè chicchi del melograno), tutta una serie di negatività che si sono mosse intorno alla sua vicenda. Possiamo noi da questa vicenda trarre almeno un convincimento, che almeno in quest'Aula, per il rispetto del Parlamento, per il rispetto della nostra funzione, quello che si è verificato non si possa più verificare e che il rispetto di ciascuno di noi ci porti ad essere misurati, ad avere un calibro.
  Vedete, la giustizia si misura in un solo modo, prefigurandosi, con una sorta di esperimento giudiziale psicogiudiziario, che quello che accade agli altri possa accadere a te. Se noi, cari colleghi, non entriamo in quest'idea che quello che è accaduto alla professoressa Capua potrebbe accadere a un nostro parente, a un nostro amico, non capiremo. Se noi siamo capaci di pensare che potrebbe accadere a noi stessi, avremo chiara – chiara ! – la dimensione del dramma che oggi questa Aula vive. Io lo trovo, Presidente, un Pag. 71momento di grande pathos istituzionale, di grande difficoltà, che dovrebbe farci riflettere sui confini fra l'indagine e il crucifige nei confronti di chi è sotto l'indagine.
  La Costituzione ci offre una chiave di lettura, seguiamola. Professoressa Capua, non me ne voglia, ma io voterò contro le sue dimissioni (Applausi).

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei un po’ di attenzione: noi eravamo arrivati all'onorevole Sisto, e adesso si sono iscritti l'onorevole Scotto e l'onorevole Tabacci. Come sapete, la prassi prevede che si scorra e si vada avanti. Io ovviamente, vista anche la qualità del dibattito, vi consento di intervenire, vi pregherei di contenervi nei tempi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Noi voteremo a favore perché abbiamo ascoltato le parole dell'onorevole Capua e abbiamo compreso che non è una fuga, ma è un monito innanzitutto alla politica a cambiare, a recuperare un livello di civiltà diverso nello scontro politico, ad affermare un principio che per noi non è negoziabile, quello delle garanzie, quello del rispetto dell'avversario, quello secondo cui la legge è uguale per tutti e non si è colpevoli fino all'ultimo grado di giudizio, quello secondo cui la lotta politica, che deve essere sempre aspra e che non va mai annacquata, deve stare sempre dentro una dimensione umana, perché di fronte a te, anche di fronte al tuo più aspro avversario, c’è un uomo, c’è una donna, c’è una persona, con la sua biografia, con i suoi affetti con la sua storia. Penso che questo dibattito ci faccia bene perché ci fa crescere tutti, reciprocamente, e ci fa fare anche i conti con i nostri errori. Tanti sono stati gli errori, anche nella nostra storia e nella storia della mia parte politica; troppe volte abbiamo dato giudizi liquidatori. Penso che però sia anche un'occasione, quella delle dimissioni della collega Capua, che ringraziamo per il lavoro che ha fatto in questa difficile e tormentata legislatura, per parlare del contributo fondamentale che viene dato dal mondo della ricerca, spesso in silenzio, spesso con i riflettori spenti, spesso dovendo fare i conti con i tagli, spesso dovendo anche umiliarsi rispetto a stipendi e salari bassi. Noi abbiamo il dovere, anche uscendo da questo dibattito, di proteggere i nostri talenti, di proteggere quel mondo della ricerca che fa grande il nostro Paese all'estero. Per questo, a nome del gruppo di Sinistra italiana, noi diamo la nostra solidarietà politica all'onorevole Capua e confermiamo che voteremo a favore (Applausi).

  PRESIDENTE. Onorevole Gallo, le chiedo scusa, siccome lei era iscritto a parlare dopo l'onorevole Sisto, ho inserito l'onorevole Scotto, ora ho anche da inserire l'onorevole Tabacci, preferisce parlare prima dell'onorevole Tabacci o dopo... allora, è cancellato.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, io voterò contro queste dimissioni. Mi costa un po’ svolgere questo intervento perché mi è capitato, ormai nel lontano 1993, più o meno da quei banchi, di fare una difesa su un atto parlamentare che mi riguardava e di uscire dal Parlamento per sette anni. Io però ho avuto la fortuna di vincere nelle aule dei tribunali due volte contro Di Pietro, con colui che mi accusava, quindi sono stato ampiamente risarcito. Però debbo dire che avendo vissuto sulla mia pelle la clausola di colpevolezza, della presunzione di colpevolezza, non auguro a nessuno di vivere quella condizione, perché è una condizione che ti mina per il resto della tua vita e guai a chi pensa di cavalcare questo percorso politico in danno di un proprio avversario, di qualcuno che la pensa diversamente; guai ! Allora il clima era ancora peggiore di quello di oggi, ricordo a tutto l'emiciclo. L'onorevole Moroni si suicidò più o meno per un'accusa analoga, quindi attenti: che non si abbia più a ripetere. Poi, intanto, Pag. 72per dare una testimonianza io oggi voto contro le dimissioni della collega Capua (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Come tutte le richieste di dimissioni, il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore... colleghi. Colleghi, per favore.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà. Prego, onorevole Ghizzoni, per favore prenda la parola. Colleghi, per favore.

  MANUELA GHIZZONI. Grazie, signor Presidente. Ilaria Capua oggi ci chiede di lasciare il Parlamento. Capua è una virologa – è, non era, è una virologa – di fama internazionale, che ha messo liberamente a disposizione dell'intera comunità scientifica internazionale le proprie scoperte – non lo ha ricordato nessuno e voglio farlo io – e ha messo a disposizione di tutti anche i dati delle sue ricerche (Applausi). E la cosa più importante è che ha, in questo modo, condizionato il modo di fare ricerca nel suo campo di azione. La rivista Seed l'ha proclamata una mente rivoluzionaria.
  Se vogliamo rispettare la sua scelta – e lo dico veramente con un'emozione che non provavo da molto tempo, intervenendo in quest'Aula – e rispettare le sue valutazioni personali, che l'hanno portata a questa scelta, le dimissioni vanno accettate, pur consapevoli, come io credo, che si stia compiendo una perdita secca per il Parlamento e per il Paese, anche perché questa vicenda è una somma e un intreccio incredibile di errori, a partire da un errore giudiziario, ma anche da errori di atteggiamenti che definirei prepolitici, personali, di molte persone che si trovano e che siedono in questo momento in questo emiciclo.
  Spero di riuscire a dare e interpretare adeguatamente il sentimento di rammarico di tutto il gruppo del Partito Democratico per la decisione assunta dalla nostra collega, una decisione che è maturata – l'hanno ricordato molti – a seguito di una vicenda che è piena di sospetti ovviamente infondati, di ansie da scoop, come è stato ricordato, e anche da un moralismo giustizialista di cui anche molti colleghi che siedono in questo emiciclo non difettano, e io credo che questo sia un pezzo importante del problema.
  Ilaria Capua è una ricercatrice, non solo perché ha passato gran parte della sua vita, come lei stessa ha raccontato, tra le provette e i microscopi, ma perché è il metodo scientifico che la accompagna nella vita e l'ha accompagnata anche nell'esperienza politica, e la ha attraversata proprio con il metodo scientifico, cioè con oggettività, con affidabilità, con spirito di condivisione. Almeno questi sono i tratti che io ho potuto riscontrare in lei, lavorando gomito a gomito nella Commissione istruzione e apprezzando altri tratti di Ilaria Capua: totalmente priva di demagogia, e qui dentro, come dire, per me è un valore altissimo; molto ironica, e ne sono una prova i ritratti che ha fatto anche di persone e di colleghi; e anche, ovviamente, la sua discutibile competenza, che però è una competenza – lo potranno provare e testimoniare i colleghi che con lei hanno lavorato in Commissione – non è mai supponenza, anche questo abbastanza raro in questo emiciclo, e anzi diventano lo spunto, da una parte, per non prendersi troppo sul serio, e io lo apprezzo molto, e, dall'altra parte, per non soffermarsi solo sulla superficie, per non accontentarsi della risposta preconfezionata.
  Questi sono atteggiamenti e dati apprezzabili, così come è apprezzabile e francamente ritengo straordinaria la sua scelta, nel 2006, di condividere la sua scoperta: senza chiedere brevetti e senza riconoscimenti economici – mi meraviglio che non sia stato ricordato – Ilaria Capua depositò la sequenza genetica del virus dell'aviaria in un database open access, aperto a tutti, ed è da lì che derivò e cambiò anche proprio la metodica per studiare e per definire i piani prepandemici.Pag. 73
  Guardate, è una cosa che davvero ha rivoluzionato il modo di fare ricerca. E questo è il biglietto da visita con il quale si è presentata alle politiche, a una nuova esperienza, e quando io la vidi in una lista che non era la nostra, del mio gruppo e del mio partito, me ne rammaricati, perché pensavo che persone come Ilaria Capua avrebbero dovuto stare da questa parte.
  Il suo profilo professionale è molto alto ed è stato molto netto, lo diceva lei stessa, signor Presidente, è venuta qui con la voglia di fare la differenza, di poter dare un contributo, come tutti noi, però non c’è stato il tempo, tecnicamente, perché un anno dopo l'inizio di una difficile legislatura un settimanale autorevole, L'Espresso, riporta con molto risalto la notizia che Ilaria Capua sarebbe iscritta nel registro degli indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso d'ufficio e traffico illecito di virus. E iniziano qui due percorsi paralleli: da una parte una vicenda giudiziaria e dall'altra parte, ovviamente, una vicenda personale.
  Il procedimento giudiziario, poi, si è concluso a luglio – lo ricordavo, è stato ricordato – con un proscioglimento pieno, perché il fatto non sussiste. Ovviamente, la vicenda personale è più complicata da chiudere e non si chiude mai definitivamente, e oggi forse, più che un epilogo, trova una sorta di tornante, come quelli che ci si presentano inaspettati nella vita di ciascuno di noi. Su di lei, come ovviamente accade in questi casi in Italia, si è scatenata una vera bufera mediatica e politica, e il collega Lupi ne ha un po’ tratteggiato i confini: venne descritta, banalmente, come una trafficante di virus e sottoposta ad una gogna pubblica.
  Nell'aprile del 2014, prima addirittura che le venisse contestato formalmente l'avvio dell'indagine, nella nostra Commissione parlammo di questi temi, perché – è stato ricordato – i colleghi deputati del MoVimento 5 Stelle, e resta agli atti del 9 aprile, ne chiesero – e cito gli atti – «formalmente le dimissioni dalla carica di vicepresidente della Commissione. Si ritiene infatti» dissero allora «che tale carica richieda, a chi la ricopre, trasparenza, stato d'animo e statura adeguati». In questa logica, che io banalmente – e qui interpreto il mio pensiero personale – trovo semplicemente aberrante, la statura morale sarebbe conferita o revocata da un improvvisato titolo di giornale su una vicenda che poi sarebbe stata dichiarata ovviamente insussistente, un nulla di fatto, e non da un curriculum professionale e personale. Questo è banalmente inaccettabile (Applausi) !
  Ora, quello che invece è accaduto negli anni, poi, che sono seguiti, nei mesi tormentatissimi di questa vicenda, invece, come dire, sussiste eccome, e ha portato – lo ha descritto lei stessa, Ilaria Capua – alla decisione di lasciare il Parlamento e l'Italia per trovare una nuova serenità e anche una nuova sfida professionale all'università di Florida, dove peraltro dirige un prestigioso istituto e può gestire un budget che, quando lavorava nella ricerca pubblica italiana, forse non aveva in modo così copioso. Ma, al di là delle decisioni ovviamente personali e familiari, che vanno rispettate e sulle quali non intervengo, io penso che i risvolti pubblici di questa specifica vicenda, che comunque poteva capitare a chiunque non di noi ma a chiunque, a qualunque cittadino fuori da qui, ecco, questa sua vicenda almeno tre motivi di riflessioni me li suggerisce.
  La prima riflessione – ed è una questione a cui io personalmente tengo molto, è passata così, attraverso diversi interventi, ma io la vorrei porre in modo diverso, in una dimensione un pochino più sociale e generale – riguarda il senso di fiducia, l'affidamento reciproco che dovrebbe costituire il cemento delle nostre comunità locali e nazionali, la fiducia, ma che la cultura del sospetto sta progressivamente erodendo (Applausi), una cultura del sospetto che abbonda, che si radica sempre di più, e ogni scoop giornalistico diventa, quindi, un indice di colpevolezza e non di rado si trasla in una condanna da parte di chi, poi, fuori, dai tribunali si autoproclama giudice e autorità morale, come nel caso delle dimissioni chieste dal MoVimento 5 Stelle a Ilaria Capua per il mero Pag. 74sentore, l'odore, di una indagine sul suo conto. Non dimenticheremo mai, non dovremmo mai dimenticare, invece, che dobbiamo – dobbiamo ! – rispettare il principio del nostro ordinamento giuridico e costituzionale, cioè la presunzione di innocenza e quindi considerare l'avviso di garanzia per quello che è, cioè non un sinonimo di sentenza di condanna, ma più banalmente e semplicemente come uno strumento a garanzia dell'indagato.
  Una seconda riflessione – mi avvio a concludere – che tocca da vicino i temi di cui io mi occupo ormai da dieci anni – forse troppo – è la constatazione – l'ennesima per la verità – che la ricerca scientifica in Italia interessa a pochi – ahimè – nella politica come nella società, persino quando vengono offesi il buon nome e la serietà professionale di chi la pratica ad altissimo livello internazionale. E signor Presidente, questo è un peccato capitale per un Paese che ha bisogno assoluto di scommettere su innovazione e ricerca, se vuole uscire dalla stagnazione e dalla palude in cui l'ha gettata la crisi economica.
  Infine, un ultimo motivo di riflessione: le dimissioni di una figura come quella di Ilaria Capua sono una perdita per il Parlamento (Applausi), perché Ilaria ha rappresentato un valore aggiunto...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ghizzoni.

  MANUELA GHIZZONI. Sì: mai assimilato ai modi e alle logiche consolidate tipiche di questo consesso politico, senza attardarvisi – velocemente – come tanti altri che volevano aprire il Parlamento come un apriscatole.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Ghizzoni, per favore.

  MANUELA GHIZZONI. Sì, ho concluso: dopo due anni di sofferenza, Ilaria Capua ha fatto una scelta di vita, lavora già all'estero.
  Io, però, concludo, Presidente...

  PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole Ghizzoni.

  MANUELA GHIZZONI. ...ritenendo che il suo talento e la sua potenzialità, che lei non ha mai esitato a mettere al servizio della comunità, siano state davvero maltrattate.
  Lasciamola libera, ora, di seguire il suo progetto di vita, ma almeno chiediamole scusa (Applausi – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Colleghi, ci sono degli interventi adesso a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Io la ringrazio per avermi dato la parola, sarò brevissimo, in quanto non volevo parlare, ma sono stato chiamato in causa e capisco quello che la collega ha passato, passa e quello che ha attraversato.
  Lo dico perché io sono stato purtroppo protagonista di una vicenda giudiziaria. Sarò brevissimo, lo dico in poche parole

  PRESIDENTE. Le sono rimasti trenta secondi, onorevole Attaguile.

  ANGELO ATTAGUILE. Sì, trenta secondi: ho fatto il mio libro e l'ho diviso gratuitamente: io sono stato assolto con la revisione del processo, quindi in quarto grado, con la condanna del giudice, da parte del CSM, che aveva nascosto le prove della mia innocenza e oggi il giudice continua a giudicare e io aspetto ancora il risarcimento dei danni (Applausi dei gruppi Lega Nord Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini e Forza Italia – Il Popolo delle Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Michela Marzano. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie, signor Presidente. Poche parole Ilaria, è un intervento a titolo personale, che non pensavo nemmeno di fare, dopodiché considero un obbligo, una necessità legata all'affetto Pag. 75che mi lega a te e alla stima, testimoniare effettivamente la mia tristezza per il fatto che tu sia costretta o tu abbia deciso di andartene.
  Volevo però dirti – mi permetta, Presidente, di rivolgermi direttamente a Ilaria...

  PRESIDENTE. Se lei me lo dice, poi, proprio non glielo posso permettere, quindi facciamo in modo che lo sta dicendo a me.

  MICHELA MARZANO. Va bene. Volevo però dirti, Ilaria, che tu lasci comunque una traccia importante in questo Parlamento.
  Il tuo discorso di oggi è un atto politico.
  Hai ricordato i valori chiave della politica, hai ricordato l'importanza del rispetto, hai ricordato l'importanza della coerenza, hai ricordato l'importanza della credibilità: è stato un atto politico. Continuerai a fare politica laddove tu sarai, in Florida. La politica la si fa in ovunque...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Marzano.

  MICHELA MARZANO. ...non c’è bisogno di essere in Parlamento per far politica.
  La facevi prima, l'hai fatto con i tuoi gesti di ricerca, lo hai fatto non riscrivendo un brevetto per la tua propria scoperta, ma lasciandolo aperto.

  PRESIDENTE. Onorevole Marzano, deve concludere per favore.

  MICHELA MARZANO. Continuerai a farlo anche in Florida. In bocca al lupo per tutto, tutto il mio affetto (Applausi)...

  PRESIDENTE. Grazie, grazie. Ha chiesto di parlare l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente, come ella sa, noi oggi siamo chiamati non per prendere atto delle dimissioni di un collega, ma per votare le dimissioni del collega.
  Un'antica tradizione parlamentare, anche di questo ramo del Parlamento, vuole che le prime dimissioni siano respinte.
  Allora, per rispetto di questa tradizione – che sia segnale anche ai nuovi barbari, che le tradizioni vanno rispettate – io chiedo a tutti quanti di votare contro le dimissioni.
  Poi le ripresenterà e, allora, poi potremo prenderne atto e decidere conformemente (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, le parole e le attestazioni che tutti noi abbiamo rivolto all'onorevole Capua per quello che è, nel mondo scientifico e in quello che è stato il nostro Parlamento, impongono, recuperando un'etica di questo Parlamento, che si voti contro le dimissioni dell'onorevole Capua, che lei richiede, nella onestà culturale che le appartiene, come ogni persona perbene che ha altri incarichi di responsabilità si accinge a fare.
  Ma è un dovere nostro, come parlamentari e come Parlamento, di conservare le competenze in questo Parlamento, di conservare le persone capaci, le persone che danno lustro, le persone che sanno di cosa parlano.
  E quindi io chiedo davvero, con grande accaloramento, che si respingono queste dimissioni, perché le persone di valore devono stare in questo Parlamento e devono essere parte integrante del processo legislativo.
  Quindi, vi invito a riconsiderare l'ipotesi di votare contro le dimissioni dell'onorevole Capua (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Presidente, purtroppo quando non si ha rispetto di se stessi non lo si può avere per gli altri.Pag. 76
  I colleghi pentastellati si sono grillizzati, seguendo una linea comunicativa, mediatica e politica dispotica, hanno tradito se stessi e il progetto di cambiamento del Paese e per i cittadini.
  La barbarizzazione del linguaggio e del confronto politico è la conseguenza del tradimento dello spirito democratico che animava il progetto del MoVimento 5 Stelle, lasciando il posto alla guerra perpetua fra bande.
  Le asettiche dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle sulle dimissioni dell'onorevole Capua sono emblematiche, perché certificano come i portavoce del MoVimento 5 Stelle non hanno intenzione di riparare, anche simbolicamente, al danno compiuto e non hanno intenzione – almeno ad oggi, ma ci auguriamo che qualcosa cambi – di restare umani, come diceva un altro grande italiano nel mondo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ovviamente, onorevole Capua, a chi presiede non è consentito di fare considerazioni, però penso di interpretare il sentimento di tutti nel ringraziarla per il contributo che ha portato ai lavori parlamentari e un'unica considerazione personale: penso che la dignità e l'equilibrio con il quale lei si è congedata con le sue parole oggi siano sicuramente un elemento molto importante per quest'Aula, grazie.
  Passiamo ai voti.
  Indico la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni della deputata Ilaria Capua.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 17,20).

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare della deputata Ilaria Capua, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato – ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati – che il candidato che, nell'ordine progressivo della lista n. 4 – Scelta Civica con Monti per l'Italia nella VII circoscrizione Veneto 1, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Domenico Menorello.
  Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la VII circoscrizione Veneto 1, Domenico Menorello.
  S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Si riprende la discussione delle mozioni nn. 1-01347, 1-01355 e 1-01364 (ore 17,23).

  PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle mozioni e della risoluzione concernenti iniziative in materia di revisione della spesa pubblica.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione sulle linee generali, al termine della quale è intervenuto il rappresentante del Governo che ha espresso: parere favorevole sulla mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369; parere contrario sulla mozione Marcon ed altri n. 1-01355 e sulla risoluzione Pili, Murgia e Prodani n. 6-00259; con riferimento alla mozione Rampelli ed altri n. 1-01371, parere contrario sulla premessa e parere favorevole sul dispositivo; infine, con riferimento alle mozioni Cariello ed altri n. 1- 01347, Guidesi ed altri n. 1-01364, Alberto Giorgetti ed altri n. 1-01370, parere contrario sulle relative premesse e, subordinatamente all'accoglimento di alcune proposte di riformulazione, parere favorevole sui relativi dispositivi.

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(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la componente Alleanza Liberalpopolare voterà a favore della mozione presentata...

  PRESIDENTE. Attenda, onorevole Mottola, attenda. Colleghi, per favore, potrei pregare, chi non è interessato, di uscire dall'Aula e di consentire a chi deve parlare di farlo ? Vi pregherei... Grazie, colleghi, grazie ! Prego, onorevole Mottola.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. ...voterà a favore della mozione presentata a prima firma del collega Marchi.
  Siamo, infatti, convinti che gli sforzi di consolidamento delle finanze pubbliche, che il Paese ha sostenuto sino ad oggi, non solo sia superiore a quello realizzato da chiunque altro nell'eurozona, ma in un contesto internazionale, nel quale pesa l'insicurezza dopo la clamorosa Brexit e l'emergenza immigrazione, in cui la politica europea dei ricollocamenti si è dimostrata un flop, lasciando l'Italia completamente sola nel gestire le accoglienze, ebbene, non si può che apprezzare l'impegno sin qui dimostrato del Governo, tra mille difficoltà di natura congiunturale.
  In questo quadro, gli interventi strutturali approvati in questa legislatura, dalla riforma Madia, relativa alla dirigenza pubblica, ai risparmi sull'abolizione delle province, previsti all'interno della riforma costituzionale, stimati in oltre 500 milioni di euro, che si verrebbero a determinare con la vittoria del «sì» al referendum – come tutti noi di Alleanza Liberalpopolare auspichiamo –, s'inseriscono nella giusta direzione, che è quella di un contenimento della spesa pubblica, accompagnata da interventi di crescita e sviluppo.
  Siamo tutti d'accordo: l'Italia cresce, ma troppo poco. Ma con un debito pubblico così alto come il nostro e la rimozione degli ostacoli strutturali sedimentatisi nel passato, la frenata dell'economia globale ed i meccanismi di un quadro regolatorio europeo così rigidi e complessi, tutti impostati su politiche di austerità, come constatiamo quotidianamente, non vi è dubbio che il recupero del PIL, così faticosamente raggiunto dopo anni di segno negativo, è un dato di fatto da tenere presente.
  La nota di aggiornamento al DEF, approvata ieri sera, lascia ben sperare sul proseguimento delle misure espansive per aumentare ancora di più il PIL e farlo crescere dallo 0,6 all'1 per cento.

  PRESIDENTE. Onorevole Mottola, mi scusi se la interrompo per la seconda volta. Colleghi, dobbiamo intenderci: o vi mettete in silenzio o interrompo la seduta ! Onorevole Piccoli Nardelli, se volete comincio a chiamarvi uno per uno. Onorevole Tartaglione. Stiamo cercando di ascoltare un collega che sta parlando. Se avete da discutere, potete uscire in Transatlantico, abbiamo parecchie dichiarazioni di voto. Grazie anche a lei, sottosegretario. Prego, onorevole Mottola.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie. Le misure che in manovra bloccheranno gli aumenti dell'IVA, previsti dalle clausole di salvaguardia, e quelle che punteranno a rilanciare gli investimenti privati e pubblici, facendo risalire il PIL dello 0,4 per cento in più rispetto alla dinamica che si prefigurerebbe a legislazione invariata, delineano un quadro condivisibile in un'ottica di prospettiva di crescita della domanda interna.
  E, in questo contesto, il contenimento della spesa pubblica sino ad oggi registrato attraverso il risanamento delle finanze, che rimane vitale per un Paese come il nostro, dopo anni ed anni in cui la nostra crescita era troppo dipendente dalla spesa pubblica, ha consentito di riallocare le risorse provenienti da sprechi, a politiche strutturali.Pag. 78
  Ricordo come il taglio lordo di spese inefficienti per 25 miliardi di euro, ha consentito di ridurre le tasse, a cominciare dal costo del lavoro, attraverso gli interventi sull'Irpef, dal 2014, e sull'Irap, dal 2015, nonché dal recupero dell'evasione e la riduzione degli interessi sul debito.
  Così come occorre altresì sottolineare che, nell'ambito delle misure introdotte per la pubblica amministrazione, la riduzione delle auto blu, per circa 30 mila autovetture, ha consentito un risparmio di oltre 500 milioni di euro.
  Certamente nel quadro macroeconomico di revisione, alla luce del varo della nota di aggiornamento del DEF, come dicevo approvata ieri sera, e dell'imminente definizione dei contorni della nuova legge di bilancio per il 2017, sarà necessario proseguire, anzi incrementare, le misure di politica economica e di bilancio attraverso i tagli alla spesa inutile e superflua, accompagnate da riforme per la crescita in grado di stimolare i consumi e la domanda interna, capaci di creare nuove imprese e nuova occupazione.
  Pertanto, signor Presidente, avviandomi alla conclusione del mio intervento, il gruppo di Alleanza Liberalpopolare, sostiene la mozione presentata della maggioranza, convinto che accanto alle misure di spending review, che il Governo intende prevedere all'interno della prossima legge di bilancio 2017-2019, saranno altresì indispensabili interventi tutti orientati sulla crescita e lo sviluppo.
  In particolare, nell'ambito della spending review relativo al capitolo degli acquisti della pubblica amministrazione, che confluirà nella prossima manovra, che con il modello Consip punta a garantire risparmi per oltre 1 miliardo di euro, sarà necessario non trascurare un altro capitolo, quello sul riordino delle partecipate, i cui interventi di razionalizzazione devono essere visti come occasione di sviluppo di processi di crescita industriale del settore dei servizi pubblici locali, anche al fine di reperire risorse aggiuntive per sostenere la domanda aggregata e la competitività del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Grazie, Presidente. La mozione che abbiamo depositato come gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale muove da un presupposto che consideriamo irrinunciabile nell'elaborazione e nell'applicazione delle politiche di spending review, che è, di fatto, che gli interventi da mettere in atto devono, obbligatoriamente e sempre, salvaguardare i servizi ai cittadini, evitando che siano messi in atto tagli inutili se non dannosi e intervenendo piuttosto su sprechi e inefficienze, nel senso di una migliore allocazione delle risorse disponibili.
  Quello, invece, cui abbiamo assistito nello scorso decennio e cui continuiamo ad assistere anche oggi, è, a nostro avviso, assai lontano dal concetto di revisione della spesa, tradizionalmente finalizzata alla progressiva riqualificazione della spesa, concetto dal quale avevano preso le mosse anche i primi rapporti dedicati a questo argomento, realizzati a livello di pubblica amministrazione e di Governo.
  In questo senso, infatti, era stato stilato il rapporto Giarda, primo testo organico in materia di revisione della spesa, presentato dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e discusso nel Consiglio dei ministri del 30 aprile 2012 e che ha presentato un'analisi del livello e della struttura della spesa pubblica italiana, evidenziando alcune criticità. Il rapporto aveva messo in luce anomali livelli e struttura della spesa pubblica italiana, la costosità della produzione dei servizi pubblici, il carattere improprio dei rapporti finanziari e centro-periferia, e affermava che la dimensione della spesa e della sua struttura costituissero ostacolo ad uno scenario di ripresa ciclica dell'economia, possibile solo a fronte di una riduzione del prelievo fiscale, a sua volta derivante dalla lotta alle situazioni di inefficienza della Pag. 79produzione dei servizi pubblici e da una migliore allocazione delle risorse.
  L'istituzionalizzazione, attuata dal Governo Letta con il decreto-legge n. 52 del 2012, della figura del commissario straordinario per la spesa pubblica, figura destinata ad affiancare secondo la disciplina contenuta nel successivo decreto-legge n. 69 del 2013 l'apposito comitato interministeriale, non ha purtroppo dato gli esiti sperati, a causa della perdurante discrasia tra la visione tecnica e le volontà politiche. Qui di fatto si infrange l'alto ideale della spending review: qui sui provvedimenti spot, sui piccoli bonus da elargire a ciascuna categoria sociale, pur di mantenere fedele l'elettorato. L'ex commissario della spending review Carlo Cottarelli, prima di dimettersi a causa di un duro scontro con il nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi, già due anni fa aveva denunciato la pratica di autorizzare nuove spese, indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa, o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari delle spese ministeriali; affermando che il totale delle risorse spese, prima di essere stato risparmiato per effetto di queste decisioni, ammontava per il 2015 ad oltre 1 miliardo e mezzo di euro, e che questo avrebbe reso impossibile tagliare le tasse. Lo stesso commissario denunciò anche che tutto il suo lavoro, raccolto in 25 relazioni su altrettanti segmenti della spesa pubblica e le possibilità di intervento su ciascuno di essi, fosse rinchiuso in un cassetto, senza essere mai stato preso seriamente in considerazione dal Governo Renzi.
  Da quando il professor Cottarelli ha lasciato il suo incarico, il Governo è stato molto abile a spostare l'attenzione politica e dell'opinione pubblica dal tema della revisione della spesa; tanto che anche il consigliere economico del Governo per la revisione della spesa succedutogli ha deciso di dimettersi, e ha ora appena pubblicato un libro, nel quale afferma che il suo lavoro, così come quello di tutti gli altri esperti che negli anni si sono passati la staffetta a Palazzo Chigi, è stato un fallimento per scelta della politica, che a suo dire «con una mano ha tagliato mentre con l'altra ha rimpinguato altri capitoli di spesa».
  L'inappropriatezza e l'inefficacia degli interventi di revisione della spesa pubblica sono dimostrate con grande evidenza dalla legge di stabilità: i risparmi previsti per lo Stato sono in larga parte basati su interventi selettivi di riduzione della spesa dei Ministeri; sull'azzeramento del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, proprio quello alimentato dai risparmi derivanti dai processi di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica da parte delle amministrazioni centrali; sulla revisione dei trasferimenti e dei contributi destinati ad imprese pubbliche e private, tra le quali la riduzione dei contributi in favore di Ferrovie dello Stato (e per vederne i risultati basta prendere un treno, soprattutto su un tragitto medio-lungo); sulla riduzione dei contributi al Fondo rotativo per il sostegno alle imprese; sulla riprogrammazione delle risorse per l'edilizia sanitaria; nonché sulle cifre abnormi che hanno dovuto versare allo Stato centrale regioni e comuni, i quali di conseguenza sono stati costretti a tagliare i servizi ai cittadini.
  Ma questo evidentemente non era sufficiente: e così sono stati ridotti i finanziamenti al Servizio sanitario nazionale, sono stati prorogati il blocco delle assunzioni e quello degli stipendi nella pubblica amministrazione; si è dato corso allo smembramento ed alla privatizzazione di strutture essenziali come il Corpo forestale o la Croce rossa italiana. È evidente che gli esiti di una spending review così condotta sono assai lontani dalle ambizioni originarie !
  Recentemente la Corte dei conti, nella sua relazione sul rendiconto generale dello Stato, ha rilevato che il recupero della crescita del PIL...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIOVANNA PETRENGA. ...appare ancora troppo modesto, e soprattutto in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei.

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  PRESIDENTE. Concluda, onorevole, per favore.

  GIOVANNA PETRENGA. La revisione della spesa è una cosa seria: lo è perché è fondamentale da combattere, e lo è perché se...

  PRESIDENTE. No, onorevole, deve concludere: abbiamo proprio terminato il tempo, siamo fuori...

  GIOVANNA PETRENGA. Ho finito. Auspichiamo che la discussione di queste mozioni oggi possa essere di stimolo all'Esecutivo per riprendere l'attività di spending review, correggendo gli errori fatti sin qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, a nome del gruppo parlamentare Democrazia Solidale-Centro Democratico esprimo un voto favorevole a sostegno della mozione che è a prima firma dall'onorevole Marchi; con considerazioni brevissime.
  Una spesa pubblica efficiente dovrebbe essere un imperativo per tutti: il controllo della spesa dovrebbe essere una pratica abituale, non qualche cosa che si ricerca e che ha bisogno di essere coperto da un termine inglese. Logica vuole che una spesa in decrescita, come quella a cui siamo stati costretti nel corso di questi anni, richieda strumenti strutturali selettivi che operano sulla qualità: è questa una strategia di politica economica di medio termine, e credo che dovremmo implementarla con grande forza. La revisione della spesa può e deve superare sia la logica dei tagli lineari che il criterio della spesa storica: in questi anni, spinti dall'urgenza, si è cominciato ad operare, ma si può e si deve fare di più; la mozione della maggioranza si impegna in questo senso.
  Dovrebbe diventare un patrimonio di tutti, non l'occasione del rinfaccio di responsabilità, con la maggioranza che taglia e l'opposizione che allarga, o con il Governo che taglia ed il Parlamento che allarga. Dovrebbe essere condiviso, questo modo di operare; ma evidentemente è una questione di cultura istituzionale. La buona spesa deve essere la cifra del buongoverno: siamo ancora un po’ lontani, ma è un percorso di necessità che si deve continuare con forza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.
  Sta bene: s'intende che l'onorevole Monchiero vi abbia rinunziato.
  Ha, allora, chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, non è la prima volta che ci troviamo di fronte a questo argomento: si sono succeduti plurimi commissari alla spending review, i quali hanno fatto delle ottime analisi, hanno esposto slide e documenti vari, ma non siamo mai praticamente arrivati al dunque; soprattutto in Parlamento non c’è mai stata una discussione sulla quale ci siamo confrontati. Tant’è che oggi tutte le mozioni chiedono, impegnano sostanzialmente ad una discussione effettiva all'interno del Parlamento sulla revisione della spesa pubblica.
  La revisione della spesa pubblica è stata fatta ? Sì, in parte sì, ma solo ed esclusivamente per gli enti locali. Tagli assolutamente lineari, non tenendo conto dei princìpi di virtuosità ed efficienza e delle negatività degli enti locali. Stessa cosa è valsa per le regioni, soprattutto per quanto riguarda la spesa sanitaria, il servizio sanitario. All'interno delle mozioni si denuncia anche questo: si chiede di tutelare l'efficienza dei servizi; ciò vuol dire che le scelte che sono state fatte fin qui sono state scelte che hanno causato dei disservizi.
  Perché sono state scelte che hanno causato dei disservizi ? Essenzialmente perché le scelte sono state fatte in base ad un principio di accentramento, con l'obiettivo Pag. 81della revisione della spesa; e questo principio di accentramento, quando si è verificato, ha causato non una revisione della spesa, spesso, ma ha sempre causato un disservizio. Non si è mai tenuto conto dei princìpi che invece effettivamente avrebbero consentito un efficientamento della spese ed una salvaguardia dei servizi: i costi standard per esempio, i tanto conclamati costi standard; ma soprattutto non si è mai tenuto conto delle singole virtuosità, cioè delle capacità di buona gestione che hanno avuto per esempio alcune regioni. Ci sono dei dati che per esempio dicono che se lo Stato applicasse i princìpi gestionali di regione Lombardia arriverebbe ad un risparmio della spesa pubblica di quasi 70 miliardi di euro.
  Ci sono degli studi che dicono questo. Allora, noi contrastiamo l'ipotesi che l'accentramento e la gestione della spesa diano come risultato l'efficientamento della spesa stessa. Spesso, è accaduto esattamente il contrario; ci sono esempi, sulle centrali uniche degli acquisti da parte dei comuni, dove alcuni comuni rispetto alla centrale unica sono riusciti a risparmiare, perché hanno effettuato buone gestioni, ma soprattutto, spesso, hanno utilizzato anche la fantasia nell'investimento del servizio. Allora, tutto quello che è centralistico, dal nostro punto di vista, è un errore; e i dati lo dimostrano. Ed è proprio per questo che noi riteniamo estremamente sbagliate le scelte che vengono effettuate anche nella proposta referendaria di riforma costituzionale.
  Poi, c’è un altro dato del quale dobbiamo assolutamente tenere conto ed è il secondo motivo per il quale non si è mai dato un taglio alla spesa. I dati lo dimostrano, lo dico al Governo: non è che potete venire qua a contarci un'altra storia. I dati dimostrano che la spesa pubblica è effettivamente aumentata e uno dei motivi per i quali non si riesce a dare un taglio netto alla spesa pubblica e non si riescono a concretizzare gli studi dei lavori fatti dai vari commissari alla spending review, tra l'altro pagati, giustamente, è che spesso e volentieri un funzionario pubblico lo si giustifica con una carta che arriva su quella scrivania, spesso e volentieri ci si trova di fronte ad un contrasto effettivo da parte di alcuni funzionari pubblici e su questo la politica non ha dimostrato forza, tutta la politica non ha dimostrato forza. L'impegno che noi chiediamo è quello di revisionare il tentativo di efficientamento della spesa pubblica, facendo esattamente il processo contrario di quello che è stato fatto fin qui, cioè prendendo coloro i quali sono stati bravi a livello locale e a livello regionale a gestire i soldi pubblici e prenderli come esempio, indirizzando quegli esempi anche sul resto degli enti e sul resto delle regioni. Questo io credo sia un tentativo che va fatto ed è l'unico tentativo possibile per poter raggiungere gli obiettivi che a suo tempo ci si era prefissati. Se si continua con lo stesso metodo, dal nostro punto di vista, quel risparmio tanto conclamato e quel taglio degli sprechi, che in alcuni territori sono la quotidianità, non ci saranno mai (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Io devo ringraziare il viceministro Zanetti, perché prima di dare i pareri ha giustamente fatto una premessa, seppur breve, ma che ha dato un quadro dei dati della situazione. Infatti, sia in questa sede – poco fa dal collega che mi ha preceduto, l'onorevole Guidesi – ma anche nel dibattito pubblico generale, io continuo da anni a sentire che la spesa pubblica è fuori controllo, che la spesa pubblica aumenta; la cosa è totalmente falsa, smentita dai dati che poco fa ha dato il viceministro Zanetti. Poi, tra l'altro, spesso, alcuni autorevoli commentatori che dicono che la spesa pubblica è fuori controllo ci accusano, invece, di affamare il Paese; magari la mattina dicono una cosa e la sera ci accusano del contrario. Cosa vuol dire, che abbiamo fatto la spending review ? No, non abbiamo fatto la spending review. Dal 2009 Pag. 82ad oggi – perché i Governi virtuosi sono dal 2009 ad oggi – si è fatto contenimento della spesa in maniera del tutto lineare e, quindi, spesso, sbagliando, spesso non facendo un lavoro qualificato sulla spesa; su questo non c’è dubbio.
  Ma vede, se si deve fare il taglio oggi per domani, se il mio taglio deve andare sul bilancio dell'anno prossimo – e in questa condizione si sono trovati i successivi Governi dal 2009 ad oggi – non è possibile fare revisione della spesa, bisogna purtroppo andare a tagliare. La revisione della spesa è un'operazione che viene fatta programmandola in un arco temporale che non può essere inferiore ai 5, 10 anni, e la revisione della spesa, Presidente, è quella che fanno tutte le aziende, italiane e non, tutti i giorni, andando nei loro centri di costo, dai loro responsabili, cercando di cambiare anche i processi produttivi, cercando di ottimizzare quelli che sono i metodi di produzione. Ciò lo Stato dovrebbe impararlo dalle aziende e, spesso, per risparmiare, bisogna spendere, bisogna fare investimenti. Quindi, è questo il problema.
  Per quanto riguarda il dato del 2015 sulla spesa per gli stipendi per il personale, sottolineo che il Viceministro Zanetti ha parlato di 110 mila dipendenti in meno nella pubblica amministrazione, secondo me il dato è sottostimato, perché, secondo me, 110 mila sono i dipendenti in meno delle amministrazioni centrali; se andiamo a fare un ragionamento più ampio sulla pubblica amministrazione, arriviamo a più di 200 mila. Oggi, noi spendiamo per le spese del personale della pubblica amministrazione meno, 163 miliardi, rispetto a 170 nel 2015, di quello che spendevamo nel 2008. Noi spendiamo per l'acquisto di beni e servizi una cifra infinitesimamente superiore a quella che spendevamo nel 2008, nonostante i rinnovi di contratto, nonostante l'inflazione che pure, a cavallo tra il 2009 e il 2013, il 2014, aveva valori superiori allo zero, non erano i valori attuali. Una riduzione della spesa è stata fatta in tutti i capitoli della pubblica amministrazione in questi anni, tranne, e lo ha detto bene il Viceministro, sulla spesa pensionistica, che aumenta con un trend che non è controllabile e che è dovuto anche allo sviluppo demografico di questo Paese, nonostante siano intervenute diverse norme che questo trend, seppure in aumento, lo sono andate a regolare, per fortuna, e oggi possiamo considerare che, nonostante una grossa impennata della spesa pensionistica, anche questa voce di spesa è in equilibrio.
  Quindi, si è trattato di un lavoro, fatto dai Governi che si sono succeduti, che ci ha consentito di uscire dalla procedura di infrazione dell'Unione europea, della Commissione, che ci vedeva tra i Paesi che sforavano il 3 per cento, ci ha consentito di rientrare al 3 per cento, ci ha consentito di avere delle dinamiche sull'avanzo primario che, a parte la Germania, nessun altro Paese in Europa ha in questi anni; è un lavoro che non possiamo buttare alle ortiche tutte le volte, dicendo che, invece, dobbiamo ridurre la spesa. La dobbiamo ridurre ancora, la dobbiamo qualificare, ma uno sforzo enorme è stato fatto e questo sforzo ha consentito al Governo attuale, negli anni passati, in particolare nel 2016, di ottenere la famosa e famigerata flessibilità. È proprio grazie a quello che noi siamo riusciti a contrattare in Europa; dando un esempio di serietà e di rigore sui conti, abbiamo, poi, potuto far valere le nostre ragioni rispetto alla spesa per la crescita, che pure ci doveva essere.
  Però, abbiamo detto e ho detto, caro Viceministro, che la spending review è un'altra cosa. Spending review è qualificazione della spesa e analisi della spesa, e ha bisogno di tempi e di un arco temporale che non può essere quello del bilancio successivo. Se noi lavoriamo sul deficit 2017, non possiamo parlare di spending review se introduciamo delle norme, oggi. Io ho fiducia in quello che, invece, è stato fatto, pur qualcosa in questi anni; secondo me, bisogna far di più, e non tanto in termini di studi, perché io non credo che il commissario alla spending review sia l'elemento decisivo della questione e della partita, ma serve una logica diversa all'interno di tutta la pubblica amministrazione, una logica strutturale che deve Pag. 83investire la pubblica amministrazione dai suoi livelli apicali fino alla base. Comunque, alcune cose le abbiamo fatte, le centrali uniche di acquisto sono, secondo me, una disposizione che, nei prossimi anni, vedrà arrivare i suoi frutti. E non sono, anche qui, d'accordo col collega Guidesi, che dice che ci sono alcuni comuni che fanno meglio. Certo che ce ne sono, ma il problema del controllo della spesa non si risolve se tu moltiplichi le centrali di acquisto e di spesa, senza poter avere un controllo.
  Allora, l'accentramento delle centrali di acquisto e l'uniformità in alcune buone regole per l'acquisto della pubblica amministrazione non possono che non portare, a regime, a un contenimento e una regolazione della spesa, così come le norme che abbiamo introdotte, e son poche, ancora bisogna introdurle, sulle partecipate (la riduzione dei compensi agli amministratori, la possibilità di restare in vita solo se non hanno perdite successive, e comunque sotto un determinato tetto). Per me e per chi come me ha ancora un briciolo di cultura liberale, che purtroppo è ormai al lumicino in questo Paese, qualificazione e diminuzione della spesa significa allentamento della presenza dello Stato nell'economia in quei settori dove lo Stato non è necessario; questo è il punto. Quindi il problema delle partecipate è proprio quello. Io credo che nei prossimi anni vedremo i frutti anche di questo lavoro sulle partecipate. Così come su alcuni servizi importanti come la sanità, così come i servizi comunali, noi non possiamo ulteriormente ritardare l'entrata vera in vigore dei fabbisogni e dei costi standard, che sono la vera Bibbia, il vero obiettivo, che ci deve guidare per una riqualificazione vera della spesa. Io poi penso che un altro lavoro forte che bisogna fare è quello di andare a gare su settori strategici importanti, prevedendo la partecipazione anche del pubblico, per carità, ma aprendo al privato e aprendo alle energie. Uno di questi settori che mi sta più a cuore è quello del trasporto pubblico locale, che vede tutti gli anni una spesa da parte dello Stato di decine di miliardi e spesso vede interventi dello Stato a sanare situazioni incancrenite di società di gestione pubbliche che sono oppresse da debiti sopravvenuti che poi si riversano necessariamente all'interno dello Stato.
  Quindi, io credo che noi dobbiamo andare avanti con questo percorso. Non ci possiamo attendere risultati immediati. Io penso che le riforme strutturali importanti sono le azioni più significative che facciamo verso una vera e propria spending review.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Signor Viceministro, colleghi e colleghe, queste mozioni sulla spending review sono l'occasione per fare il punto su un percorso ormai iniziato alcuni anni fa, e ovviamente non parliamo solo di metodo, ma parliamo anche di contenuti. Non parliamo solamente dei mezzi che vengono utilizzati e della necessità di coinvolgere il Parlamento, ma anche di contenuti della spending review.
  Il collega Melilla, per Sinistra Italiana, ha già esposto con grande accuratezza i contenuti della nostra mozione, in particolare i due punti che riguardano gli impegni che chiediamo al Governo, ovvero una sessione straordinaria del Parlamento che deve essere dedicata alla spending review, occasione per un dibattito approfondito e per una discussione tra noi sugli obiettivi e sui risultati raggiunti, e secondo impegno, il coinvolgimento, attraverso una ridefinizione dei criteri che sottostanno al processo di elaborazione delle proposte, del Parlamento, della Corte dei conti, delle regioni, delle autonomie locali, e io aggiungerei anche delle parti sociali, perché questo diventa un punto fondamentale che riguarda l'impatto delle misure previste dalla spending review anche sui corpi intermedi, sulle parti sociali, che rappresentano interessi fondamentali del nostro Paese.
  Sarebbe un'iniziativa opportuna per rimettere al centro il Parlamento, per coinvolgere Pag. 84Camera e Senato, su un processo così delicato e così importante, e che cerca di intervenire su un primo errore che è alla base della concezione, della filosofia, dell'impostazione della spending review, ovvero della filosofia che ha a che vedere con una declinazione puramente tecnica della spending review. La spending review è una questione di grande importanza politica, riguarda delle scelte fondamentali che il Governo fa rispetto alle scelte di spesa pubblica, e non può essere derubricata semplicemente a questione tecnica.
  Riguarda temi che sono eminentemente politici, non si tratta semplicemente della lotta agli sprechi o di una razionalizzazione della spesa, ma delle scelte rispetto alla qualità e la quantità dei tagli, e anche alla riconversione, alla revisione della spesa.
  Poi c’è un secondo errore che è nell'impostazione della spending review: la speranza e l'illusione di avere risposte salvifiche, e anche molto rapide, è una speranza fallace, un'illusione. Si esce dalla crisi con una politica di investimenti e di spesa pubblica legata alla crescita, legata alle questioni fondamentali che sono al fondamento della crisi. La spending review è un lavoro di cesello, ci vuole tempo, ci vogliono anni. Chi ha cominciato prima di noi ha impiegato anni per arrivare a dei risultati importanti e significativi rispetto alla riqualificazione della spesa.
  Il terzo errore è la riduzione della spending review a una sorta di complesso di misure che sono prevalentemente identificate con i tagli e non con la revisione della spesa che significa la qualificazione, il suo orientamento verso altri obiettivi; semplicemente tagli. Le previsioni del Governo parlano sempre e solamente di tagli, e non di riqualificazione della spesa, tanto è vero che si prevede di avere 25 miliardi di tagli dal 2016 al 2018 (tra l'altro, secondo noi, si tratta di previsioni estremamente irrealistiche). Questo è il terzo errore, un errore che sostanzialmente identifica la spending review con i tagli, mentre dovrebbe essere un processo di revisione e di qualificazione della spesa.
  Va detto anche questo, che la spending review va contestualizzata nel periodo storico che stiamo vivendo e nelle scelte politiche che si fanno in Italia e in Europa, e va collocata dentro il quadro di una filosofia generale dei tagli che è al fondamento e alla base delle politiche di austerità. Voglio ricordare che l'Italia ha già un basso livello di spesa pubblica, non è vero che l'Italia ha un livello di spesa pubblica più alto di altri Paesi europei. Se togliamo la previdenza, noi abbiamo un livello di spesa pubblica, di spesa sociale, per la sanità, l'istruzione, i servizi sociali, la casa, i giovani, inferiore alla media europea. Abbiamo un livello di spesa inferiore per tanti comparti della spesa pubblica e penso, ad esempio, agli investimenti pubblici; abbiamo un livello inferiore rispetto a Paesi come la Germania, la Francia e la Gran Bretagna.
  Noi riteniamo che la spesa pubblica non si possa comprimere più di tanto e i tagli previsti in questi anni hanno provocato delle serie conseguenze a livello di enti locali nella spesa per gli investimenti. C’è stato un crollo della spesa per gli investimenti pubblici. E c’è un problema: i tagli non funzionano e non funziona la riduzione della spesa pubblica, tant’è vero che nei Paesi dell'Eurozona, dall'inizio della crisi a oggi, il debito pubblico è aumentato di circa, mediamente, il 30 per cento. La crescita sappiamo come sta, sappiamo che l'Italia rispetto ai livelli precrisi ha una riduzione del PIL di oltre 11 punti.
  Quindi, questa è una questione fondamentale che riguarda una scelta di politica economica che noi abbiamo contestato sin dall'inizio, la scelta dei tagli, la scelta dell'austerità, la scelta di vedere la spesa pubblica come una sorta di diavolo. La spesa pubblica va qualificata, va razionalizzata, bisogna combattere gli sprechi, ma la spesa pubblica è fondamentale, attraverso gli investimenti, per rilanciare l'economia, per creare lavoro, per dare un segno forte alla lotta alla povertà, per ricostruire quegli aspetti fondamentali del capitale umano, del capitale sociale del nostro Paese; penso alla scuola, penso ai Pag. 85servizi, al welfare, penso agli interventi fondamentali che riguardano il futuro di un Paese.
  Anche noi ovviamente siamo contro gli sprechi, siamo per razionalizzare la spesa pubblica, ma di quali tagli parliamo, però ? Allora noi diciamo che bisogna sicuramente tagliare le spese militari, ma non bisogna tagliare la sanità. Noi diciamo che bisogna tagliare le grandi opere, ma non bisogna tagliare ulteriormente i trasferimenti agli enti locali. Noi diciamo che bisogna tagliare i sussidi alle fonti fossili, ma non dobbiamo tagliare ancora di più i finanziamenti per gli investimenti, per gli interventi per le piccole opere. Noi diciamo che, forse, non so dire, una spesa esagerata per alcuni sgravi fiscali che producono sussidi perversi, ad esempio alle imprese, non ha più giustificazione, ma invece dobbiamo, attraverso una politica ragionata, finanziare una politica industriale, per l'appunto capace di creare nuove occasioni per le imprese e posti di lavoro.
  La spending review – e vado a concludere – non va utilizzata come un bancomat per finanziare i provvedimenti della legge di bilancio, ma va utilizzata per quello che all'origine si prevedeva, ovvero la riduzione del costo del lavoro. E io ricordo – sono dati di queste ore – che non stiamo andando molto bene: i dati della Nota di aggiornamento del DEF ci parlano di una riduzione della crescita del PIL di un terzo, ci parlano di un aumento del rapporto deficit-PIL di un quarto, ci dicono che lo stock di debito aumenterà e, purtroppo, questo è un dato che va in controtendenza rispetto alle previsioni del DEF.
  Chiudo sul serio dicendo questo: noi abbiamo di fronte una legge di bilancio complicata, speriamo che non si rifaccia ricorso alla spending review per nuovi tagli alla sanità e alle regioni...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Marcon. Colleghi...

  GIULIO MARCON. Bisogna cambiare strada, bisogna coinvolgere le autonomie locali, il Parlamento, bisogna coinvolge la Corte dei conti, e noi pensiamo che la spending review non possa essere utilizzata come un grimaldello per politiche che noi consideriamo sbagliate, ma invece bisogna rimettere al centro la spesa pubblica per creare lavoro e dare un futuro a questo Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Sì, Presidente. Questo dibattito, in particolar modo nella fase legata alle dichiarazioni di voto, a nostro modo di vedere, dimostra una certa rigidità e inadeguatezza, visto che di questa materia abbiamo discusso più volte, ne abbiamo parlato ovviamente nelle leggi di stabilità, ne abbiamo parlato con documenti specifici, se ne discute durante quelli che sono i momenti di dibattito sia in Commissione bilancio, che sul Documento di economia e finanza: è un tormentone che, praticamente, ci portiamo avanti da anni, dal 2007, senza soluzione di continuità e senza nemmeno riuscire a trovare gli elementi per poter declinare in modo adeguato questi intenti, che sembrano essere trasversali, un po’ di tutti i Governi, ma sembra altrettanto che questi intendimenti sulla revisione della spesa siano stati progressivamente abbandonati, in particolar modo da questo Governo.
  Molti degli interventi che mi hanno preceduto hanno fatto riferimento ai piani che sono stati portati avanti dai vari commissari, noi citiamo in particolar modo il piano Cottarelli, ma ce ne sono stati altri, che avevano una caratteristica: quella dell'individuazione certa di risorse disponibili da poter destinare ad una allocazione di spesa virtuosa, più efficiente e più produttiva, o, nella peggiore delle ipotesi, un intervento che andasse sostanzialmente a tagliare queste risorse, proprio perché non avevano le caratteristiche che prima ricordavo.
  L'impressione è che si riparta in qualche modo sempre da zero: ci ritroviamo a discutere sugli effetti degli interventi di Pag. 86politica economica e finanziaria in questa materia, ci troviamo a cercare i dati per poter leggere e comprendere fino in fondo qual è stata l'attività e soprattutto l'efficacia dei provvedimenti attivati dal Governo e discussi in Parlamento, insomma in qualche modo ogni volta si riparte da zero. La nostra impressione è che manchi una volontà politica. Questo Governo si è presentato all'insegna della discontinuità – così ha sempre detto il Presidente Renzi –, all'insegna dell'innovazione e del rinnovamento, del Governo del fare le cose. Noi abbiamo l'impressione che su questo tema non solo sia stato fatto poco, ma che le scelte che sono state adottate e che ci troveremo a discutere a breve in sede di legge di bilancio dimostrino come su questo versante ci sia timidezza e poca chiarezza di idee.
  Diciamo questo perché l'anno scorso, colleghi, noi abbiamo discusso, in legge di stabilità, attorno ad una legge che veniva portata in quest'Aula in deficit. Abbiamo discusso di un provvedimento che ha guadagnato la flessibilità in Europa, che noi abbiamo riconosciuto essere stato un punto di vantaggio, un punto positivo, per il Governo e per il Paese, ma abbiamo poi adottato dei provvedimenti che non andavano a guadagnare ulteriore spazio sui risparmi di spesa, andavano a utilizzare il deficit.
  Ecco, noi riteniamo che questo elemento dimostri come ci sia una certa timidezza e come, anche negli argomenti che stanno cominciando ad animare i possibili interventi in legge di bilancio – che, a nostro modo di vedere, dovrà contenere sia misure di correzione rispetto al ciclo, sia misure a sostegno della crescita e dell'occupazione e ovviamente la difesa del reddito delle famiglie –, l'asse portante di intervento da parte della politica del Governo dovrebbe essere legato alla spending review, alla revisione della spesa.
  Però, i segnali che sono stati dati fino ad oggi sono segnali timidi, inadeguati. La nostra impressione è che tutto ciò si inserisca in un quadro debole di finanza pubblica, che dimostra come le politiche complessive non abbiano sortito effetti. È evidente che la spesa pubblica aumenterà e continua ad aumentare. C’è una proiezione di crescita, di un dato che sale da 826 miliardi a 849 nel 2019, c’è la nota di aggiornamento; vedremo quali saranno i numeri definitivi, ma l'impressione è che ci troviamo di fronte a progressivi interventi – leggi di stabilità e, la discuteremo a breve, la nuova legge di bilancio – che puntano a quelle che sono le correzioni dei tendenziali di crescita della spesa.
  Insomma, questo Governo, che doveva dare dei segnali forti di discontinuità, non ha utilizzato la revisione della spesa in modo proficuo, non ha operato per ottenere un vero controllo nella crescita della spesa pubblica, sicuramente ancora oggi non riesce a sviluppare quelle dinamiche che determinano effetti propositivi in termini di crescita del PIL e in termini di crescita complessiva del Paese e, quindi, di effetti positivi non solo ovviamente sulla finanza pubblica, ma soprattutto sull'economia reale.
  E allora è evidente che, quando noi dobbiamo affrontare una fase di dibattito, dobbiamo pensare anche a quelli che sono gli strumenti che abbiamo messo in atto fino ad oggi. Noi riteniamo che si debba avere il coraggio di rendere non solo intellegibile, in modo più chiaro, in Parlamento, quello che è stato l'effetto delle politiche che hanno attivato risparmi di spesa, ma non solo rispetto a quella che è l'efficacia del taglio – cioè, avevamo immaginato di risparmiare un miliardo, siamo riusciti a risparmiare un miliardo – ma anche qual è stata la allocazione e l'effetto delle risorse destinate ad altri interventi, cioè l'effetto complessivo di quella che è stata una manovra di revisione della spesa nel senso più autentico del termine.
  Come ricordavano giustamente i colleghi, non solo taglio: siamo passati da taglio lineare a quelli che sono interventi più mirati, ma resta il tema dell'efficacia della spesa. Noi vogliamo un salto di qualità. Il motivo principale per cui abbiamo dato seguito, collaborando alla costruzione del nuovo schema della legge di bilancio, è proprio finalizzato a questo aspetto: noi Pag. 87vorremmo poter discutere in corso d'anno, così come avviene in altri Paesi europei, di politiche che variano durante l'anno e destinano risorse, che sono state messe a bilancio, ad obiettivi che possano essere diversi rispetto a quelli di inizio anno; immaginare interventi che consentano, ovviamente, al Paese di poter affrontare sia misure emergenziali, sia cicli straordinari, sia questioni che, evidentemente, attengono a priorità che devono essere affrontate senza strumenti di decretazione d'urgenza, che spesso ricorre a coperture poco efficaci, poco attuali e difficilmente raggiungibili. Siamo gli unici a dover adottare ogni anno percorsi che riguardano le clausole di salvaguardia. L'impegno sulla legge di bilancio 2017, secondo i criteri che prevede la costruzione della legge di bilancio, sarà quello di non poter utilizzare le cosiddette clausole di salvaguardia e noi riteniamo che questo sia un passo in avanti, perché era uno dei grandi bluff nella nostra discussione: quando non si sa cosa fare, interveniamo comunque con delle clausole di salvaguardia, con degli effetti presuntivamente automatici. Poi spiegheremo all'Europa che queste clausole non si applicheranno.
  Allora, chiudendo, Presidente, noi ci attendiamo una relazione, da parte del Governo, che faccia chiarezza sull'adozione dei provvedimenti di risparmio e di spesa, ma ci aspettiamo che nella legge di bilancio ci sia una ripresa forte di questo argomento, una destinazione di risorse efficace per la ripresa, lo sviluppo e l'occupazione, un intervento forte di riduzione sulla pressione fiscale e soprattutto per attivare quegli strumenti che consentiranno, in corso d'anno, di poter correggere, rispetto al ciclo, rispetto agli andamenti straordinari che possono colpire con eventi il nostro Paese; un bilancio pubblico che dimostra ancora rigidità, poca capacità di essere aggredito su quelle che sono le variabili fondamentali, poca attenzione al lavoro che è stato svolto da commissari, che hanno identificato con precisione ciò che il Parlamento e il Governo hanno poi dimenticato: poste attivabili, che possano essere utili alla copertura di provvedimenti importanti per il rilancio del Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cariello. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO CARIELLO. Grazie, Presidente. Constatiamo l'evidente difficoltà, sia di questo Esecutivo che dei precedenti, in un processo di riqualificazione della spesa.
  Si è parlato ampiamente, durante la discussione generale, di una difficoltà a riallocare la spesa pubblica per aumentarne l'efficienza. Sono stati effettuati piuttosto dei tagli, lineari e non lineari, ma comunque tagli e non solo agli sprechi, quindi, a nostro avviso, il processo di spending review è da rivedere totalmente ed ecco perché abbiamo proposto questa nostra mozione, nel cui unico impegno si prevede effettivamente la possibilità di riportare il processo di spending review alla completa disponibilità delle Commissioni, in un dialogo sì continuo con il Governo, ma affinché si erediti il lavoro fatto dai commissari, che, se vediamo, alla fine hanno prodotto solo dei libri, ormai Palazzo Chigi è l'unità del commissario, tutti i vari commissari che si sono susseguiti non hanno fatto altro che produrre solo delle pubblicazioni bibliografiche e francamente, vedere il Parlamento che, per conoscere gli esiti di questi studi, debba andare a comprarsi un libro non ci sembra una cosa opportuna.
  Piuttosto, nel rispetto delle istituzioni, noi vogliamo che il Parlamento si riappropri di questo processo costituzionale di revisione della spesa e di riqualificazione della stessa, con il contributo di tutte le forze politiche, come questa discussione ha ampiamente dimostrato.
  Aver attivato questa discussione e questo confronto sulla spending review ha sicuramente portato alla partecipazione di tutte le forze politiche e quindi anche al contributo di ciascuna di esse, che ci sentiamo di condividere, soprattutto nelle motivazioni, che sono un denominatore Pag. 88comune di voler centralizzare questa discussione e la proposta appunto di una norma o di un provvedimento completo sulla spending review da far nascere qui in Parlamento.
  Quindi l'impegno è condiviso sostanzialmente. Auspichiamo un voto favorevole anche da parte della maggioranza, visto anche il parere favorevole al nostro impegno, seppur con una riformulazione che accettiamo.
  Quindi dichiaro semplicemente il voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle a tutti gli impegni condivisi e riteniamo di poter proseguire questo lavoro nelle Commissioni parlamentari competenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Grazie, Presidente, la prima cosa che mi sento di sottolineare è che credo sia stato, quello di oggi, un confronto positivo, una discussione certamente opportuna e ringrazio anche chi l'ha sollecitata, a partire dal MoVimento 5 Stelle, prima di affrontare la discussione sulla nota di aggiornamento al DEF e sulla legge di bilancio.
  Però voglio anche dire: non una discussione che era necessaria perché si fosse di fronte a dei fallimenti, io questo mi sento di negarlo. Siamo uno dei Paesi più virtuosi nel rapporto deficit-PIL, che stiamo continuamente riducendo, e questa non è un'operazione certamente di poco conto, che non si può fare se non c’è anche un controllo molto ferreo della spesa e un'operazione complessiva di revisione della stessa.
  Abbiamo fatto operazioni di riduzione delle imposte molto rilevanti, in modo particolare a favore del lavoro e delle imprese, per miliardi e miliardi, solo 18 nella legge di stabilità per il 2015 e abbiamo proseguito in quella per il 2016. Anche questo non si può fare se non c’è appunto un controllo della spesa.
  Abbiamo qualificato la spesa: è aumentata per quanto riguarda la scuola, la sanità (poi magari meno di quello che si pensava inizialmente, però non si è certamente tagliata), le politiche sociali (dove alla fine del 2012 eravamo a zero), c’è stata una ripresa degli investimenti pubblici a partire dal 2015 e favoriti quelli privati, ad esempio con il superammortamento, abbiamo superato il patto di stabilità interno, è finita la stagione dei tagli ai comuni (quantomeno ai comuni, poi ci sono problemi ancora su regioni e province, certamente, ma almeno in quella direzione), si sta consolidando un percorso sui costi standard.
  Si possono certamente prendere ad esempio regioni virtuose, io potrei fare l'esempio della mia, dell'Emilia Romagna, ad esempio per quanto riguarda il welfare e anche per le indennità dei consiglieri e del presidente, che sono certamente più virtuose di quelle della Lombardia, ma insomma, sappiamo che anche in questo campo ci sono esperienze certamente molto virtuose e altre che hanno bisogno di profonde innovazioni.
  E poi c’è una questione che credo vada sottolineata: questo Parlamento ha approvato la riforma della pubblica amministrazione, la legge delega per la riforma della pubblica amministrazione e stiamo andando avanti con i decreti legislativi per la sua attuazione: è in discussione quello sulla dirigenza, è in discussione quello sulle camere di commercio in questi giorni, è stato fatto quello sulle partecipate, che è un processo, non una decisione che si assume un giorno dall'alto, ma un processo che sta continuando.
  Abbiamo avuto settori, come quelli della giustizia, dove si è fatta la riorganizzazione dei tribunali o il processo telematico.
  Abbiamo ridotto e contenuto la spesa pubblica più di altri Paesi, a tutti i livelli, certamente più a livello territoriale che a livello centrale, ma a tutti i livelli, non solo quelli territoriali (rimando alle considerazioni che hanno fatto il Viceministro Zanetti, l'onorevole Galli e altri).
  Abbiamo tagliato molto in alcuni comparti (personale, consumi intermedi), ma Pag. 89questo non vuol dire che non si debba continuare la revisione della spesa, soprattutto come sua qualificazione.
  Spendere meno è meglio e questo non è di destra, mi sembra che quanto meno sia un assunto, un approdo nuovo di questo dibattito: la qualità e l'efficienza delle istituzioni e della pubblica amministrazione sono essenziali per affermare i principi e i valori della prima parte della Costituzione. I più deboli hanno più bisogno dell'efficienza e del buon funzionamento dello Stato e delle autonomie territoriali, i forti fanno senza.
  Ma per questi processi c’è bisogno di anni.
  La spending review non deriva da politiche liberiste, d'altra parte non comporta che, se si recuperano risorse rilevanti, ciò faccia venir meno l'esigenza di flessibilità a livello europeo: siamo sotto il 3 per cento di deficit-PIL, ma c’è bisogno di ritardare il processo verso il pareggio di bilancio strutturale e ricordo che, se si calcola in modo diverso l’output gap, noi siamo già al pareggio.
  Il fiscal compact non può certamente essere un tabù: un conto è avere un controllo dei conti, in un Paese con alto debito pubblico, se no i mercati presentano loro il conto, in termini di aumento degli interessi del debito pubblico. Noi abbiamo in tanti settori una percentuale di spesa sul PIL più bassa di altri Paesi, ma ce n’è uno dove l'abbiamo più alta; non è solo la previdenza, è anche quello degli interessi sul debito pubblico. Quindi, quella è una questione fondamentale. Un conto è avere il controllo dei conti, altro è la filosofia dell'austerità, che determina bassa crescita, disoccupazione e, alla fine, aumento del debito pubblico rispetto al PIL, una filosofia che va combattuta e sconfitta.
  Non affrontiamo poi questa discussione nemmeno perché il Governo abbia impedito al Parlamento di fare la sua parte sulla revisione della spesa. Il Governo ha fatto la sua, il Parlamento ha esaminato, ha proposto e ha votato in questi anni. È giusto porsi l'obiettivo di un ruolo più forte del Parlamento sulla revisione della spesa – lo condividiamo –, non può essere un ruolo solo della V Commissione (Bilancio), deve coinvolgere tutte le Commissioni di merito ed entrare nello specifico. Infatti, la revisione della spesa non è un'operazione solo tecnica, è soprattutto un'operazione politica.
  Ma allora bisogna cambiare anche il modo di lavorare e di essere del Parlamento. Una condizione l'abbiamo costruita, ovvero la nuova legge sul bilancio, un'unica legge di bilancio, un esame unitario del complesso delle spese e delle entrate e delle loro variazioni e modifiche. E la legge di bilancio che affronteremo nelle prossime settimane certamente confermerà e svilupperà il lavoro di questi anni.
  L'altra condizione è in mano ai cittadini, a mio avviso, con il referendum costituzionale. Se si mantiene il bicameralismo paritario, scordiamoci la possibilità di un lavoro più proficuo e più approfondito del Parlamento. Condivido quindi l'obiettivo, sostenuto in varie mozioni, di valorizzare il ruolo del Parlamento. Non dipende solo dal Governo, forse, dipende ancora di più dal Parlamento, stesso. Dico: facciamolo insieme ! Governo e Parlamento, studiamo i modi.
  Però voglio aggiungere che in una discussione di questo genere perseguiamo anche l'oggettività delle nostre valutazioni. Nel dibattito io ho sentito due cose. Si è detto: ci sono state proposte di riduzione delle indennità che avrebbero determinato forti risparmi. Però, allora non si dica che non avere più 315 senatori con le indennità, ma 100 senza indennità, determina risparmi risibili, perché sento dire questo nel dibattito, ad esempio sulla riforma costituzionale, senza contare che tutti quanti, anche 215, comunque non avrebbero più né diaria né il contributo per i rapporti sul territorio.
  E valorizziamo anche le autoriforme fatte da questo Parlamento. Alla fine del 2011 siamo passati, a partire dal gennaio 2012 e per il futuro, dal sistema dei vitalizi a un sistema contributivo. È una riforma fatta, non da fare. E ricordo che avrebbe determinato un aumento del netto in busta, Pag. 90tenendo fermo il lordo. È per questo, per non aumentare il netto, che si è invece ridotto il lordo. Lo dico per giustizia rispetto a quello che è stato fatto nella scorsa legislatura.
  Quindi va bene chiedere un più forte ruolo del Parlamento, ma prima di chiedere il rispetto del Governo dobbiamo essere credo noi a rispettare fino in fondo il Parlamento. In questa direzione va la mozione di maggioranza. Ringrazio il Governo per l'accoglimento e per il parere favorevole. Sulle altre, il gruppo del Partito Democratico voterà in conformità all'indicazione del Governo, ma credo che, almeno dal punto di vista degli impegni, si possa registrare oggi una sostanziale convergenza degli intenti in questo Parlamento, in questa Camera, e questo è certamente un aspetto molto positivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni e la risoluzione saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse da votazioni precedenti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate di alcune mozioni, nel senso di votare le premesse distintamente dal dispositivo. Analogamente a quanto già fatto in precedenti occasioni, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, in tali casi procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti approvato, alla votazione della premessa.
  Passiamo alla votazione della mozione Cariello ed altri n. 1-01347. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cariello ed altri n. 1-01347, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Cariello ed altri n. 1-01347, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cariello ed altri n. 1-01347, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marcon ed altri n. 1-01355, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Passiamo alla votazione della mozione Guidesi ed altri n. 1-01364. Avverto che i presentatori di tale mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Indìco, quindi, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Guidesi ed altri n. 1-01364, su cui il Governo ha espresso parere contrario.Pag. 91
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

  Passiamo alla votazione della mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369, limitatamente al dispositivo per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco dunque la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Marchi, Tancredi, Librandi, Tabacci, Di Gioia ed altri n. 1-01369, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

  Passiamo alla votazione della mozione Alberto Giorgetti ed altri n. 1-01370.
  Avverto che i presentatori di tale mozione non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, e pertanto il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Alberto Giorgetti ed altri n. 1-01370, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

  Passiamo alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-01371.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare la premessa distintamente dal dispositivo.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01371, limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Rampelli ed altri n. 1-01371, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01371, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Pag. 92

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pili, Murgia e Prodani n. 6-00259, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01344, Terzoni ed altri n. 1-01358, Zaratti ed altri n. 1-01359, Carrescia ed altri n. 1-01360, Saltamartini ed altri n. 1-01361, Palese ed altri n. 1-01362, Vezzali ed altri n. 1-01365, Brignone ed altri n. 1-01366, Brunetta ed altri n. 1-01367 e Galgano ed altri n. 1-01368 concernenti iniziative a favore delle popolazioni e dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto 2016, nonché per la prevenzione dei rischi derivanti dai terremoti (ore 18,34).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Rampelli ed altri n. 1-01344, Terzoni ed altri n. 1-01358, Zaratti ed altri n. 1-01359, Carrescia ed altri n. 1-01360, Saltamartini ed altri n. 1-01361, Palese ed altri n. 1-01362, Vezzali ed altri n. 1-01365, Brignone ed altri n. 1-01366, Brunetta ed altri n. 1-01367 e Galgano ed altri n. 1-01368 concernenti iniziative a favore delle popolazioni e dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto 2016, nonché per la prevenzione dei rischi derivanti dai terremoti (Vedi l'allegato A – Mozioni).

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, le chiedo cortesemente cinque, dieci minuti per completare l'esame delle mozioni, che come poi si saprà sono molto articolate.

  PRESIDENTE. Onorevole Baretta, per la Presidenza cinque o dieci minuti è assolutamente indifferente: è lei che ci deve dire se sono cinque o se sono dieci.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Diciamo dieci, così non ci saranno ritardi.

  PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,45.

  La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 18,50.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  PRESIDENTE. Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 settembre 2016, sono state presentate le mozioni Palese ed altri n. 1-01362, Vezzali ed altri n. 1-01365, Brignone ed altri n. 1-01366, Brunetta ed altri n. 1-01367, Galgano ed altri n. 1-01368 che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto che in data odierna sono state presentate una nuova formulazione della mozione Carrescia ed altri n. 1-01360 che, con il consenso dei presentatori, deve intendersi a firma Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio ed altri (Vedi l'allegato A – Mozioni), nonché la risoluzione Baldelli, Carrescia, Terzoni, Tancredi, Zaratti, Castiello, Galgano, Gigli, Rampelli, Palese, Vezzali e Pisicchio n. 6-00260 (Vedi l'allegato A – Risoluzioni). I relativi testi sono in distribuzione.
  Avverto, altresì, che sono state ritirate le mozioni Galgano ed altri n. 1-01368 e Vezzali ed altri n. 1-01365.

Pag. 93

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, il sottosegretario Baretta, ha facoltà di intervenire, esprimendo il parere sulle mozioni e sulla risoluzione all'ordine del giorno.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. Grazie, Presidente. Mozione Rampelli ed altri n. 1-01344; al terzo capoverso: «ad assumere iniziative per disporre in favore delle popolazioni interessate la sospensione dei pagamenti di tasse e tributi», togliere: «fino alla fine della ricostruzione». Il resto resta uguale. Al sesto capoverso parere contrario, invito al ritiro. Con queste due correzioni, parere favorevole sulla mozione.
  Mozione Terzoni ed altri n. 1-01358; al terzo capoverso, alla terzultima riga, fermarsi ad: «attività», quindi, dopo: «attività», punto. Invito al ritiro del quarto capoverso, invito al ritiro del sesto capoverso, invito al ritiro del settimo capoverso. Al tredicesimo capoverso, alla quarta riga, togliere: «quali il mancato reddito». Invito al ritiro del diciottesimo capoverso.
  Al ventiduesimo capoverso, alla terza riga, dopo: «in collaborazione con le istituzioni locali», mettere un punto e togliere la parte seguente. Al ventitreesimo capoverso, fermarsi alla terza riga: «condivisa» e togliere le quattro righe successive. Al ventottesimo capoverso, nelle prime righe, dopo: «a predisporre per i territori dei comuni interessati dal sisma, misure di agevolazione fiscale», mettere un punto e togliere tutto il resto. Invito al ritiro del capoverso 29 e del capoverso 30. Al trentatreesimo capoverso, dopo: «Abruzzo», seconda riga, togliere: «entro quindici giorni dall'approvazione del presente atto». Invito al ritiro del capoverso 36 e del capoverso 38.
  Al capoverso 39, dopo una, due, tre, sette, otto righe, fermarsi a: «eventi calamitosi.» e togliere la parte successiva. Al capoverso 42: «ad assumere iniziative per rafforzare e diffondere la cultura della sicurezza e della prevenzione sismica.» e togliere la parte successiva. Invito al ritiro del capoverso 43; invito al ritiro dei capoversi 48, 49 e 50. Invito al ritiro del capoverso 55 e dei capoversi 60 e 61. Con queste modifiche, parere favorevole.
  Mozione Zaratti ed altri n. 1-01359; al capoverso 11, alla seconda riga, togliere: «imprese e manodopera locale, individuando pur», che quindi diventa: «a privilegiare, nell'opera di ricostruzione, nel pieno rispetto della trasparenza e della concorrenza, specifiche misure a sostegno dell'imprenditorialità e dell'occupazione, anche locale», togliere: «con incentivi e fiscalità di vantaggio», e resta: «coinvolgendo il più possibile nella ricostruzione del territorio le imprese e i lavoratori dei territori colpiti». Invito al ritiro del capoverso 12, invito al ritiro del capoverso 13. Al capoverso 17, alla quarta riga, fermarsi ad: «antisismico» e togliere il resto. Invito al ritiro dei capoversi 18, 19, 20 e 21. Al ventiduesimo capoverso togliere le prime tre righe, cioè lasciare: «ad assumere iniziative per conoscere lo stato di un immobile dal punto di vista (...)» e togliere: «per prevedere l'istituzione obbligatoria del fascicolo del fabbricato».
  Alla mozione Carrescia ed altri n. 1-01360, nella versione aggiornata, parere favorevole. Mozione Saltamartini ed altri n. 1-01361: invito al ritiro del primo capoverso. Al secondo capoverso, alla quarta riga, dopo: «tributi», togliere la frase: «fino alla fine della ricostruzione», il resto continua. Al quarto capoverso, alla quinta riga, mettere un punto dopo: «Emilia Romagna», e togliere la parte successiva. Invito al ritiro dell'ottavo capoverso; invito al ritiro del quattordicesimo capoverso, del diciassettesimo, del diciannovesimo e del ventiduesimo. Con queste modifiche parere favorevole.
  Mozione Palese ed altri n. 1-01362; al quarto capoverso dopo: «residenti», terza riga, togliere: «fino alla ricostruzione di edifici e luoghi», per il resto va bene; con questa modifica, parere favorevole.
  Mozione Vezzali ed altri n. 1-01365, parere favorevole.

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  PRESIDENTE. La mozione Vezzali ed altri n. 1-01365 è ritirata.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato all'economia e alle finanze. Mozione Brignone ed altri n. 1-01366; al secondo capoverso, alla quarta riga: «edilizia scolastica.» e togliere le tre righe successive; con questa modifica, parere favorevole.
  Sulla mozione Brunetta ed altri: invito al ritiro dell'ottavo, del nono e del decimo capoverso; con questa modifica il parere è favorevole. Sulla mozione Galgano...

  PRESIDENTE. È ritirata anche questa. Passiamo alla risoluzione a prima firma Baldelli.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, penso che una discussione su questa materia non possa fare a meno di iniziare – lo dico ovviamente con tutta la sincerità possibile – dal ringraziamento a tutti coloro i quali, ancora una volta, hanno collaborato per tentare di prestare i soccorsi nella maniera più veloce possibile, più tempestiva possibile, più efficace possibile, a tutti quegli italiani che hanno dimostrato che c’è un gran pezzo di popolo che è animato da sentimenti positivi e che è in grado di esprimersi con solidarietà, affetto, coinvolgimento e generosità nei momenti difficili. Il nostro ringraziamento va anche a tutti coloro i quali, i sindaci in particolare delle città colpite, rappresentano popolazioni in grave difficoltà, famiglie in assoluta sofferenza.
  Però, è passato più di qualche giorno dall'evento sismico del 24 di agosto, ed oggi siamo chiamati a fare delle riflessioni; questo era l'intento della mozione capostipite rappresentata da Fratelli d'Italia. Siamo chiamati anche a fare delle valutazioni di altro genere, perché troppe volte è capitato a questo ramo del Parlamento, e all'altro, di commentare, di approvare atti, di dichiarare subito dopo eventi calamitosi, senza però che niente di decisivo accadesse di lì a qualche anno dopo.
  Noi ci troviamo da una parte la problematica inerente gli interventi di ricostruzione che penso dobbiamo affrontare seguendo anche l'indicazione che ci viene dal territorio. Un territorio che chiede che la ricostruzione venga fatta velocemente, che chiede che questa ricostruzione venga fatta seguendo i criteri antisismici, ma che, pur in presenza delle tecnologie più moderne, la ricostruzione possa e debba rispettare l'identità dei luoghi, i caratteri stilistici, architettonici e urbanistici di questi comuni e di molti altri che nel corso del tempo abbiamo visto sbriciolarsi dietro i movimenti sussultori e ondulatori dei terremoti. Quelle pietre danno un senso, perché hanno un'anima, quelle pietre vanno ricomposte affinché la storia, le tradizioni, di cui sono emanazione possano tornare esattamente dove stavano.
  Così come è utile e necessario raccogliere le richieste di ricostruzione delle frazioni. Si parla giustamente dei comuni maggiormente colpiti in termini di vite umane spese e si parla poco, troppo poco, di quelle frazioni semplicemente perché abitate in misura minore che pure sono state egualmente distrutte. C’è la richiesta di ridefinizione che è presente nella nostra mozione della mappatura licenziata, forse con eccessiva fretta, da parte del Governo in un Consiglio dei ministri svolto a caldo. Una mappatura che è obiettivamente incompleta e che noi chiediamo di meglio articolare. C’è la richiesta di sospensione dei tributi per tutti coloro i quali sono rimasti senza casa, che dovranno affrontare in quota parte le spese della ricostruzione. Chiediamo in particolare che questa sospensione non sia di due o tre anni, ma Pag. 95che sia attivata fino a ricostruzione avvenuta. Questo è quello di cui abbiamo sentito parlare in queste settimane, in questi mesi.
  Ma c’è qualcosa di diverso e di significativo che vorremmo aggiungere a questa riflessione. Non siamo in grado di prevenire, anzi di prevedere – prevenire sì – i terremoti. Non siamo in grado di sapere quando accadranno, dove accadranno, a che ora cadranno, e quindi siamo fragili da questo punto di vista e fragile è la popolazione italiana che ricade nelle zone a rischio. Però, sappiamo con certezza di essere una nazione particolarmente esposta, la più esposta d'Europa. Sappiamo che in particolare la catena appenninica funge quasi da cerniera tra lo scontro della placca africana con la placca euroasiatica. Sappiamo e abbiamo individuato, lo abbiamo raccontato agli italiani, quali sono le zone a rischio: la zona 1, la zona 2, la zona 3 e la zona 4. Le prime tre, quelle a maggiore rischio coinvolgono la maggioranza degli oltre 8000 comuni italiani. Eppure, dopo aver fatto il censimento, la mappatura, la perimetrazione, dopo aver saputo che siamo una nazione a rischio, è come se non fossimo nelle condizioni di applicare delle conseguenze, delle decisioni corrispettive a queste affermazioni. E queste decisioni possono anche essere a costo zero o comunque possono rappresentare dei costi davvero limitati. Noi su queste ci siamo soffermati, non abbiamo voluto fare una mozione di cento pagine estratta da ingegneri, esperti del settore. Abbiamo immaginato di far corrispondere alle zone 1, 2 e 3 della perimetrazione sancita dal Governo con un'ordinanza del 2002, e integrata con ordinanza del 2006, dei provvedimenti chiari e – lo ripeto – talvolta persino a costo zero.
  Il primo, laddove insistano degli ospedali, le regioni non possono né chiuderli, né declassificarli, perché nelle zone ad alto rischio sismico gli ospedali devono avere i loro pronto soccorso e devono avere l'emergenza per soccorrere le popolazioni quando vengono colpite dal sisma. Lo Stato deve garantire e tutelare il diritto alla salute e la vita dei suoi cittadini come occupazione e preoccupazione primaria.
  Secondo, non abbiamo la capienza economica per realizzare tutte le opere pubbliche e tutte le infrastrutture che sono nei programmi di qualunque Ministero delle infrastrutture. Bene, noi dobbiamo dire forte e chiaro che il diritto di priorità non è dato a una regione o a un'altra, a una provincia o a un'altra, a seconda del politico potente di turno che lei rappresenta, ma è data a quei comuni e a quelle zone che ricadono in questa perimetrazione.
   Terzo, l'azzeramento dei tributi deve esser fatto, visto che lo Stato, differentemente da quanto ci raccontano alcuni fantasisti, non è nelle condizioni di sborsare 100, 200 miliardi per procedere di suo pugno, di sua iniziativa, alla messa in sicurezza di 4-5 mila comuni. Noi dobbiamo dire e possiamo dire a tutti i proprietari di abitazione, residenti e non, che potranno vedere l'azzeramento di tasse e tributi se provvederanno a proprie spese a fare queste opere, per la loro sicurezza. È un altro messaggio di prevenzione che si sottrae alla logica del «gargarismo», della battuta giornalistica ed entra nel merito, in punta di concretezza.
  Non è vero che i soccorsi sono arrivati ad Amatrice, ad Accumoli ad Arquata del Tronto in maniera tempestiva. Il capo della Protezione civile ha detto che i primi soccorsi si sono palesati alle 7 del mattino e nelle frazioni sono arrivati dopo 7-8 ore. Non lo dice chi parla, lo dice il capo della Protezione civile. E questo è avvenuto perché le condizioni geomorfologiche, le condizioni della viabilità dei collegamenti sono state condizioni pessime, basti pensare che la via Salaria, arteria fondamentale per tutto quel tratto di catena appenninica dell'Italia centrale è un cantiere a cielo aperto di cui non si vede la luce, con bisticci su competenze amministrative e inchieste della magistratura, ma soprattutto grandi ritardi nel finanziamento delle operazioni di ammodernamento.
  Dunque, Presidente e colleghi, noi ci auguriamo che queste poche indicazioni Pag. 96possano essere recepite dal Governo, insieme a quella di mettere in riga i gestori della telefonia, affinché non accada mai più che una famiglia che si trova travolta da un evento come questo possa avere difficoltà di comunicazione del proprio disagio o della propria sofferenza, come è accaduto ancora una volta, per l'ennesima volta, semplicemente perché le compagnie telefoniche non hanno interessi commerciali sufficienti a investire in zone dove ci sono pochi consumatori, e quindi poco business, poco profitto.
  Queste sono azioni a costo zero, che si possono mettere in campo nell'arco di 24 ore e noi sfidiamo il Governo da questo punto di vista, ringraziamo per il parere positivo, accettiamo le due correzioni che ci sono state indicate dal sottosegretario, ma ci auguriamo, comunque, che questa possa essere davvero l'ultima volta e che almeno queste indicazioni, che sono davvero il de minimis, possano essere recepite e concretizzate in tempo reale per dare sollievo ai venti milioni circa di italiani che vivono, anzi che convivono, con gli eventi tellurici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Adesso do la parola al sottosegretario Baretta, che aveva chiesto di intervenire per una precisazione. Sottosegretario Baretta, voleva fare una precisazione sul parere ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, nella mozione Zaratti, al paragrafo diciotto, vorrei dare un parere favorevole, credo di aver dato erroneamente un parere contrario.

  PRESIDENTE. Va bene, lo aggiorniamo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, a poco più di un mese dal sisma che ha colpito il centro Italia, questa Assemblea ha il difficile compito di indirizzare l'attività del Governo nel percorso della ricostruzione. I cittadini colpiti dal disastro ci hanno mandato un messaggio chiaro: non hanno intenzione di abbandonare il proprio territorio. Su di noi grava, dunque, il dovere di rendere possibile questa volontà, mettendo in campo tutte le misure necessarie.
  Per far ripartire quelle province è necessario muoversi su piani diversi ma complementari, bisogna occuparsi del recupero e della messa in sicurezza degli edifici residenziali e pubblici, del regime fiscale dei privati e delle aziende, delle attività produttive e soprattutto del lavoro. Il lavoro è la chiave per la rinascita: senza interventi adeguati sul piano occupazionale, non potremmo mai raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Per questo andranno sostenute tutte quelle aziende agroalimentari che, nella loro eccellenza, costituiscono il motore economico di quelle zone, così come le imprese artigianali e commerciali.
  Riguardo alla prevenzione, gli impegni che oggi chiediamo al Governo non devono essere declinati solo in un'ottica di emergenza, ma devono produrre politiche di medio e lungo periodo che siano adeguate alle esigenze dei territori. Su questo punto noi possiamo permetterci di non perdere tempo. Alla luce di quanto premesso, esprimo il voto favorevole della componente Socialista alla mozione di maggioranza da me sottoscritta e alle altre mozioni su cui il Governo ha espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Brignone. Ne ha facoltà.

  BEATRICE BRIGNONE. Grazie, Presidente. Con le mozioni che oggi ci accingiamo a votare, ci troviamo purtroppo a richiamare l'attenzione del Governo su questioni che a parole sono sempre in cima all'agenda, ma di cui, nei fatti, si perde traccia.Pag. 97
  Le popolazioni colpite dal devastante sisma del 24 agosto scorso necessitano di risposte concrete e immediate per la ricostruzione non solo di edifici, ma di comunità ferite a morte, che hanno bisogno di tutto il sostegno e della vicinanza delle istituzioni per ripartire: vicinanza concreta e tangibile, non parole.
  Così come è urgente e improcrastinabile una veloce e seria messa in sicurezza del territorio e dei suoi edifici. Questo avvio di anno scolastico ha visto tanti bambini sedersi tra i banchi sotto una tenda. Il pensiero non può non andare a quella scuola inaugurata di recente, ma sbriciolata in pochi minuti, e alle scuole dove tutti noi accompagniamo ogni mattina quanto di più prezioso abbiamo al mondo. È di poche ore fa la notizia del crollo del soffitto di una palestra di Milano, per fortuna avvenuto di notte, ma non possiamo affidarci alla fortuna.
  E non possiamo esimerci dal chiedere al Governo impegni precisi sulla messa in sicurezza di edifici pubblici, in particolare di scuole. L'80 per cento dei nostri fabbricati sorgono in zone ad alto rischio sismico e non reggerebbero scosse come quella del 24 agosto. I luoghi, considerati strategici in caso di emergenza, sono più a rischio di crollo. A ciò dobbiamo aggiungere che il 50 per cento delle scuole è stato costruito prima del 1981. Il Paese non possiede una reale mappatura degli interventi effettuati nelle strutture pubbliche, non possiede un certificato contenente le informazioni, dalla sua costruzione agli interventi effettuati nel corso degli anni. Abbiamo leggi, decreti, stanziamenti, ma oggi, accompagnando i bambini a scuola, non sappiamo quale sia lo stato di salute dell'edificio che li ospita ogni mattina.
  Abbiamo anche il decreto legislativo n. 50 del 2016 sul nuovo codice degli appalti, che, come risaputo, ha reintrodotto il massimo ribasso per gli appalti sotto il milione di euro. Tale reintroduzione non consente di individuare delle metodologie che siano in grado di assicurare una maggiore trasparenza nelle procedure dei lavori, tanto più se parliamo di scuole. Ci mancano i dati reali, quelli del Governo, che dovrebbe rendere fruibili.
  Se ne è occupata, intanto, Cittadinanzattiva e i dati reali sullo stato delle nostre scuole sono stati presentati con il quattordicesimo «Rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola», dove emerge un quadro inquietante e preoccupante. Solo l'8 per cento delle scuole italiane è stato progettato secondo norme antisismiche e due terzi non ha l'agibilità statistica.
  Anche i dati nazionali relativi all'edilizia scolastica del 2005, effettuati e resi noti dal MIUR, fanno emergere che la certificazione di agibilità, per esempio, è in pratica assente nelle scuole della Calabria e in circa metà degli istituti di Lazio, Sicilia, Sardegna e Campania. È per la sicurezza delle nostre scuole, dei nostri figli e del personale scolastico, che riteniamo improrogabile impegnare il Governo a rendere noti i tempi dell'aggiornamento dell'anagrafe dell'edilizia scolastica e i tempi di intervento promessi. È urgente sapere come sono stati distribuiti e utilizzati i 3,9 miliardi di euro del Fondo unico per l'edilizia scolastica, volti alla messa in sicurezza, la ristrutturazione e la realizzazione di nuovi edifici, rendere effettiva l'applicazione delle norme in materia di accesso civico agli atti che riguardano la scuola da parte di cittadini e associazioni, e rendere pubblici gli impegni presi dall'Osservatorio dell'edilizia scolastica, in particolare per le scuole interessate dal sisma del 24 agosto. È necessaria l'anagrafe dell'immobile pubblico, documento con tutte le informazioni concernenti le condizioni di sicurezza e gli interventi effettuati, rendendola trasparente e di accesso pubblico. Serve rifinanziare le migliaia di richieste rimaste inevase dal primo provvedimento in materia di sicurezza degli edifici scolastici già dall'imminente sessione di bilancio.
  Tutti noi, nessuno escluso, abbiamo il dovere e la responsabilità di consentire agli amministratori locali di garantire la sicurezza agli studenti e a chi lavora a scuola. L'Italia si mette in sicurezza con i fatti, non solo con gli slogan. Se, come sembra, abbiamo 8 miliardi e mezzo da Pag. 98spendere, per una volta chiediamo al Governo di costruire non ponti, peraltro improbabili, ma muri, che siano solidi, antisismici e sicuri (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. È inutile che ci giriamo intorno: la politica oggi sta perdendo un'occasione unica, quest'Aula, ancora una volta, ci ha dimostrato tutte le sue divisioni e – diciamolo in maniera molto chiara – la sua inadeguatezza. Perché presentare tante mozioni e dividersi su un problema come il terremoto è una situazione veramente... cioè, le mozioni sono tutte volte a impegnare il Governo a finalizzare gli interventi a favore della ricostruzione, a favore delle aziende e a favore di quei territori. Peggiore esempio non ne potevamo dare e io penso che ci sia una responsabilità grave e ove ci fosse ancora, anche dal punto di vista procedurale, uno spazio per cercare di tirar fuori una proposta di mozione unitaria, che sia esplorato, signora Presidente, perché ne veniamo fuori male tutti, nessuno escluso, da questa situazione.
  È incredibile che, davanti alle scene in cui l'Italia, purtroppo per la tragedia, ma rispetto alla situazione del volontariato, delle Forze dell'ordine, della Croce Rossa, degli operatori della sanità, dei cittadini che sono andati a donare il sangue dappertutto, per la grande solidarietà che ha espresso dal punto di vista della socialità e della partecipazione, anche rispetto ai contributi raccolti e quant'altro, ha dato un grande esempio, noi stiamo dando un pessimo esempio, un pessimo esempio.
  Non essere in grado di tirar fuori una mozione che possa vedere che l'Aula della Camera dei deputati, in una situazione drammatica, in cui il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, la Presidente della Camera, il Presidente del Consiglio sono andati con i vicepresidenti e quant'altro, a dare tutto il conforto e a vedere che cosa è successo o non è successo, dove si fa pure la conferenza stampa da parte del Governo, in cui dice che occorrono risorse non inferiori a 4 miliardi di euro, si nomina il commissario, noi veniamo qui in Aula per cercare di dare un segnale più forte di attenzione e quant'altro, rispetto a quello che è emerso dalla disgrazia fino alla situazione dei provvedimenti di ricostruzione, perché c’è in vista il DEF, perché c’è in vista la legge di bilancio che deve essere fatta e perché c’è in vista una trattativa durissima con l'Unione europea !
  Ma l'Unione Europea che cosa deve dire, davanti a una frammentazione di questo tipo, quando il Governo italiano, nella trattativa, va a chiedere la nettizzazione rispetto al patto di stabilità e la flessibilità per le risorse necessarie per la ricostruzione del terremoto ?
  Per questo motivo, non infierisco oltre, e ci sarebbero tutte le condizioni per farlo, mi limito a questo e preannuncio il voto favorevole a tutte le mozioni, compresa anche la risoluzione di cui ha preso l'iniziativa il vicepresidente Baldelli, che ho sottoscritta in un attimo, come l'abbiamo sottoscritta tutti.
  Lo spirito doveva essere quello, lo scopo che ha indotto il collega Rampelli a presentare la prima mozione era proprio quello e debbo dare atto, per la discussione generale che c’è stata e a cui io ho partecipato, che l'onorevole Rampelli, primo firmatario, aveva dato tutta la disponibilità di questo e dell'altro mondo per fare poi una mozione unitaria.
  Non riesco a capire perché mai anche su questo c’è stata tutta questa esigenza incomprensibile di dividersi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente, condivido parte dell'intervento del collega Palese, nel dire che spesso però Pag. 99succede, in questa Camera, che le parole vengano anche abusate. Soprattutto in questo caso mi sento di dire che sono d'accordo con lui per dire che, per rispetto delle persone che sono morte e delle persone che sono in condizioni di disagio in questi giorni, credo che dovremmo trovare un po’ di uniformità su queste tematiche.
  Era quello che invocavamo anche in tanti durante i primi incontri che ci sono stati nelle Commissioni competenti, quando abbiamo incontrato sia i responsabili della Protezione Civile e il sottosegretario, che ci ha illustrato quanto era stato fatto.
  Il provvedimento, l'atto che noi stiamo proponendo adesso è articolato e complesso, credo che raccolga molte delle istanze che un po’ tutti crediamo siano importanti.
  Voteremo ovviamente a favore di questa idea che arriva un po’ dalla maggioranza. L'impegno ovviamente che chiediamo al Governo è di garantire la ricostruzione dell'intero patrimonio abitativo e di partire però, un po’ come era stato fatto quarant'anni fa in Friuli, dalle attività produttive, perché una sistemazione abitativa credo che sia stata trovata per tutti, mentre le attività produttive ancora sono ovviamente in difficoltà.
  Riportando alla normalità la vita quotidiana e quindi ricreando le opportunità di lavoro, si riescono probabilmente a ricostruire prima anche tutte le dinamiche dei piccoli borghi, dei piccoli centri, delle cittadine e dei piccoli posti di cui parlavamo anche stamattina e i 4 o 5 comuni coinvolti fan parte proprio di questa realtà.
  Quindi, su quello che stamattina aveva riscosso un ampio consenso io auspico – e condivido appunto l'intervento che mi ha preceduto – che ci sia un largo consenso, su queste indicazioni, proprio per rispetto di chi è morto e per dispetto di chi in questo momento è in difficoltà.
  Un'ultima raccomandazione che emerge anche dal testo nostro è che sta funzionando il sistema di governance: le fasi iniziali dell'emergenza evidentemente sono sempre un po’ complicate, per fortuna questo evento è stato circoscritto in un'area non vasta e quindi il sistema della protezione civile, delle Forze armate, del volontariato e tutti quelli che sono intervenuti sono riusciti a intervenire in maniera corretta. Noi chiediamo che ci sia un'attenzione e può diventare anche un modello, quello che sta succedendo, per le prossime occasioni – speriamo lontanissime – in cui devono funzionare i sistemi di governance: la protezione civile per l'emergenza, il commissario se serve e soprattutto i sindaci, le autorità dei luoghi e dei posti, perché c'erano prima, ci sono adesso e ci saranno anche dopo e sono quelli che hanno in mano la situazione e possono governare i fatti sapientemente.
  Hanno bisogno di sostegno, hanno bisogno di energie, questo è quello noi dobbiamo fare, anche con provvedimenti che vengono raccomandati con questo intervento, quindi dico che daremo voto favorevole al provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Sottosegretario, io ricordo il disastro che ha provocato questo terremoto. Noi abbiamo avuto, in un territorio vasto ma scarsamente abitato, la perdita di 297 vite umane, 386 feriti, 328 persone estratte dalle macerie, 4.800 sfollati assistiti dalla protezione civile.
  Di fronte a questo disastro, abbiamo assistito a una straordinaria mobilitazione di istituzioni, associazioni e cittadini e nel mio intervento, quando ci siamo riuniti la prima volta in Commissione, per l'audizione del sottosegretario De Vincenti, io ho detto che la cosa importante era che, a fronte di questa grandissima mobilitazione, ci fosse la mobilitazione della politica.
  E io desidero dire, ai due colleghi che mi hanno preceduto e che hanno segnalato che ciascuno di noi, maggioranza e opposizione, ha prodotto delle mozioni, che essere stati capaci di portarle in Aula a un mese è stato un grande risultato.Pag. 100
  Io voglio, invece che segnalare la differenza tra di noi, segnalare che in ogni mozione, nel rispetto della nostra storia politica, c’è comunque qualcosa di importante a favore delle popolazioni terremotate.
  Noi siamo particolarmente soddisfatti della mozione di maggioranza, che ha accolto delle richieste di impegno del gruppo parlamentare Scelta Civica che riteniamo importanti, perché, come è stato detto, una delle nostre priorità è la ricostruzione per restituire ai privati e agli imprenditori le loro aziende; bene, è stata accolta la nostra richiesta di utilizzare, come strumento per la ricostruzione per i privati, il credito di imposta, che ha il vantaggio di rendere immediatamente disponibili le cifre e soprattutto tutta la cifra.
  Poi, l'altra seconda richiesta che noi abbiamo fatto è di non introdurre ulteriori oneri burocratici per le famiglie e questo voglio dirlo rispetto alla richiesta del fascicolo del fabbricato, cioè è assurdo che in una situazione di difficoltà noi chiediamo alle famiglie di ricostruire e di caricarsi di oneri burocratici, che possono essere assolutamente evitati, perché quelle informazioni sono già in possesso e, quindi, basta solo che il pubblico si organizzi per averle. Quindi siamo contenti di questo.
  Poi un aspetto che per noi è importantissimo è la messa in sicurezza delle scuole – e anche questo impegno è contenuto – e di essere abili negoziatori con l'Europa per togliere la ristrutturazione delle scuole colpite dal sisma dal Patto di stabilità.
  Infine, un aspetto che per noi è molto importante: il favorire la piena partecipazione e il consapevole consenso degli enti territoriali e delle comunità locali colpite dal sisma nelle scelte per la ricostruzione.
  Ho ricordato le cifre drammatiche all'inizio e voglio anche ricordare che per la nostra zona questo è il terzo terremoto distruttivo che abbiamo nel giro di quarant'anni. Dobbiamo incominciare a convivere con l'idea che il terremoto diventa per alcune zone della nostra Italia una ricorrenza. Su questo noi chiediamo al Senato di procedere con grande urgenza all'esame – sappiamo che hanno iniziato a esaminarlo – del provvedimento che abbiamo approvato alla Camera e che è passato al Senato, della delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della Protezione civile. È molto importante che noi riusciamo ad approvarlo in questa legislatura.
  Penso anche che dobbiamo fare riflessioni su modi nuovi di affrontare le questioni e solo a scopo di riflessione offro due considerazioni. La prima è che dobbiamo analizzare nuove idee. Per esempio, nelle regioni dove gli annessi alle abitazioni principali sono consentiti, una delle idee per poter ridurre il numero di sfollati potrebbe essere quella di dare ai sindaci la possibilità di emettere ordinanze per trasformare questi annessi in sedi della Protezione civile, dando immediatamente una risposta a chi ha paura di dormire nella propria abitazione.
  La seconda osservazione. Il nostro territorio del centro Italia è meraviglioso e io credo che sia una legittima aspirazione desiderare di ricostruirlo esattamente com'era. Però io mi domando: noi possiamo pensare di ricostruire esattamente com'era in un territorio che ogni vent'anni ha un terremoto che è altamente distruttivo ? O forse non sarebbe meglio incominciare a pensare che cambiando la situazione dobbiamo pensare che la cosa più importante sono le vite umane e che anche non possiamo chiedere ai cittadini, ogni tot anni, di intervenire per aggiustare la propria casa ?
  Ecco, noi abbiamo voluto offrire queste due considerazioni per dire: cambia la realtà, è importante che riflettiamo a mente libera. Ringraziamo tutta la Camera per l'impegno e l'attenzione che è stata data al terremoto. Io penso che faremo bene e dichiaro il nostro voto favorevole alla mozione di maggioranza e a tutte le mozioni a cui il Governo ha dato parere positivo.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Castiello. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPINA CASTIELLO. Grazie, Presidente, in questa sede credo che sia quasi superfluo – ma va fatto – ricordare la genesi e i disastri che ha provocato il terremoto dello scorso 24 agosto, che ha colpito il territorio delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, con lo sbriciolamento delle case in muratura di Amatrice e di Accumoli, delle loro frazioni, creando seri danni agli edifici pubblici e privati, ma soprattutto portando ad una tragedia immane, con una perdita di circa 300 persone.
  Né tantomeno occorre ribadire gli aspetti scientifici e tecnici del lungo sciame sismico, che a tutt'oggi perdura, o la dimensione della frattura che si è determinata sull'arco appenninico nella zona interessata, né l'abbassamento del livello del terreno, né i danni alle aziende ed a tutto il tessuto produttivo, né i danni al patrimonio culturale, né l'inadeguatezza delle reti infrastrutturali collassate, che hanno messo in seria difficoltà anche la macchina organizzativa dei soccorsi.
  Uno degli elementi particolari delle zone distrutte è che in questo caso si tratta di centri caratteristici di villeggiatura, con molte seconde case, ovvero case ereditate dai genitori, costruite molti anni fa e con mezzi modesti, che i figli hanno cercato di rendere decorose e che figurano come seconde case di questi ultimi, ma che rappresentano sicuramente le radici della gente colpita con tutti i ricordi di famiglia.
  È importante – noi crediamo – assicurare a tutti aiuti economici, efficaci per mantenere la propria identità. È importante ridare ad Amatrice e Accumoli e ai borghi del comprensorio colpito l'aspetto pulito, ordinato e gioioso del passato, perché, se gli aiuti si limitano soltanto alle prime case, il tessuto edilizio non potrà mai essere ricostruito e chi parla sa di cosa sta parlando, visto che ha vissuto, seppure in giovane età, il terremoto che colpì la Campania il 23 novembre 1980.
  Come hanno riportato tutti i giornali, il terremoto di Amatrice e Accumoli era da aspettare. Quasi la metà del nostro territorio, dove vive il 40 per cento della popolazione, è soggetta a rischio sismico. Da una parte il pericolo sismico, dall'altra il rischio idrogeologico e la franosità delle nostre montagne, che mettono annualmente in ginocchio intere aree, creando vittime e danni ingenti. Infatti, è sotto gli occhi di tutti che la risposta sta nella prevenzione, prevenzione ma soprattutto con strutture antisismiche, per evitare i danni soprattutto dove è più possibile che vi siano delle scosse sismiche. Prevenzione, quindi, con interventi strutturali di difesa del suolo, per far fronte ai sempre più frequenti fenomeni di alluvione e anche ai cambiamenti climatici. Occorrono quindi risorse finanziare adeguate, ma soprattutto per l'adeguamento antisismico. E occorre, perché no, anche una certa prevenzione, anche nell'informazione, che è fondamentale.
  Il terremoto di Amatrice e Accumoli ha portato alla ribalta anche il problema di normativa antisismica del nostro Paese. Quella vigente risulta ampiamente inadeguata: è una normativa che si applica alle nuove costruzioni o a quelle che si sottopongono a interventi di rilevante ristrutturazione, non essendo obbligatorio l'adeguamento sismico degli edifici esistenti. Sarebbero obbligatorie, invece, le verifiche di edifici e infrastrutture definiti strategici, come appunto gli ospedali, come tutti quegli edifici, gli stadi, le prefetture, le scuole, che possono assicurare, in caso appunto di tragedie – noi ci auguriamo di no sicuramente, ma lo assicurano – il ricovero o meno delle persone. Chiaramente la situazione non è semplice, soprattutto per un Paese come il nostro, pieno di centri storici e di borghi e con oltre 24 milioni di persone che vivono in zone a elevato rischio sismico. Nonostante le detrazioni fiscali del 65 per cento, il problema di adeguamento antisismico degli edifici si presenta grave e complesso.
  Noi, proprio in memoria di quelle 300 persone, quelle 300 vittime di questo immane terremoto, e nella speranza di non Pag. 102esseri più chiamati a celebrare questi rituali, riteniamo indispensabile promuovere una presa di coscienza di tutto il Paese, ma soprattutto dell'intero Parlamento, nella speranza che il ricordo delle vittime serva da stimolo a fare presto e a fare bene. È per questo che la nostra mozione, molto dettagliata e tecnica, impegna il Governo su molte problematiche. Per noi si tratta di proposte concrete, frutto anche delle esperienze passate. Mi limito in questa sede a ribadirne soltanto alcune.
  Bisogna adottare opportune iniziative ai fini della dichiarazione di una «no tax area» per la zona colpita dal terremoto del 24 agosto 2016, con un'esenzione delle tasse dovute soprattutto per le imprese e i coltivatori diretti e per tutte le attività che vivono di turismo. Assumiamo iniziative per prevedere, in favore delle popolazioni interessate dal terremoto, anche la sospensione dei pagamenti di tributi per forniture di servizi, di tasse e di tributi che gravano sulle loro spalle.
  Bisogna prevedere anche il risarcimento integrale delle perdite delle aziende e delle strutture turistiche, nonché il risarcimento al 100 per cento delle spese per la ristrutturazione o per la ricostruzione, sia delle prime case che delle seconde, senza nessuna differenza.
  Bisogna prevedere, infine, – questa è fondamentale – la trasparenza, perché bisogna rendere pubblici, anche tramiti siti Internet nella Protezione civile e d'intesa con gli enti locali, l'elenco dei fornitori, comprensivo dell'oggetto della fornitura e del relativo importo, dello stato delle somme erogate e dei relativi beneficiari, degli interventi che vengono programmati, degli avvisi, dello stato di realizzazione delle opere, nonché di tutta la normativa nazionale, regionale, provinciale e comunale afferente agli interventi di ricostruzione conseguenti agli eventi sismici. Questo per fare chiarezza e fare le cose in trasparenza. Questo è il senso della mozioni che noi abbiamo presentato, ma credo sia il senso anche di tutte le mozioni, seppur presentate da singoli gruppi in quest'Aula, per le quali noi, sin da ora, esprimiamo un voto favorevole.
  Credo che il messaggio maggiore e migliore che possa oggi, stasera, dare quest'Aula è la risoluzione che è stata sottoscritta da tutti i gruppi di maggioranza, dove – e ringrazio per questo anche il lavoro che ha svolto l'Ufficio di Presidenza con la Presidente e i componenti tutti –, con il parere mi sembra favorevole del Governo, si destina una somma abbastanza cospicua, 47 milioni di euro, che la Camera è riuscita a risparmiare: i tagli dei cosiddetti costi della politica, questo va detto, e che potrebbero essere orientati quindi per andare incontro alle esigenze dei terremotati, a causa purtroppo del terremoto che ha colpito il mese scorso il nostro Paese. Credo che veramente, se riusciamo a far ciò, e al di là delle singole mozioni che tutti i gruppi hanno presentato, noi restituiamo un po’ di dignità in più a questo Parlamento, e sicuramente continuiamo a svolgere il nostro ruolo in quest'Aula con maggiore orgoglio e maggiore dignità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, devo dire che sono abbastanza d'accordo con quello che ha detto il collega Rocco Palese: penso che, se un senso aveva questo dibattito, poteva averlo ancora di più e più forza si poteva dare alla nostra riflessione parlamentare se riuscivamo a comporre un documento unitario. Non è stato così, anche se le mozioni si somigliano; noi naturalmente voteremo a favore di tutte quelle per cui il parere del Governo è positivo, e naturalmente della mozione di maggioranza.
  Presidente, i terremoti in Italia sono purtroppo una tragica consuetudine. Basta vedere l'elenco solo dei terremoti del Novecento, cioè quelli su cui c’è più documentazione, sia scientifica che letteraria, a cominciare dal 1908, dal terribile terremoto di Messina, con 130 mila morti, per Pag. 103seguire nel 1915 Avezzano, 30 mila morti, fino ad arrivare agli ultimi del Ventunesimo secolo, a cominciare da L'Aquila, e poi l'Emilia ed infine questo cosiddetto del Centro Italia: in realtà, Presidente, l'epicentro della prima scossa tra Accumoli ed Amatrice è a pochi chilometri di distanza dal centro de L'Aquila, quindi un terremoto molto vicino, nella parte occidentale dell'Appennino.
  Questa ormai tragica scansione e consuetudine purtroppo da parte delle opinioni pubbliche, delle classi dirigenti non viene presa in considerazione: è fuori dubbio che necessiti un piano serio per la messa in sicurezza, il monitoraggio del nostro patrimonio edilizio pubblico e privato. Da questo punto di vista siamo in forte ritardo, ma dobbiamo anche evitare considerazioni e spinte demagogiche: il patrimonio edilizio italiano è un patrimonio molto difficile da mettere in sicurezza, non si riuscirà a metterlo nemmeno con qualche anno di tempo. Però è chiaro che è un lavoro molto meticoloso che deve cominciare !
  Per questo voglio segnalare come... Vede, io vivo in una città, Teramo, che è a 25 chilometri dall'epicentro del terremoto di Amatrice, ed è a 30 chilometri dall'epicentro del terremoto de L'Aquila. Noi ci siamo trovati dopo il 2009, giacché abbiamo avuto dei danni, ad affrontare il problema del patrimonio edilizio pubblico, delle scuole, che oggi sono un problema enorme. Devo dire: spesso si incolpano le amministrazioni, i sindaci, le classi dirigenti, che però a volte, in molti casi fanno grande fatica, si danno da fare, sono sommersi da centinaia di emergenze; anche l'opinione pubblica, però, dovrebbe fare una riflessione. Vede, da sei mesi dopo il terremoto de L'Aquila fino al terremoto di Amatrice, nessuno si è interessato alla messa in sicurezza sismica. Credo quindi che debba entrare nella cultura del Paese una percezione che è quella della sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati: è una questione che deve essere messa tra le priorità delle attività, sia delle amministrazioni che delle famiglie e delle imprese.
  Credo che anche questa volta siamo stati testimoni – e bisogna darne merito, lo hanno detto tutti, lo devo ripetere – di una organizzazione dell'emergenza in questo Paese che non è seconda a nessun Paese nel mondo: non solo per la magnifica passione, l'impegno di tanti volontari che si sono mobilitati dalle prime ore del mattino per arrivare ad Amatrice, Accumoli, ad Arquata in maniera tempestiva e cercare di dare soccorso; ma anche per l'organizzazione della nostra Protezione civile, il coordinamento di tutte le forze, anche dei volontari, che ancora una volta hanno dato prova, oltre che di dedizione, di forte efficienza.
  Penso che questo debba essere tenuto in considerazione ! Così come l'hanno data nei terremoti che si sono susseguiti negli ultimi anni, e nelle calamità naturali, ahimè.
  Credo che in questo momento ci sia la fase indubbiamente più difficile, e lo dico un po’ per esperienza per quello che è successo con il terremoto de L'Aquila: cioè il passaggio dalla fase di emergenza alla fase di ricostruzione, che è un passaggio naturalmente molto diluito, non è che da un giorno all'altro si passa dall'emergenza alla ricostruzione; il passaggio dalla sistemazione di fortuna degli sfollati (che in questo caso per fortuna sono molto meno di altri terremoti, come quello aquilano), alla fase invece della ricostruzione non solo edilizia, ma anche sociale e culturale di un tessuto importante come quello che era in questi territori, in queste zone. Tali territori tra l'altro corrono un rischio enorme, che forse in Emilia non si è corso: il rischio effettivo dello spopolamento e dell'abbandono dei territori, di cui è chiaro che una gestione a regime della ricostruzione deve tener conto. Seppure io non sono completamente d'accordo sul fatto che noi dobbiamo ricostruire tutto esattamente lì: è chiaro che non dobbiamo abbandonare il territorio e dobbiamo conservare quelli che sono i nuclei urbani; però uno studio del sottosuolo ed uno studio geologico importante sarebbe utile ad orientare anche dove e come ricostruire il patrimonio edilizio.Pag. 104
  Voglio concludere questa piccola riflessione, Presidente, dicendo che secondo me la scelta di un commissario... A parte la stima per la persona di Errani, in questo caso un commissario esterno è una scelta opportuna, perché qui ci sarebbe un grandissimo problema di governance in un evento di questo tipo. La zona colpita dal terremoto, Presidente, si trova esattamente all'incrocio di quattro regioni diverse, di cinque province diverse: noi avremmo avuto, ed avremo, un sovrapporsi di istituzioni che incidono sul territorio, su questi territori, che avrebbe causato sicuramente un caos dal punto di vista della governance. Allora, il riunire tutto sotto un'autorità commissariale esterna, io credo che sia stata una scelta opportuna, al di là della persona a cui va la nostra stima e la nostra fiducia.
  Per chiudere, voglio dire che anche noi abbiamo da subito aderito all'iniziativa del Vicepresidente Baldelli, a cui hanno aderito anche gli altri gruppi parlamentari, che ringrazio, di destinare le economie che questa Camera ha fatto in questa annualità, nell'annualità 2015, all'aiuto alle popolazioni terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lara Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signora Presidente, noi siamo convinti che davanti alla morte, davanti al dramma, la dialettica e lo scontro politico debbano abbassare i toni, non lasciando spazio ad alcuna polemica. Da parte nostra ci sarà sempre la massima disponibilità alla collaborazione. Non è una questione di stile, è una convinzione, la nostra: è una questione di rispetto, sia nei confronti delle vittime, di chi non ce l'ha fatta, sia nei confronti anche di chi ha perso tutto, ma con dignità, signora Presidente, continua a presidiare quello che fino al 24 agosto era la sua proprietà, la sua casa, il suo cortile, il suo posto di lavoro.
  Per questo davanti alle immagini ed ai numeri del sisma, alla polemica abbiamo preferito il silenzio, lo studio ed i fatti. Ci siamo messi a lavorare, avanzando proposte e riconoscendo alla Protezione civile, alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco, ai soccorritori sanitari ed ai volontari un'eccellente gestione della prima emergenza.
  Voglio anche ringraziare l'Italia intera, che nei momenti peggiori è sempre in grado di dare il meglio di sé. Bene ha fatto il Premier, l'altro ieri, a comunicare che i soldi che spenderemo per gli adeguamenti sismici e per la ricostruzione non saranno conteggiati nel Patto di stabilità; va bene.
  Adesso, però, è il momento dei fatti, quello delle commemorazioni e del silenzio è finito; ora bisogna garantire una ricostruzione più veloce e trasparente possibile, copiando le esperienze migliori e scongiurando, invece, gli errori che sono stati commessi nel passato. La politica, durante i funerali di Stato, aveva promesso ai parenti delle vittime che non li avrebbe lasciati soli e, allora, quelle quasi 3.200 persone sfollate devono tornare nel più breve tempo possibile alla normalità e tornare alla normalità, signora Presidente, significa tornare a vivere in un paese fantasma senza avere paura, significa mettere in sicurezza gli edifici, significa iniziare a vedere la ricostruzione delle proprie case, significa iniziare a vedere il posizionamento dei nuovi mattoni, significa riaprire immediatamente scuole ed ospedali.
  Tutto questo va deciso, soprattutto, con chi è rimasto in quei posti, con ostinazione, con tenacia e con tanto coraggio. In contemporanea, vanno fatte ripartire le attività produttive, bisogna riaprire i piccoli negozi e le piccole e medie imprese locali, sostenendole e, soprattutto, finanziandole. Questo significa, ad esempio, che per la ricostruzione bisognerebbe favorire le imprese locali e la manodopera locale, bisogna garantire le risorse necessarie per finanziare, ad esempio, con ammortizzatori sociali, riguardo alle aziende, le attività produttive fortemente colpite dal sisma. Non ci si dica che i soldi non ci sono, i fondi ci sono, perché, senza peraltro cadere nella demagogia, il nostro gruppo parlamentare ha già indicato, in due occasioni, Pag. 105dove andare a reperire le risorse, ma io voglio ribadirlo, nonostante il parere contrario a quel punto della nostra mozione; noi abbiamo proposto che si utilizzi immediatamente, subito, perché è disponibile, il fondo per le esigenze indifferibili; quei soldi sarebbero immediatamente disponibili e noi, signor sottosegretario, onestamente, non abbiamo capito il perché di quel parere contrario e mi piacerebbe, se vuole, anche aprire un'interlocuzione, perché davvero, lì, ci sono tanti milioni di euro e 500 milioni di euro stanziati immediatamente significherebbero passare dalle parole ai fatti e far toccare con mano che la ricostruzione può ripartire domani stesso. Diciamo questo, perché, ad esempio, noi vorremmo immaginare non una gestione notabile della sospensione del pagamento degli adempimenti tributari e non, perché, quando questa sospensione cesserà, noi non vorremmo che ciò avvenga in maniera brusca o che pure le persone che oggi possono beneficiare di questa sospensione debbano poi pagare, ad esempio, sanzioni oppure interessi.
  Aiutare una ripresa economica significa anche sostenere il welfare, sostenere il sociale; per questo all'interno della nostra mozione abbiamo proposto anche l'esenzione dal pagamento del ticket sanitario, degli asili nido e delle residenze socio-assistenziali e ci fa piacere che il Governo, invece, questo impegno lo abbia assunto. Per tornare a lavorare servono servizi, lo abbiamo detto.
  Inoltre, voglio avanzare una questione cruciale, soprattutto per le Marche, signor sottosegretario, si mappino dettagliatamente i comuni all'interno della zona del cratere, ci sono dei comuni esclusi, ma colpiti dal terremoto. Non possiamo lasciare sole le amministrazioni, ci sono tanti danni nel maceratese, nel fermano e anche nella provincia di Ascoli. Commetteremmo un errore gravissimo se lasciassimo soli quei cittadini che hanno subito crolli oppure hanno le case o gli ospedali o le scuole dichiarati inagibili. Non dobbiamo lasciare solo nessuno, signor sottosegretario.
  Per questo servono risorse immediatamente disponibili e ben superiori, mi si permetta di dirlo, a 50 milioni di euro. Si lavori da subito, prevedendo nella prossima sessione di bilancio un programma pluriennale complessivo di interventi e investimenti certi e finalizzati alla messa in sicurezza del nostro Paese, altro che ponte sullo Stretto di Messina. Voi del Governo state guidando, a torto o a ragione, questo Paese; con i vostri atti decidete dove portarci. La vera sfida, signor sottosegretario, la grande opera necessaria è la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati: anche in questo caso si produrrebbero migliaia di posti di lavoro.
  Vengo alle nostre intenzioni di voto. Accettiamo le riformulazioni e voteremo le altre mozioni in segno di rispetto e di responsabilità, con sole due eccezioni, però. Non voteremo gli impegni che sottintendono nuove costruzioni, ad esempio, di aeroporti o di eliporti, perché dalla ricostruzione alla costruzione di inutili ecomostri il passo è davvero breve e chiediamo al Parlamento tutto, a tutti i gruppi parlamentari, di pronunciarsi sulla nostra mozione, su un punto nel dettaglio.
  Signor sottosegretario, perché lei sceglie di dare un parere contrario a un nostro impegno: l'utilizzo del Fondo per le esigenze indifferibili ? Quelli sarebbero dei soldi immediatamente disponibili. Noi, signor sottosegretario, questo non lo capiamo e, soprattutto, non abbiamo capito perché lei e il suo Governo non siete d'accordo e pensiamo, per una questione di rispetto delle vittime e di chi è in quei posti a continuare a presidiare quella che è stata la propria casa e nei confronti delle commemorazioni, signor sottosegretario, che sia importante che anche la politica si assuma le proprie responsabilità.
  Noi da parte nostra stiamo facendo il nostro dovere, votando tutte le mozioni di tutti i gruppi parlamentari, però chiediamo che gli altri gruppi parlamentari e il Governo si esprimano su un punto preciso della nostra mozione: perché non volete utilizzare quel Fondo per poter ricostruire, da domani mattina, i paesi terremotati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) ?

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Io credo che si sia, in parte, perduta un'occasione, nell'esame del seguito di queste mozioni. Nel senso che apprezzo la capacità di sintesi, la volontà di sintesi che la maggioranza ha inteso darsi nel ritirare alcune mozioni e nel presentare un documento unitario della maggioranza stessa; ho motivo di ritenere che, forse, sarebbe stato opportuno fare un piccolo sforzo in più, perché io non so se qualcuno della maggioranza ha pensato bene di prendere contatti anche con dei referenti del mio gruppo: a me non risulta, ma non risulta a me, non risulta ad altri colleghi dell'opposizione che sia stato fatto. E credo che, forse, in una circostanza come questa avrebbe avuto certamente un valore, non soltanto simbolico, ma politico, il fatto di trovare un punto d'incontro su mozioni che, tutte quante, si pongono, non il problema di creare degli elementi di frizione o di polemica politica quotidiana su questo o quel tema, ma tutte, ritengo, in buona fede, cercano di indicare al Governo quali soluzioni possano essere più o meno appropriate per sostenere al meglio e dare al meglio quella che, nell'intervento in discussione generale, ho definito la garanzia di continuità economica e sociale delle popolazioni che sono state colpite. E che non sono soltanto le popolazioni che, purtroppo, hanno registrato vittime, ma sono anche quelle popolazioni e quei territori che sono rimasti esclusi dalla perimetrazione del cosiddetto cratere e che, pure, hanno fatto registrare danneggiamenti gravi a cose, a infrastrutture e ad abitazioni, danneggiamenti che, inevitabilmente, si sono riversati e si riversano sulla continuità delle attività produttive e su tanti altri aspetti della vita quotidiana di queste popolazioni.
  Ecco, probabilmente, uno sforzo, da questo punto di vista, sarebbe stato, non solo doveroso, ma gradito, e lo dico come rappresentante di una forza politica che, prima ancora dell'appello di Palazzo Chigi, aveva, attraverso il Presidente Berlusconi, dato la propria disponibilità a una collaborazione responsabile a sostegno non del Governo ma delle popolazioni colpite da questa tragedia.
  Allora credo che, di fronte a questa circostanza, ciascuno voterà la propria mozione, ma voteremo anche le mozioni su cui siamo d'accordo, e tendenzialmente non abbiamo grandi pregiudiziali (crediamo che il contributo, ancorché dettagliato, forse addirittura troppo dettagliato, sia un contributo comunque costruttivo e positivo da parte di tutti), con dei distinguo certamente, ma il clima che si deve respirare in questa Assemblea, su questi temi, io credo sia un clima che debba essere, per forza di cose, costruttivo.
  In questo senso, io ho voluto promuovere un'iniziativa che ha raccolto il sostegno di tutti i gruppi parlamentari, che è quella della risoluzione che abbiamo depositato, e su cui il Governo ha espresso parere favorevole, che fa sì che la Camera, avendo già destinato nella giornata di ieri con un bonifico al Ministero dell'economia 47 milioni di euro (frutto dei risparmi che il Collegio dei questori con grande attenzione, l'Ufficio di Presidenza, e l'Assemblea hanno realizzato, e che l'Assemblea ha votato nella seduta che abbiamo fatto sul bilancio; risparmi quindi già acquisiti), impegni il Governo a tradurre in iniziative normative l'indirizzo a destinare questi risparmi alle popolazioni colpite dal terremoto. Questo sostanzialmente prova che non è difficile raccogliere consenso su proposte di buonsenso e su proposte che toccano temi che a tutti stanno a cuore. Avremmo potuto farlo, e avremmo secondo me dovuto farlo, anche sulle mozioni, quindi peccato che ciò non ci sia stato.
  Per parte mia, per parte del mio gruppo, io annuncio il voto chiaramente favorevole sulla nostra mozione, non accettando la riformulazione del Governo, per i tre capoversi 9, 10 e 11 che è stata proposta, ma chiedo, Presidente, la votazione per parti separate nel senso di intendersi una votazione per le parti su Pag. 107cui il Governo ha dato parere favorevole e una votazione per le parti su cui il Governo ha dato parere contrario.
  Esprimo, altresì, tendenzialmente un voto favorevole su tutte le altre mozioni, proprio per quello spirito di condivisione che su questi temi, Presidente, io credo debba esserci sempre in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. È trascorso poco più di un mese da quel tragico 24 agosto, quando, alle 3:36 minuti, nel pieno della notte, la terra ha tremato fino a spaccarsi, una cicatrice che ha segnato il cuore dell'Italia. Poi è arrivata l'alba e con la luce abbiamo visto quello strazio: paesi cancellati come se fossero stati bombardati a tappeto, il terremoto si è portato via 298 vite. In tanti, troppi, hanno perso la vita, adulti, anziani, bambini, vite, famiglie, comunità spezzate. E ci sono i feriti che si portano addosso i segni di quel terribile dramma. Il nostro pensiero va a tutti loro, ma il pensiero non basta ogni volta che un sisma colpisce duramente una comunità, come è successo per i comuni colpiti dal terremoto il 24 agosto scorso, è come se il tempo si fermasse. Si vive per un lungo periodo di tempo in una realtà che pare sospesa tra quello che c'era prima e ciò che verrà dopo. Il terremoto segna un anno zero da cui è necessario ripartire e che richiede uno sforzo immane. È soprattutto in questa fase che lo Stato deve essere in grado di far avvertire la sua presenza, la sua vicinanza. Bisogna dare certezze e fare chiarezza, fornire garanzie, perché il primo rischio dal quale bisogna tutelare i sopravvissuti è quello dell'abbandono.
  Purtroppo, nonostante quello del 24 agosto sia stato l'ottavo sisma di magnitudo superiore a 5,6 verificatosi in Italia dal 1980, ogni evento sismico ci scopre immensamente fragili e impreparati. Proprio a partire dal 1980 l'Italia si è dotata di una carta della sismicità del Paese che consente di conoscere quali sono le aree soggette a rischio maggiore e per ogni area il grado di rischio e il periodo di ritorno. Proprio grazie a questo lavoro si sa che in Italia circa 24 milioni di persone vivono in zone ad elevato rischio sismico. Le fasi che seguono il verificarsi di un sisma necessitano di essere codificate e regolamentate con una legge quadro, in grado di guidare tutte le operazioni necessarie, dettando anche le competenze specifiche, i tempi necessari per l'attuazione dei vari interventi e l'erogazione dei fondi.
  Ad oggi, questa legge quadro non esiste e ogni volta, come se fosse la prima, si ricorre a modelli che richiamano a esperienze del passato, ma senza essere realmente in grado di calare interventi e tecniche ai casi specifici per loro natura unici. Ogni volta la macchina riparte da zero appunto e sembra di assistere ad esperimenti, varianti e aggiornamenti. Per questo motivo si ricorre a decreti di urgenza, ordinanze che si susseguono nei mesi successivi all'evento a mano a mano che l'emergenza avanza e si presentano nuove esigenze. Questo meccanismo rallenta l'erogazione dei fondi e l'attivazione delle procedure necessarie a stabilire l'entità e la tipologia dell'intervento statale, facendo registrare delle disparità tra i diversi eventi che si sono susseguiti negli anni. Sono molteplici gli aspetti che bisogna tenere in considerazione e ognuno va affrontato in maniera organica e in raccordo con l'azione complessiva che si intende attuare. Accelerare i tempi nell'affrontare le fasi dell'emergenza, della ricostruzione e del rilancio delle attività produttive, risulta fondamentale se si vuole evitare di dover ricorrere ogni volta a soluzioni tampone che assorbono ingenti risorse economiche e spesso aggravano le condizioni di disagio della popolazione.
  È per questo che anche in questo caso noi siamo costretti a presentare una mozione così articolata, in mancanza di una legge quadro che detti le linee generali di intervento in caso di sisma o calamità naturali. In genere è necessario attivarsi Pag. 108mediante azioni che consentano di operare in tutti gli ambiti della vita sociale della comunità, perché se a colpire l'immaginario collettivo e l'opinione pubblica sono principalmente l'immagine dei danni al patrimonio immobiliare e il numero delle vittime, è sulla vita delle persone che sono sopravvissute che bisogna lavorare. Quindi oltre a pensare alla ricostruzione, a dare una sistemazione dignitosa agli sfollati, c’è un intero tessuto sociale da rimettere in moto, c’è una realtà produttiva ed economica che non può permettersi di perdere tempo, perché il rischio è che quello che non ha distrutto il terremoto venga annullato dalla burocrazia.
   L'esperienza ormai ci ha insegnato che le ferite maggiori vengono aperte nelle aree che già per loro natura e ubicazione geografica risultano essere particolarmente fragili e disagiate. Sono realtà come quelle che abbiamo imparato a conoscere dopo il 24 agosto, la cui economia è basata sulle piccole imprese, molto spesso artigiane, legate a produzioni di nicchia e che hanno faticosamente costruito una rete di contatti commerciali che rischiano di perdere in un battito di ciglia. Sono territori a forte vocazione agrosilvopastorale, già penalizzate da un isolamento geografico che in questi momenti si aggrava, mettendo a rischio la sopravvivenza delle aziende. Ci sono aspetti che se non preventivamente codificati rischiano di essere dimenticati, provocando enormi danni. Attualmente, ad esempio, esiste un'emergenza legata all'approvvigionamento di fieno per gli allevamenti bovini che nessuno sembra in grado di affrontare e risolvere. È per questo che servirebbe una legge quadro che contenga un protocollo da seguire in caso di calamità naturali. In assenza di questo, si opera troppo spesso nell'improvvisazione e si lascia spazio a iniziative private che se da una parte sono un bel segnale di vivacità, attenzione e partecipazione che arriva dalla società civile, dall'altra rappresentano una resa e un segnale negativo riguardo la capacità organizzativa del Governo e dello Stato. Spesso la gestione di questo slancio di partecipazione necessita di uno sforzo organizzativo suppletivo da parte di chi opera nelle aree colpite. Sono molti gli aspetti e gli ambiti che richiedono di essere presi in considerazione e nei confronti dei quali è indispensabile intervenire.
  Alcuni degli impegni che chiediamo al Governo sono di tipo strutturale, potrebbero rientrare a pieno all'interno di quella legge quadro che nel mio intervento ho più volte richiamato. Altri potrebbero sembrare più specifici per quest'ultimo evento calamitoso, ma in realtà possono essere replicati e presi in considerazione anche all'interno di un quadro più ampio. Abbiamo cercato di portare all'interno della mozione le esperienze dei terremoti e delle calamità naturali che si sono verificate nel recente passato. Le azioni che abbiamo inserito negli impegni riguardano misure a favore della residenzialità ossia della permanenza dei cittadini nei loro territori. Peccato che il Governo abbia respinto la nostra proposta di installare in prossimità delle residenze MAP e di poter accedere alle casette, anche se ora si accetta l'autonoma sistemazione in attesa che i MAP vengano costruiti. Questo impegno non serve solo a scongiurare l'annientamento dei rapporti sociali che rendono una comunità viva, ma ha anche l'obiettivo di dare continuità alle attività produttive che richiedono la presenza sul posto dei lavoratori e degli imprenditori, e ciò vale sia per le imprese agricole che per quelle commerciali e produttive in genere. Questo contemporaneamente significa anche garantire una ricostruzione rapida di tutti gli edifici danneggiati dal sisma comprese le seconde case, prevedendo la copertura totale dei danni. Ad Amatrice è stato stimato che circa il 70 per cento delle case danneggiate fossero appunto seconde case. Soprattutto nei centri storici dove il tessuto urbano è rappresentato da edifici in continuità gli uni con gli altri, è fondamentale consentire gli interventi in maniera diffusa, senza distinzione rispetto all'utilizzo. Le aziende vanno sostenute anche mediante sgravi fiscali, quali ad esempio il blocco del versamento dei contributi previdenziali e dei premi per l'assicurazione Pag. 109Inail. Un ruolo fondamentale in queste fasi è svolto dalle amministrazioni locali, che necessitano, anch'esse, di misure straordinarie per poter meglio affrontare le incombenze legate all'emergenza. Per questo abbiamo inserito impegni rivolti a istituire un fondo in grado di compensare i mancati introiti da imposizione fiscale – IMU, TASI, TARES – per tutti i comuni del cratere e la possibilità di allargare le maglie dei vincoli imposti dal pareggio di bilancio, per consentire l'uso delle risorse disponibili per gli interventi necessari per la messa in sicurezza del territorio. Ma, inspiegabilmente, anche questi impegni non sono stati accettati.
  Bisogna anche intervenire per prorogare l'entrata in vigore di alcuni obblighi, come quello che prevede la gestione associata delle funzioni comunali per i comuni con meno di 5 mila abitanti, o 3 mila se appartenenti a comunità montane. Ma anche su questo impegno, il Governo ha espresso parere contrario.
  Non mancano, ovviamente, misure importanti nell'ambito della prevenzione, che non riguardano solo gli interventi sul patrimonio immobiliare, come la stabilizzazione dell'ecobonus anche per gli interventi di adeguamento antisismico degli edifici, ma anche azioni volte ad aumentare nei cittadini la consapevolezza del rischio e diffondere le corrette pratiche da mettere in atto per affrontare le calamità naturali. È questo un altro punto su cui non riusciamo proprio a capire perché il Governo abbia espresso parere contrario.
  Chiediamo semplicemente cose che già avvengono in tutti i Paesi ad alta sismicità, come ad esempio il Brasile ed il Perù, dove vengono effettuate simulazioni ed esercitazioni antisismiche periodiche, anche per diffondere fra i cittadini la conoscenza dei piani comunali di emergenza.
  Chiediamo, inoltre, di utilizzare le reti RAI, tv e radio, per diffondere la cultura del rischio e della prevenzione, utilizzando magari anche l'invio di dépliant esplicativi, attraverso ad esempio la bolletta elettrica. Onestamente non capiamo proprio perché il Governo sia contrario ad informare i cittadini su come comportarsi prima, durante e dopo il sisma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Abbiamo posto particolare attenzione agli interventi sugli edifici pubblici, quali ad esempio le scuole, per le quali chiediamo l'impegno a predisporre un piano di edilizia scolastica per interventi diffusi di adeguamento alla norma tecnica antisismica. È indispensabile prevedere anche delle misure che consentano di operare un controllo puntuale di tutte le fasi di intervento per evitare il ripetersi di quanto vissuto in passato. Così chiediamo che, per la ricostruzione, le aziende che intendano partecipare ai lavori siano inserite nella white list, sottoponendola al controllo delle prefetture.
  Un altro impegno per noi importante, ma sul quale il Governo ha dato parere contrario, è quello di promuovere degli strumenti di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini, che consentano anche di eseguire un controllo continuativo sull'andamento degli interventi mediante uno sportello unico per il cittadino, che segua l'intera fase della ricostruzione. Ma anche qui, parere negativo.
  Questi sono solo alcuni impegni che abbiamo inserito nella mozione. È una mozione che, ripeto, è molto articolata – sessantuno impegni – in quanto tenta di sopperire alla mancanza di un testo unico delle emergenze.
  Anche in occasione di questo tragico evento, i cittadini italiani hanno dimostrato la loro capacità di stringersi intorno a chi è in difficoltà e di non far mancare il proprio sostegno. In alcuni casi hanno colmato l'assenza dello Stato.
  Votare queste mozioni con tutti gli impegni che contengono significa lanciare un forte segnale di presenza, significa dimostrare che anche le istituzioni in questi momenti difficili sono in grado di farsi carico delle proprie responsabilità e di intervenire, non solo nell'immediato, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Per questo, per quanto riguarda la nostra mozione, accogliamo tutte le riformulazioni, ma per quanto riguarda i quindici impegni su sessantuno con parere contrario, chiederemo Pag. 110che siano posti in votazione perché sono comunque tasselli importanti per la prevenzione del rischio sismico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luciano Agostini. Ne ha facoltà.

  LUCIANO AGOSTINI. Grazie, Presidente. Alle 3,36 del 24 agosto una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.0 si abbatte, ancora una volta, su una parte dell'Appennino centrale, interessando le regioni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. In particolare, la furia devastatrice con distruzione e morti si concentra nei comuni di Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto e le tante frazioni che compongono questi comuni.
  Alla fine, purtroppo, si conteranno 297 morti e 390 feriti. Ancora una volta la devastazione colpisce un'area interna del nostro Paese, fatta di piccoli borghi e di centri storici bellissimi e da tante persone che nella loro vita hanno scelto di rimanere lì, in quei posti, a testimoniare come la provincia italiana sia ricca di paesaggio, di beni architettonici, ma anche di quella umana schiettezza del vivere quotidiano che costruisce giorno per giorno tanta serenità e che fa di quei posti ambienti straordinari.
  Già, signora Presidente, la vita di provincia, troppe volte frettolosamente liquidata da giudizi superficiali e sommari, quasi come fosse un inutile orpello. Ma proprio in quegli ambienti tante persone tornano nei momenti liberi per ritrovare radici e tranquillità, che ognuno di quelli che hanno vissuto e frequentato quei luoghi ricerca con ostinazione di insistenza, magari riscoprendo l'orgoglio di farle conoscere ai propri figli, ai propri nipoti, agli amici più cari. Ed è questa la ragione per cui molte di quelle vittime erano giovani e bambini.
  La macchina dei soccorsi è stata immediata, tempestiva, efficace, dal sistema sanitario alla Protezione civile, dalle forze dell'ordine all'Esercito, ai Vigili del fuoco: hanno dato prova di capacità e prontezza nel rispondere a tutte le esigenze che drammaticamente in quelle ore si evidenziavano. Ecco perché credo che anche noi, da qui, come già abbiamo fatto in altre occasioni, dobbiamo e vogliamo ringraziarli per ciò che hanno fatto e per ciò che continueranno a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Poi la grande risposta della solidarietà: da ogni angolo del nostro Paese è arrivata una presenza, un aiuto, che ha contribuito a non lasciare sole quelle popolazioni duramente provate e stremate da tanta forza devastatrice. Il Presidente del Consiglio ha parlato subito del cuore grande dell'Italia. È vero. Chi, come me, si è recato ad Arquata del Tronto solo poche ore dopo il sisma, ha potuto verificare come sia grande quel cuore, fatto da soccorritori e volontari che si sono messi a disposizione, pronti a fare tutto ciò di cui c'era bisogno, e c'era bisogno di proprio di tutto.
  Così come la risposta delle istituzioni: pronta, massiccia, dalla sua presenza, signora Presidente, dalla presenza del Governo nazionale ai governi regionali. Ma voglio sottolineare ancora una volta come l'apporto dei sindaci e degli amministratori locali sia stato fondamentale. Viviamo in un tempo dove la politica e le istituzioni attraversano momenti difficili, il vento dell'antipolitica a volte soffia impetuoso, ma ci sono momenti in cui tutto questo va messo da parte per riprendere la strada del sentirsi comunità. Aver visto tanti amministratori di quei piccoli comuni scavare tra le macerie, fare i censimenti delle frazioni, unici a poterli fare perché conoscevano gli abitanti anche non residenti, è stato non solo commovente, ma rinvigorisce la convinzione che le istituzioni vanno rispettate, salvaguardate, anche quando la scure dei tagli ha ridotto consigli comunali, giunte, senza verificare come, proprio in quelle piccole comunità, questi abbiano una funzione che va molto al di là dell'amministrazione pubblica.
  Il Governo ha già approvato un primo decreto, stanziando 50 milioni per l'urgenza, e sta approntando il secondo, a Pag. 111cui queste mozioni offrono utili indirizzi. Ha sospeso le imposte nei comuni individuati nel cratere, ha nominato un commissario per le quattro regioni, una persona seria e competente, che risponde al nome di Vasco Errani, già presidente dell'Emilia-Romagna, che, insieme al coordinatore nazionale della Protezione civile, l'ingegner Curcio, sta lavorando con grandissimo impegno, con una presenza quotidiana, impostando e verificando tutti i giorni il lavoro fatto e quello da fare. Lasciatemi dire che questo lavoro può essere fatto con efficacia solo se si hanno competenza, capacità, esperienza, ma anche passione politica e tanto rispetto per le istituzioni, e si è pronti sempre a servirle.
  Ad un mese dalla forte scossa, quasi tutti gli sfollati sono fuori dalle tende, si smontano già i primi campi e tutti sono sistemati provvisoriamente in case o alberghi, e comunque al riparo dal freddo dell'inverno che da quelle parti inizia già a farsi sentire. Le attività produttive, seppure in una situazione di grande difficoltà, quasi tutte possono iniziare a riprendere la propria attività.
  L'anno scolastico è regolarmente iniziato alla data stabilita e questa era un'assoluta priorità del commissario, per dare il senso di una veloce ripresa, per tornare alla normalità.
  Si stanno approntando già le aree per le case in legno, che stabilizzeranno la prima fase dell'emergenza.
  Poi inizierà la seconda fase, quella della ricostruzione.
  Come ha detto Errani, lo slogan che guiderà sarà «com'era, dov'era». Lo slogan dà il senso di ciò che si vuole fare: quelle comunità devono e vogliono tornare lì, alla loro vita, nei loro posti.
  Anche la discussione che si è aperta sui tempi della ricostruzione, a me sembra un po’ asfittica: i tempi non dovranno essere né lunghi né brevi, ma quelli giusti per fare le cose come si deve.
  La priorità della ricostruzione sarà il mantenimento dell'identità territoriale.
  Per questo non ci si occuperà solo della prima casa e degli edifici pubblici, ma di tutto ciò che riguarderà la ricostruzione della propria identità.
  In questi giorni si è parlato di modelli di ricostruzione. A noi non interessano le polemiche con paragoni dove questa è stata fatta male, a noi interessa fare riferimento ai tanti esempi positivi, dal Friuli all'Umbria, dalle Marche all'Emilia.
  Ho vissuto da amministratore regionale la ricostruzione del terremoto del 1997 nelle Marche e Umbria: sfido chiunque a dimostrare che in quella ricostruzione, come in altre, ci siano state lungaggini, scandali o infiltrazioni criminali.
  Per fare questo, come dice il commissario, non abbiamo bisogno di leggi speciali, ma di adoperare bene quelle che ci sono e di risorse adeguate.
  Vogliamo affrontare questa fase con il massimo dell'impegno.
  Il PD sosterrà questo sforzo con serietà e vicinanza alle comunità colpite, ma anche, come finora fatto dal Governo nazionale e dai governi regionali, assumendoci fino in fondo la responsabilità della ricostruzione, perché vedete, in questi giorni è abbastanza singolare la discussione che si è aperta sul fatto che non si possono fare le Olimpiadi perché potrebbero esserci lungaggini e scandali: se tutti ragionassimo così, pure sulla ricostruzione post-terremoto dovremmo dire che, visto che in alcune ricostruzioni si sono verificate cose poco edificanti, allora rinunciamo alla ricostruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  No: governare significa assumersi la responsabilità e noi lo faremo, ce l'assumeremo per fare le tante cose che si devono, in modo serio e perbene. Lo dobbiamo al nostro Paese e a quelle popolazioni che confidano in noi e lo dobbiamo anche a quel cuore grande dell'Italia, fatto dalla solidarietà, dal volontariato e da tutti gli operatori e lo dobbiamo anche a quell'immagine, Presidente, rimasta impressa nei nostri occhi, dell'anonimo vigile del fuoco che, su un gradino dell'obitorio di Ascoli Piceno, scriveva in un atto di amore unico una lettera di scuse per Pag. 112essere arrivato tardi ad individuare e ad estrarre la sorellina di Giorgia, la quale, con il proprio corpo, aveva fatto da scudo, proteggendo e salvando la sorellina più piccola.
  Per questo, per queste ragioni, per tutte queste ragioni, noi voteremo favorevolmente la mozione di maggioranza e voglio anche ringraziare tutti i gruppi parlamentari che si sono adoperati per dare un contributo, nelle loro mozioni, per rappresentare in maniera positiva e propositiva la ricostruzione del nostro purtroppo ultimo terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo e colleghi, è veramente grave che in un momento di estrema difficoltà per le popolazioni colpite e per tutto il Paese si prenda spunto da questa vicenda per condurre battaglie fra partiti e gruppi, mentre la responsabilità del Parlamento si dovrebbe dimostrare collaborando nella ricerca di soluzioni ed impegni solidali vincolanti per tutti.
  Insieme ai colleghi che hanno sottoscritto la mia mozione, abbiamo ritenuto di accogliere l'invito della maggioranza a sottoscrivere il testo unitario, per dimostrare un impegno costruttivo, che è ciò che i cittadini si aspettano dalle istituzioni.
  Non posso rinunciare all'opportunità di esprimere gratitudine verso le spontanee manifestazioni di solidarietà dei cittadini e ringraziare per il loro impegno protezione civile e Forze dell'ordine, che hanno operato nei luoghi colpiti dal sisma.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie Presidente, nello sforzo che stiamo facendo tutti insieme di arrivare ad una soluzione il più possibile per parti condivise, credo doveroso dare una risposta a un punto che l'onorevole Zaratti mi ha posto e cioè per quale ragione non pensiamo di utilizzare il fondo di spese indifferibili: la ragione è che abbiamo già previsto di stanziare, come sapete, delle risorse per questo scopo specifico e quel fondo ha una finalità precisa; come dice la parola stessa è «spese indifferibili», quindi è un fondo pronto per situazioni che possono essere affrontate senza altre risorse disponibili.
  In questo caso mettiamo a disposizione risorse ad hoc e, quindi, quel fondo lì resta preservato per altre situazioni.
  Mi pareva giusto dare una risposta perché non ci deve essere nessuna ombra su qual è l'intenzione e l'atteggiamento del Governo.

  PRESIDENTE. Alla deputata Ricciatti lei voleva rispondere, quindi ? Sì d'accordo, ho capito, ho capito, va bene, la ringrazio sottosegretario.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni e la risoluzione saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Passiamo alla votazione della mozione Rampelli ed altri n. 1-01344.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separati, nel senso di votare il quinto capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01344, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione del quinto capoverso del dispositivo, il parere del Governo è favorevole.Pag. 113
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-01344, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

  Passiamo alla votazione della mozione Terzoni ed altri n. 1-01358. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi terzo, tredicesimo, ventiduesimo, ventitreesimo, ventottesimo, trentatreesimo, trentanovesimo e quarantaduesimo del dispositivo. Non hanno accettato l'espunzione dei capoversi quarto, sesto, settimo, diciottesimo, ventinovesimo, trentesimo, trentaseiesimo, trentottesimo, quarantatreesimo, quarantottesimo, quarantanovesimo, cinquantesimo, cinquantacinquesimo, sessantesimo e sessantunesimo del dispositivo e, pertanto, su tali capoversi il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario distintamente dalla restante parte della mozione.
  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Terzoni ed altri n. 1-01358, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione dei capoversi quarto, sesto, settimo, diciottesimo, ventinovesimo, trentesimo, trentaseiesimo, trentottesimo, quarantatreesimo, quarantottesimo, quarantanovesimo, cinquantesimo, cinquantacinquesimo, sessantesimo e sessantunesimo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Terzoni ed altri n. 1-01358, limitatamente ai capoversi quarto, sesto, settimo, diciottesimo, ventinovesimo, trentesimo, trentaseiesimo, trentottesimo, quarantatreesimo, quarantottesimo, quarantanovesimo, cinquantesimo, cinquantacinquesimo, sessantesimo e sessantunesimo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

  Passiamo alla votazione della mozione Zaratti ed altri n. 1-01359.
  Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione dell'espunzione del dodicesimo capoverso del dispositivo e, pertanto, su tale capoverso il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Avverto, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dodicesimo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.
  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zaratti ed altri n. 1-01359, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione del dodicesimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.Pag. 114
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zaratti ed altri n. 1-01359, limitatamente al dodicesimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio ed altri n. 1-01360 (Nuova formulazione), per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01361, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01362, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brignone ed altri n. 1-01366, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

  Passiamo alla mozione alla votazione della mozione Brunetta ed altri n. 1-01367.
  Avverto che i presentatori non hanno accettato l'espunzione dei capoversi ottavo, nono e decimo del dispositivo, e pertanto su tali capoversi il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Avverto altresì che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare i capoversi del dispositivo su cui il parere del Governo è contrario distintamente dalla restante parte della mozione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01367, e per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, ad eccezione dei capoversi ottavo, nono e decimo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 115
  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Brunetta ed altri n. 1-01367, limitatamente ai capoversi ottavo, nono e decimo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Baldelli, Carrescia, Terzoni, Tancredi, Zaratti, Castiello, Galgano, Gigli, Rampelli, Palese, Vezzali e Pisicchio n. 6-00260, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Andrea Vecchio, già iscritto al gruppo parlamentare Scelta Civica per l'Italia, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Approvazione in Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 28 settembre 2016, la IV Commissione permanente (Difesa) ha approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge: Burtone: «Istituzione della giornata nazionale delle vittime civili di guerra» (1623) con il seguente nuovo titolo: «Istituzione della giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo» (1623).

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che in calce al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale del testo unificato delle proposte di legge, recante «Istituzione del fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria».

Interventi di fine seduta (ore 20,45).

  FRANCESCO PRINA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PRINA. Presidente, dopo pochi mesi dall'insediamento dell'Assemblea costituente, il 28 settembre 1946 moriva...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Un po’ meno rumore.

  FRANCESCO PRINA. Il 28 settembre 1946 moriva un testimone della promozione dei lavoratori e dell'impegno politico ispirato al cattolicesimo sociale e democratico, Achille Grandi, Vicepresidente della Costituente, cofondatore del sindacato unitario delle ACLI, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Ricordarlo oggi significa evocare non solo l'identità storica che ha ispirato il suo impegno, ma riattualizzare un pensiero, una testimonianza, un progetto, che insieme ad altre forze politiche ha dato le fondamenta all'Italia democratica.
  Iniziò a lavorare a soli undici anni, e queste esperienza segnò la sua maturazione. In gioventù si adoperò per organizzare le masse cattoliche, secondo la Rerum Pag. 116Novarum. Contrario al patto Gentiloni del 1913, entra nella CIL, la Conferenza italiana dei lavoratori dei cattolici, che guiderà sino allo scioglimento del 1926. È eletto deputato del Partito Popolare, e difende con forza le organizzazioni cattoliche dalle violenze fasciste; poi, con grande dignità, tornò al lavoro come operaio tipografo sino al 1944. Dopo la caduta del regime fascista, firmò il patto di Roma con Giuseppe Di Vittorio e Bruno Buozzi: è l'incontro tra le tre storiche componenti politiche e sindacali per la ricostruzione del sindacato unitario della CGIL.
  Nell'agosto del 1944 a Roma, presso la Basilica della Minerva, fonda le ACLI, con il compito di preparare i lavoratori cattolici alla costruzione di una Repubblica democratica fondata sul lavoro.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FRANCESCO PRINA. Concludo. Oggi far memoria di questa persona, di questo testimone, è un doveroso compito ed una grande responsabilità. Noi, consapevoli nani seduti su giganti, oggi più che mai dobbiamo assumerne i valori, il coraggio e la testimonianza, ma soprattutto saper riattualizzare...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO PRINA. ... il pensiero ed il progetto del cattolico democratico e sociale al servizio della Repubblica. È per questo che ringraziamo l'attuale presidenza nazionale delle ACLI, che con la Fondazione Achille Grandi vuole elaborarne il pensiero e rilanciare sul territorio nazionale la formazione dei giovani all'impegno sociale e politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. In via del tutto eccezionale, il sottosegretario Bobba voleva associarsi al ricordo. Prego.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Volevo associarmi alla memoria che è stata fatta di Achille Grandi, uomo del popolo che ha contribuito in modo decisivo all'organizzazione del sindacato dei lavoratori e alla nascita della Repubblica.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, lei ieri sera non era presente in Aula, ma si è svolto uno scambio di battute tra me ed un collega, il collega Fiano, di cui io ricordo esattamente nome e faccia, che ha replicato ad una mia la richiesta rispetto ad una risoluzione da presentare riguardo al problema dei vigili del Fuoco discontinui, che per ben due giorni hanno occupato pacificamente la piazza innanzi al Palazzo di Montecitorio; orbene, il collega Fiano disse in sintesi che io non ho detto la verità in quel senso. Allora, considerato che siamo nel 2016, fortunatamente, e considerato che c’è gente che gira con un telefono (Commenti)... Sì, se posso continuare, Presidente: capisco la ripresa del delegato d'Aula del Partito Democratico, ma questo è un intervento a fine seduta, quindi se c’è ancora un po’ di democrazia in quest'Aula, forse si può fare ! Quindi, voglio dire, diciamo a tutti che in questo caso, anche a chi ci segue, il delegato d'Aula del Partito Democratico protesta su di un intervento che dovrebbe essere in democrazia legittimo, Presidente.

  PRESIDENTE. No, il tema che io ho scritto... Scusi, però, deputato Rizzetto...

  WALTER RIZZETTO. No, ho visto perfettamente quanto...

  PRESIDENTE. ... io ho scritto che lei vuole intervenire su un argomento, ma non è quello su cui lei sta parlando.

  WALTER RIZZETTO. Probabilmente c’è stato qualche errore: se mi lascia concludere questo argomento bene, se no lo rifarò la prossima volta.

Pag. 117

  PRESIDENTE. Ma qui è scritto che lei avrebbe dovuto parlare di un'attuazione di una direttiva, addirittura...

  WALTER RIZZETTO. Allora, probabilmente, c’è qualche errore, Presidente. Non so cosa dirle...

  PRESIDENTE. Però, è lei che ci ha passato l'indicazione sull'argomento.

  WALTER RIZZETTO. Non direttamente io, evidentemente.

  PRESIDENTE. Allora non lo so, comunque, era su questo tema.

  WALTER RIZZETTO. Se posso concludere brevemente il ragionamento, lo concludo, se no lo faccio martedì, nel senso che non andrò ad esimermi rispetto a quanto accaduto, quindi, attendo sue notizie, Presidente.

  PRESIDENTE. Lei non è iscritto su questo argomento, quindi a rigore di Regolamento sarebbe bene che lei non continuasse un argomento diverso.

  WALTER RIZZETTO. Mi dica lei, io mi attengo alle disposizioni del Regolamento.

  PRESIDENTE. Allora cortesemente, perché qui ho un'altra indicazione, su un'attuazione di direttiva, lei, invece, parla su un altro argomento. Se non le dispiace, allora, riaggiornare questo tema in un'altra seduta...

  WALTER RIZZETTO. A me non dispiace, Presidente, l'unica cosa che le dico è che penso che in questo caso, tutto sommato, si poteva chiudere l'argomento. Comunque lo riprenderò, non ci sono problemi; lo riprenderò, a questo punto, martedì prossimo.

  PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio.
  Allora, adesso, ho un intervento della deputata Laura Coccia. Prego, ne ha facoltà.

  LAURA COCCIA. Grazie, Presidente. Porto in quest'Aula la voce delle madri e dei padri dei bambini disabili delle scuole di Roma che in questi primi giorni di scuola stanno vivendo una piccola, grande tragedia sociale, perché c’è stato un taglio netto, tra il 20 e il 40 per cento, delle ore dell'assistenza educativa e personale, cioè di quelle persone che lavorano per le cooperative sociali e che aiutano i bambini disabili ad entrare in classe, li aiutano a mangiare, li aiutano ad andare in bagno. Ecco, molti bambini, troppi bambini, a Roma, in questo momento hanno solo sei ore a settimana, quindi un'ora al giorno. Mi dica, Presidente, cosa si fa con un'ora al giorno ? O si mangia o si va in bagno e se c’è una gita, ci si brucia in una sola giornata le ore di un'intera settimana.
  Allora, Presidente, faccio veramente appello alla sindaca che da oggi ha l'interim al bilancio: i Municipi non hanno fatto l'assestamento di bilancio di luglio; ecco, la sindaca che è molto impegnata a cercare un assessore al bilancio ed evidentemente non è riuscita a trovarlo, mi auguro che in due giorni riesca a fare l'assestamento di bilancio di settembre, altrimenti questi problemi andranno ancora più avanti e a pagarne il prezzo saranno le famiglie, perché una madre o un padre che riceve una chiamata nel bel mezzo della mattina e gli dicono: signora, deve venire a prendere suo figlio a scuola, lo deve portare in bagno, gli deve dare da mangiare, perché non c’è nessuno che può farlo... Ecco, sono sicura che lei comprenda questi problemi, perché credo che il prezzo dell'improvvisazione politica non possa e non debba, assolutamente, ricadere sui bambini e sulle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Adesso, do la parola al deputato Manlio Di Stefano.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. La scuola di Gomme nel villaggio beduino di Khan al-Ahmar, nell'Area C del territorio palestinese occupato è nuovamente a rischio di demolizione da parte del Governo israeliano. È stata realizzata Pag. 118da una ONG italiana, motivo per il quale intervengo, Vento di terra, sostenuta in tutti questi anni dalla diplomazia internazionale, perché considerata, anche all'Agenzia dell'ONU, come simbolo del diritto all'istruzione. Pensate che questa scuola, costruita con dei pneumatici usati, perché il Governo israeliano non permette una struttura stabile, nonostante sia un territorio palestinese, in quella zona, garantisce, oggi, il diritto all'istruzione a oltre 200 bambini. È stata realizzata con un finanziamento, appunto, della cooperazione italiana, con soldi della CEI e degli enti locali lombardi. Ospita otto classi in una zona dove i beduini si sono stabiliti dopo che sono stati allontanati dal loro villaggio per l'insediamento di una colonia di coloni israeliani, quindi, appunto, illegale. L'obiettivo finale, lo sanno tutti quelli che conoscono il mondo israelo-palestinese, è quello di unire quello che viene chiamato corridoio E1, cioè una striscia che separerebbe del tutto la zona palestinese dall'accesso a Gerusalemme. Si tratta di un progetto, quindi, politico, militare, mi vien da dire, del quale, ovviamente, come sempre, purtroppo, subiscono le conseguenze dei bambini, in una situazione, veramente, già drammatica. Pensate che la ricollocazione pensata dal Governo israeliano è in una scuola in un villaggio a dieci chilometri di distanza; parliamo di bambini di prima infanzia, quindi, piccolissimi. Io due volte, già, mi sono recato in visita a questa scuola, so che altri membri di altri gruppi parlamentari hanno fatto visita a questa scuola. Quest'estate sono andato lì anche con il vicepresidente Di Maio a vedere la situazione qual era. La scuola è stata visitata anche da alti vertici del Parlamento europeo, Junker stesso l'ha visitata. È una istituzione che, oggi, non ha soltanto un compito prettamente educativo, ma anche di insegnamento sociale e politico, di coesistenza in una realtà molto complicata di bambini in una situazione in cui l'istruzione è fondamentale. Noi chiediamo una cosa semplice, intanto che Gentiloni, il Ministro degli affari esteri, Renzi e tutto il MAECI si attivino, perché, parlando con i referenti, lì, mi dicono che oggi la questione è soltanto politica. Nonostante il Governo israeliano si debba esprimere il 25 ottobre, già hanno mandato l'esercito a fare sequestri di pannelli solari da noi donati e a fare i controlli della mappa della zona per radere al suolo il villaggio e, quindi, la scuola. Chiediamo che si attivi seriamente il Governo e che non faccia mancare il sostegno a questi bambini, perché questi non solo sono dei diritti, ma sono anche soldi degli italiani che andrebbero in fumo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 29 settembre 2016, alle 10:

  Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   COSCIA ed altri; PANNARALE ed altri: Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria e dell'emittenza radiofonica e televisiva locale, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Procedura per l'affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 3317-3345-B).
  Relatori: Rampi, per la maggioranza; Brescia, di minoranza.

  La seduta termina alle 20,55.

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ORGANIZZAZIONI DEI TEMPI DI ESAME DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 3317-3345-B

Pdl n. 3317-3345-B – Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e sostegno pubblico per il settore dell'editoria e dell'emittenza radiofonica e televisiva

Discussione generale: 7 ore e 30 minuti.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 18 minuti
 Partito Democratico 39 minuti
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
32 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
 Libertà
31 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 30 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
30 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti
 Misto: 31 minuti
  Conservatori e Riformisti 7 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti Pag. 120
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana
  Emigrati Italiani)
2 minuti
  Movimento PPA-Moderati 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti
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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 6 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 2 il deputato Zaratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 7 la deputata Nesci ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;
   nella votazione n. 12 la deputata Fabbri ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 13 il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 14 e 15 la deputata Vezzali ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 20 la deputata Prestigiacomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 21 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 24 alla n. 36 la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nella votazione n. 26 la deputata Oliaro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 65-2284-A-odg 9/65-2284-A/14 318 318 160 100 218 111 Resp.
2 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/18 333 333 167 108 225 110 Resp.
3 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/24 334 334 168 110 224 110 Resp.
4 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/25 340 340 171 113 227 110 Resp.
5 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/27 346 346 174 121 225 110 Resp.
6 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/29 346 346 174 120 226 110 Resp.
7 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/33 360 299 61 150 66 233 110 Resp.
8 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/35 363 310 53 156 76 234 110 Resp.
9 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/37 362 309 53 155 78 231 110 Resp.
10 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/38 372 371 1 186 134 237 110 Resp.
11 Nom. odg 9/pdl 65-2284-A/43 372 370 2 186 132 238 110 Resp.
12 Nom. T.U. pdl 65-2284-A - voto finale 438 438 220 438 98 Appr.
13 Segr Dimissioni deputata Ilaria Capua 417 417 209 238 179 101 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Cariello e a. 1-1347 I p. rif 395 392 3 197 392 99 Appr.
15 Nom. Moz. Cariello e a. 1-1347 II p. 401 372 29 187 124 248 99 Resp.
16 Nom. Moz. Marcon e a. n. 1-1355 399 398 1 200 149 249 99 Resp.
17 Nom. Moz. Guidesi e a. n. 1-1364 397 375 22 188 130 245 99 Resp.
18 Nom. Moz. Marchi e a. n. 1-1369 I p. 405 325 80 163 261 64 99 Appr.
19 Nom. Moz. Marchi e a. n. 1-1369 II p. 405 403 2 202 252 151 99 Appr.
20 Nom. Moz. Giorgetti A. e a. n. 1-1370 406 377 29 189 123 254 99 Resp.
21 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-1371 I p. 394 371 23 186 369 2 99 Appr.
22 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-1371 II p. 400 372 28 187 124 248 99 Resp.
23 Nom. Risoluz. Pili e a. n. 6-259 405 307 98 154 57 250 99 Resp.
24 Nom. Moz. Rampelli e a. 1-1344 I p. rif 352 352 177 352 96 Appr.
25 Nom. Moz. Rampelli e a. n. 1-1344 II p. 348 348 175 256 92 96 Appr.
26 Nom. Moz. Terzoni e a. 1-1358 I p. rif. 347 347 174 346 1 96 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 36)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Moz. Terzoni e a. n. 1-1358 II p. 344 344 173 130 214 96 Resp.
28 Nom. Moz. Zaratti e a. 1-1359 I p. rif. 343 343 172 343 96 Appr.
29 Nom. Moz. Zaratti e a. 1-1359 II p. 344 344 173 129 215 96 Resp.
30 Nom. Moz. Rosato e a. n. 1-1360 n.f. 342 342 172 342 96 Appr.
31 Nom. Moz. Saltamartini e a. 1-1361 rif. 333 333 167 333 96 Appr.
32 Nom. Moz. Palese e a. n. 1-1362 rif. 328 328 165 328 96 Appr.
33 Nom. Moz. Brignone e a. n. 1-1366 rif. 334 334 168 334 96 Appr.
34 Nom. Moz. Brunetta e a. 1-1367 I p. 335 335 168 334 1 96 Appr.
35 Nom. Moz. Brunetta e a. n. 1-1367 II p. 334 333 1 167 128 205 96 Resp.
36 Nom. Risoluz. Baldelli e a. n. 6-260 327 327 164 327 96 Appr.