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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 672 di mercoledì 14 settembre 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CLAUDIA MANNINO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Caparini, Capelli, Catania, Dellai, Di Gioia, Ferranti, Formisano, Garofani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Locatelli, Losacco, Merlo, Migliore, Molea, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Sanga, Schullian, Scotto, Tabacci e Tidei sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 9,55.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione Veneto, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 17).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione Veneto, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 17).Pag. 2
  Ricordo che nella seduta del 12 settembre si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Bratti e Zolezzi n. 6-00257. Avverto che tale risoluzione è stata sottoscritta anche dai deputati Zaratti e Pastorelli.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale risoluzione.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Il parere è positivo.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 17)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, grazie alla relazione in esame si è potuto constatare come in Veneto convivano risultati di eccellenza in tema di rifiuti come quelli conseguiti sulla raccolta differenziata, sul riciclaggio e sulla produzione pro capite di rifiuti urbani, ma anche preoccupanti criticità. Risulta infatti evidente come molto debba essere ancora fatto in materia di smaltimento dei fanghi di depurazione e di mappatura dei siti contenenti amianto. Sono ritardi e inefficienze sulle quali occorre intervenire subito.
  Ma ciò che desta maggiore preoccupazione è il quadro delineato dallo smaltimento illecito dei rifiuti, un vero e proprio sistema di diffusa illegalità alimentato e sorretto dalle scelte opportunistiche e di mero profitto di molte aziende del territorio. Le prassi descritte dai procuratori della Repubblica, ascoltati in audizione, descrivono un apparato condiviso da parte del tessuto produttivo...

  PRESIDENTE. Colleghi, potete abbassare il tono della voce, per favore...

  ORESTE PASTORELLI. ...che sta generando fenomeni di grave inquinamento in tutta la regione.
  Nel documento vengono messi in luce anche i possibili strumenti di contrasto a tali fenomeni, come l'elaborazione di specifici strumenti processuali cautelari, la chiarificazione di alcuni aspetti della disciplina vigente ma, soprattutto, il potenziamento delle risorse e dei mezzi in dotazione agli organi amministrativi di controllo e vigilanza, in primis l'ARPA regionale. Esprimo, dunque, su questo, il voto favorevole della componente socialista alla relazione redatta dalla Commissione d'inchiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Chiedo il permesso di consegnare la mia dichiarazione di voto e faccio solo alcune considerazioni che ci portano a rilevare l'importanza del percorso attuato con questo lavoro della Commissione. Risulta chiaro dalle carte che sono troppi gli adempimenti e troppo costoso lo smaltimento dei rifiuti speciali in Veneto e questo porta evidentemente a imboccare delle scorciatoie e dei trucchi in questa gestione. L'eccellente lavoro della Commissione rileva come a questo quadro fosco fa da contraltare, però, anche una situazione virtuosa della regione stessa. Vogliamo ricordare, insomma, che il Veneto, per quanto riguarda la raccolta differenziata, è in testa fra tutte le regioni italiane, insieme al Trentino-Alto Adige, ed è ben sopra la media nazionale su questo valore. Ciò per dire che ci sono dei comportamenti virtuosi a fianco a dei comportamenti, invece, che sono del tutto illegali e vanno anche contro il bene comune.Pag. 3
  Sono emerse evidentemente delle questioni di malaffare e anche una gestione che presenta, diciamo, una certa connivenza degli organi che o non hanno saputo controllare o non hanno voluto controllare come dovevano. I controlli da parte delle realtà preposte sono stati fatti, anche numerosi, ma evidentemente, come rileva la Commissione, non sono risultati sufficientemente idonei per riuscire a debellare il problema.
  Quindi questo ci porta a dire che è necessario che questo cammino prosegua, che l'attenzione venga posta un po’ da tutti sia ovviamente dagli organi competenti regionali ma anche dalle realtà imprenditoriali del territorio. Questo ovviamente a beneficio del territorio stesso e dei cittadini che vi vivono. Noi voteremo ovviamente a favore di questa risoluzione, pienamente convinti che il lavoro che è stato fatto è veramente ottimo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Scelta Civica chiaramente dichiara voto favorevole su questo documento, del quale apprezza la corposità e l'esaustività dei contenuti e rivolge anche un apprezzamento alla Commissione per il lavoro svolto e in particolare al presidente, del quale conosciamo le capacità e la competenza in materia. Il rapporto evidenzia alcuni dati significativi e fa un'analisi abbastanza completa del sistema dei rifiuti nel Veneto. Parliamo di una regione che ha una buona, anzi, un'ottima potenzialità nello smaltimento dei rifiuti, addirittura ha impianti sovrabbondanti rispetto al fabbisogno locale, tant’è che importa e smaltisce da altre regioni e questo di per sé pone già una prima riflessione su come siano tarati questi impianti rispetto al fabbisogno delle singole regioni e quale sia l'efficacia della programmazione per tarare un sistema in equilibrio, che non diventi squilibrato e che quindi comporti poi la necessità di movimentare, per carenza di altre regioni, i rifiuti all'interno del nostro sistema nazionale. Quindi un primo problema che emerge è il coordinamento a livello di pianificazione e di gestione di queste potenzialità. Colpiscono anche i dati relativi a una gestione dei codici CER, soprattutto con particolare riferimento al riciclo dei rifiuti, sui quali emerge con evidenza la necessità di intervenire per una chiarezza rispetto a dove finisce il pre-trattamento a, dove inizia il riciclo del rifiuto e a come, attraverso la gestione dei codici CER, si vengono a creare, a danno della virtuosità del recupero all'interno di altre attività e di materiali che possono essere riciclati, delle attività di malaffare, spesso con danni per chi opera nel rispetto delle leggi, inconsapevolmente, non sapendo che sta mettendo in opera del materiale che contiene degli inquinanti. Sono esperienze che si vivono sull'esperienza degli imprenditori, sull'esperienza di chi opera nel settore e questo testimonia anche una seconda problematica che è dilagante in questo settore: l'eccesso di normativa, che recepisce anche in maniera più restrittiva l'indicazione delle direttive europee, creando una sorta di confusione. Ma soprattutto quando ci sono troppe norme di difficile interpretazione è facile che si insinui l'interpretazione, il malaffare, la gestione anche non efficace ed efficiente dei controlli. Quindi dal testo si rileva un giusto suggerimento: fare chiarezza sui codici, sul riciclo, sul pre-trattamento, su come indirizzare queste attività virtuose e come anche agevolarle, perché in effetti poi la problematica è che quando un imprenditore, quando un'attività produttiva ha difficoltà nella comprensione delle leggi e soprattutto ha una valanga di adempimenti che rendono impossibile la vita anche della gestione di queste attività, è chiaro che le vie più brevi, attraverso percorsi border line, finiscono per diventare preferenziali e, come dicevo prima, anche molto spesso all'insaputa di chi vuole operare in maniera corretta. Quindi incentivare il procedimento virtuoso del riciclo e del riutilizzo dei materiali che non siano inquinanti credo che sia un percorso che le normative Pag. 4devono portare avanti insieme a una semplificazione, a una omogeneizzazione, a una integrazione dei livelli di controllo ma anche dei livelli normativi. Colpisce anche una riflessione singolare sulla presenza della politica nell'indicazione delle commissioni preposte al controllo, che chiaramente vanno a portare più la gestione sull'orientamento politico del consenso piuttosto che sulla stretta regolamentazione e applicazione delle norme, quindi asetticità dell'intervento di controllo che deve prescindere dall'indicazione politica. Quindi un terzo suggerimento sarebbe quello di inserire all'interno di queste commissioni preposte al controllo, come le commissioni VAS e VIA che autorizzano questi impianti, persone di dichiarata capacità tecnica, che siano lontani dall'indicazione politica. In tutti questi percorsi c’è sempre una commistione tra politica e malaffare che molto spesso non è sintomo di un funzionamento omogeneo.
  Quindi l'indirizzo più forte che viene da questo documento nella sua complessità, che indica anche le tante indagini della magistratura che sono in corso nel settore dei rifiuti, testimoniano con tutta evidenza che questo documento deve servire a far riflettere su come bisogna intervenire a livello nazionale per omogeneizzare tutto ciò che riguarda i rifiuti, per consentire un percorso che sia di interesse nazionale, perché la crisi di tutte le regioni sui rifiuti – qui parliamo di una regione che ha abbondanza di impianti, ma ha difficoltà nella gestione delle regolamentazioni e quindi l'abbondanza di impianti non si traduce in una maggiore capacità di smaltimento e, quindi, una migliore gestione del rifiuto – molto spesso si traduce in un aumento delle indagini della magistratura, nell'aumento delle gestioni borderline. Questo è sintomatico di come forse bisogna intervenire effettivamente per semplificare, coordinare e omogeneizzare; questo è il percorso che l'Italia deve affrontare, insieme anche a concetti di economia circolare, concetti di riduzione della produzione del rifiuto che sono sicuramente un percorso a medio termine importante e virtuoso da portare avanti. Tuttavia, nella drammaticità della problematica immediata che coinvolge tutte le regioni, soprattutto quelle del Sud, ci rendiamo conto di come un intervento a livello nazionale di coordinamento e di gestione integrata del problema dei rifiuti sia un percorso da portare avanti con un intervento deciso anche a livello centrale sulla chiusura del ciclo dei rifiuti che molto spesso è complicata tra la valorizzazione da una parte, che molto spesso non va a buon fine, e gli interventi, come dicevo prima, di riciclo e di riuso dei materiali da rifiuto urbano che è una problematica appunto che rimane molto spesso incompiuta nella produzione di compost e di materiali che molto spesso hanno mercato. Quindi, un'analisi, anche da questo punto di vista, di integrazione delle possibilità di smaltimento della chiusura del ciclo dei rifiuti, credo sia importante farla a livello regionale ma soprattutto portarla a un livello superiore perché possa essere, come dicevo prima, integrata. Ribadisco il voto favorevole di Scelta Civica su questo documento e grande apprezzamento per il lavoro puntuale e per la fotografia della situazione che viene fatta, che è utile per una riflessione che parte da una regione che, da un certo punto di vista, è virtuosa per le infrastrutture e per la capacità di gestire il ciclo dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Busin. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUSIN. Signora Presidente, noi, come gruppo Lega Nord e Autonomie, voteremo contro la risoluzione che si basa su questa relazione territoriale e il motivo è presto detto. Intanto mancano quei criteri di obiettività e imparzialità che dovrebbero ispirare questo tipo di lavori e la relazione viene usata piuttosto come uno strumento politico di attacco al governo della regione Veneto. Secondo il nostro gruppo la relazione pecca di superficialità, pressappochismo, arrivando a confondere il lettore. Faccio un esempio specifico che Pag. 5conosco: a pagina 235 si cita l'impianto di termovalorizzazione dell'AVA di Schio, descrivendolo come un impianto senza recupero energetico, dimenticando che con l'incenerimento invece si producono energia elettrica e teleriscaldamento. Tra le inesattezze voglio ricordare anche il fatto che si cita il voto all'unanimità in Commissione su questa relazione, dimenticando che si sono astenuti dal voto sia il gruppo di Forza Italia che quello della Lega Nord e questo è comunque un segnale politico che non poteva essere taciuto. Si tratta di una relazione che disegna un quadro tanto allarmante quanto fuorviante della regione più virtuosa o comunque fra le più virtuose d'Italia in materia di smaltimento di rifiuti, presentandola quasi come un paradigma negativo a livello nazionale. Come infatti conferma l'ultimo rapporto ISPRA sui rifiuti urbani, nel Veneto si registra la più alta percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti, pari al 67,6 per cento, con capofila la provincia di Treviso dove addirittura la raccolta differenziata arriva alla percentuale dell'81,9 per cento. Si tratta di un dato eccezionale, che si pone al doppio circa della media nazionale – come rilevato dalla stessa ISPRA – che si attesta invece al 45,2 per cento, e lontanissima da dati di altre regioni come la Calabria, che registra un 18,6, o la Sicilia con un 12,5, senza considerare che la regione Veneto presenta un PIL pro capite fra i più elevati del Paese e oltre 60 milioni di presenze turistiche all'anno, fattori questi che in qualche modo complicano o appesantiscono il sistema di raccolta e di gestione del rifiuto. Si arriva al paradosso di evidenziare come una criticità, un aspetto negativo la presenza in Veneto di ben 494 impianti pubblici di depurazione, pubblici, 1.500 impianti di trattamento di rifiuti che utilizzano i rifiuti per produrre energia e recuperare materia prima, poiché questo sostiene la relazione; il numero elevato impedirebbe all'ARPA di effettuare i controlli dovuti. Cioè, quello che dovrebbe essere un vanto diventa una colpa, un aspetto negativo: si arriva allo stravolgimento della realtà, alla propaganda a prescindere da quelli che dovrebbero essere gli obiettivi, invece, di verità che dovrebbero ispirare questa Commissione.
  La relazione, inoltre, non rende giustizia ad una regione che ha costituito un modello industriale nella gestione dei rifiuti, un esempio di quella famosa economia circolare che ha anticipato addirittura le norme comunitarie. Il testo si basa su singoli casi negativi, effettuando una generalizzazione senza senso, in modo arbitrario e per attaccare, come già detto, politicamente la regione. Si parla di illegalità diffusa, di controlli insufficienti, di carenze sanzionatorie, portando ad esempio, come cartina di tornasole, la vicenda di un unico funzionario del Veneto che è stato inquisito.
  Leggendo queste pagine viene da chiedersi: ma di quale regione stiamo parlando ? Si insinua l'influenza dell'organo politico sulle valutazioni ambientali degli impianti e si elencano le distorsioni che le elusioni delle norme normalmente avvengono sul mercato, presentandole come il vero problema del Veneto. Stiamo parlando della regione che, grazie al tessuto imprenditoriale composto da piccole e medie imprese, che qui viene quasi stigmatizzato, ha creato il famoso miracolo del Triveneto nel Paese e contribuisce al disastrato bilancio statale con 20 miliardi di residuo fiscale annuo.
  In merito all'utilizzo, poi, di scorie nel sottofondo autostradale della Valdastico Sud – la famosa A31 –, c’è da sottolineare che si tratta di una pratica comunemente utilizzata e permessa addirittura dalla normativa comunitaria vigente; ma la relazione della Commissione non si limita ad evidenziare i superamenti del caso specifico – sul quale prima di criticare occorrerebbe anche controllare l'eventuale compatibilità con il fondo naturale –, ma a pagina 28 si estende la critica anche alle norme sulla miscelazione e sulla cessazione della qualifica di rifiuto: norme previste dall'Unione europea ed approvate dal Parlamento italiano. Si arriva ad esprimere dubbi sulla validità, addirittura, dei metodi previsti per l'esecuzione dei test di cessione ai fini della verifica del rispetto Pag. 6dei requisiti di compatibilità ambientale: norme quest'ultime che sono invariate dal 1998 – quindi, se carenti, avevano tutto il tempo per essere emendate o riscritte addirittura – ai sensi del decreto ministeriale del 5 febbraio 1998 in attuazione del «decreto Ronchi». Pertanto, per la proprietà transitiva, viene da dedurre che le critiche della relazione della Commissione si estendono anche modalità democratiche di approvazione delle leggi nazionali o di recepimento di quelle comunitarie, probabilmente, perché l'estensore della relazione non era d'accordo al momento della votazione.
  In merito, poi, all'esportazione di RAEE ad Hong Kong, in India e in Malesia, la relazione non fa alcun cenno al fatto che si tratta di un fenomeno mondiale e se mai particolare dell'Italia e non certo una peculiarità, per così dire, della regione Veneto. Accanto a Venezia, infatti, anche altri porti, come Bari, Napoli, Ancona, Civitavecchia, Salerno, Taranto, La Spezia, Pozzallo, Genova, Gioia Tauro, Livorno e Catania sono coinvolti in inchieste varie per l'esportazione di RAEE e questo avviene perché l'Italia ha la legislazione meno rigida in materia fra i Paesi più sviluppati.
  Infine, per quanto riguarda la centrale di Porto Tolle, la relazione non si limita ad indagini concernenti lo smaltimento dei rifiuti, ma si dilunga anche su questioni che riguardano i combustibili utilizzati, la strategia energetica, nonché la questione dell'inquinamento atmosferico che non rientrano nella materia esaminata.
  Tutto ciò è stato accompagnato da un fatto sgradevole, che conferma il nostro giudizio negativo, ossia la pubblicazione ne il Fatto Quotidiano del 21 maggio 2016 di estratti dello stesso documento non ancora approvati dalla Commissione d'inchiesta, con lo scopo evidente di denigrare una regione che rappresenta, invece, l'eccellenza nella raccolta differenziata e nel recupero di materia e di energia dai rifiuti, orientando negativamente l'opinione pubblica con scenari allarmanti assolutamente inesistenti. Per tutti questi motivi, il gruppo della Lega Nord e Autonomie voterà contro l'approvazione della relazione territoriale sulla regione Veneto della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore della relazione e, quindi, della relativa risoluzione, della Commissione d'inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti.
  Nel panorama nazionale e nel confronto con altre realtà d'Italia settentrionale, la regione del Veneto rappresenta indubbiamente una eccellenza sia nella gestione dei rifiuti sia nel percorso di recupero e riciclaggio dei principali materiali intercettati. I dati del Rapporto «Rifiuti urbani» del 2014 dell'ISPRA parlano di un Veneto che ha raggiunto – come del resto anche la regione del Trentino-Alto Adige – un livello di raccolta differenziata pari a circa il 65 per cento. Il valore medio delle regioni del nord si attesta, invece, sul 55 per cento, mentre quello relativo alla media nazionale si ferma ben sotto 22 punti, cioè al 42 per cento.
  I rifiuti raccolti in maniera differenziata nel 2014 sono stati circa 1.470.000 tonnellate, con un incremento del 4,3 per cento rispetto al 2013, costituiti per il 44 per cento da frazione organica, il 25 per cento della quale è composto da scarti di cucina, il 19 per cento da sfalci e ramaglie, e per il 40 per cento, invece, da imballaggi di carta e cartone, vetro, plastica e metallo. La rimanente quota è composta da altre frazioni recuperabili, che comprendono i rottami ferrosi, il legno, indumenti usati e tessili, pneumatici fuori uso, inerti e via dicendo, ma anche rifiuti ingombranti e lo spazzamento delle strade. I RAEE – rifiuti da apparecchiature elettroniche ed elettriche – rappresentano, invece, l'1,4 per cento.Pag. 7
  Nel Veneto, il sistema di raccolta secco-umido interessa il 99 per cento dei comuni del territorio regionale e ha contribuito in maniera significativa al raggiungimento di elevati valori di raccolta differenziata e anche di risparmio per i cittadini. Tale sistema di raccolta, inoltre, permette di raggiungere livelli molto alti di intercettazione della frazione organica: circa 700 mila tonnellate nel 2014, con valori pro capite che sono quasi il doppio rispetto alla media nazionale.
  Di conseguenza, anche il sistema impiantistico dedicato al recupero della frazione organica è da tempo consolidato e ha visto negli ultimi anni la realizzazione di impianti di digestione anaerobica per la produzione di energia elettrica e termica.
  C’è anche da mettere in risalto che la potenzialità complessiva degli impianti risulta quasi il doppio rispetto al fabbisogno regionale di trattamento dell'organico, che proviene dalle raccolte differenziate e, pertanto, oltre alla frazione organica regionale, gli impianti del Veneto ricevono tali frazioni anche da altre regioni, soprattutto dalla Campania, dal Lazio, dalla Lombardia, dal Piemonte, dal Trentino-Alto Adige e dall'Emilia-Romagna.
  Per quanto riguarda, invece, la produzione e la gestione dei rifiuti speciali, il poco tempo che ho a disposizione mi permette di dire soltanto che in Veneto la produzione di rifiuti speciali 2013 è circa 13,8 milioni di tonnellate così suddivise: 874 mila tonnellate di rifiuti pericolosi, 7 milioni 800 mila tonnellate di rifiuti non pericolosi, esclusi i rifiuti da costruzione e demolizione, e circa 5 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi. Complessivamente, nel 2013, sono stati gestiti 14,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui quasi 750 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e 8,9 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi, congiuntamente a 5,1 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi.
  Le ventisette discariche per rifiuti non pericolosi attive nel 2013 hanno smaltito circa 700 mila tonnellate di rifiuti speciali, al netto di quelli di origine urbana. Le trentadue discariche, invece, per rifiuti inerti hanno smaltito quasi 600 mila tonnellate di rifiuti.
  Riepilogando, nella regione Veneto sono presenti circa 1.500 impianti di trattamento dei rifiuti, compresi gli impianti industriali che utilizzano rifiuti per recupero di energie e materia, impianti che operano in diverso regime autorizzativo. Si tratta di un numero enorme, quindi, di impianti difficile anche da controllare nonostante le buone intenzioni e la dotazione dell'ARPAV del Veneto.
  Emergono nella relazione anche – e qui è giusto citarlo – alcuni gravi episodi in cui, come emerge dall'inchiesta, alcune imprese venete hanno ricevuto rifiuti anche pericolosi per poi procedere alla successiva miscelazione con rifiuti per cui sono, invece, state autorizzate, come è emerso nei casi di gestione illecita di rifiuti sottoposti all'esame della Commissione d'inchiesta di cui esaminiamo la relazione.
  Tra le modalità con cui è stato effettuato lo smaltimento illegale di consistenti quantitativi di rifiuti, anche pericolosi, vi è la pratica del cosiddetto giro bolla, cioè dell'operazione di sostituzione del documento originale di accompagnamento di un rifiuto contenente un determinato codice CER, con uno riportante indicazioni false, di comodo, con codice CER mutato, tale, però, da poterne accelerare lo smaltimento mediante utilizzo di omologhe o notifiche già in essere ovvero autorizzate presso determinati impianti.
  In conclusione, quindi, nonostante la realtà di eccellenza in cui il Veneto versa e di cui ho avuto modo di parlare in apertura di intervento, c’è anche da dire che il quadro generale disvela alcuni casi di grave inquinamento diffuso a macchia di leopardo anche e soprattutto di carattere storico su tutto il territorio regionale, per fronteggiare il quale le risorse rese disponibili da parte della regione Veneto e del Governo sono chiaramente del tutto insufficienti. Si rende necessaria pertanto la predisposizione di un piano regionale di interventi che affronti con adeguatezza la bonifica dei 485 siti inquinati già individuati, ma va anche fatta una seria riflessione Pag. 8di semplificazione del quadro normativo perché a volte il reato è indotto anche dalla complessità della norma che spesso non legge la realtà con cui si opera. Ribadisco comunque il voto favorevole del gruppo di Area Popolare sulla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti relativa alla realtà della gestione dei rifiuti della regione Veneto (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filiberto Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. La relazione della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti pone in evidenza due realtà tra loro profondamente contrastanti. Da una parte vi è un Veneto virtuoso, quello che è riuscito a gestire in modo sostenibile e avanzato il ciclo dei rifiuti solidi urbani incrementando significativamente le percentuali di raccolta differenziata e facendo crescere le filiere del recupero e del riciclo. Pensate che dal 2010 al 2014 la percentuale di rifiuti conferiti in discarica è passata dal 50 al 24 per cento, con una percentuale di raccolta differenziata che sfiora il 65 per cento a fronte di un valore medio delle regioni del nord – quindi prendiamo come riferimento solo le regioni del nord – del 54,4 per cento. È il Veneto delle piccole e medie comunità che hanno saputo trasformare il rifiuto da problema in risorsa, quello che citiamo ad esempio come modello di civiltà e di rigore, frutto dell'impegno e dell'operosità di tante amministrazioni locali che da più di vent'anni lavorano insieme ai cittadini per conseguire migliori performance nella gestione del ciclo dei rifiuti. È quel Veneto che prendiamo ad esempio in tante parti dell'Italia per dire che la gestione pulita, la gestione virtuosa dei rifiuti si può fare, tant’è che appunto in una regione importante come il Veneto si fa e si fa con questi risultati. Dall'altra parte vi è un sistema illecito di smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi da parte di un numero considerevole di aziende industriali venete produttrici che appare altamente pervasivo, significativo per dimensione ed alternativo a quello legale. Il tanto declamato nord-est economicamente avanzato è purtroppo anche questo: un sistema che, malgrado fortunatamente l'assenza della criminalità organizzata posta in evidenza del magistrato della DDA di Venezia, trova radicamento in un atteggiamento di diffusa omertà tra gli operatori economici. Basti pensare che nel territorio regionale sono stati censiti ben 1.500 impianti di trattamento di rifiuti speciali il cui puntuale controllo risulta difficile da realizzare malgrado l'impegno dell'ARPA Veneto con la conseguenza che, nelle pieghe delle verifiche e dei controlli effettuati, un numero sempre più consistente di imprese operano nell'occultare rifiuti pericolosi sia in funzione del loro recupero o addirittura della loro commercializzazione come materia prima secondaria, come accaduto per i composti di rifiuto pericolosi variamente denominati «rilcem», «conglogem», «concrete green», che sono stati distribuiti sul territorio nazionale. Così nella regione Veneto si contano 485 siti contaminati tra i quali vanno ricompresi numerosi siti nei quali per lunghi anni società hanno gestito illecitamente rifiuti speciali anche pericolosi e che, dopo il sequestro degli impianti da parte dell'autorità giudiziaria, sono state dichiarate fallite lasciando a carico degli enti territoriali i costi, anche per molte decine di milioni di euro, connessi alle attività di allontanamento dei rifiuti pericolosi, della messa in sicurezza, al ripristino della successiva bonifica dei siti contaminati. Questo per dire che, ancora una volta, coloro che rapinano il territorio, che fanno una gestione illecita del ciclo dei rifiuti truffano due volte la nostra comunità: prima quando mettono in atto queste pratiche illecite e contemporaneamente poi quando lasciano il nostro territorio contaminato che deve essere appunto bonificato con costi enormi a carico delle realtà locali.
  Il Veneto è anche quello di Coimpo dove ci sono stati tre morti – è aperta Pag. 9ancora una inchiesta della magistratura – legati ad una gestione non attenta del trattamento del ciclo dei rifiuti pericolosi. Il Veneto è anche la regione nella quale, proprio nel caso di Coimpo, decine e decine di denunce da parte dei cittadini non sono state raccolte fino ad arrivare alla tragedia finale. Comunque, a differenza di quanto accade in altre realtà territoriali, non ci troviamo di fronte all'operare di associazione di stampo mafioso, camorristico o della ’ndrangheta né in presenza di un'omertà imposta da organizzazioni criminali organizzate. Siamo in presenza invece di scelte opportunistiche di diffusa illegalità, scelte operate all'esclusivo fine di perseguire il profitto ad ogni costo in un contesto di assoluta quanto apparente normalità imprenditoriale con società pubbliche e private di dimensioni nazionali e anche internazionali. È ovvio che comunque c’ è traccia dei contatti con le grandi organizzazioni camorristiche e soprattutto della ’ndrangheta e penso che questo debba essere rilevato. In tale contesto andrebbe rafforzato il sistema delle sanzioni penali perché non sono sufficienti quelle che abbiamo in campo. Vi è una importante attività repressiva della magistratura. La relazione infatti osserva che quasi tutti i reati disciplinati dal codice dell'ambiente hanno carattere contravvenzionale, mentre la normativa introdotta dalla legge 22 maggio 2015 n. 68 si applica a fattispecie diverse più gravi che non rientrano nel novero dei reati ambientali. Soltanto quando interviene il sequestro dell'azienda l'assetto economico viene turbato radicalmente: naturalmente deve trattarsi di azienda ancora in bonis in cui il titolare ha interesse a tenerla in vita. Viceversa, se si tratta di un'azienda obsoleta ovvero la cui unica attività consiste nella miscelazione di rifiuti di diversa provenienza, al sequestro da parte dell'autorità giudiziaria segue di norma il fallimento, con la conseguenza che l'onere di smaltire la montagna di rifiuti pericolosi e non pericolosi, come dicevamo prima, ricade sulla pubblica amministrazione. Quindi ritengo che la relazione metta giustamente in luce queste due facce di una delle regioni certamente virtuose per la gestione del ciclo dei rifiuti, ma che è comunque preda di tante contraddizioni. Tante piccole e medie imprese anche nel momento della crisi economica, della difficoltà economica dovuta al ciclo hanno, per così dire, fatto una scelta di guadagni facili cercando una soluzione che permettesse lo smaltimento soprattutto dei rifiuti pericolosi non proprio confacente alle norme, quindi una diffusa illegalità. Ritengo che la relazione sia puntuale, un lavoro fatto molto bene dalla Commissione. Per queste ragioni noi voteremo la risoluzione proposta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, nel corso della votazione finale in Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, il gruppo di Forza Italia insieme al gruppo della Lega ha già avuto modo di stigmatizzare l'atteggiamento increscioso che la maggioranza ed in particolare alcuni parlamentari hanno tenuto nei confronti del tema all'ordine del giorno della relazione. In Commissione il gruppo di Forza Italia non ha dunque partecipato al voto finale. Intendo pertanto rilevare che l'unanimità di cui parla la risoluzione che ci apprestiamo a votare, più volte sottolineata anche dal presidente Bratti, è stata raggiunta senza considerare i gruppi della Lega e di Forza Italia che non hanno preso parte al voto. Lo dico anche con un senso di amarezza personale rispetto agli ottimi rapporti che intercorrono tra i commissari della Commissione di inchiesta, che deve necessariamente mantenere in tutto il proprio lavoro un atteggiamento al di sopra delle parti e quindi istituzionale. La relazione in esame invece si è purtroppo caratterizzata da una certa la politicizzazione del tema, snaturando di fatto il valore dell'inchiesta e il lavoro di questa Commissione. Abbiamo Pag. 10già avuto modo di denunciare con forza un episodio alquanto spiacevole, che ha visto pubblicate, già lo scorso mese di maggio, su un quotidiano nazionale, le anticipazioni della relazione addirittura prima che la Commissione la potesse approvare. Sono state quindi divulgate informazioni ancora riservate nell'ambito del lavoro di una Commissione, che ricordo ancora una volta essere una Commissione d'inchiesta con poteri e funzioni particolarmente delicati. Tali anticipazioni, opportunamente ritagliate ad hoc, hanno avuto il chiaro scopo di denigrare la regione Veneto e la giunta che la guida, un evidente attacco politico che nulla aveva a che vedere con l'oggetto dell'inchiesta e che tra l'altro riguarda una regione, il Veneto, dove ricordo a me stessa il presidente è stato confermato con un suffragio quasi universale, che ha comunque un primato di eccellenza nella raccolta differenziata e nel recupero di materia di rifiuti.
  Come evidenzia la relazione stessa, il Veneto, insieme al Trentino-Alto Adige, presenta una percentuale di raccolta differenziata pari al 64,6 per cento, in linea con gli obiettivi europei e con delle punte di eccellenza per la provincia di Treviso che addirittura supera il 75 per cento, a fronte di un valore medio delle regioni del nord del 54,4 per cento e di una media nazionale di poco più del 40 per cento. È quindi inaccettabile da parte di alcuni parlamentari di maggioranza sostenere che tali risultati – purtroppo l'ho sentito non soltanto in Commissione, ma anche in Aula in discussione generale – siano solo merito dei comuni solo perché a guidarli – tanto è stato ribadito in Commissione e in Aula – sono giunte dello stesso colore di appartenenza, così come è inaccettabile che nella stessa relazione venga posto in evidenza che nel Veneto il sistema di controllo secco-umido interessa il 99 per cento dei comuni e che proprio per questo ha contribuito in maniera significativa al raggiungimento degli elevati valori di raccolta differenziata, escludendo di fatto la regione, anche qui, dall'azione positiva per il raggiungimento di un simile risultato. Un tema serio, ovvero quello dello smaltimento dei rifiuti, che si lega a spiacevolissime vicende giudiziarie, è stato però quindi trasformato di fatto in un'accusa alla regione Veneto guidata dal presidente Zaia e da una giunta di centrodestra. Ciò che è stato subito reso noto alla stampa, tra l'altro – ripeto – prima che i membri della stessa Commissione si esprimessero o che potessero segnalare eventuali modifiche è che il dirigente della regione Veneto, ingegner Fior, condannato per una serie di reati che vanno dall'abuso d'ufficio, al falso, all'associazione per delinquere, in funzione della consumazione di reati ambientali da parte di imprenditori che gestivano impianti di trattamento di rifiuti, ha potuto consumare i reati contestati grazie – è scritto nella relazione – alle coperture politiche e amministrative di cui egli godeva, muovendosi nei meandri di una gestione dei rifiuti, sempre nella relazione, opaca e melmosa. In questo modo il lavoro della Commissione d'inchiesta, pubblicizzato prima dell'approvazione da parte dei commissari, è divulgato all'opinione pubblica solo per le parti diffamatorie ed è diventato quindi un attacco politico per screditare le forze di Governo in carica alla regione.
   La diffusione della relazione prima del voto finale ha poi nei fatti limitato la possibilità di proporre modifiche al testo e quindi il lavoro dei commissari. Nel caso avessero proposto modifiche al testo della relazione, gli stessi componenti della Commissione, che ricordo ancora una volta essere di inchiesta, avrebbero rischiato di subire la stessa strumentalizzazione politica. Ed è la stessa relazione approvata a mal celare l'evidente politicizzazione dei fatti, visto che presenta la regione come fosse la peggiore in tema di smaltimento rifiuti e dove leggiamo che la vicenda dell'ingegner Fior Fabio si inserisce in un contesto di illegalità diffusa, di controlli insufficienti e di carenze sanzionatorie, di cui costituisce la cartina di tornasole (sempre scritto nella relazione).
   Ebbene, non è corretto descrivere le vicende di un dirigente regionale collocandole necessariamente all'interno di un Pag. 11contesto di illegalità diffusa, pronunciando un atto di accusa vero e proprio nei confronti della dirigenza politica e amministrativa della regione. Non è corretto, in particolare, quando a portare avanti questo tono fortemente dispregiativo è una Commissione che rappresenta l'intero Parlamento.
  Questa Commissione, fino ad ora, non ha mai fatto politica nei suoi interventi, in particolare nelle relazioni, ed ha guardato sempre al merito delle questioni. La relazione al nostro esame si pone invece in direzione opposta rispetto a questa virtuosa e condivisibile tendenza. Pertanto intendo, anche in quest'Aula, a nome del gruppo di Forza Italia, dissociarmi dai contenuti di una relazione che ha assunto significato e toni politici ben lontani dal lavoro che la Commissione di inchiesta sui rifiuti è chiamata a svolgere. Pertanto non ho voluto sottoscrivere, né io né il mio gruppo, la risoluzione che ci apprestiamo a votare ed annuncio il voto contrario del mio gruppo alla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie, Presidente. Oggi parleremo in Aula del ciclo dei rifiuti nel Nord Italia, quello che non è di solito collegato alla Terra dei fuochi, alla criminalità organizzata, quello che soprattutto non è così conosciuto, a mio parere. Questa relazione, con quattrocentocinquantotto pagine, tende ad aprire un velo su questa gestione dei rifiuti che in realtà ha molte ombre anche nell'opulento Nord Italia. Secondo me, non si parla in questa relazione solo della regione Veneto, ma dei collegamenti anche con regioni vicine, come la Lombardia e come altre, disvelando un pochino quella che è a mio parere una strategia decisamente negativa. Per i rifiuti solidi urbani c’è da dire innanzitutto che parliamo di 10 miliardi di fatturato in Italia, per i rifiuti speciali di 24 miliardi; secondo i dati ISPRA sono 34 miliardi; quindi intanto questa relazione ci dice che il mondo dei rifiuti è un mondo che ha un valore anche meramente economico davvero importante e quindi merita più attenzione.
  Sui rifiuti solidi urbani citiamo il caso chiaramente della discarica di Pescantina, nel quartiere di Ca’ Filissine, dove la gestione Daneco ha creato un disastro ambientale senza precedenti nel nord Italia – questo sì –, un lago profondo 40 metri di percolato. Se si vuol capire come sia stato possibile, uno dei dubbi che sovviene è quello relativo al finanziamento ai partiti. Ricordiamoci che la Daneco, nelle sue varie compagini societarie, è stata tra i finanziatori, almeno tramite cene elettorali dello stesso Premier Renzi. Quanti soldi siano arrivati non è dato saperlo proprio per le regole che consentono di avere un oscurantismo anche in queste cose, ma in questa relazione bisogna guardare al futuro della gestione dei rifiuti. Non è che noi abbiamo solamente analizzato il passato, i disastri del passato, che potrebbe anche lasciare il tempo che trova; il futuro, per esempio per la discarica di Pescantina, è il conferimento di 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, cioè per pensare di risolvere un disastro ambientale lo porto avanti, creando un flusso di denaro perché sono a libero mercato e chissà quanti soldi arriveranno e chissà in quali tasche. Ma non è solo a Pescantina che avviene questa scelleratezza e questa proposta folle. Anche in provincia di Verona, nella discarica di Torretta di Legnago vi sono milioni di tonnellate di rifiuti speciali; in realtà i rifiuti speciali in Italia hanno una produzione che è in continua riduzione, per cui non si capisce quale sia il progetto, ma poi dopo, guardando le azioni governative, proverò a spiegarlo. Ma lo stesso anche in Lombardia, a Mariana Mantovana arriveranno milioni di tonnellate di rifiuti speciali da ogni dove, lo stesso in Emilia-Romagna. I rifiuti che viaggiano: il turismo dei rifiuti; ricordiamoci che è in corso una guerra di rifiuti, incendi in tutto il Veneto; abbiamo analizzato quelli storici della comunità feltrina, ma ce ne sono stati anche di Pag. 12recenti: due incendi in provincia di Mantova, nella discarica di Mariana e a Bagnolo; questa mattina è andato a fuoco un camion che trasportava rifiuti cartacei a Mantova e, per la logica dei subappalti, non si sapeva neanche come spegnere l'incendio, né come spostare i rifiuti, perché è questo che nel nord Italia non va: grandi multiutility, ma poi però con il subappalto chi ha in mano davvero i rifiuti non ha nessuna competenza nel settore. L'organico: il Veneto ospita 400.000 tonnellate di rifiuto organico da altre regioni; questa è una cosa che non ha alcun senso perché non si tende a una gestione locale e a un recupero di materia. I fanghi vengono mandati invece in altre regioni. Anche qui vi sono il trasporto, il traffico e il turismo vicendevoli dei rifiuti. E il Veneto ha poi, però, la questione delle sostanze fluoro-alchiliche che appunto tendono ad accumularsi nei fanghi di depurazione. E questa è una cosa gravissima; è grave che il Governo non si sia ancora posto il problema per gestire questa emergenza, impedendo innanzitutto l'esportazione di questi fanghi senza neanche titolare queste sostanze. Poi i fanghi vengono sparsi al suolo per pochi euro a tonnellata, per esempio nei campi della provincia di Mantova che a breve si avranno tortelli fluorescenti, oppure vengono trasformati con un artifizio semantico in gessi di defecazione, come succedeva nell'impianto della Coimpo in provincia di Rovigo, dove purtroppo quattro persone sono decedute per la complessità dell'operazione chimica che si svolgeva. Proprio stamattina la Guardia di finanza ha rivelato che c'era un'inchiesta in corso perché la Coimpo continuava a gestire, secondo l'inchiesta, i fanghi in maniera non adeguata e Alessia Pagnin nella gestione della Coimpo è stata arrestata questa mattina e si è visto un legame che quindi riguarda anche la regione Veneto con la famiglia dei Casalesi e quindi con la criminalità organizzata. Questa è un'inchiesta in corso, però i dati emersi a livello di stampa fanno pensare questo. E poi insomma questi fanghi, sparsi appunto in maniera inadeguata, tendono ad appesantire i terreni, a riempirli di metalli pesanti, di farmaci antiepilettici, antibiotici, distruggendo l'agroalimentare locale. Noi suggeriamo da tempo il recupero del fosforo dai fanghi. Per l'organico basterebbero impianti di compostaggio di prossimità come quelli che la giunta Raggi vuole realizzare a Roma, contrastando uno dei provvedimenti scellerati del Governo (il collegato agricolo) dopo un emendamento presentato anche dal parlamentare mantovano Carra, che dovrebbe conoscere l'agricoltura, che tenderà a sottrarre agli agricoltori il prezioso compost; un ennesimo attacco di Carra agli agricoltori. Oltretutto ci si troverà con 50 mila tonnellate all'anno di sfalci e potature che non entreranno nell'economia circolare e andranno invece a incenerimento e a produzione di energia inquinante e sostenibile solo se incentivata dalle nostre tasse. Sui rifiuti speciali abbiamo 1.500 impianti di trattamento in Veneto che non sono solo al servizio dell'economia locale, ma anche di quella di altre regioni. Appare sempre più un business. Sull'amianto ricordiamoci a livello governativo che ben nove regioni italiane non hanno nessun modo di gestire l'amianto locale e anche il Veneto. I contratti per portare amianto in Germania o in discariche di superficie o in vari buchi sono disattesi. Nelle discariche abusive del Veneto sono stati trovati addirittura i formulari di trasporto per la Germania e si capisce perché la regione Veneto non voleva costruire una discarica adeguata per i materiali contenenti amianto; si capisce perché ha proposto Bergantino, un'area esondabile che è uno appunto dei criteri di esclusione assoluta. In altre parole, apparentemente le ecomafie sono ancora presenti se possono condizionare la politica e la strategia di gestione dei rifiuti. Ricordiamo poi i conglomerati, Conglogem, Rilcem, la Mestrinaro e il posizionamento di questi materiali nei sottofondi stradali che devono essere poi ripristinati dopo pochi anni perché questi materiali li sciolgono. Ricordiamo che cinque cani sono morti dopo essere passati su questi cantieri per testimoniare la tossicità. Vi sono altri impianti come Levio Loris, plastica Pag. 13esportata che ritorna in Italia sotto forma di biberon e altri prodotti per bambini. La regione Veneto, che ha lasciato Fabio Fior in un ruolo di responsabilità anche dopo l'inizio delle indagini fino al suo arresto, è pienamente responsabile. Ma è pienamente responsabile il Governo che ha Gaia Checcucci come direttrice del settore acque bonifiche; anche lei fece i falsi collaudi per il sito di Porto Marghera. Attendiamo che venga a riferire in Commissione ecomafie. Sui PFAS, sulle sostanze perfluoroalchiliche, si è visto che c’è un aumento di eventi cerebrovascolari nelle zone più impattate, così come di neoplasie alle vie urinarie e alla prostata. Noi diciamo stop alla produzione di queste sostanze; stop, è inutile chiedere limiti mentre il Governo invece dei limiti li ha aumentati in questo decreto vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo Governo fa queste cose, non ascolta. È inutile che la Commissione lavora se poi il Governo fa dei provvedimenti assurdi. E ricordiamoci che Marco Ravazzolo, confindustriale in aspettativa, ha messo mano al decreto terre e rocce da scavo in un'ottica di favorire il traffico di rifiuti e la movimentazione. Quindi questo Governo non è sicuramente attivo abbastanza contro criminali ed ecomafie, mettendo persone in palese conflitto di interessi. Ricordo che la gestione dei rifiuti con la raccolta pubblica costa 165 euro a persona; con società miste 180 euro.
  Vorrebbe dire, se il pubblico prendesse in mano la cosa, un risparmio del 10 per cento: un miliardo all'anno in più nelle tasche dei cittadini e in meno alle ecomafie. Sono i soldi che fanno gola. Sono colossi come Hera che stanno operando in Veneto con produzione di energia netta dell'1,5 per cento, ma che hanno un incentivo del 46 per cento. Sono questi colossi che stanno gestendo anche una parte dei rifiuti a Roma, come è stato evidenziato dallo studio della giunta Raggi. Sono da ridimensionare; costi eccessivi e trust e poi subappalti con persone inadeguate. Abbiamo scoperto le sanzioni mancate nel periodo precedente al nostro insediamento, portando e favorendo l'arrivo dei rifiuti, questo sì, agli impianti di Cerroni. L'ambiente deve essere tutelato da un'economia veramente circolare. I circoli che abbiamo notato in questa relazione della regione Veneto leghista e del Governo sono tutti circoli viziosi, anzi renziosi. La riforma proposta da questi circoli prevede anche modifiche all'articolo 117, assegnando al Governo anche la decisione su opere strategiche, autostrade, che in realtà sono autodiscariche, inceneritori e quant'altro. Assegnare tali poteri a un Ministero dell'ambiente, che è esso stesso da bonificare, è uno dei tanti motivi per votare no alle riforme, ma voteremo sì a questa risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cominelli. Ne ha facoltà.

  MIRIAM COMINELLI. Grazie Presidente. Il Veneto nel panorama nazionale rappresenta già da alcuni anni un'eccellenza, sia per i risultati ottenuti con la raccolta differenziata, che si assesta oltre il 64 per cento, il recupero e il riciclaggio, sia per i valori di produzione pro capite di rifiuti urbani. Così si apre la relazione della Commissione bicamerale sulla regione Veneto e così ogni cittadino veneto vorrebbe venisse descritta la sua regione quando si parla di tutto il ciclo dei rifiuti. Purtroppo, però, la realtà mostra un quadro in cui non vi sono solo eccellenze nel trattamento dei rifiuti e lo fa in una relazione che, mi permetto di dire, ha tenuto un comportamento come sempre imparziale e come sempre non ha tenuto conto delle appartenenze politiche quando si è trattato di rilevare manchevolezze e problemi. Spiace, quindi, Presidente, ma fa sicuramente pensare, che Forza Italia e Lega, proprio per una regione che li vede protagonisti istituzionali, si discostino dalla usuale condivisione del testo e attacchino la relazione con argomenti pretestuosi. Infatti, audizioni, missioni, sopralluoghi sul campo e il prezioso contributo dei nostri consulenti, dalle forze Pag. 14dell'ordine al dottor Castellano, ci hanno permesso di delineare un quadro esaustivo della situazione e di mettere nero su bianco uno di quegli argomenti che è difficile affrontare o che altrimenti si preferisce non affrontare, ma di cui è necessario parlare. Ed è necessario parlarne in maniera completa perché la gestione dei rifiuti non è un tema che riguarda solo la nostra salute, ma riguarda anche la nostra economia, il nostro oggi ed il nostro futuro. Accanto, quindi, alle eccellenze che citavo in apertura sono diversi i punti critici emersi in particolare nella gestione dei rifiuti speciali e che vado qui velocemente a ricordare: il cosiddetto giro bolla e la miscelazione illecita di rifiuti, soprattutto pericolosi, che in un territorio con 1.500 impianti di trattamento di rifiuti speciali, il cui puntuale controllo risulta effettivamente difficile da realizzare malgrado l'impegno dell'ARPA Veneto, permettono che vengano comunque conferiti e smaltiti materiali in maniera illecita mediante la falsificazione dei documenti di accompagnamento; la presenza, poi, emersa dagli atti giudiziari e dalle affermazioni della DDA di Venezia, di una diffusa omertà da parte degli operatori economici in grado di sostenere, pur senza una presenza diffusa della criminalità organizzata, un sistema illecito di smaltimento, preoccupante alternativa a quello legale. Un sistema che ha permesso che miscele di rifiuti pericolosi siano state ampiamente immesse sul mercato come materia prima secondaria e diffusamente utilizzate, anche in opere pubbliche, come i sottofondi stradali e ferroviari (vedi il caso emblematico della Valdastico Sud). Un sistema che ha come unico scopo il profitto, nella totale noncuranza delle conseguenze sull'ambiente e sulla salute umana. Poi la pesante eredità, rimasta a carico dei cittadini, di molti dei 485 siti contaminati in cui hanno operato società che per lunghi anni hanno gestito illecitamente i rifiuti speciali, anche pericolosi, e che dopo il sequestro degli impianti sono state dichiarate fallite. Qual è il meccanismo in questo caso ? È quello per cui i costi, anche molte decine di milioni di euro, per l'allontanamento dei rifiuti pericolosi, la messa in sicurezza e il ripristino e la bonifica dei siti contaminati sono rimasti a carico degli enti territoriali, sprovvisti delle risorse necessarie per coprire tali spese.
  C’è poi la questione dei fanghi di depurazione, la cui quantità in eccesso rispetto alle effettive esigenze di mercato spesso non è trattata adeguatamente e viene distribuita sui terreni agricoli. Questo è il contesto in cui si inserisce la vicenda della Coimpo in Adria, ad esempio. Ci sono, poi, numerose vicende giudiziarie che hanno interessato la centrale termoelettrica di Polesine Camerini, che oggi ha necessità di procedere alle bonifiche in tempi rapidi. Il tema PFAS – le sostanze perfluoroalchiliche, composti molto pericolosi che interagiscono fortemente con il metabolismo animale ed umano – è un problema che interessa la Valle del Chiampo, ma che si estende alle province di Vicenza, Verona e Padova, la cui origine è stata individuata dall'ARPA Veneto negli scarichi dell'azienda chimica Miteni. È una questione complessa, su cui abbiamo predisposto un supplemento di indagine di prossima pubblicazione.
  Ci sono poi le preoccupanti, anche se comunque sporadiche, manifestazioni di presenza mafiosa e i rapporti con la ’ndrangheta delle società del gruppo Rossato che agisce su Padova e Venezia, l'interramento dei rifiuti di Ronco all'Adige con il ruolo di un'azienda crotonese, la presenza della camorra nei traffici di Enerambiente SpA di Venezia. Infine, ricordo la vicenda giudiziaria di notevole rilevanza dell'ingegner Fabio Fior, ora ex dirigente regionale, che ha portato avanti, anche con coperture politiche, una serie ininterrotta di abusi d'ufficio e falsi.
  Questo, quindi, il non certo roseo quadro attuale, che ci mostra molti problemi e molti colpevoli e soprattutto ci deve mettere in guardia per evitare di commettere degli sbagli: lo sbaglio innanzitutto di considerare il tema della gestione illecita dei rifiuti, delle mancate bonifiche e delle colpe amministrative e politiche come un tema che riguarda solo una parte del Pag. 15Paese. È scorretto ed illusorio pensare ad un'Italia divisa in due, soprattutto quando si deve poi passare all'elaborazione delle azioni necessarie per porre rimedio e prevenire quello che è un danno gravissimo anche per la nostra economia...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete abbassare la voce ? Prego.

  MIRIAM COMINELLI. ... per quell'imprenditoria sana che agisce secondo le regole e che è giusto che venga sostenuta.
  C’è, poi, lo sbaglio della sottovalutazione del problema, ma ancora di più lo sbaglio di credere questo un problema insormontabile, di mettere in campo una narrazione che vuole descrivere un Paese che non è in grado, di fatto, di affrontare i propri mostri. Ebbene, non è così e ne abbiamo le prove.
  La stesura della relazione ha coinciso con l'approvazione della «legge sugli ecoreati», un provvedimento atteso da anni che punisce – è vero – ma che soprattutto vuole essere un valido strumento per chi agisce nella legalità e arrivare allo scopo principale: il ripristino dei luoghi, che sta dando dei frutti concreti, come testimoniato da Legambiente, che ha raccolto i primi dati relativi all'applicazione della legge e che dimostra come fra i reati contestati, le persone denunciate e i sequestri si arriva ad un risparmio di legalità di quasi 24 milioni di euro. Sono numeri che dimostrano quanto questa legge sia efficace, mentre rimane impossibile stabilire quanti potenziali ecocriminali siano stati messi in fuga da queste norme più stringenti con la forza deterrente del nuovo codice penale.
  Sicuramente bisogna perseverare, soprattutto in un territorio come quello veneto in cui va interrotta sul nascere la presenza – per ora come ricordavo sporadica – della criminalità organizzata. Così come durante il lavoro sul Veneto è stata approvata la legge sul riordino delle agenzie ambientali che oggi, messe a sistema e coordinate da ISPRA, possono agire meglio e più efficacemente con quell'azione di controllo che è la via principale per affrontare il problema.
  C’è ancora molto da fare a livello legislativo su questo tema e le due urgenze normative sono riscritte nella risoluzione e sono urgenze per la regione Veneto ma non solo; la prima è per evitare nuovi casi, come quello emblematico di Pescantina, in provincia di Verona, gestita da Daneco Impianti, che dopo aver operato in maniera dissennata nella discarica ha lasciato al piccolo comune e alla regione gli oneri connessi alla messa in sicurezza della discarica. Bisogna evitare questi casi, quindi, prevedendo non solo il rilascio di adeguate polizze fideiussorie da parte delle società o degli enti che gestiscono impianti e discariche, ma soprattutto l'accantonamento obbligatorio di un fondo di riserva per affrontare le successive operazioni di messa in sicurezza e bonifica dei siti. La seconda urgenza è favorire gli operatori che investono in tecnologie più elevate e contrastare il proliferare di impianti a bassa tecnologia, fornendo un riferimento normativo puntuale che dia il giusto confine tra trattamento di recupero e trattamento di smaltimento e fissando una percentuale minima di recupero al di sotto della quale il trattamento non può più dirsi recupero, appunto.
  Concludendo, Presidente e colleghi, quando ero una bambina la raccolta differenziata non esisteva, ma i miei genitori mi hanno insegnato non solo a non buttare i rifiuti a terra ma a raccogliere anche ciò che buttavano i compagni di classe più distratti. Questo per dire che le cose cambiano, ma cambiano sulle nostre gambe, con il nostro lavoro, e noi dobbiamo e possiamo consegnare un Paese migliore alle future generazioni. Questo ci conferma questa relazione e questo è l'impegno che ci prendiamo con il nostro voto favorevole sulla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Chiedo di parlare.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Grazie, signora Presidente, intervengo molto brevemente. Innanzitutto voglio che rimangano agli atti le questioni che sono state sollevate sia dal gruppo di Forza Italia sia dalla Lega Nord, dove voglio precisare che per unanimità, come c’è scritto nella relazione, si intende quella dei presenti. Quindi, è evidente che voglio sottolineare, appunto, questa presa di posizione politica diversa dei due gruppi che ho citato prima ed è giusto che rimanga agli atti questa questione.
  Voglio poi ringraziare tutti i commissari, compresi quelli dell'opposizione o di quella parte dell'opposizione, diciamo, che pure ha contribuito in maniera continuativa a lavorare, anche se ha dato un giudizio non positivo sull'esito finale dei lavori. Per ultimo, voglio ringraziare tutti i consulenti e il dottor Castellano, in maniera particolare, che è il magistrato che ha curato le oltre 14 mila pagine di documenti che abbiamo collezionato durante il nostro lavoro.

(Votazione – Doc. XXIII, n. 17)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bratti, Zolezzi, Zaratti e Pastorelli n. 6-00257, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione siciliana, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 20) (ore 11,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione siciliana, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 20).
  Ricordo che nella seduta del 12 settembre si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Bratti, Polverini e Zolezzi n. 6-00258. Avverto che tale risoluzione è stata sottoscritta anche dai deputati Zaratti e Pastorelli.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito, quindi, la rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale risoluzione.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signora Presidente, il parere è favorevole, salvo alcune riformulazioni da introdurre nelle premesse, che vado a leggere. La prima riformulazione riguarda il secondo capoverso della premessa, quello che inizia con «la situazione attuale, fatta di continue emergenze», dove chiediamo di sostituire le parole «la previsione di costruire quattro mega inceneritori» con le parole «quella di costruire quei quattro mega inceneritori». Poi, al capoverso successivo, sostituire le parole «l'idea di» con le parole «la circostanza che possa rendersi necessario». Al capoverso invece non successivo ma quello ancora successivo, quello che inizia con «sempre sulla mancanza di programmazione», si chiede di sostituire le parole da «non ha concesso un nuovo commissariamento» fino alla fine di questo capoverso della premessa, con le seguenti parole: «ha Pag. 17ritenuto di essere chiamato a farsi carico della grave situazione esistente nell'isola, accordando, ai sensi del comma 4 dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, l'intesa all'adozione da parte del presidente della regione, Rosario Crocetta, di una nuova ordinanza contingibile e urgente, la n. 5 del 7 giugno 2016, e come tale ordinanza sia caratterizzata da numerose prescrizioni imposte dal Ministero, quali condizioni per il rilascio della sopra menzionata intesa, aventi quale oggetto quello di garantire un progressivo rientro ad un regime ordinario, partendo innanzitutto dal rigoroso rispetto della normativa comunitaria di settore. Nei fatti pertanto, sebbene si continui ad operare in un regime derogatorio, le prescrizioni del Ministero vincolano la regione a realizzare nel breve termine le azioni indispensabili per affrontare l'emergenza e al contempo tracciare una strada per uscire dal regime straordinario e avviarsi alla normalità». Infine, nel capoverso successivo, dopo le parole «presidente della regione», chiediamo di aggiungere le parole «a differenza di», nonché di sostituire le parole da «si è in presenza di una sorta», fino alla fine di questo capoverso, con le seguenti parole: «si è cercato di dare tempi stringenti ma realistici affinché la regione riesca a ripartire senza l'aspirazione di fare in sei mesi quanto non si è riuscito a realizzare in diversi anni».

  PRESIDENTE. Presidente Bratti, prego.

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Signora Presidente, le modifiche sono accettate dai firmatari.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXIII, n. 20)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signora rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la presente relazione traccia un quadro drammatico sul ciclo dei rifiuti nella regione Sicilia che da quasi un ventennio vede rappresentarsi gli stessi identici problemi. Rilevo come il documento sia ricco di dettagli e ciò nonostante l'impossibilità di vedere il fondo. Non siamo infatti in grado di stabilire in modo esatto la massa dei debiti contratti dai 27 ATO siciliani per la gestione dei rifiuti, una cosa folle, surreale per un Paese industrializzato come l'Italia. Le patologie ormai croniche sono chiarissime, purtroppo non lo sono molte le responsabilità. La relazione ci racconta una regione martoriata da vent'anni di illegalità, di corruzione, di gestioni opache, di assenza di controlli. I cittadini siciliani assistono inermi ad un'emergenza quotidiana fatta di discariche al collasso, di raccolta differenziata quasi inesistente, di impiantistica inadeguata e di organismi regionali paralizzati da un gravissimo deficit finanziario.
  Nella relazione si tenta di individuare possibili strumenti per far fronte a questa situazione, come l'elaborazione di specifici strumenti processuali o il miglioramento della disciplina vigente, tutti strumenti validi, ai quali però deve essere associata una costante attività di monitoraggio e supporto da parte delle istituzioni nazionali. L'auspicio è che ciò avvenga davvero nel più breve tempo possibile ed esprimo il voto favorevole della componente socialista alla relazione con le modifiche fatte dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Signora Presidente, dalla relazione si evince un'evidentissima quanto amara constatazione, cioè che vi è una grave non capacità, incapacità di gestione, secondo gli indirizzi nazionali ed europei, della questione dei rifiuti da parte del governo siciliano. Questa incapacità, unita all'inerzia e alla mancanza Pag. 18anche di volontà politica e amministrativa, impedisce di predisporre una programmazione del ciclo integrato di gestione dei rifiuti e di portare avanti una pianificazione reale. La relazione fa emergere con assoluta chiarezza la persistenza – e quindi non solo la presenza – di un sistema di illegalità diffuso e ormai strutturato che si pone come uno dei veri ostacoli alla risoluzione dei problemi ambientali che esistono, come veniva anche detto in precedenza, da decenni nell'isola. Certamente la stratificazione normativa, l'eccesso e la complicazione burocratica si pongono come humus fertile per il malaffare, così come la possibilità per le imprese già coinvolte in inchieste giudiziarie altrove, in altre regioni, di operare tranquillamente sul territorio o nel Paese è un'imbarazzante realtà che richiede a mio avviso un intervento decisivo. È una disfunzione di sistema che bisogna correggere, ovviamente non riguarda solo la Sicilia, proprio nell'ottica di un Paese moderno, snello e trasparente verso cui il Governo nazionale dichiara di tendere. Si dice che in Sicilia c’è un'emergenza, ma che emergenza è se ne parla da anni, decenni e non si fanno passi avanti ? Diciamo che è conclamata, è un'emergenza cronica o con chissà quale altro termine o capriola lessicale possiamo provare a definirla per uscire dall'imbarazzo di una questione che non solo la politica non ha risolto ma che a volte ha anche contribuito quanto meno ad ingarbugliare. Sta di fatto che la situazione attuale ha ormai ampiamente superato i limiti temporali dell'emergenza, il che richiede un approccio intellettuale un po’ più onesto da parte di tutti. Dall'analisi di quanto riportato nella relazione dalla Commissione parlamentare, emergono alcuni punti che meritano a mio avviso una sottolineatura. Innanzitutto è ben evidente come ancora oggi la Sicilia non si sia dotata di un Piano regolatore regionale per la gestione dei rifiuti e che pertanto ancora si muove in un perenne stato di provvisorietà e proprio di emergenza, come dicevamo prima, condizione questa che, ricordo, ha portato anche l'Unione europea all'avvio di una procedura di infrazione lo scorso anno, nell'ottobre del 2015. Un secondo punto non meno dolente e sottolineato è che la gestione dei rifiuti è affidata agli ATO che, come spiega la relazione con un'inquietante chiarezza, si sono rivelati strumenti in mano alla politica per il controllo del consenso. Certo è una realtà che è in gran parte ereditata dall'attuale governo regionale che però, quando chiede di portare altrove i rifiuti siciliani perché ci si trova «in una situazione di emergenza», commette un altro grave errore politico, ci dimostra la crisi del sistema, dimostra come i continui interventi emergenziali si siano rivelati inefficaci ed infine dimostra una volta in più l'incapacità o la non volontà nel mettere a punto un programma finalizzato alla realizzazione di un ciclo integrato dei rifiuti. Un'emergenza, quella siciliana, che non essendo di fatto mai terminata, ha prodotto il risultato di aver lasciato al palo la raccolta differenziata, favorendo così quelli che il sindaco del comune del trapanese di Petrosino, Gaspare Giacalone, come denunciato in un suo post, aveva definito «i signori dei rifiuti che lucrano sull'emergenza». Ecco, su questo sito chiede di non ricorrere più ai privati per lo smaltimento dei rifiuti in emergenza. Credo che sia una richiesta, oltre che lecita, anche giustificata e che merita di poter essere sostenuta. Ancora, alla luce di una situazione che va ben oltre l'emergenza, mi sembra quanto meno particolare la decisione del Ministero dell'ambiente, riportata peraltro anche nella relazione richiamata adesso dal sottosegretario, non di commissariamento ma – e forse è un paradosso – di un'ulteriore concessione di emanazione di una nuova ordinanza contingibile e urgente: di fatto, una nuova deroga alle leggi di riferimento in materia e alle direttive comunitarie.
  Sul piano strettamente ambientale, le soluzioni le conosciamo tutti, le conosciamo bene, non attengono né ai miracoli né vanno pensate come immediate o che abbiano un immediato impatto: produrre meno rifiuti; ridurre di peso e di volume gli imballaggi, cose che le aziende non Pag. 19hanno ancora incominciato a fare in maniera significativa; prevenzione, recupero, riuso, formazione. Niente di diverso da quanto ci impongono le norme europee e nazionali, oltre che il buonsenso.
  Molti comuni, soprattutto piccoli, hanno capito che i rifiuti possono diventare un affare pulito quando non li si considera più scarti, ma risorse. Aiutiamo questi comuni, questi sindaci, queste amministrazioni locali, soprattutto piccole, a non perdere questa strada. Il gruppo Democrazia Solidale-Cento Democratico voterà a favore di questa risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Matarrese. Ne ha facoltà.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, discutere questa risoluzione dopo quella del Veneto per chi è meridionale e per chi vive realtà diverse induce una certa amarezza e riflessione, perché si constata con grande evidenza come il nostro Paese effettivamente vada a due velocità e come ci siano impostazioni completamente diverse per affrontare problemi gravi del nostro Paese, nel nostro territorio e di come, poi, i danni di questa differente gestione e di questa gestione non omogenea ed integrata sul territorio nazionale ricadano su tutto il Paese e su tutta la collettività, penalizzando amaramente i cittadini, che sono, appunto, nel Meridione, probabilmente all'oscuro di queste problematiche, che riguardano sicuramente la politica, il modo di fare la politica, il modo di gestire la cosa pubblica e il modo di individuare un percorso di medio e lungo termine che sia risolutivo nell'interesse dei cittadini.
  È paradossale che dal 1999 ci sia uno stato di commissariamento di questa situazione, commissariamento sempre a favore dei presidenti delle regioni, cioè di chi gestiva e la parte politica che doveva ed aveva l'obbligo di programmare, di organizzare e di gestire questa problematica. E se dal 1999 ad oggi questi commissariamenti ripetuti hanno portato a questo stato di fatto, una riflessione va fatta su come dovrebbe essere gestita in maniera differente questa situazione. Si è passati dal voler imporre un modello che toglieva una discarica per ogni comune e si è arrivati al paradosso di creare discariche più grandi di quelle che si andavano a togliere.
  Si sono costituiti ben ventisette ATO – possiamo capire dal punto di vista politico e del consenso cosa vogliano dire ventisette ATO – che, di fatto, hanno smobilitato la responsabilità dei comuni e, quindi, hanno portato i dipendenti ed i costi su questa macchina pubblica che, di fatto, è fallita: è fallita dal punto di vista economico ed è fallita dal punto di vista degli obiettivi.
  Bene ha fatto il Governo a non prolungare, a non dare un ulteriore commissariamento; bene ha fatto a dare delle direttive e delle indicazioni su come fare, ma, di fatto, non c’è una soluzione neanche all'orizzonte, non c’è ancora oggi una programmazione. Ci sono quattro impianti di termovalorizzazione disposti più di un ventennio fa che, di fatto, non si sono realizzati, ci sono infiltrazioni mafiose: ancora una volta, ciò ci fa capire che dove è latitante la regolamentazione, dove è latitante la presenza di una politica capace è chiaro che l'infiltrazione del malaffare diventa l'arma da abbattere, molto spesso diventa l'obiettivo che distoglie dall'obiettivo primario che è la soluzione del problema.
  Quindi, è una situazione amara e difficile, che questo rapporto ben evidenzia, che non può non avere un seguito, che deve essere un seguito sicuramente di sconnessione rispetto a quello che si è fatto fino ad oggi. È evidente che ci vuole un potere commissariale, ma non gestito da chi ha gestito fino ad oggi; è evidente che il Governo deve affrontare questa problematica dei rifiuti a livello nazionale; è evidente che questo Governo e, soprattutto, il Ministero dell'ambiente non può essere ancora oggi un Ministero che non ha i piedi nelle regioni, che non ha la capacità di gestire.Pag. 20
  Una riflessione va fatta su come le regioni siano capaci, effettivamente, di portare avanti il Paese in un percorso diverso, perché il federalismo delle regioni, che doveva lanciare l'Italia in un contesto economico ben diverso, noi lo cogliamo in tanti punti nelle disgrazie che ha creato. Quindi, è evidente che la problematica dei rifiuti per la sua entità economica, per il suo impatto sui cittadini non può essere una problematica di livello locale e non può essere gestita dalla politica che oggi conosciamo. Quindi, è evidente che ci vuole un cambio di passo.
  Quindi, la parte più importante della risoluzione, su cui noi dichiariamo voto favorevole, è quella che chiede al Governo provvedimenti efficaci ed efficienti, perché questa problematica della Sicilia non è solo della Sicilia ma, probabilmente, sarà di tante altre regioni, purtroppo molte del Mezzogiorno. Però è anche paradossale verificare come nelle regioni più progredite, addirittura, ci sia il problema opposto, cioè che ci sono troppi impianti rispetto al fabbisogno dove c’è comunque un problema di malaffare e c’è un problema di difficile gestione dei rifiuti.
  Quindi credo che, effettivamente, la partita sia importante e il Governo non può essere sotto una gestione delle regioni del tutto fallimentare. Quindi, noi garantiamo e confermiamo il voto favorevole a questa risoluzione, soprattutto nella parte in cui chiediamo al Governo che faccia qualcosa di operativamente valido e crei una disconnessione effettiva con il passato (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Presidente, ringrazio lei per l'occasione che mi dà di parlare di questo argomento molto triste per la Sicilia e per il Meridione. Noi, innanzitutto, votiamo a favore alla proposta fatta dalla Commissione. Ho visto che sono stati fatti da parte del Governo degli accorgimenti, però io non voglio ripetermi su quello che già è stato detto da parte di altri miei colleghi sul caso Sicilia e sulle illegalità che la Commissione d'inchiesta ha riscontrato. Io mi rifaccio, anche facendo parte della Commissione antimafia, a quello che abbiamo audito proprio in occasione di questo argomento: mi rifaccio a quello che ha detto il sindaco Orlando. Leoluca Orlando dice: è un sistema affaristico politico, anche mafioso. Quindi, è una testimonianza di quanto è delicato il problema e di quello che avviene in Sicilia per i rifiuti, però noi siciliani, non voglio metterci noi, ma chi dirige, chi governa la città di Catania, di Agrigento, sa nascondere bene l'argomento.
  Quando è venuto Renzi a Catania, alla festa dell'Unità, si sono nascosti i rifiuti, la manutenzione comunale ha provveduto a pulire le strade da tutte le erbacce perché veniva Renzi, offendendo i cittadini catanesi, agrigentini e nascondendo la problematica dei rifiuti. Va bene che per la festa dell'Unità si è anche spostata la partita del Catania, tanto dovevano venire lì, perché lì c'era il patto: non il patto per la Sicilia, ma il patto fra Renzi e Alfano. Sì, ecco perché sono molto preoccupato, perché effettivamente la politica dovrebbe intervenire, ma non interviene. Il presidente Davico dice che la politica deve intervenire prima della magistratura: ha ragione, ma non interviene, specialmente in Sicilia.
  Ma certa magistratura cosa fa ? Noi assistiamo anche al patteggiamento che Odevaine vuole fare, con riferimento a «Mafia capitale», di due anni e otto mesi e 250 mila euro da restituire, però, nel gruppo di Alfano si possono dimettere Lupi per un Rolex regalato al figlio o altri Ministri. Il sottosegretario no, il sottosegretario che è stato additato proprio da Odevaine nel sistema «Mafia capitale»: ma dal 2015 non si sposta niente, perché lì c’è un potere forte che va anche per le regionali. Quindi, questo sistema di poteri forti preoccupa i cittadini non soltanto siciliani, ma anche a livello nazionale.
  Allora, io dico che bisogna intervenire, ma intervenire non rinnovando la fiducia a certi amministratori che non hanno dato soluzioni: bisogna dare delle certezze, bisogna Pag. 21portare fuori da certi personaggi siciliani la problematica per costruire una svolta nuova. Non si può paragonare la differenziata, che c’è in Sicilia, al 12 per cento con quella del Veneto al 68 per cento. E io dico: quando c’è una differenziata che va al 12 per cento, questi quattro inceneritori, termovalorizzatori come si gestiscono ? Anche se il presidente Crocetta dice «Portiamoli a Roma», quando si dà un indirizzo, non c’è dubbio, come dice Orlando, che dietro questo sistema ci sono delle iniziative private, non c’è dubbio che, insieme a certi poteri forti, politici sostengono e danno un indirizzo alla politica clientelare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vincenzo Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Grazie. La Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha approvato la relazione sulla gestione dei rifiuti nella regione Sicilia all'unanimità nella seduta del 19 luglio 2016. La relazione molto approfondita, anche se poteva essere un po’ più completa in alcuni punti e più dettagliata, ha messo in evidenza le carenze, gli illeciti e le illegalità della gestione dei rifiuti nella stessa regione. In particolare l'ANAC ha messo in risalto la difficoltà di applicazione della legge regionale n. 9 del 2010, che è stata successivamente modificata per ben cinque volte senza però risolvere le problematiche e le criticità emerse nella sua attuazione. Infatti i problemi sono determinati dall'incapacità della regione Sicilia di programmare i tempi di entrata in vigore della nuova disciplina e dai ritardi a volte colpevoli delle amministrazioni comunali che non sono riuscite a risolvere in modo adeguato la situazione della gestione dei rifiuti. In particolare si contano, dal 2013 al 2015, ben sei ordinanze del presidente della regione e innumerevoli ordinanze urgenti adottate dai sindaci. Pertanto si è creata una situazione di criticità dettata da una stratificazione di provvedimenti delle amministrazioni competenti che non sono riuscite a risolvere in modo congruo e positivo la delicata e complessa situazione della gestione dei rifiuti della Sicilia. Ulteriore elemento disgregatorio della coerenza normativa della citata legge n. 9 del 2010 è rappresentato oggi dalla circolare assessoriale adottata secondo le contingenti necessità amministrative. Secondo l'ANAC pertanto questo modo di operare ha generato un sostanziale svuotamento del principio dell'unicità della gestione integrata dei rifiuti come delineato dal codice dell'ambiente. La stessa relazione ha poi evidenziato in primo luogo come le discariche siano state gestite da soggetti privati, anche pubblici per la verità, e che come ha dimostrato successivamente la commissione ispettiva per la verifica dei loro rilasci, hanno ricevuto assensi molto discutibili. Tra l'altro gli uffici della procura hanno avviato, proprio sulla base delle indicazioni della commissione ispettiva, un'estesa attività di indagine che ha portato anche all'emanazione di provvedimenti cautelari reali con sequestri di beni e tutto quello che consegue in questi casi. Una situazione pertanto di diffusa illegalità che, come vedremo nel seguito del mio intervento, ha anche coinvolto la criminalità mafiosa presente nei territori. Da quanto è stato accertato durante l'indagine, le organizzazioni di stampo mafioso hanno avuto una contiguità estremamente estesa che riguarda il mondo politico-amministrativo e il mondo economico. Del resto ormai appare palese come la criminalità mafiosa operi oggi in contesti che appaiono in superficie legali ma che, come risulta anche dalla risoluzione presentata, si annidano nella gestione delle amministrazioni. È un fenomeno che la magistratura ha evidenziato con inchieste giudiziarie, con condanne non solo nella regione Sicilia ma anche nel resto del nostro Paese e che dimostrano come la criminalità organizzata sia penetrata con profondità nel sistema amministrativo e abbia influenzato in modo evidente quelli che sono definiti i colletti bianchi. Una criminalità organizzata che sotto tale profilo può incidere in Pag. 22modo negativo anche sugli organi politici determinandone il condizionamento. È necessario pertanto agire per segnalare tutte quelle attività che risultano colluse con la criminalità organizzata e svolgere un'opera di sostegno alla magistratura che si trova a contrastare questi fenomeni illegali che destano forti allarmi nell'opinione pubblica e nelle istituzioni competenti. Non bisogna comunque generalizzare e considerare negativamente in tale contesto tutti gli amministratori e i funzionari comunali ma additare ad esempio gli amministratori che svolgono ogni giorno il loro lavoro con la massima trasparenza e legalità. Dall'inchiesta emerge come vi sia una ricorrenza delle medesime società operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti in diverse inchieste giudiziarie; ciò evidenzia sia la mancanza di trasparenza sia l'illegalità diffusa per chi si trova ad operare in un contesto dove dovrebbero agire al contrario imprese la cui legalità deve essere oggettivamente riscontrabile.
  In ogni caso questa situazione determina inoltre la mancanza di un'effettiva concorrenza e la penalizzazione delle imprese sane, che hanno fatto della legalità e della trasparenza le proprie linee guida. Esistono infatti in Sicilia imprenditori anche molto capaci che rispettano la legalità e che dovrebbero essere aiutati nello svolgimento della loro professione anche e soprattutto dagli amministratori locali. Altra problematica evidenziata è quella relativa al fatto che molti territori siciliani sono invasi dai rifiuti e che l'idea di portare gli stessi fuori dalla regione costituisce la prova più evidente dell'attuale crisi del sistema. Infatti la procedura sopra descritta, che poi è presente anche in altri territori del nostro Paese, determina forti spese per una regione che, come quella siciliana, ha innegabili problemi di sostenibilità del proprio bilancio e inoltre va riscontrata la mancanza di una programmazione efficace ed efficiente da parte della regione nella gestione dei rifiuti. Quindi quella descritta dalla relazione presentata è una situazione che evidenzia criticità di ogni ordine, amministrative e gestionali, una illegalità diffusa e sempre più invasiva a cui bisogna rispondere da parte della politica aiutando la magistratura, gli amministratori locali e gli imprenditori con la massima fermezza ed autorevolezza al fine di fare, anzi di insistere per consentire il prevalere della legalità. Occorre poi che la regione adotti, come detto, le misure necessarie per poter avviare un'adeguata pianificazione e che le amministrazioni locali effettuino più controlli per adottare processi di depurazione idonei a salvaguardare l'ambiente e la salute dei cittadini. Quindi, come del resto conferma la risoluzione presentata, va segnalata l'inadeguatezza dell'attuale normativa relativa alle white list istituite presso le prefetture sotto il profilo applicativo. Vi sono infatti casi di società che, al fine del rilascio di provvedimenti autorizzatori hanno sottoscritto patti di integrità con la regione ma che non risultano iscritte alle white list della prefettura. Conseguentemente in tali situazioni risulta elusa l'attività di controllo operata dalle prefetture in materia di prevenzione del fenomeno criminale. Pertanto occorre risolvere le problematiche afferenti la sfasatura tra i tempi e le modalità di accertamento dei presupposti per l'iscrizione e la necessaria celerità del procedimento amministrativo. Considerata la situazione che, come ho evidenziato, presenta forti criticità, è necessario agire con la massima tempestività possibile per arginare un fenomeno che, se non contrastato, potrebbe avere effetti devastanti sotto tutti i profili con ricadute negative sulla situazione generale della regione che è già compressa non solo dalla grave crisi economico-sociale ma anche da fenomeni che ho descritto e che la risoluzione finale evidenzia in modo palese. Ovviamente, come ho detto all'inizio, noi votiamo favorevolmente per la risoluzione presentata in maniera tale da impegnare il Governo per quanto di competenza a intraprendere tutte le iniziative necessarie a risolvere in maniera rapida le questioni evidenziate dalla stessa Commissione parlamentare d'inchiesta in raccordo e leale – sottolineo: leale – collaborazione con i competenti organismi nazionali, le regioni e gli enti territoriali interessati.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signor Presidente. Gli elementi acquisiti nel corso dell'inchiesta territoriale sulla Sicilia consentono di trarre delle conclusioni in merito alle patologie che generano continui e reiterati stati di emergenza e procedure commissariali nella gestione dei rifiuti, poteri derogatori applicati prima con le ordinanze del Governo poi con quelle di somma urgenza del presidente della regione, che, invece di avviare un corretto sistema di gestione integrata del ciclo dei rifiuti, hanno radicato e diffuso un sistema di illegalità spesso criminale che costituisce il principale ostacolo ad un'autentica risoluzione delle problematiche esistenti ormai da decenni. La prima dichiarazione dello stato d'emergenza è del 1999: doveva servire a porre fine al modello di smaltimento rappresentato dall'esistenza di una discarica per ogni singolo comune al fine di introdurre un sistema di gestione conforme all'allora decreto Ronchi compreso il raggiungimento da parte dei comuni siciliani degli obiettivi di raccolta differenziata vigenti per legge. L'unico risultato raggiunto fu quello di chiudere innumerevoli mini-discariche per sostituirle con più grandi gestite dai privati. Dunque l'attuale situazione, frutto di continue emergenze, risente pesantemente delle scellerate scelte effettuate dal 2002 in poi. Da una parte la previsione di costruire quattro mega-inceneritori ha compromesso lo sviluppo della raccolta differenziata e, dall'altra, la costituzione dei 27 ATO ha esautorato di fatto i comuni delle proprie competenze e responsabilità, provocando una gravissima crisi finanziaria conseguente alla deficitaria e non trasparente gestione di queste società. Questa pesante eredità non è stata superata dall'attuale presidente della regione, tant’è che oggi molti territori siciliani sono invasi dal pattume e l'idea di portare i rifiuti fuori regione è la prova più lampante dell'attuale crisi di sistema. In generale, sia la vicenda dei quattro inceneritori, che quella più recente relativa alla verifica delle autorizzazioni per le discariche private, non solo dicono di quanto i controlli regionali siano stati inesistenti, ma danno prova di quanto nella regione siciliana sia ramificata la corruzione. Le convenzioni stipulate per la costruzione dei quattro mega impianti di combustione non sono state revocate, neanche dopo l'intervento della Commissione europea, a dimostrazione del fatto che i vincitori della gara erano stati scelti prima della pubblicazione del bando. Solo l'intervento della Corte di giustizia europea, con la sentenza del 18 luglio del 2007, fece saltare l'illecito piano annullando il bando e le convenzioni stipulate. Le vicissitudini che hanno contrassegnato la questione inceneritori e quelle relative alle autorizzazioni per le maxi discariche sono emblematiche di un modus operandi illegittimo, illegale e, per buona parte, criminale, che trova sostegno in un'area di contiguità estremamente estesa che riguarda interi settori delle professioni, della politica, delle pubbliche amministrazioni.
   Prima ancora che l'ambiente, ad essere inquinato è l'intero sistema di gestione dei rifiuti della regione, come confermato anche da importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura di Palermo. I fatti di corruzione che si sono consumati in un ufficio cardine del settore dei rifiuti, come quello competente al rilascio dell'autorizzazione, sono di tale gravità che da essi si può ragionevolmente presumere una permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private operanti nel settore dei rifiuti. Va detto che la principale e determinante disfunzione che pesa sull'intero sistema siciliano è rappresentata dall'incapacità da parte della regione siciliana, mista a completa mancanza di volontà politica ed amministrativa, di predisporre la programmazione del ciclo integrato di gestione dei rifiuti e di portare avanti un qualsivoglia approccio pianificatorio procedendo invece con misure straordinarie ed emergenziali senza dare alcuna prospettiva effettiva di sblocco alla situazione nel medio e lungo periodo. Basti pensare Pag. 24alla procedura di infrazione europea del 2015 n. 2165, per la violazione degli articoli 28, 30 e 33 della direttiva del 2008 n. 98 che riguarda anche la regione siciliana. La Commissione europea contesta, con la sopra citata procedura, alla regione delle violazioni del diritto europeo rispetto alla questione della predisposizione, valutazione ed esame del Piano di gestione dei rifiuti. Nell'emergenza continua i comuni sono costretti ad affidare ai privati la raccolta e lo smaltimento, con il rischio evidenziato che in molte delle ditte interessate sono state riscontrate impostazioni di tipo mafioso.
   La mancanza di programmazione corrisponde a un approccio costantemente basato sull'emergenza, la contingenza e l'approssimazione. L'emergenza in Sicilia, nei fatti, non è mai terminata; si è passati dalle ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri a quelle di somma urgenza del presidente della regione Siciliana. L'ultima, il presidente Crocetta l'ha firmata in data 7 giugno 2016 e si tratta di un provvedimento omnibus che nei fatti continua ad andare in deroga alle leggi di riferimento e alle direttive comunitarie in materia.
   Si continuano a gestire la raccolta differenziata, il trattamento dei rifiuti indifferenziati, le autorizzazioni all'abbancamento in discarica, l'adeguamento del Piano regionale dei rifiuti e perfino la questione inceneritori attraverso provvedimenti derogatori che per di più escludono dai momenti decisionali o comprimono la capacità di partecipare degli enti locali, dell'Assemblea regionale Siciliana, delle società d'ambito e degli stessi cittadini e portatori di interessi. Insomma, la Sicilia è emblematica del fallimento totale del sistema commissariale della gestione emergenziale del ciclo dei rifiuti, il quale per definizione va gestito con il consenso, con l'informazione, con la partecipazione, mettendo in campo le buone pratiche e una proposta di ciclo virtuoso dei rifiuti.
  Si può fare, è stato fatto in altre regioni d'Italia, è stato fatto in molti Paesi europei, ecco si può fare anche in Sicilia. Ci vuole la volontà politica, ci vuole una regione forte, ci vuole l'intervento serio per distruggere l'intromissione e il radicamento dei fattori mafiosi nella gestione del ciclo dei rifiuti, ci vuole insomma buona volontà, quella che finora oggi è mancata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente, grazie onorevoli colleghi. La relazione che oggi sottoponiamo con una risoluzione all'Assemblea nella sua interezza è una relazione che è in completa continuità con quella già espressa dalla medesima Commissione bicamerale nella scorsa legislatura, una relazione per la quale ho partecipato in qualità di relatrice, insieme al Presidente Bratti e alla collega Stella Bianchi, una relazione molto corposa, di oltre 3.600 pagine, alcune delle quali, oltre 50, secretate e 404 documenti, una relazione che naturalmente, nei pochi minuti che ci vengono dati a disposizione, non possiamo rappresentare nella sua interezza. Però, brevemente, voglio raccontare, come hanno fatto già i miei colleghi, quello che abbiamo potuto osservare in questi mesi intensi di lavoro. Come si è già detto, la situazione della Sicilia parte con un commissariamento, sostanzialmente già dal 1999: con un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri si cerca di superare un sistema che vedeva una discarica in ogni comune. Nel 2002, la giunta regionale decide di programmare la costruzione di quattro mega inceneritori e la costituzione di ventisette ATO, che di fatto espropriano i comuni delle proprie competenze. Ad oggi il risultato è che ci troviamo con le discariche comunali chiuse, ma quattro discariche più grandi hanno preso il loro posto, quattro discariche, per la maggior parte, gestite da soggetti privati con autorizzazioni a dir poco discutibili. Dei 27 ATO ricordiamo soltanto l'uso politico, in particolare delle assunzioni, unico elemento, quello che riguarda il personale, per i quali i ventisette Pag. 25ATO si sono messi a lavorare. Questo porta ad oggi la regione siciliana in una permanenza di stato di emergenza.
   Quello che emerge dalla relazione, quello che abbiamo potuto osservare nelle numerose audizioni e nelle numerose ispezioni, che pure abbiamo fatto nelle discariche di Siculiana, gestita dalla ditta Catanzaro Costruzioni, di Motta Sant'Anastasia, dalla ditta Oikos di Mazzarrà Sant'Andrea, dalla ditta Tirreno Ambiente di Messina e, a Catania, dalla ditta Sicula Ambiente, quello che emerge dalle audizioni che abbiamo fatto e dai sopralluoghi è che ci troviamo di fronte ad un sistema di illegalità diffusa dove trovano terreno fertile associazioni criminali, fin dentro le istituzioni siciliane, dove manca a tutt'oggi una seria programmazione, tant’è che il Ministero dell'Ambiente non ha voluto continuare nella gestione commissariale, che pure era stata affidata negli anni ai presidenti delle regioni, ma ha messo nelle condizioni il Presidente Crocetta di emettere una nuova ordinanza per provare a risolvere i problemi, ordinanza che oggi rispetto alla situazione nella quale si trova la regione Sicilia appare un libro dei sogni.
  Insomma, in quello che abbiamo potuto osservare emerge soltanto opacità e mancati controlli, infiltrazioni di un sistema criminale che passa dall'amministrazione regionale ai comuni, che – come è stato ricordato anche nella giornata di lunedì in discussione generale – a fronte dei bandi, per esempio, per l'assegnazione del servizio di raccolta differenziata vendono partecipare una sola impresa, come se ci fosse stata una spartizione a tavolino di quello che è il lavoro appunto che i comuni mettono a bando.
   La stessa Procura di Palermo conferma la deviazione dalle funzioni pubbliche in favore di privati in particolare per il rilascio delle AIA rispetto alle discariche che prima ho citato. Molte sono le criticità che abbiamo in qualche modo fatto nostre, raccolte dalle indagini della commissione cosiddetta Marino, cioè quel magistrato che fu indicato dal presidente Crocetta quale assessore all'ambiente, che poi ci dice in Commissione che ha dovuto svolgere il suo ruolo, non tanto in qualità di assessore, ma in qualità appunto di magistrato, per cercare in qualche modo di fare emergere tutte quelle situazioni criminali all'interno dell'amministrazione stessa. Da quella commissione ricordo sono anche stati emessi dei provvedimenti cautelari. Abbiamo ascoltato dirigenti confermare di essere stati nominati a capo di dipartimenti regionali senza la benché minima competenza nel settore dei rifiuti. Abbiamo ascoltato cose che oggettivamente mai pensavamo di poter apprendere. Abbiamo addirittura visto che per passare ad un rilascio dell'AIA nell'ambito di quelle che sono le regole si è cercato di passare da un assessorato, cioè quello al territorio e all'ambiente, a quello all'energia. Ma abbiamo potuto osservare quanto ostracismo ci sia stato poi negli uffici nel trasferire la documentazione per consentire ai colleghi dell'altro assessorato di operare nella legalità.
  Insomma, un sistema corrotto e colluso in ogni sua parte. Abbiamo posto l'attenzione su alcune imprese private che gestiscono queste discariche cercando in qualche modo di superare l'impresa stessa e, quindi, cercando un rapporto, per comprendere meglio, con l'associazione alla quale queste imprese aderiscono. Ci siamo trovati di fronte agli stessi interlocutori, cioè non siamo stati messi nella condizione di ascoltare parole diverse da quelle che avevamo ascoltato nella veste precedente. I prefetti in seria difficoltà ci chiedono di intervenire anche rispetto alla composizione delle white list. La sfasatura dei tempi non consente di inserire nelle white list imprese che abbiano veramente i requisiti per esserci. Insomma, abbiamo visto una criminalità organizzata che, grazie ad un sistema, quello dei rifiuti regionali, che porta in termini economici sicuramente grandi risultati, è andata oltre i confini collegandosi anche ad associazioni criminali calabresi e piemontesi. Oggi vediamo in un quotidiano che anche la relazione di ANAC conferma quelle che sono le nostre valutazioni rispetto alla relazione attraverso la risoluzione che oggi portiamo al voto di quest'Aula. Anche Pag. 26l'ANAC individua tutte quelle criticità che abbiamo noi in qualche modo rilevato, cioè il conflitto di interessi, incarichi professionali assegnati senza qualifica, progressioni di carriere legate non alla capacità dei funzionari pubblici, ma a quanto questi si mettono al servizio delle associazioni criminali. Insomma, la Sicilia è all'anno zero dal punto di vista dei rifiuti e noi ci siamo anche domandati se era questa la Commissione giusta o non la Commissione d'inchiesta sulla mafia e addirittura anche il Ministero competente. Quindi, rispetto a questa relazione e a questa risoluzione, contrariamente a quanto abbiamo fatto prima, come gruppo di Forza Italia voteremo in senso positivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Grazie Presidente. La relazione della Commissione ecomafie sulla regione siciliana è il documento più importante che nuovamente decreta il fallimento della giunta Crocetta, così come nel 2010 la medesima Commissione ratificò il disastro delle giunte Lombardo e Cuffaro. Ci troviamo quindi di fronte a un sistema di illegalità diffuso e ramificato che costituisce uno dei veri ostacoli ad un'autentica risoluzione delle problematiche esistenti. Invero, basta guardare i numeri per accorgersi del fallimento delle giunte di centrodestra e di centrosinistra.
  La regione siciliana si attesta a circa il 10 per cento di raccolta differenziata e smaltisce quasi il 90 per cento dei rifiuti in discariche prevalentemente private. Cifre che meglio di tante altre certificano l'inadeguatezza di coloro che hanno governato la regione siciliana provocando il dissesto anche, come vedremo, di tipo economico. La stessa relazione nelle conclusioni afferma che la situazione attuale, fatta di continue emergenze, risente pesantemente delle scellerate scelte effettuate dal 2002 in poi. Da una parte la previsione di costruire quattro mega inceneritori ha compromesso lo sviluppo della raccolta differenziata e dall'altra la costituzione dei 27 ATO ha esautorato i comuni dalle proprie competenze, altresì provocando una gravissima crisi finanziaria che è conseguente alla deficitaria e non trasparente gestione di queste società, che, è bene riaffermarlo, sono state uno strumento in mano alla politica e per il controllo del consenso, aggiungo io, elettorale. Il documento delle ecomafie inoltre aggiunge che questa pesante eredità non è stata superata dall'attuale presidente della regione, tant’è che oggi molti territori siciliani sono invasi dal pattume e l'idea di portare i rifiuti fuori regione è la prova più lampante dell'attuale crisi di sistema. Quindi, c’è una continuità tra i disastri ambientali e finanziari che trovano i loro responsabili sia a Palazzo Chigi, nelle varie epoche, che a Palazzo d'Orleans, per mezzo di un persistente calpestio dei diritti dei cittadini e del diritto giuridico in senso stretto e per mezzo di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e con ordinanze contingibili e urgenti del presidente della regione che dal 1999 in poi vanno in deroga alle direttive europee, alle leggi regionali e alle leggi nazionali. I risultati di queste concessioni extra legem, promulgate anche da questo Governo, sono sotto gli occhi di tutti: discariche strapiene, rifiuti per strada, incendi e danni ambientali molto rilevanti e incalcolabili. Di ordinario non c’è nulla, se non le innumerevoli carenze della gestione del ciclo dei rifiuti che costituiscono altrettante opportunità per la criminalità di stampo mafioso e non solo di infiltrarsi in questo settore approfittando delle gravissime inefficienze amministrative, tante volte orchestrate ad arte, e delle corruttele che si consumano negli uffici pubblici. In Sicilia anche la semplice scrittura e predisposizione di un piano rifiuti diventa qualcosa di farraginoso ed estenuante. A quasi cinque anni dall'elezione del presidente Crocetta non c’è un piano di gestione aggiornato e, quindi, in vigore, tant’è che esiste la procedura di infrazione Pag. 27europea n. 2015/2165 che riguarda anche la regione siciliana. Un modus operandi fatto di continue deroghe, tant’è vero che attraverso innumerevoli ordinanze contingibili e urgenti di dubbia legittimità si continua a gestire una ridicola raccolta differenziata, così anche il dominante trattamento dei rifiuti indifferenziati, si gestiscono le autorizzazioni di abbancamento in discarica prevalentemente in deroga, si adegua il piano regionale dei rifiuti, si costituiscono le SRR e perfino si decide la gestione degli inceneritori. Il tutto viene avallato dal Governo nazionale. Infatti, l'ultima ordinanza omnibus, precisamente la n. 5/rif del 7 giugno 2016, è stata firmata dal presidente Crocetta con l'avallo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Si tratta di un nuovo provvedimento che nei fatti continua ad andare in deroga alle leggi di riferimento e alle direttive comunitarie in materia. Il Governo nella sua revisione parla di stringenti, ma realistici obiettivi. Ma i veri obiettivi inseriti nell'ordinanza già sono stati disattesi. L'articolo 2 diceva di avviare entro sette giorni tutta una serie di impiantistica ad oggi inesistente. All'articolo 3 vi è scritto che entro il 7 luglio 2016 bisognava avviare i piani di raccolta differenziata su scala regionale ed entro il 15 luglio 2016 bisognava inviare al Ministero i regolamenti comunali per la raccolta differenziata. Di realistico non c’è nulla; sono tutte cose che gli amministratori locali per varie ragioni non riescono a fare. E questo Governo, nazionale e regionale, non sta monitorando così come abbiamo evidenziato in una nostra interpellanza urgente al Ministro per gli affari regionali e le autonomie lo scorso luglio e da dove non è emerso nulla e non è cambiato assolutamente nulla. Intanto, nell'inerzia generale, il sistema siciliano continua ad essere basato sulle discariche e su questo c’è da sottolineare come la quasi totalità dei rifiuti conferiti in questi invasi non vengono trattati ovvero vengono solo sminuzzati per occupare meno spazio, in difformità alla direttiva n. 31 del 1999. Sugli invasi siciliani, è bene ricordare, come hanno fatto i colleghi, che l'ex assessore regionale, Nicolò Marino, a pochi mesi dal suo inserimento, istituì la commissione ispettiva per la verifica degli iter autorizzativi delle discariche dei rifiuti urbani privati in esercizio in Sicilia. Dopo di ciò cosa successe ? Semplicemente il presidente Crocetta ha tolto la delega all'assessore Nicolò Marino, forse perché ha toccato un sistema che invece doveva essere preservato, tant’è che la situazione è tal quale da allora.
  La vicenda relativa alle autorizzazioni per le discariche private non solo mostra quanto i controlli regionali siano stati inesistenti, ma dà prova di quanto nella regione siciliana sia ramificata la corruzione. A ciò si aggiunga un altro fatto gravissimo: faccio riferimento alle convenzioni stipulate per la costruzione dei quattro megaimpianti di incenerimento che non vennero revocate neanche dopo l'intervento della Commissione europea, a dimostrazione del fatto che i vincitori della gara erano già stati scelti prima della pubblicazione del bando. Solo l'intervento della Corte di giustizia europea, con una sentenza del 18 luglio 2016, fece saltare l'illecito piano annullando bandi e convenzioni. Il fallimento della costruzione degli inceneritori ha favorito lo smaltimento nelle discariche, ma solo perché la regione non ha saputo e voluto incentivare e organizzare la raccolta differenziata e incentivare la filiera economica virtuosa a sostegno del riciclo. Quindi, oggi riproporre l'incenerimento come la panacea di tutti i mali è un film già visto. Associare all'emergenza dei rifiuti, sempre dietro l'angolo, la costruzione degli inceneritori è da professionisti della chiacchiera. Per di più, confermando un nostro no deciso ad ogni impianto di combustione, gli inceneritori, nel malaugurato caso dovessero essere costruiti, sarebbero pronti tra non meno di quattro anni. In mezzo c’è un'eternità che andrebbe affrontata concretamente e con proposte virtuose e realistiche. È di domenica scorsa, solo per fare l'ultimo esempio, la notizia della riunione di Crocetta e dell'assessore Contraffatto al Ministero dell'ambiente per mostrare un presunto nuovo piano di rifiuti per la Pag. 28Sicilia che prevede gli inceneritori o i termovalorizzatori. La normativa europea, quella italiana e persino quella regionale ci dicono che i piani regionali per la gestione dei rifiuti si scrivono con consultazioni pubbliche, coinvolgendo i cittadini, i comuni, le società d'ambito, l'assemblea regionale, e non con riunioni col bilancino politico tra Ministero e regione, a meno che non vogliamo continuare a calpestare la legge anche su questa vicenda, per la quale siamo in procedura d'infrazione con la Commissione europea e risulta avviata anche un'indagine presso la procura di Palermo, in entrambi i casi a seguito di nostri esposti.
  All'emergenza ambientale c’è da aggiungere quell'economica. Infatti si continua ancora a rimandare il problema della gravissima crisi finanziaria conseguente alla deficitaria e non trasparente gestione degli ATO che – è bene riaffermarlo ancora una volta – sono stati uno strumento in mano alla politica e hanno prodotto debiti complessivi superiori al miliardo di euro, con conseguenze devastanti in termini di tasse comunali per i cittadini.
  All'interno della relazione della Commissione bicamerale ci sono anche diversi capitoli dedicati al giudizio dell'ANAC sul caso siciliano. Ebbene, nei mesi scorsi come MoVimento 5 Stelle abbiamo incontrato proprio il dottor Cantone e abbiamo consegnato un dossier con tutti gli atti politico-parlamentari da me compiuti, molti dei quali insieme ai colleghi Ignazio Corrao del Parlamento europeo e Giampiero Trizzino dell'Assemblea regionale. Questi sono stati oggetto di valutazione da parte dell'ANAC, ma ad oggi nulla è cambiato; l'impiantistica per la raccolta differenziata è assente, così come anche i tanti impianti di compostaggio già finanziati dall'Unione Europea, molti dei quali realizzati e non utilizzati. La relazione sulla Sicilia fa quindi un'altra fotografia realistica e documentata e mi auguro – ma non ci credo molto – che la risoluzione stimoli il Governo ad intervenire con soggetti che non hanno nulla a che fare con il governo regionale e con l'amministrazione regionale, anche se credo che l'unico modo per cambiare le cose sia realmente avere un governo regionale che non ha nulla a che fare con queste corruttele e mi auguro che ciò lo decideranno i cittadini alle prossime tornate elettorali.
  Quindi, per mero senso di responsabilità preannuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Stella Bianchi. Ne ha facoltà.

  STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente. La risoluzione che abbiamo ora all'esame riguarda una relazione sulla situazione dei rifiuti in Sicilia che è davvero una situazione di estrema gravità. È emerso un quadro di drammatica difficoltà nel lavoro che abbiamo svolto insieme all'altra relatrice, Renata Polverini, e al presidente della Commissione, Bratti, e a tutti i componenti della Commissione. È stato un lavoro approfondito, che abbiamo svolto in tre missioni in Sicilia e in numerose audizioni a Roma, con 34.600 pagine di documentazione che, come sempre, hanno avuto la consulenza preziosa dei funzionari che sono a servizio della Commissione ecomafie, la dottoressa Spinelli, il dottor Iervolino, la dottoressa Villani e la dottoressa D'Aprile che ringrazio per la loro professionalità.
  In Sicilia, Presidente, c’è la presenza di un sistema di illegalità diffuso e non lo scopriamo oggi, non lo scopro di certo io con le mie parole. Un sistema di illegalità diffuso e radicato che è di fatto il vero ostacolo ad una vera soluzione di problemi che sono presenti nella regione da decenni. L'illegalità trova terreno fertile nella mancanza di programmazione, nella mancanza di controllo, per usare delle espressioni che sono purtroppo eufemistiche visto il quadro davvero sconfortante che abbiamo potuto vedere e sentire anche dalle vive parole di persone coinvolte nelle nostre missioni in Sicilia.
  L'emergenza viene da lontano: il primo commissariamento è del 1999 e, come è Pag. 29stato ricordato dai colleghi, l'obiettivo era porre fine al modello di smaltimento fondato su una discarica per ogni singolo comune, con l'obiettivo di rispettare quanto previsto dal «decreto Ronchi» anche in termini di obiettivi di raccolta differenziata. Il risultato che si è raggiunto è purtroppo molto diverso da quello sperato: sono state chiuse le piccole discariche, ma sono state sostituite da quattro discariche più grandi, che fanno tutte riferimento a soggetti privati e che di fatto sono l'ossatura, ad eccezione della discarica di Palermo, Bellolampo, che è gestita da un soggetto pubblico ma che è in una situazione di inefficienza e di grave rischio per l'incolumità e per l'ambiente nella zona di Palermo nella quale si trova. Dicevo che sono proprio le quattro discariche private che costituiscono di fatto l'ossatura di quello che è il sistema di gestione dei rifiuti in Sicilia, sostanzialmente e interamente fondato ancora sulla discarica.
  Una data è centrale per capire purtroppo qual è la situazione drammatica nella quale si trova la Sicilia e viene bene spiegata nella relazione e questa data è il 2002. Il 2002 è l'anno in cui vengono compiute scelte scellerate: in quell'anno si decide di avviare la realizzazione di quattro megainceneritori e si decide di costituire 27 ATO, ambiti territoriali ottimali, e la costituzione dei 27 ATO di fatto toglie ai comuni le proprie competenze e genera una gravissima crisi finanziaria, soprattutto per la gestione non trasparente e interamente in deficit che viene svolta all'interno degli ATO, che vengono utilizzati essenzialmente come strumento di consenso.
  Ma torno a spendere qualche parola sul bando per i quattro inceneritori. Quattro inceneritori per i quali vengono presentate quattro offerte da quattro raggruppamenti di imprese variamente formate (i gruppi industriali del nord, con la partecipazione di gruppi locali). Questi quattro raggruppamenti di imprese riescono a formulare quattro offerte che hanno la straordinaria capacità di riuscire a coprire l'intero territorio siciliano, senza nessuna sovrapposizione e senza lasciare scoperto neanche un lembo del territorio siciliano, ed è evidente a chiunque che per riuscire ad ottenere un risultato del genere non c’è altro modo se non un accordo preventivo, cioè il fatto che i quattro raggruppamenti dovevano necessariamente essere arrivati a formare una sorta di cartello, beneficiando delle informazioni che riuscivano ad ottenere dalla pubblica amministrazione essenzialmente, dai loro contatti in ambito amministrativo-politico.
  La realizzazione dei quattro inceneritori salta per una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 18 luglio 2007, perché non era stata data la necessaria pubblicità al bando di gara e non sorprende che fosse mancata la pubblicità proprio su questo bando di gara ma l'ipotesi di accordo e di cartello non ha purtroppo avuto conferma a livello processuale. Le indagini della procura di Palermo iniziano nel 2010, certamente dopo aver ricevuto una denuncia circostanziata, ma rammarica il fatto che le indagini iniziate nel 2010 non abbiano purtroppo portato ad una conferma a livello processuale per l'intervenuta prescrizione. Rammarica un po’ il tempo che è passato dal 2007, quando la decisione della Corte di giustizia europea aveva dato certamente rilevanza pubblica ad un'ipotesi di reato piuttosto evidente.
  Presidente, se volessimo però immaginare una concorrenza tra la lobby di chi vuole gli inceneritori e la lobby di chi ha le discariche private saremmo però fuoristrada. Nella relazione si scrive un'espressione molto forte, che è «differenziazione dell'investimento illecito». Gli stessi gruppi sono presenti in tutte e due le partite: sono sia nella gara dei quattro megainceneritori e sono nella gestione delle quattro grandi discariche private, ognuna delle quali con criticità rilevantissime. Le ricordo brevemente: una a Siculiana, in provincia di Agrigento, Catanzaro Costruzioni; uno in provincia di Messina, Mazzarrà Sant'Andrea, Tirrenoambiente; una in provincia di Catania, molto vicina a centri abitati, Motta Sant'Anastasia, Proto poi Oikos; e una ancora in provincia di Catania ma più Pag. 30verso Siracusa, Grotte San Giorgio della Sicula Trasporti. La giunta Crocetta con il suo primo assessore, Nicola Marino – ci sono stati diversi avvicendamenti in questo campo – decide di fare un'operazione di trasparenza, se vogliamo, una mossa un po’, come dire, fuori dagli schemi: si decide lo spostamento della cruciale definizione dell'AIA, dell'autorizzazione integrata ambientale, sulle discariche e di spostarla dall'Assessorato al territorio e all'ambiente all'Assessorato all'energia e ai servizi di pubblica utilità. Qui abbiamo riscontrato quello che possiamo definire ostracismo, una vera e propria guerra: per più di un anno i documenti vengono richiesti dal nuovo Dipartimento competente alla concessione dell'autorizzazione integrata ambientale ma non vengono trasferiti dalla precedente amministrazione e la verifica delle autorizzazioni viene affidata ad una commissione che verifica i presupposti per l'estensione in volumetria o l'estensione nell'esercizio nel tempo di queste discariche private e sulla verifica delle tariffe che vengono applicate alle discariche private e da questa analisi della commissione molti elementi vengono poi acquisiti dalle procure competenti. Un quadro davvero allarmante quello che abbiamo riscontrato, un quadro fatto di incompetenza e di malafede diremmo nelle nomine di funzionari che non hanno alcuna esperienza che consenta loro di svolgere l'incarico per il quale vengono nominati, un quadro di corruzione di devastante gravità, zone d'ombra nelle condotte dei pubblici funzionari e degli imprenditori coinvolti nelle vicende oggetto di indagine, modalità operative che sono costantemente anomale. Un quadro di corruzione, dicevo, di devastante gravità nel quale l'infiltrazione delle organizzazioni di stampo mafioso avviene nel secondo tempo, se vogliamo, avviene nei subappalti, nel noleggio a freddo, nelle assunzioni imposte e spesso realizzate attraverso quei 27 ATO di cui dicevamo prima, nelle truffe e nelle corruzioni. Su questo, Presidente, segnalo anch'io, come hanno già fatto diversi colleghi, una modalità sulla quale forse varrebbe la pena riflettere, che è quella delle white list: il sistema pressoché in costante emergenza della regione Sicilia fa sì che vengano utilizzate costantemente ordinanze contingibili e urgenti per le quali è sufficiente che un'impresa presenti iscrizione nella white list, non che abbia effettivamente esaurito tutto il procedimento che garantisce la certificazione antimafia dell'impresa e questo sfasamento di tempo fa sì che un rispetto a volte effettivo, ma che a volte potrebbe essere anche solamente formale della certificazione antimafia non consente una piena efficacia di questo strumento delle white list, sulle quali pure andrebbe fatta una riflessione. Naturalmente la relazione rileva anche delle criticità nel settore della depurazione, con gravi e prolungati inefficienze, e nel settore delle bonifiche; non dimentichiamo che la Sicilia ha ancora importanti insediamenti industriali, raffinerie nella zona di Siracusa e nella zona di Gela e ancora nella zona, più verso Messina, di Milazzo e allo stesso tempo criticità nello smaltimento dei rifiuti pericolosi. Una segnalazione di nuovo vorrei fare, Presidente, del fatto che abbiamo riscontrato in questa relazione così come in altre relazioni...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile non fare capannelli in Aula ? Si fa fatica a parlare, immagino, ma anche ad ascoltare. È una questione di rispetto verso chi sta facendo un intervento. Colleghi, per favore !

  STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente. Tanto più che quello che sto per dire ci riguarda davvero tutti...

  PRESIDENTE. Infatti.

  STELLA BIANCHI. ... perché quello che abbiamo riscontrato è che ritroviamo gli stessi protagonisti, non in senso positivo, ma sono gli stessi protagonisti. Li troviamo qui in Sicilia, per esempio protagonista la Aimeri Ambiente, che è molto attiva in Liguria ma che ha attività in decine di città italiane; li ritroviamo nella Tirrenoambiente, che è quella impresa che Pag. 31gestisce – chiamiamola impresa – la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, partecipata dalla Gesenu, che è coinvolta in inchieste giudiziarie in Umbria e che, con concatenazioni aziendali, fa parte del sistema costruito dall'imprenditore Manlio Cerroni, che è l'imprenditore che ha gestito e che ancora ha un ruolo e che rischia di diventare rilevante di nuovo nella gestione dei rifiuti di Roma. Quindi sarebbe davvero importante una lettura unitaria delle vicende, uno scambio di informazioni tra le procure interessate in modo che si possano riunire i fili dei comportamenti e delle pratiche illegali svolte da queste società. L'ultima considerazione la faccio, Presidente, sulla mancanza di programmazione...

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputata.

  STELLA BIANCHI. ... che abbiamo denunciato con questa relazione, che ha denunciato l'ANAC, che è stata oggetto dell'attenzione anche da parte del Ministro dell'ambiente, che ha autorizzato la regione Sicilia il 31 maggio scorso ad una nuova ordinanza contingibile ed urgente. Presidente, senza alcuna ingenuità e senza voler credere che l'arrivo di soggetti che pretendono di avere nessuna forma di partecipazione con quanto è stato fin qui realizzato, senza nessuna pretesa che questa possa essere la soluzione, vorremmo però anche con questa Risoluzione che ci apprestiamo a votare, con il voto favorevole del Partito Democratico, auspicare che si possa arrivare – faticosamente, credo – anche in Sicilia ad un quadro di legalità e alla programmazione che serve per la gestione efficace del ciclo dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Signora Presidente, semplicemente, anche per questa relazione, volevo veramente ringraziare tutti i colleghi, è stato un lavoro un po’ più complesso e difficile di quello di prima, ringrazio in maniera particolare il dottor Jervolino e la dottoressa Spinelli, l'ingegnere D'Aprile e la dottoressa Villani.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Avverto che la riformulazione della risoluzione n. 6-00258, proposta dal rappresentante del Governo, è stata accolta dai presentatori.

(Votazione – Doc. XXIII, n. 20)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bratti, Polverini, Zolezzi, Zaratti e Pastorelli n. 6-00258, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 3086-A, 3766, 3768, 3867-A, 3940, 3943 e 3944.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 5 agosto 2016.

Pag. 32

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l'11 luglio 2014 (A.C. 3086-A) (ore 12,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3086-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l'11 luglio 2014.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3086-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Alessio Tacconi.

  ALESSIO TACCONI, Relatore. Signora Presidente, colleghi, signor sottosegretario, l'accordo che questa Assemblea è oggi chiamata a ratificare è rivolto a rafforzare la collaborazione tra Italia e Austria nel contrasto alla criminalità organizzata, terrorismo, produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti e sostanze dopanti, traffico illecito di armi, munizioni ed esplosivi nonché di sostanze velenose e radioattive, migrazione illegale, traffico e tratta di persone, reati contro il patrimonio, reati economici e riciclaggio, criminalità informatica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,16)

  ALESSIO TACCONI, Relatore. L'accordo, che sostituisce il precedente, siglato a Vienna nel 1986, ha il fine di creare uno strumento giuridico per rafforzare la collaborazione operativa intensificando i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi. Sotto il profilo tecnico-operativo l'Accordo si rende necessario per realizzare una cooperazione bilaterale di polizia più aderente alle attuali esigenze di entrambi i Paesi, nei limiti di quanto previsto dai rispettivi ordinamenti giuridici, dagli obblighi internazionali e da quanto stabilito nell'Accordo stesso.
  Passando ad illustrare brevemente i contenuti dell'intesa, evidenzio che vengono innanzitutto individuate le autorità competenti alla sua applicazione; sono, poi, individuati gli ambiti di cooperazione, le forme in cui essa si esplicherà e le regole generali per il suo coinvolgimento. È altresì stabilito che la cooperazione tra i due Paesi avvenga attraverso uno scambio sistematico di informazioni e di esperienze, nonché attraverso l'assistenza reciproca nella formazione del personale e nello sviluppo delle sue capacità professionali.
  L'Accordo prevede anche alcune forme particolari di cooperazione di polizia, che riguardano le attività di osservazione e inseguimento transfrontaliero, le consegne sorvegliate transfrontaliere, le forme di intervento comuni e il distacco di esperti per la sicurezza, la possibilità di costituire centri comuni e la collaborazione presso di essi, la cooperazione nelle attività di protezione di testimoni e vittime esposte a rischio.
  È altresì regolamentata l'attività di cooperazione diretta da svolgere nella zona di frontiera comune, così come la cooperazione nelle attività di rimpatrio di cittadini di Stati terzi destinatari di provvedimenti di allontanamento.
  Altre disposizioni riguardano il ricorso a forme di intervento comuni, tra cui i pattugliamenti misti per le attività di prevenzione e contrasto dell'immigrazione illegale. È da rilevare che tutte le attività inerenti il trattamento di dati personali scambiati nell'ambito della collaborazione dovranno avvenire nel rispetto delle rispettive legislazioni e delle convenzioni internazionali in materia, con particolare Pag. 33riferimento alla Convenzione applicativa dell'Accordo di Schengen e alle decisioni connesse al Trattato di Prüm.
  Tutto ciò premesso, l'esame del provvedimento ha indubbiamente risentito del clima di incertezza suscitato dalle decisioni di Vienna, assunte nella primavera del 2016, di realizzare una barriera al confine con il Brennero per bloccare il flusso di profughi e migranti diretti dall'Italia verso il nord dell'Europa. L'Austria, già in febbraio, al colmo dell'emergenza migranti delle isole greche, aveva aderito all'iniziativa assunta dai Paesi del gruppo Visegrad – Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia –, volta ad ottenere dalla Macedonia la chiusura dei confini con la Grecia per arginare la nota pista balcanica. Come noto, tale vertenza spiegabile alla luce di cruciali snodi elettorali in Paesi segnati dall'emergere del nazionalismo – ricordiamo che in Austria è previsto per ottobre il ballottaggio per l'elezione diretta del Capo dello Stato, al quale concorre anche il leader della nuova destra Norbert Hofer – è, poi, confluita nell'iniziativa europea relativa all'accordo con la Turchia.
  Ad oggi, risulta scongiurato, dunque, il rischio di nuove barriere al confine tra Italia ed Austria, che sono comunque presidiate da ben 2.200 militari austriaci ed appare davvero urgente procedere alla rapida ratifica dell'Accordo. D'altra parte, è notizia positiva di questi giorni il successo di una grande operazione contro un gruppo criminale organizzato coinvolto in una rete capillare di traffico illegale di migranti, portata a termine da Eurojust ed Europol sotto la direzione delle autorità italiane grazie alla collaborazione anche con le autorità austriache.
  L'Austria è, inoltre, un Paese di assoluto interesse sul piano della collaborazione nella gestione securitaria delle emergenze, anche grazie ad un interessante modello di strategia di cyber security fondata sul partenariato pubblico-privato per la prevenzione e il contrasto delle minacce.
  Alla luce di quanto fin qui esposto, auspico dunque una valutazione favorevole del provvedimento da parte dell'Aula.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3086-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative.
  Li porrò dunque direttamente in votazione.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3086-A), che è in distribuzione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3086-A).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3086-A).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3086-A).Pag. 34
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3086-A).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3086-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3086-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
  Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3086-A/1 ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor presidente, il Governo esprime parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marzano n. 9/3086-A/2 ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Carrescia n. 9/3086-A/3 ?

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Grazie. Deduco che essendoci parere favorevole, nessuno chiede di metterli ai voti.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3086-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Con il presente provvedimento si intende finalizzare, attraverso un Accordo di cooperazione in materia di polizia tra Italia ed Austria, l'introduzione di una serie di misure volte a prevenire, contrastare, reprimere la criminalità nelle sue varie manifestazioni. L'Accordo tra i due Stati mira in particolare a migliorare il sistema di collaborazione specie in questo periodo storico...

  PRESIDENTE. Onorevole Nastri, le chiedo scusa. Abbiamo un problema tecnico, non politico: dovrebbe cambiare microfono perché c’è un rumore di sottofondo molto fastidioso, grazie. Proviamo ? Mi pare che funzioni.

  GAETANO NASTRI. L'Accordo tra i due Stati mira in particolare a migliorare il sistema di collaborazione specie nel periodo storico che attraversiamo così nefasto e mi riferisco al contrasto al terrorismo internazionale di matrice islamica coerentemente alla rispettiva legislazione nazionale e agli obblighi assunti in sede internazionale. Più specificamente gli interventi che attraverso l'Accordo si mira a produrre si basano sul contrasto delle forme e dei reati connessi di criminalità organizzata, terrorismo, produzione e traffico Pag. 35illecito di sostanze stupefacenti e sostanze dopanti, traffico illecito di armi, munizioni ed esplosivi nonché di sostanze velenose e radioattive, migrazione illegale, traffico e tratta di persone, reati contro il patrimonio, reati economici e riciclaggio, criminalità informatica. L'obiettivo del disegno di legge, peraltro già evidenziato nel corso d'esame in Commissione affari esteri, consiste inoltre nel creare uno strumento giuridico per rafforzare la collaborazione operativa intensificando i precedenti rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi. Aggiungo ancora che, sotto il profilo tecnico-operativo, l'Accordo si rende necessario per realizzare una cooperazione bilaterale e di polizia in materia di lotta alla criminalità e al terrorismo più aderente alle attuali esigenze di entrambi i Paesi nei limiti di quanto previsto dai rispettivi ordinamenti giuridici, dagli obblighi internazionali e da quanto stabilito nell'Accordo stesso. Ricordo inoltre che il testo dell'Accordo è articolato ed è stato redatto ricorrendo per alcune parti a modelli già precedentemente impiegati, utilizzando e sviluppando forme di cooperazione già previste da convenzioni e trattati internazionali. Nell'ambito dei costi derivanti dall'attuazione della collaborazione, il disegno di legge in linea di principio indica che le spese saranno sostenute dalla Parte richiesta salvo che non sia diversamente stabilito per iscritto da entrambe le Parti ed inoltre il testo riserva alle autorità competenti delle Parti la definizione in dettaglio degli aspetti amministrativi, tecnici e pratici della cooperazione, che saranno stabilite attraverso successivi protocolli esecutivi. Per tali ragioni e per le considerazioni che ho evidenziato in precedenza, annuncio il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo in esame tende a rafforzare la collaborazione tra l'Italia e l'Austria, due Paesi dell'Unione europea, in materia di polizia per prevenire, contrastare e reprimere la criminalità nei suoi vari aspetti. Come per altri accordi al nostro esame quello presente mira, in un quadro internazionalmente definito e nel rispetto delle norme interne, a rafforzare la cooperazione di polizia aggiornando gli strumenti a disposizione per la lotta al terrorismo internazionale: un aspetto che ci sta particolarmente a cuore anche alla luce degli evidenti episodi di violenza che sono stati perpetrati recentemente. Infatti il testo sostituisce il precedente Accordo firmato a Vienna il 12 novembre 1986 contro il terrorismo internazionale e vuole creare il quadro giuridico adeguato a permettere l'operatività delle forze di polizia nel contesto attuale per la lotta alla criminalità internazionale. Tralascio l'articolato che definisce gli aspetti tecnici della cooperazione e che ricalca il modello di altri accordi in materia per sottolineare che la ratifica di questo testo è particolarmente importante per favorire la definizione di un quadro omogeneo di operatività delle forze di polizia su un territorio che ha già abbassato le barriere delle frontiere nell'osservanza della politica europea di libera circolazione delle persone. Pertanto mi sembra importante rilevare anche l'efficacia di una politica di scambio reciproco di esperienze e di formazione del personale di polizia prevista nel presente Accordo in maniera da arricchire il know how operativo per un servizio di prevenzione e repressione più efficace sul piano transnazionale. Insomma una maggiore cooperazione di polizia per una maggiore unità dell'Unione europea e per una sicurezza più certa dei cittadini. Questa è la direzione che condividiamo ed è per questa ragione che dichiaro il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palladino. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PALLADINO. Grazie, Presidente. L'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Pag. 36Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, siglato a Vienna nel 2014, mira alla realizzazione in conformità con le rispettive legislazioni nazionali e con gli obblighi internazionali assunti di una più stretta cooperazione bilaterale di polizia per il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza nonché alla prevenzione di reati in un contesto internazionale estremamente delicato. Viene prevista l'attuazione delle forme di cooperazione bilaterale attraverso lo scambio sistematico di informazioni relativo a tutti gli aspetti oggettivi e soggettivi dei reati precedentemente individuati nonché mediante quello sistematico di esperienze legislative, informative e di sorveglianza poste in essere per prevenirli e contrastarli. Per quanto riguarda la cooperazione diretta nelle zone di frontiera comune alle due parti viene stabilita per le autorità competenti dei due Paesi la possibilità di cooperare e l'attività di rimpatrio di cittadini di Stati terzi destinatari di provvedimenti di allontanamento e si prevede il ricorso a forme di intervento comuni compresi i pattugliamenti misti per le attività di prevenzione e contrasto all'immigrazione illegale. L'Accordo che ha una durata illimitata reca una dettagliata disciplina della trattazione, gestione e protezione dei dati personali scambiati nell'ambito della collaborazione che dovrà avvenire nel rispetto delle rispettive legislazioni nazionali e delle convenzioni internazionali in materia. Per tutte le considerazioni fin qui svolte Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto favorevole sul provvedimento il cui obiettivo è creare uno strumento giuridico per rafforzare la collaborazione operativa intensificando i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in una materia delicatissima come quella della cooperazione di polizia, volto a contrastare i fenomeni soprattutto della migrazione illegale, chiedo cortesemente di essere autorizzato a depositare il testo dell'intervento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà. Ovviamente l'onorevole Gianluca Pini si intende autorizzato a consegnare il testo della sua dichiarazione di voto.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Solo poche parole per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare a una ratifica particolarmente importante in quanto l'Austria costituisce certamente per noi un partner fondamentale che si trova ai nostri confini. È un partner con il quale abbiamo occasione di dibattito, non sempre convergente, su questioni delicate come quella dell'immigrazione ma evidentemente un'intesa che punti a rafforzare la collaborazione e l'assistenza tra le autorità di polizia in fasi di prevenzione e di lotta a una serie di fattispecie criminali è molto importante in questo momento soprattutto laddove si dimostra oggi sempre più determinante la collaborazione tra le forze di polizia nella lotta al terrorismo. Quindi ancora una volta ribadisco il voto favorevole del gruppo di Area Popolare a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. L'Accordo si rifà a modelli già utilizzati sviluppando forme di cooperazione già previste da convenzioni e trattati internazionali. In particolare ricordo la Convenzione applicativa dell'Accordo di Schengen, il Trattato di Prüm, al quale l'Italia ha aderito nel 2009, e le relative decisioni del Consiglio dell'Unione europea dedicate al potenziamento e all'attuazione della cooperazione Pag. 37transfrontaliera soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità. Per alcune di queste forme di cooperazione già previste e per i relativi aspetti pratici, in particolare per i pattugliamenti misti e per le armi e l'uso dei veicoli, è necessario un intervento normativo ad hoc per adeguare l'ordinamento nazionale. Il capitolo 2 del Trattato in particolare disciplina l'impegno tra le parti contraenti a creare schedari nazionali di analisi del DNA e a scambiare le informazioni contenute in tali schedari; l'impegno a scambiare le informazioni sui dati dattiloscopici cioè le impronte digitali, nonché l'accesso a dati inseriti negli archivi informatizzati dei registri di immatricolazioni dei veicoli. Mentre gli articoli 24, 25 e 28 riguardano invece le situazioni di intervento comune appartenenti a forze di polizia di diversi Stati, ovviamente parti del Trattato di Prüm, incluso il profilo dell'utilizzazione delle armi di ordinanza e delle relative munizioni. Ricordo che i rapporti tra Italia ed Austria sono stati molto tesi per alcuni mesi a causa della gestione del flusso dei migranti al valico del Brennero. L'Austria ha minacciato di chiudere la frontiera e costruire un muro di 300 metri. La questione per ora si è placata, ma i controlli sono comunque in corso ed una nuova struttura per le ispezioni è comunque stata predisposta. Ci auguriamo quindi che la ratifica di questo accordo, su cui Forza Italia si esprimerà favorevolmente, possa contribuire a normalizzare i rapporti e migliorare la necessaria collaborazione tra i due Paesi in questo delicato settore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà contrario a questa ratifica poiché questo accordo rappresenta, diciamo, un vero e proprio fallimento delle politiche europee per quanto riguarda la gestione dei migranti. L'Italia e l'Austria sottoscrivono questo accordo quando in realtà, al confine tra Italia e Austria, da un annetto quasi, si registrano gravi violazioni del diritto ai danni dei migranti, dei richiedenti asilo, che vengono spesso strumentalmente accomunati genericamente ai migranti economici. Quindi avvengono questi respingimenti in barba al diritto europeo, alle varie regolamentazioni e agli accordi che si sono presi al confine con l'Austria e l'Italia va a stringere accordi, un accordo bilaterale proprio con questo Paese, che ricordiamo che dal febbraio 2016 ha istituito un tetto arbitrario di 80 richiedenti al giorno e in generale in transito verso la Germania di un massimo di 3.200 richiedenti.
   Sempre l'Austria, in base a una dichiarazione, è riuscita ad ottenere anche la sospensione dei trasferimenti dei richiedenti asilo da Italia e Grecia, in applicazione alle quote di ricollocamento previste dalla decisione del 2015 n. 1601, una decisione che era già al ribasso, che però l'Austria ha arbitrariamente sospeso. Quindi vengono meno le previsioni dell'articolo 80 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e quindi il principio di solidarietà ed equa ripartizione degli oneri che derivano dalla gestione dei flussi dei migranti vengono praticamente respinte solamente su Italia e Grecia. Non c’è quindi quella solidarietà europea che è presente ormai nella retorica dell'Unione europea e con questo accordo quindi si andrà a permettere, a legalizzare praticamente, il comportamento anomalo dell'Austria ai confini con l'Italia, con respingimenti, quindi i migranti vengono lasciati sul suolo italiano, non gli viene permesso di passare.
   Quindi, per questi motivi, il MoVimento 5 Stelle voterà contro questo Trattato, in quanto in tema di gestione dei flussi migratori, noi abbiamo già portato in quest'Aula le nostre proposte, con la risoluzione Di Stefano del 2014 e tutti gli atti successivi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kronbichler. Ne ha facoltà.

Pag. 38

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, Presidente. Brevemente, solo ad onore della verità. Non è vero, come ha detto il relatore, che il Brennero sarebbe presidiato da 2.200 militari al momento. Vero è, e a noi dispiace molto, che l'Austria – e sarà per ragioni anche, diciamo così, di politica interna, purtroppo, ma questo è un abuso – continui un po’ nella sua retorica guerresca, a proposito della politica nei confronti dei migranti e dei profughi. Questa parla di pericoli che obiettivamente non ci sono, cioè si esercita anche nei preparativi di misure di chiusura del Brennero, che pure l'Austria e i politici austriaci dicono che sperano di non dover mettere in atto. Comunque ci sembra, diciamo così, un presidio premuroso e non convince assolutamente.
   Non è vero che adesso in Austria – ma forse va aggiornata la relazione anche del relatore – che si vota in ottobre.
  Noi tutti sappiamo che sono poco fortunati gli austriaci nell'eleggere il loro Presidente federale, perché la prima votazione è stata annullata per errore di forma, adesso quell'elezione del 2 ottobre è stata rinviata all'inizio di dicembre per errori materiali, diciamo così, perché le buste del voto per corrispondenza, diciamo così, avevano un difetto nella colla. Ecco, poveri ! Io, a questo punto, ringrazio il nostro Ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, che una settimana fa, proprio a Bolzano, alla presenza del suo omologo austriaco, ha ribadito l'eccezionalità e il valore simbolico del Brennero come confine che comunque, se crediamo ancora nell'Europa, deve rimanere aperto. Quindi questo appello all'Austria di attenersi a queste belle parole che pure sono state prese dall'Austria va ribadito qui. Loro finiscano di fare troppo allarmismo sui profughi che l'Italia non fermerebbe al Brennero, perché la verità è che da mezzo anno almeno i respinti sono di più e quelli che tornano dall'Austria in Italia sono di più di quanti dall'Italia cercano di emigrare anche clandestinamente verso l'Austria.
   Comunque noi su questo provvedimento ci asteniamo perché l'Accordo è del 2014 e vogliamo segnalare che nel frattempo è successo qualcosa, sono successe cose che sono non simpatiche, quindi ci asteniamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimbro. Ne ha facoltà.

  ELEONORA CIMBRO. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, io prendo atto anche degli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto però vorrei riportare la discussione su quello che è l'oggetto del Trattato che noi stiamo votando in questo momento in Aula. L'Accordo infatti tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, siglato a Vienna l'11 luglio 2014, mira alla realizzazione di una perfetta cooperazione bilaterale di polizia per il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza, nonché la prevenzione di reati in un contesto internazionale estremamente delicato.
   L'intesa vuole rafforzare e attualizzare la cooperazione tra le autorità di polizia nella prevenzione e lotta ad una estesa serie di fattispecie criminali, quali la criminalità organizzata transnazionale, il terrorismo, la produzione e il traffico illecito di sostanze stupefacenti e sostanze dopanti, il traffico illecito di armi, munizioni ed esplosivi, nonché di sostanze velenose e radioattive, la migrazione illegale pur in un contesto mutato, il traffico e la tratta di persone e i reati contro il patrimonio, compresa la tutela dei beni di valore storico e culturale, i reati economici e il riciclaggio, nonché la criminalità informatica, quindi tutta una serie di fattispecie di reato che sono previsti da questo accordo e che è assolutamente necessario monitorare attraverso appunto l'Accordo tra Italia e Austria.
   L'attuazione dell'Accordo avverrebbe attraverso lo scambio sistematico di informazioni di esperienze, ad eccezione dei casi in cui potrebbero essere compromessi sovranità, sicurezza interna, ordine pubblico o altri interessi fondamentali dello Stato, o qualora vi fosse il contrasto con Pag. 39la legislazione nazionale o con gli obblighi internazionali assunti e questo vale anche per gli obblighi assunti dal 2014 ad oggi.
   Il testo dell'Accordo è stato redatto sulla base di forme di cooperazione già previste da convenzioni e trattati internazionali – questo è bene ribadirlo anche rispetto agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto –, in particolare la convenzione applicativa dell'accordo di Schengen, il trattato di Prüm e le relative decisioni del Consiglio dell'Unione europea, dedicate appunto al potenziamento e all'attuazione della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità. Questi sono gli oggetti fondamentali dell'Accordo che noi stiamo ratificando quest'oggi in Aula.
   Per tutte queste ragioni – mi associo anche alla relazione che ha fatto il nostro relatore – non posso che dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3086-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3086-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3086-A:
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l'11 luglio 2014».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, ne approfitto per invitarvi poi a restare al vostro posto perché facciamo qualche altro rapido voto e alle ore 13, com’è noto, sospendiamo la seduta.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Discussione del disegno di legge: S. 2107 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3766) (ore 12,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3766: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3766)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Fedi.

  MARCO FEDI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'Accordo all'esame di questa Assemblea, già approvato dall'altro ramo del Parlamento, è volto ad intensificare la collaborazione bilaterale per il contrasto alla criminalità organizzata Pag. 40transnazionale, al traffico illegale di sostanze stupefacenti e psicotrope ed ai loro precursori, alla tratta di esseri umani, al traffico dei migranti, al terrorismo e ad altri reati in un contesto internazionale che ne richiede l'intensificazione anche alla luce degli sviluppi del terrorismo internazionale. Questa intesa appare necessaria al fine di pervenire ad una cooperazione bilaterale di polizia più aderente alle attuali esigenze di entrambi i Paesi, in relazione alle previsioni dei rispettivi ordinamenti giuridici e degli obblighi internazionali in materia. L'articolato è stato redatto in conformità al modello utilizzato dal Dipartimento della pubblica sicurezza nelle relazioni con i Paesi extra-europei. Le autorità competenti all'attuazione dell'Accordo sono individuate rispettivamente nel Ministero dell'interno italiano e nel Ministero della pubblica sicurezza vietnamita. L'intesa definisce, quindi, le forme della cooperazione. Si prevedono, tra le altre, misure quali lo scambio di informazioni e di prassi operative e la formazione delle forze di polizia. Sono disciplinate le modalità per le richieste di assistenza e per la loro esecuzione e i casi in cui si può opporre un rifiuto a tali richieste, più precisamente nel caso di possibili pregiudizi per i diritti umani o per la sovranità, la sicurezza e l'ordine pubblico di una delle parti. Altre disposizioni sono dedicate alle misure di protezione dei dati personali nelle operazioni di scambio di informazioni e alle modalità di incontro delle autorità competenti dei due Paesi al fine della reciproca collaborazione. Nel ricordare che il Vietnam rappresenta un Paese in grande crescita economica, che ha avviato un significativo processo di riforme interne e di ricollocazione strategica dal punto di vista delle alleanze internazionali, testimoniato anche dall'Accordo quadro globale di partenariato e cooperazione con l'Unione europea, che peraltro rappresenta anche un modello innovativo per le relazioni bilaterali tra l'Unione europea e i Paesi del sud-est asiatico, invito questa Assemblea a votare a favore dell'approvazione del disegno di legge di ratifica.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3766)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò dunque direttamente in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3766).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3766).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3766).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Pag. 41

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3766).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 3766)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 3766).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/3766/1 Marzano.

  BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Presumo che l'onorevole Marzano non intenda porlo ai voti essendo favorevole. Le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale del provvedimento in esame avranno luogo al termine dello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, a partire dalle ore 16,15. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, la Ministra della difesa, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, la Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca e la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

(Misure di politica industriale e fiscale volte a rafforzare il sistema produttivo, a sostenere gli investimenti e la competitività e a consolidare la crescita – n. 3-02476)

  PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Benamati ed altri n. 3-02476 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  LUDOVICO VICO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel 2015 il settore manifatturiero italiano ha rappresentato il 14,2 del prodotto interno lordo e in termini di occupazione il 16 per cento. Con il settore delle costruzioni hanno rappresentato il 19 per cento del PIL e il 22 dell'occupazione. Il Governo nel biennio passato ha attivato una strategia di politica espansiva economica ed industriale tesa alla crescita e alla crescita occupazionale attraverso misure sulla finanza pubblica per la riduzione del peso fiscale e politiche attive per le imprese (cito l'Irap, l'Ires, gli ammortamenti deducibili, il credito di imposta per il Mezzogiorno, la «nuova Sabatini» e la «ex 181»).
  In questi tre anni siamo usciti dal tunnel – concludo Presidente – e l'economia italiana è cresciuta ma il 2016, particolarmente in quest'ultimo scorcio, presenta un quadro internazionale preoccupante: la debolezza dell'eurozona e la volatilità dei mercati.
  Signor Ministro, come proseguirà l'azione del Governo in direzione delle politiche industriali, degli investimenti e dell'occupazione ?

Pag. 42

  PRESIDENTE. Grazie, collega.
  Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

  CARLO CALENDA, Ministro dello sviluppo economico. Grazie mille. Il quadro economico è difficile e instabile e continuerà ad esserlo, ma soprattutto abbiamo davanti una sfida competitiva e gigantesca che è quella determinata da due fattori: l'innovazione tecnologica e la globalizzazione. Per questo i nostri driver di investimento saranno gli investimenti nell’upgrading del sistema manifatturiero, in particolare la sfida rappresentata dall'industria 4.0. Presenteremo il piano il 21; si fonderà su incentivi fiscali, sul rafforzamento e sulla ristrutturazione del Fondo di garanzia, su digital innovation hub che consentano il trasferimento tecnologico tra università e imprese e molte altre cose. È un piano triennale, quindi un piano con un orizzonte di medio periodo. Dall'altro lato continua lo sforzo sul piano del made in Italy. Questo è il Governo che ha investito di più sul made in Italy e continueremo per aiutare la penetrazione delle piccole e medie imprese sui mercati internazionali.
  Esistono poi politiche di contesto per la competitività del contesto altrettanto importanti. Ne cito solo tre: l'energia; vareremo il nuovo provvedimento «energivori», che aiuta le imprese manifatturiere a contenere i costi dell'energia, ed entro l'anno adotteremo la nuova direttiva sulla strategia per le rinnovabili, che cambia completamente dal 2017 in ragione di un cambiamento di normativa europea; concorrenza, che è un altro fattore importante (come sapete è al Senato la legge); infine il piano «banda ultra larga», che deve adesso prendere grande attenzione rispetto alle aree grigie, perché nelle cosiddette aree grigie ci sono il 69 per cento delle imprese italiane. Su questo daremo un'accelerazione.
  Il quadro, dunque, non è fatto di una misura, ma è fatto di una pluralità di misure in queste due direzioni: il contesto e i driver di crescita, con un comune denominatore. Globalizzazione e innovazione costruiscono vincenti e perdenti in maniera molto secca, polarizzano le nostre società e anche il sistema delle imprese. Rimetterle insieme, ricostruire un'unità in positivo, guardando avanti, si può fare solo con uno strumento, che è quello degli investimenti pubblici e privati e il Governo su questa linea intende muoversi.

  PRESIDENTE. Il deputato Benamati ha facoltà di replicare.

  GIANLUCA BENAMATI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi siamo soddisfatti della risposta e lo siamo in primo luogo perché questa risposta riafferma, nelle sue parole, la centralità che ha l'impresa e il lavoro nell'azione del Governo in un momento, come si diceva prima e come lei citava, in cui vi è un calo della disoccupazione, con nuovi posti di lavoro stabili creati, e il ritorno a una crescita, non così ampia come vorremmo ma che segna una discontinuità rispetto al passato.
  Noi dobbiamo sostenere e incentivare questi fenomeni. Ci convince anche, nello specifico, l'insieme di misure che lei ha descritto sugli investimenti e per le politiche attive nel settore dell'impresa. Cito, fra le diverse cose che lei ha voluto annunciarci, il tema importante, per noi, della digitalizzazione del sistema produttivo ed industria 4.0, accompagnate anche da misure di assistenza all'impresa in termini di ricerca, di fiscalità e di interventi, come annunciato, più ampi sul costo del lavoro.
  La produttività è un tema importante per il nostro Paese che si affronta in questa maniera anche per recuperare, in un processo di globalizzazione importante come quello che stiamo vivendo, quella competitività globale del nostro Paese che è sempre stata vanto della nostra economia e capacità di inserimento del manifatturiero italiano nell'economia mondiale. Da questo punto di vista le sue parole in termini di investimenti e di politiche ci rassicurano. Concludo Presidente. Dunque, invitiamo il Governo a proseguire su questa strada, che sola può dare i vantaggi al Pag. 43nostro Paese in termini di lavoro e occupazione che ci attendiamo prossimamente.

(Tempi e modalità relativi all'adozione del decreto attuativo del fondo per il credito alle aziende vittime di mancati pagamenti previsto dalla legge di stabilità per il 2016 – n. 3-02477)

  PRESIDENTE. Il deputato Matteo Bragantini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Prataviera ed altri n. 3-02477 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  MATTEO BRAGANTINI. Signor Ministro, con la legge di stabilità per il 2016 si introduce uno speciale strumento di tutela delle piccole e medie imprese vittime di mancati pagamenti da parte di altre aziende debitrici. Il Fondo, in particolare, sarà destinato alle aziende vittime di mancati pagamenti che hanno intrapreso la via giudiziaria con un atto di denuncia per reati di truffa aggravata, insolvenza fraudolenta, estorsione e false comunicazioni sociali a danno dei creditori o reati similari. Ad oggi il decreto attuativo non è ancora stato emanato; di conseguenza l'istituzione del Fondo e la sua operatività rimangono lettera morta, vanificando in tal modo le speranze di tutte quelle imprese che avevano intravisto nella istituzione di un fondo uno strumento di sostegno economico a situazioni di mancata riscossione dei crediti.
  Chiedo, dunque, quali iniziative urgenti il Ministro interrogato ha intenzione di assumere al fine dell'adozione del decreto attuativo del Fondo per il credito delle aziende vittime di mancati pagamenti al fine di dare speranza a tutte quelle piccole e medie imprese che, pagando lo scotto di una pesantissima recessione economica, hanno necessità di sentirsi sostenute dallo Stato, anche perché non è che non hanno lavorato o hanno lavorato male, ma semplicemente sono state truffate.

  PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha facoltà di rispondere.

  CARLO CALENDA, Ministro dello sviluppo economico. Presidente, onorevoli deputati, con riguardo al quesito posto dall'onorevole Prataviera comunico che ho firmato il decreto attuativo del Fondo. Il decreto è attualmente alla firma del Ministro dell'economia e delle finanze, che ha già manifestato il proprio assenso a tale proposito. Il provvedimento prevede la concessione di finanziamenti alle PMI vittime di mancati pagamenti da parte di debitori imputati per estorsione, truffa, insolvenza fraudolenta e false comunicazioni sociali, come ricordato, ma in particolare il decreto introduce, in favore delle PMI beneficiarie, la concessione e contestuale erogazione di finanziamenti agevolati a tasso zero di ammontare pari ai crediti maturati nei confronti dei debitori imputati e, comunque, entro il limite di 500 mila euro per impresa. I debitori delle PMI beneficiarie devono essere imputati in procedimenti penali che risultano avviati entro il 1o gennaio 2016. I finanziamenti agevolati sono rimborsabili in 10 anni, comprensivi di 2 anni di preammortamento. Dunque, l'impresa comincia a restituire il finanziamento a partire dal terzo anno dall'erogazione.
  Il Fondo per il credito alle imprese vittime di mancati pagamenti è dotato di 30 milioni di euro per il triennio 2016-2018. Le agevolazioni sono concesse alle imprese ai sensi del regolamento de minimis e il 10 per cento delle risorse è riservato alle PMI beneficiarie in possesso del rating di legalità.

  PRESIDENTE. Il deputato Matteo Bragantini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie, Presidente. Sono contento, signor Ministro ! Finalmente è stato fatto questo decreto attuativo, peccato che siamo a settembre. La legge di stabilità l'abbiamo varata l'anno scorso e i fondi li avevamo già inseriti, appunto, l'anno scorso. Sono passati nove mesi. Le regole di come utilizzare questo Fondo erano già abbastanza delineate. Si parlava, appunto, delle PMI, Pag. 44che avevano questi problemi con le aziende che non pagavano e che avevano già fatto partire una causa per truffa o per gli altri motivi che abbiamo detto. Per carità, meglio tardi che mai, però forse nove mesi sono troppi per emanare un decreto attuativo, che peraltro non esiste ancora, è alla firma: dunque speriamo che si firmi in fretta e non passi un altro mese o altri mesi, perché queste aziende, oltre ad essere state truffate, rischiano anche il fallimento. Infatti, troppo spesso, soprattutto in questo momento, essendoci una crisi economica e magari non avendo altre commesse o altri clienti che stanno pagando in tempo o poiché le banche hanno ridotto i finanziamenti, molto spesso si è scoperti di fido o in altre forme di finanziamento, anche perché molte banche sono in difficoltà, rischiamo di perdere aziende sane che fanno dei lavori ma semplicemente hanno avuto la sfortuna di trovare i soliti furbi che sfruttano le persone oneste per guadagnare ingiustamente, per fare magari una liquidazione fasulla o già preventivata, per truffare e portarsi via i soldi. Dunque per fortuna è stato fatto il primo passo speriamo che il Ministro non ci metta un altro mese per firmarlo e finalmente questo decreto attuativo sia fattibile e queste risorse siano utilizzabili il prima possibile dalle nostre aziende.

(Elementi e iniziative in merito al progetto di destinazione della caserma Montello di Milano all'accoglienza di immigrati – n. 3-02478)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno La Russa ed altri n. 3-02478 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo all'onorevole La Russa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente. Onorevole Ministro, lei sa benissimo – ne hanno parlato a lungo i giornali – che la caserma di Milano Montello, in zona semicentrale a Milano, è destinata, secondo quello che ha dichiarato il sindaco, a ospitare 300 immigrati per un periodo che si dice di 14 mesi, ma nulla è più eterno del provvisorio in Italia. Quella caserma era invece destinata a militari, ad agenti di polizia che dovevano lasciare libera altra caserma destinata all'Università Cattolica, come avevo deciso io insieme ad altri quando avevamo la sventura di essere al Governo. Chiedo di tenere presente le richieste dei cittadini e di cambiare questa determinazione, e le chiedo se lei può essere così interessata a dare ascolto a questa richiesta che viene dai cittadini.

  PRESIDENTE. La Ministra della difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Grazie, Presidente. Onorevole La Russa, sono certamente interessata a sentire il problema che lei mi pone, perché ha iniziato lei questo percorso. Il protocollo d'intesa è stato firmato quando io ero Ministro, quindi da questo punto di vista conosco il progetto. Lei sa che la Difesa è coinvolta da un profondo processo di razionalizzazione, dopo la legge n. 244. Stiamo attuando questo processo e, in esso, sulla base dei decreti attuativi, c’è anche il ridimensionamento del 30 per cento circa delle strutture. Quindi nella riorganizzazione che abbiamo pensato su Milano, come lei diceva, stiamo predisponendo la Santa Barbara perché possa accogliere le funzioni della difesa che prima erano nella caserma Montello, affinché la caserma Montello possa ospitare la polizia e la polizia possa liberare uno spazio che diventerà un campus universitario collegato all'Università Cattolica. Quindi, conosciamo il progetto e manteniamo la validità di questo progetto. È stato sottoscritto il protocollo d'intesa nel 2015, tuttavia il periodo di realizzazione di questo protocollo non è breve. Vanno considerati i tempi per il completamento del progetto e le conseguenti azioni logistiche, ma il progetto è e rimane confermato anche dall'amministrazione comunale Pag. 45firmataria del protocollo. In quest'ottica di costante collaborazione interistituzionale, il Ministero dell'interno, che ha la responsabilità della gestione dei flussi migratori, ha individuato la caserma Montello come sede idonea per soddisfare un'esigenza alloggiativa contingente, nonostante quello che lei dice del transitorio in Italia; ma questa è un'esigenza contingente e, per affrontare a livello centrale le delicate tematiche connesse con l'accoglienza e l'alloggiamento, è stato istituito un tavolo di concertazione Difesa, Interno e Agenzia del demanio. Quindi, rispetto al quesito che lei ha posto, il Dicastero dell'interno ha precisato che il ricorso all'utilizzo dell'infrastruttura militare per il trasferimento degli immigrati debba intendersi come temporaneo e compatibile con le previsioni previste dal protocollo d'intesa.

  PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha facoltà di replicare.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Ministro, io so che lei è sincera, ci prova: non dipenderà solo dal Ministero della difesa e sa che, quando abbiamo da esprimerle vicinanza, non ci fa velo la differenza politica. Abbiamo, come Fratelli d'Italia – glielo confermo –, espresso compiacimento per il desiderio realizzato di vedere un ospedale militare in Libia, certamente difeso anche dai nostri paracadutisti, perché pensare di andare lì con i boy scout sarebbe stato sbagliato. Nella stessa maniera, le dico con eguale franchezza che purtroppo non posso essere soddisfatto della sua risposta, perché si comincia quel percorso che già dal 2015 doveva essere finito, di molto prima anzi iniziato. Ripeto: abbiamo iniziato quando ero Ministro io quel percorso per trasferire gli agenti di polizia da una caserma all'altra e dare all'Università Cattolica la caserma intitolata ad Annarumma, che è un agente di polizia rimasto assassinato all'inizio degli anni Settanta in scontri con ragazzi di sinistra. Questa operazione, che lei mi dice viene confermata, chissà mai se si realizzerà. Quello che è sicuro è che, anziché le guardie, lì andranno persone che non hanno diritto di stare in Italia. Se abbiamo strutture disponibili, mettiamoci i ragazzi che da ogni parte d'Italia vengono a studiare a Milano e non hanno dove dormire; mettiamo italiani e stranieri regolari che hanno bisogno di un domicilio; non trasferiamo in maniera disordinata, in maniera imprevista, per mancanza di volontà di affrontare il problema alla radice, cioè da dove partono le navi della morte, non scarichiamolo addosso ai cittadini di quel quartiere. La prego, nonostante la sua risposta, di fare tutto il possibile perché questa improvvida decisione venga modificata.

(Elementi in merito allo stato di avanzamento delle domande presentate dalle regioni per l'erogazione delle risorse previste nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per interventi volti al superamento delle procedure di infrazione relative alle discariche abusive e alla depurazione delle acque reflue – n. 3-02479)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Matarrese ed altri n. 3-02479 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
  Chiedo al deputato Matarrese se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, nella relazione al disegno di legge Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 si legge un inciso della Corte dei Conti che evidenzia un incremento dei residui passivi dovuti al mancato utilizzo di quelle risorse che erano state destinate per contrastare le infrazioni europee in ambito di acque reflue e di discariche abusive: fondi non utilizzati perché sembrerebbe proprio testualmente che le regioni non ne hanno fatto alcuna richiesta e quindi non hanno utilizzato queste risorse. Le chiedo quindi quali siano le regioni inadempienti, quali siano le motivazioni, perché noi tutti sappiamo Pag. 46l'importanza di quei fondi non solo per annullare un'infrazione europea ma anche e soprattutto per porre in essere quelle iniziative nell'interesse dei cittadini che sono utili a risolvere annosi problemi in materia di acquedotti, acque reflue e soprattutto discariche abusive.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Matarrese per l'attualità della sua domanda. I residui dei finanziamenti per la bonifica delle discariche abusive e la depurazione delle acque reflue sono risorse da destinare prevalentemente alle regioni che non sono state ancora trasferite perché le regioni stesse non hanno ancora avviato le attività contrattuali che sono presupposto indispensabile per il trasferimento delle risorse stesse. Sulle discariche abusive il Ministero dell'ambiente ha adottato un piano straordinario di bonifica su 45 discariche, in attuazione proprio della legge di stabilità 2014. Con le risorse disponibili sono state immediatamente finanziati interventi per oltre 68 milioni, di cui più di 59 sono fondi ministeriali e i restanti sono risorse regionali. La messa in sicurezza di 29 discariche in Abruzzo, Puglia, Sicilia, Veneto è disciplinata da accordi di programma quadro sottoscritti proprio dalle regioni interessate. Il decreto ministeriale di approvazione del piano e gli accordi di programma prevedono che l'erogazione delle somme avvenga dopo la presentazione dei quadri economici definitivi degli interventi e poi con le successive attestazioni dello stato di avanzamento dei lavori. Ad oggi, nonostante i numerosi solleciti da parte del Ministero, non è pervenuta dalle regioni alcuna istanza di erogazione dei fondi e dunque le risorse non sono state trasferite. Come si è mosso il Ministero ? A causa dei ritardi nell'attuazione degli interventi oggetto di contenzioso comunitario, è stata istituita una cabina di regia, nel 2015, presso la Presidenza del Consiglio, che ha tutti i poteri sostitutivi nei confronti delle regioni e degli enti locali inadempienti. Abbiamo avviato un procedimento, avviando tutti i provvedimenti di diffida nei confronti delle regioni, dei quali ad oggi risultano decorsi inutilmente i termini. Quindi, si sta definendo la nomina di un commissario straordinario, che avverrà in queste settimane, cui assegnare tutte le risorse finanziarie statali destinate agli interventi; cioè, c’è una surroga da parte del commissario presso le regioni inadempienti.
  Per quanto riguarda la depurazione delle acque reflue, il Ministero ha adottato uno specifico piano straordinario di tutela e gestione della risorsa idrica con un fondo di circa 90 milioni di euro previsto nello stato di previsione proprio del Ministero. La ripartizione del fondo, che ha ricevuto parere favorevole dalla Conferenza unificata, non tiene conto delle regioni del Mezzogiorno, beneficiarie dei fondi della delibera CIPE n. 60 del 2012, che destina oltre un miliardo e sei a valere proprio sul Fondo per lo sviluppo di coesione. Ad oggi, risultano trasferiti 28 milioni e mezzo alle regioni Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Val d'Aosta e Veneto. Per Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Liguria il trasferimento ha riguardato anche la quota relativa all'annualità 2016; la Toscana ha in corso di perfezionamento la richiesta di trasferimento. Ad oggi, non hanno presentato domanda a causa della mancata aggiudicazione dei lavori le regioni Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Marche, provincia autonoma di Trento e Umbria.

  PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di replicare.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, Ministro, sono contento della risposta, perché intravedo e ho contezza di un'azione tempestiva, con piani straordinari che la sua azione ed il Governo ha posto in essere per sopperire a questa grave carenza delle regioni. Ma una riflessione è Pag. 47d'obbligo, perché l'Italia va in contrasto anche con il principio europeo di portare la soluzione dei problemi vicini ai cittadini, e noi, allorquando portiamo queste soluzioni sulle regioni e sulle amministrazioni locali, abbiamo un effetto esattamente contrario: i problemi non si risolvono, anzi, i fondi non si utilizzano.
  Credo che sia abbastanza grave e che questo debba indurre una riflessione per far diventare ordinari questi piani straordinari. Ci consentirebbero di avere una visione integrata, un monitoraggio effettivo, una spesa certa, perché è davvero inconcepibile che non si predispongano i quadri economici di interventi per problematiche ataviche, problematiche sui territori che vengono da molto tempo, tanto da meritare anche un'infrazione comunitaria. Quindi, sono problemi che certamente non nascono oggi, ma che vengono dal tempo. Quindi, il tempo per fare un quadro economico, per prevedere le risorse e per spenderle credo che debba essere obbligatorio per le regioni. Ma, evidentemente, è il sistema che non funziona: evidentemente noi non riusciamo, con l'attuale assetto di gestione di questi fondi, a sopperire a quelle che sono delle problematiche gravi per i nostri cittadini.
  Allo stesso modo, rilevo anche che, per fortuna, dal sud ci sono i fondi comunitari, perché con i soldi comunitari si risolvono le problematiche per gli acquedotti e per le fognature nel Mezzogiorno, e credo che sia importante, però, che questi fondi comunitari siano aggiuntivi a quelli dello Stato, proprio per consentire al sud di recuperare il gap infrastrutturale, che è una caratteristica ormai storica. Solo in questo modo noi potremo avere non le infrazioni al sud, ma anche delle opere migliorative nello stato attuale. Quindi, io invito ad una riflessione sull'opportunità di gestire a livello centrale queste gravi carenze nella nostra organizzazione dello Stato e nell'incapacità di spendere soldi quando ci sono gravi problemi in testa ai cittadini, per giunta da molto tempo.

(Elementi in merito all'erogazione del beneficio previsto dalla legge di stabilità per il 2015 riguardante il riconoscimento di buoni per l'acquisto di beni e servizi a favore dei nuclei familiari numerosi – n. 3-02480)

  PRESIDENTE. Il deputato Sberna ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gigli e Sberna n. 3-02480 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MARIO SBERNA. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, ho qui un'agenzia di stampa di pochi minuti fa nella quale si dice che le famiglie assolutamente povere sono aumentate nell'ultimo decennio del 100 per cento. Dice: «Emerge, come mai prima d'ora, una questione di disagio sociale tra le famiglie numerose. Avere più figli significa andare incontro ad un'ampia e crescente situazione di estrema povertà». Ora, mentre langue nei suoi uffici, e sarà oggetto di un'infuocata – le assicuro – interrogazione, la «Carta famiglia», mentre ancora il miliardo di euro dell'INPS che si trattiene senza dare assegni familiari non si sa perché, siamo qui a chiederle se quei soldi che erano stati destinati alle famiglie numerose in estrema povertà – 8.500 di ISEE –, votati qui dentro nel dicembre del 2014 e da lei promessomi in una interrogazione che sarebbero stati distribuiti tutti a luglio 2016, dopo un anno e mezzo, vorremmo sapere, io e il collega, se effettivamente sono arrivati, perché a noi non risulta. Non per tutti almeno.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole, nell'ambito degli interventi adottati dal Governo a sostegno del reddito delle famiglie numerose – come è peraltro proposto nel suo intervento – maggiormente bisognose, ricordo che la legge n. 190 del 2014 ha previsto per il 2015, nel limite di 45 milioni di euro, il riconoscimento di buoni per l'acquisto di beni e servizi in favore Pag. 48dei nuclei familiari con almeno quattro figli minori e con ISEE non superiore a 8.500 euro l'anno.
  Con specifico riferimento a quanto evidenziato dall'interrogante, voglio precisare che questa legge di stabilità non aveva precisato l'importo di questi buoni, ma ne demandava la determinazione ad un successivo DPCM. Questo DPCM, adottato il 24 dicembre del 2015, ha fissato in 500 euro l'importo di ciascun buono.
  Per quanto riguarda il ritardo nell'adozione del DPCM, debbo dire che per determinare l'importo di ciascun buono e, conseguentemente, adottarlo è stato necessario attendere un congruo numero di dichiarazioni ISEE, al fine di determinare la platea delle famiglie che avrebbero potuto beneficiare della misura in parola. Inoltre, va detto che, al fine di ridurre al minimo gli oneri in capo ai beneficiari, nonché le spese amministrative e di gestione, il DPCM ha stabilito che il beneficio in parola debba essere erogato ai nuclei familiari già beneficiari dell'assegno per i tre figli minori previsto dalla legge n. 448.
  Quindi, per quanto riguarda la richiesta di informazione rispetto all'erogazione del buono, l'INPS ha comunicato al Ministero del lavoro che, nello scorso mese di luglio, è stato effettuato il pagamento del buono, che ha interessato 45 mila famiglie per una spesa complessiva di 20,5 milioni di euro. In ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 3 del citato DPCM, cioè che la totale somma deve essere destinata a quella finalità, l'INPS provvederà tempestivamente a redistribuire ai nuclei familiari in possesso dei requisiti le risorse rimanenti rispetto all'iniziale stanziamento di 45 milioni di euro.

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, signor Ministro. Prendiamo atto e, come si dice a Roma, piuttosto che niente è meglio piuttosto. È passato un anno e otto-nove mesi e se questa era la condizione che avrebbe dovuto spingere ad un provvedimento urgente, certamente, noi non abbiamo dato, come sistema Paese, un bell'esempio a chi ne aveva bisogno. Per tutti i motivi comprensibili, ma un anno e otto mesi per nuclei familiari che erano sull'orlo della miseria credo che sia oggettivamente un tempo inaccettabile come risposta. Qualcuno poteva pure morire di fame, al limite. Comunque, abbiamo monitorato su questo e siamo contenti di essere arrivati a questo risultato.
  Le chiediamo ora se la restante somma, cioè 24,5 milioni, l'INPS dovrà attendere un altro anno, magari, per erogarla. Io mi auguro che avvenga già il mese prossimo, tenuto conto, tra l'altro, che anche la giustificazione del ritardo per conoscere quali erano gli ISEE per avere una sufficiente contezza è un po’ una giustificazione che non sta in piedi da parte dell'INPS, perché le dichiarazioni ISEE ce l'avevano da anni, quindi, ormai avevano i dati per poter fornire questa risposta.
  Auguriamoci che il mese prossimo arrivino 24,5 milioni e che non ci sia la tempistica, invece, che abbiamo osservato e che stiamo continuando ad attendere per il ritorno di quel miliardo indebitamente sottratto agli assegni familiari e destinato ad altri usi, non si sa sulla base di quale giustificazione e chissà perché.

(Dati relativi alle persone occupate con contratto di lavoro accessorio e incidenza dell'occupazione tramite i cosiddetti vaucher sulla percentuale del tasso di disoccupazione – n. 3-02481)

  PRESIDENTE. Il deputato Simonetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fedriga ed altri n. 3-02481 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Vede Ministro, ora non c’è più spazio per le bugie e per le falsità. Capisco che voi volete arrivare in pompa magna al momento referendario, anche aiutati dalla contraerea americana, però, purtroppo, i dati sono difficili da essere interpretati Pag. 49diversamente. I voucher aumentano: in dieci anni sono passati da venti milioni di ore a quest'anno che arriveremo a 170 milioni di voucher staccati, che sono ore lavorate. Un numero infinito di ragazzi, di persone che sono di fatto dei precari, sono di fatto delle persone che non possono essere considerate occupate, come, invece, voi considerate occupate nelle stime che ci date. E così, per arrivare, come dicevo, in pompa magna al referendum, ci dite che l'occupazione cala. Questi dati, secondo noi, non sono corretti e aspettiamo che lei ci dia la risposta per vedere come voi giudicate queste prestazioni che sono di lavoro occasionale, non di lavoro a tempo indeterminato.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Grazie onorevole, io preliminarmente debbo precisare che i dati ISTAT sull'occupazione non li costruisce il Ministero del lavoro, sono rilevati sulla base di standard internazionali definiti dall'Organizzazione internazionale del lavoro, sono applicati in maniera conforme nei ventotto Paesi dell'Unione europea e questa metodologia è in uso costante dal 2004 nel nostro Paese. Quindi, la comparazione tra i dati di quest'anno, dell'anno precedente e quelli di dieci anni fa, è fatta esattamente con gli stessi criteri e con le stesse formule che sono state adottate.
  Il rallentamento dell'assunzione a tempo indeterminato che si cita nella interrogazione è fondamentalmente legato al rilevantissimo aumento delle medesime negli ultimi due mesi del 2015, che sono riconducibili al fatto che in quel momento era prevista la riduzione dell'incentivo per le assunzioni. Infatti, solo a dicembre le assunzioni sono state oltre 400 mila, mentre la media dei primi dieci mesi dell'anno era di 105 mila per ogni mese. Quindi, è evidente che vi è stato un accumulo in quel mese e successivamente si è ridotto questo afflusso.
  Per quanto riguarda il tema dei voucher, della loro incidenza sul tasso di occupazione o disoccupazione: le rilevazioni dell'INPS mostrano che i prestatori di lavoro accessorio sono, nel 2015, 1.380.000, di cui già occupati, cioè lavoratori con un contratto di lavoro, 510 mila, pari al 37 per cento, pensionati 110 mila, pari all'8 per cento, percettori di sussidi contro la disoccupazione 250 mila, cioè il 18 per cento, residuano quindi il 37 per cento, cioè 510 mila che rappresenta una quota di poco superiore al 2 per cento sul totale degli occupati del Paese, che a giugno del 2016 erano 22.936.000. Ricordo che nel 2015 il costo totale del lavoro accessorio ha rappresentato lo 0,2 per cento del costo totale del lavoro dipendente. Questi dati dimostrano dunque che il lavoro accessorio incide in maniera limitata sulla occupazione totale del nostro Paese.
  Peraltro, quanto alla qualità della maggior occupazione rilevata dall'ISTAT nel secondo trimestre 2016, si evidenzia che il 70 per cento dei nuovi occupati, 308 mila su 439 mila totali, è costituito da lavoratori stabili, a dimostrazione dell'efficacia delle norme introdotte.
  In tema di voucher, peraltro, concludo che il Governo sta intervenendo nel decreto correttivo sul Jobs Act, prevedendo l'introduzione di rigorosi criteri di tracciabilità al fine di meglio garantire la rispondenza dello strumento alle sue finalità.

  PRESIDENTE. Il deputato Simonetti ha facoltà di replicare.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Questo è un problema, è un problema per il Paese, perché se la misurazione, i parametri, il famoso glossario dell'ISTAT, è comune a tutti i Paesi dell'Unione europea, ciò è una risposta limitante perché il problema è capire che cosa poi ogni Paese inserisce nelle proprie leggi come lavoro. Se voi date la possibilità di utilizzare i voucher a una platea sempre più grande di prestazioni e per importi sempre maggiori, è chiaro che poi dopo i Pag. 50nostri figli sono nei centri commerciali a 7 euro all'ora e riescono a portare a casa, forse, 500 euro in un anno. Se lei fa la divisione dalla tabella che ha citato dell'INPS, il 1.400.000 persone che hanno utilizzato i voucher hanno una media di percezione di 64 voucher a testa, che moltiplicati per 7,5 euro, che è il valore in euro che questi riescono poi a incassare, significa che non prendono 500 euro in un anno. Però voi li considerate occupati e considerandoli occupati falsate la media che quindi non è dell'11,5, ma arriviamo a oltre il 17 per cento di disoccupazione del Paese e questo lo deve andare a raccontare a tutti quei genitori che vedono i loro figli scappare da questo Paese. Sono 120 mila giovani che vanno all'estero a cercare il lavoro, perché qui non riescono a trovarlo o devono fare questi lavori che non sono pregnanti neanche da un punto di vista pensionistico. Se voi siete contenti che più di due milioni di persone si costruiscono un montante contributivo a 2,5 euro all'ora questo significa che fra quarant'anni altro che APE da considerare, un APE super sociale perché altrimenti questi non avranno la possibilità di sostenere se stessi e la propria famiglia.
  Quindi state attenti ad utilizzare i dati, cambiate registro, perché sta diventando una polveriera questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

(Iniziative a favore dell'occupazione, anche in considerazione dell'approssimarsi della scadenza del termine previsto per gli incentivi stabiliti dal cosiddetto Jobs Act – n. 3-02482)

  PRESIDENTE. Il deputato Dall'Osso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02482 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie Presidente. Riepilogando da ingegnere: primo, avete eliminato l'articolo 18; secondo, avete introdotto il Jobs Act, il contratto indeterminato a tutele crescenti, truffa semantica perché non c’è nulla da tutelare se il contratto fosse indeterminato; terzo, quando esco da questo palazzo la gente mi ferma, il problema non è più arrivare alla fine del mese, il problema è iniziarlo; quarto, ricevo telefonate dei miei colleghi licenziati perché le commesse date da enti dello Stato italiano le vincono in città estere molto meno tassate; quinto, chiudete ospedali pubblici, e perché ? Per favorire le cliniche private, ma la gente non ha lavoro e quindi non ha soldi; sesto, non approvate il reddito di cittadinanza e i soldi, come sapete, ci sono; settimo, i numeri sono in calo da una parte, però sono in crescita dall'altra, e allora che cosa è ? «Supercazzole». Quali misure volete adottare ? Bravi, bravi, belli e bravi ! I giovani e meno giovani vanno all'estero e voi li obbligate a farlo. Vergognatevi !

  PRESIDENTE. Collega !

  MATTEO DALL'OSSO. E non ci vuole un ingegnere per dirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie Presidente. Grazie onorevole. In primo luogo voglio evidenziare il dato secondo cui l'aumento dei licenziamenti, più 15.264, nel secondo trimestre 2016 rispetto al medesimo periodo del 2015 è contestuale ad una ben più consistente diminuzione delle dimissioni volontarie, meno 92 mila, poiché in questo periodo temporale sono divenute pienamente operative le norme di contrasto alle dimissioni in bianco; è ragionevole concludere come due fenomeni siano strettamente collegati. È inoltre da tenere presente la diminuzione consistente del numero complessivo delle cessazioni, meno 312 mila, e il saldo positivo tra attivazioni e cessazioni più 256 mila. Sottolineo che tra il secondo trimestre 2015 e Pag. 51il secondo trimestre 2016 gli occupati sono aumentati di 439 mila unità, di cui il 70 per cento, 308 mila, con contratto di lavoro stabile, a dimostrazione dell'efficacia delle norme introdotte con il Jobs Act. Di particolare rilievo è il dato occupazionale relativo ai giovani in età inferiore ai 35 anni, che sono aumentati di 223 mila unità, a testimonianza di una maggiore partecipazione dei giovani nel mercato del lavoro, in particolare dei Neet, che sono diminuiti di 252 mila unità, un risultato al quale hanno sicuramente contribuito le opportunità offerte dal Programma garanzia giovani, specificamente rivolto a questo target. In particolare, i contratti di apprendistato sono aumentate del 14 per cento rispetto al secondo trimestre del 2015, come sono aumentate le trasformazioni di questi ultimi in contratti a tempo determinato, così come si sono ridotti di oltre 300 mila i contratti di collaborazione.
  Per quanto al rallentamento delle assunzioni, ho già avuto modo di dire che questo è imputabile all'incremento di 400 mila assunzioni realizzato a dicembre a seguito della trasformazione degli incentivi.
  I recenti dati diffusi dall'ISTAT non mostrano affatto un tracollo degli occupati, vi si conferma una tendenza alla crescita e occupazione stabile, come dimostrato appunto dai dati. Concludo confermando quindi l'orientamento del Governo sulle politiche per l'occupazione e verso l'adozione di misure per la crescita dell'economia, che costituiscono la base per la crescita e il miglioramento dell'occupazione.

  PRESIDENTE. Il deputato Tripiedi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie Ministro. Lei Ministro sa meglio di me che quei dati che ci ha fornito sono drogati. Drogati perché in questo Paese basta lavorare un'ora, ed essere pagati con i voucher, per risultare occupato. Adesso io le chiedo, Ministro: ma secondo lei, è occupato un giovane che viene pagato con i voucher ? Secondo voi non si sta andando verso una strada sbagliata ? Sono stati venduti 115 milioni di voucher, e sono aumentati i licenziamenti, l'ha detto lei, con 163 mila assunzioni in meno. Ecco quali sono i risultati del Jobs Act, ricapitoliamo: aumentano i licenziamenti, diminuiscono le assunzioni a tempo indeterminato e aumentano le retribuzioni come i voucher. Ecco quali sono i frutti del Jobs Act, Ministro: precariato e precariato ! Vede, Ministro, noi a differenza vostra avremmo investito quei 10 miliardi che sono serviti per il Jobs Act per abolire questa maledetta riforma Fornero, per avere un vero ricambio generazionale che possa garantire ai giovani di non andare all'estero. Perché le dico questo ? Perché noi in Europa siamo il secondo Paese come livello di emigrazione; prima di noi c’è solo la Romania. Ecco perché noi siamo preoccupati, Ministro. Se ci fosse il MoVimento 5 Stelle al Governo, avremmo investito nella riqualificazione energetica, nella cultura, nell'agricoltura biologica, e non come voi nelle trivelle e nel petrolio, in un Paese bellissimo come il nostro. Ministro, gli italiani avranno la possibilità di licenziare questo Governo votando «no» al referendum, e sono sicuro che lo faranno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte ad innalzare la parte di salario variabile sulla quale applicare lo sgravio fiscale previsto dalla legge di stabilità per il 2016 – n. 3-02483)

  PRESIDENTE. Il deputato Paolo Tancredi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Tancredi e Pizzolante n. 3-02483 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  PAOLO TANCREDI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, come sa, l'argomento al centro di questa interrogazione è un argomento che è centrale per la nostra proposta politica e per le proposte che facciamo da tempo per riportare a un livello di crescita questo Paese, paragonabile Pag. 52a quello dei partner europei e occidentali. Lo sforzo fatto nei documenti di programmazione degli anni scorsi, in cui la nostra azione politica riuscì a introdurre all'interno del DEF una ipotesi di detassazione del salario di produttività, vide un esito positivo nella legge di stabilità per il 2016, che, nonostante i tetti molto bassi e la platea molto piccola di possibili beneficiari, ha generato più di 10.000 contratti di prossimità, che oggi sono arrivati a quasi 13.000. È ancora molto poco. Le dichiarazioni di autorevoli membri del Governo in questi giorni ci hanno rassicurato e fatto pensare che gli obiettivi che invece c'eravamo posti già dall'anno scorso siano raggiungibili in questa legge di bilancio che andiamo ad affrontare fra pochi giorni, perciò da lei vorremmo sapere qualcosa in più rispetto alle quantità in gioco.

  PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

  GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente; grazie onorevole. I recenti interventi normativi, anche quelli a cui ha fatto riferimento l'interrogante, dimostrano l'interesse del Governo e del Ministero del lavoro per l'incentivazione di tutte quelle condizioni per le quali si aumenta e migliora la produttività, che è uno dei grandi temi del nostro Paese, e quindi l'incentivazione della contrattazione di secondo livello e la valorizzazione della produttività aziendale e della partecipazione dei lavoratori. La legge di stabilità per il 2016 ha introdotto a regime il regime fiscale agevolato, pari al 10 per cento per i premi di risultato e per le somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell'impresa entro il limite di 2.000 euro lordi, che sale a 2.500 per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell'organizzazione del lavoro in favore di lavoratori con redditi da lavoro dipendente fino a 50.000 euro. Inoltre, è stato potenziato il welfare aziendale prevedendo la totale decontribuzione dell'erogazione relativa ai beni e servizi di welfare.
  Con decreto interministeriale del 25 marzo scorso, adottato dal Ministero del lavoro, di concerto col Ministero dell'economia e delle finanze, è stata data attuazione alla norma contenuta nella legge di stabilità. Il decreto disciplina i criteri di misurazione degli incentivi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione ai quali i contratti aziendali o territoriali legano la corresponsione di premi di risultato di ammontare variabile nonché i criteri di individuazione delle somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili.
   Evidenzio che alla data del 15 luglio 2016 risultano depositati 13.543 contratti aziendali e territoriali, di cui 10.547 si riferiscono a contratti sottoscritti nel 2015. È intenzione del Governo proseguire in questa direzione, rafforzando le misure che favoriscono l'incremento della produttività dei lavoratori e che concorrono al miglioramento della competitività delle aziende italiane. Il Governo guarda con favore al buon esito del confronto tra le parti sociali volto a definire un nuovo assetto contrattuale che sia finalizzato a premiare la produttività.
  Quindi, in questo momento, non sono ancora in grado di fornire quantificazioni specifiche al riguardo di quanto è stato richiesto, se non la conferma dell'intenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Governo di perseguire e continuare il lavoro avviato e di incrementarlo nelle sue dimensioni.

  PRESIDENTE. Il deputato Tancredi ha facoltà di replicare.

  PAOLO TANCREDI. Grazie Presidente. Ministro, la sua risposta ci soddisfa. È chiaro che dare riferimenti numerici precisi in questo momento, in cui stiamo approntando i documenti di bilancio, non è buona cosa – lo capisco –, ma l'impegno che lei prende a nome del Governo mi rassicura in questa sede formale.
  Come lei ha detto, la produttività dei fattori è il problema dell'economia italiana. È il problema da tempo dell'economia Pag. 53italiana, almeno da un ventennio. Questa è una delle misure necessarie per incentivare e migliorare la produttività dei fattori e la flessibilità aziendale. Da questo punto di vista voglio ribadire che noi non rinneghiamo tutta la politica che ha svolto e portato avanti il Governo in questi due anni, che secondo noi è una politica che ci ha portato a numeri importanti, sia dal punto di vista della ripresa, anche se non sufficiente e insoddisfacente, della crescita, sia dal punto di vista dei dati sull'occupazione. Ma in questo momento più che dare incentivi alla decontribuzione o bonus - cioè quello che abbiamo fatto in un primo momento, quando c'era un'emergenza da colmare e quando c'era anche il problema del cuneo fiscale – a questo punto credo che si debba andare fortemente sull'incentivo all'offerta. E questa è una di quelle misure importanti. Noi pensiamo che almeno si debba arrivare a una detassazione di un bonus, almeno fino a 5 mila euro per soggetto, arrivando a una platea di stipendi di retribuzioni non superiore agli 80 mila euro. In questo modo, secondo noi, avremmo un'attivazione molto importante di questa misura e porterebbe agli scopi a cui è destinata.
  Un'altra cosa importante – e mi avvio a concludere – è quella della continuità e della stabilità di una misura di questo tipo. Non possiamo continuare ad adottare misure che poi da un anno all'altro rischiano di essere poi cassate. Ci vuole un periodo sufficientemente largo perché un'azienda si possa programmare.

(Iniziative in ordine all'attuazione della riforma scolastica, al fine di garantire la continuità didattica e le competenze specifiche per la disabilità – n. 3-02484)

  PRESIDENTE. Il deputato Occhiuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Centemero e Occhiuto n. 3-02484 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie Presidente. La scuola è appena iniziata eppure si registrano i soliti ritardi nell'avvio dell'anno scolastico, questa volta resi ancor più gravi dagli errori di sottovalutazione, compiuti dal Governo nell'attuazione della legge n. 107 del 2015, e dalla leggerezza, anche questa dimostrata dal Governo, nella fase di mobilità, che sta producendo migliaia di ricorsi.
  A ciò si aggiunga anche questo fenomeno, determinato per legge dalla riforma, della nuova emigrazione intellettuale di migliaia di docenti. È vero che il 74 per cento dei docenti sono del sud, mentre solo il 39 per cento degli studenti è del sud, ma è vero anche che ci sono due scuole nel nostro Paese: quella del nord, che ha il tempo pieno in maniera anche piuttosto importante, e quella del sud, che non ha il tempo pieno. Se ci fossero investimenti del Governo nelle mense e nei trasporti, forse molti di questi docenti potrebbero trovare lavoro negli organici regionali. Se ci fossero per esempio degli investimenti in progetti per la dispersione scolastica, laddove questo problema è più avvertito, molti di questi docenti non avrebbero bisogno di emigrare. La verità è che la riforma che voi avete fatto non serve a garantire le stesse opportunità, come dovrebbe essere invece per ogni riforma, ma la legge n. 107 – non la chiamo la «buona scuola» perché in pochi sono rimasti a definirla in questo modo – sta dimostrandosi una pessima riforma, perché non risolve i problemi, anzi ne crea degli altri. Nella nostra interrogazione vi chiediamo come vogliate far fronte a questi problemi.

  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Grazie signor Presidente, onorevoli Occhiuto e Centemero. Le questioni che sono poste nella loro interrogazione, nel loro quesito, sono più articolate e, quindi, io cerco di rispondere puntualmente a ciascuna di esse, facendo leva sul fatto che l'anno scolastico si sta avviando – l'ha Pag. 54detto lei – con le solite complessità, ma sicuramente con una regolarità di cui siamo garanti. Primo, il concorso. Il concorso che si sta per concludere è il primo vero concorso di dimensioni gigantesche, come il Paese e il mondo della scuola avevano bisogno, su posti veri e non su posti zero, tenutosi negli ultimi vent'anni. I tempi di svolgimento corrispondono esattamente a tale complessità e alla dimensione di questo concorso. Vado subito a citare i dati in dettaglio, ma non inficiano il regolare avvio dell'anno scolastico. Sono state 620 le procedure concorsuali attivate in tutte le regioni italiane per un totale di 230 mila prove scritte. Alcuni settori concorsuali hanno un numero di domande e un numero di procedure in atto che non potevano che far pensare che il loro esito finale sarebbe stato lievemente o meno lievemente successivo all'inizio formale dell'anno scolastico. Ricordo che i vincitori di concorso saranno tutti assunti all'interno del triennio come la legge chiaramente esprime. Vediamo i numeri: 73.500 domande per l'infanzia per 6.933 posti; 75 mila domande per la primaria per 17.299 posti. Si tratta di numeri oggettivamente rilevantissimi che quindi spiegano e motivano nelle aspettative già del mondo della scuola l'andamento regolare delle procedure in atto. La secondaria, lo sapete bene, ha avuto ritmi diversi: sono circa 24 mila i posti che sono stati già assegnati e quindi oltre il 60 per cento delle procedure. Il piano straordinario di mobilità è un'altra azione gigantesca che il Ministero e il Governo hanno offerto al mondo della scuola. Ricordo che 207 mila domande sono state poste e 207 mila insegnanti hanno avuto la possibilità, se desiderato, di rientrare nelle loro sedi o di cercare una sede comunque voluta. Il piano ha consentito, a docenti, quindi, che da anni erano titolari in altre province, lontane da casa, di riavvicinarsi o di ritornare addirittura a casa. La proporzione tra numero di cattedre e numero di insegnanti l'ha detta l'onorevole Occhiuto: 80 per cento a sud di Roma, 65 per cento dei posti a nord. Questo è un dato oggettivo su cui è impossibile agire, se non con il coraggio di affrontare temi e problemi che da decenni erano rimasti sepolti nell'agenda politica del Paese. L'algoritmo ha funzionato e lo dimostrano i numeri: su 207 mila – concludo Presidente – procedure di mobilità, è il 2,5 per cento che è interessato da rettifiche, che stiamo sviluppando positivamente per la metà. Ricordo che normalmente si va dagli 800 ai mille posti all'anno che vengono rettificati.
  Quindi, si tratta, onorevole Occhiuto, di un assoluto e profondo impegno che questo Governo ha assunto, assumendolo come primario dovere nei confronti di un Paese che riparte dal rilancio degli investimenti e dall'attenzione sulla parte educativa, che è la parte fondamentale e che salda un debito che nel corso dei decenni era rimasto come diritto inevaso di studenti e di docenti con risultati che vediamo.

  PRESIDENTE. La deputata Centemero ha facoltà di replicare.

  ELENA CENTEMERO. Grazie Presidente. Vede, signora Ministra, nella nostra interrogazione noi abbiamo chiesto quali fossero i provvedimenti urgenti, quindi nell'immediato, e le azioni a lungo termine che il Ministero e lei volessero mettere in atto proprio per risolvere la situazione di confusione e di caos che c’è all'inizio di quest'anno scolastico nelle scuole. Le faccio un esempio molto semplice: nella mia scuola, dove abbiamo chiesto un potenziamento – è un liceo linguistico – delle discipline che riguardano appunto le lingue, abbiamo ottenuto come potenziamento, non ciò di cui hanno bisogno i nostri studenti e le nostre studentesse, quindi un potenziamento nell'area linguistica, ma un potenziamento nell'area del diritto e dell'economia che non risponde ai bisogni formativi dei miei studenti. In compenso, l'insegnante di lingue di tedesco è stato assegnato nella scuola di fianco alla mia che è un istituto tecnico dove il tedesco non si insegna. Ecco, quello che noi stiamo chiedendole è quali siano gli interventi che lei intende mettere in atto per garantire di rispondere ai bisogni Pag. 55formativi dei nostri studenti; ai bisogni formativi in termini di qualità della loro formazione.
  Quello che noi vediamo, l'attuazione che noi vediamo, non risponde assolutamente al principio e al bisogno di equità che noi abbiamo fortemente in questo Paese. E non sto parlando solo del nord e del sud, dove abbiamo visto ci sono delle disparità evidenti nelle risposte ai bisogni formativi, ma sto parlando anche, per esempio, del centro e della periferia. Quindi, viste le opportunità che sono contenute all'interno della «buona scuola», come l'organico potenziato, quando e come potremo veramente rispondere ai bisogni di equità formativa dei nostri studenti del nord e del sud, del centro e delle periferie ? Questa è la preoccupazione mia; questa è la preoccupazione di Forza Italia; questa è la preoccupazione dei genitori, delle famiglie e dei nostri studenti.

(Chiarimenti in merito agli impieghi relativi al fondo per far fronte ad esigenze indifferibili di cui all'articolo 1, comma 200, della legge di stabilità per il 2015, anche al fine di escluderne l'utilizzo con riferimento alla campagna per il referendum costituzionale – n. 3-02485)

  PRESIDENTE. La deputata Ricciatti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto ed altri n. 3-02485 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

  LARA RICCIATTI. Grazie signor Presidente. La tragedia del terremoto non ha solo ucciso, non ha solo lasciato il vuoto e le macerie, ma ha ferito profondamente l'Italia intera che, seppur dolorante, in quei momenti e in questi momenti ha scelto di dare il meglio di sé. Questa interrogazione del gruppo di Sinistra Italiana nasce per avanzare una proposta, che è quella di stanziare una parte del fondo per far fronte alle esigenze indifferibili, che ad oggi ammonta a un miliardo di euro, ma che sappiamo, come abbiamo visto nella legge di bilancio, per il 2017 dovrebbe aumentare per ricostruire, signora Ministra, per ricostruire le zone terremotate, per riaprire le scuole, per riaprire gli ospedali, per ridare una casa agli sfollati e a chi oggi ha una casa dichiarata inagibile. Insomma, per far ripartire anche le attività produttive. Solo così, signora Ministra, non si lasceranno sole le popolazioni e pensiamo alle popolazioni della provincia di Ascoli Piceno, di Macerata, di Fermo, di Rieti, di Perugia, de L'Aquila, tutte quelle zone che abbiamo visitato e dove siamo andati a portare la nostra solidarietà. Oggi pensiamo che da parte delle istituzioni debba esserci una risposta ancor più concreta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente. In realtà nel quesito posto dal gruppo si trattavano due elementi: sicuramente quello posto adesso anche dall'onorevole nel chiedere, appunto, una destinazione delle risorse del fondo per esigenze indifferibili, ma dall'altro si chiedeva anche che non venissero utilizzate per la campagna referendaria. Da questo punto di vista penso non ci fosse nemmeno bisogno di porre il quesito perché non verranno utilizzate per la campagna referendaria, come non sono state utilizzate le altre parti del fondo fino ad oggi per quelle destinazioni. Anzi, ben sanno gli onorevoli interroganti che possono essere utilizzate le risorse del fondo per esigenze indifferibili, che del resto è previsto in ogni legge di stabilità, solo per le destinazioni già previste dalla stessa legge di stabilità, con un DPCM, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze; laddove si decidesse di destinarle a finalità diverse, dovrebbe essere approvata dal Parlamento una norma per autorizzare la spesa. Quindi, comunque in Pag. 56modo condiviso con il Parlamento. E anche qui, per completezza, esaurisco la risposta sul quesito che è stato posto: non esistono strutture a Palazzo Chigi, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, o in generale presso il Governo come quella che viene paventata nel quesito sulla base della lettura di un articolo di Panorama che evidentemente hanno letto i componenti del gruppo e che sinceramente io personalmente non avevo letto. Non esiste, come non c’è nessun incarico presso il Governo a Jim Messina, com’è scritto nel quesito.
  Per quanto riguarda l'ultima parte del quesito, che è stato posto adesso in Aula, su come verranno utilizzate le risorse, ripeto che sarà individuato o attraverso DPCM o attraverso una norma in Parlamento e quindi ne discuteremo. Quello che però credo sia giusto sottolineare tutti e che emergeva anche dalle parole della collega è che c’è stata una risposta immediata rispetto all'emergenza purtroppo che si è verificata nei territori terremotati e nei confronti delle popolazioni colpite, grazie anche all'intervento della Protezione civile che riunisce e coordina le forze dell'ordine, le Forze armate, oltre ai volontari ovviamente che si sono adoperati. E il Governo ha stanziato 50 milioni due giorni dopo, immediatamente nel primo Consiglio dei ministri, proprio per far fronte a quelle esigenze immediate, che sono già a disposizione. Il commissario nominato dal Governo, insieme agli amministratori locali, ai presidenti di regione, ai sindaci, sta individuando quali ulteriori misure servano per intervenire a sostegno delle popolazioni nella ricostruzione, e verranno destinate adeguate risorse per far fronte a quelle esigenze, così come in un piano più generale di prevenzione per il Paese, che il Governo ha già annunciato come Casa Italia.
  Credo, però, che sia giusto lavorare insieme per capire come destinare puntualmente ogni singolo centesimo pubblico destinato alla ricostruzione o alla prevenzione, perché siano utilizzati tutti, fino all'ultimo centesimo, e siano utilizzati tutti in modo trasparente e in modo utile alle popolazioni e a quei luoghi.

  PRESIDENTE. Il deputato Zaratti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente, signora Ministra, vorrei ricordare semplicemente che il Fondo per le esigenze indifferibili in un solo anno è passato da 24 milioni a un miliardo di quest'anno, e passerà a un miliardo e mezzo il prossimo anno. Quindi, è evidente che questo aumento ha lasciato più di qualche perplessità nell'informazione e anche nelle coscienze di tutti quanti i deputati. Vorrei andare al merito, invece, delle questioni, e sono abbastanza stupito, signora Ministra, della sua risposta, perché proprio ieri, in quest'Aula, il Viceministro Morando, respingendo per motivi assolutamente formali un nostro emendamento che diceva, sostanzialmente, di utilizzare 500 di quei milioni del Fondo per le esigenze indifferibili, ci ha detto che, fermo restando che quell'emendamento era impresentabile, il Governo era d'accordo e che si impegnava personalmente a fare in modo che 500 milioni di quel Fondo fossero destinati alla ricostruzione delle case dei terremotati, degli ospedali di quelle zone, delle scuole di quelle zone.
  Ora, ci saremmo aspettati che lei questa mattina ci confermasse quanto detto dal Viceministro Morando e che non ci dicesse invece che, così come prevede la legge, naturalmente, quei soldi saranno spesi secondo le modalità previste e per esigenze naturalmente indifferibili. Noi ribadiamo la nostra richiesta: noi diciamo che, fermo restando una Protezione civile che è stata efficiente e che ha garantito il primo intervento, ora bisogna ricostruire; non fra tanti anni, non fra dieci anni, ma ricostruire immediatamente.
  Questi 500 milioni, che potreste destinare già nelle prossime ore, potrebbero essere fondamentali per affrontare la ricostruzione intanto delle scuole, intanto degli ospedali e delle abitazioni che sono Pag. 57più necessarie (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, Dellai, Di Gioia, Ferrara, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Guerini, Manciulli, Merlo, Pes, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rossomando, Sanga, Schullian, Speranza, Tabacci, Tofalo, Velo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

In ricordo dell'onorevole Giulio Schmidt.

  PRESIDENTE. Colleghi, vi comunico che è deceduto l'onorevole Giulio Schmidt, già membro della Camera dei deputati nella XIV legislatura.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
  Ha chiesto di parlare il deputato collega Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Lei, Presidente Di Maio, non ha avuto modo di conoscere Giulio, e come lei la stragrande maggioranza delle colleghe e dei colleghi che sono con noi in questa legislatura. È un peccato, perché avete perso l'opportunità di conoscere una persona garbata, generosa, sensibile, quello che, con un linguaggio d'altri tempi, potremmo definire un signore. Giulio era un giornalista, un imprenditore e un saggista, e, come tanti, ventidue anni fa, nel 1994, accolse l'invito di Silvio Berlusconi a scendere in campo.
  Lo fece partecipando alla fondazione di un club Forza Italia nella sua Cernusco sul Naviglio, dove risiedeva, e da lì cominciò un cammino di impegno che lo portò ad assumere incarichi in Forza Italia, all'interno della regione Lombardia, e, nel 2001-2006, ad arrivare in Parlamento, alla Camera. Fu componente della Commissione affari costituzionali e lavorò, per i cinque anni della legislatura, con il suo consueto garbo, con la sua educazione, con la sua attenzione, con la passione e con la gentilezza che lo hanno sempre contraddistinto. Sul finire di quel mandato, ebbe una disavventura personale, dalla quale con fatica seppe riemergere, in parte con l'aiuto di alcune e alcuni tra noi, ma, soprattutto, per la fermezza di sua moglie Virginia e di sua figlia Patrizia, che noi salutiamo.
  Vede, Presidente, sono convinto, siamo convinti, che, dal cielo dove si trova, in questo momento Giulio starà discutendo di politica con il suo presidente di Commissione, Donato Bruno, che lo ha preceduto poco meno di un anno fa, e assieme sorrideranno anche degli affanni nei quali noi ci dibattiamo in questi giorni, soprattutto noi membri della comunità politica fondata da Silvio Berlusconi. Questa nostra comunità oggi saluta un amico che rimane impresso ai nostri cuori proprio per quei suoi tratti di garbo e generosità che ho tratteggiato nelle mie parole, e ringrazia la Presidenza della Camera per averci dato modo di ricordare questo nostro amico, che davvero ha adempiuto al suo mandato di parlamentare con disciplina e onore (Applausi).

Pag. 58

Si riprende la discussione del disegno di legge di ratifica n. 3766.

  PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3766: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3766)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. Il disegno di legge, già approvato in prima lettura dal Senato, reca la ratifica dell'Accordo sottoscritto nel luglio 2014 tra Italia e Vietnam per la cooperazione nella lotta alla criminalità. Ricordo come il Vietnam rappresenti un Paese che sta attraversando un'ammirevole crescita economica, a differenza del nostro, avviando un significativo processo di riforme interne e di ricollocazione strategica dal punto di vista delle alleanze internazionali.
  Da questo presupposto nasce l'interesse italiano allo sviluppo delle relazioni bilaterali, confermato dalla visita del Presidente Mattarella lo scorso anno. L'intesa in esame è finalizzata a rafforzare la cooperazione fra i due Paesi per il contrasto alla criminalità transnazionale, al traffico illegale di sostanze stupefacenti, al traffico di migranti e al terrorismo. L'Accordo, che si compone di un preambolo e di 13 articoli, individua il Ministero dell'interno italiano e il Ministero della pubblica sicurezza vietnamita come autorità competenti alla sua attuazione.
  L'intesa definisce, poi, le forme della cooperazione, prevedendo misure come lo scambio di informazioni ed altre prassi operative, nonché la formazione delle forze di polizia.
  Il disegno di legge di ratifica si compone di 13 articoli, che dispongono l'autorizzazione alla ratifica, l'ordine di esecuzione, la copertura finanziaria e l'entrata in vigore. Gli oneri economici per l'Italia sono stimati in circa 60 mila euro all'anno. L'Accordo, in particolare, individua il Ministero dell'interno italiano e il Ministero della pubblica sicurezza vietnamita come autorità competenti alla sua attuazione, definendo al contempo le forme della cooperazione e prevedendo, fra l'altro, misure come lo scambio di informazioni e di prassi operative e la formazione delle forze di polizia.
  Ricordo, inoltre, che il testo disciplina la modalità per le richieste di assistenza e per la loro esecuzione, e i casi in cui si può opporre un rifiuto a tali richieste, nel caso di possibili pregiudizi per i diritti umani, la sovranità, la sicurezza e l'ordine pubblico di una delle due parti. Sono previste, inoltre, misure per la protezione dei dati personali e delle informazioni classificate, nonché interventi finalizzati, e la possibilità di organizzare riunioni e consultazioni fra le autorità delle due parti.
  Concludo il mio intervento dichiarando il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia, sottolineando come occorra incrementare i rapporti bilaterali con i Paesi dell'Oriente. Occorre, infatti, intensificare i rapporti commerciali e di cooperazione internazionale proprio nei confronti di quei Paesi, come il Vietnam, che hanno fatto enormi passi avanti, oltre a riforme poste in atto in campo economico ma anche nel campo del rispetto dei diritti umani, in particolare nell'ambito della pena di morte, in considerazione dei segnali positivi in merito alla riduzione dell'esecuzione capitale nel Paese asiatico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Accordo Pag. 59in esame riguarda la realizzazione di una cooperazione di polizia bilaterale tra Vietnam e Italia, tesa a contrastare la criminalità internazionale con particolare attenzione a quella che opera nell'ambito del traffico di sostanze stupefacenti ad esse correlate, al terrorismo, ai reati economici e al traffico di esseri umani. Tale accordo, anche se non produce effetti sul piano dell'assistenza giudiziaria in materia penale, è di particolare rilevanza poiché è teso a creare le condizioni di sicurezza necessarie affinché possano svilupparsi in maniera produttiva le relazioni economiche tra i due Paesi, in un contesto che vede il Vietnam in costante crescita ed in grado di attrarre sempre di più gli investimenti esteri, fungendo da punto di riferimento per quell'area del globo.
  L'Italia, tra l'altro, ha un ammontare di investimenti per un totale di oltre 30 milioni di euro nel 2015 ed una fornitura di merci pari a un miliardo e 200 milioni circa di euro nello stesso anno ed in un quadro economico che vede il Vietnam in grado di aumentare la sua capacità attrattiva di investimenti aumentata del 12 per cento tra il 2004 e il 2014 e il 2015.
  La legge di ratifica dispone lo stanziamento di 59.592 euro annui per l'attuazione dell'Accordo e richiama, nella relazione tecnica, il quadro giuridico internazionale entro il quale insiste tale Accordo, molto attuale e in grado di affrontare le sfide poste dall'attuale contesto internazionale.
  Con queste considerazioni dichiaro, quindi, il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palladino. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PALLADINO. Grazie, Presidente. L'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma nel luglio del 2014, è finalizzato ad intensificare la collaborazione bilaterale per il contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, al traffico illegale di sostanze stupefacenti, alla tratta di esseri umani, al traffico di migranti, al terrorismo e ad altri reati, in un contesto internazionale che ne richiede l'intensificazione anche alla luce degli sviluppi del terrorismo internazionale.
  Sotto il profilo tecnico-operativo, l'intesa è necessaria per la realizzazione di una cooperazione bilaterale di polizia che meglio aderisca alle attuali esigenze di entrambi i Paesi.
  Non si può non evidenziare il ruolo significativo del Vietnam sul piano regionale, nonché il percorso di riforma economica intrapresi a far data dagli anni Novanta del ventesimo secolo, che lo hanno fatto diventare un polo di attrazione per investimenti esteri, che necessitano di condizioni ambientali di sicurezza.
  Il Vietnam, oltre alle sostanziali riforme poste in atto in campo economico, è aperto anche alla discussione nel campo del rispetto dei diritti umani, in particolare nell'ambito della pena di morte. Si registrano, infatti, segnali positivi in merito alla riduzione delle esecuzioni capitali nel Paese asiatico.
  Quanto alle relazioni bilaterali italo-vietnamite ricordo la recente visita dello scorso anno del Paese asiatico del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dell'allora Ministro dello sviluppo economico.
  Per queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara convintamente il proprio voto favorevole sul provvedimento, che non produrrà effetti in materia di estradizione e di assistenza giudiziaria in materia penale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Nell'annunciare a nome del mio gruppo – il gruppo Lega Nord e Autonomie – il voto favorevole alla ratifica ed esecuzione di questo Accordo con il Governo della Repubblica socialista del Vietnam, socialista ormai sono nel nome perché ha un peso Pag. 60specifico importantissimo questa realtà, all'interno dello scacchiere del sud-est asiatico, anche di contraltare rispetto allo strapotere dell'economia cinese, siamo assolutamente favorevoli all'applicazione di questo che di fatto è un Accordo quadro, che va ad incentivare e contrasta la criminalità organizzata transnazionale ma anche il traffico di stupefacenti e soprattutto il traffico di migranti.
  Non mi dilungo oltre e chiedo, Presidente, di essere autorizzato alla consegna del testo.

  PRESIDENTE. È autorizzato, collega Pini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Si tratta di un Accordo per molti aspetti simile a quello di cui abbiamo discusso questa mattina. Sembra un tema più lontano a noi rispetto a quello dell'Austria, perché le distanze fisiche con il Vietnam sono molto più grandi, ma in realtà in un mondo globale le distanze reali sono sempre minori. Purtroppo si globalizzano anche la criminalità e tutte le questioni che questo Accordo prende in considerazione. Quindi, riteniamo che anche nel caso del Vietnam sia assolutamente importante un accordo di questo tipo e per questa ragione il gruppo di Area Popolare voterà a favore della ratifica in oggetto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. L'accordo è finalizzato a intensificare la collaborazione tra i due Paesi nel contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, traffico illegale di sostanze stupefacenti e psicotrope e ai loro precursori: la tratta di esseri umani, il traffico di migranti, terrorismo e altri reati.
  Diciamo che questo Accordo va a inserirsi in un contesto già notevolmente sviluppato nel corso degli ultimi anni sotto il profilo relazioni bilaterali e copre una lacuna importante, quella della lotta alla criminalità, che serve soprattutto a fronteggiare eventuali situazioni pericolose che potrebbero verificarsi.
  Il Paese, il Vietnam, è un grande mercato in grande crescita economica ed ha avviato un significativo processo di riforme interne e di ricollocazione strategica dal punto di vista delle alleanze internazionali nel corso degli ultimi anni, ecco anche perché c’è stato un interesse sviluppato negli anni passati, ma soprattutto gli anni più recenti, da parte degli imprenditori italiani – è stato ricordato poco fa l'accrescersi del volume e dell'interscambio commerciale da due Paesi – e queste relazioni bilaterali si sono potute sviluppare grazie anche alla firma di specifiche intese bilaterali, che sono state poi molto importanti e prodromiche anche a intensificare la presenza dei piccoli e medi imprenditori italiani. Ci sono molti gruppi importanti che già sono operativi da anni in vari settori nel Paese, come più in generale in tutta l'area del sud-est asiatico.
  Si sentiva la mancanza, quindi, anche di questo accordo, per cui Forza Italia voterà sicuramente favorevolmente alla ratifica e, oltre alla firma di queste specifiche intese bilaterali, è un bene che si siano andate intensificando nel corso degli ultimi tempi – ultimo caso importantissimo, la visita di Stato effettuata dal Presidente della Repubblica – perché questo testimonia l'importanza e la vicinanza che l'Italia vuole dare a un Paese come il Vietnam e serve ad aumentare i contatti tra i nostri due Paesi, in un'area, in un Paese ma più in generale in un'area come quella del sud-est asiatico, dove l'Italia – va, a onor del vero – sottolineato – per troppi anni è stata, purtroppo, assente.
  Per questo motivo, quindi, voteremo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Emanuele Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle Pag. 61a questa ratifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Carrozza. Ne ha facoltà.

  MARIA CHIARA CARROZZA. Grazie, Presidente. Consegno anch'io la relazione, per non ripetere i contenuti e la strategicità di questo Accordo. Quindi, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. La ringrazio ed è autorizzata a consegnare.

(Votazione finale e approvazione – A.C. 3766)

  PRESIDENTE. Allora a questo punto, colleghi, non ci sono altri interventi, passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3766:
   S. 2107 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014».

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Discussione del disegno di legge: S. 2193 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015 (Approvato dal Senato) (A.C. 3768) (ore 16).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3768: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3768)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Fitzgerald Nissoli.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, Relatrice. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'intesa che questa Assemblea si appresta ad esaminare, già approvata dall'altro ramo del Parlamento, si basa sui più aggiornati standard dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Essa, infatti, è redatta in conformità al modello di Tax Information Exchange Agreement, predisposto in sede OCSE, nell'ambito dei lavori sulla trasparenza fiscale.
  Questo Accordo e poi è in linea con gli orientamenti condivisi dall'Italia nelle diverse sedi internazionali in tema di potenziamento degli strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale internazionale. Esso è, infatti, volto a favorire la cooperazione fra le amministrazioni fiscali delle due parti, attraverso uno scambio di informazioni necessario a garantire il raggiungimento di adeguati livelli di trasparenza. In tal senso esso si inserisce nel quadro di quelle intese negoziate previste come strumenti utili per l'individuazione degli Stati aventi un regime fiscale conforme agli standard di legalità adottati dall'Unione europea. Per il nostro Paese, oggetto del possibile scambio di informazioni possono essere le seguenti imposte: IRPEF, IRES, IRAP, IVA, l'imposta delle Pag. 62successioni, quella sulle donazioni e le imposte sostitutive. L'articolato stabilisce, anzitutto, un quadro definitorio mirante ad eliminare possibili difformità interpretative nell'applicazione dell'Accordo, prevedendo poi le modalità di svolgimento dello scambio di informazioni che, di fatto, limitano fortemente il segreto bancario in osservanza degli standard dell'OCSE in materia. Le parti contraenti possono, ai sensi dell'intesa, effettuare verifiche fiscali nei rispettivi territori, ma ciascuna di esse può, nelle ipotesi previste, sottrarsi alla richiesta informativa, qualora ricorrano determinati presupposti. Altre disposizioni sono destinate a disciplinare la tutela della riservatezza dei dati personali oggetto di scambio di informazione, l'adozione delle modifiche legislative interne necessarie a ciascuna parte per dare attuazione all'intesa, le procedure per la risoluzione amichevole delle eventuali controversie derivanti dall'applicazione e dall'interpretazione del testo e i termini per l'entrata in vigore e per l'eventuale denuncia dell'Accordo medesimo.
  Segnalo, quanto alla copertura finanziaria, che nessun articolo è ad essa espressamente dedicato, poiché l'Accordo al nostro esame rientra tra quelli che non comportano spese o istituzione di nuovi uffici. Evidenziando che l'intesa si pone quale completamento degli obblighi internazionali già assunti dal nostro Paese in materia, ne auspico una rapida approvazione da parte di questa Assemblea.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3768)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3768).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3768).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3768).

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 3768)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 3768).
  Qual è il parere del Governo ?

  MARIO GIRO, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Il parere sull'ordine del giorno Marzano n. 9/3768/1 è favorevole.

Pag. 63

  PRESIDENTE. Se non si insiste andiamo avanti. Andiamo avanti.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3768)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Preannuncio il voto favorevole del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molea. Ne ha facoltà.

  BRUNO MOLEA. Presidente, il gruppo parlamentare di Scelta Civica voterà a favore del provvedimento, di estrema rilevanza funzionale a sconfiggere il fenomeno dell'evasione fiscale. Il provvedimento autorizza la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e il Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale. L'Accordo, redatto sulla base del modello TIEA (Tax Information Exchange Agreement), predisposto dall'OCSE nell'aprile del 2002, prevede una serie di disposizioni atte a favorire lo scambio di informazioni in materia fiscale, in grado di garantire un adeguato livello di trasparenza, con conseguenze positive sull'attività di contrasto all'elusione e all'evasione fiscale, pure in assenza di una convenzione contro le doppie imposizioni. Nella relazione tecnica al disegno di legge è evidenziata la neutralità finanziaria delle attività connesse all'Accordo; inoltre, nella più recente edizione del Tax Transparency Report, dedicato al livello di scambio informativo in materia fiscale attuato dei vari Paesi, il Principato di Andorra compare tra i Paesi le cui giurisdizioni hanno sostanzialmente aderito agli standard della tassazione internazionale. Riteniamo sia necessaria un'imposizione fiscale giusta ed equilibrata, che permetta di disattendere certi comportamenti: grazie ad una maggiore efficacia dell'attività di accertamento, sarà possibile l'emersione di ulteriore base imponibile e il contrasto di fenomeni frodatori che configurano un recupero di gettito non puntualmente quantificabile. Per quanto riguarda le attività connesse allo scambio di informazioni, la RT afferma che le stesse saranno espletate con l'utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, e pertanto non determinano maggiori oneri per il bilancio dello Stato. Il testo non presenta profili di incompatibilità con la normativa europea, e anzi diversi Stati membri hanno concluso con Andorra analoghi accordi: per questi motivi dichiaro il voto favorevole del gruppo parlamentare di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, annuncio molto brevemente il voto favorevole da parte del gruppo della Lega Nord, e chiedo di essere autorizzato a consegnare il testo.

  PRESIDENTE. Autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, anch'io annuncio il voto favorevole del gruppo di Area Popolare, e chiedo di essere autorizzato a consegnare l'intervento.

  PRESIDENTE. Autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Presidente, molto brevemente, anche noi voteremo favorevolmente alla ratifica di questo Accordo, che è fatto ormai su modelli predisposti dall'OCSE, ormai ben consolidati nel quadro delle iniziative della trasparenza fiscale, ed è in linea con il nostro impegno, con l'impegno dell'Italia nelle diverse sedi multilaterali Pag. 64per il rafforzamento degli strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale internazionale.
  L'Accordo, quindi, favorisce la cooperazione fra le amministrazioni fiscali delle due parti attraverso uno scambio di informazioni finalizzato a garantire il raggiungimento di adeguati livelli di trasparenza. In tal senso, l'Accordo si inserisce nel quadro di quelle intese previste dalla legge quali strumenti utili per l'individuazione degli Stati aventi un regime fiscale conforme agli standard di legalità adottati all'Unione europea.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Cimbro. Ne ha facoltà.

  ELEONORA CIMBRO. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del Partito Democratico, e per chiedere di consegnare l'intervento.

  PRESIDENTE. È autorizzata.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3768)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3768.
  S. 2193 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015» (A.C. 3768).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, con Allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013 (A.C. 3867-A) (ore 16,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3867-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, con Allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3867-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Maria Chiara Carrozza.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Relatrice. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la finalità dell'Accordo all'esame di questa Assemblea è quella di istituire un sistema di protezione sovranazionale, con un'efficacia giuridica unitaria in seno al territorio dell'Unione europea, dei brevetti rilasciati ai sensi della Convenzione di Monaco del 1973, attraverso l'istituzione di un tribunale comune per una rapida risoluzione delle controversie. L'Accordo è stato siglato al termine di una lunga stagione di trattative, avviate sin dagli anni Settanta, finalizzata al superamento dell'impostazione su base nazionale di una materia fondamentale per gli operatori economici. La lunghezza del negoziato, alla cui conclusione ha poi giovato l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, si spiega soprattutto Pag. 65con alcuni nodi insorti sul piano della tutela giurisdizionale e sul regime di traduzione linguistica dei brevetti.
  L'Accordo in esame comporta ricadute positive per il nostro Paese, in ragione della sua attrattività verso investimenti esteri in collegati a brevetti di alta qualità. In proposito è opportuno considerare che proprio la materia brevettuale, a differenza di quella dei marchi, dei disegni industriali e delle indicazioni geografiche di provenienza dei prodotti agricoli, è rimasta a lungo caratterizzata da sistemi nazionali assai differenti, e che già dal 2000 la Commissione europea aveva presentato una proposta di regolamento, che però aveva incontrato forti opposizioni, non solo per quanto concerne le tutele giurisdizionali ma soprattutto per ciò che riguarda il regime di traduzione linguistica dei brevetti. Il Trattato di Lisbona è poi intervenuto nel 2009 a sancire la competenza dell'Unione europea in materia di creazione di titoli europei, al fine di garantire una posizione uniforme dei diritti di proprietà intellettuale e per l'istituzione di regimi di autorizzazione, di coordinamento e di controllo centralizzati.
  Nel dicembre 2012 i regolamenti dell'Unione Europea n. 1257 e n. 1260 hanno dato concretezza a tale indirizzo, provvedendo a istituire una cooperazione rafforzata su una tutela brevettuale unitaria anche in riferimento ai regimi di traduzione applicabili. Successivamente, nel febbraio 2013, venticinque Stati membri hanno firmato l'accordo per l'istituzione del tribunale unificato dei brevetti. In questo caso, mentre la Spagna rimaneva ferma sulla decisione di non partecipare al pacchetto europeo, l'Italia ha riconsiderato la sua posizione, dopo il rigetto da parte della Corte di giustizia europea, alla quale era stato presentato il ricorso italo-spagnolo incentrato soprattutto sul regime del trilinguismo previsto. Il ripensamento del Governo italiano è avvenuto anche su impulso del Parlamento, tanto da parte della Camera che del Senato. Con appositi atti di indirizzo, infatti, i due rami del Parlamento – nel luglio 2013 il Senato, nel giugno 2015 la Camera – hanno invitato l'Esecutivo ad aderire alla cooperazione rafforzata sul brevetto unitario europeo allo scopo di sostenere la competitività delle imprese italiane sui mercati europei e internazionali. Quindi, alla fine di questo percorso, solo la Spagna, la Croazia e in parte la Polonia, che non partecipa all'accordo sul tribunale unificato, ma solo la cooperazione rafforzata, sono rimasti fuori da questi due pilastri del brevetto unico europeo.
   Passando a trattare i contenuti salienti dell'articolato, evidenzio che sono previste disposizioni in materia istituzionale, la creazione del tribunale unificato dei brevetti, che ha appunto la finalità della composizione delle controversie relative ai brevetti europei e ai brevetti europei con effetto unitario, il tribunale soggetto agli stessi obblighi di qualsiasi altro organo giurisdizionale nazionale nei confronti del diritto dell'Unione Europa. Quanto allo status giuridico del tribunale, esso ha personalità giuridica in ciascuno Stato membro contraente e gode della capacità giuridica più estesa accordata in ciascuno degli ordinamenti nazionali alle persone giuridiche. Tale organo si compone di un tribunale di primo grado, di una corte d'appello e di una cancelleria, ed esercita le funzioni conferite al tribunale stesso dell'Accordo in esame. Vi sono la divisione centrale di Parigi e le sezioni di Londra e di Monaco di Baviera, con la possibilità per gli Stati membri di istituire proprio sul territorio divisioni locali, mentre divisioni regionali possono essere istituite tra due o più Stati membri su loro richiesta e questa rappresenta un'opportunità per l'Italia.
  Si prevede altresì che i collegi siano su base multinazionale, di norma con una formazione di tre giudici. L'Intesa al nostro esame prevede poi che il tribunale applichi il diritto dell'Unione europea nella sua integralità e ne rispetti il primato. Il tribunale deve inoltre cooperare con la Corte di giustizia europea per garantire la corretta applicazione e l'uniforme interpretazione del diritto dell'Unione, e le decisioni della Corte di giustizia europea sono vincolanti per il tribunale. Per questa ragione vorrei dire solo due Pag. 66parole. Come relatrice ho studiato approfonditamente questo provvedimento, che rappresenta a mio avviso un'opportunità per il sistema imprenditoriale italiano – soprattutto per le imprese innovative – di avere un sistema unico per la giurisdizione in materia di brevetti e della loro valorizzazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3867-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 4.100 (Vedi l'allegato A – A.C. 3867-A), che è in distribuzione.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3867-A), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3867-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3867-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3867-A) al quale è riferito l'emendamento 4.100 della Commissione. Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su questa proposta emendativa.

  MARIA CHIARA CARROZZA, Relatrice. Esprimo parere favorevole.

  MARIO GIRO, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 67
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3867-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3867-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sui tre ordini del giorno presentati.

  MARIO GIRO, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, sono tutti e tre favorevoli.

  PRESIDENTE. I pareri sono tutti e tre favorevoli. Va bene, quindi, se i firmatari non insistono, andiamo avanti.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3867-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente, per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedere autorizzazione a consegnare il testo.

  PRESIDENTE. È autorizzata. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto collega Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, l'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, la cui ratifica è oggi all'esame della Camera, è stato sottoscritto a Bruxelles il 19 febbraio 2013 e rappresenta uno dei risultati del lungo negoziato svoltosi nell'ambito dell'Unione europea per realizzare una protezione brevettuale europea uniforme, della cui necessità si è iniziato a discutere sin dagli anni Settanta. Già il 4 dicembre 2009, con le conclusioni su un sistema migliorato dei brevetti in Europa, il Consiglio aveva confermato l'intenzione di creare un sistema a due pilastri, fondato da una parte sulla creazione di un brevetto dell'Unione europea e dall'altra sull'istituzione di una giurisdizione integrata, specializzata e unificata per le controversie connesse ai brevetti. Il 17 dicembre 2012 sono stati adottati il Regolamento (UE) n. 1257/2012, relativo all'attuazione di una cooperazione rafforzata per l'istituzione di una tutela brevettuale unitaria, e il Regolamento (UE) n. 1260/2012, relativo all'attuazione di una cooperazione rafforzata nello stesso settore con riferimento al regime di traduzione applicabile. Quindi il 19 febbraio 2013 venticinque Stati membri, tutti tranne Polonia e Spagna, hanno sottoscritto l'accordo su un tribunale unificato dei brevetti oggi in esame. L'Italia, pur firmando l'Accordo, ha fatto ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea avverso la collaborazione rafforzata di relativo regime linguistico, non ottenendo però dalla stessa Corte una sentenza soddisfacente. Pag. 68Nel 2015 il Governo ha però ritenuto opportuno rivedere la sua posizione, sia in riferimento agli interessi nazionali che sulla spinta anche di una serie di provvedimenti di indirizzo adottati negli anni precedenti in sede parlamentare, provvedimenti che impegnavano il Governo ad aderire alla cooperazione rafforzata per il brevetto unitario dell'Unione europea. Veniva infatti sottolineato in tali provvedimenti che le imprese italiane, non avendo la possibilità di avvalersi del sistema di brevetto unitario, accedevano solo ad una protezione nazionale in Italia e in ciascuno dei Paesi membri con costi a carico delle imprese stimate in oltre 9 milioni di euro l'anno. Venivano altresì richiamate analisi di impatto della Commissione europea, secondo cui un brevetto valido nei ventotto Paesi degli Stati membri costa circa 36 mila euro, di cui 23 mila euro solo di traduzioni. L'avvio del brevetto unitario, sulla base di un'analisi dell'EPO (European patent office) avrebbe invece portato ad un risparmio di circa il 70 per cento dei costi richiesti per la validazione di un brevetto per vent'anni nei venticinque Paesi aderenti al progetto.
  Rimanere ai margini del nuovo sistema brevettuale, al quale partecipano venticinque Stati membri, avrebbe precluso all'Italia la possibilità di influenzarne gli sviluppi, ma soprattutto avrebbe fortemente penalizzato le imprese italiane e ridotto l'attrattività del nostro Paese presso gli investitori esteri. Con il nuovo sistema, infatti, sarebbe stato possibile a registrare un brevetto unitario presso l'Ufficio europeo dei brevetti, ottenendo quindi una protezione in tutta l'Unione europea, con il vantaggio per le imprese di depositare, tramite un'unica procedura, un titolo di proprietà intellettuale valido in tutti i Paesi membri con evidenti e rilevanti risparmi di costi. Sulla base di queste considerazioni, quindi, nel luglio del 2015 veniva notificato al Consiglio dell'Unione europea l'intenzione italiana di aderire alla cooperazione rafforzata e quindi al progetto di brevetto unitario.
  Il disegno di legge di ratifica dell'Accordo firmato il 19 febbraio 2013, che oggi approveremo, consentirà all'Italia di partecipare pienamente al sistema di protezione brevettuale unitario europeo, superando la frammentazione del mercato europeo dei brevetti e le difficoltà che inventori ed imprese, soprattutto quelle medio piccole, oggi incontrano nel dare esecuzione ai propri brevetti e nella difesa degli stessi. Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto a favore sul provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Chiaramente a nome del mio gruppo, annuncio con soddisfazione la ratifica ed esecuzione dell'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti. Ci sono tantissime note positive relativamente a questo passo in avanti. Noi abbiamo presentato anche – e ci auguriamo che il Governo dia un parere favorevole – un ordine del giorno specifico sul tema, relativamente appunto a questa ratifica ed esecuzione.
  Quindi, nell'annunciare e nel ribadire il voto favorevole, chiedo di essere autorizzato alla consegna del testo.

  PRESIDENTE. Sì, sì, ha dato anche il parere favorevole, quindi la voglio rassicurare anche su questo: è autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Credo che questa ratifica rivesta un carattere di particolare importanza, perché il tema del brevetto unico europeo e di una giurisdizione integrata è discusso da molti anni.
  Come ha illustrato in modo eccellente la collega Carrozza – e non voglio ripetere i termini di questa illustrazione e i relativi contenuti – bisogna però prendere atto che, in un passato non troppo lontano, probabilmente, l'Italia ha perso alcune opportunità. Infatti avere insistito sul regime linguistico e non aver, invece, fatto una battaglia forte per avere una delle sedi principali in Italia ha fatto sì che non Pag. 69abbiamo portato a casa la lingua italiana e non abbiamo portato a casa neanche una delle tre sedi principali, che guarda caso, come sempre, sono in Germania, Francia e Regno Unito.
  Questo richiede, quindi, un lavoro ulteriore al nostro Paese e al nostro Governo e, secondo me, il lavoro è su più fronti. Anzitutto sono certamente positivi gli effetti per il sistema delle imprese. Come è stato sottolineato anche da chi mi ha preceduto nei commenti, bisogna avere un occhio di particolare attenzione al sistema delle piccole e medie imprese, che sono meno attrezzate a confrontarsi in uno scenario così vasto. Quindi, andranno sostenute e supportate, perché certamente in prima battuta sono rilevanti i vantaggi per la grande impresa: le piccole e medie imprese, come dicevo, dovranno essere accompagnate. Questo è un primo fronte di lavoro.
  Credo poi che si debba cercare di rimediare un po’ alla vicenda della sede. Uno degli ordini del giorno approvati prevede la richiesta al Governo di impegnarsi affinché una sezione regionale sia portata a Milano. Questo potrebbe anche alleviare un po’ il tema della lingua italiana. Quindi, avendo il Governo accolto questo ordine del giorno, crediamo che si debba lavorare in questa direzione.
  Però, se posso permettermi, dopo la Brexit bisognerebbe capire che senso ha che una delle tre sedi principali stia a Londra. Quindi, come ulteriore prospettiva di lavoro, suggeriamo personalmente di stare molto attenti, perché se la Brexit realmente si realizzerà in sede europea, secondo me, ci saranno le possibilità di ridiscutere una delle tre sedi principali. Infatti – ripeto – al di là della lingua inglese, che è certamente oggi la lingua universale e quindi difficilmente può essere messa in discussione, che la sede di Londra possa venire in Italia è una questione da esplorare per il futuro. Comunque ribadisco il voto favorevole del gruppo di Area Popolare a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Molto brevemente per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e chiedere di poter consegnare il testo. Mi associo alle considerazioni fatte dal collega precedentemente sulla questione della sede, in particolare quella di Londra. Non sappiamo chiaramente dopo la Brexit, considerato pure che tutto questo processo avrà certamente tempi non rapidi, cosa ne potrà scaturire. Quindi sarebbe bene che il Governo vigilasse su ogni eventuale spiraglio e opportunità nel tentativo di capire se e come vi possano essere gli spazi per cercare di modificare questo stato attuale di cose ed eventualmente avere una delle sedi, appunto, in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente, solo per esprimere il voto contrario del gruppo del MoVimento 5 Stelle grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Scuvera. Ne ha facoltà.

  CHIARA SCUVERA. Grazie, Presidente, anch'io, come altri colleghi chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo, ma voglio sottolineare brevemente l'importanza e la soddisfazione che il nostro partito, il nostro gruppo esprime per il raggiungimento di questo traguardo.
  Con l'adesione alla cooperazione rafforzata – e giustamente in altri interventi è stato sottolineato il ritardo dal nostro Paese ad aderire a quel processo – l'Italia ha avuto finalmente la possibilità di sedere come membro e non più come osservatore al Comitato ristretto dell'EPO, potendo registrare dei successi negoziali e, in materia Pag. 70di registrazione, di procedimento amministrativo e di costi di quel procedimento amministrativo per le piccole e medie imprese e di costi processuali, di spese processuali riferite invece al tribunale unitario brevetti.
  A noi questo sembra un risultato molto importante e l'Italia ha portato la voce del suo tessuto produttivo, un tessuto produttivo in prevalenza di micro e di piccole e medie imprese, a quel tavolo.
  Chiaramente, come sottolineavano altri colleghi, dopo l'autorizzazione alla ratifica di questo accordo, che ci consentirà, per esempio, di avere voce in capitolo sulla composizione dei collegi giudicanti, come abbiamo sottolineato nel nostro ordine del giorno, oltre naturalmente alla sezione locale, l'Italia, dopo Brexit, dovrà fare una battaglia per rinegoziare e per ottenere magari una sede centrale specializzata sul farmaceutico appunto sul proprio territorio.
  Questo anche in considerazione del fatto – e qui chiudo, Presidente – che, per esempio, il sindaco Beppe Sala, a Milano, nel Patto per Milano ha avanzato, d'accordo col Governo, la proposta dell'Italia per ospitare l'Agenzia europea del farmaco e quindi in una logica di distretto, ma anche in una logica di coesione tra il nord e il sud Europa, noi riteniamo che questo impegno in Europa dell'Italia ci debba essere, anche se naturalmente sappiamo che il tribunale è un organismo internazionale indipendente, è un'autorità, un'istituzione indipendente, però fortemente coerente con il quadro giuridico europeo e che naturalmente ci porta a fare un passo avanti importantissimo nell'integrazione, a cui noi, come Democratici, crediamo molto. Quindi annuncio un voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. L'autorizzo ovviamente a consegnare il resto dell'intervento e del testo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Grazie, signor Presidente, per chiedere la sua attenzione e l'attenzione dei colleghi di maggioranza e di opposizione, davvero, vi prego, al di là delle appartenenze politiche, per annunciare il voto contrario a questo provvedimento: ricordatevi la data di oggi, ricordatevela quando, tra qualche mese, troverete sulla prima pagina del Corriere della Sera – e si dirà: dove erano i parlamentari italiani quel pomeriggio ? – la notizia di un'impresa italiana che subirà prima un'iniziativa legale e poi una condanna gravissima in denari in materia di brevetti da parte di una corte, in un altro Paese, dove dovrà difendersi in altra lingua, con avvocati di altra lingua.
  Calatelo sul tessuto delle piccole imprese italiane, calatelo sulle piccole imprese italiane.
  Finisco, signor Presidente: questo vuol dire che per ogni causa, sia attivata sia subita in materia di brevetti, la tua impresa dovrà agire o resistere all'estero, in lingua straniera, con avvocati stranieri. Immaginatevi cosa accadrà. Avete fatto questo errore ? Almeno una delle corti, quella di Londra, cerchiamo di averla a Milano, che è sede particolarmente attiva e positiva.
  Ma state attenti a quello che accade (e chiudo, signor Presidente): avremo tutti un sigillo di incompetenza, come classe dirigente, per quello che stiamo facendo oggi, in nome di una acritica adesione all'Europa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Bianconi. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MAURIZIO BIANCONI. Per ribadire questa follia e lo ribadisco da parlamentare e da avvocato che per anni ha fatto materia brevettuale: noi abbiamo impiccato le imprese italiane, abbiamo condannato l'invenzione italiana ad essere completamente distrutta da tutto ciò che viene da fuori, le abbiamo tolto la giurisdizione per un male inteso senso di europeismo, quasi che noi dovessimo entrare dalla porta di servizio.
  Qui c'era l'occasione per non ratificare, in quanto c’è Brexit: c’è Brexit, esce la Pag. 71Gran Bretagna, entra l'Italia, se no non si fa.
  Questo è un danno enorme. Fra un pochino succederà che ci chiederanno dove eravamo quando avete votato questa roba, come hanno fatto quando avete votato, senza rendervene conto, il bail in e tutti zitti, in cinque minuti, in una serata come questa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Romele. Ne ha facoltà, per un minuto.

  GIUSEPPE ROMELE. Il mio intervento personale è per sostenere questa proposta degli amici che poc'anzi sono intervenuti come imprenditori: per uno che viene dal mondo dell'impresa sicuramente questa proposta è da accogliere in pieno, perché c’è il rischio che noi passiamo per dei marziani rispetto ai nostri imprenditori.

  PRESIDENTE. Faccio presente che è una dichiarazione di voto.

(Coordinamento formale – A.C. 3867-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione – A.C. 3867-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3867-A: Ratifica ed esecuzione dell'accordo su un tribunale unificato dei brevetti, con Allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Discussione del disegno di legge: S. 1331 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 24 ottobre 2011 (Approvato dal Senato) (A.C. 3940) (ore 17,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3940: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 24 ottobre 2011.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3940)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Francesca La Marca.

  FRANCESCA LA MARCA, Relatrice. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'intesa che questa Assemblea si appresta ad esaminare, approvata dal Senato il 28 giugno scorso, mira a favorire la cooperazione amministrativa tra Italia e Messico in materia doganale.
  Essa stabilisce l'impegno delle parti a fornirsi reciproca assistenza e cooperazione per assicurare la corretta applicazione delle rispettive legislazioni e migliorare le azioni di accertamento e repressione delle violazioni nell'ambito ricordato.
  L'accordo prevede nel dettaglio la fornitura di assistenza tra le due autorità Pag. 72doganali, con particolare riferimento alla trasmissione di documenti, con un impegno di speciale sorveglianza su persone e merci che si presumono coinvolte in violazioni delle normative doganali.
  Questa intesa, la cui stipula, lo ricordo, si è resa necessaria per disporre di un quadro giuridico completo nell'ambito della lotta alle frodi doganali, regolamenta anche i casi in cui l'assistenza possa essere rifiutata. Essa delinea inoltre i criteri di ripartizione delle spese tra le parti e definisce l'ambito territoriale di applicazione e le ipotesi di risoluzione delle controversie. L'Accordo in titolo potrà consentire di assicurare una più corretta applicazione delle legislazioni doganali dei due Paesi e rafforzare i mezzi di lotta contro la frode. Esso consentirà, altresì, di migliorare il contrasto al traffico illecito degli stupefacenti, ma è diretto anche ad agevolare e semplificare le procedure doganali connesse a ogni legittima transazione, rendendo più trasparente l'interscambio commerciale e meno oneroso il compito degli operatori.
  Nell'intento di raggiungere i predetti obiettivi, il provvedimento detta norme finalizzate a favorire rapporti diretti ed immediati tra l'Agenzia italiana delle dogane e dei monopoli e l'amministrazione doganale messicana. Segnalo che questa intesa consentirà di perfezionare ulteriormente la cornice giuridica di supporto al complesso delle relazioni economico-commerciali bilaterali tra il nostro Paese e gli Stati uniti messicani. Tali relazioni hanno conosciuto un notevole incremento nel corso degli ultimi anni, ma le potenzialità di ulteriore sviluppo restano ancora notevolissime.
  Evidenzio, al proposito, che l'interscambio commerciale bilaterale è superiore a quello che l'Italia ha con qualsiasi altro Paese latinoamericano. Alla base di questa evoluzione positiva ci sono le opportunità offerte dalle politiche economiche del Messico, in particolare il livello di apertura economica e la legislazione in materia di investimenti esteri diretti. Va ricordata, infine, anche la significativa complementarietà economica che si registra tra il nostro Paese ed il Messico, alla quale corrisponde una comunanza di vedute ed una valutazione comune su ogni problema importante dell'agenda internazionale, come è stato rilevato dal Presidente della Repubblica Mattarella nel corso della sua visita nel Paese latinoamericano.
  Alla luce delle considerazioni svolte, auspico un'approvazione condivisa da parte di questa Assemblea del provvedimento in esame.

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in altra fase.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3940)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative.
  Li porrò dunque direttamente in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3940).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3940).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Pag. 73

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3940).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3940).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3940)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Prendo atto che rinuncia.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Oliaro. Ne ha facoltà.

  ROBERTA OLIARO. Grazie, Presidente. Dichiaro il voto favorevole di Scelta Civica e chiedo l'autorizzazione a depositare l'intervento.

  PRESIDENTE. Autorizzata.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Voto favorevole, Presidente, e chiedo l'autorizzazione a depositare il testo.

  PRESIDENTE. Autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Voto favorevole del gruppo di Area Popolare e chiedo l'autorizzazione a consegnare l'intervento.

  PRESIDENTE. Autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. L'Accordo favorisce la cooperazione amministrativa tra i due Paesi in materia doganale e stabilisce l'impegno delle parti a fornirsi reciproca assistenza e cooperazione per assicurare la corretta applicazione delle rispettive legislazioni e migliorare le azioni di accertamento e repressione delle violazioni. La stipula dell'Accordo si è resa necessaria per disporre di un quadro giuridico completo nell'ambito della lotta alle frodi doganali nel quale ricondurre ogni forma di cooperazione amministrativa nel settore doganale tra le rispettive amministrazioni. Questo Accordo potrà quindi consentire di assicurare una più corretta applicazione delle rispettive legislazioni doganali, rafforzare i mezzi di lotta contro la frode, contrastare il traffico illecito di stupefacenti, agevolare e semplificare le procedure doganali connesse a ogni legittima transazione.
  Il provvedimento regolamenta, infine, lo sviluppo dei rapporti diretti e immediati tra l'Agenzia italiana delle dogane e dei monopoli e l'amministrazione doganale messicana in vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati, snellendo fortemente le operazioni di intenso scambio commerciale. Voteremo, quindi, a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente, per esprimere il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Porta. Ne ha facoltà.

  FABIO PORTA. Grazie, Presidente, colleghi, signor Viceministro... vorrei l'attenzione anche del Governo.

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  PRESIDENTE. Ha ragione. Chiedo di liberare i banchi del Governo, per favore.

  FABIO PORTA. Ci apprestiamo a ratificare un'intesa, sulla quale il gruppo del Partito Democratico esprime un parere favorevole, che mira a favorire la cooperazione tra Italia e Messico in materia doganale. È un'intesa che stabilisce l'impegno dei due Paesi a fornirsi reciproca assistenza per assicurare la corretta applicazione delle rispettive legislazioni e migliorare le azioni di accertamento e repressione delle violazioni in questo ambito. Come è stato ben ricordato e dettagliato dalla relatrice, la collega La Marca, l'Accordo prevede la collaborazione tra le due autorità doganali, con un impegno di speciale sorveglianza su persone e merci che si presumono coinvolte in violazioni delle normative doganali. Voglio sottolineare anch'io come questa intesa consentirà di perfezionare ulteriormente il quadro giuridico di supporto al complesso delle relazioni economico-commerciali tra il nostro Paese e gli Stati uniti messicani, relazioni che hanno conosciuto un notevole incremento negli ultimi anni: e voglio ricordare i recenti incontri tra il Presidente messicano Peña Nieto, il Presidente della Repubblica Mattarella e anche il Presidente del Consiglio Renzi.
  Nel dichiarare, quindi, il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, mi piace sottolineare come tale Accordo rafforzerà il già ottimo interscambio commerciale laterale, che è superiore a quello dell'Italia con qualsiasi altro Paese latinoamericano; e come questo Accordo si inserisce nel quadro di un forte rilancio – che il Viceministro può testimoniare per la sua intensa attività – delle relazioni tra l'Italia e l'America Latina, che anche le visite del nostro Presidente del Consiglio e di rappresentanti del nostro Esecutivo confermano: in una regione, non dimentichiamocelo, tanto cara a noi italiani anche in ragione della presenza di una grande collettività italiana di origine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3940)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3940:
  S. 1331 – «Ratifica ed esecuzione all'Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 24 ottobre 2011» (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Discussione del disegno di legge: S. 1661 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Armenia nel settore della difesa, fatto a Jerevan il 17 ottobre 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 3943) (ore 17,32).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3943: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Armenia nel settore della difesa, fatto a Jerevan il 17 ottobre 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3943)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.Pag. 75
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Paolo Alli.

  PAOLO ALLI, Relatore. Grazie, Presidente. L'Accordo che questa Assemblea è chiamata oggi a esaminare è finalizzato a perfezionare e disciplinare gli strumenti della cooperazione bilaterale tra le Forze armate delle due parti contraenti, l'Italia e l'Armenia, allo scopo di rafforzare le rispettive capacità difensive e di migliorarne la cooperazione in materia di sicurezza.
  Vorrei evidenziare come l'Armenia sia un piccolo Paese dal punto di vista delle dimensioni, ma con una grande storia, una grande tradizione, una grande diaspora, un Paese che ha molto sofferto, tutti ricordiamo il genocidio; è un Paese che si colloca in una tradizione saldamente europea ed è oggi al centro di interessi geopolitici contrastanti da parte di grandi potenze, la Turchia, l'Iran, la Russia, per non parlare del conflitto del Nagorno Karabakh. Quindi è un Paese con il quale stipulare accordi sul tema della difesa risulta oggi particolarmente importante.
  Mi sembra anche opportuno ricordare che l'Armenia è membro del partenariato euro-atlantico, che costituisce un forum di regolare consultazione, coordinamento e dialogo tra la NATO e i suoi partner esterni, che avevano sottoscritto fin dal 1994 il programma dalla NATO denominato Partenariato per la pace.
  L'Accordo al nostro esame individua, tra gli ambiti di cooperazione: i settori della politica di sicurezza e di difesa, della formazione militare e legale, della ricerca, sviluppo e acquisto di prodotti e servizi per la difesa e delle operazioni umanitarie; tra le modalità della cooperazione bilaterale: l'organizzazione di visite reciproche, lo scambio di esperienze e la partecipazione a corsi ed esercitazioni militari.
  Quanto ai profili attuativi, sono specificate le aree di intervento e le modalità della cooperazione. A questo scopo l'intesa precisa che la cooperazione verrà sviluppata sulla base di piani annuali e pluriennali e che l'organizzazione sarà di pertinenza dei rispettivi Ministeri della difesa. È altresì stabilito, per quanto riguarda la giurisdizione, il diritto per il Paese ospitante di giudicare il personale ospitato per i reati commessi sul proprio territorio, salvo i reati contro la sicurezza interna.
  Da segnalare le previsioni dettate per i casi di eventuali risarcimenti per danni in relazione al servizio reso e quelle in merito alla cooperazione nel campo della importazione ed esportazione di prodotti aventi scopo militare. In relazione a questi ultimi è previsto, in particolare, l'impegno a dare supporto a iniziative commerciali correlate al comparto.
  Per quanto concerne la sicurezza delle informazioni classificate, l'intesa prevede che esse siano trasferite unicamente attraverso i canali governativi designati e disciplina una corrispondenza delle classifiche di segretezza. Ulteriori disposizioni sono dedicate alle modalità per la risoluzione di eventuali controversie interpretative e per gli emendamenti al testo dell'Accordo.
  Segnalo che la comunità internazionale ha assistito in questi ultimi mesi all'evolvere in positivo del negoziato tra Armenia e Azerbaijan, avviato sotto l'egida dell'OSCE, dopo le preoccupanti aggressioni avvenute in aprile nel Nagorno Karabakh, che avevano temporaneamente scongelato un conflitto emerso negli anni Ottanta, esploso nel 1992 con una guerra che causò allora almeno 30 mila morti. Allo stato, le parti si sarebbero impegnate al rispetto degli accordi del 1994 e alla tregua, e sottolineo che il successo di questa trattativa è un elemento estremamente importante in quanto il conflitto del Nagorno Karabakh, per quanto sconosciuto ai più, costituisce oggi una spina nel fianco, sia della NATO, sia dell'Est europeo, che purtroppo si colloca in un contesto regionale sempre più complicato e sempre più caotico.
  Raccomando, quindi, per tutto quanto detto, l'approvazione di questo provvedimento, rilevando che l'Armenia concorre da tempo a garantire la sicurezza e la stabilità in un'area di tensioni cruciali, come già dicevo, e di snodo per il dialogo tra Europa ed Asia.

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  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in un'altra fase.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3943)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò dunque direttamente in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3943).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3943).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3943).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 32).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3943).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3943).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3943)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame concerne la ratifica dell'Accordo tra l'Italia e l'Armenia sulla cooperazione in materia di difesa, siglato a Jerevan nell'ottobre del 2012; una cooperazione che è già alla prova con la partecipazione dell'Armenia alla missione UNIFIL in Libano, a guida italiana. Tale Accordo, che si compone di undici articoli, è di particolare rilevanza nella prospettiva della stabilizzazione della regione e ha un costo abbastanza esiguo per il valore che può assumere sul piano geopolitico per il prestigio dell'Italia a livello internazionale. Infatti, la legge di ratifica prevede un costo di quasi 6.400 euro ad anni alterni, a partire dal 2016; ritengo, quindi, anche a nome del mio gruppo parlamentare, che favorire più stretti rapporti con l'Armenia – ricordo che recentemente abbiamo ratificato anche l'Accordo doganale – sia positivo e strategico sia per l'Italia che per l'Unione europea: tale Accordo si inserisce nel quadro Pag. 77di rapporti consolidati storicamente tra i due Paesi, sia sul piano culturale che commerciale. Dunque, la ratifica di questo Accordo appare cosa buona sulla strada del consolidamento dei rapporti bilaterali tra Italia e Armenia e, quindi, annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Il Parlamento arriva alla ratifica di un Accordo del 2012: quindi, la prima considerazione è che speriamo che non sia scaduto e che dopo quattro anni l'approvazione sia un buon viatico per quanto è il contenuto dell'Accordo stesso.
  Nell'annunciare il voto favorevole del nostro gruppo faccio un'unica considerazione. Ratifichiamo un Accordo di collaborazione militare con un Paese amico in un'area strategica; un Paese che ha due milioni e mezzo di abitanti è piccolo e ha bisogno, se noi gliela vogliamo dare, di collaborazione. È la certificazione che gli scenari globalizzati non consentono il disimpegno e che il nostro Paese non è la Svizzera e non può permettersi di stare fuori dalle scelte, sempre complesse, spesso dolorose e impegnative, ma indispensabili per la difesa della cultura della pace nella libertà, in cui il nostro gruppo si riconosce pienamente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Annuncio chiaramente, anche per la nostra storia politica di assoluta vicinanza con il popolo armeno, prima che con l'istituzione nazionale armena, cioè la Repubblica, il voto favorevole alla ratifica ed esecuzione di questo Accordo, appunto, con la Repubblica dell'Armenia, sottolineando l'importanza strategica sul piano dei rapporti internazionali nel dare formazione adeguata all'apparato militare armeno, proprio per difendersi da quella che è la continua aggressione, invece, degli azeri in quell'annoso conflitto che è individuato nella zona del Nagorno Karabakh. Noi, come gruppo della Lega Nord e Autonomie, abbiamo sempre sostenuto le ragioni, come gruppo in questa legislatura, ma fin dalla nostra presenza qui nelle Aule parlamentari, le ragioni... e non riesco...

  PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, alle spalle del collega Pini, per favore...

  GIANLUCA PINI. ... le ragioni dell'Armenia nel rivendicare storicamente e culturalmente la necessità di dare una definizione, appunto, a questo tipo di conflitto. Qualcuno, anche sul piano internazionale, invece, vuole negare questo diritto. Chiaramente la via militare è quella che tutti quanti non vorremmo vedere, ma visti anche gli ultimi sviluppi e l’escalation di violenze che ci sono stati qualche mese fa, noi non possiamo chiamarci fuori dal dare un sostegno, anche solo di tipo, lo ripeto, addestrativo, e non chiaramente un coinvolgimento di natura militare, alla Repubblica dell'Armenia.   Quindi, noi convintamente sosteniamo la ratifica e l'esecuzione di questo Accordo e chiedo poi di depositare la restante parte dell'intervento.

  PRESIDENTE. È autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare e chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo.

  PRESIDENTE. È autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario del gruppo di Sinistra Italiana alla ratifica di questo Accordo. Vorrei Pag. 78sottoporre all'attenzione dell'Aula uno dei casi da manuale in cui la ratifica infilata in mezzo a un pacchetto di ratifiche, una ratifica di un Accordo internazionale, può essere, invece, un valido strumento di politica estera che si gioca in un momento molto delicato. L'Armenia non è un Paese secondario in questo momento storico, per la sua collocazione geografica, per la sua importanza storica e anche perché tra l'Armenia e l'Azerbaijan, in questo momento, ci sono delle tensioni e c’è, come dire, il surriscaldamento di una piccola guerra fredda. Il conflitto, più volte richiamato qui del Nagorno Karabakh, è un conflitto ormai storicizzato, una vera e propria guerra fredda che si combatte tra due Paesi e che, in realtà, non riguarda una semplice disputa territoriale, ma riguarda un complesso e delicato sistema ed equilibrio che in quella zona del Paese si gioca da una parte con la Russia, dall'altra con la Turchia e vi è anche la NATO che nella vicina Georgia sta trattando le proprie installazioni militari.
  Allora, noi ci troviamo a discutere di quella che è una vera e propria polveriera. Fare un trattato...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

  ERASMO PALAZZOTTO. Fare un Accordo di questa natura, di cooperazione nel settore della difesa, in questo momento, e ratificarlo, soprattutto, in questo momento, rischia di essere un messaggio sbagliato. L'Armenia in questo caso è un Paese che sta dentro il complesso gioco di equilibri dentro l'area di influenza della Russia, e noi stiamo andando a stringere un accordo di cooperazione sulla difesa con un Paese che in questo momento è davanti anche ad una crisi istituzionale: a luglio c’è stata di fatto quella che è stata definita la crisi degli ostaggi, che ha portato anche alle dimissioni del Primo Ministro ed al tentativo di costituzione di un Governo di unità nazionale.
  Vi dico tutto questo per dirvi che questa ratifica non è una ratifica così come tutte le altre, ma è una ratifica che ha un valore politico, è una mossa geopolitica, in questo momento, del nostro Paese, e che io reputo una mossa imprudente, perché continua ad essere nel solco dell'espansionismo militare europeo a Oriente: in questo caso senza tenere conto che, invece, atti di questo tipo e anche provocazioni di questo tipo possono determinare una escalation di violenza in quella zona del pianeta che è particolarmente delicata, perché noi lì ci troviamo esattamente, diciamo, a nord-est dalla Turchia, al confine con la Georgia e l'Azerbaijan, in una zona molto delicata anche dal punto di vista degli interessi energetici.
  Per cui ci tenevo, oltre a dichiarare il nostro voto contrario, a motivarlo e anche a porre questa riflessione all'Aula, all'attenzione dei nostri colleghi, perché sappiamo che, quando poi ci ritroviamo in una situazione come quella che abbiamo vissuto, e che continuiamo a vivere, di conflitto in Ucraina, dobbiamo sapere che quel momento X non è dato da un atto singolo di provocazione, ma è dato da un insieme di politiche che comprendono anche le politiche militari e di difesa, l'espansionismo estremo della NATO a Oriente, che poi determinano situazioni di tensione che sfociano in conflitti: in questo momento, in quella zona del pianeta, la recrudescenza del conflitto tra Armenia e Azerbaijan potrebbe diventare un conflitto interregionale di proporzioni molto più grandi di quelle che noi abbiamo finora visto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Presidente, l'Accordo sviluppa e disciplina questa cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei nostri due Paesi, nell'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e migliorare la cooperazione in materia di sicurezza. Questo Accordo assume in effetti anche una valenza stabilizzatrice di un'area di particolare Pag. 79valore strategico, alla luce non solo degli interessi nazionali, ma anche degli impegni internazionali assunti dall'Italia in quella regione.
  L'Armenia, com’è noto, è membro del partenariato euro-atlantico, un forum di regolare consultazione, coordinamento e dialogo tra la NATO e i suoi partner esterni, e ha sottoscritto fin dal 1994 il programma della NATO denominato «Partenariato per la pace». L'Armenia, ricordo inoltre, partecipa ad alcune significative missioni internazionali, tra cui quella delle Nazioni Unite in Libano, l'UNIFIL. Annuncio quindi il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Presidente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico a questo Accordo con il Governo della Repubblica dell'Armenia, che, come è stato ricordato, riguarda il settore della difesa; e mentre chiedo di essere autorizzata a consegnare il testo completo, voglio però limitarmi a richiamare qui il valore di questa collaborazione. È vero, questo Accordo ha più un valore simbolico: voglio ricordare che si tratta di un Accordo che, ad anni alterni, pesa per 6.400 euro; ma ha un valore simbolico, perché apre ad una collaborazione con un Paese che occupa una posizione strategica.
  Ma questo Accordo ha una finalità di stabilizzazione di quell'area, un'area dove si consumano, come appunto è stato richiamato, nel Nagorno Karabakh in particolare, ancora situazioni conflittuali: ed è per questo che ha un valore importante, perché in realtà si pone come un elemento di stabilizzazione.
  Voglio ricordare qui che l'Armenia ha con l'Italia un rapporto di amicizia antico, di cui restano testimonianze nel nostro Paese; ed anche nel nostro Paese vive una grande comunità armena, che è arrivata qui soprattutto a seguito del genocidio che si consumò in Turchia, un genocidio che ancora la Turchia non ha riconosciuto e che compie 101 anni. Il nostro legame con l'Armenia in questo caso assume anche, appunto, la veste di una collaborazione in un ambito che è oggettivamente importante, ed è importante proprio per ragioni geopolitiche. Ribadisco quindi il voto favorevole del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. È autorizzata a consegnare.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3943)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3943:
  S. 1661 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Armenia nel settore della difesa, fatto a Jerevan il 17 ottobre 2012» (Approvato dal Senato).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Discussione del disegno di legge: S. 1946 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 maggio Pag. 802012; b) Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica delle Filippine, dall'altra, fatto a Phnom Penh l'11 luglio 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 3944) (ore 18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3944: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 maggio 2012; b) Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica delle Filippine, dall'altra, fatto a Phnom Penh l'11 luglio 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3944)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lia Quartapelle Procopio.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Presidente, chiedo di essere autorizzata a depositare la relazione.

  PRESIDENTE. È autorizzata.
  Prendo che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che non si darà luogo a repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3944)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Li porrò, dunque, direttamente in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3944).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3944).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3944).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 38).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3944).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 39).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3944).Pag. 81
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3944)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3944). Qual è il parere del Governo ?

  MARIO GIRO, Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente, il Governo esprime parere favorevole su entrambi gli ordini del giorno n. 9/3944/1 Gregorio Fontana e n. 9/3944/2 Marzano.

  PRESIDENTE. Direi, quindi, che possiamo andare avanti.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3944)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo.

  PRESIDENTE. Autorizzata.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Scelta Civica e per chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo.

  PRESIDENTE. Autorizzata.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Voto favorevole e chiedo l'autorizzazione anche io a consegnare.

  PRESIDENTE. Autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Voto favorevole di Area Popolare e chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo.

  PRESIDENTE. Autorizzato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Anche Forza Italia si associa e vota favorevolmente, non senza però lasciare agli atti che non riteniamo accettabile che il Governo continui a portare in Aula disegni di legge aventi oggetto l'autorizzazione a ratifica di più accordi dal contenuto completamente disomogeneo.
  Quindi, chiediamo al Governo per il futuro di astenersi dal proseguire questa pratica. Comprendiamo che ciò avviene per motivi di opportunità, e anche per cercare di ridurre i tempi, però riteniamo che dovremo esaminare con più attenzione ogni singolo Accordo, senza necessariamente procedere a questi accorpamenti forzosi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Presidente, vorrei stigmatizzare una cosa, a mio avviso molto grave: noi stiamo discutendo della ratifica di un Accordo di partenariato con un Paese di non poco conto, soprattutto in questo momento storico, per la storia e per la responsabilità che anche noi abbiamo sullo stato in cui quel Paese è ridotto. Un Accordo di partenariato tra l'Unione europea e la Repubblica dell'Iraq, Pag. 82e lo mettiamo in un'unica legge di ratifica con un Accordo di partenariato simile con la Repubblica delle Filippine, traducendo un Accordo di partenariato di questa natura come una qualunque pratica burocratica che questo Parlamento deve espletare nel più breve tempo possibile. Io invece vorrei invitarvi a fare una riflessione perché probabilmente dentro questo Accordo di partenariato ci sono le famose armi di distruzione di massa di Saddam Hussein ovvero le ragioni profonde di una guerra che noi abbiamo voluto, finanziato, combattuto, e di una condizione disastrosa che probabilmente è anche all'origine del clima di instabilità e di insicurezza totale in cui oggi noi ci troviamo. Lo dico perché dentro le pagine di quell'Accordo di partenariato c’è di fatto la riconduzione di tutti i rapporti economici e commerciali con l'Iraq a tutte le normative internazionali; fa tutto riferimento agli Accordi GATT del 1994. Di fatto, noi stiamo costruendo le basi per la colonizzazione commerciale di quel Paese a partire dalla parte fondamentale di questo Accordo che riguarda il partenariato commerciale sulla politica energetica. Noi ci stiamo tutelando in questa di maniera, facendo un Accordo di partenariato con la Repubblica dell'Iraq come se fosse qualunque altro Paese, dimenticando che quello è un Paese in cui lo Stato ad oggi non esiste. Quindi noi facciamo un Accordo di partenariato con il Governo iracheno sapendo che ovviamente la condizione di debolezza della parte contraente è abbastanza evidente. Noi stiamo facendo un Accordo con cui di fatto garantiamo una cornice che serve alle nostre imprese e in particolar modo alle imprese petrolifere di Stato europeo per andare a colonizzare commercialmente quel Paese in questo preciso momento storico. Non c’è una parola dentro l'Accordo di partenariato di questo tipo, per esempio, su come ricostruire scuole e ospedali in Iraq.
  Allora, noi vorremmo discutere nel momento in cui si fa un Accordo di questo tipo – guardate la dimensione dell'Accordo –, di che cos’è oggi l'Iraq, di quali sono le nostre responsabilità, di che cosa noi andiamo a fare lì oggi, non solo con i nostri soldati, ma subito dopo con le nostre imprese. Questo è il tema che oggi dobbiamo discutere qui. Per noi è inaccettabile che non solo questa Aula non discuta di questo, ma è inaccettabile che arrivi pure in una legge omnibus insieme all'Accordo di partenariato sulle Filippine, come se stessimo discutendo di niente.
  Allora, è possibile mai – lo chiedo alla maggioranza, lo chiedo al Governo visto che questo è un disegno di legge di iniziativa governativa – arrivare in quest'Aula con un disegno di legge impacchettato in questo modo ? Non sarebbe stato meglio, lo chiedo al Viceministro Giro, venire in quest'Aula con due disegni di legge separati per i due Accordi di partenariato e potere discutere nel merito dell'Accordo di partenariato con l'Iraq ? Aggiungo su questo un altro elemento. Noi parliamo di come ricostruire la cornice legale, o meglio la cornice ottimale per gli affari delle nostre imprese, e non mettiamo una parola, per esempio, su quello che riguarda l’institutional building di quel Paese. È la prima grande responsabilità che noi abbiamo come Governo – in questo caso l'Europa, perché è un Accordo di partenariato europeo – nei confronti di un Paese che abbiamo contribuito a devastare e a distruggere, senza che ancora oggi sia fatta chiarezza sulle reali cause di quel conflitto. Si può dire in quest'Aula della guerra che ha ridotto l'Iraq in queste condizioni e che è stata, per così dire, la causa scatenante anche della crescita del terrorismo internazionale e della nascita dell'ISIS, che è nato in Iraq. Quella guerra, ad oggi, non ha una motivazione plausibile, e chi si è assunto quella responsabilità oggi non è in grado di venirci a raccontare perché è stata combattuta quella guerra. Ci sono le vicende da ultimo che hanno riguardato Tony Blair. Almeno in Inghilterra c’è stata un'inchiesta parlamentare e si è provato a ricostruire la verità sul perché i Governi europei sono andati a bombardare l'Iraq e hanno fatto l'occupazione militare di quel Paese. Allora, siccome oggi i morti che noi piangiamo li piangiamo in funzione delle scelte Pag. 83scellerate che vent'anni fa abbiamo fatto, che questo Parlamento ha fatto, che questo Governo, il Governo precedente, si è assunto, comunque il Governo italiano, noi oggi vorremmo alcune valutazioni prima di procedere con ulteriori conferme. Infatti la dico così: se è vero che non c’è stata una ricostruzione storica – sto per concludere Presidente – del perché noi siamo andati a combattere, a devastare e ad occupare l'Iraq, probabilmente questo disegno di ratifica dice molte più cose sulle reali motivazioni di quella guerra, e noi oggi ci assumiamo la responsabilità di confermare che quella guerra l'abbiamo combattuta solo ed esclusivamente per i nostri interessi economici (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Come si evince dal titolo, in questo disegno di legge di ratifica, sono inseriti due accordi che, come è stato detto anche precedentemente, sono completamente diversi tra di loro. Infatti si rivolgono a due Paesi completamente diversi: le Filippine e l'Iraq. Quindi noi del MoVimento 5 Stelle ci teniamo a stigmatizzare questo comportamento del Governo, che ha riportato la prassi ormai consolidata dei decreti-legge in cui si mette di tutto, cosiddetti decreti omnibus, anche nelle leggi di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Naturalmente noi siamo preoccupati da questo comportamento del Governo, anche perché ci piacerebbe entrare qui nel merito dei vari accordi e quindi discuterli uno per volta, votare i vari accordi uno alla volta, e non accorpati insieme per non si capisce bene quali motivi, visto che non penso sia una questione di velocità.
  Per quanto riguarda l'Iraq, tengo a sottolineare, signor Presidente, che attraverso una disposizione contenuta in uno dei recenti decreti missioni internazionali, l'Italia ha disposto un finanziamento di oltre 132 milioni di euro per la partecipazione di personale militare alle attività di coalizione internazionale e di contrasto alla minaccia terroristica dell'ISIS. Un ulteriore finanziamento di circa 2 milioni di euro è stanziato a posteriori per coprire la partecipazione alle medesime attività già svolta nei mesi di novembre e dicembre 2014. L'attuale situazione in Iraq è tragicamente sotto gli occhi di tutti. Non si può infine non evidenziare come si proceda a ratificare un atto pattizio sottoscritto da un Governo, quello iracheno, in questo caso, che a detta dello stesso Governo italiano non esprime, almeno completamente, la sovranità sul proprio territorio e sui propri cittadini tramite l'ordinamento politico e giudiziario, non soddisfacendo quindi i requisiti minimi necessari per la conclusione di accordi internazionali.
  Quindi noi, per queste ragioni, voteremo contro questo disegno di legge e auspichiamo che una simile prassi non venga instaurata anche nei prossimi accordi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Grazie Presidente, nell'anticipare il voto favorevole del Partito Democratico e nel chiedere l'autorizzazione alla consegna del testo integrale, mi limito però per sommi capi a sottolineare come il disegno di legge di ratifica che andiamo quest'oggi a recepire rappresenti un passo avanti significativo per una maggiore collaborazione economica, politica e commerciale tra l'Europa e due Paesi, che per quanto diversi, molto diversi, presentano però particolarità per certi versi simili.
  Accanto ai benefici commerciali il significato dei due provvedimenti è soprattutto politico. Pensiamo all'importanza che riveste la cooperazione con l'Unione europea per una giovane democrazia come l'Iraq, non solo in termini commerciali, ma anche per il contributo al consolidamento delle istituzioni del Paese all'insegna Pag. 84dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani. Allora, collega Palazzotto, in questo quadro, il rafforzamento del partenariato con l'Unione europea è un passo cruciale nel processo di national rebuilding che l'Iraq ha intrapreso a partire dalla liberazione dal regime di Saddam Hussein.
  E non è un caso di colonizzazione commerciale, per venire invece alle questioni squisitamente commerciali, inerenti appunto il partenariato stilato. Anzi si tratta di un accordo molto proficuo per tutte le parti in causa. In merito all'Iraq si tratta di un Accordo che riprende le norme base dell'Organizzazione mondiale del commercio, un'organizzazione della quale l'Iraq ancora non fa parte e che, pertanto, consente al Paese mediorientale di fare importanti passi avanti anche da questo punto di vista. Contemporaneamente, per quanto riguarda l'Unione europea, ci consente sostanziali elementi positivi. Oltre ad escludere i dazi sulle esportazioni, l'Accordo garantisce anche adeguati livelli di trasparenza, certezza giuridica per gli operatori economici, conseguenti vantaggi dunque per l'Unione europea e anche per il Paese in questione.
  In merito all'accordo con le Filippine, l'Accordo quadro è il secondo che l'Unione Europea conclude con un Paese membro dell'associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico e consentirà, dunque, di avviare la cooperazione in settori strategici, quali lo sviluppo sostenibile, ma chiaramente anche la diffusione dei diritti umani, nonché di sviluppare un partenariato di ampia portata strategica. Si tratta dunque di aspetti che risultano di particolare rilievo, anche perché le Filippine da alcuni anni a questa parte stanno vivendo una fase politica particolarmente delicata.
  Per entrambi i Paesi il testo sul quale oggi andiamo ad esprimere il nostro voto contiene impegni precisi su un tema strategico, quale quello della sicurezza e della lotta al terrorismo internazionale, dunque una piaga drammaticamente attuale per il nostro continente. Per non parlare poi – anche questa è una particolarità che interessa entrambi i Paesi – di una particolare attenzione al dialogo politico, alla collaborazione in materia di politica estera e di sicurezza e, dunque, finalizzato a favorire la solidarietà e la comprensione reciproca su temi di interesse comune.
  Insomma, in conclusione, Presidente, è uno strumento importante per aumentare la proiezione globale dell'Unione europea anche verso scenari complicati, davanti ai quali però l'Europa non si tiri indietro, ma anzi può fare la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3944)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3944:
  S. 1946 – «Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 maggio 2012; b) Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica delle Filippine, dall'altra, fatto a Phnom Penh l'11 luglio 2012» (Approvato dal Senato).

  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

  Con questa votazione si sono concluse le votazioni dei disegni di legge ratifica.

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Sui lavori dell'Assemblea (ore 18,18).

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione della proposta di legge A.C. 3139-A e abbinate in materia di prevenzione e contrasto al bullismo e cyberbullismo. Poiché tuttavia la Commissione bilancio non ha ancora espresso il prescritto parere sul testo e sugli emendamenti presentati, l'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo dal 19 al 30 settembre 2016 e conseguente aggiornamento del programma (ore 18,20).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, sulla seguente articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 19-30 settembre:
   Lunedì 19 settembre (ore 12,30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2236 e abbinata – Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino.

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:
   Scotto ed altri n. 1-01314 concernente iniziative in materia di riforma della legge elettorale;
   Locatelli, Malisani, Nicchi, Buttiglione, Fitzgerald Nissoli, Palese, Matteo Bragantini ed altri n. 1-01291 e Rosato ed altri n. 1-01292 concernenti iniziative in relazione al riconoscimento del genocidio del popolo yazida.

  Martedì 20 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 21 e giovedì 22 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 23 settembre) (con votazioni).

  Eventuale seguito dell'esame della proposta di legge n. 3139, 1986 ed abbinate – Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo (Approvata dal Senato).

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2236 ed abbinata – Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino.

  Seguito dell'esame della mozione Locatelli, Malisani, Nicchi, Buttiglione, Fitzgerald Nissoli, Palese, Matteo Bragantini ed altri n. 1-01291 e Rosato ed altri n. 1-01292 concernenti iniziative in relazione al riconoscimento del genocidio del popolo yazida.

  Il seguito dell'esame della mozione Scotto ed altri n. 1-01314 concernente iniziative in materia di riforma della legge elettorale avrà luogo mercoledì 21 settembre, dalle ore 16,15.

  Lunedì 26 settembre (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna).

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 65 ed abbinata – Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali, nonché disposizioni per la riqualificazione ed il recupero dei centri storici.

  Discussione sulle linee generali della mozione in materia di spending review (in corso di presentazione).

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 72 ed abbinate – Norme per la tutela e la valorizzazione del patrimonio ferroviario in abbandono e la realizzazione di una rete della mobilità dolce.

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  Discussione sulle linee generali della mozione Rampelli ed altri n. 1-01344 concernente iniziative a favore delle popolazioni e dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto 2016, nonché per la prevenzione dei rischi derivanti dai terremoti.

  Martedì 27, mercoledì 28 e giovedì 29 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 30 settembre) (con votazioni).

  Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 65 ed abbinata – Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali, nonché disposizioni per la riqualificazione ed il recupero dei centri storici.

  Seguito dell'esame della mozione in materia di spending review (in corso di presentazione).

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 72 ed abbinate – Norme per la tutela e la valorizzazione del patrimonio ferroviario in abbandono e la realizzazione di una rete della mobilità dolce.

  Seguito dell'esame della mozione Rampelli ed altri n. 1-01344 concernente iniziative a favore delle popolazioni e dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto 2016, nonché per la prevenzione dei rischi derivanti dai terremoti.

  Nella seduta di mercoledì 28 settembre, alle ore 16,15, avrà luogo la votazione delle dimissioni della deputata Capua.

  Nella seduta di mercoledì 28 settembre, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 261, 1037, 3629, 3829 e abbinate – Norme in materia di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio.

  Il seguito dell'esame avrà luogo dalla giornata successiva.

  Nella seduta di giovedì 29 settembre, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali della proposta di legge S. 2271 – Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti (Approvato dalla Camera – ove trasmesso dal Senato).

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9,30).

  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

  La Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

  Per quanto riguarda l'esame delle proposte di legge n. 72 e 261 e abbinate, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle competenti Commissioni di merito.

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  L'organizzazione dei tempi per la mozione concernente la spending review sarà definita dopo la sua pubblicazione.

  L'organizzazione dei tempi per la discussione sulle linee generali della proposta di legge S. 2271 sarà definita dopo l'eventuale trasmissione dal Senato e la conclusione da parte della Commissione.

  Il programma s'intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 15 settembre 2016, alle 9,30:

  Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 1261 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ELENA FERRARA ed altri: Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo (Approvata dal Senato) (C. 3139-A).
   e delle abbinate proposte di legge: CAMPANA ed altri; IORI ed altri; BRAMBILLA; IORI ed altri; MARZANO; SANTERINI ed altri; LOREFICE ed altri (C. 1986-2408-2435-2670-3576-3605-3607).
  — Relatori: Campana (per la II Commissione) e Beni (per la XII Commissione), per la maggioranza; Ferraresi (per la II Commissione) e Baroni (per la XII Commissione), di minoranza.

  La seduta termina alle 18,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MAURIZIO BARADELLO (DOC. XXIII, N. 17); GIANLUCA PINI (A.C. 3086-A); GIANLUCA PINI (A.C. 3766); MARIA CHIARA CARROZZA (A.C. 3766); GIANLUCA PINI (A.C. 3768); PAOLO ALLI (A.C. 3768); ELEONORA CIMBRO (A.C. 3768); FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (A.C. 3867-A); GIANLUCA PINI (A.C. 3867-A); ARCHI BRUNO (A.C. 3867-A); CHIARA SCUVERA (A.C. 3867); ROBERTA OLIARO (A.C. 3940); GIANLUCA PINI (A.C. 3940); PAOLO ALLI (A.C. 3940); GIANLUCA PINI (A.C.  3943); PAOLO ALLI (A.C. 3943); SANDRA ZAMPA (A.C. 3943); LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (A.C. 3944); FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (A.C.  3944); ADRIANA GALGANO (A.C.  3944); GIANLUCA PINI (A.C. 3944); PAOLO ALLI (A.C. 3944); LAURA GARAVINI (A.C. 3944).

  MAURIZIO BARADELLO (Dichiarazione di voto – Doc. XXIII, n. 17).
  Troppe carte, troppi adempimenti. Troppo costoso lo smaltimento dei rifiuti speciali in Veneto, così come rilevato dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
  Troppo costoso e quindi gli imprenditori imboccano scorciatoie che, anche se in questo caso non passano attraverso le maglie della criminalità organizzata, sono comunque divenute praticamente un «sistema industriale, alternativo a quello legale», per citare testualmente la relazione.
  Un «sistema» che ha consentito a centinaia di piccole e medie aziende di disseminare il Veneto di materiali pericolosi mischiandoli ai rifiuti «normali» al fine di velocizzare ed economizzare l'intero procedimento di smaltimento.
  Un quadro fosco che tuttavia fa da contraltare alle molte eccellenze della regione in campo ambientale, come la raccolta differenziata che pone il Veneto tra le prime regioni italiane.
   Veneto ha raggiunto, insieme al Trentino Alto Adige, 64,6%, di raccolta differenziata.
   valore medio delle regioni del nord del 54,4%.
   media nazionale del 42,3%.Pag. 88
  Un dato, quello Veneto, strettamente correlato all'alta percentuale di comuni – ben il 99% – interessati dal sistema di raccolta secco-umido.
  Nel dettaglio, la relazione ripercorre le inchieste giudiziarie più significative sulla gestione dei rifiuti urbani e speciali, prendendo le mosse dal caso della Valdastico sud (composti pericolosi utilizzati in cantiere).
  Ne sono emerse inquietanti vicende di malaffare, ma anche disinteresse diffuso – ancora più grave perché manifestato dalle amministrazioni comunali molte delle quali non avrebbero fra l'altro fornito alla Regione risposte circa la presenza di amianto nelle scuole e in altri edifici pubblici.
  C’è poi il capitolo dedicato al c.d. «giro-bolla», consistente nella sostituzione dei documenti allegati al carico di rifiuti per renderli solo apparentemente e soltanto dal punto di vista documentale conformi a quanto dovuto. Ciò per farne perdere la tracciabilità e riportare indicazioni di comodo per velocizzare lo smaltimento risparmiando in maniera consistente sui costi.
  Dunque un pericoloso groviglio che si fa sistema e tocca direttamente il legislatore perché è chiaro che fino a quando il circuito economico non è virtuoso per l'attività di recupero del rifiuto o per il suo invio in discarica, nessuno recupererà correttamente e si continueranno a cercare scappatoie andando, come ha dimostrato questa indagine, ben oltre la violazione delle autorizzazioni.
  E quando alle piccole imprese arrivano le condanne penali con aree da bonificare e rifiuti da smaltire, accade ormai sistematicamente che il responsabile diventi nullatenente e fallisca con l'unico risultato che a sobbarcarsi gli ingentissimi costi di bonifica sia lo Stato con il rischio che la realizzazione della bonifica venga di fatto posticipata o rimandata a tempo indeterminato.
  Alla tematica degli smaltimenti e delle bonifiche si aggiunge poi, secondo la Commissione, anche quella del recupero dei rifiuti.
  Vi sarebbe evidenza, infatti, di attività di recupero costruita a tavolino in assenza dei requisiti di legge: materiali non recuperabili, pericolosi o non ammessi in certe lavorazioni verrebbero spacciati per materia prima seconda e venduti per essere re-immessi nel ciclo produttivo sempre per trarne ingenti profitti da parte delle Aziende che li hanno prima fittiziamente recuperati e poi venduti.
  Al proposito si pone ovviamente la questione dei controlli.
  Dalla relazione dell'ARPA Veneto risulta che:
   su un totale di 1.174 impianti di trattamento rifiuti in regime ordinario e semplificato;
   247 sono stati oggetto di 845 controlli;
   e sono state rilevate 103 notizie di reato o illeciti amministrativi.

  Sugli impianti soggetti ad AIA sono state eseguite ispezioni ambientali integrate, con oneri a carico del gestore, controlli aggiuntivi; sono stati effettuati 1200 controlli su 485 siti contaminati presenti sul territorio regionale.
  L'attività di controllo dunque c’è, tuttavia per la Commissione non sarebbe riuscita ad arginare il diffondersi di comportamenti illeciti; la relazione evidenzia con preoccupazione anche il ruolo giocato dai vertici della struttura amministrativa regionale in una situazione ambientale definita «opaca e melmosa», in cui chi doveva vigilare l'ha fatto in modo non efficace o non l'ha fatto per niente.
  Da questo punto di vista la recente approvazione della legge 132 del 28 giugno 2016, recante l'istituzione del sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente ha introdotto un elemento positivo ed efficace attraverso il superamento del sistema di controlli parcellizzato e frammentario e la realizzazione sul territorio nazionale di un sistema unitario di agenzie territoriali in grado di garantire di standard di controllo e di prevenzione ambientale omogenei, i cosiddetti LEPTA.Pag. 89
  Ci trova d'accordo la proposta nella relazione di prevedere adeguate fideiussioni, disponendo l'accantonamento obbligatorio – da parte dei gestori degli impianti di trattamento e delle discariche – di quote del corrispettivo versato dalle aziende che conferiscono rifiuti.
  Riteniamo che solo adottando tale sistema è possibile evitare quanto oggi accade, cioè che i costi relativi alla messa in sicurezza e alla bonifica dei siti gravino sugli enti territoriali nel caso di risoluzione dei rapporti contrattuali, o di fallimento dell'ente gestore dell'impianto e/o della discarica.
  Le numerose inchieste giudiziarie esaminate nella relazione comprovano che molto spesso il comportamento scorretto nella filiera parte dalla fase di produzione del rifiuto: il produttore non rispetta le regole del deposito temporaneo e gestisce i propri scarti, senza attuare la necessaria differenziazione; l'impianto di destinazione, quindi, li riceve sotto una codifica non rappresentativa, li sottopone a un trattamento di recupero fittizio, dal quale risulta una certa percentuale di recupero (spesso minore del 10 per cento) e infine destina in discarica quasi l'intero carico. In tal modo, il rifiuto viene qualificato come sovvallo (ovvero il risultato della cernita di rifiuti solidi urbani), della selezione e quindi usufruisce del pagamento dell'ecotassa in misura ridotta, secondo una disposizione regionale che, considerandolo rifiuto speciale assimilabile agli urbani non pericolosi, stabilisce tale agevolazione.
  Ciò che desta meraviglia è il fatto che i gestori degli impianti indicati abbiano proseguito la loro attività illecita, anche dopo l'intervento dell'autorità giudiziaria, venendo fermati solo dal sequestro preventivo degli impianti, disposto dal gip.
  In tale contesto, giustamente – a nostro avviso – la Commissione propone il rafforzamento dei sistema delle sanzioni penali con un regime di confisca per equivalente, considerato che è possibile rinvenire beni da sequestrare, quando si è ancora nella fase delle indagini e l'indagato nulla sa del procedimento penale promosso nei suoi confronti, oppure non ha maturato puntuale contezza della situazione e, quindi, non ha ancora provveduto a sbarazzarsi dei beni che possono essere oggetto del provvedimento di sequestro.
  In effetti andrebbe valutata l'opportunità di introdurre, anche nell'ambito dei reati ambientali, l'istituto della «confisca per equivalente», che è stata applicata con successo in altri settori, dove «l'equivalente» andrebbe rapportato non solo ai profitti, ma anche ai danni cagionati all'ambiente e ai costi da sostenere per effettuare le bonifiche.
  Ci convince, poi, la necessità di utilizzare in maniera efficace il vigente sistema di controllo sulla tracciabilità del loro trasporto (SISTRI) così come quella di migliorare la consapevolezza sia degli operatori sociali, sia degli stessi cittadini direttamente coinvolti nel degrado dell'ambiente.
  Altrettanto positivo realizzare un circuito economico virtuoso per quanto riguarda il recupero o l'invio in discarica del rifiuto, attraverso un meccanismo impositivo che renda vantaggioso il riciclo.
  Ci trovano infine concordi i possibili interventi normativi proposti nella relazione con particolare riferimento a quelli finalizzati a provvedere con urgenza una semplificazione delle norme relative alla fase di rilascio di autorizzazioni, nonché quelli volti ad operare una netta distinzione tra il trattamento sanzionatorio dei rifiuti pericolosi, rispetto ai non pericolosi, e quello sull'ampliamento dei termini di prescrizione dei reati ambientali, sulla base della considerazione che la sicurezza di impunità costituisce causa importante della diffusione degli illeciti ambientali.
  Dunque nell'esprimere sincero apprezzamento per il lavoro svolto dalla Commissione Ecomafie e nel valutare positivamente il documento oggi al nostro esame, anche ai fini di un'azione più incisiva e risolutiva finalizzata al contrasto del fenomeno del traffico illecito dei rifiuti nella regione Veneto (ma non solo), il gruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico Pag. 90voterà convintamente a favore della relativa risoluzione presentata da tutti i gruppi.

  GIANLUCA PINI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3086-A).
  Signor Presidente, colleghi deputati, signori membri del Governo !
  L'Accordo al nostro esame prevede l'introduzione di forme di collaborazione assai incisive tra le forze di polizia del nostro Paese e quelle austriache, che si estenderanno dal livello generale a quello operativo a cavallo del confine.
  Le finalità sono di grande valenza sociale e politica, giacché comprendono il contrasto al terrorismo internazionale, alla grande criminalità organizzata, alle migrazioni clandestine ed al commercio illegale di armi e di droga.
  Oltre alle autorità centrali di pubblica sicurezza dei due Paesi, l'Accordo coinvolge quelle territoriali delle Province italiane di Belluno, Bolzano ed Udine, mentre per l'Austria sono interessati la Carinzia, il Salisburghese ed il Tirolo.
  Si prevedono scambi di informazioni e di esperienze, anche tramite la costituzione di gruppi congiunti e la creazione di Centri comuni nelle zone di frontiera.
  Si confermano, benché opportunamente attenuato dalla previsione di alcune condizioni, il diritto di inseguimento oltreconfine, debitamente annunciato ed autorizzato, nonché la facoltà per le parti contraenti di chiedere l'assistenza della controparte, che potrà essere negata solo in circostanze eccezionali, invocando la necessità di tutelare interessi inderogabili, come quelli alla protezione della propria sovranità.
  Il tutto comporterebbe oneri di gestione significativi, ma non insopportabili, trattandosi di poco più di 126 mila euro annui. Va notato come tra la polizia austriaca e quella ferroviaria italiana siano già state sperimentate forme di cooperazione sui treni in transito nel Friuli.
  La crescente pressione migratoria e criminale, oggi più alta di quanto non fosse nel 2014, rende la ratifica e l'esecuzione di questo Accordo bilaterale con l'Austria ancora più urgenti ed importanti di quanto non fossero due anni fa.
  Per questi motivi, Signor Presidente, colleghi deputati e signori membri del Governo, il Gruppo della Lega Nord Autonomie voterà a favore di questo provvedimento.

  GIANLUCA PINI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3766).
  Signor Presidente, colleghi Senatori, signori membri del Governo !
  L'autorizzazione alla ratifica al nostro esame concerne un altro accordo bilaterale con il Vietnam, paese emergente del Sud-Est Asiatico che viene considerato di grande importanza anche ai fini del bilanciamento geopolitico della potenza cinese.
  In questo caso, il trattato verte sulla cooperazione nella lotta alla criminalità.
  La realtà criminale vietnamita e quella italiana hanno in effetti punti di contatto, pur nella forte differenza dei contesti, trattandosi di due paesi, il nostro ed il loro, entrambi alle prese con il problema della criminalità organizzata e del traffico di stupefacenti.
  L'intesa prevede peraltro anche il terrorismo e la lotta al traffico dei migranti tra gli ambiti di collaborazione nella repressione del crimine.
  Come di consuetudine in questi casi, lo strumento principale di cooperazione, attesa la grande distanza geografica che ci separa dal Vietnam, è rappresentato soprattutto dallo scambio di esperienze e conoscenze, che avviene usualmente con visite di delegazioni ed il distacco temporaneo di propri funzionari presso la controparte.
  La struttura dell'Accordo riflette un modello standard che prevede anche la richiesta e la prestazione di assistenza reciproca ed altresì le circostanze in cui può essere rifiutata. Contempla anche le ovvie garanzie richieste dalle circostanze per evitare compromissioni di sovranità o lo sfruttamento per fini impropri dello strumento pattizio, ad esempio per perseguire oppositori colpevoli di reati politici non riconosciuti dal nostro ordinamento.Pag. 91
  I maggiori oneri previsti a carico del bilancio dello Stato sono pari a circa 60 mila euro annui a regime.
  Il Gruppo della Lega Nord Autonomie, non ravvisando elementi che costituiscano difficoltà politiche, conferma alla Camera il voto favorevole già annunciato nella scorsa primavera al Senato.

  MARIA CHIARA CARROZZA (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3766).
  L'Accordo con il Vietnam per la cooperazione nella lotta alla criminalità è finalizzato ad intensificare la collaborazione bilaterale per il contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, al traffico illegale di sostanze stupefacenti e psicotrope ed ai loro precursori, alla tratta di esseri umani, al traffico di migranti, al terrorismo e ad altri reati, in un contesto internazionale che ne richiede l'intensificazione, anche alla luce degli sviluppi del terrorismo internazionale.
  L'intesa è importante per la realizzazione di una cooperazione bilaterale di polizia che meglio aderisca alle attuali esigenze di entrambi i Paesi, in conformità a quanto previsto dai rispettivi ordinamenti giuridici e dagli obblighi internazionali.
  Il testo è configurato sulla base del modello utilizzato dal Dipartimento della Pubblica sicurezza nelle relazioni con Paesi extraeuropei.
  L'Accordo, individua il Ministero dell'interno italiano e il Ministero della Pubblica sicurezza vietnamita come autorità competenti alla sua attuazione e definisce le forme della cooperazione, prevedendo, fra l'altro, misure come lo scambio d'informazioni e di prassi operative, e la formazione delle Forze di polizia.
  L'accordo non presenta profili di incompatibilità con la normativa nazionale.
  In conclusione vorrei ribadire inoltre, che il Vietnam rappresenta oggi un Paese in grande crescita economica, che ha avviato un significativo processo di riforme interne e di ricollocazione strategica dal punto di vista delle alleanze internazionali, testimoniato anche dall'Accordo quadro globale di partenariato e cooperazione con l'Unione europea – recentemente esaminato alla Camera – che delinea un modello nuovo, migliore e più moderno per gli accordi di libero scambio fra l'Unione europea e questo hub strategico per l'intero Sud-est asiatico. Il Vietnam è un paese, che oltre alle sostanziali riforme poste in atto in campo economico, è aperto anche alla discussione nel campo del rispetto dei diritti umani, in particolare nell'ambito della pena di morte.
  Vorrei quindi porre attenzione sul tema della riduzione delle esecuzioni capitali, in cui si registrano segnali positivi, consapevole che il nostro Governo si sta impegnando su questo aspetto nell'ambito delle relazioni con tale Paese.

  GIANLUCA PINI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3768).
  Signor Presidente, Colleghi Deputati, Signori Membri del Governo !
  Com’è noto, Andorra è considerata internazionalmente un paradiso fiscale, che deve a questo suo status una parte significativa del proprio benessere.
  Non di rado, le sue banche ed istituzioni finanziarie sono finite al centro di scandali che hanno rivelato al mondo intero l'opacità della legislatura del Principato, che cerca di proteggere al massimo la privacy economica di chi vada a depositarvi il suo denaro.
  L'Accordo sottoposto al nostro esame suscita quindi più di un interrogativo. Se da un lato, infatti, sul piano delle finalità appare largamente opportuno e condivisibile, dall'altro, in sede di risultati da pronosticare, non autorizza alcun ottimismo.
  Nulla infatti al suo interno lascia presagire una volontà di Andorra di metter mano alle proprie leggi per accrescere la trasparenza dei depositi di cui si servono anche gli italiani interessati a celare al nostro fisco, peraltro sempre troppo rapace, parte più o meno cospicua dei propri redditi.
  L'Accordo prevede che le parti forniscano ogni informazione utile e disponibile che possa aiutare la controparte a riscuotere imposte e erediti d'imposta, nonché Pag. 92ad istruire procedimenti giudiziari in materia fiscale. Contempla anche la possibilità che le parti si aiutino nella ricerca delle informazioni di cui non dispongano. Ammette altresì che si possano autorizzare interrogatori di persone a richiesta di una parte nel territorio della controparte.
  Sono naturalmente presenti anche delle garanzie. Non potranno infatti essere ottenute informazioni suscettibili di compromettere dei segreti commerciali, industriali o professionali. E comunque le parti saranno tenute a rispettare un obbligo di riservatezza sui dati che chiederanno ed otterranno.
  Dall'Accordo con Andorra non dovrebbero comunque derivare oneri aggiuntivi per la nostra finanza pubblica. In questo senso, non è un esercizio dannoso e come petizione di principio è altamente condivisibile. Su queste basi e senza farsi eccessive illusioni, Signor Presidente, Colleghi Deputati, Signori Membri del Governo, il Gruppo della Lega Nord Autonomie voterà a favore anche di questa ratifica.

  PAOLO ALLI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3768).
  Il Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC), voterà a favore della ratifica dell'accordo tra Italia ed Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale.
  L'Accordo tra la Repubblica italiana e il Principato di Andorra scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015, è stato redatto sulla base del modello TIEA (Tax Information Exchange Agreement) predisposto dall'OCSE nell'aprile 2002, che consiste in un accordo finalizzato allo scambio di informazioni tra gli Stati che, in ragione del ridotto interscambio commerciale, non ritengono necessario stipulare una Convenzione contro le doppie imposizioni. L'Accordo in esame costituisce la base giuridica per intensificare la cooperazione tra le amministrazioni fiscali delle Parti attraverso uno scambio di informazioni che garantisca un adeguato livello di trasparenza.
  L'Accordo, infatti, può rappresentare una delle basi per poter inserire Andorra nella white list dei Paesi e dei territori che consentono un adeguato scambio di informazioni con l'Italia, da emanare ai sensi dell'articolo 168-bis del Testo unico delle imposte sui redditi (decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986 n. 917) introdotto dall'articolo 1, comma 83 della legge finanziaria del 2008 (legge n. 244/2007).
  I punti centrali dell'Accordo tra Italia ed Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, sono costituiti dall'articolo i e dall'articolo 3.
  L'articolo 1 dispone che le informazioni oggetto dello scambio sono quelle presumibilmente rilevanti per la determinazione, l'accertamento, l'applicazione e la riscossione delle imposte oggetto dell'Accordo, per il recupero e la riscossione coattiva dei, crediti d'imposta oppure per le indagini e i procedimenti giudiziari legati a questioni fiscali. Le informazioni sono considerate riservate ai sensi dell'articolo 8 dell'Accordo in esame.
  Restano impregiudicati i diritti delle persone secondo la legislazione della Parte interpellata, a condizione che tale salvaguardia non ostacoli o ritardi l'effettivo scambio delle informazioni. Sono infine salvaguardati gli obblighi internazionali delle Parti e i rispettivi ordinamenti interni, nonché i vincoli derivanti all'Italia dalla sua appartenenza all'Unione europea.
  L'articolo 3, invece, provvede ad enumerare le imposte considerate dall'Accordo, che per l'Italia sono: imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), imposta sul reddito delle società (IRES), imposta regionale sulle attività produttive. (IRAP), imposta sul valore aggiunto (IVA), imposta sulle successioni, imposta sulle donazioni e imposte sostitutive.
  Per Andorra si fa riferimento all'imposta sui trasferimenti di beni immobili e relativi plusvalori, nonché alle vigenti imposte dirette. È altresì prevista l'applicazione dell'Accordo ad ogni imposta di natura identica istituita dopo la data della firma di esso: allo scopo le autorità competenti delle due Parti si notificheranno le modifiche apportate alle disposizioni fiscali Pag. 93e alle procedure per la raccolta delle informazioni previste dall'accordo in esame.
  In conclusione, alla luce dell'intento dell'Accordo tra Italia ed Andorra di mettere ordine nel complesso sistema delle normative in materia fiscale, il Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC) ribadisce il proprio voto favorevole alla conversione in legge del ddl 3768 al nostro esame.

  ELEONORA CIMBRO (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3768).
  Signora Presidente, Onorevoli Colleghi !
  L'Accordo tra la Repubblica italiana e il Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, stretto a Madrid il 22 settembre 2015, si inserisce nel quadro degli orientamenti condivisi dall'Italia nelle diverse sedi internazionali in tema di potenziamento degli strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale internazionale, favorendo la cooperazione fra le amministrazioni fiscali attraverso uno scambio di informazioni necessario a garantire il raggiungimento di adeguati livelli di trasparenza. L'accordo non risulta incompatibile con la politica nazionale e comunitaria – essendo, peraltro, basato sui più aggiornati standard OCSE il Trattato va, anzi, a colmare un vuoto legislativo in merito agli obblighi internazionali già assunti dall'Italia nel ramo della cooperazione amministrativa e non prevede oneri di attuazione per lo Stato, se non le risorse ordinarie, essendo al contrario, nella lunga scadenza, una (preziosa fonte di recupero di gettito Nel dettaglio, per l'Italia le imposte che potranno essere sottoposte a scambio informativo sono l'IRPEF, l'IRES, l'IRAP, VIVA, l'imposta sulle successioni, quella sulle donazioni e le imposte sostitutive. Il testo dell'Accordo fornisce un insieme di definizioni chiare e precise atte a dipanare eventuali difformità interpretative e regolamenta le modalità di scambio delle informazioni, che prevedono, tra le altre cose, in conformità con l'obiettivo prioritario della lotta all'evasione fiscale, anche il superamento del segreto bancario, la deposizione di testimoni o la fornitura di copie autenticate di documenti rilevanti, l'elenco dei casi in cui è ammesso il rifiuto di una richiesta di informazioni – in quanto contraria all'ordine pubblico, o lesiva nei confronti di segreti commerciali, industriali o professionali –, le garanzie di riservatezza e la possibilità di aprire una procedura di risoluzione amichevole del conflitto, in caso di controversie.
  Per quanto appena esposto, non posso che dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3867-A).
  Signor Presidente, Onorevoli Colleghi !
  L'Accordo in esame riguarda la realizzazione progressiva di un regime armonizzato di tutela brevettuale nell'Unione europea, che riveste cruciale importanza per la competitività delle nostre imprese innovative e al fine di attrarre investimenti esteri nel nostro Paese. L'Accordo istitutivo di un tribunale unificato dei brevetti costituisce il secondo pilastro giurisdizionale della tutela, la cui parte sostanziale è contenuta nei Regolamenti n. 1257/2012 e n. 1260/2012 relativi, rispettivamente, all'attuazione di una cooperazione rafforzata nel settore dell'istituzione di una tutela brevettuale unitaria e all'attuazione di una cooperazione rafforzata nel settore dell'istituzione di una tutela brevettuale unitaria con riferimento al regime di traduzione applicabile. Non mi soffermerò su questi ultimi profili: è nota a tutti i Colleghi la posizione italiana, e a tal proposito ritengo fondamentale dar seguito alla risoluzione del 23 giugno 2015 che impegna il Governo ad aderire alla suddetta cooperazione rafforzata.
  Ai vantaggi in termini di semplificazione delle procedure di rilascio dei brevetti e di costi (soprattutto di traduzione), offerti dal brevetto unitario europeo, si aggiunge con l'Accordo in esame, un sistema unificato di risoluzione delle controversie in materia brevettuale, attuato mediante la competenza esclusiva del tribunale unificato dei brevetti. Il sistema di tutela risulterà quindi completo ed effettivo Pag. 94al termine del periodo transitorio di 7 anni previsto dall'Accordo, nel quale sussisterà una competenza alternativa del tribunale e dei giudici nazionali. Alcune modifiche alla disciplina interna sono necessarie: al decreto legislativo 27 giugno 2003, n. 168 sulla competenza delle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale e intellettuale presso tribunali e corti d'appello, in particolare per le azioni di merito e cautelari di competenza esclusiva del tribunale europeo; all'articolo 66 del codice della proprietà industriale di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, in materia di diritto di brevetto, al fine di delineare alcune azione vietate a terzi.
  Un profilo istituzionale dell'istituendo tribunale unificato dei brevetti, che si avvarrà di una divisione centrale, con sede a Parigi, e di due ulteriori sezioni con sede a Londra e a Monaco di Baviera, riguarda l'eventualità di una candidatura italiana, sia quale sezione della divisione centrale, al posto di Londra che decadrebbe a seguito della brexit, sia quale divisione locale, come previsto dall'Accordo. Si tratta di opportunità strategiche da valutare con attenzione, di cui il Parlamento insieme al Governo devono cogliere ogni possibilità di successo nell'interesse del tessuto economico dell'Italia e delle nostre imprese innovative, anche di quelle operanti all'estero, e di quelle estere che intendono tornare ad investire in Italia !
  Con queste considerazioni dichiaro, quindi, il voto favorevole del mio Gruppo parlamentare.

  GIANLUCA PINI (Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3867-A).
  Signor Presidente, Colleghi Deputati, Signori membri del Governo !
  Con l'Accordo per l'istituzione di un tribunale unificato europeo dei brevetti è stato completato il sistema previsto per offrire una tutela più efficace agli inventori più innovativi, prima non sufficientemente protetti dai singoli sistemi nazionali.
  All'Accordo siglato nel 2013 a Bruxelles hanno aderito 25 Stati dell'Unione. Manca tra di loro la Croazia, perché ancora non parte dell'Unione alla firma dell'intesa, nonché la Spagna e la Polonia, che hanno invece deciso deliberatamente di sottrarvisi.
  Tra i partecipanti vi è anche il Regno Unito, circostanza a nostro avviso importante, perché quando il Governo britannico diretto dalla Signora May riterrà finalmente opportuno di attivare la procedura prevista dai Trattati per far uscire Londra dall'UE si porrà anche il problema della riassegnazione di una delle due sedi distaccate della direzione centrale del Tribunale.
  La sede centrale del Tribunale unificato, che sarà a Parigi, avrà infatti due sezioni distaccate, che dovranno trovarsi rispettivamente a Monaco di Baviera e nella capitale britannica.
  Noi riteniamo che l'Italia possa e debba farsi avanti per ottenere a tempo debito la riassegnazione al nostro Paese della sede distaccata del Tribunale che si è previsto di insediare a Londra quando del referendum sul Brexit neanche si parlava. E questa richiesta l'abbiamo anche formalizzata in un apposito ordine del giorno, di cui abbiamo sostenuto l'approvazione.
  Va sottolineato che ospitare una sede distaccata del Tribunale nel nostro Paese costituirebbe un riconoscimento per le capacità innovative della nostra tecnologia ed anche un modo per portare da noi posti di lavoro altamente qualificati, non importa se occupati poi in larga parte da cittadini di Stati membri della UE diversi dal nostro, con indotti importanti sul piano locale, tanto a livello economico quanto sul piano culturale e sociale.
  Pensiamo anche che in occasione dell'eventuale riassegnazione della sede distaccata di Londra ad una città italiana si possa discutere di una promozione della nostra lingua nazionale anche all'interno della burocrazia che gestirà il Tribunale unificato. Siamo peraltro già garantiti rispetto al fatto che nei procedimenti che coinvolgeranno nostri concittadini o nostre imprese sarà possibile chiedere l'uso dell'italiano.Pag. 95
  Qualora non ottenessimo la riassegnazione ad una città del nostro Paese della sede distaccata di Londra, riteniamo che si possa considerare anche l'ipotesi di costituire da noi una sede locale o regionale del sistema di corti che comporrà il Tribunale unificato.
  La ratifica richiede alcuni adattamenti del nostro diritto interno, di cui agli articoli 3 e 4 del Disegno di Legge di ratifica, mentre la partecipazione del nostro Paese al Tribunale unificato costerà, a regime, oltre un milione di euro all'anno.
  Non siamo pregiudizialmente ostili a questo Accordo, Signor Presidente, Onorevoli Colleghi e Signori del Governo, ma è per noi importante che si faccia tutto il possibile a questo punto per portare a casa nostra nuovi posti di lavoro, dell'indotto ed anche una maggior accessibilità alla tutela dei nostri interessi e brevetti.

  BRUNO ARCHI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3867-A).
  La ratio principale del pacchetto brevettuale europeo – formato oltre che dall'Accordo in esame, dai regolamenti UE 1257 e 1260 del 2012, che saranno applicati solo dopo l'entrata in vigore dell'Accordo – è quella di creare un sistema completo di protezione sovranazionale, con un'efficacia giuridica unitaria, in seno al territorio dell'Unione europea, dei brevetti rilasciati ai sensi della Convenzione di Monaco del 1973, ma dando vita anche a un tribunale comune per una rapida risoluzione delle controversie.
  Senza entrare nel dettaglio dell'Accordo che conta, nel solo preambolo, ottantanove articoli, raggruppati in cinque parti, oltre a due allegati contenenti rispettivamente lo statuto del tribunale unificato dei brevetti e i criteri di distribuzione del contenzioso tra le varie sedi, mi limito a osservare che stiamo per votare una ratifica che stabilisce agli articoli da 49 a 51, salvo una serie di disposizioni derogatorie, che la lingua del procedimento (articolo 49) innanzi alle divisioni regionali o locali del tribunale è una delle lingue ufficiali dello Stato che ospita la divisione interessata, ovvero una delle lingue ufficiali designate dagli Stati membri contraenti che condividano una divisione regionale. Essendo previste al momento solo la divisione centrale di Parigi e le sezioni di Londra e Monaco di Baviera, ne deriva il regime sostanzialmente trilinguistico contestato tuttora dalla Spagna e, in una prima fase, anche dal nostro Paese.
  Inoltre con la Brexit non sappiamo cosa succederà alla sezione del tribunale di Londra.

  CHIARA SCUVERA (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3867-A).
  La questione centrale è diffondere l'opportunità di tutelare il know-how, di difendersi dalla contraffazione, di brevettare, di internazionalizzare. Mettere in campo un nuovo sistema di protezione brevettuale, ripeto rigoroso e accessibile allo stesso tempo, che consenta di valorizzare le vocazioni dell'Europa e le sue produzioni effettivamente innovative. Sappiamo che l'EPO così come il TUB sono organismi indipendenti; il nuovo Patent System non è però estraneo al quadro giuridico europeo di cui è garante la Corte di Giustizia.
  Anche l'affermazione veloce di nuovi modelli di business impone all'Europa di dotarsi di un vero sistema sovranazionale di tutela che la renda più forte nella competizione sul brevetto mondiale, anche per la severità della valutazione che già caratterizza il sistema tradizionale.
  Brevettare è strategico per le aziende italiane, ancor più adesso che il nostro Paese ha accettato le sfide di Industria 4.0 (come commissione attività produttive abbiamo appena concluso un'importante indagine conoscitiva a seguito della quale il Governo sta mettendo a punto il piano industriale).
  Gli studi di EPO evidenziano come oggi, con l'attuale sistema di brevetto europeo tradizionale (da validarsi, lo ricordiamo, nei singoli Stati membri) dalle imprese italiane provengano ogni anno circa 4000 domande di registrazione, ossia circa il 2% del totale. Si stima, invece, che con il nuovo sistema di brevetto unitario europeo, sistema di registrazione semplificata Pag. 96con un'automatica validità in tutti gli Stati aderenti alla cooperazione rafforzata, la percentuale raddoppierebbe.
  E proprio per consentire alle nostre imprese innovative di brevettare di più in Europa che il nostro Governo ha fatto la scelta politica di aderire alla cooperazione rafforzata sul brevetto unitario europeo, scelta incoraggiata dalla risoluzione che abbiamo approvato congiuntamente come Commissioni Attività Produttive e Politiche Europee. Quest'adesione, che decorre dal primo ottobre 2015, ha consentito all'Italia, finalmente, di sedere come membro, e non più come semplice osservatore, nel Select Committee, ossia nel Comitato ristretto del Consiglio di amministrazione dell'Epo che, ricordiamo, ha la funzione di garantire non solo la governance e la sorveglianza delle attività già assegnate all'Ufficio Europeo Brevetti ma anche l'ammontare delle tasse di rinnovo e la quota di distribuzione delle tasse di rinnovo, aspetti, questi ultimi due, che non possono che riguardare fortemente un Paese come il nostro, con un tessuto produttivo a prevalenza di micro e pmi.
  Dopo aver perso il ricorso sulla cooperazione rafforzata incentrato sul trilinguismo – questione certamente molto rilevante, ma che secondo noi per troppo a lungo è stata ostativa rispetto alla partecipazione al sistema – l'Italia dovrebbe scegliere la strada della marginalità e non rappresentare, come invece ha fatto già con alcuni successi negoziali sui costi processuali – le istanze del proprio sistema produttivo ? Invece il 15 dicembre scorso, partecipando al Comitato Ristretto l'Italia ha contribuito a scrivere le regole legali, amministrative e finanziarie di operatività del brevetto unitario europeo: regole sul sistema di protezione brevettuale (procedure amministrative per presentazione domande, iscrizione nel registro, regole per pagamento tasse di rinnovo), regole per pagamento tasse di rinnovo (per tutti i 26 Paesi e per tutte le imprese il costo di un brevetto unitario sarà di 35.500 Euro, cioè il 78% in meno rispetto al costo di un tradizionale brevetto europeo); regole per la distribuzione delle tasse (che significa introiti per l'erario) tra gli Stati Membri e rispetto a cui all'Italia sarà assegnata una quota pari all'8,17% del totale – e se l'Italia avesse aderito prima, quest'introito sarebbe più elevato e potrà aumentare brevettando di più.
  Con l'approvazione di tali regole legali, amministrative e finanziarie è stata completata la parte di attuazione del sistema di protezione brevettuale con effetto unitario, la cui applicazione è subordinata all'entrata in vigore del Tribunale Unificato dei Brevetti, prevista per gli inizi del 2017. Nel 2016 ci sarà un periodo transitorio per lo start up della Corte. L'Italia deve, per tutelare i propri interessi nazionali, procedere con speditezza alla ratifica dell'accordo, per potere avere voce in capitolo per esempio sulla composizione dei collegi giudicanti.
  Grazie al lavoro del nostro Governo e di una accresciuta credibilità in Europa, nel sottogruppo Finanze l'Italia ha raggiunto l'accordo sui diritti processuali, che contempla, ad esempio, uno sconto del 40% delle tasse processuali per le micro e piccole imprese europee, rimborsi delle spese a seconda della dimensione dell'impresa, oltre che premialità per il comportamento processuale. Un risultato non da poco, rispetto alla legittima preoccupazione di una difficoltà dell'accesso alla tutela per le imprese di minore dimensione.
  Anche la Commissione Europea sta lavorando a un pacchetto di misure specifiche di sostegno alle pmi, sempre a rafforzare la ratio del nuovo Patent System: più accessibilità alla tutela dell'innovazione.
  Per le pmi importanti agevolazioni «processuali» della buona fede dell'impresa di piccole dimensioni convenuta in inibitoria nel caso di assenza di traduzione nel brevetto. L'entrata in vigore della nuova tutela sovranazionale del Patent System non pregiudica comunque la possibilità di adire la giurisdizione nazionale: varrà un doppio binario di tutela.
  Il punto è, più che altro fornire alle imprese di minori dimensioni servizi ove volessero accedere alla tutela europea. E Pag. 97qui il sistema camerale può svolgere un ruolo importante di informazione, così come le associazioni di categoria di accompagnamento all'assistenza e, naturalmente bisogna incoraggiare la costituzione di reti di imprese e l'associazionismo d'impresa per fare massa critica e rendere più forti i piccoli.
  Abbiamo quindi di fronte una grande opportunità, sfidante anche per i nostri professionisti e per il nostro diritto industriale. Opportunità di internazionalizzazione, opportunità di rafforzamento di una tutela specializzata in Europa, opportunità di un contrasto alla contraffazione. Tutto ciò significa restituire competitività al sistema, aiutare l'Europa intera a crescere sulla via della qualità, considerando che il sistema europeo è già molto più severo, ad esempio di quello statunitense, nelle pratiche di registrazione dei brevetto.
  E avendo aderito alla cooperazione rafforzata e dopo Brexit, l'Italia potrebbe aspirare ad ottenere non solo una sede locale, ma anche una sede centrale del TUB, quella dedicata per materia al farmaceutico, che faccia distretto con l'Agenzia Europea del farmaco per cui il Sindaco Sala ha candidato Milano. Proprio su quel punto presentiamo un ordine del giorno, ritenendo che questo risultato rafforzerebbe la coesione e l'integrazione europea, coinvolgendo anche il sud Europa.
  Per tutte queste ragioni dichiaro il voto favorevole del PD.

  ROBERTA OLIARO (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3940).
  Signora Presidente, rappresentanti del Governo, Onorevoli colleghi !
  Stiamo per votare la ratifica di un Accordo di estrema rilevanza e necessario per disporre di un quadro giuridico completo nell'ambito della lotta alle frodi doganali.
  L'Accordo favorisce la cooperazione amministrativa tra la Repubblica italiana e il Governo degli Stati uniti messicani in materia doganale e stabilisce l'impegno delle parti a fornirsi reciproca assistenza e cooperazione per assicurare la corretta applicazione delle rispettive legislazioni e migliorare le azioni di accertamento e repressione delle violazioni.
  Si stabilisce la fornitura di assistenza tra le due autorità doganali, con particolare riferimento alla trasmissione di documenti, con un impegno di speciale sorveglianza su persone e merci che si presume siano coinvolti in violazioni delle normative doganali.
  L'Accordo disciplina, inoltre, i casi in cui l'assistenza può essere rifiutata; fissa i criteri di ripartizione delle spese fra le parti e definisce l'ambito territoriale di applicazione e le ipotesi di risoluzione delle controversie.
  Il provvedimento potrà consentire di assicurare una più corretta applicazione delle rispettive legislazioni doganali; rafforzare i mezzi di lotta contro la frode; contrastare il traffico illecito degli stupefacenti; agevolare e semplificare le procedure doganali connesse a ogni legittima transazione, rendendo più trasparente l'interscambio commerciale e meno oneroso il compito degli operatori.
  L'intervento legislativo presenta numerosi vantaggi, come quello di regolare in maniera schematica e certa gli interscambi tra i due Paesi, attualmente non disciplinati. I destinatari diretti, cioè le amministrazioni doganali, potranno infatti beneficare di maggiore cooperazione bilaterale, con i conseguenti effetti positivi sulle attività di prevenzione. Allo stesso modo, i destinatari indiretti, cioè gli operatori economici, beneficeranno di agevolazioni e semplificazioni connesse alle procedure doganali per ogni legittima transazione e di una maggiore trasparenza nelle attività di interscambio commerciale tra i due Paesi.
  L'Accordo è in linea con la normativa nazionale, l'ordinamento comunitario e gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese, si tratta di misure condivisibili, inoltre, la mancata ratifica potrebbe avere delle ripercussioni negative sulle attività di prevenzione e controllo dei traffici illeciti, per questi motivi dichiaro il voto favorevole del Gruppo di Scelta Civica.

Pag. 98

  GIANLUCA PINI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3940).
  Signor Presidente, Colleghi Deputati, Signori Membri del Governo !
  L'Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra Italia e Messico, risalente all'ormai lontano 2011, non implica dal nostro punto di vista insormontabili questioni politiche. Non copre la cooperazione nel settore penale, ma concerne soprattutto lo scambio di informazioni utili a reprimere i reati doganali.
  Al centro delle preoccupazioni ci sono il commercio di sostanze proibite come le droghe, ma anche quello dei beni archeologici, delle armi di distruzione di massa e dei relativi precursori, nonché degli animali di specie protette e delle loro parti, come pelli o altro.
  L'intento perseguito è quello di permettere alla autorità doganali dei due Paesi contraenti, Italia e Messico, di disporre di uno strumento aggiuntivo nella lotta ai traffici illegali, al fine di renderne più efficace il contrasto.
  I contenuti delle disposizioni sono di carattere eminentemente tecnico e rispondenti al buon senso. Anche gli oneri di gestione dell'intesa sono modesti e del tutto sostenibili, trattandosi di poco meno di 18 mila euro annui, che serviranno a finanziare lo scambio di informazioni ed esperienze tra le due parti contraenti.
  Le brevi considerazioni che precedono permettono al Gruppo Lega Nord Autonomie di esprimere un voto favorevole.

  PAOLO ALLI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3940).
  Il Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC), voterà a favore della ratifica dell'accordo tra Italia e Stati uniti messicani relativo alla mutua assistenza amministrativa in materia doganale.
  L'Accordo tra Italia e Stati Uniti messicani, con Allegato, sottoscritto a Roma il 24 ottobre 2011, è finalizzato a predisporre un quadro giuridico completo nell'ambito della lotta alle frodi doganali.
  Dall'esecuzione dell'Accordo sono attesi benefici in materia doganale, in quanto la più corretta applicazione delle rispettive legislazioni di settore dovrebbe consentire tra l'altro di contrastare il traffico illecito di stupefacenti, e comunque di agevolare e semplificare le procedure doganali connesse alle transazioni legittime, rendendo più trasparente e meno oneroso il compito degli operatori addetti all'interscambio commerciale tra i due Paesi.
  Il campo di applicazione e si individuano nelle Amministrazioni doganali delle due Parti contraenti le Autorità competenti per l'applicazione; il comma 5 dell'articolo 2 dell'Accordo, in particolare, salvaguarda gli obblighi doganali dell'Italia in ragione della sua appartenenza all'Unione europea, nonché per la presente o futura adesione ad intese intergovernative europee nelle stesse materie.
  Il comma 3, inoltre, limita esclusivamente alla mutua assistenza amministrativa tra le Parti l'ambito di applicazione dell'Accordo, escludendo dunque l'assistenza in campo penale.
  Come previsto per gli accordi di cooperazione tra corpi di polizia di due o più Paesi diversi, anche nel settore dell'assistenza amministrativa in materia doganale fondamentale risulta essere Io scambio di informazioni tra le Amministrazioni nell'azione di contrasto al traffico di stupefacenti o alle frodi doganali.
  L'Accordo in questione molto opportunamente, agli articoli 3 e 9, stabilisce l'obbligo delle Amministrazioni di scambiare tra di loro ogni informazione che possa rivelarsi utile nel contrastare il traffico di droghe o qualsiasi altra forma di transizione illegittima.
  Per questi motivi, il Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC) ribadisce il proprio voto favorevole alla conversione in legge del ddl 3940 tra l'Italia e gli Stati uniti messicani in materia di reciproca assistenza in materia doganale.

  GIANLUCA PINI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3943).
  Signor Presidente, Colleghi Deputati, Signori Membri del Governo !
  L'Accordo oggi al nostro esame rientra nel vasto novero di intese bilaterali strette dal nostro Paese per intensificare la collaborazione Pag. 99nella sfera della Difesa con altre nazioni. La valenza specifica di questo strumento di diplomazia militare può forse essere meglio apprezzata se si considera che l'attuale Repubblica d'Armenia è erede della Repubblica Sovietica d'Armenia ed è rimasta fortemente legata a Mosca. Non è parte dell'Alleanza Atlantica né intende al momento avvicinarsi alla Nato, al contrario della Georgia, con cui confina.
  Ratificare questo Accordo è quindi un gesto distensivo di grande importanza nei confronti del mondo più vicino alla Russia, con il quale noi riteniamo si debbano mantenere proficue relazioni politiche e commerciali anche in quest'epoca contrassegnata dall'imposizione reciproca di sanzioni.
  È importante sottolineare come in nessun caso da questa intesa con gli armeni potrà derivare un coinvolgimento delle nostre Forze Armate nel contenzioso ancora aperto che coinvolge l'Azerbajian per il controllo del Nagorno-Karabakh.
  I campi della cooperazione bilaterale sono quelli consueti dello scambio di informazioni, dell'addestramento congiunto, dello sport militare, della logistica e, persino, della lotta all'inquinamento collegato alle attività militari. Anche gli strumenti di cui si prevede l'utilizzo sono quelli tradizionali: visite reciproche, scambi di esperienze e frequenza presso i corsi di formazione previsti per gli ufficiali della controparte.
  I costi di funzionamento previsti sono assai contenuti: poco meno di 6.400 euro ad anni alterni. Riteniamo infine molto significativo che questo Accordo giunga all'esame del Senato a stretto ridosso della visita che Papa Francesco ha fatto nei giorni scorsi alla Repubblica d'Armenia.
  La Lega Nord Autonomie-Noi per Salvini voterà conseguentemente a favore di questo provvedimento, anche come forma di sostegno politico all'indipendenza ed alla sicurezza dell'Armenia, che si trova in una condizione di grave precarietà geopolitica, circondata com’è da Georgia, Azerbaijan, Iran e Turchia.

  PAOLO ALLI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3943).
  Il Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC), voterà a favore della ratifica dell'accordo tra Italia ed Armenia nel settore della difesa.
  L'Accordo tra Italia e Armenia del 17 ottobre 2012 sulla cooperazione nel settore della difesa intende sviluppare e disciplinare-1a cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Paesi, con l'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la cooperazione in materia di sicurezza.
  L'Accordo, la cui fase negoziale è stata avviata nel 2011 per iniziativa della controparte armena, finalizzato anche ad incidere positivamente per quanto informa indiretta in taluni settori produttivi e commerciali dei due Paesi, ha anche una valenza stabilizzatrice di un'area di particolare valore strategico e di interesse politico alla luce degli interessi nazionali e degli impegni internazionali assunti dall'Italia in quella regione.
  Si rammenta che l'Armenia è membro dell’Euro-Atlantic Partnership Council, in qualità di stato «partner» dell'Organizzazione del Nord-Atlantico, e che nel 1994 ha sottoscritto l'Accordo tra gli Stati partecipanti al Trattato del Nord Atlantico e gli altri Stati partecipanti al «Partenariato per la Pace» concernente lo status delle loro forze (PfP SOFA).
  Intervenendo presso la 3a Commissione del Senato durante la discussione generale del disegno di legge di ratifica dell'Accordo in esame (A.S. 1661 approvato dall'Assemblea del Senato il 28 giugno 2016) il rappresentante del Governo ha evidenziato l'importanza dell'Accordo, affermando che l'Armenia, pur non avendo accettato l'invito a stipulare un Accordo di associazione con l'Unione europea, ha rafforzato la cooperazione militare con la Nato e partecipa ad alcune significative missioni internazionali, tra cui quella in Libano (UNIFIL) a guida italiana.
  La grande attenzione dell'Armenia per il nostro Paese e la profondità del legame tra le reciproche tradizioni culturali è stata sottolineata nei corso della recente Pag. 100missione (aprile 2016) di una delegazione parlamentare a Jerevan, in occasione della commemorazione del 1010 anniversario del genocidio, reiterazione della partecipazione dello scorso anno da parte del Presidente della. Commissione esteri della Camera dei deputati italiana.
  Nella recente occasione è stata ribadita la costante vicinanza del Parlamento italiano e di tutto il Paese al popolo armeno nella delicata congiuntura tanto economica quanto geopolitica attuale.
  Nel corso di colloqui gli esponenti di entrambi i Paesi hanno concordato sull'esigenza di un rilancio del gruppo di amicizia parlamentare italo-armeno, idoneo a sostenere la crescita dei rapporti istituzionali e, attraverso questi, il rafforzamento delle relazioni commerciali bilaterali.
  L'Accordo stabilisce che la cooperazione si sviluppi sulla base di piani annuali e pluriennali elaborati dalle Parti, che ne indicheranno le linee guida ed i dettagli delle singole attività da svolgere; dispone che il piano di cooperazione annuale venga sottoscritto dagli Ufficiali autorizzati dalle Parti; prevede che le attività di cooperazione siano organizzate e condotte dai rispettivi Ministeri della difesa; contempla la possibilità di organizzare eventuali consultazioni dei rappresentanti delle Parti, da tenersi alternativamente a Jerevan e a Roma, allo scopo di elaborare specifici accordi integrativi dell'Accordo ora in esame (punto 4).
  Le aree, non esclusive, della cooperazione (paragrafo 2) sono:
   1) politica di sicurezza e difesa;
   2) formazione militare-legale;
   3) ricerca e sviluppo, supporto logistico ed acquisizione di prodotti e servizi per la difesa;
   4) operazioni umanitarie e di peace-keeping;
   5) strutture ed equipaggiamenti di unità militari, gestione del personale;
   6) organizzazione ed impiego delle Forze Armate;
   7) formazione nell'ambito dell'organizzazione per la mobilitazione;
   8) questioni relative all'ambiente ed all'inquinamento provocato da attività militari;
   9) formazione ed addestramento militare;
   10) sport militare ed altri settori militari di interesse comune.

  Una tale cooperazione non può prescindere da una attività di scambi di visite di delegazioni civili e militari, di informazioni ed esperienze professionali, di sostegno reciproco nelle iniziative commerciali riguardanti materiali e servizi della difesa. Tutto questo, e molto altro, è previsto dall'Accordo al nostro esame e per questo motivo ribadisco il voto favorevole del Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC) alla sua conversione in legge.

  SANDRA ZAMPA (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3943).
  La ratifica dell'accordo che ci apprestiamo a autorizzare risponde all'esigenza di sviluppare e disciplinare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate del nostro paese e quelle dell'Armenia, con l'intento di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la cooperazione in materia di sicurezza. L'accordo, la cui fase negoziale venne avviata nel 2011 per iniziativa armena, risale al 17 ottobre 2012. In questa sede va certamente sottolineata la valenza stabilizzatrice di questa iniziativa in un'area di particolare e indiscutibile valore strategico oltre che di interesse politico alla luce degli interessi nazionali e degli impegni internazionali dell'Italia in quella regione.
  In qualità di stato «partner» dell'Organizzazione del Nord Atlantico, l'Armenia è membro dell'Euro-Atlantic Partnership Council, un forum di consultazione, coordinamento e dialogo tra la NATO ed i suoi partner esterni, e ha sottoscritto fin dal 1994 il programma denominato Partenariato per la pace. Intervenendo presso la terza Commissione del Senato durante la Pag. 101discussione generale relativa a questo disegno di legge, il rappresentante del governo ha ricordato che l'Armenia pur non avendo accettato l'invito a stipulare un Accordo di associazione con l'Unione Europea, ha rafforzato la cooperazione militare con la NATO e partecipa ad alcune significative missioni internazionali tra cui quella in Libano (Unifil) a guida italiana.
  Giova richiamare alla nostra memoria il legame tra i due Paesi, Armenia e Italia, determinato anche da affinità culturali e antica vicinanza di cui restano importanti testimonianze nel nostro Paese. Numerosa e attiva la comunità armena d'Italia, qui approdata anche a seguito della grande diaspora provocata dal genocidio che si consumò in Turchia 101 anni fa.
  L'Armenia è uno Stato ancorato ad una tradizione solidamente europea ed è al centro di interessi contrastanti di grandi potenze, in particolare della Turchia, l'Iran e la Russia e soffre a causa di uno dei «conflitti congelati», quello del Nagorno-Karabakh, che ha recentemente ripreso vigore.
  Alla luce di quanto evidenziato fin qui risulta evidente il valore della collaborazione nel settore della difesa con l'Armenia, poiché il tema della sicurezza, per un piccolo Paese quale l'Armenia stessa, è fondamentale in un'ottica di equilibrio in un contesto regionale molto complesso.
  Il disegno di legge di ratifica si compone di 5 articoli (l'accordo italo armeno essendo consistente di 11 articoli e un preambolo) che riguardano l'autorizzazione alla ratifica, l'ordine di esecuzione, la copertura finanziaria, la clausola di invarianza di spesa e l'entrata in vigore. Gli oneri economici, relativi a visite istituzionali ed incontri operativi fra le rispettive delegazioni, sono quantificati in 6.400 euro circa ad anni alterni, a decorrere dal 2016.
  Quanto all'Accordo, esso indica all'articolo 2 che la cooperazione si sviluppi sulla base di piani annuali e pluriennali elaborati dalle parti che indicheranno le linee guida e i dettagli delle singole attività da svolgere. Politica di sicurezza e difesa, formazione militare-legale, ricerca, sviluppo e acquisto di prodotti e servizi per la difesa e delle operazioni umanitarie sono i settori su cui si svilupperà la cooperazione tra i paesi.
  Nel disciplinare le questioni relative alla giurisdizione, l'articolo 4 stabilisce il diritto per il Paese ospitante di giudicare il personale ospitato per i reati commessi sui proprio territorio, salvo i reati contro la sicurezza interna. Sono disciplinati i casi di eventuali risarcimenti per danni in relazione al servizio reso e la cooperazione nel campo dell'importazione ed esportazione di prodotti aventi scopo militare, prevedendo in particolare l'impegno a dare supporto ad iniziative commerciali correlate al comparto. L'articolo 7 detta norme in merito alla sicurezza delle informazioni classificate, stabilendo che siano trasferite unicamente attraverso i canali governativi designati, disciplinando una corrispondenza delle classifiche di segretezza.
  Gli articoli 8 e 9 disciplinano, rispettivamente, le modalità per la risoluzione delle eventuali controversie interpretative, e per gli emendamenti al testo dell'accordo.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (Relazione per la maggioranza – A.C. 3944).
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il primo dei due Accordi sottoposti al vaglio di questa Assemblea ha la finalità di definire la cornice giuridica e politico-istituzionale entro cui organizzare la cooperazione fra l'Unione europea e l'Iraq. Esso mira a regolare, infatti, aspetti relativi al dialogo politico, alle relazioni commerciali, agli aiuti allo sviluppo e ad una serie di ambiti settoriali, dall'ambiente all'energia, dall'istruzione alla cultura.
  Al proposito mi pare opportuno ricordare che l'Unione europea è fermamente impegnata a rafforzare le proprie relazioni con l'Iraq, secondo una prospettiva a lungo termine ed in funzione dei reciproci benefici e vantaggi e che l'Europa è stata uno dei principali donatori a sostegno della transizione politica e del processo elettorale iracheno, provvedendo anche all'invio Pag. 102di una missione di osservazione elettorale in occasione delle votazioni del 7 marzo 2010.
  L'Intesa in questione è, peraltro, la prima relazione contrattuale istituita tra le Parti e definisce un ampio quadro giuridico ad ampio spettro, che spazia dal regolare dialogo politico alle relazioni commerciali, dalla cooperazione in materia di regolamentazione agli aiuti allo sviluppo. Vi sono, altresì, disposizioni in materia di ambiente, energia, istruzione, cultura, lotta all'immigrazione illegale, investimenti, servizi, appalti pubblici e soluzione delle controversie. L'Accordo è concluso per un periodo di dieci anni ed è suscettibile, alla scadenza, di proroghe annuali.
  Da evidenziare quale elemento innovativo dell'articolato il dialogo politico finalizzato a sostenere l'Iraq nello sforzo verso le riforme e lo sviluppo e l'integrazione nel più vasto contesto economico internazionale. Di notevole rilievo è l'istituzione di un Consiglio di cooperazione, che si riunirà periodicamente a livello ministeriale per trattare i problemi di reciproco interesse, segnatamente quelli di politica estera, sicurezza, diritti umani, lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, terrorismo e Corte penale internazionale.
  Dal punto di vista commerciale, ritengo importante sottolineare che si tratta di un'Intesa non preferenziale, comprensiva delle norme base dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) (della quale, peraltro, l'Iraq non è ancora parte), con un significativo accesso al mercato per l'Unione europea e sostanziali elementi positivi, soprattutto per quanto riguarda gli appalti pubblici, i servizi e gli investimenti. Ciò andrà, in larga misura, a beneficio anche del nostro Paese, in ragione dell'ulteriore miglioramento della cooperazione settoriale, delle iniziative di capacity building e del miglioramento delle capacità di governance delle Autorità di Baghdad, nonché in funzione di tutela dei rilevanti interessi nazionali già consolidati e con interessanti prospettive di ulteriore sviluppo. L'Intesa è conclusa per un periodo di dieci anni ed è suscettibile, alla scadenza, di ulteriori proroghe annuali.
  Il secondo Accordo all'esame di quest'Aula, è finalizzato ad approfondire il dialogo politico e la collaborazione economica e commerciale tra l'Unione europea e la Repubblica delle Filippine. Esso permetterà, inoltre, di rafforzare la cooperazione bilaterale in settori quali la lotta al terrorismo, lo sviluppo sostenibile e i diritti umani. Tale Intesa consentirà, una volta in vigore, anche di sviluppare un partenariato di ampia portata strategica e avrà così un impatto positivo anche sull'insieme delle relazioni dell'Unione europea con i Paesi del Sud Est asiatico, rendendo più efficace l'impegno delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri nei confronti delle Filippine. Da rilevare, poi, che si tratta del primo Accordo dell'Unione europea concluso con le Filippine, che completa il quadro giuridico attuale, costituito dall'Accordo di cooperazione del 1980 tra la Comunità economica europea ed i Paesi membri dell'ASEAN.
  L'Accordo estenderà, come accennato, i settori di cooperazione ad ambiti quali l'ambiente e il cambiamento climatico, l'energia, la scienza e la tecnologia, i trasporti marittimi ed aerei, prevedendo, inoltre, temi quali il riciclaggio del denaro e il contrasto al finanziamento del terrorismo, la lotta al traffico di droghe illecite, la criminalità organizzata e la corruzione. L'intesa prevede, poi, per la prima volta, disposizioni rigorose finalizzate alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea in materia fiscale.
  L'Intesa in esame contempla le clausole standard dell'Unione europea in materia di diritti umani, Corte penale internazionale, armi di distruzione di massa, armi leggere e di piccolo calibro nonché lotta al terrorismo, ed attua le politiche dell'Unione europea in materia tributaria e sulla migrazione.
  Da segnalare, nell'articolato, il Titolo V, relativo alla cooperazione in materia di migrazione e lavoro marittimo, ed il successivo Titolo VI, che disciplina la cooperazione economica e quella dei diversi Pag. 103ambiti settoriali, dall'occupazione alla gestione del rischio di catastrofi, dall'energia all'ambiente, dall'agricoltura alla pesca e allo sviluppo rurale, dalla politica industriale al sostegno alle piccole e medie imprese, fino al settore dei servizi finanziari.
  Gli oneri economici derivanti dall'Accordo in esame sono stimati in circa 100 mila euro annui.
  Auspico, per quanto detto, una celere approvazione del disegno di legge che autorizza la ratifica di questi due Accordi di partenariato.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3944)
  Signor Presidente, Onorevoli Colleghi ! Il disegno di legge di ratifica contiene in un unico atto l'autorizzazione alla ratifica di due diversi Accordi dell'Unione europea di rilievo strategico per i contenuti politici oltre che commerciali. Il primo Accordo mira ad istituire un partenariato tra l'Unione europea a l'Iraq e a consolidare forme di cooperazione già avviate ai fini della ricostruzione e dell'assistenza umanitaria di questo martoriato Paese. Si tratta della prima relazione pattizia tra le due Parti. Il dialogo politico assume un ruolo primario e sarà centrato sui temi di politica estera, sicurezza, diritti umani, lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e al terrorismo, questioni di interesse della Corte penale internazionale. La cooperazione in materia commerciale appare allo stesso modo di grande rilievo in quanto è delineata sulla base del modello dell'OMC, a partire dalla clausola della nazione più favorita, pur non definendosi specificamente come un accordo preferenziale e tenuto conto che l'Iraq non è membro dell'OMC. Per l'Italia, la definizione di un quadro comune di regole è senza dubbio fondamentale considerati gli interessi già consolidati in Iraq e le prospettive di sviluppo future, sia in termini di investimenti delle nostre imprese, che in termini di solidi e proficui rapporti economici e commerciali. Si pensi, in particolare alle possibilità di instaurare forme di cooperazione nel settore dell'energia, nelle diverse fasi delle prospezioni, della produzione, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti energetici. Al fine di istituzionalizzare la cooperazione prevista, l'Accordo prevede una forma embrionale di organizzazione costituita dal Consiglio di cooperazione, formato dai rappresentanti delle parti contraenti, da un comitato di cooperazione con il compito di coadiuvare il Consiglio e da un comitato parlamentare di cooperazione.
  L'Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e le Filippine (Partnership and Cooperation Agreement – PCA) è un accordo bilaterale dalla portata molto ampia per i settori oggetto della cooperazione e per il suo valore strategico. Lo scopo è quello di intensificare i rapporti politici, economici e commerciali dell'Unione europea con i Paesi membri dell'Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN). I settori comprendono oltre agli investimenti e al commercio, la giustizia e gli affari interni, l'ambiente e il cambiamento climatico, l'energia, la scienza e la tecnologia, i trasporti marittimi ed aerei, la lotta al traffico di droghe, alla criminalità organizzata e alla corruzione, al riciclaggio di denaro e il contrasto al finanziamento del terrorismo. Un rilievo particolare è riservato ai diritti umani, alla cooperazione in materia di migrazione e al lavoro marittimo. Numerosi sono gli ulteriori ambiti settoriali: dalla gestione del rischio di catastrofi, all'agricoltura, alla pesca e allo sviluppo rurale, alla politica industriale. Il quadro istituzionale prevede un comitato misto con il compito di assicurare il buon funzionamento e la corretta attuazione dell'Accordo.
  Per entrambi gli Accordi l'Italia non potrà che beneficiare delle ricadute positive delle forme di cooperazione instaurate e lavorare per renderle fruttuose e portatrici di prosperità per i propri cittadini e per quelli delle controparti, con le forme e le modalità che da sempre vedono il nostro Paese creare amicizia tra i popoli, prima ancora che (o meglio di pari passo con) investimenti e profitti per le imprese.Pag. 104
  Con queste considerazioni dichiaro, quindi, il voto favorevole del mio Gruppo parlamentare.

  ADRIANA GALGANO (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3944).
  Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi,
  L'Accordo di partenariato e cooperazione tra Unione europea e Iraq costituisce la prima relazione pattizia tra le due Parti.
  Dalla caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003 l'Unione europea ha fornito un sostegno finanziario complessivo di circa un miliardo di euro all'Iraq, con le finalità primarie della ricostruzione e dell'assistenza umanitaria.
  Il patto (che ribadisce il nesso inscindibile tra sviluppo sociale, sviluppo economico e sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale) rappresenta indubbiamente un risultato di grande rilievo politico per l'Iraq, che va al di là dei semplici aspetti commerciali, delineando un quadro giuridico ad ampio spettro: inizialmente concepita in una dimensione squisitamente commerciale, ha subito nella fase negoziale un'evoluzione – soprattutto per impulso della Parte irachena – portando ad un'intesa di partenariato inclusiva della dimensione del dialogo politico.
  Come già ricordato in commissione, l'accordo è stato salutato da Baghdad come un ulteriore passo verso la piena riammissione della giovane democrazia irachena nella comunità internazionale e dall'Unione europea.
  Esso, concluso per un periodo iniziale di 10 anni, prevede l'istituzione di un consesso che si riunirà periodicamente a livello ministeriale per discutere prioritariamente di politica estera, sicurezza, diritti umani, lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e al terrorismo (questioni di interesse della Corte penale internazionale).
  Nello specifico, il testo disciplina il dialogo politico e la cooperazione in materia di politica estera e di sicurezza; gli scambi e gli investimenti; i settori di cooperazione, che sono sostanzialmente quelli oggetto dell'azione di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea (quindi l'assistenza finanziaria e tecnica, la cooperazione in materia di sviluppo sociale ed istruzione, le piccole e medie imprese, lo sviluppo agricolo e rurale, i trasporti, l'ambiente e la cooperazione) doganale; i principi dello Stato di diritto (particolare rilievo assumono i profili dell'indipendenza della magistratura, nonché del diritto ad un equo processo).
  Massima importanza riveste il settore dell'energia, nel quale si cercherà di promuovere l'efficiente funzionamento del mercato anche tramite partenariati tra le imprese europee e quelle irachene nel campo delle prospezioni, della produzione, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti energetici.
  Nella fase negoziale l'Italia ha sostenuto con convinzione la stipula dell'Accordo con l'Iraq, anche in funzione di tutela degli importanti interessi nazionali già consolidati nell'area e delle prospettive di ulteriore sviluppo.
  L'Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e le Filippine (Partnership and Cooperation Agreement – PCA) è il secondo che l'Unione europea conclude con un Paese membro dell'Associazione delle Nazioni del Sud- est asiatico (ASEAN), dopo quello con l'Indonesia.
  Esso consentirà, una volta in vigore, di avviare la cooperazione in settori quali la lotta al terrorismo, lo sviluppo sostenibile ed i diritti umani, nonché di sviluppare un partenariato di ampia portata strategica.
  Il PCA avrà così un impatto positivo anche sull'insieme delle relazioni dell'Unione europea con i Paesi del Sud Est asiatico, rendendo più efficace l'impegno delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri nei confronti delle Filippine, oltre a rappresentare un ulteriore progresso verso un maggiore coinvolgimento politico ed economico europeo nel Sud-Est asiatico.
  L'Accordo amplierà notevolmente la portata dell'impegno reciproco per quanto riguarda l'aspetto economico e commerciale, nonché in materia di giustizia e Pag. 105affari interni, estendendo i settori di cooperazione ad ambiti quali l'ambiente e il cambiamento climatico, l'energia, la scienza e la tecnologia, i trasporti marittimi ed aerei, fino a temi quali il riciclaggio del denaro ed il contrasto al finanziamento del terrorismo, la lotta al traffico di droghe illecite, la criminalità organizzata e la corruzione.
  Per la prima volta, vengono previste disposizioni rigorose per la tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea, in materia fiscale.
  Di rilievo, la cooperazione in materia di migrazione e lavoro marittimo, nonché quella economica e dei diversi ambiti settoriali, dall'occupazione alla gestione del rischio di catastrofi, dall'energia all'ambiente, dall'agricoltura alla pesca e allo sviluppo rurale, dalla politica industriale al sostegno alle piccole e medie imprese, fino al settore dei servizi finanziari.
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica dichiara convintamente il proprio voto favorevole sul provvedimento.

  GIANLUCA PINI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3944).
  Signor Presidente, Colleghi Deputati, Signori Membri del Governo !
  Con l'Atto 1946 siamo chiamati a ratificare due accordi che concernono rispettivamente la cooperazione ed il partenariato con l'Iraq e con la Repubblica delle Filippine, entrambi risalenti al 2012. Si tratta di una scelta curiosa, perché Iraq e Filippine sono Paesi che hanno poco o nulla in comune, a parte il fatto di intrattenere rapporti di amicizia con la nostra Repubblica.
  L'Accordo di Partenariato e Cooperazione con l'Iraq è più che altro un'apertura di credito che l'Europa comunitaria fa nei confronti di uno Stato che è ancora dilaniato dalla guerra civile ed ha un governo che non controlla completamente il proprio territorio. Parti del suolo iracheno sono tuttora soggette al potere criminale dello Stato Islamico, mentre è ancora irrisolta la questione curda. Come Lega Nord Autonomie, noi auspichiamo la rapida sconfitta del sedicente califfato, ma anche il più vasto riconoscimento dell'autonomia curda, in cui vediamo il preludio alla nascita di un vero e proprio Stato curdo, seppure non esteso a tutte le zone che costituiscono il Kurdistan storico.
  Le Filippine sono invece un Paese al quale ci lega un fortissimo rapporto, quello che ha saputo costruire la diaspora dei filippini attivi nelle nostre famiglie. Un modello di integrazione nel rispetto delle leggi e delle usanze reciproche che ci piacerebbe fosse preso a modello da tutti gli stranieri che entrano più o meno regolarmente nella nostra Repubblica. Riteniamo per ora l'investimento nelle Filippine più giustificato di quello nell'Iraq, anche se comprendiamo benissimo di dover sostenere Baghdad in questa fase tanto difficile della sua storia. Gli oneri complessivi derivanti dall'esecuzione dell'accordo con le Filippine sono pari a poco meno di 106 mila euro annui, mentre non dovrebbero derivarne di nuovi dall'attuazione di quello con l'Iraq.
  Come Lega Nord Autonomie-Noi con Salvini non riteniamo di aver alcun motivo per osteggiare la ratifica ed esecuzione di questi due Accordi.

  PAOLO ALLI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3944).
  Il Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC), voterà a favore della ratifica dell'accordo partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq e della ratifica dell'accordo quadro di partenariato tra l'Unione europea e le Filippine.
  L'Accordo di partenariato e cooperazione tra Unione europea e Iraq costituisce la prima relazione pattizia tra le due Parti. Dalla caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003 l'Unione europea ha fornito un sostegno finanziario complessivo di circa un miliardo di euro all'Iraq, con le finalità primarie della ricostruzione e dell'assistenza umanitaria.
  L'Accordo in oggetto rappresenta indubbiamente un risultato di grande rilievo politico per l'Iraq, che va al di là dei semplici aspetti commerciali, delineando un quadro giuridico ad ampio spettro.Pag. 106
  Infatti l'Accordo, inizialmente concepito in una dimensione squisitamente commerciale, ha subito nella fase negoziale un'evoluzione – soprattutto per impulso della Parte irachena – portando ad un'intesa di partenariato inclusiva della dimensione del dialogo politico.
  In questo senso l'Accordo, concluso per un periodo iniziale di 10 anni, prevede l'istituzione di un consesso che si riunirà periodicamente a livello ministeriale per discutere prioritariamente di politica estera, sicurezza, diritti umani, lotta alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e al terrorismo, questioni di interesse della Corte penale internazionale.
  Dal punto di vista commerciale l'Accordo di partenariato UE-Iraq registra una fase ancora iniziale di cooperazione tra le Parti, nei senso di costituire un accordo non specificamente preferenziale, e tuttavia inclusivo delle norme di base dell'Organizzazione mondiale del commercio e qui risiede l'importanza commerciale dell'intesa, in quanto l'Iraq non fa ancora parte dell'OMC.
  Nella fase negoziale l'Italia ha sostenuto con convinzione la stipula dell'Accordo con l'Iraq, anche in funzione di tutela degli importanti interessi nazionali già consolidati nell'area e delle prospettive di ulteriore sviluppo.
  In ordine alle caratteristiche precipue dell'Accordo, va ricordato che esso si ispira agli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite, in parallelo ai principi di efficacia degli aiuti, internazionali ormai, consolidati nelle prassi internazionali.
  L'Accordo ribadisce il nesso inscindibile tra sviluppo sociale, sviluppo economico e sviluppo sostenibile dal, punto di vista ambientale.
  Non meno importante nell'economia dell'Accordo sono le questioni del rispetto dei valori democratici e dei diritti umani, come anche il riconoscimento del ruolo della società civile.
  Dell'Accordo tra UE ed Iraq, particolarmente importanti sono i Titoli II e III.
  Il Titolo II riguarda gli scambi e gli investimenti: come già ricordato, l'insieme di queste disposizioni non istituisce una cooperazione commerciale preferenziale tra UE e Iraq, ma facilita i molteplici profili degli scambi di beni e servizi tra i due territori, ispirandosi comunque al trattamento della nazione più favorita.
  Nel settore degli appalti le Parti si spingono a garantire un'apertura graduale e reciproca dei rispettivi mercati. Non manca un'ampia sezione dedicata alla composizione di eventuali controversie nell'applicazione dell'Accordo, per le quali si prevede la costituzione di un apposito collegio arbitrale.
  Il Titolo III concerne i settori di cooperazione, che sono sostanzialmente quelli oggetto dell'azione di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea – quindi in particolare l'assistenza finanziaria e tecnica, la cooperazione in materia di sviluppo sociale ed istruzione, le piccole e medie imprese, lo sviluppo agricolo e rurale, trasporti, l'ambiente e la cooperazione doganale. Particolare importanza riveste il settore dell'energia, nel quale si cercherà di promuovere l'efficiente funzionamento del mercato anche tramite partenariati tra le imprese europee e quelle irachene nel campo delle prospezioni, della produzione, della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti energetici. Si cercherà inoltre di favorire l'inserimento dell'Iraq nel progetto del mercato del gas tra Unione europea e Mashrek arabo.
  Per quanto riguarda, invece, l'Accordo quadro di partenariato tra UE e Filippine, esso è il secondo che l'Unione europea conclude con un Paese membro dell'Associazione delle Nazioni del Sud- est asiatico (ASEAN), dopo quello con l'Indonesia – consentirà, una volta in vigore, di avviare la cooperazione in settori quali la lotta al terrorismo, lo sviluppo sostenibile ed i diritti umani, nonché di sviluppare un partenariato di ampia portata strategica.
  L'Accordo avrà così un impatto positivo anche sull'insieme delle relazioni dell'Unione europea con i Paesi del Sud Est asiatico, rendendo più efficace l'impegno Pag. 107delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri nei confronti delle Filippine, oltre a rappresentare un ulteriore progresso verso un maggiore coinvolgimento politico ed economico europeo nel Sud-Est asiatico. Si tratta del primo Accordo dell'Unione europea concluso con le Filippine, che completa il quadro giuridico attuale costituito dall'Accordo di cooperazione del 1980 tra la Comunità economica europea ed i Paesi membri dell'ASEAN.
  Per questi motivi, ribadisco il voto favorevole del Gruppo Parlamentare Area Popolare (NCD-UDC) al disegno di legge di ratifica dell'Accordo di partenariato tra UE ed Iraq, da un lato, e dell'Accordo quadro di partenariato tra UE e Filippine.

  LAURA GARAVINI (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3944).
  Grazie Presidente, il disegno di legge di ratifica, che andiamo a ratificare con il voto di oggi, unico per entrambi gli accordi, rappresenta un passo avanti significativo verso una maggiore collaborazione economica, commerciale e politica tra l'Europa da un lato, e l'Iraq e le Filippine dall'altro.
  Accanto ai benefici commerciali, il significato di questi due provvedimenti è soprattutto politico. Pensiamo all'importanza che riveste la cooperazione con l'Unione Europea per una giovane democrazia come l'Iraq, non solo in termini economico/commerciali, ma anche per il contributo al consolidamento delle istituzioni del Paese, all'insegna dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani. In questo quadro il rafforzamento del partenariato con l'UE è un passo cruciale nel processo di nation re-building che l'Iraq ha intrapreso a partire dalla liberazione dal regime di Saddam Hussein.
  Ma anche dal punto di vista commerciale il partenariato stilato si sostanzia in un Accordo molto proficuo, per tutte le parti in causa.
  In merito all'Iraq si tratta di un accordo che riprende le norme base dell'Organizzazione mondiale del commercio (una organizzazione della quale l'Iraq non fa ancora parte, e pertanto l'accordo in questione consente al Paese Mediorientale di fare importanti passi avanti). Contemporaneamente consente un significativo accesso al mercato per l'Unione europea e sostanziali elementi positivi, soprattutto per quanto riguarda gli appalti pubblici, i servizi e gli investimenti. Oltre ad escludere i dazi sulle esportazioni, l'accordo garantisce, infatti, adeguati livelli di trasparenza e certezza giuridica per gli operatori economici, con conseguenti vantaggi per l'Unione Europea.
  Discorso analogo vale per le Filippine.
  L'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e le Filippine (Partnership and Cooperation Agreement – PCA) è il secondo che l'Unione europea conclude con un Paese membro dell'Associazione delle Nazioni del Sud- est asiatico (ASEAN), dopo quello con l'Indonesia – consentirà, una volta in vigore, di avviare la cooperazione in settori strategici quali la lotta al terrorismo, lo sviluppo sostenibile ed i diritti umani, nonché di sviluppare un partenariato di ampia portata strategica. Aspetti che risultano di particolare rilievo in una fase come quella attuale, anche perché le Filippine, da alcuni anni a questa parte, stanno vivendo una fase politica molto delicata, a causa della diffusione di movimenti di orientamento radicale islamico in diverse aree del Paese.
  Sia nel caso dell'Iraq che nel caso delle Filippine il testo sul quale oggi esprimiamo il nostro parere contiene impegni precisi su un tema strategico, quello della sicurezza e della lotta al terrorismo internazionale, una piaga drammaticamente attuale per il nostro continente.
  L'Europa ha tutto l'interesse a fornire il proprio supporto ai Paesi, vicini e lontani, che si trovano loro malgrado a dovere fare i conti quotidianamente con la violenza indiscriminata delle organizzazioni terroristiche.
  Compresa la violenza a siti di interesse culturale. Basti pensare ai grandi crimini perpetrati a danno di opere d'arte o a tesori archeologici, la cui vendita determina proventi stratosferici alle organizzazioni terroristiche Pag. 108in questione. Lodevole dunque che entrambi le ratifiche prevedano forme di collaborazione in campo culturale.
  Molto positivo, poi, nel caso dell'Iraq, è il fatto che l'accordo in oggetto, dedichi particolare attenzione al dialogo politico ed alla cooperazione in materia di politica estera e di sicurezza ed è finalizzato a favorire la solidarietà e la comprensione reciproca su temi di interesse comune. Tra l'altro gli accordi (con entrambi i paesi) prevedono la periodica convocazione di consessi a composizione bilaterale a livello ministeriale e parlamentare che verifichino l'attuazione delle norme in vigore e che studino soluzioni per un ulteriore rafforzamento della cooperazione. Il che è espressione di una tendenza nuova, di un moderno approccio alle istituzioni. È indice della capacità di sapersi mettere in discussione, anche in qualita di legislatori, in modo da potere ovviare ad eventuali gap fra norme approvate e realtà effettiva.
  L'accordo con le Filippine inoltre dedica, per la prima volta, disposizioni rigorose volte alla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea, in materia fiscale e contempla le clausole standard dell'Unione europea in materia di diritti umani, Corte penale internazionale, armi di distruzione di massa, armi leggere e di piccolo calibro, ed attua le politiche dell'Unione europea in materia tributaria e sulla migrazione.
  In conclusione, l'accordo di partenariato e cooperazione con l'Iraq e quello quadro di partnerariato e cooperazione con le Filippine saranno uno strumento importante per aumentare la proiezione globale dell'Unione Europea, anche verso scenari complicati, davanti ai quali però l'UE non si tira indietro, ma anzi intende fare la differenza. L'Unione Europea, insomma, si pone come partner che intende legare l'incremento di rapporti commerciali e di cooperazione internazionale al suo storico ruolo di tutore e di promotore dei valori democratici.

Pag. 109

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 2236 e abb. – Disposizioni in materia di vino e di prodotti vitivinicoli

Tempo complessivo: 18 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 11 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 25 minuti
Governo 20 minuti 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 29 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 6 ore e 31 minuti
 Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 54 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 49 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 36 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti 30 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 30 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 31 minuti 25 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 25 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 24 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 23 minuti Pag. 110
 Misto: 32 minuti 35 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti 7 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 7 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 4 minuti
  FARE! - Pri 3 minuti 3 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 3 minuti 3 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti

Mozione n. 1-01314 – Iniziative in materia di riforma della legge elettorale

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 24 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 24 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 20 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 17 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti Pag. 111
 Misto: 26 minuti
  Conservatori e Riformisti 5 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-01291 e abb. - Iniziative in relazione al riconoscimento del genocidio del popolo yazida

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 24 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 24 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 20 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 17 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
16 minuti Pag. 112
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale - 15 minuti
 Misto: 26 minuti
  Conservatori e Riformisti 5 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Pdl n. 3139 e abb. – Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo

Seguito dell'esame: 9 ore e 30 minuti.

Relatori per la maggioranza 30 minuti
Relatori di minoranza 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 25 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 6 ore e 15 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 52 minuti
 MoVimento 5 Stelle 47 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 34 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 28 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 28 minuti Pag. 113
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 24 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 24 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
23 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 22 minuti
 Misto: 33 minuti
  Conservatori e Riformisti 7 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  FARE! - Pri 3 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) 3 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

Pdl n. 65 e abb. – Valorizzazione dei comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti

Tempo complessivo: 17 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 9 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori 30 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 12 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 18 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 18 minuti 5 ore e 42 minuti
 Partito Democratico 39 minuti 1 ora e 41 minuti Pag. 114
 MoVimento 5 Stelle 33 minuti 43 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 31 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti 26 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 26 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 31 minuti 22 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 30 minuti 22 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
30 minuti 21 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 20 minuti
 Misto: 31 minuti 30 minuti
  Conservatori e Riformisti 7 minuti 6 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 6 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA – MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 4 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 2 minuti 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti

Mozione n. 1-01344 – Iniziative a favore delle popolazioni e dei territori colpiti dal sisma del 24 agosto 2016, nonché per la prevenzione dei rischi derivanti dai terremoti

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 24 minuti Pag. 115
 Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 24 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà 20 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 17 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 26 minuti
  Conservatori e Riformisti 5 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie
  ALA – MAIE-Movimento Associativo
  Italiani all'Estero
5 minuti
  Minoranze Linguistiche 3 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 116

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nella votazione n. 1 i deputati Elvira Savino e Fiorio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazioni dalla n. 2 alla n. 6 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 10 il deputato Senaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 11 il deputato Gianluca Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 12 i deputati Molea, Rubinato e Santerini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 16 la deputata Vezzali ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 17 i deputati Catanoso e Tartaglione hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 18 la deputata Tartaglione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Catanoso non è riuscito a votare;
   nella votazione n. 24 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni n. 27 e n. 28 la deputata Narduolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 30 alla n. 32 il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni n. 35 e n. 36 la deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni n. 36 e n. 37 il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 41 la deputata La Marca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Doc. XXIII, n. 17 435 434 1 218 375 59 87 Appr.
2 Nom. Doc. XXIII, n. 20 456 456 229 456 80 Appr.
3 Nom. Ddl 3086-A - articolo 1 425 393 32 197 322 71 80 Appr.
4 Nom. articolo 2 430 397 33 199 326 71 80 Appr.
5 Nom. articolo 3 435 403 32 202 331 72 80 Appr.
6 Nom. articolo 4 444 409 35 205 335 74 80 Appr.
7 Nom. Ddl 3086-A - voto finale 430 398 32 200 328 70 80 Appr.
8 Nom. Ddl 3766-A - articolo 1 426 425 1 213 425 80 Appr.
9 Nom. articolo 2 427 426 1 214 426 80 Appr.
10 Nom. articolo 3 435 434 1 218 434 80 Appr.
11 Nom. articolo 4 436 435 1 218 435 80 Appr.
12 Nom. Ddl 3766-A - voto finale 374 373 1 187 373 96 Appr.
13 Nom. Ddl 3768 - articolo 1 400 400 201 400 93 Appr.


F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.


INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 2 401 401 201 401 93 Appr.
15 Nom. articolo 3 404 404 203 404 94 Appr.
16 Nom. Ddl 3768 - voto finale 409 409 205 409 93 Appr.
17 Nom. Ddl 3867-A - articolo 1 417 409 8 205 336 73 91 Appr.
18 Nom. articolo 2 418 409 9 205 341 68 92 Appr.
19 Nom. articolo 3 422 412 10 207 344 68 91 Appr.
20 Nom. em. 4.100 433 423 10 212 349 74 91 Appr.
21 Nom. articolo 4 428 418 10 210 349 69 91 Appr.
22 Nom. articolo 5 436 426 10 214 356 70 91 Appr.
23 Nom. articolo 6 435 425 10 213 354 71 91 Appr.
24 Nom. Ddl 3867-A - voto finale 435 410 25 206 302 108 92 Appr.
25 Nom. Ddl 3940 - articolo 1 410 402 8 202 381 21 92 Appr.
26 Nom. articolo 2 416 409 7 205 385 24 92 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 3 422 414 8 208 390 24 92 Appr.
28 Nom. articolo 4 419 411 8 206 387 24 92 Appr.
29 Nom. Ddl 3940 - voto finale 434 425 9 213 401 24 92 Appr.
30 Nom. Ddl 3943 - articolo 1 417 414 3 208 309 105 92 Appr.
31 Nom. articolo 2 413 411 2 206 313 98 92 Appr.
32 Nom. articolo 3 422 420 2 211 316 104 91 Appr.
33 Nom. articolo 4 426 424 2 213 322 102 91 Appr.
34 Nom. articolo 5 422 421 1 211 319 102 91 Appr.
35 Nom. Ddl 3943 - voto finale 412 410 2 206 308 102 91 Appr.
36 Nom. Ddl 3944 - articolo 1 415 414 1 208 312 102 91 Appr.
37 Nom. articolo 2 417 416 1 209 313 103 91 Appr.
38 Nom. articolo 3 421 418 3 210 316 102 91 Appr.
39 Nom. articolo 4 416 414 2 208 310 104 91 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 41)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 5 421 420 1 211 318 102 91 Appr.
41 Nom. Ddl 3944 - voto finale 392 391 1 196 296 95 90 Appr.