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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 670 di lunedì 12 settembre 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 15,05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 1o agosto 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Amici, Artini, Baldelli, Basilio, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Causin, Antimo Cesaro, Cirielli, Corda, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Fusilli, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lodolini, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Moscatt, Nicoletti, Orlando, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Secco, Stumpo, Tabacci, Tofalo, Velo e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione congiunta dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 (A.C. 3973); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016 (A.C. 3974-A) (ore 15,07).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge nn. 3973 e 3974-A: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 5 agosto 2016.

(Discussione congiunta sulle linee generali – A.C. 3973 e 3974-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha Pag. 2chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore per entrambi i disegni di legge, il Vicepresidente della Commissione bilancio, deputato Palese.

  ROCCO PALESE, Vicepresidente della V Commissione. No, Presidente le chiedo scusa, ma interviene il Vicepresidente Fanucci.

  PRESIDENTE. Prego, deputato Fanucci.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Grazie Presidente. Con riferimento a questo importante provvedimento, comincerò l'intervento facendo un'analisi del Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato, per poi dilungarmi con maggiore enfasi e attenzione sul disegno di legge sull'assestamento del bilancio.
  Ai sensi dell'articolo 36 della legge n. 196 del 2009 il Rendiconto generale dello Stato, articolato per missioni e programmi, è costituito da due parti: il conto del bilancio, che espone l'entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento; il conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.
  Tanto precisato, venendo al contenuto del provvedimento, gli articoli 1, 2 e 3 espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 e sono riferiti rispettivamente alle entrate (con accertamenti per 829.108 milioni di euro), alle spese (con impegni per 826.630 milioni di euro) e alle gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate e il totale di tutte le spese impegnate, che evidenzia un avanzo di 2.477,2 milioni di euro.
  L'articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, che evidenzia, al 31 dicembre 2015, un disavanzo di 245.428,1 milioni di euro.
  L'articolo 5 reca: l'approvazione dell'Allegato n. 1, contenente l'elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati prelevamenti dal Fondo di riserva per le spese impreviste: l'approvazione dell'Allegato n. 2, relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo, rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa.
  L'articolo 6 espone la situazione patrimoniale dello Stato al 31 dicembre 2015 (di cui al conto generale del patrimonio), da cui risultano attività per un totale di 962,6 miliardi di euro e passività per un totale di 2.721 miliardi di euro.
  Gli articoli da 7 al 9 espongono i dati relativi ai conti consuntivi delle aziende e amministrazioni autonome (Istituto agronomico per l'Oltremare, Archivi notarili, Fondo edifici di culto).
  Infine, l'articolo 10 dispone l'approvazione del Rendiconto generale delle amministrazioni dello Stato e dei rendiconti delle amministrazioni e delle aziende autonome secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti.
  A questo punto ritengo di dovere passare al disegno di legge di assestamento 2016. Come è noto l'istituto dell'assestamento di bilancio dello Stato è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.
  Con il disegno di legge di assestamento, le previsioni di bilancio sono adeguate in relazione: 1) per quanto riguarda le entrate, all'eventuale revisione delle stime del gettito; 2) per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionale, ad esigenze sopravvenute in corso d'opera; 3) per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento in termini di Pag. 3cassa, alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell'esercizio precedente.
  Il disegno di legge di assestamento del bilancio per l'esercizio 2016 riflette la struttura del bilancio dello Stato, organizzato, secondo la disciplina recata dalla legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 2009, in missioni e programmi, che costituiscono, a decorrere dal 2011, le unità di voto.
  Ciò premesso, venendo ora al contenuto del provvedimento di assestamento, all'articolo 1 esso dispone l'approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2016, indicate nelle annesse tabelle, riferite allo stato di previsione dell'entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri e ai bilanci delle amministrazioni autonome.
  Il disegno di legge reca, infatti, sia per lo stato di previsione dell'entrata che per ciascuno degli stati di previsione dei Ministeri di spesa, le proposte di variazione degli stanziamenti di bilancio in termini di competenza e di cassa, che costituiscono oggetto di approvazione da parte del Parlamento. In allegato al disegno di legge, è evidenziata, a fini conoscitivi l'evoluzione, in termini di competenza e di cassa, delle singole poste di bilancio per effetto sia delle variazioni apportate in forza di atti amministrativi fino al 31 maggio, sia delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento. Per ciascuna unità di voto si indicano, inoltre, le variazioni che si registrano nella consistenza dei residui, in linea con le risultanze definitive esposte nel Rendiconto dell'esercizio precedente.
  A partire dalla previsione iniziale della legge di bilancio le variazioni intervenute per atto amministrativo e quelle proposte con il disegno di assestamento determinano, per ciascun programma, la previsione assestata. Le variazioni proposte con il provvedimento di assestamento includono altresì operazioni di rimodulazione tra risorse appartenenti a programmi di una stessa missione ovvero a programmi di missioni diverse di ciascun Ministero, ai sensi di quanto previsto dalla disciplina sulla flessibilità di bilancio. Le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in appositi prospetti allegati a ciascuno stato di previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle rimodulazioni.
  Nel disegno di legge di assestamento 2016 gli unici stati di previsione della spesa interessati da rimodulazione di fattori legislativi sono quelli relativi ai Ministeri dell'economia e delle finanze, degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, delle infrastrutture e dei trasporti.
  L'articolo 2 novella l'articolo 2, comma 3, della legge di bilancio per il 2016, relativo alla quantificazione dell'importo massimo di emissione di titoli pubblici in Italia e all'estero, al netto di quelli da rimborsare e di quelli per regolazioni debitorie, aumentandolo, per l'anno 2016, a 64 milioni di euro, rispetto ai 53.400 milioni previsto dalla legge di bilancio. Scusatemi, 64.000 milioni di euro, rispetto ai 53.400 milioni previsti dalla legge di bilancio.
  L'articolo 3 novella l'articolo 11 della legge di bilancio per il 2016, relativo al Ministero della difesa, al fine di modificare il numero massimo degli ufficiali ausiliari da mantenere in servizio come forza media nell'anno 2016, la consistenza organica degli allievi delle accademie delle Forze armate, comprese l'Arma dei carabinieri, la consistenza organica degli allievi delle scuole sottufficiali delle Forze armate, esclusa l'Arma dei carabinieri, la consistenza organica degli allievi delle scuole militari.
  L'articolo 4, comma 1, del disegno di legge modifica l'articolo 17 della legge di bilancio per il 2016, introducendo il comma 35-bis con il quale il Ministero dell'economia e delle finanze è autorizzato a ripartire, tra gli stati di previsione dei Ministeri interessati, le risorse del capitolo «Fondo da ripartire per la sistemazione contabile delle partite iscritte al conto sospeso», iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze Pag. 4per l'anno 2016. Tale fondo viene istituito presso il MEF e dotato con il presente disegno di legge di assestamento di 1 miliardo di euro. La norma prevede altresì che le risorse non utilizzate nel corso dell'esercizio 2016 potranno essere utilizzate, in conto residui, nell'esercizio successivo.
  Il comma 2 aumenta la dotazione del Fondo, istituito dall'articolo 1, comma 200, della legge n. 190 del 2014, per far fronte ad esigenze indifferibili che si dovessero manifestare nel corso della gestione, di circa 955 milioni per l'anno 2016. Il Fondo istituito presso il MEF, con una dotazione originale di 25 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2016, è ripartito annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze. Nel bilancio 2016-2018 esso presenta una dotazione di 781,5 milioni di euro per l'anno 2016, 985,5 milioni di euro per l'anno 2017 e 519,2 milioni di euro per l'anno 2018.
  Per quanto concerne i saldi di competenza del bilancio dello Stato risultanti dal disegno di legge di assestamento 2016, la relazione al provvedimento evidenzia in termini di competenza, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali di bilancio. Nel complesso, il saldo nelle previsioni assestate si attesta ad un valore di meno 35.355 milioni, rispetto ad una previsione iniziale di meno 34.261 milioni. In particolare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, il peggioramento del saldo, corrispondente alla differenza tra entrate finali e spese finali, rispetto alle previsioni iniziali pari ad oltre 1 miliardo di euro, è dovuto per circa meno 1.337 milioni alle variazioni per atto amministrativo, e 243 milioni di euro alle variazioni di valore positivo proposte dal disegno di legge di assestamento in esame. Il valore del saldo netto da finanziare che si determina sulla base delle previsioni di assestamento rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2016, fissato a 35.400 milioni di euro.
  Per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico (saldo corrente) registra un lieve peggioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi a 2.349 milioni. Il ricorso al mercato evidenzia invece un miglioramento di oltre 1,6 miliardi di euro.
  Passando poi alle variazioni di competenza proposte dal disegno di legge in esame, le stesse risultano coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel Documento di economia e finanza 2016 presentato ad aprile scorso. In termini di competenza, l'incremento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, è dovuto ad un aumento delle spese finali per complessivi 380 milioni di euro e ad una riduzione delle entrate finali di 715 milioni di euro. Il peggioramento del saldo è interamente derivato dalle variazioni di bilancio apportate con atti amministrativi.
  La proposta del disegno di legge di assestamento migliora il saldo per 243 milioni di euro, e tale miglioramento del saldo netto da finanziare è principalmente ascrivibile ad un'importante riduzione della spesa per interessi, circa 4.683 milioni, per la gran parte tuttavia compensata da una riduzione delle entrate finali, ed in particolare di quelle tributarie, per 3.510 milioni, e da un aumento delle spese primarie per 2.675 milioni.
  Per quanto concerne le entrate finali, il disegno di legge di assestamento reca una proposta di riduzione per complessivi 1.838 milioni di euro. Tale variazione è determinata dalla riduzione delle entrate tributarie e dall'aumento delle entrate non tributarie.
  Per quanto concerne le spese finali, che, come già sopra detto, scontano un incremento di 380 milioni di euro dovute alle variazioni per atto amministrativo, le variazioni proposte dal provvedimento presentato dal Governo determinano una riduzione di circa 2.081 milioni di euro.
  Tale riduzione interessa prevalentemente le spese correnti, nel cui ambito si registra una significativa proposta di diminuzione di quelle per interessi, che Pag. 5decrescono di oltre 4.683 milioni rispetto alle previsioni iniziali, grazie, come già sottolineato, al più favorevole profilo di tassi di interesse sui titoli di Stato rispetto a quanto previsto in sede di presentazione del disegno di legge di bilancio 2016; un'ulteriore diminuzione della spesa per interessi per circa 1.000 milioni deriva da minori esigenze per gli interessi corrisposti sui conti correnti di Tesoreria. Tale andamento di spesa per interessi viene parzialmente compensato dalla proposta di aumento di altre spese correnti, che, al netto di quelle per interessi, salgono a 2.675 milioni; l'incremento è riconducibile principalmente all'incremento dei trasferimenti alle regioni per circa 3.936 milioni di euro. Infine, per le spese in conto capitale, la proposta di assestamento determina una lieve riduzione di 74 milioni di euro, a fronte di un aumento di poco meno di 1 miliardo di euro registrato per atti amministrativi.
  In termini di cassa, il disegno di legge di assestamento per il 2016 registra, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, un peggioramento del saldo netto da finanziare: in particolare, il saldo netto da finanziare si attesta a meno 106.997 milioni, con un peggioramento a 8.899 milioni rispetto alla previsione di bilancio. Il peggioramento è per lo più dovuto alla proposta di assestamento che, per la dotazione di cassa, considera oltre alle variazioni proposte, agli stanziamenti di competenza e alle esigenze legate all'operatività delle amministrazioni, anche la consistenza dei residui passivi accertata a rendiconto. Nel complesso, la proposta determina infatti un peggioramento del saldo di cassa di 7.588 milioni di euro.
  Per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico rimane di segno negativo, attestandosi nelle previsioni assestate a meno 61.316 milioni, ed il ricorso al mercato aumenta rispetto al bilancio di previsione raggiungendo un valore pari a 330.014 milioni.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Venendo da ultimo ai residui, si osserva che – ho quasi terminato, Presidente – con riferimento alla spesa complessiva, l'ammontare dei residui passivi risultanti alla chiusura dell'esercizio 2015 è pari a 113.031 milioni. La consistenza dei residui passivi delle spese finali alla fine dell'esercizio finanziario 2015 presenta un decremento di 3.100 milioni, rispetto all'analoga consistenza accertata alla chiusura dell'esercizio precedente. Tale consistenza dei residui passivi delle spese finali al 31 dicembre 2015, come certificata del rendiconto, risulta tuttavia superiore all'importo iscritto in via presuntiva nella legge di bilancio 2015: conseguentemente, con il disegno di legge in assestamento, si provvede ad adeguarne l'importo.
  L'aumento della consistenza complessiva dei residui finali nel 2015 è imputabile ad un incremento di quelli di parte corrente e ad una riduzione di quelli in conto capitale. L'andamento dei residui passivi manifesta fino al 2010 un andamento in crescita, dovuto essenzialmente all'incremento costante dei residui passivi di parte corrente; negli stessi anni, i residui relativi alle spese in conto capitale evidenziano invece un'importante flessione legata alle riduzioni dei termini per la perenzione amministrativa per le spese in conto capitale, ai sensi dell'articolo 3, comma 36, della legge finanziaria per il 2008.
  Vado a chiudere, Presidente, visto che i tempi ormai sono quasi terminati.

  PRESIDENTE. No, sono finiti da...

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Sono finiti: allora veramente l'ultimo passaggio. A partire dal 2013 – questo per concludere – si denota nuovamente un andamento in crescita della consistenza dei residui passivi, con un aumento importante anche dei residui passivi in conto capitale, la cui entità risulta peraltro ridimensionata nel 2015 rispetto all'anno precedente.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.Pag. 6
  È iscritto a parlare il deputato Melilli. Ne ha facoltà.

  FABIO MELILLI. Presidente, i provvedimenti che stiamo esaminando, il rendiconto e l'assestamento del bilancio dello Stato, vanno naturalmente inseriti nella strategia di programmazione economica di natura pluriennale che il Governo si è dato contestualmente al suo insediamento nel 2014. I principali obiettivi di questa strategia sono il rilancio della crescita, com’è noto, e dell'occupazione, attraverso un'azione di riforma strutturale e di stimolo agli investimenti, sia pubblici che privati; un'impostazione della politica di bilancio favorevole alla crescita, in un quadro di consolidamento delle finanze pubbliche, così da ridurre in misura via via crescente il rapporto tra debito e prodotto interno lordo, la riduzione del carico fiscale e la maggiore efficienza della spesa e dell'azione delle pubbliche amministrazioni, così come è obiettivo del Governo il miglioramento della capacità competitiva del nostro Paese.
  Questa strategia sta dando oggettivamente i suoi primi risultati, come è stato evidenziato nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile. Nel 2015, dopo tre anni consecutivi di contrazione, l'economia italiana è tornata a crescere e con essa è tornata a crescere l'occupazione. C’è oggettivamente un indebolimento di questo periodo, le cui cause sono da ricercare sicuramente nel peggioramento del quadro internazionale per il rallentamento delle economie emergenti, nella debolezza protratta dell'eurozona, nella accresciuta volatilità sui mercati internazionali, e non da ultimo, naturalmente, nei rischi geopolitici di questo nostro tempo. Questi elementi si riflettono sui dati contenuti nel disegno di legge A.C. 3973, che è il rendiconto generale dall'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015, rispetto al quale credo sia opportuno sottolineare il buon andamento della gestione di competenza, che ha fatto registrare lo scorso anno un miglioramento dei saldi rispetto alle previsioni, miglioramento che si concretizza anche rispetto ai risultati raggiunti nel 2014.
  Grazie al buon andamento delle entrate finali, il saldo netto da finanziare presenta nel 2015 un miglioramento di oltre 11 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2014 e il valore del risparmio pubblico presenta un andamento migliore delle previsioni, anche se negativo naturalmente, perché è riconducibile ad un'impostazione di politica fiscale espansiva. Sia il saldo netto da finanziare, che il ricorso al mercato che abbiamo registrato nel 2015, sono rimasti nettamente al di sotto del limite che il Parlamento ha stabilito con la legge di stabilità per il 2015, anche grazie al positivo andamento delle entrate finali rispetto al 2014, specie quelle tributarie, riconducibili tra l'altro agli interventi del Governo in materia di semplificazione fiscale e, dall'altra parte, anche rispetto alla scelta della dichiarazione dei redditi precompilata.
  Per quello che invece concerne le spese, a fronte di un incremento di quelle correnti per interventi a sostegno della crescita e alla promozione dell'equità, il dato apparentemente negativo di riduzione delle spese in conto capitale è largamente riconducibile al buon esito del processo di pagamento dei debiti pregressi della pubblica amministrazione. Una scelta molto netta che questo Parlamento e il Governo hanno operato, che aveva determinato evidentemente nel biennio precedente una straordinaria immissione di liquidità nel nostro sistema. Del resto, il Governo in carica ha mostrato un rigore ineccepibile nella costruzione dei dati contabili, nella formulazione delle previsioni che si sono mostrate le più corrette negli anni che vanno dal 2009 al 2015, in particolare nel 2015, in cui si erano previsti una crescita – se ricordiamo – tra lo 0,7 e lo 0,9 per cento (la crescita è stata dello 0,8) e un rapporto deficit-PIL al 2,6 per cento (così è stato), come la stabilizzazione del rapporto debito-PIL, che è puntualmente avvenuta.
  Il disegno di legge di assestamento, invece, del bilancio per l'esercizio 2016 va Pag. 7inserito in un contesto internazionale che evidenzia un rallentamento globale della nostra economia, dell'economia mondiale, i cui segnali si andavano accumulando peraltro già da tempo. La minaccia del terrorismo, la crisi delle migrazioni, la Brexit, hanno avuto, e stanno continuando ad avere, un impatto negativo sulla crescita italiana e la portata di questi fenomeni impone un ripensamento – credo un ripensamento non più rinviabile – sul futuro dell'Unione europea, che ha bisogno di essere rilanciata quale opportunità di crescita e di occupazione.
  Proprio su questi aspetti il Governo italiano ha avviato da tempo un confronto continuo, serrato, costruttivo, con la Commissione europea, finalizzato a consolidare a livello europeo l'azione di sostegno alla creazione di occupazione attraverso un'incentivazione alle politiche di investimenti, e riforme che cambino in modo strutturale le potenzialità del nostro Paese, e una gestione responsabile delle finanze pubbliche; obiettivo che non abbiamo mai declinato, con l'obiettivo appunto di ridurre il debito pubblico italiano, che rappresenta comunque sempre una grande anomalia.
  Va sottolineato in ogni caso come, malgrado un andamento dell'economia ancora debole, l'indebitamento si sia mantenuto entro il limite del 3 per cento e che in termini strutturali siamo molto vicini al pareggio di bilancio. A riprova di ciò, nonostante una crescita più fragile del previsto, i conti pubblici, seppure con un andamento meno favorevole rispetto alle previsioni, sono ampiamente sotto controllo e il saldo netto da finanziare, fissato dal disegno di legge di assestamento per il 2016, pur evidenziando in termini di competenza un peggioramento rispetto alle previsioni iniziali di bilancio per circa un miliardo di euro, rientra nel limite massimo stabilito dalla legge di stabilità per il 2016, ed è fissato in 35.400 milioni di euro.
  Per quanto riguarda gli altri saldi, mentre il risparmio pubblico presenta un andamento analogo, il ricorso al mercato registra invece un miglioramento di oltre 1,6 miliardi.
  Le variazioni di competenza che il disegno di legge di assestamento oggi propone risultano coerenti con il rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel DEF 2016, presentato nello scorso aprile. Il peggioramento del saldo netto da finanziare deriva, mi pare di poter dire, esclusivamente dalle variazioni di bilancio che sono state apportate con atti amministrativi, mentre la proposta del disegno di legge di assestamento migliora il saldo per 243 milioni di euro. Questo miglioramento va attribuito alla riduzione della spesa per interessi di 4,6 miliardi di euro. È un dato di sicuro significato compensato, da un lato, da una riduzione delle entrate, soprattutto quelle tributarie, per 3,5 miliardi di euro, determinata dall'adeguamento al quadro macroeconomico contenuto nel DEF, e dall'altro da un aumento delle spese primarie per circa 2,6 miliardi di euro, determinato quasi totalmente, in gran parte, dai trasferimenti alle regioni, quasi 4 miliardi di euro, un incremento neutrale naturalmente a livello di indebitamento netto della P.A.
  Rispetto all'articolato, va segnalato all'articolo 4, comma 2, che aumenta di circa 955 milioni per l'anno 2016 la dotazione del Fondo che è stato istituito presso il MEF, ripartito annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di cui all'articolo 1, comma 200, della legge n. 190 del 2014, per far fronte ad esigenze indifferibili che si dovessero manifestare nel corso della gestione. Vorrei ricordare che, nel bilancio 2016-2018, il Fondo presenta una dotazione di 781,5 milioni di euro per il 2016, di 985,5 per il 2017 e 519,2 per il 2018. Faccio questo riferimento rispetto a qualche polemica, anche un po’ pretestuosa, se mi permette, che è stata sollevata da alcuni esponenti dell'opposizione, perché credo che invece vada accolta positivamente la decisione del Governo di accantonare prudenzialmente alcune risorse per far fronte a esigenze indifferibili. Lo dico non soltanto alla luce dei più recenti andamenti dell'economia, Pag. 8lo dico – e lo dico da aretino – anche alla luce della drammatica situazione che si è venuta a creare nei comuni delle Marche, del Lazio, dell'Umbria, con gli eventi sismici del 24 agosto scorso. Vorrei ricordare, tra l'altro, che i primi interventi che il Governo ha finanziato in aiuto alle popolazioni terremotate sono stati finanziati con un Fondo apposito che abbiamo rafforzato, io credo anche lì molto opportunamente, con la legge di stabilità.
  Più in generale, comunque, come preannunciato dal Presidente del Consiglio, il controllo esercitato dal Governo sui conti pubblici e la serietà oggettiva riconosciuta rispetto al percorso di riforme, ci permetteranno di inserire all'interno della prossima legge di bilancio sicuramente misure in favore della crescita e ulteriori interventi a tutela delle categorie più colpite dalla crisi: sblocco dei contratti, tagli ai contributi per le partite IVA non iscritte agli ordini, bonus per la formazione di insegnanti, contributi alle pensioni minime, flessibilità, incremento delle risorse per il contrasto alla povertà. Si continua naturalmente e coerentemente con l'azione del Governo rispetto all'assunto che questo nostro Paese ha bisogno di crescita e di investimenti e credo che questo sarà il dibattito che appassionerà sicuramente questo nostro Parlamento in occasione della prossima legge di stabilità, della prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Il disegno di legge di approvazione del rendiconto ha carattere formale, risulta sostanzialmente inemendabile. Questo provvedimento, la cui iniziativa è riservata al Governo ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, espone infatti le risultanze contabili della gestione amministrativa delle risorse di pertinenza statale. Su tale disegno di legge le Camere sono pertanto chiamate ad esprimere una valutazione complessiva, positiva o negativa, senza poter modificare il contenuto dell'atto. Possono conseguentemente ritenersi ammissibili soltanto eventuali emendamenti volti ad apportare al disegno di legge modifiche di carattere meramente formale ovvero volte a correggere eventuali errori materiali.
  Dal lato della spesa, si evidenzia un incremento complessivo degli impegni finali, in particolare della spesa corrente, più 43 miliardi rispetto al 2014, cui ha fatto riscontro la riduzione della spesa in conto capitale, ovvero la spesa per gli investimenti a ben meno 35 miliardi. Rispetto al 2014 si registra un aumento delle entrate tributarie, che si attestano intorno a 476,2 miliardi di euro, e una flessione delle entrate extratributarie, che raggiungono il livello di 83,6 miliardi di euro rispetto agli 84,4 miliardi del 2014. Le entrate relative al titolo terzo, alienazione ed ammortamento dei beni patrimoniali e riscossione di credito, registrano un incremento di 3,2 miliardi rispetto al 2014. Nel 2015 si evidenzia, poi, rispetto al 2014, un aumento sia delle imposte sul patrimonio e sul reddito di 14,6 miliardi, pari al 6 per cento, sia delle tasse ed imposte sugli affari di 3,8 miliardi, pari al 2,4 per cento in più.
  Risultano in diminuzione, invece, le imposte sulla produzione, sui consumi e dogane di circa 2 miliardi, pari a meno 5,8 per cento. Notevole, infine, l'aumento delle entrate registrate in relazione all'alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti, che sono passati dai 5,5 miliardi di euro del 2014 agli 8,7 miliardi del 2015, superando il livello dei 7,9 miliardi registrato nel 2012, che fu il livello massimo. Tale incremento è quasi interamente ascrivibile alla vendita di beni e affrancazione di canoni i quali hanno più che raddoppiato gli introiti. Venendo, infine, alle spese finali, si evidenzia come la gestione di competenza 2015 ha dato luogo ad impegni di spesa per complessivi 611.111 milioni di euro, in aumento di 8.086 milioni di euro rispetto all'esercizio precedente.
  In merito, si osserva come la spesa di parte corrente abbia generato impegni per 569.801 milioni di euro, in aumento Pag. 9dell'8,3 per cento rispetto al 2014, mentre la spesa in conto capitale è scesa a 41.310 milioni di euro, in diminuzione del 46 per cento rispetto a quanto registrato nel 2014. Per quel che concerne la spesa in conto capitale, i dati, quindi, registrano una forte diminuzione. Per quanto riguarda il conto dei residui al 31 dicembre 2015, si espongono residui attivi per 208.260 milioni e residui passivi per 113.031 milioni di euro, con un'eccedenza attiva di 95.229 milioni di euro.
  Nella relazione del Rendiconto generale dello Stato 2015, il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei conti, Angelo Buscema, ha evidenziato come il recupero della crescita del PIL appaia ancora troppo modesto e, soprattutto, in ritardo rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei. La riorganizzazione della pubblica amministrazione è stata defaticante e disordinata. Interventi, quindi, dai risultati incerti, soprattutto sullo sfoltimento di enti ed Authority, cioè spese di cui potremmo fare benissimo a meno senza intaccare lo Stato sociale. Siamo in ritardo, dice la Corte dei conti, rispetto alla ripresa in atto negli altri principali Paesi europei, avendo una crescita del PIL troppo modesta. Il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, ha aggiunto che l'emergenza è finita e sono stati evitati effetti incontenibili, ma lo sforzo di contenimento degli ultimi anni appare assai severo, soprattutto sulle spese che più incidono sul funzionamento dell'amministrazione e sui servizi ai cittadini.
  Una critica, pertanto, molto severa, che noi condividiamo. Per l'urgenza di contenimento dei conti pubblici sono state sacrificate politiche pubbliche vitali, ci dice la Corte dei conti, come gli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche, per le quali restiamo il fanalino di coda nell'Unione europea. Squitieri ha comunque sottolineato che la fase acuta dell'emergenza si è conclusa e ha permesso di evitare effetti collaterali insostenibili grazie ad un allentamento dell’austerity, un allentamento che noi di Sinistra Italiana consideriamo troppo timido, ma che non siamo così sciocchi da non rilevare, soprattutto in considerazione di ultime scelte fatte dal Governo che ci sembrano possano andare nella giusta direzione.
  Mi riferisco al vertice di Atene, in cui i Paesi dell'Euromediterraneo, dalla Grecia all'Italia, alla Spagna, alla Francia, al Portogallo, a Cipro, hanno messo sotto accusa gli effetti nefasti delle politiche dell'austerità in Europa. L'uscita dalla stretta emergenza finanziaria e l'auspicio di una ripresa economica più solida, ha detto Squitieri, hanno consentito di recente di predisporre correttivi a manovre di taglio che comunque hanno inciso, questi tagli, in profondità sulla spesa pubblica, in particolare sui dipendenti. Il Viceministro Morando sa benissimo come i lavoratori del pubblico impiego in questi ultimi anni abbiano pagato un prezzo pesante. Dal 2010 al 2015, ha ricordato il presidente Squitieri, il risparmio ottenuto attraverso il blocco della contrattazione, ma anche del turnover, ha permesso allo Stato di risparmiare sui lavoratori del pubblico impiego 10 miliardi di euro, senza contare che molti degli interventi, a partire dall'ultima riforma della pubblica amministrazione del Ministro Madia, devono ancora essere portati a compimento, anche per quantificarne in modo più preciso gli effetti finanziari sul pubblico impiego.
  Viene, inoltre, evidenziata anche l'attuale ipertrofia di enti e delle cosiddette autorità indipendenti. Bisogna intervenire con più forza, rigore e coraggio sulla situazione abnorme che si è determinata sul sistema complessivo delle Authority indipendenti del nostro Paese, con stipendi e costi non più sostenibili. È necessario, avverte la Corte dei conti, che si passi da generiche e spesso contraddittorie previsioni di riduzione o razionalizzazione, la cosiddetta spending review, ad una concreta attività di sfoltimento, a partire dalle strutture doppione e da quelle che mostrano una sostanziale mancanza di interesse pubblico.
  L'altro disegno di legge che discutiamo, l'assestamento 2016 del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016, è stato oggetto di una approfondita discussione Pag. 10in sede di Commissione di merito, nella Commissione bilancio. Infatti, durante l'esame in sede referente, sono stati presentati complessivamente 36 emendamenti, di cui sette a firma dei deputati del gruppo della Sinistra Italiana. Questi nostri emendamenti erano volti a destinare quota parte delle risorse rinvenienti dal fondo per l'incremento di alcune autorizzazioni di spesa che fanno capo a fondi non rifinanziati e adeguatamente finanziati per il solo 2016, quali: primo, il Fondo per le vittime dell'amianto per 30 milioni di euro; secondo, il Fondo per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che è un grandissimo problema che purtroppo dobbiamo affrontare come Italia, per 100 milioni di euro; terzo, il Fondo per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale, istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per 400 milioni di euro; quarto, il Fondo per il concorso al rimborso alle regioni per l'acquisto dei medicinali innovativi per 100 milioni di euro; quinto, il Fondo per la non autosufficienza di cui all'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per 200 milioni di euro; sesto, l'autorizzazione di spesa relativa al Piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale e dei servizi socio educativi al quale concorrono, appunto, gli asili nido, i servizi integrativi, diversificati per modalità strutturale di accesso, di frequenza e di funzionamento – cosiddetto fondo asili nido – per 200 milioni di euro; settimo, il fondo affitti, ex articolo 11 della legge n. 431 del 1998 per 200 milioni di euro. Detti emendamenti sono stati tutti bocciati in V Commissione. Tra i 36 complessivi emendamenti ne è stato approvato solo uno, peraltro in Tabella E e non nell'articolato, a firma di Alberto Giorgetti, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole a condizione che lo stesso venisse riformulato nel senso di ridurre da un milione a 500.000 euro, quindi a una cifra molto esigua, l'importo della variazione compensativa da effettuare tra i differenti programmi appartenenti allo stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, indicato dall'emendamento stesso.
  In Aula, noi ripresentiamo questi emendamenti, confidando su una diversa valutazione da parte del Governo; presentiamo, però, anche un nuovo emendamento, che viene dopo il terribile terremoto del 24 agosto, volto a destinare i 500 milioni di euro per l'anno 2016 agli interventi di immediata necessità e per far fronte al rischio di compromissione degli interessi primari causati dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Rieti, Ascoli Piceno, Perugia e L'Aquila il 24 agosto 2016, nonché i territori delle province di Fermo e di Macerata.
  Con riferimento a questo emendamento, sappiamo benissimo, caro Viceministro Morando, che il rischio di inammissibilità è praticamente certo, perché trattandosi del disegno di legge «assestamento 2016», ai sensi degli articoli 119, comma 8, e 121, comma 4, del Regolamento della Camera possono essere presentati in Assemblea, oltre agli emendamenti riferiti alle parti del testo eventualmente modificate, solo quelli già respinti in Commissione. Un'iniziativa del genere, al di là della inevitabile declaratoria di inammissibilità, potrebbe, però – è questo il nostro obiettivo –, sollecitare il Governo o il relatore a presentarne uno analogo, in Aula o, magari, in Senato, in seconda lettura. Non ci interessano primogeniture rispetto a un problema enorme come quello dei danni, dell'emergenza e della successiva ricostruzione; riteniamo che sia essenziale una valutazione obiettiva. Questo è l'intendimento del gruppo di Sinistra Italiana nel presentare questo nuovo emendamento; ci muoviamo nell'esclusivo interesse delle popolazioni terremotate, a cui va la nostra solidarietà umana e politica.
  A proposito vorrei comunicare all'Aula che i deputati di Sinistra Italiana hanno sottoscritto 42.000 euro, pari a 1000 euro per ciascuno dei parlamentari di Sinistra Italiana, come segno tangibile della nostra volontà di essere non solo politicamente Pag. 11ma anche personalmente vicini alle popolazioni, attraverso un segno concreto di sottoscrizione a favore dei volontari della protezione civile.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Presidente, onorevoli colleghi, Governo, Forza Italia si presenta al dibattito su rendiconto e assestamento 2016 con l'obiettivo di rappresentare e fare un'analisi di quelle che sono le questioni politiche in materia di politica economica, fiscale e di bilancio e di quelli che erano, evidentemente, gli intendimenti di un Governo Renzi che avrebbe dovuto determinare una svolta significativa nel Paese, sia in termini di riforme, come più volte annunciato dal Presidente del Consiglio, sia in termini di vero e proprio dato in inversione di tendenza per quello che riguardava una prospettiva di crescita. È evidente che non vogliamo, in questa sede, sottolineare gli aspetti di rito legati ai numeri, che sono stati citati dai miei colleghi precedentemente, relativi ai due documenti al nostro esame, si tratta evidentemente di una fotografia di ciò che è accaduto in corso d'anno, ma anche, a nostro modo di vedere, di una fotografia che va interpretata, non nei toni che sono stati prima ricordati dal collega del Partito Democratico e che vanno in una sostanziale – mi passi il termine, viceministro Morando – «assoluzione» del Governo in una linea di continuità positiva di crescita, rispetto, ovviamente, ai dati che sono stati indicati nei documenti di bilancio di medio e lungo termine, ma che sono, a nostro modo di vedere, assolutamente insoddisfacenti rispetto alla condizione reale del Paese, alla condizione dei conti pubblici e, più in generale, alle sfide che ci attendono. Perché, Presidente, noi riteniamo che su una serie di questioni anche il Presidente del Consiglio stia dando degli elementi, al Paese, che non corrispondono in pieno alla realtà.
  Innanzitutto, c’è un tema di fondo: noi non possiamo continuare a dire che la crescita non c’è nel Paese o si è arrestata, anche quest'ultimo trimestre, in modo così pesante esclusivamente per una congiuntura di carattere internazionale, così come è stato prima ricordato dal collega del Partito Democratico. Non è così; sappiamo benissimo che, all'interno dei cicli internazionali, esistono le politiche economiche e fiscali, politiche che devono essere attivate dagli Stati nazionali per rendere possibili iniziative di crescita, di minore impatto economico e sociale rispetto a quelli che sono gli andamenti di carattere internazionale, quelle che sono le dinamiche che vengono citate come esempio di problematiche inaffrontabili. Sappiamo molto bene che, invece, è possibile avere un'inversione di tendenza; è possibile, attraverso politiche nazionali, determinare degli effetti positivi sui numeri che riguardano il sistema Paese. Ora è evidente che, per esempio, uno degli argomenti che noi abbiamo alla nostra attenzione è quello della vicenda delle pensioni minime. Il Presidente del Consiglio, prima, ha annunciato – e noi aspettiamo, come sempre, la legge di bilancio per vedere concretamente quale sarà il provvedimento che dovremo discutere in questa sede – un intervento sulle pensioni minime; contestualmente, sembra emergere dal dibattito e dagli organi d'informazione che si starebbe, invece, ragionando su un allargamento della platea della cosiddetta quattordicesima, interventi che, a nostro modo di vedere – e parla ovviamente un rappresentante dell'allora maggioranza che era intervenuta per aumentare davvero le pensioni minime –, sappiamo molto bene che determinano effetti risibili in termini di domanda interna. Quando noi avevamo sollevato dei dubbi relativamente ai famosi 80 euro, il dibattito e la critica da parte della maggioranza era legata al fatto che noi cercavamo di svuotare il senso profondo e di ridimensionare in modo importante quell'intervento che avrebbe determinato un forte impatto per quello che riguarda ovviamente la capacità di acquisto soprattutto dei soggetti più deboli, avendo, quindi, anche un ritorno, una leva importante nel Paese che noi non avremmo evidentemente, sufficientemente valorizzato. Pag. 12Purtroppo, noi diciamo «purtroppo», a posteriori, possiamo dire che abbiamo avuto ragione sul fatto che buona parte di quelle risorse sono sostanzialmente andate in economia e non abbiamo avuto quell'effetto traino che ci si aspettava sulla base della destinazione a questi soggetti di una quota comunque di risorse che noi ritenevamo tutto sommato insoddisfacente, ma che avrebbe dovuto, secondo maggioranza e Governo, determinare un effetto positivo in termini di acquisto, in termini di crescita, in termini di fiducia. La «fiducia»; il Presidente del Consiglio, più volte in questi mesi, ha richiamato a una forza che il Paese avrebbe dovuto ricevere dalle riforme messe in atto, il Jobs Act, l'intervento comunque degli 80 euro, i bonus nei confronti delle forze dell'ordine, la flessibilità, un dato importante che noi, fra l'altro, abbiamo commentato anche positivamente – la flessibilità riconosciuta dall'Europa – con l'aspettativa e il pensiero, da forza di Governo oggi all'opposizione come è Forza Italia, che se c’è una fase di crescita nel Paese, quella fase di crescita determina effetti positivi per tutti, soprattutto nella logica dell'alternanza ed è evidente che un Paese che cresce può confrontarsi anche su modelli di crescita e scegliere più liberamente.
  Purtroppo, ciò è avvenuto in misura estremamente ridotta. I numeri che ha citato il Presidente del Consiglio anche in queste ore, relativamente agli effetti sul Jobs Act, ci lasciano abbastanza perplessi, perché se è vero che appunto lo stesso Tito Boeri dice che nel primo semestre del 2016 sono stati stipulati 845.392 contratti a tempo indeterminato, o meglio contratti a tutele crescenti, mentre le cessazioni dei contratti a tempo determinato sono state 770.890, abbiamo un saldo positivo di 74.000 unità, ma questo dato, colleghi della maggioranza, è peggiore dell'84 per cento rispetto al saldo positivo dei primi sei mesi del 2015, cioè l'effetto della riforma relativamente al mercato del lavoro sembra essersi già ormai definitivamente esaurito.
  Possiamo davvero considerare quell'intervento, così come cita, tra i pochi numeri che può andare evidentemente a cercare all'interno dei dati generali dell'Istat, il Presidente del Consiglio, come una svolta epocale per il Paese ?
  Noi avremmo voluto che fosse così, ma purtroppo i numeri dimostrano che così non è stato e allora dobbiamo interrogarci. Il Paese non cresce, l'aspetto legato all'effetto complessivo del mercato del lavoro è un effetto debole, molto debole, in fase di ulteriore riduzione; abbiamo dei numeri che complessivamente non ci convincono, perché è evidente che la pressione fiscale purtroppo sta aumentando e quindi il fatto di passare dal 2014, dove la pressione fiscale era del 43,4 per cento, al 44,2 del 2016 è un numero, è un dato che dimostra come, al di là delle dichiarazioni, non ci sia un effetto reale significativo sia per le imprese che per le famiglie.
  C’è stata un'azione importante in termini di annuncio, anche in questo caso, da parte del Presidente del Consiglio, in merito al tema della spesa pubblica. La spesa pubblica però non si è ridotta.
  Noi sappiamo molto bene che, anche nei dibattiti che facciamo all'interno della legge di stabilità e che riprenderemo con questa innovazione che abbiamo voluto condividere – e che ricordo ancora: noi consideriamo la legge di bilancio un'opportunità e nel 2017 speriamo che, anche rispetto alle scelte che il Governo andrà a indicare in questa legge di bilancio, si possa utilizzare quello strumento tecnico come un volano di riferimento per determinare ancora politiche di crescita maggiori, con una trasparenza significativa per poter leggere e poter valutare i conti pubblici da parte del Parlamento e dei soggetti terzi – la spesa pubblica in valore assoluto è aumentata.
  È quindi evidente che i problemi che hanno attanagliato il Paese negli anni scorsi non sembrano avere avuto soluzione da parte del Governo Renzi anche nelle politiche di questi ultimi mesi e, come ricordava giustamente Melilla prima, noi abbiamo un appuntamento importante, viceministro Morando, che a lei sicuramente Pag. 13non sfugge e che è l'appuntamento in cui i 27 discuteranno, nel prossimo fine settimana, della prospettiva di crescita dell'Europa.
  Più volte si è citato il dato internazionale: noi abbiamo un'Europa che comunque cresce più di noi, significativamente più di noi, abbiamo un Regno Unito che ha adottato una scelta negativa nei confronti dell'Europa e che sta comunque ulteriormente crescendo, assumendo più velocità rispetto a questa scelta; è evidente che spetta al Governo portare un messaggio forte, nella sede dei 27, per discutere di quali politiche dovranno essere attivate per poter sostenere la crescita nei Paesi che fanno ancora parte dell'Unione Europea.
  Dico «fanno ancora parte» perché è evidente che il modello inglese, che noi non consideriamo un valore in assoluto, diventa un elemento di interesse nella congiuntura, nella misura in cui si vede un percorso di crescita che magari aumenta rispetto a un'altra realtà che noi continuiamo a difendere, perché culturalmente a noi vicina, perché evidentemente legata ad una storia e ad una tradizione in cui noi crediamo, che non riesce a crescere.
  Non cresce l'Italia, crescono un po’ di più gli altri Paesi, significativamente di più, rispetto purtroppo ai numeri che abbiamo oggi alla nostra attenzione, ma complessivamente è evidente che il percorso di rilancio di crescita dell'Unione europea non c’è.
  Ed allora ci sono dei temi importanti: c’è il tema del fondo europeo di sviluppo strategico, c’è la questione legata alla prospettiva del fondo europeo degli investimenti, tutti temi che sono di estremo interesse, che hanno determinato comunque effetti ed investimenti importanti, che sarebbe importante, Presidente e Viceministro Morando, declinare anche nel nostro Paese, perché dei presunti 100 miliardi di leva determinati da questi interventi del Piano Juncker, vorremmo capire che cosa si è determinato in Italia come effetto leva.
  Penso che sia un dato in cui sia importante riflettere magari per la legge di bilancio, per capire che cosa si può fare per attivare e destinare progetti di investimento nel nostro Paese, attivati da risorse che siano a carico del sistema europeo più che del sistema Italia.
  Sarebbe interessante capire che tipo di vantaggi hanno avuto gli altri Paesi, che progetti sono stati presentati e qual è il risultato per la nostra realtà.
  Quindi noi auspichiamo che ci sia un risultato importante nel prossimo appuntamento da parte del Governo Renzi, perché sarebbe un risultato nell'interesse del Paese, un risultato in termini di rilancio degli investimenti e in termini di flessibilità.
  L'altra grande questione è come riusciremo o se si riuscirà a utilizzare ancora una fascia di flessibilità di risorse quindi importanti: 13,6 l'ultimo dato; cercheremo di capire se nel 2017 riusciremo ad avere ancora questa flessibilità e in che termini potrà essere utilizzata, per poi valutare quali politiche attuare nel percorso della crescita, del rilancio degli investimenti, che purtroppo è tra i dati che i miei colleghi hanno prima ricordato essere asfittici rispetto ai documenti che sono stati da noi discussi in Commissione e che sono al nostro esame in questa sede.
  È evidente che quindi il tema dello sviluppo è il tema.
  Connesso al tema dello sviluppo c’è inesorabilmente la questione della pressione fiscale, su cui abbiamo evidentemente oggi un aspetto significativamente negativo al nostro esame, perché quando noi andiamo a discutere di pensioni minime, premesso che il cosiddetto APE si sta dimostrando al momento, per come si legge, ma speriamo di sbagliarci, come una sorta di strumento... Viceministro Morando, sicuramente noi lo aspettiamo, l'abbiamo detto, diciamo semplicemente che ad oggi sembrerebbe una sorta di anticipazione fatta dalle banche, che poi nei vent'anni successivi viene restituita direttamente dal pensionato. Un'operazione di questo tipo un Governo può assumersi la responsabilità di farla, noi riteniamo che Pag. 14sia un po’ pochino rispetto ai problemi connessi oggi, più in generale, alle finestre di uscita in pensione.
  La mia collega Polverini ne sa molto di più di me su questi argomenti, ma è sicuramente un tema che noi vorremmo vedere affrontato con un vigore diverso.
  Renzi dà sempre l'idea di affrontare – dà l'idea, ribadisco: non sono questi la sostanza e l'esito – i temi con forza e con vigore.
  Pensare di affrontare un argomento come questo con un pugno di milioni in copertura, in termini di interessi nel bilancio pluriennale, mi pare e ci pare un provvedimento un po’ debole, però lo aspettiamo e quindi io mi fido delle parole del Viceministro Morando.
  Siamo certi che sarà un provvedimento più robusto, così come un provvedimento più robusto speriamo che sia, in termini di intervento, il cosiddetto passaggio sulle pensioni minime, se sia la quattordicesima o una qualsiasi altra formula, sperando che in questo modo si vada a dare un sostegno reale a quelli che sono soggetti deboli, che non lo hanno avuto fino ad oggi, ma abbiamo l'impressione che, rispetto ai numeri che stanno circolando ed al problema che esiste all'interno del Governo in questo momento rispetto alle politiche da adottare, si rischi di varare l'ennesimo pannicello caldo che potrebbe andare poi successivamente in economia senza determinare effetti di crescita, per quello che riguarda il Paese.
  Noi ci aspettiamo qualche cosa di più robusto, Presidente. E chiudo su questo per dire che, quindi, questi due documenti non ci convincono, perché danno l'idea di un trend complessivo in cui anche le difficoltà del Governo sembrano insistere in modo negativo rispetto alla legge di bilancio, che dovremo affrontare nei prossimi giorni. Una questione è legata alla tassazione, diretta e indiretta: penso all'articolazione della tassazione del prelievo di carattere delle autonomie locali, che oggi hanno un sistema così complesso e che pesa in modo significativo sui cittadini e che determina un risultato di amplificazione forte del livello di pressione o, diciamo così, di prelievo nei confronti del cittadino e delle aziende, che oggi devono affrontare più appuntamenti rispetto a un quadro di crescita modesto (zero, in quest'ultimo periodo; speriamo che riprenda nei prossimi mesi in modo più rilevante), ma che evidentemente va ulteriormente a penalizzare coloro che stanno in questo momento ancora lavorando e immaginando percorsi di investimento per il 2017. Cioè, c’è una pressione fiscale e anche una forma di prelievo connessa al sistema tariffario e alle forme di prelievo di risorse in cui gli enti locali si trovano a dover surrogare problemi di tagli di carattere nazionale, così come ricordava prima il collega Melilla, perché quei tagli hanno determinato poi un effetto di ritorno negli enti locali – per andare comunque a prelevare queste risorse – che appesantiscono in modo significativo i valori fondamentali che hanno caratterizzato il nostro Paese, in un percorso di crescita che sicuramente si è indebolito negli ultimi anni ma che rappresenta l'asse portante della ricchezza delle famiglie e delle piccole e medie imprese: penso evidentemente al risparmio, alla casa e agli immobili. Questi due argomenti sembrano non avere ancora una risposta congrua da parte del Governo.
  Dico questo perché su tutto il tema del risparmio mi pare che l'appuntamento del prossimo fine settimana, Viceministro Morando, sia importante anche da questo punto di vista, cioè immaginare uno strumento condiviso in Europa che possa dare poi una risposta vera – vera ! – e non il decreto ad hoc, così come è stato fatto e per quanto limitato ad alcuni problemi di alcuni istituti di credito, ma che non ha dato la serenità che evidentemente pretendono giustamente famiglie, correntisti e imprese rispetto alle risorse depositate nei conti correnti. Ma non solo le risorse, anche, per esempio, gli affidamenti – visto che il fisco comunque resta vorace –, che determinano l'attività delle piccole e medie imprese soprattutto, che oggi sono messi evidentemente in discussione dai criteri di Pag. 15carattere europeo ma anche dalla debolezza strutturale del nostro sistema bancario.
  Quindi, su questo, a nostro modo di vedere, le risposte date in Europa con il doppio canale, così come le risposte adottate dal Governo italiano, sono risposte che oggi non sono pienamente soddisfacenti su questo tipo di esigenza. Quindi, il risparmio. Il secondo aspetto che riponiamo alla vostra attenzione è comunque il depauperamento, attraverso una pressione fiscale esagerata, attraverso un mercato che oggi è sostanzialmente immobile, che ha una rigidità eccessiva, che ha rappresentato un disvalore a tal punto che si sta sentendo discutere ancora di tassa patrimoniale. Noi evidentemente siamo contrari anche solo alla dicitura «tassa patrimoniale», però è vero che non dobbiamo fare un processo alle intenzioni, come mi ricordava prima il Viceministro Morando.
  Noi non vogliamo farlo, ma abbiamo l'impressione che, tutto sommato, i numeri e le carte che si dovevano spendere in una logica di grande rinnovamento, di novità, in qualche modo di Governo fresco, valido, con idee innovative (tutta la vicenda Renzi), si vadano a spegnere magari in un dibattito attorno a una patrimoniale che andrà a colpire sempre i soliti noti, cioè coloro che sono vittime (diciamo così) di aver deciso in tempi passati di voler risparmiare delle risorse, accumularle magari comprando una casa per il figlio o mettendo il risparmio negli immobili.
  Noi speriamo di sbagliarci, ma è certo che questi due elementi, che appaiono banali, oggi sono due elementi determinanti, anche rispetto alla tenuta complessiva delle garanzie, sia per le piccole e medie imprese sia per quello che riguarda le famiglie, nel rapporto con le banche. È ovviamente una valutazione complessiva del valore di queste realtà nel tema del rapporto banche italiane e istituti di vigilanza di carattere europeo, convergenze europee e quindi anche il tema di ciò che rappresenta oggi l'Italia in termini di valore di ricchezza nell'interno del Paese – tradizionalmente rappresentata dal risparmio delle famiglie – nel rapporto con l'Europa e soprattutto nel rapporto col debito pubblico ed evidentemente una prospettiva che non è più il consolidato tra il debito pubblico e questa realtà ma piuttosto un debito pubblico in continua crescita – così come ricordavo citando quei due soli numeri che prima ho dato ai colleghi – che allo stesso tempo vede anche un depauperamento complessivo e progressivo di ciò che rappresentava prima un valore e che, ricordo a me stesso, è stato uno degli elementi per i quali avevamo ottenuto, nel 2009, un utilizzo dei Fondi sociali europei destinati all'epoca al sostegno delle crisi aziendali e delle famiglie dei lavoratori attraverso un sistema che aveva determinato, in accordo con le regioni, un effetto assolutamente positivo, che era riuscito a dare la risposta anche all'ultimo artigiano piuttosto che al dipendente della piccola e media impresa di un'azienda che era entrata in condizioni di difficoltà. Ho citato questo esempio perché allora c'era una politica del Governo che valorizzava questi due elementi; noi abbiamo l'impressione che questi due elementi siano diventati un «disvalore», ma anche su questo ovviamente speriamo di sbagliare.
  Chiudo Presidente per dire che – i temi sarebbero tanti, ne ho citati solo evidentemente alcuni; alcuni di dibattito di queste ultime ore, altri più strutturali –, insomma, la nostra impressione è che ci sia una discreta incertezza e che questo Governo, dopo aver rappresentato al Paese una capacità e un potenziale di fuoco e fiamme straordinario, si trovi in una condizione di sostanziale difficoltà, in cui da una parte tenta di dare ancora qualche risorsa a qualche soggetto debole e dall'altra non sa come muoversi sul fronte della fiscalità, quindi cerca risorse in modo maldestro per affrontare un 2017 che sarà evidentemente problematico.
  Vi aspettiamo su questa discussione quando affronteremo la legge di bilancio, perché è evidente che si tratta di un ponte verso questo appuntamento, su cui speriamo di poter trovare un confronto vero e serio rispetto alle proposte. Noi arriveremo Pag. 16con un pacchetto di proposte; Forza Italia evidentemente le ha già presentate l'anno scorso, in merito ai temi ovviamente legati alla flessibilità, alle finestre pensionistiche e all'aspetto degli investimenti nel Mezzogiorno, più in generale il tema degli investimenti nel nostro Paese, i volani attivabili di garanzia anche nei confronti del credito e così via. Speriamo che da questo confronto questo Governo possa trarre ulteriori elementi per poter lanciare il Paese in una prospettiva di crescita, che oggi purtroppo non si vede. La nostra impressione è che vi sia in qualche modo un Governo che con il suo Presidente del Consiglio continua a dare slogan noncurante di quella che è una condizione invece grave che stiamo cercando di affrontare e su cui non vediamo in questo momento percorsi di sbocco.
  Per tutti questi motivi il nostro sarà un voto comunque negativo su questi documenti, non tanto evidentemente sulla stesura tecnica, sulla fotografia di ciò che è accaduto, quanto piuttosto su tutti i dubbi che abbiamo rispetto alle ragioni qui solo in parte rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare Vincenzo Caso. Ne ha facoltà.

  VINCENZO CASO. Presidente, le chiedo la facoltà di poter depositare il testo del mio intervento.

  PRESIDENTE. È autorizzato.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 3973 e 3974-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, in sostituzione del relatore per entrambi i disegni di legge, il Vicepresidente Fanucci. Prendo atto che si riserva di farlo in altra fase.
  Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  ENRICO MORANDO, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, cercherò rapidamente di avanzare qualche osservazione sugli interventi che ho ascoltato, ringraziando tutti coloro che sono intervenuti.
  In primo luogo, vorrei rispondere alla sollecitazione che è venuta dal deputato Melilla, a proposito della presentazione, che io apprezzo al di là dei problemi di tipo regolamentare, di un emendamento per sottolineare l'esigenza di mettere nel bilancio le risorse necessarie per tutti gli interventi che si riterranno utili nell'immediato nelle zone e per le popolazioni vittime del terremoto. Vorrei sottolineare, come del resto almeno in parte è stato notato nell'intervento del deputato Melilli, che la scelta più rilevante contenuta nel disegno di legge di assestamento è il forte, consistente rifinanziamento del Fondo per gli interventi determinati da esigenze indifferibili. Vorrei quindi su questo punto rassicurare il deputato Melilla: al di là dell'approvazione, che non è a mio avviso neppure necessaria tecnicamente, dell'emendamento presentato da Sinistra Italiana, e che io ripeto, almeno nello spirito apprezzo, noi abbiamo appostato in bilancio – lei stesso le ha richiamate – risorse più che sufficienti per il 2016, oltre che per gli anni successivi (ma per gli anni successivi si riferiranno ad esigenze indifferibili di tipo diverso); per il 2016 certamente il rafforzamento di quel Fondo costituisce un elemento di garanzia e dà una certezza circa il fatto che lo Stato sarà in grado di far fronte a tutte le esigenze, e che se ci saranno ritardi, se verranno commessi errori, essi saranno imputabili a tutto meno che alla scelta del Governo e del Parlamento di non appostare in bilancio, dopo che i fatti sono avvenuti, le risorse necessarie. Lei ha visto che in pratica quel Fondo aumenta nel 2016 quasi avvicinandosi al miliardo: quindi da questo punto di vista credo che nella sostanza la sollecitazione che viene dalla Pag. 17presentazione dell'emendamento di Sinistra Italiana si possa considerare accolta.
  Vorrei invece interloquire per qualche minuto con il deputato Giorgetti, a proposito di una tesi che egli ha giustamente criticato e che però ha, secondo me ingiustamente, attribuito al Governo: la tesi secondo la quale in buona sostanza il carattere gracile, debole della ripresa che è in atto nel nostro Paese il Governo lo attribuirebbe pressoché integralmente all'agire di fattori internazionali. Io vorrei tornare a ripetere – perché mi capita spesso di dover replicare a questa accusa a proposito della posizione del Governo su questo punto – che noi non abbiamo mai sostenuto che all'origine della gracilità e della debolezza della ripresa italiana ci siano esclusivamente fattori di peggioramento del contesto dell'economia globale.
  È vero, a mio avviso, infatti, il contrario: se dai primi anni Novanta – perché di questo si tratta, purtroppo –, quando nell'economia globale prevale nettamente il segno più, e quando questo segno, davanti ovviamente all'andamento del prodotto interno lordo, prevale nettamente nell'Unione europea e in particolare nell'area dell'euro, se quando questo capita noi cresciamo di meno dall'inizio degli anni Novanta; e poi se quando nel contesto globale si determina una situazione di stagnazione e addirittura, come è accaduto successivamente al 2008, di recessione, in particolare nelle economie più avanzate, noi cadiamo di più degli altri, e siamo caduti molto più di quanto non siano caduti mediamente i Paesi dell'area dell'Unione europea e dell'area dell'euro, questo è sicuramente imputabile a fattori strutturali che riguardano il nostro Paese.
  Poi si può discutere circa il coordinamento delle politiche fiscali alla dimensione europea e anche alla dimensione mondiale, perché G7 e G20 non sono solo formulette: sono strutture attraverso le quali si tenta il coordinamento anche delle scelte di politica economica alla dimensione globale. Poi che questi sforzi di coordinamento non abbiano aiutato il Paese Italia a venire fuori dalle sue difficoltà, che sono specifiche, sono sue, questo è probabilmente vero, anzi, a mio giudizio, è certamente vero; ma non c’è dubbio che le cause sono italiane !
  E, a questo proposito, è anche noto quali siano queste cause. Sostanzialmente sono riassumibili con una affermazione: noi abbiamo da molto tempo, a causa della nostra incapacità di riformarle, un cattivo funzionamento di quelle che gli economisti chiamano le istituzioni economiche fondamentali. Processo di formazione del capitale umano: da troppo tempo il nostro Paese presenta problemi competitivi con i sistemi formativi degli altri grandi Paesi nostri competitori. Secondo, giustizia: i tempi della giustizia civile in Italia sono incompatibili con il buon funzionamento dell'economia, e quindi costituiscono un fattore di riduzione delle nostre potenzialità di crescita tra i più rilevanti in assoluto. Terzo: noi abbiamo molti mercati, prima avevamo anche addirittura il mercato del lavoro, regolati in maniera insoddisfacente, e la regolazione dei mercati, la buona regolazione dei mercati è un'istituzione economica fondamentale. Noi abbiamo, inoltre, un modello di relazioni tra le parti sociali, quello che nel gergo «sindacalese» si chiama modello contrattuale, che dai primi anni Novanta non funziona più: non consente di premiare gli aumenti di produttività che si determinano in azienda, nel gruppo, nel settore, nel distretto, nella filiera, sul territorio, essendo troppo in maniera univoca accentrato sulla dimensione nazionale. Noi abbiamo un livello di pressione fiscale sul lavoro e sull'impresa – il cosiddetto total tax rate, per usare l'espressione tecnicamente corretta usata dagli analisti – che è troppo alto: la pressione fiscale totale in Italia non è la più alta del mondo, ma tra i Paesi industriali avanzati abbiamo il total tax rate più alto, cioè graviamo di un peso più grave, più pesante da sopportare, le imprese ed il lavoro; non c’è da stupirsi se, di anno in anno, continuando così, noi abbiamo una caduta della nostra capacità di reggere la competizione globale.
  Noi abbiamo, infine, una instabilità politica di tipo cronico, che è uno dei fattori che deprimono... Il sistema politico Pag. 18costituzionale, induce una instabilità politica che è uno dei fattori fondamentali di depressione delle nostre capacità competitive a paragone con gli altri Paesi. Per questa ragione, il Governo ha dato avvio, nel corso di questi anni, a un disegno a mio giudizio organico – ma qui si può discutere naturalmente circa il suo carattere di coerenza e di organicità – di riforme strutturali. Su tutti gli elementi che io ho citato, a partire dal capitale umano, per arrivare fino al funzionamento del sistema politico costituzionale, noi abbiamo in questi due anni tentato la strada delle riforme strutturali che per definizione, proprio perché sono tali, hanno un effetto che diciamo si determina nel tempo con un certo ritardo rispetto al momento in cui vengono adottate, almeno in qualche caso. Pensiamo agli investimenti in capitale umano: tu investi oggi, e devi investire oggi, se vuoi che tra vent'anni i cervelli degli italiani siano in grado di produrre più conoscenza, se vuoi che tra vent'anni si accrescano le capacità competitive del Paese. Quindi, è chiaro che in presenza di un disegno di riforme strutturali che possono migliorare complessivamente il clima e la credibilità del Paese, e a mio giudizio lo hanno migliorato (anche su questo ovviamente si può discutere), ma che hanno effetti diluiti nel tempo, noi dobbiamo riuscire ad avere anche una gestione del quotidiano che sia ispirata a interventi di più immediata efficacia. Ma le riforme strutturali che abbiamo realizzato, e che intendiamo realizzare, sono la migliore dimostrazione che non stiamo ragionando sul contingente, che non è vero che attribuiamo ad altri fattori internazionali esterni da noi la responsabilità della gracilità della nostra crescita, ma è vero esattamente il contrario. Abbiamo detto, e io lo voglio ribadire finendo, che lo scostamento rispetto alla previsione che avevamo incorporato nelle decisioni di finanza pubblica al momento della definizione del Documento di economia e finanza e al momento della decisione di bilancio per il 2016, quello scostamento negativo, perché abbiamo ipotizzato ritmi di crescita certo non particolarmente positivi, che si sta determinando, e già questo lo sappiamo (lo vedremo tra qualche settimana quando probabilmente avremo i dati per fare qualche previsione attendibile circa l'andamento del prodotto del 2016 rispetto alla previsione), ci sarà, e sul determinarsi di questo scostamento negativo – qui sì, io credo – qualche fattore internazionale particolarmente significativo probabilmente c’è. Non mi sembra un cercare scuse il sottolineare il fatto che, in particolare sul versante della sicurezza, sul versante dello sviluppo del commercio mondiale, gli elementi drammatici propostici dall'offensiva del terrorismo fondamentalista islamista hanno rappresentato una recrudescenza che indubbiamente determina un peggioramento complessivo del clima.
  Voglio citare un secondo fattore: il clima deflazionistico in cui continua ad operare l'economia globale nel suo complesso. Attenzione, la deflazione è un fattore di depressione delle aspettative e, quindi, determina andamenti economici più negativi di quelli previsti non solo in Italia, ma complessivamente in Europa e non solo in Europa. Malgrado politiche ultraespansive delle banche centrali del Giappone, degli Stati Uniti e della Banca centrale europea, noi ci troviamo in presenza di una inflazione vicina allo zero, se superiore, e in molte realtà, in alcune realtà, addirittura già in deflazione. Questo è un ostacolo particolarmente grave perché noi abbiamo imparato nel corso dell'esperienza come si fa ad abbattere l'iperinflazione, perché ormai ci sono ricette che si possono praticare quasi a occhi chiusi, quasi in automatico.
  Gli uomini, i contemporanei, non hanno imparato, non sanno come fare, a governare il fenomeno della deflazione, e se la deflazione si instaura, la depressione complessiva che si determina è molto difficile da vincere, guardate alla situazione drammatica che permane in Giappone, dove politiche di bilancio ultraespansive, che più di così si fa fatica ad immaginarle, politiche monetarie a loro volta estremamente espansive, non riescono a spostare l'inflazione da vicina allo Pag. 19zero, molto lontana dal target del 2 per cento che mediamente si dice essere un target accettabile. Quindi, noi abbiamo una situazione nella quale – qui sì – in Europa, e non in Italia, dobbiamo prendere atto che la politica monetaria non basta, che ci vuole politica fiscale coerente con la politica monetaria. Ma la politica fiscale coerente con la politica monetaria in Europa non la può fare il Governo italiano, non la può decidere il Parlamento italiano, la deve decidere l'organismo comunitario che è in grado di deciderla prima col coordinamento dei Governi e poi domani – speriamo – attraverso forme di tipo federativo. La ringrazio, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della relazione territoriale sulla regione Veneto, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 17) (ore 16,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione territoriale sulla regione Veneto, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 17).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 2 agosto 2016.
  Avverto, altresì, che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

(Discussione – Doc. XXIII, n. 17)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di intervenire il deputato Bratti, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, la relazione sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Veneto si basa su 500 unità documentali che si traducono in circa 15 mila pagine di documentazione; di queste pagine, 54 sono sottoposte a regime di segretezza. La Commissione ha infine svolto la suddetta attività di indagine sia compiendo audizioni formali presso la sede a Roma, sia svolgendo, come si fa con le altre relazioni, missioni direttamente sul territorio; tre per essere precisi. La relazione sulla regione Veneto pone in evidenza sia aspetti positivi, sia alcune criticità che sono state rilevate nel corso dei lavori dell'inchiesta.
  Per quanto concerne i rifiuti urbani si pone in evidenza il grande sviluppo della raccolta differenziata raggiunto in tutte le province della regione Veneto: nel biennio 2013-2014 si attesta una percentuale intorno al 65 per cento, quindi sugli obiettivi europei, con delle punte di eccellenza per la provincia di Treviso, che supera addirittura il 75 per cento. Se per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani, il Veneto presenta una situazione, lo abbiamo visto, di eccellenza (salvo, questo lo voglio sottolineare, poi sarà ripreso credo anche da altri interventi, il caso molto grave e preoccupante dell'eredità dalla vecchia discarica del comune di Pescantina, in provincia di Verona), ben diversa è la situazione dei rifiuti speciali che ha attirato la nostra attenzione. Sul territorio regionale sono presenti 1500 impianti di trattamento dei rifiuti speciali che operano in un diverso regime autorizzatorio. Si tratta di un numero enorme di impianti, molto complicato da controllare, nonostante un buon lavoro – che è emerso – fatto dall'ARPA-Veneto. Ebbene, l'istruttoria svolta dalla Commissione d'inchiesta ha consentito di appurare che, pure in Pag. 20presenza di un numero così elevato di impianti in grado di trattare una moltissima varietà di rifiuti speciali, il fenomeno tipico del Veneto, quale acclarato dalle numerose inchieste giudiziarie di cui sono stati acquisiti di volta in volta gli atti, è quello di un'impresa regolarmente autorizzata che, in violazione delle autorizzazioni e dell'autorizzazione ambientale integrata normalmente concessa per la gestione di particolari rifiuti non pericolosi, adotta, viceversa, una serie di comportamenti devianti rispetto alla struttura normativa e alle prescrizioni fissate in sede amministrativa. Si verifica, cioè, che l'impresa riceva rifiuti anche pericolosi, ovvero comunque non compresi nel codice specifico per cui è stata autorizzata, e provveda alla loro successiva miscelazione con rifiuti per cui è stata autorizzata.
  A un certo punto accade che un numero sempre più consistente di imprese trovano nelle pieghe di una norma o nelle pieghe di alcune prescrizioni, e soprattutto nelle pieghe dei controlli, un chiaro vantaggio economico, che si traduce nell'eliminazione e riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti speciali per cui operano in maniera difforme da quella prevista, sicché il vero problema del Veneto e del sistema industriale rimane una distorsione che avviene sul mercato normale. Tra le modalità con le quali viene effettuato lo smaltimento illegale così ricordato, si ricorda la pratica del cosiddetto giro bolla, cioè dell'operazione di sostituzione del documento originario di accompagnamento di un rifiuto contenente un determinato codice con uno riportante indicazioni false e di comodo, tale, però, da poterne accelerare lo smaltimento mediante l'utilizzo di notifiche già in essere ovvero autorizzate presso determinati impianti.
  Il recupero dei rifiuti, correttamente posto quale obiettivo strategico delle stesse norme comunitarie – si ricorda il tema dei principi dell'economia circolare –, diventa, quindi, pericolosamente una potenziale occasione, e in alcuni casi un'attività certa, per introdurre in maniera illecita rifiuti che recuperabili non sono, con la conseguenza di veicolare nei cicli di produzioni contaminanti non presenti nelle materie prime sostituite ovvero nel metterli a contatto con matrici sensibili, suolo e sottosuolo, nel caso in cui le materie recuperate vengano utilizzate, per esempio, nel campo dell'edilizia.
  I vantaggi ottenuti con questo tipo di comportamento sono molti e riguardano sostanzialmente il risparmio ottenuto nel non sostenere i costi necessari per un corretto trattamento del rifiuto. Sulla base di quanto emerso dall'indagine della magistratura è possibile concludere che il conferimento illecito dei rifiuti da parte di un numero rilevante di imprese conferenti risulta un fenomeno purtroppo pressoché generalizzato. Altrettanto considerevole è il numero dei destinatari più o meno consapevoli dei prodotti delle successive miscelazioni di rifiuti pericolosi, anche diluiti, con i nomi di fantasia più disparati, Rilcem, Conglogem o Concrete Green, ovvero privi di specifiche diciture.
  Sono stati elencati, poi, nel corso della relazione, con riferimento a ciascuna provincia, l'insistenza di numerosi siti contaminati complessivamente pari al numero 485, come indicato dalla relazione dell'ARPA Veneto. Si tratta di siti in cui le concentrazioni degli agenti inquinanti sono così alte da imporre automaticamente le procedure di messa in sicurezza e bonifica conseguenti all'interruzione dell'attività illecita di trattamento dei rifiuti. Tra questi vorrei citare i casi emblematici come l'ex discarica Corsea di Sarcedo, il sito di Sona e, come ho detto prima, la discarica di Pescantina, che è invasa da percolato e il cui costo di bonifica, a causa della mala gestione di Daneco, la società che aveva in gran parte, in questi anni, i compiti di gestirla rischia di gravare completamente sulle casse del comune.
  In totale, tra siti inquinati e siti potenzialmente inquinati sul territorio regionale se ne contano ben 559, ai quali deve essere aggiunto il sito di interesse nazionale di Porto Marghera, che, come si ricorda, è stato oggetto di una specifica relazione. Di particolare rilevanza, poi, sempre nella regione del Veneto, sono i processi di Pag. 21trattamento delle acque reflue urbane, della loro depurazione, che ha ricadute significative anche nel campo della gestione dei rifiuti per effetto della produzione di grandi quantità di fanghi da depurazione, cioè residui solidi prodotti attraverso lo sviluppo del fango attivo nel corso dell'ossidazione biologica. Tale fango deve essere successivamente separato, disidratato e, infine, destinato al recupero o allo smaltimento.
  In particolare, nella regione Veneto insistono 26 impianti di compostaggio e di gestione anaerobica e i fanghi prodotti dalla depurazione biologica delle acque reflue urbane vengono destinati in gran parte al compostaggio e anche all'impiego in agricoltura, con elevate criticità, che sono emerse, connesse all'acclarato eccesso di produzione di tali fanghi, che spesso comporta il loro illecito smaltimento, con conseguente danneggiamento dei territori nei quali vengono distribuiti. In tale contesto si inserisce la vicenda della società Coimpo, sita in Adria, località di Cà Emo, che nella lavorazione dei fanghi faceva ricorso impropriamente all'uso di acido solforico, sicché, come tristemente noto, in data 22 settembre 2014, a seguito di un incidente legato all'uso di questa sostanza in una vasca interrata, si verificava una reazione chimica che provocava la morte di quattro lavoratori.
  La suddetta vicenda ha fatto appunto emergere un problema diffuso in tutte le province venete, posto che i terreni agricoli disponibili sono limitati rispetto alla quantità di fanghi lavorati. Non a caso, proprio nei confronti di questa società è emersa l'ipotesi del reato di cui all'articolo 260 del decreto legislativo n. 152, che riguarda il traffico organizzato di rifiuti.
  Ancora più grave è la vicenda che attiene alla presenza delle sostanze perfluoroalchiliche nel vicentino. Particolare attenzione la Commissione d'inchiesta ha dedicato all'inquinamento di queste sostanze nella Valle del Chiampo, in provincia di Vicenza, che vede un inquinamento della falda estesa per circa 160 chilometri quadrati, con il coinvolgimento di territori delle province di Vicenza, Verona e Padova.
  Sul punto, l'Istituto di ricerca sulle acque del CNR, già nella relazione del marzo 2013, a seguito dei campionamenti delle acque effettuati in oltre trenta comuni, in prevalenza nella provincia di Vicenza, ma anche nei comuni limitrofi di Padova e Verona, sottolineava l'esistenza di un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono tuttora queste acque prelevate dalla falda. L'origine della contaminazione è stata individuata dall'ARPA Veneto negli scarichi dell'azienda chimica Miteni Spa, posta nel comune di Trissino. L'inquinamento della Miteni non investe solo le acque di falda, ma coinvolge, altresì, l'intero sistema delle acque superficiali, sia attraverso scarichi diretti nel torrente Poscola sia attraverso la rete fognaria della società che confluisce nel depuratore di Trissino, che, a sua volta, scarica nel collettore consortile ARICA.
  Non vi è dubbio che il problema degli scarichi della Miteni debba essere affrontato in modo complessivo, e non parziale come avviene oggi; pertanto, appare necessario e urgente intervenire direttamente all'origine del problema. In tale contesto, appare ben difficile non ritenere la sussistenza del reato di cui all'articolo 439 del codice penale, avvelenamento di acque destinate all'alimentazione o distribuite per il consumo, anche nella forma colposa di cui all'articolo 452, ovvero, a partire dal mese di maggio 2015, con l'entrata in vigore della legge n. 68, la cosiddetta legge sugli ecoreati, anche i reati di cui all'articolo 452-quater, comma secondo, n. 2, e 452-quinquies. La vicenda dell'inquinamento dei PFAS, queste sostanze, comunque ancora oggi è ben lungi dall'essere conclusa, e, lo voglio ricordare, la Commissione ha dedicato uno specifico approfondimento su questa vicenda, che sarà a breve concluso.
  Tra le inchieste giudiziarie più significative spicca la vicenda che vede protagonista l'ingegnere Fior Fabio, il quale, nel corso della sua lunga carriera ai vertici dell'amministrazione regionale, ha accumulato Pag. 22una serie ininterrotta di abusi d'ufficio e di falsi, fino alla costituzione di un'associazione per delinquere che traeva alimento proprio dai ruoli dirigenziali ricoperti. Il Fior ha potuto, per tanti lunghi anni, consumare i reati grazie alle coperture politiche e amministrative di cui godeva, e, dopo la condanna subita, ha rassegnato le dimissioni dall'amministrazione regionale a partire dal 1o gennaio 2016.
  Altra vicenda esaminata nella relazione concerne la realizzazione dell'autostrada A31, cosiddetta Valdastico Sud. Le indagini svolte dalla procura distrettuale antimafia di Venezia hanno posto in evidenza che nei sottofondi rilevati dell'autostrada sono stati utilizzati materiali tossico-nocivi in un contesto di diffusa illegalità e omertà che vede coinvolte moltissime delle imprese fornitrici indagate.
  Non rimane che esprimere l'auspicio che la Valdastico Nord, l'autostrada di 53 chilometri destinata a collegare Piovene Rocchette a Besenello, venga realizzata con materiali primi e secondi diversi da quelli usati per la Valdastico Sud.
  Infine, la Commissione d'inchiesta si è occupata delle vicende giudiziarie che hanno investito la centrale termoelettrica Enel di Polesine Camerini, Porto Tolle. La società Enel ha gestito la centrale termoelettrica di Polesine Camerini dal 1980 al 2009. Sulla gestione della centrale, oltre a numerose decisioni dei giudici di merito, è intervenuta la Corte di cassazione che, con la sentenza n. 16.422, in data 11 gennaio 2011, ha confermato l'impianto accusatorio quale delineato dal tribunale di Rovigo, sezione distaccata di Adria, nella sentenza del 2006 e, sebbene con dichiarazione di prescrizione dei reati, ha riconosciuto la responsabilità penale oltre che dei direttori di centrale anche e soprattutto degli amministratori delegati dell'Enel di quel tempo.
  Quanto al futuro del sito della centrale termoelettrica di Polesine Camerini, come ha dichiarato l'amministratore delegato di Enel Produzione, Giuseppe Molina, la società, a distanza circa di sette anni dalla chiusura della centrale termoelettrica, ha eseguito la bonifica e la demolizione di un solo serbatoio di olio combustibile denso dei nove che insistono sul sito, mentre per la bonifica degli altri otto, alla data dell'audizione del direttore, 14 dicembre 2015, erano in corso le gare d'appalto.
  In conclusione, signor Presidente, sulla base della documentazione acquisita, delle audizioni svolte, nonché dell'attività d'indagine condotta dalla Commissione, il quadro generale che emerge disvela un grave inquinamento, a macchia di leopardo, anche di carattere storico, su tutto il territorio regionale, determinato soprattutto da illeciti trattamenti e/o smaltimenti di rifiuti speciali. Inoltre, il diffuso comportamento illegale che caratterizza pezzi importanti di imprenditoria del settore, spesso in concorso con funzionari pubblici compiacenti e di soggetti legati alla politica locale, determina una situazione che merita grande attenzione per evitare che, anche in questo settore, eventuali fenomeni di infiltrazione della malavita organizzata si allarghino a macchia d'olio.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Naccarato. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO NACCARATO. Presidente, colleghi, la relazione analizza in modo documentato e approfondito la situazione del Veneto e offre al dibattito parlamentare l'occasione di riflettere sul radicamento di un sistema illegale sottovalutato dalle istituzioni e dall'opinione pubblica. La relazione contiene, inoltre, proposte condivisibili di modifiche da introdurre nell'ordinamento, in particolare, le fideiussioni preventive a carico dei gestori e l'istituto della confisca per equivalente per i reati ambientali.
  Bisogna partire dalla constatazione di un elemento certo: in Veneto esiste una gestione industriale illecita dei rifiuti e numerose imprese produttrici smaltiscono in modo illecito i rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, e organizzano traffici a livello nazionale e internazionale. Siamo in presenza di imprenditori che, per guadagnare di più, inquinano e scaricano Pag. 23enormi costi ambientali sulla collettività. L'estesa diffusione del fenomeno è dimostrata dal coinvolgimento di moltissime aziende pubbliche e private, alcune di grandi dimensioni, come la centrale termoelettrica Enel di Fusina, Endesa Italia, Fincantieri, le Acciaierie Beltrame di Vicenza.
  Il sistema illegale si fonda sulla partecipazione consapevole di diversi soggetti: imprenditori che riducono i costi di smaltimento, funzionari e amministratori pubblici che certificano falsamente la qualità e la quantità dei rifiuti, imprenditori operanti nel settore dei rifiuti stessi. Le attività illecite si svolgono in un clima di generale omertà grazie alla connivenza di tantissime imprese. Questa omertà non è imposta ed è il risultato di una scelta opportunistica di illegalità per perseguire il profitto individuale.
  Nel ciclo illegale incide – come ha giustamente evidenziato il presidente della Commissione – anche il numero elevato di impianti, che sono circa 1.500; molti di questi interessano i rifiuti speciali e la frazione umida dei rifiuti solidi urbani è gestita con ben ottantasei impianti di compostaggio che hanno una potenzialità doppia rispetto al fabbisogno regionale di trattamento dell'organico proveniente da raccolta differenziata. Questo dato comporta l'importazione, soprattutto tramite TIR e mezzi pesanti, di tonnellate di rifiuti da altre regioni, e appare determinato da scelte di operatori privati che, grazie a un sistema di autorizzazioni particolarmente favorevole, hanno conquistato il monopolio del settore, con una negativa ricaduta sul piano ambientale.
  Nonostante le rassicurazioni dell'autorità giudiziaria sulla presunta assenza di organizzazioni di stampo mafioso nel ciclo illecito dei rifiuti in Veneto, le attività di gruppi mafiosi risultano evidenti in alcune vicende che la relazione descrive con grande precisione: i rapporti con la ’ndrangheta delle società del gruppo Rossato, presente nelle province di Padova e di Venezia, il ruolo di un'impresa di Crotone nell'interramento di rifiuti in una vasta area di Ronco all'Adige, in provincia di Verona, e la presenza della camorra nei traffici di Enerambiente Spa di Venezia.
  Inoltre, è sempre più diffuso il fenomeno degli incendi dolosi in aziende del ciclo dei rifiuti; in molti casi le autorità inquirenti escludono che gli incendi siano collegati ad attività criminali, ma l'elenco è comunque impressionante e descrive una situazione che non può più essere ignorata. Dal 2012 ci sono stati 24 episodi denunciati che hanno interessato il Veneto e che vanno sommati ai 34 incendi concentrati contro i cassonetti e i mezzi del comune di Feltre.
  I comportamenti illegali hanno trovato le loro radici nell'assenza di controlli, nella corruzione, nei conflitti di interesse e nella violazione delle norme sulla concorrenza, con le complicità presenti in alcune strutture amministrative e istituzionali. Il tema dei controlli riguarda, anche, le numerose società pubbliche che aggirano le norme sulla concorrenza, ricorrendo a frazionamenti degli appalti, affidamenti diretti, affidamenti di servizi aggiuntivi e proroghe di affidamenti, per anni, senza gara, per favorire operatori privati. Queste modalità di gestione si basano su conflitti di interesse, sulla coincidenza tra stazione appaltante e gestore, tra controllore e controllato. Molti bandi appaiono costruiti per favorire singoli soggetti, che poi sono gli unici partecipanti alle gare e, quindi, vincitori. Si sono così affermate in Veneto società, come la De Vizia, che risultano al centro di indagini di diverse autorità giudiziarie; l'ultima riguarda il fermo a Villafranca di Verona di alcuni camion di rifiuti pericolosi contenenti amianto che dalla bonifica di Bagnoli avrebbero dovuto raggiungere in treno la Germania. In questo modo i privati hanno conquistato posizioni di monopolio e sono in grado di condizionare il mercato. È accaduto in molti comuni della Bassa padovana, in provincia di Vicenza, di Verona e di Treviso.
  Anche i reati commessi nella gestione dei rifiuti di Roma e le relative indagini portano in Veneto e aiutano a comprendere le ragioni dell'eccesso di impianti per il trattamento dell'organico. Infatti, Ama, Pag. 24l'azienda di igiene urbana di Roma, affida da anni quote consistenti di frazione organica a impianti di società private venete gestite dal gruppo Mandato; nel 2013, Bioman Spa, Ingam Srl e SESA Spa, tutte partecipate di questo gruppo, si sono aggiudicate in associazioni temporanee un appalto da 21 milioni di euro per trasporto e recupero di rifiuti organici di Roma; nel 2016 Bioman è stata l'unica impresa a presentare offerte e, quindi, ad aggiudicarsi un analogo appalto per 18 milioni.
  L'attuale assessore all'ambiente del comune di Roma, Paola Muraro, è stata consulente di Ama dal 2004 al 2016 e di Bioman dal 2010 al 2012. A me pare un evidente caso di conflitto di interessi che dovrebbe farci riflettere, perché, al di là delle eventuali responsabilità penali, delle polemiche politiche e delle contraddizioni presenti nel MoVimento 5 Stelle, consente di capire l'origine di molti comportamenti irregolari che poi alimentano veri e propri reati nel ciclo dei rifiuti.
  Risulta significativa anche la vicenda di Fabio Fior, il dirigente regionale dell'ambiente condannato per reati contro la pubblica amministrazione funzionali alla consumazione di reati ambientali da parte di imprenditori che gestivano impianti di trattamento di rifiuti. Fior ha operato impunemente per circa 15 anni, grazie a coperture di funzionari e assessori regionali, rilasciando autorizzazioni ambientali ad aziende prive dei requisiti di legge; inoltre, in concorso con i sindaci di Sant'Urbano e di Piacenza d'Adige, in provincia di Padova, e con ex assessori all'ambiente e diversi funzionari regionali, ha organizzato un'operazione truffaldina per la forestazione, mai realizzata, della discarica regionale di Sant'Urbano. Fior ha ottenuto incarichi di collaudo e controllo da decine di aziende di rifiuti di tutte le province venete; non è possibile, a distanza di anni, ricostruire se queste relazioni di collaudo siano regolari, è certo, però, che alcune sono false in base agli accertamenti dell'autorità giudiziaria ed è certo che le altre sono avvenute in conflitto d'interessi, conflitto che potrebbe coprire altre irregolarità.
  La relazione evidenzia, inoltre, l'insufficienza del sistema di controllo e dell'attività dell'Agenzia regionale per l'ambiente del Veneto che, nonostante un organico di centinaia di dipendenti, destina alle analisi solo tre o quattro funzionari e non appare in grado di svolgere le funzioni di controllo né di procedere alla caratterizzazione dei rifiuti. ARPAV risente di una gestione clientelare caratterizzata da scelte sbagliate che non consentono di svolgere in modo adeguato le funzioni di controllo. Secondo i magistrati ascoltati dalla Commissione è difficile affrontare seriamente un processo sulle basi dell'analisi di ARPAV, perché spesso si tratta di analisi e carotaggi casuali e insufficienti, con la conseguenza che gli accertamenti eseguiti dall'Agenzia sono ritenuti insufficienti per l'affermazione di responsabilità degli imputati.
  In questo quadro, quindi, molto preoccupante, per concludere, ritengo che la relazione della Commissione costituisca un documento importante e coraggioso, perché descrive per la prima volta una situazione grave. In Veneto è presente un inquinamento diffuso, a macchia di leopardo, anche di carattere storico, su tutto il territorio regionale. La relazione documenta la presenza di 485 siti contaminati, in cui le concentrazioni degli agenti inquinanti sono così alte da imporre automaticamente le procedure di messa in sicurezza e di bonifica, e di 74 siti potenzialmente inquinati.
  La regione ha per anni sottovalutato il problema, non ha organizzato un sistema efficace di controlli e non ha messo a disposizione risorse sufficienti per affrontare la situazione.
  Il Parlamento, alla luce della relazione della Commissione, deve denunciare i ritardi della regione e invitarla a intervenire con la massima urgenza per risolvere questa grave situazione.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Benedetti.

Pag. 25

  SILVIA BENEDETTI. Da cittadina veneta con molta preoccupazione ho letto gli esiti dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
  Il quadro che viene fuori da questa relazione è un quadro drammatico e non mi sarà possibile chiaramente in questi pochi minuti fare anche solo il semplice elenco di tutti i punti nevralgici che la Commissione ha evidenziato.
  Il quadro è drammatico ed è la storia di un territorio colpito al cuore dal punto di vista ambientale, quindi abbiamo un territorio in cui l'illecito è diventato una pratica diffusa e radicata nella gestione di materie sensibilissime, che riguardano il trattamento dei rifiuti, un territorio in cui per fare profitto, spesso con la connivenza della politica, si passa senza scrupolo sopra la salute delle persone. A tal proposito consiglio anche la visione di «Bandiza», che è un documentario appunto fatto da un regista veneto proprio sulla situazione ambientale in Veneto e le conseguenze che questa situazione ambientale ha sulle persone e sull'ambiente.
  Siamo tristemente in testa a tutte le classifiche in tema di inquinamento ambientale anche a livello europeo e ad esempio la vicenda della contaminazione delle acque da sostanze perfluoroalchiliche (i PFAS) è esemplare.
  Non stiamo parlando di quisquilie, ma di sostanze altamente tossiche riconosciute dalla comunità scientifica come potenziali cancerogeni, che le fabbriche hanno scaricato nell'ambiente per decenni, invadendo le acque delle falde sotterranee e quelle superficiali per un raggio di 160 chilometri, mettendo a rischio la salute di almeno 250.000 persone, secondo quanto conferma anche la stessa Commissione parlamentare di inchiesta.
  Quindi è un disastro ambientale che il MoVimento 5 Stelle tra l'altro a Sarego e a Montecchio Maggiore, assieme ai comitati, aveva già denunciato anni fa e oggi chi governa mostra di non saper intervenire con fermezza per impedire drasticamente l'uso di queste sostanze, perché adesso – siamo seri – se davvero il Ministero, il Governo pensa di rispondere a questa tragedia con il decreto che è stato emanato lo scorso giugno dal Ministero dell'ambiente, verrebbe da dire che oltre all'inganno c’è anche la beffa; il decreto infatti fissa dei limiti, per questi composti perfluoroalchilici, maggiori di quelli indicati dall'Istituto superiore di sanità, quindi consentendo alle aziende di continuare ad inquinare indisturbate, laddove avrebbe dovuto fissare invece un limite prossimo allo zero, in modo da affrontare la situazione critica e da garantire le azioni di bonifica e quelle risarcitorie.
  Non possiamo accettare silenti il quadro che ci presenta la Commissione, quindi abbiamo 1.500 impianti di trattamento di rifiuti speciali anche pericolosi, che con un meccanismo illecito vengono poi smaltiti presso altri impianti compiacenti, mediante la falsificazione dei documenti di accompagnamento.
  Perché non si investe in tecnologie più avanzate ? Perché non si mette a punto un riferimento normativo puntuale, che argini questo andazzo vergognoso, alternativo a quello legale ? Possibile che debba sempre intervenire la magistratura, mentre la politica si dimostra complice o se ne lava le mani ? E questo vale anche per la regione Veneto: basti pensare alle vicende giudiziarie, tra l'altro, che vedono il coinvolgimento di tutte le imprese, indagate, che hanno operato nella realizzazione dell'autostrada A31, la cosiddetta Valdastico Sud, che collega Vicenza a Rovigo.
  E non possiamo accettare l'esistenza di 485 siti contaminati e il fatto che le aziende che hanno operato illecitamente, provocando disastri, poi svaniscano nel nulla senza pagare i danni provocati; e qui potrei citare decine e decine di casi in cui alla fine a pagare è sempre la collettività.
  Un esempio è anche la situazione drammatica in cui versa la discarica di Ca’ Filissine del comune di Pescantina, in provincia di Verona: la Daneco Impianti, dopo una gestione dissennata della discarica, ha abbandonato la partita, lasciando al piccolo comune di Pescantina e alla regione Veneto gli oneri connessi alla messa in sicurezza della discarica.Pag. 26
  Chi ha avuto responsabilità politiche in tutta questa vicenda – ci domandiamo – ha pagato ? La risposta ovviamente è no, non ha pagato.
  Resta il fatto però che il comune è stato condannato a 1.700.000 metri cubi di rifiuti speciali, per un tempo – considerato ottimistico – ipotizzato dall'amministratore comunale di tredici anni di conferimenti.
  Quindi a nulla sembrano essere servite poi le azioni degli attivisti del MoVimento 5 Stelle locale, che a fianco dei cittadini, che temevano un disastro ambientale chiaramente, si sono fatti sentire più e più volte ed hanno appunto sottolineato quanto la vicinanza dell'inquinamento alla falda idropotabile sia veramente un rischio reale, soprattutto dovuto al sottile strato di impermeabilizzazione della discarica stessa, nel caso appunto venisse meno questo strato.
  Quindi come intende intervenire il Governo di fronte al quadro veneto che la Commissione ci consegna ? Ce lo stiamo domandando. Non vediamo un'azione diretta e precisa.
  Sappiamo anche che questa lista della vergogna di tutti questi illeciti non è nemmeno completa: possiamo citare un caso recente, che è quello di Padova 3, società pubblica che si occupa della raccolta e della gestione dei rifiuti nella bassa padovana e che ha un buco di circa 30 milioni di euro ed è da tempo che il MoVimento 5 Stelle della bassa padovana denuncia la responsabilità dei sindaci di quei comuni, che mai hanno messo in discussione quella gestione e i cui errori clamorosi oggi ricadono sempre sulle spalle dei cittadini.
  Quindi, sulla base di quanto emerge dal documento della Commissione, chiediamo un impegno del Governo a trecentosessanta gradi per intervenire con segnali concreti e risolvere le questioni evidenziate nella relazione della Commissione parlamentare, che ora qui appunto sono state descritte purtroppo solo in parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Zardini. Ne ha facoltà.

  DIEGO ZARDINI. Presidente e onorevoli colleghi, io volevo ringraziare la Commissione, il presidente onorevole Bratti, la relatrice onorevole Cominelli, per il grande lavoro che è stato svolto in questi anni nella predisposizione di questa relazione, che ha un lavoro assolutamente puntuale e preciso e che individua una situazione che da un lato, come è stato detto anche dal presidente, fa ragionare, per la regione Veneto, di performances molto importanti per quanto riguarda la gestione dei rifiuti solidi urbani e in particolare per la raccolta differenziata, e intendo anche sottolineare come questi risultati importanti non siano certo merito dell'amministrazione regionale, bensì del lavoro puntuale e preciso di tantissimi sindaci, che da ormai quasi vent'anni lavorano insieme ai cittadini per cercare appunto di elevare le performances di questa regione, portandole ai livelli massimi nel nostro Paese, spesso e volentieri appunto sindaci di orientamento di centrosinistra, in mezzo a tantissime polemiche e critiche, negli anni precedenti, da parte delle amministrazioni o comunque delle minoranze di centrodestra.
  Per quanto riguarda la situazione dei rifiuti solidi urbani, appunto, abbiamo detto; invece per quanto riguarda i rifiuti speciali la situazione è ben più critica, come è emerso anche dagli interventi che mi hanno preceduto.
  In particolare, la situazione appunto di illeciti diffusi che fanno preoccupare molto, soprattutto quando si evidenzia come funzionari regionali o dirigenti di vari settori estremamente importanti della regione Veneto hanno avuto ruoli estremamente importanti nella predisposizione e nel conferimento di reati di questo genere.
  Per quanto riguarda la relazione generale, di carattere più ampio, sono già intervenuti colleghi come Naccarato. Io invece, da veronese, vorrei soffermarmi su alcuni degli elementi che hanno riguardato la provincia di Verona in particolare, provincia Pag. 27che è evidentemente una delle più importanti produttrici di rifiuti e che vede purtroppo importanti inchieste, proprio perché alla fine vediamo come funzionari della regione Veneto siano originari della provincia di Verona e vengano anche citati dalla relazione stessa.
  Tra i più gravi casi, come è stato detto anche in precedenza, vi è in particolare il caso della discarica di rifiuti solidi urbani di Ca’ Filissine, nel comune di Pescantina, un comune di circa 19.000 abitanti, che si vede un danno calcolato in circa 60 milioni di euro e non può sicuramente in via autonoma e isolata riuscire a trovare una risposta concreta ed efficace.
  Dal 2006 la discarica è sottoposta a sequestro ed è stata dissequestrata solo recentemente.
  Purtroppo alla fine le precedenti Amministrazioni comunali non sono intervenute in maniera puntuale e precisa, anzi hanno generato una situazione unica nel nostro Paese, dove la responsabilità per esempio dell'emungimento e dello smaltimento del percolato che si produce nel sistema discarica era a carico del comune anziché del gestore. Questa cosa ha comportato un dispendio di risorse economiche molto importante da parte delle amministrazioni pubbliche e, oggi come oggi, è dal 2011 che il percolato non viene smaltito: siamo arrivati a un battente che supera i trenta metri, arrivando al limite fisico dell'impermeabilizzazione della discarica. Da questo punto di vista, l'amministrazione comunale ha presentato presso la commissione VIA regionale, ancora qualche anno fa, un progetto di bonifica e il conferimento di nuovi rifiuti per finanziare il progetto di bonifica che è stato fortemente osteggiato da alcuni movimenti politici, che non si sono rivelati a mio avviso sufficientemente propensi a collaborare positivamente con un'amministrazione comunale che si è trovata ad avere un'eredità certamente non dovuta a responsabilità proprie. Ma ha avuto anche un contrasto di carattere politico da parte della giunta di centrodestra, che ha fatto sì che la commissione, per più di un anno, non si esprimesse sul progetto che era stato presentato. Solo recentissimamente è stato dato parere favorevole alla compatibilità ambientale e finalmente si è potuto arrivare ad avere un progetto di bonifica approvato, che può consentire ora all'amministrazione comunale, insieme soprattutto alla regione Veneto, che ha fin qui tergiversato su ogni collaborazione, di trovare anche delle risorse aggiuntive, dato che quell'impianto è stato per molti anni impianto strategico regionale.
  Quindi, sostanzialmente, ad oggi abbiamo un progetto di bonifica che è molto oneroso, per quanto riguarda l'impatto ambientale, ma che viene considerato compatibile e che, solo attraverso dei finanziamenti esterni, attraverso appunto la collaborazione con la regione, può diventare un progetto che sia più accettabile anche dalle popolazioni del comune di Pescantina e dei comuni limitrofi.
  Tra gli altri casi particolarmente gravi che vengono citati nella relazione della Commissione vi è senz'altro l'impianto di incenerimento di Ca’ del Bue, impianto di incenerimento anche questo fermo dal 2006 e che ad oggi non ha ancora avuto nessuna soluzione relativamente al proprio futuro. Finalmente, solo qualche mese fa, Agsm, che è la municipalizzata di proprietà del comune di Verona e gestore dell'impianto, è riuscito a individuare un'ipotesi di riattivazione dell'impianto che non preveda la termovalorizzazione bensì un trattamento meccanico-biologico che può consentire di arrivare a un accordo anche attraverso i comitati che hanno protestato negli anni precedenti.
  Per quanto riguarda altri casi che sono stati citati, come quello della Sun Oil di Sona e dello stoccaggio di rifiuti pericolosi, anche qui abbiamo una situazione assolutamente deficitaria da parte di tutte le amministrazioni, sia comunale che regionale, che vedono la necessità di un colpo d'ala, anche perché, come è stato detto in precedenza, purtroppo tutti i procedimenti penali in corso o sono andati prescritti o rischiano di andare in prescrizione, quindi necessitano sicuramente di un'accelerazione, per quanto riguarda l'individuazione della responsabilità, affinché non ci Pag. 28sia il principio di impunità che prevale rispetto a quello del chi inquina paga.
  Per quanto riguarda il FAS, altri mi hanno preceduto. Per molti anni, la regione Veneto in particolare ha guardato dall'altra parte, e anche gli organismi preposti, come ARPAV, non hanno dato una risposta che fosse adeguata rispetto al rischio che si sta correndo: 160 chilometri quadrati colpiti, parecchie decine di migliaia di persone coinvolte e ben oltre trenta comuni, tredici dei quali in provincia di Verona, interessati appunto da questa problematica che non ha ancora trovato una effettiva soluzione nonostante ci siano stati dei passi avanti.
  Un altro elemento importante che viene citato dalla Commissione è il problema del collettamento e della depurazione delle acque nel più grande bacino di acqua potabile che c’è nel nostro Paese, che è il Lago di Garda. Il Lago di Garda ha appunto un collettore vecchio più di quarant'anni, che ha diversi problemi per quanto riguarda la sicurezza, e viene appunto collettato in un depuratore – che viene citato anche dalla relazione – che ha molti problemi.
  C’è un progetto di rinnovamento dell'impianto che costa ben 200 milioni di euro e, anche qui, i comuni che si affacciano sul Lago di Garda non sono in grado di finanziare questi 200 milioni con la tariffa, quindi necessiterebbero sicuramente di un sostegno, essendo questo lago sia il più importante bacino di attrazione turistico della zona (con 20 milioni di presenze ogni anno) sia anche la più importante risorsa idrica per una delle province agricole più importanti del nostro Paese, che è la provincia di Mantova.
  Ci sono tanti altri temi che vengono trattati dalla Commissione, in particolare alcuni casi, come veniva citato prima, anche di presenze di infiltrazioni di carattere mafioso nella nostra regione. In particolare, negli ultimi anni è stato individuato nel comune di Ronco all'Adige una concentrazione impressionante di discariche non autorizzate di ditte che operano illegalmente nel ciclo dei rifiuti. In particolare, nel dicembre 2013 la polizia stradale di Verona ha scoperto una discarica non autorizzata nell'area in passato utilizzata dalla fornace del gruppo Stabila ad Isola Vicentina. Dalle indagini in corso è emerso che sono state interrate tonnellate di rifiuti tossico-nocivi che hanno già inquinato la falda. ARPAV, pur avendo effettuato dei controlli in passato, non aveva rinvenuto nulla. Nel maggio 2015, in una zona vicina, è stato individuato l'interramento sistematico di rifiuti, fanghi e terreni di natura industriale contaminati da amianto, idrocarburi e prodotti chimici per la complessiva quantità di 700-800 mila tonnellate.
  Insomma, evidentemente nella nostra regione non tutto è rose e fiori, quindi va affrontata con grande serietà la proposta finale contenuta nelle conclusioni della Commissione, per cercare di fare anche interventi normativi che consentano sostanzialmente di avere una risposta concreta all'impegno delle forze dell'ordine, che non sempre è adeguatamente supportato, dall'esito delle inchieste giudiziarie, con il colpire chi poi si rivela responsabile penalmente delle vicende in questione.
  Quindi, da questo punto di vista, il massimo sostegno al lavoro della Commissione, anche per quanto riguarda le conclusioni che sono state tratte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di una risoluzione – Doc. XXIII, n. 17)

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Bratti e Zolezzi n. 6-00257 (Vedi l'allegato ADoc. XXIII, n. 17), che è in distribuzione.
  Il rappresentante del Governo, anche al fine di esprimere il parere sulla risoluzione presentata, si riserva di intervenire in altra seduta. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Pag. 29

Discussione della relazione territoriale sulla regione siciliana, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 20) (ore 17,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione territoriale sulla regione siciliana, approvata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 20).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 2 agosto 2016.
  Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

(Discussione – Doc. XXIII, n. 20)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di intervenire il deputato Alessandro Bratti, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Prego.

  ALESSANDRO BRATTI, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Signor Presidente, questa relazione, che, ricordo, come le altre è stata approvata all'unanimità in Commissione, riguarda il tema della gestione dei rifiuti nella regione siciliana. È basata su 404 unità documentali per un corrispettivo di oltre 34.600 pagine di documentazione acquisita, 51 di queste sottoposte al vincolo di segretezza.
  La Commissione ha poi effettuato tre missioni in Sicilia e diverse audizioni a Roma. La prima dichiarazione dello stato di emergenza per la gestione dei rifiuti in Sicilia risale al 1999, giacché il Governo nazionale, con un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 2983, volle porre fine al modello di smaltimento rappresentato dall'esistenza di una discarica per ogni singolo comune per introdurre un sistema di gestione conforme a quanto stabilito dall'allora cosiddetta legge «Ronchi». Se l'obiettivo di chiudere le discariche comunali venne raggiunto, pur tuttavia il risultato pratico fu la loro sostituzione con discariche più grandi. L'attività di indagine regionale si è svolta sugli impianti gestiti a Siculiana, Agrigento, dalla ditta Catanzaro Costruzioni; a Motta Sant'Anastasia, Catania, dalla ditta Oikos Srl; a Mazara Sant'Andrea, Messina, dalla ditta Tirreno Ambiente SpA; a Catania, dalla ditta Sicula Trasporti Srl.
  I risultati della Commissione ispettiva, che, ricordo – e lo dirò più avanti – era stata voluta dalla prima giunta Crocetta, allora assessore Marino, sono stati utilizzati da uffici della procura per attività di indagine che hanno poi portato anche all'emanazione di provvedimenti cautelari personali e reali. Questi fatti, già di per sé inquietanti, sono ancora più gravi visto che ci troviamo di fronte ad un sistema di gestione dei rifiuti basato da diversi lustri su un sistema a discariche: appare evidente come le continue emergenze abbiano favorito economicamente i gestori privati di questi invasi, che per di più sono stati favoriti finanche da una gestione pubblica quasi inesistente; a parte l'impianto di Bellolampo a Palermo, che però è un esempio emblematico comunque di inefficienza gestionale, e non solo, oggetto della relazione effettuata nella scorsa legislatura dalla Commissione, e di cui noi in questa abbiamo richiamate alcune situazioni.
  La situazione attuale, fatta di continue emergenze, risente pesantemente di scellerate scelte effettuate dal 2002 in poi. Infatti da una parte la previsione di costruire quattro mega-inceneritori ha compromesso lo sviluppo della raccolta differenziata; dall'altro, la costituzione dei 27 cosiddetti ATO, ambiti territoriali ottimali, Pag. 30ha esautorato i comuni dalle proprie competenze, altresì provocando una gravissima crisi finanziaria conseguente alla deficitaria e non trasparente gestione di queste società, che – è bene sottolinearlo – sono state uno strumento in mano alla politica locale per il controllo del consenso. La pesante eredità di cui al punto precedente non è stata superata: tant’è che oggi molti territori siciliani sono invasi da rifiuti e continuano ad avere discariche non bonificate, e quindi oggetto di infrazione comunitaria.
  Sempre sulla mancanza di programmazione, si sottolinea che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rispondendo ad una richiesta della regione siciliana, non ha concesso un nuovo commissariamento, ma ha accordato, ai sensi del comma 4 dell'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, l'emanazione da parte del presidente della regione, Rosario Crocetta, di una nuova ordinanza contingibile e urgente, la n. 5, riferimento del 7 giugno 2016. Quindi il Governo nazionale ha deciso da una parte di non commissariare la regione siciliana, anche perché i commissariamenti del passato non hanno dato nessun tipo di risultato utile; ma dall'altra le ha concesso un'ultima possibilità di varare una nuova ordinanza contenente le prescrizioni stringenti formulate dal Ministero stesso.
  Sui mancati controlli regionali si segnala che sia la vicenda dei quattro inceneritori, sia quella più recente relativa alla verifica delle autorizzazioni per le discariche private a cui facevo cenno all'inizio, non solo mostrano quanto questa competenza regionale sia stata per molto tempo disattesa, ma danno prova di quanto nella regione siciliana sia ramificata la corruzione, giacché tali vicende sono tipiche di un sistema illegittimo, illegale e quindi criminale.
  Sulla vicenda dei quattro inceneritori è da segnalare anzitutto come le organizzazioni di stampo mafioso abbiano avuto un'elevata capacità di avere contezza degli affari, evidentemente attraverso un'area di contiguità estremamente estesa che riguarda interi settori delle professioni, della politica e delle pubbliche amministrazioni. Inoltre, il relativo accordo tra il mondo politico e amministrativo, il mondo economico e le associazioni criminali non ha purtroppo avuto conferma a livello processuale, giacché – come precisato dai magistrati palermitani in audizione – le condotte sono ormai risalenti ed eventuali ipotesi di reato sarebbero comunque estinte per maturata prescrizione.
  Sui mancati controlli regionali, inoltre, si segnala, come appunto allora la commissione voluta dall'assessore all'ambiente dell'epoca, visto che l'intero ciclo dei rifiuti si sorreggeva sulle maxi-discariche e tenuto conto dell'elevato inquinamento delle zone limitrofe, abbia messo in discussione l'operato delle amministrazioni precedenti; altresì istituendola, questa commissione ispettiva, per la verifica degli iter amministrativi con cui sono state rilasciate le autorizzazioni alle discariche di rifiuti urbani privati in esercizio, e per la verifica delle tariffe da queste applicate. Sul punto bisogna evidenziare primo, questo segmento procedimentale ha fatto apparire emergente una serie di problematiche attinenti al rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali, problematiche la cui significanza ha assunto un rilievo centrale, in quanto su di esso si fondava sostanzialmente l'intero sistema di smaltimento dei rifiuti in Sicilia. Secondo, i risultati della commissione ispettiva sono stati utilizzati da uffici di procura per attività di indagine che hanno poi portato anche all'emanazione di provvedimenti cautelari personali e reali.
  Terzo, alla luce dei risultati esposti, la regione siciliana ha deciso di trasferire con propria legge la competenza alla valutazione ed al rilascio dell'AIA dall'assessorato al territorio ed all'ambiente all'assessorato dell'energia e dei servizi di pubblica utilità. Quarto, come confermato anche da importanti indagini giudiziarie per corruzione effettuate dalla procura della Repubblica di Palermo, i fatti di corruzione che si sono consumati in un ufficio cardine del settore dei rifiuti, ovverosia quello competente al rilascio delle autorizzazioni, sono di tale gravità che da essi si può Pag. 31ragionevolmente presumere una permanente deviazione delle funzioni pubbliche in favore di imprese private operanti nel settore dei rifiuti. Quinto, le indagini segnalate dalla commissione hanno consentito di mettere in luce come in questo settore, connotato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico, le diverse fasi della procedura amministrativa permettono al funzionario infedele di avere gioco facile sia nel rilascio dei provvedimenti che nell'agevolare gli imprenditori, anche nell'ordinaria attività di controllo e monitoraggio da parte della pubblica amministrazione, sulle concrete modalità di gestione delle discariche dello smaltimento dei rifiuti.
  Un ulteriore dato emerso nel corso dell'inchiesta è la ricorrenza delle medesime società operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti in diverse inchieste giudiziarie, e ciononostante la loro perdurante operatività nel settore in numerose parti d'Italia. Nel corso della sua attività, infatti, la Commissione ha riscontrato come alcune importanti aziende sono impegnate in attività riconducibili alla gestione dei rifiuti in più parti d'Italia.
  Sempre con riferimento alle infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso in questo settore, il controllo del territorio tipico dell'associazione mafiosa ha reso possibile la realizzazione di discariche abusive di vaste proporzioni. Per ciò che concerne il sistema per così dire «lecito», l'infiltrazione avviene in modo più subdolo: le infiltrazioni sopravvengono in un secondo tempo, ovvero nel noleggio a freddo dei subappalti, nelle assunzioni, e anche nelle truffe e nelle corruzioni che vengono consumate nell'ambito della gestione del ciclo dei rifiuti. Le innumerevoli carenze sulla gestione del ciclo costituiscono altrettante opportunità per la criminalità di stampo mafioso di infiltrarsi in questo segmento, approfittando appunto delle gravissime inefficienze amministrative, tante volte orchestrate ad arte. Significativo è quanto rappresentato da numerosi magistrati nel corso delle audizioni in merito ad una sorta di attività di supplenza che la magistratura in qualche modo è costretta a svolgere rispetto alle gravi inefficienze della pubblica amministrazione. Non può inoltre non farsi riferimento alle gravi e prolungate inefficienze del sistema di depurazione della maggior parte dei comuni siciliani, talché molti reflui provenienti dai centri abitati vengono riversati direttamente nel corpo ricettore, con processi di depurazione a volte inesistenti, a volte largamente incompleti, e dunque con uno scarico massivo di sostanze inquinanti nei fiumi e nel mare della regione. Anche in questi casi, siano esse determinate da inerzia amministrativa, microillegalità o gravi illeciti, si è registrata un'anomala quanto necessaria azione di supplenza da parte della magistratura.
  Va segnalata inoltre l'inadeguatezza in alcuni casi sotto il profilo applicativo relativo alle white list istituite presso le prefetture: vi sono casi di società che ai fini del rilascio di provvedimenti autorizzatori hanno sottoscritto patti di integrità con la regione, ma che non risultano iscritte alle white list della competente prefettura. Conseguentemente in tali situazioni risulta elusa l'attività di controllo operata dalle prefetture in materia di prevenzione del fenomeno mafioso, laddove i prefetti hanno segnalato che nella maggior parte dei casi non vi è il tempo di effettuare gli approfondimenti necessari per valutare l'iscrivibilità o meno di un'impresa nelle white list; e nonostante le possibili incertezze, le imprese hanno titolo per operare per il fatto stesso di esservi iscritte.
  Per concludere, signor Presidente, le questioni riportate nella relazione sono molte, vi sono tanti esempi specifici, e sono riportati moltissime attività degli organismi inquirenti; però volevamo ricordare diversi dati. Due dati soprattutto che non devono essere sottovalutati, in merito appunto al tema dell'infiltrazione della malavita organizzata, o comunque di un'attività illecita diffusa del ciclo dei rifiuti. L'inchiesta condotta dalla Commissione, dalla nostra Commissione, evidenzia come ormai le sinergie tra le criminalità Pag. 32organizzate, compresa quella siciliana, abbiano da tempo oltrepassato i propri confini geografici, anche nel settore del ciclo dei rifiuti, inserendosi prepotentemente nel ricco business dello smaltimento. In particolare, la vicenda di Mazzarrà Sant'Andrea, in provincia di Messina, la discarica in provincia di Messina della Tirrenoambiente, dimostra i collegamenti esistenti tra mafia siciliana, ’ndrangheta calabrese e criminali piemontesi, disegnando un quadro inquietante di rapporti tra diversi attori criminali, sempre più volti a superare i rispettivi ambiti territoriali, per riunirsi attraverso la costituzione di società di varia natura in un sistema integrato criminale. Non di meno è l'attenzione che deve essere posta nei confronti di quell'imprenditoria del settore che in nome dell'antimafia ha costruito veri e propri monopoli industriali.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, la Commissione d'inchiesta ha fatto un lavoro molto serio, rigoroso, c’è una cospicua documentazione, e ci sono state anche audizioni e ispezioni realizzate in Sicilia. Il quadro, lo ha detto il relatore, presidente Bratti, è un quadro molto pesante sul piano del rischio igienico-sanitario collegato a un non corretto ciclo dei rifiuti nella comunità siciliana. È un quadro che nel tempo non è migliorato, al di là di qualche iniziativa presa da qualche Governo, in cui si mantengono caratteristiche assolutamente gravi sul piano ambientale e sul piano sanitario. Ancora nelle scorse settimane in Sicilia ci sono state città con tanti rifiuti che non sono stati raccolti in tempo e soprattutto con cittadini che sono stati costretti a protestare pesantemente perché anche quando raccolti sono stati depositati nelle solite discariche, le poche, che operano in Sicilia. Purtroppo il governo regionale, e lo dico con amarezza, non è stato in grado di dare risposte se non con una polemica incomprensibile tra il presidente e l'assessore all'energia sulla necessità di trasportare i rifiuti o in una città del nord Italia o addirittura all'estero.
  Ma vado alla relazione: la relazione – lo diceva il presidente Bratti – indica una data, il 2002, come una data particolarmente decisiva in negativo rispetto alla problematiche legate ai rifiuti. In quell'anno il Governo decise di dar vita a 27 autorità territoriali d'ambito che non hanno ben operato e soprattutto hanno determinato un indebitamento del settore che pesa pesantemente nella finanza pubblica regionale. Ci sono debiti che ancora debbono essere pagati e non si tratta di debiti irrilevanti, sono debiti molto consistenti. Ma accanto a questa decisione, c’è stata anche la determinazione del Governo di allora di avviare una progettazione per la realizzazione di quattro mega termovalorizzatori. Quella scelta, poi abortita a seguito delle inchieste giudiziarie, è stata una scelta assolutamente negativa perché ha, di fatto, portato a un totale disimpegno delle amministrazioni comunali nel continuare sulla politica della raccolta differenziata, un indirizzo dato allora dal governo regionale, che di fatto ha determinato un ulteriore peggioramento della condizione dell'isola sul piano del ciclo dei rifiuti.
  Ma a dire il vero, e lo diceva il presidente Bratti, la data di riferimento che dobbiamo tenere presente è invece proprio il 1999, quando il governo della regione decide di chiudere, a seguito della prima ordinanza di emergenza, le discariche che erano distribuite in tutto il territorio siciliano; discariche che erano state realizzate per l'emergenza, alcune ben tenute e tante altre tenute con precarietà e pericolose sul piano ambientale. Però, la soluzione adottata era una soluzione assolutamente da contestare, assolutamente negativa per i danni che ha determinato, perché quelle discariche sono state sostituite da poche, da pochissime, discariche private – discariche private ! – su cui si è concentrato poi il deposito dei rifiuti raccolti in Sicilia. Dice la relazione che in quel momento inizia un modus operandi molto discutibile. Ci sono illegalità, ci sono atti assolutamente in contrasto con la Pag. 33legge, si infiltra ancora più pesantemente la criminalità organizzata e mafiosa in questo settore. Purtroppo questa situazione di illegalità si mantiene a lungo negli anni e ancora oggi sono rilevabili alcuni dati ancora più allarmanti. Basta leggere le ultime documentazioni sulle gare d'appalto per la raccolta dei rifiuti in alcune città siciliane: a Capo d'Orlando in un appalto milionario, credo di 30 milioni di euro, si presenta una sola ditta che ha l'assegnazione dell'appalto con il 3 per cento di ribasso; la Kalat Ambiente, un consorzio di comuni del Calatino, ha un appalto ultramilionario, in cui si presenta una sola ditta, con un ribasso del 3 per cento, ed ha l'affidamento dell'appalto; per non parlare di Corleone, un comune che è stato sciolto per mafia dal Consiglio dei ministri ancora una volta nelle settimane scorse e tra i motivi del commissariamento per mafia c’è anche la questione relativa all'appalto sul ritiro dei rifiuti. Quindi continua la politica dei cartelli, con la protezione e con gli interessi della criminalità organizzata e mafiosa. Io non voglio fare di tutta un'erba un fascio, ma lo dice la relazione e io lo condivido: la pesante mano della mafia continua ad esserci nel campo dei rifiuti con una presenza anche più articolata, sono arrivate delle imprese del nord, grandi imprese che sono poi associate e realizzano delle ATI che presentano però all'interno il cancro della mafia.
  Allora quali proposte si debbono fare ? Ultimamente il governo della regione ha fatto un piano, ma mi si permetta, e lo voglio dire al Governo (è qui presente il sottosegretario che ha seguito nei mesi scorsi alcune vicende): io credo che prima di parlare del programma si debba parlare dell'autorità politica che deve affrontare questo tema. Abbiamo avuto tanti commissari nelle persone dei presidenti delle regioni pro tempore, sono stati tutti assolutamente negativi, perché il presidente della regione si deve occupare di altro, di ben altro, soprattutto in Sicilia con i gravi problemi economici e sociali che presenta la nostra comunità. Quindi, io mi permetto di dire che bisogna pensare ad un'autorità esterna e lo dico con il rispetto e l'attaccamento che ho allo Statuto regionale, alle prerogative autonomistiche della regione siciliana, però credo che su questo tema si debba pensare ad un'autorità morale e professionale che possa affrontare questa drammatica condizione dei rifiuti e poi passare alle proposte operative. È necessario rilanciare sì la raccolta differenziata, però dobbiamo essere non ipocriti e dire che questo non basta, che bisogna riprendere il tema dell'utilizzazione degli impianti di compostaggio, che bisogna pensare nuovamente non ai megatermovalorizzatori, ma bisogna pensare, invece, a degli impianti più contenuti. Pare che la proposta ultima sia quella di sei impianti da dislocare in Sicilia, necessari, fondamentali, se vogliamo affrontare seriamente il problema dei rifiuti, di una corretta collocazione. E vado alla conclusione, perché è l'ultimo tema che voglio qui riportare nell'Aula: c’è il problema – lo dico al Governo, perché emerge chiaramente negli atti della Commissione – di chiudere alcune discariche private. Sono discariche assolutamente pericolose sul piano della tenuta ambientale, ma anche della salute.
  Ecco perché ci sono state tante proteste. Ho seguito particolarmente la vicenda di Misterbianco: numerosi comitati, che si sono mobilitati, che hanno chiesto finalmente di chiudere una discarica che è esaurita, che non può continuare ancora a raccogliere rifiuti, ad avere percolato che si disperde e che potrebbe ulteriormente infiltrare le falde acquifere. Ecco perché chiediamo al Governo – lo ha sostenuto con forza il sindaco Nino Di Guardo, che ha portato i dati dell'ARPA, quindi delle problematiche che sono legate all'ambiente e alla salute – di intervenire sul governo della regione perché si ponga fine all'utilizzazione di questa discarica, anche perché i cittadini, anche quei cittadini, devono avere il proprio diritto alla salute garantito dalla Costituzione.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

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(Annunzio di una risoluzione – Doc. XXIII – n. 20)

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Bratti, Polverini e Zolezzi n. 6-00258, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Doc. XXIII n. 20).
  La rappresentante del Governo, anche al fine di esprime il parere sulla risoluzione presentata, si riserva di intervenire in altra seduta.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: S. 1261 – D'iniziativa dei senatori: Elena Ferrara ed altri: Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo (Approvata dal Senato) (A.C. 3139-A); e delle abbinate proposte di legge: Campana ed altri; Iori ed altri; Brambilla; Iori ed altri; Marzano; Santerini ed altri; Lorefice ed altri (A.C. 1986-2408-2435-2670-3576-3605-3607) (ore 17,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 3139-A: Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo; e delle abbinate proposte di legge nn. 1986-2408-2435-2670-3576-3605-3607.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3139-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle e del Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che le Commissioni II (Giustizia) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire, anche a nome della relatrice per la maggioranza per la Commissione giustizia, il relatore per la maggioranza per la Commissione affari sociali, deputato Paolo Beni.

  PAOLO BENI, Relatore per la maggioranza per la XII Commissione. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, la legge per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo che oggi è all'esame dell'Aula è un provvedimento atteso, perché va a colmare le lacune della nostra legislazione su un tema che sta diventando un rilevante problema sociale e culturale. Gli episodi di bullismo sono, infatti, sempre più frequenti nella scuola e in altri ambienti frequentati da giovani e adolescenti. Violenze, intimidazioni, aggressioni fisiche o verbali, allo scopo di terrorizzare, di incutere ansia e paura, di emarginare una vittima designata, spesso individuata proprio perché fragile, vulnerabile, magari additata come diversa per la sua disabilità o anche semplicemente per la timidezza, l'aspetto fisico, il modo di vestire non conforme, l'orientamento sessuale.
  La vittima del bullo si sente isolata, ha paura di denunciare i soprusi subiti, manifesta sintomi di disagio, spesso abbandona gli studi, perde autostima e sicurezza, precipita in uno stato di ansia e depressione; nei casi più gravi può arrivare all'autolesionismo e perfino al suicidio, come purtroppo sappiamo da tragici fatti di cronaca. Il bullismo è un disturbo delle relazioni sociali tipico dell'età adolescenziale, spia di un disagio che coinvolge tanto la vittima che il suo persecutore, spesso inconsapevole delle conseguenze delle proprie azioni, e anche gli stessi spettatori che lo incoraggiano e se ne fanno, in qualche modo, complici.
  Non stiamo, quindi, parlando certo di un fenomeno inedito. Il fatto nuovo, semmai, che oggi ne amplifica la portata e la pericolosità, è lo spostarsi della dinamica tipica del bullismo: dal piano delle relazioni reali alla dimensione virtuale. Il Pag. 35cyberbullismo è un'evoluzione relativamente recente del bullismo, favorita dalla crescita esponenziale, anche fra i giovanissimi, dell'utilizzo di dispositivi che consentono in ogni momento un facile accesso alla rete Internet e ai social network. In rete il bullo trova nuovi strumenti utili al suo scopo: sms, mail, chat, blog, applicazioni di messaggistica istantanea divengono altrettanti mezzi per aggredire la sua vittima, direttamente o magari diffondendo in rete immagini, video, informazioni private che la riguardano, allo scopo di violarne l'intimità, denigrarla, esporla alla derisione.
  Comportamenti che possono avere conseguenze ben più gravi rispetto ai tradizionali atti di bullismo, perché la dinamica fra bullo e vittima passa da una dimensione di nicchia, circoscritta all'ambiente dove i fatti avvengono, ad una dimensione, invece, dove tutto può essere condiviso da milioni di persone sconosciute, senza limiti di spazio e di tempo. La rete consente al bullo di agire in ogni momento e in qualsiasi luogo si trovi. La vittima sente di non avere scampo, sa che la sua umiliazione è destinata a finire sotto gli occhi di un pubblico potenzialmente illimitato e restarci per sempre, vista la difficoltà di rimuovere i contenuti dal web.
  Tutto ciò che si posta circola e rimane. Inoltre, protetto dall'anonimato della rete e senza avere con la vittima quel contatto diretto che gli consentirebbe un immediato feedback di cosa sta facendo, il bullo abbandona più facilmente inibizioni, remore morali; d'altra parte, l'opportunità di celare la propria identità e superare remore e inibizioni nascondendosi dietro lo schermo di un computer contribuisce a far sì che, a differenza del bullismo tradizionale, che riguarda essenzialmente gli adolescenti, il fenomeno del cyberbullismo non sia circoscrivibile a una specifica fascia di età. Non ne sono esenti gli adulti, fra i quali è invece frequente l'uso improprio o scorretto dei social network come strumento di offesa, di vendetta, di minaccia, tanto nelle relazioni pubbliche che in quelle private, il più delle volte in riferimento a questioni relative alla sfera dei rapporti affettivi o sessuali, oppure alle opinioni politiche.
  Se l'uso violento della rete coinvolge anche adulti in ogni fascia di età, i protagonisti di atti veri e propri di bullismo fisico, filmati e diffusi in rete, sono quasi sempre giovani; ma, in molti casi, sia come autori che come vittime, si tratta di giovani adulti, ben oltre la maggiore età. Quindi, il cyberbullismo fra adulti esiste e non va sottovalutato; per questo, noi abbiamo voluto allargare l'ambito di intervento della legge oltre il campo dei minori, perché noi vogliamo tutelare le vittime di questi episodi, e le persone fragili non sono soltanto quelle sotto i 18 anni, fermo restando che il massimo sforzo di prevenzione va fatto laddove le conseguenze sono più allarmanti, cioè fra i giovanissimi.
  A questo proposito, dalla recente indagine condotta dal Censis e dalla Polizia postale in 1.700 istituti medi e superiori emerge che la scuola è l'ambiente dove gli episodi di bullismo sono più frequenti. Nell'ultimo anno il 52 per cento dei presidi ha dovuto registrarne almeno uno nel proprio istituto, il 10 per cento ha avuto casi di sexting, il 3 per cento di adescamento online. Spesso ad essere presi di mira con la diffusione di foto o video sui social sono gli stessi insegnanti. La ricerca mette in luce anche un problema, la scarsa attenzione da parte delle famiglie.
  La gran parte dei dirigenti denuncia la difficoltà di rendere consapevoli della gravità dell'accaduto i genitori, che tendono a minimizzare, considerando l'episodio poco più che una ragazzata, ma pure la scuola è in ritardo, visto che solo il 39 per cento degli istituti attua specifiche azioni di prevenzione e di contrasto. Sono tutti segnali del fatto che l'evoluzione del bullismo in cyberbullismo ci propone un tema più ampio, ben più ampio, di grande rilevanza sociale e culturale. Il 90 per cento dei ragazzi italiani tra 14 e 18 anni è iscritto a un social network, l'87 per cento usa uno smartphone. Praticamente connessi H24, si muovono in rete con abilità, ma ne sottovalutano i rischi. È evidente, allora, che le grandi opportunità Pag. 36formative offerte dai nuovi media devono andare di pari passo all'esigenza di un'adeguata educazione al loro corretto utilizzo che spesso la famiglia non è in grado di garantire, perché il deficit culturale nell'approccio ai nuovi media coinvolge un'alta percentuale della popolazione adulta nel nostro Paese. Quindi, per un efficace contrasto del cyberbullismo, serve l'impegno comune dei molti attori che a vario titolo sono coinvolti, serve una strategia tesa a monitorare, a contrastare, a sanzionare, ma, soprattutto, a prevenire, a educare, coordinando in un approccio multistakeholder l'azione di istituzioni, di esperti, di associazioni e degli stessi operatori del mercato dei servizi in Internet. In questa direzione va, appunto, la proposta di legge oggi in discussione. La proposta di legge n. 3139, già approvata dal Senato, abbinata ad altre sette proposte di iniziativa parlamentare, è assegnata congiuntamente alle Commissioni riunite II e XII, che hanno iniziato l'esame più di un anno fa e hanno successivamente deliberato lo svolgimento di un'ampia indagine conoscitiva. Nel corso di queste audizioni sono stati acquisiti i contributi qualificati di numerosi soggetti competenti in materia, dal Garante per la protezione dei dati personali a dirigenti dei Ministeri della giustizia, dell'interno, dell'istruzione, a magistrati, docenti universitari, esperti della materia, rappresentanti di associazioni attive nella tutela dei minori, fino agli operatori del mercato dei servizi in Internet. L'esame in sede referente ha visto un'approfondita discussione e la fase emendativa, a cui hanno contribuito, tengo a ricordarlo, con propri emendamenti, diversi dei quali approvati, tutti i gruppi parlamentari, ha consentito di arricchire in più parti la proposta di legge n. 3139 licenziata dal Senato, senza peraltro modificarne né l'ispirazione, né l'impostazione di fondo.
  Venendo al contenuto del testo, la modifica più significativa introdotta nel corso dell'esame alla Camera è l'ampliamento delle finalità e dell'ambito di intervento della legge. Le misure di prevenzione e contrasto vengono estese non solo al cyberbullismo, ma anche al bullismo in ogni sua manifestazione e, pertanto; il nuovo articolo 1 definisce separatamente le specifiche condotte riconducibili al bullismo e al cyberbullismo. Inoltre, fermo restando l'obiettivo prioritario della tutela dei minori, l'applicazione della norma non sarà limitata solo ai casi che vedono coinvolti minori, in ragione del fatto che, come abbiamo visto, il fenomeno oggi investe, soprattutto nella sua dimensione online, pure le relazioni fra adulti. Le Commissioni hanno inoltre rafforzato gli strumenti previsti dall'articolo 2 a tutela delle vittime di atti di cyberbullismo che potranno ottenere provvedimenti inibitori o prescrittivi: oscuramento, rimozione, blocco dei contenuti oggetto degli illeciti subiti, avanzando un'apposita istanza ai responsabili della gestione dei contenuti dei siti Internet, di piattaforme telematiche, di servizi di messaggistica. L'istanza potrà essere avanzata contestualmente anche al Garante della privacy che, qualora il responsabile non intervenga entro 24 ore, provvederà direttamente a effettuare gli interventi previsti. I gestori dei siti dovranno dotarsi anche di procedure specifiche e codificate per recepire e gestire le istanze, dandone una chiara informazione tramite avvisi ben visibili. Gli operatori della rete e dei servizi di social networking sono tenuti anche al rispetto di un codice di regolamentazione predisposto dal tavolo tecnico nazionale per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo che viene istituito, all'articolo 3, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, coordinato dal MIUR e composto da rappresentanti dei diversi Ministeri e delle altre istituzioni che hanno competenza in materia.
  Le Commissioni della Camera hanno ampliato i compiti di questo tavolo che, oltre a predisporre entro sessanta giorni un piano d'azione integrato per il contrasto e la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, dovrà definire anche procedure e formati standard per le richieste dei provvedimenti inibitori di cui all'articolo 2, curare la realizzazione di un sistema di raccolta dati per monitorare Pag. 37l'evoluzione del fenomeno, promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione, presentare una relazione annuale al Parlamento.
  Anche l'articolo 4 dedicato alla scuola, a cui viene affidato un ruolo centrale nella strategia di prevenzione, è stato arricchito, prevedendo l'aggiornamento biennale delle linee di orientamento che vengono adottate dal Ministero per la prevenzione e il contrasto del fenomeno nelle scuole, prevedendo l'individuazione, in ogni istituto, di un docente referente per il contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Le linee di orientamento prevedono la formazione dei docenti, il coinvolgimento attivo degli studenti, iniziative in collaborazione con la Polizia postale e con le associazioni del territorio, il rafforzamento dei programmi per l'educazione all'uso consapevole della rete e delle tecnologie informatiche. Agli uffici scolastici spetterà il finanziamento di progetti elaborati da reti di scuole per azioni integrate di contrasto al bullismo e al cyberbullismo e di educazione alla legalità.
  Il nuovo articolo 4-bis precisa, poi, i compiti del dirigente scolastico di fronte ad atti di bullismo, prevedendo che la scuola convochi le famiglie, coinvolga se necessario i servizi socio sanitari territoriali, se necessario specifiche figure professionali, al fine di predisporre percorsi personalizzati di assistenza alle vittime, di accompagnamento rieducativo dei bulli, anche attraverso attività riparatorie da svolgersi nella scuola. I regolamenti d'istituto, poi, dovranno prevedere anche specifiche sanzioni disciplinari per gli episodi di bullismo e cyberbullismo, commisurate ovviamente alla gravità degli atti compiuti, sempre improntate alla funzione rieducativa, coerentemente con quanto previsto dallo statuto degli studenti e delle studentesse e dal patto educativo di corresponsabilità.
  L'articolo 5 prevede il sostegno alle attività della Polizia postale per la prevenzione in ambito scolastico, con un finanziamento di 220.000 euro all'anno nel triennio 2016-2018. L'articolo 6 prevede l'ammonimento da parte del questore per atti che, ovviamente, non costituiscono reati procedibili d'ufficio e finché non sia stata avanzata querela, al fine, appunto, di evitare il ricorso alla sanzione penale e rendere comunque il bullo consapevole dell'illecito e della gravità del fatto commesso. Per quanto riguarda, poi, eventuali sanzioni amministrative o penali la legge rimanda alle norme esistenti, ad eccezione di un punto che è l'aggravante prevista, con l'articolo 6-bis, per il reato di atti persecutori, 612-bis del codice penale, commesso attraverso Internet con specifiche modalità come lo scambio di identità, la divulgazione di dati sensibili, la registrazione e diffusione di atti di minacce e di violenza.
  Non viene, quindi, introdotto nessun nuovo reato, viene solo specificato più puntualmente il reato di stalking che già esiste. Questo tengo a precisarlo anche in relazione alle polemiche francamente incomprensibili che abbiamo letto in questi giorni sulla stampa. C’è chi ha definito questa legge repressiva o addirittura liberticida, riscontrandoci un attacco alla libertà di espressione nel web, chi ha parlato di censura. Ora, Presidente, io dico che bisognerebbe essere più onesti e più seri nella cura delle parole; basta leggere il testo di legge per capire che non c’è niente di tutto questo, c’è soltanto il giusto intento – a mio parere – di porre in atto strumenti efficaci, idonei a contrastare comportamenti violenti e scorretti in rete e a tutelare chi ne è vittima; tutte le vittime, lo ripeto, che non sono solo i minori, anche se sono in misura largamente prevalente i minori, ma sono anche tanti adulti in difficoltà, spesso portatori di disagio; e non c'entrano niente in questo i vip, i politici e via discorrendo, che non sono sicuramente adulti portatori di disagio o particolarmente fragili, no ? Non c'entra niente la censura. Non si faccia finta di non capire, lo dico ai colleghi in maniera accorata; se poi ci sono delle espressioni o delle parole nel testo che possono indurre equivoci, rivediamole, in Aula si può tranquillamente ridiscutere e modificare questa parte delle definizioni, ma non si cerchino polemiche strumentali Pag. 38sui presunti intenti che questa legge avrebbe, che invece sono chiarissimi, sono cristallini vorrei dire, e non c'entrano niente con quello che da taluni ho sentito affermare.
  Questa legge va finalmente a colmare un vuoto normativo non più giustificabile, affronta un tema delicato, delicatissimo, con un approccio io credo equilibrato, evitando sia inopportune derive repressive che colpevoli sottovalutazioni o omissioni, non trascura le sanzioni, ma privilegia le misure riparatorie a tutela e protezione delle vittime, soprattutto mette al primo posto il ruolo decisivo della prevenzione, attraverso l'educazione all'uso responsabile della rete soprattutto fra i giovani e nella scuola.
  Questo è il contenuto di questa legge e inviterei a non volerci vedere quello che non c’è.
  In conclusione, io credo che il lavoro delle Commissioni abbia consentito di pervenire a un testo sicuramente ampliato, ma coerente con l'ispirazione di quello trasmessoci dal Senato, capace di rispondere più efficacemente alle aspettative che da più parti si riversano su questa legge, un lavoro al quale hanno dato un contributo positivo tutte le forze politiche, anche di opposizione, in Commissione, io questo lo voglio sottolineare, augurandomi che questo clima costruttivo prosegua anche nei lavori d'Aula e che portiamo in fondo una buona legge per affrontare un problema che sta a cuore a tanti in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la minoranza della Commissione giustizia, deputato Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza per la II Commissione. Grazie Presidente. Guardi Presidente, sul principio enunciato di necessarietà di questa legge io credo che nessuno abbia niente da dire: c’è un'emergenza, derivante dal fatto che vengono compiute sempre di più condotte di bullismo e di cyberbullismo nei confronti soprattutto di minori e che questi minori abbiano da queste condotte un pregiudizio, sia per quanto riguarda la natura psichica sia per quanto riguarda la natura fisica, portando questi soggetti anche al rischio del suicidio in questo senso e quindi tutte le attività che questa Camera vorrà fare per rafforzare la tutela di questi soggetti ovviamente sono ben accette da parte del MoVimento 5 Stelle, che ha collaborato costruttivamente, votando addirittura favorevolmente al Senato, quindi questo non è che l'esempio più concreto.
  È ovvio però che non mi si può dire che non abbiamo letto bene la norma o che non l'abbiamo capita o che noi tendenziosamente, dopo esserci proposti favorevolmente, possiamo dire di aver cambiato idea e di far polemiche basate sul nulla, come ha detto il relatore, perché faremmo anche un torto alla nostra intelligenza.
  Allora, non è solo il MoVimento 5 Stelle che ha fatto queste critiche: sono non solo i tecnici informatici, non solo i giuristi, ma sono anche le stesse famiglie delle vittime – e questo forse dovrebbe dirlo anche il relatore – che hanno aderito all'appello che è partito da alcuni tecnici e giuristi, dicendo che sì, in effetti questa legge non fatela nel nostro nome, perché noi vogliamo altro, vogliamo l'educazione, vogliamo la formazione, vogliamo un percorso scolastico intenso, magari anche con delle risorse, vogliamo sì degli ammonimenti, delle sanzioni, ma non quello che c’è scritto in questa legge, perché basta aprire il foglio e leggere cosa c’è scritto in questa legge; rivolto per esempio alle condotte di cyberbullismo, Presidente, posso leggere che, al comma 2 la frase, cita: «al fine di provocare in essi sentimenti di ansia, di timore, di isolamento, di emarginazione»; già lo stalking era una norma venuta fuori male per come era scritta, noi stiamo replicando con il bullismo e il cyberbullismo.
  Ma lasciamo un attimo da parte la formulazione.
  Come faranno mai il gestore dei siti Internet o il Garante per la privacy ad individuare il fine, il fine di una persona che pone in essere certi atti ? Cioè uno Pag. 39riceve la segnalazione, vede l'immagine, vede la scritta, non conosce assolutamente la situazione, non è un giudice, quindi non ha né gli strumenti né le forze, né la volontà per cercare di capire il fine, il fine di provocare sentimenti di ansia.
  Ma il Garante per la privacy, secondo voi, è un giudice che accerta il fine con cui viene portato a termine un determinato atto ?
  E poi posso andare avanti, soprattutto quando arriviamo – vado abbastanza veloce e poi dopo il collega Baroni andrà su altre parti – e quando andiamo a descrivere la condotta di cyberbullismo, Presidente: se non c’è questa malafede, se non c’è questa volontà di stravolgere questa legge, perché in una definizione di cyberbullismo – che, tra l'altro, nell'ammonimento non prevede neanche il bullismo, ma se insomma c’è stata una dimenticanza spero venga sanata anche con un nostro emendamento – dopo la condotta, che fa riferimento ai fatti del comma 2, ovvero quelli di bullismo, si specifica che per cyberbullismo si intendono inoltre la realizzazione, la pubblicazione, la diffusione online attraverso la rete Internet, chatroom, blog, forum, di immagini o registrazioni audio-video o altri contenuti multimediali effettuati anche qui allo scopo di offendere l'onore ? Il Garante per la privacy va a vedere a che scopo sono fatte queste offese ? «Effettuate allo scopo di offendere l'onore, il decoro, la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona, operati mediante mezzi informatici e la rete telematica, al fine – sempre al fine – di acquisire e manipolare dati personali ovvero di pubblicare informazioni lesive dell'onore del decoro o della reputazione della vittima».
  Ma qui non si tratta di cyberbullismo, qui si tratta di un'altra cosa, diciamocelo sinceramente; se volete parlarne ne parliamo, possiamo parlarne, di fare una legge contro gli hater, contro chi attacca pesantemente in rete, contro chi offende (tra l'altro, io ricordo che già ci sono tutte le tutele normative, sia civili che penali, che appunto difendono dall'ingiuria e dalla diffamazione e dalla diffamazione aggravata, ci sono già).
  Semplicemente questi concetti, però, vanno fatti analizzare dall'autorità giudiziaria, perché l'autorità giudiziaria è l'organo che è competente e ha le risorse per indagare: primo, l'oggettività dei fatti; secondo, la soggettività dei fatti ovvero l'elemento psicologico sia della vittima, sia della condizione della vittima, sia della condizione del reo, che compie questi atti con un fine, con una volontà, con un metodo ben preciso ed è l'autorità giudiziaria che può decidere se questo è stato commesso con una volontà o non è stato commesso con una volontà, il grado anche di gravità che questo ha e, quindi, procedere con un'istruttoria, con un risarcimento civile oppure con una sanzione penale anche.
  Questo è il giudice, questo non è bullismo o cyberbullismo, questa è un'altra cosa, è un'altra legge che voi avete voluto mettere dentro, come sempre all'ultimo, per cercare di trasformare anche le cose su cui andava tutto bene, e se volete ne parliamo, ne parliamo in un'altra sede, siamo disposti a confrontarci, ma non nella sede del bullismo e del cyberbullismo.
  Anche sulla definizione di gestore del sito Internet: visto che c’è un testo che viene utilizzato in sede giudiziaria per verificare quali sono i gestori, perché non si deve utilizzare ? Perché non si devono utilizzare gli articoli 14, 15 e 16 del decreto legislativo n. 70 del 9 aprile 2003, che già identifica delle responsabilità ben precise, quando c’è un giudice di mezzo ?
  E poi, ancora, perché si va avanti appunto con questa istanza della tutela delle persone offese, che può essere fatta da tutti, non dal minore, non solo dal minore, non solo dal genitore o da chi esercita la patria potestà, ma da tutti, da tutti e vuol dire che c’è un'istanza di qualunque cittadino italiano che si sente leso o offeso nell'onore, nella sua reputazione, oppure deriso in qualche modo, che potrà azionare questo strumento con i gestori – alcuni gestori hanno già degli Pag. 40strumenti di tutela, tipo Facebook, per esempio, o Twitter: benissimo – e se il gestore non si attiva (molti blog, per esempio, non hanno questi strumenti e non hanno neanche le risorse molto probabilmente per sostenerlo) si va al Garante per la privacy.
  Quindi, molto probabilmente i gestori se ne fregheranno bellamente, perché tanto dopo c’è il Garante. Bene. Il Garante per la privacy dovrà, per tutti i cittadini italiani, per tutte le istanze, andare a verificare l'elemento soggettivo (dovrà verificare le condizioni di questo soggetto, di questa vittima), dovrà verificare il post, la scritta, il fatto della lesione dell'onore, dell'interesse, della reputazione, della derisione, delle offese. Tutto ciò da solo, con la struttura che ha, non avendo ovviamente nessuna competenza da autorità giudiziaria. Questo per tutte le istanze. Cioè, oltre che essere, in questa parte ovviamente singolare, è un provvedimento che attacca la libertà di critica sul web, e lo fa in modo molto discrezionale. Infatti, se c’è un giudice che decide, allora io posso garantire una tutela più forte, ma se non c’è un giudice che decide e faccio decidere al Garante per la privacy di oscurare quello che io scrivo, quello che io «posto», è un'attività totalmente discrezionale che col bullismo e il cyberbullismo non c'entra niente ! Allora io voglio vedere, oltre al fatto politicamente veramente aberrante di prevedere una cosa del genere, questo Garante per la privacy, che già non ha risorse adesso, gestire migliaia e migliaia di istanze di oscuramento fatte dagli italiani. Ci sono già i siti e i blog che stanno scrivendo: appena fanno la legge subito faccio istanza e faccio oscurare tutto quello che tu mi pubblichi. Migliaia e migliaia di richieste di istanze ! Ma ci rendiamo conto che questa legge, oltre che politicamente, è anche economicamente insostenibile ? Non ci sono le risorse, è folle prevedere una cosa del genere ! Non ci sono i soldi, non ci sono le potenzialità per fare un'operazione del genere. Basterebbe chiedere al Garante per la privacy se è d'accordo a ricevere queste migliaia distanze ogni giorno.
  Poi, Presidente, oltre ad alcune censure tecniche che verranno ovviamente discusse in fase di votazione degli emendamenti, che speriamo vengano accettate, almeno quelle, c’è il fatto appunto di una norma penale che è ambigua, se non, da questo punto di vista, inutile, che è stata voluta e richiesta da alcuni auditi e che personalmente non mi trova d'accordo, perché la norma dello stalking già prevede appunto lo stalking attraverso strumenti informatici o telematici. La pena è la stessa, stiamo parlando di sei anni per l'aggravante con strumenti informatici e telematici e di sei anni per questa specificazione che viene fatta.
  È un testo che è discutibile dal punto di vista tecnico, addirittura prevede tutta una serie di fattispecie e poi, alla fine, inspiegabilmente, scrive che i contenuti possono essere comunque detenuti; quindi tutta la norma precedente comunque non serve a nulla, perché se uno ha immagini, scritte e video che detiene e utilizza è inutile scrivere tutta la parte precedente, perché comunque «detenuti» vuol dire che, se li ha, li ha e basta, quindi è già una stortura tecnica notevole, inutile, se non dannosa. Noi abbiamo valutato che comunque il fatto è quello dello stalking, quindi non si può in questo senso dare un'interpretazione estensiva alla norma (speriamo che non gliela dia nessuno); in ogni caso la pena rimane sempre uguale, sei anni, quindi credo che sia inutile. Per arrivare in chiusura all'obbligatorietà...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  VITTORIO FERRARESI, Relatore di minoranza per la II Commissione. Chiudo, Presidente. Per arrivare all'obbligatorietà della confisca, che è uno strumento che potrebbe essere anche dannoso, perché ovviamente, se il giudice può decidere – e già la norma dell'articolo 240 prevede appunto se discrezionalmente confiscare o no – metterla obbligatoria è un grosso problema anche dal punto di vista delle risorse.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Ferraresi.
  Ha facoltà di intervenire il relatore di Pag. 41minoranza per la XII Commissione, Affari sociali, deputato Massimo Enrico Baroni. Prego.

  MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore di minoranza per la XII Commissione. Presidente, il provvedimento all'esame recitava, fino a cinque giorni fa: disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, quindi si riferiva praticamente a 12 milioni di italiani, se comprendiamo gli infraventunenni o poco di più, mentre adesso questo riguarda 60 milioni di italiani.
  In Commissione, fino al mese di luglio, prima della pausa estiva, ritenevamo di aver affrontato il fenomeno del cyberbullismo tra minori, un fenomeno che richiede senz'altro, da parte dell'intera collettività, ogni misura utile a circoscriverlo e a prevenirlo.
  Il MoVimento 5 Stelle ritiene importante intervenire su tale problema dei minori e, non a caso, ha presentato una propria proposta di legge a prima firma della deputata Marialucia Lorefice, proposta che, anche in armonia con la proposta pervenuta dal Senato e a prima firma Elena Ferrara, del PD, intendeva rafforzare un'azione di prevenzione, educazione e sensibilizzazione dei minori, facendo leva su un'efficace integrazione scuola e territorio e con la massima attenzione e tutela dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime che nella posizione dei responsabili degli illeciti.
  Ma che cos’è il cyberbullismo e il bullismo ? L'Unione italiana dei pedagogisti ci ricorda e ci documenta che, secondo la letteratura scientifica, il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni peculiari dell'età evolutiva; vengono definiti come disturbi funzionali della sfera comportamentale, relazionale, sociale e affettiva, perché le azioni sono reiterate nel tempo; ambedue i fenomeni, utilizzando mezzi e modalità diverse, attuano gli stessi fini, anche in modo inconsapevole, il controllo e dominio, e un'umiliazione anche fisica o demonizzazione della vittima, al fine di attuare il suo graduale isolamento ed emarginazione dal contesto del gruppo dei pari oppure sociale, sia esso in ambito scolastico, in gruppi autonomi, in gruppi virtuali, su Internet, eccetera.
  Dunque, quando parliamo di bullismo e cyberbullismo parliamo di fenomeni concernenti i soggetti dell'età evolutiva, parliamo di minori. Questo lo dice e lo documenta una rilevante letteratura scientifica, e lo dice nella relazione introduttiva al suo disegno di legge anche la senatrice PD Elena Ferrara, prima firmataria della proposta. Lo dice anche una conoscenza anche minimale dei fenomeni sociologici. Invece, la maggioranza di quest'Aula ha l'ardore di ribaltare quello che tutti, esperti e non esperti, ritenevano con riguardo al cyberbullismo e al bullismo, e vuole stravolgere i concetti sociologici anziché recepirli, come un buon legislatore dovrebbe fare. Vuole mettere nero su bianco che il cyberbullismo e il bullismo sono fenomeni che possono essere realizzati tanto da un bambino di cinque anni quanto da un adulto di novant'anni, Presidente. Siamo tutti potenziali cyberbulli, e questo lo scopriamo, come un fulmine a ciel sereno, durante il solleone di Ferragosto. Ebbene sì, il provvedimento che stiamo esaminando, approvato il 27 luglio, non è più rivolto ai minori, include nella definizione di bullismo e cyberbullismo ogni persona vivente, e le finalità che erano recitate in titoli fino a pochi giorni fa, ovvero le finalità di tutelare i minori, sono in realtà sconfessate nell'articolato o comunque marginalizzate rispetto ad un'altra e ben inquietante finalità e conseguenza: censurare la libera espressione del pensiero e soprattutto censurare la rete. Censurare, ad esempio, che su Facebook, su Twitter o su un blog (non facciamo nomi, ma pensiamone tutti uno a caso) si possa scrivere che taluno ha comportamenti fascisti o che si diffonda l'informazione che taluno chiami qualcuno «grande capo» o che si pubblichi la foto di una scena goliardica cui partecipa un sindaco o un futuro ministro e che si diffondano informazioni concernenti gli affari magari del papà di un politico, che però ha magari la 104 e perpetua affari di Pag. 42famiglia in istituzioni locali. La diffusione di tali informazioni, nelle ipotesi applicative del provvedimento all'esame, potrebbero anche ledere, ahimè, l'onore, il decoro o la reputazione di qualcuno – così è scritto nel provvedimento –, che potrà quindi richiedere al gestore del sito Internet e direttamente al Garante della privacy che tutte le comunicazioni che lo riguardino siano oscurate, rimosse o bloccate. Se il gestore del sito Internet non vi provvederà entro 24 ore, vi provvederà – non sappiamo bene con quali persone e risorse – direttamente il Garante, il tutto senza alcuna valutazione istruttoria e senza diritto di replica, ma nella piena autonomia del gestore del sito Internet, del social, del servizio di messaggistica o di qualsiasi rete di comunicazione, che però, come previsto all'articolo 3, comma 3, dovrà attenersi obbligatoriamente a un codice di regolamentazione. Di chi, Presidente ? Ovviamente del Governo, della maggioranza, che tramite un tavolo tecnico, che verrà istituito con provvedimento all'esame, si appresterà quindi ad elaborare unitamente il format delle istanze per chiedere l'oscuramento, il blocco o la rimozione. Siamo alla criminalizzazione della rete, siamo al nuovo Medioevo voluto dal PD.
  Con questo provvedimento si vogliono condurre la rete e il web sotto l’establishment di turno per un solo e semplice motivo, perché la rete informa e sconfessa gli affabulatori e i mentitori seriali. Mi perdoni, collega Beni, ma quello che lei ha detto in quest'Aula pochi minuti prima di me è falso; quello che sto dicendo io è vero. Le dirò di più: lei, in camera caritatis mi ha detto anche che non è più possibile sentirsi dare del fascista su Internet.
  Questo lo diceva pensando ai maggiori; il suo pensiero è rivolto ai maggiori; il suo pensiero è quello di tutelare persone che lei conosce, di cui pensa che sia stata lesa la dignità e l'onore attraverso una reazione assolutamente lecita della rete, nel momento in cui viene a conoscenza di fatti indegni. Con questo provvedimento, quindi, la rete soprattutto fa paura perché connette menti pensanti, ed in forza di ciò è stata in grado di costruire un movimento di 9 milioni di elettori, civico e postmoderno; ed è immorale, eticamente inaccettabile che si attui tale stravolgimento del provvedimento sulla pelle dei minori, di quei giovani che, bulli e bullizzati, sono spesso il risultato di politiche sociali scolastiche e sulla famiglia assolutamente carenti: famiglie devastate dalla disoccupazione e dalla mancanza di possibilità di fare impresa, dall'assenza di servizi e di un reddito di dignità, spesso non sono neanche nelle condizioni di relazionarsi in un clima positivo con i loro figli oppure con il congiunto e di conoscere se il loro figlio sia un bullo o un bullizzato. Scuole fatiscenti, prive di risorse, ove gli insegnanti sono umiliati nel reddito e nella loro missione educativa, e dove per avere uno sportello psicologico servono soldi che non hanno e che devono mendicare progetti nel mondo del volontariato sociale, invece che da persone che investono in formazione e competenza e che si aspettano di essere remunerate come professionisti. E infatti nel provvedimento per lo svolgimento di attività di formazione in ambito scolastico e territoriale, Presidente, è inserita la somma risibile (quasi si ha vergogna a pronunciarla) di 220 mila euro: se dividiamo questa somma per circa 40 mila istituti scolastici, viene la favolosa e incredibile cifra di circa 5 euro a scuola, ovvero una risma di carta.
  Cito parole non mie: «Le norme che regolano gli illeciti esistono, non occorre crearne di nuove o inasprire le pene previste; allora bisognerebbe spostare l'attenzione al momento antecedente a quello della riparazione, della rieducazione e del recupero sociale. I minori vanno guidati verso la consapevolezza delle loro condotte e informati sui rischi della rete, guidati all'uso consapevole del web. In questa direzione allora gli eventuali interventi del Garante della privacy finalizzati alla rimozione dei contenuti impropri in caso di mancata attivazione del gestore di servizio sono funzionali allo spirito che caratterizzava il disegno di legge della senatrice Elena Ferrara, uno spirito che mi auguro venga mantenuto nell'adozione del testo definitivo di una legge ad hoc. «Sarebbe Pag. 43un errore introdurre una nuova figura di reato o nuove aggravanti di fattispecie già esistenti». Queste sono le parole di Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, che morì suicida anche a causa delle continue vessazioni subite da bulli, e che proprio in relazione al grave stravolgimento fatto in questo provvedimento ha diffuso un appello per recuperarne lo spirito originario.
  Il MoVimento 5 Stelle, come da mozione approvata in quest'Aula nel mese di maggio, non pensa ad una misura repressiva, ma piuttosto ad un percorso di giustizia riparativa per i minori vittime di violenza; come rinvenibile anche in uno dei nostri emendamenti già presentati in Commissione e ora riproposto in Aula, dove si prevede che nei casi di assoluta gravità e di reiterazione della condotta di atti di bullismo e cyberbullismo compiuti dai minori, siano introdotti programmi di giustizia riparativa compiutamente delineati. Secondo l'ONU, la giustizia riparativa è un paradigma che coinvolge la vittima, il reo e la comunità nella ricerca di soluzioni agli effetti del conflitto generato dal fatto delittuoso, allo scopo di promuovere la riparazione del danno, la riconciliazione tra le parti ed il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo. I programmi di giustizia riparativa, come concepiti nelle nostre proposte, consistono in un procedimento informale, nel quale la persona offesa, la persona autrice del fatto e, ove occorre, i familiari ed altri soggetti interessati partecipano attivamente in modo libero ad un progetto costruito con l'aiuto dei professionisti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore di minoranza per la XII Commissione. Presidente, quanto tempo mi rimane ?

  PRESIDENTE. Ha finito.

  MASSIMO ENRICO BARONI, Relatore di minoranza per la XII Commissione. Io mi auguro che veramente ci sia una fragorosa marcia indietro da parte del PD relativamente a questo provvedimento, perché ogni tentativo si ritorcerà contro la stessa violenza repressiva che in questo momento vuole questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritta a parlare la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Presidente, onorevoli colleghi, la proposta...

  PRESIDENTE. Onorevole Baroni, mi ha detto che vuole consegnare il resto... È autorizzato. Prego. Prego, collega.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. La proposta di legge che ci avviamo ad esaminare pone al centro dell'intervento normativo i temi del bullismo e del cyberbullismo: temi che appaiono non più rinviabili, considerando gli effetti devastanti che tali fenomeni causano a danno dei minori e delle persone più vulnerabili.
  Il collega Beni ha già ricordato i dati sulla rilevanza e la diffusione dei fenomeni oggetto della proposta di legge. Aggiungo che secondo l'ultimo rapporto dell'ISTAT Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi violenti tra i giovanissimi, nel 2014 una percentuale superiore al 50 per cento dei ragazzi intervistati è stata vittima di qualche episodio offensivo, irrispettoso o violento; tra questi, quasi il 20 per cento ha subito azioni tipiche del bullismo anche più volte al mese, e per il 9,1 per cento di essi tali episodi hanno avuto una cadenza settimanale. Riguardo al cyberbullismo – sempre secondo lo studio dell'ISTAT –, tra i ragazzi utilizzatori di cellulare o Internet il 5,9 per cento denuncia di avere subito ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e-mail, chat o sui social network.
  Appare opportuno esprimere alcune considerazioni sulla specificità del bullismo telematico, e su come possa per sua natura risultare più feroce ed offensivo del cosiddetto bullismo tradizionale. Innanzitutto, Pag. 44il bullismo in rete si compie annullando gli effetti emotivi di qualunque relazione umana: l'aggressore, protetto dalla sua identità virtuale, pone una distanza tale dalla vittima da indebolire il controllo morale ed eludere sensi di colpa e responsabilità individuali; allo stesso modo, le persone perseguitate telematicamente restano in balia in ogni modo e in ogni momento delle prevaricazioni, che in assenza di adeguati strumenti di controllo possono cristallizzarsi sino a giungere ad una situazione di non ritorno, specie per quei soggetti incapaci di sottrarsi alle aggressioni on line. Nonostante i vantaggi che la tecnologia arreca allo sviluppo delle relazioni, l'uso indiscriminato e senza controlli della rete ha consentito in molti casi la diffusione di pratiche di quella che potremmo definire una «violenza deumanizzata», senza possibilità di riparazione del torto nei confronti di chi subisce tali comportamenti vessatori.
  La legge che oggi portiamo all'esame dell'Aula si pone l'obiettivo di contrastare e prevenire i fenomeni citati, con particolare attenzione ai minori e privilegiando azioni di carattere educativo e formativo: il provvedimento, approvato in prima lettura al Senato, ha visto l'introduzione, a seguito di un attento e ponderato esame delle Commissioni congiunte affari sociali e giustizia, di alcune importanti modifiche volte a colmare in maniera idonea una lacuna del nostro ordinamento. È stato ampliato l'oggetto della legge, al fine di indirizzare le azioni del Piano integrato previste dall'articolo 3 e le linee di orientamento in ambito scolastico previste dall'articolo 4 al contrasto ed alla prevenzione non solo del cyberbullismo, ma anche del bullismo tradizionale, recando definizione puntuale di entrambi i fenomeni. È stato rafforzato lo strumento di tutela nei confronti di tutte le persone vittime di atti di cyberbullismo, consentendo a chiunque, anche al minore ultraquattordicenne, nonché a ciascun genitore o soggetto esercente la responsabilità di un minore, di inoltrare al gestore del sito Internet e poi al Garante per la protezione dei dati personali un'istanza per l'oscuramento, la rimozione, il blocco delle comunicazioni che lo riguardano, nonché dei contenuti specifici rientranti nelle condotte di cyberbullismo.
  Con il riferimento alla legge n. 107 del 2015 si sono rafforzate ed ampliate le possibilità formative in ambito scolastico in tema di uso consapevole della rete; si è previsto il coinvolgimento dei servizi sociali territoriali e delle associazioni impegnate sul tema nella realizzazione di specifici progetti personalizzati volti a sostenere i minori vittime di atti di bullismo e di cyberbullismo, nonché a rieducare, anche attraverso l'esercizio di attività riparatorie o di utilità sociale, i minori artefici di tali condotte.
  Alcuni specifici temi già affrontati dalle Commissioni congiunte verranno sicuramente approfonditi durante l'esame in Aula che oggi prende il via: dall'eventuale coinvolgimento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni alla peer education, all'introduzione di specifiche misure di giustizia riparativa, in un clima che auspico costruttivo, come verificatosi durante l'esame in sede referente. E faccio riferimento a quest'ultima considerazione di metodo per affrontare quelli che sono i punti che sembrano aver suscitato delle perplessità, ovvero l'estensione della misura di tutela a tutte le persone offese da atti di cyberbullismo, anche adulte, e la precisazione della sanzione penale: perplessità e critiche avanzate su alcuni media e solo successivamente riprese in questa sede, sino ad ipotizzare una legge repressiva «ammazza web», che arriverebbe a censurare la libertà di espressione e la satira.
  Sul primo aspetto non possiamo non considerare innanzitutto come soggetti adulti, magari particolarmente vulnerabili, possano diventare facili vittime di fenomeni del genere: per citare un caso riportato dalle cronache recenti, pochi mesi fa ad Andria una persona affetta da problemi di alcolismo è stata legata ad un albero da una banda di teppisti per esporla al pubblico ludibrio, condividendo foto e video; ma gli esempi possono essere purtroppo davvero moltissimi. Vorrei chiarire bene Pag. 45questo punto: da tempo nella comunicazione online, specie via social, imperversano insulti, offese, minacce e violenza verbale, che sono divenuti anche metodo e strategia comunicativa, anche politica. La degenerazione della comunicazione sui social network imperversa e non si ferma neanche di fronte a eventi drammatici come il terremoto che ha colpito il centro Italia pochi giorni fa, dove una serie sconsiderata di notizie false, bufale fatte circolare ad arte e disinformazione dai connotati deprecabili, è riuscita ad avere diffusione e condivisione anche a margine di una simile tragedia. Eppure la legge che stiamo esaminando non parla di tutto ciò, non è una legge ammazzaweb, né una legge ammazzawebeti, per utilizzare un'efficace espressione coniata da un noto giornalista, ma è una legge che vuole dotare tutte le persone vittime di condotte violente e che ledono in modo grave la dignità, condotte puntualmente tipizzate, di idonei strumenti di tutela.
  Ulteriore aspetto che credo sia opportuno chiarire a riguardo è quello relativo alla mancata previsione per il cyberbullismo della necessità di una condotta offensiva reiterata. Credo sia del tutto evidente come la particolare natura di questi comportamenti, per il mezzo attraverso cui si esplicano, consenta a un solo atto una diffusione e una possibilità concreta di cristallizzazione, tale da rendere l'offesa potenzialmente molto più lesiva in assenza di concreti strumenti di contrasto. Nessun bavaglio alla rete dunque, ma con questa legge si vogliono offrire strumenti più efficaci per potersi difendere e allo stesso modo dare alle forze dell'ordine la possibilità di intervenire nei casi più gravi. Sono tantissimi i cittadini che hanno potuto verificare l'impotenza verso atti profondamente lesivi. Davvero c’è qualcuno che voglia o possa sostenere che questa situazione sia normale, giusta o inevitabile ? La finalità di questa legge non è altra se non prevenire questi odiosi fenomeni attraverso l'educazione a un uso responsabile della rete in particolare tra le nuove generazioni. Le regole non creano bavagli, ma garantiscono uno spazio di libertà entro il quale muoversi in sicurezza e nel rispetto reciproco.
  Concludo, auspicando che in Aula si continui il confronto costruttivo sinora portato avanti senza strumentalizzazioni fuori contesto. In caso contrario, si darebbe adito al sospetto che più che migliorare la legge si voglia tutelare un certo modo di utilizzare la rete in quanto foriero di consenso elettorale. Ma attenzione, quando si abbattono le regole del rispetto, quando si diffonde l'idea che tutto sia lecito, anche la prevaricazione per affermare le proprie ragioni o banalmente il proprio ego, non si sa dove si va a finire, di sicuro non in una società più libera e più giusta, ma in un campo dove il più debole soccombe, cattiveria ignoranza la fanno da padrone, una cosa, quella sì, simile al Medioevo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi l'Aula della Camera affronta un tema delicato e importante con un provvedimento che ha l'obiettivo di gestire e governare meglio la progressiva diffusione in Italia del fenomeno cosiddetto del cyberbullismo, inteso come l'insieme di atti di bullismo, appunto, in tutte le loro manifestazioni effettuati con mezzi elettronici, come le e-mail, gli sms, il blog, i telefoni cellulari e i siti web, e posti in atto da minori che colpiscono un proprio coetaneo incapace di difendersi. Esistono numerosi studi su questo grave fenomeno che dimostrano come coloro che utilizzano la rete credano di potersi nascondere facilmente dietro l'anonimato, elemento caratteristico della rete Internet, e pensano di diventare in tale modo invisibili, non identificabili e per tale motivo di rimanere impuniti. Allo stesso tempo, nelle giovani vittime è molto radicata l'omertà, figlia della paura, che confidando l'accaduto, i genitori vietino loro l'accesso al web; soprattutto si sentono deboli, incapaci di difendersi, alimentando Pag. 46ciò, in loro, un pericolosissimo senso di vergogna e di inadeguatezza. È tempo di sradicare queste convinzioni con cui i cyberbulli si fanno forti, convinti di restare nell'ombra e quindi di non dover mai pagare per i gravi comportamenti assunti nei confronti dei coetanei. Spesso infatti le conseguenze del cyberbullismo sono molto gravi provocando stati di depressione, è stato già detto, ansie, paure, frustrazioni, problemi scolastici, spingendo come abbiamo visto in molti casi addirittura verso idee suicide.
  L'intervento del legislatore, quindi, non era più rinviabile, ancora più alla luce del ruolo assunto negli ultimi anni dai social network che ampliano in modo rilevante le reti sociali degli adolescenti, che spesso si trasformano in spazi in cui crescono e si alimentano dinamiche malsane con rischi che si possono trasferire al di fuori della realtà virtuale di Internet.
  È urgente quindi rafforzare l'azione di tutela dei minori riguardo ai contenuti presenti in rete e ai comportamenti da essi stessi adottati nell'utilizzarla, ignari o scarsamente consapevoli dei meccanismi di protezione della privacy e dei rischi a cui sono esposti rendendo pubblici dettagli o comportamenti inerenti la vita privata propria e soprattutto quella dei loro coetanei.
  È necessario mettere in atto politiche che promuovano tra le nuove generazioni un uso consapevole e positivo della rete, in quanto strumento funzionale alla crescita di bambini e adolescenti, oltre che la conoscenza dei meccanismi di sicurezza e degli strumenti di tutela predisposti dagli stessi operatori di settore.
  Il disegno di legge del quale oggi iniziamo la discussione generale è il risultato di un lavoro lungo svolto prima al Senato, all'interno della Commissione straordinaria diritti umani, e successivamente in Commissione affari costituzionali, e poi qui alla Camera nelle Commissioni congiunte Giustizia e Affari Sociali. Il cyberbullismo è la deformazione tecnologica del bullismo tradizionale e ne costituisce un'espressione molto pericolosa, perché si svolge in un modo all'apparenza virtuale che non ha né spazio, né tempo, ma che poi produce effetti devastanti nella realtà. La vittima infatti non può direttamente controllare in rete gli attacchi che subisce e spesso non riesce neppure a sapere chi sono i suoi nemici nascosti. È una violenza subdola di fronte alla quale non c’è quasi difesa.
  Il disegno di legge in esame punta a prevenire il cyberbullismo con un'adeguata educazione dei minori e degli adulti e con la formazione specifica degli operatori a partire dagli insegnanti e dallo stesso personale della polizia postale. Pensare di vietare ai giovani l'accesso indiscriminato al web non porterebbe a nulla, piuttosto è necessario educare ed istruire i ragazzi ai vantaggi e ai rischi dell'uso delle nuove tecnologie. Ma lo strumento principale per contrastare il fenomeno è l'attività educativa, è il confronto con i ragazzi all'interno delle due comunità basilari per la loro formazione: la scuola e soprattutto la famiglia. Il tema del cyberbullismo è importante e delicato e va affrontato portando avanti un percorso su un doppio binario tutelando e proteggendo le vittime e al contempo cercando di recuperare, laddove possibile, gli autori degli atti di bullismo e cyberbullismo.
  Forza Italia è da sempre, e non solo da ora, molto attenta al tema. Il Governo Berlusconi con la sua azione politica ha portato avanti precise battaglie, infatti le colleghe Carfagna e Gelmini, rispettivamente Ministro per le pari opportunità e della pubblica istruzione, furono le prime a intervenire con azioni di sensibilizzazione nelle scuole. Nella presente legislatura l'onorevole Brambilla ha presentato una proposta di legge sul tema del cyberbullismo e la collega Nunzia De Girolamo una mozione sullo stesso tema solo pochi mesi fa.
  Rispetto al testo giunto dal Senato sono state apportate importanti modifiche, la principale prevede l'ampliamento dell'ambito della legge anche al bullismo; questa era anche l'impostazione della proposta di legge che ho appena richiamato dell'onorevole Brambilla. Alcune modifiche però non ci convincono, ad esempio gli obblighi Pag. 47previsti per i gestori dei siti e dei network non tengono conto del reale funzionamento del web e il testo del disegno di legge risulta in più punti inutilmente ridondante. Si aggrava la pena già prevista dalla «legge Carfagna» per gli atti di cyberbullismo, ma non si prende in considerazione chi compie atti di bullismo. L'ammonimento previsto dall'articolo 6 del disegno di legge non riguarda inspiegabilmente gli autori di atti di cyberbullismo, ma solo di bullismo. Non si prevedono iniziative di giustizia riparativa nonostante il parere espresso al riguardo anche dalla Commissione cultura. I nostri emendamenti cercano di riequilibrare il testo, correggendo gli squilibri comunque presenti: dall'atteggiamento della maggioranza dipenderà quindi il nostro voto finale. Noi lavoriamo in un tentativo di sincera collaborazione, oltre alle differenze di parte, lo impone la delicatezza del tema e i nostri emendamenti lo dimostrano. Ci aspettiamo in Aula una discussione vera e ci auguriamo di poterla avere e che sia aperta alle ragioni e alle proposte di tutti e che permetta pertanto di prendere nella giusta considerazione anche le proposte emendative presentate da Forza Italia e che ho, in parte, brevemente richiamato. Penso di poter dire con sicurezza, cari colleghi, che siamo ancora in tempo per apportare gli utili aggiustamenti che permetterebbero al testo di migliorare e diventare più utile strumento di reale lotta contro il bullismo e il cyberbullismo che tenga conto della complessa realtà dell’online con cui si deve sempre più fare i conti.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Giuliani. Ne ha facoltà.

  FABRIZIA GIULIANI. Grazie, Presidente, colleghi, come sopraffazione frequente, reiterata, del più forte sul più debole, sappiamo che il bullismo è sempre esistito; tuttavia, le modalità con le quali oggi questo si manifesta sono del tutto nuove. Credo che questo sia al fondo il nodo del testo del quale dibattiamo oggi e che questo testo prova ad affrontare, ossia configurare una serie di misure di prevenzione e di contrasto di bullismo e cyberbullismo affrontando un tema che sappiamo essere molto delicato e complesso, e che può assumere anche tratti drammatici, molti colleghi prima di me lo hanno evocato.
  Del resto, non è neanche affare di una discussione dentro le Aule, nemmeno affare di cronaca: è esperienza diretta di molte e di molti, ragazzi, ragazze, genitori, insegnanti, piccole e grandi comunità, alle prese con un fenomeno tutt'altro che nuovo e che però, questo è il punto, oggi ha forme inedite, molto più invasive e pervasive, date le risorse tecnologiche che i nuovi media rendono disponibili. Sappiamo – lo ripetiamo continuamente – quanto la comunicazione e i tempi della comunicazione cambino velocemente. Ciò che oggi la tecnologia dei nuovi media e dell'informatica rende disponibile era impensato, impensabile, fino a pochi decenni fa. E ogni tanto tocca guardare la comunicazione, oltre la retorica, anche sotto questi aspetti.
  Occorre, insomma, fare i conti con questa velocità, quando ci si trova ad affrontare questi fenomeni, quando viaggiano via web, misurandosi con la forza che possono assumere e i danni che possono provocare, specie quando i protagonisti da una parte e dall'altra, chi bullizza e chi è vittima di bullismo, sono minori alle prese con dispositivi apparentemente molto semplici e, tuttavia, molto potenti, che possono dilatare e rendere distante la percezione di quanto si suppone e si pensa di fare e quanto realmente si fa.
  Il testo alla nostra attenzione oggi conclude un iter molto articolato, ha coinvolto entrambi i rami del Parlamento, e le misure identificate, a mio avviso, rappresentano un punto di sintesi avanzato, che ha tenuto conto di una discussione complessa ed è riuscito anche a dare risposte concrete ed equilibrate sui due versanti che, francamente, non vedo in opposizione, quello della prevenzione e quello del contrasto concreto. Non vado a ricapitolare in questo intervento le misure previste, lo ha fatto il relatore, uno dei due Pag. 48relatori, prima di me. Credo, invece, che sia utile, anche ai fini di questo dibattimento, sottolineare alcuni aspetti e dati relativi al provvedimento in esame: in primis, la centralità della vittima, a cominciare dall'istanza che è stata più evocata prima. E poi la costituzione del tavolo tecnico, ma, soprattutto, quello che mi preme sottolineare e che, a mio avviso, è strategico sono le misure che vengono previste per il MIUR, la costituzione delle linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, avvalendosi della collaborazione con la Polizia postale – è molto importante che le istituzioni collaborino ogni volta che si tratta di contrastare la violenza –, l'istituzione del referente scolastico e anche lo stanziamento di fondi, anche quando, così, un po’ bizzarramente, diventano addirittura fonte di derisione.
  E poi, accanto alla prevenzione, il testo prevede anche misure di contrasto concreto, come l'ammonimento del questore, che è mutuato dallo stalking, una legge che troppo poco spesso si valuta nei suoi effetti positivi, negli effetti positivi che ha concretamente sortito, ed è finalizzato, per l'appunto, ad evitare il ricorso alla sanzione penale e a rendere il minore consapevole del disvalore del proprio atto. E, poi, la nuova aggravante che si introduce all'articolo 612-bis, una nuova circostanza aggravante: non siamo andati a prefigurare un nuovo tipo di reato, abbiamo semplicemente introdotto questa aggravante, affermando che, qualora il reato venga commesso per via informatica e telematica, è sanzionato con un aumento di pena che va fino a un terzo.
  La modifica introdotta comporta per lo stalking informatico la reclusione da uno a sei anni. Tuttavia, parliamo di reati seri: lo scambio di identità e l'invio di messaggi o divulgazione di testi e immagini sensibili. Lo sappiamo, tutte cose che, al di là del codice penale, molto spesso la cronaca ci racconta con esiti drammatici.
  È stato ricordato poco prima dalla collega Piazzoni l'entità di questo fenomeno che ci hanno reso noto i dati Istat. Ricordo che tutto quanto siamo andati anche a inserire in questo testo è perfettamente in linea con la Convenzione ONU sui diritti dei bambini e voglio ricordare anche come il provvedimento in esame si conformi alla direttiva importante sulla tutela delle vittime del reato. La filosofia dell'Europa è mettere al centro le vittime di reato, e questo è lo spirito di questa legge, che è stata recepita, anche con una certa fatica, alla fine dello scorso anno. Quello che vorrei sottolineare e che mi pare che non sia stato adeguatamente preso in considerazione, anche nelle discussioni che mi hanno preceduto, è quanto le vessazioni si innestino sempre su rapporti di diseguaglianza, che vengono amplificati dalla dimensione telematica.
  L'anonimato e la difficile reperibilità concorrono ad indebolire il senso di responsabilità morale verso ciò che si compie, la percezione dell'assenza di limiti spazio-temporali. Per capirci, se il bullismo tradizionale può approfittare di momenti specifici, il bullismo online investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico usato dal persecutore, e può accadere e accade ai minori – non occorre ricordare importanti studi di psicologia e pedagogia – che ci possa essere la sensazione di non essere chiamati a rendere conto di ciò che si induce e di ciò che si provoca. È come se si diventasse liberi di scegliere, ma si pensa di essere liberi anche dalle conseguenze delle proprie azioni; si diventa, paradossalmente, liberi da ogni responsabilità.
  In una recente lettura pubblica dedicata proprio a questo fenomeno, una delle più autorevoli psicoterapeute di questo Paese, parlo della professoressa Silvia Vegetti Finzi, ha affermato come nella famiglia patriarcale il bullismo fosse l'esito di un'educazione autoritaria e punitiva, per cui i figli venivano indotti, aggredendo i compagni, ad agire attivamente quanto avevano subìto passivamente. Nella famiglia attuale, permissiva e iperprotettiva, è difficile, a volte, per i figli prendere le distanze dai genitori per diventare se stessi, magari diversi da come li avevano sognati. E, come recenti ricerche in ambito psicologico hanno mostrato, i comportamenti Pag. 49aggressivi sono figli di società ipercompetitive, dove le pressioni per riuscire possono produrre, appunto, frustrazione e violenza.
  Di fronte a quella che si presenta come un'epidemia sociale, occorre, invece, affinare le sensibilità, promuovere l'ascolto, come abbiamo fatto noi mentre abbiamo scritto questa legge; cogliere e decifrare i segni di un malessere e non aver paura di confrontarsi con fenomeni nuovi. Però, per aiutare davvero i minori, sia che si trovino dalla parte dei vessatori sia che si trovino dalla parte delle vittime, è necessario contrastare l'ansia attraverso doti di fiducia e di speranza, che un individualismo narcisista dell’«io» venga sostituito con un «noi» generazionale fatto di solidarietà e collaborazione. Ecco, credo che queste parole vadano prese sul serio, a cominciare dalle istituzioni, che hanno provato con questa norma a fare la propria a parte, andando – lo dico specie ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – oltre la propaganda, oltre gli slogan e oltre i soliloqui e i monologhi che spesso occorrono sulla rete. La libertà vuol dire spesso per la politica avere la forza di contrastare le discriminazioni, come è scritto e scolpito con forza nella prima parte della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Non c’è dubbio che questa proposta di legge sia tuttora fortemente sentita. Mi è capitato ieri sera, al telegiornale, di sentire un padre il quale, parlando della figlia che era morta suicida e si era suicidata proprio per un attacco forte che era venuto attraverso quello che oggi stiamo definendo il cyberbullismo, con un'estrema dignità, parlava di quei ragazzi che si sono riconosciuti colpevoli di ciò che avevano fatto. E ciò che lui auspicava era che, proprio per il fatto di essere minorenni, questi ragazzi, e quindi di non essere stati a loro volta poi oggetto di una punizione adeguata, purtuttavia questi ragazzi andassero nelle scuole a spiegare ai loro coetanei cosa avevano fatto, come lo avevano fatto, perché lo avevano fatto e sperava che – attraverso quel misterioso contagio del peer tutoring, per cui, a volte, è più eloquente l'educazione tra pari che non quella di un adulto verso i più giovani – questo toccasse il cuore, la mente, ma anche gli stili di vita di moltissimi altri ragazzi. Era come se il dolore provato per la morte della figlia potesse essere, in un certo senso, riscattato da questa grande operazione di formazione che serviva a salvaguardare molti altri ragazzi. Questo è accaduto ieri sera al telegiornale, un qualcosa che non è un fatto di cronaca immediato, ma che comunque può servire a tutti noi per capire dove porta, di fatto, una situazione come quella che stiamo evocando con questo disegno di legge. Ed è questo a cui io intendo fare riferimento nella mia esposizione. Noi stiamo parlando di violenza e la violenza non è un aspetto misterioso della natura umana, la violenza appartiene alla natura umana, vi appartiene come uno di quei due istinti fondamentali di cui parlava il nostro famoso filosofo Platone: da una parte c'era l'istinto di amore e dall'altra, proprio, l'istinto dell'ira, l'istinto di potenza, l'istinto di sopraffazione, quell'istinto che porta a mettere in gioco comportamenti al tempo stesso positivi e negativi, ma sicuramente atteggiamenti che richiedono, più di ogni altro, di essere educati.
  È vero, il bullismo è nella natura delle cose e ragazzi bulli, lo abbiamo visto, sono stati, in fondo, una delle dominanti del romanzo di formazione della generazione di metà del secolo scorso, mi riferisco al romanzo Cuore, in cui il ragazzo cattivo, per così dire, era quello che agiva la sua violenza sugli altri e agendo la violenza sugli altri, però, suscitava, al tempo stesso, comportamenti di solidarietà, comportamenti di collaborazione e riusciva a creare quella sinergia che, dato il contesto culturale del momento, riusciva a contenere quella violenza tra le quattro pareti della classe o, se vogliamo, tra le quattro pareti del cortile della scuola. Pag. 50
  Oggi, quello che duole con il cyberbullismo è che queste pareti non ci sono più; ciò che sorprende davanti alla violenza e alla virulenza del bullismo e del cyberbullismo, in particolare, è che l'offesa nella sua singolarità, ciò che io credo di dire uno ad uno, magari anche in virtù di uno sgarbo vero o presunto che ritengo di aver subito, diventa automaticamente la scena del mondo. Su questo non è facile che i ragazzi riescano a ragionare in tempo reale; è più facile che ne possano prendere atto soltanto nelle conseguenze che questo crea, conseguenze che sono qualcosa che va a ferire profondamente quella persona, non puntualmente, hic et nunc, ma la va a ferire con quella drammatica – chiamiamola così, come è stata definita – eternità del web, per cui, anche se tu cancelli una cosa, non è affatto detto che tu l'abbia cancellata definitivamente da tutti gli spazi e da tutti i luoghi del web, perché, se soltanto questa è stata ripresa e rilanciata, continua a vivere di vita propria. Ed è questa la riflessione che, a mio avviso, è più importante nella formazione dei ragazzi; è questa la riflessione che io credo sia più utile che nell'ambito dell'esperienza scolastica e anche nell'ambito dell'esperienza familiare i giovani possano fare a contatto con gli adulti, sempreché gli adulti siano capaci di maneggiare le nuove tecnologie in modo adeguato. Servirà fare dei laboratori, servirà fare delle simulazioni, servirà far capire loro come accade che da un solo tweet si possano generare, come dire, milioni di tweet; si potrà far capire come una sola notizia postata su Facebook possa essere rilanciata da infiniti siti e da un'altra infinità di siti e capire come tutto ciò diventi incontrollabile.
  Per fare questo bisognerà lavorare con i ragazzi, probabilmente tentando una di quelle esperienze straordinarie nel mondo scolastico quale è quella di mettere insieme la formazione tecnico-scientifica, quindi quell'intelligenza tecnologica che sa cogliere il bene e il male e gli strumenti che maneggia, con quella dimensione che noi consideriamo la dimensione classica della formazione della nostra migliore scuola, quella che è orientata alla centralità della persona, ai valori in cui un umanesimo reale ci propone la dignità dell'uomo, la dignità di tutti gli uomini e integra quello che è il senso della diversità e soprattutto la cultura della fragilità, rilanciandola non in una dimensione di aggressività, ma in una dimensione di solidarietà. C’è da vedere, c’è da scegliere tra la logica del più forte, tra la logica della sopraffazione, tra una logica che tu non controlli più, che non domini più e, invece, quella che è un'etica della cura, della relazione interpersonale che è quella che rimane consegnata alla qualità dei rapporti, alla qualità dei legami, alla qualità dell'amicizia che spesso si forma sui banchi di scuola e che poi dura per tutta la vita.
  Quindi, la riflessione sullo strumento, sulle conseguenze dello strumento e sulle conseguenze del danno che può fare, può aiutarci anche a smascherare molti falsi modelli con cui attraverso il web – e non voglio fare «cultura del sospetto» – si fa un'operazione di marketing, perché di fatto il marketing del web risponde a criteri assolutamente identici, con un'operazione commerciale, ma con un effetto moltiplicatore all'infinito, a cui corrisponde questo danno personale, questo vulnus, questa ferita che a me dà l'idea di un tumore che metastatizza in tutti gli aspetti della vita di quella persona, della vita di quella famiglia, della vita di quell'ambiente, di quella scuola, di quella realtà a cui appartiene quel ragazzo con il suo gruppo. Quindi, può essere davvero un'operazione formidabile per demistificare quello che la rete ci va facendo credere. Non si tratta di mettere il lucchetto alla rete, ma si tratta di iniettare nella rete quello spirito critico, quel senso del realismo, quella capacità di smascheramento che permette a tutti noi di dilatare gli spazi della propria libertà. Ci permette di identificare meglio dove sta la trappola di una seduzione tutta informatica, tutta apparentemente virtuale, che nulla, come succede in questi casi, ha di Pag. 51virtuoso e che, invece, veramente, crea una sorta di spirale in cui la persona sprofonda sempre di più.
  Questa è la vera sfida educativa a livello familiare, questa è la vera sfida che permette a un genitore di non credere che il proprio figlio, tutt'al più, possa essere vittima di cyberbullismo, ma non sarà mai l'agente crudele del cyberbullismo; eppure no, perché a volte la battuta, quella che sembra una battuta spiritosa e che in realtà non ha nulla di ironico, non ha nulla di accattivante, contiene veramente quella sorta di veleno instillato goccia a goccia, quel veleno che tu, ragazzo, semplicemente, giustifichi con la giustificazione più pericolosa che i ragazzi usano molte volte: non c'ho pensato, non mi sono reso conto, non credevo che sarebbero successe queste cose. Quindi, proprio queste giustificazioni sono quelle che testimoniano la miopia educativa di chi forma, che non si rende conto che gli spazi di libertà si conquistano attraverso quella capacità di dedurre le conseguenze delle proprie azioni; più in là va il mio sguardo a capire dove mi porterà quello che sto facendo, più riesco ad anticipare quello che potrà accadere in virtù delle mie azioni e maggiormente libero sono io, ma non solo sono libero io, ma anche sono più consapevole, in questo caso, del danno e del torto che posso occasionare ad altre persone. Questa diventa una dorsale fondamentale della formazione nella scuola; non è soltanto lo strumento agile che noi utilizziamo, che so io, il tablet o anche il computer, il computer individuale, il computer portatile, il computer di classe, non è soltanto questo, è la comprensione dell'effetto micidiale che questi strumenti possono avere e che, ovviamente, si può convertire anche in un effetto positivo; non considero positivo l'effetto marketing, ma non c’è dubbio che dall'effetto marketing si possono dedurre molte applicazioni.
  Questa legge, quindi, è una legge interessante, è una legge intelligente, è una legge che, in qualche modo, si va a innestare in alcuni di quei passaggi della legge sulla buona scuola in cui l'apertura alle nuove tecnologie obbliga a non considerare più questi oggetti come semplicemente oggetti di evasione. La chat con cui i ragazzi dialogano tra di loro, con cui organizzano le loro piccole avventure del sabato sera piuttosto che della domenica, quel luogo di incontro da cui organizzano i loro flash mob oppure i loro raduni, che a noi risultano sorprendenti: ma come è stato possibile che un messaggio lanciato sia stato capace di raccogliere in quella piazza una tale moltitudine di persone ?
  Quelli rispondono a logiche di tipo matematico: ha un effetto moltiplicatore che è bene che i ragazzi conoscano, che è bene che i ragazzi capiscano, perché è bene che i ragazzi se ne difendano, capiscano anche le insidie che li catturano in tutta questa sorta di gioco, però nella drammaticità delle situazioni con cui noi ci confrontiamo, come quella che citavo all'inizio del mio intervento, della ragazza che si è suicidata perché si è sentita esposta ad un'onta che non poteva essere più cancellata.
  Sembra incredibile che sia così, oggi ci dovrebbe essere una sorta di misericordia, una sorta di perdono per tutte le cose che uno può aver fatto di bene e di male, eppure ci sono delle cose che lasciano una traccia tale che, proprio per l'indelebile carattere che assumono, restano nella vita di ogni persona come una sorta di malattia che non guarisce, che è cronica, che è progressiva e che sembra a tutti gli effetti incurata.
  Ora capite che soffermarci, come fa la legge, a definire bene che cos’è il cyberbullismo, a definirne il carattere di intenzionalità o a prescindere dall'esplicito riconoscimento di intenzionalità, riuscire a fare di questa legge anche una lettura critica in alcuni passaggi, che sicuramente saranno oggetto di dibattito in Aula, perché sono stati anche oggetto di emendamenti presentati, tutto questo va bene, perché, come tutti gli strumenti, migliorarli è sempre possibile.
  Non è che io definisco questa legge come una legge in sé intrinsecamente perfetta, me ne guardo bene: io stessa avevo presentato una serie di emendamenti, alcuni dei quali sono stati accolti, Pag. 52altri sono stati debitamente respinti per quella sorta di alleanza che si stabilisce tra relatore e membro del Governo, per cui o sei nel team magico che stabilisce se l'emendamento è accettabile o no, o anche se l'emendamento è dotato della maggiore plausibilità possibile, quell'emendamento non passa. Ma ci riproveremo in Aula, ci riproveremo anche chiedendo la votazione di questi emendamenti, ci riproveremo appellando al senso comune dell'Aula.
  Ma tutto questo non deve far passare sotto silenzio il valore di questa legge: il valore di questa legge è che nessuno può sentirsi autorizzato a insultare un'altra persona soltanto perché quella persona non ce l'ha davanti, nessuno può sentirsi autorizzato ad esercitare violenza solo perché non teme che questa violenza in qualche modo gli si ritorca contro.
  È come fanno quelli che tirano un sasso: puoi tirare un sasso davanti a te e cercare di colpire esattamente il bersaglio che tu vuoi colpire; ma puoi fare una cosa più vigliacca, che è quella di gettare un sasso alle tue spalle, senza sapere chi colpirà, come lo colpirà e con quali conseguenze.
  Questa legge rimanda ognuno di noi al chiedersi, prima di cliccare l'invio: pensa, ragiona, rifletti; una volta si diceva: «conta fino a tre»; ecco, è questa anche la forza educativa di questa legge: ragiona, pensa, non ti affidare solo allo sfogo del momento, perché tutti noi sul momento possiamo reagire magari con una boutade o magari con una parola inopportuna, parola inopportuna che nel rapporto interpersonale possiamo rettificare, a quattrocchi, nell'ambito della famiglia, nell'ambito della classe o nel gruppo degli amici; ma quando questo giudizio, questo commento ha assunto la forza che gli dà vita propria, come diceva Dante, «voce dal sen fuggita più richiamare non vale» e ciò è quello che succede in modo drammatico quando si usa questo.
  E quindi la formazione che potrà arrivare attraverso questo strumento, se si sarà capaci di distillarlo punto per punto, passo per passo, sarà proprio una formazione che ti invita a riflettere, che ti invita a pensare, che ti invita a dire: «attenzione». L'automatismo non è necessariamente garanzia né di brillantezza, né di efficacia, né di tempestività: molte volte può essere semplicemente il segno dell'incoscienza e questo è un po’ il tema famoso, di cui anche in qualche modo hanno commentato i colleghi Cinque Stelle mettendone in dubbio l'intenzionalità.
  L'intenzionalità, lo sappiamo tutti noi, è un fascio di intenzioni: nessuno di noi fa mai una cosa per un motivo solo, dietro ogni cosa che facciamo ci sono 2, 3, 4, 5 o 6 motivi.
  Poi per raccontarla scegliamo il motivo più nobile, scegliamo quello che ci fa fare più bella figura, scegliamo il motivo che in qualche modo ci giustifica addirittura, ma sappiamo perfettamente come dietro molte azioni che facciamo, nella pluralità delle motivazioni che la comportano, esiste anche questa piccola, concreta, puntuta volontà di ferire e di far male.
  Ecco, paradossalmente il web, del fascio delle motivazioni che avrebbe potuto esserci dietro quell'azione, seleziona quella che è più insidiosa, seleziona quella che fa male, perché questa è la dinamica interpretativa che quella frase e che quell'affermazione riceve, una volta che viene messa a contatto con le frustrazioni di molte altre persone, come se innescasse una valanga in cui da quella frustrazione individuale cresce, perché si sommano le molteplicità delle frustrazioni di tante altre persone, e diventa veramente qualcosa che sommerge chi l'ha lanciata.
  Quindi l'intenzionalità è cosa complessa, nessuno la può verificare e sicuramente non la verifica il Garante dell'infanzia, probabilmente non la verifica nemmeno il soggetto stesso davanti a sé stesso, perché per verificare le proprie motivazioni si esige una ginnastica interiore di una complessità non indifferente, ma le conseguenze quelle sì, le conseguenze del comportamento tutti possono visionarle, e se quelle conseguenze fanno danno, se quelle conseguenze arrecano sofferenza, allora, quale che sia la motivazione che ha spinto a compiere quel gesto, quel gesto va stigmatizzato, quel gesto va punito.Pag. 53
  Quindi mi auguro che dal dibattito, che sorgerà anche in questi giorni in Aula intorno alla legge, venga fuori tutt'altro che la demonizzazione del web, al contrario: ne emerga tutta la forza, compresa la forza sul piano educativo, ma nulla si dia per scontato, nulla si dia per facilmente acquisito, nulla si dia per ridotto a uno spazio di puro divertimento, come se fosse uno spazio puramente ludico. Non stiamo giocando con una PlayStation, in cui quello che muore in realtà non muore mai e si può sempre rialzare e si può sempre ricominciare a giocare: noi stiamo giocando con uno strumento che colpisce persone vere, che colpisce persone vive, che colpisce persone che hanno un'intelligenza, colpisce persone che hanno un cuore, persone che appartengono ad una comunità e che hanno il diritto di essere riconosciute da quella comunità con tutta la loro dignità e non di essere sbeffeggiate soltanto perché qualcuno, che si credeva più furbo degli altri, ha postato una cosa da cui di fatto di comico, di divertente e di ironico non arriva nulla.
  Quindi io mi auguro che veramente il dibattito tocchi molti aspetti importanti, tocchi aspetti che poi possano raggiungere, nella ricchezza delle considerazioni che l'accompagneranno, genitori che soffrono per avere un figlio che è stato oggetto di bullismo, ma anche genitori che non crederebbe mai che il proprio figlio è capace di far soffrire altri.
  Mi auguro che li colga nella complessità del loro lavoro educativo, mi auguro che raggiunga i docenti, che i docenti non pensino che queste sono cose che possono essere affidate ad una sorta di attività marginale nell'ambito della vita di classe: sono cose che sono importanti; la conoscenza dello strumento, la possibilità di ricreare in classe una sorta di codice etico, un po’ come hanno fatto in alcune scuole: penso a quella scuola in Calabria, che ha creato il movimento «smonta il bullo», cioè c’è la possibilità di creare dei codici comportamentali che gli stessi ragazzi possono darsi e mi auguro che questo soprattutto vada ad incidere su quello che è uno dei più gravi rischi che oggi l'educazione permette di offrire ai ragazzi.
  Pensa, pensa: prima di postarti, prima di mettere una tua foto, prima di esibirti, pensando che saranno solo i tuoi amici, pensa che in realtà tutto il web è come una specie di formaggio groviera, in cui è facile inserirsi nei suoi buchi e quindi quello che credevi di comunicare ad una persona ha acquistato una capacità di autoreplicarsi che veramente è pericolosa.
  Quindi questa è la forza di questa legge: farne un potente strumento di educazione, un potente strumento di riflessione, un potente strumento di integrazione della formazione tecnico-scientifica con quella formazione classica, dunque la formazione ai valori dell'uomo, che contraddistingue la nostra tradizione.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Paola Bragantini. Ne ha facoltà.

  PAOLA BRAGANTINI. Presidente, in questa legislatura stiamo affrontando con decisione tematiche che coinvolgono profondamente e intimamente la vita delle persone. Mi piace pensare che questo sta accadendo anche grazie alla presenza delle numerose donne che siedono qui alla Camera, e anche al Senato, una presenza che tocca una percentuale inedita per la storia del nostro Paese. Questa è la legislatura che ha finalmente aperto la strada ai diritti delle coppie di fatto, aprendo una stagione di riforme all'insegna dei diritti e dei doveri delle famiglie, vecchie e nuove; la legislatura ha praticamente iniziato i suoi lavori occupandosi della conversione in legge dei principi sanciti dalla Convenzione di Istanbul, a protezione delle donne e dei minori; abbiamo aperto la strada al concetto di omofobia; il femminicidio è entrato nel nostro lessico e abbiamo creato nuovi strumenti per combattere la violenza di genere, il sopruso, lo stalking.
  In questi anni si stanno creando nuove sensibilità e i nostri lavori qui in Parlamento stanno contribuendo a crearle, nei media, fra gli operatori e nell'opinione pubblica. Oggi affrontiamo in quest'Aula Pag. 54un fenomeno che in realtà esiste da sempre, ma che l'evoluzione degli strumenti di comunicazione ha reso molto più insidioso, potente, insistente, come una goccia cinese che consuma la pietra. Quello che noi chiamiamo cyberbullismo è l'evoluzione dello sfottò in classe, del furto reiterato, del dispetto, dell'isolamento del singolo da parte del branco; un'evoluzione che il web, croce e delizia della nostra vita contemporanea, ha potenziato all'infinito, nel tempo e nello spazio. La denigrazione a cui si poteva sfuggire alla fine delle lezioni, alla fine dell'intervallo, oggi insegue la vittima all'uscita della scuola, la raggiunge per strada, la ghermisce a casa, e continua di sera, a cena, e dopo, fino nel letto, nella sua cameretta. Attraverso un telefonino o un tablet, la connessione perenne diventa tortura perenne. Non si riesce a prendere fiato e non si riesce a sfuggire. E i giovani, che si muovono bene, così bene nel web, non riescono altrettanto bene a muoversi nei sentimenti, nei propri e in quelli altrui.
  Se è vero che sono gli adolescenti le prime vittime del cyberbullismo e che la scuola costituisce l’humus ideale per lo sviluppo di questo fenomeno, è anche vero che oggi tutti, nessuno escluso, mettono le proprie fragilità on line, spesso violando con le nostre stesse mani la nostra privacy, e ciascuno può facilmente diventare vittima del branco, un branco di tipo diverso ma altrettanto persecutorio, altrettanto violento. Non è facile difendersi, anche se si hanno vent'anni, per esempio, e si è superata quindi la maggiore età. La violenza perpetuata, reiterata e in qualche modo anche organizzata tramite il web riempie l'aria come il wi-fi e soffoca la vittima circondandola, in particolare attraverso le sue relazioni personali e amicali.
  Il vissuto è quello di una continua umiliazione, vergogna e paura (moltissimi adolescenti arrivano a desiderare la morte), disturbi alimentari e comportamentali, autolesionismo, tentativo di suicidio, e qualche ragazzo o qualche ragazza arriva a compiere quel gesto – che forse in quel momento sembra l'unico per sfuggire all'incubo – che è il suicidio. Oggi il 15 per cento dei ragazzi segnala di aver vissuto episodi di bullismo e l'8 per cento di cyberbullismo. Le statistiche dicono che la metà di questi ragazzi e ragazze hanno pensato al suicidio almeno una volta. Le cronache raccontano questi casi più drammatici, quelli dove la morte rompe nell'ordinaria vita di una scuola, di una famiglia, di una comunità. Le cronache ci raccontano di Carolina, la giovane di Novara il cui nome si è conficcato nella nostra memoria e per cui innanzitutto abbiamo iniziato questo percorso legislativo, attraverso anche l'impegno della collega, la senatrice Ferrara, che voglio ringraziare qui anche personalmente per questo impegno.
  Pochi casi riempiono le pagine della cronaca e i loro nomi ci commuovono, ma tantissimi sono i casi che non emergono e che lasciano nelle persone ferite tutt'altro che virtuali e che lasciano ai bulli un'idea distorta di quello che è una relazione, un sentimento, il rispetto degli altri. Il bullo non sarà mai un adulto maturo, se non incontrerà messaggi positivi in grado di correggere la sua rotta. Quando oggi parliamo del mondo virtuale, con questo termine rischiamo di sminuire ciò di cui stiamo parlando: quanto è concreta l'immagine del nostro volto storpiato ? Quanto è reale uno scatto di un nostro momento imbarazzante ripetuto dieci, cento, mille volte ? Alla fine il virtuale diventa reale, diceva un teorico del web. La nostra esperienza, quella di adulti che oggi ricoprono un ruolo importante e che, grazie a questo ruolo, sono in grado di vedere da un osservatorio privilegiato come si forma l'opinione pubblica, è che una bugia che viaggia sul web è spesso molto più forte di una verità concreta.
  La reiterazione è la dirompenza della sua azione. L'ottusa ripetizione dello stesso concetto non ammette replica, è un assioma; la premessa dimostra la correttezza della tesi. Possiamo facilmente immaginare come questa, che è una vera e propria strategia comunicativa, possa invece rovesciarsi sulla fragilità di una singola persona, utilizzata quindi come una Pag. 55lama affilata da persone anch'esse fragili e non in grado di capire per limiti di maturità, di cultura o limiti emotivi. Già, perché quando parliamo di bullismo e di cyberbullismo sia le vittime che i carnefici sono in realtà persone che meritano attenzione e cure. Inutile infatti avere un approccio tutto volto alla pena, alla creazione di nuove fattispecie giuridiche o penali, quello che più conta è la prevenzione, la crescita della consapevolezza e la creazione di una rete di soggetti e di strumenti che possano interagire per individuare, fermare, sostenere e recuperare i soggetti che si sono resi protagonisti del bullismo via etere e insieme abbracciare le vittime, accompagnandole in un percorso di superamento del complesso momento emotivo vissuto.
  La legge che stiamo discutendo è un obiettivo importante per noi decisori politici, ma anche per gli operatori del web che vogliono offrire alle famiglie italiane un ambiente sereno e non invece un rischio. È un obiettivo importante per le scuole, che si trovano schiacciate fra le responsabilità e la mancanza di strumenti attivi, e finalmente anche un traguardo per le famiglie, non lasciate sole ad affrontare eventi per cui troppo spesso non sono preparate. È frutto di un lavoro condiviso anche con le competenze di merito della Polizia postale, che trova in questo testo un appoggio concreto e una linea guida per l'azione e la prevenzione.
  L'auspicio è quello di una rapida approvazione da parte del Parlamento. Nessuno deve temere di vedere la propria azione politica confusa con un atto di cyberbullismo, come a tratti pare di sentire da alcuni colleghi: excusatio non petita. Qui parliamo di bullismo via web, di cattiveria reiterata, di meccanismi di branco scatenati dai bulli, parliamo di questo, e questo nulla ha a che fare o dovrebbe avere a che fare con la libertà di espressione. Si tratterà della prima legge organica in Europa che si occupa di cyberbullismo, che mette insieme forze dell'ordine, scuole, famiglie e che accentra la sua attenzione sulle vittime oggetto del bullismo senza dimenticare però anche i protagonisti dell'azione di bullismo. Al di là delle singole parti, dei dettagli che possono non trovare perfetta adesione da parte di tutti noi singoli o gruppi politici, tengo a sottolineare quanto sarebbe importante che questo Parlamento, nel quale noi sediamo, potesse realizzare l'importante obiettivo di rispondere alle tante famiglie che oggi, in questi giorni, vivono il dramma del bullismo e oggi sono lasciate sole. Quegli adolescenti sono il nostro futuro, quelle persone meritano la nostra attenzione e la nostra vicinanza, il nostro intervento concreto il prima possibile. In queste ore possiamo dare loro una risposta, spero lo faremo concretamente senza indugi tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Marialucia Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Presidente, il provvedimento all'esame è già stato approvato dal Senato con il titolo «Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo» ed è stato assegnato a questo ramo del Parlamento da oltre un anno, durante il quale nelle Commissioni congiunte affari sociali e giustizia si è svolto, almeno fino al mese di luglio, un proficuo lavoro, che il MoVimento 5 Stelle ha ritenuto essere lealmente collaborativo e proficuo e rivolto ad un comune obiettivo: la tutela dei minori che, vittime e autori di atti di cyberbullismo, necessitano di un sostegno e di una tutela da parte dello Stato. Si è svolta in questi mesi anche un'interessantissima indagine conoscitiva: sono stati ascoltati professori universitari, magistrati, avvocati, rappresentanti di autorità, associazioni e comitati che operano per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, nonché esperti in materia, e al centro dell'indagine conoscitiva era presente sempre un unico protagonista, il minore. Si è condivisa la necessità che il fenomeno richiedesse un monitoraggio, un presidio permanente, un intervento del legislatore.
  Unico elemento di criticità o di diversità di vedute era l'opportunità o meno di Pag. 56introdurre un intervento repressivo nei confronti dei minori autori di atti di cyberbullismo: criticità che sembravano essere superate proprio in base ai suggerimenti dei diversi esperti del settore sociale della giustizia, i quali per la maggior parte hanno messo in evidenza che proprio il coinvolgimento di adolescenti richiede prioritariamente un intervento volto ad attivare una permanente attività di prevenzione, attenzione e tutela dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia nella posizione di responsabili degli illeciti. Unico compromesso concernente la repressione era l'ammonimento ai minori cyberbulli che, già presente nella proposta del Senato, comunque non comprometteva lo spirito collaborativo che avrebbe portato il MoVimento 5 Stelle ad una proposta senz'altro condivisa.
  Un primo ostacolo però alla serena approvazione del provvedimento si è avuto alla fine del mese di giugno, quando i relatori Beni e Campana hanno presentato l'emendamento che introduceva l'articolo 6-bis, cioè quella che inizialmente veniva definita una nuova aggravante del reato di stalking, emendamento sul quale abbiamo avuto fin da subito qualche sospetto. Rispetto a questo emendamento il MoVimento 5 Stelle si è dichiarato da subito contrario, e alcuni subemendamenti erano finalizzati alla soppressione o alla sostituzione dello stesso con programmi di giustizia riparativa, da attivarsi nei casi più gravi, secondo il paradigma fornito dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, che vede il coinvolgimento della vittima, del reo e della comunità allo scopo di promuovere la riparazione del danno, la riconciliazione tra le parti e il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo. Nonostante l'introduzione dell'aggravante al reato di stalking e le perplessità espresse, la susseguente fase emendativa è sembrata svolgersi comunque proficuamente; e se da un lato il MoVimento 5 Stelle condivideva diverse proposte dei deputati degli altri gruppi, come ad esempio quella di estendere il provvedimento anche al bullismo, ovviamente riferito sempre ai minori, e ancora di coinvolgere gli infraventunenni nelle azioni a carattere formativo ed educativo per affrontare il problema dei cosiddetti giovani adulti, per contro il MoVimento 5 Stelle ha visto accogliere anche alcune proprie proposte migliorative, come ad esempio la previsione che ogni istituto scolastico, nell'ambito della propria autonomia, individui un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo; e ancora l'introduzione dell'informativa alle famiglie da parte del dirigente scolastico, che può predisporre in collaborazione con tutti i soggetti coinvolti e con il referente scolastico anche percorsi personalizzati per l'assistenza alla vittima e per l'accompagnamento rieducativo degli autori degli atti in questione.
  Il 27 luglio si è quindi svolta e conclusa la fase emendativa, durante la quale nulla si è detto o esplicitato riguardo agli effetti concernenti alcuni emendamenti. Solo alcuni giorni dopo, esattamente il 1o agosto, allorquando si è avuto un testo coordinato per le consultive, che si sarebbero tenute il giorno successivo, si è cominciato a comprendere lo stravolgimento operato sul testo.
  È chiaro che il 27 luglio si è rotto quel processo collaborativo che ho descritto poco fa, ed è emerso il senso e il fine di tutta una serie di proposte emendative: nuove e diverse finalità che i relatori si sono ben guardati dal dire nel corso dell'esame in Commissione, salvo poi dichiararle candidamente durante la pausa estiva, quando ormai la rete cominciava a protestare. Ebbene sì, il provvedimento non è più un provvedimento rivolto ai minori, ma un provvedimento rivolto a tutti i cittadini, indipendentemente dall'età, nonostante il chiaro riferimento ai minori nel titolo, che è stato modificato solo l'8 settembre, cioè solo quattro giorni fa, quando i relatori hanno chiesto alla Commissione di cambiare appunto il titolo, eliminando la parola «minori» e aggiungendo il termine «bullismo». Quindi il titolo oggi è «Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo».Pag. 57
  Le modifiche intervenute in sede referente, oltre ad alterare arbitrariamente fenomeni sociologici del bullismo e del cyberbullismo che pacificamente vengono considerati fenomeni tipicamente giovanili e minorili, come ampiamente dibattuto nel corso delle audizioni, hanno di fatto eliminato tutti i presupposti per costruire una vera e propria norma-bavaglio o ammazza-blog, comunque pericolosamente limitativa della libertà su Internet, nonostante in quest'Aula oggi si cerchi di negare questo.
  Passo agli articoli per evidenziare quali sono alcuni aspetti critici che noi abbiamo rilevato. L'articolo 1 indica le finalità del provvedimento, cioè prevenire e contrastare i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo in tutte le loro manifestazioni, ma elimina appunto ogni riferimento ai minori.
  Con riguardo al bullismo, non di minori, appare critico anche il riferimento ad atti o comportamenti aventi ad oggetto l'opinione politica, che invece avrebbe senso se riferito solo ai minori. Particolarmente critica è inoltre la definizione di cyberbullismo, laddove, facendo riferimento ai comportamenti o atti di bullismo compiuti con strumenti informatici, si specifica che tali atti o comportamenti possono essere anche non reiterati: e tale non reiterazione, se riferita agli adulti, appare estremamente pericolosa, mentre avrebbe al limite avuto un senso nel caso si trattasse di minori, al fine di garantirne la massima tutela. Per cyberbullismo si intende anche la mera pubblicazione di informazioni lesive dell'onore, del decoro e della reputazione della vittima, non di minori ma di chiunque, con aspetti applicativi indefiniti e pericolosissimi, soprattutto in relazione agli strumenti di censura e repressivi delineati negli articoli successivi.
  Poi c’è l'articolo 2, che concerne l'istanza a tutela delle persone offese, e come modificato in referente consente a ciascuno – quindi non solo a ciascun minore o a ciascun genitore o tutore – di inoltrare al gestore del sito Internet, del social media, del servizio di messaggistica istantanea o di qualsiasi rete di comunicazione e trasmissione elettronica, nonché al Garante per la protezione dei dati personali, un'istanza per l'oscuramento, la rimozione, il blocco delle comunicazioni che lo riguardano, nonché dei contenuti specifici rientranti nelle condotte di cyberbullismo come definite nella legge all'esame. Qualora il responsabile del sito Internet non abbia provveduto all'oscuramento, alla rimozione o al blocco entro le 24 ore successive dal ricevimento dell'istanza, vi provvede direttamente il Garante. La norma, però, non prevede alcuna istruttoria di valutazione o alcun diritto di replica, e in definitiva consente ai gestori dei siti Internet di oscurare informazioni che siano state segnalate da chiunque come lesive dell'onore, del decoro e della reputazione, cioè a prescindere che le stesse siano informazioni vere o fondate su dati di fatto: e questa è una vera e propria censura, questo è il bavaglio tanto temuto !
  Poi c’è l'articolo 3, che istituisce il tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo, del quale fanno parte i rappresentanti di diversi Ministeri, autorità, associazioni rappresentative. Uno dei compiti di questo tavolo è quello di redigere un codice di regolamentazione: ora, al Senato si era parlato invece di un codice di autoregolamentazione rivolto agli operatori Internet; in sede referente, invece, il codice di autoregolamentazione è stato trasformato in codice di regolamentazione, cui gli operatori Internet devono attenersi. È chiaro che la modifica introdotta rafforza la regolamentazione e il controllo dello Stato sulla rete, con l'evidente rischio di comprimerne la libertà, di conferire un eccessivo potere allo Stato sulla libera espressione della rete.
  E poi gli articoli 4 e 4-bis, che sono forse le parti del provvedimento che non sono state coinvolte o stravolte, e per taluni aspetti sono state anche migliorate, anche grazie a delle proposte del MoVimento 5 Stelle; e riguardano il ruolo della scuola, degli insegnanti, delle famiglie.
  Passiamo poi all'articolo 5. Questa è un'altra parte dolente del provvedimento, Pag. 58perché riguarda le risorse: risorse che sono poche, troppo poche, come già sottolineato anche dai colleghi Baroni e Ferraresi.
  E poi l'articolo 6, che prevede l'applicabilità dell'ammonimento, su quale appunto si è già abbastanza dibattuto, e l'ha fatto soprattutto il collega Ferraresi; ma naturalmente qui ritorniamo ancora a sottolineare che quel che sarebbe stato necessario sarebbe stato innanzitutto svolgere un'attività preventiva, che educhi i ragazzi al rispetto dell'altro e all'integrazione.
  E poi il famosissimo articolo 6-bis, che è stato introdotto nel corso dell'esame in Commissione modificando l'articolo 612-bis del codice penale; ed è qui, purtroppo, che si è palesata la disonestà di questo gruppo di maggioranza. Chiaramente questa è una norma intrusa, in un provvedimento che peraltro pericolosamente si atteggia ad essere una norma che censura la libera espressione in rete; ed il combinato disposto di tutte le modifiche introdotte all'interno del provvedimento rende anche questo articolo assolutamente inaccettabile e pericoloso, oltre che totalmente incomprensibile, a fronte del fatto che si voleva evitare ogni riferimento al codice penale, e tenuto conto che il provvedimento doveva invece rivolgersi ai soli minori. In riferimento a tale articolo aggiuntivo, il MoVimento 5 Stelle ha presentato già in sede referente, e intende ripresentarle in Aula, proposte emendative finalizzate introdurre al posto di questa aggravante l'istituto della giustizia riparativa per i minori. Questa secondo noi non è lealtà, non è spirito collaborativo, come è stato invece quello che noi abbiamo cercato di avere fin dall'inizio, perché l'obiettivo del provvedimento non è più quello di tutelare i veri soggetti fragili, cioè i minori, l'obiettivo è colpire la rete, quella che a noi cittadini ha consentito di entrare nelle istituzioni, quella che ha costruito il primo e più grande movimento politico italiano, quella rete che vi sta mandando a casa e vi sta scollando dalle vostre perenni poltrone. Questo è un imbroglio orchestrato, come non di rado accade, proprio nella pausa estiva.
  Diciamo che anche Berlusconi aveva tentato ripetutamente di introdurre norme bavaglio e norme ammazza-blog e lo fece con il «decreto intercettazioni» prima, nel 2009, e poi nel 2011, cercando di introdurre disposizioni per taluni aspetti anche più blande di quelle che sono oggi all'esame. All'epoca, dobbiamo ricordarlo, il PD, dall'alto della sua caratura «doppiopesista», urlava al bavaglio. La realtà, verrebbe da dire, è un'altra: che dove non è riuscito Berlusconi riesce Renzi, e quindi il patto del Nazareno è vivo e vegeto.
  Il MoVimento 5 Stelle è fortemente contrario a questa degenerazione del provvedimento che invece doveva occuparsi, con una forte e decisa attività integrata di prevenzione, sensibilizzazione, e informazione, del delicatissimo problema dei minori che sia vittime, che autori, spesso vivono conseguenze drammatiche in relazione a tali fenomeni che sono sempre e comunque le conseguenze di un disagio sociale, familiare che non di rado lo Stato contribuisce a determinare attraverso politiche sociali di sostegno alla famiglia assolutamente carenti e inefficaci. Il MoVimento 5 Stelle è fortemente contrario ad un approccio punitivo nei confronti dei minori ed è altresì fortemente contrario ad ogni forma di bavaglio o censura che limiti la libertà di espressione in rete.
  È stata nominata anche la senatrice Ferrara che è la prima firmataria di questo provvedimento. Probabilmente i colleghi del PD, quindi i colleghi del suo stesso partito, non hanno nemmeno letto le dichiarazioni della stessa loro senatrice, e pubblicate sul suo blog, nelle quali dice, apro le virgolette, quindi sono parole sue: «la legge prenderebbe quindi una direzione che l'allontana dal testo originale immaginato prima, e redatto poi, per la tutela dei minori, sia vittime, che bulli e per la diffusione di un'educazione digitale, come illustrato in precedenza. Non abbiamo bisogno di reati che ci sono già (diffamazione, minacce, stalking, eccetera), ma di interventi educativi per i nostri Pag. 59ragazzi». Queste sono le parole della vostra senatrice, quindi del PD e non del MoVimento 5 Stelle. Ed è sempre la stessa senatrice del Pd a pubblicare sul proprio blog i diversi appelli della società civile e delle associazioni giuridiche e di esperti che in questi giorni si stanno mobilitando affinché il provvedimento sia ricondotto allo spirito originario. Noi oggi siamo in quest'Aula e pensiamo di essere tuttologi di sapere quello che stiamo facendo, in realtà ci sono degli esperti, dei giuristi, degli avvocati, che dicono si tratta invece di una norma molto pericolosa; ogni tanto bisognerebbe anche imparare ad ascoltare.
  È eticamente inaccettabile e moralmente ignobile che si usi un problema dei minori per colpire in realtà la libertà di informazione o la libera espressione sulla rete. Aggiungo: non in mio nome. Questo è l'appello di Paolo Picchio, che è stato tante volte nominato in quest'Aula oggi, il papà di Carolina quattordicenne di Novara che nel 2013 si è tolta la vita perché vittima di cyberbullismo il quale afferma che è stata stravolta la legge sul cyberbullismo poiché è nata per proteggere i minori e invece adesso metterà il bavaglio alla rete. «Non me la sento – afferma Paolo Picchio – di associare il mio nome al testo che è uscito dalla Camera, non è questo lo spirito con cui è nato, la rete se usata male ti perfora l'anima, c’è bisogno di una legge per il futuro dei ragazzi non per punire gli adulti, ma qualcuno ha deciso di usarla per tornaconti politici»; queste sono le parole del signor Picchio. Voi avete quindi l'obbligo morale di dare una risposta a Carolina e a tutti i minori che in questo momento sono soli nelle loro stanze e non sanno come risolvere il loro grande dramma, il loro isolamento, la loro frustrazione. Voi avete l'obbligo morale di non barattare questo loro dramma per vostri biechi interessi politici e di potere. Voi avete l'obbligo morale di essere onesti e leali e il MoVimento 5 Stelle non se la sente di barattare il dramma dei minori con i vostri interessi.
  Quindi, e concludo, la proposta di legge all'esame era condivisa dal MoVimento 5 Stelle che riteneva di doverla migliorare solo nell'obiettivo di tutelare i minori.
  Oggi è altra cosa. Qualora, quindi, non fossero apportate le dovute correzioni al testo, recuperandone la finalità originaria, saremo costretti ad esprimere un parere contrario che in maniera assoluta non significherebbe dire «no» ad una legge sul bullismo reale e virtuale a tutela dei minori, ma significherebbe dire «no» ad una legge che ha tutt'altra finalità.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Ascani. Ne ha facoltà.

  ANNA ASCANI. Grazie Presidente. Farò una premessa, poi mi dedicherò soprattutto a parlare di scuole, della parte che riguarda la scuola, essendo io membro della Commissione cultura. Una premessa, però, è doverosa sulla base delle cose che ho sentito fin qui, perché proprio in Commissione cultura sono stata relatrice del parere su questa proposta di legge, come emendata dalla Commissione. Quel parere la mia Commissione l'ha votato all'unanimità, c’è stato un parere favorevole all'unanimità, con alcune condizioni che sono state poi recepite dalle Commissioni referenti. Io capisco che leggere e non capire sta diventando una linea politica, però in Parlamento dovremmo farne un utilizzo minore possibilmente.
  Vengo al tema della proposta di legge: intanto il cyberbullismo ha a che fare con un fenomeno del tutto nuovo. Non necessariamente i fenomeni nuovi vanno tutti regolati, però di sicuro il Parlamento si deve interrogare su fenomeni di questa ampiezza. Lo ricordava prima il relatore Paolo Beni: dire che su dieci ragazzi tra i quattordici e diciott'anni, nove sono iscritti a un social network non è poco, è dire che la loro cittadinanza si esercita anche lì e che quindi quel tema, la scuola, la società e anche il Parlamento, se lo devono assolutamente porre. D'altra parte, però, l'abbiamo detto tante volte anche qui dentro, essere nativi digitali non significa avere innata la capacità dell'utilizzo consapevole, responsabile, buono della rete. Qualche volta noi facciamo confusione, vediamo Pag. 60i nostri bambini e ragazzi alle prese con gli strumenti e le tecnologie, e pensiamo che siccome sono veloci, siccome sembrano saperli utilizzare fin dai primissimi passi, allora siano capaci anche a farne un uso consapevole. Non è così, e purtroppo i dati che prima venivano riportati dell'ISTAT, le notizie di cronaca, ci dimostrano che questo Paese invece ha bisogno di uno sforzo in più riguardo la consapevolezza dell'essere cittadini anche sul web. C’è però una cosa da aggiungere: Internet è un mezzo, un potentissimo mezzo, ma non più di un mezzo, che ha naturalmente reso più ampio e più diffuso qualche cosa che esisteva già, cioè il bullismo, la tendenza a scaricare sul più debole la forza del branco, la tendenza ad emarginare, a marginalizzare appunto e a offendere quello che è il punto debole di un gruppo. Spostando tutto questo sul web, la cosa è diventata più facile, più immediata, le condivisioni sono migliaia immediatamente e quindi la portata di un atto di bullismo diventa enorme, ma separare il cyberbullismo e il bullismo non si può perché Internet è un mezzo. Proprio perché qui non si vuole criminalizzare la rete, le cose stanno insieme, se avessimo voluto criminalizzare la rete non ci saremmo mai posti il problema di tenere insieme i due fenomeni. Invece, noi sappiamo che Internet è il mezzo con cui quel fenomeno, che già esiste, che ha a che fare con la nostra società, evidentemente anche con tanti comportamenti che nascono all'interno delle famiglie, che nascono nelle situazioni di disagio, diventa esponenzialmente più ampio. Quindi le due cose stanno insieme proprio per questo motivo e questo dimostra che le accuse di voler criminalizzare il web non hanno davvero alcun tipo di fondamento.
  Vengo alla scuola, perché purtroppo i dati ci dicono anche che molti di questi casi si verificano a scuola, nascono a scuola, dove si formano i gruppi, si formano anche i gruppi di bulli, e purtroppo i nostri giornali e telegiornali ci hanno raccontato tante volte come può capitare a un ragazzino di essere semplicemente emarginato e come questo invece può diventare poi purtroppo un dramma. Dico subito che strumentalizzare i drammi non va bene mai, quindi vorrei che qui, in quest'Aula, si portasse davvero rispetto a quei casi di cronaca che per noi sono casi di cronaca, per qualcuno hanno significato la perdita di un affetto fondamentale quindi la perdita di un pezzo dalla propria vita; quindi cerchiamo di tenerli fuori dalle polemiche di parte. Dicevo che questi casi nascono a scuola, ma si possono anche risolvere a scuola. Quello che ha dimostrato la campagna della Polizia di Stato, quello che hanno dimostrato tanti insegnanti, dirigenti scolastici e famiglie che hanno collaborato, è che, se si fa un percorso con i ragazzi, facendo entrare a scuola questo mondo, che, purtroppo, per troppo tempo abbiamo ritenuto invece di dover tenere fuori dalle porte delle nostre aule, allora, come si verificano a scuola, si possono anche risolvere all'interno della scuola.
  Questa legge sistematizza le buone pratiche: è esattamente quello che abbiamo sempre cercato di fare nel mondo della scuola, cioè, se, parlando ad un milione di studenti, la Polizia di Stato è riuscita a raggiungere dei risultati con «Una vita da social», è evidente che dobbiamo allargare quell'esperimento, è evidente che dobbiamo rendere possibile per tutti accedere a quel tipo di progettualità. E, quindi, da qui arriva l'idea delle linee di orientamento che il Ministero della giustizia, insieme al Ministero dell'istruzione, dovrà redigere ed aggiornare ogni due anni, da qui viene l'impegno serio alla formazione dei docenti, l'impegno serio a formare coloro che poi tutti i giorni hanno a che fare con questi problemi, perché noi spesso ci aspettiamo dai docenti che siano tuttologi di loro, perché giustamente hanno fatto un percorso di formazione per diventare insegnanti.
  Ma avere a che fare con questi fenomeni, invece, ci pone di fronte al problema di doverli formare ancora, di dover formare non solo loro stessi all'utilizzo consapevole di quegli strumenti, ma a poter aiutare i ragazzi a muoversi meglio e a poter aiutare i ragazzi anche per quanto Pag. 61riguarda il fenomeno del bullismo, accanto a quello del cyberbullismo. Stessa cosa vale per il docente referente, noi lo abbiamo sperimentato con l'animatore digitale: le due cose, in realtà, vanno insieme, aver voluto fortemente un Piano nazionale scuola digitale e parlare di cyberbullismo e di piano di contrasto al cyberbullismo anche a scuola.
  Un docente referente che si dovrà occupare in prima persona di fare da punto di riferimento all'interno del collegio dei docenti per quel che riguarda l'impegno della scuola nelle pratiche di contrasto. E, poi, il tema dell'informativa alle famiglie: qui la mia Commissione si è spesa perché fosse lasciata al dirigente scolastico l'autonomia di movimento rispetto a quello che accade all'interno della propria scuola. Noi siamo molto affezionati all'autonomia scolastica, crediamo nell'autonomia scolastica, abbiamo voluto una legge che la riconoscesse, e, anche in questo caso, crediamo che ai dirigenti, agli insegnanti, al personale scolastico tutto vada lasciata la possibilità di decidere come rivolgersi alle famiglie, come rivolgersi ai servizi sociali, come rivolgersi alle forze dell'ordine, cioè come costruire una comunità che davvero sia di supporto a questi ragazzi, che non vanno criminalizzati, ma vanno aiutati a capire la gravità di quello che fanno e aiutati a capire come si può uscire da quel tipo di comportamenti.
  Questo sono l'articolo 4 e l'articolo 4-bis di questa proposta di legge, che, a dire il vero, erano già presenti nella proposta della senatrice Elena Ferrara; un po’ modificati, ma erano presenti. C’è da dire che abbiamo inserito i riferimenti alla legge n. 107 del 2015, e li abbiamo inseriti perché lì c’è una cosa fondamentale, cioè i fondi. Da un lato, questo Governo ha investito un miliardo sul Piano nazionale scuola digitale, e dentro quel piano ci sono anche progettualità, progetti che riguardano l'uso consapevole della rete, e, dall'altro, ci sono 40 milioni per la formazione dei docenti. Quindi, i fondi per fare queste cose ci sono, sono in quella legge che all'interno di questa proposta a questo punto viene citata, e quindi abbiamo anche gli strumenti per poter fare quello che ci proponiamo di fare.
  Chiudo citando don Milani, perché, quando si parla di scuola e si parla di ragazzi, dobbiamo tenere presente che il grande problema della scuola, al netto di tutti quelli che ci sono – oggi, peraltro, è il primo giorno di scuola, quindi anche un giorno particolare per discutere di questo – non sono i problemi che prima venivano citati dai miei colleghi, che sicuramente esistono, ma sono i ragazzi che perde, e quei ragazzi di cui stiamo parlando oggi sono ragazzi che rischiamo davvero di perdere. Porci il problema, al di là delle strumentalizzazioni, di come invece aiutare questi ragazzi a sentirsi pienamente cittadini nel mondo «reale» e nel mondo «virtuale» allo stesso modo, significa fare fino in fondo il nostro dovere di legislatori. Mi auguro che il prosieguo della discussione vada in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 3139-A)

  PRESIDENTE. I colleghi Ferraresi e Baroni hanno esaurito il tempo.
  Prendo atto che il relatore per la maggioranza, Beni, rinunzia ad intervenire e che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in altra fase.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i rappresentanti di tutti i gruppi e con l'assenso della deputata interessata, la votazione sulle dimissioni della deputata Capua, prevista nella giornata di domani, è rinviata ad altra data, che sarà stabilita dalla Conferenza dei Pag. 62presidenti di gruppo. Tale argomento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno della seduta di domani.
  Ricordo, inoltre, che nella seduta di domani, alle ore 15, avrà luogo la commemorazione delle vittime del terremoto del 24 agosto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 13 settembre 2016, alle 10,30:

  1. – Svolgimento di interrogazioni.

  (ore 14,30)

  2. – Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 31 agosto 2016, n. 168, recante misure urgenti per la definizione del contenzioso presso la Corte di cassazione, per l'efficienza degli uffici giudiziari, nonché per la giustizia amministrativa (C. 4025).

  3. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2015 (C. 3973).
   Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2016 (C. 3974-A).

  — Relatore: Parrini.

  4. – Seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione Veneto, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 17).

  5. – Seguito della discussione della relazione territoriale sulla regione siciliana, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Doc. XXIII, n. 20).

  6. – Discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica d'Austria in materia di cooperazione di polizia, fatto a Vienna l'11 luglio 2014 (C. 3086-A).

  — Relatore: Tacconi.
   S. 2107 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica socialista del Vietnam di cooperazione nella lotta alla criminalità, fatto a Roma il 9 luglio 2014 (Approvato dal Senato) (C. 3766).

  — Relatore: Fedi.
   S. 2193 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Principato di Andorra sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Madrid il 22 settembre 2015 (Approvato dal Senato) (C. 3768).

  — Relatrice: Fitzgerald Nissoli.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo su un tribunale unificato dei brevetti, con Allegati, fatto a Bruxelles il 19 febbraio 2013 (C. 3867-A).

  — Relatrice: Carrozza.
   S. 1331 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa in materia doganale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo Pag. 63degli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 24 ottobre 2011 (Approvato dal Senato) (C. 3940).

  — Relatrice: La Marca.
   S. 1661 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Armenia nel settore della difesa, fatto a Jerevan il 17 ottobre 2012 (Approvato dal Senato) (C. 3943).

  — Relatore: Alli.
   S. 1946 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 maggio 2012; b) Accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica delle Filippine, dall'altra, fatto a Phnom Penh l'11 luglio 2012 (Approvato dal Senato) (C. 3944).

  — Relatrice: Quartapelle Procopio.

  7. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 1261 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ELENA FERRARA ed altri: Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo (Approvata dal Senato) (C. 3139-A).
   e delle abbinate proposte di legge: CAMPANA ed altri; IORI ed altri; BRAMBILLA; IORI ed altri; MARZANO; SANTERINI ed altri; LOREFICE ed altri (C. 1986-2408-2435-2670-3576-3605-3607).

  — Relatori: Campana (per la II Commissione) e Beni (per la XII Commissione), per la maggioranza; Ferraresi (per la II Commissione) e Baroni (per la XII Commissione), di minoranza.

  La seduta termina alle 19,45.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: VINCENZO CASO (A.C. 3973 E 3974-A); MASSIMO ENRICO BARONI (A.C. 3139-A E ABB.)

  VINCENZO CASO (Intervento in discussione congiunta sulle linee generali A.C. 3973 e 3974-A). Il Rendiconto generale dello Stato è formato dal conto consuntivo del bilancio, dal conto consuntivo generale del patrimonio e dai conti consuntivi di alcune amministrazioni statali autonome.
  Tra i principali risultati differenziali riportati nel rendiconto, prima degli aggiustamenti contabili, abbiamo:
   Il risparmio pubblico (saldo tra entrate correnti, tributarie ed extra-tributarie, e le spese correnti) è risultato di -9.021 milioni di e (-0,6% PIL) denotando un peggioramento di 9.425 milioni rispetto al 2014 (1,1% PIL).
   Il saldo netto da finanziarie (saldo entrate finali e spese finali) è negativo per 41.545 milioni di euro (2,5% del PIL) con un miglioramento di 11.294 milioni rispetto al 2014.
   L'indebitamento netto (saldo tra entrate e spese finali al netto delle operazioni finanziare) si è attestato a – 41.845 milioni, con un peggioramento di 24.248 milioni rispetto al 2014.
   L'avanzo primario (saldo delle operazioni correnti, in conto capitale e di carattere finanziario al netto degli interessi passivi) è risultato pari a 32.978 milioni di euro (2% PIL) superiore di 4.743 milioni rispetto al 2014.
   Infine il ricorso al mercato (differenza tra entrate finali, al netto dell'accensione di prestiti, e spese finali) si attesta a -257.065, in miglioramento di 3.336 milioni rispetto al 2014.
   Andando più dentro i numeri del rendiconto, anche grazie alla relazione della Corte dei Conti, possiamo ricavare delle utili considerazioni.

Pag. 64

  Per quanto riguarda le entrate:
   La crescita delle entrate tributarie nel 2015 è stata, sia per le imposte dirette che per le indirette, di circa il 2 per cento, rispetto al 2014.

  Ma un altro dato rilevante è quello riguardante l'attività di contrasto all'evasione fiscale, che si caratterizza nel 2015 per il progressivo indebolimento che coinvolge sia il numero dei controlli sia i risultati finanziari conseguiti. Le due evidenze appaiono significative nel segmento principale, di competenza dell'Agenzia delle entrate. Il numero complessivo degli interventi eseguiti (poco più di 621 mila) segnala una flessione superiore di quasi il 4 per cento rispetto al 2014 e di oltre il 16 per cento rispetto al 2012 (quando il numero di controlli risultò superiore di 120 mila unità).
  Come se non bastasse, la distribuzione degli accertamenti fra le diverse tipologie di contribuenti mette in luce la maggiore diminuzione prodottasi nel 2015, sia numerica che in termini di maggiore imposta accertata (MIA), che riguarda i grandi contribuenti (rispettivamente -12,2 per cento e -38,2 per cento).
  Ulteriore aspetto dolente, per quanto ci riguarda, è il sempre più allarmante dato sui giochi.
  Nel 2015, le entrate da giochi hanno fatto registrare una significativa crescita (6 per cento) rispetto all'anno precedente, ritornando – dopo un quinquennio di flessioni – al massimo livello di gettito (8,8 miliardi) già toccato nel 2009.
  Ma il risultato del 2015 ripropone anche un fenomeno apparentemente paradossale: nell'ultimo quinquennio, nonostante un aumento delle giocate dell'ordine di 27 miliardi (+44 per cento), l'utile erariale ha segnato una caduta dell'ordine di 300 milioni (-4 per cento).
  Questa contraddizione è dovuta all'aumento spropositato del gioco legato alle video lottery e new slot (54,9% della spesa totale delle giocate) ed al relativo livello di tassazione fortemente differenziato da gioco a gioco. Pertanto la quota predominante assunta dagli apparecchi di intrattenimento, con un'incidenza del prelievo pari al 9,3 per cento, finisce per condizionare il gettito dell'intero settore.
  Sempre parlando di entrate, non si può non parlare di riscossione e, quindi, di Equitalia.
  I dati parlano chiaro, nonostante i costi rilevanti, la struttura di Equitalia non funziona.
  Nella relazione della Corte dei conti si evidenzia come a fronte di un carico netto affidato al concessionario Equitalia crescente nel tempo (77 miliardi il volume 2015, quattro volte il livello del 2002), essa produca riscossioni limitate, intorno all'11%.
  Per quanto concerne le spese:
  I risultati letti guardando ad un periodo più ampio, quello della crisi, consentono di cogliere il sostanziale rallentamento conseguito nella dinamica della spesa. La spesa finale, è rimasta tra il 2009 e il 2015 sostanzialmente immutata: 31,9 per cento del prodotto, che scende al 27 per cento se si guarda al netto degli interessi; la crescita degli stanziamenti per spesa corrente aumenta di circa un punto e mezzo (sempre in termini di pil) mentre la spesa in conto capitale si è ridotta nello stesso arco temporale di 1,2 punti percentuali.
  Come affermato dal Presidente della CdC, Squitieri, appare evidente come «L'urgenza, talvolta affannosa, di realizzare un rigido percorso di rientro verso l'equilibrio di finanza pubblica ha reso più difficile il bilanciamento con le esigenze, anch'esse pressanti, di salvaguardia di politiche pubbliche vitali. Penso, in particolare, al continuo assottigliarsi in questi anni della quota di risorse pubbliche destinate alle infrastrutture e, in generale, alle opere pubbliche che, in questo caso, vede l'Italia in coda nella graduatoria europea».
  Sul lato pagamenti, si rileva inoltre, come, nonostante gli annunci del governo, il pagamento medio delle fatture da parte dello stato avviene ancora con 30 giorni di ritardo oltre il limite.Pag. 65
  Per quanto concerne il «conto del Patrimonio»:
  La gestione dell'esercizio finanziario 2015 ha prodotto un peggioramento patrimoniale complessivo pari a 66,8 miliardi (lo scorso anno il peggioramento era pari a 129,6 miliardi).
  In particolare, nelle passività, il debito consolidato delle Pubbliche amministrazioni al 31 dicembre 2015 è risultato pari a 2.045,3 miliardi (132,7% del PIL), salito di 48,7 miliardi, corrispondenti ad un aumento del 2,4 per cento.
  Interessante notare l'osservazione della Corte dei Conti riguardante i derivati di Stato, in cui ci invita, cito testualmente, «a considerare l'opportunità di una maggiore chiarezza e trasparenza sugli effetti finanziari degli strumenti derivati».
  Il rendiconto viene accompagnato dall'istituto dell'assestamento di bilancio che è volto a consentire, a metà esercizio, un aggiornamento degli stanziamenti del bilancio dello Stato, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi, accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.
  Sotto questo profilo, il disegno di legge di assestamento si collega strettamente al disegno di legge di rendiconto relativo all'esercizio precedente: l'entità dei residui, sia attivi che passivi, sussistenti all'inizio dell'esercizio finanziario, che al momento dell'elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene infatti definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto.
  Le variazioni proposte con il presente provvedimento, unitamente alle variazioni di bilancio adottate nel periodo compreso tra il 1o gennaio e il 31 maggio dell'anno in corso e agli effetti finanziari dei nuovi provvedimenti legislativi adottati successivamente all'approvazione della legge di bilancio, determinano le nuove previsioni assestate per l'anno 2016.
  Anche quest'anno notiamo che il Fondo per le esigenze indifferibili, fondo in capo al MEF ripartito dalla Presidenza del Consiglio ed utilizzato un po’ come «salvadanaio» a disposizione del Governo è stato incrementato in maniera spropositata, cioè di 955.069.060 euro per l'anno 2016.
  Fra le principali variazioni derivanti dall'applicazione di nuovi provvedimenti legislativi troviamo:
  Riduzione nell'entrata di 220 milioni di euro dell'imposta di registro sul trasferimento della proprietà o di diritti reali su beni immobiliari nell'ambito di procedure di espropriazione immobiliare, coperte tramite la voluntary disclosure.
  Istituzione di un fondo di 120 milioni di euro per le garanzie sulle passività emesse in operazioni di eartolarizzazione a fronte della cessione di crediti in sofferenza, provvedendo all'onere con il fondo per le garanzie rilasciate dallo Stato.

  Disposizioni per il Gruppo ILVA:
  Le proposte di assestamento relativo alla dotazione per competenza determinano un miglioramento del saldo netto da finanziare pari a 243 milioni di euro, risultante da una variazione in diminuzione delle spese finali per 2.081 milioni, parzialmente compensata da una riduzione delle entrate finali per 1.838 milioni di euro.
  L'assestamento relativo alle dotazioni di cassa invece determinano un peggioramento del saldo netto da finanziare di 7.588 milioni di euro, imputabile principalmente all'incremento delle spese finali per 5.808 milioni di euro e alla riduzione delle entrate finali per 1.779 milioni di euro.

  In conclusione, le entrate e le spese individuate nel rendiconto, nonché le modifiche proposte in assestamento, sono frutto di politiche economiche individuate nella L. Stabilità e in generale nel DEF. Tali politiche sono frutto di perseguimento di obiettivi basati su sterili indici nominali quali il PIL. Nella discussione sulla nuova legge di bilancio dello Stato il M5S si è speso per far introdurre gli indici di benessere equo e sostenibile, ovvero di indici che contengono variabili reali tra cui la disoccupazione, la qualità della vita, Pag. 66l'inquinamento, ecc, tra gli obiettivi da perseguire. La maggioranza ha però bocciato la possibilità di usare tali indici al pari del PIL tra gli obiettivi programmatici nella prossima legge di bilancio.
  Le misure adottate dal Governo e quindi le relative spese, riflettono politiche economiche non in linea con obiettivi di benessere dei cittadini, bensì di cieco perseguimento di mantra quali il pareggio di bilancio, frutto di cieche politiche di austerity.
  D'altronde i risultati delle vostre politiche sulla vita reale sono sotto gli occhi di tutti e basta vedere le sempre più calorose accoglienze ricevute dal Presidente del Consiglio, come ieri a Catania. Nonostante ciò, la Vostra fiducia nelle politiche europee continua ad essere cieca.
  Da parte nostra, non possiamo che continuare a dirvi che le vostre politiche di austerità da un lato e i vostri interventi spot di tipo elettorale dall'altro, continuano a peggiorare la situazione reale del Paese. Occorre un'inversione, a partire dall'istituzione di un reddito di Cittadinanza; un'inversione che di certo non può avvenire con questo Governo alla guida del Paese.

  MASSIMO ENRICO BARONI (Relazione di minoranza A.C. 3139-A e abb.). Il provvedimento all'esame recitava fino a cinque giorni fa: «Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo» e in Commissione, fino alla fine del mese di luglio, prima della pausa estiva, ritenevamo di aver affrontato il fenomeno del cyberbullismo tra minori, un fenomeno che richiede senz'altro, da parte dell'intera collettività, ogni misura utile a circoscriverlo e a prevenirlo. Il Movimento 5 stelle ritiene importate intervenire su tale problema dei minori e non a caso ha presentato una propria proposta di legge, a prima firma della deputata Marialucia Lorefice, proposta che, anche in armonia con la proposta pervenuta dal Senato e a prima firma Elena Ferrara del PD, intendeva rafforzare un'azione di prevenzione, educazione e sensibilizzazione tra i minori, facendo leva su un'efficace integrazione scuola e territorio e con la massima attenzione e tutela dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime e sia nella posizione di responsabili degli illeciti.
  Ma cos’è il cyberbullismo ? Cos’è il bullismo ?
  L'Unione italiana dei pedagogisti ci ricorda e ci documenta che secondo la letteratura scientifica «il bullismo e il cyberbullismo sono fenomeni peculiari dell'età evolutiva. Vengono definiti come disturbi funzionali della sfera comportamentale/relazionale/sociale/ affettiva, perché le azioni sono reiterate nel tempo. Ambedue i fenomeni, utilizzando mezzi e modalità diverse, attuano gli stessi fini (anche in modo inconsapevole): il controllo e dominio e/o l'umiliazione (anche fisica) e/o la demonizzazione della/e vittima/e al fine di attuarne il suo graduale isolamento ed emarginazione dal contesto del gruppo dei pari e/o sociale (sia esso in ambito scolastico, in gruppi autonomi, in gruppi «virtuali» su internet, ecc.).».
  Dunque quando parliamo di bullismo e cyberbullismo parliamo di fenomeni concernenti soggetti dell'età evolutiva, parliamo di minori. E questo lo dice e lo documenta una rilevante letteratura scientifica, e lo dice, nella relazione introduttiva al suo disegno di legge, anche la senatrice PD, Elena Ferrara, prima firmataria della proposta all'esame. E lo dice una conoscenza, anche minimale, dei fenomeni sociologici.
  E invece la maggioranza di quest'aula ha l'ardore di ribaltare quello che tutti, esperti e non esperti, ritenevamo con riguardo al cyberbullismo o al bullismo, vuole stravolgere i concetti sociologici anziché recepirli come un buon legislatore dovrebbe fare. Vuole mettere nero su bianco che il cyberbullismo e il bullismo sono fenomeni che possono essere realizzati tanto da un bambino di 5 anni quanto da un adulto di 90 anni.
  Siamo tutti potenziali cyberbulli ! E questo lo scopriamo, come fulmine a del sereno, durante il solleone di ferragosto.
  Ebbene sì, il provvedimento che stiamo esaminando, approvato il 27 luglio, non è più rivolto ai minori, include nella definizione di bullismo e cyberbullismo ogni Pag. 67persona vivente e le finalità che erano recitate in titolo fino a pochi giorni fa, ovvero le finalità di tutelare i minori, sono in realtà sconfessate nell'articolato o comunque sono marginalizzate rispetto ad un'altra e ben inquietante finalità o conseguenza: censurare la libera espressione del pensiero e soprattutto censurare la rete !
  Censurare, ad esempio, che su facebook o su twitter o su un blog (non facciamo nomi ma pensiamone tutti uno a caso !) si possa scrivere che taluno è fascista o che si diffonda l'informazione che taluno chiami qualcuno «grande capo» o che si pubblichi la foto di una cena goliardica cui partecipa un sindaco o un futuro ministro, o che si diffondano le informazioni concernenti gli affari, magari, del papà di un politico, che però ha, magari, la 104 perpetua affari di famiglia in istituzioni locali; la diffusione di tali informazioni, nelle ipotesi applicative del provvedimento all'esame, potrebbero anche ledere, ahimè, l'onore, il decoro o la reputazione di qualcuno (così è scritto nel provvedimento !) che potrà quindi chiedere al gestore del sito internet o direttamente al Garante della privacy che tutte le comunicazioni che lo riguardino siano oscurate, rimosse o bloccate e, se il gestore del sito internet non vi provvede entro 24 ore, vi provvede direttamente il Garante.
  Il tutto senza alcuna valutazione o istruttoria e senza diritto di replica ma nella piena autonomia del gestore del sito internet, del social media, del servizio di messaggistica istantanea o di qualsiasi rete di comunicazione che, però, come previsto all'articolo 3 comma 3 dovrà attenersi obbligatoriamente ad un codice di regolamentazione che il Governo, tramite un tavolo tecnico istituito con il provvedimento all'esame, si appresta ad elaborare unitamente al format delle istanze per chiedere l'oscuramento, il blocco o la rimozione.
  Siamo alla criminalizzazione della rete.
  Siamo al nuovo medioevo voluto dal PD !
  Con questo provvedimento si vuole condurre la rete e il web sotto l’establishment di turno per un solo e semplice motivo: perché la rete informa e sconfessa gli affabulatori e i mentitori seriali !
  La rete, soprattutto, fa paura perché connette menti pensanti ed in forza di ciò è stata in grado di costruire un movimento di 9 milioni di elettori, civico e postmoderno.
  Ed è immorale, eticamente inaccettabile, che si attui tale stravolgimento del provvedimento sulla pelle dei minori, di quei giovani che, bulli e bullizzati, sono spesso il risultato di politiche sociali, scolastiche e sulla famiglia assolutamente carenti. Famiglie che, devastate dalla disoccupazione, dalla mancanza di possibilità di fare impresa, dall'assenza di servizi e di un reddito di dignità, spesso non sono neanche nelle condizioni di relazionarsi in un clima positivo con i loro figli, il congiunto, e conoscere se il loro figlio sia un bullo o un bullizzato; scuole fatiscenti prive di risorse ove gli insegnati sono umiliati nel reddito e nella loro missione educativa e dove per avere uno sportello psicologico servono soldi che non hanno e che devono mendicare progetti nel mondo del volontariato sociale invece che da persone che investono in formazione e competenza e che si aspettano di essere remunerati come professionisti.
  E, infatti, nel provvedimento, per lo svolgimento di attività di formazione in ambito scolastico e territoriale, è inserita la somma risibile, quasi si ha vergogna a pronunciarla, di 220.000 euro ! Se dividiamo questa somma per circa 40.000 istituti scolastici viene la cifra di circa 5 euro a scuola (neanche una risma di carta !).
  Cito parole non mie: «Le norme che regolano gli illeciti esistono. Non occorre crearne di nuove o inasprire le pene previste. Allora bisognerebbe spostare l'attenzione al momento antecedente a quello della riparazione, della rieducazione e del recupero sociale... – “I minori vanno guidati verso la consapevolezza delle loro condotte, informati sui rischi della rete e guidati all'uso consapevole del web. In questa direzione, allora, gli eventuali interventi Pag. 68del Garante della privacy finalizzati alla rimozione dei contenuti impropri, in caso di mancata attivazione del gestore del servizio, sono funzionali allo spirito che caratterizzava il ddl 1261 di cui prima firmataria è la senatrice Elena Ferrara. Uno spirito che mi auguro venga mantenuto nell'adozione del testo definitivo di una legge ad hoc. Sarebbe un errore introdurre una nuova figura di reato o nuove aggravanti di fattispecie già esistenti.”».
  Queste sono le parole di Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena che morì suicida anche a causa delle continue vessazioni subite da bulli e che, proprio in relazione al grave stravolgimento fatto in questo provvedimento, ha diffuso un appello per recuperarne lo spirito originario.
  Il M5S, come da mozione del M5S approvata in quest'aula nel mese di maggio, non pensa ad una misura repressiva ma piuttosto ad un percorso di giustizia riparativa per i minori vittime di violenza, e come rinvenibile anche in uno dei nostri emendamenti, già presentato in Commissione e ora riproposto in aula, ove si prevede che nei casi di assoluta gravità e di reiterazione della condotta di atti di bullismo e cyberbullismo, compiuti dai minori, siano introdotti programmi di giustizia riparativa, compiutamente delineati.
  Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite, la giustizia riparativa è un paradigma che coinvolge la vittima, il reo e la comunità nella ricerca di soluzioni agli effetti del conflitto generato dal fatto delittuoso, allo scopo di promuovere la riparazione del danno, la riconciliazione tra le parti e il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo. I programmi di giustizia riparativa, come concepiti nelle nostre proposte, consistono in un procedimento informale nel quale la persona offesa, la persona, autrice del fatto e, ove occorra, i loro familiari o altri soggetti interessati partecipano attivamente, in modo libero, a un progetto costruito con l'aiuto di professionisti.
  Una ricerca dell'università di Sassari, il cui tema affrontato è quello della giustizia riparativa come strumento di prevenzione e gestione della devianza minorile e del bullismo, riporta che in alcuni Paesi, come ad esempio in Inghilterra (Hall), ci sono intere «cittadine riparative» che hanno ridotto notevolmente il bullismo e altri fenomeni di disagio nelle scuole (anche con tassi di successo dell'80 per cento).
  La direttiva europea 29/2012/UE sulla protezione delle vittime nei procedimenti giudiziari è stata recepita in Italia con il decreto legislativo 15 dicembre 2015, n. 212 (entrato in vigore lo scorso 20 gennaio 2016), che riguarda la testimonianza dei bambini in ambito penale; non è stata ancora recepita dall'Italia l'indicazione di prevedere dei servizi di «giustizia riparativa». Questa potrebbe essere un'occasione per unire la triplice esigenza imposta dagli interventi sul bullismo: quello di creare delle strategie di sistema (pubblico), quella di agire per creare dei percorsi di responsabilizzazione in un'ottica riparativa del danno prodotto nella relazione tra le persone coinvolte (logica degli approcci riparativi e relazionali) e quella di rispondere a quanto previsto a livello europeo seppur previsto nel caso dei reati.
  L'associazione Centro Studi di Informatica di Ivrea di Torino, con altre ed autorevoli associazioni culturali e giuridiche, ha promosso un appello di riflessione e di sensibilizzazione sulla originaria funzione educativa e di prevenzione del disegno di legge stravolta dalle recenti modifiche apportate a fine luglio di natura penalistica, repressiva e oscurantista, ritenendo che «la risposta al fenomeno complesso e delicato del bullismo e cyberbullismo non possa essere di carattere penale e repressivo ma di supporto educativo, psicologico-formativo con approfondimento sugli strumenti di peer education (educazione tra pari) e con un maggiore coinvolgimento dei ragazzi», posizione chiaramente emersa nel lungo di ciclo di audizioni di esperti tenutosi sull'argomento.
  Questo spregiudicato tentativo di mettere un, bavaglio al web mentre un'intera nazione, affonda dall'inettitudine del presidente del Consiglio, fa il paio con la negazione di voler fare i finti distratti in maniera inqualificabile. Questo vostro tentativo vi si Pag. 69ritorcerà contro con la stessa violenza repressiva. Il tentativo bieco di criminalizzare la rete in sordina, non vi è riuscito.
  Ora vi diamo la possibilità di dire che vi siete sbagliati, che avete scherzato.
  Che pensavate di fare una cosa buona e giusta, ma che vi siete fatti prendere la mano nel momento e nel provvedimento sbagliato, per eccesso di zelo. Vi diamo questa possibilità. Tutti sbagliamo. Ma potete chiedere scusa ai cittadini e correggere la rotta.
  E vi diamo la possibilità di riparare alla enorme figura meschina che state facendo dinanzi a tutti quei genitori che hanno visto i loro figli suicidarsi per i fatti di bullismo e cyberbullismo, e a nome dei quali avete fatto questo minestrone, per silenziare verità sottaciute dei vostri lobbisti o peggio ancora, criminali a cui alcuni di voi fanno gli occhi a cuoricino con telefonate e sms, salvo poi affermare «io non sapevo che fosse un criminale !».
  Il M5S ripudia ogni tentativo di strumentalizzare i problemi dei deboli per biechi interessi di potere, perché questo è quello che cercate di fare, a volte in maniera sfacciata e a volte, come in questo caso, in maniera furtiva. Il M5S immagina che in questa aula e con i cittadini ci debba essere un comportamento leale e se si affronta per un anno una legge sui minori non è ammissibile che, agli ultimi minuti, questa legge venga infarcita di una tale oscenità.
  Il M5S è contrario, quindi, ad un approccio perentoriamente punitivo nei confronti dei minori ed è altresì fortemente contrario ad ogni forma di bavaglio dei cittadini. Come se la comunità dei webnauti su internet possa essere trattata come degli scolaretti mentre voi fate i maestrini con la bacchetta in mano per difendere il blasone dei politici. Rispetto ad alcune incongruenze o a passaggi poco discussi e a nodi che non sono stati sciolti rimaneva in piedi essenziale bontà dell'intero provvedimento riconducibile ad una disciplina concernente esclusivamente minori, nell'ottica di attivare una migliore attività di prevenzione, attenzione e tutela dei minori coinvolti.
  Il M5S, come di consueto nelle commissioni competenti, si è mostrato estremamente collaborativo durante l'esame del provvedimento e ritiene di continuare ad esserlo anche in quest'Aula, ed in tale ottica ha elaborato una serie di emendamenti che hanno il precipuo intento di riportare il testo alle finalità originarie, come chiesto nei numerosi appelli che in questi giorni si sono moltiplicati e che la stessa senatrice e relatrice del PD, Elena Ferrara, ha diffuso nel suo blog, emendamenti la cui approvazione, per le motivazioni esposte, sarà condizione essenziale per mutare la posizione ora decisamente contraria, dovuta da logiche oscurantiste e a norme intruse poco congrue, ridondanti e che creeranno una vera e propria burocrazia censoria, senza risorse aggiuntive e con l'incertezza di molti passaggi non fattibili.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL N. 3139 E ABB.

Pdl n. 3139 e abb. – Disposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo

Tempo complessivo: 17 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 9 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori per la maggioranza 30 minuti 30 minuti
Relatori di minoranza 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 25 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti 6 ore e 15 minuti
 Partito Democratico 32 minuti 1 ora e 51 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 47 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 34 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
30 minuti 29 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 30 minuti 28 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
30 minuti 24 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 30 minuti 24 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
30 minuti 23 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 22 minuti
 Misto: 30 minuti 33 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti 7 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 6 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA –MAIE Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 4 minuti
  FARE! - Pri 2 minuti 3 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 2 minuti 3 minuti
  Movimento PPA – Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti