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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 659 di giovedì 21 luglio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 8,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amoddio, Beni, Capelli, Carbone, Carnevali, Ferrara, Lorenzo Guerini, Lupi, Mattiello, Palazzotto, Sanga, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattordici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,35).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (A.C. 3926-A/R) (ore 8,36).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3926-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio.
  Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3926-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.Pag. 2
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, noi voteremo la fiducia, la voteremo convintamente perché questo Governo è nato per riformare il Paese. Già molte riforme sono state realizzate, ne cito qualcuna: la riforma della scuola, la riforma della pubblica amministrazione, la riforma del lavoro, la riforma costituzionale ed istituzionale. Si possono avere punti di vista diversi, comunque queste riforme sono state realizzate. Certo, bisogna realizzarne altre, bisogna realizzare quelle riforme che possono, comunque, mettere in moto ancora di più e quindi modernizzare il nostro Paese. Mi riferisco alla riforma delle pensioni, mi riferisco alla riforma del fisco, una riforma del fisco che deve essere indirizzata soprattutto agli interessi generali dei lavoratori e dei pensionati del nostro Paese, e non dimenticando ovviamente il mondo dell'impresa che oggi soffre per queste riforme.
  Presidente, un'ultima considerazione. Vede, signor Sottosegretario, io credo che dobbiamo, in questo scorcio di legislatura, intensificare i nostri sforzi sul Mezzogiorno, sul Mezzogiorno d'Italia, perché, pur se è vero che nell'ultimo periodo vi è stata una crescita, dobbiamo recuperare il gap che esiste tra il sud, il centro e il nord. E voglio qui ricordare le parole – e chiudo – del vescovo di Corato, che, commemorando le vittime dell'incidente che qualche tempo fa è accaduto, diceva con estrema fermezza: non bisogna che il Mezzogiorno d'Italia sia limitrofo al Paese, bisogna che il Mezzogiorno d'Italia sia al centro del Paese, per ridare dignità – e con questo concludo – ai cittadini del Mezzogiorno.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il decreto che oggi siamo chiamati a convertire in legge rappresenta uno strumento fondamentale per la realizzazione del programma di riordino degli enti locali. La razionalizzazione della spesa pubblica degli enti territoriali, l'allentamento di alcuni vincoli di contabilità, la riduzione di alcune sanzioni, lo sblocco di risorse pubbliche strategiche per il personale delle amministrazioni locali, sono infatti fattori fondamentali per la ripresa dell'intero Paese. È chiaro, quindi, che un voto contrario su questo testo rappresenterebbe una sconfitta, non per il Governo, ma soprattutto per quei territori che da troppo tempo attendono misure come quelle contenute in questo decreto.
  Il provvedimento, infatti, è centrale anche per altri e più evidenti motivi. Non solo sono previste misure specifiche per quei territori colpiti negli ultimi anni da calamità naturali, ma vengono supportati anche specifici ambiti produttivi oggi in fortissima crisi, come quello lattiero-caseario e cerealicolo. Votare contro la conversione del decreto-legge sarebbe, dunque, un gesto irresponsabile, in grado di mettere in forte difficoltà, da un lato, le amministrazioni locali, dall'altro, interi settori produttivi del nostro Paese.
  Alla luce di quanto esposto, dichiaro il voto favorevole della componente Socialista alla fiducia al Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, i deputati della Südtiroler Volkspartei delle minoranze linguistiche voteranno la questione di fiducia posta dal Governo sul decreto che reca le misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali ed esprimeranno anche il voto favorevole al provvedimento. Come autonomie speciali, abbiamo proposto più volte l'esigenza di ribadire in fase di attuazione ciò che è stato definito sulla base delle intese raggiunte, in questa legislatura, fra il Governo, le province e le regioni.Pag. 3
  Il confronto con il Governo, ispirato da parte nostra ad una piena collaborazione ed alla corretta valutazione dei problemi da noi posti, ha avuto quale esito l'individuazione della legge di bilancio triennale 2017-2019, quale sede giusta – come ha affermato il Ministro Padoan – nella quale il Governo si impegna ad affrontare anche la soluzione proposta dalle province autonome di Bolzano e di Trento per l'utilizzo degli avanzi presenti nei loro bilanci.
  L'impegno assunto dal Governo è motivato, inoltre, dalla considerazione che con la riforma della legge n. 243 del 2012, già approvata dal Senato e attualmente in discussione alla Camera, si è stabilito che il Fondo pluriennale vincolato di entrata e spesa entri nel saldo delle autonomie locali. Tali argomentazioni sono, dunque, le ragioni per le quali, non essendo stato possibile un ulteriore approfondimento nell'esame di questo provvedimento, come autonomie speciali, come province autonome di Bolzano e di Trento, come deputati della SVP e delle minoranze linguistiche, voteremo la fiducia.
  La riforma del bilancio degli enti locali in discussione integra il percorso virtuoso e di autonomia responsabile posto in essere con questo Governo. È del tutto evidente come questa sia la ragione politica del nostro ruolo in maggioranza e che oggi con questo voto ribadiamo e motiviamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, si tratta ahimè dell'ennesimo decreto-legge omnibus, viziato da profili di incostituzionalità, i soliti, non è stato migliorato neanche attraverso le numerose modifiche in Commissione, che purtroppo non sono state capaci di intervenire sulla compatibilità con le norme costituzionali, non è migliorato l'aspetto tecnico-giuridico, piegato come tante altre volte a norme dettate da bieco opportunismo politico.
  Il provvedimento nasce dall'incapacità di governare una nazione attraverso un sistema di norme stabili nel tempo. Si lavora sempre e soltanto sull'emergenza, rattoppando, modificando, prorogando, derogando. Emerge in modo chiaro che questo provvedimento, ancor più dopo le modifiche della Commissione, rappresenta un groviglio di disposizioni quanto mai eterogenee e confuse, che neanche affrontano – figurarsi se sono nelle condizioni di risolverle – le problematiche strutturali che, certamente non da oggi, affliggono gli enti territoriali.
  L'intento primario di questo atto è quello di chiudere in modo maldestro la difficile situazione finanziaria delle province, costrette come le regioni e gli altri enti territoriali a versare cifre enormi al bilancio dello Stato. Lo Stato, infatti, da un lato, nelle leggi di stabilità fa quadrare i conti dell'amministrazione centrale, prelevando somme mostruose dalle casse regionali e dagli altri enti locali e poi, ogni anno, vara un decreto-legge per mettere una toppa, minima, all'imminente tracollo finanziario degli stessi enti, che poi a dicembre tornerà immancabilmente a colpire.
  È un costume davvero penoso, poco serio, che dovreste avere il coraggio di raccontare fuori da quest'Aula per come si manifesta e che invece cercate – esattamente come si nasconde la polvere sotto il tappeto – di dissimulare, di mascherare e di prepararci al prossimo decreto-legge della medesima natura.
  Infatti, il documento economico-finanziario per il 2016 ha già previsto il taglio aggiuntivo per il 2017 a carico degli enti di area vasta. Peccato che, anche in questo caso, l'applicazione del taglio farà sì che non disporranno di risorse sufficienti a coprire la spesa per le funzioni fondamentali, come, ad esempio, quella dell'assistenza sanitaria, della tutela della salute dei cittadini. La manutenzione delle strade, ormai, è diventata un problema strutturale: non c’è una negligenza o una incapacità di un ente che ha questa competenza di effettuare la manutenzione stradale, ma voi non prendere il toro per le corna, non vi ponete il problema di come mai i comuni e le province, per come le avete ridotte, non siano nelle Pag. 4condizioni di svolgere il proprio compito di manutenzione delle strade. State lì a fare esattamente le cose che fin qui ho descritto. E potremmo passare al funzionamento delle scuole, che versano esattamente nelle medesime e drammatiche condizioni descritte.
  In realtà, le province avrebbero bisogno di quei 124 milioni di euro che voi non gli avete voluto accordare, stanziandone molti meno e costringendo gli stessi enti a fare delle scelte che danneggiano, in ultima istanza, irrimediabilmente, i cittadini e, in modo maggiore, quelli appartenenti alle fasce economicamente più fragili.
  Anche gli interventi adottati in relazione ai comuni e alle città metropolitane appaiono largamente insufficienti e inadeguati rispetto alle necessità. Le risorse offerte alle province e alle città metropolitane, largamente e altrettanto insufficienti, rappresentano appena una boccata d'ossigeno per arrivare, appunto, alla vigilia della prossima legge di stabilita. Poi cosa succederà ? In parte, lo abbiamo previsto anche in queste riflessioni di questa mattina.
  La situazione generale e finanziaria dei comuni e delle città metropolitane, anche per l'anno 2016, continua a scontare gli effetti derivanti dalle precedenti manovre, dai continui cambiamenti normativi delle norme finanziarie ordinamentali e contabili, dalla molteplicità di vincoli ed obblighi che gravano sull'organizzazione e gestione dei comuni, nonché dall'incertezza interpretativa di numerose norme sfociate in altrettanto molteplici pronunce giurisprudenziali che, spesso, rendono assai difficile e complicata l'assunzione di decisioni chiare.
  In Commissione è successo che il Governo ha fatto approvare degli emendamenti che non avevano la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato: segno eclatante della incapacità di questo Governo, in disaccordo persino con se stesso, pure per quel che concerne il principio del pareggio di bilancio, che – voglio ricordare – è stato inserito in Costituzione.
  Il paradosso, poi, delle norme per i produttori di latte la dice lunga. Gli investimenti stanziati dal provvedimento sono destinati in favore di quei produttori che limiteranno così la produzione. Vale a dire che si va a investire non perché si produca, non perché si cresca, non perché ci si sviluppi ulteriormente o si migliori il prodotto, ma per farne di meno: esattamente in controtendenza rispetto alle più elementari necessità delle quali parlate, anzi blaterate, nei talk show televisivi, Matteo Renzi in testa.
  In base alla relazione illustrativa, l'obiettivo è, infatti, una riduzione del 3,5 per cento del livello produttivo del secondo semestre 2016. Complimenti ! Quindi, l'incapacità del Governo di reagire alla crisi del settore in ambito internazionale ci impone di castrare le nostre produzioni. Non c’è alcuna capacità negoziale, non c’è alcuna capacità di andare in Europa a rivedere, a farsi sentire, a porre le proprie ragioni, a maggior ragione in una fase storica difficile, in una fase economica di crisi e di depressione internazionale, nella quale, davvero, gli orpelli, i dirigismi, le euroburocrazie andrebbero messe da parte. I fattori di crisi del settore del latte, infatti, sono tutti effetti distorsivi introdotti a livello internazionale.
  L'eccesso di offerta di prodotto dei mercati esteri, la crisi commerciale con la Russia: fortuna che la si doveva trattare in maniera diversa e dovevano essere risarciti – queste erano le promesse del Governo Renzi – quei Paesi che maggiormente avrebbero pagato le conseguenze delle sanzioni; la cessazione dal 1o aprile 2015 del regime delle quote latte, introdotto dal 1984, che ha comportato l'esigenza di una ristrutturazione progressiva della produzione lattiera nelle aziende europee, con investimenti finalizzati all'aumento delle relative capacità produttive; la grave crisi economico-finanziaria, che ha portato nell'Unione europea una contrazione generalizzata dei consumi e, specialmente, del latte; la permeabilità del mercato europeo alla concorrenza di prodotti extraeuropei, spesso realizzati a costi nettamente inferiori, e la conseguente progressiva riduzione Pag. 5delle quotazioni del latte, con costante diminuzione dei prezzi pagati agli allevatori.
  Tutto ciò che di strutturale avreste potuto e dovuto fare nel corso del tempo, ovviamente anche sugli enti territoriali, ovviamente anche sulle materie che avete introdotto in questo ennesimo «decreto bufala», «decreto omnibus», voi non lo avete affatto affrontato. Siamo qui, per l'ennesima volta, con l'ennesimo pannicello caldo, a distribuire soldi che, poi, toglierete agli enti territoriali tra qualche mese con l'approvazione della futura legge di stabilità, in un percorso assurdo, che è tutt'altro che trasparente, che non fa capire nulla ai cittadini e che penalizza i cittadini che sono, ovviamente, gli artefici, i depositari, i destinatari di questi interventi.
  Perché se, appunto, ci sarà una diminuzione della produzione del latte del 3,5 per cento, chi ne pagherà le conseguenze saranno i cittadini. Se non si mette a sistema, a regime la manutenzione delle scuole, la manutenzione delle strade, chi ne pagherà le conseguenze saranno e sono i cittadini. Se tutto il sistema finanziario che ruota intorno agli enti territoriali – regioni, province e comuni – non viene ordinato con armonia, chi ne pagherà alla fine le conseguenze saranno i cittadini, perché non si capirà, per l'ennesima volta, chi deve fare che cosa e con quali risorse. Da un lato, fate finta di abbassare la pressione fiscale, dall'altro, lasciate allo sbando il territorio nella vostra peggiore tradizione di soggetti di Governo che hanno solo e soltanto affezione nei confronti della propaganda e che si rifiutano di entrare nel merito dei provvedimenti e delle necessità e dei bisogni del Paese. Per questo noi voteremo contro alla fiducia richiesta dal Governo Renzi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor sottosegretario Baretta, questo decreto-legge contiene numerose disposizioni che riguardano gli enti territoriali con riferimento a diversi ambiti di intervento. Si va dalle modifiche al Patto di stabilità interno, al Fondo di solidarietà comunale, alla criticità dei conti delle province in transizione; dal pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, a misure in materia di personale, dalle scuole dell'infanzia agli asili nido; e ancora: misure in materia sanitaria, agricola, culturale e ambientale, con gli effetti dei terremoti de L'Aquila e dell'Emilia-Romagna e dell'alluvione di Sarno.
  Bisogna dare atto del lavoro svolto dal relatore Antonio Misiani in presenza di un testo di partenza – quello del Governo – non certo esente da critiche relative alla frammentarietà delle materie trattate. Ci sono, tuttavia, molte cose importanti, tra cui l'integrazione dei fondi alle province per consentire loro, in questa fase di transizione, di far fronte alle funzioni fondamentali, in particolare, la manutenzione straordinaria della rete viaria. Si è giustamente lavorato alle modifiche al sistema sanzionatorio previsto per le violazioni del Patto di stabilità da parte degli enti territoriali nel 2015 di fronte al superamento del Patto stesso. Questa è una materia da maneggiare con cura per evitare che la nostra legislazione sia assimilata alle grida manzoniane.
  Importante mi è parsa anche la sospensione dell'addizionale sui diritti di imbarco sui voli aerei: un'addizionale di 9 euro penalizza fortemente il trasporto aereo assicurato da compagnie low cost, che puntano su un basso costo del biglietto, anche se la sospensione non può sostituire la necessità di un piano aeroportuale adeguato per il nostro Paese.
  Non mi convince del tutto, invece, l'evidente e riduttiva potenzialità degli accordi raggiunti dal Governo e, stavolta, con la regione Sicilia e con la regione Valle d'Aosta. Questo della specialità rischia di diventare un dialogo tra sordi e, forse, sarà necessario ripensare il modello istituzionale.
  Da ultimo, abbiamo vissuto l'ennesima esperienza legata alla bollinatura della Ragioneria generale dello Stato e alle critiche conseguenze: abbiamo notato troppi giochi strumentali. Io dico, con molta Pag. 6semplicità: per fortuna che c’è la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato ! Contestare il suo ruolo è un po’ come rigettare le statistiche dell'ISTAT: delegittima le istituzioni. Se non si ha o non si vuole avere la visione complessiva di effetti negativi sul fabbisogno e sull'indebitamento netto, non si può rivendicare la superiorità della decisione politica; e poiché esperienze di questa natura le abbiamo vissute intanto nella Commissione bilancio, con un regolarità che diventa del tutto stressante, io credo che il riportare le cose al loro posto sia necessario: la capacità di assumere decisioni politiche in autonomia è strettamente connessa al rispetto pregiudiziale delle competenze tecniche.
  Sul piano parlamentare, capisco la scelta del Governo di mettere la fiducia, e i deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico la confermeranno al Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, io partirei proprio dal punto fondamentale per cui siamo qui in questo momento, cioè l'espressione del voto di fiducia al Governo su questa materia, su questo insieme di norme e più in generale sulla politica del Governo.
  Sinceramente credo che il contenuto di questo decreto-legge possa essere, articolo per articolo, anche criticato. Sebbene si tratti di norme condivisibili una per una, il loro assemblaggio non può essere esente da critiche: questo decreto certamente non è caratterizzato dall'unità. E tuttavia proprio per questo, proprio per la difficoltà di concepire un decreto-legge che si occupa di risonanze magnetiche e di quote latte, argomenti che fra di loro non hanno davvero nessuna connessione, credo che valga la pena, nel momento in cui si conferma la fiducia al Governo, di chiarire che l'utilizzo della fiducia nell'attività legislativa è oggi numericamente parlando un evento sentinella: c’è un eccessivo ricorso alla questione di fiducia nell'attività legislativa.
  E allora bisognerebbe chiedersi perché. Il perché potrebbe essere, come spesso viene detto dalle opposizioni, che il Governo ha una tendenza autoritaria, ha il desiderio di mettere la mordacchia al Parlamento; oppure, molto più banalmente, che le regole con le quali si sviluppa l'attività legislativa non consentono una produzione legislativa tempestiva, adeguata alle necessità del momento, per cui il Governo è costretto ad intervenire con decreti-legge, la cui conversione richiede quasi sempre, per l'insieme delle norme parlamentari, il ricorso al voto di fiducia.
  Io penso che in entrambe le posizioni ci sia un fondamento di verità: personalmente ritengo che ce ne sia di più, quantitativamente, nella seconda, ma mai come in questo caso vale il principio manzoniano che torto e ragione non si possono separare in modo così netto, tale che una parte abbia solo dell'uno o solo dell'altra; e anche sulla polemica annosa sulla frequenza del ricorso al voto di fiducia, torto e ragione non sono al 100 per cento da una parte e al 100 per cento dall'altra.
  In questo contesto quindi noi per l'ennesima volta poniamo al Parlamento la necessità di ripensare le norme che ne regolano l'attività normativa: norme che, privilegiando il lavoro d'Aula, rendono quasi sempre pressoché inutile il lavoro in Commissione; norme che privilegiano l'intervento e la pubblicizzazione dell'intervento del singolo parlamentare; norme che alla fine si traducono in un'incapacità di produrre leggi che siano chiare, semplici ed efficaci. Ecco, per questo noi voteremo il voto di fiducia in una condizione di necessità, perché certamente non possiamo far decadere questo decreto-legge; ma rappresentando ai colleghi parlamentari l'esigenza di una profonda autocritica sul modo con il quale quest'Aula procede nell'attività legislativa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.

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  ROBERTO SIMONETTI. Presidente, vedete, non è tanto la quantità della produzione legislativa che un Governo dà al Paese che può essere meritevole della fiducia, ma è la qualità della produzione legislativa che deve essere opzionata alla fiducia; e i risultati della produzione legislativa di questo Governo...

  PRESIDENTE. Per favore, i banchi del Governo.

  ROBERTO SIMONETTI. ...certamente non depongono a favore di chi vuole dare ad esso la fiducia. Noi certo non la daremo, perché i dati ci portano alla visione di una pressione fiscale decisamente troppo elevata: il 48 per cento del PIL, che è tra le più alte d'Europa; il 41 per cento è quella della media UE. Abbiamo una tassazione che supera di 28 miliardi la media europea, che crea un gap di competitività al sistema delle imprese e chiaramente non favorisce la crescita, non favorisce la produzione e la produttività. Abbiamo un'IVA al 22 per cento, mentre la media europea è al di sotto di questa aliquota; e vedremo poi anche quest'anno come verrà risolto il problema dei 15 miliardi della clausola di salvaguardia, e se tale aliquota non verrà addirittura aumentata.
  La pressione fiscale in Germania non arriva al 40, in Gran Bretagna non arriva al 35; e tutto ciò ci porta comunque come total tax rate al 65 per cento in Italia: questo effettivamente è un gap di competitività che non induce certamente all'ottimismo, e a poter votare la fiducia a questo Governo. Una tassazione differenziata, che al Nord è pro capite 10 mila euro, mentre al Sud non arriva a 6 mila euro: questa grande differenziazione, oltre ovviamente alla differente dislocazione delle attività produttive, porta anche a ragionare su dove c’è nero, dove c’è lavoro irregolare e dove non c’è lavoro irregolare.
  E poi c’è anche un'altra riflessione da fare, perché le entrate tributarie vanno per l'81,5 per cento nelle casse dello Stato, solo per il 10 per cento nelle casse regionali e solo per l'8 nelle casse degli enti locali: questo è un dato che fa riflettere, non tanto perché è lo Stato che probabilmente dovrebbe dare maggiori servizi, ma perché questo Stato è vampiro nei confronti dei cittadini e nei confronti degli enti locali. Qui si sta parlando di un decreto degli enti locali, e questo provvedimento, tutta questa serie di provvedimenti che si sono susseguiti da quattro anni a questa parte, sempre di Governi a guida del Partito Democratico, direttamente o indirettamente, hanno portato a dei tagli sostanziosi, draconiani, troppo elevati verso gli enti locali, però mantenendo allo Stato centrale questa appropriazione di tassazione: come dicevo prima, l'82 per cento di tutte le tasse che vengono incorporate nello Stato vengono utilizzate dallo Stato a scapito degli enti territoriali.
  Tutto ciò ovviamente porta ad una crescita sempre più ridotta, ad una crescita che prosegue a ritmi più lenti: abbiamo una produzione con un segno negativo dello 0,6 per cento in meno a maggio, con un calo tendenziale rispetto all'anno precedente ed una contrazione congiunturale a partire dai beni strumentali, meno 1,8 per cento da aprile. Non vi sono, nelle attività del Governo, visioni di politiche industriali atte a soddisfare la crescita, a soddisfare l'esigenza di maggiore e migliore competitività: l'unica produzione legislativa che abbiamo visto in questi periodi di magra sono stati tutti i «salva banche». Ci sono stati diversi provvedimenti, molti con decreto: ricordo i provvedimenti sulle banche di credito cooperativo, le banche popolari, l'introduzione del bail-in, il patto marciano, il pegno non possessorio dello scorso mese; tutti provvedimenti che tendono a rafforzare il sistema bancario, ma più che il sistema bancario i banchieri, a scapito dei correntisti, a scapito delle imprese. Se voi voleste continuare sul filone degli interventi sul settore bancario, ne avete fatti tanti, fatene ancora uno: quello della separazione delle banche commerciali con le banche speculative, che molto probabilmente Pag. 8sarebbe l'unico provvedimento risolutivo di questa situazione di difficoltà del sistema del credito.
  Anche la burocrazia che, malgrado tutte le riforme della pubblica amministrazione, rappresenta un altro dei veri pilastri negativi dalle mancata competitività: in Italia si sprecano 269 ore all'anno per la burocrazia, che sono 92 ore in più rispetto alla media europea, che si attesta a 177 ore. Tutto questo che ho elencato produce un cuneo fiscale, un costo del lavoro dipendente troppo alto, che voi non avete mai voluto andare ad attaccare e che ci porta ad essere al 45o posto al mondo per capacità di favorire l'attività di impresa. Malgrado tutto questo enorme prelievo fiscale, ovviamente c’è una bassa qualità dei servizi pubblici.
  Nel campo del lavoro, le vostre modifiche legislative, che molte volte vengono elogiate: con il Jobs Act, con le tutele crescenti legate al Jobs Act avete tolto dei diritti dicendo che ci sarebbero state delle maggiore assunzioni a tempo indeterminato. Ovviamente queste ci sono state l'anno scorso, ma grazie non tanto al Jobs Act quanto alla decontribuzione, che era sostanziosa, e che però, essendo ridotta al 40 per cento per le annualità successive, vede quest'anno le assunzioni a tempo indeterminato, rispetto all'anno scorso, scendere del 78 per cento, mentre salgono i voucher (più 43 per cento nel 2015). Ricordo che l'anno scorso sono stati staccati 115 milioni di voucher, proprio perché si utilizza questa nuova metodologia per andare a sostituire, per esempio, anche il part-time, perché i 7.000 euro annui di cumulo totale legato ai voucher si possono avvicinare, a livello economico, a un part-time; però gli imprenditori, chi utilizza nel mondo del lavoro questa tipologia di «contratto», diciamo così, preferisce il voucher piuttosto che un'assunzione. Questo è un segnale che voi dovreste cogliere ma che non cogliete. Anzi, vediamo che i dati che vi ho riportato portano in tutt'altra direzione.
  È chiaro che poi Confindustria dice che vi voterà il referendum. Beh, quando voi gli votate il contratto di solidarietà espansivo, che significa che loro saltano qualsiasi tipo di contrattazione, sia aziendale che nazionale – praticamente, con il contratto di solidarietà difensivo facevano lavorare tutti con minori diritti e minori ore, però poi, quando riprendeva il lavoro, avevano il dovere di riutilizzare lo stesso personale aumentandone i diritti e le ore di lavoro; invece adesso no, si tengono tutti a quattro, sei, tre ore al giorno e si può assumere nuovo personale con quelle caratteristiche, con quei pochi diritti –, è chiaro che è un grandissimo regalo all'industria, perché si può aumentare la produzione con minori costi, e poi è chiaro che gli imprenditori vi votano la riforma. Con tutte queste regalie e abbassamento dei diritti che fate nei confronti dei lavoratori, non poteva essere altrimenti.
  Un'altra modifica che non c’è, che aleggia solo sulle Commissioni, solo sui dibattiti giornalistici e televisivi, è la riforma delle pensioni: si parla molto, ma questo Parlamento non legifera in merito. Sarebbe interessante che questo Governo ponesse la fiducia sulla riforma Fornero, altro che Ape, anticipo pensionistico, con il quale voi chiedevate al pensionando di fare un mutuo per poter accedere alla pensione ! Un debito pubblico che aumenta: più 10 miliardi rispetto ad aprile; ma sapete da dove provengono 10 miliardi di aumento di debito pubblico ? Su 10,9 miliardi, 10,5 aumentano nelle amministrazioni centrali e solo 0,4 nelle amministrazioni locali, a fronte però di tagli indiscriminati, dal 2011 al 2015, per 27 miliardi, agli enti locali: 16 miliardi alle regioni, 8 miliardi ai comuni e 4 miliardi alle province.
  Sostanzialmente, facciamo un pareggio di bilancio nazionale facendo pagare tutto ai territori, facendo pagare tutto agli enti locali e nulla al sistema centrale, che addirittura aumenta il debito pubblico di 10 miliardi su 10,5. È un sistema tutto da rifare quello delle autonomie, dalla «legge Delrio» in giù. Non è più possibile mandare in dissesto gli enti locali a fronte e per colpa dei minori trasferimenti e dei tagli che voi fate. Pertanto, a valle del referendum sarà necessario riprendere in Pag. 9mano tutta la partita degli enti locali, perché così non si può più andare avanti. I sindaci non riescono più a risolvere i problemi dei propri cittadini, malgrado ci sia una tassazione, sia locale che nazionale sempre più elevata, che però non soddisfa le giuste richieste dei nostri concittadini. Quindi, voto di sfiducia totale a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, cercherò di essere breve, perché poi interverrò anche in sede di dichiarazioni di voto finale. Credo che sia impossibile fare una riflessione su questo testo senza tenere conto delle circostanze che ci portano appunto ad approvare questo testo, e con lo strumento della fiducia. Le circostanze sono quelle di un Paese che è in grande riforma, che sta riformando pesantemente, in maniera approfondita, la sua pubblica amministrazione, soprattutto il sistema degli enti territoriali, degli enti locali, grazie alle azioni di questo e dei precedenti Governi.
  Ci troviamo in un periodo di transizione, nel percorso di soppressione delle province, nella creazione dei nuovi istituti delle città metropolitane; ci troviamo dentro un percorso di forte rigore – i colleghi che mi hanno preceduto hanno anche citato le cifre, che io non ripeterò – che abbiamo imposto ai comuni, agli enti locali e alle province stesse. Ci troviamo anche ad affrontare finalmente – i due rami del Parlamento l'hanno già fatto, ci apprestiamo al referendum – una riforma costituzionale che fa un grande passo in avanti, a mio modo di vedere, rispetto alla tanto attesa ristrutturazione delle istituzioni italiane, che questa legislatura ha affrontato con grande veemenza.
  Quindi, un testo che risponde a tutta una serie di esigenze – il Governo ci aveva presentato un testo che risponde a tutta una serie di esigenze –, ma vorrei aggiungere anche dal manutenzione delle norme che riguardano le aree colpite dal sisma, l'Emilia-Romagna, L'Aquila, (il sisma del 2009); così come, le norme sulla spesa farmaceutica o ancora gli elementi di maggiore flessibilità che il Governo ha inteso dare al percorso di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche, su cui pure c’è da fare un discorso approfondito. In questo contesto e su questo testo il Parlamento ha lavorato molto: ha lavorato in Commissione con l'apporto di tutte le forze politiche, nel perfezionamento e anche nell'innovazione delle norme che il Governo ci aveva sottoposto; abbiamo modificato molto tutta la struttura delle norme che riguardano la finanza locale, a partire dai comuni, su cui si è innovato completamente rispetto al testo, per quanto riguarda il meccanismo delle sanzioni, che naturalmente non potevamo azzerare, come qualcuno ci chiedeva, ma a cui si è data una forte riduzione e razionalizzazione e, soprattutto, si è escluso dal calcolo degli sforamenti una spesa importante, che è quella per gli edifici scolastici e per la scuola, spesa da tutti riconosciuta come importante e di emergenza in questo momento, così come si è ridotta anche la percentuale delle sanzioni. Comuni che, voglio ricordare, si trovano in una fase di passaggio dalle regole del Patto di stabilità interno, fino al 2015, all'introduzione del pareggio di bilancio a livello nazionale. Quindi, anche qui era necessario intervenire, in un momento di transizione.
  Ecco in questo contesto, in questo iter, rivendico un ruolo del Parlamento, di tutte le forze parlamentari, naturalmente con la maggioranza che ha avuto più voce in capitolo, come è nelle logiche degli equilibri politici, è scontato, ma con la minoranza che ha potuto intervenire. Abbiamo potuto approfondire vari argomenti, abbiamo, su proposta del Governo, ma anche su proposte parlamentari, introdotto norme che non c'erano: ho parlato del meccanismo sanzioni comunali, ma vorrei parlare della rateizzazione Equitalia, su cui c’è stato un grande dibattito fino alla fine, e anche uno scontro, un confronto Pag. 10molto forte. C’è stata, per intervento del Governo, la soppressione delle tasse aeroportuali, il provvedimento sulle assunzioni di ulteriori 500 vigili del fuoco, e su questo, sull'introduzione di questo provvedimento, siamo stati tutti d'accordo, per l'emergenza che conosciamo.
  Inoltre, la disciplina ponte per fare fronte alla sentenza della Corte europea sugli stabilimenti balneari italiani, un'emergenza che il Parlamento doveva affrontare. Ecco, alla luce di tutto questo, e concludo, a me sembrano, pur rispettando, naturalmente, le legittime critiche dell'opposizione, ingenerose, insomma, alcune prese di posizione contro la decretazione e contro il meccanismo della fiducia. Io penso ci sia un po’ di demagogia; tra l'altro, buona parte di queste critiche arrivano da forze politiche che hanno governato il Paese e che non sono state da meno nella decretazione d'urgenza e nell'imposizione della fiducia, perché, ad assetto istituzionale attuale, sono strumenti – dobbiamo avere il coraggio di dire – irrinunciabili per un'azione di Governo che si propone di essere tempestiva, efficace e che si propone di entrare nei problemi con la tempestività necessaria ad un'azione legislativa efficiente.
  Naturalmente, ci sono le critiche sul procedimento convulso che c’è stato in Commissione, sui difficili rapporti con la Ragioneria Generale dello Stato: chi ha un po’ di esperienza di queste Aule sa benissimo che il rapporto tra il Parlamento e la Ragioneria Generale dello Stato deve essere, a volte, conflittuale e competitivo, su questo non c’è alcun dubbio, ed è normale che ci debba essere anche un po’ di flessibilità in questo rapporto, ma è assolutamente irrinunciabile il ruolo della Ragioneria Generale dello Stato, che è un presidio per il mantenimento dei conti pubblici, a tutela dell'assetto dello Stato e anche delle generazioni future. Non capisco tra l'altro – ma questa è una parentesi – questo accanimento contro il pareggio di bilancio: il pareggio di bilancio, che sembra una cosa demoniaca, è un principio sano in tutte le comunità; non solo nelle comunità istituzionali, ma anche in famiglia, nelle aziende, nei circoli, nei club. Non capisco chi può enfatizzare il ricorso al debito o al deficit in maniera sistematica.
  Quindi, da questo punto di vista, credo che, seppure con alcune discrasie e un po’ di confusione alla fine, perché c'era tanta pressione su testi che dovevano entrare e sui pareri del MEF, con l'intento di tutti, giusto, per migliorare e mettere maggiormente in ordine questo processo legislativo, la Commissione – devo ringraziare il presidente Boccia e tutti i componenti, anche il relatore Misiani – abbia svolto un lavoro eccellente e un lavoro che non si può assolutamente dire non sia stato quanto meno partecipato da tutte le forze parlamentari. È per questo che annuncio il voto favorevole di Area Popolare alla fiducia su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, Presidente, sottosegretario Baretta, colleghi e colleghe, Sinistra Italiana voterà «no» alla fiducia al Governo. È la quarantasettesima fiducia che votiamo con il Governo Renzi: è un nuovo record, che surclassa le performance di Mario Monti e Silvio Berlusconi; insomma, una performance che Renzi potrà utilizzare per le sue prossime slide. Un'altra slide che potrebbe fare Renzi è quella sul ricorso ai decreti-legge, per i quali il nostro Presidente del Consiglio è un primatista assoluto.
  Un ricorso alla fiducia e un ricorso al decreto che non sono determinati dall'incapacità del Parlamento di discutere e approvare le leggi, ne abbiamo fatte tante in questi anni, ma dall'incapacità del Governo di programmare la sua attività di impulso legislativo e di far fronte ai problemi noti da tempo, in questo caso degli enti locali e dell'esercizio delle loro prerogative. Questo ricorso alla fiducia è il simbolo non dell'incapacità, ma del mancato rispetto del Parlamento; un mancato rispetto del Parlamento bene evidenziato anche dalla gestione del provvedimento, Pag. 11con emendamenti del Governo arrivati all'ultimo momento, nel cuore della notte, contraddetti un attimo dopo, con la Ragioneria che cambia giudizio in corso d'opera. Un Parlamento in mano alle contraddizioni del nostro Governo, anzi, del combinato disposto di Ragioneria e Palazzo Chigi, in una lotta non sempre chiara e che ha tenuto in ostaggio i deputati della Commissione bilancio.
  Un decreto omnibus, zibaldone, eterogeneo, che non risponde ai principi costituzionali che sono a fondamento della decretazione d'urgenza; e, accanto ad alcune misure che hanno la caratteristica di emergenza, abbiamo nel decreto misure e provvedimenti che non hanno a che fare con l'urgenza e, in alcuni casi, nemmeno con l'oggetto del provvedimento. Il Governo Renzi si comporta tale e quale ai Governi precedenti nella confusione politica, nell'incapacità di programmazione delle misure la cui necessità è nota da tempo, nel mancato rispetto del Parlamento.
  E questo decreto, accanto ad alcune misure necessarie – alcune sono state approvate: noi abbiamo visto approvati 14 emendamenti di Sinistra Italiana, quindi anche con dei risultati positivi, quindi misure condivisibili – contiene l'assenza, però, di risposte relativamente a molti degli interventi necessari e strutturali per far fronte alla drammatica situazione degli enti locali e anche alle richieste che sono state formulate dall'ANCI. Come ha ben ricordato il collega Melilla nella sua relazione di minoranza, questo decreto non risolve in modo strutturale il tema della criticità degli enti locali e, in particolare, delle province, anche a causa dei tagli iniqui previsti dalle manovre di questi anni. Le misure emergenziali si concentrano sulla chiusura dei bilanci del 2016, ma non sulla soluzione strutturale delle suddette criticità.
  Ci sono enti locali che hanno sforato il Patto di stabilità solo perché hanno dovuto chiudere il completamento di alcune opere, come nel caso dell'edilizia scolastica, e per questo motivo sono stati colpiti e penalizzati. Avevamo chiesto, come Sinistra Italiana, la sospensione di alcune sanzioni per le province che erano venute meno al Patto di stabilità nel 2015: inizialmente il Governo aveva detto di sì, ma poi ha cambiato idea, inopinatamente, su impulso della Ragioneria dello Stato. Non ci sono risposte vere, se non un pannicello caldo, sul tema della rinegoziazione dei mutui; comuni che pagano il 5 o il 6 per cento di interessi alla Cassa depositi e prestiti, svenandosi, quando ormai si prendono soldi a prestito a tassi infinitamente più piccoli. Anche in questo caso, per certi versi, lo Stato fa cassa con gli enti locali. Rimane aperto il problema dei contratti integrativi per i dipendenti delle amministrazioni comunali, un problema che colpisce decine di migliaia di lavoratori, ad esempio qui a Roma, a Venezia, in altre città, e che rischia di aprire una conflittualità enorme nei comuni, con conseguenze serie nella gestione e nell'erogazione dei servizi.
  Come non sono state affrontate, anzi, abbiamo avuto dei netti rifiuti, alcune questioni specifiche poste dal nostro gruppo di Sinistra Italiana, come il ristorno ai comuni dell'IMU agricola o come l'imposizione dell'IMU che noi avevamo richiesto sulle piattaforme petrolifere, che avrebbero potuto apportare beneficio, sollievo e soldi a molti comuni. Ma sul merito del provvedimento interverrà il collega Melilla nella sua dichiarazione finale di voto. Sinistra Italiana non voterà la fiducia al Governo Renzi perché siamo nettamente ostili alle sue politiche economiche e sociali. In questi due anni e passa di Governo Renzi si sono fatti solo tagli, ma con i soldi degli altri.
  Così è facile: Renzi ha messo sulle ginocchia gli enti locali e le regioni, ha indebolito il sistema sanitario nazionale, che è a carico delle regioni, ha costretto gli enti locali e le regioni ad alzare l'imposizione fiscale per garantire un livello accettabile di servizi, come ha ricordato anche la Corte dei conti. L'imposizione fiscale degli enti locali e delle regioni è aumentata moltissimo negli ultimi due anni. Una scelta che non riguarda solo Renzi, ma anche i Governi precedenti: Pag. 12ricordo che dal 2008 a oggi ci sono stati oltre 40 miliardi di tagli, lo ricorda ancora la Corte dei conti, in termini di minori trasferimenti che sono stati imposti a regioni e enti locali. Tagli enormi e drammatici, che hanno ridotto il welfare e i servizi pubblici per i cittadini.
  Ma Renzi non ha ribaltato le scelte dei Governi precedenti, le ha continuate e rafforzate. E anche lo stravolgimento della seconda parte della Costituzione mette in evidenza come il ruolo degli enti locali, e soprattutto delle regioni, venga sminuito e smontato nell'impianto fondamentale. A parole ci si riempie la bocca di sussidiarietà, nei fatti si impone un centralismo di altri tempi. E i tagli agli enti locali vengono imposti dall'alto, il Patto di stabilità interno è rigidissimo, ma la stessa rigidità non si applica al bilancio dello Stato e la riforma costituzionale è uno schiaffo alle autonomia locali. Renzi si pavoneggia con l'abolizione delle province, che non sono state abolite, ma ne sono state ridotte solo alcune funzioni, costringendo le province in una condizione che non permette loro nemmeno la sopravvivenza e mettendo a repentaglio quelle funzioni essenziali che le province, e le Città metropolitane ora, esercitavano. Sinistra Italiana voterà «no» alla fiducia al Governo Renzi perché le politiche seguite fino a oggi affossano le autonomie locali, indeboliscono i servizi sociali, rendono impossibili gli investimenti pubblici. Con Renzi continuano le politiche di austerità, di privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici, come ci dicono i provvedimenti della Ministra Madia, i tagli alla spesa sociale, mentre le spese militari non vengono ridotte, non vengono ridotti gli stanziamenti alle grandi opere, non vengono colpiti i privilegi. I soldi per gli investimenti pubblici non ci sono, ma per gli sgravi fiscali alle imprese si trovano e non producono molti investimenti. I soldi per il welfare sono ridotti al lumicino, poche briciole, ma le risorse per gli F35 ce ne sono, eccome. I soldi per le scuole paritarie private si trovano sempre, ma il DEF prevede una riduzione delle spese per l'istruzione in percentuale al PIL dal 3,7 al 3,5 nel 2020.
  Noi non voteremo la fiducia perché questo decreto-legge è l'ennesima conferma di un metodo di Governo che, anticipando la riforma costituzionale, umilia il Parlamento, imponendo una supremazia dell'Esecutivo e umilia il sistema delle autonomie locali, privandole della possibilità di intervento e di gestione dei servizi.
  Sinistra Italiana non voterà la fiducia a questo Governo perché continua in politiche fallimentari che non hanno dato sollievo al Paese, non hanno rilanciato l'economia, non hanno favorito il sostegno alla domanda e ai redditi. Quello che il Governo Renzi ha messo in fila in questi mesi è solo una sequela di spot elettorali, il dispiegamento di un'azione di marketing fatta di promesse e illusioni, di cui gli italiani si stanno sempre di più rendendo conto, un elenco di annunci senza costrutto e senza consistenza, pochi fatti spesso legati a un'esigenza elettorale e pubblicitaria.
  Sinistra Italiana non voterà la fiducia al Governo Renzi perché continua a fare cassa con gli enti locali, perché continua sulla strada dei tagli ai servizi pubblici e sociali, perché continua nella politica di contenimento degli interventi e degli investimenti pubblici che potrebbero dare un contributo importante a portare fuori dalla crisi il Paese.
  Sinistra Italiana non voterà la fiducia al Governo Renzi perché non vogliamo essere corresponsabili di scelte sbagliate, di politiche inconcludenti, di strategie fasulle.
  Abbiamo bisogno di politiche e di scelte diverse, fondate sul sostegno alle autonomie locali e alla loro capacità di intervento e di investimento. Abbiamo bisogno di ribaltare il paradigma dell'austerità e delle politiche di tagli e di privatizzazione. Abbiamo bisogno di un piano del lavoro, di una scelta a favore del welfare, che non è un costo, ma un investimento per i diritti, la coesione e la ripresa del Paese. Tutte cose che voi non volete e non potete fare, Pag. 13ed è per questo che vi negheremo la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà contro la fiducia e quindi contro il Governo Renzi, un Governo che si sta dimostrando in tutta la sua debolezza, nella sua difficoltà ad affrontare i problemi reali del Paese, a dare una scossa ad un'economia che non sembra riprendere e che non aggancia altri Paesi che danno segnali invece diversi in termini di crescita e di sviluppo. Un Governo che dimostra una totale inconsistenza per quelle che sono le sfide connesse ovviamente al sociale, ma più in generale anche a quelli che sono gli elementi per poter vedere una serena gestione, e non compromessa, come è accaduto fino ad oggi, con vari scandali, inchieste, per riuscire ad affrontare una sfida che il Paese sta cercando con difficoltà di portare avanti e allo stesso tempo per riuscire a immaginare un futuro nuovo per le nuove generazioni.
  È un «no» determinato rispetto a un percorso che consideriamo istituzionalmente arrogante e l'abbiamo detto più volte in Commissione. Riconosciamo al collega Misiani una condotta ineccepibile dal punto di vista delle relazioni e dei tentativi di sintesi; ci sono però alcuni aspetti che noi vogliamo ribadire, che ci portano a dire «no» a questa fiducia, perché a nostro modo di vedere le regole vengono forzate e vengono forzate su più piani. Io condivido la riflessione dell'onorevole Tabacci sul fatto che non si deve mettere in discussione l'attività della Ragioneria generale dello Stato che è preziosa, ovviamente, per riuscire ad avere dei testi che siano adeguati a quelle che sono le necessità della finanza pubblica e al rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
  Quello che non possiamo accettare, e che abbiamo contestato, non è tanto il ruolo della Ragioneria generale dello Stato, che lo ha sempre svolto in modo ineccepibile, ma è che la maggioranza e il Governo, oltre ad usare gli strumenti che vengono riconosciuti istituzionalmente come potenziali sia in termini legislativi, sia in termini regolamentari all'interno delle Aule parlamentari, abusino nei confronti dell'opposizione per quello che riguarda i criteri di ammissibilità. Ciò che è accaduto, colleghi, in Commissione, e che era già avvenuto più volte in altri provvedimenti, è che ci troviamo ad avere emendamenti dell'opposizione che banalmente vengono dichiarati inammissibili perché estranei al testo, dopodiché ci accorgiamo in corso d'opera che avviene quello che avevamo denunciato più volte ovvero che questo decreto è diventato eterogeneo. Si tratta di un decreto comunque caratterizzato da più norme che evidentemente non hanno a che fare nulla con quello che è il testo originale del provvedimento al nostro esame, che possono andare avanti perché sono di maggioranza oppure del Governo, e che in ogni momento possono essere presentate per il dibattito in corso, mentre quelle dell'opposizione vengono abbandonate per strada.
  Allora voi dovete giocare con gli strumenti che sono propri della maggioranza, ma, a maggior ragione, Presidente, l'opposizione deve essere tutelata anche nei criteri di ammissibilità. Noi abbiamo fatto ricorso due volte alla valutazione della Presidenza della Camera in merito a due questioni emendative, perché riteniamo che non ci siano le regole garantite. Il dibattito di ieri in cui abbiamo perso mezza giornata era scaturito esclusivamente da un'innovazione procedurale, cioè la voglia da parte della maggioranza di coinvolgere l'opposizione in merito a percorsi che prevedano la revisione addirittura, collega Tabacci, di emendamenti che sono stati riformulati e che dopo vengono dichiarati dalla Ragioneria non coperti con degli oneri finanziari. Si chiede all'opposizione di rivedere la propria posizione Pag. 14sull'emendamento e di dare un sostanziale via libera ad un testo che non tiene conto ovviamente della presenza di questi emendamenti. Come si può chiedere all'opposizione la responsabilità e anche la rinuncia ad esercitare il proprio ruolo ? Ci dispiace, noi a questo ci sottraiamo. Rivendichiamo le nostre prerogative in merito a quelle che sono evidentemente le esigenze di emendabilità, in merito a quelle che sono le modifiche che vogliamo proporre e che vogliamo poter discutere liberamente. Bocciatele in Commissione, non dichiarate inammissibilità forzate, per dopo ammettere testi che ritenete essere fondamentali comunque per le questioni legate al Paese.
  Quindi, c’è un problema di procedure. C’è un problema di metodo. C’è un problema di innovazione rispetto al passato: la Ragioneria interveniva sui decreti che prevedevano dei maxiemendamenti che avevano all'interno delle parti che comunque non erano coperte. Interveniva, venivano stralciate le parti, la questione finiva lì. Noi invece vogliamo tornare in Commissione e coinvolgere ancora una volta l'opposizione su questi percorsi. Noi diciamo «no» a questi metodi. E anche se il metodo fosse stato valido, cari colleghi della maggioranza, oggi non ci troveremmo a discutere sulla questione di fiducia. Se è vero che è stato svolto un buon lavoro, come è stato detto da chi mi ha preceduto, relativamente al miglioramento del testo, che motivo vi era per ricorrere alla posizione della questione di fiducia ? Il numero degli emendamenti ? Dà fastidio anche la quantità di emendamenti ? Non solo non si vuol discutere della qualità, con un atteggiamento responsabile, nel merito delle questioni poste, dà fastidio pure la quantità, perché c’è la necessità di approvare in fretta quello che è deciso fuori di qua. Noi ci sottraiamo a questo meccanismo e lo denunciamo, perché siamo andati sul merito delle questioni, esclusivamente sul merito. Vogliamo anche che per il futuro non ci sia sempre un percorso che preveda l'approvazione di alcuni emendamenti su cui convergiamo e che alla fine appaiono come emendamenti della maggioranza, perché non c’è correttezza di risposte istituzionali. Nella comunicazione esterna poi accade che la maggioranza si intesta il merito di qualsiasi attività emendativa proposta dall'opposizione, perché con i meccanismi di assorbimento ed altro e di riformulazione diventano emendamenti della maggioranza. Quindi avete la proprietà di iniziativa legislativa, conducente le dinamiche dei Regolamenti a vostro uso e consumo, volete l'opposizione disponibile a lavorare all'interno dei vostri meccanismi e delle vostre tempistiche previste e in più date la comunicazione in merito all'attività emendativa fatta dall'opposizione intestandovi il risultato. Beh, insomma, mi pare che questo sia un regime della comunicazione a cui noi vogliamo sottrarci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Lo diciamo con chiarezza, è una situazione veramente insostenibile.
  E allora è evidente che il «no» è un «no» a un metodo politico, è il «no» ad una situazione complessiva che noi vogliamo riportare, ovviamente, agli occhi dell'opinione pubblica e del Paese, ma è anche un «no» ad un testo, su cui evidentemente torneremo in sede di dichiarazione di voto in modo più compiuto, che è un testo eterogeneo e che dimostra anche una debolezza di visione complessiva. La debolezza di visione è legata, per esempio, al tema degli enti locali. Molti colleghi che mi hanno preceduto lo hanno ricordato: ma come, noi abbiamo approvato insieme, onorevole Misiani, un bel lavoro che riguarda le regole complessive della legge di bilancio, così come un decreto legislativo che riguarda più in generale i temi dell'armonizzazione contabile.
  Allora, da una parte, con il collega Brunetta, il mio presidente, si lavora per avere un percorso istituzionale di riforma che consenta di avere regole virtuose per gli enti locali, regole virtuose per il bilancio dello Stato, regole virtuose per la finanza pubblica, poi continuiamo a fare dei decreti che violano queste regole, che danno la possibilità di derogare agli obiettivi di finanza pubblica. Mi insegnavano i Pag. 15professori di contabilità pubblica che c’è sempre una cornice che riguarda complessivamente il lavoro del Governo e del Parlamento sugli obiettivi di finanza pubblica. Cioè, l'indebolimento progressivo e la deroga progressiva per necessità ed urgenza più o meno reali o costruite ad hoc sono degli elementi che indeboliscono questo percorso. E allora il risultato è: finanza pubblica messa in discussione, enti locali in ginocchio, un Paese che è in difficoltà che non ha regole certe, non riusciamo ad agganciare la ripresa, il sistema del credito è in difficoltà, è arrivato il momento, noi ci auguriamo, con il referendum di autunno, che questo Governo se ne vada a casa e si torni a dare voce agli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Grazie, Presidente. Eccoci qua a parlare di comuni, delle non province e delle regioni. Questo è l'atto finale e lo dobbiamo spiegare chiaramente. Dopo la giornata di oggi tramonta ogni speranza che i comuni possano tornare a fornire servizi essenziali ai cittadini. Avete creato una voragine talmente grande tra questo Palazzo e noi che stiamo fuori da qua, che non vi rendete conto del dramma che state creando.
  Oggi parliamo di quelle istituzioni che voi, per Costituzione, dovreste tutelare. Questo Governo si è insediato con in capo il sindaco d'Italia, ma invece di tutelare gli altri sindaci e tutti i cittadini italiani, li ha fregati tutti. In otto anni avete tolto ai cittadini 40 miliardi di servizi. Quando un cittadino vede nella sua città che va tutto male – la bolletta della luce aumenta, il tram non passa, non capisce come fare a pagare le tasse, il riscaldamento della scuola del figlio a settembre non parte – non sa dove sbattere la testa. E voi cosa rispondete ? Se foste sinceri, dovreste rispondere quello che rispondiamo noi, quando nelle piazze la gente ce lo chiede. Certo, voi state fuori, non state fuori, state nei teatri, state chiusi con le scorte fuori e, quindi, diviene difficile parlare con la gente, ma comunque dovreste rispondere. Dovreste rispondere così, dovreste dire che il Governo ha deciso, in nome del pareggio di bilancio, di tagliare incessantemente i soldi a tutti i comuni, sia quelli che hanno fatto bene, che non possono usare neanche gli avanzi, sia i comuni che sono al tracollo. Devono soffrire e avere paura tutti incondizionatamente, a meno che tu non sia Enzo Bianco o la provincia di Pesaro e quindi abbia la facoltà di alzare il telefono e chiedere un articolo ad hoc.
  Voi usate i comuni come bancomat, ritirate voti e dopo ritirate le promesse che fate. Con le regole che sapete benissimo che non reggono più, nessun comune può investire, neanche se il ritorno dell'investimento, la famosa leva finanziaria, fosse a livelli altissimi.
  Draghi lo dice continuamente: i Paesi che hanno un debito pubblico alto non possono fare investimenti. E allora via con il disastro nel quale avete portato l'Italia. Un'Italia nella quale i vostri enti locali vivono nella completa incertezza e nell'incertezza di riuscire ad accontentare i propri cittadini, dai piccoli servizi ai grandi servizi.
  Certo, una delle cose che voi non permettete neanche di fare con questa legge – per fortuna dove c’è il MoVimento 5 Stelle lo facciamo – è quella di abolire Equitalia, come promise un giorno con una strana battuta il Governo Renzi e il Presidente del Consiglio, noi non ci credevamo e oggi lo dimostrate.
  Quest'anno, a differenza degli altri anni, abbiamo incontrato ufficialmente ANCI, l'Associazione dei comuni italiani, che, come in ogni decreto, viene a dirci come la politica dovrebbe risolvere i problemi per i comuni. Io e la mia collega Giulia Grillo e alcuni colleghi della Commissione bilancio ci siamo trovati davanti a un vero e proprio piagnisteo da parte dei rappresentanti del PD. Fassino neanche si è presentato, Bianco voleva solo sapere se eravamo pronti a salvare la sua amata Catania e gli altri presenti erano intenti a Pag. 16discolparsi per ciò che non erano stati in grado di tutelare. Il nostro ragionamento con loro è stato molto chiaro: il PD con Renzi e poi Letta con Napolitano sono i responsabili di tutto questo.
  Venite dal MoVimento 5 Stelle a chiedere di aiutare il Governo a salvare i comuni, mentre li derubate con metodi da strozzini. I problemi dei comuni vanno risolti in modo definitivo, alla radice, e non con quattro emendamenti che fanno comodo solo agli amici della Ministra Boschi, sapendo già che il prossimo anno sarà peggio. La stessa Ministra che alza il telefono e dice di smetterla di chiedere incessantemente emendamenti, perché questi emendamenti non passeranno e sarà impossibile salvare i comuni che sono al tracollo.
  Voi siete abituati a mettere le cose sotto il tappeto e sopravvivere di mese in mese, solo per godere dei vostri privilegi. Chi oggi voi avete ridotto in una situazione di precariato, povertà e disperazione, ha più dignità di voi; sa che la mattina si deve rimboccare le maniche per trovare la soluzione alla situazione in cui è finito per colpa di uno Stato che non c’è, che non sa puntare i piedi in Europa, che si fa venire in mente le idee più strampalate per non risolvere i problemi e che fa vivere i cittadini nella paura. Le nostre semplici proposte, quelle del MoVimento 5 Stelle, oltre a risolvere i problemi che avete creato, ridanno speranza alla gente. Ditemi se vi sembra poco.
  Ma torniamo al cuore del problema, anzi dei problemi dei comuni che vanno risolti alla radice con un metodo definitivo, rinnegando innanzitutto, per noi, il pareggio di bilancio. Oggi obbligate i comuni ad aumentare le tasse per stare in equilibrio e l'articolo 1 di questo decreto dichiara il fallimento del pareggio di bilancio. Mettiamo delle regole subito, ma per cortesia intelligenti e non distruttive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Oggi siamo all'ennesima fiducia perché voi non vi fidate neanche della vostra maggioranza, perché, se votassimo oggi sul merito, il vostro Governo cadrebbe ora, se votassimo sul merito ! Chi pensate che vi dia ancora fiducia in questo Paese ? Manco De Benedetti ve ne da più, ed è tutto dire. Vedere i vostri teatrini messi in scena sulle nostre spalle, sulle spalle dei lavoratori, delle madri dei nostri figli, delle persone disabili, è veramente troppo e troppo nauseante. Noi ci si mette a lavorare con quel metodo calvinista che ci contraddistingue: tagliamo le consulenze dei vostri amici per farli diventare posti di lavoro, abbandoniamo Equitalia, creiamo delle misure sociali che tutta Europa vuole, che voi cambiate e usate nomi imitando l'unica vera riforma sociale che questo Paese necessita, ossia il reddito di cittadinanza, ridiamo vita e speranza a chi vive su questo Paese. Voi non sapete più cosa significhi amministrare una città e sentirsi libero e felice di camminare per strada, incontrare i cittadini, raccontare loro cosa si farà domani per migliorare la vita del prossimo. A voi non succede più, per voi le piazze sono blindate tra fischi e pomodori.
  Vedete, il nostro lavoro è stato quello che in questi tre anni vi abbiamo portato qui in Aula e che avrebbe permesso ai cittadini di non trovarsi in questa situazione. Presidente, io non voglio più sentire e vedere membri della maggioranza che si lamentano per situazioni che hanno creato. Abbiamo presentato pacchetti di soluzioni, portato mozioni a tutela dei comuni, appoggiati da molti sindaci, tranne dai vertici del PD e dall'ANCI. Siamo stanchi di voi ! Non accettiamo più questo atteggiamento, ma combattiamo contro di voi dalla parte dei cittadini. Qui va chiarito se siete incompetenti o complici: il MoVimento 5 Stelle vorrebbe propendere per l'incompetenza, ma crediamo, nella nostra pratica dei fatti, che siete davvero complici nel tradire la speranza e uccidere – soprattutto uccidere – la speranza dei cittadini italiani.
  Per questo motivo, il nostro voto è un «no» all'ennesima fiducia, convintamente dalla parte dei cittadini che voi vessate quotidianamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Carra. Ne ha facoltà.

  MARCO CARRA. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor sottosegretario, noi affrontiamo questo voto di fiducia al Governo su un importante provvedimento, che ha conosciuto dei sostanziali miglioramenti nel suo iter parlamentare. Il percorso è stato serio ed impegnativo e per queste ragioni mi sento di ringraziare il relatore, onorevole Antonio Misiani, e la Commissione bilancio per il lavoro fecondo che insieme hanno condotto. Un ringraziamento che estendo anche alle altre Commissioni che hanno affrontato aspetti specifici di questo provvedimento.
  I miglioramenti introdotti hanno, io credo, valorizzato il contributo offerto da tutti i gruppi parlamentari. Hanno valorizzato – e può apparire paradossale dirlo in questa circostanza, durante un voto di fiducia – il ruolo del Parlamento, sminuendo, in questo modo, il valore ed il significato politico della fiducia posta dal Governo. A tal proposito, è bene ricordare che sono stati presentati centinaia di emendamenti, circa mille, oltre 600 ammessi alla discussione, di questi più di cento accolti: emendamenti dei gruppi, del Governo, della Commissione. Lo ribadisco: questa è la dimostrazione evidente che il Parlamento può e deve svolgere un ruolo e, in questi giorni, lo abbiamo fatto su un tema cruciale per il rilancio economico e sociale del Paese e per la ricerca, la continua e costante ricerca di una piena affermazione dei diritti dei cittadini.
  Il tema, appunto, è il rapporto tra Stato ed autonomie locali. Quante volte ci siamo detti che la ripresa economica e sociale passa anche attraverso una rinnovata capacità degli enti locali di fare investimenti, di operare con maggiore tranquillità, avendo maggiori certezze sul personale, sugli strumenti finanziari ? Quante volte ci siamo detti che la qualità e anche la quantità di servizi erogati, il loro livello e il loro grado di efficienza possono rendere il nostro Paese più giusto e più equo ? Ebbene, io penso che con questo provvedimento facciamo un altro passo in avanti: altro che lamentele, come ci ricordano i colleghi del MoVimento 5 Stelle ! Noi abbiamo fatto un lavoro positivo, propositivo, ascoltando i cittadini, confrontandoci con i cittadini; noi siamo tra i cittadini, senza scorte: smettiamola di dire stupidaggini.
  Dopo le scelte contenute nella legge di stabilità in materia di sostegno agli enti locali, questo provvedimento può essere considerato, dal mio punto di vista, la giusta continuità. Se parliamo di risorse aggiuntive per le province – i 100 milioni per la manutenzione delle strade, i 48 milioni per il funzionamento delle funzioni fondamentali –, di sblocco del turnover nei piccoli comuni, del piano triennale straordinario di assunzioni negli asili nido e nelle scuole dell'infanzia; se parliamo di rideterminazione in positivo delle sanzioni per province e comuni che non hanno rispettato il Patto di stabilità o di aiuti ai comuni per estinguere anticipatamente i mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti, oppure se pensiamo al potenziamento dell'attività dei vigili del fuoco, con nuove assunzioni, nuove risorse per l'ammodernamento dei mezzi; se parliamo di rateizzazione dei debiti tributari, dello stop all'addizionale sui diritti di imbarco aeroportuali, dell'estensione dei soggetti beneficiari per l'indennizzo per i danni da particolari sindromi o dello stanziamento di 10 milioni per le vittime del disastro ferroviario di Andria e Corato e, ancora, dell'emendamento ponte sul tema delle concessioni demaniali, marittimi e lacustri, ebbene, se noi parliamo di tutto questo, parliamo di temi che toccano direttamente la vita dei cittadini, delle nostre famiglie e delle imprese.
  Ed ha fatto bene, dal mio punto di vista, la collega Bragantini a rilevare, durante la discussione sulle linee generali, la necessità di dar vita ad una nuova e concreta alleanza tra Stato ed enti locali. Siamo sulla buona strada: dopo gli anni dei tagli e dei vincoli, la tendenza si sta invertendo.
  Ebbene, prima di concludere, tocco due aspetti che mi stanno particolarmente a Pag. 18cuore. Anche in questo provvedimento, prevediamo norme importanti per proseguire l'opera di ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 2012: l'Emilia, il Veneto e la mia terra, il mantovano.
  Nel decreto era contenuta la proroga dal 30 giugno al 31 ottobre per l'avvio del pagamento delle tasse delle imprese terremotate con un nuovo e più lungo piano di rientro. Si tratta di ossigeno per le nostre imprese. A questo provvedimento, a questa norma, durante l'esame in Commissione, abbiamo aggiunto l'autorizzazione ad assumere personale con contratti flessibili in deroga alle normative per consentire alle regioni, alle prefetture e ai comuni, in particolare, agli uffici tecnici di continuare a dotarsi di personale aggiuntivo per sbrigare le pratiche per la ricostruzione di case e imprese. Norme per i cittadini.
  Il secondo tema che mi sta a cuore riguarda l'articolo 23, cioè il comparto agricolo e lo spazio rilevante che trova in questo decreto. D'altronde, parlando di territorio, l'agricoltura è strettamente legata al territorio. Sono tre gli ambiti di intervento estremamente significativi: settore suinicolo, settore cerealicolo e settore lattiero-caseario. Temi che non scaldano sicuramente i cuori, ma che, tuttavia, sono molto importanti per il nostro tessuto sociale ed economico.
  Ebbene, per il settore suinicolo abbiamo esteso una misura prevista nella legge di stabilità per il 2015, approvata nel 2014, che prevedeva e che prevede lo stanziamento di 108 milioni di euro per la ristrutturazione del debito delle imprese lattiero-casearie. Da questo momento, da quando cioè il decreto sarà definitivamente convertito in legge, la platea dei possibili beneficiari si estende agli allevatori di suini.
  Settore cerealicolo: qui è stato fatto un ottimo lavoro da parte della Commissione agricoltura in termini unitari. Abbiamo costituito un fondo di 10 milioni a sostegno delle imprese del comparto. Ieri, peraltro, si è tenuto il tavolo nazionale di filiera, guidato dal Ministro Martina, per definire un vero e proprio piano cerealicolo nazionale di sostegno alle imprese del settore.
  Latte. Nel decreto abbiamo stanziato, il Governo ha previsto 20 milioni: 10 milioni per sostenere i produttori di latte in ragione di una pianificazione produttiva e 10 milioni per la distribuzione di latte alle persone indigenti. Misure apprezzate dal comparto.
  A queste norme ne abbiamo aggiunte altre durante la discussione in Commissione, la più importante delle quali è la ridefinizione dei criteri di compensazione relativi al pagamento delle multe per il superamento delle quote latte. Stiamo parlando della campagna 2014-2015. Le multe dovute all'Unione europea – era un paradosso – sono pari a 30 milioni ed è quello che con questo decreto pagheranno effettivamente coloro che hanno sforato. Se non avessimo preso questa decisione, la cifra complessiva che si sarebbero accollati gli allevatori sarebbe stata di 100 milioni di euro, in base allo sforamento individuale – è un meccanismo molto tecnico – e in base alla «legge Zaia», la legge che prevedeva la costituzione di un fantomatico fondo. Noi facciamo risparmiare agli allevatori 70 milioni, garantendo equità su un tema come quello delle quote latte, per il quale ci siamo sempre battuti.
  Dopo gli anni – e mi avvio rapidamente alla conclusione – nei quali l'agricoltura è stata merce di scambio politico – cosa che ha prodotto i seri guasti con i quali ancora oggi abbiamo a che fare –, oggi, torna centrale nelle politiche del Governo e del Partito Democratico, offrendo una chiave di lettura dell'agricoltura nuova: non più o non solo un pezzo della nostra economia, ma un bene pubblico, un bene da tutelare, da preservare, da salvaguardare e da rilanciare. Abbiamo invertito la tendenza ed è anche per questa ragione che annuncio il nostro «sì», il nostro voto favorevole alla fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 19

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 10,15, la seduta sarà sospesa fino a tale ora.
  Procediamo all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio)

  La chiama avrà inizio dal deputato Cicchitto.
  Sospendo, dunque, la seduta fino alle ore 10,15. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,15.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 3926-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale inizierà la chiama.
  La chiama avrà inizio dal deputato Fabrizio Cicchitto.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel nuovo testo approvato dalla Commissione a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  509   
   Votanti  508   
   Astenuti  1    
   Maggioranza  255   
    Hanno votato  343    
    Hanno votato no  165    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Abrignani Ignazio
  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baradello Maurizio
  Barbanti SebastianoPag. 20
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Stella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catania Mario
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Cuomo Antonio
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alessandro Luca
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  Di Salvo TittiPag. 21
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  Lainati Giorgio
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minnucci EmilianoPag. 22
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mura Romina
  Murer Delia
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Palladino Giovanni
  Palma Giovanna
  Parisi Massimo
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piepoli Gaetano
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Paolo
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Scalfarotto Ivan
  Schirò Gea
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini WalterPag. 23
  Vezzali Maria Valentina
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanetti Enrico
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Agostinelli Donatella
  Airaudo Giorgio
  Alberti Ferdinando
  Allasia Stefano
  Altieri Trifone
  Attaguile Angelo
  Baroni Massimo Enrico
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghese Mario
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto Marco
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Busto Mirko
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castiello Giuseppina
  Catanoso Genoese Francesco
   detto Basilio Catanoso
  Centemero Elena
  Cesaro Luigi
  Chiarelli Gianfranco Giovanni
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Civati Giuseppe
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Costantino Celeste
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Dadone Fabiana
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  De Girolamo Nunzia
  Del Grosso Daniele
  Dell'Orco Michele
  Di Battista Alessandro
  Dieni Federica
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Di Stefano Manlio
  Duranti Donatella
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fassina Stefano
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Folino Vincenzo
  Fontana Gregorio
  Fraccaro Riccardo
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Fucci Benedetto Francesco
  Gagnarli Chiara
  Galli Carlo
  Gallinella Filippo
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Gullo Maria Tindara
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler FlorianPag. 24
  L'Abbate Giuseppe
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Lupo Loredana
  Maestri Andrea
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marcon Giulio
  Martelli Giovanna
  Marti Roberto
  Marzana Maria
  Melilla Gianni
  Merlo Ricardo Antonio
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Murgia Bruno
  Nastri Gaetano
  Nesci Dalila
  Pagano Alessandro
  Paglia Giovanni
  Palese Rocco
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Pastorino Luca
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Picchi Guglielmo
  Pili Mauro
  Pini Gianluca
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Piso Vincenzo
  Polidori Catia
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Scagliusi Emanuele
  Scotto Arturo
  Secco Dino
  Segoni Samuele
  Simonetti Roberto
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Totaro Achille
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaratti Filiberto
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Labriola Vincenza

  Sono in missione:

  Alfano Angelino
  Amici Sesa
  Artini Massimo
  Baldelli Simone
  Beni Paolo
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Bragantini Matteo
  Brambilla Michela Vittoria
  Businarolo Francesca
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Carnevali Elena
  Castelli Laura
  Cesaro Antimo
  Cirielli Edmondo
  Culotta Magda
  De Micheli Paola
  Di Maio Luigi
  Fedriga Massimiliano
  Ferrara Ciccio
  Formisano AnielloPag. 25
  Franceschini Dario
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  La Russa Ignazio
  Lotti Luca
  Orlando Andrea
  Palazzotto Erasmo
  Paris Valentina
  Polverini Renata
  Rossomando Anna
  Rughetti Angelo
  Scanu Gian Piero
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Velo Silvia

  Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3926-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3926-A/R).
  Avverto che gli ordini del giorno Paglia n. 9/3926-A/R/16 e Verini n. 9/3926-A/R/90 sono stati ritirati dai presentatori.
  Avverto, inoltre, che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Vezzali n. 9/3926-A/R/9.
  Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento i seguenti ordini del giorno in quanto del tutto estranei al contenuto del provvedimento: Cozzolino n. 9/3926-A/R/83 in materia di rimborsi concernenti l'IVA sulla tariffa di igiene ambientale nei confronti della società di gestione dei rifiuti della città di Venezia; Attaguile n. 9/3926-A/R/114 e Borghesi n. 9/3926-A/R/115 in materia di esubero di produzione del vino.
   Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, a questo punto invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Ciracì n. 9/3926-A/R/1 con riformulazione «a valutare l'opportunità»; il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Faenzi n. 9/3926-A/R/2 e Berlinghieri n. 9/3926-A/R/3. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Tullo n. 9/3926-A/R/4 con riformulazione «a valutare l'opportunità»; mentre il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Bargero n. 9/3926-A/R/5. Il Governo esprime parere favorevole sui seguenti ordini del giorno Nastri n. 9/3926-A/R/6 con riformulazione sopprimendo «in tempi rapidi»; Martella n. 9/3926-A/R/7 con riformulazione, nel senso di portare all'inizio del testo: «a valutare l'opportunità»; Rubinato n. 9/3926-A/R/8 con riformulazione «a valutare l'opportunità». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Vezzali n. 9/3926-A/R/9 (versione corretta), mentre esprime parere contrario sull'ordine del giorno Pili n. 9/3926-A/R/10. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Pastorelli n. 9/3926-A/R/11. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Battaglia n. 9/3926-A/R/12 purché sia riformulato sopprimendo «entro 60 giorni...». Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Burtone n. 9/3926-A/R/13, Arlotti n. 9/3926-A/R/14, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Zaratti n. 9/3926-A/R/15 con riformulazione «a valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Paglia n. 9/3926-A/R/16 è stato ritirato.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Benissimo. Il Governo esprime parere favorevole sui seguenti ordini del giorno Quaranta n. 9/3926-A/R/17, con riformulazione «a valutare l'opportunità», Fassina n. 9/3926-A/R/18, con riformulazione «a valutare l'opportunità», Marcon n. 9/3926-A/R/19, con riformulazione anticipando Pag. 26le parole «a valutare» subito dopo le parole «impegna il Governo». Il Governo esprime altresì parere favorevole sugli ordini del giorno Folino n. 9/3926-A/R/20, Melilla n. 9/3926-A/R/21, Scotto n. 9/3926-A/R/22 e Ricciati n. 9/3926-A/R/23. Il Governo esprime parere favorevole sui seguenti ordini del giorno Pannarale n. 9/3926-A/R/24, con riformulazione «a valutare l'opportunità», Romanini n. 9/3926-A/R/25, con riformulazione «a valutare l'opportunità», Paolo Rossi n. 9/3926-A/R/26, con riformulazione «a valutare l'opportunità», Gregorio Fontana n. 9/3926-A/R/27, con riformulazione «a valutare l'opportunità» e Plangger n. 9/3926-A/R/28, con riformulazione «a valutare l'opportunità».
  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/29 Taricco, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/30 Minardo, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/31 Causin, parere favorevole, con una riformulazione: all'inizio del secondo capoverso, invece che «ad ampliare», inserire «ed ampliare». Quindi, parere favorevole con questa correzione.
  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/32 Misuraca, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/33 Pizzolante, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/34 Cristian Iannuzzi, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/35 Artini, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/36 Matarrelli, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/37 Civati, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/38 Segoni, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/39 Pastorino, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/40 Cenni, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/41 Losacco, parere favorevole con la riformulazione «a valutare ogni iniziativa volta a»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/42 Piazzoni, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/43 Zan, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/44 Pilozzi, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/45 Ferrari, parere favorevole con la seguente riformulazione: togliere il secondo capoverso.
  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/46 Ventricelli, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/47 Borghi, parere favorevole con la seguente riformulazione: togliere il primo capoverso e scrivere «valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/48 Cominelli, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/49 Zardini, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/50 Valiante, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/51 De Menech, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/52 Mariani, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/53 Paola Bragantini, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/54 Castricone, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/55 Bossa, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/56 Carrescia, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/57 Baruffi, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/58 Rostellato, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/59 Miotto, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/60 Mognato, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/61 Cariello, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/62 Dell'Orco, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/63 De Lorenzis, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/64 Liuzzi, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità».
  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/65 Daga, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/66 Paolo Nicolò Romano, Pag. 27parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/67 Caso, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/68 Sorial, invito al ritiro; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/69 Silvia Giordano, parere contrario; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/70 Mantero, parere contrario; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/71 Di Vita, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/72 Grillo, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/73 Lorefice, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità» all'inizio di entrambi i capoversi; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/74 Colonnese, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/75 Gallinella, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/76 L'Abbate, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/77 Gagnarli, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/78 Massimiliano Bernini, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/79 Rampelli, parere favorevole.
  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/80 Parentela, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/81 Nesci, parere contrario; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/82 Marzana, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/83 Cozzolino, mi pare che ha detto che è inammissibile.

  PRESIDENTE. Sì, è inammissibile.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/84 Alberto Giorgetti, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/85 Bergamini, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità», fermandosi alla terzultima riga. In pratica, dopo «UE» mettiamo il punto.
  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/86 Russo, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/87 Melilli, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/88 Ginato, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/89 Sgambato, parere favorevole con la riformulazione «a valutare l'opportunità»; ordine del giorno n. 9/3926-A/R/90 Verini, parere favorevole.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno Verini è ritirato. Siamo all'ordine del giorno n. 9/3926-A/R/91 Cova.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/91 Cova vi è una riformulazione: «impegna il Governo a valorizzare le procedure di tracciabilità e i sistemi contabili già esistenti» eccetera eccetera, fino a «IGP»; dopo «IGP», «al fine di comunicare la sicurezza dei prodotti ottenuti nell'ambito dei regimi di qualità», e si cancella la parte successiva.
  Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/93 Marchetti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/94 Giovanni Sanna, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/95 Albanella...

  PRESIDENTE. Ha detto l'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/92 Mariano ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo scusa. Il parere è favorevole purché venga apportata una riformulazione: togliere «nel prossimo provvedimento».
  Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/93 Marchetti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/94 Giovanni Sanna, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/95 Albanella, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/96 Rotta, parere favorevole, purché venga apportata una riformulazione: togliere «nel primo provvedimento utile». Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/97 Carnevali, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/98 Picchi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/99 Bossi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-Pag. 28R/100 Fedriga, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/101 Grimoldi, parere favorevole, purché venga apportata una riformulazione: «valutare l'opportunità». Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/102 Giancarlo Giorgetti, parere favorevole, purché venga apportata una riformulazione: «valutare l'opportunità». Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/103 Guidesi, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/104 Caparini vi è un invito al ritiro. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/105 Simonetti, parere favorevole, purché venga apportata una riformulazione: «valutare l'opportunità». Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/106 Busin, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/107 Gianluca Pini, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/108 Castiello vi è un invito al ritiro. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/109 Invernizzi, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/110 Molteni, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/111 Saltamartini, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/112 Allasia, parere favorevole, purché sia apportata una riformulazione: «valutare l'opportunità». Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/113 Rondini, parere contrario.

  PRESIDENTE. Sta bene, gli altri due sono inammissibili.
  Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/1 Ciracì, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/2 Faenzi, parere favorevole e andiamo avanti. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/3 Berlinghieri, parere favorevole e andiamo avanti. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/4 Tullo, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/5 Bargero, ritirato. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/6 Nastri, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione... Sì. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/7 Martella, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione... Sì. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/8 Rubinato, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione... Vuole intervenire ? Prego, collega.

  SIMONETTA RUBINATO. Presidente, per dire che accettiamo tutte le riformulazioni, tranne che per l'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/59 Miotto, e non chiediamo di porre in votazione.

  PRESIDENTE. Quindi, ordine del giorno n. 9/3926-A-R/8 Rubinato, andiamo avanti, si accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/9 Vezzali (versione corretta), parere favorevole e andiamo avanti. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/10 Pili, parere contrario. Pili, prego.

  MAURO PILI. Presidente, trovo sorprendente che il Governo, che pure è distratto, abbia espresso un parere contrario su questo ordine del giorno, nonostante siano le stesse richieste che sono state avanzate non soltanto dal presidente della regione Sardegna, ma da tutte le comunità locali e che hanno avuto la rassicurazione dello stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: è evidente che il Governo vuole, sul tema delle low cost, continuare a tergiversare, a non assumere posizioni nette di fronte al disastro che si sta compiendo in diverse regioni, nella Sardegna in particolar modo. Aggiungo che la proposta di sospendere per soli quattro mesi le tasse, quindi l'addizionale, è assolutamente irrisoria e inutile, perché la campagna e la programmazione dei voli avviene a giugno per la stagione invernale: è evidente che stiamo andando verso un disastro totale, e di cui il Governo con questo parere contrario si sta assumendo tutta la responsabilità politica, e anche morale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Murgia. Ne ha facoltà.

  BRUNO MURGIA. Signor Presidente, giacché condivido le valutazioni di questo ordine del giorno, vorrei aggiungere la mia firma.

Pag. 29

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/10 Pili, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Cassano, Tacconi, Capone, Iori, Patriarca, Franco Bordo, Lenzi, Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  410   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  148    
    Hanno votato no  262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato De Rosa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole. La deputata Rocchi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/11 Pastorelli, parere favorevole, andiamo avanti. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/12 Battaglia, parere con riformulazione, si accetta. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/13 Burtone, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/14 Arlotti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/15 Zaratti, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione ? Sì. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/17 Quaranta, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione ? Sì. Ordine del giorno n. 9/3926-A-R/18 Fassina, favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione ? No. Quindi chiede di metterlo in votazione ? Sì. Vuole intervenire per dichiarazioni di voto ?
  Ne ha facoltà.

  STEFANO FASSINA. Presidente, non accettiamo la riformulazione di questo emendamento, perché è un punto straordinariamente importante per tanti, tantissimi, la stragrande maggioranza dei comuni: confermare oggi mutui a tassi di interesse con Cassa depositi e prestiti del 5 o 6 per cento è inaccettabile, e non capiamo le ragioni per cui il Governo ha dato parere negativo all'emendamento che avevamo presentato in Commissione bilancio durante l'iter di approvazione del decreto-legge. Chiediamo quindi ancora una volta di mettere in condizione i comuni di avere uno spazio finanziario minimo per agire. Il problema riguarda Roma, ma riguarda in generale tutti i comuni ! Andrebbe perseguita la strada indicata dall'ANCI: come è stato fatto qualche tempo fa con le regioni, è possibile ristrutturare i debiti dei comuni verso Cassa depositi e prestiti e recuperare centinaia di milioni ai bilanci comunali, oggi essenziali per affrontare innanzitutto quelle drammatiche sfide sociali che tutti i comuni hanno di fronte (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Presidente, ovviamente noi voteremo a favore di questo ordine del giorno. Anche noi, richiamando il Governo a un intervento specifico sull'argomento, avevamo presentato un emendamento al decreto durante la discussione in Commissione bilancio, ma riteniamo assolutamente insensata la posizione di chiusura su questo argomento. Infatti, è oggi insensato tenere la Cassa depositi e prestiti con rapporti con le realtà comunali con tassi che sono palesemente fuori mercato e che penalizzano in modo inaccettabile i bilanci dei comuni rispetto a tutte le iniziative che hanno una portata finanziaria molto più ridotta e che sono state richiamate all'interno di questo testo, che è stato evidentemente più volte discusso e celebrato come esito finale da parte della maggioranza. Riteniamo che anche sugli ordini del giorno e quindi su un impegno del Governo sia insensato mantenere una chiusura, quindi, anche da parte nostra, un invito a riflettere sull'argomento. Pag. 30Ribadiamo l'importanza della posizione e comunque voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, intervengo per sottoscrivere e condividere questo ordine del giorno, perché ci sarebbe un grande risparmio di risorse pubbliche nel contesto dei tassi di interesse fissati dalla Cassa depositi e prestiti. Peraltro, un provvedimento similare fu pure assunto anni fa, addirittura con l'obbligo per i comuni di procedere alla rinegoziazione. Penso che questa possa essere una strada utile per consentire un risparmio di risorse pubbliche a favore delle tasche dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, intervengo per sottoscrivere, a nome del gruppo della Lega Nord, l'ordine del giorno del collega Fassina.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, volevo soltanto chiarire la motivazione per la quale ho chiesto di inserire le parole «a valutare l'opportunità»: non perché ci sia dissenso sul contenuto, ma perché è chiaro che dietro questo impegno esiste un impegno finanziario conseguente, quindi era una forma di cautela come in tutti i casi nei quali c’è da prendere un impegno finanziario.
  Quindi, al di là delle posizioni politiche, inviterei a considerare questo fatto da parte dei proponenti, che non è un'obiezione al merito, che condividiamo e infatti l'abbiamo già cominciato a trattare anche nell'ultimo decreto, ma poiché è evidente che questo ordine del giorno prevede una copertura finanziaria. In questo senso, se vogliamo scrivere «a valutare le modalità», non ho obiezioni, perché il contenuto è condiviso. Si tratta soltanto di una cautela – lo dico soprattutto all'onorevole Fassina – legata al fatto che un impegno comporta una copertura finanziaria. Quindi, chiederei al proponente se ritiene di poter condividere questa impostazione e non tanto una reciproca contrarietà su un tema che invece è condiviso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Presidente, anche noi chiediamo di sottoscrivere questo ordine del giorno, che può favorire effettivamente i comuni in dissesto, quindi è importantissimo come linea di principio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pastorino. Ne ha facoltà.

  LUCA PASTORINO. Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/18 Fassina, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Sannicandro, Marazziti, Ravetto, Peluffo, Grassi, Paolo Bernini Gebhard.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  441   
   Votanti  438   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no  280.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).Pag. 31
  Ordine del giorno n. 9/3926-AR/19 Marcon: è accolta la riformulazione. Sugli ordini del giorno n. 9/3926-AR/20 Folino, n. 9/3926-AR/21 Melilla, n. 9/3926-AR/22 Scotto e n. 9/3926-AR/23 Ricciatti il parere è favorevole. Ordini del giorno n. 9/3926-AR/24 Pannarale, n. 9/3926-AR/25 Romanini, n. 9/3926-AR/26 Paolo Rossi, n. 9/3926-AR/27, Gregorio Fontana e n. 9/3926-AR/28 Plangger: si accettano le riformulazioni. Sugli ordini del giorno n. 9/3926-AR/29 Taricco e n. 9/3926-AR/30 Minardo il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-AR/31 Causin: è accolta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-AR/32 Misuraca il parere è favorevole. Andiamo avanti.
  Ordine del giorno n. 9/3926-AR/33 Pizzolante: prendo atto che non si accetta la riformulazione.
  Ha chiesto di parlare il collega Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Presidente, volevo interloquire con il sottosegretario Baretta rispetto...

  PRESIDENTE. Sottosegretario Baretta, c’è una richiesta da parte di un deputato rispetto all'ordine del giorno n. 9/3926-AR/33 Pizzolante... Prego, deputato.

  SERGIO PIZZOLANTE. Sì, volevo interloquire con il sottosegretario Beretta. Il tema è questo: la regione Puglia ha elevato gli oneri di urbanizzazione e alcuni comuni continuano ad applicare gli oneri precedenti. Rispetto a questa diversa interpretazione, tutti i comuni, o meglio ovunque, nelle province pugliesi, la responsabilità viene attribuita al consiglio comunale che applica oneri diversi da quelli stabiliti dalla regione, e soltanto in provincia di Lecce c’è un'iniziativa della Guardia di finanza che imputa questa responsabilità ai tecnici comunali.
  Allora, con l'ordine del giorno si chiede al Governo un impegno ad emanare un'interpretazione, nella forma che riterrà opportuna, rispetto alle competenze oggettive. Qui mi sembra che la formula «a valutare l'opportunità» non sia opportuna.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, trattandosi di una questione interpretativa, si può accogliere l'osservazione dell'onorevole Pizzolante, quindi il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Andiamo avanti. Ordine del giorno n. 9/3926-AR/34 Cristian Iannuzzi: parere favorevole. Ordini del giorno n. 9/3926-AR/35 Artini e n. 9/3926-AR/36 Matarrelli: si accettano le riformulazioni. Ordini del giorno n. 9/3926-AR/37 Civati e n. 9/3926-AR/38 Segoni: il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/3926-AR/39 Pastorino: chiedo se si accetta la riformulazione.

  LUCA PASTORINO. Signor Presidente, chiederei al sottosegretario Baretta, se mi sta ascoltando, di rivedere questa riformulazione, dal momento che il sottosegretario Baretta sa benissimo che questo è un problema assolutamente oggettivo: senza questa deroga – passatemi questo termine – all'equilibrio di bilancio, mandiamo in dissesto dei comuni che sono obbligati a bonificare le discariche. È già stato adottato in passato un provvedimento simile per opere di bonifiche ambientali conseguenti alle attività minerarie, credo che si debbano trovare le risorse e le coperture anche per salvaguardare questi comuni.
  In Commissione, l'emendamento che io ho proposto, ma che ha proposto anche il Partito Democratico, è stato bocciato per problemi di copertura finanziaria. Detto questo, però, l'impegno del Governo ci deve essere, quindi inserire la formula «valutare l'opportunità» quando c’è stata una fase di discussione che ha visto coinvolto il Governo e anche in interni favorevoli, mi pare molto riduttivo e di poca prospettiva, per dei comuni che vanno in dissesto. Ne cito due, in particolare in Liguria: ovvero il comune di Magliolo, in provincia di Savona, che ha accantonato risorse per 4 milioni di euro e non li può spendere; e il comune di Sestri Levante, Pag. 32che chiede di utilizzare l'avanzo di amministrazione tra le entrate per non sforare il saldo.
  Quindi, credo che, dato che la discussione – ripeto – c’è già stata, l'impegno del Governo deve essere secondo me maggiore rispetto a una formulazione del «valutare l'opportunità».

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Solo per chiarire in termini generali qual è il criterio. L'impegno del Governo ad affrontare il problema c’è; l'impegno del Governo, in questa sede, a impegnarsi a spendere, non siamo in grado di farlo a priori, perché il giorno dopo, giustamente, viene detto: vi siete impegnati ad una spesa. Quindi, tutto ciò che riguarda impegni di spesa, non impegni sui contenuti, ha bisogno di una cautela, questo è il problema. Quindi, io raccomando questa riflessione; sul fatto che bisogna affrontare il tema delle discariche, così come è stato, e poi riguarderà altre questioni, come quella di alcuni comuni che hanno avuto problemi di altro tipo, tutto ciò che riguarda affrontare il problema di sicuro, e cercare anche una soluzione al problema, ma prendere un impegno formale ad un impegno di spesa.
  Allora, la formula «a valutare l'opportunità» è inadeguata. Presidente, troveremo tutti insieme formule più adeguate di questa ambigua, però non potete chiedere al Governo che si impegni formalmente ad un impegno di spesa, perché, giustamente, il giorno dopo verrebbe richiesto l'impegno di spesa. Ad affrontare il problema siamo assolutamente d'accordo, e l'abbiamo già riconosciuto che è un problema che va affrontato. Questa è la questione delicata che abbiamo in queste situazioni; quindi, se è possibile, accogliere la formula «a valutare l'opportunità» o una formula che risponda al problema: è una differenza tra affrontare il problema e decidere oggi che c’è un impegno di spesa. Onorevole Pastorino, questo è il punto.

  PRESIDENTE. Pastorino ?

  LUCA PASTORINO. Ringrazio per la spiegazione. Se è vero che il Governo non vuole prendere questo impegno, è anche vero che non è più tempo di chiedere ai comuni di non fare le cose, soprattutto se le impone la legge.

  PRESIDENTE. Pastorino, mi dica solo sul parere, perché lei è già intervenuto.

  LUCA PASTORINO. Sul parere non sono d'accordo, non accetto questo tipo di riformulazione, in quanto attendevo un impegno...

  PRESIDENTE. Quindi lo mettiamo in votazione ?

  LUCA PASTORINO. E, quindi, lo mettiamo in votazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/39 Pastorino, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  443   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato  157    
    Hanno votato no  286.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Adesso dall'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/40 Cenni andiamo direttamente all'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/58 Rostellato, perché tutte le riformulazioni sono accolte o i pareri sono favorevoli, e quindi andiamo all'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/59 Miotto, su cui vi è parere favorevole con riformulazione. Chiede di intervenire la collega Miotto, prego.

Pag. 33

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Presidente, con questo ordine del giorno non impegniamo il Governo in nuove spese: si tratta semplicemente di restituire alle regioni gli importi che le case farmaceutiche debbono rimborsare perché si tratta di farmaci forniti oltre il budget concordato. Se non si rispetta il comma 23, che prevede che con questo fondo vengano rimborsate le regioni, si rischia che mezza Italia vada in piano di rientro, perché è un importo consistente, valutato attorno a un miliardo e 800 milioni. Allora, qui non è un problema di cassa, semplicemente; qui ci sono delle poste in bilancio, poste a credito nei rispettivi bilanci regionali. Attendono che arrivino queste risorse; se non arrivano, mettiamo a rischio i bilanci. E sono somme che vengono versate dalle industrie farmaceutiche, non dallo Stato, voglio ricordarlo. È una semplice partita di giro: questa partita di giro, purtroppo, sottosegretario, non si può che concludere entro l'anno in corso; altrimenti, ripeto, si mettono a rischio gli equilibri di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARCO RONDINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Per chiedere di poter aggiungere la firma mia e del gruppo della Lega all'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/59 Miotto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Presidente, sottoscriviamo anche noi questo ordine del giorno, perché è un tema che abbiamo affrontato anche in Commissione e sappiamo molto bene che il fatto di trascurare questa partita di giro significa mettere in difficoltà le regioni dal punto di vista dei bilanci, che quindi rischierebbero addirittura di saltare. Lo dico soprattutto nei confronti delle regioni virtuose, quelle che quindi hanno rispettato gli impegni previsti, ovviamente, gli obiettivi di convergenza e di risparmio del Governo, oltre a mantenere le prestazioni sostanzialmente immutate. Quindi, crediamo che questa sia una disattenzione gravissima rispetto ai bilanci delle regioni, perciò voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole Miotto, possiamo usare l'ultima frase che lei ha detto, cioè entro l'anno in corso, invece della data 20 novembre ? Benissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Va bene, a questo punto si accetta la riformulazione e andiamo avanti. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/60 Mognato parere favorevole, andiamo avanti. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/61 Cariello parere favorevole, andiamo avanti. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/62 Dell'Orco parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/63 De Lorenzis parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione ? Chiede di intervenire Dell'Orco, prego.

  MICHELE DELL'ORCO. Non accettiamo la riformulazione. Leggendo il testo di questo ordine del giorno, si prevede: «a provvedere tempestivamente all'adeguamento degli standard di sicurezza delle linee ferroviarie locali e regionali sugli standard nazionali». Voi volete modificarlo, dicendo: «a valutare l'ipotesi di provvedere alla sicurezza delle ferrovie», dopo quello che è successo in Puglia ? Ma stiamo scherzando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Già in questo provvedimento sugli enti locali, ricordo, c'era un fondo nazionale dove c'erano 75 milioni di euro che erano vincolati per la sicurezza dei trasporti, in particolare quella ferroviaria; voi avete svincolato questi fondi, che ora verranno usati dagli enti locali un po’ per tutto. Addirittura, in Commissione trasporti si era comunque Pag. 34trovata una convergenza per vincolare e tener vincolati quei 70 milioni sulla sicurezza, c’è stato un parere della Commissione trasporti e non avete cambiato un accidente in questo decreto. Ora ci aspettiamo che almeno su un ordine del giorno non vi impegniate «a valutare l'opportunità di», ma almeno lo approviate, per quel che serve un ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/63 De Lorenzis, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto Lavagno D'Agostino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  450   
   Votanti  449   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  157    
    Hanno votato no  292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Covello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/64 Liuzzi, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione, Liuzzi ? No, chiede di metterlo in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/64 Liuzzi, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, D'Agostino, Adornato, Giuliani, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  448   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/65 Daga parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/66 Paolo Nicolò Romano parere favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/67 Caso parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/68 Sorial invito al ritiro o parere contrario. Onorevole Grillo, prego.

  GIULIA GRILLO. Allora, abbiamo presentato questo emendamento perché il Partito Democratico ha avuto la faccia di scrivere un articolo che calza a pennello per il comune di Catania, che è amministrato da un sindaco del Partito Democratico, ossia Vincenzo Bianco. La sottoscritta ha interrogato il sottosegretario qui presente più volte per il Piano di riequilibrio finanziario del comune di Catania, su cui la Corte dei conti ha fatto dei rilievi pesantissimi, perché mancava tutta una serie di documenti, a partire dall'elenco dei debiti fuori bilancio, a partire dalla riconciliazione dei crediti e dei debiti delle partecipate, in particolare della Sidra. E voi cosa fate ? Siccome la Corte dei Conti ha fatto il suo lavoro, sottosegretario, e vi ha dato fastidio, il sindaco Bianco può continuare a fare finta che l'Amministrazione non stia facendo il suo dovere sotto la sua sindacatura. Voi cosa fate ? Fate un emendamento che depotenzia il lavoro della Corte dei conti come a dire «no, va bene, tutta a posto, anche se la Corte dei conti ha fatto questi rilievi non è successo niente, da questo momento in poi deroghiamo al controllo della Corte dei conti». Voglio vedere se questo l'avreste fatto se si parlava di un comune guidato da un sindaco del Movimento 5 Stelle. Qua, in quest'Aula, ci sono dei deputati di Catania che pur essendo cittadini catanesi, visto Pag. 35che tutti i cittadini catanesi dovranno pagare la rateizzazione dei debiti fatta dal comune di Catania, non hanno detto una parola su questo, di fronte a un articolo che è fatto apposta pro domo Vincenzo Bianco. Quindi le chiediamo, visto che avete avuto il buonsenso di dare parere favorevole al precedente ordine del giorno, di dare anche parere favorevole a questo ordine del giorno, perché è indegno derogare all'articolo 138.
  Voi non potete fare un testo unico degli enti locali e poi alzarvi la mattina e, per fare un favore ai vostri amici, derogare a quello che c’è scritto nella norma. Le norme ci sono e si rispettano, altrimenti dimostrate di governare veramente come dei quaquaraquà: derogate, prorogate, derogate, prorogate. Non è così che si governa un Paese, quindi la invito a cambiare il parere su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Onorevole, a parte le modalità con le quali si chiede di cambiare parere, ma queste sono legittime, ognuno usi quelle che ritiene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), la ragione per la quale è stato formulato l'invito al ritiro è perché, come lei sa bene, le premesse di entrambi gli ordini del giorno sono assolutamente uguali. Quindi, evidentemente, vuol dire che uno dei due appariva superfluo. Non ho nessuna obiezione ad accoglierlo, la verità è che io chiederei che si avesse rispetto anche per il Governo: se si fa un ordine del giorno diverso dall'altro vuol dire che si hanno motivazioni diverse. I due testi sono assolutamente uguali ! Ciò detto: parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/69 Silvia Giordano il parere è contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/69 Silvia Giordano, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni Di Lello, Caso, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  432   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  132    
    Hanno votato no  300.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/70 Mantero il parere è contrario.
  Ha chiesto di parlare il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. A me francamente sembra incomprensibile il parere del Governo su questo ordine del giorno, però, visto che il sottosegretario Baretta, quando non si parla di gioco di azzardo, è di manica larga, magari cambia idea anche su questo. Qui si parla dei farmaci del PHT che sarebbe il cosiddetto prontuario della distribuzione diretta, ovvero dei farmaci che vengono prescritti ai malati che vengono dimessi da un reparto, da un ospedale, per garantire la continuità della presa in carico e dell'assistenza del malato. Questi farmaci la regione può scegliere se farli distribuire direttamente dalle farmacie ospedaliere o Pag. 36dalle farmacie private. In questo secondo caso, ovviamente, c’è un aggravio dei costi perché le farmacie private hanno giustamente il loro onorario professionale che può variare da regione a regione, da ASL ad ASL.
  Noi abbiamo presentato alcuni emendamenti che sono stati bocciati in cui chiedevamo che la distribuzione tornasse ad essere esclusivamente diretta. In questo caso però facciamo una cosa molto più semplice che – ripeto – francamente mi sembra incomprensibile che non possa essere accettata, diciamo che la regione, l'ASL, possono continuare a scegliere la distribuzione diretta del farmaco tramite la farmacia ospedaliera oppure tramite la farmacia privata, ma chiediamo che, nel caso in cui si scelga la distribuzione tramite la farmacia privata, non ci sia un aggravio dei costi per il Servizio sanitario nazionale rispetto ai costi sostenuti dalla regione per la modalità di distribuzione che ha scelto.
  Cosa che peraltro è stata anche prescritta dall'AIFA in una determina del 2 novembre 2010, determina che non viene rispettata, siccome non è una legge dello Stato, ma è solo una determina. Noi abbiamo un esempio pratico della scelta per la distribuzione solamente diretta dei farmaci: c’è un'ASL, una piccola ASL, l'ASL 2 di Imperia, in cui si è scelta la sola distribuzione diretta e, nel solo anno 2015, si sono risparmiati 1.087.000 euro con questa scelta; in una sola ASL così piccola. Questa cifra non ce la siamo inventata, ma è stata certificata dalla Corte dei conti. Per il resto della regione Liguria l'aggravio dei costi per la scelta della distribuzione promiscua invece è stato di più di 6 milioni di euro. Quindi, con questo ordine del giorno, faremmo risparmiare al Servizio sanitario nazionale, puntando sulla distribuzione diretta, diversi milioni di euro. Io non riesco a capire per quale ragione ci sia un parere contrario, se il sottosegretario me lo spiega mi fa un favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/70 Mantero, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  La Marca, Stella Bianchi, Cuperlo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  452   
   Votanti  451   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  226   
    Hanno votato  112    
    Hanno votato no  339.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Sugli ordini del giorno n. 9/3926-A-R/71 Di Vita e n. 9/3926-A-R/72 Grillo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/73 Lorefice il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/74 Colonnese il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione.
  Sugli ordini del giorno n. 9/3926-A-R/75 Gallinella, n. 9/3926-A-R/76 L'Abbate e n. 9/3926-A-R/77 Gagnarli il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/78 Massimiliano Bernini il parere è favorevole con riformulazione, si accetta la riformulazione.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/79 Rampelli il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/80 Parentela il parere è favorevole con riformulazione.

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Quindi, non accetta la riformulazione ?

  PAOLO PARENTELA. Presidente, volevo semplicemente fare una domanda al Governo sulla motivazione che ha spinto Pag. 37appunto il Governo a riformulare l'impegno. Il fine era quello di superare questa crisi che sta colpendo l'intero comparto cerealicolo, ed è chiaro che con il nostro impegno noi intendiamo salvaguardare la salubrità del grano che importiamo dall'estero. Quindi, non capisco la ratio del Governo nel dire «a valutare la possibilità»; si vuole o non si vuole controllare il grano che importiamo nel nostro Paese ? Vorrei una risposta specifica del Governo grazie.

  PRESIDENTE. Quindi accetta la riformulazione ? Il Governo non è tenuto a intervenire, lei mi deve dire se l'accetta ? Sì, l'accetta.
  Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/81 Nesci.
  Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Quanto tempo ho, Presidente ?

  PRESIDENTE. Cinque minuti.

  DALILA NESCI. Questo è un ordine del giorno che è frutto della situazione attuale.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, collega, ma ricordo sempre a tutti che c’è un'intesa a chiudere l'esame degli ordini del giorno per le 13.

  DALILA NESCI. Dicevo che questo ordine del giorno è il frutto del fallimento della «legge Delrio», del Patto di stabilità, di tutti i vari cappio al collo dei cittadini che avete messo tramite questi criteri irrazionali dettati dal sistema dell'euro, dal fiscal compact, e da tutta diciamo la costrizione dello stare dentro parametri europei assurdi che nessuna rappresentante italiano in Europa ha mai contestato in maniera seria e cercato di modificare. Io ricordo che ci sono province di questo Paese che non riescono più a esercitare le funzioni fondamentali che gli sono state assegnate, che non riescono più ad erogare servizi ai cittadini. Parliamo di servizi essenziali di scuole e di strade. Allora la scelta, ovviamente politica, di abolizione delle province è il nostro programma elettorale, noi nemmeno ci candidiamo dentro gli enti della provincia proprio per coerenza rispetto a questa scelta. Ma la vostra politica partitica clientelare di questi anni ha portato anche alla costituzione di quest'ente, anche all'assunzione a volte non trasparente di questi dipendenti, perché ne sono entrati con concorsi pubblici, ne sono entrati in maniera diversa, ad ogni modo oggi abbiamo enti che si riferiscono a territori anche martoriati, come quelli del sud. Io parlo della mia provincia, che è la provincia di Vibo Valentia, che conosco bene, una regione disastrata, martoriata dalla ’ndrangheta e da tutta una depressione economica che, ovviamente, sfalda le famiglie e che ha creato emigrazione. Io ricordo che a capo di questa provincia c’è il Presidente Niglia, che dovrebbe andare a casa per il solo motivo che è indagato dalla DDA di Catanzaro per concorso esterno in associazione mafiosa, è un politico ovviamente latitante nella sua provincia, perché non risponde più all'esigenza di quest'ente, è un personaggio che si è dimostrato irresponsabile, che non riesce più ad interloquire sui problemi importanti di quest'ente e nel frattempo ci sono anche, dipendenti e le loro famiglie allo sbando.
  Noi ci siamo preoccupati di fare una proposta che sostenga questa situazione di depressione economica di province come la mia, di altre che in questo momento o in futuro non saranno in grado di adempiere alle loro funzioni perché, tramite la legge Delrio, in realtà non tutte le regioni sono state in grado di avocare a sé le funzioni fondamentali. Quindi abbiamo fatto una proposta: sospendere il pagamento delle rate dei mutui che questi enti hanno con alcune banche, per quest'anno e per il 2017, proprio per dare respiro a questa situazione nella vostra incapacità politico-partitica di questi anni. Ricordo, infatti, che ci sono state situazioni particolari proprio nella provincia di Vibo Valentia, se lo ricorderà meglio di me il deputato Censore, in momenti storici particolari (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

Pag. 38

  PRESIDENTE. Colleghi... colleghi...

  DALILA NESCI. ...perché della Calabria non vi ricordate solo quando venite in vacanza, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  DALILA NESCI. Quindi, ricordatevene tutto l'anno e in ogni momento, quando scrivete i vostri provvedimenti, quando fate le vostre promesse elettorali, ma ovviamente avete già perso la fiducia di tanti cittadini e noi siamo qui dentro e siamo la loro voce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Grazie, Presidente. Io intervengo adesso, nonostante io sia firmataria dell'ordine del giorno successivo, che verte sulla stessa materia...

  PRESIDENTE. No, no, se lei interviene...

  MARIA MARZANA. ...adesso, non intervengo dopo perché accetto la riformulazione, se pur blanda, molto blanda, del Governo...

  PRESIDENTE. E allora, se accetta la riformulazione...

  MARIA MARZANA. Però, mi permetta, comunque, di sostenere la questione che poneva la collega Nesci. Infatti, il mio ordine del giorno verte sulla stessa materia perché, appunto, prendiamo atto della situazione in cui si trovano le province, quindi questo livello di amministrazione...

  PRESIDENTE. Collega Marzana, mi scusi, lei non può intervenire su un ordine del giorno, citando il suo ordine del giorno successivo, perché se accetta la riformulazione non può fare l'intervento sul suo, quindi o sta intervenendo sull'ordine del giorno Nesci e sulla materia dell'ordine del giorno Nesci, ma non sul suo citandolo perché sinceramente mi sembra...

  MARIA MARZANA. Sì, io sto intervenendo sull'ordine del giorno Nesci... l'ho appena citata, la collega, sto intervenendo sull'ordine del giorno in questione, Nesci n. 9/3926/A-R/81.

  PRESIDENTE. Prego.

  MARIA MARZANA. Dicevo che noi stiamo ascoltando la richiesta dei territori, stiamo ascoltando la richiesta dei lavoratori, la richiesta dei cittadini che si ritrovano a vivere continuamente disagi perché le province non riescono ad assicurare i servizi essenziali. E quando parliamo di servizi essenziali delle province, parliamo di edilizia scolastica delle scuole superiori, così come di servizi che vengono erogati all'interno delle scuole superiori, parliamo della viabilità, parliamo di assistenza: tutti aspetti necessari che consentono ai cittadini di vivere dignitosamente nei propri territori.
  A questo si aggiunge pure il disagio vissuto dai lavoratori, che, comunque, checché se ne dica, nonostante la riforma che sta intervenendo sugli enti locali, e quindi sulla riorganizzazione delle funzioni e del personale, ancora questi enti comunque continuano a lavorare e a prestare il proprio servizio, per cui vanno retribuite le funzioni che appunto vengono svolte all'interno di questi enti.
  Ora, ripeto, noi stiamo ascoltando questa richiesta che è stata rivolta anche agli altri gruppi politici, personalmente ho partecipato a diverse convocazioni che si sono tenute nella provincia di Siracusa dove erano presenti anche colleghi della maggioranza, del territorio, che, nonostante siano complici, e altri colleghi pure direttamente responsabili, non stanno facendo nulla comunque per risolvere i problemi del proprio territorio, perché loro ci vivono pure in quei territori ! Noi abbiamo provato a risolvere la situazione attraverso degli emendamenti, poi il Governo ha posto la fiducia e adesso siamo qui a Pag. 39chiedere degli ordini del giorno, degli impegni, che siano veramente efficaci e invece non stiamo ricevendo delle risposte in tal senso.
  Quello che, invece, stiamo vedendo da parte del Governo e della maggioranza è un comportamento menefreghista, quando invece i cittadini meritano ben altro comportamento, e quindi noi pensiamo che ci troviamo in una situazione assurda, dove cerchiamo di porre rimedio ai vostri disastri e dobbiamo pure insistere per poter (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi... colleghi... questo modo di fare non è assolutamente accettabile, la collega Marzana sta intervenendo. Prego.

  MARIA MARZANA. Dicevo, ci ritroviamo a porre rimedio ai vostri disastri e dobbiamo pure insistere per ottenere l'approvazione degli atti che sono finalizzati a risolvere la questione. Vi ringrazio per la cura che avete nei confronti dei rappresentanti dei cittadini e dei cittadini che vi ascoltano sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Censore. Ne ha facoltà.

  BRUNO CENSORE. Grazie, Presidente. Telegraficamente, per ricordare al MoVimento 5 Stelle che loro erano per l'abolizione delle province. E nello specifico alla collega Nesci vorrei dire che per la provincia di Vibo, in questo provvedimento, c’è un emendamento, assorbito nel testo, che ho proposto io, concertato col Governo, che va ad aiutare non solo i disagi della provincia di Vibo, ma di tutte le altre province italiane e quindi è un aiuto concreto.
  Oltre a questo, all'articolo 7, ci sono stati altri emendamenti fatti propri dal relatore, che vanno nella direzione di aiutare ancora di più i lavoratori delle province e quindi da parte del Partito Democratico ci sono fatti e non demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, al netto della schizofrenia di chi dice le cose di un certo tipo fuori e poi qua ne fa sistematicamente altre, come ha già fatto rilevare il collega del PD, lei prima ha citato un accordo fra i gruppi per chiudere all'una. Le chiedo cortesemente se di questo accordo faceva parte anche il gruppo del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Se c’è un accordo tra i gruppi, c’è un accordo tra tutti i gruppi, come ben sa.

  GIANLUCA PINI. No, le chiedo una conferma, perché o non c’è accordo oppure qualcuno fa parte di un gruppo extraparlamentare a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/81 Nesci, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Carra, Gigli, Palma. Ci siamo ? Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  444   
   Votanti  442   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato   95    
    Hanno votato no  347.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 40

  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione dell'ordine del giorno Marzana n. 9/3926-A-R/82.
  L'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/83 Cozzolino è inammissibile.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/84 Alberto Giorgetti, su cui c’è il parere favorevole del Governo.
  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3926-A-R/85 Bergamini, su cui c’è un parere favorevole con riformulazione. Il collega Giorgetti chiede di intervenire ?

  ALBERTO GIORGETTI. Sì, Presidente, rapidamente...

  PRESIDENTE. Giorgetti, lei è già intervenuto due volte, quindi non...

  ALBERTO GIORGETTI. No, no, ma io dico solo questo: non accettiamo la riformulazione e chiedo di poter consegnare la dichiarazione di voto scritta...

  PRESIDENTE. No, non lo può fare perché lei è già intervenuto due volte, quindi non può neanche consegnare una dichiarazione...

  ALBERTO GIORGETTI. Pazienza ! Votiamo !

  PRESIDENTE. Ho capito bene ? Voi non accettate nessuna riformulazione ?

  ALBERTO GIORGETTI. No, votiamo !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Ove occorra presento io questa dichiarazione a nome del gruppo di Forza Italia per giustificare...

  PRESIDENTE. No, a nome suo soltanto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. A nome mio personale.

  PRESIDENTE. Deposita quel testo ?

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Deposito il testo ad attestazione delle ragioni che comportano la non accettazione della riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. È autorizzato.
  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/85 Bergamini, favorevole con riformulazione. La riformulazione non è accettata, quindi si mette in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bergamini n. 9/3926-A/R/85, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  448   
   Votanti  378   
   Astenuti   70   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no  288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Falcone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/86 Russo, favorevole. Dall'ordine del giorno Melilli n. 9/3926-A/R/87 fino all'ordine del giorno Carnevali n. 9/3926-A/R/97 le riformulazioni si intendono tutte accettate e sugli altri ordini del giorno il parere è favorevole. Quindi ordine del giorno Picchi n. 9/3926-A/R/98, favorevole; Bossi n. 9/3926-A/R/99, favorevole; Fedriga n. 9/3926-A/R/100, favorevole; Grimoldi n. 9/3926-A/R/101, favorevole con riformulazione: la riformulazione è accettata. Giancarlo Giorgetti n. 9/3926-A/R/102, favorevole con riformulazione: la riformulazione è accettata. Guidesi n. 9/3926-A/R/103, favorevole; Caparini n. 9/3926-A/R/104, invito al Pag. 41ritiro o parere contrario. Si pone in votazione ? Il deputato Caparini chiede di intervenire. Prego.

  DAVIDE CAPARINI. Per l'ennesima volta si chiede agli enti locali di tagliare mentre lo Stato si ingrassa con i soldi dei cittadini. Noi chiediamo, invece, per una volta che sia lo Stato a dare un esempio tagliando le tanto inutili prefetture.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/3926-A/R/104.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan... abbiamo ancora problemi col dispositivo di Zan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  440   
   Votanti  424   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no  374.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Ordine del giorno Simonetti n. 9/3926-A/R/105, favorevole con riformulazione: la riformulazione si accetta. Busin n. 9/3926-A/R/106, favorevole; Gianluca Pini n. 9/3926-A/R/107, favorevole; Castiello n. 9/3926-A/R/108, invito al ritiro o parere contrario. Si chiede di metterlo in votazione ? Sì.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Castiello n. 9/3926-A/R/108.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colaninno... Tancredi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato   76    
    Hanno votato no  350.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ordine del giorno Invernizzi n. 9/3926-A/R/109, parere contrario. Si chiede di metterlo in votazione ? Sì.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3926-A/R/109.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Simoni... D'Ambrosio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  428   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato   55    
    Hanno votato no  373.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A/R/110 Molteni, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Gandolfi, Colonnese, Sandra Savino, Rotta, Simoni...Pag. 42
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  426   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato   52    
    Hanno votato no  374.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3926-A/R/111 Saltamartini, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Totaro, Palese, D'Agostino, Spadoni, Chimienti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  361   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   50    
    Hanno votato no  311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/112 Allasia, favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/3926-A/R/113 Rondini, parere contrario. Prego, Rondini.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Semplicemente per chiedere al Governo se può rivedere il parere dato al nostro ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Le propongo una riformulazione: «a garantire che le risorse connesse all'attuazione delle procedure di cui all'articolo 21 siano integralmente trasferite al fondo di cui al comma 23 dello stesso articolo al perfezionamento delle procedure payback».

  PRESIDENTE. Accetta ? Ha accettato.
  Si è così concluso l'esame degli ordini del giorno.
  Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 13,30 per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, a cui seguirà la votazione finale.
  La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 13,30.

  La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 13,40.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amoddio, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Boschi, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Carbone, Casero, Castiglione, Catania, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Menech, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Garofani, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Vignali e Zanetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 43
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3926-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, il provvedimento che voteremo tra poco è un provvedimento importante: in esso vi sono questioni che riguardano specificatamente gli enti locali e che mettono in sicurezza alcune problematiche che abbiamo vissuto negli anni passati. Voglio sottolineare la questione del patto di stabilità, i problemi che riguardano i debiti della pubblica amministrazione, le questioni che riguardano il personale: è un fatto positivo che per i piccoli comuni – e mi riferisco a quelli non superiori ai 10 mila abitanti – si è passati da un 25 per cento al 75 per cento per quanto riguarda il turnover.
  In esso vi sono anche questioni inerenti alle scuole secondarie ed ai problemi che riguardano gli asili nido; vi sono anche questioni importanti per quanto attiene alle discariche abusive, e alla questione delle acque. Però mi consenta, signora Presidente, vorrei ringraziare sia il relatore, sia il presidente della Commissione bilancio, nonché tutti i membri, per la capacità di governare una mini-legge di stabilità.
  Vede, signora Presidente, io credo che non sia possibile che durante la discussione di un provvedimento così importante, il Governo inserisca sistematicamente degli emendamenti: emendamenti che vanno a stravolgere poi il senso complessivo del provvedimento in atto. E vorrei fare un esempio per tentare di spiegare questa mia osservazione: certo, vi è stato un intervento chiaro, significativo su ciò che riguarda il sistema lattiero-caseario, e nello stesso è stato inserito un emendamento del Governo che parlava in modo così strano di un problema serio, importante, e cioè della filiera cerealicola. Io credo che tali questioni non possano più essere accettate, e penso che il presidente Boccia, a cui è andato ovviamente il mio ringraziamento, nel prossimo futuro debba prendere atto e assumere anche con fermezza quegli emendamenti che stravolgono una condizione più importante di un sistema agricolo che credo sia vitale per la nostra economia.
  Va bene, va benissimo anche quello che è stato inserito in questo provvedimento per ciò che riguarda i famosi 10 milioni alle vittime del disastro ferroviario; ma io credo che sarebbe stato più importante e necessario ragionare e discutere della sicurezza del sistema ferroviario di concessione regionale.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LELLO DI GIOIA. Io dico: perché non è stato inserito in questo provvedimento – e lo si poteva fare ! – la questione della sicurezza, facendo in modo soprattutto che le ferrovie in concessione avessero l'obbligo, e dico l'obbligo e lo sottolineo, di inserire anche sui binari il sistema di sicurezza ? Io credo che ciò sia importante, e si debba ribadire con forza per evitare che qui dobbiamo commemorare altre vittime, altre stragi sulle ruote ferrate.
  Concludo, signora Presidente, ricordando quello che ha detto il vescovo di Andria e Barletta: «Il Mezzogiorno d'Italia, la regione Puglia non può essere una realtà limitrofa alla nostra nazione: bisogna intervenire per fare in modo che diventi centrale per lo sviluppo del nostro Paese».

Pag. 44

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Oreste Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la conversione in legge del decreto-legge in esame rappresenta un passaggio importante nell'opera di riassestamento dei conti pubblici, e in particolare degli enti locali: in questo settore gli sprechi di risorse pubbliche hanno prodotto danni ingenti, ostacolando la ripresa e lo sviluppo di molti territori. È chiaro però che non si può solo tagliare: le realtà istituzionali virtuose, che utilizzano in modo intelligente il denaro pubblico, devono essere sostenute mettendole in condizione di perseguire al meglio le proprie finalità. Non solo: i vincoli di bilancio degli enti locali devono essere ripensati, anche rispetto ad amministrazioni in gravi difficoltà finanziarie; accanirsi su tali realtà con sanzioni ed ulteriori limiti finanziari non produce infatti alcuna utilità.
  Ebbene, il decreto-legge, oltre a prevedere misure strettamente legate ad alcune calamità naturali a noi tristemente note, cerca proprio di ristabilire un ragionevole equilibrio nella gestione delle risorse finanziarie degli enti territoriali: un percorso più volte invocato da noi socialisti. Vanno dunque salutate con favore alcune specifiche disposizioni, come la riduzione delle sanzioni per quelle province e regioni che nel 2015 non avevano rispettato le disposizioni del patto di stabilità interno, o le anticipazioni di liquidità a favore degli enti dissestati finalizzate al risanamento dei loro debiti pregressi. Segnalo inoltre che attraverso un proficuo lavoro in Commissione si è riusciti ad allentare anche il blocco del turnover del personale per quei comuni di piccole e medie dimensioni che non sono sottoposti al patto di stabilità interno, e che hanno una dotazione di personale esigua: un risultato importante, che può certamente aiutare la ripresa.
  Infine mi preme richiamare la vostra attenzione sulle importanti misure riguardanti i comparti cerealicolo e lattiero-caseario, settori in crisi dove è urgente una migliore pianificazione dell'offerta e della produzione. Il provvedimento prevede infatti l'istituzione di un fondo di 10 milioni per il miglioramento della qualità e della competitività delle imprese appartenenti al comparto cerealicolo e delle misure di sostegno per quelle aziende lattiero-casearie che hanno stipulato accordi volti alla limitazione della produzione e il rifinanziamento del fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, al fine di acquistare latte e prodotti italiani.
  Appare chiaro, dunque, che ci troviamo di fronte ad un complesso di misure estremamente importanti ed urgenti, meritevoli senz'altro di essere approvate. Esprimo quindi il voto favorevole della componente socialista al presente disegno di legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giuseppe Galati. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE GALATI. Presidente, il decreto-legge in oggetto reca un articolato intervento in diversi settori di interesse per gli enti territoriali: dal Patto di stabilità interno al fondo di solidarietà comunale al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. In particolare, il provvedimento interviene con disposizioni per favorire il comune de L'Aquila, a seguito del sisma del 2009, nonché l'istituzione di un fondo destinato ai comuni che si trovano a dover sostenere spese inerenti a sentenze esecutive di risarcimento che derivano da calamità naturali. Su questo punto, noi di ALA ci siamo spesi affinché passasse proprio il principio secondo il quale un piccolo comune, non potendo usufruire di risorse straordinarie in un momento di necessità come quello dovuto alle conseguenze di calamità naturali, debba comunque avere la possibilità di chiudere il bilancio senza dover sforare i parametri imposti dalla legge.
  Per questo vediamo con favore la conversione del decreto, che, seppur eterogeneo su alcuni ambiti, dà risposte concrete a questioni sostanziali che riguardano Pag. 45vari aspetti del nostro territorio. Pensiamo, ad esempio, al differimento del pagamento della rata dei finanziamenti agevolati accordati ai soggetti danneggiati dal sisma del maggio 2012 in Emilia, Lombardia e Veneto; e anche l'attenzione sulla presa di coscienza da parte del Governo per quanto riguarda l'annosa questione riguardante le disposizioni relative all'indennizzo delle vittime dell'alluvione di Sarno del 1998. È un segnale importante, perché lo Stato non dimentica, ed è presente proprio in quei territori dove la sua partecipazione a volte viene messa in discussione; così come non possiamo non riconoscere anche il recepimento di alcuni emendamenti portati all'impianto originario, non ultimo quello relativo al disastro ferroviario di Andria-Corato.
  Resta da evidenziare, tuttavia, che, come più volte è avvenuto nel corso di questa legislatura, la posizione della questione di fiducia da parte del Governo, seppure finalizzata – immaginiamo – al rispetto delle scadenze del provvedimento e al contrasto di forme di ostruzionismo, certo non favorisce in alcuni casi la formazione di una legislazione di qualità. Restano infatti alcuni punti che necessitano di una realizzazione. Mi riferisco, in particolare, ad alcuni tecnicismi relativi alla salvaguardia e alla stabilità finanziaria di enti, in particolare di piccoli comuni, sottoposti al piano di riequilibrio finanziario. È una situazione proprio segnalatami da un sindaco di un piccolo comune calabrese, che probabilmente, però, interessa una pluralità di enti che stanno già attuando un piano di riequilibrio finanziario approvato dalla Corte dei conti ma che non si trovano nella condizione di procedere al pagamento dei debiti fuori bilancio, poiché impossibilitati a procedere alla contrazione di un mutuo con la Cassa depositi e prestiti, in quanto, secondo una circolare interna della stessa Cassa depositi e prestiti, gli stessi debiti avrebbero dovuto essere stati contratti nell'anno in cui è intervenuto il relativo riconoscimento del piano di riequilibrio finanziario da parte della magistratura contabile della Corte dei conti.
  Si tratta di misure di raccordo, di armonizzazione nell'ambito del sistema della finanza locale, ma è una necessità per ripianare situazioni paradossali. La nostra componente, ALA, sosterrà in Senato queste prospettive di miglioramento con alcuni emendamenti, sperando che questo possa incontrare l'attenzione del Governo. A fronte di tutte queste considerazioni, noi di ALA non vogliamo far mancare comunque il sostegno alle misure importanti che ci sono e che danno risposte serie a problemi che sul territorio poi hanno una ricaduta socio-economica importante. Per queste ragioni, esprimiamo il nostro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca Pastorino. Ne ha facoltà.

  LUCA PASTORINO. Signora Presidente, siamo qui a commentare gli esiti di questo provvedimento; provvedimento che aveva in sé tante aspettative da parte degli enti locali, martoriati da anni dal momento che le politiche destinate appunto agli stessi hanno fatto di tutto e di più per complicare la vita a persone che vivono il loro territorio e la loro esperienza come una missione per i loro cittadini.
  Per cui, questo è un provvedimento che alla vigilia doveva essere un elemento di rassicurazione, che desse la possibilità di operare con più tranquillità, con più calma e con più prospettiva per gli enti locali, ma così non è stato.
  All'interno di questo provvedimento abbiamo applaudito l'inserimento degli indennizzi per le famiglie delle vittime del disastro di Andria e Corato; questo sì, però, per quanto riguarda la parte degli enti locali, abbiamo assistito, anche durante i lavori della Commissione, come ad un'impotenza della politica nei confronti della Ragioneria dello Stato, di conti che soffocano anche l'iter della Commissione stessa e del nostro lavoro qui dentro. E quando la politica abdica sempre, capirete Pag. 46che poi gli amministratori locali, sul territorio, ci chiedono cosa stiamo a fare qui. Infatti, l'obiettivo deve essere uno, secondo me: mettere il cittadino al centro dei servizi che devi dare e mettere soprattutto gli amministratori nella condizione di poterlo fare.
  Questa situazione finanziaria attuale dei comuni, delle città metropolitane e delle province, come dicevo, sconta gli effetti derivanti da precedenti manovre, da continui cambiamenti delle norme finanziare, contabili, dalla molteplicità di vincoli e obblighi che gravano sull'organizzazione e sulla gestione dei comuni. Quindi, si chiedeva di adottare misure essenziali per la stabilità e l'attività dei comuni, delle province, delle città metropolitane, invece la conversione di questo decreto non ha risolto questioni cruciali per la vita degli enti locali, nella maniera più assoluta. Potrei fare tanti esempi. Anche in termini di semplificazioni, è stato fatto veramente poco. Ad esempio, chiedevamo misure di semplificazione delle procedure burocratiche connesse al nuovo sistema di contabilità entrato in vigore nel 2015, in particolare per i piccoli e medi comuni gravati da obblighi eccessivi per strutture amministrative di ridotte dimensioni; sono proposte che non avrebbero comportato alcun onere finanziario a carico dello Stato, nella maggior parte dei casi, ma che avrebbero invece consentito ai comuni di poter esercitare la propria attività con minor fatica e spreco di risorse.
  In termini di semplificazione per i piccoli comuni, ad esempio, abrogando l'obbligo di dotarsi del DUP, pur già previsto nella sua versione semplificata per i comuni di minore dimensione demografica, si sarebbe richiesto uno sforzo eccessivo per le amministrazioni più piccole, senza contare che poi c’è il tema delle funzioni associate, che è sempre lì, in attesa di una chiarezza che ormai rasenta la soglia del ridicolo. C’è poi la questione delle spese del personale: è vero, è stato fatto un passo in avanti per i comuni fino a 10 mila abitanti, con la previsione di un turnover al 75 per cento, ma questo, anche a detta di tutti i membri della Commissione, non basta, perché se in un comune di 2 mila abitanti con 10 dipendenti va in pensione l'assistente sociale, non è che ci puoi mettere il ragioniere a fare quel lavoro, oppure prendere tre quarti di un assistente sociale. Questo è il punto delle cose, queste sono le cose che non vanno, perché poi i servizi non riesci a darli più; e questo sta accadendo in tante parti del nostro territorio italiano.
  Poi, non c’è stata data neanche una risposta, con un emendamento bocciato dal Governo, all'interpretazione sull'articolo 5 del decreto-legge n. 78 del 2010, nel senso che, secondo un'interpretazione data recentemente dalla Corte dei conti, i liberi professionisti che rivestono cariche pubbliche non possono avere incarichi professionali presso altri enti pubblici, se non gratuitamente. Quindi, al di là del problema di costituzionalità dell'interpretazione di questo articolo 5, capite bene che siamo alla soglia di una serie di dimissioni in massa di piccoli consiglieri comunali che esercitano gratuitamente e a titolo di volontariato la loro opera nei loro piccoli o medi comuni, perché questi signori non potranno più prestare alcuna opera professionale per un altro ente pubblico. Quindi, siamo veramente alla follia. Anche su questo, nello stupore generale di tutti i commissari della Commissione bilancio, il Governo ha detto di no.
  Potrei citare altre regole, che però, se le raccontiamo fuori, ci potrebbero dire che siamo un po’ fuori dal mondo. In molti casi non si è riusciti, non si è trovata la formula per salvare comuni alla soglia del dissesto, e cito, ad esempio, un comune di mille abitanti in provincia di Pesaro, nelle Marche, che si chiama Fratte Rosa. Ebbene, questo comune andrà in dissesto perché deve pagare un risarcimento di 1 milione di euro.
  Questo comune, questi soldi potrebbe averli magari indebitandosi, sforando l'equilibrio di bilancio in qualche modo, ma non lo può fare, perché una soluzione non è stata trovata, e questo comune andrà in dissesto, se non si mette mano a questo problema, che è uno, ma c’è.Pag. 47
  Oppure – lo dicevo prima anche sull'ordine del giorno – non è stata trovata la copertura finanziaria per comuni che hanno l'obbligo di bonificare le loro discariche di rifiuti chiuse, che sono state chiuse con provvedimenti obbligatori, perché non è consentito di utilizzare o l'avanzo di amministrazione all'interno della parte delle entrate oppure accantonamenti che questi comuni hanno fatto negli anni proprio per anticipare questo tipo di problema. Allora, una soluzione il sottosegretario Baretta ha detto che verrà trovata, però ad oggi non c’è, e lasciamo comunque poche realtà – io ne cito sempre due nella mia regione, che è la Liguria, come il comune di Magliolo nella provincia di Savona e il comune di Sestri Levante – che si trovano in assoluta difficoltà, perché sanno benissimo che o fanno quest'opera, che è obbligatoria, e sforano l'equilibrio di bilancio, o non la fanno, e quindi violano la legge.
  Ecco, questi sono tanti piccoli grandi paradossi, che, però, riguardano la quotidianità della gestione degli enti locali, dei comuni, delle province, delle città metropolitane, e quindi, per quanto riguarda il giudizio della componente che rappresento, ovvero di Alternativa Libera-Possibile, il risultato ci appare particolarmente deludente, perché lascia comuni, province e città metropolitane in uno stato di grave difficoltà, se non di prostrazione in alcuni casi. Il caso delle province è emblematico. Quindi, ripeto, in molti casi c'era sì la necessità di trovare la copertura finanziaria, in altri casi no, erano banali regole di semplificazione, che, comunque, il Governo ha deciso di non percorrere. Io do atto di far parte di una Commissione dove comunque prevale il buonsenso e le cose si fanno e si ragionano, però ci siamo trovati, mi sono trovato molto spesso di fronte a atteggiamenti del Governo francamente poco comprensibili, anche in ragione delle difficoltà che i comuni, le province e le città metropolitane manifestano da tanti anni.
  Spero che ci sia modo non tanto di cambiare questo provvedimento, che al Senato mi pare che avrà poche probabilità di essere cambiato, ma in futuro, in legge di stabilità o in altri provvedimenti utili, spero e auspico che il Governo possa trovare delle soluzioni per tutte le difficoltà che ancora oggi devastano, torturano e massacrano i comuni e gli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Noi voteremo contro questo decreto; voteremo contro perché è l'ennesimo decreto su cui il Governo ha posto la questione di fiducia. Dall'inizio di questa legislatura, in particolare con questo Governo, per quanto anche altri Governi precedenti abbiano utilizzato un po’ troppo questo strumento, qui, invece, c’è un abuso, un utilizzo esorbitante di questo strumento delle fiducie. L'altro motivo principale è perché, secondo me, la tempistica dell'adozione di questo decreto è comunque una tempistica sbagliata, una tempistica dannosa, una tempistica che determina enormi aspettative, che, poi, non possono essere chiaramente soddisfatte e rispettate da parte degli enti locali.
  Siamo a sette mesi ormai, perché il mese di luglio sta quasi per finire, dall'inizio dell'anno, e quindi l'esercizio finanziario di ogni ente locale, compreso quello del bilancio dello Stato, è al di là della metà dell'anno. Ovviamente, un provvedimento del genere sarebbe utile, sia per lo Stato sia anche per un certo ordine nel contesto della contabilità pubblica e anche nel confronto stesso con l'Europa, se decreti del genere, così come avveniva una volta, fossero adottati da parte del Governo all'inizio dell'esercizio finanziario, entro i primi 10-15 giorni, massimo, di gennaio. Così sarebbe un provvedimento utile, un provvedimento ordinato, su cui poi ci sarebbe sicuramente la possibilità di avere una programmazione molto più attinente e più seria rispetto alle emergenze continue che ci sono state.
  Questo, poi, parte come decreto per gli enti territoriali, per le esigenze finanziarie Pag. 48degli enti territoriali, che sono regioni, comuni e ciò che è rimasto delle province e città metropolitane, ma, di fatto, poi, come tante altre occasioni e tante altre volte, si è trasformato in un omnibus, e quindi provvede anche ad affrontare una serie di argomenti che esulano dallo stretto argomento e stretto oggetto su cui è partito il decreto da parte del Governo.
  Obiettivamente, la Commissione su alcuni aspetti questo decreto lo ha migliorato, e le proposte emendative che sono intervenute da parte di tanti colleghi nel contesto della Commissione, dei lavori della Commissione, se non avessero avuto l'ostacolo da parte del Governo, se non avessero avuto l'ostacolo da parte, poi, conseguentemente, della maggioranza che sostiene questo Governo... sarebbe stato molto molto più utile, visto che ormai si era davanti a un omnibus, determinare e affrontare altre situazioni, che hanno determinato certamente, poi, nel contesto, un giudizio assolutamente negativo.
  Per esempio, signora Presidente, nella Commissione, in maniera molto opportuna, la proposta avanzata da me, ma anche dagli altri componenti della Commissione all'unanimità, che poi ha determinato anche la formalizzazione di questa proposta dal punto di vista proprio formale da parte del relatore, è stata di intervenire con una norma, con 10 milioni di euro di stanziamento, in riferimento a quella che, purtroppo, è stata una equiparazione rispetto al disastro di Viareggio e dell'aeroporto di Linate in riferimento al disastro ferroviario della Puglia. Saremmo stati molto più contenti e sarebbe stato molto più opportuno se, oltre a questo intervento, che io non immagino ultimativo... questo deve essere un primo intervento di emergenza rispetto a quello che è successo, né può essere una compensazione rispetto al dolore e alla sofferenza micidiale che ha colpito le vittime, con i morti e con quello che è successo. Dicevo, saremmo stati molti più soddisfatti se il Governo avesse contestualmente presentato in via d'urgenza – sarebbe stato certamente approvato all'unanimità – un intervento, un emendamento con cui si stanziavano, in via di urgenza, sostanziali risorse perché fossero attivati dappertutto i sistemi di sicurezza all'interno del trasporto pubblico locale, e, in particolare, su quello ferroviario.
  Invece, noi non abbiamo avuto un segnale di questo tipo, se non un impegno in riferimento a quello che si è determinato.
  Occorre anche qui, signora Presidente, che il Governo proceda in via d'urgenza o con altro provvedimento d'urgenza – se ne fanno tanti di decreti e quant'altro, forse in maniera più appropriata e settoriale – affinché si adottino gli stessi sistemi e le stesse situazioni di sicurezza che adotta Ferrovie dello Stato.
  Noi, poi, signora Presidente, abbiamo presentato un emendamento, molto atteso dai contribuenti italiani che, a causa della crisi, hanno avuto tante difficoltà nel pagare le tasse, e quando, poi, non è stato possibile, attraverso ravvedimenti operosi e quant'altro previsti dalle stessi leggi, hanno poi determinato e hanno concordato con l'Agenzia delle entrate e con Equitalia un piano di rateizzazione.
  È successo spesso e volentieri che per una serie di contribuenti, abbastanza numerosa e consistente, a causa del protrarsi della crisi oppure dell'aggravarsi della crisi a tutti nota, non è stato possibile rispettare le date di scadenza. Fino al 31 dicembre 2015, in casi del genere, limitati, con delle regole e la disciplina che c'era già all'interno sia delle norme sia anche di circolari adottate da Equitalia, era possibile ed era consentito ripristinare il pagamento delle rate non pagate e continuare questo piano di ammortamento o di rateizzazione.
  A partire dalla finanziaria di quest'anno, inspiegabilmente questa norma, questa possibilità, non è stata più prevista. A questo punto, un ordine del giorno proposto da me in una delle tante occasioni, qui, sui decreti che sono stati varati, è stato recepito dal Governo; anche un'iniziativa e una risoluzione all'interno dalla Commissione finanze, approvata all'unanimità con il Governo, era stata recepita, per procedere al ripristino di questa norma che era così penalizzante all'interno del sistema di riscossione. E, poi, quando noi Pag. 49abbiamo formalizzato, quando io ho formalizzato insieme al collega Castricone, questo emendamento che riguardava sia Equitalia per le cose già dette, sia anche l'Agenzia delle entrate, con la previsione di poter intervenire e riaprire i termini nel contesto dell'ingiunzione fiscale, a questo punto, signora Presidente, abbiamo avuto una avversione da parte del Governo senza precedenti. Un'avversione da parte del Governo conseguente a una posizione assunta da una parte dei dirigenti del MEF, dove io includo anche la Ragioneria generale dello Stato, con cui hanno ostacolato in tutti i modi questa possibilità prevista da questo emendamento. Alla fine è stata stralciata la parte che riguarda l'Agenzia delle entrate e speriamo che il Governo la riproponga, la ripresenti, perché si tratta di consentire a persone e a contribuenti che hanno voglia di pagare, di mettersi a posto, di realizzare questo desiderio e di fare anche incassare soldi allo Stato. Non si riesce a capire perché vi sia questa avversione in questo contesto.
  Le confesso che quando sono intervenuti a vanificare anche quello su cui il Governo era d'accordo in riferimento a questo, io personalmente ho dovuto fare un intervento durissimo all'interno dalla Commissione, al limite quasi dell'eversione vera e propria, è anche filmato, per poter consentire il varo e l'approvazione di questo emendamento.
  Signora Presidente, che cosa si era riusciti a fare ? A limitare a 72 rate, ma se a un contribuente che aveva già in corso un piano d'ammortamento fino a un massimo di 120 rate, gli si cambiava tutta la parte che riguardava l'impostazione precedente, gli si riaprivano i termini, e magari doveva pagare 80 o 90 rate, era costretto a rideterminare un piano a 72 rate con un'enorme penalizzazione. Poi, alla fine, insomma, probabilmente si sono resi conto anche dell'assurdità della proposta ed è stato posto riparo.
  In questo contesto poi si è avuta anche la possibilità di avere uno snellimento delle procedure amministrative per l'autorizzazione delle risonanze magnetiche, delle risonanze magnetiche cosiddette T4, rispetto al passaggio della competenza dal Ministero alle regioni che il Governo Letta all'epoca aveva peraltro anche opportunamente proposto, di cui poi nel famoso «decreto salva Roma», che fu ritirato, si erano dimenticati.
  Io penso che vi sia stato un atteggiamento responsabile dell'opposizione, perché fuori tempo massimo il Governo ci ha presentato un emendamento che riguardava i 400 vigili del fuoco e sulle compagnie low cost di alcuni aeroporti. Ma attenzione, noi abbiamo detto «no» a un emendamento assurdo, signora Presidente, e la prego di porre attenzione un attimo su quanto sto per affermare. Si volevano utilizzare fondi comunitari di tutte le regioni, sia quelle dell'obiettivo 1, all'80 per cento, e sia quelle dell'obiettivo 2, al 20 per cento. Erano state assegnate alla regione Campania risorse di tutte le regioni (200 milioni di euro quest'anno, 100 milioni l'anno prossimo e 100 ancora per l'anno a seguire, per un totale di 400 milioni di euro) per pagare debiti del trasporto pubblico ferroviario. Questo emendamento da parte del Governo è un delitto. Un delitto perché non possono essere utilizzate le risorse comunitarie che sono per gli investimenti, per un utilizzo di questo genere, anche perché non vi era la previsione di notifica alla Comunità europea; e quando sarebbe stato rendicontato non sarebbe stato possibile farlo e avremmo avuto anche l'altra sanzione di diminuzione del cofinanziamento nazionale di pari importo, con un danno di 800 milioni di euro.
  Noi riteniamo che queste cose vadano assolutamente risolte, ma con altri argomenti, non certo utilizzando le risorse comunitarie che dovrebbero avere una destinazione diversa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Grazie, signora Presidente. Rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, abbiamo già espresso questa mattina, votando contrariamente Pag. 50alla questione di fiducia, la nostra posizione oltremodo critica nei confronti di questo Governo e di questa maggioranza e del loro modo di amministrare la nazione.
  Questo provvedimento ne è uno dei tanti esempi, frutto dell'incapacità di governare attraverso un sistema di norme stabili nel tempo, norme capaci di creare un tessuto omogeneo di riferimento e lavorando invece, sempre, sull'emergenza, rattoppando, modificando e prorogando.
   L'approvazione di un «decreto-legge enti territoriali» sta diventando una prassi, ovviamente una cattiva prassi, frutto proprio della incapacità di dare continuità all'azione di Governo e frutto drammaticamente anche dell'incapacità di gestione finanziaria di questo Esecutivo.
  Così ci troviamo, anno dopo anno, ad assistere all'assurdo balletto di un provvedimento che viene approvato a dicembre, che è la legge di stabilità, con la quale tagliate le risorse di regioni e di enti territoriali, e il decreto-legge che ci portate ad approvare prima della pausa estiva, che serve a salvare gli stessi enti dal tracollo finanziario per il quale voi stessi, appena sei mesi fa, avete creato le premesse.
  Ma questo provvedimento non si limita a intervenire su questo. «No», come al solito avete confezionato, continuando ad aggiungere norme di ogni genere anche durante l'esame in Commissione, un perfetto decreto omnibus che, oltre a contenere disposizioni che riguardano gli enti territoriali, abbraccia al contempo i più disparati ambiti di intervento.
  Si comincia con il Fondo di solidarietà comunale e l'eliminazione della sanzione economica per le città metropolitane e le province che non hanno rispettato il Patto di Stabilità per lo scorso anno. Poi si danno soldi a L'Aquila, per l'alluvione di Sarno del 1998, per il sisma in Emilia del 2012, per la regione Valle d'Aosta e per la regione Sicilia. Poi si istituisce il Fondo per risarcire le vittime di calamità. Poi, in un lento declinare, si arriva alle disposizioni in materia di personale, alle assunzioni degli insegnanti, alla proroga dell'operatività di Equitalia, all'Agenzia italiana del farmaco, ai produttori di latte, alle fondazioni lirico-sinfoniche e si finisce in bellezza – direi – con l'emendamento con il quale è stata sospesa, perché ad abolirla vi è mancato il coraggio, per appena un quadrimestre, la tassa sui voli turistici.
  È evidente quindi che anche questo decreto, come tanti altri che lo hanno preceduto, è viziato da evidenti profili di incostituzionalità e neanche i pur numerosi interventi in Commissione ne hanno migliorato la compatibilità con le norme costituzionali, piegate al bieco opportunismo politico. Forse queste criticità vi sarebbero potute essere perdonate se almeno questo intervento legislativo risolvesse qualcuna, magari anche solo una, delle problematiche strutturali che affliggono gli enti territoriali, ma purtroppo non è così.
  L'intento primario di questo provvedimento infatti è solo quello di chiudere in modo maldestro e temporaneo la difficile situazione finanziaria delle province costrette, come le regioni e gli altri enti territoriali, a versare cifre enormi al bilancio dello Stato. Ora fate finta di volerle aiutare, mentre il DEF ha già previsto il taglio aggiuntivo per il 2017 a carico degli enti di area vasta e sapendo benissimo che le province avrebbero bisogno di quei 124 milioni che voi non gli avete voluto accordare, stanziandone molti meno.
  Fingete di non sapere che, in ultima istanza, saranno i cittadini a pagare, perché si troveranno privati delle funzioni fondamentali che tali enti dovrebbero garantire come l'assistenza sanitaria, la manutenzione delle strade e il funzionamento delle scuole. I più danneggiati saranno proprio coloro che appartengono alle fasce economicamente più deboli della società.
  Anche gli interventi adottati in relazione ai comuni e alle città metropolitane appaiono largamente insufficienti e inadeguati rispetto alle necessità. Le risorse offerte rappresentano appena una boccata d'ossigeno. Poi cosa succederà ? Abbiamo paura di scoprirlo. La verità è che la situazione generale finanziaria dei comuni e delle città metropolitane, anche per l'anno 2016, continua a scontare gli effetti non solo dovuti alle manovre di tipo economico, ma anche all'instabilità del Pag. 51quadro normativo di riferimento come, tanto per dirne una, per quanto attiene alla stesura dei bilanci.
  È, quindi, in modo ben diverso che si dovrebbe intervenire rispetto alla tematica dell'equilibrio finanziario degli enti territoriali, non con interventi spot e aggiustamenti normativi dell'ultima ora, volti sempre solo a impedire il peggio, ma incapaci di garantire un corretto funzionamento di tali enti nel tempo.
  È per questo Presidente, rappresentante del Governo, che, a nome del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, voteremo contro questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare chiarendo che abbiamo esaminato e stiamo per votare, sul merito ci esprimiamo appunto con la dichiarazione di voto, sul decreto-legge; ossia non sul decreto-legge, ma sul disegno di legge che sta convertendo il decreto presentato dal Governo. Perché dico questo ? Perché è entrato in Commissione un decreto-legge, è uscito fuori un disegno di legge di ben 41 articoli, che è stato riempito di tutte quelle norme e di tutti quegli interventi utili e necessari, o ritenuti tali, dai gruppi parlamentari. E ne viene fuori, come già detto da chi mi ha preceduto, un disegno di legge omnibus, un disegno di legge ove, per ogni singolo articolo – dei 41 che sono riuscito a conteggiare velocemente e poc'anzi – sarebbe necessario fare un disegno di legge, tale è l'importanza del merito che si affronta nel singolo articolo.
  Ed è un omnibus che viene riepilogato dal titolo: «misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio», ma che poi va incontro a interventi e interviene su temi di natura sanitaria, ovviamente entra sul tema dei trasporti, sulle concessioni demaniali e marittime, la proroga tanto richiesta; è aggiornato dai tempi, purtroppo, per il disastro ferroviario e per le conseguenze di tale disastro, è un decreto che è figlio dei tempi, perché ci si trova ovviamente un po’ di tutto. E questo non è un fatto nuovo, quello di utilizzare un disegno di legge o un decreto, e denominarlo omnibus, e probabilmente ai tempi nostri è anche una prassi inevitabile.
  Non è sicuramente una prassi che possiamo considerare positiva, per ciò che riguarda la qualità produttiva e legislativa del Parlamento. Con questo non si rimprovera il Governo o, almeno, non solo il Governo, perché, come detto prima, tutti i gruppi politici hanno contribuito a farlo diventare sempre più omnibus questo disegno di legge. E se vado ad esaminare gli ordini del giorno che sono stati proposti, gli argomenti sarebbero dovuti essere ben altri, ben di più e quegli ordini del giorno che il Governo in qualche modo è obbligato a rispettare aprono a una nuova proposta omnibus per poter dare riscontro e ristoro a tutte le richieste presentate dai colleghi e dai gruppi politici.
  Quindi, non si rimprovera solo il Governo, così come per la decretazione d'urgenza, per la fiducia, è chiaro che le stesse regole ormai sono obsolete e sono sempre meno efficaci, per riportarle alle esigenze del tempo. È chiaro che dobbiamo utilizzare quelle, in un mondo dove, che piaccia o meno, la rapidità di decisione è indispensabile. Non sembra possibile evitare l'utilizzo di tutta una serie di procedimenti e strumenti legislativi, che, comunque, sono tutti legittimi e che, come detto, non fanno bene, però, alla produzione legislativa e nemmeno al Parlamento come organo costituzionale, ma che sembrano sempre più necessari per poter rispondere in maniera rapida alle esigenze che si presentano di volta in volta.
  E certo non è positivo lo scontro che è emerso – perché di scontro dobbiamo parlare – e che non solo in questa occasione si è verificato tra il Governo e la Ragioneria dello Stato, il cui ruolo non può essere ridotto a quello di mero notaio delle decisioni politiche. Come ha ricordato il collega Tabacci nell'intervento di stamani, contestando la Ragioneria o l'ISTAT, ci si rifiuta di avere una visione Pag. 52complessiva, che è indispensabile per qualunque decisione politica ponderata e corretta.
  Detto questo, però, non si può non osservare che, pure nella sua eterogeneità, il decreto, grazie anche al lavoro della Commissione bilancio che ha provveduto a inserire molti interventi migliorativi, è uno strumento indispensabile per dare realizzazione alle varie materie trattate.
  Tra l'altro, si evidenzia una significativa volontà di rendere più efficace l'azione degli enti locali, che, non dimentichiamolo, sono le istituzioni pubbliche più prossime ai cittadini, quelle nelle quali si vede la capacità dello Stato, nelle sue varie articolazioni, di semplificare la vita delle persone. È questo uno degli aspetti positivi del decreto e crediamo che esso vada riconosciuto apertamente.
  Naturalmente, i tanti interventi presenti nel decreto, visto il loro carattere almeno in parte frammentario, non possono risolvere tutte le difficoltà che, anche per proprie colpe, le regioni e gli enti locali incontreranno nella loro azione quotidiana, ma si può dire che le disposizioni del decreto vadano nella giusta direzione e non possono che essere – ripeto, non possono che essere – apprezzate.
  In conclusione, si osserva ancora che il testo in esame è una specie di puzzle e non è detto che tutti i pezzi si incastrino alla perfezione: è il rischio inevitabile di questa forma di produzione legislativa omnibus, di cui si è detto, ma, nonostante questo, l'insieme delle norme varate non può che essere giudicato, come detto, positivamente con tutte le cautele necessarie.
  Sarebbe preferibile non dover affrontare spesso e malvolentieri decreti di questo tipo, dato che ogni articolo tratta temi che meriterebbero leggi e conseguenti dibattiti, apposite leggi, ma ci rendiamo conto che le esigenze che vengono affrontate sono certamente importanti e devono essere approvate. Si sono inseriti nell'ultima fase importanti emendamenti, come quello – ribadisco – dell'abbattimento, per semplificare, delle tariffe aeroportuali, che non sono – non lo voglio ribadire e sottolineare – indirizzate soltanto alle low cost, ma che hanno un effetto sicuramente più importante sui collegamenti low cost vista la bassa offerta in termini di costo che il low cost, appunto, fa.
  È un intervento che sospende la tassa aeroportuale nel caso specifico, lo sospende fino al 31 dicembre 2016, in attesa di un intervento strutturale, e io credo che ci sia piena e totale disponibilità del Governo nel fare i conti e cercare di abbattere definitivamente, almeno nel triennio successivo, questa tassazione che, ovviamente, crea dei problemi soprattutto sui collegamenti low cost e, in particolare, per alcune regioni, così come il Governo giustamente è intervenuto nella proroga per le concessioni demaniali marittime fino al 2020.
  Ecco perché ognuno di questi interventi – e concludo – meriterebbe un'attenzione particolare, un disegno di legge a se stante, una proposta di legge – tante ce ne sono in Commissione – che possa esaminare il problema singolarmente e definirlo in maniera strutturale. Noi abbiamo necessità, soprattutto nel campo e nell'ambito dei trasporti, così come accennavo prima, di riforme e di leggi che determinino strutturalmente un funzionamento costante al servizio delle regioni, al servizio del Paese, di un sistema di trasporti efficiente, economicamente competitivo e che sia all'altezza della concorrenza delle grandi aziende che oggi in tutto il mondo governano il trasporto, in particolare quello aereo.
  Per questo e per questi motivi, è con queste argomentazioni che il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico voterà a favore del provvedimento in esame, con piena determinazione e convinzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signora Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi. Prima di esporre le ragioni per le quali il gruppo Scelta Civica esprimerà un voto favorevole, vorrei fare una considerazione politica. Oggi approviamo Pag. 53in piena serenità l'ennesimo provvedimento positivo di questo Esecutivo e di questa maggioranza. Per quanto riguarda il gruppo parlamentare di Scelta Civica, questo è l'unico obiettivo che conta: l'azione di riforma economica, sociale e costituzionale del Paese, secondo le motivazioni che hanno indotto i suoi membri a salire in politica nel 2013, con risultati elettorali molto soddisfacenti.
  Non ci facciamo oggi distrarre dal gossip politico e dalle manovre politiciste. Siamo e restiamo una fonte di idee e proposte concrete per il Governo del Paese e intendiamo continuare nel nostro ruolo: hic manebimus optime. Vengo al provvedimento. Il testo ha il merito di rappresentare una svolta rispetto al passato. In materia di Patto di stabilità sono semplificate le procedure imposte a regioni, comuni, province e città metropolitane e vengono ridotti i vincoli da rispettare. È un modo per liberare il potenziale di sviluppo e di investimento delle amministrazioni con un occhio di riguardo per i tanti comuni virtuosi italiani che meritano maggiore flessibilità per la loro azione. Al posto dei quattro diversi saldi da tenere sotto controllo, un meccanismo oggettivamente complicato e farraginoso, è previsto un solo saldo quello tra entrate e spese finali. Le operazioni di indebitamento e di investimento dovranno essere effettuate sulla base di apposite intese concluse in ambito regionale. È una scelta intelligente: i comuni non sono attori isolati ma integranti e coinvolti in un tessuto socio-economico e geografico più ampio. Grazie alle misure del decreto-legge si evita alle amministrazioni locali un taglio di circa un miliardo di euro che restano nelle casse locali e dunque a disposizione dei servizi dei cittadini. Ne beneficeranno comuni piccoli e comuni grandi (Roma, Milano, Napoli e Torino in testa). Non facciamo distinzione tra comuni amministrati da Tizio e comuni amministrati da Caio: anche in questo smentendo l'inopportuno allarmismo lanciato da alcuni in campagna elettorale. Il messaggio che questo decreto-legge lancia è un nuovo clima di collaborazione tra Stato ed enti locali. Segnalo infine altri punti qualificanti del decreto: le misure in materia di spesa sanitaria, la promozione dell'industria lattiero-casearia nel quadro degli interventi dell'Unione Europea, la proroga delle concessioni balneari, settore fiore all'occhiello dell'economia turistica italiana, le misure di maggior favore per i contribuenti nei confronti di Equitalia, azioni urgenti per il patrimonio e le attività culturali, le norme per i risarcimenti conseguenti ad alcuni tragici incidenti di valenza nazionale a cominciare dal recentissimo scontro sulla linea ferroviaria pugliese per il quale interveniamo, per quel poco che vale rispetto alla vita umana, con un primo risarcimento alle famiglie delle vittime. In definitiva un provvedimento positivo, l'ennesimo tassello della nostra stagione di modernizzazione dell'Italia. Ribadisco perciò il voto favorevole di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Inizio dalle questioni, chiamiamole, «fuori sacco» che sono entrate all'interno del decreto-legge e sono estremamente settoriali. Parlo del latte e delle conseguenze delle calamità naturali che ci sono state sui singoli territori e delle concessioni balneari. Cito questi tre settori principalmente per dire che non c’è niente all'interno di questo decreto-legge che possa ritenersi strutturale per risolvere queste tre situazioni. Sicuramente conosciamo bene la questione del latte che va avanti ormai da troppo tempo e dove continui interventi solo ed esclusivamente di sostentamento non risolveranno sicuramente il problema. Il decreto-legge riguarda prevalentemente gli enti locali e noi crediamo che l'obiettivo del pareggio di bilancio sia un obiettivo virtuoso e positivo per tutti, che sia un vincolo assolutamente necessario. Crediamo altresì che la Ragioneria dello Stato abbia fatto il proprio lavoro e continui a farlo, anche se l'interpretazione Pag. 54di alcuni casi ci lascia alquanto perplessi. Ma la riflessione che vogliamo fare rispetto al pareggio di bilancio è il fatto che, se noi ci poniamo come obiettivo quello del pareggio di bilancio per gli enti locali e riteniamo quell'obiettivo ineludibile ma soprattutto un criterio di virtuosità, a criteri di virtuosità deve corrispondere anche una premialità. Noi continuiamo a fare provvedimenti sugli enti locali ormai da troppi anni e da troppo tempo che limitano la fase sanzionatoria cioè noi cerchiamo di aggiustare, come abbiamo fatto anche questa volta all'interno della Commissione bilancio, i provvedimenti perché diventino il meno peggio, non perché siano positivi per gli enti locali ma perché diventino il meno peggio.
  È una continua rincorsa alla difesa dagli attacchi di alcuni provvedimenti, alla difesa dell'autonomia e dei territori, una continua rincorsa che va avanti ormai da troppo tempo ed è una situazione, se parlate con i vostri amministratori locali – lo dico alla maggioranza – credo vi diranno le stesse identiche cose che dicono a noi. In questo provvedimento facciamo una cosa che, se ci pensate, è alquanto allucinante: togliamo le sanzioni a coloro i quali non sono riusciti a rispettare i vincoli che la legislazione nazionale aveva loro imposto e lo facciamo perché riteniamo quei vincoli troppo restrittivi tanto che i risultati hanno dimostrato proprio questo; le denunce già fatte presenti a suo tempo erano denunce assolutamente esatte e ora certificate dai risultati ma noi togliamo le sanzioni per coloro i quali non sono riusciti a rispettare quei vincoli. Altresì non diciamo a coloro che, invece, hanno rispettato i vincoli ed hanno fatto un'ottima gestione, una gestione virtuosa, una gestione del rispetto del denaro pubblico veramente oculata, noi non gli diciamo «bravi, vi premiamo». Capite a che punto siamo arrivati ? Siamo arrivati al punto da togliere sanzioni per obiettivi che è impossibile rispettare ma non diamo una mano a coloro i quali non rappresentiamo e non premiamo coloro i quali invece sono stati bravi a gestire la propria amministrazione comunale. È una continua rincorsa a limitare l'attacco del centralismo e a questo punto rivolgo l'appello ai tanti autonomisti – credo che ce ne siano tanti all'interno del Partito Democratico – anche e soprattutto per l'esperienza che hanno fatto sui territori magari da amministratore locale, da amministratore comunale. Un esempio su tutti è quello entrato all'interno del provvedimento che riguarda la regione Sicilia o quello già citato da qualcun altro che ha rischiato di entrare che riguardava il trasporto pubblico locale della regione Campania. Non è così che possiamo legiferare. Non è così che possiamo dare vigore e rappresentanza agli amministratori che sono veramente responsabili. Voi giustificate un provvedimento per la regione Sicilia e trovate una giustificazione di un accordo che appare significativo e anche giustificato ma vi dimenticate altresì che è una regione che perde 5 miliardi di euro all'anno per una malagestione, un'evidente malagestione al di là del colore politico e questa evidente malagestione viene compensata tutti gli anni da quelli che invece sono bravi, al di là del colore politico. Questa è una situazione che non può più stare in piedi. È evidente altresì che la riforma Delrio non ha funzionato, che la Corte dei conti aveva ragione perché qua ci sono ancora soldi per le città metropolitane, ancora dei soldi per le province e, se sommiamo i finanziamenti che sono stati dati post riforma, ci accorgiamo che la spesa è molto più elevata di quella che era nella gestione delle province a suo tempo. Sindaci che si trovano realmente in difficoltà a rispondere – questo, lo ripeto, al di là del colore politico – al bisogno sociale della propria cittadinanza, in profonda crisi per la crisi economica e occupazionale, che ha bisogno e che spesso e volentieri solo per dignità non bussa ai servizi sociali del comune ma questi ultimi non possono rispondere a queste esigenze perché non ne hanno né le risorse e nemmeno le capacità strutturali che, purtroppo, la legislazione nazionale gli ha tolto. E siamo di fronte a rischi sui quali vi invito veramente a riflettere. Il progetto di legge di cancellazione dei comuni sotto Pag. 55i 10.000 abitanti: ma cosa stiamo facendo ? Cosa state facendo ? Cosa state proponendo ? Parlate con i vostri amministratori rispetto a queste situazioni. Parlate con tutti i consiglieri comunali dei piccoli e dei grandi o dei medi comuni che fanno solo ed esclusivamente della propria responsabilità civica e del proprio impegno civico un'opera di volontariato piena e degna di onore, che dovremmo assolutamente cercare di valorizzare. Fusioni che avvengono solo ed esclusivamente perché si favorisce la flessibilità della gestione del bilancio, ma ne si cancella l'identità, l'autonomia e la struttura, e a volte anche i servizi che vengono dati all'interno dei singoli territori. Ed una confusione normativa totale: ogni sei mesi, a metà dell'anno, tutte le volte noi legiferiamo dicendo agli enti locali «guardate che alla fine dell'anno dovrete arrivare qua»; togliamo loro anche la capacità di programmazione, anche quella.
  Una riflessione va fatta sia sui dipendenti pubblici, rispetto al fatto che non è possibile che li trattiamo allo stesso modo: ci sono dipendenti pubblici che non danno una mano agli amministratori locali, che non sono una risorsa per i servizi ai cittadini, e bisogna avere la possibilità che, coloro i quali non si impegnano e non lavorano degnamente, possano essere penalizzati; altresì, però, non possiamo bloccare un comune perché non può assumere un dipendente comunale, e non possiamo tagliare i servizi ad una comunità perché non è in grado di assumere un dipendente comunale: lo diceva qualche amministratore locale prima di me.
  Per cui siamo di fronte a tutto questo ! Aggiungo l'operazione dell'elezione di secondo livello delle province: badate che è una pazzia, se voi mettete insieme questa roba qui, che c’è già, con la cancellazione dei comuni sotto i 10 mila abitanti il rischio è quello che finisca il dibattito democratico all'interno delle singole comunità. E quando finisce il dibattito all'interno delle singole comunità, le comunità non crescono più: è un dovere della politica anche quello di tutelare il dibattito, e di continuare a far crescere le singole comunità.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GUIDO GUIDESI. E comunque andrà il referendum costituzionale – è ovvio che noi siamo per il «no» – quel referendum – finisco Presidente, ho concluso – sarà l'ultimo tassello alla cancellazione dell'autonomia dei territori. Noi siamo profondamente per il «no». Ma comunque andrà il risultato di quel referendum, ci sarà da riprendere in mano tutta la partita degli enti locali, della struttura delle autonomie, a livello istituzionale, a livello elettivo, anche a livello strategico; e quando riprenderemo in mano quella situazione, vi chiedo e vi chiediamo solo ed esclusivamente di ascoltare i vostri sindaci ed i vostri amministratori locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, come ho anticipato già questa mattina, si tratta di un provvedimento molto complesso: come ha detto chi mi ha preceduto, va presa in mano la situazione degli enti locali. Io credo che in questa legislatura sulla situazione degli enti locali noi siamo stati attenti, ed abbiamo legiferato diverse volte: credo che non ci sia altro modo se non andare per approssimazioni successive, anche magari facendo degli errori. Io credo che in questo Paese abbia sbagliato, e siamo stati in molti, chi in passato, anche nel recente passato, dall'opposizione o dalla maggioranza a seconda del Governo che c'era, abbia fatto credere ai cittadini che con un colpo di penna o con una norma si potesse abolire una provincia o ridimensionare un comune: sono processi molto lunghi, difficili, sono istituzioni che sono radicate nel territorio, che hanno comunque le loro funzioni, e che quindi hanno bisogno di interventi Pag. 56normativi successivi, si deve andare per varie approssimazioni; e credo che è il percorso che con molta serietà ha imboccato questo Governo, che tra l'altro in parallelo sta portando avanti ed alla conclusione una riforma costituzionale che rivede l'assetto del Parlamento e del Governo.
  Un intervento manutentivo dell'ordinamento su alcune questioni che sono in divenire. Io, essendo intervenuto già stamattina in dichiarazione di voto sulla fiducia, vorrei entrare più nello specifico di alcuni provvedimenti presi, perché li ritengo comunque ognuno singolarmente importante, ed ognuno pezzo di un puzzle che stiamo cercando di costruire.
  C’è appunto la transizione verso l'abolizione completa delle province, che poi è anche nel testo della nuova riforma costituzionale: abbiamo la necessità di garantire nel frattempo alcune funzioni delle province, che si stanno indebolendo dal punto di vista amministrativo. Quanto alla tesi che avremmo speso più di quello che spendevamo quando c'erano le province, questa è una tesi contraddittoria con chi poi testimonia che in questi anni noi abbiamo risparmiato, sull'intero sistema degli enti locali, circa una cinquantina di miliardi: non esiste quindi la faccenda che l'abolizione delle province sia costata di più.
  Che abbia provocato delle discrasie, su questo non c’è dubbio, ma non si poteva prevedere di meglio.
  Bene: su questo provvedimento ci sono 100 milioni del Fondo ANAS per la manutenzione straordinaria delle strade, che è una funzione importante delle province. Sono fondi in conto capitale: è un particolare drammatico, se voi andate a vedere l'evoluzione della dinamica della spesa, la spesa in conto capitale di questi anni degli enti locali e della pubblica amministrazione in generale. Ma abbiamo previsto anche 40 milioni per le funzioni fondamentali: qualcuno prima diceva che c’è questo problema delle funzioni fondamentali delle province; bene, oggi c’è anche questo stanziamento a regime. Così come per le province si sono abolite le sanzioni per il patto di stabilità 2015.
  La stessa cosa è stata fatta per le città metropolitane, che sono realtà istituzionali nascenti e su cui c'era stato anche un forte impegno con l'ANCI: anche qui, sul sistema delle sanzioni c’è l'esclusione delle città metropolitane per lo sforamento del patto di stabilità relativo alle competenze 2015.
  E poi c’è la partita dei comuni, anch'essi in una fase di transizione legislativa in cui l'ordinamento, che riguarda il funzionamento dei comuni, è in forte cambiamento, in forte mutazione, e naturalmente non è esente da strappi, da ferite: è purtroppo inevitabile che ci siano. Voglio ricordare che i comuni hanno subito la stretta più forte in questi otto anni di politiche di rigore di finanza pubblica, che sono state sottoposti ad un patto di stabilità che spesso è stato considerato irragionevole. Si è superato il patto di stabilità che è finito nel 2015, siamo nel 2016 in fase di pareggio di bilancio: è quindi anche questa una transizione, fra qualche giorno affronteremo la norma costituzionale sul pareggio di bilancio e sul saldo unico per i comuni; ma è chiaro che molti comuni hanno problemi, a gestire questa fase, a qualsiasi latitudine ed in qualsiasi colore politico essi siano collocati.
  In questo provvedimento ci sono tante risposte: si potrà dire che non c’è l'accettazione di tutto il pacchetto dell'ANCI, ma noi abbiamo attenuato di molto le sanzioni, ad esempio, portandole al 30 per cento dello sforamento ed escludendo dal sistema delle sanzioni le spese che competevano all'edilizia scolastica, che tutti qui abbiamo considerato una priorità. Questo emendamento, voglio dire, è un emendamento frutto del lavoro parlamentare e del lavoro della Commissione, a cui hanno partecipato tutte le forze politiche e tutti i gruppi; quindi, insomma, trovo un po’ ingenerose anche le polemiche sulle forzature, sulla strumentalizzazione del voto di fiducia. Poi le trovo ancora più simpatiche quando vengono da gruppi che rappresentano partiti che hanno governato Pag. 57questo Paese, e hanno governato apponendo questioni di fiducia sistematiche; penso quindi che questo sia un discorso sterile, alla luce del fatto... E qui devo ringraziare la Commissione, il relatore Misiani che si è sottoposto al lavoro molto faticoso, defatigante di comprendere le ragioni di tutte le rappresentanze, di tutti i gruppi rappresentati nelle Commissioni.
  Quindi ho detto sulle sanzioni; ma c’è una deroga sulle assunzioni per il personale degli asili nido e delle scuole per l'infanzia, ci sono dei contributi per la ritrattazione dei mutui con la Cassa depositi e prestiti, sul pagamento delle penali e delle more. Qualcuno chiedeva che si intervenisse anche sul sistema di interessi; ma questo non è possibile, perché abbiamo voluto che la Cassa depositi e prestiti fosse fuori dal perimetro della pubblica amministrazione: se andiamo ad imporre per legge quelli che sono asset commerciali della Cassa depositi e prestiti, noi rischiamo di ritrascinare la Cassa depositi e prestiti all'interno del perimetro della pubblica amministrazione, con conseguenze devastanti sul nostro debito pubblico e sullo stock di esso.
  Quindi io credo che in questo provvedimento il Governo abbia fatto il massimo che si poteva fare: sono 40 milioni per i comuni per un contributo per l'estinzione dei mutui e la ricontrattazione, che naturalmente sarà a tassi più competitivi.
  Così come abbiamo fatto interventi manutentivi anche a quelle norme che avevano messo in piedi, anni fa, altri Governi, sulle situazioni legate al sisma dell'Emilia e de L'Aquila; voglio ricordarlo: ci sono ulteriori 16 milioni di euro per il comune de L'Aquila. C’è stato un intervento in Commissione per riequilibrare un po’ anche i comuni non aquilani, quindi non L'Aquila ma i comuni fuori cratere, che pure hanno subito danni e che forse, a volte, vengono messi un po’ in ombra rispetto alla centralità aquilana. Comunque, anche qui norme che hanno risposto ad esigenze di quei territori che si erano fatti sentire. Così come si è messo in norma e nell'ordinamento l'accordo importante, storico, con la regione Sicilia; accordo molto contestato, ma che porta alla regione Sicilia un vantaggio nel meccanismo tra riscosso ed accertato della compartecipazione IRPEF. Oggi la regione Sicilia può vantare il contributo di 1,4 miliardi di euro ai suoi bilanci, che era l'impegno che avevamo preso già in legge di stabilità.
  Inoltre, abbiamo inserito norme sulla spesa farmaceutica. C’è anche la partita delle fondazioni lirico-sinfoniche, che d'altronde era un'emergenza, perché alcune erano incastrate con i cosiddetti percorsi di risanamento; c’è una maggiore flessibilità. Voglio dire, Presidente, che sulle fondazioni lirico-sinfoniche forse la maggioranza e il Parlamento devono fare un'ulteriore riflessione, perché, a detta anche del commissario nominato, oggi il sistema delle fondazioni lirico-sinfoniche non è sostenibile, nell'assetto attuale, quindi è inutile che continuiamo a fare interventi tampone. Dobbiamo cercare, mantenendo una proposta e un'offerta qualificata, di fare efficienza anche sulla spesa. Ma poi, durante l'esame parlamentare, sono stati introdotti argomenti nuovi, che credo siano patrimonio di tutto il Parlamento: l'ulteriore possibilità di rateizzazione di Equitalia, che va ad aiutare imprese e famiglie che si sono trovate in difficoltà e che non riescono a sostenere precedenti piani di rateizzazione; abbiamo messo con paletti molto fermi, con una contrattazione estenuante e molto difficile con la Ragioneria generale dello Stato, un'ulteriore chance a quei contribuenti che hanno difficoltà. Così come la soppressione delle tasse aeroportuali, importante per salvare molti aeroporti e per lasciare linee low cost, che altrimenti andrebbero via. Inoltre, l'assunzione di ulteriori 500 vigili del fuoco e la disciplina per gli stabilimenti balneari, su cui vorrei chiudere, Presidente.
  Noi abbiamo fatto una normativa ponte che ci consente di andare a una legge quadro, su cui il Governo, il Ministro Costa, si è impegnato in Parlamento direttamente, che possa consentire di avere una proroga, un periodo transitorio, e andare a una evidenza pubblica che però Pag. 58sia connotata dal recepimento della qualità degli investimenti, del valore degli investimenti fatti dagli operatori balneari e anche della loro professionalità. Non sono accettabili le due soluzioni estreme: c’è chi dice che dobbiamo andare subito alle gare, ma così rischiamo di buttare all'aria un patrimonio di esperienze enorme del nostro Paese; e c’è chi dice che invece dobbiamo dare proroghe per cinquant'anni, ma nemmeno questo è possibile, perché si tratta di beni demaniali e non possiamo pensare che vengano affidati a qualcuno e alle sue future generazioni. Comunque, per tutti questi motivi, Presidente, il mio gruppo, Area Popolare, voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signora Presidente, siamo in presenza di un decreto-legge confuso, che tratta questioni disparate che oscillano dalla spesa farmaceutica agli stabilimenti balneari e, come ha detto benissimo stamattina il collega Giulio Marcon, per noi di Sinistra Italiana è un decreto-legge incostituzionale, tant’è che noi abbiamo presentato una pregiudiziale di incostituzionalità proprio perché la materia non è assolutamente omogenea e per molti versi non presenta quei caratteri di necessità e di urgenza che la Costituzione italiana ci impone.
  Secondo noi si tratta di un'occasione persa per dare risposte alla criticità dei conti delle province italiane a seguito di tagli iniqui e insostenibili imposti in questi anni, peraltro nel quadro di quella vicenda incredibile che è stata l'eliminazione, o meglio la finta eliminazione, delle province. Sta di fatto che alle province italiane sono stati tagliati 1 miliardo 645 milioni di euro. Lo Stato non ha versato questi fondi, che dovevano servire a servizi importanti per i cittadini: alla manutenzione delle strade e delle scuole e all'assistenza dei disabili, tanto per fare dei piccoli esempi.
  Del resto, la Corte dei Conti ha acclarato che, negli ultimi sette anni, lo Stato ha tagliato ai comuni e alle regioni la cifra strabiliante di 40 miliardi di euro. Questo non è stato un processo indolore, perché tagliare 40 miliardi di euro al sistema degli enti territoriali, ai comuni e alle regioni del nostro Paese, significa, da una parte, favorire un aumento smisurato della tassazione locale, e dall'altra colpire servizi essenziali per i cittadini, a partire da quella parte dei cittadini che hanno bisogno di un'azione di tutela da parte dello Stato. Mi riferisco ai disabili, ai minori a rischio, alle famiglie meno abbienti, agli anziani non autosufficienti.
  Voglio tralasciare, peraltro, l'odissea del personale delle province e degli enti locali, che è un'altra storia poco edificante che abbiamo vissuto in questi anni. La misura dell'esclusione delle province dalle sanzioni del Patto di stabilità 2015 è certo condivisibile, ma è parziale e non risolutiva; la logica è ancora emergenziale, l'UPI e l'ANCI, che rappresentano tutti i comuni, di qualsiasi colore politico, ce l'hanno fatto rilevare nelle audizioni in Commissione bilancio. L'insostenibilità della situazione finanziaria naturalmente riguarda non solo le province, ma anche i comuni e le città metropolitane. La disciplina dei vincoli di carattere finanziario inerenti il reclutamento e la gestione del personale comunale ha raggiunto livelli di complessità e insostenibilità ormai evidenti: da due anni i comuni subiscono il blocco delle assunzioni per la concomitante esigenza di ricollocazione del personale soprannumerario delle province. L'ultima legge di stabilità ha ridotto ulteriormente il turnover del personale cessato dal servizio, con un balletto di percentuali a mio avviso indecente.
  Cari colleghi, negli ultimi sette anni, nei comuni lavorano 60 mila persone in meno. Che cosa vuol dire 60 mila persone nei nostri comuni ? Significa condizioni di lavoro più dure per i lavoratori, certo, ma anche minori servizi per i cittadini. A nostro avviso, invece, occorre certezza nelle regole che governano la finanza pubblica locale, la tassazione locale, le politiche Pag. 59di spesa del personale, il regime delle assunzioni, la semplificazione del quadro normativo e contrattuale per i fondi della contrattazione decentrata e per il salario accessorio per i lavoratori. In questo decreto manca una visione strutturale e strategica nel senso appunto di una programmazione dell'intervento dello Stato verso le autonomie locali.
  Come Sinistra Italiana siamo intervenuti con proposte specifiche per attenuare le sanzioni derivanti dallo sforamento del Patto di stabilità del 2015 per le province e per i comuni. Ci siamo battuti in Commissione presentando emendamenti ragionevoli, una parte dei quali sono stati valutati positivamente dalla maggioranza, dal Partito Democratico, e di questo do atto al relatore Misiani per il modo dialogante con cui si è rapportato anche al gruppo di Sinistra Italiana.
  La nostra opposizione, sia chiaro, cari colleghi, non sconfina nel minoritarismo del tanto peggio tanto meglio. Dunque ci fa piacere che siano stati approvati 14 emendamenti del gruppo di Sinistra Italiana e che altri siano stati assorbiti da riformulazioni del relatore per la maggioranza. Abbiamo condiviso anche emendamenti della maggioranza e delle altre forze di minoranza, perché noi vogliamo sempre migliorare i provvedimenti. Non ci fa piacere se una legge arriva all'esame dell'Aula negativamente al 100 per cento. Vogliamo anche ridurre i danni, e tra questi emendamenti positivi, accettati, vorrei citare, per esempio, l'approvazione della sospensione della tassa addizionale comunale sui diritti di imbarco, sui biglietti aerei, che riguarda molti aeroporti minori, come Pescara, Alghero, Crotone. I voli low-cost hanno consentito a milioni di cittadini, soprattutto ai giovani che girano per l'Europa, di poterlo fare a condizioni economiche più accettabili, ed era sbagliato colpire il trasporto aereo.
  Così come siamo soddisfatti per l'aumento dei fondi per la ricostruzione dopo il terremoto a L'Aquila, oppure per la deroga alla normativa urgente in materia di assunzioni a tempo indeterminato nei comuni per il personale educativo e scolastico delle scuole d'infanzia e degli asili nido. Ma dobbiamo registrare anche una ottusa chiusura su altri capitoli importanti, per esempio la rinegoziazione dei mutui comunali e l'estinzione anticipata dei mutui e dei prestiti obbligazionari. Particolarmente critico è l'accordo raggiunto nella regione siciliana tra il Governo e il Presidente Crocetta per la corresponsione di 500 milioni di euro sulla compartecipazione IRPEF per il 2016, che solleva rilevanti problemi di portata costituzionale per l'evidente contrasto con quanto prevede lo statuto siciliano. E io voglio citare, a proposito, l'intervento puntuale del collega Angelo Capodicasa del Partito Democratico, che è stato anche presidente della regione siciliana e che ha usato parole molto severe nei confronti di questo accordo.
  Infine – concludo – ci spiace rilevare ancora una volta l'umiliazione del Parlamento. Siamo, cari colleghi, a settantanove decreti-legge, per ognuno dei quali è seguita la puntuale richiesta di voto di fiducia alla Camera. Questo vuol dire che voi, colleghi, che non fate parte della Commissione bilancio, non avete potuto dare un contributo fattivo e positivo alla definizione di questa legge. Il fatto che la Camera subisca questa aggressione continua al suo potere legislativo è un motivo di riflessione amara, e vorrei dire che questo decreto porta la data del 24 giugno: a meno di venti giorni noi lo stiamo approvando e, probabilmente, la settimana prossima lo approverà il Senato.
  In un mese approviamo una legge, e questo non è assolutamente in linea con il racconto renziano di un Parlamento inefficiente, lavativo, che, addirittura, fa la navetta tra Camera e Senato per approvare le leggi, quando, invece, non esiste nessun Paese europeo in cui una legge si approva in meno di un mese. Quindi, voteremo contro: poche rondini, gli emendamenti positivi accolti, non fanno primavera. Il segno di questo decreto-legge, che convertiamo, appunto, in legge, al di là delle tante modifiche condivisibili, è negativo, drammaticamente al di sotto di quanto sarebbe necessario per dare certezze Pag. 60alla finanza locale e alla vita dei comuni e delle ormai moribonde province italiane (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Stefania Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia esprimerà un voto contrario, un voto contrario sul metodo e sul merito di questo disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge.
  Partiamo dal metodo: ci siamo ritrovati a subire, alla vigilia delle vacanze estive, un decreto-legge omnibus, che, quindi, vista l'urgenza dei tempi, è stato trattato, come evidenziato da tutte le opposizioni, con tempi ristrettissimi. Un disegno di legge di approvazione di questo decreto-legge cosiddetto «enti locali» che ha un solo obiettivo: quello di poter consentire al Governo Renzi di effettuare una serie di spot a favore del Governo durante il mese di agosto. Ebbene, questo decreto-legge omnibus, che non dovrebbe essere più consentito poter varare, si occupa di finanza locale, di sanità, di agricoltura, di ambiente, di attività culturali; quindi, un contenuto profondamente disorganico ed eterogeneo, e, come troppo spesso ormai accade, in palese contrasto con tutta la giurisprudenza costituzionale in materia di decretazione d'urgenza.
  Un decreto-legge che avrebbe dovuto rispondere a regole particolarmente stringenti per il vaglio di ammissibilità degli emendamenti, ma che si è ritrovato, per esigenze di natura squisitamente politica, ad arricchirsi di contenuti che recano ulteriori elementi di eterogeneità, svilendo non solo le regole di qualità della legislazione, ma anche il ruolo stesso dell'opposizione, come è stato ricordato da tutti i colleghi dell'opposizione che sono intervenuti e come ha ricordato questa mattina il mio capogruppo in Commissione bilancio, l'onorevole Giorgetti. Opposizione che ha visto rendersi inammissibili una serie di questioni, per poi ritrovarsi a votarne altre, dal contenuto sicuramente estraneo rispetto al testo originariamente in esame.
  Sempre sul metodo, bisogna rilevare che anche questo decreto-legge ha vissuto la ormai consueta tragedia della mancanza di coperture e dei rilievi della Ragioneria Generale dello Stato, che si trovano puntualmente a dovere smentire le valutazioni del Governo. Il tema è sicuramente quello di una normativa, in particolare per gli enti locali, del tutto stratificata e di difficile gestione, ma è anche soprattutto quello di un Esecutivo che gioca sempre sul filo, con coperture dubbie, incerte e ballerine, e che tiene in ostaggio, con sedute estenuanti, la Commissione e quest'Aula...

  PRESIDENTE. Colleghi, scusate, abbassate il livello della voce, altrimenti si fa fatica a seguire.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. ...senza alcun rispetto, come anche in questo momento i colleghi della Commissione bilancio, lì, al banco dei nove, offrono, per quest'Aula, e per poi la maggioranza e il Governo fare spallucce rispetto ai rilievi della Ragioneria, con la sola preoccupazione di dover perdere qualche ora in più prima di porre l'agognata fiducia e di spazzare via in un sol colpo tutte le proposte dell'opposizione. Un Governo che pensa bene di presentare modifiche di assoluto rilievo alle due di notte; disposizioni in grado di cambiare la vita delle persone, ma su cui, evidentemente, non c’è nessuna volontà di confrontarsi con gli altri gruppi, con i gruppi di opposizione, ma soltanto il desiderio di prendere e portare a casa.
  Ebbene, gli enti locali necessitano, a nostro avviso, di interventi puntuali e organici, e non di continui interventi emergenziali e propagandistici. Questo provvedimento, purtroppo, nella parte a loro riservata, assume l'amaro sapore di una piccola manovra estiva, messa in campo prima dell'avvio della sessione di Pag. 61bilancio, che, di fatto, contraddice e bypassa la tempistica e la disciplina previste dalla proposta di legge, voluta dalla stessa maggioranza, di riforma del bilancio dello Stato, che ha individuato nel documento unificato di bilancio lo strumento fondamentale attraverso il quale procedere a tale regolazione.
  E veniamo al merito: sulle province, ad esempio, su cui la confusione di questo Governo ha raggiunto l'apice con l'approvazione della legge Delrio, ci si limita a offrire una piccola boccata di ossigeno e a inserire alcune disposizioni urgenti per permettere loro di chiudere i bilanci del 2016 in equilibrio. Nonostante l'Esecutivo abbia compreso, di fronte all'eccezionale evidenza, quanto i tagli previsti negli ultimi anni sulle province si siano rivelati iniqui e insostenibili e nonostante la stessa risoluzione parlamentare unitaria del DEF 2016 abbia impegnato il Governo alla garanzia dell'effettivo esercizio delle funzioni fondamentali da parte delle aree vaste, anche mediante l'attribuzione di adeguate risorse finanziarie, le misure messe in campo continuano ad essere parziali e non risolutive; e le province italiane, che ricordiamo non sono state eliminate ed esercitano ancora importanti funzioni, saranno presto in squilibrio, solo per pagare stipendi e mutui, senza quindi poter effettuare nessuna spesa che possa avere effetti positivi sul territorio.
  Stesso discorso vale per i comuni, le cui misure rientrano solo nell'unico scopo perseguito dal decreto, cioè quello di permettere a quanti più enti possibili l'approvazione dei bilanci in equilibrio per il 2016, senza minimamente ragionare in termini di strategia per il futuro. Tutti i gruppi hanno ricordato la richiesta da parte dell'associazione nazionale dei comuni di poter intervenire sulla questione dei mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti; un tema questo riconosciuto dalla stessa maggioranza come rilevante, ma in questo decreto non c’è stato spazio per poter approfondire l'evidente costo che un intervento di questo tipo ha per le casse dello Stato. Ebbene, noi come gruppo di Forza Italia, vi preannunciamo che su questo tema presenteremo un disegno di legge e che questo disegno di legge diventerà un emendamento nell'altro «decreto enti locali» che la prossima settimana arriverà dal Senato. Quindi, su questo tema non ci convincono minimamente le ragioni ricordate da alcuni colleghi in quest'Aula. Forza Italia darà battaglia perché sono stati anche importanti sindaci della vostra parte politica a dichiarare in Commissione come un solo punto percentuale di abbattimento di questi mutui costituirebbe un risparmio per milioni di euro; sindaci siciliani che evidentemente non trovano ascolto da parte della vostra maggioranza.
  Parliamo poi del tanto ormai famigerato articolo 11. Voi avete fatto un intervento che rende assolutamente incostituzionale tutto il provvedimento, tant’è che vi abbiamo presentato, non così per mera attività dell'opposizione, ma perché la ritenevamo assolutamente fondata, una pregiudiziale di costituzionalità in Aula prima di esaminare il decreto-legge. Voi avete, all'articolo 11, trattato la Sicilia veramente come se non fosse parte della nazione, come se fosse altro. Avete fatto carta straccia di norme come quelle dello Statuto speciale che regola la Sicilia, che hanno rango costituzionale. Ne avete fatto carta straccia d'accordo con un governo amico, il governo Crocetta, che ha, con un accordo Stato-regione che noi consideriamo nullo, un accordo fra privati cittadini, deciso di intervenire sulla Carta costituzionale e modificare l'articolo 36 dello Statuto speciale. All'articolo 36 dello Statuto siciliano si riconosce, per il finanziamento della regione, il 100 per cento dell'Irpef maturata in Sicilia. Ebbene, con un accordo Stato-regione, Crocetta e il Governo Renzi hanno deciso che questi dieci decimi diventino 6,5 decimi quest'anno e 7 l'anno prossimo. Loro con un accordo hanno pensato di modificare lo Statuto ! Tutto questo per fare cosa ? Per dare alla regione siciliana 500 milioni per evitarle il default nel quale si trova, a fronte dei quali, unica regione d'Italia, la Sicilia si impegna a chiudere il bilancio in surplus; mentre tutte le altre regioni sono Pag. 62impegnate a chiudere i bilanci in pareggio, alla Sicilia viene chiesto di chiudere il bilancio in surplus di 225 milioni di euro. E dobbiamo sentire dei colleghi che dicono che questo accordo, questo articolo 11, invece è un accordo conveniente per la Sicilia. Lo vedremo, lo vedrete ! Abbiamo chiesto l'ausilio di autorevoli costituzionalisti che in Commissione hanno confermato quella che è la realtà, non una tesi di parte, e tuttavia non avete voluto nemmeno dare ascolto alle proposte che non erano per nulla ostruzionistiche da parte di Forza Italia, ma che puntavano a risolvere la questione urgente del trasferimento dei 500 milioni senza mortificare lo Statuto che fa parte della nostra Costituzione.
  Ci avete preso in giro, avete accolto la nostra richiesta di accantonamento dell'articolo, per poi dirci, a mezzanotte, dopo quattro giorni, che l'articolo andava votato così come era.
  Ebbene, per tutte queste ragioni, il gruppo di Forza Italia voterà contro questo decreto-legge. Il gruppo di Forza Italia conferma la sua battaglia contro questo Governo, contro la sua riforma costituzionale e contro la sua totale volontà di risolvere i reali problemi del Paese, come conferma il calendario della Camera che la prossima settimana ci vedrà impegnati a discutere la legalizzazione dell'uso della cannabis (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brugnerotto. Ne ha facoltà.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie Presidente. Siamo in presenza dell'ennesimo decreto-legge da parte di questo Governo. C’è un abuso ormai di decreti, si sa, ma noi continuiamo a ripeterlo; voi non vi stancherete mai di usarli, noi non ci stancheremo mai di dirlo. Per definizione è un atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal Governo, poi però si finisce per toccare temi tra i più disparati, impedendo di fatto un compiuto passaggio parlamentare qui dentro. Nei 25 articoli di cui si compone il testo del decreto-legge in esame, che dovrebbe recare solo misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio, sono contenute anche disposizioni in materia di sanità, agricoltura, ambiente, cultura, trasporti e finanza.
  Poi, riguardo la fiducia: in due anni e mezzo questo Governo ha posto la questione di fiducia alle Camere oltre cinquanta volte, in media ogni due settimane, nessuno nella Seconda Repubblica è ricorso così tanto al voto blindato che tronca il dibattito parlamentare e impone di approvare un provvedimento così come è, «prendere o lasciare». Il dato che dovrebbe far riflettere, in merito alla compattezza della maggioranza che sostiene questo Governo, è che questa blindatura di provvedimenti è stata posta per più della metà delle volte, siamo alla ventiseiesima, qui alla Camera, in questo ramo del Parlamento, dove la maggioranza numerica e solo quella, mi viene da dire, è molto ampia. In pratica, un terzo delle leggi sono state approvate in questo modo. Un Parlamento eletto con legge anticostituzionale, una maggioranza che è tale grazie ad un premio di maggioranza abnorme e incostituzionale, si fa le leggi, se le vota, e pure sbaglia a farle, e poi vedremo perché. In ogni caso tali continue forzature da parte del Governo sono per noi ormai inaccettabili.
  Passando al decreto. Il Patto di stabilità e il pareggio di bilancio strozzano i comuni, tolgono loro la possibilità di erogare i servizi ai cittadini, e per servizi s'intende raccolta dei rifiuti, manutenzione delle scuole, manutenzione delle strade, trasporti e tutto il resto. Non sono passate le nostre proposte per consentire ai primi cittadini, ai sindaci dei comuni, di rinegoziare i prestiti, le scadenze e i tassi di interesse pagati a banche e finanziatori. Nello specifico vengono annullate – sì – le penali, se si estinguono mutui con Cassa depositi e prestiti, ma la penale è pagata con un fondo creato appositamente con soldi pubblici, quindi soldi dei cittadini. Pag. 63Un piccolo promemoria. I comuni hanno pagato più di tutti il consolidamento dei conti dei Governi: 17 miliardi di euro, tra il 2010 e il 2015, in cinque anni, nonostante le città incidano per appena il 2,5 per cento totale sul debito, appena il 7,6 dell'intera spesa pubblica.
  Poi, parliamo di Equitalia che si trova all'articolo 18 del decreto, che non è l'articolo 18 quello dello Statuto dei lavoratori, lì ci avete già pensato. L'articolo 18 è un'ennesima proroga all'abolizione di Equitalia. A parole Renzi dice sempre di volerla abolire – sempre ! – poi si va avanti di rinvio, in rinvio, siamo al nono, per una storia controversa che ormai dura dal 2012. Parliamo della possibilità per gli enti locali di avvalersi di altri concessionari per la riscossione. Renzi dice di volerla abolire e noi, fiduciosi, aspettiamo. Nell'attesa, vi ricordiamo che noi abbiamo una proposta pronta per la cancellazione del carrozzone Equitalia e molti dei nostri sindaci a 5 Stelle l'hanno già sostituito nella loro città. Nessuno dovrebbe fare profitto sulla riscossione dei tributi: ecco perché abbiamo due progetti, uno per la revisione delle norme e l'altro per il riassetto del settore. Se il Governo ha intenzioni serie, può tranquillamente votare le nostre proposte.
  Un altro punto interessante – ne abbiamo già parlato – è la truffa alla regione Sicilia, ai siciliani, ai cittadini della Sicilia. Questo decreto cristallizza – confermo – un accordo truffa tra il Governo nazionale e quello regionale. Qual è l'accordo ? Semplice: la Sicilia accetta un contributo annuo di 500 milioni di euro a fronte di una rinuncia di svariati miliardi di tasse prodotte sul territorio, che in Sicilia dovrebbero rimanere. Si parla di oltre 4 miliardi di euro di sole Irpef e accise sui carburanti nel 2014. Si tratta di un accordo che, peraltro, calpesta completamente lo Statuto della regione Sicilia, perché quest'ultimo non può essere modificato con legge ordinaria.
  Un altro punto interessante è il favore al sindaco di Catania Enzo Bianco. Il decreto fa un favore evidente a un eminente sindaco del Partito Democratico (possibile futuro presidente dell'ANCI ? Non lo sappiamo, chi lo sa ?). Il testo consente, infatti, ai comuni che presentano un piano di riequilibrio di bilancio di modificarlo e di inserire anche debiti fuori bilancio o disavanzi risultanti dal rendiconto approvato; ciò alla faccia della Corte dei conti che ha detto che non si può. Tra l'altro, noi in Commissione bilancio, avendo il dubbio che fosse un articolo scritto ad hoc per il comune di Catania, abbiamo chiesto se questo fosse vero e abbiamo chiesto che ci fosse fornita una lista di comuni interessati da questo articolo. Siamo ancora in attesa di questa lista di comuni dal Ministero dell'economia.
  Riguardo quello che è stato approvato (è stato approvato ben poco), è stato approvato un nostro emendamento che rende più trasparente la regolazione del contenzioso tra Aifa e aziende farmaceutiche, consentendo che le previsioni delle istanze di rettifica indirizzate all'Agenzia del farmaco siano rese pubbliche sul sito istituzionale. Un secondo nostro emendamento, invece, vincola il Ministero della salute a completare il programma di informatizzazione del Sistema sanitario nazionale, – patto per la salute 2014-2016, – entro e non oltre le scadenze programmate dall'Agenda digitale. Si potrebbe dire che è meglio di niente, ma, in realtà, è poco, è molto poco, pochissimo. Non è questo che noi vorremmo fare. Non è questo il nostro modo di approcciare.
  In continuità con i Governi precedenti, che si sono fatti belli dicendo di voler tagliare la spesa e le tasse, anche questo Governo ha ridotto gli investimenti e i trasferimenti agli enti locali, che, così, si sono visti costretti a tagliare i servizi ai cittadini. Cosa se ne fanno gli italiani degli 80 euro se poi aumentano le addizionali Irpef, le tasse sulla seconda casa, la tariffa rifiuti, le rette degli asili nido, i trasporti e tutto il resto ? Nulla. Eppure continuate a illustrarci un mondo ideale dove tutto va bene: siamo in ripresa; la ripresa c’è, ma è un pochino più lenta di quello che avevamo previsto; siamo agli «zero virgola» e via così. La realtà, che in cuor vostro conoscete benissimo, è ben diversa. Pag. 64Pochi giorni fa gli indici rivelati dall'ISTAT sono apparsi subito spietati: 4.598.000 italiani versano in condizioni di povertà assoluta (7,6 per cento della popolazione italiana). Gli 80 euro a cosa servono ? Nulla di ciò che potrebbe aiutare veramente gli enti locali e, di conseguenza, i cittadini si intravede in questo decreto: nulla, nulla. Non c’è un progetto a lungo termine, non c’è una visione di quello che volete fare.
  Non riesco a capire che tipo di mondo volete disegnare con questo decreto e con tutte le leggi che fate. Pensare che i nostri figli cresceranno nel mondo che state disegnando voi, qui, ora, personalmente fa un po’ paura. Fa paura come lo disegnate, fanno paura i vostri metodi, al di là dei decreti-legge che adottate o delle leggi vuote, prive di significato. Un episodio, solo uno, significativo, fa capire molto: in sede di approvazione del decreto, alle 22, il decreto è lì, pronto per essere votato in Commissione, e si propongono delle correzioni perché per alcuni emendamenti – tre, in particolare – già votati prima si capisce, dopo, che i soldi non ci sono.
  E poi dite che noi siamo gli incompetenti. Quindi, in conclusione, se 91 incompetenti vengono qui e dimostrano a voi, i professionisti della politica, che non sapete fare bene i conti, qualche domanda potreste farvela. Potreste chiedervi tante cose, tra le quali come facciamo a ridurci lo stipendio, come facciamo a far politica con zero euro di finanziamento pubblico, non essere appoggiati da lobby, da grossi gruppi industriali, candidare solo persone incensurate e via dicendo. Sono le solite cose, direte voi. Può essere, ma non ci stancheremo mai di ripeterle, mai ! Voi non vi stancate di fare decreti, noi non ci stancheremo mai di ripetere queste cose qui. E i cittadini hanno cominciato a cambiare idea e di paura adesso non ne hanno più. Non ci fate paura ! Non ci fate paura ! Il MoVimento 5 Stelle voterà no a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Grazie Presidente. Siamo al termine di un percorso che ha visto un forte impegno parlamentare da parte di tutti i gruppi su questo decreto, al di là dei giudizi in questa sede dove, si sa, si fa sempre un po’ di teatro. Oggi qualcuno è rimasto alle pregiudiziali, alle solite litanie sui decreti, ma veniamo al merito. Il presidente dell'ANCI Piero Fassino ha dichiarato due giorni fa che l'esame in Commissione bilancio del decreto-legge sugli enti locali non ha risolto questioni cruciali per la vita degli enti locali. L'ANCI torna ad insistere su questioni che si riferiscono alla difficile situazione finanziaria delle città metropolitane e a una serie di questioni relative ai comuni. Condivido che molte questioni siano rimaste aperte e che vi sia ancora molto lavoro da fare per definire un quadro di certezze di reale autonomia per gli enti locali. D'altra parte, questa non è la riforma degli enti locali, ma un decreto-legge su aspetti necessari ed urgenti. Credo che il Parlamento e la Commissione bilancio abbiano dimostrato in più occasioni una particolare sensibilità al problema. Anche in questa occasione in cui, ad esempio, la proposta su risorse aggiuntive per le funzioni fondamentali delle province sul fondo per ridurre le penali a favore dei comuni che estinguono anticipatamente i mutui con la Cassa depositi e prestiti ha avuto nel relatore, onorevole Misiani, il principale artefice. Soprattutto va vista la direzione di marcia dell'azione del Governo e del Parlamento. Con la legge di stabilità 2016 è stato riconosciuto da più parti, comprese le associazioni delle autonomie locali, che si è determinata una svolta con la fine dell'epoca dei tagli e il superamento del vecchio Patto di stabilità interno con il pareggio di bilancio. Con le modifiche alla legge n. 243 del 2012, già approvate dal Senato e che saranno all'esame della Camera la prima settimana di agosto, superiamo un quadro di regole inapplicabili sul pareggio di bilancio degli Pag. 65enti locali, che sarebbero entrate in vigore dal 2017, dando invece continuità alle regole della legge di stabilità 2016 e creando le condizioni per mettere mano al Testo unico degli enti locali e in quella sede affrontare le questioni ordinamentali ancora aperte, per andare nella direzione dell'autonomia, della responsabilità e della semplificazione. Con questo decreto-legge aiutiamo gli enti locali, miglioriamo la situazione. Parto da province e città metropolitane: eliminazione della sanzione economica per chi non ha rispettato il Patto di stabilità interno nel 2015, cioè per condizioni oggettive sostanzialmente, ossia la maggior parte degli enti. Non è forse un miglioramento ?; 48 milioni di euro in più per le funzioni fondamentali delle province. Non sono i 124 milioni richiesti, ma sono un miglioramento rispetto alla condizione data. Così come i 100 milioni per le strade già stanziati in legge di stabilità, ma di fatto inutilizzabili per la complessità delle convenzioni con ANAS, mentre ora sono un'assegnazione diretta. E queste sono due tra le cose più importanti approvate in Commissione con la condivisione del Governo. L'avere esteso a province e a città metropolitane quanto già prevedeva il decreto per i comuni in crisi finanziaria è un altro miglioramento. Per i comuni, il lavoro in Commissione ha permesso di ridurre le sanzioni per il non rispetto del Patto di stabilità interno, in particolare in relazione all'edilizia scolastica, a comuni fusi, a trasmissioni tardive, oltre a una misura per tutti. Non è tutto ciò che si chiedeva, ma è un passo avanti. Per la prima volta dopo anni di discussione, che hanno visto principale protagonista l'onorevole Fragomeli, si interviene per attenuare gli indennizzi per l'estinzione anticipata dei mutui. Questo non è solo un miglioramento: è una vittoria, altro che chiusura. Si tratta di 40, 48 e 48 milioni nel triennio. Vi è un miglioramento delle norme sul dissesto e pre-dissesto. In materia di personale facciamo decisivi miglioramenti per il turn-over che passa dal 25 al 75 per cento per i comuni sotto i 10.000 abitanti virtuosi nel rapporto dipendenti-popolazione e si sblocca la mobilità nelle regioni dove è stato ricollocato il 90 per cento del personale soprannumerario delle province. Si riducono altre limitazioni alle assunzioni. Si fa una grande operazione di assunzioni stabili per il personale insegnante ed educativo nelle scuole dell'infanzia e asili nido comunali anche con proroga di graduatorie e anche per i comuni che non hanno rispettato il Patto di stabilità interno 2015. Si fa per la prima volta un Fondo per contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità o cedimenti. Penso non finirà qui: si avvia un processo. Vi sono norme che aiutano ad affrontare l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che aiutano il comune dell'Aquila e gli altri colpiti da quel terremoto e i comuni colpiti dal sisma di Emilia, Lombardia e Veneto così come per il pagamento di tasse e contributi relativi a quel terremoto, per le vittime dell'alluvione di Sarno e per le famiglie delle vittime del disastro ferroviario di Andria-Corato e qui siamo veramente...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, si può abbassare il tono della voce ? Si fa fatica a seguire gli interventi, grazie.

  MAINO MARCHI. E qui siamo veramente – credo vada sottolineato – intervenuti alla prima occasione utile e vi sono gli impegni del Ministro Delrio sul fronte delle risorse per la sicurezza del trasporto pubblico locale e ferroviario. Per le regioni si recepisce l'intesa Conferenza-Stato-regioni sul trasporto pubblico locale anche ferroviario, sulla tempestività dei pagamenti dei debiti degli enti del servizio sanitario, sulla spesa farmaceutica affinché le regioni possano effettivamente recuperare le risorse iscritte nei bilanci. Si dà poi attuazione all'accordo del 21 luglio 2015 con la regione Valle d'Aosta e si fa quanto si era già impegnati a fare con la regione Sicilia con un patto che prevede impegni reciproci teso a dare stabilità alle risorse per questa regione. Ho sentito nel dibattito che qualcuno farà il porta a porta in tutta la regione per denunciare l'accordo. Per favore, risparmi ai siciliani Pag. 66la bufala che gli sottraiamo 30 miliardi e diamo solo 500 milioni: è talmente grande che non ci crede nessuno. Non si è fatto assolutamente carta straccia dello statuto. Su questo accordo è intervenuta l'Assemblea regionale e il presidente della Sicilia: e chi li rappresenta se non questi organi ? Con l'accordo la Sicilia recupera risorse che le sono venute a mancare con l'applicazione letterale dello statuto, i 10 decimi del riscosso, con 5,61 decimi del maturato: recupera un miliardo e 685 milioni, altro che truffa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Questo provvedimento contiene inoltre altre cose positive: vi sono quelle già inserite nel decreto-legge su sentenze europee relative a discariche abusive da infrazioni su fogne e collettori depuratori, migliorato in Commissione, quelle per l'agricoltura nello specifico sul settore lattiero-caseario con interventi ulteriori in campo suinicolo e cerealicolo, come ha già sottolineato questa mattina l'onorevole Carra. Quelle sulle fondazioni lirico-sinfoniche a cui si sono aggiunte quelle sul FUS e, in materia turistica, le norme ponte per le concessioni demaniali marittime e lacustri. L'esame in Commissione, pur nelle strette maglie dell'ammissibilità, ha permesso di affrontare altri temi: misure urgenti per l'assunzione straordinaria di vigili del fuoco potenziando la dotazione organica di 400 unità; nuove misure per ulteriori piani di rateazione per i contribuenti in difficoltà; la sospensione fino alla fine del 2016 dell'addizionale comunale sui diritti di imbarco per sostenere il settore aereo e ridurre gli oneri a carico dei passeggeri; la semplificazione delle procedure autorizzative per le apparecchiature a risonanza magnetica e, finalmente, gli indennizzi a favore delle persone affette da sindrome da talidomide di cui da tempo stiamo discutendo e che ha visto l'impegno di tutti i gruppi parlamentari. Insomma nel provvedimento che oggi approviamo alla Camera c’è solo del buono per gli enti territoriali, per le attività e le imprese di alcuni comparti produttivi, per il rafforzamento di alcuni servizi importanti della pubblica amministrazione, per i cittadini: altro che lobby ! Rivolgetevi altrove.
  D'altra parte le stesse opposizioni, quando hanno parlato del merito, hanno evidenziato spesso diversi aspetti positivi. Si poteva fare di più e di meglio ? Non penso nelle condizioni di tempo in cui ci siamo trovati ad operare. Ma sono comunque convinto che il Governo e la maggioranza considereranno con grande attenzione i temi rimasti irrisolti per successivi provvedimenti e soprattutto, dopo il referendum costituzionale se vincerà il sì, saremo in grado di avere un quadro di maggiori certezze anche per regioni ed enti locali e di averli protagonisti al Senato sugli aspetti ordinamentali che li riguardano non solo come interlocutori ma come decisori nel processo legislativo. Per questi motivi esprimo il convinto voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fucci. Ne ha facoltà.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, intervengo a titolo personale per evidenziare la presenza nel decreto-legge che ci accingiamo a votare di una norma connotata da grande positività. Trattasi dell'articolo 21-ter che estende anche ai nati negli anni 1958-1966 l'indennizzo spettante ai soggetti colpiti da sindrome da talidomide. È questo il motivo per cui, pur restando in me le perplessità e le critiche all'intero provvedimento, voterò favorevolmente (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Con questa norma arriviamo a conclusione di un lungo impegno portato avanti in sede di Commissione affari sociali della Camera prima e di Commissione sanità del Senato tutt'oggi, che si è sostanziato nel complesso iter di più proposte di legge di iniziativa parlamentare e colgo qui l'occasione per ringraziare i presidenti e i componenti tutti di entrambe le Commissioni menzionate Pag. 67per l'impegno profuso. Come relatore delle proposte di legge d'iniziativa parlamentare approvate in sede legislativa in prima lettura dalla Commissione affari sociali, desidero sottolineare che, con l'inserimento in questo decreto-legge dell'estensione dell'indennizzo, arriviamo ad una positiva conclusione per la quale sia nella presente che nella scorsa legislatura vi è stato un impegno bipartisan e sottolineo in tal senso il ruolo davvero positivo – lo ringrazio – e volto a trovare soluzioni concrete al problema delle coperture giocato alla Camera dal presidente della Commissione bilancio, onorevole Boccia. Sottolineo in conclusione, signora Presidente e onorevoli colleghi, quello che vuole essere il messaggio centrale di questo intervento: quando ci si trova di fronte a questioni reali e a problemi concreti e ad istanze che coinvolgono anche sul piano delle emozioni, è ancora possibile che la politica sia in grado di andare oltre le appartenenze. Possiamo, anzi dobbiamo dividerci tra maggioranza e opposizione su economia, riforme istituzionali, leggi elettorali ma su un tema di autentica giustizia quale quello dei giusti e da tempo attesi indennizzi a persone che soffrono in maniera indicibile dalla nascita per le conseguenze dell'uso in gravidanza delle loro madri della talidomide abbiamo concretamente dimostrando...

  PRESIDENTE. Concluda.

  BENEDETTO FRANCESCO FUCCI. ...che è possibile andare oltre con il coraggio di sostenere scelte di alto profilo (Applausi di deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Correzioni di forma – A.C. 3926-A/R)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Misiani. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. A nome del Comitato dei nove con l'accordo dei rappresentanti di tutti i gruppi, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, propongo la seguente correzione di forma che riguarda un riferimento normativo errato: all'articolo 21, comma 10, le parole «legge 24 dicembre 2012, n. 537» sono sostituite dalle seguenti «legge 24 dicembre 1993, n. 537».
  Colgo l'occasione, Presidente, per ringraziare i componenti della Commissione bilancio di maggioranza e di opposizione, a partire dal presidente Boccia, i rappresentanti del Governo che hanno seguito questo complesso provvedimento e gli uffici della Commissione bilancio guidati dal dottor Somma per il lavoro prezioso che hanno messo in campo in questi giorni per aiutarci a svolgere al meglio la nostra funzione.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni così rimane stabilito.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 3926-A/R)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3926-A/R)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3926-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 68

  Stanno votando i colleghi ? Hanno votato tutti ? Frusone, Alberti. Chi altro ? Mi pare che ci siamo. Tutti hanno votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio» (3926-A/R)

   Presenti  382   
   Votanti  380   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  271    
    Hanno votato no  109    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Comunicazioni in relazione a raccolte di sottoscrizioni per richieste di referendum ai sensi dell'articolo 138, secondo comma, della Costituzione (ore 15,40).

  PRESIDENTE. Comunico che il 15 luglio 2016 sono trascorsi tre mesi dalla data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del testo di legge costituzionale recante «Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione», periodo entro il quale potevano essere presentate richieste di referendum, ai sensi del secondo comma dell'articolo 138 della Costituzione, da un quinto dei membri di una Camera.
  Con riferimento alle tre richieste di referendum, promosse ai sensi del citato articolo 138 della Costituzione e degli articoli 4 e 6 della legge 25 maggio 1970, n. 352, dalla deputata Adriana Galgano, di cui è stato dato annuncio nella seduta dell'Assemblea del 25 maggio 2016, comunico che, per ciascuna delle predette richieste, non è stato raggiunto il prescritto numero di sottoscrizioni da parte di un quinto dei componenti della Camera.

Interventi di fine seduta (ore 15,41).

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Torno su una questione che abbiamo già affrontato. Noi, come MoVimento 5 Stelle, siamo molto preoccupati dalla scarsa attenzione che il Parlamento e il Governo stanno dando alla questione del terrorismo internazionale e alla politica estera nel cui contesto questo avviene. Abbiamo chiesto e abbiamo anche inviato a lei una lettera, Presidente, nella settimana scorsa, di convocare il Governo in Parlamento per le comunicazioni, affinché si possano votare degli atti di indirizzo dei gruppi parlamentari. La risposta che ci avete dato in Conferenza dei presidenti di gruppo è che non c’è tempo ora di metterlo in calendario e avete rinviato tutto a una semplice audizione nelle Commissioni congiunte la settimana prossima. Forse non ci siamo capiti: noi non vogliamo che il Ministro Pinotti e il Ministro Gentiloni vengano ancora qui a raccontarci la loro ricetta, che ha già fallito; vogliamo che il Parlamento dia la sua ricetta al Governo perché, fino a prova contraria, questa è una democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E, allora, io credo che dire che si rinvia la discussione sul terrorismo a settembre perché il calendario è pieno, quando il giovedì alle quattro ce ne stiamo andando a casa, sia assolutamente ridicolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Manlio Di Stefano, lei ha menzionato, infatti, la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Noi abbiamo discusso di questo tema e insieme abbiamo deciso come procedere Pag. 69sulla politica estera. La decisione presa è stata quella di andare avanti con l'incontro del 26, alle ore 12, nelle Commissioni riunite di Camera e Senato, difesa ed esteri, e di rimandare a settembre una sessione speciale di approfondimento sulla tematica da voi richiesta con la lettera, cioè la politica estera. Il Parlamento discuterà nelle Commissioni preposte e nella Conferenza dei presidenti di gruppo anche il capogruppo del suo gruppo era presente ed era d'accordo con questa formula. Quindi, mi sembra strano che lei protesti rispetto a questo, visto che questo accordo è stato preso da tutti i capigruppo e, quindi, credo che si debba attenere alla decisione che è stata presa.

  GIUSEPPE BRESCIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Signora Presidente, a mezzanotte del 21 luglio 2001 alcuni poliziotti irrompevano nella scuola Diaz e compivano un vero e proprio massacro nei confronti di cittadini inermi, che in quella scuola cercavano solo un po’ di riposo dopo le lunghe ore di manifestazioni in occasione del G8 di Genova. A quindici anni di distanza da quella che è considerata la più grave sospensione dei diritti umani in un Paese occidentale dopo la Seconda Guerra Mondiale, siamo qui a ricordare quei fatti terribili e a chiederci come sia stato possibile che nessuno di quei carnefici abbia scontato anche un solo giorno di carcere per i gravi reati commessi, anzi, molti di loro hanno fatto pure carriera. Pensiamo sia doveroso ricordare questa tragedia per rispetto di tutte quelle vittime che, oltre a subire quelle torture, non hanno avuto giustizia e vogliamo farlo anche per tutti quei poliziotti onesti per cui quei fatti rappresentano un'onta incancellabile e che siamo convinti sono la stragrande maggioranza all'interno del corpo. L'Italia per i fatti della Diaz ha subito una condanna dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per violazione dell'articolo 3 della Convenzione, secondo cui nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene inumane o degradanti. Questo vuol dire che la CEDU ha ritenuto tortura l'operato della polizia di quella notte. Molti sono stati gli impegni istituzionali dopo quel drammatico evento che ha gettato discredito sulla Nazione agli occhi del mondo intero affinché il Parlamento introducesse il reato di tortura nell'ordinamento ma da allora nulla è stato fatto. Quindi il mio appello finale va al Senato, dove in questi giorni si è arenata la legge sul reato di tortura, la cui approvazione rappresenterebbe un forte deterrente affinché fatti di tale gravità non accadano mai più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signora Presidente, intervengo per sollecitare una risposta all'interrogazione n. 5-05005 dell'11 marzo 2015. È un'interrogazione che ha dei risvolti molto importanti per quanto riguarda la cittadinanza della città di Novara, è un'interrogazione che chiede di prendere atto del fatto che il Centro interportuale merci ha causato occupazione di suolo in deroga a piani regolatori allora esistenti, con la promessa che si sarebbe ottemperato a delle prescrizioni di natura idrogeologica deviando parzialmente dei corsi d'acqua o facendo opere di difesa spondale. Il Ministero dell'ambiente diede un parere condizionato all'esecuzione di quelle opere, quelle opere non furono mai realizzate e non sono ad oggi ancora state realizzate, pertanto ad ogni evento alluvionale una porzione della città va sott'acqua. Questa condizione è inaccettabile per i cittadini e pertanto noi chiediamo ancora una volta, con il sollecito di questa interrogazione a cui ne farà seguito un'altra nei prossimi giorni, sempre sulla medesima materia, perché a nostro avviso risulta insostenibile come non si debba dare risposta ai cittadini che Pag. 70chiedono: il Ministero dell'ambiente, ha autorizzato quell'opera con delle prescrizioni, quelle prescrizioni non ci sono state, allora oggi forse una presa d'atto di revocare l'autorizzazione sarebbe quanto meno dovuta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LUIGI DALLAI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI DALLAI. Signora Presidente, ieri il Presidente turco Erdogan ha dichiarato lo stato di emergenza, oggi i titoli dei giornali riportano la sospensione della Convenzione europea dei diritti umani. In quelli che sono i giorni che seguono il tentativo di colpo di Stato, abbiamo assistito a un'operazione repressiva nei confronti di decine di migliaia di cittadini turchi, che assommano ad oggi a circa 60 mila. Questi fanno parte delle forze dell'ordine, dell'esercito, ma anche funzionari dello Stato, insegnanti. Proprio per quanto riguarda gli operatori della formazione, sono circa 20 mila gli insegnanti e i funzionari del Ministero dell'istruzione sospesi dalle loro funzioni e sono circa 21 mila le licenze revocate ai docenti privati. Sappiamo anche che dentro l'Università c’è stata la sospensione di molti docenti, soltanto nelle università di Istanbul assommano a 95 gli accademici sospesi dalle loro funzioni e questo avviene dopo che addirittura a gennaio scorso dodici docenti erano stati sospesi per aver firmato un appello per chiedere una soluzione pacifica alla questione curda. È evidente come il tentativo di colpo di Stato ha rappresentato un rischio enorme per la democrazia turca, ma le risposte a cui stiamo assistendo in questi giorni violano palesemente i valori democratici.
  Dunque, le azioni del Governo turco nei confronti di scuole ed università stanno minando le basi della società democratica plurale, che trova in queste istituzioni le proprie fondamenta. Vorrei apprezzare l'intervento del nostro Governo per chiedere il mantenimento dello Stato democratico, perché la Turchia è un nostro alleato e un nostro importante partner economico, però non possiamo accettare di scambiare la stabilità con il rispetto delle libertà e della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARCO MICCOLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Presidente, intervengo per denunciare all'Aula quanto sta accadendo in questi giorni, direi in queste ore, a Roma, una cosa che riguarda sì l'emergenza rifiuti, la discarica di Malagrotta, ma anche le regole e i comportamenti di come si svolge il ruolo di parlamentare in questa sede. Roma è invasa dai rifiuti, c’è un'emergenza rifiuti del tutto evidente, e noi ci auguriamo che la giunta in carica risolva al più presto il problema, ma quello che è grave ed inaccettabile è che oggi sui giornali è apparsa la notizia di una presunta trattativa in corso tra membri della giunta, ma anche parlamentari, in questo caso l'onorevole Vignaroli, che peraltro è membro della Commissione d'inchiesta bicamerale sul ciclo dei rifiuti, con il pluri-indagato Manlio Cerroni, proprietario della ditta Colari, che ha gestito per trent'anni i rifiuti a Roma.
  Queste notizie, confermate da un post dello stesso Vignaroli su Facebook, sono gravi, appunto perché sono trattative riservate, segrete, fatte in studi privati senza il coinvolgimento della giunta, senza il coinvolgimento del consiglio comunale. Si richiamano le regole, si richiama la legalità, si richiama la trasparenza, ma oggi stiamo assistendo a una delle pagine più vergognose della storia della capitale ! Vorrei ricordare che la Colari è indagata anche per «Mafia capitale», perché lo stesso Buzzi parlava di accordi di 100 milioni fatti con questa azienda. Noi pensiamo che forse è il caso che l'onorevole Vignaroli faccia un passo indietro riguardo la sua presenza come membro della Commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 71

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 22 luglio 2016, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 15,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO FRANCESCO PAOLO SISTO IN SEDE DI ESAME DEGLI ORDINI DEL GIORNO (A.C. 3926-A/R)

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signora Presidente, Signor Ministro, non è la prima volta che, in quest'Aula, mi trovo ad affrontare la questione delle concessioni demaniali marittime e non solo. Da anni, insieme ai miei colleghi e in particolare alla collega Bergamini, sollecito questo esecutivo e quelli che si sono preceduti a trovare una soluzione alla situazione di incertezza e vera e propria paura in cui si trovano a vivere i nostri imprenditori di un settore tipicamente italiano, quale quello del turismo balneare.
  Si trovano a vivere nell'incertezza a causa di una direttiva dell'allora Commissione Prodi, la c.d. direttiva Bolkestein, che ha imposto che nell'affidamento dei servizi, compresi quelli turistici, si proceda con procedure ad evidenza pubblica – giusto – che, per molti anni, però, sono state interpretate, da queste parti, come aste. Per anni, quindi, i nostri imprenditori hanno vissuto con questa spada di Damocle sulla testa, nell'idea che da un giorno all'altro le loro concessioni, e quindi le loro imprese, potessero essere messe all'asta. Lo stesso dicasi per le piazzole degli ambulanti.
  E per anni noi, inascoltati, vi abbiamo chiesto di rinegoziare la Bolkestein con la Commissione europea, e ci siamo sentiti dire che non era possibile. (Ce lo ha detto anche il Sottosegretario agli Affari Europei, l'On. Gozi.) Nel frattempo Spagna e Portogallo hanno negoziato un'applicazione della direttiva che ha permesso di garantire ai propri operatori concessioni trentennali. Ma voi, ancora, niente.
  Un briciolo di certezza agli operatori siamo riusciti a darla noi di Forza Italia, ottenendo una proroga delle concessioni fino al 2020. Era il 2012 e sapevamo che si trattava di una soluzione provvisoria, che più volte vi abbiamo invitato a stabilizzare procedendo, oltre che alla rinegoziazione della Bolkestein, ad un riordino generale della materia.
  Ma niente. Il termine per il riordino della materia è scaduto più di due anni fa nell'inerzia del Governo.
  Nel frattempo è iniziato un procedimento di fronte alla Corte di giustizia europea, chiamata a pronunciarsi proprio sulla proroga al 2020. Vi abbiamo, di nuovo, chiesto di intervenire, di farlo prima che la Corte si esprimesse, soprattutto dopo che la posizione del suo avvocato generale aveva lasciato pochi dubbi sul parere che avrebbe espresso la Corte.
  Ma voi, ancora, niente.
  Anzi, no: molte promesse agli operatori del settore, ma nessuna azione concreta.
  Ed una settimana fa è arrivato il giudizio, scontato, della Corte (di giustizia europea), che ha dichiarato illegittima la proroga generale erga omnes rimandando al giudice nazionale di decidere però caso per caso sulle concessioni e ricordando che è giusto tutelare gli investimenti degli operatori che – vorrei sottolinearlo – hanno ottenuto le concessioni a norma di legge di questo Stato che noi rappresentiamo.
  Ci siamo trovati così, in piena stagione turistica ed a causa della vostra inerzia, in una situazione di caos in cui molti operatori, improvvisamente, non avevano più in mano concessioni valide.
  Per questo si è dovuto intervenire con urgenza sfruttando il primo veicolo legislativo utile, la conversione del decreto legge che oggi votiamo. Personalmente, e a nome di Forza Italia, avevo proposto, in ottemperanza anche alla pronuncia della Pag. 72Corte, che le concessioni in essere fossero considerate valide per altri 30 anni, come in Spagna e Portogallo, per consentire agli operatori di rientrare dei propri investimenti. Questo lasciando però, ovviamente, alle autorità competenti la possibilità di ridurre la durata della concessione, o di ritirarla, qualora gli investimenti non fossero stati effettuati. Nessuna proroga generalizzata, dunque. Ma avete respinto il mio emendamento, così come avete respinto quello in cui ponevo come termine per il riordino della materia il 31 dicembre 2016. E questo, sinceramente, non mi fa ben sperare.
  Temo che, ancora una volta, alle vostre belle parole e roboanti promesse non seguano i fatti, per questo vorrei che prendeste un impegno ufficiale, vincolante, ad attivarvi presso le istituzioni comunitarie per rinegoziare l'applicazione della direttiva Bolkestein alle imprese balneari, tipica eccellenza del nostro Made in Italy turistico, ed al commercio ambulante; o, quantomeno, a prevedere un periodo transitorio abbastanza ampio da permettere ai concessionari l'ammortamento degli investimenti realizzati, così come è avvenuto anche in altri paesi europei con situazioni costiere e turistiche simili alle nostre (Spagna e Portogallo); e, in ogni caso, ad escludere – nell'ambito del riordino della materia che auspico avvenire davvero in tempi celeri – che a tali concessioni sia applicato in maniera generalizzata ed automatica il sistema di affidamento tramite asta. Anche la pronuncia della Corte di giustizia europea lo esclude, del resto.
  Signor Ministro, vorrei, davvero, sentire da lei parole chiare e non impegni fumosi.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. DL 3926-A/R - odg 9/3926-A/R/10 423 410 13 206 148 262 34 Resp.
2 Nom. odg 9/3926-A-R/18 441 438 3 220 158 280 34 Resp.
3 Nom. odg 9/3926-A-R/39 444 443 1 222 157 286 34 Resp.
4 Nom. odg 9/3926-A-R/63 450 449 1 225 157 292 35 Resp.
5 Nom. odg 9/3926-A-R/64 448 448 225 154 294 35 Resp.
6 Nom. odg 9/3926-A-R/69 452 432 20 217 132 300 35 Resp.
7 Nom. odg 9/3926-A-R/70 452 451 1 226 112 339 35 Resp.
8 Nom. odg 9/3926-A-R/81 444 442 2 222 95 347 35 Resp.
9 Nom. odg 9/3926-A-R/85 448 378 70 190 90 288 35 Resp.
10 Nom. odg 9/3926-A-R/104 440 424 16 213 50 374 35 Resp.
11 Nom. odg 9/3926-A-R/108 427 426 1 214 76 350 35 Resp.
12 Nom. odg 9/3926-A-R/109 429 428 1 215 55 373 35 Resp.
13 Nom. odg 9/3926-A-R/110 427 426 1 214 52 374 35 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/3926-A-R/111 424 361 63 181 50 311 35 Resp.
15 Nom. DL 3926-A/R - voto finale 382 380 2 191 271 109 78 Appr.