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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 657 di martedì 19 luglio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ROBERTO CAPELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 luglio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Catania, Cicchitto, D'Ambrosio, Dambruoso, Damiano, Epifani, Faraone, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gentiloni Silveri, Mazziotti Di Celso, Meta, Schullian e Sereni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni (ore 10,32).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(Iniziative in materia di risarcimento dei danni causati da emotrasfusioni o emoderivati, con particolare riferimento ai diritti degli eredi che agiscono iure proprio – n. 2-01153)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Lorefice ed altri n. 2-01153, concernente iniziative in materia di risarcimento dei danni causati da emotrasfusioni o emoderivati, con particolare riferimento ai diritti degli eredi che agiscono iure proprio(Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo alla deputata Lorefice se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha quindici minuti.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente, grazie sottosegretario. Questo è l'ennesimo atto che viene presentato in questa Camera relativo alla dolorosa vicenda delle vittime del sangue infetto, che è dilagata in Italia a partire dagli anni Settanta e alla quale non si è riusciti a mettere un punto.
  I soggetti danneggiati, molti dei quali oggi deceduti, sono persone che, a partire dagli anni Settanta e Ottanta, in Italia si sono ammalate per avere contratto i virus dell'epatite B, C e dell'HIV, a seguito di trasfusioni di sangue o assunzione di emoderivati Pag. 2infetti presso le strutture sanitarie pubbliche o perché sono stati loro somministrati vaccini obbligatori. In molti casi, è stato chiesto dai danneggiati, in sede civilistica, il ristoro dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti e la responsabilità del Ministero della salute nell'aver causato il danno è stata acclarata da plurime sentenze emesse da diversi uffici giudiziari in tutta Italia.
  A seguito dei numerosi giudizi promossi, fin dal 2001, il Ministero ha in parte cercato di risolvere in via stragiudiziale il contenzioso, emanando numerosi decreti che hanno disciplinato le procedure transattive. La prima è andata a buon fine nel 2003, mentre al secondo accordo transattivo del 2007 sono seguiti numerosi ricorsi, procedimenti amministrativi e ad oggi i soggetti interessati da quell'accordo non sono stati risarciti.
  Per cercare di chiudere questa vicenda, il Ministero ha pensato di inserire nel decreto-legge n. 90 del 2014, poi, convertito dalla legge n. 114 del 2014, un articolo – il 27-bis –, con il quale è stato previsto il pagamento di 100 mila euro nei confronti degli emodanneggiati e di 20 mila euro nei confronti dei danneggiati da vaccinazione obbligatoria. È la cosiddetta – utilizzando le parole del Ministro – equa riparazione: semplice ed economicamente vantaggiosa per lo Stato, che intende così risolvere la questione, economicamente meno vantaggiosa e, soprattutto, iniqua per i danneggiati, stremati da anni di battaglie processuali e dalla malattia.
  Oggi siamo qui per portare all'attenzione sua, sottosegretario, e di quest'Aula uno dei problemi che sta generando proprio l'applicazione del decreto n. 90 del 2014. Il Ministero della salute ha iniziato ad inviare a circa 7 mila danneggiati delle lettere per procedere, per poter accettare, appunto, l'equa riparazione e i primi ad essere interpellati sono stati gli eredi dei deceduti. Molti di loro hanno accettato la proposta di equa riparazione, rispedendo i moduli correttamente compilati, con firme autenticate, con l'indicazione del codice IBAN e seguendo le istruzioni indicate dal Ministero. Ma, inaspettatamente, il Ministero ha bloccato i pagamenti nei confronti degli eredi che hanno agito per il risarcimento del danno da loro stessi subito (il cosiddetto iure proprio) per la morte del parente, sostenendo che la legge si riferisce solo agli eredi che agiscono per il risarcimento del danno subito dal congiunto quando era ancora in vita e che loro hanno ereditato (il cosiddetto iure hereditatis).
  Considerata la mancanza di una norma di interpretazione autentica in materia di equa riparazione ed eredi dei soggetti danneggiati, con questa interpellanza noi chiediamo di conoscere il numero esatto delle lettere che sono state inviate ai danneggiati, il numero di risposte ricevute dal Ministero e il numero dei soggetti che sono stati effettivamente pagati. E ancora chiediamo: il numero degli eredi che si sono visti rigettare la richiesta di pagamento, nonostante abbiano ricevuto dal Ministero la lettera con la proposta di accettazione dell'equa riparazione e se non si ritenga necessario e, soprattutto, doveroso definire una norma di interpretazione autentica che chiarisca inequivocabilmente che tutti gli eredi hanno diritto all'equa riparazione, anche coloro che hanno agito solo iure proprio.
  Per finire, quello che vorremmo capire è se le somme necessarie al pagamento di tutti i danneggiati siano concretamente presenti nel capitolo di bilancio del Ministero.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. L'articolo 27-bis del citato decreto-legge n. 90 del 2014, convertito dalla legge dell'11 agosto del 2014, n. 114, ha introdotto un'equa riparazione per i danneggiati da trasfusione con sangue infetto o emoderivati infetti o vaccinazioni obbligatorie o per i loro aventi causa in caso di decesso, che abbiano presentato domanda di adesione – così citava la norma – alla procedura transattiva di cui alla legge 24 Pag. 3dicembre 2007, n. 244, entro il 19 gennaio 2010.
  Nello specifico, si prevede la corresponsione, a titolo di equa riparazione, di una somma di denaro di 100 mila euro per i danneggiati da trasfusione con sangue infetto o somministrazione di emoderivati infetti e di euro 20 mila per i danneggiati da vaccinazione obbligatoria, in un'unica soluzione. Il riconoscimento è subordinato non solo al possesso dei requisiti individuati dall'articolo 2, lettera a) e lettera b), del regolamento del 28 aprile 2009 (esistenza di un danno ascrivibile alle categorie di cui alla tabella A annessa al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1981, n. 834 ed esistenza del nesso causale tra il danno e la trasfusione con sangue infetto, la somministrazione di emoderivati infetti o la vaccinazione obbligatoria), ma anche alla verifica della ricevibilità della predetta istanza.
  La corresponsione delle somme è, altresì, subordinata alla formale rinuncia dell'azione risarcitoria intrapresa, ivi comprese le procedure transattive e ad ogni ulteriore pretesa di carattere risarcitorio nei confronti dello Stato, anche in sede sovranazionale.
  La procedura transattiva di cui all'articolo 2, comma 361, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, prosegue, ove ne ricorrano i presupposti, per coloro che non intendono avvalersi del beneficio dell'equa riparazione. Quindi, è un'opzione che, liberamente, i soggetti possono intraprendere.
  Inoltre, la liquidazione degli importi a titolo di equa riparazione avverrà, secondo quanto indicato nei provvedimenti normativi citati, entro il 31 dicembre 2017 sulla base di una graduatoria che tiene conto anche della gravità delle situazioni.
  Il Ministero della salute ha provveduto all'invio delle note informative relative a 2.263 danneggiati per i quali è stata presentata domanda di adesione alla procedura transattiva, afferenti alle categorie di danno più elevato e, cioè, deceduti con nesso causale e categorie di danno dalla prima alla sesta, come risultanti all'atto della domanda di transazione. Considerando i singoli eredi di ciascun danneggiato, in caso di soggetti deceduti, le suddette note informative inviate ammontano complessivamente a 3.806.
  Ad oggi, sono stati emessi 1.760 ordini di pagamento di importi di equa riparazione, comprensivi di quelli a favore degli eredi dei danneggiati, corrispondenti a 1.282 contenziosi per i quali era stata prodotta istanza di transazione, a fronte di 1.623 contenziosi per i quali è pervenuta finora unanime accettazione degli attori in giudizio, inclusi anche gli eredi.
  In questi giorni, il Ministero dalla salute sta predisponendo le note informative per i danneggiati dalla settima categoria di danno. La menzionata nota informativa non costituisce una proposta, che, come tale, si perfezionerebbe con l'accettazione della stessa, né potrebbe configurarsi come tale avendo l'equa riparazione natura diversa dalla transazione, che, invece, ha carattere negoziale, come è anche confermato dalla Corte di cassazione civile con la sentenza n. 25965 del 10 dicembre 2014, posto che il riconoscimento dell'equa riparazione è legislativamente subordinato non solo alla formale accettazione della medesima e alla contestuale rinuncia dell'azione risarcitoria intrapresa, ivi compresa la procedura transattiva, ma anche alla verifica dei requisiti che sono stati richiamati, nonché alla ricevibilità della menzionata istanza, con particolare riferimento all'appartenenza dei danneggiati alle categorie previste dalle leggi n. 222 del 2007 e n. 244, sempre del 2007, e alla natura dell'azione intrapresa dagli stessi istanti.
  Pertanto, l'invio della suddetta nota informativa da parte del Ministero non costituisce di per sé il riconoscimento del diritto all'equa riparazione, atteso che lo stesso è subordinato all'esito positivo dell'istruttoria a cui consegue l'adozione del provvedimento di liquidazione.
  Considerato, inoltre, che la corresponsione delle somme è effettuata per espressa previsione legislativa al netto di quanto già percepito a titolo di risarcimento del danno a seguito di sentenza esecutiva, l'istruttoria è altresì finalizzata Pag. 4ad accertare l'eventuale liquidazione di importi per il predetto titolo a favore del beneficiario dell'equa riparazione.
  In particolare, con riferimento alla verifica della ricevibilità dell'istanza, nel corso dell'istruttoria, è risultato che per talune posizioni relative ai danneggiati deceduti è pendente un contenzioso instaurato dagli eredi nei confronti del Ministero, avente ad oggetto esclusivamente il riconoscimento del risarcimento del danno iure proprio.
  Per quanto concerne tale questione, si rileva che l'Avvocatura dello Stato, nei diversi pareri espressi in materia di transazione di cui alle leggi nn. 222 e 244 del 2007, ha ritenuto che sia – cito l'Avvocatura dello Stato – «opportuno operare un'interpretazione sistematica di queste leggi, così come attuate dal decreto ministeriale n. 132 del 2009 e del decreto ministeriale del 4 giugno 2012, secondo la quale le transazioni finanziate dalle leggi in parola riguardano i soggetti danneggiati direttamente da una trasfusione infetta, non anche gli eredi che agiscono per ottenere i danni proprio per le sofferenze collegate alla malattia epatica del loro congiunto», fine della citazione della nota dall'Avvocatura generale dello Stato.
  Pertanto, non sono ricevibili le istanze di transazione, ai sensi della citata normativa, concernenti i contenziosi in materia esclusivamente di riconoscimento del danno iure proprio in favore degli eredi e, conseguentemente, non risulterebbe possibile riconoscere agli stessi l'importo previsto a titolo di equa riparazione.
  In tal caso, tuttavia, il contenzioso si potrebbe sempre proseguire dinanzi ai tribunali civili e, in caso di pronunce di condanna del risarcimento del danno, anche solo iure proprio, in favore degli eredi di danneggiati deceduti, il Ministero provvederebbe, come abbiamo più volte comunicato, alla liquidazione dell'importo previsto in sentenza.
  Fino ad oggi, però, solo in tre casi ricorre la suddetta fattispecie, per i quali non è stato comunque adottato provvedimento di diniego, in attesa di specifico parere richiesto da questo Ministero all'Avvocatura generale dello Stato. Quindi, soltanto tre casi.
  Tuttavia, concludo, non si ravviserebbero motivi ostativi ad iniziative legislative volte a riconoscere espressamente il beneficio dell'equa riparazione, di cui all'articolo 27-bis del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito in legge n. 114 dell'11 agosto 2014, anche agli eredi dei danneggiati deceduti che hanno agito per il solo riconoscimento del danno iure proprio e hanno presentato domanda di adesione alla transazione, purché questa iniziativa legislativa – nelle forme sia di iniziativa parlamentare, ma anche dello stesso Governo, vedremo come sarà possibile realizzarla nei prossimi mesi – non si estenda anche alle procedure transattive.
  Rispetto alla domanda della copertura finanziaria, avendo nella norma fissato i tempi di soluzione delle questioni al 31 dicembre 2017, è evidente che il Governo, a quella data, si impegnerà a liquidare tutto ciò che è stato concluso in termini di procedura.

  PRESIDENTE. La deputata Lorefice ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente. Io mi reputo solo parzialmente soddisfatta della risposta, anche perché le domande erano diverse e non tutte hanno trovato esaustiva risposta, per esempio quella nella quale noi chiediamo il numero esatto degli eredi che hanno agito iure proprio, così come siamo insoddisfatti anche della risposta alla domanda in cui noi chiediamo se effettivamente le risorse che dovrebbero essere destinate all'equa riparazione sono concretamente presenti nel capitolo di bilancio. Sicuramente uno spiraglio è rappresentato dal fatto che ci possano essere delle future iniziative legislative, che permetterebbero di inserire nell'ambito dell'equa riparazione anche gli eredi iure proprio. Naturalmente noi su questo faremo la nostra parte e ci auguriamo che poi ci sia una collaborazione da parte del Governo e da parte della maggioranza.Pag. 5
  Con questa interpellanza per noi lo scopo era proprio quello, al di là degli altri aspetti che abbiamo più volte trattato negli altri atti di sindacato ispettivo, di puntare l'attenzione sugli eredi che agiscono iure proprio e sugli eredi che agiscono iure hereditatis. Quello che noi vorremmo in realtà sottolineare è che, al di là degli aspetti specifici che poi contraddistinguono gli eredi iure proprio e gli eredi iure hereditatis, sono entrambi degli eredi che comunque hanno subito un danno per la morte del congiunto, che ha subito a sua volta un danno a causa delle negligenze da parte dello Stato.
  Ora, che cosa dire ? Sicuramente quello che il Ministero dovrebbe prendere in considerazione è il fatto che non possono esistere eredi di serie «A», così come non possono esistere eredi di serie «B», così come anche il dolore per la morte di un congiunto non può essere catalogato come dolore di serie «A», per il quale si ha diritto a qualcosa e questo qualcosa in questo caso è l'equa riparazione, e un dolore di serie «B», per il quale non si ha diritto a nulla, perché è come se gli eredi iure hereditatis soffrissero di più rispetto a quelli iure proprio e così non è.
  Noi naturalmente diciamo «no» a questo tipo di discriminazione perché questi due tipi di eredi sono, comunque, vittime allo stesso modo dei danni che hanno subito per la perdita del congiunto, e a ciò vorrei aggiungere anche ulteriori due aspetti. Innanzitutto, secondo le stime che approssimativamente abbiamo e che siamo riusciti a fare, gli eredi iure proprio dovrebbero essere in realtà molto pochi, quindi diciamo che anche dal punto di vista economico il Ministero non ne risentirebbe più di tanto. Inoltre, il diritto ad agire iure proprio per il riconoscimento del danno subito per la morte del congiunto è stabilito da giudici di legittimità in numerose sentenze, quindi lei ha citato l'Avvocatura dello Stato, ma noi citiamo anche numerose sentenze che prevedono il riconoscimento anche agli eredi che agiscono iure proprio. Ora, questo atteggiamento, però, questa prassi, che ha adottato il Ministero, di escludere al momento gli eredi iure proprio sicuramente è qualcosa che probabilmente è legato a questa norma, all'articolo 27-bis, che non è di chiara interpretazione: è un articolo che è fin troppo vago e che può essere variamente interpretato. Però, poi, queste interpretazioni così semplicistiche finiscono per avere delle inevitabili ripercussioni sempre sulle stesse persone, che sono quindi le vittime di questo Stato inconcludente e capace talvolta di non prendersi le sue responsabilità. Serviva, invece, una norma chiara, autentica, che dicesse chiaramente che entrambi gli eredi, quindi delle due tipologie, potessero essere ammessi all'equa riparazione, perché non ha senso mandare delle lettere e poi dire che non hanno diritto. Cioè, in base a che cosa il Ministero si prende la libertà di decidere se si ha diritto o meno, visto che, come ho appena detto, che esistono delle sentenze in merito ?
  A questo punto, però, anche alla luce delle sue parole e anche alla luce della lentezza con la quale procedono i pagamenti, la domanda che noi ci poniamo è se le risorse che sono destinate al pagamento dei danneggiati siano completamente presenti all'interno del capitolo di bilancio, perché vi ricordiamo che dicembre 2017 – che è il termine ultimo per concludere il procedimento di equa riparazione – non è poi così lontano e non vorremmo ritrovarci di fronte all'ennesima proroga.
  Ricordiamoci e soprattutto ricordatevi che stiamo parlando di cittadini la cui salute è stata barattata con 100 mila miseri euro, ma li avete costretti ad accontentarsi. Accontentarsi, però, non significa mettere la parola fine a questo dramma. Purtroppo la stanchezza, dovuta ad anni di lunghe battaglie e l'incertezza circa anche l'esito delle cause che avevano in corso, ha fatto sì che fossero, diciamo così, tra virgolette, costretti ad accontentarsi. Quindi, ciò che le chiedo è proprio questo: di evitare che vi siano discriminazioni, anche perché – diciamolo altrettanto chiaramente – aprireste la strada a una nuova stagione di giudizi civili.Pag. 6
  E questo lo Stato non può né permetterlo né permetterselo, anche in considerazione del fatto che deve ancora risarcire centinaia di persone che hanno già ottenuto sentenza di condanna passata in giudicato.

(Iniziative ispettive presso l'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro – nn. 3-02198 e 3-02397)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Saltamartini n. 3-02198 e Colletti e Nesci n. 3-02397, concernenti iniziative ispettive presso l'ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la salute, De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Presidente, si risponde, come diceva lei, congiuntamente – sulla base di elementi che sono pervenuti innanzitutto dalla prefettura di Catanzaro – alle interrogazioni parlamentari in esame, attesa l'analogia della materia trattata.
  In data 6 maggio 2014, la signora Viscomi è stata ricoverata per gravidanza giunta al termine presso il reparto di ostetricia dell'azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. A travaglio inoltrato – cito il documento della prefettura – a causa della mancata progressione della parte presentata – fine della citazione –, il ginecologo ha ritenuto di dover optare per il taglio cesareo e, dopo aver ottenuto il consenso informato della paziente, ha provveduto ad eseguire l'intervento. La medesima paziente è stata visitata dall'anestesista, dottoressa Loredana Mazzei, e successivamente è stato acquisito il consenso informato per l'anestesia generale. Il ginecologo è stato informato dall'anestesista della presenza di notevole bradicardia e di ipossiemia per cui è stato praticato immediato massaggio cardiaco con contemporanea somministrazione di farmaci idonei da parte dell'anestesista. È stato chiesto il supporto del medico di guardia della rianimazione, che ha assistito la paziente. Sono stati quindi eseguiti diversi esami, tra cui prelievo per esami ematochimici urgenti, visita cardiologica, ecocardiografia colordoppler, ECG, TAC encefalo e torace con mezzo di contrasto.
  La TAC cerebrale non ha mostrato lesioni focali parenchimali né cerebrali e né cerebellari in atto. L'emogasanalisi, effettuata dopo la ripresa dell'attività cardiaca, ha evidenziato una gravissima acidosi mista e un aumento dei lattati, pertanto la paziente è stata trasferita in rianimazione, collegata a ventilatore artificiale in ventilazione controllata con ossigeno al 40 per cento. All'arrivo in rianimazione, la paziente presentava midriasi bilaterale e i riflessi del tronco-encefalo erano assenti. Nella mattinata del 7 maggio 2014, per la paziente sottoposta a EEG, è risultata una presenza di attività parossistica e marcata di una sofferenza cerebrale con anomalie irritative diffuse prevalenti sulle derivazioni anteriori di destra.
  È stata quindi iniziata un'opportuna terapia ed eseguita una risonanza magnetica nucleare, ripetuta successivamente, in data 9 maggio, dalla quale emergeva una tenue iperintensività di segnale della testa del nucleo caudato, dei nuclei lenticolari e della sostanza bianca peninsulare bilateralmente compatibile con segni di encefalopatia ipossico-ischemica. In data 19 maggio è stata eseguita una tracheotomia percutanea ed in data 26 maggio è stata inviata una relazione clinica all'Istituto Montecatone Imola ed al centro di riabilitazione di Crotone, con la richiesta per il trasferimento della paziente per riabilitazione neuro-psico-motoria. Entrambi i centri hanno dato immediatamente disponibilità, e quindi, per volontà dei familiari, si è optato per il centro di Crotone, ove in data 3 giugno la paziente è stata accompagnata in ambulanza da un medico e da un infermiere del SAR, del sistema regionale.
  In data 8 maggio 2014, in seguito all'evento in questione, si è riunito presso la direzione medica del presidio una commissione Pag. 7composta dal direttore sanitario del presidio, il direttore del SAR, il direttore dell'ostetricia ospedaliera, il consulente medico-legale ed il risk-manager, per accertare l'eventuale ricorrere di deficienze nell'organizzazione aziendale che possano avere in qualche misura inciso sulla genesi e sull'evoluzione di questo evento avverso. Questa riunione si è ripetuta anche il 13 giugno 2014, per valutare ancora una volta l'evoluzione del caso e, secondo i verbali, non sono state evidenziate deficienze organizzative o inerenti le apparecchiature che sono state utilizzate in tutta la fase di assistenza.
  Gli eventi sentinella sono stati comunicati in data 13 giugno 2014, con un'apposita relazione sull'evento richiesta dal Ministero della salute e anche al dipartimento della salute e delle politiche sanitarie della regione Calabria. Inoltre, è stata disposta l'esenzione temporanea, per almeno tre mesi, della dottoressa Loredana Mazzei dai turni di guardia di reperibilità, ed è stato disposto lo svolgimento di attività in sala operatoria soltanto in presenza di un altro collega in qualità di tutor. È stata, inoltre, richiesta alla direzione medica di presidio la visita del medico competente, il quale, dopo consulenze specialistiche, sia di tipo psichiatriche che di tipo psicologico, ha emesso in data 2 settembre 2014 un giudizio conclusivo di idoneità della dottoressa Mazzei, che pertanto ha ripreso la sua normale attività in sala operatoria, nei turni e anche nelle reperibilità. Nel mese di febbraio 2015 la dottoressa Mazzei è improvvisamente deceduta.
  Per quanto concerne i rilievi sollevati con le interrogazioni parlamentari in esame, occorre evidenziare che dalla documentazione pervenuta è emerso che, a giudizio del direttore dell'unità operativa complessa di anestesia e di rianimazione e di terapia intensiva dell'azienda ospedaliera «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro, appaiono – secondo questi responsabili – prive di fondamento alcune affermazioni che sono contenute nei predetti atti ispettivi e in particolare nell'interrogazione n. 3-02198. Infatti, si evidenzia che non è mai stato segnalato, né al primario né ai responsabili delle sale operatorie, che – cito testualmente la relazione – «ogni volta che c'era lei in sala operatoria veniva abbassato il volume degli strumenti».
  In merito poi al quadro clinico contrassegnato da comportamenti ispirati ad un misticismo esasperato, si fa presente che – rispondono i responsabili – la dottoressa era una persona molto religiosa, faceva volontariato, andava a Lourdes con i «treni bianchi» e, quando incontrava pazienti altrettanto religiosi, pregava insieme a loro. Per quanto concerne la circostanza secondo cui in sala operatoria doveva andarci con un tutor dopo il procedimento disciplinare del 2012, conclusosi con l'archiviazione, si rileva che il tutoraggio fu disposto dopo il grave evento avverso – come ho citato – del 2014, per un percorso di recupero e di reinserimento, come prevedevano le linee guida ministeriali.
  Il precedente episodio del 2012 rappresenta solo una banalissima lite tra anestesista e chirurgo, peraltro ricompostasi immediatamente. Sto citando i riferimenti testuali che la prefettura, per il tramite anche dell'azienda sanitaria, ha comunicato. Il conseguente procedimento disciplinare, invece, risulta un atto dovuto in applicazione della «legge Brunetta», conclusosi comunque, come già detto, con la sola archiviazione. Le dichiarazioni attribuite alla dottoressa Grande sono relative all'episodio del 2002, quando non vi era un diverso primario, al quale comunque non fu segnalato nulla di tutto ciò. È da rilevare altresì che le dichiarazioni attribuite al dottor Villa sono state categoricamente smentite dallo stesso tramite il suo legale, con una raccomandata che fu inviata anche al Corriere della Sera.
  Relativamente alla circostanza evidenziata nell'interrogazione in esame secondo cui – cito – «Dai fatti emerge che all'ospedale Pugliese-Ciaccio il primario del reparto di anestesia e di rianimazione fosse a conoscenza dei problemi dell'anestesista Mazzei», si segnala che la dottoressa Mazzei era una persona molto sensibile, che svolgeva il suo lavoro in maniera Pag. 8ineccepibile – riferisce il responsabile –, sottoposta, come tutti, ad un notevole stress lavorativo. Ancora, nell'interrogazione si fa riferimento alle patologie di cui soffriva l'anestesista. A tal riguardo si sottolinea che persino dopo il percorso riabilitativo conseguente all'evento avverso del 2014, la dottoressa Mazzei fu giudicata da psicologo, psichiatra e medico competente idonea allo svolgimento delle sue mansioni lavorative, compresi i turni di guardia notturna. Per quanto riguarda i protocolli, già dall'inizio del 2011 – ci segnala l'Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio – essa ha adottato per la sicurezza in sala operatoria la check-list; dopo il decreto Balduzzi del 2012, su tutti i computer dell'unità operativa di anestesia e di rianimazione e delle sale operatorie è stata installata una cartella con le linee guida mondiali, che sono circa 600, relative all'anestesia e alla terapia intensiva: da tutti i computer dell'azienda è possibile collegarsi via web al sistema informativo Micromedex e seguire le informazioni basate sull'evidenza in esso contenute relative a patologie critiche, a medicina generale, a farmacologia e a tossicologia. Il sistema equivale ad una biblioteca di mille volumi, ed è all'avanguardia, secondo l'azienda, nel campo dell'informazione medica e delle possibilità di aggiornamento scientifico e culturale degli stessi.

  PRESIDENTE. La deputata Saltamartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  BARBARA SALTAMARTINI. Sottosegretario, malgrado lei abbia cercato, rispetto ovviamente alle notizie che le sono pervenute dalla prefettura, di rispondere al meglio all'interrogazione, almeno rispetto alle parti che ha citato e che si riferiscono all'interrogazione presentata dalla sottoscritta, ci sono alcuni punti sui quali non abbiamo avuto risposta, e che di fatto contraddicono anche la versione data. Primo: se è vero o meno che quella notte in particolare, relativa al giorno in cui ha partorito la signora Caterina Viscomi, ma in generale ogni volta che c'era la presenza della Mazzei, gli strumenti venivano messi sul pulsante meccanico rispetto al volume, perché su questo punto non ci è stata data risposta. Questo non è di poco conto, perché se è vero o meno conferma quanto alcuni hanno dichiarato; e poi hanno ritrattato le dichiarazioni, perché nella mia interrogazione sono stata puntualmente inserite le dichiarazioni rese, persino virgolettate, che alcuni, tra cui sia Annamaria Grande che Antonio Raffaele Billa, hanno poi inteso smentire. Questo è il primo punto.
  Il secondo punto: non c’è citazione rispetto a quanto il primario dell'Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, dottor Fabrizio Gennari, in data 14 novembre 2012, quindi ben due anni prima del giorno del parto della signora Viscomi, aveva inviato al dottor Verre, primario del reparto di anestesia e rianimazione, dove scriveva: «affinché alla dottoressa Mazzei non venga più assegnata la conduzione di nessuna delle sedute operatorie afferenti al centro di chirurgie pediatriche». Visto che il primario del Bambin Gesù, che io credo sia una delle strutture di eccellenza del nostro territorio nazionale, si era premurato di inviare al responsabile sanitario, al primario dell'Ospedale Pugliese-Ciaccio una e-mail in cui chiariva che forse non era il caso che la dottoressa Mazzei prestasse alcune funzioni in alcuni ambiti particolari e delicati, quali quelli in oggetto, forse era il caso di prenderla in considerazione: non è stata tenuta in considerazione.
  Dopodiché, secondo quanto lei ci ha detto, dopo la seconda riunione della commissione del presidio sanitario in data 13 giugno 2014, è stata decisa l'esenzione della dottoressa Mazzei per tre mesi, e poi l'accompagno di un tutor. Perché è stata stabilita l'esenzione ? Primo punto, perché se è stata esentata dal lavoro evidentemente qualche problema c'era. È stato risolto il problema ? Non si capisce, perché poi lei ci parla di una seconda visita effettuata, con tutti i controlli relativi, da cui si evince che la dottoressa Mazzei non Pag. 9aveva alcun problema: allora non si capisce perché precedentemente è stata esentata per tre mesi.
  Il tutor: il tutor era presente quel giorno, quando ha partorito la signora Viscomi, o no ? Anche questa è un'altra delle domande ! Perché vede, qui quello che ci pare di capire, malgrado la sua puntuale, seppure a mio parere incompleta risposta, è che ci sia forse una responsabilità generale di tutto il team medico dell'ospedale, in cui di fronte ad una acclarata difficoltà della dottoressa Mazzei, magari proprio per l'essere stata sottoposta a fonti di stress notevole, ad una incapacità di svolgere il suo lavoro appieno, di fatto l'ospedale non si è messo nelle condizioni di tutelare al massimo i pazienti: perché, da quello che ci risulta, il tutor quel giorno non c'era accanto alla dottoressa Mazzei. Allora, se questo è vero, io credo che tutta la famiglia della Viscomi, che il piccolo bimbo che ormai ha due anni, abbiano il diritto di conoscere la verità su quanto è successo in quell'ospedale, perché sicuramente in quell'ospedale non si è reso il servizio migliore che poteva esser offerto ad una paziente in quella particolare fase. La paziente è andata in coma perché in debito d'ossigeno: questo è quanto emerge dalle cartelle cliniche, e ancora nessuno ci ha detto perché è andata in debito d'ossigeno.

  PRESIDENTE. Il deputato Colletti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ANDREA COLLETTI. Come detto dalla mia collega in precedenza, ci sono molte domande alle quali il sottosegretario non ha evidentemente risposto.
  In primis, il sottosegretario ha risposto con una nota della prefettura; ma, in questo caso, la ASL ha comunicato qualcosa al Ministero, oppure non è arrivata alcuna comunicazione ? È vero che il Ministero della salute il 20 gennaio ha richiesto alla ASL delle note, e queste note perché non fanno parte della risposta da parte del sottosegretario a questa interrogazione ? C’è qualcosa che non può essere detto da parte della ASL ?
  Oltretutto c’è anche da dire che sulla vicenda c’è una indagine penale, che in primis il PM ha chiesto l'archiviazione per il decesso dell'anestesista, ma che lo stesso GIP ha rimesso gli atti al PM per l'indagine, per verificare le eventuali negligenze ed omissioni non della sola anestesista, ma di tutta l’équipe; ma anche del direttore generale sanitario dell'ospedale, del primario; e per verificare il perché nessuno in quell’équipe e nessuno in quel reparto ha fatto nulla per evitare che accadesse questo dramma familiare, nessuno ha fatto nulla per verificare le reali condizioni psicologiche di questa anestesista.
  E vorrei ricordare che qui non stiamo parlando di una strumentista, di un infermiere, ma di un'anestesista, ovvero di una figura medico-professionale importantissima durante un intervento ! E su questo ovviamente non abbiamo alcuna risposta; come non abbiamo risposta sul perché, a quanto sembra dalle notizie che abbiamo avuto, dopo l'archiviazione del procedimento disciplinare sia stato preso un tutor per supporto psicologico. Ma vi sembra normale che un'anestesista debba avere durante un'operazione un tutor per un supporto psicologico ? Sinceramente a me non sembra normale, questa modalità di trattamento: sembra più una modalità per archiviare il tutto e non far uscire fuori quello che succede dentro quell'ospedale; una sorta di omertà, uno spirito di colleganza omertoso tra medici e direzione sanitaria, perché così almeno i pazienti non conoscono le reali condizioni di quell'ospedale e delle persone che operano in quell'ospedale.
  E poi davvero ci lamentiamo se succedono ogni volta casi, soprattutto nel Sud, soprattutto in Calabria, di malasanità, quando chi dovrebbe in realtà controllare all'interno di una ASL, di un ospedale non controlla ? Magari per tenersi buoni medici ed infermieri ? E, però, non possiamo neanche essere d'accordo con questa risposta, perché questa risposta da parte del Governo è altamente omissiva.Pag. 10
  Noi siamo in presenza di un dramma familiare, e questa famiglia merita una risposta, merita una risposta molto ampia, merita trasparenza da parte del Ministero, da parte della ASL, da parte dell'ospedale e della direzione ospedaliera. Perché non si vuole dare una risposta a questa famiglia ? Cosa c’è di così indicibile che non si può dare una risposta in quest'Aula ?
  Io spero che, prima o poi, il nuovo PM che dovrà indagare, anzi, che sta indagando su questa vicenda, metta in luce la verità storica e processuale; però, vorrei anche ricordarvi – qui mi rivolgo, ovvio, al sottosegretario, ma sarebbe, in realtà, competenza della giustizia – quanto un caso del genere sia soggetto a un termine di prescrizione del reato molto breve. E tutto questo tempo provoca il fatto che, in realtà, non si arriverà, in caso, mai a una condanna definitiva degli eventuali responsabili, e anche di questo ve ne dovreste rendere conto, di quanto, in realtà, le deficienze in ambito normativo vanno ad applicarsi sul dato reale, sull'impunità di certi comportamenti.

(Iniziative, in raccordo con le regioni, volte a riformare le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza – n. 3-01969)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Iacono ed altri n. 3-01969, concernente iniziative, in raccordo con le regioni, volte a riformare le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. Rispondo sulla base degli elementi che mi sono stati trasmessi dall'ufficio legislativo del Ministero degli affari regionali.
  L'onorevole interrogante segnala che nella regione Sicilia sussistono evidenti difficoltà che caratterizzano il sistema delle politiche sociali e i servizi di assistenza delle fasce più deboli della popolazione, che si inseriscono nel quadro di una situazione estremamente critica nel comparto dell'assistenza sociale su tutto il territorio nazionale.
  L'onorevole interrogante ritiene che tale situazione necessiti di un'azione concertata tra Stato e regioni e chiede se il Governo intenda assumere iniziative volte ad avviare un'interlocuzione con le regioni, anche attraverso un immediato ricorso alla Conferenza Stato-Regioni, per affrontare le predette criticità e, in particolare, promuovere un efficace processo di riforma delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con nota del 5 maggio 2016, ha rappresentato che le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, più note come IPAB, sono state istituite con la legge 17 luglio 1890, la cosiddetta legge Crispi, con l'obiettivo di trasformare le opere pie operanti sul territorio nazionale in enti pubblici, imponendo uniformità dei criteri di funzionamento, della disciplina amministrativa e dello stesso sistema di controlli statali.
  La legge 8 novembre 2000, n. 328, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato dei servizi sociali, poi, ha inserito le IPAB tra i soggetti chiamati ad intervenire nella gestione dei servizi sociali, delegando, in particolare, il Governo ad emanare, secondo l'articolo 10, norme finalizzate al riordino della disciplina delle IPAB, riordino effettivamente avvenuto con decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207.
  Il decreto legislativo citato ha regolamentato diversamente le IPAB, prevedendone la trasformazione in aziende pubbliche di servizi o in persone giuridiche di diritto privato sulla base di specifici requisiti, demandando alle regioni stesse, secondo l'articolo 2, comma 2, la disciplina dei criteri generali per l'inserimento delle IPAB nell'ambito della rete degli interventi di integrazione sociale, con particolare riferimento alle modalità di partecipazione delle stesse alle iniziative di programmazione e di gestione dei servizi, al loro apporto al sistema integrato dei servizi sociali e sociosanitari, nonché alle risorse Pag. 11regionali eventualmente disponibili per potenziarne gli interventi e le iniziative nell'ambito della stessa rete dei servizi.
  Per completezza si fa, altresì, presente che la materia, prima soggetta alla potestà legislativa concorrente tra Stato e regioni, con la riforma del Titolo V della Costituzione, e quindi con la legge costituzionale n. 3 del 2001, è stata demandata alla competenza legislativa esclusiva delle regioni, rientrando nel più ampio genus della materia socioassistenziale.
  Di conseguenza, un eventuale intervento statale di riforma del settore, così come richiesto, potrebbe risultare lesivo del riparto costituzionale delle competenze in violazione proprio dell'articolo 117 della Costituzione.
  Sempre il già citato decreto legislativo n. 207 del 2001 ha previsto all'articolo 22 che le regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano provvedessero ai sensi degli statuti di autonomia e alle relative norme di attuazione. Segnatamente, per la Regione siciliana lo statuto di autonomia prevede la competenza esclusiva in materia, e, in particolare, l'articolo 14, lettera m), dispone che l'Assemblea regionale, nell'ambito della regione e nei limiti delle leggi costituzionali dello Stato, ha competenza legislativa esclusiva in materia di pubblica beneficenza e opere pie, e l'articolo 17, lettera f), dispone che, entro i limiti dei principi e degli interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, sempre l'Assemblea regionale può, per soddisfare condizioni particolari ed interessi propri della regione, emanare leggi, tra l'altro, in materia di previdenza e di assistenza sociale, osservando i minimi stabiliti dalle leggi dello Stato.
  Per completezza di informazione si segnala che il Commissario dello Stato per la Regione siciliana, con nota del 4 maggio 2016, ha reso noto che, nel corso dell'attuale legislatura regionale, sono stati presentati diversi disegni di legge di iniziativa parlamentare, e anche il governo regionale, il 4 febbraio 2016, ha depositato un proprio disegno di legge, il n. 1156, dal titolo «Recepimento del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, recante riordino del sistema delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza». Durante la seduta del 3 maggio 2016, il presidente dell'Assemblea regionale ha comunicato che, secondo quanto disposto dalla Conferenza dei capigruppo, le Commissioni di merito dovranno esaminare con procedura di urgenza i disegni di legge in questione.
  Secondo quanto pubblicato sul sito istituzionale dell'Assemblea regionale siciliana, la I Commissione legislativa permanente, quella degli affari istituzionali, nella seduta del 18 maggio 2016 ha deliberato di abbinare i suddetti disegni di legge, adottando quale testo base il disegno di legge n. 1215, recante riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e di beneficenza. Nella successiva seduta del 28 giugno, a seguito di votazione, il predetto disegno di legge è stato approvato e inviato alla II Commissione bilancio e programmazione, per il parere sulla copertura finanziaria. Questo per dare il quadro delle iniziative regionali sulla materia. Tutto ciò premesso, riferiscono i Ministeri competenti, pur ribadendo che la competenza esclusiva in materia di servizi sociali è attribuita, come dicevo, dalla Costituzione alle regioni, è intenzione comunque del Governo monitorare, per quanto di propria competenza, l'integrazione delle IPAB nella rete dei servizi sociali sull'intero territorio nazionale.

  PRESIDENTE. La deputata Iacono ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  MARIA IACONO. Grazie, Presidente.

  PRESIDENTE. Se cambia microfono è meglio.

  MARIA IACONO. Sì, grazie, Presidente. Dicevo che, pur ritenendomi soddisfatta della risposta del Governo e pur comprendendo che la titolarità della materia delle IPAB attiene alle competenze della regione siciliana, accolgo con grande favore l'ultima cosa detta dal sottosegretario, nel ritenere che, comunque, un'interlocuzione Pag. 12forte tra lo Stato e la regione debba essere, credo, alla base anche dei rapporti tra le istituzioni. Credo che la Conferenza Stato-Regioni, ritengo fino a quando la riforma non verrà definita, debba discutere del tema sollevato, specie in un frangente nel quale credo si registri, anche nel nostro Paese, una crisi nel settore dell'assistenza sociale pubblica notevole. Una crisi che si è manifestata con maggiore drammaticità nella nostra regione, che è terra tradizionalmente solidale e accogliente. In questi territori, nei nostri territori, le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, come lei, signor sottosegretario, ricordava, svolgono quotidianamente un ruolo fondamentale in termini di assistenza alle fasce sociali più deboli. Ad oggi, le IPAB in Sicilia registrano interventi di assistenza per circa 3 mila utenti eppure, nonostante sia loro riconosciuta questa straordinaria funzione sociale, la sopravvivenza stessa di queste strutture è stata, in questi anni, a rischio di chiusura. Nelle IPAB siciliane trovano oggi occupazioni circa 750 dipendenti a tempo indeterminato e di ruolo e circa 1.300 dipendenti tra contrattisti a tempo determinato e professionisti convenzionati. Se si dovesse ipotizzare uno scioglimento delle strutture assistenziali, ovvero una drastica sospensione di questi servizi, si metterebbero a serio rischio centinaia di posti di lavoro, mortificando professionalità di altissimo livello e con esse si perderebbe anche un servizio fondamentale.
  Credo anche che – lo ripeto – una seria riforma del sistema possa consentire in primo luogo un risparmio delle risorse finanziarie non indifferente e in secondo luogo, la trasformazione delle strutture stesse, come più volte chiesto dagli amministratori e dalle associazioni di rappresentanza, in soggetti di diritto privato, potrebbe agevolare la salvaguardia del patrimonio occupazionale ed immobiliare e con esso appunto la sopravvivenza di queste strutture, che nel territorio isolano sono moltissime, circa 150.
  Inoltre, voglio ricordare anche un altro elemento importante in questa fase di transizione di passaggio e di riforma, che riguarda il fatto che la Sicilia rappresenta un primo approdo per migliaia di migranti che giungono quotidianamente nel nostro Paese. In questo senso le strutture delle IPAB rappresentano una soluzione adeguata al tema dell'accoglienza. Una tale soluzione sarebbe ottimale tanto per i profughi, quanto appunto per le IPAB, ma a parte alcune eccezioni, nelle province di Trapani, Enna, Caltanissetta e qualche sporadico caso anche nella provincia di Agrigento, ben poco in questa direzione è stato fatto, anche se ripetutamente sollecitato. Oggi l'esigenza che si riscontra da parte degli amministratori e degli operatori del settore è quella di superare la fase di dell'assistenzialismo diretto, degli sprechi del passato, attuando un serio processo di riforma in grado di garantire servizi qualificati e spesso indispensabili per le fasce deboli della popolazione, dando contestualmente continuità occupazionale a tanti seri e qualificati dipendenti che, nonostante anche ritardi disumani nel pagamento degli stipendi, continuano a recarsi ogni giorno sul posto di lavoro, offrendo una validissima assistenza.

(Iniziative volte al riconoscimento di un'adeguata indennità a favore dei commissari del concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente – n. 2-01303)

  PRESIDENTE. Passiamo alla interpellanza Centemero e Occhiuto n. 2-01303, concernente iniziative volte al riconoscimento di un'adeguata indennità a favore dei commissari del concorso per titoli ed esami per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo alla deputata Centemero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prendo atto che si riserva di intervenire in fase di replica.
  Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca.Pag. 13Grazie Presidente. L'onorevole interpellante chiede di assumere misure per riconoscere il giusto valore alla funzione di componente della commissione d'esame per il concorso per il reclutamento del personale docente della scuola indetto lo scorso febbraio. Le argomentazioni espresse nell'atto in discussione non possono che essere condivisibili, tant’è che il Governo dopo avere concorso a dare definitiva soluzione al problema del precariato che per lungo tempo ha contraddistinto il mondo della scuola nel nostro Paese, con la legge n. 107 del 2015, ha previsto in merito al tema del reclutamento dei docenti che l'accesso ai ruoli avvenga a regime esclusivamente attraverso lo strumento del concorso da bandire con scadenza triennale, provvedendo così a una programmazione certa dei tempi e delle procedure di selezione. Pertanto, si è ritenuto opportuno affrontare la questione rappresentata nell'interpellanza con particolare riguardo all'aspetto dei compensi.
  Il Governo si è, di fatti, fatto carico di reperire risorse necessarie per adeguare l'entità da corrispondere ai componenti della commissione del concorso, attraverso l'articolo 2-quater del DL n. 42 del 2016, introdotto dalla legge di conversione n. 89, sempre del 2016.
  In particolare, l'articolo 2-quater stabilisce che la somma complessiva destinata ai componenti e commissari si è incrementata di otto milioni di euro per l'anno 2016, proprio in ragione della funzione e dell'impegno richiesti al personale impegnato nelle attività di commissione. Ciò determinerà nei fatti il sostanziale raddoppio dei compensi per i commissari. Si aggiunga che il prescritto decreto interministeriale per la ridefinizione dei compensi è attualmente all'attenzione del Ministero dell'economia e delle finanze per la controfirma e la conclusione del prescritto iter.

  PRESIDENTE. La deputata Centemero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ELENA CENTEMERO. Grazie, Presidente. Mi ritengo insoddisfatta della risposta che è stata data dal Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca in merito ai compensi per i presidenti e i commissari del concorso a cattedre attualmente in corso. Per quale ragione ? Innanzitutto devo dire che questa interpellanza urgente ha come data il 4 di marzo, siamo a luglio e già questo di per sé ci fa capire come l'urgenza non sia stata considerata.
  In secondo luogo, pur essendo noi profondamente d'accordo sul fatto che il reclutamento dei docenti debba avvenire assolutamente per concorso, con concorsi programmati triennali, i tempi e le modalità con cui è stato affrontato questo concorso a cattedre fanno acqua da tutte le parti, rivelano sostanzialmente la loro inefficienza e inefficacia. Innanzitutto perché il concorso, che doveva essere bandito il 1o dicembre è stato bandito molti mesi dopo. In secondo luogo, perché i tempi di svolgimento del concorso non sono assolutamente certi, a tal punto che le procedure concorsuali si stanno svolgendo adesso durante l'estate in cui i commissari, e coloro che hanno accettato di fare i commissari, può darsi che siano anche stati chiamati a fare i commissari degli esami al termine del primo ciclo oppure degli esami di Stato che sono conclusivi del secondo ciclo, quindi si sono sovrapposte le due cose. Poi addirittura abbiamo dovuto introdurre, sempre nel decreto-legge di cui parlava prima il sottosegretario Toccafondi, il n. 42 del 2016, il fatto che l'inizio ufficiale dell'anno scolastico quest'anno non sarà il 1o di settembre bensì il 15 di settembre. Ma neanche questo farà sì che all'inizio dell'anno scolastico noi avremo un inizio regolare, con docenti regolarmente in cattedra dopo lo svolgimento del concorso e la fase assunzionale. Questo rivela la mancanza di una programmazione nei tempi. La fretta con cui si è voluto svolgere il piano assunzionale non è rispettosa in primo luogo degli studenti e delle studentesse e poi dei docenti da un altro punto di vista.Pag. 14
  Venendo al tema specifico, io lo avevo già sottolineato più volte in Commissione, l'avevo fatto presente al Ministro più volte: i compensi originariamente pensati erano, per il presidente, di 250 euro lordi, più 0,50 centesimi per ciascun candidato esaminato e per i commissari 209 euro lordi e 0,50 centesimi per ciascun candidato esaminato, di fronte ad una mole di lavoro prevista di 63.712 posti ci sono state 165.578 domande. Quindi è un lavoro enorme rispetto ad un compenso veramente da miseria, per persone che devono svolgere un lavoro molto delicato, come quello della scelta della selezione del personale che andrà a insegnare ai nostri figli e alle nostre figlie, ai nostri giovani alle nostre giovani. Poi il Presidente del Consiglio si è accorto che forse questo era lesivo della dignità della persona, oltre che della dignità degli insegnanti, e ha previsto 8 milioni in più, raddoppiando di fatto il compenso; tenete presente che il compenso sarà di miseri 200 euro netti per questi commissari, più 0,50 per ogni candidato esaminato. Quindi, si tratta veramente di un compenso da fame che non dà valore al lavoro che questi commissari e presidenti stanno svolgendo.
  Oltretutto c’è da dire che non so a quale contenzioso andremo di fronte, e faccio solamente due esempi: la commissione A31 in Toscana, scienze degli alimenti, dove l'intera Commissione si è dimessa, oppure la commissione in Veneto, la commissione per la primaria, che è stata modificata ben sette volte. Questo, voi capite, dà vita ad una valutazione; a parte che fa vedere proprio come si sia avuta una grossissima difficoltà a trovare i commissari, non solo per il compenso da fame, ma anche per la tempistica con cui è stato organizzato questo concorso, che si sta ancora svolgendo e che non si concluderà per l'inizio dell'anno scolastico in molte realtà e in molte regioni.
  In secondo luogo, continuando a cambiare le commissioni, voi potete ben capire che, probabilmente, chi sarà bocciato da queste commissioni farà ricorso perché esse sono state modificate, nonostante siano stati stabiliti, comunque, dei criteri.
  Accanto a questo, addirittura, si è arrivati, proprio perché non si trovavano commissari e presidenti, ad una nota ministeriale che consentirebbe ai dirigenti degli uffici scolastici regionali, laddove non ci siano commissari che abbiano i requisiti previsti dai decreti ministeriali n. 96 e n. 97, di affiancare la commissione; commissari che non hanno queste competenze, che, quindi, non hanno neanche cinque anni di ruolo, per esempio. Ma di cosa stiamo parlando ?
  Quindi, io veramente mi ritengo insoddisfatta, perché il lavoro dei commissari e il concorso dovrebbero essere molto seri: non si stanno rivelando tali. Perché non si stanno rivelando tali ? Perché non sono state assegnate risorse sufficienti, degne del lavoro delle commissarie e dei commissari, delle presidenti e dei presidenti, ma, soprattutto, perché, come al solito, si è voluto fare le cose di fretta, perché bisognava mettere la bandierina di aver fatto 150 mila assunzioni a danno delle scuole, a danno dei nostri studenti e a danno delle nostre studentesse.
  Noi che siamo favorevoli al concorso come modalità di assunzione – un concorso serio e selettivo, perché i nostri ragazzi devono avere degli insegnanti competenti, con delle qualifiche professionali, ma anche relazionali –, avremmo voluto tempi più distesi e, poi, avremmo voluto modalità di selezione del personale, tramite concorso – lo ripeto –, diverse rispetto a questo e una retribuzione giusta del lavoro delle commissarie e dei commissari, dei presidenti e delle presidenti. Addirittura, pensate che queste persone non sono esonerate dal lavoro normale dell'attività didattica: io mi chiedo che tipo di selezione possa essere, per quanto ci mettano passione e impegno, e io ne sono certa, perché quei pochi che hanno accettato lo fanno veramente per il loro compito, per la loro missione, per il ruolo che loro hanno.
  Io credo che il Ministero dovrebbe interrogarsi e pensare a come poter valorizzare ulteriormente questi insegnanti, questi professori, che sono messi a disposizione per svolgere un concorso, la cui Pag. 15farraginosità, le cui modalità di svolgimento e le cui risorse finanziarie sono veramente irrisorie, inefficaci, inefficienti e non degne di un Paese che vuole fare della scuola e degli insegnanti il centro del proprio valore politico, della propria azione politica e dell'attività politica. Noi continueremo ad insistere con questo. Ci augureremmo che il Ministero non rispondesse a distanza di quattro o cinque mesi come è abituato a fare, ma che desse risposte molto immediate al Parlamento, ma, soprattutto, alle studentesse, agli studenti e alle scuole.
  Voglio vedere come inizierà questo anno scolastico con i concorsi non conclusi, con la mobilità straordinaria che sta mettendo in luce tutte le sue criticità, come noi avevamo detto. Infatti, noi le abbiamo dette tutte queste cose: ci sono i nostri emendamenti alla «buona scuola» e sono stati fatti dialogicamente, ci sono i nostri interventi. Noi ve le avevamo dette tutte queste cose, ma non per fare un'opposizione sterile e barricadera, ma proprio per indurre a un fare un percorso utile per i nostri ragazzi, per le nostre ragazze, per le nostre scuole e per le nostre istituzioni scolastiche. Ora i nodi sono al pettine: vedremo come sarà il prossimo anno scolastico.

(Misure per prevenire episodi di violenza nei confronti dei bambini in ambito scolastico, anche valutando l'installazione di sistemi di videosorveglianza – n. 3-02259)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Losacco n. 3-02259, concernente misure per prevenire episodi di violenza nei confronti dei bambini in ambito scolastico, anche valutando l'installazione di sistemi di videosorveglianza (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Si assicura che l'argomento rappresentato dall'onorevole interrogante è all'attenzione di questo Ministero, tant’è che l'amministrazione scolastica è solita attivare tutte le verifiche rispetto a segnalazioni che possano arrivare tanto dai dirigenti scolastici quanto dalle stesse famiglie, che dispongono di una serie di opportunità di dialogo con l'amministrazione scolastica. Ciò ha già consentito e consente al MIUR di intervenire direttamente attraverso lo strumento delle visite ispettive ovvero con diverse azioni a supporto delle istituzioni scolastiche sedi di tali deprecati episodi.
  Si ricorda, inoltre, che, in relazione alla tutela sia fisica che morale dei bambini, rilevano a carico di chi commette abusi, oltre ai profili di responsabilità penale e civile, anche profili di responsabilità disciplinare. Il MIUR, con circolare n. 88 del 2010, ha diramato puntuali indicazioni sull'applicazione al personale scolastico delle nuove norme in materia disciplinare introdotte dal decreto legislativo n. 150 del 2009.
  Più in generale, a seconda della gravità dei fatti, la disciplina sanzionatoria prevede le misure della sospensione dal servizio e l'impiego di altri compiti diversi dalla funzione docente, sino al licenziamento.
  Per il caso specifico segnalato, relativo ad una scuola dell'infanzia di Bari, si precisa che le due docenti sono state sospese cautelarmente dal servizio a far data dal 13 maggio 2016 e fino al perdurare della condizione restrittiva della libertà personale. In data 23 maggio, è stata effettuata dall'ambito territoriale per la provincia di Bari una formale contestazione di addebiti e contestuale sospensione del procedimento disciplinare, in attesa della definizione di quello penale.
  Non può che essere condivisibile, quindi, la proposta di valutare le misure di carattere preventivo a tutela dei soggetti deboli ospiti nelle scuole, come anche negli ospedali e nei luoghi di cura, anche attraverso il rafforzamento dei meccanismi già esistenti di controllo amministrativo da Pag. 16parte dei competenti organismi sulle attività professionali esercitate nelle stesse istituzioni scolastiche.
  In particolare, per quanto concerne lo strumento dell'installazione di sistemi di videosorveglianza nelle aule scolastiche, ritenuto uno tra i mezzi idonei di prevenzione a tutela dei soggetti deboli, corre l'obbligo ricordare come lo stesso comporti l'applicazione delle garanzie previste dal codice in materia di protezione dei dati personali. Si tratta, infatti, di rilevazione a distanza di immagini riproducenti persone che possono essere, direttamente o indirettamente, identificate. Per inciso, il codice contiene numerose disposizioni applicabili anche alla videosorveglianza, ma non contempla una specifica disciplina al riguardo.
  In assenza di disposizioni ad hoc, quindi, la regolamentazione si ricava dai principi e dalle regole generali dettate dal codice, nonché dalle pronunce in tale materia del Garante per la protezione dei dati personali, il quale ha emanato già diversi provvedimenti. Il più recente di questi, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 aprile 2010, prende in considerazione settori specifici, quali luoghi di lavoro, ospedali, luoghi di cura e istituzioni scolastiche e pone stringenti prescrizioni a garanzia della privacy nei riguardi dei responsabili di questi luoghi nel caso in cui intendessero volontariamente installare sistemi di videosorveglianza.
  Pertanto, un'eventuale disciplina a carattere nazionale non potrebbe essere emanata in modo autonomo dal Ministero dell'istruzione, in quanto essa chiama in causa la più generale materia della tutela della riservatezza e della privacy tanto degli allievi quanto del personale scolastico, che richiede, pertanto, un intervento dei diversi organi all'uopo preposti.
  Tale tipo di intervento, inoltre, non può prescindere da un'interlocuzione formale con il Garante per la protezione dei dati personali, che dovrebbe, in tal caso, esprimere un parere per l'attuazione di tali misure, alla luce degli impedimenti previsti dall'attuale normativa in tema di tutela della privacy.
  Posto ciò, considerato che il tema è assolutamente meritevole di risposte adeguate, il MIUR è, in ogni caso, disponibile ad adoperarsi con tutti gli organismi e le amministrazioni competenti per valutare misure che realizzino un equo e intelligente bilanciamento degli interessi in campo, ossia le primarie esigenze della sicurezza degli alunni con quelle di tutela della privacy delle persone, nel pieno rispetto dei principi di proporzionalità e necessità che sovraintendono ad ogni forma di trattamento dei dati personali.

  PRESIDENTE. Il deputato Losacco ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ALBERTO LOSACCO. Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario Toccafondi per la risposta. L'atto di sindacato ispettivo ha avuto origine, appunto, da una notizia di cronaca che riguardava una scuola materna del quartiere Santo Spirito di Bari, ma è purtroppo evidente che casi simili non sono rari alle cronache e suscitano grande preoccupazione nella pubblica opinione.
  Da genitore, prima ancora che da parlamentare, attraverso le immagini, i video, i resoconti che leggiamo, anche in riferimento alle ordinanze di arresto, si avverte l'esigenza che la responsabilità pubblica si faccia carico di questo problema. Bambini che vengono schiaffeggiati, strattonati, presi a calci, vittime di una cattiveria esercitata all'interno della prima istituzione che mette in relazione le giovani vite con la dimensione pubblica. Episodi aggravati dal fatto che il reato avverrebbe sia in violazione dei doveri inerenti all'esercizio di una funzione pubblica, quella educativa, all'interno di un istituto pubblico di formazione, sia avendo approfittato di circostanze di tempo, di luogo e soggettive, considerando la tenera età dei bambini, tale da non consentire di individuare subito i maltrattamenti.
  Nel caso in oggetto, nel periodo compreso tra il 31 marzo e il 22 aprile 2016, quindi meno di un mese, i carabinieri avrebbero accertato 37 episodi di maltrattamento Pag. 17compiuti in 13 giorni effettivi di lezione: numeri che davvero lasciano sgomenti.
  Come diceva il sottosegretario, da tempo si analizza l'opportunità di installare delle videocamere all'interno dei plessi scolastici, al fine di prevenire atti e comportamenti violenti, e qui alla Camera vi sono proposte di legge all'attenzione delle competenti Commissioni, sono state effettuate delle audizioni, vi sono i pareri dell'Autorità garante della privacy.
  Esiste un'importante sensibilità rispetto a questi temi, che coinvolgono milioni di famiglie tra studenti e operatori della scuola. Così come è sempre più avvertita la necessità di una formazione più attenta anche ai profili psicologici degli insegnanti, allo stesso modo va tutelato il ruolo e l'onore del corpo docenti, che non può essere minato da una sparuta e indegna minoranza.
  Già nelle scorse settimane sono intervenuto in quest'Aula in merito ad un caso di bullismo e colgo di nuovo l'occasione per chiedere al Governo, nell'apprezzamento e nella condivisione di quanto illustrato, la giusta attenzione a fenomeni crescenti di violenza, che purtroppo si registrano all'interno delle scuole e che non possono e, soprattutto, non devono essere sottovalutati.
  Siamo certi che, anche in ragione della sensibilità mostrata dal Governo per voce del sottosegretario, si vigilerà ancora e si adotteranno tutte le iniziative volte a consentire la necessaria sicurezza per i nostri bambini all'interno delle scuole, anche a garanzia dell'importante e meritorio lavoro quotidiano che ruota attorno al mondo della scuola in tutte le sue articolazioni.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con l'esame del disegno di legge recante norme per il contrasto al terrorismo.

  La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Ferrara, Fraccaro, Lorenzo Guerini, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,02).

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, vorrei chiedere alla Presidenza della Camera se fosse possibile, se ritiene giusto e urgente, organizzare una discussione e una riflessione del Parlamento su quello che sta accadendo in queste ore ai confini dell'Europa, in Turchia: non si contano più i casi di sparizioni, di arresti arbitrari, di purghe sensazionali negli apparati dello Stato. Il Presidente Erdogan ha annunciato che, qualora il Parlamento turco dovesse varare una proposta di legge per la reintroduzione della pena di morte, lui non si opporrebbe. E il nostro Paese, l'Europa, come ricordava oggi anche alla cerimonia del ventaglio la Presidente Pag. 18Laura Boldrini, ha stipulato un accordo di cooperazione sui rifugiati con la Turchia.
  Noi pensiamo che sia giusta un'iniziativa del Parlamento e che questo Parlamento discuta e deliberi su questo punto. Per questo, chiediamo rapidamente un dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Onorevole Scotto, alla Presidenza risulta che ci sono dei contatti tra il Governo e la presidenza della Commissione perché il Governo riferisca in Commissione. Comunque, ovviamente trasferirò la sua richiesta alla Presidente della Camera. La ringrazio.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,04).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

  La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,35.

Discussione del disegno di legge: Norme per il contrasto al terrorismo, nonché ratifica ed esecuzione: a) della Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; b) della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005; c) del Protocollo di Emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, fatto a Strasburgo il 15 maggio 2003; d) della Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; e) del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatto a Riga il 22 ottobre 2015 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 3303-B).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 3303-B: Norme per il contrasto al terrorismo, nonché ratifica ed esecuzione: a) della Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; b) della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005; c) del Protocollo di Emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, fatto a Strasburgo il 15 maggio 2003; d) della Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; e) del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatto a Riga il 22 ottobre 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3303-B)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la II Commissione, onorevole Dambruoso.

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame è volto ad Pag. 19autorizzare la ratifica e l'esecuzione di una serie di convenzioni per contrastare il terrorismo internazionale sotto diversi profili. Il testo viene esaminato in seconda lettura in quanto il Senato ha apportato alcune limitate modifiche al disegno di legge già approvato alla Camera all'unanimità.
  Faccio presente che, in sede referente, ed anche ora in Assemblea, non sono stati presentati emendamenti alle parti modificate dal Senato, in quanto vi è una riconosciuta urgenza di approvare il testo in via definitiva.
  La relazione che mi appresto a fare si soffermerà esclusivamente...

  PRESIDENTE. Aspetti, onorevole Dambruoso. Colleghi, forse non ci siamo capiti: sono iniziati i lavori in Aula, se qualcuno deve parlare esca, altrimenti lasci parlare il relatore. Prego, onorevole.

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore per la II Commissione. La relazione che mi appresto a fare si soffermerà esclusivamente su quella modifica introdotta dall'altro ramo del Parlamento, concernente l'articolo 4, comma 1, lettera c), capoverso dell'articolo 280-ter del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica. In particolare, il nuovo articolo 280-ter del codice penale, atti di terrorismo nucleare, nel testo licenziato dal Senato, punisce con la reclusione non inferiore ad anni quindici chiunque, con la finalità di terrorismo di cui all'articolo 270-sexies, procura a sé o ad altri materia radioattiva, crea un ordigno nucleare o ne viene altrimenti in possesso.
  Rammento, in proposito, che il testo licenziato dalla Camera nel corso della prima lettura del provvedimento prevedeva, invece, la reclusione da sei a dodici anni, quindi il cambiamento è stato solo sotto il profilo della pena edittale irrogabile.
  Il medesimo articolo 280-ter, nel testo licenziato dal Senato, dispone inoltre, al secondo comma, che sia punito, con la reclusione non inferiore a venti anni, chiunque, con le medesime finalità di terrorismo, utilizza materia radioattiva. Segnalo che il testo approvato alla Camera, invece dei venti anni, prevedeva quindici anni come pena, quindi inferiore.
  In sostanza, il Senato si è limitato esclusivamente a intervenire sul quantum della pena, introducendo peraltro uno spaccato di valutazioni sulla tenuta della linearità fino a oggi mantenuta da tutti gli appartenenti alle varie compagini che sostengono questo Governo, perplessità che invece erano limitate esclusivamente – ripeto – al quantum della pena e non riguardavano il contenuto del provvedimento che qui alla Camera aveva ricevuto già tutta la sindacatura possibile e il controllo positivo sulla necessità....

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Dambruoso. Almeno al tavolo del Comitato dei nove, se fosse possibile...

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore per la II Commissione. Ci tengo a spendere ancora qualche parola prima che tutti possano prendere posto per procedere alla prosecuzione della valutazione di questo provvedimento.
  Davvero, nel merito non abbiamo nulla di ulteriore su cui dibattere, perché l'unico aspetto che è stato toccato è il quantum della pena. Ed è per questo che, come già ho sottolineato più volte nel corso di altri esami in sede referente, la Camera potrà approvare senza modifiche...

  PRESIDENTE. Lasciare libero il tavolo del Governo, grazie.

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore per la II Commissione. ...il testo trasmesso dal Senato, affinché si possa addivenire il più presto possibile... Ricordo a me stesso, evidentemente...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Dambruoso. Onorevole Bobba, deve lasciare libero il Governo di ascoltare. Grazie.

  STEFANO DAMBRUOSO, Relatore per la II Commissione. ...che le Convenzioni che stiamo con una inaspettata fatica Pag. 20cercando di introdurre risalgono agli inizi degli anni Duemila, e purtroppo sappiamo che il contrasto al terrorismo oggi si prospetta in modi assolutamente diversi rispetto a quelli che queste Convenzioni importanti avevano prospettato agli inizi degli anni Duemila: all'epoca avevamo Al Qaeda, all'epoca avevamo una struttura che si muoveva in modo diverso, oggi ci misuriamo con i fenomeni che purtroppo mediaticamente e quotidianamente conosciamo.
  Per questo davvero, io solleciterei una veloce adesione al testo che è arrivato dal Senato, perché è importante davvero che si proceda alla ratifica di queste Convenzioni, su cui ritengo che sostanzialmente siamo già in notevole ritardo.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la III Commissione, onorevole Manciulli.
  Colleghi, io vi avviso: se continua così, io sospendo la seduta. Abbiamo un intero pomeriggio davanti a noi, possiamo... Aspetti, onorevole Manciulli, finché non c’è silenzio, aspetti. Prego, onorevole Manciulli.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la III Commissione. Presidente, le chiederei, se è possibile, di consegnare il testo.

  PRESIDENTE. Assolutamente sì, grazie (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia al suo intervento.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3303-B)

  PRESIDENTE. Passiamo al seguito della discussione del disegno di legge di ratifica.
  Avverto che a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9 e 10 in quanto non modificati dal Senato.
  Passiamo, quindi, all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3303-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Villarosa, Cicchitto, Pastorino, Fantinati, Turco, Ginoble, Melilla, Fanucci, Parrini, Brescia, Gelmini, Giammanco, Biancofiore, Zardini, Mannino, Caso, Battelli, Galli, Franco Bordo, Del Grosso, Magorno, D'Attorre, Causi, Saltamartini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  405   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  405.

  (Il deputato Molea ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3303-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3303-B).
  Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?

  GENNARO MIGLIORE, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3303-B/1 il parere è favorevole. L'ordine del giorno Carrescia n. 9/3303-B/2 è accolto Pag. 21come raccomandazione. Sull'ordine del giorno Marzano n. 9/3303-B/3 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3303-B/1 è accolto, va bene. Onorevole Carrescia, il suo ordine del giorno n. 9/3303-B/2 è accolto come raccomandazione, va bene. L'ordine del giorno Marzano n. 9/3303-B/3 è accolto, presumo che vada bene.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3303-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, nel primo passaggio alla Camera di questo provvedimento lo avevamo definito un passo avanti nella cooperazione internazionale, per il contrasto e la prevenzione del terrorismo, che, essendo diventato transnazionale, non può che essere combattuto con azioni coordinate allo stesso livello. Ritorna dal Senato modificato in due parti, che prevedono l'inasprimento delle pene per reati di terrorismo nucleare; il resto rimane tutto com'era.
  Noi autorizziamo il Presidente della Repubblica alla ratifica, per poi prevederne l'esecuzione, di ben cinque provvedimenti, tre Convenzioni e due Protocolli, i cui titoli non sto ad elencare. Siamo in grave ritardo, perché quattro di questi cinque provvedimenti precedono il 2005; soltanto uno è dello scorso ottobre, ma l'allarme terrorismo per fortuna ci ha dato la sveglia.
  Il terrorismo va combattuto con determinazione, ma sempre nel rispetto dello stato di diritto, nel rispetto dei diritti umani; e ci dispiace che la Francia, cui ancora esprimiamo solidarietà, abbia sospeso la Convenzione sui diritti umani. E comunque, bisogna sempre rimanere nel rispetto delle conquiste di civiltà, e tra queste per prima la cancellazione della pena di morte.
  In questi provvedimenti sono previste molte misure giuste: tra queste, il rifiuto di estradare verso un Paese dove esiste il rischio di applicazione della pena di morte, oppure il rischio di subire torture o reclusione a vita senza possibilità di libertà provvisoria. E leggendo questa parte del testo di uno dei provvedimenti, mi sono rimbalzate le immagini dei soldati bastonati, frustrati, denudati, umiliati a seguito del colpo di Stato in Turchia, ed è forte la preoccupazione della reintroduzione della pena di morte in quel Paese.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PIA ELDA LOCATELLI. Ci sono purghe, arresti, licenziamenti su vasta scala...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  PIA ELDA LOCATELLI. Sì, ho finito. E noi non possiamo rimanere senza parole: noi dovremmo porre la condizione del rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. ...come condizioni delle nostre relazioni con questo Paese.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Fitzgerald Nissoli, pregherei di lasciare il Governo, visto che è rappresentato da tante persone...
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald. È assente: si intende che vi abbia rinunziato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente, solo per confermare quanto già detto fra le righe nella mia relazione introduttiva. Presidente, si tratta di un Pag. 22provvedimento su cui il sindacato sul contenuto già si è svolto, sia qui che al Senato. Stiamo parlando solo del quantum della pena, quindi davvero noi siamo assolutamente favorevoli ad un voto favorevole, perché si introduca velocissimamente anche nel nostro ordinamento questa Convenzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. La nostra Aula è chiamata oggi ad approvare in terza e, si spera, definitiva lettura un provvedimento che nasce innanzitutto dall'esigenza di autorizzare la ratifica ed esecuzione da parte del nostro Paese di una serie di atti internazionali di rilevante importanza ai fini della prevenzione e repressione del terrorismo internazionale, in larghissima parte risalenti alla prima metà dello scorso decennio, quando gli attacchi dell'11 settembre resero universalmente evidente l'estrema pericolosità raggiunta dalle organizzazioni terroristiche contemporanee. Appartiene alla nostra stagione storica soltanto un recentissimo Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatto a Riga il 22 ottobre 2015, che, giustamente, è stato aggiunto in itinere all'elenco delle Convenzioni in ratifica, perché affronta il delicato problema del contrasto al fenomeno dei cosiddetti foreign fighters.
  Tornando un momento agli anni 2003-2005, in cui il grosso delle Convenzioni oggi al nostro esame venne adottato, è opportuno ricordare come una minaccia emergente del tempo fosse Al Qaeda e come fosse particolarmente diffuso il timore che il network allora guidato da Osama Bin Laden, poi ucciso in un raid condotto in Pakistan dalle forze speciali americane, potesse attaccare gli Stati Uniti e l'Occidente più in generale utilizzando anche armi di distruzione di massa, come le cosiddette bombe radiologiche, fabbricate con l'impiego dei prodotti di scarto dei numerosi processi che sfruttano tecnologie radioattive. Questo pericolo non è affatto venuto meno; riteniamo, conseguentemente, di speciale rilevanza, tra quelle inserite nel provvedimento di cui oggi abbiamo discusso, soprattutto la ratifica della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005.
  È, in effetti, persino sorprendente che si sia dovuto aspettare così tanto per vederla finalmente qui. Mentre si attendevano queste ratifiche, il mondo è cambiato e il terrorismo si è ulteriormente evoluto, assumendo forme nuove, persino territorializzate, fino a sfociare nella nascita e successiva affermazione, due anni fa, del cosiddetto Stato Islamico, che sta facendo proseliti praticamente ovunque ci siano musulmani. Rafforzare gli strumenti...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Invernizzi. Onorevole Occhiuto, onorevole Polverini, colleghi, onorevole Giammanco: vi pregherei di abbassare il tono della voce, perché qualcuno sta parlando a tre metri. A tutti quanti, esattamente, grazie. Prego, onorevole Invernizzi.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. Rafforzare gli strumenti di diritto internazionale per combattere questa piaga è, quindi, secondo noi, una necessità assoluta. Non sarà, pertanto, di sicuro la Lega Nord-Noi con Salvini a creare degli ostacoli alla ratifica di queste Convenzioni da parte del nostro Paese: non è accaduto qui in prima lettura, né a palazzo Madama in seconda lettura. Per tutti questi motivi e per le ragioni esposte, la Lega Nord-Noi con Salvini non si opporrà all'approvazione di questo atto. Abbiamo aspettato fin troppo, voteremo nuovamente «sì» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

Pag. 23

  PAOLO ALLI. Grazie, Presidente. Solo poche parole per motivare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare a questo provvedimento: abbiamo detto tante volte che il terrorismo, ormai, è una sfida globale e che richiede risposte globali. Questo non è mai stato così vero come in questi giorni, e quindi questi cinque Trattati, di cui uno recente, come è già stato evidenziato da chi mi ha preceduto, e quattro ormai datati, quindi alla cui ratifica arriviamo tardivamente, costituiscono, nell'ambito di un approccio globale e di una risposta globale al terrorismo, un fatto molto importante, in quanto essi ampliano l'approccio ai reati, creano le condizioni per un maggiore e più efficace contrasto al terrorismo attraverso strumenti sempre più adeguati, anche se il terrorismo cambia continuamente i propri obiettivi, i propri metodi e i propri strumenti di intervento, come, ahimè, abbiamo visto anche recentemente.
  E quindi, certamente, queste ratifiche sono importanti, ma probabilmente non esaustive di una strumentazione e di una modalità di approccio che deve essere sempre più reattiva e sempre più attenta a come l'odio internazionale, soprattutto di matrice jihadista, colpisce obiettivi sempre diversi, sempre più imprevedibili e con le modalità più varie. Detto questo, comunque confermo il voto favorevole del gruppo di Area Popolare per questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Come veniva qui ricordato, questa è la terza lettura del provvedimento in esame e, salvo piccole ma sostanziali modifiche dal punto di vista dello spirito con cui viene affrontato il fenomeno terroristico, di fatto siamo a riapprovare qui un provvedimento quasi come era uscito dalla Camera la scorsa lettura. E, siccome noi confermiamo il nostro voto di astensione, unico dentro quest'Aula, a questa legge di ratifica, che reca anche l'introduzione di nuove norme nel nostro ordinamento penale, vorrei ulteriormente motivare all'Aula e provare a consegnare una riflessione che, secondo me, deve essere patrimonio di questo Parlamento rispetto a quello che è il contrasto a un fenomeno complesso qual è il terrorismo, soprattutto nel nostro tempo.
  Dicevo che uno dei limiti di questo provvedimento, al netto delle ratifiche internazionali, che, come qui veniva ricordato, sono datate nel tempo e che, probabilmente, quando sono state pensate, intervenivano sotto un altro profilo e un'altra natura delle organizzazioni terroristiche, è che emerge chiaramente una risposta limitata rispetto al fenomeno del terrorismo; limitata, in primo luogo, perché pensa di contrastare il terrorismo solo ed esclusivamente dal punto di vista penale. Ora, io, rispetto a quei colleghi che esultano per l'inasprimento delle pene da quindici a vent'anni, da venti a 35 anni, rispetto alla possibilità di un reato di terrorismo nucleare, mi pongo nell'ottica, soprattutto oggi, davanti a quello che è il terrorismo con cui ci stiamo confrontando, di quanto possa agire da deterrente l'inasprimento delle pene su un soggetto che ha un livello di radicalizzazione tale da mettere a disposizione dell'atto terroristico la propria stessa vita.
  E, quindi, noi pensiamo che il contrasto al terrorismo vada fatto aggiungendo un deterrente di natura penale, invece che affrontare il fenomeno da un punto di vista complessivo. Allora, sempre in quest'Aula, anche con i colleghi Manciulli ed altri, abbiamo presentato una proposta di legge; c’è una proposta di legge che, per esempio, punta a contrastare i fenomeni di radicalizzazione sotto il profilo prima di tutto culturale. Quella è una parte che in questo provvedimento, che recita «Disposizioni per il contrasto al terrorismo, nonché ratifica ed esecuzione», manca. E in più, proprio perché dicevo che il profilo sotto cui viene affrontato il fenomeno è un profilo penale, la materia penale è materia assai delicata; è materia da maneggiare con cura, perché non sempre gli effetti delle norme che noi mettiamo in campo Pag. 24sono prevedibili; non sempre quello che noi immaginiamo che debba essere il fenomeno che vogliamo contrastare è un fenomeno così chiaro, univoco.
  E, allora, provo a fare degli esempi, a proposito di norme che non sono state modificate al Senato, ma che stanno dentro questo provvedimento. Penso alla parte che riguarda i reati di radicalizzazione, di istigazione, di finanziamento all'organizzazione terroristica; e penso, per esempio, al fatto che, se da un lato ci sono i foreign fighters che vanno a combattere con l'ISIS, dall'altro lato, in questa vicenda complessa, che ha riguardato soprattutto una zona del pianeta dove lo scontro con il terrorismo è stato prevalentemente militare, e non sotto il profilo della sicurezza e della prevenzione, ci sono delle forze sul campo che non sono etichettabili direttamente come forze statuali.
  Nella divisione del mondo tra i buoni e i cattivi probabilmente rischiamo di scoprire che una norma di questo tipo mette in difficoltà un'interpretazione della norma davanti a un giudice. Penso, per esempio, a che cosa ha significato la resistenza del Rojava e di Kobane nei confronti dell'ISIS e di come organizzazioni che lì combattono contro l'ISIS, che è la più grande minaccia che noi stiamo contrastando, vengano etichettate come organizzazioni terroristiche, stanno nella lista delle organizzazioni terroristiche in Europa. Allora, probabilmente, lì, rischia di crearsi un corto circuito. Penso a cittadini europei che magari perché sono pazzi, magari perché sono più coraggiosi di altri, hanno deciso di fare un percorso inverso a quello dei foreign fighters e sono andati a combattere in Siria contro i foreign fighters e contro l'ISIS. Come viene etichettato, rispetto a questa norma, chi oggi è andato lì, ha imbracciato un'arma e ha combattuto contro i miliziani dell'ISIS ? C’è un rischio, un pericolo oggettivo, che, dentro una definizione normativa di questo tipo, ricadano altre cose ? O per chi di noi ha partecipato alle carovane per la ricostruzione di Kobane e ha portato risorse, fondi, aiuti umanitari (alcuni sono arrivati anche dal Governo italiano), a un'organizzazione che per un Paese alleato della NATO è un'organizzazione terroristica ? È un'organizzazione terroristica per un Paese alleato della NATO che sta mostrando esattamente la sua natura eversiva e contraria ai diritti umani e allo Stato di diritto, qual è la Turchia.
  Eppure noi che cosa facciamo ? Non siamo in grado di affinare un sistema normativo che ci permetta di non cadere dentro il tranello dei terroristi. Questo è l'ultimo punto che, secondo me, è di principio ed è il motivo per cui io, ancora oggi, voglio riportare in quest'Aula questo elemento di riflessione. Il terrorismo rischia di vincere, soprattutto il terrorismo dell'ISIS che non è, come veniva qui ricordato, il terrorismo di Al Qaeda. Non stiamo parlando di un'organizzazione ramificata, organizzata per cellule, con finalità di colpire prevalentemente le istituzioni statuali, ma parliamo, molto spesso, come sta accadendo in queste ore in Francia, di atti terroristici che hanno prevalentemente una natura emulativa e che si rifanno a un messaggio ideologico molto forte, che hanno come principale obiettivo, non tanto quello di colpire e indebolire lo Stato, le organizzazioni e le istituzioni dei nostri Paesi, ma hanno come principale obiettivo quello di incutere paura nella popolazione, per giustificare una reazione, uno stato di eccezione, che è la benzina nel motore del terrorismo. È quello di cui stiamo discutendo oggi in Francia davanti alla sospensione delle convenzioni internazionali, davanti alla giustificazione dello stato di eccezione che diventa regola. Allora, probabilmente – la metto così – davanti alla necessità in un momento storico di inasprire delle regole, di rinunciare o di limitare alcune delle libertà civili e politiche delle nostre comunità, delle nostre società, sarebbe stato più giusto istituire una tempistica. Dire che queste norme valgono per un tempo limitato, fino a quando quella minaccia non sarà cessata, e valutare, dopo un periodo, se quelle norme avranno ancora ragione di esistere, perché altrimenti il rischio è che noi, come è successo con la legge Reale, ci portiamo delle norme che Pag. 25limitano le libertà, senza avere più una giustificazione sociale. Le norme che noi scriviamo oggi varranno anche per il futuro e mi auguro che in quel futuro non ci sia più la minaccia terroristica.
  Allora, tutte queste sono riflessioni che io vorrei che noi facessimo in quest'Aula. Il nostro voto di astensione serve proprio a sottolineare questo, a dire: cari colleghi, non diamo per scontato che questa è una ratifica che non comporta nulla per il nostro ordinamento giuridico, non pensiamo che, siccome in questo momento il terrorismo è una minaccia che ci angoscia così tanto da cittadini, prima ancora che da rappresentanti delle istituzioni, questo fatto giustifichi una faciloneria nel cambiare norme dell'ordinamento penale che rischiano di limitare seriamente le libertà civili, individuali, nel nostro Paese, come nei Paesi europei. Quella sarebbe la vittoria più grande che noi concediamo ai terroristi, quella di chiuderci nella paura, di farci costruire ordinamenti e società che vivono blindate e che proteggono se stesse, ma in realtà fanno il gioco dei terroristi. Questo è un monito che noi vogliamo lanciare in quest'Aula oggi con questa discussione, con il nostro voto di astensione, per dire: cari colleghi dobbiamo contrastare il terrorismo, ma la guerra al terrorismo si combatte prima di tutto sul piano culturale, poi c’è il tema della prevenzione, c’è il tema della sicurezza, ci sono norme importanti anche dentro questo provvedimento, ma sul piano culturale non dobbiamo rinunciare a nessuna delle nostre libertà e dei valori su cui abbiamo costruito la nostra civiltà, che è quella che vogliono abbattere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, l'onorevole Fitzgerald Nissoli ora è in Aula, le diamo la parola per un breve intervento, prima della consegna del testo.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie mille, Presidente. Solo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie Presidente. Il provvedimento oggi all'esame dell'Aula giunge in un'Assemblea in seconda lettura, dopo la prima approvazione di questo ramo del Parlamento, e le modifiche che sono state apportate in Senato, peraltro ad opera proprio del gruppo di Forza Italia. Come avemmo occasione già di segnalare in occasione della prima approvazione, il dato estremamente positivo è rappresentato dal fatto che questo intervento in materia di contrasto al terrorismo e al terrorismo nucleare in particolar modo, o al pericolo nucleare connesso al terrorismo, giunge nel quadro di una regolamentazione di atti di diritto internazionale che coinvolgono larga parte degli Stati, non solo del vecchio continente.

  PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, onorevole Adornato, colleghi ! Onorevole Adornato, onorevole Cicchitto, potete abbassare la voce che sta parlando...grazie.

  CARLO SARRO. Non solo del vecchio continente, dicevo, ma di tutto il contesto delle nazioni. Quindi sicuramente è una risposta organica, una risposta capace e una risposta efficace che ha inevitabilmente dei riflessi nell'ordinamento statuale e non solo per la ratifica delle convenzioni e dei protocolli aggiuntivi, ma anche e soprattutto per le modifiche a talune disposizioni del nostro ordinamento ed in particolare di quegli articoli del codice penale che appunto disciplinano, contrastano e puniscono le condotte di terrorismo in materia nucleare. L'inasprimento delle pene che è stato votato dal Senato su specifico emendamento di Forza Italia, in particolar modo per quanto riguarda l'attività di procacciamento del materiale nucleare e l'impiego di detto materiale nella fabbricazione di ordigni, inasprimento con pene estremamente severe, Pag. 26rappresenta una risposta efficace e al tempo stesso attesa, per così dire, in quanto è un sicuro deterrente rispetto anche a quelle iniziative propagandistiche di promozione e di suggestione che talvolta, come purtroppo anche i recentissimi drammatici fatti di Nizza ci dimostrano, su talune menti deboli, su talune personalità particolarmente condizionabili, esercitano una azione devastante dal punto di vista del convincimento. Quindi un contrasto efficace al proselitismo, un contrasto efficace al traffico internazionale del materiale radioattivo e un contrasto, altrettanto efficace, per quanto riguarda l'impiego di questo materiale.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Sarro. Onorevole Russo...

  CARLO SARRO. Se talvolta si è pensato, in passato, che questi scenari potessero apparire estremamente distanti e remoti, nella sequenza dei fatti e degli accadimenti più recenti, purtroppo, l'esperienza ci ha insegnato che anche queste situazioni estreme e questi eventi che tutti naturalmente noi auspichiamo non abbiano mai a verificarsi possono essere connotati invece da un dato di estrema attualità. Ed è per questo, nell'auspicio che sollecitamente il provvedimento giunga ad approvazione definitiva, che a nome del gruppo di Forza Italia preannuncio il voto favorevole al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di abbassare il tono della voce. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie Presidente, diciamo che queste poche parole che andrò a dire per la dichiarazione di voto risalgono in realtà alla seduta n. 557 del 28 gennaio 2016, ovvero la dichiarazione di voto della prima lettura di questa ratifica che stiamo andando ad approvare, non tanto per il contenuto della ratifica, che chiaramente è legittimo. Noi non ci siamo opposti in prima lettura, non lo faremo adesso, è un tentativo, come c’è scritto nel titolo: norme di contrasto al terrorismo, chiaramente non voteremo contro, nonostante non crediamo che possano risolvere il problema. Tuttavia, è interessante vedere come, dal 28 gennaio 2016, il MoVimento 5 Stelle proponeva dei punti chiave, che, se li vediamo oggi che è il 19 luglio 2016, capiamo come in quei sei mesi, non avendo realizzato nulla, non avendo fatto nulla di quello che il MoVimento 5 Stelle proponeva, alcune soluzioni, alcune situazioni sono esplose letteralmente.
  Cosa dicevamo ? Innanzitutto che, per combattere il terrorismo, è fondamentale aumentare i fondi all’Intelligence e alle Forze armate, proposta che è stata realizzata nella legge di stabilità e in altre leggi collegate, come ad esempio quella delle missioni internazionali, abbiamo chiesto un aumento dei fondi per l’Intelligence e la maggioranza ha affossato quella richiesta. Oggi, immaginate di avere più fondi per realizzare un’Intelligence collettiva europea: forse alcuni degli attentati non sarebbero avvenuti, oppure sarebbero avvenuti ma sarebbero stati di entità diversa, avrebbero avuto delle conseguenze differenti.
  Ripeto, dal 28 gennaio 2016, quando il MoVimento 5 Stelle proponeva queste cose, sono successi: l'attentato a Dacca, dove sono morti degli italiani, l'attentato di Nizza, l'attentato a Istanbul in Turchia e il colpo di Stato e la restaurazione che oggi sta facendo lo stesso danno che ha fatto il colpo di Stato in Turchia. Quindi, questi provvedimenti che avevamo proposto, a partire dall'aumento del finanziamento all’Intelligence, forse avrebbero dato una svolta. Una svolta l'avrebbe data anche il fatto che, perdonatemi, ma aumentare le pene da sette a dieci anni in questo provvedimento, rispetto a uno che è disposto a farsi saltare in aria durante un attentato terroristico, non credo, signori cari, che possa, come dire, lenire o aiutare a bloccare il terrorismo. Non è che noi un kamikaze riusciamo ad intimorirlo dicendogli: guarda che se fai l'attentato ti diamo dieci anni di galera, dal momento che Pag. 27molto spesso diventano delle vere e proprie bombe umane. Quindi è chiaro che non cambia nulla se noi aumentiamo le pene. E questo è uno dei problemi all'interno di questa norma.
  L'altro problema è che l'articolo 10 di questa norma è una clausola di invarianza finanziaria, ma se noi non diamo neanche una lira, neanche un euro per finanziare un centro di Intelligence collettiva europea di contrasto al terrorismo, è chiaro che non realizziamo il contrasto al terrorismo, perché, ripeto, dal 28 gennaio ad oggi, sono successe delle cose e non si è mosso nulla a livello internazionale. Noi chiedevamo – 28 gennaio 2016, lo ripeto fino allo sfinimento – una moratoria sulla vendita delle armi. Armi che il 22 novembre 2015 partivano dall'aeroporto di Olbia e andavano a finire in Arabia Saudita, perché in Arabia Saudita compravano le bombe italiane per poi, chiaramente, gettarle sullo Yemen, dove sono morti dei bambini ! Quindi noi ci rendiamo complici di questi eccidi internazionali se non realizziamo una moratoria sulla vendita delle armi a questi Paesi come Arabia Saudita, Qatar, Kuwait e molti altri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Sappiamo benissimo che c’è una fervida relazione di vendita di armi tra le aziende italiane e quelle di quest'area del Medioriente, che sono le prime fautrici di conflitti, e quindi è lì che vanno colpite. Poi abbiamo una proposta di legge, già depositata alla Camera, che chiede la responsabilità politica. La legge n. 185 del 1990 l'aveva in seno, è stata modificata nel 2006 ma originariamente chiedeva la responsabilità politica di quelle transazioni che permettevano il commercio di armi. Allora, se non abbiamo una responsabilità politica, se non possiamo dire che è responsabile un Ministro, il Ministro dell'economia e delle finanze piuttosto che in concerto con il Ministro degli affari esteri o quello della difesa, se non abbiamo una catena di comando politica, non avremo mai un responsabile, le grandi multinazionali delle armi venderanno sempre più armi e aumenterà il fenomeno terroristico !
  Non c’è altro modo, altrimenti, per bloccare questo strumento, bisogna avere una guida politica !
  Altra cosa che proponevamo – 28 gennaio 2016 – la modifica della partecipazione alla NATO, perché oggi quella che era una alleanza di pace è diventata un'alleanza di guerra, dove c’è oggi la NATO c’è la guerra, c’è la proliferazione terroristica, vi ricordo che la Turchia è un Paese NATO ! Allora noi cosa stiamo cercando di realizzare ? Vogliamo dare supporto ad un Governo come quello di Erdogan, come quello della Turchia, che tiene sotto scacco l'intera Europa perché ha fatto un accordo con la Merkel per la questione degli immigrati, perché è lei che tiene in mano il boccino di chi entra e chi esce in questa Unione europea ? Quando è che decideremo di rivedere questi trattati che inseriscono dei Paesi che sono in palese violazione dei trattati NATO o anche dei trattati europei all'interno la nostra Unione ? Il 28 gennaio 2016 il MoVimento già li metteva in discussione e da allora abbiamo realizzato dei convegni per capire come modificare la nostra partecipazione alla NATO, eppure nulla è stato realizzato.
  Tutti, tutte le forze politiche avevano detto che avrebbero modificato il Regolamento di Dublino 3, quello che purtroppo impone che, quando un immigrato o una persona che scappa dal proprio Paese viene qui in Italia, viene identificata nei nostri centri di accoglienza che spesso esplodono e non riescono ad accogliere tutta la mole di persone che approdano sulla nostra penisola, ebbene, la modifica del Dublino 3 l'abbiamo chiesta in tutte le salse e non si è mosso nessuno, nonostante la situazione internazionale sia precipitata e abbiamo dimostrato che molto spesso alcune persone che realizzano questi attentati anche in Francia sono persone che vengono prima addestrate ai confini con la Turchia e poi viene dato loro il pass per ritornare nel proprio Paese d'origine, che magari è la Francia, dove realizzano questi attentati. Parole già espresse nel gennaio 2016 !Pag. 28
  Proposta ulteriore: quella di vedere la Russia come un player importante, come un alleato al quale non dover infliggere delle sanzioni perché ce lo dice il Presidente Obama o la comunità internazionale. E ancora allora dicevamo che il 20 per cento del nostro mercato dell'eccellenza italiana aerospaziale era stato bloccato, fermato da queste sanzioni. Il mercato agroalimentare: le aziende italiane non esportano più in Russia, da allora addirittura c’è stato un confronto tra Renzi e Putin, eppure da quel momento non c’è stata nessuna svolta dal punto di vista delle sanzioni e l'Italia continua ad applicarle alla Russia creando dei danni in primis alle piccole e medie imprese italiane, a noi stessi e poi alla comunità internazionale, per avere creato un disequilibrio in questo senso. La Russia deve essere vista come un player al pari degli altri, come un alleato alla lotta contro il terrorismo e non come un Paese da combattere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi se ne potrebbero dire tante altre, delle cose che abbiamo chiesto e che già abbiamo espresso qui in Aula sempre il 28 gennaio 2016, quindi in dichiarazione di voto di questa ratifica, però non è questo il momento per parlare di una politica estera che deve essere assolutamente modificata. Ed è per questo motivo che il MoVimento 5 Stelle ha scritto ai Presidenti della Camera e del Senato per realizzare finalmente un dibattito che porti a cambiare e a modificare le nostre posizioni di politica estera, che ci stanno trascinando nel baratro di una guerra santa che noi non vogliamo assolutamente fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Pregando sempre di abbassare la voce, ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cassano. Ne ha facoltà.

  FRANCO CASSANO. Grazie, Presidente. Ho ascoltato quello che è stato detto con interesse e anche con momenti anche di autentica condivisione di alcune delle preoccupazioni. Però vorrei tanto che noi stessimo esattamente al punto al quale dobbiamo stare. Noi oggi dovremmo approvare questo disegno di legge che autorizza la ratifica di cinque atti internazionali. Io vorrei richiamare quali sono questi atti, cioè l'intestazione di questi atti internazionali; il primo è la Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, il secondo è il Protocollo addizionale a questa stessa Convenzione; il terzo è invece la Convenzione dell'ONU per la soppressione degli atti di terrorismo nucleare, il quarto è il protocollo di emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo e il quinto è la Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi dei reati. Io so bene che la lotta al terrorismo si articola su più piani e non può misurarsi esclusivamente sul piano repressivo – occorre un terreno politico, un terreno culturale molto ampio – però credo anche che non si possa pensare alla lotta al terrorismo se non si passa attraverso queste procedure, se in qualche modo non si dà rapidamente riscontro e approvazione ad atti che sono stati formulati, la cui approvazione è richiesta da organismi che ho richiamato prima, ben al di là del nostro Stato e del nostro Governo. Credo che questa sia la priorità e la priorità ci porta quindi a dover affrontare questi temi anche sulla base della convinzione che la lotta contro il terrorismo debba essere sempre condotta con il pieno rispetto dei diritti e delle libertà che appartengono alla nostra storia e alla storia del nostro Paese e dell'Unione europea. Credo che noi siamo perfettamente in questo quadro; credo anche che l'angoscia che tutti quanti noi viviamo di fronte alla molteplicità delle forme che il terrorismo riesce ad assumere, di cui gli ultimi attentati sono una forma nuova e particolare, debba portarci ad approvare con ancora più convinzione e rapidità questo disegno di legge che costituisce un passaggio assolutamente necessario per cercare di contrastare un fenomeno che in qualche modo colpisce in modo così profondo i nostri sentimenti e Pag. 29la nostra vita quotidiana. È fatta anche di questi passaggi la nostra risposta politica e noi dobbiamo essere capaci di esercitare anche questa forza. Per questa ragione, io dichiaro l'approvazione da parte del mio gruppo nei riguardi di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Grazie, signor Presidente, brevemente...

  PRESIDENTE. Ha un minuto.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Per porre una domanda che da questo dibattito non ha avuto risposta. Noi, il 28 gennaio del 2016, approvammo questa norma: «È punito con la reclusione da sei a dodici anni chiunque, con le finalità di terrorismo (...)» eccetera, eccetera. Il Senato modifica questa norma, all'articolo 4, e dice: «con la reclusione non inferiore ad anni quindici», cioè il minimo passa da sei anni praticamente a quindici. La norma successiva eleva una previsione di pena di anni quindici ad anni venti. La domanda è la seguente: Sbagliò il Senato o stiamo sbagliando noi ? Ed è questo il modo di trattare gli aumenti di pena ? Ed è questo il modo di modificare il codice penale, al di là della inefficacia – ripeto – di forme di queste norme rispetto a chi della galera non ha certamente paura perché è disponibile ad immolare la propria vita ?

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3303-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3303-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giancarlo Giorgetti, Lauricella, Latronico, Di Vita, Occhiuto, Abrignani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Norme per il contrasto al terrorismo, nonché ratifica ed esecuzione: a) della Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; b) della Convenzione internazionale per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York il 14 settembre 2005; c) del Protocollo di Emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, fatto a Strasburgo il 15 maggio 2003; d) della Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005; e) del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, fatto a Riga il 22 ottobre 2015.» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (3303-B):

   Presenti  482   
   Votanti  445   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato  445.

  (I deputati Molea e Covello hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole – La deputata Lombardi ha segnalato di essersi erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto votare a favore).

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Discussione del disegno di legge: S. 2185 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione di polizia e doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero, fatto a Roma il 14 ottobre 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3767) (ore 16,25).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già Pag. 30approvato dal Senato, n. 3767: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione di polizia e doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero, fatto a Roma il 14 ottobre 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3767)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Alessio Tacconi.

  ALESSIO TACCONI, Relatore. Grazie, Presidente. Chiedo l'autorizzazione a consegnare la mia relazione su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. È autorizzato, onorevole Tacconi.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 3767)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3767), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Losacco, Bonafede, Latronico, Cristian Iannuzzi, Caso, Binetti, Cicchitto, Lauricella.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  483   
   Votanti  381   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  381.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3767), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Brignone, D'Attorre, Giorgis, Archi, Turco, Epifani, Latronico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  481   
   Votanti  380   
   Astenuti  101   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  379    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3767), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 16,30)

  PRESIDENTE. Malpezzi, Taricco, Palma ?
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 31
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  483   
   Votanti  384   
   Astenuti   99   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  384.

  (La deputata Covello ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3767), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Boccuzzi, Capone ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  478   
   Votanti  376   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  376.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 3767)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 3767).
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il Governo ad esprimere il parere.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie Presidente, sull'ordine del giorno n. 9/3767/1 Marzano il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/3767/1 Marzano il parere è favorevole, quindi andiamo avanti.
  È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3767)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Oliaro. Ne ha facoltà.

  ROBERTA OLIARO. Grazie Presidente, dichiaro il voto favorevole di Scelta Civica e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente, dichiaro anche io il voto favorevole della Lega Nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

Pag. 32

  PAOLO ALLI. Grazie Presidente, dichiaro anche io il voto favorevole del gruppo di Area Popolare, limitandomi a dire che un accordo come questo è lungimirante, anche alla luce della situazione di oggi e molto prezioso, in quanto lo scambio di informazioni e la collaborazione tra i sistemi di sicurezza dei diversi Paesi, in questo caso l'Italia e la Svizzera, sono il metodo migliore e più efficace per migliorare l'efficienza dei nostri servizi e della nostra sicurezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo. Dico soltanto che il voto favorevole a questa ratifica ci sembra tanto più importante oggi, in un momento di grande confusione a ridosso dei nostri confini.
  La cooperazione quindi e lo scambio di informazioni sono tanto più importanti, perché ci danno la possibilità evidentemente di migliorare ed intensificare la lotta alla criminalità ed al terrorismo. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie Presidente. Questo accordo tra Italia e Svizzera si prefigge di realizzare una più efficace cooperazione bilaterale di polizia e doganale in materia di lotta alla criminalità, al terrorismo, ai traffici illeciti, all'emigrazione illegale, naturalmente tutti fini che noi del MoVimento 5 Stelle condividiamo, però siamo portati all'astensione su questo provvedimento, perché non condividiamo alcuni aspetti proprio specifici di questo accordo.
  Gli aspetti sono naturalmente i costi e i tempi, poiché questo accordo non ha né un termine né ne è previsto il rinnovo, è un accordo a tempo indeterminato al costo di 100.000 euro per l'Italia. Questi 100.000 euro verranno utilizzati da Italia e Svizzera per sviluppare nuovi strumenti di cooperazione, prendendo spunto da strumenti giuridici di collaborazione transfrontaliera già esistenti in ambito internazionale, come per esempio il Trattato di Prüm, che è un trattato che sia Italia che Svizzera non hanno ancora ratificato e sottoscritto, nonostante il nostro Paese abbia già autorizzato l'adesione al trattato con una legge del 30 giugno 2009, ma non l'ha praticamente mai ratificato. Invece la Svizzera si trova in una fase di valutazione preliminare; quindi, dal nostro punto di vista sarebbe più semplice aderire e quindi ratificare il Trattato di Prüm, che invece spendere questi 100.000 euro all'anno per mutuare alcuni degli aspetti giuridici di questo accordo, per attuarli solo tra Italia e Svizzera, quindi diciamo che lo vediamo un po’ uno spreco.
  Poi un altro degli aspetti che tendiamo a sottolineare è la possibilità dell'uso di armi e del relativo munizionamento nel territorio dell'altra parte, un aspetto che naturalmente vede ledere un po’ la sovranità e la territorialità dei due Stati e che quindi non ci trova d'accordo.
  In pratica, questo accordo è una specie di rafforzamento del trattato di Schengen, un trattato che però ultimamente viene poco rispettato da alcuni Stati anche dell'Unione europea e quindi ci fa prefigurare l'esigenza proprio di rivedere sia il Trattato di Schengen che tutti gli altri trattati, come ha ricordato anche il mio collega Sibilia precedentemente, sempre qui in Aula, perché bisognerebbe ridare vigore ad alcuni trattati fondamentali sia dell'Unione europea, ma anche quelli collaterali, di questa Unione europea che altrimenti così è destinata purtroppo a morire.
  Quindi sarebbe il caso di rivedere completamente alcuni di questi trattati, prima di andarli a rinvigorire.Pag. 33
  Questo è il motivo dell'astensione del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianni Farina. Ne ha facoltà.

  GIANNI FARINA. Grazie Presidente, consegno il testo e chiedo l'approvazione dell'accordo a nome del Partito Democratico (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale e approvazione – A.C. 3767)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3767, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Coppola, Carloni, Brandolin, Fossati ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 2185 – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione di polizia e doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero, fatto a Roma il 14 ottobre 2013» (3767):

   Presenti  477   
   Votanti  378   
   Astenuti   99   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  376    
    Hanno votato no    2    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere uno favorevole).

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: D'iniziativa del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato) (A.C. 3224-B) (ore 16,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato, n. 3224-B: D'iniziativa del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia: Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare.
  Ricordo che, nella seduta del 18 luglio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato. Avverto che, trattandosi di seconda deliberazione su una proposta di legge costituzionale, a norma del comma 3 dell'articolo 99 del Regolamento, si procederà direttamente alla votazione finale.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signora Presidente, chiedo il rinvio ad altra seduta. Chiedo che l'Aula deliberi perché lo Statuto...Io dico ai colleghi, non voglio entrare Pag. 34nel merito perché ci sarà occasione quando si farà la dichiarazione di voto finale, però chiedo attenzione da parte dei colleghi soprattutto della maggioranza. In Friuli-Venezia Giulia questo statuto si sovrappone direttamente alla riforma degli enti locali del Friuli Venezia Giulia. Ripeto, non voglio entrare nel merito, ma ricordo soltanto ai colleghi che ci sono più di 80 comuni che hanno fatto ricorso contro la riforma degli enti locali, 27 sentenze del TAR danno ragione a 27 comuni del Friuli-Venezia Giulia per quanto riguarda l'autonomia dei comuni stessi. Approvando questo statuto, il comma 2, articolo 4, entra a gamba tesa su sentenze della magistratura amministrativa, cercando di mettere una pietra tombale e andando a superare il diritto e l'autonomia degli enti locali in questo Paese. Quindi io non chiedo di cambiare opinione rispetto al merito del provvedimento, chiedo però un rinvio così da poter fare andare avanti l'iter in modo che venga rispettata l'autonomia degli enti locali, che vengano rispettate le sentenze della magistratura e che venga rispettata ancora per un po’ – si spera – la legalità in questo Paese. Quindi chiedo semplicemente di rinviare di qualche seduta, di riflettere, non cambia nulla dal punto di vista sostanziale se si aspetta qualche settimana ad approvare lo statuto e non succede nulla, lo assicuro e ne do rassicurazione ai colleghi di maggioranza. Vi chiedo almeno questo senso di responsabilità perché non si può sacrificare il diritto semplicemente per fare avere alla Serracchiani lo scalpo del nostro statuto da portare a Renzi e dire che è più brava di Renzi.

  PRESIDENTE. Darò quindi la parola a un deputato contro e uno a favore. Chi è contro ? Deputato Gigli.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signora Presidente, pur essendo sensibile personalmente – lo dirò poi in dichiarazione di voto – ad alcune delle osservazioni portate in quest'Aula dal capogruppo Fedriga, debbo dire che la richiesta sospensiva invece mi trova in disaccordo, perché dal punto di vista della procedura seguita per quanto riguarda questa modifica di statuto di una regione autonoma a statuto speciale, che nasce – vale la pena ricordarlo – su iniziativa del consiglio regionale, nulla è stato fatto al di là di quelle che erano le competenze che regolano appunto l'autonomia della regione ed il regime pattizio che la lega allo Stato. In questo senso quindi ritengo che l'autonomia della regione stessa vada rispettata e che il provvedimento possa essere votato.

  PRESIDENTE. A favore, la deputata Sandra Savino. Prego.

  SANDRA SAVINO. Signora Presidente, per accodarmi alla richiesta dell'onorevole Fedriga in virtù del fatto che questa discussione si basa oggi solamente e unicamente su un capriccio della presidente Serracchiani, che intende – come suo uso – mettere la bandierina su un provvedimento che nell'eventualità il referendum costituzionale di ottobre dovesse essere bocciato, vedrebbe la regione Friuli-Venezia Giulia l'unica regione in Italia a non avere più le province.
  Quindi credo che buonsenso ci faccia ritenere di attendere l'esito del referendum e di conseguenza chiedo, mi associo appunto a quanto chiedeva l'onorevole Fedriga, di rinviare questa discussione al risultato del referendum prossimo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di rinvio dell'esame del provvedimento ad altra seduta.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Archi, Catania, Caso, Bordo, Di Lello, Grillo, Sannicandro, Zappulla..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge per centocinquantacinque voti di differenza.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3224-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.Pag. 35
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Signora Presidente, solo per annunciare il voto favorevole. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signora Presidente, mi scuseranno i colleghi se non consegno il testo, ma credo che meriti una parola di spiegazione anche in relazione all'intervento che ho dovuto in precedenza presentare ed esporre. Nessun rilievo da parte mia per quanto riguarda, come dicevo, il procedimento legislativo. Ricordo che queste modifiche statutarie, questo provvedimento nasce su iniziativa del consiglio regionale, approvato all'unanimità il 30 gennaio del 2014. Il regime pattizio appunto che regola i rapporti tra lo Stato e la regione autonoma è stato rispettato nonostante un intervento del Senato che è stato sanato successivamente da una mozione, la n. 145 del consiglio regionale, discussa in data 9 settembre 2015. Quindi la riforma statutaria rispetta pienamente le prerogative della regione autonoma a Statuto speciale e la sua competenza piena ed esclusiva in materia di autonomie locali. Le polemiche che abbiamo appena sentito riguardanti la scelta del consiglio regionale di abolire le province prima dell'entrata in vigore della riforma costituzionale, per quanto politicamente legittime, non mettono – come sono intervenuto poc'anzi in qualità di relatore – in questione la correttezza della procedura. Si tratta dunque di una riforma statutaria che deve necessariamente essere approvata, nel dovuto rispetto appunto del regime pattizio e delle competenze della regione autonoma e a questo provvedimento il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico non farà mancare il suo voto. Ciò detto e senza alcun desiderio di mescolare inappropriatamente le valutazioni su queste modifiche statutarie con il dibattito che si è acceso su altre leggi prodotte dalla regione Friuli-Venezia Giulia, mi sia consentito. non in quanto relatore ma a nome del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, rilevare una contraddizione nei contenuti rispetto alla giusta e da me personalmente condivisa rivendicazione autonomista della regione in cui vivo e sono stato eletto. Già in prima lettura avevo invitato chi rivendica autonomia rispetto allo Stato a mostrare pari sensibilità e rispetto per le esigenze di autonomia dei comuni. Confermo, dunque, tutte le mie perplessità circa la scelta di rendere obbligatorie, ai sensi del secondo comma dell'articolo 4 del provvedimento, eventuali decisioni circa le forme di esercizio associato delle funzioni comunali. È vero, tutto ciò non ha direttamente a che fare con la legge regionale riguardante le unioni territoriali intercomunali, ma è chiaro che se le scelte regionali sulle autonomie locali non sono contestabili dai comuni come si prevede in queste modifiche statutarie, allora non ci si può poi stupire se i comuni stessi scendono sul piede di guerra; una guerra tanto più inopportuna perché è una guerra tra istituzioni che non giova a nessuno.
  Termino con un secondo commento. La riforma statutaria ha abbassato da 15 mila a 5 mila il numero di firme di cittadini elettori necessarie per richiedere il referendum sulle leggi regionali. Si tratta di una scelta da noi condivisa che va nel senso della partecipazione popolare e del rispetto della sensibilità dei cittadini. Tutto bene, dunque, se essa non fosse in contraddizione con quello che ho appena finito di dire circa l'insindacabilità delle decisioni del legislatore regionale rispetto alle autonomie comunali. Con la scelta statutaria di ridurre le firme necessarie per chiedere il referendum cozzano poi anche i comportamenti, come accaduto pochi giorni fa quando il consiglio regionale, responsabile della valutazione di ammissibilità dei referendum regionali, ha Pag. 36preferito bloccare la richiesta di referendum avanzata da numerosi cittadini sulla riforma sanitaria della regione. Ribadisco, dunque, e termino, che solo la salvaguardia dell'autonomia verso il basso dei comuni rispetto alla regione legittima e rende credibile la rivendicazione di autonomia verso l'alto della regione stessa rispetto allo Stato. È con questi sentimenti, appunto, che il nostro gruppo comunque voterà a favore del provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, con questa proposta di legge costituzionale di iniziativa del consiglio regionale di modifica dello statuto speciale della regione autonoma Friuli Venezia Giulia vengono modificati alcuni aspetti importanti tra cui la soppressione delle province, le modifiche dell'assetto istituzionale conseguente, l'abbassamento da 25 a 18 anni del limite di età per essere eletti consigliere regionale, la diminuzione da 15 mila a 5 mila del numero di firme necessarie per l'iniziativa legislativa popolare. Viene poi modificato l'articolo 2 dello statuto che riguarda l'articolazione del territorio regionale. Infatti, secondo il testo vigente sono previsti i territori di province che oggi non ci sono sostanzialmente più. La proposta modifica il testo per inserire correttamente le attuali province della regione che comprende i territori delle attuali province di Gorizia, Udine, Pordenone e Trieste. La modifica rientra nel programma di riordino delle autonomie locali della regione Friuli Venezia Giulia che è stato avviato nell'ottobre 2013 e con questa legge costituzionale si intende consentire alla regione di sopprimere il livello ordinamentale delle province e di definire un nuovo modello istituzionale regionale. L'approvazione della riforma permetterà quindi di procedere a un cambiamento dell'aspetto istituzionale in cui i livelli essenziali dei servizi potevano essere meglio garantiti da aggregazioni territoriali che contemperino sussidiarietà da una parte e differenziazione e armonizzazione delle ragioni dell'autonomia locale dall'altra. Si è voluto un sistema basato su due soli livelli di governo, cioè la regione da una parte i comuni dall'altra, e il consiglio regionale ha approvato all'unanimità la proposta di legge costituzionale per ragioni sia politiche che economiche. In particolare, l'eliminazione del livello provinciale è stata sostenuta con la finalità di porre le basi per la costruzione di un nuovo sistema delle autonomie locali, di razionalizzare e semplificare i livelli di governo e in generale per l'esigenza di risparmio nella situazione economica attuale, per aumentare quindi l'efficienza del sistema regionale.
  Com’è noto nella riforma del Titolo V della Costituzione che stiamo esaminando in questo periodo è stato introdotto anche l'articolo 116 che consolida l'esperienza delle autonomie speciali. È un principio per il quale l'esperienza delle autonomie speciali può diventare un modello di ispirazione anche per le ragioni a statuto ordinario e non a caso l'articolo 116 prevede delle forme di regionalismo differenziato. E questo inserisce l'esperienza delle autonomie speciali in un terreno di sperimentazione che potrebbe valere in futuro anche per le altre regioni.
  Durante la discussione in Assemblea è stato osservato che, secondo una giurisprudenza consolidata, proprio per la natura e l'esercizio della specialità, non dovrebbe competere al Parlamento di condizionare l'iniziativa delle regioni e per questo si è scelto di seguire l'iniziativa del consiglio regionale. Il disegno di legge di riforma costituzionale, come abbiamo detto, non si applica alla regione a statuto speciale e alle province autonome fino all'adeguamento dei rispettivi statuti. E nelle more dell'approvazione della legge costituzionale, la legge Delrio ha approvato un'ampia riforma in materia di enti locali prevedendo l'istituzione e la disciplina delle città metropolitane e quindi iniziando quel riassetto del territorio che si va a completare e si dovrebbe andare a Pag. 37completare poi con l'approvazione della riforma costituzionale. Le province nel governo di area vasta non hanno più quella combinazione di prossimità e visione strategica degli investimenti e per questo l'obiettivo, sia della riforma, sia di questa legge è di avvicinare meglio il funzionamento delle amministrazioni locali alle esigenze dei cittadini, assicurando un migliore sviluppo dei territori. Quindi, nel dichiarare il voto favorevole di Scelta Civica su questo provvedimento, auspichiamo che nell'attuazione di questa legge vengano considerate le aspettative della comunità regionale quanto anche all'approvazione di un riordino di tutte le amministrazioni locali che a livello regionale è considerato ineludibile (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Col voto sul rinvio che la maggioranza non ha voluto accogliere si è visto per l'ennesima volta come approfondire, discutere e portare delle proposte costruttive di buonsenso serva a ben poco in quest'Aula. Si accettano supinamente gli indirizzi dati dal Governo o dalla vice segretaria del partito senza voler tutelare lo Stato di diritto e la garanzia delle autonomie dei nostri comuni e la libertà di voto e di scelta dei cittadini. Parlo di voto e di scelta perché in Friuli-Venezia Giulia, come state tentando di fare anche con la riforma costituzionale, ormai per la gestione del bene pubblico, per la gestione delle risorse frutto delle tasse e della fatica e del sudore dei cittadini, non saranno più gli stessi cittadini, che quelle tasse le pagano, a scegliere chi amministra quelle stesse risorse. Infatti, con l'eliminazione delle province prevista dallo statuto e la creazione di diciotto nuovi enti – si passa da quattro province a diciotto nuovi enti, con diciotto nuovi dirigenti, con l'aggravio di costi – saranno le segreterie del partito a scegliere e a decidere chi gestisce la cosa pubblica. Dunque il cittadino non sarà più libero e non sarà più libero di poter mandare a casa chi governa male e premiare chi governa bene. Le risorse appartengono al cittadino e non appartengono a Serracchiani e compagni. Ebbene, il cittadino non ha più questa libertà. Una diminuzione della democrazia tanto cara a questo Governo, come vediamo nella proposta di riforma costituzionale. Noi abbiamo chiesto con estremo buonsenso, senza voler fare particolare ostruzionismo, di rimandare questa decisione. Rimandiamo questo voto. Utilizziamo la capacità, che è ancora in capo alle Camere, per far riflettere e fermare chi vorrebbe e chi vuole utilizzare il nostro statuto, che è legge costituzionale, come scalpo elettorale, come per dire: «Qualcosa abbiamo fatto comunque, a prescindere», ossia a prescindere dagli interessi della gente.
  Oltre a questo, volendo entrare nel merito dello Statuto stesso, ricordo che ci sono dei passaggi assolutamente allarmanti. L'articolo 4, comma 2, che citavo prima, entra a gamba tesa nell'autonomia degli enti locali. Lo leggo per fare capire ai colleghi, che, immagino, non avranno trovato il tempo né l'attenzione per leggersi la modifica dello Statuto: «In attuazione dei principi di adeguatezza, sussidiarietà e differenziazione, la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali». Si tratta di quelle UTI di cui parlavo prima. L'ente locale, il comune eletto, i consiglieri eletti, che hanno preso preferenze – le preferenze di cui tutti si riempiono la bocca –, che sono stati voluti dai propri concittadini vengono totalmente esautorati dalle decisioni. Voi pensate che, addirittura, i bilanci dei comuni saranno decisi da questi enti di secondo grado e i comuni eletti, i consiglieri eletti avranno solo, nella sostanza, un compito consultivo rispetto ai bilanci. A questo serve lo Statuto: ad annullare il potere decisionale della gente.
  Oltretutto, ricordo che in questo Statuto la parte che riguarda le città metropolitane è stata inserita da un collega senatore, mio corregionale, durante la Pag. 38prima lettura che si è svolta nell'altro ramo del Parlamento. Si tratta di una proposta non condivisa dal consiglio regionale, che, suo obtorto collo, ha votato una mozione per dire: «Va bene comunque», per paura, su minaccia della Serracchiani, che venisse bloccato l'iter di revisione dello Statuto. Ma, come ricordavo ieri al sottosegretario – che, devo dire, malgrado lo scarso intervento e incisione, nel fermare lo Statuto, però almeno ha avuto la pazienza di stare attento a quanto stavamo trattando –, se avete la cortesia di andare a vedere le dichiarazioni, qualsiasi consigliere regionale, anche della maggioranza, anche del PD, si è dichiarato contrario rispetto all'emendamento approvato e inserito in questo Statuto. Quindi, noi stiamo approvando uno Statuto con una modifica sostanziale – l'introduzione delle città metropolitane –, che lo stesso consiglio regionale, nella sostanza, non vuole, ma è stato costretto ad approvarlo per l'intervento di un di un senatore, oltretutto eletto a liste bloccate.
  Allora, adesso quando si chiede di aspettare, la risposta è bocciare il rinvio ad altra seduta. Adesso, drammaticamente, ho paura che ci siano la stessa testardaggine e lo stesso disinteresse. Guardate, questo adesso riguarda il Friuli-Venezia Giulia, ma è un precedente. Queste imposizioni sono precedenti che riguarderanno tutto il territorio nazionale. Allora, è troppo comodo – parlo alla minoranza del Partito Democratico – andare in televisione a fare i discoli e poi, quando arrivano le frustate di Renzi e Serracchiani, mettersi in riga e votare in quest'Aula rispetto agli ordini ricevuti.
  Chiedo soltanto un po’ di dignità e di rispetto verso gli Statuti, verso leggi di rango costituzionale, che devono garantire libertà e democrazia nel nostro Paese, anche per una piccola regione come il Friuli-Venezia Giulia. L'attacco, che arriva tramite la riforma costituzionale, alle regioni, alle autonomie e anche a quelle autonomie virtuose, anche in occasione dell'approvazione di questo Statuto, con la serva sciocca di Renzi, Serracchiani...

  PRESIDENTE. Si esprima propriamente, per favore.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, «serva sciocca» è un'espressione di uso comune.

  PRESIDENTE. No, questo non è ammissibile in un'Aula parlamentare (Commenti). Non è ammissibile. Non è ammissibile, presidente Fedriga. La prego di attenersi al linguaggio consono a quest'Aula.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io non ho offeso nessuno.

  PRESIDENTE. No, lei sta offendendo. La prego, sono sicura.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. «Servo sciocco» non è un'offesa, è una constatazione riguardo a Serracchiani.

  PRESIDENTE. No, è un'offesa. Se qualcuno la rivolgesse a lei, sarebbe un'offesa ....

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È una costatazione...

  PRESIDENTE...e lei si risentirebbe. Ho il dovere di tutelare chi non è in quest'Aula.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ne ho sentite di molto peggio.

  PRESIDENTE. La prego, presidente Fedriga, vada avanti nel suo intervento, grazie presidente Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Vado avanti, ma non è un'offesa. Io personalmente, Presidente...

  PRESIDENTE. Va bene, lei non la ritiene un'offesa. Io presiedo e le sto dicendo che è un'offesa.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Posso finire ?

Pag. 39

  PRESIDENTE. Può proseguire il suo intervento.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ritengo inaccettabili queste continue censure da parte della Presidenza, perché una cosa sono le parole volgari, altra cosa sono le constatazioni politiche...

  PRESIDENTE. Presidente Fedriga, le sto dicendo che si deve esprimere propriamente verso figure istituzionali che non siedono in quest'Aula. Vada avanti.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io ho diritto, in quest'Aula, di contestare come viene esercitato il mandato politico di una presidente di regione che...

  PRESIDENTE. Certo, questo nessuno lo nega, ma deve farlo in modo non offensivo.

  MASSIMILIANO FEDRIGA.... ritengo, in qualità di presidente di regione, faccia la serva sciocca del Governo. Non è un'offesa umana, riguarda l'attività politica della presidente Serracchiani. Io ritengo che quell'attività politica sia da serva sciocca del Governo. Non è un'offesa personale.

  PRESIDENTE. Non insista, non insista, non insista con questa qualifica (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini). Non insista. Questa è una qualifica offensiva. Va bene ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, io ho il diritto di contestare l'attività politica del presidente...

  PRESIDENTE. Lei vada avanti nel suo intervento, nel risparmio delle figure che menziona.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, lei non è il sindacato della maggioranza o della vicesegretaria del PD. Io non ho offeso dal punto di vista umano la Serracchiani. Contesto la sua attività politica, che è da serva del Governo. È legittimo dirlo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, MoVimento 5 Stelle e Misto-Conservatori e Riformisti). È legittimo dirlo ! Non l'ho offesa dal punto di vista umano e lei non mi può censurare. Io ho tutto il rispetto, a livello umano, per la presidente Serracchiani; non ce l'ho per nulla per la sua attività politica. Ho il diritto di dire che la sua attività politica è da serva. Punto. Non è un'offesa umana. Sono stufo personalmente di venire censurato per un giudizio politico sulla presidente della regione Friuli-Venezia Giulia.

  PRESIDENTE. Non è un giudizio politico, non è un giudizio politico (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord - Lega dei Popoli - Noi con Salvini).

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Certo che è politico.

  PRESIDENTE. Non è un giudizio politico.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Certo, e glielo ho anche ribadito.

  PRESIDENTE. No, non è un giudizio politico.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Le ho anche ribadito a che cosa mi stavo riferendo. Mi scusi, Presidente, l'ho anche ribadito, specificando che mi riferivo alla sua attività politica e se lei è convinta, anche dopo la mia specificazione...

  PRESIDENTE. Il suo tempo sta terminando, presidente Fedriga. Vada avanti con il suo intervento.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. No, Presidente, io pretendo di avere i tempi che lei mi ha sottratto con il suo intervento. Stiamo discutendo riguardo a una cosa seria. Addirittura, in Ufficio di Presidenza, le ho chiesto di avere una sensibilità rispetto alla richiesta dell'opposizione di Pag. 40rinviare ad altra seduta l'argomento e lei si è piegata totalmente ai voleri della maggioranza e lei dovrebbe...

  PRESIDENTE. È l'Aula che decide, è l'Aula che decide e l'Aula ha deciso. Vada avanti, vada avanti...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Le ho chiesto già in Ufficio di Presidenza...

  PRESIDENTE. L'Aula ha deciso di non rimandare ad altra seduta. Si attenga al volere dell'Aula.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Le ho chiesto già in Ufficio di Presidenza e lei ha negato, su sua scelta; dopo siamo venuti in Aula. Quindi, non neghi le sue responsabilità. Continua a tutelare solo la maggioranza e mai le opposizioni, quando chiediamo una cosa di buonsenso.
  Allora, dicevo che chiedo ai deputati della maggioranza di avere quel senso di dignità su questa battaglia, che, ripeto, è di rispetto degli Statuti, delle leggi costituzionali, del diritto dei cittadini, e di dire che, forse, soprattutto chi comanda da fuori e chi manda i diktat da fuori in quest'Aula non ha la priorità, ma la priorità ce l'hanno i diritti dei cittadini, dei liberi cittadini. Lasciamo, almeno per i comuni – volete toglierla per il Senato – la possibilità di scegliere e di votare chi li amministra. Guardate, ve ne pentirete: non sarete sempre in maggioranza voi, non avrete sempre voi la maggioranza alla Camera e non sarà sempre Renzi a tutelare la ricandidatura di qualcuno.
  Bisogna, quindi, garantire la possibilità di scelta, di voto e premiare chi amministra bene (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la modifica dello Statuto della regione Friuli-Venezia Giulia, che ci accingiamo ad approvare, rientra nel programma di riordino delle autonomie locali che la regione del Friuli-Venezia Giulia ha avviato nell'ottobre 2013. La proposta di legge costituzionale che stiamo per approvare è stata approvata all'unanimità dal consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ed è stata poi trasmessa alle Camere che, ai sensi dell'articolo 138 della Costituzione, debbono approvarla con la maggioranza assoluta dei propri componenti. Il provvedimento in questione modifica, come è stato ampiamente spiegato, lo Statuto speciale della regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia, adottato con legge costituzionale n. 1 del 1963. Questo provvedimento interviene in modo particolare sui seguenti aspetti. Prevede la soppressione delle province come organismo amministrativo intermedio, anche in riferimento alla proposta di riforma costituzionale approvata al Parlamento e, in relazione a questo, introduce anche significative modifiche nell'ambito dell'assetto dell'ordinamento istituzionale della regione stessa. Prevede l'abbassamento dell'età da 25 a 18 per poter essere eletti all'interno del consiglio regionale. Prevede la diminuzione da 15 mila a 5 mila del numero delle firme necessarie per poter presentare iniziative di legge popolare; prevede una nuova definizione e articolazione del territorio regionale e il decentramento di funzioni amministrative delegate da parte della regione e prevede la possibilità di istituire, su iniziativa legislativa della regione, anche l'istituto della città metropolitana.
  La proposta di legge del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia è stata tutto sommato valutata positivamente dal nostro gruppo, poiché la scelta di contenere due soli livelli amministrativi di governo, oltre che essere armonica con le intenzioni e le iniziative del Parlamento della riforma costituzionale, intende realizzare un sistema istituzionale di poteri pubblici locali più razionale, più semplice, più snello e più efficace. Per questa ragione annuncio il voto favorevole del gruppo di Area Popolare.

Pag. 41

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Grazie, Presidente. La proposta di legge in esame di iniziativa del consiglio regionale modifica lo statuto speciale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia sotto molteplici profili, in particolare prevedendo la soppressione delle province. Si ritiene che la proposta di modifica dello statuto e le conseguenti modifiche dell'assetto istituzionale non possano precedere il referendum sulla riforma costituzionale, che prevede la revisione del Titolo quinto, Parte seconda, della Costituzione italiana, referendum tra l'altro il cui esito è del tutto incerto.
  Non è ragionevole ed è di dubbia legittimità che la soppressione delle province in Friuli-Venezia Giulia possa avvenire senza che ne sia stata decisa la decostituzionalizzazione prima a livello nazionale. Pertanto, seppure si volesse ipotizzare che tale riforma dell'ordinamento dell'autonomia locale sia legittima nel merito, il buonsenso imporrebbe di procedere alla sua attuazione solo successivamente alla eventuale modifica della Costituzione. Solo con una riforma costituzionale a livello nazionale possono essere individuati i criteri per i percorsi di riforma del governo locale che ha portato all'istituzione delle città metropolitane e alla trasformazione delle province. Ne consegue che ogni ipotesi di modifica della disciplina statutaria delle regioni speciali non può che collocarsi in una fase successiva, cioè al termine di una tale riforma che, a ogni modo, non è certo quella proposta dal Governo Renzi.
  Con questa proposta di riforma dello statuto del Friuli-Venezia Giulia si viola inoltre il principio del decentramento amministrativo, di cui all'articolo 5 della Costituzione, poiché si sostituisce l'attuale articolo 11 dello statuto e si prevede che la legge regionale disciplina le forme, anche obbligatorie, di esercizio associato delle funzioni comunali. Va da sé che la regione diventerebbe arbitro dei poteri e delle funzioni dei comuni che di fatto verrebbero subordinati alla stessa poiché di propria iniziativa può obbligarli ad associarsi in unioni con le modalità che ritiene. Si badi bene, però, che alla base di una decisione del genere possono sussistere anche mere ragione di convenienza politica.
  È obbligo ricordare che proprio sulla legittimità della costituzione obbligatoria di unioni hanno dichiarati il loro dissenso ben 56 comuni del Friuli-Venezia Giulia dichiarandosi contro la regione e contestando gravi vizi di legittimità costituzionale e, in particolare, la lesione del principio di autonomia, posto in capo ai comuni, e il principio di equiordinazione tra comuni, Stato e regioni (articolo 114). Questi comuni con ricorso al TAR hanno infatti tempestivamente impugnato la riforma regionale, cioè la legge regionale n. 26 del 2014, che ha introdotto le unioni territoriali intercomunali e che ha addirittura disposto il commissariamento delle amministrazioni che non aderiscono alle UTI, adottandone lo statuto. Ebbene, quanto meno su quest'ultimo aspetto il TAR del Friuli-Venezia Giulia lo scorso giugno ha accolto il ricorso contro la regione, ritenendo i commissariamenti illegittimi e, di conseguenza, ha dichiarato l'annullamento di tutti i provvedimenti regionali che li avevano disposti. In sostanza, ciò che risulta evidente è che la regione, a livello regionale ed anche soprattutto con il provvedimento in esame, intende modificare l'assetto istituzionale del Friuli-Venezia Giulia con l'obiettivo di polarizzare gli enti comunali costretti ad aderire ad un'UTI sulla base di una decisione unilaterale imposta dalla regione e violando in modo evidente la loro autonomia. Di contro, la costituzione di unioni territoriali intercomunali, UTI, dovrebbe essere stabilita esclusivamente, mediante conferma, con referendum popolare.
  È chiaro, quindi, che non sussistono le condizioni per procedere alla modifica dello statuto del Friuli-Venezia Giulia, così come previsto dal provvedimento in esame.

Pag. 42

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfredo D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Io riconfermo, a nome del gruppo di Sinistra Italiana, il voto di astensione che noi abbiamo espresso nella precedente lettura. Naturalmente non è in discussione qui la legittimità di una convergenza molto ampia che si è registrata in seno al consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia su questa proposta di modifica dello Statuto e, tuttavia, la nostra valutazione, che riguarda una serie di sviluppi politici e istituzionali successivi a quel voto, avrebbe dovuto indurre a una qualche riconsiderazione e a una qualche ulteriore riflessione. Mi riferisco, in particolare, all'iniziativa che la regione ha assunto nei mesi successivi per la costituzione delle unioni territoriali intercomunali, le UTI, un processo che si è sviluppato con un forte impianto centralistico e verticistico senza nessun coinvolgimento e associazione dei comuni e che ha portato a una legge che prevede, al posto delle quattro province attualmente esistenti, l'istituzione di ben 18 enti territoriali di secondo livello. Quindi, passiamo da quattro province a 18 enti di secondo livello, non più eletti dai cittadini. Ma è molto dubbio che questo possa produrre risultati convincenti in termini di semplificazione e di riduzione dei costi.
  A ciò si aggiunga il fatto che questo processo non ha avuto nessun consenso dal basso, come dimostra il fatto che ben 52 comuni hanno fatto ricorso, segno di un'ispirazione centralistica che sembra essersi impossessata dell'azione politica della giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia e che il consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia sta assecondando. D'altra parte, anche questo testo di riforma presenta degli aspetti che sono francamente tali da suscitare qualche perplessità. Mi riferisco al fatto che in ordine al ridisegno istituzionale, sia degli enti di secondo livello sia del processo di accorpamento dei comuni, di fatto si impedisce qualsiasi possibilità di pronunciamento diretto dei cittadini; il referendum viene escluso e si prevede, invece, che vi possa essere addirittura una modalità obbligatoria per costringere i comuni ad arrivare all'esercizio in forma associata delle funzioni, addirittura prevedendo la possibilità di invio di commissari per i comuni che non accedono a questa possibilità.
  La sensazione è quella di un'ispirazione di questa riforma appunto che non va nel senso di un sano autonomismo, ma che rischia di produrre un centralismo regionale molto marcato che è molto sbagliato in generale e che è sbagliato anche per le regioni a statuto speciale. Non vorrei che appunto la tendenza sia quella di indebolire la sovranità democratica e costituzionale a livello nazionale, laddove la prevede la nostra Costituzione repubblicana, e di consentire, invece, il riemergere di forme spurie di sovranismo a livello regionale, secondo un disegno molto lontano da quello della nostra Costituzione. Si aggiungono a ciò le perplessità che già qui sono emerse, sia in sede di discussione sulle linee generali sia in sede di dichiarazioni di voto, sulla possibile istituzione della città metropolitana. Stiamo parlando di una regione che ha circa 1 milione 200 mila abitanti, con un capoluogo di regione sotto i 200 mila abitanti. L'istituzione della città metropolitana non sembra corrispondere a nessun criterio demografico, economico ed urbanistico plausibile.
  La collega Pellegrino, in sede di discussione sulle linee generali, ha avanzato molte altre considerazioni di merito che avrebbero suggerito, da parte nostra, una considerazione e una ponderazione più attenta. C’è anche il tema del legame obiettivo di questa riforma dello statuto regionale con la riforma costituzionale, che è stata approvata dal Parlamento e che sarà sottoposta al pronunciamento dei cittadini nei prossimi mesi in una data ancora indeterminata, visto che, da quello che si apprende, non è più certo che il referendum costituzionale si tenga a ottobre (naturalmente attendiamo di conoscere la data del referendum). Ora è vero che le regioni a statuto speciale come il Friuli-Venezia Giulia hanno la facoltà di Pag. 43regolare autonomamente la propria organizzazione istituzionale, tuttavia ci sono ragioni che avrebbero militato a favore di un'attesa rispetto all'iter della riforma costituzionale, rispetto alla celebrazione del referendum. E invece si è scelta la strada dell'accelerazione per cui potremmo trovarci la vittoria del «no» nel referendum costituzionale, quindi con le province che rimangono nella Costituzione italiana e la regione Friuli-Venezia Giulia invece che ha preso già una strada del tutto diversa. Io credo – ed è l'ultima considerazione che vorrei fare – che questa vicenda sia, pur nella sua specificità, la spia di un virus che si è impadronito negli ultimi vent'anni della politica italiana e anche di chi esercita funzioni di governo ed è quel virus per cui chi dovrebbe governare lo Stato o le regioni e sul terreno dell'azione di governo dovrebbe dare risposte ai cittadini tende a spostare l'attenzione dei cittadini invece sul terreno del ridisegno delle istituzioni, attribuendo valore salvifico al tema delle riforme istituzionali. È un atteggiamento in cui, nel corso dell'ultimo ventennio, abbiamo visto cadere sia il centrodestra che il centrosinistra con esiti molto discutibili dal punto di vista della qualità delle riforme prodotte – mi riferisco sia alla riforma del Titolo V del 2001, sia alla tentata riforma costituzionale del centrodestra del 2005 – e questo atteggiamento di totale strumentalità rispetto all'ordinamento dello Stato e all'ordinamento costituzionale è stato portato al diapason dal Governo Renzi, che ha fatto della riforma costituzionale la sua carta di propaganda, il suo biglietto da visita fondamentale, presentandola come la panacea di tutti i mali, come ciò che avrebbe sbloccato l'Italia, che avrebbe completamente ridefinito il rapporto con l'Europa, che avrebbe rimesso in moto l'economia. Oggi credo che possiamo laicamente misurare l'illusorietà di queste promesse. Da questo punto di vista, siamo davvero al tramonto di un ventennio, un ventennio in cui spesso chi ha governato ha preteso di agire sull'ordinamento dello Stato e sull'ordinamento costituzionale facendone, come dire, una variabile a disposizione dei contingenti interessi politici della maggioranza del Governo. In qualche modo, questa sensazione traspare anche dall'accelerazione che c’è stata nel Friuli-Venezia Giulia; probabilmente nel clima di presentarsi come i paladini di una grande innovazione la Presidente Serracchiani ha voluto bruciare sul tempo il Presidente del Consiglio Renzi nell'abolizione delle province e, da questo punto di vista, ci è riuscita perché probabilmente oggi il Parlamento confermerà questa modifica. Non ci sarà su questa modifica dello Statuto un pronunciamento popolare, non sarà possibile un referendum; il pronunciamento dei cittadini invece ci sarà sulla riforma costituzionale e consentitemi di dire che io spero e sono anche convinto che quel voto sarà il momento in cui con grande chiarezza con il «no» i cittadini riaffermeranno un concetto semplice e chiuderanno questo ventennio, riaffermeranno il concetto per cui le regole fondamentali della democrazia non sono a disposizione della convenienza della maggioranza del momento, ma sono a disposizione invece di una intesa generale, sono nelle mani dei cittadini e quindi davvero dobbiamo voltare pagina rispetto a una lunga fase in cui, nei confronti della Costituzione e dell'ordinamento dello Stato, come abbiamo visto anche a proposito della legge Delrio, si è intervenuti non con la saggezza del costituente, ma con la furbizia del propagandista (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Signora Presidente e onorevoli colleghi, la proposta di legge costituzionale che oggi andiamo a discutere è nata su iniziativa del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia che, nella seduta del 30 gennaio 2014, votava con una larga maggioranza trasversale un testo che prevedeva l'abrogazione delle province. Nella relazione allegata il principale obiettivo strategico e politico del Pag. 44disegno di legge costituzionale fu così sintetizzato: razionalizzazione e semplificazione dei livelli di governo locale. Ricordo bene il clima politico in cui nacque e si sviluppò quell'iniziativa regionale. La crisi della politica toccava il culmine, il distacco fra eletti ed elettori era al massimo, lo scandalo dei rimborsi ai consiglieri regionali riempiva le pagine dei giornali, le province erano assurte a simbolo di tutti gli sprechi e di tutti gli sperperi della pubblica amministrazione. Sull'altare di una sacrale riduzione dei costi della politica, cui nessuno può opporsi senza commettere peccato grave, anche il centrodestra, che era all'opposizione, votò quel testo, ma lo votò avendo ben chiaro l'obiettivo strategico e politico che si voleva ottenere, ovvero la razionalizzazione e la semplificazione dei livelli di governo locale. Da allora, sono passati quasi due anni e mezzo e nel frattempo la maggioranza di governo regionale ha avanzato una proposta di riassetto del sistema degli enti locali della regione che, partendo dall'abolizione delle province, ha previsto l'esercizio delle funzioni di area vasta da parte delle unioni territoriali intercomunali; si badi bene: non le unioni territoriali della Delrio, ma diciotto veri e propri nuovi enti locali che assorbiranno la gran parte delle funzioni dei comuni, oltre che naturalmente delle province, per gestirli in maniera associata. Oggi, a due anni e mezzo di distanza da quel voto che mirava – lo voglio ricordare – alla razionalizzazione e semplificazione dei livelli di governo locale, nella regione Friuli-Venezia Giulia sussistono 219 comuni, quattro province, di cui una eletta con elezione di secondo grado, tre scadute e prorogate d'ufficio al 31/12/2016 e diciotto unioni territoriali intercomunali. Come se ciò non bastasse, le UTI del Friuli-Venezia Giulia sono state istituite solo formalmente su base volontaria, ma sono sostanzialmente su base ricattatoria, tant’è a mio avviso la previsione del taglio del 30 per cento di trasferimenti di fondi ai comuni che non vi aderiscono. Per questo motivo, sono stati presentati oltre 60 ricorsi al tribunale amministrativo regionale di Trieste, che ha dichiarato nulle le delibere della giunta regionale che nominavano i vari commissari inviati ad approvare gli statuti delle UTI bocciati dai cosiddetti sindaci ribelli. Ciò ha comportato un continuo rinvio dell'entrata in vigore di questo nuovo livello istituzionale, che avrebbe dovuto partire nel gennaio 2015, e che invece con proroghe di sei mesi in sei mesi forse partirà con solo i comuni che vi hanno aderito a fine luglio 2016. Una confusione senza fine, un pasticcio colossale; altro che razionalizzazione e semplificazione dei livelli di governo locale. In questo devastante quadro di dilettantismo istituzionale e di improvvisazione legislativa, oggi si inserisce la discussione su un testo che – come abbiamo visto – rappresenta insieme il punto di partenza del processo di riordino istituzionale del Friuli-Venezia Giulia ed il suo punto di arrivo. Questo provvedimento pone il quesito se sia costituzionalmente corretto cancellare tali enti in una regione a Statuto speciale, mentre a livello nazionale le province, pure essendo diventate enti di secondo livello, sono ancora funzionanti. Infatti, vale la pena ricordarlo: le province fanno ancora parte del dettato costituzionale vigente, la riforma che le elimina sarà a ottobre sottoposta al vaglio del referendum confermativo. Secondo noi sarebbe stato costituzionalmente corretto rinviare ogni ipotesi di modifica dello Statuto d'autonomia della regione Friuli-Venezia Giulia, per la parte che concerne il riassetto degli enti territoriali, al termine ed in esito del percorso di riforma del testo costituzionale e cioè in seguito al referendum. Le stesse disposizioni transitorie (l'articolo 39, comma 13) della proposta di legge costituzionale di riforma del Titolo V, parte seconda, della Costituzione prevedono che le disposizioni di cui al capo quarto della presente legge costituzionale non si applicano nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano, fino alla revisione dei rispettivi statuti, sulla base di intese con le medesime regioni e province autonome e sino alla revisione degli Statuti speciali; alle regioni a statuto speciale e alle province autonome Pag. 45si applicano le vigenti disposizioni, ad esclusione del 117, terzo comma, della Costituzione nel testo vigente, fino alla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale. È evidente la volontà dello Stato di non escludere la possibilità, per le regioni a statuto speciale, di godere di più ampi margini entro cui riorganizzare limiti, confini e funzioni degli enti locali.
  Questa modifica, precedente alla riforma costituzionale, potrebbe quindi costituire un precedente rilevante, che potrebbe alimentare nuove ipotesi di riforme degli statuti regionali, anche in difformità alle disposizioni costituzionali, con esiti difficilmente controllabili.
  Cosa succederebbe, infatti, se si arrivasse ad una bocciatura delle modifiche del Titolo V della Costituzione, in seguito al referendum che si celebrerà presumibilmente ad ottobre ? Avremmo una Costituzione che ancora prevede le province quali enti territoriali essenziali a una regione e una regione, unica in Italia, che nel frattempo le ha cancellate dal suo statuto, con buona pace del principio dell'unità giuridica di tutto il territorio nazionale, esplicitamente proprio contemplato dal secondo comma dell'articolo 120 della Costituzione.
  Ancora più grave – e chiudo – è quello che è successo in merito alla città metropolitana: come possiamo permettere che con il blitz solitario di un senatore venga fatta rientrare dalla finestra la previsione di statualizzare le città metropolitane, quando tutta l'Assemblea legislativa regionale l'aveva buttata fuori dalla porta ? Se è questo il rispetto che questo Parlamento ha del tanto decantato principio d'intesa sulla revisione degli statuti di autonomia, ecco che il suo inserimento esplicito nella Costituzione non può essere più considerato un'opzione, ma diventa una necessità.
  Per tutti questi motivi, il gruppo di Forza Italia voterà no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Colleghi, oggi siamo chiamati ad esprimere il secondo voto previsto per l'approvazione delle leggi costituzionali sulla proposta di modifica di alcuni articoli dello statuto della regione Friuli-Venezia Giulia; essendo dunque il secondo passaggio che compiamo su questa proposta, le valutazioni relative sia agli aspetti critici che a quelli positivi non possono essere che le stesse di quelle già svolte in sede di prima lettura.
  Partiamo dalle buone notizie; due sono gli aspetti che in questa riforma statutaria riteniamo positivi: il primo è l'abbassamento del limite d'età per l'elettorato passivo. La legge infatti propone di abbassare tale limite dagli attuali 25 anni previsti alla maggiore età, cioè i 18 anni.
  È una norma che condividiamo e che riteniamo utile per consentire, ai giovani che lo vogliano, di candidarsi alle elezione dell'Assembra legislativa.
  L'altra modifica che riteniamo molto utile è quella che riduce il numero di sottoscrizioni richieste per esercitare l'iniziativa legislativa da parte del popolo, cosa che non è accaduta con la riforma costituzionale. Questa disposizione la sentiamo un po’ nostra: sempre nella proposta di riforma dello statuto che è giunta in Parlamento, è stata inserita proprio dall'emendamento proposto dai consiglieri del MoVimento 5 Stelle, emendamento che ha poi ovviamente ha trovato il consenso di altre forze politiche.
  Visto che stiamo parlando di iniziativa legislativa da parte dei cittadini e considerato che stiamo sottolineando tale disposizione, che è uno degli aspetti molto positivi di questa riforma, mi consenta Presidente una brevissima digressione che riguarda una vicenda che riguarda sempre il Friuli Venezia Giulia ed uno strumento di democrazia diretta come il referendum abrogativo: proprio pochi giorni fa sono stati dichiarati ammissibili tre quesiti referendari che avevano un gran numero di Pag. 46firme raccolte le comitati referendari in tutti i collegi della regione; poiché però una legge regionale, la n. 5 del 2013, attribuisce ad organi politici, quali l'Ufficio di Presidenza del consiglio regionale e lo stesso consiglio regionale, il giudizio tecnico sull'ammissibilità dei quesiti, puntualmente si è verificato un giudizio politico per impedire che i cittadini si potessero pronunciare su quesiti che riguardavano leggi fortemente volute dal presidente della regione.
  Tornando al testo che abbiamo in esame, veniamo ora alle parti critiche di questo provvedimento: la prima riguarda il mancato rispetto, da parte di questo Parlamento, della volontà popolare dei cittadini del Friuli-Venezia Giulia, espressa nel voto dell'Assembra legislativa regionale.
  Il disegno di legge che oggi approviamo nasce da un testo che, come ho detto, è stato approvato all'unanimità da parte del consiglio regionale, ma questo Parlamento e questa maggioranza si sono sentiti in dovere di peggiorare quel testo: l'esame legislativo infatti si è attivato a seguito di una proposta di legge d'iniziativa della stessa regione Friuli-Venezia Giulia, sulla base di un documento che quella stessa Assemblea aveva votato unanimemente, tutti insieme, dal PD al MoVimento 5 Stelle, da SEL a Forza Italia, passando per le altre liste civiche.
  In quella proposta di legge, si procedeva a riconoscere solo due livelli amministrativi e di governo territoriale: la regione ed il comune; invece avete voluto inserire un nuovo livello e questa è la seconda criticità di merito: la città metropolitana, anzi le città metropolitane, perché il testo apre alla possibilità indeterminata di averne anche delle altre.
  Si tratta peraltro di una città metropolitana voluta solo dal comune di Trieste, che sarà egemone e disomogeneo rispetto agli altri piccoli comuni inglobati, che vogliono mantenere la propria autonomia ed indipendenza territoriale e politica nella gestione del territorio, perché hanno una realtà urbanistica diversa, una dimensione diversa anche dal punto di vista culturale, perché in questi comuni vige il bilinguismo.
  Inoltre, la città metropolitana riesuma il livello provinciale con un'aggravante: il fatto, cioè, che gli organi politici non saranno eletti dai cittadini, bensì nominati dai partiti e sempre sulla città di Trieste, in vista dell'eventuale futura città metropolitana, mi viene da dire: «Chi la fa l'aspetti», visto che alle ultime elezioni amministrative proprio a Trieste è cambiata la maggioranza, col ritorno del centrodestra.
  Per noi del MoVimento 5 Stelle la linea è chiara: ci siamo sempre opposti e continueremo a farlo, non solo in Friuli- Venezia Giulia, agli organi istituzionali intermedi fra comuni e regioni e riteniamo che siano sempre i cittadini a dover eleggere i propri organi legislativi ed amministrativi.
  Inoltre, a quella della città metropolitana o delle città metropolitane si va ad aggiungere un'altra beffa a cui accennavo, introdotta con la legge regionale: quella delle UTI, unità territoriali intercomunali, che non sono le unioni tra comuni, ma enti stabiliti dalle regione e definiti dall'alto, come dall'alto viene stabilita la figura del direttore generale, una persona la cui retribuzione raggiunge ben 150.000 euro l'anno.
  Concludendo, colleghi, queste criticità ci impediscono di esprime un voto favorevole a questa proposta di legge. Tuttavia, tenendo in considerazione alcuni aspetti positivi del testo originario, che non sono stati fortunatamente modificati nel passaggio parlamentare, il MoVimento 5 Stelle si asterrà su questa proposta di legge costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Blazina. Ne ha facoltà.

  TAMARA BLAZINA. Grazie Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi e rappresentanti del Governo, siamo giunti finalmente all'ultimo atto di un complesso iter legislativo, Pag. 47che ci porta ad approvare oggi in via definitiva la proposta di legge costituzionale di modifica dello Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, provvedimento importante e molto atteso.
  Esso inerisce a molteplici provvedimenti e materie che sono state al centro del dibattito politico e parlamentare degli ultimi anni ed in particolare degli ultimi mesi; mi riferisco al superamento delle province, che rappresenta di fatto anche la modifica principale della proposta di legge alla nostra attenzione, alla riforma costituzionale, alla legge Delrio sugli enti locali ed infine al tema sempre al centro di vivaci discussioni e polemiche cioè il ruolo delle regioni a statuto speciale.
  Come ricorderanno i colleghi, la prima stesura della proposta di legge a firma del senatore Pegorer risale all'inizio legislatura; essa è stata poi assorbita dalla proposta di iniziativa del consiglio regionale del 2014, approvata a grandissima maggioranza, comprese le forze politiche che qui in Aula tuonano contro questa proposta, a testimonianza della ferma volontà di tutta la classe politica regionale di esercitare responsabilmente la propria autonomia.
  Con questa modifica statutaria si permette alla regione Friuli-Venezia Giulia di sopprimere il livello ordinamentale delle province, demandando contestualmente ad essa la potestà di riordinare con leggi regionali l'assetto istituzionale e di istituire enti di area vasta.
  Voglio rimarcare che stiamo parlando di una regione che, in base alla legge costituzionale n. 2 del 1993, detiene la potestà legislativa esclusiva in materia di ordinamento degli enti locali, ovviamente entro i limiti costituzionali; perciò era necessario prevedere una modifica dello Statuto regionale e anche se oggi, di fronte alla riforma costituzionale, ...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, potete abbassare il tono della voce ?

  TAMARA BLAZINA. ...sembrerebbe di fatto pleonastica, va respinto fermamente ogni tentativo di rimandare la questione a dopo il referendum, paventando eventuali discrasie nel caso di vittoria del no. Infatti tale atteggiamento sarebbe sbagliato perché andrebbe a ledere l'autonomia della regione ed inoltre va considerato che ci sono già state deroghe costituzionali su questo tema, ad esempio per la Valle d'Aosta e la Sicilia. L'esigenza di fare e di fare presto ci è stata prospettata pure dal presidente del consiglio regionale durante le audizioni. In questi anni la regione Friuli-Venezia Giulia ha esercitato in maniera virtuosa le proprie prerogative approvando già nel 2006 un'importante riforma degli enti locali, mentre la nuova riforma della giunta Serracchiani poggia su soli due livelli di governo politico, espressione della sovranità popolare, cioè la regione ed i comuni. Le unioni territoriali intercomunali, le UTI di cui si è tanto discusso, sono enti di secondo grado con competenze di area vasta, non nuove poltrone, non nuovi posti e nuovo personale ma solamente la gestione associata di servizi e funzioni per ottimizzare le risorse, dando ai cittadini risposte adeguate. Ammetto che ci sono stati degli errori iniziali ed alcune difficoltà nell'applicazione pratica della riforma, ma esse sono state puntualmente – e continuano ad esserlo – superate. Sto illustrando tutto ciò per ribadire ulteriormente la volontà politica e l'impegno del Partito Democratico, sia a livello centrale che a livello locale, nel perseguire il riordino e la semplificazione dell'assetto istituzionale e del governo locale, necessari in questa fase storica per rendere maggiormente esigibili i diritti fondamentali dei cittadini. Non posso non soffermarmi inoltre sull'aspetto che ha provocato nell'opinione pubblica regionale un vivace confronto cioè l'inserimento nel testo approvato al Senato della previsione di istituire la città metropolitana su cui anche oggi e ieri sono state dette in Aula grossolane falsità. È stato più volte ripetuto e lo voglio ribadire ancora, si tratta di un'opportunità – tra l'altro già presente nella legge regionale Iacop del 2006 – che potrà essere colta se e quando ci saranno le condizioni appropriate e declinata secondo le esigenze del territorio, Pag. 48assumendo eventualmente anche un carattere transfrontaliero. Non è un obbligo e comunque potrà essere costituita solamente con la condivisione di tutti i comuni coinvolti. Sappiamo che il Friuli Venezia Giulia è una regione composita da diversi punti di vista, con una storia particolarmente complessa, caratterizzata da molteplici peculiarità nelle singoli parti del territorio che la compongono, una realtà ricca anche per la presenza delle minoranze linguistiche, la friulana, la slovena e la tedesca, una regione che nel passato aveva subito il peso di essere collocata al confine tra due blocchi contrapposti ma che oggi può considerarsi fortunata per essere al centro delle tre grandi culture europee, quella latina, quella slava e quella germanica. In questo senso andranno valutate nel futuro le diverse opportunità e strumenti, come ad esempio il GECT, Gruppo europeo di cooperazione territoriale, che l'Unione europea mette a disposizione al fine di valorizzare al meglio le potenzialità presenti, a partire dal porto di Trieste. Le vostre, care colleghe e colleghi del centrodestra, sono solo strumentalizzazioni a supporto di una politica, come vediamo purtroppo in questi giorni a Trieste, di chiusura e di isolamento. Voi cercate di costruire il consenso con le contrapposizioni, i muri e i veti. Noi vogliamo utilizzare sia la posizione geografica sia le tante risorse della regione per fare di essa un modello di efficienza e di garanzia dei diritti.
  Colgo infine l'occasione, anche rispetto alle novità introdotte dalla riforma del Titolo V, per ribadire l'utilità e la necessità di mantenere per il Friuli Venezia Giulia lo status di regione a statuto speciale. Ci sono diversi motivi a supporto di tale convinzione e ne elenco solo alcuni: la permanenza di ragioni storiche, tra le quali – come ho detto prima – la presenza delle minoranze linguistiche, la necessità di poter disporre di maggiore autonomia per competere con le regioni contermini e, non ultimo, in quanto la regione ha saputo utilizzare la specialità in modo virtuoso e responsabile a partire dalla ricostruzione dopo il terremoto del 1976 e dalla gestione della sanità. Il provvedimento che ci accingiamo ad approvare contiene inoltre modifiche che vanno nella direzione di una maggiore democrazia e partecipazione dei cittadini alla piena vita politica. Viene abbassata, come già è stato detto dai colleghi, l'età per l'elettorato passivo, dando la possibilità ai giovani di 18 anni di potere essere eletti in consiglio regionale e viene diminuito da 15 a 5 mila il numero delle firme per le leggi di iniziativa popolare. Senza demagogia possiamo considerare questa legge un tassello importante nel percorso riformatore che ci siamo proposti, sia per la regione Friuli-Venezia Giulia che per il Paese. In questo modo stiamo contribuendo alla modernizzazione del sistema istituzionale ed organizzativo, rendendo l'Italia più efficiente e competitiva. È ciò che ci chiedono i cittadini e soprattutto i tanti giovani che vogliono poter lavorare e vivere nel proprio Paese. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Signora Presidente, in base alle modifiche apportate allo statuto, mi meraviglio che le province abolite abbiano la possibilità di terminare il mandato in essere e di come la regione Friuli-Venezia Giulia, che avrebbe dovuto essere il modello di modernizzazione vista la duplice veste della presidente Serracchiani, proponga la creazione della città metropolitana di Trieste. Inoltre, sulle UTI – unità territoriali intercomunali – proposte, credo sia necessaria una consultazione referendaria regionale che la Serracchiani stessa, da brava democristiana, e la sua maggioranza, davanti alla richiesta di referendum sulla pessima riforma sanitaria regionale, che penalizza il territorio, l'utenza, le piccole realtà, e sulle UTI, ha bocciato dieci giorni fa. Democratico è solo il nome. Inoltre mi auguro che lo statuto del Friuli Venezia Giulia tenga sempre d'occhio e riguardi la tutela delle Pag. 49minoranze etnico-linguistiche, cosa non valutata ad esempio nella ridisegnazione dei collegi elettorali dove il comune del Friuli collinare si trova a votare con Trieste. Quale sia la logica, Presidente ? Quella del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3224-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 3224-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Cassano, Lotti, Del Grosso, Bianchi, Mognato, Bonafede, Busin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Modifiche allo Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di enti locali, di elettorato passivo alle elezioni regionali e di iniziativa legislativa popolare» (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato e dalla Camera e approvata, in seconda deliberazione, dal Senato) (3224-B):
   Presenti  507   
   Votanti  400   
   Astenuti  107   
   Maggioranza  316   
    Hanno votato  339    
    Hanno votato no  61.

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  (Il deputato Borghi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

In ricordo delle vittime del grave attentato di Nizza (ore 17,50).

  PRESIDENTE. Colleghi, adesso prima di continuare con il nostro ordine del giorno io vorrei l'attenzione di quest'Aula (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Come purtroppo sapete, lo scorso 14 luglio a Nizza in un atroce attacco terroristico attuato durante i festeggiamenti per la festa nazionale francese hanno perso la vita 84 persone, di cui almeno 5 nostri connazionali e 13 minori e sono rimaste ferite oltre 300 persone. Nel giro di poche settimane ci ritroviamo ancora una volta in quest'Aula a commemorare le vittime della ferocia fondamentalista. Meno di un mese fa, colleghi e colleghe, abbiamo ricordato i morti dell'attentato all'aeroporto di Istanbul del 28 giugno e lo scorso 5 luglio quelli del brutale attacco di Dacca in Bangladesh. Come nei precedenti attentati, la follia cieca del terrorismo ha colpito persone di diverse nazionalità a testimonianza di come questa scia di terrore e di sangue stia ormai determinando una globalizzazione del lutto. È un fenomeno che colpisce ovunque, a qualsiasi latitudine e non risparmia nessuno; non risparmia neanche le famiglie e neanche i bambini, attentando ai valori fondanti della nostra convivenza pacifica. Globale deve dunque essere anche la risposta. Voglio ribadirlo con forza: la barbarie di matrice islamista potrà essere sconfitta soltanto con un rafforzamento della collaborazione tra Stati a livello, sia europeo, sia internazionale. Occorre sviluppare senza indugio, soprattutto in seno all'Unione europea, una reale cooperazione giudiziaria e di polizia, mettendo in campo gli strumenti più idonei a isolare e bloccare i canali di finanziamento così come quelli di approvvigionamento di armi alle organizzazioni terroristiche. Occorre migliorare le attività investigative e di intelligence comuni e approntare misure adeguate a prevenire e contrastare la radicalizzazione che è la base di questi attacchi. In questo momento di dolore, il nostro Paese deve stringersi attorno ai nostri connazionali e a tutti coloro che a Nizza hanno perso familiari e amici. Ho già fatto arrivare al Presidente dell'Assemblea Nazionale francese Claude Pag. 50Bartolone i sentimenti di profonda vicinanza e solidarietà miei e della Camera dei deputati. Vi invito ora ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).
  Vi ringrazio.
  Ha chiesto di parlare il deputato Tacconi. Ne ha facoltà.

  ALESSIO TACCONI. Grazie Presidente. Piangiamo oggi, ancora una volta, le vittime di un attentato terroristico vigliacco, efferato, logicamente inconcepibile. Questa volta è stata attaccata Nizza. Piangiamo le vite perdute dei nostri connazionali insieme a tutte le altre vittime francesi e di altre nazionalità. Il gruppo del Partito Democratico è vicino all'intero popolo francese, ai cittadini di Nizza, ai concittadini italiani che risiedono in quella zona e si stringe con un abbraccio attorno alle famiglie di chi è stato ucciso lo scorso giovedì e di chi ancora sta lottando per aggrapparsi alla vita. I responsabili dell'orrido attacco di Nizza, guidati da un'ideologia malata che nulla ha a che spartire con la religione che dicono di seguire, questa volta hanno scelto proprio la festa nazionale per colpire ed uccidere credendo di poter scalfire in questo modo i valori universali che il 14 luglio rappresenta: libertà, uguaglianza e fratellanza. Sono tre parole che sono diventate un simbolo in tutto il mondo e che guidano da centinaia di anni ormai ogni giorno i comportamenti di vita sociale di miliardi di persone. Ebbene, lo vogliamo dire in maniera decisa e forte: sbagliano se credono in questo modo di far vacillare questi principi. Proprio i valori di libertà, uguaglianza, fratellanza e a cui noi vogliamo unire quelli di pace, democrazia, inclusione sono i pilastri su cui continueremo a costruire il nostro futuro. Certamente, si sta doverosamente mettendo in atto un adeguamento delle nostre misure di sicurezza perché azioni simili non accadano più, ma non adegueremo mai al ribasso i valori del nostro stare insieme e la gioia di vivere serenamente e in pace. Presidente, siamo impauriti, certo, e sfido chiunque a non esserlo, ma con questi atti terroristici non ci spezzeranno né ci piegheranno perché i nostri valori non sono in gioco. Infatti, come ci ricordavano le bandiere a mezz'asta in questi giorni, noi siamo l'Italia, noi siamo la Francia, noi siamo l'Europa (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie Presidente. Il MoVimento 5 Stelle ovviamente si stringe attorno alle famiglie delle vittime di Nizza come purtroppo delle altre che si sono susseguite in questi giorni. Vorrei riportare quest'Aula anche a una riflessione: chi sono gli attentatori ? Sono vari profili, dal foreign fighter al lupo solitario, addirittura a persone che si sono auto-addestrate in casa e addirittura non collegate direttamente con le cellule ISIS nei territori da cui provengono. Questo ci dice una cosa molto chiara, che è tempo di agire e di agire anche in fretta, ma farlo nel modo giusto. Io ho visto la risposta che l'Europa ha avuto in questi ultimi mesi. All'attentato al Bataclan, la Francia ha reagito bombardando in Siria come se non avesse visto che l'attentatore invece era proprio lì, era parigino. Allora, io invito quest'Aula, ad esempio, a guardare il video postumo di Coulibaly, uno degli attentatori di Parigi, e lì troveremo le risposte. È un attentatore che parla, in modo folle ovviamente, di reazione a quello che succede nei territori dove si vorrebbe proclamare questo califfato. Allora, quest'Aula ha una possibilità, di decidere qualcosa davvero una volta tanto. Noi per questo, Presidente, come lei sa bene, abbiamo mandato a lei una lettera ieri in cui le chiedevamo una discussione parlamentare finalizzata alla votazione di alcuni atti che darebbero un netto cambio nella politica estera italiana. Uno è quello di una reale cooperazione di intelligence, oltre che con i Paesi della NATO ovviamente, anche con la Russia e con i Paesi del Nordafrica perché crediamo che sia una battaglia comune quella contro il terrorismo. L'altro è quello di una reale interruzione degli accordi economici, specialmente quelli militari, Pag. 51con i Paesi che sono direttamente o indirettamente collegati all'ISIS. Non c’è da stupirsi se non sentiamo una condanna ferma del terrorismo da parte di alcuni Paesi, perché quei Paesi fanno affari regolarmente con il terrorismo e molti di questi sono addirittura legati al nostro Governo per accordi economici. L'altro è quello dell'interruzione...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MANLIO DI STEFANO. Ho concluso. L'altro è quello dell'interruzione delle missioni internazionali, come quelle in Afghanistan, che non sono altro che un grimaldello per il terrorismo per dire che noi siamo responsabili della destabilizzazione di quei territori. Allora, oggi piangiamo quelle vittime, ma ricordiamoci che noi siamo in Parlamento e il Parlamento ha il dovere di risolvere le cose. Noi siamo pronti, aiutateci a farlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Di Stefano, di questa richiesta, di questa lettera ne parleremo in Conferenza dei presidenti di gruppo quanto prima.
  Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante   SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Esprimo, a nome del gruppo di Forza Italia, la vicinanza alla Francia, alla nazione francese, colpita in questo attentato, proprio nel giorno della sua festa, una festa che celebra i valori di libertà, fratellanza, uguaglianza. Esprimo vicinanza alle famiglie delle 84 vittime, tra cui cinque nostri connazionali. L'attentato di Nizza fa parte di un’escalation di violenza del terrorismo jihadista, che s'inquadra in un contesto dove ci sono stati altri attentati, come quello di Dacca, che hanno visto colpiti alcuni nostri connazionali, e quello accaduto in Germania. Questo genere di attentati supera alcuni convincimenti, radicati anche nell'opinione pubblica. Il primo di questi è quello di un terrorismo che pesca soltanto all'interno della povertà, del disagio e abbiamo visto con Dacca che non è così. È socialmente trasversale il terreno, il tessuto, anche umano, da cui il fanatismo jihadista pesca. Un'altra è la tipologia dell'intervento di carattere terroristico, cioè si supera il ricorso agli esplosivi, alle armi convenzionali e vediamo che stragi come quella di Nizza avvengono anche con strumenti come auto, tir, armi non convenzionali.
  È una sfida alla quale abbiamo il dovere di attrezzarci su tre scenari. C’è lo scenario territoriale, quello siriano, la guerra di posizione, il teatro di guerra all'ISIS, c’è quello culturale e quello della prevenzione. Abbiamo un grande dovere di investimento in intelligenza, in capacità di lettura di quello che è un nemico dell'Occidente in una guerra ormai senza confini, aperta e dichiarata, che va combattuta quotidianamente. Io credo che questo investimento vada al pari di come fa il nostro avversario, con interventi anche meticolosi, scientifici, per raccogliere le più fervide intelligenze, i più grandi conoscitori di questi temi, per raccogliere anche nel contesto delle forze dell'ordine competenze su questi temi, reclutando anche persone che conoscano le lingue come l'arabo, che abbiano strumenti per individuare chi viene a casa nostra, per fare in modo di sapere non solo chi sono i foreign fighters che dall'Europa vanno nei teatri di guerre internazionali, che vedono coinvolti ISIS e le forze contrarie al terrorismo, ma anche e per andare a controllare il tessuto attorno al quale questi foreign fighters nei nostri Paesi vivono. È da lì ed è lì che si trova il terreno fertile per il reclutamento di nuove forze jihadiste. È una battaglia molto difficile, su cui c’è molto ancora da fare. Non a caso quest'oggi proprio il Parlamento si è occupato di una ratifica sul terrorismo. Abbiamo davvero molto da fare, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente. Esprimo, a nome del gruppo di Forza Italia, la vicinanza alla Francia, alla nazione francese, colpita in questo attentato, proprio nel giorno della sua festa, una festa che celebra i valori di libertà, fratellanza, uguaglianza. Esprimo vicinanza alle famiglie delle 84 vittime, tra cui cinque nostri connazionali. L'attentato di Nizza fa parte di un’escalation di violenza del terrorismo jihadista, che s'inquadra in un contesto dove ci sono stati altri attentati, come quello di Dacca, che hanno visto colpiti alcuni nostri connazionali, e quello accaduto in Germania. Questo genere di attentati supera alcuni convincimenti, radicati anche nell'opinione pubblica. Il primo di questi è quello di un terrorismo che pesca soltanto all'interno della povertà, del disagio e abbiamo visto con Dacca che non è così. È socialmente trasversale il terreno, il tessuto, anche umano, da cui il fanatismo jihadista pesca. Un'altra è la tipologia dell'intervento di carattere terroristico, cioè si supera il ricorso agli esplosivi, alle armi convenzionali e vediamo che stragi come quella di Nizza avvengono anche con strumenti come auto, tir, armi non convenzionali.
  È una sfida alla quale abbiamo il dovere di attrezzarci su tre scenari. C’è lo scenario territoriale, quello siriano, la guerra di posizione, il teatro di guerra all'ISIS, c’è poi quello culturale e infine quello della prevenzione. Abbiamo un grande dovere di investimento in intelligenza, in capacità di lettura di quello che è un nemico dell'Occidente in una guerra ormai senza confini, aperta e dichiarata, che va combattuta quotidianamente. Io credo che questo investimento vada realizzato, al pari di come fa il nostro avversario, con interventi anche meticolosi, scientifici, per raccogliere le più fervide intelligenze, i più grandi conoscitori di questi temi, per raccogliere anche nel contesto delle forze dell'ordine competenze su questi temi, reclutando anche persone che conoscano le lingue come l'arabo, che abbiano strumenti per individuare chi viene a casa nostra, per fare in modo di sapere non solo chi sono i foreign fighters che dall'Europa vanno nei teatri di guerre internazionali, che vedono coinvolti ISIS e le forze contrarie al terrorismo, ma anche per andare a controllare il tessuto attorno al quale questi foreign fighters nei nostri Paesi vivono. È da lì ed è lì che si trova il terreno fertile per il reclutamento di nuove forze jihadiste. È una battaglia molto difficile, su cui c’è molto ancora da fare. Non a caso quest'oggi proprio il Parlamento si è occupato di una ratifica sul terrorismo. Abbiamo davvero molto da fare, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

Pag. 52

  ERASMO PALAZZOTTO. Nizza è l'Europa e, quindi, siamo anche noi. È per questo che questa tragedia ci colpisce emotivamente di più, perché la sentiamo più vicina, perché nostre sono anche le vittime, non solo i nostri connazionali, ma tutte le vittime di Nizza. È per questo che anche noi ci uniamo al cordoglio e alle condoglianze nei confronti delle famiglie delle vittime.
  Il 14 luglio è la data della festa nazionale francese, ma è anche una data simbolica: è la celebrazione della Rivoluzione francese, in occasione della quale sono nati anche i valori che costituiscono oggi la nostra società e la civiltà europea.
  L'obiettivo della nuova minaccia terroristica rappresentata dall'ISIS è colpire la convivenza pacifica in Europa e nel mondo ed è innescare quel conflitto di civiltà che si pone come fondamenta del disegno ideologico dell'ISIS. È proprio questo il punto su cui noi oggi dovremmo riflettere: il disegno politico del terrorismo jihadista a livello globale. Io penso che proprio da lì bisogna partire per contrapporre a questo un disegno politico di pari forza.
  Non possiamo sottovalutare il profilo degli attentatori e dei soggetti che hanno dato vita a questa scia di eventi sanguinosi. Sono anch'essi figli di questa Europa, figli della nostra società, molto spesso soggetti singoli che si lanciano in atti emulativi e, quindi, imprevedibili. Abbiamo bisogno di curare la nostra società per creare gli anticorpi e resistere a questa ondata di violenza.
  La risposta al terrorismo è, prima di tutto, una risposta politica e culturale; poi c’è tutto il dispositivo di sicurezza e di intelligence che dobbiamo mettere in campo. Ma, come stiamo vedendo, visto l'enorme sforzo che abbiamo fatto e che dobbiamo continuare a fare, tutto questo da solo non basta, se non c’è un disegno politico da contrapporre al disegno politico dell'orrore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, signora Presidente. Siamo purtroppo tristemente abituati ormai a queste commemorazioni: segno che siamo in un mondo sempre più tormentato, dove l'odio sembra non fermarsi, quell'odio che ha sempre creato grandi problemi senza mai riuscire a risolverne uno solo. È segno anche di inadeguatezza di molte, forse troppe, risposte da parte della politica e delle istituzioni. Lei, Presidente, e alcuni colleghi che mi hanno preceduto avete indicato il tema della cooperazione internazionale nel settore della sicurezza, la prevenzione: tutte cose molto importanti. Ma è segno anche che l'amplificazione mediatica se, da un lato, fa crescere giustamente la consapevolezza della gravità di queste sfide, dall'altra parte, specie nelle sue versioni più strumentali ed esasperate, induce paura, panico, terrore e stimola anche il senso di emulazione da parte di chi non è magari strutturalmente legato alle grandi centrali terroristiche internazionali. Tutto questo porta acqua al mulino dei terroristi e chi ne fa le spese è la gente normale, che viene colpita nella vita quotidiana, nella voglia di far festa serenamente, come è stato nel caso del Bataclan e di Dacca e come si è altrettanto drammaticamente ripetuto a Nizza pochi giorni fa.
  Oggi piangiamo le tante vittime di una lucida follia, in particolare i nostri connazionali, alle cui famiglie ci stringiamo manifestando tutta la nostra profonda partecipazione al loro dolore. È un dolore che è anche il nostro, un dolore che riassume in sé il rimpianto per le vite spezzate, la commozione per le sofferenze procurate, ma anche la drammatica constatazione che non bastano neanche i migliori sistemi di sicurezza per garantire un mondo giusto. Occorre che cresca nel popolo la coscienza che l'odio, in tutte le sue forme, genera e alimenta violenza, tragedia e morte e che solo la ostinata affermazione dei valori che stanno alle radici della nostra storia – i valori di tolleranza, di rispetto per la dignità di ogni Pag. 53vita umana, di dialogo – sono la medicina che potrà guarire questo mondo tormentato, insieme al coraggio. Non posso non ricordare il gesto di coraggio del motociclista che, sapendo di andare incontro alla morte, ha tentato di fermare la lucida follia.
  Auguriamoci che anche questo sacrificio di tante persone, di tanti italiani innocenti ci richiami a questa responsabilità, che è di tutti e di ciascuno di noi, dentro la fatica della vita e del lavoro di ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guglielmo Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Non ci si abitua mai a fare queste commemorazioni. È momento grave ricordare non solo i sei italiani che sono scomparsi, ma anche gli altri italiani che sono ancora negli ospedali a Nizza, a cui va il nostro augurio di riprendersi in fretta, la nostra vicinanza alle famiglie non solo delle vittime italiane ma di tutti coloro che sono stati coinvolti in questo bruttissimo, gravissimo e inaccettabile attentato terroristico che ha una chiara matrice. Questa matrice percorre un filo rosso che parte da lontano, tra gli altri Charlie Hebdo, Bruxelles, Bataclan, Dacca e Nizza per ultimo. Ieri c’è stato l'ennesimo attentato di un minore non accompagnato afghano in Germania.
  Allora, noi dobbiamo essere chiari e netti su questa cosa. Proprio il 14 luglio si festeggiavano quelle tre parole che sono alla base della società occidentale: la libertà, l'uguaglianza, la fratellanza. Non sempre in nome di quella religione, dell'Islam, questi tre concetti sono ben espressi e hanno dignità di esistere. Questo ce lo dobbiamo dire, bisogna essere chiari su questo, e dobbiamo anche dirci che non basta enunciare ed auspicare nell'Aula una migliore collaborazione tra l’intelligence per prevenire questi attentati. Dobbiamo passare ai fatti e dobbiamo fare di più, perché l'Europa su questo sta fallendo. Sta fallendo l'Unione europea e stiamo fallendo completamente sulle politiche migratorie. Dobbiamo essere un Paese che vuole fare prevenzione e ricordiamo che sia a Nizza sia al Bataclan c'era una pista italiana. Se non abbiamo il controllo delle nostre frontiere, se non sappiamo chi c’è sul territorio italiano, se non sappiamo chi sono e se, soprattutto, quando le forze dell'ordine e l’intelligence perseguono delle strade, abbiamo dei giudici che liberano poi le persone e poi regolarmente si verifica qualcosa di spiacevole, allora noi non stiamo assolvendo il nostro compito di legislatori...

  PRESIDENTE. Concluda !

  GUGLIELMO PICCHI. ...e di padri, ossia tutelare la popolazione italiana e tutelare le nostre famiglie. Spero che il Governo faccia di più per tutelare tutti noi e le nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pierpaolo Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Le commemorazioni di eventi bestiali stanno diventando troppo frequenti in quest'Aula e ci stanno purtroppo abituando ad un'inquietante normalità dell'orrore, che rischia di assomigliare troppo a quella di una guerra, all'attesa dei bombardamenti sui civili che tante città italiane e tanti nostri genitori hanno conosciuto. L'obiettivo dei terroristi è cambiare la nostra vita, introducendo l'angoscia nella nostra quotidianità. È una sfida di cultura e di valori che possiamo vincere soltanto se i valori li abbiamo sul serio. Se la nostra civiltà rinunciasse alla proprio orgogliosa identità e ai propri valori fondanti di libertà e di democrazia rischierebbe di essere travolta dalla furia cieca del fondamentalismo.
  I deputati del gruppo di Scelta Civica sono vicini al dolore francese e a quello senza conforto delle famiglie delle vittime e pregano cristianamente e laicamente per i feriti. Non è una partita in discesa e ne Pag. 54siamo consapevoli; non è una partita già vinta, non è una partita che l'Italia possa giocare da sola. Ricordiamolo quando discutiamo e facciamo, in quest'Aula, le leggi sulla difesa, quelle sull’intelligence, sull'Europa, sulla cooperazione, le leggi sulla coesione sociale. Ricordiamolo, perché le commemorazioni in quest'Aula non scivolino mai nella normalità, ma arrestino lo strazio di oggi nel nostro cuore di uomini liberi dell'Occidente libero e di parlamentari, richiamandoci alle nostre responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Scelta civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Esprimo, a nome del gruppo di Democrazia Solidale – Centro Democratico, il cordoglio e la vicinanza alle famiglie delle vittime e ai feriti.
  Credo che oggi qui, in questa sede, non serva troppo fare analisi o sostituirsi alle indagini o azzardare ipotesi e connessioni terroristiche; è follia, è un gesto di follia ! In questa sede servirebbe capire come evitare che si ripetano gesti di questo tipo. Non è possibile certamente annullare totalmente questo rischio, ma si può certamente – e noi abbiamo questo dovere – costruire un contesto sociale fatto di valori e condivisione che dia un senso all'esistenza di ciascuno, dove al centro c’è il rispetto: il rispetto per l'altro, il rispetto per la vita, il rispetto anche per se stessi.
  Tutti ci siamo chiesti contro chi e contro cosa sia stato compiuto questo crimine e noi piemontesi, vicini alla terra di Nizza, abbiamo ascoltato anche il racconto di amici presenti in quel luogo e a noi tutti è venuto in mente un contesto analogo, in cui ci siamo trovati. Abbiamo visto le immagini, abbiamo visto le biciclettine distrutte, i tanti teli, i tanti teli che coprivano i corpi. È follia, è disumana follia ! Per il rispetto delle vittime e dei feriti ci potremmo impegnare a non aumentare l'amplificazione mediatica che produce emulazione e normalizza anche, ahimè, questa follia. Siamo vicini a chi soffre ed è nel lutto e sosteniamo chi sta indagando e chi cerca di prevenire (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. L'attentato di Nizza, così diverso dalla carneficina di Charlie Hebdo, dalla strage degli innocenti del Bataclan e dalla mattanza di Dacca, può non essere casuale. È quanto ci dichiara l'ufficio Security del Dipartimento di Stato americano che ci avvisa che potrebbe avere inizio, in Europa e in Occidente, una fase storica di un terrorismo islamico diffuso, quasi fai da te. La comunità internazionale, dunque, non può e non deve limitarsi a fare la guerra all'Isis con le armi: troppo comodo, troppo facile. Deve farla ai trafficanti occidentali di armi, che si alimentano anche con talune missioni internazionali di pace; deve farla ai grandi cartelli finanziari, che speculano sulle ricchezze di un certo mondo arabo; deve farla ai trafficanti di uomini e alle mafie, con cui condividono affari miliardari; e deve farla all'integralismo islamico, in quanto brodo di coltura per attentatori suicidi più o meno organizzati.
  Dobbiamo introdurre nel nostro ordinamento il reato di integralismo islamico, dobbiamo cessare questo atteggiamento buonista che ci induce a voltarci dall'altra parte e a perdonare, sotto le insegne della cosiddetta integrazione culturale, coloro i quali, in Italia, in Europa e in Occidente, non si vergognano di fare propaganda per la pena di morte per apostasia, per torture, mutilazione, crocifissioni, coloro i quali non consentono a casa loro la libertà religiosa e preferiscono non consentirla anche qui, di fatto andando contro i nostri valori di riferimento, la nostra legislazione e la nostra Costituzione. Ci deve essere un segnale forte, una svolta, davvero un risveglio culturale che ci metta nelle condizioni di impedire che attentatori, come il folle autista di Nizza, possano improvvisamente Pag. 55prendere al collo decine e decine di famiglie e mettere in discussione una civiltà che noi abbiamo – e concludo – solo preso in eredità. Penso che sia una consegna importante della quale dobbiamo farci carico. Ovviamente a nome del gruppo di Fratelli d'Italia porgiamo la nostra solidarietà, i nostri sentimenti di amicizia al popolo francese e alle famiglie di tutte le nazioni che sono state coinvolte ovviamente, a cominciare dalle cinque famiglie italiane nell'attentato di Nizza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signora Presidente, per troppi mesi e per troppo tempo, nel nostro Occidente, in troppi hanno avuto difficoltà a pronunciare insieme le tre parole: «terrorismo fondamentalista islamista». La realtà si è incaricata di dimostrare che questo è il problema e ora occorre guardare con occhi aperti questa realtà e smontare altri due luoghi comuni. Uno l'ho purtroppo sentito prima nel corso di questo dibattito, sicuramente con buona intenzione, ma è un luogo comune: la religione non c'entra; no, la religione c'entra eccome, certamente non tutti i musulmani sono terroristi – ci mancherebbe altro e sarebbe folle chi lo pensasse – ma purtroppo tutti i terroristi di questa fase storica sono musulmani radicalizzati e questa è una realtà che non può essere ulteriormente negata. Secondo luogo comune: si dice che il mondo musulmano moderato reagirà; purtroppo, ancora una volta, la reazione non c’è, non c’è una dissociazione forte, c’è un grande e assordante silenzio e anche questo va considerato. Perché questo silenzio ? È un silenzio di paura o ci sono spiegazioni ancora peggiori ? Occorre guardare negli occhi questa realtà e il nostro occidente deve smettere di essere cieco. E ancora: dobbiamo guardare in modo particolare a questa vicenda di Nizza – lo ha osservato un analista acuto come Pierluigi Magnaschi –: questa volta il colpevole è un lupo solitario, è qualcuno che, più che essere un soldato addestrato da ISIS, è salito sul carro ISIS da lupo solitario e questo, lungi dal rassicurarci, rende ancora più cupo il nostro orizzonte perché ISIS, oltre al suo «esercito regolare addestrato» può contare su questi lupi solitari. Signora Presidente, questa realtà va – lo dico per la terza volta – guardata negli occhi: siamo dentro una guerra mondiale e non la stiamo vincendo. Non si vede un nostro Churchill occidentale che chiami le cose con il loro nome. E non la stiamo vincendo perché loro, i nostri nemici, sono consapevoli della guerra che ci hanno dichiarato e la combattono come tali; noi non ne siamo consapevoli e non la stiamo combattendo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, signora Presidente. Ci troviamo nuovamente in quest'Aula a commemorare le vittime di un attentato: uno stillicidio che abbiamo seguito con grande preoccupazione e accelerazione dall'inizio del 2015. Ricordiamo Parigi, Tunisi, Kuwait, Ankara, Beirut, Parigi, Tunisi, Baghdad, Istanbul, Damasco, Bruxelles, Orlando, ancora Istanbul, per chiudere con Dacca e Nizza, per un totale di circa 1.500 morti. Magari ho omesso qualcosa, ma purtroppo ormai non hanno neanche più un'eco internazionale, se si tratta di fatti che avvengono magari lontano da noi, o se non coinvolgono italiani o europei. Mi vengono in mente, ad esempio – e li voglio ricordare con grande solidarietà e affetto – i tanti cristiani perseguitati e uccisi in Medio Oriente e in Africa in ragione semplicemente della loro fede nel silenzio dell'Occidente. Un triste elenco, quello ricordato, un triste rituale il nostro. Un paio di settimane fa eravamo qui a ricordare le vittime della strage di Dacca, nella quale hanno perso la vita nove connazionali, venti persone in tutto; oggi ci troviamo per commemorare 84 persone, un numero imprecisato di centinaia di feriti, sei italiani uccisi durante la folle corsa di un camion sul Lungomare di Nizza.Pag. 56
  Non voglio entrare in alcuna polemica, ma insomma sul servizio di prevenzione francese qualcosa l'avrei da dire. Solo nel 2016 sono già sedici italiani e italiane vittime della follia; non sappiamo ancora se ci sia o meno l'ISIS, ma penso che questo non sia importante. Il fatto vero è che è in atto un attacco all'Occidente, ai suoi costumi, alle sue libertà, alle sue radici giudaico-cristiane e non possiamo semplicemente limitarci a piangere le prossime vittime, evitando di sottovalutare quanto sta accadendo, ma allo stesso tempo con equilibrio, evitando di lasciarsi andare a reazione di pancia che non porterebbero altro che ad accrescere le distanze fra gli occidentali e gli islamici, alimentando così indirettamente il fondamentalismo. Saranno proprio gli islamici, insieme ai cristiani, secondo me a fermare tutto questo, ma oggi non possiamo che ricordare Angelo e Gianna, Carlo, Nicolas, Mario, Maria Grazia e assieme a loro non possiamo che ricordare ed esprimere la nostra solidarietà a chi ha perso in questa follia di un pazzo omicida, in un giorno di festa, guardando i fuochi d'artificio, i propri cari, i propri genitori, i propri fratelli e soprattutto i propri bimbi. Ecco, questa è la parte peggiore che ogni volta siamo costretti a ricordare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. La festa della presa della Bastiglia è sacra in Francia perché simboleggia l'affermazione di libertà, eguaglianza e fraternità che sono alla base della nostra civiltà. Il barbaro attentato di Nizza, che ha falcidiato centinaia di persone proprio in quella giornata è un colpo al cuore, l'ennesimo, forse quello più duro alla nostra convivenza, anche se non si possono fare le graduatorie della crudeltà. Subito dopo Dacca, la tragedia di Nizza e dalla ferocia fanatica e primordiale di terroristi che si professano islamici che torturano e uccidono coloro che non conoscono il Corano, tra i quali alcuni italiani, ecco una nuova ma altrettanto crudele modalità nella voglia di fare strage e, ancora una volta, l'ISIS si intesta l'attentato. L'orrore senza fine ci costringe a fare i conti con il fatto che la guerra procede sempre più incessante, sempre più cruenta e sempre più ostinata. Colpire donne e uomini, bambini e bambine è un titolo di merito che, secondo le interpretazioni folli di una religione, consente di accedere al paradiso. Ma quale paradiso può mai essere promesso a fanatici assassini di povere creature, che avevano appena assistito ad uno spettacolo di fuochi d'artificio, un modo tradizionale in Francia di celebrare le feste nazionali ? Tutto il mondo è sotto tiro e nemmeno l'Italia è al riparo, così come non lo sono certo gli italiani e le italiane all'estero, già più volte colpiti; da Tunisia a Dacca e da Parigi a Nizza. La reazione del mondo civile deve essere unitaria, decisa e ferma. Lotta senza tregua al terrorismo, ma nel rispetto dello Stato di diritto, delle libertà fondamentali, dei diritti umani e della dignità umana. Non possiamo permetterci di minare le fondamenta della nostra civiltà. La componente socialista esprime vicinanza e cordoglio alle famiglie delle vittime e a tutto il popolo francese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Amendola, che vuole unirsi a noi in questa commemorazione. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati anch'io vorrei unirmi a nome del Governo brevemente alla commemorazione di oggi perché è prima di tutto nostro dovere rendere omaggio da parte dell'Aula della Camera e delle istituzioni italiane a Mario Casati, Carla Gaveglio, Maria Grazia Ascoli, Gianna Muset, Angelo D'Agostino e un nostro concittadino italo-americano Nicolas Leslie. Ai familiari delle vittime italiane dell'attentato desidero esprimere qui, insieme Pag. 57a voi, il più sentito cordoglio e la stretta vicinanza al profondo dolore. Sono inoltre cinque i nostri connazionali feriti ai quali vanno i nostri auguri di un pronto ristabilimento, sentito cordoglio alla Francia e alle istituzioni, ai suoi valori, quelli celebrati proprio nella festa del 14 luglio.
  Circa la tempistica e l'assistenza dei nostri connazionali, cara Presidente, non appena verificatosi l'attentato, il consolato generale di Nizza in stretto coordinamento con l'ambasciata e con l'unità di crisi della Farnesina hanno determinato un'assistenza, che è stata continua in tutti i giorni successivi al vile attentato, assistenza che ha seguito le procedure messe in atto dalle autorità francesi.
  Come ha affermato il Presidente del Consiglio nella riunione con i capigruppo parlamentari, contro il terrorismo dobbiamo prendere un impegno comune: di continuare ad essere uniti, uniti per prevenire nel nostro Paese, per produrre azioni culturali di deradicalizzazione, per rafforzare un’intelligence europea.
  Di fronte a tutti questi accadimenti, lungo una scia di sangue che lei ricordava, dove italiani sono stati coinvolti da Tunisi a Dacca, una scia di 8.000 chilometri, è necessaria un'azione, una riflessione, come chiesta dai gruppi parlamentari, perché non possiamo arretrare dinanzi alla follia omicida, ma rimanere uniti è una precondizione per un'azione sul piano della sicurezza e della reazione culturale, due aspetti sempre da tenere uniti.
  Il Governo è pronto a questa riflessione, ma sappiamo che è un impegno, non solo un'analisi, perché lo dobbiamo alla nostra comunità, intimorita dalla minaccia della nostra epoca del terrorismo di matrice fondamentalista islamista ed anche da quell'attrazione, che noi combattiamo in una coalizione multilaterale e multinazionale a Daesh, ma che soprattutto crea emulazione nei cosiddetti lupi solitari che da Nizza, come da Nizza, determinano una follia omicida.
  Non possiamo arretrare e l'unità politica delle classi dirigenti è una precondizione per trovare soluzioni e per reagire nel nome della nostra comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Si conclude così la commemorazione.

Rinvio in Commissione della proposta di legge: Vacca ed altri: Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari (A.C. 1159-A) (ore 18,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1159-A: Modifiche alla disciplina in materia di contributi universitari.
  Ricordo che nella seduta del 18 luglio si è conclusa la discussione generale ed il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 1159-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, della quale la Commissione propone la reiezione, e degli emendamenti presentati.
  Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – AC 1159-A). In particolare, tale ultimo parere reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posto in votazione ai sensi all'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Maria Coscia. Ne ha facoltà.

  MARIA COSCIA. Grazie Presidente, come lei ricordava ieri si è svolta la discussione generale su questo provvedimento, che è sicuramente un provvedimento molto importante e a cui noi attribuiamo appunto un'importanza assolutamente straordinaria, ma già la collega Ascani, che è relatrice di maggioranza, e la collega Ghizzoni hanno ricostruito l'iter Pag. 58del provvedimento in Commissione, che certamente ha richiesto molto tempo, ma che tuttavia ha avuto, nelle ultime settimane, una possibilità concreta di avere un esito a nostro avviso sicuramente proficuo, se si riprende appunto, nell'ambito della sede della Commissione, una discussione sul merito di questo provvedimento, perché se è vero, come dicevo, che da un lato è passato un bel po’ di tempo, dall'altro è vero che solo nelle ultime settimane si sono verificate alcune condizioni concrete, che io vorrei richiamare e sottolineare: la prima è la disponibilità, espressa dal sottosegretario Faraone in sede del Comitato ristretto, di una volontà del Governo di accompagnare questo provvedimento e di sostenerlo, e dall'altra la necessità tuttavia di acquisire degli elementi certi, dei dati certi che consentano di avere come punto di riferimento due questioni, cioè da un lato l'obiettivo fondamentale, che è quello di ridurre le tasse universitarie e di attivare una nuova politica significativa per facilitare il diritto allo studio universitario, quindi un'attenzione molto forte rispetto ai diritti degli studenti, ma dall'altra anche di trovare delle soluzioni che consentissero di trovare risorse, ai fini di ristorare e di fare in modo che non ricadesse il mancato introito da parte delle università sul fondo di finanziamento ordinario, che come sappiamo, ahimè, è già stato profondamente taglieggiato a partire dal 2008, con le scelte fatto a suo tempo dal Governo Berlusconi.
  Quindi bisogna determinare queste due condizioni affinché si possa avere un esito positivo di questo provvedimento.
  A questa proposta di legge era anche abbinata la proposta Ghizzoni, che poi è stata appunto disabbinata, quindi, proprio perché a nostro avviso ci sono le condizioni per arrivare in porto positivamente, abbiamo insistito con il gruppo del MoVimento 5 Stelle per appunto continuare il lavoro proficuo che era avviato nel Comitato ristretto, ma il MoVimento 5 Stelle ha deciso comunque di mantenere questa calendarizzazione.
  Noi come maggioranza abbiamo anche i numeri eventualmente per respingere la proposta di legge, ma francamente, Presidente, pensiamo assolutamente di no, perché convergono alcuni obiettivi fondamentali ed il lavoro che abbiamo fatto lo dimostra.
  Per questo chiediamo il rinvio in Commissione di questo provvedimento, in modo da riprendere un cammino attento, proprio per affrontare seriamente il tema.

  PRESIDENTE. Io quindi ho una richiesta di rinvio in Commissione e devo dare la parola ad un oratore a favore ed un oratore contro, però vedo che il deputato Sibilia mi fa dei cenni. Mi dice su che cosa, deputato ?

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare solo sull'ordine dei lavori oppure su aspetti regolamentari che regolano questa questione. La richiesta sostanzialmente che viene fatta dal Partito Democratico è quella di rinvio in Commissione. Io faccio soltanto una valutazione, che è la seguente: la proposta in questione è in quota minoranza, quindi se la maggioranza chiaramente richiede il rinvio in Commissione, secondo noi si pone anche una questione di equilibri di discussione tra le proposte della maggioranza e della opposizione.
  Secondo punto: la proposta è in discussione dal 18 luglio 2013, 3 anni, 35 sedute di Commissione, di cui 24 di Comitato ristretto, 4 sedute di indagine conoscitiva aggiuntive e 6 dibattiti connessi, più di 20 deputati sono intervenuti in questa discussione.
  La domanda: sfido chiunque a dire che questa proposta non è stata discussa abbastanza. Io credo che arrivi un momento, nella storia del Parlamento, nel quale l'opposizione porta in Aula una proposta di legge e credo che la voglia di tutela da parte di tutto il Parlamento di una proposta della minoranza è che le altre maggioranze o opposizioni facciano delle proposte di modifica, ovvero degli emendamenti.Pag. 59
  Oggi non abbiamo un emendamento da parte del Partito Democratico a questa proposta e una richiesta di rinvio in Commissione: secondo noi, questo è calpestare ancora una volta i diritti delle opposizioni, che non possono più discutere una propria proposta calendarizzata e che perderanno anche lo slot (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Allora guardi, su questo punto io ho una lunga serie di precedenti da sottoporre a questa Assemblea, nel dirle che certo è prerogativa del gruppo chiedere la calendarizzazione del provvedimento, ma è altrettanto prerogativa dell'Assemblea rimandare il provvedimento in Commissione e perché appunto è bene chiarire che non è una decisione arbitraria, io vorrei sottoporre alla vostra attenzione una spiegazione basata sui tanti precedenti che ci sono su questa materia.
  E allora, poiché sono state sollevate appunto le questioni di merito, faccio presente che, come precisato dal Presidente della Camera nella seduta della Giunta per il Regolamento del 24 settembre 1998 e successivamente, nella seduta dell'Assemblea del 29 settembre 1998, il rinvio in Commissione costituisce uno strumento che non incide sul provvedimento in discussione, ma solo sulla procedura per il suo esame, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, la decisione sui suddetti richiami spetta al Presidente, il quale può chiamare l'Assemblea a pronunziarvisi.
  La proponibilità e l'ammissibilità delle richieste di rinvio in Commissione e più in generale dei richiami sull'ordine dei lavori non possono dunque essere contestate, neppure nei riguardi dei provvedimenti inseriti in calendario su richiesta dei gruppi di opposizione.
  Sulla base di questi elementi, sono state nella prassi ammesse e votate richieste di rinvio in Commissione di progetti di leggi in quota opposizione: Commissione d'inchiesta su Tangentopoli (29 settembre del 1998), previa Conferenza dei capigruppo, rappresentanze sindacali (7 ottobre 1999), immigrazione (5 dicembre 2000), fondo per il sostegno delle persone non autosufficienti (26 febbraio 2004), circostanza aggravanti in materia di omofobia (13 ottobre 2009), orari di apertura degli esercizi commerciali (22 ottobre 2013), conflitto di interessi (11 dicembre 2014), legittima difesa (21 aprile 2014), nonché richieste di rinvio dell'esame. Vi sono inoltre i casi in cui, con riferimento al medesimo provvedimento, è stato deliberato prima il rinvio del seguito e poi il rinvio in Commissione: Commissione d'inchiesta su Tangentopoli del luglio del 1998 e 29 settembre del 1998, legittima difesa del 10 marzo 2016 e 21 aprile 2016. Poiché alla deliberazione di rinvio in Commissione non è connessa alcuna conseguenza definitiva sul merito del provvedimento, non essendo la stessa idonea a comportare effetti lesivi delle prerogative che il Regolamento riconosce alle opposizioni, la Presidenza non può che consentire che su di essa si pronunci l'Assemblea, come appunto è stata avanzata la richiesta e come quindi mi accingo a fare. Darò la parola a un oratore contro, Chi è contro ? Prego, deputato Crippa, lei è contro ? No ?

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signora Presidente, mi scusi ma all'interno del Regolamento della Camera lei poc'anzi ha citato tre precedenti, gli ultimi tre che ha citato casualmente sono tre provvedimenti, in questa legislatura, dell'opposizione. Mi sembra abbastanza matematica la modalità con cui proposte di nuove norme avanzate dall'opposizione vengano sistematicamente utilizzate con questo meccanismo come un'ascia da parte della maggioranza per non consentire la discussione nel merito. Quindi la prerogativa che è in capo alla Presidenza, cioè quella di portare in Aula e di discutere i provvedimenti anche dell'opposizione, mi sembra che strumentalmente, dai precedenti che lei ha poco fa citato, trovi una spiegazione abbastanza razionale sul fatto che questa Pag. 60metodologia di azione da parte della maggioranza sia una modalità per non discutere di alcuni temi. Le ricordo anche che in realtà il rinvio in questo caso è senza data, quindi se si avanzasse una proposta in termini temporali....Tra l'altro, Presidente, io vorrei anche comprendere se lei può, visto che ha anche la possibilità di farlo in quanto Presidente dalla Camera e gestisce il calendario, considerare queste proposte – che sistematicamente vengono bocciate – fuori dalle quote dei gruppi parlamentari, perché non è possibile che si arrivi in Aula, si consumi la quota entro cui un gruppo politico vuole portare una tematica che i cittadini chiedono di poter discutere all'interno di un'Aula parlamentare e dobbiamo poi ricalendarizzare al prossimo slot, che sia a settembre o ottobre, di nuovo in quota MoVimento 5 Stelle o altre forze di minoranza. Questa modalità, mi scusi, ma non collima con quanto c’è scritto nel Regolamento, perché se io alla fine della fiera, dopo cinque anni di legislatura, ho portato avanti sempre la stessa proposta di legge e non l'ho mai neanche analizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), qualche dubbio sul fatto che questo Regolamento non venga attuato c’è.
  Io vorrei davvero comprendere se questo meccanismo che poc'anzi lei ha citato di interpretazione autentica della Giunta per il Regolamento troverebbe una spiegazione laddove ci fosse una caduta temporale in cui la maggioranza si assume la responsabilità di dire «rinvio fino a», ma poi non ci sarà più possibilità di rinvio e allora, anche sposando il fatto che non debba essere richiesta di nuovo dalla minoranza per poterla discutere, vada d'ufficio al prossimo calendario quella proposta che la maggioranza ha sfilato dalla discussione parlamentare. Su questo tema io credo che qua si giochi un rapporto molto importanti tra minoranza e maggioranza, è evidente che la legge dei numeri in questa votazione mi sembra inutile e scontata perché la maggioranza ha la maggioranza per poter decidere se votare o meno, il dubbio però mi rimane che facendo così non è garantito nessun tema da portare da parte della minoranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Crippa, giusto per chiarire, io intanto ho menzionato qui precedenti che risalgono al 1998, poi quelli del 1999, quelli del 2000, quello del 2004 e del 2009 e poi arriviamo alla nostra legislatura. In tre anni e mezzo ci sono stati tre episodi, dunque lei non mi può dire che sistematicamente (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... No, scusate, non mi potete dire che sistematicamente avviene questo, perché altrimenti (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... No, questo non risponde a verità, io ho riportato tutti i precedenti e nel riportare i precedenti, in questa legislatura ci sono tre precedenti, quindi tre anni e mezzo, tre precedenti. Riguardo alla calendarizzazione, noi faremo presto una Capigruppo e la Capigruppo deciderà quando ricalendarizzare un provvedimento rimandato in Commissione, è la Capigruppo che decide. Dopodiché, riguardo al fatto del mettere in quota un provvedimento che viene rinviato in Commissione, io capisco le sue istanze, posso dire anche che le ritengo passibili di approfondimento in sede di Giunta, perché effettivamente lei mi solleva una questione che ha una propria valenza. Quindi su questo ci possiamo riservare di farne oggetto di discussione in Giunta, per il resto però io non penso che noi stiamo applicando qui un sistema che non ha precedenti e sistematicamente noi avalliamo questa modalità. Quindi a questo punto io pongo in votazione (Commenti del deputato Bonafede).... deputato Bonafede, io sono a uno a favore e uno contro, quindi chi vuol parlare contro ? Gallo parla contro ? Prego, deputato.

  LUIGI GALLO. Signora Presidente, siamo all'assurdo, arriva una proposta di legge in Parlamento per una no tax area agli studenti universitari, che elimina le tasse universitarie per le famiglie con reddito medio e basso, e il Partito Democratico Pag. 61cosa fa ? Rimanda la discussione, la blocca, dice «no». Sono tre anni che questa proposta viene discussa in Parlamento, tre anni. Abbiamo convocato studenti, rettori, enti pubblici su questa proposta e il PD, che ha una proposta di legge sullo stesso tema pronta da due anni, ha bisogno ancora di tempo. Ma allora avete preso in giro anche i vostri elettori ? Volete tempo, volete tempo, eppure per la riforma Fornero contro i pensionati siete stati velocissimi nell'approvazione, pochi giorni. La spending review per l'università, in un battito d'ali; per il lodo Alfano, con la sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato, norma poi dichiarata incostituzionale, un battibaleno; per una norma per prelevare i soldi dai cittadini a metterli nelle casse dei partiti, senza certificare i bilanci di quest'ultimi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), la legge Boccadutri, solo quattro ore di lavoro in Aula, tra Camera e Senato. La verità è che per le norme contro i cittadini, siete velocissimi; per le norme a favore dei cittadini, potete eliminare il Senato, la Camera, potete scrivere le riforme costituzionali che volete, ma il problema resterà, perché il problema siete voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sono i partiti che si sono alternati al Governo negli ultimi decenni, è questo il vero problema di cui si devono liberare i cittadini italiani. Avete bocciato quindici proposte di no tax area, non una, quindici, le abbiamo formulate secondo tutte le vostre osservazioni, tutte le vostre obiezioni. Abbiamo presentato un emendamento alla proposta di legge del Partito Democratico a prima firma Ghizzoni, avete bocciato in Commissione anche quella. Abbiamo trovato le coperture finanziare, 100 milioni del FISPE, che sono disponibili dal 2017 per i prossimi tre anni, non ancora impegnati, lo ha certificato la Ragioneria di Stato, l'ha certificato il sottosegretario D'Onghia, che ha dovuto ammettere che le risorse ci sono, cosa manca ? Ve lo dico io: manca la volontà politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse volete mettere una cifra ridicola, forse volete mettere dei paletti in modo che nessuno rientri in questa no tax area, eppure questa è un'emergenza, l'Italia ha uno dei sistemi di tassazione universitaria più costosi, tasse molte e bassissime percentuali di studenti esonerati dal loro pagamento, lo scenario è fornito dai dati di Eurydice, In Italia solo il 12 per cento degli studenti è esonerato dal pagamento delle tasse universitarie, il confronto con gli altri Paesi è incredibile: in Spagna la statistica parla del 28 per cento di esonerati, in Francia il 35 per cento, in Croazia addirittura il 40 per cento. Per quanto riguarda gli importi, la tassazione media in Italia ammonta a 1.200 euro, quasi il doppio di quello che pagano gli studenti belgi. Nessuna tassa invece in Germania, in Svezia, in Finlandia, in Norvegia, in Danimarca, in Austria, in Scozia e anche in Grecia. Voi avete perso di vista i settori strategici del nostro Paese: sono l'università, la ricerca, la scuola. E noi faremo di tutto affinché si ritorni ad investire in istruzione e si approvi una no tax area per gli studenti universitari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) perché se vogliamo il cambiamento in questo Paese, l'istruzione è l'arma più potente che possiamo consegnare in mano ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Chiedo di parlare a favore.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Grazie Presidente. Io vorrei un po’ a tornare al merito del perché noi siamo assolutamente favorevoli al rinvio in Commissione. Basterebbe anche leggere gli atti di quello che è stato il resoconto della discussione di ieri in Aula. Io lo ricordo con molta semplicità perché qui si continua a dire che questo è un provvedimento fermo da tre anni in Commissione. Non è un provvedimento fermo da tre anni; è un provvedimento che ha visto una serie di evoluzioni perché alla proposta di legge Vacca si è aggiunta la proposta di legge della Pag. 62collega Manuela Ghizzoni. Ma non solo, si è aggiunta anche una mozione che è stata votata e che guarda caso ha impegnato il Governo su un punto per noi chiaro e imprescindibile, che è quello del cercare di reperire i fondi per quella che è la cosiddetta no tax area, quella circa la quale loro poco fa hanno detto che noi non avremmo una visione positiva. No, perché la no tax area nasce da un'idea proprio di Manuela Ghizzoni e in quella mozione il Governo si è impegnato a reperire i fondi proprio per trovarla e, quindi, per trovare quelle che possono essere le coperture. Anche perché, lo ricordo, la Commissione bilancio oggi ha dato parere contrario rispetto alla proposta di legge Vacca perché la copertura che loro dicono di aver trovato è una copertura che evidentemente non è sufficiente. Ma una cosa la voglio dire: che forse sia necessario un ritorno in Commissione ce l'hanno appena detto loro perché su un testo di legge che noi abbiamo continuato a discutere – quindi non è da tre anni che sia lo stesso e lo ripeto – loro stessi hanno proposto una serie di emendamenti, uno diverso dall'altro – e basta andarli a vedere, quindi non sto raccontando niente e non sto inventando – che si basano tutti su impianti diversi, uno diverso dall'altro. Quindi, significa che loro non hanno delle idee chiare rispetto a quello che è l'obiettivo da raggiungere. Di conseguenza, forse dovrebbero prendersi del tempo per poter riflettere e decidere qual è la linea che loro vogliono perseguire. Quindi, è un invito che noi facciamo per voler trovare un punto di raccordo. Ma aggiungo anche questo: ho sentito prima il collega Sibilia elencare la durata dei lavori con il numero di sedute di Commissione. Ecco, a me dispiace perché il collega Sibilia non fa parte della Commissione e non fa parte neppure del Comitato ristretto. Ma se ci fosse stata la volontà di lavorare insieme sui testi per trovare un testo condiviso, saremmo usciti da quel Comitato ristretto con un testo comune, ma loro legittimamente hanno deciso che era più comodo entrare in Aula. Perché era più comodo ? Perché, Presidente, il Comitato ristretto ha lavorato solo per due sedute su quei testi e ci ha lavorato quando finalmente sono arrivati i dati che tecnicamente potevano rendere possibile un'analisi approfondita del problema.
  Presidente, mi rivolgo a lei: a lei sembra possibile che in solo due sedute, quella del 15 e del 29 giugno, dopo aver ottenuto i dati dal MIUR e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che ci dovevano aiutare in un'elaborazione più completa, noi oggi stiamo lavorando per provare a dare delle risposte a questioni che sono rimaste aperte ? Cito per esempio questa importantissima: noi non sappiamo ancora con precisione quanto paga di media di tasse uno studente che appartiene ad una famiglia con un determinato ISEE. Non lo sappiamo ancora, abbiamo delle proposte in merito e non sappiamo dove andare a finire. Avremo bisogno di tempo o no visto che i dati risalgono a pochissime settimane fa ? Ma aggiungo altre questioni. Nella platea devono essere inseriti i fuori corso, per esempio ? Non c’è una proposta in merito. Si può rendere effettivamente, realmente progressiva la contribuzione per gli studenti con l'ISEE superiore alla fascia di esonero ? A queste e ad altre risposte noi vogliamo dare una conferma certa. Guardi, in Commissione è stato detto anche che vi è la necessità di portare il provvedimento in Aula per l'opinione pubblica. Questo è stato detto dai colleghi del 5 Stelle: è necessario portare il provvedimento in Aula perché ce lo chiede l'opinione pubblica.
  Ecco, io vorrei consegnare all'opinione pubblica un provvedimento che sia completo e che risolva veramente il problema. C’è un impegno del Governo in questa direzione e la Commissione lavorerà per fare in modo che quell'impegno diventi realtà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento in esame.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 63
  (Segue la votazione)
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 142 voti di differenza.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Chaouki (Doc. IV, n. 17-A) (ore 18,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Chaouki, nella sua qualità di persona offesa (Doc. IV, n. 17-A).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta dell'8 luglio 2016.
  La Giunta propone di concedere l'autorizzazione.

(Esame – Doc. IV, n. 17-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Marchi.

  MAINO MARCHI, Relatore. Grazie Presidente. Consegno la relazione ricordando semplicemente che la Giunta, esaminati gli atti trasmessi dalla procura della Repubblica con il voto unanime dei presenti, ha deliberato di proporre all'Assemblea che l'autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici sia concessa. Ricordo che si tratta di un procedimento penale in cui il deputato Chaouki riveste la qualità di persona offesa e che egli stesso ha espressamente richiesto agli inquirenti anche l'acquisizione del traffico sulla sua utenza telefonica (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto – Doc. IV, n. 17-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Ci associamo, Presidente, alla proposta della Giunta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà. Non lo vedo, non c’è e allora si intende che abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. Mi sembra che nella relazione riportata, leggibile e che il collega Marchi ha sintetizzato vi siano tutti gli estremi, precedenti compresi, per aderire alla proposta del relatore e consentire al deputato Chaouki, persona offesa, di poter esercitare i propri diritti compiutamente. In questo caso mi sembra che la Camera abbia la doverosità in fatto e in diritto di accogliere la proposta del relatore. Forza Italia così voterà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Il MoVimento 5 Stelle aderisce alla proposta del relatore e, pertanto, voteremo affinché l'autorizzazione richiesta venga concessa.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV, n. 17-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'acquisizione dei tabulati telefonici nei confronti di Khalid Chaouki nella sua qualità di persona offesa.Pag. 64
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).
  Colonnese, Cassano, Caso, Bordo, Cesaro, Sarro.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  394   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  392    
    Hanno votato no  2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole)

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa, onorevole La Russa ?

  IGNAZIO LA RUSSA. Per un intervento di fine seduta, per sollecitare la risposta a un'interrogazione. Dopo o adesso ?

  PRESIDENTE. Gli interventi di fine seduta si svolgono al termine dei lavori, dopo la discussione generale.

  IGNAZIO LA RUSSA. La preavvisavo, prima che lei andasse via.

  PRESIDENTE. D'accordo. Allora, colleghi, come avevo già anticipato, sospendo la seduta, che riprenderà alle 19,45, con lo svolgimento della discussione sulle linee generali del decreto-legge n. 113 del 2016, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio.

  La seduta, sospesa alle 19, è ripresa alle 19,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Fanucci, Vicepresidente della Commissione bilancio. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente. A causa del protrarsi dei lavori in Commissione, chiediamo il rinvio dei lavori dell'Aula almeno alle 20,30.

  PRESIDENTE. Onorevole Fanucci, le chiedo scusa, per il bene di tutti, «almeno» come lo interpretiamo ? Alle 20,30 siamo pronti o pensa che è necessario più tempo ?

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Per sicurezza, starei più largo.

  PRESIDENTE. Vogliamo quantificare questo «largo» ?

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Direi alle 21.

  PRESIDENTE. Bene, se non ci sono obiezioni la seduta è sospesa e riprenderà alle ore 21.

  La seduta, sospesa alle 19,50, è ripresa alle 21.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baretta, Bellanova, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Bratti, Bressa, Bueno, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Dellai, Di Gioia, Epifani, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Fontanelli, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Losacco, Lotti, Manciulli, Marazziti, Mattiello, Pag. 65Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Orlando, Pes, Pisicchio, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI, Vicepresidente della V Commissione. Signor Presidente, la Commissione riunita sta definendo le ultime rifiniture, se vogliamo chiamarle così, al testo. Quindi, chiediamo un ulteriore rinvio della seduta dell'Assemblea fino alle 21,30.

  PAOLO RUSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Russo ?

  PAOLO RUSSO. Presidente, vorrei capire qual era l'avverbio che sarebbe stato utilizzato ora: almeno o altro avverbio ?

  PRESIDENTE. Mi pare di capire che la richiesta è di rinviare alle ore 21,30. Poi come lei sa, onorevole Russo, essendo un deputato e un parlamentare che ha vissuto anche altri momenti di questa legislatura, la nostra certezza è sempre appesa a un filo e, quindi, vedremo che cosa succede nel lavoro di Commissione.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 21,30.

  La seduta, sospesa alle 21,05, è ripresa alle 21,50.

  PRESIDENTE. Riprendo la seduta. Mi scuso con i colleghi; ovviamente, il ritardo non è responsabilità della Presidenza, bensì del prolungamento dei lavori della Commissione bilancio.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (A.C. 3926-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3926-A: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio.
  Ricordo che, nella seduta del 5 luglio 2016, sono state respinte le questioni pregiudiziali Melilla ed altri n. 1, Guidesi ed altri n. 2, Brugnerotto ed altri n. 3 e Alberto Giorgetti ed altri n. 4.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3926-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, onorevole Misiani.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. Grazie, signor Presidente. Il decreto-legge n. 113 del 24 giugno 2016 reca un articolato insieme di interventi in diversi settori di interesse per gli enti territoriali: Patto di stabilità interno, Fondo di solidarietà comunale, pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni e ulteriori misure in materia di personale Pag. 66delle scuole dell'infanzia e degli asili nido, degli enti locali, misure in materia sanitaria, ambientale, agricola e culturale.
  Venendo all'esame delle singole disposizioni, l'articolo 1, comma 1, precisa che l'accantonamento di 80 milioni di euro destinato ai comuni che necessitano di compensazioni degli introiti derivanti dalla TASI è da considerarsi come importo massimo da destinare a tale finalità. Il comma 2 consente l'utilizzo, nell'anno 2016, delle disponibilità residue dell'importo accantonato nel 2015 sul Fondo. Il comma 3 interviene sulle modalità di ripartizione della quota parte del Fondo di solidarietà comunale. In tema di capacità fiscali interviene anche l'articolo 1-bis, che è stato introdotto dall'esame in Commissione, che intende semplificare la procedura di aggiornamento delle capacità fiscali per singolo comune.
  L'articolo 2 reca disposizioni per un'applicazione graduale, a partire dal 2017, del taglio di risorse a titolo di Fondo di solidarietà comunale nei confronti dei comuni colpiti da eventi sismici o esentati negli anni 2015 e 2016 o, nel caso di quelli che hanno avuto un'applicazione ridotta, con un progressivo aumento del taglio. Parliamo dei comuni colpiti dal sisma del 2012 in Emilia-Romagna, in provincia di Mantova e in Lombardia e di quelli del terremoto dell'Abruzzo del 6 aprile 2009 nonché del sisma del 21 giugno 2013 (parliamo delle provincia di Lucca e Massa-Carrara).
  L'articolo 3 prevede delle misure in favore di determinati territori con particolare riferimento ad un contributo straordinario per l'esercizio 2016 di 17,5 milioni di euro, di cui 16 per il comune dell'Aquila e 1,5 per gli altri comuni del cratere sismico. Su questi temi è intervenuta la Commissione bilancio in sede referente approvando alcuni emendamenti sugli obblighi di trasparenza per disciplinare le condizioni e le modalità per usufruire di questi contributi. L'articolo 3-bis, introdotto, detta disposizioni riguardanti i comuni colpiti dal sisma in Emilia-Romagna nel 2012 per prorogare i termini per la comunicazione delle spese sostenute per fronteggiare la ricostruzione e autorizzare l'assunzione di personale con contratti flessibili in deroga alla normativa.
  Sempre per quanto riguarda i comuni colpiti dal sisma del 2012, l'articolo 6 differisce il pagamento della rata dei finanziamenti agevolati accordati ai soggetti danneggiati, che quindi passa la rata in scadenza dal 30 giugno al 31 ottobre 2016 e le successive dal 30 giugno al 31 dicembre di ciascun anno a decorrere dal 30 giugno 2017 fino al 30 giugno 2020. Anche in questo caso sono intervenuti alcuni emendamenti approvati in sede referente, estendendo l'applicazione delle norme agevolative per le imprese danneggiate anche alle imprese ricadenti nel comune di Offlaga in provincia di Brescia.
  Al fine di evitare il dissesto finanziario dei comuni che si trovano a dover sostenere spese per condanne relative a eventi calamitosi anche di parecchi anni prima, l'articolo 4 introduce un Fondo per i contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità o cedimenti. Il Fondo ha una dotazione di 20 milioni annui per ciascuno degli anni 2016-2019 e serve, appunto, a fronteggiare spese connesse a sentenze esecutive di risarcimento conseguenti a calamità naturali o cedimenti strutturali o ad accordi transattivi ad essi collegati, purché l'onere da risarcire sia superiore alla metà del bilancio di parte corrente dei comuni interessati come risultante dai rendiconti dell'ultimo triennio. In Commissione abbiamo emendato anche questo articolo differendo al 30 settembre 2016 alcuni termini in materia di bilancio, originariamente fissati al 31 luglio.
  L'articolo 5 riguarda l'alluvione verificatasi a Sarno il 5 maggio 1998 e reca disposizioni relative all'indennizzo, intervenendo su alcune norme della legge di stabilità per il 2016 e in particolare attribuendo alla Prefettura di Salerno la somma di 7,5 milioni di euro per l'anno 2016 e per il 2017 per la stipulazione di atti transattivi con i familiari delle vittime: è competenza del Prefetto individuare la platea dei soggetti beneficiari, nonché l'importo da riconoscere. Il decreto interviene Pag. 67anche in materia di vincoli di bilancio, in particolare con l'articolo 7 che è stato interamente riformulato in sede di Commissione bilancio attraverso l'approvazione di un emendamento sostitutivo. Con questa approvazione noi abbiamo rideterminato le sanzioni per chi ha violato il Patto di stabilità nell'anno 2015. Rimane ferma l'eliminazione delle sanzioni economiche per le province e per le città metropolitane. L'emendamento approvato interviene anche sulle sanzioni relative alle amministrazioni comunali, riducendole al 30 per cento dello sforamento, anziché il 100 per cento previsto dalla normativa previgente. Restano ferme le rimanenti sanzioni e l'emendamento introduce anche la possibilità di scomputare dalla sanzione economica del Patto di stabilità interno le spese per edilizia scolastica sostenute dalle amministrazioni comunali purché tali spese non siano già state scomputate dal saldo obiettivo del Patto di stabilità interno.
   L'articolo 7-bis, anch'esso introdotto con un emendamento in Commissione bilancio opera una duplice destinazione aggiuntiva di risorse alle amministrazioni provinciali: 100 milioni di euro, intervenendo sulla norma del comma 656 della legge di stabilità 2016 vengono attribuiti direttamente alla provincia per la manutenzione straordinaria della rete viaria, 48 milioni di euro vengono attribuiti alle province per la copertura delle funzioni fondamentali delle stesse.
   L'articolo 8 reca la ripartizione tra le province e le Città metropolitane delle regioni a statuto ordinario dell'ulteriore riduzione della spesa corrente che grava nei confronti di tali enti per l'anno 2016, 650 milioni è la quota a carico delle province, 250 milioni quella a carico delle città metropolitane e di Reggio Calabria; in Commissione bilancio la Commissione ha approvato un emendamento che contiene la tabella con l'ammontare della riduzione ente per ente della spesa corrente che ciascuna provincia e città metropolitana deve conseguire per l'anno 2016, nonché la ripartizione dei contributi che invece sono stati destinati alle province e città metropolitane dalla legge di stabilità 2016: mi riferisco a 495 milioni di euro, di cui 245 per le province e 250 per le città metropolitane, a cui si aggiungono 39,6 milioni di euro di un Fondo destinato al mantenimento dalla situazione finanziaria corrente delle province.
   L'articolo 9 ha l'obiettivo di rendere più flessibile la gestione degli stanziamenti di bilancio e favorire gli investimenti e quindi estende all'esercizio 2016 la facoltà, consentita già alle regioni nel 2015 e da loro estesa anche alle province e alle città metropolitane di non dare dimostrazione preventiva delle modalità di attuazione del vincolo di pareggio di bilancio introdotto dalla legge di stabilità 2016, fermo restando l'obbligo di garantirlo a consuntivo. Nell'esame in Commissione sono state introdotte ulteriori disposizioni volte ad introdurre un sistema sanzionatorio nei confronti degli enti territoriali che non rispettano i termini per l'approvazione di determinati documenti contabili e l'invio di tali documenti alla banca dati delle pubbliche amministrazioni. Tali sanzioni sono il divieto di assunzione di personale fino a quando tali adempimenti non vengano rispettati. L'articolo 9-bis approvato in Commissione modifica alcuni elementi della disciplina contabile degli enti locali. L'articolo 9-ter introduce un fondo per l'estinzione anticipata dei mutui, rivolto ai comuni, con una dotazione finanziaria di 14 milioni nell'anno 2016, a cui si aggiunge l'intero ammontare delle sanzioni versate dai comuni che hanno violato il Patto di Stabilità fino a un massimo di 26 milioni di euro e quindi 40 milioni di euro come tetto massimo nel 2016, 48 milioni nel 2017 e 48 milioni nel 2018, per un totale che può arrivare a 136 milioni di euro nel triennio ed è un rilevante intervento, virtuoso in termini di abbattimento, prospettico dello stock di debito pubblico, rendendo maggiormente sostenibile per i bilanci dei comuni l'ammontare delle penali che tali comuni sono chiamati a pagare per l'estinzione anticipata di mutui risalenti ad un'epoca in cui i tassi di interesse erano molto più elevati del livello attuale.Pag. 68
  L'articolo 16 abroga la previsione secondo la quale gli enti sottoposti al Patto di stabilità interno ai fini del contenimento della spesa del personale procedano alla riduzione dell'incidenza delle spese di personale rispetto al complesso delle spese correnti. Agganciato a questo articolo 16 la Commissione bilancio in sede referente ha introdotto ulteriori disposizioni, la più significativa delle quali riguarda a mio giudizio la rimodulazione del blocco parziale del turnover per gli enti locali, che viene portato dal 25 per cento, inizialmente previsto, al 75 per cento per i comuni fino a 10.000 abitanti, purché tali comuni abbiano un rapporto dipendenti-popolazione inferiore alle soglie individuate dal decreto ministeriale nel 2014. Diamo quindi uno spazio assunzionale maggiore, sia pure inferiore al 100 per cento, alle amministrazioni comunali virtuose dal punto di vista della dotazione di personale, ma che, trattandosi specificamente di comuni piccoli e medi, rischiano di andare in grande difficoltà con un ulteriore taglio lineare come quello inizialmente previsto del 25 per cento disposto dalla legge di stabilità 2016. C’è un ulteriore punto di questa innovazione normativa che supera il blocco delle mobilità in relazione alla ricollocazione dei dipendenti soprannumerari delle province e delle città metropolitane, qualora tale ricollocazione abbia superato la soglia del 90 per cento dei dipendenti da ricollocare. Anche questa norma è una norma che agevola lo sblocco della mobilità dei comuni che sono rimasti fermi in tutti questi mesi per via della durata superiore alle iniziali previsioni del processo di ricollocazione dei dipendenti soprannumerari. Il decreto si occupa anche di una serie di disposizioni finanziarie per le regioni. L'articolo 10 recepisce numerose proposte presentate dalla regione e condivise e sancite da un'intesa della Conferenza Stato-regioni nella seduta dell'11 febbraio del 2016, concernente la determinazione delle modalità ai fini dei concorsi e degli obiettivi di finanza pubblica, delle regioni e delle province autonome in attuazione della stabilità 2016. Il comma 1 prevede che le risorse derivanti dall'applicazione delle decurtazioni, di cui all'articolo 3 del DPCM 11 marzo 2013, siano destinate per il 2016 ad incrementare la dotazione del Fondo per il trasporto pubblico locale. Il comma 2 dispone che, a partire dal 2017, alle regioni che hanno rispettato il vincolo del pareggio di bilancio e che abbiamo registrato un saldo finale di cassa non negativo siano assegnate le risorse rivenienti dalle sanzioni versate dalle regioni non adempienti. Il comma 3 autorizzata le sole regioni che nell'anno 2015 hanno rispettato i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali ad avvalersi delle disposizioni in materia di contabilizzazione degli investimenti finanziati da debito autorizzato e non contratto di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 118 del 2011. Il comma 4 stabilisce che, fermo restando quanto previsto dal decreto-legge n. 35 del 2013, le risorse presenti dei conti intestati alle regioni concorrono alla gestione della liquidità regionale. Il comma 5 riconosce agli enti pubblici strumentali della regione la facoltà di contrarre anticipazioni di cassa per un importo non superiore al 10 per cento dell'ammontare complessivo delle entrate di propria competenza, derivante dai trasferimenti regionali. I commi 6 e 7 intervengono sulla disciplina relativa alla tassa automobilistica in caso di leasing. Gli articoli 11 e 12, sempre in tema di regioni, attuano gli accordi, rispettivamente raggiunti dal Governo con la regione Sicilia e con la regione Valle d'Aosta (l'articolo 11 per la regione Sicilia e l'articolo 12 per la regione autonoma della Valle d'Aosta). Sempre in materia di regioni, la Commissione bilancio ha introdotto un articolo 10-bis che, in riferimento al ruolo collaborativo del giudice contabile nei confronti delle autonomie territoriali, consente alle regioni di chiedere pareri in materia di contabilità pubblica direttamente alla sezione delle autonomie della Corte dei conti. Viene rinviato il riassetto tributario delle regioni a statuto ordinario. L'articolo 13, invece, modifica alcune disposizioni del decreto legislativo n. 68 del 2011 per rinviare all'anno 2018 i meccanismi di finanziamento Pag. 69delle funzioni regionali. Ci sono interventi per enti locali in crisi finanziaria. L'articolo 2-bis, introdotto in sede referente, interviene sulla disciplina del dissesto degli enti locali. Per facilitare il risanamento degli enti locali in stato di dissesto finanziario, l'articolo 14 prevede la concessione di anticipazioni di liquidità da destinare all'incremento della massa attiva – 150 milioni annui dal 2016 al 2018 – con l'estensione a province, città metropolitane oltre che comuni, stabilita da un emendamento approvato in Commissione bilancio. In Commissione abbiamo prolungato di un anno, da quattro a cinque, il periodo per il raggiungimento dell'equilibrio di bilancio da parte degli enti dissestati oltre all'approvazione di una serie di emendamenti che hanno corretto alcuni elementi tecnici. L'articolo 15, comma 1, proroga il termine entro il quale gli enti locali che, nel 2013 o nel 2014, hanno presentato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale o ne hanno conseguito l'approvazione devono provvedere a riformularlo o a rimodularlo. In Commissione siamo intervenuti anche sulle procedure per la liquidazione e il pagamento della massa passiva e per la liquidazione dei debiti degli enti locali dissestati. Il decreto è intervenuto anche in materia di spesa sanitaria con due articoli, gli articoli 20 e 21.
  L'articolo 20 è finalizzato a garantire la regolarità dei pagamenti dei debiti degli enti del Servizio sanitario nazionale e lo fa precisando e dando tempi più certi alla definizione ex ante del livello di finanziamento dei diversi servizi sanitari regionali, favorendo una migliore gestione dei pagamenti da parte delle regioni stesse.
  L'articolo 21 incide sul governo della spesa farmaceutica, prevedendo in linea di principio una revisione del sistema di governo del settore da completarsi entro fine 2016 e poi, nei commi da 2 a 9, da 13 a 15 e nel comma 23 affrontando il tema dei criteri e delle procedure per il ripiano dello sforamento nel triennio 2013-2015 del limite di spesa per la farmaceutica territoriale e la farmaceutica ospedaliera, il cosiddetto meccanismo del pay back. In sede referente sono state introdotte alcune limitate modifiche all'articolo 21 sulle quali per brevità di esposizione rimando al testo approvato dalla Commissione.
  Infine mi sembra significativo, tra gli emendamenti approvati e meritevole di menzione, l'articolo 21-ter che estende le categorie dei soggetti beneficiari di indennizzo per i danni da sindrome da talidomide, tema che si trascinava da molti anni e che finalmente in questo decreto siamo riusciti ad affrontare tenendo conto naturalmente nel dibattito che era avviato in Commissione igiene e sanità del Senato della Repubblica. Il decreto-legge inoltre contiene delle norme in materia ambientale e agricola.
  L'articolo 22 si occupa dei temi ambientali con due distinti obiettivi: la prima finalità, nei commi da 1 a 7, è far confluire nella contabilità speciale di una struttura commissariale appositamente costituita tutte le risorse ancora non impegnate per la messa a norma delle discariche abusive, oggetto dalla sentenza di condanna della Corte di giustizia UE del 2 dicembre 2014. La seconda finalità perseguita dal comma 8 è quella di disciplinare per accelerarle le procedure per l'impegno e l'utilizzo delle risorse per gli interventi di depurazione delle acque.
  L'articolo 23 si occupa dell'emergenza latte, destinando 10 milioni di euro per il 2016 al sostegno dei produttori e rifinanziando (6 milioni per il 2016 e 4 milioni per il 2017) il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti per consentire...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. Sì, Presidente, ho quasi finito. Per consentire l'acquisto e la distribuzione gratuita di latte.
  In Commissione siamo intervenuti sul tema anche dell'emergenza cerealicola con appositi interventi ed emendamenti approvati...

  PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Misiani.

Pag. 70

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza... ho quasi concluso.
  L'articolo 24 si occupa di fondazioni lirico-sinfoniche. Aggiungo – mi avvio veramente a conclusione – che trovo molto significativi gli emendamenti approvati in Commissione che destinano 10 milioni di euro alle vittime del disastro ferroviario di Andria e Corato così come aver approvato in Commissione un emendamento ponte sul tema delle concessioni demaniali marittime e lacustri ...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. Ho veramente finito.

  PRESIDENTE. Sì, ha finito, onorevole Misiani.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. Informo l'Aula – questo, Presidente, ha una sua rilevanza – che la Commissione ha riformulato, come sarà presente nel testo, gli articoli aggiuntivi 7.053, 13.013 e gli identici articoli aggiuntivi 21.06 e 21.07. Abbiamo una criticità dal punto di vista dell'articolo...

  PRESIDENTE. Onorevole Misiani, deve concludere.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. No, Presidente, mi fa finire... dell'articolo 81 della Costituzione...

  PRESIDENTE. No, onorevole Misiani, il suo tempo è scaduto: lei deve concludere perché ci sono anche gli altri colleghi che devono intervenire. Quindi la pregherei di concludere.

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. Sì, quattro criticità ex articolo 81 della Costituzione che riguardano l'articolo aggiuntivo 7.043, gli identici emendamenti 7.6, 7.20, 7.30, 7.51 e 7.17, l'emendamento 21.2 Miotto e il 21.8, 21.14 e 21.53 Latronico.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Melilla.

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Grazie, signor Presidente. Il provvedimento in esame contiene numerose disposizioni che riguardano gli enti territoriali e che abbracciano al contempo molti ambiti di intervento. Si tratta di un provvedimento che secondo noi di Sinistra Italiana presenta le tipiche caratteristiche dei decreti-legge omnibus viziati da molteplici profili di incostituzionalità e, per questo motivo, il gruppo di Sinistra Italiana-SEL ha presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità. È un provvedimento che, nonostante le modifiche approvate in sede referente, non migliora sotto il profilo tecnico e della compatibilità costituzionale ma soprattutto finisce con il rappresentare l'ennesima occasione persa per rispondere, attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza, alle istanze costantemente manifestate dai territori e dal mondo del lavoro e della produzione. Tra gli emendamenti più positivi approvati voglio citare la sospensione dell'addizionale sui diritti di imbarco, sui voli aerei. Si era arrivati con questa addizionale ad una tassa di 9 euro che penalizzava fortemente il trasporto aereo soprattutto nei casi di compagnie low cost che privilegiano una politica di biglietti molto bassi e su ogni biglietto pagare una tassa di 9 euro non è sicuramente un modo per incentivare il trasporto aereo soprattutto per le fasce sociali meno abbienti. Con questo provvedimento per amor di verità si sarebbe potuto fare finalmente chiarezza sulla criticità dei conti delle province, anche a seguito dei tagli iniqui e insostenibili imposti al comparto attraverso varie manovre di finanza pubblica, tenuto conto che nel 2016 la somma tra la manovra imposta dalla legge di stabilità e i tagli perpetrati negli anni precedenti ha portato le 76 province a statuto ordinario a versare allo Stato un contributo complessivo pari alla cifra astronomica di un miliardo e 645 milioni di euro. Di fronte a questo stato di cose le uniche soluzioni che questo provvedimento prospetta si sostanziano unicamente in talune disposizioni urgenti tese a far chiudere i bilanci 2016 delle province Pag. 71in equilibrio senza che tuttavia si possa procedere per l'ennesima volta con la via ordinaria. Questa è infatti in buona sostanza la motivazione della misura prevista dal provvedimento in esame di esclusione delle province dal rispetto del saldo finanziario in occasione del bilancio di previsione, in modo tale da poter utilizzare tutti gli avanzi disponibili per coprire il taglio, altrimenti nessuna delle province sopra richiamate avrebbe potuto chiudere i bilanci correttamente. Sempre in riferimento alla provincia, è stata anche prevista una misura di esclusione delle sanzioni del patto di stabilità 2015 che sicuramente appare condivisibile ma è, al tempo stesso, assolutamente parziale e non risolutiva, anche alla luce del fatto che, come richiesto da specifiche proposte di Sinistra Italiana, occorreva intervenire per cancellare tutte le sanzioni previste, sia quelle finanziarie sia quelle incidenti sulla spesa e il personale. È del tutto evidente che il pacchetto di misure contenute in questo provvedimento, oltre a dimostrare un carattere meramente straordinario ed emergenziale, presentano come unico scopo quello di permettere a quanti più enti possibili l'approvazione di bilanci in equilibrio per il 2016. Purtuttavia il Governo dovrebbe sapere ed essere consapevole che tutto ciò è intollerabile, perché è indecente continuare a proseguire con questa modalità giacché le risorse destinate ad assicurare i servizi essenziali sui territori si stanno riducendo giorno dopo giorno al di sotto di ogni possibile ragionevolezza. Non è un caso che anche durante la discussione del DEF 2016 sia stato chiesto con forza da molti gruppi parlamentari di azzerare il taglio aggiuntivo per il 2017 previsto a carico del comparto, altrimenti gli enti di area vasta non disporranno di risorse sufficienti a coprire la spesa per funzioni fondamentali, come l'assistenza ai disabili, la manutenzione delle scuole e delle strade. Anche e soprattutto per queste ragioni il gruppo di Sinistra italiana ha proposto di assegnare alle 76 province delle regioni a statuto ordinario un finanziamento di almeno 124 milioni di euro, che non a caso corrisponde all'ammontare dello squilibrio del comparto attestato dal Governo, al fine di garantire l'effettiva copertura delle funzioni fondamentali previste dalla legge n. 56 del 2014, ma gli emendamenti approvati – anche grazie al contributo di Sinistra Italiana – ne stanziano però molti, molti di meno. Così come è stato proposto di modificare e correggere al comma 656 della legge di stabilità 2016, assegnando i 100 milioni per le strade provinciali a valere sui fondi Anas direttamente agli enti, in modo da rendere immediatamente disponibili queste risorse già stanziate dallo Stato ai fini dell'approvazione dei bilanci entro il 31 luglio prossimo, come era nell'intenzione del Parlamento e nello spirito della non attuata disposizione della legge di stabilità del 2016. Volevamo prevedere la cancellazione di tutte le sanzioni, non solo di quelle di ordine finanziario previste a carico delle province, che abbiamo sfiorato il patto di stabilità 2015, purtroppo di tutte queste iniziative promosse da Sinistra Italiana è stato accolto solo qualcosa, ma troppo poco, dal testo finale che oggi approda in Aula. Inoltre, in linea con quanto appena rilevato sulle province, non si può non evidenziare come anche gli interventi adottati in relazione ai comuni e alle città metropolitane appaiono largamente insufficienti e inadeguate rispetto alle necessità. Come è noto la situazione generale e finanziaria dei comuni e delle città metropolitane anche per l'anno 2016 continua a scontare gli effetti derivanti dalle precedenti manovre, dai continui cambiamenti normativi delle norme finanziarie ordinamentali e contabili, dalla molteplicità di vincoli e obblighi che gravano sull'organizzazione e gestione dei comuni nonché dall'incertezza interpretativa di numerose norme sfociate in molteplici pronunce giurisprudenziali che spesso rendono assai difficile e complicata l'assunzione di decisioni chiare. Sotto tale profilo come gruppo di Sinistra Italiana siamo intervenuti per chiudere definitivamente la questione degli oneri per le spese di giustizia a carico dei comuni che purtroppo si trascina da molti anni.Pag. 72
  Abbiamo chiesto anche un parziale ristoro del gettito non acquisito dai comuni già considerati montani e collinari del 2015 per l'IMU dovuta sui terreni agricoli. Con diversi emendamenti abbiamo cercato di risolvere l'annoso problema dell'assoggettamento delle piattaforme petrolifere al pagamento dell'ICI e dell'IMU alla luce dei principi giusti enunciati dalla Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 3618 del 24 febbraio 2016, ma il nostro emendamento non è stato giudicato ammissibile. Ma soprattutto siamo intervenuti al fine di attenuare le sanzioni derivanti dallo sforamento del patto di stabilità per l'anno 2015 non solo per le province – come in parte previsto dal provvedimento in esame, come già detto – ma anche per i comuni, intervenendo puntualmente sulla disciplina del dissesto e del pre-dissesto, nonché sulla rinegoziazione dei mutui dei comuni.
  In conclusione, quello che emerge in modo chiaro ed evidente è che questo provvedimento, anche alla luce delle modifiche approvate in Commissione, rappresenta un coacervo di disposizioni quanto mai eterogenee e confuse che, piuttosto che affrontare in modo maturo e concreto le esigenze strutturali degli enti territoriali, sembrano configurarsi come uno strumento attraverso il quale il Governo interviene per regolare aspetti non irrilevanti della vita istituzionale e gestionale degli enti territoriali a ridosso della pausa estiva e prima dell'avvio della sessione di bilancio, bypassando la tempistica e la disciplina previsti dalla proposta di legge di riforma del bilancio dello Stato attualmente all'esame del Senato, che ha individuato nel nuovo Documento unificato di bilancio lo strumento fondamentale attraverso il quale procedere a tale regolazione.
  Questo Governo avrebbe potuto porre da tempo un punto fermo sulla tormentata materia della finanza locale, oggetto di continui e disorganici interventi, ma non l'ha fatto, per questo il gruppo di Sinistra Italiana voterà contro la conversione in legge di questo decreto-legge. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della parte restante del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Prende atto che il Governo si riserva di intervenire.
  È iscritta a parlare l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.

  MARIA COSCIA. Signor Presidente, noi diamo ovviamente un giudizio positivo di questo decreto che finalmente affronta tutta una serie di problematiche che riguardano gli enti territoriali, in gran parte enti locali ma non solo. Voglio solo soffermarmi su due articoli che sono in modo particolare di interesse della Commissione cultura: l'articolo 17 e l'articolo 24. L'articolo 24 introduce una serie di norme molto importanti che sono finalizzate a semplificare ed alleggerire appunto i punti normativi per consentire veramente alle fondazioni lirico-sinfoniche che si sono seriamente impegnate di raggiungere l'obiettivo dell'equilibrio di bilancio nel 2018. Il lavoro della Commissione bilancio è stato molto positivo perché ha consentito ulteriormente di arricchire questi aspetti e in modo particolare ha anche introdotto una norma di salvaguardia per il lavoro che il Ministero ha fatto nel piano di riparto del Fondo unico dello spettacolo, che ha avuto un percorso accidentato per una sentenze che ha emesso il TAR del Lazio. Questa misura aiuta salvaguardare appunto questo lavoro e soprattutto a erogare i finanziamenti agli enti interessati. Presidente, mi consenta invece di approfondire un po’ di più l'articolo 17, che riguarda la possibilità per i comuni di realizzare un piano straordinario triennale di assunzione finalizzato finalmente a dare una risposta positiva a migliaia e migliaia di lavoratrici – perché di lavoratrici si tratta – degli asili nido e delle scuole dell'infanzia comunali. È stato questo tra l'altro – lei ricorderà, Presidente – oggetto anche di argomenti di campagna elettorale, io voglio dire su questo che, indipendentemente dagli esiti di questa campagna elettorale, in modo particolare a Roma, la posizione del PD è sempre stata Pag. 73quella di far prevalere in primo luogo i diritti dei bambini e insieme ai diritti dei bambini anche di dare una risposta a tantissime migliaia di lavoratrici che in questi anni si sono impegnate – non certo per loro responsabilità – in un lavoro importante, con una situazione di precariato diffuso. Quindi, è veramente una misura, questa, assolutamente importante che consentirà ai comuni, che lo vorranno fare, di stabilizzare dalle 5 alle 6 mila lavoratrici e insieme, ripeto, fare in modo che il prossimo anno scolastico ed educativo possa avviarsi in modo sereno. Aggiungo su questo che è stato un lavoro complicato e difficile che ha visto il Governo in prima linea impegnato appunto con il supporto del Partito Democratico e in modo particolare del Ministro Madia. Le misure previste appunto sono la possibilità di stabilizzare quelle lavoratrici che sono nelle graduatorie permanenti dei comuni. È prevista anche la possibilità di fare un concorso riservato a coloro che hanno almeno acquisito già tre anni di servizio. È previsto, inoltre, con un emendamento che è stato approvato, anche un percorso concorsuale facilitato per coloro che hanno maturato almeno centocinquanta giorni di servizio. È infine previsto anche, così com’è stato previsto con la legge sulla buona scuola per le scuole statali, che la sentenza europea che prevede che non si possano dare incarichi annuali se non entro i limiti di tre anni per i posti vacanti e disponibili possa essere posposta per i prossimi tre anni. Quindi, Presidente, veramente si tratta di misure che riguardano questo settore di grande rilevanza che io ho voluto sottolineare e per questo il PD è convintamente a favore di tutto il provvedimento e anche in modo particolare per quanto riguarda questi aspetti.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie Presidente. Ci troviamo a votare, sicuramente per il secondo anno, il decreto enti locali. Non ricordo se anche tre anni fa avevate fatto il DL enti locali, però ricordo che a luglio dell'anno scorso eravamo qua a votare il decreto enti locali. Infatti, c’è la Pasqua, c’è il Capodanno, poi ci sono i morti e qui abbiamo invece le milleproroghe, il DL enti locali e tutti questi bei balletti che voi fate perché ovviamente non siete in grado di governare un Paese con un sistema di norme che sia omogeneo, che sia unitario, che abbia un senso di programmazione. Lavorate sempre sull'onda dell'emergenza, con l'idea di rattoppare, di modificare, di derogare, di prorogare. Insomma, tutti questi verbi infiniti che identificano assolutamente l'incapacità di un presente indicativo: io faccio, io definisco, io fermo. E invece è tutto un prorogare. Infatti, questo decreto enti locali, che fa ? Del resto, il titolo del decreto è misure urgenti finanziarie per gli enti territoriali, perché non siete in grado, perché non ce la fate. Inoltre, ripeto, come ho detto in Commissione l'altro giorno, che ringrazio i padri costituenti Boschi, Verdini e Renzi perché grazie a loro e grazie anche a questo abominio di riforma costituzionale che hanno pensato, partorito, tenuto in gestazione e poi approvato, sto avendo la possibilità di studiare più approfonditamente che cosa vuol dire il senso della Costituzione e dei principi di rispetto e di divisione dei poteri che in questa sono rappresentati. E l'altro giorno ad una cittadina, proprio riguardo a questo – e vi spiego l'attinenza col decreto enti locali perché c’è –, nel corso di un incontro, spiegavamo che c'era stata una sentenza della Corte costituzionale che aveva detto che questo Parlamento poteva tenersi in piedi, sì per il principio di continuità dello Stato, ma che chiaramente non rientrava nei poteri della Corte costituzionale quello di sciogliere il Parlamento, ci mancherebbe. Ma diceva chiaramente che questo Parlamento e naturalmente il Governo che è ancorato a questa legislatura non potevano compiere atti che non fossero assolutamente ordinari e necessari. Avremmo voluto un Presidente della Repubblica che fosse stato veramente fedele alla Carta costituzionale, non un Presidente della Repubblica che giura sulla Carta costituzionale Pag. 74e poi incarica il nuovo Premier di modificare la Costituzione. Ecco, un Presidente alla Repubblica che fosse stato fedele alla Carta costituzionale avrebbe certamente sciolto le Camere, pur incaricando magari un Governo tecnico di fare una nuova legge elettorale. Ma perché dico questo ? Perché, vedete, a voi questa legge elettorale con questo premio di maggioranza abnorme vi ha fatto comodo. Vi ha fatto comodo ! Tanto comodo ha fatto a Berlusconi, quanto comodo sta facendo a voi.
  Infatti, questo è il modo che voi avete di lavorare e che avete dimostrato in questo decreto, ma che avete dimostrato anche in qualunque altra occasione fino a oggi quando in Aula ci avete preso per i fondelli con la complicità della Presidente della Camera Boldrini, facendoci fare un voto procedurale per rimandare in Commissione un testo di legge, sapendo benissimo che, con la maggioranza abnorme che avete, per un premio di maggioranza...

  PRESIDENTE. Onorevole Grillo, mi scusi un attimo per una precisazione. Non con la complicità dell'onorevole Boldrini, Presidente della Camera; l'onorevole Boldrini ha applicato il Regolamento come le ha spiegato. Tutto qui, grazie.

  GIULIA GRILLO. Allora, facciamo così Presidente, vediamo se va bene questa parola: con la connivenza morale ? La posso utilizzare questa ? Le piace ?

  PRESIDENTE. No, la Presidente della Camera ha applicato il Regolamento.

  GIULIA GRILLO. Se lei mi fa finire il ragionamento...

  PRESIDENTE. Prego.

  GIULIA GRILLO. Allora, io finisco il ragionamento e poi mi dice se il mio ragionamento fila oppure no. Allora, il punto è semplicemente questo, Presidente, e lo sa benissimo perché è Presidente pure lei: se voi venite in Aula a farci votare il rinvio in Commissione di un provvedimento quando sapete benissimo che utilizzate una maggioranza che è dettata da un premio di maggioranza incostituzionale, voi state utilizzando il Regolamento della Camera pur sapendo che quel premio di maggioranza è incostituzionale e che il Regolamento della Camera così concepito non è in grado di bloccare la distorsione di quel premio di maggioranza. E voi lo sapete benissimo tant’è che gli esempi che ha fatto oggi la Boldrini alla Camera erano tutti antecedenti al Porcellum; uno solo, del 2009, era successivo al Porcellum e tre di questa legislatura. E, quindi, vi è un uso incongruo all'interno di una dialettica parlamentare. Qua non c’è nessuno, ce lo stiamo dicendo noi. L'uso incongruo del voto procedurale per riportare in Commissione un provvedimento è fatto sapendo che c’è un premio di maggioranza incostituzionale. E io dico che c’è la Presidente della Camera, che rappresenta le opposizioni, che è stata connivente moralmente; poi se mi volete punire per questo, mi prendo la punizione per questo.

  PRESIDENTE. No, non la punisco, la sto solo pregando di usare dei termini che corrispondono alla realtà. Tutto qui, onorevole Grillo. Non la sto punendo.

  GIULIA GRILLO. E io l'ho spiegato.

  PRESIDENTE. Lei ha spiegato, però io le sto spiegando che la Presidente della Camera, come il Presidente Di Maio, quando c’è il Presidente Di Maio, debbono applicare il Regolamento. Poi le sue considerazioni politiche sono legittime e rispettabili, però qui si applica il Regolamento. Ci siamo intesi ? Possiamo andare avanti, no ?

  GIULIA GRILLO. Possiamo andare avanti. Io chiaramente ho capito, però chiudo la discussione dicendo che vorrei sapere a quale organo dovremmo porre la questione di un Regolamento che non è in grado di ricevere le distorsioni di un premio di maggioranza incostituzionale. Mi rendo conto che non è questa la sede, però mi piacerebbe sapere qual è l'organo Pag. 75al quale bisogna rivolgersi per capire come deve funzionare un Parlamento oggi con un premio di maggioranza incostituzionale. E, lo ripeto, non parlo più della Presidente della Camera. La cosa giusta da fare era sciogliere le Camere quando si sapeva che quel premio di maggioranza era incostituzionale. Ma perché parlo di questo ? Parlo di questo perché è il peccato originale. Infatti, questo è il peccato originale perché non c’è dialettica parlamentare e in Commissione è stato accantonato l'articolo 11 sulla regione siciliana, prendendo in giro i presenti, perché eravamo lì dentro forti di una maggioranza falsa, forti di una maggioranza illegittima, forti di una maggioranza illegale. Una volta, nei Parlamenti prima di questa maledetta legge chiamata Porcellum dallo stesso genio che l'ha scritta, senza la maggioranza illegale che c’è oggi, si trovava un punto di incontro perché la democrazia è questo. O voi pensate che quando il MoVimento 5 Stelle andrà al Governo vi tratterà come le pezze, ossia come voi trattate noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Perché non è questa la democrazia, perché nessuno qua pensa di essere il portatore della verità assoluta, perché è follia pensare di essere il portatore della verità assoluta come ieri l'onorevole Misiani mi diceva: abbiamo trovato il punto di equilibrio. Ma, onorevole Misiani, ma lei chi è per dire che quel punto di equilibrio è corretto ? Ma lei chi è, di grazia chi è ? Quale genialità rappresenta ? Quale premio Nobel che lei ha trovato il punto di equilibrio tra le entrate della regione siciliana e quelle dello Stato ? Lei chi è ? Chi siete quelli che avete votato il pareggio di bilancio in Costituzione come i ladri di notte quando nessuno ve l'aveva chiesto ? E oggi vi è stata la questione della bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, come ha detto lei in discussione generale, sugli emendamenti che avete approvato sbagliando. Avete sbagliato come dei dilettanti allo sbaraglio; avete approvato degli emendamenti che non sono in regola con il pareggio di bilancio inserito in Costituzione quando non ve l'aveva chiesto nessuno di votare quel pareggio di bilancio inserito in Costituzione. Prendetevi la responsabilità perché fa diventare grandi; fa diventare adulti prendersi la responsabilità. E poi arrivo in Commissione bilancio e sento la follia: votiamo il testo, facendo finta che quegli emendamenti per i quali non c'era la copertura non sono stati approvati. Dico: «Scusa, collega, che stai dicendo ?» «Ma come ? È banale». «Banale ? Ma di che stai parlando ?». Ma che siamo alla fiera, al mercatino ? Ma di che cosa stiamo parlando ? E gli sprovveduti siamo noi. Ma stiamo di fuori, di fuori da qualunque canone di correttezza, di leale collaborazione. Ma la Costituzione ? Ma perché la strappavate la Costituzione ? Ma quale riforma ? La dovevate prendere, strappare e bruciare e dimostrare cosa pensavate veramente della Costituzione. Questo dovevate fare. Un minimo di coraggio nella vita ci vuole, di dire: «A me la Costituzione fa schifo, perché mi blocca, perché tutto quello che voglio fare non lo posso fare. Mi avete scocciato con questi diritti, i diritti fondamentali, la salute. Ma chi sono questi cittadini che vogliono garantito per forza il diritto alla salute ? Ma chi sono questi cittadini ? Ma chi se ne frega ! Se ho i soldi pago, se non ho i soldi non pago». Ditelo, ditelo. Guardate che la sincerità paga nella vita. Invece no: bugie, contro bugie. Si deve modificare la Costituzione perché il bicameralismo perfetto è un casino. Calamandrei il giorno dopo che ha votato per la Costituzione non vedeva l'ora di cambiarla. Ma per favore ! Ma per favore !
  Però, a parte fare il mio show, che voglio fare perché queste cose le voglio dire e voglio che rimangano. Voglio che rimangano perché qua è tutto finto. Io sto intervenendo, ma qua è tutto finto, perché voi siete illegittimi. Voi siete illegittimi – lo ripeto all'infinito –, perché la Corte costituzionale vi ha detto che ve ne dovevate andare a casa. Lo ripeto all'infinito. Detto questo, è inutile che vi ciciuliate, perché è così. Non vi piace ? È così: siete illegittimi, peraltro, senza preferenze. Voglio vedere chi entra, poi, di voi, geniali, tutti con le preferenze. Poi vi fate mettere come capilista Pag. 76bloccati e la voglio vedere la gara e quanto costa farsi mettere come capolista bloccato. Quanto lo pagate ? 100, 200, 300 mila euro ? Si accettano scommesse. Si accettano scommesse, perché voglio vedere quanto lo pagate.
  Comunque, andiamo all'articolo 21. L'articolo 21 è la dimostrazione dell'incapacità di questo Governo. Onorevole Beretta, io mi chiamo Giulia Grillo – lei non lo sa chi sono, ma io glielo dico – e ho presentato un sacco di interrogazioni e di interpellanze sull'Agenzia italiana del farmaco. L'Agenzia italiana del farmaco è guidata da un direttore generale che si chiama Luca Pani, che decide tutto dell'Agenzia italiana del farmaco, tutto. Allora, sul payback – l'onorevole Misiani sa benissimo cos’è il payback – l'onorevole Misiani dovrebbe sapere – e lei pure, sottosegretario – che l'Agenzia italiana del farmaco ha perso un ricorso al TAR contro le aziende farmaceutiche dicendo letteralmente – io mi sono andata a leggere la sentenza –: abbiamo sbagliato i conti del payback, perché le regioni ce li hanno mandati sbagliati. Balle ! I dati che inviano le regioni sono informatizzati. Do you know what it means ? Vuol dire che i dati che vengono mandati attraverso il sistema informativo sanitario, NSIS, e poi i dati del flusso OsMed sono dati informatizzati. L'AIFA ha i dati OsMed, cioè l'Agenzia italiana del farmaco e il Ministero della salute hanno più dati informatizzati delle aziende farmaceutiche e hanno molta più possibilità delle aziende farmaceutiche di ricostruire con precisione il consumo dei farmaci. Quindi, perdere in quel ricorso al TAR è stato un errore madornale dell'Agenzia italiana del farmaco. E voi cosa avete fatto ? Io ho interrogato il sottosegretario, ho interrogato il Ministro. Cosa avete fatto ? Applausi: applausi agli avvocati che hanno assistito legalmente l'AIFA, applauso al direttore generale. Ma che cosa ci fa ? Sono solo 2 miliardi di payback che non entrano nelle casse dello Stato. Ma che è successo ?
  Questo qui era l'esposto-denuncia che io avevo preparato alla Corte dei conti. Voi, a novembre, vi siete fatti il decreto-legge che poi avete inserito in legge di stabilità, perché ? Perché se questi conti non entravano nei bilanci delle regioni era danno erariale. Era danno erariale.
  Non solo: nel 2013 ha perso e, non solo l'ha perso, non ha fatto l'appello. C’è un'agenzia dello Stato che non si difende in appello contro un'azienda farmaceutica. Ma qua chi è che è incompetente ? Ma qua chi è che è incapace ? Chi è ?
  Qua chi è che difende lo Stato, scusate ? Io ? Voi ? L'Agenzia del farmaco ? Il Ministero della salute ? Chi è che sta difendendo lo Stato ? Io non l'ho capito.
  Allora, arriva l'azienda farmaceutica e mi dice: «I miei dati sono giusti». Giusto ? Arriva l'Agenzia del farmaco e dice: «I tuoi dati sono giusti». È così che si gestisce l'Agenzia del farmaco ? Scusi, ma chi lo dice che i dati dell'azienda farmaceutica sono giusti ? È stato nominato un perito ? È stato nominato un perito ? Perché i dati dell'azienda farmaceutica dovrebbero essere giusti e quelli dell'AIFA dovrebbero essere sbagliati ? Qui c’è qualcosa che non torna e questo qualcosa che non torna significano 2 miliardi di payback che non sono entrati nelle casse dello Stato. E voi cosa fate ? Tutto a posto. Agenzia italiana del farmaco, noi ti paghiamo, ma è tutto a posto. Hai sbagliato ? Hai perso al TAR ? Tutto a posto. Ti faccio io il decreto: prima in legge di stabilità e poi arriva «enti locali». Ci penso io, ti faccio io il decreto. Però, mentre ci sono, oltre il 90 per cento – quindi già gli ho fatto lo sconto del 10 per cento – per il 2013 e il 2014, ti faccio lo sconto del 20 per cento per il 2015. Poverine ! Alle aziende farmaceutiche dobbiamo fare uno sconto, perché, siccome noi, Agenzia del farmaco – cioè voi, quindi lo Stato, perché lo Stato vigila sull'Agenzia del farmaco, cioè il Governo in questo caso – siamo incapaci, siccome io i conti non te li so fare, per il sì e per il no, ti faccio uno sconticino del 20 per cento, così tu ti acquieti e siamo a posto: 300 milioni di euro che non entrano nelle casse dello Stato, qual è il problema ? 300 milioni di euro: non è successo niente, sottosegretario. Tanto chiudiamo quattro ospedali.Pag. 77
  Ora avete varato il decreto sui piani di rientro aziendali, tra l'altro facendo uno sconticino alla Lombardia. È una cosa folle. La Lombardia telefona e dice: «No, non è che mi potete fare andare in piano di rientro tutte queste aziende sanitarie». E in un decreto del Ministero – una cosa allucinante – dite: «Va bene, abbiamo fatto i calcoli. Però, sapete che c’è ? Siccome la Lombardia ha un servizio sanitario un po’ diverso, magari poi vediamo se ci sono delle aziende sanitarie che possiamo tenere fuori da questi piani di rientro aziendali». È la follia, la follia. Ma come pensate di governare ? Voi pensate che le cose noi non ce le guardiamo, non ce le leggiamo ? Alla Sicilia avete levato 7 miliardi – 7 miliardi ! – e ora alla Lombardia fate lo sconticino sulle aziende sanitarie: sconticino del cavolo ! Dovevano fare il piano di rientro se superavano il 10 per cento e sforavano il 10 per cento di disavanzo. E in Sicilia ne abbiamo dieci con il 10 per cento. Per carità ! Se in Sicilia devono fare il piano di rientro, le aziende lo fanno. Ma non che gli fate lo sconto in un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e scrivete: ma siccome la Lombardia ha una particolare situazione. Ho capito, ma siccome il Veneto, ma siccome la Calabria, ma siccome la Sicilia, ma siccome la Sardegna. Ma che vuol dire «ma siccome» ? Ma si governa in questa maniera ?
  Voi siete alla frutta e non vi rendete conto che c’è una forza politica... Il re è nudo. Il re è nudo. Guardate che queste leggende, queste storie, questi detti hanno un senso. Voi potete essere pieni della vostra boria, convinti che vi riallocherete da qualche parte, che vi riciclerete ovunque, ma il re è nudo. È finita questa giocata. Non funziona più così. Non ve ne potete più strasbattere come avete fatto finora. Non potete più ! Questo decreto «enti locali» è una vergogna.
  Ho parlato della Sicilia, ho parlato del payback, aggiungo anche del regalo che fate all'onorevole ex Ministro Bianco, sindaco di Catania. Voi gli avete fatto un articolo, il 15, perché, quando vi conviene, del pareggio di bilancio in Costituzione non ve ne frega più niente. Il pareggio di bilancio in Costituzione serve solamente dove vi interessa. Guarda caso, io ho presentato, anche a lei, tre interrogazioni. Che problema c’è ? Ma io ho mandato gli atti alla procura. Le procure di procura di Catania e di Roma hanno gli atti. Io ho fatto tre interrogazioni sul comune di Catania, che è in deficit, che è in piano di riequilibrio finanziario pluriennale, con molteplici rilievi della Corte dei conti, senza conciliazione delle partecipate. Non ha pagato 19 milioni di tasse – notizia uscita l'altro giorno –; oggi mancano i dati per fare il consuntivo. L'altra volta vi ho detto che non c’è la contabilizzazione informatica, non vengono caricati sul protocollo informatico i debiti fuori bilancio del comune di Catania e l'altro giorno c'era il suo collega Zanetti e ho detto: «Scusi, Zanetti, lei non manda gli ispettori e va bene». Poi dice: «Ma c’è la Corte dei conti» e dico: «Perché, scusi Zanetti, secondo lei la Corte dei conti va dentro il comune di Catania a controllare se il comune di Catania fa il protocollo informatico ? È lei che deve controllare ! È un atto d'ufficio che deve fare lei e se non lo fa è un atto d'ufficio omesso, perché voi dovete controllare se il comune di Catania... perché un'ispezione solo voi la potete fare», perché è un'ispezione preventiva per evitare che poi il debito fuori bilancio uno se lo prende, se lo mette qui, lo mette dentro un cassetto e magari riesce l'anno successivo. Questo non lo dico io ma l'hanno detto i consiglieri comunali di opposizione durante il consiglio comunale di Catania in diretta web, registrato. Quindi, pure lo possono vedere tutti. Quindi, come governate ? Come governate ? Le regole funzionano ? No, le regole non funzionano perché voi fate questo articolo 15 dove derogate a tutto, a qualunque cosa. Ma allora che senso ha fare le regole e poi derogare ? Faccio la regola e poi derogo, faccio la regola e poi derogo, il milleproroghe, il d.l. enti locali, il milleproroghe, il d.l. enti locali. Ma bravi ! Ma bravi ! Vi devo fare un applauso perché siete proprio bravi, perché a governare così bene ma non ci riusciva nessuno – Pag. 78mamma mia – e il problema era la Costituzione ? Il problema era la Costituzione e andare a cambiare la Costituzione ? Perché fate poche leggi, ma proprio poche; ne fate poche, le fate bene, le fate essenziali, le fate coordinate, le fate omogenee, le fate senza che vanno a derogare, a prorogare e a fare altre cose. Bravi, siete bravi ! Il problema era la Costituzione. Abbiamo capito: vi chiediamo scusa e gli italiani l'hanno capito. Voteranno «no», anche se pensano che il problema è la Costituzione. Quindi, io concludo l'intervento dicendovi bravi, perché siete veramente bravi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tancredi, che però non vedo in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.
  È iscritto a parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Siamo al cospetto del consueto pot-pourri di norme confezionate male, in dispregio alle più elementari norme di buonsenso e di rispetto della Costituzione, che riguardano l'universo mondo tanto da suggerire migliaia di emendamenti strapazzati e alla men peggio. Un approccio al provvedimento che potremmo definire irrituale, irrispettoso, superficiale ? Un approccio che lascia intendere quella consueta protervia che persino irritualmente il relatore ha manifestato, volendo esprimere considerazioni oltre il tempo e peraltro considerazioni, Presidente, che si riferivano anche a parti del provvedimento prive di copertura, così come testimoniato in Commissione bilancio.
  Ma, insomma, poi si tratta di tutto. Devo dire, compostamente, che qui si è riferito dalle tasse automobilistiche all'Aquila, passando per Sarno, e ovviamente in ognuna di queste norme si legge il trattamento del figlio e del figliastro. Intervenite a gamba tesa in giudizi in corso e su sentenze passate in giudicato, con la vostra protervia ma anche con la vostra ignoranza. Ancora privazioni alle province e alle città metropolitane. Vi avevamo suggerito, se mai ci fosse stata un po’ di attenzione, che forse questa occasione del decreto poteva essere l'occasione che provava a mettere un po’ di ordine nella tornata elettorale delle province e delle città metropolitane.
  Presumete di aver abolito le province, ma poi vi accorgerete, a novembre, che quelle province abolite non lo saranno per Costituzione, ma intanto le mandate al voto e talune entro il mese di agosto (il 6 agosto, entro il 6 agosto); talaltre, le città metropolitane, saranno mandate al voto con indizione dei comizi elettorali nei 60 giorni successivi alla proclamazione dei presidenti, dei sindaci delle città metropolitane e, quindi, ad libitum, probabilmente a ottobre, ma forse a novembre, come è di consueto nelle norme che siete andati facendo in questi anni. E poi ancora le province, quelle ordinarie, che andranno al voto tra ottobre e novembre. Insomma, un pasticcio a cui pure avevamo suggerito di metter mano per evitare che, nel mentre a novembre si deve giudicare se le province siano o meno abolite, intanto, a più riprese e in più tornate, si voti per i consigli provinciali e per i presidenti delle province.
  Ma queste delle risorse offerte alle province e alle città metropolitane, largamente insufficienti, rappresentano una sorta di ultima boccata di ossigeno, una sorta di ossigeno residuo per le province. Cosa accadrà dal 1o gennaio prossimo ? Capisco che a voi, Governo, non interessa, perché lì non ci sarete, ma credo che il senso di responsabilità dovrebbe indurre, viceversa, ad avere attenzione per ciò che accade nei prossimi mesi a quelle province e, soprattutto, per ciò che accade ai cittadini che perdono servizi essenziali che le province pur testimoniavano. Ma spazzate via tutto, buttando assieme all'acqua sporca largamente anche il bambino.
  E poi il combinato disposto di un governo incapace e debole della regione Sicilia, assieme alla vostra caparbia e ormai consueta incapacità che non rendono ragione di buonsenso e di equilibrio. Pag. 79Poi vi occupate di Val d'Aosta e di proroga termini; si continua a statuire di costi standard, ma nessun vincolo vero sui livelli essenziali di assistenza e prestazioni, rendendo così il nostro Paese ancor di più a due velocità: da una parte pretendete – e giusto è – che siano mantenuti e siano individuati i costi standard; d'altra parte, nessuna sanzione, nessuna azione e nessun esercizio perché realmente vengano garantiti i livelli essenziali e soprattutto i livelli essenziali di assistenza e le prestazioni.
  Si sentiva proprio il bisogno di questo decreto monstre che ragiona di risanamento degli enti locali, di personale e di nuove deroghe. Pensavamo che finalmente avreste colto l'occasione per cancellare Equitalia, una sorta di sanguisuga senza scrupoli che garantisce, senza equità e senza eticità, le risorse con una premialità che non misura il merito e non misura l'umanità ma agisce con ferocia e con la voglia di piegare imprese e famiglie, conducendo sul lastrico attività e lavoratori espulsi dal mercato del lavoro. Provate a spiegare a questi soloni del salasso che è facile chiudere un esercizio commerciale, un'azienda, un'attività artigiana; più difficile è – forse impossibile – riaprirla, Presidente. Si perde PIL, si perdono competenze, si perde ricchezza, ma soprattutto si perdono conoscenze. Ancora blaterate di pagamenti della pubblica amministrazione; ma non avevate garantito che tutti i debiti sarebbero stati onorati ? Addirittura, che erano già stati onorati. Delle due l'una: se serve una nuova norma, allora vuol dire che bugia era quella precedente; se viceversa avete onorato i vostri debiti vuol dire che non serve questa di norma. La lettura di questo decreto rende ancor più barocca l'azione legislativa, la rende ridondante, la rende talvolta nulla. Aumentate il carico burocratico e le complicazioni di imprese e di cittadini, rincorse dietro i pronunciamenti della giustizia amministrativa, nessun intervento sistematico e di respiro, toppe peggio dei buchi, rattoppi peggio di disastri. E poi ancora acque reflue urbane, procedure di infrazione europea e non poteva mancare il latte, le quote, addirittura il controllo della produzione. Ma non avevamo detto a più ripresa e in varie occasioni che il nostro Paese era danneggiato dal sistema delle quote latte ? Non avevamo detto in più occasioni anche in Europa che il sistema delle quote latte, che riduceva la capacità di produzione del nostro Paese era un danno per il nostro Paese ? Non andavate dicendo lamentandovi che la più gran parte, più della metà dei cartoni di latte presenti negli scaffali dei nostri supermercati venivano dall'estero ? Non rappresentate questo elemento come un disagio, come un elemento della difficoltà del nostro Paese di produrre ? E ora vi peritate di fare esattamente questo, cioè investire per limitare la produzione, investire per garantire produzioni limitate, investire risorse perché non si produca, investire perché non si migliori la qualità del prodotto, perché non si intervenga sul processo, investire non perché si migliori in ricerca e in innovazione, ma investire per evitare di produrre, come si fa nei regimi sovietici. Ma avevamo detto che l'Europa delle quote non era la nostra Europa; ora addirittura all'Europa delle quote aggiungiamo l'Italia delle sottoproduzioni. E poi proviamo a tenere in questo modo basse le produzioni, aiutandoci chi c’è, provando a mettere una toppa a una falla, che è una falla – guardate – di sistema e se non si interviene sul sistema tutte queste toppe saranno inutili e dannose. E poi continuano i pasticci di AGEA e di SIAN e nemmeno vi fate mancare, a proposito di omogeneità di materia, beni culturali e fondazioni liriche, coperture dubbie, incerte e ballerine. Mi pare che in queste dubbie coperture vi sia anche un atteggiamento di indicibile disprezzo, di superficiale atteggiamento, pari quasi a quei trenta minuti trascorsi, alle ore 21,30, che pur vi avrebbero dovuto riportare in quest'Aula. Insomma, non sarete ricordati – ve lo assicuro – per queste norme, anzi penso proprio che per questi decreti non sarete mai ricordati.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

Pag. 80

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Non utilizzerò tutto il tempo a disposizione, anche considerata l'ora, che certamente non è responsabilità del Presidente che oggi presiede questa nottata, né della Presidente della Camera, ma che ha un nome e cognome, che è Renzi, il Presidente del Consiglio che ha stanotte, alle 2 del mattino, reiterato il vizietto dell'emendamento notturno, tentando, ancora una volta, di bypassare le regole del confronto, proponendoci alle 2 del mattino un emendamento al provvedimento che stiamo esaminando.
  Sostanzialmente, ancora una volta, un decreto che niente ha di urgente, niente ha di omogeneo e niente ha di straordinario, un provvedimento che ancora una volta reitera quel malcostume che questo Governo sta introducendo ormai come consuetudinario nel rapporto col Parlamento e soprattutto dimenticandoci che esiste un Capo dello Stato che dovrebbe, questo sì, intervenire per bloccare provvedimenti come questo, che hanno davvero la capacità di rappresentare in maniera plastica la confusione e l'incapacità di questo Governo di avere una benché minima strategia operativa sia sul fronte degli enti territoriali e degli enti locali perché è dimostrato dal numero di interventi proposti sul piano dei decreti e sul piano anche degli atti legislativi che si sono portati avanti. È un Governo allo sbando, che sostanzialmente denota con questo provvedimento ancora di più che siamo dinanzi a un esecutivo in grosse difficoltà sul piano anche della messa a punto degli stessi provvedimenti. Non è un caso che anche oggi sia passata l'intera giornata senza che questo decreto avesse le coperture indicate, sufficienti e necessarie, che consentissero di avere un decreto compiuto in tutti i suoi aspetti, oltre quelli appunto di prassi costituzionali, cioè l'urgenza, l'omogeneità e la straordinarietà, tre elementi che per nessuno degli articoli che sono indicati in questo decreto vengono richiamati.
   Ma poi siamo di fronte – lo diceva chi mi ha preceduto – a un decreto che mette in fila settori totalmente slegati, che non hanno nessun tipo di filo omogeneo che possa richiamare appunto l'esigenza di un decreto: mi riferisco alle acque reflue, ai produttori di latte e di prodotti lattiero-caseari, mi riferisco alle fondazioni lirico-sinfoniche, cioè è davvero un decreto incapace di dare risposte compiute. È un capolavoro anche in questo caso però perché, anche in questo decreto, riesce il Governo a foraggiare quegli strumenti necessari per sostenere quell'apparato politico, diciamo così, clientelare e affaristico che ruota intorno a questo Governo. Mi riferisco, in particolar modo, a due settori che vengono toccati in maniera forte e chiara anche in questo decreto, cioè l'Alitalia, che ormai è azionista di questo Governo e che trova nel Governo, nel Ministro Delrio e in tutti i suoi accoliti la sponda sistematica per continuare a foraggiare l'affare monopolistico di Alitalia a scapito appunto dello sviluppo economico di quello strumento che dovevano essere le compagnie low cost.
  Vengo poi immediatamente al cuore del mio intervento, cioè al tema dello sviluppo turistico, di quanto questo Governo abbia bluffato e abbia imbrogliato, sistematicamente negato emendamenti concreti che potessero in qualche modo dare risposte compiute su un tema delicato appunto come quello dello sviluppo economico delle regioni. Dall'altra, troviamo elementi chiave che riconducono all'industria farmaceutica, che continua ad avere un'attenzione particolare dal Governo e la spesa sanitaria che continua a essere sostanzialmente fuori controllo, ma funzionalmente a quello che succede in alcune parti d'Italia che vede sistematicamente il Partito Democratico, questo Governo, il golden share di questo Governo controllare in maniera puntuale il settore della sanità, mettendoci le mani sopra, controllando di tutto e di più. Dichiarate che non mettete tasse e in realtà non solo non togliete quelle che avete introdotto – cito per tutte le addizionali sugli enti locali per gli aeroporti per la gestione del trasporto Pag. 81aereo che avete introdotto a ottobre del 2015, incremento consistente e notevole che avete spalmato appunto sul percorso dello sviluppo economico del trasporto aereo – ma, come avete cercato di fare con qualche emendamento stanotte, le avete reintrodotte.
  E vengo appunto alla questione sostanziale del mio intervento. Stanotte alle 2 il rappresentante del Governo ha presentato un illuminante emendamento che sostanzialmente taglia o avrebbe dovuto tagliare l'addizionale per i rimborsi dell'imbarco. In base a questo emendamento li ha tagliati per quattro mesi. Una tassa che esiste ormai da un anno per la quale ci sono stati – li richiamerò uno per uno – gli incontri al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il Ministro in prima persona che ha declinato tempi, modalità di tagli ormai da sei mesi e quindi non si spiega come si sia arrivati stanotte alle 2 a presentare questo aborto di emendamento inefficace, incapace, fuori dal tempo anche per quanto riguarda la comparazione di questo provvedimento rispetto al tema delle stagioni aeree. Infatti tutti conoscono la pianificazione che se ne fa e che si deve fare per consentire una programmazione dei voli, dei percorsi, delle rotte che le compagnie si candidano a realizzare anche nel nostro sistema aeroportuale. Ebbene con questo illuminante emendamento stanotte si è arrivati addirittura a tagliare le tasse per quattro mesi, si è arrivati a introdurre il taglio mensile dalle tasse e infatti, al fine di sostenere le prospettive di crescita del settore aereo e di ridurre gli oneri a carico dei passeggeri, l'incremento dell'addizionale è soppresso dal 1o settembre al 31 dicembre del 2016 ma c’è di più. C’è un incremento che viene proposto per il 2019 in cui l'addizionale comunale è incrementata di 0,32 euro quindi in questo emendamento, in quello di stanotte per essere chiari c'era il taglio per quattro mesi e quindi restavano in piedi gli aumenti tariffari per tutto il 2017 e per tutto il 2018. Pensate cosa può pianificare un soggetto, un operatore economico, una compagnia aerea nella strategia nazionale o internazionale di fronte a un Governo che taglia alla fine dell'anno, quindi a programmazione già avvenuta sia della stagione estiva che di quella autunnale, per quattro mesi una tassazione: ridicoli ! Un Governo incapace che sfiora il ridicolo presentandosi in Parlamento con un taglio di 4 mesi dalle tasse. Era talmente ridicolo, era talmente irrisorio, privo di qualsiasi consistenza strategica, di qualsiasi serietà nella proposta che il relatore ha voluto superarvi. Il relatore per la maggioranza stasera ha proposto un emendamento in cui ha detto: no, non sono soppresse, sono sospese. Come sono sospese ? Da quando in qua ci sono le tasse aero-portuali, le addizionali sospese ? Dove avete imparato, dove avete studiato per scrivere in un provvedimento di legge il termine «tasse sospese» ? E cosa significa ? Perché sapete che questa addizionale viene calcolata nel biglietto aereo. Quindi le compagnie aeree da domani scriveranno tassa di 2,50 aggiuntive sospese: vuol dire che fra tre mesi, fra quattro mesi, se decidete di mantenerla, chiamate indietro il passeggero per farvi restituire 2,50 euro ? Solo questo minimo meccanismo tecnico vi avrebbe dovuto far riflettere sulla stupidità di questa sospensione e di questa incapacità di questa sospensione di dare risposta. Ebbene, avete approvato il provvedimento con la proposta di sospendere l'addizionale aeroportuale, quindi significa che non avete proposto niente, che non avete né le coperture finanziarie né una strategia. Ma come è possibile che il Ministro competente Delrio, il 4 aprile 2016, garantiva una risposta: prima del 15 giugno avrebbe cancellato – perché questo è il verbo utilizzato dal Ministro: cancellato – l'addizionale sul trasporto aereo. Per quale motivo si fanno questi annunci ? Il Ministro Delrio in Sardegna ci viene spesso, si fa vanto di amare la Sardegna: la ama soltanto nel periodo estivo per farci qualche giorno di vacanza, fa qualche promessa all'aeroporto e poi se ne va tranquillamente al mare ma poi si dimentica di quello che dice. Infatti tre giorni fa in una passeggiata vacanziera in Sardegna ha detto: cancelleremo le tasse aeroportuali e l'addizionale. In realtà oggi con il Pag. 82provvedimento sul quale domani certissimamente metterete la fiducia avete scelto di fare la linea della sospensione: tasse sospese.
  Quindi nessun soggetto economico serio, nessuna compagnia aerea potrà mai pensare di cancellare, di ripristinare le rotte che sono state tagliate per una scelta arrogante, nefasta, studiata a tavolino dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che era quella di danneggiare ancora una volta soprattutto le compagnie low cost che sono in Italia, così come in altre parti ci sono le compagnie major che hanno davvero una supremazia politica rispetto a quella economica,. E questa mancata risposta, questa sospensione priva di consistenza giuridica e di consistenza finanziaria rappresenta l'esempio classico. Voi volete continuare a favorire l'abbandono dell'Italia di Ryanair, di EasyJet e di tutte le compagnie low cost che hanno la supremazia anche rispetto alla cosiddetta compagnia di bandiera Alitalia, soltanto perché volete puntare a fare gli interessi, così come è stato rappresentato nello scenario politico di questo Governo e della sua maggioranza, attraverso gli stessi uomini di Alitalia che hanno fatto parte del Governo di questa maggioranza. Cito per tutti Guido Improta, Ministro o Viceministro dei trasporti che era rappresentante di Alitalia per gli affari istituzionali, membro del Governo che si occupava esclusivamente dell'abbattimento della presenza delle compagnie low cost in Italia. Ebbene tutto questo oggi arriva al dunque con la dimostrazione palese, lampante che non avete mantenuto fede a nessun impegno. Avevate detto ai presidenti di regione che falsamente e in maniera subdola hanno fatto finta di crederci che entro il 15 giugno avreste tagliato le tasse per il 2016, il 2017 e il 2018. In realtà oggi, con questo provvedimento che andiamo ad approvare, avete invece scritto una parola ulteriormente ridicola, ulteriormente grave su questo provvedimento. Pensate soltanto al danno economico che questo vostro atteggiamento e questo voler introdurre tasse su questo settore ha provocato in Sardegna con centinaia di migliaia di passeggeri che non sono più giunti in Sardegna: un crollo verticale. Ad Alghero il 58 per cento dei passeggeri che derivavano dal traffico internazionale non è più arrivato in Sardegna. A Cagliari, altro bacino straordinariamente importante, oltre il 30 per cento di crollo della presenza dei passeggeri. Miliardi di euro di danni sul piano del prodotto interno lordo, sul piano degli occupati, della disoccupazione che cresce legata a un sistema che aveva creato davvero sviluppo e occupazione. A questo voi oggi, con questo provvedimento date una risposta con una sospensione davvero ridicola e soprattutto non affrontate, come avreste potuto affrontare, un chiarimento sulle questioni fondamentali poste sul versante del turismo e dello sviluppo economico e quindi anche delle entrate fiscali che continuate a tagliare perché nel provvedimento ci sono ulteriori rinnovi di tagli fatti agli enti locali della Sardegna e non solo che vengono riproposti e, d'altra parte li mettete nelle condizioni invece di non dare risposte per esempio sulla gestione del contributo co-marketing che un vostro assessore in Sardegna, marcato PD, uomo della Fondazione del Banco di Sardegna legato ai vertici politici del Partito Democratico, ha tagliato totalmente, creando davvero – quello sì – un problema di vivibilità delle low cost in Sardegna così come i costi dell’handling e quindi dei servizi aeroportuali che andavano in questo frangente strategico turistico-economico del mondo incentivati anziché danneggiati. Ebbene voi, con questo provvedimento, fate ancora una volta quelli che si lavano le mani, quelli che non sono in grado di dare risposte, coloro che scelgono la strategia del non fare funzionare per danneggiare le compagnie low cost e quindi conseguentemente per danneggiare regioni, città come Alghero, come Cagliari come lo sviluppo economico fondato sugli attori, protagonisti locali dello sviluppo economico. Ebbene è per questa ragione che io voterò contro questo provvedimento che non è per niente serio, incapace di affrontare Pag. 83questo tema, che sospende le tasse e che non è in grado di dare risposte così come invece le avevate promesse ma ancora una volta non siete stati in grado di rispettare. La parola d'onore per voi è acqua fresca, è soltanto una parola al vento. Venite in Sardegna per le vacanze, fate promesse e tornate a Roma e fate l'esatto contrario di quello che avete promesso. Questo è il Governo ed è per questa ragione che il provvedimento in esame non può essere accolto perché va contro la Sardegna e contro i sardi.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto, onorevole Pili, anche per la sua sintesi.
  È iscritta a parlare l'onorevole Bragantini. Ne ha facoltà (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)... l'onorevole Pili aveva mezz'ora a disposizione e ha impiegato quindici minuti quindi era un'affermazione seria. Prego, onorevole Bragantini.

  PAOLA BRAGANTINI. 25 articoli, un corpo abbastanza snello ma è enorme lo spazio politico coinvolto. I capi 5, oltre alle disposizioni finali, sono indicativi della vastità delle domande e delle questioni cui questo testo prova a dare risposta: enti locali, spesa sanitaria, ambiente, agricoltura e cultura. A sentire il tenore di una buona parte della discussione in Commissione, mi viene da osservare come davvero sarebbe necessaria una nuova e concreta alleanza fra chi fa politica nei Ministeri e in Parlamento e chi opera nelle migliaia di consigli comunali in tutto il Paese, un'alleanza nei contenuti e nelle modalità di lavoro che veda il Parlamento agire in tempi più compatibili con l'attività di chi deve chiudere i bilanci in ordine, con scadenze certe e che consente alla politica che vive ed opera più vicino ai cittadini di farlo in modo più sicuro e quindi ancor più trasparente e leggibile per l'opinione pubblica. Spiace che in questa sede non siamo riusciti a trovare già una soluzione alla questione dell'incompatibilità dei consiglieri comunali rispetto alle attività professionali svolte su commissione pubblica, l'antipolitica che preme, la valanga delle argomentazioni populiste non possono e non devono impedirci di tutelare quei cittadini che, rinunciando al proprio tempo libero, sacrificando sé stessi e le proprie famiglie, dedicano il proprio tempo all'amministrazione del proprio comune. La sentenza che ha sancito un'interpretazione restrittiva delle incompatibilità tra il ruolo elettivo e gli incarichi professionali anche in altre amministrazioni rispetto alla propria sta causando in queste settimane grandi difficoltà amministrative, politiche e anche personali. Apprezziamo che il sottosegretario Baretta abbia assunto l'impegno di trovare una risposta a questa questione, entrando nel merito e distinguendo in modo positivo le varie fattispecie, ma noi riteniamo che questa questione non possa attendere molto una soluzione, bisogna tenere conto del fatto che la politica, quella che noi amiamo, è innanzitutto quello che si fa nelle amministrazioni locali con l'umiltà e lo spirito di servizio e chi si rende disponibile non deve in nessun modo ottenere vantaggi ma nemmeno può essere penalizzato nella propria vita professionale, se non vogliamo che alla fine la selezione avversa costruisca una classe dirigente sempre più fatta solo di disoccupati o al contrario ricchi. Noi oggi interveniamo su comuni e città metropolitane che hanno pagato un prezzo pesante in termini di risorse e di agibilità nel prendere decisioni, sempre più spesso stritolati tra vincoli del Patto e necessità di rispondere alle aspettative dei cittadini, a loro volta schiacciati dalla crisi economica. Di fronte ad un personale pubblico che invecchia a causa dei blocchi del turnover, noi oggi allentiamo finalmente il freno alle assunzioni, in particolare nel comparto scolastico, e sappiamo che la pubblica amministrazione avrebbe bisogno di ancora una più forte iniezione di innovazione, forze fresche, giovani appena formati e laureati che potrebbero davvero rinnovare la burocrazia dall'interno. Con questo provvedimento agiamo sulla ripartizione dei fondi frutto di risparmio di vario ordine e le risorse in oggetto vengono destinate a rendere più fluido ed equo il passaggio dal Pag. 84criterio della spesa storica a quello basato sui fabbisogni standard e la capacità fiscale. Sono passaggi complessi attraverso i quali stiamo davvero ristrutturando l'intera macchina amministrativa italiana, ma si tratta certo di una fase piuttosto problematica nella quale gli amministratori si trovano ad agire spesso a tentoni. Ne viene meno la capacità di programmare da parte degli enti locali che invece dovrà essere protagonista nella costruzione di una ripresa economica nelle nostre comunità e nelle nostre città. Veniamo incontro alle città metropolitane e alle province che hanno sforato il Patto di stabilità, trovandosi in mezzo ad un percorso di riforma istituzionale complesso e articolato, rivedendo il sistema delle sanzioni. Con le regioni provvediamo ad alcuni aggiustamenti nella gestione del bilancio. Un altro provvedimento che abbiamo avuto la possibilità di prendere in modo tempestivo grazie ad un emendamento approvato in Commissione riguarda il sistema di elargizioni previsto per le vittime del drammatico incidente ferroviario accaduto in Puglia. Già in altre occasioni il Governo italiano ha potuto rispondere ad eventi drammatici in questo modo, in attesa che la giustizia e i vari processi e seguenti simili eventi facessero il loro corso. È opportuno che lo Stato intervenga ed è opportuno che lo faccia in modo tempestivo ed efficace, ma probabilmente il Governo dovrebbe dotarsi in futuro di uno strumento più formalizzato per venire incontro alle famiglie colpite e all'opinione pubblica in casi simili a questo, darsi una linea guida sulle modalità per affrontare eventi come questo, dolorosi e sensibili per l'intera comunità nazionale. Una parte significativa del provvedimento in oggetto riguarda gli enti locali coinvolti in calamità naturali di vario genere, costruendo opportunamente un percorso guida per l'uscita dall'emergenza. Ci occupiamo ancora dell'Aquila ma addirittura ancora di Sarno, la rovinosa alluvione accaduta nel 1998.
  Opportuno quindi che in qualche modo si codifichi anche meglio il percorso emergenziale dal punto di vista amministrativo durante e dopo gli accadimenti. Istituiamo poi il fondo per i contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità o cedimenti, a sostegno di quei comuni che si trovano spesso dopo molti anni a dover fronteggiare la necessità di inserire nei propri bilanci somme relative a rimborsi spropositati rispetto alle loro stesse capacità. L'articolo 6-bis...

  PRESIDENTE. Onorevole Bragantini, il suo gruppo mi ha detto che lei avrebbe impiegato cinque minuti, le volevo comunicare che sono già passati. Prego.

  PAOLA BRAGANTINI. L'articolo 6-bis, inserito in Commissione, introduce alcune misure finalizzate al potenziamento dell'attività dei Vigili del fuoco. Ora che abbiamo il budget, dovremmo vigilare affinché la distribuzione di personale e mezzi sia equilibrata nel territorio, in particolare osservando le regioni del nord. In materia sanitaria si prevedono misure volte ad accelerare i procedimenti amministrativi e quindi il trasferimento di cassa agli enti del Servizio sanitario nazionale così da garantire la tempestività nei pagamenti dei debiti nei confronti dei fornitori. Con l'intervento di alcuni emendamenti abbiamo salvaguardato il riutilizzo dei risparmi per l'acquisto dei farmaci innovativi che, come si può intuire, vanno incentivati e non considerati alla stregua dei prodotti consolidati e con mercati commerciali già sperimentati e solidi. Con emendamenti ad hoc abbiamo risposto alla questione dolorosa, quella del talidomide, una delle prime audizioni fatte in questa legislatura che ha colpito tutti i componenti della Commissione affari sociali e che credo ricorderemo per sempre. Con un emendamento – vado verso la conclusione – abbiamo di fatto prorogato le concessioni demaniali marittime, prevedendo un nuovo intervento normativo chiarificatore. Condividiamo e condivido il provvedimento ma ritengo che presto dovremo prendere di petto un'altra conseguenza Pag. 85della direttiva Bolkestein, meno impattante quanto a interessi e investimenti ma certo molto più complessa da gestire per le amministrazioni locali e fortemente impattante sulla vita di singoli cittadini che fanno della propria famiglia un'impresa, quella relativa alla necessità di mettere a gara gli stalli mercatali. Spero che presto potremo rivedere in meglio anche questa questione. La prossima legge di stabilità sarà la prima dopo il referendum costituzionale, alcune di quelle domande potranno trovare risposta nello snellimento dello Stato proposto dalla riforma costituzionale ma, stiamone certi, in un Paese che ancora non riesce ad afferrare la ripresa, in un Paese nel quale amministrare diventa ogni giorno più difficile, ancora un grande lavoro rimarrà da fare in sede di legge di stabilità. In settembre, quando circoleranno le prime bozze e le prime indiscrezioni, le Commissioni competenti, innanzitutto la Commissione bilancio, saranno pronte a collaborare, arricchire e correggere. Oggi consegniamo un buon lavoro al Senato ma domani sicuramente non perderemo memoria di ciò che in questo provvedimento è rimasto sospeso e abbiamo rimandato alla legge di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, ormai son passati tre anni ma credo veramente che sia la cosa più ignobile che sia stata fatta finora, perché anche in Commissione qualcuno ricordava che la regione Sicilia, la regione siciliana per esattezza, ogni anno ha un buco di circa 2-3 miliardi nel bilancio. Allora io vorrei leggere un elenco di cifre che la regione Siciliana doveva avere dallo Stato in base a degli accordi tra lo Stato e la regione Siciliana: nel 2003, 1 miliardo e 800 milioni; nel 2004, 2 miliardi e 110 milioni; nel 2005, 2 miliardi e 41 milioni; nel 2006, 2 miliardi e 273 milioni; nel 2007, 2 miliardi e 273 milioni e così via fino al 2013, 3 miliardi e 146 milioni e nel 2014, 3 miliardi e 247 milioni. Questi sono soldi, Presidente, che in questi anni, anche in risposta alle mie numerose interrogazione e ai question time, sia il Governo che i membri della maggioranza hanno risposto: ma non è così, stai interpretando lo statuto siciliano a modo tuo, ma non è vero che le tasse devono rimanere nella regione siciliana, sei tu che stai interpretando in questo modo lo statuto siciliano. Peccato, Presidente, che la Corte costituzionale abbia stabilito che invece sono queste, perché questa è una tabella che viene fuori dopo una sentenza della Corte costituzionale, che siano questi i soldi dello Stato ogni anno si dimenticava di erogare alla regione siciliana. Sarà che anche la regione spende male i suoi soldi, ma gli accordi si rispettano, Presidente. Questa è la cosa più ignobile che è stata fatta ai cittadini italiani, ai cittadini italiani. Ma io, per rendere più semplice questa ignobile azione, vorrei levare a questa cifra, che, dal 2003 al 2014, si aggira sui 30 miliardi di euro, due coppie di tre zeri. E, allora, arriviamo a 30 mila euro; facciamo finta che questo sia un accordo tra un dipendente e il proprio datore di lavoro, e poi negli anni si rende conto, questo dipendente, che non ha ricevuto 30 mila euro in tutti questi anni. E, allora, va dal giudice e il giudice gli dice: hai ragione, il tuo datore di lavoro ti deve dare 30 mila euro. Lo sa cosa ha fatto, Presidente, il suo datore di lavoro ? È andato diciamo dall'altro datore di lavoro collegato per il quale lavorava questo dipendente e hanno fatto un accordo firmato dai due, da Renzi e da Crocetta, con il quale si dice: no, allora non glieli diamo, anche se il giudice ha detto che è giusto che gli arrivino 30 mila euro. Sa cosa facciamo ? Gli diamo 500 euro a questo dipendente. Siamo passati da 30 mila euro a 500 euro; siamo passati da 30 miliardi di euro a 500 milioni di euro. Questo è l'accordo che hanno fatto Renzi e Crocetta sulle spalle di sei milioni di siciliani. Ma non solo, per questi 500 milioni di euro gli hanno chiesto alla regione siciliana di fare 500 milioni di euro di tagli, di presentare un bilancio in surplus di 200 milioni di Pag. 86euro di tagli. E questo è scritto nero su bianco. Addirittura non solo la sentenza n. 207 del 2014, ma anche la sentenza n. 89 del 2015, anche se ha riconosciuto inammissibile il fondato ricorso su una fattispecie dell'erosione, Presidente, riconosce il danno subito dalla regione siciliana. E, allora, 30 mila euro di stipendi diventano 500 euro con tagli da 500 euro; 30 miliardi di euro, con Renzi e Crocetta, per i siciliani diventano 500 milioni di euro. Lo dice anche Baccei. Baccei sa che è un uomo vicino al Presidente Renzi, che fa l'assessore all'economia alla regione siciliana e ha fatto un'intervista a l'Espresso e anche lui ha confermato non solo le nostre tesi, ma quelle di professori che hanno studiato i bilanci, come il professor Costa; è venuto il professor Armao. Da l'Espresso lui dice: «Queste due violazioni statutarie – perché io ho elencato l'IRPEF, ma c’è anche l'IVA, ci sono le accise, ma non c’è bisogno di aggiungere anche quelle – ovvero i minori incassi di IVA e IRPEF valgono per la Sicilia circa 7 miliardi di imposte in meno». Lo riconosce l'assessore all'economia Baccei. Ma non solo questo che riguarda l'articolo 36 dello statuto, Presidente. Sa qual è un altro problema ? Lo Stato ogni anno trasferiva queste risorse, come dice la sentenza, non lo dico io, senza mai fornire una documentazione analitica delle risorse. Quindi, lo Stato non forniva neanche alla regione siciliana un documento analitico così la regione siciliana poteva capire se lo statuto veniva rispettato. Ci sono voluti studi, ricorsi. Ma questo è il rapporto di leale collaborazione tra uno Stato e una regione dello stesso Stato, tra lo Stato e i cittadini siciliani ? È questo il principio di leale collaborazione che la Corte costituzionale chiede per questo futuro accordo ? Lo statuto siciliano sarà scritto in maniera interpretabile, ma poi si arriva in sentenza, si arriva alla Corte costituzionale e la Corte costituzionale dice che i siciliani hanno avuto un danno addirittura, dal 2000 ad oggi, Presidente, di quasi 100 miliardi di euro. Ma noi parliamo dell'IRPEF, parliamo dei 30 miliardi di euro dell'IRPEF; 30 miliardi ? Caro siciliano, 500 milioni ! E mi fa 500 milioni di tagli. Caro siciliano, 30 miliardi ? 500 milioni ti do e muto ! In siciliano gliel'ho detto. È questo il rapporto di leale collaborazione tra uno Stato e i cittadini dello Stato ? È questo il rapporto di leale collaborazione ? Volete cambiare lo statuto ? Siamo qua, siamo pronti. È antico, è vetusto, dobbiamo modificarlo, non vanno bene le risorse visto che il 40 per cento della raffinazione nazionale viene fatta in Sicilia e gli idrocarburi li respiriamo in Sicilia ? Allora, cambiamo le accise, ci stiamo, non abbiamo bisogno di elemosina. Non vogliamo l'elemosina, ma vogliamo i nostri diritti. E non vogliamo fare la guerra con le altre regioni; è lo Stato che ha rubato 30 miliardi ai cittadini siciliani con questo accordo Renzi-Crocetta.
  Poi sa qual è la cosa più triste ? Che riguardo a questo accordo che noi oggi stiamo facendo, ne è stato fatto uno simile nel 2014 con Crocetta. Io appena sono arrivato ho fatto un question time e ho chiesto: ma è vero che è venuto Crocetta a fare un accordo con voi per cancellare il pregresso accordandosi per 50 milioni di euro quest'anno ? Sa cosa mi ha risposto il Governo ? Non sono 50 milioni, sono 49 milioni. E lo sa che cosa abbiamo dovuto fare ? È questa la cosa più grave. In questi accordi, sia nel primo, che nel secondo, il Governo ha chiesto alla regione siciliana di ritirare tutti i ricorsi. Io ti do questa elemosina, non ti do più i soldi che tu dovevi avere e in più ritiri i ricorsi. Perché non aspettare che il giudice stabilisca cosa realmente spetta alla regione siciliana ? Presidente, alla faccia di 6 milioni di cittadini siciliani italiani votanti, che hanno votato persone che sono qua dentro e che neanche c'erano in Commissione. Poi scopro su Live Sicilia che il Governo Renzi nei giorni scorsi ha riconosciuto alla Valle d'Aosta un trasferimento di 70 milioni di euro per le accise impropriamente incamerate dallo Stato. E la regione siciliana ? Accidenti, aveva fatto un accordo e ha dovuto ritirare tutti i ricorsi. E, quindi, Pag. 87i siciliani muti e a casa. Vi spettano dei soldi per diritto ? Avete fatto un accordo ? Va cambiato con legge costituzionale ? No, voi non contate niente, voi non avrete niente. Questo è lo Stato che dice ai siciliani: la Corte costituzionale stabilisce che questi sono i soldi che voi dovete avere, ma il vostro presidente è venuto qua e io, Presidente Renzi, invece di fare un rapporto di leale collaborazione con cittadini sempre italiani, non solo siciliani, metto una firma per un accordo che probabilmente, anzi quasi sicuramente, verrà dichiarato anch'esso incostituzionale.
  Concludo, Presidente, con una frase che, oltre a quello che ho capito, mi dà la rabbia e la forza per continuare a girare e a raccontare quello che voi state facendo. Infatti, come ho detto in Commissione, veramente girerò casa per casa. Io e gli attivisti gireremo casa per casa con i foglietti, con i dati, con le leggi e con le sentenze e spiegheremo ai cittadini quello che avete fatto per sentire e vivere sulla mia pelle la devastazione di una regione bellissima che non permette ai propri cittadini di fare un giro coi treni e passare nemmeno da tutti i capoluoghi di provincia. E c’è un documentario fatto da un ragazzo, che gira su Internet, «Siculamente», che spiega chiara la situazione dei collegamenti in Sicilia. La Corte dei conti, quindi non il MoVimento 5 Stelle, ma la giustizia contabile, analizzando nel 2005 i conti della regione Sicilia, dice una frase che ho ripetuto in Commissione e voglio dire di nuovo qui e voglio che rimanga ben impressa ai complici di quello che accadrà alla mia regione. La Corte dei conti dice che tutta questa situazione – e leggo testualmente, Presidente – «suscita dubbi sulla sostenibilità del debito». Ma la prego veramente di ascoltare questa frase e di mettersi una mano sul cuore: «Suscita dubbi sulla sostenibilità del debito, sul futuro delle giovani generazioni, già gravate da ingenti mutui, e sullo sviluppo stesso della Sicilia». Presidente, lo dice la Corte dei conti, un ente terzo e indipendente, la giustizia contabile. Il futuro delle giovani generazioni. Sarete complici della devastazione del futuro delle nuove generazioni. Mettetevi una mano sul cuore. Ancora c’è il Senato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Villarosa, anche per la collaborazione e l'aiuto alla Presidenza.
  È iscritto a parlare l'onorevole Fragomeli. Ne ha facoltà. Ovviamente, la Presidenza conta sulla sua saggezza, onorevole Fragomeli.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Certo, Presidente. Intervengo sul decreto degli enti territoriali che, pur mantenendo le sue caratteristiche di urgenza e necessità, sicuramente ribadisce il disegno riformatore della normativa degli enti locali. Lo spiegherò brevemente su tre accenti particolari. Penso in particolar modo all'articolo 1, dove si ribadisce, appunto, la necessità di intervenire sulla ripartizione del Fondo di solidarietà comunale che, seppur positivo il superamento della spesa storica e l'introduzione di nuovi criteri, come le capacità fiscali e i fabbisogni standard, in qualche modo, necessita di correttivi durante l'anno e l'abbiamo visto. Questo decreto inserisce 26 milioni per i comuni virtuosi, quelli che in qualche modo riescono con le loro capacità fiscali a erogare maggiori servizi di altri e rischiano in questo modo di subire un maggior taglio di trasferimenti. Quindi, in qualche modo questo è un primo elemento che voglio sottolineare.
  È importante anche quello che è previsto all'articolo 7, il riconoscimento dell'abbattimento delle sanzioni al patto di stabilità 2015. Anche qui, non deve ingenerare confusione questo taglio. È fortemente voluto perché si riconosce agli enti locali, a fine corsa di questo sistema del patto di stabilità, che ci sono state notevoli criticità negli ultimi anni, che hanno portato, magari anche inconsapevolmente e incolpevolmente, a uno sforamento del patto. Penso, ad esempio, ai mancati trasferimenti degli enti sovraordinati, come la regione, agli stessi comuni. Quindi, penso che sia stata molto positiva la riduzione, Pag. 88anche per i comuni, delle sanzioni del patto di stabilità.
  Vengo all'ultimo punto, altrettanto importante, su cui soffermarmi qualche minuto in più. È solo il titolo dell'articolo 9 che già di per sé evidenzia in modo pieno il valore di questo intervento: pareggio di bilancio in favore della crescita. Per la prima volta in questo decreto si fortifica questo intervento. Dopo l'articolo 9, con inserimento dell'articolo 9-ter, finalmente si riducono le forti penalizzazioni ai comuni che estinguono i loro debiti con la Cassa depositi e prestiti. Questa non è semplicemente un'operazione finanziaria, è la volontà di rilanciare gli investimenti dei comuni, perché, dietro la riduzione di spesa in parte corrente del pagamento degli interessi dei mutui, ci sta la possibilità di reinvestire, di continuare a lavorare sulla crescita del nostro Paese. Lo si fa in modo molto forte, perché nel triennio sono previsti circa 130 milioni di euro. Quindi, è una scelta chiara e netta. Se pensiamo che i mutui degli enti locali assommano a circa 28 miliardi di euro, di questi 6 o 7 miliardi sono stimati dalla Cassa depositi e prestiti come estinguerli in tempi molto ravvicinati, si capisce che questa è una necessità forte che dobbiamo sfruttare.
  Quindi, concludo su questo fattore del combinato disposto della chiusura dei mutui con un altro elemento importante che arriverà tra pochi giorni alla Camera dei deputati in discussione, che è appunto la modifica della legge n. 243. Sono fattori concentrici per lo sviluppo, qualcosa che mancava sicuramente rispetto alla politica degli enti locali, perché, seppure in un mantenimento dei vincoli di bilancio e con un vincolo di bilancio rafforzato, si dà lo stop all’overshooting; si dice che gli avanzi di amministrazione possono essere reinvestiti sempre per investimenti, quindi per far crescere il PIL italiano. Si riconosce agli enti locali quello che è il loro ruolo, quello che hanno sempre rivendicato in questi anni. Quindi, penso che quel disegno riformatore degli enti locali lo stiamo portando avanti e lo stiamo portando avanti molto bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Tre minuti e venti secondi, onorevole Fragomeli: la Presidenza è attonita.
  È iscritto a parlare l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi per la pazienza. Il decreto «enti locali» contiene numerosi articoli. È già stato detto molto sulla disomogeneità del provvedimento, io mi soffermerò solo su quelli relativi al comparto agricolo (articoli 23 e 23-bis).
  All'inizio il decreto nasce solo con l'articolo 23, che prevede un fondo per quanto riguarda interventi sul latte per la riduzione della produzione e un intervento per quanto riguarda il fondo agli indigenti, quindi per la distribuzione di derrate alimentari, sempre di 10 milioni in due anni, tra cui la distribuzione del latte gratuitamente. In più, si proroga, come oramai è normale che si fa di solito, la questione del SIN, perché gli appalti gestiti da Consip hanno richiesto o richiederanno forse tempi un po’ più lunghi rispetto a quelli della scadenza naturale del contratto di settembre.
  Il lavoro di Commissione ha permesso, però, di inserire un altro articolo aggiuntivo, il 23-bis, che riguarda il comparto cerealicolo. È un comparto, soprattutto quello del frumento duro, che è alla cronaca per la difficoltà che sta attraversando, perché i prezzi sono molto bassi. Il lavoro di Commissione sicuramente è stato proficuo, così proficuo che abbiamo espresso il parere, tra l'altro, due volte per la Commissione bilancio.
  Nello specifico, ci piace ricordare che sicuramente è lodevole l'intervento della misura sul latte per la riduzione della produzione, solo che purtroppo è un intervento spot, perché, dopo la fine del regime delle quote latte, la produzione è aumentata con i consumi che sono calati.Pag. 89
  Quindi, per far sì che nel futuro il settore latte, come altri settori, non subisca queste crisi – dal 2014 ad oggi si sono persi circa 10 centesimi al litro –, bisogna forse rivedere, a livello comunitario, una regolamentazione migliore della produzione di latte, modificando il regolamento dell'OCM sicuramente. Abbiamo inserito questo nel parere come strategia per il futuro per il settore del latte.
  Una cosa che è stata inserita con il lavoro di Commissione è la restituzione del prelievo supplementare. Per chi ha seguito la fine della campagna lattiera, c’è stato uno sforamento nazionale di 30 milioni di euro e uno sforamento individuale di 200 milioni di euro. Con il DL n. 91 si sono, in parte, restituiti questi soldi. Con questo intervento, con questo decreto gli altri 70 saranno o recuperati o restituiti agli allevatori che hanno sforato la loro quota. Rimane un po’ l'amaro: se io fossi un allevatore che ha rispettato le quote, non prendo nulla. Quindi, se ho sforato mi vengono ridati, se ho rispettato le regole rimango penalizzato, anche dal punto di vista morale.
  L'intervento per quanto riguarda la proroga del contratto SIN è importante. Aspettiamo sicuramente che Consip faccia presto a emanare i bandi per l'assegnazione dei lotti, perché sicuramente la gestione del sistema informatico nazionale dell'agricoltura è fondamentale. Noi ci teniamo molto a vederli quanto prima per poter intervenire anche in maniera correttiva.
  Mi soffermerò ancora – poi concluderò il mio intervento – sulla questione dei cereali. È stato sgradevole per tutti i membri della Commissione vedere che un lavoro fatto dalla Commissione, anche relativamente a risoluzioni sul settore cerealicolo, e un intervento di un emendamento condiviso dalla Commissione poi è stato catturato dal Governo, forse per farsi bello, e, quindi, ripresentato in Commissione bilancio. Una cosa sulla quale noi abbiamo lottato e abbiamo avuto un emendamento – ora aspettiamo che i decreti attuativi – è quello dell'applicazione delle CUN, le commissioni nazionali per il calcolo del prezzo del grano, che superano l'attuale sistema delle borse merci. Stiamo aspettando dal Governo i decreti attuativi per far sì che anche sul grano non si possa più giocare sul prezzo o fare speculazione.
  Una questione sicuramente fondamentale sono i soldi che vengono messi per questo piano cerealicolo, che prevede investimenti strutturali, perché il sistema logistico è obsoleto. Questo ha dato dei problemi, oltre anche a quelli di acquistare una grande produzione di grano, una logistica che non è efficiente. Sicuramente bisogna puntare sulla ricerca per far sì che si facciano anche grani migliori. In queste settimane, con le discussioni in Commissione, sono venute fuori la questione dell'importazione del grano, che il grano magari estero – qualcuno l'ha detto – è migliore di quello italiano. Noi non siamo convinti di questo. Quindi, per far sì che venga tolto ogni dubbio su queste faccende, è bene che al piano cerealicolo venga accompagnato... Un piano cerealicolo rispetto al quale domani ci dovrebbe essere un tavolo di filiera, che porti a qualche risultato, come, per esempio, quello dei contratti più stabili tra fornitore di grano, tra produttore di grano e l'industria molitoria, in modo tale che si facciano contratti che tengano sia conto dei costi di produzione che delle oscillazioni di mercato, perché purtroppo vediamo che è molto volatile il prezzo. E poi si faccia chiarezza anche sul tema dell'indicazione della materia di origine. Si è tanto discusso della pasta e, fermo restando che l'origine e la qualità solo due aggettivi distinti per qualsiasi prodotto, è bene che il Governo si faccia carico anche di ragionare sul fatto che domani magari l'indicazione dell'origine la materia prima, anche nel caso della pasta, quindi dei grani con cui è fatta, possa essere da stimolo per aiutare anche il settore.
  Io, Presidente, la ringrazio dell'attenzione. Ringrazio l'Aula e ci auguriamo che sul comparto agricolo, per la globalizzazione, per dinamiche comunitarie, dove i Paesi – ahimè ! – si comportano anche in maniera sleale – vediamo che dopo la fine Pag. 90del contingentamento della produzione del latte ci sono Paesi che hanno esploso la loro produzione, quindi probabilmente prima non dichiaravano nulla o nascondevano –, si faccia chiarezza, perché soprattutto con i prezzi così bassi settori di produzione di montagna non stanno sul mercato. Quindi, è chiaro che questo provvedimento li possa alleviare per qualche momento, però bisogna pensare a misure specifiche – noi le abbiamo più volte richieste – per quei comparti, soprattutto i montani, dove la produzione del latte è importante, sì, ma anche la salvaguardia e la tutela del territorio, come presidio.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza recupera l'intervento dell'onorevole De Lorenzis che non era in Aula quando era stato chiamato. Magari, mi affido al suo buon cuore, onorevole De Lorenzis.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Non mi dilungherò molto nel mio intervento perché quello che in realtà doveva essere detto è stato detto in diverse sedi come, per esempio, quella della Commissione bilancio in queste ultime 24 ore. Parlo di questo perché lo spiego a chi ci ascolta fuori da qui. Esattamente come fanno i ladri di notte e come è solito fare questo Governo, alle due di 22 ore fa, quindi alle due di notte della nottata di ieri, praticamente il Governo, nonostante avesse questo emendamento già pronto, questa proposta già pronta dalle otto di sera, aspetta, appunto, le due di notte per portarla in Commissione bilancio dove si stava appunto discutendo il decreto sugli enti locali e presenta un emendamento, una proposta. Questa proposta sembrerebbe in linea con quello che noi chiediamo da tempo, cioè di abolire un fastidioso quanto inutile balzello sulle tasche degli italiani, perché tutti i viaggiatori che prendono un aereo pagano da un po’ di anni, grazie al decreto sempre di questo Governo a maggioranza PD, un incremento sulle addizionali comunali di 2 euro e 50. In particolare, quindi, sul biglietto aereo si paga una tassa che dovrebbe risultare un piccolo contributo per quei comuni che ospitano un aeroporto e che in qualche modo hanno un impatto, avendo appunto l'aeroporto. Quindi, il Governo prova a fare marcia indietro, nel senso che dopo gli annunci e dopo i ricatti probabilmente di Ryanair il Governo decide bene che questi 2 euro e 50 forse è il caso di togliergli appunto dalla tassa aeroportuale. Peccato che l'emendamento che viene proposto in realtà è soltanto uno slogan, perché questa tassa aeroportuale di 2 euro e 50 viene tolta per questi mesi fino alla fine del 2016 e rientra in vigore nel 2017 e nel 2018, salvo poi addirittura aumentare a 2 euro e 82 centesimi nel 2019. Quindi, il Governo è schizofrenico perché con un decreto istituisce questo incremento di questa tassa addizionale di 2 euro e 50; poi subisce le pressioni di vettori low cost come Ryanair, che minacciano di andare via dagli aeroporti italiani, e a seguito di queste minacce prova in qualche modo a contenere questi ricatti proponendo per qualche mese l'abolizione di questa tassa.
  Ora, però, che cosa succede ? Che ovviamente, essendo le 2 di notte, le opposizioni insorgono, perché i relatori presentano un pacchetto di tre emendamenti dove tra l'altro sul trasporto pubblico locale si fa un regalo all'amministrazione De Luca. Quindi, il Governo presenta oggi in Commissione bilancio nuovamente l'emendamento e viene richiesta la possibilità al Parlamento di riaprire la discussione sul provvedimento e questo pomeriggio il Governo presenta nuovamente questo emendamento, che però viene modificato in una parola. Mentre prima questo balzello di 2 euro e 50 veniva soppresso, adesso viene sospeso. Questo dà l'idea della temporaneità dell'intervento e, quindi, del fatto che questo Governo continua a manifestare una mancanza di visione strategica su certi argomenti. È la stessa mancanza di visione che, devo dire, abbiamo trovato nei vari «decreti Ilva», nella gestione industriale di un settore importantissimo. Quindi, una mancanza di visione strategica che dovrebbe invece connotare Pag. 91un Governo che dovrebbe avere, appunto, una visione a più lungo termine.
  Ancora, Presidente, noi ci siamo ovviamente battuti contro l'emendamento, contro la proposta del Governo, perché vorremmo che questa ulteriore tassa che i cittadini italiani pagano quando vanno in aereo fosse definitivamente abolita e, tra l'altro, questa è una richiesta che è stata votata all'unanimità, quindi da tutti quanti i componenti della Commissione trasporti, e tramite un'osservazione e una condizione posta appunto nel parere della Commissione trasporti alla Commissione bilancio proprio dai relatori di maggioranza, quindi da miei colleghi del Partito Democratico, che chiedevano che questa tassa odiosa, che addirittura frena appunto lo sviluppo aeroportuale, venisse totalmente debellata.
  Ovviamente il Governo, pur essendo a traino PD, contraddice quelle che sono le stesse indicazioni che i parlamentari del Partito Democratico danno al Governo.
  Poi, c’è un altro argomento, Presidente, trattato in questo decreto enti locali che riguarda il trasporto pubblico locale. La legge prevede che le aziende di trasporto pubblico, e quindi le regioni che monitorano il trasporto pubblico regionale, debbano fare efficienza e la norma prevede un criterio di premialità, per cui alle aziende e alle regioni che non riescono ad efficientare il loro servizio di trasporto pubblico locale viene decurtata una quota che viene comunque investita in sicurezza e nel miglioramento della qualità del servizio. Il Governo che cosa pensa di fare, dato che le regioni sono affamate e soprattutto le aziende di trasporto pubblico non hanno le risorse per far fronte alla domanda sempre crescente di trasporto pubblico ? Il Governo pensa bene di usare queste risorse – sono 75 milioni – per destinarle alle regioni più virtuose, e questo sarebbe in linea di massima un criterio che noi adottiamo. Peccato, però, che questi 75 milioni, così facendo, vengono sottratti alla sicurezza e al miglioramento della qualità del servizio proprio in quelle regioni che, appunto, non sono riuscite a migliorare il servizio. Allora, noi abbiamo proposto che tra i criteri di ripartizione di questi 75 milioni ci fossero dei criteri che dovrebbero metter d'accordo tutti e ne cito qualcuno, giusto per dare l'idea di quello che è il nostro lavoro e di quello che abbiamo proposto al Governo. Abbiamo chiesto intanto di dare la possibilità che questi soldi venissero usati per un'offerta di servizio agevolata che si rivolga alle fasce più deboli e agli studenti di ogni ordine e grado. Cioè, abbiamo ripreso una risoluzione, quindi un impegno che il Parlamento rivolge in Commissione al Governo, in cui tutti i partiti hanno detto che effettivamente bisognava impegnare più risorse per garantire la mobilità degli studenti e delle fasce più disagiate e l'abbiamo tradotta in un impegno concreto, appunto in una proposta al Governo. Il Governo ovviamente ha pensato bene di ignorare quello che il Parlamento – tutti insieme – ha deciso di sottoporre alla sua attenzione e che noi abbiamo tradotto in una proposta concreta.
  Ancora, chiedevamo che tra i criteri di riparto di queste risorse – di questi 75 milioni – ci fosse anche il fatto che venisse fatta un'offerta di servizio di trasporto pubblico agevolato in specifiche fasce orarie o periodi, affinché ad un più alto ricorso del servizio di trasporto pubblico corrispondesse anche una riduzione del congestionamento del traffico e sull'impatto della mobilità. Quello che voglio dire con questa proposta, quello che volevamo dire, è che banalmente se noi valutiamo soltanto l'efficienza economica di un'azienda di trasporto pubblico probabilmente non riusciamo a raggiungere certi obiettivi; un autobus di trasporto pubblico che viaggia pieno, magari con un'agevolazione tariffaria, è molto più utile alla collettività dal punto di vista dell'impatto ambientale e quindi dell'inquinamento e delle emissioni non emesse rispetto ad un autobus che magari ha un carico pari alla metà e che, però, ha una tariffazione dei viaggiatori più elevata. Quindi, dal punto di vista economico non sempre un'efficienza corrisponde poi ad un'efficienza Pag. 92ambientale e noi quindi proponevamo di favorire anche quelle aziende, quelle realtà locali e quegli enti pubblici, che promuovono anche una tariffazione agevolata – anche gratuita – per le persone, in modo da massimizzare il numero di persone che usano il trasporto pubblico locale.
  Ancora, chiedevamo che questi fondi potessero venire ripartiti tra quelle aziende che adottano sistemi di informazione all'utenza, che fanno ricorso a sistemi di bigliettazione integrata nonché alla progressiva applicazione di sistemi di mobilità multimodali e intermodali. Oggi parlare di intermodalità e di integrazione tariffaria nel trasporto pubblico è qualcosa che dovrebbe essere assolutamente banale. Inoltre, non stiamo parlando di fondi eccezionali ma soltanto di 75 milioni e non stiamo neanche dicendo che questi fondi devono essere necessariamente impegnati così, ma soltanto aprire un più ampio ventaglio di possibilità su questo argomento e il Governo ovviamente si rifiuta.
  Un'altra cosa che riguarda il trasporto pubblico locale, quindi l'articolo 10 del decreto in discussione, concerne il Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri di trasporto pubblico locale. Noi chiedevamo che questi 75 milioni, se proprio devono essere decurtati dalle regioni che in qualche modo non riescono a fare efficienza dal punto di vista dei parametri economici, almeno fossero compensati dal blocco delle grandi opere inutili che in questo Paese il Governo ovviamente non accenna a voler rivisitare. Perché ? Perché abbiamo tante opere – penso al sottoattraversamento di Firenze per l'Alta velocità, penso al terzo valico di Giovi, penso alla Torino-Lione, penso a tante opere che hanno dimostrato e dimostrano tuttora, come dimostrano appunto gli articoli di giornale anche usciti oggi sul terzo valico di Giovi e sull'infiltrazione della criminalità organizzata – che sono opere assolutamente inutili, dove si infiltra il malaffare e la criminalità, prova ne sia l'Expo, il MOSE, e non avevamo certo bisogno di ulteriori conferme, e quindi occorre togliere i soldi a quelle opere per poterli destinare al trasporto pubblico locale, che – faccio notare – ha un finanziamento annuale di 5 miliardi quando in realtà il fabbisogno delle aziende pubbliche e quindi delle regioni che fanno trasporto pubblico è di 6 miliardi e mezzo, quindi ogni anno manca un miliardo e mezzo per il trasporto pubblico locale e questo ovviamente si traduce o in taglio del servizio, quindi taglio di linee e quindi di diritto alla mobilità dei cittadini, oppure di incrementi tariffari, con ovviamente conseguente disagio per i cittadini. Questa ulteriore decurtazione che noi avevamo provato a compensare prendendo i fondi delle grandi opere ha un'altra implicazione molto importante e cioè il fatto che nei compensi che vengono dati alle società di trasporto pubblico una parte di questi ristori economici serve per la manutenzione ordinaria. Ora è chiaro che, se il Fondo ogni anno viene tagliato, queste aziende non possono fare manutenzione ordinaria e, per fare la manutenzione ordinaria, rinunciano agli investimenti e questi investimenti ovviamente creano, non soltanto un problema di capacità, nel senso che le aziende non comprano gli autobus e non fanno il raddoppio dei binari, ma un taglio sulla sicurezza, sui dispositivi e sugli investimenti che queste aziende dovrebbero fare per garantire e innalzare i livelli di sicurezza e sinceramente dopo la tragedia – perché non si può definire incidente – successa ad Andria troviamo ancora più assurdo che il Governo abbia rinunciato a considerare, magari con coperture diverse, una proposta di buonsenso che permetteva, da una parte, di fare efficienza alle aziende di trasporto pubblico, ma, dall'altra, a questi operatori di fare gli investimenti in insicurezza. Quindi veramente non riusciamo a capire qual è la visione di questo Governo. Io ricordo l'informativa in Aula del Ministro Delrio, nell'ambito della quale il Ministro annunciava i 18 miliardi, 9 nel 2015 e 9 nel 2016, fatti addirittura in buona parte per le reti ferroviarie secondarie (e di questo non mi sembra ci sia traccia perché quei finanziamenti riguardavano Pag. 93la rete ferroviaria nazionale) e, dall'altra parte, ha annunciato un finanziamento ulteriore di un miliardo e mezzo.
   Ora come è possibile che il Governo, a fronte di una strage e di una tragedia, fa un annuncio in Aula di questa portata e poi, avendo a disposizione un decreto proprio incardinato in questa Camera non sfrutti la possibilità di usare questo decreto e l'articolo 10, dove si parla di trasporto pubblico locale, per stanziare quelle risorse che ha detto in Aula di voler destinare alla sicurezza ferroviaria delle reti secondarie ?
  Quindi praticamente è un Governo schizofrenico sotto più punti di vista , che attualmente continua a fare slogan perché, quando c’è la possibilità concretamente di intervenire con delle misure a favore dei cittadini, rinuncia a favore di promesse che ovviamente riguardano il futuro e che quindi non hanno alcuna consistenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 3926-A)

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla e l'onorevole Misiani non possono replicare perché non hanno più tempo a loro disposizione. Questo ci rammarica ma è così. Il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9.
  La seduta è tolta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 20 luglio 2016, alle 9:

  (ore 9 e ore 16,15)

  1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (C. 3926-A).
  — Relatore: Misiani, per la maggioranza; Melilla, di minoranza.

  2. - Discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative in materia di processo amministrativo telematico (C. 3954-A).
  — Relatrice: Ferranti.

  (ore 15)

  3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 0,05 di mercoledì 20 luglio 2016.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ANDREA MANCIULLI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3303-B)

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la III Commissione, Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo,
  Il provvedimento, che l'Aula si accinge oggi ad esaminare in seconda lettura, costituisce un tassello essenziale della strategia di lotta contro il terrorismo, di cui percepiamo tutti l'assoluta esigenza anche alla luce dei recenti tragici fatti di Nizza, che ancora una volta hanno stravolto la comunità politica e i cittadini europei, evidenziando la ferocia e la capacità di attrazione e di reclutamento da parte del terrorismo jihadista nei confronti di lupi solitari al di fuori dei contesti di origine, nel cuore profondo del nostro continente.Pag. 94
  Il provvedimento reca la ratifica di fondamentali strumenti di diritto internazionale e necessarie norme di adeguamento interno, su cui riferirà il relatore per la II Commissione, il collega Dambruoso. Con lui ho peraltro condiviso nel 2015 il ruolo di relatore sul noto decreto-legge n. 7, recante misure per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché per la proroga delle missioni internazionali, deliberato dal Consiglio dei ministri all'indomani della strage terroristica parigina che colpì il settimanale Charlie Hebdo.
  Come allora, anche il provvedimento odierno è imperniato sulla consapevolezza circa la natura asimmetrica della minaccia e sulla necessità di superare la tradizionale distinzione tra sicurezza interna ed esterna.
  Passando all'esame degli accordi internazionali, di cui si auspica una celere ratifica, la Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo, aperta alla firma il 16 maggio 2005, ed in vigore a livello internazionale dal 10 giugno 2007 mira a favorire gli sforzi degli Stati membri nella prevenzione del terrorismo indicando due modi per raggiungere tale obiettivo: anzitutto, definendo come reati quegli atti che possono portare alla commissione di reati di terrorismo – quali la pubblica istigazione, il reclutamento e l'addestramento e, in secondo luogo, rafforzando la cooperazione in materia di prevenzione sia a livello interno (politiche nazionali di prevenzione), sia internazionale (modifica degli accordi esistenti in materia di estradizione e mutua assistenza giudiziaria, e predisposizione di ulteriori strumenti supplementari).
  La Convenzione delle Nazioni Unite per la soppressione di atti di terrorismo nucleare, fatta a New York 14 il settembre 2005, è stata adottata con la risoluzione A/RES/591290 dell'Assemblea Generale dell'Onu e successivamente aperta alla firma; è in vigore dal 7 luglio 2007. La Convenzione è lo strumento attraverso cui la Comunità Internazionale intende darsi regole certe e mezzi adeguati al fine di perseguire i reati connessi ad atti di terrorismo nucleare, inserendosi nell'attività più generale di misure volte all'eliminazione del terrorismo. L'articolo 2 della Convenzione individua nella detenzione di materie radioattive, nella fabbricazione di ordigni o nel danneggiamento di impianto, le condotte da perseguire penalmente e prevede, in relazione a tali fattispecie, l'obbligo di estradizione dei responsabili; l'articolo 7 disciplina l'attività di collaborazione tra gli Stati parte, al fine di prevenire o contrastare operazioni preparatorie sui rispettivi territori, tramite lo scambio di informazioni e il coordinamento di misure amministrative, salve comunque le informazioni riservate in base alla legislazione interna. Il testo prescrive altresì agli Stati Parte di adeguare i propri ordinamenti interni al fine di perseguire i reati indicati, stabilendo che non possano in alcun caso essere addotte giustificazioni di natura politica, razziale, etnica o religiosa.
  Il Protocollo di emendamento alla Convenzione europea per la repressione del terrorismo, fatto a Strasburgo il 15 maggio 2003, al fine di rafforzare la lotta contro il terrorismo nel rispetto dei diritti umani, modifica il testo della Convenzione nel senso di ampliare l'elenco dei reati da «depoliticizzare», sino a ricomprendere tutti i reati descritti nelle Convenzioni e Protocolli pertinenti delle Nazioni Unite contro il terrorismo; introduce una procedura semplificata di emendamento alla Convenzione medesima, che consentirà di ulteriormente allargare la platea di tali reati; include una clausola che autorizza il rifiuto di estradare verso un paese dove esista il rischio di applicazione della pena di morte, oppure il rischio di subire torture o reclusione a vita senza possibilità di libertà provvisoria.
  La Convenzione del Consiglio d'Europa sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei proventi di reato, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005 è in vigore a livello internazionale dal 1o maggio 2008. La Convenzione aggiorna e amplia la Convenzione sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro Pag. 95e la confisca dei proventi di reato firmata a Strasburgo l'8 novembre 1990 (ratificata con legge n. 328 del 1993). Tale ampliamento è finalizzato al mettere in conto non soltanto il finanziamento del terrorismo attraverso il riciclaggio di denaro, ma anche attraverso attività lecite. La Convenzione del 2005 rappresenta il primo strumento internazionale per la prevenzione e il controllo del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo. Il testo mette in evidenza che il veloce accesso alle informazioni relative ai finanziamenti o alle risorse delle organizzazioni criminali, compresi i gruppi terroristici, è fondamentale per il successo delle misure preventive e repressive e, in ultima analisi, rappresenta il modo migliore per destabilizzare le attività di queste organizzazioni.
  Il Protocollo addizionale alla suddetta Convenzione, fatto a Riga il 22 ottobre 2015, non ancora in vigore, è stato concluso dopo la presentazione del disegno di legge, ed è stato dunque inserito tra i provvedimenti da ratificare nel corso dell'esame in sede referente. Il Protocollo si propone di completare le disposizioni della Convenzione del Consiglio d'Europa per la prevenzione del terrorismo del 2005, attribuendo rilievo penale a una serie di atti descritti negli articoli da 2 a 6, migliorando nel contempo gli sforzi delle Parti nella lotta al terrorismo, al tempo stesso tramite misure penali a livello nazionale e misure nel quadro della cooperazione internazionale. Per quanto concerne gli atti da configurare alla stregua di reati, gli articoli da 2 a 6 li delineano come segue: partecipare a un'associazione a fini terroristici; sottoporsi a un addestramento a fini terroristici; recarsi all'estero con finalità terroristiche; finanziare viaggi all'estero di altri soggetti a fini di terrorismo; organizzare e facilitare in qualunque altro modo tali viaggi. All'articolo 7 è previsto il rafforzamento degli scambi rapidi di informazioni tra le Parti del Protocollo in relazione a persone che si rechino all'estero a fini di terrorismo. A questo scopo ciascuna delle Parti del Protocollo designa un punto di contatto disponibile sette giorni su sette e 24 ore su 24.
  Auspico, pertanto, una celere approvazione del provvedimento poiché esso costituisce un sostanziale progresso nella direzione dell'adeguamento di una normativa per un'efficace reazione alla minaccia terroristica, che, come anche il recente, drammatico attentato di Nizza ha reso ancor più evidente, necessita di un quadro di riferimento adeguato alla sfida globale, nel fondamentale rispetto degli standard in tema di diritti umani e di libertà fondamentali, che caratterizzano il tratto specifico della cultura giuridica europea, di cui in particolare il Consiglio d'Europa è custode e tutore.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DELLA DEPUTATA FUCSIA FITZGERALD NISSOLI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3303-B)

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Il provvedimento che approviamo definitivamente oggi, ha avuto il primo via libera dalla Camera lo scorso 28 gennaio 2016, ed è stato poi modificato dal Senato, il quale non ha cambiato l'impostazione intervenendo per rendere più severe le pene per il nuovo reato, introdotto da questo testo di legge, che aggiunge al codice penale nei delitti contro la personalità internazionale dello Stato, la nuova fattispecie del terrorismo internazionale e contro la personalità interna dello Stato la fattispecie di terrorismo nucleare, reato che, ci auguriamo non debba mai essere punito, dato che la sola idea mette i brividi. Proprio per questa è comprensibile la volontà del Senato di aumentare le pene anche per chi procurasse materiale radioattivo o creasse una bomba nucleare (sembra una prospettiva da film ma purtroppo ormai è possibile nella realtà !) e per chi, sempre a finalità di terrorismo, utilizzi materiali radioattivi, o un ordigno nucleare o danneggi un impianto nucleare per causare la fuga di materiale radioattivo.Pag. 96
  Come ricordavo già a gennaio, la situazione internazionale (che in questi mesi non è certo migliorata) fa si che le ratifiche che approviamo definitivamente oggi siano di particolare importanza e siano tese alla difesa dei diritti umani, che mai devono essere persi di vista anche in situazioni di tensione evidente.
  L'Italia in particolare ha un ruolo da svolgere, e che sta svolgendo: quello di pacificare i conflitti in essere, sconfiggendo le tensioni che possono causare atti di terrorismo, in particolare rivolgendo la propria attenzione all'altra sponda del Mediterraneo, laddove l'Italia può stringere rapporti di amicizia con gli Stati dell'area, contribuendo a dare un ruolo forte a quell'Europa che spesso pare smarrita e disarticolata.
  Il gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico voterà, quindi, in modo convinto a favore del testo in esame.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ALESSIO TACCONI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3767)

  ALESSIO TACCONI, Relatore. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, l'Accordo che quest'Aula è chiamata oggi a ratificare impegna la Svizzera e il nostro Paese a rafforzare e ad intensificare la cooperazione transfrontaliera, nonché il reciproco scambio di informazioni, esperienze e prassi, al fine di prevenire e combattere la criminalità e il terrorismo, con l'obiettivo di creare uno strumento giuridico più aderente alla realtà e più attuale rispetto all'Accordo del 1998, attualmente in vigore.
  L'Intesa trae origine da altri accordi di collaborazione transfrontaliera già esistenti in ambito internazionale quali Trattato di Prüm del 27 maggio 2005, che, peraltro, non è ancora entrato in vigore nel nostro Paese, malgrado, con la legge n. 85 del 2009, sia intervenuta l'autorizzazione alla sua ratifica.
  Il Trattato oggetto del provvedimento in titolo specifica, innanzitutto quali obiettivi dell'Accordo 1’ intensificazione della cooperazione transfrontaliera tra i rispettivi organi competenti, anche mediante la definizione di nuove modalità di cooperazione in materia di polizia, nonché le attività del centro comune. Esso individua, altresì, le autorità competenti preposte all'applicazione dell'Accordo (per l'Italia, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e, limitatamente ai soli aspetti doganali, il Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso le sue articolazioni; per la Confederazione svizzera, le autorità federali in materia di polizia, di immigrazione e di dogana).
  L'Intesa stabilisce le rispettive «zone di frontiera» ove esercitare le singole modalità di cooperazione e definisce i termini «centro comune», «agenti» e «sorveglianza» utilizzati nell'articolato corpo dell'Accordo.
  Seguono poi disposizioni volte a delimitare l'ambito della cooperazione, la cui attuazione avverrà in conformità alle proprie legislazioni nazionali e agli obblighi internazionali; sono, quindi, elencati gli ambiti criminosi oggetto dell'Accordo, che vanno dalla criminalità organizzata transnazionale, al traffico dei migranti, alla criminalità informatica.
  Importanza qualificante riveste la disposizione volta ad individuare le forme materiali della collaborazione. Tale collaborazione avverrà, tra l'altro, attraverso lo scambio di informazioni, l'utilizzo di tecniche specialistiche per il contrasto alla criminalità, la definizione di misure congiunte di sorveglianza della frontiera comune, se del caso istituendo unità miste; e l'adozione di misure di contrasto al traffico illecito di stupefacenti.
  Altre disposizioni riguardano le procedure per l'esecuzione delle richieste di assistenza, i casi e le modalità per il rifiuto, le forme di esecuzione e l'assistenza spontanea, nonché forme particolari di collaborazione quali l'osservazione transfrontaliera e l'inseguimento transfrontaliero. In merito a quest'ultimo, l'articolato reca due importanti innovazioni Pag. 97rispetto al regime in vigore, ossia la completa rimozione di un limite spaziale (oggi fissato a 30 chilometri) e la reciproca concessione, a determinate condizioni, del cosiddetto «diritto di fermo» in favore degli agenti «stranieri» impegnati nell'inseguimento nel territorio dell'altro Paese.
  Sono, altresì, indicate in maniera dettagliata le forme e le modalità della collaborazione diretta alla frontiera comune: il pattugliamento misto e la sua attuazione, le misure transfrontaliere in ambito ferroviario e lacustre e i servizi di scorta transfrontalieri.
  Viene, inoltre, definito il ruolo del Centro comune, istituito con specifico Protocollo bilaterale del 2002, nonché la gestione delle informazioni che vi transitano. Norme specifiche disciplinano i limiti sull'utilizzo delle informazioni e dei documenti scambiati nell'ambito della cooperazione, che dovrà avvenire nel rispetto della Convenzione del Consiglio d'Europa del 28 gennaio 1981 e conformemente ai rispettivi ordinamenti nazionali.
  Gli oneri finanziari recati dal provvedimento in titolo sono quantificati in circa 100 mila euro annui e saranno coperti mediante ricorso al fondo speciale di parte corrente iscritto nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2016 utilizzando parzialmente l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  In considerazione di quanto detto, auspico una rapida approvazione di questo disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato lo scorso 20 aprile.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, ROBERTA OLIARO, CRISTIAN INVERNIZZI, BRUNO ARCHI E GIANNI FARINA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3767)

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Il testo in esame, approvato dal Senato, reca la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione di polizia e doganale con il Consiglio federale Svizzero fatto a Roma il 14 ottobre 2013. Questo Accordo sancisce l'impegno dei due Paesi contraenti a rafforzare la cooperazione transfrontaliera, anche per quel che riguarda gli scambi di informazioni e di esperienze in modo da contrastare sempre più efficacemente la criminalità nelle varie forme ma anche le attività terroristiche, e si inserisce in una situazione di particolare tensione internazionale, che richiede interventi coordinati, in particolare tra Stati legati da rapporti storici e territoriali molto forti.
  Come è noto, l'Accordo che oggi ratifichiamo trae spunto da altri accordi già esistenti, tra cui in particolare il Trattato di Prum del 27 maggio 2005, che l'Italia ha autorizzato alla ratifica nel 2009, ma che non ha avuto lo stesso trattamento, a quanto risulta, da parte della Svizzera. Oltre al Trattato citato anche decisioni del Consiglio della Ue e la Convenzione di applicazione dell'Accordo di Schenghen sono state fonte dell'Accordo che oggi ratifichiamo e che è composto da 43 articoli raggruppati in otto titoli, mentre la legge di ratifica è composta di quattro articoli. I primi due, come sempre in situazioni analoghe, riguardano l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo, mentre l'articolo 3 è relativo alla copertura finanziaria dell'Accordo stesso e le ulteriori disposizioni relative agli oneri mentre il comma 4 fa riferimento all'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica.
  Appare importante il già ricordato scambio di informazioni ed esperienze, dato che la criminalità, soprattutto quella di matrice terroristica, non si combatte solo e tanto coi mezzi coercitivi quanto con la cooperazione e lo scambio di esperienze. Per questo, il Gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico voterà a favore del provvedimento in discussione. Come detto, si tratta di provvedimento importante ed è, quindi, bene che venga approvato e, si spera, applicato in tempi rapidi.

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  ROBERTA OLIARO. Presidente, Rappresentanti del governo, Onorevoli Colleghi !
  Il Gruppo di Scelta civica voterà a favore di questo Accordo rilevante soprattutto in questo momento, in cui si assiste a grandi tensioni a ridosso dei confini.
  Riteniamo necessario creare uno strumento giuridico più attuale rispetto all'Accordo attualmente in vigore, che risale al 1998, al fine di aumentare e perfezionare la collaborazione nel contrasto alle attività della criminalità organizzata, di rafforzare la cooperazione di polizia particolarmente in prossimità della frontiera comunetallo scopo di salvaguardare l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica, nonché di lottare efficacemente contro i traffici illeciti, l'immigrazione illegale e la criminalità transfrontaliera.
  L'intesa, si pone l'obiettivo di disciplinare, attraverso il rinnovo dell'Accordo, la collaborazione operativa, intensificando i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi.
  Ci sembra appropriato, infatti, far si che le polizie dei diversi Paesi (in questo caso quella italiana e quella della Confederazione elvetica) possano collaborare in maniera seria ed importante.
  L'Accordo segue lo schema degli Accordi stipulati in ambito internazionale a livello transfrontaliero. Specifiche forme di cooperazione di polizia sono state fissate dal Trattato di Priim del 27 maggio 2005 e l'Accordo, già operativo per 14 Stati dell'Unione europea, non è ancora entrato in vigore nel nostro Paese.
  Come è stato evidenziato in Commissione Affari Esteri, la Svizzera non è parte di questo Trattato, anche se il Consiglio federale elvetico ha annunciato, nel marzo 2015, che intende negoziare l'adesione allo stesso, per semplificare lo scambio di informazioni per il contrasto alla criminalità transfrontaliera tra gli Stati dell'Unione europea.
  L'Accordo sancisce quali sono le rispettive «zone di frontiera» ove esercitare le singole modalità di cooperazione, e definisce i termini «centro comune», «agenti» e «sorveglianza» utilizzati nell'articolato dell'Accordo.
  Inoltre si stabilisce l'ambito della cooperazione, la cui attuazione avverrà in conformità alle legislazioni nazionali e agli obblighi internazionali. Sono inoltre elencati gli ambiti criminosi oggetto dell'Accordo, che vanno dalla criminalità organizzata transnazionale, al traffico dei migranti, alla criminalità informatica.
  La relazione tecnica afferma che l'onere derivante dall'Accordo ammonta a 100.295,00 euro a decorrere dal 2015, di questi, 78.641 euro hanno natura di oneri valutati, ed euro 21.654 di oneri autorizzati.
  Dal 2016, al complessivo onere di 100.295 euro annui si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente, previsto nel bilancio triennale 2016-2018, utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. L'accantonamento del fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, reca le necessarie disponibilità.
  Ribadendo che l'Accordo che ci accingiamo a votare riveste una grande importanza nell'ambito di una cooperazione ristabilita di recente fra i due Governi.
  Dichiaro il voto favorevole di Scelta Civica.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, Onorevoli Colleghi, Signori Rappresentanti del Governo, la nostra Aula è chiamata oggi ad approvare un accordo bilaterale che concerne la cooperazione di polizia e doganale con la Svizzera, un Paese vicino ed amico al quale ci legano profonde relazioni economiche e culturali.
  Non saremo quindi certo noi della Lega Nord Autonomie-Noi con Salvini a votare contro la ratifica di questa intesa internazionale, seppure sia chiaro che è stata stipulata in un momento storico molto diverso, quando le pressioni sul sistema di Pag. 99Schengen, di cui la Confederazione Elvetica è parte, erano sensibilmente inferiori a quelle attuali.
  In termini di costi, gli impegni derivanti dall'approvazione di questo atto non sono certamente insostenibili, essendo pari a circa 100mila euro annui a decorrere dall'anno in corso. L'Accordo prevede scambi di informazioni ed esperienze tra le autorità di frontiera e le forze di polizia impegnate nel presidio dei confini e delle aree limitrofe.
  È sancita la possibilità di richiedere l'assistenza della controparte, che può essere negata soltanto qualora implichi la compromissione di alcuni aspetti della sovranità nazionale dei contraenti o effetti di importanza comparabile sui rispettivi ordinamenti.
  Sono altresì regolati gli inseguimenti transfrontalieri e si contempla la possibilità di procedere al distacco di personale di collegamento. Tutte cose che certamente miglioreranno la fiducia reciproca tra le parti. Si introdurranno anche i pattugliamenti misti, sperimentati già in Friuli-Venezia Giulia con gli austriaci, ed entreranno in vigore misure specifiche per la sorveglianza dei treni e degli spazi lacustri condivisi
  Mentre esprimiamo il nostro consenso all'approvazione di questo accordo bilaterale e del provvedimento che ne autorizza la ratifica ed esecuzione, non possiamo tuttavia tacere la situazione che proprio a ridosso dei confini con la Svizzera si è determinata in alcune province frontaliere del nostro Paese.
  Da quando la Confederazione Elvetica si è aggiunta al novero degli Stati che hanno ripristinato i controlli ai propri confini, effettuando anche respingimenti sistematici dei migranti clandestini provenienti dal nostro Paese, la Provincia di Como sta infatti sperimentando una situazione di obiettiva difficoltà, causata dall'afflusso eccezionale di irregolari che cercano di entrare in Svizzera da Chiasso o che attraverso Chiasso sono espulsi dai doganieri svizzeri.
  L'Ugl teme che presto anche le province di Sondrio e Varese possano trovarsi in analoghe difficoltà e preme affinché vengano distaccati rinforzi di polizia. Voteremo quindi a favore, ma approfittiamo della circostanza per chiedere al Governo di varare gli incisivi interventi che occorrono al mantenimento dell'ordine pubblico nelle zone contigue alla frontiera svizzera.

  BRUNO ARCHI. Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione di polizia e doganale tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero, fatto a Roma il 14 ottobre 2013.
  L'Accordo, sottoscritto nell'ottobre 2013, sancisce l'impegno dei due Paesi a rafforzare la cooperazione e il reciproco scambio di informazioni, al fine di combattere la criminalità e il terrorismo.
  L'Accordo individua nel Ministero dell'interno e, per gli aspetti doganali, nel Ministero dell'economia le autorità responsabili per la parte italiana: il fulcro del provvedimento è nello scambio di informazioni e di esperienze, nella formazione professionale e nelle misure di sorveglianza comune.
  Sono anche previste modalità particolari di cooperazione di polizia, fra le quali, le consegne sorvegliate, la protezione dei testimoni e il sostegno in caso di rimpatri; si disciplinano inoltre l'organizzazione e le modalità operative del Centro comune, struttura destinata ad accogliere personale di entrambe le parti per la gestione congiunta delle informazioni.
  Il Gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo Accordo, che ci sembra tanto più importante, in un momento di grande confusione a ridosso dei confini: riteniamo infatti la collaborazione e lo scambio di informazioni, nonché la cooperazione delle varie polizie dei diversi Paesi un punto qualificante nella strategia di contrapposizione alla criminalità e al terrorismo.

  GIANNI FARINA. La stipula di accordi tra l'Italia e la Confederazione Elvetica, di valenza politica economica e commerciale, è sempre un momento significativo per mettere un ulteriore sigillo sui secolari rapporti tra le nostre due nazioni.Pag. 100
  Nel corso dell'ottocento e del novecento l'emigrazione italiana è stata una assoluta protagonista dello sviluppo economico e sociale della Confederazione.
  Basti pensare ai grandi trafori transalpini in fasi successive del San Gottardo.
  Al sacrificio di centinaia di nostri minatori perché si realizzasse quella prima grande opera di comunicazione tra il sud e il nord delle alpi e tra i nostri due popoli.
  Oggi parliamo di Alptransit e del tunnel di base del Gottardo anche se ciò e solo l'ultima impresa dell'uomo per avvicinare i destini delle popolazioni, portarle a convivere interessi comuni economici, sociali e umani.
  Una importanza, quella delle relazioni economiche tra la Svizzera e l'Italia, di qualità e quantità considerevole, anche se, spesso, la miopia di innumerevoli comportamenti li danneggia.
  Sia per la prossimità della Svizzera all'Italia che per la sua economia, aperta e talvolta complementare, la Confederazione è un partner economico e commerciale di primo livello, e ciò vale anche per l'Italia.
  I dati statistici degli ultimi decenni evidenziano la complementarietà tra le due economie, prezioso contributo sulla via di uno sviluppo sostenibile per i due paesi e per l'Europa tutta, dentro e fuori l'Unione, come, purtroppo, è accaduto in Gran Bretagna con il voto popolare sulla Brexit.
  Sta ad ognuno di noi, ai dirigenti politici delle due nazioni amiche, ai suoi governanti operare con la consapevolezza della sfida a cui sono chiamati: il rafforzamento dei rapporti trai nostri due popoli, degli scambi e degli investimenti economici e culturali.
  La cultura, per favorire la conoscenza reciproca partendo da un dato di fatto: l'italiano e la sua cultura fanno parte dell'atto costitutivo della Confederazione Elvetica.
  Sono la linfa vitale di un popolo che ha saputo costruire nei secoli il valore della convivenza e della pari dignità tra i diversi.
  La Svizzera è da sempre tra i principali partner commerciali per l'Italia.
  È stata il primo Paese a comprendere l'importanza di aderire ad Expo 2015 condividendo il tema dell'esposizione universale come innovativa riflessione sul tema dell'utilizzo delle risorse alimentari in un contesto di crescita sostenibile a livello planetario.
  L'Italia e la Svizzera, posso e debbono proseguire sulla via degli accordi e della reciproca collaborazione in ogni campo.
  E se pensiamo all'accordo doganale che stiamo per approvare non possiamo che partire dalle nostre comuni frontiere, da quei 740 chilometri che, grazie anche agli accordi di Schengen e Dublino e della libera circolazione di uomini e merci, rappresentano non un limite ma una straordinaria opportunità.
  Una valutazione a parte si imporrebbe per gli oltre 70 mila frontalieri che lavorano in Ticino, nei Grigioni e nel vicino Vallese. E dei circa 2000 frontalieri svizzeri operanti in Italia. Patrimonio di inestimabile valore sociale e umano macchiato da personalità anche di livello istituzionale per cui sarebbe opportuno scrivere una parola di verità e giustizia, peraltro avviata con la stipula dell'accordo transfrontaliero tuttora non approvato dai rispettivi governi e parlamenti.
  In estrema sintesi: una estesa frontiera comune che non ha impedito Io sviluppo di una importante macro economia transnazionale.
  Gli investimenti diretti svizzeri in Italia, resi noti da una recente pubblicazione dell'Ambasciata svizzera a Roma, ammontano ad oltre 15 miliardi di euro e danno lavoro, con le 1300 società svizzere in Italia, soprattutto nella contigua Lombardia, ad oltre 90.000 lavoratrici e lavoratori.
  Gli Svizzeri sono, inoltre, grandi consumatori dei prodotti italiani in ogni campo, dai servizi all'alimentare, all'elettronica, alla meccanica, ai prodotti chimici e farmaceutici, alla moda. La Confederazione è, nel contempo, fornitore importante di energia all'Italia, e Paese di transito delle grandi condotte del gas dalla Germania e dalla Francia verso l'Italia Pag. 101oltre che partner di peso nel più ampio settore finanziario (banche e assicurazioni). Le infrastrutture svizzere dopo l'inaugurazione del tunnel di base del Gottardo e successivamente del Ceneri entro il 2020 rappresenteranno l'anello di congiunzione tra l'Italia ed il nord Europa, tra Genova e Rotterdam, un contributo di primo livello allo sviluppo una rete di trasporti europea di assoluto e innovativo livello continentale e ambientale. Bello lo slogan che figurava all'Expo 2015: Italia e Svizzera insieme per l'occupazione, la crescita. E aggiungerei, per la migliore conoscenza reciproca e la convivenza di cui, i trecentomila italiani nella Confederazione, gli oltre trecentomila doppi cittadini (svizzeri e italiani) ed i 70.000 lavoratori frontalieri sono un fulgido esempio di integrazione e partecipazione protagonista allo sviluppo economico e sociale della Confederazione.
  Per tutto quanto affermato, l'accordo sulla cooperazione di polizia doganale italo-svizzero che ci apprestiamo ad approvare, è un ulteriore passo in avanti sulla strada della fattiva intesa, in ogni campo, tra l'Italia e la Svizzera.
  L'impegno dei due Paesi a rafforzare un'opera di collaborazione in atto da tempo alle nostre rispettive frontiere e per contrastare efficacemente le attività criminali in ogni loro forma nonché le azioni legate a fenomeni di terrorismo la cui gravità ha assunto i caratteri di una vera e propria guerra ai valori civili e umani della società in cui siamo chiamati ad operare.
  Permettetemi, al riguardo, di esprimere tutta la nostra solidarietà e partecipazione al dolore per le vittime, di ogni provenienza, fra i quali tanti nostri cittadini, presenti sulla promenade des Anglais, a Nizza, cadute in uno tra i più gravi fatti terroristici di questi ultimi anni, in occasione delle celebrazioni del 14 luglio, la giornata più gloriosa della storia di Francia.
  L'intesa che ci apprestiamo ad approvare è un ulteriore passo in avanti rispetto all'accordo esistente del 1998.
  L'accordo trae spunto da innumerevoli trattati esistenti sul piano internazionale tra quali il trattato di Prum del 7 maggio 2005. Che il nostro Paese ha autorizzato alla ratifica nel 2009 ma che non è ancora operativo sia per l'Italia che per la Confederazione elvetica.
  Il quadro giuridico del trattato di Prum trova tuttavia una sua complessiva applicazione nelle disposizioni del trattato in esame volte al potenziamento della cooperazione di polizia transfrontaliera tra le due nazioni. Una collaborazione rafforzata in ogni campo, un ulteriore strumento di carattere comunitario nell'impegno per aumentare le misure di coordinamento in materia di indagini giudiziarie e prevenzioni dei reati.
  Si va oltre il trattato di Schengen ampliando la quantità e la tipologia di informazioni tra le rispettive forze di polizia: trasmissione del DNA dei condannati per reati sul territorio dei paesi aderenti; lotta alla falsificazione di documenti; informazioni sui sospettati e possibile istituzione di squadre internazionali di polizia nel pattugliamento delle zone di frontiera.
  Di straordinaria attualità, vista la gravità, le disposizioni per facilitare l'identificazione e il rimpatrio delle persone prevenendo il fenomeno e collaborando con i paesi di origine.
  A nome del gruppo democratico ne chiedo, quindi l'approvazione.
  L'accordo sulla cooperazione di polizia doganale italo-svizzero che ci apprestiamo ad approvare, è un ulteriore passo in avanti sulla strada della fattiva intesa, in ogni campo, tra l'Italia e la Svizzera.
  L'impegno dei due Paesi a rafforzare un'opera di collaborazione in atto da tempo alle nostre rispettive frontiere e per contrastare efficacemente le attività criminali in ogni loro forma nonché le azioni legate a fenomeni di terrorismo la cui gravità ha assunto i caratteri di una vera e propria guerra ai valori civili e umani della società in cui siamo chiamati ad operare.
  Permettetemi, al riguardo, di esprimere tutta la nostra solidarietà e partecipazione Pag. 102al dolore per le vittime, di ogni provenienza, fra i quali 6 nostri cittadini, presenti sulla promenade des Anglais, a Nizza, cadute in uno tra i più gravi fatti terroristici di questi ultimi anni, in occasione delle celebrazioni del 14 Luglio, la giornata più gloriosa della storia di Francia.
  L'intesa che ci apprestiamo ad approvare è un ulteriore passo in avanti rispetto all'accordo esistente del 1998.
  L'accordo trae spunto da innumerevoli trattati esistenti sul piano internazionale tra i quali il trattato di Prum del 7 maggio 2005. Che il nostro paese ha autorizzato alla ratifica nel 2009 ma che non è ancora operativo sia per l'Italia che per la Confederazione elvetica.
  Il quadro giuridico del trattato di Prum trova tuttavia una sua complessiva applicazione nelle disposizioni del trattato in esame volte al potenziamento della cooperazione di polizia transfrontaliera tra le due nazioni. Una collaborazione rafforzata in ogni campo, un ulteriore strumento di carattere comunitario nell'impegno per aumentare le misure di coordinamento in materia di indagini giudiziarie e prevenzioni dei reati.
  Si va oltre il trattato di Schengen ampliando la quantità e la tipologia di informazioni tra le rispettive forze di polizia: trasmissione del DNA dei condannati per reati sui territorio dei paesi aderenti; lotta alla falsificazione di documenti; informazioni sui sospettati e possibile istituzione di squadre internazionali di polizia nel pattugliamento delle zone di frontiera.
  Di straordinaria attualità, vista la gravità, le disposizioni per facilitare l'identificazione e il rimpatrio delle persone prevenendo il fenomeno e collaborando con i paesi di origine.
  A nome del gruppo democratico ne chiedo, quindi l'approvazione.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LUCA D'ALESSANDRO SULLA PROPOSTA DI LEGGE (A.C. 3224-B)

  LUCA D'ALESSANDRO. Presidente, onorevoli colleghi, siamo oggi chiamati a dare il via libera definitivo ad un provvedimento sollecitato dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia che interviene su tre aspetti dello Statuto speciale della Regione.
  L'abbassamento da 25 a 18 anni del limite di età per essere eletti in Consiglio regionale.
  La diminuzione da 15 mila a 5 mila dei numero di firme necessarie per l'iniziativa legislativa popolare.
  E, la questione principale, la soppressione delle province e la conseguente modifica all'assetto istituzionale della Regione che contempla solo due livelli di governo: la Regione ed i comuni.
  Sulle province, la Regione era già intervenuta autonomamente, disciplinandone l'elezione indiretta con una legge regionale del 2014 che addirittura ha anticipato di qualche mese l'approvazione della legge Del Rio che ha riformato le Province nelle Regioni a statuto ordinario.Credo che un ragionamento vado fatto sulla genesi di questa proposta di legge perché questo provvedimento ha sicuramente posto alcuni problemi non marginali di natura costituzionale, che attengono ai rapporti tra Stato e Regioni a Statuto speciale e alla possibilità del Parlamento nazionale di emendare un disegno di legge approvato dal Consiglio regionale dei Friuli-Venezia Giulia.
  Trattandosi poi di una legge che abolisce le Province friulane, si è posto anche il quesito se fosse costituzionalmente corretto cancellare tali enti in una Regione a Statuto speciale mentre a livello nazionale le Province, pur essendo diventate enti di secondo livello ed in attesa del Referendum confermativo sulla riforma costituzionale, sono ancora funzionanti.
  Nel percorso emendativo che il provvedimento ha subito in Senato, rispetto alle tre modifiche che il Consiglio regionale aveva proposto, ne è stata aggiunta un'altra. In riferimento all'istituzione di nuovi Comuni, si è prevista la possibilità che essi possano essere istituiti anche nella forma di Città metropolitane, con implicito riferimento a Trieste e al territorio di quella che sarà la sua ex Provincia.Pag. 103
  Non Io nego. Credo che il riferimento alle Città metropolitane non dovesse entrare in questa legge costituzionale. In primo luogo perché non è una richiesta giunta dalla Regione ed in secondo luogo per come questa innovazione è stata formulata. Il nuovo articolo 7 dello Statuto friulano dice, al punto numero 3, che ”La Regione provvede con legge: 3) all'istituzione di nuovi Comuni, anche in forma di Città metropolitane, ed alla modificazione della loro circoscrizione e denominazione, intese le popolazioni interessate.
  In pratica, le Città metropolitane che potranno essere istituite in Friuli Venezia Giulia saranno una cosa diversa da quello che invece sono in tutte le altre Regioni d'Italia a statuto ordinario. Voglio ricordarlo, le Città metropolitane sono oggi alternative alle Province ed un domani, se il referendum confermerà la riforma costituzionale, saranno un qualcosa di alternativo alle nuove Aree vaste. In Friuli invece saranno – lo dice la legge che stiamo per votare – una particolare forma di Comune.
  Non credo che questo sia un passaggio di poco conto, poi starà alla Regione legiferare sulla forma che questo nuovo ente avrà in quella specifica realtà territoriale ma, per come è scritta, la norma ci lascia più di un dubbio interpretativo.
  Forse non è questa la discussione adatta ma andrebbe fatto un ragionamento generale sul ruolo che vogliamo dare alle Città metropolitane la cui costituzione, per una serie di motivi, è apparsa svuotata del significato originario che si voleva dare a questi enti fin dai primi anni ’90.
  In primo luogo, perché si è prevista l'automatica trasformazione di interi territori provinciali in Città metropolitane senza tenere conto di alcun criterio oggettivo, quali i livelli di popolamento e urbanizzazione, attrazione di flussi di pendolarismo e di mobilità in generale, presenza di funzioni produttive di pregio. E poi perché di fatto si sono attribuite al nuovo ente le stesse funzioni delle Province, con poche competenze aggiuntive e prevede un meccanismo di governo debole affidato a un consiglio metropolitano formato da un sottogruppo di sindaci e consiglieri di tutti gli enti coinvolti.
  Per una riforma il cui obiettivo era quello di rilanciare la competitività del Paese attraverso il miglioramento dell'efficienza istituzionale, è decisamente un risultato modesto. Auspichiamo che quando, con l'approvazione definitiva delle riforme costituzionali, si dovrà discutere di come organizzare le nuove Aree vaste si possa riaprire anche il capitolo delle Città metropolitane.
  Il disegno di legge costituzionale che abolisce le Province in Friuli-Venezia Giulia ha per Io meno il merito di abolirle davvero e l'abolizione delle Province – più in generale la riorganizzazione delle autonomie locali – è comunque un tema che ci sta a cuore e per cui da tempo ci spendiamo. Il nostro voto sul provvedimento è quindi favorevole, auspicando che in Friuli siano più bravi a gestire la fase transitoria di quanto lo siamo stati a livello nazionale.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO MAINO MARCHI IN SEDE DI ESAME (DOC. IV, n. 17-A)

  MAINO MARCHI, Relatore. Onorevoli Colleghi ! – La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una richiesta di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici relativi al traffico in entrata su un'utenza in uso al deputato Khalid Chaouki, nel periodo dal 15 ottobre 2015 al 17 novembre 2015, avanzata dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma e pervenuta alla Presidenza della Camera in data 6 maggio 2016, nell'ambito del procedimento penale n.22120/16B – PM 116, sorto da denuncia sporta dal medesimo deputato nei confronti di ignoti.
  Nell'ambito del procedimento penale in questione, pertanto, il deputato Chaouki riveste la qualità di persona offesa.
  L'interessato ha denunciato il 17 novembre 2016 di essere vittima di molestie telefoniche e di minacce mediante messaggi inviati sul suo profilo Facebook e, successivamente, il 3 febbraio 2016, ha Pag. 104espressamente richiesto agli inquirenti anche l'acquisizione del traffico sulla sua utenza telefonica.
  La domanda è stata assegnata alla Giunta il 9 maggio 2016 e l'esame si è svolto e concluso nella seduta del 18 maggio 2016.
  Il resoconto di tale seduta è stato allegato alla presente relazione, unitamente agli atti del procedimento penale ritenuti rilevanti ai fini dell'esame parlamentare.
  Nel corso dell'esame presso la Giunta sono stati richiamati, a titolo esemplificativo, i precedenti della XVI legislatura relativi a domande di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti di deputati che rivestivano la qualità di persone offese: si tratta dei precedenti relativi all'onorevole Bocchino (doc. IV, n. 7/A), all'onorevole Polidori (docc. IV, nn. 12 e 17), all'onorevole Granata (doc. IV, n. 16) e all'onorevole Belcastro (doc. IV, n. 17). Tutti casi nei quali, confermando un consolidato orientamento, la Camera ha concesso l'autorizzazione, anche in considerazione dell'evidente interesse dei deputati in questione, nella qualità di persone offese, a che l'acquisizione fosse autorizzata per il prosieguo delle indagini.
  Il deputato Chaouki, informato della convocazione della seduta e dell'inserimento all'ordine del giorno della richiesta in titolo, ha rinunciato ad avvalersi della facoltà di rendere alla Giunta i chiarimenti di cui all'articolo 18, primo comma, del Regolamento della Camera.
  La Giunta, quindi, esaminati gli atti trasmessi dalla procura della Repubblica, con il voto unanime dei presenti, ha deliberato di proporre all'Assemblea che l'autorizzazione richiesta sia concessa.

TESTO INTEGRALE DELLE RELAZIONI DEI DEPUTATI ANTONIO MISIANI E GIANNI MELILLA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE (A.C. 3926-A)

  ANTONIO MISIANI, Relatore per la maggioranza. Fondo di solidarietà comunale. Alcune disposizioni che riguardano a diverso titolo il Fondo di solidarietà comunale sono contenute nei primi due articoli del decreto-legge.
  L'articolo 1, comma 1 precisa che l'accantonamento di 80 milioni di euro destinato ai comuni che necessitano di compensazioni degli introiti derivanti dalla TASI, è da considerarsi come importo massimo da destinare a tale finalità. Il comma 2 consente l'utilizzo nell'anno 2016 delle disponibilità residue dell'importo accantonato nel 2015 sul Fondo, fermo restando la finalità di utilizzo. Il comma 3 interviene sulle modalità di ripartizione della quota parte del Fondo di solidarietà comunale che viene accantonata e redistribuita tra i comuni delle regioni a statuto ordinario secondo logiche di tipo perequativo, sulla base della differenza tra le capacità fiscali ed i fabbisogni standard.
  In tema di capacità fiscali interviene inoltre l'articolo 1-bis, introdotto nel corso dell'esame in Commissione, diretto a semplificare la procedura di aggiornamento delle capacità fiscali per singolo comune, nel caso in cui non sia necessaria la revisione della procedura di calcolo, ma si renda opportuna unicamente l'adozione delle sole capacità fiscali, rideterminate al fine di considerare le novità normative intervenute, il tax gap e la variazione dei dati assunti a riferimento.
  L'articolo 2 reca disposizioni per una applicazione graduale a partire dal 2017 del taglio di risorse a titolo di Fondo di solidarietà comunale, introdotto per finalità di contenimento della spesa pubblica dai commi 435 e 436 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2015 (legge n. 190/2014), nei confronti di quei comuni colpiti da eventi sismici che ne sono stati esentati negli anni 2015 e 2016, nonché per un progressivo aumento del taglio per quelli che ne hanno avuto finora una applicazione ridotta. La norma riguarda, nello specifico, i comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 (comuni delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo nonché i comuni di Pag. 105Ferrara, Mantova) e quelli danneggiati dagli eventi sismici del 6 aprile 2009 (provincia dell'Aquila e altri comuni della regione Abruzzo), esentati dal taglio, e i comuni danneggiati dagli eventi sismici del 21 giugno 2013 (territori delle province di Lucca e Massa Carrara), ai quali la riduzione del Fondo di solidarietà negli anni 2015-2016 si è applicata nella misura del 50 per cento.
  Misure in favore di determinati territori.
  In relazione alle esigenze connesse alla ricostruzione a seguito del sisma del 6 aprile 2009, viene assegnato con l'articolo 3 un contributo straordinario, per l'esercizio 2016, a copertura delle maggiori spese e delle minori entrate, nel limite complessivo di 17,5 milioni di euro, così ripartito:
   16 milioni di euro per il comune dell'Aquila;
   1,5 milioni di euro per gli altri comuni del cratere sismico.

  Nel corso dell'esame in sede referente la disposizione è stata integrata al fine di prevedere alcuni obblighi di trasparenza sull'utilizzo delle risorse e per disciplinare le condizioni e le modalità per usufruire dei contributi previsti in casi specifici e per regolare i conseguenti rapporti con i comuni. Inoltre ’articolo 3-bis, introdotto nel corso dell'esame in Commissione, detta disposizioni riguardanti i comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 volte a prorogare i termini per la comunicazione delle spese sostenute per fronteggiare la ricostruzione e ad autorizzare l'assunzione di personale con contratto di lavoro flessibile in deroga ai limiti previsti dalla normativa vigente.
  Per quanto riguarda il sisma del maggio 2012 in Emilia, Lombardia e Veneto, l'articolo 6 dispone il differimento del pagamento della rata dei finanziamenti agevolati accordati ai soggetti danneggiati per il pagamento di tributi, contributi e premi assicurativi: il pagamento della rata in scadenza il 31 giugno 2016 deve essere effettuato entro il 31 ottobre 2016. I pagamenti delle successive rate avvengono il 30 giugno e il 31 dicembre di ciascun anno, a decorrere dal 30 giugno 2017 e fino al 30 giugno 2020. Con alcune disposizioni inserite nel corso dell'esame in sede referente, si estende – ricorrendone specifici presupposti – l'applicazione delle norme che dispongono agevolazioni a favore delle imprese danneggiate dal sisma del maggio 2012 anche alle imprese ricadenti nel comune di Offlaga (BS), e si prevede che le risorse stanziate per il 2016 per la messa in sicurezza delle strutture destinate alla produzione agricola nei territori colpiti dal sisma sono destinati anche alla ricostruzione e riparazione delle abitazioni private e di immobili ad uso non abitativo e a favore delle imprese.
  Al fine di evitare il dissesto finanziario di comuni che si trovano a dover sostenere spese per condanne relative a eventi calamitosi verificatisi talvolta diversi anni prima, l'articolo 4 del decreto-legge prevede l'istituzione, presso il Ministero dell'interno, di un «Fondo per i contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità o cedimenti» con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016-2019. Tale fondo è destinato a comuni che si trovino a dover sostenere spese connesse a sentenze esecutive di risarcimento conseguenti a calamità naturali o cedimenti strutturali o ad accordi transattivi ad esse collegate, il cui onere risarcitorio sia superiore alla metà del proprio bilancio di parte corrente come risultante dai rendiconti dell'ultimo triennio. Con disposizione aggiunta in Commissione, per i comuni che hanno sostenuto spese connesse a sentenze esecutive di risarcimento conseguenti a calamità naturali, si differiscono al 30 settembre 2016 alcuni termini in materia di bilancio ordinariamente fissati al 31 luglio di ciascun anno.
  Per le vittime dell'alluvione verificatasi il 5 maggio 1998 a Sarno, l'articolo 5 reca disposizioni relative all'indennizzo, intervenendo su alcune norme della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016). A tal fine, è attribuita alla Prefettura – Ufficio territoriale del Governo di Pag. 106Salerno, la somma di 7,5 milioni di euro per l'anno 2016 e per il 2017, da gestire in un'apposita contabilità speciale, per la stipulazione di atti transattivi con i familiari delle vittime; il prefetto individua la platea dei soggetti beneficiari, nonché l'importo da riconoscere, avvalendosi anche della collaborazione dell'INPS, dell'INAIL e di altri enti competenti in materia infortunistica e previdenziale, nel limite fissato di euro 100.000 per ciascun beneficiario.
  Vincoli di bilancio. L'articolo 7 il cui testo originario è stato sostituito durante l'esame in Commissione, è volto ad attenuare le sanzioni previste a carico degli enti locali che non hanno rispettato il Patto di stabilità interno per il 2015, con riguardo in particolare alla sanzione consistente nella riduzione delle risorse del fondo sperimentale di riequilibrio: tale sanzione viene disapplicata nei confronti delle città metropolitane e delle province delle regioni a statuto ordinario e delle Regioni Siciliana e Sardegna che non hanno rispettato il Patto suddetto; viene ridotta nei confronti dei comuni che non hanno rispettato il Patto medesimo (e del tutto esclusa in una specifica fattispecie), ferme restando le rimanenti sanzioni. Sempre in materia di bilancio, poi, con riferimento all'anno 2016, l'articolo 7-bis opera una duplice destinazione di risorse alle province, finalizzata sia all'esercizio delle funzioni fondamentali delle stesse (48 milioni per l'anno 2016) sia, più specificamente, alla manutenzione della rete viaria (100 milioni per l'anno 2016).
  L'articolo 8 reca la ripartizione tra le province e le città metropolitane delle regioni a statuto ordinario dell'ammontare della ulteriore riduzione della spesa corrente che grava nei confronti di tali enti per l'anno 2016, ai sensi dell'articoli 1, comma 418, della legge di stabilità 2015, rispetto al taglio operato nel 2015. Il taglio incrementale per il 2016, quantificato in complessivi 900 milioni di euro rispetto al 2015, è ripartito nella misura di 650 milioni a carico degli enti di area vasta e delle province montane e, per i restanti 250 milioni a carico delle città metropolitane e di Reggio Calabria. Inoltre, nel corso dell'esame in Commissione: a) si è stabilito, con apposita tabella, l'ammontare della riduzione della spesa corrente che ciascuna provincia e città metropolitana deve conseguire complessivamente nell'anno 2016, ai sensi del suddetto comma 418 della legge n. 190/2014 (complessivi 2.000 milioni di euro); si è disposto, anche in tal caso con apposite tabelle, il riparto tra le singole Province e le Città metropolitane delle Regioni a statuto ordinario dei contributi disposti in favore di tali enti ai sensi dei commi 754 e 764 della legge di stabilità per il 2016, finalizzati, rispettivamente, al finanziamento delle spese connesse alle funzioni relative alla viabilità e all'edilizia scolastica (495 milioni complessivi) e al mantenimento della situazione finanziaria corrente delle province per il 2016 (39,6 milioni).
  Con l'obiettivo di rendere più flessibile la gestione degli stanziamenti di bilancio e favorire gli investimenti, l'articolo 9 estende all'esercizio 2016 la facoltà – consentita alle Regioni nel 2015 ed ora estesa anche a province e città metropolitane – di non dare dimostrazione a preventivo delle modalità di attuazione del vincolo di finanza pubblica espresso in termini di pareggio di bilancio, fermo restando l'obbligo di garantire il rispetto del vincolo a consuntivo. Nel corso dell'esame in Commissione sono state introdotte disposizioni volte ad introdurre un sistema sanzionatorio nei confronti degli enti territoriali in caso di mancato rispetto dei termini previsti per l'approvazione di determinati documenti contabili (quali il bilancio di previsione, il rendiconto ed il bilancio consolidato) nonché dei termini per l'invio di tali documenti alla Banca dati delle pubbliche amministrazioni, di cui all'articolo 13 della legge di contabilità nazionale. Tale sanzioni consiste nel divieto di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, anche con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto, fino a quando non abbiano rispettato tali adempimenti.
  Sempre in tema di bilancio degli enti locali, oltre ad alcune modifiche alla disciplina Pag. 107contabile degli stessi introdotte dall'articolo 9-bis, a fini di armonizzazione e semplificazione delle regole contabili, durante l'esame in Commissione è stato istituito, mediante l'articolo 9-ter, un Fondo per l'erogazione di contributi per l'estinzione anticipata di mutui e prestiti obbligazionari da parte dei comuni, con dotazione complessiva di 136 milioni nel triennio 2016-2018.
  L'articolo 16 abroga la previsione secondo cui gli enti sottoposti al Patto di stabilità interno, ai fini del contenimento della spesa di personale, procedono alla riduzione dell'incidenza percentuale delle spese di personale rispetto al complesso delle spese correnti. Nel corso dell'esame presso la Commissione bilancio, in tale articolo sono state introdotte ulteriori disposizioni, relative rispettivamente alla spesa di personale per gli enti locali non sottoposti al patto di stabilità, alle procedure di mobilità concernenti il personale soprannumerario delle Province, a specifici contratti a tempo determinato stipulati dagli enti locali (che vengono esclusi dai vincoli di spesa normativamente fissati) e, infine, alla disapplicazione dei vincoli alle assunzioni a tempo determinato nei comuni istituiti a seguito di fusioni.
  Disposizioni finanziarie per le regioni. Vengono recepite con l'articolo 10 numerose proposte normative presentate dalle regioni, e condivise dal Governo, in sede di intesa, sancita dalla Conferenza Stato-regioni nella seduta dello scorso 11 febbraio, concernente la determinazione delle modalità ai fini del concorso agli obiettivi di finanza pubblica delle regioni e delle province autonome, in attuazione della legge 28 dicembre 2015, n.208 (legge di stabilità per il 2016):
   il comma 1 prevede che le risorse derivanti dall'applicazione delle decurtazioni di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) 11 marzo 2013 siano destinate, per il 2016, ad incrementare la dotazione del fondo per il trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle Regioni a statuto ordinario, per un importo pari a circa 74,5 milioni (o nei limiti dello stanziamento iscritto in bilancio);
   il comma 2 dispone che, a partire dall'anno 2017, alle regioni che hanno rispettato il vincolo del pareggio di bilancio (inteso come saldo non negativo, in termini di competenza, tra le entrate finali e le spese finali) e che, al contempo, registrano una saldo finale di cassa non negativo, siano assegnate le risorse rivenienti dalle sanzioni versate al bilancio dello Stato dalle regioni che non si sono attenute agli obblighi di equilibrio di bilancio;
   il comma 3 autorizza le sole Regioni che nell'anno 2015 hanno rispettato i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali ad avvalersi, per l'anno 2016, delle disposizioni in materia di contabilizzazione degli investimenti finanziati da debito autorizzato e non contratto di cui all'articolo 40, comma 2, del decreto legislativo 118 del 2011. Tale norma dispone che, a decorrere dal 2016, il disavanzo di amministrazione derivante dal debito autorizzato e non contratto per finanziare spesa di investimento, risultante dal rendiconto 2015, può essere coperto con il ricorso al debito che può essere contratto solo al fine di corrispondere ad effettive esigenze di cassa;
   il comma 4 stabilisce che – fermo restando quanto previsto dall'articolo 3, comma 7, del decreto legge n. 35 del 2013 – le risorse presenti nei conti intestati alle regioni, relativi sia alla gestione ordinaria, sia alla gestione sanitaria, concorrono complessivamente alla gestione della liquidità regionale e che anticipazioni di tesoreria possono essere consentite a condizione che si verifichi una carenza globale dei fondi;
   il comma 5 riconosce agli enti pubblici strumentali delle Regioni la facoltà di contrarre anticipazioni di cassa, con il fine esclusivo di far fronte a temporanee deficienze, per un importo non superiore al 10 per cento dell'ammontare complessivo Pag. 108delle entrate di propria competenza derivanti dai trasferimenti correnti a qualunque titolo dovuti dalla regione;
   i commi 6 e 7 intervengono sulla disciplina relativa alla tassa automobilistica in caso di leasing, con conseguenti effetti finanziari che interessano le regioni, destinatarie del relativo gettito.

  All'attuazione degli accordi tra il Governo e la Regione Siciliana e la Regione Autonoma Valle d'Aosta sono dedicati rispettivamente gli articoli 11 e 12.
  In tale materia va segnalato altresì l'articolo 10-bis, introdotto nel corso dell'esame in Commissione, che, in riferimento al ruolo collaborativo del giudice contabile nei confronti delle autonomie territoriali, consente alle regioni (ed anche agli enti locali) di chiedere pareri in materia di contabilità pubblica direttamente alla Sezione delle autonomie della Corte dei Conti, mentre attualmente tali pareri possono essere rilasciati, su richiesta, solo dalle sezioni regionali di controllo.
  L'articolo 11 prevede l'attuazione del recente Accordo firmato tra il Governo e la Regione Siciliana il 20 giugno 2016, volto ad adeguare le norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana alle diverse modifiche normative intervenute nell'ambito della legislazione tributaria che hanno determinato, nel corso degli anni, una riduzione del gettito disponibile per la Regione stessa. Vengono dunque assegnate alla Regione Siciliana risorse di importo pari a 5,61 decimi dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) a titolo di acconto sulle compartecipazioni spettanti per l'anno 2016. Secondo quanto indicato nella relazione illustrativa e nella relazione tecnica, di accompagnamento del provvedimento, tali risorse corrispondono a circa 500 milioni di euro.
  L'articolo 12 prevede l'attuazione di parte dell'Accordo firmato il 21 luglio del 2015 tra il Presidente della Regione Autonoma Valle d'Aosta e il Ministro dell'economia e delle finanze, Accordo il cui l'obiettivo è di riequilibrare i contributi della Regione e regolare le controversie e i rapporti finanziari pendenti tra il Governo e la Regione Autonoma Valle d'Aosta. In particolare, in attuazione di quanto previsto dal punto 7 del citato Accordo, vengono attribuite alla Regione Autonoma Valle d'Aosta risorse pari a 70 milioni di euro per l'anno 2016 al fine di assicurare una parziale compensazione della perdita di gettito subita dalla Regione stessa, per gli anni dal 2011 al 2014, con riguardo all'accisa sull'energia elettrica e alle accise sugli spiriti e sulla birra.
  Viene infine rinviato il riassetto tributario delle regioni a statuto ordinario. L'articolo 13 modifica infatti alcune disposizioni del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 (in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario) al fine di rinviare all'anno 2018 i meccanismi di finanziamento delle funzioni regionali (attribuzione della compartecipazione IVA in base al principio di territorialità; fiscalizzazione dei trasferimenti statali; istituzione dei fondi perequativi).
  Interventi per gli enti locali in crisi finanziaria. L'articolo 2-bis, introdotto in sede referente, interviene sulla disciplina del dissesto degli enti locali, stabilendo che, in deroga alle norme vigenti, per le amministrazioni provinciali in stato di dissesto l'amministrazione dei residui attivi e passivi relativi ai fondi a gestione vincolata competa all'organo straordinario di liquidazione.
  Per facilitare il risanamento degli enti locali in stato di dissesto finanziario, mediante la disponibilità di risorse finanziarie destinate al pagamento dei debiti pregressi, l'articolo 14 prevede la concessione di anticipazioni di liquidità da destinare all'incremento di massa attiva della gestione liquidatoria e restituire in base ad un piano di ammortamento. Più precisamente, si prevede un contributo triennale (dal 2016 al 2018) per un massimo di 150 milioni annui per gli enti per i comuni – nonché, come aggiunto in Commissione, anche per le province e le città metropolitane – che hanno dichiarato il dissesto Pag. 109dal 1o settembre 2011 al 31 maggio 2016, e un contributo biennale (dal 2019 al 2020) di pari importo massimo annuo per gli enti che hanno dichiarato il dissesto dal 1o giugno 2016 al 31 dicembre 2019. In Commissione è stato poi prolungato di un anno, il periodo per il raggiungimento dell'equilibrio di bilancio da parte dei comuni dissestati e fissato un limite dell'anticipazione per province e città metropolitane. Con una ulteriore disposizione, introdotta durante l'esame in Commissione, si dispone che per le province e città metropolitane l'importo massimo dell'anticipazione prevista dal comma 1 è fissato in 20 euro per abitante.
  In merito alla possibilità per gli enti locali di rimodulare o riformulare il Piano di riequilibrio finanziario, l'articolo 15, comma 1, proroga al 30 settembre 2016 il termine entro il quale gli enti locali che nel corso del 2013 o del 2014 hanno presentato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale o ne hanno conseguito l'approvazione possono – ferma restando la durata massima decennale del piano – provvedere a rimodularlo o riformularlo. Con il comma 2, si concede agli enti locali che hanno presentato il piano di riequilibrio finanziario o ne hanno conseguito l'approvazione la facoltà di riformularlo o rimodularlo – con delibera da adottarsi entro la data del 30 settembre 2016 – per tenere conto dell'eventuale disavanzo risultante dal rendiconto approvato o dei debiti fuori bilancio. La durata originaria del piano deve comunque restare invariata. Nella materia degli enti in difficoltà finanziaria interviene poi l'articolo 15-bis, introdotto in Commissione, che relativamente alle procedure per la liquidazione e il pagamento della massa passiva e per la liquidazione dei debiti degli enti locali dissestati, consente agli enti in dissesto, per i quali la massa attiva non è sufficiente al pagamento dell'intera massa passiva, di aderire alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale (prevista dall'articolo 243-bis del TUEL) per il pagamento del residuo debito. Inoltre, ai fini della semplificazione delle modalità di liquidazione dei debiti, l'Erario viene ricompreso tra i creditori dell'ente dissestato per i quali l'organo straordinario di liquidazione può proporre un accordo transattivo per il pagamento di una quota parte del credito vantato.
  Spesa sanitaria. Garantire la regolarità dei pagamenti dei debiti degli enti del Servizio sanitario nazionale è l'obiettivo dell'articolo 20, con cui si intende assicurare alle regioni, da un lato, la conoscenza ex ante del livello del finanziamento del proprio servizio sanitario regionale (per una corretta programmazione economico-gestionale), e, dall'altro, di evitare ritardi nella gestione dei pagamenti degli enti stessi, fissando tempi certi per l'approvazione in via definitiva della determinazione dei costi e dei fabbisogni standard regionali. A tal fine, vengono fissati termini per l'individuazione delle regioni in equilibrio economico e per la definizione dei pesi nonché per l'individuazione delle regioni di riferimento (regioni benchmark), adempimenti propedeutici per la determinazione dei costi e dei fabbisogni sanitari regionali, ovvero per il riparto fra le regioni del fabbisogno sanitario nazionale, che, dal 2017, dovrà essere adottato in via definitiva al massimo entro il termine del 30 settembre dell'anno di riferimento. Contestualmente, per il solo 2016, viene autorizzata l'erogazione alle regioni del finanziamento Ssn 2014 e 2015 eccedente la quota premiale: finanziamento non trasferito alle regioni, mediante anticipazioni di tesoreria nel corso degli esercizi di riferimento, per la mancata tempestività della ripartizione delle risorse destinate allo stesso Ssn e per la conseguente impossibilità di determinazione della compartecipazione all'IVA. Ai fini dell'effettiva razionalizzazione ed efficacia della spesa sanitaria, una nuova disposizione, inserita nel corso dell'esame referente, impegna all'attuazione del programma di informatizzazione del servizio sanitario nazionale.
  Il decreto incide anche sul governo della spesa farmaceutica. L'articolo 21 prevede, al comma 1, una revisione del «sistema di governo» del settore farmaceutico, da compiersi entro il 31 dicembre 2016. I commi da 2 a 9, i commi da 13 a Pag. 11015 ed il comma 23 concernono i criteri e le procedure per il ripiano – con riferimento alle quote a carico delle aziende farmaceutiche – del superamento, negli anni 2013-2015, del limite di spesa per l'assistenza farmaceutica territoriale e di quello per la spesa farmaceutica ospedaliera. I commi da 10 a 12 riguardano la determinazione delle quote a carico dei grossisti e dei farmacisti, con riguardo al ripiano del superamento del limite di spesa per l'assistenza farmaceutica territoriale per gli anni 2013 e 2015. Il comma 16 modifica, a decorrere dal 2016, la norma vigente su una specifica rimodulazione, con riferimento ai farmaci innovativi, delle quote di riparto tra le aziende farmaceutiche per il ripiano del superamento del limite di spesa per l'assistenza farmaceutica territoriale. I commi da 17 a 21 riguardano le quote di ripiano per l'eventuale superamento nel 2016 dei due suddetti limiti di spesa farmaceutica. Il comma 22 prevede l'accesso diretto da parte dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ad alcuni flussi informativi.
  Nel corso dell'esame referente sono state operate modifiche all'articolo 21, inserendo i due commi 16-bis e 16-ter, diretti ad apportare modifiche di coordinamento ad altre disposizioni normative in conseguenza della nuova norma sopra illustrata. Con una modifica al comma 22 è stato inoltre stabilito che l'AIFA renda pubblici i dati raccolti nelle schede di monitoraggio, relativi ai medicinali soggetti a rimborsabilità condizionata.
  È stato inoltre inserito il comma 23-bis che pone l'obbligo per l'AIFA, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, di concludere le negoziazioni, ancora pendenti al 31 dicembre 2015, per la determinazione dei prezzi dei farmaci rimborsati dal SSN.
  In materia sanitaria sono stati inoltre inseriti in Commissione due nuovi articoli L'articolo 21-bis, che apporta alcune modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1994, n. 542 (Regolamento recante norme per la semplificazione del procedimento di autorizzazione all'uso diagnostico di apparecchiature a risonanza magnetica nucleare sul territorio nazionale) con cui: a) viene disposto che alcun tipi di apparecchiature a risonanza magnetica (valore di campo statico di induzione magnetica non superiore a 4 tesla) sono soggette ad autorizzazione all'installazione da parte della regione e provincia autonoma, mentre quelle con valore superiore a 4 tesla sono soggette all'installazione e all'uso da parte del Ministero della salute sentiti il Consiglio superiore di sanità, l'Istituto superiore di sanità e l'INAIL; b) viene demandata al Ministero della salute, la definizione, con regolamento da adottare sentita la Conferenza Stato-Regioni, della disciplina per l'installazione, l'utilizzo e la gestione delle apparecchiature a RM con valore di campo statico di induzione magnetica superiore a 4 tesla. L'articolo 21-ter, è diretto ad estendere le categorie dei soggetti beneficiari di indennizzo per i danni da sindrome da talidomide, riconoscendolo – a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'articolo in esame – ai soggetti affetti da tale sindrome nella forma dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della micromelia, nati nella fascia temporale compresa tra il 1958 e il 1966, invece che tra il 1959 e il 1965, come previsto dalla normativa vigente.A decorrere dal 1o gennaio 2016 l'indennizzo viene riconosciuto anche ai soggetti che, ancorché nati fuori dal periodo sopra indicato, presentano malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide.
  Norme in materia ambientale ed agricola. In campo ambientale, con l'articolo 22 si cercano di raggiungere due distinti obiettivi. Una prima finalità (perseguita dai commi 1-7) è quella di far confluire, nella contabilità speciale di una struttura commissariale appositamente costituita, tutte le risorse ancora non impegnate destinate alla messa a norma delle discariche abusive oggetto della sentenza di condanna della Corte di Giustizia dell'UE del 2 dicembre 2014 (relativa alla procedura di infrazione comunitaria n. 2003/2007), al fine esplicitato nella norma di garantire la dotazione finanziaria necessaria per la realizzazione dei necessari Pag. 111interventi di bonifica delle discariche medesime. A tale scopo, la norma prevede la revoca delle predette risorse (comma 1), disciplina il loro trasferimento nella contabilità speciale commissariale (commi 2 e 3), regola gli adempimenti del commissario straordinario (commi 5 e 6) e consente alle amministrazioni locali e regionali di contribuire alla messa a norma delle discariche con proprie risorse (comma 7). Nel corso dell'esame in sede referente sono state apportate alcune modifiche ai commi 5 e 6 volti a rendere più stringenti e ad estendere gli adempimenti informativi del Commissario, che dovranno essere resi anche alle commissioni parlamentari competenti. Sempre al fine di garantire la massima trasparenza, è stata prevista la pubblicazione sul sito internet del Ministero dell'ambiente dei dati e degli elementi di informazione relativi alle attività conseguenti al contenzioso europeo in atto (comma 7-ter). Sono state introdotte ulteriori disposizioni (comma 7-bis) per il finanziamento delle bonifiche nei siti non oggetto della procedura di infrazione n. 2003/2077.
  Una seconda finalità (perseguita dal comma 8) è quella di disciplinare, al fine di accelerarle, le procedure per l'impegno e l'utilizzo delle risorse destinate dalla legislazione vigente all'attuazione degli interventi di depurazione delle acque necessari per conformarsi alle norme della direttiva 91/271/CEE in materia di trattamento delle acque reflue urbane.
  In materia agricola, viene autorizzata (articolo 23) la spesa di 10 milioni di euro per il 2016 per sostenere i produttori di latte in ragione di una pianificazione dell'offerta volta alla riduzione dei livelli produttivi (comma 1). Il medesimo articolo rifinanzia per un importo di 6 milioni di euro per il 2016 e di 4 milioni di euro per il 2017 il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, al fine di consentire l'acquisto e la distribuzione gratuita di latte (comma 3). Nel corso dell'esame in Commissione sono stati previsti tre interventi aggiuntivi: il primo relativo ad un contributo per le imprese operanti nel settore suinicolo (co. 6-bis); il secondo relativo alla stipula di accordi quadro per la disciplina dei contratti di cessione di latte crudo (co. 6-ter); il terzo di disciplina dei criteri di compensazione attinenti al pagamento delle multe per il superamento delle quote latte, limitatamente alla campagna lattiero- casearia 2014-2015 (comma 6-quater). Viene prorogata, infine, la gestione del sistema informativo agricolo da parte di SIN, in scadenza il 20 settembre 2016, fino all'espletamento delle prescritte procedure di gara da parte di Consip (comma 7). Sempre in tema agricolo l'articolo 23-bis, introdotto nel corso dell'esame in Commissione, prevede la costituzione – presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – di un Fondo per il sostegno delle imprese del comparto cerealicolo. A tal fine, si dispone una dotazione iniziale del predetto Fondo pari a 3 milioni di euro per l'anno 2016 e a 7 milioni di euro per l'anno 2017. La relativa copertura finanziaria viene rinvenuta, in parte, riducendo l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 4 della legge n. 499 del 1999 ed, in parte, sul Fondo di conto capitale istituito presso il medesimo dicastero, in esito alle procedure amministrative di riaccertamento straordinario dei residui passivi.
  Altre disposizioni. L'articolo 1-ter, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, prevede l'attivazione di strutture di accoglienza temporanee esclusivamente dedicate ai minori non accompagnati in caso di arrivi consistenti e ravvicinati.
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato altresì introdotto l'articolo 5-bis che prevede la corresponsione di speciali erogazioni per i familiari delle vittime del disastro ferroviario avvenuto il 12 luglio 2016 sulla tratta Andria-Corato e per coloro che siano stati gravemente feriti nel medesimo disastro ferroviario. La citata disposizione autorizza in particolare la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2016 in favore delle famiglie delle vittime e di coloro che, a seguito dell'incidente, abbiano subito lesioni gravi o gravissime (comma 1), stabilisce le modalità secondo Pag. 112le quali le somme sono ripartite ed assegnate (commi 2-7) e indica la relativa copertura finanziaria (commi 8 e 9).
  L'articolo 6-bis, inserito in Commissione, introduce alcune misure finalizzate al potenziamento dell'attività dei vigili del fuoco, quali:
   l'autorizzazione all'assunzione straordinaria di 193 vigili del fuoco nei ruoli iniziali del Corpo per l'anno 2016 (comma 1);
   l'ampliamento di 400 unità della dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e all'autorizzazione all'assunzione di un corrispondente numero di unità di personale (comma 2);
   l'autorizzazione della spesa di 10 milioni per l'ammodernamento dei mezzi e dei dispositivi di protezione individuale del Corpo dei vigili del fuoco (commi 3 e 4).

  Anche esso introdotto in Commissione, l'articolo 13-bis consente ai contribuenti decaduti, alla data del 1o luglio 2016, dal beneficio della rateizzazione dei debiti tributari di essere riammessi alla stessa, fino a un massimo di ulteriori 72 rate mensili, presentando apposita richiesta entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame. La possibilità di ottenere un nuovo piano di rateizzazione, a condizione che le rate scadute siano integralmente pagate all'atto della domanda, è estesa anche alle dilazioni concesse, a qualsiasi titolo, in data antecedente al 22 ottobre 2015. Si prevede inoltre che i debitori decaduti, dal 15 ottobre 2015 al 1o luglio 2016, dai piani di rateizzazione concessi a seguito di definizione di accertamenti con adesione o di omessa impugnazione degli stessi, possono ottenere la concessione di un nuovo piano di rateizzazione. Da ultimo si eleva a regime, da 50.000 a 60.000 euro, l'importo delle somme iscritte a ruolo oltre il quale la dilazione può essere concessa solo se il contribuente documenta la temporanea situazione di obiettiva difficoltà.
  L'articolo 13-ter, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, dispone la soppressione dall'1 settembre 2016 al 31 dicembre 2016 dell'incremento dell'addizionale comunale sui diritti d'imbarco stabilito dall'articolo 13, comma 23, del decreto-legge n. 145 del 2013, individuando altresì la copertura finanziaria dell'intervento (commi 1-4). Sono inoltre disciplinati l'incremento della medesima addizionale per l'anno 2019 e le modalità e le condizioni di un'eventuale rideterminazione del medesimo incremento.
  L'articolo 17 reca disposizioni in materia di assunzioni (in deroga alla normativa vigente) a tempo indeterminato effettuate dai comuni relativamente al personale educativo e scolastico delle scuole d'infanzia e degli asili nido (attraverso l'introduzione di due nuovi commi – il 228-bis ed il 228-ter – alla L. 208/2015), rese possibili sia mediante un apposito piano triennale straordinario, sia ricorrendo a specifiche procedure di stabilizzazione (nel triennio scolastico 2016-2018) di contingenti dello stesso personale impiegato a tempo determinato. Nel corso dell'esame presso la V commissione Bilancio, sono stati introdotti due ulteriori commi (il 228-quater e il 228-quinquies) con i quali viene riconosciuta (comma 228-quater) la facoltà agli enti locali e alle istituzioni locali (comunque non oltre il 31 dicembre 2019): di esperire procedure concorsuali per valorizzare specifiche esperienze professionali maturate all'interno dei medesimi enti ed istituzioni locali che gestiscono i servizi per l'infanzia; di prorogare le graduatorie vigenti per un massimo di 3 anni a partire dal 1o settembre 2016; e di superare la fase preselettiva per coloro che abbiano maturato un'esperienza lavorativa di almeno 150 giorni di lavoro nell'amministrazione che bandisce il concorso. Infine, si prevede che le disposizioni di cui ai precedenti commi 228-bis e 228-ter trovino applicazione anche per i comuni che non abbiano rispettato il patto di stabilità interno nel 2015 (comma 228-quinquies).
  Viene prorogato dal 30 giugno al 31 dicembre 2016 il termine di operatività Pag. 113delle vigenti disposizioni in materia di riscossione delle entrate locali (articolo 18), superando la precedente scadenza a decorrere dalla quale la società Equitalia e le società per azioni dalla stessa partecipata avrebbero dovuto cessare di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione, spontanea e coattiva, delle entrate dei comuni e delle società da questi ultimi partecipate. In Commissione è stato aggiunto una nuova disposizione volta a consentire ai gestori di servizi di trasporto pubblico regionale e locale il ricorso alla riscossione coattiva mediante ruolo dei crediti derivanti dalla constatazione di irregolarità di viaggio accertate a carico degli utenti, ivi incluse le relative sanzioni.
  L'articolo 24, commi da 1 a 3-sexies, introduce, come modificato in Commissione, elementi di maggiore flessibilità nel percorso di risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche che hanno avuto la possibilità di presentare un piano di risanamento, ai sensi dell'articolo 11 del decreto-legge 91/2013 (L. 112/2013), sostituendo il previgente riferimento al raggiungimento dell'equilibrio strutturale del bilancio, sia sotto il profilo patrimoniale che economico-finanziario, con il riferimento al raggiungimento del pareggio economico in ciascun esercizio e del tendenziale equilibrio patrimoniale e finanziario entro il 2018.
  Inoltre, viene specificato che le fondazioni lirico-sinfoniche possono accedere alla transazione fiscale – che consente di comporre stragiudizialmente i debiti tributari di un ente in crisi – anche se non hanno proposto il piano di risanamento che introduce il concordato preventivo, come disciplinato dalla legge fallimentare. Resta fermo l'obbligo per detti enti, al fine di accedere al predetto istituto, di presentare gli speciali piani di risanamento previsti ex lege, ove si trovino in stato di crisi.
  Prevede, infine, che con uno o più regolamenti di delegificazione si provveda alla revisione dell'assetto ordinamentale e organizzativo delle fondazioni lirico-sinfoniche al fine di garantire il consolidamento e la stabilizzazione del risanamento economico-finanziario e prevenire il verificarsi di ulteriori condizioni di crisi. In particolare, prevede che le attuali fondazioni lirico-sinfoniche possano essere inquadrate, alternativamente, come «fondazione lirico-sinfonica» o «teatro lirico-sinfonico», e che da ciò conseguono diverse modalità organizzative, di gestione e di funzionamento.
  Inoltre, reca una interpretazione autentica dell'articolo 9, co. 1, del decreto-legge 91/2013 (L. 112/2013), che ha previsto la rideterminazione con decreto ministeriale dei criteri per l'erogazione e delle modalità per la liquidazione e l'anticipazione dei contributi allo spettacolo dal vivo.
  Infine, (re)introduce le istituzioni culturali fra i soggetti ai quali non si applica il limite massimo di cinque componenti degli organi di amministrazione, previsto dall'articolo 6, co. 5, del decreto-legge 78/2010 (L. 122/2010).
  I commi 3-septies e 3 octies dell'articolo 24 intervengono in materia di concessioni demaniali marittime, disponendo la validità ex lege, dei rapporti già instaurati e pendenti, che erano stati prorogati fino al 31 dicembre 2020, ed estendendo fino al complessivo riordino della disciplina dei canoni demaniali marittimi, per la quale viene meno il termine del 30 settembre 2016, la sospensione dei relativi procedimenti pendenti.
  Desidero, infine, evidenziare come alcuni emendamenti approvati dalla commissione bilancio siano suscettibili di comportare criticità dal punto di vista delle coperture finanziarie: mi riferisco, specificamente, al comma 2 dell'articolo aggiuntivo 7.034 (Nuova formulazione) Marchi; agli identici emendamenti 7.6 (Nuova formulazione) Rigoni, 7.20 (Nuova formulazione) Marchetti, 7.30 (Nuova formulazione) Alberto Giorgetti, 7.51 (Nuova formulazione) Marcon, 7.17 Palese; all'emendamento 21.2 Miotto; agli identici emendamenti 21.8 Lenzi, 21.14 Borghese e 21.53 Latronico.

  GIANNI MELILLA, Relatore di minoranza. Onorevoli Deputati ! Il provvedimento in esame contiene numerose disposizioni Pag. 114che riguardano gli enti territoriali che abbracciano al contempo molti ambiti di intervento che vanno dall'efficientamento delle risorse comunali ai dissesti finanziari, dalla situazione emergenziale dei comuni terremotati o colpiti da calamità naturali al rispetto del Patto di Stabilità interno, dalla gestione di bilancio da parte delle Regioni agli accordi territoriali di alcune Regioni come la Sicilia e la Valle d'Aosta, dal pagamento dei debiti da parte del Servizio sanitario nazionale nei confronti dei fornitoti al ripiano della spesa farmaceutica ospedaliera con il meccanismo di payback, dagli interventi ambientali alle misure in materia di agricoltura per finire con le disposizioni in materia di attività culturali.
  Un provvedimento che, in buona sostanza, presenta le tipiche caratteristiche dei c.d. «decreti-legge omnibus» viziati da molteplici profili di incostituzionalità (illustrati peraltro dalla questione pregiudiziale del Gruppo Sinistra italiana – SEL).
  Un provvedimento che, nonostante le modifiche approvate in sede referente, non migliora sotto solo il profilo tecnico e della compatibilità costituzionale, ma soprattutto finisce con il rappresentare l'ennesima occasione persa per rispondere, attraverso lo strumento della decretazione di urgenza, alle istanze costantemente manifestate dai territori.
  Con questo provvedimento, per amore di verità, si sarebbe potuto fare finalmente chiarezza sulla criticità dei conti delle Province, anche a seguito dei tagli iniqui e insostenibili imposti al comparto attraverso la manovra di finanza pubblica del 2014 per il 2015- 2016- 2017, visto che nel 2016 la somma tra la manovra imposta dalla legge di stabilità e i tagli perpetrati negli anni precedenti ha portato le 76 Province a Statuto Ordinario a versare allo Stato un contributo complessivo pari a ben 1 miliardo e 645 milioni di euro.
  Di fronte a questo stato di cose, le uniche soluzioni che questo provvedimento prospetta si sostanziano unicamente in talune disposizioni urgenti tesi alle Province di chiudere i bilanci 2016 in equilibrio, senza che si potesse procedere per l'ennesima volta con la via ordinaria.
  Questa è, infatti e in buona sostanza, la motivazione della misura prevista dal provvedimento in esame di esclusione delle Province dal rispetto del saldo finanziario in occasione del bilancio di previsione, di modo tale da poter utilizzare tutti gli avanzi disponibili per coprire il taglio, altrimenti nessuna delle Province sopra richiamate avrebbe potuto chiudere i bilanci correttamente.
  Sempre in riferimento alle Province è stata anche prevista una misura di esclusione delle sanzioni del patto di stabilità 2015 che sicuramente appare condivisibile ma è al tempo stesso assolutamente parziale e non risolutiva, anche alla luce del fatto che, come richiesto da specifiche proposte emendative di Sinistra Italiana, occorreva intervenire per cancellare tutte le sanzioni previste, sia quelle finanziarie si quelle incidenti sulla spesa e il personale.
  È del tutto evidente che il pacchetto di misure contenute in questo provvedimento, oltre a dimostrare un carattere meramente straordinario ed emergenziale, presentano come unico scopo quello di permettere a quanti più enti possibili l'approvazione di bilanci in equilibrio per il 2016.
  Purtuttavia il Governo dovrebbe sapere ed essere pienamente consapevole che tutto ciò è intollerabile perché è intollerabile continuare a proseguire con questa modalità, giacché le risorse destinate ad assicurare i servizi essenziali sui territori si stanno riducendo giorno dopo giorno al di sotto di ogni soglia di possibile ragionevolezza.
  Non è un caso che anche durante la discussione del DEF 2016 sia stato chiesto con forza da tutti i Gruppi Parlamentari di azzerare il taglio aggiuntivo per il 2017 previsto a carico del comparto, altrimenti gli Enti di Area Vasta non disporranno di risorse sufficienti a coprire la spesa per le funzioni fondamentali.
  Anche e soprattutto per queste ragioni il Gruppo Parlamentare Sinistra Italiana sul punto ha proposto di assegnare alle 76 Pag. 115Province delle Regioni a Statuto Ordinario un finanziamento di almeno 124 milioni di euro che non a caso corrisponde all'ammontare dello squilibrio del comparto attestato dal Governo, al fine di garantire l'effettiva copertura delle funzioni fondamentali previste dalla Legge 56/2014, ma gli emendamenti approvati anche grazie al contributo fattivo degli emendamenti proposti da Sinistra Italiana ne stanziano molti meno.
  Così come è stato proposto:
   di modificare e correggere il comma 656 della legge di stabilità 2016 assegnando i 100 milioni per le strade provinciali a valere sui fondi Mas direttamente agli Enti, in modo da rendere immediatamente disponibili queste risorse, già stanziate dallo Stato, ai fini dell'approvazione dei bilanci, entro il 31 luglio prossimo, come era nell'intenzione del Parlamento e nello spirito della non attuata sancita dalla legge di stabilità 2016;
   di prevedere la cancellazione totale di tutte le sanzioni – non solo di quelle di ordine finanziario – previste a carico delle Province che abbiano sforato il patto di stabilità 2015;
   di prevedere misure straordinarie per gli enti in piano di riequilibrio finanziario, in modo da assicurarne in tempi congrui il rientro alla normale amministrazione;
   di consentire il ripristino della possibilità di ricorso alla mobilità in entrata per far fronte alle carenze di organico e per coprire figure infungibili.
  Purtroppo di tutte queste iniziative promosse dal Gruppo è stato accolto qualcosa ma sempre troppo poco del testo che oggi approda in Aula.
  Inoltre, in linea con quanto appena rilevato sulle Province non si può non evidenziare come anche gli interventi adottati in relazione ai Comuni e alle Città metropolitane appaiano largamente insufficienti e quindi inadeguati rispetto alle attese.
  Come noto, la situazione generale e finanziaria dei Comuni e delle Città metropolitane, anche per l'anno 2016, continua a scontare gli effetti derivanti dalle precedenti manovre, dai continui cambiamenti normativi delle norme finanziarie, ordinamentali e contabili, dalla molteplicità di vincoli e obblighi che gravano sulla organizzazione e gestione dei Comuni, nonché dalla incertezza interpretativa di numerose norme sfociate in molteplici pronunce giurisprudenziali che spesso rendono assai difficile e complicata l'assunzione di decisioni.
  Sotto tale profilo, come Gruppo Sinistra Italiana, siamo intervenuti per chiudere definitivamente la questione degli oneri per le spese di giustizia a carico dei Comuni che, purtroppo, si trascina ormai da anni.
  Abbiamo chiesto che un parziale ristoro del gettito non acquisito dai Comuni già considerati montani e collinari nel 2015 per l'IMU dovuta sui terreni agricoli.
  Con diversi emendamenti -che rappresentano di fatto il precipitato di una proposta di legge del Gruppo Sinistra Italiana SEL abbiamo cercato di risolvere l'annoso problema dell'assoggettamento delle piattaforme petrolifere al pagamento dell'ICI, e quindi anche dell'IMU alla luce dei principi enunciati dalla Suprema Corte di Cassazione nell'ambito della sentenza 24 febbraio 2016, n. 3618 con la quale la Suprema Corte ha ritenuto che le piattaforme petrolifere sono soggette ad ICI, e quindi anche ad IMU, e classificabili nella categoria catastale D/7, stante la riconducibilità delle stesse al concetto di immobile ai fini civili e fiscali, alla loro suscettibilità di accatastamento ed a produrre un reddito proprio in quanto la redditività deve essere riferita allo svolgimento di attività imprenditoriale.
  Ma, soprattutto, siamo intervenuti al fine di attenuare le sanzioni derivanti dallo sforamento del Patto di Stabilità per l'anno 2015, non solo per le Province, come in parte previsto dal provvedimento in esame come già detto, ma anche per i Comuni, intervenendo puntualmente sulla disciplina del dissesto e del pre-dissesto, nonché sulla rinegoziazione dei mutui dei Comuni.Pag. 116
  Un capitolo a parte riveste poi il lavoro svolto in Commissione sulla disciplina dei vincoli di carattere finanziario inerenti il reclutamento e la gestione del personale comunale che da tempo ha raggiunto un livello di complessità e stratificazione normativa insostenibile.
  È stato evidenziato come tale complessità generi discontinuità anche nelle interpretazioni rese al livello centrale.
  Ricordiamo che i Comuni subiscono già da quasi due anni un blocco delle assunzioni motivato dal processo di ricollocazione del personale soprannumerario delle Province.
  Ricordiamo che l'ultima legge di stabilità ha ridotto la possibilità di fare turn-over al 25% della spesa del personale cessato dal servizio nell'anno precedente; in un balletto di percentuali che cambia di anno in anno.
  Ricordiamo che i Comuni sono le amministrazioni di prima istanza, alle quali i cittadini si rivolgono per avere servizi fondamentali quali quelli educativi, socio assistenziali, e relativi alla sicurezza.
  Ricordiamo che il personale dei comuni è ridotto all'osso (meno 60.000 unità negli ultimi sette anni) e che l'età media dei dipendenti rende ormai indispensabile un rinnovamento degli organici (solo l'11 % dei dipendenti, e solo l'1% dei dirigenti ha meno di 40 anni).
  E come risponde in questo senso provvedimento di cui stiamo discutendo ?
  Per l'ennesima volta in modo insufficiente, visto che le questioni più urgenti rimangono ancora aperte e si è preferito invece discutere anche di emendamenti che nulla hanno a che fare con il contenuto proprio del decreto-legge, emendamenti ammessi a differenza di altri che invece recavano misure finanziarie urgenti per i Comuni sotto il profilo dell'entrata, emendamenti tra cui uno in particolare a carattere ordinamentale che non avrebbero dovuto in alcun caso essere ammessi e su cui abbiamo presentato addirittura ricorso alla Presidenza della Camera, perché ammettendo quello avrebbero dovuto anche ammetterne molti altri.
  Con questo decreto si sarebbe dovuti intervenire sul riassetto organico delle regole che governano il contenimento della spesa di personale e il regime delle assunzioni nei Comuni; sul ripristino del regime ordinario delle assunzioni al perfezionamento, Regione per Regione, del processo di ricollocazione del personale soprannumerario delle Province e delle Città metropolitane; sulla semplificazione del quadro normativo e della disciplina contrattuale riguardante i fondi per la contrattazione decentrata e gli istituti del salario accessorio del personale; e infine, sulla semplificazione degli oneri di comunicazione e meri adempimenti procedurali che assorbono le attività degli uffici.
  Ma nulla di tutto questo è stato fatto. Non v’è traccia in questo provvedimento di quello sforzo necessario che sarebbe servito per cambiare definitivamente regole asfittiche che, di questo passo, finiranno con il frenare anche le riforme in atto.
  Si sarebbe dovuto superare l'attuale sistema di contenimento delle spese di personale negli Enti Locali, al fine di garantire una maggiore equità fra gli Enti stessi, prendendo a riferimento come parametro per il progressivo efficientamento della gestione del personale da parte degli enti locali i valori medi dipendenti/popolazione per classe demografica, così come definiti con Decreto del Ministero dell'Interno, validi per gli enti in condizioni di dissesto.
  Si sarebbe dovuto intervenire in modo energico sul fronte dell'immigrazione e delle spese di personale.
  Un altro tema particolarmente sensibile sollevato dal Gruppo Sinistra Italiana in Commissione è quello relativo agli asili nido e in particolare, quello della loro diffusione capillare a livello nazionale.
  Ebbene, l'articolo 17 del provvedimento in esame reca disposizioni in materia di personale insegnante ed educativo nelle scuole di infanzia e negli asili, nido al fine di garantirne la continuità e assicurarne la qualità.
  In linea con questo obiettivo abbiamo proposto di rifinanziare, come peraltro scritto nel DEF 2016 anche grazie alle innumerevoli, proposte e iniziative avanzate dal Pag. 117nostro Gruppo Parlamentare, per 100 milioni di euro annui per l'anno 2016 e 200 milioni di euro per l'anno 2017 (complessivi quindi 300 milioni di euro) il piano straordinario di intervento per lo sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi, al quale concorrono gli asili nido, i servizi integrativi, diversificati per modalità strutturali, di accesso, di frequenza e di funzionamento, e i servizi innovativi nei luoghi di lavoro, presso le famiglie e presso i caseggiati di cui all'articolo 1, comma 1259, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 attraverso la corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa del fondo di cui all'articolo 1, comma 200, della legge 23 dicembre 2014, 11.190 la cui dotazione originariamente prevista prevedeva solo 25 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016, ma che a seguito dell'entrata in vigore di numerose disposizioni varate durante l'attuale Governo (quali l'articolo 3, comma 1, L. 2 .ottobre 2015, n. 171, l'articolo 17, comma 1, lett. i), decreto-legge 25 novembre 2015, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla L. 22 gennaio 2016, n. 9, l'articolo 1, commi 63, 175, 177, 595, 639 e 968, L. 28 dicembre 2015, n. 208 e, successivamente, l'articolo 11, comma 1, lett. e), decreto-legge 16 maggio 2016, n. 67) è stata progressivamente rideterminata in modo particolarmente considerevole con stanziamenti accumulatisi nel tempo che hanno superato i 700 milioni di euro per il 2016 e sfiorato quasi 1 miliardo di euro per il 2017.
  E anche per questa richiesta non abbiamo trovato risposte.
  In conclusione, quello che emerge in modo chiaro ed evidente è che questo provvedimento, anche alla luce delle modifiche approvate in Commissione, rappresenta un coacervo di disposizioni quanto mai eterogenee che piuttosto che affrontare in modo maturo e concreto le esigenze strutturali degli enti territoriali sembrano configurarsi come uno strumento attraverso il quale il Governo interviene per regolare aspetti non irrilevanti della vita istituzionale e gestionale degli enti territoriali, a ridosso della pausa estiva e prima dell'avvio della sessione di bilancio, bypassando la tempistica e la disciplina previsti dalla proposta di legge di riforma del bilancio dello Stato attualmente all'esame del Senato, che ha individuato nel nuovo documento unificato di bilancio lo strumento fondamentale attraverso il quale procedere a tale regolazione, intervenendo in modo sbilanciato, disorganico ed estemporaneo a favore di «alcune situazioni» e di «alcuni enti territoriali» piuttosto che di altri.
  Particolarmente rilevante in tal senso è la presenza dell'articolo 11 del provvedimento che reca l'assegnazione di ingenti risorse alla Regione Siciliana, a titolo di acconto sulla compartecipazione IRPEF spettante alla medesima regione per l'anno 2016.
  Un articolo che, come peraltro emerso anche nel corso delle audizioni informali svolte in Commissione Bilancio, presenta profili di dubbia costituzionalità, soprattutto sul versante del rispetto dell'autonomia finanziari e dello Statuto della Regione Sicilia.
  Questo Governo avrebbe dovuto porre da tempo un punto fermo sulla tormentata materia della finanza locale, oggetto di continui e disorganici interventi, effettuati sia mediante le leggi di stabilità sia mediante numerosi decreti-legge, che hanno reso estremamente complesso applicare la normativa vigente.
  Ma il Governo non lo ha fatto: ragione da cui discende una valutazione complessiva profondamente negativa del provvedimento in esame. Per questo il Gruppo di SI-SEL voterà contro la conversione in legge di questo decreto-legge.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DELLA DEPUTATA PAOLA BRAGANTINI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE (A.C. 3926-A)

  PAOLA BRAGANTINI. Venticinque articoli, un corpo abbastanza snello, ma enorme lo spazio politico coinvolto, che tocca la vita quotidiana dei cittadini, e vuole essere un sostegno per tutti coloro che negli Enti locali lavorano, operano e amministrano.
  I Capi, cinque, oltre alle disposizioni finali, sono indicativi della vastità degli Pag. 118domande e delle questioni cui questo testo prova a dare risposta: Enti locali, Spesa sanitaria, Ambiente, Agricoltura e Cultura.
  A sentire il tenore di una buona parte della discussione in Commissione, mi viene da osservare come davvero sarebbe necessaria una nuova e concreta alleanza fra chi fa politica nei Ministeri, in Parlamento, e chi opera nelle migliaia di Consigli comunali in tutto il Paese: una alleanza nei contenuti e nelle modalità di lavoro, che veda il Parlamento agire in tempi più compatibili con l'attività di chi deve chiudere i bilanci in ordine e con scadenze certe, e che consenta alla politica che vive ed opera più vicina ai Cittadini, di farlo in modo più sicuro, e quindi ancor più trasparente e leggibile per l'opinione pubblica.
  Spiace che in questa sede non siamo riusciti a trovare soluzione alla questione delle incompatibilità dei consiglieri comunali rispetto alle attività professionali svolte su commissione pubblica: l'antipolitica che preme, e la valanga delle argomentazioni populiste, non possono e non devono impedirci di tutelare quei Cittadini che, rinunciando al proprio tempo libero, sacrificando se stessi e le proprie famiglie, dedicano sé stessi all'Amministrazione del proprio Comune.
  La sentenza che ha sancito l'interpretazione restrittiva della incompatibilità tra il ruolo elettivo e gli incarichi professionali (anche in altre amministrazioni) sta causando in queste settimane dimissioni, e grandi difficoltà amministrative, politiche e anche personali. Il sottosegretario Barella ha assunto l'impegno di trovare una risposta a questa questione, entrando nel merito, e distinguendo in modo positivo le varie fattispecie, ma noi riteniamo che questa questione non possa attendere oltre una soluzione. Soluzione che deve tenere conto del fatto che la politica, quella che noi amiamo, è innanzitutto quella che si fa nelle amministrazioni locali, con l'umiltà e lo spirito di servizio: e chi si rende disponibile non deve ottener vantaggi, ma nemmeno può essere penalizzato, se non vogliamo che, alla fine, la selezione avversa costruisca una classe dirigente sempre più fatta solo di disoccupati, o, al contrario, ricchi.
  Noi oggi interveniamo su Comuni e Città metropolitane che hanno pagato un prezzo pesante in termini di risorse e di agibilità nel prendere decisioni: sempre più spesso stritolati fra i vincoli del Patto e le necessità di rispondere alle aspettative dei cittadini, a loro volta schiacciati dalla crisi economica.
  Di fronte ad un personale pubblico che invecchia, a causa dei blocchi del turn aver, noi oggi allentiamo il freno alle assunzioni, in particolare nel comparto scolastico, ma sappiamo che la Pubblica Amministrazione avrebbe bisogno di una ben più forte iniezione di innovazione: forze fresche e giovani appena formati e laureati che potrebbero davvero rinnovare la burocrazia dall'interno.
  Agiamo sulla ripartizione dei fondi frutto di risparmi di vario ordine, e le risorse in oggetto vengono destinate a rendere più fluido ed equo il passaggio dal criterio della spesa storica a quello basato su fabbisogni standard e capacità fiscale. Sono passaggi complessi, attraverso i quali stiamo davvero ristrutturando l'intera macchina amministrativa italiana: ma si tratta di una fase piuttosto problematica, nella quale gli Amministratori si trovano ad agire spesso a tentoni. Ne viene meno la capacità di programmazione degli Enti locali, che invece dovrà essere protagonista nella costruzione di una ripresa economica delle nostre città.
  Si viene incontro alle Città metropolitane e alle province che hanno sforato il Patto di stabilità, trovandosi in mezzo ad un percorso di riforma istituzionale complesso e articolato rivedendo il sistema delle sanzioni.
  Con le regioni, si è provveduto ad alcuni aggiustamenti nella gestione del bilancio.
  Un altro provvedimento, che abbiamo avuto la possibilità di prendere in modo tempestivo, grazie ad un emendamento approvato, riguarda il sistema di elargizioni previsto per le vittime del drammatico incidente ferroviario accaduto in Puglia: Pag. 119già in altre poche occasioni il Governo italiano ha potuto rispondere ad aventi drammatici in questo modo, in attesa che la giustizia e vari processi seguenti simili eventi facessero il loro corso. È opportuno che lo Stato intervenga, ed è opportuno che lo faccia in modo tempestivo ed efficace.
  Ma probabilmente il Governo dovrebbe dotarsi in futuro di uno strumento più formalizzato per venire incontro alle famiglie colpite, e alla opinione pubblica. Darsi una linea guida sulle modalità per affrontare eventi come questo, dolorosi e sensibili per l'intera comunità nazionale.
  Una parte significativa del provvedimento in oggetto riguarda gli Enti locali coinvolti in calamità naturali di vario genere, costruendo un percorso guida per l'uscita dall'emergenza: ci occupiamo ancora di L'Aquila, ma addirittura ancora di Sarno, la rovinosa alluvione accaduta nei 1998. Opportuno, quindi, che in qualche modo si codifichi anche meglio il percorso emergenziale dal punto di vista amministrativo, durante e dopo gli accadimenti.
  Istituiamo poi il «Fondo per i contenziosi connessi a sentenze esecutive relative a calamità o cedimenti», a sostegno di quei Comuni che si trovano, spesso dopo molti molti anni, a dover fronteggiare la necessità di inserire nei propri bilanci somme relative a rimborsi spropositati rispetto alle loro stesse capacità.
  L'articolo 6-bis, inserito in Commissione, introduce alcune misure finalizzate al potenziamento dell'attività dei vigili del Fuoco: si assumeranno 193 vigili del fuoco nei 2016; si avrà l'ampliamento di 400 unità nella qualifica di vigile del fuoco del Corpo nazionale e si assumerà un corrispondente numero di unità di personale; si stanziano 10 milioni per l'ammodernamento dei mezzi e dei dispositivi di protezione individuale del Corpo dei vigili del fuoco.
  Ora che abbiamo il budget, dovremo vigilare affinché la distribuzione di personale e mezzi sia equilibrata nel territorio, in particolare osservando le Regioni del Nord.
  Alcuni interventi diretti sono dedicati alla agricoltura.
  Nel decreto sono stati confermati 10 milioni per il 2016 dedicati ai produttori di latte, prevedendo a regime una pianificazione di riduzione della produzione.
  Sono inoltre rifinanziati 10 milioni per il 2016 e 2017 dedicate alla distribuzione delle derrate alimentari per gli indigenti.
  Con tre interventi successivi, si sono invece affrontati temi molto attesi dagli operatori: un contributo per le imprese del settore suinicolo, la previsione di accordi per la cessione gratuita di latte crudo, e la disciplina del pagamento delle sanzioni per l'eccedenza di quote latte nel biennio 2014-2015.
  È stato infine costituito un fondo per le imprese cerealicole, di 3 milioni nel 2016 e 7 nel 2017.
  In materia sanitaria si prevedono misure volte ad accelerare i procedimenti amministrativi e quindi il trasferimento di casse agli enti del Servizio sanitario nazionale così da garantire tempestività nei pagamenti dei debiti nei confronti dei fornitori.
  Molte sono le imprese che lavorano con il Sistema Sanitario, e molte sono le professionalità impegnate: il flusso dei pagamenti ingolfato e ritardato non deve essere un freno a questo importante settore economico del nostro Paese.
  Le imprese vanno anzi sostenute, dal momento che su molte delle loro attività è basata anche la ricerca in ambito sanitario.
  La norma formalizza la definizione del procedimento di ripiano della spesa farmaceutica ospedaliera e territoriale tramite il meccanismo di payback per gli anni 2013, 2014 e 2015 e alla definizione del meccanismo di ripiano sull'anno 2016, delineando specifiche previsioni anche in merito alle iscrizioni contabili da operarsi sui bilanci dei servizi sanitari regionali.
  Efficienza, efficacia, e trasparenza, anche con l'approvazione di un emendamento che prevede l'adeguamento del sistema informatico del Sistema sanitario nazionale in tempi certi.Pag. 120
  Con l'intervento di alcuni emendamenti, abbiamo salvaguardato il riutilizzo di risparmi per l'acquisto di quei farmaci innovativi che, come si può intuire, vanno incentivati, e non considerati alla stregua dei prodotti consolidati e con mercati commerciali già sperimentali e solidi.
  Con emendamenti ad hoc, abbiamo risposto ad una questione dolorosa come quella dei Talidomide: una delle prime audizioni fatte in questa legislatura, i componenti della Commissione Affari sociali se la ricorderanno a lungo, e si tratta di una vicenda drammatica cui si dà seguito, dopo decenni, ampliando la possibilità di accesso agli indennizzi.
  La malattia può essere una fatalità, ma quando a questa fatalità contribuiscono responsabilità singole e pubbliche, è giustizia che lo Stato sia vicino a chi è colpito, ai loro famigliari.
  Voglio citare un altro emendamento che ha trovato accoglienza, quello relativo ai meccanismi di autorizzazione delle apparecchiature di risonanza magnetica: a tutela della sicurezza dei macchinari, e della salute dei pazienti, ma anche a sostegno di uno snellimento e di una maggiore chiarezza rispetto a procedure e responsabilità autorizzatorie.
  Con un emendamento, abbiamo di fatto prorogato le concessioni demaniali marittime, prevedendo un nuovo intervento normativo chiarificatore.
  Condivido, ma ritengo che presto dovremo prendere di petto un'altra conseguenza della Direttiva Bolkenstein” meno impattante quanto a interessi e investimenti, ma molto più complessa da gestire per le amministrazioni locali, e fortemente impattante sulla vita di singoli cittadini che fanno della propria famiglia una impresa: quella relativa alla necessità di mettere a gara gli stalli mercatali.
  Rivediamo questa decisione, e, se occorre, torniamo a discuterne con gli organismi dell'Unione Europea: siamo ancora in tempo per salvare la ricchezza dei mercati rionali del nostro territorio, e migliaia e migliaia di piccoli imprenditori.
  Questo provvedimento risponde a molte aspettative, ma molte altre rimangono ancora deluse: il nostro obiettivo è arrivare alla prossima Legge di Stabilità con la chiarezza di quali siano le domande che non possono più attendere risposta, e di quali strumenti utilizziamo per rispondervi.
  La prossima Legge di Stabilità sarà la prima dopo il referendum costituzionale: alcune di quelle domande potranno trovare risposta nello snellimento dello Stato proposto dalla Riforma costituzionale.
  Ma siamone certi, in un Paese che ancora non riesce ad afferrare la ripresa, in un Paese nel quale amministrare diventa ogni giorno più difficile, ancora un grande lavoro rimarrà da fare in sede di Legge di Stabilità.
  In settembre, quando circoleranno le prime bozze e le prime indiscrezioni, le Commissioni competenti, e innanzitutto la Commissione Bilancio, saranno pronte a collaborare, arricchire, correggere.
  Oggi consegniamo un buon lavoro al Senato, ma domani, sicuramente, non perderemo memoria di ciò che in questo provvedimento abbiamo rimandato alla Legge di Stabilità.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3303-B - articolo 4 434 405 29 203 405 80 Appr.
2 Nom. Ddl 3303-B - voto finale 482 445 37 223 445 65 Appr.
3 Nom. Ddl 3767 - articolo 1 483 381 102 191 381 65 Appr.
4 Nom. articolo 2 481 380 101 191 379 1 65 Appr.
5 Nom. articolo 3 483 384 99 193 384 65 Appr.
6 Nom. articolo 4 478 376 102 189 376 65 Appr.
7 Nom. Ddl 3767 - voto finale 477 378 99 190 376 2 66 Appr.
8 Nom. Pdl 3224-B - voto finale 507 400 107 316 339 61 47 Appr.
9 Nom. Doc. IV, n, 17-A 394 394 198 392 2 47 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.