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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 653 di mercoledì 13 luglio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baruffi, Bellanova, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Caparini, Capelli, Cariello, Caruso, Catania, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Fantinati, Gregorio Fontana, Fontanelli, Gallinella, Locatelli, Manciulli, Mannino, Monchiero, Mongiello, Pastorelli, Pes, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Russo, Sanga, Sani, Scotto, Senaldi, Tabacci, Valeria Valente e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA (A.C. 3886-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3886-A: Conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo Ilva.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato da ultimo respinto l'emendamento Petraroli 1.109.

Pag. 2

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 3886-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A della seduta del 12 luglio 2016 – A.C. 3886-A), nel testo della Commissione (vedi l'allegato A della seduta del 12 luglio 2016 – A.C. 3886-A), e degli emendamenti ad esso riferiti (Vedi l'allegato A – A.C. 3886-A).
  Passiamo agli identici emendamenti Sisto 1.110, Petraroli 1.112 e Ricciati 1.114.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bratti. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI. Grazie, signor Presidente. In parte, abbiamo già discusso ieri, in tarda serata, sul tema del cosiddetto scudo giudiziario, in realtà, invece, questo comma riguarda, di fatto, la proroga della scadenza dell'attuazione del Piano ambientale che, come è noto, costituisce l'autorizzazione ambientale integrata.
  È evidente che le proroghe non sono mai un segnale positivo e questo, in linea generale, è bene ricordarlo. In questo caso, ovviamente, le proroghe stanno dentro l'impostazione di quello che è il provvedimento, perché è evidente che, se ci dovesse essere una variazione da parte degli offerenti, che viene certificata da parte degli esperti, del Piano di azione ambientale, poi, c’è tutta una tempistica che, se viene collegata anche a tutta una serie di procedure e di procedimenti che devono essere fatti anche per svolgere una serie di interlocuzioni nei confronti della Commissione europea, si allunga notevolmente. Quindi, aver dato una proroga di diciotto mesi per l'attuazione di tutte le prescrizioni che sono all'interno del Piano di azione ambientale, soprattutto, se viene modificato, l'abbiamo considerato un tempo assolutamente congruo.
  Abbiamo svolto una discussione nelle Commissioni che io credo sia interessante, che è stata oggetto di alcuni emendamenti che, poi, sono stati modificati, che riguardava il seguente tema: se le eventuali variazioni al Piano di azione ambientale potessero, in qualche modo, costituire non un elemento migliorativo, ma, addirittura, una sorta di diminutio rispetto al Piano ambientale in corso. Diciamo che da giurisprudenza, ma anche per come funzionano le modalità delle autorizzazioni ambientali, sarebbe curioso – e, a mio parere, sarebbe anche impugnabile – se qualsiasi tipo di modifica, in qualche modo, si concretizzasse in una sorta di peggioramento dell'autorizzazione preesistente. Infatti, ricordo che essendo il Piano di azione ambientale, di fatto, autorizzazione ambientale integrata, l'autorizzazione ambientale integrata si può modificare o può cambiare solo se prima della scadenza naturale, ci siano due motivi: uno è l'introduzione di tecnologie innovative, l'altro è una problematica che si dovesse manifestare di carattere sanitario. In ogni caso, una nuova autorizzazione dovrebbe contemplare un miglioramento di quella preesistente.
  Noi abbiamo introdotto un elemento, nella discussione, attraverso un emendamento, in cui si è parlato del fatto che l'attuale Piano, una volta modificato, abbia una congruità con il Piano di azione ambientale precedente. Su questo c’è stata anche una discussione che non ci ha visto completamente d'accordo con alcuni esponenti dell'opposizione, ma noi abbiamo ritenuto che fosse, comunque, importante agganciare – perché così non può che essere – qualsiasi tipo di modifica con l'autorizzazione ambientale integrata in essere. Quindi, ripeto, oltre a questa modifica, abbiamo anche di fatto introdotto, sempre in questo comma, la possibilità di dare la scadenza dei diciotto mesi anche a tutte le altre autorizzazioni che non si trovano all'interno del piano di azione ambientale ma che sono comunque autorizzazioni ambientali in fase di scadenza: ciò per arrivare ad un unico periodo, ad uniformare tutti i periodi di scadenza di qualsiasi tipo di autorizzazione. Riteniamo che, come ho detto prima, i diciotto mesi siano un tempo massimo, tra l'altro, perché queste prescrizioni potrebbero essere assolutamente attuate prima.Pag. 3
  Ritengo importante una cosa; lo dico adesso, poi magari lo ribadiremo anche nel corso della discussione su emendamenti successivi: si è molto parlato della questione dello scudo, e i gruppi hanno manifestato i loro dubbi e le loro perplessità su questo fatto. Io credo che comunque sia l'avere precisato che lo scudo, così come l'abbiamo volgarmente chiamato, riguardi solo la fase di attuazione delle prescrizioni, e non la gestione ordinaria dell'autorizzazione ambientale integrata (cosa che nella proposta originaria a mio parere non era così chiara), rappresenti un aspetto assolutamente migliorativo che abbiamo introdotto all'interno del provvedimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Sisto 1.110, Petraroli 1.112 e Ricciatti 1.114, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dellai, Nicchi, Carloni, Paolo Rossi, Fanucci, Fragomeli, Gianni Farina, Romele, Prestigiacomo, Chiarelli, Molea, Mantero, Binetti, Cassano, Saltamartini, Basilio, D'Uva, Bonafede, Frusone, Lenzi, Mariano, Stumpo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  342   
   Votanti  333   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  235).    

  (Le deputate Mariani e Bonomo hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sisto 1.120.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, lo scempio normativo di questo decreto-legge trova in questo emendamento una ragione fondante, perché respinto l'intero soppressivo, cioè la possibilità di un ampliamento ad libitum... Ma io mi meraviglio come ambientalisti così sensibili, come il collega Bratti ed altri, rimangano inerti di fronte a questo tipo di approccio, anzi lo sponsorizzino come se fosse l'unica soluzione possibile; mi rivolgo anche al presidente Realacci, la cui sensibilità è assolutamente nota. Questa sensibilità deve però fare i conti con la necessità di privilegiare i gruppi che avranno accesso al business dell'Ilva: lo dico con un linguaggio molto semplice, ma col profondo convincimento che quando si chiede di abolire l'applicazione del termine – udite, udite – ad ogni altro adempimento, prescrizione, attività o intervento di gestione ambientale e di smaltimento e gestione di rifiuti inerenti Ilva e le altre società partecipate, anch'esse se in amministrazione straordinaria, la licenza di uccidere è assolutamente ampia. Qualcuno mi dovrà spiegare come si farà a definire ogni altro adempimento formale e sostanziale, prescrizione formale e sostanziale, attività o intervento: siamo al legibus soluti, abbiamo scritto una norma che libera completamente i soggetti dall'applicazione della legge ! Mi sembra che ce n’è abbastanza per essere non solo preoccupati, ma terrorizzati da questo modo di legiferare, tutto a favore di grandi gruppi di imprese e che non pensa minimamente al territorio, alla provincia di Taranto, ai tarantini, alla Puglia e al Sud. Noi su questo ci batteremo fermamente e fortemente, senza nessuna flessione ! Voteremo a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

Pag. 4

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, qui stiamo cercando di emendare l'articolo 4, lettera a), con la quale viene spostata al 30 giugno 2017... Quindi un'ennesima proroga, come diceva il collega Bratti: non è mai bello ma la facciamo, visto che di fatto ci hanno abituati nei vent'anni passati a fare mille proroghe, adesso le facciamo anche all'interno dei decreti durante l'anno !
  La facciamo con la convinzione di lasciare aperti all'interpretazione tutta una serie di aspetti problematici. Quando viene detto che il 30 giugno 2017 poi può essere prorogato di diciotto mesi, e quindi sostanzialmente viene spostato al 31 dicembre 2018 complessivamente – salvo ovviamente un nuovo decreto e una nuova proroga, perché ci avete abituato a di tutto, di tutto su questo tema –, quello che è allucinante è che accettate quello che è scritto nel paragrafo successivo: tale termine si applica altresì ad ogni altro adempimento e prescrizione, attività o intervento di gestione ambientale di smaltimento e gestione rifiuti inerente Ilva Spa. Cioè, se c'erano delle autorizzazioni che erano in scadenza per impianti, procedure legate all'autorizzazione integrata ambientale, quindi all'attività di gestione ambientale dei rifiuti stessi, un impianto, un impianto di trattamento, ma anche semplicemente di vagliatura, è autorizzata una certa data. Magari ci sono anche delle prescrizioni inerenti alla sicurezza dell'impianto stesso, il funzionamento dell'impianto stesso: viene data un'autorizzazione, solitamente a scadenza; se quella scadenza è già superata oppure sarà da superare, allora viene automaticamente prorogata. Questo in barba a qualsiasi altra normativa, e soprattutto efficacia in altri luoghi d'Italia: a Taranto vale tutto ! All'interno dello stabilimento dell'Ilva di Taranto si fanno delle proroghe senza alcun tipo di specifica e senza alcun tipo di connessione rispetto realmente alle necessità, perché il termine è talmente ampio, quello che è inserito all'interno di questo paragrafo, che comprenderebbe la qualunque.
  Noi ve l'abbiamo provato a dire più volte, e siamo convinti che in questa modalità con cui voi lasciate aperte le possibilità di interpretazione di quali siano le attività connesse al piano di attuazione delle prescrizioni ambientali, lì ci passa il mondo ! Perché nel momento in cui io svolgessi un'attività, come potrebbe essere quella che ad oggi, stante l'autorizzazione integrata ambientale di oggi, è prescritta, la copertura dei parchi minerari, mi troverei ad essere nell'imbarazzo di dire: semmai ci fosse un incidente sul lavoro durante la procedura di montaggio della tensostruttura che andrà a coprire i parchi minerari – qualora tecnicamente ci fosse la possibilità di farlo –, rischierei di non avere la responsabilità di tutela e sicurezza dei lavoratori prescritti dalla norma sulla sicurezza del lavoro, perché qua è una liberatoria totale.
  Stiamo assistendo veramente a un punto fondante pericolosissimo, non solo per i cittadini ma soprattutto per i lavoratori, all'interno dell'Ilva. All'interno dell'Ilva c’è il rischio che una procedura di questo tipo porti a contenziosi di natura interpretativa: troveremo un giudice che da un lato adotterà un criterio estensivo e, dall'altro, un criterio di restrizione dell'interpretazione. Questo vuol dire che non è chiaro quello che andiamo a codificare all'interno di questo comma e, a nostro avviso, come sempre, ci vanno di mezzo i lavoratori.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.120 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Coppola, D'Agostino, Paolo Rossi, Mottola, Famiglietti, Matarrese, Liuzzi, Alberto Giorgetti.Pag. 5
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  369   
   Votanti  356   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  244).    

  (Il deputato Falcone e la deputata Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento degli identici emendamenti 1.126 Sisto e 1.128 Ricciatti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, in continuità – per non usare il termine continuazione, che penalisticamente non mi piace – con quanto prima riferito, potremmo dire che questo show di massacro normativo dei principi costituzionali continua, perché la lettera b) del comma 4 – è bene che l'Aula sia informata – estende l'immunità penale. Quando si parla di estensione di immunità penale, si fa riferimento ad una categoria che storicamente appartiene a delle specifiche, importanti situazioni normative (parlo del Papa, del Presidente della Repubblica), cioè la nostra Costituzione e il codice penale riservano questo tipo di privilegio soltanto a determinate categorie. Bene, non paghi di aver esteso l'immunità penale al commissario straordinario e ai suoi delegati (il commissario stabiliva – il commissario, non la legge ! – i soggetti immuni), si aggiungono incredibilmente – e il termine incredibilmente dà tutta l'idea dello stupore non del deputato, non del cittadino ma del legislatore – affittuario ed acquirente da questi funzionalmente delegati. Cioè, la delega della delega.
  Qui, l'affittuario, l'acquirente e il commissario possono individuare i soggetti penalmente immuni. Io credo che ad un briciolo di approccio alla Corte costituzionale questa è una norma che deve saltare per aria, e subito !
  È incredibile che il Governo consenta il bypass delle norme fondamentali del diritto penale affidando alla discrezionalità di acquirenti ed affittuari – i mega imprenditori – anche la capacità di stabilire chi è penalmente immune; una categoria che per nessuno di coloro che vivono in questo Paese ha una sua così facile accessibilità.
  Credo che qui non si tratti di essere vicini all'ambiente o all'Ilva, ma vicini allo Stato, alla democrazia e ai principi di diritto. E mi meraviglio che nessuno, dei tanti giuristi autorevoli che sono in quest'Aula, prenda la parola per segnalare quanto meno il disagio di dover dare un voto politico su uno scempio normativo senza pari, perché stiamo trasformando la politica e la pseudo-appartenenza senza cultura – per carità, mi riferisco alla maggioranza – in una legittimazione a tutti i crimini normativi pur di raggiungere un obiettivo politico.
  Questa non è una buona politica, è una pessima politica, di cui pagheremo le conseguenze, perché se oggi innesti un virus nel sistema informatico della democrazia, quel virus, prima o poi, porterà alla paralisi, e noi la dobbiamo evitare. È inutile dire «mi appello alle coscienze»: l'appello alla coscienza, con l'aria che tira e col ditino che va sempre verso quello rosso, indipendentemente da quello che si dice, non serve.
  Io mi appello al Parlamento, e credo che votare questa norma significhi avallare definitivamente la perdita di ogni speranza che anche una maggioranza possa essere saggia, attenta, vicina ai principi, vicina alla democrazia. Se così è, non vedo l'ora che si possa azzerare tutto questo e ritornare ai sani principi di rispetto delle leggi, delle regole e della Costituzione. Voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

Pag. 6

  FILIBERTO ZARATTI. Signora Presidente, all'inizio di questa seduta, l'autorevole relatore di questo provvedimento, il collega Bratti, ha affermato che in questo provvedimento la questione che viene definita «lo scudo» è stata notevolmente migliorata, rispetto a quella precedente: penso che questo sia un riconoscimento di colpa, che sia chiaramente evidenziare quelle che sono le responsabilità di chi oggi non solo vota questo provvedimento ma ha votato anche quello precedente, perché, se oggi si giustifica questo voto dicendo che migliora leggermente quello che è stato fatto in precedenza, è del tutto evidente che il giudizio è negativo su questa questione, che ovviamente travalica i limiti della Costituzione.
  Ma come si fa a lasciare carta libera, licenza di uccidere, come diceva il collega Sisto, a coloro che intendono acquisire gli stabilimenti Ilva ? Non soltanto è stato fatto lo scudo giudiziario penale ed amministrativo per gli amministratori pubblici, i commissari che gestivano l'Ilva in questa fase, ma addirittura questa immunità, questa impunità, viene estesa anche agli acquirenti ! Non so se veramente i colleghi si rendono conto della cosa aberrante che in questo momento si sta mettendo in campo: si tradiscono i principi fondamentali della Costituzione per cui i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge. Cosa pensiamo che potrà accadere nell'Ilva nei prossimi diciotto mesi, quando si dovranno applicare le prescrizioni dell'AIA, quando si dovrà applicare finalmente il piano ambientale ? E spero che si applichino queste cose, perché fino ad oggi non è stato fatto nulla, nonostante i precedenti dieci decreti che sono stati fatti sull'Ilva.
  Speriamo che qualche cosa si possa fare; e in questo qualcosa che si potrà fare, cosa pensiamo che accadrà, che gli acquirenti dell'Ilva, consci della loro impunità di fronte alle legge rispetto a tutto, saranno pronti a sacrificarsi e a investire milioni e milioni di euro per il risanamento ambientale previsto ? Penso che se ne fregheranno, Presidente; penso che a loro non interesserà nulla, perché con questo decreto, con questa norma, gli lasciamo la possibilità di fare tutto ciò che vogliono !
  Penso che il problema della continuità produttiva di questi stabilimenti sia molto serio e molto importante, ma non possiamo pensare che l'Italia sia diventata il selvaggio west, il far west, dove i padroni, i grandi allevatori, potevano fare tutto ciò che volevano perché la legge non c'era e l'unica legge consentita era quella della pistola, perché siamo tornati a questo livello. Diamo la possibilità a coloro che intendono acquisire l'Ilva di fare tutto ciò che vogliono senza alcuna possibilità da parte di nessuno, né da parte delle istituzioni, né da parte della magistratura, di poter dire una parola. Io credo che sia gravissimo e che questo segni un punto drammatico di giudizio negativo su questo decreto e sull'approccio complessivo che questa maggioranza e che questo Governo hanno avuto su questo problema. Tant’è, signora Presidente, che, come ripeto, fino ad oggi, nonostante il fatto che questa Camera, il Parlamento, si sia impegnato per mesi e mesi a discutere tutti gli anni il decreto sull'Ilva, il decreto sull'Ilva è diventato come la Pasqua e il Natale: tutti gli anni ce ne sono due e tutti gli anni noi siamo costretti a fare la stessa discussione senza che in quell'area ci sia nessun miglioramento, nessun intervento.
  Io sfido chiunque, i commissari, il Governo, la maggioranza, a venire qui e a dirci che in quell'area sono state fatte cinque cose per la tutela dei cittadini, cinque cose per il risanamento dell'ambiente, cinque cose per la tutela dell'occupazione.
  Allora, Presidente, anch'io come il collega Sisto mi appello a quest'Aula, mi appello ai colleghi, alla loro coscienza democratica, affinché questa norma aberrante venga cancellata dal nostro ordinamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, giovedì scorso è arrivato il parere della Commissione Pag. 7affari costituzionali, prima del mandato al relatore. All'interno del parere...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Crippa. Onorevole Cassano e onorevole Piepoli ! Professori che si fanno richiamare...

  DAVIDE CRIPPA. All'interno del parere della Commissione affari costituzionali, che ci tengo a leggere perché a mio avviso recita qualcosa di allucinante, come semplice osservazione, c’è scritto: all'articolo 1, comma 4, lettera b) – quello che stiamo trattando adesso –, valutino le Commissioni di merito la previsione relativa all'esclusione, limitatamente al caso di specie, della responsabilità penale, amministrativa dell'affittuario e dell'acquirente per le condotte attuative del Piano ambientale, alla luce del principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 dalla Costituzione. Allora, Presidente, in quest'Aula ogni volta che viene portata dalle minoranze una questione pregiudiziale, i soloni della politica hanno il coraggio di giudicare come una questione strumentale il fatto che le minoranze sollevino delle questioni di natura pregiudiziale sui decreti, poi però la maggioranza approva un parere, con un'osservazione, che non è altro che – basta andare a vedere – il contenuto scritto all'interno delle pregiudiziali di costituzionalità che hanno bocciato.
  Io credo che in questo caso il presidente della Commissione affari costituzionali, che oggi non vedo in Aula, debba quanto meno chiedersi come hanno fatto ha elaborare un parere del genere e poi votare contro la pregiudiziale di costituzionalità tutti, tutti i gruppi politici. Forse perché è un tentativo di pulirsi la coscienza con un parere che non porta a nulla. Ma allora i componenti della Commissione affari costituzionali che hanno votato questo parere, la maggior parte ovviamente del Partito Democratico, che ha espresso questa osservazione, cioè di valutare il principio di uguaglianza di cui articolo 3 della Costituzione, vogliono dar seguito a quella osservazione, approvando questo emendamento ? Perché di fatto stiamo parlando di quello, se vogliamo tramutare quella che è un'opinione come semplicemente un gesto di stile nello scrivere un'osservazione ci fermiamo lì, se vogliamo invece dare un principio solido, delle basi solide, a delle opinioni, forse bisogna votare a favore di un emendamento che va a modificare quello che voi avete inserito come osservazione all'interno del parere della Commissione affari costituzionali.
  Qua c’è qualcosa che non torna, forse c’è sempre questo tentativo del Partito Democratico di pulirsi la coscienza con delle osservazioni di questo tipo, poi però si arriva in Aula e il Governo e i relatori danno parere contrario e non recepiscono questo tipo di osservazione.
  A mio avviso, sembra un po’ paradossale prevedere tutto ciò con una osservazione, perché ricordo che la Commissione di merito è quella degli affari costituzionali e quindi è quella che deve sancire se è rispettato o meno il principio di uguaglianza. Non è la Commissione attività produttive che deve essere investita del ruolo di valutare se il testo scritto rispetti il principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione.
  Qui siamo alla follia pura anche dal punto di vista della scrittura dei testi. Non credo che si possa veramente arrivare a un'ipocrisia come quella che ancora oggi il Partito Democratico porta in Aula, formulando anche questi pareri.
  Io vi chiedo veramente di dar seguito, se ha una base almeno solida il contenuto di questa osservazione, votando favorevolmente all'emendamento che sopprime la lettera b), perché mi sembra abbastanza allucinante il criterio di estensione di esonero di responsabilità; passi per una funzione pubblica, e già noi eravamo contrari allora, lo siamo adesso, figurarsi, se trasliamo su una componente privata questa modalità. Mi permetto di segnalare come l'esonero dalle responsabilità penali, civili e amministrative, dato ai commissari, ha portato a un esito totalmente fallimentare e nullo perché non si è avuto nessun miglioramento dal punto di vista produttivo, Pag. 8ambientale e sanitario (forse sul sanitario, perché c’è una riduzione di inquinamento, ma perché c’è una riduzione della produzione dovuta a contingenze globali di mancato acquisto di materiale e quindi mancata produzione e incapacità di produrre per mancanza di investimenti). Il problema alla base di tutto è quindi, ancora una volta, quello di non essere in grado di valutare che l'esonero dalle responsabilità dato ai commissari non ha portato a nulla. Quindi immaginarsi un criterio estensivo a un privato comporterà che questo non farà altro che fare profitto, lasciare aperta l'azienda per due o tre anni, tempi in cui scadono le proroghe, poi saluti e baci e sull'Ilva ci ritroveremo, credo, al quindicesimo, al sedicesimo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie Presidente. Ieri riguardo a questo articolo qualcuno ha detto che in realtà la responsabilità, in questo caso, non viene eliminata del tutto perché riguarda soltanto il piano di attuazione. Allora, non solo la maggioranza, senza alcun pudore, presenta una proposta di legge che regala un'isola di impunità a soggetti non meglio identificati, perché non si parla soltanto del commissario straordinario, dell'acquirente dell'affittuario, ma anche di soggetti da loro delegati, ma viene qui a mentire.
  Allora, io chiedo ai deputati del Partito Democratico di non mentire in quest'Aula, come tra l'altro fanno sempre, e di non dire balle su quello che è quest'articolo. Quest'articolo regala l'impunità a soggetti che violano la legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché se uno non viola la legge non ha bisogno di una norma che gli regala l'impunità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie Presidente. Non ripeterò le cose che sono state dette dai colleghi, ma anche nella nostra pregiudiziale di costituzionalità si faceva riferimento appunto alla violazione dell'articolo 3 della Costituzione. Ma mi sento di dire che a seguito del parere espresso dalla I Commissione, che si è limitata a dare parere favorevole con semplici osservazioni, la I Commissione non sia più in grado – lo dimostrano appunto queste osservazioni – di svolgere il compito al quale è chiamata. La I Commissione deve verificare l'aderenza dei provvedimenti alla Carta costituzionale. Non lo ha fatto, le osservazioni sono acqua fresca tanto è che appunto non se ne è tenuto conto. Io penso che ci sia una motivazione: il motivo per cui è stato inserito lo scudo giudiziario – lo so che al collega Bratti non piace, ma chiamiamo le cose con il loro nome, si tratta di uno scudo giudiziario – è per rendere più appetibile l'acquisto da parte di una delle due cordate che sono rimaste in campo. Un regalo ai privati !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente. Io volevo semplicemente rimarcare il fatto che il Partito Democratico, nello specifico l'onorevole Massa, ma evidentemente anche tutti i relatori sono d'accordo, hanno specificato che questa isola di impunità, questa immunità, questo scudo, viene circoscritto soltanto al Piano di attuazione delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale, e ci mancherebbe che l'impunità venisse data su tutte le attività. Ma il fatto che come dire avete limitato l'impunità – che prima era data ai commissari e adesso viene estesa anche ai soggetti privati – soltanto all'attuazione di queste misure, non rende meno assurdo quello che state facendo. È assolutamente uno scandalo e, quindi, anche, ovviamente, una mostruosità giuridica, Presidente.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI. Di questo tema abbiamo discusso approfonditamente, se ne è discusso anche nei decreti precedenti ed è sicuramente un tema molto, molto delicato. Tra l'altro, ricordo in quest'Aula, anche ad autorevoli professionisti del diritto, che, quando abbiamo fatto la discussione sull'introduzione dei reati ambientali nel codice penale, uno dei temi che ci ha visto discutere molto e che continua a far discutere molti giuristi era quell'avverbio cosiddetto «abusivamente» che era stato introdotto a un certo momento all'interno degli articolati dove si parlasse di disastro ambientale e di grave inquinamento ambientale. Infatti, c'era chi sosteneva che, se una azienda o un titolare sono dotati di un'autorizzazione valida, a quel punto, secondo alcuni giuristi, da un punto di vista penale, nell'applicazione, essendo l'autorizzazione cosiddetta regolare, l'azienda o il titolare non potevano essere perseguiti, appunto, perché avevano l'autorizzazione. Questa è una scuola di pensiero, contestata da una parte e dall'altra, ma è sicuramente una scuola di pensiero che tenta di mettere insieme quelli che sono i paradigmi del diritto amministrativo con quelli che sono i paradigmi del diritto penale.
  Ora, qui, siamo in una situazione molto, molto simile, per cui si dice che chi è in presenza di una autorizzazione ambientale integrata valida, approvata da un punto di vista amministrativo, chi rispetta quelle prescrizioni e quelle autorizzazioni non è, di fatto, perseguibile nella fase di messa a regime dell'autorizzazione e solo ed esclusivamente in questa fase, in tutto ciò che riguarda il resto, ovviamente, il commissario, prima, e il privato, oggi, sono assolutamente perseguibili.
   Ricordo, sempre, purtroppo, quel tragico incidente che capitò circa un anno fa, se non sbaglio, che ha visto coinvolto un operaio di Ilva e che ha fatto sì che, in un qualche modo, la procura abbia aperto un fascicolo e che il Gip abbia ritenuto di tenere aperta quell'istruttoria. Quindi, non è che si è data un'immunità agli attuali amministratori, per quanto pubblici, rispetto a un incidente occorso durante il lavoro e, quindi, questo tema dell'immunità, come viene detto in maniera volgare, assolutamente penale così largamente applicata, non è assolutamente vera.
  Altra questione che tengo a ricordare perché si continua a dire che non è stato fatto niente, che non è stato realizzato nulla, in realtà, dai dati formali – poi l'ha ricordato anche in uno dei suoi primi interventi, ieri, l'onorevole Vico – si evince che l'ISPRA ha accertato la realizzazione dell'85 per cento delle prescrizioni dell'AIA, 112 prescrizione effettuate, 58 in corso. Poi, anche qui, si può aprire un dibattito, perché è chiaro che le prescrizioni dell'AIA non sono tutte uguali, è evidente che in un tema come questo – conosciamo i fatti – una prescrizione come la copertura dei parchi minerari sicuramente non vale come una prescrizione di carattere formale che riguarda una procedura che deve essere comunque seguita e, quindi, questo tema c’è ed è giusto anche sottolinearlo. Però, dire che non è stato fatto niente, credo che sia veramente poco corretto e, questo sì, molto falso, perché se si fa sempre affidamento sull'ISPRA, giustamente, se l'ISPRA certifica questa situazione, credo che tutti dovremmo fare riferimento a ciò.
  Concludo, dicendo anche che mi sono permesso di far distribuire, come relatore, un documento, depositato dai commissari dell'Ilva in un'altra Commissione, però è un documento pubblico, non so quanti l'abbiano letto: Piano dei rifiuti e messa in sicurezza dei rifiuti Ilva, Taranto; lo stato dell'arte all'8 marzo 2016. Se lo leggete, tante attività sono state fatte, alcune sono in essere, alcune possono piacere o meno, si può anche dire, qui, che alcune sono meno importanti di altre, ma, lo ripeto, non è che in questo periodo nulla è stato fatto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

Pag. 10

  ALBERTO ZOLEZZI. Questa ricerca di impunità, probabilmente, è proporzionata alla ricerca di altro, rispetto a una produzione sostenibile; non serve assolutamente avere queste esenzioni, infatti, i magistrati, in cause che riguardano, purtroppo, dei lutti sul territorio, fanno fatica a considerare una normativa decente quella che è stata prodotta da questo Governo. L'aggettivo «abusivamente», riportato dal relatore Bratti sulla legge sui reati ambientali, io lo riferisco all'azione di questo Governo che, in effetti, è questo, sì, abusivo !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.126 Sisto e 1.28 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Speranza, Occhiuto, Villecco Calipari, Carocci, Dadone, Montroni, Currò, Guerra, Alfreider, Chiarelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  405   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  272).    

  (Il deputato Falcone e la deputata Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.146 Crippa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, intervengo provando sempre a riferire all'interno di quest'Aula una visione magari un po’ più oggettiva di quella che il collega Bratti ci ha presentato poco fa; innanzitutto, l'incidente mortale a cui faceva riferimento non era in attuazione del Piano ambientale, ma durante l'esercizio della funzione dell'attività lavorativa. Noi abbiamo detto: incidenti sul lavoro, mortali o infortuni, che potrebbero incorrere nell'attuazione del Piano ambientale, su cui c’è l'esonero delle responsabilità. Quindi, non cerchiamo di argomentare diversamente, andando a prendere casi che sono fuori dall'attuazione del Piano ambientale, perché, purtroppo – e in questo caso vuol dire che la normativa può essere ancora di più interpretativa – nella norma interpretativa siamo al livello in cui, da un lato, in quel caso, il Gip ha ritenuto di non considerare l'esonero, ma forse era stata avanzata anche una richiesta da parte della difesa, invece, di considerare lo scudo giudiziario. E, quindi, la norma non è così chiara, perché è soggetta, in quel caso, a un'interpretazione e, a nostro avviso, sarebbe sempre meglio esplicitare alcuni concetti. Pertanto, se così come mi dite, gli aspetti della tutela della salute e del lavoro non vengono toccati e, quindi, la responsabilità penale in ambito di applicazione della normativa sulla sicurezza del lavoro rimarrà ferma e salda, noi abbiamo un emendamento, dopo, che specifica questa parte, cioè che la tutela della salute e dei diritti dei lavoratori sono esclusi dall'applicazione dello scudo penale, così come l'avete scritto. Questa credo sia, eventualmente, secondo voi, una ridondanza, secondo noi è una specifica che andrebbe a chiarire, effettivamente, la bontà di una norma o, almeno, degli ideali della norma stessa, senza che ci si nasconda dietro un po’ di ipocrisia.
  Volevo sempre segnalare al collega Bratti che l'ISPRA è venuta a raccontarci che è stato superato, raggiunto l'80 per cento, peccato che poi ci aveva promesso una relazione, durante la seduta della Commissione in risposta ai vari quesiti che non è mai arrivata. Quindi, ad oggi, noi, a due settimane di distanza dall'audizione dell'ISPRA, non abbiamo le risposte ai quesiti che avevamo fatto. Perché avevamo Pag. 11fatto una domanda ? Perché, poco prima, avevamo audito ARPA e ARPA Puglia ci disse che, secondo loro, non erano raggiunte l'80 per cento delle prescrizioni. Lo ha detto a verbale. Questo punto secondo noi è quasi, devo dire, allarmante, nel senso che siamo nel non rispetto della normativa, perché la normativa era prevedere almeno il raggiungimento dell'80 per cento. Se abbiamo un organo dello Stato, delle regioni, braccio operativo regionale, che ci dice: probabilmente non abbiamo raggiunto l'80 per cento, io qualche domanda me la farei. Ma invece portiamo sempre una tesi differente, che è quella dell'ISPRA, che è l'istituto che poi deve accertare, però peccato che il braccio operativo dell'ISPRA in quel caso era l'ARPA locale. Se l'ARPA locale mi viene a raccontare che non abbiamo raggiunto l'80 per cento, io, ripeto, qualche domanda me la faccio. Me la faccio e chiedo anche al collega Piepoli se poi vuole intervenire, invece che farmi le domande in sottofondo...

  PRESIDENTE. Onorevole Piepoli, io da qui non me ne accorgo, però veramente...

  DAVIDE CRIPPA. No, tra l'altro, è simpatica la partecipazione in un Comitato dei nove dove non c’è, però fa niente, lo consideriamo ormai parte integrante del banco.
  Il criterio che vorremmo specificare meglio all'interno di questo emendamento è veramente quello di cercare di migliorare l'aspetto di tutela penale, civile e amministrativa dei lavoratori, dell'aspetto civilistico e ambientale della città di Taranto.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DAVIDE CRIPPA. Sì, chiudo Presidente perché, a nostro avviso, ancora una volta si cerca sempre di derogare e dare spiegazioni irrazionali, perché si portano esempi – chiudo riprendendo quanto detto all'inizio – che, a nostro avviso, poco calzano: riportare un incidente mortale, che esula dall'aspetto applicativo del Piano di attuazione ambientale, a nostro avviso è un errore enorme, che non fa altro che sviare l'attenzione verso una problematica. Noi l'abbiamo concentrata sull'attuazione del Piano ambientale, quindi, se ci fosse stato un infortunio durante l'attuazione e non durante una semplice fase lavorativa, a nostro avviso, il comportamento da parte della struttura giudiziaria sarebbe stato diverso. E se volete convincerci della bontà delle vostre opinioni, andiamo dopo a vedere quello sulla tutela della sicurezza del lavoro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. Capisco che quando bisogna difendere l'indifendibile, si corre sempre il rischio di trascendere, ma il collega Bratti sa bene che, quando si dice che l'85 per cento delle prescrizioni sono state attuate, sa bene che si riferisce in grandissima parte a prescrizioni di natura normativa; il restante, con piccoli interventi di carattere economico. Quindi, la gran parte degli interventi di risanamento e delle prescrizioni previste dal Piano sono lontane dall'essere realizzate e mi domando anche, e domando anche, con quali risorse effettivamente queste prescrizioni saranno applicate. Ci è stato detto, per tanti e lunghi decreti che abbiamo discusso, che avremmo recuperato i soldi dell'Ilva, dei Riva. Ecco, più di qualcuno di noi, me compreso, accennava alle difficoltà di recuperare questo danaro che è depositato in Svizzera e lì bloccato. Quindi, francamente, come saranno applicate queste prescrizioni è una cosa che ancora non ci è dato di sapere.
  Per quanto riguarda lo stato dell'Ilva in questo momento, ebbene, io ho qui alla mia destra e alla mia sinistra due autorevoli presidenti di Commissione, il presidente Epifani e il presidente Realacci. Andiamo a vedere quello che è stato fatto. Si dice che sono state realizzate tante cose, non se n’è accorto ancora nessuno, non se ne sono accorti i cittadini, non se ne sono Pag. 12accorti i lavoratori, non se ne sono accorte le associazioni ambientaliste, non se ne è accorto nessuno. Ora, io non dirò che il collega Bratti ha detto il falso, ma dico semplicemente che forse ha sbagliato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Io, a differenza del collega, mi ha preceduto, dirò che il collega Bratti ha detto il falso. Il collega Bratti diceva che è volgare parlare di isola di impunità, io gli rispondo che è volgare la bugia che lui dice insieme a tutto il suo partito su questa vicenda. E non c'entra niente ed è anche subdolo mettere in mezzo l'unica legge decente che, grazie al MoVimento 5 Stelle, avete portato avanti, cioè quella sui disastri ambientali e sull'abusivamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché lì non c’è scritto che chi sta facendo il risanamento di una zona è immune da qualsiasi responsabilità penale, amministrativa e civile, non c’è scritto da nessuna parte ! Quello che è grave in questa situazione è che, ex post, qualsiasi responsabilità verrà sanata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massa. Ne ha facoltà.

  FEDERICO MASSA. Solo, si direbbe, per la verità dei fatti: abbiamo scritto insieme – e lo abbiamo votato all'unanimità nella conversione del penultimo decreto – come questo Stato intende recuperare dai Riva i soldi del risanamento ambientale. Abbiamo detto che si faranno i procedimenti per accertare le responsabilità e abbiamo scritto insieme, partendo da un emendamento dell'onorevole Crippa, che qualsiasi somma che verrà confiscata in esito a quei procedimenti sarà destinata al risanamento ambientale dell'Ilva e sarà vincolata agli interventi di ambientalizzazione nella città di Taranto. Questo è scritto e lo abbiamo scritto insieme ! Almeno quello che abbiamo scritto insieme, vediamo di valorizzarlo nell'interesse di tutti, di questo Parlamento e di questo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, signora Presidente. Io voglio solo ricordare che questa dello scudo giudiziario – noi ovviamente voteremo a favore anche di questo emendamento – non è l'unica aberrazione di tipo normativo, giuridico, che utilizzate. Voglio ricordare uno dei tanti decreti nel quale avevate inserito anche la possibilità di dissequestrare impianti a seguito anche di incidenti, o meglio di infortuni – non si tratta di incidenti, si tratta di infortuni gravi e mortali – e quindi le aberrazioni giuridiche sono tante. E poi voglio ricordare al collega Bratti e anche al collega Massa che ci sono alcune prescrizioni, tra il 15 per cento di quelle che non sono state attuate, che riguardano, per esempio, la copertura dei parchi primari, l'avvio della costruzione di edifici chiusi e il rifacimento refrattari delle batterie a lotti, la prescrizione sul camino E312...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Duranti.

  DONATELLA DURANTI. ... cioè, il grosso delle prescrizioni dell'AIA.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Onorevole Massa, ma come si fa a dire tali castronerie ? Noi stiamo parlando dello scudo giudiziario...

  PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis !

  DIEGO DE LORENZIS. Noi stiamo parlando dello scudo giudiziario che voi state Pag. 13assicurando a dei privati, Presidente, e vogliono confondere, evidentemente, l'opinione pubblica, dicendo semplicemente con un palliativo che, quando e se verranno recuperate delle risorse, queste saranno stanziate non soltanto per l'ambientalizzazione, ammesso che si possa parlare di ambientalizzazione di uno stabilimento come quello Ilva, e eventualmente di qualche misura di bonifica fuori dallo stabilimento. La domanda che io faccio è: perché lo Stato italiano sta finanziando, prima con 300 milioni e poi con altri 800 milioni, degli interventi di uno stabilimento industriale e non è disposto a mettere una lira nella riqualifica ambientale del territorio dell'arco ionico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, credo di essere una persona di fatti, anche se forse vivo di parole, ma come si fa a ribadire – e mi riferisco, per tramite suo, Presidente, a quanto ha detto il collega Massa – questa ipocrisia dello spero, promitto e iuro, che, come ben sa, vogliono l'infinito futuro. Cioè, sostanzialmente, si vorrebbe contrabbandare non solo i 300 milioni opportunamente ricordati da qualcuno che mi ha preceduto, ma una violenza costituzionale sul sistema, col dato che ci sono delle somme che forse saranno recuperate, forse, non si sa come. Ma se voi togliete 300 milioni di euro, che consegnate agli imprenditori e li mettete a carico nostro, come potete dire che è positivo il recupero futuro di somme da parte di soggetti indagati, come, quando e dove ? Ecco, io credo che questo il Parlamento non se lo meriti, questo contrabbando di concetti con cui, con le parole proiettate verso l'infinito e oltre – per citare Buzz Lightyear –, si vuole, invece, neutralizzare una realtà desolante, una violazione clamorosa dei principi del diritto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vico. Ne ha facoltà.

  LUDOVICO VICO. Grazie, Presidente. Io sento il dovere di rivolgere un apprezzamento all'ISPRA, all'ARPA, alle cose che si sono fatte, non tutte; ma quando parliamo delle cose fatte, delle prescrizioni AIA, parliamo quasi esclusivamente di interventi impiantistici oppure di interventi che, a loro volta, si svolgono su impianti. Noi di questo dobbiamo essere consapevoli e alzare anche le critiche per i risultati non conseguiti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LUDOVICO VICO. Ho concluso. Però per dire che sui camini, sulla desolforazione, sulle batterie, sulle cokerie, sui stock house, sui filtri, quelle prescrizioni sono al numero di 170...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vico...

  LUDOVICO VICO. ... poi, occorre lavorare ancora.

  PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.146 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Forza colleghi. Ci siamo ? Veloci, avvicinatevi ai posti. D'Uva, Impegno, Sanga.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  402   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  261).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 141.129 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scuvera, D'Attorre, Costantino, Caso, Latronico. Veloci, colleghi. Latronico.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  406   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  43    
    Hanno votato
no  363).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.131 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, per evitare l'eccesso di interventi sullo stesso tema, non sono intervenuto sull'emendamento 1.129 a mia firma, anche per il rispetto della curva di attenzione dell'Aula, ma vorrei soltanto segnalare come questi due emendamenti – l'1.129 e l'1.131 sempre a mia firma – cercano quantomeno di limitare i danni. Perché se è barbara l'esenzione penale, con cui con questo emendamento si chiede di limitare il danno, è ancora peggiore l'esenzione di carattere amministrativo, perché va in rotta di collisione con i profili organizzativi delle società. Cioè, sostanzialmente, almeno la responsabilità per il difetto di organizzazione, per la mancanza di efficaci modelli organizzativi gestionali, implementati ed efficacemente applicati, la vogliamo lasciare ?
  O vogliamo consentire anche che le società possano essere delle ditte individuali, più o meno qualificate – ovviamente esagero –, ma possano slabbrare completamente tutti i profili di attenzione, interna ed esterna, tanto c’è l'immunità ? Io credo che almeno la garanzia della tenuta organizzativa e del controllo – come una black box –, interno ed esterno, che i modelli organizzativi del decreto legislativo n. 231 assicurano, vada mantenuta.
  Quindi, mantenere la responsabilità amministrativa è, probabilmente, più utile che, invece, eliminare quella penale, perché se c’è una società ben organizzata, con dei modelli implementati, efficacemente controllati, a livello di prevenzione, certamente, ciò consente di evitare una serie di condotte che, poi, possono diventare illecite. Quindi, maggiore convinzione, obtorto collo, in subordine, su questo emendamento, nella certezza che prevenire è certamente molto meglio che combattere. Voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.131 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  420   
   Votanti  404   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
  47    
    Hanno votato
no  357).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.135 Sisto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Se potessi definire con un gergo non propriamente tecnico quello che sta accadendo con questa norma, parlerei veramente oggi, domani e dopodomani di comiche: perché quando si consente addirittura all'affittuario di essere penalmente Pag. 15immune, non si può che destinare un sorriso a questo tipo di approccio. Infatti, non debbo certamente ricordare all'Aula come il contratto di locazione sia un contratto minore dal punto di vista della rilevanza e della trasmissione di diritti rispetto sia a quello dell'acquirente sia a quello dell'eventuale ruolo che possa essere delegato dal commissario.
  Se a questo aggiungiamo che l'affittuario può anche delegare altri soggetti, voi capite bene che siamo davvero di fronte alla deflagrazione, a quella che credo possa essere definita, più che una decodificazione, una deflagrazione. Abbiamo frantumato in un solo colpo tutte le categorie che consentono, in qualche modo, di avere delle certezze sui principi di personalità della responsabilità penale.
  Lo dico adesso: sono convinto che, nel prossimo «decreto Ilva», inseriremo, oltre ai delegati, all'acquirente e all'affittuario, anche i parenti entro il terzo grado di questi soggetti. Questo sarebbe il giusto completamento, perfetto, assolutamente coerente, di una scelta che definire inaccettabile è eufemistico. Voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.135 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Caparini, De Lorenzis. Provi, onorevole De Lorenzis.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  417   
   Votanti  402   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  42    
    Hanno votato
no  360).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.220 Crippa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Questo emendamento permette di spiegare quali sono le vere ragioni della maggioranza. Innanzitutto, Presidente, di che cosa stiamo parlando ? Perché qui bisogna fare un po’ il punto della questione. Qui parliamo di una legge – non so veramente se possiamo ancora definirla legge – che dice che c’è un'isola di impunità, come abbiamo già detto più volte, per cui il commissario straordinario, i suoi delegati, l'acquirente, l'affittuario e i loro delegati sono esenti da qualsiasi responsabilità penale, civile e amministrativa nell'attuazione del piano. Cioè loro, nel momento in cui fanno qualcosa che può essere considerato nel quadro dell'attuazione del piano, se violano la legge da un punto di vista civile, penale o amministrativo, non devono rispondere !
  Allora, qualcuno dice: no, ma si tratta del piano di attuazione; qualcuno ha provato a difendere, in maniera devo dire vergognosa, questa norma, dicendo che comunque deve riguardare il piano di attuazione. E io rispondo: ah, è un buon risultato ? Cioè, fatemi capire: qual è la difesa ? Che il commissario straordinario o i suoi delegati non possono andare in giro per le strade mentre fanno la passeggiata e sparare all'impazzata alla gente, perché questo non riguarda il piano di attuazione ? Perché, allora, la domanda è: se muore qualcuno o se accade qualcosa in attuazione di quel piano, ma si scopre che c’è stata una negligenza grave, o si scopre addirittura che c’è stato un dolo, risponderà ? Risponderanno quei soggetti ? La risposta è: assolutamente no !
  Tra l'altro, io ricordo che si parla di soggetti delegati senza che ci sia nessuna identificazione: si sta dando al commissario straordinario, all'acquirente, all'affittuario, la possibilità di decidere loro quali altri soggetti, oltre a loro, possono essere Pag. 16considerati intoccabili. Noi abbiamo una legge che crea gli intoccabili a norma di legge !
  Allora il punto è questo, perché la riflessione che dobbiamo fare è: la legge deve essere chiara o no ? Questo emendamento cosa dice ? Dice che resta ferma la responsabilità penale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori; cioè, questo emendamento – lo dico alla maggioranza – non lascia alcun dubbio: se voi veramente pensate che si tratti di una responsabilità relativa soltanto al piano di attuazione, che non riguarderà casi gravi eccetera, dovete votare questo emendamento, perché qui si sta parlando della sicurezza e della salute dei lavoratori.
  Ma come si fa ? Io mi chiedo, Presidente, come si faccia a votare contro un emendamento che dice che rimane la responsabilità penale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori ! Ma c’è qualcuno che, dopo aver bocciato questo emendamento, vorrà andare in giro a dire che esiste una sinistra o un centrosinistra ? E lo dico non solo ai cosiddetti renziani, che tanto non ci stanno capendo più niente nemmeno loro, ma anche a quelle minoranze che fanno finta di voler salvare una sinistra, lo dico a tutta la minoranza «dem», che va in giro a sponsorizzare il ritorno agli ideali di sinistra: qui si parla di salute e di sicurezza dei lavoratori, qui c’è il momento e il banco di prova per dire che credete ancora in certi valori; ma noi abbiamo la certezza che quei valori non sapete nemmeno che cosa siano.
  Presidente, questo è un Paese in cui il Parlamento deve dare un messaggio chiaro ai cittadini onesti, e cioè che si deve rispettare la legge, e che se c’è qualcuno che ha delle responsabilità importanti se le deve prendere: verrà pagato quanto deve essere pagato, ma non deve essere esente da responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, per la verità voglio ricordare ai colleghi della maggioranza, e per suo tramite anche alla rappresentante del Governo, che questa battaglia per escludere lo scudo giudiziario in riferimento agli infortuni sul lavoro l'abbiamo già fatta. L'abbiamo fatta quando è stato previsto lo scudo giudiziario per la struttura commissariale: anche in quella discussione, in quella conversione di decreto d'urgenza ponemmo il tema di escludere almeno lo scudo giudiziario per quello che riguarda la sicurezza dei lavoratori.
  E, a proposito di incostituzionalità di questo decreto, anche in riferimento a questo tema, io voglio leggere che cosa recita l'articolo 41, secondo comma, della nostra Costituzione.
  Dice che l'iniziativa economica privata è libera; non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Poi continua: la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali. In più, il nostro ordinamento giuridico prevede che l'imprenditore è tenuto ad adottare, nell'esercizio dell'impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro. Infine, un concetto ribadito dalla Corte di cassazione: la responsabilità dell'imprenditore per la mancata adozione delle misure idonee a tutelare l'integrità fisica del lavoratore discende sia da norme specifiche sia da norme di ordine generale, che impongono all'imprenditore l'obbligo di adottare nell'esercizio dell'impresa tutte quelle misure che, secondo la particolarità del lavoro svolto dai dipendenti, si rendano necessarie a tutelarne l'integrità fisica. Questo significa che c’è una responsabilità penale precisa del datore di lavoro !
  Io ricordo che tante volte in quest'Aula abbiamo commemorato i morti sul lavoro, abbiamo promesso, giurato di difendere l'integrità fisica e psicologica, l'integrità morale dei lavoratori e delle lavoratrici in questo nostro Paese; invece continuano ad Pag. 17esserci nel nostro Paese centinaia di infortuni gravi e mortali sul lavoro, continuano ad esserci imprenditori che non rispettano le leggi, e continuiamo anche adesso, in occasione di questa conversione di decreto d'urgenza, ad inserire norme che mettono al riparo gli imprenditori, i datori di lavoro, quelli che una volta si chiamavano i padroni, dalle leggi dello Stato. Guardate, non è accettabile sul piano dell'ordinamento giuridico e legislativo, non è accettabile soprattutto sul piano morale: non è possibile, per noi perlomeno, essere corresponsabili di questa ennesima violazione della legge; una violazione della legge, poi (questo è ancora più grave), che riguarda direttamente la vita, l'integrità fisica e psicologica dei lavoratori; di quei lavoratori che ieri avete incontrato, e che vi hanno chiesto di tutelare i livelli occupazionali; ma innanzitutto, quando vi hanno chiesto di avviare immediatamente il risanamento ambientale di quella fabbrica, vi hanno chiesto di tutelare anche la loro salute: dovremmo cominciare forse escludendo lo scudo giudiziario sugli infortuni gravi e mortali, per tutelare la vita di quei lavoratori che ieri hanno sacrificato una parte del loro tempo per venire qui a chiederci aiuto e a chiederci la possibilità di confrontarci (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, mi riallaccio a quanto ha detto prima, immagino del tutto motivatamente, il collega Bratti, che ha fatto riferimento ad una scelta di un giudice per le indagini preliminari, di non archiviare una processo di infortunio, se mal non ho inteso, accaduto nell'Ilva un anno fa, quindi in piena vigenza della clausola di immunità penale, perché ritiene che la sicurezza e salute sul lavoro non siano compresi. Bene: io credo che se siamo d'accordo su questo, ed è stato un argomento addotto dal Partito Democratico e dal relatore come argomento di neutralizzazione delle perplessità, bene, in claris, scusate una citazione semel, ogni tanto non fit interpretatio. Diciamolo chiaramente: diciamo chiaramente che questa immunità penale fa salva la tutela e la salute dei lavoratori sotto il profilo della responsabilità penale; perché se no, qual è... Cerchiamo di essere consequenziali: che cosa accade se vi è un infortunio sul lavoro dipendente dalle attività che sono rese immuni sul piano penale nei confronti di una miriade di soggetti, tutti dequalificati dal punto di vista della meritevolezza penale, o comunque non qualificati ? Che questo lavoratore che subisce l'infortunio, in presenza di questa clausola di immunità penale – diceva il collega Bonafede – civile, amministrativa, il massimo a cui potrà aspirare è il ristoro da parte dell'INAIL; ma tutto il resto, tutto il danno morale, tutta l'individuazione delle ulteriori responsabilità noi le andiamo ad abbonare con questa norma ?
  Cioè, noi stiamo creando un'area protetta. Caro collega Bratti, io lo dico ad alta voce, è inutile che apri le braccia, perché siamo noi ad aprire le braccia, mio caro: stiamo creando un'area protetta in cui sarà possibile che accadono infortuni sul lavoro non punibili. Se così non è, si voti questo emendamento e lo si dica con chiarezza, che tutte le immunità penali possibili e immaginabili non minano la salute e la sicurezza dei lavoratori. Noi voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, brevemente, quello che viene detto all'interno di quest'Aula è semplicemente un criterio di questa natura: durante una fase lavorativa prevista per mettere in campo le misure necessarie per l'attuazione del piano ambientale si riscontra un infortunio sul lavoro. In quella fase, visto che stiamo parlando di fasi di attuazione del piano ambientale, quindi può essere una fase lavorativa, non solo una fase temporale Pag. 18ma proprio esecutiva, vi può essere la problematica legata agli infortuni sul lavoro: noi chiediamo di non escludere la responsabilità penale legata agli ambiti della sicurezza del lavoro in quelle fasi lì, perché a nostro avviso non è per nulla chiaro quando viene esplicitato questo termine nel testo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Presidente, voglio solo chiedere al sottosegretario Bellanova di fare chiarezza. Sottosegretario, noi chiediamo semplicemente che la responsabilità penale in materia di sicurezza e salute venga rispettata. Allora, se noi stiamo sbagliando, se l'onorevole Sisto si sta sbagliando, l'onorevole Zaratti si sta sbagliando, l'onorevole Crippa si sta sbagliando, il sottoscritto si sta sbagliando, dateci una motivazione per cui possiamo cercare di capire cosa sta accadendo.
  Sottosegretario, la sensibilità della Commissione lavoro la conosce, cerchiamo almeno di fare chiarezza, dateci conto dei dubbi che noi stiamo cercando di sottolineare. Non si vuole fare polemica, si sta trattando di un tema molto delicato. Sappiamo che, a livello di norme sulla sicurezza, l'Ilva non è tra le più fiorenti, quindi, per favore, sottosegretario, non dia spiegazioni a noi ma dia...

  PRESIDENTE. Grazie, grazie, onorevole Tripiedi. Onorevole Tripiedi, la sottosegretaria si chiama perfino Bellanova, è indubitabilmente una donna.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Presidente, spesso le norme vengono scritte per essere interpretate. Qui c’è un emendamento che non cambia il senso della norma generale, però l'interpretazione della maggioranza è nel senso che comunque sono garantite le tutele dei lavoratori sulla sicurezza sul lavoro, allora perché non scriverlo esplicitamente ? Se noi non escludiamo la possibilità di condanne in caso di inadempienza sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, ribadiamo ancora di più che si applica il testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Perché non si deve fare ? Il centrosinistra si è riempito la bocca di sicurezza sui luoghi di lavoro, è stato fatto un testo unico mettendo ordine sulla normativa nazionale; perché non scrivere in questo decreto che comunque si continua ad applicare il testo unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro ? Perché non si può fare ? Si tratta di una chiarezza del testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Presidente, una volta ci si stracciava le vesti quando c'erano i Governi Berlusconi che costruivano le mega immunità intorno alle più alte cariche dello Stato, e quindi ci si stracciava le vesti per il «lodo Schifani», per il «lodo Alfano».
  Oggi, che viene così si evita una sorta di area protetta, un'esenzione di responsabilità per i soggetti indicati da questo testo di legge, esenzione da responsabilità penali, civili, amministrative, per la struttura commissariale dell'Ilva, per i soggetti qui indicati, non ci si indigna più ! Non ci si indigna più ! Quando si parla di questi temi oggi, chi è che si straccia le vesti, chi è che si indigna ? Solo noi deputati dell'opposizione. Allora, mi dispiace, ma questa situazione non è ammissibile, a nostro parere. Noi vogliamo semplicemente cercare di fare chiarezza, e questa chiarezza la dovrebbe volere in primis anche il Governo. Non è possibile affidare ad un GIP o alla magistratura il ruolo di dover interpretare e chiarire quello che questo Governo non è capace di scrivere con chiarezza per legge ! Fatelo oggi, fatelo oggi votando questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 19

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, evidentemente non si comprende perché mai non si voglia approvare questo emendamento, che a qualcuno potrebbe ipocritamente sembrare superfluo, ma se così è, non possiamo fare altro che appunto votarlo. Votarlo proprio perché non aggiunge nulla ad un testo che secondo alcuni esclude proprio la responsabilità penale in materia di sicurezza e salute dei lavoratori. Ma poiché così non è, stando la genericità e l'ampiezza dell'immunità assicurata nell'adempimento di quelle attività di cui si è parlato abbondantemente, non si capisce perché non si possa fare.
  Questa è un'Aula che normalmente infarcisce i testi normativi di parole, locuzioni, aggettivi e verbi inutili. Inutili ! Siamo abituati a fare leggi oscure, questa sarebbe la prima volta in cui, invece, potremmo fare una legge chiara a tutela della sicurezza dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.220 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lo Monte, Carbone, Mantero, Sanga, Ciracì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  401   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  258).    

  (I deputati Bonomo e Librandi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario; il deputato Guidesi ha segnalato che avrebbe voluto astenersi dal voto).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 1.151 Sisto e 1.153 Petraroli.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, premetto che questa ulteriore chicca nell'ambito della norma si commenta da sé. Cioè, perché non vi siano dubbi, quando vi può essere qualsiasi perplessità in ordine all'estensione dell'immunità e di tutti i benefici che essa comporta, allora il Governo e la maggioranza la esplicitano: le disposizioni del presente articolo si applicano anche in relazione alle procedure di amministrazione straordinaria iniziate anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto. Cioè, una vera e propria retroattività delle clausole di immunità che getta un'ulteriore scandalo sull'assurdità di quanto stiamo ahimè votando.
  Voglio soltanto aggiungere che, se è vero che l'immunità non prevede la tutela della sicurezza e salute del lavoro, mi piacerebbe che il Governo lo affermasse esplicitamente, cioè che vi fosse una dichiarazione formale del Governo e della maggioranza, un'interpretazione autentica sotto il profilo dei lavori parlamentari, per cui si dica, come ha detto il collega Bratti, che questa immunità penale non comprende la sicurezza e la salute del lavoro. Io vorrei che il Governo intervenisse sul punto, e se non dovesse intervenire, intelligenti pauca. Voteremo a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, qui abbiamo una norma che fa capire che Pag. 20quando il Governo le cose le vuole chiarire, quando vuole dare un messaggio netto, lo dà. Qui spiega: a qualcuno non venga in mente di dire che non si applica a situazioni precedenti perché la norma non è retroattiva, con questa disposizione si specifica che c’è la retroattività. Quindi, il Governo, quando vuole chiarire il significato delle proprie disposizioni normative, lo fa; quando vuole salvare gli amici lo fa; quando vuole creare un'isola di impunità come fa adesso, senza mezzi termini, la crea ! Allora come è ammissibile il silenzio del Governo ? Sulle richieste che stiamo facendo qui in Aula oggi, il Governo non può stare zitto, il Governo deve alzarsi, dopo che è stato bocciato l'emendamento che diceva che rimaneva salva la responsabilità penale in materia di sicurezza dei lavoratori e di salute, dopo che c’è stato il voto contrario, deve alzarsi e specificare quali sono le proprie intenzioni. Altrimenti quando poi scoppia il caso, lo scandalo, il problema, ci saranno gli avvocati dei vostri amici che andranno lì e si attaccheranno al cavillo, al cavillo che gli avete creato a norma di legge. Almeno ci sarà un pubblico ministero, che non solo deve avere a che fare con queste nefandezze che scaricate sulla responsabilità poi dei magistrati, ma almeno avrà una dichiarazione del Governo a cui appigliarsi, una dichiarazione in cui il Governo deve dire – deve dire ! – senza mezzi termini che la sicurezza e la salute dei lavoratori sono valori primari rispetto ai quali non ci può essere esenzione di responsabilità penale.
  Presidente, sinceramente, ogni volta che accade uno scandalo, un incidente, un disastro, un problema, ogni volta sentiamo sempre la stessa frase «dobbiamo accertare i responsabili». Per carità, è una frase giusta e condivisibile, ci mancherebbe che non debbano essere accertati i responsabili, ma qualcuno dovrebbe alzarsi in quest'Aula e dire «ma quand’è che poi una volta accertati i responsabili quei responsabili pagano ?». Ma me lo fate un esempio di un responsabile di qualcosa che paghi in Italia ? Per esempio, ricordo che esistono già quando ci sono disastri, successivamente, delle zone di impunità che vengono regalate agli imputati dal partito di maggioranza grazie alla prescrizione. Penso sempre al disastro di Viareggio, con i reati che stanno per cadere in prescrizione. Però anche lì si diceva «verranno accertati i responsabili». Ora con questa legge il Governo dà uno schiaffo agli onesti, uno schiaffo definitivo, e gli dice: «non solo esistono le isole di impunità successive al fatto, quelle che vengono salvate dalla prescrizione, ma adesso, perché non ci siano dubbi, io creo un'isola di impunità per legge precedente al fatto che verrà commesso».
  Io non so, Presidente, dove si deve arrivare. Io non so, Presidente, quanto ancora i cittadini italiani debbano sopportare. Io continuo a ribadire questo concetto: il Governo dovrebbe dare un messaggio netto e chiaro ai cittadini onesti dicendo che in Italia le leggi vanno rispettate, punto ! Senza cavilli, senza altri discorsi, senza giri di parole, senza leggi che non sono leggi, perché questa non è legge; una legge che dice a un gruppo indeterminato di cittadini «fai quello che vuoi che tanto non ne rispondi» non è legge. Questa è carta straccia creata soltanto da un legislatore cialtrone, perché questo vuol dire essere cialtroni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Io credo che con questo provvedimento tutto il Parlamento debba avere la consapevolezza che stiamo scrivendo una pagina storica, per così dire, perché nel nostro ordinamento, per la prima volta, introduciamo un'area di esenzione di responsabilità della cui latitudine così ampia non si ha conoscenza nei precedenti, neanche nella Carta costituzionale per quanto riguarda le prerogative e le guarentigie, non solo dei parlamentari, ma addirittura dello stesso Capo dello Stato.
  E se prima abbiamo considerato e valutato con un certo allarme e preoccupazione Pag. 21questa area di esenzione, che era sul piano oggettivo per quanto riguarda le condotte, soggettivo nella individuazione dei beneficiari, adesso siamo in presenza anche di una caratterizzazione di tipo temporale, perché questa esenzione viene estesa temporalmente anche a condotte pregresse, quindi alla valutazione di comportamenti per i quali ovviamente, nel momento in cui sono stati posti in essere, non vigeva questo tipo di valutazione.
  Prima è stato evocato nel corso di un intervento il regime normativo che nella precedente legislazione si era cercato di introdurre.

  PRESIDENTE. Mi scusi, mi ero distratta, è finito abbondantemente il suo tempo.

  CARLO SARRO. Se mi consente cinquanta secondi.

  PRESIDENTE. Cinquanta secondi è troppo, concluda.

  CARLO SARRO. A proposito dei «lodi Alfano» e quant'altro, allora si parlava non solo delle massime cariche dello Stato, ma si parlava di sospensione dei procedimenti e non certo di esenzione integrale di responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. In pratica, si continua ad insistere nel creare un’enclave con una totale assenza di leggi. Ma con questa enclave, visto che è uno stabilimento di interesse nazionale, è un po’ come se si volesse dire che tutta la nostra nazione può essere terra di conquista. Invece sarebbe stato sufficiente fare audizioni, creare davvero il testo del provvedimento nelle Commissioni ambiente e attività produttive del Parlamento. Così non è stato, questo decreto è un'offesa ai presidenti di queste Commissioni, che dovrebbero davvero valutare il loro ruolo e la loro utilità in questo Parlamento.
  Era necessario audire i principali imprenditori del settore e capire quali fossero le vere necessità; di sicuro le necessità produttive non erano collegate alla necessità di non avere una tutela legale, che era la tutela per loro e anche per i lavoratori. Qua si tende sempre a separare chi lavora da chi dirige, che non fa praticamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Mi si perdonerà il paragone, forse poco felice oggi, che è un giorno di lutto, ma, ammettendo di voler considerare quello che è successo in Puglia come un'emergenza, quando sappiamo benissimo che non è un'emergenza, perché si sa benissimo che ci sono degli investimenti da fare e che non vengono fatti da anni, sarebbe come dire che da oggi tutte le persone, i soggetti, che vengono reputati responsabili dell'ammodernamento delle reti, degli investimenti in sicurezza e quindi dell'attuazione di queste misure, vengono esonerati da ogni responsabilità, se nel frattempo nell'attuazione di quelle misure succedono degli incidenti. Ecco non è possibile concedere, anche quando si tratti di operazioni straordinarie, come quelle che voi credete stiano accadendo in Ilva, delle isole di immunità, dare degli scudi giudiziari senza alcun limite (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Io resto molto perplesso e preoccupato. Insomma, il Parlamento sta esercitando la sua sovranità nel modo più disinvolto, dovrei Pag. 22dire nel modo più abietto possibile. Ma è mai possibile che noi stiamo scardinando i punti fondamentali della civiltà giuridica penale ? Ma è mai possibile ? Si inventano delle immunità ad personam e se ne estende il perimetro. Ma per quale motivo, scusate ? Vorrei andare alla radice del problema: per quale motivo si dovrebbe garantire questa immunità a qualche soggetto ? Qual è la giustificazione ? Io vorrei capirla. Noi in Italia abbiamo due tipi di cittadini, quelli che nell'esercizio di alcune attività complesse si espongono ai rischi e possono incorrere anche in inchieste penali e amministrative, in problemi di responsabilità civile, e poi avremo degli altri cittadini, i quali sono esonerati per legge da ogni preoccupazione di questo tipo. Io non saprei proprio come commentarlo.
  Qualche collega si esprime con linguaggi, come dire, rabbiosi e ha ragione, però la verità è che, qui, sono le norme che gridano vendetta da sole, senza bisogno di aggettivi altisonanti. Veramente è umiliante pensare che noi, come legislatori, ci stiamo riducendo a questo livello. Vorrei che qualcuno spiegasse la ragione per la quale, quando qualcuno deve attuare qualcosa nel campo amministrativo, dovrebbe essere immune; che cosa dovrebbero dire i sindaci, che hanno a che fare con questioni complesse dello stesso tipo, ambientali e non solo ? Che cosa dovrebbero dire i vari gestori di società pubbliche a partecipazione pubblica, e via discorrendo ? Perché a loro non è stata concessa una simile immunità ? Questo non si capisce; evidentemente, dietro, ci sono disegni molto più complessi, molto più ambiziosi, molto più temerari di cui non si parla, ma su cui sarebbe opportuno accendere i riflettori, perché, come qualcuno vi diceva, io non vorrei che, fra qualche anno, venisse fuori che queste norme sono state fatte ad personam, proprio perché bisognava garantire ad alcune persone una immunità finalizzata anche ad un maggiore guadagno (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Innanzitutto, intervengo per sottoscrivere gli emendamenti e, poi, per ricordare all'Aula un paio di passaggi, forse più politici che non tecnici, nel senso che abbiamo appurato, anche rispetto agli interventi che ho appena ascoltato, che il Governo, l'Esecutivo, la maggioranza stanno, di fatto, creando un alveo che è senza responsabilità di un certo tipo, rispetto ad un tema piuttosto importante, in Italia, visto che, ad esempio, gli infortuni sul lavoro stanno evidentemente aumentando, poiché mancano i controlli. In questo frangente, a questo punto, non soltanto andranno a mancare i controlli, ma i controlli non possono neanche essere fatti, poiché normativamente si andrà a sollevare il responsabile rispetto a quanto detto.
  Allora, vorrei capire e vorrei ricordare all'Aula che il sottosegretario, anzi il novello Viceministro Bellanova, prima di essere Viceministro era sottosegretario al lavoro e io ricordo le sue invettive in Commissione lavoro anche contro questo tipo di provvedimenti e di frangenti e vorrei capire, vorrei chiedere per l'ennesima volta a quest'Aula, dove sta, ad esempio, la sinistra del Partito Democratico che va molto spesso in piazza a protestare con le bandiere dei principali sindacati ad oggi in Italia su questo tema.
  Allora, al netto di polemiche che possono sembrare piuttosto sterili, vorrei tecnicamente capire – e chiudo, Presidente – dal relatore, piuttosto che dal Viceministro, qual è la ratio rispetto a questo passaggio, perché, di fatto – e io non sono un giurista, lo premetto –, da quanto ho ascoltato da parte dei miei colleghi, c’è un punto di evidente caduta.
  Prendiamo, Viceministro, soltanto un esempio; se questo tipo di passaggio, e faccio un esempio terra-terra, forse, fosse stato applicato ai tempi del disastro della Thyssen, cosa sarebbe accaduto ai lavoratori che attualmente stanno ancora soffrendo Pag. 23quel tipo di disastro e alle famiglie degli stessi ? E quindi vorrei, anzi, vorremmo, immagino, semplicemente capire perché si va in deroga, Presidente, a due tipi di applicazione: al primo, che è il decreto legislativo n. 81 del 2008, che il Viceministro conosce e che parla di sicurezza e di tutela dei lavoratori nell'ambito del lavoro, ed in seconda battuta anche all'articolo 437 del codice penale, che obbliga, di fatto, per legge, i datori di lavoro alla tutela tout court rispetto ai lavoratori della propria azienda; anche se, in questo caso, come ricordato da alcuni colleghi, trattasi di operazioni straordinarie. Però voi state trasformando le operazioni straordinarie in un luogo esente da ogni tipo di responsabilità e, quindi, io chiederei, veramente, in modo assolutamente amichevole, in modo assolutamente politico, per così dire, un intervento del relatore o del Viceministro, poiché conosco la storia del Viceministro, so quanto ha lottato anche per quanto riguarda la tutela del mondo del lavoro, piuttosto che per la tutela stessa della sicurezza all'interno del mondo del lavoro, e per capire un po’ meglio quanto stiamo vivendo.
  Infatti, è del tutto evidente che anche in questo caso la maggioranza è silente, la stessa maggioranza che va in piazza, lo rinnovo, con i sindacati per cercare di difendere i lavoratori e le tutele dei lavoratori stessi, è assolutamente silente e zitta su questo tema. Alzatevi, quanto meno, e cercate di farci capire dove sbagliamo o dove le opposizioni stanno sbagliando.

  PRESIDENTE. Chiederei ai colleghi di rivolgersi alla Viceministra per il genere che esprime, oltre che per le posizioni politiche; ci ho provato varie volte e continuerò a farlo, finché posso.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza per l'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO BRATTI, Relatore per la maggioranza per l'VIII Commissione. Signora Presidente, credo che abbiamo sviscerato in tutti i suoi aspetti la questione. Io ci tengo a ribadire le cose dette in Commissione e ridette qua; poi, non ho la pretesa di convincere nessuno.
  Il perimetro di cui stiamo parlando, dell'applicazione del cosiddetto «scudo giudiziario», è un perimetro che riguarda il Piano di azione ambientale, che riguarda, quindi, il percorso pregresso che ha portato all'autorizzazione ambientale; e riguarda il Piano di azione ambientale, lo ricordo, nei 18 mesi al massimo della sua attuazione, perché, poi, nella gestione ordinaria tutto rientra nell'ordinarietà.
  L'AIA dura dodici anni; per i dodici anni di gestione ordinaria, l'impresa o il gruppo di imprese che vinceranno questa gara saranno soggetti a quello che è il regime ordinario. È una cosa eccezionale ? Sì, l'abbiamo detto fin dall'inizio e la pletora di decreti che abbiamo votato sono basati su un percorso straordinario; sulle problematiche riguardo alla sicurezza sul lavoro questo scudo non c'entra nulla. Lo abbiamo detto, l'abbiamo ridetto, ci possono essere delle interpretazioni, non chiarimenti, non chiarezza, può darsi; però, questo è l'obiettivo che abbiamo messo in campo e questo chiarimento ci tenevo a farlo. Poi, lo ripeto, non ho la pretesa di convincere chi convinto non è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Bratti per una risposta, quanto meno, che porta la voce della maggioranza all'interno di questo dibattito. Io vorrei solo segnalare un fatto oggettivo: queste deroghe che sono state date all'epoca ai commissari e che adesso vengono date in capo all'affittuario o all'acquirente, sostanzialmente, creano uno spazio di immunità temporale di quattro anni rispetto alla prima nomina dei commissari; quindi, per quattro anni, voi avete accettato che fino ad oggi ci sia stata e ci sarà un'immunità complessiva nella gestione del Piano di attuazione AIA. Quindi, Pag. 24non è che lo stiamo facendo adesso per la prima volta, sono già quattro anni e, pertanto, forse, bisognerebbe tirare una riga e comprendere se gli atti fatti in passato hanno prodotto i loro effetti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.151 Sisto e 1.153 Petraroli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Peluffo, Rizzetto, Rampelli, Sottanelli, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  435   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
 152    
    Hanno votato
no  283).    

  (Il deputato Librandi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.156 Crippa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Prima, un aspetto procedurale: in termini di ordine di votazione degli emendamenti, quello delle Commissioni, che verte sul tema analogo, viene votato alla fine ? Mi riferisco all'1.400.

  PRESIDENTE. L'emendamento 1.400 delle Commissioni viene votato dopo il suo e dopo il successivo 1.223, nell'ordine in cui lo trovate nel fascicolo.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie. Questo era un tentativo e, comunque, comprendiamo almeno lo spirito positivo con cui le Commissioni hanno poi messo mano a una riformulazione iniziale, o meglio un nuovo emendamento delle Commissioni. Noi segnalavamo quanto era già stato sancito rispetto a un vecchio decreto Ilva, che prevedeva che i materiali derivanti dalle scorie di fusione, forni elettrici, combustione, potessero essere oggetto di test di cessione secondo una normativa diversa rispetto a quella regolamentata a livello di normativa italiana.
  Questo porta sostanzialmente a una variazione di diversi parametri e, quindi, all'accettabilità o meno di materiali con caratteristiche analitiche diverse rispetto a quelle che verrebbero accettate fuori dal perimetro dell'Ilva. Secondo noi era allora, e lo è adesso, una condizione assolutamente imprescindibile che la normativa in tutela ambientale sanitaria sia la stessa in tutta Italia. Pertanto, siamo almeno riusciti oggi a spingere la maggioranza verso una riformulazione e verso un emendamento 1.400, che, di fatto, mette nero su bianco almeno la possibilità che, se il materiale viene utilizzato e ubicato fuori dal perimetro dell'Ilva, almeno si deve eseguire un test di cessione uguale a quello che si esegue, diciamo, in tutta Italia. Questo è già un passo avanti rispetto alla normativa precedente.
  A nostro avviso, però, rimane misterioso come mai all'interno dell'Ilva, ancora oggi, si accetti un materiale che abbia una procedura di valutazione dei test di cessione diversa rispetto a quella nazionale e sottolineo che il motivo per cui noi abbiamo lasciato in piedi due emendamenti, non ritirandoli, è perché alla fine del provvedimento viene scritto che l'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, in caso di test di cessione diverso dalla normativa nazionale, provvederebbe, per quel materiale oggi utilizzabile soltanto all'interno del perimetro dell'Ilva, ad accertare l'assenza di rischi di contaminazione per la falda e la salute, entro dodici mesi dall'avvenuto recupero.
  Questo vuol dire che, teoricamente, quel materiale viene posto in opera, viene depositato e utilizzato per fare scarpate, per fare coprimenti, magari all'interno Pag. 25della discarica e del perimetro dell'Ilva, per fare sottofondi stradali, e l'ISPRA, teoricamente, può avere dodici mesi di tempo per dire: quel materiale non è idoneo a dove lo avete già messo. Che è una follia, da un punto di vista normativo, cioè io faccio un controllo postumo alla stesura del materiale stesso, e poi dopo la domanda è: ma chi pagherà nel momento in cui si dovesse eventualmente sancire, perché altrimenti uno non si spiega perché almeno devo coinvolgere l'ISPRA nella valutazione ? Se l'ISPRA dice: non è più conforme e c’è un rischio per la tutela della salute dei cittadini e delle acque, allora chi lo rimuove ? A spese di chi ?
  A mio avviso qua si sta facendo un altro errore, non andando a sopprimere queste parti e, soprattutto, non andando a sopprimere la possibilità di utilizzare quel materiale ancora volta con una normativa diversa rispetto a quella nazionale italiana, rispetto a test di cessione, un materiale che è straordinario per il suolo italiano e perfetto per il suolo dell'Ilva di Taranto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Purtroppo, lavorando per decretazione non riusciamo mai a rispondere alla domanda: che cos’è l'Ilva di Taranto ? È solo una discarica, un rifiutificio, o è anche un'acciaieria ?
  La produzione di rifiuti, sommati anche ad altri materiali, scorie, materia prima e seconda, è pressappoco analoga a quella dell'acciaio prodotto in questi anni, circa 5 milioni di tonnellate. Se, per quanto riguarda i rifiuti, non vengono trattati adeguatamente e non superano i test di cessione per i rifiuti e non quelli impostati in maniera decisamente opinabile dal Governo, questi possono finire a sottofondi stradali, danneggiando il manto stradale e, quindi, magari, uno mentre viaggia in auto, gli si spacca la strada, oppure questo materiale può inquinare le falde, le acque e uccidere chi in qualche modo viva di quelle matrici: è successo a cinque cagnolini in Veneto, non a uno solo.
  Questi sono dati ormai acclarati, il Governo quindi fa qualcosa contro l'ambiente e contro la salute, e con questi emendamenti può porre rimedio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.156 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Forza colleghi... Fedi, Lo Monte, Carrozza... Fedi ancora non riesce a votare, provi onorevole, tolga quello che c’è dentro il dispositivo se c’è qualcosa... Massa, Sberna, Colletti, Invernizzi... quanti siete ! Ciracì... sono troppo buona, mi dicono.
  Dichiaro chiusa la votazione. Adesso mi segno quelli che hanno detto chiudi, per il dopo !
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  404   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  259).    

  (Il deputato Epifani ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.223 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Patriarca... Pilozzi ha votato, Patriarca ancora no... provi, onorevole... perfetto. Fabbri, D'Attorre, Mariani, Pag. 26Palma, Mucci, Tinagli... forza colleghi... Santanchè, Castiello, Attaguile... Simonetti che faccio ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  409   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  266).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.400 delle Commissioni.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carrescia. Ne ha facoltà.

  PIERGIORGIO CARRESCIA. Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, che è stato oggetto anche dei precedenti, per evidenziare la portata positiva dell'emendamento delle Commissioni, che dà una risposta alle preoccupazioni che erano sorte dopo l'introduzione del comma 2-ter all'articolo 4 del decreto-legge n. 1 del 2015.
  Per capire un po’ il senso di questo emendamento, che deriva da un'attenta riflessione delle Commissioni, avevo presentato personalmente due emendamenti e altri erano stati presentati da altri colleghi, dall'esito del lavoro delle Commissioni è scaturito questo emendamento, che ne coglie le ragioni e che dà delle risposte positive, perché dobbiamo intenderci bene su quelli che sono i risvolti della risposta che viene data con questa proposta.
  Ora, noi partiamo da un contesto in cui si consente che alcuni rifiuti non pericolosi, provenienti dai processi termici dell'Ilva, e cioè i rifiuti dal trattamento delle scorie, le scorie non trattate, le scorie di fusione, possano essere riutilizzati per operazioni di recupero ambientale, sottofondi stradali rilevati e quant'altro.
  Un decreto del Ministero dell'ambiente del 1998 già prevede e consente il riutilizzo di questi specifici rifiuti provenienti da fonderie di seconda fusione, di produzione di ferro-leghe e dall'industria siderurgica. La novità, il favor che era stato introdotto per l'Ilva, stava nel fatto («stava» perché, se passa questo emendamento, non sarà più) che è consentito il riutilizzo non soltanto, come per tutti quegli analoghi rifiuti provenienti dagli stessi impianti siderurgici, mediante il test di cessione, cioè la metodica per verificare l'entità degli inquinanti rilasciati dai rifiuti ma è prevista anche, questa era il favor appunto per l'Ilva, la possibilità di utilizzare, se più favorevole, il regolamento REACH, che è un regolamento del 2006 del Parlamento europeo. Se più favorevole ciò significa che i rifiuti, pur contenendo alcuni inquinanti che non supererebbero il test di cessione, avrebbero potuto essere avviati ad operazioni di recupero fuori dallo stabilimento dell'Ilva, se rientravano in quelli meno restrittivi del REACH, e in questo caso veniva richiesta all'Istituto superiore di sanità una verifica e un accertamento nei dodici mesi. Ora, la risposta della Commissione è che quei rifiuti non pericolosi dell'Ilva possono essere riutilizzati fuori dallo stabilimento soltanto se rispettano, come tutti gli altri, i limiti del test di cessione, mentre la possibilità della deroga è consentita solo ed esclusivamente per quelli che restano confinati all'interno dello stabilimento. Ricordo, quindi, che le modifiche che erano state proposte con gli emendamenti precedenti andavano a creare, semmai, una disparità per l'Ilva che, rispetto a tutti gli altri stabilimenti siderurgici, non avrebbe potuto esportare o portare rifiuti riutilizzabili non pericolosi e rispondenti al test di cessione se non aggiungendo altri gravami come, per esempio, quello della verifica ulteriore da parte dell'ISPRA.
  Ricordo, tra l'altro, che il test di cessione – a chi paventa, come è stato già detto, che i controlli sono ex post – prevede che la caratterizzazione sulla cedibilità degli inquinanti va fatta su campioni rappresentativi dei rifiuti nella stessa forma fisica delle condizioni d'uso e che il test è sulla singola partita e non sulle miscele. Quindi, resta ferma da parte dell'ISPRA la possibilità – l'obbligo anzi – di Pag. 27verificare il riutilizzo di questi rifiuti all'interno dello stabilimento e ricordo che, se l'esito del controllo dovesse essere negativo, vanno attivate le procedure di bonifica, tra le quali, ricordo, esiste anche la messa in sicurezza operativa che contempla il confinamento all'interno del sito dell'azienda e la graduale eliminazione delle sorgenti inquinanti, attivando le procedure di bonifica con oneri a carico del responsabile. Quindi, in sostanza si introduce una garanzia ulteriore; non si crea un favor e anzi diminuisce quello che era il paventato favore che veniva fatto all'Ilva e si danno ampie garanzie di tutela sia dell'ambiente sia della salute.
  Per questo esprimo parere positivo, da parte delle gruppo PD, su questo emendamento.

  FILIBERTO ZARATTI, Relatore di minoranza per l'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI, Relatore di minoranza per l'VIII Commissione. Presidente, voglio cambiare il mio parere in favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Presidente, è difficile pensare che un Governo di uno Stato possa scrivere una scempiaggine simile. Anche se adesso l'emendamento in qualche modo potrà migliorare un pochino la situazione, la cosa grave è che sia stato scritto. Sarebbe importante addirittura fare una Commissione d'inchiesta su quello che è successo a causa di questo emendamento. In pratica, si tratta di rifiuti importanti, che hanno potuto essere trasportati per tutta la nazione e magari sparsi e compostati sui suoli. È di ieri, appunto, la notizia che c’è un'inchiesta importante sullo spandimento dei fanghi in Lombardia, nelle provincie di Pavia, di Milano, di Lodi e di Cremona, cioè in mezza regione Lombardia. Ricordiamo che tra i fanghi che vengono sparsi ci sono anche dei fanghi derivati dai fumi dell'acciaieria Ilva di Taranto, grazie al testo che era stato scritto con il decreto-legge n. 1 del 2015. Ricordiamoci che si è scritto uno scempio e adesso in qualche modo si cerca, grazie alle nostre sollecitazioni, di porre rimedio, ma questa circostanza ha intossicato gravemente i suoli e le falde di intere regioni italiane e faccio l'esempio della Lombardia, perché vivo lì, dove c’è un'inchiesta gravissima che mostra come tutti gli enti amministrativi, dall'assessorato regionale alla sanità, all'ambiente e all'agricoltura, non hanno vegliato minimamente su questa situazione. Tuttavia, alla base c'era anche un provvedimento governativo gravissimo, che consentiva di trattare i rifiuti come acqua di rose e, infatti, è stato un provvedimento all'acqua di rose.
  Si è visto che un impianto, che si chiama C.R.E., ha trattato 110 mila tonnellate di fanghi in maniera impropria. Quindi, c'era un'associazione, il famoso circolo vizioso: io ti faccio un decreto e ti dico che tratti i rifiuti in maniera impropria; tu, poi, ci aggiungi il fatto che non fai neanche quel minimo di trattamento che dovevi fare e li spargi sui campi.
  E sono state proprio le lamentele delle persone con una qualità di vita distrutta, perché questi fanghi facevano lacrimare e facevano piangere le persone quando venivano sparsi. È chiaro che se tratto un fango di un fumo di acciaieria che non ha subito un test di cessione appropriato può essere che vengano rilasciati metalli pesanti anche nell'aria e, come al solito, purtroppo è la magistratura che si deve muovere, perché il Governo non ce la fa; cioè, scrive delle cose che sono vergognose e questo deve essere ricordato in quest'Aula.
  Poi ci mettiamo una regione dove c’è un assessore regionale all'agricoltura che si chiama Gianni Fava, che è stato prima anche in questo Parlamento, che è uno che di rifiuti se ne intende particolarmente, e c’è un presidente della regione che sostituisce il precedente come colore. Il precedente Pag. 28era chiamato «il celeste» e questo, visto che consente che 447 mila tonnellate di fanghi anche di depurazione, quindi di escrementi, vengano importati da altre regioni, lo chiameremo «il marrone» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la Lega che difende assolutamente la regione dalle persone e dagli immigrati e poi porta gli escrementi di milioni di persone a spargersi sui suoli, per la grande qualità dell'agroalimentare.
  Adesso, appunto, almeno cerchiamo di ovviare in minima parte, anche se non è il testo che volevamo noi, al fatto di poter esportare rifiuti non trattati. Però, ricordiamoci dello scempio che è stato fatto.
  Non si scherza con queste normative. Bisogna coinvolgere l'imprenditore per avere una sostenibilità del trattamento dei rifiuti speciali, che sicuramente costituiscono anche un costo; ma ricordiamo che queste deroghe, che vengono fatte rispetto al codice penale per i futuri gestori dell'Ilva per un tempo illimitato, se chiaramente sono deroghe temporali sull'applicazione del DPCM del 2014, probabilmente arriveranno a una tempistica assolutamente indefinita e le deroghe riguarderanno anche la gestione dei rifiuti.
  Quindi, vegliamo e questo Governo dovrebbe capire quant’è il fatturato del trasporto dei rifiuti dall'Ilva di Taranto perché forse è maggiore rispetto al fatturato della vendita dell'acciaio, determinando uno scandalo senza precedenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Intervengo brevemente perché mi fa piacere che il collega Carrescia abbia argomentato una posizione completamente diversa rispetto a quello che in quest'Aula il collega Carrescia stesso, per suo tramite Presidente, aveva detto, bocciando, nei decreti precedenti, emendamenti che andavano a fare sostanzialmente quello che viene oggi riportato.
  C’è una sua dichiarazione, nello stenografico, di contrarietà sugli emendamenti e di bontà rispetto alla normativa che era stata fatta nei precedenti decreti. Siamo contenti, dunque, che col tempo si cambia idea.
  Il problema è riuscire a cambiare in senso migliorativo il testo. Però, non si può dire che ci saranno eventuali oneri a carico dei responsabili laddove poi l'ISPRA valuti che ci sia un rischio di natura ambientale, perché ricordo che avete appena depenalizzato i responsabili e, quindi, i responsabili non pagheranno nessun tipo di sanzione. Ma quella che poi è la cosa più paradossale è comprendere come e chi pagherà, perché oggi il responsabile è il commissario; se il commissario è un'autorità governativa e svolge una funzione governativa, saremo ancora noi a dover pagare anche questo, perché voi prevedete che un materiale venga messo lì e soltanto dopo venga valutato se quel materiale fosse idoneo o meno, con costi a carico della collettività in seguito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.400 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Marotta, Dellai, Boccuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  417   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato
 408    
    Hanno votato
no    9).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Vallascas, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con Pag. 29il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Duranti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  420   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 145    
    Hanno votato
no  275).    

  (La deputata La Marca ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Crippa 2.200.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, questo è un articolo molto controverso, un comma su cui nelle scorse settimane ci sono stati anche diversi articoli di giornale, con prese di posizione della Viceministro Bellanova. È la copertura finanziaria gravante sulla Cassa per i servizi energetici: durante le audizioni in Commissione, 400 milioni di euro vengono caricati sulle spalle dei consumatori mediante la Cassa per i servizi energetici. Quella stessa Cassa per i servizi energetici venne in Commissione a dire che, qualora il prelievo straordinario sia permanente, può comportare la necessità di un corrispondente successivo aumento delle aliquote delle componenti tariffarie: ovvero, tradotto, c’è un rischio di aumento di tariffe se questo prelievo forzoso, così come l'ha definito la Cassa per i servizi energetici, e successivamente venerdì... Peraltro, Presidente, le chiedo notizia di una comunicazione che l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas afferma di aver spedito ed inoltrato alle Camere: a noi, ad oggi, non è ancora arrivata in Commissione attività produttive, e non vorremmo mai che venisse assegnata postuma rispetto all'applicazione del decreto. Il contenuto l'abbiamo visto e scaricato, e a nostro avviso è molto importante, perché l'Autorità per l'energia elettrica ed il gas ribadisce il concetto di base, che è quello per cui questo prelievo forzoso di 400 milioni di euro sulle casse dei consumatori... Perché attenzione, quello che sostiene il parere della Commissione bilancio è falso: quando viene detto che la Cassa per i servizi energetici è sì una funzione pubblica, ma gestisce soldi privati, sono soldi dei consumatori e delle imprese, non dello Stato centrale, e servono per pagare una serie di servizi, tra cui la trasmissione dell'energia, la produzione dell'energia, gli incentivi e tutta una serie di componenti tariffarie A2, A3, MCT, e poi tutte quelle che ne conseguono.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 12,10)

  DAVIDE CRIPPA. Ricordo a tutti che in passato il Partito Democratico si era stracciato le vesti quando arrivò in Aula un provvedimento che prevedeva un prelievo di 300 milioni sulla Cassa per i servizi energetici, che ai tempi si chiamava Cassa conguaglio, un prelievo forzoso per togliere l'IMU: in quel frangente, oggi ci è stato rivelato dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, in quella nota trasmessa al Parlamento di cui poi le chiederò conto di dove si sia persa, formalmente all'interno di quel documento è scritto che ciò aveva portato ad un aumento della componente tariffaria A2 e MCT per un equivalente complessivo di 150 milioni di euro.
  Noi non vorremmo mai arrivare a quel punto, visto che, da un lato, viene detto che le componenti tariffarie sono esagerate, che dobbiamo abbassare le bollette di imprese e consumatori, dall'altro, per salvare un prestito finanziario dell'Ilva prendiamo 400 milioni di euro dei soldi dei cittadini e li trasferiamo su un fondo dedicato alla tesoreria. Quel fondo teoricamente potrebbe rivelarsi perenne !Pag. 30
  Noi qui inseriamo, Viceministro, una parola «fine» temporale: chiediamo che vengano restituiti entro il 31 dicembre 2018; almeno così escludiamo quel percorso che potrebbe portare ad un aumento delle aliquote delle componenti delle bollette dei cittadini. Se è vero che volete mettere mano e ridurre la pressione sulle bollette dei cittadini, non comprendiamo come possiate accettare di caricare 400 milioni di euro su un ipotetico... È un rischio sancito non solo dal MoVimento 5 Stelle, ma prima dalla Cassa per i servizi energetici, poi dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, che vi dice: c’è un rischio dell'aumento delle bollette dei cittadini italiani.
  Voi continuate invece con la vostra testardaggine ad andare avanti, e poi parlate di diminuzione delle tariffe ed auspicabile diminuzione della componente della pressione sulle bollette dei cittadini. A nostro avviso tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo un mare enorme, rispetto alle vostre idee !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Presidente, brevemente, solo per ricordare – riprendendo quanto già chiesto nell'intervento che mi ha preceduto a proposito di questo pronunciamento dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, rispetto alla manovra che investirebbe quella che una volta era la Cassa conguagli – che, oltre al provvedimento sull'IMU, che è stato richiamato precedentemente, anche il provvedimento sul riordino del sistema idrico aveva tentato di fare un recupero in parte dei costi del servizio sulla Cassa conguagli: anche in quell'occasione la risposta fu di segno negativo.
  Come pure ha destato in noi non poca perplessità la circostanza (e quindi ci associamo alla richiesta di sapere dal Governo se e in che misura e in che termini l'autorità di vigilanza si è espressa a questo riguardo) che questo provvedimento non abbia ricevuto la valutazione da parte del Consiglio superiore della magistratura, che pure su tutti i provvedimenti che intervengono in materia non solo di revisione dell'ordinamento giudiziario, ma che incidono anche sull'ordinamento giuridico, i princìpi cardine dell'ordinamento giuridico, non ha mai esitato ad esprimersi anche con pronunciamenti molto invasivi.
  Voglio ricordare a tutti i colleghi quanto accaduto nel corso della precedente legislatura, dove c'era un'alternanza di interventi tra Capo dello Stato e Consiglio superiore della magistratura, sicché quasi per ogni provvedimento, ivi compresi i decreti-legge, intervenivano questi pronunciamenti; e sarebbe interessante sapere cosa il massimo organo di autogoverno della magistratura pensa a proposito delle aree di esenzione di responsabilità penale preventive, definitive e addirittura retroattive (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  CRISTINA BARGERO, Relatrice per la maggioranza per la X Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CRISTINA BARGERO, Relatrice per la maggioranza per la X Commissione. Presidente, chiedo la parola solo per chiarire brevemente quanto è stato detto prima anche dal relatore di minoranza Crippa. Giustamente il relatore di minoranza Crippa ha sottolineato che, se la norma, come è scritto anche nel decreto e come la stessa Cassa servizi energetici ci ha detto in Commissione, ha carattere temporaneo, e quindi i soldi che Cassa servizi energetici depositerà su un conto fruttifero... Non per l'abolizione dell'IMU, però, come era successo in precedenza, ma voglio specificarlo, per le bonifiche ambientali, per l'attuazione di quelle prescrizioni ambientali che sono necessarie alle bonifiche e all'ambientalizzazione dell'Ilva ! Ecco, lo afferma la Cassa servizi energetici, nell'audizione e anche nelle memorie che ci ha consegnato: allora, non ci sarà nessuna conseguenza per le bollette degli italiani. Pag. 31Siccome noi nella norma scriviamo chiaramente che a partire dal 2018 i predetti importi saranno rimborsati, sia con la procedura di ripartizione dell'attivo, sia – ci auguriamo – anche con i fondi che arriveranno dopo l'accertamento delle responsabilità in sede giudiziaria per quanto riguarda sia la sede penale sia il danno civile che si è verificato, soldi che ora sono bloccati dal tribunale di Bellinzona, io non vedo come la paura di un aumento delle bollette elettriche sia giustificata, perché la norma è scritta in modo chiaro.

  FILIBERTO ZARATTI, Relatore di minoranza per l'VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI, Relatore di minoranza per l'VIII Commissione. Signora Presidente, cambio il parere in favorevole.

  PRESIDENTE. Il parere è favorevole, d'accordo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, poche battute per complimentarmi per l'ottimismo della relatrice e del Governo in ordine ad un rischio che certamente non è nato per il gusto di farlo nascere.
  È chiaro che, se vi è un timore di aumento delle bollette elettriche, questo va tenuto nella debita considerazione. Mi sembra, invece, che non vi sia nessuna attenzione nei confronti di questo dato. Sarebbe veramente interessante – riprendo quello che ha detto il collega Sarro – che questo provvedimento avesse un commento nel Consiglio superiore della magistratura e che comunque potesse farci sapere, in tema di immunità penali, se vi è adesione a questo scellerato sistema di affittuari immuni improprio e per delega.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, noi abbiamo sempre chiesto che il Partito Democratico e il Governo andassero nella città di Taranto per spiegare questi provvedimenti. Sarebbe il caso, visto che a Taranto non hanno il coraggio di andare, di provare a spiegare questo stesso provvedimento agli italiani, perché probabilmente la percezione dell'opinione pubblica nelle altre regioni è quella che i decreti «salva-Ilva e ammazza Taranto» riguardano soltanto l'area pugliese; in realtà, non è così, prova ne è il fatto che questi 300 milioni, che dovevano essere in carico a soggetti privati, vengono spalmati invece sullo Stato e quindi inevitabilmente sulle bollette degli italiani. Credo che gli italiani siano molto interessati ai soldi nelle proprie tasche, e queste operazioni, fatte praticamente come il gioco delle tre carte, ne sono la dimostrazione più evidente.

  PRESIDENTE. Volevo solo specificare che la segnalazione dell'onorevole Crippa sollevata dall'Autorità dell'energia e del gas è effettivamente pubblicata sul sito di questa Autorità, ma non risulta ancora che sia pervenuta a noi. Stiamo facendo i dovuti accertamenti, ma dai primi riscontri, ci tenevo a riportare a quest'Aula che non sembra che sia stata comunicata alla Camera stessa. Comunque, vi terremo informati dopo aver fatto tutti i riscontri.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.200 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Carrescia, Ciprini, Cominardi, Simonetti, Micillo.Pag. 32
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  425   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  151    
    Hanno votato no  274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sisto 2.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, nonostante le rassicurazioni della collega Bargero, ricordo a tutti che l'Autorità per l'energia elettrica e il gas si è espressa dopo che il testo è stato licenziato dalla Commissione e che su questo punto non c’è stata alcuna modifica. Quindi, l'Autorità si è espressa con tutti i dubbi che aveva, anche alla luce del testo originario e del fatto che non ci sono state modifiche.
  Mi preme leggere questo testo, che è la segnalazione n. 377 del 2016 pubblicata venerdì: il regolatore – l'Autorità – sottolinea come l'impegno di tale somma a valere sui conti gestiti dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali abbassi i margini di flessibilità che servono per contemperare le esigenze di copertura, in particolare degli oneri generali di sistema, e contenere le oscillazioni delle tariffe applicate ai clienti finali.
  È un allarme importante, perché sta dicendo: attenzione, quei 400 milioni non erano soldi dormienti, servono come entrate e uscite all'interno di un bilancio, nel senso che sono i soldi dei consumatori, ribadisco, non dello Stato centrale, per pagare poi i fornitori.
  È una partita di giro.
  Dice: inoltre, se la durata del prestito forzoso – definito così dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, non dal MoVimento 5 Stelle –, imposto dalla citata norma, dovesse prolungarsi oltre il termine prefigurato dalla norma, 2018 – e noi avevamo appena bocciato un emendamento che prevedeva entro il 31 dicembre, quindi andava incontro all'esigenza che l'Autorità aveva sancito – ci troviamo nelle condizioni in cui dice l'Autorità che si troverebbe costretta ad aumentare le componenti tariffarie relative agli oneri generali, salvo poi riabbassarle una volta restituito il prestito, con evidentemente danno per i clienti chiamati a versare dette componenti tariffarie.
  Tali circostanze erano già state evidenziate dalla Cassa dei servizi energetici durante le audizioni, in cui nessuno ha ritenuto di dare loro risposta. Come si ricorderà, il decreto prevede che la Cassa servizi energetici versi 400 milioni su un conto corrente; nel sottolineare le ripercussioni negative, anche a livello di competitività del Paese, l'Autorità ha voluto ricordare i 300 milioni prelevati nel 2013 sempre sui conti dell'allora Cassa dei servizi energetici per coprire il taglio dell'IMU, nonché i 135 milioni che ancora oggi pesano sulla componente A2 a copertura delle esigenze dell'Erario. Questo per dirvi che quello che viene detto dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas non viene ascoltato all'interno di questo Parlamento, e non è un'Autorità che non abbia interesse, perché il suo compito istituzionale è quello di monitorare le bollette dei cittadini. In questo caso viene messo nero su bianco che c’è un rischio reale di aumento delle componenti tariffarie. Se 300 milioni di euro hanno poi portato a un aumento consistente sancito con 125 milioni caricati sulle componenti A2 e MCT, immaginatevi 400 milioni.
  Secondo voi, è una situazione che il nostro Paese si può permettere di avere, con un aumento complessivo di 400 milioni da spalmare sulle componenti tariffarie nei prossimi anni ? Secondo noi, no. Il Governo doveva trovare un'altra copertura credibile e non andare a mettere le mani nelle tasche dei consumatori italiani, che siano imprese o cittadini. La situazione è vergognosa ! Ciò per fare un mantenimento operativo di quella che noi oggi Pag. 33chiamiamo un'impresa terminale, nel senso che ormai è sovvenzionata con perdite giornaliere di 2,5 milioni di euro al giorno. Lo ribadiamo: l'Ilva di Taranto perde 2,5 milioni di euro al giorno ! Oggi indebitiamo i consumatori italiani con 400 milioni, che non verranno mai restituiti, perché di fatto, con quel livello di perdite economiche, quella parte lì non verrà mai, mai, mai restituita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Presidente, anch'io ho sentito le rassicurazioni dei relatori di maggioranza, ma sembra, in qualche modo, che in quest'Aula si faccia sempre il gioco delle parti, uno stucchevole teatrino; sembra che noi siamo gli allarmisti che in qualche modo lanciamo delle accuse generiche. Ebbene, su questo argomento, almeno su questo argomento specifico, la nostra preoccupazione non è esclusivamente nostra, c’è un documento ufficiale, rilasciato e pubblicato venerdì, di un’Authority di regolazione del mercato e, a fronte di questa preoccupazione espressa da un ente terzo, indipendente, quest'Aula dovrebbe avere almeno il buonsenso, la minima possibilità di riflettere su quello che altri enti, altri soggetti, ci pongono all'attenzione, e provvedere con delle modifiche alle leggi che noi in quest'Aula dovremmo varare e non soltanto ratificare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cani, Dallai...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  438   
   Votanti  423   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  146    
    Hanno votato no  277.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.5 Crippa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. In questa fase noi proviamo a mettere ancora una pezza, almeno temporale, anticipando dal 2018 al 2017. Annuncio che voteremo anche favorevolmente su quello del collega Sisto, successivo, che prevede la soppressione delle parole «ovvero successivamente», perché il Governo mi deve spiegare come si può mettere una norma dicendo: la restituisci «dal 2018», ma non «entro il». Quindi, visto che a pagare si fa sempre a tempo, ho il timore che questa modalità possa portare a remunerare quei soldi nel 2020, nel 2025, nel 2030, non si sa, non c’è un tetto finale al periodo di restituzione di queste somme.
  Quello che noi oggi vogliamo sottolineare, ancora una volta, è che c’è stato un percorso, a nostro avviso anche di scrittura normativa, vergognoso di questo articolato e spiego il perché. Non coinvolgere, almeno per un parere preventivo, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, la Cassa dei servizi energetici, che è quella che deve poi istituire un conto corrente dedicato, sul quale poi dopo intestare un fondo di tesoreria, fa venire il dubbio che questo Governo non ha rapporti, e non vuole averli, con gli enti di governo e di gestione delle tariffe energetiche. Non interfacciarsi su un decreto che prevede un coinvolgimento importante, che prevede Pag. 34400 milioni di euro della Cassa dei servizi energetici con la Cassa stessa, a nostro avviso, è una mancanza importante. Tant’è che arriviamo al fatto che i soggetti lamentano un rischio reale per le bollette dei cittadini. Qui non c’è un confronto franco sul tema, non si riesce a chiarire quali siano le modalità di restituzione di questo credito.
  A nostro avviso, ancora una volta, si cerca sempre di fare il gioco delle tre carte, ed è evidente che sia così, per esigenze di natura finanziaria.
  Questi soldi devono essere garantiti entro la fine dell'esercizio finanziario, cioè entro il 31 dicembre dell'anno devono essere versati, e non possono essere prelevati il 1o gennaio dell'anno successivo, perché l'esercizio finanziario è quello. Il problema è: questo gioco fino quando deve andare avanti ? Fino a quando la Cassa dei servizi energetici deve avere impegnati 400 milioni di euro come garanzia ? Fino a quando ? Qual è la prospettiva di restituzione ?
  Noi oggi segnaliamo, Presidente, l'eccellente lavoro fatto dal Servizio studi della Camera che, nell'elaborare un documento di esame degli aspetti finanziari, sancisce come i commissari dell'Ilva di Taranto, rispetto ai vecchi decreti, sono in ritardo, dal febbraio 2015, con la restituzione dei crediti pregressi. Quindi, il soggetto non è un soggetto credibile dal punto di vista della natura finanziaria. Non è un soggetto che sarà in grado di restituire quelle somme.
  Attenzione, i 400 milioni non li deve restituire il nuovo acquirente o il nuovo affittuario, ma rimangono in capo ai commissari e quindi all'amministrazione del commissario, e di conseguenza sono soldi che non daranno. Non c’è la speranza che arrivi una cordata di imprenditori con quei soldi a liquidare subito, no, perché vanno nella procedura dell'amministrazione straordinaria.
  Questo fatto è allarmante: ci possiamo permettere noi, oggi, di prendere 400 milioni dalle bollette dei cittadini ? Io ricordo che tutti gli éscamotage che sono stati fatti in passato per abbassare i costi energetici del nostro Paese non hanno mai portato a un livello così alto di 400 milioni di euro.
  Abbiamo sempre ragionato nell'ordine di 15, di 20, di 100 milioni complessivamente, ed era già annunciato dal presidente Renzi come eccezionale, una rivoluzione, quello dello «spalma incentivi» che avrebbe portato a milioni di euro. Qui stiamo parlando di 400 milioni di euro che andranno a gravare sulle spalle di imprese, consumatori e cittadini, anche delle fasce più deboli, perché le componenti tariffarie vengono applicate su tutti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente. Questo è un esempio di come questo Governo non ha le mani libere. In pratica, si concede un prestito ad alcuni imprenditori che non lo potranno mai restituire. Questo non ha senso, in pratica chi è al Governo approfitta dell'amministrazione stessa dello Stato che si troverà a subire questa perdita economica, che subiranno poi i cittadini. Ma è questo d'altronde il senso delle riforme proposte da questo Governo per togliere rappresentatività, per togliere la possibilità di rendersi conto di queste nefandezze. Per cui diciamo «no» a questo decreto, diciamo «no» a quelle riforme (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 35

  Di Vita, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  432   
   Votanti  426   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  157    
    Hanno votato no  269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.3 Sisto, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. A suggello della votazione di questo decreto-legge dai contenuti più giuridici che economici, mi preme dire soltanto che anche quest'ultimo emendamento ha lo scopo semplicemente di, in qualche modo, brevemente moralizzare tutto quello che è accaduto in questo provvedimento, cercando di recuperare in zona Cesarini almeno un principio di ragionevolezza.
  Voglio però dire che quando un decreto-legge si permette, forzando i meccanismi parlamentari, di affermare criteri quali quello delle aree protette dalla legge penale, quali quello della possibilità per le imprese e per i grossi gruppi di guadagnare la preda, senza passare attraverso quelli che sono gli ordinari controlli dell'ordinamento, c’è da essere molto preoccupati. Lo strumento del decreto-legge mi sembra che mai come in questo momento meriti di essere fortemente messo in discussione, soprattutto, come sempre accade, non in quanto strumento, ma per l'uso distorto che in quest'Aula ormai, da mesi, da qualche anno, ne viene effettuato. Voteremo pertanto a favore di questo emendamento, ma il tono triste non è per l'emendamento, è per la generale scarsissima qualità del provvedimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Sisto.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Peluffo, Rampelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  424   
   Votanti  409   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Ferrari ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'ultimo emendamento 2.7 Ricciatti, qui i pareri sono contrari delle Commissioni e del Governo e favorevoli dei relatori di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, davvero velocemente, per dire che questo è l'ultimo di una serie di emendamenti tesi a limitare o, meglio, a delimitare il periodo in cui va rimborsato il prestito dei 400 milioni di euro. Già, il decreto contiene una serie di indicazioni e di misure che noi consideriamo inaccettabili, in più, contiene, appunto, delle inesattezze e, comunque, delle precisazioni che rendono ancora più di difficile interpretazione il testo e lasciano un'interpretazione molto larga del testo stesso. Si è sentita l'esigenza di inserire il periodo di rimborso nell'anno 2018, subito dopo, però, il Governo ha provato a lasciarsi un'altra possibilità e quindi a inserire queste due parole: ovvero successivamente. Noi pensiamo che, invece, debba essere stabilito un termine preciso entro il quale Pag. 36il prestito vada rimborsato, per evitare le ricadute che sono state già ampiamente illustrate e, poi, per segnare anche un punto, per dire che, forse, qualche volta, potremmo fare una norma precisa e non una norma così a maglie larghe che può essere tirata da una parte o dall'altra e può essere soggetta alle interpretazioni le più diverse fra di loro e, quindi, insomma, poco cogenti e poco rispondenti, poi, agli obiettivi che ci si prefigge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vico. Ne ha facoltà.

  LUDOVICO VICO. Grazie, Presidente; solo per segnalare che i cosiddetti oneri generali delle componenti elettriche A2, A3, A4, A5, AS, UC2 e così via, note a tutti, almeno nella X Commissione, sono trasferiti tutti su conti di gestione istituiti presso la Cassa conguaglio, eccetto A3. Perché pongo questo problema nella discussione generale ? Perché penso che sia proprio utile che l'Agenzia per l'energia e il gas chiarisca il comunicato che ha reso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Ricciatti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moretto, Elvira Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  413   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  145    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Avverto che consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3886-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3886-A).
  Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/3886-A/6.
  Quindi, colleghi, se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito la rappresentante del Governo, la viceministra Bellanova, a esprimere il parere.

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/1 Matarelli il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno 9/3886-A/2 Gregorio Fontana il parere è favorevole con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di consultare, in merito ai criteri di nomina del comitato degli esperti di cui in premessa, enti e associazioni di indiscussa autorevolezza sul piano della ricerca scientifica e della vita accademica». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/3 Marzano il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/4 Taricco il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/5 Segoni il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di sottoporre ad un'attenta vigilanza e a un continuo monitoraggio le vicende che interessano lo stabilimento Ilva di Taranto, valutando l'adozione di misure volte a garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori e ad assicurare la tutela delle prospettive occupazionali dei dipendenti dello stabilimento e di quelli impiegati nelle imprese Pag. 37dell'indotto». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/6 (versione corretta) Carrescia il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di consultare il Ministero della salute al fine dell'espressione del parere di cui in premessa». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/7 Zaratti il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi al fine di prevedere che le eventuali modifiche e integrazioni al Piano ambientale siano volte a tutelare le condizioni ambientali e sanitarie del territorio di Taranto».
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/8 Ricciatti il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a verificare che dall'attuazione delle norme di cui in premessa non possano derivare aumenti delle tariffe delle bollette elettriche per famiglie e imprese e ad adoperarsi nel caso a compiere ogni utile iniziativa». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/9 Duranti il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi al fine di assicurare prospettive occupazionali ai lavoratori dell'Ilva e dell'indotto».
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/10 Pellegrino il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di (...)» e continua come da testo depositato. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/11 Ferrara il parere è favorevole con una riformulazione: «ad adottare misure volte alla prevenzione e tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto e valutando l'adozione di interventi finalizzati a preservare l'attuale assetto delle strutture sanitarie del territorio ionico». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/12 Pili il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di adoperarsi al fine di predisporre un piano strategico di rilancio del settore dell'alluminio primario». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/13 Binetti il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità e la possibilità di istituire un monitoraggio competente, a cura di esperti, finalizzato alla tutela della salute dei cittadini e a favorire la creazione di strutture in grado di assicurare prevenzione e diagnosi precoci, da un lato, e azioni di cura avanzate, dall'altro».
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/14 Caparini il parere è favorevole con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di iniziative per garantire (...)» e continua come da testo. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/15 Grimoldi il parere è favorevole con la seguente seguente riformulazione: «a valutare, per quanto di propria competenza, la possibilità di adottare le opportune iniziative, volte a tutelare le prospettive occupazionali dei lavoratori Ilva». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/16 Allasia il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di adoperarsi per quanto di propria competenza al fine di tutelare le imprese dell'indotto Ilva».
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/17 Castiello il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a tener conto delle situazioni di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti radioattivi, presenti sull'intero territorio nazionale, e a valutare la possibilità di dedicare opportune risorse per l'attuazione di interventi urgenti di bonifica». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/18 Simonetti il parere è favorevole con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di individuare (...)» e continua come da testo depositato. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/19 Capone il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «nel rispetto delle competenze regionali in materia sanitaria e alla luce dei dati sopraesposti, a valutare la possibilità di adottare misure volte a tutelare i livelli essenziali di assistenza, con particolare attenzione ai posti letti in oncologia e pneumologia presenti nel territorio tarantino».
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/20 Vico il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/21 Labriola il parere è favorevole con la riformulazione: «a valutare l'opportunità di sentire il Ministero della salute durante il procedimento (...)» e continua come da testo. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/22 Crippa il parere è favorevole.Pag. 38
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/23 Vallascas, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di sentire il Ministero della salute durante la procedura di cui in premessa». Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/24 Della Valle il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di adoperarsi nell'esercizio delle proprie competenze al fine di evitare la vendita parziale del gruppo Ilva».
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/25 Iannuzzi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/26 Zolezzi il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «ad adoperarsi nell'esercizio delle funzioni di vigilanza sui commissari, al fine di garantire la presentazione della relazione di cui in premessa nei termini dovuti».
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/27 Terzoni il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a vedere l'applicazione e invitare il Comitato degli esperti a redigere la relazione di sintesi delle osservazioni del pubblico ricevute secondo criteri che garantiscano la corretta (...)» e poi continua come da testo.
  Sull'ordine del giorno n. 9/3886-A/28 Battelli il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità e la possibilità di comunicare (...)» e poi continua come da testo depositato. Sugli ordini del giorno n. 9/3886-A/29 Da Villa e n. 9/3886-A/30 Petraroli il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Adesso noi procediamo, abbiamo dieci minuti di tempo perché poi dovremo fare una commemorazione, quindi andiamo avanti e iniziamo con l'ordine del giorno n. 9/3886-A/1 Matarrelli: prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
   Prendo, altresì, atto che il presentatore accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3886-A/2 Gregorio Fontana.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/3886-A/3 Marzano e n. 9/3886-A/4 Taricco.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/3886-A/5 Segoni, n. 9/3886-A/6 (versione corretta) Carrescia, n. 9/3886-A/7 Zaratti, n. 9/3886-A/8 Ricciatti, n. 9/3886-A/9 Duranti, n. 9/3886-A/10 Pellegrino, n. 9/3886-A/11 Ferrara e n. 9/3886-A/12 Pili.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3886-A/13 Binetti. Deputata Binetti, va bene ? Non mi sente, assumo che vada bene, altrimenti mi avrebbero detto il contrario.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3886-A/14 Caparini. Prego, deputato.

  DAVIDE CAPARINI. Assolutamente non va bene, anzi la trovo offensiva, in quanto già di per sé lo strumento dell'ordine del giorno sappiamo essere alquanto aleatorio e nella stragrande maggioranza dei casi assolutamente inefficace.
  Se poi a questo aggiungiamo il fatto che l'impegno chiesto viene trasformato in un mero invito a «valutare», capite bene che siamo alla presa per i fondelli. Ma questo è il leitmotive del comportamento di questa maggioranza nei confronti della gestione di Ilva e di tutto ciò che, purtroppo, ha colpito in modo drammatico centinaia di aziende e migliaia di lavoratrici e lavoratori, che per oltre un anno e mezzo hanno lavorato, sia per far sì che il ciclo produttivo continuasse e, quindi, che un'azienda leader mondiale potesse continuare a produrre e a rimanere competitiva sul mercato mantenendo il suo valore e i suoi asset, sia per quanto riguarda le tanto citate, tanto invocate e molte volte evocate in quest'Aula, bonifiche ambientali. Per cui molte aziende, molte lavoratrici e lavoratori si sono impegnati, si sono indebitati, per poi non vedersi riconosciuti da parte di questo Stato, perché ricordiamo, questa è una gestione commissariale...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore !

  DAVIDE CAPARINI. A quanto pare non frega niente a nessuno !

Pag. 39

  PRESIDENTE. Scusi, vada avanti deputato.

  DAVIDE CAPARINI. Quindi si sono impegnati per una gestione commissariale e quindi si sono impegnati di fronte a uno Stato, hanno fornito beni e servizi allo Stato, non a nessun'altro, l'hanno fornito a voi, a tutti noi, e in tutta risposta è stato detto loro: guardate, da un certo punto in poi, quello che è accaduto prima non è di competenza nostra – in modo veramente infame, perché questo è un comportamento infame proprio dal punto di vista del rapporto non solo umano, ma anche dal punto di vista del rapporto prettamente professionale –, da un certo punto in poi, quindi, non teniamo conto del lavoro, della prestazione, dei servizi erogati, dei prodotti forniti e, quindi, vi dovrete confrontare con la procedura. E sappiamo benissimo cosa significa nel nostro Paese andare ad insinuarsi in una procedura concorsuale, sappiamo benissimo cosa significa. Significa non vedere riconosciuto e non avere riconosciuto alcunché del proprio lavoro e del proprio servizio.
  E quindi in questo senso ciò che oggi il Governo ci dice, ciò che dice alle centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori, ciò che il Governo dice ancora una volta a quelle imprese che hanno garantito, signor sottosegretario, una prestazione di servizi – hanno la-vo-ra-to ! Cosa che, magari, per molti al Governo, come dire, non è cosa nota e non è cosa praticata, hanno la-vo-ra-to ! – e hanno diritto ad essere pagati, perché molti di loro sono andati addirittura in bancarotta, altri si sono indebitati, altri hanno dovuto diminuire i loro dipendenti, sono stati costretti a licenziarli, sono stati costretti a chiudere parti delle loro aziende perché in tremenda ed enorme difficoltà, semplicemente perché questo Stato ladro – perché siamo di fronte a uno Stato ladro ! – non ha riconosciuto loro ciò che loro hanno dato, ciò che loro hanno fatto.
  Allora, il punto fondamentale è questo: voi non potete venire in Aula, qui, con l'onestà intellettuale e dire: noi valuteremo se ci dovremo impegnare a far sì che lo Stato svolga il suo compito e faccia ciò che deve fare, ovvero paghi il dovuto a chi ha lavorato per oltre un anno e mezzo per lo Stato ! Lei deve venire qui, in Aula, avrebbe dovuto venire qui, in Aula, a dire: noi siamo determinati a far sì che, al di là dei tempi lunghissimi di questa giustizia italiana per quanto riguarda i processi concorsuali – sappiamo benissimo che le procedure concorsuali sono lunghissime –, al di là di queste di queste inefficienze, noi garantiamo chi si è impegnato per noi. Voi non lo avete fatto ed è l'ennesima volta ! Una lunghissima e triste storia, un teatrino ignobile che si ripropone ogni anno e ogni anno arriviamo sempre al solito punto, ovvero chi lavora in questo Paese, lo prende in quel posto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/3886-A/14, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Battelli, Palma... chi altro ? Hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  423   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  157    
    Hanno votato no  266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Preziosi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3886-A/15 Grimoldi.

Pag. 40

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie, signor Presidente. Io non accetto la riformulazione per un motivo di principio molto elementare: questo ordine del giorno chiede di garantire l'occupazione in tutte le sedi sparse sul territorio nazionale dell'Ilva. Siccome penso che tutta questa serie di decreti, che abbiamo visto negli ultimi anni sull'Ilva, abbiano la finalità, a parole condivisa da tutta l'Aula, di garantire i livelli occupazionali e di garantire i lavoratori, penso sia importante dirci che, oltre la sede importante dell'Ilva, che è riportata dalle cronache, ci sono altre sedi Ilva che devono garantire i medesimi livelli occupazionali e che rischiano di perdere non pochi posti di lavoro a seguito dei problemi che tutti conosciamo.
  Quindi, io chiedo che sia messo in votazione, perché l'impegno da parte del Governo e da parte del Parlamento deve essere quello di garantire i livelli occupazionali in tutte le sedi dell'Ilva e non soltanto in quelle che mediaticamente vengono portate alle cronache e sulle quali si cerca magari di fare bella figura, interessandosi poi molto meno di tutte le altre sedi periferiche che rischiano, invece, di perdere livelli occupazionali che per noi sono parimenti dignitosi e da tutelare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3886-A/15, con il parere contrario del Governo, visto che non è stata accettata la riformulazione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Villecco Calipari. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  416   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  146    
    Hanno votato no  270.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Molea ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Onorevole Allasia, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3886-A/16, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Indubbiamente non ho la sensibilità del collega Caparini e non mi sento offeso dall'accettare direttamente la riformulazione, ma indubbiamente ci deve essere un po’ di correttezza da parte della maggioranza e del Governo che a parole, sia in Commissione sia in Aula, hanno posto delle situazioni e delle condizioni per superare l'ostacolo della fornitura, dei pagamenti. Indubbiamente, ci pareva un atto formale e dovuto. Inoltre, abbiamo anche la certezza che un ordine del giorno non cambia la vita di nessuno e neanche questo decreto cambierà le sorti dell'Ilva e ci aspettiamo il dodicesimo decreto nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, se il Governo dopo ottobre avrà ancora vita.
  Indubbiamente avremo necessità di capire le motivazioni di una riformulazione di un ordine del giorno, dato che non c’è un impegno formale, ma dovremo anche capire se c’è la volontà di non offendere i lavoratori e le ditte subappaltatrici che hanno lavorato con l'Ilva in modo che possano avere certezza dei pagamenti. Perciò, chiediamo la garanzia totale dei pagamenti e non ciò che è stato inserito in Commissione con l'articolo 1-bis, prendendo in giro le minoranze e così posponendo le votazioni degli emendamenti e da un giorno all'altro facendogli prendere lucciole per lanterne. Perciò, abbiamo la chiarezza di cosa è avvenuto, abbiamo la chiarezza che questo decreto non sarà sicuramente quello risolutivo e abbiamo anche la consapevolezza che potrebbe esserci un epilogo sull'Ilva con una soluzione Pag. 41globale, che è quella che il Governo lasci le redini del Paese in modo che si possano lasciare ai prossimi Governi i decreti finali per risolvere il problema che lo stesso Governo del PD ha creato a Taranto.

  PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che l'onorevole Allasia non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3886-A/16, così come proposta dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/3886-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Carloni, Caso. Chi altro deve votare ? Tutti hanno votato ?
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  354   
   Astenuti   66   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no  270.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Visto che siamo giunti alle ore 13, dovremmo ora passare all'informativa urgente del Governo sul tragico incidente ferroviario avvenuto in Puglia, che sarà preceduta da una commemorazione delle vittime. Sospendo, quindi, l'esame di questo provvedimento, che riprenderà alle ore 16,15 per l'esame degli ulteriori ordini del giorno e per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, per poi passare alla votazione finale.

In ricordo delle vittime del grave incidente ferroviario avvenuto in Puglia (ore 13).

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete ieri si è verificato in Puglia, tra Corato e Andria, un disastroso incidente ferroviario, che ha causato sinora 27 vittime e circa 50 feriti. In questo momento di sgomento e di dolore il nostro Paese deve innanzitutto stringersi attorno a coloro che hanno perso i familiari e gli amici e dobbiamo altresì rivolgere un sincero ringraziamento a quanti si stanno prodigando nelle operazioni di soccorso e di assistenza alle vittime.
  Allo stesso tempo occorre, come ha ribadito ieri il Presidente della Repubblica, fare piena luce, in tempi rapidi, sulle cause di questa «inammissibile tragedia» – e uso le parole del Presidente della Repubblica – nonché sulle responsabilità individuali come pure sulle carenze infrastrutturali. Al di là di quanto sarà accertato dall'autorità giudiziaria, è forte l'amarezza nel constatare che ancora oggi nel nostro Paese, nonostante i progressi compiuti in molti settori, possono verificarsi eventi di questo tipo. Il tema della sicurezza dei trasporti deve dunque essere sempre più al centro dell'attenzione di tutte le istituzioni competenti affinché tali tragedie non si ripetano in nessuna parte del territorio nazionale.
  Desidero ora rivolgere, a nome mio e dell'intera Assemblea, un commosso omaggio alle vittime di questa tragedia nonché l'espressione del più sentito cordoglio ai loro familiari. Voglio, inoltre, augurare pronta guarigione alle persone rimaste ferite. Invito, dunque, quest'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

Informativa urgente del Governo sul tragico incidente ferroviario avvenuto in Puglia (ore 13,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul tragico incidente ferroviario avvenuto in Puglia.
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, il Ministro Delrio, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo le rispettive Pag. 42consistenze numeriche, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio.

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signora Presidente, onorevoli deputati, prima di tutto permettetemi di dire che siamo vicini e al fianco, come Governo, dei cittadini e delle cittadine pugliesi che abbiamo incontrato ieri, delle loro famiglie, al fianco nella regione Puglia, dei suoi sindaci, del governatore Michele Emiliano.
  Questa tragedia colpisce tutti gli italiani e le italiane, ci interroga sul fatto che un diritto democratico come il trasporto pubblico non debba trasformarsi in un evento luttuoso, così come tutti gli incidenti sul lavoro; ci interroga su una mobilità sicura ed efficiente, di cui usufruiscono studenti, lavoratori, turisti, passeggeri di ogni età e di ogni parte del Paese. Come ha detto ieri il Presidente del consiglio Matteo Renzi nel giorno del dolore e delle lacrime, e nei giorni della vicinanza alle famiglie, è una vicenda su cui occorre fare chiarezza al più presto; e su questo garantiamo tutta la nostra collaborazione, il nostro impegno a fianco dei magistrati inquirenti e della regione Puglia, che non lasceremo sola e a cui continueremo anche nelle prossime settimane a stare accanto.
  L'incidente è avvenuto sulla ferrovia Bari-Barletta: è una linea ferroviaria regionale lunga 70 chilometri che collega Bari con numerosi centri abitati dislocati su due province e che ha capolinea Barletta, con un bacino di utenza di circa 700 mila abitanti. La gestione della linea è curata dalla società Ferrotramviaria, che vi opera in qualità sia di gestore dell'infrastruttura sia di impresa ferroviaria, e che effettua anche il servizio automobilistico nel medesimo bacino; la proprietà dell'infrastruttura è della regione Puglia. La linea è elettrificata ed a scartamento normale, a doppio binario nel tratto Fresca San Girolamo-Ruvo, circa 33 chilometri, mentre per i restanti 37 chilometri è a binario unico. La circolazione dei treni avviene con blocco automatico bidirezionale da Bari a Ruvo mediante l'ACEI, l'apparato centrale elettrico ad itinerari di Bitonto, e gli ACS, gli apparati centrali statici di Terlizzi e Ruvo, e con blocco telefonico da Ruvo a Barletta.
  Il giorno 12 luglio, alle ore 11,38, si è verificato uno scontro frontale tra due convogli ferroviari della lunghezza di circa 80 metri, di recente produzione ed immissione in servizio, sulla tratta a binario unico Corato-Andria di questa linea ferroviaria gestita dalla società Ferrotramviaria. Il bilancio, ad oggi ancora non definitivo, è di 27 vittime e il ferimento di numerosi passeggeri. La società Ferrotramviaria ha interrotto la circolazione nella tratta. La tratta a binario unico sarà interessata da lavori di raddoppio – per il cui affidamento da parte della regione Puglia, su fondi europei della regione Puglia 2007-2013, poi trasportati con un progetto ponte sulla seconda programmazione 2014-2020 –, con un bando di gara già pubblicato, e con il termine ultimo per la presentazione dell'offerta fissato al 19 luglio.
  A seguito dell'incidente frontale occorso, il Dipartimento della protezione civile, avendo appreso alle ore 11,42 della notizia dell'incidente, pervenuta alla Sala Situazione Italia della struttura operativa dei Vigili del fuoco, si è attivato immediatamente per seguire e valutare la portata dell'incidente, verificare che tutto il sistema nazionale di protezione civile fosse informato, e portare da subito supporto alle autorità locali e alla protezione civile regionale. Successivamente, sulla base delle informazioni assunte e nel rispetto delle indicazioni della normativa di settore, ha assunto la configurazione in S2 (Presidio operativo) ed è rimasto in videocollegamento costante con il centro operativo dei Vigili del fuoco del Viminale, e attraverso la Sala Situazione Italia con Pag. 43tutte le sale operative nazionali, nonché con la regione Puglia e le due prefetture.
  Date le rilevanti proporzioni dell'incidente, nella giornata di ieri sono state avviate alle cure ospedaliere 52 persone, di cui 11 in gravi condizioni, mentre il numero delle vittime è quello che ho citato prima. Nel frattempo continuano le attività volte ad individuare eventuali ulteriori corpi rimasti ancora intrappolati, anche se ormai le operazioni si stanno concludendo. I medici legali, in accordo con le prefetture, da poco hanno dichiarato concluse le attività di riconoscimento delle vittime, laddove è stato possibile effettuarlo, con i parenti. Tali attività continueranno ininterrottamente anche per le prossime ore. Come potete immaginare, la ricostruzione delle identità è molto complessa.
  A livello territoriale, il coordinamento delle operazioni di soccorso sul posto, in raccordo con la regione, è stato assicurato dal centro coordinamento dei soccorsi presso la prefettura di Barletta e Andria, immediatamente approntato; nei comuni di Corato ed Andria sono stati attivati i centri cooperativi comunali. Al fine di fornire supporto delle attività di soccorso, la regione Puglia, in accordo con le ASL, ha attivato un numero per le persone che richiedono informazioni sui passeggeri.
  A livello centrale, valutata la gravità della situazione, alle ore 15,30 il capo del Dipartimento di protezione civile con un team, il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed io stesso ci siamo recati sul luogo dell'incidente. Sul posto erano già presenti il presidente Emiliano, il vicepresidente della regione, il direttore della Protezione civile regionale, in supporto ai sindaci dei territori. Successivamente il Presidente del Consiglio, nella serata di ieri, ha raggiunto la Puglia, e, dopo aver effettuato un sopralluogo sul luogo del sinistro, ha presieduto l'incontro indetto presso la prefettura di Bari.
  Le serrate operazioni di soccorso avviate nella giornata di ieri sono proseguite per l'intera notte, soprattutto l'attività di rimozione dei detriti e per la ricerca di eventuali ulteriori vittime.
  Al fine di verificare la possibilità di accelerare la movimentazione delle carrozze, sono state impegnate sul posto gru su ruote più adatte alle operazioni in corso ed è stata data la disponibilità già nella mattinata da parte delle Ferrovie dello Stato ad inviare un locomotore, che nel corso della notte ha raggiunto il luogo dell'incidente e ha iniziato a movimentare le parti trainabili dei treni sinistrati. Le attività di ricerca, inoltre, hanno permesso di recuperare la scatola nera di uno dei due treni. Gli interventi quindi sono ancora in corso.
  Dobbiamo segnalare in questa attività veramente lo straordinario coraggio, la dedizione di tutti i vigili del fuoco, le forze dell'ordine, i cittadini, i volontari della Protezione civile, che hanno veramente dato dimostrazione in questa occasione di una straordinaria dedizione; così come permettetemi di sottolineare lo straordinario senso civico di dedizione e di altruismo che i cittadini pugliesi hanno dimostrato nel momento in cui vi era bisogno di donare il sangue (Applausi). A loro va tutta la nostra riconoscenza e anche l'orgoglio di questo Paese, così capace di stringersi intorno in momenti così drammatici.
  Veniamo al tema della sicurezza. La sicurezza della circolazione ferroviaria in tale tratta è regolata tramite il meccanismo del consenso telefonico: nel regime del blocco telefonico, il capostazione non può inviare un treno alla stazione successiva se non ha domandato e ottenuto dal capostazione della predetta il consenso ad inviare quel determinato treno. La sezione di linea è dunque considerata normalmente bloccata e viene liberata per la circolazione di volta in volta mediante il consenso dell'inoltro del treno; con tale procedura sulla sezione di linea può essere presente un solo treno per volta.
  Il sistema di segnalamento con consenso telefonico, pur essendo sicuro, è certamente un sistema tra i meno evoluti rispetto alle tecnologie disponibili per la regolazione della circolazione ferroviaria: infatti, il sistema si affida interamente Pag. 44all'uomo, nella fattispecie, all'operatività dei capistazione, come sopra descritto.
  Le tecnologie oggi disponibili sono molteplici e si adattano ai diversi regimi di esercizio in relazione alle caratteristiche della rete, alla frequenza dei convogli e alla velocità di esercizio. Nel caso di specie, sulla tratta a binario semplice in esame, il sistema di consenso telefonico è in uso da oltre sessant'anni: l'attuale frequenza dei convogli è praticamente inalterata da circa dieci anni, durante i quali non si sono evidenziati inconvenienti all'applicazione del sistema. Il sistema, ripeto, è di completa responsabilità della Ferrotramviaria, la società di gestione.
  La rete delle cosiddette ferrovie secondarie esistente in Italia ha un'estensione totale di oltre 3 mila chilometri; a questa rete appartiene la rete in esame. Molte delle reti secondarie sono caratterizzate anche da standard tecnologici più evoluti; altre reti, cosiddette isolate per la vocazione trasportistica e per gli standard di armamento adottati, presentano caratteristiche diverse. Nella rete delle ferrovie secondarie sono ancora presenti 2.700 chilometri di linea a binario unico. Su queste, le tecnologie adottate sono diverse: consenso telefonico, blocco conta-assi, nei casi più evoluti sistemi di controllo marcia treno. Da anni sono in corso interventi di ammodernamento tesi a raddoppiare le linee a semplice binario, nel caso in cui la domanda di trasporto lo giustifichi (la sicurezza non è garantita dalla presenza dei due binari: è la capacità che è garantita dalla presenza di due binari; anche binari unici sono molto sicuri, quando sono applicate tecnologie avanzate).
  Nel caso di specie, la società Ferrotramviaria dalla sua costituzione è una delle aziende migliori del panorama italiano in termini di efficienza ed efficacia del servizio offerto, di livello professionale degli addetti e di interventi di ammodernamento e miglioramento dell'esercizio eseguiti. Purtroppo un sistema come quello del consenso telefonico, che lascia interamente all'uomo la possibilità di intervento, è oggi considerato maggiormente a rischio, anche se utilizzato su tratte con caratteristiche di esercizio compatibili con il sistema stesso.
  Peraltro, è interessante il riferimento anche a incidenti occorsi altrove, in Germania, dove, per esempio, vi era un sistema di segnalamento con un controllo automatico su marcia treno. Questo sistema di controllo automatico della marcia del treno è applicato in gran parte della linea italiana nazionale, qui stiamo parlando di linee regionali. Per la linea di nostra responsabilità noi applichiamo ovunque questo sistema di controllo marcia treno, ma, pur in presenza di un sistema di controllo marcia treno, è possibile forzare il sistema con un errore umano e, quindi, in Germania questo incidente fu provocato esattamente per una forzatura del capostazione, che ha voluto compensare un ritardo dei convogli.
  Comunque, per accertare esattamente la dinamica dei fatti e le problematiche legate alla sicurezza, abbiamo nominato una commissione d'inchiesta, che ha lo scopo di accertare le cause dell'incidente e le responsabilità sul settore della sicurezza da parte del responsabile della sicurezza. Questo perché il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il dipartimento appunto per i trasporti e la navigazione, svolge compiti in maniera di sicurezza ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 del 1980, sia in fase di progettazione che in corso di realizzazione dell'esercizio per tutti gli impianti del settore di trasporto e di impianti fissi. Questi compiti riguardano le verifiche sui progetti finalizzati al rilascio del nulla osta tecnico ai fini della sicurezza degli stessi e le verifiche e le prove funzionali per l'apertura dell'esercizio.
  La gestione delle infrastrutture e dell'esercizio sulla stessa è in capo alle società esercenti. Il servizio ferroviario, che loro appunto gestiscono, deve essere mantenuto in sicurezza; devono essere mantenuti in sicurezza gli impianti, deve essere garantita l'operatività dell'esercizio in piena regolarità, assicurandone appunto la sicurezza. Per queste ferrovie concesse, attualmente denominate ferrovie regionali, Pag. 45la sicurezza è attribuita, come ho già ripetuto, al gestore dell'infrastruttura. La figura del responsabile è rappresentata dal direttore di esercizio, il quale rappresenta l'azienda presso gli organi di vigilanza dello Stato, delle regioni e degli enti locali territoriali; risponde dell'efficienza del servizio ai fini della sicurezza e della regolarità.
  Il Ministero esercita la vigilanza sugli aspetti riguardanti la sicurezza e l'esercizio tramite gli uffici periferici territoriali e, appunto in questa direzione, abbiamo mantenuto sempre un'interlocuzione molto stretta, con i controlli regolari, sia sull'infrastruttura che con il responsabile della sicurezza, senza avere mai dovuto annotare carenze di sorta.
  Come sapete, da quando mi sono insediato, abbiamo sempre detto che il Paese aveva bisogno di colmare un grande gap sul trasporto pubblico regionale. Abbiamo messo subito, dentro le priorità, l'aumento del trasporto merci e l'assistenza alle regioni sul trasporto pubblico regionale, non solo un'assistenza verbale, ma abbiamo preso decisioni molto importanti. In queste ore vedo che gira, in maniera molto strumentale e sbagliata, il fatto che la legge di stabilità, approvata da questo Parlamento, avrebbe stanziato 4,6 miliardi tutti per il nord: non è così, il contratto di programma 2015 stanzia 9 miliardi di euro, di questi 9 miliardi di euro ben 4 miliardi e mezzo sono destinati a tecnologie per la sicurezza – abbiamo messo al primo posto la sicurezza sull'intera rete nazionale – e una parte di questi 4 miliardi e mezzo del 2015 è destinata alle reti a carattere regionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché purtroppo in questo Paese la cura del ferro non è mai stata fatta.

  GIANNI MELILLA. Sta dicendo una cosa non vera !

  GRAZIANO DELRIO, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Purtroppo, in questo Paese non è stato mai messo in considerazione che ci sono oltre 5 milioni di persone che lavorano e si spostano per motivi di studio sulle linee regionali.
  Quindi, è stato messo in piedi un investimento di ben 18 miliardi, e a questi 18 miliardi va aggiunto un investimento, che abbiamo appena concordato con la Presidenza del Consiglio, con il sottosegretario De Vincenti, per un ulteriore miliardo e 800 milioni, a supporto delle reti non di competenza nazionale, perché queste reti, ripetiamo, sono reti che sono di competenza regionale fino dalla fine degli anni Novanta.
  È stata fatta quindi una scelta di supporto, di aiuto, alle ferrovie regionali, alle ferrovie concesse, proprio perché vogliamo garantire, attraverso un forte supporto, anche finanziario, e attraverso l'esperienza di RFI, una piena vicinanza, un pieno sviluppo della piena sicurezza e dell'assistenza al trasporto pendolari gestito dalle regioni.
  Questo è talmente vero che, come ha detto il presidente delle Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, nel nuovo piano industriale di Ferrovie dello Stato, già depositato, già elaborato, vi è uno sviluppo di linea industriale di supporto alle linee concesse e di assistenza, nel senso che proponiamo accordi – l'abbiamo già fatto e li stiamo già concludendo – con il Lazio, la Campania e l'Umbria. Stiamo già concludendo questi accordi proprio perché vogliamo dare aiuto nella gestione, mettere in piena sicurezza queste linee, che potenzialmente un domani potrebbero diventare interoperabili. Proprio in questa direzione abbiamo presentato il decreto attuativo della direttiva «Recast» – l'abbiamo presentato all'attenzione della Conferenza delle regioni – per fare in modo che diverse linee diventino con la classificazione di interoperabilità; questo per consentire a RFI di investire, di aiutare negli investimenti tecnologici e in sicurezza in questa direzione.
  Quindi, dei 17 miliardi che abbiamo stanziato in questi due anni, diversi miliardi sono dedicati alle linee a carattere regionale, con un'inversione di tendenza netta rispetto al passato, ma comunque nelle linee di competenza appunto di RFI. Adesso è stato aperto il cantiere per poter aiutare le linee regionali a governare questa Pag. 46situazione in maniera più adeguata. È quindi in questa direzione che l'iniziativa del Governo si è esplicata e, nonostante non abbiamo la responsabilità diretta su questa retta, vogliamo dire che siamo sempre stati disponibili e saremo disponibili, come abbiamo dimostrato anche in altri casi, a continuare a rafforzare il tema della sicurezza, degli investimenti in tecnologia e dell'investimento nel rinnovo del parco rotabile, per il quale abbiamo stanziato quasi 1 miliardo di euro per potere rinnovare completamente il trasporto pubblico locale, per potere consentire appunto che attraverso le gare, si possano espletare servizi all'altezza di un grande Paese quale siamo.
  In questo giorno di dolore, in questo giorno di lutto, in questo giorno così difficile per tutto il Paese, noi vogliamo dire che non è il momento, per quanto mi riguarda, di scaricare le responsabilità sugli uni o sugli altri. È il momento di stringerci insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di trovare il modo per accelerare i ritardi che questo Paese ha accumulato sul trasporto pubblico locale, per dare dignità a quello che, ripeto, come ho detto all'inizio, è un diritto di tutti i nostri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Democrazia Solidale-Centro Democratico e di deputati del gruppo Misto).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Gero Grassi. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Presidente, signori Ministri, è difficile intervenire quando sai che amici tuoi giacciono al Policlinico di Bari senza vita. È difficile parlare quando sai che universitari amici dei tuoi figli non riescono a essere ricomposti nella loro unità fisica in una gelida bara. Noi che viviamo nei comuni interessati dalla ferrovia Bari-Nord siamo tutti figli di quella ferrovia. Siamo andati a scuola, siamo andati all'università, siamo andati a lavoro, grazie a quella ferrovia, inaugurata il 30 settembre del 1965 dal Ministro dei trasporti Angelo Raffaele Jervolino e dal Presidente del Consiglio Aldo Moro. Quella ferrovia è un tutt'uno con le comunità di Barletta, Andria, Corato, Ruvo, Terlizzi, Bitonto, Bari. La raffigurazione che molti media hanno fatto ieri e oggi di quella ferrovia è sbagliata, perché quella ferrovia è un modello di efficienza, di innovazione. Non è vero che ci sono dei ritardi, perché la regione Puglia ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto fare.
  C’è un tratto, 37 chilometri, Ruvo-Bari, a doppio binario; c’è un altro tratto i cui lavori sono già iniziati, 33 chilometri, Ruvo-Barletta, interessato al raddoppio del binario e ovviamente alla messa in sicurezza con i sistemi moderni.
  Non spetta a me attribuire responsabilità, io so soltanto che giovedì scorso ho ascoltato, perché entrambi eravamo a Polignano a Mare a presentare i libri nel festival «Il libro possibile», il Ministro Delrio, il quale è stato di un rigore morale e ha dimostrato, direi giustamente, una grande attenzione nei confronti di quello che in Puglia si è verificato sulle ferrovie Sud-Est. È stato bravissimo ed applauditissimo, dicendo una cosa: chi sbaglia paga e le Ferrovie non servono per dare da mangiare a chi le gestisce, ma servono per trasportare i pendolari, i cittadini, gli studenti, gli universitari.
  Se quella impostazione del Ministro Delrio, ascoltata da me giovedì scorso, quindi prima della tragedia, senza nessun evidente motivo di sciacallaggio, è vera, bene, signor Ministro, allora il problema qual è ? È che serve maggiore attenzione, serve maggiore denaro alle ferrovie regionali in concessione, ma serve anche il potere sostitutivo da parte del Ministero nei confronti di quelle ferrovie che non mettono in pratica e che non spendono i soldi destinati all'ammodernamento. Il potere sostitutivo quando viene esercitato in Pag. 47termini di sussidiarietà, non è una violazione dell'autonomia, è un aiuto a chi non fa il proprio dovere.
  Io credo di non dovere scendere nemmeno nella risposta a chi sui profili, sui social network, attraverso le televisioni, ha parlato di 27 terroni in meno; «no» sono 27 persone in meno e per noi le persone sono tutte uguali. Non rispondo nemmeno a chi volgarmente ha scritto «l'incidente non è avvenuto in Italia, ma a Bari»; noi siamo italiani, poi siamo pugliesi, nel caso di specie io poi, infine, sono anche di Terlizzi. Questo è sciacallaggio ! Un popolo rispetta una grande sciagura umana. Vada il cordoglio mio e di tutto il gruppo del Partito Democratico alle persone che soffrono e soffriranno per questa tragedia, i cui segni rimarranno indelebili a vita, vada un segnale di pietas umana. Un popolo si unisce accanto a chi soffre, non si divide per esaltare il proprio individualismo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, lo dico subito, così chiariamo le regole di ingaggio: oggi sono qui a parlare, e mi rivolgo anche a lei, Ministro, da pugliese, da cittadino andriese, perché lo do per sottinteso che siamo italiani qui dentro, non ho bisogno di manifestarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Volevo subito chiarire che volevo portare qui dentro la rabbia, ma probabilmente, dopo averla ascoltata, vorrei dire un termine molto più pesante, ma non le voglio dare questo gancio, perché magari poi ci si concentrerebbe su quel termine e non su quello che lei ha detto. Oggi stiamo parlando qui dentro di una tragedia che probabilmente si potrebbe definire ridicola, se non fosse infame per quello che è realmente accaduto.
  Ministro, io sono d'accordo con lei sulla grandissima catena di generosità e solidarietà messa in piedi dai pugliesi, che in tutta la Puglia hanno donato sangue, si sono addirittura prestati nelle catene di volontariato i medici, gli infermieri. Ma sappiate che quella catena di solidarietà si è dovuta fare perché nel nuovo Piano di riordino ospedaliero pugliese, fatto dalla maggioranza di centrosinistra, quegli ospedali, nei quali adesso voi avete portato i nostri cittadini feriti e morti, verranno chiusi a breve. Verranno chiusi e non ci saranno nemmeno più i presidi ospedalieri nei quali poterli riportare.
  Ma voglio aggiungere anche un'altra cosa, Ministro, perché forse questa è un'altra storia. Parliamo di una tragedia che è accaduta nei confronti di pendolari; c'era anche un funzionario dello Stato, c'erano dei cittadini, degli studenti.
  Quella è una ferrovia che viene giustamente utilizzata all'interno di quell'area per spostamenti che sono tipicamente fatti da pendolari e da lavoratori. Allora io dico, quando ascolto le sue parole nei confronti di quelli che sono stati gli investimenti in questi due anni nei confronti delle ferrovie regionali: ma lei ha mai preso un treno regionale, Ministro ? Ma l'ha mai preso ? Io l'ho preso, l'ho preso da studente universitario, l'ho preso da lavoratore, e sono stato quasi felice che questa tragedia sia accaduta oggi e non in inverno altrimenti sarebbe stata una strage ulteriore, perché in quei treni ci vanno in piedi, ci vanno senza aria condizionata, ci vanno senza alcun criterio di sicurezza, da anni.
  Ma voglio andare proprio su di lei, Ministro, perché in qualche modo, nel suo discorso, lei ha detto che non sta scaricando le responsabilità. No, Ministro, lei è il primo responsabile politicamente di questa tragedia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) e sa perché ? Le dico una data... State in silenzio (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) per cortesia, come vi abbiamo ascoltati noi...

  PRESIDENTE. Scusate colleghi, è la Presidenza che invita al silenzio.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente, posso continuare ?

Pag. 48

  PRESIDENTE. Lei proceda con il suo intervento.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Mi faccia cortesemente recuperare questo tempo.

  PRESIDENTE. Colleghi, stiamo al tema !

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Le dico una data Ministro: 12 giugno 2013, viene depositata un'interrogazione parlamentare in cui si parla proprio di quel tratto di ferrovia, a mia prima firma. Lei ha avuto tre anni per rispondere e non ho mai ricevuto risposta, è vero che prima c'era Lupi, ma lei non ha mai risposto a quella interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il silenzio vero è stato su quello, gli si chiedeva: qui ci si sta arenando, qui i lavori non partono, una progettualità presentata nel 2007, che è stata finanziata nel 2012, che doveva partire il 1o gennaio del 2013. Invece ci troviamo oggi ad aver traslato, come lei ha detto (in realtà sono persi), quei soldi spostati su un'altra tranche di finanziamenti europei e ci troviamo di fronte alla tragedia e quando c’è la tragedia, come al solito avviene in Italia, adesso partiranno i lavori, adesso accelereremo, adesso creeremo una Commissione. Ministro, lei che ha detto che lavora a fianco alla regione Puglia, doveva lavorarci già dal 2015 perché il sottoscritto ha chiesto nel 2015 alla regione Puglia un documento nel quale chiedeva lo stato di avanzamento dei lavori e la regione Puglia a me parlamentare, figuriamoci a lei Ministro, diceva «guardi che io ho dato tutti i via libera, non so perché le amministrazioni locali sono completamente bloccate e non vanno avanti nella cantierizzazione dei lavori». Io mi chiedo, così come ho fatto nell'interrogazione: perché lei adesso è a fianco, e non lo era prima a fianco, agli enti locali ? Sa perché ? Perché voi siete a fianco agli enti locali e politici, a Emiliano, a chiunque sia, ma non siete a fianco dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non siete a fianco ai cittadini.
  Prendetelo una volta quel treno, capite qual è la vita all'interno dei treni pendolari, ma non solo in Puglia, perché potremmo fare uno scenario devastante della Puglia, ma di tante altre regioni italiane, dove voi invece andate ad investire in progetti faraonici che non servono a nulla e lo dice il rapporto di Legambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo ferrovie in tutta Italia che fanno vergogna. E la voglio smentire in questo momento: mentre lei dice che il Governo sta investendo su queste ferrovie, qualche giorno fa Ferrovie dello Stato ha cancellato la tratta Roma-Taranto, ha cancellato la tratta Roma-Taranto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Questi sono i fatti, l'ipocrisia delle vostre parole lascia il tempo che trova. Allora, vi prego per una volta mettete da parte l'ipocrisia e, in memoria vera di quei morti, ai quali lei è andato a rendere omaggio, mettetevi a lavoro sul serio, rendete le reti regionali davvero sicure in maniera tale che sia un servizio pubblico vero per tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elvira Savino. Ne ha facoltà.

  ELVIRA SAVINO. Grazie, signor Presidente. Ministro per me oggi è veramente difficile parlare di questa vicenda, perché il dolore che sento è talmente grande che mi strozza la voce.
  Per prima cosa, permettetemi di esprimere i sentimenti miei personali di cordoglio e quelli di Forza Italia per le 27 vittime e per i 50 feriti, di cui 7 gravissimi, del disastro ferroviario che ieri ha devastato la mia terra, la Puglia, e la vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro cari in questa sciagura. L'immane tragedia che da ieri riempie pagine di cronaca di tutti i giornali e di tutti i network e che ha sconvolto tante famiglie nella mia regione, reca profondo dolore, infonde indicibile tristezza in tutti gli italiani. Mai, come in occasione di simili tragedie, sentiamo la precarietà del vivere e la fatalità del destino Pag. 49che pare non fare distinzioni di uomini e di tempi. Ma la tragedia che ha sconvolto la Puglia è ancora più straziante perché ha colpito persone inermi, che nessuna colpa avevano se non quella di essere salite su quei treni. Tutti noi, quando ci troviamo a vivere e ad osservare vicende come quella di ieri, siamo pervasi da un moto di rabbia, però al sapere che quanto accaduto poteva essere evitato. Ancora non è dato conoscere, con precisione, le cause dell'incidente, se derivino dall'errore umano o da difetti strutturali di quella obsoleta infrastruttura a binario unico, ma quel che è certo è che nel terzo millennio non si può morire così e nessuno deve scaricare le proprie responsabilità, incluso il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).
  Fa rabbia, Ministro, sapere che quel maledetto binario era già da dieci anni oggetto di attenzione per il progetto di ammodernamento, un progetto pronto, ma solo sulla carta, a causa dei soliti ed annosi problemi burocratici che caratterizzano, purtroppo, il nostro Paese. Ed è assurdo pensare che pur avendo a disposizione i fondi europei per il miglioramento delle infrastrutture, questi, nella migliore delle ipotesi, non sono stati ancora spesi e vogliamo chiederci di chi è questa responsabilità ? Siamo, purtroppo, un Paese ancora molto arretrato, con un Sud spesso fermo alla metà del secolo scorso e non ci sono ragioni che valgano a giustificare la perdita di 27 vite umane e il ferimento di 50 nostri concittadini. Non è concepibile che nel 2016, su una tratta ferroviaria, non esista un sistema automatico di segnalazione e che la circolazione sia ancora posta nelle mani di persone che utilizzano il cosiddetto blocco telefonico, che si sostanzia nella comunicazione, appunto, telefonica del via libera sul binario unico. Eppure, la tecnologia ha trovato sistemi capaci in caso di pericolo di bloccare autonomamente i convogli, ma la priorità è stata data ai treni dell'alta velocità, dimenticandosi di quella parte numericamente più rilevante di pendolari che prendono, ogni giorno, il treno in condizioni spesso indecorose in molte parti del nostro Paese.
  Non si può non considerare la non remota circostanza che, probabilmente, le tratte teatro del terribile disastro non sono state messe in sicurezza, perché con ogni evidenza risultano poco redditizie se confrontate con tratte più praticate. Non posso non sottolineare la caduta di investimenti al Sud sul tema della sicurezza che è stata drammatica. È d'obbligo rivedere tutto il piano nazionale dei trasporti, affinché si proceda immediatamente con l'eliminazione di tutti i binari unici che sono ancora affidati al controllo umano, e, ovviamente, intensificare tutti gli interventi sul piano della sicurezza. Le istituzioni non possono, assolutamente, ignorare quanto accaduto, a nessun livello, ed è preciso compito del Governo, Ministro, accompagnare nel cammino della riqualificazione e della messa in sicurezza sia gli enti regionali sia quelle società private alle quali sono concesse la maggior parte delle tratte purtroppo non ancora automatizzate. Come rappresentante delle istituzioni, ma prima ancora come cittadina pugliese, sono sentitamente vicina ai parenti delle povere vittime e dei feriti e chiedo a gran voce che il Governo faccia in modo, con tutte le proprie forze, che quanto accaduto non si ripeta mai più nella storia. Da quando ho appreso la notizia, non posso fare a meno di rivolgere il mio pensiero a tutti quei cittadini che per sfortuna o per triste destino si sono imbattuti in questa vicenda così tragica. Sono impresse nella mia mente le immagini viste e raccontate di questa tragedia incredibile, scene apocalittiche di corpi straziati; una ferita che ha letteralmente squartato la mia terra, quella terra rossa, adesso macchiata anche dal rosso del sangue delle tante incolpevoli vittime. Su quel treno viaggiavano ragazzi, mamme, papà che avrebbero voluto accompagnare le proprie figlie sull'altare.
  Oggi, però, un ringraziamento speciale va rivolto a tutti i soccorritori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) che Pag. 50da ieri e per tutta la notte hanno incessantemente lavorato alla ricerca di vite; un lavoro duro che si è sostanziato nell'estrazione pezzo dopo pezzo di quei frammenti di treno nei quali potevano essere incastrati corpi, molti esanimi, a cui, quantomeno, concedere una degna sepoltura.
  Signor Ministro, noi pugliesi non dimenticheremo mai questa tragedia, le cui immagini sembrano estratte da scene di un film surreale, catastrofico, ma l'auspicio e la speranza sono che queste siano le ultime vittime e che queste morti non siano vane, ma siano da monito su come, lì, l'inerzia, colpevole, spesso, della pubblica amministrazione, possa essere foriera di assurde tragedie e che, pertanto, già da domani, al netto di vani proclami, tutti insieme proviamo a cambiare le regole di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Arcangelo Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signora Presidente, egregi colleghi, signor Ministro, è molto difficile prendere la parola in quest'Aula, in questo momento, perché sono vivi l'impressione e i sentimenti che hanno suscitato le immagini di quella immane tragedia che ha avuto dimensioni impensabili. È difficile perché, essendo in un'Aula parlamentare, si può essere tentati da sentimenti di strumentalizzazione e ne abbiamo avuto anche un largo esempio poc'anzi, quindi, cercherò, appunto, di stare attento, quanto più è possibile, per evitare qualunque polemica artificiosa. E per sgombrare il campo da ciò, dico subito che lei ha fatto una ricostruzione puntuale, ma forse un pochino insufficiente. Non ha messo in risalto che la Puglia non è quella che è stata descritta poc'anzi da un collega, perché, in effetti, la tragedia, paradossalmente, è avvenuta su una linea ferroviaria che è una sorta di orgoglio per la Puglia. I vagoni, per chi ha potuto vedere il convoglio, ma soprattutto per chi conosce quei convogli perché ci viaggia, come me, come Gero Grassi e come altri, sono di un'efficienza unica, sono lindi, sono modernissimi, sono, credo, se si potesse dire, all'ultima moda, uso questa espressione frivola per farmi capire; però, purtroppo, abbiamo scoperto che, paradossalmente, viaggiavano ancora, in termini di sicurezza, con un sistema antiquato; questo è il problema. Non parlerò di ritardi, come è stato fatto strumentalmente, circa l'aggiornamento di questi sistemi di sicurezza, perché in effetti io sono testimone oculare del fatto che la tratta Ruvo-Corato è in fase di esecuzione, c’è un cantiere, e altrettanto ci si accingeva a fare per la tratta successiva. Non dimentichiamo che la Commissione europea ha sbloccato i fondi soltanto nel 2012 e non si confonda l'elaborazione del progetto preliminare, dimenticando che dopo il progetto preliminare ci sono altre fasi prima di arrivare addirittura al progetto definitivo e che, quindi, la Commissione europea ha sbloccato i fondi nel 2012 e poi sono iniziate le procedure di esproprio. E conoscendo quali sono i tempi, normalmente, della realizzazione delle opere pubbliche in Italia, credo che non si possa portare ad esempio negativo la Puglia, in questo caso specifico. Quindi, non soltanto in questo campo, anche in altri campi la Puglia può vantarsi; abbiamo un aeroporto che è collegato proprio con quella ferrovia ed è, credo, l'unico tratto ferroviario in Italia collegato in quella maniera, oltre a quello di Roma.
  Orbene, la Puglia ha anche delle criticità; ha delle criticità, per esempio, il collegamento con Napoli; siamo nel Sud, le due più grandi città, Napoli e Bari, non sono collegate, ci vogliono tre ore e mezzo facendo una serie di deviazioni. La Puglia ha altre strettoie, sulla Termoli-Lesina, cioè sull'Adriatica, si viaggia a binario unico e sulla linea Foggia-Caserta, praticamente, si viaggia, in un certo tratto, ancora a binario unico. Questo per parlare del binario unico, però, deve essere chiaro che avere il binario unico non è sinonimo di inefficienza, perché proprio sui binari unici ci possono essere strumenti di sicurezza, così come sono installati in altre Pag. 51parti d'Italia, credo soprattutto al Nord. Anche se al Nord devo dire, per onestà, che per esempio a Seveso, vicino al lago d'Iseo, ci sono ancora dei sistemi di sicurezza basati sulla telefonata, come è accaduto qui in Puglia. Questo è il panorama, perché in queste ore degli sciacalli si stanno divertendo a cercare di approfittare di 27 cadaveri per un lucro politico, ma così non è. Quello che, però, avrei voluto ascoltare da lei è un impegno affinché tutto il sistema di sicurezza, oggi diviso in serie A e serie B, sia concentrato tutto sotto l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie; ciò è la premessa per poter, poi, arrivare ad estendere, con dei finanziamenti appropriati, su tutto il territorio nazionale, i sistemi di sicurezza moderni che proprio in Puglia, d'altra parte, hanno una famosa ditta che serve per tale scopo, addirittura, la Cina e la sua linea per il Tibet. Così stiamo scombinati in Puglia e non come è stato descritto dal collega dei Cinque Stelle che mi ha preceduto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Signor Ministro, maledetto 12 luglio 2016, maledetto binario unico. Oggi la Puglia, la mia regione, piange ventisette suoi concittadini e prega per il recupero degli altri, oltre cinquanta, concittadini gravemente feriti: giovani universitari, lavoratori diversi, gente comune. La morte è arrivata in una torrida giornata da ricordare nella memoria di tutti.
  Signor Ministro, nell'esprimere dolore e vicinanza alle famiglie delle vittime del disastro ferroviario avvenuto in Puglia, non posso tacere sulla ricerca che bisogna fare immediatamente per trovare le eventuali responsabilità, la causa di questa tragedia che ha segnato la cronaca nazionale. Le lacrime devono necessariamente accompagnarsi alla ricerca di risposte da dare, non solo come conforto ai familiari delle vittime, ma anche per dovere di verità. Non è possibile nella Puglia, in cui, signor Ministro, alcune aziende sono all'avanguardia tanto da fornire ai sistemi di sicurezza al trasporto ferroviario in Giappone e in altre parti del mondo, doversi ritrovare a commemorare e a commentare una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare.
  Il trasporto pubblico locale paga dazio ai mancati investimenti in sicurezza e taglio del personale. Ci sono gravi ritardi nell'ammodernamento della rete ferroviaria e, laddove esistono fondi a disposizione, si pagano carenze burocratiche e ritardi negli appalti, come nel caso del raddoppio della tratta ferroviaria oggetto della tragedia. Tuttavia, signor Ministro e onorevoli colleghi, la colpa del disastro non è il binario unico: in Norvegia solo 245 chilometri, il 5,8 per cento della rete ferroviaria, è a doppio binario e ben metà della lunghezza dell'intera rete è in curva; stessa cosa per la Svizzera, dove si viaggia quasi esclusivamente su binario unico, eppure non si registrano tragedie come quella pugliese. Il problema riguarda la sicurezza e il personale. Il trasporto pubblico locale non può essere la Cenerentola della mobilità italiana, occorre rivedere la politica dei trasporti e garantire investimenti per la sicurezza, altrimenti, signor Ministro, correremo il rischio di ritrovarci a commemorare altre vittime e altri disastri.
  E anche per quanto riguarda le vie e le reti nazionali, signor Ministro, io vi inviterò a fare un viaggio da Roma verso Lecce e andare in questi periodi, quando si muovono milioni e milioni di nostri concittadini che raggiungono le località di mare. I carri bestiame sono sicuramente più dignitosi di quello che, in questi giorni, i nostri concittadini subiscono sui treni italiani che vanno verso il sud. È assurdo che un treno che arriva da Lecce non venga nemmeno svuotato o pulito, e lì sopra, nella melma, negli avanzi, nelle schifezze varie e anche nelle rimesse di stomaco, cose che succedono in questo periodo, si rimettono altri cittadini che da Pag. 52Roma ritornano verso il sud. È questo il sud ed è l'Italia che bisogna cambiare.
  Velocemente, in cinque minuti: si viaggia da Milano verso Roma; solo tre viaggi portano gli altri italiani da Roma verso Lecce, e questa è la cosa più odiosa che noi, caro Ministro, questa mattina denunziamo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Roberta Oliaro. Ne ha facoltà.

  ROBERTA OLIARO. Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, alla base di questa tragedia, ancora una volta, sembra esserci un errore umano. Infatti, in questa tratta, quella tra Bari e Barletta, dove si è verificato l'incidente di ieri, ancora oggi non sono stati installati i sistemi di controllo elettronico della marcia del treno ed è tutto affidato a messaggi telefonici e all'abilità dei ferrovieri. I dispositivi di sicurezza e le moderne tecnologie di blocco automatico esistono, ma su quella linea, come su molte altre in Italia, ancora non danno la copertura totale. Quindi, un buco tecnologico, malgrado in Puglia vi siano stati e ancora siano in corso importanti investimenti sulla rete ferroviaria grazie all'impiego dei Fondi comunitari. Infatti, già dal 2012 erano stati assegnati i fondi per l'ammodernamento di quella tratta, ma per lungaggini burocratiche e problematiche autorizzative, che purtroppo sono una costante per i lavori pubblici in Italia, i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza non ci sono mai stati.
  I termini con i quali si è verificata questa tragedia contrastano, tuttavia, con l'impegno dell'operatore ferroviario con contratto di servizio con la regione Puglia, la società Ferrotramviaria, che ha posto in essere in questi ultimi anni, per efficientare collegamenti ferroviari, la realizzazione di importanti collegamenti tra Bari, l'aeroporto ed i comuni di Ruvo, Andria, Corato e Barletta.
  Con onestà intellettuale, dobbiamo dirci che c’è anche una responsabilità politica che ci arriva dal passato, che è stata incapace di concepire un disegno strategico complessivo per il trasporto ferroviario locale integrato con la rete nazionale. Il trasporto locale ha una funzione sociale importante, che non può essere oggetto solo di tagli. In questi anni gli investimenti si sono concentrati principalmente sull'alta velocità e da oggi l'Italia in quella modalità di trasporto è allineata con gli standard europei, ma ci si è dimenticati di un diritto democratico, come lei lo ha definito, signor Ministro, della mobilità dei pendolari, di chi il treno lo prende ogni giorno per raggiungere il lavoro, lo studio, i capoluoghi e le proprie famiglie.
  Questa tragedia colpisce la Puglia, ma ci impone la necessità di una riflessione sullo stato di sicurezza e di efficienza delle reti ferroviarie regionali nella sua totalità e soprattutto al Sud. Questa necessità noi pensiamo che non si debba tradurre in polemiche, ma debba portare ad una determinata azione preliminare di verifica, monitoraggio e controllo sull'esistente, con tutti i conseguenti interventi di adeguamento, che devono avvenire in tempi brevi e certi, e soprattutto con la messa in disponibilità di tutte le necessarie risorse economiche, e che trasformino le parole e la commozione odierna in fatti reali, impedendo nuove tragedie e che si debbano piangere nuovi morti.
  Devo apprezzare, signor Ministro, e do atto dell'impegno che il suo Ministero sta, come dire, mettendo in atto, perché effettivamente sono state fatte azioni, sono stati destinati investimenti sul tema del trasporto pubblico locale. E, quindi, devo prendere atto e dare atto della messa a disposizione delle risorse e delle strategie per garantire efficienza e sicurezza. Questo è un impegno che dobbiamo prenderci tutti noi e che dobbiamo assumere per onorare la memoria delle vittime che oggi piangiamo, e vogliamo – approfitto del momento – unirci al dolore delle famiglie e all'intera comunità pugliese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Attaguile. Ne ha facoltà.

  ANGELO ATTAGUILE. Signor Ministro, non trovo le parole come contraddirla. Io sono molto preoccupato, dispiaciuto e amareggiato. Come uomo del sud, io ho avuto l'opportunità, il piacere e la fortuna di conoscere i pugliesi, perché nel mio mandato parlamentare mi occupo anche della Puglia e so quali sono le difficoltà, specialmente in quella tratta, quella tratta maledetta che oggi vede 27 morti.
  Sono molto emozionato perché sono vicino a questa gente che non ha la possibilità di intervenire perché è bloccata, per non dire la parola «schiava» delle decisioni del Governo. Ma non soltanto del Governo nazionale; anche del governo locale, del sud. Io come uomo del sud dico che c’è un divario fra nord e sud enorme. Un Paese non può correre a due velocità, perché altrimenti poi succede che un'altra velocità sbatte e succede la disgrazia che è successa a Corato. Io sono intervenuto con delle interrogazioni parlamentari non soltanto sul trasporto ferroviario, ma anche su altre precarietà che ci sono state. Si vedono anche le depurazioni proprio a Corato che ci sono e che il Governo non attenziona.
  Io devo prendere atto, anche come lei stesso ha detto... Lo ha detto lei stesso, perché nell'ultima riunione dei trasporti con le Ferrovie dello Stato non c’è stata un'attenzione particolare rivolta proprio alla Puglia e alla Sicilia. Ancora in Sicilia per andare da Catania a Palermo – 180 chilometri – si impiegano quattro ore. Il nostro Paese così non può avere un avvenire. Ma perché non può avere un avvenire ? La colpa è anche di chi ha governato.
  Io non voglio qui addossare responsabilità, perché sarei un ipocrita. In questo momento voglio essere vicino a tutti gli amici pugliesi, del sud e dell'Italia. Perché dico «dell'Italia» ? Perché chi mi ha preceduto del PD non lo doveva neanche dire che qualcuno su Facebook, che vuole approfittare, diciamo, di queste notizie, ha scritto: «28 terroni in meno». Finiamola di strumentalizzare queste occasioni e questo dibattito, che deve essere propositivo, e non volto a trovare i responsabili politici.
  Ma non c’è dubbio che chi ha governato il sud fino adesso – diciamolo chiaramente – è venuto a Roma con il cappello in mano per trovare solo clientelismo e interessi personali. Allora, io dico al Parlamento: impegniamoci ! Non può esistere il nord contro il sud e il sud contro il nord. Impegniamoci ! Ma in modo particolare voglio centrare il problema, voglio individuare e voglio dire cosa dobbiamo fare: dobbiamo intervenire tutti sulla dirigenza e sulla burocrazia perché – e termino – non è possibile che quel poco che ci dà la Comunità europea lo spendiamo male, in ritardo e, addirittura, certe volte lo restituiamo a Bruxelles (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gaetano Piepoli. Ne ha facoltà.

  GAETANO PIEPOLI. Grazie, Presidente. A nome del gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico mi associo al cordoglio per le vittime e all'augurio per i feriti per una loro pronta guarigione.
  Devo dire che prendo la parola con un senso di oppressione, da una parte perché sono consapevole che le parole non sono in grado di assumere nemmeno una piccola frazione del dolore che in questo momento coinvolge famiglie e persone e, quindi, c’è sempre davanti a noi il rischio della retorica; e, dall'altro, perché vorrei, se fosse possibile, chiarire anche ai colleghi un senso particolare di questa tragedia, perché la vita del territorio dell'allora provincia di Bari, adesso provincia di Bari e BAT, è letteralmente impastata, da oltre un secolo, con questa vicenda ferroviaria.
  Dai tempi in cui c'era – e lo ricordo dalla mia infanzia – lo scartamento ridotto della Bari-Barletta e ricordo, appunto, l'antica ultima locomotiva a vapore, da noi soprannominata «la c'clater», al rinnovamento che proprio questa struttura Pag. 54ha fatto a metà degli anni Sessanta, allo sviluppo, anche tecnologico, che qui è stato realizzato dalla società Ferrotramviaria, soprattutto negli ultimi anni. E, quindi, in un certo qual modo paradossalmente c’è una sorta di effetto capovolto di questa tragedia: è andata a colpire un'integrità di sistema tra vita, mobilità e vicende delle persone, che veramente lascia sofferenti coloro che, comunque, con un po’ di limpidezza vogliono avvicinarsi a questo evento.
  Io vorrei dire con molta semplicità che, accanto a questa tragedia, vorrei invitare il Governo e il Ministro a procedere, nonostante lo spirito del tempo. Lo spirito del tempo fa sì che vicende del genere determinano una incentivazione delle fratture territoriali e, invece, bisogna sempre più lavorare con uno spirito di sistema; lo spirito del tempo è quello della demagogia e della rassegnazione. Mi pare che il Ministro Delrio – e condividiamo sino in fondo il suo intervento – sia, invece, alternativo rispetto a questi rischi, sapendo che naturalmente c’è un problema di fondo: che non parliamo di problemi congiunturali e che non sono nemmeno legati alle singole tragedie. Erano congiunturali una volta; adesso sono tutti problemi strutturali e, quindi, hanno problemi misurati sul tempo, sui tempi medio-lunghi. La demagogia non tollera questo e nemmeno la rassegnazione. Noi siamo convinti che il Governo farà, da questo punto di vista, la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico e del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Ministro Delrio, in questi casi ti assale sempre il terrore di contrapporre all'immane sofferenza di vite spezzate, di dolore e di lacrime le parole, solo parole, oppure di mettere all'indice le responsabilità, rischiando l'accusa di sciacallaggio. Non vorrei in quest'occasione, nell'occasione di questa immane tragedia, usare vuote parole né passare per sciacallo, ma l'unico barlume di senso, se così vogliamo dire, che può avere un disastro di questa portata è quello di lasciare un insegnamento: costruire sul dolore e sulla morte la sicurezza e il diritto alla vita di altri milioni di persone. Quindi, non saremo inopportuni; saremo schietti, per amore di verità.
  Partecipiamo al dolore delle famiglie colpite e ci commuovono le immagini di studenti, lavoratori, agricoltori e pensionati che hanno trovato, di fronte al loro vissuto quotidiano, un destino assurdo. Testimoniamo affetto e gratitudine per i vigili del fuoco, la Protezione civile, i medici, gli infermieri, i volontari e i donatori di sangue, per la generosità ma anche per l'ineguagliabile professionalità. Esistono, però, delle anomalie e le vogliamo denunciare. La prima è che il decreto legislativo n. 112 del luglio 2015 prevedeva che il Ministero dei trasporti e delle infrastrutture emanasse, entro sei mesi, un decreto puntuale per attribuire all'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie le competenze sulle linee regionali interconnesse con la rete ferroviaria italiana e, tra queste, anche la tratta concessa a Ferrovie del Nord Barese. La Conferenza Stato-regioni, come ricorderà il Governo, si espresse positivamente, ma facendo presenti gli importi necessari agli ammodernamenti di linee e treni. Il Governo non ha provveduto e la sicurezza non è passata all'Agenzia.
  Sono molte – questa è la seconda anomalia –, troppe, le tratte monobinario con il blocco telefonico del capostazione o il suo consenso manuale a impegnare i binari. Il sistema di controllo marcia treno che può correggere l'eventuale errore umano è assente in troppe regioni, soprattutto al sud ma non solo al Sud. Sistema, come lei ci ricordava Ministro, che non ha impedito un incidente ferroviario in Germania, ma a causa di un intervento umano che lo ha interrotto, lo ha disabilitato; ma dove è stato applicato, anche qui in Italia, ha azzerato i morti negli ultimi dieci anni.
  Ma – altra anomalia – di fronte a questa terribile tragedia non possono non essere citate le cento vittime l'anno che Pag. 55riguardano persone investite ai passaggi a livello, nelle stazioni, lungo la linea ferroviaria. Se fosse possibile trarre una morale, dovremmo per esempio dire che troppi sono gli investimenti sulle linee business, quelle che producono economia, e mentre per arrivare a Milano da Roma basteranno a breve due ore, per raggiungere Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia ci vogliono giorni, e non sono garantite le condizioni di sicurezza. Troppo pochi sulle linee regionali sono i controlli, e questo divario, il divario Nord-Sud, ma anche il divario sociale tra utenti facoltosi e pendolari, questi divari vanno colmati, Che ci sia anche più comfort per chi paga più salato il biglietto, ma l'efficienza e la sicurezza siano uguali per tutti gli italiani, ricchi, poveri, settentrionali, meridionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Distaso. Ne ha facoltà.

  ANTONIO DISTASO. Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi rimasti in Aula, chi vi parla, come altri che mi hanno preceduto, ha trascorso la giornata di ieri fisicamente in quest'Aula, ma con il cuore e la mente a centinaia di chilometri di distanza, nella mia Puglia, a pochi chilometri dalla mia Bari. Non è stato facile: su quei treni viaggiavano i pendolari abituali, i lavoratori, studenti, famiglie, bambini, ciascuno di noi insomma. L'incredulità, poi l'angoscia, temperata infine dal sollievo di leggere di un esercito di volontari che hanno sentito di mettersi prontamente al servizio dei soccorritori, e che si sono tempestivamente recati per presso i centri trasfusionali del Policlinico di Bari, dell'Ospedale di Andria, dei centri vicini, fino a che questi non hanno dovuto chiudere; oggi sono tornati, certamente.
  Nel frattempo sento di doverla ringraziare, Ministro, per la sua altrettanto tempestiva ma sobria presenza nella giornata di ieri. Non commento altre presenze. Vede, oggi è una giornata nella quale non mi sfiora nemmeno lontanamente l'idea di fare polemica con chicchessia, né tantomeno col Governo; è mio dovere però sottolineare alcuni concetti. Non abbiamo bisogno in questo momento di un Presidente del Consiglio che venga a dirci che accerteremo le responsabilità: è una cosa che vogliamo tutti l'accertamento della responsabilità, ci mancherebbe, ma di questo si occuperà comunque la magistratura. Vogliamo un Presidente del Consiglio e un Governo che insieme ai rappresentanti istituzionali locali colgano la tragica opportunità di questa tragedia per riportare la questione meridionale al centro dell'agenda del Paese. Non credo che negli ultimi sessant'anni siano mancati soldi: abbiamo avuto la Cassa del Mezzogiorno, l'Agensud, il Quadro di sostegno economico europeo; più che altro è mancata una classe dirigente a livello nazionale e anche regionale. Oggi ancora – non devo dirlo a lei – per compiere il tragitto in treno Napoli-Roma ci vuole un'ora, per compierlo da Napoli a Bari ce ne vogliono quattro.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANTONIO DISTASO. Concludo, Presidente. Nel caso specifico, però, lei lo ha detto, del binario unico... E la Ferrotramviaria anche non è un esempio di cattiva gestione, lei conosce la situazione delle ferrovie concesse in Puglia; però, non era applicato il sistema che viene applicato generalmente sulla rete ferroviaria nazionale.
  Chiudo solo dicendo che: uno, non mi sento di dire che la mia regione, soprattutto in termini di tempistica, visti i problemi di autorizzazioni, naturalmente anche legati agli espropri, abbia fatto tutto il possibile; e chiudo dicendo che la questione meridionale è una questione culturale più che economica. Rendere più difficoltoso l'accesso ad una parte dei tesori di Puglia significa nascondere una parte del Paese.

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

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  ANTONIO DISTASO. Ho sempre avversato il meridionalismo «piagnone»: non fa parte dello spirito autentico dei pugliesi. Non intendo riversare su questo Governo ritardi decennali, ma il Governo e i rappresentanti della mia regione devono saper cogliere adesso il buono da un evento così tragico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Samuele Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Presidente, ci uniamo al cordoglio per i 27 morti e agli auguri di completa guarigione per i 50 feriti nell'incidente ferroviario tra Andria e Corato. Vorremmo sottolineare da un lato l'efficienza nei soccorsi, sia in quelli istituzionali che in quelli dei volontari, che fanno capo al volontariato; ma dall'altra sottolineiamo anche che questo è un adattamento naturale del popolo italiano ad un altro aspetto, ovvero le carenze strutturali, i disservizi con cui nel caso specifico poi milioni di pendolari fanno i conti quotidianamente.
  Io spero che durante il minuto di silenzio ogni singolo deputato con la testa china e la faccia contrita abbia riflettuto non solo sulla gravità dell'incidente ferroviario, ma anche sulle cause di quanto è successo: perché non si deve dare la colpa soltanto alla sorte, e in quest'Aula, ci tengo a dirlo, siamo tutti in qualche modo coinvolti. Senza abbandonarsi a facili polemiche, il Parlamento è lo specchio di un Paese in cui quando si parla di investimenti in infrastrutture, in realtà si pensa principalmente a costruirne di nuove, di infrastrutture, dando scarsa considerazione alla manutenzione, all'ammodernamento e al potenziamento del servizio e della rete infrastrutturale che già esiste. Quindi come parlamentari dobbiamo concentrare sforzi e risorse a tali scopi: questo sarà indubbiamente il modo migliore per dare una risposta concreta ad eventi del genere, e possibilmente a prevenirli.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signora Presidente, signor Ministro, ho apprezzato molto la sua relazione puntuale e anche con spunti interessanti. Lei ha detto con molta sincerità: sono ferrovie in concessione regionale; ed è giusto che anche noi facciamo autocritica, perché è giusto che le regioni, e soprattutto la regione Puglia, abbiano il dovere di controllare, e questi controlli probabilmente non ci sono.
  Vede, io credo che l'onestà intellettuale della politica è quella di sottolineare non soltanto le questioni positive, ma anche le questioni negative, i ritardi che si sono verificati nell'assegnazione dei lavori, le difficoltà, i problemi burocratici all'interno della regione, i problemi che nascono perché all'interno di quella realtà vi erano già nei treni sistemi avanzati di sicurezza, ma non vi erano sistemi avanzati di sicurezza sulle linee: come tante altre ! Allora io le dico, signor Ministro, restando ovviamente nei tempi, che è arrivato il momento di emanare qualcosa di importante, di serio. Per dire: perché le Ferrovie dello Stato devono avere sistemi di sicurezza obbligatori, e le linee in concessione no ? È opportuno che anche loro li abbiano, con determinazione, con certezza, per dare sicurezza ai cittadini.
  Come è giusto anche, io credo, che relativamente a quanto lei sottolinea con puntualità, che avete ormai nominato una commissione per accertare alcune questioni, in Puglia vi sia la necessità di avere una commissione seria di controllo, di inchiesta, se così possiamo definirla, per le ferrovie in concessione. Lei sa quello che è accaduto con la Sud Est, lei sa quello che potrà accadere con le Appulo Lucane, lei sa che ci sono i problemi anche per ciò che riguarda la Garganica: vede, una commissione d'inchiesta probabilmente servirà a ridurre anche i problemi che potrebbero nascere in altre regioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.

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  PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, abbiamo già espresso in quest'Aula, a nome di tutto il gruppo Misto, il nostro cordoglio alle famiglie delle vittime. Signor Ministro, la mia famiglia è di Corato, una delle due città da cui sono partiti i treni. Dalle sue campagne si vede Castel del Monte, fatto costruire da Federico di Svevia; da quel castello è possibile scorgere la campagna che ha fatto da scenario alla tragedia di ieri, netta nella sua lancinante e quasi surreale drammaticità. L'abbiamo ascoltata, signor Ministro, e abbiamo apprezzato le sue parole. I brandelli di verità che stanno emergendo ci restituiscono tuttavia molti interrogativi, per esempio se da parte della società ferrotramviaria è rispettata, non solo formalmente, la prescrizione che prevede la presenza di due macchinisti in ognuno dei 200 treni al giorno impegnati nel servizio.
  Questi ed altri fatti saranno accertati dalle inchieste, una cosa però non possiamo esimerci dal considerare di fronte all'ennesima tragedia dei poveri, una cosa che non può essere condensata nel tempo veloce di un tweet né diventare oggetto di facili strumentalizzazioni; la domanda è: cosa stiamo facendo al nostro Paese, dove i servizi essenziali come i trasporti sono da troppo tempo spaccati in due qualità, quelli per i ricchi, che viaggiano nelle Frecce, e quelli dei pendolari, trascinati su vagoni spesso vecchi e surriscaldati, che corrono su migliaia di chilometri di binari unici ? C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo, che interpella il nostro modello di sviluppo e la nostra capacità di fare della politica uno strumento di emancipazione e non di autoreferenza, e nessuno qui dentro può dire che la colpa è solo degli altri.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della Giustizia e il Ministro dell'economia e delle finanze.

(Iniziative di competenza per la tutela e la piena fruibilità del ponte di epoca romana situato in zona Torrino a Roma – n. 3-02384)

  PRESIDENTE. L'onorevole Mazziotti Di Celso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02384, concernente iniziative di competenza per la tutela e la piena fruibilità del ponte di epoca romana situato in zona Torrino a Roma, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente. Signor Ministro, abbiamo deciso di portare all'attenzione del Ministero questa situazione, anche come esempio di una serie di problematiche simili che esistono in città: è un ponte romano che, come è emerso dalla stampa, è sostanzialmente invaso di rifiuti e di fatto ridotto ad una discarica, lungo una pista ciclabile che era frequentata e adesso è infrequentabile ed inagibile di fatto.
  È chiaro che noi abbiamo interrogato il Ministro in quanto e per quanto di competenza, cioè in relazione al sito archeologico, perché pensiamo che, in una città come Roma ed in generale in Italia, questo tipo di patrimonio debba essere tutelato e quindi abbiamo chiesto di sapere quali iniziative il Ministro ed il Ministero intendano Pag. 58adottare per risolvere e gestire questa situazione e le altre situazioni simili che si possano presentare.

  PRESIDENTE. Il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, onorevole Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. Grazie Presidente. L'onorevole Mazziotti Di Celso mi chiede quali iniziative si intendono, si possono assumere per assicurare la tutela e la regolare accessibilità e fruibilità di un ponte romano del II secolo a. C. sul Tevere, in località Torrino.
  Siamo di fronte ovviamente a competenze differenziate, quindi devo sottolineare che la gestione del ponte, che è il ponte con cui l'antica via Ostiense scavalca il fosso di Vallerano, ricade nella competenza della Soprintendenza ai beni culturali del comune di Roma, poiché il bene è nel demanio comunale ab immemorabili. L'accessibilità del ponte, invece, ricade nella competenza dall'Amministrazione regionale, che è competente in materia di fossi.
  Noi abbiamo chiesto, a seguito della domanda, all'ufficio periferico del Ministero, che è competente per territorio, il quale riferisce che il monumento in sé non ha condizioni di degrado o di non sicurezza, ma il problema è un problema, come poi ha riportato la stampa, relativo all'area che lo circonda, che è stata di fatto trasformata quasi in una discarica insomma, con rifiuti che ostacolano la pista ciclabile e che danneggiano l'immagine ed anche la conservazione di un monumento di questa importanza.
  Ora però io non voglio semplicemente dire: «Non è competenza del Ministero», perché penso che, quando si tratta di beni pubblici, soprattutto trattandosi di parti diverse della Repubblica (lo Stato, le regioni, i comuni), ci si deve in qualche modo fare carico insieme delle soluzioni.
  Noi per esempio è quello che abbiamo cercato di fare con il comune di Roma nella precedente gestione, cercando di superare quella differenza di competenze e di proprietà che c’è addirittura nella stessa area archeologica centrale e lo riprenderemo, questo tema, con la nuova Amministrazione.
  Pensiamo di avere dato un contributo al miglioramento dei rapporti in generale tra comuni e soprintendenze dello Stato con la nuova organizzazione del Ministero, in particolare molto incisiva nel comune di Roma, perché mentre fino a qualche settimana fa vi era una distinzione tra le soprintendenze ai beni artistici ed architettonici e le soprintendenze ai beni archeologici, che erano due strutture diverse dello Stato che avevano a che fare con lo stesso comune o lo stesso privato, che si trovava a gestire un intervento in quel territorio, con la riforma ci sarà un'unica soprintendenza che si occupa di beni artistici, beni archeologici e beni architettonici ed al comune di Roma è stata ridisegnata la competenza in modo che ci sarà una soprintendenza unica, che avrà tutto lo straordinario patrimonio che è dentro le mura aureliane, una soprintendenza che si occuperà di tutto il resto del territorio comunale, quindi un unico interlocutore e questo credo che potrà facilitare i rapporti anche su temi come questo.
  Io penso, da questo punto di vista, che sarà nostra cura valutare con gli organi competenti proprio il tema della tutela e del decoro ed anche la valorizzazione di quella ciclopista (qui c’è anche una parte delle mie competenze sul turismo, che riguardano questo), che ha finalità turistiche e che si interseca con il progetto finanziato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del grande GRAB per le biciclette.
  Quindi ringrazio l'interrogante di questa segnalazione e mi impegno a sollecitare le autorità competenti insieme a noi ad affrontare il problema.

  PRESIDENTE. L'onorevole Mazziotti Di Celso ha facoltà di replicare.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente e ringrazio anche il Ministro. Intanto è rassicurante che non ci Pag. 59siano problemi di sicurezza, come comunicato dalla sovrintendenza.
  Prendiamo atto del tema delle competenze; è sicuramente importante l'unificazione della sovrintendenza di Roma, perché la moltiplicazione delle competenze spesso ha portato anche a dei palleggi di responsabilità in passato, quindi è sicuramente importante che ci sia un unico interlocutore per il comune.
  Quello che mi sento di dire è che sollecito il Ministro, visto che si tratta di una questione dove si intersecano comunque competenze statali – soprattutto in relazione al tema ciclabili di cui si parlava, ma anche in relazione in genere alla tutela del patrimonio culturale – e competenze locali, a prendere contatto ed a segnalare al comune di Roma la situazione, in maniera tale che l'amministrazione di Roma Capitale possa anch'essa attivarsi per tutelare questo monumento e magari si possano concordare, tra amministrazione statale ed amministrazione comunale, delle iniziative generali per tutelare tutti quei singoli beni archeologici così importanti e che sono anche così numerosi nel comune di Roma, perché una gestione bene per bene o, diciamo così, monumento per monumento non può essere efficace: è necessaria un'identificazione, una pianificazione e poi degli interventi concordati, che assicurino una tutela generalizzata.

(Iniziative di competenza per assicurare una più omogenea distribuzione dei migranti tra i comuni della regione Lombardia nell'ambito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) – n. 3-02385)

  PRESIDENTE. L'onorevole Santerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02385, concernente iniziative di competenza per assicurare una più omogenea distribuzione dei migranti tra i comuni della regione Lombardia nell'ambito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  MILENA SANTERINI. Grazie Presidente. Signor Ministro, come tutti sappiamo tutte le città italiane, ma in particolare la città di Milano nei mesi estivi affronta un importante flusso di profughi.
  Questa città è particolare perché è una città di transito: quindi più del 20 per cento di profughi che sbarcano in Italia vanno a Milano come città di transito e noi qui non vogliamo assolutamente denunciare un'emergenza; noi riteniamo anzi che il flusso dei profughi sia ampiamente sostenibile e non abbiamo bisogno di creare allarmismi tra la popolazione.
  Vorremo solo però capire come si può potenziare il sistema SPRAR, cioè come potenziare il concorso di tutti i comuni all'accoglienza e non soltanto di quelli già accoglienti come Milano, Roma, e via seguitando.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Innanzitutto vorrei davvero ringraziare la collega per l'approccio concreto, realista ed onesto che ha posto alla base della sua domanda.
  Noi siamo consapevoli delle fatiche che Milano sta compiendo e ha compiuto e siamo anche grati alla comunità tutta ambrosiana per lo spirito solidale con il quale ha gestito tutta la vicenda dei profughi che affaticano Milano, ma lo diceva già bene l'interrogante, non tanto e non solo per il loro numero stanziale, perché quello è nella media di quanto è sostenibile dal punto di vista dell'equa distribuzione per numero di abitanti, quanto per il flusso di coloro i quali vanno a Milano non intendendo rimanere a Milano o mandati da noi a Milano, ma perché intenderebbero anche cambiare Paese, cosa che è veramente complessa ormai da realizzare, perché significherebbe fare saltare l'accordo di Schengen e significherebbe fare saltare complessivamente anche i rapporti con gli altri Paesi europei.
  Come l'interrogante ben sa, noi abbiamo il livello dell'emergenza di cui si fa carico direttamente lo Stato, con i centri Pag. 60di prima accoglienza, e poi il sistema dello SPRAR.
  Noi abbiamo anche da dire che la condizione dei minori non accompagnati trova a Milano una risposta seria ed articolata, che è imperniata su una struttura comunale denominata «pronto intervento minori» ed anche il loro numero non è affatto quadruplicato, come riportano fonti di stampa, visto che il numero, che viene raffrontato al 2014 ed al 2015, tra il 2014 e il 2015, vede un aumento di poco inferiore al 10 per cento e cioè da 566 a 614 minori.
  Poi c’è tutta la fase, oltre l'emergenza, che è quella di cui parlava, ossia quella del sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, e non può funzionare se non con il concorso e la volontaria adesione degli attori istituzionali. Lo SPRAR ha conosciuto in questi ultimi tempi una formidabile accelerazione, tant’è che, dal 2012 a oggi, la ricettività è stata incrementata di circa 20 mila posti sull'intero territorio nazionale, e noi siamo pronti ad andare oltre grazie all'aiuto dei comuni, perché c’è il piano SPRAR, deliberato anche in consorzio, in accordo con l'Associazione nazionale comuni italiani, e da lì bisogna ricominciare per un'equa distribuzione su tutto il territorio nazionale. Il flusso più intenso di immigrati registratosi in Lombardia negli scorsi giorni ha determinato un aggravio della situazione recettizia, di ricezione delle strutture di prima accoglienza, che presentano, comunque, una ricettività superiore ai 15 mila posti.
  Per fronteggiare questo picco di arrivi, sono stati reperiti dalla prefettura di Milano, città in cui si concentrano i due terzi della popolazione immigrata che gravita nell'intero territorio provinciale, altri 652 posti, che potranno portare ad un alleggerimento della situazione del capoluogo, e comunque la nostra prefettura a Milano potrà, nel breve e medio periodo, reperire ulteriori 300 posti presso 22 comuni dell'area omogenea dell'alto milanese. Comunque, di certo c’è che Milano merita la nostra gratitudine e non potrà e non dovrà mai, come mai è stata, essere lasciata sola.

  PRESIDENTE. L'onorevole Santerini ha facoltà di replicare.

  MILENA SANTERINI. Ministro, la ringrazio per i dati, che ci permettono di conoscere meglio la situazione, e in particolare per aver citato una comunità solidale, perché questo io credo che sia. Noi riteniamo che il lavoro del Ministero sia un lavoro veramente infaticabile, ed è così quello della prefettura. Voglio sottolineare, effettivamente, che Milano presenta una sintesi, devo dire, veramente esemplare di collaborazione tra il terzo settore e lo Stato, in questo caso. Penso, appunto, a innumerevoli centri che si stanno aprendo, da Ceas e Casa della carità al Memoriale della Shoah, che, con la collaborazione della Comunità di Sant'Egidio, ha aperto le porte, alla stazione centrale, ai profughi. Insomma, un vero concorso, che ci permette ancora di sostenere il flusso dei profughi.
  Come lei ben sa, però, i problemi che lei ha citato sono questi, i minori non accompagnati che sono quadruplicati, il tema dell'attesa dei richiedenti asilo; e qui siamo sempre un pochino nei tempi dell'attesa, che andrebbero, ovviamente, un pochino abbreviati. Per il resto, anch'io credo che lo SPRAR, cioè l'adesione volontaria dei comuni, permetta non solo di ridistribuire gli immigrati, ma di fare dei progetti; progetti che sono progetti, appunto, di impegno, di formazione, di distribuzione nella cittadinanza, in modo tale che il cosiddetto allarme immigrati diventi nient'altro che una normale opera civile di Paesi avanzati come l'Italia.

(Iniziative volte a proseguire l'azione di contrasto all'estremismo islamico, con particolare riferimento alla cooperazione con l'Egitto – n. 3-02386)

  PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02386, concernente iniziative volte a proseguire l'azione di contrasto all'estremismo islamico, con particolare riferimento Pag. 61alla cooperazione con l'Egitto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio, Presidente. In un minuto mi permetto di insistere con il Ministro degli affari esteri su questa interrogazione, che parte dall'ultimo decreto sulle missioni internazionali, nel corso del quale è stato votato il cosiddetto «emendamento Regeni», per cui, per rispondere a un fatto dolorosissimo, quello della morte di quella persona, di quell'italiano, si è deciso di reagire nei confronti dell'Egitto impedendo che venissero dati ancora pezzi di ricambio agli aerei utilizzati nella lotta al terrorismo. Il Ministro degli esteri egiziano ha fatto sapere che questo comporterà una conseguenza in tutti i rapporti di cooperazione, non solo nei rapporti che riguardano gli immigrati, ma anche e soprattutto nei confronti della lotta al terrorismo all'ISIS, in cui gli aerei venivano impiegati. Chiediamo come il Governo italiano intenda sopperire a questa minore capacità di contrasto al terrorismo e con quali misure.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Come l'onorevole La Russa sa, perché sin dall'inizio, nelle comunicazioni rese in Parlamento, non lo abbiamo mai negato, l'Italia è assolutamente convinta del ruolo chiave dell'Egitto, sia per la stabilità della regione in generale e sia per il contrasto al terrorismo, che è una sfida per quel Paese sia interna che esterna, perché la minaccia è una minaccia regionale, ma è anche una minaccia interna all'Egitto, così come non abbiamo mai messo in discussione l'importanza della cooperazione sul terreno diplomatico e della cooperazione su un tema caldo come l'immigrazione.
  Sottolineare questo ruolo e questa collaborazione tra Italia ed Egitto, che il Governo non intende mettere in discussione, non ha significato, tuttavia, da parte nostra, essere meno esigenti nella richiesta di collaborazione e di verità su un fatto che ha colpito in modo drammatico un nostro connazionale, e credo che l'onorevole La Russa sarà d'accordo con me che questo essere esigenti non lo dobbiamo soltanto alla famiglia di Giulio Regeni, ma lo dobbiamo un po’ a tutti noi. È un fatto di dignità nazionale, non è soltanto un fatto di rispetto per una famiglia.
  Credo che questa sia stata l'intenzione della decisione parlamentare sui pezzi di ricambio, una decisione parlamentare di cui il Governo ha preso atto. Infine, vorrei dire che, quando noi sollecitiamo diversi Paesi, molti dei quali sono effettivamente impegnati nel contrasto al terrorismo, sul terreno dei diritti umani, lo facciamo, innanzitutto, con rispetto nei confronti dei Governi e dei Paesi in questione, e lo facciamo con tutt'altra intenzione che un'intenzione destabilizzante verso quei Paesi.
  Anzi, si potrebbe dire – non è solo un paradosso – che un atteggiamento più avanzato sul terreno dei diritti umani consentirebbe a molti Paesi una maggiore stabilità, non una minore stabilità. Quindi, è con questa prospettiva di conferma di quanto per noi sia chiaro il ruolo dell'Egitto e, al tempo stesso, di fermezza nel chiedere la verità che si muove il Governo, che, ovviamente, poi prende atto delle decisioni del Parlamento.

  PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di replicare per due minuti.

  IGNAZIO LA RUSSA. Caro Ministro, purtroppo sono assolutamente insoddisfatto della sua risposta. A prescindere dalle ragioni, alcune logiche, comprensibili, che lei ha esposto per quanto riguarda la dolorosissima vicenda Regeni, non ha dato alcuna risposta alla nostra domanda: se si lancia il sasso, non si può nascondere la mano. Se noi, con quell'emendamento, impediamo che gli aerei egiziani facciano fino in fondo la lotta al terrorismo, dobbiamo fare qualcosa per sopperire. La Pag. 62nostra domanda era: visto che abbiamo, per ragioni che lei ha spiegato, impedito che gli aerei possano avere i pezzi di ricambio, abbiamo in cambio, per caso, fatto volare i nostri aerei ? Come abbiamo intensificato la lotta al terrorismo ? Lei su questo non ha risposto, così come non ha risposto a questo: se viene meno, come ci dice il Ministro degli esteri egiziano, la collaborazione sul problema dell'immigrazione clandestina, come abbiamo sopperito ?
  La verità è che la vicenda Regeni, dolorosissima, poteva comportare altri provvedimenti. Non voglio fare il paragone con l'India, in cui non avete mai, mai, badato alla dignità umana nei lunghi anni in cui i nostri marò sono rimasti prigionieri di quel sistema giudiziario. Ben venga un'azione di dignità, ma si può scegliere non un'azione che metta a repentaglio la lotta al terrorismo e il contrasto all'immigrazione clandestina. Sorge, invece, il sospetto che la misura, più che per il caso Regeni, sia figlia di un principio o di una ideologia che, in qualche modo, favorisce l'immigrazione clandestina e che, in qualche modo, solo a parole, vuole combattere il terrorismo.

(Iniziative, anche in ambito europeo, per favorire politiche di cooperazione allo sviluppo idonee a ridurre i flussi migratori e a contrastare il terrorismo internazionale – n. 3-02387)

  PRESIDENTE. L'onorevole Causin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02387, concernente iniziative, anche in ambito europeo, per favorire politiche di cooperazione allo sviluppo idonee a ridurre i flussi migratori e a contrastare il terrorismo internazionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, l'immigrazione in questi anni è diventata un fenomeno enorme ed è un fenomeno strutturale per l'Italia e per l'Europa, e ciò non è dovuto a un caso, ma è dovuto al fatto che nell'area del Medio Oriente, del Nordafrica e dell'Africa subsahariana ci sono centinaia di milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà.
  Le guerre di questi ultimi anni hanno complicato ulteriormente la situazione delle condizioni economiche, delle condizioni di salute e anche di democrazia e dei diritti delle persone. E per questa ragione i flussi migratori si sono intensificati. Ecco, noi crediamo che la cooperazione allo sviluppo e gli investimenti europei in Africa potrebbero in qualche modo essere una risposta importante e chiediamo al Governo se ha intenzione, anche in sede europea, di assumere questa priorità come capacità di intervento per migliorare le condizioni sociali, economiche e dei diritti civili delle persone prima che l'unica risposta rimanga soltanto la fuga e l'immigrazione.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente. Credo che l'onorevole Causin con la sua interrogazione abbia messo l'accento su quella che è una delle sfide più importanti che l'Italia e l'Europa si trovano davanti e, cioè, la sfida della prospettiva dell'Africa, un continente che per decenni abbiamo considerato un continente perduto, soltanto fonte di miseria, malattia, disperazione e che oggi è un continente in bilico, in cui convivono tassi di crescita molto elevati, Stati fragili, grandi fenomeni migratori, dittature. Quindi un impegno per l'Africa è oggi assolutamente fondamentale e l'Italia, credo per la prima volta da molti, molti anni, ha messo l'Africa un po’ in cima alla nostra agenda. Lo facciamo con iniziative di lungo periodo, quindi la cooperazione allo sviluppo, quella decisa dall'Europa nel summit a La Valletta, che ha prodotto, tra l'altro, diversi progetti anche gestiti dall'Italia, come 50 milioni di euro Pag. 63nei primi sei mesi di progetti gestiti dall'Italia in cinque diversi Paesi africani. E lo facciamo anche con iniziative più a breve termine, con la proposta che abbiamo fatto in sede europea del cosiddetto Migration compact e, cioè, l'idea di trovare con i cinque Paesi più importanti dal punto di vista, sia dell'origine, che del transito dei migranti, delle intese tra Europa e questi singoli Paesi che, in cambio di maggiori aiuti che l'Unione europea mette a disposizione, consentano politiche attive di controllo delle frontiere e politiche che favoriscano le attività di rimpatrio per i migranti economici, non per quelli che hanno diritto all'asilo, da parte dei Paesi europei. Quindi, è esattamente in questa direzione che andiamo e per questo ringrazio l'interrogante per aver rivolto questo quesito al Governo che impegna il Governo medesimo ad andare esattamente in questa direzione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Causin ha facoltà di replicare.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, signor Ministro. Mi dichiaro soddisfatto. La questione dell'interrogazione non era assolutamente casuale, ma nasce dalla consapevolezza che il nostro è un Paese che ha una leadership morale, ma anche di attività in tema di cooperazione, che come abbiamo anche definito molto bene nella legge quadro sulle missioni internazionali, recentemente approvata alla Camera, mette insieme una capacità di intervenire militarmente per riportare delle condizioni di sicurezza insieme ad una qualità di cooperazione nel campo sanitario, nel campo dell'educazione e nel campo dello sviluppo economico che ci invidia tutta Europa e ci invidiano anche altre potenze che sul piano dell'ordine mondiale si definiscono, anche prima di noi, in termini di importanza. Ecco, quindi, l'Italia rispetto all'Africa per vicinanza geografica e per quello che abbiamo fatto in questi anni deve essere leader in Europa per portare avanti un'iniziativa grande di cooperazione allo sviluppo perché c’è anche una responsabilità morale veramente per quelle centinaia di migliaia di persone a cui oggi sono negati i diritti civili, ma anche i diritti elementari tipo la salute, tipo la possibilità di avere veramente una vita che si possa definire degna.

(Iniziative ispettive presso il tribunale di Bergamo alla luce di recenti disfunzioni organizzative verificatesi in relazione a un procedimento penale – n. 3-02388)

  PRESIDENTE. L'onorevole Cristian Invernizzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02388, concernente iniziative ispettive presso il tribunale di Bergamo alla luce di recenti disfunzioni organizzative verificatesi in relazione a un procedimento penale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente e buongiorno, signor Ministro. In base ad un autorevole organo di stampa sabato 9 luglio, sabato scorso, presso il tribunale di Bergamo un processo per direttissima, nei confronti di tre rumeni imputati di tentato furto aggravato in abitazione, non si è potuto svolgere perché il giudice si sarebbe attenuto ad un provvedimento organizzativo del 2006 che prevede che atti e imputati devono essere presentati entro le ore 12. I primi c'erano, gli altri sono arrivati alle ore 12,40.
  Conseguentemente, il pubblico ministero è stato costretto a liberare i presunti ladri appena arrestati dai carabinieri. A nostro avviso, tale comportamento dovrebbe essere oggetto di un'ispezione ministeriale che verifichi nel merito, sia il richiamato provvedimento organizzativo interno al tribunale di Bergamo, che la condotta del magistrato giudicante. Le chiedo, pertanto, quali siano le intenzioni del suo Ministero riguardo ad un avvenimento a nostro avviso inverosimile.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie, Presidente. In riferimento Pag. 64alla notizia riportata in premessa dell'atto di sindacato ispettivo e alla relativa omessa trattazione presso il tribunale di Bergamo dell'udienza di convalida dell'arresto avvenuto, appunto, in flagranza del delitto di tentato furto in abitazione di tre persone rimesse in libertà, rappresento di aver immediatamente investito le competenti articolazioni ministeriali in ordine alla ricostruzione della vicenda, anche per quanto attiene ai profili organizzativi degli uffici giudiziari coinvolti.
  Dai contributi già trasmessi risulta che si è pervenuti ad una prima ricostruzione dei fatti, soprattutto in merito ai tempi dell'arresto, alle modalità di richiesta della convalida e di presentazione degli arrestati per il giudizio direttissimo, nonché alle motivazioni poste a fondamento dell'ordinanza emessa dal giudice.
  Ferme restando le esclusive ed insindacabili prerogative dell'autorità giudiziaria in ordine alle statuizioni in merito assunte a fondamento dei provvedimenti adottati, anche in relazione alla scarcerazione degli indagati, formulerò ogni valutazione rimessa alla competenza del Ministro all'esito degli ulteriori approfondimenti in corso.

  PRESIDENTE. L'onorevole Invernizzi ha facoltà di replicare.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Ministro. Non è che sia soddisfatto della sua risposta e mi auguro che vi sia un'ispezione che appunto porti a chiarire quello che è avvenuto. Io, però, le faccio una domanda e le chiedo se, secondo lei, politicamente il messaggio che noi in questo modo diamo ai cittadini sia assolutamente non ricevibile dagli stessi. Parrebbe, infatti, che i tre presunti ladri siano stati presi dai carabinieri grazie a una segnalazione di un vicino che, visto appunto il tentativo di effrazione, ha allertato immediatamente i carabinieri. Ora noi a questo vicino cosa gli diciamo ? Gli diciamo: hai fatto il tuo dovere a chiamare i carabinieri, però sappi che i tre ladri che, grazie al tuo contributo, sono stati arrestati sono già in circolazione ? E parliamo di persone, appunto coloro che sono abituati a compiere reati di questo tipo, che probabilmente tra le loro caratteristiche hanno anche una forte dose vendicativa.
  In altre parole, noi ai cittadini che messaggio diamo ? Da una parte, voi continuate a dire che la legittima difesa non può essere esercitata dal cittadino in casa; è gravissimo che uno pensi di poter magari difendersi. Se il cittadino chiama, però, i carabinieri, il risultato qual è ? Che il giorno dopo i tre presunti ladri sono in circolazione e chissà cosa possono compiere. Cosa deve fare il cittadino a questo punto ? Se si difende da solo siamo sicuri che lo Stato in quel caso sarebbe pronto nella sua reazione; siamo sicuri che in caso di autodifesa da parte del cittadino il processo probabilmente verrebbe celebrato – e mi avvio alla conclusione – senza nessun problema. Se si comporta da buono e onesto cittadino chiamando i carabinieri ha il rischio di vedersi il giorno dopo i presunti ladri in giro e chissà cosa possono combinare.
  Noi non sappiamo più come farvi capire che in queste situazioni il cittadino si sente abbandonato dallo Stato. E quando il cittadino è abbandonato dallo Stato le conseguenze poi possono essere anche gravi, ma la responsabilità non è della Lega, la responsabilità è vostra.

(Iniziative volte alla stabilizzazione del personale precario impegnato in progetti di tirocinio formativo nel settore giudiziario – n. 3-02389)

  PRESIDENTE. L'onorevole Mottola ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02389, concernente iniziative volte alla stabilizzazione del personale precario impegnato in progetti di tirocinio formativo nel settore giudiziario (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Grazie, Presidente. Ministro, la questione dei cosiddetti precari della giustizia ha origine nel 2010 quando la Pag. 65provincia di Roma, in risposta all'esigenza di un apparato giudiziario in forte sofferenza per carenza di organico, reimpiega circa 80 lavoratori in cassa integrazione. L'esperienza venne poi estesa sul resto del territorio nazionale arrivando a coinvolgere una vasta platea di oltre 2.500 lavoratori andati a svolgere, a fronte di un modesto rimborso spese, una funzione di grandissima utilità per gli uffici giudiziari. Le leggi di stabilità per il 2013 e il 2014 e il decreto milleproroghe del 2015 hanno consentito la prosecuzione dei progetti formativi sino ad aprile 2015. Nell'ottobre 2015 il Ministro della giustizia ha indetto la procedura di selezione di 1.500 tirocinanti da destinare al nuovo ufficio del processo. Attualmente, tuttavia, solo 1.115 tirocinanti sono stati inseriti.
  Chiediamo, quindi, se il Ministro ritiene di poter valutare l'opportunità di provvedere a una contrattualizzazione a tempo determinato dei cosiddetti precari della giustizia.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere. Ha tre minuti.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante chiede informazioni sugli stage formativi presso le cancellerie degli uffici giudiziari, che vedono attualmente impegnati, come ricordava, lavoratori in mobilità che hanno superato un percorso selettivo.
  La ricerca di strumenti organizzativi a supporto degli uffici è stata una delle priorità del mio mandato e, in questa prospettiva, si sono assicurate per la prima volta risorse per organizzare gli staff di assistenza al magistrato. È in questo contesto che si è ritenuto di poter inserire, come percorso professionalizzante, anche coloro che stavano già effettuando gli stage presso le cancellerie, a seguito di una serie di proroghe normative, prevedendo, con il decreto-legge n. 83 del luglio 2015, che tali soggetti possano partecipare, per un periodo di dodici mesi, all'ufficio del processo, a seguito di una seria selezione e attribuendo, altresì, una borsa di studio mensile di 400 euro. Con decreto interministeriale è stata indetta la procedura di selezione di 1.500 tirocinanti, all'esito della quale sono stati assegnati 1.231 posti a coloro che si sono classificati in posizione utile nelle graduatorie; di questi, tuttavia, solo 1.115 si sono presentati effettivamente presso gli uffici di destinazione per sottoscrivere il progetto formativo.
  Ciò premesso, mi preme precisare che non di precariato della giustizia – come ormai viene definito tale fenomeno – si tratta, bensì di lavoratori che già erano in mobilità o in stato di disoccupazione rispetto a lavori in precedenza svolti in altri settori. Si tratta di una realtà sociale certamente da considerare e verso cui il Ministero della giustizia ha, con senso di responsabilità, riservato grande attenzione, prevedendo non una mera proroga dei tirocini già svolti, così come in precedenza si era fatto, ma un vero e proprio percorso professionalizzante di durata maggiore rispetto ai precedenti e, soprattutto, con un riconoscimento finale. Lo svolgimento di questo tirocinio costituisce, infatti, titolo preferenziale nell'ambito di tutte le procedure concorsuali indette dalla pubblica amministrazione.
  La migliore risposta a questi tirocinanti, che certamente sono stati una risorsa per gli uffici giudiziari, va quindi cercata non in soluzioni transitorie, quali quelle prospettate anche dall'interrogante e allo stato, peraltro, non percorribili a normativa vigente, ma in risposte che determinano la crescita di professionalità per una seria possibilità di reinserimento nel mondo lavorativo.
  L'emendamento al decreto-legge sul processo amministrativo telematico, ieri approvato dalla Commissione giustizia della Camera dei deputati, opera in questa prospettiva, prevedendo nuove assunzioni nel Ministero attraverso una procedura in cui, certamente, questi tirocinanti possono spendere il titolo e, soprattutto, le competenze che hanno acquisito.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Mottola ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signor Ministro, la sua risposta è solo parzialmente soddisfacente rispetto alla dimensione e alle istanze evidenziate. Ricordo, infatti, che i tirocinanti possono far parte di personale già formato e, dunque, operativo da subito. La previsione di un superamento del blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, con un provvedimento recante autorizzazione a bandire procedure di reclutamento riservate ai 2.005 tirocinanti che hanno completato il tirocinio di perfezionamento lo scorso 30 aprile, rappresenterebbe, quindi, a mio avviso, un atto di immediata risposta ai fabbisogni di personale nonché un atto di giustizia verso coloro che, da sei anni, servono lo Stato con il loro apporto lavorativo.
  Ritengo utile rimarcare, inoltre, che la sovrintendenza dell'organizzazione dei servizi della giustizia – quale l'organizzazione degli uffici giudiziari, come tribunali, corti e servizi afferenti, dunque servizi giudiziari e cancellerie – è un compito precipuo strettamente connesso alle funzioni proprie del Ministero. Tale funzione deve necessariamente essere improntata al diritto costituzionalmente preposto e alla tutela degli interessi legittimi e dei diritti soggettivi di tutti.
  Inoltre, la fattispecie oggetto di questa interrogazione evidenzia l'esigenza e l'urgenza di un necessario raccordo tra l'esigenza di tutti i lavoratori interessati, da una parte, ed il principio di buon andamento e di efficienza dell'azione amministrativa, dall'altro. Sono principi che, in ogni ordinamento democratico, garantiscono la libertà e l'uguaglianza dei lavoratori e dei cittadini. L'auspicio è e rimane, dunque, quello di una giusta e celere ricomposizione delle istanze e del ripristino di una condizione di equilibrio, tanto per ciò che concerne l'organizzazione e il regolare funzionamento degli uffici giudiziari, quanto per ciò che concerne la tutela dei diritti di migliaia di persone coinvolte in questa vicenda.

(Elementi in merito alla situazione del personale del comparto della giustizia, anche alla luce delle recenti misure volte al potenziamento dell'efficienza degli uffici giudiziari – n. 3-02390)

  PRESIDENTE. L'onorevole Giuseppe Guerini ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Verini ed altri n. 3-02390, concernente elementi in merito alla situazione del personale del comparto della giustizia, anche alla luce delle recenti misure volte al potenziamento dell'efficienza degli uffici giudiziari (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

  GIUSEPPE GUERINI. Grazie, Presidente. Signor Ministro, la situazione di grave carenza di personale amministrativo che affligge gli uffici giudiziari del Paese rende ormai indifferibili positive misure a sostegno del comparto giustizia. Da ultimo, è stato il procuratore della Repubblica di Torino a scrivere al Ministero, con l'ampio sostegno dell'avvocatura cittadina, rappresentando il concreto rischio di default. Il procuratore ha detto che nessuno può pensare di far funzionare una macchina della giustizia a cui mancano più pezzi. All'allarme del procuratore torinese si è unito anche il Consiglio superiore della magistratura, che, pur dando atto dell'inversione di tendenza riguardo le politiche di mobilità del personale avviate da questo Governo, ha tuttavia rappresentato il permanere di gravissime criticità, segnalate da parte innumerevoli uffici che denunciano l'insostenibile situazione di scopertura delle piante organiche del personale amministrativo, sollecitando l'adozione di misure urgenti di competenza ministeriale e proponendo al Ministro di adottare una serie di misure, delle quali, appunto, siamo, con questa interrogazione, a chiedere conto per quanto riguarda tutte le premesse fin qui fatte.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

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  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie, Presidente. Gli interroganti fanno riferimento alla situazione, nota, di grave carenza di personale amministrativo negli uffici giudiziari e chiedono di riferire sullo stato di attuazione delle misure adottate dal Governo per fronteggiare questa criticità.
  Continua è stata la mia attenzione per il personale amministrativo, nella consapevolezza dell'importanza che assume l'apporto di adeguate risorse umane non solo per il funzionamento degli uffici, ma anche per il supporto alle innovazioni organizzative e tecnologiche e alle riforme che stiamo realizzando. E oggi possiamo serenamente affermare che per il personale amministrativo il vero problema non è quello delle risorse finanziarie. La politica di razionalizzazione dei costi e di recupero delle risorse avviata ha consentito di raggiungere, a fine 2015, il considerevole risultato di destinare oltre un miliardo e 600 milioni di risorse aggiuntive ad interventi di carattere organizzativo di supporto agli uffici (digitalizzazione, spese di funzionamento degli uffici giudiziari, misure per il recupero del «debito Pinto» e misure per il personale amministrativo).
  Ciò nondimeno, è proprio sul personale amministrativo che scontiamo il peso di una più lunga stagione di stagnazione, che ha determinato il progressivo invecchiamento del personale amministrativo della giustizia, settore in cui da oltre vent'anni non si fanno più assunzioni, e vistose carenze d'organico. Al 30 giugno 2016 il tasso nazionale di scopertura è pari al 21 per cento, nonostante i recenti reclutamenti provenienti dal bando della mobilità volontaria.
  Sin dall'inizio del mio mandato ho, difatti, messo in campo efficaci misure e risorse per far fronte a una situazione di cronica criticità, ricorrendo allo strumento della mobilità, sia volontaria che obbligatoria, nell'ambito degli esuberi provinciali, venendo in questo incontro ad un'emergenza complessiva del Paese, destinando risorse per il reclutamento di oltre 4 mila unità per il biennio.
  A ciò si è affiancato lo sforzo di avviare la prima vera possibilità di riqualificazione. Il 1o luglio si è dato avvio alle procedure di riqualificazione previste dall'articolo 21-quater per cancellieri e ufficiali giudiziari ed entro agosto sarà pubblicato il bando per le prime 1.082 unità.
  Importanti sono le risorse finanziarie che abbiamo destinato alle politiche del personale: 267 milioni di euro per il reclutamento di personale in mobilità provinciale, 25 milioni, a partire da quest'anno, per le procedure di riqualificazione, 90 milioni per la contrattazione FUA, chiusasi lo scorso autunno.
  Oggi il quadro è ulteriormente mutato. Il processo di mobilità provinciale è destinato a chiudersi prima del previsto, avendo le regioni assorbito in modo virtuoso praticamente tutte le risorse in esubero. Questo è un fatto che porta responsabilmente a considerare la necessità di un intervento normativo, che liberi le risorse destinate alla mobilità obbligatoria e non utilizzate a questo fine, per procedere, comunque, a reclutamenti con nuove assunzioni di personale.
  L'emendamento al decreto-legge sul processo amministrativo telematico, ieri approvato dalla Commissione giustizia della Camera, apre nuove prospettive, prevedendo l'assunzione in prima battuta di mille unità e, una volta esaurita la mobilità e nei limiti delle risorse disponibili, l'immissione di ulteriori risorse.

  PRESIDENTE. L'onorevole Verini ha facoltà di replicare per due minuti.

  WALTER VERINI. Grazie, Presidente. Noi prendiamo atto positivamente delle risposte che il Ministro ha dato a questa interrogazione. Devo dire che anche gli oppositori più intransigenti del Governo non possono negare una cosa: il grande, il notevole percorso di riforme intrapreso. Si possono giudicare in un modo o nell'altro, ma non si può negare l'importanza di questo percorso. Pag. 68
  La giustizia è stato il settore che forse più di altri ha toccato con mano queste riforme, insieme ai provvedimenti approvati e non enunciati o in corso di approvazione, come la riforma del processo civile, di quello penale, del fallimentare o l'introduzione dell'ufficio del processo, la digitalizzazione, come ha ricordato il Ministro, oppure altre riforme di questo tipo; non c’è dubbio però che un tema centrale sia ancora rivestito dal tema degli organici carenti. Le risposte date vanno nella direzione giusta e anche l'emendamento approvato ieri, su iniziativa del PD, in Commissione giustizia alla Camera consente di reperire ulteriori modalità e risorse per andare a coprire gli organici carenti.
  Auspichiamo – lo dico tra parentesi, Ministro – che nelle selezioni pubbliche che verranno fatte si possa tenere conto, nella parte riservata ai titoli, anche di quelli maturati da coloro che hanno in questi anni mandato avanti gli uffici come, per esempio, i tirocinanti con adeguata qualificazione.
  Tuttavia, al tempo stesso – lo diciamo – conosciamo anche il suo impegno personale: bruciamo le tappe, cerchiamo di fare più in fretta possibile perché davvero in alcune situazioni siamo ben oltre il livello di guardia, in altre c’è un problema organizzativo e non tanto di mancanza di personale ma, laddove manca il personale, noi dobbiamo intervenire il più rapidamente possibile.
  Insieme alle riforme di sistema del sistema giudiziario italiano, questo è secondo noi un tassello importante affinché la giustizia italiana diventi davvero più vicina ai cittadini, più efficace ed efficiente perché quel principio naturale e sacrosanto, che però non è ancora assicurato della ragionevole durata del processo, sia garantito per tutti anche attraverso le riforme, la modernizzazione del sistema ma anche attraverso la copertura degli organici che mancano negli uffici giudiziari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti e iniziative in ordine al progetto di implementazione del sistema di gestione digitale degli atti processuali del settore penale, alla luce delle vicende emerse nell'ambito dell'inchiesta «Labirinto» – n. 3-02391)

  PRESIDENTE. L'onorevole Sarti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ferraresi ed altri n. 3-02391, concernente chiarimenti e iniziative in ordine al progetto di implementazione del sistema di gestione digitale degli atti processuali del settore penale, alla luce delle vicende emerse nell'ambito dell'inchiesta «Labirinto» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Da notizia della scorsa settimana abbiamo appreso che c’è una cricca di faccendieri ed imprenditori privati che voleva e vuole mettere le mani su un software pubblico in uso nelle procure italiane, tra cui quella di Roma.
  Noi vogliamo sapere, Ministro, se c’è stata una manomissione di quel software perché sappiamo che questo software chiamato TIAP gestisce dati molto riservati e vogliamo sapere se c’è una certificazione con la quale si attesta la completa invulnerabilità di quel software perché dalle intercettazioni emerge che questi imprenditori avevano la possibilità di accedere a fascicoli di indagine e ad atti riservatissimi.
  Quindi, quale verifica avete avviato dopo che è uscito il contenuto di queste intercettazioni ? Ed è vero che l'allora Viceministro Costa si è incontrato con questi imprenditori indagati oggi dalla procura ? Perché se il contenuto delle intercettazioni sono millanterie, il Ministero si dovrà costituire parte civile nel processo che scaturirà da queste indagini.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, onorevole Orlando, ha facoltà di rispondere.

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  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Dalle informazioni acquisite presso la direzione generale dei servizi automatizzati, sin dall'immediatezza della propalazione delle notizie riportate, risulta come tutti i sistemi dispiegati a servizio degli uffici giudiziari siano di esclusiva proprietà dell'amministrazione della giustizia che detiene i sorgenti ovvero le chiavi di accesso alla loro architettura ed i dati che vi confluiscono, ne cura la progettazione, la manutenzione e l'evoluzione.
  Tanto vale soprattutto con riferimento al TIAP, da tempo in uso presso numerosi uffici giudiziari, che offre livelli di sicurezza interna ed esterna assolutamente adeguati.
  L'architettura del sistema prevede poi la cifratura di tutti i documenti digitalizzati e dei cosiddetti metadati e la stessa procedura di archiviazione non consente alcun collegamento tra il documento criptato ed i soggetti o il procedimento a cui esso afferisce. Le modalità di accesso al fascicolo e le singole operazioni effettuate (consultazione, ricerca, modifica) vengono peraltro registrate consentendo così l'esatta tracciabilità di chiunque abbia operato su quei sistemi.
  Inoltre non è consentito in alcun modo l'accesso al TIAP dall'esterno della rete. Le attività di installazione, aggiornamento e diffusione del sistema sono operate in via esclusiva dalla direzione generale per i sistemi informativi automatizzati per il tramite di propri tecnici e nell'ambito delle ordinarie attività di assistenza, in stretta sinergia e con la costante collaborazione degli uffici giudiziari per garantire la costante implementazione e la completa sicurezza interna ed esterna dei programmi e dei dati.
  L'assetto della sicurezza dei dati giudiziari è pertanto rimesso in via esclusiva al Ministero della giustizia che sta assicurando la più ampia collaborazione alle indagini della procura di Roma. In proposito la procura di Roma ha riferito che, dalle intercettazioni effettuate, è risultato che gli imprenditori interessati hanno avuto o tentato di avere contatti con esponenti del Ministero della Giustizia, suoi funzionari, in vista della partecipazione ad una gara solo ipotizzata dagli stessi nelle conversazioni registrate, che avrebbe oggetto la gestione e/o assistenza in tutti gli uffici giudiziari italiani del sistema informatico Tiap, già in uso presso altre procure della Repubblica fra cui quelle di Roma e di Napoli. Secondo la procura di Roma sempre tali contatti sono allo stato del tutto privi di rilievo penale ma oggetto, come è giusto che sia, di ulteriori approfondimenti. Nella consapevolezza dell'assoluta sicurezza del sistema e della trasparenza delle attività di gestione dei servizi informatizzati, il Ministero della giustizia sta pertanto assicurando la più ampia collaborazione al fine di ricostruire compiutamente le vicende relative anche alla gestione del Tiap nell'ambito della più vasta indagine in corso da parte della procura di Roma.
  Voglio aggiungere che è chiaro che, se ci saranno elementi che proveranno in qualche modo una qualche lesione degli interessi del Ministero, il Ministero della giustizia conseguentemente dovrà, io credo giustamente, costituirsi come parte civile.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare per due minuti l'onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Ma, Ministro, se avessimo voluto sentire queste parole molto probabilmente non avremmo presentato l'interrogazione perché sarebbero bastate quelle pronunciate da lei e dal suo Ministero in una notizia Ansa dell'8 luglio, in cui ripeteva esattamente queste cose. Il problema è che, se il Tiap è sicuro, ci vuole spiegare almeno ipoteticamente perché queste imprese, che tra l'altro lei non cita mai – la citiamo noi: Siline SpA – cercano di ottenere alcuni appalti ? Sono appalti senza attività imprenditoriale ? E perché dovrebbero farlo ? E visto che è tutto in house tra l'altro, allora ci ha Pag. 70detto anche, tramite l'Ansa, che c’è stata una stretta di sicurezza nel 2011 ma nel 2015 invece ci viene detto che ci sono problemi legati alla sicurezza e questo ce lo spiegano benissimo le intercettazioni e anche gli investigatori che spiegano: «potrebbe rappresentare – e forse già rappresenta – un rischio devastante per il sistema giudiziario» quello che stanno facendo «attualmente in uso presso codesta Procura». C’è una «criticità di gestione del sistema in termini di riservatezza degli atti, posto che lo stesso recepisce e controlla, anche atti riservati». Ancora la comunicazione tra Lucangeli e Pizza: «Adesso sto facendo delle verifiche in procura tramite Gianni Nastri per verificare come è attenzionato, perché lui lo può vedere questo su Roma e solo dopo si potrà procedere». Ancora annotano i militari: «Attualmente personale della Siline SpA è presente presso codesti uffici giudiziari per la gestione del sistema Tiap». Allora possiamo capire questa sicurezza da dove deriva ? Avete fatto dei controlli ? Siete sicuri che non sia stato bucato ? Perché da queste notizie invece sembra che sia gli investigatori sia gli stessi faccendieri invece siano sicuri, che abbiano controllato che ci siano addetti della Siline SpA all'interno che facciano manutenzione e che siano assolutamente possibili questi controlli di privati su indagini della magistratura. Tra l'altro c’è la questione della sicurezza, annotata dagli investigatori, e quindi ci fa preoccupare perché è una questione di democrazia, una questione di libertà. Quindi se il Tiap è sotto controllo, perché ci sono questi problemi di sicurezza ? E ancora perché lei non ci risponde se questo incontro con l'allora Viceministro Costa, Viceministro della giustizia, c’è stato oppure no ? E ancora, se lei non è preoccupato, perché dice che questa vicenda è necessaria per una modifica della legge sulle lobby se non c’è assolutamente da preoccuparsi, Ministro ? Lei non ha risposto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

(Elementi in ordine alla presentazione di un disegno di legge delega volto all'istituzione di sezioni specializzate in materia d'immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea – n. 3-02392)

  PRESIDENTE. L'onorevole Ravetto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ravetto e Gregorio Fontana n. 3-02392 concernente elementi in ordine alla presentazione di un disegno di legge delega volto all'istituzione di sezioni specializzate in materia d'immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente. Ministro, lei il 21 giugno scorso, innanzi alla Commissione di inchiesta migranti, ha illustrato una sua proposta di legge volta tra l'altro a individuare delle sezioni specializzate dei tribunali competenti esclusivamente per l'analisi dei ricorsi dei migranti. Questa sua proposta è in linea con una mozione a mia prima firma presentata dal gruppo di Forza Italia il 28 ottobre 2015 e votata a maggioranza dal Parlamento, in cui si chiedeva al Governo proprio di fare questo. Tuttavia, ad oggi, non troviamo la calendarizzazione all'ordine del giorno della sua proposta, anche se sappiamo che il Calendario non lo fa lei; non conosciamo le tempistiche di presentazione alle Camere e soprattutto non abbiamo capito dove e quali saranno le risorse che dovranno supportare questa sua proposta. Questa interrogazione quindi è volta a sapere da lei con precisione tempistiche e risorse.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, l'onorevole Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. La dimensione imponente assunta dai flussi migratori richiede di individuare Pag. 71soluzioni in grado di assicurare una gestione più rapida ed efficiente delle domande di protezione internazionale. È proprio in questa prospettiva che il Ministero ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio uno schema di disegno di legge che, oltre ad introdurre importanti misure di semplificazione processuale, prevede l'istituzione, presso i 12 uffici distrettuali maggiormente interessati dai fenomeni migratori, di sezioni specializzati in materia di protezione internazionale, di migrazione e libera circolazione dei cittadini comunitari, di accertamento dello stato di apolidia. L'opzione, per il principio di specializzazione, mira a conseguire rilevanti vantaggi in termini di rapidità, uniformità ed efficienza delle procedure. Lo schema di disegno di legge prevede altresì l'applicazione, anche in via straordinaria, fino a un massimo di venti unità presso gli uffici giudiziari interessati, di magistrati esperti o dotati di formazione specifica. L'applicazione, la cui durata ordinaria è prevista per diciotto mesi, può essere rinnovata per un ulteriore periodo di sei mesi. Al magistrato applicato è attribuita un'indennità pari al 50 per cento prevista per le sedi disagiate e un punteggio aggiuntivo di anzianità parametrato anche sulla durata dell'effettivo esercizio delle specifiche funzioni.
  Lo schema di disegno di legge prevede anche il coinvolgimento della magistratura onoraria per la trattazione delle procedure in materia di protezione internazionale, con riconoscimento di un'indennità onnicomprensiva da corrispondere ogni tre mesi, per ciascun provvedimento definitivo. La copertura finanziaria verrebbe dagli stanziamenti del Fondo speciale di parte corrente iscritto ai fini del bilancio triennale 2016-2018 nell'ambito del programma Fondi di riserva e speciali della missione Fondi da ripartire dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2016.
   Anche sul fronte del personale amministrativo, dopo anni di inerzia, sono in corso finalmente interventi volti all'immissione di nuove risorse negli uffici giudiziari. Voglio anche segnalare, tornando al tema del personale della magistratura, che proprio nella giornata di oggi trasmetterò al CSM per il prescritto parere lo schema di decreto ministeriale recante la nuova determinazione delle piante organiche degli uffici giudicanti e requirenti di primo grado. Tale progetto, che tiene conto anche delle esigenze prodotte dall'intensificarsi dei flussi migratori, consentirà un complessivo rafforzamento di tutti gli uffici distrettuali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Laura Ravetto ha facoltà di replicare, per due minuti.

  LAURA RAVETTO. Grazie, Presidente. Ministro, apprezzo che lei ci abbia spiegato lo stanziamento delle risorse, che però devono diventare effettive. Tenga in considerazione che queste cose le aveva già dichiarate e, nonostante ciò, il 6 luglio scorso l'Associazione nazionale dei magistrati ha ben spiegato che, avendo una carenza di organici, sono necessari staff, personale, risorse e quindi ci aspettiamo un impegno in questo senso, però lei fa parte di un Governo che, voglio dire, non è una potenza straniera a cui lei è estraneo. Quindi, al di là delle sue comunicazioni al CSM e alla sua buona volontà, quando effettivamente il Consiglio dei Ministri deciderà di portare questo provvedimento alle Camere ? Altrimenti, rimane lettera morta. Ministro, noi crediamo alla sua buona fede, speriamo che non abbia resistenze all'interno dello stesso Consiglio dei Ministri, speriamo che non ci siano suoi colleghi che stanno bloccando questo iter, speriamo che sia in grado di far comprendere al Premier Renzi che questa è una priorità ed è anche un dovere da parte del Governo, che dovrebbe seguire l'indicazione del Parlamento. Quindi, le chiediamo: si dia un obiettivo concreto; a inizio 2017 ci siano queste sezioni specializzate, ci siano questi dodici distretti e soprattutto ci siano il personale e le risorse perché i magistrati non hanno adesso la possibilità di affrontare altrimenti una riorganizzazione simile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia Pag. 72– Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Elementi e iniziative in relazione al processo di privatizzazione di Poste Italiane spa, con particolare riferimento alla salvaguardia dei livelli occupazionali e all'efficienza del servizio universale – n. 3-02393)

  PRESIDENTE. L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02393, concernente elementi e iniziative in relazione al processo di privatizzazione di Poste Italiane spa, con particolare riferimento alla salvaguardia dei livelli occupazionali e all'efficienza del servizio universale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, Poste italiane è un'azienda solida, produce utili e ogni anno versa dividendi alle casse dello Stato.
  Il processo di privatizzazione avviato dal Governo interviene a poche settimane dal conferimento del 35 per cento di Poste alla Cassa depositi e prestiti, con un'operazione che, lungi dall'essere una scelta condotta nell'interesse pubblico, è stata portata a termine con l'unico scopo di distribuire dividendi a soggetti privati, quali le fondazioni bancarie, che peraltro sono competitor diretti di Poste Italiane, che è soggetto controllore di Banco Posta. Tale conferimento prefigura anche un palese conflitto di interessi. Infatti, Poste Italiane colloca per conto di Cassa depositi e prestiti buoni postali fruttiferi e libretti di risparmio postale, a fronte di commissioni contrattate tra le parti. Il combinato disposto del conferimento di un'ulteriore privatizzazione comporta la perdita completa del controllo pubblico di una delle più grandi aziende pubbliche italiane. Ciò comporterà ulteriori incertezze, precarietà dei servizi erogati ai cittadini, perdita di posti di lavoro, precarizzazione dei rapporti di lavoro.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, ha facoltà di rispondere.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Per rispondere alle domande, nell'interrogazione degli onorevoli interroganti, in particolare relativamente al mantenimento dei livelli occupazionali di Poste Italiane e, in secondo luogo, alla piena operatività del servizio universale, anche allo scopo di evitare disagi ai cittadini italiani rispetto alla qualità del servizio disciplinato dall'accordo di servizio universale fra Stato e Poste Italiane, vorrei notare quanto segue. Per quanto riguarda la salvaguardia occupazionale, vorrei precisare che, sulla base della strategia che la società sta perseguendo di miglioramento della qualità e dell'efficienza del servizio postale, logistico e delle altre linee di attività bancaria e assicurativa che, come l'interrogante ricordava, fanno di Poste un'impresa molto efficiente, non sono previste azioni di intervento sui livelli occupazionali esistenti, che non siano esclusivamente concordate su base volontaria con i dipendenti interessati.
  Per ciò che attiene alla salvaguardia della piena operatività del servizio universale, quest'ultimo, in linea con le strategie perseguite, sarà pienamente sostenuto e reso più efficiente, anche allo scopo di assicurare un servizio qualitativamente sempre migliore e incentrato sulle esigenze della clientela e questo anche attraverso una logistica innovativa, la valorizzazione del supporto ai clienti e l'utilizzo più efficiente degli uffici postali di altri immobili. Ricordo che il servizio postale è stato interessato a livello europeo, a partire dai primi anni Novanta, da un profondo processo di trasformazione che ha visto il superamento dei regimi di esclusiva a favore dei fornitori pubblici nazionali in favore di un nuovo assetto basato sulla concorrenza e sul mantenimento di livelli di qualità certi e uniformi. La terza direttiva postale, recepita dalla normativa nazionale con il decreto-legge n. 58 del 31 marzo 2011, ha rinnovato a Poste Italiane Pag. 73l'affidamento della fornitura del servizio pubblico universale per quindici anni fino al 30 aprile 2026, prevedendo il mantenimento di adeguati livelli di qualità di servizio e di distribuzione. A fronte dello svolgimento di tale servizio, lo Stato riconosce a Poste Italiane un corrispettivo annuo a copertura parziale dei costi sostenuti. La fornitura dei servizi postali in Italia è sottoposta, ai sensi della legge n. 214 del dicembre 2011, alla regolazione dell'Agcom. La legge n. 190 del 23 dicembre 2014, stabilità per il 2015, ha introdotto una serie di modifiche che ridisegnano le regole di fornitura del servizio universale, soprattutto in relazione al perimetro e alla qualità dei servizi offerti, nell'ottica di garantire una gestione più efficiente e sostenibile in linea con le mutate esigenze degli utenti finali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Franco Bordo ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FRANCO BORDO. Ministro, non sono per nulla soddisfatto perché dobbiamo dirlo con una parola, anche se vogliamo un po’ forte, però qui siamo in presenza di un colpo di mano da parte del Governo perché, quando siete venuti in Parlamento a illustrare la privatizzazione di Poste, avete sempre parlato del 40 per cento e di un giusto equilibrio – parole appunto dei rappresentanti del Governo – per la gestione di un'azienda di questo tipo. Oggi, invece, andate alla privatizzazione completa. Questo non è rispettoso neanche del Parlamento. Oggi vedo da parte del Governo una sottovalutazione della complessità del gruppo, della coniugazione fino ad oggi proficua, certamente migliorabile, di attività di mercato e di attività pubblica e sociale, perché son proprio i diritti, i diritti dei cittadini, delle nostre imprese di avere un servizio efficiente che verranno meno con questa operazione e verrà messo ulteriormente in discussione. Ma ci sono anche i posti di lavoro. Lei dice: «Nessuna perdita di posti di lavoro», ma siamo già in presenza di perdita di posti di lavoro e sta già avvenendo oggi in queste ore e in questi giorni. Ci sono contratti non rinnovati – questa è la verità –, chiusura di uffici, consegna di corrispondenza a giorni alterni, ritardi. Tutte queste cose sono già una quotidianità e con queste scelte diventeranno una scelta definitiva. Io penso e noi pensiamo, come Sinistra Italiana, che sia un grave errore; avremo nuove perdite di posti di lavoro e nuova precarizzazione.
  Allora, noi vi chiediamo di fermarmi, di fermarmi subito. La settimana prossima avrete l'audizione in Commissione trasporti e io auspico che lei, Ministro, venga con un atteggiamento di ascolto, perché le critiche avanzate all'interno del Parlamento e fuori dal Parlamento – lei sa benissimo che si stanno aprendo delle vertenze anche di tipo sindacale – stanno aumentando. In tutte le regioni sta aumentando il dissenso, anche per via dei disservizi che si stanno verificando. Dovete fermarmi, ascoltare e rinviare la decisione. Fatelo subito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito della discussione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Artini, Bellanova, Michele Bordo, Bratti, Bueno, Capelli, Cirielli, Dambruoso, D'Ambrosio, Dellai, Di Gioia, Epifani, Ferranti, Ferrara, Garofani, Lorenzo Guerini, Locatelli, Losacco, Manciulli, Mannino, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Rampelli, Pag. 74Realacci, Rosato, Sanga, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3886-A.

  PRESIDENTE. Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, da ultimo è stato respinto l'ordine del giorno Allasia n. 9/3886-A/16.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 3886-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Castiello n. 9/3886-A/17 e Simonetti n. 9/3886-A/18, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Passiamo ora all'ordine del giorno Capone n. 9/3886-A/19.

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. Presidente, avevo saltato un riferimento nel leggere la riformulazione che è il seguente: «nel rispetto delle competenze regionali in materia sanitaria e alla luce dei dati sopra esposti, a valutare la possibilità di adottare misure volte a tutelare i livelli essenziali di assistenza e il decreto ministeriale 70, con particolare attenzione ai posti letto in oncologia e pneumologia presenti nel territorio tarantino».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano questa riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capone n. 9/3886-A/19, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vico n. 9/3886-A/20, accettato dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Labriola n. 9/3886-A/21, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Crippa n. 9/3886-A/22, accettato dal Governo.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Vallascas n. 9/3886-A/23, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato. Chiede se il Governo può ripetere la riformulazione ? Rappresentante del Governo, il collega Crippa ci chiede se può ripetere la riformulazione dell'ordine del giorno Vallascas n. 9/3886-A/23.

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. «A valutare l'opportunità di sentire il Ministero della salute durante la procedura di cui in premessa».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Su questo tema, visto che il Governo si è espresso in maniera chiara – almeno così, come l'ha definito la Viceministra Bellanova, un «impegno formale» – noi chiediamo che le parole «a valutare l'opportunità di» non ci siano, perché se è un impegno formale non ci deve essere «a valutare l'opportunità di». Se lei si è espressa con una presa d'atto e un impegno chiaro e concreto, mi sembra un po’ strano vedere le parole «a valutare l'opportunità di».

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. Chiedo di parlare.

Pag. 75

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. «A sentire il Ministero della salute durante la procedura di cui in premessa», come da impegno che avevo assunto in Commissione, correttamente.

  PRESIDENTE. Va bene così, a questo punto. Quindi, l'ordine del giorno è accolto con questa riformulazione.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Della Valle n. 9/3886-A/24, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/3886-A/25, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cristian Iannuzzi n. 9/3886-A/25, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Benedetti, Ruocco. Qualche secondo aspettiamo, però chiedo ai colleghi di fare in fretta a raggiungere la postazione. Rotondi, Tripiedi, Aiello, Vignaroli... non l'estragga, onorevole Vignaroli, la tenga lei e adesso le mandiamo il tecnico, se continua ad essere bloccata; se invece vota, ci faccia segno, perché io ho la visuale coperta, non riesco vedere la postazione. Allora, appena sbloccano la postazione dell'onorevole Vignaroli chiudiamo la votazione. Basilio, Faenzi, Altieri, Pes ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  345   
   Votanti  321   
   Astenuti   24   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  223).    

  (Il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno 9/3886-A/26 Zolezzi, accettato dal Governo, purché riformulato.

  ALBERTO ZOLEZZI. Grazie Presidente, per portare all'attenzione dell'Aula il fatto che i commissari non hanno ottemperato all'obbligo di relazione semestrale sullo stato dell'attuazione del piano ambientale e sanitario: è una cosa gravissima.
  Nell'emendamento presentato in Commissione e poi riformulato ho portato già il tema, adesso accetto la riformulazione, però auspico che il Governo davvero si impegni, perché il fatto che non sia chiaro se sia stato adempiuto il piano ambientale sanitario e in che misura, in questo momento complica la situazione, perché addirittura l'acquirente potrà anche chiedere modifiche di un piano di cui non si conosce puntualmente e su cui il Parlamento non è stato messo al corrente dello stato di attuazione. Comunque accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno 9/3886-A/27 Terzoni, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno 9/3886-A/28 Battelli, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/3886-A/29 Da Villa, su cui vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Parisi, D'Uva, Lauricella, Brandolin, Bonafede, Liuzzi, Caparini ? Vada piano onorevole Caparini, l'aspettiamo, non vorremmo Pag. 76avere sulla coscienza qualche caviglia e già qualcuna... Caso, Bruno Bossio, Simonetti, Fauttilli, Cominardi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  368   
   Votanti  367   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 132    
    Hanno votato
no  235).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/3886-A/30 Petraroli, su cui c’è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Burtone, Nicchi, D'Attorre ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  368   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  231).    

  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3886-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia, che non c’è e quindi si intende vi abbia rinunciato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signor Presidente, con la conversione in legge del decreto in esame, quest'Aula torna ad occuparsi ancora una volta dell'Ilva e delle delicatissime questioni ad essa connesse.
  L'urgenza di provvedere, così come la gravità delle situazioni oggetto del decreto sono lampanti; su di esse dunque non occorre spendere una parola di più.
  Nel merito, il decreto che ci accingiamo a convertire interviene nuovamente sulle procedure di cessione di questo complesso aziendale a soggetti terzi, nonché sulla previsione di ulteriori misure di dettaglio, volte a guidare questa delicata fase di passaggio assicurando un'adeguata tutela dell'ambiente e della salute della popolazione di quel territorio.
  In particolare mi preme richiamare l'attenzione su alcune norme del decreto particolarmente significative, quali l'obbligo di restituzione degli importi erogati dallo Stato in capo alla stessa amministrazione straordinaria del gruppo Ilva e l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, di un coordinamento tra la regione Puglia e le altre amministrazioni statali e locali interessate, al fine di favorire lo scambio di informazioni circa l'attuazione del cosiddetto Piano ambientale.
  Nel corso dell'esame in Commissione è stata aggiunta la norma che prevede che i commissari straordinari trasmettano al Ministero dell'ambiente una mappatura aggiornata dei rifiuti pericolosi presenti nel sito di Taranto.
  La direzione complessiva quindi è chiara: è stato definito un percorso articolato di recupero del sito industriale, nell'ambito del quale i diversi beni in gioco (e sono la salute, sono il lavoro, sono l'ambiente) siano tutelati e garantiti al massimo livello possibile e dove tutti gli attori, istituzionali e non, abbiano ben chiaro il proprio ruolo e gli obiettivi.
  Secondo punto: si tiene insieme la sopravvivenza, diciamo che si fa continuare a vivere, di uno dei colossi dell'acciaio con la bonifica dei siti e con la riconversione produttiva, attraverso le migliori tecnologie esistenti.
  Una sfida necessaria per l'occupazione e per la permanenza dell'industria siderurgica nel nostro Paese, anche in coerenza con gli obiettivi definiti a Parigi relativamente ai cambiamenti climatici.Pag. 77
  Molto dovrà ancora essere fatto riguardo alla questione Ilva, ma le misure contenute nel provvedimento che ci accingiamo ad approvare rappresentano una prova tangibile dello sforzo che si sta compiendo per dare risposte adeguate a questa complessa vicenda, una vicenda rispetto alla quale il Parlamento non può tirarsi indietro, anzi ha l'onere di sostenere l'azione del Governo possibilmente tutti insieme, dal momento che le conseguenze di eventuali tentennamenti o incertezze ricadrebbero direttamente sulla popolazione del territorio, su tutta la popolazione e non soltanto sui 14.000 lavoratori di Taranto, dei quasi 6.000 lavoratori indiretti, sulle migliaia di fornitori e pure sui 1.635 lavoratori di Genova Cornigliano oppure sui 70 lavoratori di Patrica, in provincia di Frosinone.
  Avendo detto tutto questo, ovviamente esprimiamo, noi socialisti, il voto favorevole a questo disegno di legge di conversione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente e onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 98 del 2016 interviene sulle norme riguardanti la procedura di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva tuttora in corso, modificando per l'ennesima volta – e ricordo che siamo all'undicesimo decreto – alcune disposizioni, per lo più contenute nei più recenti decreti-legge riguardanti la modifica del piano, delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria e i diritti e gli obblighi degli acquirenti o affittuari del complesso aziendale di Taranto. Noi abbiamo più volte sottolineato in questa Assemblea e ci siamo spesi per far sì che il processo di cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva fosse sostenuto da norme di estrema trasparenza. In questo senso, dobbiamo dare atto che il provvedimento contiene una serie di disposizioni molto chiare, in particolare per quanto riguarda sia la restituzione dei finanziamenti statali, che i commissari del gruppo avevano titolo ad acquisire, sia del versamento, a compensazione del mancato rimborso degli importi finanziati nel 2016, di un importo pari a 400 milioni presso il sistema bancario dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali, necessari, appunto, per il proseguimento dell'attività di risanamento ambientale.
  Vorremmo ricordare, tuttavia, al Governo che la Commissione europea ha emesso il 16 ottobre 2014 un parere motivato, che, seppur non sfociato in una sanzione ben precisa nei confronti dell'Italia, contesta, in relazione allo stabilimento Ilva di Taranto, la violazione di due direttive europee: una sulla prevenzione e la riduzione dell'inquinamento, è una direttiva del 2008, e l'altra, del 2010, relativa alle emissioni industriali. La Commissione, pur riconoscendo i progressi contenuti e conseguiti dalla data di costituzione in mora, contesta la violazione delle due direttive con riferimento a tre diversi ambiti: la mancata copertura dei siti di stoccaggio dei minerali e dei materiali polverulenti, la mancata adozione di provvedimenti volti alle minimizzazioni delle emissioni gassose dagli impianti di trattamento del gas e la mancata adozione di misure per il controllo delle emissioni di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita dalle torri di spegnimento.
  Per questo, ci auguriamo, noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie, che il lavoro svolto fin qui non venga vanificato e, anzi, si cerchi di trovare una giusta soluzione a tutti questi problemi, anteponendo gli aspetti politici, che giustamente ci sono sempre, alla necessaria tutela della salute di migliaia di persone, oltre, ovviamente, alla salvaguardia dell'ambiente. Onorevoli colleghi, ci rendiamo perfettamente conto che la norma si rende necessaria al fine di sancire l'inderogabilità della tempestiva riallocazione sul mercato dei complessi aziendali di Ilva – è di questi giorni, e non da poco, una serie di notizie giornalistiche che fanno capire come ormai la procedura di vendita sia in fase di arrivo – e tutto ciò ai fini della definizione di una sua prospettiva di stabilità Pag. 78industriale, finanziaria e gestionale. Detto questo, però, ripetiamo, ancora una volta, che sarà fondamentale garantire in ogni caso che il processo di trasferimento dei complessi aziendali non pregiudichi in alcun modo il mantenimento dei livelli occupazionali e la protezione sociale dei lavoratori operanti presso l'azienda, ricordando sempre, infine, ancora una volta, la necessaria tutela della salute di migliaia di persone.
  C’è anche un altro aspetto da non sottovalutare, ovvero quello di individuare misure volte a tutelare i livelli occupazionali delle aziende dell'indotto, che noi sappiamo essere in un contesto sociale molto difficile, quello della Puglia. Tali aziende versano in condizioni di sofferenza finanziaria a causa delle difficoltà esistenti nella riscossione dei crediti maturati nei confronti della società Ilva, e questo è un aspetto che i commissari e l'amministrazione straordinaria dovranno affrontare in maniera ben precisa, perché la tutela dei livelli occupazionali, ripeto, non riguarda soltanto la tutela diretta dei lavoratori dell'Ilva, ma anche tutta una serie di piccole aziende fornitrici di questa grande azienda. Su questo, pertanto, il nostro auspicio è che il Governo valuti con attenzione eventuali ulteriori provvedimenti da prendere nelle prossime settimane a tutela di queste piccole e medie imprese.
  Su questo il nostro ruolo sarà quello di vigilare affinché sviluppo economico e tutela dell'ambiente possano andare di pari passo, con l'unico obiettivo di risolvere questa grave situazione che affligge il territorio tarantino ormai da moltissimi anni. È proprio per questi motivi che, di fronte a questo provvedimento, ripetiamo, l'ennesimo, ma questa volta non solo necessario, ma mi sembra anche auspicabilmente verso una soluzione positiva per l'Ilva, che noi di ALA voteremo favorevolmente, con la consapevolezza, appunto, che molto è stato fatto, ma altrettanto è ancora da fare per evitare un gravissimo peggioramento del tessuto socioeconomico del nostro Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Colleghi, decimo decreto, e non sappiamo, a questo punto, se sarà l'ultimo, non penso. Stamattina si è discusso tanto e condivido tantissime contestazioni che sono state fatte da diversi colleghi dell'opposizione che sono intervenuti. Ci troviamo di fronte, ancora una volta, a un decreto con il quale il Governo intende evitare questa volta di passare attraverso la fiducia, ma, sostanzialmente, nei fatti, boccia il 100 per cento degli emendamenti che erano stati presentati in Commissione e che sarebbero serviti per migliorare questo provvedimento. Certo, migliorare è un eufemismo, ma, in ogni caso, perlomeno un contributo ci sarebbe stato, perché ormai siamo al decimo decreto, due all'anno, quindi possiamo solo dire che, da parte del Governo, non vi è assolutamente alcuna voglia né alcuna possibilità di poter interloquire per risolvere il problema.
  Si è detto della difficoltà a comprendere lo spostamento degli oneri relativi al prestito di 300 milioni di euro dai privati subentranti all'amministrazione straordinaria. Si è segnalato il fondato rischio che la mancata restituzione del prestito possa produrre aumenti in bolletta di luce o gas, ricevendo rassicurazioni generiche, che non condivido assolutamente. Si è fatto presente come sia inconcepibile, dal punto di vista del nostro sistema giudiziario, estendere a soggetti privati la totale immunità civile, penale ed amministrativa, già con difficoltà ammessa per i commissari. Per inciso, io sarò fra quelli che si renderanno promotori di formare e richiedere una Commissione d'inchiesta sull'opera che è stata fatta dal 2012 ad oggi da parte dei commissari, perché nulla si sa di quello che sino ad oggi è stato svolto.
  Si è fortemente censurata la decisione di non ascoltare gli stessi commissari in Pag. 79quest'Aula, atteso che sul loro operato, come dicevo prima, poco o nulla si riesce a sapere. Si è denunziato l'ennesimo rinvio, di fatto, dell'applicazione dell'AIA, si è segnalato come nella procedura di selezione delle offerte per la gestione dello stabilimento si siano cambiate le regole in corso d'opera, si è chiesto di derogare al divieto di assunzione, consentendo il potenziamento degli organici dell'ARPA Puglia, senza avere chiarezza sul percorso. Il fatto stesso di essere qui a discutere del decimo decreto la dice tutta sulla scarsa chiarezza di idee di un Governo che in questi anni ha solo rincorso i provvedimenti della magistratura, provando in ogni modo a bloccarne l'azione.
  È di tutta evidenza che questo ennesimo decreto sia uno strumento per prendere ancora più tempo, in assenza di un piano efficace che punti al rilancio della produzione contestualmente alla completa ambientalizzazione dello stabilimento e alla bonifica dei territori. Noi Conservatori e Riformisti non parliamo tanto per parlare o per essere oppositori a prescindere; noi abbiamo una serie di dati con i quali avevamo detto che determinate circostanze o determinati provvedimenti, e per dirla tutta, in particolare il decreto numero nove, non poteva avere successo, perché, sostanzialmente si ricorderà che dai banchi di quest'Aula avevamo già immaginato come le somme che si pensava fossero la panacea per la risoluzione dei problemi dell'Ilva non potevano essere dissequestrate perché appartenevano a uno Stato diverso, perché appartenevano a persone, anche se coinvolte in questa inchiesta, ma per fatti diversi, perché non vi era una sentenza passata in giudicato, perché queste cose le abbiamo gridate e non siamo stati ascoltati.
  Ancora oggi, ho sentito chi mi ha preceduto, l'onorevole Duranti, l'onorevole Sisto e l'onorevole Crippa, ma tanti altri che sono intervenuti hanno parlato, addirittura, di una questione giuridica non tenuta presente. Si è parlato fin troppo di quelle che sono le incongruenze che questo decreto, insieme ai precedenti, poteva fare. Tornando alla gestione commissariale, in particolare è risultata del tutto fallimentare. Si sono perse commesse e penso, ad esempio, al processo TAP che riguardava la Puglia. Si sono macinati milioni di debiti, si è portato l'indotto al fallimento. Quando era privata, perlomeno si assicuravano gli stipendi ai lavoratori, l'azienda andava bene, vi era una produzione. E oggi vi è il paradosso – il Governo ancora non se ne vuole rendere conto e questo Parlamento non è affatto sensibile a queste cose – che abbiamo una produzione che si è ridotta del 50 per cento rispetto a quando esistevano i Riva, a prima dell'intervento della magistratura, e annotiamo che non vi è nessun miglioramento in ordine ai temi ambientali. Quindi, abbiamo una produzione che si è ridotta e una diossina che aumenta a dismisura. E questo l'ha detto l'ingegner Barbara Valenzano che ha segnalato, rispondendo a un'interpellanza in consiglio regionale del gruppo Conservatori e Riformisti di alcuni giorni fa, come la presenza di diossina nei quartieri più vicini allo stabilimento – mi riferisco al Tamburi – in proporzione alla produzione è addirittura aumentata. In realtà questo Governo non sa cosa fare e, quindi prova a perdere tempo, ma il tempo è finito, è ora di decidere cosa si vuole fare realmente, in che tempi e con quali risorse.
  Io penso che tutte queste considerazioni, unite a quanto stamattina ho sentito gridare in quest'Aula da parte di alcuni colleghi o di alcuni gruppi dell'opposizione, in assenza assoluta di una visione politica, ma anche di una visione industriale di quello che è ritenuto il più grande polo siderurgico d'Europa, chiaramente non possono che portare al voto contrario, alla bocciatura di questo decreto da parte del gruppo Conservatori e Riformisti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, colleghi, nella precedente occasione Pag. 80per la conversione del nono decreto Ilva nel dicembre 2015 il gruppo di Fratelli d'Italia decise di non partecipare al voto, evidenziando con quella scelta un giudizio assolutamente negativo nei confronti di una vicenda che diventava grottesca per le mancate soluzioni che nel corso del tempo sono intervenute e che hanno determinato progressivamente una crisi industriale, una mancata soluzione delle problematiche ambientali e di fatto un fallimento complessivo di quello che il Governo aveva posto in atto in quella nona occasione di conversione in legge di un decreto. Non era difficile immaginare di essere facili profeti, tanto è vero che dopo qualche mese ci ritroviamo per la decima volta ad affrontare un problema che noi siamo convinti purtroppo quest'Aula sarà costretta ad affrontare anche in ulteriori occasioni.
  Con questo provvedimento si pongono una serie di correzioni, si individuano problemi che erano già stati evidenziati da parte delle opposizioni nelle precedenti discussioni, ma sostanzialmente si continua a non affrontare il nodo principale della questione, anzi i due nodi principali della questione, quello relativo alla salvaguardia dei posti di lavoro e quello relativo alla bonifica del sito. E anche le norme contenute all'interno di questo decreto, che intervengono sul tema della bonifica del sito e sulle caratteristiche attraverso le quali dovranno essere trattati i residui industriali, pur appunto intervenendo in questo tema, offrono delle soluzioni assolutamente precarie. Per non parlare, poi, di quelle relative al rilancio industriale.
  I 300 milioni di euro fanno un cambio di competenze e di responsabilità, ma si lascia la porta aperta all'acquisizione da parte di gruppi industriali stranieri dell'intero complesso che rimane da un punto di vista strategico per l'Italia sicuramente un complesso importante se l'Italia non vuole dipendere per la produzione dell'acciaio e, quindi, per l'acquisto dell'acciaio interamente dall'estero. Ecco, su questi temi non ci sono risposte. Non ci sono risposte nemmeno per quello che riguarda l'assicurazione del mantenimento dei livelli occupazionali. Io mi domando quale possa essere il sentimento di un lavoratore dell'Ilva di Taranto o il sentimento di uno degli abitanti di quella zona rispetto ad un Parlamento che per la decima volta affronta la questione e che l'affronta ancora una volta in maniera assolutamente impropria, senza dare le soluzioni richieste.
  Noi voteremo no al provvedimento. Questa volta non rifiuteremo il voto in Aula. Ci aspettiamo di doverlo ripetere come atteggiamento la prossima volta quando le proroghe e i differimenti dei termini, che pure sono contenuti all'interno del decreto, verranno resi oggetto di ulteriore proroga e di ulteriori interventi. Io penso che da parte del Governo e in modo particolare da parte del Ministro dello sviluppo economico, ma anche da parte del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sia opportuna una valutazione che tenga conto che è finita un'epoca nella quale bastava assicurare in maniera generica la soluzione dei problemi, ma vi è bisogno di affrontarli. Anche perché una sola domanda vale il no rispetto a questo provvedimento: che cosa è accaduto in questi mesi e in questi anni ? Quali sono state le risposte e quali sono state le soluzioni che nel corso dell'approvazione dei decreti e della loro conversione in legge sono intervenute per giustificare una nostra valutazione, una valutazione positiva da parte del Parlamento ? Non è accaduto nulla di positivo ed è il motivo per il quale Fratelli d'Italia voterà no a questo disegno di legge di conversione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Grazie Presidente. Il decreto che andiamo ad approvare oggi, se non sbaglio, Presidente, è l'undicesimo, non il decimo, che fa riferimento alla situazione di emergenza venutasi a creare nell'area di Taranto. Credo anche che non sarà l'ultimo. Quell'area di Taranto è pervasa dalla crisi dell'attività produttiva dell'Ilva e dalle conseguenze Pag. 81sulla salute dei cittadini che questa attività ha avuto nel corso dei decenni. Le modifiche apportate dal decreto non sono certo marginali e meritano particolare attenzione. Il lavoro delle Commissioni di merito è stato molto attento e significativo e ha cercato di migliorare senza pregiudizi il testo presentato dal Governo. Esaminando l'articolato, si nota immediatamente la disposizione prevista dall'articolo 1, come già ricordata da qualche collega che mi ha preceduto, che tratta della restituzione del prestito di 300 milioni di euro da parte dell'amministratore straordinario, previsto dal decreto-legge n. 191 del 2015, convertito con la legge n. 13 del 2016, che disponeva l'erogazione del prestito ricordato prevedendo la restituzione degli importi erogati dallo Stato a carico dell'amministrazione straordinaria del gruppo Ilva anziché del soggetto aggiudicatario della procedura di cessione. La disposizione introdotta dal nuovo decreto prevede che la somma, invece, sia restituita entro sessanta giorni dall'adozione di cessazione dell'esercizio dell'impresa di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 270 del 1999, anteponendola ad altri debiti della procedura. Va ricordato che proprio su questo prestito si è concentrata l'attenzione non certo benevola della Commissione UE, che ha aperto un'approfondita indagine per stabilire se il sostegno dato dallo Stato italiano all'acciaieria Ilva rispetti la norma sugli aiuti di Stato. La Commissione ha anche rilevato la mancanza di adeguata copertura del prestito stesso, erogato senza garanzie o, per meglio dire, senza garanzie reali. Si deve ricordare che la normativa UE sugli aiuti di Stato nel settore siderurgico non permette l'erogazione del sostegno pubblico per soccorrere o ristrutturare imprese in difficoltà. Nel contempo, però, la normativa stessa consente agli Stati membri di erogare aiuti volti a migliorare la competitività delle acciaierie europee su scala mondiale.
  Nell'indagine, aperta dalla Commissione europea il 20 gennaio 2013, sono stati avanzati, in particolare, cinque rilievi per cinque misure (la misura 1: il trasferimento all'Ilva dei fondi oggetto di sequestro prima della conclusione dei procedimenti penali; la misura 2: i prestiti prededucibili; la misura 3: la garanzia statale; la misura 4: il pagamento di Fintecna; la misura 5: il prestito statale di 300 milioni di euro concesso all'Ilva). In particolare, per quest'ultima misura la Commissione europea sembra ritenere che essa comporterebbe l'utilizzo di risorse statali, essendo il prestito proveniente dal Ministero dell'economia e delle finanze, e sarebbe specifica, essendo rivolta esplicitamente all'Ilva conferendole un vantaggio indebito, che non avrebbe potuto ottenere dalle normali condizioni di mercato. In questa fase, la Commissione europea dubita, infatti, che un operatore privato del credito e della finanza avrebbe accettato di prestare all'Ilva 300 milioni di euro, anche a condizioni diverse da quelle previste dal decreto-legge, alla luce delle difficoltà finanziarie in cui versa all'impresa, dimostrate dal protrarsi della situazione di amministrazione straordinaria, oltre un anno dopo la dichiarazione di insolvenza del 30 gennaio 2015.
  Il decreto in via di conversione cerca di rispondere a questa obiezione, ponendo non più all'aggiudicatario, ma all'amministratore l'onere di restituire il prestito. Non si tratta dell'unico punto importante del decreto. Basta, infatti, ricordare la definizione di nuove e più articolate procedure per la modifica e integrazione del cosiddetto piano ambientale e degli altri titoli autorizzati o l'istituzione di un nuovo comitato di tre esperti, come già ricordato, non ripeto, da altri colleghi che mi hanno preceduto.
  Ma non è possibile, Presidente, limitarsi all'elenco delle modifiche come se stessimo parlando di astrazioni, di numeri, di tabelle. Per qualcuno, forse, le osservazioni che sto facendo non sembreranno congrue alla discussione di una legge di conversione di un decreto, ma dobbiamo ricordarci che non stiamo lavorando oggi, più che mai, su statistiche, tabelle e freddi numeri. Parliamo di persone, di vita, di intere famiglie coinvolte indissolubilmente, vite indissolubilmente coinvolte, legate all'esistenza Pag. 82della stessa Ilva, vista la difficoltà o la volontà, mi chiedo, di individuare delle serie alternative. L'Ilva, infatti, in particolare lo stabilimento di Taranto, non è una semplice impresa e il suo rapporto con il territorio è ambivalente. È un rapporto – ahimè ! – conosciuto, purtroppo, da altre realtà del nostro Paese, anche in aree del Paese più o meno vicine ad ognuno di noi, alla nostra vita quotidiana. Si tratta di realtà interessate da investimenti pubblici del passato, effettuati in periodi di vacche grasse, poco lungimiranti o lontani dalla storia e dalla vocazione di quei territori, vocazione economica, produttiva, sociale, culturale.
  Molti, ancora oggi, considerano l'Ilva una mamma, che ha dato lavoro e anche benessere a generazioni di tarantini. Ai genitori sono succeduti figli, in un lavoro faticoso e duro, ma che ha consentito di migliorare le proprie condizioni economiche. Altri, ovviamente non sempre gli stessi, invece non possono che vedere la fabbrica – che non si può definire in altro modo – come un mostro che ha avvelenato, ucciso e distrutto quella vita dei lavoratori che sembrava garantire. Dunque lavoro e morte, salute e dolore, benessere e malattia.
  Questo appare essere l'Ilva oggi: un'azienda sulla quale sono stati scritti non solo articoli scientifici e tecnici, ma anche racconti, poesie, opere teatrali di straordinario valore non solo artistico, tutti tratti da interviste e incontri con le persone che vivono la situazione di Ilva in ogni momento della loro giornata. Queste opere non scientifiche, ma, come detto, per altri versi non meno importanti di tutti i decreti che stiamo approvando, hanno raccontato come l'Ilva è vista e sentita dalle persone che sono vissute per lei, con lei, con quello stabilimento che, come detto, ha visto generazioni succedersi nel lavoro, che è diventato presto un microcosmo compatto, difficile da comprendere per chi vive fuori, lontano, ma che diviene improvvisamente chiarissimo se si ascoltano le voci delle persone, se, appunto, ci si ricorda che stiamo parlando non di freddi numeri, ma di vita e di morte di centinaia di persone.
  Sappiamo bene che il settore siderurgico è da tempo in crisi e non è più del tutto competitivo, vista la situazione mondiale. Già nel 2013, infatti, la Commissione europea osservava che, attualmente, l'industria siderurgica cinese rappresenta quasi il 50 per cento della produzione globale di acciaio e la Cina è il migliore esportatore mondiale di questo materiale. La sovraccapacità della Cina ha recentemente iniziato a destare preoccupazione. In aggiunta a ciò, il consumo interno ha subito una contrazione, mentre la produzione eccede il consumo in maniera crescente. La situazione di questi ultimi anni è certamente peggiorata, anzi il rallentamento dell'economia cinese sta travolgendo il settore dell'acciaio perché frena la domanda globale che viaggia, nel 2015, con una crescita di non più dello 0,5 per cento, secondo la World Steel Association, e poi perché la sovraccapacità produttiva di Pechino si traduce in una vendita a basso costo. Secondo i dati dell'associazione confindustriale, nei primi nove mesi dello scorso anno le esportazioni di acciaio sono scese di quasi l'8 per cento verso i Paesi europei, a otto milioni di tonnellate, e del 2 per cento verso i Paesi extra UE e l'industria siderurgica italiana non riesce a mettersi al passo con i competitori mondiali. Mi sembra questa una cosa logica e indiscutibile.
  Non è, quindi, solo la situazione dell'Ilva a preoccupare, ma quella di tutto il settore siderurgico. Appare, però, necessario ora concentrarsi su quanto in discussione. Il gruppo Democrazia Solidale – Centro democratico vota a favore della conversione del decreto, pur sapendo che, come tutti gli interventi emergenziali, esso non è che una soluzione parziale, imperfetta, anche se utile, di una situazione enormemente complessa che ci auguriamo trovi presto una soluzione definitiva. Apriamo a un confronto, chiediamo un confronto di merito, che ci veda impegnati nell'esaminare proposte che modifichino o favoriscano la riconversione possibile, Pag. 83strutturale, che con il tempo liberi dalla schiavitù del bisogno quelle aree, quelle città, quelle vite, quelle famiglie, in un Paese che vive sempre di più un numero crescente di queste situazioni. Occorrono soluzioni che non compromettano posti di lavoro, non compromettano la salute delle persone e contribuiscano, per quanto possibile nella situazione attuale, alla ripresa del sistema economico italiano e, in particolare, nel caso di specie, del settore siderurgico.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Governo, colleghi, a quasi quattro anni dalle prime indagini della magistratura sul caso Ilva e sull'inquinamento dell'area di Taranto, abbiamo l'obbligo di guardare al passato e tirare le somme sui risultati conseguiti dalla strada di intervento tracciata dagli ultimi Governi. Questo è un atto dovuto nei confronti, soprattutto, dei lavoratori, che hanno legato la propria vita e quella delle loro famiglie al destino di quello che è ancora il colosso siderurgico più importante d'Europa. Mentre noi, in quest'Aula, esaminavamo l'ennesimo decreto – ricordo, l'undicesimo decreto governativo sull'Ilva –, fuori dal Parlamento i lavoratori esprimevano tutte le loro preoccupazioni e le loro paure sul mantenimento del proprio posto di lavoro e sul ruolo che l'Ilva potrà continuare a ricoprire nell'ambito dell'industria siderurgica italiana. Se un'azione del Governo è sottoposta a dure critiche da parte dei lavoratori, qualcosa che non va senz'altro esiste e direi più di qualcosa.
  Prima di tutto, ad allarmare i lavoratori è lo spropositato allungamento dei tempi delle procedure di vendita. Da qui, alla fine dell'anno, ci troveremo di fronte a una situazione gestionale che vedrà, da una parte, un soggetto acquirente, non ancora nel pieno esercizio delle sue funzioni, e, dall'altra, una gestione commissariale, che, pur prolungandosi nel tempo, non riuscirà a vedere il completamento del Piano ambientale, anch'esso più volte prorogato. L'incertezza che ne deriva rischia di mettere in discussione l'attività dello stabilimento e far perdere commesse e affidabilità perché, al di là degli aspetti legislativi e delle inchieste giudiziarie, vi è il lavoro quotidiano grazie all'impegno dei lavoratori che, anche nei momenti più difficili della storia dello stabilimento siderurgico, si sono dati da fare, pur non avendo alcuna garanzia e certezza sull'evolversi della situazione. Del resto questa è la storia dalla nostra industria, nata dal famoso miracolo che è riuscito a ricostruire un tessuto economico e tecnologico che era ridotto a pezzi dopo la seconda guerra mondiale. L'Ilva è certamente parte di questa storia. Il commissariamento è stato un atto contro natura perché, nonostante tutte le colpe dei Riva per le mancate misure di mitigazione ambientale e per il grave inquinamento dell'area di Taranto, resta comunque l'esproprio di un'azienda privata, un esproprio di Stato, peraltro strategica per l'economia del Paese. Con questo decreto-legge il Governo riconferma l'intervento dello Stato nella gestione dell'impresa del gruppo Ilva, continuando ad invadere la sfera del privato e prorogando l'amministrazione straordinaria. La novità introdotta vede a carico dell'amministrazione straordinaria e non più a carico dell'aggiudicatario dalla procedura di gara l'obbligo della restituzione del prestito ponte di 300 milioni, anteponendolo agli altri debiti della procedura: in questo modo si rende ancora più incerto il diritto dei creditori del gruppo Ilva al pagamento dei servizi svolti. Questa è una questione che ci sta molto a cuore perché mette in discussione i pagamenti dovuti alle imprese fornitrici e agli autotrasportatori. Infatti, nonostante qualche paletto introdotto nel corso dell'esame presso le Commissioni di merito, il problema resta ancora irrisolto e sempre in subordinazione alla restituzione del prestito ponte. Peraltro occorre ancora capire quali saranno gli sviluppi dell'estensione anche al prestito ponte dell'inchiesta già aperta dalla Commissione europea sul pacchetto di misure pubbliche concesse Pag. 84all'Ilva, in ordine al rispetto o meno delle norme sugli aiuti di Stato. È evidente che un'eventuale pronuncia negativa non farà altro che alimentare il clima di incertezza sull'intera vicenda. La situazione peraltro si presenta alquanto complicata e non crediamo che questo decreto-legge potrà risolvere concretamente i problemi ancora in essere, restando l'ennesimo provvedimento inefficace di questo Governo. Purtroppo ne va di mezzo non soltanto l'Ilva di Taranto ma tutto il sistema industriale italiano. Ci auguriamo tuttavia che chiunque sia l'aggiudicatario della gara si prenda carico della situazioni nella sua incertezza, nell'ottica di rilanciare l'azienda nel contesto industriale mondiale che guardi anche e soprattutto al prosieguo della riattivazione delle attività e soprattutto al prosieguo della riattivazione degli altri siti che fanno capo all'Ilva come Cornigliano a Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e gli altri a tutela dei lavoratori e dell'indotto. Detto ciò, il nostro voto è assolutamente contrario ma, giusto per far proseguire l'attività dell'Ilva, abbiamo mantenuto un profilo emendativo di assoluta costruttività ma le misure del Governo non ci convincono ancora.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, colleghi parlamentari, nel riflettere sul provvedimento che oggi andiamo a licenziare, credo che sia utile avere in mente quale sia l'iter che il provvedimento in esame ha avuto in Parlamento. Siamo all'undicesimo decreto che riguarda la problematica Ilva. Credo che la prima valutazione che dovremmo fare sia relativa alla complessità con cui si è arrivati al momento attuale ed è una complessità che non può che far venire l'orticaria, il morbillo, la pelle d'oca a chiunque creda nella cultura garantista liberale, in quella cultura che tutela il cittadino, tutela l'impresa e tutela chi deve tutelare i diritti dei lavoratori o i diritti di salute dei cittadini.
  Bene, pensare che esista un problema che non richiede un disegno di legge ad hoc del Governo per poter essere sanato che sarebbe già una grave tragedia ma che addirittura richiede undici decreti – speriamo che questo sia l'ultimo, quello definitivo – insomma la dice lunga su quella che è la difficoltà che oggi incontra l'impresa in Italia e la dice lunga sulla complessità di qualsiasi attività di tipo burocratico, di tipo insediativo che qualsiasi azienda ha in Italia. È evidente che noi abbiamo ben chiaro in testa che i problemi dell'Ilva non sono i problemi di qualsiasi altra azienda che opera nel territorio italiano ma è altrettanto evidente che non ci sarà in Parlamento l'undicesimo decreto che riguarda qualche attività differente da quella dell'Ilva. Quindi il caso dell'Ilva è un caso speciale ma è sicuramente un caso che, considerate le undici differenti volte che ha reso necessario in Parlamento discutere e approvare dei provvedimenti ad hoc che fossero relativi al tentativo di far continuare la produzione all'interno dello stabilimento dell'Ilva per renderla compatibile con le esigenze ambientali e di salute, ce la dice lunga su quali siano le complessità e le difficoltà con cui chiunque fa impresa in Italia si deve scontrare quotidianamente.
  Il secondo tema è un tema che noi abbiamo bene in testa. La vicenda dell'Ilva mette in evidenza un tema che qualche volta ipocritamente noi tendiamo ad ignorare cioè che quando ci sono degli insediamenti industriali che insistono all'interno dell'ambiente dove vive pure l'uomo, anche perché spesso le industrie richiedono la presenza dell'uomo, c’è sempre una connessione tra l'attività industriale e la salute della popolazione. Credo che, per quanto riguarda la città di Taranto, gli indicatori di salute non lascino alcun dubbio. Se voi andate a prenderli in mano i Progetti Sentieri del 1995-2002 o del 2003-2009 o se voi andate semplicemente a leggervi quale è l'indagine che l'ASL di Bari nel 2005 ha fatto sulla mortalità nel territorio tarantino, insomma i numeri non lasciano dubbi nel senso che l'incidenza di mortalità della popolazione, l'incidenza Pag. 85di tumori a carico dell'apparato respiratorio, l'incidenza delle malattie ischemiche, l'incidenza nelle donne della BPCO e della demenza senile hanno numeri che sono diversi rispetto a quelli del resto del territorio pugliese e che sono diversi rispetto alla media nazionale. Detto così il ragionamento sembrerebbe semplice nel senso che noi dovremmo pensare che l'Ilva andava bene se l'avessimo cancellata. Però abbiamo in realtà una serie di indicatori che ci dicono che forse il ragionamento non è così semplice né semplicistico. Basterebbe rievocare ciò che è successo nell'azienda Caffaro di Brescia, quando il risanamento ambientale non è stato possibile farlo perché lo Stato non ha avuto i soldi perché i soldi li ha dovuti usare per ripianare il disastro di un'azienda che ha chiuso, di una produzione che è cessata e della disoccupazione conseguente. Noi dovremmo avere in mente una cosa che spesso tralasciamo di dire cioè che, nella salute della popolazione che risiede in un determinato contesto, c’è una variabile che si aggiunge a quella dell'inquinamento aziendale, a quella delle polveri pesanti che magari viaggiano nell'aria di quel determinato sito ed è il reddito pro capite della popolazione nel senso che anche il reddito pro capite della popolazione è un elemento importante per certificare e garantire il livello qualitativo della salute di quella popolazione. Pertanto abbiamo una sfida e nel caso dell'Ilva la stiamo purtroppo realizzando in Parlamento – purtroppo perché non esistono norme che consentano di vincere la sfida senza passare dalle aule parlamentari – ed è quella di rendere compatibile la qualità ambientale, la salute della popolazione e la sostenibilità economica. A fronte di queste premesse, il giudizio sull'undicesimo decreto dell'era Ilva, dal nostro punto di vista, è positivo nel senso che valutiamo positivamente il fatto che vengano posti 300 milioni di euro in carico per la restituzione ai commissari e non agli acquirenti (aiuta a vendere); valutiamo positivamente che sia rinviata al 2018 la restituzione dei 600 milioni di euro che sono stati utilizzati per il Piano di risanamento ambientale; valutiamo ovviamente positivamente gli stanziamenti che sono stati fatti per l'acquisizione di nuove risorse professionali da parte dell'ARPAS regionale e valutiamo positivamente che il piano ambientale adesso sia ricompreso all'interno dell'offerta, per cui ci sia la possibilità di effettuare la selezione di colui che acquisterà l'Ilva anche attraverso il piano ambientale che verrà presentato, che a quel punto viene ricompreso all'interno dell'offerta. Valutiamo positivamente anche le ultime due disposizioni di norma che sono comprese all'interno dell'undicesimo decreto Ilva, cioè l'istituzione di una cabina di regia – sostanzialmente così la possiamo chiamare – richiesta dal comune di Taranto, che coinvolge la regione Puglia e coinvolge i Ministeri che sono direttamente interessati presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e anche questo la dice lunga sulla difficoltà che un comune come Taranto ha a gestire una procedura che ovviamente non può più essere gestita su base territoriale locale, su cui la procedura stessa dovrebbe teoricamente gravare. Come ultima cosa – la dico quasi paradossalmente – valutiamo sostanzialmente positivamente l'estensione della immunità penale e amministrativa anche all'acquirente, almeno per la parte che concerne l'attuazione del piano ambientale. Guardate, questa è quasi una bestialità giuridica che noi stiamo dicendo. Voi sapete che Scelta Civica, nell'ambito degli altri decreti che sono arrivati in quest'Aula, ha sempre denunciato l'anomalia giuridica di una immunità specifica che venga attribuita a chi si deve occupare materialmente di attività che ricadono sull'Ilva di Taranto, però dovremmo rifletterci su quello che stiamo facendo, compresa l'estensione attuale dell'immunità che stiamo prevedendo di dare attraverso quest'ultima stesura di atto normativo. Dovremmo rifletterci, perché evidentemente significa che in Italia, senza una immunità specifica, nessuno avrebbe mai fatto delle attività di risanamento e di gestione aziendale nel sito dell'ILVA che sarebbero rimaste sostanzialmente inaffidate e inaffidabili perché il rischio di Pag. 86responsabilità penali, di responsabilità civili e di responsabilità amministrativa in quell'area per atti che riguardino questa partita specifica è talmente alto da far pensare che, in assenza di una specifica immunità, di un salvacondotto, di una roba che richiama culture medievali e non culture da garanzia degli Stati di diritto, insomma senza questo noi probabilmente non saremmo potuti andare avanti nei piani di risanamento e nel piano di vendita dell'Ilva. Per cui, il nostro giudizio su questo provvedimento è positivo e voteremo favorevolmente sul provvedimento, ma la riflessione che, ancora una volta, poniamo a quest'Aula è che oggi in Italia fare impresa, fare risanamento ambientale richiede guarentigie che richiamano più il Medioevo che non la normativa di uno Stato di diritto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie, Presidente. Sono oramai undici i provvedimenti urgenti con cui negli anni – sono quattro oramai – ci occupiamo della questione Ilva di Taranto. Il primo, lo ricordo, fu nell'agosto del 2012. Sin dall'inizio, il nostro gruppo di Area Popolare ha mantenuto una posizione costante e coerente su queste problematiche, cioè oltre alla tutela dell'ambiente e della salute umana, la necessità di tutelare la continuità aziendale in una industria fondamentale per il nostro Paese, quella dell'acciaio, industria di base i cui prodotti sono utilizzati da tutte le altre imprese, dalla cantieristica navale, alla meccanica, alle costruzioni. Rammento che negli anni Settanta e Ottanta si ipotizzava addirittura la creazione di un quinto polo siderurgico a Gioia Tauro; oggi invece i fautori più estremi dalla globalizzazione chiedono di abbandonare l'acciaio, confidando nella produzione a basso costo della Cina e dell'India e limitandosi al solo settore degli acciai speciali.
  Noi non condividiamo questa impostazione. Le ragioni sono due: la prima è che la globalizzazione non può arrivare sino al punto di eliminare una industria di base, in quanto così facendo c’è il rischio di rendere il Paese un possibile oggetto di influenze e limitazioni esterne che potrebbe non essere in grado di controllare. In sostanza, rinunciare alle produzioni di base consiste nel rinunciare ad un pezzo della nostra sovranità economico-produttiva e rendere quindi il Paese più debole; la seconda riguarda la stabilità produttiva, economica ed occupazionale che deriva da un'industria di base forte ed affidabile. Questa condizione ha effetti positivi, non solo per quanto concerne il lavoro dei dipendenti, ma anche il lavoro dell'indotto e il lavoro di tutte le imprese che vanno ad approvvigionarsi. Per quanto riguarda l'Ilva, è proprio questo tipo di stabilità che potrà consentire il completamento delle opere di bonifica e di adeguamento tecnologico e, di conseguenza, la tutela dell'ambiente e la tutela della salute. Correttamente, il relatore Bratti ha osservato che sicuramente una cosa non si poteva fare: chiudere, o meglio far chiudere gli stabilimenti Ilva, questo non solo per una questione occupazionale molto importante, ma anche per una questione ambientale. Dunque, quando si parla di risanamento dell'Ilva, non ci si riferisce solo a quello industriale, ma anche al risanamento ambientale; si tratta in effetti di due questioni collegate: il risanamento industriale procede di pari passo con quello ambientale e lo favorisce. La questione ambientale è centrale, non solo per la prosecuzione delle attività dell'Ilva, ma anche per tutelare la salute dei cittadini. L'Ilva oggi, più che di acciaio, è generatrice di procedimenti giudiziari; a metà maggio 2016 è partito un procedimento dinanzi alla Corte europea di circa duecento cittadini, secondo i quali lo Stato italiano non ha tutelato in maniera adeguata il loro diritto alla salute. E poi c’è il processo chiamato «Ambiente svenduto», le cui udienze si tengono a Taranto in questi giorni, un processo istruito con più di sei anni di indagini, 47 imputati, un migliaio di parti civili, più di cento avvocati e un'intera città che aspetta di sapere. La Pag. 87lista dei reati contestata dalla procura della Repubblica di Taranto in questo procedimento è assai lunga: si va dall'associazione per delinquere finalizzata a vari reati, tra i quali il disastro ambientale, l'avvelenamento di acque e sostanze alimentari, il getto pericoloso di cose, l'ammissione di cautele sui luoghi di lavoro. La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nell'ottobre 2014 per violazioni a numerose prescrizioni previste nell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) e per la mancata adozione di misure in grado di garantire che non si verifichino fenomeni di inquinamento significativi sia dell'aria, che dei suoli e dell'acqua. In quella sede, la Commissione ha riconosciuto esservi significativi progressi in materia ambientale, tuttavia ancora non li ha giudicati sufficienti. Da quel procedimento di infrazione è nato il decreto-legge n. 1 del 2015, il primo a contenere specifiche norme per la tutela dell'ambiente. L'obiettivo di quel decreto-legge era quello di invertire la rotta dopo i fallimenti dei provvedimenti precedenti. Con il decreto-legge del gennaio 2015 il Governo e il Parlamento si sono concentrati per salvare l'Ilva, il più grande polo siderurgico europeo, su una condizione centrale e necessaria, il risanamento ambientale. In quell'occasione ebbi modo di esprimere apprezzamento per le decisioni del Governo, auspicando quanto fosse necessario un intervento a sostegno e tutela dell'intero comparto dell'industria agricola dell'area, affinché riacquisisse i necessari livelli di competitività. I danni prodotti a tutto il comparto agricolo dall'Ilva sono rilevantissimi. La situazione degli operatori del comparto è esemplificata da Confagricoltura Taranto che si è costituita parte civile nel processo «Ambiente svenduto» di Taranto, chiedendo addirittura 10 milioni di danni per le ricadute negative sull'immagine dei prodotti agroalimentari locali. L'esercizio della zootecnia è tuttora vietato nel raggio di 20 chilometri attorno alle ciminiere dell'Ilva per il rischio diossina.
  Sotto questo aspetto il Governo non è stato con le mani in mano. È in dirittura d'arrivo, dopo dieci anni dalla pubblicazione – nel 2006 – del codice ambientale, il regolamento del Ministero dell'ambiente che disciplina gli interventi di bonifica, ripristino ambientale e messa in sicurezza delle aree inquinate destinate alla produzione agricola. La prossima legge di bilancio sarà, quindi, la sede idonea per approntare adeguate risorse per il rilancio dell'agricoltura della provincia di Taranto, avvalendosi delle nuove procedure. Per chiarire come la questione ambientale a Taranto sia costantemente oggetto di monitoraggio, sia a livello nazionale che comunitario, in questi giorni una delegazione di eurodeputati della Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza ambientale del Parlamento europeo si è recata in visita a Roma, a Taranto e a Bari per incontrare le autorità italiane, ma anche sindacati, associazioni ambientalistiche e cittadini, e approfondire le problematiche dei recenti sviluppi legati all'impatto dello stabilimento industriale dell'Ilva sulla salute dei cittadini e dell'ambiente.
  Sotto questo profilo il testo in esame interviene sul piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, quindi il piano ambientale, modificando le procedure e prorogando di ulteriori 18 mesi il termine ultimo per l'attuazione del piano ambientale. Quanto alla restituzione degli ulteriori finanziamenti statali, che avevano il fine esclusivo dell'attuazione e della realizzazione del piano per le misure e per le attività di tutela ambientale, pari a 600 milioni di euro per l'anno 2016 e 200 milioni di euro per l'anno 2017, si stabilisce che questa sia posticipata nell'anno 2018 subordinatamente al pagamento di tutti i crediti prededucibili, quelli cioè sorti in occasione o in funzione delle procedure concorsuali.
  In termini di occupazione ambientale i relatori hanno ritenuto imprescindibile la norma che potenziava gli organici dell'ARPA regionale, norma che ha ottenuto l'assenso della Commissione bilancio. Sempre a tutela dell'occupazione i relatori hanno preannunciato una clausola sociale Pag. 88a tutela dei lavoratori nella legge di stabilità: saranno infatti previsti gli ammortizzatori sociali specifici dell'Ilva.
  Per concludere, preannunzio che il gruppo Area Popolare voterà a favore su questo disegno di legge di riconversione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Presidente, siamo all'ennesimo decreto Ilva. Ancora una volta un decreto d'urgenza per affrontare l'annosa vicenda di un complesso aziendale che per numero di dipendenti e per dimensioni è il più grande del Paese e che per il tipo di impatto ambientale e sanitario che produce è sicuramente quello che presenta i profili di maggiore complessità e drammaticità. Si tratta di un nuovo decreto finalizzato al perfezionamento del precedente e alla soluzione di questioni relative alla cessione dei complessi aziendali, disposta a febbraio di quest'anno. In altri termini, è utile, secondo noi, a rendere più appetibile l'acquisto da parte di una delle due cordate che sono in campo.
  A proposito di acquisto e di cessione dei complessi aziendali, voglio ricordare come fu gestita la prima cessione ai privati ,quella del 1995, quando un rottamatore – quello era il mestiere di Riva – poté subentrare nella proprietà avendo a disposizione prepensionamenti di lavoratori anziani e per lo più sindacalizzati, da un lato, e contratti di formazione lavoro per l'assunzione di giovani operai, dall'altro. Si trattò allora per Riva di un'operazione praticamente a costo zero, non solo per gli incentivi che ebbe a disposizione ma soprattutto perché non gli fu chiesto alcun impegno o investimento per l'abbattimento dell'inquinamento, per la sicurezza degli impianti, per gli investimenti sul ciclo produttivo e sulla relativa tecnologia.
  Fu un regalo, un regalo con licenza di inquinare e, quindi, di uccidere.
  Con la fine dell'epoca di Riva e il commissariamento si sono sprecate le promesse e gli impegni ad affrontare e risolvere la drammatica situazione in cui versa la fabbrica e la città. Ad ogni nuovo decreto d'urgenza è stato spiegato che si trattava di un provvedimento sì straordinario – i termini «straordinario» e «straordinarietà» li abbiamo sentiti ripetere più volte nella giornata odierna – ed eccezionale, ma in grado di arrivare all'esito di rendere esigibili i diritti costituzionali alla salute e al lavoro anche da parte dei cittadini di Taranto e dei dipendenti della fabbrica. Avete prefigurato magnifiche e progressive sorti; lo avete fatto dieci volte in quattro anni – anzi undici, perché uno non era un decreto – fino ad approdare a quest'ultimo che favorisce la cessione ai privati mentre la fabbrica ha continuato a provocare danni gravissimi e assolutamente insopportabili su popolazione e ambiente. Il punto è che nulla cambierà con il decreto all'esame e anzi le misure che contiene peggioreranno la situazione attuale.
  Provo ad elencare velocemente i profili maggiormente significativi su cui abbiamo lungamente dibattuto e che sono per noi inaccettabili: in primo luogo, lo slittamento di 18 mesi del termine di attuazione del Piano di tutela ambientale e della salute approvato dal Consiglio dei Ministri a marzo 2014. Si tratta di un ulteriore allungamento di tempi per un piano che era stato già licenziato in ritardo ed era già intervenuto spostando in avanti l'applicazione delle prescrizioni dell'AIA del 2012 fino ad agosto 2016. Il Ministro dell'ambiente allora dichiarò con enfasi che sarebbe stato lo strumento – anche qui in una fase di straordinarietà – per risolvere i drammi di Taranto e che subito dopo il commissario straordinario avrebbe predisposto il piano industriale, passo necessario e successivo per proseguire sulla strada del risanamento e del rilancio.
  Ma quale piano industriale ! La struttura commissariale neppure questo compito ha svolto, neppure un compito che gli era proprio e che gli era stato demandato dal Governo. Nessun risanamento e ambientalizzazione ! Avete incassato, all'epoca come oggi, soltanto un rilevante allungamento Pag. 89dei tempi dell'AIA e, come se non bastasse, nel precedente decreto, quello del febbraio scorso, avete ancora spostato in avanti i termini fino a giugno 2017, per arrivare ad oggi con la norma che consente, a chi presenterà un'offerta vincolante, di richiedere modifiche al piano ambientale e un differimento fino a 18 mesi del suo termine ultimo. È un primo e importante dono a chi si appresta ad acquistare e un ennesimo schiaffo a chi continua a subire le conseguenze dell'emergenza sanitaria.
  Il secondo punto dolente è l'estensione dello scudo giudiziario, già previsto per i commissari, ai futuri acquirenti e affittuari e ai loro delegati. È una norma che consentirà loro di non rispondere penalmente, civilmente e dal punto di vista amministrativo delle condotte che porranno in essere. Si determinerà per questa via e per la seconda volta una ferita profonda al principio dello Stato di diritto e sarà violato, ancora una volta, l'articolo 3 della Costituzione e, quindi, il principio di uguaglianza.
  In terzo luogo c’è la mancata garanzia per la tenuta dei livelli occupazionali. Da questo punto di vista non avete ritenuto di vincolare ad una disposizione di legge i futuri acquirenti; solo vincolando i futuri acquirenti ad una disposizione di legge e, quindi, inserendo la tutela dei livelli occupazionali dentro il decreto – e adesso nel disegno di legge di conversione – ci sarebbe stata una certezza per i lavoratori. Sono stati approvati alcuni ordini del giorno e uno, per esempio, a mia prima firma sulla tutela dei posti di lavoro, ma lo avete riformulato e avete di fatto depotenziato il senso di quell'ordine del giorno. Avete approvato un ordine del giorno importante, che prevede il rifinanziamento della solidarietà per il 2017 e anche oltre, ma anche qui non avete indicato con quali provvedimenti e con quali risorse. È evidente che i lavoratori che sono venuti ieri qui davanti non potranno stare tranquilli e dovranno ancora mettere in campo iniziative di lotta per veder riconosciuta la salvaguardia del loro posto di lavoro. Aspettano questi lavoratori giornate ancora dure, dure per far valere un diritto che è messo in discussione in questo decreto e nei decreti precedenti.
  E guardate, francamente sentire ancora parlare esclusivamente di ammortizzatori sociali, per quanto può essere importante, per quanto possa essere importante, perché ne va appunto del reddito di quelle famiglie e di quei lavoratori, non è sufficiente. Noi dobbiamo discutere e preparare, presentare, approvare provvedimenti che garantiscono i posti di lavoro.
  E poi, in ultimo, la previsione del rimborso dei 400 milioni di euro stanziati dal precedente decreto da parte della struttura commissariale, che saranno appunto rimborsati dalla struttura commissariale e quindi a carico dello Stato, non più degli acquirenti così come era previsto e questo è un altro importanti affare che concedete ai futuri acquirenti, un dono dietro l'altro, senza porvi vincoli, senza porre questioni cogenti.
  Vi siete giocati alcuni miglioramenti, ne voglio ricordare uno: il potenziamento dell'ARPA; è stato già ricordato: non si capisce bene quale sarà il percorso di assunzione del personale dell'ARPA, ma sicuramente col vostro emendamento non sarà consentita l'assunzione di tutti i dipendenti necessari a coprire l'intero organico dell'Agenzia.
  Nel contempo, però, avete negato la deroga alla normativa attuale per consentire alla Asl di Taranto di effettuare assunzioni indispensabili alla sua attività di sorveglianza sanitaria.
  Voteremo contro, voteremo contro e dichiariamo però tutta la nostra mortificazione per non poter svolgere anche questa volta il nostro ruolo di parlamentari, per non essere riusciti a modificare nulla.
  Denunciamo la vostra insipienza, la vostra incapacità, l'accumulo di ritardi e l'approssimazione con la quale continuate ad affrontare la questione, a provocare incertezze ed indeterminatezze sul fronte occupazionale e paura, sfiducia e preoccupazione sul fronte della salute.Pag. 90
  Avete tutti contro, dal Presidente della regione Puglia ai sindacati, dall'ordine dei medici alle associazioni di cittadini, dalle associazioni ambientaliste: bel lavoro ! Un lavoro lungo quattro anni, per registrare un fallimento completo.
  Anche questa volta non avrete il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie Presidente. È sempre «gradevole» assistere alla nascita di nuove aggregazioni normative che possano avere un ruolo specifico nell'ambito del diritto e del nostro sistema, come Pietro Nuvolone amava chiamarlo.
  Bene, con questo ennesimo decreto – perché non me la sento di dire che sia l'ultimo, per carità: dopo tanti decreti, io non credo che si possa mai dire l'ultimo decreto, non l'ultima parola – è molto interessante – si può dire: meno male che io c'ero – assistere alla nascita del diritto ambientale e degli affari; con questo nuovo agglomerato normativo di conio, tutto ad opera della maggioranza finta ambientalista – e mi meraviglio che ambientalisti storici, lo ripeto, si prestino ad offrire appoggio ad un provvedimento scellerato come questo – siamo in perfetta rotta di collisione politico-affaristica, in cui la mancanza di appartenenza e di ideologia, la mancanza di coerenza spiccano, allorquando si porrà il dito sul verde, per dare il via libera a questo provvedimento, perché io non dimentico che questa è la maggioranza che ha dato il via ai reati ambientali.
  E come si farà, caro collega – e bravissimo – Bratti (a cui mi rivolgo virtualmente, ma diciamo che i rapporti di cordialità mi consentono di parlare anche in sua assenza), come si farà a giustificare questo provvedimento sulla scorta di tutti i discorsoni che avete posto in essere allorquando ci avete proposto il reato ambientale per antonomasia come l'indispensabile difesa nei confronti di tutti i cattivoni che in qualche maniera attentano all'ambiente con quell'altro modo di scrivere i reati ambientali senza condotte, soltanto con l'evento (e i magistrati cominciano ad accorgersene di come diventa difficile inquadrare quelle condotte) ? Ma c’è l'enfasi, la necessità del risultato, l'emotività di dire: «ecco un pacchetto di reati che per le sanzioni, per la gravità consente di dire che abbiamo combattuto in difesa dell'ambiente».
  Come potrete conciliare il voto su questo decreto Ilva con quei paroloni – molto spesso inutili – che hanno accompagnato «trionfalmente» il voto sui reati ambientali ?
  Il diritto ambientale degli affari, questo nuovo diritto ambientale che si affaccia, è veramente importante, interessante e prende le mosse dal diritto penale degli affari, perché vedete, il diritto penale degli affari è capace di miracoli nel nostro sistema, perché rinuncia alla repressione, cioè all'obbligatorietà dell'azione penale sancita costituzionalmente, a guardare dei reati che possono essere commessi; non me ne si vorrà, ma io ho forti dubbi che un penalista di medio livello non invochi la voluntas legislatoris e quella legis come due cose diverse; il Parlamento può anche scrivere (può dirlo, più che scriverlo) che nell'immunità penale non è compresa la sicurezza e salute dei lavoratori, ma quando io ho una immunità senza vincoli, è evidente che l'interpretazione della legge sarà diversa da quella del legislatore e quindi sarà molto facile, molto facile direi naturale, che ad una clausola aperta di immunità non possa che accompagnarsi una immunità totale, perché in tema di responsabilità penale vale quello che è scritto, non quello che il Parlamento dice in sede di lavori preparatori o in sede di commento in Aula.
  Se c’è un'immunità totale, io non ho nessuna difficoltà a credere che la sicurezza e la salute dei lavoratori saranno compresi in queste immunità, stricto iure, nell'ambito di un'interpretazione letterale, che è la prima.Pag. 91
  Allora il diritto penale degli affari innanzitutto rinuncia alla repressione.
  Ma la cosa singolare e veramente da psicopatologia giuridica, perché qui siamo in questo contesto, in cui non si riesce più a capire, come in una sorta di schizofrenia paranoidea, qual è l'ambiente che ci circonda e qual è il rapporto fra volere e fare, cioè noi siamo di fronte a delle immunità affidate non soltanto a determinate categorie, non individuate dal punto di vista personale, per carità, ma individuate dal punto di vista dei rapporti contrattuali, dei diritti che intercorrono, perché, a parte il commissario, ma l'acquirente e l'affittuario sono due soggetti incerti per qualità, per capacità; sono due loghi di carattere meramente contrattuale, che non hanno nessuna legittimazione ad essere beneficiati da una immunità.
  Se noi pensiamo al Presidente della Repubblica, c’è un motivo per cui c’è un'immunità. Ma noi possiamo pensare all'affittuario con un motivo per un'immunità ? Cioè riusciamo a concepire un rapporto di locazione come legittimante un'immunità penale ?
  Ma c’è di più, perché nella schizofrenia non c’è limite: non soltanto l'acquirente, non soltanto l'affittuario, ma i soggetti delegati.
  Chi ha un minimo di competenza in materia di sicurezza sul lavoro, sa bene che la delega non è soltanto un atto scritto, ma è un atto che tiene conto del soggetto che riceve la delega, delle sue qualità, delle sue capacità, della sua esperienza, della sua legittimazione. Dov’è tutto questo in questo provvedimento ? I delegati possono essere i quidam de populo che l'acquirente o l'affittuario individua a seconda delle sue necessità. E quanti ne può individuare ? C’è un numero ? Anche 200 ? Vogliamo dare un'immunità penale diffusa a tutti coloro che vengono individuati cartaceamente da questi soggetti ? Vogliamo veramente giungere al mercato delle pulci delle immunità penali, ad una sorta di suq giuridico in cui conta soltanto il business delle grandi imprese e in virtù del diritto penale degli affari tutto è consentito ?
  Io credo che ci vuole un coraggio, veramente, a sopportare la gravosità di questa scelta, ci vuole un coraggio, caro presidente Realacci, che io stimo tanto, ma ci vuole un coraggio, perché noi stiamo conferendo una «licenza di uccidere» l'ambiente indiscriminata, indistinta, senza sapere, non c’è neanche un numero di soggetti che posso delegare.
  E, laddove questo non bastasse, c’è il diritto amministrativo degli affari: i modelli 231 del 2001, modelli organizzativi gestionali, hanno una funzione: la prevenzione. Rinunciamo alla repressione, rinunciamo alla prevenzione, in materia di sicurezza ed in materia di ambiente, ce lo avete insegnato, tuonando in quel provvedimento sui reati ambientali e con un moralismo fuori posto, oggi smentito da quello che state per votare ! Noi stiamo rinunciando alla prevenzione, rinunciamo al minimo apprestamento che consente di evitare le effrazioni nei confronti dell'ambiente e della tutela della salute dei lavoratori. Quindi, cittadini e lavoratori sono uccisi da questo provvedimento, perché Taranto, la sua provincia e la Puglia saranno da questo provvedimento mortificati dal punto di vista della salute, dal punto di vista della sicurezza. Allora, rinunciamo anche alla 231; ma non basta, perché tutto questo non è neanche in un ambito di certezza, cioè le immunità vanno a cadere non su fattispecie definite, ma su fattispecie indefinite, guardate che altra follia !
  Altri adempimenti, prescrizioni o interventi, non c’è soltanto l'osservazione della I Commissione, come qualcuno ricordava, ma c’è il parere del Comitato per la legislazione, che fa riferimento a tutti i decreti Ilva come decreti che hanno la capacità di derogare a tutte le normative vigenti in materia. Il capitolo Ilva si è lentamente spostato da un primo attacco all'assetto normativo fisiologico ad una completa follia, in cui si perdono gli atomi, si perde il controllo, non c’è più nessuna aggregazione, e tutto l'interesse è spostato verso la tutela delle grandi imprese. Ma vale più un cittadino che si può ammalare – e qui voglio farlo io un po’, voglio fare Pag. 92un po’ di retorica, fatemela passare –, un cittadino che si ammala, un lavoratore insicuro o la tutela delle grandi imprese che devono fare il business sull'Ilva ?
  Io credo che qui il parallelo il Parlamento non può fare altro che recepirlo. Ho finito, Presidente, un'altra considerazione che mi sembra importante: questi adempimenti, prescrizioni o interventi quali sono ? Qualsiasi comportamento potrà essere incluso in queste immunità, ma, come in tutte le affermazioni di responsabilità, gravissime per chi voterà questo provvedimento, c’è un riscontro, ed è il gioco di bussolotti dei rimborsi di quanto viene anticipato. Ma perché non deve ricadere su chi fa il business ? Perché deve essere lo Stato a pagare questi danari ? Perché questo cambiamento di accento e di pensiero in cui un investimento deve essere comodo ? Perché deve essere la collettività a supportare queste grandi imprese ? Se questo è vero e se anche quel rischio di aumento delle bollette è sintomatico, una punta di iceberg, che ci fa riflettere sui rischi di questo provvedimento, se questo è vero e si unisce alla totale mancanza...

  PRESIDENTE. Concluda.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. ... di controlli – ho concluso, Presidente – si comprenderà perché Forza Italia, con i suoi emendamenti, è stata violentemente contro questo provvedimento, perché rimanga traccia di un atteggiamento culturalmente coerente, abbrancato ai principi della Costituzione e sordo, per fortuna, a qualsiasi suggestione di business. Noi siamo per un solo business: l'interesse dei cittadini. Voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie, Presidente. Ci troviamo oggi in quest'Aula, di nuovo, per discutere l'undicesimo decreto Ilva. Abbiamo votato in Aula una serie di emendamenti, dopo averli già vagliati in Commissione, e il partito di maggioranza, il Partito Democratico nello specifico, ha rinunciato a provare almeno a contenere i danni che questo ulteriore decreto causa ai cittadini italiani, e nello specifico ai cittadini di Taranto. Io volevo provare a riassumere le motivazioni per cui noi siamo contrari a questo provvedimento: in primis c’è una questione di legittimità costituzionale. Voi non soltanto la Costituzione la volete cambiare, stravolgendola e rendendo vani gli sforzi di cent'anni del popolo italiano per avere diritti, ma in più non siete neanche in grado, nell'attesa di una possibile riforma, di applicare quella Costituzione.
  E quella Costituzione prevede dei diritti, Presidente; diritti che oggi, in tutta Italia, e nello specifico con questo decreto, con questo ennesimo decreto, a Taranto sono calpestati; c’è il diritto al lavoro, e lo sapete tutti, e c’è il diritto alla salute, ma c’è anche il diritto alla tutela del territorio.
  E, allora, la sentenza costituzionale che c’è stata in base al fatto che c’è stato un ricorso sul primo decreto, quello che sbloccava la facoltà d'uso dopo il sequestro della magistratura, dopo che la magistratura ha rinviato a giudizio Riva e tanti altri per i crimini loro imputati, bene, quella sentenza dice che non si può far prevalere un diritto costituzionale su un altro diritto; e voi, invece, quella sentenza non la state rispettando, perché, se la vostra preoccupazione, con undici decreti, è quella di garantire la continuità produttiva, di salvaguardare, come pensate di fare, l'occupazione, tralasciando tutto il resto, è ovvio che vi state allontanando da quello che è il motivo per cui avete fatto il primo decreto, che ricordo anche nel titolo parlava di emergenza sanitaria e dell'emergenza ambientale.
  E poi, Presidente, sulla parte costituzionale c’è un abuso evidente di decretazione e la riduzione a organo ratificatore di quest'Aula, che non ha non soltanto la possibilità di discutere, ma neanche di migliorare le leggi che il Governo ci impone. Il secondo aspetto che vorrei provare Pag. 93a richiamare in quest'Aula riguarda la politica industriale, che dovrebbe riguardare anche la politica del lavoro. Allora, come è possibile che in un quadro europeo non ci sia alcuna politica europea sull'acciaio e la strategia nazionale sull'acciaio, come su tanti altri settori e comparti produttivi, praticamente sia inesistente ? Si va avanti soltanto a decreti, a slogan, a tweet.
  Allora, noi abbiamo provato a dire che salute e lavoro si possono conciliare, provando a prendere le esperienze migliori, quelle di Pittsburgh, quelle di Bilbao. In undici decreti vi abbiamo illustrato proposte e soluzioni, a cui voi ogni volta avete detto di no; e poi, Presidente, c’è un'altra questione molto importante, la trasparenza e l'equità. Con questo decreto voi non riuscite praticamente a rendere giustizia agli italiani, e lo fate sotto molteplici aspetti. Pensiamo all'aspetto sanitario: si poteva prorogare l'assunzione delle persone che oggi lavorano all'ASL per far fronte all'emergenza sanitaria, e non lo avete fatto. Pensate anche all'equità e alla trasparenza che dovrebbe esserci nelle bollette degli italiani.
  Non noi, Presidente, del MoVimento 5 Stelle, ma l'autorità terza e indipendente, quindi l'Autorità garante per l'energia elettrica e il gas, dice che i 300 milioni che voi avete prestato alla gestione commissariale e che oggi dovevano essere restituiti da chi subentrava nella gestione, quindi dai privati che prendono lo stabilimento, quei 300 milioni saranno in carico nelle bollette di tutti gli italiani. E questa, evidentemente, non è equità; quindi, quando il Ministro dello sviluppo economico, non quello che avete fatto fuori perché era invischiato con ENI e con Total nell'affare Tempa Rossa, ma quello che c’è adesso, che parla di prezzi delle bollette energetiche per le nostre aziende e per le nostre famiglie troppo cari, evidentemente è incoerente, perché con questo provvedimento voi spalmate quei 300 milioni sulle bollette degli italiani.
  E ancora, Presidente, a proposito di trasparenza e di equità, voi fate delle discriminazioni che riguardano non soltanto dei territori, ma riguardano anche settori produttivi. Voi avete garantito che un'azienda sia più speciale delle altre, più uguale delle altre, contrariamente a quelli che sono i principi costituzionali e del nostro diritto. Oggi Ilva gode di un regime speciale sotto tutti i punti di vista, l'avete resa azienda strategica nazionale, l'avete resa commissariata, l'avete resa praticamente un regalo per i privati, abbuonandogli 300 milioni. Avete permesso che con questa azienda si sollevassero cinque, anzi, sei procedure di infrazione della Commissione europea.
  Sono sempre soldi che gli italiani dovranno pagare. E poi avete, dicevo, garantito l'immunità, uno scudo giudiziario per tutti i procedimenti di carattere penale, civile e anche amministrativo, non soltanto ai commissari, ma anche ai soggetti che subentreranno nella gestione e nella proprietà dello stabilimento Ilva. Non siete riusciti ad avere né dai commissari né dai soggetti che subentreranno un piano industriale, una visione di questo settore produttivo, di questo stabilimento, per i prossimi dieci, quindici anni. Non avete messo neanche un paletto sulla salvaguardia occupazionale visto che questa è l'unica vostra preoccupazione, almeno a parole. E, poi, dicevo, Presidente, questa immunità è veramente uno scandalo senza alcun confine perché dare un'immunità, anche solo per la realizzazione delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale, vuol dire semplicemente che, a differenza di altre aziende, di altre attività economiche, si sta dando fondamentalmente un vantaggio competitivo sui diritti dei lavoratori, sui diritti sanitari dei cittadini italiani, soprattutto quelli che abitano appunto nell'area tarantina. Avete permesso ancora a un soggetto privato di prorogare e di modificare queste prescrizioni che sono delle norme che dovrebbero valere come valgono per tutte le altre aziende sul nostro territorio nazionale. E avete fatto, a proposito di equità e di trasparenza, delle cose indicibili: avete detto che questi soggetti privati dovranno essere degli esperti e non avete messo nessuna norma sul possibile conflitto di Pag. 94interessi che c’è tra questi esperti e i soggetti acquirenti, i soggetti che hanno fatto delle offerte per prendere questo stabilimento. E ricordo che questi esperti sono dei sedicenti esperti perché non avete voluto mettere nessun paletto, nessun criterio sulla reale competenza che queste persone devono avere per valutare il piano ambientale, il piano di risanamento dello stabilimento. E ancora avete confuso l'opinione pubblica parlando di risanamento ambientale. Uno si immagina un risanamento che riguarda il territorio intorno allo stabilimento. Avete confuso, quindi, l'opinione pubblica che vi ascolta. Voi, invece, vi preoccupate soltanto di quello che accade all'interno dello stabilimento.
  Infine, Presidente, altra cosa gravissima che crea una discriminazione non sanabile: cambiare in corso d'opera le condizioni di una gara pubblica. Avete dato la possibilità a dei soggetti di manifestare un interesse nell'acquisizione o nel subentro nella gestione dell'azienda e, una volta che sono arrivate le richieste, avete cambiato loro le condizioni perché evidentemente ci sono dei soggetti economici che magari si sono tirati indietro sapendo che c'era un debito di 300 milioni di euro fatto dalla gestione commissariale. E oggi quel debito a chi subentrerà nell'azienda viene abbonato e, quindi, ci saranno evidentemente dei ricorsi o quantomeno la possibilità di contenziosi che allungheranno ancora il brodo. Noi, quindi, sappiamo benissimo che questo undicesimo decreto non sarà l'ultimo e ci chiediamo perché, Presidente, oggi il popolo italiano, la cittadinanza che abita e che lavora a Taranto, deve subire tutte queste ingiustizie. Non è possibile – concludo, Presidente – dare ancora fiducia perché avete perso ogni credibilità. Ed è per questo che ancora una volta noi voteremo contrario a questo Governo e a questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Massa. Ne ha facoltà.

  FEDERICO MASSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora Viceministro, nessuno ha mai negato la straordinaria gravità della situazione ambientale, ma anche economico-finanziaria di Ilva. Non si è mai inteso negare il ruolo straordinario che nel disvelare quella situazione ha con grande merito svolto la magistratura tarantina. La questione è un'altra: la responsabilità del Governo avrebbe dovuto limitarsi a contemplare il disastro o, come è stato fatto, ad assumersi l'onere di individuare una soluzione che non è e non poteva essere semplice ? Ma questa è la risposta che spetta alla politica e che una politica responsabile non può e non deve delegare.
  Si è affrontato un problema inedito e responsabilmente lo si è affrontato accompagnando e orientando per successive approssimazioni un percorso assai difficile e complicato. È vero, dieci decreti, ma tutti insieme legati da un'impostazione di fondo assolutamente coerente: praticare, non invocare soluzioni che in una realtà rappresentativa al massimo livello della contraddizione fra ambiente e tutela del lavoro dessero una risposta positiva alla prospettiva possibile della compatibilità delle tutele, quella dell'ambiente e quella del lavoro, facendo valere la capacità di questo Paese di non rinunciare ad una qualificata presenza nelle attività industriali.
  Il decreto che ci apprestiamo a convertire raccoglie e sintetizza il meglio di un confronto nel Parlamento, ma anche nel Paese e con le istituzioni deputate alla tutela ambientale e sanitaria. È significativo, collega Duranti, il potenziamento dell'ARPA e la risposta alla domanda di un tempestivo inserimento di nuovo personale. È significativo perché significa qualificare e valorizzare quella istituzione. È significativo il coinvolgimento, in tutte le fasi del procedimento di valutazione ambientale e sanitaria, del sistema delle agenzie ambientali. Non è vero, starei per dire è falso, che questo decreto e quelli che lo hanno preceduto prevedano deroghe alla normativa di tutela ambientale e sanitaria. Sono reiterati i richiami al rispetto assoluto dei vincoli e dei limiti posti agli impatti ambientali dalla normativa comunitaria e da quella, spesso più restrittiva, Pag. 95nazionale. Si è intervenuti esclusivamente sulle procedure e sui tempi del loro espletamento, per la ragione ovvia e da tutti invocata, anche in questa circostanza, della necessità di risposte tempestive, coerenti con l'urgenza dei problemi. Nessuna anarchia e nessuna zona franca. Fino all'eventuale approvazione dei nuovi atti autorizzativi, valgono e sono pienamente operative le prescrizioni, tutte le prescrizioni degli atti attualmente vigenti. Nessuna delega ai privati che saranno chiamati a subentrare ai commissari. Certo, i privati avanzeranno le loro proposte, ma le istituzioni come è ovvio che sia eserciteranno il potere di valutare, di assentire o non assentire, con la diretta assunzione di responsabilità infine del Governo nella sua collegialità. Nessuna impunità, né per i commissari, né per coloro che ai commissari subentreranno per fatti che incidano o anche solo possano incidere sulla sicurezza ambientale, sanitaria e del lavoro. La norma oggetto di una così radicale contestazione in realtà si limita ad esplicitare e definire l'idoneità del piano e dell'AIA, approvati con decreto del Presidente del Consiglio, a garantire il risanamento ambientale e la sicurezza dell'attività produttiva. La norma, se solo si facesse la fatica di leggerla e, lasciatemelo dire, onorevoli colleghi, dall'intervento dell'onorevole Sisto io ricavo la certezza che lui non l'ha letta, ma se solo si avesse la pazienza di leggerla, esonera dalla responsabilità penale solo per gli atti di adempimento delle prescrizioni del piano e dell'AIA, nel tempo della loro vigenza e questa previsione, ovviamente, implica la dovuta perseguibilità di ogni comportamento da chiunque posto in essere che con quelle prescrizioni dovesse anche solo parzialmente confliggere.
  Sorprende che in questo contesto si continui a parlare, onorevoli colleghi dei 5 Stelle, di soldi regalati ai Riva ovvero di soldi regalati ai privati. Sono stati anticipati dallo Stato all'amministrazione straordinaria dell'Ilva 300 mila euro per far fronte alle indilazionabili esigenze della gestione aziendale. Abbiamo fatto male ? Abbiamo garantito il pagamento dello stipendio dei lavoratori e il pagamento dei fornitori. Io credo che abbiamo fatto benissimo: un prestito all'amministrazione straordinaria, un obbligo di restituzione da parte dell'amministrazione straordinaria. Sono stati definiti i finanziamenti per 800 mila euro vincolati alle bonifiche e alle opere di ambientalizzazione. Abbiamo fatto male ? Le bonifiche e le opere di ambientalizzazione sono atto dovuto, vanno fatte e vanno fatte fino a quando non venga accertata la responsabilità dell'inquinamento, con oneri a carico della pubblica amministrazione.
  Siamo sicuri che si giungerà presto all'accertamento delle responsabilità. L'accertamento è in corso con le garanzie proprie di uno Stato di diritto. All'accertamento delle responsabilità seguirà la rivalsa nei confronti dei responsabili, con le modalità e le tempistiche che, all'unanimità, abbiamo stabilito in quest'Aula nel precedente intervento normativo.
  Regali ai Riva ? Andate a chiedere ai Riva se noi abbiamo fatto un regalo. Andate a chiedere ai Riva quanto sia stata loro gradita un'azione che, per la prima volta e con procedure di assoluta garanzia – cosa a cui nessun altro ha mai pensato e che nessun altro è stato in grado di fare – ha portato alla estromissione del privato da una gestione oggettivamente inadeguata ed alla diretta assunzione di responsabilità da parte dello Stato. Non siamo noi quelli delle leggi ad personam. Noi, onorevole Sisto, facciamo le leggi per garantire che questo Paese possa continuare a sedere, con dignità e meritandosi la responsabilità dell'Europa e del mondo, ai tavoli che decidono dei destini dell'Europa e dei destini delle attività produttive e industriali.
  I deputati del Partito Democratico voteranno con convinzione la conversione di questo decreto, rivendicando con orgoglio alla politica e a questo Parlamento la capacità, dinanzi a situazioni così difficili e drammatiche, di non voltarsi dall'altra parte, di assumersi fino in fondo, come stiamo facendo con questo decreto e con questa legge, la responsabilità del Governo per restituire a quel territorio martoriato Pag. 96concreta prospettiva di un futuro migliore, fatto di tutela ambientale, di lavoro e di serenità per quelle famiglie. Per questo il Partito Democratico, con convinzione, voterà a favore della conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, Presidente. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  CRISTINA BARGERO, Relatrice per la maggioranza per la X Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CRISTINA BARGERO, Relatrice per la maggioranza per la X Commissione. Presidente, io volevo ringraziare gli uffici dall'VIII e della X Commissione per il supporto che ci hanno dato in questi giorni, le forze di maggioranza e di opposizione, che, sia in Commissione che in Aula, hanno lavorato con un confronto costruttivo, come poi ha dimostrato la discussione, sia in Commissione che in Aula, i presidenti dell'VIII e della X Commissione, ma soprattutto il Viceministro Bellanova per il contributo prezioso che ha dato al buon esito di questo decreto.

(Coordinamento formale – A.C. 3886-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3886-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3886-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giammanco, Parentela, Ferranti, Frusone, Carra, Raciti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA» (3886-A):

   Presenti e votanti  421   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  258    
    Hanno votato no  163.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Gnecchi e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione della proposta di legge: Verini ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 1460-B) (ore 18,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta Pag. 97di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 1460-B: Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive.
  Ricordo che nella seduta dell'11 luglio si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 1460-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-B), che sono in distribuzione.
  Avverto che, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 1, 2 e 7, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 1460-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Ferranti, Boccuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  397   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 375    
    Hanno votato
no   22).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 1460-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-B).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

  DONATELLA FERRANTI, Relatrice per la II Commissione. Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Su tutti, perfetto. A questo punto il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'emendamento 4.2 Ferraresi.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Ferraresi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vico... Pannarale... Tidei... Gribaudo, esperisca un tentativo non solo con il Pag. 98pensiero ma anche con la mano: noi confidiamo nella forza del pensiero ma poi l'azione è anche importante...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  353   
   Astenuti   54   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
 104    
    Hanno votato
no  249).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.5 Sarro. Onorevole Sarro, accede all'invito al ritiro ? No. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.5 Sarro, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pisicchio... Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  335   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  168   
    Hanno votato
  52    
    Hanno votato
no  283).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.3 Daniele Farina.
  L'onorevole Farina non accetta l'invito al ritiro.
  Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Daniele Farina, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Gioia... Elvira Savino... Bargero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  400   
   Votanti  320   
   Astenuti   80   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
  72    
    Hanno votato
no  248).    

  (La deputata Lombardi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto di astensione. Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.4 Ferraresi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà. Colleghi, se lo mettete in condizioni di intervenire.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Ho proposto alcune modifiche a questo provvedimento soprattutto in prima lettura alla Camera che non erano state minimamente prese in considerazione. Per le stesse ragioni invece sono state riconsiderate al Senato, che ha approvato molte delle nostre proposte soprattutto sul carattere della reciprocità tra Stati per procedere alle estradizioni e per un maggior controllo soprattutto per i livelli dell'ordinamento processuale penale italiano su tali procedure. Detto questo, sono stati presi in considerazione alcuni emendamenti che sono stati assorbiti al Senato, altri però non sono potuti rientrare negli emendamenti alla Camera per via della doppia approvazione conforme che non permette di ripresentare emendamenti che sono stati già oggetto di una doppia validazione da parte delle due Camere. In particolare questo emendamento tende a sottolineare e specificare meglio il numero 7.2) della lettera d) del comma 1 dell'articolo 4. Se per il reato per Pag. 99il quale si procede alla domanda di estradizione, la persona è stata sottoposta a un procedimento penale o comunque c’è una domanda di estradizione sulla base di una sentenza che contiene disposizioni contrarie ai principi fondamentali dell'ordinamento giuridico dello Stato, si vuole sottolineare che devono essere garantiti non solo i principi dell'ordinamento generale ma, tenuto conto che è una delega, riteniamo che debba essere approfondito e specificato che si debbano garantire specificamente le previsioni in materia di riconoscimento delle decisioni giudiziarie nell'ordinamento processuale italiano. Si tratta di una piccola specificazione che dà corpo a un testo che va quasi bene e quindi chiediamo la votazione dell'emendamento in esame, anche se sappiamo ovviamente che questa sarà l'ultima lettura da parte della Camera ma ci teniamo sempre ad offrire il nostro contributo propositivo al tema.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Ferraresi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  406   
   Votanti  361   
   Astenuti   45   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  253).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  399   
   Votanti  310   
   Astenuti   89   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato
 299    
    Hanno votato
no   11).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 1460-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  304   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato
 287    
    Hanno votato
no   17).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 1460-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti. Pag. 100
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  306   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato
 285    
    Hanno votato
no   21).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Vorrei soltanto rettificare il voto del gruppo MoVimento Cinque Stelle sull'articolo 3 che era astensione e non favorevole.

  PRESIDENTE. Va bene: la prendiamo come una precisazione di tipo politico che resta ovviamente agli atti dell'Assemblea.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1460-B )

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 1460-B). A questo punto se non vi sono interventi, prego il Governo di esprimere i pareri sugli ordini del giorno presentati.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo esprime parere favorevole come raccomandazione sull'ordine del giorno n. 9/1460-B/1 Gregorio Fontana; il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno n. 9/1460-B/2 Borghesi, n. 9/1460-B/3 Grimoldi, n. 9/1460-B/4 Simonetti, n. 9/1460-B/5 Molteni e n. 9/1460-B/6 Invernizzi. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1460-B/7 Marzano.

  PRESIDENTE. A questo punto ordine del giorno n. 9/1460-B/1 Gregorio Fontana, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/1460-B/2 Borghesi, contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1460-B/2 Borghesi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma... Cominardi... Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  408   
   Votanti  307   
   Astenuti  101   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato
  18    
    Hanno votato
no  289).    

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1460-B/2, con il parere contrario del Governo.
  No, chiedo scusa. L'ordine del giorno Borghesi n. 9/1460-B/2 lo abbiamo votato. Revoco l'indizione della votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1460-B/3, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 101

  Molteni, Simonetti, Lattuca, Coppola, Giammanco, la Presidenza ricambia il saluto, Palmieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  361   
   Astenuti   37   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no  246.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/1460-B/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Fratoianni, Tancredi, Lauricella, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  277   
   Astenuti  129   
   Maggioranza  139   
    Hanno votato   24    
    Hanno votato no  253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n. 9/1460-B/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan, Micillo, Pannarale...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  292   
   Astenuti  114   
   Maggioranza  147   
    Hanno votato   40    
    Hanno votato no  252.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/1460-B/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  283   
   Astenuti  114   
   Maggioranza  142   
    Hanno votato   37    
    Hanno votato no  246.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

  L'ordine del giorno Marzano n. 9/1460-B/7 era favorevole. Va bene.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 1460-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Solo per dichiarare il voto Pag. 102favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedere l'autorizzazione a consegnare il testo della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. L'autorizzazione, ovviamente, è gioiosamente concessa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Consegno anch'io il testo della mia dichiarazione di voto. Annuncio il voto contrario da parte della Lega. Lascio semplicemente una riflessione di 25 secondi: stiamo ratificando una Convenzione in materia di assistenza e cooperazione giudiziaria con Paesi UE e extra UE. Io lascio questa considerazione, che mi auguro venga recepita, che un conto è la cooperazione giudiziaria in materia penale, un conto è l'assistenza giudiziaria in tema penale, ma se la cooperazione giudiziaria e l'assistenza giudiziaria si traducono per il nostro Paese in una grave cessione di sovranità su un tema, come il tema della giustizia penale, cessione di sovranità che avviene attraverso questa Convenzione e attraverso una delega al Governo per riformare parti importanti e consistenti del codice di procedura penale, io dico che stiamo commettendo un grave errore, stiamo mettendo a grave rischio la sovranità in ambito penale del nostro Paese.
  Questa è la riflessione che noi portiamo e la motivazione per cui voteremo contro la ratifica di questa Convenzione. Mi sembra che ci sia e ci sia stata eccessiva superficialità alla Camera e al Senato nell'affrontare questa ratifica, che andrà – ripeto – a limitare fortemente la sovranità del nostro Paese su un tema, il tema della giustizia penale, che è un tema di natura prettamente nazionale. Attenzione a quello che state facendo. Ci sottraiamo a questo rischio e per questo noi votiamo contro.
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Anche per il gruppo di Scelta Civica le chiedo l'autorizzazione a consegnare il nostro intervento per iscritto. Due parole, comunque molto sintetiche, di commento al nostro intervento, che è quello invece di credere fortemente nella semplificazione che questa ratifica di convenzioni produrrà e che non comporterà, così come abbiamo sentito dall'ultimo interventore, assolutamente nessuna cessione di sovranità, ma al contrario produrrà una semplificazione e una velocizzazione dei rapporti di assistenza giudiziaria che si riverseranno evidentemente anche sulla cooperazione giudiziaria. Per cui, nessun pericolo di deminutio della nostra identità nazionale nei confronti di altri soggetti o di altri Paesi che hanno sottoscritto con noi lo stesso tipo di cooperazione, per cui siamo convinti che, grazie a questa ratifica, che interviene purtroppo con molti anni di ritardo, noi vedremo finalmente confermato anche in termini legislativi una semplificazione importante del nostro sistema di azione giudiziaria a livello transnazionale.
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, parere positivo di Area Popolare. Chiedo di consegnare il testo della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Anche nel suo caso la Presidenza, con altrettanta gioia rispetto a quella espressa nel caso dell'onorevole Fitzgerald Nissoli, autorizza la consegna del testo.Pag. 103
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Nel preannunciare il voto di astensione del gruppo di Forza Italia, lo motiviamo in ragione della condivisione sostanziale del provvedimento. Riteniamo tuttavia che il profilo istituzionale della responsabilità del Governo, in particolar modo del Ministro Guardasigilli, andava maggiormente tutelata nel testo, trattandosi di relazioni internazionali. Questo per consentire coerenza con l'azione di Governo e anche per la tutela del prestigio internazionale del nostro Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Sicuramente dei timori espressi anche da altri colleghi ci sono, soprattutto perché ovviamente non ci possiamo fidare in alcuna maniera di deleghe date a questo Governo. Una delega abbastanza ampia, in alcuni punti precisa, in altri punti che tende più ad essere una delega in bianco e una delega che riprende, quando vuole, le convezioni espresse a livello europeo e a livello internazionale e, quando non vuole, invece fa finta che non esistano. Questo sicuramente non è un bel modo di fare, sicuramente non è un bel modo di fare deleghe al Governo, di cui – ripeto – non ci fidiamo assolutamente, visti i precedenti e i decreti attuati successivamente. E non è un bel modo di fare prendere le convenzioni e applicarle per come fa comodo in parte e in parte invece non applicarle nella norma che si va ad approvare.
   Detto questo, su questo provvedimento in ogni caso il MoVimento 5 Stelle, sia alla Camera, sia al Senato, ha tentato di fare il possibile per migliorarlo in maniera costruttiva e propositiva. Abbiamo fatto tante proposte, dalla limitazione appunto del potere degli altri Stati di influire sulle nostre operazioni e sul nostro territorio al fattore di reciprocità nei confronti degli altri Stati per le estradizioni e quindi abbiamo cercato di far capire appunto questi principi fondamentali del diritto internazionale e del nostro sistema giuridico e fare in modo che entrassero in questo testo, di modo che venissero rispettati poi nei successivi provvedimenti di estradizione o nei provvedimenti di investigazione degli altri Stati sul nostro territorio o su altri territori. La paura c’è; speriamo che comunque il Governo l'attui in maniera decente, perché noi controlleremo ovviamente il lavoro che susseguentemente sarà prodotto e se sarà ovviamente affine alla Convenzione, se sarà affine al testo che oggi la Camera farà uscire.
  Sicuramente tutti i principi che noi avevamo espresso alla Camera sono stati ignorati bellamente. Ricordo benissimo una riunione con le massime cariche legislative di questa Camera in cui abbiamo cercato di far capire come questi principi della sovranità nazionale, del controllo del nostro Stato su questa operazione, della responsabilità degli appartenenti alle forze dell'ordine di altri Stati nei confronti di queste operazioni che venissero ovviamente messe all'ordine del giorno e della reciprocità sui provvedimenti con gli altri Stati e sull'estradizione non erano stati ascoltati. Non erano stati ascoltati, ma per fortuna al Senato gli stessi emendamenti sono stati appunto presi in considerazione – non tutti ovviamente – e quindi sono stati inseriti nel testo ma purtroppo alla Camera, ovviamente per la doppia conforme, non abbiamo ripresentato tutti gli stessi emendamenti che abbiamo presentato al Senato, anche perché molti erano stati ripresi e accettati, ma solo qualche puntualizzazione, che però non è stata accettata e sicuramente questo testo, dove si parla di libertà e di principi fondamentali dell'ordinamento da rispettare nei confronti di altri Stati, cioè che altri Stati devono rispettare, essenzialmente ci fa dire che è stata un po’ un'occasione mancata.
  In ogni caso noi crediamo che un severo controllo successivo sarà opportuno e ricordiamo anche che, nonostante gli Pag. 104sforzi fatti con i trattati internazionali, pericolosi latitanti, anche condannati per mafia, sono ancora fuori e cercano di farla franca (e penso che molto probabilmente riusciranno a farla franca). Quindi, da questo punto di vista invitiamo anche il Governo, tramite il Ministero degli affari esteri e il Ministero della giustizia, ad intervenire e a fare presto perché sono in libertà persone condannate per mafia (ricordo non da ultimo Matacena, che ancora se la spassa bellamente negli Emirati Arabi Uniti).
  Da questo punto di vista quindi noi abbiamo fatto il nostro dovere, abbiamo fatto il nostro lavoro con emendamenti, e però la delega ovviamente non arriva alla sufficienza. È una delega che è ovviamente pericolosa, che è pericolosa solo per il fatto che è maneggiata da questo Governo e abbiamo già visto come nei decreti attuativi passati dalla Commissione finanze molte volte si è trattato di un Governo truffaldino, che non rispetta nemmeno gli impegni presi in Commissione. È per questo che il MoVimento 5 Stelle, pur apprezzando i passi avanti che sono stati fatti e che hanno migliorato il testo al Senato, si asterrà su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giuliani. Ne ha facoltà.

  FABRIZIA GIULIANI. Presidente, la ringrazio. Aumenterò il suo stato gioioso comunicando che vado a consegnare anch'io il testo della mia dichiarazione di voto finale (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Voglio solo svolgere molto brevemente alcune considerazioni, anche per rispondere a quanto veniva detto dagli esponenti del MoVimento 5 Stelle e dai colleghi della Lega, in particolare sottolineando un dato. Sappiamo che sono intercorsi 16 anni, che ci sono voluti 16 anni perché il nostro Paese concludesse questo percorso e andasse a ratificare questa norma. È stato un ritardo affatto indolore e voglio ricordare soltanto che la mancata ratifica di questa Convenzione è tornata alla ribalta nel corso di un capitolo molto doloroso in ordine ad una serie di iniziative che sono state intraprese in sede di Unione europea per sollecitare la collaborazione circa la possibilità di acquisire documenti e informazioni inerenti ad una vicenda particolarmente dolorosa e drammatica del nostro Paese nonché gravata di inquinamenti, che è quella relativa alla questione di Ustica.
  La seconda questione che voglio dire è che alle paure possiamo rispondere soltanto attraverso un incremento del cammino dell'integrazione, anche nel delicato campo della giustizia. Solo proseguendo in un'ottica integrata e non più in un'ottica di semplice cooperazione possiamo affrontare questioni come il contrasto alla mafia, il traffico della droga e quella che oggi è la vera e propria emergenza, ossia il traffico di esseri umani. Con queste parole confermo dunque il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1460-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge di ratifica n. 1460-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Sarti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 29 maggio 2000, e delega al Governo per la sua attuazione. Delega al Governo per la Pag. 105riforma del libro XI del codice di procedura penale. Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive» (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (1460-B)

   Presenti  402   
   Votanti  292   
   Astenuti  110   
   Maggioranza  147   
    Hanno votato  277    
    Hanno votato no   15.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito a votare).

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'esame del disegno di legge n. 3594-A in materia di contrasto alla povertà. Poiché la Commissione bilancio non ha ancora espresso il prescritto parere sul testo e sulle proposte emendative presentate, passiamo all'esame del successivo argomento iscritto all'ordine del giorno.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del deputato Luigi Cesaro (Doc. IV, n. 16-A) (ore 18,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del deputato Luigi Cesaro (Doc. IV, n. 16-A).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta dell'8 luglio 2016.
  La Giunta propone di negare l'autorizzazione.

(Discussione – Doc. IV, n. 16-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Marco Di Lello.

  MARCO DI LELLO, Relatore. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, la Giunta per le autorizzazioni riferisce sulla domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni nei confronti del deputato Luigi Cesaro, avanzata dal GIP del tribunale di Napoli il 14 aprile scorso. Nella seduta del 4 maggio la Giunta ha ritenuto sussistere la propria competenza. Dalla lettura della citata ordinanza si apprende che l'interessato, all'epoca dei fatti presidente della provincia di Napoli, è indagato per aver concorso nei delitti di turbativa d'asta e corruzione nell'ambito di una vicenda che riguarda le procedure d'appalto per l'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti nel comune di Forio, al fine di favorire la società CITE.
  Come più volte ribadito, nel sottolineare i margini del sindacato parlamentare in materia, la giurisprudenza costituzionale ha chiarito come sia estraneo alle competenze della Camera ogni sindacato di merito sulla fondatezza delle accuse mosse all'indagato. Anche in questa occasione la Giunta non è entrata nel merito processuale, confermandone l'autonomia della giurisdizione che, dopo la riforma dell'articolo 68 della Costituzione, può senz'altro aprire indagini senza la necessaria preventiva autorizzazione (indagini a carico di un parlamentare). Tuttavia, quando nell'ambito di tali indagini ritenga di disporre intercettazioni che coinvolgono il parlamentare, l'autorità giudiziaria deve necessariamente rispettare alcune regole: quelle stabilite appunto dall'articolo 68 della Costituzione e quelle degli articoli 4 e 6 della legge n. 140 del 2003, così come interpretate dalla giurisprudenza costituzionale.
  Il giudice richiedente chiarisce come, nell'ambito di una più ampia indagine in materia di aggiudicazione di appalti, sono Pag. 106state attivate delle intercettazioni su utenze di coindagati. Ne consegue che l'oggetto della richiesta di autorizzazione è rappresentato da tre intercettazioni di conversazioni captate su utenze di terzi cui ha partecipato il deputato Cesaro nell'arco temporale di quattro giorni, tra il 4 e il 7 gennaio 2012, ritenute dall'autorità giudiziaria casuali e necessarie.
  Ora, al fine di verificare la rispondenza dell'attività di captazione alla normativa in materia, sono stati seguiti i criteri della Consulta. Pertanto si è posta la questione di stabilire quale fosse la direzione dell'atto di indagine e quindi se Cesaro fosse un obiettivo dell'attività di indagine condotta tramite lo specifico mezzo di prova costituito dalle intercettazioni.
  Tale accertamento presuppone che si verifichi in concreto se, al momento in cui le operazioni di captazione sulle utenze di terzi sono state autorizzate o prorogate, gli inquirenti non avessero intenzione né immaginassero di captare le conversazioni del parlamentare e ciò sia invece avvenuto solo casualmente ovvero, al contrario, se invece intendessero intercettare proprio le conversazioni del parlamentare, ricorrendo ad un meccanismo indiretto, ma quindi elusivo della garanzia dell'autorizzazione preventiva.
  È questo infatti lo spartiacque indicato dalla giurisprudenza costituzionale.
  Il tema non è se si possa o meno intercettare un parlamentare, ma è il rispetto della legge, a cui tutti, parlamentari, magistrati, cittadini, siamo tenuti.
  La Corte è molto chiara sul punto: afferma che la norma costituzionale vieta di sottoporre ad intercettazione senza autorizzazione non le utenze del parlamentare, ma le sue comunicazioni.
  Quello che conta, dunque, non è la titolarità o la disponibilità dell'utenza captata, ma la direzione dell'atto di indagine. Se quest'ultimo è volto in concreto ad accedere nella sfera delle comunicazioni del parlamentare, l'intercettazione non autorizzata è illegittima, a prescindere dal fatto che il procedimento riguardi terzi o che le utenze sottoposte a controllo appartengano a terzi; questa la giurisprudenza costituzionale.
  Ora, nell'ordinanza in esame si chiede di autorizzare l'utilizzo di tre intercettazioni, come detto, e dunque dobbiamo capire e comprendere ex ante quale fosse la direzione dell'atto di indagine e quale lo scopo delle intercettazioni.
  Leggiamo allora l'ordinanza: appare indispensabile – scrive il PM, e condiviso, vedremo, dal GIP –, sulla scorta delle emergenze sin qui acquisite, estendere le intercettazioni all'utenza in uso a De Siano, Capone, Rando e Regine, perché è verosimile che i soggetti di cui si chiede l'intercettazione, comunicando tra loro e con terzi attraverso il mezzo telefonico, forniscano utili spunti investigativi assolutamente necessari, procurando un esito favorevole per le indagini, con particolare riferimento alla ipotizzabile interferenza politica, in relazione alle gare di appalto di cui si tratta, manovrate da una regia diretta dal Cesaro Luigi, deputato e presidente della provincia, attraverso i consiglieri De Siano e Capone.
  Dunque, nel decreto di convalida il GIP ritiene – possiamo dirlo, apoditticamente – ampiamente condivisibili le argomentazioni svolte dal PM nel suo provvedimento, da intendersi in questa sede integralmente richiamate.
  Dunque il tema della casualità delle intercettazioni, che in questo caso potrebbe intersecarsi col tema dell'effettiva terzietà del giudice nell'attuale sistema processuale accusatorio, sembra – mi sia consentito – essere stato trattato con qualche incertezza, nel caso di specie, dalla magistratura inquirente. Infatti per il PM – e mi avvio a concludere – che ha richiesto la convalida e poi la proroga dell'operazione di captazione, le intercettazioni dovevano essere disposte allo scopo di – leggo testuale – «procurare un esito favorevole per le indagini, con particolare riferimento all'ipotizzabile interferenza politica in relazione alle gare d'appalto dalla regia diretta di Cesaro Luigi».
  Dunque, dall'interpretazione letterale degli atti acquisiti dalla Giunta in seguito Pag. 107alla citata istanza di integrazione istruttoria, è emerso, per tabulas e senza possibili margini di interpretazione, che Luigi Cesaro era l'obiettivo dell'attività di captazione sin dal novembre 2011 e che dunque le intercettazioni, per quanto disposte sulle utenze di terzi, erano dichiaratamente ed espressamente finalizzate a captare le conversazioni dell'interlocutore parlamentare, al fine di confermare un'ipotesi accusatoria già presente a suo carico.
  Dunque l'occasionalità delle intercettazioni non trova alcun elemento per essere suffragata e la natura non casuale delle intercettazioni è talmente evidente, credo, da rendere superfluo ogni ulteriore approfondimento.
  Si è ritenuto dunque, conformemente all'orientamento della Consulta, che le intercettazioni in questione dovessero essere preventivamente autorizzate dalla Camera, ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 140, non sussistendo i presupposti per concedere l'autorizzazione postuma di cui al diverso articolo 6 della predetta legge.
  È per questi motivi che la Giunta, nella seduta del 29 giugno, ha deliberato a larghissima maggioranza di proporre all'Assemblea il diniego dell'autorizzazione all'utilizzo processuale delle intercettazioni di conversazione nei confronti del deputato Cesaro, diniego di autorizzazione che propongo questa Assemblea oggi ratifichi.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Grazie Presidente. È difficile, proprio difficile sentire una giustificazione talmente articolata all'impossibilità di utilizzare, di fare in modo che la magistratura possa utilizzare tre intercettazioni, tre intercettazioni che magari ci darebbero la possibilità di capire che cosa è successo, perché qui stiamo parlando dell'ex presidente della provincia di Napoli, adesso deputato.
  Non è la prima volta che parliamo di Luigi Cesaro, non è la prima volta che sento che c’è un abuso di garantismo, perché è questo che poi vi chiederanno le persone e mi dispiace pure che c’è un'Aula distratta, mentre sta per compiere un ennesimo delitto e poi dopo magari vuole andare con i lanciafiamme in Campania, a far vedere che si vuole attuare la legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voi ce l'avete lo strumento, magari i campani non ce l'hanno, magari loro vanno con il loro diritto al voto, cercando di avere un'espressione della propria libertà; voi invece ce l'avete questa libertà e c'avete una libertà così grossa, così grossa, che decidete pure se la magistratura può utilizzare o meno delle intercettazioni, decidete pure quando venga lesa la libertà di qualcuno che magari qui non doveva essere seduto, quel qualcuno che magari ha abusato pienamente dei propri poteri.
  Ma a noi non interessa, perché in fondo stiamo parlando di un territorio che per sua natura, proprio per la formazione delle persone che abitano quel posto, deve essere utilizzato solo per fini elettorali. E il fine elettorale qual è ? Avere dei voti, non importa come si hanno questi voti.
  Allora si fa questa richiesta, dei magistrati vogliono richiedere legittimamente di poter compiere il loro lavoro, perché poi i fatti parlano chiaro: qui si sta parlando di un abuso a tutti i livelli, a livello comunale, si parla sempre dei rifiuti, si parla di una situazione per cui non è possibile che non si permetta di capire che cosa è successo; non è possibile che ancora una volta ci siano due forme di giustizia, quelle che vengono attuate in questo posto e quelle che vengono attuate fuori da questo posto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Perché ricordatevi sempre che delle persone, anche se commettono un minimo reato, magari non possono più partecipare a dei concorsi pubblici, ma invece si possono candidare e possono diventare presidenti della provincia.
  Basterebbe farsi un giro su Wikipedia, non dico nemmeno gli atti della magistratura, ma Wikipedia: chiediamoci di chi stiamo parlando.Pag. 108
  E allora questa è la cosa che mi spaventa; mi spaventa quando dei deputati campani arrivano a fare un giro di parole per difendere la classe politica che ha distrutto la loro terra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); è questa la cosa per cui io resterò sempre sconvolta.
   E magari alla prossima campagna elettorale casualmente prenderanno un pacchetto di voti e casualmente a fine elezioni capiranno che magari quei voti sono stati presi in maniera poco limpida. E poi dopo si va coi lanciafiamme e poi dopo si dice: «Eh, ma quella è la popolazione che lo vuole» e uno va a dormire tranquillo, che magari si è candidato e si è fatto eleggere con quelle persone che sono qui, sedute insieme a loro, dicendo che è perché sono garantisti, non vigliacchi o pavidi, ma garantisti ! L'abuso di garantismo, un abuso totale, che le persone comuni non hanno, i napoletani, i campani non hanno: ai napoletani e ai campani non si permette nemmeno un comportamento sbagliato, e invece qui noi stiamo passando una manifestazione non so se di paura, di vigliaccheria o semplicemente di abitudine ad avere due livelli di giustizia, quello che c’è qua dentro e quello che c’è fuori. Non so stanotte come faranno i deputati campani a dormire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione. Chiedo al relatore se intenda replicare. Colleghi... Su che cosa, onorevole Rossomando ? Il relatore non mi sembra sia intenzionato a replicare.

(Dichiarazioni di voto – Doc. IV, n. 16-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, io sono rimasto stupito – le parlo in qualità di presidente della Giunta – nell'ascoltare l'unico intervento che ho fatto in tempo ad ascoltare, il precedente, perché...

  PRESIDENTE. Presidente La Russa, oltre al relatore, è stato anche l'unico intervento che c’è stato. Non ce ne sono stati altri.

  IGNAZIO LA RUSSA. Quindi non me ne sono persi altri, meno male, ma non ho perso molto, perché mi sarei aspettato gli interventi di coloro che hanno seguito il lavoro della Giunta. Sono molto bravi, fra l'altro, i componenti del partito 5 Stelle nel lavoro della Giunta, lo seguono con assiduità, lo seguono con le loro idee, naturalmente, ma devo dire con assoluta correttezza. E sicuramente, se avesse preso la parola uno di loro, non avrebbe potuto usare gli argomenti e le espressioni che ho sentito, perché mai il lavoro della Giunta è stato così puntiglioso come in questo caso, perché ci rendevamo conto e ci siamo assolutamente resi conto che si trattava di bilanciare due pesi e due beni giuridici, o, comunque, due beni tutelati dal nostro diritto e dalla Costituzione, entrambi importanti: da un lato, il diritto di fare delle indagini a tutto campo, da un altro lato, cari colleghi, finché esiste, l'articolo 68 della Costituzione, che dice in maniera chiara, e quindi non è che c’è chi lo difende o chi no, che non è consentito intercettare un deputato, piaccia o non piaccia.
  Se fate una proposta per abolire l'articolo 68, qualcuno sarà a favore e qualcun altro no. Io ho avuto la ventura di partecipare, votando per l'abrogazione, per la cancellazione dei commi che una volta esistevano – il secondo e il terzo, il terzo e il quarto credo che fossero, o meglio il secondo e il terzo, adesso non ricordo i commi –, i commi che nel 1993 sono stati cancellati. Quando ci sarà questa vostra proposta, vedremo come farla; finché c’è l'articolo 68, è già un'interpretazione estensiva – da alcuni, almeno, è considerata tale – poter intercettare i parlamentari in utenze di altri, benché parlamentari, e di utilizzare fino in fondo Pag. 109quelle intercettazioni anche a danno del parlamentare, con la sola avvertenza, non decisa dal Parlamento, ma decisa dalla Corte costituzionale, che non si può insistere nell'intercettare utenze di persone chiaramente collegate al parlamentare, che è un modo per aggirare, o, dice addirittura la Corte costituzionale, con la necessità di interrompere l'intercettazione nel momento in cui emergono elementi che trasformano l'occasionalmente intercettato parlamentare in indagabile o indagato.
  Questo dice la Corte costituzionale, non la Giunta o il Parlamento. Allora, questi sono i valori da bilanciare, e li abbiamo bilanciati dicendo che a un certo punto, in questo caso specifico, a differenza di altri, c'era la prova provata che il magistrato procedente aveva sottoposto a intercettazioni telefoniche delle utenze scrivendo – quindi c'era la buona fede, è un errore, ma c'era anche la buona fede del magistrato, perché l'ha scritto – «intercettiamo queste persone per vedere se, attraverso loro, troviamo le prove nei confronti del presidente della provincia Cesaro»; cioè, era reo confesso, in sostanza, il magistrato procedente. Probabilmente, ma questo lo penso io, forse non sapeva che era deputato, pensava fosse solo presidente della provincia, può darsi, o non conosceva bene la norma o quello che la Corte costituzionale ha sancito.
  Comunque sia, la Giunta ha dovuto prendere atto, e l'ha preso a larghissima maggioranza, e sono certo che i colleghi del gruppo 5 Stelle che non hanno preso la parola potrebbero testimoniare l'attenzione con cui abbiamo affrontato questo tema, che, di fronte alla precisa esistenza dell'articolo 68 e alla guarentigia che questo presuppone, in questo caso specifico non si potesse, a differenza di decine di casi in cui lo abbiamo autorizzato, autorizzare l'intercettazione a carico del collega Cesaro. E, anche se non ho partecipato, come mia abitudine, alla votazione, anch'io, con i colleghi dei vari gruppi, di tutti gli altri gruppi che hanno preso questa decisione, me ne assumo anche personalmente la responsabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Per Scelta Civita noi riteniamo che, a prescindere dalle cose che sono state dette da chi mi ha preceduto, non da ultimo, ma anche da chi mi ha preceduto negli interventi prima ancora di quello che si è appena concluso, l'obiettivo è sempre stato quello di comunque mettere a disposizione dell'autorità giudiziaria tutti gli elementi per fare gli accertamenti che devono essere fatti, in un senso e nell'altro. Non c’è nessuna intenzione o volontà da parte del segmento politico che in questa fase della nostra vita noi stiamo rappresentando, e quindi ritengo che davvero soltanto un giudizio completo, in un senso o nell'altro, possa non essere mai neanche lontanamente toccato da possibili valutazioni sulla impossibilità di poter aver fatto gli accertamenti che vengono fatti nei confronti di tutti i cittadini solo e soltanto perché sono stati protetti in qualche modo, senza alcuna volontà di proteggerli, da parte del Parlamento.
  Quindi, al di là di questioni tecniche, rispettabili, che sono state pronunciate prima di me, negli interventi prima di me, noi riteniamo che davvero la messa a disposizione, sempre e in ogni caso, di elementi per l'accertamento della verità sia la condotta che deve orientare l'atteggiamento di qualunque politico in qualunque momento. Quindi, noi voteremo per il «sì» all'utilizzo delle intercettazioni per cui oggi vi è richiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Grazie, Presidente. Noi voteremo in assoluta linearità con quanto ha affermato il relatore nella sua relazione, e ringrazio la Giunta per il lavoro importante che ha fatto. Noi rimaniamo sbalorditi di fronte ad alcune affermazioni che ho sentito anche qui, negli interventi precedenti, da parte dei rappresentanti Pag. 110di altri gruppi; affermazioni con le quali, di fatto, si stabilisce che la legge in Italia deve essere rispettata da tutti, meno che dai magistrati, che, nel momento in cui intercettano un parlamentare, consapevoli, sapendo di intercettare un parlamentare, possono tranquillamente non osservare la legge. È una vergogna ! È la sottomissione del Parlamento nei confronti di uno dei poteri dello Stato. Significa sancire definitivamente uno squilibrio fra i poteri a discapito del potere politico e parlamentare. È una cosa che non si può sopportare. Quando i costituenti hanno deciso di scrivere l'articolo 68 della Costituzione non erano dei matti, non erano dei rappresentanti della camorra o della ’ndrangheta. Sono i padri costituenti che hanno ritenuto in quel momento fosse necessario un equilibrio fra i poteri. E siccome si discusse tanto in fase costituente sul potere giudiziario, fra chi pensava che dovesse dipendere comunque dal popolo e comunque da un potere parlamentare e chi invece pensava alla totale autonomia e alla totale indipendenza, si decise, con l'articolo 68, di definire un equilibrio e, quindi, garantire da una parte l'autonomia e l'indipendenza, ma dall'altra parte anche un equilibrio rispetto al Parlamento. Qui sento interventi di chi dice, di chi accetta, di chi reputa giusto un totale disequilibrio, una totale sottomissione, una totale immunità per i magistrati rispetto alle loro azioni. Quella che è stata fatta nei confronti dell'onorevole Cesaro è un'attività illegale di un magistrato, è un reato ! È assurdo che questo Parlamento non abbia la dignità di dire le cose come stanno rispetto a un fatto certo, accertato, di un'azione che non è soltanto rivolta contro l'onorevole Cesaro, ma è sistematica contro il parlamentare e contro il Parlamento. È una cosa inaccettabile l'immunità del magistrato rispetto alla sua azione e stabilire che la legge può essere non applicata ad un magistrato e dirlo in un'Aula del Parlamento. Ma a quale cultura risponde questo tipo di intervento, questo tipo di ragionamento, che stabilisce che c’è una figura, in questo caso una figura professionale, che sta al di sopra di tutte le parti, al di sopra delle leggi, che può fare a meno di applicare le leggi ? Ma a quale cultura risponde un ragionamento di questo tipo ?
  Per questo noi siamo assolutamente in linea con quanto ha detto il relatore e voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Il gruppo di Sinistra italiana-Sinistra Ecologia Libertà ha sempre votato favorevolmente all'utilizzo delle intercettazioni, anche laddove esistevano dei ragionevoli dubbi sul reale obiettivo dell'atto di indagine, perché abbiamo sempre ritenuto che la trasparenza, soprattutto di chi ricopre incarichi pubblici e ancor più in questo caso dei membri del Parlamento, venisse prima di tutto. Però qui, in questo caso specifico, la casta o la difesa della casta credo che c'entrino poco e c'entra poco il garantismo nei confronti soprattutto di soggetti già di per sé forti. C’è una legge, la legge n. 140 del 2003, e c’è un articolo, l'articolo 68 della Costituzione, che regolano chiaramente la materia. Dall'altra parte c’è un atto, con cui la magistratura dispone delle intercettazioni, che mette nero su bianco una violazione di legge. È la prima volta devo dire che mi capita una situazione del genere perché di solito siamo abituati ad occuparci del capello spaccato in quattro, di un giudizio dato sul filo delle date e delle parole scritte e delle deduzioni.
  Qui i fatti sono molto chiari e devo dire che non sono un cultore della legalità. Penso che ci siano stati atti illegali. Pensiamo agli scioperi quando non erano un diritto, che hanno affermato la legalità poi, sono diventati legalità, sono diventate norme dello Stato. E, allora, credo che se è in discussione la legge n. 140 del 2003, se è in discussione l'articolo 68 della Costituzione, questo Parlamento si prenda la responsabilità di cambiare la legge. Ma finché questa è in vigore, gli atti di questo Pag. 111provvedimento, chiamiamoli così, che abbiamo di fronte tramite la Giunta per le autorizzazioni, non sono molto in discussione. Poi possiamo fare la polemica politica che vogliamo. Il giudizio sui fatti a cui si riferisce l'inchiesta penso sia almeno da questa parte chiarissimo, come lo è sempre stato in ogni occasione. Ma non è questo il compito che abbiamo noi oggi. E stante così le cose, il parere del relatore, che ci invita a diniegare la richiesta di autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, non è soprassedibile ed è per questo che il gruppo di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore del provvedimento del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, a me sembra una questione semplice, non c’è da fare battaglie pro o contro, ma c’è da prendere atto di una regola e applicarla. Qui è evidente dalla relazione: a pagina 5, si evince che i pubblici ministeri, nel richiedere la convalida e la proroga delle intercettazioni nel novembre e dicembre 2011, avevano espressamente indicato il deputato come uno dei soggetti da indagare. Le intercettazioni sono di gennaio 2012; quello che conta per la Corte costituzionale, sentenza n. 390 del 2007, è individuare la direzione dell'indagine. Più chiaro di così ! C’è un documento confessorio. Dice la procura: io voglio indagare nel novembre 2011 Luigi Cesaro. Nel gennaio 2012 ho una serie di percezioni e di intercettazioni che sono antecedenti e susseguenti fino a giugno 2012. Mi sembra che la sentenza della Corte non lasci spazi. Vi è una direzione dell'indagine nei confronti del deputato e le intercettazioni sono avvenute dopo che era stata già individuata la direzione dell'indagine nei confronti del deputato. Mi sembra un'applicazione della regola costituzionale, come diceva bene chi mi ha preceduto, assolutamente indiscutibile e che non ha nulla di politico e non deve avere nessun contenuto perché si tratta semplicemente di seguire non l'abuso di garantismo, che è una singolare espressione per dire che la legge va applicata a seconda di chi è il destinatario della legge. Non siamo di fronte a giri di parole perché la Corte costituzionale non si esprime con giri di parole; non siamo di fronte e non dobbiamo essere di fronte a un territorialismo contro le persone perché non mi sembra neanche corretto scambiare l'Aula del Parlamento che si occupa di problemi costituzionali come un luogo di risoluzione di problemi territoriali. Ma soprattutto – e lo dico al collega Dambruoso con grande stima e rispetto e anche con grande dispiacere – qualche volta bisogna dimenticare di essere pubblici ministeri o di esserlo stati perché il collega Rabino in Commissione ha votato favorevolmente alla proposta del relatore e oggi in Aula ascoltiamo che invece, per bocca dell'onorevole Dambruoso, questo atteggiamento cambia. Io dico che non c’è un giudizio complessivo politico, non c’è un giudizio di trasparenza. Proprio noi, oggi parlamentari, dobbiamo pretendere il rispetto delle regole nei confronti di tutti e indipendentemente dalle persone. Se noi sovrapponessimo il nostro giudizio personale all'applicazione di queste regole così importanti per la tenuta della Costituzione e del Parlamento, noi sì daremmo la stura a delle pericolose derive; saremmo noi i responsabili delle derive, non coloro che, pur individuando nel 2011 il parlamentare come soggetto nei cui confronti le indagini erano dirette, non esitano ad intercettarlo successivamente più volte, per ben dodici volte, e hanno anche – questo mi sia consentito – l'ardire di chiedere l'utilizzabilità di quelle intercettazioni. Credo che la pacata relazione debba essere votata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carinelli. Ne ha facoltà. Onorevole Carinelli, il microfono sembra acceso, però non Pag. 112funziona. Allora le domanderei la cortesia magari di spostarsi nella postazione a fianco.

  PAOLA CARINELLI. Grazie, Presidente. Io volevo fare, innanzitutto, una precisazione. Ricordo all'Aula e in primo luogo a me stessa, ma anche a chi ci sta seguendo da casa che l'autorizzazione preventiva da parte della Camera per indagare un parlamentare non c’è più; è rimasta l'autorizzazione preventiva per alcune misure, come l'arresto, l'intercettazione, il sequestro di beni e tutto quello che provoca una restrizione delle libertà personali. Quindi, non è lecito intercettare il parlamentare senza autorizzazione preventiva, ma è lecito indagarlo. È una precisazione importante perché la relazione del relatore, che richiede di negare l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni, si basa tutta su una frase del magistrato, quando, in particolare, il magistrato parla di un ipotizzabile interferenza politica (Commenti dei deputati Pizzolante e Tancredi)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore ! Onorevole Pizzolante ! Onorevole Pizzolante ! Onorevole Tancredi ! Non mi costringete a richiamavi. Sta parlando una collega, avete parlato anche voi, ora fare parlare la collega e cercate di creare un clima in cui la collega possa parlare serenamente. Se è possibile, in silenzio. Prego, onorevole Carinelli.

  PAOLA CARINELLI. Grazie. Stavo dicendo che la relazione del relatore si basa, in particolare, su una frase del magistrato, quando il magistrato parla di un ipotizzabile interferenza politica in relazione alle gare di appalto di cui si tratta, manovrate da una regia diretta di Cesaro Luigi. Ho estratto soltanto il pezzettino, agli atti c’è anche il pezzo completo.
  Secondo il relatore, automaticamente ne discende che il magistrato intendesse intercettare indirettamente Cesaro, ma, in realtà, qui si parla di un'ipotesi e di un'eventuale indagine. Come dicevo, sappiamo tutti che nessun'autorizzazione preventiva è più richiesta per l'apertura di un'indagine a carico di un parlamentare. Quindi, è nel pieno diritto e nel rispetto della legge la volontà del magistrato di acquisire tutte le prove che possano supportare la ricerca della verità nell'ambito dell'indagine che ha avviato.
  È stata poi richiamata, sia adesso in Aula che nei lavori della Giunta, in particolare, una sentenza della Corte costituzionale, la n. 390 del 2007, nella quale la Consulta afferma, in sintesi, che quello che conta ai fini dell'applicabilità dell'articolo 68 della Costituzione non è la titolarità o la disponibilità dell'utenza captata, ma la direzione dell'atto dell'indagine. Sottolineo: la direzione dell'atto dell'indagine, non l'indagine in sé. Infatti, nel caso, l'atto di indagine, cioè la captazione delle comunicazioni telefoniche, è diretta a soggetti diversi dal parlamentare; la direzione dell'atto di indagine è quella di acquisire, nelle conversazione effettuate dai soggetti, a vario titolo coinvolti nell'indagine, gli elementi utili a provare o confutare il coinvolgimento del parlamentare e non già di intercettare in modo diretto le conversazioni del parlamentare che avvengono casualmente e in modo occasionale. Da nessuna parte si evince che le attività di intercettazione fossero finalizzate a captare non soltanto le comunicazioni dei titolari dell'utenza, ma soprattutto quelle dell'interlocutore parlamentare.
  Lo stesso relatore ha definito Cesaro come obiettivo di indagine e non già come obiettivo dello specifico atto di indagine, dove per atto di indagine si intende, appunto, nello specifico, la captazione delle conversazioni telefoniche in oggetto. Quindi, per riassumere e per semplificare, la differenza tra direzione dell'indagine e direzione dell'atto di indagine è fondamentale. La direzione dell'indagine è Cesaro ? Può essere ed è lecito. La direzione dell'atto dell'indagine è Cesaro ? No, la direzione dell'atto di indagine sono la comunicazione tra altri soggetti tra loro; il che è perfettamente lecito.
  In merito alla casualità e alla occasionalità dell'intercettazione oggetto di richiesta, vorrei anche sottolineare che le conversazioni Pag. 113di cui si richiede l'autorizzazione sono solamente tre e si svolgono in un arco temporale molto ristretto, quattro giorni, tale da non rendere possibile per il magistrato valutare, prima del loro svolgimento, che le stesse fossero relative ad un parlamentare. Infatti – lo ricordiamo – la trascrizione delle conversazioni avviene sempre qualche giorno dopo l'effettiva captazione, che prevede l'annotazione del cosiddetto «brogliaccio» degli elementi base della conversazione.
  Per concludere, appare evidente che nell'intenzione del magistrato non c'era la volontà di utilizzare le intercettazioni che hanno casualmente visto coinvolto, come interlocutore, Cesaro, ma solo in un momento successivo, a seguito dell'acquisizione di ulteriori elementi di prova, quelle captazioni che, al momento, sembravano non rilevare ai fini probatori hanno assunto un elevato interesse ai fini della definizione delle indagini e, quindi, solo successivamente il magistrato si trova nelle condizioni di doverne chiedere l'utilizzo.
  In conclusione, riteniamo che le intercettazioni che hanno visto coinvolto Cesaro sono evidentemente casuali e occasionali e presentano tutte le caratteristiche perché ne possa essere autorizzato l'utilizzo. Per i motivi che ho esposto, voteremo, quindi, in modo contrario alla proposta del relatore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO. Grazie, Presidente. Colleghi, come è già stato detto, siamo di fronte a un vero e proprio caso di scuola. Parto, però, dalle ultime osservazioni per essere d'ausilio alla comprensione di tutti i colleghi dell'Aula, che stanno seguendo. Non esiste un atto di indagine fine a se stesso, che abbia una finalità in re ipsa. L'intercettazione è un mezzo di prova al punto che si discute se debba essere, nell'ambito di un'indagine, l'unico mezzo di prova o non a supporto di altri elementi di prova, che, come i colleghi sanno, diventano prova solo al dibattimento e cioè attraverso l'utilizzazione, con le regole del processo, non dimentichiamocelo mai. Quindi, vorrei non liquidare, ma esaurire l'osservazione della collega che mi ha preceduto sulla dichiarazione di voto dei 5 Stelle dicendo che è evidente che l'intercettazione è un mezzo di prova e, quindi, è altrettanto evidente che sta pienamente nel concetto di direzione dell'atto di indagine o delle indagini. Altrimenti, a che cosa sarebbe finalizzato ?

  PRESIDENTE. Collega Rossomando, mi perdoni se la interrompo. C’è un problema di riverbero nel suo microfono. Purtroppo abbiamo qualche problema tecnico con i microfoni. Le vorrei chiedere la cortesia se potesse continuare l'intervento dalla postazione a fianco. Mi spiace averla interrotta.

  ANNA ROSSOMANDO. La ringrazio. Nessun problema, Presidente, basta che mi concede il recupero dei secondi.
  Dicendo che è un argomento capzioso, perché è evidente che le intercettazioni sono un mezzo di prova, quindi, nella direzione delle indagini, che si possono fare in vari modi, utilizzando anche le intercettazioni. Questo, come dicevo, è un caso assolutamente di scuola, perché per tabulas il pubblico ministero e poi il GIP che ha convalidato dicono – tra l'altro, per ben tre volte, perché tre sono i provvedimenti di richiesta – quello che normalmente si dice quando si fa un'ipotesi investigativa e non poteva essere diverso, cioè qual è l'obiettivo, che cosa si vuole dimostrare, dove si vuole arrivare. Quindi, è esattamente quello che prende in esame la legge, soprattutto che prende in esame la Corte costituzionale, tracciando i limiti della legge, ossia che cosa osta all'utilizzazione delle intercettazioni di un parlamentare nel processo.
  Il giudice che ci ha trasmesso l'ordinanza, tra l'altro, dice che si tratta di sole tre intercettazioni, che, comunque, isolatamente considerate, non sarebbero così dirimenti o così utili processualmente. C’è Pag. 114da chiedersi qual è la necessità di questa precisazione. Io dico una cosa: il caso sarebbe pacificamente risolto. Tra l'altro, ricordo a me stessa e all'Aula che, qualora si decidesse di non autorizzare l'utilizzazione di queste tre intercettazioni, quindi di votare a favore di questa relazione, comunque queste intercettazioni sono utilizzabili nei confronti delle altre persone coinvolte nel processo. Comunque, il processo procede, perché, come è stato correttamente ricordato, non vi sarebbe nessuna modalità di autorizzare la prosecuzione delle indagini.
  Allora, di che cosa stiamo parlando ? Attraversiamo una fase difficile ed è testimoniata dal fatto che in quest'Aula io credo che sia un giorno triste quando, discutendo di come si applica la legge e dell'applicazione della legge, qualsiasi legge questa sia, si dice che applicare la legge è un giro di parole: triste momento in un'aula parlamentare dire che applicare la legge è un giro di parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) nello Stato di diritto. Triste momento quando si parla di abuso di garantismo: il garantismo o c’è o, se si parla di abuso, è un'altra cosa e vorrei ricordare che in quest'aula su altri provvedimenti non solo chi vi parla ma chi ha votato molte volte per autorizzare vuoi l'utilizzo di intercettazioni vuoi, anche più delicatamente, l'applicazione di una misura cautelare ha inteso fare in modo che non ci fossero privilegi ma che si applicasse la legge. Non ci sono abusi di garantismo: ci sono privilegi e, in quel caso, siamo molto attenti a che non si verifichino privilegi. Vorrei dire che questo lo facciamo tutte le volte che esercitiamo questo ruolo in quest'Aula e lo facciamo proprio anche a garanzia dell'autonomia della giurisdizione e della separazione dei poteri che intendiamo rispettare non entrando mai – ripeto: mai e non è sempre così semplice dovendo analizzare un provvedimento – nel merito dell'ipotesi accusatoria, della sua fondatezza, della sua completezza, delle sue argomentazioni. Spiace – lo dico, se riesco, molto garbatamente – che anche un uomo di legge come il collega Dambruoso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Area Popolare (NCD-UDC) e Misto-Conservatori e Riformisti), citi l'accertamento della verità uber alles e derubrichi a questioni tecniche l'applicazione della legge. Lo dico perché sono profondamente convinta – questo fa parte anche dell'impostazione che abbiamo – che a maggior ragione anche il pubblico ministero fa parte della cultura della giurisdizione. Se non pensassi questo, non difenderei l'autonomia della magistratura, l'autonomia della giurisdizione. Per questo lo faccio convintamente in tutti i provvedimenti quando ce n’è l'occasione e anche soprattutto quando esercitiamo il ruolo come Giunta per le autorizzazioni. Quindi, concludendo, molto serenamente, perché, come dicevo, è un caso di scuola, stiamo discutendo di tre intercettazioni che dichiaratamente sono state effettuate per acquisire elementi, per comprovare l'accusa nei confronti di Tizio, Caio, Sempronio e anche del deputato. La legge dice che non si può fare e, quindi, molto tranquillamente, molto serenamente non possiamo concedere l'autorizzazione ma lo facciamo, devo dire, con tutta la dignità del Parlamento e non soltanto serenamente ma orgogliosi di applicare la legge perché pensiamo che si tratti semplicemente dello Stato di diritto. Credo che sarà un triste giorno se, magari alla collega Colonnese, dovesse capitare di dover applicare o decidere e avere la forza di applicare un suo convincimento indipendentemente dalla legge, perché la legge serve a proteggere proprio chi altre protezioni non ha (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà per un minuto.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. La ringrazio, Presidente. A nome del gruppo Conservatori e Riformisti voteremo convintamente contro la richiesta di autorizzazione. Volevo solo esprimere Pag. 115due considerazioni perché faccio parte anche della Giunta per le autorizzazioni. Oggi viene a galla una realtà: alcuni giudici – Dambruoso ne è l'esempio – violano la legge e sostanzialmente alcuni parlamentari, che fanno parte di quella Giunta, cercano in un certo qual modo di ripristinare le regole reali. Vorrei fare solo una considerazione alla collega grillina che dice che va accertata la verità e che, a prescindere dalla legge, andavano autorizzate le intercettazioni. Ricordo personalmente, perché facevo parte della Giunta per le autorizzazioni, che fu avanzata una richiesta di arresto dalla procura di Napoli per Cesaro: quella richiesta, che noi non deliberammo perché dovevamo ancora in quel frangente decidere, è stata annullata dalla Cassazione. Allora io mi chiedo se si ha ancora il coraggio in quest'Aula di seguire quella che è la moda o il livore personale verso una determinata persona e non quello che poi sostanzialmente dovrebbe ripristinare lo stato di fatto.
  In quel caso la Cassazione annullò e bene facemmo in quel caso a non decidere perché probabilmente avremmo commesso un errore che sicuramente nessuno ci avrebbe perdonato. Questa è la prima considerazione. La seconda – ho concluso, Presidente – è la seguente: non bisogna temere, essere tiepidi rispetto al garantismo, giustificare che alcune volte noi autorizziamo, alcune volte non autorizziamo. Noi dobbiamo essere convinti perché applichiamo la legge, perché l'articolo 68 è previsto dalla Costituzione ed ecco perché, nel momento in cui si va nella direzione della legge, ritengo che facciamo un buon lavoro nell'interesse non solo dei parlamentari ma di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione – Doc. IV, n. 16-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di negare l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti del deputato Luigi Cesaro. Preciso – attenzione, colleghi – che chi intenda negare l'autorizzazione deve votare sì e chi intende concederla deve votare no.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Lorenzis... Tripiedi... Baroni... e chiudiamo... Cominardi... e chiudiamo... non fate foto, per favore...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  359   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  285    
    Hanno votato no 74.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Bruno Bossio e Lauricella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. La deputata Ravetto ha segnalato che ha erroneamente votato a favore, mentre avrebbe voluto astenersi).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,30)

  VINCENZO D'ARIENZO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi che escono di farlo in silenzio, se è possibile o almeno senza urlare, mettiamola così. Ne ha facoltà, onorevole D'Arienzo.

  VINCENZO D'ARIENZO. Grazie, Presidente. Il tragico incidente...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

Pag. 116

  VINCENZO D'ARIENZO. Il tragico incidente ferroviario in Puglia richiama la criticità dell'analoga linea ferroviaria Verona-Rovigo. Nessuno sciacallaggio ovviamente e nessun accostamento specioso ma la cosa più ovvia che viene in mente è che la nostra linea a binario unico è come quella pugliese nel rapporto Pendolaria di Legambiente tra le peggiori d'Italia, oltre al fatto che ha tratti in cui ancora non esiste il completamento dell'infrastruttura elettrica, in particolare tra Isola della Scala Cerea e nella tratta Legnago-Rovigo, sebbene ovviamente il sistema del blocco telefonico sia stato superato negli anni Ottanta. In ragione del fatto che su questa linea insiste un pendolarismo importante di studenti e lavoratori, abbiamo presentato l'interrogazione n. 4-11838 al Ministro Delrio con la quale, ancora il 28 gennaio scorso, insieme ai colleghi Narduolo e Crivellaro abbiamo chiesto di promuovere le doverose ed urgenti verifiche volte ad accertare la sussistenza degli standard di sicurezza la cui competenza è dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie. Con questa comunicazione, Presidente, in questo momento triste per la Puglia e per l'Italia, sollecitiamo la risposta all'interrogazione per definire gli impegni e gli ostacoli alla piena sicurezza di questa tratta ferroviaria.

  ALESSANDRO PAGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Presidente, grazie. Ebbi modo di presentare il 25 febbraio l'interrogazione a risposta scritta n. 4-12262 – la cito per lasciare traccia – reiterata pure una seconda volta nei mesi successivi. Riguardava la problematica dei rifiuti speciali prodotti durante l'ammodernamento di un nuovo ramo dell'autostrada, l'ex strada statale n. 640. Perché ne sto parlando, Presidente ? Perché di fronte a due interrogazioni scritte di fatto ancora oggi non abbiamo ricevuto nessun tipo di risposta. Io penso che sia qualcosa che vada fuori dai canoni di un comportamento normale da parte del Governo. Capisco che è una grossa azienda nazionale quella che si occupa di questa problematica e probabilmente sta lavorando perché arrivi una risposta, però io penso che il Governo non si debba fare bloccare da questo tipo di pressing o comunque di lobby. Devo pensare questo dopo quattro mesi, anzi cinque, anche perché nel frattempo ho prodotto una terza interrogazione riguardante la seconda canna, che sta per essere costruita sotto la zona chiamata Sant'Elia, l'Agrigento-Caltanissetta, sempre la stessa autostrada, e lì ci sono già delle case che sono pericolanti. È evidente quindi che ci sono anche dei problemi di incolumità, oltre che danni fisici veri e propri legati agli immobili. Anche qui, ancora una volta, però questa è un'interrogazione più recente, del 10 giugno, la n. 4-13428 e, ancora una volta, anche in questo caso nessuna risposta. Quindi, ben tre su tre: abbiamo questo tipo di record e ritengo che sia arrivato il momento in cui il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al netto delle difficoltà che sta vivendo in questi giorni su casi ben più gravi, prima dopo, dia una risposta.

  MARILENA FABBRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARILENA FABBRI. Signor Presidente, colleghi, intervengo, a titolo personale, per sollecitare una risposta del Governo all'interrogazione n. 5-08490, presentata il 22 aprile scorso, di cui sono prima firmataria insieme agli altri colleghi bolognesi, ed avente per oggetto la crisi aziendale della Stampi Group di Monghidoro, in provincia di Bologna. Gli 83 lavoratori di
  Stampi Group sono in presidio permanente dal 19 marzo scorso, ormai da 120 giorni, senza percepire retribuzione né ammortizzatori sociali. Nonostante i ripetuti incontri in sede istituzionale al tavolo di crisi, istituito presso la regione Emilia-Pag. 117Romagna, e la concreta manifestazione di interesse a rilevare l'impresa da parte di un imprenditore locale, persiste un atteggiamento ostativo da parte dell'attuale proprietà a favorire una soluzione positiva, soluzione che consenta la salvaguardia delle prospettive produttive occupazionali, atteggiamento che impedisce ad oggi anche il ricorso a qualsiasi ammortizzatore sociale disponibile. L'atteggiamento ostile della proprietà risulta ancora più grave se si pensa che, dopo aver acquistato l'azienda a condizioni vantaggiose, ha anche usufruito di agevolazioni fiscali e ammortizzatori sociali esistenti. CGIL, CISL e UIL, FIOM, FIM e UILM, vista la gravità e l'eccezionalità della situazione, hanno deciso di promuovere una sottoscrizione a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori della Stampi Group.
   Chiedo al Governo, non solo una risposta in tempi consoni alla mia interrogazione, ma un intervento, per quanto di sua competenza, al fine di arrivare ad una soluzione positiva che dia certezza occupazionale alle famiglie che vivono una situazione drammatica e prospettive di sviluppo sul territorio di Monghidoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MARCO DONATI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO DONATI. Grazie, Presidente. Le prendo pochi secondi, purtroppo per testimoniare un fatto che è accaduto poche ore fa. La provincia di Arezzo e, in particolare, il capoluogo è stata colpita da un evento meteorologico tanto breve quanto intenso, che ha causato danni ingenti a edifici pubblici e privati. Sono decine gli alberi divelti, che si sono abbattuti sulle strade, sui veicoli e i danni sembrano ingenti. In queste ore, pochi minuti fa, ho parlato con il prefetto e con il sindaco; sono preoccupati, anche se la situazione si è normalizzata e per fortuna non ci sono, se non in rari casi – in questo momento sembrano situazioni sotto controllo – danni a persone, tali da causare vittime. Però sono ore molto difficili, i danni sono davvero elevati, saranno i prossimi giorni necessari a contare i danni e a capire quale può essere l'intervento, ma credo ci tengano in questo momento i cittadini d'Arezzo a ricevere da quest'Aula un senso d'incoraggiamento, soprattutto i tanti operatori che si stanno adoperando per fare in modo che la situazione torni lentamente alla normalità. La ringrazio per questo tempo che mi ha dedicato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  SIMONE VALENTE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Solo per sollecitare la risposta a quattro interrogazioni, la 5-09011, la 5-08615, la 5-05803 e la 4-13493.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Valente. Per le sue interrogazioni, così come per quelle sollecitate dagli altri colleghi, la Presidenza si farà parte diligente nel sollecito al Ministero dei rapporti col Parlamento delle risposte che sono state richieste.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 14 luglio 2016, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate):
   Delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali (collegato alla legge di stabilità 2016) (C. 3594-A).
  — Relatori: Giacobbe (per la XI Commissione) e Piazzoni (per la XII Commissione), Pag. 118per la maggioranza; Cominardi, Martelli e Simonetti (per la XI Commissione) e Di Vita (per la XII Commissione), di minoranza.

  2. – Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati telefonici nei confronti del deputato Chaouki (Doc. IV, n. 17-A).
  — Relatore: Marchi.

  3. – Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Roma – Seconda Sezione Lavoro, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 91 del 2016.

  La seduta termina alle 19,40.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LELLO DI GIOIA SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE (A.C. 3886-A)

  LELLO DI GIOIA. Il gran numero di provvedimenti che hanno interessato l'Ilva sono la dimostrazione sia della delicatezza della questione, stante le problematiche legate alla salvaguardia della salute dei lavoratori e degli abitanti del territorio, sia dell'importanza strategica, per l'economia regionale e quella nazionale, della produzione siderurgica a Taranto.
  Il decreto-legge n. 98/2016, che consta di quattro articoli, interviene sulle norme riguardanti la procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA, tuttora in corso, modificando alcune disposizioni per lo più contenute nei più recenti decreti legge riguardanti la modifica e l'attuazione del Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria e i diritti e gli obblighi degli acquirenti (o affittuari) del complesso aziendale.
  La sfida che si sta affrontando a Taranto è certamente la più imponente tra quelle che hanno coinvolto il sistema industriale nel nostro Paese, perché non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un'area che include oltre lo stabilimento siderurgico, una raffineria, un cementificio, un porto crocevia di importanti traffici commerciali legati al petrolio e che quindi non si potrà mai pensare che sia un'area senza alcun impatto ambientale ed è per questo motivo che ulteriori provvedimenti, come quello che abbiamo all'esame che tentino di coniugare in maniera più determinante produttività e sicurezza sono comunque auspicabili.
  Nel mese di maggio u.s. si è svolta, presso lo stabilimento di Taranto, la presentazione dei risultati della rete di biomonitoraggio realizzata per rilevare la qualità dell'aria nelle aree limitrofe alla fabbrica, come previsto dalla prescrizione 93 del riesame Aia 2012. Tali iniziativa ha visto la presenza dei tecnici di tutte le strutture preposte ai controlli e al monitoraggio dell'area. I risultati di tali studi sono stati, a loro volta, sottoposti al controllo di un comitato di revisione scientifica composto da Professori provenienti da prestigiose Università italiane: Trieste, Cagliari, Siena e Bologna.
  Questa attività si pone lo scopo di indagare le risposte di organismi biomonitor nei confronti di tre tipologie di inquinanti atmosferici (SO2 e NOx, metalli ed elementi in traccia e ozono troposferico); rilevare la presenza di Pcdd/f, Ipa e Pcb nei tessuti vegetali nelle aree limitrofe allo stabilimento uva di Taranto (piante di cavolo verde e aghi di pino); definire i quartieri che rappresentano l'insieme delle aree potenzialmente impattate dallo stabilimento Ilva rispetto ad aree più lontane dalle fonti emissive. Dal confronto è emerso che le attività di biomonitoraggio hanno fatto registrare risultativi positivi significativi, pur considerando che sul territorio insistono numerose altre fonti di inquinamento urbano e industriale, che contribuiscono a rendere il quadro della situazione complesso ed eterogeneo, e che le risposte dei biomonitor dipendono anche da altri fattori ambientali che esulano Pag. 119dall'inquinamento atmosferico e che non sono in grado di distinguere le ricadute dovute a diverse sorgenti inquinanti.
  Secondo le conclusioni degli esperti, infatti, la situazione attuale è ascrivibile a contesti urbanizzati e, in alcuni casi, a contesti rurali. Stando a quanto emerso nell'incontro, la situazione attuale è in linea con gli studi bibliografici che presentano simili caratteristiche metodologiche e ambiti di applicazione.
  Perché ho ricordato questa importante relazione, proprio per rimarcare due aspetti fondamentali: il primo è che la vicenda dell'Uva di Taranto è complessa e di non facile soluzione, la seconda è che quanto fatto sino ad oggi ha certamente contribuito a migliorare in maniera significativa la situazione e che, di conseguenza, è meglio intervenire con più provvedimenti se questi sono una conseguenza delle necessità che si manifestano sul campo a salvaguardia della cittadinanza.
  Con questo ulteriore decreto legge, si sta tentando di garantire sia il proseguo delle attività lavorative che maggiori garanzie sul fronte del risanamento ambientale e, conseguentemente, della sicurezza dei cittadini e dei lavoratori.
  La strada scelta dal Governo è, a nostro parere, quella giusta perché, come abbiamo avuto più volte modo di asserire la chiusura dello stabilimento non solo avrebbe creato un danno economico enorme a livello nazionale e locale, con un aumento esponenziale della disoccupazione sul territorio ma non avrebbe di certo risolto le questione ambientali stante il conseguente blocco nell'attuazione delle prescrizioni dell'AIA.
  Nel provvedimento si prevede che le se le offerte presentate entro il 30 giugno 2016 per l'acquisizione dei complessi aziendali del Gruppo ulva, dovessero comportare modifiche al Piano già approvato, le stesse dovranno essere sottoposte all'esame di un comitato di esperti che potrà richiedere qualsiasi tipo di integrazione alla documentazione presentata al fine di rispettare e portare a termine il Piano ambientale. Il comitato di esperti dovrà tenere conto, inoltre, dei limiti imposti dalle attuali normative europee in materia e ciò, ovviamente, a maggiore tutela del territorio, dei lavoratori e della cittadinanza.
  A questo si è aggiunto, grazie al lavoro delle Commissione, la norma che prevede che questi esperti possano usufruire dell'appoggio del sistema nazionale delle agenzie ambientali, all'interno delle quali vi sono e sono riconosciute professionalità importanti nel campo della sicurezza ambientale e sanitaria.
  Nella stessa direzione può essere inserita la scelta di istituire, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un coordinamento tra la Regione Puglia, i ministeri competenti e i comuni interessati, così come aveva richiesto il Sindaco di Taranto.
  Insomma, si sta facendo tutto ciò che è possibile per garantire la popolazione di Taranto e i lavoratori dell'impianto che si sta mettendo in essere il miglior sistema di controlli possibile.
  Sappiamo bene che la produzione di acciaio è di vitale importanza nella realtà economica mondiale e che, messa in sicurezza la produzione affinché non si abbiano a ripetere situazione di grave danno per le popolazioni, dobbiamo fare di tutto per rilanciare e riqualificare lo stabilimento siderurgico. Questo non significa anteporre la produzione alla salute pubblica, ma significa vincere una grande scommessa e far convivere i temi della sicurezza pubblica con quelli del rilancio di un importante polo industriale, puntando su una siderurgia moderna e sostenibile, dove la riduzione delle emissioni inquinanti rappresenti un obiettivo sempre presente sapendolo legare a nuove modalità produttive sempre più rispettose dell'ambiente, della salute, del lavoro e di tutti i cittadini abitanti quei territori.
  In questi anni sono stati svolti 112 interventi di risanamento ambientale ed altri 58 sono in corso, a dimostrazione di come gli impegni presi dal governo in tale senso non sono state solo parole vuote ma fatti concreti. Su questa strada bisogna perseverare.Pag. 120
  Sono inoltre da evidenziare le modifiche apportate dalle commissione volte sia a potenziare gli organici di ARPA PUGLIA al fine di consentire maggiori capacità di controllo a difesa della salute dei cittadini sia a limitare temporalmente il cosiddetto scudo giudiziario previsto attualmente per i commissari straordinari e per gli eventuali acquirenti o affittuari del complesso aziendale, sia la scelta fatta di privilegiare il pagamento dei crediti alle imprese fornitrici.
  Avere limitato i tempi dello scudo temporale è stata una scelta importante, affinché non abbia a determinarsi una sorta di immunità nei confronti responsabili aziendali che si dovessero rendere responsabili di eventuali violazioni di legge e soprattutto che ciò sia stato accompagnato dal potenziamento del personale ARPA Puglia, organo per altro soggetto a piena responsabilità civile e penale.
  Dobbiamo avere, lo voglio ripetere, come punto di riferimento sicurezza dei lavoratori e salute dei cittadini. Ce lo chiede il Paese, ce lo chiede la città di Taranto, lo dobbiamo ad un territorio che già ha troppo sofferto e che ha pagato, con un pesante tributo di vite umane, le scelte scellerate che hanno accompagnato le politiche di sviluppo, in particolare nel Mezzogiorno, nei decenni passati.
  Noi come deputati della componente, esprimiamo il nostro voto favorevole al provvedimento, perché crediamo che l'ILVA possa e debba tornare ad essere una grande acciaieria, perché la produzione siderurgica a Taranto, come negli stabilimenti in Liguria e in Piemonte, rappresenta un asset strategico per l'economia regionale e nazionale, fornendo acciaio a molteplici realtà industriali nazionali ed estere.
  I timidi ma importanti segnali di ripresa occupazionale nel Mezzogiorno sono un elemento su cui va, con più forza e determinazione, concentrata l'iniziativa politica del governo ed è per questo che riteniamo che anche questo provvedimento vada nella direzione giusta.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, NICOLA MOLTENI, STEFANO DAMBRUOSO, PAOLA BINETTI E FABRIZIA GIULIANI SULLA PROPOSTA DI LEGGE (A.C. 1460-B)

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il provvedimento che approviamo oggi in via definitiva ha una storia lunga e complessa; la prima proposta di legge per ratificare la Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati Ue risale al 2000, mentre in questa Legislatura è l'Ac 1332 a firma del collega Marazziti, presentata il 9 luglio 2013. La successiva proposta Verini del 1o agosto 2014, aggiungeva ai normali articoli relativi alla ratifica ed esecuzione della Convenzione, un articolo, il terzo, con una Delega al Governo per la completa attuazione della Convenzione, in particolare in materia di estradizione e di assistenza. La discussione iniziava nelle Commissioni riunite II e III nel giugno 2014 ed il testo base per approvare il provvedimento è stato presentato il 26 giugno dello stesso anno.
  Dopo questa accelerazione, però, si è registrato un brusco stop, a seguito della presentazione di una proposta di legge analoga da parte del Governo il 13 gennaio 2015. Il provvedimento del Governo aveva per titolo: Delega al Governo per la riforma del Libro XI del codice di procedura penale, Modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero: termine per la consegna e durata massima delle misure coercitive (Ac 2813). Il Governo, infatti, ha ritenuto di intervenire notando, come si leggeva nella relazione di accompagnamento, la grave inadeguatezza delle norme esistenti e riguardanti il sistema di assistenza giudiziaria di fronte ad una criminalità che ha diffuso il suo raggio d'azione ben oltre i confini del territorio nazionale. Appariva quindi, opportuno, secondo il Governo, introdurre regole speciali per la cooperazione con le autorità di Stati che non fanno parte della Ue, ben distinte da Pag. 121quelle che regoleranno i rapporti con gli altri Stati Ue. In particolare, proseguiva la relazione, si avverte la necessità di valorizzare nei rapporti tra Stati Ue il meccanismo della trasmissione diretta all'autorità giudiziaria competente dell'esecuzione della rogatoria, in modo da assicurare la trattazione immediata delle rogatorie urgente. Per questo è necessario cancellare, prosegue il Governo, l'attuale vincolo che prevede il controllo preventivo da parte della Corte di Cassazione sulle competenze, cosa che provoca un non necessario rallentamento delle procedure. Inoltre, il Governo ritiene necessario intervenire per risolvere la difficoltà incontrata dal giudice di Corte d'appello nel governare materie ed esigenze investigative affidate di solito alla competenza di organi diversi.
  Anche il tema dell'estradizione veniva toccato dal disegno di legge del Governo, che ritiene che questo istituto appare disciplinato in maniera eccessivamente farraginosa. Si intendeva, quindi, semplificare le procedure e nel contempo rafforzare le garanzie della difesa, potenziando i meccanismi di interlocuzione diretta dell'autorità giudiziaria con le competenti autorità dello Stato richiedente per l'acquisizione di elementi informativi.
  Dopo l'intervento del Governo, dunque, è stato necessario, di fatto, ricominciare daccapo, e nel febbraio 2015, le Commissioni Il e III hanno abbinato il ddl di delega agli altri relativi alla Convenzione in esame dall'estate del 2014. Il 16 aprile 2015 il Governo ha, poi, presentato un articolo aggiuntivo al testo delle Commissioni, inserendo di fatto il ddl del Governo nel testo di legge che ratifica la Convenzione. Sottolineo che la Convenzione si integra molto bene nel disposto del Trattato costituzionale dell'Ue andando a rimuovere i limiti che hanno a lungo condizionato il cosiddetto terzo pilastro dell'Unione, ovvero la cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
  Nella fattispecie, ricordo che la Convenzione risulta ratifica da 24 dei 28 (ora 27...) Stati Ue e si compone di un preambolo e di 30 articoli suddivisi in 5 titoli. Il Titolo I reca principali indicazioni per uniformare le procedure e le formalità con cui devono svolgersi le rogatorie, mentre il II regolamenta le richieste relative a forme specifiche di assistenza giudiziaria. Importante appare il Titolo III (articoli 17-22) che riguarda il tema delle intercettazioni delle telecomunicazioni.
  Sottolineo, inoltre, che il Titolo IV della Convenzione tratta il delicato tema della protezione dei dati personali, che possono essere utilizzati da uno Stato membro cui sono trasferiti esclusivamente ai fini dei procedimenti nei quali si applica la Convenzione in oggetto, o altri connessi, nonché per la prevenzione di un grave e immediato pericolo per la sicurezza pubblica. Nel Titolo V sono comprese le disposizioni finali.
  Ma se riportiamo la nostra attenzione all’iter del provvedimento, nel giugno 2015 la Camera ha approvato, in prima lettura, il provvedimento in discussione, che è passato al Senato, dove ha subito parecchie modifiche sostanziali, che hanno chiarito e precisato la portata della proposta oggi in discussione. Non è utile ripercorrere tutti gli interventi del Senato ma è da notare che una di esse riguarda una disposizione di delega al Governo volta a prevedere l'applicazione del principio di reciprocità nei confronti del Regno Unito e Irlanda. Tale disposizione potrebbe, oggi, oggetto di ulteriori modifiche conseguenti alla cosiddetta «Brexit» in base al negoziato che verrà attivato. Il Senato è anche intervenuto per quel che riguarda le intercettazioni all'estero, precisando che l'attuazione di questo profilo della delega dovrà essere data nel rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano.
  Tra le modifiche apportate dall'altro ramo del Parlamento, appare significativa quella relativa al tema dell'estradizione. Si è, infatti, rafforzata la tutela dei diritti fondamentali circoscrivendo ulteriormente le ipotesi di concessione dell'estradizione verso uno Stato che potrebbe applicare la pena di morte. A fronte della formulazione attuale, che consente l'estradizione in presenza di assicurazioni all'autorità Pag. 122giudiziaria e al Ministro della Giustizia circa la non esecuzione della pena capitale, la proposta di legge subordina l'estradizione all'emanazione da parte dell'autorità giudiziaria estera di una decisione irrevocabile che applichi una pena diversa dalla pena di morte o che commuti la pena di morte in altra pena e la verifica è di competenza dell'autorità giudiziaria italiana.
  Si è trattato, quindi, di un lavoro proficuo che ha migliorato il testo licenziato dalla Camera. Ma questi miglioramenti hanno inevitabilmente allungato ancora i tempi, come ricordato già molto lunghi, per l'approvazione definitiva di un provvedimento complesso ed importante che avrà il voto favorevole del Gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico, ricordando, come fece già il collega Marazziti, nel giugno 2015, che l'approvazione del provvedimento in discussione consentirà tra l'altro lo svolgimento di rogatorie internazionali molto importanti, come ad esempio quella del DC-9 Itavia, non ancora possibili proprio per la mancata approvazione del testo che oggi stiamo votando. Riteniamo, quindi, che si tratti di un momento molto significativo e confermiamo, come detto, il voto favorevole del Gruppo.

  NICOLA MOLTENI. Onorevoli Colleghi, Signor Presidente, Signori Membri del Governo !
  Come certamente ben ricorderete, perché già discusso oltre un anno fa una prima volta in questa Assemblea, il provvedimento al nostro esame deriva da una serie di iniziative legislative assunte da alcuni nostri colleghi, che avevano notato come dal lontano 2000 la Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione Europea giacesse in una sorta di dimenticatoio.
  Eppure si trattava di un atto internazionale importante, innovando una precedente Convenzione risalente al 1959, integrata successivamente da vari Protocolli e disposizioni aggi untive, ma comunque inadeguata alla nuova realtà in cui operano ormai pericolosi soggetti criminali o terroristici transnazionali.
  Il nostro Paese era in ritardo, il Governo esitava.
  Ha supplito allora la Camera, fatto sul quale si dovrebbe riflettere in un momento in cui da tante parti, ingiustamente, si sostiene che il Parlamento è un testimone impotente e passivo di quanto si decide a Palazzo Chigi.
  Ed è un fatto tanto più significativo se si considera che fino agli anni novanta era dubbio che le autorizzazioni a ratificare ed eseguire i trattati potessero essere oggetto di iniziative legislative promosse dai membri della Camera o del Senato.
  A spingere alcuni deputati a muoversi fu anche la speranza di poter utilizzare gli strumenti della Convenzione per acquisire nuovi dati sulla strage di Ustica. Ci sono comunque volute ben cinque Proposte di Legge prima che il Governo depositasse un suo Disegno di Legge in questo ramo del Parlamento, quello a firma dei Ministri Orlando e Padoan.
  Il Governo, peraltro, è riuscito egualmente a far danno anche in questa circostanza. Perché, pur accettando che venisse scelto come testo base un provvedimento diverso dal proprio, ha comunque ottenuto che vi figurasse un articolo aggiuntivo, il quarto, che ha scatenato vivaci polemiche nelle Commissioni, inducendo più di un gruppo parlamentare a votare contro il testo che oggi esaminiamo.
  Non a caso, è proprio su quella parte che il Senato è intervenuto con i suoi interventi modificativi, determinando il ritorno del provvedimento nel nostro ramo del Parlamento.
  Con l'articolo 4 di cui il Governo ha chiesto ed ottenuto l'inserimento con un proprio emendamento, infatti, alla Ratifica ed Esecuzione della Convenzione sull'Assistenza Giudiziaria si è aggiunta la delega a riformare l'intero Libro XI del Codice di Procedura Penale, che avrebbe meritato invece un provvedimento a sé e comunque una discussione ben più ampia.
  Gli articoli 1 e 2, in effetti, non pongono problemi particolari ed anche i principi dell'articolo 3, che disciplinano l'attuazione Pag. 123della Convenzione nel nostro ordinamento tramite delega legislativa, sono passati senza eccessiva difficoltà. È buon senso, in effetti, stabilire il principio che l'assistenza giudiziaria cross-border debba comunque avere un limite nelle libertà individuali e nei diritti dell'uomo.
  Gli articoli 4, 5 e 6 – che in parte riproducono il disegno di legge governativo AC. 2813, recante delega al Governo per la riforma del Libro XI del codice di procedura penale – sono stati modificati dal Senato, che ne ha integrato il contenuto.
  In particolare, l'articolo 4 individua i principi e criteri direttivi per la riforma del libro XI del codice di rito, in materia di rapporti giurisdizionali con autorità straniere.
  Nel corso dell'esame in Senato è stato anzitutto precisato che nella riforma il Governo dovrà tenere distinti i rapporti con le autorità di Stati membri dell'Unione europea da quelli con le autorità di Stati diversi. In relazione ai primi, infatti, la cooperazione giudiziaria in materia penale dovrà essere realizzata nel rispetto dei Trattati e degli atti normativi UE; solo in assenza di disposizioni specifiche, si potranno applicare le convenzioni internazionali e le norme di diritto internazionale generale e, in via residuale, le disposizioni del codice di procedura.
  Nei rapporti con gli Stati non membri dell'Unione europea la cooperazione giudiziaria si dovrà svolgere nel rispetto delle convenzioni internazionali e del diritto internazionale e, in via residuale, nel rispetto di quanto disciplinato dal codice di procedura penale (lettera a)). In entrambi i casi è riconosciuto il potere del Ministro della giustizia di rifiutare la cooperazione se lo Stato richiedente assistenza non fornisce idonee garanzie di reciprocità (lettera b)).
  La delega per la riforma dell'assistenza giudiziaria prevede:
   che se la richiesta ha per oggetto acquisizioni probatorie da compiersi davanti al giudice, ovvero attività che secondo il nostro ordinamento non possono svolgersi senza l'autorizzazione del giudice, il PM presenti senza ritardo le proprie richieste al GIP del tribunale del capoluogo del distretto e che negli altri casi il procuratore della Repubblica «provveda» (e non più, come nel testo della Camera, «dia esecuzione»), senza ritardo, alla richiesta di assistenza giudiziaria con decreto motivato. In particolare si prevede, sul versante passivo della cooperazione a fini di acquisizione probatoria e del sequestro a fini di confisca, l'intervento del procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto e del giudice per le indagini preliminari del medesimo ufficio, in luogo di quello del procuratore generale presso la corte d'appello e della medesima corte (numeri 2 e 3);
   criteri per la risoluzione dei conflitti quando gli atti da compiere investano le competenze di distretti giudiziari diversi (numero 4). In particolare, il Senato ha precisato che, se si tratta di attività che richiedono l'autorizzazione del giudice, la Corte di cassazione dirime il conflitto con procedura in camera di consiglio (articoli 32 e 127 c.p.p.), dandone avviso al solo procuratore generale presso la Cassazione e comunicando la propria decisione, oltre che all'autorità giudiziaria designata anche al Ministro della giustizia; se il conflitto riguarda attività che non richiedono l'intervento del giudice. si applicano le procedure dettate per il contrasto tra pubblici ministeri (artt. 54 e ss. c.p.p.);
   ipotesi nelle quali l'autorità giudiziaria può non dare corso alla richiesta di assistenza (numero 5). Si tratta di una elencazione di casi (atti contrari alla legge o ai principi del nostro ordinamento; fatto con previsto come reato nel nostro ordinamento; procedimento penale che possa essere ritenuto discriminatorio; possibile ostacolo a indagini in corso in Italia) introdotta dal Senato, in presenza dei quali l'assistenza giudiziaria può essere negata;
   l'impiego della videoconferenza per consentire la partecipazione al procedimento a distanza non solo dell'imputato, ma anche del testimone o del perito, nei rapporti con altri Stati UE (numero 9);Pag. 124
   la possibilità di costituire squadre investigative comuni nell'ambito dell'Unione europea o nella cooperazione con Paesi terzi; in quest'ultimo caso, della costituzione della squadra dovrà essere informato il Ministro della giustizia (numero 10). La proposta di costituzione della quadra dovrà essere comunicata al titolare delle indagini e, in caso di indagini collegate di più procure, dovrà essere preliminarmente individuata una intesa tra gli inquirenti; in merito il Governo dovrà disciplinare procedure semplificate per la risoluzione di eventuali conflitti (numero 11). Il Governo dovrà anche prevedere l'utilizzabilità degli atti compiuti dalla squadra investigativa all'estero, se conformi ai principi fondamentali del nostro ordinamento (numero 12);
   la disciplina dell'acquisizione e dell'utilizzazione delle informazioni trasmesse spontaneamente dall'autorità straniera (numero 13);
   che l'eventuale citazione all'estero di un testimone o di un perito possa essere autorizzata dal Ministro della giustizia sono in presenza di garanzie circa l'immunità della persona citata (numero 14, come integrato dal Senato);
   che il trasferimento temporaneo di persone detenute a fini investigativi debba essere autorizzato dal Ministro della Giustizia, sentita l'autorità giudiziaria interessata (numero 14).

  La disciplina dell'estradizione:
   è distinto l'esercizio dei poteri dell'autorità politica e dell'autorità giudiziaria, con l'esplicita attribuzione al Ministro della giustizia di un potere di blocco delle procedure di estradizione avviate su richiesta dell'autorità giudiziaria o delle procedure di estradizione dall'estero; tale potere può essere esercitato a tutela di interessi supremi della Repubblica (numeri 1, 2 e 8). Lo stesso Ministro è competente a decidere in ordine all'accettazione delle condizioni poste dallo Stato estero per concedere l'estradizione e al rispetto di tali condizioni sarà vincolata anche l'autorità giudiziaria (numero 9, introdotto dal Senato);
   sul versante dell'autorità giudiziaria, è attribuita alla corte d'appello la decisione sulla richiesta di estradizione per l'estero, previa richiesta del procuratore della Repubblica (numero 3); i poteri di quest'ultimo a fronte di una richiesta di estradizione (identificazione, interrogatorio, richiesta di integrazione documentale) sono delineati dal numero 4. Il Senato ha esplicitato i presupposti in base ai quali la corte d'appello può concedere o negare l'estradizione; in assenza di convenzione, l'estradizione dovrà essere concessa se sussistono gravi indizi di colpevolezza, una sentenza irrevocabile di condanna e se, per i medesimi fatti, non è in corso un procedimento penale in Italia, né è già stata pronunciata sentenza irrevocabile (numero 6). La corte d'appello dovrà invece, in ogni caso, negare l'estradizione se il fatto per il quale è richiesta è punito con la pena di morte, se il procedimento penale che sarà seguito non assicura il rispetto dei diritti fondamentali, se la sentenza irrevocabile che dovrà essere eseguita contiene disposizioni contrarie ai principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, se si ritiene che la persona possa essere sottoposta ad atti persecutori o discriminatori (numero 7). Sono disciplinati i rapporti tra custodia cautelare e domanda di estradizione (numeri 10 e 11) ed è prevista la riparazione per l'ingiusta detenzione sofferta all'estero a fini estradizionali.

  Quanto ai principi in materia di riconoscimento di sentenze penali di altri Stati e di esecuzione all'estero di sentenze penali italiane (lettera e)) la delega è ispirata in primo luogo a principi di massima semplificazione (numero 1).
  Inoltre, il Senato ha precisato che la competenza per il riconoscimento della sentenza straniera è attribuita alla corte d'appello ed ha individuato una serie di casi in presenza dei quali il riconoscimento dovrà essere negato (numero 2): Pag. 125sentenza non irrevocabile, contraria ai principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, pronunciata da un giudice non indipendente o a seguito di processo non equo, discriminatoria; fatto non previsto come reato in Italia, fatto oggetto di giudizio penale in Italia; bene da confiscare in base alla sentenza non confiscabile nel nostro ordinamento.
  Il Senato ha anche delineato il procedimento che dovrà essere seguito per riconoscere la sentenza straniera (numero 3). In particolare, la corte d'appello, nel dare esecuzione alla sentenza, dovrà determinare la pena da eseguire nel nostro Stato, tenendo conto di quanto previsto dal nostro codice penale e rispettando il limite massimo di pena previsto per il fatto nel nostro ordinamento. Eventuali benefici che siano stati già riconosciuti nello Stato che ha emesso la sentenza (es. sospensione condizionale della pena o liberazione condizionale) dovranno essere convertiti in analoghe misure previste nel nostro ordinamento. Nel procedimento di riconoscimento il legislatore delegato dovrà prevedere il potere del Ministro della giustizia, fermo il rispetto dei nostri principi fondamentali, di garantire allo Stato estero l'osservanza di eventuali condizioni particolari richieste per l'esecuzione. In materia di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie nei rapporti con Stati membri dell'Unione europea (lettera l)) si prevede che:
   ai fini della garanzia giurisdizionale la competenza sia attribuita alla corte d'appello, con il procedimento già descritto per il riconoscimento delle sentenze straniere (come precisato nel corso dell'esame in Senato);
   le decisioni giudiziarie emesse dalle competenti autorità degli Stati dell'Unione europea possano essere eseguite nel territorio dello Stato in base al principio del mutuo riconoscimento (numero 1);
   l'autorità giudiziaria italiana possa essere destinataria diretta delle decisioni giudiziarie da eseguirsi nel territorio dello Stato e possa richiedere alle competenti autorità degli altri Stati dell'Unione europea l'esecuzione di proprie decisioni in conformità al principio del mutuo riconoscimento (numero 2). Viene quindi meno la preventiva valutazione del Ministro della giustizia, salva la sussistenza del potere di garantire, nei casi e nei modi previsti dalla legge, l'osservanza delle condizioni eventualmente richieste in casi particolari per l'esecuzione all'estero o nel territorio dello Stato della decisione della quale è stato chiesto il riconoscimento (numero 3);
   il mutuo riconoscimento riguarda anche le decisioni assunte nei confronti di persone giuridiche (numero 4);
   la decisione sul riconoscimento della decisione da eseguirsi nel territorio dello Stato deve essere adottata con la massima urgenza e in modo da assicurarne tempestività ed efficacia, con regole speciali per l'esecuzione cui l'interessato ha prestato il consenso (numero 5);
   l'autorità giudiziaria italiana, nei casi previsti dalla legge, dà esecuzione alle decisioni giudiziarie degli altri Stati dell'Unione europea anche nel caso in cui il fatto non sia previsto come reato dalla legge nazionale, e che non possa essere sindacato il merito della decisione giudiziaria, salvo il rispetto dei principi fondamentali dell'ordinamento giuridico (numero 6);
   sia stabilita l'impugnabilità – in genere senza effetto sospensivo dell'esecutività – delle decisioni di riconoscimento (numero 7). Come precisato dal Senato, l'effetto sospensivo potrà essere previsto in ragione della rilevanza dei beni della persona coinvolti nelle procedure di riconoscimento;
   siano stabiliti rimedi a tutela dei diritti dei terzi di buona fede, eventualmente pregiudicati dall'esecuzione della decisione (numero 8).

  La lettera g) delega il Governo a disciplinare il trasferimento dei procedimenti giurisdizionali tra Stati diversi, prevedendo in particolare che, se il procedimento Pag. 126deve passare dall'autorità giudiziaria italiana alla giurisdizione di altro Stato, il Ministro della giustizia sia interpellato per potersi opporre. Il trasferimento dovrà comunque assicurare l'idoneità – per legame con il fatto per il quale si procede o con le fonti di prova – della decisione assunta dalla giurisdizione di altro Stato.
  I commi 2 e 3 disciplinano le modalità e i tempi (entro un anno) di esercizio della delega, prevedendo il coinvolgimento delle competenti Commissioni parlamentari (anche per i profili finanziari) e autorizzando l'esecutivo ad adottare decreti legislativi correttivi ed integrativi (entro 18 mesi dall'esercizio della delega).
  L'articolo 5 introduce modifiche agli articoli 698, 708 e 714 del codice di procedura. In particolare, la modifica all'articolo 698, comma 2, c.p.p., introdotta dal Senato, riguarda la tutela dei diritti fondamentali ed è volta a circoscrivere ulteriormente le ipotesi di concessione dell'estradizione verso uno Stato che potrebbe applicare la pena di morte. A fronte della formulazione attuale, che consente l'estradizione in presenza di assicurazioni all'autorità giudiziaria e al Ministro della giustizia circa la non esecuzione della pena capitale, la proposta di legge subordina l'estradizione all'emanazione da parte dell'autorità giudiziaria estera di una decisione irrevocabile che applichi una pena diversa dalla pena di morte o che commuti la pena di morte in altra pena. La verifica è rimessa all'autorità giudiziaria italiana.
  Già in occasione della prima lettura, un anno fa, sottolineammo come l'articolo 4 si presentasse particolarmente controverso, dal momento che secondo noi apriva la via a possibili condizionamenti intrusivi nella nostra sfera sovrana, comprimendo e limitando, come prevede, l'articolo 4, comma 1, lettera a) al solo «caso di pericolo per la sovranità, la sicurezza o altri interessi essenziali dello Stato», il potere del Ministro della Giustizia di negare l'assistenza richiesta dalle magistrature Paesi terzi.
  Il Senato vi ha messo le mani in modo assai intrusivo, in parte nella direzione che noi auspicavamo, precisando innanzitutto come nella riforma il Governo dovrà tenere distinti i rapporti con le autorità di Stati membri dell'Unione europea da quelli con le autorità di Stati diversi. In relazione ai primi, infatti, la cooperazione giudiziaria in materia penale dovrà essere realizzata nel rispetto dei Trattati e degli atti normativi comunitari, mentre solo in assenza di disposizioni specifiche, si potranno applicare le convenzioni internazionali e le norme di diritto internazionale generale e, in via residuale, le disposizioni del codice di procedura.
  Il Senato ha altresì introdotto una disposizione per limitare la collaborazione ai Paesi con i quali viga e sia rispettato il principio di reciprocità.
  Inoltre, ed è assai importante, a Palazzo Madama si è escluso che l'autorità giudiziaria del nostro Paese possa aderire alle richieste delle procure straniere se vi siano fondate ragioni per ritenere che considerazioni relative alla razza, alla religione, al sesso, alla nazionalità, alla lingua, alle opinioni politiche o alle condizioni personali e sociali possano influire sull'esito del processo o se l'esecuzione della domanda di assistenza giudiziaria possa pregiudicare indagini o procedimenti penali in corso nello Stato.
  Sono dei passi in avanti, seppure per noi non sufficienti ad eliminare le preoccupazioni che sorgono dal fatto che in molti ordinamenti diversi dal nostro la magistratura non goda del medesimo livello d'indipendenza accordato ai giudici italiani. Si pensi ad esempio alla Francia, Paese nel quale la Pubblica Accusa è legata al Governo, che può indicare le priorità cui si dovranno uniformare nella loro azione i procuratori della Repubblica.
  Sotto questo punto di vista, merita di essere ricordato come, dal punto di vista dell'accordo che si vuole ratificare e cui si vuol dare esecuzione, «l'interlocutore» sia il magistrato inquirente (P.M. I, e non un magistrato terzo, come è chiaramente indicato dal medesimo articolo 4 e comma 1, alla lettera a), n. 7): «le regole sull'esecuzione Pag. 127di domande di assistenza giudiziaria si applichino, ... alle richieste presentate, ai fini di un procedimento concernente un reato, da autorità amministrative di altri Stati e che, in tali casi, le richieste siano trasmesse per l'esecuzione al procuratore della Repubblica del luogo».
  Viene fortemente limitata anche la facoltà di respingere le domande di estradizione presentate dagli Stati membri dell'Ue.
  Molto opportunamente, peraltro, il Senato, come riferito, ha introdotto alcuni correttivi al riguardo, in particolare intervenendo sull'articolo 5 per modificare l'articolo 698 del Codice di Procedura Penale, allo scopo di escludere che si possa estradare chi sia accusato di aver compiuto un crimine punibile con la pena di morte, salvo il caso in cui l'autorità giudiziaria accerti che è stata adottata una decisione irrevocabile che irroga una pena diversa dalla pena di morte o, se questa è stata inflitta, è stata commutata in una pena diversa.
  Si tratta comunque di una disposizione assai delicata, che potrebbe anche essere applicabile ai due marò, qualora la corte arbitrale internazionale desse ragione all'India e non a noi, come peraltro tutti auspichiamo che accada.
  In sintesi, noi riteniamo che il passaggio al Senato abbia in qualche modo sancito la fondatezza delle nostre preoccupazioni, migliorando in più punti il provvedimento, anche se dei dubbi rimangono e soprattutto resta la nostra contrarietà ad un'operazione che sta comportando una profonda riforma del Codice di Procedura Penale senza i necessari approfondimenti.
  Permane altresì la sensazione che si stia continuando a cedere sovranità alle istanze sovranazionali europee, a dispetto delle inquietudini sempre più diffuse che nel nostro Continente sta suscitando il progetto d'integrazione europea, recentemente culminate nel voto britannico che ha sancito la Brexit.
  Saremo di fatto costretti a cedere a molte domande, per di più cercando di onorare anche specifiche richieste in materia di formalità, procedure e termini procedurali, provvedendo altresì alla restituzione degli eventuali beni acquisiti per via di reato ed al trasferimento temporaneo di detenuti in attesa di giudizio nelle nostre carceri, per permetterne l'interrogatorio o la testimonianza.
  Per questo motivo, la Lega Nord voterà comunque contro il provvedimento al nostro esame, considerandolo un'ulteriore, non necessaria, cessione della nostra sovranità.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi, la Convenzione relativa all'assistenza giudiziaria del 29 maggio 2000, già operativa, con ratifiche interne, in 24 Paesi dell'Europa, arriva finalmente anche da noi: a distanza di ben 16 anni, viene ratificata e resa operativa.
  Essa si è mossa su un quadro normativo costituito dalla Convenzione europea del 1959, dalla Convenzione di applicazione del Trattato di Schengen del 1985 e dal Trattato Benelux di estradizione e assistenza del 1962.
  Il provvedimento parte dall'assunto, chiarito nella sua originaria relazione introduttiva, della inadeguatezza dell'attuale sistema normativo di assistenza giudiziaria, a fronte di una criminalità, specialmente quella organizzata, che ha esteso il proprio raggio di azione ben oltre i confini del territorio di un singolo Stato e che sa ben sfruttare tutte le opportunità offerte dalla globalizzazione dei mercati e delle nuove tecnologie di comunicazione e di gestione dell'informazione.
  Il testo, operando su diversi piani di intervento consistenti nella ratifica di Accordi internazionali, in una proposta di delega legislativa nonché in un diretto intervento di modifica su alcune norme del codice di procedura penale, riguarda la materia della cooperazione ed assistenza giudiziaria per il contrasto dei fenomeni criminali.
  La Convenzione risponde alla necessità di migliorare la cooperazione giudiziaria, senza pregiudicare però le norme che tutelano la libertà e soprattutto continuando Pag. 128ad assicurare l'assistenza giudiziaria in maniera rapida ed efficace, compatibilmente con i principi fondamentali del diritto interno dei singoli Stati appartenenti all'Unione europea e nel rispetto dei diritti individuali.
  La mancata ratifica, in tutti questi anni, della Convenzione da parte dell'Italia ha ovviamente contribuito a delegittimare ed indebolire il nostro Paese nelle organizzazioni internazionali, ma ha anche impedito, ad esempio, un lavoro che poteva essere fatto per ricostruire la verità e per garantire giustizia alle vittime della strage di Ustica: proprio in assenza della ratifica di questa Convenzione, nel Parlamento europeo non è stato possibile per l'Italia chiedere una cooperazione che potesse riportare verità su quei fatti.
  Condividiamo nel merito il provvedimento non solo per uniformità e coerenza con quanto è stato definito in sede europea, ma anche e soprattutto perché questa ratifica consente al nostro sistema giudiziario di poter svolgere più tempestivamente e con maggior incisività i compiti istituzionali propri, attraverso la semplificazione e la maggior efficacia delle formalità procedurali che sono inerenti all'assistenza giudiziaria con gli altri Stati membri.
  Si introducono, infatti, anche specifiche misure tecniche per rafforzare la collaborazione giudiziaria e, contemporaneamente, vengono conferite al Governo alcune deleghe per la riforma del libro XI con specifico riferimento all'estradizione verso l'estero, al termine per la consegna e alla durata massima delle misure coercitive.
  Il Governo, in particolare, dovrà prevedere norme volte a migliorare la cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Stati parte della Convenzione e apportare le modifiche legislative necessarie a garantire una rapida ed efficace attuazione dell'assistenza giudiziaria prestata dall'Italia agli altri Stati, nel rispetto della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo.
  I decreti legislativi dovranno inoltre: assicurare l'assistenza giudiziaria anche nei procedimenti per l'applicazione di sanzioni amministrative; disciplinare la restituzione delle cose pertinenti il reato; disciplinare la procedura per il trasferimento, a fini investigativi, di persone detenute; disciplinare gli effetti processuali delle audizioni compiute mediante videoconferenza; prevedere la possibilità per il PM e la polizia giudiziaria di ritardare od omettere provvedimenti di competenza, in caso di indagini relative a delitti per i quali è consentita l'estradizione, al fine di poter procedere alla cattura dei responsabili.
  Il Senato ha, poi, introdotto una ulteriore delega per il Governo al fine di prevedere l'applicazione del principio di reciprocità nei confronti di Regno Unito e Irlanda ai quali, in base all'articolo 6 della Convenzione, è consentito di far transitare le richieste di assistenza giudiziaria per le autorità centrali evitando lo scambio diretto tra autorità giudiziarie. Se tali Paesi dovessero avvalersi di questa possibilità, anche le autorità italiane dovrebbero fare altrettanto.
  Nel corso dell'esame in Senato, è stata aggiunta anche un'altra delega volta a prevedere la responsabilità civile e penale a carico dei funzionari stranieri che, nell'ambito delle consegne sorvegliate sul nostro territorio, provocano dei danni nell'adempimento della missione.
  Come già anticipato, vengono altresì individuati i principi e i criteri direttivi per la riforma del libro XI del codice di procedura penale, in materia di rapporti giurisdizionali con autorità straniere, nonché introdotte modifiche alle disposizioni in materia di estradizione per l'estero.
  Tra le varie previsioni della delega per la riforma dell'assistenza giudiziaria vanno segnalati i criteri per la risoluzione dei conflitti quando gli atti da compiere investano le competenze di distretti giudiziari diversi; i e ipotesi nelle quali l'autorità giudiziaria può non dare corso alla richiesta di assistenza; l'impiego della videoconferenza per consentire la partecipazione al procedimento a distanza non solo dell'imputato, ma anche del testimone o del perito, nei rapporti con altri Stati Pag. 129UE; la possibilità di costituire squadre investigative comuni nell'ambito dell'Unione europea o nella cooperazione con Paesi terzi.
  Si dettano principi e criteri direttivi per riformare la disciplina dell'estradizione, per il mutuo riconoscimento delle decisione giudiziarie nei rapporti con Stati membri dell'Unione europea e, relativamente ai principi in materia di riconoscimento di sentenze penali di altri stati e di esecuzione all'estero di sentenze penali di altri Stati e dello stato italiano, la delega è ispirata in primo luogo a principi di massima semplificazione.
  L'intervento legislativo in oggetto pur riconoscendo lo status di persona libera di chi è sottoposto a indagini, prevede poi alcune forme di limitazione e attenuazione delle libertà personali nell'interesse collettivo alla tutela della sicurezza pubblica, bene questo prevalente rispetto al diritto del singolo.
  Vi è un accentuata esigenza di collaborazione internazionale che si sposa con l'amplificata pericolosità del crimine, non solo per finalità economiche, ma anche per obiettivi dichiarati di aggressione all'intero sistema istituzionale del mondo libero e dell'Occidente in particolare.
  Per tali finalità, è quanto mai opportuno che questa collaborazione avvenga in maniera appropriata con una semplificazione delle procedure e con la costruzione di un sistema giudiziario moderno che consenta al nostro Paese di adeguare il proprio ordinamento rispettando sia la lotta alla criminalità sia la tutela dei diritti fondamentali del cittadino, che mai vorremmo fossero sacrificati ad altre priorità.
  L'Italia in queste settimane, si sta battendo in Europa per fare in modo che nella lotta al terrorismo si possa finalmente procedere in un'ottica integrata e comune e non più in un'ottica di semplice cooperazione, perché nella pur positiva esperienza degli ultimi anni la sola cooperazione tra i Paesi membri non si è dimostrata sufficiente ad anticipare e prevenire reati come quelli terroristici.
  Adesso l'Italia può incidere con maggiore forza sulla linea da assumere in Europa per una sempre maggiore armonizzazione degli strumenti normativi e per un più efficace coordinamento procedurale in uno spazio giuridico comune, che preveda addirittura la procura europea antimafia e antiterrorismo.
  Una integrazione politica, economica e sociale tra i Paesi dell'Unione europea rappresenta l'unica risposta credibile alle enormi sfide che l'Italia e l'Europa dovranno affrontare nei prossimi anni, dalla lotta al terrorismo alla gestione dei flussi migratori, dal contrasto alle grandi organizzazioni criminali all'attuazione di misure efficaci nel settore economico e finanziario; per queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara convintamente il proprio voto favorevole sul provvedimento in esame, che offre un ulteriore passo in avanti nell'armonizzazione degli ordinamenti europei sull'assistenza giudiziaria in materia penale.

  PAOLA BINETTI. Il provvedimento che ci accingiamo a votare autorizza la ratifica della Convenzione di Bruxelles del 2000 sull'assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione e delega il Governo ad adottare disposizioni di adeguamento interno. Inoltre, delega il Governo a riformare l'istituto dell'estradizione.
  La Convenzione risponde all'esigenza di completare e, pertanto, di integrare strumenti convenzionali preesistenti ed appartenenti ad altri ambiti giuridici (ad esempio Consiglio d'Europa, Schenghen,) allo scopo di migliorare la collaborazione giudiziaria in materia penale attraverso un'assistenza giudiziaria rapida, efficace, compatibile con i principi fondamentali del diritto interno degli Stati membri e con i principi della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo de 4-119.
  Attualmente risulta ratificata da 24 dei 28 Stati membri dell'Unione europea.
  In particolare, occorre ricordare come l'articolo 3 deleghi il Governo ad emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi Pag. 130per dare attuazione alla Convenzione, individuando alcuni principi ed alcuni criteri direttivi.
  Per l'esattezza, i decreti legislativi di attuazione della delega dovranno garantire l'assistenza giudiziaria anche nei procedimenti per l'applicazione di sanzioni amministrative, disciplinare la restituzione di cose riguardanti il reato, disciplinare la procedura di trasferimento, a fini investigativi, di persone detenute, nonché disciplinare gli effetti processuali delle audizioni compiute mediante videoconferenza, prevedere la possibilità per i pubblici ministeri e la polizia giudiziaria di ritardare provvedimenti di competenza, in indagini relative a delitti per i quali è consentita l'estradizione, al fine di poter procedere alla cattura dei responsabili ed, infine, disciplinare le intercettazioni.
  È da sottolineare come, in questo particolare momento, sia necessario definire una disciplina completa e certa in ambito europeo relativamente ad alcune disposizioni previste nella Convenzione, come ad esempio il ricorso alle intercettazioni telefoniche, il cui utilizzo va valutato con grande attenzione. Come è, infatti, noto nel nostro Paese, i media divulgano, molte volte, notizie che non hanno il requisito di contenuto probatorio con forti ripercussioni sulla vita di relazione di persone, talvolta, completamente estranee alle indagini dell'autorità giudiziaria.
  Pertanto, appare necessaria, anche in Italia, una riforma sull'utilizzo delle intercettazioni telefoniche, tra l'altro già prevista nell'agenda del Governo, nel pieno rispetto dei nostri principi costituzionali. Appare sempre più opportuno promuovere un giusto ed equo bilanciamento tra i nostri valori costituzionali, in modo da garantire la privacy dei cittadini sottoposti alle indagini e, nello stesso tempo, salvaguardare il diritto di cronaca previsto dall'articolo 21 della Costituzione.
  Si tratta, pertanto, di ottenere un bilanciamento dei diritti costituzionali in tema di intercettazioni, cosa certamente non facile, capace di tutelare e salvaguardare la dignità della persona.
  Venendo ora ai temi più rilevanti oggetto della Convenzione, occorre ricordare come oggi sia necessario, proprio perché molti crimini sono compiuti al di fuori dei singoli Stati, assumendo la connotazione transnazionalei intervenire per adottare una legislazione univoca europea in modo da rafforzare gli strumenti penali, ma anche la possibilità stessa per i giudici di applicare in modo uniforme il diritto.
  Vale la pena sottolineare che, in seguito ai numerosi e drammatici episodi legati al terrorismo internazionale, il nostro Gruppo Parlamentare ha presentato una Mozione sull'istituzione di una Procura europea antiterrorismo che coordini l'azione dei procuratori nazionali dei singoli Stati. La creazione di questo organismo, unito ad una univoca riforma della legislazione in materia penale e processuale dei singoli Stati membri potrebbe essere di grande aiuto all'opera della magistratura inquirente al fine di prevenire e reprimere alcune tipologie di reato che hanno destato, e tutt'ora destano particolare allarme sociale.
  La Convenzione rappresenta senza dubbio una risposta concreta ed adeguata per arginare la criminalità, soprattutto quella organizzata che ha esteso il proprio raggio d'azione oltre i confini dei singoli Stati, sfruttando al meglio le nuove tecnologie di comunicazione e di gestione delle informazioni.
  È soltanto approntando una legislazione comune ed uniforme che assicureremo e garantiremo all'autorità giudiziaria strumenti adeguati contro una criminalità sempre più agguerrita e dotata di grandi mezzi non solo economici.
  Il sì decisivo di Area Popolare al provvedimento in esame risponde alla necessità di costruire quello «spazio» di sicurezza necessario al completamento dell'Unione Europea che, oggi, appare ancora fragile.
  Infatti, soltanto con istituzioni europee democratiche ed unite, anche rispetto ai diversi ordinamenti si potrà arrivare al compimento di quelli che sono i valori fondanti dell'Unione europea come scritti nel manifesto di Ventotene.Pag. 131
  Desideriamo ribadire, in tale contesto, come la cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri della Comunità Europea, costituisca uno dei «tasselli» fondamentali, sotto il profilo di una maggiore sicurezza dei cittadini, per giungere ad un'Europa Unita, non solo dal punto di vista economico e fiscale, ma anche da quello dei valori fondamentali che erano stati dettati dai suoi padri fondatori.
  Tra l'altro, è utile ricordare che la Cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale diretta a costruire uno spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia, in cui vi fosse collaborazione contro la criminalità a livello sovranazionale, costituiva uno dei tre pilastri dell'Unione Europea creati con il Trattato di Maastricht del 1992.

  FABRIZIA GIULIANI. Grazie, Presidente. Sono trascorsi sedici anni, sedici anni, da quando il nostro paese, a Bruxelles, ha sottoscritto la Convenzione relativa all'assistenza giuridica in materia penale tra gli Stati membri dell'Unione; la Convenzione, allora, concludeva un iter normativo avviato ancora molti anni prima, precisamente nel 1959, che si è arricchito e adattato attraverso tappe successive, tappe politiche, che hanno scandito il percorso d'integrazione europea su un terreno particolarmente delicato e importante, quello della giustizia, della sicurezza e della tutela della libertà fondamentali.
  Questo è il cuore del provvedimento che oggi, con grande ritardo rispetto a tutti gli altri paesi dell'Unione andiamo a ratificare.
  Credo non sfugga a nessuno quanto oggi, la scommessa di superare un terreno puramente cooperativo, per avviarsi con determinazione su quello integrativo su queste materie sia decisivo per la tenuta e lo sviluppo dell'Unione e dei suoi paesi membri.
  Se consideriamo l'evoluzione dello scenario politico nel quale ci muoviamo, fatto di spinte esterne – mi riferisco al terrorismo, all'instabilità geopolitica dei Paesi limitrofi, ai flussi migratori – ed interne – la vicenda Brexit e l'avanzata di forze antieuropeiste all'interno dell'Unione – comprendiamo bene come sia forte e insidiosa la crescita di timori e paure – ce li ha descritti con puntualità proprio ieri la ricerca del Pew Research Center di Washington, sottolineando come i timori mori legati al terrorismo accanto a quelli relativi alla perdita del lavoro, e delle certezze del welfare siano legati al timore delle migrazione e siano particolarmente vivi nell'europa dell'est e del sud.
  Sappiamo che il solo vero antidoto alla diffusione di questi timori che soffocano la crescita dell'Unione e lo sviluppo dei Paesi membri, possa venire solo dal rafforzamento del processo di integrazione, solo da qui può venire una risposta efficace ai problemi ed alle emergenze dell'oggi.
  Questo provvedimento rappresenta una risposta puntuale e articolata ai problemi evocati.
  Con questa norma si va infatti a semplificare e rendere più efficaci le formalità e le procedure inerenti alle richieste di assistenza giudiziaria, attraverso l'introduzione di forme e tecniche specifiche di collaborazione rafforzata con le autorità giudiziarie di altri Paesi europei.
  Per esempio, la possibilità di svolgere audizioni mediante videoconferenza e teleconferenza, creare squadre investigative comuni, effettuare intercettazioni, operazioni di infiltrazione, consegne sorvegliate ed altro.
  Sarà più semplice così rispondere alla sempre più accentuata – e fondata – esigenza di collaborazione internazionale sul piano delle indagini e su quello processuale, con la finalità di garantire un'efficace azione di contrasto alla criminalità.
  Sappiamo che da tempo l'Unione europea già lavora alla realizzazione di un coordinamento internazionale dell'azione investigativa, tuttavia questa Convenzione va oltre, individuando uno specifico ambito dell'azione comune, che consenta di operare in tempi reali, favorendo per quanto possibile lo scambio diretto di richieste tra le diverse autorità giudiziarie.
  Oggi mettiamo dunque un tassello importante, seppure con grande ritardo, in Pag. 132questi 16 anni la Convenzione è stata già ratificata da 24 Stati membri, compresa la Gran Bretagna, che come sappiamo non è più parte dell'Unione europea o almeno ha avviato un processo che avrà questo esito, mentre il nostro Paese, insieme alla Grecia, alla Croazia – che ha raggiunto l'Unione europea solo nel 2013 – ed all'Irlanda, è rimasto fermo.
  Questo ritardo non è stato indolore. È stato ricordato come la sua mancata ratifica della Convenzione sia tornata alla ribalta a seguito di una serie di iniziative intraprese in sede di Unione europea, al fine di sollecitare la collaborazione tra Stati membri, circa la possibilità di acquisire documenti ed informazioni inerenti alla dolorosa vicenda di Ustica.
  In una lettera del 2012, infatti, alcuni deputati europei richiamarono l'attenzione dell'allora Presidente del Consiglio sulla mancata ratifica della Convenzione, già vincolante appunto per 24 Stati dell'Unione, sollecitando il Presidente del Consiglio dei ministri ad individuare i motivi che ostacolavano uno scambio essenziale per raggiungere verità e giustizia.
  È Sempre nel settembre 2012, la Commissione petizioni del Parlamento europeo, a seguito di un'istanza con cui i legali dei familiari delle vittime della strage di Ustica avevano chiesto di sollecitare gli Stati membri direttamente coinvolti nell'abbattimento del Dc9 Itavia a collaborare con le autorità italiana alla ricerca della verità, aveva fatto sapere che, pur essendo a conoscenza del caso Ustica e del fatto che, a più di trent'anni dal disastro, i parenti delle vittime di quella tragedia erano ancora in attesa di giustizia e che l'Unione europea, si rammaricava che l'Italia ed altri due Stati membri non avessero ancora ratificato la Convenzione, faceva presente appunto questo vulnus.
  Nel 2012, lo stesso Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in una lettera all'Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, dopo aver ribadito la sua convinzione che i rapporti tra le autorità giudiziarie dei Paesi membri debbano essere improntati alla massima collaborazione e cooperazione, ha dovuto segnalare che l'Italia non aveva ancora ratificato la Convenzione e non poteva invocarne l'applicazione.
  Ora ci siamo: questo passaggio, infatti, si delega il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per dare attuazione alla Convenzione su temi decisivi, finalizzati a rendere più agevole la cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Stati parte della Convenzione.
  Sono passaggi concreti nella direzione di una maggiore integrazione politica necessaria a rafforzare la strategia europea sul terreno del contrasto alle organizzazioni criminali che operano sul terreno europeo e più che ogni altro sfruttano i vantaggi derivanti dalle quattro libertà fondamentali del mercato unico (libera circolazione di persone, merci servizi e capitali), ma anche per dare un ulteriore segnale in un periodo in cui appunto queste forze euroscettiche e nazionalistiche minacciano seriamente di distruggere il cammino unitario che l'Europa ha costruito con grande fatica dal dopoguerra ad oggi, facendo spesso leva proprio sulle inefficienze, le insufficienze e sulla mancanza di strutture.
  Oggi ed oggi più di ieri è quanto mai necessario far proseguire il cammino dell'integrazione anche nel delicato campo della giustizia, proseguendo in un'ottica integrata e comune e non più in un'ottica di semplice cooperazione.
  Solo l'integrazione ci consente di essere efficaci sul terreno del contrasto alle mafie, al traffico della droga e a quella che è oggi la vera e propria emergenza, ossia il traffico di esseri umani.
  Solo l'integrazione ci consente di essere concreti nella sfida che hanno oggi le grandi democrazie e i valori fondatori dell'Europa. Non è sufficiente procedere attraverso un'armonizzazione delle legislazioni, occorre lavorare per un coordinamento europeo ed uno spazio giuridico comune per raggiungere l'obiettivo di una comune procura europea. Questi sono sempre stati, del resto, gli obiettivi del Governo, come più volte hanno ricordati i ministri competenti e, oggi, davanti all'incertezza Pag. 133e alla fragilità che attraversano lo spazio comune, occorre perseguirli con sempre maggior decisione.
  Il voto favorevole che il Partito democratico esprime su questo provvedimento, è all'insegna della consapevolezza che si compie un passo in avanti decisivo e si colma un vuoto, tenendo conto del complesso lavoro d'insieme fatto a livello parlamentare sulle direttive europee, un passo in avanti per far sì che l'Europa conquisti finalmente uno spazio giuridico comune in grado di contrastare terrorismo, mafie, tratta.
  Sarà solo questa capacità di costruzione comune a salvarci dagli egoismi nazionalistici, a garantire sicurezza e tutela delle libertà fondamentali in Europa, ma anche a levare gli omissis che hanno pesato tanto sulla storia del nostro paese e sulla fiducia nelle istituzioni.
  Il nostro Paese sarà dunque più forte con questo voto, e potrà farsi protagonista negli spazi europei e internazionali nella sollecitazioni a muoversi compattamente in questa direzione.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3886-A - em. 1.110, 112, 114 342 333 9 167 98 235 96 Resp.
2 Nom. em. 1.120 369 356 13 179 112 244 93 Resp.
3 Nom. em. 1.126, 1.128 409 405 4 203 133 272 88 Resp.
4 Nom. em. 1.146 416 402 14 202 141 261 88 Resp.
5 Nom. em. 1.129 421 406 15 204 43 363 88 Resp.
6 Nom. em. 1.131 420 404 16 203 47 357 88 Resp.
7 Nom. em. 1.135 417 402 15 202 42 360 87 Resp.
8 Nom. em. 1.220 414 401 13 201 143 258 86 Resp.
9 Nom. em. 1.151, 1.153 435 435 218 152 283 85 Resp.
10 Nom. em. 1.156 405 404 1 203 145 259 84 Resp.
11 Nom. em. 1.223 411 409 2 205 143 266 84 Resp.
12 Nom. em. 1.400 417 417 209 408 9 82 Appr.
13 Nom. em. 2.1 422 420 2 211 145 275 81 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.200 439 425 14 213 151 274 82 Resp.
15 Nom. em. 2.4 438 423 15 212 146 277 82 Resp.
16 Nom. em. 2.5 432 426 6 214 157 269 82 Resp.
17 Nom. em. 2.3 424 409 15 205 141 268 82 Resp.
18 Nom. em. 2.7 429 413 16 207 145 268 82 Resp.
19 Nom. odg 9/3886-A/14 425 423 2 212 157 266 82 Resp.
20 Nom. odg 9/3886-A/15 417 416 1 209 146 270 82 Resp.
21 Nom. odg 9/3886-A/16 420 354 66 178 84 270 80 Resp.
22 Nom. odg 9/3886-A/25 345 321 24 161 98 223 103 Resp.
23 Nom. odg 9/3886-A/29 368 367 1 184 132 235 102 Resp.
24 Nom. odg 9/3886-A/30 368 368 185 137 231 102 Resp.
25 Nom. Ddl 3886-A - voto finale 421 421 211 258 163 94 Appr.
26 Nom. Pdl 1460-B - articolo 3 418 397 21 199 375 22 94 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 4.2 407 353 54 177 104 249 94 Resp.
28 Nom. em. 4.5 409 335 74 168 52 283 94 Resp.
29 Nom. em. 4.3 400 320 80 161 72 248 94 Resp.
30 Nom. em. 4.4 406 361 45 181 108 253 93 Resp.
31 Nom. articolo 4 399 310 89 156 299 11 93 Appr.
32 Nom. articolo 5 397 304 93 153 287 17 93 Appr.
33 Nom. articolo 6 396 306 90 154 285 21 93 Appr.
34 Nom. odg 9/1460-B/2 408 307 101 154 18 289 93 Resp.
35 Nom. odg 9/1460-B/3 398 361 37 181 115 246 93 Resp.
36 Nom. odg 9/1460-B/4 406 277 129 139 24 253 93 Resp.
37 Nom. odg 9/1460-B/5 406 292 114 147 40 252 93 Resp.
38 Nom. odg 9/1460-B/6 397 283 114 142 37 246 93 Resp.
39 Nom. Pdl 1460-B - voto finale 402 292 110 147 277 15 93 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Doc. IV, n. 16-A 379 359 20 180 285 74 89 Appr.