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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 647 di martedì 5 luglio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1o luglio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amendola, Amici, Artini, Baldelli, Baretta, Bellanova, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Busto, Capelli, Casero, Castelli, Castiglione, Catania, Antimo Cesaro, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Garofani, Gelli, Gentiloni Silveri, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Mannino, Marazziti, Mariani, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Migliore, Misuraca, Orlando, Pes, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Porta, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Scotto, Sereni, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti e Zoggia sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoundici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale (ore 10,04).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale la senatrice Eva Longo, in sostituzione del senatore Vincenzo D'Anna, dimissionario.

Discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 559-B) (ore 10,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 559-B: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio.Pag. 2
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Walter Verini.

  WALTER VERINI, Relatore. Grazie, Presidente. Come ricordava, l'Assemblea si trova oggi ad esaminare, in seconda lettura, il provvedimento che introduce nell'ordinamento il reato di depistaggio, provvedimento che era stato approvato dalla Camera il 24 settembre 2014. Poiché si tratta di un esame limitato alle sole parti modificate dal Senato, mi limito a ricordare le motivazioni a sostegno del testo, che ci rimandano ai momenti più bui della storia della nostra democrazia.
  Mi riferisco, in particolare, alla strage di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia a Brescia, alla stazione di Bologna: tra l'altro, il primo firmatario di questo provvedimento è l'onorevole Paolo Bolognesi, che è anche presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna; penso alla strage di Ustica, al caso Moro, oppure alle stragi mafiose degli anni Novanta; penso al caso Ilaria Alpi, caso per il quale si sta celebrando, in questo periodo, il processo di revisione a Perugia per poter provare a fare chiarezza in quel pozzo nero di quella terribile vicenda, che costò la vita ad una brava giornalista e all'operatore Miran Hrovatin.
  Le ricostruzioni giudiziarie di tutte queste tragedie sono state estremamente difficoltose, come è noto, anche a causa del comportamento di infedeli appartenenti alle strutture dello Stato che hanno ostacolato l'accertamento della verità. E si può dire – per usare un termine noto – che ci si è davvero scontrati più volte con muri di gomma e, a volte, anche con qualcosa di molto peggio.
  La Commissione giustizia non ha ritenuto di modificare il testo trasmesso dal Senato e, rispetto a quello già approvato dalla Camera, il Senato, tornando all'impostazione originaria della proposta, ha previsto che il reato possa essere commesso solo dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio – il cosiddetto reato proprio –, elevando le pene edittali e introducendo nuove circostanze aggravanti e attenuanti.
  Il provvedimento si compone di tre articoli. L'articolo 1, che sostituisce l'articolo 375 del codice penale, per punire con la reclusione da tre a otto anni il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che compia una delle seguenti azioni finalizzata a impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale, mutare artificiosamente il corpo del reato, lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone connesse al reato, affermare il falso, negare il vero ovvero tacere in tutto o in parte ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito, ove richiesto dall'autorità giudiziaria o dalla polizia giudiziaria di fornire informazioni in un procedimento penale.
  La norma ha un carattere sussidiario, essendo applicabile solo quando il fatto non presenti gli estremi di un più grave reato.
  Si tratta, dicevo, di un reato proprio, in quanto soggetto attivo può essere solo un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio. Nel testo che avevamo approvato alla Camera, invece, il reato era comune, cioè chiunque poteva: la dicitura era, appunto, «chiunque» e la commissione da parte del pubblico ufficiale determinava l'applicazione di un'aggravante.
  L'elemento soggettivo è il dolo specifico perché, oltre alla coscienza e volontà della condotta, occorre il fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine.Pag. 3
  La pena da applicare è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso mediante distruzione, soppressione, occultamento, danneggiamento, in tutto o in parte, ovvero formazione o artificiosa alterazione, in tutto o in parte, di un documento o di un oggetto da impiegare come elemento di prova o, comunque, utile alla scoperta del reato o al suo accertamento.
  Si applica la pena della reclusione da sei a dodici anni se il fatto è commesso in relazione a procedimenti penali relativi ad alcuni specifici reati. La pena è, invece, diminuita dalla metà a due terzi se l'autore del fatto si adopera per collaborare, in qualche modo, in varie forme.
  Ci sono, poi, altre norme che prevedono, per esempio, che alla condanna per il delitto di frode in processo penale e depistaggio consegua, in caso di reclusione superiore ai tre anni, la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
  Infine, la disposizione, a seguito delle modifiche approvate dal Senato, afferma l'applicabilità della fattispecie penale, anche quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio siano cessati dall'ufficio o dal servizio.
  C’è, poi – naturalmente riassumo e, poi, mi riservo, se il Presidente è d'accordo, di consegnare il testo integrale della relazione – , l'articolo 1, comma 2, che interviene sul primo comma dell'articolo 374 del codice penale ed innalza a un anno nel minimo e a cinque anni nel massimo la pena della reclusione per chi si rende responsabile del reato di frode processuale nell'ambito di un procedimento civile o amministrativo e, cioè, per colui il quale, nell'ambito di tale procedimento, al fine di trarre in inganno il giudice in un atto d'ispezione o di esperimento giudiziale, oppure un perito, immuta artificiosamente lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone.
  Il provvedimento approvato dal Senato non interviene in altre parti, per esempio, sul secondo comma dell'articolo 374 relativo alla frode nel processo penale; invece, il testo approvato dalla Camera abrogava questa disposizione, in quanto ricompresa nel delitto di inquinamento processuale e depistaggio, delitto che poteva essere commesso da chiunque.
  La scelta del Senato di costruire il depistaggio come reato proprio del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio consente la contemporanea vigenza dell'articolo 374, secondo comma, che dà rilievo penale alle condotte di frode processuale commesse da coloro che non sono pubblici ufficiali.
  L'articolo 1, comma 3, inserisce nel codice penale l'articolo 383-bis e vi colloca le circostanze che aggravano non solo il depistaggio, ma anche alcuni altri delitti contro l'amministrazione della giustizia. Il Senato qui è intervenuto per innalzare le pene.
  L'articolo 1, comma 4, infine, modifica la disciplina della prescrizione del reato, prevedendo il raddoppio dei termini di prescrizione per il delitto di frode in processo penale e depistaggio aggravato.
  Veniamo, per concludere, all'articolo 2 della proposta di legge introdotto dal Senato, che inserisce nel codice penale il nuovo articolo 384-ter (Circostanze speciali). La nuova disposizione prevede che, nel caso in cui i delitti di false informazioni al PM, di falsa testimonianza, di frode processuale, di favoreggiamento personale siano commessi al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale in relazione ad alcuni specifici delitti, in questi casi, la pena è aumentata dalla metà a due terzi e non opera la sospensione prevista nei casi di false informazioni al PM o al difensore.
  Infine l'articolo 3, anch'esso introdotto dal Senato, modifica l'articolo 376 del codice penale per affermare, anche in relazione al nuovo delitto di frode in processo penale e depistaggio, la non punibilità del colpevole che, entro la chiusura del dibattimento, ritratti il falso e manifesti il vero.
  Si tratta, io credo, di un traguardo atteso da molto tempo dal Paese, che se non sarà applicabile per i troppi casi di depistaggio che hanno caratterizzato, come dicevo all'inizio ricordando alcuni Pag. 4dei momenti più terribili, la storia di questo Paese, fatta di troppi misteri, di troppe zone d'ombra, lo sarà per il futuro. E, quindi, credo che sia un segnale di grande valore, che a mio giudizio fa onore al Parlamento e anche a tutte le forze politiche che in un clima di collaborazione hanno lavorato, sia in Aula prima, poi in Commissione, per giungere a questo provvedimento, che noi auspichiamo l'Aula possa nelle prossime ore approvare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie. È comunque autorizzato, se deve consegnare ulteriormente.
  Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, il testo che quest'Aula è oggi chiamato ad esaminare in seconda lettura, dopo le modifiche introdotte dal Senato il 26 maggio 2016 rispetto al primo testo approvato dalla Camera il 24 settembre 2014, introduce nel codice penale la nuova fattispecie delittuosa di frode in processo penale e depistaggio.
  L'intervento normativo in esame non si discosta dall'esigenza di tutelare il corretto svolgimento dell'attività giudiziaria, e intende rafforzarne la sfera di protezione nei confronti di una serie di condotte che, come ci raccontano le indagini e i processi per gli attentati e le stragi del passato, e come ci viene richiesto dal bisogno di un efficace contrasto al terrorismo, hanno rivelato l'inadeguatezza dell'apparato sanzionatorio tradizionale del codice penale rispetto ad azioni tese a impedire, ostacolare e sviare un'indagine o un processo penale.
  È, infatti, avvertita l'esigenza di codificare e punire adeguatamente un novero di condotte espressive, nei confronti dell'amministrazione della giustizia, di una più grave offensività, sia dal versante soggettivo del loro autore sia al tempo stesso per lo specifico scopo preveduto e voluto dall'agente.
  Sulla base di queste premesse il testo oggi in discussione, licenziato e rivisto anche dalle varie Commissioni Camera e Senato e condiviso anche dal Governo, all'esito di una più dettagliata articolazione scaturita da un approfondito dibattito parlamentare, vuole recuperare l'impostazione della proposta originaria, qualificando la frode in processo penale e il depistaggio come reato proprio, commesso da pubblico ufficiale o da incaricato di pubblico servizio.
  Il complemento di questa opzione è dato da una chiara ed articolata scansione delle condotte incriminate, alla quale si accompagna la necessaria progressione del trattamento sanzionatorio. Tale mutata ricostruzione produce l'effetto di rendere più organico e migliorare le potenzialità dell'impianto del provvedimento approvato in prima lettura alla Camera, il quale prevedeva un reato comune a condotta plurima, punito con pena fino a quattro anni, rispetto alla quale il possesso della qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio costituiva soltanto una circostanza aggravante, con un aumento della pena da un terzo alla metà.
  La ratio di questa nuova struttura del reato, anche secondo il Governo, può cogliersi nelle seguenti osservazioni. La prima è, come si è detto, la connotazione del delitto come reato proprio, e si è detto che le condotte previste, immutazione artificiosa del corpo del reato, dello stato dei luoghi, dichiarazioni false o reticenti, costituiscono già violazioni penali anche se commesse da chiunque (e mi riferisco agli articoli 371-bis, 372, 374 del codice penale), ma sono punite con una pena edittale inferiore.
  Nel nostro caso, la pena più elevata per la violazione commessa da un soggetto qualificato esprime un disvalore aggiuntivo legato ad un'infedeltà alla funzione pubblica e alla lesione di un particolare affidamento in essa riposto dall'amministrazione della giustizia.
  Si introduce inoltre la clausola di sussidiarietà, salvo che il fatto costituisca più grave reato, per cui la norma è applicabile solo quando il fatto non integri un reato Pag. 5più grave. Di contro, poiché, come si è detto, la qualifica soggettiva dell'agente è elemento specializzante, il concorso tra il nuovo reato e quelli comuni di falsa testimonianza o di false dichiarazioni al PM dovrebbe risolversi, a parità di interesse leso, con la prevalenza della nuova fattispecie, più grave rispetto a quelle di cui all'articolo 371-bis o all'articolo 372, in base al principio di specialità; e nella stessa ottica si sceglie di tenere in vita l'articolo 374, comma 2 (frode processuale comune nel processo penale), del quale si aumenta la pena da uno a cinque anni, in quanto tale reato continua ad applicarsi a coloro che non hanno la qualifica di pubblico ufficiale incaricato di pubblico servizio.
  L'elemento soggettivo di questa nuova figura criminosa è costituito dal dolo specifico, occorrendo il fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale, in modo sostanzialmente analogo e coerente con quanto previsto per il reato di frode processuale ex articolo 374 del codice penale, che appunto specifica «fine di trarre in inganno il giudice». E va detto che le finalità individuate dalla nuova norma incriminatrice si ricollegano ancora una volta al proprium di essa: intanto si può punire una condotta di falsità processuale più severamente in quanto essa è finalizzata ad ostacolare l'accertamento della verità processuale dal versante qualificato dei soggetti agenti pubblici; e, grazie a questa nuova legge, qualora approvata, le finalità di impedire, ostacolare o sviare un'indagine possono integrare anche fatti di cosiddetto comune depistaggio, diventando anche aggravanti per i reati comuni di falsa testimonianza, false informazioni al PM, frode processuale e favoreggiamento personale commessi al fine di ostacolare, impedire o sviare un'indagine in relazione a più gravi delitti di associazione di armi o con finalità di terrorismo ed eversione.
  Tornando alla disciplina del nuovo reato, meritano particolare considerazione ulteriori aspetti dell'intervento che rafforzano la tutela dell'interesse protetto: in particolare, il regime di bilanciamento delle attenuanti, diversa la minore età ed al minimo apporto in caso di concorso soggettivo, che non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto alle ipotesi aggravate; e ciò risponde all'esigenza di garantire l'effettività della sanzione, dalla comminatoria alla sua applicazione da parte del giudice.
  Secondo punto: raddoppio nel caso più grave del termine di prescrizione; interdizione perpetua dai pubblici uffici anche per condanna superiore a tre anni, in deroga all'articolo 29 del codice penale, che la fa conseguire a condanna non inferiore a cinque anni; e, a seguito delle modifiche introdotte al Senato, la nuova fattispecie si applica anche al pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio cessati dal loro ufficio e alle indagini e processi della Corte penale internazionale in ordine ai crimini previsti dallo Statuto.
  Si è eliminata inoltre, rispetto alla prima lettura alla Camera, la causa speciale di non punibilità per lo stato di necessità dell'agente di salvare sé o un congiunto da grave nocumento alla libertà e all'onore. Quindi, pur a fronte dell'indubbio aggravamento del trattamento con finalità di deterrenza, non si vuole chiudere – e anche questo è un aspetto che desidera sottolineare il Governo – all'ottica riparativa, in base ad un disegno che si sta portando avanti e che va dai reati ambientali alla riforma dei reati di corruzione; in questo quadro si prevede una diminuente speciale, da un terzo a due terzi, per chi si adopera per ripristinare lo stato originario dei luoghi, cose, persone e delle prove, per evitare che l'attività venga portata a conseguenze ulteriori, e per chi aiuta l'autorità giudiziaria e la polizia giudiziaria nella ricostruzione del fatto oggetto di frode e depistaggio. Al reato di depistaggio si estende inoltre la causa di non punibilità della ritrattazione, purché non oltre la chiusura del dibattimento.
  Il Parlamento quindi – concludo – si accinge ad approvare un provvedimento che intende proteggere in chiave rafforzata un interesse da sempre ritenuto meritevole di tutela penale, quale l'interesse pubblico alla corretta amministrazione della giustizia, Pag. 6nell'ipotesi in cui il vulnus assuma una particolare valenza, in considerazione del disvalore espresso da una condotta che scaturisce essa stessa dallo sviamento di funzioni o servizi parimenti pubblici dal loro scopo.
  Nel quadro dei principi costituzionali, si tratta di un percorso coerente, che intende dare una risposta punitiva adeguata a condotte particolarmente gravi, riguardo alle quali si avverte l'esigenza di una più severa risposta punitiva. Ciò risponde alla proporzionalità del presidio penale, inteso non soltanto quale proporzione tra gravità del fatto e sanzione penale, bensì anche e soprattutto quale criterio generale di congruenza degli strumenti normativi rispetto alle finalità da perseguire, così come detta la sentenza della Corte costituzionale n. 487 del 1989, e, sul piano soggettivo, alla peculiare rilevanza penale della condotta di soggetti qualificati, espressiva di un maggior danno, di un maggior pericolo per il bene giuridico tutelato, così come richiama la sentenza della Corte costituzionale n. 249 del 2010, poiché nella qualifica soggettiva dell'autore del reato risiede un più marcato indice di offensività.
  La ragionevolezza della scelta, oltre che nella proporzione, in base a quanto si è detto, tra entità della sanzione edittale e disvalore del fatto, va colta anche nell'ottica di una tendenziale armonizzazione del sistema a scelte di politica criminale fondate sulle disposizioni di rango costituzionale e sovranazionale; e, sotto tale profilo, non possiamo sottovalutare che all'intervento normativo oggi in discussione fa da sfondo la cornice integrata di principi che hanno consacrato la legalità del processo quanto a corretta formazione della prova e ragionevole durata dello stesso. Richiamo gli articoli 24, 27 e 111 della Costituzione, in relazione all'articolo 6 della CEDU.
  Quindi, con questo provvedimento, una volta diventato legge, ci adeguiamo e rispettiamo tutta quella giurisprudenza della Corte europea che pone al centro la tutela dei diritti, la ragionevole durata del processo, il diritto di difesa, ma, nello stesso tempo, quella verità processuale a cui noi dobbiamo guardare e a cui il processo penale deve vedere come obiettivo primario da raggiungere.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mattiello. Ne ha facoltà.

  DAVIDE MATTIELLO. Grazie, Presidente. Con il nuovo articolo 375 del codice penale, che ci accingiamo ad approvare definitivamente, decidiamo di sanzionare severamente il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale, imbrogli le carte, depisti, cioè metta chi indaga e chi giudica su una pista falsa, che porta lontano dalla verità.
  L'approvazione benedetta da parte del Parlamento di un simile nuovo reato è di per sé inquietante, perché proprio la necessità condivisa di introdurre questa nuova fattispecie impone il bisogno di fare i conti con una questione presupposta: per quale motivo un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio dovrebbe imbrogliare le carte al fine di impedire, sviare od ostacolare un'indagine o un processo penale ?
  Possiamo immaginare alcune risposte: perché è fuori di sé. Immaginiamo un pubblico ufficiale che, in preda ad una grave depressione o ai fumi dell'alcol, distrugga l'importante prova di un delitto; sarà, probabilmente, dichiarato incapace di intendere e di volere. Oppure possiamo pensare che sia un corrotto o che sia sotto ricatto; oppure possiamo pensare che questo pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio sia intraneo all'organizzazione criminale contro la quale si sta procedendo. In questo caso, peraltro, si apprezzerebbero le parole messe in capo alla descrizione della fattispecie: «salvo che il fatto non costituisca più grave reato». Immaginiamo questo pubblico ufficiale che imbrogli le carte perché fa parte dell'organizzazione mafiosa o dell'organizzazione terroristica oggetto delle indagini; ma, allora, per lui la situazione sarebbe ben più grave.Pag. 7
  Ma c’è una quarta risposta ipotetica: perché qualcuno più in alto gli ha chiesto di farlo. Questa, che è la risposta più dolorosa, più pericolosa, e rimanda ad una questione complicata e delicata: la ragione di Stato, in tutte le sue declinazioni e deformazioni.
  Esiste una ragion di Stato superiore alla ricerca della verità, soprattutto di fronte a un omicidio o, addirittura, a una strage ? Per alcuni, probabilmente, sì.
  Il mantenimento dell'ordine, anche nella sua versione deteriore e ipocrita, laddove si consideri, come ordine da difendere, la rendita di posizione di qualche combriccola altolocata oppure la posizione pretesa da qualche nuova combriccola rampante. In questa prospettiva si collocano diversi episodi che hanno segnato la storia repubblicana e hanno lasciato aperti interrogativi molto gravi. Qualche esempio: viene ucciso il prefetto di Palermo, Carlo Alberto Dalla Chiesa. La magistratura avrebbe bisogno di leggere i dossier sui quali il generale sta lavorando, ma forse quei dossier, resi noti in processo, potrebbero inguaiare troppe persone. Fatto sta che qualcuno riesce a introdursi nell'abitazione palermitana del prefetto, Villa Pajno, aprire la cassaforte, svuotarla e portarsi via la chiave, che ricomparirà al suo posto soltanto qualche giorno dopo.
  Viene ucciso il direttore degli affari penali del Ministero di grazia e giustizia, Giovanni Falcone. La magistratura avrebbe bisogno di acquisire integralmente le memorie informatiche dei vari computer che Falcone adoperava, ma, anche in questo caso, qualcuno riesce a introdursi addirittura nello studio di Falcone presso il Ministero, che era stato posto sotto sequestro, e manipolare in più riprese la memoria del computer, che non era stato sequestrato.
  Viene ucciso il procuratore aggiunto di Palermo, Paolo Borsellino. Alla magistratura servirebbe, eccome, leggere gli appunti contenuti nell'agenda rossa, che, però, qualcuno si incarica di far sparire dalla scena del delitto.
  Regie unitarie ? Convergenze tra interessi diversi ? Indicibili accordi ? Sappiamo soltanto che la partita per la verità non è finita e possiamo soltanto augurarci che nulla di tutto ciò che è purtroppo paventabile sia, in realtà, mai successo, perché, diversamente, quel particolare ingrediente della credibilità dello Stato, che è la sua affidabilità, sarebbe radicalmente compromesso.
  Tornano alla mente le parole che adoperò poche settimane fa, in quest'Aula, il Ministro degli affari esteri Gentiloni Silveri, parole che mi colpirono e mi commossero, quando, intervenendo sull'assassinio di Giulio Regeni e parlando dell'Egitto, disse: l'unica ragion di Stato è la verità. Ecco il punto: soprattutto in casi di omicidi o di stragi, lo Stato non ha altra ragion d'essere che non sia l'affermazione della verità, costi quello che costi, con buona pace di ordini da non destabilizzare, ordini che pretendano di stabilizzarsi, convergenze o indicibili accordi. Di fronte all'assassinio, lo Stato non può che cercare accanitamente la verità, punto. L'ordine che nasce dalla verità ristabilita e dal sopruso punito è sempre migliore di qualunque altro ordine possibile.
  Così, Presidente e colleghi, mi avvio a concludere sottolineando alcuni auspici relativi alle questioni sottese alla nuova norma penale che stiamo per approvare. Il primo auspicio: le condotte descritte dal nuovo articolo 375, sia pure sul piano delle ipotesi, possono tradursi, in concreto, nella manipolazione dei collaboratori di giustizia, inducendoli a dire il falso o a tacere il vero. Possono tradursi nella manipolazione dei testimoni di giustizia, per esempio mantenendoli in condizioni di precarietà tale, durante il programma di protezione, da indurli a non rendere la testimonianza o a chiedere la fuoriuscita dal programma. Così come un altro ambito in ipotesi sensibile all'inveramento di simili condotte è l'ambiente carcerario e, in particolare, quelle sue articolazioni deputate alla gestione dei cosiddetti 41-bis. Per questo, sempre alta dovrà essere l'attenzione nostra nel mettere chi opera in questi delicati segmenti dell'amministrazione dello Stato nelle migliori condizioni di farlo e altrettanto alta l'attenzione da Pag. 8parte degli organismi parlamentari preposti nel mantenere un monitoraggio continuo.
  Secondo auspicio: i «documenti comunque utili alla scoperta del reato» possiamo a pieno titolo annoverare anche i trattati di cooperazione giudiziaria e di estradizione, perché, quando questi ci sono e vengono applicati, la giustizia procede in un certo modo, quando non ci sono, no.
  Per questo, auspico che il Governo renda operativo quanto prima il Trattato di cooperazione giudiziaria con gli Emirati Arabi Uniti, dove notoriamente, e comodamente, risiedono diversi delinquenti italiani.
   Terzo, c’è un fatto che ci ha recentemente sconvolto, la tragica morte del colonnello Omar Pace, stimato nell'ambiente investigativo per le sue straordinarie capacità informatiche, tanto utili soprattutto in alcuni procedimenti penali ancora aperti. Su questo episodio la procura di Roma ha aperto un fascicolo, auspico che quanto prima si possa fare piena luce su questo accaduto.
   Quarto e ultimo auspicio, Presidente e colleghi, con cui termino il mio intervento. Considerata la grande stima che nutriamo nei confronti delle nostre forze dell'ordine, dei servizi di informazione e della nostra magistratura, auspico che il nuovo articolo 375 diventi più che altro un monito, figlio di un passato che non vogliamo si ripeta più (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Questa è una di quelle occasioni in cui stare in quest'Aula, discutere e arrivare nella giornata di oggi, in questa settimana, all'approvazione di una legge importante come questa, è per noi una immensa soddisfazione. Lo dico perché non capita spesso da parte del MoVimento 5 Stelle di sedere qui ed essere in qualche modo felici e soddisfatti di fronte alle leggi che vengono approvate da quest'Aula.
  Spesso, purtroppo, ci ritroviamo a ratificare decreti-legge emessi dal Governo che, secondo noi, non tutelano i cittadini e pensano piuttosto a fare gli interessi a volte dei banchieri, a volte dei lobbisti, poco di quei cittadini che attendono giustizia, attendono verità.
  Ecco, questo è, invece, uno di quei provvedimenti che, se avessimo varato quarant'anni fa, sicuramente avrebbe portato a una storia diversa nel nostro Paese o, perlomeno, più che a una storia diversa, alla ricerca delle responsabilità. Purtroppo, in questo Paese, piegato tante volte dai depistaggi che ci sono stati dietro alle stragi, da Portella della Ginestra fino ai giorni nostri, non siamo riusciti ad arrivare alle responsabilità vere che c'erano dietro le stragi; lo dimostrano i processi in corso ancora oggi. Quindi, introdurre nel codice penale il reato di depistaggio e frode processuale è una dimostrazione, per lo meno, di volere un cambio di passo.
  Io spero che questo sia un punto di partenza per tutti noi e non ovviamente un punto d'arrivo. Sono immensamente felice perché questa è un'occasione in cui si è trovata una buona collaborazione tra le forze di maggioranza e noi del MoVimento 5 Stelle. In passato c'erano stati altri tentativi, che erano tutti falliti: è dal 2000 che vi erano state le prime proposte di legge, forse addirittura da qualche legislatura prima, ma non si era mai arrivati alla conclusione. Ecco, anche qui, io temevo davvero, già dalla prima lettura, che non si riuscisse ad arrivare in questa legislatura all'approvazione della legge. Invece, grazie allo sforzo di Paolo Bolognesi, primo firmatario della proposta di legge, e grazie allo sforzo di tutti noi deputati della Commissione giustizia e dei senatori, si è giunti finalmente a questa ultima lettura – speriamo – alla Camera e quindi gli sforzi non sono stati vani.
  Al Senato il testo è cambiato rispetto a quello che noi avevamo approvato qui alla Camera, in prima lettura, due anni fa. È cambiato perché il reato è diventato proprio e quindi rivolto esclusivamente ai pubblici ufficiali e agli incaricati di pubblico Pag. 9servizio; le pene sono state aumentate, le aggravanti e le attenuanti sono state migliorate.
  È stato introdotto questo nuovo articolo 384-ter, le circostanze speciali. L'articolo 2 della proposta di legge, infatti, introdotto dal Senato, prevede che, nel caso in cui i delitti di false informazioni al pm o al difensore, il delitto di falsa testimonianza, di frode processuale e di favoreggiamento personale, siano commessi al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale in relazione ad alcuni specifici delitti, gli stessi del terzo comma del nuovo articolo 375, delitti quindi molto gravi, la pena in questi casi è aumentata dalla metà a due terzi e non opera la sospensione prevista nei casi di false informazioni al pm o al difensore.
  Una buona parte di questo nuovo testo approvato dal Senato contiene le migliorie avanzate da noi in sede emendativa ed accolte dalla maggioranza in prima lettura alla Camera, che sono state poi mantenute anche nel testo approvato in Senato. Ad esempio, l'inserimento dell'articolo 51 comma 3-bis nell'elenco dei delitti per cui il depistaggio è considerato più grave, e dunque viene prevista una pena maggiore rispetto al reato base; il raddoppio dei termini di prescrizione; il bilanciamento delle circostanze aggravanti o attenuanti. Però noi avremmo in qualche modo preferito che l'impostazione del testo fosse rimasta come approvata alla Camera in prima lettura, perché secondo noi il reato comune, quindi rivolto a tutti, riusciva a coprire una gamma più ad ampio raggio di soggetti a cui applicare il depistaggio.
  Abbiamo in ogni caso proposto degli emendamenti costruttivi a questo testo che ci ritroviamo qui oggi a discutere. Ovviamente la perfezione, secondo noi, sarebbe stata un testo ancora più preciso, ancora più corretto, come ho detto, con degli inserimenti che abbiamo voluto presentare come emendamenti, più che altro per lanciare anche dei temi importanti su cui prima o poi bisognerà discutere, spero in questa legislatura, se ancora ce ne sarà la possibilità, in materia di giustizia. Mi riferisco, ad esempio, a un emendamento che poi ovviamente verrà spiegato in sede di esame in Aula, quando lo discuteremo, relativo sempre alla prescrizione: il momento in cui inizia a decorrere la prescrizione non dovrebbe essere, secondo noi, da quando è stato commesso il fatto, ma da quando viene scoperto il reato dal magistrato, o meglio da quando vi è l'iscrizione della notizia di reato. Questo è un tema molto importante che attiene, in questo caso sì, al reato di depistaggio. Lo sappiamo che i depistaggi in questo Paese vengono scoperti venti, trent'anni dopo, e non sempre si tratta poi di reati imprescrittibili, quindi riconducibili ad esempio attraverso l'aggravante dell'articolo 7, o ad altre fattispecie, come appunto le stragi. Non si riesce ad imputare reati imprescrittibili e quindi a volte capita che scatti la prescrizione e non si possa giungere nemmeno a contestare dei fatti gravissimi. Il fatto di poter far decorrere l'inizio della prescrizione da quando viene scoperto il reato, secondo noi, è davvero molto importante e attiene ovviamente alla sfera dell'istituto della prescrizione a livello generale che è una discussione che ci piacerebbe, come ho detto, fare in quest'Aula e in quella del Senato, prima della fine di questa legislatura, anche se da ciò che abbiamo visto fino ad ora, insomma, le speranze di arrivare ad una riforma della prescrizione utile a questo Paese sono piuttosto vane.
  Detto questo, un altro miglioramento, o un'altra comunque se vogliamo piccola preoccupazione che abbiamo in questo testo, è il fatto che l'aggravante prevista dal secondo comma, secondo noi, non dovrebbe essere un'aggravante, ma un'autonoma fattispecie di reato, così com'era stata approvata in prima lettura alla Camera. Noi abbiamo voluto introdurre una lettera c) che in sostanza, oltre alle lettere a) e b), quindi alle ipotesi base, aggiunge il fatto commesso mediante distruzione, soppressione, occultamento, danneggiamento, in tutto o in parte, ovvero formazione o artificiosa alterazione, in tutto o in parte, di un documento o un oggetto da Pag. 10impiegare come elemento di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento.
  In questo caso noi, appunto, non l'abbiamo prevista come aggravante così come adesso ma come fattispecie autonoma di reato da inserire oltre alle prime due ipotesi, con una pena ovviamente, così come è scritto adesso, dai 4 ai 12 anni, quindi aumentata da un terzo alla metà rispetto alla fattispecie base. E questo perché, come ho detto, abbiamo paura che poi, in sede di interpretazione, non si riesca ad ancorare, magari, l'aggravante prevista oggi, ad una delle due ipotesi base e, quindi, poi si rischierebbe, magari, di non poter applicare, invece, queste che sono delle condotte, dei casi, quasi dei casi madre di depistaggio, quindi il depistaggio si verifica spessissimo in questi casi, ed abbiamo paura che, magari, la lettera a), così come è stata scritta, non riesca in qualche modo a ricomprenderli.
  Oltre a questo, sempre tornando alla prescrizione, abbiamo voluto prevedere il raddoppio dei termini, che già è una buonissima cosa, così come è stato pensato, cioè il raddoppio dei termini per il depistaggio aggravato, ai sensi del terzo comma dell'articolo 375, noi però abbiamo voluto prevedere questo raddoppio dei termini per tutto il reato di depistaggio e anche per le circostanze speciali, cioè questo nuovo articolo 384-ter.
  Ancora, abbiamo pensato di inserire il reato di omicidio nell'elenco di quei delitti secondo cui il depistaggio è più grave, quindi oltre ai reati di mafia, di voto di scambio e reati contro lo Stato, tutti quelli che sono previsti dall'elenco descritto dal terzo comma dell'articolo 375; qui, noi abbiamo voluto inserire anche l'omicidio semplice, l'articolo 575, proprio perché pensiamo, abbiamo avuto e abbiamo ancora oggi dei casi in cui, spesso, dietro un omicidio semplice si celano tanti depistaggi che dovrebbero, secondo noi, essere perseguiti attraverso questo strumento che stiamo introducendo oggi, questo nuovo reato.
  Penso ad un caso che ha dell'incredibile e che, poi, ci sarà occasione di valutare e di raccontare anche in Aula, lo abbiamo già fatto altre volte, e cioè l'uccisione, ad esempio, dell'agente Nino Agostino, un poliziotto ucciso insieme alla moglie Ida nel 1989, il 5 agosto, mentre sua moglie, che era con lui, era incinta di pochi mesi: un omicidio terribile, che – proprio perché ancora nel 1989 non era stata introdotta l'aggravante dell'articolo 7, che è stata introdotta negli anni Novanta – non è riconducibile alla gamma dei reati di mafia tout-court, quindi sarebbe stato utile avere questo strumento di depistaggio in quegli anni per arrivare a giustizia. Ci rendiamo conto che questo omicidio è importante perché, dopo ventisette anni, abbiamo dei passi avanti per scoprire, oltre agli esecutori, anche i mandanti dell'omicidio: dopo ventisette anni, il 26 febbraio di quest'anno, il padre di questo agente di polizia, Vincenzo Agostino – che da tanti anni, da quando è morto il figlio, non si taglia la barba proprio per continuare a cercare e a pretendere verità sulla morte del figlio e di sua moglie – solo quest'anno ha avuto la possibilità, attraverso il riconoscimento fotografico, di individuare l'agente in capo ai servizi segreti e l'agente di polizia che si era recato a casa sua pochi giorni dopo la morte del figlio.
  Questa è una storia terribile, che ha quasi dell'incredibile perché molti fatti riferiti a quell'omicidio sono venuti fuori grazie a delle intercettazioni soltanto tantissimi anni dopo. Penso all'intercettazione che riguarda, appunto, Guido Paolilli, questo agente di polizia, collega di Nino Agostino al tempo della sua morte, che, in un'intercettazione, tantissimi anni dopo, parla di come era entrato a casa dei genitori di Nino Agostino, quindi in casa sua, e aveva distrutto dei documenti preziosissimi e importanti.
  Quindi, un depistaggio, anche qui, consumato in piena regola, che questa persona mette in un'intercettazione telefonica tantissimi anni dopo e queste cose, purtroppo, come ho detto, vengono fuori dopo tanti anni e, magari, solo dopo tanti anni si riesce ad arrivare ad un processo, perché, purtroppo, per la morte di quest'uomo, Pag. 11di questo agente di polizia, era stata chiesta l'archiviazione tante volte e, poi, finalmente, grazie alla volontà di un Gip e a dei PM che hanno continuato ad indagare e che non si sono arresi, in qualche modo si è riusciti ad arrivare, finalmente, almeno a questo riconoscimento fotografico e speriamo, poi, presto ad un dibattimento e ad un processo.
  Quindi, in questo Paese – questo è un esempio eclatante, ma che può riguardare veramente, come ho detto, tantissimi casi – abbiamo dei familiari, delle persone offese da reato, dei familiari delle vittime di reati di mafia, di stragi, che attendono, come ho detto, verità da tantissimi anni, attendono giustizia da tantissimi anni, a volte addirittura attendono anche solo il processo, nemmeno l'accertamento dei responsabili, ma almeno il processo. Ecco perché introdurre questo strumento oggi è davvero importante, perché questo in qualche modo può essere una risposta.
  Io sono molto felice che la proposta originaria venga proprio da una persona che si è sempre impegnata e si è sempre distinta per il suo impegno come presidente dell'Associazione nazionale familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, ed è per questo che noi, come MoVimento 5 Stelle, non abbiamo voluto presentare un testo alternativo, ma piuttosto cercare, come ho detto, una collaborazione per arrivare a migliorare il testo, a cui poi siamo riusciti ad arrivare oggi in quest'Aula.
  Come ho detto, abbiamo voluto proporre alcune migliorie da apportare, altre riguardano ad esempio l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, che noi vorremmo estesa a qualsiasi tipo di condanna e non soltanto alle condanne superiori a tre anni, o la possibilità dell'arresto in flagranza nel caso in cui il testimone in udienza renda dichiarazioni depistanti, però, insomma, a parte questi miglioramenti, che magari ci sarà la possibilità di fare anche valutando il reato quando sarà applicato dagli operatori del settore, sono convinta che questa sia una di quelle occasioni in cui, di fronte ad una proposta di legge di iniziativa parlamentare, giusta, di cui è iniziato l'esame nell'estate del 2014, noi possiamo essere in qualche modo fieri del lavoro che è stato portato avanti fino ad oggi.
  Purtroppo, non si può derogare ai principi del Codice penale e della nostra Costituzione, quindi questa legge non potrà applicarsi per i fatti di depistaggio accaduti prima dell'approvazione della legge medesima, questo è ovvio, però, come ho detto, speriamo che possa essere utile per ciò che avverrà in futuro.
  Ancora una nota, una piccola parentesi, per far capire che cosa è successo fino ad oggi: noi abbiamo avuto, come ricordavo, degli esempi concreti di depistaggi per cui ci si è dovuti appigliare, a livello processuale, a delle altre fattispecie di reato. Ne ricordava prima alcune l'onorevole Mattiello: il furto per la scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, venne contestato il furto; l'articolo 635-bis, cioè la distruzione dei file informatici, punibile a querela, per la cancellazione della memoria del computer di Giovanni Falcone; il falso per soppressione nel caso dei documenti che vengono distrutti da agenti di polizia, quindi pubblici ufficiali, e qui appunto pensiamo all'intercettazione di Guido Paolilli che citavo prima, oppure pensiamo tutte le volte in cui un omicidio è stato fatto passare o come suicidio, o come delitto passionale: l'omicidio di Beppe Alfano nel 1993, l'omicidio di Giuseppe Fava, l'omicidio di Attilio Manca, tantissimi casi, anche purtroppo nella nostra storia recente, fatti passare, appunto, come o suicidi o delitti passionali, proprio per cercare in qualche modo di depistare l'attenzione e di non dare troppa importanza alla ricerca della verità. E pensiamo ai numerosi casi in cui, purtroppo, il depistaggio si verifica ancora prima della fase delle indagini, ancora prima che ci sia l'iscrizione della notizia di reato.
  Questa è storia, non è fantascienza, non sono ipotesi che, appunto, portiamo noi oggi, così, come se queste cose non fossero mai accadute in Italia. Come ho detto, la nostra storia è stata purtroppo, lo ripeto, purtroppo, piena di depistaggi, probabilmente in ragione di quell'ordine di cui Pag. 12parlava prima anche il collega Mattiello che si sarebbe voluto, in qualche modo, mantenere, ma la ragion di Stato, secondo noi, è proprio, in realtà, quella di continuare, anche dopo quarant'anni, a cercare la verità, a permettere ai magistrati di poter fare il loro dovere, ma permettere anche ai cittadini, come opinione pubblica, di essere informati su quello che è accaduto durante la storia, di capire che dietro a un omicidio, dietro a una strage, purtroppo, non c’è solo l'ala militare delle organizzazioni mafiose, brigatiste, terroristiche, ma, a volte, purtroppo, ci sono anche delle collaborazioni indicibili e terribili su cui sarebbe bene continuare a indagare e continuare a interrogarsi, per fare in modo che non avvengano più certe storture o, più che storture, certe nefandezze, in futuro.
  Quindi, io penso che, se invece di aspettare il 2016, noi avessimo, in passato, avuto, negli ultimi quarant'anni, il reato di depistaggio, magari, certi pubblici ufficiali sarebbero stati perseguiti e puniti per le loro gravissime condotte. Questo, lo ripeto, è un punto di partenza e noi siamo, comunque, come ho detto, contenti che questa sia la sede in cui viene scritta e sarà approvata una legge che servirà e che speriamo di poter migliorare quando, e se ce ne sarà bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Alcuni interventi ricordavano come correva l'anno 2014, in settembre, quando la Camera dei deputati approvò questo provvedimento; si trattava di inventare uno strumento più efficace nel codice penale a contrasto di una tradizione italiana dedita per decenni e a molte mani a occultare, inquinare, financo sviare la ricerca della verità e la verità stessa intorno a fatti di cronaca enormi e alle relative inchieste giudiziarie. Fatti di cronaca, è un termine neutro, ma parliamo spesso di stragi: Piazza Fontana, Italicus, Piazza della Loggia, Bologna, Ustica e altre, e non è un caso che quasi tutti gli interventi dei colleghi hanno ricordato che il motore di questo provvedimento è Paolo Bolognesi che, sulla strage del 2 agosto 1980, a Bologna ha speso buona parte della vita. In virtù di quei comportamenti che oggi vogliamo sanzionare, alcuni di quegli eventi che citavo portano la nomea di «mistero d'Italia»; altri mancano di verità giudiziaria, senza colpevoli e senza più imputati, pur essendo, in realtà, assai chiara la verità storica e questo rapporto, nella storia d'Italia, tra verità giudiziaria e verità storica è un bell'interrogativo sempre aperto; atti e omissioni, quasi sempre opera di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio. Qui alla Camera si pasticciò un poco su quella frode processuale; ricordo una discussione generale notevolmente confusa, storicamente confusa, ma capisco che ogni generazione e ogni forza politica, specialmente se nuova, abbia un proprio Portolano, giusto o sballato che sia. Il Senato della Repubblica ha riportato la nuova fattispecie, che questa è diventata, al reato proprio del pubblico ufficiale e non comune di chiunque; dunque, bene, dal nostro punto di vista, speriamo che uguale metro l'utilizzi, sempre il Senato, per altro provvedimento ivi giacente – l'introduzione del reato di tortura, quel super latitante che da 25 anni sfugge all'ordinamento – che, anche lì, diventi proprio ciò che è comune, come deve essere e, in effetti, è, in larga parte del mondo.
  Resta il rammarico per un atto legislativo che chiude la stalla a buoi scappati; fatti della storia d'Italia che ne avrebbero abbisognato allora e che, oggi, non se ne avvarranno. Rimane, purtroppo, l'amara sensazione che arriviamo tardi e a poco vale la consolazione di un ipotetico futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 13

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, onorevole Verini, e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
  A questo punto, il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Cirielli ed altri; Duranti ed altri; Garofani ed altri; Artini ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 45-933-952-1959-C) (ore 11).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 45-933-952-1959-C: Cirielli ed altri; Duranti ed altri; Garofani ed altri; Artini ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 1o luglio 2016 e in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto che le Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione affari esteri, onorevole Andrea Manciulli.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, prima di procedere all'illustrazione del provvedimento in esame, desidero esprimere, dai banchi di quest'Aula, il profondo cordoglio della Commissione affari esteri e comunitari, nonché della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO, che mi onoro di presiedere, per le vittime del brutale attentato avvenuto a Dacca nei giorni scorsi. Mi associo alle parole del Capo dello Stato, del Presidente del Consiglio, dei Presidenti di Camera e Senato e dei presidenti delle Commissioni dei due rami del Parlamento, manifestando, a mia volta, la solidarietà e la vicinanza ai familiari dei nostri connazionali barbaramente trucidati dai terroristi che, ancora una volta, con vigliaccheria e in spregio...

  PRESIDENTE. Onorevole Manciulli, le chiedo scusa, non per interromperla, ma abbiamo previsto una commemorazione questo pomeriggio dedicata a ciò. La volevo solo informare di questo.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Ciò non toglie che, avendo io una funzione istituzionale in una organizzazione istituzionale che è fortemente connessa con le missioni internazionali, mi pare doveroso intervenire, anche a nome della NATO.
  Ricordavo i nostri connazionali trucidati dai terroristi, che, ancora una volta, con vigliaccheria e in spregio della stessa religione di cui si professano interpreti, hanno torturato e ucciso civili inermi. Questo attentato, che colpisce il nostro Paese in modo specifico, corrobora le ragioni a sostegno del nostro impegno nelle missioni internazionali, tanto più in quelle finalizzate a contrastare e prevenire il terrorismo internazionale. In questo senso vi è una sintonia, non certo voluta, tra cronaca internazionale e calendario Pag. 14parlamentare, che vede l'avvio contestuale dell'esame della nota legge quadro sulle missioni internazionali e del decreto-legge per la proroga e il finanziamento della partecipazione alle missioni.
  Quanto alla legge quadro di cui raccolgo il testimone dagli autorevoli colleghi della Commissione esteri, che nelle passate legislature hanno lavorato a questo testo, mi preme sottolineare che essa è il frutto di uno straordinario lavoro di approfondimento e affinamento giuridico che perdura da almeno quattro legislature, che ha avuto per protagonisti l'attuale Ministro della difesa, la senatrice Roberta Pinotti, già presidente della Commissione difesa, come pure il collega Cirielli, a sua volta autorevole presidente della stessa Commissione, e il presidente Garofani, qui accanto, e a cui hanno validamente contribuito, in questa legislatura, anche colleghi del centrodestra, del MoVimento 5 Stelle e del gruppo Misto.
  Si tratta di una legge storica, che sintetizza la materia, superando la nota risoluzione Ruffino, disciplina i rapporti tra Governo e Parlamento in un campo delicato, in cui le nozioni di pace e di guerra non sono più quelle che hanno pensato e lavorato i padri all'articolo 78 e 87 della Costituzione. Infine, ancora il finanziamento delle missioni ad una decisione da sistema Paese, di alto profilo politico, sul senso e sulla portata dell'impegno italiano per la pace e la sicurezza internazionale.
  In una fase cruciale come questa, all'indomani del tragico attentato di Dacca, come pure di quello che ha sconvolto Istanbul, rinnovando l'orrore di Bruxelles, Parigi o Tunisi, nell'imminenza del vertice della NATO di Varsavia, questo provvedimento integra la riflessione sulla politica estera dell'Italia e rilancia il ruolo del nostro Paese sulla scena internazionale. La partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali è stata, negli ultimi trent'anni, essenziale per il profilo internazionale del nostro Paese, con la partecipazione alle grandi operazioni multilaterali. Infatti, l'Italia ha indubbiamente la propria immagine internazionale, anche perché, nel corso degli anni, si è definito un modello italiano di peacekeeping, a partire dalle missioni Libano del 1982 e, poi, con le missioni in Albania, Somalia, Mozambico, senza dimenticare gli interventi in Bosnia-Erzegovina, in Afghanistan e in Iraq e, poi, di nuovo in Libano, che è, forse, il fiore all'occhiello della nostra proiezione esterna.
  È un modello che riflette i principi democratici che orientano e sovrintendono la nostra politica estera, principi che seguiamo da molti decenni e che discendono dal secondo periodo dell'articolo 11 della nostra Costituzione e che vengono, non a caso, esplicitati in questo contesto normativo: la nostra adesione al sistema di relazioni ed istituzioni basato sulle Nazioni Unite o le organizzazioni cui apparteniamo in conformità al diritto internazionale e, quindi, la nostra scelta per la gestione multilaterale delle crisi e per conferire stabilità, continuità e capacità di programmazione all'azione della comunità internazionale a favore della stabilità e dello sviluppo pacifico.
  Si tratta di un testo largamente condiviso dalle forze parlamentari, il cui contenuto è stato ulteriormente perfezionato da parte dell'altro ramo del Parlamento. Io voglio ribadire questo: voglio ribadire che l'unità che si è palesata nella discussione di questo provvedimento, a cominciare dal centrodestra e dalle altre forze presenti in Commissione, è un valore in sé, che dà forza ai nostri militari e a chi opera in un contesto internazionale.
  Senza soffermarmi sulla descrizione complessiva del testo, già illustrata in quest'Aula in prima lettura, mi limito a segnalare le modifiche introdotte dal Senato per la parte che interessa la competenza della Commissione. Mi riferisco all'articolo 1, comma 3, che richiama il quadro giuridico internazionale originato dalla storica risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, n. 1325 del 31 ottobre 2000, su donne, pace e sicurezza. Il Senato ha modificato una disposizione frutto di un emendamento presentato in prima lettura dalla collega Locatelli, che, oltre a richiamare la citata Pag. 15risoluzione n. 1325, ne enumerava altre utili ad integrare in modo compiuto i riferimenti normativi per la materia.
  Il Senato, in luogo dell'elenco puntuale delle risoluzioni, è ricorso ad una formula riassuntiva riferita genericamente alla materia donne, pace e sicurezza, su cui le Commissioni della Camera sono nuovamente intervenute, ripristinando il dettato licenziato in prima lettura, in quanto più consono a valorizzare la proposta specifica di ogni risoluzione del Consiglio di sicurezza rispetto ad una questione diventata di rilievo essenziale per la soluzione delle crisi internazionali.
  Un'integrazione rilevante che si deve all'esame da parte del Senato, non modificata dalla Camera, è quella, con riferimento all'articolo 2, sulla procedura di liberazione e autorizzazione della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Si prevede che il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmetta nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono essere comunque adottati.
  Identica revisione è stata introdotta all'articolo 4, istitutivo del Fondo per il finanziamento delle missioni internazionali, con riferimento agli schemi di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri trasmessi dal Governo alle Camere per la ripartizione delle risorse tra le missioni internazionali e indicate nella relazione di cui all'articolo 3, comma 1.
  Non è stata modificata la norma di cui all'articolo 17, che istituisce la figura del consigliere per la cooperazione civile. Parimenti, non sono state modificate le disposizioni riguardanti lo svolgimento di progetti di cooperazione allo sviluppo, per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione che accompagnano le missioni internazionali. Il provvedimento prevede che tali fondi siano impiegati in coerenza con gli altri interventi di operazione svolti dall'Italia nell'ambito della programmazione definita secondo la nuova legge di settore.
  Nel complesso, il Senato ha apportato alcuni condivisibili perfezionamenti all'assetto delineato dal testo approvato dalla Camera, incidendo, soprattutto, sul ruolo del Parlamento nel processo di allocazione delle risorse finanziarie destinate alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, individuando un condivisibile punto di equilibrio tra le prerogative e i poteri conferiti dalla Costituzione al Parlamento e al Governo.
  Io credo che, arrivati alla fine di questo percorso, se il Senato, poi, vorrà approvare rapidamente, noi con il prossimo anno possiamo sancire un passo in avanti della nostra politica estera, dando non soltanto certezza ai nostri meccanismi di decisione, ma dando, soprattutto, a quei militari che operano per il nostro Paese il senso che un Paese, tutto insieme, è al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore per la maggioranza per la IV Commissione (Difesa), il presidente della medesima Commissione, onorevole Garofani.

  FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, Presidente della IV Commissione. Grazie, Presidente. Consenta anche a me, brevissimamente, di esprimere, come abbiamo fatto già in Commissione con i colleghi della Commissione difesa, il cordoglio e la vicinanza ai familiari delle vittime italiane colpite nell'attentato in Bangladesh.
  Onorevoli deputati, illustri rappresentanti del Governo, il collega Manciulli, che è il relatore per la III Commissione, ha già spiegato l'importanza del provvedimento che abbiamo all'esame, che, dopo diversi tentativi che partono da lontano, come è stato ricordato, sta finalmente prendendo corpo e speriamo possa essere approvato definitivamente per diventare legge in tempi brevi, in modo da poter essere Pag. 16applicato a partire già dal 1o gennaio prossimo, come prevede il testo del provvedimento.
  L'approvazione renderà possibile limitare drasticamente il ricorso, oggi sistematico, al decreto-legge per l'autorizzazione e il finanziamento delle missioni. Trattandosi della seconda lettura da parte della Camera, la discussione è limitata alle sole modifiche introdotte dal Senato. Ritengo, comunque, utile ricapitolare per sommi capi il contenuto complessivo del provvedimento per le parti relative, soprattutto, alla Commissione difesa.
  Questo è articolato in cinque capi. Il I capo detta disposizioni generali, delimitando l'ambito di applicazione della legge e dettando i principi generali. In particolare, vengono richiamati i limiti costituzionali e di diritto internazionale cui soggiace la partecipazione dell'Italia alle missioni.
  Il capo II disciplina il procedimento di deliberazione della partecipazione dell'Italia ad una missione internazionale. Si tratta di una procedura finalizzata ad assicurare il coinvolgimento dei poteri costituzionali nell'ambito delle relative attribuzioni, nonché ad assicurare il finanziamento alle missioni da avviare. In sostanza, la deliberazione di avviare una missione spetta, in prima battuta, al Consiglio dei ministri, che deve, poi, acquisire l'autorizzazione delle Camere. L'autorizzazione parlamentare prenderà la forma di un atto di indirizzo da votare al termine di una discussione, che avrà luogo nelle forme che i Regolamenti e le prassi parlamentari dovranno prevedere.
  Al finanziamento delle missioni ha già fatto cenno il collega Manciulli: è previsto un fondo apposito cui il Governo attingerà, fermo restando che i decreti di destinazione delle risorse alle singole missioni saranno sottoposti al parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari.
  È prevista ancora una sessione parlamentare annuale di discussione del complesso delle missioni internazionali e la sessione si avvia con la presentazione da parte del Governo, entro il 31 dicembre di ogni anno, di una specifica relazione sulle missioni e si conclude con deliberazioni parlamentari sul modello di quanto avviene per il Documento di economia e finanza.
  Il capo III reca norme sul personale che partecipa alle missioni internazionali. Si tratta di norme pensate per i militari, ma se ne prevede l'applicazione anche al personale civile, salvo il limite della compatibilità delle norme.
  Il capo IV reca la disciplina penale per il personale che partecipa alle missioni internazionali.
  Il capo V contiene altre disposizioni di varia natura.
  Venendo alle modifiche adottate ed introdotte dal Senato, queste toccano in primo luogo, senza stravolgerla, la procedura da seguire per l'autorizzazione parlamentare delle missioni. In relazione a tale procedura, il Senato ha apportato alcune precisazioni: in primo luogo, laddove il testo della Camera prevedeva che il Governo dovesse comunicare alle Camere le missioni deliberate dal Consiglio dei ministri, il Senato ha previsto, invece, che debba trasmettere le deliberazioni. In sostanza, la Camera aveva fatto riferimento allo schema procedurale ad oggi seguito in via di prassi, che vede i Ministri degli affari esteri e della difesa rendere un'apposita seduta di comunicazioni orali alle Camere.
  Il Senato ha, invece, innovato, prevedendo che il Governo debba trasmettere le deliberazioni del Consiglio dei ministri relative alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali e, quindi, che la comunicazione debba avvenire in forma scritta. A parte questo, il Senato ha precisato che le Camere autorizzano le deliberazioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per ciascun anno.
  Il Senato ha, inoltre, previsto che il Governo debba specificare, in fase di acquisizione dell'autorizzazione delle Camere, insieme agli altri dati concernenti la missione da autorizzare, anche quale sia la disciplina penale applicabile al personale. Questa disposizione, introdotta dal Senato Pag. 17all'articolo 2, comma 2, si connette con la previsione di cui all'articolo 19, comma 2.
  L'articolo 19 prevede, al comma 1, che al personale che partecipa alle missioni internazionali, nonché al personale inviato in supporto alle medesime missioni, si applichi il codice penale militare di pace. Il comma 2, a sua volta, stabilisce che resta, però, ferma la facoltà del Governo di deliberare l'applicazione del codice penale militare di guerra. Il Senato ha precisato che il Governo deve specificare quale codice si applica alle diverse missioni nella fase di acquisizione delle autorizzazioni delle Camere.
  Va detto che questa disposizione è stata oggetto del parere della Commissione affari costituzionali, la quale ha evidenziato che la previsione di cui al comma 2, attribuendo al Governo il potere di decidere quale codice applicare al personale in missione, viola la riserva di legge in materia penale stabilita dall'articolo 25, secondo comma, della Costituzione. Tale comma 2 – lo dico per completezza – non era stato esaminato dalla Commissione affari costituzionali nel corso della prima lettura del provvedimento, perché introdotto direttamente dall'Assemblea della Camera, quindi dopo che la Commissione affari costituzionali si era espressa.
  La Commissione affari costituzionali nel suo parere non ha chiesto direttamente la soppressione del comma 2 dell'articolo 19, atteso che questo è già stato approvato da entrambe le Camere nello stesso testo, e che quindi non è in questa fase emendabile; la Commissione chiede invece la soppressione della disposizione collegata a questo comma 2 e introdotta dal Senato, vale a dire questo, il 2 dell'articolo 2 di cui stavo parlando, che prevede che il Governo, nel comunicare alle Camere le missioni che ha deliberato di avviare, indichi, oltre al resto, anche la disciplina penale applicabile al personale impiegato nelle missioni. La Commissione affari costituzionali chiede quindi la soppressione di quest'ultima disposizione e l'introduzione di una formulazione che, con riferimento alla disciplina penale applicabile, assicuri il rispetto all'articolo 25, secondo comma, della Costituzione. Su questa indicazione è in corso una riflessione, che porteremo avanti e valuteremo in sede di Comitato dei diciotto.
  Ulteriori modifiche riguardano l'articolo 16 che, conformemente a quanto previsto in precedenti decreti-legge di proroga delle missioni internazionali, reca una specifica disposizione concernente le utenze telefoniche di servizio al personale delle Forze armate e di polizia che partecipano alle missioni internazionali. È stata inoltre estesa a tutto il personale che partecipa alle missioni, compreso quindi il personale inviato in supporto alle medesimi missioni, la disciplina penale riguardante le cause di non punibilità, originariamente limitata al solo personale militare. Su questo punto la Commissione giustizia ha formulato un'osservazione, suggerendo di riflettere sull'opportunità di ripristinare il testo della Camera e di far riferimento, cioè, solo ai militari, anche in considerazione del fatto che la disposizione sulla non punibilità non sembra possa applicarsi al personale diverso da quello militare.
  Ancora, il Senato ha esteso l'ambito di applicabilità delle norme di salvaguardia dell'esercizio del diritto di difesa del personale militare impegnato all'estero nelle missioni internazionali anche al personale delle forze di polizia. Infine, il Senato ha introdotto una disposizione, l'articolo 20, volta ad integrare la composizione del Copasir per la corrente legislatura con un ulteriore deputato e un ulteriore senatore, ferma restando l'attuale composizione dell'organo e dell'ufficio di presidenza. I Presidenti delle Camere sono chiamati a procedere a tale integrazione individuando i due componenti aggiuntivi tra il gruppo di maggioranza e il gruppo di opposizione con la più alta incidenza percentuale nei due rami del Parlamento distintamente considerati, fermo restando il principio della rappresentanza paritaria della maggioranza e dell'opposizione previsto per la composizione del comitato all'articolo 30, comma 1, della legge di riferimento (legge 3 agosto 2007, n. 124).Pag. 18
  Le Commissioni affari esteri e difesa hanno modificato questa disposizione introdotta dal Senato al solo fine di anticipare la data di entrata in vigore, e conseguentemente di applicazione: in sostanza la legge entra in vigore il 31 dicembre dell'anno di approvazione del provvedimento, e quindi auspicabilmente il 31 dicembre di quest'anno. La disposizione che integra la composizione del Copasir entrerà in vigore il giorno dopo la pubblicazione della legge nella Gazzetta Ufficiale.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, onorevole Gianluca Pini.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Presidente, brevemente, la relazione è già stata depositata, ma intervengo per significare le motivazioni che hanno portato il mio gruppo, e penso anche altri gruppi a questo punto, a modificare abbastanza radicalmente l'atteggiamento nei confronti di questo provvedimento, che era uscito da quest'Aula nel maggio dell'anno scorso senza nessun voto contrario: solo con degli astenuti, ma erano astensioni che erano relative più a delle valutazioni tecniche che a delle valutazioni di carattere politico.
  Poi però il Senato, come purtroppo spesso accade, è riuscito incredibilmente ad alterare in maniera profondamente significativa quello che era un testo condiviso. Non si capisce onestamente, o per lo meno lo si può intuire, ma non è compito di quest'Aula valutare quali siano stati alla fin fine gli accordi presi in quel ramo del Parlamento per modificare così, ripeto, profondamente e in maniera negativa un testo che aveva un punto di equilibrio assolutamente gradevole per quello che è il passaggio parlamentare comunque di un qualcosa di sgradevole, cioè l'utilizzo di Forze armate in scenari che possono avere anche dei risvolti molto pesanti per i ragazzi e le ragazze che noi inviamo ormai in ogni angolo del mondo.
  Purtroppo – e questo è un dato di fatto – la questione sull'utilizzo o meno del codice militare di guerra, e soprattutto l'aver ridotto ad un lumicino quelle che sono le competenze e la possibilità di incidere sui singoli decreti attuativi di definizione delle missioni internazionali, hanno a nostro avviso totalmente stravolto quello che era, ripeto, un impianto ben concepito, frutto di anni – come ricordava il collega Manciulli – di approfondimenti, forse troppi, frutto di una visione felice degli anni Duemila, passato da una risoluzione appunto in questa Camera; che poi è andato a sbilanciarsi totalmente nei confronti del Governo, che toglie qualsiasi tipo di incidenza al Parlamento ed alle Commissioni competenti nel decidere se una missione è effettivamente efficace non solo in termini pratici sul terreno, ma anche in termini di ricaduta politica per quello che riguarda il Paese. Di fatto, i pareri delle Commissioni non hanno più alcun peso con il testo uscito dal Senato, perché il Governo può assolutamente far finta di nulla rispetto al lavoro delle stesse Commissioni e del Parlamento.
  Quindi, noi cambiamo (e questa è la ragione della relazione di minoranza) radicalmente l'atteggiamento. Ci sono richieste di modifiche, e siccome il testo, come ricordava il collega della difesa, verrà modificato, ci auguriamo anche che si torni al testo originario della Camera, per quanto non è stato effettivamente tenuto in considerazione riguardo al ruolo del Parlamento.
  Se così non fosse, è chiaro che l'atteggiamento poi sarà fino in fondo di assoluta contrarietà; ed è un peccato, perché qui stiamo parlando non di una singola missione ma di una legge-quadro.
  Si è voluto, anche in questa fase, cedere a degli equilibri del momento, della politica legati ad altri interessi che nulla hanno a che fare con le missioni internazionali, e questo penso che sia il peggior viatico possibile per pensare in primis alla tutela non solo degli interessi del nostro Paese, ma di tutti quei ragazzi e ragazze che sono mandati in giro per il mondo.

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  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.
  È iscritto a parlare l'onorevole Zanin. Ne ha facoltà.

  GIORGIO ZANIN. Presidente, colleghi, la discussione evidentemente ha già segnato queste Aule, e pertanto io ho un compito che è quello di fare un esame sostanziale che riguarda in qualche maniera alcuni dei punti che abbiamo già ascoltato poi negli interventi anche dei relatori.
  Il provvedimento in esame contiene disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, ed ha l'obiettivo di fornire una cornice normativa unitaria per l'invio di contingenti italiani all'estero nel quadro delle missioni ONU e delle altre organizzazioni cui partecipa l'Italia, in primo luogo la NATO e l'Unione europea.
  Nel corso dei passaggi già realizzati alla Camera e al Senato, la discussione ha già evidenziato le numerose e importanti novità positive che il provvedimento comporta: sia sanando lacune del nostro ordinamento, sia affermando principi e idee chiave della nostra politica estera di difesa, quali la partecipazione ai processi di pace e stabilizzazione democratica e la conferma del ruolo internazionale del Paese anche nel quadro di grandi operazioni multilaterali, rilanciando il nostro modello di partecipazione alle missioni internazionali, fortemente basato sul rapporto con le organizzazioni internazionali, le ONG, le agenzie umanitarie, le autorità e le comunità locali.
  Perciò, questo provvedimento è, forse, uno degli strumenti legislativi più importanti della nostra politica estera e di difesa, coprendo tutte le tipologie di missione che si sono mano a mano andate definendo nel corso degli ultimi anni, da quelle di peacekeeping ricordate a quelle di peace enforcement fino agli interventi umanitari. Il provvedimento in esame mira, perciò, a colmare un vuoto normativo nel nostro ordinamento, organizzando in modo equilibrato, dal punto di vista istituzionale, una materia che, quanto meno dal punto di vista parlamentare, è stata sino ad oggi affrontata in modo non esattamente funzionale, se solo si pensa al rischio di affollamento dell'agenda parlamentare determinato dalla reiterazione semestrale dei decreti.
  In effetti, la Costituzione italiana non contiene previsioni che disciplinino l'impiego dello strumento militare all'estero, ad eccezione delle disposizioni relative allo stato di guerra, e dunque diciamo che questo ha per conseguenza il fatto che, ad oggi, il quadro giuridico per la partecipazione alle missioni venga definito essenzialmente con lo strumento del decreto-legge. Questo comporta una provvisorietà e disorganicità delle disposizioni, soprattutto di quelle ordinamentali, e una grande precarietà anche dal punto di vista finanziario delle missioni. Caratteristiche che, da un lato, non giovano certo alle esigenze di programmazione operativa e di credibilità internazionale del Paese, dall'altro, hanno determinato sin qui la condizione paradossale dei nostri militari, che, nel corso delle missioni, molto spesso sono rimasti scoperti, sul piano dei tempi, dal punto di vista delle necessarie coperture finanziarie.
  Considero, perciò, particolarmente importante che questo provvedimento, da un lato, definisca una cornice stabile ed uniforme e, dall'altro, metta il Parlamento anche nella condizione di intervenire in maniera appropriata.
  Penso che tutti noi dobbiamo anche riconoscenza, sentita riconoscenza, per il positivo ruolo svolto in ambito internazionale da parte delle nostre Forze armate, ed è indubbiamente in gran parte merito degli uomini in divisa se il Paese è considerato ora credibile e affidabile.
  Credo che questo sentimento vada ad unirsi anche ad alcuni aspetti che la normativa mette in evidenza, e cioè il fatto che questa normativa sia di carattere generale, cioè applicabile alle missioni internazionali che sono svolte dal personale appartenente alle Forze armate, alle forze di polizia ed anche alle componenti civili che operano nei teatri operativi.Pag. 20
  Ed è questo un fatto non marginale, anche in ordine ai possibili sviluppi delle sperimentazioni dei corpi civili di pace. In effetti, con le missioni, che già di per sé assicurano occasioni di addestramento che rafforzano l'operatività delle Forze armate, il nostro Paese, come qualcun altro ha già ricordato, ha molto migliorato non soltanto la sua immagine internazionale, ma anche definito una sorta di modello italiano di peacekeeping, basato sia sulla forte imparzialità da parte delle Forze armate sia sulla particolare attenzione e sensibilità alle esigenze della popolazione civile e agli aspetti umanitari. L'elenco è già stato fatto: Libano dal 1982, Albania, Somalia, Mozambico, Bosnia Erzegovina. Ecco, mi sento di aggiungere a questo elenco che il relatore Manciulli faceva poc'anzi anche, evidentemente, le missioni che hanno salvato migliaia di vite, Eunavfor Med, Mare Nostrum, con un approccio umanitario, il nostro, che, come attestano, appunto, gli interventi nel Mediterraneo e le prospettive della politica migratoria europea, deve sempre più caratterizzare il profilo operativo delle nostre Forze armate, a cui non sarebbe male far giungere un rinforzo significativo in termini di formazione, anche a proposito di tecniche di azione sociale e non violenta, valorizzando appieno le positive traiettorie sperimentate anche in ambito NATO, ad esempio dal Cimic Group a guida italiana.
  Sottolineare questi successi non significa negare che qualcosa si possa e si debba cambiare, anche in considerazione del nuovo quadro delle crisi globali e della crisi economica, che costringe a selezionare in maniera più rigorosa gli impegni. Da oggi in poi si tratterà di valutare in maniera più strategica le modalità e, soprattutto, gli ambiti regionali nella nostra partecipazione alle missioni, concentrando, a mio parere, le nostre attenzioni sul Mediterraneo.
  Fatte queste osservazioni preliminari, è bene ricordare che la proposta di legge è stata, come qualcuno ha ricordato, approvata senza voti contrari, ancorché al Senato il voto di astensione figuri tra i contrari, ma è un indizio di qualità politica del provvedimento stesso che mi pare sia fondamentale segnalare.
  Dunque, questo provvedimento, come già è stato ricordato, evidentemente ha una traiettoria lunga e io credo che questo sia un segnale importante di recupero, diciamo, anche storico, della traiettoria della XVI legislatura. La prima proposta di legge la fece proprio il collega Garofani, che, attualmente, oltre a sedere al mio fianco in questo momento, è anche presidente della Commissione difesa.
  Credo che, nel ripercorrere sinteticamente il provvedimento, possiamo dunque sottolineare come venga finalmente definito il concetto di missione internazionale e si ribadisca anche che la nostra politica di difesa e le nostre missioni sono ancorate al diritto internazionale imperniato sulle Nazioni Unite e sulle principali organizzazioni internazionali.
  Vorrei concludere dicendo che, dunque, la delicatezza e la rilevanza di questo provvedimento risiedono proprio nella radicalità e nell'importanza delle questioni che richiama e che coinvolge. Penso, innanzitutto, all'orientamento del nostro sistema di difesa e di sicurezza, alla valenza del diritto internazionale e anche quando e in quali condizioni il nostro Paese possa mettere in moto tali meccanismi ed intervenire in una crisi.
  Desidero, infine, sottolineare due cose: la prima, l'adozione di questo provvedimento, nella prospettiva della modernizzazione del nostro sistema di difesa, questione da cui dipende una parte importante della sicurezza, va messa in sintonia con un'altra serie di iniziative, con l'orizzonte comune di perseguire la fondamentale integrazione europea delle politiche di intervento internazionale, e quindi anche di crescente integrazione delle Forze armate e di strategie di difesa e sicurezza comune.
  Una rotta che richiede passi graduali, eppure costanti. Una direzione ineludibile per superare la ristrettezza e la scarsa efficacia delle politiche nazionali nel contesto politico globale, caratterizzato dalla crisi della sicurezza e dagli scenari di Pag. 21instabilità. Uno scenario che vede il Mediterraneo come snodo centrale e, con esso, il deficit di capacità di gestione sin qui dimostrato da parte dell'Unione europea.
  Il provvedimento è, dunque da leggersi in una chiave di transizione matura a sostegno di una governance globale condivisa, nel quadro di una tradizione nazionale che ci vede in età repubblicana schierati a difesa del diritto internazionale, a favore dei diritti umani, per la gestione multilaterale delle crisi con il rafforzamento delle organizzazioni come le Nazioni Unite, l'Unione europea e l'Alleanza atlantica. Una mission che viene completata da politiche di cooperazione, che devono crescere, come, del resto, attesta la nuova intitolazione del Ministero degli affari esteri, e che, giustamente, devono segnare l'orgoglio nazionale proprio di chi opera per la pace dei popoli con quel plus di sensibilità spirituale italica che abbiamo dimostrato anche nei giorni scorsi con il recupero in fondo al canale di Sicilia delle vittime innocenti della migrazione selvaggia che segna i nostri giorni.
  Infine, la strada parlamentare è stata lunga, ma efficace. Il contributo del Parlamento in questa materia andava sicuramente reso più incisivo, consentendo un maggior controllo sulla coerenza operativa delle singole missioni con la priorità della politica estera italiana e con le politiche delle organizzazioni multilaterali che costituiscono il riferimento dell'Italia in campo internazionale. Si trattava, ancora, di affidare al Parlamento la possibilità di verificare attentamente l'andamento dei singoli interventi e gli stessi eventuali progressi maturati e compiuti sul terreno. In buona sostanza, su questa delicatissima materia, era oltremodo necessario fissare una base giuridica e politica pienamente legittimata dal confronto parlamentare.
  Perciò, anche in questo specifico caso, oltre ad apprezzare il fatto che il Governo su questo aspetto così delicato della vita del Paese abbia favorito in pieno l'azione parlamentare, è giusto sottolineare come il Parlamento, per parte sua, abbia saputo svolgere fino in fondo il proprio ruolo, dimostrando di essere all'altezza delle questioni e confermando la propria autonomia e la propria capacità decisionale, aspetti decisivi del nostro sistema democratico che troppo spesso vengono disconosciuti.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Grazie, Presidente. Oggi parliamo della legge quadro, che approda di nuovo in Aula. Questo provvedimento ha già subito diverse modifiche, sia alla Camera che anche al Senato, e quindi decisamente non rispecchia quelle che erano le nostre volontà, almeno come Movimento 5 Stelle.
  Noi avevamo presentato una nostra proposta di legge che aveva tutt'altra ispirazione. Quindi, soltanto in minima parte ci riteniamo soddisfatti, perché questo provvedimento va a sopperire a quella che è una pratica, a nostro avviso, inaccettabile, quella della decretazione d'urgenza. Sappiamo che ancora oggi stiamo discutendo l'ennesimo decreto d'urgenza per il rifinanziamento delle missioni internazionali. Questo è inaccettabile, lo ripeto, perché operare in emergenza non consente poi di affrontare le questioni nel merito e, quindi, di risolverle nella maniera più adeguata.
  Purtroppo, sappiamo anche che nella nostra Costituzione non esistono norme organiche che consentano di disciplinare la materia, quindi gli interventi dei nostri contingenti, sia nelle missioni che riguardano organizzazioni come l'ONU, che in quelle che invece coinvolgono altre organizzazioni come la NATO e l'Unione europea. Quindi, la necessità di avere una normativa specifica era assolutamente fondamentale. I presupposti c'erano tutti, ma oggi ci ritroviamo a discutere un testo che – ahimè – è stato stravolto rispetto a quelle che erano le volontà principali.
  Come ha detto anche prima il collega Pini, il Governo si riserva sempre di dire l'ultima parola, sottraendo anche una certa autonomia alle stesse Commissioni che comunque hanno fatto un grande lavoro.Pag. 22
  Tra l'altro, durante l'iter alla Camera ci sono stati anche dei momenti un pochino concitati, quando la Commissione bilancio aveva apportato delle modifiche all'ultimo momento. Noi eravamo ancora in Commissione e in Aula si stavano già votando gli emendamenti, le modifiche della Commissione bilancio, che tra l'altro è intervenuta su questioni non di merito, ma, a nostro avviso, prettamente politiche e questa è una cosa abbastanza grave.
  Tra l'altro, il testo continua a mantenere una certa ambiguità, per esempio all'articolo 2, dove non si fa menzione, almeno non si specifica chiaramente, se ci debba essere il pronunciamento dell'Aula. Quindi, non si capisce se gli atti di indirizzo che autorizzeranno appunto le missioni dovranno restare nel chiuso delle Commissioni oppure essere autorizzati dall'Aula, come è giusto che sia, perché l'obiettivo di questa legge, a nostro avviso, doveva essere quello di restituire centralità al Parlamento in una materia che è delicatissima.
  Non dimentichiamoci che la difesa impegna miliardi, è uno dei comparti che impegna più denari per il nostro Paese e, quindi, a maggior ragione, dovremmo essere tutti responsabilizzati a costruire una legge che metta freno agli sperperi e che soprattutto disciplini il tutto nella maniera più corretta. Non dimentichiamoci la «legge navale» che ha portato via oltre 5 miliardi, ma anche gli investimenti sugli armamenti, i costi anche del personale.
  Quindi dover, tra virgolette, delegare queste decisioni al Governo, vedersi esautorati nel processo decisionale, per noi che siamo qui chiamati comunque a migliorare questo nostro Paese in tutti i suoi comparti, sicuramente non è la migliore strada da percorrere.
  Però, lo ripeto, ci siamo astenuti fino ad oggi perché comunque riteniamo opportuno che esista una legge su questa materia e che non si possa procedere ancora con la decretazione d'urgenza. Purtroppo gli obiettivi non sono stati raggiunti, vedremo poi come proseguirà l'iter, perché adesso dovrà tornare al Senato. Per il MoVimento 5 Stelle il lavoro che è stato fatto non rispecchia gli intenti, almeno non i nostri.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, signor rappresentante del Governo, l'iter del provvedimento oggi all'esame dell'Aula è iniziato, lo voglio ricordare, nel gennaio del 2014, nelle Commissioni congiunte III e IV, e si è concluso nel maggio del 2015 in prima lettura, qui alla Camera. Il Senato ha discusso il testo unificato come trasmesso dalla Camera, portando alcune modifiche su cui poi tornerò e ha terminato i lavori a marzo di quest'anno.
  Siamo quindi, dopo circa due anni e mezzo, in seconda lettura alla Camera. Io credo che sia stato utilizzato evidentemente molto tempo per arrivare ad un testo che, per quanto ci riguarda, non è assolutamente sufficiente.
  Oltretutto, a mio giudizio, un iter più veloce avrebbe consentito in tempi più celeri di restituire protagonismo al Parlamento e precise prerogative in materia di politica estera e di difesa, una materia come si sa molto delicata, attraverso una nuova disciplina, per la definizione della partecipazione alle missioni e alle operazioni militari. Peraltro, era questa la volontà espressa da tutti i gruppi, come è stato ricordato, anche se il collega Manciulli ha omesso di parlare del contributo dato anche dal gruppo di Sinistra italiana-Sinistra Ecologia Libertà, ma immagino che sia stata una dimenticanza. Era la volontà espressa appunto anche dai gruppi di maggioranza, ma di fatto i lavori nelle Commissioni di Camera e Senato sono stati ostacolati e interrotti anche per intere settimane e non sempre ne abbiamo capito le ragioni. Ciò ha consentito al Governo nel frattempo di reiterare una prassi consolidata negli anni, che ha privato il Parlamento della possibilità di intervenire sulle decisioni di partecipare alle missioni internazionali, di intervenire sul loro carattere e sulla base giuridica, Pag. 23sulla loro durata, sulle regole di ingaggio dei militari. Una prassi che ha limitato il ruolo del Parlamento – è stato già detto – all'autorizzazione dell'erogazione dei mezzi finanziari e che ha mantenuto nel tempo un'impostazione, secondo noi, assolutamente impropria che ha tenuto insieme interventi a forte dimensione militare con interventi di cooperazione internazionale, anche dopo l'approvazione della nuova legge sulla cooperazione la n. 125 del 2014. Ciò è tanto vero, che in questa settimana saremo chiamati a convertire l'ennesimo decreto di proroga delle missioni, così come accade ormai da più di un decennio.
  Il gruppo di Sinistra Italiana-SEL ha depositato la propria proposta di legge quadro sulle missioni internazionali, l'atto Camera n. 933, già a maggio del 2013, perché valutavamo la necessità di dotare appunto il nostro ordinamento giuridico, finalmente, di una normativa di carattere generale, da parte di una norma di rango primario, al fine di superare la prassi di cui sopra, la prassi dell'emergenzialità e delle ambiguità, in una materia delicata come quella delle missioni; una normativa sicuramente più adeguata al crescente impegno del nostro Paese nella partecipazione ad operazioni e missioni internazionali. Impegno che si è intensificato nel tempo, in particolare negli ultimi vent'anni, con un'espansione dei compiti e delle aree geografiche di intervento al pari di Paesi con una più lunga tradizione e capacità di intervento e di proiezione all'estero, probabilmente per accreditarsi come Paese produttore di sicurezza e accrescere la propria credibilità presso gli organismi internazionali e Paesi alleati. Quanto questo obiettivo sia stato raggiunto da parte del Governo e delle forze di maggioranza non è dimostrabile, e comunque quello che per noi conta è che il risultato è stato un sempre maggiore impegno del nostro Paese in missioni basate sull'uso della forza militare, in molteplici teatri operativi, all'interno del tradizionale campo dello ius ad bellum, anziché nel campo del nuovo diritto internazionale, quel diritto internazionale che ripudia la guerra e disciplina l'uso della forza per finalità diverse da quelle tipicamente belliche.
  I provvedimenti legislativi di finanziamento delle missioni utilizzati finora, così sarà per quello che dovremo convertire in questi giorni, hanno avuto un'efficacia limitata nel tempo e la necessità di essere continuamente reiterati con conseguenti rischi di difetti di coordinamento normativo e di incertezza circa le disposizioni applicabili nei diversi teatri operativi. In particolare, gli aspetti in questione riguardano il trattamento economico e normativo del personale impegnato in tali missioni, i molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse, le procedure interne in forza delle quali è possibile pervenire all'adozione della decisione riguardante il coinvolgimento dei nostri militari in missioni all'estero.
  Il testo unificato, oggi all'esame, non corrisponde all'ottica alla base del nostro progetto di legge e non risolve le questioni che abbiamo posto, durante i lavori nelle Commissioni e in Aula, in occasione del primo passaggio alla Camera, questioni che – lo voglio ricordare – ci sono state suggerite anche in occasione delle audizioni nelle Commissioni III e IV da parte di importanti esperti della materia: innanzitutto – ma lo avevamo già detto in occasione della dichiarazione di voto in prima lettura alla Camera, durante la quale appunto noi ci astenemmo sul provvedimento – per quello che attiene alla necessità di indicare espressamente le fonti primarie di riferimento; per chiarire, quindi, il terreno normativo per l'operatività delle missioni, con particolare riferimento alla Costituzione italiana, al diritto internazionale dei diritti umani, al diritto internazionale umanitario e ai relativi Trattati, Convenzioni e Protocolli, e non solo ai richiami generali; e per realizzare l'obiettivo di dare forza al nuovo diritto internazionale, che riconosce la pace quale diritto degli individui e dei popoli, ed evitare abusi e violazioni nell'applicazione concreta della legge quadro. Noi auspicavamo che il Senato, in qualche Pag. 24maniera, intervenisse anche su questa parte, appunto sul primo articolo della legge quadro. Così non è stato, per cui da questo punto di vista non c’è stato alcun miglioramento, alcuna modifica che andasse incontro alle nostre esigenze. In secondo luogo, per quello che attiene al procedimento autorizzativo, che, a nostro giudizio, andava previsto con apposito provvedimento legislativo, quindi un provvedimento delle Camere, mentre l'atto oggi all'esame dell'Aula, così come era accaduto in qui alla Camera, lascia in capo al Governo la deliberazione della partecipazione alle missioni internazionali e solo successivamente prevede il passaggio alle Camere per la loro autorizzazione.
  Inoltre, però, purtroppo aggiungerei, le modifiche apportate al Senato hanno ulteriormente peggiorato questa procedura, introducendo una sorta di silenzio-assenso sulla deliberazione del Consiglio dei ministri, come se si trattasse, appunto, di un qualsiasi provvedimento amministrativo. Il comma 3 dell'articolo 2 prevede, infatti, la possibilità per il Governo di non conformarsi ai pareri parlamentari. In questo caso si trasmettono nuovamente i decreti del Presidente del Consiglio, con osservazioni e motivazioni, e le competenti Commissioni hanno dieci giorni di tempo per esprimersi, trascorsi i quali – come dice il comma 3 dell'articolo 2 – i decreti sono, comunque, adottati. Questa previsione, per quello che ci riguarda, va assolutamente modificata. Abbiamo presentato alcuni emendamenti che vanno in questo senso e va modificata per una ragione che abbiamo provato a sostenere in questi due anni e mezzo, sia nei lavori delle Commissioni, che dell'Aula, per consentire cioè il pieno dispiegamento delle prerogative parlamentari.
  La seconda modifica introdotta al Senato riguarda la modifica dell'articolo 30 della legge n. 124 del 2007, prevedendo in via straordinaria e limitatamente alla XVII legislatura, quindi a quella in corso, l'integrazione del Copasir di un ulteriore senatore e di un ulteriore deputato. Si tratta di una modifica, a nostro giudizio, che interviene su una materia che nulla ha a che vedere con le disposizioni del provvedimento all'esame e che agisce su una legge di particolare delicatezza – ricordo è la legge per il Sistema di informazione per la sicurezza e nuova disciplina del segreto – e che, nelle dichiarazioni di tutti, non necessitava di modifica.
  In conclusione, il nostro giudizio sul lavoro fatto al Senato è fortemente negativo, il testo è peggiorato in molte parti, ma in particolare all'articolo 2, comma 3, e all'articolo 3, comma, 3 quello che prevede appunto l'autorizzazione sui Fondi finanziari; il testo è peggiorato e non è all'altezza di ciò che, invece, servirebbe in riferimento al profilo che deve avere la politica estera e di difesa del nostro Paese e al rapporto tra Governo e Parlamento.
  Io ho sentito dire dai relatori per la maggioranza che nei lavori al Senato si è trovato un punto di equilibrio tra il Governo e il Parlamento. Io credo che non sia così, il rapporto è tutto sbilanciato a favore del Governo con forti limitazioni dei poteri parlamentari. Noi pensiamo – poiché il provvedimento deve comunque tornare in terza lettura al Senato, dato che nelle Commissioni congiunte III e IV sono state fatte alcune modifiche e sono stati approvati alcuni emendamenti che hanno modificato il testo del Senato – che ci sia il tempo, ovviamente se c’è la volontà, di modificare in particolare la parte che riguarda il procedimento autorizzativo, pensiamo che questa sia una necessità assoluta.
  Lo ripeto: già noi, in occasione della prima lettura alla Camera, esprimemmo un voto di astensione proprio a significare l'impegno che avevamo messo anche con la presentazione dell'atto Camera 933, con il lavoro che avevamo fatto nelle Commissioni, perché si arrivasse a una nuova disciplina della partecipazione alle missioni internazionali da parte del nostro Paese, e però eravamo già fortemente insoddisfatti in prima lettura. Eravamo fortemente insoddisfatti perché ci sembrava che il testo non rispondesse a un'esigenza: l'esigenza di ancoramento forte dell'autorizzazione a partecipare a missioni Pag. 25con carattere, appunto, all'interno del campo del diritto internazionale e non del campo dello ius ad bellum.
  Oggi, il testo – ripeto – è ulteriormente peggiorato. Se, inizialmente, l'intento di tutti era quello di sottrarre al Governo un potere decisionale assoluto, come è stato in questi anni, sulla decisione alla partecipazione alle missioni internazionali, con queste modifiche del Senato, evidentemente, si consente e si lascia un potere assoluto di decisione al Governo, ma questa volta per legge di iniziativa parlamentare. Non siamo d'accordo, continueremo la nostra battaglia contro le modifiche del Senato durante la votazione degli emendamenti e vi chiediamo un surplus di riflessione e di approfondimento, perché, diversamente, questa volta il nostro giudizio non potrà che essere fortemente negativo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Io ammetto di essere, come dire, tra virgolette, contento di essere oggi qui a discutere di questa lettura ulteriore alla Camera, contento perché la logica di questo provvedimento – come giustamente ha riportato la collega Duranti, di cui ho apprezzato l'impegno in Commissione durante tutta la trattazione – andava a normare quella che è stata, almeno nei tre anni in cui abbiamo avuto questa legislatura e nei precedenti anni da quando comunque le missioni internazionali sono trattate, una delle peggiori pratiche, ovvero la decretazione d'urgenza.
  Non vado a parlare di questo, ma mi interessa far comprendere o, comunque, riportare alcuni punti su quella che è la logica che ha voluto introdurre il Parlamento rispetto alla gestione delle missioni internazionali. Missioni internazionali che, quando non hanno avuto la possibilità di una trattazione politica – e questo è il punto fondamentale di questa legge –, hanno avuto risvolti quali l'Iraq o l'Afghanistan, che sono stati, come dire, attuati esclusivamente dal Governo, che aveva potere assoluto nella gestione delle missioni internazionali, sia da un punto di vista amministrativo, sia da un punto di vista di legge mediante l'uso, appunto, dei decreti.
  Tutta una serie di audizioni fatte, le varie proposte e il lavoro fatto anche in Commissione, con un metodo anche abbastanza partecipato, per quanto giustamente – come riportato dalla collega Duranti – lungo, hanno portato ad audire costituzionalisti proprio perché la materia impatta su tutta una serie di prerogative tra Parlamento e Governo che dovevano essere obbligatoriamente normate. Tra i costituzionalisti, molti hanno riferito il fatto che lavorare con norme di rango primario sarebbe stato incostituzionale, perché si sarebbe andati a lavorare su una parte finanziaria di cui non si sarebbe conosciuto, effettivamente, l'esatto ammontare. Quindi, la procedura creata, cioè la parte di procedimento, aveva una sua logica, da come usciva dalla Camera e, ancora meglio, prima che la Ragioneria dello Stato ci imponesse una modifica alla parte finanziaria che rende illogici alcuni passaggi, ma aveva una sua logica nel senso di dire: il Governo ha la facoltà legittima di decidere di poter fare o non fare una missione, il Parlamento ha la facoltà legittima e chiaramente espressa nel procedimento di poter autorizzare o negare tale autorizzazione. Effettivamente vi è uno spunto di riflessione che la maggioranza dovrebbe fare, in particolare al Governo, che senz'altro al Senato ha trovato porte più aperte, non tanto sulla parte in cui la Camera può o non può trattare e ridiscutere i decreti, ma sull'adozione automatica; vorrei fare un appunto sempre di correttezza rispetto al testo, i decreti di cui si va a parlare sono solamente sulla parte finanziaria, non sulla parte deliberativa trasmessa alle Camere, quindi, su quella parte non c’è un silenzio assenso, su quella parte le Camere si esprimono positivamente o negativamente e il Governo adotta quella che è la scelta della Camera sulla parte politica; sulla parte finanziaria, invece, c’è questo vulnus che, effettivamente, il Senato ha Pag. 26voluto introdurre; è corretta la volontà di voler fare un doppio passaggio, quindi, con una valutazione rafforzata, da parte del Parlamento, io credo sia opportuno che questa Camera vada a introdurre o, comunque, a rimuovere quella parte finale che con degli emendamenti qui in Aula io credo sia opportuno sanare; se la volontà della legge è dare in mano al Parlamento la possibilità politica di fare una scelta sulle missioni, vi deve essere, anche, un passaggio nella parte finanziaria che non ridia al Governo un totale controllo, perché poi, e questo, penso, me lo insegnate tutti, è dalla parte finanziaria che si evince quello che è il passaggio fondamentale.
  Un altro spunto: sempre nella parte procedurale è stata modificata, al Senato, l'aggiunta di: «per ciascun anno» dell'autorizzazione delle missioni, cioè della parte politica, della parte deliberativa. L'intenzione della Camera era quella di autorizzare e, quindi non si comprenderebbe nemmeno la parte degli obiettivi e i tempi, diciamo così, che erano indicati nella parte della deliberazione, perché ogni anno dovrebbero essere ripetuti, quindi, anche questo è uno spunto che va un po’ a stravolgere quello che era un impianto, come giustamente diceva il collega Pini, che aveva una sua logica funzionale. Io credo che questa parte di valutazione dei decreti, degli schemi di decreti, che si trovano sia all'articolo 2 che all'articolo 4, se non sbaglio, che riguardano la parte di implementazione dei fondi, esattamente, dovrebbero essere senz'altro rimodulati.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ARTINI. Concludo, Presidente – i miei tempi sono sempre molto ristretti, purtroppo – dicendo grazie a tutti i colleghi che, comunque, hanno lavorato su questo e anche al gruppo del MoVimento 5 Stelle di riflettere, perché non mi ritrovo nelle parole della collega Corda, per un semplice motivo: l'impianto procedurale della legge quadro è il medesimo di quello scritto nella legge firmata anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle; l'impianto normativo, penale, eccetera – e concludo veramente Presidente – è effettivamente il medesimo. Io ragionerei e lavorerei per evitare che quei passaggi sulla parte di decretazione sugli schemi di decreto finanziari possano essere modificati giacché va al Senato, e su questo troverei lo spunto per fare in modo che in quest'Aula si possa trovare una approvazione e non ci sia nessuno contrario.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Presidente, colleghi, quello che ci accingiamo ad esaminare questa mattina in Aula è un provvedimento atteso da tempo, sul quale abbiamo lavorato sia come forza di maggioranza che come forza di opposizione. Si tratta, infatti, di un testo di legge che risponde ad un'esigenza ormai trentennale, relativa ad una disciplina finalmente organica della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, divenute, ormai, numerose e parte integrante della nostra politica estera e della nostra politica di sicurezza. Un'interpretazione errata delle disposizioni costituzionali ha, per 20 anni, bloccato ogni possibilità di intervenire sulla materia e anche spesso portato Governi di centrosinistra a puntellarsi con i voti di Forza Italia per riuscire a prorogare l'invio di alcune missioni.
  Votando a sostegno di quei provvedimenti di proroga delle missioni internazionali, la mia parte politica ha sempre fatto valere e prevalere l'interesse nazionale su una valutazione meramente politica, ben sapendo che, di fatto, quel voto, spesso, ha offerto una maggioranza che il Governo di centrosinistra non avrebbe avuto.
  Come sappiamo, l'articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, ma l'invio di forze armate all'estero, in tempo di pace, che, di regola, avviene nel quadro di organizzazioni internazionali di cui facciamo parte, non ha nulla a che fare con il concetto di guerra.Pag. 27
  L'articolo 11 della Costituzione viene richiamato esplicitamente nell'articolato al nostro esame all'articolo 1, le missioni internazionali di qualsiasi genere sono consentite a condizione che avvengano nel rispetto dei principi dell'articolo 11 della nostra Carta fondamentale. Per arrivare a questo testo unico ci sono voluti anni e decine di proposte di legge; si sono susseguiti relatori che hanno cercato di dare organicità a queste proposte di legge che si sono infrante sullo scoglio del rapporto fra Governo e Parlamento. In questo senso, ci fa piacere che l'iter di questo provvedimento si avvicini al termine, anche se sappiamo che dovrà nuovamente essere esaminato dal Senato.
  Ci fa piacere sapere di essere stati dei precursori quando abbiamo redatto, nella sedicesima legislatura, il testo in comitato ristretto, prevedendo un'apposita sessione parlamentare che, nelle intenzioni del legislatore, non deve essere una semplice apposizione di visto sulle missioni in corso; l'articolo 3 del provvedimento al nostro esame stabilisce che la relazione del Governo su cui si terrà la succitata sessione sia molto analitica, ma il Parlamento, ne sono certa, saprà trarre da quell'occasione un'opportunità per tenere un dibattito sulla politica estera che sia degno di questo nome.
  Mi soffermo, inoltre, a sottolineare come questa legge quadro, creando una cornice giuridica a favore del personale italiano militare e civile impiegato all'estero nelle missioni internazionali, liberi, di fatto, la discussione sulle missioni da autorizzare da tutte quelle disposizioni ora contenute nei decreti-legge sulla proroga delle missioni internazionali e sulle iniziative in materia di cooperazione allo sviluppo. La reiterazione dei decreti-legge ha dato luogo, a volte, persino alla ripetizione di norme che, puntualmente, dovevano essere corrette da emendamenti di iniziativa parlamentare. D'altra parte, le prove a cui ci ha sottoposto un mondo in continua evoluzione con lo scorrere degli anni hanno costretto i Governi e le istituzioni a misurarsi con realtà sempre diverse, alle quali si è cercato di dare risposte veloci ed efficaci, con strumenti non sempre adeguati alle situazioni che a loro volta non sono state sempre accuratamente comprese e delineate.
  La legge quadro che ci apprestiamo a votare si inserisce in una logica che, dando per certo il quadro giuridico, ci permette di concentrarci, principalmente, sull'analisi politica, sulle misure da prendere e sulle loro conseguenze. Per questo motivo, il provvedimento, anche se non pretende certo di essere esaustivo, si propone come una legge organica in materia di disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.
  In particolare, la legge prevede nei capi I e II, che sono sicuramente i più qualificanti, i parametri entro cui può essere impiegata la forza militare, che trova i limiti, da una parte, nell'opportunità politica e, dall'altra, nell'articolo 11 della Costituzione e nelle norme di diritto internazionale; prevede l'applicazione delle norme di diritto internazionale umanitario e di quelle a tutela dei diritti umani fondamentali; ancora, l'assunzione delle decisioni per l'invio delle missioni, mediante una procedura celere e snella; i limiti temporali delle missioni sottoposti ad una verifica politica e non ad un automatismo dettato dalla legge di finanziamento per il quale viene istituito un apposito Fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze la cui dotazione verrà stabilita annualmente dalla legge di stabilità o da appositi provvedimenti legislativi.
  Per la rimanente parte, poi, come è stato detto, la legge si occupa di norme sul personale e di norme in materia contabile, già contenute e ripetutamente reiterate nei decreti-legge di proroga delle missioni internazionali.
  Vorrei concludere, rivolgendo il nostro pensiero e anche la nostra gratitudine alle migliaia di nostri concittadini appartenenti alle Forze armate, alle forze di polizia, sia in veste militare che civile, che ogni anno sono impegnati all'estero in missioni internazionali a servizio della pace e della sicurezza della comunità internazionale.Pag. 28
  La presente proposta di legge introduce finalmente per loro uno stabile quadro normativo attraverso la previsione di un complesso organico di disposizioni svincolato dalle periodiche autorizzazioni di spesa e minimizza il rischio di difetti di coordinamento normativo e di incertezza circa le disposizioni applicabili nei diversi teatri operativi.
  Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che le missioni internazionali non possono certo diventare un surrogato di quello che non c’è ma che in realtà dovrebbe esserci, cioè una visione chiara e selettiva di quelle che dovrebbero essere le nostre priorità nel mondo, le nostre priorità di politica estera e dei vari strumenti per affermare queste priorità.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore di minoranza, onorevole Gianluca Pini, rinuncia alla replica.
  Ha facoltà di replicare l'onorevole Manciulli. Ha due minuti.

  ANDREA MANCIULLI. Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Signor Presidente, solo per dire, anche perché mi ricordo bene il testo che ho pronunciato e ci tengo in una maniera non formale, che avevo ringraziato tutte le opposizioni, e naturalmente SEL per me fa parte degnamente e con grande impegno di questo aspetto.
  Devo dire che, fra le altre cose, nel modo in cui ci siamo approcciati all'esito finale, per come lo votammo, ci fu un contributo sancito anche dalla firma del provvedimento da parte di molti che oggi sono intervenuti.
  Io voglio solo chiudere con un aspetto: questa è una legge che sta fuori dalla contingenza politica, sta fuori perché giustamente, come veniva richiamato con l'ultimo intervento dall'onorevole Carfagna, noi decidiamo una cosa che riguarda l'impegno di molti militari che operano per il nostro Paese e credo che proprio a questo scopo nelle discussioni che dovremo fare in Commissione e nel Comitato dei nove si debba fare ogni sforzo perché il Paese si presenti più unito possibile nel dare questo strumento a chi opera per noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presidente Garofani rinuncia alla replica.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.

(Annunzio di questione pregiudiziale – A.C. 45-C ed abbinate).

  PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, ultimo periodo, del Regolamento, è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Gianluca Pini ed altri n. 1, (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate) che sarà esaminata e posta in votazione prima di passare all'esame degli articoli.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2800-A, 3458, 3462, 3084-A, 3199, 3529 e 3269-A.
  Avverto che in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea è pubblicato lo schema recante la ripartizione tempi per la discussione sulle linee generali e per il seguito della discussione dei disegni di legge nn. 2800-A, 3462, 3199 e 3529 e lo schema recante la ripartizione dei tempi per la sola discussione sulle linee generali dei disegni di legge nn. 3458, 3084-A e 3269-A (vedi calendario).

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Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007 (A.C. 2800-A) (ore 12,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2800-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2800-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Avverto inoltre che, a seguito della rinuncia al mandato da parte del relatore, le funzioni di relatore saranno svolte dalla deputata Mara Carfagna.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Carfagna.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA, Relatrice. Signor Presidente, l'accordo tra Italia e Tagikistan in materia di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, siglato a Dushanbe il 22 maggio 2007, è finalizzato ad approfondire le relazioni tra i due Paesi attraverso la promozione dei rispettivi patrimoni culturali e lo scambio di dati ed esperienze tecnico-scientifiche.
  L'Intesa si propone di agevolare la collaborazione culturale e artistica nel campo della conservazione, della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico, impedendo i trasferimenti illeciti di beni culturali e assicurando la protezione dei diritti di proprietà intellettuale.
  Vorrei in proposito ricordare brevemente che con il Tagikistan sono in essere importanti collaborazioni a livello universitario, collaborazioni che hanno condotto allo svolgimento di importanti missioni archeologiche in tale Paese asiatico.
  Richiamando per sommi capi il contenuto dell'Accordo, faccio osservare che il testo si compone di un breve preambolo e di 19 articoli che indicano la finalità dell'intesa ed i settori della collaborazione, tra i quali arte e cultura, musei e biblioteche, tutela, valorizzazione e promozione dei patrimoni archivistici e documentari, istruzione universitaria e cooperazione interuniversitaria, scienza e tecnologia, turismo, scambio di informazioni e di aggiornata documentazione sui sistemi di istruzione scolastica. Di rilievo l'impegno assunto dalle parti a sviluppare scambi di esperienze e conoscenze attraverso seminari, scambi di docenti, convegni e corsi di perfezionamento, mentre per l'istruzione scolastica vi è l'impegno delle parti ad individuare forme di collaborazione volte ad incrementare gli scambi di esperienze in ordine a metodi, materiali didattici e programmi in uso nei due sistemi scolastici, con scambio di docenti e di esperti ed anche con scambi di informazioni in merito ad istituzioni, organizzazioni di imprese collegate con l'istruzione e la formazione, finalizzati anche al miglioramento di tecniche e materiali didattici. L'Accordo si propone la promozione della conoscenza, della diffusione e dell'insegnamento delle rispettive lingue e letterature che le parti si impegnano ad incrementare per mezzo di una maggiore diffusione di cattedre e lettorati presso le rispettive istituzioni di scuola secondaria superiore e di università, nonché incoraggiando la pubblicazione di vocabolari nelle due lingue, tagika ed italiana. È inoltre prevista la possibilità per ciascuna parte di attribuire assegni e borse di studio a studenti e docenti dell'altra parte, ovvero periodi di formazione professionale e artigianale in istituzioni di scuola secondaria superiore e di università, su base di reciprocità e secondo le disponibilità delle parti. Quanto alle forme di collaborazione culturale e Pag. 30artistica tra i due Paesi, l'Accordo al nostro esame stabilisce che tali finalità sono perseguite attraverso la realizzazione congiunta di studi, progetti di ricerca e di formazione nelle aree di comune interesse, con scambi di visite di personale tecnico e scientifico e di operatori delle arti visivi e dello spettacolo, finalizzate ad incrementare le reciproche esperienze nei settori di competenza; organizzazione congiunta di conferenze, seminari e manifestazioni di carattere culturale ed artistico. Per ciò che attiene al contrasto del traffico illecito di opere d'arte e beni culturali, reperti archeologici, documenti ed altri oggetti di interesse culturale, storico ed etnoantropologico, l'Intesa prevede la collaborazione tra le parti con lo scambio di informazioni di polizia al riguardo. Sono anche enumerate le forme in cui si realizzerà la collaborazione scientifica e tecnologica tra le università, i centri di ricerca e altri soggetti dei due Paesi, oltre che gli organi nazionali coordinatori dell'attuazione dell'accordo. In conclusione auspico una rapida approvazione di questa ratifica che si riferisce ad un accordo ormai risalente nel tempo e che riguarda le nostre relazioni con un Paese dal potenziale molto interessante, non è infatti da dimenticare il miglioramento non solo del quadro macroeconomico ma anche della situazione della sicurezza interna al Tagikistan. Sempre in tale ottica desidero sottolineare che dal punto di vista delle relazioni bilaterali l'Italia gode in quel Paese di un capitale di stima e di simpatia che potrebbe sviluppare le relazioni bilaterali tra i due Paesi in maniera più proficua, anche attraverso un potenziamento della nostra offerta culturale sostenuta proprio dall'accordo al nostro esame.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Prendo atto che vi rinuncia. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1827 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014 (Approvato dal Senato) (A.C. 3458) (ore 12,14).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3458: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3458)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Eleonora Cimbro.

  ELEONORA CIMBRO, Relatrice. Signor Presidente, intanto mi preme in premessa dire che questo accordo si inserisce all'interno di un quadro di collaborazione con un Paese che noi riteniamo assolutamente strategico sul piano della sicurezza in un Pag. 31momento cruciale per l'Europa e anche per il Mediterraneo. Il primo dei due accordi che questa Assemblea è chiamata a ratificare segue il modello della Convenzione del Consiglio d'Europa del 1957 ed integra le disposizione della Convenzione siglata dal nostro Paese con il Regno del Marocco nel 1971 in materia di reciproca assistenza giudiziaria, e che limitava l'estradizione in materia di reati fiscali, di imposte dogana e di cambio. Tale intesa è finalizzata a migliorare la cooperazione tra i due Paesi ed a rafforzare il contrasto al crimine internazionale. Tra le disposizioni introdotte dal provvedimento, mi preme segnalare quella relativa alla non applicabilità della pena di morte o di altre pene contrarie alla legge dello Stato richiesto; vi è inoltre la previsione di alcune ipotesi in cui si può opporre un rifiuto all'estradizione qualora si tratti di reati politici e vi sia il fondato timore che nei confronti della persona da estradare vi siano rischi di discriminazione, o nei casi in cui sia intervenuto un provvedimento di amnistia, di indulto, di grazia e in casi similari.
  Passando alla trattazione del secondo Accordo, la Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, vorrei porre all'attenzione di quest'Aula che la sua ratio è quella di consentire il trasferimento nel proprio Stato di cittadinanza di cittadini detenuti nel territorio dell'altro Stato, al fine di facilitarne la rieducazione e il reinserimento sociale. Si è giunti alla stipula di questa intesa in considerazione della mancanza di uno strumento internazionale con Rabat in materia: infatti è da rilevare che il Regno del Marocco non ha aderito alla Convenzione del Consiglio d'Europa sottoscritta a Strasburgo il 21 marzo 1983, ed aperta alla sottoscrizione ed adesione anche di Stati che non fanno parte del Consiglio stesso; quest'ultima, come è noto, costituisce lo strumento giuridico maggiormente applicato in materia di trasferimenti internazionali di detenuti al fine di eseguire condanne definitive. L'intesa prevede che il trasferimento dei detenuti possa avvenire solo per i cittadini di uno solo dei due Stati contraenti, soltanto se la sentenza è esecutiva, se il periodo da espiare è superiore all'anno, e se il reato commesso è previsto come tale anche dall'altro Stato; per quanto detto l'Accordo non si applica dunque ai cittadini con doppia cittadinanza. Disposizioni specifiche regolano il trasferimento dei detenuti, che può avere luogo o su richiesta di uno dei due Stati contraenti o degli stessi detenuti: a norma dell'Accordo, infatti, il detenuto deve essere previamente informato della possibilità di trasferimento prevista dalla Convenzione, e comunque il trasferimento non può in ogni caso avere luogo senza il consenso espresso dal detenuto stesso. Altra disposizione garantista di rilievo contenuta nell'intesa al nostro esame è la previsione che il detenuto non possa essere processato, arrestato e condannato per gli stessi fatti che hanno già determinato la sua condanna nell'altro Stato.
  Considerando che questo Accordo è da collocarsi in un quadro caratterizzato dal costante rafforzamento dei rapporti bilaterali tra il nostro Paese ed il Marocco in tutti i settori – uno su tutti, l'azione di contrasto al terrorismo, di cui sono testimonianza i numerosi recenti incontri bilaterali anche a livello parlamentare – ne auspico una rapida approvazione; ciò anche in considerazione della precisa opzione di politica estera da parte del Governo di Rabat, che si esplica in una dimensione multipolare e che tende ad una sempre maggiore apertura nei confronti dell'Unione europea, come ricordavo all'inizio.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

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Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015 (A.C. 3462) (ore 12,18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3462: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3462)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Michele Nicoletti.

  MICHELE NICOLETTI, Relatore. Presidente, onorevoli colleghi, la ratifica che questa Assemblea è chiamata oggi ad esaminare si riferisce ad un Accordo che rientra nel novero delle intese finalizzate allo scambio di informazioni tra Stati, che in ragione del loro ridotto interscambio commerciale non pervengono alla stipula di una convenzione contro le doppie imposizioni, ed è redatto sulla base del Tax Information Exchange Agreement predisposto dall'OCSE. L'Accordo consente tuttavia di inserire il Turkmenistan nella white list dei Paesi e dei territori che consentono un adeguato scambio di informazioni con l'Italia, in conformità con quanto previsto dall'articolo 168-bis del Testo unico delle imposte sui redditi.
  Quanto al contenuto, ritengo di rilievo la disposizione che riguarda le informazioni oggetto dello scambio, ossia quelle presumibilmente rilevanti per la determinazione, l'accertamento, l'applicazione e la riscossione delle imposte oggetto dell'Accordo, per il recupero e la riscossione coattiva dei crediti di imposta, oppure per le indagini ed i procedimenti giudiziari legati a questioni fiscali. Tale previsione dispone comunque che restino impregiudicati i diritti delle persone, secondo la legislazione della parte interpellata, a condizione che tale salvaguardia non ostacoli o ritardi l'effettivo scambio delle informazioni.
  Da segnalare, ancora, è la previsione per cui l'obbligo di fornire informazioni non sussiste, qualora esse non siano detenute dalle autorità domestiche o non siano in possesso o sotto il controllo di persone ricadenti nella giurisdizione territoriale della parte interpellata.
  L'articolato enumera le imposte considerate dall'Accordo: tali imposte per il nostro Paese sono l'imposta sul reddito delle persone fisiche, l'imposta sul reddito delle società, l'imposta regionale sulle attività produttive, l'imposta sul valore aggiunto, l'imposta sulle successioni, quella sulle donazioni e le imposte sostitutive; per il Turkmenistan, si fa riferimento all'imposta sul valore aggiunto, alle accise, all'imposta sul reddito da utili delle persone giuridiche, all'imposta sul reddito delle persone fisiche, all'imposta sulle risorse naturali e a quella sul patrimonio.
  L'intesa prevede inoltre che ogni imposta di natura identica istituita dopo la data della sua firma debba essere notificata dalle autorità competenti di ciascuna parte all'altra parte, comprese le modifiche apportate alle disposizioni fiscali e alle procedure per la raccolta delle informazioni previste dall'Accordo in esame.
  Il fulcro dell'Accordo è rappresentato dalla norma contenuta nell'articolo 5, che stabilisce le modalità con cui le informazioni sono richieste da una delle parti e fornite dall'altra. Obiettivo delle relative disposizioni è il superamento del segreto bancario, al fine della lotta all'evasione e conformemente agli standard dell'OCSE in materia; in particolare, in virtù dell'Accordo in titolo, le autorità competenti di ciascuna parte avranno l'autorità di ottenere e fornire su richiesta informazioni in Pag. 33possesso di banche, di altri istituti finanziari e di qualsiasi persona che agisca in qualità di intermediario e fiduciario, inclusi i procuratori fiduciari, e informazioni riguardanti la proprietà di società di capitali, società di persone, trust, fondazioni Anstalten.
  Raccomando per quanto detto l'approvazione di questo provvedimento, che contribuirà a rafforzare la cooperazione economica tra Italia e Turkmenistan, attualmente incentrata in particolare sul settore energetico.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003 (A.C. 3084-A) (ore 12,23).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3084-A: Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3084-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione affari esteri, onorevole Nicoletti.

  MICHELE NICOLETTI, Relatore per la III Commissione. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, questa Assemblea è oggi chiamata ad esaminare la ratifica del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e di xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, Protocollo fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003 siglato dal nostro Paese nel 2011 ed entrato in vigore il 1o marzo del 2006 avendo conseguito il numero di ratifiche necessarie a tal fine.
  Malgrado la portata del provvedimento sia più ampia rispetto al tema dei crimini di odio, ritengo doveroso cogliere l'occasione dell'esame di questa ratifica per tributare un omaggio alla figura di Elie Wiesel, vittima e testimone del campo di sterminio di Auschwitz, premio Nobel per la pace, impegnato a livello internazionale per il riconoscimento dei crimini di odio, contro il negazionismo e per l'inserimento degli attentati suicidi tra i crimini contro l'umanità. Quest'Aula ha ascoltato Elie Wiesel nel 2010, nel Giorno della memoria, e di quella orazione voglio ricordare un passaggio essenziale, anche ai fini del lavoro legislativo in corso. Ha detto Wiesel: io so che alcuni sopravvissuti sono preoccupati, cosa succederà quando l'ultimo di noi non ci sarà più ? Io non sono tanto preoccupato, non sono tanto preoccupato, perché credo che chiunque ascolti un testimone diventa un testimone, e quindi, parlamentari, diventate nostri testimoni.
  Questo Accordo si iscrive anche dentro questo sforzo di memoria, di continuo impegno ad onorare le vittime di quello sterminio e di ogni sterminio, a ciò che questo non si possa più ripetere e perché le persone che appartengono oggi a qualsiasi minoranza non siano fatte oggetto di odio attraverso tutti gli strumenti che la Pag. 34comunicazione oggi mette a disposizione. Una vita perseguitata dall'odio non è una vita che può pienamente dispiegarsi.
  La ratio di questo Accordo è quella di estendere, quindi, la portata della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla cybercriminalità. Quest'ultima Convenzione, lo ricordo, è stata ratificata dal nostro Paese nel 2008 al fine di includere atti legati alla propaganda a sfondo razzistico e xenofobo, consentendo in tal modo alle parti di utilizzare gli strumenti della cooperazione internazionale anche per il contrasto a detti reati.
  La ratifica in esame è un significativo adempimento del Governo italiano, un obbligo assunto in sede internazionale, ma anche un impegno preso nei confronti del Parlamento. Ricordo l'allora vicepresidenza della Commissione affari esteri e comunitari, onorevole Nirenstein, che aveva presentato nella passata legislatura una risoluzione sul tema, approvata dalla III Commissione, e anche l'impegno in questa legislatura dell'onorevole Mogherini contro i reati commessi online. L'Accordo si inserisce in un quadro normativo internazionale che mira a preservare un giusto equilibrio tra sicurezza, tutela della riservatezza dei dati personali, i diritti e le libertà fondamentali.
  La limitazione di tali diritti e libertà fondamentali può essere richiesta per esigenze di natura superiore concernenti la protezione della sicurezza nazionale e l'ordine pubblico, la salute e altre circostanze specifiche. Le limitazioni suddette possono, dunque, avere luogo solo se previste dalla legge in conformità di impegni assunti in sedi internazionali e riferite ad obiettivi specifici. L'intesa al nostro esame risponde pienamente ai dettami del quadro normativo proposto.
  Il nostro Paese, in questa materia, ha assunto un ruolo guida, promuovendo una serie di iniziative contro il discorso d'odio. Contro l’hate speech anche la Presidenza della Camera, nel 2013, ha indetto un'iniziativa e, più recentemente, ha istituito una commissione di studio. Gli articoli da 3 a 7 riguardano le incriminazioni di specifiche condotte, come la diffusione di materiale razzista e xenofobo, l'insulto, le minacce, la negazione, minimizzazione o giustificazione del genocidio.
  L'intesa in esame prevede che ciascuna delle parti proceda, attraverso gli strumenti giuridici offerti dal proprio ordinamento, alla criminalizzazione della diffusione per via informatica, se commessa intenzionalmente, senza autorizzazione, di materiali che neghino il genocidio.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MICHELE NICOLETTI, Relatore per la III Commissione. Concludo e auspico una rapida approvazione del provvedimento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Avverto che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014 (A.C. 3199) (ore 12,30).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3199: Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Pag. 35Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3199)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, l'onorevole Paolo Alli.

  PAOLO ALLI, Relatore. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, la ratifica che questa Assemblea si accinge ad esaminare ha per oggetto la Decisione del Consiglio di sorveglianza dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti, nota con l'acronimo OCCAR, che è stata siglata a Roma il 10 giugno 2014.
  L'OCCAR – lo ricordo – è stata istituita al fine di dar vita a un organismo permanente di gestione comune dei programmi di acquisizione di armamenti con uno specifico accordo amministrativo tra Italia, Francia, Germania e Regno Unito, firmato a Farnborough il 9 settembre 1998. A tale organizzazione, che ha conseguito personalità giuridica nel febbraio 2001, hanno successivamente aderito il Belgio e la Spagna, rispettivamente nel 2003 nel 2005. Altri Stati, e precisamente la Finlandia, il Lussemburgo, i Paesi Bassi, la Svezia, la Polonia e la Turchia, partecipano a uno o più programmi dell'organizzazione, ma non sono Stati parte dell'Accordo.
  Obiettivo fondamentale dell'OCCAR, come si è accennato, è il coordinamento, il controllo e la realizzazione dei programmi relativi agli armamenti che le vengono assegnati dagli Stati membri, oltre al coordinamento e alla promozione di attività congiunte da realizzare in futuro, migliorando in tal modo l'efficacia della gestione dei progetti di cooperazione in termini di costo, tempi e prestazioni. I poteri esecutivi sono esercitati dal Consiglio di sorveglianza quale organo decisionale più elevato dell'organizzazione, con l'autorità di stipulare contratti, acquisire e cedere beni mobili e immobili e avviare procedimenti legali.
  Detto organismo è composto dai sei ministri della difesa degli Stati membri o dai loro delegati, che vi partecipano con diritto di voto, e presieduto da un presidente eletto dal Consiglio fra i suoi membri. Le riunioni del Consiglio di sorveglianza si tengono almeno due volte l'anno. Attualmente sono in corso undici programmi, sei dei quali a partecipazione italiana.
  La ratifica in esame modifica l'Allegato IV della Convenzione relativo al processo decisionale. Tale modifica è conforme alle previsioni del paragrafo 5 del medesimo Allegato IV, che, nella vigente formulazione, prevede che, dopo un periodo iniziale di tre anni, l'iter decisionale possa essere riesaminato alla luce di tutti gli elementi rilevanti.
  La modifica è finalizzata anche ad agevolare l'accesso all'OCCAR a nuovi Stati, soprattutto quelli che già partecipano a programmi dell'organizzazione. L'ampliamento della membership comporterà la riduzione della spesa annua a carico di ogni Stato membro per la partecipazione al bilancio amministrativo dell'ufficio centrale di Bonn.
  Segnalo che la Commissione difesa, nel proprio parere, ha dato risalto al fatto che la modifica dall'Allegato IV della Convenzione è mirata a fare incrementare i programmi di armamenti in regime di cooperazione multinazionale, nonché, come già detto, ad agevolare l'adesione all'OCCAR da parte di altri Stati, oltre i sei firmatari della Convenzione, soprattutto tra quelli che già partecipano a programmi sviluppati dall'organizzazione.
  Per quanto concerne l'aspetto finanziario, vorrei anche evidenziare che la Commissione bilancio, nel sottolineare che il provvedimento apporta delle modifiche di carattere ordinamentale prive di effetti Pag. 36finanziari diretti per il bilancio dello Stato, ha posto in rilievo che la relazione tecnica giunge ad ipotizzare risparmi connessi alla Decisione.
  Raccomando, pertanto, una celere conclusione dell'iter di approvazione di questo disegno di legge, considerato che le modifiche introdotte dall'Accordo consentiranno, come detto, l'accesso di altri Stati all'OCCAR, determinando potenzialmente per gli attuali sei Stati membri un risparmio di spesa di partecipazione al bilancio amministrativo dell'ufficio centrale, che attualmente ammonta, per il nostro Paese, come per gli altri tre Stati fondatori, a circa 1,7 milioni di euro annui.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012 (A.C. 3529) (ore 12,34).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3529: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3529)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Nicoletti.

  MICHELE NICOLETTI, Relatore. Grazie, Presidente. L'Accordo che questa Assemblea si accinge a esaminare è finalizzato a favorire la cooperazione tra le amministrazioni fiscali delle parti, attraverso uno scambio di informazioni in materia fiscale che garantisca un adeguato livello di trasparenza. Esso risponde allo schema predisposto dall'OCSE, ed è sostanzialmente modulato sul Tax information exchange agreements.
  Ricordo che Intese di questo tipo sono state sottoscritte da Bermuda con altri Stati membri dell'Unione europea, quali Francia, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Svezia e Portogallo. L'Intesa è, quindi, da considerarsi in linea con gli orientamenti proposti e condivisi dal nostro Paese nelle diverse sedi internazionali, dal G20 all'Unione europea, in tema di potenziamento degli strumenti di contrasto del fenomeno dell'evasione fiscale. Ricordo al proposito, che il testo unico delle imposte sui redditi nella parte novellata, all'articolo 1, comma 83, della legge finanziaria per il 2008, ha delineato una nuova e più stringente disciplina contro l'elusione fiscale. In virtù di tale disciplina, le disposizioni contenute nell'Intesa in esame possono costituire la premessa affinché Bermuda sia iscritta nella white list da emanare ai sensi della richiamata normativa.
  Passando a illustrare i contenuti dell'Accordo è opportuno evidenziare che le informazioni oggetto dello scambio sono quelle rilevanti per la determinazione, accertamento e riscossione delle imposte indicate all'articolo 3 che per l'Italia sono Irpef, Ires, IRAP, IVA, imposta sulle successioni e donazioni, e imposte sostitutive.
  L'articolato prevede, inoltre, che l'obbligo di fornire informazioni non sussista qualora dette informazioni non siano detenute dalle autorità domestiche o siano in Pag. 37possesso, o sotto il controllo, di persone che non si trovino entro la giurisdizione territoriale della parte interpellata.
  Come in altre Intese di questo tipo, il punto centrale è rappresentato dalla disciplina, all'articolo 5 dell'Accordo, delle modalità con cui le informazioni sono richieste da una delle due parti e fornite dall'altra. Da segnalare il superamento del segreto bancario, conformemente all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione, nonché agli standard dell'OCSE in materia.
  Altre disposizioni di rilievo dell'Accordo in esame riguardano la possibilità per una parte contraente di consentire che rappresentanti dell'autorità competente dell'altra parte contraente possano effettuare attività di verifica fiscale nel proprio territorio, i casi in cui è ammesso il rifiuto delle richieste di informazioni, ad esempio ove la divulgazione delle informazioni sia contraria all'ordine pubblico o potrebbe consistere nella rivelazione di segreti commerciali, industriali o professionali, il criterio generale per la ripartizione dei costi sostenuti dei Paesi contraenti per fornire l'assistenza necessaria e attuare lo scambio di informazioni, previsto nelle norme pattizie, e infine l'impegno ad adottare gli interventi normativi necessari per ottemperare e dare applicazione ai termini dell'Accordo.
  Segnalo che la Commissione bilancio ha evidenziato come l'Accordo comporti per l'erario un prevedibile aumento di gettito derivante dalla accresciuta possibilità di ricorrere allo scambio di informazioni in conformità allo standard OCSE in materia, con conseguente emersione di base imponibile attualmente sottratta alla tassazione.
  In considerazione di quanto detto, auspico una celere approvazione del provvedimento che, non comportando specifici oneri di attuazione, rappresenta un significativo passo in avanti per aggredire il nodo della evasione e dell'elusione fiscale.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005 (A.C. 3269-A) (ore 12,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3269-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3269-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Cimbro.

  ELEONORA CIMBRO, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole Pag. 38rappresentante del Governo, il primo dei due Accordi che quest'Aula è chiamata ad esaminare, impegna le Parti a consegnare, attenendosi alle norme e condizioni stabilite nel Trattato stesso, le persone presenti sul proprio territorio ricercate dalle autorità giudiziarie dello Stato richiedente, per avervi commesso un reato o per l'esecuzione di una pena privativa della libertà.
  Passando ad esaminare le disposizioni introdotte nell'articolato, si possono enucleare i seguenti principi salienti: anzitutto, l'estradizione potrà essere concessa per fatti che, secondo la legge di ambedue le parti, costituiscano reati punibili con una pena privativa della libertà la cui durata minima sia superiore ad un anno, ovvero per rendere possibile l'esecuzione di una condanna definitiva che comporti una pena residua superiore a sei mesi al momento della presentazione della domanda.
  Nell'ipotesi in cui la domanda di estradizione riguardi più reati, questa potrà essere concessa anche per i reati per i quali non sussistano le condizioni minime, purché almeno uno di tali reati le soddisfi. Se poi l'estradizione è richiesta per l'esecuzione di pene inflitte per reati diversi, essa verrà concessa se il periodo complessivo di pena residua da scontare è comunque superiore a sei mesi. L'estradizione verrà parimenti concessa rispetto a reati per i quali le convenzioni multilaterali vigenti per entrambe le parti impongano l'inserimento nei trattati successivi di quei reati che possono dar luogo a estradizione. Altre disposizione rilevanti sono quelle che riguardano i casi di diniego obbligatorio della richiesta di estradizione.
  Da segnalare la previsione in base alla quale alla persona estradata non verrà in nessun caso irrogata o applicata la pena di morte. Qualora questa fosse prevista per reati oggetto della richiesta di estradizione si applicherà in sostituzione una pena detentiva prevista nell'ordinamento della parte richiedente.
  Assume rilievo, inoltre, la disposizione in virtù della quale la persona eventualmente estradata in applicazione del Trattato non può essere in alcun modo perseguita da parte dello Stato richiedente per reati commessi anteriormente alla consegna e diversi da quelli oggetto della richiesta di estradizione, salvo alcune eccezioni tassativamente indicate.
  L'intesa prevede anche una procedura semplificata di estradizione con il consenso della persona interessata sulla base della mera domanda di arresto provvisorio e con dettagliate garanzie di informazione e di assistenza giudiziaria alla persona interessata all'atto di accordare il proprio consenso a tale procedura semplificata di estradizione. Il Protocollo addizionale dell'ottobre 2012 concerne essenzialmente le garanzie per le persone condannate in contumacia.
  Il secondo Accordo in titolo riguarda la cooperazione e la mutua assistenza amministrativa in materia doganale, sempre con la Repubblica del Cile, e tale Accordo è stato firmato il 6 dicembre 2005 a Bruxelles.
  Passando ad illustrare in estrema sintesi l'articolato di tale intesa, evidenzio che essa, dopo le norme che specificano l'esatto significato dei termini utilizzati nel testo dell'Accordo stesso e che ne delimitano il campo di applicazione, salvaguarda in ogni caso gli obblighi doganali che il nostro Paese è tenuto ad osservare in ragione della sua appartenenza all'Unione europea, nonché per la presente e futura adesione ad intese intergovernative nelle stesse materie. Inoltre, l'Accordo in titolo limita esclusivamente alla mutua assistenza amministrativa tra le parti il suo ambito di applicazione, escludendo dunque l'assistenza in campo penale.
  Sono inoltre previsti lo scambio di informazioni tra le amministrazioni doganali circa la legittimità delle operazioni di importazione ed esportazione delle merci, lo scambio di informazioni ai fini dell'esatta percezione dei diritti e delle tasse doganali, lo scambio di informazioni sulle transazioni in essere o progettate che possono costituire infrazione doganale. La norma prevede inoltre la possibilità che le amministrazioni forniscano spontaneamente informazioni nei casi suscettibili di Pag. 39comportare un danno sostanziale per l'economia, la salute pubblica, la sicurezza e ogni altro interesse essenziale di una delle parti contraenti e lo scambio di informazioni sulla legislazione e sulle procedure doganali nazionali, nonché sulle tecniche di applicazione di tale legislazione e sui metodi impiegati per commettere infrazioni doganali.
  Per tutte queste questioni, concludendo, auspico una celere approvazione di questo disegno di legge di ratifica, evidenziando che gli accordi in titolo sono destinati a rafforzare il clima costruttivo che si è instaurato con il Cile e che ha permesso la sigla di altri importanti intese con il Governo di Santiago.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio.

  La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Boccia, Fraccaro, Guerra, Monchiero e Nicoletti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio (A.C. 3926) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Melilla ed altri n. 1, Guidesi ed altri n. 2, Brugnerotto ed altri n. 3 ed Alberto Giorgetti ed altri n. 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3926), presentate, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, al disegno di legge n. 3926: Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Melilla ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signor Presidente. Il presente decreto-legge n. 113, composto complessivamente da 25 articoli, contiene disposizioni che investono numerosi ambiti di competenza e si caratterizza per un contenuto disorganico ed eterogeneo, al quale mancano, secondo noi, i presupposti di necessità e urgenza, così Pag. 40come previsti dall'articolo 77 della Costituzione e richiamati dalle sentenze della Corte costituzionale, in particolare la sentenza n. 22 del 2012, laddove la Suprema Corte ritiene illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità. Tale vincolo, come afferma esplicitamente la Corte stessa, è implicitamente contenuto nell'articolo 77 della Costituzione, ed esplicitamente previsto nella legge n. 400 del 1988 di diretta attuazione costituzionale del citato articolo 77 e, in forza di tale disposizione, infatti i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Il presente decreto-legge, invece, accomuna in modo oltremodo caotico e disorganico una serie di disposizioni destinate a incidere in modo rilevante su molteplici materie che vanno dalla complessa disciplina degli enti territoriali, alle calamità naturali, dalla continuità e qualità del personale insegnante ed educativo nelle scuole d'infanzia e degli asili nido, alla spesa sanitaria, dall'efficientamento dell'azione dell'Agenzia italiana del farmaco, all'ambiente, all'agricoltura, al patrimonio e alle attività culturali. In particolare, questa mattina, autorevoli costituzionalisti hanno posto in evidenza la gravissima contraddizione rappresentata dall'articolo 11, quello che riguarda appunto la regione siciliana. Si tratta di un accordo che è stato raggiunto tra lo Stato e la regione siciliana che mette in discussione, secondo questi costituzionalisti, anche il principio in base al quale quando si interviene per rinunciare agli effetti di una sentenza favorevole, nella regione, in questo caso la Sicilia, la competenza non è più del presidente, ma semmai dovrebbe essere dell'assemblea regionale che ne potrebbe disporre con la legge di stabilità, prima di contabilizzarla nel bilancio regionale. Invece siamo in presenza, per quanto riguarda la regione siciliana, di un pasticcio che farebbe impallidire anche il grande Sciascia.
  Il presente decreto presenta all'articolo 13, disposizioni di proroga di termini di carattere tributario contenuti nel decreto legislativo n. 68 del 2011 che, con tutta evidenza, alla stessa stregua delle norme di interpretazione autentica, non dovrebbero essere fatte confluire all'interno di un decreto-legge che non rechi espressamente nel titolo il riferimento a proroghe di termini legislativi.
  Si tratta, dunque, e con tutta evidenza, di un coacervo di norme che dimostrano non solo un uso improprio e arbitrario dello strumento dalla decretazione d'urgenza, a cui del resto il Governo Renzi ci ha abituati, ma anche la prova provata della incapacità assoluta di questo Governo di dirigere in modo efficace ed efficiente la macchina amministrativa dello Stato, assicurando il buon andamento della pubblica amministrazione, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 97 della Carta costituzionale.
  Il ricorso sistematico a un decreto-legge, qual è appunto quello in parola che riguarda una serie eterogenea di interventi che dovrebbero essere adottati in molti casi già da tempo, come quelli relativi alla eliminazione della sanzione economica per le città metropolitane e le province che non hanno rispettato il patto di stabilità interno per il 2015, articolo 7, o quelle finalizzate a garantire la continuità e la qualità del servizio educativo delle scuole d'infanzia e negli asili nido, all'articolo 17, conferma infatti già di per sé l'incapacità di questo Governo, che all'articolo 22 del provvedimento si cura addirittura di provvedere finalmente alla dotazione finanziaria per la realizzazione degli interventi attuativi della sentenza di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014 relativa alla procedura di infrazione comunitaria in materia di trattamento delle acque reflue urbane.
  Il presente decreto-legge è, inoltre, caratterizzato dall'impianto normativo tipico dei decreti omnibus che, devastando il principio dell'omogeneità di materia, presenta gravi profili di incompatibilità costituzionale, che lo rendono, quantomeno sotto il profilo tecnico, un vero e proprio mostro giuridico suscettibile peraltro, così come appare impostato, di essere successivamente Pag. 41integrato con norme di diversa portata e natura tali da trasformarlo in una vera e propria manovra finanziaria che in questo preciso momento potrebbe assumere un carattere anche preelettorale.
  Lo strumento della decretazione d'urgenza, come più volte ribadito dal gruppo parlamentare di Sinistra Italiana-SEL, dovrebbe essere per sua natura eccezionale, temporaneo e soprattutto circostanziato, ma la situazione per cui l'attuale Esecutivo se ne avvale regolarmente, conferma, per l'ennesima volta, una forma di sbilanciamento e di forzatura degli equilibri e dei poteri previsti dal dettato costituzionale vigente. Un vulnus all'articolo 70 della Carta costituzionale che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere e soprattutto rappresenta uno svuotamento e una mortificazione del ruolo del Parlamento. Per questo il gruppo di Sinistra Italiana chiede di non procedere all'esame del disegno di legge in oggetto.

  PRESIDENTE. Il collega Guidesi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  GUIDO GUIDESI. Grazie, Presidente. Vorrei segnalare innanzitutto la frequenza con la quale questo Governo procede con la decretazione di urgenza. Siamo davanti ancora ad un decreto che non ha i requisiti per esserlo, non ha i connotati di urgenza, perché non c’è nessuna norma contenuta nel decreto che richiede urgenza o che ha una scadenza o che ha un termine. Ma è altresì, per l'ennesima volta, un testo con un contenuto disorganico e completamente disomogeneo. Tutte condizioni per cui questo decreto non può assolutamente essere valutato poiché non ha i veri e propri connotati costituzionali di un decreto d'urgenza.
  Per questo noi sosteniamo sia la nostra pregiudiziale, che tutte le pregiudiziali presentate dagli altri gruppi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Il collega Brugnerotto ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  MARCO BRUGNEROTTO. Grazie, Presidente. Molto velocemente, il disegno di legge di conversione in esame contiene il testo del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, che dovrebbe recare solo misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio; al contrario, ancora una volta, siamo costretti a rilevare la disomogeneità dei 25 articoli di cui si compone il testo del decreto-legge in esame, che reca, oltre alle misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio, anche disposizioni in materia di sanità, agricoltura, ambiente e cultura.
  Siamo, inoltre, in presenza dell'ennesimo abuso dello strumento del decreto-legge da parte del Governo, che utilizza lo strumento della decretazione d'urgenza in modo anomalo, intervenendo su questioni tra loro eterogenee con provvedimenti presentati come emergenziali, che però, come sempre, finiscono per toccare temi tra i più disparati, impedendo di fatto un compiuto passaggio parlamentare del testo in esame.
  Sempre l'eterogeneità delle materie trattate nel decreto-legge in esame è testimoniata anche dal titolo del decreto medesimo, che non è in alcun modo esaustivo né chiarificatore rispetto all'eterogeneità dei temi che il decreto-legge disciplina, non rappresentando le disposizioni effettivamente incluse.
  Tali continue forzature da parte del Governo sono per noi inaccettabili, anche per il fatto che esse non consentono alle Commissioni di merito di esaminare per le proprie competenze le materie oggetto di decretazione, essendo il disegno di legge assegnato per l'esame in sede referente alla Commissione bilancio.
  Ovviamente ci auguriamo che nel merito venga data la possibilità di intervenire nel testo nel modo più opportuno, perché quello che alla fine conta è riuscire con ciascun provvedimento, con questo provvedimento ad incidere positivamente sui nostri datori di lavoro che – lo ricordo – sono e restano i cittadini.
  L'auspicio è che comunque si riesca per una volta e finalmente ad elaborare testi di legge con criteri chiari e puliti, senza Pag. 42mischiare capre e cavoli e facendo le cose, una volta tanto, per bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,13).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. La collega Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Alberto Giorgetti ed altri n. 4, di cui è cofirmataria.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, il decreto-legge al nostro esame rappresenta l'ennesimo decreto omnibus del Governo Renzi: 25 articoli che spaziano in numerosi ambiti di intervento, finanza locale, sanità, agricoltura, ambiente, attività culturali.
  Forza Italia ha, anche in questa occasione, sentito il dovere, attraverso la presentazione di una pregiudiziale di costituzionalità, di ricordare a questa Assemblea e all'Esecutivo che un decreto-legge che si caratterizza per un contenuto disorganico ed eterogeneo si pone automaticamente in contrasto con l'articolo 77 della Costituzione.
  Come argomentato nella pregiudiziale di costituzionalità presentata, il rilievo del criterio di omogeneità nel contenuto costituisce, infatti, uno dei perni fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da ultimo fondato i percorsi argomentativi legati alla verifica del rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione per la legittima adozione dei decreti-legge.
  Di fatto, quindi, i contenuti normativi del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame confliggono con le regole giuridiche, anche di rango costituzionale, che presiedono alla redazione dei provvedimenti d'urgenza. Pertanto, il provvedimento al nostro esame da questo punto di vista è illegittimo, e rappresenta un'ulteriore conferma di come il Governo Renzi utilizzi lo strumento della decretazione d'urgenza in maniera assolutamente arbitraria e intollerabile.
  A questa riflessione, propria del contenuto di tutte le pregiudiziali presentate all'attenzione dell'Assemblea, vorrei affiancare altri due aspetti di particolare rilevanza. Il primo è legato all'articolo 11 del provvedimento in esame, che prevede l'attuazione del recente accordo Stato-regione firmato il 20 giugno 2016. L'accordo costituisce un atto volto ad adeguare le norme di attuazione dello statuto della regione siciliana alle diverse modifiche normative intervenute nell'ambito della legislazione tributaria e amministrativa stabilita a livello nazionale: a fronte del riconoscimento da parte dello Stato di nuove entrate, la regione si impegna quindi a rimodulare la propria spesa, conformandosi alle norme della riforma Madia, riducendo i centri di costo, recependo le disposizioni in materia di dirigenza pubblica, semplificazione amministrativa, standardizzazione delle procedure.
  L'accordo prevede altresì il completo recepimento della cosiddetta legge Delrio, con particolare riferimento alla riduzione dei costi e alla ridefinizione delle competenze degli enti territoriali.
  Come rilevato anche nel corso di alcune audizioni di esperti svolte questa mattina in Commissione bilancio, i contenuti di tale intesa fanno davvero fatica ad apparire legittimi: i poteri oggetto dell'accordo non sono nei fatti, ai sensi delle norme statutarie vigenti, attribuiti al presidente della regione ma all'Assemblea legislativa siciliana; le materie sulle quali sono stati assunti gli impegni di recepimento rientrano nell'ambito dei poteri dell'Assemblea regionale siciliana. Si tratta Pag. 43infatti di discipline riconducibili alla competenza esclusiva della regione, ai sensi dell'articolo 14 dello statuto, lettera p), «ordinamento degli uffici e degli enti regionali», e lettera q), «stato giuridico ed economico degli impiegati e funzionari della regione». Ad ordinamento costituzionale vigente la competenza esclusiva regionale è frutto di un potere autonomo, sottoposto alla sola Costituzione: il Parlamento siciliano non può in alcun modo essere espropriato della propria autonomia, risponde solo allo statuto e alla Costituzione. La competenza esclusiva di un'Assemblea legislativa non può quindi essere barattata per un accordo di tipo finanziario; in ogni caso si tratta di un accordo illegittimo.
  Ad ogni modo, persino la riforma costituzionale che ad ottobre sarà sottoposta a referendum, all'articolo 39 prevede una revisione degli statuti delle regioni a statuto speciale da effettuarsi sulla base di intese con le medesime regioni, prevedendo comunque il coinvolgimento delle Assemblee regionali, ad oggi espropriate da questo accordo illegittimo che il decreto in esame intende recepire. Il presidente Crocetta, tra l'altro, ha deciso di siglare l'accordo non solo senza una specifica autorizzazione dell'Assemblea regionale, ma addirittura quando la stessa Assemblea, solo nell'aprile scorso, aveva impegnato il medesimo presidente a disdire l'accordo siglato con il Governo nel 2014, quindi l'accordo precedente. A questo punto, come è stato rilevato in Commissione, vista la palese illegittimità, questo accordo appare sempre più come uno scambio di interessi tra una regione che vuole fare cassa ed uno Stato che ne approfitta per consolidare un impianto sempre più di tipo centralistico, come dimostra del resto la riforma costituzionale del Governo. L'articolo 11 del provvedimento in esame rappresenta quindi un ulteriore e pesantissimo elemento di illegittimità del decreto-legge in esame.
  L'ultimo aspetto che mi preme rilevare è quello relativo agli effetti del testo sugli equilibri di finanza pubblica e al contrasto con l'articolo 81 della Costituzione, opportunamente segnalato all'interno della nostra pregiudiziale. Basta dare una scorsa al dossier del Servizio bilancio dello Stato sui profili finanziari del provvedimento per rilevare una serie di osservazioni che smontano le norme del testo, ritenendo necessario acquisire ulteriori elementi da parte del Governo. Sulle disposizioni di cui all'articolo 3 del testo mancano dati ed elementi di valutazione volti a confermare l'effettiva disponibilità delle somme impegnate; è poi in dubbio che la nuova destinazione di spesa non comprometta la piena conseguibilità delle finalità cui le risorse utilizzate erano originariamente destinate. Andrebbe, infine, confermato che gli effetti di cassa derivanti dalla nuova destinazione delle risorse siano compatibili con quelli originariamente previsti in relazione alle medesime somme.
  In merito alle disposizioni sulla restituzione di finanziamenti e sospensione di tributi e contributi per soggetti interessati dal sisma del maggio 2012, all'articolo 6, il dossier evidenzia che andrebbero forniti elementi volti a verificare la disponibilità delle somme in questione nell'ambito della contabilità speciale, tenendo conto del complesso degli impegni e delle attività programmate a valere sulle medesime risorse.
  Ho citato solo due esempi delle numerosissime osservazioni che mettono in seria discussione la legittimità dei profili finanziari del testo, che non offre gli opportuni elementi volti a chiarire la disponibilità e la regolarità dell'utilizzo delle risorse impiegate. Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia alle pregiudiziali presentate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro le pregiudiziali presentate al decreto-legge n. 113 del 2016. Il decreto-legge all'esame dell'Assemblea contiene, infatti, disposizioni necessarie ed urgenti ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, di contenuto differenziato, ma con l'obiettivo finale Pag. 44di introdurre misure normative a favore degli enti territoriali, nonché ad adottare norme in materia ambientale, nel settore scolastico ed in altri comparti. In particolare, il provvedimento interviene con norme per favorire il comune de L'Aquila, con la concessione di un contributo per esigenze connesse alla ricostruzione a seguito del sisma del 6 aprile 2009, nonché prevede l'istituzione di un fondo destinato ai comuni che si trovino a dover sostenere spese inerenti a sentenze esecutive di risarcimento che derivino da calamità naturali o cedimenti strutturali.
  Il decreto-legge dispone, inoltre, in merito all'alluvione di Sarno o alla restituzione di finanziamenti contratti a seguito del sisma del maggio 2012 per il pagamento di tributi, contributi previdenziali ed assistenziali e premi per l'assicurazione obbligatoria. Si tratta, pertanto, di un provvedimento con norme differenziate, ma che, come dirò in seguito, ha i requisiti di necessità e di urgenza proprio rispetto all'articolo 77 della Costituzione. È importante, innanzitutto, sottolineare che la Costituzione non si spinge ad individuare i limiti contenutistici della straordinarietà, dell'urgenza e della necessità nei decreti-legge, con la conseguenza che ciò comporta una loro parziale remissione alle scelte e valutazioni politiche del Governo.
  La stessa Corte costituzionale, nella sua giurisprudenza sull'utilizzo dei decreti-legge, ha affermato che il suo sindacato non si sostituisce a quello iniziale del Governo né a quello successivo del Parlamento in sede di conversione dell'atto normativo, in cui le valutazioni politiche potrebbero essere prevalenti, ma deve svolgersi su un piano diverso, con la funzione di preservare l'assetto delle fonti normative. Ancora, la Consulta, nella sua giurisprudenza in materia di decretazione d'urgenza, ha poi consolidato ulteriormente, in termini univoci, come il decreto-legge si collochi quale fonte di diritto primario sulla base di una scelta dell'Esecutivo, e non del Parlamento. Peraltro, l'immediata efficacia del decreto-legge, che lo rende idoneo a produrre modificazioni sia nella realtà materiale sia nell'ordinamento, rende allo stesso modo evidente la ragione dell'inciso della norma costituzionale che attribuisce al Governo la responsabilità dell'emanazione del decreto-legge.
  È, quindi, lasciato al potere normativo dell'Esecutivo di intervenire con elasticità nella presentazione dei decreti-legge con cui disciplinare situazioni urgenti e necessarie, che, pertanto, possono essere adattate a situazioni diverse in relazione alle quali non sono configurabili rigidi parametri valevoli per ogni ipotesi. Pertanto, anche provvedimenti di contenuto differenziato, come quello in esame, possono benissimo essere presentati e convertiti in legge, osservando i principi costituzionali, stante, come già detto, una valutazione politica che consideri prevalente risolvere urgentemente la varietà di situazioni che possono verificarsi in concreto. Non vi è, quindi, una forzatura del dettato costituzionale, in quanto il decreto-legge è nella gerarchia delle fonti considerato di pari efficacia alla legge ordinaria e viene convertito in legge secondo i principi di cui agli articoli 77 e 70 della Costituzione, che, tra l'altro, pongono in evidenza il concetto di responsabilità del Governo nell'adottarli.
  Nel ribadire il voto contrario del gruppo parlamentare di Area Popolare alle questioni pregiudiziali presentate per le ragioni indicate precedentemente, occorre sottolineare l'importanza e l'urgenza dell'approvazione di questo provvedimento. Esso riguarda, infatti, settori di attività di Ministeri diversi, ma costituisce un atto necessario al fine di superare situazioni indifferibili o di fronte alle quali non appare possibile e logico rinviare sine die la loro definitiva risoluzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Maino Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Raramente ho visto questioni pregiudiziali così poco motivate. Quella del MoVimento 5 Stelle, chiaramente, è strumentale e si è accodata alle prime due, per non essere da meno. Sarebbe interessante non applicare questo decreto-legge a Roma e Torino e vedere cosa dicono !Pag. 45
  L'unica novità della loro questione pregiudiziale è che le Commissioni di merito non possono esprimere le loro competenze. Si tratta di quattro Commissioni, con una-due questioni ciascuna: non penso, essendo questioni specifiche e non organiche, che sia impossibile per la Commissione bilancio considerare il parere di ognuna di esse. Il tema di fondo, che viene agitato in tutte le questioni pregiudiziali, è quello della disorganicità e della disomogeneità. Detto dalla Lega e da Forza Italia, che erano in un Governo che ha fatto nel 2008, un anno dopo una delle sentenze della Corte costituzionale che vengono richiamate, una manovra finanziaria triennale con un decreto-legge, il n. 112, fa un po’ sorridere, ma si sa che in politica la memoria è corta. Questo decreto-legge è composto da 25 articoli, tra cui quello dell'entrata in vigore, e quindi 24; 19 riguardano gli enti territoriali, anche quelli fiscali, anche gli articoli che riguardano questioni fiscali per i terremotati, e sul decreto legislativo n. 68 del 2011 riguardano le regioni o loro competenze, quindi gli enti territoriali.
  Quello sul personale insegnante ed educativo di scuole dell'infanzia e asili nido è riferito al personale degli enti locali. Se parliamo di calamità naturali, c’è sempre un rapporto con gli enti territoriali. Veniamo agli altri cinque articoli: due riguardano la sanità, in particolare la tempestività dei pagamenti e la spesa farmaceutica. Non si potrà negare che hanno a che fare con le regioni, e quindi con gli enti territoriali. E siamo a 21 su 24. L'articolo 24 riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche: forse non hanno a che fare con enti territoriali e con il territorio ? E siamo a 22 su 24. Discariche abusive, collettori fognari e depurazione, ancorché in relazione a condanne e/o a procedure di infrazione europea, non hanno per caso nulla a che fare con enti territoriali e territorio ? E siamo a 23 su 24. Resta l'articolo sul settore lattiero-caseario, che un impatto sul territorio ce l'ha, ma è chiaramente più di carattere economico. Non penso si dovesse fare un decreto-legge solo per questa questione, né aggiungere nel titolo il settore lattiero-caseario.
  Quindi l'omogeneità c’è, forse come in pochi altri decreti; come minimo, è comune l'obiettivo che le disposizioni intendono raggiungere. Quindi, c’è un'omogeneità teleologica. La necessità e urgenza pure, e, se anche non ci fosse pienamente l'omogeneità, ci sono gli aspetti richiamati dalla stessa Lega in relazione a una sentenza della Corte costituzionale, quando la Corte dice: l'urgente necessità del provvedere può riguardare una pluralità di norme, accomunate dalla natura unitaria delle fattispecie disciplinate, ovvero anche dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate, che richiedono interventi oggettivamente eterogenei, afferenti, quindi, a materie diverse, ma indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi urgenti a situazioni straordinarie venutesi a determinare.
  Non c’è alcuna questione su cui i presentatori delle questioni pregiudiziali affermino che si può rinviare; al massimo, dicono che c’è un ritardo. Questa può essere una critica politica, ma è l'esatto contrario della negazione della necessità e urgenza. Sarei curioso di trovare un sindaco del MoVimento 5 Stelle, leghista, di Forza Italia o di SEL che dica che si può aspettare i tempi di un normale iter parlamentare. Per quanto riguarda la pregiudiziale di Forza Italia, aggiunge due questioni. Una riguarda la copertura finanziaria del contributo straordinario al comune de L'Aquila e agli altri del Cratere. Per la relazione tecnica la copertura finanziaria c’è; ovviamente, in sede di Commissione bilancio, si verificherà, come per tutti i decreti, la copertura di ogni misura. Non pare un elemento di incostituzionalità di tutto il decreto.
  Sulla Sicilia, nel decreto c’è un acconto rispetto ad un intervento previsto in un accordo sottoscritto il 20 giugno, che è un accordo alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 89 del 2015, oltre a quelle n. 155 e n. 19, sempre del 2015, della stessa Corte. Ci sarà, ovviamente, da approvare le norme di attuazione dello Pag. 46statuto, ma il valore di accordi politici, di accordi pattizi, è riconosciuto, ripeto, dalla Corte costituzionale. Il gruppo del Partito Democratico, quindi, voterà contro le pregiudiziali immotivate, contraddittorie, presentate un po’ perché va di moda farlo su ogni decreto-legge, che sono al nostro esame, e aggiungo anche la considerazione che in questa legislatura la media di leggi di conversione di decreti-legge è sostanzialmente simile a quella della precedente legislatura.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MAINO MARCHI. E quindi, Presidente, non è vero che questo Governo stia esagerando nell'uso dei decreti-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente, non c’è dubbio che noi voteremo a favore delle questioni pregiudiziali, per un motivo molto semplice: di carattere generale è il profilo più importante, perché questo è un decreto-legge sugli enti territoriali, intanto che arriva fuori tempo e poi, successivamente, anche perché determina, di fatto, un vero e proprio omnibus. Difatti, è una piccola legge di stabilità e siamo solo ancora alla presentazione del Consiglio dei ministri.
  Si prevedono già, dalle audizioni che vi sono state nella Commissione bilancio, una serie di emendamenti, proposti dall'ANCI, dall'UPI e dalle parti più svariate d'Italia, che già arrivano in riferimento a ciò. Inoltre, non è rispettoso dei dettati della Corte costituzionale, perché non è un decreto omogeneo, presenta diversi interventi che non riguardano la finanza locale e la finanza territoriale, ma diversi aspetti, pure se connessi o collegati.
  Noi qui abbiamo lamentato, proprio in sede di discussione della legge di stabilità, che forse il Governo avrebbe avuto l'obbligo, nei confronti degli enti territoriali, di ritornare a quelle che erano le esperienze positive di anni fa, nel senso di fare – senza intasare la legge di stabilità di tutta una serie di provvedimenti che riguardavano in maniera preminente e totale gli enti territoriali – un decreto-legge, sì, ma all'inizio dell'anno ! All'inizio dell'anno ! Andava fatto all'inizio di gennaio, sulla finanza locale, perché è giusto pure che i comuni, ciò che è rimasto delle province e le aree metropolitane e le regioni sapessero dall'inizio dell'esercizio finanziario in corso quali provvedimenti e quali risorse potevano e dovevano essere messe in campo. Davanti, invece, abbiamo una situazione per cui già siamo, grosso modo, oltre la metà dell'esercizio finanziario in corso, da parte dei comuni, delle regioni, delle aree metropolitane e di ciò che è rimasto delle province – attenzione: unico caso della storia repubblicana ! –, che viaggiano da due anni senza bilancio; le province, per legge dello Stato, non sono tenute a fare bilancio, le ex province, quindi le aree cosiddette vaste, o come si chiamano: insomma, una riforma disastrosa da tutti i punti di vista, sia dal punto di vista dei servizi, sia per quello che riguarda le funzioni, e peggio ancora, per come ha ulteriormente diviso e frammentato l'Italia, perché ogni regione poi ha organizzato ciò a proprio piacimento, chiaramente in base alle clientele dal punto di vista politico, non in base all'efficienza dei servizi.
  Per questo motivo, noi voteremo a favore di tutte le pregiudiziali che sono state presentate, perché questo è un decreto-legge che non rispetta i dettati della Corte costituzionale in riferimento alla omogeneità della materia, rispetto agli articoli che il Governo ha presentato e che fanno parte di questo decreto.

  PRESIDENTE. Prima di passare al voto, volevo informarvi, cari colleghi, che la collega Francesca Businarolo ha dato alla luce il piccolo Damiano e la collega Azzurra Cancelleri ha dato alla luce il piccolo Carlo Giuseppe Maria. A loro e ai rispettivi compagni vanno gli auguri della Presidenza e dell'Aula (Applausi).Pag. 47
  Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Melilla ed altri n. 1, Guidesi ed altri n. 2, Brugnerotto ed altri n. 3, Alberto Giorgetti ed altri n. 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Allora, chi è che non riesce a votare ? Ci siamo ? Sembra di sì. Garavini, Cristian Iannuzzi, Alfonso Bonafede, Cenni, Luigi Cesaro, Villecco Calipari, Latronico, Ragosta, Orfini, Turco. Chi altro non riesce a votare ? Sempre Garavini, Cuomo, Zan... ancora Sisto, Turco, Orfini ancora non riesce a votare... non rimuova la tessera, Orfini, è peggio, adesso le mandiamo un tecnico... Sisto... se possiamo aiutare Orfini, che ha problemi col dispositivo... nell'attesa, mi informano che anche la collega Valentina Paris ha avuto un piccolo, che si chiama Dante. A lei e al suo compagno, gli auguri della Presidenza (Applausi). Ecco, arriva... Del Grosso... vediamo se funziona il dispositivo di Orfini... ecco, ci siamo. Chi manca ? La votazione più lunga della storia ! Ci siamo ? Bechis, Mucci e Nicchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  372   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  143    
    Hanno votato no   229.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1259 – Gianluca Rossi ed altri: Delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi (Approvata dal Senato) (A.C. 3209); e delle abbinate proposte di legge: Pagano; Giulietti ed altri (A.C. 1121-1730) (ore 15,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 3209: Delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi; e delle abbinate proposte di legge nn. 1121-1730.
  Ricordo che nella seduta del 27 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 3209)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3209).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 3209), che sono in distribuzione.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo MoVimento 5 Stelle è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo unico segnalati per la votazione.

  MICHELE PELILLO, Relatore. Grazie, Presidente. Per tutti gli emendamenti c’è una richiesta di invito al ritiro o, in mancanza, parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 48

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Caparini ed altri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Gigli... chi altro non riesce a votare ? Fitzgerald, Vezzali, Borghi, Zaratti, Rubinato, Rampi, Palmieri... manca qualcun altro ? Non mi sembra.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  373   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  115    
    Hanno votato no   258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 Pesco.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Innanzitutto, prima di entrare nel merito di tutti gli emendamenti, preferirei spendere due parole sull'atteggiamento della maggioranza e nello specifico del Partito Democratico, che per quanto riguarda questa legge delega ha del tutto deciso che la Camera dei deputati non si debba occupare di questa legge delega; questo perché il testo è arrivato dal Senato e, appena approdato in Commissione finanze, il Partito Democratico, rappresentato dall'onorevole Pelillo, ha praticamente sancito che la Commissione finanze e la Camera dei deputati nella sua integrità non dovessero assolutamente occuparsi di questa legge delega.
  Qual è stata la scusa o, meglio, il motivo ? È stata che «tanto avremo tempo di poterci dilungare quando arriveranno i decreti legislativi». Ma ora io mi chiedo: è possibile che un ramo del Parlamento non debba avere il diritto di entrare nel merito e di modificare una legge delega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con la quale si vanno a modificare i principi con i quali lavoreranno i confidi ?
  Secondo noi è opportuno che, invece, il Parlamento e soprattutto la Camera dei deputati intervengano su questo aspetto, tant’è che abbiamo proposto molti emendamenti.
  Ma ci è persino stato chiesto di ritirare questi emendamenti in virtù dell'approvazione di qualche ordine del giorno e qui mi chiedo: ma se è una legge delega, come è possibile far approvare degli ordini del giorno, per poi andare – penso – ad integrare la legge delega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Se una legge delega esce dal Parlamento in un modo, deve fungere da guida per il Governo e non poter essere modificata. Quindi, mi chiedo io: quale arroganza ha il PD nel chiedere ad una Camera intera di non occuparsi di questa faccenda, perché tanto è già stato svolto tutto al Senato ?
  È veramente arrogante, Presidente, è veramente arrogante, tant’è che, se vogliamo parlare di confidi, diciamola un po’ tutta: parliamo anche del fatto che forse il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha una grande esperienza in questo ambito, tant’è che, se vogliamo dirla tutta, il papà gestiva una società che ha ricevuto un bel finanziamento da una banca, tant’è che era proprio garantito da Fidi Toscana, che, se non mi sbaglio, è molto vicina ai confidi o forse fa proprio parte dei confidi. Ebbene, questo finanziamento non è stato onorato, non è stato restituito. Poi la società è stata scissa in due parti: una parte buona è stata ceduta ad un'altra Pag. 49società intestata alla moglie del papà del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, un'altra parte è stata fatta fallire e così anche il finanziamento.
  In pratica, la banca non ha ottenuto il finanziamento. Non è vero che non lo ha ottenuto, Presidente, alla fine l'ha ottenuto il finanziamento. Grazie a cosa ? Grazie alla garanzia rappresentata appunto da Fidi Toscana.
  Ebbene, quindi vuol dire che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ne sa abbastanza in questa materia e forse per questo il Parlamento, la Camera dei deputati non ha il diritto di arrogarsi la partecipazione ad una legge come questa, perché forse il Presidente del Consiglio sa già tutto, sa già dove mettere le mani probabilmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Ma ci rendiamo conto ? Ma ci rendiamo conto ? Secondo me no, Presidente, non ci rendiamo conto. Forse è proprio così, forse è proprio così: che il Presidente del Consiglio forse sa già dove mettere le mani per gestire le sofferenze, questo famoso problema che sta danneggiando le nostre banche italiane, senza pensare al fatto di come queste sofferenze siano state create: forse proprio in questo modo, elargendo finanziamenti senza le garanzie, tant’è che quel finanziamento era proprio un credito chirografario, senza garanzie reali, un finanziamento elargito in questo modo, senza troppi studi e senza troppi approfondimenti, così, in modo leggero, in modo allegro e forse è proprio così che vuole risolvere le sofferenze il Presidente del Consiglio Matteo Renzi: facendole pagare a chi ? Ai cittadini, tramite i fondi di garanzia. Grazie Presidente, grazie, grazie PD e grazie maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  MICHELE PELILLO, Relatore. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELE PELILLO, Relatore. Presidente, l'intervento del collega merita un riscontro.
  Allora, nonostante che nel 2010 si sia già intervenuti su questo argomento, in materia di confidi, oggi avvertiamo l'esigenza, come sistema economico, di intervenire nuovamente, perché in questi anni sono accadute tante cose, sono accadute tante cose a scapito soprattutto delle piccole e medie imprese, a scapito dei professionisti, a scapito di coloro che devono usufruire di un riammodernamento, di una rivisitazione dell'intero sistema dei confidi in Italia.
  Allora cos’è accaduto ? È accaduto che, durante i lavori del Senato e durante i lavori della Camera, in tutte le audizioni che si sono susseguite, c’è stato, Presidente, un unanime apprezzamento per il testo che oggi è all'attenzione dell'Aula, c’è stato unanime apprezzamento da parte di tutti gli interlocutori istituzionali che sono stati auditi, con una richiesta: quella di fare presto.
  Quindi la Commissione finanze della Camera, dopo aver ascoltato anch'essa le audizioni e dopo aver verificato che c'era una convergenza su questo testo particolare, come raramente succede nell'attività legislativa, ha ritenuto di confermare il testo che è arrivato dal Senato ed ha ritenuto di procedere speditamente all'approvazione in legge di questo testo.
  È una riforma urgente, è una riforma che tutto il sistema economico attende nei prossimi mesi e vogliamo mettere in condizione il Governo di poter soddisfare questa esigenza, che è ritenuta impellente. Ma c’è di più: nel testo, Presidente, è previsto il parere rafforzato per le Commissioni competenti, per cui in sede di parere, che daremo sulla bozza di decreto legislativo, ci sarà la possibilità, da parte del Parlamento e quindi anche da parte di questo ramo del Parlamento, di intervenire in maniera più puntuale su qualche dettaglio, prima che siano emanati definitivamente i decreti legislativi di attuazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie Presidente. Il gruppo di Forza Italia si asterrà Pag. 50su questo emendamento ed anche sugli emendamenti che seguiranno, non perché non ne condivida il merito (di alcuni condividiamo il merito), ma perché questo è un provvedimento approvato già nell'Aula del Senato con una larghissima maggioranza (in quella sede il nostro gruppo votò a favore di questo provvedimento), di fatto è lo stesso testo che è stato licenziato circa un anno fa, è un provvedimento che va a riformare il sistema dei confidi e che è atteso dal sistema dei confidi e dalle organizzazioni di categoria.
  Per questo, al fine di consentire una rapida approvazione di questo testo – noi voteremo alla fine a favore del provvedimento – abbiamo inteso non emendarlo, proprio perché l'intenzione è quella di licenziarlo al più presto e per questa stessa ragione sugli emendamenti, al di là del merito, terremo un atteggiamento di astensione o su alcuni, nel caso, voteremo contro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Pesco, su cui i pareri sono tutti contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Locatelli, Rampelli, Manfredi, Rampi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  329   
   Astenuti   55   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato   69    
    Hanno votato no   260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Pesco.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, uno dei tanti consigli che abbiamo voluto scrivere e fornire alla maggioranza per essere approvato e inserito in questa proposta di legge, che probabilmente con 15 giorni in più sarebbe riuscita a passare qui alla Camera e anche al Senato con qualche integrazione che magari poteva anche non fare male a questo provvedimento, ebbene, uno di questi consigli è proprio questo emendamento con il quale chiediamo che un confidi non si debba occupare specificatamente di un solo comparto produttivo, perché se dovesse accadere che in una stessa zona ci sia solo quel confidi, ebbene si capisce come può essere alto il rischio che se quel confidi dovesse andar male, a rimetterci sarebbe l'intero comparto produttivo. È una norma di buonsenso, che poteva tranquillamente essere inserita in questa legge delega, visto che la delega fissa il binario all'interno del quale il Governo deve stare per approntare i decreti legislativi. È forse inutile intervenire dopo, se non lo si scrive ora nella legge delega, intervenire dopo con dei pareri della Camera dei deputati e della Commissione finanze. Sarebbe opportuno intervenire adesso, rimandare il testo al Senato e in quindici giorni o un mese si risolve, si approva, si chiude questo percorso. Sarebbe stato così tanto un mese in più di tempo ? Da quanti anni i confidi sono gravati da sofferenze, da quanti anni ? Ebbene, se ne parla solo ora e solo ora c’è tutta questa fretta ? Non si poteva aspettare un mese e cercare di riuscire a recepire consigli di buon senso ? Secondo me sarebbe stato opportuno aspettare e magari pensare un po’ di più ad approvare alcune cose (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Pesco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 51

  Pastorelli, Palese, Dell'Aringa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  328   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato   66    
    Hanno votato no   262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Pesco.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, con questo emendamento volevamo fornire un altro consiglio alla maggioranza e al PD. Il consiglio è riferito al rating dei confidi. Siccome non è chiaro che il rating, cioè, diciamo così, l'apprezzamento, l'accreditamento di un confidi sia del tutto legato al livello di sicurezza espresso dai soci, ebbene noi chiediamo che il rating del confidi non possa essere assolutamente superiore a quello rappresentato dai propri soci. Eventualmente ci potrebbe essere una deroga riferita al fatto che il confidi potrebbe anche magari avere un rating maggiore di quello dei propri soci nel momento in cui dovesse avere delle garanzie pronte, liquide per riuscire a parare eventuali danni cagionati appunto da un rating maggiore rispetto a quello reale dei propri soci. Ebbene, solo nel caso in cui ci fossero garanzie vere, liquide, pronte, spendibili, utilizzabili per risolvere eventuali criticità, ecco che secondo noi il rating del confidi potrebbe anche essere considerato più alto rispetto a quello dei soci. Anche questa ci sembra una norma opportuna che in questo caso, visto che i confidi sono messi male, potrebbe dare qualche speranza in più a queste strutture di poter continuare ad andare avanti, è però una norma che offre comunque le dovute garanzie nel caso in cui qualcuno dovesse fidarsi un po’ troppo di questo confidi. Ebbene, con un bacino di garanzie liquide ulteriori potremmo anche pensare a una valutazione di rating maggiore rispetto a quella rappresentata dai soci. Presidente, sui confidi bisogna per forza parlare delle sofferenze e non solo quelle dei confidi, anche quelle bancarie.
  Il problema c’è, è indubbio che il problema c’è: 200 miliardi di sofferenze nette non sono pochi, sono tanti e... pardon, di 100 miliardi di sofferenze nette, sono 200 quelle lorde, 300 miliardi sono i crediti deteriorati all'interno del mondo bancario, ma dovremmo chiederci: perché solo in questi ultimi anni se ne parla, perché le banche solo in questi ultimi anni hanno tirato fuori, per dirlo alla brutta maniera, il problema delle sofferenza e hanno dato evidenza nei propri bilanci delle loro sofferenze ? Non sono crediti deteriorati dovuti alla crisi, sono crediti deteriorati riferiti al settore bancario, crediti deteriorati che per molti anni ha tenuto nascosti, crediti deteriorati riferiti a finanziamenti elargiti grazie a una politica connivente, grazie a una vigilanza connivente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), a una vigilanza che in molti casi non c’è stata. Ebbene, Presidente, secondo noi è opportuno che questa vigilanza una volta per tutte decida di fare veramente trasparenza, di portare le carte nelle procure. Ebbene, tutte le ispezioni che sono state fatte nel momento in cui si sono verificati dei finanziamenti elargiti, concessi senza garanzie reali prontamente spendibili e utilizzabili per far fronte a garanzie e mi riferisco ai grandi finanziamenti, a quelli superiori ai 500.000 euro, quei grandi finanziamenti che sono andati a grandi società, ebbene questi finanziamenti spesso sono stati concessi senza le dovute garanzie e oggi invece si dà la colpa dei crediti deteriorati alla crisi. Non è così, la crisi ha sicuramente pesato sulle piccole e medie imprese, ma i crediti deteriorati sono riferiti alle grandi società, ai grandi finanziamenti. Ebbene, è opportuno che si Pag. 52faccia luce su questo e per questo abbiamo più volte chiesto una Commissione di inchiesta parlamentare che faccia luce su quanto successo nel mondo bancario, sui reati, sui crimini bancari. Eppure, nulla, il Partito Democratico, la maggioranza ha sì fatto le sue proposte ma sono rimase lì nel cassetto, nessuna Commissione è partita su questo. Ebbene, Presidente, è opportuno che una Commissione parta, è opportuno che si faccia luce su dove sono andati questi soldi, è opportuno che veramente i cittadini sappiano cosa è successo all'interno del mondo bancario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Pesco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Elvira Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  360   
   Astenuti   38   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   66    
    Hanno votato no   294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Alberti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cimbro, Capezzone, Saltamartini, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  363   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   69    
    Hanno votato no   294.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Gutgeld e Marantelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8 Villarosa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, con questo emendamento chiedo finalmente all'Aula di introdurre qualcosa che sia lungimirante, qualcosa che sia di lungo corso all'interno delle modifiche del sistema bancario nazionale. Il Partito Democratico continua, purtroppo, a non avere le informazioni corrette e, addirittura, Presidente, a comunicarle ai giornali; dopo aver dichiarato di voler nazionalizzare Banca d'Italia, purtroppo, mi son dovuto fare due risate sui giornali leggendo che secondo alcuni componenti del Partito Democratico sarebbe una follia, ma probabilmente i componenti del Partito Democratico non hanno la minima idea di quante siano le banche centrali nazionali totalmente pubbliche nel mondo, perché se avessero studiato e letto gli approfondimenti, probabilmente avrebbero capito che l'80 per cento delle banche centrali nazionali è totalmente pubblico. Avrebbero capito che la Germania ha una banca centrale totalmente pubblica, avrebbero capito che la Francia ha una banca centrale totalmente pubblica e che tutti i Paesi europei hanno una banca pubblica centrale, con più del 50 per cento in mano agli azionisti dello Stato. Quindi, sentire che il Partito Democratico pensa che nazionalizzare la nostra Banca centrale sia una follia, oltre a farmi ridere, Presidente, mi mette anche un po’ di tristezza, perché pensare che devo Pag. 53essere amministrato da persone così ignoranti, sinceramente mi dà un po’ fastidio e mette a rischio la mia vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché afferma una cosa totalmente falsa, addirittura con superbia, io non so in che altro modo si possa comunicare. Quello che faccio con questo emendamento è un'altra cosa; chiedo di introdurre in Italia, per risolvere finalmente il problema di uno Stato che non può indirizzare la propria economia, di istituire in Italia, così come esiste anche in altri Paesi, una propria banca pubblica di investimenti. Ricordiamo che in Francia esiste la Banque publique d'investissement, ricordiamo che in Germania esiste la KfW, ma a proposito della KfW, di proprietà 80 per cento dello Stato e 20 per cento dei Länder, sapete quante attività ha in questo momento ? Una banca d'investimenti costruita nel 1948-1949, in quegli anni lì, sapete quante attività detiene oggi ? 440 miliardi di euro di attività; si tratta di una banca che ha un patrimonio di 16 miliardi; partita con niente, ha ricostruito dopo la guerra un Paese come la Germania e oggi detiene attività e fa utili. Allora, gli esempi che ci sono in Europa, caro Presidente, bisogna prenderli, non bisogna oscurarli e parlare di soluzioni che mettono solo ed esclusivamente toppe in un sistema bancario che il Premier a gennaio dichiara essere solido, ma che oggi nessuno di voi può più dire di vederlo così solido, questo sistema bancario; avete messo a rischio tutti i risparmi dei cittadini italiani in questi anni e siete stati zitti di fronte a una vigilanza, come diceva il mio collega Pesco, che in questi anni non ha fatto nulla di fronte a banchieri che hanno rubato i risparmi dei cittadini e che andrebbero arrestati domani, andrebbero arrestati tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Allora, chiediamo di iniziare a fare realmente politica in questo Paese, di iniziare ad avere un approccio lungimirante sull'attività economica e sui risparmi dei nostri cittadini e di pensare ad una banca pubblica di investimento e non più a toppe all'interno del sistema bancario che non servono assolutamente a niente, se non a dare confusione a chi investe, invece, nelle nostre aziende più importanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Villarosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Verini, Marantelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  363   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   68    
    Hanno votato no   295.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Pisano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Alberti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Marcon, Cariello, Donati, Zaccagnini, Rampi, Marroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  367   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no   297.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 54

  (Il deputato Manfredi ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario. Il deputato Pisano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16 Villarosa, sul quale i pareri sono contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Anche qui, Presidente, io ancora devo capire se è dolo o se è colpa, nel momento in cui questo Parlamento, questo, Parlamento, introduce il «patto marciano» per le famiglie, perché dice che le famiglie non pagano i mutui, quando, invece, veniamo a scoprire che le famiglie, probabilmente, sono il 10 per cento del 100 per cento delle sofferenze totali, in base alle quali quel partito ha introdotto il «patto marciano». Allora, Presidente, visto che non è colpa delle famiglie, ma questo Governo fa le norme per mettere in difficoltà le famiglie, anche qui ci siamo resi conto che alla lettera e), quando cerca di semplificare, in un progetto di legge che parla di confidi, l'accesso al credito alle piccole e medie imprese, e lo dovrebbe fare solo per i confidi, cosa ci mette in mezzo ? Anche le banche. Allora favoriamo anche le attività e la burocrazia all'interno delle banche, perché il problema in questo Paese, caro Presidente, non sono le banche o i banchieri che hanno rubato i soldi ai risparmiatori; in questo Paese, il problema, per questo Governo e per questo partito, sono i risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Villarosa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colonnese, Stella Bianchi, Greco, Ferranti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  343   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato   70    
    Hanno votato no   273.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.19 Villarosa, i pareri sono contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, legga, magari, con me, la parte che riguarda proprio questa lettera, che è la lettera f). Quando l'estensore di questa proposta di legge, nella lettera f), scrive: rafforzare i criteri di proporzionalità e specificità di cui all'articolo 108, e si riferisce, Presidente, all'articolo 108 del TUB, quando il Governo e il Parlamento mettono in piedi una norma del genere secondo me pensano di prendere in giro i membri di questo Parlamento, perché questa norma, caro Presidente, si dovrebbe riferire ai confidi, è corretto ? Conviene con me: è una delega che riguarda i confidi ? Ma allora perché limitiamo l'attività di vigilanza, già inesistente, in questo Paese, anche sugli intermediari finanziari ? Perché se non mettono la dicitura che io cerco di introdurre nel mio emendamento, ovvero: «per i confidi», vuol dire che andremo a ridurre e a facilitare le attività, perché la vigilanza, anche sulle banche, sarà ridotta, grazie a questa proposta di questo Governo e questo Parlamento che... va beh, mi fermo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Villarosa, con i pareri contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 55

  Chimienti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  417   
   Votanti  349   
   Astenuti   68   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato   76    
    Hanno votato no   273.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Rabino ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.24 Alberti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Presidente, il mio intervento durerà otto secondi. Le chiedo otto secondi di attenzione, solo otto secondi.

  PRESIDENTE. Lei ha tutta la mia attenzione come gli altri deputati.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Lo so, lo so. Le chiedo otto secondi di maggiore attenzione. Leggiamo insieme questo emendamento. In esso chiediamo di introdurre un monitoraggio dei costi e dei tassi di interesse applicati dai confidi, addirittura utilizzando le Camere di commercio. Come si fa a bocciare un emendamento del genere ? Me lo spiega ? Come si fa a bocciare un emendamento del genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Chiediamo un monitoraggio dei costi e dei tassi di interesse e si boccia un emendamento del genere, tra l'altro, in una delega ma vergognatevi ! Fate ridere !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Alberti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Andrea Romano... Vecchio... Cassano... Marco Di Maio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  356   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato   84    
    Hanno votato no   272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Villarosa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Avverto che, consistendo la proposta di legge in un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3209)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3209).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Carrescia n. 9/3209/1, Gregorio Fontana n. 9/3209/2 e Alberti n. 9/3209/3. Il Governo esprime parere Pag. 56favorevole sull'ordine del giorno Pesco n. 9/3209/4, purché sia riformulato aggiungendo «impegna il Governo a valutare l'opportunità di». Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/3209/5. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Ruocco n. 9/3209/6, Matarrelli n. 9/3209/7, Becattini n. 9/3209/8 e Pili n. 9/3209/9.

  PRESIDENTE. Carrescia n. 9/3209/1, parere favorevole: andiamo avanti; Fontana Gregorio n. 9/3209/2, parere favorevole: andiamo avanti; Alberti n. 9/3209/3, parere favorevole: andiamo avanti; Pesco n. 9/3209/4, parere favorevole con riformulazione: si accetta la riformulazione ? Sì; Villarosa n. 9/3209/5, parere contrario: si chiede di metterlo in votazione ? Sì.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villarosa n. 9/3209/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo... Fratoianni... Cuomo... Locatelli... Cera...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  384   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  141    
    Hanno votato no   243.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Borghi non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Ruocco n. 9/3209/6, parere favorevole: andiamo avanti; Matarrelli n. 9/3209/7, parere favorevole: andiamo avanti; Becattini n. 9/3209/8, parere favorevole: andiamo avanti; Pili n. 9/3209/9, parere favorevole: andiamo avanti.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A. C. 3209)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ignazio Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è ormai acclarato come favorire un migliore accesso al credito per le piccole e medie imprese rappresenti per il nostro Paese uno degli strumenti per ridare fiato all'economia del territorio.
  In questo quadro la valorizzazione del ruolo dei confidi, la semplificazione degli adempimenti e il contenimento dei costi per queste imprese può significare la garanzia di una maggiore spinta produttiva. È opportuno ricordare che i confidi, consorzi e cooperative di garanzia collettiva e fidi sono i soggetti che, ai sensi della disciplina vigente, svolgono attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi e i servizi connessi o strumentali a favore delle piccole e medie imprese e dei liberi professionisti. La garanzia dei confidi è rappresentata da un fondo al quale contribuiscono tutti i soci del consorzio. Stiamo parlando di una realtà molto importante e radicata nel territorio: basti pensare che attualmente risultano attivi 51 confidi sottoposti a vigilanza della Banca d'Italia e 448 confidi minori. La grande maggioranza dei confidi vigilati risulta insediata nelle regioni settentrionali prevalentemente in Lombardia e in Veneto. Questa consistenza ha comportato l'esigenza di riorganizzare in modo più semplice e chiaro un sistema che deve avere come primo obiettivo la razionalizzazione e valorizzazione delle attività svolte dai soggetti operanti nella filiera della garanzia e della controgaranzia con lo scopo di rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse pubbliche e favorire la sinergia fra il Fondo centrale di garanzia e i confidi. Al riguardo noi di ALA-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ricordiamo che il sistema Pag. 57delle garanzie a favore delle PMI in Italia si basa fondamentalmente su due componenti: una pubblica, rappresentata proprio in particolare dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, e una privata costituita dai confidi i quali tuttavia possono beneficiare di contributi pubblici in particolare a livello locale. Riteniamo, pertanto, che sia necessario favorire la sinergia tra il Fondo centrale di garanzia e i confidi. Negli ultimi anni, infatti, il ruolo del Fondo di garanzia non è stato solamente aggiuntivo ma spesso sostitutivo. In questo quadro il provvedimento al vaglio di quest'Aula conferisce al Governo il potere di semplificare e razionalizzare gli adempimenti a carico dei confidi. Onorevoli colleghi, nonostante l'ultima riforma del sistema dei confidi risale al 2010, questi ultimi anni di crisi economica hanno radicalmente cambiato il mondo del credito, specialmente per le piccole e medie imprese e rafforzare dunque il ruolo dei confidi all'interno del nostro sistema economico diventa necessità improrogabile per qualsiasi forza politica che voglia dare risposte concrete alle esigenze del mondo produttivo. Per questi motivi che annuncio il voto favorevole a nome di ALA.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Questa proposta di legge delega, a prescindere dal contenuto, fa parte ormai della collana, della catena continua di richieste di legge delega al Governo. Presidente, noi, come gruppo Conservatori e Riformisti, abbiamo presentato una proposta di legge di riforma costituzionale per abolire questo strumento primitivo, che spoglia la Camera della sua funzione legislativa per consegnarla in mano all'Esecutivo e, quindi, non voteremo a favore di questa proposta di legge proprio perché c’è una continua spoliazione dei poteri del Parlamento. Naturalmente, come dico spesso io e come si dice, dove c’è un marito che picchia la moglie, molto spesso, c’è una moglie che si fa picchiare e quindi c’è un Parlamento che si fa spogliare delle sue prerogative, ci sono dei deputati o dei senatori che accettano questo e, anzi, fanno le proposte di legge delega al Governo. In più, di grave c’è che qui siamo dentro un tema che è completamente sottratto al controllo democratico: si tratta del tema bancario, tutto un tema che la burocrazia europea, la Banca centrale europea, i presidenti delle banche, tutto il sistema della finanza articola fuori dal controllo democratico. L'unica volta che si potrebbe vedere di fare una legge parlamentare tale da poter assistere veramente il piccolo credito alle piccole imprese attraverso i confidi, ci spogliamo di questa scocciatura e diciamo a Renzi di fare quello che vuole. Ultima notazione: in questo momento le leggi delega e i decreti legislativi sono ancora più gravi perché il Parlamento verte in tema di particolare debolezza e il Governo in tema di particolare energia. Sono passati abbastanza non inosservati – penso – gli scontri in Commissione al momento in cui si va a controllare le leggi delega e quanto sia stata rispettata la delega e ci accorgiamo sempre che il Governo ha fatto come ha voluto e non abbiamo strumenti per poter raddrizzare la situazione ormai compromessa. Ma tanto è, così si vuole e così si farà. Annuncio il voto contrario di Conservatori e Riformisti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Saluto a nome di tutta l'Assemblea i parlamentari del Parlamento della Moldova, Artur Gutium e Vladimir Cernat, rispettivamente presidente e vicepresidente della sezione bilaterale di amicizia Moldova-Italia, che sono presenti in tribuna (Applausi).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Presidente, il gruppo Fratelli d'Italia si asterrà sul disegno di legge che delega al Governo la riforma del sistema dei confidi, già approvato in prima lettura al Senato e adesso Pag. 58all'attenzione di questa Assemblea per la seconda lettura. Siamo convinti, infatti, che questa ennesima iniziativa, che riguarda il sistema bancario del Paese e che in questa occasione affronta la riforma del sistema dei confidi, pone obiettivi a parole condivisibili ma in realtà contiene di fatto una delega in bianco sul sistema dei confidi che in concreto non dice nulla.
  Occorre evidenziare come questo provvedimento, se da un lato nasce dall'esigenza, per quanto condivisibile, di riorganizzare il settore del credito – necessità divenuta indispensabile a causa della crisi finanziaria degli ultimi anni e della stretta creditizia che continua imperterrita nei confronti degli imprenditori e dei cittadini, nonostante le banche acquistino praticamente a costo zero il denaro dalla BCE –, dall'altro lato il disegno di legge delega il Governo e la maggioranza, come dicevo in precedenza, a scrivere successivi decreti attuativi in base a principi che magari potranno corrispondere a specifici poteri decisionali, considerati i pareri non vincolanti da parte delle Commissioni parlamentari.
  Ciò detto, colleghi, se le finalità di questo provvedimento intendono rimuovere gli squilibri di mercato delle garanzie e rafforzare il patrimonio dei confidi, ispirati ai principi della mutualità e della sussidiarietà, Fratelli d'Italia non potrà che essere d'accordo. Invece, se con questa riforma, che passa attraverso la delega al Governo, si intende favorire nuovamente il sistema bancario introducendo un sistema di garanzie e di vigilanza ondivago e ambiguo, come recenti e drammatiche vicende sulle banche popolari hanno ampiamente dimostrato, mettendo sul lastrico centinaia di piccoli risparmiatori e di famiglie a causa dell'opacità con cui hanno operato Consob e Banca d'Italia, allora noi di Fratelli d'Italia contrasteremo con ogni mezzo tali interventi del Governo e della maggioranza.
  Faccio solo un esempio: alla lettera f) del comma 1 dell'articolo 1 si scrive: «rafforzare i criteri di proporzionalità e specificità di cui all'articolo 108, comma 6, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia». In sostanza, sostenere la necessità di rafforzare i criteri di proporzionalità e specificità può essere un principio anche condivisibile, che, se applicato solo al sistema dei confidi, può andar bene; i dubbi, e tanti, sorgono tuttavia dal momento che in questo caso si parla dell'articolo 108 del testo unico in materia bancaria e creditizia, che riguarda tutti i vigilati dalla Banca d'Italia, quindi banche, finanziarie e qualsiasi soggetto che rientra oggi all'interno della vigilanza della Banca d'Italia. Pertanto, la perplessità, sollevata anche da altri colleghi dell'opposizione, è: questa piccola leggina, che di fatto non dice nulla, non sarà in concreto l'ennesimo, grande favore alle banche e a banchieri ?
  È un quadro lacunoso e con una serie di principi di delega scritti nel testo decisamente confusi, basta leggere quanto dice, ad esempio, la lettera c) del comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento, che nello specifico non è chiaro. Cioè, l'intenzione di riorganizzare i confidi ad un ruolo centrale che questi soggetti possono avere per ridare ossigeno al settore del credito e soprattutto alle piccole e medie imprese rischia di rivelarsi un'impresa ardua. Pertanto, se in senso generale la riforma sulla materia intende porre un riequilibrio tra tutti i soggetti della filiera della garanzia, considerato che l'attuale sistema risulta troppo sbilanciato in favore del sistema bancario (garanzie dirette) e che ha indebolito le controgaranzie dei confidi penalizzando le piccole e medie imprese e, ancor di più, i liberi professionisti, dall'altro non posso non stigmatizzare la scelta di procedere alla riorganizzazione di questa delicata materia – come già detto – con un disegno di legge delega. Avremmo preferito una legge dettagliata, pur comprendendo la complessità della materia. È un provvedimento per cui il forte timore è che si tratti di un'ennesima occasione persa, che parla ancora una volta di accesso al credito e che di fatto non costituisce un vero aiuto concreto alle piccole e medie imprese.Pag. 59
  Per questi motivi, come preannunciato nel corso dell'inizio del mio intervento, annuncio il voto di astensione del mio gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, la proposta di legge in via di approvazione ha avuto già ampio consenso in Senato, durante la fase di prima lettura. Si tratta di una delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi, al fine di favorire l'accesso al credito per le piccole e le medie imprese e i liberi professionisti. Trattandosi di un argomento molto specifico non appare inutile ricordare in sintesi di cosa stiamo discutendo, anche per evitare strumentalizzazioni e confusioni, che certo non aiutano la comprensione da parte dei cittadini. I confidi, cioè i consorzi e le cooperative di garanzia collettiva fidi, sono i soggetti che svolgono attività di rilascio di garanzie collettive dei fidi e servizi connessi o strumentali a favore delle piccole e medie imprese o dei liberi professionisti associati. La garanzia dei confidi è rappresentata da un fondo, al quale contribuiscono tutti i soci del consorzio.
  I confidi sono costituiti da piccole e medie imprese industriali, commerciali, turistiche e di servizi, da imprese artigiane e agricole e da liberi professionisti. Attualmente risultano attivi 51 confidi sottoposti a vigilanza della Banca d'Italia, i cosiddetti confidi vigilati, e 448 confidi minori. La grande maggioranza dei confidi vigilati risulta insediata nelle regioni settentrionali (prevalentemente in Lombardia e Veneto) e in quelle centrali. Di converso, più della metà dei confidi minori è insediata nelle regioni meridionali e insulari. Oltre il 75 per cento del totale delle garanzie in essere è riconducibile a confidi vigilati.
  Non si tratta, come è stato pure detto, dall'ennesimo aiuto alle banche, dunque, ma di un intervento che appare necessario per sostenere in maniera concreta quelle piccole e medie imprese e quei liberi professionisti che sono pur sempre la spina dorsale della nostra economia e che devono perciò, compatibilmente con la normativa europea che vieta gli aiuti di Stato, comunque essere sostenuti nello sforzo di ripresa successivo alla pesante crisi che forse cominciamo ad avere alle spalle. I confidi vigilati, inoltre, possono svolgere, nei confronti prevalentemente delle imprese consorziate o socie, attività connesse e strumentali, come attività che hanno carattere ausiliario a quelle esercitate quali studio, ricerca, analisi in materia economica e finanziaria, gestione di immobili ad uso funzionale eccetera, ma anche attività quali quelle di informazione, consulenza e assistenza alle imprese consorziate o socie ovvero non associate, per il reperimento e il miglior utilizzo delle fonti finanziarie, nonché la prestazione di servizi per il miglioramento della gestione finanziaria delle imprese stesse.
  Si tratta quindi di una realtà importante, sulla quale va ad incidere il testo che stiamo per approvare, che, come detto, tra l'altro, è stato ampiamente condiviso in Senato grazie ad un ampio ventaglio di audizioni che hanno illustrato le problematiche e le necessità del settore. La delega al Governo per riformare tutto il sistema dei confidi va dunque nella direzione di favorire l'accesso al credito per le piccole e medie imprese e liberi professionisti, valorizzando il ruolo dei confidi, raggiungendo l'obiettivo di semplificare gli adempimenti oltre a quello di contenere i costi. L'intervento si presenta necessario, tra l'altro, anche perché il comparto dei confidi ha evidenziato negli ultimi anni un marcato deterioramento delle garanzie rilasciate. Le cause di questo indebolimento sono imputabili alla crescita dei fallimenti delle imprese e la conseguente insolvenza dei confidi; al fatto di rientrare nella categoria dei confidi vigilati dalla Banca d'Italia, che comporta evidentemente costi crescenti; ai requisiti di Basilea, in base ai quali non tutti i contributi dati ai confidi vengono attribuiti al patrimonio ma sono considerati debito, il che comporta l'obbligo di una maggior patrimonializzazione Pag. 60della società, dato che il capitale deve essere proporzionato al credito garantito.
  Appare anche quindi importante il punto c) della delega in discussione, quello che mira alla razionalizzazione e valorizzazione delle attività svolte dai soggetti operanti nella filiera della garanzia e della controgaranzia, con l'obiettivo di rendere più efficiente l'utilizzo delle risorse pubbliche e favorire la sinergia tra il Fondo centrale di garanzia e i confidi. Il sistema delle garanzie a favore delle piccole e medie imprese in Italia, infatti, si basa essenzialmente su due componenti: una pubblica, rappresentata in particolare dal citato Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, e una privata, costituita appunto dai confidi, i quali tuttavia possono beneficiare di contributi pubblici, in particolare a livello locale.
  Nel corso delle audizioni al Senato è emersa chiaramente la necessità di favorire la sinergia tra il Fondo centrale di garanzia e i confidi. Conseguentemente, è stato ampliato il criterio di delega in esame. Si tratta solo di alcuni degli interventi previsti, quelli che ho illustrato; lo strumento della delega appare congruo comunque con la necessità di agire in fretta e in modo efficace per rispondere alle esigenze di un comparto fondamentale nel settore del credito, che necessita di una riforma ampia in modo da rafforzare il ruolo dei confidi nel sistema economico italiano.
   Per questo, quindi, il gruppo di Democrazia Solidale – Centro democratico voterà a favore del testo oggi in discussione, ritenendolo – come detto – una misura necessaria e non eludibile per il rilancio del credito, in particolare in favore delle piccole e medie imprese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, in un contesto congiunturale ed economico come quello odierno i confidi sicuramente rappresentano lo strumento fondamentale per sostenere la piccola imprenditoria nel processo di ripresa economica, tanto decantato dal nostro Governo in questi ultimi tempi.
  Se è vero, infatti, che siamo ormai fuori dalla crisi, allora i confidi possono certamente aiutare ad accelerare il ritorno della crescita. Durante questi bui anni di recessione i confidi hanno rappresentato un punto di riferimento fondamentale per le piccole e medie imprese che, in assenza di politiche economiche espansive, si sono ritrovate spesso sull'orlo del lastrico a causa di una grave mancanza di liquidità. In un Paese, come il nostro, in cui il substrato economico della piccola e media imprenditoria rappresenta il vero tessuto connettivo del sistema produttivo non si può infatti prescindere dal rafforzamento e misure di supporto per questa parte importante della nostra economia. I confidi quindi, assieme alle banche popolari, si sono sostituiti alle politiche sociali, ormai quasi inesistenti nel nostro Paese, nell'opera di finanziamento del piccolo credito. Le banche popolari – come tutti voi sapete – sono state ormai snaturate da una scellerata riforma, che ha sicuramente impedito alle PMI di accedere a una linea di credito quasi sicura, anche e soprattutto in tempi di crisi, proprio quando è più importante per un imprenditore avere disponibilità liquide, mentre lo Stato e le grandi banche chiudevano loro i rubinetti. Le popolari infatti solo nel periodo 2008-2014 hanno erogato i finanziamenti alle PMI per un ammontare pari a 250 miliardi di euro, registrando una quota di mercato del 66 per cento dei sistemi economici a prevalenza di aziende di queste dimensioni, superando con successo la prova della crisi economica. Definirei infatti imprescindibile la loro funzione anticiclica nell'erogazione del credito, che ha sicuramente compensato almeno in parte l'aggravio economico proveniente da misure di austerity attuate dagli ultimi Governi.
  Riformate le banche popolari, quindi resta il sistema dei confidi, che gioca e ha giocato un ruolo fondamentale nell'arrestare quel processo di spersonalizzazione del rapporto con la clientela e di asimmetrie Pag. 61informatiche che da anni investe invece il sistema bancario votato ormai all'alta finanza e alla speculazione. La loro vocazione territoriale, quasi fossero degli enti di sussidiarietà finanziaria – permettetemi la definizione – ha infatti sopperito al processo di allontanamento dei centri decisionali delle banche, che in una continua opera di fusione, accorpamento e internazionalizzazione si sono sistematicamente staccate dalla realtà territoriale per approdare e dedicarsi unicamente alle rischiose speculazioni nella luccicante e frenetica Wall Street di tutto il mondo. Allora, i confidi restano uno strumento da difendere e foraggiare e quindi questa riforma, valutata dalla Lega in un certo senso positiva, non può fare che bene al sistema Paese, soprattutto nella parte in cui si prevede di favorire un migliore accesso al credito per le PMI.
  Già le norme di Basilea 2 avevano fortemente modificato le modalità di accesso al credito, incidendo nei rapporti tra banche e impresa; ora, dopo Basilea 3, con l'accordo orientato al rafforzamento della regolamentazione della vigilanza di gestione del rischio anche i confidi devono essere affidabili; non che non lo siano, ma sicuramente ricevendo un rating esterno anche le stesse aziende risulterebbero agli occhi delle banche maggiormente solvibili, quindi meno rischiose. Si potrà così permettere alle stesse banche di poter applicare il coefficiente dell'8 per cento, proprio come vogliono gli accordi di Basilea, che malauguratamente bisogna pur rispettare. Dunque il criterio previsto dalla presente delega, che vuole rafforzare la patrimonializzazione dei confidi al fine di conformarsi ai principi dell'Accordo di Basilea, può essere un'opportunità da accogliere per competere con quelle norme di regolamentazione prudenziale decise in Svizzera che, benché nate dall'esigenza di evitare il ripetersi delle disastrose crisi finanziarie esplose nel 2007, hanno comunque influito in maniera molto negativa sulla concessione del credito da parte delle banche, facendo dilagare il cosiddetto fenomeno del credit crunch, con conseguenti e ovvie ricadute sulle PMI.
  Non dimentichiamo poi che in Italia non si riesce a risolvere l'atavico problema dei ritardi di pagamento delle imprese che lavorano con la pubblica amministrazione, fattore questo che ha notevolmente inciso in questi anni di crisi sulla liquidità. Per non parlare poi dei tempi lunghissimi dei rimborsi IVA, che attualmente raggiungono in media i due anni e mezzo, rispetto ai sette, otto giorni in Gran Bretagna o in Germania, o un mese in Francia, o sei mesi in Spagna.
  Non contento, il Governo ha aggiunto, con la finanziaria 2015, l'infernale meccanismo del pagamento separato per le operazioni di fornitura di opere o prestazioni di servizi tra qualsiasi ente della pubblica amministrazione e un privato, che sembra purtroppo essere sulla strada definitiva della instaurazione di un regime se anche il Consiglio dell'Unione europea, come ha già fatto la Commissione, darà il via libera a nuove misure.
  Il gruppo della Lega si asterrà sul provvedimento specifico, sperando che a questo punto il Governo possa realmente cogliere questa piccola opportunità di compensare, dopo anni di austerity, una lacuna ingiustificata e ingiustificabile e politiche sociali di sostegno al lavoro e all'impresa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore del provvedimento di delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi, che intende favorire un migliore e più rapido accesso al credito per le piccole e medie imprese e per i liberi professionisti, consentendo di semplificare gli adempimenti e contenere i costi a loro carico. È un ulteriore tassello dell'importante processo di rafforzamento del sistema del credito italiano portato avanti da questo Governo, che ha già visto Pag. 62numerosi interventi a vario livello nell'ambito del sistema bancario. Se finora il sistema bancario italiano ha retto e lo ha fatto senza l'esborso di soldi pubblici, dobbiamo rivendicare con orgoglio questo risultato, risultato che è stato possibile solo grazie alle leggi e alle riforme che hanno interessato il sistema bancario italiano e che hanno attivato dei presidi legislativi e creato un sistema che è riuscito a superare questi otto anni di crisi, che speriamo stiamo finalmente lasciando alle spalle. E non dimentichiamo che tutelare il credito significa tutelare il sistema Paese, poiché non solo fornisce servizi quotidiani ai cittadini, che ci semplificano la vita, ma è soprattutto un motore di sviluppo economico che sostiene le imprese e rende possibili gli investimenti. Anche il sistema dei confidi, protagonista dell'attività di rilascio di garanzie alle piccole e medie imprese e ai liberi professionisti, è stato coinvolto nelle dinamiche della crisi. Le garanzie rilasciate negli ultimi anni hanno subito un forte deterioramento causato sia dalla crescita dei fallimenti delle imprese garantite, e quindi dalla conseguente insolvenza dei garanti non ben patrimonializzati, sia per l'aumento dei costi di gestione e di alcune conseguenze legate ai requisiti di Basilea 2.
  Come segnalato dalla Banca d'Italia, nel 2013-2014, le garanzie deteriorate sono aumentate in maniera preoccupante per gli equilibri complessivi. A questo si aggiungono la polverizzazione del settore e la difficoltà dei confidi minori a svolgere appieno il ruolo istituzionale di garanzia del credito. Da questo scenario parte la riflessione sulla patrimonializzazione dei confidi e sulla necessaria razionalizzazione delle loro attività. Il testo di legge delega al Governo, approvato dal Senato, che ci accingiamo a votare definitivamente, è formulato in termini molto puntuali e risulta ampiamente condiviso sia dalle forze politiche sia dagli operatori del settore. È essenziale adesso che il Governo adotti al più presto gli schemi di decreto legislativo attuativi per realizzare in modo urgente l'intervento di riforma del sistema dei confidi stesso. Il disegno di legge apporta vantaggi sia per i singoli soggetti beneficiari della norma, che per l'intero sistema finanziario e favorisce una maggiore efficienza nel settore dei confidi, grazie al venir meno della duplicazione di alcuni adempimenti, una più elevata razionalizzazione delle funzioni attraverso una più equa ripartizione degli oneri tra i diversi soggetti coinvolti nell'operazione finanziaria considerata nel suo complesso e un risparmio di costi derivanti dall'alleggerimento dell'iter procedurale dei soggetti deputati al rilascio delle garanzie. Questo porterà rilevanti vantaggi per le imprese beneficiarie finali della garanzia, molte delle quali oggi soffrono la stretta creditizia in atto e rimangono prive di adeguati e diffusi strumenti di garanzia per l'accesso al credito.
  Ribadisco, pertanto, il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica al provvedimento, ritenendo che la delega vada nella giusta direzione di rafforzare l'attività di patrimonializzazione dei confidi nonché il sistema delle garanzie a sostegno delle piccole e medie imprese operanti nel nostro Paese, offrendo loro un migliore accesso al credito in una fase di grande difficoltà economica e finanziaria.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vignali, ma non è presente in Aula. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Evidentemente, noi arriviamo a questo provvedimento, a questa legge delega non per caso: abbiamo, infatti, alle spalle la fase – che tutti noi conosciamo e che, purtroppo, non è semplicemente dietro di noi, ma continua a insistere in questo Paese – in cui il credito per le piccole e medie imprese si è ristretto pesantemente. È la fase in cui i bilanci degli istituti di credito e anche dei confidi sono stati appesantiti da una grande mole di sofferenze e di incagli. È una fase in cui le turbolenze, in generale, sul mercato finanziario sono ben lungi dall'essere superate.Pag. 63
  Se guardiamo alle nostre spalle, noi abbiamo visto negli anni il sistema dei confidi crescere continuamente ed essere offerto anche in concorrenza interna alle imprese. Non era un sistema gratuito. Era un sistema che ha funzionato, ma che chiedeva, comunque, anche molto: aveva oneri di iscrizione piuttosto elevati e dava sconti non sempre eccezionali, anche rispetto a quello che era il costo per il credito. Eppure, è cresciuto grazie agli enti locali e alle regioni, che spesso hanno visto nei confidi lo strumento più facile per fare politica di sostegno al credito per le piccole e medie imprese locali. È cresciuto grazie ad un sistema bancario che, naturalmente, vedeva di buon occhio la possibilità di scaricare su terzi una parte del proprio rischio. È cresciuto anche perché consentiva, finché le cose stavano all'interno di un equilibrio, anche margini di risultati economici positivi allo stesso sistema.
  Poi, ovviamente, è inutile qui ripercorrere tutta la storia: cominciano ad andare in difficoltà le imprese; le difficoltà delle imprese ricadono sul sistema bancario e anche su quello dei confidi, che, quindi – dobbiamo dircelo con molta onestà –, in questo momento comincia a mostrare la corda. Come sono in difficoltà le banche italiane, tanto più sono in difficoltà molti confidi, anche perché – e questa è un'altra critica che deve essere fatta – anche il modo in cui confidi si sono rapportati con le imprese a cui hanno garantito la loro disponibilità non è sempre stato limpido, non è sempre stato trasparente, non è sempre stato orientato alle migliori prassi in tema di garanzie offerte. Tant’è che abbiamo avuto molti e molti casi, anche in questo Paese – alcuni dei quali hanno avuto anche l'onore delle cronache –, di denaro perso, di garanzie escusse, perché è andata così, perché per qualcuno era facile anche ottenere credito, anche attraverso il sistema dei confidi.
  Pertanto, io credo che oggi questa proposta di legge delega sia necessaria perché, senza dubbio, è indispensabile rafforzare la patrimonializzazione dei confidi in essere. Infatti, se non lo facessimo, probabilmente rischieremmo di vedere alcuni di loro andare in serissima difficoltà. Senza dubbio, è necessario disciplinare – come dice la lettera b) – le modalità con cui gli enti pubblici contribuiscono a rafforzarne il patrimonio. Io dico che, più che necessario, è indispensabile e va fatto anche nell'ottica della trasparenza, anche per evitare commistioni improprie attraverso cui la politica stessa, mediante il sistema dei confidi, entra di nuovo all'interno del sistema del credito del nostro Paese, piegando logiche che non dovrebbero esserle proprie.
  Certamente il sistema dei confidi deve essere valorizzato e deve essere integrato con il Fondo centrale di garanzia. Peraltro, la coesistenza di questi due strumenti, da quando coesistono, ha avuto dei problemi. Anche su questo il Parlamento deve essere abbastanza chiaro e altrettanto dovrà essere il Governo. Infatti, aver istituito un Fondo centrale di garanzia, a cui le banche, di fatto, si rapportano direttamente e si fanno garantire, per quella via, importi anche più elevati, in termini percentuali, di quello che è possibile avere attraverso il sistema dei confidi, fa sì, ovviamente, che il sistema dei confidi stesso sia meno richiesto di garanzia, abbia meno possibilità di intervenire. Su questo mi soffermo solo con una battuta: credo che, invece, il Fondo centrale di garanzia dovrebbe avere sempre più una funzione di controgaranzia e un rapporto più stretto con il sistema dei confidi. Infatti, io credo che ci debba sempre essere un elemento terzo di valutazione fra la banca e chi presta la garanzia. Una banca che si rivolge direttamente ad un Fondo centrale di garanzia, che, appunto, in quanto centrale, è spesso lontano anche dalla conoscenza diretta delle piccole e medie imprese, che può fare una valutazione astratta o basata esclusivamente sul rating, rischia di incappare in problemi. Se, invece, il Fondo centrale di garanzia ha un rapporto più stretto con i confidi locali, una volta che questi siano ristrutturati, e, quindi, svolge sostanzialmente più un ruolo di controgaranzia, Pag. 64noi avremo un elemento ulteriore di valutazione del credito, che io credo sia necessario.
  Allora, tutte queste cose vanno fatte ed è il merito di questo disegno di legge: ha i titoli giusti. Dopodiché, però, ha anche un limite politico molto forte, dal nostro punto di vista. Si tratta sostanzialmente di una delega in bianco al Governo: leggo questo nel provvedimento. Il motivo per cui dall'inizio abbiamo scelto, come gruppo, di non presentare emendamenti è perché pensiamo che questo provvedimento debba passare molto rapidamente, perché è necessario che passi molto rapidamente e non valeva la pena di rimandarlo al Senato. Poi c’è bisogno di far partire, con la massima celerità, i decreti legislativi che poi lo attueranno. Infatti, il sistema dei confidi aspetta questo e, oltre al sistema dei confidi, lo aspetta la stabilità finanziaria del Paese e anche l'aiuto che possiamo dare alle piccole e medie imprese.
  D'altro canto, però, si tratta di un disegno di legge di delega costruito sostanzialmente per titoli che non entrano mai nel dettaglio di quello che andrà fatto e che, anzi, devo dire, si prestano potenzialmente a soluzioni che vanno anche in direzioni divaricate, alcune delle quali a noi possono piacere, altre no. Dovremmo, quindi, avere molta fiducia nel Governo. Questa fiducia il Governo non la può pretendere da una forza di opposizione, anche perché quello che abbiamo alle spalle finora nella discussione riguardo alla riforma del sistema bancario e finanziario del Paese non ci soddisfa. Pertanto, da un lato, non abbiamo fiducia nel Governo, dall'altro, tuttavia, riteniamo che la proposta di legge sia necessaria e i titoli giusti. In attesa dello svolgimento e in attesa di essere piacevolmente sorpresi – pur avendo qualche dubbio che questo accadrà –, noi ci asterremo su questo provvedimento, convinti di fare una cosa utile per il sistema delle piccole e medie imprese italiane, che oggettivamente, senza l'assistenza di garanzie e controgaranzie, avrebbero avuto in questi anni e avranno anche in futuro una difficoltà nell'accesso al credito notevole, molto forte. Peraltro, tutti gli strumenti di credito alternativi fino ad oggi non hanno dato i risultati sperati. Continuiamo a essere un Paese bancocentrico e, con le banche in difficoltà, ancora di più sono necessarie forme di garanzia esterne. Quindi, da un lato, ci sono le piccole e medie imprese e, dall'altro, c’è la necessità di ristrutturare un sistema, che avrà anche ottenuto dei risultati in questi anni, ma che, di fatto, arriva un po’ stremato alla meta. Quindi, annuncio il voto di astensione, in attesa che il Governo ci faccia sapere come intende muoversi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Sandra Savino. Ne ha facoltà.

  SANDRA SAVINO. Grazie, Presidente. Signor Presidente e onorevoli colleghi, il disegno di legge delega al Governo recante la riforma del sistema dei confidi arriva all'esame dell'Aula di questo ramo del Parlamento solo ora, ad un anno di distanza dall'approvazione del medesimo testo al Senato. Il testo che giunge oggi al voto dell'Aula della Camera è, infatti, lo stesso che aveva avuto l'approvazione, praticamente unanime, dell'Aula di Palazzo Madama nel luglio 2015. Il provvedimento riveste una particolare importanza nel quadro delle riforme che hanno riguardato appunto i confidi; questo perché è evidente la consapevolezza che le riforme intervenute negli anni passati hanno lasciato dei vuoti ed alcuni problemi irrisolti.
  Il provvedimento al nostro esame è quindi una risposta anche alle sollecitazioni del mondo dei confidi e delle piccole e medie imprese.
  Due i pilastri della delega: rafforzamento patrimoniale e revisione del sostegno pubblico, che tenga conto di una maggiore professionalizzazione.
  Il riassetto della disciplina è pertanto finalizzato a favorire l'accesso al credito per piccole e medie imprese ed anche per Pag. 65i professionisti. Il nucleo centrale del provvedimento è infatti quello che incarica il Governo di emanare misure per il rafforzamento del sistema delle garanzie, anche attraverso la leva della patrimonializzazione, rivedendo e rafforzando il finanziamento pubblico, ora in capo a Camere di commercio e regioni.
  Fino ad ora gli enti pubblici – per lo più, dicevamo, regioni e Camere di commercio – hanno finanziato i confidi del proprio territorio, senza operare troppe valutazioni in merito alle dimensioni, alle capacità operative, all'effetto leva ed alle scelte gestionali. Ciò ha impedito di massimizzare l'efficacia dei fondi pubblici.
  L'assenza di vincoli di destinazione territoriale, prevista tra i criteri di delega, consentirebbe anche di contabilizzare i contributi degli enti locali nel patrimonio di vigilanza, in linea con quanto previsto dagli accordi di Basilea e dalle direttive comunitarie, sempre nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato.
  Tra gli obiettivi, inoltre, quello di efficientare l'utilizzo delle risorse pubbliche e quello di favorire la sinergia con il Fondo centrale di garanzia. Con il tempo, infatti, il Fondo centrale di garanzia si è trasformato più che altro in uno strumento statale che fa concorrenza in casa ai confidi, anziché sostenerli. Pertanto è necessario fare ordine tra tutti gli strumenti a disposizione, che siano in grado di assorbire rischi con i fondi pubblici ed agevolare la dinamica dei finanziamenti per l'impresa.
  Ebbene, nel quadro normativo delineato nella presente legislatura, caratterizzato da interventi spot e non di sistema, che non permettono una vera e propria ripresa, in particolare per le piccole e medie imprese, questo provvedimento non può che trovare il nostro sostegno, proprio perché è finalizzato anche a mettere a sistema i diversi meccanismi di garanzia, a vantaggio delle imprese ed in direzione inversa rispetto ad un impianto che è ancora bancocentrico.
  Le imprese non hanno avuto alcun beneficio dalla politica dei bonus, a partire da quello degli 80 euro tanto sbandierato. Si tratta di soldi, di un investimento dello Stato che non ha prodotto alcun risultato concreto in termini di ripresa. Gli italiani non ne hanno tratto giovamento, l'economia non ne ha tratto alcun giovamento.
  Per non parlare della politica fiscale: nessuna iniziativa realmente incisiva, con una pressione fiscale che comunque continua ad aumentare e soprattutto questo Governo non offre ancora nessuna certezza per ciò che riguarda un tema fondamentale: quello della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per scongiurare qualsiasi aumento dell'IVA.
  Non bastano gli incentivi sulle nuove assunzioni, servono interventi strutturali a partire dal settore delle infrastrutture.
  Dai dati di Confcommercio apprendiamo che basterebbe migliorare l'accessibilità delle nostre regioni del 5 per cento, per avere un incremento del PIL di 24 miliardi di euro.
  Il tema del credito alle piccole imprese rimane un tassello importantissimo per una ricetta vincente in termini di crescita e questo provvedimento può rappresentare un passo positivo per il rilancio di strumenti fondamentali per l'accesso al credito delle imprese.
  Ci auguriamo quindi che questa riforma contribuisca ad eliminare le storture del sistema ed a promuovere l'incremento ed il rafforzamento dell'attività patrimoniale dei confidi, che, come rilevato anche da Banca d'Italia, svolgono un ruolo di non indifferente ausilio per la concessione di garanzie a favore soprattutto delle piccole e medie imprese.
  Riorganizzare il sistema complessivo delle garanzie e lavorare in una prospettiva per un contemporaneo sviluppo di mercato delle aziende diventa quindi la sfida che il Governo ha il dovere di accogliere attraverso questo disegno di legge delega, anche nella prospettiva dell'unione dei mercati a livello europeo.
  Per queste ragioni, per sostenere meccanismi capaci di agevolare gli investimenti delle nostre imprese e porre una dimensione finanziaria internazionale alla base dello sviluppo della nostra economia, annuncio il voto favorevole del gruppo di Pag. 66Forza Italia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente. Oggi variamo una norma che riveste un'importanza primaria per l'economia reale del Paese e lo facciamo nel momento giusto.
  Il nostro sistema economico, fatto nella quasi totalità di piccole e medie imprese, costituisce un tessuto elastico straordinario, che ci permette di resistere nei momenti di difficoltà. Ed in questa lunga crisi tutti quelli che hanno occhi per guardare la realtà e non pensano che debba essere la realtà ad inserirsi nel loro schema, hanno potuto verificare la straordinaria capacità di tenuta e di resilienza delle nostre piccole imprese.
  Questo tessuto, che è unico al mondo, però inevitabilmente fa fatica a ripartire quando l'economia mostra segni di ripresa e la prima causa di ciò è nella scarsa disponibilità di risorse finanziarie. Esse sono decisive per l'ordinaria gestione, in particolare per il settore manifatturiero e dell'artigianato, soprattutto a causa dei tempi che intercorrono tra il pagamento per l'acquisto delle materie prime, che molto spesso deve essere anticipato rispetto ai beni forniti, e l'incasso dei corrispettivi da parte dei clienti; il problema dei tempi di pagamento, che crea una grande tensione finanziaria nelle nostre piccole imprese, sia da parte del pubblico che del privato infatti, pur migliorato dai provvedimenti del Governo, non ha ancora raggiunto una situazione pienamente soddisfacente.
  Ma le risorse finanziarie sono indispensabili alle piccole imprese soprattutto per poter realizzare gli investimenti, gli investimenti che sono necessari alla loro vita, gli investimenti in capitale umano, in capitale tecnologico, in innovazione di prodotto, in internazionalizzazione, in digitalizzazione. La Nuova Sabatini, il super ammortamento, il credito di imposta per il sud e quello per la ricerca incrementale sono aiuti decisivi per la crescita che il Governo ha messo in campo e sono molti apprezzati dalle imprese.
  Ma occorreva e occorre risolvere il problema della provvista finanziaria. Le risorse fiscali intervengono necessariamente ex post, gli strumenti finanziari invece sono indispensabili ovviamente ex ante.
  Con il provvedimento che oggi variamo, interveniamo a riformare uno strumento fondamentale per l'accesso al credito, soprattutto delle piccole imprese: il sistema dei confidi appunto.
  Dalla prima regolamentazione del 2003, che aveva un carattere necessariamente sperimentale, introdotta a seguito delle norme di Basilea 2, il mercato finanziario si è evoluto moltissimo e lo ha fatto in modo radicale. Con questa legge delega mettiamo il Governo in condizione di riformare un sistema importante, che a causa delle modifiche sistemiche del credito mostrava ormai troppi limiti.
  Particolare apprezzamento lo esprimiamo su due elementi, che riteniamo qualificanti di questa legge: il primo è il rafforzamento dei criteri di proporzionalità; questo principio è purtroppo nelle nostre normative troppo spesso eluso, nonostante il richiamo dello Small Business Act dell'Unione europea e i principi della legge n. 180 del 2011, lo Statuto delle imprese.
  Con il rafforzamento di tali criteri si toglie doverosamente discrezionalità agli organismi di controllo, che anche di recente hanno avallato soluzioni discutibili anche sotto il profilo costituzionale della difesa del risparmio.
  Inoltre, la proporzionalità è decisiva per un aspetto importantissimo: la doverosa trasparenza non può mai essere accompagnata da costi e livelli burocratici insostenibili; la trasparenza è meglio garantita dalla semplicità e dalla sostenibilità complessiva, piuttosto che dalla complicazione e dai costi alti.Pag. 67
  Il secondo elemento che apprezziamo in particolare è il riordino della filiera della garanzia: è decisivo che si realizzi un equilibrio effettivo tra garanzia, cogaranzia e controgaranzia, al fine di una suddivisione corretta del rischio.
  Nel passato si è fatto leva solo sulla garanzia e questo ha comportato problemi considerevoli ai confidi di primo livello e dando un elevato livello di sofferenze e si è pensato a ridurre cioè i rischi delle banche che tante volte l'intervento pubblico è stato un po’ alla finestra; ed è importante che gli strumenti di questa filiera vengano mantenuti correttamente: nell'ultima legge di stabilità c'erano proposte emendative che tendevano a trasformare il Fondo centrale di garanzia in un fondo per il minor assorbimento di capitale da parte delle banche, ma non è questa la natura; poi che si debba creare e si possa e si debba creare uno strumento per il minore assorbimento è sicuro, ma non può essere fatto utilizzando le risorse invece di uno strumento fondamentale, che serve a dare spalle a chi non le avrebbe. Concludo, noi voteremo convintamente a favore di questo provvedimento che si configura in termini di sussidiarietà reale; nello stesso tempo invitiamo il Governo a emanare provvedimenti attuativi perché si possa aprire una nuova fase tra banche e confidi per realizzare una partnership effettiva a favore del credito alle imprese, in particolare alle micro e alle piccole, una nuova fase che abbia come fine la crescita dell'economia e del lavoro e non l'autotutela dei soggetti finanziari (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Signor Presidente, la Camera sta approvando una legge delega sulla ripatrimonializzazione dei confidi, ripatrimonializzazione che sarà affidata a enti locali e anche a proventi diciamo così pubblici dello Stato. Presidente, è una legge delega che secondo noi non è opportuna in questo momento, una legge delega che forse potrebbe essere rivista; per questo abbiamo chiesto di intervenire con delle proposte emendative per rivedere questa proposta. Purtroppo l'accesso alle modifiche ci è stato impedito perché già in fase di esame di questo provvedimento in Commissione finanze il Partito Democratico si è espresso dicendo che la miglior soluzione sarebbe stata di approvare il testo del Senato. Presidente, i confidi sono delle strutture che praticamente forniscono la garanzia all'erogazione di credito, erogazione che spesso avviene da parte di istituti bancari, garanzie che spesso sono dei confidi o possono essere anche di altra natura. Ebbene, Presidente, a tal proposito non possiamo non ricordare il fatto che molti crediti erogati dalle banche e garantiti dai confidi sono andati a finir male, nel senso che non sono stati restituiti e per questo oggi i confidi non navigano in buone acque, perché hanno dato garanzie senza approfondire in modo adeguato se l'azienda che riceveva il finanziamento era nelle condizioni di poter restituire questo finanziamento. Quindi le garanzie sono state utilizzate male, sprecate e questo non è opportuno; è opportuno quindi sì riformare i confidi, ma sarebbe opportuno fare in modo che gli stessi applichino dei sistemi di studio diversi, più approfonditi; è opportuno che gli stessi confidi portino e aiutino le aziende a strutturarsi, in modo da riuscire a restituire il prestito che hanno ricevuto; purtroppo spesso questa attività non è svolta, ma anzi i confidi spesso svolgono altre attività, ossia quella di elargire finanziamenti a società amiche. Amiche dei confidi ? No, non solo dei confidi, amiche della politica, tant’è che appunto ne è la prova un finanziamento elargito da una banca di Pontassieve a una società, la società Chil Post. A tal proposito, Presidente, spero di non rubare troppo tempo all'Aula, intendo leggere un articolo che è uscito su il Fatto Quotidiano il 23 settembre 2015, che cita: «A saldare i debiti del padre ci pensa il Governo del figlio. Debiti, tra l'altro, concessi da una banca guidata da un fedelissimo del figlio, Pag. 68già in società con il fratello del cognato, a sua volta socio in un'altra azienda di famiglia riconducibile alla madre. Cose che capitano in casa Renzi. La vicenda è complessa e gli intrecci sono molti, come gli attori coinvolti. Tutto ruota attorno alla Chil Post» – appunto l'azienda che ha ottenuto il finanziamento – «la società di Tiziano Renzi, dichiarata fallita nel marzo 2013 e sulla quale la procura di Genova ha aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati il padre del Premier con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Secondo i magistrati liguri, Tiziano avrebbe ceduto la parte sana dell'azienda alla Eventi 6 intestata alla moglie, Laura Bovoli, società che all'epoca dei fatti aveva tra i propri soci anche Alessandro Conticini, fratello di Andrea, marito di Matilde Renzi, sorella del Premier e a sua volta socia nella Eventi 6. Alla Chil Post rimangono così solo i debiti tra cui un mutuo di 496.717,65 euro stipulato nel luglio 2009 con il Credito cooperativo di Pontassieve. Una cifra sostanziosa, concessa con un mutuo chirografario: senza accensione di ipoteche, quindi, ma solo basato sulle garanzie. La banca è guidata da Matteo Spanò, grande amico e sostenitore del Premier.
  Nel 2005, Spanò era stato nominato direttore generale della Florence Multimedia, società della provincia di Firenze creata dal neoeletto Renzi per la comunicazione e poi finita nel mirino della Corte dei conti che ha inizialmente ipotizzato un danno erariale di 10 milioni di euro. Non solo. Spanò era anche socio» – stiamo parlando del direttore della Banca che ha concesso un finanziamento – «di Conticini nella Dot Media, società che ha ricevuto appalti diretti dal comune» – in modo diretto – «negli anni in cui Renzi è stato sindaco, e da altre controllate come la Firenze Parcheggi guidata dal fidatissimo Marco Carrai. Dot Media oggi cura fra l'altro la campagna elettorale dell'eurodeputata Alessandra Moretti candidata alla presidenza della regione Veneto». L'articolo è vecchio, la campagna elettorale, come sappiamo, non è andata nel migliore dei modi per la deputata. «Diventato presidente della banca, Spanò elargisce il prestito alla Chil Post di Tiziano Renzi che per ottenerlo riceve la copertura a garanzia del fondo per le piccole e medie imprese da Fidi Toscana Spa della regione guidata da Enrico Rossi e partecipata anche da provincia e comune di Firenze oltre dalla Cassa di Risparmio nel cui board siede Carrai», guardacaso. «Poi la società, nel frattempo svuotata della parte sana e poi ceduta ad altri titolari (ora indagati assieme a Tiziano Renzi), non rispetta più i versamenti e dichiara il fallimento. Così nell'estate 2013, la banca, ammessa al passivo dal Tribunale fallimentare di Genova, si rivolge a Fidi ottenendo il versamento di 263.114,70 euro», pari a una parte dell'esposizione complessiva. «E la vicenda potrebbe chiudersi qui. Invece, il 18 giugno 2014, il Ministero dell'economia delibera di rifondare Fidi di 236.803,23 euro e liquida la somma il 30 ottobre successivo attraverso il Fondo centrale di garanzia. E così il debito contratto dal padre di Renzi è stato coperto dallo Stato». Ebbene, Presidente, ma ci rendiamo conto di che cosa stiamo parlando ? Stiamo consegnando una delega di riforma del sistema dei fidi al Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, il quale praticamente ha aiutato degli amici che poi hanno erogato un finanziamento alla società del padre, società del padre che non è andata bene, perché probabilmente non era buona fin dall'inizio, e che non ha restituito il credito che ha ricevuto. Chiaro, a noi sembra molto chiaro. Quindi secondo noi questo Governo non ha le caratteristiche idonee per potere adottare quei decreti attuativi riferiti a questa legge delega, perché non ha le garanzie. Non è possibile, Presidente, che il Presidente del Consiglio, che si è praticamente macchiato di queste cose, possa fare una legge delega proprio sui confidi, non è possibile. Perché questo, Presidente ? Perché il problema delle sofferenze è un problema grave, sia per i confidi che per le banche, ma la cosa più importante da fare in questo momento non è andare a cercare la liquidità per andare a ripatrimonializzare i confidi o le Pag. 69banche, la prima cosa da fare sarebbe quella di trovare le responsabilità di chi ha concesso quei crediti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), la responsabilità ! Bisogna aprire i bilanci, aprire i libri, guardare cosa c’è scritto, a chi sono stati erogati quei finanziamenti, c'erano o non c'erano le garanzie ? E se c'erano, sono poi sparite le garanzie ? Perché se le garanzie ci fossero, si potrebbero aggredire quelle, e mi riferisco alle società amiche della politica, che hanno ottenuto questi finanziamenti. Non mi riferisco invece ai beni degli imprenditori, ai beni della famiglie che adesso per potere ottenere un finanziamento devono andare in banca a pregare e sapere che se non saranno puntuali e precisi perderanno il capannone, perderanno la casa. È giusto questo, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Non è giusto, non è giusto, Presidente, è giusto andare a cercare le responsabilità di chi ha erogato quei finanziamenti e ricordo che l'80 per cento delle sofferenze è riferito a finanziamenti superiori a 500 mila euro, non ai soldi che ha ricevuto l'artigiano per far ripartire la propria azienda o al mutuo prima casa, non sono quelle le sofferenze. Sono quelle riferite alle società amiche, amiche delle banche o amiche della politica. È chiaro, secondo noi è veramente chiaro. Quindi prima vanno ricercate le responsabilità e poi semmai, se effettivamente un confidi o una banca si è comportata in modo corretto, allora potrebbe avere secondo noi diritto ad avere un aiuto, che sia pubblico o privato, comunque un aiuto per poter ripatrimonializzarsi, sennò no. E soprattutto, Presidente vanno cercate le responsabilità per le quali, diciamo così, molti risparmiatori si sono fidati delle banche, hanno investito i loro soldi in obbligazioni, a volte subordinate, o in azioni delle banche, convinti dalle banche che quei soldi non sarebbero stati persi. Ebbene, questo non è avvenuto, purtroppo, Presidente. Presidente, purtroppo, molte persone sono state ingannate e sono state ingannate anche da chi ha approvato quei bilanci che dicevano che quelle banche erano ancora messe bene; sono state imbrogliate dai rappresentanti del Governo o dalle autorità indipendenti, dalle Agenzie indipendenti che hanno sempre detto che il nostro sistema bancario è un sistema solido, ma non è così, non è così, se oggi dobbiamo andare in Europa col cappello in mano a chiedere l'elemosina per poter ripatrimonializzare le banche, Presidente. Non è così e non è mai stato così negli ultimi anni; nessuno ha voluto dire la verità e adesso chi ne paga le conseguenze sono i risparmiatori.
  Presidente, così non va bene e voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, mi dispiace constatare come, quando lei è alla Presidenza di quest'Aula, in quest'Aula è concesso di tutto e di più, andando al di fuori di qualunque canone di buonsenso e di buona logica. È impossibile che lei non abbia speso neanche una parola per richiamare quello che poco fa il collega Bianconi ha pronunciato in quest'Aula; è intollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti del deputato Bianconi) ! Le parole che sono state pronunciate, che sviliscono così il ruolo della donna, soprattutto in un mondo in cui, ogni due giorni, una donna è vittima delle violenze, sono parole inconcepibili, che, come partito, condanno fermamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Così come è inconcepibile che lei consenta a un suo collega di partito di uscire totalmente al di fuori della dichiarazione di voto, andando a infangare il nome del Presidente del Consiglio, leggendo articoli di giornale, in quest'Aula, e uscendo totalmente al di fuori del merito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

Pag. 70

  SEBASTIANO BARBANTI. Adesso, se mi è concesso, tornerei sul merito dell'argomento, evitando la rassegna stampa che si fa la mattina in ben altre assise. Direi, sostanzialmente, che il comparto dei confidi ha evidenziato, Presidente... posso parlare ?

  PRESIDENTE. Prego, collega Barbanti, prego...

  SEBASTIANO BARBANTI. Innanzitutto, il comparto dei confidi ha evidenziato in questi ultimi anni un marcato deterioramento delle garanzie rilasciate; sappiamo che quest'indebolimento non è dovuto soltanto alla crisi economica, ma anche alla crescita dei fallimenti delle imprese che, ovviamente, hanno comportato l'insolvenza dei confidi, perché quelli sono soldi che sono stati dati alle imprese e non c’è merito creditizio costituito a priori che possa decidere se un'impresa fallisce o meno, così come gli incrementi dei costi operativi, per il fatto di rientrare nella categoria dei confidi vigilati o nei requisiti di Basilea che comportano l'obbligo di una maggiore patrimonializzazione, così come il progressivo inaridirsi delle risorse pubbliche tradizionalmente assegnate a questi intermediari grazie a Camere di commercio, regioni e così via. Eppure, a seguito di Basilea 2, ai confidi vigilati e per le garanzie a prima richiesta fu dato un importante riconoscimento, ovvero le garanzie si annoveravano tra gli strumenti di credit risk mitigation, quindi, sostanzialmente, era possibile avere una ponderazione ridotta per gli intermediari che usufruivano di questa tipologia di garanzia; purtroppo, per i ripetuti downgrading del merito creditizio del debito sovrano italiano, questi fattori di ponderazione, questo vantaggio è andato via via assottigliandosi fino quasi ad annullarsi, tanto più che adesso, questa ponderazione, è risalita al 100 per cento; di più, le banche, le imprese possono rivalersi direttamente, utilizzare direttamente le garanzie fornite dal Fondo centrale di garanzia che, a tutt'oggi, pondera a zero questi rischi e, quindi, i confidi si trovano, sostanzialmente, in una posizione di spiazzamento. Non sono problematiche a sé stanti, devono essere affrontate e risolte, non perdendo di vista, mai, l'obiettivo finale che è quello che l'attività dei confidi deve contribuire, in maniera durevole, alla necessità di finanziamento delle piccole e medie imprese.
  Colleghi, non votare positivamente su questo provvedimento, significa essere contro le piccole e medie imprese, soprattutto le più piccole e le più nuove, significa destinarle a un rapido fallimento o spingerle nelle braccia dell'usura. Le imprese associate ai confidi, infatti, hanno dei tassi di default inferiori a quelle non associate e questa differenza è molto più marcata nelle regioni meno sviluppate, dove, per un imprenditore, il mancato accesso al credito è più costoso che in quelle sviluppate.
  Per le piccole e medie imprese nuove, infatti, la disponibilità di adeguate garanzie rappresenta, spesso, un elemento importante per l'accesso al credito, anche alla luce del fatto che le asimmetrie informative e i costi associati al reperimento delle informazioni su queste imprese sono superiori. Queste imprese hanno una storia creditizia più breve, sono sconosciute alle agenzie di rating, hanno da rispettare regole contabili meno rigide e, quindi, è molto più difficile trovare informazioni su di esse, ecco che, quindi, il ruolo dei confidi di agenti di sviluppo risulta particolarmente prezioso in funzione anticiclica. Non votare positivamente a questo provvedimento, significa ridurre il potere contrattuale delle imprese nei confronti delle banche, perché i confidi stipulano delle convenzioni con le banche, si fanno forti del loro numero delle imprese, e, quindi, riescono a spuntare un tasso d'interesse che è più basso, a tutto vantaggio delle imprese.
  Non votare positivamente a questo provvedimento significa voler impedire il rafforzamento patrimoniale dei confidi, e cosa significa ? Meno patrimonio significa meno garanzie rilasciate e significa, per i confidi vigilati, meno credito erogato. Non penso sia questo che si voglia. Non votare positivamente a questo provvedimento significa Pag. 71impedire la razionalizzazione e la valorizzazione delle attività svolte dai soggetti operanti nella filiera della garanzia e della controgaranzia; filiera che è importantissima, perché innesta un circolo virtuoso che consente alle imprese sane di andare avanti. Una delle chiavi di successo dei confidi risiede proprio nel fatto di una sorta di controllo incrociato tra le imprese; le imprese aderenti ai confidi si conoscono, hanno un patrimonio informativo interno che aiuta a ridurre le asimmetrie informative; molte di queste informazioni non sono a conoscenza neanche delle banche; un controllo del genere, fatto da questi due soggetti, sicuramente migliora quella che è la valutazione del merito creditizio e, inoltre, funziona il cosiddetto peer monitoring, ovvero le imprese, all'interno dei confidi, si controllano a vicenda, anche perché molte volte sono concorrenti, e, visto che i soldi sono delle imprese dentro i confidi, nessuna di queste imprese vuole che venga erogata una garanzia o un credito a un'impresa concorrente che, magari, non è sana e non è virtuosa.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 17,15)

  SEBASTIANO BARBANTI. Non votare positivamente questo provvedimento significa impedire ai confidi di sviluppare strumenti innovativi, forme di garanzia e servizi che rispondono alle nuove esigenze delle piccole e medie imprese e dei professionisti. In particolare, mi riferisco alla possibilità per i confidi di rilasciare garanzie a favore di soggetti che vogliono entrare nel capitale delle imprese, la cosiddetta garanzia equity; ciò sarebbe utile anche per incentivare le piccole e medie imprese a trovare strumenti alternativi al credito bancario. Stiamo inseguendo da almeno un paio d'anni una forma di disintermediazione del canale bancario; poco fa, chi mi ha preceduto, ha anche detto che, purtroppo, siamo ancora bancocentrici; questo è uno strumento che potrebbe consentire di iniziare una strada per la disintermediazione dal credito. Ovviamente, e lo dico a scanso di equivoci, è impedito, ed è espressamente normato nel criterio di delega, ai confidi di poter trattare derivati o strumenti finanziari complessi.
  Non votare positivamente a questo provvedimento significa evitare che si proceda a una semplificazione, a una razionalizzazione degli adempimenti a carico dei confidi. Avere meno duplicazioni, più semplificazione, più razionalizzazione significa avere meno costi da far gravare sui confidi e, quindi, di converso, anche sulle imprese. E questo è importantissimo, in un momento in cui molte persone ancora si lamentano e molti partiti politici si lamentano del costo eccessivo del credito. Non votare positivamente a questo provvedimento significa essere contro la trasparenza e l'efficienza. Sì, perché, finalmente, verrà realizzata una misurazione dell'impatto generato dalla garanzia, soprattutto, con riferimento alla valutazione di efficacia degli interventi pubblici; sapremo che cosa significa erogare e come finiscono queste garanzie.
  Quindi, e mi avvio alla conclusione, Presidente, da un lato, abbiamo il mantenimento di un sistema obsoleto, inefficace, non più strumentale alle esigenze del sistema produttivo, dall'altro, abbiamo, invece, la possibilità di potenziare questo sistema, rendendolo più efficiente, più snello, più veloce, più economico, più virtuoso, insomma, più vicino ai bisogni delle tante piccole e medie imprese italiane. Questo è il sistema che vogliamo per l'Italia e per questo annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3209)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 72
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3209, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Magorno... Raciti... Boccuzzi... Giammanco... Causin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1259 – «Delega al Governo per la riforma del sistema dei confidi» (Approvata dal Senato) (3209).

   Presenti  428   
   Votanti  368   
   Astenuti   60   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  278    
    Hanno votato no   90.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Quindi dichiaro assorbite le proposte di legge nn. 1121 e 1730.

Sul grave attentato verificatosi a Dacca (ore 17,25).

  PRESIDENTE. Colleghi e colleghe, vorrei l'attenzione di quest'Aula (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come purtroppo sapete, lo scorso 1o luglio, in una brutale azione terroristica a Dacca, in Bangladesh, hanno perso la vita venti persone di cui nove nostri connazionali. In questo momento di sgomento e dolore il nostro Paese deve anzitutto stringersi attorno a coloro che, in questa atroce circostanza, hanno perso familiari e amici. Allo stesso tempo, è necessario reagire con determinazione e fermezza a chi attenta ai valori fondanti della nostra convivenza pacifica, nella convinzione che nessuna ideologia o credo religioso possano giustificare questi barbari attacchi a persone inermi. Ricordo che la stessa ferocia fondamentalista ha colpito negli ultimi giorni la città di Baghdad, provocando, in vari attentati, oltre duecento vittime, tra cui molti bambini ed altrettanti feriti. Ed appena una settimana fa, lo ricorderete, in quest'Aula abbiamo commemorato le vittime della strage dell'aeroporto di Istanbul: era il 28 giugno.
  Colleghi e colleghe, il terrorismo non ha frontiere, colpisce ad ogni latitudine e nessuno oggi può ritenersi al sicuro. È un fenomeno che potrà essere combattuto e sconfitto soltanto se la comunità internazionale unirà le forze in una battaglia comune contro la barbarie di matrice islamista, usando gli strumenti più idonei ad isolarla, a bloccarne i canali di finanziamento e l'approvvigionamento di armi. È del tutto evidente che i singoli Stati non sono in grado da soli di assicurare sicurezza e stabilità e che occorre invece attuare in seno all'Unione europea una effettiva cooperazione giudiziaria e di polizia, in particolare nelle attività di intelligence, di indagine e di repressione del terrorismo.
  Desidero esprimere a nome di tutta l'Assemblea il senso della nostra più sincera vicinanza e partecipazione al dolore delle famiglie dei nostri connazionali caduti a Dacca e di quelle di tutte le altre vittime del terrorismo.
  Vi invito ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).
  Vi ringrazio.
  Ora do la parola ai rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Manciulli. Ne ha facoltà.

  ANDREA MANCIULLI. Presidente, colleghi, è un Paese unito quello che oggi vuole esprimere il suo cordoglio e la sua solidarietà alle famiglie così duramente colpite come il nostro Paese. Questa è la strage più grave che il nostro Paese ha subito dopo le vicende di Nassiriya e per esprimere il cordoglio non c’è modo migliore, modo più utile che osservare con attenzione quello che è accaduto nei suoi risvolti, anche in quelli più spiacevoli. Lei, Presidente, ricordava giustamente che Pag. 73nelle stesse ore sono stati colpiti due luoghi diversi, Dacca e Baghdad, e qualche giorno prima Istanbul, così come prima Bruxelles e Parigi. Questi luoghi non erano solo legati dalla matrice di chi li ha colpiti: erano legati anche dalla tipologia di chi si è colpito. Si trattava di persone inermi che in un caso stavano consumando una cena prima delle vacanze, prima di tornare a casa. A Baghdad, ancora più terribile, l'epicentro dell'attentato è stata una gelateria di un quartiere bene di Baghdad, di un quartiere sciita nel quale, alla fine del Ramadan, a dieci giorni del Ramadan, si era soliti portare la sera i bambini a mangiare un gelato. È proprio qui il punto: si vuole colpire la vita quotidiana delle persone non nell'esercizio di un simbolo ma nella loro vita; si vuole polverizzare, si vuole frantumare la serenità delle persone, ed è quello in cui non si deve riuscire. Su questo dobbiamo ergerci uniti come abbiamo fatto. Per questo vorrei anche ricordare, concludendo, che l'attentato che ha colpito il nostro Paese ha un carattere che qualcuno ha tentato di minimizzare dicendo che si tratta di un fatto emulativo. No, è un errore: il fatto che sia un attentato che ha un carattere emulativo lo rende più grave perché dà il senso di come un'ideologia, che oggi vive in uno Stato aberrante, sia in grado di marciare, di marciare nell'etere, di marciare nei media e di contaminare menti e persone che stanno molto lontano. Ci deve far riflettere, ci deve far capire che questo nemico va sconfitto anche culturalmente e, per sconfiggerlo culturalmente, questo Paese, se vuole onorare i propri morti, lo deve fare stando unito e propugnando i valori della democrazia che sono l'antidoto all'abominio (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Le stragi di Dacca e Baghdad non sono semplici storie di terrorismo, ennesimi fatti di sangue che, purtroppo, in questi giorni macchiati di odio, di rabbia, di intolleranza si susseguono con disarmante regolarità. I nostri morti laggiù, i caduti di Parigi e di Bruxelles o quelli di Dacca e Baghdad, senza una coerente soluzione di continuità territoriale, rappresentano la sconfitta del genere umano nel senso più evidente del termine.
  L'ISIS ha un progetto: tentare la via dell'odio, sperare che la furia ottusa e la sete di vendetta prevalgano su tutto. Solamente allora essi potranno mietere consensi, proporre l'estremismo e l'isolamento quale unica soluzione per sfuggire il nemico democratico, in una sola parola afferrare le redini del potere. Il nostro Paese non deve permetterglielo, non dobbiamo cedere alla soluzione più semplice: noi non odieremo i deboli, non accuseremo gli innocenti, la rabbia insensata non dovrà prendere i nostri cuori. In questo momento di lutto devono venire meno le polemiche, i toni accesi, le provocazioni, oggi ricordiamo le vittime di questi vili attentati. Il Movimento 5 Stelle si stringe intorno alle famiglie delle vittime (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mara Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Presidente: Simona, Marco, Cristian, Nadia, Adele, Claudia, Maria, Vincenzo, Claudio, i loro nomi sono impressi nella nostra mente, sulla nostra pelle, nel nostro cuore, da sabato scorso. Piccoli eroi di una grande Italia, rappresentavano il nostro Paese nel mondo, e sono morti anche per questo. Sono morti per il solo fatto di essere stranieri, occidentali, italiani, non mussulmani. Ad ucciderli, ragazzi la cui mente è stata deviata, monopolizzata da una ideologia di morte. Oggi piangiamo le nostre vittime, come ieri ci siamo stretti al popolo francese, a quello belga, a quello turco, ai nostri amici iracheni, a tutti quei popoli a cui è strappato un figlio, una madre, un fratello, un familiare. Oggi commemoriamo le vittime dell'incomprensibile e insensata furia del terrorismo di matrice islamica, ma gridiamo anche al mondo intero che non ci faremo piegare dalla strategia del terrore, che non cambieremo Pag. 74la nostra vita, le nostre abitudini, la nostra società, il nostro credo, la nostra religione, che non impareremo a memoria i versetti del Corano.
  Siamo sotto attacco, lo sappiamo, ma saremo più forti della barbarie e della violenza. L'Italia deve essere uno Stato forte, fiero, orgoglioso della sua identità; uno Stato che si faccia promotore di un'azione congiunta, corale, efficace, a livello europeo e a livello internazionale che punti a sconfiggere e a sradicare l'ISIS. Siamo noi a dire loro: vi sconfiggeremo e vi annienteremo ovunque voi siate. Solo impedendo al terrorismo fondamentalista di fare altre vittime avremo davvero reso omaggio e onorato la memoria di chi è stato barbaramente ucciso. Solo fermando questa follia, non avremo mancato di rispetto a chi oggi non c’è più (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signora Presidente, dolore, orrore, sgomento. Dacca oggi è il mondo intero: Parigi, Istanbul, Baghdad, Bruxelles. Nove vite spezzate, nove belle storie italiane uccise dalla barbarie terroristica. Sinistra Italiana si stringe al lutto di chi oggi perde un figlio, un padre, un fratello, un compagno di vita. Sabato mattina ci siamo svegliati più fragili e impauriti. Anche noi, anche l'Italia è un obiettivo ? Lo sappiamo da sempre. Intendono colpire uno stile di vita, un universo di valori, una pratica di libertà. Abbiamo l'obbligo di attrezzare una reazione ferma, lungimirante, intelligente. Dobbiamo unire la comunità internazionale, scommettere sull'Islam che reagisce, investire nella cultura del dialogo, fermare la spirale guerra-terrorismo, isolare quei Paesi alleati, anche dell'Occidente, che hanno contribuito ad alimentare i giacimenti d'odio.
  Guardiamoci allo specchio, signora Presidente: a quanti Paesi abbiamo venduto armi nel corso degli ultimi anni ? Con quante dittature sono stati stipulati patti inconfessabili ? Vorrei ricordare a tutti quanti noi che talvolta le prime vittime del terrorismo Daesh e Al-Qaeda sono musulmani.
  A Baghdad lo sono tutti i giorni, a Dacca abbiamo conosciuto la storia incredibile di Faraaz, piccolo, grande uomo, prigioniero come i nostri nove connazionali e le altre vittime in quel ristorante di Dacca, che ha rifiutato di abbandonare al proprio destino le sue commensali perché l'amicizia è un sentimento non barattabile nemmeno con la propria vita. Ricordiamolo quel nome, Faraaz. Mentre seppelliamo i nostri morti innocenti, ricordiamoci che in altre parti del globo ci sono altri nostri fratelli che seppelliscono le vittime di un sistema sbagliato, che non abbassano la testa di fronte al fanatismo e al terrorismo di matrice islamista (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Presidente, nell'esprimere il cordoglio da parte del gruppo di Area Popolare per le vittime italiane dell'attentato di Dacca e la vicinanza alle loro famiglie, devo sottolineare come questo fatto ci colpisce drammaticamente e direttamente, ma, come lei ha giustamente voluto ricordare, anche le recenti stragi di Istanbul e di Baghdad e, come anche il presidente Manciulli ha ricordato prima, quelle precedenti ancora, di Parigi e di Bruxelles, disegnano un quadro preoccupante e angosciante.
  Il terrorismo si manifesta ormai come un grande cancro con molte metastasi, e va combattuto, là dove è nato, dai grandi Paesi islamici, che devono una volta per tutte superare divisioni storiche, perché solo loro possono isolare la radice di questo cancro. Ma in tutti gli altri luoghi, in tutte queste metastasi che si diffondono in giro per il mondo, è fondamentale, come lei Presidente ha detto, il ruolo della comunità internazionale. Noi ci riconosciamo nelle sue parole nobili e nel suo giudizio lucido. È questa un’escalation del terrorismo che sembra irreversibile, ma che va arrestata e in modo definitivo. C’è un modo reale con il quale possiamo Pag. 75dimostrare la nostra vicinanza alle famiglie dei nostri concittadini: fare in modo di non fermarci – anzitutto noi che sediamo dentro quest'Aula – all'emozione del momento, come troppo spesso ci accade.
  Il sacrificio dei nostri connazionali – perché di sacrificio si tratta – non sarà stato vano se sapremo, almeno in questa battaglia epocale, essere davvero insieme, come anche gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto hanno sottolineato. Facciamo in modo che questa parola «insieme» non resti una parola, ma diventi, nella pratica del nostro lavoro di politici e di responsabili della vita di questo nostro Paese, un richiamo quotidiano ad essere veramente ancora un popolo unito (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mariano Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi in quest'Aula vogliamo rendere ancora una volta – purtroppo troppe volte nell'ultimo anno – omaggio alle vittime dell'ennesimo attentato terroristico per mano islamista, che questa volta ha seminato il terrore a Dacca, capitale del Bangladesh. Vogliamo rendere omaggio a tutte le vittime dell'eccidio, il più grave – si è detto – dopo quello di Nassiriya. Stiamo assistendo sgomenti ad una strategia del terrore, della tensione e dell'odio che continua a dilagare con diverse modalità, a migliaia di chilometri di distanza e con diversi obiettivi: gli stranieri a Dacca, i mussulmani, non solo quelli sciiti, e i pochi cristiani rimasti nella capitale irachena, dove due autobombe hanno ucciso nei giorni scorsi oltre 200 civili, tra cui molti bambini. Gli effetti sono sempre gli stessi: morte di centinaia e centinaia di innocenti e dolore per chi resta, conseguenza della follia di chi, con dispregio della vita, uccide e si lascia morire. Restiamo impotenti e paralizzati dinanzi al dolore dei familiari delle vittime, verso i quali va il nostro più sentito cordoglio.
  Siamo impotenti dinanzi al dolore, ma non vogliamo arrenderci all'assuefazione e all'indifferenza. Invochiamo per tutti il coraggio di difendere la propria libertà, alla quale non si deve rinunciare per ragioni di sicurezza. Siamo certi e consapevoli del fatto che il terrorismo si batte certamente con la prevenzione, l’intelligence, lo sviluppo e la cultura e ancora più fortemente vanno proclamati e vissuti i valori di cui siamo orgogliosi, valori di un nuovo umanesimo integrale da diffondere su scala planetaria. Queste sono le nostre armi: la libertà, la tolleranza, il rispetto per le opinioni altrui, il dialogo, la laicità, la solidarietà, l'integrazione, l'accoglienza, la legalità e l'uguaglianza; queste sono le nostre armi ed è per questo che ci batteremo con queste armi contro l'odio, contro il pregiudizio, contro il nichilismo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Anche io, a nome del gruppo della Lega Nord, ovviamente esprimo le più sentite condoglianze e la vicinanza alle famiglie dei nostri connazionali uccisi e anche torturati in Bangladesh. Esprimo ovviamente vicinanza anche a tutte quelle persone appartenenti ad altre nazionalità uccise e torturate dal fondamentalismo islamico.
   Però Presidente credo debba finire la stagione delle lacrime e delle condoglianze. Bisogna iniziare una stagione dove, con atti concreti, si contrasta il fondamentalismo islamico. In primo luogo, rendendosi conto delle timide reazioni avute anche in questa occasione da parte dell'Islam moderato, cosiddetto moderato. Bisogna confrontarsi con dei Paesi con i quali il nostro Paese ancora oggi intrattiene forti relazioni economiche che, direttamente o indirettamente, continuano a finanziare il fondamentalismo islamico ed anzi finanziano anche moschee in Europa, la stragrande maggioranza delle mosche in Europa, e mandano Imam wahabiti a predicare anche nel nostro Paese, Imam fondamentalisti. Bisogna iniziare un serio controllo a tappeto delle comunità islamiche, Pag. 76finirla con l'estremismo tollerante che concede qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo. Non va bene qualsiasi cosa; non è che anche quella concezione di costringere le donne a mettersi un velo, l'intolleranza, la non volontà di integrarsi nel nostro Paese va bene perché arriva dall'altra parte del mondo. Così non è e lo Stato deve reagire. Bisogna chiudere tutti quei centri islamici che sono nella sostanza centri di culto abusivi, bisogna bloccare l'arrivo di clandestini. Noi, in questo momento, abbiamo migliaia di persone che non sappiamo chi siano, che il Governo non sa chi siano che girano liberamente sul territorio nazionale – vado a concludere – e bisogna infine sospendere, come ho detto prima, i rapporti con quei Paesi che finanziano il terrorismo. Azioni concrete, basta lacrime (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Luigi Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Stasera arriveranno le vittime, i nostri connazionali, uccisi a Dacca, dopo essere stati identificati perché incapaci di recitare qualche versetto del Corano. Gli esaltati che li hanno assassinati erano convinti di guadagnarsi il paradiso, ma quale Dio, specie se chiamato il misericordioso, potrà mai accogliere chi si macchia di sangue innocente, chi come a Baghdad non esita a far saltare in aria centinaia di correligionari solo perché appartenenti a una diversa denominazione ? Questo fanatismo, che miete proseliti anche in Europa e in Italia, è favorito dal vuoto valoriale identitario e dalle sacche di emarginazione delle nostre città. Per questo, mentre operiamo per la sconfitta dello Stato islamico, la prevenzione degli attentati, la protezione dei connazionali all'estero, urge anche il dovere di silenziare ed espellere i predicatori di odio e di violenza, i cattivi maestri, che lavorano a radicalizzare i giovani per trasformarli in aspiranti kamikaze e foreign fighters. Ad Adele Puglisi, Claudia D'Antona, Simona Monti, Nadia Benedetti, Maria Riboli, Vincenzo D'Allestro, Claudio Cappelli e, non ultimi, i miei corregionali, Marco Tondat di Cordovado e Cristian Rossi di Feletto Umberto, poco distante dal mio ospedale, il nostro grazie per aver sacrificato le loro vite, mentre rappresentavano il lavoro italiano all'estero.
  Ad essi il nostro ricordo e la nostra preghiera. Riposino in pace, nella certezza che ad essi, e non ai loro assassini, si apriranno le porte di Dio misericordioso. Alle loro famiglie, colpite negli affetti più cari, la solidarietà del gruppo di Democrazia Solidale insieme a quella di tutto il Paese. Insieme a loro è tutta l'Italia ad essere colpita, così come da tutta l'Italia provenivano le vittime. Al ricordo dei connazionali si aggiunge quello delle vittime bengalesi, in particolare dello studente Faraaz Hassain, ucciso benché musulmano, per aver preferito restare accanto alle amiche trucidate perché vestite all'occidentale. Parafrasando il Vangelo, direi che non c’è amicizia più grande di quella di chi, avendo condiviso la vita nella gioia, sceglie di restare vicino all'amico anche nell'ora della morte (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, questa sera è la serata del cordoglio, dove noi ricordiamo la memoria dei nostri caduti e ovviamente ci stringiamo ai loro familiari. Credo che questo sia quello che deve in questo momento unire tutte le forze politiche: dare la massima vicinanza alle istituzioni, ringraziare il Presidente della Repubblica ed essere pronti alla massima collaborazione con il Governo per affrontare questo momento difficile. Ovviamente siamo anche vicini ai tanti milioni di italiani che hanno familiari che si recano all'estero per lavoro, per turismo o per studio (pensiamo ai tantissimi nostri ragazzi che si trovano in giro per il mondo) e facciamo nostre queste preoccupazioni di tanti genitori, di tante persone che in Italia in questo momento trepidano per il presente, ma anche per il futuro. Quindi, ferma restando Pag. 77la massima solidarietà all'azione del Governo, ci aspettiamo che al più presto il Presidente del Consiglio venga in Aula a riferirci cosa concretamente intende fare per la sicurezza dei nostri connazionali all'estero, per cercare di impedire simili vergogne e simili disgrazie a cui ancora una volta Fratelli d'Italia pone la sua ferma condanna e conferma la sua massima solidarietà alle istituzioni, ma soprattutto ai familiari delle vittime (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Non dobbiamo abituarci, signora Presidente, al rito di queste commemorazioni, che ormai purtroppo si ripetono con scadenze tanto lugubri, quanto regolari. La scorsa settimana Istanbul, oggi Dacca. Per lunghi mesi, tante autorità nell'Occidente avanzato non hanno avuto il coraggio di pronunciare insieme le tre parole: «terrorismo fondamentalista islamista». Ora la realtà si è incaricata di dimostrare come stiano le cose e purtroppo questo orribile attentato si è incaricato anche di distruggere altri due luoghi comuni che avevamo sentito per anni. Il primo: ci sarà la reazione della grande maggioranza del mondo musulmano, dei cosiddetti musulmani moderati; questa reazione non c’è ed è venuto il momento di interrogarsi. Paura ? Altre spiegazioni ? Ma questa realtà va guardata e va compresa, non va negata. Così come anche questo orribile attentato ha distrutto l'altro luogo comune e cioè il link che tanti teorizzavano tra terrorismo e povertà, le origini sociali del terrorismo: questa volta i responsabili dell'atto di terrorismo, come già in altre occasioni, sono giovani di alta, di altissima società, figli di ricchi e di potenti. Allora, è il caso di cancellare le spiegazioni di comodo, guardare in faccia la realtà e fare due cose. Primo, smetterla di essere ambigui: le ambiguità sul Medioriente – lo dico anche al Governo – non ci giovano quando andiamo a votare al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La seconda, che è la più importante, è la sconfitta militare di ISIS in Siria e in Libia. Il nostro Occidente non può sottrarsi a questo. I giovani radicalizzati saranno meno orientati ad aderire ad una causa che vedranno perdente. Invece, continueranno ad aderire – temo – ad una causa che dovessero vedere vincente a causa dell'inerzia del nostro Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Dopo i sanguinosi attacchi a Parigi e a Bruxelles, cuore dell'Europa, a Istanbul, porta dell'Europa e città simbolo dell'unione tra oriente ed occidente, venerdì scorso è stata la volta di Dacca, una città musulmana in un Paese musulmano, dove hanno trovato la morte nove nostri connazionali, ma anche alcuni giapponesi, una ragazza indiana, tre bengalesi. Poi, domenica, è la volta di Baghdad, dove due attacchi kamikaze hanno provocato 200 morti.
  Ci troviamo nel pieno di una folle guerra, che non risparmia nessuno. Nel caso dell'attentato in Iraq, come per quelli di Bruxelles e Parigi, la rivendicazione dell'ISIS è stata chiara, per la strage di Dacca non è ancora certo se si tratti dell'ISIS o del gruppo terrorista Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh, che vede tra i suoi militanti giovani istruiti, colti, di famiglie benestanti. Importa, ma fino a un certo punto.
  È certo che chi ha seminato il terrore a Dacca ha inferto, volutamente o meno, un duro colpo anche all'economia di uno dei Paesi più poveri dell'area, che si basa quasi esclusivamente sul tessile, richiamando grandi gruppi stranieri. Ora queste imprese vogliono andarsene: una prima vittoria del terrorismo. Tessili erano i nostri imprenditori e imprenditrici o le tecniche che si erano spinti fin là per andare ad investire o ad acquistare. Una delle vittime era una mia concittadina, Maria Rivoli, una giovane bergamasca di Pag. 7834 anni, che lavorava nel settore dell'abbigliamento e si trovava in Bangladesh da alcuni mesi. È stata barbaramente trucidata, come Simona Monti, concittadina del collega Pastorelli, Marco Tondat, Cristian Rossi, Nadia Benedetti e altri nomi. Tutti non conoscevano il Corano: una tragica scusa per nobilitare un gesto disumano e per scatenare una guerra di religione. Ma la religione a Parigi, Bruxelles, in Iraq, in Bangladesh non c'entra nulla. Non si possono accomunare oltre un miliardo e mezzo di mussulmani ad una banda di terroristi criminali che usa una bandiera fintamente religiosa e che molto spesso – lo si è visto in Europa – non ha una frequentazione seria, continua, profonda con la religione, così come a nessuno è mai venuto in mente di accomunare i cattolici ai terroristi dell'IRA. Non facciamo l'errore di accomunare Islam a terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).
  Oggi, però, non è il momento delle polemiche, ma quello del cordoglio e non ci sono parole per esprimere sgomento, orrore per l'atroce mattanza di Dacca (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente. Onorevoli colleghi, con tristezza torniamo, per un'ennesima volta, a compiere in quest'Aula un rito di commemorazione. Troppe volte è accaduto, a causa di morti violente, in un tempo che, invece, vogliamo rivendicare alla civiltà della pace tra i popoli. Il fermo immagine che è rimbalzato cento volte nei media mondiali ci restituisce quel momento maledetto, in un posto lontano, in una sera che avrebbe dovuto essere di normalità e che, invece, si tramutò in una ordinaria follia. L'orrore del racconto dei sopravvissuti risuona ancora nelle nostre orecchie. Quest'Aula rende omaggio alle vittime innocenti e le loro famiglie, ma, anche nel momento del dolore, non può rinunciare a proporre una risposta che vada al di là delle espressioni consolatorie e dei sociologismi sparsi negli editoriali dei giornali.
  Che l'ISIS sia in difficoltà nei territori conquistati può essere un fatto, ma questo fatto non ha salvato i nostri connazionali né le cento vittime di Baghdad.
  E che gli assassini siano giovani con il sorriso sulle labbra – qualcuno oggi ha ricordato Camus –, che provengono dalla borghesia bengalese, piuttosto che dalle periferie deprivate di un Paese povero e deprivato, non cambia il risultato dei gesti omicidi.
  Gli americani hanno un detto rude e sbrigativo per interpretare le cose del mondo: follow the money, segui la scia del denaro. Chi finanzia gli assassini, ormai lo sappiamo, non sono Paesi con cui non esistano relazioni diplomatiche, commerciali, finanziarie. Ebbene, dobbiamo, insieme con gli altri Paesi dell'Unione europea, affrontare una volta per tutte il nodo, sciogliendo questa ambiguità e ponendo a chi offre un qualsivoglia sostegno a questi assassini un aut aut. Si muova chi si deve muovere, nelle forme che si riterranno più efficaci, ma lo si faccia subito (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Vincenzo Amendola. Ne ha facoltà.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Ai familiari delle vittime italiane dell'attentato in Bangladesh vorrei esprimere, qui in Aula, a nome del Governo, il più sentito cordoglio e la stretta vicinanza al loro profondo dolore. Come espresso in tutti gli interventi, ci accomuna e ci farà stringere tutti quanti in un ideale abbraccio, nel momento in cui questa sera, all'aeroporto di Ciampino, accoglieremo le salme dei nostri nove connazionali. Questa mattina il Viceministro Giro è atterrato a Dacca per andare a prendere i feretri e per accompagnarli nel viaggio di ritorno a Roma, dove saranno ad attenderli il Presidente Mattarella e il Ministro Gentiloni.Pag. 79
  Come ha ricordato il Presidente della Repubblica, erano nostri concittadini che stavano operando in Bangladesh, contribuendo alla sua crescita. Hanno impersonato il contrasto tra la pacifica convivenza, l'impegno nei confronti degli altri e l'ottusità dell'oscurantismo della violenza e del terrorismo. Purtroppo, cara Presidente, quello di Dacca costituisce il più grave attentato ai danni dei nostri connazionali dopo quello di Nassiriya. Non è che l'ultimo, in termini di tempo, di tragici avvenimenti che hanno segnato la vita degli ultimi anni e che hanno provocato una lunga scia di vittime innocenti: Bruxelles, Istanbul, Ankara, Tunisi, Parigi, in Siria e in Iraq, come a Baghdad in queste ore, e nelle altre aree di crisi, a partire dall'Africa sofferente. Una minoranza vuole costruire nuove frontiere fisiche, nuovi confini politici, basati su un'idea totalitaria, che utilizza la religione per fame di potere. È un'avanguardia sanguinaria, che vuole costruire muri di intolleranza, prendendo in ostaggio il mondo islamico, erigendo un muro tra un noi e un loro, un loro ideale.
  L'odioso attentato del Bangladesh ci impone di non arretrare di un millimetro nella lotta contro il terrorismo di matrice islamica fondamentalista e ci spinge a rafforzare ulteriormente tutti gli strumenti a nostra disposizione per contrastare il terrorismo e sui folli obiettivi, come abbiamo fatto in Italia qui in Parlamento e come dobbiamo continuare a fare a sostegno di chi combatte daesh sul campo della coalizione internazionale, ma anche a rafforzare ulteriormente i livelli di cooperazione. Senza condanne ma con una forte solidarietà per un destino comune, chiamiamo anche il mondo islamico e chiamiamo le comunità islamiche nei nostri Paesi e i Governi a far sì che questa lotta della coalizione ci veda vincitori. Lo dobbiamo alle vittime dell'attentato; lo dobbiamo a chi vuole costruire, in un'epoca spesso sospesa fra conflitti e speranze di pace, una nuova convivenza; lo dobbiamo ai nostri valori, come ha sottolineato in questi giorni anche il Presidente Renzi a nome del Governo, lanciando un forte appello a tutti noi, a tutte le forze politiche e sociali, perché quello che stiamo vivendo oggi è il momento in cui l'Italia dia un messaggio di dolore e compassione. Ma, oltre a piangere lacrime di solidarietà e di cordoglio, è un momento per lanciare un messaggio di determinazione: l'Italia non arretra e l'unità del Parlamento e delle forze politiche italiane renderà il nostro Paese e la nostra comunità più forti e solidali in questa sfida epocale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Si conclude così la commemorazione della strage di Dacca.

Seguito della discussione della proposta di legge: Bolognesi ed altri: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 559-B) (ore 18).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 559-B: Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio.
  Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, si è conclusa la discussione sulle linee generali ed i relatori ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esami degli articoli – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo modificato dal Senato.
  La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 559-B).

Pag. 80

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 559-B).
  Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
  Relatore Verini, prego.

  WALTER VERINI, Relatore. Sì Presidente, il nostro parere è quello di invitare al ritiro di tutti gli emendamenti o in caso contrario esprimeremo parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Il parere è conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.50 Sarti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie Presidente. Per una volta, come MoVimento 5 Stelle, siamo orgogliosi di questo testo, che arriva finalmente all'approvazione definitiva in quest'Aula. Abbiamo però voluto portare delle migliorie e dei contributi ulteriori a questo testo, perché riteniamo, ad esempio in questo nuovo articolo 375 che stiamo introducendo nel codice penale – reato di depistaggio e frode in processo penale – riteniamo che ci sia bisogno, in sede interpretativa, di aiutare maggiormente gli operatori del settore ed i magistrati che si troveranno ad applicare questo testo. Presidente, se può richiedere un minimo di...

  PRESIDENTE. Colleghi, veramente si può abbassare il tono della voce ? Grazie.

  GIULIA SARTI. È un argomento che probabilmente a molti non interessa...

  PRESIDENTE. No, vada avanti deputata, vada avanti.

  GIULIA SARTI. ...eppure ci sono dei familiari delle vittime, che sono stati colpiti da stragi, da stragi di mafia, stragi di terrorismo, che attendono veramente da anni un passo in avanti come questo ed allo stesso modo i magistrati e gli avvocati di parte civile che si trovano a difenderli nei processi.
  E allora con questo emendamento noi abbiamo voluto prevedere un'altra ipotesi autonoma per configurare il reato e cioè abbiamo pensato che l'aggravante prevista nel secondo comma di questo nuovo articolo 75 non debba essere un'aggravante, ma debba piuttosto essere una fattispecie autonoma di reato.
  Quindi noi vogliamo prevedere che, nel caso in cui vi sia la distruzione o la soppressione, l'occultamento, il danneggiamento in tutto o in parte, oppure la formazione, l'alterazione artificiosa di un documento o di un oggetto da impiegare come elemento di prova o utile alla scoperta del reato o al suo accertamento, in questi casi noi abbiamo previsto pene da 4 a 12 anni e, come ho detto, questa dovrebbe essere, secondo noi, un'altra fattispecie autonoma, da aggiungere alle due ipotesi già previste.
  Quindi ora noi avremo un reato che avrà come fattispecie base sostanzialmente l'immutazione artificiosa del corpo del reato ovvero lo stato dei luoghi, delle cose o delle persone connesse al reato; l'altro caso è la richiesta dall'autorità giudiziaria o dalla polizia giudiziaria di fornire informazioni in un procedimento penale, quando il pubblico ufficiale afferma il falso o nega il vero ovvero taccia in tutto o in parte ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito.
  Ecco, queste sono le due ipotesi per configurare il reato base. Poi ci sono tutte le aggravanti. Noi vorremmo appunto, con questo emendamento, prevedere quest'altra ipotesi di condotte gravi molto importanti, perché questi sono i casi in cui spesso e volentieri si è costituito il depistaggio negli esempi che abbiamo, nella Pag. 81triste storia di questo Paese, legata ai depistaggi che ci sono stati dietro alle tante stragi, dietro ai tanti omicidi.
  Quindi, come ho detto, dato appunto che probabilmente tutti i nostri emendamenti verranno bocciati da quest'Aula, però poniamo già questo tema, perché speriamo che in sede interpretativa si possa superare questo problema e quindi che l'introduzione di questa aggravante del secondo comma non dia luogo, come ho detto, a dei problemi interpretativi per ancorare questa aggravante a una delle due fattispecie base.
  Speriamo che non ci siano problemi, ma noi preferiamo ovviamente avere queste ipotesi come fattispecie autonoma e punirle più gravemente del reato base. Il reato base verrà punito per il pubblico ufficiale che avrà queste condotte gravissime da 3 ad 8 anni; per queste ipotesi che stiamo dicendo ora, noi prevediamo questa pena appunto più elevata dai 4 ai 12 anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, prendendo spunto da questo emendamento, a cui annunciamo un voto contrario, nonostante che sul piano tecnico potremmo anche essere d'accordo, ma la nostra posizione è più ampia, riteniamo innanzitutto che sia un fatto grave che la maggioranza del PD e governativa al Senato abbia voluto enucleare un reato specifico per le forze dell'ordine; riteniamo ciò ingiusto e punitivo verso questa categoria, premesso che sicuramente in Italia la storia dei depistaggi, delle stragi, dei gialli irrisolti vede coinvolti non soltanto appartenenti alle forze dell'ordine, ma purtroppo spesso esponenti legati alla politica, ai partiti, faccendieri e quindi riteniamo grave che tanti scandali e tante vicende tragiche siano, a distanza di decenni, ancora un grande punto interrogativo, una motivazione sufficiente ad intervenire sul codice penale. Quindi, nonostante il nostro codice puniva già ampiamente queste figure delittuose, riconosciamo che un'unitarietà di azione, un nuovo reato potrebbe essere anche una risposta politica ed una condanna, tramite la politica criminale ed il diritto penale, ad un modo di fare che è stato una vergogna in Italia in questi anni e che ha coperto probabilmente strategie della tensione, che partivano non soltanto da chi governava, ma forse anche da Paesi stranieri, nella logica della guerra fredda, dello scontro tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica.
  Ma, senza farla più ampia, quello che riteniamo inaccettabile è che ancora una volta questa sinistra al Governo coglie l'occasione di criminalizzare le forze dell'ordine, inventandosi reati ad hoc che colpiscono sempre una categoria. Noi non ci possiamo stare e per questo contrastiamo su tutta la linea questo provvedimento ed ovviamente per noi è inemendabile e voteremo contro il provvedimento, ogni emendamento ed anche nel voto finale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie signora Presidente. Questo emendamento, a firma di Sarti, Ferraresi ed altri, in realtà rischia di ottenere il risultato contrario a quello che si propone. Sul piano sanzionatorio, infatti, la pena che si vorrebbe prevedere è da 4 a 12 anni, la stessa pena che è prevista dall'articolo in discussione, al primo comma, perché è da 3 ad 8, ma con l'aggravante, che si vorrebbe sostituire con la fattispecie autonoma, si arriva esattamente a 4 e 12; ma c’è un problema: mentre con l'aggravante, così com’è prevista, il gioco delle circostanze non può operare a favore, ai sensi di quanto è previsto successivamente, con questo emendamento si rischierebbe di far fruire all'eventuale responsabile un trattamento sanzionatorio migliore.

Pag. 82

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo su questo emendamento, ma più in generale credo che sia opportuno fare una riflessione su un tema così delicato, come il reato di depistaggio, reato rispetto al quale il Parlamento, i Parlamenti da anni si stanno interrogando e stanno discutendo, per arrivare all'introduzione nel codice penale di una nuova fattispecie di reato, all'interno di un dibattito complesso, all'interno di un dibattito importante, legato anche a fatti tragici e misteriosi della storia del nostro Paese; fatti rispetto ai quali ancora oggi non abbiamo avuto risposte certe, che rappresentano evidentemente delle pagine non positive della storia del nostro Paese; io però voglio invitare, come spesso mi è capitato di fare durante la produzione normativa di questo Parlamento di nuove fattispecie, il Parlamento tutto – in modo particolare lo faccio su una fattispecie così delicata e particolare – a fare qualche riflessione. È vero che l'introduzione di questo reato arriva in terza lettura – il disegno di legge è partito alla Camera, è andato al Senato e ritorna alla Camera modificato dal Senato – e credo che proprio per la valenza politica e per l'incidenza giuridica che questo reato avrà per il futuro, qualche riflessione debba essere fatta. Ringrazio la collega Sarti per l'emendamento e per gli emendamenti presentati, perché almeno gli emendamenti consentono al Parlamento di non essere disattento su un tema così importante e di fare qualche riflessione di merito. Io ne faccio una, faccio una riflessione che sottopongo all'Aula. Io voglio ricordare che il disegno di legge sul reato di depistaggio parte per iniziativa lodevole e meritevole di un nostro collega, il collega Bolognesi, e prevede la fattispecie di reato, nella formulazione iniziale, come reato proprio, ancorato unicamente al comportamento dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio, ovviamente con un'impostazione di questo reato particolare, impostazione che ha citato nell'intervento precedente il collega Cirielli. Nasce così, arriva alla Camera, la Camera dà una lettura e un'impostazione differente, perché da reato proprio diventa reato comune, il «chiunque», applicato non solo ai pubblici ufficiali, ma applicato a chiunque e ovviamente quella è stata una scelta, una scelta di natura politica, ampliando enormemente il perimetro di applicazione di questo reato. Va al Senato e il Senato ritiene di riportare la fattispecie di reato come reato proprio, ancorando il comportamento – omissivo, ostruzionistico – unicamente alla condotta del pubblico ufficiale. Io credo che questa sia una scelta che è stata fatta, una scelta evidentemente politica che disegna a mio avviso il fatto che la mano del legislatore non è stata una mano ferma, la mano del legislatore è cambiata, è mutata, con delle evidenti implicazioni rispetto all'applicazione di questa fattispecie di reato e quindi credo che su un tema così delicato, sull'introduzione nel codice penale di una nuova fattispecie di reato, qualche riflessione debba essere fatta e qualcuno della maggioranza qualche spiegazione del mutamento di rotta, del mutamento di orientamento debba darla a quest'Aula, proprio perché stiamo trattando temi estremamente delicati, temi particolari. Andiamo ad introdurre un nuovo reato che ovviamente deve essere circoscritto, determinato e tipicizzato per evitare interpretazioni espansive, a volte creative e a volte distorsive del reato stesso. Io invito l'Aula su questa mia considerazione ad aprire un minimo di dibattito, almeno per far capire a chi sta all'opposizione le motivazioni che hanno portato, rispetto al disegno iniziale, rispetto all'approvazione da parte della Camera, rispetto alla modifica da parte del Senato e alla conferma oggi da parte della Camera della modifica al Senato stesso, qual è la logica di natura giuridica e di natura politica di questa inversione di rotta.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 83
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.50 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Marroni, Occhiuto, Lombardi, Sberna, Misuraca, Pagano, D'Uva, Martino, Gullo, Rizzo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  378   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato   66    
    Hanno votato no   312.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1 Sarti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signora Presidente, anche noi avremmo preferito che questo reato rimanesse comune, cioè applicabile ad un'ampia gamma di soggetti e tuttavia sono convinta che sia il relatore che la presidente della Commissione giustizia vorranno in qualche modo spiegare anche l'iter che c’è stato al Senato per il cambio del testo che hanno voluto fare i senatori in Commissione giustizia, riportando il reato come reato proprio. Abbiamo però perlomeno apprezzato il fatto che sia stato introdotto un altro articolo, il 384-ter, che è l'articolo 2 di questa proposta di legge, il quale introduce queste circostanze speciali e questo ovviamente è un articolo che si applicherà a tutti, quindi in qualche modo c’è stato un equilibrio e come ho detto, nonostante la nostra preferenza per la costruzione di un reato comune, il solo fatto che finalmente dopo tanti anni in quest'Aula si arrivi ad approvare una legge che istituisce il reato di depistaggio, pur se come reato proprio, per noi è un passo in avanti fondamentale. Questo emendamento, 1.1, come il seguente 1.2 e come il 2.1, sono volti a includere nell'elenco dei delitti previsti per cui il depistaggio è più grave anche il reato di omicidio ai sensi dell'articolo 575, perché ? Perché quando noi abbiamo l'aggravante prevista dal terzo comma di questo articolo 375 e quindi diamo una pena più elevata, da 6 a 12 anni, al posto di 3-8 anni, al pubblico ufficiale, si prevede qui che questa pena più elevata venga data nei casi in cui i pubblici ufficiali depistino, in relazione a procedimenti concernenti tutta una serie di delitti mostrati in elenco che riguardano associazioni terroristiche, associazioni mafiose, reati connessi all'associazione mafiosa, traffico illegale di armi, eccetera. In questo elenco di delitti manca il reato di omicidio e allora noi vorremmo introdurlo sia in questo depistaggio aggravato ai sensi del terzo comma, sia nelle circostanze speciali del nuovo articolo 384-ter, perché anche l'omicidio, così come l'abbiamo nel nostro codice penale, è comunque uno di quei reati dietro cui spesso si sono celati dei depistaggi e in passato difficilmente, non sempre per lo meno, si è riusciti a ricondurre degli omicidi come reati di mafia o legati al terrorismo o appunto all'elenco di delitti qui previsti. Per questi motivi abbiamo ritenuto che il fatto di inserire l'omicidio possa dare una possibilità, una prova in più ai magistrati per poter dimostrare o ricercare il depistaggio aggravato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Signora Presidente, l'emendamento 1.1 Sarti, come l'emendamento 1.2 Sarti, Ferraresi ed altri, è assolutamente corretto e plausibile. È strano, infatti, che nell'elenco dei reati per cui si applica questa nuova disciplina della frode in un processo penale non sia compreso il reato più grave del nostro codice penale, proprio il reato di omicidio volontario. È una dimenticanza che, francamente, Pag. 84non si giustifica, quindi, io voterò a favore di questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Sarti; i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Rampi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  346   
   Astenuti   48   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no   265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rampi, Civati, Rizzo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  369   
   Astenuti   31   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no   288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.51 Sarti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Presidente, questo emendamento, così come il 2.50, lo abbiamo fatto per prevedere che nei casi in cui il testimone renda in udienza dichiarazioni depistanti legate, appunto, ai depistaggi più gravi previsti da questo terzo comma dell'articolo 375 – quindi, in procedimenti gravissimi, come sono, appunto, i reati di associazione mafiosa o associazione terroristica, traffico illegale di armi eccetera – ecco, se il testimone in udienza rende dichiarazioni depistanti, noi abbiamo previsto che non debba applicarsi il secondo comma dell'articolo 476. Cosa significa ? Che vogliamo prevedere l'arresto in flagranza del testimone che rende dichiarazioni depistanti in udienza; e questa previsione, secondo me molto importante, l'abbiamo fatta anche al Senato, perché sarebbe un segnale ulteriore nel momento in cui si sta consumando, appunto, un depistaggio e ci si rende conto che il depistaggio si sta consumando, ecco, noi, con l'arresto in flagranza, abbiamo la possibilità di punire immediatamente e ciò ha anche, in qualche modo, un'efficacia deterrente nei confronti di quei pubblici ufficiali che vogliano macchiarsi di un delitto grave o di condotte gravi come queste che stiamo introducendo. Ecco perché, secondo noi, la pretesa punitiva dello Stato in questi casi deve esserci, anche prevedendo una cosa se vogliamo grave, ma importante, come può essere l'arresto in flagranza del testimone in udienza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Sia la Convenzione europea dei diritti dell'uomo sia la Costituzione danno alla libertà personale un valore assolutamente preminente rispetto a tanti altri beni. Il 476 del codice di rito penale non è diverso, perché stabilisce esattamente che quando il reato viene commesso in udienza, primo comma, il pubblico ministero procede a norma di legge disponendo l'arresto dell'autore nei casi consentiti.
  Però, non è consentito l'arresto del testimone in udienza per reati concernenti Pag. 85il contenuto della deposizione, ed è chiaro il motivo: perché il pubblico ministero se può arrestare in udienza per il contenuto della deposizione ha tutta la forza persuasiva, ma ovviamente non controllata, di poter delimitare il perimetro della verità processuale, perché si tratta di una iniziativa che, giustamente, il capoverso del 476 elimina per il contenuto della deposizione che deve essere accertata, sotto il profilo della sua capacità persuasiva, come verità processuale e, quindi, non può essere, come posso dire, conculcata da un atteggiamento aggressivo della procura che in questo modo, è evidente, potrebbe essere: stia attento a quello che dice, perché la posso arrestare, stia attento a quello che dice, perché la posso arrestare. È ovvio che il testimone di riffa o di raffa, per pensare alla sua pelle, pensa poco alla verità e pensa molto a quello che può essere l’input del pubblico ministero. È una norma di civiltà che va ribadita e che mi sembra, proprio in casi come questo, non debba trovare nessuno spazio. Voteremo contro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Molea, Del Grosso, Giammanco, Speranza, Lombardi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  406   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato   72    
    Hanno votato no   334.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Bragantini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Andrea Romano, Abrignani, Moscat...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  410   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato   72    
    Hanno votato no   338.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi, Altieri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  400   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   74    
    Hanno votato no   326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6 Sarti, con i pareri contrari.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Presidente, per i casi di depistaggio aggravato, ai sensi del terzo comma, è previsto nel testo il raddoppio dei termini di prescrizione. Benissimo, noi però vorremmo che il raddoppio dei termini ci fosse per tutto l'articolo 375, Pag. 86anche, quindi, nelle ipotesi di depistaggio non aggravato, nelle ipotesi del reato base, e che ci fosse il raddoppio dei termini di prescrizione anche per il nuovo articolo 384-ter, per le circostanze speciali. Questo, perché le ipotesi ovviamente sono pesantissime e sono gravi quanto il depistaggio aggravato dell'articolo 375. Quindi non vediamo come mai ci debba essere questa distinzione, dato che il problema della prescrizione è un problema che attiene tantissimo purtroppo ai casi di depistaggio in questo Paese. Basta insomma sapere che, nella maggior parte dei casi innumerevoli che ci sono stati fino ad oggi, proprio perché i magistrati erano costretti ad ancorarsi a fattispecie diverse, proprio perché il reato di depistaggio non c'era e quindi magari, in luogo del depistaggio, si doveva procedere con le ipotesi del furto o della soppressione di documenti o altri reati del nostro codice penale come potevano essere la falsa testimonianza, il favoreggiamento personale, eccetera, eccetera, tutti questi reati che prevedono tempi di prescrizione sostanzialmente brevissimi comportavano fondamentalmente l'impossibilità di perseguire e addirittura di arrivare alla fine di un processo, a volte proprio di iniziarlo. Quindi, benissimo che nel caso di depistaggio aggravato ci sia il raddoppio dei termini di prescrizione, ma noi, come ho detto, vorremmo con questo emendamento far capire che il depistaggio in realtà è sempre grave. Quindi noi possiamo certamente prevedere nel testo dei casi più gravi in cui le pene vengono aumentate, ma il solo fatto che un pubblico ufficiale depisti con questo tipo di condotte, in qualsiasi caso, è grave e, in qualsiasi caso si dovrebbe prevedere che i termini di prescrizione siano i più ampi possibili. Questo è il motivo per cui abbiamo voluto presentare questo emendamento e, come ho detto, speriamo che, in sede interpretativa, se i magistrati o coloro che dovranno applicare questo reato si troveranno ad avere dei problemi, così come c’è stata e c’è oggi la volontà di approvare una legge che serve e una legge giusta, allo stesso modo ci sia la possibilità e la volontà di migliorarla in caso di bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Sisto, ha chiesto la parola ? Prego.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, siamo – mi corregga – all'emendamento 1.5 Sarti, giusto ?

  PRESIDENTE. No, siamo all'emendamento 1.6 Sarti, deputato. Abbiamo superato gli emendamenti 1.4 Sarti e 1.6 Sarti, non siamo ancora all'emendamento 1.5 Sarti.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Intervengo sull'emendamento 1.5 Sarti.

  PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarti 1.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli... Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  400   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no   319.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Presidente, questo emendamento rappresenta più una provocazione, che in realtà andrebbe raccontata, spiegata, valutata, discussa meglio Pag. 87nella sede opportuna cioè quando e se mai un giorno in questa legislatura, magari non con questo Governo, magari non con queste alleanze si discuterà della riforma della prescrizione che in questo Paese si attende da quando, per colpa di una legge scellerata come l'ex Cirielli nel 2005, sono andati a farsi benedire una marea di processi in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ci sono più di 10 milioni di processi prescritti in questi dieci anni, sono una marea di processi che attendono, come gli imputati e i magistrati e tutti gli operatori del settore, allo stesso modo di noi, che siamo qui a svolgere il compito del legislatore, una riforma che serva, una riforma della prescrizione che sia giusta. Uno dei temi legati in qualche modo anche a questo caso specifico del reato di depistaggio che stiamo introducendo attiene all'inizio del decorso del termine di prescrizione. Noi qui cosa vorremmo prevedere che, proprio in ragione del fatto che i depistaggi in questo Paese vengono scoperti spesso venti, trenta, quarant'anni dopo, sarebbe opportuno che il momento di decorso della prescrizione iniziasse da quando c’è l'iscrizione della notizia di reato, da quando viene scoperto il reato e non da quando è stato commesso il fatto.
  Ora è ovvio che, come dicevo, averlo inserito in questo modo all'interno di questo testo sul reato di depistaggio è più una provocazione perché noi riteniamo che tale previsione debba esserci e perlomeno debba portare ad una discussione. Poi possiamo decidere se circoscriverla solo ad alcuni reati o ad altri, possiamo decidere come formularla, se formularla in maniera migliore, se toglierla. Tuttavia è comunque un tema che bisogna affrontare perché non solo c’è il problema della previsione del raddoppio dei termini, non solo c’è il problema del momento in cui si deve interrompere o sospendere la prescrizione, c’è anche il problema, secondo noi, del momento in cui iniziano a decorrere i termini. Infatti che cosa si è verificato fino ad oggi, come dicevo ? Il fatto che per tanti reati purtroppo, per tanti depistaggi che ci sono stati i magistrati non avevano alcun tipo di reato cui appigliarsi e si attaccavano quindi a fattispecie diverse che ovviamente venti o trent'anni dopo erano già belle che prescritte. Quindi anche nel caso in cui noi avessimo avuto – ci sono stati – casi in cui in un'intercettazione telefonica veniva scoperto che un pubblico ufficiale, mentre era ascoltato dai magistrati, dichiarava apertamente di aver distrutto dei documenti, quel reato sostanzialmente era già prescritto nel momento in cui l'intercettazione telefonica veniva ascoltata proprio perché si riferiva a fatti accaduti vent'anni prima. Questi casi purtroppo ci portano a svolgere delle considerazioni e il ragionamento sull'istituto della prescrizione, prima o poi, dovrà essere affrontato ma non come è stato affrontato fino ad ora in quest'Aula e in quella del Senato, dove più che cercare di arrivare alla definizione di una legge giusta si cercano di tenere in piedi delle alleanze farlocche o appunto degli interessi che vanno ben al di là della legge giusta e piuttosto riguardano interessi personali di persone che magari hanno loro processi in corso e, quindi, devono in qualche modo non essere toccati da una riforma della prescrizione che li andrebbe a delegittimare, che li andrebbe in qualche modo a punire o che andrebbe in qualche modo ad ostacolare il fatto che loro vogliono avvalersi della prescrizione (e come) e quindi, prima arriva, meglio è. Dunque ciò che diciamo noi è semplicemente che abbiamo oggi un reato di depistaggio che stiamo introducendo, facciamo in modo che la prescrizione non sia un problema per l'accertamento del reato. Quindi spero, come ho detto, che ci sia tutta la possibilità al Senato, se mai si ritornerà a parlare di prescrizione o qui alla Camera, di affrontare anche questo tema così delicato ed importante per la tenuta della giustizia in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

Pag. 88

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. La provocazione nel depistaggio non è male ma credo che, da questo punto di vista, dobbiamo prendere le mosse come sempre dai principi. La prescrizione è una causa estintiva del reato che trova le sue radici sia nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo sia nell'articolo 111 della nostra Costituzione che impone al processo una durata assolutamente ragionevole ed è evidente che, essendo una causa estintiva del reato, vi deve essere un momento certo da cui partire perché possa decorrere una causa estintiva del reato. Orbene nella formulazione che viene proposta in questo emendamento si parla di scoperta della notizia del reato. Rammenterò – ma la collega Sarti è troppo saggia per non saperlo – che l'articolo 335 del codice di procedura penale impone al pubblico ministero la immediata iscrizione nel registro di cui al modello 21 ma vi è anche un registro, modello 45 e 44, che riguarda le notizie anonime e sa bene che, nell'ambito di questi tre registri (44, 45 e 21) la instabilità della notizia da quando è vagito, da quando diventa indizio a quando diventa poi meritevole di iscrizione è molto variabile. Dunque il concetto di scoperta della notizia di reato non è come quello della scoperta dall'America in cui tu arrivi su una terra, ci metti il piede e l'hai scoperta. È molto soggettivamente interpretabile e, come tale, mi sembra non si concili assolutamente con la durata ragionevole, con la causa estintiva del reato, con tutto quello che è l'effetto del decorso del tempo con riferimento al reato. Voteremo pertanto convintamente contro questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, intervengo semplicemente per contestare quanto è stato appena detto, che è un luogo comune piuttosto diffuso come giustificazione per non fare una legge seria sulla prescrizione, quello per cui la prescrizione garantirebbe la durata ragionevole del processo. Ebbene, diciamo una volta per tutte che la durata ragionevole del processo deve essere garantita dallo Stato, che si deve far carico di far funzionare la giustizia. Voi non potete pensare che la durata del processo debba pesare sulle spalle dei cittadini onesti che aspettano giustizia, perché questo è un pensiero abnorme, che chiunque entra qui dentro non dovrebbe nemmeno concepire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Signora Presidente, nel nostro ordinamento esistono, come si sa, reati che non si prescrivono, il primo che viene alla mente è l'omicidio. Ritengo, signora Presidente, che i miei colleghi del MoVimento 5 Stelle siano particolarmente teneri e pavidi, perché non osano chiedere, come dovrebbero – e allora sì che la discussione sarebbe seria –, l'abolizione totale dell'istituto della prescrizione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 18,40)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarti 1.5, con il parere contrario di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fucci, Realacci, Nicchi, Mognato, Gadda.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  388   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  195   
   Hanno votato   67    
    Hanno votato no   321.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 89

  (I deputati Covello e Realacci hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Presidente, come ho detto, abbiamo voluto presentare questi emendamenti per lanciare dei temi e per cercare di migliorare ancor di più il testo che stiamo per approvare oggi. Avremmo preferito, come spiegato, che il reato fosse valido per tutti, quindi reato comune, ma nonostante questo, il risultato a cui siamo giunti attraverso la collaborazione che c’è stata, in prima lettura qui alla Camera, due anni fa – era il settembre 2014, quando abbiamo approvato il testo qui per la prima volta –, e successivamente al Senato per giungere al testo che è stato approvato nell'altra Camera, ci fa comunque convincere che sia giusto e corretto oggi dare un segnale forte, quindi arrivare al voto favorevole di questo testo così fondamentale, perlomeno per il futuro, perché sappiamo che questo reato di depistaggio non potrà applicarsi per casi pregressi che ci sono stati.
  Nonostante questo, sarà un deterrente, sicuramente per i pubblici ufficiali, ma sarà ancor di più uno strumento per chi vorrà e dovrà perseguire questo tipo di condotte gravissime da parte dei pubblici ufficiali. Speriamo che, in tema di prescrizione, come dicevamo, la discussione possa essere ben più ampia nelle sedi opportune.
  Ovviamente noi non siamo qui a fare provocazioni semplicemente perché vogliamo che in questo Paese la prescrizione non debba più esistere, ci dobbiamo rendere conto, però – e di questo se ne rendono conto tutti –, che l'istituto della prescrizione è diventato un problema per colpa delle leggi terribili che sono state fatte, e per colpa di una giustizia che non sta funzionando come dovrebbe.
  È ovvio che se avessimo dei processi che vanno avanti in maniera celere, se avessimo in questo Paese determinate risorse per la giustizia, personale che c’è e che funziona, concorsi che vengono fatti continuamente per gli ausiliari della giustizia, dei codici moderni, più moderni rispetto a quelli che abbiamo oggi, quindi con uno snellimento delle procedure...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

  GIULIA SARTI. ... che non vuol dire minore certezza della pena o minore certezza del diritto, vuol dire semplicemente auspicare che dove c’è troppa...

  PRESIDENTE. Collega Rotondi, mi dispiace doverla nominare, ma l'ho richiamata due volte. Prego, deputata.

  GIULIA SARTI. Dicevo che pretendere una riforma della prescrizione, pretendere dei tempi della giustizia più veloci, non significa appunto derogare alle garanzie dell'imputato, ma piuttosto dare ancora maggiori garanzie all'imputato in un processo, perché il fatto che un processo debba concludersi in maniera celere, ma con tutte le garanzie del caso, significa che in questo Paese deve esserci, in qualche modo, un'inversione di tendenza: la giustizia dovrebbe tornare ad essere una delle priorità dei Governi che ci saranno, dei prossimi Governi, perché da parte di questo, sinceramente, una priorità in termini di giustizia l'abbiamo vista soltanto quando si vanno a ledere i diritti delle vittime del reato, delle persone offese dal reato, dei cittadini che vorrebbero appunto più giustizia e più verità. Invece, si pensa più che altro a tutelare, a mettere sotto protezione o ancora di più sotto l'ala della protezione chi falsifica un bilancio o chi corrompe, proprio perché non c’è il pugno duro da parte di un Governo. Non c’è il coraggio non solo di punire di più ma di prevedere tutte le garanzie affinché la corruzione possa essere perseguita sempre e comunque, senza creare degli éscamotage.
  Lo abbiamo visto nei casi di evasione e di reati fiscali; lo abbiamo visto nei reati costruiti, come è stato il reato di autoriciclaggio Pag. 90o il reato di voto di scambio politico-mafioso, il 416-ter. Ci sono sempre delle storture, nei testi che vengono approvati in questa sede, allora, di fronte a queste storture, sappiamo che non è necessario soltanto scrivere le leggi, è necessario scriverle bene. Quando si parla di reato di depistaggio, quando si parla soprattutto di riforma della prescrizione, è necessario avere delle leggi che funzionino. Quando si parla di giustizia è necessario metterci tutto il carico e tutte le risorse di cui un Governo dispone, sempre e comunque, perché è sulla giustizia che si basano davvero tanti equilibri di un Paese.
  Quindi, nella speranza che ci possa essere maggiore attenzione su questi temi, votiamo oggi favorevolmente a questo articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Maria, Palese, Roberta Agostini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  375   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  359    
    Hanno votato no   16.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 559-B).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti Sarti 2.1 e 2.50.

  WALTER VERINI, Relatore. Presidente, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Miotto, Latronico, Vico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  384   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   73    
    Hanno votato no   311.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.50 Sarti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli, Basilio, Pisicchio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti 394   
   Votanti 393   
   Astenuti   1   Pag. 91
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  66    
    Hanno votato no  327.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato De Rosa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Micillo, Pagani, D'Ambrosio, Capone, Kronbichler, Vacca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  408   
   Votanti  380   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  373    
    Hanno votato no   7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 559-B), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  374   
   Astenuti   30   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  371    
    Hanno votato no   3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 559-B).
  Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Ordine del giorno Borghese n. 9/559-B/1: parere favorevole; ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/559-B/2: parere favorevole; ordine del giorno Matarrelli n. 9/559-B/3: parere favorevole previa riformulazione che si propone ai firmatari: «impegna il Governo ad effettuare un monitoraggio per valutare gli effetti applicativi del provvedimento narrato in premessa, al fine di adottare eventuali ulteriori iniziative volte ad estendere l'ambito della fattispecie al fine di rendere ancora più efficace l'azione di contrasto verso coloro i quali intralciano il corso della giustizia, indirizzando su una falsa pista le indagini penali svolte dall'autorità giudiziaria per delitti di particolare allarme sociale». Se si accetta la riformulazione, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/559-B/21 Borghesi e n. 9/559-B/2 Gregorio Fontana, accettati dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matarrelli n. 9/559-B/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.Pag. 92
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianfranco Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, colleghi, solo brevissime considerazioni sul reato che è stato introdotto, questo nuovo reato. Già da tempo, a dire il vero, ci eravamo fatti promotori affinché questa nuova normativa, questo nuovo reato venisse introdotto nel diritto penale perché troppi sono i ricordi e troppe sono state le inchieste che, in assenza di una normativa specifica, hanno allungato tantissimo i tempi per poter poi accertare la verità.
  Inutile ricordare la strage di Piazza Fontana, l'Italicus, Piazza della Loggia, la stazione di Bologna, Ustica, lo stesso omicidio Moro, gli attentati di mafia, e, non per ultimi, quelli di Falcone e Borsellino. Ecco perché vi era la necessità che si facesse una norma, una legge, che si prevedesse all'interno del codice penale questo tipo di reato. Però, come al solito, si cerca sempre di uscire fuori dal seminato, perché un conto era il reato di depistaggio, un conto è quello che poi è stato lavorato e introdotto attraverso la frode processuale. Noi riteniamo e sosteniamo che siano due cose distinte e separate. Abbiamo avuto una prima lettura qui alla Camera, abbiamo avuto una modifica al Senato e oggi licenziamo questa norma che non è quel reato di depistaggio che noi come Conservatori e Riformisti avevamo proposto, che non comprende, a nostro parere, quelle necessità che una determinata legge deve avere o un determinato articolo deve contenere. Ecco perché, sulla base di quello che è il nostro pensiero in ordine alla necessità che noi sentivamo fortemente, ci asterremo nel voto finale, perché noi riteniamo che si poteva fare meglio, noi riteniamo che andasse approfondita ancora una volta la questione. C’è un dato, il dato che ci dobbiamo adeguare a quello che il Senato decide. Io penso che era invece un'occasione affinché noi tutti potessimo, ancora una volta, su questo tipo di reato, su cui sensibilità di tutti gli italiani è alta, perché il ricordo è forte, approfondire e migliorare il testo.
  Sulla base di queste considerazioni, e solo perché il nostro pensiero è indirizzato alle tante famiglie colpite dalla furia omicida di chi ha perseguito obiettivi politici o ha puntato a destabilizzare attraverso altri sistemi la democrazia, in virtù di questo rispetto e di questa considerazione, il gruppo dei Conservatori e Riformisti si asterrà perché in ogni caso si tratta sempre di un passo nuovo, un passo necessario, ma che andava fatto meglio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Io innanzitutto rivolgo un pensiero al collega Bolognesi, che è stato colui il quale ha stimolato alla Camera questo dibattito. Ricordando lui, ovviamente ricordo, a nome mio e a nome di tutto il gruppo parlamentare della Lega, le numerose vittime delle numerose stragi di Stato, rispetto alle quali, ancora oggi, non abbiamo avuto risposte certe o abbiamo avuto solo risposte parziali. Quindi, noi non ci siamo sottratti al dibattito, non ci siamo sottratti al confronto. Riteniamo segno di maturità e di lungimiranza, da parte del Parlamento, affrontare un tema così complesso, con evidenti implicazioni di natura politica e giuridica, su aspetti significativi e drammatici dalla storia del nostro Paese.
  Lo dicevo prima, durante l'intervento in sede di dibattito sugli emendamenti, evidentemente la mano del legislatore non è stata una mano ferma. Siamo partiti con una proposta di legge, da parte del collega primo firmatario, che aveva un'impostazione chiara e definita, che è stata oggetto di modifica da parte della Camera in prima lettura. Per quanto riguarda il depistaggio e non solo il depistaggio, ma anche l'inquinamento processuale, si è prevista una fattispecie di reato comune. Chiara è stata l'indicazione da parte della Pag. 93maggioranza. L'indicazione poi è stata mutata nel dibattito al Senato, dove, ritornando sulla formulazione della proposta di legge iniziale, si è prevista una fattispecie di reato proprio, ancorato unicamente, specificamente al comportamento e alla condotta dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio. Oggi, probabilmente, la Camera confermerà questo orientamento e io credo che questa mutazione, quanto meno, dovesse essere oggetto di confronto, oggetto di dibattito all'interno di quest'Aula.
  Io credo anche – come è già stato ripetuto – che ovviamente, come tutti sanno, questo reato non andrà ad applicarsi ai fatti precedentemente accaduti. Quindi per tutti gli avvenimenti che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese evidentemente il reato di depistaggio non andrà ad applicarsi. Quindi, credo che qualche riflessione andrebbe fatta. Qualche riflessione ulteriore andava fatta, anche perché c’è un rischio. Ovviamente non voglio essere frainteso, ma il rischio è che questo appaia come un reato ideologico, come un reato fortemente caratterizzato da una volontà politica di piantare una bandierina politica. Credo che questo non faccia bene rispetto al tema, rispetto al reato stesso.
  Cosa manca, Presidente ? Manca, complessivamente, una visione di insieme. Emerge una chiara schizofrenia da parte del Parlamento, da parte della maggioranza, da parte del Governo: un giorno si depenalizza, un giorno si introduce la particolare tenuità del fatto, un altro giorno si inseriscono e si introducono nuove fattispecie di reato. Io credo che una visione complessiva di modifica del codice penale debba necessariamente essere la mano che guida la riforma e la volontà politica da parte del legislatore. Evidentemente, anche con riferimento a questa nuova fattispecie di reato, ciò non accade. Ci sono elementi positivi, in modo particolare quelli relativi alla tipicizzazione del reato e alla determinazione del reato stesso, che impongono e imporrebbero ulteriori riflessioni e per questi motivi, il gruppo dalla Lega si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Dambruoso. Ne ha facoltà. Collega Dambruoso, tocca a lei.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Le chiedo scusa, perché non avevo colto la velocizzazione del percorso. La proposta di legge al nostro esame evidentemente torna alla Camera dopo l'approvazione, con modifiche, al Senato e introduce, nel codice penale, il reato di frode processuale e depistaggio, definendone le conseguenze penali.
  Bisogna, comunque, ricordare cosa ha rappresentato il terrorismo per questo Paese. In quindici anni, iniziati con la terribile strage di Piazza Fontana, proseguiti in una lunga stagione di sangue, che, nell'intento di condizionare i normali processi democratici, ha colpito cittadini inermi con bombe nelle piazze, sui treni, nelle stazioni e, poi, ancora, servitori dello Stato, poliziotti, magistrati, carabinieri e alcune tra le più autorevoli figure della nostra storia politico-istituzionale, tutto questo è stato un contesto in cui il profilo del depistaggio si è evidentemente evidenziato. Non credo che occorrano molte altre parole per spiegare cosa ha significato e che cosa significa, per il nostro Paese, la soffocante presenza della criminalità organizzata, che, per tutelare il proprio potere, i propri illeciti interessi, è arrivata a sfidare apertamente le istituzioni repubblicane con gli attentati feroci e sanguinosi tra gli anni Ottanta e Novanta, purtroppo noti alla storia.
  Spesso abbiamo sentito invocare l'abolizione del segreto di Stato e, con altre proposte di legge, abbiamo cercato di intervenire anche su questo aspetto. Ebbene, il provvedimento trasmesso dal Senato è il frutto dell'unificazione del testo approvato alla Camera con un disegno di legge di iniziativa parlamentare. Tornando all'impostazione originaria, ha previsto che il reato possa essere commesso solo ed Pag. 94esclusivamente dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio – è un vero e proprio reato proprio – e ha elevato le pene edittali, introducendo, peraltro, nuove circostanze aggravanti e attenuanti.
  L'articolato darà, a nostro avviso, nuovi strumenti agli inquirenti e alla magistratura non solo per colpire reati, ma soprattutto per togliere il velo di omertà rispetto a tanti segreti e a tanti tragici eventi che hanno colpito il nostro Paese. È una scelta giusta, soprattutto per il rispetto delle vittime e delle loro famiglie. Come dimostrarono alcune sentenze e migliaia gli atti processuali da Piazza Fontana del 1969, fino alle stragi del 1993, i depistaggi, gli occultamenti, la distruzione di documenti, la complicità di alcuni apparati hanno impedito che si potesse giungere alla scoperta dei responsabili materiali e morali degli attentati, negando il diritto ai cittadini, alla società civile e ai familiari di conoscere la completa verità su questi eccidi.
  Dopo anni di battaglie civili e dopo quattro legislature – ben quattro –, in cui la proposta è stata presentata e poi ignorata, oggi, con l'approvazione di questa legge, daremo al Paese – io dico «finalmente» – la possibilità di garantire la verità a tutti. Ed è per tutte queste ragioni che Scelta Civica dichiara il proprio voto favorevole al provvedimento. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Grazie, Presidente. Il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore del progetto di legge recante l'introduzione del reato di frode in processo penale e depistaggio, che ritorna all'esame della Camera dopo l'approvazione, con modifiche, da parte del Senato. Rispetto al testo già approvato alla Camera, il Senato ha, infatti, previsto che il reato possa essere commesso solo dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio. Quindi, la configurazione della fattispecie penale è quella di un reato proprio. Inoltre, il Senato ha aumentato le pene edittali ed ha introdotto nuove circostanze aggravanti e attenuanti. L'introduzione di questo nuovo reato nel codice penale punisce con la reclusione, da tre a otto anni, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che compie una serie di azioni dirette ad impedire, a ostacolare o a sviare un'indagine di un processo penale.
  Purtroppo, come hanno ricordato i colleghi intervenuti in precedenza, sono stati diversi i fenomeni delittuosi che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese e che non hanno trovato ancora, dopo lunghe indagini e innumerevoli tentativi di accertare la verità, una soluzione che permettesse e permetta di assicurare alla giustizia i responsabili. Voglio, infatti, rammentare come l'Italia abbia attraversato momenti particolarmente difficili. Ricordiamo a proposito il terrorismo degli anni Settanta e Ottanta e le numerose azioni delittuose compiute dalla criminalità organizzata, operazioni dirette a sovvertire il nostro ordinamento democratico partendo proprio dalla destabilizzazione delle istituzioni e dal depistaggio della verità. Sono avvenimenti tragici, che hanno segnato in termini molto pesanti la storia del Paese e che hanno colpito nel profondo la nostra democrazia. Uno di questi episodi risale ormai agli anni Ottanta e riguarda, ad esempio, la strage ferroviaria di Bologna, di cui, dopo vari tentativi da parte della magistratura, non si è ancora riusciti a comprendere i molteplici aspetti e a risalire ai reali responsabili. Oggi la richiesta forte di risolvere i problemi ai quali ho accennato proviene anche e soprattutto dalla società civile e dai familiari delle vittime, che chiedono a gran voce e semplicemente di conoscere la verità.
  Peraltro, le forze politiche rappresentate oggi in Parlamento hanno lavorato Pag. 95con innegabile impegno per affrontare tali problemi e per rimuovere gli ostacoli che ne hanno impedito la soluzione, presentando per tale motivo un progetto di legge che riteniamo equilibrato, utile e sul quale esprimiamo, pertanto, una valutazione positiva; un progetto che parla al futuro e che, proprio prendendo spunto da quanto avvenuto in passato, crea le promesse e fornisce gli strumenti adeguati per evitare e superare gli ostacoli che in precedenza hanno ostacolato l'accertamento della verità processuale.
  Ecco come si spiega l'introduzione del reato di depistaggio nel codice penale.
  Penso anche che, attraverso tale misura, si fornisca alla magistratura finalmente uno strumento forte e sicuramente utile per pervenire a risultati concreti e positivi.
  Abbiamo sempre detto – e lo ripetiamo anche in quest'Aula – che il nostro approccio al diritto penale sostanziale e processuale è di natura garantista, in linea peraltro con quanto prevede la nostra Carta costituzionale al comma 2 dell'articolo 27, che recita che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
  Noi siamo convinti che la decodificazione di nuovi reati non produca effetti salvifici, ma, al contrario, riesca spesso ad ingolfare solamente il nostro sistema giudiziario penale, ma non è questo il caso specifico: proprio perché abbiamo toccato con mano le circostanze alle quali ho accennato, sappiamo quanto deleteri siano gli ostacoli posti sul cammino dell'accertamento della verità da parte dei magistrati e noi intendiamo rimuoverli, con questo provvedimento, perché nel futuro non possano e non debbano più nuocere alle indagini.
  Oggi siamo convinti che il reato di depistaggio costituisca uno degli elementi fondamentali per accertare le verità processuali che altrimenti non potrebbero essere scoperte e l'introduzione della nuova fattispecie penale di cui si sta parlando ci convince di non essere in contraddizione con la nostra visione generale del problema e del sistema giudiziario, anzi, proprio ricordando quanto nefasta e pesante sia stata l'influenza del depistaggio su avvenimenti drammatici della nostra Repubblica, ci convince che lo strumento predisposto debba essere valutato positivamente e non accomunato ad altre inutili e pletoriche misure assunte in precedenza.
  In realtà, per passare alle questioni più tecniche che caratterizzano il nuovo reato, occorre osservare come le aggravanti, che prevedono l'aumento della pena da un terzo alla metà, con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, nel caso di reclusione superiore a tre anni, costituiscano un equo e giusto corollario al delitto di depistaggio e siano volte ad introdurre nel nostro codice penale una disciplina rigorosa per i gravi fatti delittuosi.
  È poi necessario sottolineare un punto di vista molto importante del provvedimento: la previsione, cioè, della non punibilità del colpevole, in relazione al nuovo delitto di frode processuale e depistaggio, quando questi, entro la chiusura dibattimento, ritratti il falso e manifesti il vero; in sostanza, con la previsione di tali fattispecie si potranno accertare quelle verità processuali che spesso sono state ostacolate da comportamenti omertosi o che inficiano la verità nel corso del processo.
  Questo provvedimento, per questo motivo ci convince. Al netto del nostro garantismo e della necessità di non appesantire l'ordinamento penale e giudiziario con disposizioni spesso discutibili, riteniamo che le misure che oggi intendiamo adottare riempiano meritoriamente un vuoto, un vuoto che ha pesato e che pesa ancora sulla coscienza della nostra Repubblica, quando si pensi che proprio il depistaggio ha contribuito pesantemente ad impedire l'accertamento di molte, di tante, di troppe verità processuali e storiche. Oggi, in sostanza, la magistratura avrà un'arma in più per accertare la verità ed erogare pene esemplari per i responsabili dei delitti.
  Per questi motivi, il nostro gruppo parlamentare, Area popolare, voterà a favore del provvedimento sottoposto all'esame.

Pag. 96

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Per la Camera dei deputati era comune, per il Senato proprio, questo reato di depistaggio. È la differenza tra la condotta del pubblico ufficiale, dell'incaricato di pubblico servizio e quella di chiunque. Ma la storia di cui parliamo, quella di Piazza Fontana, dell'Italicus, della stazione di Bologna, di Ustica e di molte altre stragi d'Italia, non è mai storia di chiunque e il depistaggio, l'inquinamento, lo sviamento delle inchieste giudiziarie raramente è di chiunque.
  Semmai, di uomini che ricoprivano uffici pubblici, svolgevano pubblici servizi, erano parte di, rispondevano a: non è una storia comune, quella italiana. Quei processi avrebbero tratto giovamento da questo strumento inserito nel codice penale. Non ne avranno.
  È più pesante la consapevolezza per quei processi finiti senza colpevoli e senza più imputati. Sorge la domanda: quanta parte hanno avuto in quell'esito, le condanne che oggi investiamo dell'essere reato, più grave reato ?
  Ci aspettiamo che il Senato della Repubblica replichi la buona sorte di un reato ivi giunto comune, come dicevo, e ripartito proprio, anche per altri provvedimenti, in particolare il reato di tortura, vero superlatitante, che da 25 anni sfugge alla cattura dell'ordinamento, vittima di un depistaggio istituzionale reiterato ed aggravato.
  Quando la politica incontra la storia, di questi tempi fa molta confusione. Basta rileggersi la discussione generale su questo provvedimento, in prima lettura, nel settembre del 2014 o quella recentissima sul negazionismo. È anche il sintomo della difficoltà del rapporto tra verità storica e verità giudiziaria ed è la tentazione della politica di appiattirsi sulla seconda e tacere la prima.
  Depistaggio e frode in processo penale non sono la stessa cosa. La verità storica e quella giudiziaria: precisi protagonisti contro chiunque; e la storia di Bologna, Ustica, piazza della Loggia, dell'Italicus, di piazza Fontana e altre ha ormai precise e conclamate verità storiche, che in alcuni casi, ma solo in alcuni casi purtroppo, coincidono con gli esiti processuali.
  Abbiamo avuto modo di discutere lungamente in quest'Aula, in prima lettura; torniamo oggi più brevemente, ma direi con le stesse motivazioni, con un provvedimento che ha ritrovato diciamo un suo spirito attraverso il lavoro del Senato.
  È per queste ragioni e con queste brevi notazioni che annuncio il voto favorevole di Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. La storia della nostra Repubblica è contrassegnata da una serie di accadimenti e di eventi che hanno lasciato non solo sul campo morti, dolore, sofferenza e feriti, ma soprattutto hanno inferto ferite profonde al rapporto che deve in ogni Paese democratico esistere, cioè il rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni; dalla strage di Portella della Ginestra fino ad eventi altrettanto dolorosi e luttuosi più recenti, noi abbiamo registrato, nel corso della nostra storia, momenti di grande incertezza, di grande difficoltà nell'accertamento della verità ed ancora oggi, spesso a distanza di decenni, non sappiamo cosa realmente è accaduto o meglio perché determinati fatti sono accaduti e a chi va ascritta la responsabilità di quei fatti e di quei reati.
  La necessità dunque è di intervenire per colmare questa grave e sconcertante lacuna, ma soprattutto la necessità di assicurare, in ragione maggiore quando si tratta di eventi che hanno una portata così generale e di impatto collettivo così forte, che l'accertamento della verità sia non solo tempestivo, efficiente, ma soprattutto esauriente e che aiuti davvero a disvelare il perché di determinati fatti e di determinati accadimenti.Pag. 97
  Vi è stata carenza, vi è stato deficit nel corso delle indagini, dei processi. Quante volte abbiamo registrato che per una strage o per un fatto di analoga gravità sono stati celebrati più processi, spesso giunti a conclusioni diametralmente opposte e alla fine di un lungo, defaticante percorso, la verità, almeno la verità processuale, non è stata neanche definitivamente stabilita e questo naturalmente lascia amarezza, lascia disorientamento ed incrina, ripeto, il rapporto fiduciario tra cittadini ed istituzioni. Allora l'iniziativa normativa della quale oggi ci occupiamo mira a superare e a scongiurare che in futuro possano ripetersi altrettanti fenomeni attraverso non solo un inasprimento e una specificazione delle condotte che configurano le ipotesi di reato e una regolamentazione più dettagliata anche delle pene che vengono comminate in relazione a queste condotte, ma rappresenta la risposta che il Parlamento dà finalmente, una risposta lungamente attesa. Nella premessa, nella considerazione che noi come Forza Italia, come forza di tradizioni liberali, non condividiamo dal punto di vista metodologico la continua rivisitazione dei codici, in particolar modo del codice penale e del codice di procedura, perché sappiamo che quello che riguarda i reati e le regole che disciplinano il processo costituiscono molto spesso principi e norme che devono essere salvaguardati e mantenuti nel tempo per garantirne non solo un'applicazione la più auspicabilmente uniforme possibile ma anche la più efficace, mentre il continuo rimaneggiamento del codice, la continua modifica delle regole processuali, l'introduzione di nuove fattispecie, la diversificazione continua dei presupposti per la contestazione dei fatti certamente non aiutano e, quindi, noi non condividiamo questo metodo. Ciò nonostante, in relazione a questo specifico provvedimento, riteniamo che la sostanziale coesione con la quale il Parlamento, soprattutto dopo le modifiche apportate in Senato, ha disciplinato la fattispecie e soprattutto ha posto a disposizione oggi uno strumento normativo che serve a dissipare ogni alibi; noi riteniamo che già la normativa vigente, già le previsioni che disciplinano oggi le varie ipotesi di reato configurabili in questi casi, sarebbero state sufficienti per contrastare condotte illecite di questo tipo. Ciò nondimeno, rispetto ad una puntualizzazione ed una articolazione più specifica della figura di reato e delle condizioni per la sua operatività, noi riteniamo questa volta di poter aderire alla scelta fatta dal Parlamento che è una scelta che serve soprattutto per lanciare un messaggio agli operatori del diritto: da oggi non vi saranno più alibi, non vi saranno più incertezze applicative e la ricerca della verità dovrà essere condotta con quel rigore e con quella profondità di accertamento che sole possono garantire la definizione della verità, che deve essere non solo la verità processuale ma auspicabilmente la vera verità degli accadimenti. Ed è per questo che noi oggi esprimeremo voto favorevole a questo provvedimento, nella convinzione di rendere, soprattutto come politica legislativa, un servizio importante al Paese e un segnale altrettanto importante non solo agli operatori del diritto ma innanzitutto ai cittadini del nostro Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Signor Presidente, questa è una legge giusta, questo è un reato che sarebbe dovuto già esistere più di 40 anni fa. Questo è un provvedimento importante sì per tutti i cittadini, ma, permettetemi un pensiero oggi a tutti quei familiari delle vittime di stragi, delle vittime di mafia o di reati collegati in qualche modo alle stragi, perché quei familiari e i loro avvocati in tutti questi anni non si sono dovuti confrontare soltanto con le difficoltà dell'affrontare un processo penale, si sono dovuti confrontare anche con una difficoltà più grande che è quella dell'indifferenza ed è quella degli ostacoli che vengono posti sul cammino di persone che in questo Paese attendono soltanto Pag. 98giustizia e verità sulla morte dei loro congiunti, appunto dei loro familiari uccisi.
  E invece non la ottengono, non la ottengono perché spesso e volentieri è stato proprio a causa di depistaggi che in questo Paese non si è potuti giungere a capire che cosa si celava dietro l'ala militare di un'organizzazione terroristica, o brigatista, o mafiosa o altro ancora. La dimostrazione di questo è che ancora oggi abbiamo dei processi in corso per stragi accadute tantissimi anni fa e a volte purtroppo nemmeno si riesce ad arrivare ad un processo e quindi si è ancora molto indietro nell'accertamento delle responsabilità. Spesso in quest'Aula abbiamo ribadito, quando si parla di questi temi, il fatto che, certo, alle aule giudiziarie e ai magistrati spetta il compito di accertare le responsabilità penali, ma ancora più importante in questa sede è l'accertamento delle responsabilità politiche, delle responsabilità morali, delle responsabilità di chi ha vissuto quei periodi e non ha dato un fattivo contributo o, peggio ancora, si è mosso nella totale indifferenza o con la volontà di ostacolare l'accertamento della verità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questi sono fatti, questa è storia, storia del nostro Paese. È veramente un passo importante quello che stiamo compiendo oggi con l'introduzione del reato di depistaggio, ma è l'occasione anche per ricordare che cosa è successo fino ad oggi. Quando è scomparsa l'agenda di Paolo Borsellino il giorno della strage di via D'Amelio il 19 luglio 1992, il reato contestato è stato il furto, il furto. Quando è stato manomesso il computer di Giovanni Falcone, il reato contestato è stato l'articolo 635-bis del codice penale. Quando ci sono state occasioni da parte di pubblici ufficiali che hanno distrutto documenti importanti, non c'era una fattispecie di reato come il depistaggio a cui aggrapparsi, tutte queste difficoltà hanno portato, purtroppo, ad avere nel nostro Paese sia tanti reati prescritti, sia l'impossibilità da parte dei familiari delle vittime, come dicevo, appunto, di ottenere giustizia. Nonostante questo, quei familiari e i loro avvocati e per fortuna anche delle persone della società civile che hanno raccolto quel grido, non si sono fermate. Abbiamo così oggi tante associazioni, abbiamo ancora degli esempi di manifestazioni e di richieste importanti da parte dell'opinione pubblica, ma si tratta purtroppo e sempre di una minoranza. La richiesta e la speranza che vorrei manifestare qui, oggi, è che delle stragi e dei reati terribili che ci sono stati in questo Paese non ci si ricordi soltanto nel momento degli anniversari, ma tutto l'anno. Quello che stiamo facendo qui oggi è una dimostrazione – da qui il nostro voto favorevole – per dire che di questi argomenti bisognava parlare e bisognerebbe parlare sempre, perché purtroppo sulla strage di via D'Amelio, sulla strage di Bologna, su tante stragi di questo Paese, la strage di Capaci, sulle bombe del 1992 e 1993, sull'Italicus, su Ustica, su addirittura Portella della Ginestra a Piazza Fontana o Piazza della Loggia, non abbiamo ancora accertamenti che servirebbero e che sarebbero importanti per arrivare ai veri responsabili, a quei mandanti che stanno dietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), come ho detto, l'ala militare delle organizzazioni mafiose e delle organizzazioni terroristiche. Quindi di questi argomenti si deve parlare, questi processi in corso oggi dovrebbero essere maggiormente seguiti, è un bene che siamo arrivati a questa discussione oggi a pochi giorni dall'anniversario della strage di via D'Amelio e di quella del 2 agosto alla stazione di Bologna, ma come ho detto io vorrei che di questi familiari ci si ricordasse sempre, perché guardate io ho avuto l'occasione in questi anni di stare vicino a tanti di loro, per me Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo, è un po’ un esempio ma davvero come lui ce ne sono tanti altri, tanti altri, e il promotore di questa legge, il primo firmatario, Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione nazionale vittime della strage del 2 agosto di Bologna, è un altro esempio di tenacia e di coraggio in questo senso. Allora, queste persone, nonostante l'indifferenza, nonostante gli ostacoli, nonostante arrivino da parte delle Pag. 99istituzioni, da parte dei vertici delle istituzioni, spesso e volentieri, degli ostacoli, delle dichiarazioni contrarie, quindi, all'accertamento della verità, nonostante questo, queste persone continuano a gridare, continuano ad avere tenacia e a cercare giustizia. Allora, quello che stiamo facendo qui, oggi, è un messaggio importante per loro, è un messaggio di speranza, un messaggio di fiducia e, anche, un messaggio di una collaborazione che spesso non c’è, dentro queste Aule. Noi, come movimento di opposizione, saremo sempre fermi, convinti, e non cederemo mai il passo di fronte alle nefandezze, di fronte alle porcate che vediamo di questo Governo, però siamo anche quelli che di fronte ad un testo di legge che non è perfetto, ma è comunque un passo avanti, diciamo «sì» e diciamo: per fortuna, e diciamo: finalmente. Non ci opponiamo, perché lo abbiamo sempre dimostrato, quando ci sono delle leggi corrette, quando c’è la possibilità di ragionare insieme e senza interessi personali che portano a delle schifezze scritte dentro le leggi che si approvano in quest'Aula, noi siamo i primi a volere questo tipo di collaborazioni. Quindi, il messaggio che lanciamo oggi è proprio questo, noi continueremo a fare opposizione con la stessa veemenza e con la stessa fermezza che abbiamo dimostrato fino ad oggi, ma, di fronte al reato di depistaggio e frode in processo penale, siamo i primi a volere che i magistrati, i familiari, gli operatori del settore, i cittadini italiani tutti, capiscano l'importanza di quello che stiamo facendo, qui, oggi. È un argomento che, certo, magari, non tocca le vite delle persone nella loro quotidianità e, quindi, è difficile da comprendere, ma se non ci rendiamo conto che è proprio dalla storia del nostro Paese che noi possiamo imparare qualcosa per non ripetere gli stessi errori, se non ci rendiamo conto di questo, le mafie continueranno a proliferare, se non ci rendiamo conto di questo, avremo, magari, di nuovo, altre associazioni segrete, altri tentativi di destabilizzare il nostro Paese e, allora, questo reato è una dimostrazione di lotta nei confronti di atteggiamenti che sono stati posti in essere da pubblici ufficiali, nel nostro Paese e, a volte, purtroppo, non solo da pubblici ufficiali.
  Una delle cose più scandalose che si sono viste fino ad oggi è che, all'interno dei processi, non sono stati gli uomini delle istituzioni a collaborare per arrivare alla verità; spesso e volentieri gli uomini delle istituzioni chiamati a deporre lo hanno fatto solo se costretti dalla loro veste testimoniale, altrimenti si avvalevano della facoltà di non rispondere; è successo con il generale Mario Mori nel processo Borsellino quater, è successo, purtroppo, in tantissimi casi del nostro Paese, è successo nei casi del Borsellino quater con riguardo agli agenti di polizia Mario Bo e Ricciardi e, purtroppo, gli uomini delle istituzioni, quand'anche provano a dare un contributo, lo fanno sempre con quelle frasi terribili che non dovrebbero mai appartenere a uomini delle istituzioni e, cioè, i «non ricordo», i «non so», i «forse», il «non mi sembra» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Tu sei stato Presidente del Consiglio, tu sei stato presidente di una Commissione antimafia, tu sei stato Presidente della Camera, tu sei stato dentro le istituzioni mentre avvenivano le stragi in questo Paese, vai a deporre e non ti ricordi... L'esempio ultimo è Giuliano Amato, un mese fa, al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, attuale membro della Consulta.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA SARTI. Concludo, Presidente, dicendo che in questo Paese non vorrei più vedere la ricerca della verità e un contributo all'accertamento della verità solo da parte dei collaboratori di giustizia come è stato Gaspare Spatuzza che ha dato poi vita a scoprire che le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino erano in realtà frutto di un depistaggio, ma vorrei che questa collaborazione ci fosse da parte di tutte le istituzioni di questo Paese, magari senza sollevare conflitti di attribuzione di fronte alla Corte per far distruggere intercettazioni telefoniche, come abbiamo visto Pag. 100quattro anni fa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Bolognesi. Ne ha facoltà.

  PAOLO BOLOGNESI. Presidente, onorevole colleghi, era il 2 agosto del 1993, giorno della commemorazione della strage di Bologna, quando Torquato Secci, con il quale il 1o giugno del 1981 ho fondato l'associazione tra i familiari delle vittime, disse: sono tredici anni che torniamo per chiedere giustizia e verità e, qui, torneremo finché non le avremo ottenute. Siamo stanchi e addolorati per il ripetersi di altre stragi. Nel manifesto fatto stampare dall'associazione è stato scritto: «Solo la giustizia e la verità fermeranno le stragi. Riteniamo che le stragi continueranno a verificarsi anche perché tutti i colpevoli, i mandanti, gli esecutori sono in libertà e chiedono di ampliare il perdonismo che ha consentito di mantenere nel mistero chi li finanziò e li spinse verso il terrorismo. Auspichiamo la rapida approvazione di una legge che colpisca coloro che depistano».
  Come primo firmatario di questa legge e in qualità di presidente dell'Associazione 2 agosto 1980 apro il mio intervento con questa citazione, per rendere un doveroso omaggio alla straordinaria tenacia con la quale Torquato Secci, che nell'eccidio perse un figlio di 24 anni, Sergio, si impegnò nella ricerca della verità, per il diritto alla giustizia e anche per ricordare che da quel giorno, in cui nella piazza della stazione di Bologna chiesi l'approvazione di una legge che introducesse il reato di depistaggio, sono trascorsi ventitré anni, per raggiungere questo obiettivo. Ci siamo arrivati, lottando per oltre vent'anni, con determinazione e con quella convinzione che si ha quando si crede nel valore inestimabile della democrazia, anche quando la classe politica non ci ha ascoltato e ha dimostrato indifferenza verso la nostra storia, nei confronti dei familiari delle vittime e dei feriti di una città come Bologna e di una società civile che ci ha sempre sostenuto ed ha saputo scegliere con determinazione e coraggio da che parte stare, cioè dalla parte della verità.
  Siamo arrivati a questo voto finale dopo un lungo percorso, possibile solo con il contributo e l'impegno di tutte le associazioni tra i familiari delle vittime che hanno lottato senza mai arrendersi contro il granitico muro dell'opacità di Stato, dei silenzi, delle omissioni che hanno percorso i lunghi processi dove al banco degli imputati non si sono mai seduti i mandanti, dove si svelavano, come ad un rallentatore della storia, pezzi di verità mancanti a causa di documenti mai trasmessi, prove distrutte e, in alcuni casi, testimoni deceduti ad orologeria. Ci siamo imbattuti contro un'articolata azione depistatoria, in atto ancora oggi, realizzata per coprire mandanti ed ispiratori politici, proteggere esecutori e lasciare gli eccidi impuniti. Infatti, delle nuove stragi terroristiche succedutesi in Italia dal 1969 al 1984, cinque sono rimaste senza colpevoli. In questa amara e tragica contabilità non sono comprese le stragi di mafia e gli omicidi politici, come quello del grande intellettuale Pier Paolo Pasolini. Negli anni dello stragismo, come migliaia di pagine processuali confermano, abbiamo compreso che all'interno dello Stato si è contrapposto una sorta di anti-Stato: da una parte, funzionari, magistrati, poliziotti, carabinieri che hanno difeso le istituzioni anche a costo della propria vita, dall'altra, apparati infedeli, alti ufficiali piduisti che hanno agito per deviare il corso della giustizia, utilizzando anche strutture segrete come Gladio o l'Anello, implicato nelle più torbide vicende della nostra storia. In questi decenni, come familiari delle vittime, abbiamo lottato contro un comportamento criminale che in Italia, fino ad oggi, non si è perseguito e sanzionato con uno specifico reato del codice penale, ma con condotte minori, senza riconoscere la gravità del danno che i depistaggi hanno causato, affossando in molti casi inchieste e processi o privandoli di una completa verità giudiziaria. Da oggi l'impunità è finita, perché questa legge assegna alla magistratura strumenti e pene adeguate, è Pag. 101un provvedimento che attendevamo da quel lontano 1993. Come associazione abbiamo attraversato momenti difficili, fatti di depistaggi giudiziari e mediatici, di informazioni taciute da chi aveva il dovere di denunciarle ed abbiamo dovuto sopportare gli atteggiamenti sprezzanti degli esecutori delle stragi, le menzogne interessate dei loro protettori, i troppi silenzi delle istituzioni, gli incredibili trattamenti di favore concessi agli stragisti in libertà dopo plurimi ergastoli, ma nel nostro cammino, nel lungo percorso che ci ha portato qui, oggi abbiamo incontrato anche persone mosse dai nostri stessi ideali, determinate ad opporsi ad una cultura fondata sul privilegio, sulla sopraffazione, sull'impunità, a difesa della verità e della giustizia. Voglio ricordare in proposito chi nel 2000, ascoltando le nostre istanze, depositò la prima proposta di legge che definiva il depistaggio un reato: primo firmatario il deputato dei Democratici di Sinistra Valter Bielli con i colleghi Attili, Cappella, Vignali, Aloisio, Sciacca e Ruzzante. Purtroppo per una scarsa volontà politica e le resistenze di quegli apparati che fino ad oggi hanno avversato questa legge, non si arrivò allora ad una sua approvazione definitiva ma è anche grazie al loro contributo che siamo arrivati qui. Anche il percorso della mia proposta di legge è stato difficile e tortuoso: presentata il 27 marzo 2013, approvata dalla Camera il 24 settembre 2014 e rimasta ferma alla Commissione giustizia del Senato per quasi due anni, nonostante la sua definitiva approvazione fosse una delle tre promesse fatte dal Governo alle nostre associazioni. Un improvviso arresto del suo iter di cui abbiamo chiesto conto al Governo con la determinazione e l'impegno che ci hanno sempre contraddistinti, con il sostegno degli oltre 30.000 cittadini che hanno firmato la nostra petizione e di numerosi esponenti della società civile tra cui Maria Falcone e Salvatore Borsellino. È stata una battaglia lunga ventitré anni e non facile ma d'altronde le battaglie giuste non sono mai semplici. Con la tenacia di sempre siamo arrivati qui, al giorno della votazione finale di questa proposta di legge che definisce il depistaggio un crimine, una svolta storica, un cambiamento perseguito e atteso da anni che taglia completamente con il passato oscuro del nostro Paese: un cambiamento che oggi il Parlamento e i colleghi decidono di compiere voltando definitivamente la pagina della storia. Ricordando il lungo percorso delle nostre associazioni per arrivare al voto finale di questa proposta di legge, voglio concludere ricordando uno degli amici che ha sostenuto la nostra battaglia, l'onorevole Renato Zangheri, deceduto l'anno scorso, sindaco di Bologna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) negli anni delle stragi del treno Italicus e del 2 agosto 1980, il 27 dicembre 1984, quattro giorni dopo la strage del Rapido 904, disse in quest'Aula: i centri eversivi che hanno ispirato ed attuato questo rinnovato attacco all'umanità ed alla libertà non troveranno la strada aperta ai loro disegni, sarà più difficile e doloroso resistere ma il popolo italiano saprà resistere ed avrà partita vinta. Ringrazio per il fattivo lavoro i gruppi parlamentari che hanno appoggiato e migliorato questa proposta di legge rendendola ancora più precisa per raggiungere gli obiettivi che si prefigge. L'approvazione definitiva di questa proposta di legge è una delle partite vinte dalla democrazia che, come presidente dell'associazione «2 agosto 1980», desidero dedicare a tutte le vittime di stragi e terrorismo, ai loro familiari, ad ogni persona che ci ha sostenuto e agli eroi silenziosi della nostra storia che, come noi, hanno scelto sempre e con coraggio da che parte stare. Per tutti questi motivi annuncio il convinto voto favorevole del gruppo parlamentare del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 102

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 559-B)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 559-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rampi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Introduzione nel codice penale del reato di frode in processo penale e depistaggio» (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (559-B):

   Presenti  340   
   Votanti  326   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato  325    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Manciulli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

Convalida di un deputato (ore 19.45).

  PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 29 giugno 2016, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Dino Secco, proclamato nella seduta del 27 aprile 2016, in sostituzione del deputato Giancarlo Galan, decaduto dal mandato parlamentare per la lista n. 9. Il Popolo della Libertà, nella VII circoscrizione Veneto 1.
  Concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, la Giunta ha deliberato di proporne la convalida.
  Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che all'ordine del giorno della seduta di domani sarà iscritto, dopo gli argomenti per i quali sono previste votazioni, l'esame del disegno di legge di ratifica della Convenzione tra Italia e Cile per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali. Il relativo contingentamento sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  GIOVANNA MARTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Signor Presidente, in questi giorni, a Roma, si sta vedendo un'emergenza umanitaria. Si tratta di centinaia di donne, bambini e uomini che transitano a Roma e non trovano accoglienza se non nei posti offerti dalla Croce Rossa e in via Cupa per strada, assistiti e assistite dai volontari e dalle volontarie dell'ex centro di accoglienza Baobab. Quanto sta accadendo è una vergogna per la città di Roma. È inaccettabile lasciare donne, bambini e uomini in queste precarie e insostenibili condizioni. È inaccettabile che non si riconosca lo sforzo che le cittadine e i cittadini del quartiere stanno facendo per sostenere il lavoro di Baobab. Per questo chiediamo che cessi l'immobilismo delle istituzioni e chiediamo che il Ministero dell'interno, l'amministrazione di Roma Capitale e la regione Lazio approntino misure immediate e civili di accoglienza, valorizzando l'esperienza di Baobab: è un dovere nei confronti delle Pag. 103cittadine e cittadini che accolgono e delle donne e uomini che vedono nel nostro Paese una speranza.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente Di Maio, la procura di Roma grazie all'inchiesta «Labirinto» ha scoperto l'ennesima cricca, l'ennesima banda composta da faccendieri, politici e imprenditori che pilotava appalti, corrompeva o si lasciava corrompere. Notizia di oggi è che, secondo i magistrati, a capo di questa organizzazione c'era un tale Raffaele Pizza che è stato intercettato e parlava con Davide Tedesco, uno stretto collaboratore del Ministro Alfano, e all'interno di questa intercettazione pare che il Pizza abbia detto che era riuscito a fare assumere il fratello del Ministro dell'interno Alfano in una società legata alle Poste italiane con un compenso annuo di 160.000 euro. Ricordo a tutti che il Ministro Lupi si dimise per un Rolex al figlio. Il MoVimento 5 Stelle, Presidente, intende chiedere al Ministro Alfano di venire a riferire in Parlamento: abbiamo delle domande da porgli, abbiamo delle critiche da fargli e lui ha il dovere di rispondere al Parlamento intero e all'opinione pubblica intera e non se la può cavare con un comunicato stampa.

  PRESIDENTE. Trasmetterò la sua richiesta alla Presidenza.

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. L'UNESCO lancia un ultimatum a Venezia: se entro il 1o febbraio 2017 lo Stato italiano e la città non saranno in grado di presentare un rapporto sulle misure urgenti prese per difenderla dall'ennesima eccessiva pressione turistica, dal passaggio delle grandi navi e dal traffico acque eccessivo che sta minando la laguna, dalle minacce al suo patrimonio monumentale e al suo ecosistema, il comitato e organismo delle Nazioni Unite per la cultura potrebbe inserire il prossimo anno Venezia e la sua laguna nei siti patrimonio dell'umanità in pericolo. Si chiede nel frattempo uno stop a tutti i nuovi progetti di trasformazione. Potrà essere approvata una risoluzione dell'UNESCO a Istanbul in cui verrà segnata questa criticità. Chiediamo che siano valutati tutti i progetti e fermate le grandi opere in laguna. Fermiamo gli squali che si stanno mangiando la laguna e ascoltiamo i portatori d'interesse, non quelli grandi, magari amici del Governo, ma i piccoli i portatori d'interesse, che conoscono la laguna e voglio difendere l'equilibrio delicato di questo ecosistema unico al mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 6 luglio 2016, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16,15)

  1. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Dushanbe il 22 maggio 2007 (C. 2800-A).
  — Relatrice: Carfagna.
   S. 1827 – Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo aggiuntivo alla Convenzione di reciproca assistenza giudiziaria, di esecuzione delle sentenze e di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco del 12 febbraio 1971, fatto a Pag. 104Rabat il 1o aprile 2014; b) Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco sul trasferimento delle persone condannate, fatta a Rabat il 1o aprile 2014 (Approvato dal Senato) (C. 3458).
  — Relatrice: Cimbro.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Turkmenistan sullo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Roma il 4 maggio 2015 (C. 3462).
  — Relatore: Nicoletti.
   Ratifica ed esecuzione del Protocollo addizionale alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, riguardante la criminalizzazione degli atti di razzismo e xenofobia commessi a mezzo di sistemi informatici, fatto a Strasburgo il 28 gennaio 2003 (C. 3084-A).
  — Relatori: Verini, per la II Commissione; Nicoletti, per la III Commissione.
   Ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio di sorveglianza recante modifiche all'Allegato IV della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana, il Governo della Repubblica francese, il Governo della Repubblica federale di Germania ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord sull'istituzione dell'Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti OCCAR del 9 settembre 1998, fatta a Roma il 10 giugno 2014 (C. 3199).
  — Relatore: Alli.
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo di Bermuda per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 23 aprile 2012 (C. 3529).
  — Relatore: Nicoletti.
   Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Cile, fatto a Roma il 27 febbraio 2002, con Protocollo addizionale, fatto a Santiago il 4 ottobre 2012; b) Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2005 (C. 3269-A).
  — Relatrice: Cimbro.

  2. – Discussione del disegno di legge:
   Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Cile per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocollo, fatta a Santiago il 23 ottobre 2015 (C. 3759).
  — Relatore: Porta.

  (ore 15)

  Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (al termine delle votazioni)

  4. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   S. 2389 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 maggio 2016, n. 67, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché misure urgenti per la sicurezza. Proroga del termine per l'esercizio di delega legislativa (Approvato dal Senato) (C. 3953).
  — Relatori: Quartapelle Procopio (per la III Commissione) e Causin (per la IV Commissione), per la maggioranza; Gianluca Pini (per la III Commissione), Frusone e Artini (per la IV Commissione), di minoranza.

  La seduta termina alle 19,50.

Pag. 105

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO WALTER VERINI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE (A.C. 559-B)

  WALTER VERINI, Relatore. L'Assemblea della Camera si trova oggi ad esaminare in seconda lettura il provvedimento volto ad introdurre nell'ordinamento il reato di depistaggio, che era stato approvato dalla Camera il 24 settembre 2014.
  Trattandosi di un esame limitato alle sole parti modificate dal Senato, mi limito solo a ricordare le motivazioni a sostegno del testo, che ci rimandano ai momenti più bui della storia della nostra democrazia: mi riferisco, in particolare, alla strage di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, della stazione di Bologna, di Ustica, del caso Moro, alle stragi mafiose degli anni Novanta, al caso Ilaria Alpi, di cui si sta celebrando il processo di revisione a Perugia. Le ricostruzioni giudiziarie di tutte queste tragedie sono state estraneamente difficoltose anche a causa del comportamento di infedeli appartenenti alle strutture dello Stato che hanno ostacolato l'accertamento della verità. Si può dire che ci si è scontrati con un muro di gomma.
  La Commissione Giustizia non ha ritenuto di modificare il testo trasmesso dal Senato.
  Rispetto al testo già approvato dalla Camera, il Senato, tornando all'impostazione originaria della proposta C. 559, ha previsto che il reato possa essere commesso solo dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio (c.d. reato proprio), ha elevato le pene edittali ed ha introdotto nuove circostanze aggravanti e attenuanti.
  Il provvedimento si compone di tre articoli.
  L'articolo 1, comma 1, sostituisce l'articolo 375 del codice penale (attualmente relativo alle circostanze aggravanti dei delitti di falsità processuale) per punire con la reclusione da 3 a 8 anni il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che compia una delle seguenti azioni, finalizzata ad impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale: mutare artificiosamente il corpo del reato, lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone connessi al reato; affermare il falso o negare il vero ovvero tacere in tutto o in parte ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito, ove richiesto dall'autorità giudiziaria o dalla polizia giudiziaria di fornire informazioni in un procedimento penale.
  La norma ha carattere sussidiario, essendo applicabile solo quando il fatto non presenti gli estremi di un più grave reato (primo comma).
  Si tratta di un reato proprio, in quanto soggetto attivo può essere solo un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio; nel testo approvato dalla Camera, invece, il reato era comune («chiunque») e la commissione da parte del pubblico ufficiale determinava l'applicazione di un'aggravante. L'elemento soggettivo è il dolo specifico, perché oltre alla coscienza e volontà della condotta occorre il fine di «impedire, ostacolare o sviare un'indagine».
  La pena da applicare è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso mediante distruzione, soppressione, occultamento, danneggiamento, in tutto o in parte, ovvero formazione o artificiosa alterazione, in tutto o in parte, di un documento o di un oggetto da impiegare come elemento di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento (secondo comma).
  Si applica la pena della reclusione da 6 a 12 anni se il fatto è commesso in relazione a procedimenti penali relativi ad alcuni specifici reati (terzo comma).
  La pena è diminuita dalla metà a due terzi se l'autore del fatto si adopera per: ripristinare lo stato originario del luoghi; delle cose, delle persone o delle prove; evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori; aiutare concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto oggetto di inquinamento processuale e depistaggio e nell'individuazione degli autori (quarto comma).Pag. 106
  Quando le circostanze aggravanti (secondo e terzo comma) concorrono con circostanze attenuanti – diverse da quelle previste dal quarto comma e dagli articoli 98 e 114 c.p. (minore età e minima importanza nella partecipazione ai fatti, in caso di concorso) – le attenuanti non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto alle prime e le diminuzioni di pena si applicano sulla quantità di pena risultante dall'aumento derivante dalle aggravanti (quinto comma).
  Il sesto comma del nuovo articolo 375 c.p. prevede che alla condanna per il delitto di frode in processo penale e depistaggio consegua, in caso di reclusione superiore a 3 anni, la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Si ricorda che, in base all'articolo 29 c.p.: la condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a cinque anni importa l'interdizione perpetua dai pubblici uffici; la condanna alla reclusione non inferiore a tre anni importa l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
  Infine, la disposizione a seguito delle modifiche approvate dal Senato afferma l'applicabilità della fattispecie penale anche quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio siano cessati dall'ufficio o dal servizio (settimo comma). Viene esclusa la punibilità se il fatto è commesso con riferimento ad un reato procedibile a querela, richiesta o istanza e questa non è stata presentata (ottavo comma). E affermata l'applicabilità della fattispecie penale anche quando la frode o il depistaggio attengono alle indagini e ai processi della Corte penale internazionale, in ordine ai crimini definiti dallo Statuto della Corte medesima (nono comma).
  L'articolo 1, comma 2, interviene sul primo comma dell'articolo 374 del codice penale e innalza a 1 anno (nel minimo) e a 5 anni (nel massimo) la pena della reclusione per chi si rende responsabile del reato di frode processuale nell'ambito di un procedimento civile o amministrativo, e cioè per colui il quale – nell'ambito di tale procedimento – al fine di trarre in inganno il giudice in un atto d'ispezione o di esperimento giudiziale, ovvero il perito nell'esecuzione di una perizia, immuta artificiosamente lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone. La pena attualmente prevista per tale fattispecie delittuosa è da 6 mesi a 3 anni.
  Il provvedimento approvato dal Senato non interviene sul secondo comma dell'articolo 374, relativo alla frode nel processo penale. Si tratta della disposizione che punisce con la medesima pena detentiva prevista dal comma primo (attualmente «da 6 mesi a 3 anni», in seguito alla modifica apportata dal disegno di legge «da 1 a 5 anni») chiunque commette la frode nel corso di un procedimento penale anche davanti alla Corte penale internazionale. Il testo approvato dalla Camera abrogava questa disposizione in quanto ricompresa nel delitto di inquinamento processuale e depistaggio, delitto che poteva essere commesso da chiunque. La scelta del Senato di costruire il depistaggio come reato proprio del pubblico ufficiale (o dell'incaricato di pubblico servizio) consente la contemporanea vigenza dell'articolo 374, secondo comma, che dà rilievo penale alle condotte di frode processuale commesse da coloro che non sono pubblici ufficiali.
  L'articolo 1, comma 3, inserisce nel codice penale l'articolo 383-bis e vi colloca le circostanze che aggravano non solo il depistaggio, ma anche alcuni altri delitti contro l'amministrazione della giustizia, riprendendo l'attuale formulazione dell'articolo 375 del codice penale. Il Senato è intervenuto su questa disposizione per innalzare le pene.
  In particolare, quando la commissione dei delitti di false informazioni al PM (articolo 371-bis), false dichiarazioni al difensore (articolo 371-ter), falsa testimonianza (articolo 372), falsa perizia o interpretazione (articolo 373), frode processuale (articolo 374) e frode in processo penale e depistaggio (nuovo articolo 375) comporta una sentenza di condanna alla reclusione (evidentemente a danno di un terzo), il legislatore prevede un aggravio di pena per colui che ha ostacolato l'amministrazione della giustizia.Pag. 107
  La pena da applicare è così determinata: reclusione da 4 a 10 anni (anziché da 3 a 8 anni, come previsto dal testo già approvato dalla Camera dei deputati), se la condanna derivata dalla falsità, dalla frode o dal depistaggio è alla reclusione fino a 5 anni; reclusione da 6 a 14 anni (anziché da 4 a 12 anni, come previsto dal testo già approvato dalla Camera dei deputati), se la condanna derivata dalla falsità, dalla frode o dal depistaggio è alla reclusione superiore a 5 anni; reclusione da 8 a 20 anni (anziché da 6 a 20 anni, come previsto dal testo già approvato dalla Camera dei deputati), se la condanna derivata dalla falsità, dalla frode o dal depistaggio è all'ergastolo.
  L'articolo 1, comma 4, modifica la disciplina della prescrizione del reato prevedendo il raddoppio dei termini di prescrizione per il delitto di frode in processo penale e depistaggio aggravato, di cui al terzo comma dell'articolo 375 c.p.
  Il Senato ha inoltre soppresso la modifica – prevista dal testo della Camera – dell'articolo 384, primo comma, c.p., volta ad aggiungere il reato di inquinamento processuale e depistaggio alle fattispecie cui sono riferibili i casi di non punibilità.
  L'articolo 2 della proposta di legge, introdotto dal Senato, inserisce nel codice penale il nuovo articolo 384-ter (Circostanze speciali). La nuova disposizione prevede che, nel caso in cui i delitti di false informazioni al PM (articolo 371-bis), di falsa testimonianza (articolo 372), di frode processuale (articolo 374) e di favoreggiamento personale (articolo 378) siano commessi al fine di impedire, ostacolare o sviare un'indagine o un processo penale in relazione ad alcuni specifici delitti (gli stessi delitti che sono richiamati nel terzo comma del nuovo articolo 375, cui si rinvia), la pena è aumentata dalla metà a due terzi e non opera la sospensione prevista nei casi di false informazioni al p.m. o al difensore.
  Analogamente a quanto previsto dall'articolo 375 c.p., anche in questi casi la pena è diminuita dalla metà a due terzi nei confronti di colui che si adopera per ripristinare lo stato originario dei luoghi, delle cose, delle persone o delle prove, nonché per evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori, ovvero aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto oggetto di inquinamento processuale e depistaggio e nell'individuazione degli autori. Si tratta pertanto di una circostanza speciale, con una riduzione di pena maggiore rispetto alla analoga circostanza attenuante comune prevista dall'articolo 62, primo comma, n. 6) c.p.
  Infine, l'articolo 3, anch'esso introdotto dal Senato, modifica l'articolo 376 c.p., per affermare anche in relazione al nuovo delitto di frode in processo penale e depistaggio la non punibilità del colpevole che entro la chiusura del dibattimento ritratti il falso e manifesti il vero.
  Si tratta di un traguardo atteso da tempo, che se non sarà applicabile per i troppi casi di depistaggio che hanno caratterizzato la storia di questo Paese, fatta di troppi misteri, di troppe zone d'ombra, lo sarà per il futuro. È un segnale di grande valore, che a mio giudizio fa onore al Parlamento.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO STEFANO DAMBRUOSO SULLA PROPOSTA DI LEGGE (A.C. 559-B).

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi, la proposta di legge al nostro esame, che torna alla Camera dopo l'approvazione con modifiche al Senato, introduce nel codice penale il reato di frode processuale e depistaggio, definendone le conseguenze penali.
  È giusto, come sempre capita quando si introduce un nuovo reato nell'ordinamento, domandarsi, in modo serio e rigoroso, se ciò risponda a un'effettiva necessità, se vi siano, cioè, ragioni che inducono a punire con una sanzione penale determinati comportamenti; ed è tanto più doveroso chiederselo in questo caso, se si considera che nel nostro codice penale – Pag. 108al pari di tutti gli altri ordinamenti – sono già presenti fattispecie che puniscono condotte tese ad ostacolare il buon funzionamento della giustizia.
  Bisogna oggi ricordare cosa ha rappresentato il terrorismo per questo Paese; quei 15 anni iniziati con la terribile strage di piazza Fontana, proseguiti in una lunga stagione di sangue che, nell'intento di condizionare i normali processi democratici, ha colpito cittadini inermi con bombe nelle piazze, sui treni, nelle stazioni, e poi ancora, servitori dello Stato, poliziotti, magistrati, carabinieri e alcune tra le più autorevoli figure della nostra storia politica e istituzionale.
  E non credo occorrano molte altre parole per spiegare cosa ha significato e cosa significa per il nostro Paese la soffocante presenza della criminalità organizzata che, per tutelare il proprio potere, i propri illeciti interessi, è arrivata a sfidare apertamente le istituzioni repubblicane con attentati feroci e sanguinosi tra gli anni Ottanta e Novanta.
  Noi sappiamo quanto quegli attacchi alle nostre istituzioni abbiano condizionato l'evoluzione della nostra democrazia, e in tutto ciò pesa enormemente il mancato accertamento della verità processuale, la persistenza di opacità, su troppi di quei delitti, su troppe di quelle vicende così politicamente rilevanti per il nostro Paese.
  Per chi ha interesse a non far scoprire la verità è sempre aperta una porta, quella del segreto strisciante, non ufficiale né ratificato da alcuna autorità; fino ad oggi, tuttavia, a queste condotte – inqualificabili per gravità politica e morale – non sono seguite sanzioni adeguate.
  Il nostro ordinamento penale non prevede, infatti, un reato specifico ma una serie di disposizioni che puniscono in vario modo la condotta di colui che intralcia la giustizia, indirizzando su una falsa pista le indagini penali: si pensi alla falsa testimonianza, alla calunnia e all'autocalunnia, al favoreggiamento, al falso ideologico, alle false informazioni al pubblico ministero. Si tratta – come per il depistaggio – di comportamenti, anche omissivi, volti con diverse modalità ad ostacolare l'acquisizione della prova o l'accertamento dei fatti nel processo penale: il pregiudizio che scaturisce da tali comportamenti incide in maniera indelebile sull'attività della magistratura, inquirente e giudicante, impedendo talvolta l'accertamento di fatti delittuosi gravissimi.
  Spesso abbiamo sentito invocare l'abolizione del segreto di Stato, e con altre proposte di legge abbiamo cercato di intervenire anche su questo aspetto.
  Il provvedimento trasmesso dal Senato è frutto dell'unificazione del testo approvato dalla Camera con un disegno di legge di iniziativa parlamentare e, tornando all'impostazione originaria, ha previsto che il reato possa essere commesso solo dal pubblico ufficiale o dall'incaricato di un pubblico servizio (c.d. reato proprio), ha elevato le pene edittali ed ha introdotto nuove circostanze aggravanti e attenuanti.
  Oggi si introduce una precisa fattispecie delittuosa che sanziona chi, pur rivestendo un ruolo pubblico, impedisce, ostacola o svia un'indagine o un processo penale, attraverso il mutamento artificioso del corpo del reato, dello stato dei luoghi o delle cose o delle persone connessi al reato; viene altresì punita l'affermazione del falso o la negazione del vero o il tacere in tutto o in parte ciò che si conosce riguardo ai fatti sui quali si viene sentiti, nel caso in cui l'autorità giudiziaria o la polizia giudiziaria richiedano informazioni in un procedimento penale.
  Il testo in esame innalza poi la pena della reclusione per chi si rende responsabile del reato di frode processuale nell'ambito di un procedimento civile o amministrativo, ossia per quel soggetto che – nel corso del processo – al fine di trarre in inganno il giudice in un atto d'ispezione o di esperimento giudiziale, ovvero il perito nell'esecuzione di una perizia, modifica artificiosamente lo stato dei luoghi o delle cose o delle persone.
  È evidente, quindi, che questo provvedimento offre finalmente una risposta alle istanze di molte associazioni di vittime di Pag. 109reati gravi, come le stragi terroristiche, che chiedevano da tempo l'introduzione del reato di depistaggio.
  L'articolato darà, a nostro avviso, nuovi strumenti agli inquirenti e alla magistratura non solo per colpire i reati, ma soprattutto per togliere il velo di omertà rispetto a tanti segreti e a tanti tragici eventi che hanno colpito il nostro Paese: è una scelta giusta, soprattutto per rispetto delle vittime e delle loro famiglie.
  Non ci stiamo occupando di ricostruzioni giornalistiche o storiche delle stragi (si pensi, in particolare, alla strage di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, della stazione di Bologna, di Ustica, del caso Moro, alle stragi mafiose degli anni Novanta): esistono delle Commissioni d'inchiesta che hanno lavorato in questi anni per accertare i fatti accaduti, e alcuni lavori sono tuttora in corso, come nel caso della «Commissione Moro».
  L'interesse è finalizzato alle condotte penalmente rilevanti che ostacolano, impediscono e deviano il corso della giustizia, dalle indagini al dibattimento, a tutte le fasi processuali.
  Una democrazia deve poter avere al suo interno dinamiche politiche anche roventi e conflittuali in alcuni momenti storici, ma lo strumento delle stragi non deve essere mai utilizzato per provare a condizionarne e deviarne il corso.
  Come dimostrano alcune sentenze e migliaia di atti processuali, da Piazza Fontana del 1969 alle stragi del 1993, i depistaggi, gli occultamenti, la distruzione di documenti e le complicità di alcuni apparati hanno impedito che si potesse giungere alla scoperta dei responsabili materiali e morali degli attentati, negando il diritto ai cittadini, alla società civile ed ai familiari di conoscere la completa verità su questi eccidi.
  Dopo anni di battaglie civili e dopo quattro legislature, in cui la proposta presentata è stata ignorata, oggi, con l'approvazione di questa legge, daremo al Paese finalmente la possibilità di garantire la verità a tutti.
  Per tutte queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara il proprio voto favorevole sul provvedimento.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3759

Ddl di ratifica n. 3759 – Italia-Cile per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 30 minuti
 Partito Democratico 17 minuti
 MoVimento 5 Stelle 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà –
 Berlusconi Presidente
9 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia
 Libertà
7 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 6 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei
 Popoli – Noi con Salvini
6 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 16 minuti
  Conservatori e Riformisti 2 minuti
  Alternativa Libera – Possibile 2 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE – Movimento Associativo Italiani all'Estero 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  FARE! – Pri 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) 2 minuti
  Movimento PPA – Moderati 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) –
  Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3926 - quest. preg. 1, 2, 3, 4 372 372 187 143 229 106 Resp.
2 Nom. Pdl 3209 e abb. - em. 1.17 380 373 7 187 115 258 106 Resp.
3 Nom. em. 1.4 384 329 55 165 69 260 104 Resp.
4 Nom. em. 1.5 389 328 61 165 66 262 104 Resp.
5 Nom. em. 1.6 398 360 38 181 66 294 103 Resp.
6 Nom. em. 1.7 403 363 40 182 69 294 103 Resp.
7 Nom. em. 1.8 396 363 33 182 68 295 103 Resp.
8 Nom. em. 1.10 401 367 34 184 70 297 103 Resp.
9 Nom. em. 1.16 411 343 68 172 70 273 103 Resp.
10 Nom. em. 1.19 417 349 68 175 76 273 102 Resp.
11 Nom. em. 1.24 414 356 58 179 84 272 102 Resp.
12 Nom. odg 9/3209 e abb./5 412 384 28 193 141 243 102 Resp.
13 Nom. Pdl 3209 e abb. - voto finale 428 368 60 185 278 90 99 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Pdl 559-B - em. 1.50 397 378 19 190 66 312 97 Resp.
15 Nom. em. 1.1 394 346 48 174 81 265 97 Resp.
16 Nom. em. 1.2 400 369 31 185 81 288 97 Resp.
17 Nom. em. 1.51 411 406 5 204 72 334 97 Resp.
18 Nom. em. 1.3 414 410 4 206 72 338 96 Resp.
19 Nom. em. 1.4 414 400 14 201 74 326 96 Resp.
20 Nom. em. 1.6 403 400 3 201 81 319 96 Resp.
21 Nom. em. 1.5 389 388 1 195 67 321 96 Resp.
22 Nom. articolo 1 394 375 19 188 359 16 96 Appr.
23 Nom. em. 2.1 399 384 15 193 73 311 96 Resp.
24 Nom. em. 2.50 394 393 1 197 66 327 96 Resp.
25 Nom. articolo 2 408 380 28 191 373 7 96 Appr.
26 Nom. articolo 3 404 374 30 188 371 3 96 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Pdl 559-B - voto finale 340 326 14 164 325 1 93 Appr.