Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 637 di martedì 14 giugno 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Baretta, Bindi, Catania, Cicchitto, D'Ambrosio, Damiano, De Menech, Epifani, Gentiloni Silveri, Giancarlo Giorgetti, Mazziotti Di Celso, Meta, Morassut, Piccoli Nardelli, Rossomando, Scanu e Schullian sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Elementi ed iniziative in ordine all'obbligo di assunzione di persone disabili appartenenti alle cosiddette categorie protette da parte delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento all'INPS – nn. 3-02308 e 3-02309)

  PRESIDENTE. Passiamo alle prime interrogazioni all'ordine del giorno Zardini ed altri n. 3-02308 e n. 3-02309, concernenti elementi ed iniziative in ordine all'obbligo di assunzione di persone disabili appartenenti alle cosiddette categorie protette da parte delle pubbliche amministrazioni, con particolare riferimento all'INPS, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Come ricordato nelle interrogazioni, l'articolo 7, comma 6, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito nella legge n. 125 del 2013, stabilisce che le amministrazioni pubbliche procedono a rideterminare il numero delle assunzioni obbligatorie delle categorie protette sulla base delle quote e dei criteri Pag. 2di computo previsti dalla normativa vigente, tenendo conto, ove necessario, della dotazione organica come rideterminata.
  All'esito della rideterminazione del numero delle assunzioni obbligatorie, ciascuna amministrazione è obbligata ad assumere a tempo indeterminato un numero di lavoratori pari alla differenza tra il numero come sopra determinato e quello allo stato esistente.
  La disposizione deroga anche ai divieti di nuove assunzioni previste dalla legislazione vigente, anche nel caso in cui l'amministrazione interessata versi in una situazione di soprannumerarietà.
   Il successivo comma 7 prevede che il Dipartimento della funzione pubblica ed il Ministero del lavoro monitorino, per quanto di competenza, l'adempimento dell'obbligo di cui al comma 6.
  Considerata l'importanza della tematica e l'esigenza di garantire che gli adempimenti in materia di collocamento obbligatorio siano rispettati dalle pubbliche amministrazioni, il Dipartimento della funzione pubblica ha già avviato i dovuti approfondimenti con il Ministero del lavoro al fine di condividere un percorso di raccolta dei dati informativi, nonché per adempiere al monitoraggio previsto dal decreto-legge n. 101 del 2013 e, soprattutto, per cercare di rendere effettivo l'obbligo in questione.
  Aggiungo che sul portale della mobilità, finalizzato alla ricollocazione del personale in soprannumero degli enti di area vasta e della Croce rossa italiana, è previsto l'inserimento di specifiche informazioni che consentono alle pubbliche amministrazioni di adempiere agli obblighi di comunicazione, di cui all'articolo 7 del decreto-legge n. 4 del 2006 in materia di personale disabile in servizio. Inoltre, tramite il suddetto portale, vengono rilevate le informazioni relative al personale appartenente alle categorie protette, di cui alla legge n. 68 del 1999 in servizio presso le pubbliche amministrazioni.
  Nel testo della legge n. 124 del 2015 – una delega sulla riforma del pubblica amministrazione – sono state introdotte disposizioni normative relative ai disabili che assolvono alle finalità richiamate nelle interrogazioni. In particolare, l'articolo 17, comma 1, dispone la previsione della nomina di una Consulta nazionale, composta da rappresentanti delle amministrazioni pubbliche centrali e territoriali, dei sindacati maggiormente rappresentativi e delle associazioni di categoria, con una serie di compiti, tra cui quello di controllare l'adempimento dell'obbligo della comunicazione relativa ai posti riservati ai lavoratori disabili non coperti ed al programma sui tempi e sulle modalità di copertura della quota della riserva prevista dalla normativa vigente, oltre a quello – molto importante – di prevedere adeguate sanzioni per i mancati adempimenti.
  Con i decreti legislativi di attuazione della legge n. 124 si provvederà, quindi, a completare il quadro normativo per rendere la pubblicazione delle quote d'obbligo a favore delle categorie protette uno strumento ancora più efficace ed effettivo.

  PRESIDENTE. Il deputato Pastorelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle interrogazioni Zardini ed altri n. 3-02308 e 3-02309, di cui è cofirmatario. Prego, onorevole.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente.
  Ringrazio il sottosegretario per la risposta, ma voglio dire al sottosegretario, che rappresenta il Governo, che le nostre interrogazioni concernono un settore di totale importanza del nostro Paese, che tocca persone che hanno dei bisogni e, dall'altra parte, ci sono delle leggi di riferimento che non sono prese in seria considerazione.
  È stato messo un controllore – chiamiamolo così – che deve monitorare il sistema delle assunzioni, ma questo controllore, ad oggi, non ha dato alcun risultato. Io chiedo con forza – e credo che il Governo si stia attrezzando per risolvere questo problema – che il Governo metta in campo tutte le iniziative necessarie che vengono indicate dalle normative e dalle leggi in essere affinché questo problema venga risolto nel più breve tempo possibile, Pag. 3perché deve essere anche posto un elenco delle strutture in cui le pubbliche amministrazioni hanno la necessità di assumere una quota delle persone disabili. Ad oggi non abbiamo nulla di questo: allora, invito il sottosegretario a far sì che questa normativa prevista dal decreto-legge n. 101, che, poi, viene riportata nella legge del 2015, nella legge di semplificazione, venga messa in grande rilievo, in modo da dare lavoro a persone che sono interessate e che ne hanno bisogno.

(Elementi ed iniziative in materia di criteri di nomina dei componenti degli organismi indipendenti di valutazione della performance – n. 3-02307)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Ciprini ed altri n. 3-02307, concernente elementi ed iniziative in materia di criteri di nomina dei componenti degli organismi indipendenti di valutazione della performance(Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Il Dipartimento della funzione pubblica, ora competente in materia di misurazione e valutazione delle performance, in attesa dell'emanazione del regolamento di cui all'articolo 19, comma 10, del decreto-legge n. 90 del 2014, si è avvalso delle indicazioni operative contenute nella delibera n. 12 del 2013 dell'ex Civit, oggi Anac, oltre che dei chiarimenti forniti dalla medesima Autorità nella seduta dell'11 giugno 2014 e degli orientamenti espressi in risposta alle faq in materia.
  Il parere dell'Anac sulla nomina dei componenti degli OIV è obbligatorio, ma non vincolante, come attualmente è il parere del Dipartimento della funzione pubblica, che ha sostituito l'Anac nello svolgimento di questa funzione. L'Amministrazione che intenda discostarsene deve, dunque, fornire idonea motivazione.
  Pur mancando nella disciplina vigente sanzioni a carico delle amministrazioni che non si adeguano, dobbiamo ricordare che l'assenza di motivazione rende l'atto di nomina suscettibile di impugnazione davanti all'autorità giudiziaria per carenza della stessa.
  Inoltre, ricordiamo che permane l'obbligo per le amministrazioni di pubblicare sul sito web istituzionale tutti gli atti del procedimento di nomina, compreso l'eventuale parere non favorevole del Dipartimento della funzione pubblica e che questo adempimento è utile per consentire alla collettività di controllare il corretto svolgimento della procedura, disciplinata dall'articolo 16 della legge n. 241 del 1990.
  Ai sensi della norma citata, il parere deve essere fornito entro venti giorni dall'istanza, salvo che il termine non venga sospeso per consentire al Dipartimento di acquisire ulteriori elementi istruttori, anticipando, al contempo, all'amministrazione istante gli eventuali motivi che potrebbero comportare un parere non favorevole. Di solito, le amministrazioni si adeguano ai rilievi formulati dal Dipartimento, proponendo nuove candidature ed integrando la documentazione richiesta.
  Nel caso specifico del comune di Perugia, non è così. Il Dipartimento, infatti, ha comunicato all'ente l'inammissibilità della richiesta, con riferimento ai due candidati già componenti dell'OIV del comune di Assisi, per violazione del principio di esclusività, di cui al punto 9 della citata delibera n. 12 dell'Anac. Il comune di Perugia, tuttavia, ha ribadito le proprie candidature e il Dipartimento si è trovato a dare all'ente un parere non favorevole, esplicitando i motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza, ai sensi dell'articolo 10-bis della legge n. 241 del 1990. Tuttavia, il comune di Perugia, con delibera di giunta n. 219 del 2015, ha confermato le proprie nomine, avvalendosi della non vincolatività del parere.
  Si fa presente, a seguito di esplicita richiesta dell'interrogante, che il numero dei pareri non favorevoli espressi dal Dipartimento della funzione pubblica ad oggi è pari ad 11, considerando tali le comunicazioni Pag. 4di preavviso di rigetto che si sono rese definitive in assenza di osservazioni e documenti da parte delle amministrazioni nel termine di cui all'articolo 10-bis sopra citato.
  Come sa l'interrogante, la disciplina sulla valutazione delle performance è oggetto della delega che il Governo ha ricevuto dal Parlamento con la legge n. 124 del 2015 e quindi, a breve saranno emanate le disposizioni attuative che disciplineranno l'organizzazione del funzionamento degli organismi indipendenti di valutazione.

  PRESIDENTE. La deputata Ciprini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, sono parzialmente soddisfatta, anche perché il Governo ha risposto prima del sindaco, dato che analoga interrogazione è stata presentata anche al comune e, quindi, al sindaco, e ancora non si è avuta alcuna risposta.
  Ebbene, noi riteniamo disdicevole che il sindaco di Perugia e il comune – quindi nella persona del sindaco – non si siano adeguati a quello che era il parere dell'Anac, anche perché riteniamo che erano centrali nella riforma della pubblica amministrazione targata Brunetta gli organismi indipendenti di valutazione, quindi le professionalità che dovevano comporre questi organismi, professionalità che appunto, nella ratio della riforma, dovevano essere in larga parte prese dal settore privato, in modo da evitare l'autoreferenzialità e anche per dare una spinta e un taglio più manageriale nella progettualità. Qui, invece, siamo di nuovo di fronte alla nomina degli amici degli amici. Tutto, quindi, viene sterilizzato a un mero adempimento formale.
  Tra l'altro, la riforma degli OIV nominati direttamente dal sindaco dava una notevole autonomia a questi organismi e, in questa prospettiva, questi organismi sono uno strumento di grandissima utilità perché, valutando i progetti che servono poi a determinare la graduatoria dei dirigenti per poter ricevere la parte accessoria della retribuzione, possono chiaramente esercitare un effetto benefico nella prospettiva del miglioramento dell'amministrazione pubblica. Quindi, riteniamo che sia importante puntare sulla meritocrazia, quella vera, e sull'efficienza-efficacia della pubblica amministrazione e questo lo si fa anche dando centralità agli OIV e, dall'altro, rendendo le indicazioni dell'Anac vincolanti.

(Iniziative per la tutela dei consumatori italiani in relazione alla vicenda della rilevazione di quantità di glifosato in alcuni marchi di birre tedesche – n. 3-02057)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Terzoni ed altri n. 3-02057, concernente iniziative per la tutela dei consumatori italiani in relazione alla vicenda della rilevazione di quantità di glifosato in alcuni marchi di birre tedesche (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Presidente, la sostanza del glifosate è attualmente legalmente utilizzata nell'Unione europea per il diserbo di diverse coltivazione, tra cui l'orzo. I limiti massimi di residui LMR previsti dal regolamento comunitario n. 396 del 2005 per l'orzo e il luppolo sono rispettivamente pari a 20 milligrammi al chilogrammo e a 0,1 milligrammi per chilogrammo. Quindi, per valutare la liceità del riscontro di tracce di glifosate nella birra quale prodotto di trasformazione, il livello di presenza deve essere confrontato con gli LMR dell'orzo e del luppolo, tenendo conto del fattore di processo che porta dall'orzo e dal luppolo alla birra.
  La presenza di glifosate a livello di traccia nella birra non rappresenta un nuovo rischio o una non conformità. Infatti, le autorità sanitarie tedesche, nell'ambito del sistema di allerta rapido europeo, non hanno notificato tali riscontri Pag. 5né giustificato l'adozione di provvedimenti di ritiro della birra tedesca a seguito degli stessi riscontri.
  Si fa presente che in Italia per la verifica dei livelli massimi di residui dei prodotti fitosanitari negli alimenti si applica il piano nazionale annuale di controllo, previsto dal decreto ministeriale n. 23 del 1992 e un piano coordinato europeo adottato per l'anno corrente con il regolamento di esecuzione n. 595 del 2015. Ogni anno viene dato indirizzo alle regioni per il recepimento del regolamento comunitario e per l'aggiornamento del piano nazionale. Queste disposizioni prevedono, tra l'altro, campionamenti di cereali non trasformati e l'obbligo della verifica del glifosate. I campionamenti vengono eseguiti su prodotti presenti nel mercato ed includono, oltre ai prodotti nazionali, anche prodotti che provengono da altri Stati comunitari e da Paesi terzi. Inoltre, i controlli all'importazione sulle materie prime sono effettuati dagli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera – USMAF – del Ministero, il quale ne ammette l'introduzione nel territorio nazionale eventualmente anche a seguito di attività di prelievo, che sono effettuate sempre a campione. Peraltro, dai dati presenti presso il sistema informativo del Ministero della salute risulta un'esigua attività di importazione dai Paesi terzi di luppolo e di malto d'orzo: da gennaio 2015 ad oggi risultano solo nove importazioni per quantitativi molto ridotti.
  Per quanto riguarda, invece, la sostanza attiva del glifosate, si rammenta che è in corso, proprio in questi giorni, un'ampia discussione in ambito europeo, relativa alla possibilità di prorogare o meno l'approvazione di questa sostanza. Il Governo italiano, nell'ambito del Comitato permanente sulle piante e gli animali e i mangimi, ha espresso una posizione non favorevole al rinnovo dell'approvazione, astenendosi al momento del voto. Quindi, al momento non sembra necessario intervenire con specifiche ulteriori attività di controllo; viceversa, nei prossimi mesi, in base al mutato quadro autorizzativo e a seguito di una probabile revisione dei limiti massimi negli alimenti, potrà essere necessario reimpostare le verifiche in merito alla presenza di glifosate negli alimenti.

  PRESIDENTE. La deputata Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Onestamente il voto di astensione non significa proprio un «no»; significa che non si vuole prendere una netta decisione negativa, ma si aspetta di vedere magari quello che succede. Quindi, onestamente non la ritengo un «no» netto. Inoltre, vorrei ricordare: sì è vero ! Il glifosato è legale in Europa, ma attualmente la deroga è scaduta. La deroga è scaduta e c’è in discussione, proprio al Consiglio europeo, la possibilità di rinnovare questa deroga e questo Governo ha preso un impegno molto importante, proprio in quest'Aula, ed è quello di andare in Europa e dire assolutissimamente «no» al rinnovo del glifosato sul territorio europeo e quindi, di conseguenza, sul territorio italiano. Se poi questo Governo mantiene gli impegni, anche una volta che c’è stata la deroga, al Consiglio europeo può benissimo dire che nel territorio italiano, per il principio di precauzione che ancora c’è, visto che l'accordo internazionale TTIP non è ancora in vigore, si può, dunque, ancora applicare il principio di precauzione e non far utilizzare il glifosato all'interno del territorio nazionale. Per questo c’è anche una proposta di legge, incardinata in Commissione ambiente, che purtroppo non va avanti, perché non c’è la volontà politica della maggioranza e di questo Governo di portarla avanti. È una proposta di legge proprio del MoVimento 5 Stelle per dire «no» all'utilizzo dei diserbanti, all'utilizzo dei prodotti chimici per la manutenzione delle strade, delle piazze e di tutti quei luoghi pubblici frequentati dai cittadini.
  Per quanto riguarda i controlli sugli alimenti, onestamente dire che il glifosato si può utilizzare non giustifica il fatto che è presente all'interno degli alimenti, perché Pag. 6poi gli alimenti noi ce li mangiamo e ce li beviamo ed è inimmaginabile pensare che non possiamo stare tranquilli nel momento in cui andiamo ad utilizzare questi alimenti. Quindi, onestamente l'unica soluzione è quella proprio di non utilizzare più il glifosato, tant’è che sono usciti anche i rapporti ISPRA sul quantitativo di glifosato all'interno delle acque, sia superficiali che sotterranee, e i dati sono allarmanti. Sono allarmanti perché è presente in tutte le acque superficiali e sotterranee in quantitativi molto alti nelle regioni dove viene analizzato (ad esempio, in Lombardia o in Sicilia). In altre regioni, ad esempio nella regione Marche, abbiamo cinque contaminanti che vengono analizzati all'interno delle acque superficiali e sotterranee. Nella regione Sicilia centottanta. Ci rendiamo conto della differenza che abbiamo nelle diverse regioni italiane sul controllo di questi agenti chimici all'interno delle nostre acque e acque sotterranee significa che sono acque che tra qualche anno ci berremo. Quindi, onestamente vorrei più attenzione su questo tema, vorrei che il Governo puntasse di più i piedi a livello europeo perché non mi sembra che stia facendo il suo dovere per dire definitivamente «no» all'utilizzo del glifosato sia in Europa che in Italia.

(Iniziative per far fronte al fenomeno del sovraffollamento delle carceri in Abruzzo – n. 2-00364)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Melilla n. 2-00364, concernente iniziative per far fronte al fenomeno del sovraffollamento delle carceri in Abruzzo (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Melilla se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIANNI MELILLA. Grazie, Presidente. Molto brevemente, quando abbiamo presentato questa interpellanza, avevamo una situazione molto grave per quanto riguarda il sovraffollamento della popolazione carceraria sia in Italia che negli otto istituti di pena della mia regione, l'Abruzzo. Avevamo 1935 detenuti allora, adesso ne abbiamo 1694. Quindi c’è stato un alleggerimento dovuto sicuramente alle misure legislative che il Parlamento ha adottato in materia di pene alternative e non è un caso che noi di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia e Libertà, pur essendo all'opposizione, abbiamo sicuramente condiviso questo sforzo del Governo. Personalmente ritengo che l'invito rivolto dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad approfondire questa tematica e a non escludere assolutamente interventi di clemenza più generali, volti a favorire un alleggerimento sostanziale della popolazione carceraria italiana, purtroppo non è stato preso in considerazione e nel nostro Paese vi sono personalità di altissimo profilo morale come Papa Francesco che, da tempo, ci chiedono di andare in questa direzione. A tale proposito, vorrei tributare un ennesimo omaggio a Marco Pannella e a quanto i radicali fanno quotidianamente per cercare di costituzionalizzare il trattamento nelle carceri italiane. In questa mia interpellanza naturalmente non parlavo solo del sovraffollamento ma parlavo in generale della situazione della condizione carceraria, in riferimento soprattutto ad una gravissima situazione in Abruzzo che si enuclea in un clamoroso esempio. Nel carcere di massima sicurezza di Sulmona, negli ultimi dieci anni, ci sono stati ben 13 suicidi tra cui quello della direttrice di questo istituto di pena, a testimonianza di una triste e intollerabile situazione. Allo stesso modo, riteniamo assolutamente inadeguati gli investimenti che il Governo fa in materia di lavoro, di mercede per i nostri detenuti e anche sulla situazione igienico-sanitaria noi dovremmo investire molto di più. Quindi con questa interpellanza chiedevo al Governo come intendesse affrontare in maniera globale la situazione carceraria nel nostro Paese.

  PRESIDENTE. Onorevole Morani se può lasciare i banchi del Governo perché darei la parola al sottosegretario per la Pag. 7giustizia, Cosimo Maria Ferri, che ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Melilla perché nell'illustrare la sua interpellanza ha dato atto anche del lavoro che è stato fatto in questi anni dal Governo. Lo ringrazio anche perché, come ha detto lo stesso onorevole Melilla, anche il gruppo di cui fa parte, pur essendo all'opposizione, ha contribuito e lavorato per alcune riforme importanti sul tema del sovraffollamento carcerario.
  Il tema ha rappresentato subito per il Governo una delle priorità da affrontare e, quindi, il Governo si è subito messo al lavoro per dare risposte concrete che, devo dire, oggi consistono non solo nei dati ma anche nel lavoro che è stato fatto e nel coinvolgimento di tutti i soggetti. Infatti, per arrivare a risolvere il problema non bastano le norme ma occorre un gioco di squadra con tutti gli operatori, quindi l'Avvocatura, la magistratura, il volontariato, tutto il personale del Ministero della giustizia che è impegnato non solo dentro le strutture penitenziarie, quindi la polizia penitenziaria, gli educatori, gli psicologi ma anche tutti coloro che lavorano all'esterno e penso alle aree penali esterne, quindi a tutto quello che ruota intorno alle misure alternative. Quindi molto è stato fatto ma non ci fermiamo; stiamo continuando a lavorare e gli stati generali dell'esecuzione penale, che si è tenuta proprio alcuni mesi fa alla presenza anche del Presidente della Repubblica, hanno fornito e forniranno al Governo e al Ministero della Giustizia tante altri spunti e temi da affrontare continuando su questa strada. Devo nuovamente sottolineare anche in questa sede il riconoscimento che il Governo ha avuto anche a livello europeo. Avevamo iniziato con alcune sentenze di condanna della Corte europea dei diritti dell'uomo a seguito di procedure di infrazione. Oggi, alla luce della politica legislativa riformatrice di questo Governo, l'Europa ci guarda in modo diverso; ha riconosciuto un modello nuovo e ha riconosciuto all'Italia e al nostro Paese di aver affrontato questa problematica e di averla risolta in maniera seria, concreta ed efficace.
  Tornando quindi all'interpellanza, vorrei nuovamente segnalare che il complesso delle iniziative assunte ha così costituito l'occasione per avviare un ripensamento integrale dei modelli di esecuzione della pena che potranno, tra l'altro, condurre ad un nuovo equilibrio tra esigenze di sicurezza della collettività, tutela delle vittime dei reati e concreta attuazione dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali dell'individuo. Gli stati generali dell'esecuzione penale, istituiti dal Ministro della giustizia, nati proprio dall'esigenza di avviare un ripensamento multidisciplinare dell'esecuzione della sanzione penale, potranno segnare una tappa importante lungo il percorso avviato dalla necessaria attuazione delle prescrizioni della Corte europea dei diritti dell'uomo. L'esito dei lavori che hanno riunito oltre duecento diverse professionalità nella condivisa riflessione sulla pena e sul sistema penitenziario è stato illustrato proprio nelle giornate del 18 e 19 aprile a Rebibbia, alla presenza del Capo dello Stato e di esponenti delle istituzioni e della società civile. Tali lavori hanno registrato l'interessante partecipazione del Vicesegretario generale del Consiglio d'Europa e del Commissario europeo per la Giustizia; hanno aperto l'orizzonte di una nuova cultura della pena e hanno offerto alla pubblica riflessione una prospettiva nuova sul modello del carcere. Tale nuova prospettiva, unitamente alla definitiva archiviazione della vicenda Torreggiani, deliberata dalla Corte europea per i diritti dell'uomo lo scorso marzo, segna un passaggio avanzato del percorso riformatore intrapreso. In tal senso le misure normative adottate e la centralità accordata dal Governo all'utilizzo sempre più ampio delle misure alternative al carcere come elemento strutturale di una nuova politica di esecuzione della pena emergono anche dalla nuova architettura offerta dal regolamento del Ministero della giustizia che ha previsto l'istituzione del nuovo dipartimento per la Pag. 8giustizia minorile e di comunità, coniugando la sperimentata capacità del settore minorile nel trattamento al di fuori del circuito penitenziario con l'esecuzione penale esterna per gli adulti. Il bilancio che può tracciarci all'esito dell'applicazione delle norme che su più fronti hanno inteso restituire alla detenzione carceraria il carattere di extrema ratio, come previsto dalla Costituzione, è decisamente incoraggiante. Al 31 maggio 2016 la popolazione carceraria è scesa a 53.873 persone, di cui sono ben 42.535 i detenuti che si trovano in regime di esecuzione esterna. Ed è ancora più incoraggiante registrare il mutamento culturale sull'esecuzione della pena grazie al lavoro straordinario svolto dalla magistratura, dalla Polizia penitenziaria e anche dall'apporto degli enti locali chiamati sempre di più ad offrire possibilità di lavoro esterno per i detenuti come, peraltro, si sta sperimentando in occasione dell'anno giubilare in corso. I dati descrivono, dunque, un trend positivo, dimostrando da parte di avvocati e magistrati la condivisione di una comune cultura innovativa concretamente orientata nella prospettiva di cambiamento e di attuazione del dettato costituzionale. Ulteriori spazi di intervento saranno aperti in tal senso dall'esercizio della delega al Governo per la riforma dell'ordinamento penitenziario, oggetto del disegno di legge di iniziativa governativa, l'atto n. 2067, approvato dalla Camera dei deputati ed ora all'esame del Senato. Gli interventi normativi finalizzati alla riduzione delle presenze in carcere sono stati accompagnati dal rafforzamento degli strumenti a presidio dei diritti delle persone detenute attraverso l'introduzione del nuovo articolo 35-bis dell'ordinamento penitenziario. Quale strumento complementare di tutela dei diritti è stato inoltre istituito il Garante nazionale delle persone private della libertà personale, figura che intende rappresentare da un lato un sostegno di particolare prossimità alle esigenze di protezione dei diritti delle persone private della libertà, complementare rispetto all'attività della magistratura di sorveglianza, e dall'altro lato un momento di interlocuzione e stimolo all'attività dell'amministrazione. L'istituzione della figura del Garante risponde ad una richiesta sollevata più volte a livello nazionale e soddisfa i principi che sono alla base del sistema previsto dagli articoli, tra l'altro, dal 17 al 21 del Protocollo opzionale alla Convenzione ONU contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, fatta a New York il 18 dicembre 2002 e ratificato con la legge 9 novembre 2012, n. 195.
  E nel quadro così delineato si inseriscono anche i dati relativi alla popolazione detenuta nelle strutture penitenziarie abruzzesi. Alla data del 31 maggio 2016 la popolazione detenuta e internata presente negli otto istituti penitenziari della regione Abruzzo è scesa a 1.694 unità rispetto alle 1.754 unità registrate nello stesso periodo lo scorso anno, a fronte di una capienza regolamentare di 1.587 posti detentivi. E nonostante l'esubero dei presenti rispetto alla capienza calcolata sulla base del decreto del Ministero della sanità del 5 luglio 1975 in 9 metri quadrati per detenuto, più cinque per ogni detenuto aggiunto, non risulta violata la disposizione della CEDU atteso che tutti i detenuti hanno a disposizione non meno di 3 metri quadrati, spazio detentivo minimo tutelabile anche a fini risarcitori. E le iniziative volte a ridurre il sovraffollamento hanno dispiegato effetti anche sul fronte dei fenomeni autosoppressivi e autolesionistici in significativa flessione nel corso del tempo. Nel periodo gennaio-luglio 2015 di fatto nelle carceri abruzzesi non si è registrato alcun suicidio a fronte dei 5 casi purtroppo del 2012, dei 3 del 2011 e dei 4 del 2010. Si sono verificati 17 tentativi di suicidio, purtroppo, a fronte dei 47 del 2011, dei 43 del 2009 e dei 39 del 2010. Sono stati registrati 116 atti di autolesionismo a fronte dei 236 del 2010, dei 224 del 2011 e dei 209 del 2009. Sebbene in diminuzione il dato complessivo può e deve ancora migliorare. Proprio per questo il Ministero della giustizia ha emesso, il 23 maggio scorso, una specifica direttiva in materia per l'elaborazione di un piano di azione nazionale per la prevenzione dei Pag. 9suicidi in carcere nella crescente tensione a migliorare il modello di monitoraggio e gestione del rischio di un tale intollerabile fenomeno.
  E la direttiva, che intende completare il quadro dei provvedimenti adottati dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, alla luce della recente riorganizzazione in conformità alle indicazioni del DPCM n. 84 del 2015, ricalca le specifiche linee guida dettate dall'Organizzazione mondiale della sanità, riprese anche dalla Conferenza unificata per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano e valorizzate dal Comitato nazionale per la bioetica. Con essa si propone di introdurre, in armonia con le strategie di prevenzione e gestione proposte attraverso le nuove modalità detentive e in particolare con l'introduzione del sistema di vigilanza dinamica, un sistema maggiormente flessibile, in grado di attuare efficaci forme di controllo e soprattutto di approfondita conoscenza delle persone ristrette, al fine di garantire risposte efficaci e intercettare e gestire le situazioni di maggior disagio. Si inscrive, infine, nel complesso della revisione del sistema penitenziario in atto anche un diverso approccio all'edilizia carceraria, la quale, anche d'intesa con il Ministero delle infrastrutture, va modulata secondo criteri di equa distribuzione della popolazione detenuta e degli spazi abitativi sul territorio nazionale. Anche sotto questo profilo le riflessioni sviluppate sull'architettura carceraria, sulla migliore distribuzione e destinazione dei luoghi di esecuzione della pena rispondono a quell'esigenza di ottimizzare gli spazi e conformarne l'uso nel rispetto della dignità della persona e della sicurezza della collettività.
  Nella programmazione – e concludo – per gli anni 2015-2020 è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti presso il carcere di Sulmona, i cui lavori sono in fase iniziale di esecuzione e per la cui realizzazione sono state stanziate somme pari a 15.610.904,53 euro. E proprio il 20 aprile si è inoltre riunito presso il Ministero della giustizia il Comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria che, nel quadro delle complessive esigenze nazionali, ha preso atto dello stato di attuazione dell'intervento.

  PRESIDENTE. Il deputato Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIANNI MELILLA. Grazie signora Presidente. Sono sicuramente soddisfatto dall'articolazione della risposta da parte del Ministero della giustizia. L'Europa ha avuto un'importanza eccezionale nello stimolare il Parlamento a prendere una posizione concreta contro il sovraffollamento che interessava alcuni anni fa in modo veramente grave e oggi in modo meno grave le carceri abruzzesi. Questo incide non solo sui detenuti, sulla popolazione carceraria, ma anche sul personale. Io non dimentico mai, quando visito gli istituti di pena della mia regione, di incontrare non solo i detenuti, ma anche il personale amministrativo, il personale di Polizia penitenziaria, le varie professioni sanitarie che vi operano, perché spesso questo personale è sottoposto, per le carenze di organico, a turni massacranti e condivide una situazione tra virgolette di «reclusione», non dico analoga, ma altrettanto preoccupante, come quella dei detenuti. Quindi, io non posso che condividere questi investimenti che il Ministero sta facendo per quanto riguarda il Piano nazionale per la prevenzione dei suicidi e per l'edilizia penitenziaria. Ma io invito a fare ancora di più perché purtroppo i nostri istituti di pena spesso sono ubicati in strutture vecchie, obsolete, che hanno bisogno di grandi investimenti da ogni punto di vista, non solo edilizio, ma anche tecnologico e di sicurezza. Così come è essenziale investire sui trattamenti sanitari, psicologici. Non dimentichiamoci che molti detenuti sono malati psichiatrici, sono tossicodipendenti. Così come è importante affrontare in una chiave naturalmente molto diversa il tema tra virgolette «dell'accoglienza» visto che molti detenuti sono stranieri e che purtroppo sono venuti in Italia a delinquere e riempiono le nostre carceri. Così come è necessario investire di Pag. 10più sulle attività di lavoro per i detenuti, perché noi abbiamo ancora una percentuale troppo bassa di detenuti che può utilizzare questa particolare ed efficace forma di rieducazione, che è, appunto, il lavoro. Ci sono carceri che stanno facendo esperienze molto importanti. Io vorrei citare il carcere di Pescara, in cui una direzione lungimirante sta operando un investimento anche verso professioni nuove, che possono determinare, quando questi detenuti escono, anche delle possibilità di sbocchi occupazionali molto concreti. A Sulmona, si trova un istituto di massima sicurezza in cui sono trattenuti molti ergastolani e, comunque, detenuti per reati associativi molto gravi, è in corso questo investimento per l'ampliamento di 200 posti. Io mi auguro che si intervenga anche in modo molto lungimirante, come si è fatto in carceri come Vasto, e che si faccia lo stesso anche in carceri che evidenziano, invece, delle problematicità molto serie, come quello di Teramo e quello di L'Aquila.
  Quindi, concludo dicendo che noi, su questo tema, dobbiamo qualificare sempre di più la nostra iniziativa. Avere oltre 50 mila detenuti nel nostro Paese significa investire molto per costituzionalizzare il loro trattamento e per evitare che quando queste persone escano dal carcere, purtroppo, non ci tornino rapidamente perché non hanno nessuna possibilità di condurre una vita autonoma basata sul lavoro e sul rispetto della loro dignità.

(Spese per la gestione degli uffici giudiziari – n. 3-00447)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Morani ed altri n. 3-00447, concernente spese per la gestione degli uffici giudiziari (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, ringrazio l'onorevole Morani per questa interrogazione, in quanto consente al Ministero di ricostruire e di aggiornare su una questione che sta molto a cuore agli enti locali, giustamente, e che rappresenta una delle novità più importanti, dal punto di vista organizzativo, introdotte da questo Ministero, che, come sapete, con la legge di stabilità ha modificato e introdotto una nuova disciplina.
  Quindi, proprio mediante questo atto ispettivo, gli onorevoli interroganti sottolineano, nel contesto anteriore al trasferimento al Ministero della giustizia delle spese di funzionamento degli uffici giudiziari, le esigenze dei comuni in relazione alla liquidazione dei contributi riferibili alle annualità pregresse. È un tema molto sentito perché sono soldi che sono stati anticipati, somme di denaro anticipate dagli enti locali, che, giustamente, chiedono oggi che siano restituiti dal Ministero. Com’è noto, la legge di stabilità 2015 ha radicalmente innovato la disciplina delle funzioni di spesa correlate alla gestione degli uffici giudiziari, sino ad allora poste a carico dei comuni per effetto della legge 24 aprile 1941, n. 392, attraverso il sistema dei rimborsi di spesa, offrendo l'opportunità, una volta fronteggiata l'emergenza, di costruire una prospettiva di maggiore efficienza, equità e risparmio economico.
  Il Ministero della giustizia ha assunto nell'immediatezza una serie di iniziative preparatorie, nella prospettiva di agevolare l'indifferibile trasferimento di funzioni, previsto ed effettivamente entrato in vigore dal 1o settembre scorso, adottando nuove misure organizzative tese a garantire la continuità dei servizi e dell'attività giurisdizionale.
  Al fine di raccogliere, attraverso il metodo del confronto, i contributi dei soggetti coinvolti dall'attuazione del nuovo modello di gestione, il Ministro della giustizia ha in particolare istituito un tavolo tecnico permanente, aperto alle amministrazioni interessate, per la coerente definizione degli indirizzi politici delle amministrazioni centrali e per il monitoraggio delle attività necessarie alla Pag. 11relativa coerente attuazione. È stata, pertanto, avviata e consolidata una proficua interlocuzione con gli enti istituzionali coinvolti, in special modo con l'ANCI, grazie alla quale si è pervenuti all'adozione congiunta di una convenzione quadro, sperimentando la praticabilità di forme di collaborazione tra amministrazione centrale e amministrazioni periferiche in termini di assistenza e supporto.
  È stato, poi, adottato il regolamento sulle misure organizzative a livello centrale e periferico, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 agosto 2015, che assume la peculiare funzione, nel quadro generale consegnato dalla legge di stabilità 2015 e dalla recente adozione del regolamento di organizzazione dell'intero apparato ministeriale, di approntare le misure necessarie ad individuare i soggetti funzionalmente competenti alla definizione del procedimento decisionale di spesa, a delinearne i compiti e a definirne i rapporti con l'amministrazione centrale.
  Nell'ottica di poter efficacemente gestire ed assicurare sul territorio la continuità dei servizi di custodia, telefonia, riparazione e manutenzione ordinaria in precedenza svolte dal personale dei comuni, già distaccato, comandato o comunque specificamente destinato presso gli uffici giudiziari, si è sostenuta l'introduzione, nel decreto-legge 27 giugno 2015, n. 83, dell'articolo 21-quinquies, che prevede come gli uffici giudiziari possano continuare ad avvalersi dei servizi forniti dal predetto personale comunale sulla base di accordi o convenzioni da concludere in sede locale; tutto ciò per garantire quella continuità dei servizi e soprattutto per evitare disagi allo svolgimento dell'attività giurisdizionale.
  In tale quadro va sottolineato come il Ministero della giustizia sia attivamente impegnato anche nella promozione delle attività formative dei soggetti coinvolti nel procedimento di spesa. Già nel settembre 2015, infatti, si è svolta una giornata di riflessione condivisa sul nuovo modello di gestione con il procuratore generale presso la Corte di cassazione e i procuratori generali presso le corti d'appello, anche al fine di delineare linee guida comuni. Analoghe iniziative sono state rivolte, su impulso del Ministro e con la collaborazione della Scuola superiore della magistratura, ai dirigenti giudiziari ed amministrativi per agevolare una nuova cultura dell'innovazione.
  L'impianto delle misure che hanno delineato il passaggio al nuovo modello di gestione della spesa si è incentrato, pertanto, sull'edificazione di comuni basi culturali e su un nuovo e rinnovato rapporto con gli enti locali, soprattutto con i comuni, chiamati a sostenere la giurisdizione secondo un rinnovato equilibrio, che intende valorizzare il patrimonio di esperienze ed il ruolo di prossimità tradizionalmente svolto, per potenziare i rapporti tra il cittadino e le istituzioni. Si è trattato di un cambiamento di fondamentale importanza ed innegabile complessità, nell'ambito del quale gli interventi successivamente elaborati e attuati dal Ministero, grazie al sostegno e alla collaborazione dei comuni ed alle sinergie sviluppate in sede locale, hanno consentito di contenere le inevitabili difficoltà che questa base di transizione ha comportato.
  Nel passaggio al nuovo modello di gestione si scrive anche la definizione dei contributi ancora dovuti ai comuni in virtù della pregressa gestione diretta sulla spesa. Giova premettere come proprio la prospettiva di un corretto avvio del nuovo sistema abbia orientato l'impegno del Ministero nel regolare definitivamente e al più presto le posizioni pendenti, al fine di poter procedere in modo più funzionale agli impegni della nuova gestione. Il Ministro della giustizia ha adottato tutte le iniziative necessarie a far fronte alle spettanze dei comuni nel quadro legislativo di riferimento e con i limiti finanziari dettati dalle disposizioni normative che hanno regolato la quantificazione e la liquidazione dei rimborsi. L'interrogazione offre l'occasione per rappresentare come il procedimento di liquidazione dei contributi sia particolarmente complesso. Sul punto va preliminarmente rilevato come, ai sensi dell'articolo 1 del decreto del Presidente della Pag. 12Repubblica 4 maggio 1998, n. 187, la determinazione del contributo da erogare ai comuni dovesse essere assunta annualmente con decreto del Ministro della giustizia, adottato di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e dell'interno, sulla base dei consuntivi delle spese effettivamente sostenute.
  Al fine di riallineare le scelte di politica economica finanziaria con i generali obiettivi di contenimento della spesa pubblica fissati anche in ambito comunitario, il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini», aveva poi previsto per il Ministero della giustizia risparmi in misura non inferiore ai 30 milioni di euro per l'anno 2012 e a 70 milioni di euro a decorrere dall'anno 2013, in termini di minori contributi ai comuni per le spese di funzionamento degli uffici giudiziari.
  I tempi e l'entità dei contributi erogabili sono stati, pertanto, essenzialmente condizionati dalle misure di risparmio previste dal citato decreto-legge n. 95 del 2012. Oltre ad attendere che le spese siano indicate a consuntivo dei bilanci comunali e sottoposte poi al vaglio della Commissione di manutenzione, la liquidazione è disposta con decreto interministeriale a firma dei Ministri della giustizia, dell'interno e dell'economia e delle finanze, secondo rigide percentuali di rimborso. E con riferimento all'anno 2012, dalle informazioni assunte presso il MEF e attraverso le competenti articolazioni ministeriali, consta come il decreto interministeriale, volto a rideterminare i contributi per le spese sostenute e rendicontate dai comuni, abbia assegnato una somma pari a circa 77 milioni di euro, fino alla concorrenza dell'importo stanziato sul capitolo n. 1551, da imputarsi all'esercizio finanziario 2013.
  Per lo stesso esercizio era stato già erogato, con decreto del direttore generale delle Risorse e tecnologie di questo Dicastero del 5 marzo 2014, un acconto pari a circa 65 milioni di euro e lo stesso decreto interministeriale ha determinato, nel 25,88 per cento circa delle spese effettivamente sostenute dai comuni, la misura del rimborso liquidabile. Con decreto del direttore generale sempre delle Risorse e tecnologie di questo Dicastero del 7 dicembre 2015, si è pertanto provveduto all'erogazione del saldo e per alcuni comuni è stata operata la decurtazione degli importi erogati in acconto per annualità precedenti risultati eccedenti rispetto al contributo effettivamente determinato. Il decreto per le spese sostenuto nell'anno 2013, inoltre, è stato già firmato dal Ministro della giustizia e il 13 maggio scorso dal Ministero dell'interno, ed è, allo stato, in attesa della sottoscrizione del Ministro dell'economia e delle finanze.
  Per venire incontro alle difficoltà rappresentate dai comuni e segnalate anche dall'onorevole Morani e dagli altri interroganti, la Direzione generale delle risorse ha disposto con decreto, in data 12 febbraio 2016, l'erogazione dell'acconto per le spese sostenute nell'anno 2014, precisando come per tale operazione occorra fare riferimento all'importo determinato per il contributo delle spese sostenute nell'anno 2012, che risulta, allo stato, liquidato in via definitiva. Lo stanziamento di bilancio del capitolo n. 1551, nello stato di previsione del Ministero della giustizia, risulta, inoltre, pari a circa 111 milioni di euro per il 2014 e 133 milioni di euro per il 2015.
  Per quanto riguarda, infine, l'anno 2015, si sta procedendo all'esame dei rendiconti, al fine della determinazione dei contributi spettanti ai comuni fino al 31 agosto 2015 e saranno, comunque, in ogni caso poste in essere tutte le azioni che, nell'ambito delle disponibilità finanziarie assegnate a questo Dicastero, possano soddisfare nella misura più adeguata alle aspettative dei comuni sede di uffici giudiziari.
  Questo è l'impegno del Governo, perché crede molto nella collaborazione tra Stato centrale, Governo ed enti locali, nella Pag. 13consapevolezza che si tratta di risorse importanti per gli enti locali, che possono essere ben utilizzate nei bilanci comunali anche per l'attività ordinaria e straordinaria di tutti i giorni.
  Quindi, anche in questa collaborazione tra Governo ed enti locali, è una priorità per questo Dicastero portare avanti e cercare di velocizzare il più possibile questo iter, per destinare queste risorse che i comuni hanno anticipato.

  PRESIDENTE. La deputata Morani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  ALESSIA MORANI. Sì, grazie Presidente. Io ringrazio il sottosegretario per la risposta e per la completezza, soprattutto, della risposta. Non mi stupisce che la risposta arrivi dopo quasi tre anni di distanza, perché, quando assieme agli altri colleghi proponemmo questa interrogazione, si trattava di modificare una prassi che oramai era consolidata, ma purtroppo era consolidato anche il mancato funzionamento di questa prassi. C’è voluto un po’ di tempo e uno sforzo anche, come ha ribadito il sottosegretario Ferri, di dialogo tra Governo e amministrazioni locali, dialogo che, evidentemente, prima dell'avvento di questo Governo, non c'era stato o, quanto meno, ci si trovava, come dire, in un impasse di dialogo e anche di regolamenti e di pagamenti, che aveva messo in forte difficoltà i comuni, sedi, appunto, della giurisdizione.
  Quindi, io credo che dopo due anni e mezzo si possa finalmente dire che questo Governo ha recepito quelle che erano le indicazioni da parte degli enti locali; soprattutto si è reso disponibile ad andare incontro alle richieste che venivano delle amministrazioni comunali, garantendo pagamenti pregressi e garantendo, soprattutto, una certezza per quelle che sono le annualità in corso. Mi piace pensare che questa interrogazione, insieme naturalmente al lavoro dei colleghi in Commissione giustizia, sia stata da stimolo per riuscire ad ottenere questo risultato che è un risultato importante.

(Iniziative in relazione al progetto viario Quadrilatero Marche-Umbria, anche in relazione a presunte criticità in merito alla realizzazione della galleria «La Franca». – nn. 3-01517, 3-01910 e 3-02310)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Galgano nn. 3-01517 e 3-01910 e Ricciatti ed altri n. 3-02310, concernenti iniziative in relazione al progetto viario Quadrilatero Marche-Umbria, anche in relazione a presunte criticità in merito alla realizzazione della galleria «La Franca» (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
  Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Rispondo congiuntamente agli atti dell'onorevole Galgano e dell'onorevole Ricciatti, in quanto vertono sul medesimo argomento.
  In relazione a quanto segnalato dagli onorevoli interroganti, ANAS rappresenta che il progetto viario Quadrilatero Marche-Umbria si sviluppa su una serie di interventi stradali idonei a migliorare ed incrementare l'accessibilità alle aree interne delle regioni interessate. Il progetto fu approvato dal CIPE, con delibera n. 13 del 2004, ed è suddiviso in due maxi lotti, relativi alla strada statale 77, direttrice Foligno-Civitanova Marche (è il maxi lotto 1), e alle strade statali 318 e 76, direttrice Perugia-Ancona e Pedemontana delle Marche (maxi lotto 2).
  I lavori di potenziamento della strada statale 77, Val di Chienti, tratto Foligno-Colle Sentino, completamento quattro corsie, ricompresi nell'ambito del maxi lotto 1, sono stati affidati con gara ad evidenza pubblica all'associazione temporanea di imprese costituita Strabag Ag, CMC e Grandi Lavori Fincosit, che hanno costituito, Pag. 14in regime di contraente generale, la società di progetto «Val di Chienti», Società cooperativa per azioni.
  Per quanto riguarda le varie vicissitudini che hanno caratterizzato la realizzazione dell'opera, sempre ANAS riferisce che, a seguito delle verifiche disposte sulle gallerie realizzate dalla Quadrilatero Marche-Umbria, è stata confermata la presenza di vuoti e di sottospessori del rivestimento delle gallerie medesime, già evidenziati dalle precedenti campagne di indagine effettuate dal contraente generale.
  Da dette indagini è stato, altresì, accertato che non esistono rischi di natura statica delle gallerie in argomento. A valle delle puntuali analisi e verifiche disposte dall'ANAS e dalla società Quadrilatero Marche-Umbria sulle tipologie di intervento proposte dal progettista per ripristinare le performance di progetto delle gallerie in termini di resistenza e di durabilità, sono state avviate da parte del contraente generale le operazioni di risanamento delle parti non conformi. Infatti, sono in via di completamento gli interventi di intasamento dei vuoti, mentre sono in corso di esecuzione gli interventi sui limitati casi di sottospessori significativi.
  ANAS sottolinea, infine, che il ripristino delle non conformità è interamente a carico del contraente generale e che l'apertura al traffico dell'intera tratta è prevista per il prossimo mese di luglio.

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni nn. 3-01517 e 3-01910.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Sono soddisfatta della risposta nel momento in cui, effettivamente, si verificherà questo. Io desidero ricordare in quest'Aula che ai cittadini umbri che aspettano questa arteria stradale così importante è stato promesso, dopo vari ritardi dovuti al fallimento di due aziende e ai lavori che, evidentemente, non sono stati fatti come dovevano essere fatti, che sarebbero andati in vacanza con la strada aperta e la data che era stata indicata era il 30 giugno, sui giornali, tre mesi fa. Siamo adesso a luglio.
  Io desidero ricordare al sottosegretario Del Basso De Caro – che saluto, perché ci vediamo frequentemente –, la situazione delle infrastrutture umbre: l'aeroporto che, in questo momento, ha perso voli, a causa della decisione del Governo di aumentare le tasse aeroportuali; il mancato raddoppio ferroviario della tratta Campello-Spoleto e della tratta Spoleto-Terni, che deve avvenire da vent'anni e che ancora non è costruito; l'inagibilità e, quindi, la chiusura della tratta tra Todi e Umbertide e il resto della ferrovia nord dell'ex FCU che interessa Città di Castello, che va a 40 all'ora; il fatto che non abbiamo un'autostrada.
  Io veramente chiedo al Governo di seguire questa vicenda e di fare in modo che a luglio la strada venga aperta. Ve lo chiedo con tutta l'urgenza che la situazione delle infrastrutture umbre necessita e implacabile sarò qui, alla fine di luglio, a sollecitarvi ancora qualora non dovesse essere successo. Grazie di cuore per tutto quello che farete.

  PRESIDENTE. Il deputato Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Ricciatti ed altri n. 3-02310, di cui è cofirmatario.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Naturalmente, prendiamo atto delle parole del sottosegretario e ci auguriamo che la scadenza di luglio sia rispettata. Io vorrei evidenziare la grande positività di una trasmissione della RAI come Report che su questa vicenda – ma anche su altre, come, ad esempio, la vicenda della Consob e del ruolo di Vegas in quelle vicende, – ha svolto una funzione di servizio pubblico vera. A differenza di trasmissioni in cui la professione è quella dell'antipolitica, quella dello sfascio istituzionale, quella di diffamare in continuazione la politica, i partiti e le istituzioni, ci sono trasmissioni, invece, come Report, che svolgono una funzione di denuncia seria, che stimolano le istituzioni anche a correggere degli errori.Pag. 15
  Noi, in questo campo, dobbiamo mettere a fuoco la necessità che l'ANAS controlli i lavori che i vari contraenti di appalti pubblici portano avanti nel nostro Paese, perché, purtroppo, spesso, siamo in presenza di controlli inefficaci che finiscono per danneggiare la sicurezza dei cittadini, oltre che portare un danno enorme all'erario pubblico.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12.

  La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 12.

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 12,20.

  La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 12,20.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Grassi ed altri; Argentin ed altri; Miotto ed altri; Vargiu ed altri; Binetti ed altri; Rondini ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 698-1352-2205-2456-2578-2682-B).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle proposte di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 698-1352-2205-2456-2578-2682-B: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.
  Ricordo che, nella seduta del 13 giugno, si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge modificati dal Senato.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 698-B ed abbinate), che sono in distribuzione.
  Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
  Avverto che, sempre a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 3, 7, 8 e 10, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-B ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Signora Presidente, la Commissione invita i presentatori al ritiro degli emendamenti Nicchi 1.3 e 1.4, Gregori 1.2, Nicchi 1.1, Baroni 1.5, Colonnese 1.14 e Mantero 1.13, altrimenti il parere è contrario.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicchi 1.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Beni. Ne ha facoltà.

  PAOLO BENI. Grazie, Presidente. Su quest'emendamento e anche sugli emendamenti successivi all'articolo 1 la relatrice ha espresso parere contrario. Fondamentalmente sono emendamenti che tendono, in varia forma e in vario modo, a rimettere in discussione la definizione delle finalità e, in particolare, della platea dei beneficiari di questo testo di legge. Io devo dire che noi riteniamo particolarmente inopportuno ritornare su questo punto e ricordo che è stato discusso a lungo. Infatti, questo provvedimento ha avuto un iter abbastanza lungo: abbiamo iniziato il lavoro due anni fa, con un testo unificato di varie proposte di legge. È stato un percorso lungo in Commissione, con molte audizioni dei soggetti interessati, degli esperti, con una vivace discussione qui in Aula nella prima lettura, alcune opportune correzioni e integrazioni sono state apportate dal Senato e finalmente dopo due anni ci accingiamo ad approvare un provvedimento importante che ha un'incidenza concreta e diretta nelle condizioni di vita di tante persone in estrema difficoltà. Riteniamo che questa lettura debba essere quella conclusiva che consegna finalmente all'operatività un testo che raggiunge un buon equilibrio, considerando anche lo sforzo di destinazione di risorse che si fa in questa situazione. Vogliamo chiarire che la platea dei beneficiari a cui si rivolge il provvedimento in esame non può essere sovrapponibile a quella dei servizi che riguardano il sostegno alla disabilità per la vita indipendente che sono già regolati dalla legge n. 104 come tutti i colleghi sanno, ma in questo caso noi ci rivolgiamo ad una platea particolare di beneficiari che è quella di chi versa in situazioni di particolare difficoltà perché sono forme di disabilità grave, soprattutto per la tipologia di disabilità che molto spesso è intellettiva, cognitiva: cioè persone che una volta rimaste da sole – purtroppo noi sappiamo che questo nella vita avviene, quando a queste persone viene a mancare il sostegno dei familiari e il sostegno dei genitori – anche con le agevolazioni previste dalla legge n. 104 difficilmente potrebbero garantirsi una vita indipendente. Sono persone, sappiamo, destinate di fatto alla istituzionalizzazione, destinate a non avere più autonomia, a non avere più diritto a svolgere una vita indipendente. In quei casi, che sono la drammatica situazione di tanti genitori che dicono «cosa ne sarà di nostro figlio quando noi non ci saremo più, quando noi non potremo più pensare a lui o a lei ?», ecco che in quei casi noi pensiamo ci debba essere un intervento ulteriore dello Stato, un intervento ulteriore del servizio pubblico e il provvedimento si propone di agire in due direzioni. Principalmente si propone di prevedere una serie di servizi specifici per questa tipologia di beneficiari che i servizi del territorio dovranno erogare e, all'articolo 4, nel dettaglio viene spiegato quali sono questi servizi: la predisposizione di progetti specifici di domiciliarità ma anche di soluzioni extrabitative, di soluzioni sperimentali e innovative e di alloggio collettivo, ad esempio, ma anche processi di formazione e di allenamento all'autonomia di queste persone. Un secondo binario, sicuramente secondario – concludo – è quello che al comma 3 dell'articolo 1 definiamo sotto il gruppo delle agevolazioni che vanno a incentivare anche le forme assicurative, la stipula di polizze, la costituzione di trust o di vincoli di destinazione a favore di questi progetti. Per questo, Presidente, riteniamo che questo sia un provvedimento molto opportuno, atteso da anni da molte persone che cambia in concreto la qualità di vita, la fiducia di queste persone nel futuro; e per questo pensiamo che il testo, così com’è uscito Pag. 17con le ultime modifiche del Senato, sia sufficientemente migliorato per essere considerato il testo definitivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Veramente resto allibita quando sento questi interventi da parte del Partito Democratico e si è fatta una confusione, secondo me, abbastanza strumentale: quindi, a questo punto, è una determinata scelta politica quella di mischiare qualsiasi tipo di argomento. Vorrei chiarire che il provvedimento in esame tanto per cominciare non corrisponde minimamente alle bozze delle proposte di legge presentate dallo stesso Partito Democratico.
  Infatti, come è stato detto forse alla fine dell'intervento del collega Beni, il provvedimento in esame, che dovrebbe assistere e dare una risposta alle famiglie che hanno al proprio interno un disabile grave (parleremo poi anche di questo, della discriminazione tra disabili gravi e non gravi a questo punto), in realtà serve semplicemente ad aiutare le famiglie che già in qualche modo riescono ad arrangiarsi autonomamente. Com’è stato detto dal collega, vengono riconosciuti incentivi e agevolazioni fiscali per negozi giuridici prettamente privati, per gente che quindi ha la disponibilità economica per stipulare polizze sulla vita o trust o fondi speciali o vincoli di destinazione quindi che hanno degli immobili, dei patrimoni da potere lasciare al proprio figlio tipicamente disabile. A tutti gli altri, a tutto il resto delle famiglie ? Infatti, voglio parlare di numeri e cito dei numeri sulla povertà: la presenza di una persona con disabilità nel nucleo familiare può essere una delle principali cause di impoverimento. Il 23,4 per cento delle famiglie con almeno una persona con disabilità è a rischio di povertà, a fronte del 18,4 per cento delle famiglie senza membri con disabilità. Questo che cosa significa ? Significa che, per quanto riguarda la platea che avete individuato – non lo dice il MoVimento 5 Stelle ma lo dice la Commissione bilancio così come la Ragioneria dello Stato – a fronte di 2,1 milioni di potenziali beneficiari – sono dati dell'Istat – in realtà la maggior parte degli strumenti che vengono inseriti in questa legge si rivolgono ad appena 1.430 persone e sto parlando del trust che è questo nuovo accordo tra privati che in Italia non è normato; è consentito solo dalla Convenzione dell'Aja ma non esiste ancora la normativa e qui parliamo di 1430 persone che hanno, come dicevo prima, patrimoni da potere lasciare al cosiddetto trustee, quindi colui che si dovrà poi occupare del figlio disabile alla morte dei genitori proprio per assicurare un'esistenza adeguata al proprio figlio quando loro non ci saranno più. Quindi mi chiedo: ma perché non essere sinceri, perché non dire le cose come stanno ? Si dice semplicemente: guardate, in realtà se noi volessimo dare una risposta alle famiglie, almeno alla maggior parte delle famiglie in condizioni peggiori, nelle condizioni più disperate dovremmo investire molti soldi. Abbiamo fatto una stima delle risorse economiche necessarie e parliamo di oltre un miliardo di euro. Chiaramente questa disponibilità economica non c’è ma non c’è nemmeno a livelli più ridotti e il Governo stesso si è approvato un piano biennale sulla disabilità, su cui tutti concordiamo e addirittura noi da opposizione abbiamo sollecitato il Governo ad attuare il suo stesso piano, ma non è stato investito un centesimo: si dicano le cose come stanno. I soldi servono per assicurare l'assistenza sia durante che dopo, il «dopo di noi», ma non li vogliamo mettere, non li volete mettere: ditelo. Quindi l'unica cosa che possiamo fare è semplicemente aiutare coloro che già in qualche modo riescono ad andare avanti grazie alla propria disponibilità economica, all'organizzazione familiare senza che comunque lo Stato riesca a dare invece risposte adeguate. Quindi non vendiamo questo provvedimento come un intervento che aspettavamo da vent'anni, un provvedimento che finalmente dà risposte alle famiglie perché non è così: è un provvedimento che aiuta solamente coloro Pag. 18che già si aiutano da soli ad avere maggiori incentivi e maggiori vantaggi nel continuare ad aiutarsi da soli. Ma coloro che non ce la fanno non avranno alcun vantaggio grazie a questo provvedimento e poi entrerò nel dettaglio su come avete destinato queste poche briciole che avete stanziato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente solo per dire che fate schifo ! Mi fate schifo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. No, onorevole Dall'Osso, per favore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania...

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI (ore 12,35)

  Colleghi, veloci, per favore. Baradello, Zoggia, Giorgis, Toninelli, Boldrini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  337   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato   80    
    Hanno votato no  257.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.4, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Villecco Calipari, Giuliani, Massa, Grillo, Biasotti, Latronico, Cera...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  340   
   Votanti  339   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no  248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Senaldi e Argentin hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gregori 1.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Mi ricordo che abbiamo fatto in Commissione, se la memoria non mi inganna, un lavoro importante, un lavoro di discussione, in cui inizialmente nel provvedimento da parte della relatrice era previsto di inserire la specificità della gravità per disabili gravi e gravissimi. Mi ricordo una delle dizioni e non so se altri deputati di Commissione mi possono confortare su questo. C’è stata poi un'importante discussione sull'incostituzionalità del mettere, tramite disposizione di legge, una discriminante relativamente all'accessibilità di servizi fondamentali e importanti. Infatti, la platea sarebbe stata comunque la platea degli aventi diritto di questa disposizione di legge e sarebbe stata comunque prevista, attraverso il calcolo per Pag. 19esempio della platea di coloro che hanno l'indennità di accompagno che, nella fattispecie, Presidente, sono 2 milioni in Italia. Invece, per quanto riguarda l'articolo 3, comma 3, della legge n. 104, che appunto identifica la disabilità grave, dopo questa discussione avevamo deciso in maniera unanime di togliere all'interno del testo di legge la parola «grave» perché inizialmente era prevista.
  Quindi, come al solito, il MoVimento 5 Stelle ha aiutato a scrivere una proposta di legge, si è creata questa discussione e la maggioranza ha convenuto sulle posizioni dell'opposizione. Però c’è questo piccolo problema: non si parlano con il Senato. È arrivato il provvedimento al Senato e ci hanno rinfilato dentro la parola «grave» perché non sono andati a ricostruire all'indietro le ragioni per cui era stata tolta la parola «grave» per coloro che avrebbero diritto soprattutto a questa defiscalizzazione, perché questo è un provvedimento sulla defiscalizzazione, non sull'accessibilità ai servizi. Io chiedo, quindi, alla maggioranza come mai adesso sia silente e sia tranquilla relativamente a una posizione che ha preso all'inizio del provvedimento in discussione alla Camera in prima lettura e adesso, invece, le vada bene così e praticamente si accontentano di questo risultato. Per quanto mi riguarda, se la memoria non mi tradisce, voi state dando la sponda a questo provvedimento proprio di incostituzionalità perché non puoi fare un provvedimento di accessibilità su una parola «grave». In questo senso, noi definiamo che cosa è grave e che cosa non è grave in materia di disabilità e rispetto a situazioni di handicap.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Per spiegare che questo emendamento, che vuole cancellare la parola «grave» da tutto il testo, lo abbiamo presentato, intanto perché è stato sollecitato da numerose associazioni di disabili, ma anche perché questo riduce di sicuro la platea dei destinatari degli interventi di questa legge. Ma oltre alla riduzione e, quindi, a un elemento di discriminazione di cui veniva fatto cenno prima, c’è anche un pericolo: noi sappiamo che un disabile, anche non grave, che rimane senza la famiglia, senza il sostegno familiare e che, quindi, è a rischio di una situazione di isolamento e di abbandono, può facilmente trasformare la sua disabilità non grave in una disabilità grave, proprio per questa condizione di non sostegno, di abbandono. Quindi, discriminare è sbagliato sul piano del principio e può anche provocare dei processi assolutamente da evitare perché produrranno ulteriore sofferenza e abbandono in tante persone disabili che, invece, devono avere il diritto esigibile di una garanzia sul piano di tutti i diritti.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Signora Presidente, la ringrazio. Signora Presidente, e tramite lei, Governo e deputati, io credo che invece oggi sia una bella giornata per questa istituzione e per quello che stiamo facendo. E francamente ci sono narrazioni false, se posso così definirle, e anche manipolative che abbiamo sentito in quest'Aula, molto probabilmente perché siamo alla vigilia di una scadenza elettorale e, allora, perché non demolire anche le cose positive che stiamo facendo qui con la votazione di oggi. Io credo che questo sia soprattutto un errore e non solo per il mancato rispetto che ho sentito in quest'Aula. E io chiederei anche di usare la prudenza, in quanto le parole sono pietre e se noi diamo la licenza a parlare qui in un certo modo, vuol dire che consegniamo la stessa licenza a parlare fuori di qui. Io invece credo che meriti rispetto anche il confronto. Ma le narrazioni false e manipolative, no, a questo non ci stiamo. Non ci stiamo per molte ragioni. La prima perché è vero che, dopo tanti anni di assenza, in particolare nei confronti della disabilità, quella cognitiva, quella relazionale, Pag. 20quella che è stata ricordata anche nella giornata del 30 marzo, la Giornata della disabilità intellettiva, anche alla presenza del Presidente Mattarella, noi abbiamo sentito la voce di quelle persone che hanno chiesto il riconoscimento dell'autodeterminazione, rafforzato e contenuto in questo provvedimento, e la possibilità di vivere così come chiesto dalla Convenzione dell'ONU, chiedendo di poter avere il diritto, con lo stesso principio di uguaglianza degli altri, di scegliere come e con chi vivere. Noi, con questo provvedimento, ci occupiamo di questo articolo, nel rispetto e nel solco della Convenzione dell'ONU.
  Ma non mi si venga a dire che, con questo provvedimento, noi ci occupiamo delle persone che già hanno qualche soluzione. Infatti, ciò vuol dire sempre ragionare in termini manipolati e forse affini a qualche scadenza. In realtà, per la prima volta, esiste una responsabilità pubblica e lo facciamo nell'ambito delle competenze, che sono soprattutto competenze sociali. Bene, i colleghi sanno che la nostra Costituzione pone queste competenze a carico, in particolare, delle regioni e degli enti locali. Ce le assumiamo noi, siamo noi che stiamo dicendo: «Vi teniamo per mano», nella volontà di infrastrutturare un sistema, che adesso è un sistema sperimentale, che esiste su alcuni territori grazie alla disponibilità degli enti locali, di qualche lungimirante fondazione o associazione. Ma non c’è, di certo, il sistema che vogliamo raggiungere, in una condizione progressiva, perché tutti possano, soprattutto, agire e scegliere sulla base della libertà. Questo è uno degli obiettivi che questo provvedimento si prefigge.
  In questo articolo, in particolare su questo emendamento, stiamo parlando della disquisizione se togliere o non togliere la parola: «grave». Guardate, colleghi, forse state, peraltro, prendendo un abbaglio. Lo dico alla memoria del collega Baroni, che forse ha un attimo di cedimento: basta fare il confronto con il comma 2 dell'articolo 1 e si vede esattamente la definizione della platea. Sa bene quanto frutto di dibattito è stato questo, soprattutto nella Commissione della Camera, e così è stato definito e scelto. Abbiamo detto: partiamo dalla parte – permettetemi di usare questa espressione – forse più orfana in questo momento dal punto di vista dell'attenzione pubblica, sapendo bene che poi, nella previsione di estensione, questo dovrà accadere per tutti.
  Quindi, io invito a riportare soprattutto parole di verità. Poi i giudizi possono essere diversi, ma credo che oggi sia un gran giorno, atteso, peraltro, da moltissime e moltissime persone e famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MASSIMO ENRICO BARONI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, faccio presente, siccome su questo provvedimento c’è molta mistificazione e ci sono molti slogan da parte della maggioranza, che la collega non è minimamente intervenuta sull'emendamento ma ha fatto l'apologia di se stessa, nel momento in cui fa la relatrice...

  PRESIDENTE. Sì, ma qual è il richiamo al Regolamento ?

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... di un provvedimento, che io ritengo vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché prevede 35 euro a disabile in termini di servizi per il 2016...

  PRESIDENTE. Scusi, non è un richiamo al Regolamento, deputato. Se mi chiede la parola per un richiamo al Regolamento...

  MASSIMO ENRICO BARONI. Non è intervenuta sull'emendamento, perché non ha spiegato per quale ragione...

  PRESIDENTE. No, no, no non posso consentirle di procedere. Mi dispiace, non è un richiamo al Regolamento. La ringrazio.Pag. 21
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, signora Presidente. Io approfitto di questo emendamento per segnalare a lei, signora Presidente, e all'Aula che il gruppo di Forza Italia non ha partecipato alla fase emendativa di questo provvedimento, pur magari condividendo, nel merito, il contenuto di alcuni emendamenti. Questo, che va nella direzione auspicata da taluni, quella di estendere la platea dei beneficiari, sarebbe anche condivisibile, ma non abbiamo partecipato alla fase emendativa e voteremo contro questo emendamento e contro la maggior parte degli altri emendamenti perché anche noi siamo convinti che questa debba essere la lettura definitiva di questo provvedimento.
  Noi riteniamo che il provvedimento in questione sia un buon provvedimento. È un provvedimento che è nato per iniziativa parlamentare, ma che poi è stato formato anche grazie al contributo di associazioni, di case famiglia, di tutti quegli enti fondamentali per realizzare i principi di sussidiarietà. È un provvedimento che il Senato ci restituisce senza averlo stravolto, ma anzi avendo applicato ancor di più il principio della sussidiarietà, nella misura in cui ha esteso i benefici già previsti per i trust ad altri negozi giuridici.
  Per queste ragioni noi siamo favorevoli a questo provvedimento e, per le stesse ragioni, voteremo contro questo emendamento e gli altri emendamenti, ritenendo che questa materia debba appartenere a quel terreno della politica che è zona franca. Al di là delle appartenenze, al di là delle responsabilità che in quest'Aula ci sono assegnate come maggioranza e come opposizione, occuparsi di queste vite – prendo in prestito le parole della deputata Argentin nella discussione generale di ieri –, di queste «bellissime vite», consegnate però a famiglie che per alimentare queste vite sono costrette a grandi sacrifici, occuparsi di queste «bellissime vite», alleviando i sacrifici delle famiglie è qualcosa di meritorio, sia che provenga dalla maggioranza sia che venga votato dall'opposizione. Per questo, sull'emendamento in questione e su molti altri, al fine di favorire una celere approvazione del provvedimento, noi voteremo contro, così come voterà contro la maggioranza, riconoscendo anche alla relatrice il lavoro e l'impegno che ha svolto su questo provvedimento, affinché diventasse un testo non solo di una parte politica, ma un testo condiviso anche da chi occupa i banchi opposti alla parte politica che oggi lo difende (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Grazie, Presidente. Io approfitto dell'invito della relatrice e rispondo punto per punto in questa, se vogliamo chiamarla così, «operazione verità». Tanto per cominciare, le accuse rispetto alle provocazioni di campagna elettorale possono tornare tranquillamente al mittente, perché mi risulta che noi abbiamo votato contro questo provvedimento già in prima lettura, mesi fa. Le nostre critiche non escono fuori oggi dal cappello, ma abbiamo partecipato ai lavori, abbiamo presentato degli emendamenti, che in prima lettura sono stati anche approvati, quindi, dal nostro punto di vista, c'erano tutte le intenzioni per fare un buon lavoro.
  Dopodiché, chi è, delle associazioni di familiari a cui fate riferimento, che vi ha chiesto: «Per favore, istituite il trust, perché senza il trust non sappiamo più come andare avanti». Vorrei sapere se alle audizioni eravate presenti anche voi o se le abbiamo ascoltate solamente noi. Io vorrei sapere quale familiare, quale associazione rappresentante di persone disabili vi ha detto: «Per favore, è vent'anni che noi in Italia aspettiamo questo trust senza cui non possiamo più vivere». Non c’è stato nessuno che lo ha chiesto. Semplicemente, lo ha chiesto qualche fondazione, di cui una è riconducibile al Partito Democratico, il cui presidente Enrico Sostegni, Pag. 22guarda caso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, non ve lo hanno chiesto i disabili...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA DI VITA. ... ve lo chiedete da soli. Dopodiché, concludo, se è possibile, dicendo che vi siete incartati su questa definizione di grave, semplicemente perché da vent'anni non stiamo seguendo la raccomandazione dell'Organizzazione mondiale della sanità...

  PRESIDENTE. Deve concludere, deputata.

  GIULIA DI VITA. ... sull'aggiornamento – ho concluso – dei criteri di accertamento dell'invalidità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. C’è un modo molto facile di affossare una legge e di affossare anche lo spirito stesso di quella legge: è quello che va sotto la locuzione: «ti dirò di più». Se questa è una legge che è stata pensata per disabili gravi, è molto facile dire: «Ti dirò di più: perché non per tutti i disabili ?». Ti dirò di più: se questa legge prevede una serie di aiuti, che, in qualche modo, lo Stato rende disponibili – non ci dimentichiamo che questa è una delle poche leggi che non sono a isorisorse, una legge per cui è previsto uno stanziamento positivo – è facile dire: «Ti dirò di più: perché solo tot e non il doppio di tot ?».
  Se questa è una legge che, in qualche modo, integra in maniera straordinaria il contributo dello Stato, l'impegno delle famiglie, l'impegno delle associazioni, di fondazioni, per creare delle realtà composite che si fanno carico davvero dei bisogni delle persone affette da disabilità grave, è facile ancora una volta dire: io ti denuncio questo, perché questo è imparentato con quest'altro, o perché questo, avendo un figlio disabile e, metti caso, magari è iscritto al Partito Democratico, allora significa che questa è una legge, come dire, in sospetto conflitto di interessi. E non è così ! E non è così ! Questa è una legge che viene da diverse legislature, è una legge di cui io stessa avevo presentato, anche in questo caso, ma comunque in precedenti legislature, un progetto di legge, perché sono le associazioni che lo chiedono, sono i genitori ! Anzi, quello che i genitori ci hanno chiesto con grande intensità è che non sia la legge del cosiddetto «dopo di noi», ma che sia la legge del «tra noi», una legge che comincia insieme a noi ! Ma sono genitori che sono totalmente consapevoli della difficoltà a fare fronte, con sacrifici enormi, a rendere disponibili le pur esigue risorse che hanno a favore dei figli e che guardano a questa realtà composita come a un segnale davvero di speranza.
  A me sembra che le parole durissime, anche al limite dell'insulto, sentite da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, hanno molto di demagogico, non sono una risposta di quel realismo politico che fa le soluzioni concrete agibili ed esigibili da parte di chi ne ha bisogno. E noi vogliamo che questa legge sia già da domani – ci auguriamo di votarla e di approvarla oggi – una realtà disponibile per le persone. Non è possibile che si viva in una logica di continuo migliorismo, che ignora, però, le possibilità di questo momento e i bisogni che, invece, vengono da molto lontano. Quindi, io credo che questa sia una buona legge e che l'unico modo di vanificarla è quello di dilatarne la platea. Prima faceva riferimento un collega al fatto che – non so in base a quale formula matematica – hai 38 euro a disabile: perfetto ! Triplichiamo la platea, quadruplichiamo la platea, non ci dimentichiamo che c’è uno stato di disabilità non grave attraverso il quale transitoriamente passiamo tutti. Ogni anziano è un disabile potenzialmente senza supporto familiare, perché saranno già morti i suoi genitori. Cosa vogliamo fare ? Moltiplicare la platea in modo da arrivare ad un livello di diluizione quasi a dosi omeopatiche ?
  Noi desideriamo che, invece, questo progetto diventi sperimentalmente agito Pag. 23quanto prima, poi la rivedremo, la rivaluteremo, la miglioreremo, ma da adesso abbiamo bisogno che questo Governo sia un Governo del fare e questo Parlamento si impegni a dare risposte concrete e non format preelettorali, che servono soltanto a dipingere un'immagine di sé, che io mi auguro i cittadini imparino a riconoscere nella sua fallacia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il presidente Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, Presidente. Interverrò solo su questo emendamento e su questo punto, perché tocca il centro, cioè la definizione della platea dei destinatari di questo provvedimento e perché tocca anche un po’ il significato di questo provvedimento di legge e del lavoro che abbiamo fatto in Commissione. Io credo che c’è un problema di verità e che sia un tempo di verità. Noi siamo di fronte a un provvedimento che, da forse quindici anni, forse venti anni, viene atteso dalle famiglie dei disabili gravi, dalle persone con disabilità gravi, da quelli che, quando arrivano a 65 anni, vengono automaticamente messi in una RSA perché entrano nella categoria anziani. Invece, con questa legge si interviene finalmente per una richiesta corale del mondo del volontariato, delle famiglie, delle associazioni, di quei disabili gravi che però pensano, lamentano e chiedono, e il cui grido e il cui lamento non è stato mai ascoltato fino in fondo, fino ad oggi.
  Bene, con questo provvedimento, in realtà, si dà una risposta di cui dobbiamo essere tutti fieri e di cui la Commissione porta il merito, perché abbiamo lavorato in un clima molto civile e molto costruttivo, anche quando alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle chiedevano di più, portavano altre istanze, ma non è mai stato in discussione il fatto che siamo di fronte a un grande cambiamento di civiltà, cioè i disabili gravi, quelli che contano meno di tutti, sono al centro, il Parlamento li mette al centro, l'iniziativa parlamentare ne fa il centro e oggi diamo una risposta, un Fondo pubblico, l'istituzione del trust e di altre possibilità per poter dare risorse aggiuntive per progetti finalizzati e personalizzati, quanto più possibile, per vivere in situazioni di tipo familiare o semifamiliare, similfamiliare, cioè quello di cui c’è bisogno, e non gli istituti, non l'anonimato !
  Allora, dico che è un momento di verità perché noi possiamo fare due cose: essere fieri dell'operato del Parlamento, quando il Parlamento è il Parlamento, porta i problemi degli italiani al centro, trova le soluzioni, trova il consenso e c’è un larghissimo consenso su questo, con un lavoro formidabile che è stato fatto alla Camera e ribadito nel lavoro del Senato, che non ha snaturato, ma ha perfezionato alcuni dispositivi.
  Bene, allora è un grande momento in cui possiamo dire: vogliamo stare con le famiglie, vogliamo stare con le persone con disabilità gravi, vogliamo dire che la disabilità è una cosa che interessa il pubblico e non solo un problema privato delle famiglie ? Tutto questo noi facciamo e diciamo ! Lo dico come chi ha accompagnato queste persone nella propria vita, un po’ per grande parte della mia vita. Allora potrebbe essere una grande festa di tutto il Parlamento: chi si mette fuori, si mette fuori, ma questa è una festa del Parlamento, della democrazia, delle famiglie, delle fasce più deboli e io penso che dobbiamo essere molto contenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Sì, io intervengo perché ho sentito gli interventi dei colleghi. In realtà nessuno di loro, però, è intervenuto nel merito dell'emendamento, che non c'entra con la contrarietà del MoVimento 5 Stelle a questa proposta di legge, che poi avrà ragione, come aveva ragione sugli 80 euro, che sono così paradossali da non toccare quelli che sono troppo poveri, e questo provvedimento non toccherà quelli che sono troppo poveri, ma questo lo vedremo dopo. Il punto era che la parola Pag. 24«grave», anche in seguito ad alcune sentenze della Corte costituzionale, come avevamo detto anche durante il primo passaggio in Commissione poteva essere una parola discriminatoria e questo incartamento deriva dal fatto che questo Governo, come gli altri, non ha mai riformato il sistema di accertamento dell'invalidità sull’International Classification of Functioning e quindi siamo ancora con metodi di accertamento quasi tribali. Quindi, gli interventi dei colleghi, magari, che sono così, diciamo, belli e populisti, però si potrebbero pure concentrare sul senso dell'emendamento e spiegare perché sono contrari nel merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gregori 1.2; i pareri sono contrari, anche quello della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori. Hanno votato tutti ? No... Tripiedi ha votato... Rabino ha votato... bene, ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  378   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  100    
    Hanno votato no   278.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 1.1; i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciprini, Peluffo, Malisani, Impegno, Locatelli, D'Attorre. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  381   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no   279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Baroni 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, io non so quante volte ho preso la parola, da tre anni a questa parte, per parlare del Piano biennale d'azione per la disabilità, lo ricordo per l'ennesima volta, poi se il Governo o la maggioranza finalmente mi vogliono dare una risposta, se la vogliono dare ai cittadini prima che a me, ovviamente è più importante, io ringrazio. Che cosa è questo Piano ? È un piano che ha adottato il Consiglio dei ministri nel novembre 2013, quindi stiamo parlando di tre anni fa. Questo Piano è stato redatto grazie a diversi incontri fra i Ministeri, quindi il Governo, e soprattutto le associazioni di categoria. È un Piano che apprezziamo anche noi e che veramente, a differenza di questa legge, si ispira alla Convenzione ONU delle persone con disabilità e che è anche molto schematico, molto semplice. Quindi, io invito chiunque ci stia ascoltando anche ad andarlo a leggere. Si tratta di sette linee di intervento scritte veramente in maniera molto chiara e viene anche scritto chi deve fare cosa, quando e con quali fondi, e vengono anche specificate quali sono le linee di intervento addirittura a costo zero. Da tre anni a questa parte non abbiamo visto Pag. 25nulla di tutto quello che è stato scritto. Ora, siccome sembra che sia una proposta del MoVimento 5 Stelle che da opposizione noi rivolgiamo alla maggioranza e la maggioranza invece dice «no», io vorrei specificare, sempre per l'operazione verità di cui prima, che è la maggioranza che dice «no» a se stessa per l'ennesima volta, nel solito teatrino che vediamo da quando siamo qui dentro.
  Voglio ricordare alla maggioranza ciò che la maggioranza stessa ha scritto. Abbiamo fatto riferimento in particolare alle linee di interventi 3 e 6. Allora la linea di interventi 3 stabilisce politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l'inclusione nella società direttamente ispirata alla Convenzione ONU. Visto che anche al collega Beni nel suo intervento iniziale ha fatto proprio riferimento alla vita indipendente (nel suo discorso abbastanza confuso), che con «il dopo di noi» c'entra abbastanza poco, razionalizzando e seguendo ciò che già la legge dice, ricordo che esistono già delle leggi che disciplinano ciò che facciamo finta di disciplinare per la prima volta in questa legge, mi chiedo perché il Governo semplicemente non si limiti intanto ad applicare ciò che lui stesso ha sancito. Quindi, prima rendiamo realtà, rendiamo concreto ciò che già è stato stabilito, dopodiché se ci rendiamo conto che non funziona, se c’è qualcosa da correggere, se mancano i soldi e quindi le risorse non sono sufficienti, allora si fa un'altra legge che possa andare incontro alle nuove esigenze. Ma io mi chiedo a questo punto: il fatto di avere dato parere contrario a questo emendamento che cosa significa ? State rinnegando il vostro stesso programma di azione per la disabilità ? Fatecelo sapere almeno così i cittadini lo sanno, noi lo sappiamo e ve la presentiamo noi una proposta di legge e facciamo l'iter parlamentare e vediamo se decidete di approvarlo. Oppure dite di «no», avete detto di «no» nel Comitato dei nove, perché questa legge ha forza maggiore rispetto giustamente a un regolamento al Governo. Allora dico a maggior ragione: stiamo parlando quindi di un regolamento che a detta vostra è assolutamente in linea con quanto dice questo testo di legge, però non volete citare le linee di intervento nello specifico, che invece noi vogliamo inserire. Vi ricordo che comunque nel testo che alla fine di questo iter approverete si fa riferimento al Programma biennale, anche se si fa riferimento in linea teorica, in linea generale, senza mai entrare nello specifico. Quindi, questo diniego che cosa significa ? Che diciamo «sì» in linea generica a tutto ciò che contiene il Piano biennale per le persone disabili che include quindi anche il progetto della vita indipendente (poi se viene fatto, bene, se non viene fatto, va bene sempre, sarà un problema della burocrazia e del raccordo fra Stato e regioni) oppure che state dicendo «no» in maniera esplicita alla vita indipendente, quindi alle linee 3 e 6 del Piano di azione sulla disabilità ? Io chiederei semplicemente un chiarimento, così se ci dite che rinnegate le vostre stesse proposte almeno noi lo sappiamo, tutti qua fuori possono venire a saperlo, e quindi capiamo anche di quale credibilità potete godere. Se si tratta di un Governo e una maggioranza che prima dicono una cosa, se la autoapprovano, la sponsorizzano (ricordo la pompa magna con cui l'avete presentata: comunicati stampa, audizioni alla Camera) e poi all'atto pratico invece rinnegano se stessi, ci rendiamo conto di avere a che fare con un Governo che dice una cosa e ne fa un'altra. Non che sia chiaramente una novità, è tanto per ribadire l'ovvio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Allora cerchiamo di mettere un po’ d'ordine perché qua c’è chi ha cercato di iniziare con grandi slogan e grandi inesattezze. Io sono abituato, Presidente, a studiare e a vedere se effettivamente ciò che viene dichiarato da parte della maggioranza e da parte del Governo corrisponde a verità e quasi sempre, Pag. 26quando si vanno a scoprire le carte, lo scarto tra ciò che viene detto e ciò che effettivamente viene istituito oppure viene finanziato è praticamente lo stesso scarto che troviamo tra Davide e Golia. Praticamente quello che si fa con i provvedimenti che vengono dichiarati è che si parla della soluzione permanente a problemi, eccetera, eccetera, ma noi le leggi ce l'abbiamo già. Su quello che diceva Beni prima, incominciamo a mettere i «puntini sulle i»; diceva «la vita indipendente è la legge n. 104», non è vero, sta in questo provvedimento qui. È la legge del 2011 che, per la prima volta, inizia a parlare in maniera efficace di vita indipendente in un provvedimento di legge.

  PRESIDENTE. La ringrazio deputato. Vi prego colleghi state nei tempi, sapete che sono interventi a titolo personale, restate nel minuto, per favore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Si potrebbe pensare male e pensare che siccome era del Governo Letta, visto come il Partito Democratico ha trattato Letta, che non vogliono attuare un atto del Governo Letta, ma in realtà la vera motivazione è che voi con questa legge avete dimostrato chiaramente di non volere aiutare tutti i cittadini, ma solo le 1.340 persone individuate su 2 milioni dalla Ragioneria generale. Lo dimostra anche il fatto che voi scrivete nella legge di volere aggiornare i livelli essenziali delle prestazioni sociali, prima senza mettere un termine (quindi significa che non verranno aggiornati) secondo, entro i limiti di finanza pubblica, ovvero i soldi che voi mettete in questa legge andranno a fare gli aiutini ai trust delle assicurazioni, cosa che non vi aveva chiesto nessuno, ma non mettete un euro nella definizione che ancora non avete definito. Ricordo nel frattempo che ancora stiamo aspettando la pubblicazione dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza sanitari. Quindi, siete gli ultimi che potete parlare sia su questo, che su quello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Piepoli, Garavini, Pes, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  384   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no   283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Colonnese 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie Presidente. Giusto per dare un pochino l'esempio su come dovremmo fare questo dibattito. Lo ripeto si è iniziato il dibattito in maniera veramente vergognosa e la relatrice non ha dato sicuramente l'esempio. Questo emendamento prevede una cosa molto semplice, di aggiungere le seguenti parole: «al fine di conseguire la migliore autodeterminazione finalizzata al raggiungimento di una vita il più possibile indipendente e deistituzionalizzata». A questo proposito, quando la collega Binetti diceva che levare la parola «grave» significa aumentare la platea, non ha capito nulla: non ha capito assolutamente nulla del mio intervento ! Perché ? Perché non hanno studiato, signora Presidente. Quindi, in questo momento, quando noi stiamo parlando, noi parliamo delle prime proposte di legge, a firma del PD, che prevedevano 150 milioni di euro, 300 milioni Pag. 27di euro, altri 300 milioni di euro, però dopo alla fine ci si accontenta. Va bene; noi possiamo anche dire: «Va bene, vi accontentate: di cosa ? Di 90 milioni. Va bene !», ma poi, alla fine, di questi 90 milioni il 55 per cento dei 90 milioni in un anno sono strumenti per i privati, ovvero 750 euro per 143 mila disabili per farsi un'assicurazione e altri 5 mila euro per 1.400 disabili per farsi un'assicurazione. Il totale, a casa mia, fa 45 milioni di euro. Li si dividono per 20 regioni e ad una regione media, come la Toscana, sa quanto gli rimane nel fondo dopo di noi ? Lo sa quanto gli rimane, Presidente ? Un milione di euro, un milione di euro ! Solo a Roma abbiamo 350 disabili che accedono al servizio Meditral (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), servizio del comune di Roma che serve per il trasporto. Questo solo a Roma. In Toscana, secondo lei, 350 disabili ci sono ? Come verrà ripartito questo milioncino di euro di servizi ? Questo è il vero scandalo di questo provvedimento, questo è il vero scandalo ! Sappiamo fare questi conti ? Allora, noi adesso stiamo parlando di intenzioni e sulle intenzioni noi andiamo nella stessa direzione; per quanto riguarda i soldi, i maledettissimi soldi che non fate uscire per gli ultimi, perché avete il reddito minimo garantito nel vostro programma e non ve ne siete occupati da tre anni, noi vi faremo un fiato sul collo che, porca miseria, vi faremo venire la cervicale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lenzi. Ne ha facoltà.

  DONATA LENZI. Presidente, solo alcune piccole illustrazioni e risposte. Il piano biennale per la programmazione dei diritti delle persone con disabilità è previsto dalla legge; non abbiamo bisogno di scriverlo una seconda volta. È stato detto due volte: chi ha voluto il trust ? Noi sappiamo che è stato chiesto dalle associazioni che negli atti delle audizioni al Senato hanno chiesto l'allargamento ad altre tipologie già previste nel codice civile, ma forse non ricordiamo che nella fase degli emendamenti in Commissione, tre emendamenti dei colleghi del MoVimento 5 Stelle prevedevano il trust. Quindi, forse la domanda la dovrebbero fare al proprio interno.
  Sono solo 1.400 le famiglie a cui interessa il trust ? No, c’è un equivoco tra lato fiscale e di bilancio e quella che è la platea. Il numero di 1.400 è la stima della Ragioneria di famiglie con persone disabili che abbiano un'eredità superiore al milione di euro, perché tutti gli altri casi, che sono la stragrande maggioranza, non pagano la tassa di successione, esattamente come non la paga nessun altro. Allora, la norma che qui è messa sul trust è una norma di tutela, perché già adesso si può fare il trust, già adesso si può fare la gestione commissariale, ma non ci sono quelle tutele che alla morte dei genitori garantiscono a quella persona di continuare ad avere l'assistenza e le tutele di contenuto, che non sono solo relative ai soldi: ci sono le scelte che si fanno, il sostegno a stare nella propria casa, gli aiuti familiari, che invece è necessario che ci siano e sono la vera garanzia e risposta alla preoccupazione delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, tanto per cominciare io inviterei la collega Lenzi a indicarci quali sono questi emendamenti in cui il MoVimento 5 Stelle ha chiesto il trust, perché quello che noi abbiamo fatto è stato quello di cercare di arginare i vostri danni. La Commissione affari sociali non ha alcuna competenza per normare il trust, tant’è che la Commissione finanze ha fatto presente il fatto che era di sua competenza.
  Quindi, quanto meno, visto che avete cambiato la natura delle vostre proposte di legge, l'esame andava effettuato congiuntamente Pag. 28(affari sociali e finanze). Perché ? Perché i membri della Commissione affari sociali non hanno competenze su questo.
  Quindi, noi abbiamo studiato con gli uffici legislativi di finanze per cercare di normare al meglio il trust, perché per come l'avevate scritto qualsiasi cosa era possibile. E allora abbiamo inserito dei paletti che andassero nella direzione di favorire e tutelare al massimo il beneficiario di questo trust. Un esempio per tutti è l'introduzione del controllore, il cosiddetto «guardiano», che in Commissione non sapevate neanche cosa era...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA DI VITA. ... e che serve proprio per controllare che il trustee faccia esattamente le volontà del disponente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colonnese 1.14, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Covello. Ci siamo ? Malpezzi. Tutti hanno votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  377   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantero 1.13, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Anche noi, come Sinistra Italiana, chiediamo l'abrogazione della parola «grave», coerentemente con i lavori di Commissione. Però, ci rendiamo conto che avete le vostre difficoltà e, tuttavia, almeno quando uscite da quest'Aula – in particolare i membri della Commissione – cercate di ricordarvi per quale ragione la Camera dei deputati, quando è uscito il provvedimento da qui, non aveva inserito la parola «grave». Va bene ? Perché è ovvio che a intuito, ad istinto, chiunque nel momento in cui vuole circoscrivere la platea... per quanto riguarda determinati servizi e per quanto riguarda determinate funzioni si deve circoscrivere la platea.
  Poi, c’è la discussione sulla costituzionalità, poi c’è la discussione sui ricchi e sui poveri, ma nel momento in cui noi stiamo parlando di determinati servizi per gli ultimi e degli ultimi in termini di fragilità e in termini di reddito poteva essere importante inserire la parola «grave».
  Una delle ragioni sta anche nel dossier della Commissione bilancio, il n. 386 del 7 giugno 2016, che praticamente è una verifica delle quantificazioni, laddove, al riguardo, in merito alla introduzione del rinvio all'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992, ai fini della definizione di disabilità grave, riferisce che «sarebbe utile una conferma che per effetto del medesimo non risulti sostanzialmente modificata la platea di riferimento». Perché, Presidente ? Per quale ragione ? Perché la platea di riferimento è stata fatta su un'altra legge che è quella dell'invalidità civile, che è quella del 1978, quella che dispone l'indennità di accompagno e, dunque, una persona può avere – e i malati oncologici sono, per esempio, un caso classico – l'articolo 3, comma 3, ma non avere nemmeno il 100 per cento di disabilità.Pag. 29
  Quindi, si crea confusione nel momento in cui si va a normare in questo modo, perché da una parte c’è l'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992, che ha citato prima il collega Beni (ma non c'entra nulla con la vita indipendente), e poi c’è la legge del 1978 sull'invalidità civile, che prevede l'indennità di accompagno al 100 per cento di disabilità che dà diritto alla pensione. L'ISTAT e i nostri bei lavori, che vengono fatti dai funzionari della Camera, hanno previsto che la platea iniziale fosse pari a 240 mila unità, cioè quelli con imponibile Irpef sopra i 20 mila ovvero quelli medio-ricchi sono circa la metà – ok – e poi dopo ci sono i ricchissimi e caso strano – e poi lo vedremo più avanti – il discorso va in quella direzione ma questo era un discorso di chiarezza normativa. Inserire la parola «grave» non solo fa tendere il provvedimento all'incostituzionalità ma confonde relativamente a chi decide chi è grave, si tende a confondere. Quindi, chiediamo l'abrogazione di questa parola in tutto il provvedimento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero 1.13, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni... Minnucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  372   
   Votanti  371   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no   275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Mi dispiace che la relatrice Carnevali abbia iniziato la discussione del provvedimento per dovere morale anche nei confronti dei molti disabili che abbiamo in Italia, nei confronti dei 240 mila disabili che accederanno a questa norma. Mentre altri, che sono circa 1.750.000, ne rimarranno esclusi. Tuttavia, abbiamo stabilito che doveva essere fatto per il «dopo di noi» con un occhio a volte un po’ strabico, se mi permette, Presidente, al «durante noi».
  Quest'articolo praticamente è stato l'unico articolo su cui la relatrice, in sede di discussione alla Camera, ci ha permesso che venissero accettati i nostri emendamenti. Quindi, ci sono molti emendamenti presentati in prima lettura alla Camera che sono passati all'interno dell'articolo 1. Comunque, se non molti, alcuni in termini statistici, considerato che non passa alcuno dei nostri emendamenti, nonostante ci dovreste pagare come vostri collaboratori per il fatto di scrivere articoli a norma di buon senso.
  Questo articolo contiene le finalità che ci piacciono molto perché le finalità sono le stesse, Presidente. Andiamo a richiamare la legge n. 328 del 2000 e qui parliamo dei Liveas o dei LEPS come si vogliono chiamare, livelli essenziali delle prestazioni socio-sanitarie. È sedici anni che li aspettiamo, Presidente. In questo provvedimento, siamo nel 2016, ancora è «nelle more»: dobbiamo scrivere «nelle more di», «nelle more di», «nelle more di» e intanto stanziamo questi 90 milioni, poi l'anno prossimo altri 80, poi l'anno prossimo, eccetera.
  Con i livelli essenziali di prestazioni sanitarie tu garantisci diritti esigibili che sono comunque già presenti perché la Corte costituzionale, nel 2013, ha previsto che ogni disabile ha diritto alla cura, che non significa guarigione, Presidente. Ripeto: cura non significa guarigione. Le malattie, le patologie, le disabilità che sono Pag. 30previste in questo provvedimento è ovvio che non sono guaribili ma ci sono prestazioni di cura, prestazioni di take care, di prendersi carico. Quindi noi, all'articolo 1, voteremo favorevolmente.
  È scritto molto bene, le finalità sono identiche. Il problema lo abbiamo ricordato prima e lo rivedremo successivamente. Purtroppo, in un certo senso, abbiamo fatto un errore di ingenuità ma gli italiani lo sanno perché ci seguono in molti: molti disabili ci seguono in rete e purtroppo, essendo allettati o avendo una scarsa mobilità, hanno molto tempo per informarsi e incrociare i loro dati e, in questo caso, noi non solo voteremo favorevolmente ma auspichiamo veramente che tutte queste dichiarazioni di intenti prendano forma in decreti attuativi, in leggi in cui voi non vi dichiarate riformisti e riformate o dite «stavano aspettando da vent'anni».
  Infatti, se stavano aspettando da vent'anni una legge sul «dopo di noi», è da sedici che stavano aspettando i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie o prestazioni sociali e dove sono i vostri lavori, le vostre proposte, le vostre battaglie quando bisognava semplicemente attuare la legge della Turco ? Tale legge è diventata poi parzialmente incostituzionale a causa della riforma delle regioni ma non lo è assolutamente nel momento in cui bisogna garantire queste prestazioni dal punto di vista sanitario, dal punto di vista socio-sanitario. E, invece, mettiamo le pecette con queste leggine, (perché sono leggine): infatti, queste sono garanzie stabilite dalla Corte costituzionale e chiunque omette queste prese in carico e queste cure praticamente rischia la galera. Noi, però, siamo alla finalità e in queste finalità ci riconosciamo completamente. Il problema è come attuare questi fini; quali sono gli step intermedi, quali sono i soldi ? Noi voteremo favorevolmente a questo articolo 1.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Intervengo per esprimere il voto favorevole di Sinistra Italiana perché questa è una parte sulle finalità che noi condividiamo, malgrado gli emendamenti che abbiamo presentato per le novità introdotte al Senato.
  È una parte che abbiamo anche contribuito a scrivere perché le finalità di questo provvedimento dicono «no» sostanzialmente alla istituzionalizzazione, aprono nuove strade, una fase sicuramente nuova che avremmo voluto più rigorosa, più definita ma che di sicuro in questa prima parte è prevista e, quindi, il voto di Sinistra Italiana è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli... Furnari... Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  369   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   369.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Gadda e Argentin hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-B ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Grazie, signora Presidente. La Commissione formula Pag. 31un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Nicchi 2.2, Di Vita 2.4, Nicchi 2.1 e Nicchi 2.3.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicchi 2.2, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Presidente, intervengo per ribadire il senso di questo emendamento e per chiarire che qui siamo di fronte a diritti fondamentali e questi diritti devono essere garantiti. Non possono essere vincolati dalle risorse disponibili e, quindi, noi ribadiamo con il nostro emendamento che devono essere garantiti i livelli essenziali di assistenza e non l'ossequio ai vincoli di bilancio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Giustamente su questo emendamento la Nicchi dice di sopprimere la parte che riguarda il vincolo di finanza pubblica. Infatti, si dice di aggiornare o definire i livelli essenziali quando ricordo che gli stessi erano previsti dalla legge n. 328 del 2000 mentre siamo nel 2016, quindi sono passati sedici anni e i Governi di destra e di sinistra non si sono assolutamente preoccupati di definire i livelli essenziali e poi ce ne andiamo all'estero a dire quanto siamo bravi noi italiani che abbiamo i livelli essenziali.
  Allora, diciamo la verità: stiamo facendo una legge che va assolutamente verso un processo di ulteriore privatizzazione. Infatti, quando noi demandiamo al trust la volontà di parenti di disabili di definire quale deve essere la vita o comunque i criteri di vita delle persone disabili, significa che noi stiamo demandando ovviamente a terzi rispetto al pubblico questi servizi.
  Aveva un senso levare le parole «vincoli di finanza pubblica» perché sarà lettera morta e questa legge servirà solo ed esclusivamente ad andare incontro a questo progressivo processo di privatizzazione, peraltro confermato dall'indagine Censis...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA GRILLO. ... su cui il Partito Democratico non ha detto una parola: 11 milioni di italiani che rinunciano a curarsi per motivi economici. Complimenti sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 2.2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Bolognesi, Misuraca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  365   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita a votare).

Pag. 32

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 2.4, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, questo emendamento praticamente fa una ricognizione di tutte quelle leggi che ho citato poco fa, che già esistono minimo da sedici anni, per parlare di quella più recente, e che praticamente smentiscono il fatto che oggi siamo davanti a una legge che per la prima volta sancisce determinati diritti o offre determinati servizi e che da vent'anni sembra che l'Italia stia aspettando.
  Stiamo parlando, quindi, di articoli della Costituzione e parliamo della Convenzione ONU già citata e, soprattutto, parliamo della legge n. 328 del 2000, che è una di quelle buone leggi quadro che stabilisce tutta una serie di obblighi e, che, però, in sedici anni non abbiamo visto realizzarsi o quantomeno non abbiamo visto realizzarsi nel suo complesso.
  Quindi, questa proposta di legge che oggi sbandierate appunto come una rivoluzione, come un grande giorno di festa, che cosa dice ? Semplicemente copia e incolla quello che già è scritto in una legge vecchia di sedici anni. Infatti, semplicemente andate a specificare che bisogna fare tutte quelle cose che già sono scritte in una legge di sedici anni fa. Quindi, io vorrei chiedere alla relatrice, che prima è intervenuta dicendo che questa è la prima volta che il Parlamento affronta e approva un provvedimento di tale importanza: è la prima volta che fate che cosa ? È la prima volta che invece istituite il trust, questo sì. Il trust, per rispondere alla collega Lenzi, certo che è consentito, ma anch'io l'avevo specificato prima, per la Convenzione dell'Aja che abbiamo ratificato, però ancora non è normato in nessuna legge italiana. In questo modo, invece, viene istituito.
  E rispondo anche sul fatto che dire che ce l'hanno chiesto le associazioni in maniera generica in audizione, serve semplicemente per glissare e non rispondere. Io mi sono segnata – potete anche cercare di smentirmi andandovi a cercare le audizioni che abbiamo fatto – che il trust è stato richiesto dalla fondazione Il Trust in Italia (direi ! Se la fondazione Il Trust in Italia non richiede il trust mi sembra già una cosa paradossale) ed è venuto a relazionare l'avvocato Lupoi. In un articolo di Panorama addirittura Lupoi viene definito come estensore della legge.
  Quindi, io vi invito a riflettere: questa proposta di legge l'avete scritta voi o, come al solito, ve le scrivono le fondazioni ?
  La seconda richiesta è venuta da Enrico Sostegni, consigliere regionale del Partito Democratico. Di quale regione ? Guarda un po’ la Toscana. Ma non mi dire ! Anche lui ha parlato del trust. Le associazioni dei familiari non hanno mai chiesto il trust, ma hanno chiesto servizi, hanno chiesto diritti, hanno chiesto l'applicazione di norme che già esistono.
  E per accontentarli abbiamo questo articolo 2, che nelle intenzioni potrebbe sembrare pure positivo, perché finalmente, come diceva la mia collega Grillo, abbiamo la definizione di questi benedetti livelli essenziali delle prestazioni sociali, ma che, come anche ha specificato, visto che non volete investire un centesimo, probabilmente non verranno definiti, così come i LEA, i livelli essenziali di assistenza sanitaria, che ancora non sono stati aggiornati.
  Quindi, semplicemente io chiedo alla maggioranza di dire le cose come stanno: se la legge avesse come titolo «Istituzione di strumenti privati per aiutare le famiglie a pensare autonomamente al futuro dei propri figli», ok, ne possiamo parlare, avremmo anche potuto votare a favore. Perché non agevolare chi già comunque un minimo di autonomia la possiede ? Ma non potete in alcun modo dire che questa è una proposta di legge che risponde all'esigenza delle famiglie, per la maggior parte povere, di assicurare un'assistenza al proprio figlio disabile e poi scrivere un articolo 6 che introduce esclusivamente istituti privati e che stanzia 90 milioni, la metà dei quali solo per finanziare le mancate entrate dovute a queste agevolazioni fiscali.Pag. 33
  Su questo noi non possiamo mai concordare e non ce ne frega niente nemmeno del terrorismo che state facendo sul fatto che il MoVimento 5 Stelle vota contro i disabili e che noi siamo contro i diritti. Vi dovreste vergognare per queste accuse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e vi dovreste vergognare di prendere in giro le famiglie con un titolo che dice una cosa e il contenuto che ne dice un'altra. Ma, come al solito, le assicurazioni e le fondazioni vi ringrazieranno, come sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Mi sembra che i colleghi 5 Stelle utilizzino la parola trust come se fosse una clava e in qualche modo come se fosse una parola dotata in se stessa di un potere nefasto.
  In realtà, il trust è solo una delle misure che questo disegno di legge prevede. Il passaggio al Senato, che è stato un passaggio indubbiamente migliorativo, ha riconosciuto anche un'altra serie di negozi giuridici a cui si può fare riferimento per implementare le risorse da mettere a disposizione delle persone che presentano disabilità grave e delle loro famiglie nel momento in cui queste famiglie non ci saranno più.
  Sono molti e diversificati gli strumenti a cui si può attingere. Sono strumenti familiari, ma sono anche strumenti associativi; sono anche quella molteplicità delle forme che tanti aspetti del volontariato riesce a creare quando, davanti a patologie conclamate, decide di farsi carico di quei bisogni mettendo dalla propria parte risorse, anche economiche, il più generose possibili.
  Continuare a insistere come se l'unica cosa fosse il trust, la formula che permette di sciogliere le necessità di queste famiglie e di risolverle, è quantomeno riduttivo e limitato e viene anche il sospetto che sia un po’ fazioso.
  Noi siamo convinti che i diritti di queste persone vengano tutelati da questa legge in modo direi quasi multitasking. Pensiamo che si possa fare di più se ci saranno le occasioni e le opportunità di avere maggiori risorse da mettere a loro disposizione, ma riteniamo fondamentale che il modello scelto sia un modello sufficientemente flessibile e sufficientemente espandibile e adattabile da poter lanciare davvero un'operazione sperimentale di grande efficacia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, molto velocemente. Noi cerchiamo di mettere un correttivo, utilizzando questo articolo, relativamente al fatto che non si vuole mettere un ordine di priorità negli interventi sul «dopo di noi» negli articoli successivi. Quindi, di fatto richiamiamo poi l'articolo successivo e soprattutto mettiamo in luce la piaga italiana sociale dell'istituzionalizzazione delle persone con grave disabilità. E cerchiamo di mettere un tappo, cerchiamo di stornare i soldi che normalmente vengono usati nelle residenze sanitarie assistite, in modo che questo progetto sul «dopo di noi» non vada mai, mai, mai e poi mai in un'istituzione che possa minimamente assomigliare ai lager delle residenze sanitarie assistite, che diventano di tipo degradato, perché non sono più sanitarie, ma diventano assolutamente degradate.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 2.4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Kronbichler.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  367   
   Votanti  366   
   Astenuti    1   Pag. 34
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no   267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Marazziti e Galgano hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario e la deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Duranti, Latronico, Magorno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  367   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no   270.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nicchi 2.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Brevemente, con questo emendamento si tocca un punto molto delicato della legge, perché noi, siccome condividiamo, come abbiamo fatto con il nostro voto favorevole all'articolo 1, le finalità, pensiamo che sia necessaria un'attività molto rigorosa, molto precisa di verifica della realizzazione di quelle finalità, essendo queste molto, molto importanti, molto delicate.
  Si tratta di deistituzionalizzare, trovare soluzioni diverse, ossia quelle che, in una fase di sperimentazione, legata molto al progetto personale del disabile o della disabile sono richieste. Ecco, verificare. Questa è una legge importante. Noi apprezziamo questo momento, perché sicuramente si tratta di una legge importante e poi abbiamo discusso. Però, è molto importante la sua verifica e con questo emendamento lo chiediamo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 2.3. I pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld, Giuliani, Bonaccorsi, Amoddio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  373   
   Votanti  372   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Argentin ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Cercherò di essere più sintetico possibile, però bisogna veramente fermarsi un secondo a leggere l'articolo 2.
  Nell'articolo 2 abbiamo la rubrica che recita: «Definizioni delle prestazioni assistenziali da garantire in tutto il territorio nazionale». Uno legge la rubrica e dice: «Finalmente ! Sono arrivate ! Incredibile !».
  Poi inizia a leggere il comma 1: si parla del procedimento di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, cioè quello che le dicevo prima, Presidente, nel Pag. 35mio intervento precedente, la legge n. 328 del 2000 – le stiamo aspettando da sedici anni – e degli obiettivi di servizio di cui all'articolo 13 del decreto legislativo n. 68 del 2011, ovvero quello di cui parlava la mia collega Di Vita, ciò che poi richiama la linea di intervento 3 e la linea di intervento 6 nel Piano di azione biennale.
  Praticamente, cosa si fa in quest'articolo 2 ? Nel comma 1 si va avanti, si arriva al comma 2 e ritroviamo queste splendide more, di cui il Governo e la maggioranza di questi anni si sono nutriti proprio copiosamente. Abbiamo proprio queste more che escono dalla bocca del Governo. Questo Governo è pieno di more, è pieno di more che sta mangiando e, nelle more dell'attesa infinita, come Godot, di queste prestazioni sanitarie e dei livelli essenziali di assistenza, noi stabiliamo fondamentalmente gli obiettivi di servizio per le prestazioni da erogare, ovvero quello che ho detto prima: pochi soldi, troppo pochi, divisi male, con una forbice tra i più ricchi e i più deboli che aumenta.
  Però questo Governo continua a nutrirsi di more e, anche nell'articolo 2, facciamo tutto con le more. Allora, noi voteremo contro questo articolo 2, perché delle more ci siamo rotti le scatole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Locatelli, Marroni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  375   
   Votanti  342   
   Astenuti   33   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  274    
    Hanno votato no   68.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Albanella ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 698 ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698 ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Lorefice 4.3, Baroni 4.6 e Gregori 4.1 e 4.2.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lorefice 4.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Con questo emendamento torniamo a chiedere chiaramente di sopprimere la parola «grave».
  Volevo anche approfittare dell'occasione per dire che, comunque, una soluzione a questo incartamento sulla definizione di disabilità grave l'avevamo anche data. Vi siete ritrovati a dover aggiungere la parola «grave» perché in Italia ancora abbiamo criteri di accertamento delle invalidità obsoleti. Che siano obsoleti lo sapete benissimo anche voi. Infatti, torno a parlare sempre del vostro Piano biennale Pag. 36d'azione sulla disabilità, che, tra l'altro, ha citato anche la collega Lenzi, dicendo che già è legge. Se fosse legge, a quest'ora non avremmo questo problema di definire la disabilità come grave. Infatti, la prima linea di intervento di questo Piano, così come suggerito dall'Organizzazione mondiale della sanità ormai vent'anni fa, quindi forse dire obsoleto è anche poco, suggerisce di superare l'accertamento della disabilità vista come livelli di handicap, quindi percentuali, e di andare a vedere, caso per caso, di che limiti e di che capacità gode la persona che viene valutata.
  Quindi io mi limito a leggere semplicemente quello che voi stessi avete scritto sull'introduzione dei cosiddetti ICF. Avete detto: la nozione di invalidità civile, così come formulata dalla legge n. 118 del 1971, viene superata. L'accertamento delle menomazioni della persona, elemento di riferimento anche per la Convenzione ONU, diventa parte nel percorso di valutazione della disabilità, che dovrà scaturire dalla modifica della legge n. 104 del 1992. La descrizione delle malattie e menomazioni della persona utilizza come riferimento gli strumenti dell'Organizzazione mondiale della sanità, classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati e la classificazione internazionale del funzionamento disabilità e salute (ICF) per la parte di funzioni e strutture corporee.
  Questo, quindi, per dire cosa ? Che, se fosse vero che questo Piano d'azione è già legge, avreste già riformato le modalità e i criteri di accertamento dell'invalidità, quindi non staremmo qui ancora, come nel Medioevo, a dire invalidità all'80 per cento, al 90 per cento o al 100 per cento, ma avremmo una classificazione quanto più possibile puntuale delle capacità e dei limiti del beneficiario, e questo andrebbe anche incontro all'esigenza di contrastare il fenomeno dei falsi invalidi, che, comunque, sappiamo che qualcuno sicuramente avvantaggia.
  E quindi, dato che il Piano d'azione biennale non è vero che è legge, tant’è che gli ICF non sono stati istituiti e la linea prima dell'intervento non è stata realizzata, ci ritroviamo ancora qui ad utilizzare delle definizioni obsolete, antiche, e quindi facciamo delle proposte di legge che, anziché andare a modificare ciò che dovrebbe essere modificato – e quindi ammodernare leggi, come dicevo, antiche –, stiamo qui a costruire delle finte proposte di legge che utilizzano già degli errori o, comunque, come dicevo prima, delle definizioni vecchie e da aggiornare.
  Quindi, stiamo creando burocrazia su burocrazia, concetti complicati su altri concetti complicati, perché quando poi qualcuno – probabilmente il MoVimento 5 Stelle, quando sarà al Governo – dovrà applicarlo, questo Piano d'azione biennale per la disabilità, e dovremo veramente introdurre l'ICF, il lavoro poi di revisione di tutti i testi scritti male che state approvando andrà a discapito di tutti i cittadini, perché dovranno attendere e dovremo fare un lavoro di revisione veramente inutile, dal momento che qui, in questo momento, potremmo subito correggere e aggiustare il tiro.
  Comunque, la vostra volontà è chiara, cioè vi serve solamente come slogan probabilmente elettorale e quindi in quest'Aula, come al solito, saranno parole al vento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 4.3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ribaudo... tutti hanno votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  365   
   Votanti  360   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no   264.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 37

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 4.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Boccuzzi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  368   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   270.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gregori 4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Ecco, vorrei qui un'attenzione, perché questo è un punto molto, molto delicato. Questi nostri emendamenti vogliono limitare, nelle situazioni di emergenza, il ricorso al ricovero extra familiare, cioè all'istituzionalizzazione motivata per casi di emergenza. Noi vorremmo limitare le possibilità di questo ricorso, perché, chiariamoci, se questa emergenza è legata ad una situazione personale, magari ricercata anche con il consenso dei tutori dei soggetti, allora è necessaria e si fa, ma se, come può succedere, questa diventa la scorciatoia per risolvere le inadempienze dei comuni, degli enti territoriali – che, lo ricordiamo, sono stati falcidiati in questi anni e che, quindi, hanno impoverito le loro possibilità di risposta – noi crediamo sia sbagliato, sia negativo. Quindi serve molto delimitare questo ricorso all'emergenza, motivandolo solo per le situazioni personali dei soggetti coinvolti e non può essere legato alle inadempienze del pubblico. In altre parole, noi vogliamo evitare una istituzionalizzazione forzata in nome dell'emergenza, perché il pubblico è inadempiente. Questi sono gli emendamenti che noi abbiamo presentato, un punto molto delicato, sollecitato e, quindi, chiediamo con i nostri emendamenti di limitare questo ricorso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gregori 4.1, i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi... ci siamo ? Tutti hanno votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  367   
   Votanti  366   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no   267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gregori 4.2, i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Palma, Matarrelli... non ci siamo... Dellai, Giuliani, Fossati... bene, hanno votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  368   
   Votanti  367   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no   268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 4.Pag. 38
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Brevemente, per esprimere il voto favorevole di Sinistra Italiana, perché, pur avendo presentato degli emendamenti per delimitare quella possibilità di abuso su ricorso alle situazioni di emergenza, noi pensiamo che questo sia un articolo che introduce un cambio di paradigma, che punta molto sulla deistituzionalizzazione, su una fase innovativa e, quindi, noi votiamo favorevolmente.

  PRESIDENTE. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame, ma, essendone stata fatta richiesta e come da prassi, la Presidenza concederà un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Visto che le finalità del Fondo, sono così elencate (punto a) vogliamo ottenere questo, punto b) vogliamo ottenere quello, e così via), si dovrebbe prevedere già naturalmente un ordine di importanza, perché una lista che comprende gli obiettivi e che cosa si andrà a fare con questi soldi dovrebbe essere istituita per ordine di importanza.
  In uno dei nostri emendamenti alla Camera avevamo proprio previsto che venisse rispettato in maniera vincolante l'ordine di priorità, perché, negli ultimi punti della lista abbiamo proprio l'istituzionalizzazione dei disabili, per giunta, in alcuni casi, con soldi loro. Siccome non abbiamo la possibilità di prevedere il futuro, e nonostante Basaglia avesse deciso che l'istituzionalizzazione e i neomanicomi non avrebbero dovuto più esistere, di fatto ci troviamo continuamente in questa situazione. Io ho sostenuto e ho fatto un complimento alla relatrice del provvedimento, Carnevali, in un question-time in cui si scandalizza dell'ennesimo scandalo di maltrattamenti di persone in residenze sanitarie assistite e con disabilità. Ebbene, si deve pretendere che le regioni che usufruiranno di questi soldi rispettino l'utilizzo e il vincolo delle finalità, dalla più importante alla meno importante. Come ci diceva la collega relatrice, Carnevali, in Calabria è addirittura difficile trovare una residenza che ospiti i disabili. Non possiamo parlare né di assistenza domiciliare, né tanto meno di assistenza domiciliare indiretta, quindi siamo ancora in una situazione in cui già un istituto, secondo la collega, sarebbe una soluzione comunque di presa in carico e di cura.
  Comunque, per quanto ci riguarda, non è stato accettato questo vincolo di priorità della finalità del fondo, ovvero di attivare e potenziare programmi di intervento, soprattutto che tengano in migliore conto le opportunità offerte dalle nuove tecnologie in modo da impedire l'isolamento delle persone con disabilità, eccetera, eccetera. Quindi noi non voteremo a favore perché non si è voluto mettere un vincolo a delle persone che metteranno le mani sui soldi, che saranno anche dei privati e potrebbero avere l'utilizzo esaustivo dei fondi pubblici messi a disposizione, magari compartecipando con un 5 per cento, e decidere di fare una casa famiglia che poi non sarà all'altezza del compito e della situazione.
  Per questa ragione, siccome non siamo stati ascoltati relativamente a questi pericoli, perché già abbiamo spiegato che non funziona il Sistema sanitario nella residenzialità di tipo psichiatrica e con disabilità gravi e gravissime, noi ci asterremo sull'articolo 4.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gebhard...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  369   
   Votanti  296   Pag. 39
   Astenuti   73   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato  294    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato di non essere riuscito a votare).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 698-B ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, De Lorenzis, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  370   
   Votanti  368   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  268    
    Hanno votato no   100.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato di non essere riuscito a votare).

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698-B ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, sugli emendamenti Colonnese 6.10, Lorefice 6.15, Di Vita 6.16, Grillo 6.50, Nicchi 6.51 e 6.4 e Baroni 6.20.

  PRESIDENTE. Sottosegretaria Biondelli, prego.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colonnese 6.10, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Peluffo, Sandra Savino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato   98    
    Hanno votato no   272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 6.15, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 40

  Lorenzo Guerini, Pilozzi, Giuliani, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  367   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato  101    
    Hanno votato no   266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 6.16, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Sereni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  366   
   Votanti  365   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   97    
    Hanno votato no   268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Zan ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 6.50 con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Questo è per essere certi che alla costituzione del trust venga nominato appunto con certezza il controllore, ovvero il guardiano, colui che dovrà tenere sotto controllo l'operato del trustee, che è colui a cui viene affidata l'assistenza alla persona disabile e che viene ovviamente individuato dal disponente, nel caso in cui il disponente non l'abbia indicato prima o sia successo qualcosa all'atto della costituzione del trust.
  Quindi, proponiamo che a indicare il controllore sia chiaramente il disponente in via preliminare, è ovvio, perché il disponente è colui che praticamente decide quasi tutto, ma nel caso di indisponibilità, in alternativa, proponiamo che sia individuato nell'ambito degli elenchi degli amministratori di sostegno dal giudice tutelare del tribunale di competenza dove risiede il beneficiario. Questo chiaramente per evitare di eludere questa condizione ovvero che il guardiano, ovvero il controllore, sia sempre contemplato nell'istituzione del trust.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 6.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  364   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no   265.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 6.51, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Piepoli, Furnari, Casellato, Sani, Del Grosso, Verini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

Pag. 41

   Presenti e votanti  368   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  98    
    Hanno votato no   270.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nicchi 6.4, su cui i pareri sono contrari.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tutti hanno votato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  355   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no   266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Rubinato hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baroni 6.20, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Coppola, Fratoianni. Tutti hanno votato ? Veloci ! Capodicasa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  367   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no   271.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 6.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Questo è il cuore pulsante dello scandalo contro cui noi puntiamo il dito, perché, nonostante in prima lettura fosse intervenuta la mia collega, la collega del PD Carnevali, affermando che la relazione della Commissione bilancio non era sufficientemente veritiera – poi un giorno ci dovrà spiegare cosa significa «sufficientemente veritiera» – nel momento in cui chiude il cerchio a una platea di beneficiari di 1.430 disabili, ovvero tutti quelli a cui si alza – si alza ! – la defiscalizzazione nel momento in cui accedono all'istituto giuridico del trust. Dunque, dinanzi a questo nuovo istituto giuridico che viene istituito con questo provvedimento, cioè un provvedimento di affari sociali – mi perdoni, Presidente – che a un certo punto istituisce un nuovo istituto di diritto privato, mi dica lei, Presidente, qual è eventualmente l'opportunità di fare questo tipo di operazione, che è veramente assolutamente barocca nel modo di legiferare. Dunque, stabiliamo che prima vi era a disposizione un certo tipo di detraibilità e adesso la detraibilità diventa fino a un milione e mezzo di euro. Per quale cifra ? Per 5 mila euro. Cioè, 1.430 persone che afferiscono al nuovo istituto giuridico del trust per fare questa operazione di cessione dei loro beni, perché stiamo parlando, comunque, di famiglie ricche di disabili e, quindi, stiamo parlando fondamentalmente di una persona su 240 dell'intera platea che di fatto circoscrive il provvedimento.
  Infatti, il provvedimento ne circoscrive 250 mila circa e 1.430 famiglie con persone disabili, le più ricche, afferiscono a maggior quantità di soldi da parte dello Stato. Questo è il cuore pulsante dello scandalo, perché di fatto per coloro che hanno un imponibile IRPEF di 20 mila euro, sempre secondo la succitata relazione tecnica della Commissione bilancio, invariata nel passaggio dal Senato alla Camera e nel passaggio inverso, si stabilisce Pag. 42che la detraibilità fiscale sarà relativa solo a 143 mila famiglie con disabili, cioè coloro che hanno un imponibile IRPEF sopra i 20 mila euro e che quindi sono i più ricchi dato che ci sono quelli al di sotto. È una guess al Presidente, perché ci sono quelli più ricchi e quelli più poveri: a quelli più ricchi vanno 750 euro di detraibilità e a quelli ancora più ricchi 5 mila euro. Dunque, il nostro calcolo è semplice e fatto: prendiamo i 90 milioni in un anno, leviamo i 5 mila euro per i 1.430, leviamo i 143 mila che hanno un imponibile IRPEF sopra i 20 mila euro e ci rimangono circa altre 135 mila famiglie con disabili. Quali ? Le più povere !
  Ebbene, abbiamo visto e abbiamo previsto che se tutti accedono ai servizi con questo provvedimento sul «dopo di noi» rimangono ai più poveri, ai restanti 143 mila, ben 35 euro di servizi. Capisce ? Sono 5.750, gli ultimi. La fetta di torta, circa la metà, cioè il 45 per cento della platea, rimane con 35 euro di servizi, se tutti accedono al servizio, se dicono: «Io voglio la mia quota parte di servizio», che viene monetizzata e così via. Certo, la maggioranza dice comunque: «Noi facciamo crowdfunding a dei privati e, quindi, i privati entreranno». Noi auspichiamo che loro abbiano ragione e auspichiamo di avere torto e che tutti questi privati entreranno con tanti bei soldini – 100, 200, 300 milioni – ma ne dubitiamo fortemente. Entreranno e vi diciamo noi cosa succederà: che una quota parte del 5 per cento o del 10 per cento dei progetti del «dopo di noi» saranno gestiti e saranno regolamentati dalle regioni terzializzandoli – terzializzandoli ! – e questa compartecipazione al 5 o 10 per cento metterà a disposizione questo milioncino o questi 2 milioncini che sono a disposizione della regione media.
  Quindi, l'istituto del trust è una vergogna. Sono 10 milioni tra defiscalizzazioni...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... bolli e carte bollate che non si pagano. È una cifra troppo grande e la forbice tra i più ricchi e i più poveri aumenta in maniera sbagliata e disuguale (Applausi dei deputati del MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, intervengo solo per sottolineare che in questo articolo 6 oltre al trust, che ha già denunciato il collega, in Senato sono stati aggiunti altri due negozi giuridici, ovvero i fondi speciali e i vincoli di destinazione. In particolare, voglio sottolineare che per la costituzione di fondi speciali è stato proprio specificato in maniera esplicita che l'affidatario può essere anche un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale, una onlus. Quindi, vediamo come gli enti del terzo vettore vengono sempre chiamati in causa quando si tratta di assistenza, soprattutto socio-assistenziale, e su questo noi non abbiamo nulla in contrario. Quello che ci chiediamo, però, è perché non specificare quali caratteristiche, magari aggiuntive, devono avere queste onlus, perché viene solo specificato che queste associazioni devono operare prevalentemente nel settore della beneficenza. Siccome nella riforma del terzo settore avete rifiutato qualsiasi tipo di controllo e monitoraggio di quelli seri che noi avevamo proposto, noi crediamo che quest'ulteriore negozio giuridico, così come normato, possa aprire nuovi nuovi scenari rischiosi per le famiglie.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA DI VITA. Quindi, vogliamo aiutare le famiglie che in realtà potrebbero essere messe in pericolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Miotto... Caso... Parentela... Lattuca...Pag. 43
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti 372   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  275    
    Hanno votato no   97.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 698 ed abbinate). Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutti gli emendamenti all'articolo 9.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il Governo esprime parere conforme alla relatrice.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gregori 9.1. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gregori 9.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì... Stumpo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  365   
   Votanti  364   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no   262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 9.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Speranza... Caso... Grillo... Vazio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  368   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no    269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 9.51 con il parere contrario della Commissione e del Governo. Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze la Presidenza consentirà ai deputati di tale componente lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà. Quindi, deputata Di Vita, sa che ha una disposizione un minuto.

  GIULIA DI VITA. Noi introduciamo degli strumenti per il controllo di questi fondi perché voglio specificare – visto che in un minuto purtroppo non posso entrare nel dettaglio – che quella piccola parte di Fondo che resta statale, perché ricordiamo che la metà è finalizzata semplicemente ad agevolare gli strumenti privati, è demandata Pag. 44assolutamente alle regioni nel rispetto delle competenze. Però è demandato alle regioni proprio tutto: le modalità di programmazione dei servizi, dei progetti, la modalità di scelta delle eventuali associazioni o enti che parteciperanno ad eventuali bandi, alla verifica delle attività svolte e anche alla revoca; quindi allo Stato centrale come al solito non resta alcun tipo di monitoraggio. È la stessa critica che avevamo avanzato per la riforma del Terzo settore e chiedevamo semplicemente che ci potesse essere un controllo quanto più marcato, puntuale possibile proprio perché dalle esperienze passate, ad esempio, sul Fondo della non autosufficienza abbiamo visto quanto questo Fondo sia assolutamente inadeguato sia a livello di stanziamenti economici...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIULIA DI VITA. ... sia a livello di servizi erogati in tutto il Paese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. È molto semplice: chiediamo che le funzioni di vigilanza, monitoraggio e controllo sulla corretta gestione del Fondo di cui all'articolo 3 della presente legge siano esercitate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;  cioè chiediamo che, in caso di terziarizzazione dell'affidamento del progetto sul «dopo di noi» tramite domicilizzazione oppure assistenza domiciliare indiretta, semplicemente che questi soldini vengano controllati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali – già è così o dovrebbe essere così per le cooperative, salvo poi scoprire che non controllano nulla ed esce fuori mafia capitale come jack in the box – e dalla Corte dei conti. Aggiungiamo anche la Corte dei conti, come se non avesse già abbastanza lavoro a beccare poi anche le malversazioni...

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ... del nostro sottosegretario alla salute.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 9.51.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer... Sbrollini... Marazziti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  363   
   Votanti  362   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no   269.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni... Piepoli... Monchiero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  366   
   Votanti  364   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  294    
    Hanno votato no   70.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Ferraresi e Terzoni hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 45

  Colleghi, adesso noi sospendiamo l'esame del provvedimento e riprenderemo alle ore 16. Ci rivediamo qui alle 16. Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 16.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Biondelli, Boccia, Bueno, Capelli, Catania, Dambruoso, Epifani, Fontanelli, Formisano, Garofani, Locatelli, Losacco, Manciulli, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Piccoli Nardelli, Realacci, Rosato, Sanga, Sani, Scotto, Tabacci e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. I deputati in missione sono complessivamente 109, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Riprendiamo allora il seguito della discussione delle proposte di legge n. 698-1352-2205-2456-2578-2682-B in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/698-B/1 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/698-B/2 il parere è favorevole con riformulazione: dopo le parole «iniziative normative», invece di «volte ad assicurare», la riformulazione è «migliorative dell'efficacia delle previsioni richiamate» e poi si continua anche attraverso un costante monitoraggio eccetera.
  Sull'ordine del giorno Brignone n. 9/698-B/3 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/698-B/4 il parere è favorevole, però volevo precisare che è già previsto, è un punto già previsto nelle finalità della legge.
  Sull'ordine del giorno Marzano n. 9/698-B/5 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/698-B/6 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Giuseppe Guerini n. 9/698-B/7 il parere è favorevole.
  Sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/698-B/8 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/698-B/9 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Mantero n. 9/698-B/10 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Baroni n. 9/698-B/11 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Pesco n. 9/698-B/12 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Grillo n. 9/698-B/13 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/698-B/14 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/698-B/15 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/698-B/16 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/698-B/17 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Minardo n. 9/698-B/18 il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Elvira Savino n. 9/698-B/19 il parere è contrario, perché il DDL comunque ha altre finalità, comunque è un problema che sicuramente affronteremo in altre sedi e che, quindi, Pag. 46teniamo in considerazione; però, la finalità del DDL è un'altra e, quindi, il parere è contrario.
  Sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/698-B/20 il parere è favorevole con la riformulazione «a valutare iniziative idonee per riconoscimento» eccetera della firma mediante apposizione dell'impronta digitale.
  Sull'ordine del giorno Vazio n. 9/698-B/21 il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicchi n. 9/698-B/1, su cui vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi per favore affrettatevi che siamo in votazione. Cercate di prendere i posti velocemente, che la votazione è aperta, grazie. Affrettatevi che la votazione è aperta. Portas, Monchiero, D'Uva, D'Incà, De Lorenzis ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

  Presenti  331   
   Votanti  310   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato  84    
    Hanno votato no  226.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Matarrelli n. 9/698-B/2, su cui vi è il parere favorevole del Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Matarrelli n. 9/698-B/2, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brignone n. 9/698-B/3, non accettato dal Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brignone n. 9/698-B/3, su cui vi è il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciprini, De Lorenzis, Pilozzi, Vazio, Centemero, Turco, Abrignani ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  341    
   Votanti  266   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  134   
    Hanno votato  37    
    Hanno votato no  229.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carrescia n. 9/698-B/4, su cui vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che la presentatrice non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marzano n. 9/698-B/5, su cui vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/698-B/6, su cui vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giuseppe Guerini n. 9/698-B/7, su cui vi è il parere favorevole del Governo.
  Sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/698-B/8 vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.Pag. 47
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Silvia Giordano n. 9/698-B/8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cuomo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  344   
   Votanti  341   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no   233.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lorefice n. 9/698-B/9, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Gallinella, Gagnarli, Palma, Tinagli, Carloni, Montroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  353   
   Votanti  349   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no   241.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantero n. 9/698-B/10, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Chimienti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  354   
   Votanti  331   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no   239.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baroni n. 9/698-B/11, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Folino, Sannicandro, Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  357   
   Votanti  349   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato  111    
    Hanno votato no   238.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pesco n. 9/698-B/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 48
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  352   
   Votanti  331   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato   91    
    Hanno votato no   240.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Nastri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillo n. 9/698-B/13, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  363   
   Votanti  347   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato  103    
    Hanno votato no   244.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colonnese n. 9/698-B/14, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  355   
   Votanti  337   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato   99    
    Hanno votato no   238.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/698-B/15 con il parere contrario del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Questo ordine del giorno riguarda il controllo e la filiera dei soldi. Il nostro voto è ovviamente favorevole, ce l'avete bocciato come emendamento, lo riproponiamo come ordine del giorno e chiediamo semplicemente un minimo di controllo in più.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, la scorsa settimana, la Corte dei Conti ha chiesto a titolo di risarcimento circa 21 milioni di euro ad alcuni arrestati nell'ambito del processo dell'inchiesta di «Mafia capitale». È una notizia che è passata un po’ sotto silenzio, però, insomma, si tratta di 21 milioni di euro dei soldi dei romani. Noi crediamo moltissimo nella serietà e nella competenza appunto della magistratura contabile e per questo chiediamo almeno l'approvazione di questo ordine del giorno. Un controllo ulteriore dei soldi dei cittadini, ancor di più nell'ambito sanitario, da parte della magistratura contabile, pensiamo davvero che sia doveroso.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dall'Osso n. 9/698-B/15, con il parere contrario del Governo.Pag. 49
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Folino, Nastri, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  374   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  126    
    Hanno votato no   248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/698-B/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Oliaro, Alberti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  379   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no   250.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Vita n. 9/698-B/17, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi, Colaninno, Malpezzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  376   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  128    
    Hanno votato no   248.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario, mentre la deputata Ruocco ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Minardo n. 9/698-B/18, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Nicchi, Ruocco, Amoddio, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  381   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no   246.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Elvira Savino n. 9/698-B/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grassi...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 50
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  376   
   Votanti  373   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  129    
    Hanno votato no   244.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/698-B/20 c’è una riformulazione, l'accetta ?

  WALTER RIZZETTO. Grazie Presidente, «no», non accetto la riformulazione. Sottosegretario, sappiamo perfettamente che molto spesso mozioni e risoluzioni restano lettera morta, ora figuriamoci un ordine del giorno. Lo rinnovo per l'Aula, perché chiaramente non tutti avranno letto questo ordine del giorno: «ad assumere iniziative idonee per riconoscimento della firma mediante apposizione dell'impronta digitale per le persone, non inabilitate o interdette, affette da disabilità motorie che non consentono l'uso delle mani». Quindi, Presidente, io, su un ordine del giorno di questo tipo, non posso accettare una riformulazione; se evidentemente il sottosegretario non cambia idea e ripropone la riformulazione, lo mettiamo ai voti, e dopo vediamo qui in Aula chi voterà questa che mi sembra una regola di assoluto buonsenso, almeno, voglio dire, in seno ad un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sottosegretaria Biondelli, vuole intervenire ? Chiedeva la riformulazione della riformulazione, non ho capito bene. Prego.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. La riformulazione era «a valutare l'opportunità di iniziative idonee», anche perché comunque è una finalità su cui dobbiamo confrontarci anche con altri Ministeri, e quindi è presa in considerazione, però soltanto «a valutare l'opportunità di prendere iniziative idonee per il riconoscimento». Va bene ?

  PRESIDENTE. Allora, insiste per la votazione, lo metto in votazione ?

  WALTER RIZZETTO. No, l'unica cosa, Presidente, io ripeto...

  PRESIDENTE. Però, non mi fate il ping-pong: mi dica se lo metto in votazione oppure no.

  WALTER RIZZETTO. Se mi lascia terminare le dico se accetto la riformulazione. Non accetto la riformulazione, perché non accetto che ci sia «a valutare l'opportunità» su una cosa assolutamente legittima.

  PRESIDENTE. D'accordo, è chiaro: quindi lo metto in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/698-B/20, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Ragosta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  375   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  132    
    Hanno votato no   243.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Sull'ordine del giorno Vazio n. 9/698-B/21 il parere è favorevole.Pag. 51
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, l'approvazione di questo provvedimento rappresenta, credo, una delle pagine più belle di questa legislatura: sinistra, centro, destra, maggioranza e gran parte dell'opposizione, con l'esclusione dei 5 Stelle (e oserei dire i soliti 5 Stelle), hanno messo da parte le divisioni e si sono accordati in una larga, larghissima intesa per approvare un provvedimento che influirà sulla qualità della vita delle persone gravemente disabili e dei loro familiari. Il Parlamento interviene a dare risposte concrete a quelle famiglie e a quei genitori, spesso anziani, che si sono presi cura per tutta la vita del proprio figlio o della propria figlia gravemente disabili, e che vivono con una preoccupazione costante al pensiero di chi si occuperà dei loro familiari quando non ci saranno più, o quando loro stessi non saranno più in grado di assisterli. Lo facciamo con un testo già condiviso alla Camera, che questa volta ci torna dal Senato ulteriormente migliorato; un provvedimento che, dopo tagli al welfare, nonostante i tagli, stanzia più di 150 milioni di euro in tre anni, una cifra importante, che rappresenta un futuro più sereno per molte famiglie.
  L'obiettivo di questa legge, che rispecchia la direttiva dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità divenuta esecutiva nel nostro Paese con una legge di sette anni fa (era, mi pare, del 2009), è quello di sostenere per quanto possibile la vita indipendente del disabile, ed impedirne la segregazione escludendo qualunque intervento che porti all'istituzionalizzazione, quando non sia strettamente necessario. Da qui la necessità di puntare a percorsi di sostegno in luoghi che riproducono le condizioni abitative e relazionali della casa familiare, mantenendo il più possibile le abitudini delle persone con disabilità e rispettandone la volontà. Il gruppo socialista, nel ringraziare ancora una volta la relatrice Elena Carnevali, preannuncia un voto convintamente favorevole al provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Il deputato Mottola. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI CARLO FRANCESCO MOTTOLA. Signora Presidente, onorevoli colleghi, è innegabile come rappresenti motivo di forte preoccupazione per i genitori di una persona disabile tutto ciò che riguarda il dopo, il momento cioè in cui saranno anziani e non riusciranno a garantire i medesimi livelli di assistenza del figlio, il momento in cui non ci saranno più e qualcuno in loro vece dovrà occuparsi di lei. Questo problema è sempre più sentito, perché grazie allo sviluppo della medicina, le maggiori cure e percorsi di vita integrati, l'aspettativa di vita per le persone disabili si è allungata notevolmente.
  Si rendeva opportuno, perciò, inquadrare all'interno di un testo unico una serie di disposizioni che potessero in qualche modo dare una risposta concreta a questa grave questione sociale, in considerazione degli impegni del nostro Paese a livello internazionale, sia attraverso la sottoscrizione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, sia dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.
  Inoltre, era necessario dare piena attuazione ai principi degli articoli 3, 31 e 38 della Costituzione, i quali sanciscono rispettivamente che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, agevolare con misure economiche l'adempimento dei compiti della famiglia e garantire ad ogni cittadino inabile al lavoro il diritto all'assistenza sociale.Pag. 52
  Noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie siamo coscienti che sostenere e motivare il nucleo familiare di questi soggetti, per metterlo nelle condizioni di svolgere al meglio il suo difficile compito educativo, di cura e di socializzazione, deve essere uno dei principali obiettivi del legislatore; in particolare, devono essere differenziati progettualità e sostegni, con l'obiettivo di migliorare, attraverso azioni concrete, un sistema che riesca a dare risposte su tutto il territorio in maniera uniforme alle esigenze di queste persone e delle loro famiglie. In un principio di sussidiarietà verticale, vediamo quindi con favore l'esigenza di affiancare le iniziative esistenti con strumenti che, diversamente dal passato, siano di assoluto supporto per tutti coloro che vivono in questa delicata situazione sociale.
  Osserviamo, inoltre, che il lavoro svolto in Commissione e nei vari passaggi parlamentari ha notevolmente migliorato l'impianto originario del testo, rendendolo finalmente conforme a quanto da noi auspicato originariamente, ovvero che le politiche per le persone disabili non potessero essere separate e disgiunte da quelle sulla famiglia in generale, e, pur con le necessarie specificità, devono integrarsi pienamente con queste.
  Per questi motivi noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie voteremo favorevolmente al testo presentato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signora Presidente, anche noi voteremo a favore di questo provvedimento. È un provvedimento che viene incontro a bisogni gravi, sia da parte dei diretti interessati da gravi handicap, sia per quello che riguarda le famiglie.
  Non è un provvedimento che sia da noi ritenuto sufficiente, perché l'agenda dei bisogni e dei nuovi bisogni in questo caso è veramente interminabile; comunque c’è un segnale, ed il Parlamento è bene che ne abbia discusso in maniera abbastanza serena e costruttiva, sia nel contesto delle Commissioni sia oggi durante questa discussione, che ha avuto anche momenti tendenti a migliorare, a cercare la possibilità di amplificare il venire incontro a bisogni veramente molto particolari e a necessità che hanno in maniera inequivocabile queste famiglie. Quindi, la cosa più importante e più sobria, al di là delle dichiarazioni (il merito lo conosciamo tutti), è quella di dichiarare voto a favore, e anche di votarlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale voterà a favore di questo provvedimento, perché come dicemmo nella scorsa lettura alla Camera, prima del passaggio al Senato, era un provvedimento atteso da tanto, da molte ma molte famiglie. Un problema gravissimo, quello non solo del disabile grave, ma anche delle famiglie dei disabili gravi, in questo caso compresi in questa legge, che – lo dicemmo anche l'altra volta – a volte hanno anche il problema di pensare a cosa ci sarà dopo di loro: hanno dei figli, delle persone vicine che hanno dei problemi, e non hanno avuto nemmeno il diritto finora molto spesso di morire con tranquillità, perché il pensiero di avere tali problematicità nelle mura di casa è un pensiero molto grave, non sapendo poi i propri figli cosa faranno un domani, quando loro non ci saranno.
  Quindi, sicuramente è un provvedimento che poteva essere anche migliore, nel senso che è un primo passo. Noi prendiamo anche in quest'ottica la sua approvazione, perché sicuramente molte altre cose possono essere fatte per aiutare le famiglie che hanno questo tipo di problematicità tra le proprie mura domestiche: ad esempio, interventi maggiori per quanto riguarda chi ha un disabile a domicilio, perché sappiamo benissimo i costi che ci sono all'interno delle strutture, che sono costi esorbitanti.
  Forse, aumentando i fondi che riguardano gli interventi domiciliari probabilmente Pag. 53si risparmierebbero dei soldi e si aiuterebbero le persone a stare nelle mura domestiche, che è tutta un'altra storia, perché tra l'altro fanno affrontare meglio le problematiche connesse al proprio status sia ai familiari che alle persone che subiscono questo tipo di situazione.
  Quindi, è un primo passo, non può essere un intervento spot, nel senso che noi siamo abituati ormai anche qui, nelle sedi istituzionali, nel nostro Parlamento, ad approvare molto spesso leggi che si estrinsecano in un tweet.
  Caro sottosegretario, io mi rivolgo a lei, conosco la sua serietà, qui non può essere soltanto un tweet, non può essere soltanto un provvedimento fatto prima di una importante competizione elettorale, ma deve essere qualcosa che si estrinseca in un processo che va al di là dell'approvazione anche di questo provvedimento e che porta avanti degli interventi importanti che riguardano le famiglie che vivono questo autentico dramma.
  Quindi, dobbiamo seguire da vicino queste cose, queste problematicità che ci saranno sempre di più, come diceva un collega che è intervenuto prima di me. Il problema della disabilità grave è un problema che si acuirà nei prossimi anni e, quindi, serviranno maggiori risorse. I livelli essenziali di assistenza si devono garantire su questi temi, non si può fare della spending review su queste cose; si fanno su altre cose le spending review, non su questo.
  Quindi, noi riteniamo che comunque questo sia un primo passo che va nella direzione appunto di far vivere questo, che sicuramente è un dramma che nessuno può togliere a queste famiglie, del pensare al domani per i propri cari, comunque guardando al futuro in maniera meno negativa di quanto è stato fatto finora.
  Quindi, è un passo in avanti e noi, il gruppo Fratelli d'Italia, non farà mancare il suo appoggio a questo provvedimento, però facendo capire ai rappresentanti del Governo e a lei, sottosegretario, che rappresenta il Governo in questa sede, che deve essere non un tweet ma un primo passo verso interventi reali nei confronti della gente.
  Per quanto riguarda altre polemiche che sentivo in Aula sui trust eccetera, maggiori controlli sicuramente, questo senza dubbio, chi sbaglia deve pagare, chi approfitta di queste cose secondo noi deve pagare doppiamente, però non fare niente non risolve il problema. Quindi, qualcosa si doveva fare, lo dicevano anche istituzioni sovranazionali che l'Italia era inadempiente su questi temi, andiamo in questa direzione e sicuramente noi comunque daremo il nostro appoggio e il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti, ma non lo vedo in Aula. Vado avanti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini, ma non è presente in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero, a cui do volentieri la parola.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signora Presidente... credo che possiamo ascoltare tranquillamente il collega Marazziti.

  PRESIDENTE. Sì, magari sarebbe meglio rimanere in Aula quando c’è da intervenire. Prego, deputato Marazziti.

  MARIO MARAZZITI. Grazie, signora Presidente. Ringrazio l'onorevole Monchiero, mi scuso con l'Aula, ma è un giorno troppo importante per non sottolineare che oggi approviamo una legge che toglie angoscia, restituisce il sorriso e la tranquillità a migliaia di famiglie, alla fine a milioni di persone e quando questo accade per chi conta di meno o è stato fatto contare di meno, per chi non conta, è una grande giornata.
  È una legge corale, di iniziativa parlamentare, che la Commissione affari sociali della Camera dei deputati ha messo Pag. 54a punto, ha scritto con serietà e con un lavoro di tutti, e oggi siamo al momento di svolta.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 16,35)

  MARIO MARAZZITI. È una bella giornata quando si liberano i prigionieri e quando finisce una guerra, perché questa legge significa la firma di una pace con i disabili gravi, con le famiglie dei disabili gravi, con chi è tenuto ai margini da una vita che corre troppo, dove chi è sano e forte spesso fa a meno o pensa di essere meglio di chi ha più difficoltà.
  Oggi approviamo un diritto pieno in Italia per i disabili gravi e per le loro famiglie, poveri e ricchi, un diritto umano riconosciuto in tempi di confronto sui diritti civili. È il diritto per le famiglie dei disabili gravi di vivere senza terrore per il futuro dei propri figli, il diritto anche di poter morire in pace o di essere stanchi, sapendo che i propri figli, che senza aiuto non vivrebbero, hanno e avranno una vita vera dopo di noi, ma lo sappiamo mentre noi siamo vivi. Ci sono leggi che segnano una svolta culturale ed è il caso di questa legge sul «dopo di noi». Dopo di noi, è questo il diritto che si riconosce alle famiglie; il mio ragazzo, il mio caro vivrà in un luogo che è il più vicino ai suoi affetti e alla sua indipendenza e viene definito come opererà il cosiddetto trust o la persona di fiducia o il trustee. La legge definisce non solo lo strumento, il quanto, i soldi che le famiglie possono destinare per questo diritto al futuro, ma anche il chi, il come, con chi. Le famiglie ed i privati cittadini possono, con agevolazioni fiscali doverose o ovvie, destinare beni per garantire condizioni di vita dignitose e affettivamente quanto più simili a quelle che vivono in una buona famiglia. Le famiglie, dicevo, vengono liberate da un incubo, quello di non dover essere disperate e sole davanti all'interrogativo: chi si occuperà di lei ? Chi si occuperà di lui ? Questo si può fare mentre si è in vita e già possono essere cominciati questi percorsi di vita. È l'universalismo dei diritti sociali che arriva anche in campo sociale per i più deboli nella popolazione italiana. Fondo pubblico e trust. Come gruppo Democrazia Solidale – Centro Democratico in Commissione affari sociali abbiamo fortemente voluto questo: solidarietà, sussidiarietà verticale e orizzontale che si incontrano; verticale, cioè Stato, regioni, il pubblico che si avvicina a tutti, ricchi e meno ricchi; meno istituzionalizzazione e più autonomia e forme di vita a misura familiare, persone e non categorie al centro. Chi è disabile grave ha diritto di essere aiutato come tale anche a 65 anni di età e a non finire in una RSA per anziani o in un istituto. Per me e per tanti di noi è anche la battaglia di una vita, superare gli istituti e creare reti di solidarietà e va fatto con delicatezza. Ci sono istituti dove si vive male e si muore e casi in cui persone invece non potrebbero vivere senza quell'istituto ma magari è meglio una casa famiglia. Solidarietà orizzontale: le famiglie, la società civile, le associazioni no profit che si integrano e creano vita più umana, risorse e opportunità aggiuntive. Troppa solitudine fino ad oggi per le famiglie, sole anche con il senso di colpa mentre una cultura dominante e arretrata ha bollato solo come handicap le persone, incapace di vedere il valore della vita e della vita anche indebolita. Tanti ancora definiscono la vita a partire dall’handicap e non dalla vita tutta intera. Ho detto quando l'abbiamo approvata nel primo passaggio alla Camera che è una legge che ci dice molto anche di chi siamo noi, vale anche per chi disabile grave non è. Troppi di noi vivono nel sogno e nel mito dell'indipendenza; certo, è un valore l'indipendenza anche per chi ha una disabilità grave, ma non è un valore assoluto. Se essere disabili vuol dire dipendere da qualcuno, siamo tutti disabili, in maniera diversa. Dipendenza è anche relazione, affettività, rottura dell'isolamento, se tra uguali, quando si riconosce la dignità dell'altro, quando la si riceve dall'altro. Siamo sì tutti indipendenti ma tutti interdipendenti, tutti dipendiamo dall'attenzione di un altro, dalla Pag. 55considerazione degli altri, da un sorriso. La nostra è una società che fa fatica a scoprire quanta vita c’è quando non è fatta di sani, forti, intelligenti, di successo. Per questo questa legge è una grande occasione per tutti e anche di resurrezione per l'Italia per reimparare a vivere insieme. Non sto a ricordare quanti milioni di persone saranno coinvolti da questa legge: non sono solo i 2,2 milioni di persone con disabilità o le 580 mila persone con disabilità grave sotto i 65 anni, ma sono le famiglie. Allora è un'occasione straordinaria e controcorrente, ci fa vedere le nostre contraddizioni, in una società, come la nostra, dove sono lunghe le file di chi desidera adottare un bambino, ma dove i bambini con disabilità adottati sono appena lo 0,2 per cento; dove molti non nascono nemmeno, se si scopre presto una disabilità; dove molte persone con disabilità grave, oggi, temono programmi di eugenetica o di morte anticipata tutte le volte che sentono parlare di eutanasia o di trattamento anticipato delle volontà, di vita che non è più vita.
  Per questo è una bella legge, che può aiutarci a pensare come dobbiamo ricostruire la nostra convivenza civile. Allora è una buona giornata, fa dell'Italia un po’ più l'Italia, meno dura, più diritti e più umanità, meno duri, meno distratti. Questa è la politica che vogliamo, questo è un successo del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Solidale-Centro Democratico e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà, stavolta davvero.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Comunque, nessun problema: ho ascoltato con piacere l'intervento del presidente della Commissione, che si è adoperato oggettivamente per il buon risultato di questa normativa, ma, come già detto nel primo passaggio alla Camera, il nostro gruppo è serenamente e fermamente convinto che si tratti di una buona legge. Non amo gli eccessi retorici: credo che sia già un giudizio particolarmente spinto l'esprimere la convenienza che si tratti di una legge buona; di sicuro, si tratta di una legge attesa. Le famiglie delle persone portatrici di handicap ci chiedevano questa legge da tempo. La definizione stessa «dopo di noi» è chiaramente di provenienza di queste famiglie; non è un'invenzione fatta da politici affamati dal bisogno di sostenere innominabili fondazioni, ma sono le famiglie che ponevano questo problema, definendo questo problema la soluzione del loro problema, il «dopo di noi», e i noi sono loro.
  Noi, invece, parlamentari, abbiamo cercato di rispondere a questa esigenza in un modo che il nostro gruppo trova assolutamente appropriato, così come riteniamo appropriate le modifiche apportate in sede di esame al Senato. Il bicameralismo perfetto per una volta non ha arrecato danni, non si è tradotto in un inutile ping-pong, in un passaggio dall'una all'altra delle due Camere, ma il secondo esame ha apportato alcune migliorie, che voglio qui sottolineare. Innanzitutto, la specificità della disabilità grave come ambito di applicazione di questa norma, che a noi pare un chiarimento non inutile, e che quindi apertamente condividiamo. Poi, la previsione che le misure di assistenza avvengano attraverso una progressiva presa in carico delle situazioni, il miglioramento di alcune definizioni tecniche, la concessione delle giusti esenzioni e agevolazioni tributarie e, soprattutto, l'estensione del trust ad altri negozi giuridici adottabili in favore dei disabili gravi per la soluzione del problema del «dopo di noi» cui accennavo prima.
  Il Senato ha opportunamente introdotto la costituzione di vincoli di destinazione di cui all'articolo 2645-ter del codice civile e la costituzione di fondi speciali, composti di beni sottoposti a vincoli di destinazione e disciplinati con contratto di affidamento fiduciario anche a favore di organizzazioni non lucrative e di utilità sociale, riconosciute, ovviamente, come persone giuridiche e ONLUS, che operano prevalentemente nel settore della beneficenza in favore di persone con disabilità grave.Pag. 56
  Ora, queste estensioni allargano il campo concreto di applicazione di questa iniziativa. Il merito principale di questa norma, a giudizio del nostro gruppo, è nel valorizzare e nell'estendere le possibilità di iniziative private volte ad integrare le misure già previste con l'intervento diretto da parte dello Stato e degli enti territoriali. Integrare attraverso un'iniziativa autonoma, integrare attraverso un'iniziativa che, magari, potrà anche non essere di tutti, ma che di certo va ad ampliare i diritti di queste persone, va ad ampliare la qualità dell'offerta, va a proporre soluzioni alternative, giustamente modulabili a seconda delle esigenze del territorio e del particolare tipo di società, di luogo di vita in cui queste persone sono già oggi inserite.
  Così come la legge, fin dall'inizio, prevedeva molto opportunamente l'obbligo di definire i LEP, cioè i livelli essenziali delle prestazioni sociosanitarie, in particolare per quanto riguarda l'assistenza ai disabili. Si tratta, anche qui, dell'estensione di un principio applicato già da anni in sanità, applicato a volte con lentezza, applicato a volte con delle lacune, applicato anche con qualche errore, ma si tratta pur sempre di una formidabile assunzione di responsabilità da parte dello Stato nel definire come intenda concretamente garantire i diritti: per quanto riguarda il campo della salute, il diritto all'assistenza sanitaria, per quanto riguarda il campo del socioassistenziale, il diritto agli interventi socioassistenziali. Per tutte queste ragioni, ribadendo il concetto che questa legge ci viene richiesta a gran voce dai familiari delle persone portatrici di handicap, voglio richiamare ancora una volta un'esperienza personale.
  I genitori che ci hanno chiesto il «dopo di noi» in questi ultimi anni sono gli stessi che nella mia città, quarant'anni fa, quando queste iniziative non erano così di moda e quando l'intervento pubblico non era così diffuso, diedero vita ad una serie di attività di cooperative, sensibilizzarono gli enti pubblici e riuscirono a dotare la nostra piccola città di provincia di assistenza per le persone portatrici di handicap all'epoca assolutamente all'avanguardia nel nostro Paese. Ora, queste stesse persone che erano animate allora da un profondo spirito sociale e da una visione veramente – passatemi un termine che non si può più usare – di sinistra, ecco, queste persone oggi ci chiedono il «dopo di noi».
  E, quindi, è con profonda convinzione, nella certezza di venire incontro ad un'esigenza, ripeto, fortemente sentita, che esprimo il voto favorevole del gruppo di Scelta Civica (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Credo che questa proposta di legge giunga in un momento in cui il livello di attesa da parte degli interessati, le persone affette da disabilità grave e le loro famiglie, ha raggiunto un punto improcrastinabile. Troppi fattori concorrono ad accrescere la preoccupazione delle famiglie per quando non saranno più in grado di farsi carico di persone care la cui autonomia diventa sempre più problematica. Il rischio dell'indifferenza, il vago sentore dei maltrattamenti a cui sono sottoposte persone disabili ricoverate in istituti e la consapevolezza che la solitudine aumenta la loro fragilità crea nei genitori una sofferenza aggiunta, che si somma a un vissuto di tenerezza, di protezione, di lotta contro la burocrazia, di speranza nella medicina e nei suoi sviluppi, ma anche di desiderio di fare tutto, ma proprio tutto il possibile, per i figli, quando loro non ci saranno più. Questi genitori, queste associazioni reclamano a gran voce questa proposta di legge, reclamano il diritto dei figli ad una vita indipendente, ad una vita serena, nonostante l’handicap di partenza, il diritto di felicità di cui ha parlato Papa Francesco domenica scorsa, in occasione del Giubileo delle persone con disabilità.
  Si ritiene che una persona malata o disabile non possa essere felice perché incapace di realizzare lo stile di vita imposto dalla cultura del nostro tempo, ma non è così. Il testo unificato oggi in Pag. 57esame, dopo il lungo iter nella nostra Commissione affari sociali, dove è stato approvato in prima lettura il 4 febbraio scorso, con alcune modifiche che ne hanno migliorato l'impianto è stato approvato dal Senato lo scorso 26 maggio, e oggi, 14 giugno, speriamo di votarne l'approvazione definitiva. Tempi molto brevi per chi conosce la macchinosità parlamentare e tempi ancor più brevi per il suo approdo, oggi, in Aula.
  Non c’è, quindi, dubbio di quale sia la volontà politica condivisa da tutto il Parlamento, dalle due Camere e dal Governo stesso: vogliamo che questa legge diventi operativa quanto prima e sia strumento efficace di servizio nel miglior modo possibile. Le principali novità introdotte nel testo dal Senato – abbiamo sentito il dibattito questa mattina sulla specifica della disabilità grave con un rimando al comma 3 della legge n. 104, in modo da creare un parametro oggettivo a cui potersi riferire – riguardano, da un lato, il fatto che ogni prestazione debba tener conto del superiore interesse delle persone con disabilità grave, ma non è soltanto una proiezione: sono io che cerco di rendermi conto di quale sia il tuo maggiore interesse, c’è qualcosa di più, sei tu che dici a me qual è il tuo maggiore interesse; è una sorta di nuova alleanza che si stabilisce tra chi si prende cura della persona con disabilità e la persona stessa. C’è un riconoscimento di reciproco rispetto, c’è una sottolineatura positiva della reciproca dignità, pur nella asimmetria delle relazioni.
  C’è un altro passaggio interessante; questa legge che resterà, io credo, comunemente conosciuta da tutti come la legge del «Dopo di noi» anche se le parole: «dopo di noi» non appaiono affatto nel titolo, è diventata la legge dell’«insieme a noi», perché questa legge riconosce ai genitori e alle famiglie un ruolo straordinario nella capacità di gestire la regia di tutte le misure che hanno come obiettivo principale il supremo interesse del figlio. Poi, senz'altro, l'altro aspetto positivo di questa legge è stato sottolineato, ma io credo che il nostro desiderio è che diventi il paradigma per tutte le altre decisioni che si prenderanno in questo senso, e cioè l'aver risottolineato la necessità che l'approccio alle prestazioni di cui hanno bisogno le persone con disabilità grave resti un approccio integrato di tipo socio sanitario, nella profonda consapevolezza che l'uno non si dia senza l'altro. Un altro elemento che, comunque, è venuto fuori anche nel dibattito di questa mattina è che si è passati oltre la dimensione del trust, per recuperare tutti quei negozi giuridici che, di fatto, corrispondono a diverse modalità per venire incontro ai bisogni delle persone con disabilità grave.
  La legge definisce un campo che non è un campo piccolo, ma che non è un campo impossibile; attraverso alcuni parametri forniti dall'INPS si è arrivati a supporre che i disabili gravi possano essere tra 100 e 150.000 e si è, anche qui, fatto uno sforzo concreto di non dare i numeri, per così dire, a casaccio e si è scelto come dato disponibile quello relativo ai percettori di pensione di invalidità con indennità di accompagnamento. Per cui anche questo significa lo sforzo di non fare una legge velleitaria, ma di venire incontro a bisogni di persone concrete, con modalità concrete, nel pieno rispetto della loro libertà. Mi piace, però, pensare un'altra cosa e mi piace citarlo perché giusto un anno fa partivano da Roma i ragazzi cosiddetti «della tenda», quei ragazzi che noi per due anni ci eravamo abituati a vedere in piazza Montecitorio, quattro fratelli affetti da disabilità al 100 per cento, quattro fratelli orfani di padre, perché il padre era morto della loro stessa malattia, una distrofia muscolare progressiva di tipo facio-scapolo-omerale, quattro disabili gravi a cui questa legge potrà e dovrà essere applicata il prima possibile. Questi ragazzi sono partiti dopo aver ricevuto una promessa da parte del Premier Renzi che, di fatto, fu mantenuta; lunedì prossimo è la prima giornata nazionale della distrofia muscolare di tipo facio-scapolo-omerale. Ci fu una promessa da parte del Ministro Lorenzin, del Ministro della salute che istituiva un protocollo di ricerca proprio per questo tipo di patologia, ma ci furono anche delle promesse da parte della regione Pag. 58e da parte del comune, nessuna delle quali è stata messa in pratica, per cui il sogno di questi ragazzi che era quello di poter tornare a casa e avere una sorta di vita indipendente, quale questa legge promette e quale questa legge si appresta a fare, si è infranto contro il muro dell'indifferenza, dell'ignoranza o, peggio ancora, di una burocrazia gommosa per cui ognuno rimanda dall'altro e non si viene a capo delle necessità degli uni e degli altri.
  Per me la lezione dei fratelli Biviano è stata un criterio ispiratore nelle mie battaglie nella difesa di questa legge, perché potessimo dire, davvero, coraggiosamente, tutti insieme: mai più una storia così squallida di indifferenza istituzionale nei confronti di bisogni conclamati e facilmente verificabili sul campo. Questo lo dico perché questa legge ha una necessità urgente di approvazione, ma direi che ha una necessità ancora più urgente di applicazione. Non basterà che la legge venga approvata, noi cercheremo di attuare un monitoraggio, ognuno di noi lo farà con la sensibilità di cui è capace, tutti insieme lo faremo cercando di creare sinergie, per capire se, dove, come e quando questa legge è applicata e se, davvero, il desiderio, l'illusione di queste famiglie e di queste persone non si trasformi in una delusione, cosa che sarebbe ancora peggiore del male. Perché, signori, a chi tocca prendersi cura dei disabili ? Noi abbiamo bisogno che ognuno di noi faccia la sua parte, il Parlamento in questo caso ha fatto la sua parte, ma sappiamo tutti che le regioni dovranno fare la loro parte, non dovranno stentare ad arrivare alle regioni le risorse che abbiamo promesso, dovremo facilitare tutto ciò con una sorta di itinerario da semafori verdi, per cui le famiglie non dovranno misurarsi con la crudeltà di una burocrazia che si nutre dei pregiudizi che ancora abbiamo sentito salire sulla bocca di tutti ed invero sulla bocca di molti anche in questa nostra giornata di lavoro. Noi abbiamo bisogno che questa legge vada giù liscia come l'olio, che le persone dicano già: basta, abbiamo già dato molto, abbiamo già sofferto moltissimo; se questa legge dice «sì» alla qualità di vita che lo dica da subito, in modo coerente, in modo chiaro, in modo costruttivo. Stiamo parlando, e questo è uno dei principali meriti di questa legge, della sottolineatura del fatto che parliamo di un diritto, non stiamo parlando della benevolenza di una classe politica, non ci stiamo appellando alle regioni nella loro munificenza, stiamo parlando di qualcosa che è un fatto dovuto. Se il Parlamento, così com’è, vuole davvero che il fatto dovuto diventi anche un fatto opportunamente realizzato, allora io vi chiedo: siamo seri, ognuno di noi prenda in considerazione alcuni casi e faccia un monitoraggio intelligente e illuminato attraverso quei casi. Personalmente, lo farò attraverso i fratelli Biviano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. La legge che stiamo approvando si pone l'obiettivo di dare una risposta alle famiglie che vivono l'innaturale condizione di desiderare di morire un attimo dopo i loro figli, quelle famiglie che vivono con l'assillo dell'arrivo del momento, più o meno lontano nel tempo, in cui non potranno più garantire loro l'indispensabile assistenza. Noi dobbiamo ricordare, perché questo è il punto di partenza non indifferente di questa legge, che il sostegno familiare rappresenta ancora la principale e più completa risposta ai bisogni esistenziali di chi è disabile, esistenziali ed assistenziali. Il provvedimento tenta di dare una risposta, seppure parziale, a questa sofferenza e per questo noi l'abbiamo salutato con favore, seguito con cura, tant’è che in prima lettura abbiamo dato un parere positivo, consapevoli della necessità – e con l'auspicio – che il Senato avrebbe dovuto migliorare il provvedimento e superare alcune criticità. Infatti, voglio anche qui ricordare che quanto previsto in questa proposta di legge è o dovrebbe essere garantito dalla normativa vigente, a partire dal pieno rispetto e l'attuazione dei livelli di assistenza e delle prestazioni sociali e che dovrebbero essi stessi comprendere Pag. 59tutti gli interventi sul «durante noi» e il «dopo di noi» e questo avrebbe bisogno di finanziamenti importanti dei fondi riferiti a queste politiche. La stella polare è l'attuazione dei principi stabiliti dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti della persona con disabilità; a questi principi si ancora il testo, come noi abbiamo chiesto e come il lavoro della Commissione ha arricchito e rafforzato, in particolare in riferimento all'articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, mettendo al centro la necessità di favorire e sostenere la vita indipendente, impedire la segregazione, puntare sul benessere, l'inclusione, l'autonomia delle persone con disabilità.
  Sotto questo ambito e sotto questo aspetto, il testo prevede dei passi importanti, però sarebbe stato molto più forte escludere in maniera più netta qualunque intervento che porti all'istituzionalizzazione del disabile grave, tra l'altro come auspicato e confermato anche in questa discussione essere l'obiettivo fondamentale.
  La disabilità non è un problema da confinare, non è un fardello da togliere dalla vista, in recinti che possono essere purtroppo troppo spesso squallidi, qualche volta anche dorati e ce lo ricordava anche in questi giorni il Giubileo. Ma l'obiettivo prioritario del «dopo di noi» deve essere quello di impedire che le persone disabili siano oggetto di segregazione, che si eviti la residenza impropria in strutture che per numero di ospiti e caratteristiche non consentano la piena inclusione e rescindono le relazioni familiari ed affettive, negano diritti umani, gettano addosso uno stigma indelebile.
  Solo se questo obiettivo sarà raggiunto – ed è compreso nelle finalità: noi abbiamo votato a favore dell'articolo 1 – solo se questo obiettivo sarà concretamente raggiunto si potrà dire che è valsa la pena di approvare questa legge e quindi la verifica della sua attuazione è un passaggio importante.
  Ci sono momenti in cui le leggi possono produrre delle cesure creative, come possono innescare processi virtuosi ed in questo noi vediamo un seme per un netto cambiamento di paradigma, che superi l'asse portante delle politiche per la disabilità, che ha concentrato ancora sull'istituzionalizzazione per l'86 per cento, mentre soltanto il 3,7 per cento è riservato ai servizi residenziali.
  La proposta di legge ribadisce in diversi passaggi – ed io lo ripeto: grazie ad un lavoro importante che la Commissione ha fatto – la necessità di questa priorità, ma ribadisco che bisogna vedere se e come questo si tradurrà nella pratica, in tutto il nostro Paese.
  È indispensabile che nell'organizzazione dei servizi alla persona si passi ad un approccio che privilegi la presa in carico globale e che si attui l'articolo 14 della legge n. 328: avviene ancora in modo disomogeneo, con fatica, troppo lento e anche con qualche regressione, non rispetto al momento in cui siamo passati, abbiamo lasciato alle spalle l'istituzione totale, l'ospedale, il manicomio, per passare al domicilio, al territorio, all'ampliamento dell’équipe professionale, a specialisti non medici, infermieri, educatori, psicologi, assistenti, al coinvolgimento dell'utenza, delle famiglie e del volontariato; ecco, in questi anni vi è stata una spontanea iniziativa di associazioni, di comunità, di fondazioni che si sono occupate del «dopo di noi»; era giusto costruire un quadro di coordinamento di queste iniziative. Va però detto che al Senato, seppure con l'introduzione di alcuni miglioramenti – ne voglio citare uno: il fatto che si sia riconosciuto con pienezza il rispetto del principio di autodeterminazione nell'erogazione delle prestazioni – malgrado questo passaggio importante, tuttavia non si sono superate alcune criticità e debolezze.
  Le voglio citare; la principale: noi siamo contrari ad ogni tassello che si aggiunge alla costruzione del secondo pilastro del welfare, su cui invece questo Governo sta spingendo, l'idea cioè di sostituire l'offerta pubblica di servizi con strumenti assicurativi, che permettano di Pag. 60sottoscrivere polizze a costi accessibili, per poter godere in futuro di assistenza e cura con oneri a carico dello Stato e a vantaggio delle assicurazioni.
  Intendiamoci: ogni aiuto, ogni sollievo, che sia di sollevamento del peso burocratico, che sia di sostegno economico, che sia di sicurezza dato alle famiglie con disabili, noi lo vediamo con favore.
  Ma ci preoccupa la china verso cui si sta piegando la politica del Governo, che va verso una privatizzazione delle risposte e quindi verso il sostegno a polizze assicurative per la tutela di persone con disabilità.
  A noi – voglio ribadirlo – ci anima una domanda primaria; la domanda che vorrei dire è la ragione dell'esistenza di questo gruppo: ma chi non può fare le polizze ? Chi non può conferire beni ? Chi ha in sé, nella sua condizione, sia la diversità esistenziale, mentale, corporale della disabilità, insieme alla diseguaglianza economica ? Chi si occupa di questi ?
  Ecco, io credo a questa domanda; il provvedimento non dà piena risposta, e a questa domanda è legata anche una delle nostre osservazioni, che abbiamo fatto vivere con ordini del giorno ed anche con gli emendamenti, quando abbiamo visto un testo dove non è ben delimitata la possibilità di ricorrere all'istituto in casi di emergenza. Vedete, perché seppure nel provvedimento si scrive che questo tipo di intervento sarà solo soluzione residuale, solo quando necessario, in realtà il rischio è che a questa istituzionalizzazione forzata si ricorra soprattutto per chi è più fragile, per chi è meno abbiente.
  Ecco, noi pensiamo che questo provvedimento abbia in sé molte finalità positive, che però rischiano, con alcune criticità che permangono, di non essere messe in realizzazione, di non essere raggiunte, e quindi, per questo, noi consideriamo necessario e fondamentale vigilare, monitorare, controllare che l'attuazione delle cose buone che ci sono sia reale, perché ci anima un'idea centrale: che la diversità è una ricchezza della comunità, che le persone disabili hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità in termini di libertà di scelta e di rafforzamento della propria consapevolezza e per poter vivere pienamente la propria vita, un'idea che noi vogliamo inverare con rigore e determinazione, che non vediamo però pienamente risolta in questo testo.
  Per questo esprimiamo un voto di astensione (Applausi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gullo. Ne ha facoltà.

  MARIA TINDARA GULLO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, oggi ci apprestiamo ad approvare, dopo circa due anni di cammino parlamentare, un provvedimento importante, largamente condiviso ed atteso, che interessa nel profondo la vita quotidiana di migliaia di famiglie. Il tema della disabilità – è stato già richiamato nel corso della discussione generale – interessa nel complesso circa il 15 per cento delle famiglie italiane. Se siamo arrivati qui, è sicuramente merito di un'attenzione certo diffusa da parte del mondo dell'associazionismo, delle case famiglia, delle fondazioni e degli enti locali che costituiscono da sempre il vero welfare per le famiglie, che si confrontano ogni giorno con situazioni di disabilità.
  Intendo anche sottolineare il chiaro messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo scorso 30 marzo, durante la giornata della disabilità intellettiva, ha toccato anche questo tema sinteticamente chiamato «dopo di noi».
  Questo provvedimento contribuisce a costruire il sostegno e l'aiuto per le persone con disabilità e per le loro famiglie durante la propria esistenza, perché non c’è nessun «dopo di noi» se non si dà forma al «durante» oltre a noi, nella vita delle persone e delle famiglie che si confrontano con la disabilità.
  Il provvedimento ha l'obiettivo meritorio di dare una risposta vera e concreta al disabile grave, puntando però anche sulla necessità di dare serenità e continuità a tutti gli sforzi che i genitori negli anni hanno fatto per supportare delle vite bellissime, ma complesse, faticose e pesanti.Pag. 61
  Il tema vero è per i genitori la possibilità di garantire al proprio figlio le condizioni migliori per poter continuare a vivere la propria esistenza. È la cosa che ogni genitore desidera per ogni figlio, ancor più se ci sono importanti difficoltà di salute e ci si preoccupa dell'immediato futuro, pensando ad assicurare un domani più sereno per i propri figli.
  È stato richiamato già nella discussione generale l'ultimo rapporto del Censis che fotografa il mondo della disabilità in Italia: si tratta di più di 4 milioni di persone, pari al 6,7 per cento della popolazione, con un trend in crescita; nel 2020 i disabili in Italia saliranno a 4,8 milioni, quindi pari all'8 per cento della popolazione. C’è quindi una platea assai ampia, ed è evidente che finché i genitori di figli con disabilità riescano direttamente, o con l'ausilio delle istituzioni, a far fronte ai problemi dei propri congiunti, una delle loro preoccupazioni riguarda comunque lo scenario che si apre dopo la loro morte. Il provvedimento che stiamo per votare affronta in modo particolarmente positivo il trasferimento delle eventuali proprietà e lasciti ai figli, con la finalità di guardare al futuro dei disabili, rafforzando la rete di protezione attraverso regimi fiscali agevolati per la loro assistenza, attivando percorsi per l'indipendenza degli individui con disabilità gravi, nonché creando case famiglia, comunità, coabitazioni di disabili in appartamenti a ciò dedicati, anche per evitare il ripetersi di casi di segregazione che spesso salgono agli onori della cronaca. Inoltre, il testo istituisce anche il Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, nonché eleva il limite delle detrazioni IRPEF e prevede agevolazioni tributarie per i trust.
  Ritengo però giusto evidenziare che sul tema della disabilità, prima di questo provvedimento, poco è stato fatto. Un forte ritardo si registra rispetto ad un provvedimento di welfare atteso molto a lungo, e inoltre si segnala un calo delle risorse attribuite. È certamente positivo che siano stati destinati 90 milioni di euro per il 2016, e così in avanti per gli anni a seguire. Si tratta certamente, come ribadito ieri in discussione generale anche dal Governo, di un intervento strutturale importante, ma anno dopo anno sono stati notevolmente ridotti i trasferimenti finanziari a livello locale previsti nelle ultime leggi di stabilità, perché nelle ultime leggi di stabilità sono stati notevolmente ridotti i trasferimenti finanziari a livello locale, quindi a livello dei comuni, per il settore sociale. Quindi è certamente positiva l'istituzione del Fondo, ma bisogna evidenziare che i comuni, che sono i primi destinatari, in questi anni hanno avuto una preoccupante riduzione dei trasferimenti.
  L'intervento del Senato ha certamente migliorato un testo che in prima lettura Forza Italia aveva già condiviso. Le principali modifiche riguardano il già citato trust, che garantisce una protezione legale tramite un rapporto fiduciario tra chi dispone di un bene e lo affida a un soggetto che deve amministrarlo in suo nome. Al trust sono state affiancate anche altri istituti giuridici come i contratti fiduciari, includendo anche le associazioni e le fondazioni benefiche. In tal modo si riescono a realizzare maggiori livelli di sussidiarietà. È importante mantenere alta l'attenzione circa i tempi di definizione e di applicazione dei livelli essenziali delle prestazioni, previsti dal comma 2 dell'articolo 2 del testo in esame. È auspicabile che siano rapidi e che il mancato coordinamento con i livelli essenziali di assistenza in ambito sociosanitario sia risolto in tempi brevi, perché altrimenti, oltre al percorso lungo e travagliato del provvedimento, ci potrebbero essere ulteriori inaccettabili ritardi.
  È sicuramente una bella coincidenza che l'approvazione di questo provvedimento arrivi a pochi giorni dalle dolci e ferme parole di Papa Francesco di domenica scorsa, quando, nel corso del Giubileo dedicato ai disabili, ha messo in guardia la società dal ghettizzare i malati, appunto i disabili. Il Papa ha ammonito dicendo che l'uomo non comprende il vero senso della vita, che comporta anche l'accettazione della sofferenza e del limite; il mondo non Pag. 62diventa migliore perché composto soltanto da persone apparentemente perfette, per non dire truccate, ma quando crescono la solidarietà tra gli esseri umani, l'accettazione reciproca e il rispetto. Per tutte le ragioni appena esposte annuncio il voto convintamente positivo del gruppo Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, in Sicilia esistono all'incirca 3.400 persone disabili gravi e gravissimi, ovvero che necessitano di assistenza sociosanitaria, e in certi casi si stima 2.500 che necessitano di assistenza continuativa H24.
  La spesa pro capite per i servizi da erogare va, quindi, da circa 4.200 a 5 mila euro l'anno per ogni assistito, considerando il solo servizio di assistenza domiciliare. I soldi a disposizione, però, non sono sufficienti per assistere almeno tutti i 2.500 casi di disabilità gravissima e, come in Sicilia, lo stesso si ripete in tutto il Paese spesso, specie nel Meridione. I soldi vengono garantiti dal famoso Fondo nazionale per la non autosufficienza, quello che ogni anno traballa da una cifra all'altra, passando anche per l'azzeramento totale come è capitato non molti anni fa.
  La ripartizione alle regioni avviene poi non in funzione del fabbisogno regionale, ovvero del numero effettivo di persone che necessitano di assistenza, così come vi abbiamo già proposto, ma in funzione semplicemente della popolazione e così ci ritroviamo ogni benedetto anno a sfornare innumerevoli interrogazioni, richieste al Ministero e agli assessorati, richieste alle ASL e ai comuni, petizioni popolari, per non parlare di cause e ricorsi al TAR, per far riconoscere a chi ne ha diritto il servizio pubblico di cui necessita, come se chi ha una disabilità grave o gravissima e la sua famiglia non avessero di meglio da fare.
  Questo problema lo conosciamo noi, ma la conoscete meglio voi che state qua dentro da molto più tempo e cosa si è fatto per risolverlo ? Secchiate d'acqua gelate di solidarietà per far fare un bel selfie al Presidente del Consiglio, accogliere ogni tanto i comitati dei cittadini che vengono a protestare periodicamente sotto la sede dei vari Ministeri e proposte di legge «farlocche» come, ad esempio, quella che stiamo discutendo oggi.
  La gente soffre, il disagio si tocca con mano, qualcosa dovete pur inventarvela, e siamo qui oggi ad approvare definitivamente questa legge che, visto che il Governo non sa affrontare il cosiddetto durante noi, si dovrebbe occupare del «dopo di noi».
  Non finirò mai di ripeterlo: se questo Stato fornisse l'adeguata assistenza alle persone disabili e alle loro famiglie mentre i genitori sono ancora in vita, probabilmente le preoccupazioni per il futuro sarebbero molto meno tragiche, perché ricordo a tutti noi che alcuni genitori ormai anziani, non vedendo via di uscita e abbandonati dallo Stato, sono stati spinti addirittura all'omicidio-suicidio per la condizione di disperazione vissuta pensando al futuro del proprio figlio disabile. Non ci dovremmo occupare di questi casi ? E badate che non sono casi limite. La condizione di disabilità, soprattutto se grave e complessa, è la causa principale di impoverimento della famiglia che è costretta a sostenere spese spesso al di fuori della propria portata e arrivano giustamente a indebitarsi fino al collo anche perché dal pubblico non ricevono risposte adeguate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); anzi, se è possibile, ricevano ulteriori mazzate, basta citare il caos indecente che avete creato con il nuovo ISEE a cui non siete stati nemmeno in grado di mettere una pezza decente; incompetenti e scellerati !
  Quindi, piuttosto che partire da chi non ce la fa più, dai poveri, dalle situazioni più disperate, cominciate proprio al contrario, aiutando chi invece è benestante o in qualche modo riesce più o meno ad arrangiarsi, non certo grazie allo Stato, ma grazie solo a loro stessi si intende. E che male c’è a fornire strumenti e agevolazioni Pag. 63in più alle famiglie non proprio disperate, ma che già autonomamente utilizzano questo tipo di soluzioni ? Nessuno, l'inganno sta nel fatto che, mentre fate una legge rivolta ad appena 1.430 persone, platea calcolata dalla Ragioneria dello Stato, che farà uso di questi strumenti privati di cui sentivate solamente voi e alcune fondazioni l'impellente esigenza, restano fuori oltre 2 milioni di persone a cui di questa legge non può fregare di meno, perché non cambierà minimamente la loro vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però sentiranno in TV e leggeranno sui giornali che invece il Parlamento ha fatto qualcosa anche per loro; niente di più falso.
  Vi prego davvero di mettervi una mano sulla coscienza e di avere il coraggio di dire le cose così come stanno. Si dica che, al momento, il Governo può e preferisce solo aiutare chi già si sa aiutare da solo e, purtroppo, chi rimane indietro deve aspettare tempi migliori che per fortuna stanno per arrivare. Nessuno deve rimanere indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. A me l'arduo compito di fare i conti della serva perché qui ho sentito preti, ho sentito antropologi, ho sentito sociologi, quello che non ho sentito è effettivamente il controllo dei conti; money it's a hit dicevano i Pink Floyd. E mentre, nel 2008, signor Presidente, noi avevamo un Fondo per la non autosufficienza di oltre 1 miliardo di euro, ci ritroviamo adesso, nel 2016, che da circa due anni il Governo fa il giochino di dotare il Fondo per la non autosufficienza di 250 milioni di euro, perché sa benissimo che la cifra è scandalosa (riguarda un fondo per i disabili gravi e gravissimi, per la loro sussistenza e per i loro servizi). Praticamente vengono a protestare, e il Governo tira fuori dal cappello altri 150 milioni di euro: l'ha fatto per due anni consecutivi, e ci ha rimesso la «pelle» Raffaele Pennacchio, grave malato di sclerosi laterale amiotrofica che veniva qui a Roma dalla Sardegna. Questo semplicemente per i propri diritti esigibili !
  E quanto ai diritti esigibili, parliamo di soldi, signor Presidente: non si è mai pensato di andare a prendere i soldi che vengono spesi nelle residenze sanitarie assistite, nonostante la sentenza n. 36 del 2013 della Corte costituzionale, sentenza indefettibile che prevede che qualsiasi persona in situazione di abbandono, di handicap e anche di difficoltà economica ha diritto a servizi assistenziali che sono assolutamente primari per quanto riguarda le malattie croniche e neurodegenerative, e anche le malattie intellettive, a cui in questo provvedimento si punta fondamentalmente, ovvero al «dopo di noi»; però, non si poteva rinunciare al «durante noi».
  Allora andiamo a vedere altri conti, e vediamo che, di questi 90 milioni di euro, solo per quest'anno abbiamo circa oltre 250 euro a disabile per una platea di 143 mila disabili, che verranno regalati dallo Stato solo nel caso in cui ti farai un'assicurazione sulla vita, o i genitori si faranno un'assicurazione sulla vita. Poi abbiamo una situazione di detraibilità di 5.000 euro per 1.430 persone, che la relazione tecnica ha individuato, che saranno coloro che avranno diritto ad accedere al neo-istituto giuridico di diritto privato, ovvero il trust, e qui abbiamo 10 milioni di euro; e poi abbiamo i restanti soldi, circa 50-55 milioni di euro, che saranno i progetti per il «dopo di noi», o per il «durante noi», perché sono stati compresi anche quelli. Ebbene, in questa platea ci sono di nuovo 260 mila persone, che sono tutte le persone che ho citato precedentemente più quelli ancora più poveri, ovvero che non possono accedere al trust e che non possono accedere all'assicurazione che in media costa circa 100 euro al mese; ed è per questo che i disabili che vivono con i loro genitori o sono da soli effettivamente, coloro che hanno meno di 20.000 euro di imponibile Irpef, praticamente non potranno accedere Pag. 64ai primi due tipi di stanziamenti, che sono fondamentalmente detrazioni fiscali: però potranno accedere agli altri 55 milioni di euro. Andiamo a fare i conti: sono circa 50 milioni di euro per 260 mila persone che hanno diritto a questi servizi, che vengono elencati nella legge sul «dopo di noi», e troviamo una bella cifra: 192 euro. Come 192 euro ? L'anno, signor Presidente ! Li dividiamo per 12, e troviamo una bella tessera del bus (perché a Roma costa 35 euro la tessera del bus mensile) ai disabili che chiederanno che questi servizi vengano stanziati anche per loro perché ne hanno diritto; anche se lo Stato fa finta che quei 19, quei 15 miliardi di euro, a seconda di chi vuole fare i conti, che vengono erogati alle cliniche private annualmente, non esistono e non devono essere toccati. E questi sono istituti che in una buona percentuale degradano in lager, e stiamo parlando di circa 200-250 euro al giorno, che diventano 90 mila euro l'anno per circa 430 mila posti letto. Questo è il modo in cui voi fate le leggi, questi sono i conti della serva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  E non vogliamo nemmeno parlare, signor Presidente, dei 50 milioni annui che sono stati stanziati per le REMS, ovvero per i disabili psichiatrici che dovranno uscire dai manicomi, dagli OPG, e che di fatto sono diventate la nuova mangiatoia, ovvero le nuove residenze per l'esecuzione delle misure della pena.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  MASSIMO ENRICO BARONI. In questo provvedimento ci sono 50 milioni, esattamente quello che è previsto per le REMS, e questi sono i soldi veri per coloro che non hanno un imponibile Irpef di oltre 20.000 euro l'anno: lo ripeto ancora una volta, 35 euro al mese, se tutti richiedono i diritti di cui fondamentalmente hanno, appunto, diritto (scusi il bisticcio di parole) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Presidente, siamo giunti finalmente al voto finale di una legge importante, della quale andiamo orgogliosi; ed è grazie al doppio passaggio alla Camera che molto si è detto, e quindi io mi astengo dal riproporre le caratteristiche di un provvedimento importante, che certamente da solo segna la legislatura.
  Avrei preferito a dire il vero annunciare il voto favorevole, che con convinzione confermo a nome del Partito Democratico, dando atto alla relatrice Elena Carnevali dell'impegno straordinario profuso, ricordando l'assiduo appoggio del Governo ad una iniziativa parlamentare di ben sei proposte di legge, la prima delle quali è stata depositata dal collega Gero Grassi già all'inizio della legislatura, che ha ritenuto meritoriamente di raccogliere il lavoro svolto nella precedente legislatura in particolare da Livia Turco. Ed infine avrei desiderato fissare nuovi impegni, nuovi traguardi, sulla scia di questa importante tappa nella costruzione di un sistema di welfare efficace, a cominciare dal riconoscimento del lavoro di cura dei familiari che 360 giorni all'anno si prendono cura dei loro figli con disabilità. Avrei voluto anche ricordare che per noi ci sono nuove sfide: per esempio la legge sul caregiver; non vorrei che rinunciassimo a dettare nuove norme per quanto riguarda l'applicazione integrale del Piano biennale. Certamente molte altre cose avrei voluto dire, ma ho sentito anche stamani una distanza abissale fra ciò che si affermava in quest'Aula e ciò che invece c’è fuori di qui, nelle persone che abbiamo incontrato anche in questi mesi di discussione di questo progetto di legge, soprattutto le famiglie in difficoltà, che ci chiedevano – come ha ricordato Elena Carnevali ieri – di approvare questa legge e di fare presto. Perciò io non me la sono sentita di tacere sulle tante resistenze che sono state annunciate, anche pochi minuti fa nella dichiarazione di voto, da alcune forze politiche.
  È singolare, guardate, che su una legge come questa abbiamo sentito affermazioni che davvero non obbediscono nemmeno Pag. 65ad una logica di natura elettoralistica: creano confusione, gettano una sorta di opacità sulla legge che stiamo approvando, creano apprensioni abilmente veicolate dalla rete. Ed allora io utilizzo questo tempo per cercare di confutarle: non già con argomenti che non stanno in piedi come tanti che sono stati espressi qui, davvero, ma per dire, come è stato detto stamani, come stanno le cose.
  E iniziamo. Si è detto che questa legge probabilmente non era necessaria, cioè che era già tutto scritto. Allora facciamo l'esempio ? Ora una famiglia che ha un figlio con disabilità grave deve dedicare il 100 per cento del proprio tempo all'assistenza del proprio figlio, eccetto otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana, se ha la fortuna di frequentare un CEOD o un centro di occupazione protetta. Nelle altre sedici ore del giorno, sabato e domenica compresi, è la famiglia che se ne fa carico, cioè i genitori che se ne fanno carico e quando vengono meno i genitori questa persona viene inviata in una RSA. Questa è la ragione per la quale noi non vogliamo più l'istituzionalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e pertanto abbiamo chiaramente detto che questa cosa deve finire e quindi serviva una legge. Serviva una legge non per riprendere ciò che il Piano biennale afferma già, lo sappiamo bene. Serviva una legge per dire che questo era un diritto esigibile e per essere tale non poteva che rientrare nei LEA e, siccome siamo realisti, sappiamo come stanno le cose, il LEP per la disabilità grave lo costruiremo mattone su mattone, attraverso gli obiettivi di servizio. Ecco l'innovazione che è contenuta nella legge e che i colleghi del MoVimento 5 Stelle si ostinano a non riconoscere, non leggono i primi articoli di questa legge, non li leggono proprio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma guardate che sbagliate se fate così perché sarete smentiti. Siete già smentiti dalla realtà, la realtà è già andata più avanti di voi e delle vostre preoccupazioni e nel territorio sono già partite queste iniziative, aspettano la legge e il decreto che verrà concordato fra Stato e regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) perché vogliono utilizzare queste risorse, perché hanno già un'idea, hanno già un progetto in testa di come affrontare queste questioni. Vedete, cari colleghi, voi avete criminalizzato ancora una volta il terzo settore, ma guardate che il terzo settore nel nostro Paese è stato il pioniere in questo campo, ha costruito l'anticipazione di ciò che poi nella legislazione noi rintracciamo, come i servizi essenziali. Ma andiamo avanti. Avete detto che limitiamo questa legge alla platea dei disabili gravi, ma non siete stati voi che giustamente, con il nostro consenso, avete detto che dovevamo distinguere chiaramente gli interventi per i disabili che possono accedere ai progetti di vita indipendente dai disabili gravi che invece non possono oggettivamente accedere a questi interventi ? Allora, aver delimitato la platea ai disabili gravi, ha questo significato semplice, semplice significato: per i non gravi ci sono i servizi appropriati, che sono i Progetti di vita indipendente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), qual è il punto ? Ed è su questo che noi siamo impegnati, siamo impegnati per il futuro, perché ripeto, siamo abituati a guardare ai prossimi traguardi. È che per i progetti di vita indipendente, che sono finanziati con una parte del Fondo per la non autosufficienza, c’è la necessità di stabilire anche in quel caso un nuovo obiettivo di servizio, perché diventi un diritto esigibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi sorprende che la battaglia sui diritti non vi veda sul fronte, a difendere l'esigibilità dei diritti. Mi sorprende, perché guardate che il resto è assistenzialismo, è pietismo, non è promozione e integrazione delle persone con disabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Poi avete demonizzato i trust, forse perché è una parola inglese. Ma guardate che tre proposte di legge sulle sei depositate contengono misure che sono uguali Pag. 66al trust e sono state presentate da tre dei presentatori. Andate a guardarle, risalgono al 2013, ma il trust assistenziale ha dieci anni di storia, cari colleghi, ha dieci anni di storia. Una di queste proposte l'aveva presentata anche la collega Argentin, si chiamano Fondi di sostegno e sono quelle misure alle quali è stata estesa l'agevolazione dell'articolo 6 sul trust perché oggettivamente sono assimilabili.
  Perché avevamo previsto solo il trust inizialmente ? Per la semplice ragione che è più tutelante nei confronti della persona con disabilità, questa ci sembrava una scelta di valore che pensavamo dovesse essere apprezzata, ma chiaramente, quando si parla di scelte di valore, incontrate qualche difficoltà e lo capisco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo capisco. Poi mi dispiace aver sentito che questa è una misura di welfare sostitutivo e non integrativo. Cara collega Nicchi, ma dove viviamo ? Quand’è sostitutivo il welfare ? Quando si dice che un livello essenziale viene affrontato non con i soldi pubblici ma con i soldi delle assicurazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qui non è scritto questo, è scritto il contrario ! È il LEP che definisce il diritto della persona, è con il LEP in questo caso, l'obiettivo di servizio, che noi definiamo i diritti universali. Questa è una misura universale, che si integra naturalmente con le risorse private, con quelle cioè che possono provenire dalle polizze di assicurazione – finisco subito, Presidente – che eventualmente possono essere contratte. Devo dire che è la seconda innovazione di questa legge, nel campo del sociale perché si interessa di assistenza, la riscontra quotidianamente e non vedo quale meraviglia, è l'incrocio fra risorse pubbliche e risorse private che insieme contribuiscono a creare servizi efficaci e di qualità, ma da quando in qua si demonizza tutto ciò che proviene – finisco, Presidente, davvero – dal privato e in particolare dal privato sociale ? Mi dispiace, Presidente, se rubo solo tre secondi per quanto riguarda l'esercizio aritmetico che è stato fatto dal collega Baroni, un po’ fantasioso, devo dire. Sa bene che più del 68 per cento di queste risorse sulla carta sono destinate agli interventi pubblici, nella realtà sarà più del 90 per cento, perché sa bene che abbiamo dovuto prevedere un teorico accesso alle esenzioni fiscali e delle assicurazioni che sarà più ampio di quello che realmente si realizzerà.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Miotto.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. La norma finale di salvaguardia per cui le risorse non utilizzate vanno nel fondo pubblico è la garanzia che per noi questa è la scelta fondamentale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC) e Scelta Civica per l'Italia – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bueno. Ne ha facoltà.

  RENATA BUENO. Signor Presidente, vorrei chiedere di sottoscrivere questo progetto di legge (Applausi)...

  PRESIDENTE. Attenda un istante. Colleghi, per favore, anche quelli che prendono posto, se evitano...

  RENATA BUENO. Gli applausi sono meritati, perché il progetto è veramente molto interessante e l'Italia ha sempre dato l'esempio nelle regole per questo tipo di assistenza, perciò vorrei chiedere di sottoscrivere questo progetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

  ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, veramente un minuto per dire grazie, per dire grazie a tutti quei deputati che hanno creduto in questo bisogno reale e concreto. Mi dispiaccio per chi non ha Pag. 67voluto con noi beneficiarie del senso di dare una risposta vera e concreta a chi ne ha bisogno, ma Presidente, le dico una cosa: molti mi dicono se oggi per me è un giorno di festa. Avrei preferito che non lo fosse, ricordate voi che avete deciso di non votare che la retorica non è mai vincente e soprattutto ricordate che essere diversi e indicati a dito è un problema che non deve ricadere sulle nostre famiglie. Per voi è facile perché non conoscete fino in fondo quant’è difficile essere diversi fino in fondo, la diversità è un patrimonio, ricordatelo, e votare contro è solo un limite. Se posso dire una cosa, mi permetta, sono molto fiera di essere da questa parte dell'Aula, del PD e insieme anche ai colleghi di centrodestra e tutti quelli che approveranno questa legge, perché la vita è un diritto che spetta anche a noi, anche se voi avete deciso che alla morte dei genitori finisca (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Misto-Conservatori e Riformisti).

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per il consueto ringraziamento, immagino.

  ELENA CARNEVALI, Relatrice. Grazie, signor Presidente. Permettetemi, anche con una certa commozione, se devo dire, di ringraziare in particolare i funzionari della XII Commissione, tutti i colleghi della Commissione, il Governo e anche tutti i componenti degli altri gruppi, anche quelli che hanno, di fatto, non apprezzato questo provvedimento, non lo apprezzeranno, magari, con il voto finale, ma rispetto ai quali, siccome noi guardiamo al merito, abbiamo anche preso e fatto proprio alcune delle loro proposte. Credo che oggi sia una pagina bella per questo Parlamento, una pagina bella di un po’ più di democrazia, un po’ più di libertà in questo Paese e, soprattutto, un po’ di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 698-B ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulle proposte di legge già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 698-1352-2205-2456-2578-2682-B, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Sarti...colleghi, se riusciamo a evitare foto e riprese in corso di seduta, facciamo cosa buona e giusta.
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:
   «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare» (698-1352-2205-2456-2578-2682-B):

   Presenti  402   
   Votanti  376   
   Astenuti   26   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  312    
    Hanno votato no   64.

  La Camera approva (Vedi votazioni – Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, Area Popolare (NCD-UDC), Scelta Civica per l'Italia e Misto-Conservatori e Riformisti. Il deputato Borghese ha segnalato che avrebbe voluto astenersi dal voto; i deputati Piccione e Lauricella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Coppola ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle Pag. 68pubbliche amministrazioni statali e locali e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Doc. XXII, n. 42-A). (ore 17,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Coppola ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni statali e locali e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Doc. XXII, n. 42-A).
  Ricordo che nella seduta nella seduta del 13 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di inchiesta parlamentare e delle proposte emendative presentate.
   Colleghi, per favore, se riusciamo a far sedere al Comitato dei nove i colleghi che seguono questo provvedimento senza particolare scompiglio e, magari, posticipando il momento delle congratulazioni o, perlomeno, spostandolo dall'emiciclo in altra sede, è cosa buona e giusta.
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 42-A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 42-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione, se lo mettono in condizione di poter svolgere questa funzione. Prego.

  PAOLO COPPOLA, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Boccadutri 1.11, a condizione che venga riformulato come l'emendamento D'Alia 1.10.

  PRESIDENTE. A questo punto, li voteremmo come identici, qualora dovesse essere accettata la riformulazione. Immagino che sull'emendamento D'Alia 1.10 il parere sia, quindi, favorevole.

  PAOLO COPPOLA, Relatore. Favorevole. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Cozzolino 1.2.

  PRESIDENTE. Perfetto. Il Governo ?

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme al relatore.

  PRESIDENTE. Perfetto.
  Passiamo all'emendamento Boccadutri 1.11. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal relatore.
  A questo punto, l'emendamento Boccadutri 1.11 va in votazione insieme all'emendamento D'Alia 1.10.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boccadutri 1.11, nel testo riformulato, e D'Alia 1.10, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Invito i colleghi, se riescono, a rimanere al proprio posto, perché, se non vi sono interventi, votiamo consecutivamente un emendamento dietro l'altro. Fabbri, Savino, Milanato, Carfagna, Realacci, Di Lello, D'Attorre, Agostini, Locatelli, Carnevali, Folino...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 69
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  389   
   Votanti  388   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato
 387    
    Hanno votato
no    1).    

  (Il sottosegretario Rughetti ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Donati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  368   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  254).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sandra Savino, Stella Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  394   
   Votanti  331   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato
 326    
    Hanno votato
no    5).    

  (Il deputato Parentela ha votato a favore ma si voleva astenere).

(Esame dell'articolo 2 – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 42-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  321   
   Astenuti   56   
   Maggioranza  161   
    Hanno votato
 321).    

(Esame dell'articolo 3 – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 42-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marzano, Gregori, Carrescia, Stella Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  328   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
 327    
    Hanno votato
no    1).    

Pag. 70

(Esame dell'articolo 4 – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 42-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zoggia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  328   
   Astenuti   62   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
 328).    

(Esame dell'articolo 5 – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – Doc. XXII, n. 42-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  D'Incà, Gregori, Colonnese...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  392   
   Votanti  328   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  165   
    Hanno votato
 327    
    Hanno votato
no    1).    

(Dichiarazioni di voto finale – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Non essendo stati presentati ordini del giorno, passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, Presidente; intervengo per annunciare il voto a favore a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Presidente, intervengo per una breve dichiarazione di voto. La questione che la Commissione in via di istituzione andrà ad esaminare non è certo di poco conto; infatti, nonostante gli evidenti progressi dovuti anche all'azione del Governo, il nostro Paese evidenzia ancora un ritardo nell'utilizzo delle risorse informatiche da parte della pubblica amministrazione. Bisogna ricordare, preliminarmente, che una delle aree chiave previste dall'Agenda digitale per l'Europa, la DAE, nel 2012, era relativa proprio alla necessità di creare nuove infrastrutture per i servizi pubblici digitali. Da allora vi sono stati ottimi risultati ma, come spesso accade in Europa, dietro una statistica generale positiva, si leggono dati diversificati tra le diverse realtà europee. In particolare, appare sempre più evidente il ritardo del nostro Paese. Per quel che riguarda i servizi pubblici digitali, l'Italia si colloca, infatti, al quindicesimo posto della classifica europea, con un effettivo livello dell'uso dell’e-government ancora troppo basso per le problematiche legate alla situazione attuale, legate alla diffusione dei servizi online e alle scarse competenze digitali. Il livello di connessione tra gli enti pubblici della pubblica amministrazione, inoltre, è pari al 33 per cento e questo dato causa una solo parziale interoperatività tra gli enti, impedendo di Pag. 71raggiungere quell'efficienza operativa di tutta la pubblica amministrazione che è un obiettivo necessario, in modo da migliorare fattivamente il rapporto con cittadini e imprese.
  Esistono già oggi elementi positivi ed esempi, come quello della digitalizzazione del settore sanitario, che evidenziano il guadagno in efficienza dei servizi e il risparmio di spesa che la digitalizzazione ha portato, ma si tratta di esempi troppo isolati e non sufficienti. Si ritiene che una migliore digitalizzazione della pubblica amministrazione porterebbe a un risparmio stimabile in circa 25 milioni di euro l'anno, favorendo anche una maggiore inclusione sociale. Ci si rende conto che si tratta di un cambiamento epocale di mentalità, di strutture tecniche, ma è un cambiamento che deve essere fatto in tempi quanto più rapidi possibili. Per questo è necessario conoscere la situazione attuale e questo è lo scopo che l'istituenda Commissione si propone. Non si tratta, quindi, come qualcuno potrebbe sostenere, di un ennesimo strumento inutile che il Parlamento mette in piedi quasi per giustificare se stesso, ma di un mezzo utilissimo per comprendere lo stato dell'arte, per indicare, per quanto possibile, strade praticabili per una rapida e sempre più completa digitalizzazione della pubblica amministrazione. Se un suggerimento posso dare, possiamo dare come gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico, sarebbe opportuno anche verificare, allo stato dell'arte, su quel 33 per cento che ho appena citato di digitalizzazione, anche la congruità degli investimenti. Solo un esempio, Presidente, ci sono regioni che hanno un sistema di digitalizzazione abbastanza efficiente, ma dobbiamo tener conto anche di quelle regioni che hanno investito e investono costantemente nei loro bilanci centinaia di milioni di euro, un esempio per tutti è, per esempio, il sistema SISaR del controllo dell'efficienza sanitaria nella regione Sardegna o il sistema SIBAR per quanto riguarda i sistemi di digitalizzazione e semplificazione del sistema delle autonomie locali. Tali sistemi, si potrà riscontrare, e spero che questa Commissione possa riscontrare, hanno dei costi elevatissimi, quasi 46 milioni di euro investiti per un sistema che da oltre sei anni non funziona.
  Quindi, occorre verificare l'opportunità e la congruità degli investimenti rispetto ai benefici attesi e rispetto ai progetti presentati e non ancora messi in opera e l'efficienza degli stessi. Credo che questa Commissione dovrà in ogni caso farsene carico. Ribadisco il voto favorevole del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi, che non è in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Lo sviluppo e il progresso tecnologico connesso ad un sempre più frequente utilizzo degli strumenti informatici hanno migliorato molti aspetti della vita del cittadino, ma non ancora la qualità delle sue relazioni con la pubblica amministrazione. Sebbene, infatti, l'importanza di questo tema fosse evidente già negli anni Ottanta del secolo scorso, dobbiamo, purtroppo, constatare che l'impatto tra informatica e pubblica amministrazione non ha avuto i risultati che era legittimo aspettarsi. Il cittadino si rapporta, infatti, con una pubblica amministrazione che, da tempo, non risulta adeguata e tempestiva nel rispondere alle nuove situazioni create dall'estensione delle funzioni pubbliche, dal decentramento dei poteri, dalla crescita delle autonomie locali e dalla rivoluzione digitale che ha profondamente modificato la vita dei cittadini e delle imprese. Da una parte, infatti, nella pubblica amministrazione si introduce l'informatica per aumentare la produttività e l'efficienza e, dall'altra, i nuovi strumenti, spesso, non sostituiscono i vecchi, ma si affiancano a loro, maggiorando costi e inefficienze. Inoltre, sentendosi impreparate rispetto Pag. 72all'informatica, molte amministrazioni hanno affrontato la questione decentrando attività e funzioni ad agenzie esterne e, anche in questo caso, il risultato non è stato spesso coerente con l'obiettivo, perché è mancata la fase del controllo. Può essere positivo delegare, ma certamente non farlo senza controllo. Il punto nodale è allora il modo in cui l'informatica viene introdotta nella pubblica amministrazione, perché è ciò che può costituire fattore di crisi o fattore di sviluppo. Perché sia un fattore di sviluppo, alla struttura pubblica e al legislatore si impone di dimostrare la capacità di governare, come opportunità, la rivoluzione digitale e, fino ad ora, non lo abbiamo certo fatto. È importante sviluppare la consapevolezza che la pubblica amministrazione deve cambiare non perché vi sono macchine o software nuovi da installare, ma perché cambiando si può migliorare la qualità della vita dei cittadini e influire significativamente sulla ripresa dell'economia. Cambiare non significa solo cambiare macchine e software, ma anche e soprattutto i processi. Dobbiamo essere consapevoli, colleghi, che spendere 5 miliardi di euro di spesa complessiva annua e non essere ancora stati capaci di far scomparire la carta dagli uffici pubblici è un grave fallimento e, infatti, stando all'indice DESI della Commissione europea, siamo agli ultimi posti, nel 2015, per quanto concerne la rivoluzione digitale della pubblica amministrazione. Dobbiamo adesso essere, quindi, capaci di definire un programma a lunga scadenza, quantificando le risorse realmente erogate, valutando gli sprechi o gli investimenti errati, al fine di comprendere come siano state effettivamente impiegate le risorse; occorre fare un'analisi delle professionalità e, infine, fare una valutazione dei processi. Per fare tutto ciò è positiva l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul lavoro di digitalizzazione della pubblica amministrazione e, perciò, Scelta Civica voterà convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.

  DORE MISURACA. Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo parlamentare Area Popolare, che voterà a favore del documento che istituisce una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione della pubblica amministrazione. Il voto favorevole che ci accingiamo ad esprimere è determinato dall'ineludibile esigenza di effettuare un controllo minuzioso del processo di digitalizzazione e innovazione tecnologica raggiunto nelle pubbliche amministrazioni, sia a livello statale che locale, allo scopo di rendere, appunto, più efficiente e operativa la modernizzazione dell'apparato amministrativo italiano, adeguandolo a quello degli altri Paesi europei.
  Il contesto italiano, infatti, si caratterizza per essere in qualche modo disallineato rispetto alle tendenze medie dei Paesi dell'Unione europea, con particolare riferimento agli obiettivi ed alle prestazioni della pubblica amministrazione.
  Inoltre, la presenza di numerosi vincoli normativi, nonché di vincoli a carattere organizzativo, tecnologico, culturale e finanziario, di fatto determina una serie di criticità legate all'assenza di un coordinamento centralizzato delle iniziative avviate.
  Si afferma quindi la necessità implicita di una struttura centrale di coordinamento, direi una governance centralizzata, che indirizzi e monitori l'intero panorama di progetti per la digitalizzazione della pubblica amministrazione.
  A livello europeo, l'Agenda digitale per l'Europa (DAE) è la prima delle 7 iniziative faro nell'ambito della strategia europea Europa 2020, ovvero la strategia dell'Unione europea per assicurare una crescita sostenibile ed inclusiva intelligente: lanciata nel maggio del 2010, la DAE contiene 101 azioni, raggruppate attorno a sette aree prioritarie. Gli obiettivi di policy del DAE sono supportati da investimenti dell'Unione europea nell'ambito del programma Horizon 2020.Pag. 73
  La revisione delle priorità digitali, pubblicata nel 2012, individua ben 7 aree chiave per promuovere le condizioni a sostegno della crescita e dell'occupazione in Europa. In base ai numeri dell'Unione europea, la piena attuazione di questa Agenda digitale farebbe aumentare il PIL europeo del 5 per cento, equivalente di 1500 euro a persona nel corso dei prossimi 8 anni. Ciò aumenterebbe di ben 3,8 milioni i nuovi posti di lavoro in tutti i settori dell'economia nel lungo periodo.
  A fronte di questi dati, i quali indicano i benefici che un processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione comporterebbe, rileviamo però che esiste un'Europa a due velocità: quella che emerge infatti dall'analisi è una situazione sostanzialmente differenziata tra i Paesi virtuosi ed i Paesi ritardatari. L'indicatore popolazione che usa servizi di governance e trasmette moduli, ad esempio, mostra un valore medio del 26 per cento, ottenuto grazie al contributo di Paesi come la Danimarca o la Finlandia, i Paesi Bassi e la Svezia, tutti al di sopra il 50 per cento, in grado di compensare i ritardi pronunciati di altri Paesi, quali appunto l'Italia, la Repubblica Ceca, la Bulgaria ed anche la Romania, tutte al di sotto del 12 per cento.
  In generale, i dati del 2014 confermano quindi le tendenze già in atto, con i Paesi scandinavi, i Paesi Bassi ed il Regno Unito a primeggiare in quasi tutti gli indicatori e la Bulgaria, la Romania, appunto l'Italia e la Grecia che si alternano nelle ultime posizioni.
  L'analisi DESI, poi, consente una valutazione sulle differenze nelle prestazioni del gruppo dei Paesi europei, e qui si nota come il divario tra Paesi più avanzati e quelli più arretrati si sia ridotto di poco nel breve periodo, risultando peraltro di consistenza rilevante.
  Un quadro che evidenzia con chiarezza la carenza dei risultati delle politiche europee oggi indirizzate alla costruzione del mercato unico digitale, ma non ancora in grado di sostenere con adeguata forza, incisività e continuità lo sviluppo del digitale su tutti i Paesi.
  Per quanto riguarda l'Italia, il rapporto DESI appunto la colloca ben al venticinquesimo posto, relegata dunque nel gruppo che comprende Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Cipro e Polonia, che la precedono, e Grecia, Bulgaria e Romania che evidenziano prestazioni peggiori in questo contesto.
  Molto critica è anche la situazione della domanda e quindi nell'ambito delle aree del capitale umano e dell'uso di Internet. Lo sviluppo dell'economia digitale sembra essere frenato dal basso livello di competenze digitali: solo il 59 per cento degli utenti, una delle percentuali più basse dell'Unione europea, usa abitualmente Internet, mentre soltanto il 31 per cento della popolazione italiana appunto non l'ha mai utilizzato.
  Ancora bassa risulta essere la fiducia nei confronti dei servizi online: la pubblica amministrazione mostra ancora un basso livello di attitudine all'innovazione digitale.
  Nel settore delle piccole e delle medie imprese, soltanto il 5,1 per cento utilizza l’e-commerce, al quale è imputabile appena il 4,8 per cento del fatturato complessivo delle imprese italiane.
  Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, il nostro Paese prova ad avvicinarsi tendenzialmente alla media europea: i livelli di effettivo utilizzo dell’e-government sono però ancora molto bassi, richiamando problematiche legate sia alla diffusione dei servizi on line sia alle competenze digitali e comunque il processo di riduzione e razionalizzazione degli archivi e di eliminazione selettiva di parte del loro contenuto, partita ufficialmente nel 2012, ha finora prodotto scarsi risultati: carte ed archivi della gran parte delle amministrazioni centrali sono rimasti al loro posto, aumentando in alcuni casi di quantità; basti pensare che il numero dei soli archivi esterni, in 3 anni, è calato appena di 20 unità; nel maggio 2015 erano in tutto 287, dei quali 84 di proprietà dei privati, ai quali lo Stato pagava e continua a pagare quasi 5 milioni di euro all'anno allo scopo di conservare una quantità gigantesca di carte.Pag. 74
  Sono dati, questi elencati, che riprendono dalla deliberazione della Corte dei conti dello scorso 30 dicembre, da poco pubblicata sul sito istituzionale della magistratura contabile. La stessa Corte, nel verificare le ragioni all'origine di tanto immobilismo, è costretta a prendere atto della posizione dell'Agenzia del demanio. Secondo la stessa Agenzia, infatti, l'inizio di tale operazione implica a monte la necessità di una modifica normativa che ne autorizzi l'azione nei confronti delle altre amministrazioni e contestualmente assegni le risorse necessarie per l'attribuzione di nuove funzioni agli immobili governativi disponibili oppure per edificarne di nuovi.
  In conclusione, nel ribadire il voto favorevole del gruppo di Area Popolare al documento che istituisce una Commissione d'inchiesta parlamentare sul livello di digitalizzazione della pubblica amministrazione, auspico che tale Commissione possa non solo effettuare un approfondito e completo – direi compiuto – monitoraggio del processo di informatizzazione dell'apparato amministrativo del nostro Paese e che la sua azione possa soprattutto costituire un forte stimolo per accelerare l’iter finora rallentato da ostacoli burocratici ed appunto vuoti normativi.
  Solo agendo in tale modo permetteremo all'Italia di diventare più efficiente in un processo di così grande rilievo, risalendo anche le posizioni che nella specifica graduatoria europea ci collocano in una retrovia.
  Ecco perché confermo il voto favorevole a questo progetto di legge da parte di Area Popolare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Ci apprestiamo ad approvare l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione ed innovazione delle pubbliche amministrazioni statali e locali e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. È quanto mai necessario andare avanti appunto su una strada di monitoraggio e di verifica degli obiettivi che già ci si è dati dal 2012 in poi, recependo l'Agenda digitale europea. In particolare, è necessario monitorare la qualità e l'efficacia degli investimenti effettuati, dei possibili sprechi e bisogna comparare i maggiori Paesi europei e l'Italia per il livello di dotazione tecnologica raggiunto dalla pubblica amministrazione e dalle singole realtà regionali e locali.
  Quindi siamo favorevoli affinché si prosegua su questa strada ed in particolare vogliamo sottolineare come dovevano esserci già delle rilevanti diminuzioni di spesa, grazie alla diminuzione degli archivi cartacei (in tutto 287, di cui 84 di proprietà privata). E quindi lo Stato paga e continua a pagare probabilmente quasi 5 milioni di euro all'anno per conservare una cifra esorbitante di carta e non vi è reale traccia del processo di accorpamento degli archivi di deposito nei cosiddetti poli archivistici, cui si sarebbe dovuto procedere.
  Una nota positiva invece la rileviamo per quanto riguarda il Ministero dell'economia, che ha fatto passi da gigante nell'ambito della digitalizzazione e ha eliminato complessivamente oltre 413 mila faldoni di carta, per un totale di oltre 15 mila metri lineari di archivio.
  Altra menzione importante, nell'avviare la discussione su questo tema fondamentale per innovare e connettere il Paese nelle sue varie ramificazioni e nei servizi che offre al cittadino, è quella della delibera della Corte dei conti che afferma che siamo lontani da un'operatività reale per quanto riguarda l'accorpamento dei poli logistici e che è necessaria una modifica normativa probabilmente che rivisiti il sistema sanzionatorio nei confronti delle amministrazioni inadempienti. Far luce su questa parte è certamente soltanto una parte marginale di quello che ci aspetta come lavoro. In particolare, sono stati individuati all'articolo 1 degli obiettivi Pag. 75molto importanti come il livello di reingegnerizzazione e automazione dei processi e dei procedimenti amministrativi, l'utilizzo dei software open source, l'apertura dei dati e il loro utilizzo nell'interoperabilità e nell'interconnessione delle banche dati, il livello di sicurezza e lo stato di attuazione del disaster recovery, il livello di accettazione di pagamenti elettronici. Inoltre, si affronterà la comparazione della spesa pubblica nel settore ICT con altri Paesi europei e le tendenze in atto. Verrà esaminata l'informatizzazione attuale e verificati i titoli di studio e livelli di competenza dei diversi responsabili nel settore ICT delle pubbliche amministrazioni. Così verrà fatto anche nelle realtà regionali e vi sarà una esaminazione della razionalizzazione della spesa nel settore. Ulteriori proposte sicuramente verranno dai lavori della Commissione e credo dovranno essere recepite favorevolmente dal Parlamento proprio perché verranno – mi auguro – da un lavoro importante e approfondito. L'Italia ne ha un estremo bisogno. Ci troviamo al venticinquesimo posto nell'Unione europea per quanto riguarda l'indice che valuta i Paesi per la digitalizzazione della società e dell'economia. Il problema del contesto italiano in particolare è sull'utilizzo scarso che i cittadini fanno del web: soltanto un 11 per cento usa il web per inviare moduli alla pubblica amministrazione e quindi si impone una vera e propria questione culturale da affrontare. Così come è importante sottolineare che la spesa del prodotto interno lordo si attesta al momento sullo 0,3 per cento, mentre nel resto dell'Unione europea la media è più alta e probabilmente l'Italia dovrebbe adeguarsi a questi standard. Vi è quindi una richiesta e una grande necessità di sburocratizzare e di semplificare i servizi per i cittadini, di eliminare sprechi inutili e soprattutto di cercare di disarticolare quegli interessi conservatori che, in qualche maniera, non permettono l'innovazione e la digitalizzazione a pieno ritmo in Italia.
  Si parte da sette pilastri importanti che sono parte dell'Agenda digitale italiana ovvero, li ripeto: identità digitale e servizi innovativi ai cittadini, amministrazione digitale, istruzione digitale, sanità digitale, diffusione banda larga e ultralarga, moneta e fatturazione elettronica, giustizia digitale. Questi sette pilastri sono appunto la base su cui stiamo lavorando in Italia, recepiti dall'Agenzia digitale europea, vengono impostati su quattro direttrici principali ovvero la realizzazione di infrastrutture e di reti di connettività, in particolare per la penetrazione della banda ultralarga e la completa connessione delle amministrazioni, l'anagrafe unica, base dati imprescindibile come prerequisito per l'identità e la domiciliazione digitale, lo SPID, il sistema pubblico per la gestione di identità digitale, e la fatturazione elettronica, ovvero la digitalizzazione e archiviazione della documentazione. Tutti questi obiettivi sono obiettivi di medio-lungo periodo, ma è assolutamente necessario che si lavori da subito con l'aggiornamento delle norme che rendano più stringenti ed efficaci le previsioni che sono state già messe a punto dal Governo, ma che sono disapplicate per larga parte.
  Ora, è chiaro che il contesto italiano ha un suo deficit connaturato e intrinseco. Nel suo contesto specifico, la questione culturale ci sembra quella di maggior rilievo su cui lavorare e impegnarsi maggiormente affinché le nuove generazioni, e comunque tutti i cittadini, possano accedere in maniera semplice a servizi che fanno parte della loro vita e che agevolano la connessione e la possibilità di creare anche sviluppo, economia. Pensiamo, ad esempio, al sistema doganale in Italia per l’import e l’export che sta sperimentando una centrale unica doganale, ma che deve scontare un'arretratezza e una burocratizzazione molto pesante e decennale. Quindi, affrontiamo un lavoro molto importante, sicuramente arduo, ma che dà grandi sfide, grandi opportunità, anche in termini di ritorni economici e di punti percentuali per quanto riguarda la possibile crescita dei posti di lavoro.
  Dichiaro il voto favorevole di Sinistra Italiana all'istituzione della Commissione d'inchiesta.

Pag. 76

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Presidente Baldelli, vorrei tramite lei richiamare l'attenzione del Governo e del relatore Coppola che ho visto abbastanza sonnacchiosi, perché un po’ il dibattito si prestava a conciliare il sonno, anche perché molti colleghi non hanno probabilmente compreso quello che stiamo facendo. Noi stiamo istituendo una Commissione d'inchiesta che, leggo l'articolo 3, primo comma, prime tre righe: procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria, e la stiamo facendo per sapere come abbiamo speso e spendiamo i soldi dell'ICT nazionale, regionale e locale, e come è il livello – chiamiamolo così – della alfabetizzazione digitale nella pubblica amministrazione. Ora mi sembra onestamente tutto un po’ esagerato, perché in una Repubblica, in uno Stato normale questi dati sarebbero disponibili per il Governo e per il Parlamento semplicemente digitando un bottone. Noi abbiamo votato favorevolmente e voteremo favorevolmente al provvedimento perché non vogliamo turbare questa armonia, ma soprattutto perché la cultura del risultato ci sta a cuore. Ci sta a cuore capire effettivamente come questi soldi sono stati spesi e come vengono spesi e come è il livello nella pubblica amministrazione centrale, regionale e locale, visto che a quanto pare non c’è un altro modo per saperlo. Quindi parteciperemo con fervore e assoluta dedizione ai lavori della Commissione. Però veramente vorrei sottolineare questo aspetto che mi sembra lievemente paradossale, perché con questo precedente e nell'incapacità in altri settori di sapere effettivamente come vengono utilizzati i denari che noi per legge, o con gli altri provvedimenti, stabiliamo che vengano destinati a finalità di vario tipo, dovremmo fare Commissioni di indagine parlamentare su tutto. Quindi, con questa osservazione ho tentato non solo di svegliare il Governo e il relatore, ma anche di riportare l'attenzione al cuore del problema, che non è il livello della digitalizzazione del Paese e della pubblica amministrazione, questo lo abbiamo affrontato con altri provvedimenti e ne abbiamo già fatti tanti dal 2001 a oggi. Si tratta finalmente di realizzare, e speriamo che succeda, noi lo diciamo sempre, un tema di bene comune e su questo l'Italia deve vincere, non il Governo, la maggioranza o la minoranza. Tutti insieme dobbiamo arrivare in porto. Però, il punto che rimane comunque paradossale è che per conoscere dati che dovrebbero essere di comune disponibilità si debba ricorrere a questo grave e forte strumento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Colleghi, solo poche parole per dichiarare il voto del nostro gruppo su questa proposta di istituzione di Commissione di inchiesta, che avrà come oggetto di indagine il livello di digitalizzazione e innovazione della pubblica amministrazione a tutti i livelli.
  Non c’è dubbio che il tema della digitalizzazione e quello dell’innovation technology non solo è un tema di grande rilievo, ma a mio avviso costituisce il tema con la maiuscola, sul quale si fondano i destini di un Paese e le sue possibilità di sviluppo e di rimanere competitivo nel futuro.
  È risaputo che ad oggi l'Italia non è, tra i Paesi occidentali, nel novero di quelli con il maggior tasso di digitalizzazione; inoltre, all'interno del nostro Paese scontiamo ancora un forte, rilevante divario digitale tra zone diverse. Se questa è la fotografia del Paese, è quasi inevitabile che la nostra amministrazione pubblica sconti dei deficit nel tasso di innovazione e di digitalizzazione. Nel corso degli anni sono state approvate Pag. 77leggi: penso alla famosa Agenda digitale, che però essendo in gran parte una dichiarazione di principi è rimasta in gran parte sulla carta, purtroppo. È stata istituita l'immancabile agenzia, nel caso di specie l'Agenzia per l'Italia digitale, che vigila sul processo di digitalizzazione, agenzia che ha avuto, come tutte, le sue vicissitudini interne nell'individuazione dei vertici e che in termini di risultati ha finora prodotto pochino. In tempi non sospetti (ormai un paio di anni fa, se non ricordo male) mi è capitato di interrogare il Governo su alcuni aspetti della digitalizzazione del Paese, ad esempio sullo stato di attuazione del cosiddetto processo di disaster recovery, ricevendo una risposta tanto franca quanto sconfortante. Anche sulla messa in comune dei dati tra le pubbliche amministrazioni le risposte non furono esaltanti. Ora qualcosina è stato previsto in uno dei decreti delegati della riforma della pubblica amministrazione, che qualche giorno fa è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale; e dunque vedremo che effetto produrranno queste disposizioni, seppur limitate.
  Ho fatto questa ampia premessa perché per il MoVimento 5 Stelle il tema dell'innovazione e della digitalizzazione in Italia è un aspetto fondamentale: potremmo dire che questo, insieme a tematiche ambientali, è stato il brodo di coltura nel quale il nostro movimento è nato per diventare quello che è attualmente. Ciò detto, però, e venendo al merito della Commissione d'inchiesta che è oggetto della proposta in esame, la soluzione proposta non ci convince: riteniamo che istituire questa Commissione d'inchiesta in termini concreti non porterà a nulla. Personalmente (ho avuto modo di dirlo intervenendo su altre proposte di Commissione d'inchiesta) rispetto molto l'istituto dell'inchiesta parlamentare, ma almeno per alcune di quelle che sono state istituite in questa legislatura, i risultati oggettivamente scarseggiano. Quello che temiamo è che anche questa Commissione d'inchiesta, che pure si pone un oggetto di indagine di grandissima rilevanza, finisca per produrre il nulla o il molto poco, che la sua vera utilità si riveli solo per aver attribuito a qualche collega un posto di presidente, due di vicepresidente e due di segretario, con i soliti annessi e connessi.
  La Commissione nasce con un orizzonte temporale abbastanza limitato, che è quello di un anno dalla sua costituzione, ma bisognerà vedere se, come avvenuto per altre Commissioni di inchiesta, al prossimo milleproroghe la durata dei lavori verrà ampliata fino alla scadenza della legislatura. Ovviamente mi auguro davvero di sbagliare, ed auguro all'istituenda Commissione e ai 20 colleghi deputati che ne faranno parte di svolgere un ottimo lavoro e di ottenere i migliori risultati, perché se così fosse sarebbe davvero importante: questo lo vedremo con il tempo. Il MoVimento 5 Stelle ritiene dover assumere qui in Aula la stessa posizione che ha assunto già in Commissione: dichiaro dunque il nostro voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, penso che la proposta in esame sia una proposta strategica: non un'ennesima Commissione d'inchiesta, ma una strategia per individuare e raccogliere dati informativi aggiornati sugli investimenti effettuati dalle pubbliche amministrazioni nel settore dell’information technology, monitorare il livello di digitalizzazione anche delle regioni, esaminare lo stato di informatizzazione delle pubbliche amministrazioni verificando il livello di competenza professionale dei responsabili, razionalizzare la spesa in questo settore, comparare la spesa pubblica nel settori ICT con i maggiori Paesi europei, individuare soluzioni anche di tipo legislativo.
  D'altra parte, uno dei principali elementi di complessità nel percorso di digitalizzazione della pubblica amministrazione è costituito proprio dalla presenza di Pag. 78un elevato numero di amministrazioni chiamate a realizzare in maniera autonoma e separata un elevato numero di iniziative di innovazione; la complessità introdotta da questo elemento impatta, oltre che sull'attività dei progetti, sul coordinamento a livello centrale. Allo stato attuale, infatti, risulta difficile capire quanti e quali enti abbiano avviato progetti di digitalizzazione, quale sia il loro effettivo stato d'avanzamento e quanto siano aderenti ai requisiti funzionali; inoltre, in molti casi c’è anche la mancanza di competenze specifiche degli operatori della pubblica amministrazione, legata soprattutto al mancato svecchiamento dell'organizzazione che mantiene alto il livello di resistenza culturale dell'innovazione.
  Se è vero, come ha detto il relatore Coppola, che dal 2007 al 2013 sono stati spesi circa 5 miliardi l'anno, con dei risultati che ci lasciano ancora, secondo l'indicatore DESI, al venticinquesimo posto su ventotto nell'Unione europea, come possiamo disegnare un percorso virtuoso che porti l'Italia almeno fra i primi dieci Paesi della classifica europea ? Abbiamo l'Agenda digitale europea, che ha come principale obiettivo quello di promuovere condizioni di crescita economica e di occupazione; e se noi seguissimo queste indicazioni entro, diciamo, i prossimi otto anni, il PIL europeo potrebbe aumentare del 5 per cento. Abbiamo, e stiamo provando a recuperare questo gap, se è vero che in occasione del semestre europeo a guida italiana per la prima volta il Governo, con Matteo Renzi, ha provato a disegnare ed a proporre due progetti strategici, in grado di incidere sia sul versante dell'infrastruttura che su quello dei servizi: il Piano per la banda ultralarga e il Piano per la crescita digitale. In particolare, nel secondo si disegna un vero rovesciamento di paradigma, attraverso la realizzazione di piattaforme trasversali a tutta la pubblica amministrazione: SPID, Anagrafe unica, pagamenti della pubblica amministrazione, su cui costruire questa crescita. E su questo percorso si devono favorire i prossimi investimenti: non più spesa informatica tradizionale, ci sono stati sprechi e questa Commissione servirà ad individuarli; ma il vero problema è che nell'era di Internet la pubblica amministrazione non può più continuare a realizzare sistemi dedicati per supportare solo le proprie iniziative interne, digitalizzando solo il proprio processo burocratico: bisogna invece pensare ai processi in digitale e non digitalizzare quelli già esistenti, mettendo al centro i cittadini e le imprese, non i procedimenti amministrativi. Abbiamo il 100 per cento delle regioni che hanno un portale, il 74 per cento dei comuni, ma solo il 27 per cento dei servizi erogati sono bidirezionali: se non si cambia il paradigma, se non si immagina l'Italia come un unico ecosistema digitale nella relazione tra pubblica amministrazione, imprese e cittadini, gli investimenti in information technology rischiano di essere, a parte pochissime occasioni, causa di costi aggiuntivi sempre, e non sostitutivi.
  D'altra parte il digitale non rappresenta più un settore specifico dell'economia: è il fulcro stesso dell'economia. Internet e le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, il modo in cui lavoriamo; persone, cose, informazioni sono sempre più connesse, distribuite e pervasive. Dunque la competitività si gioca sempre di più sulla capacità di avvalersi di ecosistemi digitali: in essi gli operatori possono diventare parte di queste reti dinamiche, e dentro questo ecosistema si sviluppano i servizi e anche l'industria; infatti, affermano gli analisti che entro il 2020 l'85 per cento delle società leader saranno aziende con forti piattaforme digitali. Però, fino a quando resiste nella pubblica amministrazione un modello ancorato allo standard precedente, quindi processi non più non basati su Internet, l'offerta, ovvero i cittadini e l'impresa, sono costretti a fronteggiare una doppia struttura di costi ed un'incerta distribuzione di ricavi. Si può accelerare l'uscita da questa inefficiente situazione economica, mettendosi in grado invece di generare valore, solo Pag. 79ponendo fuori corso i processi tradizionali, forzando la domanda, effettuando una transizione al nuovo con un processo di switch-off simile a quanto sperimentato con la TV digitale terrestre, secondo il principio del digital first. D'altra parte, noi stiamo andando in questa direzione con il Piano strategico dell'AgID, con l'articolo 117, lettera r), della Costituzione, con la riforma del CAD: nel quadro infatti della più ampia delega al Governo, dopo oltre dieci anni si è messo mano, si sta mettendo mano al codice dell'amministrazione digitale, e non è un caso che l'articolo 1 della riforma della pubblica amministrazione parli di Carta della cittadinanza digitale come sintomatica della centralità che il Parlamento vorrebbe e vuole mettere nella tecnologia dell'informazione.
  La volontà dunque è quella di spostare l'attenzione dal processo di digitalizzazione ai diritti digitali, infatti con la Carta della cittadinanza digitale si costituisce la base giuridica per implementare Italia Login, quella piattaforma di accesso descritta dal Piano strategico del Governo, che attraverso un sistema pubblico di identità digitale – l'anagrafe nazionale – permetterà a ciascun cittadino di accedere ai servizi pubblici con un unico nome utente e un'unica password. Dunque, si tratta di creare i presupposti per un sistema in cui le pubbliche amministrazioni e il privato interagiscano scambiandosi informazioni e cooperando, ragionando la PA dunque in modo progettuale e aprendo quell'enorme patrimonio informativo in suo possesso. La tecnologia rappresenta solo un fondamentale strumento abilitante, ormai maturo e stabile. Il futuro che ci sta davanti è il presente ed è il presente di una nuova economia, l'economia della conoscenza, della comunicazione e della condivisione, ed è per questo che esprimo il voto convintamente favorevole del gruppo PD all'istituzione di questa Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, n. 42-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Invito i colleghi a prendere posto. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXI n. 42-A, di cui si è testé concluso l'esame, con il seguente nuovo titolo: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni e sugli investimenti complessivi riguardanti il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia... Onorevole Carrescia, esperisca il tentativo a mani ignude ! Fraccaro, Civati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  316   
   Astenuti   64   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato   316.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2192 – Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in Pag. 80attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione (Approvato dal Senato) (A.C. 3773) (ore 18,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3773: Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione.
  Ricordo che nella seduta del 13 giugno si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
  Se per cortesia abbassiamo un po’ il volume della voce e stiamo al posto, cominciamo a votare gli articoli del disegno di legge, visto che non ci sono emendamenti.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marotta, Berretta, La Russa...onorevole La Russa, scelga qual è il verso giusto ! Colleghi, abbiate pazienza, aspettiamo che si sblocchi la postazione dal presidente La Russa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  375   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 375).    

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Monchiero, Locatelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  366   
   Votanti  365   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 365).    

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  343   
   Votanti  342   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
 342).    

  (Il deputato Vargiu ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 81

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  358   
   Votanti  357   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato
 357).    

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Fantinati, Lavagno, Lo Monte, Baroni, Lauricella... La votazione potrebbe essere chiusa, ma aspettiamo l'onorevole Lauricella che, seppure in dissenso dal gruppo, riesce a votare.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  368   
   Votanti  365   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 365).    

(Esame dell'articolo 6 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  373   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 373).    

(Esame dell'articolo 7 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grillo, Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  372   
   Votanti  370   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 369    
    Hanno votato
no    1).    

Pag. 82

(Esame dell'articolo 8 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Prego i colleghi che sanno di avere qualche problema con la postazione di votare con le dita, cosicché le votazioni possano concludersi entro il meriggio... Fregolent, Bonafede, Sarti, Grillo... Onorevole Bianconi, lei ha tante possibilità fra le quali scegliere...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  374   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 374).    

(Esame dell'articolo 9 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dallai, Locatelli... C’è una mano lassù che saluta la Presidenza. Onorevole Monchiero, anche a lei la Presidenza ricambia il saluto. D'Arienzo, Dallai ancora non riesce.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  376   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 376).    

(Esame dell'articolo 10 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Librandi, Coppola, Grillo, Baroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  374   
   Votanti  373   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 373).    

(Esame dell'articolo 11 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  338   
   Votanti  335   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  168   Pag. 83
    Hanno votato
 334    
    Hanno votato
no    1).    

  (Il deputato Borghese ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 12 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Monchiero, Capelli, Dambruoso, De Lorenzis, Lauricella, Gadda...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  370   
   Votanti  369   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 369).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  C’è un problema tecnico, nel senso che non si è chiusa la votazione prima. Siamo stati troppo veloci, abbiamo bloccato il sistema, un momento di pazienza. Onorevole Palmieri, anche lei ha ragione, ma la Commissione di indagine parlamentare sul blocco del voto mi sembra eccessiva. Fantinati, Villarosa, Bindi, Lorenzo Guerini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  375   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 375).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 14 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Savino, Capelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  373   
   Votanti  372   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 372).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 84

(Esame dell'articolo 15 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 370).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lattuca, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  380   
   Votanti  379   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
 379).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 17 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marti, Bolognesi, Baroni, Palma, Lauricella, Lattuca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  373   
   Votanti  372   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 372).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 18 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Lodolini, Cominardi, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 85
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  378   
   Votanti  377   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 377).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 19 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fantinati, Chimienti, Gebhard, Kronbichler...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  376   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 376).    

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 20 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevole Monchiero, provi a votare con le dita.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  375   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 375).    

(Esame dell'articolo 21 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Nicchi, Baroni, Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  378   
   Votanti  377   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 377).    

(Esame dell'articolo 22 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.Pag. 86
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  366   
   Votanti  365   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 364    
    Hanno votato
no    1).    

(Esame dell'articolo 23 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi, Vargiu...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  379   
   Votanti  377   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 376    
    Hanno votato
no    1).    

(Esame dell'articolo 24 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cominardi, Elvira Savino, Roberta Agostini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  376   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 375    
    Hanno votato
no    1).    

(Esame dell'articolo 25 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Donati, Chimienti, Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  376   
   Votanti  375   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 375).    

(Esame dell'articolo 26 – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A – A.C. 3773), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.Pag. 87
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Coppola, Pellegrino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  378   
   Votanti  377   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 376    
    Hanno votato
no    1).    

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Non abbiamo ordini del giorno, quindi passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere il voto favorevole della componente socialista e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Con questa legge viene approvata un'intesa del 27 giugno 2015 dopo un percorso che è durato sedici anni, partito nel Duemila con il riconoscimento e la personalità giuridica all'Istituto Soka Gakkai. L'unica cosa che vorrei rapidissimamente sottolineare è che con intese come queste vengono regolati tra Stato e istituti religiosi elementi importanti come l'identificazione dei ministri del culto, come l'identificazione dei luoghi di culto e come i rapporti, ad esempio, tra gli istituti religiosi e i propri membri di appartenenza quando sono negli ospedali, nelle carceri, sotto il servizio militare e vengono regolati i rapporti finanziari. La nostra Costituzione ha voluto introdurre questo meccanismo che è molto utile per consentire l'integrazione delle diverse confessioni religiose; molto più utile della legge del 1929 e di qualsiasi altra legge. Lo dico perché, spesso, quando si parla di intese con altre religioni, e mi riferisco in particolare all'Islam, ci sono state grandi polemiche, dicendo: lo Stato non deve fare accordi con queste confessioni; in realtà, quell'emersione dei luoghi di culto nascosti, quel controllo sui ministri del culto, quella conoscenza delle religioni e quell'integrazione nel nostro ordinamento che tutti noi desideriamo per tutte le religioni si ottiene precisamente con queste intese e sia i partiti politici che il Parlamento devono promuovere quante più intese possibili con tutte le confessioni religiose, perché, in questo modo, si consente una vera coesistenza e integrazione di tutti i movimenti religiosi nel nostro Paese. L'Istituto Buddista Soka Gakkai ha scelto questo percorso, bisogna cercare di convincere tutte le confessioni religiose a seguire questo esempio, perché è in questo modo che si assicurano la libertà religiosa e la piena integrazione di tutte le confessioni nel nostro sistema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, la libertà religiosa è parte integrante della libertà di coscienza ed è fondamento di ogni democrazia liberale che si differenzia, in modo radicale, da quei regimi che intendono imporre le scelte religiose ai loro cittadini.
  I regimi totalitari sono tali proprio perché vogliono controllare le persone in modo radicale, spingendosi fin nelle pieghe di ciò che c’è di più intimo e di più personale per un uomo, il suo rapporto con Dio e con il trascendente. L'articolo 8 Pag. 88della Costituzione italiana garantisce a tutti i cittadini la piena libertà religiosa e l'uguaglianza di qualsiasi fede di fronte allo Stato. «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge», questo, ovviamente non vuol dire che la religione sia esentata dal rispettare le leggi, ma che, a meno che non contraddica l'assetto legislativo di un determinato Paese, è libera nelle sue credenze, nelle liturgie e nelle sue scelte. Per questo motivo il medesimo articolo 8 prevede che: «Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze».
  Con l'approvazione di questo disegno di legge, di quest'accordo, noi adempiamo allo spirito e alla lettera della Costituzione, prendendo atto di realtà religiose relativamente nuove per l'Italia, regolando i rapporti tra lo Stato italiano e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Lo Stato italiano si impegna a rispettare le specificità e l'autonomia dell'Istituto Buddista, conferma la non ingerenza dello Stato nelle nomine dei ministri di culto, nell'esercizio del culto medesimo e nell'organizzazione della comunità religiosa e negli atti disciplinari e spirituali; garantisce la libertà di comunicazione dell'Istituto con la Soka Gakkai internazionale, riconosce e garantisce all'Istituto, agli organismi da esso rappresentati e a coloro che ne fanno parte la piena libertà religiosa, di riunione e di manifestazione del pensiero, nonché la libertà di svolgimento della loro missione spirituale, educativa, culturale e umanitaria. Vengono quindi regolate anche le altre necessità che una comunità religiosa può avere nella sua vita quotidiana nello Stato italiano, dagli edifici di culto all'assistenza ai malati, al trattamento funerario e così via. Se l'Italia lascia giustamente la massima libertà per quanto riguarda la scelta dei ministri di culto, nello stesso tempo l'Istituto si impegna a rilasciare apposita certificazione della qualifica di ministro di culto e a garantire il rispetto reciproco oltre all'osservanza delle consuetudini e delle leggi italiane.
  In questo momento è più necessario che mai sottolineare come la convivenza multiculturale possa essere un'occasione di arricchimento e di sviluppo per i cittadini italiani oltre che un dovere morale. Nel dialogo interreligioso l'Italia ha molto da dare e molto da ricevere, attraverso libere espressioni sociali, culturali e religiose. In Italia, poi, è particolarmente incisiva questa fase durante anche la predicazione che il Papa ha avuto nel dialogo interreligioso e su cui è intervenuto più volte, anche recentemente, in occasione del cinquantesimo del documento conciliare Nostra Aetate di cui mi fa piacere richiamare brevemente alcuni punti che, singolarmente, coincidono e convergono anche con il documento che abbiamo appena approvato. La crescente interdipendenza dei popoli, la ricerca umana di un senso della vita, della sofferenza, della morte, interrogativi che sempre accompagnano la nostra vita, la comune origine, il comune destino dell'umanità, l'unicità della famiglia umana, le religioni come ricerca di Dio e dell'assoluto all'interno delle varie etnie e culture e, quindi, il «no» esplicito alla violenza. La chiesa è aperta al dialogo con tutti e nello stesso tempo è fedele alle verità in cui crede. Questa è la base fondamentale di questo nostro dialogo anche con questa espressione così viva, così vitale come ha nel nostro Paese l'associazione Soka Gakkai. Conosciamo troppo bene gli effetti nefasti e pericolosissimi del mancato riconoscimento tra le religioni e della mancata formalizzazione dei rapporti tra Stato e religioni. L'accordo mostra come sia possibile e doveroso stabilire diritti e doveri reciproci tra Stato e comunità religiose, senza che questo sia fonte di sospetto. L'augurio è che quest'accordo porti a un dialogo proficuo e arricchente all'interno di quelle garanzie di legge indispensabili con un confronto sereno, aperto e che la libertà di coscienza possa essere garantita a tutti i soggetti coinvolti.

Pag. 89

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, Presidente. Sinistra Italiana darà un voto favorevole, un «sì» all'approvazione di questo disegno di legge. È un disegno di legge importante, un'intesa con l'Istituto Buddista Soka Gakkai che rafforza una tendenza che in qualche modo si è consolidata in questi anni, di riconoscere le confessioni religiose diverse dalla religione cattolica di assicurare così la possibilità di realizzare, da parte di chi crede in religioni diverse da quella cattolica, la possibilità, attraverso la libertà religiosa, attraverso il riconoscimento di alcuni istituti, di praticare appunto la propria confessione.
  Si tratta di un arricchimento importante per la società italiana, un arricchimento che favorisce anche processi di integrazione, di dialogo e, appunto, di arricchimento reciproco tra culture, religioni e popolazioni che vivono nel nostro Paese. Ormai si parla di milioni di persone che afferiscono a confessioni religiose diverse da quella cattolica, e vorrei ricordare che il processo che porterà all'approvazione di questo progetto di legge ha radici nel 2002. È un iter iniziato in quell'anno, un iter che finalmente ha portato, dopo molti anni, alla stipula di un'intesa, di norme specifiche per il riconoscimento di questo istituto, che, vorrei ricordare, rappresenta una realtà religiosa radicata da anni nel nostro Paese (si parla di circa 70 mila aderenti).
  È una realtà religiosa che fa riferimento a una delle tante ramificazioni del buddismo giapponese. Da questo punto di vista, il riconoscimento di questa confessione religiosa, in base all'attuazione dell'articolo 8 della nostra Costituzione, come ricordavo all'inizio, rappresenta un passo in avanti importante nella direzione del riconoscimento del pluralismo religioso del nostro Paese e soprattutto del riconoscimento della possibilità, per tante persone, di praticare, con le condizioni e con gli istituti previsti da questa legge e in generale dalle intese stabilite dalle leggi ad hoc, di esperire maggiormente la libertà religiosa. Vorrei però, da questo punto di vista, ricordare che sono in attesa, da anni, anche altri riconoscimenti. Ricordo che una delle principali conseguenze è il riconoscimento della personalità giuridica, in questo caso appunto dell'istituto Soka Gakkai. Da questo punto di vista, vorrei ricordare che ci sono altre confessioni religiose, altre religioni, che aspettano da tempo questo riconoscimento. Vorrei fare un esempio, che è quello della Confederazione nazionale delle associazioni per la coscienza di Krishna. Da laico e da non credente mi rendo conto dell'importanza del possibile riconoscimento, in questo caso almeno per due ragioni. La prima è una ragione che attiene a dei principi di giustizia.
  Questa confederazione ha sede in Italia da oltre quarant'anni; dal novembre 2014 la Confederazione attende semplicemente la firma della Presidenza del Consiglio; i fedeli aspettano da oltre sei anni una risposta, nonostante l'iter presso il Ministero dell'interno sia stato completato da tempo e con parere favorevole. Altre realtà di ben più modeste dimensioni hanno avuto rapidamente riconoscimento, mentre nel caso della Confederazione in questione la pratica giace presso la Presidenza del Consiglio da oltre diciassette mesi. Ad aspettare una risposta positiva vi sono 30 mila fedeli e circa mezzo milione di simpatizzanti. Poi c’è una ragione più importante, che vale per Soka Gakkai come anche per gli Hare Krishna: gli Hare Krishna non sono una strana setta, come qualcuno può pensare, ma il ramo monoteista dell'Induismo, con decine di milioni di fedeli in India, in Bangladesh e in Indonesia, trapiantato cinquant'anni orsono in Occidente e oggi punto di riferimento e ponte culturale tra le comunità indiane e bengalesi del nostro Paese e l'Italia.
  Considerando che i ministri di culto sono tutti italiani, questo rende naturale lo scambio, la comprensione tra culture e tradizioni religiose, come anche ci richiama l'approvazione del disegno di legge oggi all'esame dell'intesa con Soka Gakkai. Siamo in un mondo nel quale la multiculturalità Pag. 90è ormai un tratto distintivo delle nostre società, e le identità diverse si incontrano, si confrontano e devono finalmente comprendersi e convivere in pace.
  Si tratta di un processo difficile, lo sappiamo tutti, ma affinché l'incontro non si trasformi in incomprensione o peggio in conflitto abbiamo bisogno di conoscere tali diversità e accogliere nel rispetto delle leggi italiane, si tratti di altre confessioni cristiane, buddiste, induiste o musulmane. Quindi, bene l'approvazione oggi di questo disegno di legge, ma bene sarebbe anche l'approvazione di intese con le altre confessioni religiose, tra cui appunto quella delle associazioni per la coscienza di Krishna. Ricordo che solo due giorni fa il Primo Ministro inglese si è recato presso il più grande tempio induista della Gran Bretagna gestito dagli Hare Krishna, per partecipare a un'importante cerimonia religiosa alla quale hanno preso parte migliaia di simpatizzanti, e ricordo anche che in Italia questa organizzazione organizza tante iniziative, feste tradizionali, espressioni diverse attraverso le quali si pratica il culto di questa religione. Proprio qui a Roma, la scorsa settimana, nella capitale, in questa nostra città, migliaia di cittadini italiani e delle comunità del subcontinente indiano hanno partecipato, come ogni anno, alla sfilata.
  Io vorrei dire questo, e concludo: noi ci aspettiamo che, come per il caso per il riconoscimento della Soka Gakkai, per cui noi voteremo a favore, si avvii un processo analogo per le altre confessioni religiose che attendono risposta, come nel caso delle associazioni per la coscienza di Krishna, affinché questo porti a un rafforzamento di quello spirito importante di dialogo, di riconoscimento del pluralismo religioso nel nostro Paese e di attuazione dell'articolo 8 della Costituzione, che per noi continua a rappresentare un punto di riferimento essenziale per la progressione della civiltà e dello spirito di condivisione, dello spirito di pluralismo religioso, di cui questo Paese ha sempre deciso di fare appunto uno dei punti di riferimento della costruzione del proprio patto di cittadinanza e della coesione di un intero Paese; questo a maggior ragione e soprattutto negli ultimi trenta, quarant'anni, in cui tante persone sono arrivate nel nostro Paese provenienti da continenti diversi, che praticano religioni diverse. Questo ci porta a dare oggi il voto favorevole a questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elvira Savino. Ne ha facoltà.

  ELVIRA SAVINO. Presidente, il disegno di legge al nostro esame fa seguito all'intesa siglata il 27 giugno 2015 dal Governo italiano con il presidente dell'Istituto buddista italiano Soka Gakkai ai fini della regolazione dei rapporti tra lo Stato e tale confessione religiosa ai sensi dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione. L'articolo 8 della Costituzione, dopo aver affermato che tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge e che hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano, stabilisce infatti che i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.
  La storia di questa intesa, come si è detto, è molto lunga: la discussione prende avvio nel 2001, a seguito del riconoscimento della personalità giuridica dell'Istituto Soka Gakkai avvenuta nel 2000; l'iter, poi, iniziato nel 2002, fu sospeso, in attesa di conoscere l'esito del procedimento relativo alla modifica statutaria richiesta dalla confessione religiosa al Ministero dell'interno. A seguito dell'approvazione di tale modifica, intervenuta nel 2009, l'Istituto ha chiesto la ripresa delle trattative inviando una nuova bozza di intesa; la Commissione interministeriale per le intese e i rappresentanti della confessione religiosa hanno portato a termine i lavori nell'aprile 2011, ma non si è potuto procedere alle successive fasi a causa della mancata individuazione della necessaria copertura finanziaria; la firma, come detto, giunse solo nel giugno 2015. Siamo Pag. 91quindi ad un anno dalla sigla dell'intesa e a ben quindici anni di distanza dall'avvio della stessa, in un momento in cui l'Italia conta circa 75 mila aderenti a questa istituzione, è quindi giunto il momento per andare avanti e procedere al pieno riconoscimento di un rapporto, quello tra l'Istituto Soka Gakkai e lo Stato italiano, da tempo in attesa di essere pienamente definito.
  L'approvazione di questa intesa colloca quindi l'Istituto buddista italiano Soka Gakkai tra le confessioni religiose con le quali lo Stato italiano ha un rapporto pienamente conforme al dettato dell'articolo 8 della Costituzione, vale a dire le Chiese Valdesi, la Chiesa Evangelica, Evangelica Luterana, la Chiesa buddista, l'Unione induista italiana e molte altre.
  Lo Stato ha, quindi, il dovere di riconoscere l'autonomia dell'Istituto liberamente organizzato secondo i propri ordinamenti, nonché di riconoscere la piena libertà religiosa all'Istituto e a coloro che ne fanno parte.
  L'Intesa comprende poi delle norme che riguardano i rapporti con le strutture statali come il riconoscimento del diritto all'assistenza spirituale dei ricoverati nelle strutture sanitarie o del diritto degli alunni di non avvalersi degli insegnamenti religiosi. Al tempo stesso, l'Istituto si fruisce delle possibilità offerte dalla legislazione vigente per rispondere alle richieste provenienti dagli alunni e dalle loro famiglie in ordine alla conoscenza e allo studio della dottrina religiosa della Soka Gakkai. Si consente inoltre all'Istituto di concorrere alla ripartizione della quota dell'8 per mille del gettito IRPEF destinata anche ad interventi sociali ed umanitari in Italia e all'estero, nonché ad iniziative per la promozione della pace, del rispetto e della difesa della vita in tutte le forme esistenti, nonché per la difesa dell'ambiente. Si tratta, infatti, di un Istituto da sempre impegnato nella diffusione di un messaggio di pace che, lo ricordiamo, è stato fondato nel 1930 nel Giappone militarista da un educatore, un pedagogo, che riprese gli scritti di un monaco del 1200. Dunque, in un momento così delicato per gli equilibri nel mondo alle prese con brutali e inaccettabili atti terroristici messi in campo in nome di un credo, assume particolare significato e rilevanza discutere e riconoscere la libertà religiosa che rappresenta la madre di tutte le libertà, in quanto investe la libertà di coscienza, di pensiero e di professione pubblica della fede di ciascuno. Per tutti questi motivi dichiaro il voto favorevole di Forza Italia al disegno di legge in esame.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stella Bianchi. Ne ha facoltà.

  STELLA BIANCHI. Grazie, Presidente. «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo», inizio con delle parole straordinarie pronunciate da Gandhi che prima ha trasformato se stesso, poi il suo intero popolo, e poi ancora oggi ha una profondissima influenza su milioni e milioni di persone. Sono parole che risuonano nell'impegno e negli scritti della Soka Gakkai oggi al nostro esame nel disegno di legge che regola l'Intesa tra lo Stato e l'Istituto Buddista italiano Soka Gakkai siglata a Firenze il 27 giugno dello scorso anno dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dal presidente dell'Istituto italiano buddista Soka Gakkai, Tamotsu Nakajima. L'Intesa è in attuazione dell'articolo 8 della Costituzione: tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, e al terzo comma: i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze. Non riprendo l'articolato Presidente, ma riprendo però, ancora una volta, solo l'articolo 3, al primo comma: la Repubblica riconosce all'Istituto Buddista italiano Soka Gakkai la piena libertà di svolgere la sua missione religiosa, spirituale, educativa, culturale e umanitaria. Non sfugge a nessuno di noi, Presidente, quanto in questi tempi sia importante riconoscere la libertà religiosa, in tempi insanguinati di continuo in ogni area del mondo dagli atti di criminali e di terroristi che vogliono spacciare le loro azioni per rispetto di uno qualche credo religioso, quando nessuna Pag. 92religione mai può giustificare atti di tale violenza ed efferatezza.
  In particolare, la Soka Gakkai è stata fondata nel 1930 in Giappone, nel Giappone militarista del 1930, da un educatore pedagogista Tsunesaburo Makiguchi che riprende gli scritti di un monaco del 1200 Nichiren Daishonin, poi presieduta da Josei Toda in carcere per l'opposizione al regime militare giapponese durante la Seconda guerra mondiale e ora presieduta da Daisaku Ikeda che è il presidente della Soka Gakkai internazionale fondata nel 1976 nell'isola di Guam e diffusa ora in 192 Paesi, con 80 mila aderenti in Italia e milioni in tutto il mondo. Dicevo Presidente quelle parole di Gandhi «sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» risuonano in un concetto chiave nella buddismo della Soka Gakkai che è quello della rivoluzione umana. Così la descrive Ikeda: un cambiamento di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine ad un cambiamento nel destino di tutta l'umanità. Qui, Presidente vediamo un'incrollabile fiducia nel potenziale illimitato di ogni essere umano, nella inviolabilità della dignità umana e della vita stessa, nel potere straordinario del dialogo e dell'empatia, il saper mettersi nei panni dell'altro, sentire e abbracciare la sua realtà e su questa base avviare un dialogo che possa portare a soluzioni condivise, che possa portare alla pace.
  Qui possiamo rintracciare l'umanesimo buddista, il valore inestimabile di ogni essere umano, di ogni vita, unica e insostituibile. E qui ancora rintracciamo l'impegno a formare cittadini, persone responsabili che si impegnano per la propria comunità, cittadini globali in relazione l'uno con l'altro, in dialogo l'uno con l'altro, per affrontare le sfide globali. Affrontare come le sfide della comunità, di ogni singolo individuo, le sfide globali ? Con tensione, con concentrazione, sforzo, con l'impegno a rafforzarsi e a tenersi sempre pronti, come una persona di coraggio che non smette mai di impegnarsi senza porsi limiti con una fede incrollabile nel proprio potenziale illimitato e in quello di qualunque altro essere umano. Molte le sfide globali che sono al centro dell'azione della Soka Gakkai internazionale, esposte ogni anno, da 35 anni a questa parte, in una proposta di pace che il presidente Ikeda invia alle Nazioni Unite. Ne cito alcune: l'impegno contro la povertà estrema, una minaccia al diritto delle persone e alla vita stessa, perché manca l'accesso all'acqua potabile, al cibo, alle cure mediche di base, una terribile diseguaglianza che può innescare odio e violenza e che è inaccettabile se la guardiamo con gli occhi dell'empatia di chi riesce a mettersi nei panni dell'altro; l'impegno per la sicurezza umana, non una presunta sicurezza basata sull'affermazione di violenza e paura, ma una sicurezza che è basata sul rifiuto di cercare la propria felicità a spese degli altri e che è basata sull'impegno a proteggere la dignità della vita in ogni circostanza; l'affermazione di una cultura dei diritti umani per espanderli continuamente. Per usare le parole di Martin Luther King «il movimento dei diritti civili deve diventare espansione della democrazia, una sfida nella quale ogni nuova generazione può sentirsi responsabile di espandere la democrazia oltre il livello al quale l'ha trovata». E ancora, Presidente, per riprendere i tre impegni che sono nella proposta di pace del 2016, quella per i rifugiati: vedere il volto umano, la storia singola dietro i numeri. Fa una particolare impressione leggere le parole di un giapponese come Daisaku Ikeda riportare commosso le parole di un abitante di una cittadina costiera italiana che così scrive: sono persone in carne e ossa come noi, non possiamo rimanere a guardarle annegare; e ancora una volta va il nostro grazie, come sempre, alla Marina, a tutti quelli che soccorrono persone in mare, a chi si impegna ogni giorno, ogni notte, per salvare vite umane, allo sforzo incredibile degli abitanti di Lampedusa simbolo dell'accoglienza e della straordinaria generosità di tantissimi italiani in tutto il Paese. E ancora, l'integrità ecologica e la riduzione degli impatti delle catastrofi naturali legati ai cambiamenti climatici. L'Accordo Pag. 93di Parigi, storico, perché siglato da 195 Paesi. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile con l'Agenda 2030 adottata a settembre dello scorso anno nelle Nazioni unite. L'impegno degli Stati, l'impegno delle città ora responsabili della maggiore carico di emissioni di gas serra e quindi chiave per trovare una soluzione. L'impegno di ognuno di noi, di ogni singola persona.
  Infine, Presidente, l'impegno per la messa al bando delle armi nucleari. Danni enormi arrivano dalla diffusione estrema delle armi convenzionali, e ancora la strage di Orlando ce lo ha ricordato drammaticamente due giorni fa, ma le armi nucleari hanno una pericolosità in più per l'ampiezza della distruzione che producono e per gli impatti che si protraggono nel tempo. Solo armi nucleari riescono a produrre da anni sopravvissuti, hibakusha come li chiamano i giapponesi, di seconda o terza generazione. E l'impegno qui per usare le parole del secondo presidente della Soka Gakkai è a sradicare gli artigli delle armi nucleari e questi artigli sono l'idea che si possa voler annientare altri esseri umani. Davvero è stata storica la visita del Presidente Obama a Hiroshima nello scorso mese, è stato il primo Presidente in carica degli Stati Uniti a visitare Hiroshima. E vi è l'impegno continuo dell'Istituto buddista italiano Soka Gakkai nell'organizzare anche mostre come «senza atomica».
  Dicevo, Presidente, uno straordinario impegno per la pace muove l'azione della Soka Gakkai internazionale e ciò che sarà decisivo è la solidarietà delle persone comuni, una diplomazia parallela fatta di incontri, di scambi, di dialogo, di conoscenza diretta, una diplomazia parallela fatta di un nuovo modo di vedere. E di nuovo per usare le parole del presidente Ikeda « l'idea che siamo in conflitto può essere reinterpretata in questo modo: condividiamo un problema, legati come siamo l'uno all'altro per l'interdipendenza che unisce ognuno di noi ad ogni altro essere umano e ognuno di noi all'ambiente circostante e se condividiamo un problema, possiamo certamente trovare insieme il modo per risolverlo».
  Con una consapevolezza forte delle sfide globali che ho richiamato, riprendo le parole di Jeffrey Sachs, un economista che è a capo dello Earth Institute, Istituto della terra, uno dei maggiori studiosi delle soluzioni per affrontare il cambiamento climatico. Jeffrey Sachs, dopo aver esaminato cosa ha portato a porre fine a pratiche terribili come schiavitù, colonialismo, apartheid, scrive: «Altre generazioni sono riuscite ad espandere vittoriosamente il livello della libertà e del benessere dell'umanità, combinando insieme impegno, persuasione, pazienza e il profondo beneficio di trovarsi dalla parte giusta della storia». Per questi motivi, Presidente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3773)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3773, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chaouki...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   S. 2192 – «Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (Approvato dal Senato) (3773):

   Presenti e votanti  342   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato  342    
  Sono in missione 82.

Pag. 94

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Realacci e Rampi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Lo svolgimento degli ulteriori punti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,25).

  MICHELA MARZANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di uscire in silenzio.

  MICHELA MARZANO. Presidente, a due giorni dalla strage di Orlando in Florida, che è costata la vita finora a 49 persone LGBT, credo che sia importante che quest'Aula renda omaggio non solo alle vittime di questa violenza, ma anche alle comunità LGBT...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  MICHELA MARZANO. Grazie, signor Presidente. Dicevo, sarebbe importante che quest'Aula rendesse omaggio non soltanto alle vittime, ma anche alle comunità LGBT di tutto il mondo. Mi permetto di ricordare, signor Presidente, che quando il 7 gennaio 2015 ci furono gli attentati alla redazione di Charlie Hebdo, immediatamente ci siamo tutti su sentiti Charlie. Quando il successivo 13 novembre ci furono gli attentati al Bataclan di Parigi e allo Stade de France, ci siamo tutti sentiti Parigi. Quando successivamente ci fu ancora, purtroppo, l'ennesimo attentato di radice islamica, islamista, il 22 marzo del 2016, l'attentato all'Aeroporto di Bruxelles, siamo stati tutti Bruxelles. Je suis Charlie, je suis Paris, je suis Bruxelles, questi hashtag sono circolati in tutta la rete. Ebbene, io mi chiedo: che cosa è successo il 12 giugno, che cosa è successo ieri e oggi, perché ancora una volta non siamo tutti Orlando ? Perché non c’è stata la stessa mobilitazione ? Perché non ci siamo sentiti ugualmente attaccati nella nostra umanità ? Ebbene, signor Presidente, credo che forse si dovrebbe smettere di fare due pesi e due misure: 49 persone sono morte, sono state uccise, erano andate per ballare una sera; se fosse stata una discoteca eterosessuale, probabilmente oggi ci saremmo tutti sentiti Orlando.
  Io mi permetto allora di concludere invitando non solo quest'Aula, ma chiedendo anche l'accordo della Presidenza, anzi essendo certa che la Presidenza sarà d'accordo con questa mia proposta, di concedere domani un minuto di silenzio a queste vittime, signor Presidente: perché sì, io mi sento Orlando, je suis Orlando, e penso che tutti noi ci dobbiamo sentire come quelle vittime, dobbiamo essere vicini alle comunità LGBT, e dobbiamo condannare questi atti e queste stragi (Generali applausi).

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Marzano. Ovviamente la ringrazio del suo intervento e del tema che lei solleva; ovviamente la Presidenza sta valutando un momento di ricordo solenne di questo tragico evento, che avvenga in un momento diverso dal fine seduta. Fermo restando questo, la Presidenza ovviamente si associa al ricordo, e a questo punto poi i gruppi saranno informati di eventuali decisioni in relazione a questo momento preciso di ricordo.   PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Marzano. Ovviamente la ringrazio del suo intervento e del tema che lei solleva; ovviamente la Presidenza sta valutando un momento di ricordo solenne di questo tragico evento, che avvenga in una fase diversa dal fine seduta. Fermo restando questo, la Presidenza ovviamente si associa al ricordo, e a questo punto poi i gruppi saranno informati di eventuali decisioni in relazione a questo momento preciso di ricordo.

  FEDERICA DAGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Daga se possono metterla in condizione di intervenire.

  FEDERICA DAGA. Presidente, a cinque anni dal referendum per l'acqua pubblica del 12 e 13 giugno 2011, vinto dai cittadini con 26 milioni di «sì», ecco che arriva il testo unico dei servizi pubblici locali a firma Madia, che tradisce in modo inequivocabile quel referendum, reinserendo la remunerazione del capitale investito in bolletta, voce eliminata da 26 milioni di «sì», e quel testo unico limita la gestione Pag. 95pubblica per favorire quella privata. Quella del Governo e della maggioranza è una visione ideologica, privatistica della gestione di un bene che rappresenta la vita. Solo per fare un esempio, ieri a Roma è stata staccata l'acqua ad un uomo con disabilità all'80 per cento ed una pensione di 400 euro al mese, che necessita di cure continue, e questa mattina nel salone di Piazzale Ostiense, pieno come tutti i giorni di persone che reclamano per i disservizi che riscontrano, un altro uomo ha minacciato di darsi fuoco perché non poteva pagare una bolletta elettrica di 450 euro: parliamo di una situazione di crisi molto forte.
  Sull'acqua non si scherza: solo una gestione pubblica, partecipata può garantire servizi alla collettività, e dico che è arrivato il momento di cambiare direzione, che è ora di dare attuazione a quel referendum, di rispettare la volontà popolare, ed è ora di difendere la dignità delle persone e i diritti umani. E ancora dopo cinque anni, perché ancora cinque anni noi stiamo aspettando da questo tempo, giù le mani dall'acqua e buon compleanno referendum (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 15 giugno 2016, alle 9,30:

  (ore 9,30 e al termine del punto 8)

  1. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 998 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: TAVERNA ed altri: Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie (Approvata dalla 12a Commissione permanente del Senato) (C. 3504-A).

  e dell'abbinata proposta di legge: BINETTI (C. 94).
  — Relatrice: Grillo.

  2. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; BRATTI ed altri; DE ROSA ed altri: Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 68-110-1945-B).
  — Relatore: Zaratti.

  3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   IORI ed altri; BINETTI ed altri: Disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista (C. 2656-3247-A).
  — Relatrice: Santerini.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Mazziotti Di Celso ed altri n. 1-01234, Simone Valente ed altri n. 1-01267, Pannarale ed altri n. 1-01282, Palese e Pisicchio n. 1-01300 e Borghesi ed altri n. 1-01302 concernenti l'affidamento di servizi nel settore dei beni culturali, con particolare riferimento allo svolgimento di procedure di gara.

  5. – Seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore della mozzarella di bufala campana, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 5).

  6. – Seguito della discussione delle mozioni Pisicchio e Palese n. 1-01192, Vacca ed altri n. 1-01268, Centemero e Occhiuto n. 1-01283, Borghesi ed altri Pag. 96n. 1-01289, Brignone ed altri n. 1-01293, Ghizzoni ed altri n. 1-01294, Marzano ed altri n. 1-01295, Pannarale ed altri n. 1-01298, Buttiglione ed altri n. 1-01299 e Rampelli ed altri n. 1-01301 concernenti iniziative volte a favorire l'accesso agli studi universitari, con particolare riferimento ad un'equa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale.

  (ore 15)

  7. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,15)

  8. – Informativa urgente del Governo relativa al negoziato tra l'Unione europea e gli Stati Uniti sull'accordo di partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti, noto come TTIP.

  La seduta termina alle 19,30.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ORESTE PASTORELLI SUL DISEGNO DI LEGGE (A.C. 3773)

  ORESTE PASTORELLI. Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi, la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Istituto Buddista italiano Soka Gakkai non è importante solo in chiave religiosa, ma è di grande rilevanza anche per la nostra comunità civile.
  L'Italia è sì un paese laico, ma la nostra Costituzione all'articolo 19 garantisce il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa, qualsiasi essa sia. E questo disegno di legge va proprio in questa direzione, riconoscendo agli oltre 70 mila aderenti all'Istituto la libertà di esercitare il proprio culto.
  Nonostante il nostro sia da sempre un partito a vocazione laica, troviamo molto positivo che l'Italia, in questo specifico momento storico che vede conflitti a sfondo religioso in diverse parti del mondo, affermi con forza i valori della libertà di culto come uno dei capisaldi della propria comunità.
  La regolazione dei rapporti tra l'Italia e l'Istituto Buddista non è solo un semplice accordo burocratico, bensì rappresenta un'assunzione reciproca di impegni nei confronti dello stesso Paese: l'Italia.
  Per quanto riguarda il contenuto dell'intesa, come componente della commissione Ambiente ci tengo a sottolineare le disposizioni che consentiranno al Soka Gakkai di concorrere alla ripartizione della quota del gettito IRPEF da destinare tra l'altro, ad iniziative per la tutela e la salvaguardia dell'ambiente.
  Date queste premesse, esprimo il voto favorevole della componente socialista al disegno di legge.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. TU pdl 698 e abb.-B - em. 1.3 337 337 169 80 257 87 Resp.
2 Nom. em. 1.4 340 339 1 170 91 248 87 Resp.
3 Nom. em. 1.2 379 378 1 190 100 278 86 Resp.
4 Nom. em. 1.1 381 381 191 102 279 86 Resp.
5 Nom. em. 1.5 384 384 193 101 283 85 Resp.
6 Nom. em. 1.14 378 377 1 189 98 279 85 Resp.
7 Nom. em. 1.13 372 371 1 186 96 275 84 Resp.
8 Nom. articolo 1 369 369 185 369 84 Appr.
9 Nom. em. 2.2 365 365 183 98 267 84 Resp.
10 Nom. em. 2.4 367 366 1 184 99 267 85 Resp.
11 Nom. em. 2.1 367 367 184 97 270 85 Resp.
12 Nom. em. 2.3 373 372 1 187 98 274 85 Resp.
13 Nom. articolo 2 375 342 33 172 274 68 85 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.3 365 360 5 181 96 264 84 Resp.
15 Nom. em. 4.6 368 368 185 98 270 84 Resp.
16 Nom. em. 4.1 367 366 1 184 99 267 84 Resp.
17 Nom. em. 4.2 368 367 1 184 99 268 84 Resp.
18 Nom. articolo 4 369 296 73 149 294 2 84 Appr.
19 Nom. articolo 5 370 368 2 185 268 100 84 Appr.
20 Nom. em. 6.10 371 370 1 186 98 272 84 Resp.
21 Nom. em. 6.15 367 367 184 101 266 85 Resp.
22 Nom. em. 6.16 366 365 1 183 97 268 84 Resp.
23 Nom. em. 6.50 364 364 183 99 265 85 Resp.
24 Nom. em. 6.51 368 368 185 98 270 85 Resp.
25 Nom. em. 6.4 355 355 178 89 266 85 Resp.
26 Nom. em. 6.20 367 367 184 96 271 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 6 372 372 187 275 97 85 Appr.
28 Nom. em. 9.1 365 364 1 183 102 262 85 Resp.
29 Nom. em. 9.50 368 368 185 99 269 85 Resp.
30 Nom. em. 9.51 363 362 1 182 93 269 85 Resp.
31 Nom. articolo 9 366 364 2 183 294 70 85 Appr.
32 Nom. odg 9/698 e abb.-B/1 331 310 21 156 84 226 97 Resp.
33 Nom. odg 9/698 e abb.-B/3 341 266 75 134 37 229 96 Resp.
34 Nom. odg 9/698 e abb.-B/8 344 341 3 171 108 233 95 Resp.
35 Nom. odg 9/698 e abb.-B/9 353 349 4 175 108 241 95 Resp.
36 Nom. odg 9/698 e abb.-B/10 354 331 23 166 92 239 95 Resp.
37 Nom. odg 9/698 e abb.-B/11 357 349 8 175 111 238 95 Resp.
38 Nom. odg 9/698 e abb.-B/12 352 331 21 166 91 240 95 Resp.
39 Nom. odg 9/698 e abb.-B/13 363 347 16 174 103 244 95 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/698 e abb.-B/14 355 337 18 169 99 238 95 Resp.
41 Nom. odg 9/698 e abb.-B/15 378 374 4 188 126 248 93 Resp.
42 Nom. odg 9/698 e abb.-B/16 380 379 1 190 129 250 93 Resp.
43 Nom. odg 9/698 e abb.-B/17 378 376 2 189 128 248 93 Resp.
44 Nom. odg 9/698 e abb.-B/18 383 381 2 191 135 246 92 Resp.
45 Nom. odg 9/698 e abb.-B/19 376 373 3 187 129 244 92 Resp.
46 Nom. odg 9/698 e abb.-B/20 386 375 11 188 132 243 91 Resp.
47 Nom. TU pdl 698 e abb.-B - voto finale 402 376 26 189 312 64 84 Appr.
48 Nom. Doc. XXII, n. 42-A-em. 1.11, 1.10 389 388 1 195 387 1 84 Appr.
49 Nom. em. 1.2 390 368 22 185 114 254 83 Resp.
50 Nom. articolo 1 394 331 63 166 326 5 83 Appr.
51 Nom. articolo 2 377 321 56 161 321 83 Appr.
52 Nom. articolo 3 390 328 62 165 327 1 83 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. articolo 4 390 328 62 165 328 83 Appr.
54 Nom. articolo 5 392 328 64 165 327 1 83 Appr.
55 Nom. Doc. XXII, n. 42-A - voto finale 380 316 64 159 316 83 Appr.
56 Nom. Ddl 3773 - articolo 1 376 375 1 188 375 83 Appr.
57 Nom. articolo 2 366 365 1 183 365 83 Appr.
58 Nom. articolo 3 343 342 1 172 342 83 Appr.
59 Nom. articolo 4 358 357 1 179 357 83 Appr.
60 Nom. articolo 5 368 365 3 183 365 83 Appr.
61 Nom. articolo 6 375 373 2 187 373 83 Appr.
62 Nom. articolo 7 372 370 2 186 369 1 82 Appr.
63 Nom. articolo 8 375 374 1 188 374 82 Appr.
64 Nom. articolo 9 377 376 1 189 376 82 Appr.
65 Nom. articolo 10 374 373 1 187 373 82 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. articolo 11 338 335 3 168 334 1 82 Appr.
67 Nom. articolo 12 370 369 1 185 369 82 Appr.
68 Nom. articolo 13 376 375 1 188 375 82 Appr.
69 Nom. articolo 14 373 372 1 187 372 82 Appr.
70 Nom. articolo 15 371 370 1 186 370 82 Appr.
71 Nom. articolo 16 380 379 1 190 379 82 Appr.
72 Nom. articolo 17 373 372 1 187 372 82 Appr.
73 Nom. articolo 18 378 377 1 189 377 82 Appr.
74 Nom. articolo 19 377 376 1 189 376 82 Appr.
75 Nom. articolo 20 376 375 1 188 375 82 Appr.
76 Nom. articolo 21 378 377 1 189 377 82 Appr.
77 Nom. articolo 22 366 365 1 183 364 1 82 Appr.
78 Nom. articolo 23 379 377 2 189 376 1 82 Appr.


INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 82)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. articolo 24 377 376 1 189 375 1 82 Appr.
80 Nom. articolo 25 376 375 1 188 375 82 Appr.
81 Nom. articolo 26 378 377 1 189 376 1 82 Appr.
82 Nom. Ddl 3773 - voto finale 342 342 172 342 82 Appr.