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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 626 di martedì 17 maggio 2016

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 10,05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 13 maggio 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Berlinghieri, Bindi, Catania, Cicchitto, Damiano, Epifani, Faraone, Fraccaro, Gentiloni Silveri, Incerti, Mazziotti Di Celso, Meta, Nicoletti, Piccoli Nardelli, Rigoni, Rossomando, Scanu, Schullian e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
  Poiché il rappresentante del Governo ci ha fatto sapere di essere in arrivo, sospendo brevemente la seduta fino all'arrivo del Governo. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,06, è ripresa alle 10,10.

(Chiarimenti in ordine alla mancata autorizzazione di una manifestazione contro un'esercitazione militare svoltasi in Sardegna il 3 novembre 2015 – n. 2-01152)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Piras ed altri n. 2-01152, concernente chiarimenti in ordine alla mancata autorizzazione di una manifestazione contro un'esercitazione militare svoltasi in Sardegna il 3 novembre 2015 (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Prendo atto che il deputato Piras non intende illustrare la sua interpellanza e che si riserva di intervenire in sede di replica.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signora Presidente. L'interpellanza è relativa ad un evento verificatosi a Cagliari il 3 novembre in relazione Pag. 2ad una manifestazione di protesta realizzatasi il 3 novembre stesso. La questione è stata già oggetto di altri atti di sindacato ispettivo discussi nei mesi scorsi al Senato e in I Commissione (Affari costituzionali) alla Camera. Rispetto a quanto riferito in quelle sedi non sono emersi aggiornamenti ulteriori.
  Va subito detto che la manifestazione in questione non è stata affatto vietata, ma soltanto assoggettata a specifica regolamentazione per ragioni di ordine e sicurezza pubblica. Il provvedimento del questore di Cagliari, debitamente notificato agli organizzatori il giorno prima, ha disposto, infatti, lo svolgimento della manifestazione in forma statica, con divieto di dare corso a cortei verso la recinzione dell'installazione militare.
  La prescrizione si è resa necessaria in quanto gli organizzatori della manifestazione, attraverso dichiarazioni a mezzo stampa e manifesti, avevano manifestato l'intenzione di voler interrompere le attività addestrative in corso oltrepassando arbitrariamente la recinzione di delimitazione. Inoltre, le attività previste di controllo svolte dalla Compagnia carabinieri Carbonia nei giorni precedenti l'iniziativa avevano portato ad identificare intorno al sito militare diversi aderenti ai locali ambienti anarchici, in parte già segnalati all'autorità giudiziaria per reati compiuti in occasione di precedenti manifestazioni, nei cui confronti, tra l'altro, il questore di Cagliari aveva adottato il provvedimento di divieto di rientro nei comuni di Sant'Anna Arresi e Teulada per un periodo di tre anni. Ma su questi aspetti tornerò dopo.
  La manifestazione in questione è stata oggetto di attento esame in sede preventiva sia da parte della prefettura di Cagliari, in sede di coordinamento generale, sia da parte della questura sotto il profilo informativo e del coordinamento tecnico-operativo. In particolare, le problematiche inerenti all'iniziativa sono state esaminate nel corso di varie riunioni tecniche di coordinamento delle forze di polizia, anche alla presenza dei vertici militari regionali e provinciali.
  Nell'occasione, sono stati analizzati i diversi profili connessi alla programmazione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica finalizzati a preservare il regolare svolgimento delle esercitazioni militari e la tutela degli obiettivi, anche civili, coinvolti nella manifestazione. D'altro canto, si è tenuta in debita considerazione, come di consueto, l'esigenza di consentire la libera espressione delle idee e lo svolgimento delle iniziative di contestazione non violente.
  In coerenza con tale linea, il dispositivo di sicurezza predisposto dalla questura, costituito da centotrenta operatori della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, unitamente ad un elicottero della Polizia di Stato, è stato mirato ad impedire ai contestatori l'accesso all'area del poligono di Teulada ove era in corso l'esercitazione militare.
  Come ampiamente preannunziato nei siti web dell'antagonismo ed in contrasto con le prescrizioni disposte dal questore, nella data prefissata, cioè il 3 novembre, circa seicento manifestanti si sono riuniti presso la strada provinciale 73 allo scopo di raggiungere la località Porto Pino e da lì accedere all'interno del poligono di capo Teulada.
  Nella circostanza si sono verificati momenti di tensione soprattutto quando gli operatori di polizia si sono opposti all'accesso dei manifestanti nell'area militare, due operatori del reparto mobile della Polizia di Stato hanno subito lesioni, con frattura delle costole in un caso e del polso nell'altro. Alcuni contestatori sono stati identificati e deferiti all'autorità giudiziaria. In ogni caso i dispositivi di ordine pubblico messi in campo hanno consentito di contenere e di impedire ulteriori forme di violenza e di evitare l'illecito blocco dell'esercitazione militare, garantendo nel contempo il libero svolgimento della manifestazione a debita distanza dalle recinzioni dell'installazione militare e l'incolumità di quanti vi hanno partecipato. Questi i fatti, i quali testimoniano, a parere dell'Amministrazione dell'interno, l'equilibrio e l'attenzione, non disgiunti da fermezza, con cui le autorità di pubblica Pag. 3sicurezza e le forze di polizia hanno gestito la vicenda. Assicuro anche per il futuro l'impegno dei pubblici poteri a garantire il sereno e regolare svolgimento di ogni iniziativa pacifica che sia espressione della libertà di manifestazione del pensiero, costituzionalmente garantita, prevedendo e contrastando tuttavia le situazioni che possono mettere in pericolo l'ordine e la sicurezza pubblica.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piras ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MICHELE PIRAS. Signora Presidente, no, non sono soddisfatto perché anche il report degli accadimenti di quei giorni mi pare viziato da alcune importanti omissioni. Ciò che sta succedendo in Sardegna da qualche anno a questa parte è una crescente sensibilità da parte della popolazione locale sul tema delle servitù militari, che è un tema ultradecennale – sono trascorsi sessant'anni dall'installazione dei tre poligoni più grossi d'Europa in Sardegna – e c’è una maggiore sensibilità rispetto al rischio ambientale, all'occupazione e alla sottrazione di territorio all'economia civile. C’è una maggiore sensibilità e un grande dibattito in Sardegna circa la necessaria riconversione di quell'occupazione militare e la necessaria ripartizione e riequilibrio a livello nazionale del gravame della difesa sul territorio nazionale. Si tratta di 24 mila ettari di poligoni, si tratta di 35 mila ettari di servitù militari, si tratta di esercitazioni, come quella di cui si parla, Trident Juncture, che è una esercitazione che muove 36 mila soldati, 140 cacciabombardieri, 60 fra navi e sommergibili militari. Io credo che l'atteggiamento della questura nei confronti di chi esprime liberamente il proprio pensiero avverso a questo tipo di attività debba essere improntato a una maggiore comprensione, a una mediazione dei conflitti, a sedersi attorno a un tavolo e comprendere com’è che si possono conciliare le due cose, se sono conciliabili, perché se il nostro Stato ha deciso che non sono più conciliabili o se la questura ha deciso che non sono conciliabili, allora è ovvio che cresce la tensione. Non per giustificare l'atteggiamento di nessuno, presunto tale oppure effettivamente violento, ma si arriva al 3 novembre in una condizione di crescente tensione nella quale vengono vietate oppure vengono fermate anche libere espressioni del pensiero, lontano da quelle esercitazioni, cioè a Cagliari, perché fra Sant'Anna Arresi e Cagliari c’è una bella distanza di chilometri e fra Sant'Anna Arresi e Cagliari l'11 ottobre di quello stesso anno, cioè mezzo mese prima della manifestazione, se ne è svolta un'altra, che è stata gestita secondo me anche quella nella maniera più pedestre. C’è stata una mobilitazione, una serie di assemblee che sono state evidentemente attenzionate e forse lette nella maniera meno opportuna.
  I manifestanti che arrivano il 3 novembre a Sant'Anna Arresi non trovano, va da sé, un comitato d'accoglienza festoso; trovano una serie di controlli scaglionati sul territorio che consentono solamente a una parte dei cittadini che effettivamente volevano manifestare di arrivare a Sant'Anna Arresi e consentono a una parte, che invece ci arriva, di arrivarci con i nervi tesi. Credo che questa sia una gestione completamente sbagliata, al di là degli annunci dati via social network o sui manifesti o a mezzo stampa. Il ruolo delle forze dell'ordine è quello evidentemente di tutelare lo svolgimento dell'esercitazione – quanto poi sia legittimo lo svolgimento di quella esercitazione è una cosa che lascio al giudizio politico e culturale di ciascuno di noi – ma non è quello di impedire preventivamente, nemmeno sulla base degli annunci, perché quella era una manifestazione pacifica, di pacifisti, di antimilitaristi e non di facinorosi e di violenti, ed è diventata altro perché è in questa maniera qui che si accendono gli animi; in questa maniera qui si eccitano gli animi più turbolenti. Io credo che questo sia un gravissimo errore e l'atteggiamento della questura di Cagliari da questo punto di vista secondo me va stigmatizzato e va riportato su ranghi di una gestione un po’ più democratica e un po’ più tollerante Pag. 4della libertà di espressione del pensiero e della libertà di manifestare quel pensiero che è prevista sia nella Convenzione dei diritti dell'uomo, quella europea, sia nella nostra Costituzione. Non può essere violata neanche nel momento in cui si svolge una manifestazione militare di quel tipo, la simulazione di una guerra, perché in questo caso invece dovremmo andare a ragionare dell'articolo 11 e di come è che l'articolo 11 viene fatto valere e rispettare nel nostro Paese e persino in Sardegna, dove avvengono i giochi di guerra, dove ci sono le esercitazioni militari, dove c’è un'occupazione militare; e ora non mi si venga a dire che, in questi ultimi anni, non è cresciuta l'attenzione delle forze dell'ordine nei confronti di un movimento pacifico che liberamente vuole, fortemente vuole che quelle esercitazioni e quei giochi di guerra e che quelle guerre non si facciano più. Allora non si dice che si è tutelata l'incolumità, di chi ? Ci sono provvedimenti di allontanamento dai comuni della Sardegna per tre anni, cioè uno che è contrario alla guerra non può più andare a Sant'Anna Arresi per tre anni, cioè questa è la proporzione dei mezzi, questa è la modalità attraverso la quale si stempera il clima di conflitto democratico che si è creato in Sardegna rispetto a questa questione ? Questa è la modalità attraverso la quale si rispetta e si garantisce la libertà di pensiero ? Io credo di no, il Governo accerti meglio quello che sta succedendo in Sardegna, perché io, da cittadino sardo, da militante pacifista e da persona che quelle manifestazioni le ha sempre fatte e le ha sempre fatte pacificamente, vivo in una condizione di preoccupazione costante ogni volta che c’è un'esercitazione, ogni volta che c’è un movimento che si mobilita. Vivo una situazione di preoccupazione costante che non mi consente di andare in piazza tranquillo. Allora un Paese democratico deve garantire che un libero cittadino vada in piazza tranquillo, a manifestare e dire la proprio opinione, dopodiché gli illeciti commessi, le forzature, eccetera, insomma bisognerà pure contenerle, ma c’è modo e modo. Se lo si fa preventivamente si sta criminalizzando un intero movimento che rappresenta una larga parte dell'opinione pubblica in Sardegna, che è giustamente stanca di questo atteggiamento di prepotenza.

(Chiarimenti in ordine alla mancata autorizzazione di una manifestazione nazionale dell'Unione sindacale di base (USB) – n. 2-01156)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Massimiliano Bernini ed altri n. 2-01156, concernente chiarimenti in ordine alla mancata autorizzazione di una manifestazione nazionale dell'Unione sindacale di base (USB) (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Prendo atto che il deputato Massimiliano Bernini si riserva di intervenire in sede di replica. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Signora Presidente, con l'interpellanza all'ordine del giorno si chiede notizie in merito alla direttiva emanata dal prefetto di Roma in materia di manifestazioni pubbliche, in base alla quale la questura di Roma avrebbe vietato al sindacato di base lo svolgimento di un corteo lungo le strade della capitale, corteo che era stato organizzato per la data del 20 novembre dello scorso anno. In proposito, faccio presente che, diversamente da quanto paventato dall'USB, la manifestazione in argomento, indetta per protestare contro la legge di stabilità per il 2016, si è regolarmente svolta in forma itinerante, all'esito di una mediazione effettuata dalla questura capitolina. Nell'originario preavviso, presentato il 3 novembre del 2015, l'USB aveva indicato un itinerario del corteo destinato a tagliare il centro storico della capitale, attraversando lo snodo cruciale del traffico cittadino di piazza Venezia.
   In considerazione delle ripercussioni negative che una tale programmazione avrebbe prodotto sul traffico veicolare e sulla mobilità dei cittadini della capitale, Pag. 5la questura, dopo aver chiesto invano agli organizzatori una modifica del percorso, ha impartito precisazioni che consentivano lo svolgimento della manifestazione nella sola forma statica, ovvero secondo altre modalità da concordarsi successivamente. Il 12 novembre 2015, il sindacato ha presentato un altro preavviso di manifestazione con il quale sono state recepite le indicazioni della questura, essendo stata esclusa dall'itinerario l'area di piazza Venezia.
   Come già anticipato, l'iniziativa si è svolta nella mattinata del 20 novembre senza che si siano registrati incidenti di sorta o eventi di rilievo, salvo un lancio di monetine nei pressi di Palazzo Vidoni. Come evidenziato nell'interpellanza, le determinazioni assunte nella vicenda dalla questura sono in linea con le indicazioni per lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche nella capitale, indicazioni formulate dal prefetto di Roma il 26 giugno 2015, sulla base del parere favorevole espresso dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Tali indicazioni declinano nello specifico contesto della capitale i principi enunciati in una direttiva adottata dal Ministro dell'interno il 23 gennaio 2009. L'atto muove dalla constatazione che la ricorrente frequenza di manifestazioni nei maggiori centri urbani determina sovente criticità per l'ordinato svolgimento della vita sociale, finendo per condizionare l'esercizio dei più comuni diritti dei cittadini, diritti costituzionalmente garantiti, quali quelli allo studio, al lavoro e alla libera circolazione.
   In conseguenza di ciò, la direttiva dispone che i prefetti regolamentino i percorsi delle dimostrazioni pubbliche al fine di contemperare i diversi interessi costituzionalmente rilevanti attraverso l'esclusione dai percorsi dei cortei dei luoghi nevralgici per la mobilità urbana, dei luoghi di grande rilievo artistico e delle aree particolarmente protette sul piano dell'inquinamento acustico.
  Nel solco dell'indirizzo ministeriale, il prefetto di Roma ha fornito al questore alcuni orientamenti sulle modalità di esercizio del diritto di manifestazione nei luoghi pubblici della Capitale. Si tratta di criteri di ordine generale, la cui applicazione va calibrata in relazione alle esigenze del caso concreto, che si propongono di scongiurare il ripetersi di quelle situazioni, frequentemente verificatesi in passato, in cui dimostrazioni itineranti connotate dalla partecipazione di poche centinaia di persone hanno determinato una sproporzionata compromissione dei diritti di mobilità della cittadinanza capitolina. In questo senso, la soluzione individuata dal prefetto dà luogo ad un equilibrato bilanciamento delle opposte esigenze, contemplando limitazioni solo per i giorni feriali della settimana. In tali giorni infatti, lo svolgimento dei cortei è limitato alle sole manifestazioni di rilievo nazionale, o per le quali è prevedibile, sulla base di elementi oggettivi, una partecipazione di almeno 10.000 persone. Quando non ricorrono queste condizioni, il diritto a manifestare viene comunque garantito in forma statica in una serie di piazze del centro storico, tra le quali vi è anche piazza Santi Apostoli, prospiciente la Prefettura, che, per la loro vicinanza a sedi istituzionali, garantiscono la massima visibilità della dimostrazione. Sottolineo che le predette piazze coincidono con quelle concordate con le maggiori organizzazioni sindacali, firmatarie nel 2009 di un apposito protocollo di intesa.
  Il nuovo assetto delineato con questa regolamentazione ha contribuito al miglioramento delle condizioni di fruibilità della città di Roma, senza per questo comprimere la libertà di riunione nei luoghi pubblici. Basti considerare che nel 2015 il numero delle manifestazioni tenutesi nella capitale, pur conoscendo una contrazione del 23 per cento rispetto all'anno precedente, si è mantenuto su livelli assoluti particolarmente alti, con lo svolgimento di 975 iniziative. Quanto alla conoscibilità degli orientamenti formulati nella predetta direttiva, preciso che essi sono stati anticipati in un comunicato stampa diramato dalla prefettura il 24 giugno 2015, che riporta in sintesi il parere espresso dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica nella stessa giornata. Pag. 6Tale comunicato è tuttora liberamente consultabile nel sito Internet della Prefettura di Roma. Inoltre, faccio presente che il provvedimento prefettizio, contenente i predetti orientamenti, è pubblicato nelle sezioni «Amministrazione trasparente» e poi «Disposizioni generali» del medesimo sito. Aggiungo che l'organizzazione sindacale USB ha richiesto l'accesso al provvedimento contenente le indicazioni in argomento, con due distinte istanze, entrambe accolte dalla Prefettura di Roma nel giro di pochi giorni; una prima volta, il 12 novembre 2015, in coincidenza con la presentazione e secondo preavviso, e una seconda, l'11 marzo scorso, a seguito di una domanda prodotta insieme ad altre sigle sindacali di base.

  PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Bernini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, signora Presidente, grazie Viceministro, anche se il ringraziamento che le faccio è un ringraziamento meramente formale, perché questa risposta, la risposta alla nostra interpellanza, giunge tardivamente, visto che venne depositata circa sei mesi fa. Dopo sei mesi, voi rispondete a questa interpellanza che pone delle questioni cruciali, questioni nelle quali si vede leso il diritto dei cittadini e il diritto dei lavoratori a manifestare e a scioperare in modo assolutamente pacifico, democratico, come previsto dalla nostra Carta costituzionale, che d'altronde questo Governo devasta in continuazione.
   Il divieto di effettuare questo corteo da parte dell'USB, a nostro avviso, è quanto mai oltraggioso e quanto mai lesivo della dignità dei lavoratori.
   Lei ha ricostruito i fatti di quel momento storico, del novembre scorso, in cui appunto gran parte dei cittadini italiani manifestavano contro le misure previste nella legge di stabilità del 2016, ma mi permetta di illustrarle i fatti da un altro punto di vista, che sicuramente non è il vostro e non è quello del Governo, ma che, a mio avviso, è più coerente appunto con la realtà dei fatti.
  Era il novembre scorso e l'USB, Unione sindacale di base, assieme alle altre sigle, proclama la mobilitazione del pubblico impiego, dopo l'annuncio dato dal suo Governo, secondo il quale, nel corso della stabilità per il 2016, si sarebbero stanziati per il rinnovo dei contratti dei circa 3 milioni di lavoratori pubblici, il cui contratto – lo ricordiamo a tutti – è congelato da circa un quinquennio e che la Corte costituzionale chiede da tempo di sbloccare, 300 milioni di euro, ovvero poco meno di otto euro al mese per lavoratore per i prossimi tre anni, circa quaranta centesimi al giorno. Quindi, parliamo di una vera e propria miseria, di una presa in giro bella e buona; quindi i dipendenti del pubblico impiego avevano tutte le ragioni per manifestare, per effettuare sit-in e cortei.
  Sempre l'USB auspicava l'allargamento dello sciopero ai lavoratori delle aziende partecipate, a quelle degli appalti della pubblica amministrazione, di tutti i settori legati alle politiche pubbliche, di cui da sempre l'USB e anche il Movimento 5 Stelle chiede la reinternalizzazione di funzioni e dei lavoratori. In quei mesi, non c'era solo l'USB a manifestare; manifestava anche la CGIL, la CISL e la UIL. Quindi, tutte le sigle sindacali, ma anche altre sigle sindacali come la Confsal-UNSA, che poi, tra l'altro, è stata tra le promotrici del ricorso contro il blocco della contrattazione, giudicato poi illegittimo dalla Consulta con la sentenza n. 178 del 2015. Questa sentenza ha obbligato il Governo a rinnovare i contratti della pubblica amministrazione e l'avvocatura dello Stato ha quantificato in 35 miliardi il fabbisogno massimo per detti rinnovi, e non i 300 milioni di euro, l'elemosina, la mancia di questo Governo. Alla luce della sentenza e solo considerando l'inflazione programmata, la Confsal-UNSA ha calcolato che servirebbero almeno 6,5 miliardi di euro. Pertanto, parlare di risorse pari a 200 o 300 milioni per i contratti pubblici significa, appunto come dicevo prima, Pag. 7semplicemente fare una mancetta, un'elemosina, e quindi non è assolutamente accettabile.
  Per tutte queste ragioni i sindacati indissero venerdì 20 novembre 2015 lo sciopero generale nazionale dei lavoratori pubblici contro la legge di stabilità 2016 e l'Unione sindacale di base chiese l'autorizzazione per svolgere nello stesso giorno un corteo e questo, come giustamente ha riportato il sottosegretario, venne negato dalla questura di Roma, visto che il corteo si sarebbe dovuto svolgere in un giorno lavorativo – era infatti venerdì – in difformità dall'ordinanza prefettizia che prevede lo svolgimento dei cortei di sabato e di domenica e che la centralità del percorso prescelto avrebbe comportato gravi ripercussioni sull'ordine e sulla sicurezza pubblica. Ora, signora Presidente e sottosegretario, capite bene che non ha senso manifestare nel fine settimana, soprattutto quando un corteo si lega ad uno sciopero generale del pubblico impiego che prevede l'astensione dal lavoro, che però durante il week-end si trova ovviamente già nella condizione di riposo. Per tutte queste ragioni l'USB nazionale presentò un ricorso al TAR del Lazio.
  Ora, signora Presidente, a nostro avviso, le politiche scellerate che sta portando avanti questo Governo in materia di lavoro, in materia di fisco, in materia ambientale, in materia di pubblica istruzione, di sanità, nonché la svendita dei beni comuni che sta attuando, la svendita dell'acqua pubblica – la privatizzazione, o meglio, dell'acqua pubblica –, il consumo di suolo, la svendita di sovranità nazionale – di sovranità agricola – a seguito, appunto, di questa orgia neo-liberista di cui il Governo è preda, porterà inevitabilmente ad un’escalation di tensioni e di conflitti sociali. Questo non lo diciamo solo noi del MoVimento 5 Stelle, ma è di fronte ai nostri occhi tutti i giorni, perché quotidianamente qui davanti a Montecitorio ci sono manifestazioni, i sit-in, organizzazioni sindacali e associazioni che protestano contro le politiche scellerate di questo Governo, del Governo Renzi. Ora in questa situazione – e questo è un invito, un auspicio – negare il libero esercizio della libertà di manifestare, sancito appunto dalla nostra Costituzione, adducendo argomenti poco plausibili, rischia di intensificare queste tensioni sociali e questo conflitto, perché queste norme e queste regolamentazioni vengono percepite come una forma di repressione dei diritti, in questo caso, dei lavoratori a manifestare e a scioperare. Ma perché parlo di argomenti poco plausibili ? Perché nell'ordinanza di divieto ci si riferisce, appunto, ad una direttiva del 2009 della prefettura di Roma in cui si cita, tra i motivi ostativi per l'autorizzazione di una manifestazione, l'eventualità di incidenti tra i manifestanti e gli automobilisti, i commercianti e addirittura i turisti, a cui sarebbe leso il diritto alla mobilità e allo shopping. Insomma, il diritto allo shopping, signora Presidente, ha la precedenza rispetto al diritto di manifestare, che – ripeto – è costituzionalmente sancito a favore dei cittadini e dei lavoratori. Quindi, a nostro avviso, per evitare l'acuirsi di queste tensioni sociali, questa direttiva in qualche modo andrebbe rivista, annoverando più soggetti possibili nell'ambito della trattativa.
  Questo, signor Viceministro, è il livello di democrazia di questo Governo, che, appunto, è un livello molto basso, ma questo, noi del MoVimento 5 Stelle, già lo sappiamo. Quindi, per tutte queste ragioni di natura politica, noi – il sottoscritto – non ci riteniamo affatto soddisfatti della risposta che ci ha dato.

(Iniziative volte a contrastare il «traffico» di immigrati clandestini, alla luce dell'inchiesta «Golden Circus» – n. 2-01164)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Brescia ed altri n. 2-01164, concernente iniziative volte a contrastare il «traffico» di immigrati clandestini, alla luce dell'inchiesta «Golden Circus» (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Chiedo al deputato Brescia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

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  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Molto brevemente, l'interpellanza in oggetto illustra un fenomeno che il MoVimento 5 Stelle aveva ovviamente pronosticato e predetto. Infatti, la mancanza di un sistema nazionale d'accoglienza e di una politica europea comune nella gestione dei flussi migratori conduce migliaia di persone in fuga dal proprio Paese a diventare poi vittima dei sistemi criminali in Italia. A livello nazionale regna il caos: non esistono vie legali d'accesso al nostro Paese e insistono su tutto il territorio più di un migliaio di centri di diversa natura che danno luogo soltanto a grandi speculazioni, senza assicurare servizi dignitosi, e in Europa la situazione non è certo migliore: non esiste uno status comune d'asilo, continua ad essere in vigore il regolamento di Dublino, che di fatto stringe il nostro Paese in una morsa insostenibile, e dei 160 mila ricollocamenti che l'Unione europea si era impegnata a porre in essere soltanto poche centinaia sono realmente partiti e sono tantissime le condizioni che, appunto, portano questo fenomeno nelle mani dell'illegalità.
  E così è successo che a Palermo, nel novembre 2015, la procura della Repubblica, con l'operazione appunto denominata «Golden Circus», ha individuato un'associazione criminale internazionale dedita al traffico clandestino di centinaia di migranti, provenienti da India, Bangladesh e Pakistan, a cui veniva concesso un visto d'ingresso in ragione dell'impiego fittizio come acrobati e giocolieri di circo. Il costo della pratica per ogni persona ammontava a circa 15 mila euro; tanto costava la disperazione di queste persone: 15 mila euro !
  La cosa più grave era il connubio che c'era e che si era venuto a creare tra il pubblico e il privato: il pubblico assicurava, di fatto, il buon fine dell'attività illecita. Infatti, se tutto ha potuto funzionare è stato possibile grazie alla collaborazione di alcuni dipendenti dell'assessorato regionale alla famiglia, alle politiche sociali e al lavoro della regione siciliana, che concedevano il visto d'ingresso per ragioni di lavoro. Anche l'assessorato al lavoro offriva la propria competenza, autorizzando con pratiche e timbri falsi e dietro compenso economico l'assunzione da parte dei circhi, e questi ultimi ricevevano somme pari a 2-3 mila euro per ogni persona impiegata come attrezzista, trapezista e ballerino, ma ovviamente non sempre – quasi mai – il lavoro veniva effettivamente svolto.
  Bisogna dire che i circhi, tra l'altro, rientrano nella categoria dello spettacolo dal vivo e, quindi, beneficiano di contributi ministeriali tramite l'assegnazione di una parte del Fondo unico per lo spettacolo, e per l'anno 2015 si parla di circa 4,5 milioni di euro. È ragionevole dunque, a nostro avviso, chiedere al Ministero interpellato che revochi tali contributi per quei beneficiari di cui vengono accertate le responsabilità penali nelle succitate vicende e, nelle more dell'accertamento, che si sospendano gli stessi contributi per gli indagati. Chiediamo, infine, quali iniziative il Ministero intenda intraprendere per evitare il perpetrarsi di fenomeni di sfruttamento del traffico clandestino come quello avvenuto nella città di Palermo.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signora Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno, l'onorevole Brescia, prendendo spunto da un'operazione di polizia, cioè l'operazione di polizia citata, la «Golden Circus», che ha disvelato il coinvolgimento di varie imprese circensi italiane in un traffico clandestino di stranieri, chiede al Ministro dell'interno di adottare le iniziative necessarie ad evitare la reiterazione di tale tipo di reati e, al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, di verificare la sussistenza dei presupposti per la revoca dei contributi pubblici di cui le predette imprese circensi fossero eventualmente beneficiarie. Con riferimento alla predetta operazione di polizia, riferisco che effettivamente nello scorso mese di novembre la squadra mobile della questura Pag. 9di Palermo ha condotto l'operazione denominata «Golden Circus», che ha consentito di accertare come i componenti di un sodalizio criminale, avvalendosi anche di espedienti amministrativi illeciti e grazie alla corruzione di alcuni pubblici dipendenti, avrebbero aggirato i vincoli di legge creando un canale atto a garantire ai cittadini di Paesi terzi di varcare illegalmente i confini del nostro territorio. In ordine agli esiti dell'operazione, già dettagliatamente riportati nel preambolo dell'interpellanza, mi limito ad aggiungere che ai 41 provvedimenti di fermo eseguiti lo scorso 10 novembre hanno fatto seguito, il successivo 1o dicembre, ulteriori 11 ordinanze di applicazione degli arresti domiciliari emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo. A carico degli indagati, in gran parte, come detto, titolari di imprese circensi italiane, sono stati ipotizzati, oltre che l'associazione a delinquere, una pluralità indeterminata di delitti in materia di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, falso materiale e ideologico in atto pubblico e corruzione di pubblico ufficiale. Secondo una parziale stima, nel traffico clandestino sono risultati coinvolti almeno 500 cittadini stranieri.
  Un altro aspetto di rilievo è che il meccanismo criminale evidenziato dalle indagini sembrava fosse considerato dagli impresari alla stregua di una vera e propria fonte di reddito alternativa in grado di sopperire alle precarie condizioni economiche in cui versavano le relative attività circensi. Quanto alla richiesta di adottare le iniziative necessarie a contrastare la reiterazione di tali tipi di reato, faccio presente intanto che l'inchiesta concretizzatasi nell'operazione «Golden Circus» è ancora nella fase delle indagini preliminari, coperte, quindi, dal segreto istruttorio. Non è escluso che esse possano portare all'individuazione di altri dettagli relativi al modus operandi del sodalizio criminale, che potranno tornare molto utili alla prevenzione di ulteriori analoghe manifestazioni del fenomeno. Vi è da dire poi che proprio nel settore della prevenzione e del contrasto dei reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina tramite fittizi ingressi per motivi di lavoro il Ministero dell'interno sta producendo da anni un importante sforzo investigativo e organizzativo. I singoli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture svolgono in loco un'assidua attività di monitoraggio in grado di far emergere, grazie alla conoscenza dello specifico contesto territoriale di riferimento, anomalie nel meccanismo della domanda-offerta di lavoro. Segnalo, inoltre, che, a livello centrale, il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione invia periodicamente al Dipartimento della pubblica sicurezza l'elenco nominativo delle richieste di assunzione di cittadini di Paesi terzi tramite rilascio del nulla osta al lavoro per le verifiche di polizia giudiziaria. Gli elenchi, una volta analizzati dal Servizio centrale operativo di quest'ultimo Dipartimento, sono inoltrati per gli accertamenti alle squadre mobili competenti per territorio che all'occorrenza agiscono anche d'intesa con gli uffici immigrazione delle rispettive questure. Ciò avviene per qualsiasi tipo di impresa e datore di lavoro, compresi, quindi, quelli operanti in ambito circense. Non di rado questo meccanismo di analisi ha consentito di individuare sacche di illegalità amministrativa o di illiceità penale, anche sistematica, a cui ha fatto seguito l'esecuzione di controlli e provvedimenti amministrativi o giudiziari.
  In ordine agli ultimi due quesiti posti con l'interpellanza, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha comunicato quanto segue. Il Fondo unico per lo spettacolo rappresenta attualmente l'unica fonte di sostegno pubblico da parte di quel Dicastero alle attività circensi e di spettacolo viaggiante. In assenza di disposizioni specifiche contenute nella normativa relativa al citato Fondo, l'adozione di misure di sospensione o revoca dei contributi assegnati agli impresari circensi può fondarsi unicamente sulla disposizione generale di cui all'articolo 21-quinquies della legge n. 241 del 1990. Il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo valuterà la possibilità di applicare tale norma nel momento in cui gli Pag. 10impresari circensi indagati nell'ambito dell'operazione «Golden Circus» dovessero essere rinviati a giudizio ai sensi dell'articolo 429 del codice di procedura penale. In ogni caso, esso si riserva di modificare in senso restrittivo la normativa ministeriale che disciplina l'accesso al Fondo unico per lo spettacolo qualora dagli sviluppi giudiziari risultasse confermata la gravità dei delitti ipotizzati dalla magistratura palermitana ed è pronto a collaborare fattivamente ad eventuali iniziative parlamentari volte ad incidere sulla normativa primaria in materia.

  PRESIDENTE. Il deputato Brescia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, mi invento una nuova formula: sono parzialmente insoddisfatto. Per quanto riguarda la questione dei fondi del Fondo unico per lo spettacolo, devo dire che apprezzo la presa di posizione del Governo perché, come è stato detto, nel momento in cui ci sarà il rinvio a giudizio si prenderà in considerazione l'ipotesi di non concedere più questi fondi a chi si è macchiato di questo reato gravissimo. Per quanto riguarda, invece, la gestione dei flussi e la prevenzione che deve essere posta in essere per evitare che fatti di questa gravità accadano – questo è soltanto un esempio, ma ce ne sono centinaia di altri esempi –, non sono assolutamente soddisfatto perché si è parlato soltanto di un monitoraggio che si fa quando alla fine questi fatti sono già accaduti e, quindi, il massimo che si riesce ad ottenere in alcune occasioni è cogliere queste persone in fallo e punirle successivamente. Quello che, invece, andrebbe fatto è studiare una politica, sia a livello nazionale, che a livello europeo, per evitare che sussistano le condizioni che poi portano a questi fatti. Viviamo in un momento in cui, dal punto di vista europeo, siamo assolutamente sbeffeggiati in quanto a politiche di immigrazione perché continua ad essere vivo e vegeto, come abbiamo ricordato già in illustrazione, il Regolamento di Dublino che di fatto impone al Paese di ingresso di occuparsi dell'accoglienza delle persone che arrivano sul proprio territorio. Questi Paesi, quali sono nell'Unione europea ? Si tratta soltanto di Italia e Grecia di fatto. Quindi, tutto il peso che dovrebbe sostenere l'Unione europea viene sostenuto solo ed esclusivamente dall'Italia e dalla Grecia e si deve dire in gran parte dalla Grecia e in minima parte dall'Italia. Infatti, se l'Italia dovesse sopportare i flussi che sopporta la Grecia, già siamo nel caos e non so in quali condizioni saremmo nel nostro Paese; ci sarebbero delle tensioni sociali sicuramente insopportabili.
  Quindi, uno dei primi tasselli dovrebbe essere questo: l'Italia dovrebbe essere in grado di andare in Europa e imporre un cambio di marcia rispetto a questo tema. Sta cercando di farlo, ma non è assolutamente efficace nella sua azione perché non ha un peso politico tale da poter imporre questo cambio di marcia. Quindi, noi ci ritroviamo per l'ennesimo anno a gestire dei flussi sempre crescenti. Infatti, questo è un fenomeno ormai strutturale, come tutti sanno, che sicuramente non si placherà e non ci sono possibilità di bloccare questi flussi, alzando barriere o cose di questo tipo, a parte il fatto che l'Italia non ha barriere da alzare, perché è una penisola e le barriere dovremmo metterle nel Mar Mediterraneo e questo non lo possiamo fare. Quindi, le persone continueranno ad arrivare sul nostro territorio. Quindi, qual è l'unica cosa da fare ? Scegliere, finalmente, di gestire questi flussi, di gestirli in maniera responsabile, creando delle vie legali di ingresso nel nostro Paese. Se in questo momento è impossibile entrare nel nostro Paese legalmente, stiamo dando da lavorare all'illegalità, al mondo del crimine. Infatti, se una cosa non si può fare legalmente è inevitabile, come sono inevitabili i flussi migratori, che saranno le organizzazioni criminali a trarne profitto e questo, infatti, accade.
  Quindi, l'Italia, come Stato, a livello nazionale, a prescindere anche da ciò che accade a livello internazionale e a livello europeo, concorre a questa situazione non Pag. 11creando vie legali d'accesso. Dalla risposta del Viceministro non sembra che si voglia prendere in considerazione questa possibilità, che sarebbe l'unica a produrre dei risultati efficaci in tal senso: rivedere il testo unico sull'immigrazione e creare vie legali d'accesso. Se noi sappiamo quali sono le persone che arrivano, chi sono, come si chiamano, cosa vengono a fare nel nostro Paese e monitoriamo il loro percorso nel nostro Paese, allora possiamo intervenire in qualsiasi momento. Se, invece, lasciamo tutto questo al caos e all'illegalità, ci ritroveremo sempre a combattere queste situazioni.
  Quindi, ribadisco la mia parziale insoddisfazione per la risposta ricevuta. Mi riprometto, in altre sedi – faccio parte della Commissione di inchiesta sul sistema d'accoglienza –, di far valere queste nostre idee e cercheremo di migliorare il sistema d'accoglienza del nostro Paese.

(Chiarimenti ed iniziative in relazione ad asseriti rischi connessi alla minaccia terroristica nell'area di Crema – n. 3-02193)

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'interno, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Cinzia Maria Fontana e Villecco Calipari n. 3-02193, concernente chiarimenti ed iniziative in relazione ad asseriti rischi connessi alla minaccia terroristica nell'area di Crema (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).

  FILIPPO BUBBICO, Viceministro dell'interno. Grazie, signora Presidente. Con l'interrogazione all'ordine del giorno, le onorevoli Fontana e Villecco Calipari, traendo spunto dalla diffusione di recenti notizie di stampa, che avrebbero segnalato una particolare esposizione dell'area di Crema al rischio terroristico, per la forte presenza di nuclei sospetti, chiedono di conoscere quali iniziative si intendano porre in essere per garantire il massimo livello di sicurezza in quel territorio, qualora dovessero emergere effettivi riscontri investigativi.
  Va subito precisato – voglio assicurare in questo senso – che, successivamente ai fatti terroristici di Parigi del 13 novembre scorso e, ancor di più, dopo gli episodi di analoga matrice del 22 marzo scorso a Bruxelles, le forze di Polizia hanno innalzato i livelli di attenzione delle attività informative in tale contesto, non si è mancato di monitorare l'attività delle organizzazioni di cultura islamica. A Crema e dintorni ne sono presenti tre: il Centro culturale islamico, l'Associazione Assalam di Madignano e un'articolazione dell'associazione religiosa di fede islamica denominata Giovani Musulmani d'Italia. Il sodalizio più attivo risulta il Centro culturale islamico, che conta circa 300 fedeli e, tra il 2015 e il 2016, ha ospitato due volte un imam saudita. L'associazione Assalam, alla quale aderiscono circa 50 adepti, è nota soprattutto per aver organizzato alcuni dibattiti pubblici mirati a superare la diffidenza e le preoccupazioni espresse da una parte della comunità cittadina verso la costruzione di una moschea a Crema. Negli ultimi mesi, le due associazioni sono state spesso citate dagli organi di stampa per le loro differenti opinioni circa la realizzazione e la gestione di attrezzature destinate a servizi religiosi in un'area individuata dal comune di Crema.
  In relazione ai citati sodalizi culturali, informo che non risulta che al loro interno si svolgano attività di proselitismo da parte di soggetti legati a gruppi integralisti islamici e, d'altra parte, non sono emerse situazioni meritevoli di approfondimenti investigativi durante le iniziative di comunicazione che gli stessi hanno curato. Più in generale, non si sono evidenziati elementi che avvalorino la sussistenza di minacce specifiche né nel territorio di Crema né in quello provinciale. L'attenzione delle autorità provinciali di pubblica sicurezza e delle forze di polizia territoriali resta, comunque, molto alta, al fine di cogliere ogni segnale premonitore, anche quello apparentemente più tenue, che possa consentire la redazione di una diagnosi precoce di eventuali minacce terroristiche.Pag. 12
  Trasferendo questo discorso su un piano più generale, rappresento che i dispositivi di sicurezza a livello centrale e periferico svolgono da tempo, sul territorio nazionale, un intenso e capillare monitoraggio dell'estremismo islamico nell'ambito della strategia di prevenzione definita dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo, in cui gli apparati professionali dalle forze di polizia e gli esperti delle agenzie di intelligence approfondiscono e valutano tutte le informazioni, sia di polizia che di intelligence, relative alla minaccia terroristica interna ed internazionale. In tale contesto, particolare attenzione è stata rivolta ai luoghi di aggregazione sospettati di infiltrazioni radicali, con l'obiettivo di individuarne le dinamiche interne e le modalità di funzionamento e di cogliere fenomeni di estremismo violento nonché ogni altro aspetto rilevante per l'ordine e la sicurezza pubblica.
  Va precisato che questa attività non è frutto di alcun pregiudizio ideologico né intende additare una sorta di pericolosità presunta e aprioristica che prescinda da concreti elementi investigativi. In effetti, quando si è agito nei confronti degli imam più oltranzisti è perché erano stati individuati come i principali responsabili di pericolosi processi di radicalizzazione o come agenti infiltrati dello jihadismo. Che non sia il caso di nutrire posizioni preconcette sembra dimostrarlo anche l'atteggiamento collaborativo della grande maggioranza dei responsabili di associazioni e guide religiose, con i quali è stato preso contatto in un'ottica di prevenzione di ogni forma di estremismo.
  L'attività dei servizi di prevenzione non si limita al monitoraggio dei centri preghiera, ma si estende al web, d'intesa con la polizia postale e delle comunicazioni, all'ambiente carcerario, d'intesa con il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria, e ai principali luoghi di aggregazione, inclusi i centri di accoglienza. Inoltre, periodicamente il Comitato di analisi strategica antiterrorismo dispone mirati controlli di obiettivi di volta in volta individuati, quali, ad esempio, stazioni e porti, al fine di intercettare il transito e l'ingresso di persone pericolose per la sicurezza nazionale.
  I dati sulla operatività raggiunta nei diversi contesti sono altamente significativi. Dall'inizio del 2015 ad oggi, sono state controllate 126.166 persone e sono state eseguite 2.468 perquisizioni su soggetti ritenuti contigui ad ambienti dell'estremismo religioso. Gli arresti sono stati 464, le persone indagate in stato di libertà 740, mentre 79 sono i soggetti espulsi dal nostro Paese per motivi di sicurezza dello Stato o di prevenzione del terrorismo. Il quadro dei risultati, che ho appena delineato, testimonia dell'attenzione prestata dagli apparati di sicurezza rispetto al fenomeno dell'estremismo di matrice jihadista. Posso assicurare che il Ministero dell'interno continuerà a dedicare la massima attenzione alla variegata galassia dell'Islam in Italia, in un'ottica di prevenzione e contrasto del terrorismo, senza trascurare di promuovere ed incentivare ogni iniziativa utile al dialogo e all'integrazione delle comunità musulmane nelle realtà locali di riferimento, in una logica di pacifica convivenza delle diverse culture e religioni. In tal senso, segnalo che è stato costituito di recente, presso l'amministrazione dell'Interno, il Consiglio per le relazioni con l'Islam italiano, composto da esperti e studiosi. Questo organismo ha la funzione di supportare le decisioni che vengono assunte in relazione alle dinamiche proprie del mondo islamico.
  Nell'ambito di queste relazioni è stato costituito, parallelamente, anche un tavolo di confronto con i rappresentanti delle comunità ed associazioni islamiche, per costruire una sede stabile per un dialogo costante ed istituzionalizzato con le componenti musulmane maggiormente rappresentative nel territorio nazionale.

  PRESIDENTE. La deputata Cinzia Fontana ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione. Prego, onorevole.

  CINZIA MARIA FONTANA. Grazie, signora Presidente. Ringrazio il rappresentante Pag. 13del Governo per la risposta, perché ha colto appieno il senso della mia interrogazione, presentata a seguito di notizie allarmanti apparse sulla stampa locale secondo le quali l'area di Crema sarebbe individuata da investigatori ricercatori come zona particolarmente a rischio per la minaccia terroristica, con forte presenza di nuclei sospetti. Notizie che hanno sicuramente creato allarmismo ed apprensione tra le istituzioni locali e la cittadinanza. Nelle sue parole, signor Viceministro, si mette finalmente un punto fermo a questa vergogna: non so definirlo diversamente, se non vergogna, questo uso della paura come strumento della politica.
  In una situazione di così forti preoccupazioni internazionali per quello che sta accadendo nel nostro mondo in questi ultimi anni, l'unica cosa che non ci possiamo permettere è giocare sulla paura, speculare su di essa ed alimentarla raccontando falsità pur di guadagnare consenso facile, facendo leva sui sentimenti più profondi e anche più umani e più naturali di noi esseri umani. Incentivare la paura non può, non deve essere un atteggiamento, soprattutto, da parte di chi ha ruoli istituzionali.
  Sono perciò soddisfatta della sua risposta, signor Viceministro, perché rassicura il territorio cremasco rispetto alla notizia di una minaccia terroristica specifica individuata nell'area di Crema, rivelatasi, a questo punto, totalmente infondata e per questo, appunto, ancora più grave e preoccupante. Ma sono soddisfatta anche perché nella sua risposta lei dà rassicurazioni, certo più generali, rispetto alle azioni, all'attenzione, all'impegno, al controllo capillare messo in campo da tutti gli organi preposti alla sicurezza. L'ho scritto nella mia interrogazione: nessuno di noi intende sottovalutare la situazione e il grado di allerta, per il quale dobbiamo essere continuamente vigili, ma ci sono strumenti, che lei ha molto bene elencato, che sono attività quotidiana e costante della nostra intelligence, delle nostre forze dell'ordine a livello generale e, in modo particolare, sul territorio che, ancora una volta, qui, voglio ringraziare, e anche delle istituzioni. Per questo, sono molto soddisfatta della risposta all'interrogazione presentata.

(Iniziative di competenza volte a garantire una informazione libera e indipendente, con riferimento all'accordo tra la Federazione italiana editori di giornali e Federazione nazionale stampa italiana sull'equo compenso per i giornalisti sottoscritto il 19 giugno 2014 – n. 3-01286)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Luigi Gallo ed altri n. 3-01286, concernente iniziative di competenza volte a garantire un'informazione libera e indipendente, con riferimento all'accordo tra la Federazione italiana editori di giornali e Federazione nazionale stampa italiana sull'equo compenso per i giornalisti sottoscritto il 19 giugno 2014 (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Grazie, Presidente. Nell'atto si fa riferimento a due distinte questioni: in primo luogo, alla questione dell'equo compenso nel settore giornalistico e all'appello rivolto al Governo dal Coordinamento precari e giornalisti freelance affinché sia revocata la delibera del 19 giugno 2014, con la quale sono stati fissati, in attuazione della legge sull'equo compenso nel lavoro giornalistico, i parametri minimi per il compenso dei giornalisti titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, ritenuti non conformi ai principi costituzionali sull'adeguatezza della retribuzione e, quindi, suscettibili di ledere anche i principi costituzionali di libertà e pluralismo dell'informazione.
  Al riguardo, per meglio inquadrare il contesto in cui interviene l'atto di sindacato ispettivo, va premesso che i parametri dell'equo compenso contenuti nella delibera del 19 giugno 2014 sono frutto di un lavoro complesso di mediazione tra le stesse parti sociali, cioè, i rappresentanti Pag. 14degli editori e dei giornalisti, presenti nella commissione che li ha approvati. Ovviamente, le retribuzioni approvate costituivano un forte passo in avanti nella tutela dei giornalisti non titolari di un rapporto di lavoro subordinato rispetto alle retribuzioni medie degli stessi lavoratori censite sino a quel momento nel mercato.
  La predetta delibera è stata, tuttavia, impugnata dal Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti ed è stata annullata dal TAR Lazio con sentenza n. 5054 del 7 aprile 2015, decisione confermata dal Consiglio di Stato con sentenza 16 marzo 2016. La delibera del 19 giugno, pertanto, attualmente, è priva di efficacia. La commissione dovrà, quindi, riunirsi nuovamente per individuare ed approvare nuovi parametri dell'equo compenso, seguendo le indicazioni del Consiglio di Stato.
  Al riguardo, il disegno di legge delega sulla riforma dell'editoria, già approvato dalla Camera e attualmente all'esame del Senato, prevede che la commissione duri in carica fino all'approvazione della nuova delibera che definisce l'equo compenso e al completamento di tutti i relativi adempimenti previsti dalla legge. La disposizione si è resa necessaria dal momento che la durata del mandato della commissione prevista dalla legge istitutiva è, ad oggi, esaurita.
  Sulla seconda questione sollevata nell'atto ispettivo relativa all'obbligo di pubblicazione dei bandi di gara delle pubbliche amministrazioni sui quotidiani nazionali e locali e all'onere economico che ciò comporta, vorrei riferire alcuni elementi. Con il provvedimento cosiddetto milleproroghe è stata differita al 31 dicembre 2016 l'entrata in vigore delle disposizioni che eliminano l'obbligo di pubblicazione degli avvisi e bandi sui quotidiani, destinando tali pubblicazioni alla sola modalità online. Questa proroga non comporta alcun onere aggiuntivo per le pubbliche amministrazioni, considerato che già, a partire dal 1o gennaio 2013, le spese per le pubblicazioni dei bandi e degli avvisi sono rimborsate alle stazioni appaltanti dall'aggiudicatario.
  L'articolo 73 del nuovo Codice degli appalti ha, poi, previsto che, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con ANAC, da adottarsi entro sei mesi dalla data dell'entrata in vigore del Codice, siano definiti gli indirizzi generali relativi alla pubblicità degli atti in argomento, al fine di garantire la certezza della data di pubblicazione ed adeguati livelli di trasparenza e conoscibilità, prevedendo il ricorso a strumenti di pubblicità di tipo informatico.
  Infine, in ordine al quesito – cito testualmente – «come si intenda garantire un'informazione libera e non ricattabile dai poteri politici governativi, economici e finanziari che sostengono l'editoria», detto che, a mio giudizio, questa espressione non fotografa la realtà, in questo senso, è condivisibile e si sottolinea la necessità di mantenere costante l'impegno a tutelare la libertà, l'autonomia, l'indipendenza dell'informazione, va detto che l'impegno del Governo, già portato avanti in questi ultimi anni attraverso interventi che hanno introdotto regole più stringenti nei requisiti d'accesso e prodotto una distribuzione di risorse più trasparente e più equa, proseguirà ancora, una volta approvata dal Parlamento la legge delega, con l'emanazione dei decreti legislativi volti a ridefinire la disciplina a più ampio raggio dei diversi strumenti del sostegno pubblico. E già nei principi e criteri della delega emergono con chiarezza le linee direttrici della riforma che appresterà misure orientate al sostegno della piccola editoria, meno strutturata industrialmente, più presente nella realtà territoriale, con testate che costruiscono spesso la voce alternativa rispetto a quella dei giornali nazionali e che sono quindi concreta espressione di quel pluralismo dell'informazione che trova esplicita tutela nella Costituzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Luigi Gallo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  LUIGI GALLO. Signora Presidente, non sono soddisfatto. Due anni fa i giornalisti freelance si ribellavano agli editori e al Pag. 15sindacato FNSI, che avevano chiuso quell'accordo del 19 giugno 2014 sull'equo compenso, accordo che è stato rigettato dagli organi giudiziari ma che poi il Governo in realtà aveva avallato senza accorgersi delle gravi inadempienze e dei gravi vizi che avevano fatto rigettare questo accordo dagli organi giudiziari. Il tariffario minimo per un collaboratore era ridicolo, 20 euro per un articolo su un quotidiano, 6 euro per una segnalazione ad agenzia e web eventualmente integrata di un paio di euro se con foto e video, qualcosa in più su periodici e tv locali. Questo è ciò che editori e sindacato dei giornalisti avevano stabilito come equo compenso per cronisti a collaborazione coordinata e continuativa. Ora che questa delibera non esiste più, speriamo che venga fatto un intervento, al rialzo naturalmente, a tutela dei giornalisti collaboratori e non una delibera peggiorativa. La legge parlava chiaro, un equo compenso con remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria, in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato. Invece con quella delibera – speriamo che non venga perseguita la stessa strada – si era creato un doppio canale: gli insider iper-protetti e gli outsider con scarsissime garanzie. Per questo vediamo l'Italia posizionata sempre più in basso nella classifica della libertà di stampa, che crolla al settantesimo posto appunto nella classifica internazionale, perdendo quattro posizioni sotto il Governo Renzi. A nostro avviso il diritto costituzionale della libera informazione non viene garantito dal finanziamento pubblico ai giornali, che rischiano di diventare megafono dei partiti, dei Governi e dei potentati economici. La libertà di informazione va garantita evitando che i giornalisti siano ricattabili, in quanto sottopagati prima di tutto dal proprio editore. A queste condizioni non è possibile informare con la dovuta cura, rispettando la deontologia professionale, andando oltre il semplice copia e incolla di un comunicato stampa e verificando rigorosamente le notizie e i temi che vengono riportati sui giornali. Avete dato in questi anni 1 miliardo e mezzo di finanziamento diretto ai giornali e con i finanziamenti indiretti le cifre potrebbero essere addirittura superiori. L'obbligo di pubblicazione dei bandi di gara delle pubbliche amministrazioni sui quotidiani nazionali e locali ne è un esempio anacronistico, dite che volete eliminare questo obbligo ormai da due anni, da quando si è insediato il Governo Renzi, ma in realtà è un giochetto che fate perché ogni volta che c’è la possibilità di prorogare questo divieto, fate un'ulteriore proroga e quindi è una norma che non verrà mai applicata, sono passati già due anni e rimane lì. Il vostro Governo continua a mantenere in piedi una norma che tra l'altro fa pagare ad altre imprese, che vincono appunto negli appalti della pubblica amministrazione, i costi delle imprese giornalistiche, quindi è un controsenso incredibile quando ormai esistono già servizi informativi on line. Dare quindi i soldi ai giornali non è la soluzione, bisogna proteggere i giornalisti invece adeguatamente sul piano salariale e sul piano della difesa personale, viste le intimidazioni che subiscono dal mondo criminale. Di questo non c’è traccia nel vostro operato perché voi, a nostro avviso, non volete difendere l'informazione. Il vostro interesse è di avere testate asservite, che non devono riscuotere successo tra i cittadini ma avere la benevolenza del Governo per ricevere fondi che arrivano a sostenere addirittura metà del costo del giornale.
  Vi chiediamo quindi di cambiare strada e garantire un'informazione libera e non ricattabile dai poteri politici, governativi, economici e finanziari, una politica dell'informazione che sostiene il lavoro dei giornalisti che rispettano la propria deontologia professionale e non la testata giornalistica, ma mi sa che per cambiare strada bisogna cambiare Governo.

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(Chiarimenti ed iniziative in merito ai presupposti per l'addebito del canone Rai sulla bolletta elettrica, in particolare alla luce delle disposizioni del regio decreto-legge n. 246 del 1938 e del principio di cui all'articolo 2697 del codice civile – n. 3-02126)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Baldelli ed altri n. 3-02126, concernente chiarimenti ed iniziative in merito ai presupposti per l'addebito del canone Rai sulla bolletta elettrica, in particolare alla luce delle disposizioni del regio decreto-legge n. 246 del 1938 e del principio di cui all'articolo 2697 del codice civile (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, come correttamente esposto nella testo del Presidente Baldelli, l'articolo 1 del regio decreto 21 febbraio 1938, n. 246, dispone che il canone TV deve essere corrisposto da chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive. Di recente, l'articolo 1, comma 153, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, la legge di stabilità, ha apportato modifiche al predetto decreto, stabilendo che, ai fini della debenza del canone di abbonamento alla televisione per uso privato, la detenzione di un apparecchio si presume altresì nel caso in cui esista un'utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui un soggetto ha la sua residenza anagrafica. Al riguardo occorre in primo luogo evidenziare che l'articolo 1 del citato regio decreto n. 246 del 1938 già prevedeva alcune presunzioni di detenzione dell'apparecchio TV, quali ad esempio la presenza di un impianto aereo atto alla captazione e trasmissione di onde elettriche o di un dispositivo idoneo a sostituire un impianto aereo ovvero per linee interne e il funzionamento di apparecchi radio elettrici. Detto questo, la presunzione legale introdotta dalla legge di stabilità 2016, secondo cui la circostanza che un soggetto, nel luogo di residenza anagrafica dove esiste un contratto di fornitura elettrica, possegga un apparecchio ricevente le trasmissioni televisive, è da considerarsi ragionevole e proporzionata all'obiettivo di ridurre l'ingente evasione del canone avvenuta negli anni precedenti. In ogni caso, questa presunzione non modifica il presupposto per l'obbligo del pagamento del canone, che era e rimane la detenzione di un apparecchio ricevente. La stessa legge di stabilità, peraltro, ha contestualmente previsto che questa presunzione può essere superata a decorrere dall'anno in corso esclusivamente tramite una dichiarazione, rilasciata ai sensi del Testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, la cui mendacia comporta gli effetti, anche penali, di cui all'articolo 76 del medesimo Testo unico. Questa autocertificazione in realtà non inverte affatto l'onere della prova, in quanto il cittadino non è tenuto a dimostrare di non avere l'apparecchio televisivo, deve semplicemente, in base alla normativa citata, dichiararlo. Se fa una dichiarazione falsa, ne rimane – come è ovvio – responsabile.

  PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  SIMONE BALDELLI. Signora Presidente Sereni, ovviamente io non sono soddisfatto, ma ringrazio il sottosegretario Giacomelli, che è sempre stato molto attento su questo problema. Noi abbiamo posto questa ed altre questioni in una serie di interrogazioni che abbiamo depositato, Presidente Sereni, due mesi fa. Nel frattempo ci sono state anche le mozioni, a prima firma anche del gruppo Forza Italia, su cui il sottosegretario Giacomelli ha lavorato insieme ai gruppi parlamentari in questo Parlamento per chiarire alcuni aspetti che poi sono stati ulteriormente ribaditi dal Consiglio di Stato, in una vicenda molto lunga e discutibile, del decreto Pag. 17ministeriale che dovrebbe dare attuazione a questa norma così particolare e controversa. C’è una lunga letteratura, Presidente, su cosa sia il canone Rai. Alcuni sostengono fosse un tributo, altri una tassa sull'apparecchio televisivo. Certamente, sottosegretario Giacomelli, e vi invito a pregare la RAI di non chiamarlo più così, non è un abbonamento. L'abbonamento i cittadini lo fanno alla squadra del cuore, lo fanno a Sky. Quello alla Rai non è un abbonamento: stiamo parlando di un'imposta sul possesso dell'apparecchio TV.
  Per quanto riguarda la cosiddetta inversione dell'onere la prova, in qualche modo addirittura dell'onere della rettifica, mi permetto di sottolineare quanto scrive in data 27 aprile il garante per la privacy: «Suscita invece perplessità la scelta di individuare i soggetti obbligati al pagamento del canone automaticamente e in via presuntiva attraverso i dati relativi alla tipologia di tariffa applicata per l'erogazione di energia D2 (clienti domestici con utenza nel luogo di residenza anagrafica anche per i contratti stipulati antecedentemente al 2016) senza nemmeno effettuare preventive verifiche con i dati di residenza presenti in Anagrafe tributaria. Ciò in quanto i dati relativi all'indirizzo di fornitura di energia elettrica non sono normalizzati e pertanto non verificabili con quelli relativi alla residenza anagrafica del contribuente, presenti in anagrafe tributaria». Anche se, come dichiarato dal Ministero, sulla base delle simulazioni effettuate, i casi di non coincidenza tra l'effettiva residenza e l'applicazione della Tariffa D2 dovessero limitarsi a situazioni riferibili «pressoché esclusivamente a soggetti dello stesso nucleo familiare che risultano essere in modo anomalo titolari di più contratti della tipologia D2», lo schema in esame impone a carico di tali soggetti – attenzione –, che su 23 milioni di contribuenti potrebbero comunque risultare centinaia di migliaia, un onere di rettifica dei dati che verranno trattati per addebitare il canone in bolletta dovuto al mancato utilizzo dei dati esatti e/o aggiornati, cui sarebbe invece tenuta l'Agenzia delle entrate, titolare del trattamento. Questo per capirci sulla questione dell'inversione dell'onere e anche dell'inversione e soprattutto dell'onere della rettifica.
  Ma abbiamo diverse altre questioni. Intanto, il decreto ministeriale che fine ha fatto ? Perché a noi non risulta essere stato firmato. La rivista on-line che io non conosco, ma ho letto stamattina, Fisco e tasse, ci informa che solo stamattina è stato firmato (e ricordo che, ai sensi della legge di stabilità, avrebbe dovuto essere firmato e pubblicato entro 45 giorni dall'approvazione della legge di stabilità, parliamo del 15 di febbraio). L'esenzione dal canone RAI è scaduta ieri, il decreto non risulta ancora pubblicato, i centralini – ci dicono alcuni quotidiani della RAI – sono andati in tilt, il Consiglio di Stato, non oltre un mese fa, vi ha detto che le informazioni non erano chiare, che andavano scritte in italiano e che andava fatta un'ampia campagna di informazione. Queste cose sono state fatte ed è stato possibile farle in un mese ? In più – aggiungo e concludo e mi auguro che si risponda su questo –: l'Autorità per la concorrenza del mercato e i diritti dei consumatori mette sotto inchiesta le società elettriche per comportamenti contrari al codice del consumo per i maxi conguagli pluriennali a famiglie non morose, comportamenti presumibilmente contrari al codice del consumo, e voi avete la bella idea di dare in mano a questi signori l'esazione del canone RAI ? Noi troviamo tutto questo indecente, per tutti i guai, per tutti i pasticci che comporterà, per tutti gli oneri che comporterà a carico dei cittadini utenti e consumatori, con in più il fatto che questa normativa avrebbe dovuto rateizzare in qualche modo il canone RAI. Ebbene, grazie al ritardo di questo Governo, che fino a qualche tempo fa non aveva neanche più il Ministro dello sviluppo economico, altro che rateizzazione: arriverà una mazzata intera tutta in una volta delle prime tre rate: 70 euro, altro che rateizzazione ! Complimenti davvero.

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(Rimodulazione dell'accordo di programma relativo alla vicenda della J.P. Industries di Fabriano (Ancona) – n. 3-01632)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Terzoni ed altri n. 3-01632, concernente rimodulazione dell'accordo di programma relativo alla vicenda della J.P. Industries di Fabriano (Ancona) (Vedi l'allegato A – Interpellanze e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, prima di entrare nel merito delle richieste formulate dagli interroganti, ritengo utile un sintetico riepilogo degli eventi.
  Ricordo che i commissari dopo la pubblicazione per la raccolta Manifestazione d'interesse all'acquisto, in esecuzione del programma approvato, hanno svolto due ulteriori esperimenti di vendita, nelle forme dell'evidenza pubblica, dei complessi aziendali o delle partecipazioni, facenti capo a Merloni, rispettivamente nel luglio 2009 e nel settembre 2010.
  Dopo il primo esperimento infruttuoso, in esito alla seconda pubblicazione, perveniva l'offerta di QS Group, l'unica ritenuta meritevole di valutazione, che prevedeva, a fronte di un corrispettivo di 10 milioni di euro, l'acquisizione del ramo d'azienda comprensivo degli stabilimenti marchigiani di Maragone e Santa Maria a Fabriano, quello umbro di Gaifana, in favore della J.P., controllata dalla QS dell'imprenditore Porcarelli. Questa proposta prevedeva inoltre l'impegno a proseguire l'attività imprenditoriale e a garantire il mantenimento di 700 dipendenti per quattro anni. A seguito della vendita autorizzata, nel mese di ottobre 2011, e stipulata nel successivo mese di dicembre, un pool di banche, e cioè UniCredit management bank, in proprio e quale mandataria di Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Banca delle Marche, Banca popolare di Ancona, Cassa di Risparmio di Firenze, Banca dell'Adriatico e Monte dei Paschi di Siena, creditrici ipotecarie sugli immobili oggetto della vendita, ha convenuto in giudizio la procedura avanti il tribunale di Ancona, eccependo la nullità della vendita, sul presupposto della violazione dell'articolo 63 del decreto legislativo n. 270 del 1999, con particolare riferimento ad una presunta erronea valutazione del valore di stima del complesso aziendale Merloni.
  A novembre 2015, le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione hanno cassato la sentenza di secondo grado della Corte d'Appello di Ancona con rinvio alla stessa in diversa composizione. In particolare, la Cassazione ha dichiarato valida la vendita alla luce dell'interpretazione dell'articolo 63, comma 1, del decreto legislativo n. 270 del 1999, di cui all'articolo 11, comma 3-quinquies, della legge 9 del 2014, che ha chiarito che il prezzo a cui l'azienda viene ceduta non deriva dal valore a cui lo stesso è stato stimato, bensì dal valore di mercato quale viene a determinarsi in ragione dell'interesse manifestato dai potenziali acquirenti e dalle offerte di prezzo da questi avanzate.
  Alla luce di ciò, appare evidente che la richiesta contenuta in uno degli atti in esame di esperire un'indagine interna al fine di individuare eventuali responsabilità nell'attività di cessione operata dai commissari nominati dal Ministero, sembra priva di presupposti giuridici.
  Ciò premesso, per quanto concerne il primo quesito, ricordo che in data 19 marzo 2010 è stato sottoscritto dal Ministero dello sviluppo economico, regione Marche, regione Umbria e Invitalia, un accordo di programma per la disciplina degli interventi di reindustrializzazione delle aree coinvolte dalla crisi del gruppo Merloni. Il progetto di riconversione e riqualificazione industriale, approvato con un atto integrativo al predetto accordo, sottoscritto il 18 ottobre 2012, è finalizzato alla salvaguardia e al consolidamento Pag. 19del tessuto imprenditoriale dell'area coinvolta dalla crisi, nonché al reimpiego e alla riqualificazione dei lavoratori della società. L'intervento agevolativo sarà attuato ai sensi della legge n. 181 del 1989 con l'applicazione delle modalità attuative introdotte dal decreto ministeriale 9 giugno 2015, maggiormente rispondenti alle esigenze espresse dal territorio.
  Con circolare direttoriale del 22 marzo scorso è stato infatti emanato l'avviso pubblico per la selezione di iniziative imprenditoriali nei territori dei comuni ricadenti nell'area coinvolta dalla crisi del gruppo Merloni. Le risorse finanziarie disponibili ai fini della concessione delle agevolazioni ammontano a 26 milioni di euro. Parimenti, con il tavolo attivato dal Ministero, con le due citate regioni, si sta ultimando la verifica di fattibilità preliminare del programma di investimenti produttivi di ricerca e sviluppo, prodotto dalla J.P., finalizzato alla sua riqualificazione produttiva e all'ampliamento della gamma di prodotti.
  Per quanto concerne infine la possibilità di addivenire a un accordo con gli istituti di credito, segnalo che nella riunione tenutasi al MISE il 17 febbraio scorso, alla presenza dei commissari straordinari della Merloni e dei rappresentanti degli istituti di credito coinvolti, gli stessi hanno dichiarato di voler riassumere la causa presso la Corte d'Appello di Ancona, ma di reputare questo un atto formale e dovuto, in quanto è in fase di definizione un accordo transattivo che dovrà essere condiviso da tutti i soggetti del mondo bancario interessati. A questo proposito i commissari straordinari hanno auspicato la chiusura dell'accordo transattivo nel più breve tempo possibile e chiesto che, a seguito della sottoscrizione dello stesso, gli istituti di credito rinuncino ovviamente al giudizio.
  Il 14 aprile 2016 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro con le organizzazioni sindacali, a cui la società J.P. ha partecipato in conference call. Quest'ultima si è impegnata a presentare un dettagliato piano industriale nel più breve tempo possibile e a tal fine è stata prevista una riconvocazione del tavolo per il giorno 27 aprile. A seguito della riunione, tenutasi in realtà il 28 aprile 2016 alla presenza delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti di J.P., si è convenuto di favorire un'interlocuzione tra i creditori commissari straordinari della società Antonio Merloni Spa in amministrazione straordinaria, al fine di comprendere lo stato dell'arte in relazione alla sottoscrizione dell'accordo di transazione.
  L'ultimo incontro si è svolto il 10 maggio 2016. In questa occasione presso il Ministero dello sviluppo economico si è svolta una riunione con i commissari straordinari dell'Antonio Merloni Spa e i rappresentanti di Intesa San Paolo, Monte dei Paschi, UniCredit, Banca delle Marche. Dopo approfondita analisi della situazione, è emerso che mentre Intesa San Paolo e UniCredit, così come UBI Banca, hanno deliberato la sottoscrizione dell'atto di transazione, riservandosi di definire il testo finale dello stesso, le altre banche hanno invece chiesto ulteriore tempo. In quella sede il Ministero dello sviluppo economico ha espresso l'assoluta necessità di: accelerare i tempi di delibera; definire il testo conclusivo dell'atto di transazione nel più breve tempo possibile; sollecitare l'adesione di J.P. all'atto di transazione, di cui al punto precedente; iniziare, infine, il confronto tra le realtà creditizie e J.P. rispetto ai finanziamenti a sostegno del piano industriale. A fronte delle richieste del Ministero dello sviluppo economico i rappresentanti degli istituti di credito si sono impegnati a perseguire con decisione gli obiettivi di accelerare i tempi della delibera e di definizione del testo conclusivo dell'atto di transazione.
  Sul piano occupazionale voglio infine evidenziare che la società J.P. ha ottenuto un'ulteriore proroga di due anni della cassa integrazione. Emerge, quindi, da quanto esposto l'impegno che il MISE sta mettendo in questa vicenda, con l'obiettivo di individuare ogni possibile soluzione affinché questa importante realtà produttiva Pag. 20possa continuare ad operare, con salvaguardia dei livelli produttivi e occupazionali.

  PRESIDENTE. La deputata Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  PATRIZIA TERZONI. Presidente, dichiarare se sono soddisfatta onestamente non me la sento, perché comunque il problema non è stato ancora risolto. Purtroppo, è un problema che va avanti da anni e onestamente tutto è nato da un lavoro fatto bene o male – questa è anche un'idea politica – perché secondo noi i commissari hanno lavorato molto male e proprio da questo lavoro fatto male sono andate avanti tutte queste cause. Quindi, il problema, che è stato creato appunto dal Governo con i suoi commissari, ha creato problemi a 700 lavoratori, a un'intera azienda e a un intero indotto, in un territorio che è già stato martoriato dalla crisi industriale ed economica e quello che dice il Premier Renzi, cioè che tutto si sta riprendendo, sono balle, perché nella realtà dei fatti non è vero (anche qui è stata rinnovata per altri due anni la cassa integrazione). Prima o poi la cassa integrazione finirà e non è lo strumento adatto per risolvere i problemi creati da questo Governo, anche perché togliere il lavoro non è solo togliere un diritto ma anche togliere dignità alle persone e questo Governo ha tolto la dignità, in questo caso, a 700 lavoratori e la sta togliendo a migliaia di lavoratori in tutta Italia.
  Si possono semplificare e alleggerire anche i parametri dell'accordo di programma, ma per accedere all'accordo di programma serve un investimento minimo di un milione e mezzo di euro e se le banche non aprono i rubinetti, in questo caso alla J.P. Industries, non si può andare avanti. Il problema principalmente è questo: si sta tenendo in standby un'intera azienda per anni e 700 lavoratori per anni, aiutandoli con lo strumento della cassa integrazione e ciò significa togliere la dignità del lavoro. Quindi, va bene, state accelerando: ma accelerare che cosa significa ? Lavorare qui per altri anni ? Perché qui si tratta di anni, di 4-5 anni. Bisogna accelerare e significa che io voglio una soluzione nel breve tempo: un mese.
  C’è stato a maggio l'incontro tra il Governo e le banche e c’è questa volontà, da parte di alcune banche, di iniziare ad aprire i rubinetti, ma serve un atto scritto subito, immediatamente, perché queste persone non possono più aspettare. Viviamo in una città di 31 mila abitanti, dove già ci sono 3.500 operai che non hanno più un lavoro – e mi riferisco all'ex Antonio Merloni – e ci sono queste 700 persone, che sono in manovalanza con la J.P., che rischiano anche loro, tutto a causa di problemi creati dai commissari con la vendita e con le banche e se queste banche non aprono la liquidità a questa azienda rischiamo di ritrovarci di nuovo con altre 700 persone fra due anni, quando finirà la cassa integrazione, che non hanno più lavoro. Inoltre, non essendo più sul mercato la J.P., non potrà più avere concorrenza con la altre aziende.
  Dunque, bisogna chiudere assolutissimamente questo accordo e il Governo si deve impegnare. Ma di più: io voglio che fra un mese questa storia sia conclusa e che tutte le banche riaprono i rubinetti e diano nuovo respiro a questa città, perché veramente non se ne può più, non se ne può più !

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative finalizzate al riconoscimento dell'endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette da tale patologia.

  La seduta, sospesa alle 11,45 è ripresa alle 12.

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Seguito della discussione delle mozioni Lorefice ed altri n. 1-00698, D'Incecco ed altri n. 1-01229, Binetti ed altri n. 1-01235, Rondini ed altri n. 1-01237, Palese ed altri n. 1-01238, Nicchi ed altri n. 1-01239, Vargiu ed altri n. 1-01240 e Milanato ed altri n. 1-01243 concernenti iniziative finalizzate al riconoscimento dell'endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette da tale patologia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lorefice ed altri n. 1-00698 (Nuova formulazione), D'Incecco ed altri n. 1-01229, Binetti ed altri n. 1-01235, Rondini ed altri n. 1-01237, Palese ed altri n. 1-01238, Nicchi ed altri n. 1-01239 (Nuova formulazione), Vargiu ed altri n. 1-01240 e Milanato ed altri n. 1-01243 concernenti iniziative finalizzate al riconoscimento dell'endometriosi come malattia invalidante e al potenziamento delle prestazioni sanitarie e delle misure di sostegno economico e sociale per le donne affette da tale patologia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 2 maggio 2016, è stata presentata una nuova formulazione della mozione Nicchi ed altri n. 1-01239, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie Presidente. Le otto mozioni che sono state presentate hanno un unico evidente e anche importante filo conduttore, ossia si muovono su un fronte di impegni e sollecitazioni che è sicuramente all'ordine del giorno del più generale impegno del Ministero della salute e anche del Governo. Vi è il riconoscimento di questa malattia come malattia invalidante e, quindi, il relativo aggiornamento anche delle tabelle che produrranno pure importanti riduzioni sul costo dell'assistenza, anche dei ticket; vi è una maggiore tutela sul lavoro, prevista anche dagli ultimi interventi normativi approvati da questo Parlamento nel corso del 2015; vi è un più consistente intervento sul fronte della ricerca; vi è l'istituzione, come prevede uno specifico DPCM, di un registro nazionale di questa malattia; infine, vi è il relativo inquadramento finalmente nell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza. Questi sono un po’ in sintesi gli impegni che vengono indicati e che consentono al Governo di dare parere favorevole a tutte le mozioni con una sola specifica relativa alla prima mozione che mi è stata rappresentata, che è quella dell'onorevole Lorefice. Solo per quella mozione chiederei all'onorevole Lorefice, proprio per il quadro delle questioni che ho descritto sinteticamente, di introdurre nel quarto impegno un incipit «a valutare l'opportunità di» perché in quell'impegno è prevista la composizione di un fondo specifico. Come sa bene l'onorevole Lorefice, fondi specifici per patologie dovrebbero essere sempre evitati nel quadro di un sistema sanitario universale. Se fossero, nella tempistica che è indicata nelle mozioni, confermate le scelte che io ho descritto (nuovi livelli essenziali di assistenza, riconoscimento delle malattie, aggiornamento delle tabelle del nomenclatore, maggiore tutela sul lavoro), probabilmente uno specifico fondo sarebbe ridondante. Quindi, potrebbe essere comunque una previsione di orizzonte futuro e per questa ragione chiederei all'onorevole Lorefice di introdurre questo incipit «a valutare l'opportunità di». Con questa introduzione, con questa piccola riformulazione, quindi, il parere del Governo sulla mozione dell'onorevole Lorefice è favorevole. Stessa cosa per la mozione a firma dell'onorevole D'Incecco, parere favorevole; per la mozione dell'onorevole Pag. 22Binetti, il parere è favorevole; dell'onorevole Rondini, è favorevole; dell'onorevole Nicchi, è favorevole; dell'onorevole Palese, è favorevole; dell'onorevole Vargiu, è favorevole; dell'onorevole Milanato, è favorevole. Tutte, ovviamente, sia nelle premesse, che negli impegni che vengono formulati e sui quali il Governo dà parere, come dicevo, favorevole.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Intervengo per esprimere soddisfazione per il parere favorevole che ha espresso poco fa il sottosegretario alla mozione da me presentata insieme ad altri colleghi, ma anche per aver espresso sostanzialmente parere favorevole su tutte le mozioni. Questo sta a significare che non solo il Parlamento, ma anche il Governo ha preso coscienza che deve essere verificato qualche cosa all'interno dei livelli essenziali di assistenza rispetto all'endometriosi. E ritengo che le iniziative che dovrà assumere il Governo debbano avere anche una conseguenza temporale. Signora Presidente, si raccomanda al Governo di intervenire subito, perché trattasi di una patologia che riguarda grosso modo 3 milioni di persone nel nostro Paese; 3 milioni di donne che hanno un'incidenza anche sul contesto della qualità della vita, ma anche sul contesto della situazione lavorativa, non c’è dubbio. Poi l'aspetto principale riguarda anche l'organizzazione e la risposta che è necessario dare dal punto di vista delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale un po’ dappertutto. Dico questo per ovvi motivi. Infatti, è di difficile individuazione in tempi brevi. Solitamente le donne debbono girovagare per un po’ di anni prima di arrivare alla conclusione diagnostica e io ritengo che debba esserci una presa di coscienza da parte del Governo per cercare di monitorare meglio d'intesa con le regioni. Inoltre, la condizione principale è quella che il Governo provveda a far rientrare, rispetto alla situazione soprattutto del pagamento della compartecipazione dei ticket, tali prestazioni nell'elenco dell'esenzione. Infatti, soprattutto per la diffusione e per la ripetitività con cui le donne affette sono costrette a visite specialistiche, cure e indagini, è necessario rendere sostanzialmente esenti queste prestazioni.
  Preannuncio già il voto favorevole, non solo chiaramente alla mozione da me presentata insieme ad altri colleghi, ma anche a tutte le altre.

  PRESIDENTE. I deputati Petrenga e Gigli non sono presenti in Aula: s'intende che abbiano rinunciato alla loro dichiarazione di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente. Intanto ringrazio il Governo per il parere favorevole alla nostra mozione. Dichiaro già che voteremo a favore anche delle mozioni presentate dai colleghi. Questo perché ritengo che sia un problema sentito in maniera trasversale da tutte le forze politiche, che va incontro a quelle che sono le esigenze delle donne che sono colpite in Italia dalla patologia. Si stima che ne sia colpito il 10-17 per cento delle donne in età fertile in Italia e l'incidenza è spesso sottovalutata, ciò determina un ritardo di diagnosi che si calcola in una Pag. 23media di 7 anni dalla comparsa dei primi sintomi. Questo dato è preoccupante, e condividiamo anche la posizione espressa dal collega Palese, che, giustamente, diceva che una diagnosi veloce della patologia permetterebbe anche di prevenire in qualche modo gli effetti collaterali.
  Il periodo di insorgenza va dall'adolescenza alla menopausa e, una volta instaurata, la malattia può continuare a manifestarsi anche dopo la menopausa. In più, quando dico che una diagnosi veloce e precoce garantisce e può prevenire gli effetti collaterali, faccio riferimento al più alto rischio di patologie cardiache nel quale incorrono donne affette da endometriosi. Sappiamo che le donne con meno di quarant'anni e con endometriosi hanno una probabilità tre volte più alta di avere un attacco di cuore, dolore toracico o di aver bisogno di uno stent rispetto a donne della stessa età ma senza endometriosi. Queste evidenze emergono da diversi studi.
  Mi avvio alla conclusione. Ritengo e ribadisco che una diagnosi precoce deve essere una delle priorità per garantire la salute delle donne. In più, nei nostri impegni, con uno in particolare, chiediamo di assumere tutte le iniziative volte all'immediato inserimento dell'endometriosi nell'elenco delle patologie con esenzione per i test diagnostici e per la terapia, al fine di dare un sostegno forte nella lotta e nella prevenzione di questa patologia. Concludo ribadendo il nostro voto favorevole anche a tutte le altre mozioni presentate dai colleghi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Il clima di unanimità che circonda questo argomento naturalmente semplifica molto la dichiarazione di voto. Anche io partirei dalla necessità di inserire questa malattia, che è invalidante e cronicizzante, fra quelle che danno diritto all'esenzione della compartecipazione alle prestazioni diagnostiche, come del resto è l'impegno già assunto dal Governo nella Giornata per l'endometriosi. La mozione che il nostro gruppo ha presentato, così come molte altre, chiede al Governo, naturalmente, di promuovere adeguate campagne di sensibilizzazione del personale sanitario che favoriscano una rapida individuazione della paziente a rischio e una precoce valutazione dei sintomi, in modo da poterla indirizzare ai centri regionali di riferimento e, nei casi più complessi, alle strutture hub della rete nazionale, le quali sono in grado di limitare al minimo le conseguenze invalidanti per le pazienti e di ridurre il rischio di recidive. Vorremmo anche che, per quanto riguarda questa patologia, fosse possibile che ogni ASL istituisse un'adeguata azione di supporto psicologico, in modo da favorire la presa in carico del paziente e il percorso della guarigione o, comunque, della riduzione del danno.
  Per tutte queste ragioni, annuncio, a nome del gruppo di Scelta Civica, il voto favorevole alla mozione a prima firma del collega Vargiu nonché a tutte le altre sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.

  PRESIDENTE. Allora, eccezionalmente diamo la parola ai colleghi Petrenga e Gigli, che sono arrivati in ritardo. Invito sempre i colleghi ad essere presenti quando devono prendere la parola in Aula, perché, altrimenti, non c’è più neanche una regola. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, apprezziamo molto l'attenzione che quest'Aula sta dedicando all'esame della patologia dell'endometriosi. Una malattia è sempre un argomento delicato, perché ogni persona, ogni singola donna che ne è affetta, ne soffre non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico, e credo che proprio questa sia una delle motivazioni che hanno creato una così larga condivisione di intenti all'interno di quest'Aula, rispetto al modo di approcciare questa malattia.Pag. 24
  Sappiamo che in Italia e nel mondo sono milioni le donne affette da questa patologia, nei suoi diversi stadi, e riteniamo opportuno che il Sistema sanitario nazionale effettui ogni sforzo, attraverso le sue strutture di ricerca e in laboratorio e attraverso i suoi medici, per poter diagnosticare rapidamente e altrettanto celermente curare questa malattia.
  Le statistiche ci dicono che l'endometriosi è una patologia che attacca soprattutto le giovani donne nella fascia di età compresa tra i 25 e 35 anni ed è, al contempo, una patologia recidiva, vale a dire che può ripresentarsi anche dopo che la paziente sia stata sottoposta a cure o, addirittura, a un intervento chirurgico, fino a sfociare nella cronicizzazione. Nel lungo periodo, l'endometriosi può causare l'infertilità femminile e questo argomento basterebbe, già di per sé, a far comprendere l'importanza fondamentale di poterla curare, permettendo anche alle donne che ne sono affette di concepire dei figli senza dover ricorrere a pratiche alternative.
  In una nazione come l'Italia, affetta da una drammatica crisi delle nascite, anche il legislatore deve operare affinché questa possa essere contrastata. In questo quadro, bisogna, in primo luogo, considerare che, nonostante le sue gravi conseguenze, l'endometriosi è una patologia ancora largamente sconosciuta a una gran parte della popolazione femminile e che è assolutamente necessario promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione per sostenere i controlli e la prevenzione. In questo senso, si sono mosse, con lodevole tempismo, già diverse regioni.
  L'endometriosi presenta dei sintomi che non sono facilmente riconoscibili. Questo ha causato, in numerosissimi casi, una lentezza della diagnosi, che ha fatto sì che si accertasse la malattia solo in uno stadio già avanzato. Questo ci sembra il primo obiettivo da perseguire: un'implementazione delle tecniche e delle professionalità del personale sanitario, che permetta di riconoscere e affrontare questa grave malattia in maniera tempestiva, accompagnando le donne nel percorso di cura. Ma non ci si può fermare a questo. Uno degli impegni sostenuto dalle mozioni che stiamo per votare è quello di condurre al riconoscimento dell'endometriosi come malattia invalidante. Questo è certamente un approccio che sosteniamo, nella convinzione che, insieme a tale riconoscimento, arriverà anche un giusto e doveroso allargamento della tutela riconosciuta alle donne che sono affette da questa patologia.
  In conclusione, quindi, vorrei esprimere il voto favorevole del mio partito rispetto alle mozioni oggi all'esame dell'Assemblea, nella viva speranza che il Governo, soprattutto nella persona del Ministro della salute, dia davvero seguito a quanto qui si impegna a fare. Troppe volte, infatti, vediamo purtroppo che l'Esecutivo non sembra prendere troppo sul serio l'attuazione degli impegni assunti in quest'Aula, ma speriamo che, almeno questa volta, trattandosi della salute dei suoi cittadini, sarà di parola.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Mi scuso per l'assenza precedente, ma eravamo impegnati con sedute di voto in Commissione. Devo dire che sono particolarmente lieto che, in qualche modo, oggi si arrivi ad un impegno più formale anche da parte del Governo rispetto a una materia che ha iniziato a essere discussa già nella XIV legislatura, a seguito della dichiarazione scritta sull'endometriosi del Parlamento europeo, datata 19 aprile 2004. Da allora abbiamo avuto un'ampia discussione, abbiamo avuto anche l'intervento di alcune regioni, che hanno promosso la costituzione di osservatori, al fine anche di implementare la ricerca su questa patologia, e tuttavia forse solo oggi, anche in vista della ridefinizione dei LEA, annunciata dal Ministro della salute, e anche in vista del piano nazionale sulla fertilità, stiamo forse arrivando a mettere una parola definitiva sul riconoscimento di questa patologia per quello che effettivamente è: una patologia a carattere sociale. Pag. 25Perché questo ? Perché abbiamo a che fare con una patologia che attraversa la vita, l'intero ciclo della vita riproduttiva di tantissime donne; tantissime donne, sono milioni in tutto il mondo, sono svariate centinaia di migliaia anche nel nostro Paese. E questa vita riproduttiva è drammaticamente affetta nella donna ed è affetta in modo cronico, in modo anche subdolo, talché si arriva a riconoscerla solo magari molto tardivamente, ma in modo cronico soprattutto perché attraversa come dicevo tutto l'arco di vita fertile determinando problemi nel rapporto di coppia, fino al punto da costituire una grave impedimento alla relazione matrimoniale stessa e soprattutto rendendo la donna spesse volte infertile. Si calcola che circa il 35 per cento delle donne affette da endometriosi hanno perso la loro fertilità.
  A tutto questo si accompagna, e per la società anche questo è drammaticamente importante, la perdita di giornate lavorative molto rilevanti. Sono – si calcola – circa 5 milioni le giornate lavorative perse in un anno a causa dell'endometriosi nel nostro Paese e questo qualcosa, in termini di produttività, dovrebbe pure dirci. Quindi, ben vengano provvedimenti quali quelli che ho accennato (l'inserimento pieno delle spese di carattere diagnostico, soprattutto finalizzato ad una diagnosi precoce e ovviamente di carattere terapeutico pur con le possibilità ancora limitate che la terapia di oggi offre), ben venga l'inserimento di questa patologia all'interno dei LEA, e ben venga la sua attenta considerazione nel Piano nazionale per la fertilità. L'Italia, come è stato già rilevato da alcuni di quelli che sono intervenuti, si trova in una stagione, l'abbiamo ripetuto più volte, di inverno demografico con una crisi della natalità drammatica, allora l'attenzione sulla ripresa di una possibilità di fertilità non corrisponde solo alla corresponsione di un desiderio di genitorialità che molte coppie hanno e che magari tentano di risolvere nelle maniere più disparate, nell'adozione, ma anche andando magari a finire nelle cliniche che hanno interessato le cronache in questi giorni. Lo ripeto: abbiamo a che fare con l'aiuto alla risoluzione di un problema che è drammaticamente di tutta la società, il problema della denatalità.
  Mi sia consentita, infine, una annotazione: il tasso di successo delle terapie della sterilità in centri qualificati italiani è del 13 per cento, lo stesso tasso di successo che si verifica per le pratiche di fecondazione medicalmente assistita. Ora, se noi dedicassimo alla cura della sterilità nel nostro Paese quello che abbiamo investito e che stiamo investendo per la procreazione medicalmente assistita, forse aiuteremmo tante donne in più, ed eviteremmo tante scorciatoie ai limiti anche della legalità, e talora addirittura proprio nella illegalità e nella violenza stessa, come quelle di cui sono ricche le cronache di questi giorni.
  Quindi, annuncio a nome del gruppo di Democrazia Solidale-Centro Democratico – noi non abbiamo presentato una nostra mozione proprio perché eravamo d'accordo con molte delle mozioni presentate – il voto favorevole su tutte le mozioni per le quali il Governo darà il parere positivo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE CALABRÒ. Grazie Presidente. La mozione che oggi stiamo approvando per il riconoscimento dell'endometriosi come patologia che dà diritto ad alcune prerogative particolari, per quanto possa apparire a prima vista limitata, settoriale, inciderà sullo stato di salute di 3 milioni di donne italiane che convivono con una patologia estremamente debilitante, invalidante e che, in taluni casi, può condizionare pesantemente la vita della donna sul piano sociale, affettivo e lavorativo. È una malattia diffusa quasi quanto il diabete, sulla quale grava un importante ritardo diagnostico. Si stima che il tempo dall'insorgenza della malattia fino alla diagnosi può arrivare fino a 5-10 anni, e ciò è dovuto principalmente al tipo di sintomatologia. La presenza di crampi può indurre a confondere l'endometriosi con altre patologie, come il colon irritabile, Pag. 26le cisti ovariche, e soprattutto il ritardo diagnostico è ascrivibile alla tendenza della nostra cultura a sottovalutare il dolore mestruale, per cui la scoperta della malattia avviene tra i 25 e i 35 anni ossia soltanto quando la donna programma una maternità.
  L'endometriosi, infatti, è tra le prime cause di infertilità, perché è direttamente correlata alla diminuzione della riserva degli ovociti e al peggioramento della loro qualità. Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, non esiste una cura definitiva, le terapie possibili ad oggi sono, infatti, mirate al controllo della progressione della malattia, alla riduzione della probabilità di recidiva e soprattutto ad alleviarne i sintomi, cioè a contenere il dolore nelle sue varie manifestazioni e a contrastare l'infertilità, senza considerare che nonostante la somministrazione di terapie specifiche, nel 59 per cento dei casi permangono mestruazioni dolorose e nel 60 persiste dolore pelvico cronico. Altro dato non banale da considerare è che nel 25 per cento dei casi l'endometriosi va a invadere altri organi vicini, vescica, retto, uretere e tutti i legamenti dell'utero.
  Alle difficoltà cliniche vanno aggiunti i costi economici e sociali. Secondo uno studio europeo riportato dall'Osservatorio nazionale sulle malattie rare, il 73 per cento delle donne con età media di 32 anni non è in grado di svolgere attività quotidiane. Il 35 per cento dei casi di endometriosi ha influenzato il rapporto di coppia o ne ha causato la rottura. Sempre l'Osservatorio fa riferimento al primo studio mondiale sull'impatto sociale dell'endometriosi, condotto nel 2011, il quale ha evidenziato una perdita di produttività lavorativa superiore al 38 per cento nelle donne affette da endometriosi. La maggior parte delle donne vede negativamente condizionata la sfera lavorativa, lamentando in particolare problemi legati alla perdita del lavoro, alla riduzione di orario, alle difficoltà di parlare della condizione di salute con il proprio datore di lavoro. Non solo, siamo dinanzi a una patologia estremamente costosa. Le stime, che comunque nell'ambito sanitario richiedono sempre la massima cautela, indicano un costo medio globale per donna di oltre 9 mila euro all'anno, di cui due terzi sono legati alla perdita di produttività, mentre un terzo sono i costi stimati per le spese di assistenza sanitaria.
  Onorevoli colleghi, purtroppo, anche nel terzo millennio, dobbiamo fare i conti con una medicina che non sempre dispone di tutte le soluzioni. Oggi sappiamo che nonostante i progressi compiuti nel trattamento del dolore e nel recupero della fertilità, non esiste ancora una cura definitiva per l'endometriosi, le cui cause risultano ancora di natura incerta e le cui terapie non sortiscono lo stesso effetto in tutte le pazienti. Inoltre, dobbiamo ammettere che a distanza di circa dieci anni dall'indagine conoscitiva del Senato, diretta al riconoscimento dell'endometriosi come malattia sociale, i risultati non sono quelli sperati. È vero che negli ultimi dieci anni qualcosa ha iniziato a muoversi. Su tutto il territorio nazionale sono andati costituendosi una rete di centri pubblici specializzati che si occupa di assistere le donne in questo lungo percorso di conoscenza e cura con gruppi di sostegno gratuiti per le pazienti. Alcune regioni, come Sardegna e Puglia, in assenza di un input centrale, hanno approvato leggi ad hoc per promuovere fra i medici una migliore conoscenza della malattia. Va dato atto al Ministro della salute, Lorenzin, di aver vincolato, nel 2014, 15 milioni di euro, per consentire alle regioni di sviluppare specifici progetti finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita e di salute delle donne affette da questa malattia attraverso l'implementazione di percorsi diagnostico-assistenziali e di una serie di iniziative.
  Il Ministro Lorenzin ha pubblicamente manifestato la volontà di inserire all'interno del ragionamento complessivo dei LEA, previsti dal Patto della salute 2014-2016, l'endometriosi nell'elenco delle patologie croniche ed invalidanti, almeno per gli stadi clinici terzo e quarto. L'aggiornamento dei LEA ad oggi, purtroppo, è ancora fermo in Conferenza Stato-regioni. Non possiamo nasconderci dietro la contrazione Pag. 27di risorse destinate alla sanità per lasciare sole milioni di donne e la battaglia contro una patologia così silente e insidiosa. Né possiamo scaricare tutto il peso sul mondo del no profit, prezioso alleato del pubblico, che si è impegnato attivamente in questi anni nella divulgazione della conoscenza di questa patologia per un'informazione capillare, soprattutto sull'importanza della tempestività della diagnosi. Ecco perché il nostro gruppo esprime il proprio voto favorevole su una mozione che chiede al Governo un impegno forte per l'aggiornamento delle tabelle previste nel decreto ministeriale del 1999 e per inserire l'endometriosi tra le malattie invalidanti. Si tratta di avere il coraggio di andare oltre, perché l'endometriosi non sia più definita la malattia che non c’è. Chiediamo l'impegno a istituire un registro nazionale dell'endometriosi per la raccolta e l'analisi dei dati clinici e sociali della malattia. Da troppi anni in questo Paese si prevede, ma senza vederne la luce, l'istituzione di un registro nazionale che dovrebbe avvalersi di registri e osservatori regionali, peraltro già realizzati in alcune regioni. Soltanto la possibilità di disporre di una banca dati potrà consentirci di conoscere le cause dell'endometriosi, migliorare la tempistica della diagnosi e trovare terapie adeguate per tutte. Chiediamo di continuare a persistere nella campagna di sensibilizzazione e di informazione per ridurre l'insorgenza di infertilità, nonché sostenere iniziative di formazione e aggiornamento del personale medico, di assistenza e dei consultori familiari che presentano evidenti carenze. Bisogna formare, per assegnargli un ruolo da protagonisti, i medici di base e delle ASL, indirizzando così la paziente allo specialista ginecologo per una conferma diagnostica e per la sua successiva gestione, avvalendosi anche dei centri di alta specializzazione. È necessario disegnare percorsi diagnostico-terapeutici adeguati e multidisciplinari per riconoscere meglio e in tempi rapidi la malattia, in modo da avviare tempestivamente ai trattamenti adeguati, migliorare la qualità della vita dei pazienti, diminuire i costi sanitari diretti e indiretti che possono derivare da diagnosi ritardata o non corretta. Certo, occorre stimolare un maggiore interesse da parte della ricerca per pervenire a soluzioni terapeutiche adeguate e a indirizzi diagnostici chiari, per mandare in soffitta gli studi sull'endometriosi privi di ogni fondamento scientifico, che possono peggiorare la condizione delle donne affette da questa patologia, inducendole a sostenere ulteriori e inutili spese e suscitando false aspettative. Oggi votiamo un documento con il quale chiediamo un impegno comune per tutelare le lavoratrici affette da endometriosi affinché non debbano vivere, oltre al dramma della malattia, i problemi legati alla perdita del lavoro o alla riduzione di orario. Non vorremmo ritrovarci tra qualche anno a votare e a dibattere l'ennesima mozione sull'endometriosi. È tempo e ora di aggiornare vecchi decreti rimasti al palo, di aiutare i milioni di donne che chiedono un intervento dello Stato concreto e risolutivo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Signora Presidente, finalmente il Parlamento si occupa di una malattia molto grave, cronica, invalidante, che colpisce le donne, solamente le donne. Non è un caso che questa sia stata una malattia trascurata, tant’è che – veniva ricordato dal collega Calabrò – è stata considerata la malattia che non c'era, che non esisteva. È per questo che da sempre non si è investito in ricerca, non si è investito in cure, non si è investito in assistenza. Il principale sintomo dell'endometriosi è il dolore, ma si sa, il dolore delle donne non conta, anzi, è data per scontata la sua sopportazione. Il dolore che accompagna l'endometriosi, sconosciuto, si è detto, per disinvestimento, perché non si è voluto approfondire, non si è voluto ascoltare, non è compreso, non è accettato anche dalle donne stesse nella loro durezza e di conseguenza le donne Pag. 28sono state sole, lasciate sole di fronte a questa malattia. Finalmente le mozioni che noi voteremo unanimemente dimostrano un'attenzione, dimostrano scelte molto importanti. Il valore che accompagna questa malattia e che coinvolge molte donne, abbiamo detto e lo hanno ricordato, può essere molto invalidante, tanto da non permettere lo svolgimento delle normali attività, delle quotidiane attività delle donne, rendono la vita di relazione estremamente difficile e ciò ha importanti ricadute sociali, penso per esempio alla caduta, alla minore produttività sul lavoro per le frequenti assenze dovute proprio a questa malattia. Inoltre è ricordato anche qui che l'endometriosi è responsabile di almeno il 30 per cento dei casi di infertilità.
  Si tratta di investire a proposito della caduta di natalità di cui tanto si parla e che si pensa di voler affrontare con delle misure limitatissime, che monetarizzano delle scelte che sono complesse, profonde e durevoli e che quindi hanno bisogno di questo tipo di politica. Secondo le stime internazionali, questa patologia colpisce 150 milioni di donne al mondo, circa il 10 per cento della popolazione europea, 3 milioni in Italia. Una sofferenza invisibile, che non si è voluta riconoscere. Lo ha fatto il Parlamento europeo riconoscendo questa malattia, con una delibera del 2004, come malattia sociale ed ha invitato i Governi e i Parlamenti ad assumere questa decisione e ad inserire l'endometriosi nei programmi di prevenzione per la salute pubblica. Chi soffre di endometriosi può non riuscire, a causa dei sintomi, a svolgere le normali attività, spesso non può avere una vita sessuale piena e soddisfacente. Uno studio europeo ha dimostrato come le donne si sono adattate a questo dolore, hanno adattato la propria vita lavorativa a questa malattia, almeno cinque giorni lavorativi al mese sono persi a causa dei vari sintomi dolorosi, il 14 per cento delle donne affette da endometriosi ha ridotto l'orario di lavoro, il 14 per cento ha abbandonato e perso l'attività lavorativa, richiesto il pensionamento. Il 40 per cento teme di parlare della propria malattia al datore di lavoro per non perdere il lavoro. I costi che affrontano per cercare di curare questa malattia sono elevatissimi, sono accertamenti diagnostici, terapie farmacologiche, che hanno costi elevati. Poi, sottosegretario, voglio ricordare che le donne pagano ancora di più le perversioni del nostro sistema sanitario pubblico, della sua crisi. Le voglio ricordare: funzionamento dei servizi, i ticket, le liste di attesa che le costringono a non curarsi oppure a rivolgersi al privato. Poi un'altra questione: oggi pagano la cosiddetta medicina amministrata dall'alto, quella medicina che non vede le differenze, che non avvicina l'uomo e la donna nella sua differenza e che invece ragiona solo per prescrizioni dall'alto, secondo la logica del razionamento delle prestazioni e delle cure e questo è inaccettabile, perché la medicina deve mettere al centro donne e uomini e non può avere una logica da standard, che disumanizza, che non vede le sofferenze e le diversità e soprattutto non vede e cancella la differenza tra uomini e donne, anche sul piano della medicina. Il tempo medio per una diagnosi certa arriva troppo tardi, dopo una ricerca che vede il corpo della donna spesso colpito da ricerche molto invasive. Attualmente per i casi più gravi di queste patologie, l'invalidità è riconosciuta solo se colpisce il 30 per cento del degrado e poi non si possono chiedere i permessi retribuiti, riconosciuti dalla legge n. 104. Questo è un momento importante, ci sono molti impegni condivisi in modo – ho sentito unanime – però ce n’è uno che va sopra tutto, che è quello di non ritardare ulteriormente l'emanazione dell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, che viene sempre rimandato dalla pifferai Ministra, che lo annuncia, lo annuncia, e non avviene mai. Questa è la scelta madre, all'interno di questa scelta madre deve essere riconosciuta questa malattia e io spero che dopo questa discussione e queste mozioni si passi dalle promesse ai fatti perché le donne che soffrono di questa malattia devono uscire dall'invisibilità Pag. 29della loro sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Faenzi. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MONICA FAENZI. Signora Presidente, la ringrazio del minuto che mi accorda, perché sono arrivata in ritardo. Utilizzerò questo minuto per dire che noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie non possiamo che condividere queste impostazioni, auspicando che il Governo però si faccia carico in Europa di inserire proprio la prevenzione dell'endometriosi nei futuri programmi comunitari per la salute pubblica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Milanato. Ne ha facoltà.

  LORENA MILANATO. Grazie, Presidente. Ovviamente anche il gruppo di Forza Italia coglie favorevolmente le parole del sottosegretario De Filippo e del Governo, che hanno voluto cogliere quel grido che abbiamo voluto lanciare con la presentazione delle mozioni e con la conseguente discussione generale che si è tenuta quindici giorni fa, che ha doverosamente acceso i riflettori su una malattia che per tanti versi ancora è sconosciuta anche alle dirette interessate. Si calcola che sia diagnosticata in media nove anni dopo il suo insorgere circa, quando circa il 75/80 per cento delle donne da essa colpite sono ormai soggette a numerosi sintomi: forti dolori, infertilità e stanchezza. L'endometriosi è certamente una malattia di genere, che colpisce le donne in modo invalidante e che riguarda solo in Italia 3 milioni di donne. La malattia causa fortissimi dolori, difficilmente individuabili senza una puntuale diagnosi, una malattia benigna ma certamente subdola, che comunemente coinvolge ovaie, intestino e il tessuto che riveste il bacino, ma una malattia che crea grossi problemi alle donne, nel mondo relazionale, nella vita di coppia, nel mondo del lavoro, nelle relazioni pubbliche. Le complicazioni più gravi – come già ricordato – sono una possibile infertilità e il tumore ovarico. I numeri impressionanti, in assenza fino ad oggi di un registro nazionale, risultano dall'indagine conoscitiva svolta nel 2006 dalla Commissione igiene e sanità del Senato: 150 milioni di donne colpite nel mondo, di queste 14 milioni in Europa. È fondamentale, quindi, non solo tenere alta l'attenzione su questa malattia che ha implicazioni sociali anche molto forti per chi ne soffre, ma promuovere e favorire una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica perché si affermi una vera cultura della prevenzione. Quindi è necessario prevedere dei finanziamenti specifici per rendere reale l'intento di una maggiore prevenzione, che deve fattivamente tradursi in diagnosi precoce.
  Come già ho avuto modo di ricordare nel mio intervento in discussione generale, nel 2009 il Governo Berlusconi, nella persona dell'allora Ministra Mara Carfagna, promosse un protocollo. Questo protocollo è scaduto nel luglio 2014; da allora non si è più proceduto ad un rinnovo. Forse anche perché, in mancanza di un Ministero delle pari opportunità, non c’è stata la sensibilità necessaria per rivedere il riaggiornamento di questo protocollo. Abbiamo appreso però pochi giorni fa che le deleghe per le pari opportunità sono state attribuite alla Ministra Boschi e su questo tema confidiamo nella sua sensibilità. La straordinaria rilevanza nazionale di questa malattia è pacificamente riconosciuta da tutti. Pertanto, per prima cosa, è necessario procedere all'inserimento della malattia nell'elenco delle patologie per le quali si ha diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni di assistenza sanitaria. Si tratta di diagnostica ambulatoriale, specialistica, nonché dell'acquisto dei farmaci. Nel 2012 sembrava che le cose stessero cambiando, la malattia era stata inserita nelle tabelle INPS per ottenere punti per l'invalidità civile, ma poi si sono completamente perse le tracce del decreto. Finora abbiamo continuato a temporeggiare, il Ministro Pag. 30Lorenzin ha rilasciato dichiarazioni anche di recente e noi chiediamo al Ministro, però, azioni concrete e speriamo che l'espressione dei pareri favorevoli oggi rappresenti che queste azioni concrete finalmente vedranno la luce. Riteniamo fondamentale che si favoriscano opportune campagne di sensibilizzazione che puntino a diffondere una presa di coscienza dei problemi che l'endometriosi può procurare nella vita delle donne, anche attraverso specifiche campagne di informazione indirizzate alla classe medica.
   Bisogna inoltre tenere conto delle esigenze sul luogo del lavoro, è già stato detto.

  PRESIDENTE. Abbassiamo il tono della voce. Colleghi, scusate, ma si sente pochissimo. Prego, onorevole.

  LORENA MILANATO. Le molte donne affette da endometriosi rischiano di subire poi discriminazioni a causa della loro malattia anche nel mondo del lavoro.
  È opportuno in tal senso favorire un percorso di assistenza, stimolando opportune azioni, una migliore gestione del problema e piena garanzia del diritto alla salute delle donne e alla tutela del posto di lavoro.
   Nel corso della celebrazione della giornata nazionale dedicata alla salute delle donne, il Ministro Lorenzin ha pubblicato un manifesto con 10 punti chiave, in cui tra l'altro si citano l'approccio alla salute femminile per il contrasto alle malattie croniche non trasmissibili, l'attenzione alla ricerca scientifica mirata specificatamente alle esigenze e peculiarità delle donne e una strategia della comunicazione per accrescere la consapevolezza delle donne sulle tematiche di salute, la tutela e la promozione della salute sessuale e riproduttiva e la salute della fertilità.
   Annunciando, quindi, il voto favorevole alla nostra mozione e a tutte le mozioni presentate, ci permettiamo però ancora una volta di sollecitare i rappresentanti del Governo a dare concretezza alle parole e all'impegno che oggi viene assunto in quest'Aula, per tutte quelle donne a cui è necessario oggi garantire soprattutto il diritto alla salute.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lorefice. Ne ha facoltà.

  MARIALUCIA LOREFICE. Grazie, Presidente. Allora, in questo Parlamento, si parla spesso di pari opportunità e di lotta contro le discriminazioni. Quando si parla di discriminazioni nei confronti delle donne però si fa esclusivamente riferimento all'ambito lavorativo e professionale, trascurando per esempio la salute. Se oggi 3 milioni di donne non vengono tutelate nel loro diritto alla salute, come può essere definita questa se non disparità di trattamento ? Non dovremmo quindi anche in questo caso mobilitarci per garantire pari opportunità ? Il diritto alla salute è primario e deve essere salvaguardato, invece è stato sistematicamente calpestato. Ci sono tre milioni di donne...

  PRESIDENTE. Onorevole Palese ! Mi scusi, lei però è una tentazione. Tra lei e l'onorevole Bianconi... Abbiate pazienza.

  MARIALUCIA LOREFICE. Ci sono tre milioni di donne sole in Italia, invisibili, che ogni giorno combattono contro la malattia perché lo Stato si accorga di loro, donne stanche di inutili promesse. Sono affette da endometriosi, una malattia cronica e invalidante, che ne compromette lo stato psicofisico, la vita privata, le relazioni sociali, le capacità lavorative e ne modifica totalmente lo stile di vita. L'endometriosi è una malattia che non ammette povertà, sì, perché le spese per le diagnosi che possono durare anche molti anni, per le cure e per le visite specialistiche sono tutte a carico di chi ne è affetto.
  Quante promesse sono state fatte nel corso degli anni ? Ma concretamente non è mai cambiato niente. Nel 2009, fu istituito dal Ministero delle pari opportunità un protocollo di intesa sul tema endometriosi, ambizioso sicuramente, peccato che Pag. 31è scaduto nel 2014 e non sappiamo cosa di quel protocollo sia stato attuato. Persino la nostra interrogazione, con la quale chiedevamo spiegazioni in merito a tale progetto è rimasta lettera morta.
  Altra data significativa è il 2012, l'epoca del Governo Monti e, con l'allora Ministro della salute Balduzzi, si parlò già di inserire l'endometriosi nei LEA, nei livelli essenziali di assistenza, cioè tra le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire ai cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, il cosiddetto ticket.
  Sembrava fosse quasi realtà e invece fu un'illusione. Il decreto di aggiornamento dei LEA non fu firmato dal Ministro della salute. L'ultimo aggiornamento – pensate – risale al lontano 2001 e, da regola, dovrebbe essere aggiornato almeno ogni tre anni.
  Finora abbiamo ricevuto le stesse identiche promesse; sono cambiati i Governi, sono cambiati i Ministri, ma le promesse rimangono sempre le stesse perché, dopo Balduzzi, è stato il Ministro Lorenzin, a mezzo social, a dichiarare che l'endometriosi è stata inserita nei LEA. E quale migliore occasione per farlo se non durante la terza giornata mondiale dedicata alla patologia ? Una marcia che si è svolta in contemporanea in 50 capitali del mondo. Peccato che, oltre alla dichiarazione tramite Facebook e Twitter, ci saremmo aspettati che anche lei scendesse in piazza per marciare insieme alle donne che si sono riunite a Roma da tutte le parti d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È peccato soprattutto che dà per certo qualcosa che al momento non lo è. Ora, non è che noi non ci fidiamo, però vorremmo consultare il decreto di aggiornamento dei LEA, che non ci sembra sia stato ancora varato; solo qualche bozza qua e là.
  Ci aveva detto che sarebbe stato pronto entro il 2014 e, nonostante le continue sollecitazioni, siamo nel 2016 e questo rimane ancora un mistero (il decreto intendo). Perché chiediamo così insistentemente questo decreto ? Perché è fondamentale. È fondamentale per garantire un'efficace e fattiva tutela a livello clinico-sanitario innanzitutto, ma anche lavorativo, sociale ed esistenziale, delle donne che sono affette da questa patologia. I cittadini aspettano i nuovi LEA da 15 infiniti anni e quando diventeranno finalmente realtà quel risultato non potrà comunque essere considerato una conquista, perché 15 lunghi anni sono una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Che dire, poi, del comportamento del servizio pubblico, la RAI, che alla marcia mondiale non ha dedicato nemmeno un trafiletto per sbaglio ? Ad una nostra interrogazione in Commissione di vigilanza ci hanno ricordato che dal 2014 sono stati dedicati degli spazi di approfondimento al tema. Ma non ci basta; è necessario accendere i fari sui bisogni di tante nostre concittadine. Noi, da opposizione, possiamo farlo con i nostri atti parlamentari e vi assicuro che ne abbiamo fatti tantissimi; voi che governate potete farlo con atti concreti e non solo con le solite dichiarazioni di intenti.
  Questa mozione rappresenta un primo passo importante. Siamo contente che venga approvata, ma bisogna naturalmente anche attuarla e non possiamo aspettare ancora anni. Oggi è possibile dimostrare che un lavoro di convergenza si può fare, perché basta volerlo. Noi tutti sediamo in Parlamento per dar voce al popolo italiano e delle scelte sbagliate che finora sono state fatte purtroppo stanno pagando il conto i cittadini. Continuate a sacrificare il servizio sanitario pubblico per fare fronte al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. A causa di questa vostra politica sbagliata – lo ribadisco – i cittadini sono costretti a rinunciare alle cure e alla prevenzione, si riducono i servizi, si è costretti a rivolgersi esclusivamente al privato, si comprimono le tutele e i diritti dei malati e aumentano le disuguaglianze. Una lunga lista di criticità caratterizza il Servizio sanitario nazionale. È una situazione che non dovrebbe far dormire la notte uomini e donne del Governo e del Ministero della salute, pur di trovare soluzioni e dare risposte in tempi rapidi. Invece, si Pag. 32procede con molta, con eccessiva calma. La sanità non è un bancomat, non serve a tappare le voragini del fallimento politico dei Governi che si sono succeduti. E invece i Governi – e anche questo – stanno dimostrando che le manovre servono a indebolire il servizio pubblico per favorire quello privato.
  Ma ritorno alla mozione. Questa mozione sarà anche un banco di prova per questo Governo. Ho già spiegato nella discussione sulle linee generali quello che prevedono i nostri impegni; l'ho fatto nel dettaglio e, quindi, non ci ritornerò. Però, brevemente vorrei almeno riassumere i nostri impegni: la nostra mozione prevede l'inserimento dell'endometriosi tra le malattie invalidanti e nei LEA, con la conseguente esenzione del ticket sanitario per l'acquisto dei farmaci e per gli esami specialistici; la riduzione dei lunghi tempi d'attesa per poter accedere alle prestazioni sanitarie; e, ancora, sostegno alla ricerca; formazione per i medici; campagne di sensibilizzazione e informazione per i cittadini; l'istituzione di un registro nazionale per l'analisi e la raccolta dei dati clinici e sociali della malattia; una maggiore tutela sul fronte del lavoro.
  Abbiamo letto le mozioni degli altri gruppi e abbiamo apprezzato che, in linea di massima, siamo tutti sulla stessa lunghezza d'onda. Noi, come MoVimento 5 Stelle, voteremo favorevolmente su quasi tutte le mozioni che sono state presentate; ci asterremo sulla mozione Palese ed altri n. 1-01238, solo perché non ci piacciono il primo e il terzo impegno, nei quali si scrive: «a valutare l'opportunità di» e, tra l'altro, si fa anche riferimento a vincoli di finanza pubblica concordati con l'Unione europea, dimenticando che stiamo parlando dei livelli essenziali di assistenza che a queste donne devono essere garantiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo spiega perché noi ci asterremo su questa mozione.
  Concludo ricordando che a tre milioni di donne le istituzioni devono una risposta adeguata alle loro legittime richieste e questa è l'occasione giusta. Serve solo la volontà politica, perché tre milioni di donne non possono più aspettare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata D'Incecco. Ne ha facoltà.

  VITTORIA D'INCECCO. Presidente, l'endometriosi è una malattia cronica, progressiva e invalidante che in Italia, come abbiamo detto tutti, colpisce tre milioni di donne.
  È una patologia estrogeno-dipendente, la cui caratteristica specifica consiste nella presenza di tessuto endometrio simile, cioè quel tessuto che normalmente riveste l'interno dell'utero al di fuori della cavità uterina e la sede elettiva è rappresentata principalmente dalle ovaie, dal peritoneo pelvico, dalla vescica e spesso anche dall'intestino. È una patologia grave che richiede importanza, che interessa non solo la sfera fisica ma che ha anche un notevole impatto nei rapporti interpersonali, sociali e sulla vita lavorativa delle donne. Si manifesta, secondo dati internazionali più recenti, nella popolazione femminile in età riproduttiva tra i 25 e 35 anni, Presidente, e predilige purtroppo le adolescenti, in un'età compresa tra i 15 e i 19 anni. Non conduce alla morte, ma condivide con i tumori l'insorgenza di dolore neuropatico resistente alla terapia medica e la capacità di metastatizzare, espandendosi sia localmente sia nei tessuti circostanti.
  La scarsa conoscenza della malattia fa sì che prima di riuscire a formulare la diagnosi passino in media circa 9 anni; un vero e proprio calvario per le donne, fatto di ecografie, visite specialistiche, accertamenti a volte invasivi e costosi, spesso anche inutili, per scoprire l'origine di quella sintomatologia sorda, subacuta e subcontinua che è propria dell'endometriosi. Ma i sintomi non sempre sono presenti: molte donne scoprono di esserne affette quando cominciano a desiderare una gravidanza e si accorgono di avere difficoltà a raggiungerla.Pag. 33
  L'approvazione della mozione rappresenta un passo concreto verso una reale tutela della salute delle donne. Le pazienti affette dall'endometriosi potranno finalmente curarsi adeguatamente, senza bisogno dell'aiuto finanziario dei familiari, e contare sulla diagnosi precoce per limitare il più possibile le conseguenze sull'integrità fisica e sulla qualità della vita. Il Ministro della salute sin dall'inizio del suo mandato ha compreso la severità che può raggiungere tale patologia e recentemente ha annunciato che essa sarà inserita nei nuovi LEA e le ha anche dedicato una specifica attenzione nel Piano nazionale per la fertilità. Sono diverse anche le campagne di sensibilizzazione messe in campo dal Ministero per la tutela in generale della salute della donna: ricordo, ad esempio, l'iniziativa «La mia salute di donna dipende anche da me». L'impegno del Governo per le donne è stato ribadito proprio recentemente, durante una manifestazione nazionale a Roma. In quell'occasione, infatti, è stato lanciato il Manifesto per la salute delle donne, specificando le dieci priorità su cui lavorare nei prossimi cinque anni con il contributo di tutte le forze del Servizio sanitario nazionale, delle altre istituzioni, degli stakeholder del mondo produttivo, del terzo settore e delle rappresentanze del mondo femminile e della società attiva in generale.
  L'aspettativa di vita delle donne è migliorata ed è anche superiore a quella degli uomini. Spesso, però, gli anni vissuti in più non sono sempre vissuti in salute. Sono stati fatti passi in avanti, ma tanto resta da fare per raggiungere anche nella sfera della salute per la donna – sembra paradossale – una condizione di piena parità di diritti e di opportunità. A tal fine è necessario intraprendere azioni finalizzate alla prevenzione e alla sensibilizzazione su questo tema che riguardi tutte le fasi della vita delle donne. Tutelare la salute delle donne significa anche far star bene l'intera famiglia e tutta la comunità. La mozione che impegna il Governo a tutelare le donne affette da endometriosi, ponendo l'accento su un percorso il più veloce possibile – speriamo – per la diagnosi e per la successiva cura, riaccende i riflettori su questa grave patologia e ben si sposa con le finalità del Manifesto per la salute delle donne. La mozione del Partito Democratico chiede al Governo di impegnarsi ad inserire al più presto l'endometriosi nell'elenco delle malattie invalidanti e ad adottare iniziative finalizzate all'esenzione dalla partecipazione al costo per prestazioni di diagnostica ambulatoriali specialistiche correlate...

  PRESIDENTE. Colleghi, abbassate il tono della voce, per favore ! Prego, onorevole.

  VITTORIA D'INCECCO. ...e per l'acquisto di farmaci, promuovendo altresì iniziative utili alla riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni effettuate dal Servizio sanitario nazionale; a mettere in campo forme di tutela delle lavoratrici affette da endometriosi, per garantire loro il diritto alla salute e salvaguardare il posto di lavoro; a promuovere una formazione valida e mirata...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole D'Incecco. Scusate, colleghi, io veramente non so com’è possibile in un'Aula ascoltare la persona che interviene con tutti che parlano ad una voce sempre più alta. Per favore ! Intanto prendete posto perché tra poco votiamo. Prego, onorevole D'Incecco.

  VITTORIA D'INCECCO. La ringrazio, Presidente, specialmente per un argomento come questo. Parlavo degli impegni che la mozione del Partito Democratico chiede al Governo: promuovere una formazione valida e mirata del personale sanitario dedicato e campagne informative capillari per la maggiore conoscenza nella popolazione; potenziare reti di servizi e centri di eccellenza pubblici per preservare la fertilità; istituire un registro nazionale per la raccolta e l'analisi di dati clinici e sociali allo scopo di monitorare senza differenze geografiche, come ancora purtroppo succede, l'andamento del fenomeno e individuare strategie condivise di Pag. 34intervento su questa preoccupante patologia in modo da evitarne le possibili complicanze. Il Partito Democratico chiede al Governo un impegno rapido, concreto perché l'endometriosi è una malattia che va presa in seria considerazione, nel rispetto del diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione che noi legislatori abbiamo il dovere di proteggere per la tutela di tutti i cittadini, in questo caso delle donne, nello specifico, come abbiamo detto, adolescenti e donne in età fertile, quelle che ora sono le nostre figlie, le nostre nipoti e domani saranno mogli e madri di una società spero migliore. Annuncio, pertanto, il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto. Prego i colleghi di prendere posto. Nel frattempo, diamo una bella notizia: ieri è nata Elena Maria, figlia della nostra collega Rosanna Scopelliti, a cui facciamo molti auguri sinceri (Applausi).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lorefice ed altri n. 1-00698 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vignaroli, Catania, Marotta, Dambruoso, Cassano, Zan, Rabino, Lombardi, Di Benedetto, Binetti, Mantero...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  346   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato
 346).    

  (Il deputato Dal Moro ha segnalato di avere espresso erroneamente voto favorevole. Le deputate Lombardi e Bonomo hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Incecco ed altri n. 1-01229, per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale, Invernizzi, Lombardi, Micillo, Fantinati, Baldelli, Battelli, Dadone, Capozzolo, Marzana, Elvira Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  372   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 372).    

  (La deputata Bonomo da segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01235, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pilozzi, Laffranco, Attaguile...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 35
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  377   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 377).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01237, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari, Vecchio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  377   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 377).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01238, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Formisano, Furnari, Occhiuto, Turco, Verini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  379   
   Votanti  313   
   Astenuti   66   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
 313).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-01239 (Nuova formulazione), per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Coppola, Nicchi, Monaco, Gigli, Zappulla, Albanella, Iacono. fatemi vedere, Albanella.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  382   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 382).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vargiu ed altri n. 1-01240, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Giuseppe Guerini, Baroni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  386   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 386).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Milanato ed altri n. 1-01243, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Capua.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  385   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 385).    

Pag. 36

  A questo punto sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi, nel quadro del prolungamento della vita lavorativa.

  La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aiello, Bratti, Catania, Dambruoso, Ferrara, Gregorio Fontana, Fontanelli, Lorenzo Guerini, Locatelli, Mazziotti Di Celso, Merlo, Monchiero, Realacci, Scotto, Speranza, Tabacci, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Baradello ed altri n. 1-01188, Polverini e Occhiuto n. 1-01236, Tripiedi ed altri n. 1-01241, Simonetti ed altri n. 1-01242, Pizzolante e Bosco n. 1-01244, Miccoli ed altri n. 1-01245, Baldassarre ed altri n. 1-01246, Rizzetto ed altri n. 1-01247 e Palladino ed altri n. 1-01251 concernenti iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi nel quadro del prolungamento della vita lavorativa (ore 15,02).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Baradello ed altri n. 1-01188, Polverini e Occhiuto n. 1-01236, Tripiedi ed altri n. 1-01241, Simonetti ed altri n. 1-01242, Pizzolante e Bosco n. 1-01244, Miccoli ed altri n. 1-01245, Baldassarre ed altri n. 1-01246, Rizzetto ed altri n. 1-01247 e Palladino ed altri n. 1-01251 concernenti iniziative per valorizzare i cosiddetti lavoratori maturi nel quadro del prolungamento della vita lavorativa (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 2 maggio 2016, sono state presentate le mozioni Baldassarre ed altri n. 1-01246, Rizzetto ed altri n. 1-01247 e Palladino ed altri n. 1-01251, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, sulla mozione Baradello ed altri n. 1-01188, il parere sulle premesse è favorevole. Sul primo capoverso del dispositivo il parere è favorevole. Sul secondo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valorizzare le iniziative già adottate tese a favorire l'utilizzo di strumenti di flessibilità, quali il part-time e il lavoro agile, anche per i lavoratori maturi». Sul terzo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a sostenere, per quanto di competenza, iniziative per contribuire all'attribuzione ai lavoratori over 50 del ruolo di “tutor per l'ingresso di nuova forza lavoro” e per un graduale “passaggio di consegne” tra lavoratori maturi e giovani». Sul quarto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a monitorare, attraverso l'Agenzia nazionale per le politiche attive, l'uso dei fondi pubblici stanziati per i cosiddetti “programmi di sostegno alla ricollocazione”, in modo da favorire un concreto reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori maturi». Sul quinto Pag. 37capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a supportare le iniziative imprenditoriali, anche ad opera di cooperative di lavoratori, volte a dare nuove forme di professionalità ai lavoratori maturi che abbiano perso il lavoro». Sul sesto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la possibilità di assumere ulteriori iniziative per riagevolare i datori di lavoro che assumono lavoratori maturi».
  Sulla mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01236, il parere sulla premessa è contrario. Sul primo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a rafforzare le politiche di sostegno al reddito dei lavoratori cosiddetti maturi, verificando la possibilità di adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, un percorso di accompagnamento per i lavoratori vicini al pensionamento». Sul secondo capoverso del dispositivo il parere è contrario. Sul terzo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di rafforzare le politiche attive, anche valorizzando la partecipazione alle Rete nazionale dei servizi per il lavoro, delle organizzazioni, di rappresentanza sindacale e datoriale, nonché dei fondi interprofessionali per la formazione continua nella definizione delle linee programmatiche dell'Agenzia nazionale per le politiche attive».
  Sul quarto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di assumere iniziative per destinare una quota del cosiddetto inoptato dello 0,30 per cento della retribuzione ad attività formative rivolto nello specifico ai lavoratori maturi». Sul quinto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole.
  Sulla mozione Tripiedi ed altri n. 1-01241, il parere sulle premesse è favorevole. Sul primo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a incentivare l'occupazione di questa categoria di lavoratori individuando, ove possibile, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, misure di sostegno al reddito». Sul secondo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valorizzare le iniziative già adottate tese a favorire l'utilizzo di strumenti di flessibilità, quali il part-time e il lavoro agile, anche per i lavoratori maturi». Sul terzo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di promuovere, anche attraverso misure di favore fiscale e di agevole accesso al microcredito, iniziative dei lavoratori in età matura volte ad avviare l'impresa o a salvaguardare la sopravvivenza dell'impresa, ove i medesimi siano stati in precedenza occupati». Sul quarto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole. Sul quinto capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a rafforzare, attraverso il ruolo dell'ANPAL, le politiche attive intraprese, mettendo in campo ogni ulteriore iniziativa a favore dell'occupazione che tenga in particolare considerazione le persone che potrebbero trovarsi senza reddito». Sul sesto capoverso del dispositivo il parere è favorevole.
  Sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01242, il parere sulle premesse è favorevole. Sul primo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a promuovere ulteriori iniziative volte a ridurre i livelli di tassazione sui redditi e sui consumi, al fine di garantire maggiore inclusione nel mercato del lavoro dei lavoratori maturi». Sul secondo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a rafforzare, attraverso il ruolo dell'ANPAL, le politiche attive intraprese finalizzate ad accrescere l'occupabilità dei lavoratori maturi espulsi dal ciclo produttivo». Sul terzo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la possibilità di assumere ulteriori iniziative per agevolare i datori di lavoro che assumono lavoratori “maturi”, nonché la possibilità di prevedere forme flessibili di accesso alla pensione».Pag. 38
  Sulla mozione Pizzolante e Bosco n. 1-01244, il parere sulle premesse è favorevole. Sul primo capoverso del dispositivo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di assumere, nel rispetto degli equilibri di carattere finanziario, iniziative per ampliare la sfera dei soggetti interessati al part-time agevolato, estendendolo eventualmente anche al settore del pubblico impiego». Sul secondo capoverso del dispositivo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la possibilità di assumere ulteriori iniziative per agevolare i datori di lavoro che assumono lavoratori “maturi”». Sul terzo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole.
  Sulla mozione Miccoli ed altri n. 1-01245, il parere sulle premesse è favorevole. Sul primo capoverso del dispositivo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a proseguire, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, nell'azione di sperimentazione di iniziative di sostegno di modalità di impiego flessibile dei lavoratori ultracinquantenni, anche prevedendo forme di scambio generazionale delle competenze, senza penalizzazioni sia per i giovani, sia per i lavoratori più anziani». Sul secondo capoverso del dispositivo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: «a rafforzare le politiche di sostegno al reddito dei lavoratori cosiddetti maturi, verificando la possibilità di adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, un percorso di accompagnamento per i lavoratori vicini al pensionamento».
  Sui capoversi 3 e 4 il parere è favorevole.
  Sulla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01246, il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a sostenere, per quanto di competenza, eventuali iniziative volte a favorire la creazione di laboratori sociali, dove i cosiddetti lavoratori maturi possano proseguire la propria attività anche al fine di trasmettere conoscenze, saperi e abilità ai giovani lavoratori, con particolare riferimento ai cosiddetti “vecchi mestieri”, che si sta rischiando di perdere come patrimonio, non solo lavorativo ed economico, ma anche culturale, per meglio valorizzare le capacità, risorse e competenze trasmesse sino da moltissime generazioni precedenti». Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a favorire ogni utile iniziativa finalizzata alla riqualificazione dei lavoratori ultracinquantenni». Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a valorizzare le iniziative già adottate, tese a favorire l'utilizzo di strumenti di flessibilità, quali il part-time e il lavoro agile, anche per i lavoratori maturi». Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a incentivare l'occupazione dei lavoratori maturi». Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la possibilità di prevedere forme flessibili di accesso alla pensione».
   Sulla mozione Rizzetto ed altri 1-01247 il Governo esprime parere contrario sulla premessa. Sul primo capoverso del dispositivo il Governo esprime parere contrario. Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a porre in essere utili interventi al fine di rimuovere gli eventuali ostacoli alla ricollocazione dei lavoratori maturi e sostenere iniziative che agevolino il loro accesso/ricollocazione nel mondo del lavoro». Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «ad assumere iniziative volte a promuovere, presso i centri per l'impiego, percorsi formativi finalizzati a ricollocare i lavoratori cosiddetti maturi». Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a promuovere, compatibilmente con gli Pag. 39obiettivi di finanza pubblica, ogni utile iniziativa a sostegno di coloro che sono rimasti senza fonte di reddito». Il Governo esprime parere favorevole sul quinto capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la possibilità di prevedere forme flessibili di accesso alle pensioni».
  Sulla mozione Palladino ed altri n. 1-01251 il Governo esprime parere favorevole sulla premessa. Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo. Il Governo esprime parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «ad intraprendere le opportune iniziative di competenza, volte a coinvolgere in tale evoluzione le aziende». Il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a valutare l'opportunità di prevedere campagne di comunicazione sui principali media italiani per dare visibilità ad imprese e agenzie del lavoro che hanno sviluppato comportamenti o realizzato esperienze interessanti ed innovative». Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo, con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di adottare iniziative, anche normative, volte a favorire un'equilibrata combinazione tra gli incentivi economici e le buone pratiche manageriali, oltre che un'efficiente rete di ricollocazione degli ultraquarantenni, anche attraverso il monitoraggio dei fondi stanziati in tale ambito».

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Hanno chiesto di parlare i deputati Giovanni Mottola e Walter Rizzetto, ma non sono presenti in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Maurizio Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Grazie, Presidente. Noi abbiamo voluto presentare questa mozione, la prima da cui sono poi scaturite anche le altre, proprio per rafforzare la discussione su questo tema, che a nostro avviso è molto importante, il tema dei lavoratori maturi, cinquantenni e ultracinquantenni, che vengono estromessi dal mondo del lavoro.
  Normalmente, quando si parla di disoccupazione e di queste problematiche, si pensa e si parla della disoccupazione giovanile. Quello che noi vogliamo sollevare non è un tema in contrapposizione a quello appunto della disoccupazione giovanile, ma è un tema che chiediamo che venga affrontato in parallelo, perché possano essere individuati degli strumenti utili per entrambi gli ambiti (giovani e lavoratori maturi). Quindi, non è una guerra fra poveri, fra chi non ha il lavoro o chi lo perde e quant'altro, e chiediamo una strategia comune di cammino condiviso sulle tematiche, perché davvero possono essere trovate delle forme comuni.
   Il fenomeno non ha dimensioni numeriche enormi o grandissime, ma ha delle ripercussioni molto gravi sulle famiglie e di conseguenza sulla società e queste possono diventare anche numerose, rischiose e pericolose.
  Questi lavoratori contribuiscono con il loro lavoro non solo a mantenere economicamente la famiglia, ma sostengono anche la parte formativa della loro famiglia, i ragazzi che studiano nelle scuole, che magari vanno all'università. Immaginate cosa vuol dire non poter più sostenere gli studi universitari di studenti perché improvvisamente si perde il lavoro e le rette spesso sono anche molto alte. Spesso collaborano anche al sostentamento degli anziani, della famiglia dei genitori, che magari in età anche molto adulta sono anche malati e, quindi, non sono più in grado di sostenersi autonomamente. Quindi viene a crollare un sistema familiare che sostiene ciò che è vita della famiglia e anche della società.
   Quindi, noi chiediamo proprio davvero che su questo vengano fatte delle riflessioni importanti. Le iniziative governative che si stanno attuando nei confronti appunto delle politiche a favore dell'inserimento Pag. 40lavorativo dei giovani sono importanti, sono apprezzabili, sono del tutto utili ovviamente, ma da questo tema non bisogna allontanarsi o distrarsi.
  Bene il coinvolgimento dell'agenzia che ha chiesto di introdurre il Governo, con il sottosegretario poco fa, nel dispositivo (crediamo che sia importante), ma noi crediamo che sia molto importante il ruolo dei comuni in questo percorso: i comuni sono vicini ai problemi, conoscono i problemi, possono prevenire i problemi e trovare delle soluzioni in loco, monitorando i fenomeni sociali che si sviluppano nei vari territori cittadini e non, e monitorando anche delle possibili soluzioni prima che i fenomeni vengano a verificarsi, dei piani condivisi che le autorità locali possono davvero mettere in piedi con il coinvolgimento di associazioni della rete territoriale che si occupa di questi aspetti, assistenziali ma non solo, anche imprenditoriali, le nuove imprese che possono nascere da un'occasione triste come quella della perdita di un lavoro. Così come il coinvolgimento delle fondazioni di comunità sul territorio, così come le fondazioni di origine bancaria che diventano spesso anche il motore trainante di tante iniziative sociali sul territorio.
  L'obiettivo evidentemente è quello di ricreare coesione sul territorio, di creare comunità, facendo sentire attive ancora queste persone che hanno perso un lavoro, ma a cui vogliamo trovare qualche altra soluzione di occupazione e di aiuto alla vita quotidiana. Non è solo una questione economica quella che noi solleviamo con questa mozione; certamente lo è anche, lo è molto, in gran parte perché economicamente le famiglie e le persone si sostengono, ma è anche una questione di coerenza e di saggezza nelle politiche che andiamo a raccontare, credo tutti i partiti e i movimenti che sono attivi nella vita pubblica italiana. Coerenza e saggezza su queste politiche sociali, con la convinzione che ha una grande importanza il capitale umano che si è creato negli anni di queste persone, che hanno lavorato, hanno dato energie, hanno dedicato il loro tempo, hanno consumato il loro tempo per lavorare spesso per il bene non solo della propria famiglia ma anche di altri.
   Ecco, noi crediamo che serva un ripensamento globale su queste tematiche, una riflessione ampia che passi dal tema del lavoro, dal tema delle pensioni, dal tema dell'età pensionabile, dal tema del lavoro del tempo, che portano tutti e tutto a ragionare su quello che noi definiamo, in una maniera forse un po’ superficiale «benessere», «ben essere», separando le due parole, vivere bene, vivere bene nel mondo in cui ci troviamo, nella realtà in cui ci troviamo.
  Serve un pensiero rinnovato. Pensiamo ai lavori usuranti di cui spesso si parla, su cui bisogna trovare una strada, una riflessione o un aiuto. Pensiamo agli insegnanti e alle insegnanti, in particolare, che vanno avanti fino a 60 anni, magari in una scuola materna con dei bambini iperattivi, ipercinetici, e devono gestirli, appunto, a quell'età. Serve una riflessione globale.
  Dunque, gli impegni che chiediamo o, meglio, che proponiamo al Governo evidentemente sono ampi, sono materie di discussione, sono materie che vanno approfondite. Ma riteniamo che sia importante davvero trovare dei ragionamenti di flessibilità e di adattamento in questo rinnovato pensiero, di cui dicevo, sul tema del lavoro e sul tema della pensione.
  Crediamo che sia importante uno strumento, quello del part-time in ingresso e in uscita. Dicevo prima dell'affiancare il ragionamento sui giovani che entrano nel mercato del lavoro e su chi, invece, ne viene estromesso. Un affiancamento di part-time fa di due disoccupati – forse due mezzi occupati, due occupati a 3/4, con magari minore stipendio – delle persone che sono impegnate e rende vive queste persone nel mondo del lavoro.
  Chiediamo – e lo ribadisco – un coinvolgimento forte, con delle risorse per i comuni, attraverso le agenzie e attraverso gli strumenti che si ritengono più idonei, ma un coinvolgimento forte dei comuni perché diventino il baricentro per la soluzione dei problemi di queste persone, in particolare, di cui oggi vogliamo parlare.Pag. 41
  L'ultimo tema è stato ritoccato anche dal sottosegretario. Si tratta del tema degli sgravi fiscali e di quanto può accompagnare le forme di assunzione per le imprese. Ripeto: anche questo fa parte di quel ragionamento ampio, di quella visione più ampia che chiediamo di poter costruire con il dovuto tempo, ma con una certa fretta, per dare risposta a queste persone che sono in difficoltà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie, Presidente. Sono mozioni e risoluzioni che ovviamente cercano di dare una risposta a una situazione che non si è creata autonomamente, perché quella dei lavoratori maturi fa il paio con quella degli esodati e fa il paio con tutte quelle situazioni di difficoltà all'accesso al mondo della pensione che sono figlie della «riforma Fornero» che questo Parlamento ha votato, molto probabilmente con il solo voto contrario della Lega Nord. Quindi, proprio il partito che esprime quel «tesoro» – diciamo così –, come loro lo interpretano, politico e istituzionale, che proviene dal Governo Monti, è di fatto responsabile di questa situazione, di parte di questa situazione ovviamente.
  Quindi, soluzioni per risolvere questa problematica non possono prescindere da una flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e pertanto la «riforma Fornero» deve essere immediatamente oggetto di un intervento di modifica strutturale proprio da parte di questo Parlamento.
  Piuttosto che dedicare del tempo a fare risoluzioni, per la maggioranza sarebbe più interessante dedicare del tempo, per questa maggioranza e per questo Parlamento, per modificare la «legge Fornero» e per trovare le risorse necessarie affinché sia la fiscalità generale a trovare la soluzione e non i datori di lavoro e gli stessi lavoratori attraverso una flessibilità in uscita penalizzata in termini di assegno e penalizzata in termini di prestito, visto che pare voglia essere questa la soluzione che il Governo ci propinerà nell'immediato, stante quanto oggi riportato dai giornali nazionali in ordine all'incontro fra Ministero e sindacati a fine mese proprio per impostare questa tipologia di flessibilità in uscita che noi giudichiamo incompleta. È incompleta per il semplice motivo che saranno di nuovo i lavoratori e le imprese a pagare ciò che invece dovrebbe pagare lo Stato, che è quello di dare la pensione soprattutto per il fatto che, essendo il sistema per la maggior parte di tipo contributivo, è chiaro che il lavoratore andrebbe a prendersi i soldi che ha versato attraverso il suo montante.
  È chiaro che anche la soluzione che il Governo va ad inserire in tutte le mozioni, compresa la nostra, cioè quella di utilizzare l'ANPAL come strumento di politiche attive del lavoro, noi la vediamo decisamente col fumo negli occhi: è, cioè, l'esatto opposto di quello che è necessario a questo Paese.
  Lei, sottosegretario, viene da un territorio, che è quello del Piemonte, che ha delegato proprio ai territori, alle province, la politica attiva, la gestione delle politiche attive del lavoro, attraverso i centri per l'impiego e la mia provincia, che è quella di Biella, e la sua provincia, che è quella di Novara, erano l'eccellenza italiana proprio in questo settore. Quindi, io trovo del tutto inopportuno centralizzare qui a Roma, a livello centrale, la gestione del collegamento fra mondo del lavoro e disoccupazione, perché qui non si conoscono le realtà produttive, non si conoscono le realtà territoriali e solo andando sempre più nel particolare si riescono a dare delle risposte precise, puntuali e veloci. Solo abbinando i corsi di formazione attraverso la richiesta del mondo del lavoro si riescono a dare delle soluzioni alle problematiche e non, invece, accentrando e creando delle poltrone inutili e addirittura dannose per la soluzione del problema.
  Io capisco che in altre realtà – per me l'Italia è troppo lunga, è troppo lunga – e in molte parti del Paese questo non ha funzionato, ma non si risolve il problema, penalizzando le realtà che hanno ben Pag. 42dimostrato di essere responsabili e attive in questo campo (quindi, non andando a penalizzare la virtuosità). Non è togliendo la virtuosità al nord per darla al sud che si risolve il problema, né tantomeno centralizzando a Roma, e di questo lei ne vedrà le conseguenze anche sul suo territorio.
  È chiaro, poi, che il combinato disposto fra l'Agenzia nazionale per le politiche del lavoro e il centro nevralgico che verrà a costruirsi attraverso il «disegno di legge povertà», che porta in capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali – quindi centralizzando – tutte le politiche in tema sociale, di gestione del sociale, a discapito delle regioni e degli enti locali, farà sì che, con la centralizzazione, qui a Roma, di tutto questo sistema, sia dei servizi sociali sia delle politiche attive del lavoro, che dovranno comunque dialogare per trovare soluzione sia alla povertà sia alla mancanza di reddito, il problema verrà acuito e non verrà risolto, proprio perché la cabina di regia sarà lontana dalla realtà e dalle reali esigenze delle singole autonomie istituzionali.
  Quindi, è per questo che io non posso accettare la modifica che lei ha fatto sulla mozione, se non sbaglio al secondo capoverso (comunque a uno dei capoversi), nel quale indica l'ANPAL quale strumento per realizzare, appunto, l'occupazione e per trovare occupazione ai lavoratori maturi. Per noi, invece, è l'esatto opposto: si tratta di dare autonomia maggiore alle istituzioni territoriali, dare risorse alle regioni, le quali possono dare risorse alle provincie o a quello che è rimasto dopo quella nefasta riforma che ha polverizzato i centri per l'impiego e che ha polverizzato quel contatto diretto fra imprese, cittadini, associazioni di categoria, mondo del lavoro e, ovviamente, tessuto sociale e imprenditoriale. Avete disintegrato tutto ciò che faceva comunità per accentrarlo a Roma e per dimostrare all'Europa che non sono le regioni il vero futuro, che l'Europa non è il futuro delle piccole patrie ma sono le nazioni, le nazioni che, a mio avviso, non possono più invece essere rappresentate proprio perché non rappresentano altro che se stesse. Ecco che tutto ciò che io ho detto verrà tramutato in voto, quindi con un sostegno alla nostra posizione e non a quella proposta dal Governo.
  In conclusione, è chiaro che – ripeto – solo riaprendo le porte alla progressione economica del Paese, non certo all'austerità e alla rigidità di bilancio (quindi attraverso politiche di crescita), si riuscirà a ridurre il costo del lavoro, a ridurre la tassazione sui redditi e sui consumi, che sono la vera piaga sociale del nostro Paese. È una tassazione sul costo del lavoro, una tassazione sul lavoro certamente troppo elevata, che fa in modo che le imprese non riescano ad assumere e fa sì che i lavoratori fuoriusciti dal mondo dell'impresa non abbiano la possibilità di rientrarvi. La tassazione sui redditi e sul consumo sono decisamente elevate – e vedremo adesso, con le clausole di salvaguardia sull'IVA, quale sarà la soluzione che il Governo proporrà per non avere un ulteriore aumento del costo sui consumi – e si traducono in disoccupazione e in mancanza di posti di lavoro. Quindi, nella mozione del partito di maggioranza, del Partito Democratico, si dice di continuare la sperimentazione sulle decontribuzioni. Io direi che più che sperimentare bisogna decontribuire. Quindi, trovate i fondi per rendere strutturali e stabilizzate tutte le decontribuzioni, sia per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani, sia per quelle dei lavoratori maturi. Puntiamo immediatamente sulla flessibilità in uscita per rivendicare con forza il danno sociale, politico ed economico che ha fatto la riforma Fornero per le pensioni. Aumentiamo la domanda interna attraverso politiche di decontribuzione e di taglio del costo del lavoro e di riduzione della tassazione, sia sui redditi, che sui consumi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Oliaro. Ne ha facoltà.

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  ROBERTA OLIARO. Grazie Presidente. Le mozioni discusse in Aula e che ci apprestiamo a votare sono espressione di un problema che, da diversi anni, è al centro dell'attenzione del Parlamento italiano e delle politiche di programmazione europee e nazionali. Il problema dei lavoratori over 40 è sempre più sentito, soprattutto in un contesto in cui il mercato del lavoro è in tensione ed in continua riprogrammazione a favore dell'ancora più temuta disoccupazione giovanile, cosa che rende il reinserimento degli older workers sempre più complesso. Una delle preoccupazioni maggiormente sentite è la sostenibilità dei sistemi pensionistici a fronte di cambiamenti e trasformazioni del mercato del lavoro che mettono lavoratori ed imprese in una situazione difficile in merito alla gestione efficace ed efficiente delle proprie risorse. Nel corso degli ultimi anni si è cercato di operare attraverso un giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza del posto di lavoro in modo da consentire alle imprese di valorizzare le risorse possedute, coniugando le proprie esigenze di sviluppo con le esigenze individuali di protezione e di promozione sociale dei lavoratori che in esse operano. Anche l'Unione europea ha in più occasioni sostenuto l'importanza di salvaguardare l'occupazione dei lavoratori in età attiva, riconoscendoli quale componente essenziale dell'offerta di manodopera e risorsa per uno scambio generazionale funzionale allo sviluppo del sistema produttivo. Già nel 2004 la Commissione europea invitava gli Stati membri a promuovere lo sviluppo della qualità del lavoro, favorendo in modo attivo quelle categorie di lavoratori che, per obsolescenza delle proprie competenze professionali o per scelte orientate alla riduzione del costo del lavoro, rischiavano di uscire dal sistema produttivo. In questo contesto, la Commissione ha riconosciuto un ruolo cruciale ai servizi di orientamento, nonché ai sistemi formativi quali strumenti per gestire, in modo efficace ed efficiente, tali problematiche. Un ruolo strategico viene quindi riconosciuto ai servizi per il lavoro quali strutture deputate alla gestione di azioni ed interventi di politica attiva orientati a rispondere alle nuove domande sociali connesse al prolungamento della vita lavorativa.
  Partendo dalle misure previste dal decreto-legge n. 201 del 2011 risulta, quindi, evidente la necessità di ricorrere a nuovi strumenti giuridici in grado di rafforzare la domanda di lavoro, rimuovendo gli ostacoli che impediscono o comunque frenano la domanda e l'offerta nella fascia degli over 40. Occorre favorire l'invecchiamento attivo, combinando e conciliando le esigenze peculiari dei lavoratori fuoriusciti dal mercato del lavoro a causa della perdita del posto o perché inattivi con quelle delle imprese, delle famiglie e delle comunità locali. È di tutta evidenza la necessità, non solo di introdurre incentivi mirati a sostenere la ricollocazione dei lavoratori maturi espulsi o a rischio di espulsione, ma soprattutto di promuovere e agevolare l'utilizzo di strumenti e politiche finalizzati a sostenere la diversa capacità di lavoro di questi lavoratori. Questo è quello che chiediamo al Governo attraverso la nostra mozione: la valorizzazione della persona posta al centro delle attività produttive ed occupazionali. È possibile realizzare tutto ciò solo attraverso adeguati strumenti normativi ed un cambiamento di mentalità. Per questo chiediamo che venga promossa ogni utile iniziativa atta a diffondere una cultura ed una prassi finalizzate alla valorizzazione degli over 40 nei processi di ricerca e selezione di personale.
  Imprese ed agenzie che hanno sviluppato comportamenti o realizzato esperienze innovative virtuose sul tema esistono. Sono questi gli esempi che vanno promossi e valorizzati e devono essere messi a fattore comune. Per questi motivi, Scelta Civica accetta le riformulazioni proposte dal Governo e voterà con convinzione a favore di tutte quelle mozioni attraverso le quali si chiedono precisi impegni affinché vengano arginate tutte le discriminazioni verso i lavoratori maturi (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante, ma è assente. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Grazie, signor Presidente. Eurostat ha pubblicato lo scorso 26 aprile i dati relativi all'occupazione in Europa. Nel 2015 si evince che l'Italia ottiene il penultimo posto avendo un dato migliore solo rispetto alla Grecia. Il tasso di occupazione relativo alla fascia di età 20-64 anni è pari al 60,5 per cento, mentre il target fissato dalla Strategia europea 2020 per l'Italia è di un tasso di occupazione al 67 per cento. Analizzando i dati disaggregati si evince che il numero dei lavoratori più anziani tra i 55 e i 64 anni è in aumento e tale tendenza è dovuta in particolare all'entrata in vigore di nuove regole per il pensionamento introdotte dalla legge Fornero che hanno ritardato il ritiro dal lavoro e probabilmente da un calo generale degli occupati. La tesi che l'occupazione degli anziani impedisca quella dei giovani si è trasformata in politiche tese ad aumentare gli occupati giovani mandando in pensione gli anziani utilizzando i prepensionamenti come strumento di risoluzione delle crisi aziendali. Il risultato è stato quello di aver fatto lievitare la spesa previdenziale e i contributi sociali con l'esito che ad essere penalizzata è stata proprio l'occupazione dei giovani già condannata dalla precarizzazione del lavoro e dalle politiche basate sul lavoro accessorio. Pensiamo all'esplosione dell'utilizzo dei voucher. In Europa tra il 2007 e il 2013 si è rilevata una correlazione positiva tra la variazione del tasso di occupazione dei 55-64enni e quella del tasso di occupazione dei 25-34enni. Infatti, nei Paesi europei, dove il tasso di occupazione degli anziani è cresciuto di più, anche quello dei giovani è a sua volta aumentato o calato meno, esattamente il contrario di quanto avviene in Italia. Appare di tutta evidenza che il tema dell'occupazione dei cosiddetti lavoratori maturi identifica una serie di questioni di rilevanza economica e sociale connesse all'occupazione dei lavoratori tra i 45 e i 64 anni di età che attengono alle tematiche dell'invecchiamento demografico della popolazione e dai risvolti che questo comporta nell'equilibrio dei sistemi di welfare, previdenza e di gestione del mercato del lavoro. La situazione oggi è caratterizzata da una vasta precarizzazione del lavoro e da ingressi più tardivi nell'occupazione regolare. Si tratta, quindi, di trovare adeguate combinazioni che consentano alle imprese di valorizzare le risorse possedute coniugando le proprie esigenze di sviluppo con le esigenze individuali di protezione e di promozione sociale dei lavoratori che in esse operano. L'Unione europea in diverse occasioni ha sostenuto l'importanza di salvaguardare l'occupazione della popolazione in età attiva riconoscendo i lavoratori delle fasce di età più elevate, i cosiddetti lavoratori maturi, quale componente essenziale dell'offerta di manodopera e risorsa qualificata, ma all'interno di uno scambio generazionale non conflittuale.
  Le misure introdotte dalla legge n. 92 del 2012, la legge Fornero sul mercato del lavoro, si sono rilevate insufficienti in quanto non inserite in un quadro strategico teso all'allargamento delle offerte di lavoro stabile, ma al contrario all'interno di una spinta sempre più forte verso la precarizzazione. Si tratta, quindi, di affrontare la questione dei lavoratori maturi, definendo e adottando linee occupazionali orientate non solo a garantire l'occupazione dei lavoratori maturi o il loro reimpiego, ma anche a promuovere più in generale lo sviluppo del lavoro, favorendo in modo attivo, con politiche occupazionali pubbliche, l'ampliamento dell'offerta di lavoro da parte del sistema produttivo, evitando quel contrasto generazionale che ha prodotto e produce più precarietà per i giovani e per i lavoratori maturi, espulsione ed esclusione dalla produzione o allungamento dell'età pensionabile. Si tratta di un sistema che, allo stato dei fatti, è fallimentare.Pag. 45
  Proprio nei giorni scorsi si è detto, a riprova di quanto sopra detto, che la generazione 1980, definita la più istruita di sempre, rischia di essere abbandonata a se stessa. L'ISTAT stesso conferma i gravi e preoccupanti calcoli dell'INPS, secondo cui, per un lavoratore tipo nato tra il 1980 e il 1990, c’è una discontinuità contributiva, legata probabilmente a episodi di disoccupazione di circa due anni. Si tratta di un buco destinato a pesare sul raggiungimento delle pensioni, che, a seconda del prolungamento dell'interruzione, può slittare anche fino a 75 anni.
  Questo contraddice quanto affermato dalle mozioni in discussione. In tale ambito, pur riconoscendo che vi siano problematiche relative alla disoccupazione di lunga durata o alla reimmissione dei lavoratori over 45 nel mercato del lavoro, non appare questa la priorità, se non inserita in una programmazione di azioni che vedono la lotta alla disoccupazione nell'ambito di un progetto strategico, con il quale affrontare i nodi relativi alla disoccupazione in Italia, a partire semmai da quella giovanile e femminile, comprendendo che non è certo nel prolungamento della vita lavorativa dei lavoratori maturi che si può partire per affrontare il nodo dell'occupazione.
  D'altra parte, i lavoratori che rientrano nel circuito professionale in età avanzata sono disposti a scendere a compromessi ed accettare stipendi inferiori, abbassando il valore economico della loro nuova posizione lavorativa, perché sono molto vicino alla pensione. E alle aziende, che, dopo il Jobs Act e grazie alla decontribuzione, sono tornate ad assumere, appare conveniente impiegare un lavoratore maturo con esperienza e a basso costo.
  Il punto politico centrale è il contrasto alla precarietà, che oggi ha assunto una dimensione esistenziale, sia per una forte esposizione all'instabilità contrattuale sia per l'accettazione volontaria di meccanismi di autosfruttamento. Un poeta contemporaneo, Gian Maria Testa, ci narra che ai tempi nostri si incontrava la celere, oggi troviamo la precarietà; la precarietà che, per i giovani, è una condizione di vita e che ti spinge a sacrificare la nostra dimensione intima e personale, i diritti e le giuste rivendicazioni. Per questo voteremo contrariamente alle mozioni presentate, ad eccezione della mozione Tripiedi e altri, della mozione Miccoli e altri e della mozione Baldassarre e altri, sulle quali ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario. Ci troviamo, a tre anni ormai, passati da qualche settimana, dall'insediamento di questo Parlamento, di questa Camera, a parlare in maniera ossessiva della ormai nota vicenda prodotta dalla cosiddetta legge Fornero, la legge che ha previsto un drastico innalzamento dell'età pensionabile e che, quindi, ha prodotto non soltanto in tema previdenziale un drastico innalzamento dell'età, in particolare per le donne, ma soprattutto ha creato i cosiddetti «esodati» o, come qualcuno recentemente li ha rinominati, i cosiddetti «salvaguardati».
  Sono persone avanti con gli anni, persone che hanno perso il lavoro, persone che avevano sottoscritto accordi rispetto a regole già esistenti, persone che escono anche da aziende importanti (ricordo soltanto Telecom e Poste), persone che sono rimaste senza lavoro e senza pensione e alle quali non sono stati dati nemmeno gli strumenti rispetto alla loro volontà, più volte manifestata, di rientrare nel mercato del lavoro, non potendo raggiungere la tanto sospirata pensione.
  Chiaramente, anche la vicenda dei cosiddetti «salvaguardati» non ha soltanto evidenziato crisi drammatiche, anche sul piano familiare, ma soprattutto ha manifestato la mancanza di strumenti di politica attiva finalizzati a riqualificare o a rioccupare i lavoratori coinvolti. Ma, peggio ancora, non ha messo la politica e, quindi, il Parlamento nelle condizioni di operare misure organiche che potessero Pag. 46dare una risposta, perché le stesse banche dati di cui dispone questo Paese sono scollegate tra di loro e molto spesso non rispondono alle esigenze delle Commissioni o del Parlamento, nel suo insieme, per poter in qualche modo legiferare e dare una risposta organizzata a questi eventi drammatici. Lo abbiamo visto in Commissione lavoro: sono tre anni che incontriamo, quasi settimanalmente, tutti coloro che dovrebbero fornire ai parlamentari gli strumenti per legiferare. Mi riferisco all'INPS, al MEF, alla Ragioneria generale dello Stato, al Ministero del lavoro. Si tratta, quindi, di persone alle quali non riusciamo a dare una risposta in termini previdenziali, che non riusciamo a ricollocare e che, quindi, rimangono ormai da anni prive di reddito.
  È un fatto drammatico e mi auguro che anche l'incontro che – lo abbiamo appreso nella giornata di ieri – ci sarà il 24 maggio con le organizzazioni sindacali, per parlare della questione previdenziale, non sia l'ennesimo spot elettorale. Ricordo a me stessa che i pensionati di questo Paese si sono visti promettere gli 80 euro alla vigilia delle elezioni europee, per poi smentirsi immediatamente dopo il voto ottenuto da parte del Governo. Ecco, anche questa tempestività dell'incontro del 24 maggio appare, quanto meno, sospetta. Mi auguro che non sarà così.
  Comunque, i dati che abbiamo sotto gli occhi ci chiedono una risposta urgente, ci chiedono una risposta che va nella sostanza delle cose, ci chiedono una risposta che – ripeto – è necessaria anche per le percentuali di lavoratori maturi coinvolti nella questione di cui stiamo parlando. L'Osservatorio delle politiche occupazionali e del lavoro dell'INPS ha pubblicato dei dati, gli ultimi disponibili, a novembre del 2015 su tutti coloro che hanno utilizzato strumenti di disoccupazione nella fascia di età compresa oltre i 45 anni. Il numero dei beneficiari dell'ASpI è pari a 385.281 unità, che – detto così – può sembrare poco, visto che parliamo di milioni di italiani, ma vale il 36,7 per cento. Il numero dei beneficiari della mini ASpI è oltre 130 mila unità; anche in questo caso si tratta di oltre il 26 per cento. Il numero dei beneficiari dell'indennità di disoccupazione agricola è di oltre 240 mila unità, pari addirittura al 46,4 per cento. Cito questi dati per renderci conto di quante sono le persone che accedono a questi strumenti ed accedono a questi strumenti semplicemente perché, purtroppo, sono rimaste prive di lavoro e prive di una indennità sostitutiva o della loro pensione.
  Nel complesso, i beneficiari dell'indennità di disoccupazione nella fascia di età di cui stiamo parlando, cioè quelli oltre i 45 anni, sono il 36,4 per cento. Quindi, parliamo di una cifra enorme. Ed anche coloro che accedono all'indennità di mobilità sono oltre il 53 per cento. È per questo che abbiamo ritenuto, anche noi di Forza Italia, sulla scia di una prima mozione presentata dai colleghi di Scelta Civica, di metterne in campo anche una nostra.
  Oggi abbiamo visto che, anche rispetto alle ulteriori riforme che il Governo sta mettendo in campo, rischiamo di creare nuovi disoccupati sempre in questa fascia di età. Questa mattina stanno manifestando fuori dall'Aula di Montecitorio anche i medici fiscali, perché l'INPS ha deciso evidentemente di utilizzare strumenti diversi rispetto ai controlli. Io mi domando: un Paese più schizofrenico del nostro, qual è ? Un Paese che da un lato, tutti i giorni, ci racconta nei talkshow che abbiamo un assenteismo che fa tremare i polsi, rispetto ad alcuni settori – proprio ieri abbiamo ascoltato i sindacati in Commissione I e XII rispetto ai licenziamenti disciplinari –, e poi diminuisce le visite attraverso i medici fiscali. Io mi domando se tutti abbiamo la piena coscienza della situazione che stiamo vivendo e se vogliamo veramente, anche rispetto ai licenziamenti, colpire coloro che meritano una giusta punizione perché evidentemente non svolgono il loro lavoro, ma al tempo stesso mettiamo a disposizione degli altri strumenti per continuare a lavorare.
  Soprattutto, mi domando – e lo chiedo anche al sottosegretario, perché ovviamente Pag. 47ha dato parere positivo a tutte le mozioni, almeno a quelle che trattavano dell'ANPAL, e l'ha inserita nelle altre – se siamo così convinti di aver fatto un servizio concreto, che vada nella direzione di mettere veramente in contatto chi cerca un lavoro – magari chi ne ha perso uno si deve riqualificare e ricollocare – e chi quel lavoro lo può offrire, oppure se stiamo semplicemente scardinando l'ennesimo sistema che in qualche modo, negli anni, aveva prodotto dei risultati, come abbiamo fatto per le province, dicendo agli italiani che non esistono più ma in realtà abbiamo semplicemente eliminato la possibilità degli italiani di votare i rappresentanti e, al tempo stesso, le abbiamo depotenziate; quindi vediamo, anche dal punto di vista dell'erogazione dei servizi, una penalizzazione per i cittadini; oppure se non si voglia, attraverso l'ANPAL, indebolire ancora di più, rispetto a quanto non state facendo con la riforma costituzionale, che poi andremo a votare attraverso il referendum ad ottobre, anche la parte, che pure funzionava, delle regioni, per consegnare tutto ad un'Agenzia che ancora stenta a prendere forma e che sarà, essendo essa a Roma, sempre più distante da quelle che sono le esigenze delle persone.
  Quindi, mi domando se c’è la consapevolezza di quello che si sta facendo in termini di danni ad un sistema che ha funzionato; e mi domando se, per esempio, autorevoli colleghi del Partito Democratico abbiano compreso che di fatto si sta scardinando uno dei Ministeri più importanti di questo Paese, che è il Ministero del lavoro, per formare evidentemente strumenti che rispondano a logiche diverse. Allora, sulla base di questo abbiamo chiesto degli impegni sottosegretario – e concludo –, perché lei ha dato parere negativo alla nostra premessa, che noi chiediamo comunque venga posta in votazione, ed ha dato parere negativo a due punti dei nostri impegni, uno dei quali sinceramente mi lascia senza parole – e lo chiedo sempre ai colleghi del Partito Democratico –, perché lei ha dato parere negativo al punto in cui noi chiediamo di coinvolgere le organizzazioni di rappresentanza sindacale e datoriale nonché dei Fondi interprofessionali per la formazione continua nella definizione delle linee programmatiche appunto di quell'Agenzia nazionale a cui facevo riferimento prima. Ecco, è un Governo che continua a lavorare da solo, senza farsi carico di quelle che sono le competenze di associazioni di rappresentanza e lasciando, dal punto di vista professionale, tanti lavoratori maturi al loro destino. Quindi, su questo chiederemo il voto e accettiamo per il resto le riformulazioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Davide Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Presidente, intanto dico che ci sembra strano che si discuta una mozione di tale importanza così, in una maniera molto semplice, accusando il Ministro Fornero di aver votato una legge che ha rovinato la vita a molti pensionati. È vero, l'ha proposta la dottoressa Fornero, ma l'ha votato il Parlamento, quindi il Partito Democratico e Forza Italia, quelle persone che oggi contestano quella legge. Quindi, dobbiamo essere chiari con noi stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In questa mozione si parla dei lavoratori in età matura, che sono quei lavoratori che sono troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per continuare a lavorare, secondo molte imprese e molti analisti. La questione è che molti di loro hanno 40 anni di contributi e, nonostante abbiano maturato secondo noi molti contributi, non riescono ad andare in pensione. Mi vengono in mente anche i lavoratori edili: oggi non è possibile che un muratore vada in pensione a 67 anni ! Tra l'altro, anche loro rientrano in questi casi. Perché dico questo ? Perché il mondo dell'edilizia ha avuto una crisi settoriale mai vista nella storia, e mentre il Governo punta alle energie fossili, il MoVimento 5 Stelle vorrebbe puntare seriamente in investimenti che guardano alla riqualificazione edilizia dei nostri condomini o delle Pag. 48nostre scuole, perché abbiamo uno spreco energetico che dobbiamo contrastare facendo proprio lavorare i muratori e dando la possibilità loro di andare un pochino in pensione prima inserendoli all'interno delle attività usuranti.
  Il MoVimento 5 Stelle sta facendo questa battaglia da circa due anni, per dare la possibilità a un muratore di non andare in pensione a 70 anni. Io faccio parte della generazione degli anni Ottanta: secondo il presidente dell'INPS, Boeri, noi di quella generazione percepiremo la pensione a 75 anni, quindi sembra quasi che moriremo – facciamo le corna – prima di prendere la nostra pensione. Ecco perché dobbiamo puntare e guardare avanti cercando l'abrogazione di questa legge vergognosa che è la «legge Fornero», innanzitutto individuando quali sono i mestieri per i quali si può lavorare fino a 70 anni, perché un banchiere lo può fare, potrà decidere di lavorare fino a 70 anni, un muratore no, assolutamente no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, dobbiamo sottolineare la differenza che c’è tra un muratore e un banchiere e tra un bancario e un ragazzo, un signore che lavora nei mercati, alzandosi alle 4 di mattina per andare a fare il suo dovere dignitosamente.
  La cosa che ci fa paura è che Renzi sta già preparando le slide per fare la solita campagna illudendo le persone, inserendo all'interno della riforma la cosiddetta Ape, che praticamente è il prestito bancario che daremo ai lavoratori, con una penalizzazione, per andare in pensione. Questa è la follia delle follie: il Governo che chiede aiuto alle banche per garantire e concedere alle persone che si accingono ad andare in pensione un prestito bancario. Secondo noi questa è una follia ! È una follia che si discuta una mozione che, sinceramente, da quando ne abbiamo presentate, non sono mai state prese in considerazione seriamente dal Governo. Apprezziamo il fatto che il Governo abbia accettato molti punti della nostra mozione, ma volevo chiudere dicendo che il MoVimento 5 Stelle, nel primo punto del programma, ha una cosa che si chiama reddito di cittadinanza, che può garantire a queste persone in età avanzata la dignità. Quindi: perdo il posto di lavoro, non rimango a piedi, non rimango senza reddito, ma con una garanzia, che si chiama reddito di cittadinanza, con il quale si potrebbe risolvere molti di questi problemi. Così facendo si evita anche il conflitto generazionale, quel conflitto che c’è tra giovani e meno giovani, perché il Governo sta facendo confusione: preferisce dare 80 euro a chi il lavoro ce l'ha e non investire quei 10 miliardi di euro per creare vero ricambio generazionale, dando la possibilità ai giovani di restare in Italia e non di scappare. Voglio darvi questo dato: l'Italia è il secondo Paese per emigrazione, prima di noi c’è solo la Romania. I nostri giovani stanno scappando perché non gli garantiamo un reddito. La questione che mi fa arrabbiare è che questi giovani li formiamo noi, e il nostro sapere lo mandiamo in Inghilterra, lo mandiamo in Australia, quindi noi stiamo perdendo delle risorse. Il pensiero del MoVimento 5 Stelle va a tutte quelle persone in età matura che, grazie alle scelte politiche e industriali di questo Governo, si ritrovano in una vera difficoltà. Ripeto: se vogliamo dare una soluzione definitiva a questo problema, dobbiamo tutti impegnarci a sviluppare la norma che il MoVimento 5 Stelle ha nel primo punto del programma, che è il reddito di cittadinanza.
   Cerchiamo di darci da fare, cerchiamo di valorizzare questa mozione e cerchiamo di farlo tutti insieme, perché questa non deve essere una battaglia politica, ma tutti insieme cerchiamo di dare delle risposte concrete, senza illudere le migliaia e migliaia di cittadini in difficoltà, grazie alle porcherie che questo Governo ha votato alle spalle di migliaia di italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Miccoli. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Grazie Presidente. Sono stati citati molti dati, però basterebbe Pag. 49uscire qua fuori oggi a Montecitorio, dove stanno manifestando i lavoratori dell'IBM, e accorgersi, guardandoli in faccia, che cosa significa il dramma dei lavoratori che superano i cinquant'anni. Sì perché nel 1950 una persona aveva il suo primo impiego tra i 15 e i 18 anni, per poi smettere entro i 60 anni. Oggi si tende a entrare nel mercato del lavoro tra i 25 e i 30 anni, per uscirne verso i sessantacinque, settanta. Il risultato in un Paese come il nostro, tra i più vecchi e longevi del mondo, è che 7 milioni di lavoratori, circa il 30 per cento della popolazione attiva, ha più di 50 anni e molti dei disoccupati, il 6 per cento della fascia d'età over 50, si trovano a rimettersi in gioco cercando di convincere le aziende che non è la data di nascita quello che conta. Il tutto mentre gli Stati europei stanno attraversando un periodo di transizione demografica che pone al centro il rapido e progressivo invecchiamento della popolazione e di conseguenza la necessità di promuovere iniziative a favore della qualità della vita e del benessere delle persone più mature per garantire un invecchiamento attivo della forza lavoro. Qui da noi, in Italia, se nel 2013 si contavano 17 milioni di individui over 50, si prevede che nel 2033 saranno 22,5 i milioni di persone che superano i cinquant'anni.
  Non c’è dubbio che per oltre un secolo il sistema di tutele sociali che avevamo, che sono state ritagliate su rischi prevedibili delle singole fasi nel corso della vita, gioventù, maturità vecchiaia, ha fino a poco tempo fa svolto efficacemente il suo ruolo, anche rafforzato da quella stupenda stagione di lotte che ha portato ulteriori benefici ai lavoratori e ai pensionati, quella lotte che si sono svolte negli anni Sessanta e Settanta e che costruirono quel modello di welfare. Nella situazione attuale, però, ci si è caratterizzati da condizioni di minore stabilità e da ingressi più tardivi nell'occupazione regolare. La questione è divenuta quella di trovare nuove combinazioni tra flessibilità e sicurezza che consentano alle imprese di valorizzare le risorse possedute, coniugando le proprie esigenze di sviluppo con le esigenze individuali di protezione e di promozione sociale di lavoratori che in esse operano. La crisi e la conseguente crescita della disoccupazione nelle fasce più adulte della popolazione, è un fenomeno che si è diffuso, anche a livello nazionale, negli ultimi anni, e l'esito di quella crisi, in attesa di processi di riconversione all'interno dei settori in difficoltà, ha generato l'espulsione dal mercato di lavoro di un'ampia fascia di lavoratori cosiddetti maturi, i quali trovano oggi grande difficoltà di reinserimento. Si tratta generalmente di lavoratori che in possesso di esperienza di lavoro polivalenti maturate nel contesto di imprese medio-piccole o artigiane, sono arrivati alla soglia dei cinquant'anni d'età, a volte senza contratti di lavoro regolarizzati, oppure non sono mai entrati stabilmente nel mercato del lavoro, o ancora di persone la cui domanda di servizio si attiva in rapporto ad eventi di perdita di lavoro connessi a crisi aziendali o di settore che interessano anche fasce di professionalità con responsabilità gestionale o dirigenziali ed il cui sviluppo è strettamente connesso con le caratteristiche del mercato del lavoro locale, nonché alla capacità di gestione del sistema degli ammortizzatori sociali. Si tratta di effetti che risultano dilatati dall'innalzamento dell'età pensionabile prevista dagli interventi legislativi degli ultimi anni, è stato ricordato in tutti gli interventi, quelli che riguardano la «legge Fornero». L'allungamento della vita media, e i continui cambiamenti legislativi inerenti l'età pensionabile, hanno reso sempre più centrale il tema dell'invecchiamento della popolazione del lavoro.
  I dati dimostrano che il tasso di inattività nella classe di età dai 55 ai 64 anni, seppure in costante calo nell'ultimo decennio, conferma la bassa partecipazione al mercato del lavoro di questa fascia di popolazione. Insomma, se perdi il lavoro a quell'età, prevale la sfiducia, si avverte uno stato di abbandono da parte delle istituzioni nazionali e locali. È quindi necessario un ripensamento, un ripensamento Pag. 50complessivo della logica della modalità di inclusione delle persone anziane nel mercato del lavoro. È un ripensamento necessario per rendere lavoratrici e lavoratori giovani e meno giovani complementari e non antagonisti. La valorizzazione del lavoro delle classi di età mature e anziane è il focus di riferimento principale da sviluppare con attenzione, sia a livello delle politiche pubbliche o di sistema, sia a quello delle linee d'azione nell'ambito di organizzazioni private e pubbliche. La capacità di non appiattire, ma anzi di valorizzare il contributo delle donne e degli uomini dei giovani e degli anziani, di chi possiede competenze, abilità e cultura diverse, può consentire nel contesto attuale, e sempre di più in futuro, all'impresa di fare un reale balzo in avanti, in particolare di guadagnare un vantaggio competitivo sul mercato e di adattarsi ad anticipare i cambiamenti demografici in atto e cioè di garantire la creazione di un clima di reciproco scambio di collaborazione che incoraggia le persone a rimanere nelle aziende e a crescere.
   Lo dicevamo prima è importante anche lavoro che si è fatto questi anni. Una prima risposta è stata la legge n. 92 del 2012 che appunto si riferisce agli incentivi all'occupazione proprio di lavoratori ultracinquantenni. C’è stato poi il decreto n. 22 del 2015 che ha previsto il cosiddetto contratto di collocazione. In tale prospettiva un ruolo strategico viene riconosciuto ai servizi per il lavoro quali strutture deputate alla gestione di azioni e di interventi di politica attiva e passiva, orientate a rispondere alle nuove domande sociali connesse al prolungamento della vita lavorativa. A tal fine è volta la riforma delle politiche attive del lavoro portata avanti da questo Governo, attraverso la promozione di un collocamento tra le misure di sostegno al reddito della persona occupata o disoccupata, e misure volte al suo reinserimento nel tessuto produttivo, anche attraverso la conclusione di accordi per la ricollocazione, grazie al ruolo dell'Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, istituita appunto col decreto legislativo n. 150 del 2015 che dovrà affrontare il sollecito funzionamento operativo. Parimenti un ruolo centrale potrà essere svolto dei Fondi di solidarietà così come dal decreto legislativo n. 148 del 2015, con la finalità di assicurare a tutti i lavoratori e alle lavoratrici una tutela in costanza di rapporto nei casi di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa per le cause previste dalla normativa in materia di cassaintegrazione guadagni ordinaria o in cassa integrazione guadagni straordinaria, nonché in particolare dalla previsione di assegni straordinari per il sostegno al reddito riconosciuti nel quadro dei processi di agevolazione all'esodo per coloro che raggiungono i requisiti previsti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato nei successivi cinque anni e poi contribuire al finanziamento dei programmi formativi dei Fondi europei. Da ultimo la legge n. 208 del 2015 ha introdotto per il settore privato una specifica disciplina transitoria relativa a una fattispecie di trasformazione da tempo pieno a tempo parziale del rapporto di lavoro subordinato per i lavoratori a cui mancano tre anni alla pensione, i quali potranno scegliere di passare al part-time mantenendo lo stipendio pari a circa il 65 per cento rispetto a quello percepito fino a quel momento, senza alcuna penalizzazione sulle pensioni.
  È quindi è importante che il Governo si impegni ancora e con questa mozione chiediamo alcuni di questi impegni, su cui ovviamente è puntata l'attenzione (e noi accogliamo con favore le aperture fatte sul DEF). Vogliamo ricordare in virtù di questo, che il Partito Democratico in Commissione lavoro ha presentato le proposte di legge per la flessibilità delle pensioni in uscita che sono al vaglio di una discussione, di un iter che abbiamo intrapreso. Abbiamo accolto con favore anche le dichiarazioni del Premier qualche giorno fa, però non deve venire meno l'impegno a proseguire nell'azione e nella sperimentazione di azioni a sostegno di modalità di impiego flessibile dei lavoratori ultracinquantenni che prevedono forme di scambio di generazionale delle competenza senza penalizzazioni, sia per i giovani, sia Pag. 51per i lavoratori più anziani. È necessario, quindi, che il Governo favorisca, per quanto di propria competenza, anche attraverso specifiche misure di sostegno fiscale o contributivo, l'adozione di formule organizzative dell'impresa e di gestione del personale d'intesa con le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, volte a riconosce e a valorizzare la professionalità dei lavoratori ultracinquantenni.
  Lo scorso anno, in proposito, alla STMicroelectronics, ad esempio, si sono create le quote d'argento, ovvero una fetta di nuovi posti di lavoro riservati agli over 50. Su 400 nuove assunzioni effettuate dall'azienda, il 10 per cento ha riguardato lavoratori, appunto, over 50. Sarebbe, quindi, giusto e necessario monitorare gli effetti dei diversi strumenti legislativi adottati finora per il sostegno all'occupazione di lavoratori over 50, anche al fine di un più efficace coordinamento e ridefinizione degli interventi esistenti. E, infine, procedere con la massima sollecitudine al perfezionamento del processo di costituzione dell'Agenzia nazionale per le politiche attive, delineando specifiche linee di azione rivolte all'orientamento e al sostegno nella ricerca di nuova occupazione proprio per quei lavoratori over 50, anche attraverso la definizione di appositi percorsi formativi volti a moltiplicare le occasioni di apprendimento e di qualificazione anche in età adulta.
  Tali, quindi, sono i provvedimenti che chiediamo al Governo di mettere in campo per favorire la difesa del lavoro, l'inserimento dei lavoratori cosiddetti maturi e per far sì, appunto, che questi lavoratori – come quelli qua oggi, dell'IBM, fuori Montecitorio – si sentano meno soli e meno abbandonati dalle nostre istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baradello ed altri n. 1-01188, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Arlotti, Ravetto, Greco, Camani, Folino, D'Attorre, Librandi, Gutgeld, Latronico, Dellai, Battelli, Dall'Osso, Romele...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  378   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  354    
    Hanno votato no  24.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01236.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo limitatamente ai capoversi primo e quarto del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima la premessa congiuntamente ai capoversi secondo e terzo del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario; a seguire, congiuntamente, i capoversi primo e quarto, come riformulati su richiesta del Governo, e quinto del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01236, limitatamente alla premessa e ai capoversi secondo e terzo del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 52

  Ravetto, Tidei, Boccuzzi, Parrini, Ruocco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  386   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  105    
    Hanno votato no  281.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Polverini e Occhiuto n. 1-01236, limitatamente ai capoversi primo e quarto, come riformulati su richiesta del Governo, e quinto del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  393   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  370    
    Hanno votato no  23.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tripiedi ed altri n. 1-01241, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Blazina, Palmieri, Malpezzi, Minnucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  376   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  376.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Simonetti ed altri n. 1-01242.
  Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo limitatamente ai capoversi primo e terzo del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare: dapprima la mozione nella sua interezza, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole; a seguire, il secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01242, come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Roberta Agostini, Romele, Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  391   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  371    
    Hanno votato no  20.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 53

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Simonetti ed altri n. 1-01242, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  400   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  117    
    Hanno votato no  283.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Piepoli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pizzolante e Bosco n. 1-01244, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi, Carnevali, Caso, Prina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  293   
   Astenuti  111   
   Maggioranza  147   
    Hanno votato  267    
    Hanno votato no  26.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Miccoli ed altri n. 1-01245, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari, Lauricella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  308   
   Astenuti   96   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no  25.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Baldassarre ed altri n. 1-01246.
  Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario devono intendersi espunte.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldassarre ed altri n. 1-01246, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Stella Bianchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  332   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato  330    
    Hanno votato no  2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Rizzetto ed altri 1-01247.Pag. 54
  Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Le parti su cui il Governo ha espresso parere contrario devono intendersi espunte.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto ed altri n. 1-01247, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma, Moscatt, Zoggia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  405   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  383    
    Hanno votato no  22.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palladino ed altri n. 1-01251, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Greco, Mattiello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  384   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  360    
    Hanno votato no  24.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hashemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011 (A.C. 3285-A) (ore 16,27).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3285-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hashemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011.
  Ricordo che nella seduta del 2 maggio si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli – A.C. 3285-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3285-A).
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3285-A), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3285-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Blazina, Quartapelle Procopio, Da Villa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  407   
   Votanti  404   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  404.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 55

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3285-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Vignaroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  409   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  409.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3285-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Micillo, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  409   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  409.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3285-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marotta, Furnari...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  410   
   Votanti  409   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  409.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3285-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3285-A).
  Qual è il parere del Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Carrescia n. 9/3285-A/1, parere favorevole. Sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3285-A/2, parere favorevole. Sull'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3285-A/3 si propone una riformulazione: «impegna il Governo, nell'ambito dell'attuazione dell'Accordo, a collaborare con il Governo giordano»; con questa riformulazione il parere è favorevole

  PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo all'ordine del giorno Carrescia n. 9/3285-A/1 con il parere favorevole; prendo atto che non si insiste per la votazione. Passiamo all'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3285-A/2 con il parere favorevole; prendo atto che non si insiste per la votazione. Passiamo all'ordine del giorno Matarrelli n. 9/3285-A/3, sul quale il Governo ha proposto una riformulazione; prendo atto che si accetta la riformulazione e non si insiste per la votazione.

Pag. 56

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3285-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Questo accordo è del 2011; fu fatto dal Governo Berlusconi quando il nostro Paese ancora faceva politica estera ed è particolarmente grave che un Accordo su una materia così delicata, come la collaborazione tra polizie di due Stati, di cui uno in prima linea nella lotta al terrorismo e al radicalismo internazionale, giunga a ratifica dopo ben cinque anni. Questo ci conferma come questo tipo di accordi internazionali, che erano stati ben pensati dall'allora Ministro degli esteri e dal Ministro dell'interno, Maroni, fosse una strategia importante per prevenire il terrorismo internazionale e per prevenire infiltrazioni anche nel nostro Paese. L'Accordo è l'accordo standard che fu immaginato, all'epoca, dal Viminale per gli accordi di collaborazione con tutti i Paesi esterni all'Unione europea; è un accordo che è quanto mai attuale, è un accordo che ci permette una collaborazione non solo strategica, ma anche operativa tra la polizia dello Stato di Giordania e la polizia italiana, per la lotta, non solo alla criminalità organizzata in senso lato, ma, soprattutto, per la lotta al terrorismo.
  Ricordiamo che la Giordania è un Paese in prima linea, ha confini con la Siria, con l'Iraq, è un Paese che, quindi, ha subito un flusso di oltre un milione e mezzo di profughi in fuga dall'Isis e che va quanto mai supportato. Quindi, bene la ratifica, ma è estremamente grave che si arrivi a ratificare questo trattato dopo ben cinque anni.
  Nonostante questo noi daremo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie, Presidente. Intervengo per rappresentare il voto assolutamente favorevole di Scelta Civica, anche perché crediamo fortemente nella cooperazione.
  Si sente parlare, oggi, di strumenti da individuare per migliorare il contrasto alle varie criminalità, senz'altro il terrorismo, ma, ancor prima, il traffico di esseri umani e il contrasto all'immigrazione così come viene sfruttata. Ecco, questo Accordo di cooperazione segna, davvero, un passo in avanti molto forte nei rapporti fra i due Paesi, l'Italia e, appunto, quello in considerazione, che non può essere sottovalutato.
  Per cui, vorrei depositare, comunque, una relazione che non intende ulteriormente entrare nei dettagli, se non per sottolineare il fatto che la cooperazione è fondamentale, con lo scambio di informazioni, con lo scambio di esperienze e con la possibilità di formare esperti di quel Paese presso il nostro Paese; ecco, di tutto questo si parla nel trattato e noi, per questo, siamo fortemente consapevoli dell'importanza di questo Accordo. Per cui esprimiamo il nostro parere favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

Pag. 57

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Alli. Ne ha facoltà.
  Non è presente in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. L'Accordo è finalizzato a stabilire una cooperazione nei settori della sicurezza, con particolare riferimento alla lotta contro la criminalità nelle sue varie manifestazioni.
  Con questa intesa si pone in essere uno strumento importante per disciplinare la collaborazione di polizia sotto il profilo strategico ed operativo, consentendo di intensificare i rapporti tra i competenti organismi dei due Paesi preposti alla sicurezza pubblica.
  L'Accordo precisa l'impegno a stabilire una cooperazione nel settore della sicurezza, con riferimento al contrasto alla criminalità nelle sue varie manifestazioni, ed individua gli organismi istituzionali competenti per la sua attivazione, che sono, per la parte italiana, il Dipartimento alla pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e, per la parte giordana, la Direzione di pubblica sicurezza.
  L'intesa definisce, altresì, i principali settori nei quali la cooperazione di polizia sarà operativa, in particolare il contrasto del terrorismo, del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope, dei loro precursori e della criminalità organizzata e di altri reati, tra i quali l'immigrazione illegale, la tratta di esseri umani, il traffico illecito di armi e munizioni, i reati ambientali, il traffico illecito di beni culturali, il riciclaggio e i reati informatici.
  Nell'Accordo è altresì sancito che le parti contraenti concorderanno le modalità necessarie per consentire il rapido scambio delle informazioni e si comunicheranno i rispettivi punti di contatto per l'avvio della collaborazione operativa. Adeguata tutela è riservata per la trattazione delle informazioni dei dati sensibili.
  Considerata, quindi, l'importanza del ruolo della Giordania nello scacchiere mediorientale e il fatto che l'approvazione del provvedimento consentirà una collaborazione sempre più stretta tra i nostri due Paesi nel contrasto al crimine organizzato transnazionale e al terrorismo internazionale nelle sue varie forme, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Del Grosso. Ne ha facoltà.

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente; solo per dichiarare il nostro voto favorevole a questa ratifica, così come abbiamo sempre fatto nel caso di ratifiche che riguardano la sicurezza e la lotta alla criminalità in accordo con altri Paesi. Semplicemente questo: voteremo favorevolmente e continueremo a votare favorevolmente nel merito tutto quello che per il MoVimento 5 Stelle è buono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente; solo per esprimere il favorevole del Partito Democratico al provvedimento in oggetto e per chiedere che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3285-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 58

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3285-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3285-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald Nissoli, Colaninno, Burtone, Turco, Fucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hashemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011» (3285-A):

   Presenti e votanti  379   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  379    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Marantelli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1750 - Ratifica ed esecuzione all'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3301) (ore 16,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3301: Ratifica ed esecuzione all'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013.
  Ricordo che nella seduta del 2 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 3301)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Poiché non sono stati presentati emendamenti li porrò direttamente in votazione.
  Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3301).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  374   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  315    
    Hanno votato no  59.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Marantelli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3301), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 59

  Pagano... Covello... Dellai... Dall'Osso... Marzana... Marantelli... Albanella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  384   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  321    
    Hanno votato no  63.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3301), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli... Busto... Lauricella... Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  384   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  322    
    Hanno votato no  62.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3301), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Blazina... Fossati.... Carinelli... Covello....
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  386   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  324    
    Hanno votato no  62.

  (Il deputato Marantelli ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3301)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3301). Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Carrescia n. 9/3301/1, Gregorio Fontana n. 9/3301/2 e Matarrelli n. 9/3301/3.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Carrescia n. 9/3301/1, Gregorio Fontana n. 9/3301/2 e Matarrelli n. 9/3301/3, accettati dal Governo.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3301)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo parlamentare e chiedere che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo Pag. 60integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Intervengo solo per annunciare il voto favorevole della Lega a questo fondamentale accordo di cooperazione tra Italia e Mongolia.
  Tale accordo sta a significare l'attenzione che c’è anche nell'Estremo Oriente su tutte le questioni di cooperazione con l'Unione europea. Si tratta di un accordo di partenariato che, sebbene si limiti solo ad enunciati di principio, è assolutamente positivo e ciò per l'Italia è particolarmente utile, in quanto da poco abbiamo anche aperto l'ambasciata in Mongolia e quindi significa rafforzare i rapporti bilaterali tra i nostri Paesi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Grazie, Presidente. Anche io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).
  Naturalmente, però, ci tengo a sottolineare il voto convintamente favorevole del gruppo parlamentare di Scelta Civica alla ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 16,48)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli, che non è in aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. L'accordo amplia la portata dell'impegno reciproco dell'Unione europea e della Mongolia sia per quanto riguarda il settore economico e commerciale sia in materia di giustizia, libertà e sicurezza, occupazione ed affari sociali, estendendo inoltre la portata della cooperazione ad ambiti quali l'ambiente e il cambiamento climatico, l'energia, la scienza e la tecnologia, i trasporti aerei fino a questioni di primaria importanza quali il riciclaggio del denaro, il contrasto al finanziamento del terrorismo, la lotta al traffico di droghe illecite, alla criminalità organizzata e alla corruzione e la tutela dei diritti umani.
  La cooperazione commerciale bilaterale è fondata sul rafforzamento dei tre principali settori: il tessile-conciario, l'agroalimentare, quello minerario delle terre rare, secondo uno schema che prevede la messa a disposizione da parte delle aziende italiane di know-how, expertise, macchinari ad alta tecnologia e servizi in cambio della partecipazione alle fasi della lavorazione, produzione, distribuzione delle materie prime di alta qualità di cui è ricca la Mongolia.
  I rapporti fra Italia e Mongolia sono stati quindi sviluppati sia sul piano della presenza del nostro Paese a livello economico e commerciale, assicurando un costante raccordo con la Mongolia, Paese dalle variegate e interessanti opportunità di investimento, sia proseguendo, al contempo, sulla strada dell'ulteriore consolidamento dei rapporti politici con quel Paese.
  Per queste ragioni e per essere stati tra l'altro, noi di Forza Italia, i primi a comprendere e perseguire accordi con la Mongolia sin dal 2011, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.
  Non c’è Di Battista. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Grosso. Ne ha facoltà.

Pag. 61

  DANIELE DEL GROSSO. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il nostro voto contrario a questa ratifica, perché abbiamo alcune perplessità. In questa ratifica ci sono tutti gli elementi per la creazione di un'area di libero scambio con la Mongolia e, siccome in questi giorni prende piede sempre di più il tema del libero scambio e del TTIP, che purtroppo affliggerà la nostra economia, voteremo contro questa ratifica, così come abbiamo fatto con tutte le ratifiche che fino ad oggi riguardano il libero scambio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Fedi. Ne ha facoltà.

  MARCO FEDI. Grazie, signora Presidente. Nel chiedere che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti), annuncio il voto favorevole del Partito Democratico a questo accordo quadro di partenariato globale e cooperazione (partnership and cooperation agreement), già ratificato dalla Mongolia e approvato dal Senato. Quindi questo è l'ultimo passo per la ratifica di questo importante provvedimento.
  È importante segnalare che l'Italia ha rapporti bilaterali molto solidi con la Mongolia. Stiamo aprendo un'ambasciata in quel Paese. Volevo ricordare a tutti che questo naturalmente non significa non continuare l'azione che stiamo svolgendo in tutto il mondo e anche nei confronti della Mongolia sulla questione aperta nei diritti umani e, in particolare, della pena di morte. Annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3301)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 3301, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rondini, Rubinato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  S. 1750 – «Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, fatto a Ulan-Bator il 30 aprile 2013» (Approvato dal Senato) (3301):

   Presenti  396   
   Votanti  386   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  323    
    Hanno votato no  63.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009 (A.C. 3511-A) (ore 16,53).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito del disegno di legge n. 3511-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009.
  Ricordo che nella seduta del 2 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che, fuori dalla seduta, l'unica proposta emendativa presentata, Spadoni 3.01, è stata ritirata dalla presentatrice.

Pag. 62

(Esame degli articoli – A.C. 3511-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3511-A).
  La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3511-A), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3511-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Occhiuto, Paglia, Villarosa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  406   
   Votanti  405   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  405.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3511-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Montroni, Piepoli, Fregolent.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  395   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  395.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3511-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Folino, Micillo, Sgambato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  396   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  396.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Coccia ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3511-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, D'Agostino, Palmieri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  401   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  401.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Micillo ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 63

(Esame di un ordine del giorno – A.C. 3511-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A – A.C. 3511-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito la rappresentante del Governo, sottosegretaria Sesa Amici, ad esprimere il parere, per favore.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì, Presidente. C’è solo un ordine del giorno, a prima firma Gregorio Fontana, n. 9/3511-A/1, sul quale il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che non si insiste per la votazione.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3511-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo oggetto di ratifica al nostro esame concerne la cooperazione e la mutua assistenza in materia doganale tra l'Italia e l'Armenia. Tale Accordo, fatto Yerevan il 6 marzo 2009, appare di particolare rilevanza, nel momento in cui aumentano le relazioni commerciali favorite da un quadro europeo di cooperazione – come testimoniano gli accordi conclusi con l'UE – e l'impegno a proseguire il dialogo anche in seguito all'adesione dell'Armenia all'Unione euroasiatica, nella misura in cui tale dialogo risulti compatibile con gli impegni assunti da tale Paese nel nuovo organismo economico.
  Voglio sottolineare comunque che i rapporti tra Armenia e Italia sono consolidati nella storia, grazie alla presenza armena sul nostro territorio, rinvenibile anche attraverso la devozione ad alcuni santi armeni, cosa che testimonia che i rapporti sono stati anche di carattere culturale e di reciproca attenzione e non solo commerciali. Proseguendo questa tradizione di vicinanza tra i due popoli, ritengo che sia importante ratificare il presente Accordo, poiché esso va nella direzione di una reciproca assistenza e cooperazione in ambito doganale, anche nella prospettiva di un'efficace prevenzione e repressione degli illeciti in un quadro trasparente di interscambio commerciale.
  Signora Presidente, avendo chiare le finalità positive dell'Accordo, non entro nel merito del testo – composto da un preambolo e di 23 articoli – già bene illustrato dalla relatrice, ma vorrei evidenziare che gli articoli 8, 9 e 10 sono di particolare rilevanza nella lotta contro il traffico di droghe e la prevenzione dei traffici illeciti di beni artistici, di cui l'Italia spesso viene depauperata. Inoltre, evidenzio che tale Accordo si presenta strategico nella misura in cui l'Armenia, ormai nell'Unione eurasiatica, può essere punto di attrazione per ulteriori mercati.
  Per queste ragioni, sottolineando il ritardo nel quale ci troviamo a ratificare questo Accordo con un Paese amico, annuncio il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guglielmo Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Presidente, questo Accordo tra Italia e Armenia giunge alla ratifica e all'attenzione di quest'Aula con ben sette anni di ritardo. È grave che un Paese ci metta ben sette anni per arrivare a ratificare un accordo – seppure importante, ma semplice – in materia di cooperazione e mutua assistenza in materia doganale.
  L'Armenia è da sempre un Paese amico dell'Italia e, in questo momento, in cui le tensioni tra Armenia e Azerbaijan sono Pag. 64riprese sulla questione del Nagorno Karabakh, questo Trattato ci dà appunto l'occasione per porre l'attenzione su un conflitto che è congelato da troppo tempo, dimenticato e su cui l'Italia potrebbe dare un valido contributo, se solo il nostro Paese potesse fare una politica estera. Come sappiamo, non abbiamo né politica estera né tanto meno una politica europea.
  Quindi, noi salutiamo con favore e voteremo convintamente a favore di questo Trattato, ma ribadiamo che il nostro Governo dovrebbe utilizzare di più la propria influenza e la propria amicizia, dal momento che siamo il primo partner commerciale dell'Azerbaijan e con l'Armenia condividiamo un'amicizia che è ultrasecolare. Voteremo favorevolmente come Lega.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Oliaro. Ne ha facoltà.

  ROBERTA OLIARO. Grazie, signora Presidente. La ratifica dell'Accordo che ci apprestiamo a votare è di grande rilevanza dal punto di vista delle relazioni doganali.
  Come sappiamo, con l'ingresso di Yerevan nell'Unione eurasiatica, l'Armenia diventerà sempre più una destinazione di grande interesse per investimenti da parte di Paesi terzi per accedere al mercato dell'Unione europea. La ratifica di quest'Accordo ci permetterà di potenziare, quindi, le già buone prospettive politiche tra l'Italia e l'Armenia e soprattutto consentirà di consolidare le relazioni sul piano economico-commerciale.
  L'Accordo si compone di 23 articoli, che definiscono gli obiettivi, i criteri e le regole per il raggiungimento dei fini che si pone. Le disposizioni in esso contenute consentiranno di realizzare una più corretta applicazione delle rispettive norme doganali, di rafforzare i mezzi di lotta contro le frodi, di contrastare il traffico illecito di stupefacenti, nonché di agevolare e semplificare le procedure doganali connesse con ogni legittima transazione, rendendo pertanto più trasparente l'interscambio commerciale tra i due Paesi e, nel contempo, meno oneroso il compito degli operatori. I destinatari diretti sono quindi le rispettive amministrazioni doganali, mentre destinatari indiretti sono proprio gli operatori economici, che sono comunque la parte attiva dell'interscambio commerciale tra l'Italia e l'Armenia.
  Le esperienze già fatte a livello internazionale con altri accordi siglati tra autorità doganali hanno dimostrato che questo tipo di negoziato, che vincola le parti alla sua osservanza, è l'unico strumento in grado di produrre gli effetti desiderati, da un lato, per il contrasto delle frodi ed ai traffici illeciti, e, dall'altro, allo sviluppo di buone pratiche di interscambio commerciale.
  Il presente Accordo risulta in linea con la normativa nazionale e con l'ordinamento comunitario e con tutti gli obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese. Non vi è dubbio che la mancata ratifica potrebbe avere ripercussioni negative sulle attività di prevenzione e controllo dei traffici, nonché sul corretto svolgimento degli scambi commerciali.
  Condividendo, quindi, le misure in esso contenute, dichiaro il voto favorevole del gruppo parlamentare Scelta Civica.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Alli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà favorevolmente a questo Accordo, che impegna l'Italia e l'Armenia a fornirsi, attraverso le rispettive autorità doganali, reciproca assistenza e cooperazione, al fine di assicurare il pieno rispetto della legislazione doganale. L'intesa è volta anche a rendere più trasparente l'interscambio commerciale bilaterale, con la realizzazione di un'efficace azione di prevenzione e accertamento e repressione delle violazioni della normativa anzidetta.
  L'Accordo prevede, in particolare, l'impegno a sorvegliare e a fornire informazioni su persone, merci e mezzi di trasporto Pag. 65che sono o che si presume siano coinvolti in violazioni della normativa doganale, come pure su nuovi metodi o mezzi impiegati per combattere infrazioni alla legislazione doganale.
  Rilevante importanza rivestono poi le norme che prevedono particolari forme di cooperazione, dirette, tra l'altro, a prevenire il traffico illecito di merci e di beni artistici, il contrabbando e il traffico di stupefacenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zampa. Ne ha facoltà.

  SANDRA ZAMPA. Grazie, signora Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della ratifica di questo Accordo in materia doganale.
  È già stata ricordata la lunga amicizia che ci lega all'Armenia.
  Al tempo stesso, di fatto, rinnoviamo e rafforziamo i rapporti tra noi e questo Paese, che sono stati contrassegnati da una recente visita a Roma del Presidente armeno e dalla partecipazione di una delegazione del Parlamento italiano alla commemorazione delle vittime del genocidio del 1915 a Yerevan, rinnovata anche quest'anno.
  Vorrei anche ricordare l'imminente viaggio che Papa Francesco farà in Armenia proprio a metà di giugno, dal 24 al 26 giugno.
  Con questo Trattato, è stato ricordato, rendiamo più trasparente l'interscambio commerciale. In particolare, l'Accordo è importante perché servirà a prevenire un traffico vergognoso di droga, ma anche di beni artistici. Particolarmente significativa a questo riguardo, importante e rilevante, è la possibilità che vengano inoltrate alla Commissione europea o ad altri Stati membri dell'Unione le informazioni ricevute qualora ne venga fatta richiesta.
  Con questo Accordo costruiamo, quindi, le condizioni di un rapporto di fiducia, una fiducia reciproca, con l'Armenia e poniamo l'Italia tra i Paesi dell'Unione europea all'avanguardia nella costruzione di relazioni commerciali affidabili e trasparenti con Paesi membri dell'Unione eurasiatica, dove proprio di recente, nel maggio 2015, un anno, fa l'Armenia è entrata.
  Votando questo Trattato, questo piccolo Trattato, contribuiamo così alla costruzione di quella casa comune dell'Atlantico, dall'Atlantico agli Urali, una suggestione tanto di moda negli anni Ottanta, poi smarrita ma che oggi nel rapporto tra l'Unione europea e l'Unione eurasiatica può stabilirsi su basi meno poetiche, probabilmente, ma più solide.
  Siamo consapevoli, dunque, che anche da piccoli passi come questo si costruisce quella sicurezza economica che è una condizione necessaria, sebbene non sufficiente, per contribuire almeno a costruire sicurezza e stabilità politica.
  Noi sappiamo bene quanta insicurezza sia oggi presente nella regione del Caucaso come in quelle, ad essa molto prossime, della Mesopotamia e della Siria. La ratifica di questo Accordo è, dunque, per noi una irrinunciabile assunzione di responsabilità. Con questo, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3511-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 66

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3511-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3511-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Occhiuto, Gallinella, D'Ambrosio, Abrignani, Greco.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Armenia sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Yerevan il 6 marzo 2009» (3511-A):

   Presenti  401   
   Votanti  400   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato  400    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma e a Città di Panama il 30 dicembre 2010 (A.C. 3530-A) (ore 17,12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3530-A: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma e a Città di Panama il 30 dicembre 2010.
  Ricordo che nella seduta del 2 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli – A.C. 3530-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 3530-A).
  Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
  Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 3530-A), che è in distribuzione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 3530-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Covello, Cassano, Villarosa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  306   
   Astenuti   95   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato  305    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 3530-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti. Pag. 67
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Blazina, Garavini...

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  303   
   Astenuti   92   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato  302    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3530-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Vezzali, D'Agostino, Carinelli, Coppola, Costantino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  312   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  311    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 3530-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Piepoli, Sorial...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  405   
   Votanti  312   
   Astenuti   93   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  311    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3530-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3530-A).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, chiedo alla sottosegretaria Sesa Amici se mi dà i pareri. Gli ordini del giorno sono due.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3530-A/1. Sull'altro, il Governo esprime parere favorevole con questa riformulazione: a valutare l'opportunità di informare nell'ambito dei documenti di finanza pubblica – quindi, durante la discussione del DEF – le Camere sui risultati in termini di contrasto. Quindi, invece di «cadenza annuale», sostituire con «nell'ambito dei documenti di finanza pubblica».

  PRESIDENTE. Stiamo parlando dell'ordine del giorno Taricco n. 9/3530-A/2 ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sì.

  PRESIDENTE. Va bene.
  Sull'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3530-A/1 il parere è favorevole, e quindi vado avanti. Sull'ordine del Pag. 68giorno Taricco n. 9/3530-A/2, il parere è favorevole con riformulazione, va bene ? Va bene.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3530-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Convezione oggetto di ratifica, comprensiva di ventinove articoli e di un Protocollo aggiuntivo, che ne è parte integrante, riguarda l'eliminazione delle doppie imposizioni e la prevenzione dell'evasione fiscale tra l'Italia e la Repubblica di Panama.
  Il problema dell'evasione fiscale riveste, come emerso anche di recente nella vicenda dei cosiddetti Panama papers, un carattere di particolare gravità per la sua illegalità, oltre che per il disvalore sociale e per la stigmatizzazione, anche sul piano etico, che lo contraddistinguono.
  Mai come in questi tempi si è avvertita con urgenza la necessità di una fattiva collaborazione tra i Governi dei Paesi interessati al fenomeno dell'evasione fiscale, che vede coinvolti principalmente i cosiddetti paradisi fiscali, nell'operare un sistematico ed organizzato scambio di informazioni di natura fiscale e nel promuovere la trasparenza dei rispettivi ordinamenti giuridici.
  La previsione di uno scambio di informazioni molto ampio, che riguarda anche le informazioni detenute da una banca o da un'istituzione finanziaria, in linea con gli orientamenti internazionali che prevedono, sostanzialmente, la fine del segreto bancario, appare decisiva nella prospettiva indicata. Il Protocollo aggiuntivo alla Convenzione, peraltro, esclude, al paragrafo 6, lettera d), qualsiasi obbligo di scambio automatico di informazioni.
  Inoltre, la Convenzione prevede la clausola della limitation of benefits, che consente ad uno Stato contraente la limitazione o il diniego dei benefici convenzionali al fine di contrastare possibili manovre elusive del trattato, cosiddetto treaty shopping, in maniera complementare all'applicazione delle disposizioni antievasione e antielusione previste dalla legislazione interna.
  D'altro canto, l'eliminazione delle doppie imposizioni favorisce l'attività degli imprenditori dei rispettivi Paesi e degli operatori economici italiani operanti nella regione centroamericana, consentendo loro di operare in un quadro giuridico competitivo e non discriminatorio.
  È questa la finalità delle convenzioni OCSE in questa materia, che costituiscono il modello cui è ispirata la Convenzione in esame e le numerose altre convenzioni dello stesso tipo già stipulate dall'Italia con molti altri Paesi.
  Come è noto, in base al principio di non discriminazione, i residenti di uno Stato contraente non possono essere assoggettati nell'altro Stato ad imposizioni diverse rispetto a quelle previste per i residenti di quest'altro Stato. L'applicazione del metodo per eliminare la doppia imposizione, peraltro, si basa sulla concessione di una detrazione fiscale. Ciò comporta che la ratifica e l'entrata in vigore della Convenzione comporterà per l'Italia un minore introito fiscale, quantificato nell'analisi tecnico-normativa allegata al disegno di legge di ratifica in 380 mila euro a decorrere dal 2016. Diversamente, lo scambio di informazioni è operativo già a partire dai tre anni precedenti all'entrata in vigore della Convenzione.
  Sicuramente, questo obbligo eviterà eventuali future Panama papers, indipendentemente dall'attendibilità o meno delle informazioni.
  Appare evidente l'importanza per l'Italia di ratificare una Convenzione come questa in esame. Oltre alla cooperazione fiscale e amministrativa in un settore particolare e delicato come quello fiscale, l'Italia può vantare una credibilità sul piano etico-finanziario che deve essere Pag. 69difesa e rafforzata. Con questa convinzione, quindi, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Questo è un altro accordo che fu stipulato dal Governo Berlusconi ormai nell'anno 2010 ed è quasi comico il fatto che si vada a ratificare il Trattato sulle doppie imposizioni tra Italia e Panama dopo che è scoppiato lo scandalo dei Panama papers.
  Questo Governo, quindi, non solo ci ha dimostrato, come dalle ratifiche precedenti, che manca di una politica europea e di una politica estera, o meglio, non sa proprio che cosa sia, ma anche la volontà di fare il contrasto all'elusione e all'evasione fiscale mi sembra che proprio manchi, perché, se ci mettiamo a ratificare questo Trattato, che è nel cassetto da oltre sei anni, solo oggi e dopo che è scoppiato lo scandalo, vuol dire che la voglia di combattere l'evasione e l'elusione fiscale proprio non vi è.
  Detto questo, per noi è importante il Trattato, e quindi lo voteremo favorevolmente, perché crediamo che aiutare i Paesi come Panama a trattare correttamente tutti gli investimenti e i flussi finanziari da e per l'Italia sia fondamentale. Per questi motivi voteremo, come Lega, a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Antonio D'Agostino. Ne ha facoltà.

  ANGELO ANTONIO D'AGOSTINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Scelta Civica voterà a favore del disegno di legge presentato dal Governo, che ratifica e dà esecuzione alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama, finalizzato ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e a prevenire l'evasione fiscale.
  La Convenzione firmata a Roma e a Città di Panama risale a circa sei anni fa, precisamente al 30 dicembre 2010. L'Accordo bilaterale è stato ratificato da Panama il 10 maggio 2011, mentre, per quanto riguarda l'Italia, l'iter di ratifica della Convenzione, a cui era dato corso nel 2011, è stato riavviato solo nel maggio 2015; le vicende relative ai fatti venuti recentemente alla luce grazie ad un'indagine giornalistica hanno, tuttavia, accelerato l'iter parlamentare del provvedimento.
  Ora, con la ratifica della Convenzione, la Repubblica italiana e quella di Panama potranno scambiarsi le informazioni necessarie ad una proficua collaborazione in materia fiscale e finanziaria, finalizzata ad evitare la sottrazione di ricchezze dalle attenzioni del fisco.
  Nello specifico, vanno evidenziati due aspetti rilevanti: l'articolo 25 cancella il segreto bancario nei rapporti tra i due Stati, e le richieste di informazioni potranno essere inoltrate relativamente a qualsiasi data entro i tre anni precedenti dall'entrata in vigore del Trattato stesso. Quest'ultimo è un aspetto di non poco conto, specie se lo si considera alla luce della significativa quantità di denaro che, stando alle indiscrezioni giornalistiche, dall'Italia sarebbe stata dirottata verso la Repubblica di Panama per sottrarla al fisco.
  Va apprezzata, inoltre, la circostanza che in tema di scambio di informazioni l'Accordo raggiunto riflette per intero i più recenti standard dell'OCSE, compreso appunto il superamento del segreto bancario, in piena concordanza con gli obiettivi di lotta all'evasione fiscale.
  Sempre in un'ottica di contrasto di manovre elusive, è stata concordata anche l'introduzione di disposizioni antiabuso e antievasive di carattere generale.
  Colleghi, negli ultimi due anni il nostro Governo ha condotto un'azione decisiva contro l'evasione fiscale, varando norme Pag. 70molto più stringenti rispetto al passato e introducendo sanzioni sicuramente molto più pesanti.
  Con la ratifica della Convenzione con la Repubblica di Panama, l'Italia compie oggi un altro significativo passo avanti in linea con l'Esecutivo.
  Signora Presidente, con la Convenzione con la Repubblica di Panama l'Italia non solo ribadisce la sua linea di dura lotta all'evasione fiscale, ma persegue anche l'obiettivo di evitare i fenomeni della doppia imposizione, che ha fin qui penalizzato gli operatori economici italiani: viene definita, infatti, una base giuridica di riferimento per coloro che nel nostro Paese sono attivi nell'interscambio commerciale e finanziario con la Repubblica di Panama. Si tratta di una risposta alle esigenze più volte manifestate dagli operatori economici italiani, di essere posti in condizione di maggiore competitività con le imprese concorrenti degli altri Paesi industrializzati. L'Accordo, inoltre, mira a favorire una più intensa cooperazione economica e una più stretta collaborazione amministrativa tra i due Paesi.
  Ribadiamo pertanto il voto favorevole di Scelta Civica alla ratifica della Convenzione tra Italia e Repubblica di Panama per l'avvio di un processo di collaborazione tra i due Paesi, con uno scambio di informazioni di carattere fiscale che potrà generare effetti positivi per l'erario italiano: un provvedimento che è in linea con le recenti indicazioni fornite dal cosiddetto gruppo G5, costituito dai Governi di Germania, Gran Bretagna, Francia, Spagna e Italia, che ha dato indicazioni affinché i Governi pongano in essere tutti gli sforzi per incentivare le legislazioni che ancora non assicurano un regime di piena collaborazione in materia fiscale e finanziaria.
  In conclusione, il gruppo di Scelta Civica ribadisce il suo apprezzamento per questo disegno di legge di ratifica, e conferma il suo sostegno all'operato del Governo in tema di lotta all'evasione fiscale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Area Popolare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Presidente, solo due parole. Noi abitualmente votiamo a favore di questo tipo di ratifica, cioè a quelle che prevedono accordi internazionali finalizzati a inserire gli standard OCSE rispetto all'antiriciclaggio, rispetto alla compliance fiscale; non lo faremo questa volta. Infatti anche normalmente noi abbiamo dei dubbi sulla funzionalità di questi accordi: i dubbi sono evidentemente motivati dal fatto che, anno dopo anno, sono sempre di più i Paesi che ufficialmente escono da quelle che una volta erano le black list e vengono ufficialmente riportati all'interno del rango della legalità internazionale.
  Quindi, se noi dovessimo guardare a quello che è il lavoro di accordi che viene promosso dai Paesi OCSE, noi dovremmo dedurne che, in breve tempo, il grande fenomeno dell'evasione fiscale internazionale o dell'elusione internazionale sarà scomparso, mentre invece empiricamente è dimostrabile ed è dimostrato che, anno dopo anno, quest'area grigia, se non nera, di denaro sottratto al fisco degli Stati nazionali e portato all'interno dei paradisi fiscali aumenta. Quindi, se aumenta la possibilità di evasione e di elusione da parte delle grandi corporation, di anno in anno e, di anno in anno, aumentano gli Stati che aderiscono a questo tipo di accordi, se ne deduce che qualcosa che non va ci dev'essere: ovvero che probabilmente questo tipo di accordi è datato, insufficiente o non sufficientemente monitorato.
  Arrivati a questo Accordo specifico, quello con Panama, noi ci facciamo almeno un paio di domande, che motivano il nostro voto di astensione: di astensione perché, ripeto, nulla osta acché si facciano accordi di questo tipo, però le domande rimangono. Ovvero: questo Accordo non è Pag. 71stato fatto un mese fa, questo Accordo è del 2010, ratificato da Panama nel 2011; allora, Panama dal 2011 ha accettato di aderire a questo schema. Ora, c’è quella cosa che è stata già citata anche qui dentro, nota come Panama Papers, cioè il fatto che si siano riscontrate migliaia e migliaia e migliaia di nomi su scala internazionale, e centinaia su scala italiana, di persone che hanno portato, contro ogni trasparenza, soldi frutto di evasione fiscale o di attività criminale a Panama e lì li abbiano potuti tenere nascosti, in barba a qualsiasi regola di trasparenza, di scambio di informazioni, eccetera, eccetera. I Panama Papers sono datati al 2015 ! Del 2010 l'Accordo, 2011 la ratifica da parte di Panama, 2015 i Panama Papers; siamo nel 2016, e ancora lo Stato italiano non lo ha ratificato.
  Allora, la domanda che noi facciamo a quest'Aula, al Governo, alla politica e il motivo per cui noi non voteremo questo Accordo, è: dal 2010 al 2016 lo Stato italiano cos'ha fatto ? Ha dormito e si è reso, per questa via, complice di chi ha potuto impunemente continuare a portare soldi all'estero, e si è deciso a ratificare questo Accordo solo quando i buoi erano ormai scappati, perché era stata individuata l'evasione non dall'attività delle agenzie governative italiane, bensì da un'indagine giornalistica internazionale. Quindi o arriviamo alla fine, e di questo il Governo, i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni sono responsabili, oppure qualcuno mi può rispondere che questa è la dimostrazione che, dato che Panama comunque, per i fatti suoi, avrebbe dovuto già aderire, avendolo ratificato, a questo tipo di schema, lo schema è del tutto inutile; e, se così fosse, sarebbe inutile continuare ad andare avanti per questa via e si dovrebbero percorre strade differenti. Strade differenti che peraltro sono allo studio delle organizzazioni internazionali, almeno quelle non governative: si chiamano, per esempio, Country-by-Country Report, cioè l'obbligo per ogni azienda multinazionale di rendere del tutto trasparente, Stato per Stato, nazione per nazione, i luoghi in cui si produce il suo valore e il modo in cui questo viene trasferito a livello internazionale.
  Questo tipo di standard viene rigettato ad oggi dall'Unione europea, che sta ragionando di una direttiva che vada in tale direzione, ma che si rifiuta di adottare questo approccio.
  Un altro tipo di schema che viene ritenuto, sempre dalle organizzazioni non governative, utile, sarebbe quello di rendere trasparenti i beneficiari effettivi dei conti correnti, beneficiari effettivi, soprattutto, delle intestazioni societarie, ma anche questo è rifiutato sia a livello internazionale che, a quanto mi risulta, anche a livello italiano.
  Quindi, da un lato, quelle che potrebbero essere prassi innovative ed efficaci vengono rigettate, dall'altro, ci si continua a nascondere dietro a schemi ormai datati, perché – lo ripeto – questo è uno schema già approcciato nel 2010 e di nessuna efficacia, e con questa si cerca di ammansire e raccontare al popolo contribuente, cioè quello che le tasse le paga, che si sta facendo tutto il possibile per andare a colpire i grandi evasori internazionali, cosa, che lo ripeto, evidentemente, non è.
  Quindi, nulla da dire sul fatto che le cose contenute in questo accordo non siano dannose, certamente dannose non sono, ma, evidentemente, sono anche non efficaci. E stiamo parlando di uno dei temi fondamentali che un Paese civile e, soprattutto, un Paese che tanto paga l'evasione fiscale, come l'Italia, dovrebbe per primo imporre nell'agenda della discussione internazionale, senza, invece, farlo, perché da questo punto di vista siamo assolutamente negligenti, dando l'impressione di voler, spesso e volentieri, evidentemente, come si vede, dato che non ratifichiamo nemmeno le Convenzioni, coprire i nostri evasori all'estero piuttosto che colpirli: è stato così in tutti i casi, questo è l'ultimo, ma con la lista Falciani abbiamo agito allo stesso modo; si agisce sempre così, in Italia, si coprono gli evasori anziché volerli andare a colpire, anche quando sono quelli peggiori, cioè quelli che i soldi non li mettono, magari, Pag. 72sotto un cuscino per poi reinvestirli in Italia, ma li portano a qualche miglia di distanza, al solo scopo di accumulare rendite alle nostre spalle. Non li colpiamo, poi, appunto, molto in ritardo e quando, ormai, probabilmente, serve a molto poco, andiamo a ratificare convenzioni come questa, chiamandola OCSE e con questo pensando di aver convinto tutti.
  Per quanto ci riguarda, non ci avete convinto, oggi ci asteniamo, ma, soprattutto, rimane l'invito a questo Parlamento a prendere finalmente il toro dell'elusione fiscale internazionale per le corna e ad adottare provvedimenti che siano efficaci e non i soliti pannicelli caldi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Archi. Ne ha facoltà.

  BRUNO ARCHI. Grazie, Presidente. Le norme introdotte dall'accordo costituiscono un valido strumento giuridico-economico di riferimento per gli operatori economici italiani operanti a Panama, ponendoli in condizione di maggiore competitività con le imprese concorrenti degli altri Paesi industrializzati.
  Il provvedimento offre, inoltre, l'opportunità di pervenire al superamento del cosiddetto segreto bancario con la Repubblica di Panama, tema assai più importante e delicato anche e soprattutto alla luce del recente scandalo relativo a manovre di elusione fiscale.
  In merito al concetto di residente di uno Stato contraente, in relazione alle persone diverse dalle persone fisiche, l'intesa ha previsto il riferimento al principio della direzione effettiva, che corrisponde maggiormente ai principi della legislazione fiscale italiana.
  Da evidenziare sono, inoltre, le norme in materia di stabile organizzazione; le disposizioni della Convenzione in materia sono sostanzialmente corrispondenti al modello dell'OCSE e all'articolo 162 del testo unico delle imposte sui redditi, unitamente a limitate varianti corrispondenti al modello delle Nazioni Unite, relative a specifiche esigenze espresse da parte panamense.
  Anche la tassazione dei redditi immobiliari in base al modello OCSE è prevista a favore del Paese in cui sono situati gli immobili, mentre, per quanto concerne il trattamento e gli utili delle imprese, gli stessi sono imponibili nello Stato di residenza dell'impresa, ad eccezione dei redditi prodotti per il tramite di una stabile organizzazione; in questo caso, lo Stato in cui è localizzata la stabile organizzazione ha il potere di tassare gli utili realizzati sul suo territorio.
  Quanto al criterio per evitare doppie imposizioni, anche in questo trattato internazionale è stato adottato, per l'Italia, il metodo di imputazione ordinaria.
  Uno degli aspetti fondamentali di questa Convenzione riguarda, però, le disposizioni in tema di scambio di informazioni; l'accordo raggiunto a tale riguardo riflette interamente i più recenti standard OCSE, compreso il superamento del segreto bancario, così che può ritenersi pienamente soddisfacente da parte italiana, in piena concordanza con gli obiettivi di lotta all'evasione fiscale. Da parte panamense l'accordo raggiunto sullo scambio di informazioni riflette un nuovo orientamento della controparte; sempre in un'ottica di contrasto di manovre elusive è stata poi concordata l'introduzione di disposizioni antiabuso e antievasione di carattere generale.
  Questa Convenzione si affianca all'accordo bilaterale per la promozione e protezione degli investimenti, già entrato in vigore, e consoliderà il quadro giuridico che disciplina l'intensa cooperazione economica tra Italia e Panama. Tutto ciò premesso, dichiaro, quindi, il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Carlo Sibilia. Ne ha facoltà.

Pag. 73

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Come MoVimento 5 Stelle faremo anche noi la scelta dell'astensione, perché questo trattato, chiaramente, che andrebbe ad eliminare le doppie imposizioni con Panama, non risolve quelli che sono i reali problemi che ci sono per quanto riguarda l'elusione e l'evasione fiscale, che questi paradisi veri e propri pongono in essere.
  Non è da escludere, anzitutto, che ci sia un costo, in questa ratifica, nascosto, se vogliamo, cioè i 380 mila euro che rappresentano il mancato gettito che avremo dalle imprese dalle quali, comunque, riusciamo a recuperare un minimo di tassazione, allo stato attuale delle cose, ma non è questo il motivo principale per il quale ci asterremo.
  Il motivo principale per il quale ci asteniamo è che ci sembra assurdo che un trattato fatto per avere le informazioni bancarie da Panama, firmato nel 2010, venga portato in Aula a circa tre settimane dal fenomeno dei Panama Papers. Questo è quantomeno anacronistico e quasi a prendere in giro se stessi, per dire: abbiamo fatto qualcosa, sempre dopo, dopo che già è arrivato il danno.
  E poi è fondamentale spiegare una cosa; ci fornisce un'informazione la Guardia di finanza che abbiamo audito in Commissione finanze, che ci spiega chiaramente che con questi trattati non risolviamo il problema della trasparenza bancaria e del recupero delle informazioni, perché chiaramente, oggi, se non facciamo dei trattati di reciprocità con tutti i Paesi di quell'area, chiaramente non risolviamo il problema, perché una qualsiasi azienda che abbia un bravo commercialista leggermente più smart, che voglia fare questo tipo di operazioni, farà una triangolazione finanziaria, aprendo una società ad Hong Kong e poi, dopo, se la andrà ad aprire a Panama (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, il lavoro che si fa in queste Aule, se non è un lavoro fatto effettivamente per avere una trasparenza bancaria a trecentosessanta gradi in tutto il mondo, non è efficace, perché è chiaro che troviamo dei paradisi fiscali che attrarranno dei capitali, capitali che vengono anche dall'Italia.
  Banca d'Italia ci dice che il costo dell'evasione fiscale della criminalità organizzata è pari a circa il 16 per cento del nostro PIL in quattro anni; questi soldi vanno a finire nei paradisi fiscali, soldi che non recupereremo mai più.
  Allora, qui ci vuole una stretta reale, se la vogliamo fare, ma mi sembra che non ci siano questi presupposti, dal momento che con i corruttori questo Governo ci va a braccetto, con gli evasori fiscali questo Governo ci va a braccetto.
  Voi avete un eurodeputato che si chiama Soru, che è condannato per evasione fiscale a tre anni di reclusione ed è ancora un eurodeputato che prende la bellezza di 11.000 euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, diamo proprio le poltrone agli evasori fiscali; onestamente, lavarsi il viso con questi accordi di ratifica non serve proprio a nessuno; chiaramente, negli intenti siamo tutti favorevoli a limitare il fenomeno dell'evasione fiscale, però, forse, la prima cosa da eliminare è il conflitto di interessi che avete con gli evasori fiscali e, dopo, inizieremo ad approvare anche noi, insieme a voi, queste ratifiche per abolire l'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Causi. Ne ha facoltà.

  MARCO CAUSI. Grazie, Presidente. C’è innanzitutto da chiarire perché, come molti hanno detto prima, arriviamo a ratificare così tardi questo accordo bilaterale. Ho sentito molte inesattezze, Presidente, ma il motivo è molto semplice, basta guardare le carte: Panama è una giurisdizione che ha, da sempre, fino all'anno scorso, rifiutato l'adesione agli accordi multilaterali, preferendo, invece, un approccio in termini di accordi bilaterali. Appunto per questo, nell'accordo fra i vari Paesi, si è voluto evitare di firmare i Pag. 74bilaterali finché Panama non si convincesse ad aderire ai trattati multilaterali. Questo è avvenuto l'estate scorsa; l'estate scorsa Panama ha avviato la procedura, all'interno del Global Forum dell'OCSE, per aderire ai Common Reporting Standard, cambiando atteggiamento, ed è appunto per questo che, proprio l'estate scorsa, il Governo italiano ha riavviato l'approvazione dei bilaterali ben prima che arrivassero le notizie giornalistiche che oggi fanno molta gola e permettono di dire tante superficialità e inesattezze su questo provvedimento.
  Nell'estate scorsa Panama, assieme ad altri Paesi, decide di aderire al Common Reporting Standard – dopo la pressione, l'ultima pressione che è avvenuta neanche un mese fa in occasione del G20 di Washington con una riunione del G5 poco fa ricordata, Panama ha aderito al Common Reporting Standard – e quindi adesso è entrata nell'approccio multilaterale ma, così come è successo con la Svizzera, con Lichtenstein e con tanti altri Paesi che si stanno avviando a smettere di essere paradisi fiscali, gli accordi multilaterali hanno tempi di attuazione più lunghi (2017-2018) e, a questo punto, l'accordo bilaterale è necessario, come è stato per la Svizzera, per potere accelerare, anche alla luce delle notizie di stampa emerse, anche ad uso del fatto che l'Agenzia delle entrate, come ci ha comunicato in audizione in Commissione finanze, ha già cominciato le ovvie, necessarie, indispensabili procedure di accertamento.
  Troppo spesso, quando si parla di tali questioni, sento atteggiamenti secondo il detto «il meglio è nemico del bene». Vi ricordo, qualche mese fa, quando approvammo la voluntary disclosure un dibattito molto simile: alcuni dicevano che era troppo dura, alcuni dicevano che era troppo blanda. Oggi noi abbiamo che, grazie alla voluntary disclosure, a parte i 4 miliardi di gettito che vi sono stati, soprattutto l'Agenzia delle entrate ha in corso 500.000 accertamenti, cioè ci sono 500.000 posizioni fiscali che diventeranno sicuramente in bianco e che non saranno più in nero. È un grande passo avanti: stiamo costruendo un nuovo mondo grazie a una forte pressione internazionale.
  Voglio ricordare che è stato molto importante, dopo il 2008, con l'amministrazione Obama, il cambio di prospettiva e di strategia degli Stati Uniti: gli Stati Uniti sono scesi con l'amministrazione Obama in primissima linea e la forza di potenza degli Stati Uniti ha trascinato tutti quanti gli altri.
  Ho sentito parole un po’ troppo liquidatorie, direi del tutto immotivate anche perché in questa partita il ruolo dell'Italia è stato attivo e importante assieme alla Germania. A livello europeo, ad esempio, i Common Reporting Standard, quindi lo scambio automatico di informazioni, è stato approvato con una direttiva europea durante la Presidenza italiana, nel secondo semestre del 2014. Per iniziativa dell'Italia e degli altri grandi Paesi, come Germania e Francia, l'8 dicembre 2015 è stata approvata la direttiva europea che introduce lo scambio automatico obbligatorio in materia di ruling preventivi, Giovanni Paglia, e l'8 marzo 2016, caro Giovanni Paglia, è stato già raggiunto l'accordo politico su una nuova direttiva che introduce la possibilità di estendere lo scambio automatico di informazioni fra gli Stati membri proprio ai rendiconti e ai bilanci delle imprese multinazionali, per arrivare all'obiettivo, che è il prossimo passo da fare, di avere una piena trasparenza su come le grandi imprese multinazionali collocano i loro profitti tra le varie giurisdizioni e poter, quindi, evitare pratiche fiscali elusive e dannose.
  L'Italia ha già approvato la normativa primaria relativa a questo tema e la nuova direttiva va in armonia con il nuovo progetto BEPS e quindi il Base Erosion and Profit Shifting dell'OCSE. Quindi non è vero che i Governi italiani o almeno non è vero che gli ultimi Governi italiani di questa legislatura sono stati inerti, anzi sono stati alla base dell'azione internazionale per il contrasto all'elusione fiscale.
  Quindi, bene il Governo, bene l'iniziativa dell'Italia, sbagliato dire che l'Italia non ha una politica su questo o che l'Italia Pag. 75non c’è. Anzi, mentre su altri temi, ad esempio fra Paesi del sud Europa e Paesi del nord Europa emergono spesso opinioni contraddittorie in tema di politica economica, su questi temi c’è un forte accordo anche fra nord e sud Europa ed eventualmente le legislazioni e le giurisdizioni storicamente più riottose ad allinearsi sono quelle di matrice anglosassone.
  Ma la nuova posizione degli Stati Uniti, che dobbiamo auspicarci non verrà modificata dalla prossima amministrazione, ha fatto, da questo punto di vista, davvero cambiare il mondo e mi dispiace che molti partiti d'opposizione non si accorgano di questo. È un po’ come quando non ci si accorge che, come ad esempio è accaduto a Livorno, una cosa è, come hanno fatto moltissimi comuni italiani, ripianare un credito TARI non riscosso dall'azienda, atto possibile, e un'altra cosa è mandare l'azienda in concordato e in fallimento, pretendendo, però, che l'azienda continui a fare assunzioni.
  Questo è malgoverno, questo è malgoverno ! Non le invenzioni propagandistiche che si sentono anche su questo provvedimento, ma purtroppo ormai su tantissime cose in Italia.
  Chiudo, Presidente, ricordando che in questi mesi l'attività del Governo italiano ha consentito di superare il segreto bancario e di avere uno scambio di informazioni senza segreto bancario con Paesi come la Svizzera, come la Santa Sede, come Liechtenstein, come Monaco, come Andorra e ancora di modificare il rapporto fiscale con Hong Kong, con le isole Cook, con l'isola di Man, con Gibilterra, con Kayman, con Jersey. Insomma, grazie all'iniziativa internazionale, oggi i Common Reporting Standard sono stati firmati da 101 Paesi: non soltanto Panama ha aderito sotto la spinta internazionale ma anche, ad esempio, il Bahrain, il Libano, Vanuatu e quindi eravamo a 80 quando abbiamo firmato a Berlino nel dicembre del 2014, adesso siamo a 101. Quindi il lavoro e la pressione internazionali stanno funzionando e questo è fondamentale perché con questo dobbiamo restituire al mercato trasparenza, agli Stati giurisdizione e possibilità di conoscenza e di riparto delle somme fiscali prodotte grazie al valore aggiunto prodotto nelle singole giurisdizioni, ma soprattutto dobbiamo restituire a tutti gli operatori economici di questo mondo globalizzato, che ha dei pro ma anche dei contro, la possibilità di utilizzare e sfruttare le opportunità della globalizzazione ma con l'obbligo per tutti di imparare ad essere corretti, trasparenti e fiscalmente responsabili.
  Quindi, il gruppo del Partito Democratico vota convintamente di «sì» a questo accordo bilaterale perché non è più contrastante con il multilaterale ma è coerente con il multilaterale a cui Panama aderito e invita il Governo a procedere sulla strada di una costante lotta all'elusione e di una costante iniziativa attiva in tutte le sedi internazionali come ha fatto negli ultimi quarantotto mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. Intervengo semplicemente per spiegare che queste norme che stiamo mettendo in piedi non servono assolutamente a niente perché abbiamo contattato e parlato direttamente con la Guardia di finanza, Presidente, e le spiego semplicemente come funziona.
  Se io ho degli accordi con Panama per favorire lo scambio di informazioni, ma gli stessi accordi che io ho, ad esempio, con Hong Kong, Panama non li ha con Hong Kong, cara Presidente, io non riuscirò ad ottenere niente perché, non avendo accordi sugli scambi di informazioni su Hong Kong da parte di Panama, non riceverò mai quelle informazioni.
  Quindi, qua ci stiamo solo ed esclusivamente prendendo in giro, facendo credere agli italiani che, grazie a questo scambio di informazioni, risolveremo il problema dell'elusione fiscale. Invece, basta un commercialista un po’ più bravo degli altri per riuscire a risolvere il problema con una triangolazione Hong Kong-Pag. 76Panama-Italia. È questa la realtà dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  La Guardia di finanza ci ha detto che abbiamo ragione. Se non si fa un accordo di scambio di informazioni di reciprocità tra tutti questi Paesi e, quindi, tutti quanti abbiamo le stesse regole, non andiamo da nessuna parte, ma, d'altronde, noi siamo quelli che hanno come Presidente di Commissione UE Juncker, che chiamava le imprese italiane e gli diceva: vieni in Lussemburgo che, anziché farti pagare il 50 per cento di tasse...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. ...ti faccio pagare il 3 per cento di tasse. Concludo, Presidente, dicendo che questo è un Paese per i ricchi e non per i poveri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 3530-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3530-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3530-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Panama per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Roma e a Città di Panama il 30 dicembre 2010.» (3530-A):

   Presenti  417   
   Votanti  319   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  160   
    Hanno votato  318    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Seguito della discussione delle mozioni Saltamartini ed altri n. 1-01111, Vezzali ed altri n. 1-01250, Binetti ed altri n. 1-01254, Spadoni ed altri n. 1-01260, Palese ed altri n. 1-01261 e Iori, Nicchi, Fitzgerald Nissoli, Locatelli, Gebhard, Mucci ed altri n. 1-01264 concernenti iniziative, anche in ambito internazionale, finalizzate al contrasto dei fenomeni di violenza contro le donne, alla luce delle aggressioni occorse a Colonia e in altre città europee nella notte del 31 dicembre 2015 (ore 17,55).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Saltamartini ed altri n. 1-01111, Vezzali ed altri n. 1-01250, Binetti ed altri n. 1-01254, Spadoni ed altri n. 1-01260, Palese ed altri n. 1-01261 e Iori, Nicchi, Fitzgerald Nissoli, Locatelli, Gebhard, Mucci ed altri n. 1-011264, concernenti iniziative, anche in ambito internazionale, finalizzate al contrasto dei fenomeni di violenza contro le donne, alla luce delle aggressioni occorse a Colonia e in altre città europee nella notte del 31 dicembre 2015 (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 maggio 2016, sono state presentate le mozioni Spadoni ed altri Pag. 77n. 1-01260, Palese ed altri n. 1-01261 e Iori, Nicchi, Fitzgerald Nissoli, Locatelli, Gebhard, Mucci ed altri n. 1-01264, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata la mozione Milanato ed altri n. 1-01273 (Vedi l'allegato A – Mozioni), il cui testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Prego, sottosegretaria Amici.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, nell'esprimere i pareri a queste mozioni, credo che sia doveroso da parte mia, anche se per pochissimi minuti, ringraziare tutti i gruppi politici per aver voluto sottolineare, con le loro mozioni, un tema che credo stia molto a cuore non solo a tutti noi e ai membri di quest'Aula, ma anche al Governo, che proprio nei giorni scorsi ha nominato il nuovo Ministro delle pari opportunità.
  Credo che sia un atto importante questo, che il Governo ha deciso di compiere, per due ragioni importanti. Questo è il Parlamento che in prima battuta ha votato una straordinaria convenzione, la Convenzione di Istanbul, all'unanimità, e lo si è fatto proprio perché è convinzione di tutti noi che la violenza sulle donne è una violenza che colpisce i diritti umani e i diritti di libertà.
  C’è una riflessione molto antica, ma anche molto moderna, sul perché ci si accanisce sul corpo delle donne, e i fatti di Colonia, nella loro gravità, testimoniano esattamente questo. È del tutto evidente che nella discussione che si è già svolta sulle mozioni, su cui io non intervengo, non avendo partecipato materialmente alla discussione, ma avendone colto gli atti, credo che sia del tutto sbagliato ipotizzare, proprio di fronte a questa consapevolezza forte, che l'uso della violenza, quando avviene sulle donne, avviene con un di più, che è il portato di una cultura, anche storica, sbagliata rispetto all'idea del predominio sul corpo di una donna.
  Quando questo avviene all'interno di uno dei momenti più drammatici della storia europea, segnato dai flussi di immigrazione, e dentro quello, però, si tende a compiere una sorta di allineamento fra quella violenza e l'elemento religioso che connota i soggetti, credo che si compia non solo un errore: non si aiuta nemmeno a costruire un dibattito molto serio sul ruolo della condanna, senza se e senza ma, della violenza, così come avvenuto in tutte le sedi internazionali.
  Alla luce di questo – quindi, queste sono veramente, in maniera molto sintetica, le cose che mi sentivo di dire –, nell'esprimere i pareri, che saranno abbastanza... Chiedo al deputato Palese se cortesemente tiene un po’ il tono di voce basso, perché contengono una serie di impegni...

  PRESIDENTE. Colleghi, è stato fatto l'invito anche dalla sottosegretaria, per cortesia !

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.. ..per cui, con un po’ di pazienza, riusciremo a dare tutti i pareri.
  Sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01111, il parere è contrario alle premesse; favorevole al primo impegno, con una riformulazione: sostituire le parole «ad intensificare» con «a proseguire», perché comunque ci sono stati già dei contatti del Governo italiano dopo quei fatti, che quindi testimoniano di un'azione che deve proseguire.
  Il parere è favorevole, con una proposta di riformulazione, al secondo impegno: togliere le parole «allestiti da immigrati», quindi espungere la parola «immigrati»; parere contrario sul terzo impegno; favorevole al quarto impegno con questa riformulazione: «a valutare l'opportunità di finalizzare e rafforzare ulteriormente le attività delle forze di polizia volte alla prevenzione e repressione del fenomeno Pag. 78della violenza contro le donne, anche attraverso una mirata intensificazione dei servizi di vigilanza nei luoghi e nelle fasce orarie a rischio»; parere favorevole al quinto impegno, sempre con l'espunzione delle parole «dei migranti extracomunitari»; parere favorevole al sesto impegno.
  Sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01250 il parere è favorevole alla premessa, favorevole al primo impegno; favorevole al secondo impegno; al terzo impegno è favorevole con una riformulazione: «a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative volte a sostenere, anche in ambito processuale, le donne vittime di violenza e a garantire la certezza della pena per i colpevoli di abusi, proseguendo nella direzione già delineata dal decreto-legge n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 119, e dal decreto legislativo n. 215».
  Questa lunghissima riformulazione è data dal fatto che ci sono stati atti concreti di questo Governo che già in qualche modo testimoniano che ci siamo avviati verso una via molto più cogente rispetto ad alcuni reati. Il parere è favorevole rispetto al quarto e al quinto impegno, nonché favorevole al sesto impegno con questa riformulazione: «ad assicurare una tempestiva informazione alla popolazione sulle condizioni e sui modi in cui si può favorire una corretta integrazione, rispettosa dei diritti di tutti, aperta all'accoglienza e al confronto».
  Sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01254, il parere è favorevole alla premessa; favorevole al primo impegno; favorevole al secondo impegno con la seguente riformulazione: sostituire l'alinea con le seguenti parole: «a dare attuazione ai contenuti della Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione emanata dal Ministro dell'interno Amato, assumendo iniziative per»; favorevole al secondo impegno; favorevole al secondo impegno, lettera b); favorevole alla lettera c); contrario alla lettera d); favorevole alla lettera e); favorevole al terzo impegno; favorevole al quarto impegno; favorevole al quinto impegno; sul sesto impegno, il parere è favorevole con una riformulazione analoga alla mozione a prima firma Saltamartini: «a valutare l'opportunità di finalizzare e rafforzare ulteriormente le attività delle forze di polizia volte alla prevenzione e repressione del fenomeno della violenza contro le donne, anche attraverso una mirata intensificazione dei servizi di vigilanza nei luoghi e nelle fasce orarie a rischio»; parere favorevole al settimo impegno.
  Sulla mozione Spadoni ed altri n. 1-01260 il parere è favorevole al primo impegno con questa riformulazione: «a valutare l'opportunità di ampliare le fattispecie in cui, ai fini del diniego della revoca della protezione internazionale, lo straniero costituisca un pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica a seguito della condanna per atti di aggressione lesivi della dignità e dei diritti della donna»; parere favorevole al secondo impegno; favorevole al terzo impegno con questa riformulazione: «a verificare la possibilità di stipulare protocolli d'intesa che coinvolgono i diversi attori impegnati nelle attività di supporto alle donne e di contrasto alla violenza di genere, compresi il Ministero dell'interno e i centri antiviolenza»; parere favorevole al quarto impegno.

  PRESIDENTE. Il parere sulle premesse ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Favorevole. Sulla mozione Palese ed altri n. 1-01261, sempre sul preambolo, il parere è favorevole, tranne che per un passaggio, per il quale propongo questa riformulazione: all'ultimo capoverso espungere le parole «caratterizzato spesso da una politica di dominio che non si arresta di fronte a forme di violenza strutturata, come più volte è già accaduto». Sul primo impegno il parere è favorevole con questa riformulazione, che è analoga a tutte le altre: «a valutare l'opportunità di finalizzare e rafforzare ulteriormente le attività delle forze di polizia»; parere favorevole sul secondo impegno; favorevole al terzo impegno; favorevole al quarto impegno; Pag. 79favorevole al quinto impegno con questa riformulazione: «a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative volte a sostenere, anche in ambito processuale, le donne vittime di violenza e garantire la certezza della pena per i colpevoli di abusi, proseguendo nella direzione già delineata dal decreto-legge n. 93, convertito dalla legge n. 119, e dal decreto legislativo n. 215». Il Governo esprime parere favorevole sul sesto impegno con questa riformulazione: «assumere iniziative oltre a quelle già attivate».
  Il Governo esprime parere favorevole sulle premesse e sul primo e sul secondo impegno della mozione Iori, Nicchi, Fitzgerald Nissoli, Locatelli, Gebhard, Mucci ed altri n. 1-01264, mentre il Governo esprime parere favorevole sul terzo impegno se così riformulato: «valutando la possibilità di assumere iniziative per rivedere il sistema sanzionatorio, contemplando per i cittadini stranieri extracomunitari l'applicazione della pena accessoria dell'espulsione»; questo perché per lo straniero condannato per i delitti indicati nel testo sono già previste delle norme in cui sono già previste pene non accessorie. Il Governo esprime parere favorevole sul quarto impegno.
  Il Governo esprime parere favorevole sulle premesse e sul primo e sul secondo impegno della mozione Milanato ed altri n. 1-01273, mentre esprime parere favorevole sul terzo impegno con questa riformulazione: espungere le parole «quale atto necessario per avviare il processo di riconoscimento della condizione di profugo, di richiesta di cittadinanza, di stabilimento nel Paese»; perché questo sarebbe in contraddizione con alcuni principi costituzionali. Se viene espunta questa frase, anche sul terzo impegno, c’è un parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Discutere oggi, a quasi cinque mesi di distanza, dei fatti di Colonia, può apparire fuori tempo, anche perché ci sono colleghi che, cavalcando l'onda emotiva del momento, si ricordano della violenza contro le donne quando questa viene commessa degli immigrati. Sono colleghi che non hanno mai mosso un dito a favore, anzi spesso si sono opposti alla libertà e all'autodeterminazione delle donne, e oggi si ergono a paladini dei nostri diritti, per alimentare in modo strumentale il razzismo nei confronti degli immigrati.
  Questa premessa comunque non sminuisce di certo la gravità di quanto è accaduto in Germania la notte di Capodanno. La giusta accoglienza di profughi rifugiati che fuggono da guerre e violenze non può essere in contraddizione con il diritto delle donne di essere libere di muoversi da sole, anche di notte, anche a Capodanno, senza veder messa a repentaglio la propria sicurezza.
  Questo diritto per il quale molte, molte di noi, e non solo di noi, hanno contribuito, e ancora combattono in diverse parti del mondo, non può e non deve essere messo in discussione da nessuno, e chi, chiedendo di essere accolto nel nostro Paese, non lo accetta e non lo rispetta, va punito senza alcuna incertezza, con severità.
  Dal momento che il nostro principale obiettivo è far sì che questi fatti non accadano, è necessario mettere in campo, così come avviene, ad esempio, in alcuni Paesi scandinavi, una serie di misure volte ad insegnare a chi arriva nel nostro Paese che il rispetto per le donne e per la loro libertà è una nostra conquista diventata legge, alla quale non sono concesse deroghe a nessuno, rifugiati e non rifugiati. Un rispetto che vale non solo per le donne europee, ma anche per le mogli e figli di rifugiati e degli immigrati in generale, chiarendo che pratiche tradizionali nocive, per non dire atrocità, come i matrimoni precoci e forzati e le mutilazioni genitali femminili, non sono ammesse.Pag. 80
  Concludo, però, ricordando che la maggior parte delle violenze contro le donne non arriva dagli immigrati o dagli sconosciuti, ma avviene in famiglia, per mano di mariti, fidanzati, conviventi, insomma familiari maschi. Per questo mi auguro che la Ministra Boschi, che ha ricevuto le deleghe per le pari opportunità, si adoperi prontamente per promuovere l'attuazione del piano antiviolenza che attendiamo da oltre due anni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Parisi. Ne ha facoltà.

  MASSIMO PARISI. Grazie, Presidente. Nell'annunciare, al netto del complesso slalom di pareri che probabilmente ci costringerà a votazioni per parti separate, il voto sostanzialmente favorevole della componente di ALA a tutte le mozioni che sono state presentate, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Grazie, Presidente. I fatti che si sono verificati nella notte del 31 dicembre 2015 alla stazione di Colonia ci hanno lasciati sgomenti e questo per molteplici ragioni, non solo per la violenza e l'aperto sessismo che le hanno caratterizzate, ma anche perché vi è stato dapprima un tentativo, anche da parte dei media, di insabbiare quanto accaduto, quasi che non si dovessero ricondurre tali fatti alla massiccia presenza di immigrati. I fatti di Colonia, riteniamo, ci hanno posto di fronte a un tema delicato quanto importante che è quello della diversità di culture tra la civiltà europea e i modelli sociali di gran parte dei Paesi dai quali stanno arrivando in questi anni le massicce ondate di immigrati. Se a questo si somma la difficile e per lo più ancora mancata integrazione di queste persone, si comincia ad avere una dimensione del fenomeno. Le grandi questioni sollevate dai fatti di Colonia sono state essenzialmente due: quella dell'immigrazione con lo scontro tra diritti umani e sicurezza, e quella della difficile composizione di differenze sociali, culturali e religiose. Non bisogna, a nostro avviso, cedere a facili equazioni in cui gli immigrati diventano automaticamente tutti aggressori e sessisti, ma dall'altra parte è ugualmente un pericoloso errore sottovalutare quanto accaduto, perché accogliere le persone che fuggono da regioni sconvolte da guerre e terrorismo non può comportare nessuna tolleranza di rituali di umiliazione delle donne la cui libertà e dignità è un caposaldo della civiltà europea. Questo è quanto di più vero in Italia dove, rispetto alla Germania che accoglie prevalentemente rifugiati e quindi intere famiglie fuggite dal conflitto, arrivano per la maggior parte giovani uomini provenienti dall'Africa alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore. Questa categoria di migranti, come anche molti rifugiati, provengono da culture in cui non c’è la parità di genere, in cui le donne sono una proprietà degli uomini, e arrivano qui soli, senza famiglia e senza donne provenienti dalla loro stessa cultura. Questo pone evidentemente un problema: come può la nostra società assorbire queste persone ? Uno degli errori fin qui compiuti dall'Europa nella gestione dell'accoglienza appare, rispetto ai fatti di Colonia, con una chiarezza mirabile: i migranti non possono arrivare e basta, ma vanno integrati anche e soprattutto attraverso percorsi socioculturali. L'Europa non può permettersi di importare modelli culturali di sopraffazione e violenza, ma anzi deve continuare a combattere contro la violenza sulle donne, anche quella messa in atto dai nostri connazionali. In ogni caso, però, l'immigrazione deve essere gestita, controllata, bisogna evitare afflussi incontrollati, bisogna evitare che queste persone possano vivere nel nostro Paese Pag. 81senza esprimere una condivisione dei nostri valori, senza garantirne il rispetto.
  Questo è il problema principale che emerge da questa notte di violenze e questo è quello che vorremmo che questo Governo facesse. Vorremo che agisse per garantire il rispetto, se non la condivisione, dei nostri valori da parte di chiunque viva sul nostro territorio nazionale. Vorremmo che gestisse i flussi migratori verso il nostro territorio con modalità che tutelino la sicurezza e la salute dei nostri cittadini. Vorremmo che garantisse la legalità. Purtroppo, dubitiamo che questo sia possibile da parte di un Governo che sin qui ha dimostrato un clamoroso fallimento rispetto alle politiche migratorie, facendo dell'Italia una sorta di crocevia dell'immigrazione illegale nei quali tutti possono fare tutto senza alcuna conseguenza, e che non è mai riuscito a far rispettare le proprie posizioni in Europa, subendo in silenzio il palese disinteresse di Bruxelles rispetto alle nostre richieste di aiuto per la gestione delle crisi migratorie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Grazie, signora Presidente. Da tempo anche questo Parlamento opera per favorire una nuova dimensione culturale che sposi nel profondo, e non solo superficialmente, a parole, il concetto di parità. Parità che non significa certo un genere contro un altro per recuperare potere, ma, piuttosto, confermare il connaturato principio di corresponsabilità e complementarietà. In questo quadro normativo, che vede operativi significativi strumenti di contrasto alla violenza di genere, merita citare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, meglio nota come Convenzione di Istanbul.
  La Convenzione è il più completo e mirato strumento normativo internazionale sul tema della violenza contro le donne ed è altresì il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione è stata ratificata nel 2012 ed è entrata in vigore il 1o agosto 2014. Il nostro Paese ha svolto un ruolo importante in questo percorso, essendo stato tra i primi Paesi europei a fare proprio tale atto normativo e approvando all'unanimità la relativa legge di ratifica, come ricordiamo. Da rilevare che la citata Convenzione cadde in un momento storico in cui il nostro Paese fu uno degli Stati europei più colpiti dalla violenza sulle donne, con quei due mesi terribili del febbraio-marzo 2012 in cui 52 donne furono uccise.
  La consapevolezza dell'entità assunta dal fenomeno aveva condotto nel 2013 questo Parlamento ad affrontare il problema del femminicidio e della violenza contro le donne in Italia nel suo complesso attraverso il decreto-legge n. 93 del 14 agosto 2013, il quale, per la prima volta, interviene sulla materia in un'ottica non solo di punizione, ma anche di prevenzione, con particolare attenzione al potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza, nonché alla formazione specifica degli operatori. A qualcosa è servito, se è vero quel che ci dice l'Istat, e cioè che rispetto ad una rilevazione precedente risulta in calo sia la violenza fisica sia quella sessuale, sia dai partner ed ex partner come dai non partner.
  Il calo è particolarmente accentuato per le studentesse, che passano dal 17,1 per cento all'11,9 nel caso di ex partner, ed è in forte calo anche la violenza psicologica dal partner attuale, per cui si passa dal 42,3 per cento al 26,4, soprattutto se non affiancata da violenza fisica e sessuale. Emergono, dunque, timidi ma significativi segnali di miglioramento. Negli ultimi cinque anni, infatti, le violenze fisico-sessuali nei confronti delle donne sono passate dal 13,3 all'11,3 per cento in totale, ma, ovviamente, questo non può bastare. Dobbiamo, anzi, rilevare come purtroppo la violenza di genere trovi sempre nuovi strumenti attraverso i quali colpire le donne. È il caso della maternità Pag. 82surrogata, che rappresenta un tema complesso e delicato, e con troppe numerose zone d'ombra.
  Oggi, infatti, mediante la surrogazione di maternità risulta concepibile che una donna esterna alla copia possa portare nel proprio grembo un bimbo che sarà poi, a tutti gli effetti legali, figlio della coppia committente, sulla base di un contratto che può essere a titolo gratuito oppure oneroso. Dunque, la madre surrogata si obbliga a provvede alla gestazione e al parto di un bambino che sarà poi consegnato alla coppia committente, rinunciando così a ogni diritto sul nascituro. Nella maternità surrogata si chiede a una donna di portare in grembo un bambino per poi darlo via appena nato; le si chiede anche di mutare il suo comportamento e di rischiare di diventare sterile, di accettare eventuali patologie legate allo stato di gravidanza, potenzialmente anche molto pericolose e, talvolta, mortali.
  La donna deve mettere a disposizione il suo metabolismo per il desiderio di genitorialità di altre persone, dalle quali è usata come contenitore e incubatrice. Una forma di violenza, quella descritta, che non solo ferisce il corpo, ma anche e soprattutto l'anima e la coscienza. La violenza contro le donne o violenza di genere non è solo un problema inerente alla sicurezza e incolumità fisica e psicologica delle donne e dei minori che vi assistono: è una gravissima forma di discriminazione legata ad una cultura sessista che svilisce la donna, ne oggettivizza il corpo e ne limita l'individualità, la visibilità e l'autorevolezza.
  È un problema culturale, e in quanto tale appartiene a tutti, non solo alle donne, capace di infiltrarsi subdolamente in tutte le sfaccettature della vita e della politica, familiare, affettiva, economica, sociale, e che riflette e allo stesso tempo rafforza gli stereotipi nelle relazioni tra i membri dalla società. È una gravissima violazione dei diritti fondamentali, quelli alla vita, alla libertà, alla sicurezza, alla dignità, all'integrità fisica e mentale e all'uguaglianza tra i sessi. Per questo, il nostro gruppo Centro Democratico-Democrazia Solidale voterà a favore di tutte le mozioni che sono a favore della fine della violenza sulle donne (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Rondini. Ne ha facoltà.

  MARCO RONDINI. Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio rispondere al sottosegretario Amici, che, naturalmente, nel suo intervento ha voluto sottolineare che non si può stabilire un nesso, un sillogismo, fra il portato culturale e religioso degli immigrati e i fatti accaduti a Colonia, perché sarebbe un errore stabilire questo nesso che non permette di affrontare un dibattito serio. Ritengo che, invece, che queste affermazioni siano segno di poca serietà, perché invece vi è un nesso, un nesso che è innegabile, fra il portato religioso degli immigrati che hanno compiuto i fatti di Colonia e i fatti da loro compiuti.
  Vedete, l'Islam e le persone che compongono o che si rifanno all'Islam e al Corano ritengono, e a loro viene insegnato, che la donna è antropologicamente inferiore, e quindi in quel modo deve essere trattata. Quindi, rimandiamo al mittente l'accusa di essere poco seri; riteniamo che, invece, questo Governo sia poco serio, cercando di trovare il modo di affrontare la questione senza guardare in faccia la realtà. Non accettiamo, quindi, la riformulazione proposta dal Governo alla nostra mozione, perché tende a uniformare al politicamente corretto i nostri impegni. Laddove noi prevediamo di sottolineare, magari, il riferimento ad alcuni atti, utilizzando la parola «immigrati», il Governo ci chiede di espungere dai nostri impegni questa sottolineatura, e noi riteniamo che questo sia un piegarsi al politicamente corretto e un cedere di fronte a qualcosa che si vorrebbe imporre e che, però, è lontano anni luce dalla realtà.
  Ed ancora, sulle mozioni, invece, presentate dai colleghi, annuncio che noi, come Lega Nord, ci asterremo. Ci asterremo perché denunciano la mancanza di Pag. 83coraggio, quella mancanza di coraggio che fa sì che non si sottolinei, invece, l'aspetto che questi fatti debbano essere ricondotti alla religione che li ha informati, praticamente. È un atto di guerra quello compiuto nella notte del 31 di dicembre, non solo a Colonia, ma in diverse città europee. Noi riteniamo che, ad esempio, gli impegni previsti da diverse mozioni denuncino quella mancanza di coraggio che impedisce ai colleghi di guardare in faccia la realtà. È così, ad esempio, nella mozione Vezzali. Nella premessa si dice: «la tolleranza cui si deve fare necessariamente ricorso per gestire situazioni difficili, affinché ogni piccola divergenza non degeneri in scontro, non deve essere scambiata per debolezza», e fin qui condividiamo. Se non fosse che poi, magari, si aggiunge: «considerato che il fenomeno della violenza sulle donne è un problema anche italiano e che va combattuto soprattutto a livello culturale, non dobbiamo permettere che gli episodi di cronaca possano essere utilizzati in modo strumentale per considerare gli immigrati tutti colpevoli o ridurli a un problema».
  Ebbene, questo è un modo di cedere al politicamente corretto e di non voler guardare in faccia la realtà, perché, se è vero che non tutti gli immigrati sono colpevoli, gli immigrati sono colpevoli, invece, dei fatti compiuti a Colonia. Non vi è strumentalizzazione nel sottolineare questo aspetto, eventualmente richiamare quella che è la realtà. Ed in più riteniamo che il penultimo passaggio della premessa nella mozione Vezzali ed altri n. 1-01250 sia assolutamente allucinante, perché afferma: «da anni, visto che siamo un continente in difetto di crescita, i demografi ritengono questi flussi un'opportunità da valorizzare per contrastare l'invecchiamento della popolazione». Intanto ci chiediamo che cosa c'entri questo passaggio in una mozione con la quale si dovevano condannare gli episodi di Colonia: poco male, è l'ennesimo esempio di come queste mozioni servano semplicemente a manifestare un intento che poi non si traduce mai in un atto legislativo, che invece contrasti realmente e in maniera dura questi fenomeni, che sono fenomeni di importazione.
  Ed ancora, riteniamo che gli impegni previsti nella mozione Binetti ed altri n. 1-01254 non ci permettano di votare a favore, perché sono impegni che rappresentano il costo dell'immigrazione. Quegli impegni, quindi, che sono volti ad assicurare ad esempio alle donne immigrate luoghi concreti a cui poter accedere per conoscere i loro diritti, per comprendere meglio le loro responsabilità e per denunciare i torti di cui sono vittime, piuttosto che l'introduzione della sottoscrizione da parte di coloro che vengono da Paesi extraeuropei di una carta dei diritti e dei doveri quale atto necessario per avviare il processo di integrazione, riteniamo che rappresentino il costo dell'immigrazione, e probabilmente erano iniziative che avremmo dovuto adottare anni fa, nel confrontarci con la comunità islamica: oggi è troppo tardi per arrivare ad adottare questo tipo di misure.
  Ed ancora, per quanto riguarda le mozioni Spadoni ed altri n. 1-01260 e Palese ed altri n. 1-01261, ci asterremo. E per ultimo, invece, sulla mozione Iori, Nicchi, Fitzgerald Nissoli, Locatelli, Gebhard, Mucci ed altri n. 1-01264 voteremo convintamente contro.
  Vede, noi riteniamo che la condanna ferma dei fatti occorsi a Colonia e in altre città europee a danno di alcune centinaia di donne non può essere derubricata semplicisticamente sotto la voce più generale di violenza di genere. È ovvio che abbiamo il dovere di condannare tutte le violenze, ma è altrettanto ovvio che non possiamo mettere sullo stesso piano le singole aggressioni, che magari avvengono fra le mura domestiche, che hanno motivazioni diverse, seppur deprecabili e da condannare, con quello che è successo la notte di Capodanno. E questo per un semplice fatto: che le modalità con cui si è svolta l'azione ne denuncia il carattere non spontaneo, non riconducibile alla responsabilità dei singoli. Abbiamo assistito ad un'azione preordinata, programmata e organizzata attraverso una mobilitazione: un Pag. 84vero e proprio atto di guerra, promosso da una moltitudine ispirata da una religione che legittima la violenza sulle donne e la loro sottomissione. Negare questo dato di fatto è negare la realtà, mistificarla: come ha fatto ad esempio Federica Mogherini, esponente del PD elevata alla carica di Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che ha liquidato la questione dicendo che la violenza sulle donne non è un fenomeno nato a Colonia il 31 dicembre. Dice lei: «Vorrei ricordare che la violenza fa una vittima al giorno nei Paesi dell'Unione europea. La condanna è totale, ma non esiste una singola cultura a cui si possa attribuire questo fenomeno». Niente di più falso, perché vi è una cultura, una religione che insegna a discriminare la donna, insegna che la violenza sulla donna è lecita, insegna che la donna deve essere sottomessa all'uomo, e questa religione è l'Islam. Sarebbe secondo noi finalmente giunto il momento di aprire, questo sì, un dibattito serio: un dibattito serio intorno a qual è il grado di compatibilità fra l'Islam e il libro al quale fa riferimento, pieno di violenza, e i valori sui quali si fondano le democrazie occidentali. Questo sarebbe un confronto serio, un dibattito serio ! Perché è già tardi, e noi riteniamo che chi è portatore di valori che sono diametralmente opposti rispetto a quelli su cui si fondano le democrazie occidentali, non dovrebbe trovare spazio qui da noi.
  Ed invece, complice la vostra politica politicamente corretta, alla fine voi avete minato la futura pace sociale delle comunità che compongono l'Europa. Voi avete riempito le nostre strade e le nostre città di immigrati, che sono portatori di valori che sono agli antipodi rispetto a quelli su cui si fonda il comune vivere delle nostre comunità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, credo di averlo letto alla collega Vezzali, però siccome dagli uffici non si è capito se l'avevo detto: il quinto impegno della sua mozione aveva un parere favorevole, con questa riformulazione, «a valutare l'opportunità di finalizzare e rafforzare ulteriormente le attività delle forze di polizia volte alla prevenzione e repressione del fenomeno della violenza contro le donne, anche attraverso una mirata intensificazione dei servizi di vigilanza nei luoghi e nelle fasce orarie a rischio».

  PRESIDENTE. Quanto alla mozione Binetti ed altri n. 1-01254... Deputata Binetti, la precisazione.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Per quanto riguarda la mozione Binetti ed altri n. 1-01254, al quinto impegno vi è un parere favorevole, ma con una riformulazione: l'espressione «ad assumere iniziative per privilegiare, nelle procedure per l'accesso al nostro Paese, come già accade in alcuni Stati occidentali», sostituirla con «a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a rafforzare le misure di sostegno e di accoglienza», perché anche la normativa europea non prevede per queste persone un percorso privilegiato, ma semplicemente misure di sostegno e di accoglienza particolari.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, i continui episodi di violenza che hanno per vittime le donne ci dimostrano quanto siano lontani quel diritto alla parità e alla parità di opportunità sui quali da anni ci confrontiamo. Prima di tutto alla società moderna andrebbe richiesto il rispetto di diritti fondamentali, che sono diritti della persona, di qualunque sesso: andrebbero superati tutti gli stereotipi obsoleti, che da tempo ci Pag. 85impongono ruoli caricaturali. La società occidentale nella sua apertura a tutto ciò che è multiculturale e globale, espone la donna al rischio di evidenti restrizioni della propria libertà, come è accaduto di recente in Europa. Non possiamo imporre la nostra cultura al mondo, ma non dobbiamo neppure consentire che le tradizioni e i convincimenti religiosi di una comunità possano avere la meglio su tutto il progresso civile e le battaglie sui diritti che abbiamo combattuto.
  Va anche precisato che lo spregevole comportamento di singoli o di gruppi non può consentire una condanna generalizzata a tutto ciò che è diverso, né possiamo giustificare gli autori di violenze sulle donne perché hanno agito sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o in evidente stato di ubriachezza. Non si possono scusare un marito geloso o un fidanzato lasciato, come non è perdonabile la violenza domestica o la pressione psicologica che può imporre uno stalker: le donne meritano una considerazione diversa, sono capaci di occuparsi di casa, famiglia, lavoro, e riuscire a trarre soddisfazione da tutti gli ambiti nei quali si impegnano. Non di rado ricorre il termine «multitasking» per definire questa capacità che le donne hanno di districarsi nel quotidiano.
  Alle vittime spesso manca ancora il coraggio di denunciare la violenza, e questo è un limite che deve essere superato; ma perché le donne possano affrontare questo ostacolo psicologico, va anche condannato l'autore di una violenza in modo esemplare, senza consentirgli sconti di pena, patteggiamenti e sofismi che lo rimettano in libertà in un battibaleno. Non deve accadere neppure che alle reiterate denunce della vittima faccia seguito un fatto di sangue, senza che si siano messe in campo misure restrittive per impedire ai violenti di mettere in atto i loro piani.
  Di recente è stata conferita la delega per le pari opportunità al Ministro Maria Elena Boschi: questo è un segnale positivo, perché ciò significa che il Governo ha una particolare attenzione per la parità di genere e la considera una sua priorità. L'auspicio è che si riesca ad attuare un piano nazionale per la prevenzione ed il contrasto della violenza sulle donne, e che siano definite le linee guida per rendere operativo il percorso di tutela dalla violenza e che si possa anche ragionare di una legge quadro nazionale che disponga di risorse sufficienti per poter realizzare quell'insieme di iniziative necessarie per aver ragione di un fenomeno molto diffuso. In Italia, la violenza sulle donne costa circa 17 miliardi di euro all'anno; soldi spesi in costi sociali e cure sanitarie, per la giustizia, ma anche per assicurare l'ordine pubblico e per compensare le assenze dal lavoro delle vittime. Con la stessa dotazione finanziaria e una legislazione appropriata, forse, si riuscirebbe ad essere più efficaci e a incidere, grazie alla collaborazione fra istituzioni, Forze dell'ordine e associazioni no profit, in quelle realtà dove il fenomeno è più diffuso o meno conosciuto, perché non denunciato, grazie anche allo scambio di buone pratiche e alla condivisione di esperienze e professionalità. Le donne del nostro Paese rappresentano oltre il 50 per cento della popolazione, sono un potenziale per lo Stato in termini di risparmio sul welfare, oltre che lavoratrici e contribuenti; una risorsa che deve essere valorizzata. Scelta Civica voterà le mozioni sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, in questa legislatura, il 5 giugno 2013, tra i primi atti compiuti da questo Parlamento, ricordiamo che la Camera ha approvato all'unanimità una mozione contro la violenza sulle donne, con un atto finalizzato a sensibilizzare tutto il Parlamento sugli episodi di violenza contro le donne. La mozione, nelle intenzioni di tutti, doveva rappresentare il punto di partenza per nuove iniziative politiche necessarie per arginare il fenomeno e per consentire azioni di sostegno, di formazione e di protezione. Le diverse mozioni raccoglievano un dato inquietante per quanto riguarda Pag. 86specificamente il femminicidio. Nel rapporto pubblicato dall'Eures si registrava in Italia un aumento delle uccisioni di donne del 14 per cento, dalle 157 del 2012 alle 179 del 2013. La mozione di allora si uniformava alle direttive impartite in un campo così delicato dalla Comunità europea, dalle Nazioni Unite e dai vari consessi internazionali; si voleva, in altri termini, monitorare nel modo più efficace possibile il fenomeno, sostenendo le vittime dal punto di vista sociale ed economico, proteggendole e garantendo loro condizioni di sicurezza che andassero oltre l'intervento delle Forze dell'ordine. L'obiettivo era quello di creare i presupposti giuridici per contrastare e reprimere con determinazione questo tipo di reato. Tra i principali impegni proposti al Governo e poi da questo accettati si sottolineava la necessità di considerare la violenza contro le donne come un'azione contro i diritti umani. Contrastare la violenza sulle donne è un compito essenziale di ogni società che si proponga la piena tutela dei diritti fondamentali della persona. Lo ha affermato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, auspicando un'azione di educazione dei giovani al rifiuto della violenza nei rapporti affettivi. Ha aggiunto, però, che resta ancora molto da fare, per far fronte a un fenomeno sociale e culturale di così vasta portata come quello della violenza sulle donne nelle sue molteplici manifestazioni, penso, per esempio, alla violenza psicologica che è qualcosa che non è facilmente dimostrabile nei gesti che il medico del pronto soccorso può rilevare, ma che non è meno devastante per quello che è l'equilibrio e per quella che è la serenità, la felicità di una donna. Fatti recenti hanno mostrato e confermato come la violenza sulle donne costituisca un nodo concettuale di particolare interesse in cui si intrecciano atteggiamenti che vanno oltre le specifiche culture nazionali. Tra le donne che subiscono violenza e gli attori della violenza stessa ci può essere una radicale diversità di provenienza oltre che di cultura e di stili di vita; per questo servono informazioni complete e continuamente aggiornate sul piano quantitativo e qualitativo, capaci di fare emergere le costanti e mutevoli aggressioni che le donne subiscono.
  Risale al 1993 la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, ma la violenza alle donne è diventato tema e dibattito pubblico solo da pochissimi anni e, oggettivamente, sia in Italia che in Europa, mancano ancora politiche serie di contrasto alla violenza sulle donne. Cito, uno per tutti, quello che la stampa riportava in questi giorni sull'impegno assunto da un numero molto numeroso di Ministre in Francia, le quali si sono dichiarate totalmente contrarie a qualunque forma di violenza e, nella versione positiva, si sono dichiarate disposte a una denuncia sistematica e concreta anche dei più piccoli fatti di violenza, intesi proprio, in questo caso specifico, di violenza sessuale. Questo nella Patria dei nostri vicini. Le vittime e i loro trasgressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, a tutti i ceti economici; secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità almeno una donna su cinque ha subìto abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. Se ne è parlato a lungo, recentemente, nell'incontro promosso dall'OMS che ha segnalato tra le altre forme di violenza le mutilazioni genitali femminili o altri tipi di mutilazioni, come in un recente passato lo stupro di guerra e lo stupro etnico. Sono ancora forme di violenza subite dalle donne quelle forme di femminicidio che, in alcuni Paesi, come in India e in Cina, si concretizzano nell'aborto selettivo, per cui le donne vengono indotte a partorire solo figli maschi, perché più e meglio accettati socialmente, anche se il disastro demografico che questa politica ha causato sta obbligando il Governo di questi Paesi a fare rapidamente marcia indietro. Esistono, infine, forme di violenza relative alla riproduzione, come l'aborto forzato e la sterilizzazione forzata o, più recentemente, perfino la gravidanza forzata. Ma la riflessione sulla violenza alle donne ha acquistato un'ulteriore dimensione dopo i recenti fatti di Colonia nella notte di Pag. 87Capodanno, a cavallo tra il 2015 e il 2016, allorché un gruppo di giovani immigrati ha circondato alcune donne e ne ha fatto oggetto di avance che, in alcuni casi, hanno dato origine a veri e propri fatti di stupro e di violenza. Nel complesso, si è trattato di un tipo di intervento analogo a quello osservato nel 2011-2012 a piazza Tahrir e questo fatto non va certamente sottovalutato. La dimensione di gruppo, la diversa provenienza geografica degli attaccanti, in un momento in cui la tensione è alta in tutti i Paesi, soprattutto rispetto alla complessa convivenza con gli immigrati, ha dato all'episodio una rilevanza mediatica enorme e ha obbligato non solo le autorità, ma tutta l'opinione pubblica a livello internazionale, ad interrogarsi su questa relazione percepita come tendenzialmente destabilizzante tra le donne occidentali e i maschi provenienti da Paesi in cui l'immagine della donna può essere davvero diversa e può essere veramente, in molti casi, un'immagine che denota inferiorità e che, quindi, legittima forme di degrado. È opportuno rilevare che solo quando il caso di Colonia è diventato di rilievo internazionale la polizia tedesca ha avviato una serie di indagini, procedendo ad alcuni arresti, ma ciò non è bastato agli xenofobi animati da un desiderio di vendetta sommaria che hanno aggredito i richiedenti asilo o, semplicemente, coloro che avevano aspetto o abiti islamici; potremmo dire che, come spesso accade, la violenza chiama violenza e questo non aiuta nessuno a ricreare quelle condizioni di coesione sociale di cui tutti quanti avremmo profondamente bisogno.
  Non c’è dubbio che entrambe le forme di aggressione confermano come in Germania ci sia la crescita di un sentimento di ostilità verso gli immigrati e un sondaggio condotto dall'Istituto Forsa ha conformato questa tendenza – fino al 37 per cento praticamente delle risposte che ci sono state – contro la possibilità di arrivare a una coabitazione, a una convivenza serena e concreta con persone di etnie diverse. D'altra parte è difficile non porsi degli interrogativi seri, le denunce alla polizia di Colonia per violenze subite durante la notte di Capodanno in Germania sono salite a 516, di cui il 40 per cento ha a che fare con molestie a sfondo sessuale; ad Amburgo i casi sono stati 133 e in misura minore a Düsseldorf, Francoforte, Berlino, mentre 500 uomini hanno forzato l'ingresso in una discoteca a Bielefeld, in Vestfalia, dove molte donne hanno poi subito attacchi e molestie. La stessa Angela Merkel, davanti alle molestie sessuali denunciate da tantissime donne a Colonia nella notte di San Silvestro ha affermato che si tratta di atti ripugnanti e criminali, assolutamente inaccettabili per la Germania. L'accaduto è insopportabile anche per noi che sul piano personale non abbiamo alcuna preclusione all'incontro, a quello che tante volte è stato chiamato il meticciato tra le culture, il meticciato tra le abitudini, il meticciato anche tra le credenze religiose e tra gli stili di vita. Ma c’è un limite che ognuno di noi considera invalicabile e questo limite è definito proprio da quella sottile linea della violenza e non solo della macroviolenza ma anche della microviolenza del quotidiano. Irina Bokova, direttrice generale dell'Unesco, ha affermato che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti e delle libertà fondamentali delle donne ed è inaccettabile in qualsiasi delle sue molteplici forme. Le donne e le ragazze che vivono in Paesi colpiti da conflitti armati sono particolarmente a rischio di violenze sessuali, specialmente durante l'approvvigionamento di acqua e in altre situazioni e in altre circostanze. Per questo nella nostra mozione chiediamo in molti modi – devo dire nonostante le riformulazioni che il Governo ha ritenuto di dover fare ai nostri impegni in qualche modo mitigandone la portata e riducendone forse l'impatto ma probabilmente rendendoli più facili da accettare e da applicare dal Governo stesso – misure che affrontino il tema sotto il profilo culturale e sotto il profilo dello scambio, sotto il profilo del dialogo. Non vogliamo rinunciare a credere che la violenza sia combattuta soprattutto attraverso il rispetto reciproco che, in questo caso, diventa anche rispetto dell'aggressore ma certamente non siamo disposti a tollerare Pag. 88che le città non consentano alle donne di vivere con serenità, con autonomia, con libertà la loro vita. La donna non deve difendersi perché è donna: deve poter semplicemente vivere la sua libertà con le scelte che compie anche nel fatto di spostarsi da un luogo all'altro, con il fatto di scegliere come vestirsi, come atteggiarsi, come muoversi perché è la sua femminilità che dovrebbe essere garanzia di tutela e dovrebbe essere garanzia in qualche modo di presa in carico non solo da parte delle forze dell'ordine ma da parte dell'intero contesto sociale che non può assistere indifferente a episodi di violenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signora Presidente. Sinistra Italiana è probabilmente l'unico gruppo parlamentare a non aver presentato una propria mozione sui fatti di Colonia e non lo abbiamo fatto non perché non abbiamo argomenti da portare all'attenzione di quest'Aula o perché non abbiamo sviluppato una nostra opinione in merito alla drammatica notte di Capodanno di Colonia. Sia chiaro e lo vogliamo dire in maniera chiara: le immagini che abbiamo visto, le testimonianze che abbiamo ascoltato hanno profondamente scosso le coscienze di tutte e di tutti noi e quei fatti vanno assolutamente condannati senza «se» e senza «ma». Ogni luogo della Terra in cui si sviluppano fenomeni di violenza vedrà sempre il gruppo di Sinistra Italiana, la nostra comunità, dalla parte delle vittime: su questo non abbiamo dubbi. Non si era mai assistito a un fenomeno di massa di queste proporzioni e proprio per questo la riflessione e l'analisi devono poggiare sull'investigazione, sul perché si è potuto verificare un fatto così enorme privo di qualsiasi tipo di controllo. Che cosa ci dice la Germania oggi rispetto a quello che è accaduto ? Si fa fatica ad immaginare che quello che è successo possa essere stato banalmente il frutto di un'isteria collettiva o di un impazzimento generale o di uno stato di alterazione collettivo. Per questi motivi esprimere giudizi che non siano avallati da una versione ufficiale ricostruita sia dalla magistratura che dalle forze dell'ordine rischia di diventare un mero esercizio di retorica. E proprio per rifuggire dalle facili strumentalizzazioni sul corpo delle donne non vogliamo unirci al coro di chi tenta di semplificare un caso così complesso ancora con troppe ombre e con troppe poche luci e soprattutto con tanti punti irrisolti. Perché a cinque mesi dall'accaduto portare in Aula questa discussione ? Noi ne diamo un duplice significato. Il primo può essere quello del commento e in questo caso come Parlamento italiano arriviamo davvero in ritardo: non ho mai visto esprimere delle opinioni e delle posizioni e il proprio pensiero dopo cinque mesi. Il secondo può essere strumentale per far passare messaggi che noi assolutamente non condividiamo. Lo voglio dire con altrettanta chiarezza soprattutto a ridosso delle elezioni dove qualche manciata di voti in più può fare indubbiamente comodo, per cui è bene per alcuni gruppi parlamentari seduti all'interno di questo emiciclo tornare ad agitare lo spauracchio della paura del «diverso» considerato come portatore infetto di beceri principi.
  E così, signora Presidente, vediamo che tornano di moda le famose e invocate ruspe, tanto per intenderci. Signora Presidente, noi non ci stiamo. Per capire i fatti di Colonia bisogna innanzitutto stare dalla parte delle donne, dei loro diritti, della loro dignità, della loro libertà che non può in alcun modo essere messa in pericolo, oppure in discussione. Sia chiaro: per noi l'incontro di culture diverse non è sinonimo né di violenza né di scontro. L'integrazione e la cooperazione fra i popoli devono essere la chiave di lettura e il ponte fra culture, mantenendo saldi i principi e i diritti inviolabili delle persone. Non siamo disposti a consegnare nelle mani del populismo razzista una presunta difesa del corpo delle donne, laddove proprio il razzismo e il maschilismo peggiore sono connessi da un comune denominatore culturale basato sulla prevaricazione, Pag. 89mentre la cultura dell'accoglienza è davvero il filo conduttore della nostra biologia, della nostra storia e della nostra cultura: la cultura delle donne. Ma anche della storia politica basata sui valori della solidarietà e a cui nessuno di noi vuole rinunciare. La violenza sulle donne ha tante forme: indubbiamente quella della notte di Capodanno ha assunto una forma mostruosa, di massa, come non avevamo mai visto, gravissima e noi non vogliamo voltarci dall'altra parte. Ribadisco: la condanniamo. Non deve accadere mai più. La risposta migliore però è stata data proprio dalle donne tedesche. Sono scese in piazza con due messaggi chiari: «no» al sessismo e «no» al razzismo sia europeo che islamico. Poco fa le agenzie hanno battuto una notizia che un uomo, che poi ha tentato di suicidarsi ed oggi è in fin di vita, ha ucciso la moglie. Probabilmente sarebbe opportuno ricordare al collega Rondini che non era un musulmano. La violenza va condannata sempre, in ogni forma, in ogni tono, in ogni luogo, qualunque sia la nazionalità di chi la commette e chiunque sia chi la subisce e questo lo dico soprattutto per provare a smontare le faziosità che abbiamo letto anche all'interno di alcune mozioni su cui fra poco esprimerò le nostre intenzioni di voto. Il gruppo di Sinistra Italiana è stato in prima linea – rivendichiamo con forza il nostro impegno – affinché l'Italia ratificasse per prima la Convenzione di Istanbul e non sarebbe male se dessimo anche attuazione a quel famoso voto che facemmo all'interno di quest'Aula all'unanimità. Finalmente, per bontà sua, il Presidente del Consiglio ha affidato la delega alle pari opportunità alla Ministra Boschi. Ci aspettiamo che vengano prese in considerazione le numerose proposte di legge che vanno esattamente in quella direzione. Due impegni su tutti: potenziamento e non smantellamento, come sta avvenendo oggi, di tutti i centri antiviolenza presenti in Italia e piena applicazione dell'articolo 14 della Convenzione di Istanbul che ci dice di introdurre l'educazione sentimentale nelle scuole perché, solo attraverso un lavoro sulle nuove generazioni straniere e no, si può avanzare sul terreno della cultura di genere e della parità fra i sessi. Per questi motivi ci asterremo su quasi tutte le mozioni ad eccezione di quella della collega Saltamartini sulla quale voteremo contro e ad eccezione di quella della collega Iori sulla quale voteremo a favore. Concludo, signora Presidente, con l'auspicio che qui dentro si faccia un po’ meno propaganda e campagna elettorale e un po’ più di politica con tutta quella responsabilità che il Paese oggi ci richiede. Il tempo degli show è finito, quello dell'ipocrisia anche (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Milanato. Ne ha facoltà.

  LORENA MILANATO. Grazie, signora Presidente. Le storie e le vite spezzate delle donne di tutti i Paesi del mondo contribuiscono a fare emergere una nuova consapevolezza del fenomeno della violenza contro le donne che ha ormai assunto una visibilità crescente. Proprio per questo motivo la lotta alla discriminazione e alla violenza contro le donne deve essere considerata una priorità di azione sia a livello internazionale che nell'ambito delle agende dei Governi nazionali e locali. Si tratta di una piaga mondiale purtroppo ancora non sufficientemente riconosciuta e codificata. In Europa come nel nostro Paese la quasi totalità dei casi denotano infatti una realtà inquietante di violenza perpetrata nei confronti delle donne che si trovano a vivere nella paura e nel disagio per le strade nei mezzi pubblici e anche nelle proprie case. Molti studi confermano che la violenza sulle donne non è da considerarsi semplicemente come una reazione ad un torto o più semplicemente ad uno sfogo maschile a proprie insoddisfazioni e frustrazioni, è molto di più, poiché attiene a profonde motivazioni culturali e a modelli del rapporto tra i generi.
  La sintesi tra la forte disparità storica nei rapporti di forza tra i generi e la Pag. 90sempre più crescente crisi di identità ha acquisito un'ulteriore dimensione dopo i recenti fatti verificatisi durante la notte di San Silvestro in dodici dei 14 Länder tedeschi, quando gruppi di uomini di origine araba e mediorientale hanno circondato centinaia di donne per derubarle e molestarle sessualmente. La drammaticità di quanto accaduto non ha precedenti, alla luce del fatto che quanto avvenuto non può essere considerato come un fenomeno spontaneo, poiché si tratta di un'azione organizzata da parte di un migliaio di uomini, tra i 15 e i 35 anni, che si sono prima radunati nella piazza della stazione centrale di Colonia per poi dividersi in decine di gruppi a partire all'attacco delle donne. Dalle ricostruzione ufficiali, il tratto comune a tutte le aggressioni è quello di essere state perpetrate da gruppi di stranieri provenienti da Paesi extra-europei, tra i quali, non di rado, figuravano anche sedicenti profughi, che hanno operato con modalità assai simili a quelle osservate nel 2013 a Piazza Tahrir, quando, durante le proteste contro il Presidente Morsi, a Il Cairo, donne sole o in gruppo sono state accerchiate da una barriera di uomini per poi subire violenza sessuale.
  Gli aggressori di Colonia hanno dimostrato di avversare nel profondo la nostra cultura e di aver portato con loro un'idea della donna ritenuta inferiore, non degna di godere di una piena libertà, da mortificare nella mente e soprattutto nel corpo. I fatti di Colonia hanno mostrato una situazione molto complessa, poiché, oltre agli episodi di violenza perpetrati nei confronti delle donne, non può e non deve passare inosservata la fragilità del sistema di tutela e di sicurezza europeo, che non è in grado di affrontare, oltre alla generale situazione di insicurezza, anche l'imponente ondata migratoria che, specialmente nell'ultimo anno, ha sconvolto l'Europa e sta assumendo connotati di emergenza sociale e globale.
  In questi frangenti, prima di colpire le libertà di tutti e di omologare ciascuno in un'unica modalità di pensiero, è il corpo delle donne il terreno dove inizia a morire una democrazia e dove è più facile e immediato per il patriarcato sferrare i propri attacchi. Non bisogna generalizzare, certo, è stato detto più volte in quest'Aula, ma non si può non ricordare che nel califfato islamico lo stupro è interpretato dai combattenti dell'ISIS non solo come un diritto riconosciuto dall'Islam ma soprattutto come un dovere. L'istituzionalizzazione dello stupro viene usata oggi anche come strumento di reclutamento per nuovi potenziali miliziani, soprattutto per uomini che provengono da società musulmane molto conservatrici.
  Ai numerosi episodi di sequestri violenti, aborti forzati e stupri collettivi si aggiungono purtroppo casi di mutilazioni genitali femminili e l'obbligo a contrarre matrimoni precoci che mettono le giovani donne particolarmente a rischio di violenza sessuale, fisica e psicologica. Tali pratiche abominevoli, che condanniamo con forza, mostrano un modo di rapportarsi con il sesso femminile che non si arresta certo di fronte alle frontiere. Un'operazione di molestie così vasta non si è fermata ai fatti della notte di San Silvestro, ma si sono ripetuti anche durante il Carnevale di Colonia, uno dei più amati e popolari in Germania, dove sono state registrate ben 22 denunce di molestie sessuali e un caso di violenza e percosse. I fatti citati, che duramente hanno colpito l'Europa, non possono che essere definiti un atto di terrorismo culturale a sfondo sessuale, compiuto nei confronti di donne che rappresentano la cultura e l'intero mondo occidentale, e impongono seri interrogativi sulle politiche di solidarietà e di accoglienza dell'Unione europea.
  L'Europa ha accolto quasi 1 milione di rifugiati nel 2015, ma deve adesso fronteggiare la sfida più importante, quella dell'integrazione di queste persone nel tessuto sociale del continente, poiché l'attuale immigrazione non può considerarsi semplicemente come un flusso ordinato ma il frutto di eventi multipli e contemporanei di guerre che hanno un'espansione globale e di lungo periodo. Se da un lato non vanno tratte conclusioni razziste, quanto accaduto non può di certo essere trattato Pag. 91nemmeno con una logica buonista, perché la donna è stata scelta come simbolo per colpire i valori occidentali, i diritti individuali, la parità tra uomo e donna e, più in generale, la libertà in tutte le sue forme, in un momento storico, poi, in cui è necessario ed inevitabile confrontarsi con fenomeni migratori massicci.
  Alla luce del fatto che il continente europeo non può chiudere le porte davanti a coloro che scappano dalla guerra, è necessario evitare che il processo di integrazione porti, anche per il crescente peso demografico dei mussulmani, quasi ad un progressivo piegarsi sino all'assoggettamento della cultura di libertà occidentale, dove la libertà delle donne sarà progressivamente ridotta nel livello e negli spazi di agibilità. È fondamentale dimostrare che non è così, anche per evitare possibili derive autoritarie e xenofobe, ponendo in essere opportune iniziative politiche di legge e di contrasto necessarie a tutelare le donne e la loro libertà – è un valore assoluto – dalla violenza e dai tentativi di oppressione.
  Prendendo atto delle dimensioni sempre più imponenti assunte dal fenomeno migratorio nonché i recenti episodi di violenza, con questa mozione intendiamo impegnare il Governo non solo ad assumere le opportune iniziative, anche sul piano normativo, al fine di implementare il contrasto alla violenza di genere nel nostro Paese, ma soprattutto ad agire sul piano della prevenzione e del contrasto della violenza, individuando specifiche iniziative volte a potenziare i servizi e le misure di assistenza delle vittime di violenza attraverso un'organica risposta a livello territoriale e di rete e rendendo omogeneo lo sviluppo di servizi idonei all'assistenza.
  Inoltre, riteniamo opportuno impegnare il Governo a promuovere, nell'ambito della gestione del fenomeno migratorio e dell'accoglienza, per coloro che ne hanno diritto, politiche mirate volte a sostenere con forza l'adesione a valori e princìpi validi per tutti coloro che desiderano risiedere stabilmente nel nostro Paese – di qualsiasi gruppo o comunità facciano parte di natura culturale etnica o religiosa – quale atto necessario per avviare il processo di riconoscimento della condizione di profugo, di richiesta di cittadinanza, di stabilimento nel Paese, per favorire percorsi di integrazione rispettosi delle identità di ciascuno che abbiano alla base la condivisione di un modello di società che veda uomini e donne godere degli stessi diritti.
  Per quanto riguarda la dichiarazione di voto, il nostro gruppo voterà tutte le mozioni, ad eccezione della mozione del MoVimento 5 Stelle, sulla quale ci asterremo, e della premessa della mozione Vezzali, per le motivazioni già illustrate dal collega della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Presidente, sarò molto breve nella nostra dichiarazione di voto. Prima di tutto, dico che accettiamo la riformulazione che è stata proposta dal Governo; ci asterremo sulla mozione Saltamartini, mentre voteremo favorevolmente a tutte le altre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Laura Garavini. Ne ha facoltà.

  LAURA GARAVINI. Grazie, Presidente. Di cosa stiamo parlando qui, oggi, in questa mozione ? Di fatti avvenuti la notte di Capodanno non a Torino, Roma o Napoli, ma alla stazione di Colonia, in Germania. Fatti gravi, senza ombra di dubbio, ma se parlassimo di tutte le cose negative e gravi che succedono ogni giorno in Europa, probabilmente in Parlamento non ci resterebbe il tempo per affrontare le questioni del nostro Paese. Allora, se proprio vogliamo parlare di fatti gravi all'estero, al punto da parlarne con cinque mesi di ritardo, vorrei sottolineare come proprio in Germania, il Paese a cui si fa Pag. 92riferimento nelle mozioni presentate in particolare dai colleghi delle opposizioni, solo l'anno scorso ci sono state ben 1.005 aggressioni violente a danno di campi profughi. Di questi, 901 sono a sfondo nazista, con istigazione all'odio, con ingenti danni alle cose e alle persone e con un uso di violenza razziale.
  Nello stesso arco di tempo sono stati effettuati ben cento incendi dolosi a danno di centri di accoglienza e campi profughi. Allora, se vogliamo parlare di violenza in un Paese amico all'interno dell'Europa e non lo vogliamo fare in modo strumentale, trovo significativo che questo tipo di violenze non trovi nessun interesse in atti parlamentari o nelle mozioni delle opposizioni. Ma voglio essere al tempo stesso molto chiara, e non ci dovrebbe neanche essere bisogno di sottolinearlo: i reati contestati la notte di Capodanno a Colonia sono atti criminali e, come tali, sono da condannare senza esitazione. Il fatto che siano stati compiuti da cittadini extracomunitari, non li rende, di certo, meno odiosi. Chi risulta colpevole va assicurato alla giustizia in fretta e senza scuse, e se alla base di queste aggressioni c’è una certa immagine della donna, se c’è un disprezzo latente della figura femminile, questo è un motivo in più per condannare questi fatti e i rispettivi autori. È positivo in questo senso che la giustizia in Germania abbia preso molto sul serio questi casi e mi auguro che gli aggressori vengano individuati e condannati, perché è giusto che in uno Stato di diritto chi commette dei reati venga condannato, indipendentemente dal fatto che sia un migrante o che sia nato in Italia, in Germania o chissà dove; chi sbaglia paga, indipendentemente dalle origini. Ma allo stesso tempo, rilevo la tendenza ad esaltarsi soprattutto su infrazioni e reati che coinvolgono stranieri, senza ricordare che la grandissima parte dei migranti in Europa, e anche nel nostro Paese, vive in modo pacifico e nel pieno rispetto delle leggi, lavorano diligentemente, creano posti di lavoro, non sono un peso, anzi sono una potenziale risorsa per il nostro Paese. Dunque, se da un lato è importante punire quelli che non sono disposti ad attenersi alle regole, allo stesso modo è importante dare una mano alla stragrande maggioranza di migranti che vogliono crearsi in Italia un futuro migliore per sé e per le loro famiglie. Ecco che servono politiche per l'integrazione che prevedano anche l'insegnamento al rispetto reciproco, alla tolleranza, alla tutela dell'identità e dell'integrità altrui, indipendentemente dal sesso, dalla religione, dal Paese o dalle tradizioni di origine.
  Dopo i fatti di Colonia, è molto positivo, ad esempio, che il Governo tedesco abbia accelerato l'introduzione di misure per l'integrazione. La stessa cosa ha fatto l'Italia che già in precedenza, già dopo i fatti di Parigi e Bruxelles, ha adottato posizioni analoghe. Già nella legge di stabilità abbiamo sancito un principio: per ogni euro speso per la sicurezza, bisogna destinare altrettante risorse per la cultura, perché siamo fortemente convinti che lo strumento fondamentale per una riuscita e profonda integrazione sia proprio un forte investimento in cultura, perché investire in integrazione paga, così come paga una politica che gestisca le migrazioni in modo intelligente. Non una politica dello sparare contro le navi dei migranti, come purtroppo Governi in tempi recenti sostenevano, bensì una politica che cerchi la collaborazione con i Paesi d'origine, una politica proposta dal Governo italiano attraverso il Migration compact che ha ottenuto numerosi applausi anche in Europa. Dopo decenni di grandi proclami, finalmente abbiamo una politica che risponde alle sfide del nostro tempo in modo concreto, intelligente e umano. Non abbiamo bisogno di miopi ricette demagogiche che mettano gli uni contro gli altri, europei contro migranti, mussulmani contro cristiani, donne contro uomini. Dalle violenze di Capodanno a Colonia dobbiamo ripartire per attrezzarci con una strategia europea per l'integrazione di lungo respiro. Allora, onorevoli colleghi, anch'io vorrei citare le dichiarazioni successive ai fatti di Colonia da parte del Comitato ufficiale delle donne in Germania che in occasione delle feste della Pag. 93donna ha dichiarato «siamo nettamente contrarie al sessismo, ma siamo anche nettamente contrarie al razzismo e ci posizioniamo in modo netto contro qualsiasi strumentalizzazione razzista delle vicende di Capodanno».
  Ecco, Presidente, sono dichiarazioni importanti, che ci danno un profondo insegnamento e, nell'annunciare il voto favorevole del Pd, mi auguro che tutti quanti noi all'interno di questo Parlamento ne possiamo fare tesoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
  Ricordo che i presentatori della mozione Saltamartini ed altri n. 1-01111 non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo, pertanto il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01111, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli, Pesco, Tripiedi, Palma, Colaninno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  355   
   Votanti  292   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  147   
    Hanno votato   39    
    Hanno votato no  253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01250, come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carinelli, Marcolin...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  356   
   Votanti  298   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato  297    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Dallai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti ed altri n. 1-01254, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  348   
   Votanti  308   
   Astenuti   40   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato  308.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 94Spadoni ed altri n. 1-01260, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pellegrino, Mattiello, Fabbri, Gigli, Martella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  364   
   Votanti  305   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato  305.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese ed altri n. 1-01261, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Pannarale, Epifani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  364   
   Votanti  323   
   Astenuti   41   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato  323.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iori, Nicchi, Fitzgerald Nissoli, Locatelli, Gebhard, Mucci ed altri n.1-01264, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Alberti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  367   
   Votanti  365   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato  352    
    Hanno votato no   13.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Milanato ed altri n. 1-01273, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sgambato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  369   
   Votanti  330   
   Astenuti   39   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato  328    
    Hanno votato no   2.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.
  Avverto che, come già comunicato ai gruppi per le vie brevi, sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani, Pag. 95dopo il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo, la deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa al disegno di legge n. 3671 in materia di riforma delle discipline delle crisi di impresa e delle insolvenze.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19,14)

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Oggi è la giornata internazionale contro l'omofobia; giornata, purtroppo, necessaria perché ancora oggi succede che una persona sia giudicata, criticata, irrisa, discriminata, a volte anche malmenata o uccisa, per il proprio orientamento sessuale. Secondo il rapporto annuale dell'ILGA, che è l'Associazione internazionale di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, sono 75 i Paesi dove l'omosessualità è considerata un reato e 13 quelli che prevedono la pena di morte per atti omosessuali. In 14 la pena varia da quindici anni all'ergastolo, in 17 sono in vigore leggi che limitano la libertà di espressione sull'orientamento sessuale.
  Quasi la metà dei Paesi del mondo vedono realizzarsi vere e proprie violazioni dei diritti umani, che non dobbiamo mai smettere di denunciare e contrastare. L'Italia non è un Paese dalle situazioni estreme, però vi sono realtà in cui l'omofobia resiste, ha radici profonde. Abbiamo appena approvato una legge che finalmente dà alcuni diritti alle coppie omosessuali: ci abbiamo messo quasi trent'anni, anche se non siamo riusciti ad eliminare tutte le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale. Non abbiamo, invece, completato l'iter per il disegno di legge contro l'omofobia. La Camera, nel settembre 2013, ha licenziato un testo che non ci entusiasma, ma che è un passo avanti. Un testo che da 970 giorni giace in Senato, in attesa di essere discusso. Noi socialisti chiediamo al Governo, che ha posto un'accelerazione su tanti provvedimenti, di farlo anche su questo. Non è una legge delle persone omosessuali o transessuali, né una legge di una parte politica: è una legge che appartiene a tutta la collettività, una legge che ci rende più civili (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  MICHELA MARZANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHELA MARZANO. Grazie, signor Presidente. Lo ha detto la collega Locatelli: oggi è la Giornata mondiale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia.
  Lo ha detto e lo ripeto: c’è ancora molto da fare, anzi, moltissimo, non soltanto a livello legislativo – noi sappiamo l'importanza e il valore simbolico che ha la legge –, ma forse anche e soprattutto a livello culturale, visto che, ogni qual volta si parla di identità di genere e di orientamento sessuale, si continua a parlarne come di differenze che implicherebbero un'inferiorità. Ora, signor Presidente e colleghi, l'identità di genere e l'orientamento sessuale sono delle differenze tra le altre, delle differenze che non devono permettere di considerare queste persone come inferiori, delle differenze che dovrebbero, invece, nonostante, appunto, siano differenze, permettere la promozione e il riconoscimento della pari uguaglianza e della pari dignità.
  Ecco, combattere l'omofobia, la bifobia e la transfobia, cosa che dobbiamo fare ogni giorno e non soltanto nella giornata mondiale contro queste discriminazioni, significa riconoscere ognuno di noi per quello che è, uguale anche se differente, senza che nessuno osi o si permetta di pensare, o si permetta di chiederci, di Pag. 96essere altro rispetto a quello che stiamo. Diversi ma uguali, diversi ma ugualmente degni (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  GIULIO MARCON. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Grazie, signor Presidente. È la seconda volta che sollecito la risposta ad una interrogazione depositata il 3 giugno del 2015: è l'interrogazione n. 4-09333. Ricordo che già il 9 marzo avevo sollecitato in Aula la risposta e ora la risollecito nuovamente. L'interrogazione chiede alla Ministra della difesa, alla senatrice Roberta Pinotti, quali siano i motivi del suo rifiuto ad incontrare le organizzazioni pacifiste, la Rete per il disarmo, in merito al programma F35; richieste di incontro che sono state fatte nel corso degli ultimi due anni.
  La Ministra ha in questi mesi incontrato molte organizzazioni, molte associazioni, ma nemmeno una volta ha dato risposta alle organizzazioni della Rete per il disarmo che le chiedono di incontrarla per confrontarsi, non solo sul programma F-35, ma, in generale, sulle strategie, gli interventi e le iniziative in materia di difesa nazionale. A parte la buona educazione, che sarebbe gradita in una Ministra, quello che invece è dovuto è un corretto rapporto istituzionale della Ministra con i deputati e, direi, anche con la Presidenza della Camera, visto che la Camera ha già sollecitato la Ministra due mesi fa. Non abbiamo avuto risposta, ma attendiamo fiduciosi.

  GIORGIO PICCOLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIORGIO PICCOLO. Grazie, Presidente, per questa opportunità che ho per ribadire che quello che sta accadendo nel settore dei call center è fonte di forte preoccupazione. A fronte di un'occupazione di circa 80 mila addetti, c’è il rischio di avere migliaia di esuberi, in particolare anche a Napoli e nel Mezzogiorno, vedi le vertenze in corso di Almaviva, Gepin e Uptime. Per eliminare le cause di tale situazione, chiediamo al Governo di far rispettare l'articolo 24-bis della legge n. 83 del 2012, a cominciare dall'obbligo per l'operatore di comunicare in apertura di telefonata da quale Stato parta la conversazione, consentendo in ogni caso ai cittadini il diritto di farsi gestire le chiamate da un operatore collocato sul territorio nazionale, come previsto dalla legge; in secondo luogo, applicare la clausola di salvaguardia occupazionale per le aziende che vincono gli appalti.
  Il Governo deve intervenire nei confronti delle aziende pubbliche quotate in borsa per evitare forme di massimo ribasso mascherate che provocano riduzione dei diritti, disoccupazione e, di conseguenza, peggiori servizi erogati. Bisogna estendere al settore la cassa integrazione straordinaria, così come previsto nel comparto industria e nei settori della logistica e della grande distribuzione, lavorare per un contratto unico di settore, cancellare i contratti pirata, migliorare la strategia di sviluppo per consolidare il settore e permettere l'avvio di investimenti in innovazione e ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  MATTEO DALL'OSSO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MATTEO DALL'OSSO. Grazie, Presidente. Non ci vuole un ingegnere elettronico, laureato a 24 anni, per dire ciò che sto per dire. Bames e Sem, aziende dislocate nella zona ad est della Brianza, fiore all'occhiello della Silicon Valley italiana, un tempo leader nei servizi di progettazione, sviluppo e distribuzione di apparecchiature elettroniche, hanno dichiarato il fallimento nel 2013; ma dietro a questo fallimento pare che i dirigenti abbiano sottratto fondi alle aziende. A dirlo non sono io: sono la Guardia di finanza e il sostituto procuratore di Monza, che ha firmato il decreto nei confronti di 17 Pag. 97persone, per circa un totale di 230 milioni di euro delle due società. Toc toc: dov’è il Governo, dov'era fino ad oggi ? IBM, fermati ! IBM, fermati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Il deputato Tripiedi espone un cartello recante la scritta: #IBM FERMATI) !

  PRESIDENTE. Collega Tripiedi, abbassi quel cartello, la richiamo all'ordine. Abbassi quel cartello.

  MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Presidente, con la legge 25 febbraio 2016, n. 21, uno dei tanti milleproroghe di questo Governo, è stato modificato l'articolo 111 del codice della strada, che prevede la revisione obbligatoria delle macchine agricole al fine di garantire adeguati livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro e nella circolazione stradale. Successivamente, con il decreto del Ministero dei trasporti di concerto con il Mipaaf del 20 gennaio 2015, e pubblicato il 30 giugno 2015, è disposta a partire dal 30 giugno 2016 la revisione obbligatoria delle macchine agricole. Questo decreto prevede la revisione delle macchine agricole ogni cinque anni rispetto alla prima immatricolazione, e in base al grado di vetustà una revisione generale a partire dal 31 dicembre 2017; però all'articolo 5 del suddetto decreto si legge che le modalità con cui eseguire la revisione sono definite con un altro decreto. Ora, è passato quasi un anno, e di questo decreto non vi è alcuna traccia: quindi sollecito con questo intervento il Governo affinché emani al più presto il decreto. Tale ritardo, Presidente, preoccupa in modo particolare il mondo dei costruttori di macchine per l'agricoltura, visto che senza queste linee guida non è possibile individuare le officine in grado di effettuare i controlli sulle trattrici e le modalità e gli elementi da revisionare.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, il 7 maggio a Catania è accaduta una cosa molto grave sul piano dell'ordine pubblico: durante un'operazione di controllo del territorio, dei carabinieri hanno fermato un giovane che aveva tentato di forzare un posto di blocco. Subito dopo i carabinieri sono stati accerchiati da alcuni cittadini, ingiuriati, strattonati. Tentavano indubbiamente, questi cittadini, di liberare e di far fuggire il giovane che aveva commesso un reato. È un episodio molto grave: io voglio esprimere qui la mia solidarietà ai carabinieri, a quelli che sono stati impegnati nell'operazione; è però soprattutto una ferita inferta nel cuore dello Stato. Ecco perché ho presentato un'interrogazione, e sollecito la risposta del Ministro dell'interno e del Ministro della difesa, perché a Catania, nella provincia di Catania, c’è il rinvigorire di alcuni gruppi malavitosi, di alcuni gruppi criminali e mafiosi: ecco perché c’è bisogno di potenziare i presìdi delle forze dell'ordine, rafforzare la presenza dei carabinieri e della polizia. Questo episodio è avvenuto a Nesima, in Corso Indipendenza: è questo un quartiere ad alta intensità di presenza di case popolari. Ci sono tanti cittadini laboriosi, però ci sono gruppi criminali che lì vogliono insediare delle zone franche, dove far fiorire lo spaccio della droga e le altre attività criminali. Ecco perché chiedo ai due Ministri di venire presto a rispondere, perché si possa approntare una serie di misure per rafforzare i presìdi di difesa e di sicurezza a Catania e nella provincia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ANTONINO MOSCATT. Chiedo di parlare.

Pag. 98

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONINO MOSCATT. Presidente, intervengo per condividere con quest'Aula fatti, circostanze e sensazioni legate ad una vicenda triste e squallida, accaduta giorni addietro a Favara, in provincia di Agrigento. Vede, Presidente, la sera dell'11 maggio il professor Airò recandosi a casa ha trovato sull'uscio una busta, e dentro questa busta tre proiettili e un biglietto con su scritto: «Tu e Mossuto rivolgetevi alle persone giuste». Airò e Mossuto sono prima di tutto delle brave persone, persone con cui ho condiviso gran parte della mia vita e del mio impegno in politica, perché Airò e Mossuto sono dirigenti del Partito Democratico, sono uomini impegnati in prima linea contro la mafia e nel recente passato amministratori diligenti; oggi sono protagonisti nel terzo settore, con una realtà virtuosa, «La mano di Francesco», che opera nel campo dell'accoglienza. Airò e Mossuto, proprio perché sono delle brave persone, hanno inteso «rivolgetevi alle persone giuste», quella frase, come «rivolgersi alle forze dell'ordine», e sono andate immediatamente a denunciare l'accaduto; ma quei proiettili e quelle parole di chiaro stampo mafioso non hanno colpito solo i destinatari, hanno colpito una comunità che negli ultimi anni ha mostrato di volersi ribellare alla mafia e ai suoi mezzi squallidi: e quella comunità si è stretta attorno ai destinatari di quei proiettili. Insieme alla comunità, noi come Partito Democratico, la mia persona, e mi auguro e sono convinto anche lei, nella qualità di Presidente a nome dell'intero Parlamento, possiamo esprimere vicinanza, possiamo esprimere solidarietà, ma soprattutto possiamo continuare una battaglia contro la mafia, contro i mezzi squallidi che la mafia utilizza, e metterci a servizio delle persone perbene, come questi due cittadini di Favara, come quei tanti che operano ogni giorno per creare una società diversa. Da qui, come Partito Democratico, condanniamo questo vile gesto; da qui, come gruppo complessivamente, condanniamo ogni atto che avviene a persone perbene, che ogni giorno lavorano e si impegnano per una società migliore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 18 maggio 2016, alle 9:

  (ore 9 e ore 16,15)

  1. – Seguito della discussione delle mozioni De Girolamo ed altri n. 1-01205, Vezzali e Monchiero n. 1-01252, Binetti ed altri n. 1-01255, Costantino ed altri n. 1-01256, Rondini ed altri n. 1-01257, Bechis ed altri n. 1-01258, Palese ed altri n. 1-01259, Santerini ed altri n. 1-01263, Marzano ed altri n. 1-01272, Beni ed altri n. 1-01274, Rampelli ed altri n. 1-01275 e Baroni ed altri n. 1-01278 concernenti iniziative per prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo.

  2. – Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa al disegno di legge n. 3671.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Carlo Galli ed altri n. 1-01193, D'Uva ed altri n. 1-01265, Buttiglione e Bosco n. 1-01269, Palese ed altri n. 1-01271, Borghesi ed altri n. 1-01276 e Giammanco e Occhiuto n. 1-01277 concernenti interventi per il rilancio del comparto della ricerca italiana.

  4. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   S. 580 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: FALANGA ed altri: Disposizioni in materia di criteri di priorità per l'esecuzione Pag. 99di procedure di demolizione di manufatti abusivi (Approvata dal Senato) (C. 1994-A).
  — Relatore: Sarro.

  (ore 15)

  5. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

DISEGNO DI LEGGE DI CUI SI RICHIEDE LO STRALCIO

   Delega al Governo per la riforma organica delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza (3671).

  La seduta termina alle 19,30.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, STEFANO DAMBRUOSO E LIA QUARTAPELLE PROCOPIO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3285-A)

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, l'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hashemita di Giordania in materia di lotta alla criminalità, fatto ad Amman il 27 giugno 2011, comprende varie forme di cooperazione e una serie di strumenti volti a contrastare diverse tipologie di reato tra cui il traffico di sostanze stupefacenti e il terrorismo. In primo luogo rileva l'importante contributo che può offrire l'Italia nella formazione e nell'addestramento di addetti ed esperti, finalizzate ad operazioni di intelligence, nei settori investigativi e della sicurezza delle reti di comunicazione telematica. Particolare rilievo riveste lo scambio di informazioni periodico finalizzato alla repressione della criminalità e alla prevenzione di atti terroristici. Per quanto riguarda la cooperazione nella lotta ai traffici illeciti di stupefacenti, sostanze psicotrope e relativi precursori, le Parti si impegnano a scambiarsi informazioni ed esperienze per un'efficace azione di contrasto, nonché ad utilizzare la tecnica delle «consegne controllate» come efficace mezzo di penetrazione nelle reti criminali, quale definita nella Convenzione delle Nazioni Unite contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope del 1988. L'Accordo prevede, nell'ambito della cooperazione bilaterale, consultazioni periodiche e la programmazione di riunioni a cadenza almeno annuale di funzionari delle strutture competenti al fine di valutare l'attività svolta ed individuare nuovi obiettivi da raggiungere. A fronte della gravità dei reati oggetto dell'accordo e della delicatezza delle forma di cooperazione individuate, risultano poco efficaci gli strumenti di enforcement: la soluzione per via diplomatica ad eventuali controversie che dovessero insorgere, nonché la possibilità per una Parte contraente di respingere in tutto o in parte una richiesta di cooperazione in base al presente Accordo «qualora dar corso ad essa possa pregiudicare la sovranità, la sicurezza, l'ordine pubblico o altri interessi fondamentali dello Stato» implicano una limitazione notevole della sua sfera di efficacia. Tuttavia, tale previsione può trovare giustificazione nella situazione politica della regione mediorientale. L'attuazione dell'Accordo prevede consistenti oneri per le finanze dello Stato che trovano peraltro giustificazione nelle attività programmate.
  Convinti che la lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata sono di primaria importanza e del ruolo strategico, in questo, dell'area mediorientale, annuncio il voto favorevole del mio Gruppo parlamentare.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi, l'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno Hascemita di Giordania, siglato ad Amman il 27 giugno 2011 (i negoziati per la stipula dello stesso hanno conosciuto alterne vicende, soprattutto in considerazione dell'instabilità dell'area mediorientale) Pag. 100è finalizzato a prevenire, contrastare e reprimere la criminalità organizzata e i reati ad essa connessi, in particolare quelli relativi al traffico di sostanze stupefacenti e terrorismo, in conformità alle rispettive legislazioni nazionali e agli accordi internazionali riconosciuti dai due Paesi.
  Il testo, redatto sulla base del modello accolto dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno nelle relazioni con Paesi extraeuropei, ricalca nei contenuti altre intese della stessa natura quale, ad esempio, quella conclusa con l'Armenia il 23 aprile 2010 ed entrata in vigore il successivo 25 ottobre.
  Nello specifico, si prevede: lo scambio di esperti e la programmazione, nei due Stati (che si impegnano ad estendere la reciproca collaborazione anche alla ricerca di latitanti) di corsi di aggiornamento comuni in specifiche tecniche investigative e operative; lo scambio di atti legislativi e di strumenti normativi, di pubblicazioni scientifiche, professionali e formative sulla lotta contro la criminalità organizzata, e di informazioni sui mezzi tecnici impiegati nelle operazioni di polizia; lo scambio di esperienze e di conoscenze tecniche relative alla sicurezza delle reti di comunicazione telematica; lo scambio di informazioni operative sui reati di falsificazione, sui traffici di opere d'arte e di metalli preziosi, nonché di auto rubate, sui reati ambientali, e, in particolar modo, sui traffici di armi ed esplosivi, di materiali strategici e nucleari, di immigrazione clandestina e soprattutto di tratta degli esseri umani, di sfruttamento sessuale dei minori e delle donne, di riciclaggio di denaro o beni di provenienza illecita con le operazioni economico-finanziarie collegate.
  Vengono altresì stabilite le modalità per consentire il più rapido scambio di informazioni sulla lotta alla criminalità, anche con l'impiego di ufficiali di collegamento e l'utilizzo di mezzi telematici.
  Nel rispetto poi delle rispettive legislazioni nazionali e dei rispettivi impegni a livello internazionale, le Parti concordano che a richiesta degli organi competenti di una di esse l'altra potrà dar luogo nel proprio territorio a procedure investigative nei confronti di attività ritenute criminali, anche al fine di evitare azioni a carattere terroristico, impegnandosi contestualmente a comunicarne tempestivamente gli esiti.
  L'accordo disciplina anche le regole di cooperazione in materia di lotta contro il terrorismo (da attuare soprattutto tramite lo scambio periodico di informazioni in materia di sicurezza dei trasporti e di attività dei gruppi terroristici – inclusi i singoli episodi e le loro tecniche attuative –, specialmente quando sia messa a repentaglio la sicurezza di uno dei due Stati); la cooperazione nella lotta ai traffici illeciti di stupefacenti, sostanze psicotrope e relativi precursori; le consultazioni tra i Ministri dell'Interno delle Parti, da attivare ogni qualvolta le stesse ritengano necessario conferire maggiore impulso alla cooperazione (almeno una volta l'anno, alternativamente in Italia e in Giordania, saranno convocate riunioni a livello di funzionari delle rispettive strutture competenti per valutare l'attività svolta e individuare nuovi obiettivi da raggiungere).
  Non verranno pregiudicati diritti e obblighi derivanti da altri accordi internazionali sottoscritti da ciascuna delle Parti contraenti e ciascuna di esse potrà respingere in tutto o in parte una richiesta di cooperazione in base al presente Accordo laddove possa pregiudicare la sovranità, la sicurezza, l'ordine pubblico o altri interessi fondamentali dello Stato.
  Come già precedentemente evidenziato, obiettivo dell'intesa è quello di creare uno strumento giuridico per regolamentare la collaborazione di polizia sotto il profilo sia strategico che operativo, consentendo di intensificare i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi preposti alla sicurezza pubblica.
  L'accordo si inserisce nell'ambito di un contesto internazionale, soprattutto regionale, che richiede sempre più attenzione sulla necessità di collaborazioni più strette per il contrasto del crimine organizzato transnazionale nelle sue varie forme e del Pag. 101terrorismo internazionale e per garantire la sicurezza e il benessere della comunità internazionale.
  Per queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara convintamente il proprio voto favorevole sul provvedimento.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. L'Accordo di cooperazione di polizia tra il Governo della Repubblica italiana e il Regno hascemita di Giordania è stato siglato ad Amman il 27 giugno 2011 e definisce l'impegno dei due Paesi a stabilire una cooperazione nei settori che rientrano nelle attribuzioni in materia di sicurezza, con particolare riferimento alla lotta contro la criminalità nelle sue varie manifestazioni. Il quadro di diritto internazionale cui l'attuazione dell'Accordo si inserisce fa riferimento alla Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, alla Convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971, la Convenzione contro il traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope del 1988, la Convenzione ONU sulla lotta contro il crimine organizzato transnazionale del 2000 e le pertinenti Convenzioni delle Nazioni Unite sulla lotta al terrorismo internazionale.
  L'accordo in oggetto individua il Ministero dell'Interno – Dipartimento della pubblica sicurezza per l'Italia e, per la Parte giordana, la Direzione di sicurezza pubblica come gli organismi responsabili e competenti nel renderlo esecutivo, e sancisce i principali settori nei quali la cooperazione di polizia si renderà operativa; in particolare, il contrasto del terrorismo del traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope e dei loro precursori, della criminalità e di altri reati, tra i quali l'immigrazione illegale e la tratta di esseri umani, il traffico illecito di armi e munizioni, i reati ambientali, il traffico illecito di beni culturali, il riciclaggio e i reati informatici. È altresì previsto che la collaborazione debba estendersi alla ricerca di persone sospette e di latitanti responsabili di delitti. Seguono le disposizioni che definiscono le modalità della cooperazione, quali, tra le altre, lo scambio delle informazioni operative sulle organizzazioni criminali e sulle tecniche e prassi operative di contrasto, nonché lo scambio di esperienze e di esperti. Ad esse si affiancano ulteriori modalità di cooperazione, quali l'organizzazione di attività di formazione l'impiego di ufficiali di collegamento (esperti per la sicurezza) l'impiego di unità cinofile antidroga nonché la promozione di procedure investigative e l'utilizzo della tecnica investigativa speciale delle consegne controllate.
  Per la realizzazione della cooperazione e per conferire ad essa maggiore impulso sono previste consultazioni tra i rispettivi Ministri dell'interno e riunioni tecniche, queste ultime da tenere, almeno una volta l'anno, alternativamente a Roma e ad Amman, per valutare l'attività svolta e individuare gli ulteriori obiettivi da perseguire. Per tali fini viene indicata anche la possibilità di costituire gruppi di lavoro ad hoc per l'esame di questioni specifiche.
  Infine, l'Accordo in esame non pregiudica i diritti e obblighi derivanti da altri accordi internazionali sottoscritti da ciascuna delle Parti. A questa clausola di salvaguardia si aggiunge, in base al quale ciascuna delle Parti contraenti potrà respingere in tutto o in parte una richiesta di cooperazione in base al presente Accordo, qualora dar corso ad essa possa pregiudicare la sovranità, la sicurezza, l'ordine pubblico o altri interessi fondamentali dello Stato. L'Accordo in esame avrà durata illimitata, ma potrà essere denunciato da ciascuna delle Parti con preavviso scritto di almeno sei mesi, inoltrato per via diplomatica.
  Data l'importanza di questo provvedimento, che consentirà di avviare una collaborazione sempre più stretta per il contrasto al crimine organizzato transnazionale nelle sue varie forme ed al terrorismo internazionale e per garantire la sicurezza e il benessere dell'area mediterranea – a maggior ragione in questo delicato periodo –, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.

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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, MARIANO RABINO E MARCO FEDI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3301)

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli Colleghi, l'Accordo quadro globale di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Mongolia, dall'altra, è finalizzato ad estendere la cooperazione bilaterale già in essere, creando una «partnership strategica» con un attore geopoliticamente rilevante, a cavallo tra Russia e Cina. Si tratta del secondo Accordo stipulato dopo quello entrato in vigore il 1o marzo del 1993, ed è teso non soltanto ad intensificare il dialogo politico, ma anche ad approfondire la cooperazione settoriale in numerosi ambiti, tra i quali lo sviluppo, l'ampliamento degli scambi e degli investimenti.
  Tra i principali settori di cooperazione rientrano anche la lotta ai cambiamenti climatici, giustizia, garantendo piena operatività alla Corte penale internazionale, le migrazioni, con una gestione congiunta dei flussi migratori e l'impegno a riammettere sul proprio territorio i cittadini che non soddisfano le condizioni di permanenza nel territorio dell'altra parte contraente, la lotta al narcotraffico e alla criminalità organizzata, nonché alla corruzione, al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Inoltre, con l'impegno a facilitare la circolazione dei capitali e l'apertura ai mercati internazionali, l'implementazione di tale Accordo aiuterà la Mongolia ad integrarsi nel sistema dell'OMC, mentre la cooperazione nei settori strategici dei diritti sarà utile per una azione più sinergica in ambito Nazioni Unite.
  Altri settori di rilievo riguardano lo sviluppo sostenibile, nonché la salute, gli affari sociali, l'agricoltura, l'istruzione e la cultura. Nell'ambito della cooperazione settoriale, particolare importanza rivestono i programmi di assistenza tecnica e capacity building ai quali l'Italia può offrire un significativo contributo. Anche l'articolo 20, comma 2, appare di particolare rilievo, per il nostro Paese, in quanto impegna le parti ad intensificare la cooperazione in materia di tutela e registrazione delle indicazioni geografiche nei rispettivi territori.
  Come concordato dalla Commissione europea e dal Vietnam, sarà data attuazione anticipata alle disposizioni di alcuni capitoli ritenuti prioritari: il dialogo sui diritti umani, la cooperazione in materia di standard sanitari e fitosanitari e il lancio della strategia commerciale multilaterale.
  Si ritiene quindi doverosa la ratifica del presente Accordo, considerato anche che l'Italia, insieme alla Francia e alla Grecia (oltre all'Unione europea che in quanto tale è parte dell'accordo) sono gli unici Stati membri a non aver ancora provveduto. Con queste considerazioni annuncio il voto favorevole del mio Gruppo parlamentare.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, Rappresentanti del Governo, Onorevoli Colleghi, l'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione (PCA – Partnership and Cooperation Agreement) tra l'Unione europea e i suoi Stati membri da una parte, e la Mongolia, dall'altra, firmato a Ulan-Bator il 30 aprile 2013, è finalizzato al consolidamento delle relazioni bilaterali ed all'approfondimento del dialogo politico.
  Si tratta della seconda intesa posta in essere tra l'Ue la Mongolia dopo quella in materia di scambi e cooperazione economica, firmato a Lussemburgo il 16 giugno 1992 ed entrato in vigore il 1o marzo del 1993, che disciplina attualmente le relazioni bilaterali.
  Con l'entrata in vigore del testo, già ratificato dalla Mongolia il 28 giugno 2013, sarà posto in essere un partenariato di ampia portata strategica comprendente un vastissimo insieme di settori che spaziano dal commercio agli investimenti, alla giustizia, alla libertà e sicurezza, all'occupazione ed affari sociali, estendendo la portata della cooperazione ad ambiti quali l'ambiente e il cambiamento climatico, Pag. 103l'energia, la scienza e la tecnologia, i trasporti aerei fino a questioni di primaria importanza quali il riciclaggio del denaro, il contrasto al finanziamento del terrorismo, la lotta al traffico di droghe, la criminalità organizzata, la corruzione e la tutela dei diritti umani.
  Nello specifico, vengono definiti la natura e ambito di applicazione dell'Accordo, prevedendo fra l'altro un impegno contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, per la piena operatività della Corte penale internazionale e in materia di lotta al terrorismo. Anche il PCA con la Mongolia pone il rispetto dello stato di diritto, dei principi democratici e dei diritti umani – quali enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e negli altri strumenti internazionali sui diritti umani – alla base delle politiche interne ed estere di entrambe le Parti.
  Si disciplina la cooperazione bilaterale, regionale e internazionale, la cooperazione in materia di sviluppo sostenibile, la cooperazione in materia di scambi e investimenti, la cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza (tenuto conto dell'importanza del consolidamento dello stato di diritto e del rafforzamento delle istituzioni preposte all'applicazione della legge ed all'amministrazione della giustizia), nonché i numerosi settori di mutuo interesse nei quali si intende intensificare il dialogo e la collaborazione (diritti umani, servizi finanziari, politica economica, buon governo nel settore fiscale, politica industriale e PMI, turismo, società dell'informazione e della comunicazione, audiovisivi e media, cooperazione scientifica e tecnologica, energia, trasporti, istruzione e cultura, ambiente, cambiamento climatico e risorse naturali, agricoltura, allevamento, pesca e sviluppo rurale, sanità, occupazione e affari sociali, cooperazione statistica, società civile, modernizzazione dello Stato e della pubblica amministrazione, gestione del rischio di catastrofi); vengono regolati gli strumenti di cooperazione, attraverso la messa a disposizione di mezzi e risorse finanziarie, nonché il quadro istituzionale (ai sensi del quale le parti convengono di istituire un Comitato misto, composto da rappresentanti al livello di alti funzionari che avrà il compito di garantire la corretta attuazione dell'Accordo e di definire le priorità d'azione da perseguire).
  Assume un particolare rilievo l'esigenza di politiche economiche e sociali che si rafforzino a vicenda: nel mettere in risalto l'importanza della creazione di posti di lavoro dignitosi, UE e Mongolia si impegnano a favorire il dialogo sociale ed a contribuire all'effettiva applicazione delle norme fondamentali sul lavoro nel quadro dell'Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL), intensificando la cooperazione in materia di occupazione e questioni sociali.
  È altresì importante sottolineare l'istituzione di un dialogo in materia di questioni commerciali e di scambi bilaterali e multilaterali, al fine di intensificare le relazioni commerciali bilaterali e di migliorare il sistema degli scambi multilaterali. L'impegno comune mira a sviluppare ed a diversificare gli scambi in maniera reciprocamente vantaggiosa, a realizzare migliori condizioni di accesso al mercato, eliminando gli ostacoli al commercio – in particolare le barriere non tariffarie – e ad adottare misure che aumentino la trasparenza, tenendo conto di quanto realizzato in questo campo dalle pertinenti organizzazioni internazionali.
  Frutto di un negoziato piuttosto rapido, l'Accordo quadro in esame costituirà la cornice giuridica per il rafforzamento della cooperazione settoriale con un Paese dalle considerevoli potenzialità strategiche, sia per la sua collocazione geopolitica che per i suoi rapporti con Cina e Russia, destinato inoltre ad essere maggiormente integrato nell'economia mondiale e nella cooperazione regionale ed internazionale: la Mongolia guarda all'Europa con crescente interesse ed ha palesato una ferma volontà di adeguare la propria struttura normativa e produttiva al modello europeo.
  La cooperazione settoriale verrà attuata anche attraverso programmi e progetti di assistenza tecnica e capacity building. L'Accordo ha anche il fine di accrescere Pag. 104il ruolo e la visibilità di ciascuna Parte nella regione dell'altra e di promuovere l'eliminazione della povertà, perseguendo lo sviluppo sostenibile e integrando gradualmente la Mongolia nell'economia mondiale.
  Una volta in vigore, esso porterà vantaggi concreti, creando i presupposti per la promozione dei più vasti interessi politici ed economici dell'UE: l'approfondimento di determinate relazioni costituisce il presupposto per il rafforzamento della cooperazione commerciale e garantisce la necessaria coerenza nelle relazioni tra UE e Mongolia.
  Per queste ragioni, Scelta Civica per l'Italia dichiara convintamente il proprio voto favorevole sul provvedimento.

  MARCO FEDI. Il provvedimento di ratifica al nostro esame – già ratificato dalla Mongolia nel 2013 e già approvato dal Senato – è finalizzato a consolidare le relazioni ed il dialogo politico con il Paese asiatico attraverso un partenariato di ampia portata strategica, con particolare riferimento ai comparti del commercio e degli investimenti, dello sviluppo sostenibile, dell'istruzione e della giustizia.
  L'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione (Partnership and Cooperation Agreement) tra l'Unione europea e i suoi Stati membri da una parte, e la Mongolia, dall'altra, firmato a Ulan-Bator il 30 aprile 2013, è finalizzato al consolidamento delle relazioni bilaterali ed all'approfondimento del dialogo politico. Si tratta del secondo Accordo posto in essere tra l'Ue la Mongolia dopo l'Accordo in materia di scambi e cooperazione economica, firmato a Lussemburgo il 16 giugno 1992 ed entrato in vigore il 1o marzo del 1993, che disciplina attualmente le relazioni bilaterali.
  Con l'entrata in vigore dell'Accordo sarà posto in essere un partenariato di ampia portata strategica comprendente un vastissimo spettro di settori che spaziano dal commercio agli investimenti, alla giustizia, alla libertà e sicurezza, all'occupazione ed affari sociali estendendo la portata della cooperazione ad ambiti quali l'ambiente e il cambiamento climatico, l'energia, la scienza e la tecnologia, i trasporti aerei.
  Fino a questioni di primaria importanza quali il riciclaggio del denaro, il contrasto al finanziamento del terrorismo, la lotta al traffico di droghe, il contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione e la tutela dei diritti umani.
  L'accordo affianca quello già vigente in materia di scambi e cooperazione economica: la sua entrata in vigore costituirà la cornice giuridica per il rafforzamento della cooperazione settoriale con un Paese dalle considerevoli potenzialità strategiche, stanti anche i suoi rapporti con la Cina e la Russia, destinato altresì ad essere maggiormente integrato nell'economia mondiale e nella cooperazione regionale ed internazionale. L'accordo consta di 65 articoli, suddivisi in nove titoli. Definisce preliminarmente la natura e l'ambito di applicazione dell'intesa, prevedendo fra l'altro un impegno contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa, la piena operatività della Corte penale internazionale in materia di lotta al terrorismo.
  I titoli II e III dettano norme rispettivamente in materia di cooperazione bilaterale, regionale e internazionale e di sviluppo sostenibile, prevedendo fra l'altro l'introduzione in Mongolia di norme e standard comuni europei, l'impegno per approfondire la collaborazione nel quadro delle organizzazioni regionali ed internazionali, nonché strategie per promuovere lo sviluppo umano, sociale e la tutela dell'ambiente. Il titolo IV è finalizzato ad intensificare le relazioni commerciali, a migliorare il sistema degli scambi multilaterali e a consentire migliori condizioni di accesso ai rispettivi mercati. Alcuni articoli sono dedicati alla collaborazione doganale, alla incentivazione ai flussi di investimento, all'applicazione delle norme sulla concorrenza e all'apertura dei mercati degli appalti.
  Nel quadro della cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza, il titolo V si occupa di migrazione, lotta agli Pag. 105stupefacenti, contrasto alla criminalità organizzata, alla corruzione e al finanziamento del terrorismo.
  Il titolo VI disciplina la cooperazione in altri settori, fra cui i servizi finanziari, la politica industriale, la cooperazione scientifica e tecnologica, l'energia e l'ambiente. Seguono poi norme sugli strumenti di cooperazione finanziaria, prevedendo anche un impegno della Banca europea degli investimenti.
  Il titolo IX reca le disposizioni finali dell'accordo, prevedendo una clausola evolutiva per il possibile ampliamento dell'ambito di applicazione dell'intesa, norme per l'adempimento degli obblighi, per l'applicazione territoriale e per l'entrata in vigore e la durata del testo stesso.
  Questo Accordo è inteso ad ampliare notevolmente la portata dell'impegno reciproco dell'UE e della Mongolia sia per quanto riguarda il volano economico e commerciale, sia in materia di giustizia, libertà e sicurezza, occupazione ed affari sociali.
  La Mongolia, che per la sua collocazione geopolitica è vista dall'Unione europea come un partner dalle grandi potenzialità, guarda all'Europa con crescente interesse ed ha palesato una ferma volontà di adeguare la propria struttura normativa e produttiva al modello europeo. L'entrata in vigore del Partnership and Cooperation Agreement – che contiene esplicite disposizioni in materia di scambi di informazioni, di esperti e di competenze – porrà le premesse per venire incontro alle richieste mongole.
  L'Italia e la Mongolia hanno del resto stabilito solidi rapporti bilaterali in campo economico e commerciale e di cooperazione internazionale.
  Recente la visita del presidente del Senato, Grasso, arrivato a Ulan-Bator per contribuire a costruire quella nuova solidità di rapporti politici ed economici sui quali sta già investendo da tempo la Farnesina e il ministro Paolo Gentiloni in particolare, che ha assunto la decisione di aprirvi un'ambasciata.
  Ma non si è parlato unicamente di sedi diplomatiche e rapporti commerciali ma anche di diritti umani, dell'abolizione della pena di morte, e della lotta alla corruzione; di prospettive di crescita comuni, di connettività e del profilo internazionale della Mongolia.
  L'Italia punta sulla valorizzazione di interessi concreti, in particolare nei settori tessilo-conciario, delle tecnologie ambientali, dell'espansione della rete infrastrutturale e aeroportuale, della commercializzazione dei prodotti naturali, della tutela della sicurezza alimentare e dello sviluppo urbano.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MASSIMO PARISI SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE, ANCHE IN AMBITO INTERNAZIONALE, FINALIZZATE AL CONTRASTO DEI FENOMENI DI VIOLENZA CONTRO LE DONNE, ALLA LUCE DELLE AGGRESSIONI OCCORSE A COLONIA E IN ALTRE CITTÀ EUROPEE NELLA NOTTE DEL 31 DICEMBRE 2015

  MASSIMO PARISI. Gentile presidente, onorevoli colleghi, le aggressioni a decine di donne avvenute la notte di capodanno a Colonia hanno messo in luce un quadro molto preoccupante che rischia di avere ripercussioni sia sul piano sociale che politico.
  Per ognuna di loro deve essere stato terrificante e a quanto pare le azioni degli aggressori potrebbero essere state coordinate.
  Questo fatto così desolante ha messo in luce la portata delle violenze a sfondo sessuale contro le donne in tutto il mondo.
  Che le donne si trovino in spazi pubblici o nella presunta sicurezza delle loro case, i reati commessi contro di loro sono infiniti. Per citare le Nazioni Unite: «Si stima che il 35 per cento delle donne in tutto il mondo abbia subito violenze fisiche e/o sessuali commesse dal compagno o violenze sessuali compiute da una persona diversa dal partner. Tuttavia, alcune ricerche Pag. 106su base nazionale dimostrano che in Germania almeno il 70 per cento delle donne nel corso della vita ha subìto violenza fisica e/o sessuale da parte del partner».
  Le aggressioni a Colonia, dunque, non sono un caso isolato, ma la punta dell'iceberg di una situazione particolarmente grave che, dal punto di vista globale, è sempre stata sul punto di esplodere.
  Lo stesso Presidente Sergio Mattarella ha recentemente affermato in occasione della giornata contro la violenza sulle donne che «auspica un azione di educazione dei giovani al rifiuto della violenza nei rapporti affettivi» aggiungendo inoltre che «resta ancora molta strada da fare».
  Per far fronte ad un fenomeno sociale e culturale così inquietante, come quello della violenza sulle donne nelle sue complesse manifestazioni, sono necessarie risorse culturali prima ancora che economiche e finanziarie dal momento che il fenomeno della violenza sulle donne ha una sua specifica connotazione a seconda dei paesi e della loro cultura, della loro organizzazione familiare, lavorativa e sociale.
  Contrastare questi fenomeni è compito anche delle istituzioni, chiamate ad un atteggiamento di responsabilità che possa impedire il verificarsi di episodi diffusi di violenze collettive contro le donne attraverso un potenziamento dello scambio di informazioni con le autorità di pubblica sicurezza sia nazionali che europee.
  In ultimo ma non meno importante è anche il ruolo svolto dai mezzi di informazione chiamati ad essere imparziali nel raccontare le vicende di cronaca e gli avvenimenti con il dovuto senso di responsabilità.
  Onorevoli colleghi, i fatti recenti hanno mostrato e confermato come la violenza sulle donne costituisca anche un nodo concettuale di particolare interesse, in cui si intrecciano atteggiamenti che vanno oltre le specifiche culture nazionali.
  Tra le donne che subiscono violenza e gli attori della violenza stessa ci può essere una radicale diversità di provenienza oltre che di cultura e di stili di vita.
  Per questo servono informazioni complete e continuamente aggiornate, sul piano quantitativo e qualitativo, capaci di far emergere le costanti e mutevoli aggressioni che le donne subiscono.
  Alleanza liberal popolare autonomie voterà favorevolmente a tutte le mozioni che andranno in questa direzione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Lorefice e a. 1-698 n.f. rif. 346 346 174 346 93 Appr.
2 Nom. Moz. D'Incecco e a. 1-1229 372 372 187 372 91 Appr.
3 Nom. Moz. Binetti e a. 1-1235 377 377 189 377 91 Appr.
4 Nom. Moz. Rondini e a. 1-1237 377 377 189 377 91 Appr.
5 Nom. Moz. Palese e a. 1-1238 379 313 66 157 313 90 Appr.
6 Nom. Moz. Nicchi e a. 1-1239 n. f. 382 382 192 382 90 Appr.
7 Nom. Moz. Vargiu e a. 1-1240 386 386 194 386 90 Appr.
8 Nom. Moz. Milanato e a. 1-1243 385 385 193 385 90 Appr.
9 Nom. Moz. Baradello e a. 1-1188 rif. 394 378 16 190 354 24 93 Appr.
10 Nom. Moz. Polverini e a. 1-1236 I p. 394 386 8 194 105 281 93 Resp.
11 Nom. Moz. Polverini e a 1-1236 II p rif 394 393 1 197 370 23 93 Appr.
12 Nom. Moz. Tripiedi e a. 1-1241 rif. 399 376 23 189 376 92 Appr.
13 Nom. Moz. Simonetti e a. 1-1242 I p rif 400 391 9 196 371 20 92 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Simonetti e a. 1-1242 II p. 401 400 1 201 117 283 92 Resp.
15 Nom. Moz. Pizzolante e Bosco 1-1244 rif 404 293 111 147 267 26 92 Appr.
16 Nom. Moz. Miccoli e a. 1-1245 rif. 404 308 96 155 283 25 92 Appr.
17 Nom. Moz. Baldassarre e a. 1-1246 rif. 403 332 71 167 330 2 92 Appr.
18 Nom. Moz. Rizzetto e a. 1-1247 rif. 410 405 5 203 383 22 91 Appr.
19 Nom. Moz. Palladino e a. 1-1251 rif. 413 384 29 193 360 24 91 Appr.
20 Nom. Ddl 3285-A - articolo 1 407 404 3 203 404 91 Appr.
21 Nom. articolo 2 410 409 1 205 409 91 Appr.
22 Nom. articolo 3 410 409 1 205 409 91 Appr.
23 Nom. articolo 4 410 409 1 205 409 91 Appr.
24 Nom. Ddl 3285-A - voto finale 379 379 190 379 91 Appr.
25 Nom. Ddl 3301 - articolo 1 383 374 9 188 315 59 91 Appr.
26 Nom. articolo 2 392 384 8 193 321 63 91 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 3 393 384 9 193 322 62 91 Appr.
28 Nom. articolo 4 397 386 11 194 324 62 91 Appr.
29 Nom. Ddl 3301 - voto finale 396 386 10 194 323 63 92 Appr.
30 Nom. Ddl 3511-A - articolo 1 406 405 1 203 405 92 Appr.
31 Nom. articolo 2 396 395 1 198 395 92 Appr.
32 Nom. articolo 3 397 396 1 199 396 92 Appr.
33 Nom. articolo 4 401 401 201 401 92 Appr.
34 Nom. Ddl 3511-A - voto finale 401 400 1 201 400 91 Appr.
35 Nom. Ddl 3530-A - articolo 1 401 306 95 154 305 1 91 Appr.
36 Nom. articolo 2 395 303 92 152 302 1 91 Appr.
37 Nom. articolo 3 405 312 93 157 311 1 91 Appr.
38 Nom. articolo 4 405 312 93 157 311 1 91 Appr.
39 Nom. Ddl 3530-A - voto finale 417 319 98 160 318 1 90 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 46)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. Moz. Saltamartini e a 1-1111 355 292 63 147 39 253 87 Resp.
41 Nom. Moz. Vezzali e a 1-1250 rif. 356 298 58 150 297 1 87 Appr.
42 Nom. Moz. Binetti e a 1-1254 rif. 348 308 40 155 308 87 Appr.
43 Nom. Moz. Spadoni e a 1-1260 rif. 364 305 59 153 305 87 Appr.
44 Nom. Moz. Palese e a 1-1261 rif. 364 323 41 162 323 87 Appr.
45 Nom. Moz. Iori e a 1-1264 rif. 367 365 2 183 352 13 87 Appr.
46 Nom. Moz. Milanato e a 1-1273 rif. 369 330 39 166 328 2 87 Appr.