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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 623 di giovedì 12 maggio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Abrignani, Adornato, Alfreider, Amici, Artini, Beni, Bindi, Biondelli, Bocci, Boccia, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Matteo Bragantini, Bratti, Brescia, Brunetta, Bueno, Caparini, Capelli, Cicchitto, Costa, D'Alia, Dambruoso, Damiano, De Micheli, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Ginefra, Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Guerini, Guerra, Locatelli, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Antonio Martino, Mazziotti Di Celso, Meta, Migliore, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rondini, Rosato, Rossomando, Rughetti, Sanga, Sani, Scalfarotto, Scanu, Scopelliti, Scotto, Speranza, Tabacci, Velo, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con nota pervenuta l'11 maggio 2016, la deputata Michela Marzano, già iscritta al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritta.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,39).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

  La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Pag. 2

Seguito della discussione del disegno di legge: Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato (A.C. 2039-A); e delle abbinate proposte di legge: Franco Bordo e Palazzotto; Catania ed altri; Faenzi ed altri; De Rosa ed altri (A.C. 902-948-1176-1909).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2039-A: Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato; e delle abbinate proposte di legge: Franco Bordo e Palazzotto; Catania ed altri; Faenzi ed altri; De Rosa ed altri nn. 902-948-1176-1909.
  Ricordo che nella seduta del 4 maggio sono stati da ultimo espressi dai relatori e dalla rappresentante del Governo i pareri relativi alle proposte emendative riferite all'articolo 11.
  Avverto che la componente Alternativa Libera-Possibile del gruppo Misto ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. Essendone stata fatta richiesta, come da prassi, la Presidenza concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.
  Avverto, altresì, che il gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà ha esaurito anche i tempi aggiuntivi. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale gruppo lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto, da imputare ai tempi previsti per gli interventi a titolo personale, che la Presidenza ha già ampliato di un terzo.

(Ripresa esame dell'articolo 11 – A.C. 2039-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'emendamento Zaratti 11.3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Grazie, signora Presidente. Questo emendamento è relativo ad un articolo che costituisce uno dei passaggi più importanti, più dibattuti e che, sia dal punto di vista della dialettica interna alla Commissione, sia dal punto di vista delle relazioni con la società civile, con i portatori di interesse e con i comuni, è stato oggetto di un confronto e di un lungo dibattito. Infatti, in realtà, al di sotto di una dizione che potrebbe apparire fredda e burocratica, e cioè «disposizioni transitorie e finali», si cela la possibilità effettiva della legge di poter essere funzionale, piuttosto che di trasformarsi in una sorta di grida manzoniana.
  Infatti, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi e in particolare aprire un confronto anche con il collega che ha presentato questo emendamento, in considerazione dell'esigenza che noi abbiamo di evitare due rischi oggettivi: il primo rischio è di determinare una fase transitoria eccessivamente compressa, fenomeno che potrebbe dare adito ad una sorta di rincorsa al rilascio di concessioni edilizie, quindi con un effetto paradossale di ottenere il risultato opposto rispetto a quanto ci si prefigge; peraltro, l'eccessivo allungamento, l'eccessiva determinazione di un periodo di moratoria, così come viene proposto in questo emendamento addirittura nei termini di cinque anni, determinerebbe in realtà un meccanismo nel quale si ritiene sostanzialmente di annacquare il processo di adempimento e di innesco delle procedure contenute all'interno di questa legge.
  In particolare, vorrei sottolineare un aspetto, che è proprio frutto anche del lavoro e del dibattito che abbiamo fatto: sono fatti salvi i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, relativi ai titoli abitativi edilizi, nonché gli interventi e i programmi di trasformazione previsti nei piani attuativi, e restano fermi in ogni caso i termini di validità degli strumenti urbanistici attuativi già fissati dai piani paesaggistici in data anteriore a quella di entrata in vigore della presente legge; a questo punto, le disposizioni transitorie e finali suggeriscono che, decorso inutilmente il termine di tre anni, di cui al primo periodo, non è consentito il consumo di suolo in misura Pag. 3superiore al 50 per cento della media del consumo di suolo di ciascuna regione nei cinque anni antecedenti.
  Ecco, questo articolo ci dice sostanzialmente due cose: da un lato, che non è vero che, come siamo stati anche accusati da altre forze politiche, si intende bloccare il comparto, si intende effettuare un'operazione rigida, vincolistica, eccessivamente protezionistica; dall'altro, però, si vuole mettere in campo una misura che abbia un senso di razionalità. Rispetto a questo proposito, ricorderei quanto avvenuto nella storia del nostro Paese nell'ambito dell'emanazione di procedimenti di questa natura: penso, ad esempio, al 1967, alla cosiddetta legge Ponte, la n. 765, la quale, peraltro, svolse una funzione importante nella storia urbanistica, nella storia della cultura del territorio del nostro Paese, in quanto introdusse per la prima volta l'obbligo dei privati di contribuire attraverso gli oneri di urbanizzazione alle opere di urbanizzazione medesime; introdusse per la prima volta nella legislazione del Paese il concetto degli standard urbanistici e, quindi, anche l'esigenza di introdurre particolari equilibri nelle previsioni di piano fra lo sviluppo delle città e il comparto sociale e il comparto dei servizi pubblici. Ebbene, questa legge introdusse una moratoria di un anno: questo determinò una rincorsa all'emanazione di quelle che allora venivano chiamate le licenze edilizie, che portò, addirittura, al rilascio di concessioni, oggi noi diremmo, pari a 9 milioni di istanze, cioè tre volte tanto la media degli anni precedenti.
  A noi pare che questo emendamento avrebbe l'effetto opposto e, cioè, da un lato, di allungare eccessivamente i termini della questione e, dall'altro lato, di dare un segnale sulla base del quale...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ENRICO BORGHI. ... anche in conseguenza – concludo, signora Presidente – della velocità, per così dire in modo eufemistico, delle regioni di adempiere nei loro percorsi legislativi all'uniformazione dello strumento regolatorio, l'effetto, come ho detto, sarebbe quello di annacquare. Per questo motivo, siamo dell'opinione di dover votare in termini contrari o, comunque, di chiedere al collega di ritirarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  FILIBERTO ZARATTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Presidente, ritiro l'emendamento.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Passiamo all'emendamento De Rosa 11.4.
  Passiamo ai voti. Prego i colleghi di prendere posto, perché è la prima votazione.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.4, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tripiedi, D'Incà in arrivo. Giorgio Piccolo, Casellato, Romano, Bechis, Fanucci, Fabbri. Aspettiamo i colleghi che salgono. Franco Bordo, Pili. Stanno prendendo le tessere, veloci. Fratoianni, Famiglietti, Chimienti, Pizzolante, Marzana. Ci siamo ? Pastorino, Giorgio Piccolo, adesso riprovi. Mi sembra che tutti abbiano votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  318   
   Votanti  316   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato
  68    
    Hanno votato
no  248).    

  (I deputati Censore, Burtone, Bonomo e Vezzali hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 4

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.5, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Dadone, Prestigiacomo in arrivo, Gadda. Aspettiamo Prestigiacomo. Nesci, Liuzzi, Burtone, Vezzali, Lupo, Bruno Bossio. Aspettiamo Bruno Bossio, Fraccaro e, poi, chiudiamo. Busto. Stiamo aspettando Busto e, poi, chiudiamo. Bombassei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  333   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato
  75    
    Hanno votato
no  258).    

  (I deputati Censore e Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Catania 11.6 e De Rosa 11.7. Ricordo che l'emendamento De Rosa 11.7 è stato ritirato dai presentatori.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Catania 11.6, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Camani, Sandra Savino, Cominardi, Cassano, Lauricella, Biasotti in arrivo, Vito in arrivo, poi chiudiamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  343   
   Maggioranza  172   
    Hanno votato
  91    
    Hanno votato
no  252).    

  (I deputati Bonomo, Rubinato e Censore hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 11.8, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrozza, Squeri. Mi sembra che tutti abbiano votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  345   
   Votanti  344   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
  43    
    Hanno votato
no  301).    

  (I deputati Busto, Censore e Bonomo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  (La deputata Polverini ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo ora alla votazione dell'emendamento Massa 11.9 (Nuova formulazione, parte principale).
  Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento Massa 11.9 (Nuova formulazione, parte principale), a pagina 4 del fascicolo, risulteranno preclusi tutti i successivi emendamenti riferiti al primo periodo del comma 1, fino all'emendamento Russo 11.27, a pagina 8.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massa 11.9 (Nuova formulazione, parte principale), con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 5

  Piepoli, Colonnese, Censore, Mannino, Fossati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  346   
   Votanti  344   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
 262    
    Hanno votato
no   82).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.29, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Giorgis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  355   
   Votanti  352   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  268).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Catania 11.30, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Grande, Zardini, Giorgis, Nardi, Misuraca, Formisano, Martino ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  364   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  265).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 11.31, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scuvera, Bolognesi, Coppola ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  363   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
  57    
    Hanno votato
no  306).    

  (I deputati Cassano e Lupo hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario. I deputati Mannino e Benedetti hanno segnalato che hanno votato erroneamente a favore mentre avrebbero voluto votare contro).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ciracì 11.32 e Russo 11.34.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Vorremmo provare ad introdurre un elemento di ragionevolezza nell'azione di esproprio che si celebra attraverso l'approvazione di questa norma, peraltro un Pag. 6esproprio che ingenererà, indipendentemente dall'approvazione nell'altro ramo del Parlamento di questa norma – sapete tutti che mai verrà approvata questa norma al Senato –, già criticità significative soprattutto sul fronte degli investimenti, in modo particolare sul fronte degli investimenti quando si tratta di capitali stranieri.
   Proviamo a introdurre un elemento di ragionevolezza nell'esproprio, cioè a far salvi tutti i titoli abilitativi richiesti sino alla data di entrata in vigore della presente legge, in modo tale da non sottrarre tout court un diritto, ma garantire le attese e le aspettative di quanti, imprese e privati, hanno ragionevolmente misurato in ragione di strumenti urbanistici legittimi e regolarmente approvati.
  Proviamo a introdurre un elemento che possa consentire, a condizione che quel titolo abilitativo possa essere realmente misurato e celebrato, e proviamo a misurare questa condizione per evitare che l'esproprio sia un esproprio irragionevole. Guardate, sapete meglio di me che, quando è irragionevole l'esproprio, peraltro un esproprio senza titolo di indennizzo, il profilo di criticità, anche sotto il profilo costituzionale, è elevatissimo. Il suggerimento è di introdurre questo elemento per mitigare questa condizione ideologica, culturale di esproprio e introdurre piuttosto elementi di buonsenso.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ciracì 11.32 e Russo 11.34, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgio Piccolo, Piccoli Nardelli, Piepoli, Colonnese, Dal Moro, Parentela, Ruocco, Vignaroli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  381   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  49    
    Hanno votato
no  332).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Rosa 11.35.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Presidente, per dichiarare il voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, nell'articolo 11 sono tutte deroghe; sostanzialmente, nel periodo transitorio, si dice che si può fare qualunque cosa comunque. Quindi, questa legge sostanzialmente viene annullata dall'articolo 11, in cui si dice che comunque si può andare avanti a costruire indiscriminatamente in base a quello che si è programmato, o addirittura a quello che si vuole chiedere di programmare, facendo una corsa, un assalto alla diligenza del suolo italiano. Noi chiediamo, invece, di restringere il campo e di riconoscere solamente come un diritto i titoli abilitativi edilizi, né decaduti, né annullati.
  Quindi, questa è la nostra posizione, mentre la posizione della maggioranza è di dare campo libero ai palazzinari.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco De Rosa 11.35, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 7

  Vignaroli, Gadda, Lo Monte.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  375   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
  90    
    Hanno votato
no  285).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.37, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capelli, Vignaroli, Bolognesi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  375   
   Votanti  373   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
  87    
    Hanno votato
no  286).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 11.39, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vignaroli, Bolognesi, Cariello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  375   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
  49    
    Hanno votato
no  326).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 11.40, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vezzali, Vignaroli, Simoni, Librandi, Archi, Casellato, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  377   
   Votanti  376   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
  48    
    Hanno votato
no  328).    

  (Il deputato Prataviera ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Sarro 11.42.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie, Presidente. Questo emendamento cerca di temperare gli effetti della previsione, che è troppo generica e per certi versi limitativa, salvaguardando le posizioni di quanti hanno ricevuto un diniego rispetto al rilascio di un titolo abilitativo e avendo promosso il relativo giudizio prima della data di entrata in vigore della legge, vedono riconoscere la fondatezza delle loro ragioni in epoca successiva, quando cioè le misure di salvaguardia previste dalla norma sono operative e quindi hanno portata preclusiva rispetto a questo tipo di interventi.
  In questo modo si eviterebbe di far subire al cittadino la doppia beffa di avere in sostanza ricevuto preventivamente un Pag. 8rifiuto illegittimo, ritenuto tale da un organo giurisdizionale, quindi da un tribunale della Repubblica, e successivamente vedere la possibilità di attuazione e di tutela piena del diritto negata nuovamente, perché, in sostanza, la portata ostativa delle nuove norme e, in particolar modo, del regime di salvaguardia vanificherebbero la eventuale sentenza favorevole ottenuta.
  È una norma di assoluto buonsenso, che è tesa a garantire la effettiva tutela giurisdizionale dei cittadini e quindi la possibilità che quanto statuito con una sentenza possa trovare concreta applicazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sarro 11.42, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vignaroli, Folino, Malpezzi, Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  379   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato
  41    
    Hanno votato
no  338).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.43, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fregolent, Vignaroli, Andrea Romano, Caruso, Minnucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  395   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  299).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Massa 11.90.
  Avverto che, a seguito della eventuale approvazione dell'emendamento Massa 11.90 (nuova formulazione, parte consequenziale), a pagina 14 del fascicolo, risulteranno preclusi tutti i successivi emendamenti riferiti al secondo periodo del comma 1, fino agli identici emendamenti De Rosa 11.56, Zaratti 11.52 e Catania 11.57, a pagina 16.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, l'emendamento che si collega all'altra parte che era stata suddivisa appunto in due emendamenti, era inizialmente l'emendamento 11.9. Sostanzialmente la maggioranza diceva che tutti gli interventi di trasformazione con le relative opere pubbliche derivanti dalle obbligazioni di convenzione urbanistica previsti nei piani attuativi, comunque denominati, per i quali i soggetti interessati abbiano presentato istanza per l'approvazione prima dell'entrata in vigore della legge, nonché le varianti che non comportino modifiche di dimensionamento dei piani attuativi sono fatti salvi dall'applicazione della legge durante questi tre anni.
  Allora, prima di tutto, c’è il rischio di un assalto alla diligenza sulla presentazione di istanze per l'approvazione. Mi chiedo come la maggioranza non possa accorgersi di questa svista clamorosa. Dopodiché, rileviamo che il riferimento agli interventi e ai programmi di trasformazione è eccessivamente generico e fa riferimento a singoli interventi per stralci Pag. 9funzionali o a singoli comparti edificatori, così come ad accordi di trasformazione di notevole dimensione. Quindi, possiamo parlare di cose piccole come di trasformazioni enormi, non è ben specificato all'interno della legge; si dà un po’ campo libero a chi vuole sfruttare la legge a suo piacimento.
  In riferimento alle opere pubbliche per le quali le convenzioni di lottizzazione prevedono un termine di esecuzione di dieci anni, si può avere come effetto l'ultrattività dei piani attuativi. Poi si incentiva a presentare le istanze per l'approvazione degli interventi, quindi è un assalto al territorio, anche senza necessità, perché so che è l'ultima occasione in cui posso fare salvo il mio progetto, e si consentono varianti che hanno come unico limite il rispetto del dimensionamento che non elimina il rischio di nuovo consumo di suolo in termini di superficie coperta.
  Siamo al punto cruciale: questa legge è stata già svuotata del suo significato, vi è stato già dato un mandato per fare un far west all'interno delle città, della riqualificazione delle città, per andare a intaccare i territori agricoli dove si può cambiare destinazione d'uso degli edifici, dove si può andare a demolire e ricostruire, senza troppa attenzione per l'importanza, magari, del contesto degli edifici presenti, che possono anche non essere tutelati dalle sovrintendenze (come i monumenti), o da altre leggi, ma potranno essere comunque demoliti, anche se caratterizzano quell'ambiente. Si potranno spostare le volumetrie.
  Adesso, mettiamo anche questa legge faccia salva qualche cosa nel nostro Paese, qualche appezzamento di terreno; comunque, nel periodo transitorio tutto quanto è già stato previsto, pianificato, basta fare una richiesta di approvazione, un'istanza di approvazione prima dell'entrata in vigore della legge (quindi, prevedo nei prossimi mesi, semmai passerà al Senato questa legge), ci sarà una corsa a presentarle e si fa salvo tutto quanto è stato presentato come trasformazione.
  Io credo che questo sia il colpo di grazia alla legge. Associazioni come WWF, FAI, LIPU, Legambiente, Salviamo il paesaggio, hanno chiesto alla maggioranza – ed erano promotori, tra l'altro, di questa legge – di rinunciare perlomeno a questo emendamento, per lasciare un minimo di senso a questa legge; vedremo come si comporterà la maggioranza.
  Veramente credo che, se andrete avanti su questa posizione, dimostrerete un comportamento ipocrita: come al solito, una legge fatta appena prima delle elezioni per cercare di poter dire nei territori, in alcuni territori, che avete fatto una legge sullo stop al consumo di suolo. Peccato che lo sappiamo, l'abbiamo già svelato: questa è una truffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massa. Ne ha facoltà.

  FEDERICO MASSA. Presidente, credo che la discussione di questo emendamento meriti qualche approfondimento sulla funzione complessiva di questa legge. Credo che il primo elemento da chiarire è che l'emendamento riguarda esclusivamente gli interventi di pianificazione urbanistica vigenti: noi ci muoviamo all'interno della programmazione urbanistica di questo Paese, che è fatta dai comuni, che sono controllati dalle regioni, e che risponde a dei vincoli di carattere ambientale, dei vincoli di carattere paesaggistico e dei vincoli di carattere storico-culturale.
  Non è una legge che interviene nel deserto normativo, non siamo nel far west normativo. Credo che sia o debba essere consapevolezza di tutti noi che la devastazione del territorio di questo Paese ha un nome e si chiama abusivismo e i Governi di centrosinistra hanno coerentemente contrastato l'abusivismo, ponendo fine alla sciagurata stagione dei condoni edilizi. Quando si devasta, non si costruisce secondo le regole.
  Presidente, sfugge al collega De Rosa, con il quale abbiamo avuto un confronto in Commissione, la vera portata innovativa di questa legge, la prospettiva strategica che sta dietro questa iniziativa legislativa, Pag. 10la vera innovazione di questo strumento, che è di porre un limite di carattere generale al consumo di suolo, cioè di creare una regola per la quale la futura programmazione avrà un limite stabilito per legge, sulla base di un procedimento virtuoso – che è quello che abbiamo definito all'articolo 3 della legge – cui parteciperanno i diversi livelli istituzionali di questo Paese.
  Quel percorso e il decreto ministeriale previsto nell'articolo 3 definiranno un limite generale al consumo del suolo, che terrà dentro – non so come dirlo –, che considererà quanto è avvenuto medio tempore. Dire che una norma transitoria stravolge la legge, significa ignorare i principi fondamentali della legislazione, perché, invece, la norma transitoria consente di governare il percorso virtuoso, al termine del quale noi definiamo un principio rivoluzionario in questo Paese, perché diamo un limite, perché stabiliamo il principio per il quale il suolo, quale bene comune, non può essere indefinitamente consumato. Ma per arrivare a quell'obiettivo, un riformismo serio, come serio è il riformismo del Partito Democratico e della maggioranza di questo Governo, costruisce un percorso possibile.
  Noi non riteniamo che sia invece utile, positivo, vorrei dire perfino possibile – ripeto – arrivare al termine di un percorso normativo ipotizzando di immaginare che il sistema delle imprese, che il sistema dei comuni, che il sistema delle regioni, che il sistema di coloro i quali operano nel settore dell'edilizia sia un sistema di criminali che vada controllato. Noi stiamo facendo qualche cosa di nuovo, stiamo cioè determinando uno strumento innovativo.
  Non ci sarà alcun assalto alla diligenza. Ecco, la dico così: vorrei tranquillizzare i colleghi deputati. Quando il collega De Rosa dice che la previsione delle opere di urbanizzazione – perché di quello stiamo parlando, cioè della possibilità di urbanizzare nell'ambito degli strumenti attuativi – vogliamo per caso pensare che ci sono degli strumenti attuativi approvati e li lasciamo privi delle urbanizzazioni ? Ma vi sembra questo un modo serio di governare il territorio ?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole...

  FEDERICO MASSA. Ho finito, Presidente, un'ultima cosa. E quando parliamo delle varianti agli strumenti attuativi nel medesimo dimensionamento, significa che non si fa un metro cubo in più. Noi pensiamo che sia possibile riformare questo Paese senza fare le guerre a nessuno, meno che mai al sistema delle imprese e degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Presidente, annuncio il voto contrario di Alternativa Libera-Possibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Presidente, brevissimamente: le cose dette dal collega Massa possono anche essere condivisibili, però, confermando quello che ha detto anche il collega De Rosa, noto tre livelli di contraddizione. Il primo è relativo all'abusivismo, perché appunto, prima di parlare e di vantarci di non voler più fare sanatorie – mi auguro che anche in futuro non ve ne siano altre – dobbiamo prima adottare degli strumenti efficaci per dire «basta all'abusivismo», anche in termini di abbattimento degli immobili abusivi che abbiamo in questo Paese, su cui, lo ricordo, non si pagano né tasse né oneri. Il secondo livello di contraddizione è rappresentato proprio dai piani regolatori: è vero, questa norma agisce all'interno dei piani regolatori vigenti, se non fosse che nel nostro Paese abbiamo ancora paesi che hanno i piani di fabbricazione precedenti agli anni Sessanta e non abbiamo traccia Pag. 11o quasi del tutto dei piani paesaggistici, che dovrebbero essere l'elemento che coordina tutti i piani regolatori.
  Infine, cito il recente codice degli appalti, che all'articolo 20 dà il via libera agli amministratori locali...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  CLAUDIA MANNINO. Sì, ho concluso. Dà il via libera agli amministratori locali per la realizzazione di opere da parte di privati, di finanziamenti totalmente a carico dei privati. Quindi, quello che sostanzialmente voglio dire è che sì, questo emendamento può avere un senso in questo mondo idilliaco di questa falsa legge, però si va a scontrare con le altre norme, in tal senso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Presidente, credo che il dovere di chiarezza, che noi in quest'Aula dobbiamo sempre osservare, ci impone di chiamare le cose con il loro nome. Nel preannunciare il voto favorevole di Forza Italia a questo emendamento, non possiamo evidentemente non rimarcare l'anomalia di comportamento della maggioranza, che, rispetto a questo emendamento, che disciplina – ricordiamolo – le lottizzazioni, perché l'articolo 28 regolamenta le lottizzazioni convenzionate, che sono uno strumento urbanistico attuativo al pari di quelle di competenza diretta degli enti locali, quindi del comune, dunque comprensori mediamente abbastanza vasti, con interventi significativi, ha precedentemente invece bocciato un emendamento che aveva l'obiettivo di garantire un analogo diritto a quanti, legittimamente, a titolo individuale, quindi non nell'ambito di una lottizzazione, dovevano realizzare l'intervento, peraltro con la copertura di una sentenza, perché all'esito del ricorso giurisdizionale era stata riconosciuta la legittimità della loro pretesa.
  Francamente, questa disparità di trattamento ci appare incomprensibile, perché c’è non solo uno squilibrio di posizioni, perché la lottizzazione convenzionata è, come sappiamo dall'esperienza in genere, gestita da società immobiliari e non da singoli, ma rispetto alla posizione del singolo che ottiene da un tribunale il riconoscimento del proprio diritto, peraltro con un giudizio incardinato prima dell'entrata in vigore di questa legge: sicuramente ciò risulta incomprensibile. In ogni caso, noi voteremo favorevolmente a questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. La vera innovazione di questa legge è il ritorno al passato, al vecchio metodo italiano che fatta la legge trovato l'inganno: in questo caso, l'inganno sta nel riscoprire il vecchio metodo delle norme transitorie che dicono che si può fare tutto prima dell'entrata in vigore della legge. Ora, al netto dei discorsi, di alcune cose interessanti, condivisibili dette dal collega Massa, sul concetto generale e sulla necessità della riduzione del consumo del suolo, il punto centrale è che con questo emendamento si fa salvo, non ciò che è stato approvato, non ciò che è stato adottato, ma le istanze che sono state presentate. È evidente che questo, sì, è il selvaggio West. In questo momento, gli studi di tutta Italia stando lavorando per preparare nuove varianti e stanno lavorando per preparare nuovi atti che vengono presentati con la convinzione che con questo emendamento possono salvare tutto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Pellegrino. Ne ha facoltà.

  SERENA PELLEGRINO. Grazie, Presidente. Questo emendamento fa capire che c’è stata un'ingerenza pesante su questa legge per quello che riguarda le norme urbanistiche. Le norme urbanistiche non vengono toccate dal 1942, nessuno ha avuto il coraggio di farlo, a suon di emendamenti Pag. 12precedenti, e con questo emendamento si è cercato di mettere una pezza nella fase transitoria. Qual è il problema ? Che è vero, ci saranno sicuramente alcuni piani, alcuni progetti che sono in itinere e che davanti a questa legge si troveranno il muro davanti. È sicuro, è certo questo, ma quanti, invece, che non avrebbero fatto alcun progetto si ritrovano oggi a dire: oddio, o oggi, oppure mai più. Ecco, io credo che questo sia veramente molto grave, Presidente: aver parlato di norme urbanistiche all'interno di una legge che è stata incardinata alla Commissione agricoltura e non alla Commissione ambiente, veramente, in questo momento, ha svelato il velo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Prima si diceva, a proposito di un assalto alla diligenza, che parrebbe, secondo la maggioranza, non esserci, dall'approvazione di questo emendamento: in realtà, l'assalto alla diligenza c’è già stato, siamo alla fase di fare sciacallaggio tra i rimasugli di quello che è rimasto della diligenza. Nello specifico, abbiamo una norma transitoria, come è stato spiegato prima di me, molto invasiva, che fa salvo addirittura ciò per cui è stata presentata istanza; dall'altra parte io vorrei spendere due parole anche sui principi generali che prima difendeva l'onorevole Massa, ma che a me paiono assolutamente blandi. Abbiamo un quadro generale che entrerà a regime nel 2050, ovvero, mai, nel linguaggio politico; non si sa bene come, abbiamo mille eccezioni; e ricordo che si parla di consumo di suolo netto, quindi non si blocca nessuna costruzione, si impone soltanto a chi impermeabilizza e cementifica di fare opere di compensazione, non si sta bloccando assolutamente niente. Detto questo, con una norma transitoria in questo modo cosa rimane ? Non rimane assolutamente niente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Presidente, fare salve le obbligazioni da convenzione urbanistica è naturalmente un atto di naturale e normale buonsenso, ma il tema è esattamente quello posto dalla collega prima di me: questa norma introduce proprio «l'oggi o il mai più»; è sbagliata perché non dovremmo introdurre un elemento di questa criticità, perché è sbagliato sia «l'oggi» che il «mai più». Questa norma costringe all'oggi e credo che sia la norma più «abusivofera» che possa essere mai introdotta nel sistema normativo del nostro Paese, perché introduce un elemento di obblighi e di vincoli assoluti, di divieti determinati e, peraltro, anche incerti, e nessuna opportunità, né per oggi né per il domani. Per questa ragione, noi votiamo favorevolmente a questo emendamento, pur nella difficoltà di comprendere perché questo emendamento vada approvato e non quello precedente, che è un diritto del singolo cittadino.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Grazie, Presidente. Rimpallati fra chi ci accusa di cementificazione e di chi ci dice che vogliamo vincolare l'intero Paese, occorrerebbe forse ridare il senso della razionalità a questa norma, perché – lo voglio dire a chi ha sostenuto che con questo emendamento apriamo al Far West – forse occorrerebbe un pochino più di esercizio all'interno delle amministrazioni pubbliche del nostro Paese, dei comuni, per sapere di che cosa stiamo parlando. Noi stiamo parlando di strumenti urbanistici esecutivi, già approvati, già passati al vaglio di esami, approvazioni, vincoli da parte dei soggetti titolati, e cioè delle regioni, e stiamo parlando di realtà per le quali, quando si richiede un titolo concessorio, occorre versare un aspetto di carattere oneroso. Non stiamo quindi parlando di una rincorsa, tana libera tutti, in cui ciascuno può presentare esattamente come quando si fece nel 1967, ma stiamo parlando Pag. 13di una messa in sicurezza di operazioni anche complesse sotto il profilo urbanistico ed edilizio, per evitare, da un lato, la gelata e, dall'altro, avere la possibilità di poter effettivamente mettere a rigore una norma così complessa.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccagnini. Ne ha facoltà.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Grazie, Presidente. Sì, certamente, questo è uno degli emendamenti che peggiora la legge e che, purtroppo, ci aspettavamo. Razionalmente, è evidente come venga introdotto un incentivo che in parole semplici diventa: oggi o mai più. Ovvero, da qui all'approvazione della legge, perché dovrà passare in Senato e probabilmente tornerà alla Camera, siamo tutti consapevoli che passerà un bel po’ di tempo. Fino a oggi son passati più di due anni per vedere questa legge qui in Aula e, quindi, diventa un incentivo, questo meccanismo, affinché da qui all'approvazione della legge vengano appunto avviati gli iter con gli enti locali e, quindi, si attivi chi realmente vuole costruire. Il calcolo tra l'altro è abbastanza complicato, il meccanismo previsto dalla legge: quindi, anche la norma generale di cui parlava l'onorevole Massa è difficilmente applicabile ed efficace.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Taricco. Ne ha facoltà.

  MINO TARICCO. Grazie, Presidente. Io sono uno dei firmatari di questo emendamento e volevo soltanto ricordare che qui stiamo parlando, come ha detto bene anche nell'intervento che mi ha preceduto l'onorevole Borghi, di previsioni già approvate dalla regione di possibilità di attivazione di strumenti urbanistici. Per essi, se noi non prevedessimo questa norma, da una parte, potremmo incappare in contenziosi e, dall'altra parte, credo anche sia profondamente ingiusto nel merito, nel senso che sulla base di una previsione urbanistica ci può essere un soggetto che ha preventivato un calendario di iniziativa propria, ha, peraltro, su questo, già pagato imposte, IMU e quant'altro, immaginando un possibile sviluppo di una iniziativa propria, e che la vedrebbe «castrata» semplicemente perché è entrata in vigore la norma. Io credo sia una questione anche di legittimità rispettare i percorsi che hanno comunque già potuto avere avvio, lo ripeto, all'interno di previsioni urbanistiche già approvate dalle regioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, soltanto per segnalare come proprio l'ultimo intervento del collega firmatario dell'emendamento rafforza il convincimento che il diritto del singolo debba essere privilegiato rispetto a quello che è un diritto più complesso e più astratto. È evidente, in particolare, che se il singolo ha un contenzioso che poi dovesse risolversi a suo favore, non si capisce perché la mannaia di questa legge dovrebbe impedire a quel diritto controverso di rimanere tale. Questa è una stortura alla quale, sono convinto, il Senato potrà porre rimedio, perché e giusto che quello che oggi è pendente non possa essere mortificato da una scelta legislativa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Massa 11.90 (Nuova formulazione, parte consequenziale), con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dell'Aringa, Ciprini, Tripiedi, De Lorenzis... Ciprini non riesce a votare, possiamo sbloccare la postazione ? Provi, perfetto. De Lorenzis ha votato, ci sono altri che non riescono a votare ? Nicodemo Oliverio.Pag. 14
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  381   
   Votanti  376   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 280    
    Hanno votato
no   96).    

  (Il deputato Da Villa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario, mentre le deputate Amoddio e Bonomo hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).

  Sono quindi preclusi gli emendamenti successivi fino all'emendamento Grimoldi 11.63, di pagina 17.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 11.63, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Amoddio, Grillo, Lorefice e poi chiudiamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  56    
    Hanno votato
no  347).    

  (La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Rosa 11.65.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Volevo rispondere indirettamente al collega Massa, tramite la Presidenza. A noi sfugge effettivamente qualcosa, sfugge il senso di questa legge, sfugge quello che è diventata questa legge, e come sfugge a noi sfugge alle maggiori associazioni ambientaliste italiane. Ci chiediamo se siamo noi a essere, probabilmente, non preparati, oppure è il Governo che è talmente avanti che non lo capiamo. Però diciamo che a voi sfugge che il dibattito in Commissione ha portato poi a una proposta, che è stata stravolta in Aula con questo emendamento: quindi il dibattito in Commissione che abbiamo fatto non è servito a nulla. Vi sfugge che la piaga italiana non è solo l'abusivismo, è anche l'abusivismo, ma la piaga italiana sono anche tutti quei centri commerciali, quelle autostrade inutili e tutti quei quartieri costruiti solo per speculazione. Questa è una delle piaghe italiane che dobbiamo combattere con questa legge, altrimenti facevamo una legge contro l'abusivismo. Tra l'altro, vi ricordo che tra poco, probabilmente, andremo in Aula con una legge per tutelare l'abusivismo, proposta da Forza Italia e sostenuta dal Governo, e che faremo anche questa giusto appena prima delle elezioni.
  Ma poi parliamo anche di dove costruite normalmente. Normalmente voi costruite negli alvei dei fiumi, date permessi per costruire in zone di esondazione, quindi forse sono queste storture che dovremmo iniziare a controllare. E vi ricordo che il riformismo non è una parola di buonsenso e positiva di per sé, perché le riforme le ha fatte anche Mussolini. Il problema sono i contenuti delle riforme: se fate le riforme con i piedi, non potete pretendere che noi ve le votiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Se fate le riforme costituzionali come fate una legge sul consumo di suolo, possiamo stracciarla e buttarla, perché a quel punto siete alla stregua delle riforme di Mussolini !
  E ricordo un'altra cosa. Ha detto bene il collega Sisto, ha detto bene: con questo emendamento, voi mettete davanti il diritto del singolo al diritto generale. Questo è il problema ! Questo è il problema, per Pag. 15quello vi trovate d'accordo con Sisto. E forse fatevelo un esamino di coscienza su questo !
  Concludo, Presidente, dicendo che con questa legge il MoVimento 5 Stelle non vuole avere nulla a che fare. Ritiriamo le firme, se è possibile, e voteremo contro questa legge, contro questa legge vergognosa e che prende in giro gli italiani per l'ennesima volta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.65, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ha esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Come già fatto in precedenti analoghe circostanze, la Presidenza consentirà ai deputati di tale gruppo lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
  Non vedo mani alzate... Lupo ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  401   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  303).    

  (La deputata Bonomo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.69, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Malpezzi, Di Lello, poi chiudiamo. Ci siamo ? Moscatt ha votato, Malpezzi ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  409   
   Votanti  408   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  311).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grimoldi 11.70, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Galperti... mi pare che tutti abbiano votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  412   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
  25    
    Hanno votato
no  387).    

  (La deputata Lupo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Labriola 11.73.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Per annunciare il voto favorevole di Alternativa Libera-Possibile.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo emendamento in collaborazione con la deputata Labriola, per cercare di colpire questa legge in uno dei punti dove è veramente più blanda, ovvero dove va ad imporre il contenimento del consumo di suolo, conteggiandolo a livello regionale. È chiaro che questo è il modo migliore per riuscire a mediare un po’ tutte le situazioni e per lasciare tutto come sta. Ci saranno comuni virtuosi che continueranno ad essere virtuosi, comuni viziosi che continueranno a cementificare come prima e più di prima, e il computo regionale sarà mediato e farà comunque zero. Questo è assurdo e noi chiedevamo in questo emendamento di andare a calcolare il 50 per cento della media a livello comunale, non regionale, oltre che in emendamenti precedenti – che non si è potuto porre in votazione – con i quali andavamo a chiedere dei limiti più stringenti, addirittura del 20 per cento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Labriola 11.73, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, con il parere favorevole dei relatori del MoVimento 5 Stelle e di Alternativa Libera-Possibile, e sul quale il relatore di minoranza di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Malisani, Librandi, Di Lello, Nicchi, Santerini e poi chiudiamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  416   
   Votanti  395   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
  70    
    Hanno votato
no  325).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Rosa 11.74, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Arlotti, Di Lello, Simone Valente, Caso, D'Ambrosio, Micillo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  411   
   Votanti  409   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  96    
    Hanno votato
no  313).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Russo 11.75.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Presidente, se non fossimo al cospetto di un atteggiamento pregiudiziale – vi ho risparmiato il termine ideologico, ma pregiudiziale –, dovreste naturalmente aderire al merito di questo emendamento.
  Che cosa dice questo emendamento ? Avete già reso i comuni una sorta di uffici del catasto: quindi, i comuni italiani che devono programmare sul loro territorio lo sviluppo, le opportunità, la rappresentazione di una prospettiva di vita, di vivibilità di un territorio sono ormai uffici periferici del catasto. Avete reso, di fatto, le regioni una sorta di call center: dovranno comunicare i dati, null'altro che questo. Quindi, gli uffici del catasto da una parte, il call center dall'altra.
  Vogliamo provare a fare salvi gli effetti che derivano da quelle iniziative normative già poste in campo dalle regioni, che sono in linea e che hanno i contenuti già della presente norma ? Vogliamo provare ad esprimere un atto di fiducia nei confronti Pag. 17di quanto le regioni già hanno fatto, magari, prima del Parlamento, il cui contenuto è totalmente in linea con l'iniziativa normativa che si va approvando ? Il suggerimento è solo questo: proviamo ad evitare che si applichino le disposizioni di cui al comma 1, ma solo per quelle regioni. Non penso alle regioni arruffone, non penso alle regioni ritardatarie, non penso alle regioni arretrate, non penso alle regioni che non hanno questa prospettiva straordinaria di tutela del suolo agricolo: penso alle regioni avvedute, a quelle che hanno già normato in questa direzione; penso a quelle regioni che si sono peritate, prima del Parlamento nazionale, di introdurre elementi di buonsenso e di ragionevolezza su questo fronte. Vogliamo fare in modo che queste norme, laddove coincidenti con quelle di quella regione o di quelle regioni, non si applichino ?
  È evidente che mi pare un suggerimento che non dovrebbe meritare nemmeno un intervento esplicativo: dovrebbe meritare soltanto l'assenso anche della maggioranza e di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Definire questo emendamento un dovere a me sembra poco, perché si tratta di fare salva una legge regionale già adottata dall'ente regione. Non dimenticherò che per la pianificazione territoriale regionale i vecchi PUT imponevano alle regioni di sentire prima i comuni e, sentiti i comuni, poi, veniva effettuata la pianificazione.
  Io non comprendo perché, se una regione è stata capace virtuosamente già di confezionare una legge regionale, arriva una legge statale che travolge tutto questo. A me sembra irragionevole, mi sembra assolutamente sconsiderato sul piano tecnico e chiedo, pertanto, che si voti favorevolmente su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Russo 11.75, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Librandi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  53    
    Hanno votato
no  350).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palma. Ci siamo ? Zardini, Lauricella, se toglie la tessera non vota. Ci siamo ? Giuliani.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  405   
   Votanti  402   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
 249    
    Hanno votato
no  153).    

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2039-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2039-A).Pag. 18
  Avverto che la deputata Casellato ha sottoscritto l'ordine del giorno Malisani n. 9/2039-A/60.
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Io le leggo il numero.
  Ordine del giorno Carrescia n. 9/2039-A/1 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Faenzi n. 9/2039-A/2 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2039-A/3 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Marzano n. 9/2039-A/4 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Prina n. 9/2039-A/5 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato, inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Mura n. 9/2039-A/6 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Nastri n. 9/2039-A/7 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Matarrelli n. 9/2039-A/8 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Civati n. 9/2039-A/9 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, con la seguente riformulazione del dispositivo: «a monitorare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di adottare eventuali ulteriori iniziative normative volte, fermi restando i diritti di edificare riconosciuti in forza di un titolo abilitativo valido, a contenere efficacemente il consumo di suolo», e ci fermiamo.

  PRESIDENTE. Sta bene. Poi, i presentatori ci diranno.
  Ordine del giorno Artini n. 9/2039-A/10 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «a valutare», con le parole: «a monitorare» e, dopo le parole: «al fine di», aggiungendo le parole: «valutare l'opportunità di» adottare, e poi si lascia come segue.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Segoni n. 9/2039-A/11 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, con l'analoga riformulazione: «a monitorare gli effetti Pag. 19applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di valutare la possibilità di prevedere l'obbligatorietà del fascicolo del fabbricato», e poi prosegue.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Andrea Maestri n. 9/2039-A/12 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a monitorare gli effetti applicativi della normativa richiamata in premessa, al fine di valutare l'opportunità di adottare ulteriori strumenti normativi volti a contenere il consumo del suolo, ove quelli contenuti nel presente disegno di legge dovessero rivelarsi inefficaci».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pastorino n. 9/2039-A/13 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a monitorare gli effetti applicativi della normativa richiamata in premessa, al fine di valutare la possibilità», e così via.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Baldassarre n. 9/2039-A/14 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia così riformulato, in modo analogo: «a monitorare gli effetti normativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di valutare la possibilità di», e così via.

  PRESIDENTE. È come per gli altri...

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì, poi, sostituire le parole: «anticipare gli obiettivi», con le seguenti: «assicurare la conformità agli obiettivi».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Brignone n. 9/2039-A/15 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato come gli altri, nel senso di monitorare gli effetti applicativi, al fine di valutare l'opportunità di.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Turco n. 9/2039-A/16 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a valutare la possibilità di adottare eventuali ulteriori iniziative».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Bechis n. 9/2039-A/17 ?

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «a monitorare gli effetti applicativi della disposizione in premessa al fine di valutare la possibilità di adottare eventuali ulteriori meccanismi volti ad incentivare gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate».
   Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Tentori n. 9/2039-A/18, Gandolfi n. 9/2039-A/19, Giuseppe Guerini n. 9/2039-A/20, Mucci n. 9/2039-A/21, Taricco n. 9/2039-A/22. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Miotto n. 9/2039-A/23, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a vigilare, anche nell'attuazione della presente legge, a che le regioni rispettino gli orientamenti della Corte costituzionale in tema di libertà di culto, affinché gli strumenti urbanistici assicurino la previsione di spazi e strutture da destinare all'esercizio pubblico del culto, nel rispetto del pluralismo religioso, senza alcuna discriminazione delle singole confessioni».Pag. 20
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Pili n. 9/2039-A/24, con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità (...)». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zaratti n. 9/2039-A/25. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Zaccagnini n. 9/2039-A/26 e Pellegrino n. 9/2039-A/27. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Rizzetto n. 9/2039-A/28, con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di predisporre adeguati strumenti di recupero di tali aree, previa individuazione delle stesse».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Busto n. 9/2039-A/29, purché riformulato, aggiungendo dopo le parole: «danno ambientale», le seguenti: «e paesaggistico».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Daga n. 9/2039-A/30, con la seguente riformulazione: dopo un attento monitoraggio, eccetera eccetera, «a valutare la possibilità di estendere (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Mannino n. 9/2039-A/31, con la seguente riformulazione: «a valutare la possibilità di porre in essere ogni iniziativa affinché sia promossa» e poi proseguiamo analogamente.
  Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Agostinelli n. 9/2039-A/32 e Micillo n. 9/2039-A/33. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Terzoni n. 9/2039-A/34, con la seguente riformulazione: dopo aver monitorato gli effetti applicativi in esame «a valutare la possibilità di prevedere, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Zolezzi n. 9/2039-A/35, con riformulazione: dopo aver monitorato gli effetti «a valutare la possibilità di (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Alberti n. 9/2039-A/36, con la riformulazione come sopra: dopo aver monitorato gli effetti «a valutare la possibilità di (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Baroni n. 9/2039-A/37, con la stessa riformulazione dell'ordine del giorno precedente.
  Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno Basilio n. 9/2039-A/38, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/2039-A/39. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Battelli n. 9/2039-A/40, con la riformulazione: dopo aver monitorato gli effetti «a valutare la possibilità di (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/2039-A/41. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Massimiliano Bernini n. 9/2039-A/42, con la seguente riformulazione: dopo la parola «di montagna», aggiungere le parole: «anche coordinando ed indirizzando le attività dei piani di sviluppo rurale regionale».
   Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Nicola Bianchi n. 9/2039-A/43, con la riformulazione: «a valutare la possibilità di (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Gallinella n. 9/2039-A/44, con la riformulazione: «a valutare la possibilità di adottare ogni utile provvedimento». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Bonafede n. 9/2039-A/45, con la riformulazione: «a monitorare gli effetti applicativi al fine di valutare la possibilità di (...)».Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Brescia n. 9/2039-A/46, con la seguente riformulazione: sostituire le parole: «a definire», con le seguenti: «a garantire le forme e le modalità più idonee di pubblicità (...)». Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Brugnerotto n. 9/2039-A/47, con la riformulazione: a monitorare e poi, come sopra, «a valutare la possibilità di (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno Businarolo n. 9/2039-A/48 e Caso n. 9/2039-A/49.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Carinelli n. 9/2039-A/50, purché sia così riformulato: «a valutare la possibilità di adottare».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cecconi n. 9/2039-Pag. 21A/51, purché sia così riformulato: «a monitorare gli effetti applicativi al fine di valutare la possibilità di (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2039-A/52.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cozzolino n. 9/2039-A/53, a condizione che sia così riformulato: «a monitorare gli effetti applicativi al fine di valutare la possibilità di (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Allasia n. 9/2039-A/54, purché sia riformulato così come l'ordine del giorno precedente.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2039-A/55, purché sia riformulato così come gli ordini del giorno precedenti.
  Allo stesso modo, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/2039-A/56, purché sia riformulato così come gli ordini del giorno precedenti.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Molteni n. 9/2039-A/57, purché sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo in sede di attuazione dell'articolo 4, comma 3, a utilizzare lo strumento del censimento comunale degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati esistenti in modo rigorosamente conforme a quanto previsto dalla presente legge».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/2039-A/58, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: «a valutare la possibilità di (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/2039-A/59, purché sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a monitorare gli effetti applicativi del presente provvedimento al fine di valutare la possibilità di adottare ulteriori (...)».
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Malisani n. 9/2039-A/60.
  Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Borghi n. 9/2039-A/61, a condizione che sia così riformulato: «a valutare la necessità di chiarire che è parimenti fatta salva la procedibilità di cui alle previsioni dei SUE (...)».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Carrescia n. 9/2039-A/1, Faenzi n. 9/2039-A/2, Gregorio Fontana n. 9/2039-A/3 e Marzano n. 9/2039-A/4, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Prina n. 9/2039-A/5, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mura n. 9/2039-A/6, Nastri n. 9/2039-A/7 e Matarrelli n. 9/2039-A/8, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Civati n. 9/2039-A/9, Artini n. 9/2039-A/10, Segoni n. 9/2039-A/11, Andrea Maestri n. 9/2039-A/12, Pastorino n. 9/2039-A/13, Baldassarre n. 9/2039-A/14, Brignone n. 9/2039-A/15, Turco n. 9/2039-A/16 e Bechis n. 9/2039-A/17, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Tentori n. 9/2039-A/18, Gandolfi n. 9/2039-A/19, Giuseppe Guerini n. 9/2039-A/20, Mucci n. 9/2039-A/21 e Taricco n. 9/2039-A/22, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Miotto n. 9/2039-A/23 e Pili n. 9/2039-A/24, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zaratti n. 9/2039-A/25, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zaccagnini n. 9/2039-A/26 e Pellegrino n. 9/2039-A/27, accettati dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per Pag. 22la votazione degli ordini del giorno Rizzetto n. 9/2039-A/28, Busto n. 9/2039-A/29 e Daga n. 9/2039-A/30, accettati dal Governo, purché riformulati.
  Onorevole Mannino, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2039-A/31, accettato dal Governo, purché riformulato ?

  CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Sinceramente non capisco la riformulazione, perché questo ordine del giorno è un impegno che è già stato approvato con una risoluzione votata da tutta la Commissione ambiente e con il parere favorevole del Governo durante il semestre di Presidenza italiana. Quindi, sinceramente valutare ancora la possibilità di poter adottare la cooperazione rafforzata per una direttiva europea sulla salvaguardia della qualità del suolo mi sembra veramente quantomeno contraddittorio, visto che in Commissione il Governo ha dato parere favorevole.
  Quindi, chiedo al Governo una spiegazione o un ripensamento.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mannino. La sottosegretaria Velo intende modificare il parere ? No. Quindi, la posizione del Governo è favorevole con la riformulazione; mi deve dire se accetta la riformulazione, onorevole.

  CLAUDIA MANNINO. Presidente, io non accetto la riformulazione e quindi chiedo di metterlo al voto, però chiedo ai colleghi della maggioranza di prendere atto che in Commissione ambiente abbiamo votato in maniera unanime tutti a favore.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ERMETE REALACCI, Presidente della VIII Commissione. Anch'io invito il Governo; ha ragione la collega Mannino, in Commissione, con parere favorevole del Governo, abbiamo votato esattamente la formula di attivarsi. Quindi, il «valutare l'opportunità di» in questo caso mi pare...

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. In realtà, l'ordine del giorno è meglio scritto così, perché si legge solo la parte «a valutare la possibilità di», ma siccome c’è aggiunto di porre in essere ogni iniziativa, quindi così riformulato, a mio avviso è meglio scritto, però...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretaria, però siccome non è un tema d'italiano, se non accettano la riformulazione, il parere del Governo si intende contrario. Allora, lei mi deve dire se mantiene la proposta di riformulazione oppure no.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mannino n. 9/2039-A/31, sul quale il Governo si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, D'Incà, Peluffo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  395   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 388    
    Hanno votato
no    7).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

Pag. 23

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostinelli n. 9/2039-A/32, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Palese, Pilozzi, Palazzotto, Quaranta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  394   
   Votanti  392   
   Astenuti  2   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 107    
    Hanno votato
no  285).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'ordine del giorno Micillo n. 9/2039-A/33.

  CLAUDIA MANNINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ma ha già parlato, non può parlare di nuovo sull'ordine del giorno. Onorevole Mannino, consideriamo il secondo intervento come un'interlocuzione con il Governo, prego, parli ora e poi taccia per sempre, per oggi.

  CLAUDIA MANNINO. Poi mi taccio, promesso. Semplicemente io chiedo al Governo di ripensarci, perché qua siamo di fronte a una prassi, nei comuni, veramente dannosa per l'ambiente, perché, ogni qual volta viene adottata una variante di piano regolatore, questa non viene sottoposta a VAS, mentre il piano regolatore – e, spessissimo, abbiamo anche piani di fabbricazione – sono sottoposti giustamente a VAS.
  Quindi, semplicemente per avere una coerenza nello strumento urbanistico, se tu fai una variante di piano regolatore, la logica vorrebbe che ci fosse anche la valutazione ambientale della variante stessa. Chiedo che ovviamente ci sia una riflessione, un'interpretazione normativa, ma non un parere contrario.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Per chiarire: confermo il parere contrario, perché i due ordini del giorno Agostinelli e Micillo pongono una questione in contrasto con la normativa europea da cui deriva la normativa nazionale sull'applicazione della VAS.

  PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Micillo n. 9/2039-A/33, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marcon, Pannarale, Piepoli, Sanga, Zan, Magorno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  394   
   Astenuti  2   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 100    
    Hanno votato
no  294).    

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Siamo all'ordine del giorno Terzoni n. 9/2039-A/34, accetta la riformulazione, onorevole Terzoni ? Sì. Zolezzi accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/35 ? Sì. Alberti accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/36 ? Sì. Baroni accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/37 ? Sì.Pag. 24
  Passiamo all'ordine del giorno Basilio n. 9/2039-A/38, su cui vi è parere contrario.
  Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Basilio n. 9/2039-A/38.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido, Stella Bianchi, Peluffo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  403   
   Votanti  401   
   Astenuti  2   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 103    
    Hanno votato
no  298).    

  Sull'ordine del giorno De Rosa n. 9/2039-A/39 vi è parere favorevole. Battelli, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/40 ? Sì. Sull'ordine del giorno Benedetti n. 9/2039-A/41 il parere è favorevole. Massimiliano Bernini, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/42 ? Sì. Nicola Bianchi, sul n. 9/2039-A/43 ? Sì. Gallinella, accetta la riformulazione del n. 9/2039-A/44 ? Sì. Bonafede, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/45 ? Sì. Brescia, accetta riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/46 ? Sì. Brugnerotto, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/47 ? Sì, Sugli ordini del giorno Businarolo n. 9/2039-A/48 e Caso n. 9/2039-A/49 il parere è favorevole. Carinelli, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/50 ? Sì. Cecconi, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/51 ? Sì. Sull'ordine del giorno Del Grosso n. 9/2039-A/52 il parere è favorevole. Cozzolino, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/53 ? Sì. Allasia, accetta riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/54 ? Sì. Borghesi, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/55 ? Sì. Simonetti, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/56 ? Sì. Molteni, anche dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/57 ? Sì. Guidesi, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/58 ? Sì. Grimoldi, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/59 ? Sì. Sull'ordine del giorno Malisani n. 9/2039-A/60 il parere è favorevole. Borghi, accetta la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno n. 9/2039-A/61 ? Onorevole Borghi ? Sì.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2039-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Grazie, signora Presidente. Signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge sul quale oggi ci esprimiamo afferma finalmente l'importanza dell'agricoltura quale strumento di tutela e presidio del territorio.
  La conservazione del paesaggio e dell'ambiente, così come il contenimento del consumo di suolo, devono infatti passare anche attraverso il rilancio dell'agricoltura e, in particolare, di quella condotta con metodi ecosostenibili.
  Questo provvedimento si muove su due distinti orizzonti tra loro strettamente connessi. Da un lato, la limitazione del consumo del suolo secondo nuovi e più stringenti criteri, mentre dall'altro, si prevede la sistematica rigenerazione urbanistica socioeconomica e paesaggistica delle aree urbane degradate.
  In tal senso, rilevo con soddisfazione la previsione di un censimento comunale degli edifici sfitti, al fine di costituire una banca dati del patrimonio edilizio disponibile per il recupero o il riuso, così Pag. 25come quella che obbliga i comuni a segnalare alle prefetture le proprietà fondiarie in stato di abbandono o suscettibili, a causa dello stato di degrado o incuria nel quale sono lasciate dai proprietari, di arrecare danno al paesaggio o ad attività produttive.
  Ricopre un ruolo di importanza strategica la disciplina dei compendi agricoli neorurali, in base alla quale vengono promossi il recupero di insediamenti rurali esistenti e la riqualificazione del relativo patrimonio agricolo e ambientale. Questi insediamenti possono dunque divenire, oltre che uno strumento tangibile di tutela del territorio, dei poli attraverso i quali creare sviluppo e crescita secondo modelli eco-sostenibili.
  Da tempo noi socialisti sottolineiamo l'importanza che riveste l'agricoltura nella preservazione dell'ambiente e del territorio, e le misure contenute nel disegno di legge, andando proprio in questa direzione, confermano che non ci sbagliavamo.
  Ovviamente, non ci si può fermare qui; penso, per esempio, al ruolo che devono ricoprire in questo importante processo le nuove generazioni. Ma il presente disegno di legge, rispetto al quale esprimo il convinto voto favorevole della componente socialista, rappresenta un punto di svolta fondamentale nell'ambito degli strumenti di tutela ambientale e paesaggistica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Monica Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Presidente, il gruppo Alleanza Liberalpopolare voterà a favore del provvedimento, il cui esame, come è stato ricordato da chi mi ha preceduto nel corso della discussione, è stato caratterizzato da un lungo iter, a partire dall'inizio della presente legislatura.
  Siamo convinti che l'impianto normativo sia stato arricchito e migliorato, attraverso l'introduzione di una serie di disposizioni che vanno ad incidere su specifici e diversi ambiti della disciplina in materia.
  Il testo che ci accingiamo a votare pone all'attenzione delle istituzioni e del Paese un tema essenziale, che coinvolge la quotidianità della nostra comunità nazionale, ed è legato al trend del consumo di suolo, che in Italia è cresciuto a ritmi vertiginosi. Una perdita di superfici avvenuta nel corso di decenni, causata da processi di fusione e dispersione urbana, di frammentazione di una diffusa urbanizzazione che ha prodotto non solo la perdita di paesaggi, suoli e relativi servizi eco-sistemici, ma anche la perdita di superficie agricola, che ha comportato inevitabilmente una riduzione della produzione e che l'ha resa insufficiente a soddisfare il fabbisogno alimentare nazionale.
  Il provvedimento in oggetto, pertanto, interviene attraverso la definizione di un quadro regolatorio che, da un lato, si pone come obiettivo l'interruzione di una progressiva espansione delle aree urbanizzate, le cui dinamiche insediative hanno comportato una forte accelerazione del processo di impermeabilizzazione del suolo, dall'altro, promuove un efficace sistema di controllo e di sviluppo globale moderno del territorio, attribuendo in primo luogo alle aree agricole il ruolo di fattore principale di tutela, la cui superficie persa, secondo i dati dell'ISTAT, è stata del 28 per cento, dal 1971 al 2010.
  La salvaguardia della destinazione agricola dei suoli e la conservazione della relativa vocazione naturalistica rappresentano un fatto e un obiettivo di primaria importanza, che, alla luce dei dati, evidenzia una progressiva cementificazione della superficie agricola nazionale.
  Allo stesso tempo, il ripristino delle colture significa tutelare il territorio e prevenire il dissesto, soprattutto considerato come l'Italia sia un Paese fortemente antropizzato.
  Al riguardo, segnalo i recenti dati dell'ISPRA, che evidenziano un quadro preoccupante sulla situazione del territorio italiano e soprattutto sul dissesto idro-geologico; dati che ci rimandano a temi di valenza nazionale e le cui complessità Pag. 26sono note da tempo, aggravate dagli eventi estremi generati dai mutamenti climatici e le cui responsabilità principali, come sappiamo, sono dovute a decenni di incuria e inerzia rispetto alla gestione del suolo, a cui si sono sommati interventi predatori ed abusi devastanti.
  In questo quadro, il provvedimento sul contenimento del consumo del suolo e il riuso del suolo edificato detta le basi per una profonda e netta inversione di tendenza dello scenario nazionale, in considerazione anche che le sollecitazioni provenienti dall'opinione pubblica hanno finalmente spinto il legislatore ad intervenire per limitare proprio l'eccessivo consumo del suolo, le cui conseguenze sociali, ma anche economiche ed ambientali, sono note a livello sia scientifico che politico.
  Siamo tutti consapevoli, infatti, come il consumo del suolo sia attualmente in Italia un tema capace di suscitare grande interesse, proprio a causa degli effetti dell'impermeabilizzazione del suolo stesso, che interessano la compromissione delle funzioni produttive del terreno.
  In tale contesto, il quadro complessivo delle disposizioni del testo, che, occorre ricordare, affronta una materia complessa, coinvolgerà direttamente gli enti locali, attraverso azioni di stimolo volte a recuperare zone di loro competenza – che sono tantissime – e al tempo stesso introducendo il principio del limite, oltre il quale un certo consumo di suolo non si può fare.
  Per troppo tempo, infatti, l'urbanistica, il governo del territorio, hanno avuto una regolamentazione senza un limite esterno, nel senso che potevano definire quanto e come si poteva edificare. Ma in realtà, con questo provvedimento, in coerenza con la normativa comunitaria, il limite ora deve essere posto attraverso un procedimento articolato, che coinvolge lo Stato, le regioni e i comuni e con un meccanismo di decisione finale in capo al Governo in grado di rispondere al principio dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione normativa e dell'azione dell'Esecutivo stesso.
  Devo dire, però, che nell'ambito delle misure di incentivazione di finanza locale, previste attraverso la concessione di finanziamenti statali e regionali per gli enti locali, non vi è dubbio che, a nostro giudizio, si poteva fare uno sforzo in più, ad esempio intervenendo attraverso un alleggerimento del Patto di stabilità interno proprio in quei territori dove sono accaduti eventi alluvionali o calamitosi e che richiedono naturalmente un intervento immediato di manutenzione del territorio e di ripristino del territorio stesso. Al riguardo, però, riteniamo comunque che il miglior modo per favorire la limitazione del consumo del suolo sia proprio un buon passo avanti fatto attraverso questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baradello. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BARADELLO. Presidente, il provvedimento che oggi la Camera vota in prima lettura affronta il tema del consumo del suolo e la conseguente sottomissione al cemento – come da più parti è stata definita – di gran parte del territorio nazionale, la cui rilevanza, per lo sviluppo del futuro del Paese, è del tutto evidente.
  Sul tema, purtroppo, l'Italia ha segnato il passo: le prime leggi sul consumo di suolo in Europa, infatti, risalgono al secondo dopoguerra. Pioniera in quest'ambito l'Inghilterra, che già con una legge urbanistica del 1946 aveva disegnato una politica di contenimento della diffusione urbana. Gran parte degli altri Paesi hanno assunto leggi e norme in questo ambito addirittura oltre venti o trent'anni fa, quindi non vi è dubbio che l'intervento normativo delineato nel disegno di legge al nostro esame finalmente colmi un vuoto enorme.
  È doveroso, altresì, sottolineare il fatto che si parli di suolo, di territorio, di paesaggio come beni comuni, e che le parole cardine di questo provvedimento Pag. 27siano «riuso» e «rigenerazione», parole che già di per se stesse rappresentano una svolta fondamentale.
  È un intervento normativo reso ancor più urgente anche in considerazione degli effetti degli eventi calamitosi che si succedono sul territorio. Ricordo alcuni dati desunti dal secondo rapporto sul consumo del suolo in Italia dell'ISPRA: il nostro Paese ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, questo nonostante le peculiarità del territorio italiano dovute alle caratteristiche orografiche e ambientali, che dovrebbero o meglio avrebbero dovuto evitare l'espansione urbana in zone ad elevata fragilità territoriale e ambientale.
  Il rapporto dell'ISPRA racconta di una colata di cemento permanente su tutto il territorio italiano; si calcola addirittura che in un solo secondo si perdono tra i 6 e i 7 metri quadri di territorio, 55 ettari al giorno, un consumo dovuto principalmente alla costruzione di nuove infrastrutture, di insediamenti commerciali e all'espansione di aree urbane a bassa densità.
  Quasi il 20 per cento della fascia costiera italiana, oltre 500 chilometri quadrati, l'equivalente dell'intera costa sarda, è considerato irrimediabilmente perso; spazzati via anche 34 mila ettari all'interno di aree protette, il 9 per cento del territorio di zone a pericolosità idraulica, il 5 per cento delle rive di laghi e fiumi. L'invasività del cemento arriva a consumare anche il 2 per cento di zone considerate inaccessibili, come montagne, aree a pendenza elevata e zone umide.
  La limitazione del consumo del suolo è, quindi, unitamente alla messa in sicurezza del territorio, una direzione strategica per l'Italia.
  Questo, si badi bene, non è in contrapposizione con l'auspicata ripresa del settore edilizio; al contrario, si pone come il motore per l'edilizia di qualità, efficiente nei consumi energetici e nell'uso delle risorse ambientali, incluso il suolo, favorendo la necessaria riqualificazione e rigenerazione urbana, oltre al riuso delle aree contaminate o dismesse.
  Un'ulteriore novità nasce dalla consapevolezza che i fenomeni di espansione delle città determinano effetti ambientali e sociali la cui rilevanza, in termini di qualità ambientale, di integrità del paesaggio e di consumo di risorse naturali, dipende fortemente dalla modalità e dalle forme con le quali si realizza la trasformazione e si distribuisce sul territorio.
  La tendenza in atto dagli anni Novanta a consumare risorse porta ad aumentare il senso del disordine, la nascita di centri urbani di dimensione medio-piccola all'esterno dei principali poli metropolitani, la crescita di zone di margine con insediamenti dispersi intorno ai centri, la saldatura di zone di insediamento a bassa densità in continuum che annulla i limiti fra territorio urbano e rurale, la frammentazione del paesaggio e la mancanza di identità dei nuclei urbanizzati sparsi e senza coesione: tutto ciò crea un senso di disordine. L'urbanizzazione diffusa e dispersa produce non solo perdita di paesaggi, suoli e relativi servizi ecosistemici, ma anche un modello insediativo energivoro e che aumenta la diffusione del sistema di mobilità privata. È da approfondire la conoscenza delle diverse forme di urbanizzazione e delle tipologie insediative presenti nei diversi contesti territoriali, elementi cruciali sia per la definizione di misure efficaci per la limitazione del consumo e per frenare la distruzione del paesaggio, sia per dare maggiore solidità alle misure volte ad assicurare la sostenibilità delle trasformazioni dell'uso del suolo.
  Le periferie sono zone in cui il consumo del suolo è cresciuto più velocemente, ovviamente, e le città continuano a espandersi in maniera disordinata, esponendoci, sempre più, a rischi idrogeologici. È indispensabile, a questo proposito, investire circa nove miliardi di euro nei prossimi sei anni per ridurre il rischio idrogeologico e, poi, assistere a cementificazioni in zone a pericolosità idraulica o di frana ? Alcuni esempi concreti: l'antropizzazione che si è sviluppata alle falde del Vesuvio, la cementificazione dei letti dei fiumi che vede la costruzione di centri Pag. 28abitati, anche di significative dimensioni, a dispetto delle comuni regole del buon senso, non solo dell'urbanistica, e se ne potrebbero citare ovviamente altri.
  Voglio anche sottolineare che, nell'attesa che si giunga all'elaborazione di un quadro normativo nazionale, le autonomie hanno proceduto a fissare le proprie regole, lo ricordava l'onorevole Borghi, prima.
  Nel 2015, sette regioni più la provincia di Trento si sono date nuove regole o hanno aggiornato quelle in vigore, per contrastare il consumo di suolo agricolo. La riduzione del consumo del suolo è l'obiettivo prossimo anche di altre sette regioni e della provincia di Bolzano. Nessuna, tuttavia, propone il consumo zero, obiettivo fissato a livello europeo per il 2050, né il saldo zero, cioè la superficie delle aree di nuova impermeabilizzazione uguale alla superficie delle aree disimpermeabilizzate. Gli strumenti urbanistici non sono più intesi come mezzi per dare un criterio alle trasformazioni del paesaggio e regolare l'attività edilizia e infrastrutturale; diventano, al contrario, la guida per la riduzione del consumo e per una definitiva inversione di tendenza, volta progressivamente all'azzeramento del consumo entro il 2050, come auspicato a livello europeo.
  Per avviarsi verso questo obiettivo, tuttavia, il disegno di legge annuncia una procedura definita, da più parti, complessa; perplessità sono state sollevate anche in merito alla disciplina transitoria da applicare a decorrere dall'entrata in vigore della legge e fino all'adozione di provvedimenti di attuazione della riduzione dell'uso del suolo che devono essere presi dalle regioni e dalle province entro 180 giorni dall'adozione della delibera di riparto adottata dalla Conferenza unificata e revisionati ogni cinque anni. Ecco, questo aspetto dei cinque anni è un tema che, secondo alcuni, complicherà il lavoro dei sindaci, secondo noi, renderà forse più efficiente il lavoro dei comuni e dei sindaci stessi per la definizione di quelli che sono i criteri fondamentali; è un processo forse oneroso dal punto di vista amministrativo, visto che le regioni proprio ogni cinque anni dovranno disporre la riduzione del consumo del suolo, determinando i criteri e le modalità da rispettare nella pianificazione urbanistica di livello comunale.
  Il provvedimento prevede la redazione di un censimento comunale degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati esistenti; sottolineiamo che avrebbe certamente giovato all'incisività della norma l'individuazione di un termine per l'emanazione delle disposizioni regionali per l'attuazione di questo censimento, prevedendo eventualmente anche un potere sostitutivo da parte dello Stato, qualora le regioni non si attivino nel disciplinare i dettagli del censimento.
  Durante l'iter in Commissione è stata inserita nel testo una delega per interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate e tra i principi direttivi ne segnaliamo tre, in sostanza, il primo: garantire forme di intervento volte alla rigenerazione delle aree urbanizzate degradate attraverso progetti organici relativi a edifici e spazi pubblici e privati – sottolineo i pubblici, in primo luogo – volti al miglioramento della qualità della vita dei residenti – perché questo è l'obiettivo finale del progetto: far vivere bene le persone –, con la demolizione degli edifici fatiscenti, la creazione di aree verdi e piste ciclabili. Un secondo principio è quello di prevedere che i progetti garantiscano elevati standard di qualità, minimo impatto ambientale e risparmio energetico, attraverso l'indicazione di precisi obiettivi prestazionali degli edifici, di qualità architettonica, perseguiti anche attraverso bandi e concorsi rivolti a professionisti con requisiti idonei. Il terzo punto prevede la delega a individuare misure tali da determinare un congruo periodo per una fiscalità di vantaggio al fine di incentivare proprio questi interventi. Concludo, citando, infine, la positiva previsione dell'articolo 10 del testo in esame che dispone che i proventi dei titoli abitativi edilizi e delle sanzioni per chi cambia destinazione d'uso ai terreni destinatari di fondi europei, nonché di quelli delle sanzioni previste dal testo unico dell'edilizia siano destinati esclusivamente Pag. 29e senza vincoli temporali alla realizzazione e alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e al risanamento di complessi edilizi nei centri storici.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURIZIO BARADELLO. In conclusione, siamo consapevoli di essere in presenza di un testo complesso, ma che è fondamentale per il futuro del nostro Paese; i miglioramenti che arriveranno dalla discussione al Senato porteranno davvero a un buon provvedimento per il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Segoni. Ne ha facoltà, per due minuti. Siamo tornati indietro perché l'onorevole Segoni non l'avevamo iscritto prima...

  SAMUELE SEGONI. Grazie Presidente, avendo soltanto due minuti consegnerò l'intervento e mi limiterò a leggere l'ultima parte, d'altronde il dibattito in Aula mette bene in evidenza la nostra visione e la nostra battaglia sul merito degli emendamenti. Chioserò, dicendo che tutto è andato come doveva andare: nel peggiore dei modi, secondo il classico stile renziano. Se nel testo uscito dalle Commissioni c'erano dei punti d'ombra, dei passaggi vaghi, l'Aula ha dissipato ogni dubbio ed ha spostato con decisione la rotta politica verso l'adesione antiquata al modello arcaico dei palazzinari e dei lottizzatori del secolo scorso. Non ci si poteva aspettare altro dal Governo Renzi e da questa maggioranza, che un provvedimento che nelle finalità aveva il contenimento del consumo del suolo potesse davvero contenere il consumo di suolo ? Certo che no, ricordiamolo, questo provvedimento aveva due funzioni principali: fermare il consumo di suolo agricolo e rilanciare il comparto dell'edilizia, imprimendogli un miglioramento qualitativo orientato all'ecosostenibilità. Insomma si poteva utilizzare questa legge per costruire meno, ma costruire meglio, dando tra l'altro lavoro a manodopera altamente specializzata e anche per coltivare di più, per mangiare meglio, salvaguardando la nostra sovranità alimentare. Invece di superare la crisi del comparto edilizio innovando con decisione, ci si intestardisce a trovare degli artifici normativi ed anche semantici per provare a tenere a galla comparti produttivi vecchi e stantii che se sono entrati in crisi è perché hanno bisogno di essere rilanciati, attraverso un profondo rinnovamento che in questa legge non c’è. Non si mette nessuna leva economica, né come disincentivo delle pratiche negative né come incentivo per le pratiche virtuose, e si trovano artifici semantici per cambiare nome alle vecchie abitudini. Con questa legge si andrà a consumare suolo per costruire come prima e più di prima degli edifici destinati a rimanere sfitti. Per questi motivi andando al di là dei proclami, delle vuote intenzioni ed entrando nel merito del provvedimento e dei suoi contenuti tecnici, annunciamo il nostro voto contrario. Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
  Chiederei ai colleghi di liberare l'emiciclo, grazie.

  STEFANO ALLASIA. Presidente, colleghi, la Lega Nord da sempre, nei propri programmi politici, di governo, sia delle amministrazioni locali e regionali, sia di governo nazionale, ha sempre sostenuto la necessità di recuperare il patrimonio edilizio esistente, di ridurre al minimo l'espansione delle aree urbanizzate, trattando il territorio agricolo come un patrimonio unico da preservare. Sono vent'anni che il nostro gruppo insiste sulla necessità di incentivare il recupero edilizio, Pag. 30indirizzare la pianificazione edificatoria su obiettivi di perequazione urbanistica e di controllo dell'espansione edilizia, tenendo conto della diminuzione del tasso di crescita democratica che si registra negli ultimi anni. Pertanto, il nostro gruppo condivide ampiamente i propositi del contenimento del consumo del suolo, che rappresentano l'obiettivo primario del presente provvedimento. Ormai abbiamo preso coscienza che il suolo è una risorsa esauribile e non rinnovabile, e che la perdita irreversibile di risorse eco-sistemiche e l'edificazione selvaggia influenzano negativamente l'equilibrio del territorio, creano dissesto, erosione, contaminazione, desertificazione e disastri ambientali acuiti dai cambiamenti climatici.
  Nonostante ciò, il nostro Paese ha un livello di consumo di suolo tra i più alti in Europa, collocandosi al quinto posto nella classifica europea. Soprattutto intorno alle grandi città è evidente una urbanizzazione diffusa e dispersa, che realizza centri urbani di dimensioni medio-piccole e di scarsa qualità architettonica, che creano frammentazioni del paesaggio e mancanza di identità culturale, difficoltà in termini di accessibilità ai servizi e dispendio dei consumi energetici. Al contrario, specialmente nelle aree metropolitane, si assiste ultimamente a un crescente abbandono di interi capannoni e aree industriali, diventati magari non più funzionali all'evoluzione dei rapporti commerciali che creano degrado urbanistico e sociale, occupazione abusiva e problemi alla sicurezza urbana.
  Ben venga, quindi, la linea politica indirizzata al riutilizzo di siti dismessi, piuttosto che allo sviluppo di nuovi siti industriali in aree verdi e suolo agricolo, che è in linea con quanto inserito nei nostri programmi di Governo da sempre, è in linea con le politiche comunitarie e con gli obiettivi richiamati nel 2011, con la tutela di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, che propone il traguardo di un incremento all'occupazione netta di terreno pari a zero, da raggiungere in Europa entro il 2050.
  Negli ultimi anni crescono sempre più le iniziative regionali dirette alla riduzione del consumo del suolo. Regioni come Lombardia, Toscana, Umbria, Liguria e la provincia di Trento hanno già approvato leggi per la riduzione del consumo di suolo e la riqualificazione dell'esistente, che attribuiscono specifici compiti ai diversi enti coinvolti – regioni, province e comuni – e incentivano il recupero degli edifici esistenti nelle aree già edificate e da bonificare. Altre regioni come il Veneto e l'Emilia Romagna hanno in discussione proposte di riforma e anche a livello statale occorre prendere provvedimenti, se non altro per smuovere l'inerzia di alcune regioni.
  Riteniamo che il testo arrivato in Aula – al di fuori di alcune correzioni, essenziali per evitare il blocco per il territorio – è un testo abbastanza equilibrato, che rappresenta un punto di mediazione tra l'esigenza di fermare il progressivo consumo del suolo agricolo e la necessità di evitare un blocco drastico delle costruzioni, che potrebbe causare gravi ripercussioni su un importante settore dell'economia.
  Consideriamo i tempi stabiliti per l'attuazione della riforma e una progressività della riduzione del consumo del suolo lunghi abbastanza e proporzionati agli obiettivi e interventi previsti per incentivare la riqualificazione, ricostruzione e rigenerazione delle aree degradate delle nostre città, per evitare ripercussioni sull'economia e sulla restrizione della libertà dei cittadini. Riuso, rigenerazione, riqualificazione delle aree degradate previo risanamento ambientale delle aree da bonificare, compensazione e perequazione urbanistica per eliminare la rigidità dei Piani di governo del territorio sono concetti che noi condividiamo. Non riteniamo, pertanto, corretta una interpretazione dei vincoli per il contenimento del consumo del suolo come limitazione del diritto di proprietà di contenuto espropriato. Anche se è finita l'epoca dell'urbanizzazione ed espansione, viviamo nell'epoca urbanistica della riqualificazione del tessuto insediativo esistente, della qualità e della flessibilità urbanistica, per accompagnare le mutevoli esigenze umane.Pag. 31
  Detto tutto questo, riteniamo il provvedimento inefficace e inconsistente, perciò riteniamo opportuno bocciarlo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catania. Ne ha facoltà.

  MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Il tema che oggi affrontiamo – il consumo del suolo – costituisce nel nostro Paese, ma anche in altre parti del pianeta, un problema gravissimo. Non è un problema futuro, è un problema già esistente, questo perché noi abbiamo alle spalle sessant'anni ed oltre di politica del territorio dissennata, che ha determinato, allo stato attuale, già dei risultati estremamente gravi. L'ISPRA ci dice che, al netto delle zone montane e degli specchi d'acqua, l'11 per cento della superficie del Paese è già cementificata e questa percentuale sale in alcune aree a livelli impressionanti.
  La regione Liguria, ad esempio, ha un livello di cementificazione, sempre al netto delle zone montane, che è pari al 23 per cento: una quantità enorme di territorio, che è stata letteralmente mangiata dalla impermeabilizzazione.
  Tutto questo che cosa ha determinato ? Ha determinato oggi la devastazione di territori che erano un potenziale ambientale e agricolo enorme nel nostro Paese. Chi ha avuto la possibilità, per via dell'età, di conoscere la pianura padana come si presentava negli anni Cinquanta, oggi fa fatica a riconoscere quello che era il giardino della produzione dell'Europa, che aveva delle potenzialità enormi agricole e ambientali, e che oggi è letteralmente devastato, come è devastata la maggior parte delle coste del nostro Paese.
  Tutto questo perché è avvenuto ? Oggi un collega incautamente ha detto che è colpa dell'abusivismo, ma questo è vero solo in parte. Obiettivamente l'abusivismo ha avuto un ruolo evidente nella cementificazione, ma purtroppo non è stato il fattore principale. Il fattore principale è il modello di sviluppo su cui hanno insistito e lavorato per decenni generazioni di amministratori locali, che si sono saldati con gli interessi della filiera dell'edilizia e del cemento nel proporre un tipo di pratica che aveva come unico obiettivo soltanto una creazione di valore di breve periodo, che, però, nel lungo periodo, si traduce soltanto in una distruzione di ricchezza.
  E tutto questo ha avuto anche un corollario politico, non è avvenuto nella ignoranza o nella ignavia della classe dirigente del Paese. Basti ricordare le norme che ci trasciniamo da anni in materia di uso degli oneri di urbanizzazione, quelle norme che consentono agli amministratori locali di usare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente: basti dire quello per sottolineare come tutto questo non fosse un effetto non voluto o laterale; c’è proprio un modello di sviluppo, quello che abbiamo alle spalle, che dovremmo avere il coraggio di superare. Cosa resta di questo modello di sviluppo ? Cosa resta ? Quelle decine di migliaia di capannoni vuoti, disseminati nel Paese, quelle decine di migliaia di opere inutili, moltissime addirittura incompiute, che hanno mangiato una quantità di territorio enorme. Tutto questo ha distrutto ricchezza, non ha creato ricchezza e non ha creato un modello di sviluppo.
  Noi abbiamo ancora oggi una leva di amministratori locali che, invece di investire sulle tecnologie, invece di investire sull'innovazione nell'epoca di Internet, non trovano di meglio che proporre nuove lottizzazioni in un Paese dove l'edilizia privata è ampiamente in esubero rispetto alle esigenze della popolazione residente: ancora nuove opere, nuove costruzioni, nuova cementificazione.
  A fronte di tutto questo, il Governo Monti, nel 2012, con un'analisi molto lucida aveva presentato un disegno di legge – primo Governo a fare un'iniziativa in questo senso – che mirava a blindare le aree agricole, le aree verdi del Paese rispetto alla possibilità di nuova cementificazione. Questo testo non venne approvato per la fine della legislatura, non ci fu il tempo per discuterlo ed approvarlo, e oggi siamo nuovamente sulla materia, ma, strada facendo, rispetto a quell'approccio iniziale le cose sono cambiate. Quello che Pag. 32votiamo oggi è un testo che, sotto certi aspetti, ha allargato il perimetro dell'intervento previsto all'epoca dal Governo Monti, affrontando il tema della rigenerazione e del riuso che hanno obiettivamente una loro importanza, ma lo ha fatto in modo probabilmente inadeguato, probabilmente contraddittorio, intervenendo anche sulla materia urbanistica in modo da non soddisfare tutti quelli che sono i legittimi diritti e le legittime aspettative degli operatori del settore. È un testo, quindi, contraddittorio, un testo che ha molti limiti, a mio avviso, che prevede anche delle zone ambigue; cito soltanto quell'articolo sui compendi rurali, che è un articolo di scarsa trasparenza, che non ha un chiaro obiettivo e che si può prestare obiettivamente a distorsioni applicative non comuni. Detto questo, Scelta Civica, pur con tutti i limiti, voterà a favore di questo testo per una ragione molto semplice, perché questo testo, pur con tutte le sue contraddizioni, pur con tutti i suoi limiti, può aprire una fase nuova, quella in cui il Paese vara effettivamente una regolamentazione dell'uso del territorio, una regolamentazione a tutela delle aree verdi e delle aree agricole, una regolamentazione contro il consumo del suolo, una regolamentazione certo, come ho detto, non ottimale, largamente perfettibile, ma su cui spero che si possa lavorare nei prossimi anni. L'alternativa, quella di bocciare oggi questo testo, quella di fermare questa iniziativa legislativa, è un'alternativa su cui non si costruisce nulla. Oggi non è possibile ragionevolmente, alla luce del dibattito avvenuto, alla luce degli equilibri e degli interessi in campo, immaginare che, fermando questo testo, si possa avere una legge più avanzata, a tutela dell'ambiente e delle aree agricole e anche più rispettosa degli interessi degli operatori e della materia urbanistica in generale. Meglio dunque approvare questa legge, votarla e sperare che in futuro possa essere migliorata già a partire dal Senato. Io non sono molto fiducioso, spero che il partito di maggioranza relativa all'interno del quale molte delle decisioni, se non tutte le decisioni, relative al testo attuale sono state adottate, spero che il PD al Senato difenda questa normativa, che la porti avanti, che la migliori e che magari ce la riporti prima della fine della legislatura con una versione ancora più solida sotto il profilo ambientale ma anche della tutela delle norme e del diritto urbanistico vigente (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garofalo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO GAROFALO. Signora Presidente, il gruppo Area Popolare voterà a favore del disegno di legge in esame. Si tratta di una proposta che è già stata a lungo all'esame di questa Camera e riteniamo che non abbia alcun senso ritardare questo passaggio parlamentare se non quello meramente dilatorio, perseguito dagli oppositori di principio, o peggio, quello strumentale di chi è più interessato a denunciare comunque e ad ogni costo la presunta inerzia del Governo, piuttosto che a dare al Paese buone leggi. Sappiamo bene che il tema oggetto di questo provvedimento, il consumo del suolo e il riuso di quello edificato, rappresenta uno dei principali temi del futuro di questo Paese e del pianeta. Partiamo però da alcune considerazioni sul passato. Lo sviluppo economico e sociale dell'Italia, processo a cui si deve il benessere e la stessa evoluzione democratica del nostro Paese, si è anche accompagnato a fenomeni cosiddetti di sprawl urbano, cioè di un'espansione disordinata, incontrollata e a volte scomposta, ampiamente documentati dalla stampa; tuttavia non dobbiamo essere catastrofici ed è giusto riconoscere un saldo largamente positivo dello sviluppo che il Paese ha avuto nei lunghi anni della ricostruzione e del boom, ma anche nei decenni successivi, ripeto, sia in termini di benessere complessivo che di possibilità anche per le classi socialmente meno privilegiate di accedere a tale benessere e quindi in termini di democrazia sostanziale, di sviluppo, occupazione e crescita di tante piccole e medie imprese che hanno Pag. 33contribuito a ricostruire il nostro Paese nel dopoguerra. Riteniamo che la visione catastrofica che vede retrospettivamente la storia economia del nostro Paese come una storia di distruzione della natura e di speculazione sia ingenerosa, falsa e spesso piena di strumentalità. Siamo distantissimi da tutto questo, anzi, il nostro impegno quotidiano va nella direzione opposta: aiutare l'opinione pubblica a darsi una visione realista, concreta e soprattutto fiduciosa, perché questo serve oggi per il bene del nostro Paese. Tuttavia questi nostri forti convincimenti non ci impediscono di riconoscere che in questo sviluppo ci sono dei lasciti che dobbiamo superare. Uno di questi è certamente la tolleranza verso l'abusivismo, che in alcune aree del Paese rappresenta un fenomeno di illegalità endemica.
  Un altro è l'uso sconsiderato di suolo per la realizzazione di manufatti che si sono poi rivelati non necessari e che non sono stati mai completati o che potevano essere realizzati in aree già urbanizzate invece che in aree ad alta valenza ambientale e paesaggistica. Un altro ancora è l'insufficiente considerazione dei poteri pubblici, nonostante sia in atto da anni un'inversione di tendenza, per i temi della fragilità di tante parti del nostro territorio e quindi dei rischi di dissesto idrogeologico. Quindi salutiamo positivamente un'iniziativa del Governo che mira a superare questi limiti e a rendere cittadini e istituzioni più sensibili ai tre lasciti negativi che ho appena elencato. Questa legge può diventare una di quelle riforme che danno davvero il senso di un cambiamento e di un progresso nella direzione giusta, quel cambiamento che il Paese si appresta a svolgere e che desidera. Dopo questa premessa, devo dire però che il testo trasmesso dalle Commissioni referenti non era di pieno gradimento del gruppo parlamentare Area Popolare e che anche dopo le modifiche apportate in Aula, anche su nostra insistenza, non consideriamo concluso il lavoro per dare al Paese una buona legge, quella che vogliamo e che riteniamo oggi possibile. Intendiamoci, il lavoro dei relatori, dei presidenti e dei colleghi delle Commissioni competenti è stato intenso e apprezzabile e noi li ringraziamo sinceramente di questo, ma purtroppo vi sono due circostanze avverse che a nostro parere caratterizzano questa vicenda. La prima è l'oggettiva complessità tecnica di questa materia, la seconda è l'uso strumentale a cui questo tema è stato piegato. Dedicherò prima alcune brevi battute al secondo punto, la strumentalità di certe campagne, per poi concentrarmi maggiormente sul tema più serio, quello della complessità tecnica della materia. Il consumo del suolo è certamente un tema autentico, di qualità delle politiche pubbliche su cui lavorano in tutta Europa professionisti seri, ma purtroppo è anche uno dei temi in cui ha maggiormente operato la galassia del malcontento, la quale galassia ha come metodo quello di fare di ogni erba un fascio: alluvioni, frane, abusivismo edilizio, evocazione di un ideale intorno all'agricoltura, invidia sociale verso i presunti magnati dell'industria costruzioni, avversione allo sviluppo da parte di coloro che si vedono minacciati da una competizione sempre più dura in epoca di crisi, eccetera. Tutto viene messo nello stesso calderone su cui apporre un'etichetta, per poi agitare la proposta di una soluzione semplice, l'illusione di una ricetta miracolosa. Ecco allora che si tenta di illudere – chi è disposto a farsi illudere, ovviamente – che con una legge si possa far valere un vincolo generalizzato, una norma repressiva grazie alla quale tutte le brutture denunciate scompaiono d'un tratto. Questo metodo può essere valido per raccogliere consensi forse, ma per governare occorre ben altro e quando questo metodo si fa governo, come l'esperienza di alcune città italiane già dimostra, viene fuori in modo evidente tutta la sua assoluta inconcludenza. L'idea di apporre un vincolo generalizzato al consumo di nuovo suolo è solo un espediente efficace per porre un problema all'attenzione dell'opinione pubblica. Può essere la base per avviare un lavoro parlamentare su questa complessa materia, siamo certi che questa era l'intenzione del Governo che presentò in origine il disegno Pag. 34di legge, non può però essere la soluzione, come cercherò di spiegare. Ebbene, l'attuale testo ha fortemente ridimensionato questa impostazione, grazie all'articolo 11, di cui recentemente abbiamo fatto la discussione degli emendamenti che hanno definito i confini della fase transitoria, ma anche di questa impostazione porta ancora le tracce. Ci auguriamo che il lavoro della II Camera, del Senato, ci restituisca e ci consegni un testo ancora migliore. Vengo al secondo aspetto, fondamentale per inquadrare la vicenda parlamentare oggi al nostro esame e la sua complessità tecnica. L'impermeabilizzazione di suolo libero è un'accezione troppo riduttiva per abbracciare il concetto di consumo o meglio ancora di spreco di suolo, ancora di più lo diventa se ad essa si vuole associare anche il proposito di offrire un aiuto all'agricoltura, quando tutti sappiamo – e lo sappiamo bene – che la mancanza di superficie totale coltivabile non è certo il primo dei problemi dell'agricoltura italiana, impegnata oggi in una lotta, a volte durissima, per sopravvivere in un ambiente economico estremamente competitivo, globale, caratterizzato da reti sempre più lunghe. Ai problemi dell'uso ottimale del suolo, in un'ottica paesaggistica, ecosistemica, di sviluppo agricolo e di rigenerazione urbana, non si può rispondere con norme di carattere generale e vincolistico, sarebbe troppo facile. Gli assetti del territorio sono evidentemente di una estrema variabilità e richiedono valutazioni molto raffinate e ritagliate sugli specifici territori, compito che solo un'attività complessa come la pianificazione può realizzare.
  Non si possono scambiare dei valori target, che è giusto che un Paese si dia, con un vincolo. I valori target vanno infatti tradotti in indirizzi legislativi, rivolti ai soggetti locali, titolari delle funzioni pianificatorie. Dobbiamo ad esempio fare buone leggi per tutelare meglio i nostri ecosistemi, in un'ottica di servizi ecosistemici, traducendo gli studi prodotti dall'iniziativa TEEB, The Economics of Ecosystems and Biodiversity, che si pone l'obiettivo principale di attirare l'attenzione sui benefici economici globali della biodiversità e di evidenziare pure i costi crescenti legati alla perdita della biodiversità e al degrado degli ecosistemi. Questo significherebbe far valere una visione moderna del bene territorio e del bene biodiversità.
  Occorre modernizzare la nostra legislazione sulla rigenerazione urbana, introducendo un sistema di incentivi e disincentivi rivolto, sia al soggetto pubblico che fa il piano, sia al soggetto privato che propone le iniziative in una dimensione di urbanistica negoziata, ma soprattutto dobbiamo capire che questi indirizzi, tra i quali la limitazione dello spreco del suolo, non diventeranno mai realtà se non saranno introdotti nelle leggi regionali sulla pianificazione urbanistica e soprattutto nella pratica della pianificazione urbanistica territoriale che non sempre nel nostro Paese raggiunge la qualità che sarebbe auspicabile.
   Possiamo accelerare questo percorso se riusciremo a varare una legge nazionale d'indirizzo del governo del territorio, come ha proposto il nostro gruppo, con la presentazione di un progetto di legge dedicato a questo tema, declinato in termini di rigenerazione urbana, A.C. 3408, presentato lo scorso novembre. Cito in proposito il più recente rapporto ISPRA sul consumo di suolo, che segnala, fra gli altri, il progetto Life Sam4cp, coordinato dalla città metropolitana di Torino, che vede coinvolti alcuni comuni impegnati nella revisione dei propri strumenti di pianificazione. È questa la strada da seguire. Non credo sia un caso che la Commissione europea abbia emanato solo una serie di documenti di indirizzo, dei quali i più importanti sono la Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impegno delle risorse, nella quale si propone il traguardo di un incremento dell'occupazione netta di terreno pari a zero da raggiungere in Europa entro il 2050 e gli Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l'impermeabilizzazione del suolo del 2012.
  Penso che sappiate pure tutti che nel maggio 2014, la Commissione ha ritirato la Pag. 35proposta di direttiva quadro che avrebbe tradotto questi obiettivi strategici in norme vincolanti per gli Stati membri. Il motivo è semplice: la Commissione sa bene che spesso grandi obiettivi sono realizzati solo grazie alla riduzione di vincoli burocratici imposti dall'alto, grazie a norme e pratiche locali lungimiranti, a volte ricorrendo anche all'impermeabilizzazione di piccole quote di suolo libero.
   Credo – e mi avvio alla conclusione – che questo testo ancora non rappresenti ciò di cui il Paese ha bisogno. È importante che oggi la Camera dia questo segnale forte di interesse e di attenzione a un tema che riguarda il nostro futuro, ma siamo convinti che il lavoro andrà continuato al Senato; lì faremo di tutto per fare uscire dal Parlamento una vera legge sulla rigenerazione urbana.
   Chiudo con una breve riflessione conclusiva, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha finito il suo tempo.

  VINCENZO GAROFALO. La questione consumo del suolo – e concludo veramente – non è solo di natura ambientale e urbanistica, ma investe una pluralità di interessi economici e sociali particolarmente rilevanti in un momento, come quello attuale, nel nostro Paese. Sarebbe un grave errore perdere questa occasione, per dare all'Italia anche una legge moderna, dinamica ed efficace sul governo del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).
  Chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, signora Presidente. L'origine di questo provvedimento si fondava sulla necessità di riconoscere la terra, il suolo, come bene comune, ossia risorsa non rinnovabile da preservare e tutelare. Il suo consumo sfrenato negli ultimi cinquant'anni è avanzato al ritmo di 90 ettari al giorno, con una superficie cementificata quadruplicata dal secondo dopoguerra ad oggi, ma ogni volta che si parla di beni comuni, questa maggioranza esprime sempre il peggio di sé. Questa del consumo del suolo possiamo considerarla la seconda puntata della legge di iniziativa popolare sull'acqua pubblica; si parte con tanto di lodevoli principi, enunciazioni, impegni ridondanti, si ascolta la voce dell'associazione, dei comitati, della società civile, che da anni continua a denunciare la bulimia cementificatrice nel Paese, chiedendo di porre un freno alla perdita inarrestabile di suolo, biodiversità, risorse agricole forestali e paesaggi, ma la fine è sempre la stessa. A prevalere sono ancora una volta le lobby e gli interessi particolari. Il motivo, anche qui, è il mercato e le sue indomite libertà.
  Al suolo non è più indissolubilmente legato il suo valore naturale, la sua funzione ambientale ed ecosistemica, ma la rendita immobiliare, che può essere moltiplicata esponenzialmente dalle previsioni e dalle trasformazioni urbanistiche di un determinato ambito territoriale.
  Per questo, una legge che si prefiggeva di arrestare la perdita di tale di risorsa doveva essere fondata su princìpi e regole totalmente estranee al regime finanziario dei suoli. L'impianto normativo, direttamente ancorato ai principi sanciti dalla Carta costituzionale (l'articolo 9, l'articolo 44, l'articolo 117) avrebbe dovuto rendere chiare e facilmente applicabili norme per ridurre progressivamente, fino ad arrestare, il consumo del suolo naturale del Paese, perché quel terreno naturale, una volta scavato, impermeabilizzato, cementificato, asfaltato, viene definitivamente perso e nessuna pseudo compensazione potrà mai restituirlo alla sua originaria funzione ambientale, perché quel territorio agricolo e naturale, indipendentemente dall'attuale valore produttivo, è connotativo ed identitario di luoghi e paesaggi Pag. 36unici nel territorio italiano: cancellarlo è perdere per sempre un pezzo di storia e di cultura nazionale.
   Per questi motivi, una legge sul consumo di suolo non doveva avere alcuna relazione con le norme di natura urbanistica, quanto, invece, essere ancorata alle legislazioni in materia paesaggistica ed ambientale. Questo avrebbe consentito al Parlamento di esercitare appieno la materia di competenza esclusiva propria dello Stato, senza dover costruire quel meccanismo di rimando agli enti territoriali che rischia di inficiare l'intero percorso attuativo della norma: una divisione e assegnazione dei ruoli e competenze, con ripetute e concatenate scadenze e procedure, che prevedono ben cinque esercizi di potere sostitutivo tra Stato e regioni e tra regioni ed enti locali, un vero e proprio gioco dell'oca. Ma così non è stato.
  Ancora una volta, a prevalere sono stati gli interessi di chi, sulla rendita e il valore dei suoli, ha continuato da sempre a fare affari, ormai sempre meno per fini edificatori, considerata la crisi che ha investito il settore immobiliare, e sempre più per speculazioni di tipo economico-finanziario, di cui le banche oggi sono potenti attrici.
   Dunque, di quel principio ispiratore e di quella volontà espressa con diverse proposte legislative, non è rimasto molto e quanti quei provvedimenti avevano suggerito e auspicato oggi addirittura implorano una bocciatura del testo all'esame dell'Aula. Un testo dalle mille mediazioni, dai tempi attuativi aleatori, dalle funzioni incerte, intriso di deroghe e norme speciali totalmente estranee al contesto della legge. Quel muro che si voleva erigere per arrestare il consumo di suolo facile non è neanche più il minimo sindacale per provare a ridurre l'emorragia che, giorno dopo giorno, sta erodendo il territorio agricolo del Paese, con gravissime conseguenze idrogeologiche e climatiche, che producono continue emergenze.
  Davvero singolare sotto questo punto di vista è l'articolo 6. Si doveva attendere una norma sulla riduzione del consumo di suolo per far saltare definitivamente il principio che il territorio agricolo è destinato all'attività agrosilvopastorale e la sua destinazione d'uso non può essere in funzione della conduzione agricola del fondo. I compendi agricoli neorurali sono la quintessenza di questo abominio; la perdita della produttività di quei suoli non esaurisce il valore ecologico e ambientale di quelle aree, spesso contermine a centri urbani fortemente antropizzati, così come quei manufatti agricoli, che hanno per secoli costruito l'immagine di quel meraviglioso paesaggio agrario delle campagne italiane, potranno, dopo questa legge, essere trasformati e utilizzati per le più disparate funzioni amministrative e servizi di vario tipo. Da una legge dei ministeri di agricoltura e ambiente ci si doveva aspettare, piuttosto, la definizione dell'estensione e dell'uso dei terreni coltivati dal compendio agricolo neorurale, di quale tipo di agricoltura vi si dovesse continuare a esercitare e non ulteriori interventi di liberalizzazione edilizia.
   L'articolo 5 delega poi il Governo a prevedere sostanziosi interventi finalizzati alla semplificazione degli interventi per la rigenerazione delle aree urbane degradate e, quindi, sostanzialmente delle periferie, che significa carta bianca per intervenire su una materia prettamente urbanistica, che avrebbe dovuto trovare una sua collocazione all'interno delle proposte di legge che vertono su questa materia e che sono ferme da troppo tempo in Commissione ambiente. Non si fa alcun riferimento chiaro alle volumetrie esistenti, né alle volumetrie che potranno essere realizzate dagli interventi di rigenerazione.
  Non vogliamo essere prevenuti, ma, ogni qualvolta si parla di riqualificazione e di recupero di aree degradate in questo Paese, arriva nuovo cemento, come se riqualificare significhi sempre aggiungere e mai sottrarre volume occupatore.
  Anche in questo caso si utilizza l'ambito improprio per provare a porre rimedio a quello che è stato il peggiore effetto della bulimia edilizia degli ultimi quarant'anni; città brutte, edilizia scadente, quartieri degradati, paesaggi orribili, territorio deturpato.Pag. 37
  Il tema è più complesso e strategico, sarebbe davvero necessario aprire un dibattito nel Paese, chiamando le forze economiche e produttive, quelle culturali e accademiche, gli enti locali, gli ordini professionali, le associazioni di categoria, per un formidabile programma di riconversione ecologica delle nostre città e dei nostri centri urbani, per mettere in efficienza e in sicurezza il patrimonio edilizio esistente, pubblico e privato, liberando spazi e aree per il vivere collettivo, senza aggiungere un solo metro cubo in più su nessun terreno naturale, fuori e dentro le nostre città.
  Questo avrebbe dovuto segnare, oggi, il voto di questa legge, ma così non sarà. Per questo noi non vogliamo e non possiamo votare questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Non basta un titolo ad effetto perché una norma diventi, d'un colpo, efficiente o efficace. Chi in quest'Aula, e anche nel Paese, non è convinto della necessità di ridurre, e significativamente, il consumo di nuovo suolo e preservare le nostre ubertose terre, riservandole alle straordinarie coltivazioni nazionali ? Siamo tutti su questa posizione convinti.
  Qui, viceversa, siamo al cospetto di una norma liberticida, per alcuni aspetti violenta, che sottrae alla privata proprietà il bene, che mortifica i comuni, che diventano degli uffici del catasto, che rende le regioni una sorta di call center, che priva gli enti locali della loro naturale vocazione programmatoria, che insomma definisce una sorta di politica del consentito e dei divieti generata e governata tutta da Roma. Si determina ope legis una riqualificazione di tutte le aree libere. Con un'ardita definizione si prova a rendere agricolo anche ciò che agricolo non è, tutto ciò che è impermeabilizzato non lo è a prescindere dalla vocazione propriamente agricola e produttiva. Insomma non si guarda ciò che è, ma si guarda ciò che si vuole che non sia.
  Ma questa è una norma sbagliata anche perché duale nell'esercizio, costruita su un doppio binario. Da una parte, una norma subito efficace e dannosa, fatta di limiti, di divieti, di obblighi, di privazione, e mi riferisco alla parte che congela ogni suolo rendendolo agricolo pur non essendolo. Poi c’è un'altra parte, la seconda, quella che poteva essere innovativa, quella che poteva rappresentare la vivacità di una rigenerazione urbana moderna, quella del costruire sul costruito, quella che poteva servire a disegnare le nuove città, quella che poteva servire a dare un impulso significativo ad una prospettiva di urbanizzazione completamente innovativa. Ebbene, quella, invece, è lasciata ad una delega, oserei dire abbandonata a una delega, che ovviamente lascerà esattamente il tempo che trova.
  Questa norma avrebbe potuto, sì, rappresentare una svolta, nelle costruzioni, nel modello di costruzione delle nostre città, nel modello di definizione, nel nostro Paese, dei rapporti tra le città e le province, tra la parte rurale e i centri storici. Avrebbe potuto davvero indicare una prospettiva di modernità. Avrebbe potuto migliorare la performance sul fronte degli oneri, dei costi, rendendo sempre più marginale e meno conveniente la scelta del consumo di nuovo suolo, utilizzando la leva, in modo garbato e intelligente, in modo moderno, della fiscalità. Niente di tutto questo ! Si è scelta, viceversa, la strada vincolistica, quella ideologica, quella talebana, quella espropriativa, tesa in chiave punitiva ad impedire l'esercizio della libera impresa, pur nel rispetto – la libera impresa – di un bene comune.
   Ho ascoltato tutti gli interventi prima del mio e non ce n’è stato uno che non ha detto «la modificheremo al Senato». È evidente che questa norma non sarà mai approvata, al Senato, e mai ritornerà da queste parti. L'approvazione di questa norma bandiera comporterebbe – comporterà ? Mi piace dire comporterebbe – una sorta di esproprio generalizzato delle Pag. 38aree, comprese le facoltà dominicali, svuotate della potestà proprietaria; e con quale indennizzo ? Nella norma qual è l'indennizzo previsto per questo esproprio ? E quanto tempo dura questo esproprio, tutto incerto ? Assente l'uno, l'indennizzo, incerti i tempi dell'esproprio.
  Dunque, noi avremo cittadini e imprese che, a seguito di regolari iter approvativi, attendono, come è naturale, come è ragionevole che sia, una destinazione urbanistica non necessariamente residenziale, ma anche commerciale, ma anche industriale, e che si vedono da un giorno all'altro diniegato e sottratto questo diritto.
  Espropriati i comuni, che perdono del tutto la loro potestà programmatoria. Guardate, se non lo fanno i comuni, pensate sempre che ci sia un illuminato Presidente del Consiglio che lo faccia qui, da Roma ? Se non lo fanno i comuni, nelle scelte anche elettorali che si articolano sui territori, chi mai dovrebbe farlo ?
  Limitate le regioni, che diventano uffici di statistica. Quale sarà il destino per un'impresa ? Per chi possiede delle aree adeguate urbanisticamente compatibili (magari un'impresa che vuole allargare la propria attività, avendo aree compatibili dal punto di vista urbanistico) ? Voi che pensate farà questo imprenditore ? Ci proverà la prima volta, la seconda volta, e poi avrà davanti a sé il dilemma: o procedere in chiave di abusivismo (e noi siamo pronti lì, subito, tutti, e giustamente, a dire «male fa chi deturpa il nostro territorio privo di autorizzazioni») o delocalizzare. Prenderà armi, bagagli e burattini e raggiungerà un altro Paese dove è possibile allargare l'impresa, dove è possibile fare un capannone più grande. Perderemo PIL, perderemo lavoro, perderemo lavoratori, per una norma tutta orientata in chiave ideologica, irrazionale e assolutamente illogica. Questa è una norma che genererà tipicamente nuovi abusi, ingesserà il nostro sistema Paese, non darà una mano a creare condizioni di equilibrio sul fronte delle tutele ambientali.
  Sulla logistica, noi diciamo che nel Mezzogiorno manca la logistica per far sì che i nostri prodotti possano arrivare bene e più facilmente nel mondo, per essere apprezzati e venduti. Quando mai sarà più possibile mettere in campo un'iniziativa privata o pubblica che alimenti, per esempio, un sistema di logistica integrata, un sistema retroportuale ? Mai più nulla sarà possibile realizzare nel nostro Paese con questa norma ! Diventeremo sempre più arretrati, ma sempre più eco-arretrati. Tutto sarà bloccato, in un caravanserraglio di norme inattuate, di termini scaduti o scadenti, di rimpalli, di tagliole, di vincoli degni di una cultura statalista e leninista.
  E poi le nuove norme transitorie, una sorta di Risiko degli investimenti. Sappiate che solo approvare questa norma alla Camera – abbiamo detto che mai sarà approvata al Senato – comporterà che naturalmente gli investitori internazionali si allontaneranno dal nostro Paese, per evitare questo caravanserraglio di norme ingiuste ed illogiche.
  Poi, l'IMU per i comuni: avremo sicuramente i comuni che perderanno cospicue risorse, ma avremo anche un problema con le banche, perché, a garanzia dei tanti prestiti, vi sono esattamente proprio quelle aree che d'un colpo non valgono più nulla.
  Votiamo contro, Presidente, diciamo «no» ad un provvedimento che ingessa il Paese, non valorizza l'agricoltura, dimentica il sud. Diciamo «no» all'esproprio di Stato, all'inutile azione muscolare che non tutela l'ambiente; «no» ai limiti ed ai vincoli. Avremmo preferito fiscalità di vantaggio, tutele e opportunità, riuso e rigenerazione urbana; avremmo voluto che da questo provvedimento nascesse un nuovo modo di intendere le città: il buon vivere, i tempi, i trasporti, la vivibilità insomma. Avete fatto da soli e male. Fate danno al Paese e non tutelate l'ambiente: votiamo convintamente «no» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Pag. 39Rosa. Anzi, no, mi scusi, recuperiamo l'intervento dell'onorevole Rampelli, che ha solo tre minuti. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, la ringrazio e chiedo scusa ai colleghi per questo recupero. Farò una dichiarazione ovviamente più breve, ma ci tenevo che rimanesse agli atti la posizione di Fratelli dell'Italia su questo provvedimento, che è la più classica delle occasioni mancate, perché, quando ci si fissa per obiettivo quello di tutelare le aree agricole del nostro martoriato territorio, ad esempio, non si dovrebbe fare altro che guardare in positivo questa possibilità, perché certamente non si può bloccare l'economia, non si può bloccare lo sviluppo urbanistico, non si può lasciare alla libera iniziativa tutte le occasioni di restauro, di ristrutturazione, di recupero.
  Allora, ciò di cui si avrebbe bisogno non è una legge come questa, che è una legge dirigista, una legge dei divieti, una legge dalla quale scaturirà una nuova stagione di abusivismo edilizio, perché comunque, quando le norme sono perentorie e non indicano una strada da perseguire, gli operatori altro non possono fare che difendersi, purtroppo – l'abbiamo vissuto sulla nostra pelle nelle tante stagioni che hanno portato ahimè a risultati disastrosi in termini di trasformazione del territorio –, cercando di eludere, di contrastare la legge. Questo è inaccettabile, ma è comunque la logica conseguenza di una normativa caotica.
  Avremmo dovuto mettere mano a questo caos normativo, che perdura ormai da decenni; avremmo dovuto, per esempio, lavorare su un testo unico sulla trasformazione del territorio che prevedesse anche il trattamento delle aree agricole. È demagogia allo stato puro pensare di definire area agricola tutto ciò che non è costruito, va contro ogni logica di rigenerazione urbana, di sostituzione edilizia, cioè di demolizione e ricostruzione, di costruzione della bellezza, di quartieri a emissioni zero, di quartieri con servizi primari e secondari, che, purtroppo, soprattutto nelle periferie delle grandi città, non vi sono.
  È la densificazione che va salvaguardata e promossa, il tentativo di prendere quelle realtà della cosiddetta città diffusa che esiste sul territorio, o delle città satellite, per completarle: lì inevitabilmente si consuma quel territorio che questa legge vorrebbe dichiarare terreno agricolo. Quindi, bisogna consumare il territorio guastato e degradato per tutelare il territorio sano, che è tutt'altra concezione rispetto a questa specie di aborto che è stato messo in campo dalla maggioranza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimo De Rosa. Ne ha facoltà.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Presidente, l'amore per il nostro Paese, il rispetto per i nostri territori, l'ammirazione per i paesaggi agricoli, lo stupore di fronte all'immenso patrimonio artistico, tutte queste cose, sono cose che si hanno dentro oppure nessuno ce le può insegnare. Insieme a tanti cittadini abbiamo sofferto per anni di fronte alle devastazioni causate al nostro Paese da persone spregiudicate, guidate solamente dall'interesse a fare profitto con il mattone. Promesse di case per tutti, nuovi quartieri e città a misura d'uomo, di servizi, di una migliore qualità di vita si sono tutte trasformate in orrende speculazioni. Se al palazzinaro non posso però fare osservazioni che vadano oltre al suo interesse speculativo ed economico, tutto il rancore va ad una classe politica debole, corrotta e china agli interessi di chi spesso gli finanzia le campagne elettorali. Qui a Roma l'urbanistica non esiste da decenni, e Governi di destra, insieme ad amministrazioni di ogni colore, da Alemanno a Veltroni e Rutelli, hanno trafficato con il territorio senza governarlo, ma facendone solo cassa. Le connivenze e le facilitazioni date agli amici palazzinari non si sono più contate. E mentre in altre città d'Europa come Parigi, Berlino, Francoforte è il pubblico a decidere l'assetto del territorio, qui si banchetta tra un cambiamento di destinazione Pag. 40d'uso e un condono edilizio ad hoc. L'ex assessore all'urbanistica, Morassut, premiato con un duraturo posto in Parlamento, potrebbe parlarci a lungo delle cosiddette centralità di Roma, delle compensazioni e perequazione urbanistiche, di condoni e di modifiche della destinazione d'uso di interi settori dell'agro romano, che, dopo essere stati acquistati a quattro soldi dai soliti Ligresti, Toti, Caltagirone e Marchini, improvvisamente diventavano edificabili, facendo guadagnare plusvalenze milionarie ai soliti palazzinari, gli stessi che poi finanziavano e finanziano tutt'oggi la campagna elettorale dei vari partiti, ma in modo trasversale, dal PD alla Lega, senza nessuna distinzione. In Liguria abbiamo assistito all'intraprendenza di Burlando e del suo devastante «piano casa» (il vostro Burlando !), un'idea che Toti, da genio della politica qual è, ha deciso di copiare e proporre in salsa centrodestra: una perfetta continuità nelle politiche di devastazione del territorio. Esempi ce ne sarebbero a decine di come gestite i territori che governate: dopo l'alluvione del 2011, che nello spezzino causò 13 morti, la maggioranza di centrosinistra ha dato il via alla realizzazione di un centro commerciale, guarda caso, proprio in una zona a rischio alluvioni; oppure parliamo della speculazione dell'Expo, dove a fianco di una Fiera nuova se ne è costruita un'altra provvisoria, perdendo per sempre ettari di zone agricole nell'area più inquinata d'Europa, alla faccia dei cambiamenti climatici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma torniamo a noi. Con la legge sullo stop al consumo di suolo volevamo mettere un freno e bloccare la cementificazione selvaggia ed inutile del nostro Paese, ma, come al solito, trovare una soluzione accettabile con la maggioranza è stato inutile: dall'alto sono calate le modifiche e sono state inserite norme per cementificare più agevolmente le aree agricole. Siete riusciti a trasformare una legge che doveva tutelare e fermare il consumo di suolo agricolo in una legge che lo incentiva, in una legge che deregolamenta la disciplina urbanistica per intere sezioni delle nostre città, che voi definite aree di rigenerazione urbana. Il forum «Salviamo il paesaggio-difendiamo i territori», di cui faccio parte e che è nato dalla visione di cittadini e associazioni ambientaliste, da anni fa precise richieste per fermare il consumo di suolo: è un peccato, perché queste richieste anche oggi sono cadute nel vuoto. Quello che state facendo con il consumo di suolo altro non è che l'ennesima riprova di quella che finora è stata la vostra sola e unica linea politica: difendere gli interessi di pochi a discapito del bene di tutti. Lo avete fatto con i soldi degli italiani, lo ricordo, per le innumerevoli leggi fatte a favore delle banche e nemmeno una a favore dei cittadini. State provando a farlo con la casa e l'avete fatto con l'aria, rifiutando di prendere provvedimenti seri riguardo all'emergenza smog, che causa 84 mila morti l'anno. Lo state facendo con l'acqua, cancellando di fatto 27 milioni di voti di italiani, contraddicendo il vostro stesso pensiero, tradendo la vostra dignità di fronte ai vostri stessi elettori e fregandovene deliberatamente di quanto espresso dal referendum, perpetuando nel tentativo di affidare a gestione privata il bene pubblico più prezioso. Pubblici sacrifici, profitti privati: volete seguire la stessa linea politica anche col suolo, con la terra.
  Avete talmente stravolto il disegno di legge originario al punto che già diversi costituzionalisti l'hanno tacciato di incostituzionalità, altri invece l'hanno ribattezzato come il fratello ipocrita del vostro caro e amato «sblocca Italia». Di fatto, mentre il MoVimento 5 Stelle fa proposte per un piano sostenibile di sviluppo energetico e la tutela ambientale, voi telefonate a lobbisti e petrolieri per farvi scrivere le leggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un primo passo ve lo abbiamo fatto fare con la legge sugli eco-reati approvata grazie al MoVimento 5 Stelle dopo anni di colpevole attesa; avremmo, ora, però, bisogno di un sistema di controlli ambientali coordinato e capillare, eppure tagliate i fondi ai controlli e abolite la Guardia forestale. Serve, ora, approntare un piano energetico che ci Pag. 41renda indipendenti dalle fonti fossili e dagli Stati esteri, lo abbiamo preparato, ve lo diamo volentieri, copiatecelo, però, copiatecelo ! Abbiamo depositato decine di proposte, i nostri obiettivi ormai li sapete: tutelare il nostro territorio attraverso leggi che ne prevengano il dissesto e puniscano chi inquina e cementifica; ridare spinta alla piccola e media impresa italiana che voi massacrate con le tasse e noi sosteniamo col micro-credito; creare posti di lavoro. Voi preferite illudere con leggi spot, dal nome anglofono, come il Jobs Act, una bolla di sapone che sta scoppiando; noi vogliamo creare vero lavoro e far ripartire la ricerca, anche attraverso lo sviluppo delle rinnovabili. Le piccole e medie imprese sono state le più coinvolte dal boom delle rinnovabili e delle riqualificazioni energetiche, ora stanno soffrendo il cambio di rotta di questo Governo. Si calcola che negli ultimi anni abbiamo perso 80.000 posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, un dramma che non vi ha toccato minimamente, perché sono posti persi in modo frammentato, su piccole e medie imprese, quelle imprese per cui noi ci tagliamo lo stipendio e a cui forniamo un aiuto tramite il Fondo per il micro-credito 5 Stelle. Il Governo fossile, invece, preferisce garantire i profitti agli amici palazzinari e alle grandi lobby, continuando a perpetuare lo stereotipo del grande appalto per la grande opera, non importa se truccato, tanto quando lo scandalo scoppierà, e scoppia sempre, i soldi per gli amici più stretti saranno già al sicuro. A questo punto vi domando: non ve ne frega niente di acqua, aria, terra e suolo ? Cosa vi interessa ? A voi cosa interessa ? Attenzione, non lo sto chiedendo al Governo, il suo operato lo qualifica senza bisogno di aggiungere nulla, lo chiedo alla maggioranza, quella maggioranza che tutti sanno reggersi su accordi e sotterfugi con partiti sorti dalla sera alla mattina, una maggioranza di non eletti, burattini di un Premier che rappresenta solo se stesso e i suoi amici banchieri e petrolieri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per voi, cari colleghi del PD e verdiniani, per tutti voi, uniti in un patto di ferro per depredare il nostro Paese, i cittadini contano zero. Credete veramente che quando il terreno franerà sotto i vostri piedi, saranno i vostri soldi o i vostri amici banchieri a salvarvi ? Ci avete già tolto i risparmi, la sanità, provate a toglierci la casa e la Costituzione, volete toglierci anche il diritto di respirare ? Ci avete tolto l'acqua per darla ai privati, ora cercate anche di toglierci la terra da sotto i piedi. Il MoVimento 5 Stelle farà di tutto per impedirvi di portare a termine questa ennesima presa in giro, questo ennesimo slogan utile solo alla vostra propaganda, ma che continua a mettere a rischio la vita delle persone, per questo vi invito a stare attenti, vi dico di fare attenzione. Attenzione perché il suolo è un bene comune, è di tutti e la terra da sotto i piedi potrebbe franare prima a voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

  ENRICO BORGHI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, si usa spesso il richiamo all'aggettivo «storico» per declinare passaggi in quest'Aula. Io credo che tutti quanti noi dovremmo essere un po’ più sobri, a cominciare da chi mi ha preceduto, e quindi limitarci, nell'utilizzo delle parole, all'aggettivazione che è più conforme rispetto alla realtà, piuttosto che all'enfasi, alla caratterizzazione fumettistica alla quale, anche pochi minuti fa, abbiamo dovuto assistere.
  Quindi, non ricorrerò all'aggettivo «storico» per declinare questo lavoro che abbiamo fatto, ma credo che se provassimo, una volta tanto, a espungere dal nostro dibattito il ricorso alle immagini retoriche e ridondanti e provassimo a ragionare, credo che oggettivamente converremmo sul fatto che stiamo attuando, con questo voto, certamente delle misure importanti che danno il segno di un cambiamento, un segno di riforma, un segno di innovazione in questo Paese, un segno di cambio di orizzonte che è il senso vero e il ruolo della politica: non della politica Pag. 42politicante, rispetto alla quale, se dovessimo fare un consuntivo di quanto abbiamo scontato in quest'Aula, fra chi ci ha accusato di essere i cementificatori e chi ci ha accusato di essere i nuovi leninisti che espropriano, potremmo dire che, davvero, in medio stat virtus, ma sarebbe un esercizio veramente banale rispetto alla questione della quale stiamo discutendo. Infatti, noi oggi introduciamo nel corpo giuridico del nostro Paese un concetto assolutamente inedito, perché fino a ieri abbiamo ritenuto, immaginato, pensato e legiferato, ritenendo il suolo un soggetto sostanzialmente illimitato nel suo impiego e nel suo utilizzo, mentre oggi noi introduciamo, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, il concetto del limite, puntando a un obiettivo esplicito che è quello – affiancandoci alle Nazioni più progredite che hanno già avviato sul piano europeo questo tipo di obiettivo – di arrivare al consumo di suolo zero entro il 2050. Non c’è bisogno di scomodare i grandi classici per sapere che terra, capitale e lavoro sono sempre stati fattori di accumulazione del capitale e della produzione, e che quindi partendo da questo presupposto il suolo è sempre stato utilizzato in termini concettuali in una forma di disponibilità illimitata. Questo è stato il cardine dello sviluppo industriale, produttivo ed economico del nostro Paese e su questo si è innestata una peculiarità tutta italiana, perché chi non conosce la storia è inevitabilmente chiamato a commettere gli stessi errori del passato; e lo vorrei dire a coloro i quali hanno un orizzonte che probabilmente è limitato esclusivamente agli ultimi mesi se non agli ultimi anni: qual è stata la peculiarità italiana ? È stata il fatto che la prima legge urbanistica del nostro Paese, quella del 1942, ha dovuto scontare quello che è accaduto dopo e cioè l'immane tragedia della guerra, che ha portato alla sostituzione di una logica di urbanistica pianificata e corretta con la logica dei piani di ricostruzione: che hanno posto al centro l'obiettivo fondamentale e prioritario di assicurare il diritto alla casa a milioni e milioni di italiani che ne erano stati privati dalle drammatiche vicende belliche e che ha fatto, inevitabilmente, scontare un elemento di organizzazione normativa che è arrivata progressivamente, nel corso di questi anni, e che ha posto al centro un elemento chiave nel corso di questi settant'anni che noi proviamo, con questa legge, a riorientare e che è il tema della rendita fondiaria, che ha determinato due fenomeni nel corso di questi anni. Un fenomeno di tipo economico, e cioè una logica sostanzialmente speculativa, e un fenomeno di tipo ecologico, e cioè sostanzialmente un consumo costante, progressivo e permanente di capitale naturale che è andato a scapito anche della diminuzione della biodiversità. Il modello culturale, il modello produttivo, in altri termini, è sempre stato improntato alla logica dell'espansione, e tutto questo ha portato a colpire l'elemento del settore primario che era quello dell'agricoltura che nella società industriale svolgeva un ruolo di corollario, di marginalità, di elemento di esternalità. Oggi – questo è l'elemento chiave su cui noi legiferiamo – questo meccanismo economico e produttivo si è inceppato, perché noi oggi abbiamo un comparto edilizio che ormai è saturo, abbiamo un suolo che è progressivamente diminuito fino a livelli d'allarme nelle grandi città e nelle zone costiere in particolare e abbiamo un'agricoltura colpita nella sua capacità produttiva. Da qui, l'esigenza di un nuovo modello, da qui, l'esigenza di un cambio di orizzonte, da qui, l'obiettivo che noi ci poniamo con questa legge, di concepire il suolo non più come una risorsa illimitata da economia di rendita, ma come una risorsa finita da economia ad alto valore aggiunto. E queste non sono asserzioni di carattere generale, lo dico, in particolare, a chi ci ha accusato di voler portare il nostro Paese in una logica di regressione economica: no, è esattamente l'opposto. Noi vogliamo portare il nostro Paese dove i Paesi più avanzati, la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, i Paesi scandinavi, sono già, dove la logica della rendita è stata sostituita dalla logica dalla valorizzazione, del riuso, dell'efficienza energetica e della costruzione di un'edilizia di nuovo tipo. I contenuti di Pag. 43questa legge vanno in questa direzione, vanno nella definizione di un nuovo sistema di regole che garantisca tutti i protagonisti del nuovo regime immobiliare, uscendo da questa dimensione macchiettistica e ponendo il tema di un patto con il Paese e nel Paese, su cui costruire una nuova dimensione e una nuova capacità di intervento: sulla quale, signor Presidente, noi del Partito Democratico, lezioni, in quest'Aula, non ne prendiamo da nessuno.
  E vogliamo anche rigettare questo utilizzo veramente barbaro di attacco personale di colleghi che, sotto questo profilo, insegnerebbero a coloro i quali li hanno accusati. E vogliamo, sotto questo profilo, non dare la solidarietà al collega Morassut, vogliamo dire all'Aula, che non lo ha, evidentemente, letto e scoperto, che il collega Morassut e la giunta del Partito Democratico di Roma sono stati quelli che hanno tagliato, con il piano regolatore del 2008, 60 milioni di metri cubi edificabili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti della deputata Lombardi) ! Ed è stato grazie a questa operazione che la giunta Alemanno non ha potuto fare consumo di suolo agricolo come avrebbe voluto fare. È stato per iniziativa del Partito Democratico all'interno della vituperata legge dello «sblocca Italia», sempre per iniziativa del collega Morassut, che abbiamo stabilito una cosa banale: che il 50 per cento degli utilizzi che derivano da varianti immobiliari di plusvalore devono tornare ai comuni per opere pubbliche ! Altro che servi dei palazzinari: cari amici del MoVimento 5 Stelle, imparate a leggere e poi ne parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  E quindi noi, sotto questo profilo, abbiamo scritto cose che vanno in questa direzione: recupero, riuso, rivalorizzazione dei quartieri degradati, compendi neorurali, misure incentivanti. In altri termini – e mi avvio alla conclusione, signor Presidente – noi con questa legge vogliamo ribadire un concetto banale, che è quello del recupero del primato della politica, che guida, indirizza, guarda l'orizzonte e cerca di orientare – verso logiche che una volta si sarebbero dette di progresso – il Paese. Un primato della politica che per noi non è un ottuso e arrogante esercizio di potere, ma il tentativo di guidare i processi di cambiamento in maniera democratica, di costruire risposte e proposte di futuro, e cioè un ritorno al senso e al significato stesso della politica e del suo agire: guidare per cambiare e servire per costruire. È con questo spirito che annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

(Coordinamento formale – A.C. 2039-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2039-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Prego i colleghi di prendere posto.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.  2039-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione – Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli ed uno striscione recante la scritta: Basta bugie. Stop consumo suolo).

  Onorevoli colleghi del MoVimento 5 Stelle, togliete i cartelli ! Chiedo agli assistenti parlamentari di togliere i cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente) ! Sta diventando un'abitudine insostenibile ! Onorevole Gallinella, onorevole Lupo, onorevole L'Abbate... Pag. 44Togliete i cartelli, colleghi... Togliete i cartelli ! Onorevole De Rosa, onorevole Parentela, onorevole Nesci, onorevole Gallinella, onorevole Benedetti... Vi ho già chiamato, togliete i cartelli, lasciate che gli assistenti parlamentari... Onorevole Benedetti... Onorevole Benedetti, per favore, consegni il cartello all'assistente parlamentare, così evitiamo di ritornarci sopra... anche il pezzo mancante... va bene così... bene... (Commenti del deputato Palese) un attimo, onorevole Palese, io sto presiedendo, sto cercando di mantenere l'ordine in Aula, onorevole Palese la prego, ecco. Chi è che non riesce a votare nel parapiglia ? Carinelli e anche Ciprini... Moscatt sta votando... Onorevole Ciprini, tolga... ecco, bene così. Onorevole Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato» (A.C. 2039-A):

   Presenti  400   
   Votanti  396   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  256    
    Hanno votato no  140.

  (La deputata Sarti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario, mentre la deputata Mucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto di astensione).

  La Camera approva (Vedi votazioni – Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 902, 948, 1176 e 1909.

Discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Francesco Barbato, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 16-A) (ore 13).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Francesco Barbato, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 16-A).
  La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Francesco Barbato, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione – Doc. IV-ter, n. 16-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Paola Carinelli. Colleghi, bisogna che abbassiate il tono della voce, perché bisogna urlare altrimenti. Prego, onorevole Carinelli.

  PAOLA CARINELLI, Relatrice. Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità pervenuta dal tribunale di Milano nei confronti di Francesco Barbato, deputato all'epoca dei fatti. La Giunta ha dedicato all'esame della questione le sedute del 22 dicembre 2015, del 27 gennaio, del 3, 17 e 24 febbraio e del 2 e 9 marzo 2016. Al fine di consentire all'Aula di maturare un giudizio sul delicato bilanciamento tra l'interesse al pieno svolgimento della funzione giurisdizionale e la tutela delle prerogative costituzionali riconosciuta ai parlamentari dall'articolo 68 della Costituzione, si riassumono i principali elementi della vicenda giudiziaria da cui trae origine il presente procedimento.Pag. 45
  La vicenda è originata da affermazioni dell'allora deputato Francesco Barbato in un'intervista del 15 gennaio 2009 al Corriere della Sera. Dal capo d'imputazione riportato nel decreto che dispone il giudizio, risulta che la giornalista Alessandra Arachi ha realizzato un'intervista a Francesco Barbato, nel corso della quale lo stesso dichiarava che: il membro del consiglio regionale della regione Campania e del partito Italia dei Valori, Silvestro Cosimo, fosse solito mettere a disposizione il badge magnetico e la paletta segnaletica dalla regione Campania al suo assistente Ciro Campana, il quale, in auto blu, trasportava due soggetti affiliati ai clan mafiosi di Pomigliano d'Arco, circostanza non corrispondente al vero. L'interessato risulta, dunque, imputato, in concorso con la citata giornalista, di diffamazione, commessa con il mezzo della stampa, consistente nell'attribuzione di un fatto determinato per aver offeso l'onore di Ciro Campana, querelante e persona offesa.
  La Giunta ha ascoltato l'interessato nella seduta del 17 febbraio 2016 e all'esito dell'audizione, al fine di svolgere un più approfondito esame della questione, ha deliberato di acquisire dall'autorità giudiziaria il fascicolo completo del procedimento penale. La Giunta ha, quindi, svolto un'attenta attività istruttoria, che ha avuto ad oggetto sia gli atti d'indagine relativi al procedimento penale in oggetto, limitatamente agli aspetti di competenza, sia la documentazione trasmessa dall'onorevole Barbato, al fine di dimostrare la sussistenza di un nesso funzionale tra le dichiarazioni extra moenia e la sua attività parlamentare.
  Con riferimento agli atti del procedimento penale, è stato possibile individuare elementi che consentono di approfondire e chiarire quanto in realtà già emerge dalla lettura del capo di imputazione. In particolare, il fatto che il querelante disponesse di un badge magnetico e di una paletta segnaletica della regione Campania sembra trovare riscontri nelle attività investigative svolte dagli inquirenti. Non spetta, però, alla Camera esprimere valutazioni sulla legittimità del titolo di detenzione di tali oggetti. Il fatto che il querelante, in auto blu, trasportasse due soggetti affiliati ai clan mafiosi è, invece, indicato nel capo di imputazione come non corrispondente al vero, e in effetti non sembra trovare riscontro nelle attività investigative.
  È, inoltre, emerso come le dichiarazioni rese dall'interessato sembrino trovare la propria fonte in un articolo pubblicato il 30 ottobre 2008 sul sito on line del Corriere del Mezzogiorno, dal titolo: «Amico dei clan, gira su un'auto blu fornita dal capogruppo IdV alla regione». Dagli atti parlamentari tipici prodotti da Francesco Barbato è invece emerso come questi abbia partecipato, individualmente e unitamente ad altri deputati, all'attività parlamentare della XVI legislatura, volta a segnalare al Governo vicende locali che riguardano anche la commistione tra politica e clan malavitosi, nonché a modificare la normativa vigente in materia di contrasto alla criminalità organizzata e di rimborsi e contributi pubblici ai partiti. Nessuno degli atti prodotti contiene un riferimento alla vicenda riportata nelle dichiarazioni extra moenia in esame, come peraltro espressamente dichiarato dall'interessato nel corso della sua audizione. Applicando in modo pedissequo la costante giurisprudenza costituzionale, si dovrebbe riconoscere l'insussistenza del nesso funzionale, non essendo ravvisabile una sostanziale corrispondenza tra il contenuto di un atto parlamentare tipico e il contenuto delle dichiarazioni extra moenia: si vedano in particolare a questo riguardo le sentenze della Corte costituzionale n. 305 del 2013 e nn. 55 e 221 del 2014. Secondo la tesi difensiva dell'interessato, tuttavia, nella verifica del nesso funzionale dovrebbero essere applicati criteri più elastici di quelli indicati dalla Corte costituzionale, qualora le dichiarazioni rese extra moenia dal deputato, pur avendo ad oggetto fatti e vicende che non trovano riscontro in riferimenti ad atti parlamentari tipici, siano comunque riferibili a specifiche tematiche che il medesimo deputato abbia trattato in sede parlamentare, in modo non generico bensì specifico, ricorrente e sistematico. Nel Pag. 46corso dell'audizione in particolare Francesco Barbato ha sostenuto come la sua attività parlamentare sia stata caratterizzata da un impegno costante e quotidiano nel contrasto alla criminalità organizzata e agli sprechi della casta, come questi specifici temi abbiano pertanto determinato la sua stessa identità politica, come le dichiarazioni rese extra moenia, in quanto volte a denunciare una vicenda riconducibile alle tre tematiche, costituiscano in sostanza un tassello della sua attività parlamentare e un'espressione della sua identità politica. Secondo questa prospettazione pertanto, per dimostrare la sussistenza del nesso funzionale, sarebbe sufficiente produrre atti parlamentari tipici dai quali risulti che il deputato abbia trattato talune tematiche in modo ricorrente e sistematico, nonché evidenziare una generica attinenza del contenuto delle dichiarazioni extra moenia alle predette tematiche.

  PRESIDENTE. Non so se ha molto, onorevole Carinelli. Dovrebbe concludere, ha esaurito il tempo, quindi se può stringere la relazione, grazie.

  PAOLA CARINELLI, Relatrice. La tesi difensiva dell'interessato appare eccessivamente estensiva nell'ambito di applicazione della prerogativa e non è stata condivisa dalla Giunta. Stringo, tanto dovrebbe essere agli atti, se non sbaglio, la relazione, e vado quindi alla conclusione. Ne consegue che le dichiarazioni extra moenia dell'interessato risulterebbero comunque sindacabili, sia applicando il criterio formale enucleato dalla giurisprudenza costituzionale, poiché non risultano avere un contenuto corrispondente a quello di un atto parlamentare tipico, sia applicando criteri più sostanziali, poiché consistono nell'attribuzione di fatti determinati e oggettivamente diffamatori che risultano anche indimostrati. Per tali ragioni, la Giunta per le autorizzazioni, nella seduta del 9 marzo 2016, con il voto unanime dei presenti, ha deliberato di proporre all'Assemblea di considerare inapplicabile la prerogativa dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione alle opinioni espresse da Francesco Barbato, deputato all'epoca dei fatti, conferendo alla sottoscritta il mandato di predisporre la presente relazione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signora Presidente, pochissime battute. Il primo comma dell'articolo 68, nella sua lapidaria enucleazione, «i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni», pone un problema correttamente valutato dalla relatrice, il tema della pertinenza delle dichiarazioni con la funzione di parlamentare. È evidente che la scelta della Corte costituzionale, cioè solo quando vi è un atto parlamentare tipico è possibile riconoscere questo nesso, obbligherebbe tutti i deputati, non appena nominati, a svolgerle 50 interventi sulle diverse tipologie, l'unico antidoto che consentirebbe di rafforzare il vincolo fra la propria opinione e la funzione.
  Questo mi sembra che non sia possibile e quindi a questo orientamento restrittivo si contrappone quello più temperato, cosiddetto delle dichiarazioni extra moenia, o si affianca, se vogliamo. È evidente che un parlamentare non può essere un soggetto legibus solutus, non è un soggetto che può dire tutto quello che vuole e in qualsiasi circostanza, rappresentando che il primo comma dell'articolo 68 è comunque capace di esorcizzare ogni ipotesi di responsabilità, ma io credo che, lungi dal valutare la fondatezza della notitia criminis, non è questo il nostro compito, stabilire se il reato c’è o non c’è, però vi sono alcuni criteri che noi dobbiamo e possiamo invocare e che mi sembra la relazione abbia in qualche modo focalizzato, cioè la pertinenza politica di quello che si rappresenta, una prudenza valutativa e comunque una non manifesta e spericolata affermazione di fatti gravi e diffamatori. Da questo punto di vista lo stesso capo di imputazione del caso che ci occupa fa Pag. 47riferimento a notizie non corrispondenti al vero, cioè il capo di imputazione, non lo svolgimento probatorio, che già chiarisce che la gravissima affermazione che un cittadino possa aver utilizzato autovettura e paletta per trasportare dei soggetti in odore di 416-bis, un'affermazione quindi che si commenta da sé, lo stesso capo di imputazione sancisce che non è corrispondente al vero. Mi sembra quindi che da questo punto di vista correttamente la relatrice e la Giunta abbiano invocato l'inapplicabilità dell'articolo 68, non perché manchi l'atto tipico, io su questo non mi soffermerei perché sottoporrebbe il Parlamento ad una stancante attività di rappresentazione per ciascun deputato di atti tipici in tutti gli argomenti, ma perché le affermazioni sono così gravi, così non rispondenti al vero, così eccedenti la pertinenza politica e la prudenza valutativa, che non deve mai mancare neanche nei parlamentari, scusate se è poco, per cui mi sembra che Forza Italia voterà convintamente a favore di quello che è stato il parere espresso dalla Giunta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente)

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signora Presidente, brevemente, per dire che Scelta Civica condivide appieno la relazione che abbiamo testé ascoltato e quindi voterà in tal senso a favore della sua approvazione.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Impegno. Ne ha facoltà.

  LEONARDO IMPEGNO. Signora Presidente, condividendo la relazione fatta dalla collega, ci sono le condizioni per esprimere il parere favorevole alla relazione per l'autorizzazione. Inoltre, come giustamente rilevato anche dall'onorevole Sisto, noi non entriamo nel merito dell'indagine in corso, ma dobbiamo dimostrare il nesso funzionale che c’è tra l'attività parlamentare del collega Barbato e naturalmente non solo le attività parlamentari svolte e le dichiarazioni espresse, e dobbiamo contemperare gli interessi, l'interesse di un parlamentare a poter esprimere liberamente le proprie opinioni, con l'interesse del cittadino, dell'individuo a vedere tutelato il proprio interesse e a non essere diffamato. Ma volendo anche – riprendo le parole prima espresse – avere un'interpretazione più elastica del nesso funzionale, e quindi un'interpretazione che non riconduca le dichiarazioni espresse dal parlamentare a fatti tipici di espressione del dibattito parlamentare o dell'azione parlamentare, anche in questo caso a noi appare discostarsi notevolmente le dichiarazioni del deputato Barbato, anche dalla sua difesa in Giunta per le autorizzazioni, riferendosi a una sua identità politica che era anti casta e contro la criminalità organizzata. Quindi, discostandosi anche da un'interpretazione più ampia della giurisprudenza della Corte e, nel merito, facendo una denuncia specifica e determinata, non ci sono le condizioni perché si possa esprimere un giudizio di insindacabilità, quindi a nome del Partito Democratico esprimo il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Votazione – Doc. IV-ter, n. 16-A)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Prego i colleghi di prendere posto.
  Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento, di cui al Doc. IV-ter, n. 16-A, non concernono opinioni espresse da Francesco Barbato, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione. Avverto che chi intende esprimersi per la non sindacabilità delle opinioni espresse da Francesco Barbato, deputato all'epoca Pag. 48dei fatti, deve votare «no», mentre chi intende esprimersi per la loro sindacabilità deve votare «sì».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moscatt, Misuraca, Baroni, Boccuzzi, Marzana, Colletti, Carinelli, Parentela, D'Uva, Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  355   
   Votanti  351   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato
 350    
    Hanno votato
no    1).    

  (I deputati De Lorenzis, Gnecchi e Patrizia Maestri hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).

  L'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Sui lavori dell'Assemblea (ore 13,17).

  PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame della mozione n. 1-01192, concernente iniziative volte a favorire l'accesso agli studi universitari con particolare riferimento ad un'equa ripartizione delle risorse sul territorio nazionale, previsto la prossima settimana a partire da lunedì 16 maggio, è rinviato alla settimana successiva dopo l'esame degli altri argomenti già previsti.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,18).

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Presidente, io ho chiesto di intervenire, al pari di quello che hanno già fatto altri colleghi della Commissione lavoro, e non solo della Commissione lavoro, per sottoporre all'attenzione della Camera e del Governo una vicenda che, per la sua gravità, è già drammatica per migliaia di lavoratrici e lavoratori e rischia al contempo di rappresentare una delle tante vertenze simbolo della necessità e dell'urgenza di attivare tutti gli strumenti possibili, anche legislativi, per contrastare la precarietà e le forme irregolari e improprie di delocalizzazione di intere attività produttive.
   Mi riferisco chiaramente al settore del call center, che, alla pari, e forse più grave in questo momento, di altre vertenze, desta particolare preoccupazione e allarme. Infatti, a fronte di un'occupazione complessiva di poco più di 80 mila unità, si sta rischiando di perdere il lavoro di 8 mila persone. Sono già da mesi aperte le procedure di licenziamento, a partire da Almaviva, Gepin e Uptime, che, nei prossimi mesi, potranno registrare e produrre il dramma del licenziamento per migliaia di lavoratori, e con evidenti ripercussioni negative per le loro famiglie e per pezzi importanti di economie. Diverse le cause, ma principali restano quelle dei processi selvaggi e ingovernati di delocalizzazione appunto all'estero, in particolare verso l'Albania e la Tunisia, così come la violazione della clausola di salvaguardia occupazionale prevista nel caso di cambio di appalto, e non ultime le stesse gare di appalto al massimo ribasso.
   Ritengo che difendere e tutelare il nostro lavoro, la professionalità e la qualità delle nostre maestranze non rappresenti un'anacronistica forma di protezione, ma un preciso diritto e dovere della classe dirigente e del Governo nazionale. Chiedo pertanto – e concludo – allo stesso Esecutivo, che, in verità, si è già attivato sulla vicenda, di rafforzare la vigilanza e richiamare le aziende al rigoroso rispetto dell'obbligo per l'operatore di comunicare da quale Stato parta la conversazione, di verificare l'obbligo per le aziende che vincono gli appalti di garantire la salvaguardia Pag. 49occupazionale e di lavorare, – ho finito – e realizzare un contratto unico del settore, cancellando i contratti civetta.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Avete due minuti per gli interventi di fine seduta e la Presidenza, se permettete, è piuttosto severa su questo.

  GIOVANNA MARTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Grazie, signora Presidente. In questo momento, davanti alla sede di Poste Italiane, stanno manifestando le lavoratrici della società Uptime, call center che lavora in via esclusiva per Poste Italiane. Le donne di Uptime, figlie di un call center minore, stanno conducendo da oltre nove mesi e senza la luce mediatica una battaglia per la salvezza del proprio lavoro, un'ennesima storia di precarietà che inevitabilmente si scaglia sulle donne, rendendole vulnerabili. Chiediamo insieme a loro azioni concrete per la salvaguardia del loro lavoro che è pari alla stabilizzazione del loro progetto di vita, azioni concrete per non aprire in questo Paese una stagione dove ci sono figli di diritti minori (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PAOLO PARENTELA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PAOLO PARENTELA. Grazie Presidente, è vergognoso il fatto che anche quest'anno mancano i dati di ben cinque regioni (Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Calabria), relativi al rapporto dell'ISPRA sulla contaminazione delle nostre acque da pesticidi. L'anno scorso, attraverso un'interrogazione parlamentare, di cui vorrei sollecitare una risposta, la 4-07843, avevo chiesto al Governo di sollecitare le regioni per fare in modo che le ARPA, in particolare per la mia regione l'ARPACAL, facessero questi monitoraggi, rispettando un decreto di due anni fa in cui appunto si obbligano questi enti a fare questi monitoraggi, cosa che non è stata fatta. Nel decreto non è prevista neanche una sanzione per questo, quindi fatta la legge trovato l'inganno; questi enti, che dovrebbero salvaguardare l'ambiente delle rispettive regioni, non stanno facendo nulla, quindi non stanno salvaguardando l'ambiente. Il rapporto dell'ISPRA parla chiaro: è preoccupante, dal punto di vista sia della salute umana, sia della salute dei nostri terreni e delle nostre falde acquifere di superficie e di profondità. In questi giorni, ho sollecitato anche Mario Oliverio, che è presidente della regione Calabria, nonché anche assessore all'agricoltura della regione Calabria, a fare qualcosa; in questi giorni ho saputo che è venuto in Calabria a fare la solita passerella il Ministro Martina; facesse qualcosa anche il Ministro per intimare l'ente regionale, in questo caso l'ARPACAL, a fare questo monitoraggio e questo controllo. Non possiamo girarci dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  EDOARDO FANUCCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI. Grazie, Presidente. Dopo una lunga malattia e troppa sofferenza ci ha lasciati Stefania Vezzosi, un'amica e una militante storica del centrosinistra di Montecatini Terme, iscritta al Partito Democratico della nostra città, maestra elementare. Nel corso degli anni ha cresciuto intere generazioni di studenti, educando sempre al rispetto degli altri, alla gentilezza e alla tolleranza. Stefania ha lottato fin da ultimo contro la malattia, senza mai perdere la speranza, con un coraggio e una forza d'animo straordinaria, la stessa forza e determinazione che ha sempre dedicato alla politica e alle idee di giustizia e libertà nelle quali profondamente credeva. Fin da ultimo, anche quando la malattia sembrava prendere il Pag. 50sopravvento, non ha smesso di lottare, di dare consigli, di partecipare alla politica cittadina.
  Da lei ho imparato moltissimo, fin da quando, poco più che adolescente, ho mosso i primi passi nell'impegno civico e politico della mia città. Sono sicuro che oggi festeggerebbe insieme a noi l'approvazione della legge sulle unioni civili, una vittoria che l'avrebbe resa estremamente fiera ed orgogliosa del suo partito. Non posso nascondere una profonda commozione. Stefania è stata ancora un esempio di impegno politico disinteressato, di coerenza e di onestà. Il suo sorriso rimarrà sempre nel mio cuore, nel ricordo di tutta la sinistra montecatinese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 13 maggio 2016, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13,25.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI SAMUELE SEGONI E VINCENZO GAROFALO SUL DISEGNO DI LEGGE (A.C. 2039-A)

  SAMUELE SEGONI. Dopo un travaglio di tre anni nelle Commissioni, approda in aula la proposta di legge per il contenimento del consumo di suolo.
  In Italia il consumo di suolo ha assunto un'entità a dir poco sconcertante: circa 7 metri quadrati ogni secondo di suolo vergine vengono asfaltati, cementificati, escavati o comunque compromessi. Nel suo ultimo rapporto, l'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) fotografa bene questa tendenza, sia a livello di quantità sia in termini di qualità: attualmente, il suolo che ci «mangiamo» è suolo agricolo (terreno perfettamente fertile sottratto alle coltivazioni per la costruzione di strade, parcheggi, infrastrutture, edifici) oppure è suolo esposto al rischio idrogeologico. Abbiamo costruito talmente tanto negli anni passati che sostanzialmente tutte le aree adatte le abbiamo già utilizzate. Adesso ci sono rimaste le aree più disgraziate, che erano state evitate perché esposte a rischi idrogeologici, oppure le aree più pregiate da un punto di vista agricolo.
  Ma perché occorre limitare il consumo di suolo ?
  Oltre agli ovvi motivi di carattere ambientale e paesaggistico, ve ne sono altri più contingenti e «materiali», che investono direttamente o indirettamente tutti.
  Rischio idrogeologico. Oltre a quanto detto in precedenza (se si costruisce adesso, spesso lo si fa in zone a rischio perché sono quelle che fino ad ora erano sfuggite alla cementificazione), consumare suolo significa impermeabilizzarlo. E ciò comporta che, quando piove, l'acqua piovana non viene trattenuta e «immagazzinata» dal terreno, né scorre lentamente sulla superficie naturale fino ai corsi d'acqua. Al contrario, tutta la pioggia finisce dal tetto o dall'asfalto alla grondaia, alle canaline di scolo, alle tubature, fino ad arrivare in pochi secondi al corso d'acqua. Quindi tutta la pioggia finisce subito nei fiumi. Ecco spiegato il mito delle bombe d'acqua: anche una pioggia modesta può causare piene spaventose perché senza suolo naturale tutta l'acqua va a finire subito nei fiumi, che non ne possono smaltire così tanta tutta insieme.
  Disastri pagati dalla collettività. Se si paragona la classifica delle regioni che negli ultimi anni hanno consumato più suolo con la classifica delle regioni che hanno subito più eventi calamitosi in termini di frane e alluvioni, si vede che c’è una corrispondenza impressionante: ai primi posti spiccano Liguria, Calabria ed Emilia Romagna. Tre tra le regioni che recentemente sono state messe in ginocchio dal maltempo di più e più spesso. I dati empirici quindi confermano che certi Pag. 51territori pagano a caro prezzo, oggi, scelte urbanistiche scellerate compiute negli anni passati. Tutto questo, a livello nazionale, vale 4 miliardi di euro di danni per il solo biennio 2013-2014 (fonte: Protezione Civile).
  Riscaldamento climatico. Può sembrare strano, ma attraverso la vegetazione ed il suolo stesso, la Terra respira, trasuda ed abbassa la propria temperatura. Spesso invece i comuni, per ridurre i costi di manutenzione, eliminano parchi e giardini installando coperture in pietra che immagazzinano calore e riflettono il sole. In definitiva, ridurre il consumo dei suoli in ambiente urbano serve anche ad abbassare di qualche grado le temperature estive e ad evitare che le città si trasformino in «isole di calore».
  Approvvigionamento alimentare. L'opinione pubblica si fida maggiormente se nel piatto trova dei prodotti «made in italy». La nostra dipendenza alimentare dall'estero però è destinata ad aumentare sempre di più se continuiamo a puntare su un modello economico in cui il terreno fertile viene «monetizzato» con le lottizzazioni invece con le coltivazioni.
  Economico. Se ci focalizziamo sull'edilizia, esistono studi scientifici che dimostrano matematicamente che all'aumentare dell'urbanizzazione, la società trae benefici di natura economica, ma solo fino ad un certo punto. Oltre tale punto, la relazione si inverte e all'aumentare dell'urbanizzazione, la società si impoverisce e la qualità di vita diminuisce. L'esempio più intuitivo riguarda il crollo dei prezzi degli immobili man mano che si continua a costruirne altri che rimangono sfitti. In quasi ogni zona dell'Italia, il «punto di rottura» è stato superato ormai da molto tempo.
  Stante quando esposto sopra, appare evidente che il modello economico basato sul consumo di suolo e sulla costruzione di edifici, strutture ed infrastrutture per «creare» ricchezza, non è più sostenibile. Né ambientalmente, né economicamente.
  Ma non si deve cadere nell'eccesso opposto e sostenere che la soluzione è «smettere di costruire» e rottamare tutto il settore dell'edilizia. Bisogna tenere presente che l'edilizia è stata uno dei settori trainanti per il boom economico italiano, in grado di generare benessere sociale ed economico. Oggi giorno è un settore decisamente in crisi. Ma l'edilizia può dare ancora tanto all'Italia, se si riconvertisse ad un modello di sviluppo diverso, innovativo, ambientalmente sostenibile: efficientamento energetico, risparmio idrico, ammodernamento e riconversione del patrimonio edilizio, energie rinnovabili, rinaturalizzazione, delocalizzazioni (demolizione di edifici costruiti in aree a rischio e ricostruzione in area sicura), interventi di invarianza idraulica... le cose di cui l'Italia ha bisogno sono tante e ci sarebbe da mettere le mani dappertutto !
  Il punto è: la proposta di legge in discussione dà risposte adeguate al fenomeno del consumo di suolo ? E cosa abbiamo proposto su questo tema ?
  Nonostante quasi tutto l'arco parlamentare concordi che il consumo di suolo è un fenomeno molto serio che necessita di un contenimento drastico, funzionale anche al rilancio di modelli economici di sviluppo più sostenibili (agricoltura e edilizia di qualità in primis), il provvedimento esaminato in questi giorni alla Camera non va nella direzione auspicata. Al di là dei proclami del titolo e dei principi generali, è un provvedimento blando che mette nero su bianco obiettivi molto limitati, raggiunge lo scopo del contenimento di suolo in maniera soltanto parziale, è fumoso in alcuni passaggi essenziali ed è talmente farraginoso che la sua applicabilità pratica risulta seriamente a rischio.
  Ad esempio la definizione di suolo, quindi il bene che andiamo a tutelare, ha visto ridurre sempre di più il perimetro di applicazione della legge: in una prima versione si andava a contenere il consumo di suolo in senso lato. Poi solo il suolo agricolo (inteso come il suolo potenzialmente utilizzabile ai fini agricoli), poi il suolo effettivamente classificato dagli strumenti urbanistici come agricolo. L'ambito di applicazione risulta ulteriormente ristretto da una lunga serie di eccezioni in cui il consumo di suolo «non conta»: ad Pag. 52esempio le infrastrutture (assurdo visto che come hanno confermato i dati ISPRA e l'Istat, le infrastrutture sono la causa principale di consumo di suolo in Italia), ma anche gli spazi interclusi (se ho un campo compreso tra due lotti edificati, posso edificare anche quello senza conteggiarlo come suolo consumato) e gli spazi destinati a servizi di pubblica utilità.
  Senza considerare alcuni obiettivi decisamente molto blandi, come quello di arrivare ad un consumo di suolo pari a zero nel 2050, che nel linguaggio politico significa «mai», senza definire chiaramente che limiti intermedi ci si pone dal 2016 al 2050.
  La scelta più conservativa è probabilmente quella di non misurare il consumo di suolo in termini lordi (cioè in termini assoluti), ma di considerare il consumo di suolo netto, ovvero al netto di compensazioni e mitigazioni. Ciò significa – ed è sancito fin dalle definizioni – che in realtà posso consumare fattivamente del suolo, però, ai fini della legge, il suolo non risulta consumato perché altrove sono andati a fare delle opere di compensazione e di mitigazione non meglio definite nella presente legge.
  Occorre dare rilievo anche all'articolo 3, per la farraginosità della normativa proprio nell'articolo che dovrebbe definire dei criteri quantitativi di riduzione: non viene definito niente ma si prevede un incessante rimpallo tra ministeri diversi e conferenza unificata, lasciando come scappatoia la possibilità di far decidere tutto da un intervento d'imperio del Consiglio dei Ministri.
  Appare chiaro come questa legge più che imprimere una svolta ed un cambiamento, fotografi l'esistente e permetta di continuare a consumare suolo come si è fatto fino ad adesso, semplicemente cambiando nome agli interventi.
  Infatti all'articolo 5 si lancia il business della rigenerazione delle aree urbane e all'articolo 6 quello dei compendi agricoli neorurali. Ovvero, nuove forme semantiche per fare lo stesso business di prima. Certo, sono stai inseriti dei principi generali di ecocompatibilità, ma ancora una volta i paletti e le maglie della legge sono larghissimi.
  Nominalmente, si dice di favorire in maniera prioritaria la rigenerazione, la rinaturalizzazione, il recupero e la riconversione del patrimonio edilizio, ma la grave pecca di questa legge è che non si danno strumenti per rendere tutto questo conveniente. Costerà sempre meno consumare nuovo suolo piuttosto che andare ad intervenire radicalmente sul patrimonio edilizio esistente. Non compaiono incentivi, defiscalizzazioni o misure di carattere economico: ogni leva di questo tipo è stata tolta durante l'esame in commissione per motivi di equilibrio delle finanze pubbliche.
  Gli emendamenti da noi presentati scendono profondamente nel merito e riguardano sia i principi generali della legge, sia gli aspetti più tecnici: vogliamo una legge che sia efficace e coerente nell'attuazione pratica dei propri principi teorici. La maggior parte degli emendamenti è scaturita dopo un confronto ed una discussione con una vasta rete di contatti altamente qualificati nel settore.
  Si propongono misure per promuovere la diffusione di modelli di sviluppo ad elevata sostenibilità ambientale nel settore dell'edilizia e nella e pianificazione gestione del territorio.
  Si correggono molte enunciazioni andando a proporre una visione in cui il consumo di suolo ed il rischio idrogeologico vengono considerati insieme, nel contesto più ampio dell'assetto del territorio. Infatti, in questo provvedimento, il concetto di rischio idrogeologico ricorre raramente: la politica deve smettere di considerare provvedimenti a comparti stagni perché tutto è interconnesso e l'assetto del territorio è una materia molto generale che in questo provvedimento deve essere trattata a 360 gradi.
  Si propone che si possa consumare nuovo suolo solo dopo che in fase progettuale sia dimostrato che non ci sono alternative al riuso dell'esistente o alla delocalizzazione di edifici in aree a rischio.Pag. 53
  Si propone di eliminare tutte le eccezioni elencate in precedenza che consentono di consumare suolo senza andare a conteggiarlo nominalmente (spazi interclusi, infrastrutture, opere strategiche, ecc...).
  Chiediamo o di ragionare in termini di consumo di suolo lordo (cioè effettivo, senza scappatoie), e di porre obiettivi realistici di riduzione. Per noi lo scopo della legge deve essere quello di monitorare e risolvere un problema, non inserire scappatoie per ignorarlo.
  Definiamo in maniera netta e univoca il sistema delle compensazioni e delle mitigazioni, in modo che realmente compensino completamente l'intervento di consumo di suolo in termini idraulici e biologici.
  Correggiamo la definizione di «impermeabilizzazione», che da un punto di vista tecnico-scientifico lascia molto a desiderare.
  Chiediamo dati del monitoraggio di consumo di suolo in formato aperto, pienamente utilizzabili.
  Chiediamo che le mappature ed i monitoraggi interessino anche un altro aspetto: il bilancio alimentare. Deve risultare chiaro cosa perdiamo e cosa guadagniamo in termini di sovranità alimentare ogni volta che facciamo un nuovo intervento.
  Chiediamo di imporre che la costruzione di edifici possa avvenire soltanto se essi rientrano nelle classi energetiche massime.
  Chiediamo di favorire la creazione di isole di suolo vergine e vegetato nei centri urbani (la filosofia attuale invece è che se un terreno è intercluso tra aree edificate, è naturalmente e vocato ad essere edificato anch'esso).
  Chiediamo che il censimento degli edifici sfitti sia esteso anche a quelli che sorgono in aree a rischio e che «mappi» tutte le caratteristiche tecniche e urbanistiche dell'immobile.
  Definiamo dei disincentivi per le amministrazioni inadempienti.
  Proponiamo l'introduzione del «fascicolo del fabbricato», un documento tecnico contenente tutte le informazioni di tipo progettuale, strutturale, impiantistico e geologico di un edificio, che è richiesto a gran voce da anni da molte categorie (geologi, architetti, ingegneri, ecc...).
  Poniamo una maggiore attenzione sui borghi rurali (mentre la legge si concentra principalmente sui centri storici) ed incentiviamo il passaggio da terreno edificabile a terreno agricolo.
  Poniamo limiti più stringenti al consumo del suolo: proponiamo di scendere fin da subito al 20 per cento del ritmo attuale e soprattutto inseriamo vincoli per evitare che queste percentuali possano essere aggirate con artifici matematici o urbanistici.
  Spingiamo anche per una più netta tendenza alla rinaturalizzazione e alla delocalizzazione degli edifici (demolizione e ricostruzione in aree più sicure e più opportune).
  Ci auguriamo che, correggendo le storture esposte in premessa e intervenendo con correttivi di questo tipo, si possa ottenere un provvedimento capace di rilanciare il comparto dell'edilizia, in modo che si possa coniugare la compatibilità ambientale e la qualità degli interventi e della manodopera. Ritornando ad avere un'edilizia che sia il nerbo portante dell'economia italiana ma trasformandola in maniera più compatibile da un punto di vista ambientale ed economico.
  Ma come è andata a finire ? Tutto è andato come doveva andare: nel peggiore dei modi, secondo lo stile renziano. Se nel testo uscito dalle commissioni c'erano dei punti d'ombra, dei passaggi vaghi, l'aula ha dissipato ogni dubbio ed ha spostato con decisione la rotta politica verso la visione antiquata, il modello arcaico dei palazzinari e dei lottizzatori del secolo scorso. D'altronde ci si poteva aspettare dal Governo Renzi e da questa maggioranza che un provvedimento che nelle finalità aveva il contenimento al consumo del suolo, potesse davvero contenere il consumo di suolo ? Certo che no. Abbiamo sbagliato tutto anche noi opposizioni: dovevamo chiamarlo «norme per la cementificazione indiscriminata, l'aggressione ai terreni ancora Pag. 54inedificati e il contemporaneo ristagno del comparto edilizio». Forse in questo modo avremmo avuto qualche chance di raggiungere l'obiettivo originario di questo atto. Che ricordiamolo: doveva fermare il consumo di suolo agricolo e rilanciare il comparto dell'edilizia imprimendogli un miglioramento qualitativo orientato all'ecosostenibilità. Insomma si poteva utilizzare questa legge per costruire meno ma costruire meglio (dando lavoro a manodopera altamente specializzata) e per coltivare di più per mangiare meglio (salvaguardando la nostra sovranità alimentare).
  Invece, in classico stile renziano, invece di superare le crisi innovando con decisione, ci si intestardisce a trovare degli artifici normativi per provare a tenere a galla comparti produttivi vecchi e stantii. Che se sono entrati in crisi, è perché hanno bisogno di essere rilanciati attraverso un profondo rinnovamento, che in questa legge non c’è. Non si mette nessuna leva economica (né come disincentivo delle pratiche negative né come incentivo per le pratiche virtuose). E si trovano artifici semantici per cambiare nome alle vecchie abitudini. Con questa legge si andrà a consumare suolo per costruire come prima, più di prima, edifici destinati a rimanere sfitti.
  Per questi motivi, andando al di là dei proclami, delle vuote intenzioni, ed entrando nel merito del provvedimento e nei suoi contenuti tecnici, annuncio il nostro voto contrario.

  VINCENZO GAROFALO. Il Gruppo di AP voterà a favore del disegno di legge in esame.
  Si tratta di una proposta che è già stata a lungo all'esame di questa Camera e riteniamo che non abbia alcun senso ritardare questo passaggio parlamentare, se non quello meramente dilatorio – perseguito dagli oppositori di principio – o, peggio, quello strumentale di chi è più interessato a denunciare comunque e ad ogni costo la presunta inerzia del Governo, piuttosto che a dare al Paese buone leggi.
  Sappiamo bene che il tema oggetto di questo provvedimento, il «consumo del suolo» e il riuso di quello edificato rappresenta uno dei principali temi del futuro. Partiamo però da alcune considerazioni del passato.
  Lo sviluppo economico e sociale dell'Italia – processo a cui si deve il benessere e la stessa evoluzione democratica del nostro Paese – si è anche accompagnato a fenomeni di cosiddetto «sprawl» urbano (una espansione disordinata, incontrollata e a volte scomposta) ampiamente documentati dalla stampa.
  Però non dobbiamo essere catastrofici, ed è giusto riconoscere un saldo largamente positivo dello sviluppo che il Paese ha avuto nei lunghi anni della ricostruzione e del boom, ma anche nei decenni successivi. Ripeto: sia in termini di benessere complessivo che di possibilità anche per le classi socialmente meno privilegiate di accedere a tale benessere, e quindi in termini di democrazia sostanziale, di sviluppo, occupazione e crescita di tante piccole e medie imprese che hanno contribuito a ricostruire il nostro paese nel dopoguerra.
  Riteniamo che la visione catastrofica che vede retrospettivamente la storia economica del nostro Paese come una storia di distruzione della natura e di speculazione sia ingenerosa, falsa e spesso piena di strumentalità.
  Siamo distantissimi da tutto questo. Anzi, il nostro impegno quotidiano va nella direzione opposta: aiutare l'opinione pubblica a darsi una visione realista, concreta e – soprattutto – fiduciosa. Perché questo serve oggi per il bene del nostro Paese.
  Tuttavia, questi nostri forti convincimenti non ci impediscono di riconoscere che in questo sviluppo ci sono dei lasciti che dobbiamo superare.
  Uno di questi è certamente la tolleranza verso l'abusivismo (che in alcune aree del Paese rappresenta un fenomeno di illegalità endemica).
  Un altro è l'uso sconsiderato di suolo per la realizzazione di manufatti che si sono poi rivelati non necessari, o che non sono stati mai completati, o che potevano Pag. 55essere realizzati in aree già urbanizzate invece che in aree ad alta valenza ambientale e paesaggistica.
  Un altro, ancora, è la insufficiente considerazione dei poteri pubblici (nonostante sia in atto da anni un'inversione di tendenza) per i temi della fragilità di tante parti del nostro territorio e quindi dei rischi di dissesto idrogeologico.
  Quindi salutiamo positivamente una iniziativa del Governo che mira a superare questi limiti e a rendere cittadini e istituzioni più sensibili ai tre lasciti negativi che ho appena indicato.
  Questa legge può diventare una di quelle riforme che danno davvero il senso di un cambiamento e di un progresso nella direzione giusta. Quel cambiamento che il Paese si aspetta e desidera.
  Dopo questa premessa, devo dire però che il testo trasmesso dalle Commissioni referenti non era di pieno gradimento del gruppo parlamentare di AP. E che anche dopo le modifiche apportate in Aula anche su nostra insistenza, non consideriamo concluso il lavoro per dare al Paese una buona legge. Quella che vogliamo e che riteniamo oggi possibile.
  Intendiamoci, il lavoro dei relatori, dei Presidenti e dei colleghi delle Commissioni competenti è stato intenso e apprezzabile. E noi li ringraziamo sinceramente di questo.
  Ma purtroppo vi sono due circostanze avverse che, a nostro parere, caratterizzano questa vicenda: la prima è la oggettiva complessità tecnica di questa materia; la seconda è l'uso strumentale a cui questo tema è stato piegato.
  Dedicherò, prima, alcune brevi battute al secondo punto (la strumentalità di certe campagne) per poi concentrarmi maggiormente sul tema più serio, quello della complessità tecnica della materia.
  Il «consumo del suolo» è certamente un tema autentico di qualità delle politiche pubbliche su cui lavorano (in tutta Europa) professionisti seri. Ma purtroppo è anche uno dei temi in cui ha maggiormente operato la «galassia del malcontento».
  La quale galassia ha come metodo quello di fare di ogni erba un fascio: alluvioni, frane, abusivismo edilizio, evocazione di un ideale «ritorno all'agricoltura», invidia sociale verso i presunti magnati dell'industria delle costruzioni, avversione allo sviluppo da parte di coloro che si vedono minacciati da una competizione sempre più dura in epoca di crisi, ecc.
  Tutto viene messo nello stesso calderone su cui apporre un'etichetta. Per poi agitare la proposta di una soluzione semplice: l'illusione di una ricetta miracolosa.
  Ecco allora che si tenta di illudere (chi è disposto a farsi illudere) che con una legge si possa far valere un vincolo generalizzato, una norma repressiva, grazie alla quale tutte le brutture denunciate scompaiono d'un tratto.
  Questo metodo può essere valido per raccogliere consensi. Ma per governare occorre ben altro. E quando questo metodo si fa governo (come l'esperienza di alcune città italiane già dimostra) viene fuori in modo evidente tutta la sua assoluta inconcludenza.
  L'idea di apporre un vincolo generalizzato al consumo di nuovo suolo è solo un espediente (efficace) per porre un problema all'attenzione dell'opinione pubblica; può essere la base per avviare un lavoro parlamentare su questa complessa materia. Siamo certi che questa era l'intenzione del Governo che presentò in origine il ddl.
  Non può però essere la soluzione, come cercherò di spiegare.
  Ebbene, l'attuale testo ha fortemente ridimensionato questa impostazione (grazie, soprattutto all'articolo 11 e agli emendamenti che hanno meglio definito i confini della fase transitoria), ma ancora di questa impostazione porta le tracce. E ci auguriamo che il lavoro della seconda Camera ci restituisca un testo ancora migliore.
  E vengo qui al secondo aspetto. Fondamentale per inquadrare la vicenda parlamentare oggi al nostro esame: la sua complessità tecnica.Pag. 56
  L'impermeabilizzazione di suolo libero è un'accezione troppo riduttiva per abbracciare il concetto di «consumo» o (meglio ancora) di «spreco» di suolo.
  Ancora di più lo diventa se ad essa si vuole associare anche il proposito di offrire un aiuto all'agricoltura. Quando tutti sappiamo che la mancanza di superficie totale coltivabile non è certo il primo dei problemi dell'agricoltura italiana, impegnata oggi in una lotta, a volte durissima, per sopravvivere in un ambiente economico estremamente competitivo, globale (caratterizzato da reti sempre più «lunghe»).
  Ai problemi dell'uso ottimale del suolo (in una ottica paesaggistica, ecosistemica, di sviluppo agricolo e di rigenerazione urbana) non si può rispondere con norme di carattere generale e vincolistico. Sarebbe troppo facile !
  Gli assetti del territorio sono evidentemente di una estrema variabilità e richiedono valutazioni molto raffinate e ritagliate sugli specifici territori. Compito che solo un'attività complessa come la pianificazione può realizzare.
  Non si possono scambiare dei valori-target (che è giusto che un Paese si dia) con un vincolo.
  I valori target vanno infatti tradotti in indirizzi legislativi, rivolti ai soggetti locali, titolari delle funzioni pianificatorie.
  Dobbiamo – ad esempio – fare buone leggi per tutelare meglio i nostri ecosistemi, in un'ottica di servizi ecosistemici, traducendo gli studi prodotti dall'iniziativa TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) che si pone l'obiettivo principale di attirare l'attenzione sui benefici economici globali della biodiversità e di evidenziare pure i costi crescenti invece legati alla perdita della biodiversità ed al degrado degli ecosistemi.
  Questo significherebbe far valere una visione moderna del bene-territorio e del bene biodiversità !
  Occorre modernizzare la nostra legislazione sulla rigenerazione urbana. Introducendo un sistema di incentivi e disincentivi rivolto sia al soggetto pubblico che fa il piano, sia al soggetto privato che propone le iniziative in una dimensione di urbanistica negoziata.
  Ma soprattutto dobbiamo capire che questi indirizzi, fra i quali la limitazione dello spreco del suolo, non diventeranno mai realtà se non saranno introdotti nelle leggi regionali sulla pianificazione urbanistica e – soprattutto – nella pratica della pianificazione urbanistica e territoriale che non sempre – nel nostro Paese – raggiunge la qualità che sarebbe auspicabile.
  Possiamo accelerare questo percorso se riusciremo a varare una legge nazionale di indirizzo sul governo del territorio (come ha proposto il gruppo di AP con la presentazione di un progetto di legge dedicato a questo tema, declinato in termini di rigenerazione urbana, l'AC 3408 presentato lo scorso novembre).
  Cito in proposito il più recente Rapporto ISPRA sul consumo di suolo che segnala – fra gli altri – il progetto LIFE+ ed SAM4CP, coordinato dalla Città metropolitana di Torino, che vede coinvolti alcuni comuni impegnati nella revisione dei propri strumenti di pianificazione.
  È questa la strada da seguire !
  Non credo sia un caso che la Commissione europea abbia emanato solo una serie di documenti di indirizzo, dei quali i più importanti sono: la Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse (2011), nella quale i propone il traguardo di un incremento dell'occupazione netta di terreno pari a zero da raggiungere, in Europa, entro il 2050 e gli Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l'impermeabilizzazione del suolo del 2012.
  Penso che sappiate pure che nel maggio 2014 la Commissione ha ritirato la proposta di Direttiva Quadro che avrebbe tradotto questi obiettivi strategici in norme vincolanti per gli Stati Membri.
  Il motivo è semplice: la Commissione sa bene che spesso grandi obiettivi (sia di carattere ecosistemico, che agricolo, che di rigenerazione urbana) sono realizzati solo grazie alla riduzione di vincoli burocratici imposti dall'alto, grazie a norme e pratiche Pag. 57locali lungimiranti. A volte, anche ricorrendo alla «impermeabilizzazione» di piccole quote di suolo libero.
  Si pensi a tante aree intercluse che rappresentano un ostacolo ad interventi di rigenerazione urbana e sociale. Si pensi ad operazioni di successo (come la rigenerazione dell'area di Porta Garibaldi a Milano) in cui – certo – c’è stata una edificazione, ma in cui il saldo economico, ma anche di inclusione e rigenerazione sociale, è stato nettamente positivo.
  Purtroppo non si è ancora riflettuto abbastanza sulla differenza radicale che esiste fra obiettivo-target e vincolo, sono due strumenti di natura profondamente diversa. Il secondo ha un segno indelebile di arretratezza.
  Infatti, i documenti di indirizzo europei – dei quali raccomando la lettura a quanti con superficialità diffondono la solita idea che l'Italia sia sempre il fanalino di coda rispetto ad un'Europa più virtuosa – si guardano bene dall'introdurre vincoli generalizzati e contengono invece indicazioni di indirizzo preziose.
  Addirittura in uno di questi documenti (a pag. 17 dei citati Orientamenti) si ritrova il caso italiano citato come buona pratica.
  E sapete perché quella italiana è una buona pratica secondo la Commissione europea ? Perché la (eventuale) definizione di limiti quantitativi è devoluta alla pianificazione locale.
  Il testo che voteremo oggi è profondamente migliorato nel suo percorso parlamentare e merita il voto favorevole perché fra le riforme che questa legislatura sta varando è bene ve ne sia anche una che tocca questi temi.
  Ma questo testo non rappresenta ancora ciò di cui il Paese ha bisogno.
  È importante che oggi la Camera dia questo segnale forte di interesse e di attenzione ad un tema che riguarda il nostro futuro. Ma siamo convinti che il lavoro andrà continuato al Senato. Lì faremo di tutto per fare uscire dal Parlamento una vera legge sulla rigenerazione urbana.
  Chiudo con una breve riflessione conclusiva: la questione consumo del suolo non è solo di natura ambientale e urbanistica, ma investe una pluralità di interessi economici e sociali particolarmente rilevanti in un momento come quello attuale nel quale il Paese sta dando segnali evidenti di volere e di potere uscire dalla crisi.
  Sarebbe un grave errore perdere questa occasione per dare all'Italia anche una legge moderna, dinamica ed efficace, sul governo del territorio. Una legge proiettata verso lo sviluppo sostenibile, cioè verso una crescita perseguita attraverso la valorizzazione – anche economica – delle grandi opportunità presenti nel nostro paesaggio, nelle nostre aree urbane, nella modernizzazione della nostra agricoltura. E non una legge ripiegata su una ottusa concezione vincolistica.
  Daremo il nostro contributo in questa direzione convinti che – su questa materia – sia di importanza decisiva rafforzare e qualificare il profilo riformista dell'azione di Governo.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2039-A e abb. - em. 11.4 318 316 2 159 68 248 108 Resp.
2 Nom. em. 11.5 333 333 167 75 258 108 Resp.
3 Nom. em. 11.6 343 343 172 91 252 108 Resp.
4 Nom. em. 11.8 345 344 1 173 43 301 108 Resp.
5 Nom. em. 11.9 n. f. 346 344 2 173 262 82 108 Appr.
6 Nom. em. 11.29 355 352 3 177 84 268 108 Resp.
7 Nom. em. 11.30 365 364 1 183 99 265 106 Resp.
8 Nom. em. 11.31 365 363 2 182 57 306 106 Resp.
9 Nom. em. 11.32, 11.34 382 381 1 191 49 332 105 Resp.
10 Nom. em. 11.35 377 375 2 188 90 285 105 Resp.
11 Nom. em. 11.37 375 373 2 187 87 286 105 Resp.
12 Nom. em. 11.39 377 375 2 188 49 326 105 Resp.
13 Nom. em. 11.40 377 376 1 189 48 328 105 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 11.42 390 379 11 190 41 338 104 Resp.
15 Nom. em. 11.43 396 395 1 198 96 299 104 Resp.
16 Nom. em. 11.90 n. f. 381 376 5 189 280 96 104 Appr.
17 Nom. em. 11.63 404 403 1 202 56 347 104 Resp.
18 Nom. em. 11.65 403 401 2 201 98 303 104 Resp.
19 Nom. em. 11.69 409 408 1 205 97 311 104 Resp.
20 Nom. em. 11.70 415 412 3 207 25 387 104 Resp.
21 Nom. em. 11.73 416 395 21 198 70 325 104 Resp.
22 Nom. em. 11.74 411 409 2 205 96 313 104 Resp.
23 Nom. em. 11.75 404 403 1 202 53 350 104 Resp.
24 Nom. articolo 11 405 402 3 202 249 153 104 Appr.
25 Nom. odg 9/2039-A e abb./31 395 395 198 388 7 103 Appr.
26 Nom. odg 9/2039-A e abb./32 394 392 2 197 107 285 103 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2039-A e abb./33 396 394 2 198 100 294 103 Resp.
28 Nom. odg 9/2039-A e abb./38 403 401 2 201 103 298 103 Resp.
29 Nom. Ddl 2039-A e abb. - voto finale 400 396 4 199 256 140 96 Appr.
30 Nom. Doc. IV-ter, n. 16-A 355 351 4 176 350 1 96 Appr.