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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 601 di lunedì 4 aprile 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 15,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  MANFRED SCHULLIAN, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 marzo 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alli, Amendola, Amici, Bellanova, Benamati, Bernardo, Dorina Bianchi, Biondelli, Bobba, Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Bueno, Busto, Caparini, Capelli, Casero, Castiglione, Antimo Cesaro, Cirielli, Cominelli, Costa, D'Alia, Dambruoso, Del Basso De Caro, Dell'Orco, Dellai, Di Gioia, Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, Gregorio Fontana, Fontanelli, Franceschini, Garofani, Gelli, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Locatelli, Lorenzin, Losacco, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli, Marazziti, Merlo, Migliore, Orlando, Palma, Gianluca Pini, Pisicchio, Polverini, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sanga, Sani, Scotto, Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali, Zanetti e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge: Gregorio Fontana e Cinzia Maria Fontana: Modifica delle circoscrizioni territoriali delle province di Bergamo e Cremona (A.C. 1435-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 1435-A: Gregorio Fontana e Cinzia Maria Fontana: Modifica delle circoscrizioni territoriali delle province di Bergamo e Cremona.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1435-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.Pag. 2
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Marco Di Maio.

  MARCO DI MAIO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli sottosegretari, la proposta di legge in oggetto, così come presentata e assegnata alla I Commissione, che l'ha esaminata in sede referente, riproduceva un testo pressoché identico, con l'aggiunta della clausola di invarianza finanziaria, al testo originario di una proposta di legge presentata nella precedente legislatura ed esaminata in sede referente, poi in legislativa, dalla I Commissione affari costituzionali. Poi purtroppo l'esame non si riuscì a completare per la conclusione anticipata di quella legislatura.
  Nella XVI legislatura appunto la I Commissione (Affari costituzionali) aveva apportato alcune modifiche, approvando un emendamento del relatore che era volto a sostituire il comma 1, al fine di una scrittura del testo più formalmente aderente al dettato dell'articolo 133 della Costituzione, primo comma, con conseguente modifica del titolo della proposta di legge. È stata poi modificata, solo al fine di una lettura più chiara della norma, la planimetria allegata, ridotta a una tavola invece che delle quattro proposte originariamente.
  Prima dell'approvazione dell'emendamento del relatore, il 19 aprile 2011 la Commissione aveva proceduto all'audizione formale del sindaco del comune di Soncino e del vicesindaco del comune di Torre Pallavicina, al fine di verificare la piena rispondenza dell'emendamento del relatore e del relativo allegato alle deliberazioni adottate dai rispettivi consigli comunali, acquisendo da parte loro l'attestazione di tale rispondenza. Inoltre, a seguito del parere della Commissione bilancio, veniva introdotta al comma 3 una clausola di invarianza finanziaria.
  In questa legislatura la I Commissione ha avviato l'esame del provvedimento nella seduta del 15 ottobre 2015 ed ha approvato nella seduta del 20 gennaio 2016 gli emendamenti del relatore 1.1 e 1.2, ripristinando il testo approvato in sede legislativa dalla I Commissione della XVI legislatura.
  Acquisito il parere favorevole della Commissione bilancio e della Commissione parlamentare per le questioni regionali, la Commissione affari costituzionali, nella seduta del 2 marzo, ha conferito il mandato al relatore a riferire in senso favorevole all'Assemblea.
  Il contenuto del provvedimento attiene, a partire dal comma 1, alla modifica delle circoscrizioni territoriali delle province di Bergamo e di Cremona, con riferimento alla porzione di territorio di confine tra i comuni di Torre Pallavicina, in provincia di Bergamo, e di Soncino, in provincia di Cremona, secondo le linee risultanti dalla planimetria di cui all'annesso allegato, che identifica il nuovo confine e indica il dettaglio e la porzione del territorio che è oggetto di trasferimento dalla provincia di Cremona alla provincia di Bergamo.
  Il comma 2 assegna il termine di un anno dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame alle province di Bergamo e Cremona affinché adottino, d'intesa tra di loro, gli atti necessari per regolare i rapporti conseguenti alla modificazione delle circoscrizioni territoriali.
  Ai sensi del comma 3, qualora non vi provvedano, il Ministero dell'interno è autorizzato a nominare, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, un commissario ad acta per procedere ai relativi adempimenti.
  Quanto al rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, è utile far presente che la materia trattata, ai sensi del citato articolo 133, primo comma, della Costituzione, rientra nell'ambito della potestà legislativa esclusiva dello Stato.Pag. 3
  Inoltre, l'articolo 133 della Costituzione prevede che il mutamento delle circoscrizioni provinciali sia stabilito con legge della Repubblica, su iniziativa dei comuni, sentita la regione interessata.
  L'articolo 21, comma 3, lettera d), del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dispone che l'iniziativa dei comuni è assunta dal consiglio comunale con deliberazione a maggioranza assoluta.
  Per quanto riguarda la regione Lombardia, la procedura di applicazione del primo comma dell'articolo 133 è regolata attualmente dagli articoli 19, 20 e 21 della legge regionale 15 dicembre 2006, n. 29, del testo unico delle leggi regionali in materia di circoscrizioni comunali e provinciali, che ha abrogato la legge regionale n. 15 del 1993. In base a tale normativa, inoltre, le deliberazioni dei comuni sono trasmesse al presidente della giunta regionale, che, verificata la loro rispondenza alle prescrizioni di cui all'articolo 21 del decreto legislativo n. 267 del 2000, le trasmette al consiglio regionale nel termine perentorio dei successivi trenta giorni. Il consiglio regionale esprime con deliberazione il parere di cui al primo comma dell'articolo 133 della Costituzione e tale deliberazione, corredata dalle deliberazioni dei comuni, viene trasmessa ai Presidenti di Camera e Senato.
  Nel caso oggetto della proposta di legge in esame, l'iter procedurale previsto dalla Costituzione è stato pienamente rispettato. Il consiglio comunale di Torre Pallavicina, infatti, con le deliberazioni del 20 marzo e del 4 giugno 2003, nonché il consiglio comunale di Soncino, con le deliberazioni del 27 gennaio e 9 giugno 2003, hanno assunto l'iniziativa per la modifica dei confini comunali e quindi provinciali. La giunta regionale della Lombardia il 30 settembre 2003 ha deliberato in merito alla verifica dei requisiti e della trasmissione degli atti al consiglio regionale. Infine, il consiglio regionale della Lombardia il 16 marzo 2004 ha espresso parere favorevole con la deliberazione n. VII/984. Tale parere, corredato dalle deliberazioni dei consigli comunali, è stato trasmesso in data 23 marzo 2004 ai Presidenti di Camera e Senato e al Presidente del Consiglio dei ministri, quindi oggi c’è la possibilità di concludere un iter che va avanti da oltre un decennio.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
  È iscritta a parlare l'onorevole Cinzia Fontana. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, signori sottosegretari, colleghi, come ben sottolineato dal relatore, Marco Di Maio, la proposta di legge oggi in esame ha per oggetto la modifica dei confini dei comuni di Torre Pallavicina, in provincia di Bergamo, e di Soncino, in provincia di Cremona, come conseguenza del trasferimento di una porzione di terreni agricoli e di un piccolo tratto di strada dal comune di Soncino al comune di Torre Pallavicina. Poiché i due comuni appartengono a due province diverse, quella appunto di Bergamo e di Cremona, e trattandosi quindi di modifica delle circoscrizioni territoriali non solo di due comuni, ma anche di due province, è necessario procedere all'approvazione di una legge della Repubblica, in quanto, in base all'articolo 133, primo comma, della Costituzione, la materia rientra tra la potestà legislativa dello Stato.
  La procedura è stata completamente rispettata, come previsto appunto dall'articolo 133, che prevede che il mutamento delle circoscrizioni provinciali nell'ambito di una regione sia stabilito con legge della Repubblica, su iniziativa dei comuni, sentita la stessa regione. Sia il consiglio comunale di Torre Pallavicina che quello di Soncino hanno deliberato, nel giugno 2003, la modifica della loro circoscrizione. L'anno successivo, in data 16 marzo 2004, anche il consiglio regionale della Lombardia ha deliberato favorevolmente e ha poi trasmesso gli atti alle Presidenze di Camera e Senato.Pag. 4
  Ora siamo, quindi, a quello che dovrebbe essere il passaggio finale, con l'approvazione, in prima lettura alla Camera e poi al Senato, di questa proposta di legge, che, di fatto, risponde a una scelta condivisa dalle comunità locali e quindi non possiamo che prenderne atto. Il merito quindi della proposta di legge sta tutto qui.
  La riflessione, semmai, riguarda i tempi, perché – ce lo dobbiamo dire – tredici anni sono effettivamente troppi; dal 2003 ad oggi, tredici anni appunto, per il trasferimento di una porzione di terreni agricoli è un tempo così lungo da risultare incomprensibile. Nel frattempo voteremo nei prossimi giorni un disegno di legge di riforma costituzionale, che poi passerà al vaglio del referendum, che prevede la soppressione delle province e quindi anche di quell'articolo 133, primo comma, della Costituzione di cui oggi appunto stiamo discutendo.
  Il tema del procedimento legislativo, della relazione con gli altri livelli istituzionali, quando vi sono atti che li riguardano, di una migliore e maggiore celerità dell'iter riguardo ad alcune proposte di legge, come quella che abbiamo oggi in Aula, di una migliore e maggiore concentrazione del lavoro in Commissione come sede legislativa, credo che questi debbano essere gli elementi di una riflessione comune che dobbiamo affrontare.
  Molto opportunamente abbiamo rimandato la discussione sulla modifica del nostro Regolamento dopo il referendum, ma da quel momento, come Giunta del Regolamento e come Aula, abbiamo il dovere di portare a compimento il lavoro, già peraltro ben avviato, di revisione, per darci uno strumento più adeguato riguardo al procedimento legislativo. Quindi, credo che quella dovrà essere una discussione molto seria e molto importante che tutti noi insieme dobbiamo affrontare.
   Concludo, signor Presidente, ringraziando il relatore Marco Di Maio, e auspicando a questo punto un'approvazione veloce domani in Aula della proposta di legge da parte della Camera e che appunto anche il Senato possa poi procedere celermente. Credo che dopo dieci anni dalla presentazione della proposta di legge a firma del collega Gregorio Fontana e della sottoscritta, appunto sia veramente venuto il momento di approvare definitivamente questa norma.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 1435-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore Marco Di Maio ed il rappresentante del Governo non intendono replicare.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Vargiu, D'Incecco, Binetti ed altri n. 1-01191 concernente iniziative volte al riconoscimento della fibrosi polmonare idiopatica come malattia rara e a garantire una più efficace e omogenea assistenza sanitaria in relazione a tale patologia (ore 15,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Vargiu, D'Incecco, Binetti ed altri n. 1-01191, concernente iniziative volte al riconoscimento della fibrosi polmonare idiopatica come malattia rara e a garantire una più efficace e omogenea assistenza sanitaria in relazione a tale patologia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  È stata presentata altresì la mozione Palese ed altri n. 1-01207, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente.

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(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritto a parlare l'onorevole Palese, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-01207. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Desidero ringraziare il collega Vargiu per aver presentato questa mozione, con la quale noi poi ci siamo raccordati, perché trattasi di un problema e di una patologia molto importante, in un contesto di malattia rara, non c’è dubbio. Il problema delle malattie rare è diventato un problema serio nel nostro Paese e comunque in Europa e nel mondo occidentale perché, nel contesto di queste malattie rare, spesso e ben volentieri, c’è una grandissima difficoltà, una sofferenza vera e propria da parte del paziente che ne è affetto, ma anche e soprattutto dell’entourage della famiglia, che deve sostenere una situazione molto, molto drammatica. Quindi, grande difficoltà dal punto di vista dell'assistenza sanitaria e grandissima difficoltà dal punto di vista sociale. Le malattie rare presentano peraltro la grande difficoltà di come pervenire, in riferimento all'accesso, sia alla diagnosi, sia poi, successivamente, anche a quello che riguarda la terapia ed eventualmente a quello che poi può essere un supporto da parte dei servizi preposti nelle singole regioni o nei singoli territori e anche da parte dello Stato.
   Particolare rilevanza assume ad oggi – e da tempo purtroppo per chi ne è affetto – una malattia rara, che è la fibrosi polmonare idiopatica, la cosiddetta fibrosi cistica: trattasi di una malattia terribile, che colpisce un soggetto, quasi sempre uomo – che mai va al di sopra dei cinquant'anni con la manifestazione forte – e che si manifesta attraverso una connettivizzazione del tessuto, una cicatrizzazione, cioè il parenchima polmonare, che è un parenchima e un tessuto morbido che si espande e che, a un certo punto, diventa completamente connettivizzato, durissimo, cioè senza la possibilità di avere lo scambio che di norma si ha all'interno del sangue per l'ossigenazione del sangue stesso.
   Ora, questa patologia è una patologia rara fortemente invalidante.
  Quello che si chiede, signor Presidente, è un impegno da parte del Governo a che sia riconosciuta come malattia rara e a che ci sia un'organizzazione tale all'interno del nostro sistema sanitario, perché è verissimo che ci sono ventuno sistemi sanitari diversi, perché c’è l'autonomia organizzativa, funzionale e quant'altro, ma la titolarità esclusiva dei livelli essenziali di assistenza e la verifica degli stessi è demandata per nostra fortuna – per nostra fortuna: lo ribadisco – non allo scempio delle regioni, in particolare alcune, quelle purtroppo del sud, ma allo Stato.
  Proprio in riferimento a questo, noi abbiamo anche già delle difformità all'interno delle regioni, perché ci risulta che la regione Piemonte e la regione Toscana hanno ben operato in questo senso, perché hanno operato il riconoscimento tra le malattie rare, cioè hanno inserito l'IPF nell'elenco delle malattie rare, e hanno anche identificato un codice di esenzione permanente per tutte le prestazioni sanitarie di cui necessitano questi pazienti; purtroppo, in alcune regioni non c’è la classificazione da parte dello Stato come malattia rara, cioè la previsione dell'esenzione totale rispetto alla compartecipazione dei cittadini ai ticket, tanto per intenderci. Penso che invece bisogna agire con una linea di indirizzo; cioè il Governo scelga, signor Presidente, la strada migliore in riferimento a questo tema, perché trattasi di cercare di individuare degli atti di indirizzo sui centri di riferimento per uniformare, vedere con riguardo ai centri di riferimento regionali, che ci sono in ogni regione, lo stato dell'arte, cioè se ci sono, se sono stati istituiti, come funzionano, che tipo di monitoraggio c’è, che tipo di presenza hanno.
  Poi, serve chiaramente, dal punto di vista della compartecipazione, l'esenzione totale in riferimento all'accesso alle prestazioni Pag. 6e poi qualche facilitazione – visto che si tratta di malattia cronica permanente e, purtroppo, letale, perché a un certo punto i pazienti muoiono per asfissia, per dispnea completa – per la commercializzazione e l'accesso anche all'ossigenoterapia, perché questi pazienti la sopravvivenza la debbono soprattutto – e anche la qualità della vita precarissima, di grande sofferenza – esclusivamente a quel poco di ossigenoterapia che viene fatta.
   Per questo motivo, ritengo, signor Presidente – e invito, per il suo tramite, il Governo ad avere grande attenzione a queste mozioni – che ci debba essere anche la possibilità di intervenire. Risorse all'interno del servizio sanitario regionale ce ne sono tante, veramente troppe: 110 miliardi e passa all'anno sono le risorse pubbliche; in più, si aggiungono altri 35-40 miliardi di euro di prestazioni private, a cui la gente provvede da sola; c’è però, purtroppo, un grandissimo tasso di corruzione. Quindi, che non venisse il Governo qui, signor Presidente, a tirarci fuori il problema delle risorse finanziarie all'interno della questione se dare questi servizi e queste esenzioni. Sarebbe sufficiente eliminare il 5 per cento della corruzione che c’è all'interno del Servizio sanitario nazionale; già parliamo di 6 miliardi di euro, cioè praticamente una legge di stabilità nuova.
   Quindi, io la ringrazio per l'attenzione e l'accortezza anche per avermi concesso qualche secondo in più, ma ritengo utile e invito ancora una volta il Governo, a valutare positivamente questa mozione, insieme pure alle altre mozioni che ho visto rispetto a questa patologia rara grave.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Come ha detto il collega Palese, questa patologia, la fibrosi polmonare idiopatica, è una patologia che si inserisce nel novero delle malattie rare, di cui ci siamo occupati molte volte in quest'Aula, e anche più recentemente in occasione della giornata mondiale delle malattie rare, il 29 febbraio scorso, in cui è stato messo chiaramente in evidenza come ci siano tre obiettivi da perseguire in maniera intensa: superare le disuguaglianze nell'accesso alle cure e ai farmaci nei diversi Paesi e, in Italia, tra le diverse regioni; diffondere tra i cittadini e tra gli stessi operatori la più ampia consapevolezza sulle malattie rare, compresa la speranza che abbiamo adesso tutti noi che in Italia possano essere molti i centri che si accreditano a diventare centri europei per le malattie rare, con tutto quello che questo significa in termini di accesso a una ricerca scientifica più rigorosa, ma anche ai mezzi per questa ricerca scientifica in misura più abbondante, proprio per poter svolgere poi un ruolo di assistenza più adeguato e più rispondente alle effettive necessità dei pazienti e delle loro famiglie. Questo di fatto è il terzo obiettivo: sollecitare nuovi fondi per la ricerca.
  Sono questi gli obiettivi che coinvolgono tutte le malattie rare, ma, per entrare nel vivo della fibrosi polmonare idiopatica, bisogna dire che, tra tutte le malattie rare, questa è una malattia cronica progressiva, irreversibile e ad esito infausto. Ognuna di queste parole pesa come piombo e, in quanto tale, merita il massimo dell'attenzione da parte della nostra Aula in questo momento. La prognosi di fatto di questa patologia è una prognosi che, potremmo dire, sfocia nell’exitus, perché è una patologia che, proprio nel suo andamento progressivo, provoca insufficienza respiratoria, intolleranza allo sforzo, dispnea intensa. Si dice che mediamente il periodo di sopravvivenza dalla diagnosi non supera i 2-5 anni e negli ultimi anni questi pazienti hanno un bisogno pressoché sistematico di ossigenoterapia.
  Per quello che riguarda l'epidemiologia di questa malattia, possiamo dire che in Europa si stima che il numero di pazienti soggetti da fibrosi polmonare idiopatica sia compreso tra gli 80 mila e i 110 mila. Tali cifre, però, per qualche motivo che ci sfugge – e non a caso parliamo di patologia idiopatica – sono destinate ad aumentare, dal momento che ogni anno la fibrosi polmonare idiopatica viene diagnosticata Pag. 7a circa 35 mila nuovi pazienti nell'ambito dell'Unione europea. Questa cifra in Italia fortunatamente scende notevolmente, ma noi ci troviamo ogni anno 30-40 nuovi pazienti ogni 100 mila abitanti.
  Come è stato detto dal collega Palese, sono soprattutto gli uomini ad essere colpiti da questa patologia, ma si registrano anche diversi casi in età precoce, anche se non bisogna confondere la fibrosi polmonare idiopatica con la fibrosi cistica, che è una malattia, come dire, fortemente segnata sotto il profilo genetico.
  Spesso la diagnosi differenziale di questa patologia è ritardata e viene un po’ confusa con molte altre patologie di tipo respiratorio e questo sottopone il paziente a uno stress – potremmo chiamarlo un vero e proprio distress diagnostico – che appesantisce quelle che sono le sue condizioni e gli dà la sensazione di non essere sufficientemente preso in considerazione e di non essere sufficientemente preso in cura. Ancora oggi l'assenza del corretto dubbio diagnostico porta il paziente ad effettuare innumerevoli e defatiganti esami prima di giungere ad una diagnosi certa, per la quale sono talora necessari addirittura anni.
  Per quello che riguarda questa patologia, bisogna dire che, come accade spesso nel caso delle malattie rare, un ruolo di straordinaria importanza e di straordinaria efficacia viene svolto dalle associazioni di pazienti. In tale quadro, infatti, un ruolo centrale queste associazioni lo svolgono proprio nella misura in cui portano a conoscenza, diffusa e capillare sul territorio, le caratteristiche fondamentali di questa patologia e suggeriscono a questi pazienti quali siano i centri di eccellenza a cui potersi rivolgere, ma anche integrano quella che è una terapia finora mancante nella sua specificità – poi su questo punto tornerò un secondo –, proprio per quello che è, invece, l'insieme delle misure che possono contribuire a migliorare la qualità di vita di questi pazienti. Diciamo che a livello europeo questa associazione di pazienti o, meglio, questa associazione di associazioni di pazienti affetti da fibrosi cistica idiopatica è diventata portavoce e punto di riferimento, ma anche uno strumento efficace per il sostegno e l'avanzamento di programmi europei e nazionali volti a potenziare e a rendere più efficaci le modalità di accesso ai trattamenti sanitari e a promuovere la ricerca sulle nuove opzioni terapeutiche.
  Quali sono, tra le richieste più importanti, le richieste emergenti ? La prima riguarda il fatto che le opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti con fibrosi polmonare idiopatica sono al momento molto, molto limitate e c’è una forte esigenza insoddisfatta di terapie efficaci che possano cambiare il decorso di questa patologia dall'esito infausto, come si è appena detto.
  La gravità, l'incidenza e la mortalità di questa rara patologia sono state oggetto di specificazioni a livello europeo e nazionale, attraverso le quali sono state portate all'attenzione delle autorità dell'Unione europea e del Ministero della salute diverse criticità, quali le modalità stabilite per un accesso agevolato ai farmaci orfani.
  In questo momento mi riferisco proprio a un farmaco del tutto particolare, il Nintedanib, che è prodotto da Boehringer, che è un inibitore di tirosin chinasi e che ha come bersaglio i recettori del fattore di crescita coinvolti nella patogenesi della fibrosi polmonare.
  Come curiosità cito il fatto che il Nintedanib è anche un farmaco efficace nel caso del tumore polmonare e rappresenta – è uno di quei misteri che la natura ogni tanto ci riserva e di cui la farmacologia prende atto, anche senza riuscire a spiegarli fino in fondo – una delle prime forme di insulina biosimilare, quindi efficace anche sotto altri aspetti per la terapia del diabete.
  Quello che succede è che oggi questo tipo di farmaci va – come dire – ricollocato all'interno di un progetto terapeutico che comprende esercizi concreti e specifici, cioè una sorta di fisiopatologia della respirazione e di fisioterapia della respirazione, che permetta di rallentare il decorso e di alleviare e ritardare il progressivo peggioramento. Ovviamente l'ultima Pag. 8ratio a cui possono ricorrere questi pazienti è quella del trapianto polmonare, ma, per essere sottoposti al trapianto polmonare, occorre una certa età ed occorrono anche delle condizioni di salute complessive piuttosto buone.
  Faccio presente che questo crea dei costi indiretti legati a questa patologia, per cui un intervento preciso e puntuale, sotto il profilo terapeutico e anche sotto il profilo dell'investimento nelle terapie, è visto con grande attesa da parte dei pazienti e da parte delle loro famiglie.
  Io voglio ricordare che un anno fa proprio in quest'Aula il sottosegretario De Filippo, rispondendo a una mia interrogazione, aveva assunto un compito ben preciso, cioè di ottenere la facilitazione della messa in commercio di questo farmaco, che aveva superato a livello europeo i rispettivi controlli, ma che era in attesa che l'AIFA completasse tutte le iniziative di negoziazione del prezzo. Sono molto contenta che il sottosegretario De Filippo sia qui, perché ci potrà dare ulteriori specifiche dei passi avanti fatti da allora.
  Che cosa chiediamo noi al Governo in questo momento con questa nostra mozione ? Un primo passo importante è che la fibrosi polmonare idiopatica venga ricompresa, a tutti gli effetti, tra le malattie rare, perché, nel momento in cui è ricompresa tra le malattie rare, scattano due aspetti positivi: in primo luogo, che viene sottratta a quella diversità regionale che fa sì che in Italia il paziente, a seconda della regione in cui vive, possa avere alcuni diritti o possa non avere questi diritti; il secondo punto è che, intorno al grande tema delle malattie rare inserite e dell'inserimento nell'elenco delle malattie rare, ruota questa attesa veramente enorme dei pazienti nei confronti dei nuovi livelli essenziali di assistenza, che, mi dicono, hanno totalmente completato il loro iter a livello del Ministero e sono in attesa – non ho capito bene se da parte della Conferenza Stato-regioni o da parte di chi, cioè se da parte del MEF o di chicchessia – di un ultimo passaggio, ma che permette di dare veramente speranza a questi pazienti.
  L'altro aspetto, che a noi sembra importante, è che si tratta di promuovere, da un lato, campagne formative rispetto al personale, perché sia possibile procedere a diagnosi le più precoci e le più precise possibili, perché ogni attesa nella diagnosi e ogni sforzo di essere sottoposti a esami inutili, a parte costituire un costo materiale, rappresenta una fatica immane. Il secondo è promuovere campagne informative, perché per lo meno si risvegli anche il dubbio diagnostico; penso ai medici di base e penso anche alle famiglie, in cui molte volte ci sono questi pazienti affetti da broncopneumopatia ostruttiva, con tutte le difficoltà respiratorie che possono avere. E poi – è l'ultimo punto e con questo io concludo – mi auguro davvero che presto l'approvazione degli ERN a livello europeo, dopo l'intensa campagna fatta dal Ministero dalla salute, dall'Istituto superiore di sanità e dall'Osservatorio delle malattie rare, possa davvero portare ad avere in Italia centri di eccellenza anche per questa patologia specifica, perché questo significherà ottenere farmaci migliori in tempi più brevi, ma anche processi diagnostici e processi terapeutici di alta qualità, con la maggiore soddisfazione per la vita del paziente.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Vittoria D'Incecco. Ne ha facoltà.
  Prima di darle la parola, la Presidenza saluta studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale «Saverio Solimene» di Sparanise, in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Prego, onorevole D'Incecco.

  VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, signori sottosegretari, colleghi, come detto la fibrosi polmonare idiopatica è, a tutti gli effetti, ricompresa tra le malattie rare e una malattia rara si definisce così quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi presenti su una data popolazione, non supera una soglia stabilita.
  La soglia stabilita nell'Unione europea è fissata allo 0,05 per cento della popolazione, ossia cinque casi su 10.000 persone. Pag. 9La fibrosi polmonare idiopatica è di fatto una malattia rara, come è stato già detto, anche se in Italia, attualmente, non è inserita nell'elenco delle malattie esenti da ticket; è una malattia irreversibile, progressiva che, ogni anno, colpisce dai 5.000 ai 9.000 italiani. I polmoni si riempiono di tessuto fibroso, la malattia determina un'insufficienza respiratoria e ha un'evoluzione letale in pochi anni, con un tempo medio di sopravvivenza di 2-5 anni, dopo la diagnosi.
  L'incidenza annuale, che sembra essere in aumento, come ha detto l'onorevole Binetti, è stimata in 5-16 casi per 100.000 individui; la prevalenza è di 13-20 casi per 100.000 abitanti; è più comune negli uomini e aumenta drasticamente con l'età. «Idiopatica» significa «sconosciuta»; nessuno conosce la causa precisa della fibrosi polmonare idiopatica; ciò che però è ben riconosciuto nella fibrosi polmonare idiopatica è che, in questa malattia, si verifica una modificazione dei normali processi di guarigione del polmone, che induce un'eccessiva produzione di tessuto cicatriziale e, sfortunatamente, poiché non si manifestano sintomi di questa modificazione, non ce ne accorgiamo finché il tessuto cicatriziale non si accumula e dà problemi alla respirazione.
  Le cause di questo anomalo processo di guarigione sono sconosciute; i sintomi, come già si è detto, sono simili a quelli di altre patologie dell'apparato respiratorio, con una tosse secca insistente e difficoltà respiratoria che si aggrava nel tempo. Quindi, la diagnosi spesso arriva in ritardo proprio perché c’è questa somiglianza dei sintomi con altre malattie respiratorie croniche.
  Come per tutte le malattie croniche, ma in particolare per la fibrosi polmonare, è importante, invece, che la diagnosi venga fatta il più presto possibile e il trattamento venga iniziato precocemente. È certamente una malattia severa, la fibrosi polmonare idiopatica, dal punto di vista fisico, ma non meno gravi sono le sue ripercussioni psicologiche; per una persona affetta da tale patologia i più semplici atti quotidiani diventano sempre più difficili con il decorso della malattia e le limitazioni alla conduzione di una normale vita lavorativa familiare e relazionale sempre più pesanti. La persona che ne è affetta ha quindi bisogno, come si diceva, di un'assistenza che tenga in dovuta considerazione anche il carico psicologico ed emotivo.
  Fino a poco tempo fa, l'unica soluzione possibile, come ha già detto l'onorevole Binetti, era il trapianto di polmoni e, solo dal 2013, il Pirfenidone, primo farmaco che rallenta la progressione della malattia, è regolarmente in commercio. Tale farmaco viene erogato dalle farmacie ospedaliere su prescrizione del medico specialista. Esiste poi un secondo farmaco, quello già nominato dall'onorevole Binetti, il Nintedanib, già approvato dall'EMA, però non ancora commercializzato in Italia.
  Nel nostro Paese, la fibrosi polmonare idiopatica non è ancora riconosciuta a livello nazionale come malattia rara, questo è il problema che noi portiamo oggi. Ancora oggi, infatti, la patologia è identificata come rara solo in Toscana ed in Piemonte, costringendo i pazienti delle altre regioni a farsi carico autonomamente dei costi associati alle cure e al monitoraggio costante dell'evoluzione della patologia.
  Il riconoscimento garantirebbe l'esenzione dal pagamento dei ticket a ogni malato, indipendentemente dalla regione di residenza. Allora, cosa chiediamo al Governo ? Chiediamo di impegnarsi in tal senso e di assumere iniziative che possano far riconoscere la fibrosi polmonare idiopatica come quella che realmente è: una malattia rara e, come tale, quindi, disporre i livelli essenziali di assistenza, omogenei su tutto il territorio nazionale, senza differenze geografiche, assicurando, senza distinzioni dell'età del paziente, l'accesso, a carico del Sistema sanitario nazionale, a tutti i trattamenti sanitari e di supporto sociale e psicologico per il paziente e per i suoi familiari.
  Prevedere corsi di formazione del personale sociosanitario coinvolto e campagne informative per l'intera popolazione in modo da divulgare la conoscenza non solo Pag. 10della malattia, appunto per arrivare a una diagnosi precoce e a un trattamento il più possibile da iniziare presto, ma anche delle possibili cure disponibili, compreso il trapianto, e l'eventuale supporto psicologico per pazienti e familiari. Chiediamo inoltre di favorire l'integrazione dei centri di riferimento italiani nelle reti europee per un maggiore scambio di esperienze utili a una maggiore conoscenza diagnostica e terapeutica della malattia e quindi una migliore e libera presa in carico e cura del paziente riguardo alla risposta più giusta e appropriata, prevedendo inoltre azioni di monitoraggio sull'operatività dei centri, nonché sull'aggiornamento continuo dei dati in riferimento all'incidenza e alla mortalità della patologia. Mi sembra che sia una giusta risposta al diritto alla salute di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro conclusa la discussione sulle linee generali. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel proseguo della discussione. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

Discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-01140 e Brunetta ed altri n. 1-01206 concernenti presupposti e modalità di riscossione del canone di abbonamento per la detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive (ore 16,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-01140 e Brunetta ed altri n. 1-01206 concernenti presupposti e modalità di riscossione del canone di abbonamento per la detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
  Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Peluffo ed altri n. 1-01208 e Paglia ed altri n. 1-01209 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono già in distribuzione (vedi allegato A – Mozioni).

(Discussione sulle linee generali)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  È iscritta a parlare l'onorevole Ruocco che illustra anche la mozione n. 1-01140 di cui è prima firmataria. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Grazie Presidente, con questa mozione noi vogliamo analizzare le novità in relazione al pagamento del canone RAI che, come si sa, da quest'anno verrà pagato dai cittadini attraverso un ulteriore onere sulla bolletta elettrica. Questo, dal punto di vista fiscale, genera una serie di implicazioni, innanzitutto perché si trasforma in qualche modo un soggetto, che può essere una multiutility, in un soggetto riscossore, perché attraverso una bolletta arriva un'imposta, o una tassa che dir si voglia, a fronte di un servizio che nulla ha a che vedere con l'energia elettrica. E quindi questo ha tutta una serie di implicazioni, innanzitutto perché a questo punto viene applicato questo tributo del tutto indistintamente, non tenendo conto neanche di quelle che sono le caratteristiche intrinseche che deve avere un tributo quando viene applicato alla generalità dei cittadini, ovverosia tenere conto della effettiva capacità contributiva dei soggetti, degli indicatori di ricchezza del soggetto che viene colpito, non rispettando comunque criteri di progressività nella attribuzione degli importi, e quindi si stabilisce questo tipo di imposizione in maniera del tutto confusa e generalizzata sulle spalle dei cittadini utenti. Quindi utenti di un, dicevamo, servizio energetico, che però in quello stesso contesto Pag. 11pagano un servizio che configurerebbe appunto il cosiddetto canone RAI, quindi a fronte della fruizione dei programmi televisivi, senza voler affrontare tutto quanto il tema importante che implica la partecipazione dei cittadini soltanto quando si tratta di onerarli. Infatti, sappiamo bene che la RAI è lottizzata dai partiti e dal Governo. Pertanto, ovviamente, questi cittadini, a questo punto, si trovano un addebito in bolletta per un servizio cui non partecipano in nessun modo, sono completamente esclusi. Ormai nella gestione e nella governance della RAI è deciso tutto dai partiti, quindi senza minimamente interpellarli. Ma questo è un leitmotiv del Governo: questo fa in tema di banche, quando si tratta di andare a cercare nei cittadini soltanto azionisti a perdere, con il sistema capestro del bail in, per il quale veniamo coinvolti nelle attività bancarie soltanto quando le banche sono in sofferenza, e così fa in tutti i casi. Anche in questo caso, nella RAI veniamo coinvolti, ancora una volta, così espressamente soltanto quando ci sta da spartirsi gli oneri e non quando c’è da prendere le decisioni.
  Quindi, senza voler entrare nel merito di questo aspetto ovviamente fondamentale, la mozione analizza questa decisione soprattutto dal punto di vista fiscale, che, come dicevo, si configura assai opinabile. Attraverso questa mozione, quindi, intanto chiediamo che non sia automatico, attraverso una mera presunzione legale, che ad un contatore debba necessariamente corrispondere una bolletta, con automatico addebito, ma chiediamo che sia ribaltata proprio la visione delle cose, cioè se c’è un contatore, prima che si presuma qualunque forma di ulteriori apparecchi nella casa, nell'abitazione, nella residenza dei cittadini, deve essere il cittadino che lo notifica in qualche modo e non il contrario. Vale a dire, non è che l'onere mi viene addebitato direttamente, a meno che io non dica il contrario, quindi creando una presunzione legale.
  Poi, come dicevo nell'introduzione, a questo punto sarebbe importante tenere conto della effettiva capacità reddituale del soggetto. Infatti, è ovvio che, come dicevo, nel momento in cui l'onere viene applicato alla generalità indistinta dei contribuenti, si deve tener conto delle condizioni economiche di ciascuno. Quando è stato istituito il canone RAI, ormai diversi decenni orsono, si poteva anche dire che il possesso di un apparecchio televisivo potesse configurare un indicatore di ricchezza, ma ad oggi abbiamo una serie di strumentazioni attraverso le quali, in qualche modo, si può fruire delle trasmissioni televisive RAI e queste strumentazioni non si può certo dire che, in determinati casi, possano configurarsi necessariamente come indicatori di ricchezza. Parlo, magari, di una persona anziana, che ha semplicemente acquistato un telefonino o comunque un apparecchio attraverso il quale potrebbe fruire di ricezione di segnale, però in quel caso, magari, lo ha acquistato per tutt'altri motivi e, quindi, non è giusto che, se indigente, venga colpita da un ulteriore tributo. Bisognerà tenere conto di queste situazioni e di queste fattispecie.
  Noi pensiamo, quindi, che sia indispensabile per il Governo una revisione di questa disciplina. Non si può moltiplicare i soggetti riscossori dei tributi. Già abbiamo Equitalia e già questo tipo di riscossione va rivista. Questo ulteriore onere, notificato attraverso una multiutility, è completamente sbagliato. Quindi, bisogna di nuovo portare nei ranghi della corretta attribuzione e competenza fiscale gli addebiti. È indispensabile che il Governo, inoltre, faccia un'operazione di chiarezza ed, attraverso un provvedimento legislativo di norma primaria, identifichi anche quali sono, a questo punto, gli apparecchi il cui possesso potrebbe essere il presupposto del tributo di cui si sta parlando. Quindi, la disciplina va rivista.
  Noi speriamo che la nostra mozione venga presa seriamente in considerazione da un Governo che, ancora una volta, piuttosto che fare chiarezza e applicare il sistema fiscale in modo perequativo, impone ai cittadini un fisco iniquo e, quanto Pag. 12meno, poco trasparente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Occhiuto, che illustrerà la mozione Brunetta ed altri n. 1-01206, di cui è cofirmatario.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Nell'ultima legge di stabilità, il Governo, attraverso la maggioranza, inserì un comma in ragione del quale si stabilì che il pagamento del canone RAI venisse addebitato sulla bolletta elettrica. In quell'occasione, noi ci opponemmo a questa norma, la giudicammo una norma piena di criticità, per le questioni che abbiamo evidenziato nella nostra mozione e che illustrerò, ma anche per la circostanza che ci pareva assurdo che, mentre il Parlamento, il Governo e alcuni parlamentari, anche di maggioranza, firmavano atti che andavano nella direzione di rendere più intellegibile la bolletta elettrica – infatti, nella bolletta elettrica che ricevono le famiglie italiane non è sempre facile capire qual è la quota di energia che si paga e quali sono, invece, gli altri costi –, mentre da più parti si affermava la necessità di intervenire al fine di rendere più trasparente la bolletta elettrica, il Governo inseriva nella bolletta elettrica anche il pagamento del canone RAI. Si tratta di una criticità che evidenziammo allora, insieme alle criticità che pure evidenziammo e che abbiamo deciso di inserire nella nostra mozione. Queste criticità, prima di questa mozione, peraltro, sono state oggetto anche di numerosi atti di sindacato ispettivo. Mi rivolgo a lei, Presidente, non solo perché il Regolamento me lo richiede, ma anche perché proprio lei, Presidente Baldelli, è stato firmatario di più atti di sindacato ispettivo aventi ad oggetto questa materia. Abbiamo, per l'appunto, evidenziato criticità e contraddizioni.
  L'articolo della legge di stabilità statuisce, infatti, la presunzione della detenzione dell'apparecchio televisivo, mentre le norme precedenti non parlavano di presunzione. Dicevano che l'abbonamento alla RAI doveva pagarlo chi aveva l'effettivo possesso dell'apparecchio. Ora, invece, con l'inserimento di questo principio della presunzione, è il cittadino che deve dimostrare che questa è una presunzione, se non ha la detenzione dell'apparecchio, facendo una sorta di autocertificazione. Nella sostanza, c’è un'inversione dell'onere della prova. È lo Stato che dice a tutti: «Dovete pagare il canone RAI purché abbiate una utenza elettrica». Poi chi non ce l'ha deve dimostrare allo Stato, invece, di non avere la detenzione dell'apparecchio televisivo. È una presunzione che noi troviamo assolutamente sbagliata, per la quale presunzione è prevista persino una sanzione penale, derivante dall'eventuale dichiarazione mendace da parte dei cittadini, che dovessero provvedere all'autocertificazione.
  Però, questo è un aspetto che andrebbe maggiormente approfondito, perché proprio il Ministero dello sviluppo economico, nel febbraio 2012, stabilì che possono essere definite apparecchiature assimilabili al televisore anche i PC con scheda di sintonizzazione o persino tablet e anche alcuni smartphone oggi in vendita, che hanno al loro interno una scheda di sintonizzazione che permette loro di acquisire la visione di canali televisivi non su Internet, ma anche attraverso il digitale terrestre. Ebbene, se così è, chi potrebbe in buona fede produrre un'autocertificazione che escluda la presunzione di detenzione senza temere di incappare in sanzioni penali ? Perché, è vero, non ha il televisore, ma magari ha un PC con una scheda di sintonizzazione e nemmeno lo sa ! È un aspetto che può rendere di difficile realizzazione anche l'autocertificazione da parte dei cittadini.
  Vi sono poi altri due aspetti che andrebbero segnalati, e che noi abbiamo puntualmente segnalato nella nostra mozione. Uno riguarda il decreto attuativo che il Governo si era impegnato a produrre entro il 15 febbraio. Si diceva, al comma successivo a quello nel quale si stabilisce il pagamento dell'abbonamento RAI in bolletta, al comma 154, che con decreto del Ministro dello sviluppo economico, Pag. 13di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico, da adottare entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sarebbero stati definiti termini e modalità per il riversamento all'erario e per le conseguenze di eventuali ritardi, anche in forma di interessi moratori dei canoni incassati dalle aziende di vendita dell'energia elettrica. Bene: questo termine è spirato il 15 febbraio ! Il Governo non ha provveduto ad emanare il decreto; da recenti notizie di stampa apprendiamo che il decreto ministeriale in questione sarebbe stato trasmesso al Consiglio di Stato. E però la nuova normativa sull'esazione del canone RAI prevede che siano incrociate anche le banche dati dell'anagrafe tributaria, dell'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico e di altri organismi, e questa cosa secondo noi può determinare dei problemi dal punto di vista della tutela della privacy delle famiglie: per cui chiediamo che, anche in sede di definizione del decreto di attuazione, siano stabilite delle forme che non siano invasive della privacy delle famiglie.
  Così come chiediamo che si faccia più attenzione anche agli aspetti legati alle domiciliazioni bancarie, che sono spesso oggetto di controversie causate da problemi tecnici talvolta piuttosto significativi, relativi a difficoltà di comunicazione e di connessione tra i sistemi informatici della banca di riferimento del consumatore e quella della società energetica, con ritardi o inadempienze nell'aggiornamento dei database di queste ultime. Anche questo aspetto potrebbe essere estremamente rilevante, in ordine alla possibilità di produrre una procedura che sia utilmente idonea a conseguire il fine che il Governo vuole conseguire.
  Altri due problemi ancora, che abbiamo segnalato nella nostra mozione, riguardano uno la natura del pagamento del canone RAI: abbiamo evidenziato come la sentenza della Corte costituzionale n. 284 giugno 2002 e la sentenza della Corte di cassazione del 3 agosto del 1993 hanno acclarato che il canone TV ha natura di imposta, il cui pagamento è dovuto in ragione della mera detenzione dell'apparecchio atto a ricezione e in misura indipendente dalla quantità e qualità del relativo mezzo. Se però il pagamento di questo canone viene qualificato come imposta, quest'imposta rischia di essere una vera e propria imposta espropriativa, perché vorrei ricordare che, se l'imposta si paga perché io posseggo un apparecchio televisivo, vi sono televisori da 200, 300 euro (questi sono i valori di mercato), per cui entro due o tre anni andrei a pagare un'imposta addirittura espropriativa del bene per il quale sono costretto a pagarla.
  L'altra questione che abbiamo evidenziato nelle premesse della nostra mozione, ma non negli impegni, ed è una questione che andrebbe comunque maggiormente approfondita quando si affronta la discussione sulla RAI, è la questione che ne riguarda il carattere peculiare; anzi, se vogliamo, il carattere che la RAI non ha in maniera peculiare rispetto a quanto dovrebbe essere. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nel parere del 28 ottobre 2015 espresso in tema di inserimento del canone RAI nell'utenza elettrica, ha precisato che se da un lato il servizio pubblico può essere finanziato da una combinazione di risorse pubbliche e proventi commerciali, dall'altro occorre certamente evitare che le risorse pubbliche siano utilizzate per il finanziamento di attività commerciali. Ecco, nel caso della RAI però avviene proprio questo ! Vorrei ricordare che ciò che la RAI ricava dai proventi pubblicitari, dagli introiti pubblicitari, è il 46 per cento delle sue risorse. Per inciso, ricordo che quello che ricava la televisione di Stato tedesca dagli introiti pubblicitari è soltanto il 13 per cento delle proprie risorse; e la BBC inglese, la televisione pubblica inglese invece non manda in onda pubblicità.
  Il punto non è impedire alla RAI di introitare risorse pubblicitarie: il punto è stabilire quale dev'essere la natura di televisione pubblica, e quale dev'essere il carattere peculiare della RAI. Se vuole essere una televisione che si pone sul mercato, anche sul mercato pubblicitario, Pag. 14bene, è giusto che lo faccia; ma forse diventa meno giusto che i cittadini siano costretti a pagare un canone ad un'azienda che i propri proventi comunque può reperirli sul mercato. Mi rendo conto che l'oggetto della mozione che oggi discutiamo riguarda più specificatamente la modalità di esazione del canone RAI; ma sarebbe omissivo secondo me intervenire su questa materia senza denunciare altre criticità che stanno proprio nel carattere troppo ibrido che la RAI ha rispetto alle sue omologhe televisioni europee.
  Nella nostra mozione, Presidente (concludo), noi chiediamo quindi al Governo di impegnarsi a valutare gli effetti applicativi della nuova norma, anche alla luce della necessaria tutela della privacy che dev'essere garantita agli utenti e ai contribuenti attraverso la protezione dei dati sensibili. Chiediamo, ancora, che il Governo si impegni con la massima sollecitudine, senza ulteriori ritardi, a fornire i chiarimenti necessari attraverso il decreto che il Ministro dello sviluppo economico avrebbe dovuto licenziare il 15 febbraio scorso. Chiediamo che in particolare sia posta maggiore attenzione rispetto ai rischi di eventuali cortocircuiti del sistema di domiciliazione bancaria, e di ogni altro effetto che possa riverberarsi in maniera negativa su consumatori e contribuenti; e chiediamo anche che siano definiti specifici mezzi a disposizione degli utenti per tutelarsi in caso di errori, abusi o comportamenti contrari al codice del consumo nell'ambito della discussione della riscossione del canone RAI in bolletta elettrica. Chiediamo ancora al Governo di riferire, attraverso specifica relazione alle Camere, in merito ai dati e all'applicazione della nuova normativa in materia di riscossione del canone RAI. E, in ultima istanza, chiediamo che si valuti la possibilità di individuare un nuovo meccanismo di riscossione del canone, che superi le criticità organizzative e fiscali riscontrate, e che non ravvisi profili di rischio per la necessaria tutela degli utenti e dei contribuenti.
  Sono queste le cose che abbiamo chiesto nella nostra mozione: ci auguriamo che il Governo voglia considerarle perché peraltro sono richieste che provengono anche da altre mozioni presentate da altri gruppi parlamentari. Forse su questa vicenda, sulla vicenda dell'esazione del canone in bolletta, c’è necessità di un approfondimento; così come, a mio personale giudizio, sarebbe assolutamente necessario un approfondimento anche sulla natura e sulla peculiarità mancata della nostra azienda televisiva di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Anzaldi, che illustrerà la mozione n. 1-01208, di cui è cofirmatario.

  MICHELE ANZALDI. Signor Presidente, sottosegretario, prima di illustrare la mia mozione volevo un attimo soffermarmi sulle parole della collega Ruocco, che purtroppo è andata via; e mi dispiace, perché non potrà sentire né la mia mozione né soprattutto il parere del Governo, e forse la cosa è ancora più grave perché non c’è nessuno proprio del gruppo del MoVimento 5 Stelle. Siccome lei ha avanzato delle critiche, anzi, forse delle accuse addirittura su una presunta lottizzazione della Rai, vorrei permettermi di ricordare che proprio per allontanare questi rischi il Parlamento si fa aiutare da una Commissione di vigilanza, che è presieduta autorevolmente da un membro del MoVimento 5 Stelle, il presidente Roberto Fico. Quindi, una presunta lottizzazione o quello che è, forse la sede migliore per tirarla fuori e lì e la persona migliore sarebbe il presidente Fico. La seconda cosa è che vorrei ricordare che il direttore generale della RAI, il dottor Campo Dall'Orto, è stato votato all'unanimità dal consiglio di amministrazione, quindi anche dal consigliere di amministrazione che è stato eletto dal MoVimento 5 Stelle. Dopo questa precisazione, passerò a illustrare la mozione.
  Come è noto, già prima dell'entrata in vigore dell'articolo 1, comma 153, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, l'importo del canone televisivo in Italia, pari a Pag. 15113,50 euro annui, si attestava sotto la media europea, pari a 127,6. Ben dodici Paesi europei avevano importi decisamente superiori al canone italiano; ciononostante il tasso di evasione stimato per il 2014 si attestava intorno al 27 per cento, per un importo complessivo non inferiore ai 500 milioni di euro, contro una media europea, inclusa l'Italia, che si attesta attorno al 10 per cento. Le significative innovazioni relative all'introduzione di un'ulteriore ipotesi presuntiva del possesso di un apparecchio televisivo in corrispondenza di un contratto di fornitura di energia elettrica e il conseguente inserimento dell'onere del canone nella bolletta sui consimili di energia elettrica, introdotte dalla citata disposizione della legge di stabilità 2016, consentiranno un decisivo recupero dell'evasione e, per tale via, un sensibile ridimensionamento dell'importo a carico dei contribuenti rispettosi della legge. Con successivo decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico, in via di emanazione e, a quanto ci risulta, già inviato al Consiglio di Stato per il necessario parere, verranno definiti termini e modalità per il riversamento all'erario dei canoni incassati dalle aziende di vendita dell'energia elettrica e le procedure di controllo sulla regolarità dei pagamenti, nonché le eventuali misure tecniche che si dovessero rendere necessarie all'introduzione di tale innovativo sistema di riscossione. Nell'ambito della nuova disciplina sono regolate le ipotesi di esenzione e le procedure di autocertificazione relative al mancato possesso di apparecchi televisivi, pur in costanza della titolarità di un contratto di fornitura di energia elettrica, regolate secondo il regime ordinario previsto al riguardo dal decreto del Presidente della Repubblica del 28 dicembre 2000, n. 445.
  Per quanto attiene all'individuazione delle tipologie di apparecchiature che fanno scattare l'obbligo del pagamento del canone, già la nota del Ministero dello sviluppo economico n. 12991 del 22 febbraio 2012 aveva chiarito che il pagamento del canone riguarda solo gli apparecchi atti o adattabili a ricevere il segnale audiovisivo attraverso la piattaforma digitale terrestre o satellitare, rimanendo esclusi gli altri dispositivi che utilizzano la rete Internet. Ulteriori chiarimenti e precisazioni riguardo alla questione delle tipologie di apparecchiature assoggettata all'obbligo del pagamento del canone potranno essere fornite con l'emanando decreto interministeriale di attuazione della citata disposizione di cui al comma 135 della legge stabilità per il 2016. Il nuovo sistema di esazione del canone presuppone il coinvolgimento e la collaborazione di diversi soggetti, pubblici e privati, detentori di banche dati significative ai fini della puntuale applicazione delle nuove disposizioni, ai sensi dell'articolo 1, comma 156, della legge n. 208 del 2015, profilo che dovrà vedere un ruolo attivo di indirizzo e verifica da parte dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali. Alla luce delle suddette innovazioni normative, una situazione meritevole di specifica attenzione riguarda il caso dei cittadini italiani residenti permanentemente all'estero e quindi iscritti all'AIRE, i quali non solo non hanno la residenza negli immobili posseduti in Italia, ma non usufruiscono per la maggior parte del periodo dell'imposta delle trasmissioni radiotelevisive italiane nei suddetti immobili. La nostra mozione impegna il Governo ad adottare con la massima sollecitudine il decreto interministeriale attuativo del nuovo regime di pagamento del canone RAI, chiarendo i punti sinora rimasti incerti e sui quali si stanno montando campagne allarmistiche e disinformazione; a chiarire ai cittadini che il canone è dovuto per il possesso di un apparecchio TV in grado di ricevere il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente o tramite uno strumento esterno; a valutare la possibilità per i prossimi anni, tenendo anche conto che è necessaria una modifica legislativa, di considerare a favore dei cittadini italiani residenti permanentemente all'estero ed iscritti all'AIRE l'esenzione o la riduzione del canone RAI sugli immobili Pag. 16da essi posseduti in Italia, ove siano presenti le presunzioni fissate dal regio decreto del 1938, a condizione che non siano locati o dati in comodato d'uso, così come proposto con apposito ordine del giorno nel corso dell'esame della legge di stabilità 2016; ad informare periodicamente il Parlamento sull'andamento del nuovo sistema di applicazione ed esazione del canone radiotelevisivo, in particolare con riferimento agli effetti sul contrasto del fenomeno dell'evasione del medesimo e alle procedure di condivisione delle banche dati e rispetto del diritto della privacy degli utenti.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione, che non è presente in Aula. S'intende che vi abbia rinunziato. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica (ore 16,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge di ratifica nn. 2004-A, 2981-A, 3459 e 3461.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei progetti di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario) e che il disegno di legge 2981-A è contingentato solo per la discussione generale.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. A questo punto dovremmo passare alla ratifica dell'Accordo fra Italia e Repubblica Ceca, ma, non essendo in questo momento presente il relatore, se non vi sono obiezioni passiamo alle altre ratifiche, pure inserite all'ordine del giorno.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013 (A.C. 2981-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2981-A: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2981-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lia Quartapelle Procopio.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Presidente, dando per letta sostanzialmente la relazione, che consegnerò agli uffici (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti), sottolineo che il Trattato rappresenta un'evoluzione nella cooperazione giudiziaria penale bilaterale tra i due Paesi e ha sostanzialmente l'obiettivo di analizzare le condizioni per le quali i due Stati si impegnano a consegnarsi le persone che sono perseguite o condannate dalle autorità giudiziarie dell'altro Stato. Il testo individua le tipologie di reato che danno luogo a estradizione ed è un disegno di legge di autorizzazione Pag. 17alla ratifica che prevede oneri con una copertura finanziaria annuale di circa 38 mila euro; è un Trattato compatibile con le convenzioni firmate dall'Italia in materia e, come Commissione, ne auspichiamo una rapida approvazione, anche come segnale di sostegno e di vicinanza al percorso di stabilizzazione avviato da Pristina, che recentemente ha avuto come elemento particolarmente interessante l'avvio di un canale di dialogo con Belgrado.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Avverto che non si darà luogo alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1945 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo federale della Repubblica di Somalia in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 settembre 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3459) (ore 16,46).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3459: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo federale della Repubblica di Somalia in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 settembre 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3459)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lia Quartapelle Procopio.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Presidente, anche qui darei la relazione per letta. Intervengo solo per sottolineare l'importanza di questo Accordo di cooperazione in materia di difesa con la Somalia: un Paese al quale noi siamo legati da elementi di antica amicizia, ma anche un Paese cruciale in un'area del mondo, quella del Corno d'Africa, che è sostanzialmente destabilizzata sia dal fondamentalismo islamista di Al Shabab, che dalla pirateria marittima a largo delle coste appunto della Somalia. Il Trattato prevede degli oneri annuali di circa 5 mila euro ad anni alterni ed è un Trattato che è in linea sia con la legge italiana sulle armi, la n. 185 del 1990, che con tutte le risoluzioni ONU che disciplinano le vicende della sicurezza e della difesa, in un'area del mondo che è da circa 25 anni sottoposta a guerre civili e a conflitti armati di varia natura (La Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della sua relazione).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che non si darà luogo alla replica.

(Annunzio di una questione sospensiva – A.C. 3459)

  PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, la questione sospensiva Frusone ed altri n. 1, che sarà esaminata e posta in votazione prima dell'esame degli articoli del provvedimento.
   Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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Discussione del disegno di legge: S. 1986 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Roma il 17 settembre 2012 (Approvato dal Senato) (A.C. 3461) (ore 16,48).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3461: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Roma il 17 settembre 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3461)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Lia Quartapelle Procopio.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Presidente, anche qui darei per letta la relazione. Si tratta di un Accordo che regola la cooperazione in campo militare del Ministero della difesa con la Repubblica del Senegal. Ha l'obiettivo di rafforzare le relazioni di cooperazione in materia di sicurezza con i Paesi amici, appunto il Senegal, e dare impulso allo sviluppo dell'industria della difesa. È un Accordo i cui contenuti sono sostanzialmente omogenei a quelli dell'accordo con la Somalia, di cui abbiamo trattato poco fa. Ha degli oneri economici di circa 5 mila euro ad anni alterni, e anche in questo caso la Commissione auspica una rapida approvazione del disegno di legge perché tratta di un'area del mondo, quella dell'Africa occidentale, anch'essa sottoposta a forti tensioni relative in particolare al tema del terrorismo di matrice islamista (La Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo integrale della sua relazione).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
   A questo punto sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 17,10.

  La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 17,10.

Discussione della proposta di legge: Manlio Di Stefano ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica ceca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, fatto a Praga l'8 febbraio 2011 (A.C. 2004-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 2004-A: Manlio Di Stefano ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica ceca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, fatto a Praga l'8 febbraio 2011.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2004-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali. Pag. 19
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gianluca Pini.

  GIANLUCA PINI, Relatore. Grazie, Presidente. Mi scuso con l'Aula per il ritardo, ma ho avuto un po’ troppa fiducia nella puntualità dei treni. Quindi, veramente mi scuso, perché è una cosa anche abbastanza imbarazzante arrivare in ritardo per una relazione.
  Richiamandomi a quanto già detto in sede di esame in Commissione e chiedendo di essere autorizzato a consegnare il dettaglio del testo della relazione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti), se non vi sono obiezioni da parte dei colleghi molto brevemente vado a significare che questo progetto di legge si compone di un preambolo di venti articoli, che prevede, appunto, la ratifica ed esecuzione del nuovo Accordo italo-ceco sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, che è stato firmato a Praga l'8 febbraio 2011 ed è stato ratificato dall'altra parte, cioè dalla Repubblica Ceca. Mira a sostituire già altri accordi e consentirà di promuovere e incentivare iniziative, scambi e collaborazioni in materia culturale, scientifica e tecnologica. Per tutto il resto mi richiamo al testo, che consegno.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,15).

  CHIARA GAGNARLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CHIARA GAGNARLI. Grazie, Presidente. Presidente, nei giorni scorsi alcune famiglie ad Arezzo hanno subito il distacco dell'acqua per aver aderito alla campagna di obbedienza civile. Quindi, si autoriducevano la tariffa per la quota di remunerazione del capitale investito, come stabilito dall'esito referendario del 2011. Proprio mentre il Parlamento cancella, quindi, la volontà popolare espressa attraverso il referendum, Nuove Acque, senza vergogna, lascia i cittadini senza acqua, violando anche la legge n. 221 del 2015, che impone ai gestori di garantire un minimo di acqua (un quantitativo vitale).
  Preannunciando, quindi, un'interrogazione parlamentare, chiediamo che Nuove Acque rispetti la legge e riallacci al più presto tutti i servizi distaccati.

  MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, Presidente. Ieri sera abbiamo assistito, con sconcerto, ad un servizio della trasmissione televisiva Le Iene, nel quale il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, ha avuto il coraggio di sostenere che tra i nostri militari non esiste alcun problema di uranio impoverito. Questa mattina, ancora scossi dalla gravità di una simile affermazione, ci siamo svegliati con la notizia della trecentotrentunesima vittima: un tumore fulminante ha stroncato, nel giro di pochi mesi, la giovane vita di Gennaro Giordano, trent'anni; lascia la moglie e una figlia.
  Oltre 3 mila sono i nostri militari colpiti da patologie oncologiche riconducibili all'esposizione a nanoparticelle di metalli pesanti, come l'uranio impoverito, a cui sono esposti durante le missioni internazionali a cui partecipano oppure a vaccinazioni scriteriate. Tutti gli eserciti Pag. 20degli Stati nostri alleati difendono con adeguate strumentazioni i loro militari; noi no !
  Alle sofferenze della malattia aggiungiamo anche l'indifferenza di uno Stato che nega loro qualsiasi tipo di assistenza. L'unica possibilità per avere giustizia è una lunga trafila giudiziaria. Negli ultimi anni sono state emesse le prime sentenze definitive che sanciscono il nesso tra esposizione e patologia.
  Proviamoci, ma soprattutto provate per un attimo a mettervi nei panni dei 331 militari morti tra atroci sofferenze. L'unica loro colpa è stata quella di essersi fidati di uno Stato che non li ha tutelati e, nel momento più delicato, li ha abbandonati. Le vergognose dichiarazioni del Ministro Pinotti a Le Iene rappresentano l'ennesimo oltraggio alla loro memoria.
  Presidente, nei prossimi giorni, insieme ai miei colleghi della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, valuteremo le azioni parlamentari da intraprendere per tutelare la dignità di queste vittime, così gravemente vilipesa dal Ministro della difesa.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Martedì 5 aprile 2016, alle 10:

  1. – Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  (ore 12 e al termine del punto 7)

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   GREGORIO FONTANA e CINZIA MARIA FONTANA: Modifica delle circoscrizioni territoriali delle province di Bergamo e Cremona (C. 1435-A).
  — Relatore: Marco Di Maio.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Vargiu, D'Incecco, Gullo, Binetti ed altri n. 1-01191 e Palese ed altri n. 1-01207 concernenti iniziative volte al riconoscimento della fibrosi polmonare idiopatica come malattia rara e a garantire una più efficace e omogenea assistenza sanitaria in relazione a tale patologia.

  4. – Seguito della discussione delle mozioni Ruocco ed altri n. 1-01140, Brunetta ed altri n. 1-01206, Peluffo ed altri n. 1-01208, Paglia ed altri n. 1-01209, Buttiglione ed altri n. 1-01211 e Rampelli ed altri n. 1-01212 concernenti presupposti e modalità di riscossione del canone di abbonamento per la detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive.

  5. – Seguito della discussione dei progetti di legge:
   MANLIO DI STEFANO ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica ceca sulla cooperazione in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia, fatto a Praga l'8 febbraio 2011 (C. 2004-A).
  — Relatore: Gianluca Pini.

   Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013; b) Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo, fatto a Pristina il 19 giugno 2013 (C. 2981-A).
  — Relatrice: Quartapelle Procopio.

   S. 1945 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo federale della Repubblica di Somalia in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 settembre 2013 (Approvato dal Senato) (previo esame e votazione della questione sospensiva presentata) (C. 3459).
  — Relatrice: Quartapelle Procopio.

Pag. 21

   S. 1986 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Roma il 17 settembre 2012 (Approvato dal Senato) (C. 3461).
  — Relatrice: Quartapelle Procopio.

  6. – Seguito della discussione della proposta di legge (previo esame e votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata):
   MARIANI ed altri: Princìpi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque (C. 2212-A).
  — Relatori: Manfredi, per la maggioranza; Daga e Rondini, di minoranza.

  (ore 16)

  7. – Informativa urgente del Governo sugli sviluppi del caso Regeni.

  La seduta termina alle 17,20.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DELLA DEPUTATA LIA QUARTAPELLE PROCOPIO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 2981-A)

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Onorevoli colleghi, il Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo – al punto a) – rappresenta un'evoluzione nella cooperazione giudiziaria penale bilaterale tra i due Paesi. Infatti, in virtù di tale Accordo i due Stati si impegnano a consegnarsi, secondo le norme e le condizioni determinate nell'atto, le persone che, trovandosi sul territorio di uno dei due Stati, sono perseguite o condannate dalle autorità giudiziarie dell'altro Stato, ai fini dello svolgimento del processo o dell'esecuzione della pena o di altro provvedimento restrittivo della libertà personale.
  Il testo individua le tipologie di reato che danno luogo ad estradizione: nel caso di estradizione processuale, la facoltà di estradare i cittadini è prevista per i reati per i quali potrebbe essere inflitta, in entrambi gli Stati, una pena detentiva di almeno un anno; nel caso di estradizione esecutiva, l'estradizione del cittadino potrà essere concessa solo se, al momento della presentazione della domanda, la durata della pena o della restrizione ancora da espiare è di almeno sei mesi. Si prevede che l'estradizione possa essere concessa anche se il reato oggetto della richiesta è stato commesso fuori dal territorio dello Stato richiedente nonché le possibilità di estradizione quando la richiesta riguardi due o più reati. Sono poi previsti motivi di rifiuto obbligatorio dell'estradizione e la disciplina i motivi di rifiuto facoltativi, ivi compreso il diritto delle Parti contraenti di rifiutare l'estradizione dei propri cittadini, oltre alla disciplina del procedimento di estradizione, dal momento della richiesta al momento della decisione.
  Altri punti salienti della normativa sono: la previsione del principio di specialità e la sua applicazione ai procedimenti di estradizione fra le Parti contraenti; il principio generale di divieto di riestradizione verso uno Stato terzo e le ipotesi eccezionali in cui ciò è possibile; la misura cautelare dell'arresto provvisorio e la relativa procedura; la disciplina dell'ipotesi di più richieste di estradizione avanzate da diversi Stati per la stessa persona, in riferimento allo stesso reato o per reati diversi; le modalità di consegna della persona da estradare; le ipotesi di consegna differita e di consegna temporanea; la procedura semplificata di estradizione, attivabile con il consenso della persona di cui si chiede l'estradizione); la consegna delle cose di pertinenza della persona per la quale è stata richiesta l'estradizione, nonché delle cose che sono state utilizzate per commettere il reato; delle cose che possono servire come mezzi di prova; delle cose che, provenendo dal reato, sono state trovate nella disponibilità della persona richiesta; Pag. 22e la disciplina del caso in cui uno dei due Stati contraenti sia Stato di transito di una persona consegnata all'altro Stato da uno Stato terzo.
  Il Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale – al punto b) – è volto alla promozione di rapporti di collaborazione bilaterale in materia di assistenza giudiziaria penale, al momento non regolati, come si legge nella relazione illustrativa, da alcun accordo. In forza del Trattato, Italia e Kosovo s'impegnano a prestarsi assistenza giudiziaria in ogni procedimento concernente reati la cui repressione risulta essere di competenza dello Stato richiedente. Segnalo i primi quattro articoli, che rivestono un peculiare rilievo nella struttura dell'Accordo, poiché le Parti s'impegnano a prestarsi reciprocamente la più ampia assistenza giudiziaria in materia penale. Tale assistenza potrà riguardare, in particolare, la ricerca e l'identificazione di persone, la notifica degli atti giudiziari, l'assunzione di testimonianze o di dichiarazioni; l'assunzione e la trasmissione di perizie; le attività di acquisizione documentale; l'invio di documenti, atti ed elementi di prova; la ricerca e l'identificazione di persone; il trasferimento di persone detenute al fine di rendere testimonianza o di partecipare ad altri atti processuali; l'esecuzione di ispezioni giudiziarie o l'esame di luoghi o di oggetti; l'esecuzione di indagini, perquisizioni, congelamenti, sequestri e confische di beni pertinenti al reato e dei proventi di reato; la comunicazione dell'esito di procedimenti penali, la trasmissione di sentenze penali e di informazioni estratte da archivi giudiziari. Inoltre, sono previsti lo scambio d'informazioni di carattere penale e sulla legislazione nonché qualsiasi altra forma di assistenza che non sia in contrasto con la legislazione dello Stato richiesto. L'assistenza giudiziaria potrà essere prestata anche quando il fatto per il quale è richiesta non costituisce reato nello Stato richiesto.
  Altre disposizioni riguardano le ipotesi di rifiuto o rinvio dell'assistenza, e le Autorità centrali designate dalle Parti alle quali presentare le richieste di assistenza, ossia il Ministero della Giustizia della Repubblica Italiana ed il Ministero della Giustizia della Repubblica del Kosovo.
  Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di quattro articoli: i primi due contengono, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica dei due Trattati e l'ordine di esecuzione degli stessi, mentre l'articolo 3 reca la copertura degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione dei Trattati, pari a circa 38.000 euro annui.
  I due Trattati sono compatibili con le altre convenzioni firmate dall'Italia in materia.
  Segnalo, infine, che nel corso dell'esame in Commissione sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Giustizia e Finanze, mentre la Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole con una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Conseguentemente è stato approvato dalla stessa Commissione l'emendamento 3.1, finalizzato ad aggiornare le coperture finanziare previste dal provvedimento.
  Per quanto premesso auspico una rapida approvazione della ratifica di questi Accordi, che rappresentano un segnale di sostegno e di vicinanza al lungo percorso di stabilizzazione avviato da Pristina, che in questi mesi ha avviato finalmente un canale di dialogo con Belgrado e si sta ora avvicinando all'UE con il nuovo Accordo di associazione e di stabilizzazione, iniziative entrambe fortemente sostenute dal nostro Paese.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DELLA DEPUTATA LIA QUARTAPELLE PROCOPIO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3459)

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Onorevoli colleghi, il disegno di legge in discussione prevede la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il nostro Governo ed il Governo della Repubblica della Somalia. Pag. 23Si tratta di un'Intesa finalizzata ad incrementare la cooperazione tra le Forze armate italiane e somale e di favorire la comprensione reciproca sulle principali questioni di sicurezza. Tale Accordo costituisce un rilevante impegno politico del nostro Paese in un paese di valenza strategica quale la Somalia, destabilizzato dall'aggressività del fondamentalismo islamista di al-Shabaab, nonché dal fenomeno della pirateria marittima al largo delle sue coste. L'Intesa è stata siglata anche come contributo alla stabilizzazione – in parte ancora in corso – del Paese africano, che dopo la caduta del regime di Siad Barre, nel 1991, ha conosciuto un ventennio di disfacimento della compagine statale e di potenziale smembramento, con il sorgere di potentati locali e spinte centrifughe operate da altrettanti signori della guerra capaci di mobilitare milizie di migliaia di uomini, malgrado la presenza di una missione internazionale dell'Unione africana, l’AMISOM.
  Passando al testo del provvedimento, esso si compone di un breve preambolo e di nove articoli, il primo dei quali prevede che la cooperazione tra le Parti nel settore della difesa sarà condotta in conformità alle rispettive legislazioni nazionali, agli impegni internazionali assunti e in linea con la normativa europea che impegna l'Italia. L'articolo II, in riferimento all'attuazione dell'Accordo, prevede la possibilità dell'elaborazione congiunta di programmi di cooperazione tanto annuali quanto a lungo termine nel settore militare: le attività collegate all'attuazione dell'Accordo saranno in capo ai due Ministeri della difesa. Rappresentanti delle Parti potranno effettuare alternativamente nelle rispettive capitali consultazioni per concordare ulteriori specifici accordi ad integrazione di quello in esame, nonché programmi di cooperazione tra le rispettive Forze Armate. Viene altresì fornito un elenco, seppur non esaustivo dei settori di cooperazione, comprendente: la sicurezza e la politica di difesa; la ricerca, lo sviluppo e l'acquisizione di prodotti e servizi nel settore militare; il concorso ad operazioni di supporto della pace e umanitarie; il contrasto alla pirateria; l'organizzazione e la gestione delle Forze militari, con particolare riguardo alla formazione del personale delle Forze somale di sicurezza nazionale; le questioni ambientali collegate alle attività militari; i servizi sanitari, la storia e gli sport a carattere militare.
  La cooperazione tra le Parti potrà svilupparsi attraverso visite reciproche di delegazioni e scambi di esperienze tra esperti; incontri tra rappresentanti di istituzioni della difesa; attività congiunte di formazione e addestramento del personale, come anche corsi teorici e pratici, seminari, conferenze; esercitazioni militari congiunte e partecipazione ad operazioni a carattere umanitario e di peacekeeping; visite di navi e aerei militari; attività culturali e sportive congiunte; supporto ad iniziative commerciali relative a prodotti e servizi nel settore della difesa. A tal proposito, l'articolo III prevede che il supporto alle iniziative commerciali nel campo della difesa sia finalizzato alla razionalizzazione del controllo sui materiali militari e sulle attività collegate. La ricerca nel campo della difesa e degli equipaggiamenti militari verrà attuata mediante scambi di esperienze, test, progettazione, produzione, modernizzazione e servizi tecnici. In ogni caso le Parti si presteranno assistenza per incoraggiare l'esecuzione dei contratti sottoscritti in base alle disposizioni dell'Accordo in esame.
  Gli articoli seguenti (IV e V) riguardano rispettivamente: la protezione della proprietà intellettuale e dei brevetti derivanti da attività condotte in conformità all'Accordo e alle leggi nazionali delle Parti; e lo status del personale. Quest'ultima disposizione prevede per il personale italiano impegnato nelle attività di attuazione dell'Accordo l'esenzione dalla tassa sul reddito e da ogni altra forma di tassazione diretta. Inoltre non verranno imposte restrizioni alla libertà di ingresso e uscita dalla Somalia al personale italiano o ai familiari a carico, purché muniti di passaporto valido. Da rilevare è poi la previsione per la quale Pag. 24il personale italiano impegnato in missioni o esercitazioni svolte nell'ambito dell'Accordo in esame rimarrà soggetto alla giurisdizione e ai poteri disciplinari dell'Italia.
  È inoltre prevista la possibilità di concordare Protocolli addizionali su specifiche aree di cooperazione nel settore della difesa. Tali Protocolli saranno limitati agli scopi dell'Accordo in esame e non interferiranno con le rispettive normative nazionali. I programmi di attuazione sia dell'Accordo sia di eventuali Protocolli addizionali saranno elaborati e attuati da personale del Ministero della difesa italiano e del Ministero della difesa somalo, ove possibile in stretto coordinamento con i rispettivi Ministeri degli affari esteri. L'Accordo potrà anche essere emendato o revisionato tramite scambi di Note tra le Parti.
  Il disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, si compone di cinque articoli: i primi due contengono, come di consueto, rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo e il relativo ordine di esecuzione, mentre l'articolo 3 reca la copertura degli oneri finanziari che l'attuazione dell'Accordo comporta: il comma 1 prevede un onere pari a 5.109 euro annui ad anni alterni, a decorrere dal 2015, articolati – come riporta la relazione tecnica, in 909 euro per spese di missione e di 4.200 euro per spese di viaggio in relazione ad incontri tra rappresentanti delle Parti per definire le misure attuative dell'Accordo.
  Segnalo che nel corso dell'esame in Commissione sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali, Difesa e Bilancio, mentre la Commissione Attività produttive ha comunicato di non procedere all'espressione del previsto parere.
  Tutto ciò premesso, auspico una rapida approvazione di questo provvedimento, ricordando che l'Accordo potrà favorire la stabilità di un Paese – al quale ci lega una lunga consuetudine di amicizia – che occupa un'area di notevole interesse strategico, in un quadro regionale caratterizzato da disordini, dalla crescita del fenomeno dell'integralismo islamico e dal dilagare dei traffici illegali di migranti e di armi.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DELLA DEPUTATA LIA QUARTAPELLE PROCOPIO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 3461)

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO, Relatrice. Onorevoli colleghi, l'Accordo in titolo, già approvato dal Senato, il 26 novembre 2015, rientra nel novero delle intese che hanno ad oggetto la cooperazione in campo militare che il Ministero della difesa italiano ha concluso, su base sia bilaterale sia multilaterale, per rafforzare le relazioni di cooperazione militare con paesi amici e anche per dare impulso allo sviluppo dell'industria della difesa. Tale Intesa delinea il quadro giuridico di riferimento entro cui estendere la cooperazione bilaterale nel settore della difesa ai fini del consolidamento delle capacità difensive delle Parti e del miglioramento del dialogo bilaterale sulle questioni della sicurezza. Come emerge dalla relazione illustrativa che correda il disegno di legge originario presentato presso l'altro ramo del Parlamento, con la sottoscrizione dell'Accordo in titolo viene perseguita un'azione stabilizzatrice di un'area di particolare valore strategico e politico, alla luce degli interessi nazionali e degli impegni internazionali assunti dall'Italia nella regione dell'Africa occidentale.
  Il provvedimento consta di 33 articoli, organizzati in 11 capitoli ed il suo contenuto è in larga misura omogeneo a quello dell'Accordo, di analogo tenore, siglato con la Somalia (Atto Camera n. 3459). L'articolato disciplina gli aspetti generali della cooperazione, prevedendo che essa si sviluppi sulla base di piani annuali e pluriennali elaborati dalle parti. Vengono, in particolare, individuati i settori e le modalità della cooperazione (ricerca e sviluppo, supporto logistico, formazione e addestramento, sanità ed esercitazioni militari). Pag. 25Sono altresì regolati gli aspetti finanziari dell'Accordo, le questioni attinenti la giurisdizione e le modalità per il risarcimento dei danni provocati dal personale delle Parti in relazione all'esercizio reso. Viene poi normata l'eventuale cooperazione nel settore dei materiali per la difesa, con l'obiettivo di razionalizzare controlli e procedure ad essi riferibili e di garantire la protezione della proprietà intellettuale, inclusi i brevetti. La relazione illustrativa, a tale proposito, sottolinea che l'eventuale riesportazione verso Paesi terzi del materiale acquisito potrà essere effettuata solo con il preventivo benestare della Parte cedente in accordo ai princìpi di cui alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali d'armamento.
  Il disegno di legge di ratifica si compone di 5 articoli che dispongono, rispettivamente, in merito all'autorizzazione alla ratifica, all'ordine di esecuzione, alla copertura finanziaria, alla clausola di invarianza finanziaria ed all'entrata in vigore.
  Gli oneri economici sono quantificati in circa 5.000 euro, ad anni alterni, imputabili alle spese di missione.
  Segnalo, da ultimo, che sono stati espressi i pareri favorevoli, in ordine alla ratifica di questo Accordo, delle Commissioni Affari costituzionali e Difesa, mentre la Commissione Attività produttive ha comunicato di non procedere all'espressione del previsto parere.
  Auspico dunque che si possa pervenire ad una rapida approvazione del disegno di legge di ratifica in titolo, poiché, come già rilevato, questo Accordo potrà rafforzare ulteriormente l'azione di stabilizzazione svolta dal governo di Dakar in un'area di particolare valore strategico e politico – testimoniata anche dalla recente cooperazione Senegal-Stati Uniti attraverso lo svolgimento di esercitazioni militari congiunte nell'ovest del Paese –, e ciò anche alla luce degli interessi nazionali e degli impegni internazionali assunti dall'Italia nella regione dell'Africa occidentale.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO GIANLUCA PINI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA (A.C. 2004-A)

  GIANLUCA PINI, Relatore. Onorevoli colleghi, l'Accordo in titolo, in materia di cultura, istruzione, scienza e tecnologia è finalizzato a delineare un quadro di riferimento adeguato alle iniziative di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica tra Italia e Repubblica ceca, tenuto conto della varietà e della qualità dei rapporti bilaterali in essere tra i due Paesi. I due precedenti Accordi in materia, del 1971 e del 1990, erano infatti divenuti ormai obsoleti in ragione sia del crescente interscambio e dalle numerose iniziative intraprese sul piano culturale, scientifico e tecnologico tra il nostro Paese e la Repubblica ceca, sia dei noti cambiamenti politici avvenuti nello Stato mitteleuropeo con la sua successiva adesione, nel 2004, all'Unione europea. L'Accordo si propone quindi sia di favorire un ulteriore rafforzamento dei rapporti bilaterali – fornendo nel contempo una risposta efficace alla fortissima richiesta di lingua e cultura italiana nella Repubblica ceca – sia di incoraggiare l'avvio di strette collaborazioni in un settore sempre più cruciale come quello della ricerca scientifica e tecnologica. Esso consentirà dunque di promuovere ed incentivare iniziative, scambi e collaborazioni in ambito culturale, scientifico e tecnologico mediante l'attività di cooperazione universitaria, l'organizzazione di convegni e l'attribuzione di borse di studio, facilitando nondimeno la cooperazione nella conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio artistico ed archeologico, con particolare riguardo al contrasto dei trasferimenti illeciti di beni culturali ed alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale.
  Il testo si compone di un preambolo e venti articoli ed individua le finalità ed i settori prioritari di collaborazione; i campi di collaborazione culturale, d'istruzione, Pag. 26scientifica e tecnologica; le modalità di esecuzione della cooperazione culturale, scientifica e tecnologica; le clausole di entrata in vigore, la modifica, la risoluzione delle controversie, la durata e denuncia dell'Accordo stesso. Particolare rilievo assumono le disposizioni riguardanti i distinti ambiti di collaborazione previsti dall'Accordo, che vanno dalla cooperazione fra istituzioni universitarie, anche mediante l'avvio di ricerche congiunte e l'organizzazione di seminari e simposi, ad altre forme di cooperazione in ambito culturale, archeologico ed artistico, prevedendo altresì l'offerta reciproca di borse di studio a studenti dell'altro Stato per studi e ricerche in settori considerati prioritari dalle Parti contraenti. L'Accordo disciplina altresì le forme di cooperazione scientifica fra istituti, centri di ricerca scientifica ed università dei due Stati mediante scambi di documentazione scientifica e tecnologica, scambi di esperienze e di visite di docenti, ricercatori e tecnici, l'organizzazione di conferenze, simposi e seminari, la realizzazione di ricerche comuni ed ogni altra forma di cooperazione scientifica e tecnologica concordata fra le Parti contraenti. Sempre in tale prospettiva, l'Accordo promuove e facilita le attività delle istituzioni culturali di un Paese all'interno della realtà culturale dell'altro e favorisce sviluppo di attività comuni tra i propri istituti e le istituzioni culturali del Paese ospitante.
  Come accennato, per quanto riguarda l'interscambio culturale con la Repubblica ceca, negli ultimi anni si è registrato un rapido aumento del numero di accordi interuniversitari tra atenei italiani e controparti ceche, a testimonianza del crescente interesse reciproco, a livello accademico tra i due Paesi. Tra le università maggiormente coinvolte nel processo di internazionalizzazione è da rimarcare in particolare il ruolo svolto dall'Università La Sapienza di Roma, dall'Università degli Studi di Milano e dall'Università degli studi di Verona. Il numero totale degli atenei italiani che hanno siglato un accordo con una controparte ceca è pari a quaranta. Inoltre, per rispondere alla crescente domanda di lingua e cultura italiana da parte di cittadini cechi, è stata istituita, sin dal 1991, una sezione bilingue presso il Liceo Ustavni di Praga, i cui programmi prevedono l'insegnamento dell'italiano e di alcune discipline in lingua italiana e presso il quale operano quattro docenti inviati dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. A Praga opera altresì un liceo privato con una sezione bilingue. L'italiano viene insegnato anche presso sette Università ceche da quattro lettori di ruolo inviati dal MAECI presso l'Università di Praga, all'Università di Brno ed all'Università di Olomouc. La promozione della lingua e della cultura italiana in Repubblica ceca è curata inoltre dall'Istituto italiano di cultura di Praga, che conta annualmente circa 800 iscritti ai propri corsi di lingua.
  L'attuazione dell'Accordo è rimessa ad una commissione mista che opera mediante la redazione di programmi esecutivi pluriennali e cui è affidata la vigilanza sulla corretta esecuzione degli stessi e l'andamento generale della cooperazione.
  La proposta di legge di ratifica dispone che gli oneri derivanti dalle spese di missione, valutati in euro 33.840 per ciascuno degli anni 2016 e 2017 ed in euro 37.740 annui a decorrere dall'anno 2018, e le rimanenti spese previste dall'Accordo, pari a euro 443.500 annui a decorrere dall'anno 2016 siano coperte mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2016-2018, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2016, facendo ricorso all'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Segnalo, da ultimo, che sono pervenuti, nel corso dell'esame del provvedimento in Commissione, i pareri favorevoli delle Commissioni Affari costituzionali e Pag. 27Cultura, mentre la Commissione Bilancio ha espresso parere favorevole con una condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Conseguentemente è stato approvato dalla stessa Commissione l'emendamento 3.1, finalizzato ad aggiornare le coperture finanziare previste dal provvedimento.
  Auspico pertanto una rapida approvazione di questa proposta di legge di ratifica, che – lo ricordo – è stata meritoriamente presentata dal collega Di Stefano e dagli altri colleghi del Gruppo 5 Stelle.