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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 587 di giovedì 10 marzo 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9,10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Bindi, Bonafede, Michele Bordo, Caparini, Capelli, Causin, Centemero, Dambruoso, Dell'Orco, Di Gioia, Ferranti, Fontanelli, Gelli, Guerra, Kronbichler, Lauricella, Locatelli, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Pes, Piepoli, Ravetto, Rigoni, Rosato, Venittelli e Vignali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquindici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori (ore 9,15).

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente, la ringrazio molto della cortesia istituzionale rispetto all'ordine dei lavori, ma ripropongo un tema importante per quello che riguarda il Paese e l'Europa – lo sappiamo perfettamente – sull'immigrazione. Stamattina apprendiamo dai giornali dal Presidente della regione Puglia che 150 mila immigrati...

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, le chiedo scusa, però questo non è sull'ordine...

  ROCCO PALESE. ... sono pronti ad arrivare in Puglia.

  PRESIDENTE. Onorevole Palese...

  ROCCO PALESE. Noi abbiamo chiesto l'intervento del Governo affinché venisse a riferire su questi aspetti...

  PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio, onorevole Palese...

  ROCCO PALESE. ... quindi, la prego signor Presidente, di fare...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Palese, però questo non è sull'ordine dei lavori. Questo è un intervento su un tema specifico, è un intervento sull'ordine dei lavori che facciamo a fine seduta. Se era Pag. 2– come immaginavo – un intervento sull'ordine dei lavori nostro, prima di entrare nel punto all'ordine del giorno, era altra cosa.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (A.C. 2953-A); e dell'abbinata proposta di legge: Colletti ed altri (A.C. 2921) (ore 9,20).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2953-A: Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile; e dell'abbinata proposta di legge: Colletti ed altri n. 2921.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2953-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento che stiamo per votare ha subito numerose modifiche rispetto al testo che il Governo ha presentato alle Camere ormai un anno fa: era l'11 marzo del 2015. Il testo originario del disegno di legge era costituito da un solo articolo contenente deleghe per la riforma del processo civile, quello che la Commissione ha portato in Aula ne conta ben cinque. È stata significativamente modificata ed ampliata la delega al Governo in materia del tribunale dell'impresa e delle famiglie; sono stati inseriti nel provvedimento quattro ulteriori articoli, con i quali si prevedono, tra le altre cose, l'abrogazione del «rito Fornero» per i licenziamenti illegittimi, la modifica delle norme sull'esecuzione forzata e si definiscono le modalità per la programmazione e l'incentivazione dello smaltimento dell'arretrato giudiziario. Ci troviamo, quindi, dinanzi ad un provvedimento omnibus sulla giustizia, sul quale si può, quindi, essere più convinti della bontà di alcune innovazioni e meno di altre.
  Cominciamo da ciò che più ci convince: l'intervento sul tribunale delle imprese. È notorio che l'attuale processo civile, come tutti gli altri processi in Italia, duri troppo a lungo e, pertanto, non funzioni. Una ritardata giustizia – come diceva Montesquieu – è una denegata giustizia. Crediamo che sia la proposta del Governo che quella, poi, elaborata dalla Commissione vadano nella giusta direzione: ampliare le competenze delle esistenti sezioni specializzate in materia di imprese, cui saranno devolute anche le competenze su concorrenza sleale, pubblicità ingannevole, azioni di classe e contratti pubblici era l'intervento più gente e necessario, insieme con la riorganizzazione delle dotazioni organiche del personale.
  Un provvedimento del genere, se applicato nella maniera giusta, con la delega governativa, potrà incidere in maniera significativa sul rilancio economico del Paese, aprendo le porte anche a quegli investitori esteri da tempo desiderosi di investire in Italia, ma spaventati dai tempi della nostra giustizia e, in particolar modo, di quella civile.
  È di fondamentale importanza voltare pagina per quanto attiene il suo funzionamento: gli operatori del settore del mondo dell'economia, ma anche i semplici cittadini concordano nel ritenere che la struttura del processo debba cambiare, evitando tutto ciò che allunga i tempi senza aiutare la decisione del giudice. Servono processi di qualità, ma la qualità, quando si parla di giustizia, sta anche nella sua rapidità.
  Se, quindi, da parte della nostra componente sussiste una condivisione su ciò che è stato messo in campo per quanto riguarda le aziende, analoga considerazione non può essere fatta sul tema della famiglia. Non lo neghiamo: esistono alcuni dubbi, alcune perplessità sul fatto che con Pag. 3la riforma in discussione possa effettivamente essere garantita una giurisdizione specializzata in materia. È vero che un settore così delicato ed importante necessiterebbe di una globale ed organica rivisitazione per far fronte a lacune, inefficienze, arretratezze e problemi di vario genere, ma non sappiamo quanto la soppressione del tribunale e delle procure della Repubblica per i minorenni, con l'istituzione di apposite sezioni per la famiglia presso il tribunale circondariale delle Corti d'appello possa effettivamente rappresentare la giusta cura.
  Il rischio è quello di disperdere quel po'di esperienza maturata in tanti anni, nonostante, per fortuna, la delega contenga disposizioni per l'accesso dei nuovi magistrati con obbligo di formazione in materia di famiglia e minori.
  Non neghiamo che anche la riforma del Tribunale per i minorenni sia attesa da anni, ma l'esperienza e la specificità del settore vanno salvaguardati e che vada fatto – ce lo ha detto anche recentemente la Consulta – riaffermando il principio costituzionale di cui al secondo comma dell'articolo 31 della nostra Carta fondamentale. Ma la Corte era già intervenuta in materia nel 1964, nel 1978 e nel 1983. È, quindi, forse, il caso di citare un estratto della sentenza n. 1 del 2015, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 28 gennaio di quell'anno: «Questa Corte ha avuto modo di sottolineare come il principio costituzionale espresso dall'articolo 31, secondo comma, della Costituzione, richieda l'adozione di un sistema di giustizia minorile caratterizzato dalla specializzazione del giudice, dalla prevalente esigenza rieducativa, nonché dalla necessità di valutazioni da parte dello stesso giudice, fondate su prognosi individualizzate in funzione del recupero del minore deviante».
  Anche in questo caso, quindi, sarà decisivo vedere come il Governo eserciterà effettivamente la delega. Ci auguriamo che l'intera operazione non sia finalizzata alla mera ricerca di risorse da trovare riorganizzando gli uffici. Non è certo sul Tribunale per i minorenni e sul diritto di famiglia che si può fare cassa. Se, invece, il risultato sarà quello di garantire in uno stesso ufficio la professionalità richiesta per vagliare materie delicate, come quelle relative a famiglia e minori, il giudizio non potrebbe che essere positivo.
  Qualcosa riteniamo sia da dire anche sull'abolizione del «rito Fornero» relativamente alle controversie aventi ad oggetto i licenziamenti di cui all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ovviamente, questa procedura si applicava solo ai contratti stipulati prima dell'entrata in vigore del Jobs Act. Ricapitolando, la legge n. 92 del 2012 aveva introdotto il rito abbreviato – il cosiddetto rito Fornero, appunto – con il preciso scopo di agevolare e rendere più rapida la conclusione delle controversie sui licenziamenti regolati dall'articolo 18, in una funzione, tra l'altro, di tutela delle imprese rispetto al danno economico e ai disagi organizzativi che potevano prodursi a causa della durata eccessivamente lunga del processo del lavoro ordinario.
  Il «rito Fornero» ha determinato – non si può certo nascondere – alcuni disagi, sia per gli avvocati sia per i magistrati chiamati ad utilizzare il nuovo strumento processuale, in quanto si erano palesate letture di segno opposto rispetto ad una serie di questioni procedurali. Tali questioni hanno finito per appesantire, invece che semplificare, il lavoro dei magistrati impegnati sul fronte delle cause di lavoro, tanto che, in svariati tribunali, si è ritenuto di dover emettere dei veri e propri prontuari con le linee guida sull'applicazione del nuovo processo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LUCA D'ALESSANDRO. I problemi verificatisi, però, avrebbero potuto suggerire al legislatore le correzioni da apportare allo strumento. La decisione è stata, invece, quella di cancellarlo del tutto, abrogando una norma approvata da questo Parlamento solo quattro anni fa. È vero che, comunque, le nuove norme prevedono che i contenziosi legati all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori continuino ad essere trattate con speditezza, ma sicuramente si compie un passo indietro eliminando ogni Pag. 4tutela verso le imprese rispetto al possibile danno economico e ai disagi organizzativi conseguenti ad una causa di lavoro di questo tipo.
  Avviandomi a concludere, non posso che citare le disposizioni in merito agli incentivi per lo smaltimento dell'arretrato giudiziario. È positivo che i capi degli uffici giudiziari siano tenuti a stilare annualmente il programma per la gestione dei procedimenti pendenti, come, del resto, non si può che concordare con la decisione di assegnare i fondi per l'incentivazione del personale in base alle pendenze riscontrabili nei singoli uffici. Qui il testo che stiamo per votare ci convince in pieno.
  Nel gennaio scorso, proprio in quest'Aula, nel corso del dibattito seguito alle comunicazioni del Ministro Orlando sull'amministrazione della giustizia, abbiamo avuto la possibilità di esprimere un giudizio complessivo sull'operato del Governo in materia. In quell'occasione, dicemmo che si stava facendo qualche passo avanti, ma che, nel complesso, il nostro giudizio restava sostanzialmente negativo. Ecco, oggi, quest'Aula compie uno di quei piccoli passi avanti di cui abbiamo già avuto occasione di parlare: lo compie soprattutto sul fronte del processo civile.
  Il nostro voto sarà, quindi, positivo sul complesso del provvedimento, tenute ferme le riserve che abbiamo spesso su specifiche questioni. Per il futuro, però, serve più coraggio: questo resta un Paese in cui un magistrato decide chi debba condurre un telegiornale in prima serata; un Paese in cui tantissimi cittadini vivono o hanno vissuto un'ingiusta situazione di carcerazione preventiva; un Paese in cui, quasi quotidianamente, intercettazioni che hanno niente di penalmente rilevante finiscono sulle prime pagine dei giornali. Questo resta un Paese che, in materia di amministrazione della giustizia, ha bisogno di un Governo più coraggioso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Buongiorno a tutti. Devo censurare ancora una volta come si faccia ricorso da parte della maggioranza a strumenti che, di fatto, impediscono, su questioni di assoluta rilevanza per il Paese, il necessario confronto in quella che è l'unica sede costituzionalmente proposta, cioè in Parlamento. Per l'ennesima volta, siamo chiamati a votare un provvedimento di delega su un altro pezzo di riforma della legislazione in tema di giustizia. Vorrei ricordare a tal proposito che l'articolo 76 della Costituzione è molto chiaro sull'argomento: l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo, se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto – e soltanto – per un tempo limitato e per oggetti definiti. Al netto della premessa sulla forma della scelta della delega al Governo, nel leggere il testo che ci viene sottoposto, riceviamo l'impressione che, ad una traccia chiara e interessante, abbia fatto seguito uno svolgimento assolutamente insufficiente, anzi possiamo affermare con certezza che il tema svolto sia andato totalmente fuori traccia. Quanto emerge dalla relazione che accompagna il disegno di legge evidenzia come gli estensori non abbiano dimestichezza con le aule giudiziarie, o, se ne hanno, non ne hanno tenuto assolutamente conto.
  È rilevante, a mio parere, chiarire una questione di principio, che riguarda la fondamentale differenza tra efficienza ed efficacia: l'efficacia indica la capacità di raggiungere l'obiettivo prefissato, mentre l'efficienza valuta l'abilità di farlo, impiegando le risorse minime indispensabili. L'impressione è che, con questo ennesimo provvedimento, si punti solo all'efficienza, ovvero alla generica riduzione dei costi, senza però avere cura del raggiungimento dell'obiettivo da raggiungere.
  Il disegno di legge presenta una quantità significativa di innovazioni, intervenendo, ma sempre con indicazioni troppo generiche, su un numero elevato di questioni, che, per essere qui tutte analizzate, richiederebbe tempi incompatibili Pag. 5con quelli a disposizione: una ragione in più per affrontare in modo diverso l'intera materia.
  Voglio, innanzitutto, soffermarmi su una questione per la quale, nella giornata di ieri, è stato depositato un ordine del giorno: quella della prevista soppressione dei tribunali per i minorenni. Ritengo necessario far presente che, nel disegnare la mappa delle strutture giudiziarie, si continuino ad utilizzare criteri di ordine ragionieristico, che non tengono conto delle diverse realtà del Paese. Nell'ordine del giorno citato, ho motivato le ragioni per cui tale eventualità debba essere assolutamente scongiurata, ma, nonostante questo, il Governo, ignorandole del tutto, ha bocciato quel provvedimento. Il testo al nostro esame non riesce a coniugare l'esigenza di specializzazione del giudice, l'unitarietà della giurisdizione minorile nel settore penale e in quello civile, e quella di prossimità e di vicinanza del giudice all'utenza, ossia le persone di minore età che vedono lesi i loro diritti, atteso che una parte delle competenze continuerebbe ad essere di competenza di sezioni istituite presso i tribunali ordinari.
  Quello della prossimità, intesa come presenza di un presidio fondamentale sul territorio, è uno degli aspetti che la nuova norma non considera affatto, ma che rappresenta un elemento indefettibile, soprattutto in aree di particolare rischio, dove i tribunali per i minorenni svolgono un'azione particolarmente incisiva in termini, non solo di amministrazione della giustizia, ma di necessaria prevenzione. Non credo sfugga a qualcuno che i tempi e le esigenze di un bambino non siano quelli della giustizia ordinaria.
  Faccio riferimento alla realtà di Taranto, per parlare di un ambito che qui rappresento direttamente. La presenza di un hot spot per i migranti pone, in modo pregnante, la questione di minori non accompagnati, ma in generale vi è già una serie di criticità, correlate a condizioni di natura socioeconomica particolarmente precaria, che aumenterebbero in modo esponenziale con la chiusura del tribunale per i minorenni, specie poi se accompagnata dalla paventata soppressione della sezione distaccata della Corte d'appello.
  Io vorrei, una volta per tutte, che questo Governo facesse chiarezza...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ... innanzitutto, facesse attenzione a quello che queste poche persone in Aula si sforzano di poter esprimere, ossia quello che è il loro pensiero, ma la disattenzione è totale, quindi richiedo che il Presidente inviti il sottosegretario Ferri, quantomeno, ad ascoltarci, perché altrimenti io consegno...

  PRESIDENTE. Onorevole Galati...

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. ... cioè, già i limiti sono quattro, cinque minuti, se poi anche su questo non dobbiamo ricevere l'attenzione di chi sta nel Governo, solo perché siamo all'opposizione... e in Commissione avviene una cosa, e in Aula ne avviene un'altra... è chiaro, Presidente, che in questa maniera noi non riusciamo a esercitare il nostro diritto ! Cioè, noi parliamo nell'interesse di tanta gente, che qui si vede rappresentata da noi. Vogliamo capire, una volta per sempre, per Taranto, qual è l'orientamento che ha questo Governo; dopo aver chiuso la Sovrintendenza, la Banca d'Italia, abbiamo il problema dell'ILVA, oggi si vuole negare anche ai cittadini di quel territorio di fare giustizia o di richiedere giustizia ? Questa è la risposta che io voglio da questo Governo !
  Continuiamo e parliamo in generale di questo disegno di legge: io ritengo che non sfugga ad alcuni dove, anche per giudizio di appello, si limita la possibilità alla parte e alle parti di proporre l'appello, perché si cerca di limitare, quali che debbano essere, le possibilità del difensore dell'appellante di poter proporre nuove soluzioni. Cioè, io vorrei che in quest'Aula ci fosse un sussulto...

  PRESIDENTE. Concluda.

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  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Sì, chiudo Presidente. ... un sussulto di orgoglio da parte di tutta una serie di avvocati, che pure siedono in questo Parlamento, la cui stragrande maggioranza fa parte della maggioranza parlamentare e della maggioranza di Governo, ma siccome non si può negare la professionalità o le radici da cui si proviene, io non riesco a comprendere come non vi sia, da parte degli avvocati in quest'Aula, un sussulto veramente di orgoglio rispetto a tale decisione.

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Due minuti.

  PRESIDENTE. Onorevole Chiarelli, lei è già un minuto oltre, quindi io le permetto di consegnare il resto dell'intervento per la pubblicazione in calce al resoconto...

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Sì, consegno il testo certamente, ma essendomi consumato tutto il tempo per attrarre l'attenzione del Governo...

  PRESIDENTE. Beh, non esageriamo, onorevole Chiarelli, lei è molto scaltro, ma, insomma, non approfitti della pazienza della Presidenza. Concluda.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Concludo, Presidente, con questa premessa...

  PRESIDENTE. No, concluda con la conclusione, perché se concludiamo con la premessa, onorevole Chiarelli, qui arriviamo a metà pomeriggio col suo intervento ! Su !

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Con la premessa fatta innanzi e con quelle poche richieste che ho fatto, è chiaro che questo provvedimento non può essere votato dalla componente Conservatori e Riformisti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà in maniera fermamente convinta contro questo provvedimento. Innanzitutto, obiettiamo, rispetto all'azione del Governo e della maggioranza, una metodologia che non ci piace: una delega che il Governo fa a se stesso su un provvedimento che avrà un impatto significativo, non nel senso auspicato dal Governo, cioè nel senso della specializzazione e dell'efficienza del processo civile o della deflazione, ma comunque avrà un impatto – che poi cercherò di delineare – secondo noi negativo e forte sullo svolgimento della giustizia, soprattutto quella civile e, ancor più grave, su quello che attiene alla tutela dei minori; una delega, con i principi e i criteri direttivi, dove resta da capire cosa poi il Governo farà, come riempirà questa sorta di quadro normativo che è stato costruito sia dal Governo e poi in Commissione giustizia.
  È l'ennesima riforma, che, in maniera subitanea, colpisce la giustizia civile, mettendo in difficoltà gli operatori del diritto, magistrati e avvocati essenzialmente, l'ennesima pseudo-riforma, perché le vere riforme si fanno, innanzitutto, con una diversa preparazione giuridica, accademica, e non con un'imposizione a colpi di voti di maggioranza, così come sono avvenute nel passato della nostra storia giuridica e parlamentare, ma soprattutto le vere riforme si fanno con le risorse, e, invece, ancora una volta, la legge porta la dicitura che è una riforma a costo zero. Già con queste parole credo che si sia delineato chiaramente il perché noi non possiamo sostenere un provvedimento del genere, che serve più che altro ad annunciare che si sono fatte le riforme, in stile puramente renziano, uno stile mediatico, dove i contenuti sono sempre lacunosi e fumosi. Si inizia utilizzando uno strumento che, oggettivamente, sta funzionando in maniera positiva, ossia quello del Pag. 7tribunale delle imprese, ampliando le competenze; ma, poiché sappiamo che già i contributi unificati sono stati fortemente aumentati per l'accesso al tribunale delle imprese, coinvolgere anche società e imprese minori in un'operazione che, di fatto, diventa semplicemente un'operazione per fare cassa, un'operazione che aumenta in maniera indiretta le tasse alle imprese e ai cittadini, riteniamo che sia un modo sbagliato.
  La cosa che assolutamente riteniamo risibile dal punto di vista delle effettive capacità deflattive, ma grave dal punto di vista giuridico, è una trasformazione di fatto del processo di primo grado, nel processo civile, da rito ordinario a rito sommario, così com’è stato anche da qualcun altro segnalato. Già l'idea della sommarietà, dà l'idea di una giustizia sommaria. Il punto, qual è ? Le decisioni che dovranno prendere i giudici non saranno minori perché avete trasformato il processo ordinario in un processo sommario. Il problema vero è che se c’è un carico di lavoro in capo al magistrato, se rimane lo stesso carico, è evidente che non avviene una vera deflazione. Semmai, si procura una riduzione della risposta giuridica e questo fa rima anche col tentativo di far passare in maniera surrettizia questo criterio che esiste da sempre nella giurisprudenza, nell'ordinamento, nel diritto, che è quello della sinteticità negli atti, la sinteticità nell'estensione delle sentenze. Ma questo è logico, c’è un antico brocardo sostanzialmente che recita che nel diritto meno si dice, meno si scrive e meglio è. Ma questo non significa che nella qualità di ciò che si fa e di ciò che si esterna, cioè il fare giustizia, si possa avere una carenza. La verità è che probabilmente altri sistemi deflattivi non li avete messi in campo. Il primo, il principale, l'aumento degli organici dei magistrati e la creazione di un ufficio del giudice che gli possa consentire di distribuire carichi di lavoro in una struttura giuridica di alta competenza. Invece, alla fine, rimane una sorta di scaricabarile dello Stato sul singolo magistrato che poi eventualmente sarà chiamato, rispetto a principi poco chiari, a ulteriori responsabilità che certamente non fanno rima, né con l'efficienza, né con la specializzazione.
  D'altro canto, vi è anche l'idea di aumentare le sanzioni, al di là del concetto perfettamente espresso dai codici sulle liti temerarie. È evidente che chi svolge una lite temeraria deve pagarne il prezzo, ma certamente non ci deve essere un aggravio senza un contenuto giuridico chiaro, altrimenti si finisce solo per fare un'intimidazione ai cittadini, li si minaccia, c’è una negata giustizia, non possono usufruire di una macchina statale importante che serve a regolare i rapporti tra i cittadini, con tutto quello che ne consegue, anche sul piano sociale. Appunto, con quel famoso contratto, lo Stato si impegna a fare giustizia e il cittadino rinuncia a farsi giustizia da solo. Invece voi trasferite, in una sorta di privatizzazione forzata, le controversie tra i cittadini nel momento in cui non siete in grado di garantire una giustizia vera.
  Anche il concetto interessante della valorizzazione del potere transattivo dei giudici viene affrontato male. In realtà, forse sarebbe stato meglio in questo caso, nell'ipotesi della soccombenza e nell'ipotesi di aver respinto una proposta transattiva, far scattare allora delle sanzioni, perché le sanzioni scattano in punta di diritto: hai perso, hai fatto una lite temeraria, non hai voluto accettare una proposta transattiva del giudice, perdi e, allora, io ti do una sanzione. Ma è incredibile che voi volete, invece, mettere come elemento di decisione in punta di diritto la mancata accettazione di una proposta transattiva. E che c'entra il diritto col fatto che io non accetto quello che mi viene proposto ? Se ho torto, ho torto, ma se ho ragione, ho ragione. Non è che posso avere torto perché non ho accettato una proposta transattiva. È veramente, dal punto di vista giuridico, una cosa incredibile, sottosegretario Ferri. Io mi meraviglio veramente che lei, che è un giurista, possa, non voglio dire avere accettato questo diktat renziano, ma non essersi accorto di questo scivolone dottrinario grave che la vostra maggioranza e il vostro Governo stanno portando avanti.Pag. 8
  Una delle cose che ci trova più allarmati è la soppressione dei tribunali dei minori e la confusione con altri diritti.
  Ciò fa rima con quello che sta accadendo in altri rami del Parlamento, in un momento in cui si perde di vista il fatto che i nostri tribunali dei minori hanno acquisito una specializzazione, una capacità veramente straordinaria. Ma nella famiglia e nelle crisi delle famiglie la vera vittima, la vera persona da tutelare, le persone che hanno più problemi sono i minori. Sopprimere, confondendolo in un qualcosa di più ampio, il diritto alla tutela dei minori, sinceramente, non solo lo riteniamo un errore dal punto di vista dell'efficienza, della specializzazione e della valorizzazione delle risorse umane che finora si sono create in quel mondo (e parliamo di psicologi, assistenti sociali, magistrati, personale tecnico e amministrativo), ma anche un pericoloso scivolamento sul piano etico e morale che noi di Fratelli d'Italia non possiamo accettare. Noi, quando una società abbandona l'idea della difesa dei diritti dei minori, confondendoli in un calderone più ampio, riteniamo che sicuramente ci sia un momento grave di caduta di civiltà. Pertanto, riteniamo nel complesso che questa riforma sia invotabile.
  Vediamo anche un'involuzione della linea programmatica assunta sinora dal Ministro Orlando che si è sempre mosso con grande equilibrio e spesso abbiamo votato le sue proposte, spesso ci siamo astenuti, ma questa volta veramente siamo stupefatti e ci accorgiamo che il renzismo riesce a pervadere tutta l'azione complessiva della compagine governativa. Si crea una confusione normativa, non si mettono risorse, si fa una finta nuova riforma, si colpiscono specializzazioni, contrariamente a quello che viene detto nel titolo, importanti del mondo della giurisprudenza e del mondo della giustizia, si colpiscono i deboli, che sono quelli che hanno più bisogno della giustizia, minacciandoli, dandogli un accesso più difficile alla giustizia, dandogli una giustizia sommaria e sintetica. In definitiva, non si fa nulla di buono, ma semplicemente si pensa di razionalizzare e di fare cassa sulle spalle e sulla pelle dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Grazie Presidente. Presidente, colleghi, sottosegretario, il testo che approviamo oggi è certamente un passo importante nel tentativo di riordinare e rendere più efficiente il settore della giustizia civile italiana. In realtà, com’è noto, è tutto il settore della giustizia che necessita di interventi concreti di riforma organica che consentano ai cittadini e alle imprese di avere risposte rapide e chiare. Grave, infatti, è lo stato della giustizia in Italia, sia civile, che penale, con la conseguenza di continue condanne da parte della giurisdizione europea e delle giurisdizioni internazionali. Infatti, nonostante le rassicurazioni provenienti dallo stesso Governo circa una decrescita del numero dei procedimenti civili pendenti, passati dai complessivi 5.257.693 del 30 giugno 2013 ai 4.898.745 del 30 giugno del 2014, le cause di fatto sono invecchiate. Infatti, le cause ultra-triennali nel 2013 erano il 28 per cento del globale e nel 2014 purtroppo sono salite al 32 per cento, con conseguente ulteriore aumento della violazione dell'articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo che sancisce, appunto, la ragionevole durata dei processi. E sicuramente ci saranno ulteriori condanne. Infatti, l'inefficienza della giustizia, oltre ad essere un costo sociale, è fonte di costi rilevanti per l'intero sistema produttivo in termini di crescita e produttività, con procedure fallimentari sempre in aumento, fughe di imprese all'estero e assenza di investimenti da parte di imprese estere. Tutto questo ha un notevole costo in termini di denaro pubblico e di credibilità di uno Stato che certo non è rassicurante per coloro che volessero investire nel nostro Paese e che sanno bene che per ottenere giustizia dovrebbero affrontare spese ingenti e tempi che si possono definire biblici.
  È chiaro, quindi, che siamo di fronte ad una vera e non certo nuova emergenza giustizia Pag. 9e si comprende la necessità di un intervento rapido, in particolare sulla giustizia civile. Si tratta di un intervento che ci viene richiesto dei cittadini, ma anche dall'Unione europea e dallo stesso Presidente della Banca Centrale Europea Draghi.
  Proprio l'Unione europea osserva che in Italia sono necessari ben 608 giorni, in media, per chiudere una controversia civile o di natura commerciale. Si tratta di un dato che pone l'Italia al terzultimo posto tra i Paesi dell'Unione europea, hanno fatto peggio di noi solo Cipro e Malta. Inoltre, solo per fare un esempio, sul Sole 24 Ore del 2 febbraio di quest'anno, è stata pubblicata la sintesi di un rapporto di Mediobanca Securities, secondo il quale il valore attuale dei crediti deteriorati, i cosiddetti tranche junior, si situa tra il 27 e il 37 per cento del valore nominale dei titoli. Come si dice, per utilizzare il gergo del mestiere, è un «taglio di capelli», simile a quello subito dai detentori di tango bond argentini. Si tratta di un dato allarmante che, tra le varie motivazioni, ha anche la lentezza dalla giustizia civile italiana, che comporta lunghissime procedure per ottenere qualcosa, con pignoramenti e quant'altro, dai debitori iniziali.
  Dunque, preso atto di tutto questo, il provvedimento che votiamo è certamente importante, ma sarebbe auspicabile, ancora una volta, non procedere negli interventi sulla giustizia solo con provvedimenti settoriali, sia pure significativi come l'attuale. Appare, infatti, evidente la necessità di un'azione organica di riforma dell'intero settore della giustizia. Si deve approdare, in tempi possibilmente non troppo lunghi, ad un vero e proprio testo unico dalla giustizia, nell'ottica di una riforma generale che non sia solo settoriale. Questo testo unico non dovrebbe certo, come in passato si è fatto con le varie ipotesi di riforma, essere pensato ad personam, per favorire qualcuno o per punire qualcun altro. Si tratta, invece, di lavorare insieme alle varie componenti del settore per rendere davvero efficiente e rapida la giustizia, non solo quella civile.
  La necessità della redazione di un testo unico si riallaccia anche alla perplessità sulla scelta dello strumento della delega al Governo. Come già abbiamo detto, è chiara l'esigenza di fare in fretta, superando eventuali lungaggini, e per questo, quindi, noi riteniamo che possa essere usata la delega al Governo. Ma dobbiamo dirlo anche con chiarezza: non siamo di fronte ad un caso di legge delega. Si tratta, infatti, ormai di una costante, non certo apprezzabile. Infatti, quello che dovrebbe essere un mezzo da usare con cautela e solo in casi limite si è trasformato, così come il decreto-legge, in un modo surrettizio, da parte dei Governi di qualunque colore politico, per superare, di fatto, obiezioni, anche legittime, da parte del Parlamento, organo costituzionalmente chiamato a fare le leggi. Decretazione d'urgenza, con annesse fiducie, e leggi delega, di fatto, tendono a svilire il ruolo del Parlamento. Nel campo della giustizia, invece, il lavoro parlamentare, fatto di discussioni in Commissione, con audizioni di esperti, è di particolare importanza. Solo in Parlamento, ascoltando le voci di tutti gli interessati e decidendo poi – certo – in accordo con il Governo, ma non delegando all'Esecutivo tutto il lavoro, sarà possibile intervenire concretamente sulla giustizia, rendendola efficiente e rapida, come necessario. Interventi settoriali e leggi delega, infatti, per quanto utili e importanti, non potranno mai sostituire il lavoro parlamentare, la discussione e il confronto non solo di esperti, ma anche di linee politiche diverse, per poter giungere ad una sintesi prima ancora politica, da cui possa discendere, poi, la tecnica necessaria per quel testo unico che abbiamo auspicato in precedenza.
  Concludendo, il gruppo Democrazia Solidale-Centro democratico, pur con le osservazioni, voterà a favore della proposta di legge delega in discussione, ritenendola comunque uno strumento importante ed utile per il miglioramento della giustizia civile, e si auspica che essa possa divenire presto legge dello Stato, in modo da poter compiere Pag. 10quel primo passo necessario sulla via dell'ammodernamento e dell'efficienza del sistema della giustizia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Io mi vedo, purtroppo, rammaricato nel dover utilizzare questi dieci minuti di tempo, che abbiamo sulle dichiarazioni di voto su questo disegno di legge, per fare alcune considerazioni. Me li prendo tutti, non ho voluto intervenire preventivamente proprio per non essere interrotto e per non perdere tempo. Però, Presidente, credo che debbono essere fatte alcune considerazioni preliminari, partendo dal presupposto che il rispetto (il rispetto all'interno di quest'Aula, il rispetto tra forze politiche e il rispetto tra maggioranza e opposizione), al di là dei toni e al di là delle giuste rivendicazioni che ogni forza politica legittimamente, nel proprio interesse, fa, deve essere un elemento che deve caratterizzare, in modo particolare, il dibattito in quest'Aula.
  Perché, Presidente, dico questo ? Oggi credo che si sia verificato, per l'ennesima volta, l'ennesimo spiacevole episodio nel rapporto tra maggioranza e opposizione. Perché dico questo ? Perché oggi, Presidente, era convocato – e credo che si apra il dibattito sul tema successivo, quello della legittima difesa, con i presupposti peggiori possibili, con le inevitabili conseguenze che determinati comportamenti determineranno – un Comitato dei nove sulla legittima difesa alle ore 9. Era stato convocato ieri sera, al termine del dibattito dell'Aula, avvenuto circa alle 21,30. Questa mattina, alle ore 8, veniamo avvisati che il Comitato dei nove, anziché tenersi alle ore 9, ovvero in contemporanea con l'Aula, viene tenuto alle ore 8,40, impedendo, quindi, al sottoscritto, che è l'unico componente della Lega in Commissione giustizia, di poter partecipare al Comitato dei nove sulla legittima difesa, di cui io ero relatore di maggioranza e oggi sono relatore di minoranza, per i noti fatti accaduti, di cui poi parleremo successivamente. A me, Presidente, è stato impedito; io sono stato posto nelle condizioni di non poter partecipare al Comitato dei nove, perché o partecipavo al Comitato del nove oppure ero in Aula, come sono qui oggi, adesso, a svolgere la dichiarazione di voto su questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento che, come unico componente della Lega in Commissione giustizia, ho ovviamente dovuto seguire in questa settimana.
  Quindi, io credo, Presidente, che in qualche modo – lo dico con grande serenità, nonostante la grande rabbia che porto a nome del mio gruppo – debbano essere stigmatizzati quei comportamenti tali per cui viene impedito sostanzialmente – Presidente, viene impedito – e viene precluso ad alcune forze politiche, in modo particolare alle forze politiche di opposizione e in modo particolare alla mia forza politica, in quanto unico rappresentante della Lega in Commissione giustizia, di poter espletare il proprio mandato da parlamentare. Dico questo anche perché, Presidente, oggi l'Aula era convocata alle 9 ed era convocata alle 9 su esplicita richiesta del Partito Democratico. L'Aula oggi, per i ritardi dell'attività del Comitato dei nove della Commissione giustizia, è iniziata alle 9,15.
  Allora, io credo che non siano questi i presupposti per avere un atteggiamento rispettoso nei confronti dell'opposizione. Soprattutto credo che debba essere detto in maniera molto chiara che, se l'opposizione, in modo particolare il gruppo della Lega, viene considerata e viene trattata come strumento di tappezzeria all'interno di quest'Aula, Presidente, noi ne prendiamo atto, consapevoli che la ruota gira, ma consapevoli del fatto che noi abbiamo pochi strumenti per poter manifestare il nostro dissenso e per poter manifestare il nostro pensiero. Io sto utilizzando i miei dieci minuti di tempo, la mia dichiarazione di voto riguardo a un provvedimento su cui tenevo in modo particolare a poter esprimere il mio pensiero. Però, preferisco utilizzare questi dieci minuti per portare Pag. 11all'attenzione della Presidenza questa situazione, chiedendo un intervento della Presidenza, perché credo che, in questo modo, non sia più possibile andare avanti.
  Presidente, ancor di più: all'interno del Comitato dei nove sulla legittima difesa sono stati presentati, da parte del Comitato, su un provvedimento che era partito come un provvedimento della Lega, degli emendamenti modificativi del testo, rispetto al quale poi sono state apportate delle modifiche. Presidente, se mi viene dato il termine per poter subemendare quegli emendamenti alle 10,30, mentre io sto svolgendo le dichiarazioni di voto su un altro provvedimento, mi dice come io, Nicola Molteni, capogruppo della Lega in Commissione giustizia, posso sdoppiarmi ? Presidente, non sono ancora Gesù Cristo, che può fare il doppio ruolo.
  Quindi, io la invito cortesemente a porre fine a questo atteggiamento che, ormai, sta diventando un atteggiamento sistematico, di totale mancanza di rispetto nei confronti di alcune forze politiche all'interno della Commissione giustizia, altrimenti noi saremo costretti ad assumere, Presidente, comportamenti che sono consequenziali rispetto all'impedimento che ci viene posto nel poter esercitare la nostra attività. Credo che sia un fatto di estrema, estremissima gravità e di poco rispetto; c’è poco rispetto da parte della Commissione giustizia, in modo particolare su questi provvedimenti, nei confronti di una forza politica di opposizione che, al di là delle proprie battaglie politiche legittime, merita rispetto, Presidente, soprattutto da parte di una maggioranza e di un Governo che è in limine litis rispetto alla costituzionalità della loro presenza all'interno di quest'Aula. Quindi, rivolgo questo accorato appello, lo faccio con grande serenità ma profondamente arrabbiato per quello che sta accadendo. Ovviamente poi, quando parleremo di legittima difesa, se questo è l'atteggiamento da parte della maggioranza, ovviamente noi ci comporteremo di conseguenza, ovviamente nel rispetto delle regole parlamentari, però io credo che non sia assolutamente più tollerabile prendere a schiaffi e a calci una forza politica di minoranza, anzi di opposizione, che ha sempre svolto, in maniera assolutamente legittima, il proprio ruolo e ha sempre esercitato la propria funzione nel rispetto, con toni duri ma sempre nel rispetto delle prerogative del rapporto e del dialogo tra maggioranza e opposizione. Tanto ritenevo opportuno dire, quanto ovviamente utilizzo adesso, Presidente, i pochi minuti che mi rimangono. Invito ovviamente la Presidenza a prendere in considerazione, in maniera seria, quanto abbiamo appena sostenuto, perché l'intollerabilità di certi atteggiamenti ormai ha rasentato l'assurdo, soprattutto laddove io credo che il rapporto tra maggioranza e opposizione poi si possa modificare nel corso del tempo e nel corso degli anni.
  Sul provvedimento in esame, io ho già avuto modo di intervenire durante il dibattito nel corso della votazione degli emendamenti, abbiamo già manifestato tutte le nostre perplessità. Noi crediamo che una riforma o pseudo tale del codice di procedura civile non possa essere fatta attraverso una delega, una delega in bianco al Governo. Noi abbiamo sempre sostenuto la necessità, anche in passato, attraverso il deposito di proposte di legge, di fare chiarezza nelle funzioni, in modo particolare nelle funzioni tra il tribunale dei minori e il tribunale ordinario, su alcuni temi estremamente importanti e soprattutto su alcuni temi estremamente delicati, dove ne vale dei diritti in modo particolare dei minori. Quindi, abbiamo sempre guardato con grande attenzione l'istituzione del tribunale della famiglia ma riteniamo che il dibattito su uno strumento così importante, sull'istituzione di un organismo così importante, non possa essere fatto con delega, in modo particolare non possa essere fatto attraverso una delega in bianco. La situazione del processo civile in Italia è estremamente comatosa e la sinistra ne ha la responsabilità, perché la sinistra governa questo Paese ormai da quattro anni; sono quattro anni che ha la responsabilità della gestione della politica e della gestione di un servizio fondamentale per il bene dei nostri cittadini come il servizio giustizia, gestito direttamente Pag. 12da chi, in questi quattro anni, sta reggendo le sorti governative del Paese, ovvero la sinistra, e i numeri confermano e certificano lo stato assolutamente comatoso in cui versa il sistema giustizia. Noi non possiamo pensare, come voi fate oggi con questo disegno di legge, di poter guarire un malato gravissimo attraverso una semplice aspirina. Tale è questo disegno di legge, che ricalca in parte un provvedimento già adottato nel 2009 da un Governo di centrodestra, rispetto al quale la sinistra si oppose. Oggi, Presidente – concludo – i numeri dicono che la giustizia in Italia vive una situazione di grave difficoltà; l'irragionevole durata dei processi porta il nostro Paese ad avere dei premi ovviamente in negativo che gli vengono costantemente attribuiti dai sistemi di valutazione europei. È dell'altro giorno l'unico merito che viene attribuito a questo Governo, cioè aver ridotto, negli ultimi due anni, la popolazione carceraria del 17 per cento. Questo Governo è stato in grado non di ridurre il contenzioso, non di ridurre l'alto tasso di litigiosità presente nel nostro Paese, ma di aver ridotto del 17 per cento il sovraffollamento negli istituti penitenziari. Il 17 per cento di detenuti in meno all'interno delle carceri vuol dire il 17 per cento di criminali in più all'interno delle abitazioni dei nostri cittadini.
  Avevate l'occasione di riformare la giustizia, avevate l'occasione di ridare speranza a quei milioni di cittadini che quotidianamente si trovano a dover avere a che fare con il contenzioso, tanto in ambito civile quanto in ambito penale. Avete sprecato quest'occasione e ovviamente il Paese renderà conto di questa vostra incapacità.

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, quanto alle sue osservazioni in relazione alla convocazione del Comitato dei nove, la Presidenza non può che prenderne atto, ricordando che sarebbe opportuno che si convocassero i Comitati dei nove permettendo ai rappresentanti di ciascun gruppo di potere essere presenti. In relazione invece al rilievo che ella faceva sulla possibilità di prorogare i termini dei subemendamenti al testo sulla difesa legittima, le è stato già comunicato per le vie brevi che la Presidenza ha inteso fissare alle ore 11 il termine per la presentazione dei suddetti subemendamenti.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, come ha illustrato il Ministro Orlando quando è venuto alla Camera a gennaio di quest'anno, l'andamento della giustizia civile e dell'arretrato è migliorato rispetto al passato. Si è passati dai sei milioni di cause del 2009 ai circa 4 di fine 2015, quindi con una riduzione importante; si è migliorati nella classifica della Banca mondiale sul doing business, scalando una serie di posizioni, ma restando sempre fuori dalle prime cento posizioni tra i Paesi censiti, quindi moltissimo c’è da fare. In questo senso la delega è positiva, vi è una serie di interventi che Scelta Civica condivide. Premetto che le contestazioni sulla delega le trovo francamente, diciamo, sbagliate e contrarie a quello che si è sempre fatto e pensare di riformare il codice di procedura attraverso una discussione puntuale in Aula è una cosa che praticamente nessun legislatore sensato ha mai fatto e giustamente, perché spesso i provvedimenti che entrano in Aula ne escono con un difetto di coordinamento e di coerenza normativa, per il normale svolgersi del dibattito, e in relazione a norme tecniche come sono quelle di procedura, il fatto che ci sia una delega è del tutto logico ed è l'unico modo per avere un sistema funzionante. Questa delega poi non è una delega in bianco, perché ci sono anzi dei criteri direttivi sicuramente precisi e specifici. Gli interventi: l'intervento che rafforza le competenze del tribunale delle imprese è sicuramente positivo perché, nell'andamento dell'economia, le relazioni commerciali sono sempre più specialistiche, l'affidare più materia alle sezioni specializzate è sicuramente un modo per aiutare le nostre imprese e il nostro sistema economico. Così come è sicuramente positiva la decisione di creare le sezioni specializzate per Pag. 13il tribunale per la famiglia e per le persone: ho sentito delle difese strenue del tribunale dei minori, io invece penso che sia giustissimo sopprimere quel tribunale e creare delle sezioni di tribunale specializzate, con competenze specializzate in materia di famiglia, di minori, di persone. La giurisprudenza e le decisioni in Italia sono state quantomeno incerte, la possibilità di prevedere cosa ti succedeva entrando in quei tribunali era nulla e le differenze da un luogo all'altro erano assurde. Oggi si spera che, con questo nuovo intervento, si possa arrivare a delle decisioni e a un sistema più omogeneo, più efficace e più professionale, quindi Scelta Civica è assolutamente favorevole a questa riforma, così come agli interventi che sono stati fatti sul processo di cognizione, sia in primo grado, sia in appello e sia gli interventi che promuovono i sistemi alternativi di risoluzione delle controversie. Su questi aspetti ieri ho sentito descrivere dall'opposizione un mondo francamente che, come avvocato, non ho mai visto. Ho sentito dire che i problemi di ritardi e di lunghezze non dipendono dalla procedura, non dipendono dagli avvocati, non dipendono dai magistrati, sostanzialmente dipendono dai soldi investiti nella giustizia. Lì esistono dei fatti concreti.
  La spesa per la giustizia italiana è cresciuta in maniera esponenziale fino al 2005-2006 e in maniera lineare; ebbene, tra il 1970 e il 2004, la durata dei processi è aumentata del 100 per cento, all'incirca; quindi esiste un evidente scollegamento tra quanto si spende e quanto durano le cause. Se così è, o si vogliono dare tutte le colpe agli operatori di giustizia – ma non credo che il problema sia esclusivamente legato ad avvocati e magistrati –, oppure vuol dire che bisogna intervenire sulle procedure e soprattutto avere meno contenzioso, perché l'Italia ha una quantità di contenzioso spaventosa. In questo senso, tutti i Paesi moderni cercano di evitare che si arrivi in causa.
  Ieri ho sentito l'onorevole Sannicandro dire: perché bisogna impedire a chiunque di andare in causa anche per principio ? Ora, io capisco che, in taluni rarissimi casi, si possa decidere di andare in causa per principio, ma credo che debba essere una decisione non semplice e automatica, perché, in un sistema di giustizia come questo, se una serie di persone a costo zero intasa un tribunale su questioni esclusivamente di principio va a danneggiare chi ha davvero bisogno di tutela. Esistono questioni alte sulle quali vale la pena lottare, ma credo che avere un'infinità di contenziosi – prendo un esempio concreto – condominiali basati su questioni di principio sia una cosa insensata, in un Paese che ha cinque milioni di cause pendenti. Così come ho sentito dire, sempre dall'onorevole Sannicandro ieri, di cui spesso condivido gli interventi, che in Italia nessuno in fondo va in causa, sapendo di avere torto. Per quanto riguarda le cause commerciali, i debiti commerciali, nel nostro Paese si va in causa sapendo di avere torto, perché si spera di rinviare il pagamento. Noi abbiamo centinaia di cause di opposizione alle ingiunzioni fatte solo per evitare di pagare. Quelle persone, quelle imprese che fanno causa per rinviare devono sapere che il rinvio gli costerà carissimo, perché, se non lo fanno, hanno tutto l'interesse a non pagare e ad opporsi. E questa non è una situazione rara, è una situazione che qualsiasi avvocato che si occupi di relazioni commerciali vive quotidianamente, il fatto di persone che ti trascinano in tribunale, avendo torto. È un ricatto della giustizia che ti costringe sostanzialmente a corrompere il debitore per farti pagare, cioè a fargli lo sconto. È questo il motivo per cui in Italia è pieno di aziende che magari dovrebbero aver chiuso da tempo e le piccole nuove aziende non crescono perché non riescono a riscuotere i loro crediti. Questo è un problema che va risolto; bisogna evitare le cause strumentali; l'articolo 96 del codice di procedura civile non ha mai funzionato perché non è stato mai applicato; bisogna introdurre dei meccanismi automatici: quell'ammenda che è stata prevista è già prevista nel giudizio amministrativo, giustamente, ed è stata replicata nel civile. Così come anche la questione dei costi: i costi di giustizia italiani non sono più alti che negli altri Paesi; non si capisce perché nel sistema di giustizia italiano, Pag. 14che è il più lento, col carico più alto di tutti, si debba anche incentivare il contenzioso, facendo costare il processo meno che dalle altre parti.
  Per questo, noi condividiamo gli interventi che favoriscono il ricorso a mediazione e arbitrato: il Ministro Orlando ha annunciato lavori per coordinare queste norme, perché indubbiamente c’è stata una pioggia di norme negli ultimi anni su mediazione, arbitrato e negoziazione assistita che richiede un coordinamento nei prossimi decreti. Condividiamo moltissimo il rafforzamento e la propulsione al processo civile telematico e Scelta Civica vorrebbe che si finisse con le copie di cortesia inventate dai tribunali, dai giudici (addirittura ci sono state famose sentenze che hanno condannato chi non aveva presentato le copie di carta) e follie di questo tipo; il processo va informatizzato, ci sono resistenze fortissime – lo sappiamo – di una parte dell'Avvocatura, però quella parte dell'Avvocatura si dovrà adeguare. Oggi mi pare che l'onorevole Chiarelli ha detto: io invito gli avvocati a uno scatto di orgoglio, ma il processo civile non serve a tutelare gli avvocati, non serve andare nella direzione che vorrebbero gli avvocati perché è più comodo, più facile o magari più redditizio. Questa è stata l'impostazione che ha avuto il nostro sistema di giustizia e una parte della nostra Avvocatura in passato; noi dobbiamo avere come punto di riferimento il cittadino e il sistema, il cittadino che ha ragione che ha diritto ad avere una tutela forte e veloce.
  Questo include, da un lato, di evitare di avere troppe cause, perché le troppe cause, di fatto, rendono inefficiente la giustizia sui casi importanti e di essere severi con chi fa causa, o ti porta in causa senza motivo.
   Per queste ragioni, Scelta Civica voterà a favore di questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 2953-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Un primo riferimento lo vorrei dedicare all'aspetto che è stato oggetto dell'attenzione di interventi durante l’iter di questo provvedimento e che riguarda la legge delega. Ebbene, la legge delega è uno strumento, insieme ai decreti-legge, attraverso il quale il Governo parla al Parlamento. Allora, questa scelta passa attraverso il Parlamento; il Parlamento, nelle Commissioni competenti, affronta il problema, lo determina, lo inquadra – ecco perché si chiama legge-quadro – e dà i riferimenti precisi rispetto ai quali il Governo si deve muovere nell'esercizio della delega.
   Nel caso di specie, poi, è arrivato un provvedimento che aveva un solo articolo e licenziamo un provvedimento che ne ha cinque, per cui si può capire quale sia stato l'intervento del Parlamento, quale sarà l'intervento del Parlamento e come si è esplicitato attraverso tutte le componenti col contributo di maggioranza e di opposizione e come, alla fine, è il frutto del lavoro del Parlamento.
   In aggiunta, al di là di ciò che ha affermato il Ministro, di cui prendiamo atto e che speriamo diventi una buona prassi (ha detto che informerà dell’iter anche dei decreti legislativi la Commissione, man mano che prosegue, e quindi sarà sostanzialmente informata la Commissione), c’è sempre il fatto che, alla fine, due anni dopo l'emanazione dei decreti legislativi, ci sarà la possibilità di integrazioni Pag. 15e correttivi rispetto al prodotto che oggi noi affidiamo al Governo. Quindi, massima tranquillità da parte del Parlamento e di tutti noi, che svolgiamo, abbiamo svolto e continueremo a svolgere la nostra attività di legislatori.
  Venendo poi al provvedimento, si parla di tribunale delle imprese e qui io vorrei fare un solo riferimento – perché noi facciamo politica e noi, come area politica, abbiamo interesse a sostenere alcune cose –: bene, come è stato riferito, e noi tutti sappiamo, che una parte del PIL è legata all'attività delle imprese e soprattutto delle imprese straniere in Italia, il fatto di avere il tribunale delle imprese, che ha dato già ottimi risultati sul piano della celerità dei giudizi ad esso affidati, ci tranquillizza e ci pone nelle condizioni di dare ulteriori competenze per materia a questo tribunale, come le azioni di classe, che sicuramente determineranno dei tempi minori rispetto al tempo minimo e medio del processo in Italia.
  Un riferimento lo voglio fare anche al tribunale della famiglia, della persona e dei minori, così come si chiamerà oggi: anche a tal proposito, ci sono state molte critiche, molti rilievi, molte perplessità e molte preoccupazioni, che la mia area recepisce e per certi versi condivide. È chiaro che noi andiamo a sopprimere un istituto che è il tribunale dei minorenni e la procura dei minorenni che ha funzionato in Italia, che ha creato una specializzazione della specializzazione, importante in un settore, per delle materie e con riferimento a dei soggetti, i minorenni, che hanno bisogno di una valutazione, di un impegno, di una determinazione e di una competenza che è chiaro che deve essere la più precisa, puntuale, professionale e competente possibile.
  Però, vorrei dire che sono due cose diverse, perché non è che andiamo a sopprimere questi magistrati o questa specializzazione o specialità che hanno acquisito: andiamo solamente ad evitare che ci siano delle strutture parallele, perché il Tribunale per i minorenni era una struttura parallela al tribunale ordinario. Allora, se è possibile portare quel Tribunale nell'ambito del tribunale ordinario, facendone una sezione specializzata, così come questo provvedimento prevede, non andiamo a disperdere niente di quello a cui facevo riferimento prima, ossia le competenze, la specificità, la preparazione di quei magistrati, perché li spostiamo in questa sezione specializzata, dove continueranno e potranno continuare a fornire il loro contributo, di cui il sistema giudiziario in Italia sicuramente non potrà fare a meno e non dovrà fare a meno.
  Quindi, tranquillità, da questo punto di vista, e preoccupazione solamente perché ? Perché, nella nuova organizzazione di questi uffici – anche qui apro una parentesi –, noi abbiamo pensato – questo Governo, questa maggioranza ha pensato – anche al capo dell'ufficio, che non è solamente più il magistrato preparato e competente, come deve essere e come deve continuare ad essere; deve essere anche il magistrato manager, capace di organizzare il proprio ufficio. Quindi, in questa organizzazione complessiva dell'ufficio, andrà riorganizzata ed organizzata anche questa sezione specializzata, sia in tribunale sia in appello, che andiamo a creare.
  Tutti gli altri interventi attengono alla fase del processo vero e proprio. Anche qui, la battaglia che noi politicamente – noi come Area Popolare – continuiamo a fare qual è ? È ispirata a dei principi base: il primo principio è che il processo civile è un processo tra le parti, cioè, sono le parti – privati o società – che ricorrono al giudice per vedere tutelati i propri diritti o lì dove siano stati violati.
  Quali sono gli elementi che noi vogliamo portare avanti e che anche in Commissione abbiamo contribuito a portare avanti ? Innanzitutto, la possibilità del giudice di prevedere, attraverso la normativa o attraverso una sua iniziativa, dei tempi certi. I tempi certi si fanno attraverso termini perentori, non più ordinatori: cioè, deve prevedere che quell'atto o quell'udienza deve essere fatta in quel dato tempo, altrimenti, se ne pagano le conseguenze. Questo è il processo tra le parti. Allora, anche da questo punto di vista, tutta la normativa che ci apprestiamo Pag. 16a votare oggi va in quella direzione: c’è la possibilità da parte del giudice, nei processi sommari di cognizione, di fissare termini perentori.
  A tal riguardo, vorrei aprire una parentesi. Il codice – è stato anche riferito, soprattutto, dal collega Sannicandro – già contiene una serie di iniziative nei confronti del magistrato, nelle norme di attuazione, che impongono il rispetto di determinati tempi. Impongono, cioè consigliano, indicano, non impongono. Allora, qual è il problema ? C’è bisogno di un cambio culturale rispetto all'approccio con questa materia, che non deve riguardare solamente i cittadini nel pensare che il ricorso al giudice, il ricorso alla giustizia sia un fatto per evitare il pagamento di qualche cosa, per prolungare nel tempo qualche cosa, per non adempiere ad un dovere. È chiaro che c’è bisogno anche di una inversione culturale in questo senso, ma anche da parte del giudice, il quale deve determinarsi – perché già la legge gli dà questa possibilità – nell'indicazione di tempi e modi nella direzione del processo. Perché, se il giudice assume la direzione – così come il codice già gli affida –, con l'indicazione dei tempi per un processo – e si renderà conto dalla complessità del processo e della materia a lui affidata quali tempi e quale scansioni deve dare –, avremo un intervento sulla durata del processo che sarà sicuramente un fatto positivo.
  Quindi, nel primo grado, abbiamo la possibilità della conciliazione già alla prima udienza. Si dice: alla prima udienza, come è possibile ?
  È possibilissimo, perché se le richieste sono serie, sono fatte in maniera precisa, sono documentate e si esibisce già una prova che sia compiuta, è chiaro che il giudice non potrà che orientarsi in questo senso.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ANTONIO MAROTTA. Un altro aspetto che volevo trattare – nei pochi minuti che mi restano a disposizione – è quello della sinteticità degli atti di parte del giudice. Questo è un principio per cui noi abbiamo fatto e continueremo a fare una battaglia. La sentenza di quattrocento pagine non interessa il cittadino: al cittadino interessa avere la sentenza, trovare il giudice che gli dica «hai ragione» o «hai torto». È difficile che un cittadino legga tutta la sentenza e capisca tutte le motivazioni e i passaggi giuridici contenuti in essa. Il cittadino vuole sapere, nel minor tempo possibile per evitare speculazioni, se in quella vicenda ha ragione o torto, se deve avere o deve dare.
  Questo si può fare in maniera sistematica: siamo in un mondo globalizzato, siamo in un sistema in cui l'informatizzazione e il sistema telematico hanno invaso e diventano il futuro non solo nel sistema della giustizia, ma in tutto. Allora possiamo concepire ancora che si decida o si facciano degli atti introduttivi che siano fatti da decine e decine, per non dire centinaia, di pagine? Dunque, la sinteticità è uno di quegli elementi per cui noi ci siamo battuti e continueremo a batterci per il futuro.
  Come è vero – ed è veramente l'ultimo riferimento – che, per quanto riguarda la Cassazione – questo è un fatto esclusivamente tecnico, ma ho il dovere di dirlo –, si favorisce la funzione nomofilattica della Suprema Corte. Che significa ? Significa che l'interpretazione deve essere una. Oggi abbiamo interpretazioni diverse rispetto allo stesso fatto o alla stessa norma giuridica non nell'ambito di sezioni diverse, ma nell'ambito della stessa sezione. Questo che significa ? Significa che se abbiamo un'interpretazione a sezioni unite e questa deve far testo e deve essere rilevante nell'iter del processo, perché l'avvocato e il giudice devono sapere e devono dire alla parte che su quel problema la Corte si è già pronunciata e c’è già una giurisprudenza consolidata, molto probabilmente, anche questo sarà uno strumento che metterà in condizione il cittadino di non far ricorso. Nel momento in cui l'avvocato gli spiega in maniera semplice, ma completa e precisa, quella che è l'evoluzione del diritto che lui ritiene sia stato violato e che la fine di quel processo, proprio per Pag. 17la giurisprudenza consolidata, sarà quella che già è nella giurisprudenza, molto probabilmente, deciderà di non intervenire per quanto riguarda l'iniziativa giudiziaria.
  Anche nel processo di esecuzione, per la verità, c’è un intervento preciso. Ho sentito dire: se in un'esecuzione, dopo tre vendite andate deserte non c’è l'acquirente, molto probabilmente, quel bene non suscita l'interesse di nessuno. Allora, continuare a fare le vendite è un sistema per prolungare l'esecuzione e, quindi, il processo esecutivo, all'infinito, senza alcun risultato; anzi, con un risultato molto negativo per il debitore e per il creditore. Per il debitore, perché continuerà a scendere il prezzo di quel bene, che, quindi, varrà sempre meno, mentre nel momento in cui aveva acquistato quel bene aveva un valore di mercato che, oggi, non ha più; e per il creditore che, molto probabilmente, dovrà attendere anni, anni, nell'espropriazione di un bene. Avrà una cifra che non sarà assolutamente sufficiente ad integrare quello che è il suo credito nei confronti del debitore. Potenziare gli istituti alternativi, come l'arbitrato, la negoziazione assistita...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANTONIO MAROTTA. ... sembra una scelta intelligente e saggia, ma, soprattutto, legata ad una realtà che è il risultato già delle statistiche che ci hanno detto, che questo istituto...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ANTONIO MAROTTA. ... va nella giusta direzione. Ecco perché, in maniera coerente, ma decisa e consapevole, annuncio il voto favorevole di Area Popolare su questo provvedimento, al cui risultato...

  PRESIDENTE. La ringrazio.

  ANTONIO MAROTTA. ... abbiamo contribuito in maniera consapevole (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Egregio Presidente, colleghi, sottosegretario, indubbiamente il Governo, in questi anni, ha fatto un'analisi approfondita del contenzioso che grava sui tribunali italiani, ed è un lavoro indubbiamente apprezzabile, che contiene tanti suggerimenti e tante indicazioni, anche operative, per chi volesse applicarle. È arrivato addirittura, quello studio, a ridisegnare la classificazione del contenzioso, distinguendolo in: contenzioso (che è l'arretrato vero e proprio, e ha specificato che cosa si intende), pendenze e giacenza, modulando e mutuando dal mondo delle imprese. Ciò ha prodotto risultati certamente interessanti e io voglio partire da quei risultati. Quindi, noi sappiamo che, in effetti, quello che grava sui tribunali italiani non è quella mole impressionante di cui si discute sui giornali, nei mass media e anche qui dentro. Molti di quei fascicoli non sono fascicoli del contenzioso vero e proprio, però sono ugualmente tanti, tanti. E allora, qual è la programmazione che si dovrebbe fare per eliminare questo contenzioso? Non certo quella che i Governi, da Berlusconi, a Monti, a Letta e a Renzi, hanno messo in campo.
  Mi spiego con una metafora, perché è l'unico modo per utilizzare al meglio il poco tempo che ho a disposizione. Ora, il tribunale concepiamolo come un ospedale, che sta in un villaggio e in cui, ad un certo punto, scoppia un'epidemia; l'ospedale ha appena 200 posti letto, ha medici per 200 posti letto, ha attrezzature per 200 posti letto, però intorno il villaggio è decimato ed è afflitto da una grave malattia, non so, dal tifo, e allora che cosa si dovrebbe fare da parte del decisore politico? Bisognerebbe intervenire sulle cause e cioè, in questo caso, non so, disinquinare l'acqua, costruire fognature, potabilizzare, per esempio, una delle fonti – quella idrica – che molto spesso arreca e diffonde questa malattia. Invece, i Governi che cosa hanno fatto? Hanno distolto lo sguardo da ciò che Pag. 18ha causato l'epidemia e sono intervenuti sull'ospedale, sui medici e sulle attrezzature: non certo aumentandole, badate bene, ma semplicemente dicendo al dottore: fai una diagnosi più o meno sommaria, metti fuori subito i malati, con un provvedimento qualsiasi, intervieni alla meglio, mettili fuori in maniera tale da liberare quei 200 posti letto e farne entrare ancora degli altri. Così ha proceduto il Governo Berlusconi, così hanno proceduto i Governi successivi.
  Faccio un esempio pratico: nel 2010, in Italia, il contenzioso aveva raggiunto picchi notevolissimi, e da chi era determinato questo contenzioso? Era determinato da una ultradecennale inadempienza da parte dell'Inps, che non pagava bene la indennità di disoccupazione agricola. Somme modeste, badate bene, ma che per l'Inps ammontavano al mancato esborso di circa 500 milioni all'anno, ripeto, 500 milioni all'anno: moltiplicatelo per dieci anni e vedete quanti soldi erano stati sottratti dalle tasche della povera gente. Naturalmente, i sindacati, i patronati, i lavoratori si rivolgevano ai magistrati e avevano regolarmente ragione; ovviamente, non erano tutti i lavoratori a rivolgersi al magistrato, erano soltanto quelli più attivi, più sindacalizzati, più responsabilizzati, più reattivi. In ogni caso, benché in misura inferiore agli aventi diritto, tanti si rivolsero alla magistratura. Ora, le cause erano comunque notevoli, erano numerose: cosa fece il Governo, allora? Emanò una norma.
  Ecco come si abbatte il contenzioso: l'articolo 38 di un decreto-legge del luglio 2011 dice esattamente così: «i processi in materia previdenziale, nei quali sia parte l'Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali a tale data non sia intervenuta una sentenza il cui valore non superi complessivamente euro 500, si estinguono di diritto con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». E uno dice: beh, una bella norma ! Perché, come dire, costringe l'Inps a fare quello a cui l'hanno costretto i giudici fino ad oggi, ossia costringe l'Inps a pagare, no ? E quindi è una buona norma, perché il lavoratore si vede, per decreto, riconosciuto il diritto. E infatti decine e decine di migliaia di lavoratori hanno ricevuto, per decreto, 300, 400, 500 euro da parte dell'Inps. Però la norma continua ! Continua dicendo: «l'estinzione dichiarata con decreto dal giudice anche d'ufficio». Per le spese del processo, cioè, le spese a cui l'Inps ha dato adito e a cui veniva condannata dai magistrati si applica la norma di cui all'articolo 310 del codice di procedura civile, cioè i lavoratori si dovranno pagare le spese legali. Una operazione, ripeto, barbara, una operazione lobbistica delle più grandi che in Italia si siano perpetrate, per cui chi aveva diritto e si rivolgeva al magistrato, finalmente, ha avuto il riconoscimento per decreto della prestazione che gli spettava, ma ha dovuto pagare per legge le spese legali. Quindi oltre al danno, la beffa !
  Questo è un modo per abbattere il contenzioso... Quando si parla del fatto che il contenzioso, in questi anni, è diminuito, è perché questo decreto-legge è del luglio 2010 e, ovviamente, ha avuto applicazione nel 2011, nel 2012, quindi le statistiche certamente registrano una riduzione notevole del contenzioso. Ora, su questa logica si sono mossi tutti i Governi e arriviamo ad oggi, a questo provvedimento. Ovviamente, ripeto, questo è l'ultimo tassello di un mosaico, che è tutto quanto armonioso, in cui si fa che cosa ? Da un lato, si dice: per favore non andate all'ospedale di cui ho parlato prima, non recatevi all'ospedale, e per non farli andare si mettono in campo tutta una serie di provvedimenti – condizioni di inammissibilità, di procedibilità – che sono, come, dire affastellati, uno dopo l'altro e che ricorrono anche in questo provvedimento; infatti, quando si parla dell'appello, badate, si chiede e si dice al Governo, nel fare il decreto legislativo, di ampliare i filtri, cioè gli ostacoli per poter accedere al giudizio di appello. Quindi, da un lato, le norme processuali, che devono dissuadere il cittadino dal rivolgersi al magistrato, dall'altro, l'aumento dei costi della giustizia, e, alla fine, come se ciò non Pag. 19bastasse, la minaccia di una condanna alle spese legali, solo perché lui potrebbe avere interesse a chiedere una sentenza. Si dice che i magistrati, devono fare i mediatori e, se qualcuno si rifiuta di accettare la proposta transattiva che il magistrato ha molto spesso elaborato, lì per lì, alla prima udienza, ciò può essere tenuto in considerazione ai fini del processo, badate bene: cioè, non ai fini di una eventuale condanna, cosa che è pure prevista, perché qui, poi, c’è anche la norma che ha ampliato queste possibilità di essere picchiati dal magistrato, qualora osassero disobbedire.
  Ma andiamo a guardare un po’ più da vicino questo provvedimento. Qualche collega del mio gruppo mi diceva: come mai stiamo votando molto spesso con la maggioranza ? Beh, è evidente il motivo: perché questo provvedimento non è quel provvedimento, come dire, tanto declamato. Vi faccio vedere le norme sul processo civile: sono appena pochi articoli, in cui che cosa si dice sostanzialmente ? Si dice che alcune materie passano dal rito ordinario al rito semplificato, per cui da «qua» si sposta «là»: si tratta di definire le materie; poi si stabilisce soltanto un'altra norma, si dice soltanto che la negoziazione assistita, che non c'entrava un cavolo, deve rientrare anche qui, cioè che le cause di lavoro devono poter fruire della negoziazione assistita ed è finita tutta la materia relativa al giudizio di primo grado. E il giudizio di appello ? Come ho già detto prima, per quanto riguarda il giudizio di appello, sostanzialmente, in che cosa consiste la novità ? Nell'estendere le cause di inammissibilità dell'appello, cioè gli ostacoli che prima ostavano, si dice: non sono stati sufficienti ad allontanare la gente dalla giustizia, fate, voi, Governo, un decreto legislativo in cui ampliate tutto ciò. Quindi, questo è lo spirito con il quale questa norma è stata scritta. Non ho il tempo di soffermarmi su istituti tipo il tribunale per la famiglia e via discorrendo, ma comunque ho voluto spiegare che i voti che noi davamo a favore degli articoli, molto spesso erano voti relativi a cose molto semplici su cui non c'era certo una filosofia dietro le spalle, se non in quegli articoli che poi sono stati oggetto ieri di intervento specifico e che denotavano qual era l'ispirazione culturale e politica di questo Governo. Ecco, perché noi, nonostante quei voti a favore degli emendamenti della maggioranza, votiamo contro (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Grazie Presidente. Per Forza Italia, che ha una tradizione e una cultura di chiara impronta liberale, le regole del processo rappresentano un tema di grandissima attenzione e quando poi parliamo delle regole – si tratta, appunto, delle regole del processo civile e, dunque, della tutela di quelli che sono i beni primari della vita che connotano la posizione di ciascun singolo individuo, non solo nelle formazioni sociali, ma anche nella sua dimensione esistenziale – naturalmente questa attenzione diventa maggiore. Diciamo subito che questo provvedimento presenta luci ed ombre e noi abbiamo assicurato una lettura obiettiva del testo e abbiamo contribuito, anche con l'esercizio della funzione emendativa, alla sua modifica, ma non possiamo non evidenziare talune criticità che sono riconducibili ad una visione che è distante dalla nostra rispetto a quella che è la strada da perseguire per rendere effettiva la tutela dei diritti. Anche in molti degli interventi che mi hanno preceduto è stato affrontato il tema della sinteticità degli atti, un tema che ai non addetti ai lavori può forse apparire come un profilo minore, come un'esigenza puramente organizzativa, di snellimento, di accelerazione del procedimento; in realtà, la sinteticità è qualcosa di molto più complesso perché incide direttamente su quello che è il diritto di difesa e incide anche sull'esercizio corretto della funzione giurisdizionale. Infatti, la sinteticità non deve in alcun modo significare, almeno nelle nostre intenzioni, brevità, Pag. 20né superficialità, ma dovrebbe significare che nella motivazione, tanto del provvedimento giurisdizionale, quanto degli scritti difensivi, non vi è nulla di più e nulla di meno di quanto sia strettamente necessario. Anche perché la sintesi richiede un approfondimento e, quindi, di per sé non significa automaticamente un giudizio più rapido o un giudizio più breve. E, soprattutto rispetto a quelle che sono le sentenze, le decisioni con le quali si chiude il processo in ciascuna delle sue fasi, noi dobbiamo ricordare che per fare giurisprudenza la motivazione sintetica non basta, cioè per indicare quello che è l'indirizzo, l'orientamento, l'interpretazione di una norma, l'affermazione di un principio, la sinteticità sicuramente non basta. Pensiamo alla Cassazione, alla funzione della Suprema Corte, come è stato ricordato anche in uno degli interventi che poco prima mi ha preceduto. Certamente, per applicare la giurisprudenza, la motivazione sintetica basta, è sufficiente, perché il richiamo ai precedenti, il richiamo ai principi, può rappresentare un modo esaustivo per definire la controversia e soprattutto per affermare quelli che sono i principi.
  E, allora, noi auspichiamo – anche con l'ordine del giorno a mia firma che è stato peraltro approvato – che su questo tema e su questo principio vi sia la massima attenzione e soprattutto la massima vigilanza perché non si introducano delle prassi eccessivamente disinvolte come in passato è accaduto quando analoghi interventi normativi sono stati promossi, anche rispetto ad altri campi della giurisdizione. Dunque, l'altro filone, oltre al principio della sinteticità, è quello della specializzazione per materie. E qui sicuramente abbiamo i punti di maggior contatto rispetto alla nostra visione e abbiamo salutato con favore innanzitutto l'istituzione del tribunale della famiglia e della persona.
  Infatti, in questo modo si è superata una situazione davvero paradossale che, come spesso accade nel nostro Paese, contraddistingue questo settore. Innanzitutto oggi, ad ordinamento vigente, noi abbiamo tre tipi di giudice dei minori, quello ordinario, quello minorile e quello tutelare e soprattutto abbiamo tre distinti processi. La necessità di concentrazione, la necessità anche di rendere omogenei questi processi e l'applicazione di principi che governano questi processi sicuramente favoriscono il processo di specializzazione che naturalmente prevede il coinvolgimento anche di figure tecniche, di figure di ausilio del giudice, soprattutto in materie altamente sensibili, soprattutto in materie dove una delle parti è appunto il minore e, quindi, un soggetto che è sicuramente più debole, un soggetto che è bisognevole di una maggiore protezione. E soprattutto perché attraverso l'istituzione di un unico tribunale noi sottraiamo anche una materia così delicata e così variegata da un approccio che addirittura è degiurisdizionalizzato, come oggi avviene, per esempio, in materia di tribunale dei minori. E, dunque, sicuramente maggiori regole, regole più certe, regole più chiare sono un sintomo positivo e una valutazione positiva da parte nostra.
  Poi abbiamo il tribunale dell'impresa, anche qui in linea con questa esigenza di specializzazione. Sicuramente una qualificazione e una specializzazione maggiori renderanno anche la soluzione delle controversie più agevole e renderanno soprattutto uniformi, almeno auspicabilmente uniformi, quelli che sono gli indirizzi di fondo in una materia che ha un'interconnessione così forte con l'economia, con la tutela di quelli che sono i diritti economici fondamentali. E, poi, abbiamo le regole della giurisdizione e qui non sempre la nostra visione coincide con quella del provvedimento nel testo licenziato. Certamente, abbiamo valutato con favore l'approvazione, anche con largo suffragio, di alcuni dei nostri emendamenti a proposito del rafforzamento dei titoli esecutivi rappresentati dai processi verbali di conciliazione, oppure l'introduzione, anche rispetto al rito del lavoro, dell'istituto della negoziazione. Ma quello che conta è la costruzione complessiva dell'impianto del giudizio. Quindi, sul giudizio di primo grado noi sicuramente siamo favorevoli ad un rafforzamento del principio di oralità, Pag. 21alla valorizzazione di quello che è il ruolo di guida che il giudice deve assolvere nell'ambito del processo, che significa anche studio, conoscenza, approfondimento e, quindi, controllo successivo sull'operato dei singoli magistrati. Siamo favorevoli, dunque, a questa maggiore speditezza che non deve, però, rappresentare, diversamente da alcune prospettazioni che sono state fatte, un accavallamento tra quella che è la fase in cui si definisce il thema decidendum e quella che è la fase in cui si definisce il thema probandum perché sono due aspetti che vanno tenuti distinti e che vanno anche costruiti in tempi differenti.
  Riteniamo che il restringimento della funzione di accertamento del fatto ed il rafforzamento di un compito di controllo affidato al giudizio di appello costituisce un elemento positivo, come siamo stati favorevoli all'eliminazione dei filtri perché, naturalmente, le logiche proibizioniste hanno sempre dimostrato di non funzionare o di non funzionare bene. Siamo stati favorevoli a tutte quelle misure che si sono mosse nella direzione di determinare una maggiore stabilità dei pagamenti, una maggiore sicurezza, perché questo significa riduzione del contenzioso collaterale. Pensiamo, ad esempio, a quanti effetti negativi sulla proliferazione del contenzioso derivano dal ritardo delle decisioni sui giudizi di opposizione a decreti ingiuntivi. Come pure abbiamo salutato con favore l'ampliamento dell'area di quelli che sono i riti alternativi, quelle che sono le procedure che si affiancano a quella strettamente giurisdizionale.
  Pensiamo agli arbitrati societari, alla possibilità di ritenere compromissibili tutte le controversie relative al rapporto sociale, escluse quelle materie per le quali è previsto l'intervento diretto del pubblico ministero.
  Dunque, anche in conclusione, vi è la nostra valutazione favorevole sul processo telematico, ricordando che un rafforzamento e un incentivo in questa direzione rappresentano sicuramente un elemento di modernizzazione del nostro Paese. Però, attenzione, ormai il processo telematico, per le sue connotazioni, si impone anche su quello che è l'impianto dogmatico che noi conosciamo e che si è sedimentato rispetto agli istituti processualisti del codice vigente, in considerazione del fatto che le disposizioni che tendono a regolare questo nuovo processo sono delle disposizioni che hanno un proprio rango normativo.
  Naturalmente, la nostra critica sull'abuso del ricorso al ricorrente metodo della delega permane, soprattutto in una materia delicata come questa. Altrettanto forte è la nostra critica sull'innalzamento dei costi e sull'introduzione di sanzioni pecuniarie, che sicuramente si muovono in quella logica di deflazione del contenzioso, ma di deflazione surrettizia, che allontana i cittadini e, soprattutto, rende il servizio giustizia un servizio di censo e non un servizio di tutti, come noi vogliamo e, soprattutto, come vuole la nostra Costituzione.
  Per questa valutazione complessiva, noi esprimeremo, su questo provvedimento, un giudizio di duplice valenza: positivo per molti versi, meno per altri. Dunque, ci asterremo sul testo, ma soprattutto vigileremo sul decreto legislativo o i sui decreti legislativi di attuazione della delega, per verificare la loro coerenza e la loro fedeltà ai principi e alle norme innovatrici contenute in questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Io vorrei analizzare compiutamente le criticità di questo disegno di legge delega predisposto dal Governo, punto per punto. Parliamo, ad esempio, dell'ampliamento delle materie per le sezioni specializzate di impresa. Ora, all'interno della relazione, non c’è scritto presuntivamente quante cause dovrebbero aumentare per le sezioni specializzate di impresa. Questa, secondo me, è una grave mancanza, perché normalmente si dovrebbe legiferare conoscendo la materia Pag. 22nella quale si legifera. Possiamo dire presuntivamente – qui, ovviamente, c’è il sottosegretario Ferri che, essendo magistrato, nonostante parli con altri, lo saprà – che avremo una triplicazione delle cause, almeno una triplicazione delle cause, davanti alle sezioni specializzate di impresa. Però, sottosegretario Ferri, cosa significa aumentare le cause davanti ai tribunali delle imprese ? Significa, in realtà, aumentare la tassazione a carico delle imprese del 100 per cento. La tassa, il contributo unificato, che prima costava mille euro, domani, dopo i vostri decreti legislativi, costerà 2 mila euro.
  In pratica, questa pseudo-riforma è stata fatta solo per fare cassa a danno delle imprese e delle piccole e medie imprese. Già ora le piccole imprese e gli artigiani rinunciano a recuperare quanto gli spetta da altre imprese o dai cittadini stessi e rinunciano a recuperare questi soldi perché costa troppo difendersi o iniziare un processo, senza avere neanche la certezza di poterli recuperare compiutamente. Voi, sapendo che già adesso vi è una rinuncia da parte degli artigiani e delle piccole imprese a recuperare quanto dovrebbero, con questa legge aumenta del 100 per cento i costi. Questo vuol dire, praticamente, ridurre la tutela che l'ordinamento giuridico italiano dà a tutte le piccole e medie imprese, a coloro che già soffrono per la crisi, che non smette di continuare, e soffriranno ancora di più in futuro, grazie a voi e grazie al vostro aumento di tassazione.
  Per non dire che, surrettiziamente, voi, con questa norma, avete ridotto i tribunali dagli oltre 100 a 21, ovvero uno per regione. Surrettiziamente avete ridotto il numero dei tribunali e surrettiziamente creerete più costo, perché, ovviamente, allontanarsi dalla propria sede significherà maggiori costi per l'impresa. Ma si vede che tutto questo a voi non interessa.
  Parliamo del processo civile. Vede, sottosegretario, se si fossero ascoltati gli operatori del diritto, che anche sono venuti in Commissione, si sarebbe potuto fare davvero un buon lavoro in Commissione, un lavoro a beneficio dei cittadini. Invece, ha prevalso un'altra ottica, l'ottica tipica di questi due anni, l'ottica del voler dire: «Abbiamo fatto una riforma, qualunque essa sia. Usciremo con un tweet: la volta buona di aver fatto la riforma». Non significa nulla che questa riforma faccia abbastanza ribrezzo, per chi conosce la materia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però, si sa, ad un tweet non si comanda.
  Sottosegretario, questo è un modo incapace di legiferare e forse questa incapacità deriva anche dal fatto che, all'interno dell'Esecutivo e all'interno del Ministero della giustizia, abbiamo ben tre esponenti su quattro che nemmeno hanno una laurea in giurisprudenza. Quindi, potremmo dire anche che non sanno quello che fanno. L'unico componente, giustamente, è lei, sottosegretario, che è anche un magistrato, che è un leader di corrente di magistrati, che è un leader sindacale e che, quindi, dalla sua visione sindacale, dovrebbe anche poter dire al Presidente del Consiglio Renzi che non sono poi così male le correnti, visto che l'ha nominata sottosegretario. Infatti, sentiamo ogni giorno che parla e sbraita di correnti in magistratura, poi, come sottosegretario, c’è un tipico leader di corrente di magistratura.
  Parliamo del processo ordinario: diventerà un processo sommario. Avremo, quindi, una giustizia sommaria, una giustizia formale; il che significa una giustizia totalmente non sostanziale. Ovvero non si tuteleranno i diritti delle persone; si tutelerà solo sommariamente quello che appare un diritto e quella che appare la mera possibilità, pagando una tassa e un obolo ben alto al suo Ministero e all'Agenzia delle entrate, di chiedere giustizia. Questo è un simulacro di processo, sottosegretario Ferri. Avremo un giudice che potrà decidere tutto; avrà quasi diritto di vita o di morte sui diritti delle persone, senza che si possa dire nulla, senza che le parti, gli avvocati e le stesse persone possano lamentarsi o dire qualcosa, perché avrà la facoltà di fare tutto e il contrario di tutto, senza nessun controllo da parte di nessuno. Questo è un giudice Pag. 23infallibile, che quasi potrebbe aspirare a diventare Papa, vista la sua infallibilità. Questa non è giustizia; la giustizia è un giudice competente e serio, che, però, viene controllato dalle parti.
  Il Ministro ha parlato, l'altro giorno, della diminuzione delle controverse del 20 per cento. Peccato che tutti sanno che queste controversie sono diminuite a causa dell'aumento delle tasse del 15 per cento. Lo sanno tutti gli operatori del diritto. Sottosegretario, ma mi riferisco anche al Ministro, io non andrei fiero di aver evitato che i cittadini potessero difendersi davanti a un giudice terzo e imparziale. Questo non va a vostro favore, va a vostro discredito: va a discredito della giustizia italiana e va a discredito dell'articolo 24 della Costituzione. Vuol dire che un numero rilevante di persone, a causa dell'aumento esponenziale delle tasse, ha rinunciato alla tutela dei propri diritti.
  Ma parliamo anche delle espropriazioni immobiliari, della svendita delle case degli italiani all'asta a prezzo libero, così come volevano fare il Governo e la Commissione giustizia, così come hanno portato questo provvedimento in Aula, a tutto vantaggio degli speculatori immobiliari e delle mafie. Per fortuna, in Aula si è riusciti a cambiare questa folle previsione. Però, mi dispiace, sottosegretario, non possiamo essere contenti. Infatti, se l'avete messa in Commissione, vuol dire che il vostro intendimento, così come l'intendimento di regalare le case all'asta degli italiani senza neanche passare dal giudice, alle banche e alle finanziare, il vostro intendimento è quella di un attacco alla casa degli italiani e di fare un favore alle istituzioni bancarie e finanziarie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e su questo dovreste dare una spiegazione, una spiegazione su chi paga magari le vostre campagne elettorali, su chi paga le vostre fondazioni politiche, sottosegretario ma soprattutto Ministro. Avremmo quindi dei giudizi sommari e dei giudizi sintetici, chissà perché in tutto il provvedimento ci aggiungete 4 o 5 volte il fatto che il giudizio debba essere conciso, sintetico, con dei modelli prestampati magari, così come è scritto, in modelli di atti. Ebbene, sottosegretario, questa giustizia, giustizia nella quale voi decidete della vita delle persone con un modello prestampato, con un modello prestampato non si può decidere sui diritti delle persone, sottosegretario. Con un modello prestampato questa non è giustizia. Vogliamo parlare delle liti temerarie ovvero della vera e propria estorsione da parte dello Stato nei confronti dei cittadini che chiedono giustizia ? Perché qui si parla di un'estorsione legalizzata, sottosegretario, un'estorsione a norma di legge, quindi non basta che lo Stato si fa pagare profumatamente per i propri servizi, non solo attraverso le tasse e l'Irpef, ma anche attraverso tasse recessive come il contributo unificato. Non basta questo ma serve anche un'estorsione da parte dello Stato attraverso la previsione delle liti temerarie. Abbiamo scoperto ieri che è stata fatta una Commissione per le risoluzioni stragiudiziali e guarda caso questa Commissione prevede il 30 per cento dei componenti liguri. Stranamente il Ministro è di La Spezia e quindi è ligure, ma sarà sicuramente un caso. Come sarà un caso la nomina nella Commissione di un avvocato che faceva parte del collegio sindacale della fondazione del Ministro Orlando, sicuramente un caso. Abbiamo addirittura in questa legge la delega sulla delega, il Governo potrà dopo tre anni decidere di modificare le proprie norme senza passare nemmeno dall'Aula, passando direttamente con un decreto legislativo, andando contro ogni principio costituzionale. Bene, Presidente, sottosegretario, se ci fosse stato il Ministro mi sarei rivolto anche al Ministro, che sembrava interessato alla questione, noi voteremo contro questo disegno di legge delega, come immagino voteremo contro quella follia che saranno i decreti legislativi e voteremo convintamente contro questo disegno, un disegno fatto solo per negare giustizia agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ermini. Ne ha facoltà. Prego i colleghi di prendere posto e di abbassare il tono della voce, grazie.

  DAVID ERMINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il disegno di legge delega sul processo civile è uno dei provvedimenti più importanti che viene esaminato nel corso di questa legislatura, forse avrà meno prime pagine sui giornali o forse ne parleremo poco nei talk show, ma avrà una forte incidenza sulla vita dei cittadini e su quella delle imprese. Sarà decisivo per la ripresa economica e per la crescita, così come tutti indicano nella lentezza del sistema del processo civile una delle cause della mancata crescita degli ultimi anni ed una mancanza di investimenti provenienti dall'estero, così vi è la necessità di dare un impulso forte perché la giustizia civile sia veloce e giusta. Nel corposo testo di legge ci sono molte novità, vi sarà una maggiore competenza per il tribunale delle imprese, che oltre alle cause attuali si occuperà tra l'altro di concorrenza sleale e pubblicità ingannevole, class action e controversie relative anche a società di persone.
  Saranno riorganizzati i tribunali per i minorenni nei tribunali di giustizia ordinaria e in quelli circondariali, in sezioni, pur specializzati per la persona, per la famiglia e per i minorenni, con particolare attenzione alle vittime vulnerabili. Verrà mantenuta la specializzazione del giudice minorile e del pubblico ministero minorile, nonché la composizione mista del collegio, con togati ed esperti in psicologia. Sarà più snello il processo in primo grado, ferma restando la garanzia del contraddittorio. Sarà creato una sorta di doppio binario a seconda della complessità giuridica della controversia e della rilevanza economica: per le più semplici ci sarà un giudice monocratico con rito semplificato, le altre saranno decise da un collegio con rito ordinario. Si valorizzerà la proposta di conciliazione del giudice, prevedendo che sia valutabile ai fini del giudizio la mancata comparizione delle parti o il rifiuto ingiustificato alla transazione. Ferma restando la conciliazione in sede sindacale delle controversie individuali di lavoro, sarà possibile la negoziazione assistita tramite avvocati, facoltà e non obbligo. Viene abrogato il cosiddetto «rito Fornero» per i licenziamenti illegittimi ex articolo 18, prevedendo per tali casi una corsia preferenziale. Vi sarà una riduzione dei termini per le impugnazioni, con l'eliminazione del termine lungo. Scompare il termine di sei mesi dalla notifica, che invece decorrerà dalla pubblicazione della sentenza. Vi saranno maggiori filtri in appello, vi sarà il giudizio camerale in Cassazione e l'esecuzione forzata sarà più semplice, i beni immobili saranno venduti con modalità telematiche e non potranno essere venduti ad un prezzo inferiore alla metà di quello iniziale. Si prevede l'impignorabilità dei beni di uso quotidiano di modesto valore. Vi sono state in questo dibattito polemiche inutili. I creditori, colleghi deputati, non sono solo le banche, ma è qualsiasi cittadino che ha diritto di esercitare la sua pretesa, decisa con una sentenza. Questi sono imprenditori, famiglie, singoli cittadini. Secondo qualcuno questi non dovrebbero essere tutelati. Ci siamo sempre lamentati che il recupero del credito in Italia non funzionava e che questo bloccava l'economia, con questa delega che diamo al Governo finalmente riusciremo a far funzionare il sistema dell'esecuzione. La rotazione degli ufficiali giudiziari sarà inserita dalla norma, il decreto ingiuntivo sarà più efficace con la possibilità dell'esecutorietà parziale. Vi saranno gli atti più sintetici – vorrei dire, finalmente – con un rafforzamento forte e un grande investimento sul processo telematico. Ci saranno meno liti temerarie, basta con le citazioni o resistenze dilatorie o in malafede, che non solo fanno perdere tempo ai cittadini e allo Stato ma recano danno all'economia. Si pensi – lo dico perché spesso di questa cosa si parla – alle liti temerarie contro i giornalisti e contro la stampa. Vi saranno incentivi infine ai tribunali virtuosi. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà a Pag. 25favore di questo provvedimento. Su questa riforma abbiamo lavorato per oltre sei mesi, abbiamo audito avvocati, magistrati, docenti ed esperti; è stato un lavoro complesso e difficile, dove abbiamo cercato di scrivere una legge che sia dalla parte dei cittadini e non a favore di qualcuno. Purtroppo nel dibattito abbiamo ascoltato difese assurde di uno status quo che non sono accettabili e non è accettabile mantenere questo stato di cose, la giustizia non funziona ma sembra che qualcuno abbia interesse a continuare a non farla funzionare. C’è chi ha davvero dato il peggio di sé in questo dibattito, non guardando in faccia ai cittadini o ai loro problemi, ma cercando di tutelare, in modo fra l'altro anche inusuale, interessi corporativi degni della peggior specie della politica. In alcuni momenti ci siamo sentiti peraltro in imbarazzo per come si affrontavano i temi in discussione, perché fare politica per ottenere un consenso facile ma contingente e limitato oggettivamente fa anche un po’ pena, perché la politica deve volare alto, deve avere una visione alta. Ma forse questo è chiedere un po'troppo, peraltro non comprendendo che, con il mantenimento dello status quo, non si fa un favore ad alcuno, e soprattutto ai giovani, che invece hanno bisogno di un miglioramento generalizzato del sistema, per avere un'occasione di lavoro e di realizzazione dei loro sogni e delle loro aspettative. Da giovani deputati e avvocati, ci saremmo aspettati qualcosa di più.
   Vorrei allora fare un appello, anche perché, prima o poi, le contraddizioni scoppiano, e si vedono: lasciamo da parte per un po’ la rabbia inconcludente, abbandoniamo per un attimo, anche solo per un attimo, la frustrazione e il risentimento, proviamo a lavorare con il sorriso, se vi riesce, e tutti insieme lavoriamo per dare una speranza a chi oggi non ce l'ha, senza falsi retropensieri, che poi immancabilmente portano anche a commettere errori e anche a cadere in immancabili contraddizioni. Cerchiamo di essere liberi e dimentichiamo l'occhio del Grande Fratello che ci spia e che ci guida, proviamo ad aprire gli occhi e a guardare al nostro grande Paese e a come lo vorremmo, proviamo a sentirci liberi senza essere condizionati e non dover essere per forza offensivi o acidi, perché così aumentiamo il gradimento del «grande occhio». Quando torniamo a casa, guardiamo le bellezze dei nostri luoghi e respiriamo l'aria di libertà e ricordiamoci che è davvero bello essere liberi.
   Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente, mi scuso con l'Aula e anche con la Presidenza, ma abbiamo rilevato prima del voto finale una necessità di fare una piccola correzione, che riguarda proprio il coordinamento del testo, con riferimento a un emendamento che è stato approvato, che riguarda l'ascolto dei minori: è l'emendamento 1.27 che, così come è stato approvato, si inserisce dopo la parola: «salvo che». Invece, il senso dell'emendamento, ovviamente...

  PRESIDENTE. Va bene, non ce lo dica adesso. Quindi, che cosa facciamo ? Convochiamo il Comitato dei nove ?

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Quindi, chiedo dieci minuti di sospensione per convocare immediatamente nella Sala del Governo il Comitato dei nove.

Pag. 26

  PRESIDENTE. Allora, alle 11,25 riprenderà la seduta. Si riunisce adesso il Comitato dei nove.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,40.

(Correzione di forma – A.C. 2953-A)

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Grazie, Presidente. A nome del Comitato dei nove, propongo la seguente correzione di forma: all'articolo 1, comma 1, lettera b), n. 2-septies, punto 1, lettera c), come risultante dall'approvazione dell'emendamento 1.27, si intende soppressa la parola «salvo».

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore/dalla relatrice si intendono approvate.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 2953-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Però velocemente, nel frattempo che i colleghi prendono posto. Prego.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, visto e considerato il lavoro enorme che è stato fatto dall'Aula e dalle Commissioni, volevo ringraziare non in maniera così automatica, ma sentita, i colleghi, Presidente, della Commissione giustizia, i funzionari, ma anche e soprattutto agli auditi, che hanno contribuito a migliorare fortemente il lavoro della Commissione e aggiungo anche i colleghi che non fanno parte della Commissione giustizia perché, mai come questa volta, abbiamo avuto il contributo dei colleghi di quest'Aula sia ai lavori all'interno di quest'Aula, ma anche prima di arrivare, con questo provvedimento, all'approvazione dell'Aula di Montecitorio.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2953-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2953-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione...
  Revoco la votazione per un problema tecnico del terminale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.  2953-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Milanato, Vico, Ghizzoni, Giuliani, Tidei, Cuperlo, Toninelli, Bossi, Santanchè...
  Dichiaro chiusa la votazione.

  Comunico il risultato della votazione:
  «Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile»:

   Presenti  424   
   Votanti  395   
   Astenuti   29   Pag. 27
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  261    
    Hanno votato no   134.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Iori e Sgambato e il deputato Quintarelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Dichiaro così assorbita la proposta di legge A.C. 2921.

Seguito della discussione della proposta di legge: Molteni ed altri: Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di difesa legittima (A.C. 2892-A) (ore 11,44).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge Molteni ed altri n. 2892-A: Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di difesa legittima.
  Ricordo che, nella seduta del 7 marzo, si è conclusa la discussione sulle linee generali e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico – A.C. 2892-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2892-A).
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – A.C. 2892-A).
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero degli emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazione per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazione a scalare.
  Constando il testo di un unico articolo e alla luce dell'esiguità del numero complessivo degli emendamenti, in via eccezionale e senza che ciò costituisca precedente, in considerazione del fatto che il provvedimento è stato inserito in calendario in quota di un gruppo di opposizione e che in sede referente i relativi contenuti sono stati profondamente modificati, la Presidenza ha ritenuto di ammettere alla discussione e al voto un numero maggiore di emendamenti, pari al triplo di quelli che sarebbero consentiti.
  A tal fine, il gruppo di Lega Nord Autonomie è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.50 e 1.51 (Vedi l'allegato A – A.C. 2892-A), che sono in distribuzione.
  Avverto che, fuori della seduta, è stato ritirato dalla presentatrice l'emendamento Rubinato 1.23.
  Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative presentate.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, ho sentito prima, nel dibattito riguardante il provvedimento precedente, delle puntualizzazioni che sono state fatte dall'onorevole Molteni, che è il relatore della proposta di minoranza in oggetto: in realtà, questa è una proposta che nasce in Commissione in quota opposizione Lega.
  Volevo specificare quanto segue. Oggi – in realtà, ieri sera –, la lamentela ha riguardato la convocazione, l'anticipazione della convocazione del Comitato dei nove a questa mattina alle 8,40, anziché alle 9, ora a cui era stato convocato ieri sera prima della fine dei lavori di Aula. Volevo, appunto, precisare che la nuova convocazione è stata diramata oggi alle 7,45 e si Pag. 28è trattato di un'anticipazione di venti minuti che è stata necessitata dalla convocazione alle 9 dell'Aula. A questo Comitato dei nove non erano presenti i relatori di minoranza e il Comitato dei nove, dal punto di vista regolamentare, a mio avviso e anche sulla base del Regolamento, ha assunto le proprie decisioni nel pieno rispetto della validità e, quindi, con la validità delle decisioni assunte in merito ai pareri del relatore per la maggioranza, in quanto sono state condivise dai rappresentanti dei gruppi PD, Area popolare e Scelta Civica, che rappresentano ventiquattro deputati su quarantacinque che compongono la Commissione.
  In merito alla mancata partecipazione dei relatori di minoranza ricordo a me stessa che il Comitato dei nove non si esprime sulle valutazioni di costoro, il cui ruolo si esplica pienamente nel corso dei lavori dell'Assemblea. Tuttavia, proprio in considerazione della peculiarità politica della situazione, ho dato la disponibilità, come presidente, all'onorevole Molteni – non ci sono state rimostranze da parte di Fratelli d'Italia, quindi, diciamo all'onorevole Molteni – di riconvocare il Comitato dei nove, se si ritiene opportuno, per superare questa lamentela che riguarda una questione politica più che una questione regolamentare, e di poterci riunire, nel corso di questa seduta, sospendendo l'Aula, ora, per dieci minuti, nella sala del Governo.

  PRESIDENTE. Al collega Molteni che ha sollevato la questione: mi pare di capire che la presidente Ferranti abbia dato la disponibilità a riunire di nuovo il Comitato dei nove, se ve ne fosse...

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, presidente Ferranti.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, chiedo questo, anche perché, nel frattempo, sono anche arrivati i subemendamenti ad alcuni emendamenti della Commissione, che aveva, tra l'altro, approvato questa mattina.

  PRESIDENTE. Ne è arrivato uno. Onorevole Molteni ? Così verifichiamo se c’è l'esigenza, altrimenti andiamo avanti.

  NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Presidente, il Comitato dei nove lo si sarebbe dovuto convocare comunque, alla luce del fatto che è arrivato un subemendamento. Io prendo atto di questa correzione di tiro da parte della presidente della Commissione giustizia. Ovviamente, ringraziamo e accettiamo.
  Ripeto: lo si sarebbe dovuto convocare comunque. C’è una correzione di tiro rispetto a come era partita questa mattinata, che era partita col piede sbagliato, anzi col piede sbagliatissimo, tant’è che io avevo dedicato i dieci minuti del mio tempo sulla dichiarazione di voto del provvedimento precedente a manifestare le doglianze rispetto a quello che era capitato.
  Presidente, io voglio ricordare che il sottoscritto non ha partecipato al Comitato dei nove non perché non avesse voluto partecipare – quindi, non c’è una indisponibilità a partecipare –, ma semplicemente perché ero impossibilitato, Presidente, non potendomi sdoppiare tra l'Aula e la Commissione ed essere presente.
  A maggior ragione, io non lo so se la prassi o il Regolamento prevedono che i relatori di minoranza debbano o possono essere presenti al Comitato dei nove e il loro parere sia o no vincolante. Rimane il fatto, Presidente, che io sono un atipico relatore di minoranza, perché io sono partito come relatore per la maggioranza su un provvedimento che era nostro e che, poi, è stato bocciato e totalmente alterato da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Quindi, è un caso particolare. Credo, anzi, sono assolutamente convinto che la presenza mia e del collega La Russa – relatori di minoranza –, anche alla luce degli emendamenti presentati al Comitato dei Pag. 29nove e al subemendamento che è stato presentato all'emendamento da parte del relatore, sia assolutamente indispensabile.
  Presidente, partiamo male su questo tema. Temo che finiremo peggio, se non diamo una correzione rispetto a quello che sta accadendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, chiedo a lei: ha mai visto che si avviasse un provvedimento e la discussione di un provvedimento con il presidente di una Commissione che si alza e ci racconta una storia che nessuno sa e che l'interessato non ha tirato fuori ? L'ha mai vista lei, da quando è parlamentare, una cosa così ? Lui avrebbe dovuto esprimere la sua riserva e, dopo, si poteva aprire un dibattito su questo...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bianconi.

  MAURIZIO BIANCONI. Come, grazie ?

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bianconi. L'onorevole Molteni aveva già sollevato la questione in precedenza, quindi, non è stato...

  MAURIZIO BIANCONI. L'aveva sollevata al di fuori di questo schema !

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, va bene.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi decidiamo se sospendere o no, a questo punto. Prego.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, espressa solidarietà al collega della Lega, che, ad onor del vero, aveva già rappresentato la questione, quindi...

  PRESIDENTE. Certo.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. ... non posso che ringraziare il Presidente per averne preso atto, rimane il merito della vicenda di una proposta di legge voluta dall'opposizione – c'era anche la proposta di Fratelli d'Italia, la Lega ha preferito far camminare solo il suo –, che arriva in Aula con un testo completamente stravolto. È un problema che io mi son permesso di segnalare: probabilmente, dovrebbe essere esaminato ancora meglio – l'ha già fatto – dalla Giunta per il Regolamento, perché il diritto delle opposizioni di mandare in Aula un proprio testo viene stravolto dalla possibilità che la Commissione non lo faccia mai arrivare, avendo legittimamente la potestà di cambiarlo radicalmente.
  La lamentela politica, non regolamentare, è questa: c’è una volontà da parte della Lega, da parte dei Fratelli d'Italia di dire che, quando si è nella propria abitazione, la difesa è sempre legittima – questo è il concetto –, che viene smentita e non arriva in Aula. Se la boccia l'Aula va bene, ma l'impossibilità di farla arrivare in Aula meriterebbe una correzione regolamentare. Ben venga adesso il Comitato dei nove, dove cercheremo di fare il meglio possibile.

  PRESIDENTE. A questo punto, mi pare di capire che l'onorevole Molteni accedeva alla possibilità di partecipare al Comitato dei nove. Di quanto tempo c’è bisogno ? Che sia un tempo congruo e non prolungabile ulteriormente.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, a mio avviso, venti minuti sono sufficienti.

Pag. 30

  PRESIDENTE. Venti minuti. Riprendiamo alle 12,15, con la preghiera di evitare ulteriori richieste di allungamento.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 12,15.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto e a non stazionare nell'emiciclo.
  Adesso dovremmo passare ai pareri... se ci sono interventi sul complesso degli emendamenti, chiaramente... bene.
  Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Presidente, non vorrei insegnarle il suo lavoro, ma, ovviamente, prima di passare ai pareri, si chiede se c’è qualcuno che vuole intervenire sul complesso degli emendamenti...

  PRESIDENTE. È che non avevamo iscritti.

  DAVIDE CAPARINI. ... però, visto come, purtroppo, ormai, ci ha abituato questa maggioranza, in questo Parlamento, anche il Regolamento è facilmente interpretabile.
  Allora, io inizierei dicendo che, invece che quella «mezza sega» del Ministro dell'interno (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. No, onorevole Caparini, abbia pazienza, la richiamo all'ordine. Non mi costringa...

  DAVIDE CAPARINI. No, mi scuso, Presidente...

  PRESIDENTE. Non mi costringa e non faccia altre battute al riguardo.

  DAVIDE CAPARINI. Ha ragione, ha ragione, non dirò mai più «mezza» ! Ha ragione !

  PRESIDENTE. Onorevole Caparini, su ! C’è un limite a tutto, se no mi costringe a toglierle la parola.

  DAVIDE CAPARINI. Ha ragione, ha ragione, non dirò mai più «mezza» !
  Al posto del Ministro dell'interno, Alfano, vorrei avere Franco Birolo. (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). Molti colleghi, come quella che sta strillando adesso, invece di starsene zitta e ascoltare, come dovrebbe fare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Onorevole Caparini, sia rispettoso. Collega, lei, per favore...

  DAVIDE CAPARINI. Esatto, faccia il piacere di...

  PRESIDENTE. Collega, lei faccia parlare l'onorevole Caparini. E lei, onorevole Caparini, ci pensa la Presidenza a far tacere i colleghi...

  ALESSIA MORANI. Gliela deve togliere la parola !

  DAVIDE CAPARINI. Certo, certo, infatti ! Vedo che non ci sta riuscendo molto bene, però !

  PRESIDENTE. Parto anche da quelli vicino a lei.

  DAVIDE CAPARINI. Allora, siamo in un paese di provincia della bassa padovana, notte fonda, Franco Birolo dorme con sua moglie e la sua piccola bambina a fianco. Una macchina, appositamente carrozzata, quindi trasformata in un ariete, sfonda la vetrina del suo negozio. È la classica casa-bottega: lui sotto lavora e sopra vive. Ovviamente, spaventatissimo, cosa fa ? Va a vedere cosa sta succedendo. Ci sono quattro uomini, nel buio, all'interno del suo negozio. Uno cerca di aggredirlo, l'altro gli getta addosso il registratore di cassa, lui armato – giustamente armato, legalmente armato – si difende, come farebbe chiunque di noi con i coglioni, Pag. 31con le palle (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), difende la sua famiglia...

  PRESIDENTE. Onorevole, Caparini, mi costringe a toglierle la parola...

  DAVIDE CAPARINI. Eh, vabbè... con gli attributi ! Con gli attributi !

  PRESIDENTE. Lei ha un'esperienza di quest'Aula, sa benissimo qual è il linguaggio consono.

  DAVIDE CAPARINI. ... con gli attributi, con gli attributi, sono sinonimi...

  PRESIDENTE. Uno è sconveniente e l'altro no, prego.

  DAVIDE CAPARINI. Certo, ci mancherebbe... infatti qualcuno ce l'ha, e gli altri no (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Allora, lui si difende: spara una sola volta ! Spara una sola volta ! Spara una sola volta, ferendo uno dei quattro, al punto tale che il PM, ovviamente – perché questa legge è una legge farlocca ed è per questo che noi vogliamo cambiarla – il PM cosa fa ? Con la legittima difesa, comunque, intenta un processo, per cercare di acclarare i fatti, ma lui stesso chiede che Franco non venga condannato. Il giudice, invece, cosa fa, a sua volta ? A sua volta, con delle giustificazioni che sono prettamente ideologiche – ed è per questo che noi siamo qua, a combattere per cambiare una legge che lascia troppa discrezionalità e, quindi, invece che spazio ai fatti, purtroppo, dà la precedenza alle opinioni e al pensiero del singolo magistrato – cosa fa ? Il magistrato dice: avrebbe ben potuto e dovuto evitare l'utilizzo dell'arma. La famosa tesi Librandi, l'abbiamo sentito anche sui media nazionali dire: ma se tu ti trovi davanti a un delinquente, cosa fai ? Spara in alto ! Spara in alto ? Io sono lì con la mia famiglia, devo difendere mia figlia e mia moglie, e cosa penso ? Penso a sparare in alto di fronte a quattro persone che mi sfondano la porta di casa per rubare in casa mia ? Ma come cavolo si può pensare ? Come può, un magistrato, arrivare a questa perversione ? Perché di perversione si tratta !
  Dopodiché, oltre a dare questo consiglio, arriviamo al non plus ultra: perché è stato condannato a due anni e otto mesi ? Perché non ha dato segni di reale pentimento ! Ma vi sembra possibile che in un'aula di tribunale si debba parlare di pentimento ? Non siamo all'interno di una sacrestia, siamo in un'aula di tribunale, si valutano i fatti ed è per questo che noi siamo qua e vogliamo cambiare questa legge ! Perché bisogna valutare i fatti ! Tu entri in casa mia, tu sei un delinquente acclarato, tu da casa mia, se ci esci, ci esci steso, perché io mi difendo ! Io non permetto che tu tocchi la mia famiglia, i miei cari, i miei averi, perché sono una persona onesta e tu sei un delinquente ! Non puoi essere messo sul mio stesso piano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  Questo è il punto fondamentale che, qui, voi vi sforzate di non capire ! Questa non è civiltà ! La civiltà mette i delinquenti e le persone oneste su piani diversi, e se voi continuerete a fare quello che continuate ostinatamente a fare, a difendere chi delinque, a difendere i malviventi, purtroppo mettete tutti noi sul loro stesso piano, perché ci dicono: ma voi cosa cazzo ci state a fare lì ?

  PRESIDENTE. Onorevole Caparini...

  DAVIDE CAPARINI. E va beh... voi cosa cazzo ci state a fare lì ?

  PRESIDENTE. Onorevole Caparini, io le tolgo la parola a questo punto, perché guardi... tra l'altro, onorevole Caparini, almeno abbia rispetto per l'Assemblea, per i colleghi e anche per i fanciulli (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle) che ascoltano i nostri lavori dalla tribuna e non sono tenuti ad ascoltare il suo turpiloquio, onorevole Caparini, abbia pazienza !

Pag. 32

  DAVIDE CAPARINI. Va benissimo...

  PRESIDENTE. Lei è di vecchio corso in quest'Aula, non devo aggiungere altro. Capisco che il tema è importante, che lei fa un intervento infervorato, lo comprendo, però c’è un limite a tutto.

  DAVIDE CAPARINI. Certo, ci mancherebbe, l'uso corrente della lingua italiana, anche gergale, in un momento in cui uno è infervorato penso che sia comprensibile.
  Dopodiché, se noi consentiamo, come voi oggi volete ostinatamente fare, a chi delinque di utilizzare gli strumenti e le leggi, che voi scrivete, che voi continuate a scrivere in loro favore, a utilizzare i «salva ladri», gli «svuota carceri», tutti i benefici possibili e immaginabili, e non date nemmeno la possibilità, a chi è in casa propria, di difendere la propria famiglia, mi chiedo: ma voi, di fronte alla lunghissima lista di persone che, purtroppo, oggi, sempre più spesso, vedono la propria intimità e i propri beni minacciati, avete il coraggio di andare ancora a chiedere il voto, di considerarvi classe dirigente, di considerarvi un riferimento ? Tutto ciò quando – come abbiamo visto in questi mesi e in questi anni – c’è, ormai, una prassi consolidata per cui siamo tornati ben oltre quello che era il dettato dalle modifiche che la Lega Nord aveva voluto oltre dieci anni fa, nel tentativo, purtroppo vano, di difendere chi si difende, di tutelare chi difende i propri cari e la propria famiglia.
  Ora noi, ora voi, utilizzando come cavallo di Troia una proposta di difesa, legittima, di legittima difesa, da parte dalla Lega Nord, ancora una volta, non rispondete a un problema che è un problema sociale, è un problema di civiltà, è una richiesta che il Paese, le persone oneste vi fanno: tutelateci, difendeteci, non date gli strumenti alle forze di polizia o, perlomeno, consentite a noi di difendere i nostri cari e i nostri beni ! Questa è la richiesta, la vostra risposta qual è ? Vogliamo sentirla oggi !

  PRESIDENTE. La ringrazio. Allora, io richiamo tutti i colleghi all'espressione di un linguaggio consono.
  A tal proposito, salutiamo, invece, gli studenti e gli insegnanti dell'istituto di istruzione superiore Govone di Alba, in provincia di Cuneo, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
  Ha chiesto ora di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Saltamartini.
  Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Ancora una volta noi stiamo discutendo di un provvedimento, nel quale, anziché assumerci in Parlamento, così come prevedeva la proposta di legge presentata dalla Lega più di un anno fa, la scelta di decidere noi – in base alle norme vigenti e quindi alle modifiche che noi presentavamo – di tutelare le persone perbene di fronte ai delinquenti, il Partito Democratico, bocciando con un emendamento, con il solito sotterfugio tecnico, la nostra proposta di legge, ancora una volta in quest'Aula ci dice: il Parlamento non si vuole assumere alcuna responsabilità, facciamo decidere i giudici, così com’è successo prima con una legge delega di cui nessuno ha capito effettivamente quali saranno i contorni. Infatti, ancora una volta questo Parlamento, per il Partito Democratico, ha deciso di non decidere e, quindi, di non normare adeguatamente una proposta. Noi stiamo consegnando ancora una volta nelle mani dei giudici la libertà di decidere caso per caso, ognuno secondo il proprio cervello, se i cittadini sono tutti uguali o meno. Lo sapete che cosa state provocando ? State provocando una disparità di trattamento tra cittadini perché noi avremo casi in cui magari un giudice che ha più buonsenso, che ha la voglia di leggersi esattamente quello che è successo, che non vuole cedere magari a qualche diciamo spinta che arriva dall'esterno, deciderà che un cittadino che si è difeso lo ha fatto ai sensi di legge e, quindi, non va punito, mentre un altro giudice deciderà, magari sullo stesso caso, con gli stessi contorni, invece, che quell'altro cittadino che si è difeso è colpevole. Ecco, voi state consegnando la libertà dei cittadini, la sicurezza dei cittadini in mano Pag. 33ad altri perché non avete avuto il coraggio di decidere qua e di normare nella sede più opportuna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), che è quella del Parlamento, una norma sacrosanta che dice che difendersi quando uno Stato non garantisce la sicurezza dei cittadini è legittimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Guardate, io non detengo armi, non le so neanche usare, non ho mai avuto il desiderio di andarmene a prendere una con il porto d'armi, ovviamente secondo le regole, ma io vi posso assicurare che se qualcuno entra in casa mia e vuole pensare anche soltanto di minacciare verbalmente un mio caro, io reagirò di fronte a un sopruso, perché chi entra in casa con la forza, con la violenza e magari armato, deve essere buttato fuori e lo farò perché i miei cari vengono prima di qualsiasi altra cosa.
  Allora, guardate, lo Stato non sa garantire ai cittadini la sicurezza. La sicurezza è un diritto; la sicurezza è un diritto come il lavoro; la sicurezza è un diritto come la casa. Voi avete deciso di non difendere questo diritto. E, guardate, abbiamo partecipato a innumerevoli trasmissioni televisive e ne ho sentite di tutte. Per prima cosa, c’è chi ha voluto fare propria una proposta di legge non sua, rivendicando addirittura di essere stato il primo ad averla depositata. Per fortuna, gli atti parlamentari, per i cittadini che hanno voglia di leggerseli, dimostrano le bugie che molti esponenti del Partito Democratico hanno detto anche in televisione. Dopodiché, ho sentito anche alcuni esponenti del Partito Democratico fare esempi allucinanti. C’è stato chi ha parlato di una mancanza di proporzionalità perché faceva l'esempio di chi entra a rubare le mele nel proprio cortile. Siamo al ridicolo. Avete in questi mesi cercato di legittimare la vostra inconsistenza politica e soprattutto la vostra ormai linea politica, che è quella di dire: io non posso decidere perché magari non lo so neanche fare (siamo nel campo dell'ignoranza) e, quindi, lascio decidere ad altri. È un po’ lo storytelling di Renzi che, siccome non sa cosa fare, chiama il magistrato di turno e delega al magistrato di turno la facoltà di poter decidere delle sorti dei cittadini: il modello Cantone, con tutto il rispetto della persona ovviamente. Anche in questa legge state facendo la stessa cosa. State dimostrando la vostra ignavia, la vostra ignoranza, la vostra totale indifferenza nei confronti di quelli che sono i reali problemi dei cittadini, primo fra tutti la propria sicurezza, all'interno delle proprie case, all'interno dei propri esercizi commerciali. Il mio collega Caparini ha fatto un esempio, quello di Franco Birolo, ma gli esempi sono innumerevoli. Io ne voglio ricordare uno in particolare, che è quello di Ermes Mattielli. Lui è stato condannato due volte, prima a scontare una pena di cinque anni, ma la beffa è stata anche un'altra, ossia che addirittura a Mattielli è stata inflitta una condanna pecuniaria di 125 mila euro con cui risarcire quel delinquente assassino che è entrato nella sua casa. Stiamo alla beffa ! Voi state dicendo, come giustamente ha detto il mio collega prima, che delinquenti e cittadini perbene sono la stessa cosa. State dando ai ragazzi anche che ci ascoltano qui in quest'Aula la chiara e limpida immagine di una società dove vince chi è più furbo, dove vince il delinquente, non la persona perbene. E voi la persona perbene non la difendete. Ecco qual è il dramma che voi state compiendo...

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, si rivolga alla Presidenza, così evitiamo contraddittori.

  BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, affinché lei lo riferisca ai colleghi, grazie.

  PRESIDENTE. Senz'altro.

  BARBARA SALTAMARTINI. Ecco che cosa sta producendo il Partito Democratico. E, guardi, anche alcune urla che ho sentito di qualche collega prima, durante l'intervento dell'onorevole Caparini, danno Pag. 34la misura esatta di qual è la fibrillazione che esiste nel Partito Democratico, sapendo, il Partito Democratico stesso e soprattutto alcune colleghe, che stanno facendo una zozzata. Si può dire zozzata, Presidente ? Non lo so ? Si può dire ? Sì, non credo che offenda nessuno.
  Avete voluto stralciare una norma che andava proprio nella misura e nella direzione di difendere il cittadino inserendo addirittura, tra i vari criteri che il giudice dovrà valutare, il turbamento psichico. In altre parole, io, cittadino che vengo violentato perché qualcuno entra nella mia casa con la forza, devo dimostrare al giudice che ho ragione se ho reagito perché sono stato turbato da un punto di vista psicologico e, quindi, ho reagito. Ma voi siete dei pazzi ! Siete dei pazzi scatenati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Ma come potete arrivare ad una cosa del genere ? Come potete ?

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini...

  BARBARA SALTAMARTINI. Come potete (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, le ricordo di rivolgersi alla Presidenza che si farà buon tramite.

  BARBARA SALTAMARTINI. Presidente, per suo tramite consiglio magari a qualche deputata di mangiarsi una mela così si tranquillizza in questa fase. La nostra è una battaglia di civiltà e di giustizia. Noi vogliamo consegnare ai nostri figli uno Stato in cui sia chiaro chi ha torto e chi ha ragione; uno Stato in cui il cittadino possa sentirsi almeno dentro casa sua sicuro, posto che non lo si sente fuori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  No, Presidente, c’è un collega che fa dei brutti cenni. Non so cosa vuole. Magari poi può prendere il microfono...

  PRESIDENTE. Non lo so, non credo però sia l'onorevole Cenni, quindi procediamo.

  BARBARA SALTAMARTINI. Non so chi è, non ricordo il nome dei tanti volti che in quest'Aula non fanno nulla. Non ricordo il nome. Qui, oggi, è chiaro che ci sarà da una parte chi voterà no a una proposta indegna, a una proposta che non tutela i cittadini. Sarà chiaro che c’è da una parte chi difende i cittadini e considera la sicurezza un diritto per i cittadini e chi, dall'altra parte, ha deciso ancora una volta di dare ad altri la facoltà di giudizio perché è incompetente e incapace di legiferare in quest'Aula. Ecco quello avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Allora, io invito i colleghi che intervengono a rivolgersi alla Presidenza e, visto che abbiamo una serie di interventi sul complesso, invito anche gli altri, chi non vuole ascoltare gli interventi o deve parlare e conferire con altri colleghi in Aula, a farlo fuori dall'Aula così chi parla può parlare in maniera un po’ più tranquilla senza un brusio così forte di fondo.

  MAURIZIO LUPI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Intervengo adesso sull'ordine dei lavori e non immediatamente quando si sono verificati, ancora una volta in quest'Aula, da parte oggi del gruppo della Lega, dell'onorevole Caparini, ma altre volte da parte di altri gruppi, interventi che credo non siano rispettosi nei confronti dell'Aula, delle istituzioni e del ruolo che noi rappresentiamo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Io ricordo che sul tema si può Pag. 35essere assolutamente e legittimamente contrari e si può essere legittimamente e assolutamente favorevoli o dare il proprio contributo e usare toni anche duri riguardo al merito, ma non può essere accettabile e possibile che, proprio perché rispettabile e anzi doveroso anche un confronto aspro e costruttivo spero su questi temi, che si continui a tollerare l'uso di certe parole, né si può, Presidente, usare due pesi e due misure nei confronti dei gruppi a seconda di chi e di quale gruppo usa queste parole. La volta precedente abbiamo assistito in quest'Aula, proprio mentre si discuteva delle mozioni, ad un vilipendio allo strumento della mozione. Paradossalmente si diceva che le mozioni erano inutili e si usava un termine molto pesante e non c'era lei e, nel frattempo, si interveniva con emendamenti legittimamente o si interveniva utilizzando quello strumento.
  Questa volta, è sempre ripetuto, da parte di un gruppo della Camera dei deputati, il vilipendio, non la critica politica anche dura, che è giusta, nei confronti del Ministro dell'interno. Ma credo che continuare – mi perdoni, Presidente – a insultare il Ministro dell'interno in quanto carica e il Ministro dell'interno in quanto, ovviamente, rappresentato dalla persona, non sia assolutamente tollerabile e legittimo.
  Il Presidente e anche il Vicepresidente, lei lo sa, in base agli articoli 8 e 9 del Regolamento, hanno il dovere di garantire, in maniera assolutamente equa, che l'andamento dei lavori sia rispettoso e questo rispetto dell'andamento dei lavori deve essere garantito. Mi perdoni, Presidente, lei non doveva solo richiamare cortesemente a non usare questi termini, ma, laddove questi termini, anche volontariamente per una scelta politica, sono stati ripetuti in maniera diretta o indiretta, doveva prendere dei provvedimenti. Io credo che – lo chiedo come capogruppo del gruppo di Area Popolare – sia indispensabile che l'Ufficio di Presidenza, rispetto agli episodi che sono avvenuti in tutta questa settimana, si pronunci in modo da garantire l'equa gestione da parte del Presidente e il rispetto da parte di tutti i gruppi. Mi perdoni, non si può usare un metro nei confronti del gruppo 5 Stelle e un metro diverso nei confronti degli altri gruppi. Nel momento in cui ognuno si assume la propria responsabilità – sbagliando secondo me, perché abbiamo tutti il dovere di difendere l'istituzione in cui siamo –, credo che sia giusto intervenire, in quel caso da parte del Vicepresidente, che per l'articolo 9 sostituisce il Presidente nelle funzioni di cui all'articolo 8, con i doverosi e naturali, perché sono naturali, provvedimenti che bisogna prendere.
  Questa è la questione che pongo e la pongo indipendentemente, come è giusto che sia, dal contenuto della discussione che stiamo facendo, che è importantissima. Comprendo le posizioni dure e legittime, però non possiamo accettare la deriva di questo. Non possiamo accettare la deriva a cui stiamo assistendo. È inaccettabile questo (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Onorevole Lupi, in realtà lei ha fatto sostanzialmente un richiamo al Regolamento, all'articolo 8. Io ne prendo atto e concordo con grossa parte di quello che lei ha detto. Io, tra l'altro, ho richiamato l'onorevole Caparini. Non ho ritenuto opportuno togliergli la parola proprio perché ho immaginato che, ai fini della conduzione della seduta, sarebbe stato forse peggio togliere la parola che non richiamarlo. Ma l'ho richiamato all'ordine, non l'ho richiamato soltanto ad attenersi alla questione.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori o sull'articolo 8. Decida lei, Presidente, in relazione a quanto detto dal presidente Lupi.

  PRESIDENTE. Quindi, è un richiamo regolamento. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, lo stesso collega Caparini, quando è intervenuto, ha sottolineato come, in un discorso particolarmente acceso e coinvolgente, scusandosi anche, si possono utilizzare Pag. 36delle parole colorite. Lei, oltretutto, l'ha fatto prima di me, ha ricordato al presidente Lupi che non ha soltanto fatto un rimprovero all'onorevole Caparini, ma l'ha anche richiamato all'ordine.
  Detto questo, le vorrei sottolineare, però, un punto fondamentale. Io in quest'Aula, tantissime volte, sia per interventi nostri, dei 5 Stelle, dei colleghi di opposizione, sento l'indignazione che si alza dai banchi della maggioranza per una parola colorita utilizzata nei confronti di uno o di un altro esponente di Governo. Mi sorprende, però, che non vedo sollevata la stessa indignazione da parte dei colleghi di maggioranza quando si approvano leggi vergognose o si bloccano norme che vanno a difendere il cittadino comune. E poi sono gli stessi che, quando vanno in televisione, vanno a dire: «No, noi le auto blu le tagliamo». Peccato che quando si offende, con cose concrete, ovvero le leggi, il cittadino, anche nel suo diritto di sicurezza, ciò non sollevi l'indignazione dei colleghi, ma quando si usa una parola colorita verso il Ministro Alfano, oddio ! Apriti cielo !

  PRESIDENTE. La ringrazio...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non funziona così. Siamo qui a rappresentare il popolo, non il Ministro Alfano. Non stiamo qui a fare i lacchè di qualche rappresentante del Governo, ma a rappresentare il popolo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Onorevole presidente Fedriga, come lei sa bene, una cosa è il voto legittimo dell'Assemblea su qualsivoglia argomento, altro è la censura doverosa che la Presidenza deve nei confronti dell'insulto da parte di un collega a un componente del Governo o a chiunque altro sia seduto in quest'Aula, che è esattamente quello che è accaduto nel caso del collega Caparini, su cui tra l'altro l'Ufficio di Presidenza ha facoltà di prendere le deliberazioni del caso.
  Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti l'onorevole Taglialatela. Ne ha facoltà. Ripeto, invito i colleghi che non intendano assistere alla discussione sul complesso degli emendamenti a prendere posto fuori dall'Aula, dove possono fare tutte le conversazioni che ritengono. Prego, onorevole Taglialatela.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Presidente, colleghi, era l'ottobre dell'anno scorso quando, ad Ercolano, è accaduto un episodio che possiamo prendere ad esempio per la discussione che abbiamo oggi in calendario. Un tentativo di rapina nei confronti di un rappresentante di gioielli, che aveva subito già precedentemente altri atti di violenza, un tentativo di rapina nel corso del quale è stata usata, come minaccia, una pistola alla tempia del rappresentante di gioielli, finisce tragicamente con la morte dei due rapinatori, perché l'aggredito ha reagito e ha colpito mortalmente i due rapinatori, che lo avevano seguito, dopo che lo stesso rappresentante di gioielli era uscito dalla banca dove aveva ritirato soldi, che, ovviamente, erano l'oggetto della rapina.
  Quella persona, della quale non faccio il nome, perché non penso che sia utile ritornare a fare un clamore su episodi che stanno profondamente segnando la vita del rappresentante di gioielli, che è stato costretto ad abbandonare la sua abitazione per timore delle minacce, riprese anche durante un'intervista delle televisioni nazionali, rilasciata dal familiare di uno dei due rapinatori uccisi, è stata rinviata a giudizio per eccesso di legittima difesa e per omicidio colposo. È evidente che siamo in presenza di un atteggiamento strabico da parte dello Stato. Infatti, quello che il cittadino percepisce non è mai un giudizio specifico nei confronti della Camera, del Senato, del Ministro dell'interno, del Ministro degli esteri o del Presidente della Repubblica. Quello che il cittadino ha come percezione è un atteggiamento nei confronti dello Stato. E quando lo Stato consente che vi siano, per motivi di carenza di personale delle forze di polizia per le strade, atti di violenza, Pag. 37quando lo Stato consente che persone che hanno delle specifiche responsabilità per lo stesso tipo di reato e che sono uscite anzitempo dalle carceri si rendono responsabili di atti di violenza e quegli atti di violenza, alla fine, poi, creano un problema nei confronti anche del cittadino che viene aggredito e reagisce, è evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale occorrono dei provvedimenti.
  Il disegno di legge che stiamo affrontando, che ci accingiamo ad affrontare rappresenterà sicuramente un'occasione persa. L'onorevole La Russa, nel corso del suo intervento, ha ricordato come anche Fratelli d'Italia abbia presentato un disegno di legge sull'ampliamento della possibilità che la legittima difesa possa essere utilizzata per proteggere il cittadino aggredito con atti di violenza. Ed è grave che, alla fine, la Camera possa affrontare un testo, modificato dalle Commissioni, rispetto al quale le attese del cittadino sono esattamente vanificate. Anzi, si fa un passo indietro rispetto a quello che dovrebbe essere un comandamento semplice: da un lato, la certezza della pena e, dall'altro lato, i criminali devono stare in galera.
  Con il testo che ci accingiamo ad affrontare, a votare, con gli emendamenti che sono stati presentati, ma soprattutto per l'atteggiamento della maggioranza, noi avremo, alla fine, una legge che aumenterà le paure del cittadino, diminuirà le tutele del cittadino e contribuirà a determinare, da parte del cittadino, un cattivo giudizio nei confronti dello Stato.
  Questi sono i motivi per i quali, come Fratelli d'Italia, abbiamo espresso contrarietà al testo e ovviamente avremo un comportamento coerente, affrontando i singoli emendamenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

  DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, non c’è possibilità di comprendere l'atteggiamento di questa maggioranza, perché tutto questo nasce – è bene sempre ricordarlo e sottolinearlo – come testo e proposta delle opposizioni. Forza Italia aveva presentato a firma Gelmini e Fontana il suo testo, noi eravamo disposti a votare anche il testo Molteni, quello della Lega o anche quello di Fratelli d'Italia, invece voi avete fatto, per stare nell'ordine di quello di cui stiamo parlando, un furto all'opposizione, avete rubato ciò che l'opposizione voleva portare avanti per dare risposta ai tanti cittadini italiani che ogni giorno provano, sulla loro pelle, la violenza, lo stupro delle visite nelle loro case. Voi avete rubato questo all'opposizione, avete voluto fare un testo vostro ma non perché vi interessa dare delle risposte ai cittadini, ma perché per seguire il vostro leader Matteo Renzi volete mettere semplicemente una bandiera mediatica, volete presentarvi in televisione e volete poter dire: noi abbiamo cambiato la legittima difesa. Il problema è che non so come farete a spiegarglielo ai cittadini che voi avete cambiato nel senso che l'avete peggiorata, perché non vi abbandona mai quell'impronta ideologica che avete quando dovete parlare di sicurezza, quando dovreste combattere la criminalità. Avete nel vostro DNA quella bandiera ideologica che non vi lascia e quindi non siete liberi di mettervi dalla parte dei cittadini, perché per voi è più facile parlare di altro, ma è sempre molto difficile parlare della sicurezza. A noi invece ci viene benissimo parlare della sicurezza, ci viene benissimo difendere gli italiani dall'aumento della delinquenza, della criminalità, ma vedete, ci sono delle cose che voglio poi vedere come sarete capaci di spiegare agli italiani, perché avete stravolto quello che era l'articolo 52, avete stravolto il fatto che la difesa debba sempre essere legittima, perché difendere i propri cari, difendere la proprietà privata, che sia la casa, che sia l'azienda, dovrebbe sempre essere legittimo. Però invece per voi questo non vale, avete introdotto una cosa che è bestiale, che è la componente psicologica, ma vi sembra che ci sia un sistema valutabile della componente psicologica ? Vi sembra che il codice civile o Pag. 38penale possano sostituirsi alla componente psicologica, alla paura, al terrore ? Avete non voluto vedere che la proporzionalità non aveva un senso. Io sono una donna e se dovessi vivere da sola in una casa con mio figlio e se una notte, alle due, alle tre, alle quattro della mattina entrassero in casa mia tre uomini con le loro nude mani, ma secondo voi io potrei difendermi con le mani con la stessa forza di tre uomini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente) ? Non è possibile questo ! Mi potrebbero uccidere anche se non avessero un'arma, mi potrebbero uccidere con le loro nude mani perché sono più forti di me. Allora io credo che questo non è pensabile, questo non è spiegabile, ma non è spiegabile come in questo momento c’è chi sta dalla parte sbagliata, c’è chi non capisce che se qualcuno entra in casa, entra di notte c’è quella paura, quell'adrenalina che magari fa succedere delle cose che se non ci fosse quel momento, non ci fosse quella situazione psicologica, nessuno di noi sarebbe capace di commettere.
  I delinquenti e i criminali sono abituati ad uccidere, le persone perbene non sono abituate ad uccidere e se lo fanno, lo fanno per quel bisogno estremo di salvare la vita dei propri cari e la propria. Allora come si può voler fare questo cambiamento della legittima difesa peggiorandola, lasciando ancora di più quella discrezionalità in mano ai magistrati e dandogli una responsabilità che secondo me non sono in grado di poter assumere e di capire le condizioni psicologiche dell'altro ? Allora io credo che abbiamo perso una grande occasione, che qua nessuno di noi doveva mettere una bandiera partitica ma dovevamo mettere tutti insieme una bandiera per gli italiani e dovevamo dire tutti insieme agli italiani: non abbiate più paura, perché ormai è diventato legittimo difendersi, perché quando una persona entra in casa propria o nelle proprie aziende dovrebbe già sapere che se varca quel cancello, se varca quella porta, potrebbe non uscire vivo. Ma è il rischio del suo mestiere, non è il rischio delle persone perbene. Abbiamo perso veramente una grande occasione, sempre solo per lo stesso motivo, per la vostra arroganza, per il vostro non voler ascoltare l'altra parte, perché anche adesso abbiamo presentato degli emendamenti che a voi danno fastidio, che rompono le vostre uova nel paniere, perché a voi che cosa ve ne frega di lasciare le italiane e gli italiani nella paura ? A voi interessa poter dire: l'abbiamo fatto noi. Ma che cosa avete fatto ? Avrete – se passerà questo testo – sì fatto una cosa, avrete aumentato la paura di tutti, avrete aumentato la paura delle donne e degli uomini, avrete aumentato la paura di tutti noi ancora una volta di non potere difenderci. Io penso sempre che è sempre meglio, per carità, un pessimo processo piuttosto che un bel funerale. Lo dico con rammarico, perché qua non si tratta di uno spirito di appartenenza, ma lo spirito dell'appartenenza sarebbe stato quello di non volere cercare per finta di essere i migliori e i più bravi, ma avremmo dovuto cercare insieme di mettere al centro le paure che tutti i giorni ognuno di noi sa, sente, delle quali parla. Invece voi ancora una volta avete fatto questa scelta di arroganza, di egoismo, una scelta ideologica, una scelta esclusivamente mediatica e avete ancora fatto una volta la scelta che delle paure degli italiani a voi non ve ne importa nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, la perfezione in ogni cosa sta nei dettagli. Lei, signor Presidente, che fuori da quest'Aula ha la personale abitudine di frequentare le arti, lo sa meglio di chiunque. Devo dire che la lettura del testo che viene proposto così come emendato dalla Commissione ci aveva quasi convinti. Lo reputiamo quasi perfetto però, come sempre, manca il dettaglio, in un testo di legge il dettaglio, e la completezza dell'informazione. Manca nel testo che ci è proposto la prolusione, onorevole Pag. 39Presidente, perché se insieme a queste sette righe che costituiscono l'unico comma dell'unico articolo fosse stato anticipatamente inserito un primo comma con la dicitura...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Corsaro. Colleghi, per favore, se riusciamo a permettere... onorevole Verini, se dobbiamo riunire il Comitato dei nove lo facciamo, sennò cortesemente. Era una battuta, onorevole Ferranti, però cerchiamo di far parlare i colleghi un minimo di... prego.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, la virgola che manca, per rendere perfetto questo testo che ci viene sottoposto, è l'assenza di un comma iniziale che dica esattamente: «come se fosse Antani», perché, solo così, potremmo compiere la perfezione di una monicelliana supercazzola (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Monicelliano, credo si possa dire, onorevole Giorgetti. La monicelliana supercazzola che è stata rappresentata dal lavoro di questa Commissione che – lo dico a beneficio dei pochi o tanti cittadini italiani che ci stanno ascoltando – ci propone questo testo: «Nei casi, di cui all'articolo 52, secondo comma, la colpa dell'agente è sempre esclusa se l'errore riferito alla situazione di pericolo e ai limiti imposti è conseguenza di un grave turbamento psichico ed è causato, volontariamente o colposamente, dalla persona contro cui...

  DAVID ERMINI. Se lei non interviene io me ne vado ! (Commenti dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Onorevole Ermini, lei è libero di fare come crede. Onorevole Ferranti, sta parlando il collega Corsaro; se lei crede, parli dopo. Sta parlando il collega Corsaro e lo lasciate parlare, per cortesia. E lo lasciano parlare anche i colleghi intorno a lui, se ce la fanno. Prego.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Onorevole Presidente, il senso democratico degli epigoni della sinistra mi è noto da quando ho cominciato a fare politica, a sedici anni, quindi la ringrazio per il suo intervento, ma non sono stupefatto dalle reazioni (Applausi del deputato Molteni). Devo dire, in sintesi, che la lettura del testo è aberrante nella sua costruzione culturale, onorevole Presidente, perché già solo il fatto di riferirsi all'atto della difesa, come errore, in un testo di legge, presuppone già un posizionamento culturale che vuole essere trasferito nell'impianto normativo che è inaccettabile. Faccio venia di riferirmi al turbamento psichico, che evidentemente può essere generato in ciascuno di noi in maniera difforme di fronte a casi e fattispecie diverse, ma il tema principale è che una volta di più, per cercare di sfuggire alla univocità del tema che si tratta con la proposta che è stata avanzata, si cerca di rimettere tutto nelle mani di qualcuno che non avrà dei criteri oggettivi ai quali potersi riferire nella definizione delle proprie sentenze (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti e Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il tema è che noi ci affidiamo ad una circostanza per cui la stessa fattispecie potrà essere, e sarà, vista l'esperienza, valutata colpevolmente o meno, secondo che il giudice che è chiamato ad affrontare il tema, abbia una certa formazione mentale, abbia una certa sensibilità sul tema della sicurezza e della difesa dei cittadini, abbia anche, rispetto al proprio luogo di appartenenza, una consuetudine o meno a trattare di questi argomenti, talché un magistrato di un'area del territorio potrà avvertire come primario il diritto a mantenere la tutela e la sicurezza dei cittadini di fronte al reiterato manifestarsi di episodi di violenza personale; in altri casi invece, dove queste circostanze fortunatamente potranno essere più sporadiche, l'argomento potrà essere avvertito con minor pressione e Pag. 40quindi si cercherà di guardare con cattiveria e con volontà di reprimerne l'atteggiamento, non già l'azione violenta di chi entra nella case altrui, ma l'azione di tutela di chi cerca di difendersi.
   È un concetto culturale e antropologico, che fortunatamente ci rende miliardi di anni luce lontani da voi, orgogliosamente miliardi di anni luce lontani da voi, ed è un concetto che rientra nella quotidianità e nella vita ordinaria di ciascuna delle nostre famiglie. Io credo che ciascuno di voi a casa, di fronte ai propri figli, di fronte a un sopruso vissuto da uno dei vostri figli non possa che provare a dare tutela, a dare difesa, a dare garanzia di sicurezza, a dire al proprio figlio: «guarda che ci sono io che ti proteggo, che ci sono io che ti tutelo».
  Voi state cercando di normare un comportamento contro natura, state cercando di impedire ciò che è normale, ciò che purtroppo impone agli italiani di doversi sostituire alla manchevolezza di uno Stato che, con le proprie strutture, con le proprie leggi, con le proprie forze dell'ordine non è in grado di garantire la prima libertà ai cittadini, che è quella della sicurezza nella propria residenza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Non siete d'accordo con una proposta avanzata dall'opposizione ? Bocciatela ! Avete i numeri, la democrazia è fatta in modo tale per cui chi ha un numero più degli altri in quest'Aula comanda. No, non vi basta bocciare una proposta dell'opposizione: utilizzate il fatto che l'opposizione abbia difeso una propria concezione, che è culturale, prima ancora che politica, e fate l'azione di contropiede, cioè utilizzate il fatto che venga messo all'ordine del giorno un argomento per ottenerne il risultato assolutamente opposto, aberrante e peggiorativo di una norma già idiota, insita nel nostro codice penale. È assolutamente la dimostrazione di quanto siete culturalmente lontani anni luce dalla quotidianità, dall’idem sentire, dalla sensibilità, dalle necessità di tutte le famiglie e di tutte le persone. Vivete nell'iperuranio, state parlando di altre cose che non c'entrano niente col vissuto della gente. Qui non stiamo parlando della legge del far west, non stiamo dicendo che chi ha subìto un torto deve avere la possibilità di farsi giustizia da solo; non stiamo dicendo – come magari dal cuore di qualcuno, dal mio certamente verrebbe spontaneo pensare – che, se il padre di quel ragazzo che è stato prima torturato e poi ucciso nei giorni scorsi avesse la possibilità di andarsi a prendere i due delinquenti drogati, tossici e politicizzati, che lo hanno ridotto in quelle condizioni e poi ucciso, se avesse la possibilità di farlo avrebbe il sacrosanto diritto di farli a pezzi, quei due lì, non stiamo dicendo questo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini); stiamo dicendo che vogliamo consentire che, se una persona sta subendo in quel momento un atto di violenza nel proprio domicilio, insieme alla propria famiglia, abbia il sacrosanto diritto di difendere se stesso e i suoi figli (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Allora, io credo che, nell'assoluta meschinità mentale e culturale che vi contraddistingue in questa fattispecie, l'unica cosa che voi possiate capire è la legge del baratto e io vi propongo umilmente e sommessamente un baratto; facciamo così: voi andate avanti a legiferare nell'interesse della grande finanza, delle assicurazioni e delle banche; andate avanti a vendere pezzi di mare sottobanco agli altri Paesi stranieri, proseguite pure a consegnare quel che resta dell'Italia al Cancelliere tedesco, andate avanti a prendere in giro il vostro stesso elettorato, facendolo partecipare a primarie prezzolate e predeterminate; continuate a non occuparvi della sicurezza e delle forze dell'ordine, che devono avere gli strumenti e le dotazioni per poter garantire la sicurezza ai cittadini. In cambio di tutto questo, non impedite ai padri di famiglia di tutelare i propri figli a casa loro (Applausi dei deputati Pag. 41dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Grazie, Presidente. Ritengo opportuno a questo punto del dibattito prendere la parola per precisare alcune questioni e formulare all'Assemblea e alla Presidenza una proposta. Questo provvedimento che stiamo discutendo è un provvedimento – come si dice – in quota opposizione, però «quota opposizione» significa ovviamente dare lo spazio che i regolamenti consentono nella calendarizzazione e nell'esame di questi provvedimenti, ma non significa essere d'accordo con l'opposizione quando non si è d'accordo con il merito dei provvedimenti in quota opposizione.
   Pur essendo molto distanti dal contenuto della proposta che la Lega ha presentato, noi abbiamo affrontato il tema con serietà.
  Lo abbiamo fatto con un lungo, anche animato, confronto in Commissione; lo abbiamo fatto con audizioni di personalità, di esperti, di associazioni di grande spessore e grande autorevolezza, e al termine, come Partito Democratico, come maggioranza e quindi come Commissione abbiamo ritenuto di discutere il tema con un testo che, secondo noi, è più rispondente all'esigenza di tutelare davvero la sicurezza dei cittadini, senza propaganda, senza fomentare le paure, senza amplificarle, senza dare risposte emotive, ma cogliendo un punto centrale, che riguarda anche l'evoluzione del reato di furto in abitazione, che non è più obiettivamente quello di anni fa, quando un ladruncolo, magari se vedeva che qualche cittadino era in casa, se la dava a gambe. Oggi non è così; oggi, se si vede che il proprietario è in casa, magari qualcuno entra lo stesso. Noi capiamo che ci può essere anche un'esigenza di precisare meglio la possibilità di errore di un cittadino che magari nottetempo si trova qualcuno nella sua abitazione, quindi lavorare sul tema della legittima difesa nel senso dell'errore è per noi una cosa civile, una cosa utile. Non è utile, non è civile, invece, fomentare le paure e dare delle risposte che sono pericolose, come quelle, nei fatti, di incentivare le autodifese e di incentivare l'uso delle armi. Nei Paesi dove questa pratica ha una diffusione e anche una diffusione culturale, come vediamo, si sta cercando di limitare l'uso delle armi, perché ogni giorno c’è una strage, ogni giorno c’è un omicidio. E poi, pensate cosa succederebbe in un Paese come l'Italia, dove vediamo che i più gravi fatti, quelli più efferati di cronaca, riguardano, per esempio, alcuni reati commessi dentro le famiglie: ma vogliamo dare davvero a tutte le famiglie le pistole perché magari una lite in famiglia possa sfociare in qualcosa (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ?

  PRESIDENTE. Onorevole Verini...

  WALTER VERINI. Ho finito, Presidente, chiederei però di non essere interrotto.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  WALTER VERINI. Noi ci crediamo davvero alla sicurezza ed è per questo che, a differenza anche di altri Governi...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Talmente vero che avete fatto andare in ospedale Tonelli, un poliziotto !

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga !

  WALTER VERINI. ... Noi abbiamo cercato di aumentare le spese per la sicurezza e le risorse per le forze di polizia, ma sappiamo anche che la risposta non è solo nelle armi, la risposta sta anche in quartieri e periferie più illuminate, dove ci sia socialità, più cultura. Ma è possibile che non vi viene in mente che a volte un libro può aiutare a prevenire la violenza più di una pistola (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia libertà – Commenti Pag. 42dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ? Ma perché non vi passa neanche per l'anticamera del cervello ?

  PRESIDENTE. Onorevole Verini, abbia pazienza... onorevole Verini... Per favore, onorevole Invernizzi, onorevole Fedriga !

  WALTER VERINI. Presidente, per questi motivi, siccome noi vogliamo discutere – e lo abbiamo dimostrato – seriamente e non vogliamo dare spazio a propaganda e spettacoli da circo...

  CRISTIAN INVERNIZZI. Sei tu il circo !

  WALTER VERINI. ... Noi proponiamo, sulla base dell'articolo 41, il rinvio ad altra seduta (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  GIANCARLO GIORGETTI. Perché non si può discutere, che Parlamento è ?

  PRESIDENTE. Immagino che ci sia qualcuno tra i colleghi che intenda parlare contro questa proposta.

  DANIELE FARINA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Sempre sull'ordine dei lavori, se ho capito bene.

  DANIELE FARINA. Presidente, noi abbiamo chiesto di intervenire prima della richiesta all'onorevole Verini e gradiremmo fare, come hanno fatto tutti i colleghi, con toni più o meno sguaiati, l'intervento sul complesso degli emendamenti. Quindi io chiederei di intervenire sul complesso degli emendamenti, prima di decidere della sospensione dell'esame del provvedimento.

  PRESIDENTE. Onorevole Farina, però io non posso farle fare un intervento; io ho uno, due, tre, quattro, cinque iscritti sul complesso degli emendamenti, quindi non posso.

  DANIELE FARINA. Va bene, allora intervengo a favore della richiesta di rinvio.

  PRESIDENTE. Perfetto. Questo può farlo e ha cinque minuti.

  DANIELE FARINA. Presidente, interveniamo a favore di questa richiesta di sospensione dell'esame del provvedimento, perché il primo emendamento, che è a firma nostra, del gruppo di Sinistra Italiana, è un emendamento soppressivo dell'articolato. Infatti, qui siamo di fronte a due ipotesi diverse: una, che abbiamo chiamato il far west domiciliare, è condotta dai colleghi della Lega Nord e di altri gruppi della destra; poi, c’è la proposta attualmente in discussione, che porta la firma sostitutiva del Partito Democratico, che è una sorta di far west attenuato. Allora, noi abbiamo il lecito dubbio che la strada intrapresa, checché se ne dica, che è quella dell'ampliamento dei limiti di esercizio della difesa legittima, non porti affatto più sicurezza per i cittadini, come viene declamato, ma ne porti meno. Basta aprire le pagine dei principali quotidiani di stamattina e vediamo cinque morti in Pennsylvania. Negli Stati Uniti, dal 2004 al 2014, in un decennio, i morti per armi da fuoco sono stati 310 mila, un numero assai considerevole. Certo, ci sono anche i morti per uso legittimo delle armi, ma quello è il clima. Ci si dice che noi non modifichiamo la normativa sulle armi, però fate attenzione, perché per favorire la diffusione delle armi da fuoco è sufficiente anche allargare il perimetro legale di esercizio legittimo delle armi, tanto è vero che la citata riforma del 2006, che ha gli stessi protagonisti, che cosa ha prodotto ? Ha prodotto che le armi da fuoco – il trucchetto è questo – per uso sportivo erano 187 mila nel 2007 e sette anni dopo sono diventate quasi 400 mila le armi da fuoco; oltre 200 mila in più le licenze per uso sportivo. Allora, ma voi state parlando, cari colleghi della Lega – mi rivolgo a voi –, di sicurezza ai cittadini, di casi di cronaca, di difesa delle famiglie o state Pag. 43parlando di soldi ? Infatti, negli Stati Uniti, dove le lobby sono legali, alla luce del sole – è diverso l'ordinamento –, c’è una grande attività delle associazioni dei produttori e dei distributori delle armi, da noi questo è più difficile. Io ho quasi l'impressione, siccome siamo il secondo produttore al mondo di armi leggere e nel mercato interno quelle 200 mila licenze in più valgono oltre 200 milioni di euro, che non la si racconti tutta agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà). Per onestà, visto che, tra l'altro, molte di quelle aziende sono nei distretti dove voi prendete i voti – perché questo va detto –, queste cose le dovreste dire, anche perché non vorrei che dietro tutto questo accalorarsi sui singoli casi di cronaca poi dovessimo scoprire che qualche partito – non voi certamente – o qualche candidato ha contributi legittimi da quelle aziende, che fanno dell'Italia un grande Paese esportatore di armi. Allora, non soltanto la strada intrapresa è quella sbagliata, ma è anche menzognera l'argomentazione. Le cose vanno dette fino in fondo, quindi sono assolutamente favorevole alla proposta del collega Verini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  BARBARA SALTAMARTINI. Ma piantala !

  CRISTIAN INVERNIZZI. Sono i tuoi amici che usano le armi, quelli dei centri sociali !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire contro l'onorevole Guidesi.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, il mio intervento a nome del gruppo, che oggi ancor di più ho l'orgoglio di rappresentare in questa dichiarazione di voto contraria rispetto alla proposta del Partito Democratico, è un intervento che vuole chiarire sostanzialmente anche il Regolamento e le disponibilità del Regolamento alla discussione in Aula e in Parlamento delle proposte dell'opposizione. Infatti, Presidente, oggi si sta consumando questo: non solo la maggioranza cancella con un tecnicismo e con degli emendamenti la possibilità di discutere in Aula la proposta che era legittimamente in quota alla Lega Nord, ma oggi si consuma anche il fatto che quella quota neanche può essere discussa nel tema (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) ! È una cosa alla quale la Presidenza deve porre rimedio, perché noi abbiamo il diritto di discutere le proposte di legge, ci spettano di diritto quelle proposte di legge !
  E oggi con la proposta del Partito...
  E oggi, con la proposta del Partito Democratico, il Partito Democratico viola quel diritto. La vostra è una proposta antidemocratica da quel punto di vista lì. E la verità, onorevole Verini, è che voi non avete la forza di discutere questa tematica ! Questa è la verità ! Perché anche voi sapete che noi abbiamo interpretato le richieste della gente, le richieste degli onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), le richieste di quelli che combattono la delinquenza, le richieste di quelli che vogliono difendersi !
  Noi quell'interpretazione abbiamo dato e l'abbiamo scritta nei fatti. Voi oggi vi arrendete alla vostra difficoltà di affrontare questo tema, perché, probabilmente, anche i vostri elettori sono d'accordo con noi oggi, anche i vostri ! E voi oggi vi arrendete a discutere della tematica. E, Presidente, lo ribadisco: nel nostro «no» ci sta anche il fatto che oggi viene violato un diritto sacrosanto dell'opposizione in questo Parlamento, ed è la democrazia. Oggi questa scelta sancisce – sancisce ! – il principio di democrazia in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini – I deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini espongono cartelli recanti la scritta: «La difesa è sempre legittima»).

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  PRESIDENTE. Invito gli assistenti parlamentari a togliere i cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Prego i colleghi di ritirarli.
  Allora, sulla questione hanno chiesto la parola altri gruppi, io darò la parola anche ad altri gruppi che intendono intervenire.

  ANTONIO MAROTTA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, con la preghiera, se possibile, di contenere i tempi, perché vorrei arrivare a un voto prima della sospensione della seduta, chiaramente, per la Giunta del Regolamento, che è prevista alle 13,30.

  ANTONIO MAROTTA. Grazie, Presidente. Per lasciare traccia anche della nostra posizione in merito a questo importante provvedimento, vorrei innanzitutto chiarire due cose in maniera esplicita. Si immagina di contrapporre in quest'Aula due posizioni diverse, per poi portarle all'esterno: una posizione di chi difende i ladri e una posizione di chi difende e accusa le parti offese che si trovano in questa situazione. Noi saremmo quelli che vogliono automaticamente difendere i ladri, mentre gli altri sarebbero quelli che vogliono punire il comportamento di chi si introduce nell'abitazione altrui. Bene, questo non è vero: abbiamo interesse che i cittadini sappiano che noi siamo nella posizione di difendere soprattutto chi difende se stesso, la propria abitazione e i propri familiari da qualsiasi attacco esterno.
  È stato anche detto – e anche su questo lo dobbiamo precisare, perché si parla e si dicono parole senza che abbiano senso, però, poi lo trovano nell'opinione pubblica, che è capace di fare una critica con riferimento a motivi specifici – siamo in uno Stato di diritto: o riconosciamo di essere in uno Stato di diritto o, allora, siamo in uno Stato in cui ci si sveglia la mattina e, un po'come per la politica, uno decide di fare quello che crede di fare. Allora, se siamo in uno Stato di diritto, dobbiamo rispettare lo Stato di diritto: il che significa che i delinquenti, non per il fatto che sono delinquenti devono essere sparati a vista; perché non c’è bisogno di entrare nelle abitazioni: in mezzo alla strada assistiamo a una rapina, estraiamo la pistola e spariamo ! Di fronte a un'estorsione, chi viene per pigliarsi da me qualche cosa, che sono parte offesa, quello pure è un delinquente, estraiamo la pistola e spariamo ! Attenzione, attenzione ! Perché veicoliamo nei confronti dell'opinione pubblica delle ipotesi sbagliate, che poi si ritorceranno contro di noi.
  E allora, siccome ho sentito tante cose, vorrei tranquillizzare un po’ tutti: per quanto riguarda la parte offesa, nel caso in cui ci troviamo in un processo o di fronte ad un fatto o a una condotta che ha caratterizzato l'articolo 52 del codice, non è che, se leggiamo sulla stampa «sotto processo» o «iscritto nel registro degli indagati», significa che la parte offesa, per ciò stesso, è responsabile di un qualche cosa. È il nostro sistema di estrema garanzia, che obbliga il magistrato, nel momento in cui apre l'indagine e deve fare degli atti istruttori importanti, ad informare chi può essere una parte del processo. Quindi, l'informazione non significa la criminalizzazione. Allora difendiamoci dalla stampa, se vogliamo fare qualche cosa di veramente serio, non accusiamo chi si trova in queste considerazioni.
  Noi avevamo presentato un progetto – e concludo –, ecco perché siamo d'accordo al rinvio, e anche un disegno di legge su questa materia; poi, per la verità, in Commissione, io ero anche correlatore e ho cercato di mediare una posizione che evidenziasse un intervento legislativo che fosse di aiuto ai magistrati, nel senso di individuare, in maniera certa, anche alla luce della giurisprudenza della Cassazione, ipotesi che andavano codificate e, quindi, semplificavano il lavoro del magistrato, non lo complicavano, come farebbe questo progetto di legge della Lega ed altri. E allora io cosa dico ? Un momento di riflessione, perché, se c’è il tempo, se c’è la volontà, riprendiamo tutti insieme un discorso unitario e noi, come forza politica, saremo i primi a dare, come sempre Pag. 45abbiamo fatto, un contributo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Io parlo contro la proposta di rinvio, perché capisco benissimo quali sono le ragioni della richiesta: non solo si vuole stravolgere un tentativo delle opposizioni di dare quella legittima tutela ai cittadini, che, loro malgrado, si trovano nella condizione di doversi – non di volersi, di doversi ! – difendere all'interno della propria abitazione e dei propri luoghi di lavoro; non solo si vuole stravolgere questo tentativo dell'opposizione di seguire quello che gli italiani di buonsenso, anche di sinistra, vi assicuro, ritengono necessario – cioè quello di dire che è sempre legittima la difesa, se, soprattutto nelle ore notturne, qualcuno trova una persona armata o comunque minacciosa in casa, perché qualunque reazione in quel momento non può essere sottoposta al vaglio della magistratura, che non potrà mai sindacare veramente lo stato d'animo di una persona che viene svegliata nel cuore della notte o che viene minacciata all'interno della propria abitazione –, ma lo vogliamo sottrarre !
  La persona che si trova, suo malgrado, in queste condizioni, si trova anche di fronte al calvario di un procedimento giudiziario, a cui la magistratura è tenuta: nessuna critica alla magistratura, perché, con questa legge, è tenuta a farlo. Attualmente, c’è il gioielliere Corazzo, che ha risposto a cinque colpi di pistola contro di lui, con un colpo di pistola che ha tinto al cuore uno degli offensori (erano tre) e giustamente i magistrati con questa legge lo considerano indagato e lo stanno interrogando. Vogliamo che i tanti Corazzo, che mal volentieri hanno deciso di difendersi, ma che si son dovuti difendere, possano essere sottratti a quest'agonia, a questo calvario ? Bene, voi volete sottrarre questa possibilità ? Non potete sottrarre anche alla opposizione i tempi per far sapere che noi la pensiamo così.
  La volontà di rinviare è per far scattare il mese dopo il quale i tempi sono contingentati e in quattro e quattr'otto ci sbrighiamo. Mi dispiace, su questa cosa non ci possiamo sbrigare in quattro e quattr'otto ! Se avete la volontà di fare una legge che, per carità, mette una pennellata, fa finta di migliorare o forse migliora la situazione, ma è tutt'altro rispetto a ciò che è veramente necessario, lo fate stando dentro i tempi che spettano a questa norma. Oggi non c’è il tempo contingentato e non c’è bisogno, quindi, di rinviare. Se rinvierete a forza di numeri, avrete invertito, come state facendo, il diritto dell'opposizione di portare all'Aula un testo.
  Certo, il Regolamento ve lo concede, ma c’è un bon ton parlamentare. Se c’è una proposta parlamentare dell'opposizione, poi in Aula la bocciate, ma evitate di stravolgerla. È già capitato con la proposta Cirielli anni fa, quando una proposta che tendeva a restringere la possibilità di delinquere venne trasformata in un'apertura al contrario e, allora, Cirielli si dimise e passò, infatti, come ex Cirielli. Quindi, per carità, è un'antica abitudine, ma è il momento forse di invertirla questa tendenza.
  Sarebbe stato bello se la maggioranza avesse lasciato che il testo proposto dall'opposizione arrivasse in Aula, si dibattesse senza ostruzionismi e lo si bocciasse o lo si confermasse. Non avete voluto questa trasparenza, questa chiarezza e non potete ora tapparci la bocca. Mi alzo anch'io e concludo...

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa...

  IGNAZIO LA RUSSA. ... dicendo che la difesa è sempre legittima (Il deputato La Russa espone un cartello recante la scritta: «La difesa è sempre legittima») quando...

  PRESIDENTE. Invito gli assistenti... Onorevole La Russa, la prego di togliere il cartello. La ringrazio.

Pag. 46

  ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie Presidente. Anche noi riteniamo non rinviabile questo punto all'ordine del giorno semplicemente perché riteniamo non rinviabile una discussione su questo tema, sul diritto dei cittadini a difendere le proprie case, le proprie aziende, sul dovere dei cittadini di difendere le proprie famiglie. Riteniamo non sia rinviabile questa discussione.
  Se volete davvero modificare il testo, aprirvi alla discussione, c’è l'Aula, ci sono i nostri emendamenti, quelli di Forza Italia, quelli della Lega, che cercano di ripristinare il testo nella direzione auspicata dai cittadini.
  Se, poi, invece, non volete aprirvi a questa discussione, non nascondetevi, non chiedete un rinvio, ma metteteci la faccia e cercate di difendere una posizione che noi riteniamo indifendibile, la vostra, quella che stravolge una proposta delle minoranze e delle opposizioni, che non risolve il problema.
  La vostra proposta di rinvio è la proposta di chi, pur avendo una maggioranza: schiacciante in quest'Aula, sa di non poter reggere il confronto con i cittadini che si aspettano una soluzione al problema che una legge sulla legittima difesa deve trovare. Quindi, no a rinvii, ma soprattutto, mi rivolgo alla maggioranza: cambiate questa legge oppure metteteci la faccia. Ma con la vostra maggioranza non potete pretendere di scappare davanti a un problema troppo avvertito dall'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  MICHELE DELL'ORCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. A favore o contro ?

  MICHELE DELL'ORCO. Intanto, mi pare che stanno intervenendo tutti i gruppi. Tra l'altro, ancora prima che venissero allargati gli interventi, ho notato che ha dato un doppio intervento a favore al Partito Democratico e a SI-SEL, ossia a Verini e a Farina. Non ho ben capito la gestione dell'Aula in questo caso.

  PRESIDENTE. Vabbè, poi gliela spiego. Mi dica se interviene a favore o contro. No, non c’è niente da ridere, colleghi, non c’è niente da ridere. Lei interviene a favore o contro ?

  MICHELE DELL'ORCO. Noi siamo naturalmente contro perché è inaccettabile che non venga rispettato il calendario dell'Aula e una richiesta di una minoranza.
  Il MoVimento 5 Stelle ha la sua proposta sul tema e vogliamo che siano discusse in Parlamento in maniera democratica tutte le proposte, quella del Partito Democratico e quella della Lega sul tema.
  È un tema chiaramente sentito in tutta Italia e forse questo Parlamento dovrebbe prendere una decisione. Non capiamo perché la maggioranza vuole tappare la bocca all'opposizione, senza entrare nel merito della proposta della Lega, quando è un tema molto sentito dal Paese e penso che il Parlamento debba prendere una sua decisione.
  Noi abbiamo una nostra proposta e chiediamo che non venga rinviato per l'ennesima volta un provvedimento, magari dopo le elezioni.
  Quindi, che si proceda, si vada avanti a discutere insieme. E, come ripeto, lei ha dato due volte parola a favore al Partito Democratico e a SI-SEL prima di allargare i tempi. Quindi, prima di essere un po’ supponente, magari rifletta su come ha gestito l'Aula in questo momento, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La Presidenza sa bene come gestisce l'Aula e non è affatto supponente.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Brevissimamente, poi votiamo e dopo il voto le rispondo. Prego, onorevole Corsaro.

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  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente. La richiesta di rinvio del provvedimento è per noi inaccettabile e la consideriamo l'ovvio risultato dell'eccesso di furbizia che si è riversato contro chi ha provato ad esercitare quella furbizia. Infatti, è di tutta evidenza che sarebbe stato più opportuno – se ne sono resi conto oggi quelli del PD – lasciar discorrere della proposta presentata dai gruppi di opposizione, far presentare ovviamente il primo emendamento, com’è successo anche in questo testo, dai colleghi di SEL, acronimo di «sicari delle elementari libertà» (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà) e votarlo immediatamente...

  PRESIDENTE. Onorevole Corsaro, evitiamo.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. ... facendo venir meno la discussione nel silenzio generale. No, si è voluto invece utilizzare questo strumento per scrivere l'esatto contrario, contrario alla logica, contrario al buonsenso, contrario all’idem sentire degli stessi elettori del centrosinistra e ora si sono resi conto che non sarebbero in grado culturalmente di reggere l'onda dell'aberrazione culturale che hanno provato a scrivere in questo testo e cercano vigliaccamente di fuggire dalle loro responsabilità cercando di buttare la polvere sotto il tappeto, mandare la palla in tribuna e dire «non ne parliamo più». È una cosa assolutamente inaccettabile; è un tentativo di fuga del PD che sta cercando di rimanere arroccato a qualche parola d'ordine della sinistra che fu per cercare probabilmente di legittimare altri passaggi che sono, come dire, meno culturalmente confacenti a molta parte dei protagonisti di questa azione politica e, quindi, stanno cercando di vendere un'altra volta un «intortamento» della buona fede dei loro stessi elettori.
  Cercate di mettere la faccia di fronte alle vostre posizioni e cercate di difendere, se ce la fate, di fronte al vostro elettorato, il tentativo che state portando avanti di impedire ai cittadini di difendere i propri figli e la propria famiglia all'interno delle proprie case (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Velocemente, poi poniamo in votazione. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, non vorrei sorprendere l'onorevole Fedriga, ma anche noi voteremo assolutamente contro questo rinvio perché riteniamo che il Parlamento debba assumersi le sue responsabilità e concordiamo con molto di quello che aveva detto la proposta di legge della Lega.
  Anche noi abbiamo presentato e abbiamo una proposta di legge che richiama i principi che sono contenuti in questo provvedimento. Pertanto, ci auguriamo che il provvedimento vada avanti e che si passi subito dopo ai voti dello stesso.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi ! Onorevole Bianconi ! Prego, onorevole Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, all'articolo 24, comma 3, il Regolamento prevede che un quinto dei tempi del calendario sia garantito alle proposte dell'opposizione. È chiaro, quindi, che, quando viene rinviata ad altra seduta, com’è successo, una proposta dei partiti di opposizione, dei gruppi di opposizione – non solo nostri provvedimenti sono stati rinviati in Commissione e non soltanto ad altra seduta –, tale comma dell'articolo 24 viene meno. Da una parte, si decide di rinviare, Presidente, ma ancor peggio – e per questo bisogna andare in Giunta – si viene in Aula in quota opposizione con un testo che non è dell'opposizione, ma è della maggioranza. Tuttavia, vengono utilizzati i tempi garantiti per l'opposizione. Pag. 48
  Esiste un serio problema regolamentare e di democrazia all'interno di quest'Aula, indifferentemente dal rinvio o no. Se oggi fossimo andati avanti con il testo della maggioranza, infatti, noi avremmo utilizzato i tempi riservati all'opposizione per discutere un testo di maggioranza e questo non è accettabile. E per questo le chiedo di convocare ovviamente una Giunta per il Regolamento che possa esprimersi su questo e anche per esempio sul fatto che, malgrado gli asterischi, compaia un testo in Aula con firme, asteriscate come vuole, ma di colleghi dell'opposizione che quel testo non lo condividono e questo è un ennesimo problema.
  E, se mi permette, concludo con una piccola riflessione. Guardi, oggi stavamo discutendo sul fatto che uno può avere delle sfumature diverse, può avere dei punti di vista diversi, può avere una posizione drammaticamente ideologica come SI-SEL che difende i centri sociali che sfasciano le vetrine e, quindi, nessun delinquente deve essere mai condannato e tutti fuori dalla galera. Però le dico, prima che da parlamentare, da cittadino: è allucinante che qui si facciano le fiducie quando c’è da approvare gli svuota-carcere e da liberare i delinquenti e quando c’è da dire alla gente onesta «puoi difenderti» si rinvia ad altra seduta. È inaccettabile e vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !
  Concludo. Quando parliamo di persone che sono lontane da questo Parlamento, questa è la dimostrazione evidente di quanto sta avvenendo oggi, ossia che qui vivono in un mondo parallelo, dove chi commette un reato deve essere tutelato, il cittadino onesto, invece, è massacrato e messo in balìa di qualche giudice folle, che magari decide pure di condannarlo. Noi siamo per la legittima difesa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Presidente Fedriga, lei mi sottopone una questione regolamentare complessa e delicata in relazione alle quote dei tempi per gli argomenti dell'opposizione. È evidente che, a regime, la previsione regolamentare non riguarda i testi dell'opposizione, ma riguarda gli argomenti. Pur tuttavia, la questione che lei pone ha un suo fondamento e io la invito a sottoporla alla Presidenza nelle sedi proprie. Ad ogni buon conto, resta agli atti e io registro la questione da lei sottoposta alla Presidenza.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta, formulata dal collega Verini, di rinvio ad altra seduta del seguito dell'esame del provvedimento in oggetto, con la specificazione che, poi, l'altra seduta, in cui seguirà l'esame del provvedimento, sarà definita dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Invernizzi, Latronico, Guidesi, Garavini, Pannarale, Carloni.
  Ricordo che è una votazione senza registrazione di nomi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva per 118 voti di differenza.
  A questo punto, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14,45.

  La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 14,45.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Artini, Boccia, Bueno, Capelli, Catania, Dambruoso, Epifani, Fedriga, Ferranti, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Mazziotti Di Celso, Miotto, Molea, Pag. 49Pisicchio, Rampelli, Rosato, Santerini, Tabacci e Venittelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosedici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto produttivo di Prato, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 2) (ore 14,46).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto produttivo di Prato, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 2).
  Ricordo che nella seduta del 7 marzo si è conclusa la discussione ed è stata presentata la risoluzione Cenni, Catania, Gallinella, Russo ed altri n. 6-00213, sulla quale il rappresentante del Governo, intervenendo in sede di replica, ha espresso parere favorevole.
  Avverto che tale risoluzione è stata sottoscritta anche dai deputati Garofalo, Franco Bordo e Pastorelli.

(Dichiarazioni di voto – Doc. XXII-bis, n. 2)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, quello di Prato è un polo di eccellenza nel campo del tessile, il suo territorio ospita aziende di assoluto pregio che sempre più spesso devono far fronte a fenomeni di...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pastorelli. L'onorevole Ruocco chiedeva di intervenire sull'ordine dei lavori, io non l'ho vista, la interrompo un attimo, poi ricomincia tranquillamente. Prego, onorevole Ruocco, su cosa ?

  CARLA RUOCCO. Grazie Presidente, un intervento sull'ordine lavori perché noi chiediamo con estrema urgenza che il Premier Renzi venga a riferire in Aula sulla situazione finanziaria del comune di Roma. In particolare...

  PRESIDENTE. Sì però, guardi, l'ordine dei lavori è un altro genere di intervento, mi scusi, questo lo deve fare a fine seduta.

  CARLA RUOCCO. Sì, però volevo intervenire in questo contesto perché abbiamo un'estrema urgenza di...

  PRESIDENTE. Va bene, lo fa a fine seduta, perché tra l'altro la seduta finirà abbastanza presto, perché abbiamo solo questo atto. Prego, onorevole Pastorelli, mi scusi, riprenda il suo intervento tranquillamente dall'inizio.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, quello di Prato è un polo di eccellenza nel campo del tessile, il suo territorio ospita aziende di assoluto pregio che sempre più spesso devono far fronte a fenomeni di illecita importazione di tessuti dal sud-est asiatico. La Commissione anticontraffazione, della quale va evidenziato l'ottimo lavoro svolto, rileva come tale illegalità abbia due facce, una rivolta ai mercati, che consiste in abusi sull'etichettatura dei prodotti, l'altra è rivolta invece all'interno di queste attività, le quali negano ai propri lavoranti un salario dignitoso e condizioni adeguate di lavoro. Dalla relazione affiora quindi un quadro Pag. 50estremamente critico, nonostante l'attività di ispezione nelle fabbriche stia cominciando a dare importanti frutti. Emerge il bisogno di maggiori risorse e di nuove regole che prevengano condotte gravemente dannose per il territorio e l'ambiente circostante. Ebbene, le soluzioni delineate nella relazione appaiono valide, regole più stringenti sul money transfer, sulla certificazione etica delle produzioni tessili e sulla tracciabilità di quest'ultime rappresentano strumenti idonei al contrasto di tali fenomeni. Inoltre è necessario un sostegno economico a favore delle istituzioni chiamate ad applicare le normative. La relazione delinea dunque un percorso condivisibile, che occorre iniziare il prima possibile. Per questo esprimo il voto favorevole della componente socialista alla risoluzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Signora Presidente, onorevoli colleghi, i risultati che emergono dal lavoro della Commissione d'inchiesta sulla contraffazione nel settore tessile e nel distretto produttivo di Prato mettono in luce diversi aspetti preoccupanti sia dal punto di vista sociale che economico. Innanzitutto, a destare preoccupazione sono le condizioni di lavoro di migliaia di persone che operano in una situazione di assoluta illegalità, sia dal punto di vista normativo che sanitario. Non sono mancate vicende che hanno riguardato lo sfruttamento del lavoro minorile ed episodi che hanno coinvolto clandestini che il legalmente permangono nel territorio italiano.
  Inoltre non possiamo essere indifferenti rispetto a quanto emerso dal lavoro della Commissione per quanto riguarda gli intrecci internazionali di un business che replica illegalmente non solo le note griffe dell'abbigliamento, ma anche molti prodotti di altro genere. Di fatto un furto che vale diversi miliardi di euro l'anno, di cui fanno le spese i consumatori, il fisco e un'importante fetta di prodotti italiani. Purtroppo una parte consistente del distretto industriale di Prato si basa sull'illegalità messa in campo dalla comunità cinese, il vantaggio competitivo è dato proprio dall'agire al di fuori delle regole. False fatture, non fatture, pagamenti in nero, abuso dell'adozione della forma societaria «ditta individuale», utilizzo spregiudicato del money transfer, il mancato pagamento di tasse e tributi si fondono appunto con la violenza e lo sfruttamento dei clandestini in luoghi di lavoro insicuri. Queste organizzazioni, per raggiungere il massimo profitto, inoltre possono fare affidamento sui suggerimenti elargiti da alcuni trait d'union con il territorio, cosiddetti facilitatori, cervelli che si adoperano per erigere un reticolo, un muro, uno scudo che protegge, purtroppo, contro gli attacchi della legge. Ma come non si possono certo cercare tra i cittadini pratesi i responsabili della situazione che la città vive, ci dispiace che invece anche in alcuni passaggi della relazione della Commissione d'inchiesta si lasci passare il messaggio che una dose di responsabilità vada addossata agli italiani rei di affittare i capannoni industriali a imprenditori cinesi. I proprietari sono tenuti ad affittare immobili che siano dotati di tutte le caratteristiche idonee all'uso industriale, ma non si può fare di tutto ciò una colpa, se poi affittano la loro proprietà a imprenditori stranieri. In questo senso, noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie vediamo con favore perciò l'introduzione di norme più incisive, anche al fine di aiutare l'azione delle forze dell'ordine ad essere più efficaci nella lotta alla contraffazione. Tuttavia, riteniamo opportuno sottolineare che, al fianco di azioni di repressione, devono necessariamente mettersi in campo iniziative preventive, proprio al fine di evitare di intervenire troppo tardi...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  IGNAZIO ABRIGNANI. ... per contrastare un fenomeno che da anni, a tutti gli effetti, rappresenta una piaga economica e Pag. 51sociale per il territorio toscano. La relazione presentata va incontro a questa necessità, per cui noi di ALA esprimiamo il nostro voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Totaro. Ne ha facoltà.

  ACHILLE TOTARO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo il problema che viene posto in questa relazione della Commissione parlamentare di inchiesta è un problema che ci trasciniamo da moltissimi anni. Noi, come destra politica, come Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale, abbiamo sollevato il problema ultimamente, ma non solo ultimamente, anche da diverso tempo, per primi quando questa questione veniva sottovalutata a livello nazionale e nessuno ha preso mai dei provvedimenti seri in merito. È sotto gli occhi di tutti i cittadini italiani ormai quello che è successo nel comprensorio pratese, in questi anni un'economia si è completamente trasformata, sconvolta, direi, dalla presenza massiccia di un'immigrazione che non è stata regolamentata, di attività commerciali e industriali che non sono state regolamentate e controllate a dovere. Purtroppo, è risaputo tra i cittadini toscani in primis, ma ormai questa è diventata una questione di carattere nazionale, in Toscana molto spesso ne parliamo tra imprenditori, tra persone che operano nel mondo del lavoro, delle condizioni in cui si è sviluppato questo fenomeno e del fatto che le istituzioni sono state assenti nel controllo di quello che si stava verificando. Spesso presenti nell'intervenire per mettere molto spesso anche i bastoni tra le ruote nei confronti di tanti imprenditori italiani che rispettano le regole, ma, semmai non hanno una cosa a norma e vengono stangati, arrivano le multe, arrivano le sanzioni pesanti, e molto lassisti nell'individuare le problematiche sollevate, come abbiamo visto in questa relazione della Commissione, tutte questioni che noi conoscevamo da anni nel silenzio generale che ci fossero capannoni dove venivano contraffatte le merci, che ci fossero capannoni dove veniva sfruttato il lavoro minorile o persone che venivano avviate al lavoro senza alcun tipo di regola. Molto spesso noi abbiamo assistito nella nostra regione e nel comprensorio di Prato in particolare ad attività che sono state chiuse e riaperte nel giro di quindici giorni.
  Io personalmente mi sono presentato in questi luoghi con altri colleghi e abbiamo visto che le situazioni che c'erano quindici giorni prima si riverificavano quindici giorni dopo, nel silenzio totale. Se un imprenditore italiano avesse fatto quello che hanno fatto questi signori, probabilmente sarebbe finito in galera e avrebbe terminato la sua esperienza imprenditoriale. Quindi, sicuramente noi diciamo: meglio tardi che mai. Intervenite su questo tema ! Abbiamo visto la relazione, noi approveremo questa relazione, come intenti positivi per iniziare un percorso, un percorso che deve portare alla legalità anche nel comprensorio pratese, quindi facciamo un'apertura di credito, dando il nostro voto favorevole, come Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, nei vostri confronti.
  Interessante – e termino, per non dilungarmi troppo – è la questione del money transfer, che ho visto nel documento che ci avviamo ad approvare, probabilmente. C’è sicuramente la questione del money transfer, che è stata oggetto di una interrogazione del nostro gruppo, Fratelli d'Italia – nei mesi scorsi ci rispose qui, proprio in Aula, il Ministro Padoan –, ed è un argomento gravissimo e diciamo che è la madre di tutte le battaglie sulla questione, perché tutti i capitali che escono dalla nostra Nazione e vanno all'estero, specialmente in quel comprensorio pratese e direi in tutta la Toscana, sono ingentissimi; ultimamente c’è stata una diminuzione proprio per le attività della magistratura, perché sono state scoperte cose molto gravi, che io ho denunciato personalmente in quel question time al Ministro Padoan, cioè non solo di società quindi che sfuggono al controllo delle istituzioni, e la Banca d'Italia più volte ha messo al corrente il Governo di questo Pag. 52tipo di problematiche – vedo che il sottosegretario Gentile annuisce, ma ci sono state anche varie riunioni in Commissione in cui la Banca d'Italia ha posto l'accento su queste questioni –, ma addirittura di alcune indagini che ha fatto la Guardia di finanza, che hanno prodotto l'arresto, il coinvolgimento e la messa in giudizio di molte persone che erano dedite a questo traffico di denari all'estero. C’è anche la questione della Bank of China, filiale di Milano, cioè non stiamo parlando del negozietto di money transfer della stradina pratese; stiamo parlando di un colosso mondiale che aveva una società di money transfer, per cui venivano portati questi capitali all'estero; è inutile che vi sto a sottolineare cosa c’è dietro a questo, quindi attività illecite di ogni tipo, che ovviamente bisogna colpire senza abbassare la guardia.
  Quindi, noi vi facciamo questa apertura di credito, cari amici e cari colleghi, e il gruppo di Fratelli d'Italia voterà a favore di questo documento, nella speranza che venga applicato, perché noi non siamo per il tanto peggio tanto meglio. Riteniamo che le questioni e la gravità della situazione pratese e del comprensorio pratese siano veramente non rimandabili nella loro soluzione, quindi approveremo il vostro impegno a farlo. Ovviamente monitoreremo, nell'eventualità che questo non si verificasse, come purtroppo è avvenuto negli ultimi anni. Applausi Fdi-AN

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Allasia. Ne ha facoltà.

  STEFANO ALLASIA. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il gruppo della Lega Nord, sulla relazione sulla contraffazione nel settore tessile, voterà a favore della relazione stessa, entrando nel merito della relazione, soprattutto della questione, parlando di Prato, che si riconosce come un distretto di eccellenza per l'industria tessile italiana, i cui manufatti sono esportati in tutto il mondo e da tutti riconosciuti come pienamente rappresentativi del made in Italy.
  Con la forte penetrazione straniera, o meglio cinese, il territorio ha cambiato immagine: da uno dei più importanti e strategici distretti storici del tessile italiano, si è trasformato nella Chinatown più grande d'Europa, dove i fenomeni di illegalità e contraffazione sono ampiamente diffusi ed investono ormai una buona parte della realtà industriale del territorio. Il tragico incendio del 2013, nel quale, all'interno di un capannone, hanno perso la vita sette cinesi, che lì vivevano in condizioni inumane inaccettabili, ha fatto emergere in tutta chiarezza come funziona il sistema Prato. Il distretto di imprese cinesi a Prato è infatti una macchina produttiva costruita su imitazione clandestina, lavoro nero e corruzione, che genera affari per un valore di circa 2 miliardi di euro, di cui la metà sommersi. Ciò crea non pochi problemi, sia sul versante della sicurezza sul lavoro e della tutela dell'ambiente, sia sulla concorrenza, le cui lesioni procurano un danno all'economia reale, e sulla contraffazione.
  Conosciamo bene ormai quali siano i numeri della contraffazione e quali danni la stessa crei al sistema produttivo regolare. Il settore della moda e del tessile risulta tra i più colpiti, sia per l'alto valore dei marchi, espressione del made in Italy, sia perché gli stessi marchi possono essere facilmente copiati e prodotti a costi estremamente bassi. Si tratta ormai di un fenomeno globale che, in riferimento al comparto abbigliamento-calzature-accessori, vale il 10 per cento delle vendite totali di merce legale nei ventotto Paesi dell'Unione europea. Sono circa 26 i miliardi di euro sottratti dal fatturato complessivo nel settore, per effetto della contraffazione, con una perdita complessiva nell'Unione europea di circa 363.000 posti di lavoro che, se si considera l'indotto, arrivano a 518.000, con una perdita del fatturato, che sale a 43,3 miliardi di euro.
  A questo si deve aggiungere una perdita di oltre 8 miliardi di euro di entrate statali non riscosse per effetto di un'evasione fiscale e previdenziale. In Italia, in particolare, la perdita di fatturato nel comparto, dovuta alla contraffazione, è pari a Pag. 534,5 miliardi di euro, con una perdita di 80.000 posti di lavoro, compreso l'indotto. Spesso la contraffazione è associata ad un altro fenomeno, quello dell'illegalità. Questo è ancora più evidente se torniamo alla realtà di Prato e ai suoi reati. Inizialmente, la manodopera cinese offriva il suo lavoro ad imprese produttrici a prezzi bassissimi, permettendo a queste ultime di essere competitive sul mercato. Dagli anni Novanta ad oggi abbiamo assistito a una lenta trasformazione delle imprese cinesi, che da mere subfornitrici, sono diventate produttrici finali in conto proprio del pronto moda. Questo ha portato alla costituzione di un vero e proprio sistema produttivo cinese che, utilizzando metodi di produzione legali, è riuscito ad affermarsi sul mercato, distruggendo la concorrenza. Ad oggi, operano a Prato quasi 5.000 aziende cinesi che danno un contributo al PIL provinciale di 705 milioni di euro, cioè l'11 per cento del totale di Prato, pur essendo la comunità il 9 per cento del totale della popolazione provinciale.
   La presenza cinese a Prato è stimata in circa 40.000 persone, di cui poco più della metà sono qui con permessi di soggiorno. Si stima l'esistenza di 20.000, 25.000 lavoratori nel settore della confezione del distretto cinese, di cui soltanto 11.000 sono ufficialmente registrati e quindi in regola. È evidente ed accertato come l'ascesa cinese nell'industria tessile a Prato sia stata favorita da un sistema di produzione basato sull'impiego di manodopera clandestina, sull'inosservanza degli oneri previdenziali e delle norme della sicurezza sui luoghi di lavoro, sui pagamenti in nero, sull'evasione fiscale, sugli orari di lavoro prolungati anche di notte e sulla contraffazione delle merci made in Italy, che non danneggia soltanto le imprese, ma anche la salute dei consumatori.
   Vado a concludere e chiedo il permesso di consegnare la relazione, in modo tale da allegare il testo integrale della mia dichiarazione di voto sulla relazione sulla contraffazione nel distretto di Prato. In questa relazione ci sono alcune riflessioni emerse in questa fase di lavoro della Commissione, che ci si augura che il Governo e il Parlamento si rendano disponibili a recepire in tempi brevi, rafforzando il sistema normativo, a contrasto dei fenomeni di illegalità e contraffazione nel settore tessile, di cui possano beneficiare le imprese e i consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Onorevole Allasia, è autorizzato a consegnare il testo integrale della sua dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catania. Ne ha facoltà.

  MARIO CATANIA. Grazie, Presidente. Nella discussione generale di lunedì scorso, ma anche negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, è già emersa con tutta evidenza la peculiarità della vicenda di Prato. Prato, da un lato, è uno dei grandi centri del sistema del tessile e dell'abbigliamento italiano e, quindi, come tale, oggetto, non da oggi, di fenomeni di contraffazione, ma al tempo stesso è anche un distretto che ha subìto una trasformazione radicale negli ultimi 25 anni: è passato da distretto con forte orientamento alla qualità, condotto da imprese italiane che avevano una tradizione di buon lavoro e di buona impresa, a distretto condotto in larga parte da imprenditori di origine cinese a seguito di una vicenda che sarebbe lungo riassumere in questa sede, ma che ha visto un vero e proprio stravolgimento del tessuto locale.
  Oggi Prato somma una serie di criticità di cui la contraffazione è uno degli elementi, ma non è certo il solo. Le vicende di cronaca ci hanno spesso portato all'attenzione fatti che riguardano la violazione delle norme in materia di lavoro, fatti che riguardano l'evasione fiscale, tutta una serie di patologie del sistema produttivo che purtroppo vedono in Prato una sua emersione.
  Detto questo, va ricordato anche che c’è un impegno forte delle istituzioni su Prato; un impegno che è emerso con molta nettezza negli ultimi due o tre anni, che è Pag. 54stato anche evidenziato nel lavoro svolto dalla relazione della Commissione d'inchiesta in ordine alla quale io oggi ho il piacere di rilevare la qualità dell'impegno della relatrice, collega Cenni, che è qui al tavolo con me. Lavoro che ha evidenziato lo sforzo che oggi la regione, gli enti locali e le istituzioni sul territorio tutte, ma anche ovviamente il Governo con un tavolo di lavoro appositamente dedicato a Prato, stanno svolgendo per correggere i fenomeni di illegalità presenti su quel territorio e ripristinare un quadro, se non di buona prassi di lavoro italiano – questo magari non sarà più possibile vista la mutazione che c’è stata –, se non altro di puntuale rispetto della legalità. In questo contesto, lo ripeto, la relazione della Commissione d'inchiesta appare, a mio parere, un fattore estremamente utile per il lavoro che deve svolgere, da un lato il Governo, ma dall'altro anche il Parlamento. Lavoro che sarà focalizzato, io spero, sulla produzione di nuove linee di comportamento nel contrasto alla contraffazione. La settimana scorsa abbiamo esaminato un testo che si riferiva a modifiche della normativa penale in materia di contraffazione – una serie di proposte che la Commissione ha messo all'attenzione di quest'Aula – e questa settimana nella relazione che riguarda Prato troviamo altre indicazioni di lavoro, dal tema del money transfer, già evocato da un collega, ancora al tema della tracciabilità e così via, con tutta una serie di indicazioni, di proposte che riguardano come migliorare il contrasto alla contraffazione, come arrivare a combattere meglio questo fenomeno così grave per l'economia nazionale.
  Per tutte queste ragioni, Presidente, il gruppo di Scelta Civica voterà con convinzione a sostegno della risoluzione che oggi abbiamo sul tavolo, che a sua volta riprende in modo puntuale i contenuti della relazione della Commissione d'inchiesta. Chiudo il mio intervento cogliendo l'occasione per ringraziare vivamente – ho già ringraziato la relatrice – anche i servizi della Camera che ci hanno supportato nel lavoro della Commissione d'inchiesta in modo impagabile e ai quali va il mio sincero ringraziamento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vignali. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Grazie Presidente. Anch'io chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti). Faccio solo alcune considerazioni. Le vicende di Prato sono note a tutti, da tempo se ne parla. Anche nella scorsa legislatura la Commissione d'inchiesta sulla contraffazione se n’è occupata abbondantemente. La Commissione d'inchiesta attuale, partendo proprio dalla città di Prato, ha analizzato vari aspetti: la contraffazione e i fenomeni illegali ad essa connessi, in particolare con riferimento a Prato, la sicurezza del lavoro, il lavoro nero, il trasferimento incontrollato di denaro attraverso money transfer. Quindi, ha cercato giustamente di affrontare il problema a 360 gradi. Bisogna riconoscere che negli anni scorsi sono stati sperimentati strumenti anche innovativi, ad esempio strumenti pattizi tra istituzioni e organizzazioni sindacali, volti a contrastare la contraffazione e i fenomeni ad essa collegati, come ad esempio la violazione delle norme sul lavoro, lo sfruttamento del lavoro in nero e i legami con la criminalità organizzata. In questo distretto produttivo, ad esempio, già a partire dal 2007, il Ministero dell'interno ha promosso, anche su sollecitazione dei territori interessati, delle misure finalizzate ad ampliare l'attività di controllo, sia su base preventiva, che su base investigativa, con controlli ed ispezioni.
  Anche i dati, come la cancellazione di 127 imprese e di 23 partite IVA, dimostrano che questi controlli comunque si sono fatti. Questi risultati dimostrano la necessità che queste misure dirette a contrastare la contraffazione di marchi e brevetti, l'irregolare circolazione del denaro, Pag. 55lo sfruttamento della manodopera illegale, vengano intensificate ed adottate a livello nazionale perché Prato è un simbolo, ma il fenomeno della contraffazione, anzi, sarebbe meglio dire la piaga della contraffazione, è una piaga nazionale. Da questo punto di vista, come Area Popolare evidentemente voteremo a favore della risoluzione presentata e siamo d'accordo sui dispositivi.
  Io vorrei fare, però, solo un'ultima considerazione in riferimento strettamente alla parte che riguarda il made in Italy e il contrasto della contraffazione. Su made in Italy e contraffazione non abbiamo bisogno di nuove norme, ne abbiamo tantissime. Abbiamo un piccolo problema, che la maggior parte di queste norme non sono applicate. Basta girare nel raggio di cento metri intorno a questo Palazzo per vedere come le norme sulla contraffazione non siano mai fatte rispettare. Non risultano, ad esempio, sanzioni per chi acquista merce contraffatta, che pure la legge prevede. Basta girare d'estate nelle nostre spiagge per vedere quale mercato c’è su questo fronte. Per non parlare dell'agroalimentare. Sono temi che conosciamo bene tutti. Noi abbiamo bisogno di intensificare i controlli, di intensificare il contrasto; abbiamo bisogno che anche quando si fanno le operazioni – e se ne fanno perché le nostre forze di polizia, la Guardia di finanza, i Carabinieri, la Polizia di Stato operano sequestri, operano distruzioni di materiali come prevede la legge – poi se ne parli, perché non se ne parla. Invece, è bene che di queste cose se ne parli e si capisca – e questo è importante che lo capisca bene anche il popolo italiano – che dietro la contraffazione c’è la schiavitù; che dietro la contraffazione c’è la criminalità organizzata. E per questo il contrasto alla contraffazione non è doveroso soltanto nei confronti delle imprese, in particolare le piccole imprese, che sul nostro territorio si trovano ad avere una concorrenza slealissima, ma significa anche una battaglia di civiltà e di umanità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Bordo. Ne ha facoltà.

  FRANCO BORDO. Grazie Presidente. La Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione ha avviato approfondimenti in vari settori. In particolare, per il documento in esame l'approfondimento si è rivolto al distretto produttivo di Prato per la sua importanza, per la rilevanza e l'eccellenza presente nel citato distretto, in termini di qualità e quantità di prodotti tessili. Dall'indagine è emerso con chiarezza che il distretto non rappresenta solo un focus locale, ma uno snodo del sistema italiano, di buona parte del sistema europeo, di circolazione del pronto moda e sono emerse anche delle connessioni della criminalità organizzata che sta dietro al fenomeno contraffazione. A Prato si sono registrate strette relazioni e collaborazioni tra forme di criminalità organizzata, anche di stampo mafioso, forme di criminalità cinese e altre forme criminali che sono dietro al sistema della contraffazione. Così come è emersa con grande evidenza la connessione strettissima tra lo sfruttamento del lavoro e il fenomeno contraffazione che diventa un altro degli snodi strategici su cui intervenire con l'attività di contrasto.
  Dal lavoro svolto dalla Commissione parlamentare sono derivate proposte, nella relazione conclusiva, di possibili interventi che spaziano dal monitoraggio della circolazione di moneta, money transfer in modo particolare, che ha rivelato circolazione di denaro non tracciabile, agli interventi sulla sicurezza sul lavoro, agli interventi di contrasto, a quelli di supporto al sistema produttivo che vuole tracciare la propria filiera etica. Non di minore importanza è la questione degli accordi internazionali per una comune linea etica nello scambio di merci, in particolare all'entrata in ambito europeo, laddove i controlli sembrano meno stringenti e in particolare con i porti di entrata dei tessuti quali quello di Rotterdam e dell'Inghilterra, così come segnalato dalla relazione.Pag. 56
  Quando si parla di transazione con altri Paesi appare necessario coinvolgere lo Stato negli accordi internazionali, al fine di tracciare una linea etica per lo scambio di merci. Oltre alle classiche regole, potrebbe aiutare a risolvere i problemi dati dal lavoro nero, accanto a quelli legati alla circolazione di prodotti non salutari.
  La scelta di prendere a riferimento l'esperienza di Prato è stata importante come chiave di lettura per altri fenomeni contraffattivi lungo tutta la penisola. In estrema sintesi, la relazione, che noi condividiamo, richiama il Governo, il Parlamento e le amministrazioni, anche locali, a operare in maniera sinergica, ognuno per le proprie parti di competenza, sulla base di alcune proposte, tra le quali: la nuova normativa in materia di money transfer, che impedisca il riciclaggio del denaro; l'accertamento dell'identità effettiva da parte di chi effettua versamenti; l'impedimento dell'invio frazionato di somme da parte di un unico soggetto; intese internazionali per definire standard; sostenere e sviluppare, a livello regionale, patti per il lavoro sicuro, sul modello dalla regione Toscana, così come è emerso all'interno dell'inchiesta svolta su Prato, che ha prodotto una esperienza interessante in materia di sicurezza nel posto di lavoro; sostenere ulteriormente e uniformemente sul territorio nazionale forme di certificazione etica per rendere tracciabile, trasparente e sostenibile la filiera della lavorazione e della produzione, sia del tessile che di altri settori interessati al fenomeno contraffattivo; la tracciabilità dei prodotti e l'utilizzo pieno di strumenti tecnologici adeguati e moderni per attestare la composizione dei prodotti e il diritto dei consumatori alla piena informazione; un adeguato coordinamento internazionale del sistema delle dogane, anche nella omogeneità dei sistemi di controllo, superando le cosiddette «maglie larghe».
  Noi ringraziamo la relatrice, l'onorevole Cenni, per il prezioso lavoro svolto e comunichiamo, in questa occasione, il voto a favore del gruppo Sinistra Italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente. Parliamo di contraffazione mentre, oggi, la Guardia di finanza ci informa che, per il 2015, sono stati sequestrati 390 milioni di prodotti in Italia, 390 milioni di prodotti. Immaginiamo dietro ogni prodotto quale sia il danno per il sistema Paese e, soprattutto, quante ambasce, anche dal punto di vista del contrasto a questo fenomeno, si celano.
  Questa relazione, che affrontiamo quest'oggi, ha in sé una natura multiforme. Ha in sé più aspetti e forse contiene tutti gli aspetti della contraffazione. Ha in sé gli aspetti che riguardano il made in, ma ha in sé anche aspetti che afferiscono alla formazione del prodotto interno lordo, aspetti che ineriscono alla vicenda della tassazione, della pressione che ha il sistema fiscale nel nostro Paese. Ha aspetti che riguardano più propriamente la legalità, ha aspetti che riguardano l'etica, ha aspetti che afferiscono al multiculturalismo, alla criminalità transnazionale. In tutto questo, poi, vi è anche una tipicità, perché tutto questo non è mediato da sistemi informatici, internautici, ma è rappresentato in un luogo fisico, in un'area precisa.
  Quindi, non solo rappresenta un fenomeno che ha dinamiche che si appalesano come vicenda orizzontale, ma ha anche la tipicità di una vicenda che ha tutte le caratteristiche della topograficità, cioè dell'essere in un luogo, dell'essere focale in un luogo, del rappresentare in quel luogo tutta la dimensione dalla problematicità. E, quindi, ha in sé anche gli aspetti che riguardano l'integrazione, l'integrazione sociale, la tracciabilità dei prodotti, le etichette – fenomeno e questione mai troppo discussa – e, ancora, le certificazioni e le nuove tecnologie, con le opportunità che gli ologrammi pure consentirebbero. Insomma, la vicenda del sistema di Prato e della lotta alla contraffazione nel sistema del distretto produttivo di Prato, nel sistema tessile di quel distretto Pag. 57produttivo ha in sé gli aspetti di tutta la fenomenologia che afferisce alle questioni della contraffazione.
  Ovviamente, rimane centrale una questione a cui noi crediamo prima di ogni altra: non v’è dubbio che il sistema sanzionatorio va adeguato e va adeguato anche in linea con quanto proprio la Commissione anticontraffazione ha già fatto. E non v’è dubbio che questo serve non solo dal punto di vista dell'aumento delle penalità, ma soprattutto e di più per rendere quelle sanzioni e quelle pene organiche, ordinate, non distoniche. Ma è evidente che vi è un problema che riguardava i controlli, che vi è un problema che riguarda il coordinamento nelle attività di controllo e soprattutto – noi a questo teniamo – tutto l'aspetto che riguarda la premialità. Noi vorremmo meno divieti, meno limiti, ma più premi, più opportunità, in modo tale da misurare anche la capacità di impresa non tanto e sempre sulla sanzione, ma cominciando a provare a lavorare su quel diritto, che ognuno ha, nel misurare la propria capacità di fare impresa, anche attraverso strumenti premiali.
  Per questa ragione, noi di Forza Italia esprimiamo l'apprezzamento per il lavoro saggio che ha fatto la relatrice, collega Cenni, guidata dal presidente Catania. Voteremo a favore di questa risoluzione pur ribadendo che c’è ancora molto da fare. Oserei dire che negli ultimi tempi ancora poco si è fatto. Non si è fatta, per esempio, una netta distinzione tra i lavoratori e i profittatori. Ancora troppo ci si crogiola tra atteggiamenti di pelosa solidarietà e il rigore, talvolta, intransigente. L'Italia potrà trovare in quel tesoro, proprio in quello, anche quello di Prato e, più in generale, in quello che deriva dal danno dei prodotti contraffatti, le risorse necessarie per una vera ripresa. Lì vi sono non solo risorse economiche, ma anche un sistema che va riscritto, sul fronte della convivenza, che garantisca, che consenta, che valorizzi i comportamenti virtuosi, ma sia poi inflessibile nei confronti di chi lucra, di chi delinque, di chi ruba, di chi ruba quella italianità, quel modello italiano che noi, invece, vorremmo preservare e rilanciare e che è un modo surrettizio per sottrarre opportunità alle nostre future generazioni. Per questa ragione esprimiamo il nostro voto favorevole su questa risoluzione e aderiamo alla iniziativa posta in essere dalla Commissione anticontraffazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Presidente, colleghi, come sapete, come è stato detto più volte, anche nelle discussioni sulle linee generali sul tema, la contraffazione è un problema, perché non solo crea un danno economico ai titolari del marchio, che hanno quindi un diritto violato, ma anche un danno economico alle casse dello Stato, perché ovviamente si innesca un traffico illecito che non è regolamentato. Questo fenomeno della contraffazione ha subito negli ultimi anni un aumento, sicuramente dovuto al fatto che la globalizzazione ha facilitato lo scambio di merci e ha messo a disposizione di tutti anche strumenti nuovi come Internet, che permette a tutti noi di comprare merci da tutto il mondo; ma anche la crisi economica sicuramente ha fatto sì che il consumatore, per qualche motivo, per elevare il proprio stato sociale, decidesse di comprare merce contraffatta in maniera consapevole. Questo è un problema che va affrontato anche con iniziative informative. Sicuramente il Governo deve essere attento a questa tematica, perché l'educazione, sia in questo tema che in altri, crea buonsenso ed evita di fare delle leggi che qualche volta sono assurde ed impraticabili. Va dato merito alla relatrice che questo lavoro, ovvero il focus fatto sul circuito del tessile di Prato – un circuito e un distretto importantissimo a livello internazionale, sia per dimensioni che per storia –, ha fatto sì che tutti si rendessero conto, dati alla mano, che legata alla contraffazione non c’è solo la violazione di Pag. 58un diritto e quindi un danno economico, ma un danno sociale, c’è un lavoro in nero, un lavoro senza regole, senza sicurezza, che causa morte. Questa informazione va data al consumatore, perché quando va ad acquistare i prodotti contraffatti si deve rendere conto che in qualche modo è complice di un circuito malavitoso. Questo fenomeno lo dobbiamo contrastare a livello legislativo, con norme efficaci ed efficienti, perché durante le audizioni ci è stato detto dai procuratori, più volte, che hanno bisogno di strumenti nuovi, di tecniche nuove e anche di leggi adeguate, perché purtroppo il mondo cambia. Mi riferisco soprattutto alla governance di Internet: oramai è complicato andare a controllare dove si spostano le merci, perché si spengono e si accendono siti eccetera; quindi anche loro hanno difficoltà nell'agire per trovare il colpevole, in quanto si trova il danno ma mai il colpevole. Chiaramente l'esempio di Prato ha messo in luce che, a norme vigenti, si può in qualche modo, con tutte le istituzioni e le forze dell'ordine, arginare il fenomeno con la collaborazione. Infatti, nella relazione vengono citati i patti territoriali, che potrebbero essere di esempio per altri distretti produttivi. Un'altra cosa che il lavoro ha evidenziato è come viene portato fuori il denaro (dallo Stato italiano nello specifico) verso Paesi, in prevalenza la Cina in questo caso, con uno strumento che non ha nessun controllo, perché il money transfer è fuori da regole di controllo. In merito, purtroppo, anche un'operazione della Guardia di finanza certifica un fiume di denaro derivante da questo traffico, che è calcolato, dati alla mano, in 5 miliardi di euro. In qualche modo, il Governo su questo deve porre attenzione; sicuramente quest'Aula, e noi lo faremo. Un'altra cosa che vorrei evidenziare del lavoro svolto è che tutti gli auditi, soprattutto quelli del mondo dell'impresa, lamentano il fatto che il Governo non ha lavorato abbastanza – almeno che i risultati non ci sono stati – sulla tutela del made in: perché sappiamo che il traffico delle merci alle dogane è sottoposto al diritto comunitario, come anche l'omogeneità dei comportamenti delle dogane, perché ci sono dogane che funzionano bene, come le nostre, ad esempio, che possono comunque essere migliorate con strumenti adatti, ma ci sono le dogane del nord Europa che se ne sbattono altamente di tutelare il marchio, perché loro marchi non ne hanno; chiaramente la merce che transita porta denaro nelle casse dei loro Paesi e quindi fanno passare tranquillamente tutta questa merce. L'Unione europea, da questo punto di vista, è un condominio con 28 portieri che guardano quello che vogliono. Questa purtroppo è una critica che facciamo al Governo, perché dalla Presidenza dell'Unione è uscito senza portare a casa il made in. Ora qui voglio fare una riflessione di come questo Governo sia debole a livello dell'Unione. Cameron, senza euro, ottiene quello che vuole, fa quello che vuole, tutti obbediscono, mentre noi, con l'euro, purtroppo, siamo stroncati e anche le imprese italiane hanno un danno rispetto alla competitività.
  Questo purtroppo è un difetto della nostra realtà, noi lo denunciamo sempre e continueremo a denunciarlo. Su questo purtroppo il Governo è debole. Tornando al lavoro svolto, sicuramente i punti presentati nella risoluzione trovano la nostra più ampia condivisione e per questo il MoVimento 5 Stelle esprimerà parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Donati. Ne ha facoltà.

  MARCO DONATI. Presidente, la Commissione parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, oltre al lavoro generale confluito nella relazione del presidente Catania presentata la scorsa settimana, ha svolto un approfondimento sulla contraffazione del settore tessile, in particolare del caso di Prato, i cui risultati sono appunto contenuti nella relazionerà dell'onorevole Cenni, che ringrazio per il Pag. 59lavoro svolto, molto puntuale e molto costruttivo. Dall'indagine è emerso con chiarezza come l'oggetto della relazione non rappresenti solo un focus locale sulla situazione del distretto pratese. Il distretto tessile di Prato costituisce uno snodo fondamentale per il comparto del tessile e della moda, caratterizzato da una forte divisione e specializzazione del lavoro tra piccole imprese e da un elevato volume d'affari. Sono realizzate nel distretto pratese, è giusto ricordarlo, produzioni di elevata qualità, che rientrano appieno nel novero di quello che noi definiamo abitualmente made in Italy, con l'apporto in termini di valore aggiunto che ovviamente da questo consegue. Su di esso, Presidente, si concentrano purtroppo gli interessi della criminalità organizzata che opera attorno al fenomeno del falso. Vi sono, cioè, relazioni strette che vedono collaborare forme di criminalità, anche di stampo mafioso internazionale, ed altre forme criminali che traggono profitto dal sistema della contraffazione. Un elemento che è emerso con grande chiarezza dal lavoro svolto, soprattutto alla luce del rafforzamento dell'azione di contrasto conseguente all'incidente e alla morte di alcuni lavoratori dentro un laboratorio alcuni mesi fa, è la connessione strettissima fra illegalità, sfruttamento del lavoro nero e il fenomeno della contraffazione, che diventa un altro degli snodi possibili su cui è necessario intervenire con l'attività di contrasto. Un approfondimento è stato dedicato ai fenomeni migratori e all'analisi dell'incidenza di questi sulla realtà produttiva pratese. Dalla lettura dei dati risulta che la competitività delle aziende a conduzione straniera è in alcuni casi legata a pratiche illecite diffuse, quali l'impiego di manodopera clandestina, l'inosservanza degli oneri previdenziali e delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, i pagamenti in nero, l'evasione fiscale, gli orari di lavoro prolungati e notturni e l'imitazione del design italiano. Occorre peraltro tener presente atteggiamenti ambivalenti, anche da parte di cittadini italiani, che intrattengono rapporti, in particolare con la comunità cinese, anche in presenza di fenomeni di illegalità, affittando strutture, fornendo beni e servizi funzionali all'attività produttiva, acquistando prodotti realizzati illegalmente. A livello locale, a ben vedere, si assiste a una forte reazione da parte delle istituzioni locali e alla necessità di adottare misure efficienti per contrastare fenomeni illegali. A questo proposito, Presidente, mi consenta anche di ringraziare il lavoro di un sindaco, Matteo Biffoni. Anche da parte dell'Aula gradirei un supporto alla sua attività (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché in questi mesi ha saputo affrontare anche situazioni molto delicate e le sta affrontando con grande decisione. L'impegno del comune di Prato nella lotta al fenomeno della contraffazione, infatti, è stato intensificato in questi ultimi due anni, sia attraverso l'azione di controllo e repressione sia nell'educazione alla legalità e il rispetto delle normative nazionali. La polizia municipale di Prato ha istituito un nucleo specializzato nell'attività anticontraffazione, quotidianamente impegnato in attività di contrasto al fenomeno in tutte le sue forme, dalla contraffazione appunto abituale, alle etichettature irregolari, all'impiego di sostanze tossiche. Controlli vengono effettuati non soltanto nelle aziende che producono, dove si agisce anche attraverso appunto i controlli interforze (vanno ringraziate ovviamente tutte le forze dell'ordine), ma anche nelle attività commerciali. Soltanto negli ultimi tre anni sono stati sequestrati 10 mila pezzi, dei quali 2 mila soltanto nei primi due mesi di questo anno. L'esperienza di Prato viene ogni anno condivisa con gli agenti specializzati nella contraffazione e nel falso documentale, grazie anche a convegni internazionali organizzati proprio dalla polizia municipale di Prato, per mettere in rete nuove modalità così da poter scambiare best practice e migliorare le attività di intervento. Anche le imprese e le associazioni di categoria sono impegnate in questo fronte. Il distretto pratese è specializzato nel settore tessile con circa 7 mila imprese e 35 mila addetti. È in questo settore che si sono concentrati gli Pag. 60sforzi per mettere in campo attività di informazione ed educazione alla legalità attraverso il coinvolgimento appunto delle stesse categorie economiche. È stato così deciso di affrontare il tema dell'anticontraffazione puntando anche su programmi specifici di informazione e su norme e sanzioni, su interventi per chi ha subito procedimenti penali relativi alla contraffazione per il reinserimento dei circuiti legali, coinvolgendo in particolare cittadini ed imprenditori stranieri.
  Non solo repressione, quindi, Presidente, degli abusi, ma anche inclusione e dialogo come strumenti di lotta alla contraffazione, cercando di creare un dialogo tra istituzioni e aziende a favore della legalità. È un lavoro prezioso che ha raggiunto il risultato, e la relazione della presidente Cenni lo evidenzia, di fare emerge dall'illegalità molte aziende che oggi agiscono finalmente nel rispetto delle regole. Un sistema che viene applicato non solo nel contrasto alla contraffazione, ma anche al lavoro nero, allo sfruttamento: fenomeni, purtroppo, strettamente connessi. A tal fine, grazie ai finanziamenti della regione Toscana, è stata intensificata l'attività di controllo nelle aziende attraverso ispettori dell'Azienda sanitaria locale appositamente formati al tema della sicurezza dei luoghi di lavoro. È stato dato vita così ai patti per il lavoro sicuro, che sono organismi interforze per il controllo delle fasi della produzione dei luoghi di lavoro.
  Al contempo vengono valorizzate tutte le operazioni che, con l'uso delle moderne tecnologie, permettono di attivare nelle imprese sistemi di tracciabilità che garantiscano tutte le fasi della produzione, in particolare la produzione etica di tutta la filiera. Tra le iniziative, il distretto sta avviando l'adesione da parte di venti aziende coordinate dall'Unione industriale pratese al programma Detox di Greenpeace, che è lo standard più elevato per una produzione senza sostanze tossiche nel settore della moda: questo è molto importante. Presidente, mi lasci ricordare che dobbiamo rammentare ai consumatori che ogni volta che acquistano dei prodotti lo fanno anche a rischio della loro salute, perché la contraffazione genera prodotti tossici, prodotti che consumando beni e servizi prodotti illegalmente rischiano di non avere alcuno standard qualitativo. La relazione, quindi, analizza dati, problemi e soluzioni adottate, prefigurando appunto interventi che da Prato possono essere estesi a tutto il territorio italiano e che vanno dal monitoraggio sulla circolazione della moneta, in particolare di money transfer, ad interventi volti a garantire la sicurezza sul lavoro. Per le imprese e per i lavoratori occorre uno sforzo volto a stimolare iniziative di contrasto attraverso meccanismi agevolativi, che premino l'adozione di forme di tracciabilità dei prodotti e rispetto degli standard etici e riconosciuti.
  Alle istituzioni impegnate nel contrasto alla contraffazione devono essere garantite le risorse umane e i materiali adeguati a questo compito gravoso, data la rilevanza anche del danno economico che essa determina per il sistema produttivo locale, ma anche nazionale. L'approccio utilizzato per il contrasto al fenomeno della contraffazione deve essere poi impostato su scala internazionale e deve riguardare diversi ambiti. Se il contrasto alla criminalità organizzata può essere rafforzato in termini di coordinamento degli strumenti di controllo e di inasprimento delle sanzioni, per la gestione dei fenomeni d'imprenditoria illegale che tuttavia non costituiscono situazioni criminali internazionali, occorre uno sforzo per consentire di fare emerge dall'illegalità le attività produttive, salvaguardando anche le realtà economiche e tutelando i diritti dei lavoratori, appunto, nel rispetto ai principi di leale concorrenza. Le proposte formulate dalla Commissione e contenute nella risoluzione Cenni sono a disposizione del Parlamento e possono costituire un importante riferimento per l'approvazione di testi normativi.
  Il lavoro condotto è stato rigoroso e fondato su dati emersi da documenti istituzionali, da audizioni di esperti e di autorità, oltre che da una visita in locoPag. 61svoltasi nel 2014 che ha coinvolto parte della Commissione. L'auspicio è che questo lavoro possa rappresentare un contributo importante nella lotta al fenomeno della contraffazione del lavoro illegale, non soltanto appunto nel distretto di Prato, ma su tutto il territorio nazionale, attraverso l'adozione di provvedimenti applicabili alle diverse realtà produttive.
  Fatte queste premesse, Presidente, annuncio il mio voto favorevole e quello del mio gruppo, il gruppo del Partito Democratico, alla risoluzione a prima firma Cenni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per un breve ringraziamento il sottosegretario. Ne ha facoltà.

  ANTONIO GENTILE, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, volevo, innanzitutto, ringraziare la Commissione, ma soprattutto ringraziare la relatrice, perché è stata ringraziata da tutti i gruppi, e mi permetto di dire sarà ringraziata anche dal Governo, per il lavoro che ha svolto insieme alla Commissione. Una sola considerazione rispetto al dibattito di questa sera: si è promosso un nuovo protocollo di intesa proprio ieri, nella giornata del 9 marzo, fra il Mise e tutta la parte che si interessa alla contraffazione della prefettura di Roma. Ci saranno nuove iniziative nei prossimi giorni.
  I vostri pregevoli interventi hanno già detto tanto. Penso che il Parlamento, individuando una soluzione unitaria a questo problema, difenda non solo il made in Italy, ma l'economia del nostro Paese.

(Votazione – Doc. XXII-bis, n. 2)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cenni, Catania, Gallinella, Russo, Garofalo, Franco Bordo, Pastorelli ed altri n. 6-00213, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marotta, Carocci, Folino, Colaninno, D'Ottavio, Duranti, De Lorenzis, Moscatt, Albanella, Simoni... che succede ? Non sta prendendo il verde ? ma c’è dentro... ecco adesso è sbloccato, riprovi, onorevole Albanella... l'onorevole Albanella deve riattivare la postazione, intanto così arriva anche il presidente D'Incà, Ciracì, Busto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  370   
   Votanti  364   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 364).    

  (I deputati Roberta Agostini e Sottanelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine del lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 15,45).

  SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente. Siamo in democrazia e in democrazia ogni opinione è legittima. È legittima anche la possibilità da parte di ciascun partito, forza politica o esponente politico, di attribuirsi dei meriti. Il Presidente del Consiglio, ad esempio, ha una grande tendenza ad attribuirsi meriti, come ha fatto ieri attraverso una cerimonia in cui si attribuiva il merito dell'approvazione delle nuove norme sull'omicidio stradale del disegno di legge che reca la prima firma del senatore Scilipoti. E questo ci sta, Presidente, noi siamo in Pag. 62democrazia. Quello che secondo me, Presidente, non ci sta, e fa torto alle nostre istituzioni, è il fatto che il Presidente del Consiglio, in pompa magna, con tanto di annuncio nel sito della Presidenza del Consiglio, che reca testualmente «firma della legge da parte del Presidente del Consiglio», racconti al Paese e ai parenti delle vittime degli incidenti della strada che meritano il maggior rispetto possibile, con tanto di grancassa in pompa magna del servizio pubblico radiotelevisivo, che lui firma la legge sull'omicidio stradale.
  Presidente Sereni, finché questa Costituzione è quella che tutti conosciamo, tutti a parte qualcuno, forse, a Palazzo Chigi, le leggi le firma e le promulga il Presidente della Repubblica. Il Presidente del Consiglio le controfirma, come atto dovuto. Allora, Presidente Sereni, io credo che tutto questo vada stigmatizzato per rispetto della Costituzione vigente, soprattutto da parte di chi vuole cambiarla. Noi dobbiamo cominciare a rispettare quella che c’è e a rispettare in primis, Presidente, le prerogative del Capo dello Stato: il Presidente del Consiglio non firma le leggi, il Presidente del Consiglio le controfirma ! Quindi, evitiamo pagliacciate e propagande incostituzionali a partire dagli organi della Presidenza del Consiglio e dal sito del Presidenza del Consiglio. È intollerabile, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle) !

  CARLA RUOCCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Noi, come gruppo del MoVimento 5 Stelle, chiediamo un'informativa molto urgente, vogliamo che il premier Renzi venga, il prima possibile, a riferire qui in Aula riguardo la gestione finanziaria del comune di Roma.
  Roma, come sappiamo, ha due gestioni, una gestione ordinaria e una gestione straordinaria. La gestione straordinaria, infatti, è proprio nelle mani della Presidenza del Consiglio, in nome del commissario Scozzese attuale, e ha in pancia ben 12 o 16 miliardi di euro di debiti.
  Bene, noi vogliamo sapere assolutamente cosa c’è dietro questo immenso buco, questa voragine che minaccia pesantemente di far fallire la città; anzi abbiamo chiesto in tutte le sedi che ci venissero consegnati i documenti per i quali i cittadini italiani pagano trecento milioni l'anno fino al 2040, per una parte di questi di questo flusso immenso di denaro da saldare, e i cittadini romani altri duecento milioni di euro all'anno. Tutto questo per questo immenso accumulo di debiti nei confronti di istituti di credito, e per questo debito non si conoscono le condizioni, non si conoscono come sono stati chiusi i contratti derivati che sono in capo alle banche e che il comune ha stipulato con le banche. Non si conoscono i due contratti derivati ancora aperti, è stata secretata tutta la documentazione attraverso una risposta della Ministra Boschi qui in Aula. Questo è molto grave. Per giunta, da fonti di stampa, contemporaneamente apprendiamo che il candidato sindaco al comune di Roma, Giachetti, è già in trattativa...

  PRESIDENTE. Ha finito il tempo, quindi deve concludere.

  CARLA RUOCCO. Mi faccia finire perché questo punto è molto importante. Il candidato Giachetti è in trattativa con il Premier per non far fallire la città di Roma. Allora, noi vorremmo sapere cosa c’è dietro tutto questo e se i romani sono destinati ad andare a votare sotto ricatto, perché noi non lo consentiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DALILA NESCI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, per sollecitare la risposta alla mia interrogazione n. 4-11529 dello scorso 21 dicembre, nella speranza che finalmente l'interesse del Pag. 63Governo per la Calabria diventi reale e non si limiti alla propaganda sfacciata del Presidente Renzi, verso il quale, come oggi ha confermato la stampa calabrese non è consentita alcuna espressione di dissenso. Infatti, oggi alcuni dipendenti dell'area vibonese sono stati bloccati mentre stavano raggiungendo il Presidente sui cantieri dell'autostrada A3 per manifestare il loro dissenso rispetto all'abbandono dell'ente provincia di Vibo Valentia e dei suoi lavoratori. Per tornare all'interrogazione sollecitata vorrei sapere quali iniziative i ministri del lavoro e dell'università intendano assumere per salvaguardare i diritti di decine di lavoratori e di famiglie, evitando ovviamente forti disagi sociali. La vicenda riguarda un appalto all'Università della Calabria per 2 milioni e quasi 400.000 euro, vinto da una società inadempiente coi lavoratori, gestita da Andrea Guccione, cugino di Carlo ex assessore della giunta guidata da Mario Oliverio del PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Presidente, ieri il presidente del PD Orfini è stato intercettato dal giornale Huffington Post mentre diceva che qualcuno doveva essere asfaltato. Ha poi chiarito che, in sostanza, sulla vicenda delle primarie di Napoli non si riferiva all'azienda editoriale Fanpage, che ha prodotto il video sulle primarie di Napoli, ma oggi apprendiamo di una querela che il consigliere comunale del Partito Democratico intende fare ai giornalisti che hanno riportato in auge la vicenda. Allora noi vi chiediamo: come è possibile che abbiamo appena terminato una settimana dove il Partito Democratico ha parlato di libertà di stampa, di pluralismo dell'informazione, c’è stata una votazione su una relazione della Commissione Antimafia, che associa la querela temeraria ad una intimidazione paramafiosa, adesso ci troviamo che dei giornalisti, che hanno semplicemente raccontato la cronaca delle primarie del PD di Napoli, vengono intimoriti da una querela del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 11 marzo 2016, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 15,50.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2953-A

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Devo censurare, come, ancora una volta si faccia ricorso da parte della maggioranza a strumenti che di fatto impediscono, su questioni di assoluta rilevanza per il Paese, il necessario confronto in quella che è l'unica sede costituzionalmente preposta, ovvero il Parlamento.
  Siamo chiamati per l'ennesima volta, a votare una legge delega su un altro pezzo di riforma della legislazione in tema di giustizia. Una giustizia che in questi anni è stata oggetto di innumerevoli provvedimenti, assunti a macchia di leopardo e in assenza totale di una visione organica.
  Giova ricordare a tal proposito che l'articolo 76 della Costituzione è molto chiaro sull'argomento: l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato (cfr. articolo 72 c. 4) al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.
  Ma al netto della premessa sulla forma scelta della delega al Governo, leggendo il testo che ci viene sottoposto riceviamo l'impressione che ad una traccia chiara e Pag. 64interessante abbia fatto seguito uno svolgimento assolutamente insufficiente. Anzi possiamo affermare che il «tema» svolto sia andato totalmente «fuori traccia».
  Quanto emerge nella relazione che accompagna il disegno di legge evidenzia come gli estensori non abbiano dimestichezza con le aule giudiziarie, o se ne hanno, come non ne abbiano tenuto assolutamente conto.
  È rilevante a mio parere chiarire una questione di principio che riguarda la fondamentale differenza tra efficienza ed efficacia.
  L'impressione è che con questo ennesimo provvedimento si punti solo alla efficienza, ovvero alla generica riduzione dei costi, senza però aver cura del raggiungimento dell'obiettivo da raggiungere.
  Il disegno di legge presenta una quantità significativa di innovazioni intervenendo, ma sempre con indicazioni troppo generiche, su un numero elevato di questioni che, per essere qui tutte analizzate richiederebbero tempi incompatibili con quelli a disposizione. Una ragione in più per affrontare in modo diverso l'intera materia.
  Voglio innanzitutto soffermarmi su una questione per la quale ho depositato ieri un ordine del giorno: quella della prevista soppressione dei tribunali per i minorenni.
  In premessa ritengo necessario far presente che nel ridisegnare la mappa delle strutture giudiziarie si continui ad utilizzare criteri di ordine ragionieristico che non tengono conto delle diverse realtà del Paese.
  Nel mio ordine del giorno ho chiaramente motivato le ragioni per cui tale eventualità debba essere assolutamente scongiurata.
  Il testo non riesce a coniugare l'esigenza di specializzazione del giudice.
  Quello della prossimità, intesa come presenza di un presidio fondamentale sul territorio, è uno degli aspetti che la nuova norma non considera ma che rappresenta un elemento indefettibile soprattutto in aree a particolare rischio, dove i tribunali per i minorenni svolgono un'azione particolarmente incisiva in termini non solo di amministrazione della giustizia, ma di necessaria prevenzione.
  Non credo sfugga ad alcuno che i tempi e le esigenze di un bambino non siano quelli della giustizia ordinaria.
  Facendo riferimento poi a realtà come quella di Taranto, per parlare di un ambito che qui rappresento direttamente, la presenza di un hotspot per i migranti pone in modo pregnante la questione dei minori non accompagnati.
  Ma in generale vi è già una serie di criticità correlate a condizioni di natura socio-economica particolarmente precarie, che aumenterebbero in modo esponenziale con la chiusura del tribunale per i minorenni, specie poi se accompagnata dalla paventata soppressione della sezione distaccata della corte d'appello !
  Per questo è richiesto un ripensamento almeno per questa parte del provvedimento e in subordine, come indicato nel mio ordine del giorno per la istituzione a Taranto, nonché, nelle città con le medesime esigenze di una sezione specializzata distrettuale, che raccolga e valorizzi tale patrimonio di professionalità e di esperienze, e che possa continuare a garantire la tutela dei diritti fondamentali dell'infanzia.
  Gli altri punti del disegno di legge.
  I costi del processo.
  In generale i costi della giustizia, se pensiamo anche al progressivo aumento registrato per i contribuiti unificati, di fatto rappresentano un ostacolo che diventa spesso causa di denegata giustizia.
  Applicazione del rito sommario di cognizione a tutte le controversie devolute al tribunale monocratico.
  Sinteticità degli atti.
  Ampliamento dell'azione conciliativa dell'arbitrato che, anche alla luce della esperienza finora maturata in tema di media-conciliazione, non produce reali accelerazioni dei tempi, aumentando peraltro ulteriormente i costi.
  L'intervento sul giudizio d'appello che consente tra l'altro che a decidere possa essere un giudice monocratico, a fronte di materie dalla ridotta complessità giuridica, Pag. 65pone un limite oggettivo al diritto di chi richiede giustizia o, in campo penale, al diritto di difesa. La previsione limite di impedire la presentazione di nuove deduzioni difensive, di fatto riduce la portata del ricorso. A questo punto è come se si eliminasse l'appello.
  Anche la modifica sostanziale di alcune procedure che riguardano il ricorso in cassazione, appaiono chiare limitazioni che, possono sicuramente ridurre, non sappiamo di quanto però, i tempi, ma rischiano di svuotare di valore il ricorso stesso.
  Conclusioni: spendere meno ma soprattutto spendere meglio ! Finora tutti i provvedimenti adottati, soprattutto in tema di giustizia, hanno solo comportato aumento delle criticità e nessun risultato in termini di eliminazione dei veri sprechi.
  Con queste premesse non è possibile votare questo provvedimento.

TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI STEFANO ALLASIA E RAFFAELLO VIGNALI SUL DOC. XXII-BIS, N. 2.

  STEFANO ALLASIA. Prato è un distretto di eccellenza per l'industria tessile italiana, i cui manufatti sono esportati in tutto il mondo e da tutti riconosciuti come pienamente rappresentativi del Made in Italy.
  Con la forte penetrazione straniera, o meglio cinese, il territorio ha cambiato immagine: da uno dei più importanti e storici distretti del tessile italiano, si è trasformato nella Chinatown più grande d'Europa, dove i fenomeni di illegalità e contraffazione sono ampiamente diffusi ed investono ormai una buona parte della realtà industriale del territorio.
  Il tragico incendio del 2013, nel quale all'interno di un capannone hanno perso la vita sette cinesi, che lì vivevano in condizioni umane inconcepibili, ha fatto emergere in tutta chiarezza come funziona il sistema Prato. Il distretto di imprese cinesi a Prato è, infatti, una macchina produttiva, costruita su immigrazione clandestina, lavoro nero e corruzione, che genera affari per un valore di circa 2 miliardi di euro, di cui la metà sommersi.
  Ciò crea non pochi problemi: sia sul versante della sicurezza sul lavoro e della tutela dell'ambiente, sia sulla concorrenza, le cui lesioni procurano un danno all'economia reale, e sulla contraffazione.
  Conosciamo bene, ormai, quali siano i numeri della contraffazione e quali danni la stessa crea al sistema produttivo regolare. Il settore della moda e del tessile risulta tra i più colpiti, sia per l'alto valore dei marchi espressione del Made in Italy, sia perché gli stessi marchi possono essere facilmente copiati e prodotti a costi estremamente bassi.
  Si tratta ormai di un fenomeno globale che, in riferimento al comparto abbigliamento-calzature-accessori, vale il 10 per cento delle vendite totali di merce legale nei 28 Paesi UE (dati dell'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno). Sono circa 26 i miliardi di euro sottratti al fatturato complessivo del settore per effetto della contraffazione, con una perdita complessiva nell'Unione europea di circa 363 mila posti di lavoro che, se si considera l'indotto, arrivano a 518 mila, con una perdita di fatturato che sale a 43,3 miliardi di euro. A questo si deve aggiungere una perdita di oltre 8 miliardi di euro di entrate statali non riscosse per effetto di evasione fiscale e previdenziale.
  In Italia, in particolare, la perdita di fatturato nel comparto dovuta alla contraffazione è pari a 4,5 miliardi di euro, con una perdita di 80 mila posti di lavoro, compreso l'indotto.
  Spesso la contraffazione è associata ad un altro fenomeno: quello dell'illegalità. Questo è ancora più evidente se torniamo al realtà di Prato. Inizialmente la manodopera cinese offriva il suo lavoro ad imprese produttrici a prezzi bassissimi, permettendo a queste ultime di essere competitive sul mercato. Dagli anni 90 ad oggi, abbiamo assistito ad una lenta trasformazione delle imprese cinesi, che da mere subfornitrici sono divenute produttrici finali, in conto proprio, del pronto moda. Questo ha portato alla costituzione Pag. 66di un vero e proprio sistema produttivo cinese che, utilizzando metodi di produzione illegali, è riuscito ad affermarsi sul mercato distruggendo la concorrenza.
  Ad oggi operano a Prato quasi cinquemila aziende cinesi che danno un contributo al PIL provinciale di 705 milioni di euro, cioè 1'11 per cento del totale di Prato, pur essendo la comunità il 9 per cento del totale della popolazione provinciale. La presenza cinese a Prato è stimata in circa 40 mila persone, di cui poco più della metà con permessi di soggiorno. Si stima l'esistenza di 20-25 mila lavoratori nel settore delle confezioni del distretto cinese, di cui soltanto 11 mila sono ufficialmente registrati, e quindi in regola.
  È evidente, ed accertato, come l'ascesa cinese nell'industria del tessile a Prato sia stata favorita da un sistema di produzione basato sull'impiego di manodopera clandestina, l’ inosservanza degli oneri previdenziali e delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, i pagamenti in nero, l'evasione fiscale, gli orari di lavoro prolungati anche di notte e la contraffazione delle merci Made in Italy, che non danneggia soltanto le imprese, ma anche la salute dei consumatori.
  In tal senso, nel ciclo di audizioni svolte dalla Commissione, è emerso come il fenomeno illegale riguardi le varie fasi della produzione, interessando sia l'ingresso illegale dei tessuti, che non provengono più soltanto dalla Cina, ma anche dal Bangladesh, dal Vietnam, dall'India e da altri Paesi asiatici, sia l'attività di trasformazione dei tessuti in capi in pronto moda, sia la commercializzazione degli stessi in Italia e in Europa con etichette Made in Italy contraffatte.
  La sleale concorrenza cinese ha schiacciato le imprese nazionali della filiera del Made in Italy, che vede a Prato concentrato circa il 30 per cento del fatturato prodotto. Molte di queste sono fallite, mentre altre per sopravvivere hanno dovuto innovarsi e puntare su una maggiore qualità dei prodotti, la quale ha permesso loro di recuperare una parte del mercato interno, cosiddetto di nicchia, e una parte considerevole di quello estero.
  E questo lo hanno dovuto fare da sole perché a livello di legislazione italiana non hanno potuto trovare strumenti adeguati per contrastare tali forme di concorrenza sleale. Nel nostro ordinamento esistono ancora grandi lacune legislative in tema di tutela del Made in Italy e questo, sappiamo che in parte è anche dovuto alla posizione dell'Unione europea.
  Se è vero che molto è stato fatto in termini di contrasto alla contraffazione, sia sotto il profilo dell'inasprimento della disciplina penale e sanzionatoria, che in termini di aumento dei sequestri, lo stesso non può dirsi sul riconoscimento e l'origine dei prodotti manifatturieri italiani. Da tempo sosteniamo la necessità di introdurre un sistema di etichettatura delle merci per poterne permettere l'immediata identificazione, l'origine quindi, e la tracciabilità.
  Soltanto così le imprese e i consumatori potranno essere effettivamente tutelati dalla contraffazione.
  A questo è necessario che si affianchi un'intensa attività di controllo da parte degli organi preposti, sia sull'ingresso e la commercializzazione di prodotti contraffatti, sia sull'attività d'impresa e sul trasferimento di denaro all'estero. Attività queste che devono essere necessariamente supportate da mezzi e risorse adeguati, a contrasto di un fenomeno di illegalità che ormai appare radicalizzato nel territorio.
  Da un'inchiesta è emerso come Prato sia ormai divenuta la capitale del riciclaggio di denaro sporco in Italia. Il distretto tessile cinese evade ogni anno almeno un miliardo di euro e la procura di Firenze ha recentemente scoperto il trasferimento di 4,5 miliardi di euro non dichiarati dalla Toscana alla Cina.
  Per arginare l'illegalità bisogna anche agire su questo tipo di controlli e stroncare questo sistema evidentemente organizzato di gestione.
  Questi sono alcune delle riflessioni emerse in questa fase di lavoro della Commissione. Ci si augura che il Governo e il Parlamento possano rendersi disponibili a recepirle in tempi brevi, rafforzando il sistema normativo a contrasto dei fenomeni Pag. 67di illegalità e contraffazione nel settore del tessile, di cui possano beneficiarne le imprese e i consumatori.

  RAFFAELLO VIGNALI. Il Gruppo Parlamentare di Area Popolare voterà a favore della risoluzione approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, concernente la contraffazione nel settore tessile del distretto produttivo di Prato.
  La relazione, approvata all'unanimità dalla Commissione nella seduta del 4 agosto 2015, costituisce un lavoro approfondito e molto utile che ha come base l'esame del contrasto alla contraffazione nel settore del tessile e della moda nella città di Prato.
  Il polo di Prato è un importante, essenziale punto di riferimento per il settore tessile e della moda: è in questo distretto, infatti, che vengono realizzate produzioni di elevata qualità rappresentative del Made in Italy in Europa e nel mondo.
  Le imprese che operano in questo polo, inoltre, fabbricano prodotti originali ed unici che garantiscono l'accesso naturale e remunerativo delle stesse ai mercati mondiali. È evidente, peraltro, come in zone in cui operano attivamente molte imprese, ferve l'attività lavorativa e si produce ricchezza, cerchino un loro spazio operativo anche attività criminali di varia natura.
  Sulla base di tali considerazioni la Commissione, partendo proprio dalla città di Prato, ha analizzato i vari aspetti della contraffazione e dei fenomeni illegali ad essa connessi, della sicurezza sul lavoro, del lavoro in nero, del trasferimento incontrollato di danaro attraverso i Money Transfer.
  Uno dei dati più significativi emersi si riferisce al forte insediamento, in questo distretto produttivo, di una consistente comunità cinese nella quale si annidano sacche di illegalità. E non è dunque un caso che proprio a Prato, nel 2013, siano avvenuti fatti di singolare gravità che hanno visto coinvolti lavoratori cinesi: ed il cui più grave esempio è testimoniato proprio dal rogo di un capannone-dormitorio nel quale molti di essi hanno perso la vita.
  Una parte della comunità cinese presta peraltro la propria attività in condizioni di insicurezza: con basso costo della mano d'opera e quindi retribuzioni inferiori, in ambienti nei quali la normativa della sicurezza sul lavoro non viene peraltro rispettata. Una realtà che favorisce indubbiamente il fenomeno del dumping. Un elemento che distorce il sistema della concorrenza, della correttezza nel mondo del lavoro ed imprenditoriale.
  Proprio per scongiurare il ripetersi di simili eventi, sono stati sperimentati strumenti pattizi tra le istituzioni e le organizzazioni sindacali, volti a contrastare la contraffazione ed i fenomeni ad essa collegati come la violazione delle norme relative alla sicurezza sul lavoro, lo sfruttamento del lavoro «in nero» ed i legami con la criminalità organizzata.
  In questo distretto produttivo, già a partire dal 2007 il Ministero dell'interno ha, infatti promosso, anche su sollecitazione dei territori interessati, delle misure finalizzate ad ampliare l'attività di controllo sia su base preventiva (al momento del rilascio delle autorizzazioni dell'avvio delle attività di impresa) che su base investigativa con controlli ed ispezioni.
  Le iniziative hanno riguardato due fasi. Nella prima sono stati applicati i Patti per la sicurezza, aventi carattere generale e diretti non solo al contrasto alla contraffazione, ma anche alla sicurezza pubblica in generale. In tale contesto ricordiamo il «Patto per Prato sicura» che prevede specifiche iniziative delle forze di polizia per contrastare l'illegalità e combattere la criminalità economica nei settori della contraffazione, dell'irregolare circolazione di denaro e dello sfruttamento della manodopera illegale. Inoltre, come già detto, a partire dal 2013, e proprio in seguito alla morte dei lavoratori cinesi, si sono attivate iniziative dirette a coinvolgere le istituzioni competenti e si è adottato un nuovo strumento pattizio volto a prevenire i fenomeni illegali relativi alle attività produttive ed al fenomeno della contraffazione Pag. 68estendendo l'analisi e le misure alla verifica sull'effettiva operatività delle aziende.
  È nato pertanto il Patto per il monitoraggio delle attività produttive della provincia di Prato mediante le banche dati degli enti pubblici. Questo strumento consente, con metodologie innovative, di rilevare situazioni di irregolarità ed illegittimità nella gestione di attività produttive, affiancando ai controlli del gruppo ispettivo interforze, ulteriori verifiche di tipo amministrativo.
  Ciò ha consentito di raggiungere buoni risultati con la cancellazione di 127 imprese VIES (interdizione delle imprese al commercio intracomunitario) e 23 cancellazioni di partite IVA.
  I risultati raggiunti a Prato hanno dimostrato la necessità che queste misure dirette a contrastare la contraffazione di marchi e brevetti, l'irregolare circolazione di denaro, lo sfruttamento della manodopera illegale, la mancata applicazione delle norme sulla sicurezza del lavoro, vengano adottate a livello nazionale.
  Il contrasto alla contraffazione ed alle attività illegali ad essa connesse costituiscono una priorità per il nostro Paese non solo per motivi di ordine pubblico, ma anche come difesa delle produzioni Made in Italy che rappresentano un importante valore aggiunto per lo sviluppo della nostra economia.
  La risoluzione presentata, inoltre, impegna il Governo ad adottare opportune misure, anche legislative, ma soprattutto amministrative, dirette a contrastare il lavoro in nero, il caporalato e la violazione della sicurezza sul lavoro.
  Il contrasto a tali fenomeni necessita infatti, di azioni volte a favorire l'emergere delle situazioni di irregolarità nei comparti produttivi salvaguardando, in ogni caso, la sussistenza di nuove realtà imprenditoriali e l'integrazione di queste con il territorio nel quale operano.
  A tal proposito la relazione della Commissione rileva come siano necessari meccanismi premiali per le imprese quali incentivazioni di carattere fiscale finalizzate a regolarizzare amministrativamente i lavoratori delle aziende che operano «in nero» ovvero a rispettare le regole sulla sicurezza nel lavoro.
  Altro punto fondamentale della risoluzione è quello di favorire la certificazione etica delle filiere produttive. La certificazione etica delle filiere costituisce, infatti, una misura fondamentale contro la contraffazione perché consente di controllare tutte le fasi della produzione e non solo quella finale.
  Infatti nelle audizioni effettuate dalla Commissione a Prato è stato espresso un giudizio positivo sul metodo per cui tutte le fasi della lavorazione vengono certificate.
  Tale strumento, pertanto, consente la diffusione di un controllo capillare su tutte le fasi della produzione e, al tempo stesso, sollecita gli imprenditori a prestare una maggiore attenzione per i diritti dei lavoratori (citiamo ad esempio la sicurezza sul lavoro) oltre che per la qualità del prodotto.
  La Commissione ha poi analizzato il tema della tracciabilità dei prodotti: elemento di fondamentale importanza perché garantisce il diritto del consumatore ad essere informato sulla loro composizione, ma anche strumento indispensabile per individuare l'origine territoriale e la filiera produttiva della merce in modo da contrastare quelle contraffatte.
  A tal proposito desidero rilevare l'esigenza dell'uso e del continuo sviluppo e l'importanza stessa degli strumenti tecnologici applicati alle merci confezionate destinate alla vendita e diretti a conseguire la piena tracciabilità del prodotto; un efficace controllo dell'origine delle produzioni e l'insussistenza di fattispecie di contraffazione o di falso.
  Altro aspetto da evidenziare nel contrasto ai fenomeni illegali legati alla contraffazione, è quello del controllo dei canali finanziari attraverso i quali le organizzazioni internazionali criminali realizzano il trasferimento dei proventi della contraffazione all'estero. Si tratta dell'attività dei Money Transfer tramite i quali le Pag. 69risorse economiche degli emigrati vengono trasferite in Cina ed in altri Paesi extraeuropei: tali esercizi, infatti, sono sottratti alle regole antiriciclaggio del sistema bancario e finanziario.
  È evidente come, anche a seguito dell'approfondita analisi effettuata dalla Commissione, emerga con forza l'esigenza di predisporre una nuova normativa sui Money Transfer che impedisca il perpetuarsi di violazioni alla normativa antiriciclaggio: questo, nonostante sia evidente e positiva l'attività e la funzione stessa di tali esercizi.
  In questo contesto l'analisi e le audizioni effettuate durante i lavori della Commissione sul polo produttivo di Prato hanno dimostrato 1'importanza di assumere misure anche legislative destinate a superare tutti i problemi che abbiamo precedentemente esposto: strumenti che, se introdotti a livello nazionale, potranno essere di fondamentale importanza per la lotta alla contraffazione, alla mancata applicazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, al lavoro in nero, al trasferimento incontrollato di danaro attraverso i Money Transfer.
  Si tratta pertanto di rendere operative, anche a livello nazionale, una serie di misure che risultano fondamentali per difendere i prodotti Made in Italy, per la nostra economia in generale e per assicurare ai lavoratori idonee condizioni di sicurezza sul posto di lavoro.
  Appare dunque necessario orientare il distretto produttivo di Prato, ( ma anche altri poli collocati in varie parti del Paese e che vivono le stesse problematiche), al rispetto della legalità e delle leggi vigenti al fine di liberarne le grandi energie e implementare in termini consistenti la sicura capacità produttiva.
  Il fenomeno della contraffazione e delle attività illegali a questa connesse, della sicurezza sul lavoro, del lavoro in nero, del trasferimento incontrollato di danaro attraverso i Money Transfer rappresentano un freno per la nostra economia soprattutto per l'attività delle medie e piccole imprese che producono prodotti di qualità ed esportano in Europa e nel mondo: ed è compito dello Stato intervenire con decisione per riportare nell'alveo della legalità l'intero comparto.
  Sul Made in Italy e contraffazione abbiamo già le norme, ma occorre applicarle.
  Questa è la priorità.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2953 e abb.-A - voto finale 424 395 29 198 261 134 95 Appr.
2 Nom. Doc. XXII-bis, n. 2 370 364 6 183 364 108 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.