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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 585 di martedì 8 marzo 2016

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bergamini, Stella Bianchi, Bindi, Boccia, Catania, Centemero, Cicchitto, Cominelli, Luigi Di Maio, Epifani, Faraone, Galati, Gentiloni Silveri, Mazziotti Di Celso, Meta, Piccoli Nardelli, Polverini, Schullian, Scotto, Vignaroli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni (ore 10,03).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Chiarimenti in ordine all'interpretazione della circolare recante la «Disciplina applicabile ai rapporti di lavoro a tempo determinato del personale delle scuole comunali, con particolare riferimento ai limiti di durata» – n. 3-01986)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Chimienti ed altri n. 3-01986, concernente chiarimenti in ordine all'interpretazione della circolare recante la «Disciplina applicabile ai rapporti di lavoro a tempo determinato del personale delle scuole comunali, con particolare riferimento ai limiti di durata» (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. La circolare n. 3 del 2015 chiarisce l'ambito di applicazione dell'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2015 e dell'articolo 1, commi 131 e 132, della legge n. 107 dello stesso anno.
  Il decreto sopra citato ha abrogato e sostituito la preventiva e previgente disciplina in materia di contratti a tempo determinato contenuta nel decreto legislativo Pag. 2n. 368 del 2001, prevedendo, all'articolo 19, comma 2, che, aperte virgolette: «Fatte salve le diverse disposizioni dei contratti collettivi e con l'eccezione delle attività stagionali, di cui all'articolo 21, comma 2, la durata dei rapporti di lavoro a tempo determinato intercorsi tra lo stesso datore di lavoro e lo stesso lavoratore, per effetto di una successione di contratti, conclusi per lo svolgimento di mansioni di pari livello e categoria legale e indipendentemente dai periodi di interruzione tra un contratto e l'altro, non può superare i 36 mesi».
  Tuttavia, per poter garantire una costante erogazione del servizio scolastico ed educativo caratterizzato da peculiari esigenze di flessibilità dovute a fenomeni quali le oscillazioni demografiche, la migrazione scolastica e le variazioni nelle scelte dei diversi indirizzi, il decreto appena citato, all'articolo 29, comma 2, lettera c), ha stabilito che la nuova disciplina non si applica ai contratti a tempo determinato stipulati con il personale docente ed ATA per il conferimento delle supplenze e con il personale sanitario, anche dirigente, del Servizio sanitario nazionale.
  A norma dello stesso articolo 29 resta fermo quanto disposto dall'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che definisce i limiti entro i quali le pubbliche amministrazioni possono ricorrere a contratti di lavoro flessibile.
  Inoltre, la legge n. 107 ha previsto un piano straordinario di assunzioni, volto a limitare il fenomeno della reiterazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato e, con il comma 131, ha stabilito che, a decorrere dal 1o settembre 2016, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati con il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali per la copertura di posti vacanti e disponibili non possono superare la durata complessiva di 36 mesi. Tale disposizione si riferisce esclusivamente al personale delle istituzioni scolastiche ed educative statali.
  Ciò, però, pone il problema dell'applicabilità dell'articolo 1, comma 131, della citata legge n. 107 anche al personale delle istituzioni scolastiche comunali. A tal proposito, la circolare n. 3 del 2015 chiarisce che al personale docente ed ATA delle istituzioni scolastiche comunali è applicabile l'esclusione della disciplina generale del rapporto a tempo determinato posta dal decreto legislativo n. 81 del 2015, mentre non è direttamente applicabile la disciplina speciale della legge n. 107. Ciò non significa che non vi siano limiti alla durata complessiva dei rapporti di lavoro a tempo determinato di questo personale. È evidente, infatti, che le esigenze di tutela del lavoratore sottostanti alla disciplina europea e a quella nazionale del lavoro a tempo determinato si pongono anche per tale personale. Si esclude, pertanto, che il legislatore abbia voluto lasciare privi di tutela, in relazione alla durata del contratto, anche i dipendenti delle scuole comunali.
  Anzi, la stessa circolare sottolinea come dalle disposizioni della legge n. 107 emerga un orientamento legislativo finalizzato alle assunzioni nel settore scolastico ed invita i comuni, non soggetti a tale legge, al superamento del precariato nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e nei limiti della sostenibilità finanziaria.
  La suddetta circolare ha concluso, peraltro, ritenendo che sono i comuni a dover valutare, pur nell'osservanza dei principi richiamati, la sussistenza delle ragioni oggettive che permettono di reiterare i contratti di lavoro a tempo determinato, al fine di corrispondere alle esigenze improcrastinabili collegate all'inizio di ciascun anno scolastico.
  Sappiamo, come l'interrogante espone nella sua interrogazione, che ci sono dei comuni – in particolare, Torino, Milano, Roma, Napoli – che hanno delle situazioni emergenziali. Ricordo che, attraverso la circolare, il comune può valutare la possibilità di prorogare i trentasei mesi e, quindi, far fronte alle esigenze di quest'anno. Ricordo, altresì, che la legge di stabilità ha escluso dall'applicazione del blocco delle assunzioni le cosiddette categorie infungibili e, cioè, quelle categorie di personale pubblico che non possono essere Pag. 3assunte attraverso procedure di mobilità attivate dalla legge n. 56. Quindi, facendo il combinato disposto di queste norme, i comuni debbono, dovrebbero procedere alla stabilizzazione o all'assunzione di nuovo personale per far fronte al nuovo anno scolastico. È chiaro che sta ai comuni valutare le condizioni di operabilità anche rispetto ai vincoli di bilancio a cui devono far fronte.

  PRESIDENTE. L'onorevole Chimienti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente, grazie, sottosegretario. In effetti, la circolare n. 3 del 2 settembre 2015 faceva intendere che per i servizi educativi, in attesa dell'espletamento delle procedure di immissione in ruolo dei precari, il vincolo dei trentasei mesi potesse essere trascurato. A Torino, però, ci sono state, appunto, situazioni diverse e in tutta Italia: gli amministratori locali hanno deciso arbitrariamente di disattendere questa circolare, scelta che è stata anche aggravata dal fatto che, nel 2012, il comune di Torino ha creato due graduatorie riservate esclusivamente al personale degli asili nido e delle scuole materne con più di trentasei mesi di servizio. Lo scopo delle graduatorie sarebbe dovuto essere quello di stabilizzare il precariato storico, attingendo da esse per i soli contratti a tempo indeterminato.
  Il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, nella circolare n. 3 del 2015, specifica che il fine della norma continua ad essere quello di garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, in presenza delle menzionate esigenze connesse al corretto funzionamento dello stesso servizio educativo. Quindi, a differenza di altri comuni, come Roma e Milano dove questa circolare è stata applicata in questo senso, Torino ha deciso di non ottemperarvi, ad esclusione di alcune immissioni in ruolo, che, poi, sono avvenute nel corso dell'anno scolastico, sancendo la determina dirigenziale del 26 agosto 2015, con la quale ha deciso di applicare in senso stretto il tetto massimo di 1.080 giorni ai contratti individuali di lavoro a tempo determinato e di conferire gli incarichi al personale presente nelle graduatorie statali, escludendo, di fatto, le graduatorie per chi ha più di trentasei mesi di servizio, che appunto erano state create.
  Quindi, evidentemente, la circolare n. 3 del 2015, per quanto chiara possa apparire, ha creato diverse interpretazioni che hanno consentito due modi diversi di agire nei confronti dei supplenti precari. Quindi, abbiamo ritenuto opportuno presentare questa interrogazione, perché abbiamo creduto che sia stata una decisione illegittima ed arbitraria quella del comune di Torino di non conferire le supplenze annuali nelle scuole materne e nei nidi comunali al personale con oltre trentasei mesi di servizio, svolto con contratti a tempo determinato, in maniera continuativa presso le medesime istituzioni scolastiche. Quindi, chiedevamo che ci fosse anche un chiarimento in merito all'iter di applicazione di questa circolare, in modo che la situazione potesse essere quanto più omogenea possibile in tutte le città d'Italia e non si creasse questa disparità di trattamento che, invece, si è creata con questa circolare.

(Iniziative volte a contrastare il dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alla regione Basilicata – n. 3-01832)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Latronico n. 3-01832, concernente iniziative volte a contrastare il dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alla regione Basilicata (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Per far fronte alle emergenze dovute al dissesto sul territorio nazionale, il Ministero dell'ambiente, Pag. 4insieme alla struttura di missione contro il dissesto, ha avviato le procedure di programmazione degli interventi nell'ambito della definizione del Piano operativo nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, relativo al periodo 2015-2020. Il Piano, che è volto alla identificazione di un «parco progetti», raccoglie il fabbisogno manifestato dalle regioni, attraverso le proposte di intervento presentate secondo la procedura definita dal DPCM del 28 maggio 2015, che prevede l'utilizzo del sistema ReNDiS-web.
  Ad oggi, la regione Basilicata ha presentato, per l'intero territorio regionale, 536 interventi, che dovranno seguire la procedura delineata dal citato DPCM, ai fini dell'ammissibilità all'eventuale finanziamento. Nell'ambito del suddetto Piano, è stato, inoltre, definito e finanziato un «Piano stralcio aree metropolitane», approvato con il DPCM 15 settembre 2015, al fine di assicurare l'avvio degli interventi caratterizzati da un livello prioritario di rischio, tempestivamente cantierabili e ricadenti nell'ambito delle aree metropolitane, nonché delle aree urbane con alto livello di popolazione esposta a rischio. Tale Piano prevedeva la selezione di interventi da ammettere a finanziamento per le aree metropolitane, nonché per le aree urbane con alto livello di popolazione esposta a rischio idrogeologico, da intendersi, come specificato nella delibera del CIPE n. 32 del 2015, quali aree con un numero pari o superiore a 15 mila abitanti esposti a rischio di alluvione o esondazione di categoria P2.
  Con specifico riferimento alla regione Basilicata si segnala che, secondo quando indicato nel rapporto «Mappe di pericolosità idraulica e popolazione esposta al rischio alluvioni in Italia» dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), questa regione non presenta nessun'area metropolitana e nessun'area urbana con alto livello di popolazione esposta al rischio. Con riferimento allo stato di attuazione delle opere previste per il contrasto al dissesto idrogeologico nella regione Basilicata, si rappresenta che, dalla consultazione della banca dati BDA (Banca dati anagrafica) e ReNDIS (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo), risultano: conclusi 257 interventi per quasi 126 milioni di euro, avviati 39 interventi per più di 27 milioni di euro, mentre 4 interventi risultano ancora da avviare per circa 4 milioni di euro.
  Più in particolare, merita di essere ricordato in questa sede come il 14 dicembre 2010 sia stato firmato l'Accordo di programma tra Ministero dell'ambiente e regione Basilicata per il finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico, cui hanno, poi, fatto seguito un primo atto integrativo, in data 14 giugno 2011, e un successivo atto integrativo, in data 4 agosto 2014. Nello specifico, tale Accordo prevede un importo complessivo di euro 35 milioni 204 mila per la realizzazione di 106 interventi, di cui 72 conclusi e 34 in esecuzione, come si evince dal sistema ReNDiS-web.
  Con riferimento alla pianificazione degli interventi sul territorio nazionale, tenuto conto dell'esigenza di massimizzare la celerità degli interventi in relazione alle situazioni di massimo rischio per l'incolumità delle persone, si fa presente che, attualmente, sono in corso le revisioni di tutti i programmi in essere. In particolare, si sta procedendo: a) a dare attuazione all'articolo 1, comma 111, della legge n. 147 del 2013, che dispone la revoca e la contestuale rifinalizzazione delle risorse statali relative agli interventi che non hanno raggiunto, alla data del 30 giugno 2015, la fase di pubblicazione del bando di gara, ovvero il mancato affidamento dei lavori; b) effettuare la riprogrammazione delle economie finali e da ribasso d'asta; c) verificare l'attuazione dell'articolo 10, comma 9, del decreto-legge n. 91 del 2014, che dispone che «gli interventi per i quali sono trasferite le relative risorse statali o regionali entro il 30 giugno 2014» devono risultare «completati entro il 31 dicembre 2015». Ciò posto, in esito a tali attività, si procederà ad eventuali revisioni, che porteranno alla sottoscrizione di opportuni atti integrativi.Pag. 5
  Si segnala, infine, che l'articolo 55 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, al fine di consentire la celere predisposizione del Piano nazionale contro il dissesto idrogeologico, favorendo la necessaria attività progettuale, ha istituito un Fondo per la progettazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. La delibera CIPE n. 32 del 2015 ha già assegnato a tale Fondo 100 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020, da attribuirsi, secondo la citata chiave di riparto ordinaria prevista per i fondi FSC, pari all'80 per cento al sud e al 20 per cento al centro-nord. Il funzionamento del Fondo sarà disciplinato con DPCM, su proposta del Ministero dell'ambiente, in corso di predisposizione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Latronico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  COSIMO LATRONICO. Grazie, signor Presidente. Io ringrazio, naturalmente, lo sforzo che il sottosegretario Velo ha compiuto per fornirci una serie di dati, che mi riservo di valutare, ma resta la sostanza di fondo da cui prende spunto questa interrogazione: il rischio idrogeologico è un rischio grave, non solo per l'incolumità delle persone e del territorio dalla nazione, ma anche per il costo che il deterioramento del territorio rappresenta per il bilancio pubblico dello Stato, perché la mancata manutenzione del territorio, con i rischi annessi poi alle precipitazioni e alle calamità naturali che noi registriamo, costano – è stato detto – qualcosa come 5 miliardi di euro all'anno al bilancio dello Stato.
  Quindi, guardiamo questo dato: se noi riuscissimo ad utilizzare le risorse per prevenire, cioè per mettere in campo – non con le parole, ma con fatti effettivi e stimabili – un piano straordinario di mitigazione del rischio per il nostro territorio, faremmo un'operazione anche virtuosa dal punto di vista del bilancio dello Stato. Su questo ci sono molte parole, molti DPCM, molti intenti, poche inadeguate realizzazioni. Questa interrogazione prende spunto – e non ho trovato, per la verità, una risposta esaudiente – da questi sette accordi, sottoscritti il 4 novembre del 2015, per altrettante sette regioni; e la Basilicata – che pure è una regione, insomma non dobbiamo ricorrere a Giustino Fortunato per ricordare che è una delle regioni più a rischio, anche se non ha un peso demografico, ma ha un peso territoriale significativo – è una delle regioni più a rischio idrogeologico. Sono circa 100, su 131, i comuni che rischiano dal punto di vista del loro assetto; sono gli ultimi dati di Legambiente, della Protezione civile: la Basilicata conquista un primato negativo. Ecco, nonostante questo, in questo ultimo accordo del 4 novembre 2015, la Basilicata non c'era: è stato il punto di domanda, insieme ovviamente alle altre domande – che in parte hanno avuto una risposta e in parte no – poste per capire per quale ragione la Basilicata è esclusa.
  Non dimentichiamo che questa regione è importante dal punto vista territoriale e anche dal punto di vista strategico: è la regione dove vengono ricavate risorse minerarie importanti per l'intero Paese; e tra le azioni di compensazione che, secondo noi, a livello ambientale il Governo dovrebbe garantire, ci sono proprio almeno le azioni di mitigazione dell'assetto e del suolo.
  Mi riservo di valutare delle altre risposte, naturalmente l'occasione, Presidente, è propizia per dire al Governo che, in questa azione strategica di difesa del suolo, la Basilicata ha il suo posto centrale come merita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

(Chiarimenti in merito al rilascio della valutazione di impatto ambientale per la realizzazione di un rigassificatore a Rosignano, in provincia di Livorno – nn. 3-01933 e 3-02084)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Bianconi e Palese n. 3-01933 e Segoni ed altri n. 3-02084, concernenti chiarimenti in merito al rilascio della valutazione Pag. 6di impatto ambientale per la realizzazione di un rigassificatore a Rosignano, in provincia di Livorno (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
  La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Con riferimento alle interrogazioni di cui in oggetto, tenuto conto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia, al fine di valutare se è necessaria o meno una nuova valutazione di impatto ambientale, occorre innanzitutto procedere ad una verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale.
   Tale procedura ha lo scopo di valutare, sulla base dei criteri stabiliti dalla normativa vigente, se un progetto ha la possibilità di produrre effetti negativi apprezzabili sull'ambiente e quindi se debba essere assoggettato successivamente a valutazione di impatto ambientale. La verifica di assoggettabilità a VIA avviene sulla base dei criteri descritti all'allegato V, parte II, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e il procedimento si conclude generalmente in quattro mesi circa.
  Per quanto attiene al rigassificatore di Rosignano, in data 18 dicembre 2015, la società Edison ha presentato al Ministero dell'ambiente un'istanza di verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale, ai sensi dell'articolo 20 del citato testo unico ambientale. L'istanza è collegata alle modifiche da apportare all'originario progetto del rigassificatore, già oggetto di pronuncia di compatibilità ambientale positiva, con prescrizioni di cui al decreto VIA rilasciato dal Ministero dell'ambiente in data 18 novembre 2012.
   Il progetto originario prevedeva la realizzazione di un rigassificatore di gas naturale liquefatto, con capacità di rigassificazione pari a circa 8 miliardi di metri cubi standard per anno, localizzato all'interno dell'area industriale dello stabilimento Solvay di Rosignano Marittimo. Relativamente agli aspetti attinenti la sicurezza, si ricorda inoltre che il rigassificatore in questione è un impianto soggetto a procedure di sicurezza per il controllo di pericoli di incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose di cui al decreto legislativo n. 105 del 2015.
  Le modifiche apportate con il nuovo progetto in corso di VIA, riguardano in particolare l'installazione di una stazione di caricamento GNL su autocisterne all'interno dell'area di impianto, l'adeguamento della piattaforma di attracco-ormeggio presso il pontile Solvada ai fini dell'installazione di un sistema di caricamento GNL su bettoline, la riduzione dello scopo progettuale, in quanto non è più prevista la realizzazione del nuovo terminale etilene e conseguentemente la costruzione delle relative condotte criogeniche e lo smantellamento dell'esistente terminale etilene di Vada, la modifica al tracciato della pipeline criogeniche per il trasporto del GNL dal pontile al terminale GNL limitatamente al tratto corrispondente all'attraversamento del fiume Fine.
  Si fa presente inoltre che la regione Toscana, in data 16 febbraio 2016, ha manifestato il concorrente interesse a partecipare all'istruttoria tecnica e pertanto il gruppo istruttore della commissione tecnica per la verifica dell'impatto ambientale (VIA-VAS) sarà integrato con un rappresentante della regione.
   Per quanto concerne la prescritta fase di consultazione al pubblico chiusasi il 21 febbraio 2016, sono pervenute numerose osservazioni, sia da parte di privati cittadini, che da parte di associazioni, nonché di amministrazioni locali, debitamente pubblicate sul sito web del portale valutazioni ambientali, unitamente alla documentazione tecnica, nonché ai pareri degli enti locali.
   Si precisa che allo stato è in corso l'istruttoria per la verifica di assoggettabilità alla VIA e che, solo a conclusione di questo procedimento, la Commissione Pag. 7VIA-VAS potrà stabilire se sottoporre a nuova VIA il nuovo Progetto per i gassificatori in questione.
   Al riguardo, si rammenta che i tempi della procedura VIA vanno da un minimo di 150 a un massimo di 330 giorni, in funzione di specifiche peculiarità del procedimento. Ad ogni modo, si rassicurano gli onorevoli interroganti che, per quanto di competenza, la situazione relativa alla tutela ambientale dell'area di Rosignano è monitorata dal Ministero e che, in ogni caso, a garanzia del rispetto delle misure a tutela dell'ambiente il procedimento VIA può essere comunque soggetto a revisione a richiesta degli enti interessati, qualora si accerti la violazione delle prescrizioni imposte.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Bianconi n. 3-01933, di cui è cofirmatario.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Sono parzialmente soddisfatto della ricognizione che ha fatto testé il rappresentante del Governo, il sottosegretario Velo, per un motivo molto semplice, perché trattasi di un progetto originario che aveva già superato la valutazione di impatto ambientale, ovviamente, vista la complessità delle cose, probabilmente anche con prescrizioni. Detta però e ricostruita di nuovo la situazione di un iter procedimentale, a causa di modifiche sostanziali corpose, cioè che incidono sicuramente su ciò che riguarda il territorio nel luogo di Rosignano, per quello che poco fa ha illustrato il sottosegretario, comprendente una serie enorme di modifiche, è fin troppo evidente e positivo che la regione Toscana abbia già sentito la necessità di essere presente alla valutazione e successivamente anche che c’è stata una serie enorme di osservazioni; questo comporta sicuramente la necessità di nuovo di un pronunciamento di valutazione di impatto ambientale. Quindi l'auspicio è, signor Presidente, che, a seguito di ciò che è stato illustrato e a seguito di queste modifiche profonde che hanno, dalla descrizione fatta, un impatto ambientale enorme sul luogo di questo progetto, cioè Rosignano, che ci sia una nuova valutazione di questo progetto perché, così come poco fa ha detto il sottosegretario, ci sono alcuni passaggi che sono di impianti che purtroppo hanno una rilevanza di possibilità di pericolo enorme, quindi sono ampiamente da tenere sotto osservazione. In più, c’è l'impatto ambientale su una zona di sfondo turistico e ritengo che questo debba essere anche valutato. Quindi, l'auspicio è che ci sia una nuova valutazione e non semplicemente i presupposti finalizzati a vedere se questo nuovo progetto e queste modifiche proposte necessitino di una nuova valutazione. A lume di naso, mi sembra estremamente ragionevole invece che occorra una severa nuova valutazione di impatto ambientale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Segoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto e mi auguro che questa istruttoria per verificare l'assoggettabilità a VIA si risolva appunto nel sancire la necessità di una nuova procedura di VIA. Questo perché il contrario sarebbe incredibile. Abbiamo i precedenti pareri che sono scaduti, abbiamo un progetto che negli ultimi anni ha avuto delle variazioni molto sostanziali, che a nostro giudizio modificano, aggravandoli, gli impatti, sia sull'ambiente, che sulla salute, che sul tessuto socio-economico del territorio. Inoltre, ci auguriamo che il rappresentante della regione Toscana, che verrà integrato nel tavolo tecnico, possa sottolineare l'assoluta incongruenza di quest'opera con il PIT, il Piano di indirizzo territoriale della regione, e con il Piano energetico regionale. Infatti, quest'opera risulta assolutamente inutile da qualsiasi punto di vista.
   Prima di chiudere, tengo a sottolineare che, a pochi chilometri di distanza, esiste un rigassificatore, il rigassificatore di Livorno, che, a quanto ci risulta, è non solo sottoutilizzato, ma addirittura inutilizzato, Pag. 8quindi non si capisce perché andare verso il raddoppio di un rigassificatore.

(Iniziative per garantire la continuità produttiva e per salvaguardare i livelli occupazionali presso gli stabilimenti Merloni in Umbria e nelle Marche – nn. 2-00569 e 3-00345)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Ricciatti e Piras n. 2-00569 e all'interrogazione Giulietti ed altri n. 3-00345, concernenti iniziative per garantire la continuità produttiva e per salvaguardare i livelli occupazionali presso gli stabilimenti Merloni in Umbria e nelle Marche, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Chiedo alla deputata Lara Ricciatti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente, cercherò di essere breve, però nell'illustrazione della nostra interpellanza vorrei sottolineare due questioni legate entrambe all'interpellanza, una di merito e una di metodo. Ora, se dovessimo stare a un'interpellanza presentata più di un anno e mezzo fa, cioè a giugno 2014, nel merito, la sottosegretaria Velo mi dovrebbe rispondere che quello che c’è scritto all'interno di questo documento è di fatto passato, è di fatto datato e, in parte, smentito e che, se volete, l'evolversi dei fatti, nel corso di un anno e mezzo, ha, in parte, risposto ai quesiti che io ponevo.
  Quindi, vengo al metodo anche delle questioni. Io ringrazio anticipatamente la sottosegretaria Velo, perché sono sicura che comprenderà che, ovviamente, rispondendo qui, saprà fornirmi anche degli elementi aggiuntivi di risposta che magari io un anno e mezzo fa potevo lasciare sottintendere e che sarà in grado di fornirmi, ovviamente, una risposta datata all'8 marzo 2016 e non a giugno 2014. Però, rispetto a questo, se questa Camera dei deputati vuole avere la presunzione e l'ambizione di considerare questi degli atti di sindacato ispettivo, credetemi, ottenere delle risposte un anno e mezzo dopo, rispetto ad argomenti sui quali ci stiamo confrontando sulla pelle di 700 lavoratori e di un indotto appenninico che riguarda le Marche e l'Umbria, mi pare abbastanza scorretto, non solo nei confronti del tessuto occupazionale ed imprenditoriale del centro Italia, ma di un settore che è quasi una bandiera nazionale, e non mi pare assolutamente un modo corretto di fare.
  Dicevo questo perché, ovviamente, la mia interrogazione riguarda, come sapete e come la sottosegretaria saprà, la società Antonio Merloni, che era un'azienda situata nell'area di Fabriano tra le Marche e l'Umbria e produceva elettrodomestici per conto terzi. Tutta questa storia, questa vicenda inizia nel dicembre 2011. Dopo tre anni di amministrazione straordinaria, accompagnata da scioperi, agitazioni e proteste dei dipendenti, è stata venduta dai commissari nominati dal Ministero dello sviluppo economico alla società JP di proprietà dell'imprenditore Giovanni Porcarelli. La vendita è avvenuta con il corrispettivo di una cifra più o meno pari a 12 milioni di euro, salvaguardando, almeno in parte, i livelli occupazionali e un'unità produttiva, che nella newco prevedeva un riassorbimento di circa 700 lavoratori. Poi, nel corso degli anni, si è avviata una vicenda giudiziaria che si è conclusa – questo non c’è scritto all'interno della mia interpellanza – a fine 2015, quando la Cassazione ha dato ragione a Porcarelli, ribaltando il verdetto dei primi due anni di giudizio, durante i quali, invece, era stato teorizzato che quella vendita fosse sbagliata e, quindi, i commissari nominati dal Ministero dello sviluppo economico avessero, di fatto, commesso un errore.
  Ora, fatto salvo che oggi, in questa sede, noi non siamo chiamati a giudicare o a ricoprire il ruolo di commentatori di vicende giudiziarie, che non ci devono riguardare, io al Ministero dello sviluppo economico chiedevo l'opportunità di aprire un tavolo per potersi confrontare i chiedevo se il Governo, come altre istituzioni competenti, non ritenesse necessario esprimersi su questa vicenda, – ripeto – al Pag. 9netto della questione giudiziaria, ma per quello che riguardava un importante settore della produzione del centro Italia, che, di fatto, investe due regioni, ma che, comunque sia, riguardava anche l'assorbimento di marchi abbastanza noti a livello nazionale.
  Quindi, io ascolterò la risposta della sottosegretaria e poi, magari, valuterò l'opportunità di replicare.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Silvia Velo, ha facoltà di rispondere.

  SILVIA VELO, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Nel merito delle richieste formulate dall'interpellante, anche al fine di ricordare le vicende che hanno interessato la società Merloni, voglio ricordare che i commissari, dopo la pubblicazione per la raccolta di manifestazione di interesse all'acquisto, in esecuzione del programma approvato, hanno svolto due ulteriori esperimenti di vendita, nelle forme dell'evidenza pubblica, dei complessi aziendali o delle partecipazioni facenti capo a Merloni, rispettivamente nel luglio 2009 e nel settembre 2010. Per il primo esperimento infruttuoso, in esito alla seconda pubblicazione, perveniva l'offerta di QS Group Spa, unica ritenuta meritevole di valutazione. I commissari conducevano serrate trattative con l'offerente, all'esito delle quali la QS Group aggiornava l'offerta, che prevedeva, a fronte di un corrispettivo di euro 10 milioni, l'acquisizione del ramo d'azienda comprensivo degli stabilimenti marchigiani di Maragone e Santa Maria a Fabriano e quello umbro di Gaifana, in favore della JP Industries, società controllata dalla QS Group, dell'imprenditore Porcarelli.
  Tale proposta prevedeva, inoltre, l'impegno a proseguire l'attività imprenditoriale e a garantire il mantenimento di 700 dipendenti per quattro anni. A valle della vendita autorizzata nel mese di ottobre 2011 e stipulata nel successivo mese di dicembre, un pool di banche (UniCredit Management Bank, in proprio e quale mandataria di Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana, Banca delle Marche, Banca popolare di Ancona, Banca CR Cassa di Risparmio di Firenze, Banca dell'Adriatico e Monte dei Paschi di Siena), creditrici ipotecarie sugli immobili oggetto della vendita, ha convenuto in giudizio la procedura avanti il tribunale di Ancona, eccependo la nullità della vendita sul presupposto della violazione dell'articolo 63 del decreto legislativo n. 270 del 1999, con particolare riferimento ad una presunta erronea valutazione del valore di stima del complesso aziendale Merloni.
  A novembre 2015 le sezioni unite della Suprema Corte di cassazione hanno cassato la sentenza di secondo grado della corte di appello di Ancona, con rinvio alla stessa in diversa composizione. In particolare, la Cassazione ha dichiarato valida la vendita alla luce dell'interpretazione dell'articolo 63, comma 1, del decreto legislativo n. 270 del 1999, di cui all'articolo 11, comma 3-quinquies, della legge n. 9 del 2014, che ha chiarito che «il prezzo a cui l'azienda viene ceduta non deriva dal valore a cui lo stesso è stato stimato, bensì dal valore di mercato quale viene a determinarsi in ragione dell'interesse manifestato dai potenziali acquirenti e dalle offerte di prezzo da questi avanzate».
  Alla luce di ciò, appare evidente che la richiesta, contenuta in uno degli atti in esame, di esperire un'indagine interna al fine di individuare eventuali responsabilità nell'attività di cessione operata dai commissari nominati dal Ministero sembra priva di presupposti giuridici.
  Infine, nell'ultima riunione tenutasi al MISE, il 17 febbraio scorso, alla presenza dei commissari straordinari dell’«Antonio Merloni Spa» e dei rappresentanti degli istituti di credito coinvolti, gli stessi hanno dichiarato di voler riassumere la causa presso la corte di appello di Ancona, ma di reputare questo un atto formale e dovuto, in quanto è in fase di definizione un accordo transattivo, che dovrà essere condiviso da tutto il ceto bancario. A tal proposito, i commissari straordinari Pag. 10hanno auspicato la chiusura dell'accordo transattivo nel più breve tempo possibile e hanno chiesto che, a seguito della sottoscrizione dello stesso, gli istituti di credito rinuncino ovviamente al giudizio.
  Inoltre, proprio per salvaguardare l'economia della fascia appenninica umbro-marchigiana, nel Ministero dello sviluppo economico e le regioni Marche e Umbria stanno ultimando la definizione dell'avviso per la promozione di iniziative imprenditoriali volte alla ricollocazione dei lavoratori della «A. Merloni» alla JP Industries, nell'ambito della società QS Group. L'intervento sarà attuato tramite ricorso alle agevolazioni previste dalla legge n. 181 del 1989, con l'applicazione delle modalità attuative introdotte dal DM 6 giugno 2015, maggiormente rispondenti alle esigenze espresse dal territorio.
  Parimenti, con il tavolo attivato dal Ministero con le due citate regioni, si sta ultimando la verifica di fattibilità preliminare del programma di investimenti produttivi e di ricerca e sviluppo, prodotto dalla JP Industries, finalizzato alla sua riqualificazione produttiva e all'ampliamento della gamma di prodotti.
  Circa, infine, il quesito sulla partecipazione delle rappresentanze sindacali e degli enti locali ai tavoli di crisi, faccio presente che tale prassi è generalmente seguita dal MISE e nello specifico, è seguita anche in relazione al tavolo aperto a seguito della crisi della Merloni. Il MISE continuerà a seguire, comunque, in modo attento l'evoluzione della vicenda, con l'obiettivo di individuare ogni possibile soluzione affinché questa importante realtà produttiva possa continuare ad operare, salvaguardando i livelli produttivi ed occupazionali.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ricciatti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza n. 2-00569.

  LARA RICCIATTI. Grazie, signor Presidente. Sono soddisfatta in parte, nel senso che speravo che la sottosegretaria – ovviamente, il Ministero dello sviluppo economico, che le ha fornito la risposta – capisse che oggi arrivava una risposta a dei quesiti datati più di un anno e mezzo fa. Ma se questa risposta doveva arrivare rispetto a delle domande poste un anno e mezzo fa, visto che arriva oggi, non certo per demerito dei gruppi parlamentari che le presentano, ma del Governo che temporeggia nel rispondere, almeno presentasse delle risposte aggiornate. Ripeto: questo al netto della vicenda giudiziaria, che è una vicenda che a noi non interessa; però, ci siamo permessi di porre il quesito se il Ministero dello sviluppo economico ritenesse opportuno avviare un'indagine interna rispetto alle responsabilità dei commissari nominati dal MISE e, quindi, non nominati da proprietà o da sigle sindacali. Non vale rispondere che questa è una domanda priva di effetti giuridici, perché c’è anche una responsabilità da parte, comunque sia, di un organismo che è composto da membri del Governo, il Ministero dello sviluppo economico. Ricordo che noi oggi – anche se si vede poco, si sente parlare poco e di effetti pratici se ne vedono ancor meno – abbiamo una Ministra dello sviluppo economico, la signora Guidi, che il giorno che ci degnerà della propria presenza all'interno di quest'Aula sarà sempre troppo tardi.
  Quindi, non vale dire che, siccome non ci sono degli effetti giuridici, si fa finta che i commissari nominati dal Ministero dello sviluppo economico – che hanno ingabbiato un'azienda e una realtà produttiva in una vicenda giudiziaria che, di fatto, ha ottenuto il proprio stop solo grazie a una sentenza della Cassazione – non abbiano alcuna responsabilità. Almeno ci sarebbe piaciuto sentire e riconoscere che c’è una responsabilità politica, nell'operato dei commissari, del Ministero dello sviluppo economico.
  Ciò che vogliamo ribadire, anche all'interno di quest'Aula, è la nostra forte preoccupazione rispetto alla tenuta di tutti i livelli occupazionali di una realtà, chiamata «il distretto del bianco», che è già stata fortemente colpita da una dura e persistente crisi industriale. Ci piacerebbe e ci sarebbe piaciuto sentire delle parole Pag. 11chiare dalla sottosegretaria Velo rispetto alla tutela e al mantenimento di tutti i livelli occupazionali, di tutta la produzione industriale, di tutta la linea industriale, rispetto alla tutela di tutti i livelli di know-how presenti all'interno di quella realtà. Non le abbiamo sentite queste cose: abbiamo sentito una ricollocazione di lavoratori, con il richiamo, appunto, a due atti normativi.
  Dunque, aspettiamo di vedere il piano industriale; noi saremo, comunque sia, degli attenti osservatori rispetto a questa realtà. Ci permettiamo solo di sottolineare come noi ci stiamo approcciando e ci stiamo confrontando ad una realtà che è già stata duramente colpita: le cronache locali, soprattutto del versante umbro, ci parlano di crisi, di una terra che è in forte crisi, ci parlano della crisi della Nestlé, della crisi della Perugina e si parla di un versante interno, quello marchigiano, montano, che ha dei seri problemi non solo di tenuta occupazionale ma anche di sviluppo, di ricollocamento e di riconversione di un'intera area produttiva, che ha avuto degli albori e che, di fatto, oggi pare non vedere una soluzione.
  Noi aspettiamo e, comunque sia, siamo sicuri che ci ridaremo appuntamento all'interno di quest'Aula o all'interno di altre Commissioni rispetto a questo tema, perché non si sta solo trattando della tutela, che per noi deve essere imprescindibile, dei livelli occupazionali, ma anche del mantenimento di un'idea di politica industriale e di una realtà che fino ad oggi ha vissuto solo esclusivamente di quello (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. L'onorevole Giampiero Giulietti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-00345.

  GIAMPIERO GIULIETTI. Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria Velo per la sua risposta. È ovvio che parliamo di un'interrogazione di quasi tre anni fa, però è altrettanto ovvio che, in questi anni, il Governo, attraverso il tavolo ministeriale e attraverso uno stretto lavoro, svolto in sinergia con la regione Umbria e la regione Marche, si è attivato su questo versante.
  Ad oggi registriamo ovviamente la sentenza della Cassazione, che chiarisce la definizione della vicenda della J.P., anche se altre luci si addensano all'orizzonte come, per esempio, il ricorso che ha presentato il gruppo BPS e questa è una vicenda che rischia di rimettere in discussione quello che sembrava essersi chiuso.
  Un dato positivo aggiuntivo è stata la presentazione del piano di sviluppo di J.P., che è stato presentato il 3 marzo scorso anche alle forze sociali, alle rappresentanze sindacali, dove si evidenzia la realtà e la possibilità di avere elettrodomestici di alta gamma e, soprattutto, il reimpiego di tutti i lavoratori nel giro di due anni. Rimangono alcune vicende da chiarire. Per questo ha un senso ed è importante che il tavolo del MISE, insieme alle due regioni, continui ad essere attivato, sia per quanto riguarda J.P. sia per quanto riguarda l'area della ex Merloni, perché, per quell'area, ovviamente c’è un accordo di programma recentemente risottoscritto, come ha detto anche la sottosegretaria Velo, ed è evidente che, in quell'ottica, quelle iniziative, stando alla legge n. 181 del 1989 e all'accordo di programma, che potranno essere messe in campo, consentiranno a quell'area di andare verso un nuovo sviluppo. Quindi, se, da una parte, J.P. con il nuovo piano industriale presentato dovrebbe avere una prospettiva e garantire l'occupazione dei lavoratori, sull'altro versante, è importante che, quando si parla di ex Merloni, si dia attuazione fino in fondo all'accordo di programma sottoscritto.
  Ringrazio la sottosegretaria ed è importante che questo tavolo, attivato al Ministero, segua continuamente la vicenda, in modo tale che questioni legate ovviamente ai nuovi ricorsi di istituti bancari si plachino e J.P. possa trovare la sua effettiva funzionalità e possa dar seguito ad un piano. Solo qualche settimana fa, il Governo ha risposto ad un'interrogazione simile e, di fatto, ancora non era presente un piano industriale adeguato; oggi, invece, siamo in presenza di un passo in Pag. 12avanti importante. Dunque, colgo questa opportunità come un'opportunità per vedere J.P. finalmente attivata, ma, nello stesso tempo, anche per quell'area, l'area tra l'Umbria e le Marche, l'area dell'Appennino, che è un'area dove soltanto un lavoro attento e sinergico fra regioni, insieme al Governo, potrà ridare una speranza di lavoro e di reinsediamenti industriali.

  PRESIDENTE. Abbiamo così esaurito lo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo all'ordine del giorno per la seduta di oggi.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 13, con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in relazione al settantesimo anniversario del voto alle donne.

  La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 13,05.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Annunzio del conferimento del titolo di Viceministro a sottosegretari di Stato.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 7 marzo 2016, la seguente lettera: «Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge del 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato attribuito il titolo di Viceministro ai rispettivi sottosegretari di Stato presso i medesimi Dicasteri dottor Mario Giro, onorevole Teresa Bellanova e senatore Riccardo Nencini. Firmato: Matteo Renzi».

Seguito della discussione delle mozioni Zampa, Locatelli, Martelli, Binetti, Santerini, Vezzali, Giorgia Meloni ed altri n. 1-01182, Centemero ed altri n. 1-01184, Saltamartini ed altri n. 1-01185, Spadoni ed altri n. 1-01186 e Rizzetto e Pisicchio n. 1-01189 concernenti iniziative in relazione al settantesimo anniversario del voto alle donne (ore 13,06).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Zampa, Locatelli, Martelli, Binetti, Santerini, Vezzali, Giorgia Meloni ed altri n. 1-01182, Centemero ed altri n. 1-01184, Saltamartini ed altri n. 1-01185, Spadoni ed altri n. 1-01186 e Rizzetto e Pisicchio n. 1-01189 concernenti iniziative in relazione al settantesimo anniversario del voto alle donne (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 7 marzo 2016 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, è stata presentata la mozione Rizzetto e Pisicchio n. 1-01189, che è stata già iscritta all'ordine del giorno.
  Avverto inoltre che, in data odierna, la deputata Giorgia Meloni ha ritirato la propria firma dalla mozione n. 1-01182 e, contestualmente, ha sottoscritto la mozione Centemero e altri n. 1-01184, diventandone la seconda firmataria.
  Avverto, infine, che è stata testé presentata la mozione Bechis ed altri n. 1-01190, il cui relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni presentate.

Pag. 13

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, prima di tutto vorrei premettere ai pareri che il Governo è intenzionato a cogliere l'occasione fornita da questo settantesimo anniversario del voto alle donne per promuovere...

  PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario. Pochissime persone e tutte parlano a voce alta; chi al telefono, chi con il vicino di banco. Onorevole Farina, lei è uno di questi. Onorevole Farina, se potessimo abbassare il tono della voce così che almeno sentiamo i pareri del Governo. Prego, sottosegretario.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Intendevo semplicemente sottolineare in premessa l'importanza di questo settantesimo anniversario del voto alle donne, il Governo intende assumere diverse iniziative per celebrare questo anniversario, sottolineando l'importanza fondamentale dell'emancipazione femminile, della parità di genere, dello sviluppo pieno dei diritti delle donne nella società democratica.
  Passo rapidamente ai pareri: sulla mozione Zampa ed altri n. 1-01182, il parere è favorevole. Sulla mozione Centemero e Meloni n. 1-01184 il parere è favorevole con una sola piccola riformulazione: nella premessa, al sesto capoverso, che comincia con le parole: «nel 1923 Mussolini promise il diritto di voto (...)» eccetera, semplicemente mettere: «nel 1923 il Governo dell'epoca promise il diritto di voto (...)»; il parere è favorevole su tutto il resto. Sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01185, il parere è contrario sulle premesse mentre, per quanto riguarda il dispositivo, è favorevole sul primo e sul terzo capoverso mentre è contrario sul secondo dove si dice: «a riconsiderare tutti gli atti normativi (...)» eccetera.
  Sulla mozione Spadoni ed altri n. 1-01186 il parere è contrario sia sulle premesse che sul dispositivo. Sulla mozione Rizzetto e Pisicchio n. 1-01189 il parere è favorevole sia sulle premesse che sugli impegni. Sulla mozione Bechis ed altri n. 1-01190 il parere è favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signora Presidente, sono felice che proprio oggi, giornata internazionale delle donne, vengano approvate alcune mozioni che riconoscono e valorizzano i meriti delle madri costituenti nel Settantesimo della Repubblica e del voto delle donne ma anche mozioni che intendono promuovere l’empowerment femminile e i diritti delle donne. C’è molto da fare per questo empowerment, per l’empowerment di tutte le donne e non solo di alcune e per questa ragione abbiamo più volte sollecitato il Presidente del Consiglio, con interventi e mozioni, sollecitato a nominare una Ministra delle pari opportunità, una persona dedicata che abbia il compito specifico di promuovere la parità di genere è il gender mainstreaming in tutte le politiche. Le politiche non sono neutre e se vengono pensate come tali è certo che non sono sensibili al genere né tanto meno a favore delle donne. A questa nostra richiesta non è stata data risposta. Nell'attesa, che ci auguriamo non rimanga vana, abbiamo predisposto una proposta di legge che presenteremo nei prossimi giorni volta a far sì che il gender mainstreaming diventi prassi concreta applicata sistematicamente nelle politiche di questo Governo. Negli anni ad ogni 8 marzo abbiamo assistito a fiumi di retorica e di buoni propositi che si sono esauriti il giorno dopo o a sentimenti di compassione per le donne vittime di violenza che sono ancora tante, troppe nel nostro Paese. Negli ultimi mesi abbiamo visto vacillare il diritto all'autodeterminazione delle donne e penso alle polemiche sulla maternità surrogata o alle difficoltà per accedere all'interruzione volontaria di gravidanza. Pag. 14Penso anche ai tentativi di mettere le donne sotto tutela, come nel caso di percorsi obbligati dopo le denunce per le violenze subite, come se le donne fossero incapaci di intendere e di volere. Ma le donne sono anche esempio di forza, di determinazione, di risultati conseguiti e di successi e io vorrei che questo 8 marzo fosse dedicato anche a queste donne, role models per tante, soprattutto per le giovani generazioni di donne. Ce la si può fare, ce la si può fare se uniamo le forze, se ci diamo non una ma due mani. Avanti, tutte insieme !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Faenzi. Ne ha facoltà.

  MONICA FAENZI. Signora Presidente, quest'anno insieme all'8 marzo, Giornata internazionale della donna, vogliamo ricordare anche il 10 marzo, un grande passo nel cammino per le pari opportunità. È il giorno nel quale settant'anni fa le donne italiane per la prima volta hanno votato e sono state votate alle elezioni amministrative, seguite poi il 2 giugno dall'elezione dei deputati all'Assemblea costituente. Tina Anselmi, prima donna ad aver ricoperto la carica di Ministro della Repubblica, così ricordava queste storiche giornate: e le italiane, fin dalle elezioni, partecipando in numero maggiore degli uomini, spazzando via le tante paure di chi temeva che fosse rischioso dare a noi il diritto di voto perché non eravamo sufficientemente emancipate, come se essere maschio fosse un lasciapassare per la consapevolezza democratica. La conquista del diritto di voto è stata sentita dalla donna come il primo fondamentale passo per il suo processo di emancipazione, che è riconoscimento di pari diritti con l'uomo e insieme della sua identità. Si tratta di un passaggio fondamentale per la storia democratica dell'Italia come degli altri Paesi perché il diritto di voto non è stato sentito solo come il diritto di scegliere i propri rappresentanti politici e di potere essere elette ma come l'abbattimento di tutta una serie di norme che vedevano la donna subalterna all'uomo, a partire dalla mancanza di autonomia economica.
  Il diritto al voto ha quindi aperto la strada alla conquista di una società più democratica. Nell'ambito sociale, inoltre, vanno sottolineati molti cambiamenti che hanno riguardato le donne e la loro partecipazione al mercato del lavoro, alla vita familiare e ai gradi di istruzione. È la stessa Corte costituzionale del 1960 a dichiarare illegittima la norma che escludeva le donne da una vasta categoria di uffici pubblici. Negli anni successivi, il legislatore con una serie di provvedimenti e di leggi ha consentito una sempre maggiore parità sostanziale, migliorando notevolmente la situazione in molti settori strategici per il nostro Paese, come quello sociale, lavorativo ed educativo. Tuttavia, alcuni dati ufficiali della presenza femminile nelle istituzioni mettono in luce che c’è ancora molta strada da percorrere; purtroppo, ancora oggi, secondo dati ISTAT del 2013, tra gli amministratori comunali in carica, il 78,7 per cento sono uomini e solo il 21,3 donne; solo l'11,7 per cento sono sindaci donne e nell'attuale Parlamento italiano, tra l'altro con la maggior presenza femminile nella storia repubblicana, però, le donne costituiscono solo il 30 per cento. Molta strada rimane ancora da fare nelle grandi, come pure in quelle che sembrano questioni meno fondamentali, pensiamo ai nomi dati alle strade che ricordano personaggi e momenti significativi della nostra storia. Per questo noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie accogliamo con favore le mozioni oggi presentate che promuovono giornate di riflessione sull'importanza e il valore della partecipazione delle donne alla vita pubblica e riteniamo centrale stimolare il Governo affinché promuova iniziative volte a garantire pari condizioni di partenza dal punto di vista educativo, economico e sociale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Eleonora Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Nell'Assemblea costituente della Repubblica Pag. 15italiana nel 1946 entrarono ventun donne su 556 membri. Come ci dimostra la storia erano donne ben motivate e determinate nel confronto. Il 2 giugno ricorrerà il settantesimo anniversario della Repubblica italiana che assunse la nuova forma di Stato in alternativa al precedente regime monarchico, anche grazie alla partecipazione al voto delle donne. Voto che si dimostrò fondamentale per l'esito favorevole dell'alternativa repubblicana contenuta nel quesito referendario istituzionale. Nella stessa giornata si svolsero le elezioni per l'elezione dei rappresentanti dell'Assemblea costituente, i cui lavori si conclusero con l'approvazione della Costituzione entrata in vigore il 1o gennaio del 1948. Le donne chiamate al voto costituivano il 52,2 per cento dell'intero elettorato e seppero sconfessare nella pratica paure, incubi e luoghi comuni. Infatti l'89 per cento delle aventi diritto si presentò al voto, contro l'89,2 per cento dell'elettorato maschile. Se le votanti al nord furono le più numerose, le donne del Sud e delle isole votarono più degli uomini. L'articolo 48 ha sancito e ha realizzato effettivamente il principio del suffragio universale; questo principio non ha mai subito violazioni, ma le donne sono ancora oggi sottorappresentate ad ogni livello istituzionale, nonostante si tentò la via delle quote riservate senza ottenere il successo sperato. Sino a quando la parità di genere non sarà considerato un fatto normale ed effettivo da chiunque nel comune sentire e non un obiettivo da raggiungere, la via prescelta delle quote riservate rischia di essere l'ennesimo tentativo di percorrere la via ortopedica dell'eguaglianza intrapresa dalla Destra storica sin dall'Unità d'Italia e risultata sempre fallimentare alla prova dei fatti. Forse è per questo che oggi la percentuale di astensionismo tra le donne è maggiore; i dati statistici indicano chiaramente un fatto: la politica viene percepita da molte donne come una dimensione lontana dai propri interessi. È fondamentale l'articolo 3 della nostra Costituzione il quale sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione e opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Se il contenuto di questo articolo fosse effettivamente rispettato tutto quanto detto, oggi, in quest'Assemblea sarebbe inutile. La rimozione effettiva di qualsiasi forma di discriminazione, la promozione della parità tra uomini e donne e l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche devono rappresentare un obiettivo primario della Repubblica.
  Donne e uomini vivono situazioni di vita differenti e hanno diversi bisogni, risorse e opportunità e per questo motivo l'obiettivo del raggiungimento delle pari opportunità richiede, per sua particolare natura, la necessità di essere sostenuto da un mutamento culturale che accompagni l'intera società. La scuola è fondamentale per superare il modello culturale maschilista che non concepisce le donne in posizioni di pari poteri e nel riconoscimento della differenza di genere anche nella famiglia, dove si riproduce spesso una concezione dei rapporti fondata sulla gerarchia e sul possesso. È nefasta l'educazione ai luoghi comuni, come, ad esempio, se un ragazzo piange oppure ama cucinare è una «femminuccia» e se una bambina vuole giocare a calcio o alle costruzioni è un «maschiaccio». Per quanto detto chiediamo che si promuovano attività che enfatizzino e stimolino le possibilità di affermazione sociale e di autodeterminazione. Pensiamo che occorra promuovere e rafforzare la tutela dei diritti delle donne e consentire loro una ancora più effettiva partecipazione alla vita politica, sociale e lavorativa, la cui valutazione sia effettuata senza pregiudizio, in base al merito, magari nominando finalmente un Ministro o una Ministra delle pari opportunità. Alternativa Libera-Possibile è convinta che sia fondamentale, in tutte le istituzioni scolastiche, di ogni ordine e grado, avere momenti dedicati allo studio delle norme della Costituzione che garantiscano la piena parità sociale, culturale ed economica per promuovere la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, nel luogo di lavoro, nella famiglia, nella società, per la promozione delle pari opportunità Pag. 16ricordando l'impegno e il ruolo svolto nella stesura della Carta costituzionale italiana dalle 21 donne elette all'Assemblea costituente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, le mozioni sulle quali questo Parlamento si accinge ad esprimere il proprio voto sono volte a ricordare il settantesimo anniversario dell'introduzione del diritto di voto per le donne. L'affermazione di tale diritto ha costituito una pietra miliare, non solo nella conquista progressiva di sempre maggiori diritti per le donne, ma anche l'inizio di una significativa e proficua evoluzione sociale e politica. In seguito a quella legge, intatti, che ha introdotto anche il diritto di voto passivo per le esponenti politiche femminili, il 2 giugno 1946 ha visto l'ingresso in Parlamento e da lì nell'Assemblea costituente delle prime 21 donne. Queste figure femminili conosciute come le madri costituenti vi arrivarono dopo esperienze personali spesso difficili. Alcune di loro divennero grandi personaggi, altre rimasero a lungo nelle Aule parlamentari, altre ancora, in seguito, tornarono alle loro occupazioni. Tutte, però, con il loro impegno e le loro capacità segnarono l'ingresso delle donne nel più alto livello delle istituzioni rappresentative. Da allora molta strada è stata fatta, ma molta è ancora da fare. La condizione femminile nella nostra società non è ancora del tutto libera da discriminazioni. Giusto negli scorsi giorni l'ennesimo rapporto ha dimostrato come in Italia le donne non rivestano ancora abbastanza ruoli apicali e come, a parità di funzioni svolte, continuino ad essere retribuite meno degli uomini. Questo ha ragioni sociali profonde delle quali proprio la scorsa settimana si è occupata quest'Aula di Parlamento, parte di esse infatti risiedano nello scarso sostegno che la nostra società offre sotto il profilo dei servizi e dell'assistenza alle famiglie e con esse alle madri lavoratrici. Abbiamo ricordato in quell'occasione come anche l'Unione europea abbia richiamato l'Italia su questa materia, proprio perché ritiene che per cominciare a crescere la nostra nazione abbia bisogno di creare le condizioni affinché avere una famiglia ed essere genitore non diventi preclusivo dell'attività lavorativa.
  Anche l'OCSE, con uno studio pubblicato proprio in occasione della giornata delle donne, ha ricordato come la riduzione della partecipazione femminile alla forza lavoro e alla produttività totale, che deriva dal mancato completamento della parità di genere nella società e nel mondo del lavoro, abbia un impatto sostanziale sull'economia globale, con un costo in termini diretti di circa 12 mila miliardi di dollari, pari al 16 per cento del prodotto interno lordo mondiale.
  L'organismo internazionale esorta, quindi, le singole nazioni a eliminare la discriminazione verso le donne e a promuovere le pari opportunità, definendole sia scelte economicamente intelligenti, sia leve importanti per una crescita sostenibile ed inclusiva. Esiste, quindi, ancora uno scarto tra la parità formale, pronunciata e celebrata in ogni occasione, e la parità sostanziale tra uomini e donne, quest'ultima molto più difficile da realizzare. Ed è in questo senso che ancora bisogna lavorare: devono lavorare le istituzioni, si deve impegnare la politica, deve agire anche la società civile. Il settore privato deve sostenere il pubblico nell'erogazione dei servizi. Bisogna diffondere una cultura della parità in tutti i livelli della società e bisogna spiegare alle bambine di quali conquiste oggi possono beneficiare. E devono essere anche e soprattutto le donne a fare questo, esattamente come devono continuare nell'impegno per la propria affermazione e realizzazione, senza quote e senza riserve, per il riconoscimento del loro corretto ruolo nella società, con dignità e coraggio.Pag. 17
  C’è un ulteriore aspetto, che, a mio avviso, non può essere ignorato oggi. Oggi è la giornata internazionale delle donne e non si può non dedicare un pensiero a tutte quelle donne che sono e sono state vittime di violenza: una piaga che anche in Italia è lontanissima dall'essere sconfitta; è un fenomeno che ci mostra un'emergenza quotidiana e statistiche agghiaccianti. Chiediamo e auspichiamo che il Governo e questo Parlamento continuino con il massimo impegno a combattere questa inaudita, incomprensibile e intollerabile violenza.
  Infine, desidero intervenire su un ultimo aspetto: oggi celebriamo l'emancipazione della condizione femminile, che ha avuto luogo negli scorsi decenni nella nostra nazione...

  PRESIDENTE. Colleghi, scusate, abbassiamo il volume... no, non lei, onorevole.

  GIOVANNA PETRENGA. ...ed è corretto farlo in questo giorno e in questa ricorrenza, ma non possiamo fare questo senza volgere lo sguardo anche laddove tale percorso non è neanche iniziato. Non possiamo e non vogliamo farlo, senza richiamare l'attenzione sulla drammatica condizione in cui versano, invece, le donne di larga parte del mondo. Oggi possiamo affermare che, nei Paesi occidentali, i diritti delle donne sono legalmente riconosciuti e affermati, ma se allarghiamo lo sguardo al mondo intero, il quadro diventa sconfortante: il genere femminile, che costituisce poco più della metà dell'umanità e svolge i due terzi circa del lavoro globale, non possiede che un decimo della ricchezza, è rappresentato minimamente nei Parlamenti, subisce forti discriminazioni. La piaga della violenza sessuale esiste in tutti i continenti e, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque, nel corso della vita, subisce abusi fisici o sessuali.
  Nei Paesi del terzo mondo la violenza sulle donne è una normale componente del tessuto culturale e non viene identificata come tale neppure dalle sue vittime. In Paesi come la Cina e l'India, dove nascere donna è spesso considerato una disgrazia, migliaia di neonate vengono lasciate morire per cure inadeguate o per abbandono. Anche la povertà miete vittime in primo luogo tra le donne e dà luogo all'orrenda pratica di vendere le ragazze, anche giovanissime, per essere avviate alla prostituzione. Nell'Asia sudorientale sono oltre mezzo milione le bambine costrette a tale attività. Non possiamo, inoltre, non citare l'orrenda pratica delle mutilazioni genitali, che, peraltro, a causa dei flussi migratori, sta cominciando a costituire un problema anche nelle nazioni più avanzate. A tutto questo si aggiungono le discriminazioni religiose, quelle realizzate nel campo dell'educazione, dell'istruzione, del lavoro: discriminazioni, che, nell'attuazione pratica, rendono milioni di donne in tutto il mondo schiave degli uomini, prive di qualunque possibilità di reagire.
  E allora bisogna continuare a lavorare, affinché, soprattutto in campo sovranazionale e internazionale, si possano realizzare dei progressi rispetto alla condizione femminile nel mondo, per porre fine alle vessazioni che quelle donne subiscono e per dare a quelle bambine una speranza e un futuro. Le donne sono una risorsa da valorizzare, non solo qui in Italia e in Europa, ma ovunque nel mondo: è questa la strada sulla quale proseguire.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Milena Santerini. Prego, onorevole, ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. È stata la guerra e la partecipazione delle donne alla resistenza partigiana che hanno aperto la strada al voto femminile in Italia, che oggi ricordiamo. Il prolungato permanere fuori casa degli uomini, al fronte, aveva portato sempre più le donne a lavorare fuori casa, nelle industrie o nei campi, con ruoli prima riservati ai soli maschi. Le donne partigiane combattenti furono 35 mila e circa 2 milioni le donne più o meno coinvolte.
  Vorrei citare un brano di un libro di Fenoglio, I ventitré giorni della città di Pag. 18Alba: «cogli uomini sfilarono le partigiane, in abiti maschili, e qui qualcuno tra la gente cominciò a mormorare: – Ahi, povera Italia ! – perché queste ragazze avevano delle facce e un'andatura che i cittadini presero tutti a strizzar l'occhio. I comandanti, che su questo punto non si facevano illusioni, alla vigilia della calata, avevano dato ordine che le partigiane restassero assolutamente sulle colline, ma quelle li avevano mandati» scrive Fenoglio «a farsi fottere e si erano scaraventate in città». Non è del tutto antica questa vergogna degli uomini ad esibire le donne, quando pretendono un ruolo alla pari.
  Da quel momento la strada era aperta per il voto, a cui le donne avevano diritto già, dal 1920 negli Stati Uniti, dal 1928 in Gran Bretagna e dal 1944 in Francia. Si badi bene che, nel 1919, era stato introdotto il suffragio maschile universale in Italia, ma non quello alle donne: forse, viene da pensare, meglio un maschio analfabeta, che una donna magari laureata. Togliatti e De Gasperi sono stati promotori del primo decreto, nel 1945, che introduce l'elettorato attivo, e sono, quindi, i partiti di massa che sostengono questo cambiamento, con la creazione contemporanea del CIF, il Centro italiano femminile, e dell'UDI, l'Unione donne italiane.
  La strada della politica era aperta per le donne e non si poté più chiudere. Ricordiamo figure importanti di donne, dalla giovane Teresa Mattei, a Nilde Iotti, indimenticabile Presidente della Camera, a Tina Anselmi, deputata, poi Ministro, poi Presidente della Commissione P2, che scrive: «dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico, è giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne, è tranquillità per i vecchi e speranza per i figli, è pace.».

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 13,30)

  MILENA SANTERINI. Inizialmente c’è stato un grande slancio: 21 donne sono state elette alla Costituente, 41 deputate alle politiche del 1948, due anni dopo; dal 1946 al 1958 l'astensionismo femminile è meno di quello maschile, ma poi comincia un calo: 36 deputate nel 1953, solo 17 nel 1968, e l'aumento riprende solo nel 1976, con 51 deputate. Le donne, quindi, in quegli anni, hanno votato più degli uomini, ma non eleggono necessariamente altre donne: segno di quella interiorizzazione della sfiducia delle donne verso le donne, che continua ancora oggi.
  Il voto è, quindi, un primo passo. È da questo diritto di cittadinanza che nascono le conquiste sulla parità, che continuano oggi con le misure anche approvate in questi anni, dall'accesso alle professioni fino alla legge sull'equilibrio di genere nei consigli regionali che abbiamo appena approvato; e vorrei citare, in particolare, il disegno di legge di revisione costituzionale, in cui sono state inserite alcune disposizioni in tema di parità di genere, con l'articolo 55 della Costituzione, il principio di promuovere l'equilibro tra donne e uomini nella rappresentanza, all'articolo 122, in cui è stato stabilito che la legislazione statale definisca i principi fondamentali per promuovere, appunto, l'equilibrio anche a livello regionale.
  E, ancora, ricordo la nuova legge elettorale che si applicherà dal 2016 con le norme in favore della rappresentanza di genere, sia nella successione alternata nelle liste, sia nel numero dei capilista. Certo, lo sappiamo, non è così in altri Paesi del mondo: in Arabia Saudita, le donne, solo dal 2015, votano e solo nelle elezioni comunali. E potremmo chiederci se – come è stato osservato – in fondo, il voto alle donne rappresenti l'avanzamento dell'individuo, cioè del voto che vale per ogni persona, ma sappiamo bene che i condizionamenti continuano a pesare e a valere. La differenza, ancora oggi, in modo contraddittorio può ostacolare e può essere invece valorizzata.
   Ma perché le donne non potevano votare e, ancora oggi, a detta di molti, non possono far tutto ? Come si rende oggetto un altro o un'altra ? Scrive Martha Nussbaum che questo avviene quando trattiamo uno o una come strumento, Pag. 19negando l'autonomia, trattando l'altro come privo di confini, cioè qualcosa che si può violare, rendendolo fungibile, qualcosa che si può scambiare con qualche altra cosa. La struttura fisica, il ruolo materno, la debolezza emozionale sono state e sono ancora oggi prese ad argomento per tenere le donne in una categoria separata, fuori dal recinto delle decisioni: le donne hanno delle qualità – si ammetteva e si ammette – ma nella sfera privata, non in quella pubblica, della civitas e, quando la rivoluzione francese mette in campo per la prima volta l'uguaglianza politica delle donne, gli oppositori rispondono che sono comunque inadatte alla carriera pubblica.
  Il settantesimo anniversario ci dà l'occasione per rivedere quei meccanismi, a volte inconsci, che restano anche nella cultura contemporanea, anche qui in Parlamento, dove invece dovremmo muoverci tutti, uomini e donne, come in una casa comune. Una ricerca dell'Università di Yale dimostra che i dirigenti maschi, che in media parlano più spesso dei loro colleghi, vengono premiati con un giudizio positivo più alto del 10 per cento, mentre le dirigenti donne, che parlano di più, vengono punite dai colleghi con un voto inferiore del 15 per cento. Insomma, le donne che parlano troppo, o che cercano di non essere interrotte, sono valutate come aggressive o di cattivo carattere. Molta strada dobbiamo fare e diventare più consapevoli di un'eredità pesante dei diversi ruoli, eppure, senza dover ricorrere per forza a uno specifico femminile, c’è una politica che potrebbe essere più nobile, più altruista e insieme più concreta, se vincesse un'amicizia civica tra uomini e donne; è una politica che si basa sull'empatia verso l'umano, che non è certo esclusiva delle donne, ma di tutti quelli, uomini e donne, che con l'empatia contribuiscono – cito – a fare avanzare il debole potere del senso di umanità. Emozione e razionalità – lo sappiamo bene – non sono contrapposte, ma si nutrono reciprocamente e i diritti umani sono al centro della nostra politica.
  Se non siamo qui per i diritti di tutti, in senso ampio – diritto al lavoro, alla casa, alla salute, all'uguaglianza – perché siamo qui ? La lotta per i diritti nasce dall'empatia verso l'umano, perché nell'Europa moderna è stata l'immaginazione dell'altro che ha prodotto una politica dei diritti e ci ha condotti ad abolire la tortura, la pena di morte in Europa, a migliorare le condizioni di vita, e oggi forse a combattere contro i muri e per l'integrazione dei rifugiati. Per questo, a noi oggi, donne e uomini insieme, è chiesta un'amicizia nuova e continuare a promuovere questa politica dell'umano (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia solidale-Centro Democratico e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Oggi, mentre venivo qui alla Camera e pensavo a questa giornata e all'importanza di celebrare la partecipazione al voto delle donne, mi chiedevo in settant'anni cosa in effetti si fosse fatto per le donne in Italia, ma soprattutto quanta di quella necessaria rivoluzione culturale di cui abbiamo ancora drammaticamente bisogno fosse compiuta nel rispetto della donna come persona, innanzitutto, non soltanto nella dinamica delle pari opportunità, nel rispetto dei ruoli uomo-donna, ma quanto effettivamente oggi avesse ancora senso essere qui a celebrare un'occasione importante, quale quella del riconoscimento della partecipazione al voto delle donne nella giornata dell'8 Marzo.
  E, allora, anche il simbolo e il fiore ricevuto in quest'Aula da parte di una collega – non so chi ce lo ha voluto recapitare, e non me ne voglia – oggi non lo voglio accettare, Presidente, colleghe, colleghi, non lo voglio accettare perché in Italia non abbiamo più bisogno di simboli, in Italia abbiamo drammaticamente bisogno di fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) e i fatti sono che Pag. 20oggi, nel 2016, ancora le donne stentano a veder riconosciuto il loro valore come persona. E questo lo vediamo nel mondo del lavoro, dove ancora le retribuzioni delle donne sono inferiori del 30 per cento rispetto a quelle degli uomini; lo vediamo nella difficoltà che tantissime donne ancora hanno nel dover scegliere se diventare madri o se andare a lavorare, perché viviamo in un Paese dove la maternità evidentemente non è considerata nel suo pieno e vero valore sociale, perché ancora abbiamo tantissimi problemi nel dare alle donne quei servizi e quella rassicurazione che, mettendo al mondo un figlio, poi ci sia un asilo nido dove poterlo mandare questo bambino, e magari un asilo nido gratuito dove poter mandare questo bambino, come avviene nella laica Francia, perché ancora oggi viviamo in una società in cui – e mi dispiace, io non ho figli: penso alle mie nipoti – figli non se ne fanno più; l'Italia è in questo momento in una fase di emergenza nascite e non ci sono più nascite e noi rischiamo di tornare indietro e di non avere un futuro per la nostra Italia.
  Allora, rispetto a questo, mi chiedevo quanto fosse importante questa giornata, se effettivamente dobbiamo ancora pensare che basta celebrare in un giorno la dimensione della donna e se, invece, forse non sarebbe bene cominciare a non celebrarla più questa giornata, fino a che non ci saranno fatti per cui le donne potranno sentirsi veramente cittadine, veramente partecipi alla vita democratica italiana. Penso alle tante donne che oggi si vogliono dedicare solo alla famiglia e a cui lo Stato non dà le pensioni che meritano e magari pensa pure di tagliare le pensioni di reversibilità; penso a quelle donne che scelgono – perché non possono far altro – di dedicarsi alla propria famiglia e vengono considerate come dei parassiti da lasciare all'angolo, da lasciare in disparte, oppure penso alle tante donne che sono qui in Italia in maniera legittima, che sono arrivate da altri Paesi, come una ragazza che qualche giorno fa ha raccontato alla propria maestra di religione musulmana di non veder riconosciuta la propria libertà di vivere in modo occidentale nel nostro Paese; e penso quindi a quelle religioni che ancora considerano la donna un oggetto di proprietà a cui vietare di essere se stesse, a cui vietare ancora di poter andare a votare magari, a cui infliggere delle pratiche allucinanti – penso alle donne che ancora oggi vengono sottoposte a quella drammatica arte dell'infibulazione –; penso quindi alle tante donne che oggi vivono in Italia e che non si sentono italiane, perché dallo Stato non hanno riconosciuto nulla del loro essere donna.
  Allora, rispetto a questo, Presidente e colleghi, noi abbiamo presentato una mozione un po’ differente dalle altre. La nostra mozione parte dal riconoscimento di un fatto importante – sì, quello della partecipazione al voto delle donne –, ma, ovviamente il Governo ha dato parere contrario a queste nostre premesse. La nostra mozione vuole denunciare la mancanza di partecipazione vera alla vita democratica dei cittadini, uomini e donne, che sono fuori da questo Palazzo, ai quali oggi, sempre più spesso, viene negata la possibilità di potersi votare il proprio Governo e di poter vedere seduto tra i banchi qualcuno che li rappresenta veramente e che magari non sta cercando di mercificare anche il corpo delle donne, dando o cercando di dare – come qualcuno ha già fatto – la possibilità di andarsi a comprare l'utero di una donna per mettere al mondo un proprio figlio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), posto che essere genitori è un desiderio legittimo, ma non può diventare un diritto, perché il diritto apre alla mercificazione del corpo femminile e spiace che alcune femministe presenti in quest'Aula, rispetto a una pratica ignobile e vergognosa, come quella della maternità surrogata o dell'utero in affitto, ancora non abbiano fatto le barricate, come le ho viste fare in altri momenti e per giustissime cause.
  Allora, rispetto a questo, la nostra mozione dice chiaramente che, a distanza di settant'anni, è opportuno riconsegnare all'Italia la possibilità di partecipare veramente Pag. 21alla vita democratica, dando la possibilità agli italiani di poter tornare al voto, e che, a distanza di settant'anni da quando le donne hanno partecipato al voto, in Italia ancora non c’è un sistema di welfare in grado di poter sostenere la donna all'interno della famiglia o, comunque, la donna nella sua crescita professionale e personale. Noi, in questa mozione, diciamo che se non si recuperano le pari opportunità ai blocchi di partenza, non prevarrà mai il merito e, per noi, una società che non dà priorità alla meritocrazia, al merito, prima ancora che al sesso, è una società non pienamente democratica e partecipata.
  Allora, in questa nostra mozione, noi chiediamo di rimuovere tutti quelli che sono gli ostacoli che impediscono alle donne di essere messe in condizioni di parità ai blocchi di partenza. Poi, secondo noi – lottiamo per questo e facciamo politica per questo –, dovrebbe vincere solo ed esclusivamente il merito. Ci sono donne capaci, coraggiose, che lottano per veder affermata la propria dignità, come ci sono donne che hanno deciso di rinunciare alla loro battaglia; ci sono uomini capaci e ci sono uomini meno capaci, ma l'unico che lo può stabilire è un grande principio, che è il principio della meritocrazia. Anche in politica questo principio ormai dovrebbe essere alla base del nostro ragionamento. Infatti, le quote rosa, che abbiamo accettato, ad un certo punto, quale male necessario, oggi non rispondono più a quella necessaria rivoluzione culturale con cui ho iniziato il mio intervento. Ecco, noi siamo qui per compiere e per portare a compimento quella rivoluzione culturale in cui uomini e donne siano messi nelle stesse condizioni di partenza, in cui possa vincere il merito, ma in cui soprattutto venga rispettata la dignità della persona, sia essa un uomo o sia essa una donna (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Adriana Galgano. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, signora Presidente. Quest'anno cadono due date importanti per la democrazia nel nostro Paese: il 10 marzo 1946 veniva sancito il voto alle donne e il 2 giugno dello stesso anno tutte le donne italiane poterono finalmente andare alle urne ed essere elette. Furono elette quell'anno 21 parlamentari e voglio ricordare, una volta di più, i loro nomi: Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra, Vittoria Titomanlio, Adele Bei, Nadia Gallico Spano, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Angelina Merlin, Bianca Bianchi, Ottavia Penna Buscemi. Grazie a queste 21 donne iniziò la lunga strada per i diritti e per la partecipazione delle donne alla vita economica e sociale nella nostra Repubblica, anche se molta ne resta da fare.
  Abbiamo conseguito grandi risultati ed è importante ricordarli. Nel 1951 Angela Maria Guidi Cingolani è la prima donna nominata componente di un Governo. Nel 1960 viene sancita l'uguaglianza formale tra uomini e donne nel mondo del lavoro e cade la norma che escludeva le donne da molti uffici pubblici. Nel 1975 raggiungiamo la parità tra i coniugi e la comunione dei beni. Nel 1981 – diciamolo pure, solo nel 1981 – abbiamo l'abrogazione del delitto d'onore e dell'ufficio del matrimonio riparatore.
  Ho detto, quindi: importanti risultati, ma molti ne rimangono da fare. Se, infatti, guardiamo all'oggi, all'indice che misura la differenza di genere tra i 136 Paesi, rileviamo che l'Italia è al sessantacinquesimo posto per quanto riguarda la scolarizzazione, è settantaduesima per la salute, quarantaquattresima per l'accesso al potere politico e solo novantasettesima per la partecipazione delle donne alla vita economica. Solo il 51 per cento delle donne, infatti, lavora, contro il 74 per cento degli uomini, e una donna italiana in media guadagna 47 centesimi per ogni euro guadagnato Pag. 22da un uomo. Questa situazione comporta due ordini di conseguenze negative.
  Il primo riguarda le donne, perché le donne che non hanno l'opportunità di lavorare non sono libere di decidere della propria vita e questo assume un aspetto drammatico quando, per esempio, subiscono violenze in famiglia. Il secondo riguarda la società, perché le donne detengono metà del talento dell'umanità, che, quindi, attualmente è drammaticamente sottoutilizzato, quando, invece, sarebbe indispensabile in questo mondo globale così complesso e soprattutto durante questo grave momento di crisi.
  Priorità per la politica è, dunque, creare opportunità di lavoro per le donne e facilitarle nella conciliazione tra vita familiare e lavorativa. Questo non deve riguardare solo le donne, ma deve riguardare le donne e deve riguardare gli uomini: dobbiamo essere capaci di creare un nuovo modello più equo e più bello per tutti. Io sono molto d'accordo con quanto ha detto la nostra collega Pia Locatelli: questa priorità – deve essere evidente – deve partire dal Governo. Per questo noi ci uniamo alla sua richiesta di avere un Ministro delle pari opportunità. Infatti, solo così noi dichiariamo all'Italia e al mondo, essendo in grado di partecipare agli organismi internazionali, che questa è una priorità per il nostro Paese.
  Concludo dicendo che noi di Scelta Civica dedichiamo l'8 marzo alle donne che, con grandi sacrifici e sofferenze personali molto grandi, lottarono e conquistarono il voto per tutte noi donne (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,50).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Ci troviamo davanti a un momento in cui, forse mai come in questa volta, forse proprio per la presenza di una donna Presidente della Camera, ricordiamo il settantesimo anniversario del voto alle donne all'interno di un ciclo di attività, che sono cominciate domenica scorsa e che continueranno fino a oggi pomeriggio, tese tutte quante a mettere in evidenza non solo il ruolo della donna nella società, ma anche il significato che l'interpretazione delle scelte che le donne fanno ha su tutta la società. Non è soltanto il fare delle donne quello che cambia l'insieme dei meccanismi che contraddistinguono proprio un modello sociale; è anche il sentire delle donne, quel sentire delle donne che si nutre sicuramente dei valori in cui loro credono, che si nutre sicuramente delle emozioni che loro vivono e che si nutre soprattutto di quei gesti che concretamente, nella quotidianità, ognuna di loro compie.
  Negli interventi svolti dalle colleghe fino adesso, oltre alla rievocazione storica di una serie di passaggi particolarmente interessanti e credo lucidamente presenti in modo chiaro, concreto e corretto nelle diverse testimonianze che sono state date, brilla un elemento più di tutti gli altri. Questo elemento è la differenza che, a tutt'oggi, noi abbiamo tra la luminosità dei principi espressi nella Carta costituzionale, con il contributo specifico di quelle donne che allora furono presenti, e il tempo infinito – perché è un tempo non ancora compiuto – che ci è voluto perché quei princìpi si traducessero in comportamenti corretti: comportamenti corretti da parte della società, comportamenti corretti da parte del mondo del lavoro, comportamenti corretti anche da parte delle istituzioni.Pag. 23
  Oggi noi siamo qui a dire che siamo donne fortunate, quelle presenti in quest'Aula, in quanto possiamo intervenire, possiamo in qualche modo incidere sulla struttura stessa dei disegni legislativi, possiamo incidere nel dibattito parlamentare portando istanze che non sono, però, solo le nostre. Ed è questa, forse, la dimensione generativa più tipica del femminile, che è quella che non si accontenta di ciò che ha per sé, ma è costantemente in una dimensione di generazione. In questo caso si tratta di generare legami, si tratta di generare solidarietà, si tratta di generare soprattutto sintonia con quella ricchezza dei diritti umani che rappresenta un po’ la cifra di questo nostro tempo. Il nostro tempo, questo nostro terzo millennio, è tutto declinato all'interno della riscoperta dei diritti individuali. Ora, se c’è una dimensione che sostanzia proprio la differenza – potremmo dire – tra il senso del diritto, declinato al maschile, e il senso del diritto, declinato al femminile, è che il diritto declinato al femminile non è mai solo ed esclusivamente un diritto individuale. Le donne, quando si battono, non si battono mai solo per i propri diritti; si battono sempre, per esempio, per i diritti dei propri figli, si battono per i diritti della propria famiglia, si battono per i diritti di altre donne. Dunque, donne che si prendono cura di altre donne. Questo è il senso profondo di quest'evento che oggi noi ricordiamo, immaginando davvero la presenza delle donne che, dopo settant'anni, non solo sono soggetti attivi di voto, nel senso che possono votare, ma sono, in un senso quasi paradossale dell'espressione, soggetti passivi di voto, perché sono soggetti che possono essere votati.
  Eppure, noi sappiamo quanto tempo c’è voluto perché questa realtà passasse dall'essere una mera espressione di principio e, in qualche modo, sia pure con alcune forzature, come le forzature espresse dal dibattito che ci ha appassionato nelle ultime legislature sulle quote rosa, sapendo che, proprio perché siamo qui dentro, la maggioranza di noi non ha avuto bisogno della quota rosa per essere presente in Parlamento. Tuttavia, sappiamo anche quante e quante donne veramente in gamba sono presenti in tutti i livelli della nostra società, dal mondo della ricerca al mondo dell'insegnamento, dal mondo dell'industria al mondo del lavoro e al mondo, soprattutto, dell'impegno sociale, donne di straordinaria eccellenza che faticano. Pensiamo, per esempio, alla battaglia che in questi giorni si combatte per essere presenti nelle liste famose, le liste delle elezioni amministrative, le liste che, in qualche modo, dovranno contribuire a dare un'immagine diversa delle nostre città.
  Eppure una donna sindaco, una donna presente all'interno del governo della città, è una donna che potrebbe farci ricordare quelle parole di quella famosa canzone che suonavano così: «C’è un cuore che batte nel cuore di Roma» e questo cuore che batte non può che essere un cuore declinato al femminile, per prendersi cura di tutti i problemi che contraddistinguono l'estrema povertà delle nostre periferie e la complessità dei problemi dei nostri immigrati. È di questi giorni un libro terribile, che è appena stato pubblicato, un libro ad opera di un giornalista che sicuramente ha fatto una ricerca molto accurata che dimostra come gli immigrati sono un oggetto di marketing al di là di quello che noi potremmo immaginare. Le prove, gli esempi, le involuzioni che ci sono, sono veramente disgustose, e uso questa parola in maniera pienamente convinta. Sono altrettanto convinta che mai una donna avrebbe permesso una tale strumentalizzazione della vita umana. Quando ci troviamo davanti a problemi come quelli delle migliaia di minori non accompagnati che arrivano in Italia, sono sicura che ogni donna potrebbe prendere per mano uno di questi minori, uno alla volta e accompagnarlo, accompagnarlo verso un cammino di crescita, verso un cammino di maturità, verso un cammino di pienezza di diritto di cittadinanza maturato nella cultura di chi si sente accolto e, quindi, è disposto ad accogliere anche altri.
  La presenza delle donne, quindi, non è soltanto la mera formalità – che non è una mera formalità – di poter votare e di Pag. 24poter essere votati. È qualcosa di molto più profondo: è l'anima stessa di questo meccanismo delle elezioni che ci porta a desiderare che certi problemi vengano assunti in una logica che non è esclusivamente la logica che misura l'uomo con i parametri economici, con i parametri anche – diciamo – della resa finanziaria di un fatto. Forse anche per questo io credo che le donne hanno accettato retribuzioni inferiori a quelle che meritavano in coscienza per competenza e per servizio. Molte volte la donna, in qualche modo, è paga del suo darsi e del suo mettersi al servizio degli altri, cosa che non giustifica che ci si approfitti, cosa che non giustifica che si calpestino questi diritti, ma che dà ragione come questo non sia il segno della debolezza delle donne, ma sia il segno di una forza e di una solidarietà che non si ferma davanti alla mera recriminazione di un diritto. Sono questi i diritti che noi oggi rivendichiamo collegialmente, soprattutto in questa mozione che vede come prima firmataria la collega Zampa e che raccoglie la stragrande maggioranza delle firme dei presenti in questo momento alla Camera.
  È la mozione unitaria di chi si schiera dalla parte delle donne riconoscendo alle donne non la debolezza di una condizione femminile, che anche prima ho sentito dire da un collega (da una collega, perché hanno parlato solo donne finora), perché la ricchezza emotiva delle donne per un periodo di tempo è sembrata debolezza. La ricchezza emotiva delle donne è il collante più efficace della nostra vita sociale, perché è la possibilità di mettersi in empatia con i bisogni degli altri, senza nemmeno dover aspettare che l'altro formi i suoi bisogni. Questa è la ricchezza del femminile, che capisce anche senza parole e che si impegna anche senza aver avuto – come dire – una contropartita chiara ed immediata.
  Però, non si può approfittare di questo, perché si tratta della consapevolezza di questi diritti non individualizzati ma assunti come diritti sociali e, quindi, come una responsabilità che dà la misura della dimensione della partecipazione profonda alla cosa pubblica e al bene comune, con una capacità che va ben oltre quello che è lo stretto conteggio del dare e dell'avere. Non esiste una contabilità delle emozioni: può esistere soltanto una contabilità, come dire, in conto corrente e in conto capitale, ma non la contabilità in questa cultura del dono, in questa cultura del servizio.
  È vero, è vero che a volte questa ricchezza può essere scambiata per debolezza. Però, attenzione: attenzione perché poi nel momento della debolezza più profonda dell'uomo, qualunque esso sia, anche dell'uomo in senso tale, la parola che con più frequenza e la figura che con più intensità si desidera accanto è quella del femminile, perché è la figura del prendersi cura e io credo che non ci sarà mai nessuna battaglia forzosamente tesa a creare modelli maschili e, quindi, un erroneo appiattimento o tentativo di appiattimento della donna sul modello maschile. Ebbene, non ci sarà mai nessuna di queste posizioni che potrà far dimenticare ad una donna che la sua ricchezza principale è proprio il prendersi cura, il prendersi cura degli altri anche a prescindere che l'altro sappia o voglia prendersi cura di lei (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giovanna Martelli. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA MARTELLI. Grazie, signora Presidente. Anche quella mattina, il 24 aprile 1945, la staffetta Lia, Gina Galeotti, mantovana di Suzzara, si stava recando al Niguarda per portare sostegno ad alcuni compagni feriti e ricoverati sotto falso nome. Attraversava le vie di Milano e respirava che la libertà, tanto voluta e sperata, stava arrivando, era prossima. Una raffica di mitra sparata da un camion di tedeschi in fuga interruppe la sua vita e quella della bimba o del bimbo che portava in grembo. Lia è una delle tante donne che negli anni della guerra partigiana contro il nazifascismo ha portato, con la sua vita, un contributo fondamentale alla liberazione ed ha permesso di Pag. 25aprire quella strada che ci ha portate ad essere qui oggi in tante, come mai è accaduto nella storia della Repubblica.
  Se la storia fosse stata diversa, Lia poteva essere anche lei costituente, come Teresa Mattei, conosciuta con il nomignolo di Chicchi, la più giovane deputatessa – la descrivevano così i giornali di allora – che si occupa di bambini e vorrebbe per loro un mondo dove non esistono più delle contraddizioni e contrapposizioni così grandi. «Ho imparato da loro – dice Chicchi – a non stare da nessuna parte». Lei dice anche: «Ho una grande speranza nel mondo». O come Angiola Minella, che la stampa descrive come giovanissima, 26 anni, e porterà la voce comune a tutte le donne, di ogni fede religiosa e di ogni idea politica, in difesa della pace e dei suoi valori. Ventuno donne – racconta Filomena Delli Castelli – «consapevoli che il voto alle donne costituiva una tappa fondamentale della grande rivoluzione italiana del dopoguerra. Avevamo finalmente potuto votare, “prosegue”, e fare eleggere le donne. E non saremmo state più considerate solo casalinghe o lavoratrici senza voce, ma fautrici a pieno titolo della nuova politica italiana». Con lei, Teresa Noce, Leonilde Iotti, Rita Montagnana, Angela Cingolani, Angelina Livia Merlin, che narrerà della sua vita politica dicendo: le generazioni non sono peggiori, sono sempre uguali. Gli uomini non cambiano, sono sempre uguali. E i giovani li ho sempre amati e ho sempre cercato di essere materna con loro. Il fatto è che la loro cattiveria non è diretta verso i vecchi, ma verso se stessi, se non comprenderanno che la politica non è un mestiere, ma una missione.
  Il senso della mozione che abbiamo condiviso e sottoscritto è l'impegno che ci prendiamo verso le donne costituenti per divulgare, attraverso il racconto del loro modo di essere in politica e nelle istituzioni, il significato della presenza delle donne, che ha rappresentato una vera rivoluzione nella società italiana, ancora fortemente patriarcale. La presenza delle donne è sempre una forza civilizzatrice, allora come oggi; per istituire nelle scuole italiane programmi destinati al racconto di quanto le donne hanno fatto e fanno per il proprio Paese e per il mondo nella storia, nella filosofia, nella scienza e nell'arte.
  Il silenzio nella nostra scuola su quello che le donne hanno fatto e fanno è scandaloso. Per affermare la presenza e la capacità delle donne in tutti i settori, affrontare le cause strutturali della discriminazione nei loro confronti e rafforzare le condizioni che garantiscano alle donne la via per la leadership a tutti i livelli decisionali, politici, economici e sociali, è necessario, più che mai oggi, viste le gravi crisi politiche e umanitarie, avvalersi delle grandi capacità delle donne nei tavoli di mediazione internazionale per la risoluzione dei conflitti e la costruzione dei processi di pace.
  Questi sono gli impegni che prendiamo per Gina Galeotti e per tutte le donne che, come lei, hanno messo a disposizione la loro vita per la libertà, e anche per quelle donne di cui la storia non saprà mai il nome, ma che hanno lavorato incessantemente per la cura del mondo. Oggi la nostra bandiera è alta nel cielo, e lo è per le conquiste del passato e del presente, e per le lotte che dovremo fare, che sono ancora tante.
  Emmeline Pankhurst diceva a chi non voleva concedere il voto alle donne: non siamo qui per trasgredire le leggi, ma farle. E noi donne, oggi che stiamo finalmente qui, dove le leggi si fanno, abbiamo l'impegno di dare voce al nostro sapere e alla nostra esperienza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Elena Centemero. Ne ha facoltà.

  ELENA CENTEMERO. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, ricordare qui, oggi, a due giorni, l'anniversario del voto in cui settant'anni fa le donne hanno partecipato per la prima volta al voto nelle elezioni amministrative, cioè il 10 marzo del 1946, non significa solo Pag. 26porre l'attenzione del dibattito pubblico e porre al centro del discorso pubblico il tema della partecipazione e della rappresentanza delle donne alla vita politica, ma anche il tema della democrazia stessa di un Paese.
  Avremmo voluto che questa fosse l'occasione per trovare una visione unitaria su questo tema, per dar vita, come è stato fatto all'inizio della legislatura per la Convenzione di Istanbul, ad una mozione unitaria. Non è stato così, non è stato così nel dibattito a cui abbiamo assistito nell'Aula, oggi.
  Si sono viste con chiarezza alcune differenze e ancora oggi la politica prevale sul buonsenso. Ancora oggi non c’è una visione comune, ma c’è ancora una visione ideologica, che non permette di superare quelle barriere che renderebbero la partecipazione di donne e di uomini alla vita politica paritaria. The European Commission for democracy, ossia la Commissione di Venezia, stabilisce nelle sue linee guida, nelle linee guida sul regolamento dei partiti politici, che lo scarso numero delle donne nella vita politica resta un problema che mina il pieno funzionamento dei processi democratici.
  Noi non possiamo che essere d'accordo con questa affermazione. La democrazia paritaria dovrebbe essere uno dei pilastri delle nostre democrazie e, se una grande fetta della popolazione non viene adeguatamente rappresentata nelle istituzioni, la questione è se il sistema si possa considerare veramente rappresentativo e veramente democratico. Il voto alle donne venne concesso – è stato ricordato prima – nel secondo dopoguerra, dopo un lungo cammino e all'interno di un contesto preciso, cioè quello che aveva visto le donne essere parte dell'economia del Paese in guerra, ma, soprattutto, in un processo internazionale in cui le donne, nei diversi Paesi, arrivavano alla conquista del voto.
  L'appuntamento nazionale fu quello per la scelta tra repubblica e monarchia: le donne parteciparono in massa, il 90 per cento dei votanti furono donne. Da allora, le donne che entrarono in Parlamento e che hanno seduto e che ancora oggi siedono su questi banchi hanno dato un contributo importante al nostro Paese, alla sua crescita in termini di democrazia, ma, soprattutto, di sviluppo sociale ed economico. Nel rapporto in discussione in Consiglio d'Europa sull'impatto delle misure che sono state adottate nei 47 Paesi per far sì che le donne partecipassero alla vita politica, di cui sono io stessa la relatrice, si evidenzia che un passo determinante è stato fatto quando nelle Costituzioni o nelle loro riforme è stato inserito il principio di eguaglianza di genere.
  È lì che si deve intervenire, è nelle Costituzioni che si deve intervenire per dare forza e sostanza alla democrazia paritaria. Il sistema, però, è un sistema molto complesso, e, lasciatemelo dire, la parità di genere e la partecipazione delle donne alla vita politica dipende da tantissimi fattori, dalla varietà dei contesti politici, economici, sociali e culturali di ogni Paese. Tra i fattori politici ci sono le Costituzioni, ma ci sono anche i sistemi elettorali, i partiti politici e il loro funzionamento.
  Per questo, noi di Forza Italia, volendo dare un contributo importante a questo dibattito concreto e fattivo, un contributo al tema della rappresentanza femminile e del bilanciamento della partecipazione di donne e uomini alla vita politica, abbiamo voluto presentare una mozione che impegnasse il Governo e il Parlamento a recepire le indicazioni che ci vengono da un organismo internazionale come il Consiglio d'Europa, che tutela i diritti umani. E abbiamo messo in luce come questo tema debba essere affrontato non in un recinto, non con una visione settoriale, ma con una visione di insieme, in un approccio olistico, integrato, soprattutto in un approccio privo di risvolti ideologici. Per questo, chiediamo che vengano, appunto, recepite le indicazioni del Consiglio d'Europa. Bisogna lavorare insieme e bisogna che queste raccomandazioni vengano recepite non solo dal Parlamento, ma dalla società, dalle ONG, dalle associazioni, nei media, nella società civile, nelle scuole e nelle università.Pag. 27
  Per questo, abbiamo chiesto che non venissero ricordate semplicemente le donne che hanno fatto parte dell'Assemblea costituente: sono state donne importantissime per la storia di questo Paese, per la storia politica di questo Paese, per la crescita e lo sviluppo della democrazia di questo Paese, ma non sono state le sole. Ci sono state tante parlamentari, tanti parlamentari, che, con il loro lavoro, hanno dato un contributo a cambiare la storia di questo Paese, la storia della democrazia paritaria. Penso, ad esempio, alla riforma dell'articolo 51 della Costituzione, che fu fatta, allora, dalla Ministra Stefania Prestigiacomo, che ancora oggi siede in questo Parlamento, durante il Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Penso a tutte le parlamentari che hanno contribuito in questi anni a modificare leggi che hanno riguardato appunto la parità di genere. Anche loro vanno ricordate, anche il loro contributo va fatto conoscere al Paese, ma dobbiamo anche ricordare e far conoscere alle ragazze e ai ragazzi delle nostre scuole, alle donne e agli uomini del nostro Paese, tutti i progressi e i risultati che sono stati ottenuti per la parità in campo economico, in campo sociale, nei media, ma soprattutto nel campo culturale. L'educazione e la formazione sono cruciali, come Presidente della Commissione Equality del Consiglio d'Europa ho posto al centro del mio mandato proprio il tema della parità di genere attraverso l'educazione, attraverso la formazione dei nostri studenti per superare quegli stereotipi che ancora non consentono di valorizzare i talenti, i talenti delle donne, i talenti degli uomini. Forza Italia si batterà affinché si affermi un approccio appunto qualitativo e non solo quantitativo, perché si attuino politiche integrate e che riguardino tutti i settori, perché la partecipazione e la rappresentanza nella vita politica sia legata alla valorizzazione dei talenti di ciascuno, dei talenti delle donne, dei talenti degli uomini. La democrazia paritaria non deve essere un recinto e vorrei che anche gli uomini partecipassero attivamente ad un percorso in cui la parità sia davvero l'uguale possibilità di donne e uomini di incidere sulla società, dando le stesse opportunità, gli stessi doveri e gli stessi diritti in tutti i settori. Prevedere iniziative che coinvolgano il Parlamento e gli enti territoriali a tutti i livelli, che ricordino non solo questo appuntamento importantissimo, cioè settant'anni dal primo voto delle donne, ma che ricordino tutto il cammino che è stato percorso e a cui gli uomini e le donne di questo Parlamento hanno dato vita affinché si potesse almeno iniziare il cammino verso la parità di genere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Spadoni. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signora Presidente, moltissime donne, aderendo ai valori dell'antifascismo, hanno affrontato la guerra attivamente, diventando porta ordini, custodendo liste di contatti, preparando case rifugio e trasportando volantini, opuscoli ed armi. Un ruolo fondamentale durante la Resistenza. Le donne costituenti hanno fatto lo stesso e una volta a Montecitorio si sono ritrovate, paradossalmente, con le stesse problematiche antecedenti alla guerra. La socialista Bianca Bianchi racconterà che ai tempi della Costituente le fu chiesto di firmare una lettera di dimissioni preparate in antecedenza per cedere il posto a un socialista che sventolava sempre davanti al naso la tessera di anzianità di iscrizione al partito, come se l'anzianità fosse sinonimo di intelligenza. Ricorda il primo intervento e l'opposizione forte del suo partito ad intervenire in Aula, un diritto che le fu contestato in norme non scritte, in regole politiche. Il giorno dopo L'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini mise in prima pagina l'evento, colpito più dalla bionda capigliatura dell'oratrice che dal merito del suo intervento. Il giornale titola «A Montecitorio nasce una prima attrice giovane». Ricordo il primo intervento della Pag. 28democristiana Elisabetta Conci, che dichiarava: la missione delle madri e delle spose non si esaurisce oggi dietro le mura domestiche, molte lo hanno capito, troppe, specialmente tra le migliori, non vi si rassegnano. La mia conterranea Nilde Iotti, comunista, dichiarava: non è giusto e mi dà un senso di angoscia per il nostro futuro vedere che chi difende i propri diritti viene pubblicamente sbeffeggiato. Quanta verità in queste parole, quanta saggezza. Chi difende i diritti viene sbeffeggiato, attaccato, deriso. Chi li distrugge attraverso media compiacenti, collusioni, giochi di potere, disonestà intellettuale, mancanza di senso delle istituzioni e del Parlamento viene idolatrato. Parole che purtroppo sono attuali, oggi più che mai. Oggi è l'8 marzo, si festeggia la donna e non poteva mancare un momento di discussione in Aula. Magari parlassimo tutti i giorni delle difficoltà che incontra la donna nella società e nel lavoro. L'Italia nella classifica 2015 del Global Gender Gap Report è al quarantunesimo posto su 145 Paesi; la disoccupazione femminile al 40 per cento rispetto alla disoccupazione maschile che si attesta sul 30, il 22 per cento delle madri impiegate prima della gravidanza, intervistate dopo due anni, aveva perso il lavoro. Secondo Eurostat le donne italiane dedicano alle responsabilità familiari più tempo di tutte le altre donne europee, 5 ore e 20 minuti al giorno rispetto alle 2 ore degli uomini. Al momento non abbiamo un Ministro per le pari opportunità, la consigliera Martelli si è dimessa dopo essere uscita dal Partito Democratico.
  Renzi tace disinteressato; evidentemente ha più interesse a truffare i risparmiatori Banca Etruria, Banca delle Marche, Carife e CariChieti, o a far chiudere Report e Presa Diretta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non allineati al Renzi pensiero, o a regalare le case degli italiani alle banche. Insomma, un gran lavoro, e per la questione donne evidentemente c’è poco tempo. Il Piano antiviolenze è fermo allo stallo, i fondi previsti del Piano vengono erogati senza nessun criterio di trasparenza, la Convenzione di Istanbul sulla violenza di genere, ratificata come primo atto di questa legislatura, Convenzione che, ricordo, è legalmente vincolante, è lettera morta. Nessun osservatorio, nessuna raccolta dati, nessun programma scolastico di sensibilizzazione se non qualche buona pratica sostenuta da poche scuole. Nessun coinvolgimento dei media per incentivare a mostrare un'immagine di donna diversa da quella che vediamo tutti i giorni. Leggo tra gli impegni della mozione Zampa anche quello di promuovere programmi per ricordare le donne costituenti. Mi permetto attraverso lei, Presidente, di fare una domanda alle colleghe che, con buonissime intenzioni, hanno supportato le mozioni oggi in esame: come fate ad accontentarvi di questo ? Come fate ad elemosinare un momento per proporre qualcosa che sapete perfettamente che non avrà luce, perché anche se approvata non ci saranno programmi educativi per far conoscere queste grandi donne, perché non ci sono abbastanza fondi neanche per un osservatorio sulla violenza di genere, su un training specifico per le forze dell'ordine, su una programmazione specifica per le prospettive di genere come voluto all'articolo 6 della Convenzione di Istanbul ? E potrei continuare. Il MoVimento 5 Stelle non parteciperà a questo teatrino; abbiamo presentato una nostra mozione che racchiude il lavoro di due anni del gruppo che rappresento. Approfitto per ringraziare i membri della Commissione affari sociali del MoVimento 5 Stelle, in particolare Giulia Di Vita, per il lavoro svolto. Non voteremo perché consideriamo le altre mozioni, seppur piene di buoni intenti, generiche e non specifiche. Con la nostra mozione siamo più che specifici, chiediamo di nominare urgentemente una consigliera per le pari opportunità, chiediamo di fornire e rafforzare la formazione delle figure professionali che si occupano delle vittime di violenza di genere, chiediamo di incoraggiare il settore privato e il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ai mass media, nel rispetto della loro indipendenza e libertà di espressione, Pag. 29a partecipare all'elaborazione e all'attuazione di politiche e alla definizione di linee guida e di norme di autoregolamentazione per prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto della loro dignità. Chiediamo iniziative finalizzate all'istituzione e al riconoscimento della figura dei caregiver familiari e allo sviluppo di politiche a loro dedicate, in particolare di sostegno al reddito e di tutela nel diritto al lavoro e alla salute. Noi onoriamo le donne costituenti in questo modo, sfruttando ogni minimo spazio concesso per temi urgenti e da troppo tempo finiti nel dimenticatoio. Concludo, Presidente, aggiungendo che le donne e gli uomini del MoVimento 5 Stelle onoreranno ad ottobre i padri e le madri costituenti gridando «no» alle riforme incostituzionali che un Governo illegittimo sta portando avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); una riforma limitativa degli spazi di partecipazione democratica che imporrà Esecutivi forti e Parlamenti deboli; una riforma votata da un Parlamento illegittimo, eletto con una legge elettorale obbrobriosa, dichiarata incostituzionale e con un premio di maggioranza abnorme, che ha scollato gli eletti dagli elettori. Una riforma che, ricordo, state facendo con Verdini, grande sostenitore renziano pluri-indagato e rinviato a giudizio per corruzione. Ecco, cari colleghi, con chi state distruggendo la Costituzione atteggiandovi a novelli padri e madri costituenti. Sono certa che fra settant'anni verrete ricordati in modo molto diverso rispetto a come stiamo ricordando loro oggi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

  CHIARA GRIBAUDO. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, quella che ci apprestiamo a votare è una mozione molto importante e lo è nei contenuti che sono già stati ampiamente dibattuti nella discussione generale, sui quali anch'io ritornerò a breve, e lo è anche nel percorso, a partire dalla prima firmataria, Sandra Zampa, che ringrazio, che come gruppo del Partito Democratico abbiamo cercato e abbiamo voluto fortemente estendere alle altre forze politiche. Certo, dispiace che anche in quest'occasione si sia scelto di sottrarsi ed invece di non onorare la memoria con lo stesso spirito unitario delle nostre madri costituenti, ma non importa, per noi è un'occasione appunto di onorare compiutamente la memoria, è un compito che per parte nostra ci siamo impegnati ad assolvere con rispetto e con deferenza nei confronti dei nostri predecessori, padri e madri costituenti che avevano dato forma alle loro idee e temprato le loro coscienze nella resistenza al regime, nell'esilio, nella prigionia, nella clandestinità, infine nella lotta partigiana e di liberazione. Rispetto all'esempio di queste donne e uomini, ognuno di noi si sente piccolo, ma tra i loro insegnamenti c'era e c’è innanzitutto quello di prendersi le proprie responsabilità quando le cose non vanno e di impegnarsi in prima persona, nonostante gli ostacoli sembrino insormontabili, per cambiare. Ventuno sono state le madri costituenti, ma l'elenco si allunga se pensiamo alle tante staffette partigiane (insegnanti, medici, scienziate, giornaliste, magistrate, sindache), donne che hanno rotto le convenzioni dell'epoca e ci hanno portato avanti nella modernità. Si sono fatte largo in un mondo politico quasi esclusivamente maschile, facendo valere la loro determinazione e le loro qualità. Nel secolo appena concluso le prime di loro hanno appunto potuto studiare, laurearsi, scegliere se e con chi sposarsi, se e con chi avere figli, con quale nome farsi chiamare, votare, lavorare. Erano esponenti caparbie, di un'avanzata più ampia, una lunga marcia che le donne avevano intrapreso da tempo nella società, una marcia che non è stata facile, soprattutto che ha avuto anche importanti momenti di conflitto. Pensiamo al contributo femminile, ancora troppo raccontato, ai moti, agli scioperi nelle campagne e nelle città all'inizio del Novecento, e poi, appunto, nella Resistenza, dove le donne italiane – quelle di cui Mussolini aveva Pag. 30detto che nello Stato fascista la donna non deve contare, quelle alle quali tutti i Governi avevano rifiutato il diritto di voto – entrano impetuosamente nella storia e la prendono nelle loro mani.

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, si può abbassare il tono della voce ? Per favore, vi ringrazio. Per favore, abbassate il tono della voce, colleghi. Grazie. Prego, deputata Gribaudo.

  CHIARA GRIBAUDO. Grazie, Presidente. Così ci ha raccontato, proprio in quest'Aula, Marisa Rodano, in occasione del 25 aprile. La battaglia per la liberazione ha dato poi forma alle domande inascoltate da decenni e le ha indirizzate verso il prossimo obiettivo, che era il suffragio universale. La legislazione e il Governo, però, rappresentavano il baluardo più alto. In quello che è il campo delle decisioni importanti si abbatteva sul genere femminile il peggiore repertorio di stereotipi, come la fragilità emotiva, la discontinuità dovuta al mettere al mondo i figli e altri ancora, semi che non sono del tutto estirpati. Il 10 marzo del 1946, poi, si svolsero le prime elezioni amministrative dopo la caduta del fascismo: per la prima volta le donne andarono alle urne in 436 comuni, ma ancora mancava per loro l'elettorato passivo, che arrivò con il referendum e per le prime elezioni politiche. Lì, davvero per la prima volta, non con un numero molto elevato, ma altamente qualificato, donne italiane venivano elette nell'Assemblea parlamentare. Il cammino iniziò allora, ma è stato lungo e complesso ed è bene forse mettere di fianco a questo cammino alcune date che ci ricordano – lo dico soprattutto alla collega Saltamartini che diceva che i simboli non sono importanti – come i simboli e le date siano assolutamente importanti, ed è bene ricordare la fragilità di questo percorso in quest'Aula. Lo dico perché solo nel 1963 si sono ottenuti l'accesso delle donne alla magistratura e la nullità delle clausole di nubilato nei contratti di lavoro; solo nel 1968 l'adulterio femminile non è stato più considerato reato; solo dal 1970 è stato possibile divorziare; dal 1975 vi è stata parità tra i coniugi nel diritto di famiglia; dal 1978 l'aborto non è sempre stato reato; dal 1981 il delitto d'onore non è più riconosciuto nel diritto penale e solo dal 1996 la violenza sessuale è reato, così come solo dal 2012 si è completata la piena parità giuridica tra i figli nati fuori e dentro il matrimonio. Guardando a questo cammino e a chi lo ha percorso mi vengono in mente le parole di Simone de Beauvoir: «donne non si nasce, lo si diventa». Se allora settant'anni fa si trattò di conquistare il diritto di voto, noi oggi dobbiamo tornare a dare senso e contenuto a quel voto, sfidando l'astensionismo, che contiene anche lo scoraggiamento di molte di loro, e a dare forma ad una lettura della società che ci porti a far uscire la questione femminile dagli steccati di genere nella quale spesso appare rinchiusa, per farla diventare, invece, una delle chiavi con cui leggiamo la società a trecentosessanta gradi. Per questo, ciò che chiediamo al Governo con questa mozione è un forte impegno per celebrare degnamente le costituenti, con iniziative di ampio respiro, sia di carattere nazionale, che locale, non solo nelle istituzioni, ma nel Paese, nelle piazze, come nelle scuole.
  Chiediamo a tutto il Paese di riprendere in mano con forza, con costanza e a tutto tondo iniziative culturali oltre a quelle legislative, che non si muovano solo per sanare le eccezioni in un'ottica di minoranza ma che promuovano un avanzamento, che è per tutti, non solo per qualcuno. Per non cadere nella ritualità, serve un impegno in questo senso, innanzitutto di noi rappresentanti, del Governo, delle istituzioni democratiche, e in secondo luogo serve chiedere lo stesso a tutte le forze attive della società, agli imprenditori, ai sindacati, alle associazioni, nessuno può sentirsi escluso da uno sforzo che non può essere solo di giornata ma capillare, quotidiano e duraturo nel tempo. Il mondo delle madri costituenti, quello contro le quali si sono scontrate e hanno combattuto, non è infatti del tutto passato, gli echi li troviamo ancora fortemente nel presente. Accade quando la Pag. 31cura dei figli e della famiglia grava ancora prevalentemente sulle loro spalle, quando a parità di titoli di studio gli stipendi sono sempre inferiori ai colleghi maschi; o ancora, tenuto conto che siamo al di sotto della media mondiale per disparità di salario (centoventiquattresimi su 136 Paesi), quando gli assegni pensionistici sono per loro costantemente più leggeri, troppo leggeri. Non è solo una questione di numeri né di economia, ma pur con alcune eccezioni, nelle università, nelle professioni e nei posti in cui si prendono decisioni il cromosoma Y fa ancora curriculum più della competenza e del merito. Moltissime sono così obbligate a rimanere ai livelli più bassi o a scegliere ancora tra lavoro e famiglia, eppure i dati OCSE-PISA ci dicono che le donne, quando possono studiare, sono in generale più brave e motivate dei colleghi maschi, con migliori competenze, sia nella secondaria che all'università. Anzi, negli ultimi anni, nei Paesi dell'OCSE c’è stato persino il sorpasso delle donne laureate sugli uomini. Il rovescio della medaglia continuano ad essere, però, i milioni di bambine escluse nel mondo dalla scolarizzazione. Con le migrazioni epocali in corso, molte di loro arrivano qui: ricordiamole anche oggi, ricordiamole qui, facciamone il nostro modo di mettere tutte le donne al centro, come qualcuno ha scritto, a partire dalle più indifese, perché più profughe di loro non c’è nessuno. Come settant'anni fa, le donne continuano oggi ad essere vittime di violenza, a sud come a nord del mondo. Guardando a tutte loro, ieri come oggi, non possiamo cavarcela dicendo che il contrasto alla violenza di genere è un valore universale, non è così. È frutto di conquiste non scontate nate dalla tenacia e dal lavoro delle donne stesse; è merito di donne che sono diventate donne, appunto, e che hanno aperto la strada a molte altre. A noi hanno lasciato il compito di proseguire l'opera. Oggi nel mondo molte altre donne diventano donne. Penso a quelle che votano in Iran, che scrivono in Tunisia una Costituzione, che inserisce la parità, da protagoniste. In Italia, certo in condizioni di partenza diverse, molti passi avanti sono stati fatti, altri si stanno facendo grazie all'impegno in primis del Partito Democratico e a molte parlamentari di tutti gli schieramenti. Aumentare la presenza delle donne nei luoghi di studio e lavoro è la prima cosa, ma da sola non basta, serve sia accompagnata da nuove politiche di conciliazione, da un nuovo modo di lavorare. È stato uno dei punti più caratterizzanti anche del Jobs Act e lo è ora per quello degli autonomi. Anche nell'ultima di legge di stabilità abbiamo conquistato molti avanzamenti. In questa legislatura – la più rosa della storia, è stato ricordato – abbiamo approvato la Convenzione di Istanbul, abbiamo cancellato le dimissioni in bianco, rafforzato la democrazia paritaria, la maternità, la genitorialità condivisa: tanto, se confrontato col passato, ma ancora molto rimane da fare. Insomma, le cose quindi sono davvero molte, per compierle dobbiamo però, colleghe e colleghi, farlo tutti insieme, uomini e donne. Lo dico, però, alla collega Spadoni: va fatto anche in Europa, perché non esiste che qua si dicano delle cose e poi, insieme al Front National, in Europa si scelga di abolire le norme di genere sul bilancio dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora, evidentemente significa che dobbiamo davvero approfondire culturalmente e dobbiamo soprattutto far tornare ad appassionare alla politica le giovani donne. Questo possiamo e dobbiamo farlo con una nuova stagione di mobilitazione per i diritti e contro tutte le discriminazioni di genere e le violenze di genere. È, quindi, guardando al loro presente e al loro futuro che questa mozione sancisce degli impegni chiari, che per noi vengono da lontano. Aggiungo ancora che in Aula abbiamo distribuito le mimose proprio per ricordare le costituenti; l'abbiamo voluto fare per ricordare e onorare la loro memoria e l'abbiamo fatto per augurare a ciascuna di noi buon 8 Marzo a tutte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo Pag. 32personale, il deputato Vecchio. Ne ha facoltà.

  ANDREA VECCHIO. Gentile Presidente, grazie per avermi dato la parola in questa giornata dell'8 marzo, riconosciuta in tutto il mondo come festa delle donne. Avevo preparato un mazzo di rose per offrirle a lei, signora Presidente, ma non mi è stato possibile perché il Regolamento della Camera non prevede che si possano portare fiori qui dentro. Gliele consegneremo alla fine della seduta (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Vecchio.

  ANDREA VECCHIO. Mi sono permesso di offrire questi fiori a lei, in rappresentanza di tutte le donne del mondo, di tutte le donne parlamentari in quest'Aula, di tutte le donne che lavorano in questo palazzo, di tutte le donne d'Italia, di tutte le donne del mondo, libere di lavorare e di tutte le donne del mondo comunque sottomesse e schiavizzate, delle donne infibulate da alcuni settori della cultura islamica, della nigeriana Hauwa Ibrahim, prima donna avvocato in quel Paese, della pachistana Malala Yousafzai, simbolo del diritto d'istruzione alle donne in quei territori, dell'americana «Rosie the riveter», simbolo e sprone delle donne che lavoravano in fabbrica durante la seconda guerra mondiale, di tutte le donne che meritano e meriterebbero maggiore rispetto da tutto il mondo maschile...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore, deputato...

  ANDREA VECCHIO... spesso presuntuoso e ignorante, che in molti casi le schiavizza, arrivando persino a malmenarle e ucciderle. Mi rivolgo a lei, signora Presidente, in rappresentanza di tutte le donne del mondo (Applausi).

  PRESIDENTE. Grazie, deputato Vecchio, grazie per l'alta considerazione.
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente, solo per modificare un parere che ho dato in precedenza riguardo alla mozione Spadoni e altri 1-00186, mantenendo il parere contrario sulle premesse; correggo il parere in favorevole circa l'impegno n. 3, quello che comincia con «ad assumere iniziative per attuare l'articolo 11, comma 1, lettera b) della Convenzione», l'impegno n. 5, che comincia con «a realizzare un monitoraggio sulla popolazione», l'impegno n. 11, che comincia con «ad incoraggiare il settore privato, il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e i mass-media», l'impegno n. 14, che comincia con «a predisporre una sezione all'interno del sito del Dipartimento» e l'impegno n. 15 «ad assicurare che i finanziamenti stanziati eccetera, siano erogati senza ritardi». Su tutti gli altri impegni resta il parere contrario.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Colleghi, passiamo ai voti.
   Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
   Indico la votazione nominale mediante procedimento elettronico della mozione Zampa, Locatelli, Martelli, Binetti, Santerini, Vezzali ed altri n. 1-01182, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Catania, Tartaglione, Tentori, Nicchi. Allora, chi sta salendo ? Forza, colleghi, siamo in votazione. De Lorenzis, Buttiglione, Pag. 33Lombardi, Lupi, Bosco. Prego, colleghi, veloci siamo in votazione. Fossati, Zanetti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  361   
   Votanti  340   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato  340.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Centemero, Giorgia Meloni ed altri n. 1-01184, come riformulata su richiesta del Governo, per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piccoli Nardelli, Palma, Romele, Latronico, Carella, Moscatt, Magorno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  364   
   Votanti  358   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  357    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01185.
  Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la premessa, congiuntamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; a seguire il primo e il terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Saltamartini e altri n. 1-01185, limitatamente alla premessa e al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Librandi, Manfredi, Speranza.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  368   
   Votanti  352   
   Astenuti   16   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   42    
    Hanno votato no  310.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Saltamartini ed altri n. 1-01185, limitatamente al primo e al terzo capoverso del dispositivo, per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Casellato, Bargero, Bolognesi, Taricco, Gigli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  368   
   Votanti  349   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato  322    
    Hanno votato no  27.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Spadoni ed altri n. 1-01186. Avverto che, anche in questo caso, è stata chiesta la votazione per parti separate e, quindi, voteremo dapprima l'intera mozione, ad eccezione dei capoversi terzo, quinto, undicesimo, quattordicesimo e quindicesimo Pag. 34del dispositivo, su cui il parere del Governo è contrario. A seguire, voteremo i capoversi terzo, quinto, undicesimo, quattordicesimo e quindicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Spadoni ed altri n. 1-01186, ad eccezione dei capoversi terzo, quinto, undicesimo, quattordicesimo e quindicesimo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Formisano, Caso, Simone Valente, Ravetto, Roccella, Palladino, Parentela.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  375   
   Astenuti   58   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  271.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Spadoni ed altri n. 1-01186, limitatamente ai capoversi terzo, quinto, undicesimo, quattordicesimo e quindicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Galgano, Casellato, Zoggia.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  430   
   Votanti  387   
   Astenuti   43   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato  382    
    Hanno votato no   5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rizzetto e Pisicchio n. 1-01189, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Formisano, Donati, Casellato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  371   
   Votanti  349   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  175   
    Hanno votato  348    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-01190, per quanto non assorbita dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi, Stella Bianchi, Vico, Casellato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  370   
   Votanti  345   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato  344    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Colleghi, questa era l'ultima votazione; adesso sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15,50 con il seguito della Pag. 35discussione del disegno di legge di delega al Governo sulle disposizioni per l'efficienza del processo civile.

  La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15,55.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Capelli, Catania, Crippa, Epifani, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Lupi, Mannino, Mazziotti Di Celso, Piccoli Nardelli, Realacci, Rosato, Rossomando, Sanga e Scotto sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  ROCCO PALESE. Vicepresidente della V Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Vicepresidente della V Commissione. Grazie, Presidente. Intervengo per proporre un ulteriore rinvio, perché la Commissione bilancio ha necessità di 15-20 minuti ulteriori per il completo esame degli emendamenti prodotti. Quindi io, pur scusandomi, faccio presente che i tempi sono quelli e credo che sia necessaria questa sospensione per far sì che la Commissione si pronunci.

  PRESIDENTE. Allora, io all'ottimismo della volontà aggiungo il pessimismo della ragione e, quindi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30...

  MAURIZIO BIANCONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, qui il lupo perde il pelo ma non il vizio, perché tutte le volte questa storia: noi si brontola e si brontola; lei dice che riferirà e poi si arriva qui e risiamo sempre da capo a dodici.
  I provvedimenti li portano in Aula quando sono pronti. Non si può tener ferma l'Aula perché la Commissione non è pronta. Quando è pronta la Commissione si viene in Aula. Questo non va bene, è una cosa inaccettabile, è una mancanza di rispetto. Già siamo con il Governo che non ci fa fare più niente e prende tutte le leggi delega. In più anche questa.

  PRESIDENTE. La ringrazio.
  Saluto gli studenti dell'istituto di istruzione superiore «Ettore Majorana» di Martina Franca, in provincia di Taranto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,30.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (A.C. 2953-A); e dell'abbinata proposta di legge: Colletti ed altri (A.C. 2921).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2953-A: Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile; e dell'abbinata proposta di legge: Colletti ed altri n. 2921.Pag. 36
  Ricordo che nella seduta del 7 marzo si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2953-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
  Avverto che per un mero disguido il fascicolo non contiene l'emendamento Colletti 1.445 non segnalato per la votazione, che è in distribuzione e che deve intendersi collocato a pagina 29, prima dell'emendamento Colletti 1.386.
  Avverto inoltre che gli emendamenti 1.412, a pagina 34 del fascicolo, e 1.421, a pagina 35, sono da intendersi a firma dei deputati Sarro e Sisto.
  Ricordo che, a norma l'articolo 123-bis, comma 3-bis, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea (e – ove ripresentati – non sono pubblicati).
  Inoltre non sono pubblicati, in quanto non ricevibili: gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore; i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate alla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 2953-A), che sono in distribuzione.
  In particolare, il parere della Commissione bilancio reca tre condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
  Comunico che la Presidenza, sulla base di tale ultimo parere, non ritiene ammissibili, a norma articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: Bonafede 1.9; Bruno Bossio 1.10; gli identici emendamenti Sannicandro 1.14, Schullian 1.15 e Santerini 1.16; Bonafede 1.40; Colletti 1.450 e 1.428; Sannicandro 1.444.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, ho letto il parere della Commissione bilancio, in cui si dichiara l'inammissibilità di alcuni emendamenti: però la Commissione bilancio o non ha letto bene gli emendamenti o non ha letto bene la legge. Qualora infatti avesse letto bene la legge, la Commissione bilancio avrebbe visto che all'articolo 1, comma 5, è previsto che all'attuazione delle disposizioni della presente legge si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili: in realtà già c’è in nuce la clausola di invarianza finanziaria. Mi domando, essendoci già la clausola di invarianza finanziaria, come la Commissione stessa abbia potuto dichiarare senza oneri emendamenti al medesimo articolo. Quindi questo è sicuramente un errore, e spero che la Commissione bilancio, o almeno il presidente, faccia ammenda.
  Ma faccio notare anche altro. L'emendamento Colletti 1.428 in realtà non prevede alcun onere a carico dello Stato; e anche qualora dovesse prevedere tali oneri, come in realtà non prevede, vi è specificatamente alla lettera f) dell'emendamento: «prevedere che all'attuazione delle disposizioni di cui alle lettere a), b), c), d) ed e) non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Quindi a questo punto il presidente della Commissione bilancio dovrebbe chiarire questi fatti, perché, piuttosto che leggere un parere legittimo della Commissione bilancio, mi sembra di leggere un parere della Commissione bilancio viziato da un palese falso ideologico: non vorrei che nella sede deputata alla legislazione si Pag. 37attuasse un falso ideologico, nonostante vi sia l'autodichia nello stesso Parlamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, il falso ideologico è un reato penale: io non scomoderei il reato penale. Lei può dire che ha un'opinione diversa.

  ANDREA COLLETTI. Ma il falso ideologico sussiste se vi è dolo, ovviamente. In questo caso io immagino che vi sia, eventualmente, solo un profilo di colpa...

  PRESIDENTE. E quindi non sussiste, diciamo.

  ANDREA COLLETTI. ...e quindi basterebbe dire, magari, da parte del presidente della Commissione bilancio: «chiedo scusa, ci siamo sbagliati», e quindi rendere ammissibili questi emendamenti. In secondo luogo, visto che è stato dato il termine per i subemendamenti agli emendamenti della Commissione, termine che è stato dato alle ore 17,15, ed essendoci Aula in questo momento, non avendo ancora il dono dell'ubiquità, vorrei fare o il relatore di minoranza o gli emendamenti. Pertanto, chiederei o una sospensione dei lavori fino alle ore 17, 15 o 17,30, per poter scrivere gli emendamenti, direttamente, adesso, oppure di dare la possibilità di fare gli emendamenti in un orario successivo, non quando ci sono i lavori d'Aula, perché, essendo qui ed essendo relatore di minoranza, non posso fare due cose contemporaneamente.

  PRESIDENTE. Allora, intanto, ha chiesto di intervenire il relatore per la Commissione bilancio, onorevole Maino Marchi, e io gli do la parola. Poi le rispondo anche in relazione alla richiesta che ha fatto sui tempi dei subemendamenti. Prego.

  MAINO MARCHI. Premetto, Presidente, che, proprio perché c’è una clausola di invarianza finanziaria complessiva e che sarà sui decreti legislativi che poi si andrà a verificare puntualmente le coperture, sono stati pochi gli emendamenti sui quali la Commissione bilancio ha espresso un parere sfavorevole, contrario. Dentro questo discorso generale, c’è anche, però, una specificità, che abbiamo richiamato espressamente nel parere, che, probabilmente, non è stato letto bene dal collega Bonafede, perché anche il collega Bonafede, forse, qualche volta non legge bene, dove c’è scritto che all'articolo 1, comma 6, secondo periodo, appare necessario precisare che le clausole di neutralità finanziaria di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), numero 3, e lettera b), numero 7, nonché al successivo comma 2, lettera h), numeri 17 e 21, rimangono ferme pur in presenza della previsione più generale che richiamavo prima.
  Quindi, se ci sono emendamenti, come è il caso dell'emendamento Colletti 1.428, che incidono su queste clausole specifiche di neutralità finanziaria, in quel caso si è di fronte al parere negativo della Commissione bilancio. È avvenuto, ripeto, in casi abbastanza rari, complessivamente, e su due, tra cui questo, Colletti 1.428, abbiamo chiesto anche il parere espressamente del Governo, che ha confermato esserci il rischio di effetti finanziari negativi, per cui da qui è conseguito il parere della Commissione bilancio, un parere negativo.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, devo prendere atto, quindi, che tale parere è stato fatto non con colpa, ma con dolo, perché, dalle parole del relatore della Commissione bilancio, mi appare questo. Oltretutto, non riguarda solo il mio emendamento, ma riguarda...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti...

  ANDREA COLLETTI. ...in realtà anche l'emendamento...

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, mi perdoni.

Pag. 38

  ANDREA COLLETTI. ...1.444 del collega Sannicandro.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, mi perdoni: se lei non ascolta quando la Presidenza le parla e vuole parlare solo lei, non funziona così. Comunque, il collega della Commissione bilancio le ha risposto. Per quanto riguarda, invece, la richiesta che lei faceva, posso darle, se lei crede di aver bisogno, un po’ di tempo aggiuntivo per preparare eventuali subemendamenti e possiamo spostare il termine alle 17,15, però non posso...

  ANDREA COLLETTI. Era già alle 17,15 !

  PRESIDENTE. No, era alle 17, da quello che ho capito...no, era alle 17,15, e quindi andiamo alle 17, 30.

  ANDREA COLLETTI. Ma io sono sempre qui, sia alle 17,15 che alle 17,30 !

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, io non posso sospendere la seduta per permettere a un singolo deputato di presentare i subemendamenti. Questi sono emendamenti in corso di seduta e non si è mai sospesa la seduta; quindi, se crede, io intanto posticipo il termine alle ore 17,30. Se, invece, per lei è irrilevante, lascio il termine alle 17,15....

  ANDREA COLLETTI. Ma no, diamolo il posticipo !

  PRESIDENTE. Sì, ma non così. Onorevole Colletti, se è una richiesta, sono disposto a darla.

  ANDREA COLLETTI. La richiesta l'ho fatta prima !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, la richiesta del collega del MoVimento 5 Stelle mi sembra di buonsenso. Io non so, anzi, purtroppo lo so, che, magari, in passato, il tempo necessario non è stato dato, però domando come un collega deputato possa scrivere dei subemendamenti, seguendo il provvedimento in Aula, che abbiano un senso logico. Diventa, ovviamente, difficile studiarli e poter scrivere qualcosa che possa essere utile ai lavori di quest'Aula.
  Quindi, la invito, anche da un gruppo che non è direttamente interessato alla questione, però, a poter riflettere e, da qui anche in futuro, dare un tempo congruo; ovviamente, non si parla di giorni, ma di poco tempo, però necessario almeno a studiare gli emendamenti, scrivere i subemendamenti e poterli presentare all'Assemblea. Penso che questo possa essere utile anche a svolgere la discussione.

  ALFONSO BONAFEDE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi procediamo.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, noi assistiamo, almeno una volta a settimana, al fatto che la Camera viene sospesa perché il partito di maggioranza cade nelle sabbie mobili delle sue stesse legge e dei suoi stessi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e rinvia ad oltranza, finché, per esempio, la Commissione bilancio non dirime problemi che sono interni alla maggioranza. Allora, Presidente, io non comprendo come possa la Presidenza, che dovrebbe tutelare il lavoro delle opposizioni, non comprendere che in questo caso una forza di opposizione necessita di un tempo fisiologico rispetto ad un emendamento che è stato presentato mezz'ora fa, venti minuti fa, e rispetto al quale noi abbiamo chiesto un tempo, e ci è stato concesso, per subemendare.
  Ora, mi chiedo, a meno che lei non ci riconosca – e in quel caso la ringrazio, però le dico che non è così – il dono dell'ubiquità, come possiamo noi contemporaneamente essere qui a parlare degli Pag. 39emendamenti, a trattarli, a esaminare il provvedimento, e poi, in un'altra stanza, a scrivere i subemendamenti, perché noi, Presidente, a lavorare seriamente, a differenza di tanti altri, ci teniamo, e quindi chiediamo di essere messi nelle condizioni di lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Va bene. A questo punto la Presidenza stabilisce che il termine è posticipato dalle 17,15 alle 17,30. Se su questo non vi sono obiezioni... onorevole Sannicandro, prego. Poi procediamo, però.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Non voglio intralciare i lavori, ma semplicemente per far notare che io apprendo in questo momento che la Commissione bilancio ha sollevato dei problemi in relazione a due miei emendamenti. Non ne conosco la motivazione, quindi pongo un problema addirittura anteriore: come si procede in questo caso, Presidente ?

  PRESIDENTE. Il parere della Commissione bilancio, collega Sannicandro, è in distribuzione.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Dunque, è in distribuzione. Quindi, dopo, avremo il tempo per leggerlo, almeno, o no ?

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, è in distribuzione; lei può leggerlo quando vuole, la ringrazio.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, ritengo che, per un provvedimento come questo, qualche ora in più, visto e considerato che tanto tempo si perde poi inutilmente, possa essere dato, in considerazione che, se, effettivamente, devono essere presentati degli emendamenti, ritengo che una riforma di questo tipo meriti un approfondimento, per cui bisogna dare atto che abbiamo necessità di più tempo per poter lavorare.

  NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Proprio per cogliere lo spirito di questo provvedimento, che è un provvedimento decisamente importante e che è stato trattato con grande attenzione all'interno della Commissione, tant’è che il testo che arriva in Aula è parzialmente diverso e migliorato, sotto molti punti di vista, rispetto al disegno di legge iniziale, credo che, proprio perché è stato molto approfondito all'interno della Commissione giustizia, concedere qualche minuto in più, qualche quarto d'ora, per subemendare e, magari, migliorare, nell'ottica di ottenere un provvedimento migliore, credo che sia e nell'interesse della maggioranza e, soprattutto, nell'interesse della riforma stessa.
  Stiamo parlando, Presidente, della riforma organica e complessiva del processo civile. Una mezz'ora in più credo che possa essere utile a tutti e, soprattutto, utile alla prosecuzione dei lavori.

  PIERO LONGO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. È mia opinione che l'onorevole Colletti abbia torto quando accusa il presidente della Commissione bilancio di avere agito con dolo. In compenso, sono perfettamente convinto che, invece, abbia ragione il collega Bonafede sulle richieste da lui avanzate, il che è tutto dire.

  PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando Pag. 40l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine il gruppo del Movimento 5 Stelle è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
  Avverto che fuori dalla seduta gli emendamenti Ferranti 1.19 e Verini 1.434 sono stati ritirati dai presentatori.
  Avverto, infine, che la Commissione ha presentato le proposte emendative 1.600, 1.601, 1.602, 1.603, 1.604, 1.605, 1.606, 1.607, 1.608, 1.609, 1.610, 1.611, 1.612, 1.613, 1.614, 1.615 e 4.601, che sono in distribuzione.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, capisco la sua facoltà di scegliere nel merito, rispetto alle considerazioni che sono state espresse da diversi colleghi in precedenza, però, a questo punto, ci obbliga a chiedere formalmente di porre in votazione una sospensione fino alle 17,30 per potere emendare, visto che ha spostato là il termine per le proposte emendative. Rimanendo in Aula non riusciamo, comunque, oggettivamente, a fare questo tipo di attività. Quindi, visto che non vuole trovare una posizione conciliante nel riuscire a darci la possibilità...

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, lei attribuisce alla Presidenza delle volontà che la Presidenza non esprime. La Presidenza si attiene alla prassi.

  DAVIDE CRIPPA. Io le chiedo formalmente di porre in votazione ...

  PRESIDENTE. Lei può chiedere la sospensione, la poniamo in votazione. Va bene...
  Do la parola a un oratore a favore e a un oratore contro. Chi intende intervenire a favore ? Onorevole Bonafede ? Un istante...
  Chiedo al relatore di esprimersi su questa proposta, intanto.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Contrario, Presidente.

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, prego.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, già c’è una dittatura della maggioranza, se lei si mette a interrompere il capogruppo di una forza di opposizione mentre sta motivando una sua richiesta di sospensione dei lavori siamo davvero al delirio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, io non interrompo il capogruppo di opposizione, io preciso...

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, lei può non essere d'accordo. Questa situazione...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, la ringrazio...

  ALFONSO BONAFEDE. Questa situazione...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, non ci siamo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, mi faccia finire... mi faccia finire...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, non ci siamo. Mi deve consentire di precisare.

  ALFONSO BONAFEDE. Lei non ha il potere di interrompere, lei ha il potere (Commenti del deputato Crippa)...

  PRESIDENTE. Stia buono, onorevole Crippa, non mi costringa a richiamarla.

  ALFONSO BONAFEDE. Lei ha il potere, la possibilità e il diritto di regolare i lavori dell'Aula e può anche intervenire chiedendo un chiarimento a chi sta parlando, ma lei non può arbitrariamente col Pag. 41suo ditino toccare il tasto e togliere la parola a un deputato della Repubblica, perché (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Onorevole Bonafede, la informo che la Presidenza non ha nessun ditino.

  ALFONSO BONAFEDE. Mi faccia finire, mi faccia finire... La Presidenza dovrebbe ogni tanto tornare a ricordarsi che quando un deputato della Repubblica parla e, quindi, quando viene interrotto, in quel momento sta parlando a nome dei cittadini italiani, per cui quando lei col suo ditino toglie la parola a un deputato la sta togliendo a una parte dei cittadini italiani. Se lo deve ricordare, sia lei che tutti gli altri vicepresidenti e, soprattutto, la Presidente Boldrini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Allora, onorevole Bonafede, intanto, la informo che la Presidenza non ha nessun tastino con cui togliere la parola a nessuno, in secondo luogo, quando un deputato della Repubblica parla, il Presidente della Camera, che rappresenta la Camera, ha la facoltà di richiamarlo se il deputato si discosta dalla questione o pronuncia parole che la Presidenza ritenga debbano essere precisate. Siccome il suo capogruppo sosteneva che la Presidenza stesse facendo una sorta di qualsivoglia violazione non interrompendo la seduta, io voglio precisare che la Presidenza non è che si impunta per un orientamento politico, è che non si fa quasi mai, salvo circostanze eccezionali, la sospensione della seduta per presentare i subemendamenti agli emendamenti in corso di seduta. Quindi, non è che la Presidenza sta innovando, sta seguendo la prassi. Se uno la prassi non la conosce, è cosa altra. Dopo di che, l'onorevole Crippa mi ha posto una questione da porre in votazione, io non faccio svolgere un intervento a favore e uno contro facendone svolgere due a favore, permettendo a quello che la chiede di fare un intervento a favore. Se l'onorevole Crippa intende parlare a favore, avrà facoltà di prendere la parola e motivare per cinque minuti, ne ha facoltà, lo chiede e lo può fare.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, su che cosa ?

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io volevo intervenire, ma lei sta guardando sempre di là...

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, io ho due occhi, non è che ne ho altri.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ho capito, ma non vuole mica addebitare a me questa sua carenza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà)...

  PRESIDENTE. Onorevole Sannicandro, siamo in due ad avercela questa carenza...
  Prego.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, io credo che non ci sia bisogno di invocare la prassi, ma semplicemente il buonsenso. Lei ha detto che il parere era in distribuzione, poi ho capito che bisognava, invece, andarlo a trovare. Finalmente ho trovato il parere della Commissione bilancio; consta di sei paginette e poi conclude alla fine – sono andato subito al dispositivo, perché i tempi che lei ci concede sono sempre secondi – dicendo: non si approva, punto ! Io voglio leggere la motivazione, mi pare che sia una cosa normale, non credo che sia una prassi della illogicità; quindi, se perdiamo un quarto d'ora, come è stato dato, d'altra parte, alla Commissione bilancio, non è grave. Noi abbiamo sospeso, qui, la seduta, perché la Commissione bilancio aveva bisogno di tempo, e per quale motivo la Commissione bilancio ha questo privilegio, chiamiamolo così, che non è un privilegio, ma è una cosa normale, e noi invece non possiamo avere altrettanti quindici minuti per valutare un po’ quello che è stato deliberato ? Io non capisco; la Commissione Pag. 42bilancio viene qua, i lavori sono completati, e arrivederci e grazie; si prende atto, non c’è né appello, né cassazione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Io ricordo che il parere della Commissione bilancio è un atto dovuto e i subemendamenti sono una facoltà.

  CATERINA BINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, immagino per motivare il parere contrario.

  CATERINA BINI. Signor Presidente, io vorrei fare alcune considerazioni per motivare il parere contrario del nostro gruppo su questa proposta di sospensione. Come lei richiamava giustamente c’è una prassi parlamentare per cui quando ci sono i tempi per i subemendamenti, questi sempre sono stati posti, o quasi sempre, durante il corso della seduta e tutti i gruppi hanno sempre avuto modo di poterci lavorare. Non credo che uno stesso deputato debba fare tutto, penso che ci siano altri colleghi di ogni gruppo che possono mettersi a lavorare nel corso della seduta insieme con gli uffici a preparare dei subemendamenti. A meno che non ci sia, su un provvedimento, un solo deputato che sia in grado di poter fare questo lavoro e questo ovviamente porterebbe ad altri tipi di considerazioni. Per quanto riguarda il parere della Commissione bilancio, ricordo all'onorevole Sannicandro che il parere della Commissione bilancio, quando viene votato in Commissione, è conosciuto da tutti i deputati di quella Commissione e, quindi, da tutti gli appartenenti di tutti i gruppi. Viene consegnato scritto, quindi, non è che ci sono dei colleghi o dei gruppi che non sono a conoscenza del parere che è stato distribuito e votato in Commissione bilancio e le motivazioni le ha date benissimo il relatore, onorevole Marchi. Concludo dicendo questo: noi siamo francamente stufi di ascoltare da parte del MoVimento 5 Stelle, in ogni occasione, quando la Presidenza non è rappresentata dall'onorevole Di Maio, ma da qualunque altro Presidente, un attacco alla Presidenza di questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È francamente inaccettabile da ogni punto di vista, per il rispetto delle istituzioni, che ci possa essere un attacco così settario sempre e comunque, a prescindere da chi c’è, solo preservando il Presidente del loro gruppo. Noi su alcuni atteggiamenti della Presidenza di Di Maio abbiamo già trovato modo di fare alcune considerazioni, riteniamo che non si possa pensare di attaccare sempre tutti a parte quello del proprio gruppo.

  PRESIDENTE. Ora non trasformiamo la questione al contrario...

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, lei poc'anzi ha citato una prassi; sarà che siamo qua da tre anni, ma mi sembra di ricordare che spesso alle richieste di sospensione fa seguito immediato un intervento per giustificare la richiesta stessa della sospensione. Pertanto, solitamente, è già successo al nostro gruppo parlamentare di richiedere delle sospensioni e di essere considerato, quello, dalla Presidenza, come intervento a favore, così come durante l'intervento precedente, lei, poc'anzi, mi ha interrotto. Quello che le volevo dire, quindi, è che la prassi che lei ha citato, in alcuni casi, sarà che son qua da tre anni, ma è andata diversamente, per cui se c’è in quel caso una richiesta e contestualmente uno la motiva mi sembra di ricordare che la Presidenza in alcuni casi abbia considerato quello come un intervento a favore. Pertanto il suo richiamo alla prassi io credo sia un po’ slegato rispetto alla realtà che abbiamo vissuto qua in questi tre anni. Le faccio inoltre presente che quanto poc'anzi sentito dalla collega Bini pone, credo, un problema riferito alla Presidenza.Pag. 43
  Ogni volta che noi facciamo presente una questione legata alla Presidenza, ci viene detto che la Presidenza agisce nella sua integrità e non c’è una diversità di gestione a seconda di chi presiede. Ecco, mi sarebbe piaciuto sentire dire quelle parole anche rispetto alla collega Bini e all'intervento fatto in precedenza, però si sarà dimenticato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, ho fatto un rilievo specifico all'onorevole Bini, al riguardo.

  DAVIDE CRIPPA. L'avrò sentito un po’ debole, abbia pazienza.

  PRESIDENTE. Questa è una questione di sua sensibilità.

  DAVIDE CRIPPA. Perfetto.

  PRESIDENTE. Le preciso, inoltre, che la questione di prassi a cui ho fatto riferimento è relativa al fatto di non sospendere la seduta per la presentazione dei subemendamenti, non al fatto che possa intervenire un oratore a favore e uno contro. Quando l'ho interrotta non l'ho interrotta perché lei era uno degli oratori a favore o contro, l'ho interrotta semplicemente perché lei non mi dava la possibilità di spiegarle, di precisare rispetto all'obiezione, che era un attacco all'imparzialità della Presidenza. Dopodiché, a questo punto, è intervenuto l'oratore contro e l'oratore a favore, quindi devo porre in votazione la richiesta dell'onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Chi è intervenuto a favore ?

  PRESIDENTE. A favore è intervenuto l'onorevole Sannicandro (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, è intervenuto a favore della sospensione, credo proprio di sì, non vorrei che fosse intervenuto suo malgrado.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione della seduta fino alle ore 17,30, formulata dall'onorevole Crippa.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione)

  Pes, Latronico, Casellato, Bolognesi, Cominardi, De Lorenzis, Gnecchi, Peluffo, Tripiedi, Lombardi, Marzano, Stella Bianchi, Garavini, Borghi, Fossati.
  Dichiaro chiusa la votazione.

  La Camera respinge per novanta voti di differenza.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2953-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2953-A).
  Se nessuno intende intervenire invito i relatori ed il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 e segnalati per la votazione.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, sugli emendamenti Bonafede 1.2 e 1.3 il parere è contrario. Sull'emendamento 1.601 della Commissione il parere è favorevole. Sugli emendamenti Dambruoso 1.4 e Bonafede 1.5 il parere è contrario. Sull'emendamento Dambruoso 1.7 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Turco 1.8 e Bonafede 1.11 il parere è contrario. Sull'emendamento Ferranti 1.12 il parere è favorevole. Sull'emendamento Marguerettaz 1.13 vi è un invito al ritiro, con la precisazione che è specificatamente previsto che ce ne sia almeno una per ogni regione, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'emendamento Bonafede 1.17 il parere è contrario. Sugli emendamenti 1.604 e 1.602 della Commissione e Ferranti 1.20 il parere è favorevole. Sugli emendamenti Bonafede 1.21 e Santerini 1.22 il parere è Pag. 44contrario. Sull'emendamento Miotto 1.24 vi è un parere favorevole se riformulato. In particolare, anziché le parole «organismi o persone» inserire «individuare soggetti». Sugli emendamenti Colletti 1.25 e Turco 1.41 il parere è contrario. Sugli emendamenti Ferranti 1.27, 1.605 della Commissione e Miotto 1.28 il parere è favorevole. Sull'emendamento Amoddio 1.29 vi è un invito al ritiro, perché c’è un emendamento presentato dalla Commissione per il quale abbiamo espresso parere favorevole. Sugli emendamenti 1.614, 1.606 e 1.613 della Commissione, Ferranti 1.30, Miotto 1.31, Amoddio 1.32 e Ferranti 1.33 il parere è favorevole. Sull'emendamento Bonafede 1.34 il parere è contrario. Sugli emendamenti Miotto 1.35 e 1.607 della Commissione il parere è favorevole. Sull'emendamento Bonafede 1.36 il parere è contrario. Sugli emendamenti 1.608 della Commissione, Ferranti 1.37 e 1.38, 1.609 della Commissione, Ermini 1.39 e 1.610 della Commissione il parere è favorevole. Sugli emendamenti Colletti 1.352, 1.353 e 1.354, Sannicandro 1.355 e Colletti 1.356 il parere è contrario. Sull'emendamento Sarro 1.357 propongo una riformulazione: rimane inalterato il testo tranne il fatto che viene tolta la parola «esecutivo».
  Sugli emendamenti Colletti 1.358, Sannicandro 1.359, Colletti 1.360, Sannicandro 1.362 e 1.363 e Colletti 1.365 il parere è contrario. Sull'emendamento Verini 1.366 il parere è favorevole. Sull'emendamento Colletti 1.367 il parere è contrario. Sull'emendamento Sarro 1.368 vi è un invito al ritiro, perché è parzialmente assorbito dall'emendamento Verini 1.366, ma mi risulta ritirato, tra parentesi. Sugli emendamenti Verini 1.375 e 1.376 il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti Vignali 1.369, Dambruoso 1.370, Giorgio Piccolo 1.371, Squeri 1.372 e Sannicandro 1.350 il parere è contrario. Sull'emendamento 1.600 della Commissione il parere è favorevole. Sull'emendamento Colletti 1.380 il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Allora, dobbiamo dare pure il parere sull'emendamento Baruffi 1.378.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. La Commissione formula un invito al ritiro sull'emendamento Baruffi 1.378, sugli identici emendamenti Vignali 1.373 e Squeri 1.377 e sugli emendamenti Damiano 1.374 e Gnecchi 1.379, perché vi è un emendamento presentato dalla Commissione sul quale esprimiamo parere favorevole.
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Colletti 1.380, 1.383, 1.384, 1.385 e 1.386, Sannicandro 1.387 e 1.389, e Colletti 1.390.
  La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.603, mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Colletti 1.396, Sarro 1.397 e Sannicandro 1.398, nonché sugli emendamenti Colletti 1.399, 1.400, 1.402 e 1.403, e Baldassarre 1.404.
  La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Verini 1.405, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Colletti 1.406, Sannicandro 1.407, Colletti 1.409.
  La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Verini 1.410, se riformulato nel senso di sostituire le parole «la prima casa di abitazione» con le seguenti «l'abitazione principale».
  La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Verini 1.411, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Sarro 1.412, Colletti 1.413 e 1.416, e sugli identici emendamenti Sannicandro 1.417 e Colletti 1.418, Bonafede 1.419, Sarro 1.421 e sull'emendamento Sarro 1.422, che però mi risulta ritirato.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Colletti 1.423 e Sannicandro 1.424, mentre esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.611 della Commissione, Verini 1.425 e 1.426, 1.612 della Commissione, Verini 1.427 e sull'emendamento 1.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Colletti 1.430 e Sarro 1.431, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Verini 1.432.Pag. 45
  La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Sarro 1.433 e Colletti 1.435, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Verini 1.436.
  La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Sarro 1.437, Sannicandro 1.438 e Colletti 1.439, nonché sugli emendamenti Colletti 1.440 e Sannicandro 1.443.
  La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 1.615, ed esprime parere favorevole sugli emendamenti 1.501 e 1502 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
  La Commissione esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Molteni 1.01, Colletti 1.02, 1.04 e 1.07

  PRESIDENTE. Devo chiedere, a questo punto, il parere al relatore di minoranza, al quale chiedo se possiamo già dare per inteso che i pareri sugli emendamenti a firma propria siano favorevoli; immagino di sì.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Immagino di sì, valuto caso per caso. Comunque oltre agli emendamenti a mia firma, anche per quelli del collega Bonafede.

  PRESIDENTE. Li diamo già per favorevoli.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sì, nonostante...

  PRESIDENTE. Allora, il parere sull'emendamento 1.601 della Commissione ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula sull'emendamento 1.601. Esprimo parere contrario sull'emendamento Dambruoso 1.4, mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento Dambruoso 1.7.
  Esprimo parere contrario sull'emendamento Turco 1.8, mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento Ferranti 1.12. Sull'emendamento Marguerettaz 1.13 mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento 1.604 della Commissione ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Non avendo i numeri, mi può dire se...

  PRESIDENTE. È l'emendamento 1.604, come faccio a descriverglielo.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Purtroppo non ci hanno dato il fascicolo con i numeri, quindi o mi dice il contenuto o non glielo so dire.

  PRESIDENTE. Forse lei ha quello su cui ha lavorato probabilmente il Comitato dei nove, perché adesso c’è quello in distribuzione.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sì, però io o mi allontano dalla mia sede di relatore e vado alla distribuzione, oppure gli emendamenti...

  PRESIDENTE. Se possono portarglielo, glielo stanno portando.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Presidente se vuole sospendiamo un attimo la seduta.

  PRESIDENTE. Lei oggi è particolarmente ispirato, onorevole Colletti, mi fa molta simpatia, prego.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Il parere sull'emendamento 1.602 della Commissione ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Presidente una cosa, su questi emendamenti in realtà nel Comitato dei nove c’è stato detto che erano ipotesi di coordinamento e non emendamenti nuovi numerati. Quindi, vorrei sapere in questo caso come comportarmi, perché qualora fossero stati emendamenti nuovi numerati sarebbe stato ben diverso. Mentre nel Comitato dei nove c’è proprio scritto «ipotesi Pag. 46coordinamento», se vede in alto alla lettera. Quindi o è un'ipotesi di coordinamento formale...

  PRESIDENTE. No, formalmente sono stati presentati come emendamenti e quindi in quanto tali sono numerati con la numerazione della Commissione. Se su questo vuole precisare il relatore. Prego.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. È un'obiezione che era stata sollevata in Commissione e il presidente aveva specificato che queste proposte di coordinamento venivano costituite come proposta di emendamento dalla Commissione e in questo senso stati espressi i pareri favorevoli.

  PRESIDENTE. A questo punto il parere sull'emendamento 1.602 della Commissione ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula, così come sull'emendamento Ferranti 1.20. Esprimo parere contrario sugli emendamenti Santerini 1.22, Miotto 1.24 e Turco 1.41.
  Mi rimetto all'Aula sull'emendamento Ferranti 1.27, mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento 1.605 della Commissione anche se avevamo fatto presente in Commissione che c'era un errore nella scrittura in italiano dell'emendamento. Esprimo parere contrario sull'emendamento Miotto 1.28, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento Amoddio 1.29... no, anzi c’è un emendamento specifico della Commissione a quanto mi consta.

  PRESIDENTE. No, però sull'Amoddio la Commissione ha formulato un invito al ritiro o parere contrario. Lei si rimette comunque all'Aula ? Sì, sta bene.

Testo sostituito con errata corrige volante   ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 1.614 della Commissione il parere è contrario, mentre sull'emendamento 1.606 sempre della Commissione è favorevole, anche se nella mia copia del fascicolo non si leggono le lettere a cui fanno riferimento, ma andiamo sulla fiducia. Il parere è favorevole anche sull'emendamento 1.613 della Commissione e sull'emendamento Ferranti 1.30, mentre sull'emendamento Miotto 1.31 mi rimetto all'Aula. Mi rimetto all'Aula anche sugli emendamenti Amoddio 1.32 e Ferranti 1.33.
  Il parere è favorevole per l'emendamento Bonafede 1.34, mentre sull'emendamento Miotto 1.35 mi rimetto all'Aula. Il parere è favorevole sull'emendamento 1.607 della Commissione e sull'emendamento Bonafede 1.36, mentre sull'emendamento 1.608 della Commissione mi rimetto all'Aula. Il parere è contrario sugli emendamenti Ferranti 1.37 e 1.38, mentre sull'emendamento 1.609 della Commissione mi rimetto all'Aula.
  Sull'emendamento Ermini 1.39 il parere è contrario, mentre è favorevole sull'emendamento 1.610 della Commissione. Il parere è favorevole sugli emendamenti Colletti 1.352, Colletti 1.353 e Colletti 1.354, mentre è contrario sull'emendamento Sannicandro 1.355.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Colletti 1.356, Sarro 1.357 e Colletti 1.358, mentre sull'emendamento Sannicandro 1.359 mi rimetto all'Aula.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Colletti 1.360, Sannicandro 1.362, Sannicandro 1.363 e Colletti 1.365, mentre sull'emendamento Verini 1.366 mi rimetto all'Aula.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Colletti 1.367, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento Verini 1.375. Sull'emendamento Verini 1.376 il parere è invece contrario, parere contrario anche sugli identici emendamenti Vignali 1.369, Dambruoso 1.370, Giorgio Piccolo 1.371, Squeri 1.372 e Sannicandro 1.350.
  Il parere è contrario anche sull'emendamento 1.600 della Commissione; parere contrario anche sull'emendamento Baruffi 1.378 e sugli identici emendamenti Vignali 1.373 e Squeri 1.377.
  Parere contrario sull'emendamento Damiano 1.374, mentre sull'emendamento Gnecchi 1.379 mi rimetto all'Aula. Sugli Pag. 47emendamenti Colletti 1.380, Colletti 1.383, Colletti 1.384, Colletti 1.385 e Colletti 1.386 il parere è favorevole.
  Sull'emendamento Sannicandro 1.387 il parere è favorevole, mentre sull'emendamento Sannicandro 1.389 il parere è contrario. Il parere è favorevole sull'emendamento Colletti 1.390, mentre è contrario sull'emendamento 1.603 della Commissione.
  Il parere è favorevole invece sugli identici emendamenti Colletti 1.396, Sarro 1.397 e Sannicandro 1.398, così come è favorevole sull'emendamento Colletti 1.399 e sugli emendamenti Colletti 1.400, Colletti 1.402 e Colletti 1.403, mentre sull'emendamento Baldassarre 1.404 mi rimetto all'Aula.
  Mi rimetto all'Aula anche sull'emendamento Verini 1.405. Il parere è favorevole sull'emendamento Colletti 1.406, mentre è contrario sull'emendamento Sannicandro 1.407. Sull'emendamento Colletti 1.409 il parere è favorevole, mentre sugli emendamenti Verini 1.410 e Verini 1.411 mi rimetto all'Aula. Anche sull'emendamento Sarro 1.412 mi rimetto all'Aula, mentre il parere sugli emendamenti Colletti 1.413, Colletti 1.416 e sugli identici emendamenti Colletti 1.418 e Sannicandro 1.417 è favorevole.
  Il parere è favorevole anche sugli emendamenti Bonafede 1.419, Sarro 1.421 e sugli identici emendamenti Colletti 1.423 e Sannicandro 1.424.
  Il parere è favorevole anche sull'emendamento 1.611 della Commissione, mentre sull'emendamento Verini 1.425 mi rimetto all'Aula. Il parere sull'emendamento Verini 1.426 è favorevole, mentre sull'emendamento 1.312 della Commissione il parere è contrario.
  Sull'emendamento Verini 1.427 il parere è favorevole, mentre sull'emendamento 1.500 della Commissione Bilancio, ex articolo 86 del Regolamento, mi rimetto all'Aula.
  Il parere sull'emendamento Colletti 1.430 è favorevole, mentre sull'emendamento Sarro 1.431 mi rimetto all'Aula. Mi rimetto all'Aula anche sull'emendamento Verini 1.432, mentre il parere sull'emendamento Sarro 1.433 è favorevole, così come è favorevole sull'emendamento Colletti 1.435. Sull'emendamento Verini 1.436 mi rimetto all'Aula, mentre il parere è favorevole sugli identici emendamenti Sarro 1.437, Sannicandro 1.438 e Colletti 1.439. Il parere è favorevole anche sull'emendamento Colletti 1.440, mentre è contrario sull'emendamento Sannicandro 1.443. Il parere sull'emendamento 1.615 della Commissione è favorevole.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti 1.501 e 1.502, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento. Mi rimetto all'Aula quanto all'articolo aggiuntivo Molteni 1.01, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Colletti 1.02, 1.04 e 1.07.
  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 1.614 della Commissione il parere è contrario, mentre sull'emendamento 1.606 sempre della Commissione è favorevole, anche se nella mia copia del fascicolo non si leggono le lettere a cui fanno riferimento, ma andiamo sulla fiducia. Il parere è favorevole anche sull'emendamento 1.613 della Commissione e sull'emendamento Ferranti 1.30, mentre sull'emendamento Miotto 1.31 mi rimetto all'Aula. Mi rimetto all'Aula anche sugli emendamenti Amoddio 1.32 e Ferranti 1.33.
  Il parere è favorevole per l'emendamento Bonafede 1.34, mentre sull'emendamento Miotto 1.35 mi rimetto all'Aula. Il parere è favorevole sull'emendamento 1.607 della Commissione e sull'emendamento Bonafede 1.36, mentre sull'emendamento 1.608 della Commissione mi rimetto all'Aula. Il parere è contrario sugli emendamenti Ferranti 1.37 e 1.38, mentre sull'emendamento 1.609 della Commissione mi rimetto all'Aula.
  Sull'emendamento Ermini 1.39 il parere è contrario, mentre è favorevole sull'emendamento 1.610 della Commissione. Il parere è favorevole sugli emendamenti Colletti 1.352, Colletti 1.353 e Colletti 1.354, mentre è contrario sull'emendamento Sannicandro 1.355.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Colletti 1.356, Sarro 1.357 e Colletti 1.358, mentre sull'emendamento Sannicandro 1.359 mi rimetto all'Aula.
  Il parere è favorevole sugli emendamenti Colletti 1.360, Sannicandro 1.362, Sannicandro 1.363 e Colletti 1.365, mentre sull'emendamento Verini 1.366 mi rimetto all'Aula.
  Il parere è favorevole sull'emendamento Colletti 1.367, mentre mi rimetto all'Aula sull'emendamento Verini 1.375. Sull'emendamento Verini 1.376 il parere è invece contrario, parere contrario anche sugli identici emendamenti Vignali 1.369, Dambruoso 1.370, Giorgio Piccolo 1.371, Squeri 1.372 e Sannicandro 1.350.
  Il parere è contrario anche sull'emendamento 1.600 della Commissione; parere contrario anche sull'emendamento Baruffi 1.378 e sugli identici emendamenti Vignali 1.373 e Squeri 1.377.
  Parere contrario sull'emendamento Damiano 1.374, mentre sull'emendamento Gnecchi 1.379 mi rimetto all'Aula. Sugli Pag. 47emendamenti Colletti 1.380, Colletti 1.383, Colletti 1.384, Colletti 1.385 e Colletti 1.386 il parere è favorevole.
  Sull'emendamento Sannicandro 1.387 il parere è favorevole, mentre sull'emendamento Sannicandro 1.389 il parere è contrario. Il parere è favorevole sull'emendamento Colletti 1.390, mentre è contrario sull'emendamento 1.603 della Commissione.
  Il parere è favorevole invece sugli identici emendamenti Colletti 1.396, Sarro 1.397 e Sannicandro 1.398, così come è favorevole sull'emendamento Colletti 1.399 e sugli emendamenti Colletti 1.400, Colletti 1.402 e Colletti 1.403, mentre sull'emendamento Baldassarre 1.404 mi rimetto all'Aula.
  Mi rimetto all'Aula anche sull'emendamento Verini 1.405. Il parere è favorevole sull'emendamento Colletti 1.406, mentre è contrario sull'emendamento Sannicandro 1.407. Sull'emendamento Colletti 1.409 il parere è favorevole, mentre sugli emendamenti Verini 1.410 e Verini 1.411 mi rimetto all'Aula. Anche sull'emendamento Sarro 1.412 mi rimetto all'Aula, mentre il parere sugli emendamenti Colletti 1.413, Colletti 1.416 e sugli identici emendamenti Colletti 1.418 e Sannicandro 1.417 è favorevole.
  Il parere è favorevole anche sugli emendamenti Bonafede 1.419, Sarro 1.421 e sugli identici emendamenti Colletti 1.423 e Sannicandro 1.424.
  Il parere è favorevole anche sull'emendamento 1.611 della Commissione, mentre sull'emendamento Verini 1.425 mi rimetto all'Aula. Il parere sull'emendamento Verini 1.426 è favorevole, mentre sull'emendamento 1.612 della Commissione il parere è contrario.
  Sull'emendamento Verini 1.427 il parere è favorevole, mentre sull'emendamento 1.500 della Commissione Bilancio, ex articolo 86 del Regolamento, mi rimetto all'Aula.
  Il parere sull'emendamento Colletti 1.430 è favorevole, mentre sull'emendamento Sarro 1.431 mi rimetto all'Aula. Mi rimetto all'Aula anche sull'emendamento Verini 1.432, mentre il parere sull'emendamento Sarro 1.433 è favorevole, così come è favorevole sull'emendamento Colletti 1.435. Sull'emendamento Verini 1.436 mi rimetto all'Aula, mentre il parere è favorevole sugli identici emendamenti Sarro 1.437, Sannicandro 1.438 e Colletti 1.439. Il parere è favorevole anche sull'emendamento Colletti 1.440, mentre è contrario sull'emendamento Sannicandro 1.443. Il parere sull'emendamento 1.615 della Commissione è favorevole.
  Esprimo parere contrario sugli emendamenti 1.501 e 1.502, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento. Mi rimetto all'Aula quanto all'articolo aggiuntivo Molteni 1.01, mentre esprimo parere favorevole sugli emendamenti Colletti 1.02, 1.04 e 1.07.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, cominciamo l'analisi di questo provvedimento, che viene chiamato per meri fini mediatici «riforma del processo civile». Si tratta in realtà di una norma che rappresenta proprio questa legislatura, il modo di fare le leggi del Governo Renzi e del Partito Democratico in particolare in questa legislatura. Come è fatta questa legge ? È fatta in maniera tale da poter essere venduta ai media in modo tale che il Presidente del Consiglio – magari stasera, tra un incontro diplomatico e l'altro, tra i suoi vari impegni da Presidente del Consiglio – abbia tempo di scrivere un tweet e dire: oggi finalmente abbiamo iniziato la riforma del processo civile. In realtà non c’è niente, in realtà non cambierà niente, in realtà questa legge è la solita congerie Pag. 48disordinata di follie che servono semplicemente a creare un po’ più di caos nei tribunali, da un lato; dall'altro lato impedisce l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini italiani.
  Il pensiero del Partito Democratico e del Governo Renzi sulla giustizia qual è ? I processi durano troppo, c’è il sovraffollamento delle cause: che facciamo ? Impediamo ai cittadini di andare in tribunale ! Questo è il tipo di approccio che ha il Governo rispetto alla possibilità, rispetto al diritto costituzionalmente garantito dei cittadini di poter chiedere giustizia in un'aula di tribunale ! Siete troppi in tribunale, non ci dovete andare. E perché questo ? Perché venga garantito che in tribunale possano andarci soltanto i privilegiati, possano andarci soltanto i soggetti forti, possano andarci soltanto – per esempio – le banche, che tra l'altro guidano anche il Governo nella scrittura di queste follie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Allora, per avere un'idea, cosa accade ? Come lei saprà, Presidente, poco tempo fa è stata riscritta la geografia giudiziaria in Italia: sono state per esempio soppresse tutte le sezioni distaccate; in questo modo i cittadini hanno perso un presidio di giustizia vicino a loro: i cittadini sono costretti a quel punto ad andare nel tribunale che magari è in una città vicina. Ora il Governo non poteva riscrivere la geografia giudiziaria; e cosa fa ? Decide di prendere il tribunale delle imprese, ampliarne la competenza anche alle società semplici: pensiamo alla piccola e media impresa, che ancora una volta viene tartassata da questo Governo. Questi soggetti, che sono soggetti economici importanti; non sono importanti soltanto le banche perché guidano le file dei burattini del Governo, sono importanti per il MoVimento 5 Stelle i piccoli e medi imprenditori, che non avranno più il tribunale nemmeno nella città vicina, dovranno andare nel capoluogo di regione, perché il tribunale delle imprese ha sede soltanto nel capoluogo di regione.
  Cosa fa allora questo emendamento ? Questo emendamento fa sì, Presidente, che il tribunale delle imprese, se proprio deve essere incardinato, se proprio si deve portare avanti questo progetto di avere un tribunale delle imprese che abbia specializzazioni rispetto alle materie delle imprese, allora quel che noi diciamo alla maggioranza è: garantite che ce ne sia uno per ogni tribunale. È molto semplice, Presidente: qui c’è una forza di opposizione che non concorda sul progetto che hanno messo in atto il Governo e la maggioranza; però, pur non concordando, chiede almeno: cercate di migliorare la norma e di garantire che tutte le imprese abbiano un tribunale delle imprese all'interno di ogni tribunale, e che non debbano invece recarsi nel capoluogo di regione con conseguenti costi aggiuntivi, e quindi con conseguente impossibilità per un piccolo e medio imprenditore di chiedere giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, innanzitutto esprimo il voto favorevole da parte del gruppo della Lega sull'emendamento Bonafede 1.2: condividiamo la necessità, proprio per le opportune motivazioni che sono state formulate nella parte conclusiva dell'intervento da parte del collega, di prevedere il tribunale delle imprese evidentemente laddove le imprese ci sono, e non unicamente nei capoluoghi di regione. Ovviamente ci sono alcuni territori, Presidente, che hanno una vocazione economica particolarmente accentuata, e proprio a seguito della riforma dell'ordinamento delle circoscrizioni giudiziarie molti territori si sono visti tolto il proprio tribunale, soprattutto territori che avevano una particolare vocazione economica, con una conflittualità legata all'attività economica medesima particolarmente accentuata: abolendo il tribunale di territorio, e in modo particolare le sedi distaccate, le difficoltà e i costi per le aziende medesime sono aumentate.
  Credo però che sia opportuno e necessario svolgere alcune considerazioni di Pag. 49carattere generale su questo provvedimento, annunciato come la grande riforma del processo civile. Questa riforma venne annunciata in una famosa conferenza stampa, da parte del Presidente del Consiglio e del Ministro della giustizia, il 30 giugno 2014; siamo a marzo 2016, e questo disegno di legge prende oggi avvio. È un disegno di legge che dovrà ovviamente essere approvato dal Parlamento, dalla Camera, dal Senato; presumo che dopo l'approvazione da parte della Camera, il Senato ovviamente vorrà, come spesso, come sempre è capitato, rimodellare il lavoro attuato dall'altra Camera: il testo probabilmente verrà modificato e tornerà qua.
  È un disegno di legge delega, e sotto molti punti di vista si parla di una delega in bianco, con una carta bianca che viene sostanzialmente attribuita al Governo per disciplinare aspetti fondamentali: adesso parliamo del tribunale delle imprese, successivamente parleremo di una grande, di una vera e propria rivoluzione, che è la cancellazione del tribunale dei minori, con la sostituzione di esso da parte del tribunale della famiglia, e su quel punto noi faremo delle osservazioni. Riteniamo che siano temi davvero importanti, i temi che riguardano il processo civile: spesso e volentieri il Parlamento è stato chiamato a discutere di processo penale, mai di processo civile, ben sapendo che le difficoltà, i problemi, i costi legati all'inefficienza del processo civile nel nostro Paese sono tali da rappresentare un vero e proprio disincentivo anche agli investimenti economici, se è vero come è vero che l'eccessiva lungaggine e l'irragionevole durata dei processi civili nel nostro Paese sono un evidente disincentivo agli investimenti che costa circa un punto di PIL. E, vista la magra crescita che oggi tocca il nostro Paese, un punto di PIL è assolutamente fondamentale per il rilancio e la crescita economica del nostro Paese. Ci saremmo aspettati che il dibattito sulla riforma o sulla pseudoriforma del processo civile venisse fatto in modo diverso, non certamente dando delle deleghe con dei decreti legislativi che dovranno essere attuati entro diciotto mesi. Presidente, il problema è che oggi il processo civile in Italia sta morendo, è un malato grave, e non possiamo pensare di guarire questo grave malato con una proposta di legge che entrerà in vigore tra due anni, molto probabilmente quando ci sarà un altro Governo, perché da qui ai prossimi due anni aumenterà il numero dei processi, aumenterà il numero dell'arretrato.
  Oggi abbiamo qualcosa come 5 milioni, qualche migliaio in meno, di processi civili arretrati. Mi verrà detto e successivamente verrà detto che nel 2009 erano 6 milioni, è diminuito di un milione. Però, voglio ricordare che oggi lo smaltimento di questo milione è avvenuto in un solo modo: non attraverso il miglioramento e la velocità, l'accelerazione, la speditezza, l'eccellenza e l'efficacia del processo civile nel nostro Paese, ma attraverso un'unica misura, che è quella di aver aumentato in modo esponenziale il costo di accesso alla giustizia da parte dei cittadini.
  L'aumento del contributo unificato in maniera esponenziale è stato l'unico deterrente e strumento che, in questi quattro anni, chi ha governato il Paese, ovvero la sinistra, ha saputo ipotizzare e formulare per poter deflazionare il carico giudiziario civile del nostro Paese. Presidente, concludo annunciando il voto favorevole da parte del gruppo della Lega a un emendamento giusto e di buonsenso rispetto ad una proposta, quella del tribunale delle imprese, che rischia di rendere molto più caotico il funzionamento giudiziario del nostro sistema, in modo particolare a danno dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà. Prego i colleghi al Comitato dei nove di dare un po’ di ordine ai nostri lavori.
  Prima di dare la parola – non me ne vorrà l'onorevole Sannicandro – salutiamo studenti e insegnanti del liceo linguistico «De Sanctis» di Trani, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Prego, onorevole Sannicandro.

Pag. 50

  ARCANGELO SANNICANDRO. Inviterei i colleghi a non partecipare all'ordalia propagandistica del Governo, parlando anche loro di riforma del processo civile. Per fortuna, non lo dice neanche il titolo di questo disegno di legge: delega al Governo per alcune modifiche al codice di procedura civile, perché di questo si tratta. Ora, io mi riservo, fra poco, di intervenire sull'ispirazione generale e su quanto ha fatto la Commissione per dare un contenuto a ciò che contenuto non aveva.
  Mi limito all'emendamento: questo emendamento noi non lo possiamo approvare, e vi dico perché. Che cosa propongono i colleghi ? Di istituire il tribunale delle imprese in ogni tribunale. Innanzitutto, rilevo una cosa: il tribunale delle imprese è stato istituito nel 2012, e questo già la dice lunga. Noi, a distanza di quattro anni, stiamo rimaneggiando ancora la stessa materia. Questo è un modo caratteristico degli ultimi tempi di legiferare. Il tribunale delle imprese intanto funziona e rende giustizia in tempi brevi perché ha delle competenze ben circoscritte e accentrate in un numero ridotto di tribunali, praticamente uno ogni regione.
  Ora, gli auditi, cioè praticamente le persone che noi abbiamo ascoltato, magistrati, giuristi, consulenti del Ministero, che cosa hanno detto ? Badate, non allargate troppo le competenze, perché, se allarghiamo troppo le competenze, arriveremo, infine, a distruggere anche questo tipo di tribunale. E hanno rilevato, in ordine alle competenze che vengono trasferite dal tribunale ordinario al tribunale delle imprese, che non si giustifica che questo trasferimento avvenga. Faccio un esempio per tutti: le controversie in materia di contratti pubblici di lavori, servizi o forniture rientranti nella giurisdizione del giudice ordinario.
  Ora, fino a questo momento la competenza sugli appalti per opere pubbliche era limitata agli appalti che superano la soglia comunitaria; qui, invece, si estende la competenza del tribunale delle imprese a qualunque tipo di appalto, quindi anche a quelli che vincono le piccole imprese. Tant’è vero che poi c’è un emendamento, tra l'altro del collega Colletti, che, giustamente, dice: noi non possiamo trattare alla stessa maniera la grande e la piccola impresa. Infatti, vi è un emendamento successivo, e su quello noi voteremo a favore, in cui si propone la riduzione, credo, alla metà, se non ricordo male, del contributo unificato per le piccole imprese, per gli artigiani e via discorrendo.
  Ora, il tribunale per le imprese ha una competenza specifica, ripeto, che attiene alle società, al lavoro industriale. C’è un'altra aporia in questo testo: per esempio, l'inserimento – in questo caso dovuto, credo, proprio ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – delle azioni di classe a tutela dei consumatori. È stato, secondo me, un errore prevedere l'inserimento di questo tipo di azioni nella competenza del tribunale per le imprese, perché è evidente che le azioni di classe non attengono alla materia societaria, ma possono derivare da fenomeni di vario tipo, non so, da fenomeni di massa, come può essere, che so, la vacanza rovinata, in materia bancaria, in materia di intermediazione finanziaria.
  Quindi, andremmo, in un certo senso, non verso una specializzazione, ma si potrebbe arrivare anche ad una despecializzazione. Queste preoccupazioni sono state espresse da molteplici giuristi, da numerosi giuristi che sono stati da noi ascoltati. Quindi, direi di essere prudenti e non trattare questa materia con approssimazione del tipo «un ospedale – si diceva una volta – sotto ogni campanile», un tribunale sotto ogni campanile. Non si può procedere certamente in questa maniera, e quindi, su questo emendamento, a differenza dell'altro, noi votiamo contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, anche noi esprimiamo una forte preoccupazione per questa proposta di delega al Governo, non soltanto per il contenuto, ma, onestamente, anche per la genericità dei principi e criteri direttivi; quindi, voteremo Pag. 51favorevolmente all'emendamento. Onestamente, siamo molto sorpresi: il Governo aveva iniziato in maniera positiva, con una serie non di riforme, perché «riforma» è una parola importante, ma una serie di piccole modifiche in materia di giustizia, anche di giustizia civile, ma adesso c’è uno scivolamento verso le politiche più tipicamente renziane, cioè quelle che vanno a favore delle banche, delle assicurazioni, a favore dei grandi creditori, dei grandi gruppi dei creditori, a favore dei più forti, a favore dei poteri finanziari.
  L'idea che una giustizia civile sia sempre più privatizzata, sia sempre più intimidatoria nei confronti dei più deboli, di coloro che non si possono permettere grandi rischi, di perdere cause, quindi di avere condanne pesanti aggiuntive rispetto a quelle che onestamente il codice civile, fatto in ben altra epoca, quando le riforme venivano affrontate da fior di giuristi, aveva identificato nel concetto di lite temeraria.
  Oggi, invece, si riforma in maniera drastica il senso del processo civile, del rito di primo grado, introducendo una sostanziale giustizia sommaria, come voi stessi l'avete definita, parlando, appunto, di rito sommario che diventa il rito ordinario. Sostanzialmente, si interviene a gamba tesa, in maniera complessa, sul concetto più ampio del diritto, da un lato, di famiglia, da un lato, dei minori, da un lato, complessivamente, dei diritti delle persone. Considerando anche quello che avete fatto al Senato, siamo sempre preoccupati quando diamo a un Governo una delega così vaga.
  Ma d'altro canto, poiché questa delega verrà esercitata, come al solito, in tempi biblici, da questo punto di vista siamo un po’ più tranquilli, siamo anche convinti che non sarete voi ad esercitare questa delega. Rimane in questo caso una forte opposizione rispetto ad uno scivolamento di una giustizia che non è resa né più efficiente né più specializzata, soprattutto, perché, come al solito, le grandi riforme annunciate, strombazzate dal Governo Renzi si fanno sempre a costo zero. Oppure, come diciamo noi: a costo delle tasche dei cittadini, creando una confusione maggiore, peraltro contro la maggior parte degli operatori che si sono espressi, nella migliore delle ipotesi, con grande perplessità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Presidente, il sottosegretario Ferri conosce benissimo le motivazioni che hanno portato il Governo ad ampliare le materie del tribunale delle imprese; non sono motivazioni che riguardano la volontà di accelerare i processi, di questo sinceramente al Governo non gliene importa proprio nulla, ma è una questione totalmente di pecunia. Perché, in realtà, davanti al tribunale delle imprese, anzi alle sezioni specializzate, le cause costano il 100 per cento in più rispetto a quello che costano davanti al tribunale ordinario. E quindi, qualora dovessero passare i decreti legislativi, una società o un socio che magari prima pagava 1000 euro per chiedere giustizia, d'ora in poi pagherà 2000 euro per chiedere giustizia. Quindi, in un momento solo il Governo ha aumentato del 100 per cento la tassazione a carico dei cittadini italiani. E questo è un bellissimo modo per coinvolgere le imprese a fare utile oppure a fare gli imprenditori; questo è un ottimo modo, invece, per togliere le persone che vogliono fare impresa dal circuito economico, favorendo ovviamente le imprese che vogliono fare impresa ad andare all'estero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente; è palese che questa situazione che ci troviamo ad affrontare oggi, e anche l'emendamento del collega Bonafede, derivino dal dramma giudiziario portato dalla chiusura dei tribunali voluta dal Partito Democratico. Questa chiusura – di Pag. 52cui anche il Governo si rende conto essere stata fallimentare – ha portato danni ai nostri cittadini e alle nostre imprese. Adesso cosa fanno ? Cercano di spostare delle competenze sul tribunale delle imprese perché i tribunali rimasti non ce la fanno. Questo emendamento cosa va a fare ? Semplicemente, cercando di dare un miglior servizio alle piccole e medie imprese presenti sul territorio – in quanto soltanto il capoluogo di regione, come veniva ricordato negli interventi precedenti, ha il tribunale delle imprese – cerca di ritornare a dare quell'esigenza di giustizia che i cittadini e le imprese chiedono. Semplicemente è una cosa di buonsenso dopo i drammi causati dalla riforma dei tribunali votata dal Partito Democratico con la chiusura dei tribunali e di servizi per i cittadini.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Pes, Ravetto, Moscatt, Schullian, Spadoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  413   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no  275).    

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, vedo che anche in questo ramo del Parlamento la componente del gruppo Misto che fa capo al Senatore Verdini ormai è totalmente dentro la maggioranza.
  Se succedono questi fatti, che sono fatti di rilevanza parlamentare, il Presidente del Consiglio deve andare dal Presidente della Repubblica a comunicare che c’è una maggioranza differente all'interno di quest'Aula. Non è possibile che facendo finta di niente, qualcuno esca, qualcuno entri, ma la fiducia non si richieda. Noi chiediamo formalmente che anche la Presidenza della Camera faccia presente al Presidente del Consiglio dei ministri che deve riandare dal Presidente della Repubblica a comunicare che la maggioranza non è più quella con cui al Presidente del Consiglio è stata affidata la fiducia al momento dell'insediamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ovviamente, questo non si può, però, desumere da un singolo voto su un provvedimento. L'ingresso formale in una maggioranza tutt'al più è delimitato dalla votazione formale di un voto di fiducia, non di un singolo voto su cui è opportuno...

  IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa, però ?

  IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, semplicemente per ringraziarla perché ha detto lei quello che dovevo dire io.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 1.3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. Mi permetta di sottolineare che, in realtà, il fatto che il gruppo di Verdini, chiamiamolo così, sia nella maggioranza non è su un singolo provvedimento, caso mai dovremmo andare a cercare i singoli provvedimenti in cui Verdini non è d'accordo Pag. 53con Renzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa precisazione mi sembra anche doverosa.

  PRESIDENTE. Va bene.

  ALFONSO BONAFEDE. Per quanto riguarda l'emendamento, parliamo di questa norma... ecco, Presidente, per spiegare bene di che cosa stiamo parlando, vorrei rivolgermi, attraverso lei, ai piccoli e medi imprenditori i quali, a un certo punto, si ritroveranno il Presidente del Consiglio Renzi che gli dirà: abbiamo fatto la riforma del processo civile, abbiamo il tribunale delle imprese, basta con processi che durano tantissimo, i processi d'ora in poi dureranno poco, stiamo facendo questo in favore dell'impresa. Ecco, in quello stesso momento, i piccoli e medi imprenditori devono sapere che la manina del Governo sta entrando nelle loro tasche per prendergli un po’ di soldi, proprio in quello stesso momento, Presidente, perché ? A parte che questa è ormai una prassi, in questa legislatura e da parte di questo Governo, c’è anche la scusa di mettere un tribunale per le imprese in ogni regione; quindi, il piccolo e medio imprenditore che sta nella periferia dovrà recarsi per far valere i propri diritti, non più nel tribunale della sua città o in quella vicina, ma dovrà andare nel capoluogo di regione e, guarda caso, nel momento in cui si obbliga quel piccolo o medio imprenditore a rivolgersi al tribunale delle imprese gli si fa pagare il doppio del contributo unificato che pagava fino adesso. Quindi, come al solito, attraverso norme che sono di facciata, il Governo mette le mani nelle tasche dei cittadini, nelle tasche dei cittadini più deboli, per poi tassarli in maniera occulta. Ora io faccio un appello alla maggioranza: vogliamo istituire il tribunale delle imprese che dovrebbe servire per garantire maggiore competenza dei giudici nei confronti delle controversie che riguardano le imprese ? Si può anche fare; noi possiamo anche essere d'accordo, pur non condividendo in tanti punti, ma la linea generale potrebbe anche essere auspicabile. Tuttavia, Presidente, fare questa cosa, costringendo tutti i cittadini a rivolgersi ad un tribunale – quindi, limitare il numero dei tribunali – e a pagare il doppio di quello che pagavano fino ad ora, vuol dire diniego di giustizia nei confronti dei cittadini e, in questo caso, nei confronti dei piccoli e medi imprenditori. Io chiedo al Governo, nella persona qui presente del sottosegretario Cosimo Maria Ferri – tra l'altro l'ultimo sottosegretario rimasto ad avere un minimo di competenza in termini di giustizia all'interno del Ministero della giustizia – visto che è presente, di spiegarci perché questo emendamento non può essere accolto. Non comporta nessun onere aggiuntivo perché questi piccoli e medi imprenditori fino ad ora pagavano una cifra, adesso, invece, gli viene chiesto di pagare il doppio.
  Chiedo a qualcuno, nella maggioranza, di giustificare la bocciatura rispetto a un emendamento che è evidentemente di buonsenso, che non entra nel merito della scelta in termini di strategia in materia di giustizia ma che chiede semplicemente di non vessare i cittadini più deboli con altre tasse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole da parte del gruppo dalla Lega Nord a questo emendamento, che sostanzialmente chiede una sorta di incentivo rispetto al pagamento del contributo unificato per coloro i quali, imprenditori e non, avranno accesso al tribunale delle imprese. Giustamente il collega Sannicandro prima diceva, tassativamente, di non chiamare riforma questa delega al Governo – e condivido –, anche se nelle intenzioni del Governo questa vorrebbe essere una riforma organica per mettere probabilmente ordine al caos che è stato creato in questi anni con delle mini-riforme al codice di procedura civile che non hanno né semplificato né reso più veloce e più spedito il corso del processo civile, ma probabilmente Pag. 54l'hanno notevolmente complicato. Ebbene, in merito al tribunale delle imprese, anche alla luce di questa delega, che attribuisce al medesimo nuove e diverse competenze rispetto a quelle che erano state attribuite nel disegno originale, relativo all'istituzione del tribunale stesso, credo che – proprio per venire incontro alle esigenze di quegli imprenditori e di quei cittadini che dovranno rivolgersi a questo tribunale, che avrà sede presso ogni singola regione, quindi con degli aggravi di costi proprio per accedere ad una struttura che è ben diversa rispetto a quella che prima era territoriale – prevedere una diminuzione, una riduzione del contributo unificato, che oggi è stata l'unica forma di deterrenza all'accesso alla giustizia da parte dei cittadini, penalizzando ovviamente le fasce più deboli, sia una misura assolutamente di buonsenso, che in una delega talmente generale, talmente vaga, una delega appunto in bianco data al Governo può essere un paletto importante e un segno di attenzione da parte di quest'Aula, Presidente, nei confronti di una categoria, di un mondo, quello economico, del mondo produttivo, che oggi risulta particolarmente vessato e particolarmente penalizzato da questo Governo e dalla sinistra in modo particolare. Voglio ricordare – e questo emendamento mi consente di fare una riflessione su ciò; lo ripeto, l'ho detto prima ma lo ripeto ancora oggi, affinché sia chiaro – che se oggi abbiamo avuto un calo del contenzioso, in modo particolare un calo dell'arretrato civile, questo lo dobbiamo unicamente non a misure di natura deflattive introdotte all'interno del processo – lo vedremo poi successivamente, quando parleremo magari della negoziazione assistita o di tutte quelle procedure di degiurisdizionalizzazione che non hanno assolutamente prodotto gli effetti sperati – ma il minimo calo del contenzioso è legato unicamente all'aumento consistente e considerevole dei costi di accesso alla giustizia, mannaia gravata sulla testa dei cittadini. Questo non lo dice la Lega, o meglio non lo dice solo la Lega, lo dice anche la relazione illustrativa e di accompagnamento a questo provvedimento, in cui esplicitamente si dice che non vanno infine dimenticati, negli ultimi anni, in funzione di disincentivo e di filtro all'accesso della giustizia civile, i numerosi aumenti del contributo unificato per le iscrizioni a ruolo, interventi che non sembrano aver tuttavia prodotto cali significativi delle pendenze. L'ultimo aumento (più 15 per cento) del contributo unificato nel processo civile è stato introdotto dal citato decreto-legge n. 90 del 2014, Governo Renzi, maggioranza del Partito Democratico. Presidente, proprio perché si sta parlando di processi, che vedono coinvolti milioni di cittadini del nostro Paese, credo che una riflessione da parte del Governo e da parte della maggioranza, rispetto a delle misure vessatorie che sono state calate gravemente sulla testa dei nostri cittadini e sui nostri imprenditori, passa essere fatta.
  Questo emendamento è lo strumento utile e necessario per avviare questa riflessione, salvo che da parte del Governo ci sia la solita, cattiva e malevola intenzione di mettere insistentemente e costantemente le mani nelle tasche dei cittadini, anche nel momento in cui i cittadini chiedono l'applicazione di un principio sacrosanto come è il principio di giustizia attraverso un tribunale.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Presidente, volevo rispondere con una precisazione. Intanto, lo spirito di questo provvedimento è quello di specializzare il giudice, e per specializzarlo è chiaro che devi concentrare le materie. Quindi, la scelta necessaria è quella, per arrivare all'obiettivo della specializzazione, perché penso che tutti si possa concordare che laddove c’è specializzazione la risposta può essere più di qualità e quindi può anche più rapida; quindi, professionalità e specializzazione Pag. 55vanno spesso di pari passo. Questo è uno dei punti, è chiaro che la scelta è di concentrare tutto, per la specializzazione. Altro dato: tribunale delle imprese, andiamo a vedere i dati. Siccome i tribunali delle imprese esistono già, andiamo a vedere come stanno lavorando i tribunali delle imprese. Nell'80 per cento dei casi il tribunale delle imprese decide in un anno. In un anno ! Allora andiamo a vedere i casi, qual è l'impostazione del Governo, recepita e migliorata dalla Commissione, di utilizzare e quindi di far tesoro di questa esperienza dei tribunali delle imprese e quindi di continuare nella specializzazione, allargare le competenze e cercare di dare a quelle imprese, a quelle medie e piccole imprese, o grandi che siano (ma anche a noi interessano le piccole e medie imprese), quei tempi della giustizia che siano tempi decorosi e che consentano a quell'impresa di poter vantare quel credito che ha nei confronti del proprio debitore e quindi di poter riscuotere quel credito e avere un giudice che in un anno – di media, perché questi sono i dati – possa dare questo risultato.
  Quindi, questo è l'obiettivo. Tra l'altro, sulle misure alternative alla giurisdizione, non è vero che il contenzioso diminuisce solo per l'aumento del contributo unificato; ci sono tanti altri provvedimenti che il Governo ha adottato e quelli alternativi alla giurisdizione. Se andiamo a vedere i dati della mediazione, sono positivi, quindi viene utilizzata. Certo, si può fare di più. Il Ministro ha istituito proprio in questi giorni un nuovo tavolo sulla degiurisdizionalizzazione, per continuare in quella strada che già dà dei segni positivi. Poi, la negoziazione assistita – coloro i quali sono intervenuti sono anche autorevoli esponenti del mondo dell'avvocatura –, è un istituto che ha chiesto anche l'avvocatura, che consente, con il verbale della negoziazione assistita, di avere un titolo esecutivo. Quindi, anche questa è una strada che proveniva e che era stata richiesta dall'avvocatura e che sta portando a dei risultati. Ultima annotazione che voglio lasciare e rimettere a voi è quella di andare a vedere in Europa quanto costa il contributo unificato. Andiamo a vedere e vediamo che in Italia è uno dei più bassi, quindi noi siamo sotto la media europea come costo del contributo unificato. Quarto dato che voglio ricordare – è stato già ricordato in discussione sulle linee generali anche dai relatori e dall'onorevole Bazoli e da chi è intervenuto –: questo Governo ha investito 150 milioni di euro quest'anno – l'ha sottolineato anche il Ministro – per quanto riguarda il processo civile telematico. Quindi, stiamo investendo nella giustizia e, se andiamo a vedere le ultime leggi di stabilità, notiamo che nell'ultima sono stati stanziati 150 milioni di euro per modernizzare, per investire nella tecnologia, nel processo civile telematico. Questo provvedimento ha anche delle misure, dal punto di vista processuale, per risolvere quelle criticità, anche procedurali. Continueremo a risolvere, dal punto di vista organizzativo, quelle criticità che ci possono essere dal punto di vista organizzativo, ma il dato è quello di investimenti, di nuova tecnologia di modernizzazione, quindi investimenti e dall'altro leggero aumento del contributo unificato in una materia dove i risultati ci sono. Di fronte alle statistiche, penso che nessuno possa obiettare alcunché.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, evidentemente il sottosegretario Ferri non ha ascoltato la mia domanda e la mia sollecitazione che chiedeva semplicemente: una volta preso atto che ci sarà una maggiore specializzazione per la piccola e media impresa, perché gli state raddoppiando il contributo unificato ? Perché ancora una volta il Governo sta mettendo le mani nelle tasche dei cittadini per tassarli ? Il sottosegretario Ferri non ha completamente risposto, io anzi avevo specificato sottosegretario che lei era l'unico sottosegretario rimasto competente in materia di giustizia, non è che ultimamente ha trascorso troppo tempo con l'altro sottosegretario Migliore (Applausi dei deputati del Pag. 56gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Magari la competenza è diminuita per contagio. Nel frattempo, visto che lei pone degli elementi di valutazione, la smentisco anche sul resto. Lei dice che il tribunale delle imprese funziona bene e ne avete dati statistici, ma rispetto alle vecchie competenze. Le nuove competenze amplieranno la portata delle cause che arriveranno al tribunale delle imprese. Quindi lei non può prendere le vecchie statistiche e applicarle alle nuove giustificando così le nuove anche perché – ribadisco – io ho sottolineato che le nuove competenze, anche se decidiamo di affidargliele, non giustificano che non venga inserito un tribunale delle imprese per ogni tribunale e questo sì che fortificherebbe quello che ha detto lei; non giustifica il raddoppio del contributo unificato. Sul contributo unificato, caro sottosegretario, l'unica risposta che mi ha dato è «andiamo a vedere in Europa quanto costa il contributo unificato», che è chiaramente un modo per non rispondere alla domanda. Quando lei parametrata il trattamento economico in Italia rispetto all'Europa deve prendere in considerazione – ma sto dicendo una cosa che dovrebbe essere scontata – quanto guadagnano nel resto d'Europa. Dovrebbe prendere in considerazione quali servizi hanno nel resto d'Europa. Dovrebbe prendere in considerazione nello specifico quando un cittadino europeo entra in un tribunale nel suo Paese che qualità di giustizia ottiene. Dovrebbe prendere in considerazione che negli altri Paesi un Governo non tassa attraverso l'ISEE le indennità d'accompagnamento alle pensioni di invalidità. Dovrebbe prendere in considerazione, insomma, che negli altri Paesi non c’è il livello di inciviltà che il suo Governo sta portando in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. L'emendamento in questione, mi riferisco a questo, a mio parere non è facilmente comprensibile. L'idea è buona, quella della revisione dell'attuale importo del contributo unificato per l'accesso al tribunale delle imprese prevedendo una sua graduale diminuzione fino alla metà; e fin qua. Ma prosegue: compatibilmente alle esigenze funzionali del tribunale. È incomprensibile come possa un'eventuale riduzione del contributo unificato essere parametrata, condizionata, compatibilmente alle esigenze funzionali del tribunale. È quindi un emendamento illeggibile, a mio parere, e personalmente io voterò contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie Presidente. Intanto ringrazio il sottosegretario perché almeno risponde. Però, detto questo, va detto che non si può raccontare sulla giustizia applicata quello che chi non ha la toga unta e bisunta indosso può credere. Ma chi lavora sa che molte delle cose che ha detto non rispondono esattamente alla verità dei fatti.
  Mediazione, negoziazione assistita, si possono migliorare, ma vanno bene. Il processo telematico ancora non funziona, ma potrebbe funzionare. Il tribunale delle imprese, sottosegretario, ha funzionato fino adesso perché i tribunali, nello smistare le cause al tribunale delle imprese, si sono presi la riserva di un anno, due anni, tre anni. Sono tre anni, due anni, che hanno le cause in pancia per smistarle piano piano al tribunale delle imprese, che poi non facilita la vita alle piccole imprese, perché in Puglia e a Bari, in Toscana e a Firenze, e non so più dalle altre parti, ce n’è uno per regione. Lo sa quello che vuol dire lei uno per regione ? Lo sa quanto costa di più fare una causa in un posto anziché nel posto naturale ? Quindi, in realtà, questo serve per abbassare le spese della giustizia, non per farla funzionare meglio. Allora non prendiamoci in giro, siete, siamo, senza soldi. Si fa un tribunale invece che dieci tribunali, perché ogni Pag. 57tribunale potrebbe avere una sezione specializzata per fare il tribunale delle imprese e tutti sarebbero contenti, come c’è una sezione lavoro.
  Detto questo, io mi limito, sempre da uno che fa questa professione da 46 anni, di dare un minimo consiglio: la vuol far funzionare la giustizia, al di là di tutte queste cose ? Metta l'obbligo di stare in ufficio ai magistrati, perché se lei mette quell'obbligo – siccome ce lo abbiamo anche noi il cartellino non vedo perché non ce lo debbano avere loro – i cancellieri lavorano di più, gli uscieri lavorano di più, tutti gli uffici funzionano meglio. Ma se i giudici si vedono per quelle due ore dell'udienza, al tribunale di Casamicciola non funzionerà mai niente. Così come il presidente del tribunale non può fare il manager, ci vuole un manager vero, perché quella è un'azienda. Sono due provvedimenti semplicissimi, solo che i magistrati questi due provvedimenti non ve li fanno pigliare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

  CARLO SARRO. Presidente, soltanto per dare un contributo alla discussione, poiché anche rispetto al precedente emendamento noi abbiamo dato voto favorevole. Sicuramente all'esigenza di concentrare e specializzare i giudizi, che poi è uno dei principi che ha ispirato questo provvedimento, deve essere coniugata anche l'altra esigenza che è quella dell'accessibilità al servizio giustizia. Accessibilità che è innanzitutto dal punto di vista logistico-funzionale, e su questo vi era l'emendamento precedente sull'articolazione territoriale per quanto riguarda la materia di impresa in ogni tribunale ordinario e sul tema altrettanto delicato e rilevante del contributo unificato che ci vede sicuramente consenzienti e d'accordo. In particolar modo, in ordine anche a qualche rilievo che è stato espresso sulla formulazione dell'emendamento, io credo che la progressiva diminuzione del contributo fino alla riduzione a metà, come scritto nel testo, debba essere valutato e parametrato con quelle che sono le esigenze di funzionalità del tribunale. Ma sicuramente l'indirizzo della diminuzione è un indirizzo ampiamente condivisibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Grazie Presidente. Visto che il sottosegretario ha parlato di vedere quanto costa il contributo unificato negli altri Paesi europei, ebbene in Francia prima del 2011 non si pagava il contributo unificato, nel 2011 la legge francese ha imposto il contributo unificato e si pagava ben 35 euro per il processo di primo grado e addirittura 150 euro per il processo in appello. Siccome in Francia sono un po'più seri che da noi, dopo tre anni hanno abrogato questa legge per cui vi è un'esenzione in Francia. Dico al sottosegretario che secondo uno studio comparativo del 2014, in Svezia e in Finlandia non si paga il contributo unificato, in Irlanda costa 125 euro, in Estonia 16, nella Repubblica Ceca 76, mentre da noi il contributo unificato può arrivare per le cause ordinarie fino a 2500 euro, per le cause davanti al tribunale delle imprese fino a 5000 euro, per le cause invece amministrative fino anche a 8 mila euro. Quindi, è questa la differenza tra noi e gli altri Paesi europei. L'unico Paese dove costa uguale che in Italia è la Germania; peccato che in Germania si guadagna il doppio che da noi. Quindi, magari prima aumentate il reddito disponibile per i cittadini italiani, invece che annacquarlo, e renderli più poveri, e poi magari aumentate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà. Colleghi per favore se possiamo mantenere un volume della voce più basso. Grazie.

  EDMONDO CIRIELLI. Presidente, colleghi, sottosegretario, la verità è che, sebbene Pag. 58vi sia stato un miglioramento con il tribunale per le imprese, la replica, che potrebbe sembrare banale ma purtroppo è reale, è che lo si fa ancora una volta sulle spalle e sulla pelle dei cittadini, sempre quelli più poveri e quelli meno abbienti, perché chiaramente chi detiene il potere economico avrà giocoforza a poter contare, non soltanto su una maggiore capacità di piegare ai propri interessi in maniera pregiudiziale – perché probabilmente, sapendo le cose come vanno, molte persone non arriveranno a fare causa, sapendo anche quello che devono pagare – ma, soprattutto, si finisce col mettere mano ad un sistema di tassazione indiretta, nel senso che si aumentano le tasse per fruire del servizio giustizia. In maniera surrettizia, quindi, a chiacchiere si dice che si vogliono ridurre le tasse e poi, invece, a danno delle imprese, quelle più piccole, che magari andrebbero aiutate, si finisce con innalzare in maniera intollerabile il costo della giustizia, che sarebbe un diritto, magari in cause con aziende più grandi, come spesso capita anche con il sistema dei subappalti.
  Non parliamo del capitolo vergognoso dei ricorsi e del contributo unificato per i tribunali amministrativi, perché quello è proprio il colmo: lo Stato fa prepotenze ai danni dei cittadini e poi li mette in condizione di non poter fare neanche causa, anche quando magari hanno palesemente ragione, perché devono affrontare delle spese legali insostenibili, anche perché è notorio che poi il TAR, anche quando dà ragione alle imprese, non condanna lo Stato al pagamento delle spese. Le gare poi si fanno sempre con soglie di margini di guadagno bassissimi e quindi credo che nella delega di questa riforma si doveva andare in maniera esattamente opposta, ma voi, si sa, state sempre dalla parte dei più forti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

  ROBERTO SIMONETTI. Grazie Presidente. Appare oltremodo inefficace trasferire a questi tribunali delle imprese ulteriori competenze, è chiaro che il sottosegretario Ferri dice che adesso funzionano, funzionano perché hanno delle competenze limitate o con un numero limitato di organico, ma se lei sposta ciò che è di competenza del tribunale ordinario a questi tribunali e l'organico rimane sempre quello, si va ad intasare uno strumento non ancora idoneo ad assorbire tutto questo nuovo lavoro.
  Hanno ragione i colleghi Bianconi e Molteni quando dicono che spostare le pratiche burocratiche e giudiziarie dalla prossimità verso il capoluogo aumenta ovviamente i costi delle imprese. Ed è chiaro che bisognerebbe al massimo ripristinare tutti quei tribunali che voi avete chiuso sui territori per creare efficienza e soprattutto implementare gli organici, perché altrimenti accade come nel tribunale di Biella, dove non esiste neanche più il giudice di pace e non si possono neanche più espellere i clandestini perché questi non ci sono. Voi volete spostare quel poco di organico rimanente nel tribunale ordinario laddove, molto probabilmente, non si riuscirà a risolvere il problema ! O si implementano gli organici o altrimenti questa riforma non sarà che acqua fresca !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Grazie Presidente. Sottosegretario Ferri non parlerò del costo aggiuntivo per coloro che si rivolgono al tribunale delle imprese, però voglio darle atto – sono attore diretto – che un'impresa che gestiva il servizio di nettezza urbana, dopo aver avuto diverse ammende per inadempienze, fatte da vari uffici che le hanno contestato le inadempienze, si è rivolta al tribunale delle imprese. La verità è che in pochissimo tempo, alcuni mesi, abbiamo avuto la sentenza.
  Il tribunale delle imprese ha emesso una sentenza favorevole al comune, ma questa cosa è stata di una velocità incredibile. Io credo che se il cittadino paga e la velocità della sentenza è così immediata, Pag. 59per quanto mi riguarda, lo dico da sindaco, quindi da diretto interessato che ha ricevuto una sentenza favorevole, io credo che le cose vadano bene, perché si paga e si riceve anche la risposto con immediatezza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.3, parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Palese, Giordano, De Lorenzis, Piepoli, Abrignani, Massa..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  412   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato
 156    
    Hanno votato
no  256).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.601 della Commissione.
  Ha chiesto di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, poiché è stato presentato un subemendamento chiedo l'accantonamento dell'emendamento.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Chiedo, innanzitutto, se è possibile avere i subemendamenti numerati anche come relatore di minoranza, e poi visto che l'emendamento aggiunge una «e» comparativa, quindi io non oso immaginare quale sia il contenuto di un subemendamento se non togliere una «e» o una comparativa, però vorrei capire le motivazioni dell'accantonamento da parte del relatore di maggioranza, così da comprendere meglio anche il comportamento da tenere in Aula.

  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, adesso il subemendamento le arriva, in ogni caso dal punto di vista tecnico è impossibile andare avanti su un subemendamento su cui non si è espresso né il Comitato dei nove né la Commissione Bilancio, quindi o si sospende, con tutte le conseguenze del caso, oppure lo si accantona.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dambruoso 1.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Solo per dire che lo ritiro, con l'auspicio di poterlo trasformare in un ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il gruppo della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini fa proprio l'emendamento Dambruoso 1.4 e, a questo punto, lo poniamo comunque in votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dambruoso 1.4 fatto proprio dal gruppo Lega Nord, parere contrario di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Latronico, Sibilia, Paolo Russo, Caso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  422   
   Votanti  409   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  323).    

Pag. 60

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.5, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Nicchi, Boccia, Palma, Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  421   
   Votanti  407   
   Astenuti   14   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
  95    
    Hanno votato
no  312).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dambruoso 1.7, su cui c’è il parere favorevole di Commissione e Governo, nonché del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Ravetto, Abrignani, Tidei, Del Grosso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  424   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato
 401    
    Hanno votato
no   23).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.8, con il parere contrario di Commissione e Governo, nonché del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Ravetto, Abrignani, Piepoli, Duranti, Gagnarli, Pannarale, Alberti, Gallinella...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  429   
   Votanti  427   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
  35    
    Hanno votato
no  392).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 1.11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, passiamo adesso, con questo emendamento, alla parte di questa legge folle che riguarda il cosiddetto tribunale per la famiglia. Siccome non ci fidiamo, noi presentiamo questo emendamento per evitare quello che succede sul tribunale delle imprese. La norma cosa dice ? Dice che vengono istituiti i tribunali della famiglia presso i tribunali ordinari e presso le corti d'appello e sezioni distaccate delle corti d'appello circondariali, distrettuali, eccetera eccetera.
  Alla luce della formulazione generica, alla luce del fatto che non ci fidiamo in particolar modo del Governo che poi attuerà questa delega, noi chiediamo di specificare (e se il Partito Democratico fosse in buona fede accetterebbe la nostra proposta) che vi sia un tribunale della famiglia presso ciascun tribunale ordinario e ciascuna corte d'appello. Se il riferimento a tutti i tribunali, presso i tribunali e presso le corti d'appello, vuole dire che in ciascun tribunale vi sarà un tribunale della famiglia, non ci dovrebbe essere nessun problema ad accogliere questo emendamento ! D'altronde il Partito Democratico si renderà conto che, rispetto a questioni relative alla famiglia, non possiamo avere dubbi sul fatto che in ogni tribunale dovrà esserci un tribunale della famiglia. Chiedo allora semplicemente di Pag. 61accogliere l'emendamento, che non cambia niente della sostanza specifica, del contenuto della norma voluta dal Partito Democratico con la stessa strategia in materia di giustizia, ed evita semplicemente che il Governo possa agire in maniera differente sulla base di una norma che potrebbe apparire generica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Presidente, lo stesso onorevole Bonafede rappresenta come il suo emendamento sia sostanzialmente superfluo, perché già il testo che è in Aula è chiarissimo: istituire presso i tribunali ordinari, che sono nei circondari, e presso le corti d'appello, che sono distrettuali, e non solo, presso ogni sezione distaccata di corte d'appello le sezioni della famiglia circondariali e distrettuali, della famiglia e dei minori. Quindi, il testo è già chiarissimo ! Il suo emendamento, che già riconosce essere ultroneo... Perché non si fida dell'attuazione, ma in realtà l'italiano è uno, la lingua italiana ha un significato univoco ! Quindi il testo è già così, ed ecco perché il suo emendamento è completamente inutile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, mi ha anticipato la presidente Ferranti: noi seguiamo sempre la regola, già richiamata altre volte, che bisogna togliere il troppo e il vano quando si scrivono le leggi, e dove c’è il troppo e il vano bisogna eliminarlo. Non è un'espressione generica, è un'espressione precisa: «presso i tribunali ordinari» non è generica, bensì il plurale di «presso il tribunale ordinario».

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Presidente, condivido in pieno l'emendamento presentato dal collega Bonafede; e per ciò che attiene la giustificazione data dalla presidente Ferranti, si tratta di una contraddizione in termini, perché, da un lato, specificate che il testo è quello, dall'altro, però, vi sono altri provvedimenti che dovrebbero pure dare attuazione ad una nuova geografia giudiziaria. Giustamente, quindi, come diceva Bonafede, siccome non ci si fida, perché su di un provvedimento del genere non doveva mai essere consentito di andare per delega al Governo, noi riteniamo che la specificazione vada espressa: per rassicurare tutta la popolazione, tutte le persone che hanno la necessità, che sostanzialmente possano poi essere garantiti dalla presenza di ciò che si richiede, nei tribunali e nelle sezioni distaccate di corte d'appello.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.11, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Abrignani, Furnari, Pilozzi, Roccella, L'Abbate, De Maria...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  432   
   Votanti  427   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 136    
    Hanno votato
no  291).    

  (La deputata Albanella ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

Pag. 62

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.12.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente intervengo per preannunciare il voto favorevole da parte del gruppo della Lega su questo emendamento; ma intervengo soprattutto perché è arrivato in Aula il Ministro, che ovviamente ringraziamo.
  Credo che sia una dimostrazione di attenzione rispetto a questo provvedimento. Cogliamo l'occasione della presenza del Ministro per precettarlo anche nella giornata di domani o di dopodomani, quando si discuterà un altro tema che è estremamente importante, forse più importante del tema di cui stiamo discutendo oggi, ovvero quando parleremo, se ci verrà consentito di poter discutere in maniera ampia e diffusa, di legittima difesa.
  E questo lo dico per il rispetto che ho nei confronti del Ministro, ma, siccome nella giornata di ieri, quando c’è stata la discussione sulle linee generali su questo provvedimento, ci saremmo aspettati che il Ministro rimanesse anche sul tema della legittima difesa, colgo l'occasione e sicuramente l'assoluta disponibilità da parte del Ministro di manifestare, sin da oggi la sua disponibilità a essere presente nel dibattito che avverrà successivamente a questo punto all'ordine del giorno, iscritto all'ordine del giorno, ovvero sulla legittima difesa.
  Anche perché, visto che, sino ad oggi, sul punto specifico della legittima difesa, non abbiamo ancora capito qual è la posizione del Governo e, soprattutto, se il Governo ha una posizione sulla legittima difesa, la presenza del Ministro, nelle giornate successive a quella odierna, sarà, ovviamente, una garanzia per avere un'interlocuzione su un tema rispetto al quale i cittadini stanno aspettando delle risposte importanti, rispetto alle quali noi oggi siamo nelle condizioni di mettere il Parlamento nelle condizioni di dare una risposta importante, in modo particolare, ripeto, su un tema che sta molto a cuore a noi, ma che sta molto a cuore soprattutto ai cittadini che stanno fuori da questo palazzo, che è il tema della legittima difesa.
  Ministro, noi siamo assolutamente convinti della sua disponibilità ad essere presente in Aula e a mettere la faccia su quel tema, cosa che sino ad oggi il Governo non ha avuto il coraggio di fare.

  PRESIDENTE. La ringrazio. A onor del vero, il Ministro era presente anche nella giornata di ieri.

  NICOLA MOLTENI. Non sulla legittima difesa !

  PRESIDENTE. No, no, però era in Aula. A questo punto, non ho altre richieste di intervento.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.12, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Marco Di Stefano, Fraccaro, Formisano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  423   
   Votanti  421   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 413    
    Hanno votato
no    8).    

  (La deputata Ferranti ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Marguerettaz 1.13.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

Pag. 63

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, solo per specificare l'intervento del collega Molteni: non capisco, intanto, l'intento della Presidenza di dover intervenire ogni volta in difesa del Governo. Penso che debba difendere l'istituzione del Parlamento, non il Governo; rappresenta il Parlamento.

  PRESIDENTE. La Presidenza non ha difeso nessuno, presidente Fedriga.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi scusi, finisco, dopo replica.

  PRESIDENTE. Liberiamo il banco del Governo, per favore ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. La Presidenza difende il Parlamento, non il Governo. Seconda cosa: oltretutto, in più, il collega Molteni si riferiva al provvedimento sulla legittima difesa, dove il Ministro non c'era.
  Quindi, la invito non soltanto a difendere i parlamentari e non il Governo, ma anche a correggere la sua posizione, in quanto i dati di fatto testimoniano che il Ministro Orlando non era presente quando si discuteva la legittima difesa.

  PRESIDENTE. Presidente Fedriga, la Presidenza non difende d'ufficio nessuno. La Presidenza ha semplicemente constatato che nella giornata di ieri il Ministro Orlando era presente e, tra l'altro, è anche intervenuto in Aula.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non sulla legittima difesa !

  PRESIDENTE. Poi, su un altro provvedimento, quello è un altro discorso.
  Dopodiché, chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Marguerettaz 1.13.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Grazie, Presidente. Questo emendamento nasce da una preoccupazione, che pensavo fondata, e cioè quella che i cittadini valdostani siano in qualche modo costretti, in prospettiva, quando sarà istituito il tribunale della famiglia, a dover addirittura uscire dai propri confini regionali per poter usufruire dei servizi offerti da questo tribunale.
  Una perplessità, una preoccupazione data dal fatto che il tribunale di Aosta è molto ridotto nei numeri dei magistrati e che, quindi, difficilmente riuscirà a organizzarsi secondo le sezioni specializzate che sono previste, appunto, dalla legge.
  Una preoccupazione che aumenta anche nel momento in cui si pensa attualmente a tutte le funzioni svolte dal tribunale civile ordinario e che un domani saranno accorpate al tribunale della famiglia; quindi, il rischio, addirittura, di un depauperamento delle funzioni del tribunale di Aosta. Queste materie, queste competenze, attualmente, si badi bene, costituiscono il 30-40 per cento dell'attività globale del tribunale di Aosta. Ecco, quindi, le motivazioni che avevano spinto a presentare questo emendamento. Ho sentito, tuttavia, le rassicurazioni del relatore, non solo sulle mie perplessità, ma anche su quelle di altri colleghi, e quindi accolgo l'invito al ritiro espresso dal relatore e mi riservo, eventualmente, la presentazione di un ordine del giorno.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Voglio firmare questo emendamento, cioè faccio mio questo emendamento e chiedo che venga posto in votazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Chiarelli, serve un gruppo composto da venti deputati per far proprio l'emendamento; quindi, se c’è un gruppo che fa questo è un conto, però voi siete una componente del gruppo Misto e non raggiungete il numero sufficiente.Pag. 64
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 1.17.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente. L'emendamento in questione nasce da una difficoltà, dalla constatazione di una difficoltà concreta che potrebbe emergere, perché, nei vari spostamenti – ora non entro nel dettaglio – che ci saranno per poter costituire i tribunali della famiglia, viene fatto salvo il diritto ad ottenere un trasferimento, il che potrebbe comportare un caos incredibile all'interno di queste nuove sezioni del tribunale della famiglia.
  Nel dialogo con gli addetti ai lavori ci è stata posta proprio questa domanda e questo dubbio enorme, perché, in teoria, potrebbe accadere questo: che il Ministero immagina che in una sezione ci saranno quattro magistrati, ma poi ce ne saranno due di quei quattro che chiederanno immediatamente il trasferimento o lo otterranno immediatamente dopo. Questo potrebbe comportare dei problemi operativi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.17, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  420   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  283).    

  Passiamo all'emendamento 1.604 della Commissione, su cui immagino, anche qui, ci siano subemendamenti. Relatore ?

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Richiesta di accantonamento.

  PRESIDENTE. Anche su questo, perfetto. Allora procediamo oltre: anche sull'emendamento 1.602 della Commissione immagino ci sia una richiesta di accantonamento.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Richiesta di accantonamento, se ci sono subemendamenti.

  PRESIDENTE. Facciamo una verifica. No, mi dicono che non ci sono subemendamenti su questo.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Allora si può votare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.602 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e sul quale il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle si è rimesso all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Vico, Morani, Spadoni, Tancredi, Castiello...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  338   
   Astenuti   88   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato
 335    
    Hanno votato
no    3).    

Pag. 65

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.20, con il parere favorevole della Commissione e del Governo e sul quale si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Vico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  426   
   Votanti  295   
   Astenuti  131   
   Maggioranza  148   
    Hanno votato
 293    
    Hanno votato
no    2).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonafede 1.21.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

  GIULIA SARTI. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Grazie, Presidente; il provvedimento prevede un sostanziale accorpamento di tutte le competenze che erano di materia delle sezioni famiglia, chiamiamole così, e del tribunale dei minori nel nuovo tribunale della famiglia. Secondo il MoVimento 5 Stelle se va bene coordinare e quindi far confluire tutte le competenze in materia civile nell'ambito del tribunale della famiglia, non va bene fare lo stesso rispetto a tutto ciò che è di competenza penale relativamente ai minori. Ciò prima di tutto, Presidente, per evitare che ci possa essere, poi, una contiguità di competenze che finisce col far abbassare la qualità della giustizia in una materia così delicata. Peraltro sottolineo, e concludo Presidente, a supporto di quello che avevo detto nell'emendamento precedente, che qui una serie di norme vengono individuate come competenza soltanto delle sezioni distrettuali, quindi, non ci saranno quelle sezioni in ogni tribunale, ma soltanto, probabilmente, all'interno della corte d'appello. Chiedo in tal senso di fare chiarezza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Grazie, Presidente. Intervengo perché credo che non si stia sufficientemente cogliendo quella che è la portata di questo particolare aspetto del provvedimento e di questa delega. Si tratta di una portata probabilmente storica, perché per anni ed anni, attraverso diverse proposte di legge, si è discusso, tanto alla Camera, quanto al Senato, della necessità, oltre che dell'opportunità, di istituire il tribunale della famiglia, volgarmente detto tribunale della famiglia o, meglio, le sezioni specializzate del tribunale della famiglia, come momento di sintesi tra competenze in parte simili, in parte similari, distribuite, da un lato, al tribunale dei minori, dall'altro lato, al tribunale ordinario. Sono tante e sono state presentate da molto tempo le proposte di legge che vanno nella direzione di creare un organismo unico per fare chiarezza, per semplificare e, perché no, per tutelare meglio e in maniera più opportuna i diritti dei minori. La Lega stessa, da sempre, ha espresso una posizione a favore, attraverso una proposta di legge, del tribunale della famiglia.
  Proprio perché io credo che la portata sia innovativa, innanzitutto, liquidare il dibattito in questo modo, senza un approfondimento chiaro e specifico, credo che non renda onore al passo innovativo che si sta facendo, secondo, Presidente, ed è qui che la contestazione, oltre ad essere di merito, è in modo particolare di metodo, noi non possiamo andare a delegare il Governo con una delega ancora sostanzialmente in bianco su un tema così delicato, Pag. 66sul tema della famiglia, sul tema dei rapporti tra genitori e in modo particolare sui diritti dei minori, Presidente. Credo che sia inaccettabile che si legiferi e che si disciplini un tema tanto delicato attraverso una delega al Governo, attraverso una misera e probabilmente volgare delega al Governo, semplicemente con alcuni limitati paletti, Presidente. In modo particolare, Presidente, arriverà dopo, però intervengo immediatamente, non mi è chiara una cosa. Innanzitutto, il buon Dio ha voluto che venisse tolta dalla delega la possibilità ipotizzata di conferire al tribunale della famiglia tutte le controversie relative allo status di rifugiato politico e alle domande di protezione internazionale, una follia totale che il buon Dio ha tolto da questa delega. Tuttavia, non è chiara una cosa, Presidente, qui non l'ha ancora detto nessuno, ma credo che bisogna accendere una luce di attenzione, in modo particolare, sul 2-bis, e sulle competenze che vengono attribuite al tribunale della famiglia attraverso una delega, quindi, attraverso scelte che verranno fatte fuori da questo Parlamento, indipendentemente poi dagli schemi di decreti legislativi che verranno sottoposti alle Commissioni. Il Parlamento non toccherà più palla, da questo punto di vista, si tratta di schemi di decreti, rispetto ai quali il parere delle Commissioni è obbligatorio, ma non è vincolante, quindi, il Governo può fare esattamente quello che vuole e il Parlamento non tornerà più su questo tema. Mi riferisco in particolare al 2-bis, laddove si prevede di attribuire alla competenza delle sezioni specializzate distrettuali di cui al numero 1) tutti i procedimenti previsti dalla legge 4 maggio 1983, n. 184. Questa è una legge di cui, probabilmente, fino a qualche mese fa nessuno conosceva l'esistenza, oggi tutti sanno qual è la legge n. 184 del 1983, perché è la legge sulle adozioni, Presidente, è la legge sulle adozioni. Non vorremmo che in questa delega generica e generale rientrasse qualcosa che con le adozioni previste nella legge n. 183 del 1984 non c'entrano. Mi riferisco in modo particolare alle adozioni tra persone dello stesso sesso, ovvero alle adozioni omosessuali. Non vorrei che sia, Presidente, il classico cavallo di Troia per far rientrare dalla finestra quello che si è fatto uscire dalla porta attraverso il disegno di legge sulle unioni civili. Non è chiara la portata ed è talmente generica che dentro questa formulazione ci sta tutto e ci potrebbero stare anche le adozioni tra persone dello stesso sesso, così come, Presidente, dentro il 2-bis ci sta l'equivocità, l'ambiguità di questa formulazione, ma anche quello che viene successivamente, ovvero rientrano nella competenza del tribunale della famiglia i procedimenti relativi ai minori stranieri, e va bene, non accompagnati, e a quelli richiedenti protezione internazionale. Attenzione, attenzione, perché questa formulazione rischia di attrarre al tribunale della famiglia, che dovrebbe occuparsi di altro, tematiche estremamente delicate e, probabilmente, estremamente gravi, Presidente.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, si può sostenere tutto e l'inverso di tutto. A me pare che la proposta che questa normativa fa della sezione specializzata della famiglia è molto chiara, diciamo che in sede distrettuale i giudici si occuperanno, nella stessa composizione attuale del tribunale dei minori, dei temi in questione, con funzioni assolutamente esclusive. Quindi, quanto viene sostenuto da Bonafede ha dell'incredibile, perché addirittura l'emendamento che è stato in discussione e viene proposto, rappresenta un'eccezione, quasi una deroga, perché si possono consentire anche funzioni concorrenti nella composizione dei collegi.
  Noi diciamo no ! Noi diciamo che le sezioni specializzate della famiglia in sede distrettuale si devono esclusivamente occupare delle materia della famiglia e non di altro ! Questo abbiamo detto, e abbiamo detto che le funzioni organizzative discendono da questo principio, che è inderogabile, Pag. 67non è mediabile in sede di deroga. Quando poi mi si dice: di cosa si andranno a occupare le sezioni distrettuali ? Dei temi più delicati, dei temi per i quali noi abbiamo l'eccellenza nei tribunali dei minori oggi, allora diciamo che di quanto viene previsto agli articoli 330, al 332 e al 333 più le adozioni si deve occupare la sezione distrettuale. Ma chi se ne deve occupare, se non la sezione distrettuale, delle sezioni speciali della famiglia ? Cioè, voglio dire che sono i temi d'eccellenza, i temi di maggiore sensibilità, e non c’è dubbio che se ne debba occupare una sezione che in via esclusiva e in via permanente si occupi di questi argomenti. Tutto il resto, cioè le adozioni gay o non adozioni gay fa parte della fantasia di chi interviene, perché oggi parliamo e ci occupiamo della legislazione vigente, e non c’è dubbio che di questi temi se ne debba occupare l'unica sezione che in via di funzione esclusiva si deve misurare su questi temi. La questione che volevo far notare è che noi abbiamo attribuito alle sezioni distrettuali una competenza aggiuntiva rispetto a quella che era oggi. Perché ? Perché l'articolo 333 oggi era diviso tra i tribunali – laddove c'era una separazione, un divorzio – e i tribunali dei minori. Noi diciamo che siccome deve essere data una valutazione di «incompatibilità» sulla procedura di decadenza della potestà, diciamo che è meglio che se ne occupi solamente la sezione distrettuale e quindi ricollochiamo in un unico ambito anche questa funzione.
  Noi dobbiamo fare una scelta, Presidente: o riteniamo che la sezione specializzata della famiglia e la sezione distrettuale si debbano occupare delle questioni più sensibili oppure no. Noi abbiamo detto di sì, e proprio per questa ragione riteniamo che le sezioni distrettuali debbano occuparsene in via assolutamente esclusiva. Sotto questo profilo le eccezioni e le critiche che vengono mosse sono totalmente destituite di ogni fondamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, quanto detto dal relatore si contraddice con la realtà dei fatti. Perché ? Perché le scelte in realtà non sono state fatte, perché voi avete scelto di operare per delega, non per fare una legge chiara in questo Parlamento, che possa essere esplicita ai parlamentari e sapere già dove andiamo a parare, dove andiamo a finire. Purtroppo la maggioranza opera sempre e solo per delega e poi ci ritroviamo i decreti che arrivano nelle Commissioni che danno soltanto il parere, esattamente come è avvenuto con le pensioni di reversibilità – per trovare un tema caro a tutti e all'ordine del giorno dell'opinione pubblica –, dove il Governo decide autonomamente di restringere o ampliare la stessa delega. Sono queste le preoccupazioni sollevate dal collega Molteni, perché non si può pensare di approvare oggi un disegno di legge che dice tutto; peccato che dopo vorremmo sapere come il Governo decide di attuarla e peccato che dopo il Parlamento può solo esprimere dei pareri non vincolanti per il Governo. Questa è la realtà dei fatti: oggi decidete di non decidere e di delegare tutto in modo servile al Governo Renzi, quel servilismo che vediamo in ogni provvedimento in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, colgo l'occasione per richiamare i colleghi, il sottosegretario, sempre così attento, sull'abuso che sta facendo questo Governo non tanto delle fiducie (già detto) quanto delle leggi delega. La legge delega è una legge che ha sapore straordinario, perché spossessa il Parlamento dell'unica funzione vera che ha, che è la funzione legislativa, e dà una delega all'Esecutivo di Pag. 68fare leggi secondo principi che noi, il Parlamento, dovrebbe dettare. Tanto più è debole il Parlamento (in questo momento il Parlamento è debole), tanto più forte è l'Esecutivo (ad oggi l'Esecutivo è forte), che la legge delega allarga di molto i confini della potestà dell'Esecutivo di legiferare come vuole, perché poi il Parlamento non ci mette più le mani su questa cosa, salvo i passaggi che ci sono nelle Commissioni.
  È un abuso costituzionale, per il quale sarebbe l'ora di piantarla, soprattutto con leggi importanti come queste, sulla quale tutti possiamo dare un contributo. Ci mettiamo in mano al Governo e ai funzionari del Governo. Io le ricordo una cosa sola: nella «legge Severino» si prevedeva che si intervenisse soltanto per casi gravi; è andata a finire come è andata e il caso grave è diventato il caso veniale, con tutto quello che è successo dopo. C’è una disponibilità del Governo ad allargare tremendamente i confini delle deleghe. La delega di per sé non va bene, in questo modo va malissimo: questo Parlamento è spossessato completamente del suo potere, e non è tanto il Parlamento che è spossessato, quanto il sistema che non si regge più.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.21, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Vico, D'Uva, Fedriga, Molteni, Di Lello.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  408   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato
 108    
    Hanno votato
no  300).    

  (La deputata Galgano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santerini 1.22, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Ghizzoni, Morani, Pellegrino, Nicchi, Patriarca, Marchi, Chiarelli, Colaninno, Bargero.

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  415   
   Votanti  393   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
  12    
    Hanno votato
no  381).    

  (La deputata Piccione ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 1.24, sul quale vi è una riformulazione proposta dal relatore per la maggioranza.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Intende precisare la riformulazione ?

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Sì, Presidente. Sulla riformulazione, nel momento in cui chiede all'onorevole Miotto se l'accetta, credo che debba essere inserita, dopo la parola «convenzionati», una virgola, perché altrimenti viene modificato il senso dell'emendamento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Miotto accetta la riformulazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.

Pag. 69

  GIULIA SARTI. Sì, Presidente, per dichiarare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, è solo per specificare al collega Vazio, che forse aveva un po’ di confusione sugli emendamenti da votare, che siamo all'emendamento Miotto 1.24 e che prima abbiamo votato i miei emendamenti 1.21 e 1.18. Siccome lui ha commentato in modo completamente differente da quello che volevano gli emendamenti, evidentemente non li aveva letti, quindi mi sono preoccupato di specificargli il punto in cui siamo. Non abbiamo mai detto che i giudici non devono essere dedicati esclusivamente alle materie di famiglia in sezione famiglia, l'emendamento diceva tutt'altro, cioè la possibilità, nella formazione di altri collegi dello stesso tribunale, di attingere all'organico che già c’è.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Non riesco a capire. L'emendamento non fa altro che ricalcare il testo della legge tutto sommato. Praticamente stiamo al 2-quinquies: assicurare alle sezioni specializzate di cui al numero 1, l'ausilio dei servizi istituiti o promossi dalle pubbliche amministrazioni, dalla pubblica amministrazione centrale o periferica, e in particolare degli enti locali, delle aziende sanitarie locali e dei servizi sociali, nonché di organismi o persone private con esse convenzionate. Anche qui: alle persona, istituiti o promossi dalla pubblica amministrazione centrale o periferica, e in particolare dagli enti locali, dalle aziende sanitarie locali nonché da organismi o persone private convenzionate nella fasi di sostegno ed esecutiva dei provvedimenti... credo che sia superfluo, noi votiamo contro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 1.24, nel testo riformulato con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Piepoli, Stella Bianchi, Latronico, Vecchio, Vico, Arlotti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  418   
   Votanti  414   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  208   
    Hanno votato
 285    
    Hanno votato
no  129).    

  Passiamo all'emendamento Colletti 1.25, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente. Intervengo, collegandomi anche all'emendamento che abbiamo appena votato, per sottolineare ai colleghi l'azione legislativa che stiamo portando avanti ovvero un'azione legislativa assolutamente incerta. Mi ricollego anche a quanto ha detto nel precedente intervento il collega Sannicandro, che trovo assolutamente di buonsenso: invece di fare un emendamento nel quale si va a semplificare la norma, bastava mettere l'ausilio dei servizi, mi riferisco all'emendamento precedente, istituiti o promossi dalle pubbliche amministrazioni centrale e periferica; punto. Tutto il resto va a fare una specifica che rischia, nell'interpretazione della delega, veramente di rendere complicata l'attività normativa che stiamo facendo. Ma che senso ha specificare in particolare degli enti locali ? È ovvio che tutta la parte successiva Pag. 70è ricompresa nella fase iniziale. Ma perché dobbiamo andare a complicare per – ho paura – un eccesso di protagonismo dei colleghi parlamentari la norma rendendola difficile da interpretare ? Non capisco veramente il senso che ha spinto i colleghi ad andare in questa direzione. Non potremmo invece di scrivere una legislazione assolutamente complicata, e di difficile interpretazione, andare a semplificare; tutto era già ricompreso nella prima parte. È un dubbio che mi pongo, prima che da parlamentare, da cittadino.

  PRESIDENTE. Mi segnalano in questo momento gli uffici che l'emendamento Colletti 1.25 risulta precluso dall'approvazione dell'emendamento precedente Miotto 1.24, così come riformulato.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Turco 1.41.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Grazie Presidente. Con questo emendamento si vorrebbe introdurre nel codice civile il cosiddetto rito partecipativo. Stiamo parlando di affidamento di figli minori nati al di fuori del matrimonio. Il cosiddetto rito partecipativo venne già applicato, in via sperimentale, presso il tribunale di Milano sotto l'egida del presidente della IX Sezione civile, la dottoressa Gloria Servetti, e mi piace ricordare anche il got applicato alla sezione famiglia, l'avvocato Cristina Ceci. Analizzando i dati che emergono dall'analisi statistica sui procedimenti così trattati con il cosiddetto rito partecipativo, si può tranquillamente sancire la bonarietà di questa sperimentazione.
  Prendendo come riferimento l'ultimo trimestre del 2013, su 54 processi trattati nel merito, ben 40 procedimenti sono stati definiti totalmente o parzialmente mediante un accordo di conciliazione dei genitori, solo 5 procedimenti su 54 trattati nel merito sono risultati inconciliabili ed hanno proseguito verso la definizione giudiziale. In conclusione, la percentuale di procedimenti conclusi con conciliazione totale è dell'80 per cento, con una conciliazione parziale è del 9 per cento, e solo l'11 per cento dei procedimenti, cioè appena 1 su 10, ha proseguito il normale iter del contenzioso giudiziale.
  Io capisco che questo emendamento, e quindi la proposta rito partecipativo, verrà da quest'Aula bocciato, non ne capisco il motivo perché, dati alla mano, è sicuramente un rito partecipativo innovativo che funziona. Quindi, è mia intenzione, nonostante quest'Aula lo boccerà, proporre comunque una proposta di legge che lo possa disciplinare nella speranza che il Governo possa accorgersene e farlo suo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Io apprezzo quanto ha detto il collega Turco, però ho l'impressione che quanto lui sta dicendo, sia pure con formula sintetica, e già contenute nel testo. Perché qui si dice – ripeto mi riferisco al punto 2-septies – quello che segue: valorizzazione dei poteri conciliativi del giudice con il ricorso anche alla mediazione familiare e in particolare seguendo i seguenti criteri; e poi dopo c’è tutto il resto che evocava il collega Turco. Quindi, io voto contro perché lo ritengo assorbito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Turco 1.41, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Tancredi, Tidei, Mura, Morani, Ravetto, L'Abbate...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  402   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato
  10    
    Hanno votato
no  392).    

Pag. 71

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.27, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e sul quale si rimette all'Assemblea il relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Latronico, Palese, Monchiero, Morani, Vico...onorevole Monchiero provi a votare con le mani, aiuta, tolga la pallina, provi... vede che funziona.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  402   
   Votanti  312   
   Astenuti   90   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
 293    
    Hanno votato
no   19).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.605 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Capelli, Pili, De Girolamo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  407   
   Votanti  380   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
 377    
    Hanno votato
no    3).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 1.28, parere favorevole di Commissione e Governo, parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Marroni, Fauttilli..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  414   
   Votanti  401   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  201   
    Hanno votato
 309    
    Hanno votato
no   92).    

  Passiamo alla votazione degli emendamenti Amoddio 1.29 e 1.614 della Commissione che vertono sulla stessa materia.
  Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Vazio. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Invito l'onorevole Amoddio a ritirare il suo emendamento perché c’è anche l'identico emendamento della Commissione. Chiedo, però, l'accantonamento dell'emendamento 1.614 della Commissione perché ci sono dei subemendamenti e quindi dobbiamo prima convocare il Comitato dei nove.

  PRESIDENTE. Bene, vediamo prima se l'onorevole Amoddio accoglie l'invito al ritiro del relatore.

  SOFIA AMODDIO. Presidente, io lo ritiro, anche perché c’è l'emendamento della Commissione che lo riformula.

  PRESIDENTE. Perfetto. Allora si intendono accantonati l'emendamento 1.614 della Commissione e i relativi subemendamenti.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.606 della Commissione, parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Tidei, Librandi..Pag. 72
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  411   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 406    
    Hanno votato
no    5).    

  (Il deputato Di Vita ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.613 della Commissione, parere favorevole di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Marroni, Tancredi..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  406   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato
 406).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.30, parere favorevole di Commissione, Governo e relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.

  (Segue la votazione).

  Malisani, Furnari, Carloni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  410   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato
 410).    

  Ora devo fare una precisazione sull'emendamento Ferranti 1.30, le parole «septies.3» devono intendersi «septies 3.1».
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 1.31, parere favorevole di Commissione e Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  412   
   Votanti  318   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  160   
    Hanno votato
 294    
    Hanno votato
no   24).    

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Vorrei una precisazione riguardo l'emendamento Ferranti 1.30. Noi abbiamo votato un emendamento che sarà pure formale, ma nel fascicolo c’è scritto «numero 2-septies.3» e non «.1», lei Presidente lo ha corretto dopo che abbiamo votato. Mi domando quale parte dell'articolato andavamo a votare. Vorrei avere un chiarimento, perché noi abbiamo letto un emendamento in cui è scritto «septies.3), lettera d)» e dopo lei invece ha corretto con «3.1». Se non sbaglio le chiedo un chiarimento se si possa fare questo tipo di correzione post voto, sempre che io abbia capito bene.

  PRESIDENTE. In realtà, la collocazione è giusta nel senso che è riferito al «3.1» e i due emendamenti precedenti della Commissione già riferiti al «3.1», quindi c’è proprio un errore materiale sul testo. Un errore di tipo tipografico, quindi l'ho precisato affinché fosse chiaro ai sensi del resoconto stenografico; però la collocazione con cui l'abbiamo votato è giusta. Pag. 73Non lo abbiamo votato con la collocazione sbagliata. La ringrazio comunque per l'osservazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amoddio 1.32, parere favorevole di Commissione e Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  410   
   Votanti  312   
   Astenuti   98   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato
 312).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.33.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Mi scusi, Presidente, però mi chiedo come fanno a votare i parlamentari. Addirittura nel fascicolo consegnato, che è quello in distribuzione gli emendamenti della Commissione, ovvero l'emendamento 1.606 diceva prima dell'emendamento 1.30, quindi era corretto rispetto ad esso, e dopo è stato comunicato ai parlamentari che il testo dell'emendamento 1.30 era diverso post voto.
  Noi possiamo dire che potrà essere un problema tecnico o quello che vuoi, ma voi avete cambiato il testo dicendo che, e leggo: «Al comma 1, lettera b), numero 2-septies.3» diventa «Al comma 1, lettera b), numero 2-septies.3.1», giusto o sbagliato ? Mi sto sbagliando ? Perché ho capito che lei ha detto «3.1» nella correzione. Se mi sto sbagliando chiedo un chiarimento.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, come le ho spiegato prima, è chiaro che deve intendersi, proprio perché c’è un errore materiale «3.1», ma eravamo già passati a quella specifica.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Ho capito Presidente, però lei deve comunicare che si intende «3.1» prima che l'Assemblea voti e non dopo. Mi scusi se mi permetto, però il Parlamento, giusto o sbagliato che sia, deve saperlo prima di esprimere il voto e non dopo il voto, che era riferito al «3.1». Questo semplicemente chiedo, perché già abbiamo difficoltà in quanto sono arrivati in Aula i pareri delle Commissioni con l'Aula sospesa all'inizio delle votazioni, senza avere i numeri con i colleghi che seguono il provvedimento, con addirittura il relatore di minoranza che non aveva gli emendamenti della Commissione abbinati al numero assegnato in Aula. Se la prende in questo modo diventa difficile operare in modo cosciente all'interno dell'Assemblea; capisco che maggioranza e Governo si incontrano prima e prendono accordi informali, però siamo ancora in una democrazia dove l'opposizione esiste e vorrebbe avere cognizione su quello che sta votando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PIERO LONGO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie signor Presidente. Io credo che vi possa essere un equivoco da parte di qualcuno. Signor Presidente, lei è intervenuto a proposito dell'emendamento Ferranti 1.30, e quello è un emendamento il cui contenuto è esatto: «Al comma 1, lettera b), numero 2-septies.3), lettera d)».
  Qui non c’è variazione, anche per comprendere se c’è stata una polemica in qualche maniera inutile oppure se qualcosa effettivamente è stato equivocato da qualcuno, perché è soltanto la lettera d) che porta l'espressione «nei casi di pericolo grave ed attuale per la vita».

Pag. 74

  PRESIDENTE. Sì, è esattamente così; però anziché «3 parentesi» è «3.1», questa è la cosa. E la collocazione è esatta; quindi malgrado il rilievo che ha svolto l'onorevole Fedriga, proprio perché i due precedenti si riferivano al 3.1, la collocazione stessa è giusta, perché non è che l'abbiamo votato prima e abbiamo sbagliato: l'abbiamo votato nel punto giusto, con una precisazione tecnica che non è stata fatta prima, perché la Presidenza (Commenti del deputato Fedriga)... Ho capito. La Presidenza si scusa per il disagio, però questa era la questione.
  Tra l'altro, in relazione invece all'emendamento Ferranti 1.33, la precisazione...

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, ritengo – per la precisione – che a seguito dell'approvazione dell'emendamento Amoddio 1.32, che aggiungeva l'ascolto videoregistrato eccetera, all'emendamento Ferranti 1.33 dobbiamo espungere l'espressione «l'ascolto» e rimane la parola «diretto», perché altrimenti ci sarebbero...

  PRESIDENTE. Era appunto quello che stavo dicendo. Quindi, in seguito all'approvazione dell'emendamento Amoddio 1.32, l'emendamento Ferranti 1.33, su cui c’è il parere favorevole di Commissione e Governo, è da intendersi dopo la parola «diretto».
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.33, nel testo modificato con il parere favorevole di Commissione e Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Carloni, Patriarca, Vecchio, Parisi, Daniele Farina...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  295   
   Astenuti  100   
   Maggioranza  148   
    Hanno votato
 295).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonafede 1.34, con il parere contrario di Commissione e Governo, favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni, Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  362   
   Astenuti   28   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
  97    
    Hanno votato
no  265).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 1.35, con il parere favorevole di Commissione e Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  392   
   Votanti  307   
   Astenuti   85   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato
 289    
    Hanno votato
no   18).    

Pag. 75

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.607 della Commissione, su cui non sono stati presentati subemendamenti.
  C’è il parere favorevole di Commissione e Governo; relatore di minoranza, su questo emendamento qual è il suo parere ?

  ANDREA COLLETTI, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.607 della Commissione.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  379   
   Votanti  364   
   Astenuti   15   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 348    
    Hanno votato
no   16).    

  Avverto che l'emendamento Bonafede 1.36 è precluso dall'approvazione testé avvenuta dell'emendamento 1.607 della Commissione.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.608 della Commissione. Anche su di esso vi sono dei subemendamenti, quindi il relatore ne chiede l'accantonamento ?
  A questo punto, incidendo sullo stesso argomento anche il successivo... Onorevole relatore, però mi ascolti, perché se no qui... Già è abbastanza complicato. Allora...

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Presidente, tutti gli emendamenti della Commissione per i quali vi sono subemendamenti vanno accantonati.

  PRESIDENTE. Siamo d'accordo. Stiamo parlando di quello successivo: vertendo sulla stessa materia, è incluso nell'accantonamento ? Quindi, l'emendamento Ferranti 1.38 ? Il successivo è l'emendamento Ferranti 1.37. No ? Mi fanno presente gli uffici che incide sullo stesso numero: se voi siete certi che non vada accantonato, io procedo ponendolo in votazione.

  FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Accantoniamo, accantoniamo.

  PRESIDENTE. Passiamo, allora, alla votazione dell'emendamento Ferranti 1.38.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 1.38, con il parere favorevole di Commissione e Governo, contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  385   
   Votanti  380   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
 297    
    Hanno votato
no   83).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.609 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 76
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  382   
   Votanti  308   
   Astenuti   74   
   Maggioranza  155   
    Hanno votato
 282    
    Hanno votato
no   26).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ermini 1.39, con il parere favorevole di Commissione e Governo, contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  394   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 306    
    Hanno votato
no   88).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Chiedo di avere l'attenzione dei relatori, anche di quello di minoranza.
  Avverto che l'emendamento 1.610 della Commissione, che è costituito da una parte principale e da una parte consequenziale, in ragione del suo contenuto sarà scisso in due distinte proposte emendative. La parte principale conserverà la numerazione 1.610, mantenendo la sua attuale collocazione. La parte consequenziale assumerà, invece, la numerazione 1.620 e sarà collocata nel fascicolo prima degli identici emendamenti Colletti 1.423 e Sannicandro 1.424. Quindi, se è tutto chiaro, non avendo subemendamenti, poniamo in votazione, a questo punto, la prima parte dell'emendamento, quella che rimane numerata 1.610.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.610 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 364    
    Hanno votato
no   29).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.352, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza...
  Dichiaro aperta la votazione. Chi chiede di parlare ? L'onorevole Colletti ? Prego. Chiedo scusa, revoco l'indizione della votazione.

  ANDREA COLLETTI. Grazie, Presidente. Vorrei illustrare questo emendamento perché è l'emendamento che dà la nostra posizione per quanto riguarda il processo civile di primo grado, ovvero quello che si dovrebbe fare, o almeno che dovrebbe fare un legislatore attento, non per stravolgere il processo civile di primo grado, bensì per modificare chirurgicamente solo quelle previsioni che lo possono migliorare. Presidente, tutti gli auditi che sono venuti in Commissione giustizia ad analizzare quello che era il disegno di legge proposto dal Governo e che fortunatamente è stato cancellato, ma sfortunatamente è stato sostituito da quest'altra previsione, ci hanno detto tutti una cosa. Ci hanno detto: non toccate la struttura Pag. 77del processo civile di primo grado. Non c’è un audito che ci abbia detto di modificare il processo civile di primo grado.
  Tutti, professori, avvocati, tutti ci hanno detto: non lo modificate, perché, dopo tanti anni che siamo riusciti, anche grazie alla funzione nomofilattica della Corte di cassazione, ad avere con chiarezza il significato di quelle norme che furono fatte all'epoca e che, purtroppo, per la caducità delle norme e della loro interpretazione, hanno avuto bisogno di anni, anzi, di decenni, per trovare compimento. Ebbene, cosa fa questo Governo o questo Parlamento ? Per dire di avere fatto una nuova riforma, di avere modificato il processo civile, lo va a stravolgere e, andandolo a stravolgere, creerà, ovviamente, molto più contenzioso non tra le parti, non nel merito delle questioni, ma contenzioso nella procedura.
  E, quindi, avremo impugnazioni e ricorsi in Cassazione che non andranno ad analizzare il merito delle controversie tra privati, ma andranno semplicemente ad analizzare come si debba interpretare una data norma. E tutti sanno, tutti gli operatori del diritto sanno quanto sia sbagliato andare a normare in questo modo, andando, oltretutto, a prevedere di inserire come procedimento ordinario quello che è il procedimento sommario di cognizione. Già la parola in sé dà il significato: un procedimento sommario, un procedimento che dà una giustizia sommaria, dà una giustizia, magari, formale, ma non dà, in realtà, una giustizia sostanziale, e andrò meglio ad analizzare anche nei successivi emendamenti questa previsione del Governo e della maggioranza parlamentare.
  Infatti, ovviamente, questo è stato un emendamento fatto dalla presidente della Commissione giustizia e votato favorevolmente da questa maggioranza parlamentare. Come detto, poche cose andavano fatte, perché, come tutti sanno, in realtà il processo civile dura tanto non per problemi di procedura, ma per i continui rinvii a causa della mancanza di risorse. È inutile andare a dire di togliere 20 o 30 giorni per fare una memoria, quando, in realtà, Ministro, visto che è qui, nella normalità delle cose, nei tribunali italiani, davanti al monocratico, per fare l'ultima udienza il giudice rinvia, se va bene, a un anno e, se va male, a un anno e mezzo, due anni.
  E come si va a incidere lì, cambiando la procedura ? No, mettendo semplicemente più magistrati. Tertium non datur, Ministro, è questo che dovreste fare. Lei ha detto che potremmo guadagnare l'1 per cento del PIL se avessimo una giustizia che funziona. Allora, forse, un Governo con un po’ più di capacità andrebbe a mettere, ad inserire e a spendere lo 0,5 per cento del PIL per avere un aumento successivo dell'1 per cento del PIL. Cosa che voi non fate, perché siete, ovviamente, all'interno dell'articolo 81 della Costituzione, per cui si fanno le solite nozze con i fichi secchi, non si mette un posto, non si fa un concorso per il personale amministrativo, i concorsi per i magistrati si fanno per coprire quelli che vanno in pensione e, andando avanti così, le cose non miglioreranno, ma, anzi, con i vostri stravolgimenti, le cose andranno solo a peggiorare per ogni cittadino italiano.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, un breve intervento, semplicemente per ricordare che uno degli aspetti significativi per il Governo di questa delega è rappresentato dall'intervento sui riti, attraverso una delega per la semplificazione dei riti.
  Mi verrebbe da dire che il tema dei riti è un tema assolutamente buono per tutte le stagioni, perché voglio ricordare che, nel 2009, quando al posto del Ministro Orlando, caso vuole e sorte vuole, vi era il Ministro della giustizia Angelino Alfano, venne fatto un altro procedimento, che venne chiamato la «mini riforma del processo civile». Cuore pulsante di quella riforma – che, ovviamente, la sinistra non votò, era una legge delega, e che, ovviamente, venne votata, invece, dal centrodestra – fu una riforma sulla semplificazione Pag. 78dei riti. Sono passati sei anni, sette anni, e oggi ci ritroviamo a discutere esattamente della stessa materia, dello stesso tema, a parti invertite. Chi oggi è favorevole alla semplificazione dei riti, sette anni fa, in quest'Aula, votava contro la semplificazione dei riti.
  Questo per dire che cosa ? Che questi sono temi probabilmente buoni per ogni stagione, sono riforme più per l'opinione pubblica che non per gli operatori del diritto, più per convincere.
  Oggi abbiamo visto che la Repubblica, il quotidiano la Repubblica, dedica una paginata intera a questa pseudoriforma del processo civile: riteniamo che, con questi strumenti, noi, Ministro, non miglioreremo alcuni dati, che sono i dati che stanno inchiodando questo Governo sull'inefficienza, io dico purtroppo, del sistema civile del nostro Paese.
  Infatti, il numero di 2.865 giorni – tradotto, sono otto anni – è quanto dura un processo civile in Italia, nella definizione di giudizio definitivo. Un dato esattamente doppio, se non triplo, rispetto alla media europea e siccome noi ricordiamo – io la porto sempre impressa nella mia mente – la famosa conferenza stampa che lei fece col Presidente del Consiglio, il 30 giugno del 2014, in cui il Presidente del Consiglio annunciò che da quel giorno il processo civile in Italia sarebbe stato esaurito in un anno, io le comunico che oggi siamo esattamente nella situazione di un anno e mezzo fa.
  Questa riforma, se mai andrà in porto e se mai verrà applicata, risulta essere tardiva. La giustizia è un malato grave e il problema non va risolto con una delega esercitata in diciotto mesi, Ministro, ma bisogna intervenire immediatamente e riteniamo che questo provvedimento non vedrà nemmeno la luce, perché arriverà a un Governo che non sarà probabilmente più nemmeno questo.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Grazie, presidente. Io credo che sia dovuta una risposta su un punto che è cruciale rispetto alla riforma.
  L'onorevole Colletti ha sottolineato una questione che ha già posto nella discussione sulle linee generali e alla quale ho cercato di rispondere, devo dire, in un'Aula non gremitissima, ieri.
  L'intervento che noi compiamo oggi non riteniamo sia risolutivo delle questioni che riguardano gli interventi sulle risorse, però io inviterei gli onorevoli parlamentari a evitare di insistere su questo tema, contrapponendo i due piani.
  Ho ricordato ieri come proviamo a semplificare i riti con questo intervento – vorrei dire all'onorevole Molteni che, se noi sbagliammo al tempo, non è una buona ragione per ripetere l'errore – ma l'intervento che noi facciamo oggi sul rito si accompagna ad una serie di interventi di carattere strutturale sulle risorse.
  Ho ricordato nella conclusione della discussione sulle linee generali come quest'anno il Governo investa 150 milioni di euro sull'informatizzazione, a fronte del fatto che lo scorso anno erano la metà e l'anno precedente erano 50 milioni di euro.
  Vorrei ricordare come i primi interventi contenuti nel decreto sul processo civile abbiano dato dei risultati. Ricordo qui, sempre per prendere come parametro il periodo che richiamava l'onorevole Molteni, che nel 2010 in Italia i procedimenti erano 6 milioni e attualmente concluderemo quest'anno con 4 milioni e 200 mila. Ci sono molti fattori che influenzano questo dato; a me interessa perché io so che il punto di tenuta oltre il quale il sistema è in grado di smaltire l'arretrato è di circa 3 milioni e 800 mila; quindi, arrivare a quell'obiettivo è un obiettivo che ci consente di far sì che il sistema regga e che possa anche recuperare l'arretrato. Lo abbiamo fatto intervenendo con forme di degiurisdizionalizzazione, sulle quali vogliamo proseguire, che stanno dando dei risultati significativi.
  Io inviterei gli onorevoli deputati ad andare a vedere le statistiche che sono Pag. 79pubbliche e che, per la prima volta, sono anche definite tribunale per tribunale sul sito del Ministero della giustizia, per vedere che ci sono dei progressi.
  Naturalmente, non abbiamo la pretesa di risolvere con la bacchetta magica – non l'abbiamo mai raccontato – una situazione che si è incancrenita in moltissimi anni, però faccio presente a tutti che Doing Business, che è un soggetto sovranazionale riferito alla Banca Mondiale, quindi non particolarmente tenero con l'Italia e che in altre stagioni ha dato delle forti bacchettate sul funzionamento della nostra giustizia civile – quella che le interessa di più per quanto riguarda gli scambi economici e commerciali –, dall'anno scorso a quest'anno ci ha fatto salire di 13 posizioni. E non perché, credo, abbiamo particolare benevolenza nei confronti di questo o quel Governo.
  Vorrei ricordare così, contemporaneamente, sul fronte della semplificazione dei riti, che è vero che molti esponenti dell'accademia insistono sul mantenere lo status quo, è un dato vero, anch'io ho letto le audizioni, anche io ho incontrato, prima di proporre questo intervento, i professori che sottolineano questo punto di vista, però gli stessi scrivono valanghe di pagine sull'incertezza dell'utilizzo dei riti all'interno del nostro sistema, sulla farraginosità dell'insieme dei riti.
  E chi fa analisi di carattere comparativo indica un fatto: che non c’è un altro sistema civile in Europa, almeno, che abbia una pluralità così ampia e – dico io – eccessiva di riti utilizzabili. Da questo punto di vista l'intervento che facciamo non solo non è in contrasto con l'attività nomofilattica che ha svolto nel corso di questi anni la Corte di cassazione, ma vorrei dire che fa tesoro proprio del lavoro della Corte di cassazione. Vorrei ricordare che chi ha guidato l'elaborazione di questo provvedimento è un presidente di sezione della Corte di cassazione e che gran parte della commissione che ha elaborato l'impianto sul quale stiamo discutendo era composta da giudici della Cassazione, quindi, contrapporre questi due aspetti mi pare, onestamente, non corrispondere alla realtà dei fatti. Concludo con una rassicurazione all'onorevole Molteni: è vero che abbiamo diciotto mesi di delega, perché riteniamo sia giusto avere, comunque, i margini per poter esercitare una delega così ampia in un tempo che sicuramente non sarà brevissimo, è altresì vero che il cuore delle deleghe che sono individuate in questo provvedimento è sostanzialmente già elaborato dalla commissione che ha lavorato su questa legge. Terremo naturalmente presente qual è il quadro dell'ultima valutazione che darà il Parlamento nelle sue letture, ma il lavoro di esercizio della delega è già ampiamente predisposto. Vorrei ricordare che abbiamo esercitato molte deleghe nel corso di questi mesi anche di provvedimenti che sono recentissimi. Quindi, da questo punto di vista vorrei rassicurare l'onorevole Molteni e invitarlo ancora una volta, come dire, a non fare l'errore che noi facemmo al tempo, cioè che siccome sei all'opposizione devi dire che tutto quello che propone il Governo è sbagliato. Se effettivamente noi sbagliammo nel non condividere l'esigenza di una semplificazione dei riti, non è un buon motivo per perseverare nell'errore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
  Informo l'Assemblea, comunque, che il prossimo è l'ultimo voto, poi il seguito del provvedimento lo rinviamo a domattina.
  Prego, onorevole Colletti.

  ANDREA COLLETTI. Ringraziando il Ministro che è qui, ovviamente, a interloquire con noi, cosa che non accade spesso, purtroppo, non mi riferisco per questioni di giustizia....

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, permettete al Ministro di ascoltare, visto che è intervenuto...

  ANDREA COLLETTI. È noto che c’è un nuovo Ministro nella compagine di Governo, appena nominato, a quanto pare...

Pag. 80

  PRESIDENTE. Onorevole Rotondi, per favore...

  ANDREA COLLETTI. Faccio notare al Ministro, laddove ha parlato di minori cause, perché ho sentito che ieri faceva riferimento a minori cause, che queste sono diminuite all'incirca forse del 20 per cento e, guarda caso, il costo del contributo unificato, quindi, della tassazione per accedere a un diritto costituzionale, è aumentato del 15 per cento. Forse, Ministro, lei dovrebbe fare questo riferimento anche andandosi ad analizzare qualsiasi trattato di microeconomia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): laddove un bene o un servizio costano di più ci sarà sicuramente una minore domanda ed è proprio questo e mi dispiace, Ministro. Da cittadino, ma anche da avvocato e da deputato, essere contento che una persona a causa di un eccessivo contributo unificato ovvero un'eccessiva tassazione abbia rinunciato a tutelare un proprio diritto, per me è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È inaccettabile perché noi mettiamo al primo punto la tutela di diritti delle persone, mentre voi aumentate ogni volta le tasse, e lei con questo provvedimento aumenta le tasse alle imprese e alle società di persone del 100 per cento, del 100 per cento aumenta la tassazione sulle società di persone e sulle imprese ! Se ne rende conto ? Grazie all'attrazione della sezione specializzata delle imprese e magari fra un anno, o dopo i decreti legislativi, mi dirà: ma guarda caso, le cause sono diminuite del 50 per cento; e ci credo, l'avete aumentata del 100 per cento la tassazione ! Cosa credevate che crescono sugli alberi i soldi per poter tutelare i propri diritti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Per non parlare di una estorsione legalizzata laddove mettete le liti temerarie, ma poi ne parleremo più in là, e spero vivamente che lei sia presente anche più in là, lì dove parla di liti temerarie, perché lì è davvero un: o la borsa o la vita, che il Governo dice al cittadino. Ed è pericolosissimo per il nostro sistema giuridico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonafede. Ne ha facoltà.

  ALFONSO BONAFEDE. Presidente, ho perso sinceramente le speranze di convincerla del fatto che la giustizia non si pesa in quantità ma in qualità (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Condivido perfettamente l'intervento del collega Colletti. Ministro, non è che se in un ospedale devono entrare cento persone e quell'ospedale non ha una struttura per farle entrare, a un certo punto, dopo le prime venti, si sbarra la porta e, dopo che gli ottanta fuori sono morti e i venti dentro hanno ricevuto una buona cura, uno può essere contento e dire: però, i venti dentro... Gli altri sono morti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è quello che sta accadendo nella giustizia italiana: la gente non riesce più a chiedere tutela per i propri diritti e voi ne gioite, Ministro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colletti 1.352, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Albanella, Baroni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  344   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato
  92    
    Hanno votato
no  252).    

  A questo punto interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà domani mattina alle ore 9,30.

Pag. 81

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 20).

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore !

  GIANNI MELILLA. Presidente, parlerò di un problema minore: le mandorle. C’è da rimanere seriamente preoccupati se un giornalista di grande qualità come Filippo Ceccarelli sceglie di scrivere su uno dei maggiori quotidiani italiani, la Repubblica, un ampio articolo sulla buvette e il razionamento per i deputati delle mandorle. Il razionamento delle mandorle sarebbe l'ultimo simbolo dei privilegi del potere parlamentare che sarebbe stato intaccato. Le mandorle vengono razionate a deputati scrocconi e da oggi saranno date solo con l'aperitivo. La mandorla parlamentare come l'essenziale nascosto, la qualità assoluta e inviolabile, il segreto dell'illuminazione, la luce celeste emanazione dei soggiorni dei beati. La buvette di Montecitorio, ombelico neoliberty del palazzo, subisce dunque un colpo terribile con le mandorle giustamente precluse ai deputati. L'articolo di oggi chiude una settimana di passione sulla buvette, o meglio sul bar (la voglio chiamare «il bar»), con articoli indegni di quasi tutti i quotidiani, con il fuoco di fila di comici e giornalisti super pagati delle trasmissioni d'assalto della RAI e delle TV private. Abbiamo assistito ad un nuovo, pesante attacco razzista ai deputati, indistintamente ridotti a ladri di consumazione del bar della Camera. È come se dicessimo che tutti i giornalisti, tutti gli imprenditori, tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, tutti i magistrati, tutti i giocatori, tutti i sindaci e qualunque altra categoria fossero ladri solo perché qualcuno di loro ha rubato o meglio non ha pagato una consumazione. Chiedo alla Presidenza di accertare le responsabilità della diffusione di tali voci calunniose, che gettano una luce negativa sul Parlamento. Non è giusto e soprattutto non è salutare per la democrazia rappresentare in modo così infondato la vita parlamentare per alimentare una dannosa Vandea qualunquista (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà, Partito Democratico e Misto-Conservatori e Riformisti).

  COSIMO LATRONICO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  COSIMO LATRONICO. Presidente, per il suo tramite, intervengo per richiamare l'attenzione del Governo – lo abbiamo fatto anche con atti di sindacato ispettivo – sulla gravissima situazione che vivono circa 400 lavoratori della ditta Datacontact di Matera. Questi lavoratori rischiano di perdere il lavoro dopo undici anni a favore della Telecom, che oggi decide di togliere questa commessa per ragioni formalistiche dopo undici anni di servizi erogati dall'impresa materana con riscontrati esiti qualitativi. Non si tratta solo di difendere i pure significativi 400 posti di lavoro, ma di difendere un pezzo del tessuto produttivo di una regione, signor Presidente, che soffre una riconosciuta debolezza economica. La cancellazione di questa commessa che ha deciso Telecom rischia di compromettere l'equilibrio di un'azienda lucana che oggi assicura 1.300 posti di lavoro nel settore dei servizi. Sollecitiamo l'intervento del Governo perché intervenga su questa vertenza, perché vengano salvaguardati i diritti di centinaia di lavoratori ed inoltre perché le aziende del sud, come nel caso della Datacontact, siano rispettate per il lavoro che hanno fatto in questi anni, garantendo occupazione, reddito e crescita professionale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TINO IANNUZZI. Presidente, sono trascorsi quarant'anni dalla scomparsa di Pag. 82Alfonso Gatto, una delle figure più significative della cultura e della poesia italiana nel Novecento. Nato a Salerno, città con la quale mantenne sempre un rapporto profondo, decisive furono la formazione e la vita di Alfonso Gatto a Milano, dove fu collaboratore di diverse riviste letterarie, sino a fondare, con Vasco Pratolini, nel 1938, la rivista Campo di Marte. Poeta straordinario, protagonista assoluto dell'ermetismo, scrisse numerosissime opere, numerosissime raccolte di poesia, come Isola, Morto ai paesi, Il Capo sulla neve, con accenti commossi verso i martiri della Resistenza da parte di chi, come Gatto, fu per il suo antifascismo catturato e imprigionato e stette nelle patrie galere per opera del regime fascista. Ancora, Poesie d'amore, Rime di viaggio per la terra dipinta. Fu anche prosatore con opere come La sposa bambina e La coda di paglia. Fu, nella sua poliedrica formazione culturale, nel suo ingegno multiforme, pittore, con la realizzazione di tanti acquerelli, e critico d'arte, con l'elaborazione di cataloghi per artisti di altissimo livello come Guttuso, De Pisis, Cagli. Inviato speciale de l'Unità, famosi e memorabili i suoi reportage sul Giro d'Italia, fu Alfonso Gatto un poeta tutto dentro il tumulto, le passioni, i sentimenti, il divenire della vita, con la capacità sempre di trasferire le emozioni e le vibrazioni interiori nella poesia, con una lingua affascinante, suggestiva, piena di luce, piena di motivi. Il modo migliore per ricordare Alfonso Gatto è quello di riecheggiare il commiato funebre che di Alfonso Gatto fece il poeta amico Eugenio Montale, che è scolpito nella sua sepoltura nel cimitero di Salerno: «ad Alfonso Gatto, per cui vita e poesie furono un'unica testimonianza di vita» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ANDREA MAESTRI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione del Governo, suo cortese tramite, Presidente, su un'interrogazione presentata dal gruppo Alternativa Libera-Possibile, la n. 4-12391, attraverso la quale abbiamo acceso un faro sulla vicenda del commissariamento dell'Autorità portuale di Ravenna, che a nostro avviso è avvenuto in assenza dei presupposti di legge. Il presidente dell'Autorità portuale di Ravenna uscente, l'ingegner Galiano Di Marco, ha concluso il suo primo mandato raggiungendo risultati a detta di tutti eccellenti, per lo scalo ravennate. La legge sui porti prevede la possibilità di commissariamento solo in caso di revoca per gravi inadempimenti. In assenza di questo fondamentale presupposto, il Ministro Delrio ha inteso nominare un commissario, che, tra l'altro, sommerà al proprio stipendio da comandante della Capitaneria di porto l'80 per cento dello stipendio da presidente dell'ente portuale. Dunque, mancanza di trasparenza, dubbi di legittimità, spreco di risorse pubbliche.
  Chiediamo al Governo, per il suo tramite, signor Presidente, di squarciare immediatamente il velo di opacità che copre questa vicenda. In assenza di risposte chiare e tempestive, sarà inevitabile l'intervento della procura della Repubblica e della Corte dei conti.

  PRESIDENTE. La Presidenza si farà parte diligente nel sollecito alle interrogazioni, alle risposte di atti di sindacato ispettivo dei singoli parlamentari, e questo ovviamente vale anche in relazione al sollecito svolto dall'onorevole Cosimo Latronico.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, nei giorni scorsi alcuni quotidiani nazionali hanno dato notizia dell'attribuzione di una onorificenza ad un anziano cittadino tedesco, in un paese in Germania. La notizia sarebbe di poca rilevanza se non ci fosse però un particolare: questo signore, da giovane, è stato in Italia, era un sergente delle SS, aveva partecipato ad alcune azioni di eccidi Pag. 83in Italia e in particolare a Marzabotto, dove sono stati uccisi 1.150 cittadini. In Italia è stato condannato ben due volte all'ergastolo. Io ho presentato, signor Presidente, un'interrogazione e le chiedo di fare una sollecitazione al Governo perché venga a rispondere. In quella interrogazione ho chiesto di intervenire presso le autorità della Germania, perché questa onorificenza venga cancellata. Si dice che è stata data perché ci sono stati atti di volontariato. Non basta fare la vigilanza in un parco o togliere le sterpaglie se si è stati protagonisti di eccidi efferati come quelli che si sono consumati durante la Resistenza in Italia. Quella onorificenza è un'offesa a coloro i quali sono morti, ma è un'offesa al popolo italiano. Ecco perché si chiede al nostro Governo di intervenire energicamente perché venga fatta un'azione di riparazione e venga soprattutto ripristinata una condizione di dignità da parte anche degli altri organi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. La Presidenza, ovviamente, si farà parte diligente nel sollecito.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 9 marzo 2016, alle 9,30:

  (ore 9,30 e al termine del punto 5)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
  Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (C. 2953-A)
  e dell'abbinata proposta di legge: COLLETTI ed altri (C. 2921).
  — Relatori: Berretta e Vazio, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
  MOLTENI ed altri*: Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di difesa legittima (C. 2892-A).
  — Relatori: Ermini, per la maggioranza; Molteni e La Russa, di minoranza.
  *Tutti i deputati firmatari della proposta di legge hanno ritirato la propria sottoscrizione dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

  3. – Seguito della discussione della relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto produttivo di Prato, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 2).

  (ore 15)

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16)

  5. – Informativa urgente del Governo sul ruolo dell'Italia in relazione agli sviluppi della situazione in Libia.

  La seduta termina alle 20,10.
Pag. 84

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Zampa e altri 1-1182 361 340 21 171 340 90 Appr.
2 Nom. Moz. Centemero e altri 1-1184 rif. 364 358 6 180 357 1 89 Appr.
3 Nom. Moz. Saltamartini e a. 1-1185 I p. 368 352 16 177 42 310 89 Resp.
4 Nom. Moz. Saltamartini e a. 1-1185 II p 368 349 19 175 322 27 89 Appr.
5 Nom. Moz. Spadoni e a. 1-1186 I p. 433 375 58 188 104 271 88 Resp.
6 Nom. Moz. Spadoni e a. 1-1186 II p. 430 387 43 194 382 5 88 Appr.
7 Nom. Moz. Rizzetto e altri 1-1189 371 349 22 175 348 1 88 Appr.
8 Nom. Moz. Bechis e altri 1-1190 370 345 25 173 344 1 88 Appr.
9 Nom. Ddl 2953 e abb.-A - em. 1.2 413 413 207 138 275 89 Resp.
10 Nom. em. 1.3 412 412 207 156 256 87 Resp.
11 Nom. em. 1.4 422 409 13 205 86 323 87 Resp.
12 Nom. em. 1.5 421 407 14 204 95 312 87 Resp.
13 Nom. em. 1.7 426 424 2 213 401 23 87 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.8 429 427 2 214 35 392 87 Resp.
15 Nom. em. 1.11 432 427 5 214 136 291 87 Resp.
16 Nom. em. 1.12 423 421 2 211 413 8 86 Appr.
17 Nom. em. 1.17 420 420 211 137 283 85 Resp.
18 Nom. em. 1.602 426 338 88 170 335 3 85 Appr.
19 Nom. em. 1.20 426 295 131 148 293 2 85 Appr.
20 Nom. em. 1.21 408 408 205 108 300 83 Resp.
21 Nom. em. 1.22 415 393 22 197 12 381 83 Resp.
22 Nom. em. 1.24 rif. 418 414 4 208 285 129 83 Appr.
23 Nom. em. 1.41 402 402 202 10 392 83 Resp.
24 Nom. em. 1.27 402 312 90 157 293 19 83 Appr.
25 Nom. em. 1.605 407 380 27 191 377 3 83 Appr.
26 Nom. em. 1.28 414 401 13 201 309 92 83 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 1.606 411 411 206 406 5 83 Appr.
28 Nom. em. 1.613 406 406 204 406 83 Appr.
29 Nom. em. 1.30 410 410 206 410 83 Appr.
30 Nom. em. 1.31 412 318 94 160 294 24 83 Appr.
31 Nom. em. 1.32 410 312 98 157 312 83 Appr.
32 Nom. em. 1.33 395 295 100 148 295 83 Appr.
33 Nom. em. 1.34 390 362 28 182 97 265 83 Resp.
34 Nom. em. 1.35 392 307 85 154 289 18 83 Appr.
35 Nom. em. 1.607 379 364 15 183 348 16 83 Appr.
36 Nom. em. 1.38 385 380 5 191 297 83 83 Appr.
37 Nom. em. 1.609 382 308 74 155 282 26 83 Appr.
38 Nom. em. 1.39 397 394 3 198 306 88 83 Appr.
39 Nom. em. 1.610 393 393 197 364 29 83 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 40)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.352 365 344 21 173 92 252 82 Resp.