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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 583 di venerdì 4 marzo 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Di Gioia, Epifani, Giancarlo Giorgetti, Rampelli, Ravetto, Realacci, Rosato e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica, in data 2 marzo 2016, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali la senatrice Maria Grazia Gatti, in sostituzione del senatore Roberto Ruta, dimissionario.

Elezione di un segretario della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  PRESIDENTE. Comunico che, in data 3 marzo 2016, la Commissione parlamentare per le questioni regionali ha proceduto all'elezione di un segretario. È risultata eletta la senatrice Ornella Bertorotta.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Chiarimenti in ordine alla disciplina relativa al trattamento di mobilità in deroga – n. 2-01276)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Burtone ed altri n. 2-01276, concernente chiarimenti in ordine alla disciplina relativa Pag. 2al trattamento di mobilità in deroga (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Burtone se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, la nostra interpellanza urgente fa riferimento ad una questione di grande rilievo sociale in questo momento nel nostro Paese. L'interpellanza pone la questione relativa ai lavoratori in Cassa integrazione in deroga: sono lavoratori in maggioranza con un'età avanzata, oltre i cinquant'anni, sono lavoratori espulsi dal sistema produttivo, in grande difficoltà. Lo strumento della Cassa integrazione in deroga è stato uno strumento importante; certo, probabilmente ha avuto dei limiti: la realizzazione del riparto, poi l'erogazione effettiva delle risorse, i ritardi che ci sono stati. Però, signor sottosegretario, noi sappiamo che, grazie alla Cassa integrazione in deroga, si sono affrontate tante crisi anche in settori particolarmente difficili e questi lavoratori hanno avuto qualche risorsa dalle istituzioni.
  Ora, io pongo questioni che sono diventate di grande attualità, dopo l'emanazione di un decreto, il decreto ministeriale n. 83473 del 1o agosto del 2014. Quello è stato un decreto che ha negativamente determinato una condizione problematica nell'ambito di questi lavoratori. Cos’è accaduto lo sappiamo: si è stabilito un tetto, il tetto delle mensilità erogabili al massimo, si è detto che un lavoratore in Cassa integrazione in deroga può essere assistito non più di tre anni e quattro mesi e, quindi, sono stati messi fuori coloro i quali avevano raggiunto questo stato ed è rimasto il resto della platea. Ora, signor sottosegretario, la cosa un po’ anomala, bizzarra, è che l'INPS ha posto, con le proprie delibere, con le proprie circolari, addirittura un ulteriore tetto, limitando l'intervento a tre anni. Ed è questo il primo tema che noi abbiamo posto all'attenzione del Governo, perché non credo che l'Inps possa avere questa autonomia decisionale e al Governo viene chiesto di chiarire.
  Poi ci sono le altre questioni: la non possibilità, per coloro i quali si trovano in Cassa integrazione ordinaria 2015, di poter ora usufruire della Cassa integrazione in deroga; per non parlare, signor sottosegretario, dei soliti ritardi che, purtroppo, ci sono: addirittura in Basilicata credo aspettino due mensilità del 2014, e non parliamo, purtroppo, della Sicilia e della Calabria.
  Ci sono queste aspettative dei lavoratori, che vanno poste all'attenzione; vanno date risposte. Ecco perché chiediamo che il Governo solleciti anche le procedure burocratiche e si diano queste risorse, anche perché ci sono alcuni episodi che, francamente, suonano da beffa. Infatti, a volte, poi, si danno in maniera cumulativa più annualità a questi lavoratori e finiscono per avere un'applicazione fiscale che li penalizza ulteriormente.
  Allora, signor sottosegretario, io ho chiesto degli interventi specifici, perché, vede, lei è stato esponente delle ACLI, è stato presidente nazionale delle ACLI, è un esponente del mondo cattolico molto sensibile ai temi del lavoro. Questo strumento è stato importante per il Paese e, mi permetto di dire, innanzitutto, per il Mezzogiorno. Ci sono aree – mi riferisco all'area della provincia di Catania, ma anche di Priolo, di Gela, mi riferisco alla Basentana in Basilicata, mi riferisco alla zona di Crotone, ma anche di Reggio Calabria – in cui questo strumento è stato indispensabile. Ecco perché, ora, francamente, di fronte alla presenza di nuove politiche attive, il rischio è che si rimanga nella terra di nessuno e rimangano queste figure, che potrebbero diventare fantasmi per le nostre istituzioni e non avranno un intervento a supporto delle proprie necessità. E come dicevo, specificatamente, parliamo di lavoratori che hanno ormai un'età per cui è difficile, poi, per loro, poter trovare una ricollocazione dal punto di vista lavorativo.
  Ecco perché pensiamo che il Governo debba rivedere anche le politiche pensionistiche Pag. 3per questi lavoratori, fare un'indagine seria per individuare quali sono le zone in cui maggiormente è stato utilizzato questo strumento, perché quello che fanno le regioni, francamente, signor sottosegretario, non ci soddisfa, perché ognuno si è inventato il reddito di ultima istanza, il reddito di mantenimento, tutti strumenti che poi non sono finalizzati, però, in maniera seria e obiettiva all'uscita dal mondo del lavoro. Ecco perché pensiamo, per esempio, che la delega sulla povertà possa essere un momento in cui riflettere nuovamente su questi temi, perché avvertiamo questa difficoltà. Sono lavoratori veramente in crisi, sono cittadini che non possono scomparire davanti alle istituzioni, c’è bisogno di pensare a politiche attive del lavoro, bisogna dare un aiuto a coloro i quali si trovano in difficoltà, non ultimo pensare ad una rivisitazione delle politiche pensionistiche.
  Ho posto alcuni temi, signor sottosegretario, in modo particolare io spero che il Governo chiarisca questo aspetto del tetto dei tre anni e quattro mesi o dei tre anni. Io credo che la norma sia stata ben chiarita da quel decreto interministeriale che era stato emanato dal Ministero del lavoro e dal Ministero dell'economia e delle finanze, e, quindi, che il tetto è preciso, e quindi anche poche mensilità, però, è il segnale che il Governo, il Paese, è attento anche alle problematiche dei più deboli.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Burtone, che affronta il tema del trattamento di mobilità in deroga, passo ad illustrare la risposta del Governo. Preliminarmente, bisogna precisare che l'istituto della mobilità in deroga costituisce un trattamento eccezionale, che garantisce ai lavoratori licenziati che non possono usufruire degli ordinari strumenti di sostegno al reddito, un reddito sostitutivo della retribuzione. Tale istituto richiede un legame temporale insoluto tra l'evento licenziamento e la fruizione del trattamento stesso.
  Ciò posto, occorre precisare che il 1o agosto del 2014, il Ministro del lavoro, di concerto col Ministro dell'economia e delle finanze, ha emanato il decreto ministeriale n. 83473, al fine di garantire una graduale transizione verso il nuovo regime, delineato dalla legge di riforma degli ammortizzatori sociali. In particolare, gli articoli 2 e 3 del decreto ministeriale n. 83473 hanno introdotto nuovi criteri, che hanno determinato una progressiva riduzione dei periodi di fruizione degli ammortizzatori sociali in deroga, nonché una graduale diminuzione del numero dei beneficiari, in una prospettiva di superamento del previgente sistema.
  Nello specifico, lo stesso articolo ha effettuato una distinzione tra lavoratori che, alla data in decorrenza del trattamento, hanno già beneficiato di prestazioni di mobilità in deroga per almeno tre anni e lavoratori che, alla stessa data, hanno complessivamente beneficiato delle medesime prestazioni per un periodo inferiore a tre anni.
  Per questi ultimi, e solo per loro, il periodo di fruizione complessiva del trattamento di mobilità in deroga non può eccedere i tre anni e cinque mesi per il 2014 e i tre anni e quattro mesi per il 2015 e il 2016.
  La predetta distinzione è stata anche confermata dall'articolo 1 della legge di stabilità 2016 che, rettificando parzialmente l'articolo 3, comma 5, del decreto ministeriale n. 83473, ha stabilito che, a decorrere dal 1o gennaio 2016 al 31 dicembre 2016 e sino al 31 dicembre 2016, il trattamento di mobilità in deroga alla vigente normativa non può essere concesso ai lavoratori che, alla data di decorrenza del trattamento, hanno già beneficiato di prestazioni di mobilità in deroga per almeno tre anni, anche non continuativi.
  Per i restanti lavoratori, il trattamento può essere concesso per non più di quattro mesi non ulteriormente prorogabili, più ulteriori due mesi nel caso di lavoratori Pag. 4residenti nelle aree individuate dal testo unico, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 1978, n. 218. Per tali lavoratori, il periodo complessivo non può, comunque, eccedere il limite massimo di tre anni e quattro mesi.
  Con riferimento, invece, al secondo quesito formulato dall'interrogante, è opportuno precisare, in via preliminare, che, nell'ambito della terza operazione di salvaguardia, disciplinata dai commi 231 e seguenti della legge di stabilità 2013, un contingente numerico di 2.560 beneficiari ha potuto accedere alla pensione con i requisiti previgenti alla riforma introdotta dal cosiddetto decreto salva Italia. Nello specifico, tale contingente risulta essere composto da lavoratori cessati dal lavoro entro il 30 settembre 2012, collocati in mobilità ordinaria o in deroga a seguito di accordi governativi o non governativi stipulati entro il 31 dicembre 2011, che hanno maturato i requisiti entro il periodo di fruizione di indennità e, in ogni caso, entro il 31 dicembre 2014.
  Per quanto concerne, invece, le iniziative volte ad introdurre canali flessibili di accesso alla pensione, faccio presente che, presso la Commissione lavoro della Camera dei deputati, sono tuttora in corso delle riunioni del Comitato ristretto, costituito ai fini dell'esame della proposta di legge, atto Camera, n. 857, alle quali partecipano anche i rappresentanti del Ministero che rappresento e dell'INPS. Ciò, allo scopo di predisporre un testo tecnicamente e giuridicamente coerente rispetto agli obiettivi della Commissione e di valutarne i connessi oneri finanziari.
  Da ultimo, per quanto riguarda le politiche attive messe in campo dal Governo per agevolare il reinserimento nel mondo del lavoro dei lavoratori, ricordo che, con il decreto legislativo n. 150 nel 2015, è stata istituita l'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (ANPAL), che nasce, infatti, per migliorare la capacità di organizzazione e coordinamento delle istituzioni del mercato del lavoro e avrà come aspetto fondante quello di predisporre politiche per l'adeguamento del lavoro in grado di agevolare la collocazione o ricollocazione dei disoccupati.

  PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, esprimo la mia soddisfazione per la risposta del sottosegretario. C'era un aspetto particolare che io ho voluto sottolineare e che il sottosegretario ha puntualizzato più volte: cioè, che questi lavoratori possono avere questo aiuto, questo sostegno da parte dello Stato per non più di tre anni e quattro mesi. Quindi, il sottosegretario lo ha puntualizzato più volte nel suo intervento – di questo lo ringrazio –, però una sollecitazione all'esponente del mondo cattolico, così vicino ai lavoratori nel passato e nel presente, io la voglio fare.
  Il Ministero chiarisca, però, all'INPS che il tetto è proprio questo, perché l'INPS non può permettersi di ridurre con un proprio atto ciò che è stabilito da un decreto interministeriale varato il 1o agosto del 2014, n. 83473, decreto al quale il sottosegretario ha fatto riferimento.
  Lei, signor sottosegretario, ha detto che siamo davanti ad uno strumento eccezionale, che è transitorio, che sarà superato in una fase successiva delle nuove politiche attive del lavoro. Io non voglio enfatizzare lo strumento, mi permetto di dire, però, che è stato utile per fronteggiare condizioni disperate per alcune famiglie.
  Quindi, l'invito che rivolgo al Governo – lo dico da persona che vive nel Mezzogiorno e in Sicilia – è che, nella fase di transizione, non si lascino nella terra di nessuno questi cittadini, perché, altrimenti, vengono fuori fenomeni di ribellione, di rabbia. Il nostro Stato democratico non può permettersi di abbandonare i propri cittadini: ecco perché la sollecitazione che faccio è che il Governo stia attento, metta i riflettori su queste figure.
  Lei, giustamente, ha anche ripreso quella che è stata una mia sollecitazione: c’è bisogno di nuova flessibilità anche in Pag. 5termini pensionistici, perché un lavoratore che arriva a cinquantanove anni e ha una contribuzione consistente non ha, signor sottosegretario, la possibilità di essere reinserito nel mondo del lavoro – con onestà lo dobbiamo dire –, perché viene considerato già non utile per l'apparato produttivo, viene preferito un giovane. Io non metto guerra tra lavoratori, giovani e meno giovani: dico soltanto che questi lavoratori vanno collocati in termini pensionistici e, comunque, ci deve essere lo Stato che deve seguire in maniera attenta quella che è la vicenda umana di questi nostri cittadini.
  Io personalmente so lo sforzo che il Governo sta facendo per dar vita a nuove politiche occupazionali e ci sono risultati confortanti, però noi non dobbiamo dimenticare coloro i quali rimangono indietro, questi lavoratori che hanno perso il lavoro. Lo strumento della cassa integrazione in deroga è stato importante – lo ripeto –, soprattutto, in alcune aree, soprattutto nel Mezzogiorno. Ecco perché l'invito che rivolgo al Governo è di monitorare ciò che è accaduto e ciò che può accadere, di guardare a quei territori che sono in seria difficoltà dal punto di vista produttivo e, quindi, di dar vita, anche in maniera transitoria, a provvedimenti che possano dare, anche a questi cittadini, la certezza che lo Stato è vicino.

(Iniziative di competenza in relazione alla grave situazione debitoria dell'Ospedale israelitico di Roma, al fine di garantirne la continuità e l'operatività – n. 2-01297)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta n. 2-01297, concernente iniziative di competenza in relazione alla grave situazione debitoria dell'Ospedale israelitico di Roma, al fine di garantirne la continuità e l'operatività (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la mia interpellanza ha inteso porre all'attenzione del Governo le condizioni critiche in cui attualmente opera l'Ospedale Israelitico di Roma, un'eccellenza romana, laziale e nazionale.
  Partiamo dai fatti. Lo scorso 20 ottobre 2015, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma ha accertato la sussistenza di una situazione di grave irregolarità nella gestione dell'Ospedale Israelitico e ha disposto misure cautelari personali di amministratori e dipendenti di quest'ultimo, nonché il sequestro preventivo di alcune somme dovute dalla regione Lazio all'Ospedale.
  Il 9 novembre, il Consiglio della comunità ebraica ha ritenuto opportuno, ai sensi dell'articolo 7 dello Statuto dell'ente, di nominare il professor Alfonso Celotto quale commissario straordinario dell'Ospedale Israelitico, il quale, al fine di dimostrare l'assoluta cesura rispetto alla precedente gestione, come primo atto, nelle more del procedimento penale, ha disposto, in via cautelare, l'immediata sospensione dal servizio di tutti i dipendenti implicati nelle vicende penali connesse alle presunte irregolarità nei confronti del Servizio sanitario regionale.
  L'articolo 3 del decreto-legge n. 179 del 2015 ha esteso l'applicazione dell'articolo 32 del decreto-legge n. 90 del 2014 alle strutture sanitarie che esercitano l'attività per conto del Servizio sanitario nazionale. Praticamente, in presenza di rilevate situazioni anomale e comunque sintomatiche di condotte illecite riconducibili all'impresa, il prefetto provvede alla nomina di uno o più amministratori, in numero non superiore a tre, in possesso dei dovuti requisiti di professionalità e onorabilità. Il suddetto decreto-legge è entrato in vigore in data 13 novembre 2015 e sin dal 14 novembre 2015 si era in presenza di tutte le condizioni perché, attraverso la nomina dell'amministratore prefettizio, si potesse mettere in grado l'Ospedale Israelitico di riprendere immediatamente la propria attività in accreditamento presso il Servizio sanitario regionale. In data 2 dicembre 2015, il prefetto di Roma nominava amministratore il dottor Massimo Russo, il Pag. 6quale, tuttavia, in quanto magistrato ordinario esercente la funzione giudiziaria presso il tribunale di sorveglianza di Napoli, necessitava del nulla osta del Consiglio superiore della magistratura per effettivamente insediarsi. Il plenum del Consiglio superiore della magistratura, inizialmente fissato per il 17 dicembre 2015 – purtroppo questa è la burocrazia italiana – veniva rinviato dapprima al 13 gennaio 2016, quindi al 27 gennaio 2016 e il dottor Russo, lo stesso giorno della votazione, dopo aver ricevuto parere negativo della terza commissione, revocava il proprio assenso all'esercizio della funzione di amministratore dell'ospedale, rinunciando definitivamente all'incarico. In altri termini, per ben due mesi, a causa della nomina di un amministratore che non poteva insediarsi, l'ospedale non ha potuto adempiere ad alcuna pratica in vista di un ripristino dell'accreditamento. In data 28 gennaio 2016, il prefetto nominava allora quale nuovo amministratore dell'ospedale il dottor Narciso Mostarda, dotato dei poteri necessari al fine di portare a termine l'accordo contrattuale stipulato con la regione o la ASL di competenza regolante la prestazione di servizi sanitari per conto e a carico del Servizio sanitario nazionale. Il dottor Mostarda si insediava in data 4 febbraio 2016. Abbiate tutti pazienza, ma è utile capire. Ancora oggi, però, l'ospedale non risulta accreditato al Servizio sanitario nazionale e non ha ricevuto i pagamenti dei crediti vantati dalla regione Lazio, malgrado la presenza di un amministratore prefettizio. Date le condizioni, l'ospedale si avvicina allo stato di insolvenza. Gli stipendi di febbraio degli oltre mille dipendenti diretti e indiretti sono stati pagati solo il 1o marzo e nella misura del 60 per cento. Inoltre, la struttura ha debiti con i fornitori per diversi milioni di euro.
  Per questo chiedo al Governo, e spero in una risposta incoraggiante da parte del sottosegretario, quali siano le ragioni per cui ad oggi il modello previsto dal decreto-legge n. 90 del 2014, applicato a strutture sanitarie, non abbia ancora prodotto il risultato di garantire la continuità e l'operatività dell'Ospedale Israelitico. Chiedo, pertanto, al Governo quali interventi intenda adottare per consentire la sopravvivenza di una struttura che, a causa di inspiegabili rallentamenti burocratici, oggi si trova in una situazione di insolvenza tale da potersi prevedere una prossima chiusura, nonostante, dal momento dell'insediamento della gestione commissariale, abbia sempre adempiuto tempestivamente e nella massima trasparenza a tutte le prescrizioni legislative. La ringrazio, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Brunetta. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie Presidente. Ringrazio l'onorevole Brunetta per aver sollevato la questione concernente l'Ospedale Israelitico di Roma perché mi consente di fornire in quest'Aula dettagliate informazioni su una tematica che già è all'attenzione del Ministero da prima che intervenissero gli accertamenti e gli esiti dell'indagine per i reati di truffa ai danni del Servizio sanitario regionale. Va anche detto che la possibilità della revoca del rapporto di accreditamento dell'Ospedale Israelitico con il Servizio sanitario regionale era stata già ventilata dalla regione Lazio già nella primavera del 2015, in considerazione di una serie di irregolarità riguardanti anche le fatturazioni delle prestazioni erogate in regime di convenzione emerse anche a seguito delle iniziative di indagine.
  La questione ha costituito l'oggetto della riunione svoltasi in prefettura il 19 maggio 2015 per esaminare i delicati risvolti di una simile determinazione, sia per la tenuta complessiva del sistema ospedaliero romano, sia per i circa 900 dipendenti che erano coinvolti nella vicenda. In data 23 ottobre 2015, il presidente della regione Lazio, nella veste del commissario ad acta del Servizio sanitario regionale, ha disposto in via cautelare la sospensione dell'autorizzazione all'esercizio e all'accreditamento Pag. 7dei quattro plessi dell'Ospedale Israelitico permettendo solo la prosecuzione, per l'esigenza di continuità terapeutica, dei trattamenti in favore dei pazienti ricoverati e lo svolgimento delle prestazioni ambulatoriali già prenotate nelle more del loro riassorbimento da parte dell'Azienda sanitaria locale. Inizialmente, le determinazioni del commissario ad acta prefiguravano la cessione nel giro di poco tempo di qualunque attività in regime privato o convenzionato dell'Ospedale Israelitico che, quindi, era predestinato sostanzialmente alla chiusura, con gravi ricadute, sia sul punto della tenuta del sistema sanitario capitolino, sia anche su quello occupazionale. Ho, invece, il piacere di comunicare che sin da subito si sono intraviste le prospettive per la prosecuzione dell'attività di questo nosocomio, che si è riaperta anche grazie all'iniziativa del Consiglio della comunità ebraica di Roma che ha nominato, come è stato già ricordato dall'onorevole Brunetta, il 9 novembre 2015, il professor Alfonso Celotto come commissario dell'Ospedale Israelitico, nonché grazie alle previsioni recate dal decreto-legge 13 novembre 2015, n. 179, le cui disposizioni, com’è noto, sono state poi trasfuse nella legge n. 208 del 2015, la legge di stabilità per il 2016. Queste disposizioni hanno esteso l'applicabilità delle misure cosiddette anticorruzione previste per gli appalti pubblici anche alle imprese operanti in regime di convenzione con il sistema sanitario pubblico con alcune particolarità e specificità.
  In sintesi, l'impianto normativo conferma il principio per cui il procedimento per l'applicazione della straordinaria e temporanea gestione è attivato esclusivamente da una proposta del presidente dall'Autorità nazionale anticorruzione. È, inoltre, previsto che il prefetto nomini un amministratore d'intesa con il Ministero della salute, scegliendo tra soggetti in possesso di qualificate e comprovate professionalità ed esperienze in materia di gestione sanitaria. La previsione in argomento è stata immediatamente applicata all'Ospedale Israelitico. Per l'evolversi della procedura già nota all'onorevole Brunetta, il magistrato designato ha rinunciato all'incarico. In considerazione di ciò, il prefetto, assunte le nuove necessarie intese con il Ministero della salute, ha provveduto, il successivo 28 gennaio, a nominare come amministratore per la straordinaria e temporanea gestione dell'Ospedale Israelitico il dottor Narciso Mostarda. Peraltro, sin dal momento in cui si è profilata la crisi dell'Ospedale Israelitico, in conseguenza della sospensione dell'autorizzazione sanitaria e del rapporto di accreditamento, la prefettura ha inteso assicurare ai dipendenti del nosocomio una costante informazione circa le iniziative avviate per superare la difficile situazione. A questo scopo sono stati convocati quattro incontri, come ci segnala la prefettura, l'ultimo dei quali si è tenuto proprio il 16 febbraio scorso con la partecipazione del commissario nominato dalla comunità ebraica di Roma, dell'amministratore prefettizio e del subcommissario alla sanità regionale. Durante la riunione del 16 febbraio 2016, il subcommissario ha precisato che la regione Lazio non ha fatto seguire alla sospensione cautelare la definitiva revoca dell'autorizzazione sanitaria e del rapporto di accreditamento. Anzi, a seguito di interlocuzioni intercorse con il commissario della comunità ebraica, ha provveduto ad abilitare due dei quattro plessi dell'Ospedale Israelitico in grado di erogare, secondo i dati che ci hanno consegnato, circa l'80 per cento del volume complessivo delle attività dello stesso nosocomio. Nel medesimo incontro del 16 febbraio 2016 è stato fatto il punto in merito alle iniziative in atto per riportare alla piena operatività l'Ospedale Israelitico, il quale, effettivamente, dopo aver regolarmente onorato gli impegni con la gran parte dei fornitori e corrisposto ai dipendenti le retribuzioni loro spettanti senza fare ricorso agli ammortizzatori sociali, incontra ora difficoltà a far fronte agli stipendi del mese di febbraio a causa di una limitata disponibilità di cassa.
  Va anche comunicato che sono stati avviati percorsi per un pieno ripristino della operatività dell'Ospedale. Infatti l'amministratore prefettizio ha reso noto Pag. 8di aver richiesto alla regione Lazio sin dal 12 febbraio scorso l'accreditamento del poliambulatorio di via Veronese n. 59 e del presidio ospedaliero di via Fulda n. 14. Alla seduta del 2 marzo scorso il parere favorevole dell'azienda sanitaria di Roma Tre è stato inoltrato ai competenti uffici regionali: si è concluso così l'iter istruttorio che consente alla regione di elaborare il decreto che riattiverà l'accreditamento delle prime due strutture sanitarie dell'Israelitico che sono state esaminate. Si precisa che queste strutture costituiscono una parte molto rilevante della produzione sanitaria dell'Ospedale, arrivando, come dicevo prima, a sfiorare, nel mese di ottobre 2015, oltre l'80 per cento del budget che era stato precedentemente concordato con la regione. Il commissario prefettizio, in data 2 marzo 2016, ha convocato una riunione per il giorno 8 marzo 2016 per il rilevamento delle eventuali criticità e/o delle disfunzioni organizzative dell'Ospedale alla luce della prossima riapertura complessiva del nosocomio. Tutti i responsabili clinici medici e i dirigenti dell'aria infermieristica e tecnica, oltre alle figure amministrative strategiche per il pieno ed efficiente funzionamento dell'Ospedale, sono state sollecitate a tenere alto il livello di attivazione per prepararsi ad una prossima piena riapertura di tutte le attività sanitarie del nosocomio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signor Presidente. Vengo informato che hanno liberato i nostri due connazionali in Libia: approfitto quindi della parola in quest'Aula, che sempre considero il luogo della democrazia nel nostro Paese, per esprimere la mia soddisfazione e per comunicarlo a lei, signor Presidente, e a lei, signor sottosegretario.
  Signor sottosegretario, grazie per la risposta e mi ritengo parzialmente soddisfatto. Dico soddisfatto perché ho capito che la questione è all'attenzione del suo Dicastero e che pare che l'accreditamento della struttura dell'Ospedale israelitico presso il Servizio sanitario nazionale sia in dirittura d'arrivo. Dico parzialmente perché il ruolo del Ministero non può esaurirsi qui. Il Dicastero della salute ha il dovere di continuare a vigilare sulla vicenda in modo da garantire l'accreditamento e il pagamento dei crediti vantati, liquidità vitale per una struttura che non può permettersi ritardi con dipendenti e fornitori. Non è ammissibile che una struttura che ha correttamente adempiuto tempestivamente nella massima trasparenza a tutte le prescrizioni di legge possa ritrovarsi ancora oggi in una situazione di insolvenza e non solo per rallentamenti burocratici. Non dimentichiamo, signor sottosegretario, che non parliamo solo di burocrazia o di stipendi o di personale ma parliamo alla fine di servizi ai cittadini perché queste novecento-mille persone, questa struttura, questa storia, la cultura di questa eccellenza della nostra città alla fin fine è destinata a stare dalla parte dei cittadini e a fornire servizi ai cittadini. Quindi, signor sottosegretario, il suo Ministero deve proseguire nell'opera di alta vigilanza che è chiamato a compiere per garantire continuità di servizi per i pazienti e certezza di lavoro per i tanti e qualificati dipendenti. Pazienti e dipendenti di una struttura che ha avuto la lungimiranza di voltare pagina rispetto alle burrascose vicende del passato nella massima trasparenza. Le istituzioni hanno quindi il dovere di evitare in qualsiasi modo la chiusura – ma mi pare che questo sia un fatto che potremmo dire già acquisito – che costituirebbe, oltre che un atto illegittimo, soprattutto un grave danno occupazionale e sanitario per la città di Roma, per la comunità ebraica e, devo dire, per l'intero Paese. Per questa ragione, signor sottosegretario, la ringrazio e spero che magari potremmo rivederci qui in una simile occasione di sindacato ispettivo per sancire definitivamente il superamento dello stato di crisi di questa struttura. La ringrazio, signor sottosegretario.

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  PRESIDENTE. Anche noi abbiamo visto la notizia ovviamente sulle agenzie. Siccome tutti auspichiamo che sia esattamente così, aspettiamo la conferma ufficiale. La apprendiamo quindi, come lei, dalle agenzie e non possiamo che felicitarci della notizia. Aspettiamo che poi la notizia sia resa ufficiale dalle autorità.

(Tempi per l'emanazione del bando relativo al Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia ed iniziative per garantire tempi congrui per la presentazione delle relative proposte – n. 2-01293)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Mannino ed altri n. 2-01293, concernente tempi per l'emanazione del bando relativo al Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia ed iniziative per garantire tempi congrui per la presentazione delle relative proposte (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Mannino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CLAUDIA MANNINO. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario per la salute De Filippo. La ringrazio per la sua presenza, anche se sinceramente vedo poche affinità tra il suo mandato e l'argomento di questa interpellanza urgente ma in ogni caso siamo qui a sottoporre al Governo una questione che, spero, possa avere appunto una risposta soddisfacente.
  La premessa a questa interpellanza, a nostro avviso, è l'iter di approvazione dell'ultima legge di stabilità, approvata in Senato in prima lettura il 20 novembre 2015, modificata ed approvata qui alla Camera il 19 dicembre 2015 e approvata in terza lettura al Senato con voto di fiducia il 22 dicembre 2015. Tra le tante modifiche che la legge di stabilità ha avuto, ve n’è stata una apportata nella seconda lettura qui, alla Camera, il 14 dicembre con un emendamento del Governo integrato con modifiche di ulteriori emendamenti presentati da parte di altri gruppi parlamentari (SEL, PD e NCD). L'emendamento del Governo era volto ad un programma straordinario di intervento di 500 milioni per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia. Lo scopo di questo programma è la rigenerazione delle aree urbane degradate, la promozione di progetti di miglioramento della qualità del decoro urbano, di manutenzione e di riuso e rifunzionalizzazione di aree pubbliche di edifici esistenti, l'accrescimento della sicurezza territoriale e della capacità di residenza urbana, il potenziamento delle prestazioni urbane anche con riferimento alla mobilità sostenibile, lo sviluppo di pratiche come quelle del Terzo settore e del servizio civile, integrazione questa voluta da SEL per l'inclusione sociale, la realizzazione di nuovi modelli di welfare metropolitano, integrazione voluta dal PD, e, infine, l'adeguamento delle infrastrutture destinate ai servizi sociali e culturali, educativi e didattici nonché alle attività culturali ed educative promosse da soggetti pubblici e privati, integrazione voluta da un emendamento di Vignali del Nuovo Centrodestra-UDC.
   Vediamo le tempistiche a cui avete pensato per questo programma. Entro il 1o marzo 2016 gli enti interessati, pubblici e privati, trasmettono i progetti non al MEF ma alla Presidenza del Consiglio secondo le modalità e le procedure stabilite con apposito bando approvato entro il 31 marzo 2015 con apposito decreto del Presidente del Consiglio. La domanda è la seguente: dove è il bando, dove sono i decreti ? Noi vi abbiamo osservato da lontano e, ad esempio, durante il «milleproroghe» qui, alla Camera, ci sarebbe stato tecnicamente il tempo per presentare un emendamento volto a posticipare le inadempienze del Governo, visto che il «milleproroghe» è stato approvato con Pag. 10fiducia il 10 febbraio qui, alla Camera, e nuovamente con fiducia al Senato il 24 febbraio.
  Ma, come se questo non bastasse, la giustizia direbbe che questi comportamenti sono recidivi. Faccio cioè riferimento alla scorsa legge di stabilità del 2014 dove avevate previsto, in analogia a questo programma, un Piano triennale nazionale per le aree urbane degradate ma l'anno scorso avete volato basso: erano 200 milioni circa su scala nazionale. Quest'anno avete pensato di integrare i 75 milioni previsti per il 2016 di ulteriori 500 milioni, ma questa volta solo per le aree metropolitane e per i capoluoghi di provincia come Roma, Milano, Bologna, Napoli, eccetera: casualmente tutte città che a breve andranno al voto. Ma, al di là delle valutazioni politiche che mi riservo di fare in fase di replica, i comuni aspettano questi soldi. Che tempi prevede il Governo per l'emanazione dei decreti e di tutte le inadempienze previste nella legge di stabilità ? Soprattutto come è andato il primo triennio della scorsa legge stabilità dal 2014 ?

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. Onorevole Mannino, le riassumo la risposta preparata dalla Presidenza del Consiglio, che abbiamo ovviamente letto e valutato. Dunque, in riscontro alla sua interpellanza si rappresenta quanto segue.
  L'onorevole Mannino chiede di sapere, nello specifico, entro quali tempi il Presidente del Consiglio dei ministri intenda emanare il bando previsto al comma 975 dell'articolo 1 della legge n. 208 del 2015 e se non ritenga opportuno dilazionare i tempi previsti per la presentazione delle domande che, data la complessità degli interventi proponibili, le renderebbero di scarsa qualità e determinerebbero anche una scarsa partecipazione (questa è la domanda).
  In proposito si segnala, in primo luogo, che il bando considerato fa seguito ad analoga iniziativa, pure richiamata nell'interpellanza in oggetto, che è prevista dall'articolo 1, comma 431, della legge n. 190 del 2014, che ha testé descritto l'onorevole Mannino, la cui istruttoria alla fine dell'anno passato ha consentito al Governo di individuare, grazie ad un'intensa attività di raccordo con tutte le amministrazioni coinvolte, sia quelle centrali sia quelle locali, gli aspetti di maggior rilievo tecnico da tenere presenti nell'avvio del nuovo intervento e le migliori scelte attuative da adottare per evitare di incorrere reiteratamente nelle problematiche che sono emerse nella fase iniziale di realizzazione del primo programma di riqualificazione urbana, in relazione al quale sono pervenute ben 865 proposte progettuali per mezzo di oltre 2.500 mail, che saranno a breve esaminate nell'ambito del comitato di valutazione, costituitosi secondo quanto previsto dalla norma di riferimento, a seguito dell'ultima designazione che è pervenuta il 24 febbraio scorso alla Presidenza del Consiglio dei ministri, a seguito della nota di richiesta a firma del segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'11 gennaio 2016.
  Pertanto, il testo del nuovo bando – la cui redazione, come segnala la Presidenza del Consiglio, è concertata con tutte le amministrazioni competenti, è ormai conclusa e manca esclusivamente della necessaria comunicazione alla Conferenza Stato-regioni – prevede modalità di redazione e di esame dei progetti ammissibili a finanziamento notevolmente semplificate rispetto alla precedente esperienza, nonché ambiti di intervento più ampi e meglio specificati, venendo incontro alle principali esigenze di miglioramento procedurale che sono state espresse nel 2015 dalla platea dei possibili beneficiari. Ciò consentirà, senza dubbio, di facilitare la presentazione delle domande da parte degli interessati e di garantire un più elevato livello qualitativo degli interventi proposti, oltre che di ridurre considerevolmente i tempi necessari alla loro valutazione.
  Per quanto riguarda i termini – segnala ancora una volta la Presidenza del Consiglio – previsti originariamente dalla Pag. 11norma di riferimento, che nel silenzio di quest'ultima sono da considerarsi sicuramente di carattere ordinatorio in quanto riferiti all'emanazione di atti favorevoli per i potenziali destinatari, si provvederà ad adeguare le scadenze inizialmente definite al fine di assicurare la massima e più qualificata partecipazione ad una iniziativa di così grande rilievo per la rigenerazione delle periferie urbane degradate del Paese.
  Queste sono le risposte che appaiono non puntuali perché sono in corso di elaborazione e lo sono, probabilmente, anche i documenti che mi sono stati trasmessi.

  PRESIDENTE. L'onorevole Mannino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  CLAUDIA MANNINO. Presidente, sinceramente non posso dichiararmi minimamente soddisfatta, perché la risposta del Governo, per quel che è stato detto, riguarda quanto previsto dalla precedente legge di stabilità. Le 865 proposte di progetti sono riferite alla legge di stabilità dell'anno scorso, che riguardava un programma triennale su scala nazionale delle aree degradate.
  Quello che noi abbiamo approvato e che voi avete proposto con la legge di stabilità è, invece, un piano annuale di 500 milioni, quindi molto più grande e molto più pesante, diciamo, dal punto di vista economico per l'anno 2016, con tempi strettissimi, e riguarda solo le città capoluogo di provincia e le aree metropolitane. Quindi, anche se, come diceva, in conseguenza a quello che è stato fatto o a quello che è stato raggiunto con la legge stabilità precedente, questo riguarda altro, e su questo altro, aree metropolitane e capoluoghi di provincia, non vedo nulla.
  Non sono state date delle scadenze. Lei ha detto che è tutto in itinere, ma il problema è quando, perché più si allungano i tempi e più ci avviciniamo alle campagne elettorali e più, alla luce degli emendamenti presentati alla legge di stabilità, in cui questi fondi possono essere utilizzati da pubblici e da privati, maggiore è la possibilità di interpretare questi fondi per alcuni capoluoghi di provincia – casualmente molti di questi vanno ad elezione e li ho citati: Roma, Bologna, Milano, Napoli – come una regalia perfetta in fase di campagna elettorale. E, allora, mi sarei aspettata una risposta con una proposta, in un immediato decreto o provvedimento, che è in itinere, recante una proroga di queste scadenze che voi vi siete dati.
  Il Governo ha detto che avrebbe fatto il bando entro il 31 gennaio 2016 e i comuni dovevano presentare – però, i comuni e i privati – i progetti entro il 1o marzo. Siamo arrivati al 4 marzo e non c’è nulla. Quindi, le cose sono due: o voi volete posticipare il più possibile, in modo tale che ci avviciniamo sempre di più alle campagne elettorali; oppure questi fondi non li volete utilizzare e date, diciamo, questi messaggi a delle realtà che, invece, non ne usufruiranno, come solite promesse.

(Intendimenti del Governo in merito alla rimozione del segreto di Stato sulla vicenda relativa ad Abu Omar e all'impugnazione della recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo – n. 2-01296)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fedriga ed altri n. 2-01296, concernente intendimenti del Governo in merito alla rimozione del segreto di Stato sulla vicenda relativa ad Abu Omar e all'impugnazione della recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Saltamartini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretario, la nostra interpellanza trae origine dalla controversa sentenza con la quale la Corte europea dei diritti dell'uomo ha recentemente Pag. 12condannato il nostro Stato a risarcire Abu Omar per la extraordinary rendition di cui fu vittima nel 2003. Alcuni agenti americani, da poco graziati dal Presidente della Repubblica, probabilmente insieme ad altri appartenenti ai nostri servizi, prelevarono l'ex imam dalla moschea di via Quaranta, a Milano, per estradarlo in Egitto e lì sottoporlo ad interrogatori condotti con tecniche più aggressive, vietate in Occidente. Si trattava di un programma molto vasto, che coinvolgeva numerosi Paesi alleati degli Stati Uniti ed era finalizzato ad evitare che si ripetessero attacchi simili a quelli accaduti l'11 settembre 2001.
  Abu Omar è rimasto lì e dopo essersi lamentato delle torture subite ora è del tutto indisturbato dal regime militare del generale al-Sisi, che pure certo non tratta con i guanti bianchi coloro che sospetta conducano attività eversive e come prova, purtroppo, abbiamo il barbaro assassinio di Giulio Regeni. L'ex imam ha optato per l'Egitto molto verosimilmente anche per evitare di dover scontare la condanna a sei anni di reclusione che gli è stata inflitta dai nostri giudici per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.
  La vicenda, signor membro del Governo, ci lascia perplessi sotto molti punti di vista, non ultimo perché la pronuncia della Corte di Strasburgo, che è un'emanazione del Consiglio d'Europa, ha investito anche la scelta di ben quattro Presidenti del Consiglio di porre sulla vicenda il segreto di Stato. Tale decisione, evidentemente imposta dalle circostanze e da contingenti necessità attinenti alla sicurezza nazionale del nostro Paese, ci è stata contestata perché avrebbe leso il diritto delle parti in causa alla verità. Probabilmente è così; del resto, quante volte alle esigenze della nostra sicurezza abbiamo sacrificato qualcosa negli ultimi 15 anni ? Lo si è fatto, però, per un bene più importante: per proteggerci, perché non si può essere liberi se non si è vivi o se si teme di essere uccisi.
  Sorprende, quindi, che poco dopo i fatti di Parigi e la strage del Bataclan, che hanno dimostrato la grande condizione di vulnerabilità in cui giace l'Europa, l'autorevolissima Corte dei diritti dell'uomo abbia prodotto una sentenza come quella che ha condannato l'Italia. Impugnare questa sentenza, secondo noi, è possibile e vogliamo sapere dal Governo se intenda o meno farlo, anche per non dover risarcire Abu Omar che, tra l'altro, qualora venisse a ritirare la somma che gli spetta, dovrebbe essere arrestato per scontare i sei anni di reclusione ai quali è stato appunto condannato. Noi pensiamo, pertanto, che ricorrere sia doveroso: lo impongono le ragioni di principio.
  Sul ricorso al segreto di Stato nel caso di Abu Omar, peraltro, forse c’è spazio per riconsiderare la questione. Proprio il generale Nicolò Pollari, all'epoca dei fatti direttore del SISMI, poi sciolto e sostituito nel 2007 dall'AISE, ha recentemente dichiarato di auspicare che vi si rinunci quanto prima. Pollari, secondo cui il SISMI non avrebbe partecipato alla rendition, afferma infatti di ritenere che la rimozione del segreto di Stato pure utile, nel caso Omar, a salvaguardare in tribunale gli operativi della nostra intelligence dalle imputazioni addebitate a loro carico dalla pubblica accusa, permetterebbe davvero di accertare la verità e sancire l'estraneità dei Servizi del nostro Paese alla pratica delle rendition.
  Per eliminare pregiudizi, ombre e sospetti sui Servizi italiani, che quotidianamente garantiscono democrazia e sicurezza a tutti noi, signor Presidente, sarebbe quindi ormai giunto il momento, secondo noi, di rimuovere finalmente il segreto di Stato, che ancora grava sulla rendition di Abu Omar. Qualora il ricorso fatto dal nostro Paese nei confronti della Corte europea dei diritti dell'uomo non avesse successo, infine, vorremmo sapere con quali modalità il Governo pensi di ottemperare al pagamento della cifra che la Corte sovranazionale ha imposto al nostro Paese di versare ad Abu Omar. In effetti, ancora oggi, in Italia Abu Omar sarebbe soggetto ad un'ordinanza di arresto per attività terroristica che, insieme alla vigente normativa antiriciclaggio, impone Pag. 13il blocco dei beni di chi è stato dichiarato terrorista o fiancheggiatore.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. In riscontro all'interpellanza presentata dall'onorevole Saltamartini ed altri parlamentari, si rappresenta quanto segue. La conferma del segreto di Stato, nel corso del processo penale relativo al sequestro del cittadino egiziano Abu Omar, è stata motivata, come richiamato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 106 del 2009, dalla necessità di – cito la sentenza – preservare la credibilità dei Servizi, nell'ambito dei rapporti internazionali con gli organismi collegati, in quanto la divulgazione di notizie rivelatrici, anche di parti soltanto di tali rapporti, esporrebbero i nostri Servizi al rischio concreto di un ostracismo informativo da parte degli omologhi stranieri, con evidenti negativi contraccolpi nello svolgimento di attività informative presenti e future, sia anche con l'esigenza – continua ancora la sentenza – di riserbo, che deve tutelare gli interna corporis di ogni Servizio, ponendo al riparo di indebita pubblicità le sue modalità organizzative ed operative. Questa conferma non ha condotto ad una generalizzata preclusione dell'accertamento giurisdizionale sul fatto, che ha comunque avuto esito con la emissione di condanne definitive per 26 imputati, agenti e funzionari USA, appartenenti alla CIA o, in un caso, all'esercito statunitense.
  L'eventuale e avvenuta divulgazione di determinate notizie da tutelare, quanto mai sensibili nel caso di specie, afferendo anche a rapporti internazionali, non necessariamente fa venire meno l'esigenza di cautela per prevenire possibili ulteriori estensioni della conoscenza, che potrebbero derivare dalla permanenza delle stesse notizie in ambito processuale.
  Si consideri altresì nello specifico che il prosieguo delle attività processuali avrebbe potuto avere riflessi analoghi a quelli sopra lumeggiati per la sicurezza nazionale, anche in relazione alla possibilità che venissero resi pubblici ulteriori aspetti coperti dal segreto, connessi a quelli già eccepiti.
  In merito, infine, alla decisione del Governo, a seguito della sentenza, e alle modalità di esecuzione della stessa, in pendenza del termine per l'eventuale richiesta di rinvio alla cosiddetta Grande Camera, che deve essere formulato – come è noto – entro tre mesi dalla pubblicazione della sentenza, è in corso – ci segnala la Presidenza del Consiglio – la valutazione sulla opportunità di formulare la richiesta per la definizione delle competenze dello Stato rispetto alla Corte, nell'ambito del margine di apprezzamento che la Convenzione riserva agli Stati nella tutela dei diritti.
  Quanto alle modalità di esecuzione della sentenza, le circostanze che, in base alla legislazione nazionale, potrebbero incidere sull'esecuzione nel caso concreto saranno valutate quando la decisione diventerà effettivamente definitiva.

  PRESIDENTE. L'onorevole Saltamartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla interpellanza Fedriga n. 2-01296.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, signor Presidente. Ovviamente la soddisfazione è a metà. Mi permetta di aggiungere un commento a quanto abbiamo appena sentito. Vede, il più importante commento che mi sento di fare è che noi ci troviamo in una stagione nuova, nella quale siamo chiamati a fronteggiare una sfida terroristica, che è ancora più incisiva di quella del passato, con il nostro maggiore alleato, l'America, che si trova su posizioni lontane da quelle che ispirarono la politica dell’extraordinary rendition. L'Amministrazione Obama trasferisce prigionieri perché vuole chiudere Guantanamo, non perché dai sospetti incarcerati si attenda che poliziotti e secondini più aggressivi strappino confessioni utili alla sicurezza nazionale. Possiamo quindi far luce su ciò che accade nel 2003, se necessario anche determinando Pag. 14le premesse per una revisione del caso, che porti a capire chi, tra le possibili controparti italiane della CIA americana, partecipò al sequestro dell'Imam a Milano, nella sede di via Quaranta. Le possibilità al riguardo, erano e sono tante: personale del SISDE, in luogo a quello del SISMI, effettivi del SISMI differenti da quelli che avrebbero dovuto istituzionalmente fungere da controparti dei servizi statunitensi ? Altro ? Lo spazio per fare chiarezza oggi c’è e lo dobbiamo sfruttare, non solo per non pagare ad Abu Omar la compensazione che secondo la Corte di Strasburgo gli dovremmo, ma anche perché ai nostri Servizi stiamo affidando funzioni sempre più importanti e delicate, di difficili scenari internazionali di questo periodo storico, e vogliamo poterci fidare.
   La riforma dei servizi, dopo tutto, l'abbiamo fatta insieme nel 2007; un esponente del nostro partito presiede il Copasir ed abbiamo rassicurato in quest'Aula, anche con il nostro voto, il Presidente del Consiglio, il Governo, solo pochi mesi fa, quando ci fu chiesto di riconoscere, appunto al Presidente del Consiglio, la facoltà di ordinare delle operazioni speciali sui territori di crisi, da condurre anche col personale militare dei reparti di élite, qualora interessi nazionali o la vita dei nostri concittadini siano in pericolo. Riteniamo quindi di meritare rispetto e che rispetto meriti soprattutto la nostra istanza. Reagiamo dunque alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, utilizzando lo strumento legale per farlo, cioè impugnandola, e facciamo luce, una volta per tutte, su quanto accadde nel 2003, rimuovendo il segreto di Stato che ancora lo scherma.

(Chiarimenti in merito all'applicazione della normativa in materia di concessioni autostradali prevista dal decreto-legge n. 133 del 2014 ed iniziative per contenere gli adeguamenti delle tariffe di pedaggio autostradale – n. 2-01292)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Scotto ed altri n. 2-01292, concernente chiarimenti in merito all'applicazione della normativa in materia di concessioni autostradali prevista dal decreto-legge n. 133 del 2014 ed iniziative per contenere gli adeguamenti delle tariffe di pedaggio autostradale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Zaratti se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie Presidente, signor rappresentante del Governo, il problema delle autostrade del nostro Paese è un problema che riguarda la vita di migliaia e migliaia di cittadini. Sono ben 7.447 i chilometri della rete autostradale italiana e questo sta a significare come appunto questa questione sia rilevante nella vita economica e sociale del nostro Paese. Oltretutto, in carenza di trasporti alternativi, di una rete ferroviaria vetusta e assolutamente inefficace, è evidente che gran parte dei trasporti a medio e a lungo raggio, anche per i pendolari, riguarda appunto l'utilizzo della rete autostradale.
  La rete autostradale, com’è noto, è gestita in concessione da diversi concessionari. Vale la pena ricordare che fino alla fine degli anni Novanta tutte le concessioni sono state periodicamente prorogate, generalmente senza bando di gara, e questa è una delle caratteristiche del nostro sistema autostradale, cioè che le concessioni sono state date, tutte quante, senza bando di gara.
  Nel recente provvedimento, che riguarda la delega al Governo per recepire le direttive europee in materia di appalti pubblici e di concessioni, oltre a riordinare la materia vigente, si è deciso che le nuove concessioni autostradali saranno messe a gara e dovranno essere appunto date in base a dei bandi pubblici, pubblicati almeno ventiquattro mesi prima della scadenza di quelle in essere.
  Intanto io vorrei evidenziare una discrepanza: la nuova legge sugli appalti dice che bisogna mandare a gara le nuove concessioni, ma contemporaneamente rimane in vita, nel nostro ordinamento, Pag. 15l'articolo 143 del decreto legislativo n. 163 del 2006, che, oltre a prevedere, al comma 6, che «la concessione ha di regola durata non superiore a trenta anni», stabilisce, all'ultimo periodo del comma 8 del medesimo articolo, che «al fine di assicurare il rientro del capitale investito e l'equilibrio economico-finanziario del Piano Economico Finanziario, per le nuove concessioni di importo superiore ad un miliardo di euro, la durata può essere stabilita fino a cinquanta anni». Come dire: fatta la legge, trovato l'inganno, nel senso che sarebbe opportuno che si intervenisse anche nella modifica di questo articolo. Infatti, è proprio di questi giorni la notizia – relativa alla società concessionaria dell'autostrada dei Parchi, che collega Roma all'Abruzzo – che, per motivi di natura tecnica e interventi di tipo non previsto, si chiede appunto la proroga della concessione.
  Ora, io penso che questo sia assolutamente discutibile e che non sia neanche in linea con la volontà espressa dal Parlamento, appunto, nell'approvazione della legge deroga sugli appalti, che, recentemente, il Parlamento ha approvato. Quindi invitiamo il Governo a intervenire su questo tema. Oltretutto, non vi è chiarezza da parte dei concessionari rispetto a quali siano i motivi economici, finanziari e tecnici, che hanno determinato degli aumenti così significativi delle tariffe nelle autostrade: a cominciare, per esempio, dal tronco autostradale A4 Torino-Milano, i cui pedaggi sono aumentati addirittura del 6,5 per cento, dall'autostrada dei Parchi, di cui parlavo in precedenza, i cui pedaggi sono aumentati del 3,45 per cento, per continuare con le altre, ove vi è stato un aumento medio comunque significativo e assolutamente – apparentemente – non giustificato da evidenze tecniche presentate dai concessionari.
  Quindi, noi chiediamo al Governo di intervenire, intanto per determinare un modo sostanziale per calmierare questi aumenti del sistema autostradale, che vanno a incidere in modo significativo sulla vita dei singoli cittadini che utilizzano le autostrade, ma che determina anche un aumento consistente anche alla vendita dei prodotti ai cittadini, vista l'incidenza maggiore del costo autostradale di trasporto. Quindi, chiediamo al Governo di intervenire per calmierare e chiediamo anche al Governo di verificare la consistenza delle ragioni che hanno determinato così significativi aumenti.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. Preliminarmente, si precisa che sono in corso i contatti tra il MIT, il Ministero delle infrastrutture e i trasporti e i competenti uffici della Commissione europea, relativamente alle modifiche ai Contratti di concessione e che, ad oggi, non è stata concessa alcuna proroga alle suddette concessioni in essere, ad eccezione di quanto previsto nel terzo atto aggiuntivo alla Convenzione unica, stipulata tra il concedente CAL Spa, società partecipata pariteticamente al 50 per cento da ANAS Spa e al 50 per cento dalla regione Lombardia, nella concessionaria BreBeMi Spa.
  Infatti, anche in merito all'applicazione dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 163 del 2006, ad oggi vigente nelle more delle modifiche della normativa in materia di appalti pubblici di concessioni, risulta l'applicazione nell'ambito delle concessioni autostradali di tale normativa solo per il suddetto terzo atto aggiuntivo. In particolare, la delibera CIPE n. 60 del 2015, di approvazione dell'atto, richiama il citato articolo, che sancisce il principio di conservazione dell'equilibrio finanziario della concessione, anche tramite la proroga del termine della scadenza della concessione. La stessa delibera considera, altresì, che la proroga in questione risulta temporalmente contenuta (sei anni) e in linea con le disposizioni di cui alla direttiva 2014, n. 23, dell'Unione Europea sull'aggiudicazione dei contratti di concessione.
  Per quanto attiene alla trasparenza dei meccanismi adottati per gli adeguamenti autostradali, entrati in vigore dal 1o gennaio Pag. 162016, e il legame degli stessi con gli investimenti effettivamente realizzati dalle società concessionarie, si rappresenta che per ogni società gli specifici incrementi tariffari sono riconosciuti secondo quanto stabilito dal corrispondente contratto di concessione vigente, che recepisce la specifica normativa di settore.
  Le formule tariffarie previste dalla normativa vigente stabiliscono già una corrispondenza tra il pedaggio e gli investimenti effettivamente realizzati dalle società concessionarie e implicano, da parte del MIT, quale Ministero concedente, verifiche tecniche, economiche e amministrative, ad esito delle quali è approvato l'adeguamento tariffario annuale.
  Per l'adeguamento del 2016, si riportano di seguito i casi specifici delle soluzioni adottate dal MIT di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze: società concessionarie con piano economico finanziario aggiornato: per tali società sono state adottate variazioni tariffarie calcolate in base agli atti convenzionali vigenti (sono i casi ASPI, SATAP Tronco A4-Torino-Milano); società con concessioni scadute: per tali società non è stato riconosciuto alcun incremento tariffario (è il caso relativo ad Autostrada del Brennero, Centro Padane e Autostrade meridionali); società che non hanno richiesto adeguamento tariffario: per tali società non è stato riconosciuto, ovviamente, alcun incremento tariffario in assenza dell'istanza, ovvero in presenza di contestazioni d'inadempimento pendenti (è il caso che riguarda l'autostrada Asti-Cuneo e il Consorzio autostradale siciliano); società con aggiornamento di PEF in corso: per tali società è stato sospeso provvisoriamente l'incremento tariffario, rinviando lo stesso ad eventuali recuperi degli anni precedenti all'approvazione dei PEF in fase istruttoria. Tale soluzione include l'impegno dei predetti Ministeri ad accelerare le procedure di aggiornamento dei PEF già istruiti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (è il caso della Cisa, dell'autostrada dei Fiori, dell'autostrada Torino-Savona, della SALT, della SITAF, della SAV, della CAV, della tangenziale di Napoli, delle Autovie venete, della Serravalle-Milano e della Satap A21 e della SAT). Tra i casi specifici, abbiamo ATIVA: stante l'imminenza della scadenza della concessione e l'impossibilità di recuperi tariffari futuri, si è ritenuto di poter riconoscere l'aggiornamento tariffario sulla base del PEF annesso alla Convenzione vigente, nonché riferito ad un periodo regolatorio scaduto; Strada dei Parchi Spa: si è ritenuto di dover valorizzare la significativa spesa per gli investimenti, già sostenuta dalla società, al fine di poter garantire la certezza dei flussi finanziari futuri, necessari alla continuità aziendale. Ciò anche tenuto conto del fabbisogno finanziario derivante dal rilevante programma di investimenti di adeguamento e messa in sicurezza dell'infrastruttura, contemplato ai sensi della legge n. 228 del 2012. Ciò posto, visto il periodo regolatorio scaduto, si è ritenuto di poter riconoscere l'incremento tariffario in funzione unicamente del parametro K investimenti; autostrada Brescia-Padova: sussiste la necessità di acquisire le valutazioni della Commissione tecnica preposta alla valutazione della soluzione progettuale per la realizzazione del collegamento autostradale della Valdastico-Nord.
  I provvedimenti adottati hanno perseguito l'obiettivo di: assicurare gli incrementi tariffari ove previsti dagli atti convenzionali vigenti; escludere variazioni tariffarie all'utenza in presenza di concessioni scadute e in corso di riaffidamento; prevedere, per le società concessionarie con aggiornamento di PEF in corso, incrementi commisurati ai nuovi PEF, escludendo l'esigenza di successivi recuperi in corso d'anno a discapito dell'utenza. La soluzione individuata nella prospettiva di una tempestiva conclusione dell'iter di approvazione del PEF prefigura una riduzione dei contenziosi da parte delle società concessionarie.
  Viene, comunque, assicurato il rispetto del principio di neutralità finanziaria, così come contemplato nella delibera CIPE n. 39 del 2007; assicurare il riconoscimento tariffario necessario alla remunerazione della spesa per investimenti nei Pag. 17casi in cui l'aggiornamento del PEF non risulta attuabile per l'imminente scadenza della concessione ovvero per la necessità di predisposizione dello stesso.
  Si precisa che per tutte le società per le quali si è in attesa dell'aggiornamento del PEF, come sopra riportato e per le quali il MIT ha provveduto a concludere gli adempimenti di propria competenza, i decreti interministeriali di approvazione dell'adeguamento tariffario prevedono che lo stesso, sospeso in via provvisoria, sarà determinato in via definitiva con il decreto interministeriale di approvazione dell'atto aggiuntivo di aggiornamento del PEF e sarà immediatamente applicabile.
  In merito, infine, alle iniziative per favorire le agevolazioni per i pendolari, considerati i vantaggi percepiti dall'utenza, è stata prorogata a tutto il 2016 l'applicazione della modulazione tariffaria, di cui al protocollo d'intesa con l'AISCAT (Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori), che ha regolato, a partire dal febbraio 2014, l'agevolazione tariffaria per i pendolari pari al 20 per cento.
  Lo sconto è stato applicato a coloro che, in un mese, percorrono venti volte il percorso di andata e ritorno, quaranta tratte, sul tragitto definito da casello a casello e per una tratta massima di 50 chilometri di andata e di 50 chilometri di ritorno. Lo sconto diminuisce progressivamente dal 20 al 10 per cento al diminuire dei viaggi sino alla soglia minima di dieci viaggi di andata e ritorno, quindi, venti tratte, sotto le quali è difficile essere definiti pendolari.
  Al riguardo, pur condividendo la necessità di valutare ulteriori iniziative di agevolazione tariffaria, che pure sono al vaglio del MIT, come l'estensione della distanza chilometrica percorsa, occorre ricordare che il pedaggio autostradale – segnala il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – è una componente fondamentale del rapporto concessorio e che lo stesso, unitamente ad altre risorse, è necessario per realizzare i programmi di manutenzione ordinaria e straordinaria che, come è noto, sono alla base del livello di servizi e di sicurezza da garantire a tutti gli utenti delle infrastrutture, anche grazie alle risorse richieste dall'utenza stessa che, quindi, allo stato, sono da ritenersi ancora necessarie.

  PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Scotto ed altri n. 2-01292, di cui è cofirmatario.

  FILIBERTO ZARATTI. Grazie, Presidente. Voglio ringraziare il sottosegretario De Filippo, perché mi sembra che ci abbia dato una risposta articolata ed importante. Nonostante questo, voglio ricordare una questione. Questo vostro Governo si caratterizza per la volontà di liberalizzare da molti punti di vista l'economia, su una questione, però, mi pare che abbia difficoltà significative: quella di liberalizzare sulla vicenda delle concessioni autostradali. Io ritengo che uno sforzo in più per mandare a gara e per assicurare una partecipazione egualitaria di tutti gli operatori alla gestione della rete autostradale italiana porterebbe significativamente ad un abbassamento dei costi di gestione e, di conseguenza, anche un abbassamento dei costi di utilizzo delle arterie autostradali.
  Quindi, io mi rendo conto che parliamo di interventi e di affari significativi e di una mole d'affari significativa del nostro Paese, ciò nonostante penso che sia arrivato il momento di uscire in modo più significativo di quanto già non fatto in occasione dell'approvazione del nuovo Codice degli appalti per uscire da una sorta di gestione monopolistica della rete autostradale del nostro Paese per dare la possibilità a tutti quanti di concorrere e, quindi, di migliorare il servizio, che, come dicevo nelle premesse, è un servizio indispensabile per la mobilità del nostro Paese.
  Dopodiché, ritengo anche che sarebbe opportuno da parte del Ministero, da parte delle istituzioni verificare quanto effettivamente viene realizzato in termini di manutenzione e di investimenti sulla rete autostradale. Da questo punto di vista, non basta annunciare un piano degli investimenti Pag. 18significativo e corposo, se, poi, quotidianamente, possiamo verificare sulle autostrade, i pendolari possono verificare una serie di mancanze significative nella gestione della nostra rete autostradale, che non brilla certo per manutenzione.
  Da questo punto di vista, io ritengo che controlli più approfonditi nel merito dal punto di vista tecnico aiuterebbero a capire meglio se le richieste da parte dei concessionari di aumenti tariffari siano giustificate da una realtà finanziario-tecnica nella gestione delle stesse arterie autostradali.
  Io penso che dovremmo fare, forse, qualche cosa di più anche. Dovremmo cercare di ascoltare maggiormente gli utenti, in una logica di una partecipazione sempre più significativa dei cittadini alla gestione della cosa pubblica. Sarebbe importante promuovere, costituire e ascoltare comitati dei cittadini che utilizzano quotidianamente le nostre tratte autostradali per verificare se effettivamente la manutenzione, i livelli di sicurezza, i livelli di miglioramento della nostra rete autostradale sono effettivamente tali o meno.
  Quindi, c’è un lavoro molto importante da fare per rendere il nostro Paese sotto questo profilo più vicino all'Europa. In tante occasioni si dice che dobbiamo arrivare in Europa: anche dal punto di vista autostradale, della gestione delle concessioni autostradali e della rete autostradale dovremmo essere un pochettino più europei e, quindi, avere più concorrenza, avere la possibilità, quindi, di abbassare i costi, avere maggiore efficienza, avere una maggiore verifica dei piani di investimento e dei piani di manutenzione della nostra rete autostradale. Dopodiché, caro sottosegretario De Filippo, non spendiamo soltanto per le autostrade: cerchiamo di spendere qualche lira, qualche vecchia lira, anche per il ferro, che, forse, ci risolverebbe qualche problema in più.
  Per quanto riguarda i pendolari – e concludo –, io penso che da quel punto di vista vada fatto uno sforzo maggiore. Apprezzo le parole che lei ci ha detto, ma io penso che noi dobbiamo fare uno sforzo maggiore, perché, soprattutto in una situazione di una crisi così lunga come quella che abbiamo vissuto e che continuiamo a vivere e con le persone che sono costrette a utilizzare la propria automobile per recarsi al lavoro, sobbarcarsi un ulteriore onere così significativo, quotidiano, di aumenti come quelli di cui parliamo potrebbe essere incompatibile con il raggiungimento della fine del mese da parte di queste famiglie. Quindi, noi dobbiamo fare di più almeno su quel fronte, come ritengo che, naturalmente, l'aumento dei costi al consumo per gli aumenti delle tariffe autostradali sia una valutazione che il Governo dovrebbe fare. Quindi, apprezzo la sua risposta, ma ci riteniamo non soddisfatti.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di progetti di legge.

  PRESIDENTE. Avverto che, in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 2953-A ed abb. di delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile, nonché l'organizzazione dei tempi per lo svolgimento della discussione generale della proposta di legge n. 2892-A, recante modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di difesa legittima.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 7 marzo 2016, alle 13,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (C. 2953-A).Pag. 19
  e dell'abbinata proposta di legge: COLLETTI ed altri (C. 2921).
  — Relatori: Berretta e Vazio, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.

  2. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Zampa, Locatelli, Martelli, Binetti, Santerini, Vezzali ed altri n. 1-01182 e Centemero ed altri n. 1-01184 concernenti il settantesimo anniversario del voto alle donne.

  3. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   MOLTENI ed altri*: Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di difesa legittima (C. 2892-A).
  — Relatori: Ermini, per la maggioranza; Molteni e La Russa, di minoranza.
*Tutti i deputati firmatari della proposta di legge hanno ritirato la propria sottoscrizione dopo la conclusione dell'esame in sede referente.

  4. – Discussione sulle linee generali della relazione sulla contraffazione nel settore tessile: il caso del distretto produttivo di Prato, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 2).

  La seduta termina alle 10,55.

Pag. 20

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2953 ED ABB. E DELLA PROPOSTA DI LEGGE N. 2892

Ddl n. 2953 e abb. – Delega al Governo recante disposizioni per l'efficienza del processo civile (collegato)

Tempo complessivo: 24 ore, di cui:
• discussione generale: 8 ore;
• seguito dell'esame: 16 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori per la maggioranza 20 minuti 30 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti 15 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 20 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 17 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 2 ore e 23 minuti (con il limite massimo di 18 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 43 minuti 10 ore e 32 minuti
 Partito Democratico 56 minuti 2 ore e 31 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 1 ora e 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Li bertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 1 ora e 8 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Eco-
 logia e Libertà
31 minuti 52 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 33 minuti 47 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 32 minuti 43 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 31 minuti 41 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 40 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 36 minuti Pag. 21
 Misto: 33 minuti 59 minuti
  Conservatori e Riformisti 8 minuti 14 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti 13 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto-
  nomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero
6 minuti 12 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 8 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  — Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti 6 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati
  Italiani
4 minuti 6 minuti

Pdl n. 2892 – Modifica all'articolo 59 del codice penale in materia di difesa legittima

Discussione generale: 8 ore.

Relatore per la maggioranza 20 minuti
Relatori di minoranza 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 16 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 34 minuti
 Partito Democratico 46 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 33 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia e Libertà 32 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 31 minuti
 Democrazia Solidale – Centro Democra-
 tico
31 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 31 minuti
 Misto: 32 minuti
  Conservatori e Riformisti 9 minuti Pag. 22
  Alternativa Libera 7 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA – MAIE - Movimento Associativo italiani all'estero 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Li-
  berali per l'Italia (PLI)
3 minuti
  Unione Sudamericana Emigrati Italiani 3 minuti