Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 581 di mercoledì 2 marzo 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Michele Bordo, Brambilla, Bratti, Bueno, Caparini, Carbone, Catania, Centemero, Antimo Cesaro, Crippa, Di Gioia, Faraone, Fontanelli, Garofani, Giacomelli, Greco, Losacco, Lotti, Marazziti, Mazziotti Di Celso, Nicoletti, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Scotto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 9,55.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 9,55.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Coscia ed altri; Pannarale ed altri: Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti (A.C. 3317-3345-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 3317-3345-A: Coscia ed altri; Pannarale ed altri: Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe Pag. 2al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione delle competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3317-3345-A).
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Pannarale 2.114 e sono stati accantonati gli emendamenti Brescia 2.185 e 2.401 della Commissione ed il relativo subemendamento, nonché la votazione dell'articolo 2.
  Chiedo, quindi, ai relatori e al rappresentante del Governo di esprimere il parere sulle proposte emendative accantonate nella giornata di ieri. Relatore per la maggioranza ?

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Allora, io annuncio il parere favorevole con riformulazione all'emendamento Brescia 2.185 che avevamo accantonato.

  PRESIDENTE. Me la può leggere la riformulazione ?

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Sì. Si passa da «25» a «30».

  PRESIDENTE. Va bene. Quindi, sostituire la parola «25» con la parola «30».

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Sì. E poi confermo il parere favorevole sull'emendamento 2.401 della Commissione e il parere contrario sul subemendamento Brescia 0.2.401.1.

  PRESIDENTE. Relatore di minoranza ?

  GIUSEPPE BRESCIA, Relatore di minoranza. Dato che la riformulazione è addirittura migliorativa, accetto la riformulazione ed esprimo parere favorevole sull'emendamento Brescia 2.185, mentre mi rimetto all'Aula sulle altre due proposte emendative.

  PRESIDENTE. Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al parere del relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Brescia 2.185.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Blazina. Ne ha facoltà.

  TAMARA BLAZINA. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, sottosegretaria, l'Aula si accinge a votare l'articolo 2 di questo provvedimento che è l'articolo più importante di questo medesimo provvedimento, ossia l'articolo in cui sono definiti i princìpi che il Governo dovrà seguire nella predisposizione dei successivi decreti legislativi. Si tratta dell'articolo, appunto, che definisce il perimetro entro il quale verranno erogati i contributi alle case editrici. Questi criteri riguardano, sia l'accesso ai contributi, cioè i prerequisiti che le singole società editrici dovranno avere per poter accedere, sia le modalità dei contributi stessi. Io voglio dire, anche rispetto alla discussione un po’ bizzarra che si è svolta ieri, che questo sistema in parte già esisteva; non è che finora non ci fossero stati regolamenti precisi nell'accedere ai contributi pubblici. Soprattutto dopo il 2010, attraverso diversi decreti, sono state definite regole molto rigorose, molto precise, che hanno fatto sì che la platea degli aventi diritto già in questi anni sia stata sfoltita. Pertanto, non stiamo parlando di contributi tout court dati a pioggia agli amici o agli amici degli amici. Basta andare a verificare questo nelle tabelle che sono pubblicate dal Dipartimento presso la Presidenza del Pag. 3Consiglio. Da quelle tabelle si evince, da una parte, che appunto la platea degli aventi diritto in questi anni è stata già sfoltita e, dall'altra parte, si può evincere che i contributi stessi sono stati notevolmente ridimensionati. In particolare, sappiamo che negli ultimi anni il fondo a disposizione dell'editoria è stato dimezzato e, di conseguenza, sono dimezzati anche i contributi che hanno avuto le singole testate.
  Tutti i gruppi, e lo abbiamo più volte ripetuto anche noi del Partito Democratico, sia nel comitato ristretto sia durante le tante audizioni che abbiamo svolto in questi due anni, hanno ribadito la necessità di un controllo molto severo, molto rigoroso rispetto a questi contributi. Poi, voglio ricordare che già questo controllo, negli ultimi anni, è stato molto rigoroso: molti di noi hanno avuto modo di verificare questo direttamente, di vedere che, in alcuni casi, le testate che avevano avuto contributi hanno dovuto restituirli, e questo è giusto. Difendiamo in maniera molto dura la necessità che questo succeda anche nel prossimo futuro.
  Tra i criteri che sono previsti all'articolo 2, ce n’è uno specifico su cui volevo soffermarmi, che riguarda le testate che hanno un target limitato di lettori.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  TAMARA BLAZINA. In particolare, voglio ricordare gli organi di stampa che sono espressione delle minoranze linguistiche. In questo caso, con questo provvedimento si impegna il Governo a mantenere i finanziamenti...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  TAMARA BLAZINA. ... per questa tipologia di organi di stampa, perché attraverso questi viene mantenuta viva anche la lingua delle singole minoranze linguistiche. Ovviamente, questi giornali...

  PRESIDENTE. Concluda.

  TAMARA BLAZINA. ... proprio perché hanno un target molto limitato di possibili lettori non riescono...

  PRESIDENTE. Grazie.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 2.185, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  È il primo emendamento del fascicolo: Brescia 2.185. C’è stata una riformulazione da parte del relatore per la maggioranza e vi è il parere favorevole di tutti i relatori e del Governo.
  Onorevole Ruocco, prego. Casellato. Colleghi, vi pregherei di accelerare il raggiungimento del vostro posto, grazie. Ci siamo ? D'Incà. Colleghi, vi pregherei di accelerare, gentilmente. Ci siamo ? Fucci. Onorevole Fucci, tolga la pallina. Bene. Altri ?
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  324   
   Votanti  299   
   Astenuti   25   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato  294    
    Hanno votato no   5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Brescia 0.2.401.1, con il parere favorevole dei due relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 4

  Revoco la votazione, scusate, colleghi (Commenti).
  Chiedo scusa, ho sbagliato io: ho detto che il parere del relatore per la maggioranza e del Governo era favorevole, invece, il parere del relatore per la maggioranza e del Governo è contrario. Quindi, ho dato un'indicazione sbagliata, vi chiedo scusa.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Brescia 0.2.401.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione. Grazie, onorevole Fontana.
  (Segue la votazione).

  Anzaldi, Zoggia. Onorevole Zoggia, provi a togliere la pallina, se è dentro. Onorevole Totaro, Rizzo. Altri che devono votare ? L'onorevole Rizzo non riesce ancora a votare. D'Attorre, Latronico. Onorevole Rizzo, lei è riuscito a votare ? No. Bene. Abbiamo votato tutti ? Matarrelli, onorevole Cristian Iannuzzi, onorevole Bossi, Grande. Ci siamo ? Onorevole Nicchi. Onorevole Nuti, che facciamo ? Attendiamo ? Forza, onorevole Bragantini.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  353   
   Votanti  307   
   Astenuti   46   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato   71    
    Hanno votato no   236.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.401 della Commissione, con il parere favorevole del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Gallo. Abbiamo votato tutti ? Onorevole Bianconi, sta votando. Colleghi, vi pregherei di accelerare. Marzana. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  360   
   Votanti  285   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  143   
    Hanno votato  284    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Longo, Tidei, Ginefra, Daniele Farina, Corsaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  359   
   Votanti  332   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  167   
    Hanno votato  246    
    Hanno votato no   86.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'articolo aggiuntivo Vignali 2.0150. Prendo atto che si conferma il parere contrario espresso ieri.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vignali 2.0150, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 5
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  367   
   Votanti  365   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato   62    
    Hanno votato no   303.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3317-3345-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Alfreider 3.153, sugli identici articoli aggiuntivi Lainati 3.094, Vignali 3.0150, Bueno 3.0158 e Pannarale 3.0200 e sull'articolo aggiuntivo 3.0400 della Commissione.
  Sugli altri emendamenti la Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Motiverò alcuni di questi inviti al ritiro, perché sono superati da alcune cose che abbiamo votato.

  PRESIDENTE. Onorevole Brescia ?

  GIUSEPPE BRESCIA, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti Brescia 3.156 e 3.155. Esprimo parere contrario sull'emendamento De Girolamo 3.158, mentre è favorevole sull'emendamento Brescia 3.2. Mi rimetto all'Assemblea sull'emendamento Alfreider 3.153. Esprimo parere contrario sull'emendamento De Girolamo 3.159, mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento Pannarale 3.150, nonché sugli identici emendamenti Molea 3.8 e Altieri 3.151 e sull'emendamento Brescia 3.10. Il parere è favorevole sull'articolo aggiuntivo Lainati 3.0157 e sugli identici articoli aggiuntivi Molea 3.070, Altieri 3.077 e Fava 3.0152. Esprimo parere favorevole sugli identici articoli aggiuntivi Lainati 3.094, Vignali 3.0150, Bueno 3.0158 e Pannarale 3.0200. Il parere è altresì favorevole sull'articolo aggiuntivo Altieri 3.0156. Mi rimetto all'Assemblea sull'articolo aggiuntivo 3.0400 della Commissione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Adesso dobbiamo passare a quattro emendamenti che costituiscono una serie a scalare. Ai sensi dell'articolo 85, comma 8, primo periodo del Regolamento, e secondo la prassi consolidata, procederemo pertanto alla votazione del primo, Brescia 3.156, di un intermedio, De Girolamo 3.158, e dell'ultimo emendamento di tale serie, Brescia 3.2.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 3.156, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zan, Abrignani, Ferraresi, Minnucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  379   
   Votanti  374   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   56    
    Hanno votato no   318.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Pag. 6

  Passiamo alla votazione dell'emendamento De Girolamo 3.158.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Brevemente per motivare il fatto che noi costantemente chiediamo di alzare le soglie del finanziamento: non è un tentativo di sperperare i fondi pubblici; in realtà, quello che sta a cuore a noi, che vogliamo segnalare al relatore e al Governo con questi emendamenti che sono emendamenti, per così dire, spia, è una problematica: l'Italia è il Paese dei cento campanili e delle miriadi di piccole case editrici, che in questi anni stanno soffrendo particolarmente la crisi, a fronte invece di grandi aziende editoriali che comprimono anche questi spazi, avendo la capacità di intervenire positivamente sul mercato.
  Per questo, noi con questa serie di emendamenti vogliamo attrarre l'attenzione del Governo sulle piccole realtà italiane che svolgono comunque una funzione interessante e utile, sia in termini culturali sia in termini di pluralità dell'informazione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Girolamo 3.158, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  375   
   Votanti  363   
   Astenuti   12   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   61    
    Hanno votato no   302.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 3.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Nicchi, Martino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  384   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato   58    
    Hanno votato no   326.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alfreider 3.153, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sereni, Giancarlo Giordano, Palese, Binetti, De Lorenzis...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  305   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  153   
    Hanno votato  285    
    Hanno votato no   20.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Capua ha segnalato di non essere riuscita a votare).

Pag. 7

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Girolamo 3.159, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Capua, Calabrò, Giuliani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  393   
   Votanti  388   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  195   
    Hanno votato   74    
    Hanno votato no   314.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Pannarale 3.150.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, mi conferma che il parere del relatore di maggioranza è contrario a questo emendamento ?

  PRESIDENTE. Sì, glielo confermo, mentre è favorevole quello del relatore di minoranza.

  ANNALISA PANNARALE. Peccato che sia un parere contrario, lo dico al collega Rampi che ha fatto con me una lunga discussione nel Comitato ristretto. È un parere che non va bene perché noi chiediamo in questo emendamento esattamente quello che è stato sollevato in numerosissime audizioni che abbiamo fatto, cioè che all'atto dei pagamenti le imprese editrici debbano attestare non soltanto la regolarità contributiva ma anche quella retributiva e questo perché negli anni ci sono state numerose imprese che per avere accesso ai contributi hanno ottemperato agli obblighi previdenziali ma non hanno materialmente pagato gli stipendi alla fine del mese. Questo è un problema per l'informazione libera e critica, perché se questa deve sottostare al ricatto della precarietà, l'informazione non è tale e noi stiamo facendo una legge che dovrebbe invece dare garanzia rispetto a questo. Allora, voglio dirlo ancora una volta al relatore Rampi, accantonare – perché questo era uno degli emendamenti che era stato accantonato – non è una tecnica dilatoria per posticipare il «no»; non è un giochino che viene fatto con le minoranze, a maggior ragione quando si rivendica il fatto che si è arrivati ad un testo unificato, che c’è stata grande disponibilità, grande apertura ma alla fine ci si dimentica di cambiare parere semplicemente perché si approfondisce; perché si riflette, inoltre, perché si recepisce in maniera reale quello che viene richiesto dai soggetti che sono coinvolti da questo progetto di legge, ma anche in seguito all'obbligo di rimuovere le storture che ci sono state in questi anni.
  Allora, è un parere naturalmente sbagliato, ma anche incomprensibile, perché o il lavoro che si fa precedentemente è prezioso oppure stiamo utilizzando il solito esercizio retorico per non cambiare alcune cose importanti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, intervengo per corroborare quanto appena detto dalla collega Pannarale e annunciare il nostro voto favorevole a questo emendamento. Anche ieri abbiamo parlato di questo tipo di misure necessarie in modo preliminare per esser certi di dare i contributi a chi li merita e, quindi, ancora una volta, per invitare il relatore e il Governo, presente oggi con un tridente di punta, a prendere in considerazione questo così come i successivi emendamenti che ancora insistono su questo tema.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Altieri. Pag. 8A voi è rimasto un minuto e tredici, quindi lei può sfruttare questo tempo. Ne ha facoltà.

  TRIFONE ALTIERI. Signor Presidente, per annunciare anche il nostro voto positivo su questo emendamento e ne abbiamo già presentato uno simile sull'articolo 2, il successivo è identico a questo.
  Prego davvero la maggioranza di riflettere sul fatto che, quando parliamo di finanziamenti a pioggia, purtroppo c’è una pratica da combattere che è quella di avere delle assunzioni fittizie, dove non si pagano gli stipendi pur di ricevere questi finanziamenti a pioggia.
  Se vogliamo invertire questo meccanismo assistenzialista dobbiamo assolutamente votare a favore di questo emendamento, chiedendo alle imprese di testimoniare anche il pagamento degli stipendi oltre a quello dei contributi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Presidente, seguo gli interventi dei colleghi facendo presente che l'emendamento attualmente in votazione è del tutto simile a quelli successivi, sui quali hanno già parlato i due colleghi precedenti, ce n’è anche uno nostro.
  Sinceramente invito il Governo a riprendere in esame il suo parere, perché che sia possibile sostenere finanziariamente ditte che pagano i contributi e non gli stipendi è una tale assurdità che questo emendamento mi sembra una giusta correzione di questo obbrobrio.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sì, il punto è questo. Il punto è che noi, dopo diversi tentativi di riformulazione in sede di Comitato ristretto, al punto 2 della lettera d) dell'articolo 2, a pagina 21 del testo in distribuzione, abbiamo trovato una formulazione che prevedeva il «regolare adempimento degli obblighi derivanti dal rispetto e dall'applicazione del contratto collettivo di lavoro nazionale», eccetera. Ribadisco, regolare adempimento degli obblighi derivanti dal rispetto e dall'applicazione.
  Noi, con questa formula riteniamo di aver trovato il modo più chiaro, netto e preciso in termini di legge per garantire che non solo si debbano pagare i lavoratori ma si debba adempiere a tutti gli obblighi. Pertanto, noi riteniamo che questi emendamenti sarebbero un qualche cosa di meno rispetto a quell'obbligo, e che lo si debba fare in sede di accesso ai contributi e, quindi, non in sede poi successiva di pagamento dei contributi. Cioè, per accedere alla possibilità di avere un contributo, tu devi già aver adempiuto a tutti gli obblighi e non solo successivamente al momento del finanziamento. Ad esempio, gli emendamenti del collega Altieri che abbiamo bocciato ieri rischiavano persino di essere pericolosi perché, essendo posti nel momento del finanziamento, uno poteva, dopo aver avuto il via libera, utilizzare l'anno circa di tempo che passa tra il momento in cui tu accedi al contributo al momento in cui effettivamente ti viene erogato il finanziamento, per adempiere agli obblighi, che sarebbe stato peggiorativo per i lavoratori.
  Quindi noi riteniamo, in tutta sincerità, convinzione e buona fede, di aver trovato insieme – lo ribadisco – la formula migliore. Dopodiché il mio era un invito al ritiro per queste ragioni. Posso capire che i colleghi la pensino diversamente, ma sono molto convinto di quello che sto dicendo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Grazie, Presidente. Intervengo giusto per una rivendicazione non retorica del fatto che quella Pag. 9formulazione che ci ha riproposto adesso il collega Rampi è nel testo perché l'abbiamo inserita noi.
  È con lo stesso spirito che, come ha fatto l'onorevole Pannarale, noi continuiamo a chiedere al relatore di cambiare il suo orientamento con un elemento rafforzativo che garantisca di più e meglio i lavoratori di un settore che, il più delle volte, sono ipersfruttati e, il più delle volte, insieme, mal pagati. Quindi, si tratta di una riflessione in più, anche visto l'orientamento complessivo dei gruppi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pannarale 3.150, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Luigi Gallo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  394   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato  158    
    Hanno votato no   236.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lainati 3.5, Molea 3.8 e Altieri 3.151, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Micillo, Covello, Caso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  399   
   Votanti  398   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  164    
    Hanno votato no   234.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Nardi ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Brescia 3.10.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Presidente, qui siamo davanti ad un emendamento che ha semplicemente l'intenzione di inserire nell'ordinamento italiano la definizione di editoria online, ossia che cosa si intende per giornale online.
  Con l'emendamento della Commissione che è stato approvato, in realtà, non si va ad inserire una definizione, si dice semplicemente quali sono i criteri che i giornali online devono rispettare per poter accedere a questo contributo. Stessa cosa che si fece con il decreto-legge n. 63 del 2012, che, appunto, non dava una definizione, ma fissava semplicemente dei requisiti di accesso ai finanziamenti.
  In questo caso, invece, noi stiamo dicendo di fare qualcosa che manca nel nostro ordinamento e che è richiesto da chi è presente in quel settore, da chi lavora in quel settore, ossia inserire una definizione ben precisa: infatti, è formulata addirittura con le lettere a), b), c), d), e), f), g) e h), che rappresentano tutte le condizioni che dovrebbero essere rispettate da chi fa editoria on line per essere chiamata, appunto, «testata online».
  Noi non capiamo per quale motivo non ci sia una volontà, da parte del Governo e della maggioranza, di inserire questa semplice definizione, che aiuterebbe tutti a chiarire questo concetto. Quindi, chiediamo una riflessione aggiuntiva e speriamo che avvenga.

Pag. 10

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 3.10, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido, Piepoli, D'Ambrosio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  345   
   Astenuti   51   
   Maggioranza  173   
    Hanno votato   92    
    Hanno votato no   253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Falcone e Zan hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Fossati, Lo Monte.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  372   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  275    
    Hanno votato no   97.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Falcone e Zan hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lainati 3.0157, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Silvia Giordano, Bombassei, Taricco, Zan.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  393   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato  139    
    Hanno votato no   254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Lupo, Parentela e Borghese hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole mentre il deputato Alberto Giorgetti ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Molea 3.070, Altieri 3.077, Fava 3.0152 e Vignali 3.0154.
  Ha chiesto di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Intervengo per insistere sull'invito al ritiro e motivarlo. Il motivo è molto semplice, tra l'altro c’è già stata una proposta emendativa a prima firma Giordano e quella di poco fa era praticamente analoga.
  Esiste il ROC, che è un registro analogo a quello che si vuole introdurre, presso l'Agcom. Noi riteniamo che quella sia la sede più opportuna rispetto a quella della Presidenza del Consiglio, oltre al fatto che prevedere una nuova istituzione vorrebbe Pag. 11dire raddoppiare e costruire un altro registro e anche avere dei costi, ossia avere due entità che fanno lo stesso lavoro, anche con dei rischi di contraddizioni tra l'una e l'altra. Pertanto, il motivo è questo. Noi lo riteniamo superfluo e, pertanto, insisto sull'invito al ritiro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Presidente, intervengo solo per dire che non avevo il sospetto che noi avessimo un relatore «ROCK» su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accolgono l'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Molea 3.070, Altieri 3.077, Fava 3.0152 e Vignali 3.0154, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Benamati, Lavagno, D'Ambrosio, Vacca, Nesci.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  411   
   Votanti  406   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no   254.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Lainati 3.094, Vignali 3.0150, Bueno 3.0158 e Pannarale 3.0200, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 10,40)

  Hanno votato tutti i colleghi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   (Presenti e votanti  419   
   Maggioranza  210   
    Hanno votato   419).

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione degli identici articoli aggiuntivi Molea 3.074, Lainati 3.076, Vignali 3.0151, Fava 3.0153 e Altieri 3.0156.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Anche qui, intervengo per insistere sull'invito al ritiro, ma a fronte di un fatto nuovo, e cioè l'inserimento dell'articolo aggiuntivo che, purtroppo, è successivo – il 3.0400 della Commissione – che si fa carico esattamente dei contenuti di queste proposte emendative, ma scrivendole con una formula che noi riteniamo regga dal punto di vista normativo e legislativo rispetto a quella degli identici articoli aggiuntivi che, secondo noi, invece, non è adatta. Io insisto con i presentatori per il superamento degli articoli aggiuntivi, dopodiché, altrimenti, il parere contrario è un parere contrario di natura tecnica e vi è un parere favorevole sul successivo.

  GIOVANNI MONCHIERO. Chiedo di parlare.

Pag. 12

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Ritiriamo il nostro articolo aggiuntivo Molea 3.074.

  PRESIDENTE. Allora, l'articolo aggiuntivo Molea 3.074 è ritirato.

  ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Palmieri, prego, ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Buongiorno Presidente, innanzitutto. Noi manteniamo, invece, l'articolo aggiuntivo perché prima ho detto che il relatore è «ROC», ma il fatto che sia «ROC» non ci convince su questo articolo aggiuntivo perché, secondo noi, il nostro è scritto con chiarezza cristallina e non lascia adito ad altre interpretazioni, mentre quello della Commissione è un po’ più articolato e, quindi, è più lento che «ROC».

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Palmieri.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Lainati 3.076, Vignali 3.0151, Fava 3.0153 e Altieri 3.0156, con il parere contrario di Commissione e Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  347   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  174   
    Hanno votato   87    
    Hanno votato no   260.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.0400 della Commissione, con il parere favorevole del Governo mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Minardo, Tartaglione, Ciprini, Buttiglione.. vediamo se riesce a sbloccare la tessera.. tutti hanno votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  425   
   Votanti  317   
   Astenuti  108   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato  314    
    Hanno votato no   3.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3317-3345-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Sì, c’è un solo parere favorevole sull'emendamento Tidei 4.150, a pagina 10 del nuovo fascicolo.

  PRESIDENTE. Quindi sull'emendamento Brescia 4.1 il parere è contrario ?

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Sì, sugli altri il parere è contrario; preciso che propongo una riformulazione dell'emendamento Tidei 4.150 che è la seguente: dopo il comma 1 aggiungere il seguente: comma 2: Le imprese di distribuzione, nell'adempimento degli obblighi di cui all'articolo 16, primo Pag. 13comma, della legge 5 agosto 1981 n. 416, si adeguano alle disposizioni di cui al comma 1, primo periodo.

  PRESIDENTE. Onorevole Brescia ?

  GIUSEPPE BRESCIA, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Brescia 4.1 il parere è favorevole, mentre sull'emendamento Tidei 4.150 ci rimettiamo all'Aula.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme al relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brescia 4.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fabbri, Donati, Giancarlo Giordano, Simone Valente.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  421   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  137    
    Hanno votato no   284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Capua, ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo all'emendamento Tidei 4.150 di cui è stata proposta una riformulazione.
  Prendo atto che viene accettata dai presentatori.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tidei 4.150, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ragosta, Schullian...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  431   
   Votanti  310   
   Astenuti  121   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato  309    
    Hanno votato no   1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bargero, La Marca, Luciano Agostini, Stella Bianchi, Matarrelli, Russo. Hanno votato tutti ? Sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  433   
   Votanti  378   
   Astenuti   55   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  300    
    Hanno votato no   78.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 3317-3345-A).Pag. 14
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Parere contrario sull'emendamento Brunetta 5.3 e favorevole sull'emendamento 5.401 della Commissione.

  PRESIDENTE. Relatore di minoranza ?

  GIUSEPPE BRESCIA, Relatore di minoranza. Parere favorevole sull'emendamento Brunetta 5.3, mentre ci rimettiamo all'Aula sull'emendamento 5.401 della Commissione.

  PRESIDENTE. Governo ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme al relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Brunetta 5.3.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brunetta 5.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  408   
   Astenuti   21   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  116    
    Hanno votato no   292.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.401 della Commissione, con il parere favorevole del Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tidei, Adornato. Ci siamo ? Sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  431   
   Votanti  278   
   Astenuti  153   
   Maggioranza  140   
    Hanno votato   278.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciprini. Chi altro ? Ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  404   
   Astenuti   23   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  297    
    Hanno votato no   107.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Presidente della VII Commissione. Grazie Presidente. Chiedo una sospensione di un quarto d'ora per riunire il Comitato dei nove per un coordinamento formale.

Pag. 15

  PRESIDENTE. Va bene, d'accordo, presidente. Allora, interrompiamo per un quarto d'ora. I lavori riprenderanno alle ore 11,10. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 11,15.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 3317-3345-A).
  Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
  Il relatore voleva intervenire prima ? Scusi, sottosegretario. Prego relatore, le do la parola.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Sì, noi abbiamo chiesto una sospensione per riunire il Comitato dei nove, perché... va bene, dopo gli ordini del giorno.

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario Lotti.

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Me li elenca lei, Presidente ?

  PRESIDENTE. Come preferisce.

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi fa una cortesia, grazie.

  PRESIDENTE. Lo faccio io, d'accordo.

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Matarrelli n. 9/3317-A/1 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/3317-A/2 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Alfreider n. 9/3317-A/3 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere è favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «a prevedere,», con le parole: «a valutare la possibilità che».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Vargiu n. 9/3317-A/4 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Molea n. 9/3317-A/5 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Burtone n. 9/3317-A/6 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Zoggia n. 9/3317-A/7 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere è favorevole sul primo capoverso del dispositivo, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire la parola: Pag. 16«dei», con la parola «di», mentre il parere è contrario sul secondo capoverso del dispositivo.

  PRESIDENTE. Quindi c’è una riformulazione ed un parere contrario. Sta bene.
  Ordine del giorno Vezzali n. 9/3317-A/8 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto come raccomandazione, purché il dispositivo sia riformulato, sostituendo le parole: «contributi diretti», con la parola: «sostegni».

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Cani n. 9/3317-A/9 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Blazina n. 9/3317-A/10 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere favorevole, ovviamente, compatibilmente con i criteri di delega.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Rubinato n. 9/3317-A/11 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Brunetta n. 9/3317-A/12 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Occhiuto n. 9/3317-A/13 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/3317-A/14 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di verificare l'osservanza delle misure.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Taricco n. 9/3317-A/15 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Simonetti n. 9/3317-A/16 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Borghesi n. 9/3317-A/17 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Invernizzi n. 9/3317-A/18 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Rondini n. 9/3317-A/19 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Allasia n. 9/3317-A/20 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di «valutare l'opportunità di».

Pag. 17

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pili n. 9/3317-A/21 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Mura n. 9/3317-A/22 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Caparini n. 9/3317-A/23 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Molteni n. 9/3317-A/24 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Tidei n. 9/3317-A/25 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Pilozzi n. 9/3317-A/26 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Accolto.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno Baldelli n. 9/3317-A/27 ?

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere contrario.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Lotti.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Matarrelli n. 9/3317-A/1 e Gregorio Fontana n. 9/3317-A/2, accettati dal Governo.
  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Alfreider n. 9/3317-A/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Dov’è ? Non lo vedo. Non c’è. Qualcuno mi dà un cenno ? Non vedo nessuno del gruppo.
  Se io non ho un riscontro, vado avanti. Su questo passiamo oltre.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vargiu n. 9/3317-A/4, accolto dal Governo.
  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Molea n. 9/3317-A/5, sul quale vi è il parere contrario del Governo.

  GIOVANNI MONCHIERO. Presidente, poiché non sono molto convinto dell'utilità di questo strumento, ritiro l'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/3317-A/6, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zoggia n. 9/3317-A/7, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vezzali n. 9/3317-A/8, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cani n. 9/3317-A/9 e Blazina n. 9/3317-A/10, accolti dal Governo.
  Prendo atto che la presentatrice dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/3317-A/11, sul quale vi è il parere contrario del Governo, lo ritira.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pag. 18Brunetta n. 9/3317-A/12, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brunetta n. 9/3317-A/12.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Forza, colleghi, che siamo in votazione, grazie. D'Incecco, Piepoli, Brignone, Donati, D'Uva, Sgambato, Luigi Gallo. Chi altro ? D'Incecco ancora non riesce a votare. Prego, colleghi, siamo in votazione. Caparini, ha già votato, perfetto. Magorno. Chi altro ? Ci siamo tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  409   
   Votanti  302   
   Astenuti  107   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato   51    
    Hanno votato no   251.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3317-A/13, accettato dal Governo.

  ANTONIO PALMIERI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su questo ordine del giorno ? Prego. È accolto...

  ANTONIO PALMIERI. Presidente, era semplicemente per dire che per tutti gli ordini del giorno a prima firma dei deputati del gruppo Forza Italia non accolti chiediamo che vengano posti in votazione. Così agevoliamo...

  PRESIDENTE. Sì, per gli ordini del giorno i non accolti; ma questo è accolto, quindi andiamo avanti.

  ANTONIO PALMIERI. Era in generale, come metodo, per lei.

  PRESIDENTE. Va bene.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Luigi Gallo n. 9/3317-A/14, accettato dal Governo, purché riformulato.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente accetto la riformulazione, però vorrei dire semplicemente due parole. Ricordiamo che il principio che vogliamo sottolineare è che è più...

  PRESIDENTE. Però se accetta la riformulazione, deputato, va bene così. Grazie.

  LUIGI GALLO. Va bene. È un piacere che non mi dà.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Taricco n. 9/3317-A/15, accolto dal Governo.
  Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Simonetti n. 9/3317-A/16, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Simonetti n. 9/3317-A/16, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Garavini, Di Stefano, Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  322   
   Astenuti  100   
   Maggioranza  162   
    Hanno votato   64    
    Hanno votato no   258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 19

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/3317-A/17, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ferraresi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  418   
   Votanti  327   
   Astenuti   91   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato   39    
    Hanno votato no   288.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3317-A/18, non accettato dal Governo.

  DAVIDE CAPARINI. Sono stupito del parere contrario su questo ordine del giorno, che semplicemente invita il Governo, in sede di definizione della delega, a un'adeguata quantificazione di quelle che sono le necessità del comparto delle radio e delle televisioni locali e, fatta questa quantificazione, dotare il relativo comparto delle risorse necessarie.
   Quindi qualcosa di più generale e di più attagliato a quelle che sono le necessità del Governo in sede di delega non riesco a immaginare, quindi credo che il parere contrario possa essere rivisto.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, il parere contrario è unicamente motivato dal fatto che qui si fa riferimento ad un unico criterio, mentre – come lei ha visto – nell'impostazione, sia della legge di stabilità, che del Fondo, nel primo anno di applicazione della nuova modalità del canone e nella generale incertezza su quello che viene definito extragettito, sono diversi i parametri o le relazioni da tener presenti. Quindi, certo «adeguata quantificazione», di per sé, è un'espressione che può essere accolta. Noi l'abbiamo già fatto, dicendo «fino a», ma il rapporto è anche con gli altri obiettivi: c’è una parte dell'extragettito che va all'esenzione del canone – e anche questo è oggetto di una richiesta d'Aula – una parte va ad abbattimento, mentre lei, nell'ordine del giorno, fa riferimento solo ad un criterio, per quanto importante e per me fondamentale, cioè il fabbisogno del settore, che non tiene conto di tutti gli altri parametri che meritano adeguato rispetto.
   C’è una condivisione, ma non è possibile nel primo anno avere già la quantificazione di un unico criterio.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/3317-A/18, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abrignani, Mazziotti, Nesi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  352   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   89    
    Hanno votato no   263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 20

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rondini n. 9/3317-A/19, accettato dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/3317-A/20, accettato dal Governo, purché riformulato.
  Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Pili n. 9/3317-A/21, accettato dal Governo, purché riformulato.

  MAURO PILI. Grazie, Presidente. Io non so se il sottosegretario Lotti abbia letto attentamente quello che ha scritto e che ha detto, ma è in contrasto con gli impegni assunti qualche settimana fa in Sardegna. Questo provvedimento riguarda anche le imprese editrici di minoranze linguistiche. Quelle che vengono finanziate sono quelle di lingua francese, ladina, slovena e tedesca, per il Friuli Venezia Giulia, il Trentino e la Val d'Aosta. Viene esclusa la Sardegna, che è invece contemplata in una legge costituzionale di applicazione di norme costituzionali, che dice che esiste una minoranza linguistica, appunto quella sarda, che deve essere in quest'ottica riconosciuta, anche per quanto riguarda le imprese editrici in sardo, che in Sardegna esistono. Quindi, dire di «no» a questo, significa fare una lesione chiarissima alla lingua sarda e chiaramente anche una lesione costituzionale ai diritti sanciti dalla Costituzione. Quindi, chiedo al Governo di rivedere questo parere, altrimenti di prenderne atto, politicamente innanzitutto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nizzi. Ne ha facoltà.

  SETTIMO NIZZI. Grazie, Presidente. A rafforzare l'impegno assunto dall'onorevole Pili, mi rivolgo anche a tutti gli altri deputati sardi: non possiamo essere ancora una volta discriminati. Io penso che dovreste chiedere al sottosegretario di assumere l'impegno, anzi di rivedere il suo parere e di dare parere favorevole su questo ordine del giorno, affinché anche le case editrici in lingua sarda possano avere lo stesso diritto, non un diritto in più, ma lo stesso diritto che viene dato alle case editrici che scrivono in altre lingue.
   Noi ci sentiamo parte importante di questa nazione, ci sentiamo italiani, europei, ma siamo soprattutto sardi. Non possiamo essere ancora una volta discriminati. Non costandovi niente, penso che possa essere importante cambiare il parere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Francesco Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Grazie, Presidente. Se stiamo votando lo stesso provvedimento, io non vi vedo nessun riferimento a minoranze linguistiche dichiarate per nome e cognome. Vedo, invece, all'articolo 2 del provvedimento, il riferimento a imprese editrici di quotidiani e periodici espressione delle minoranze linguistiche. Quindi non ci sono solo – come è stato detto – i ladini e gli sloveni; ci sono anche i sardi qui dentro e ci sono, a maggior ragione, quando la legge n. 482 del 1999, non più tardi di un mese e mezzo fa, ha visto votato dal Consiglio dei ministri, un decreto legislativo una norma di attuazione dello Statuto sardo, che ha trasferito tutte le competenze in materia linguistica dallo Stato alla regione, la quale regione potrà dunque gestire al meglio anche il passaggio, in dialogo col Governo, sull'esercizio di questa delega.
  Quindi, io capisco la voglia di aumentare il punteggio su Openpolis, presentando gli ordini del giorno, cosa che fa bene – perché dobbiamo poi anche mostrare ai nostri elettori un benchmark raggiunto di attività parlamentare – ma non si può alterare la realtà, nelle motivazioni degli ordini del giorno, prendere a causa quello che non esiste, cioè che noi stiamo votando una delega al Governo che esclude la Sardegna.
  La Sardegna è pienamente ripresa e mentre nell'informazione data nell'intervento Pag. 21dell'onorevole Pili, come spesso gli capita in quest'Aula, c’è un'inesattezza di fondo, essa ci farà votare male ? No, a me fa votare bene; mi fa votare come ha chiesto il Governo, che però – glielo voglio dire, caro sottosegretario Lotti – significa dire, nell'attività di delegazione attuativa – che, all'articolo 2, comma 2, punto 1, tra le «imprese editrici di quotidiani e periodici, espressione delle minoranze linguistiche», c’è anche patentemente e pacificamente la Sardegna (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

  DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CAPARINI. Signora Presidente, per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Sì, d'accordo, va bene.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pili n. 9/3317-A/21, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fossati. Colleghi, scusate, è possibile abbassare il tono della voce ? Grazie.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  428   
   Votanti  326   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato   59    
    Hanno votato no   267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Gutgeld hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto contrario).

  Siamo all'ordine del giorno Mura n. 9/3317-A/22, che è stato accolto, vado avanti.
  L'ordine del giorno Caparini n. 9/3317-A/23 è stato accolto e vado avanti. Il parere sull'ordine del giorno Molteni n.  9/3317-A/24 è contrario; volete che sia posto in votazione ? Sì.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molteni n.  9/3317-A/24, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Andrea Romano, Fratoianni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  429   
   Votanti  353   
   Astenuti   76   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   90    
    Hanno votato no   263.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Siamo all'ordine del giorno Tidei n. 9/3317-A/25, che è stato accolto e vado avanti. L'ordine del giorno Pilozzi n. 9/3317-A/26 è stato accolto. Sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/3317-A/27 il parere è contrario, ma il sottosegretario Lotti mi chiedeva la parola, prego.

  LUCA LOTTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, sì, volevo modificare il parere precedentemente espresso; l'ordine del giorno è accolto con la seguente riformulazione del dispositivo: inserire l'espressione: «nel rispetto dei principi di delega».

  PRESIDENTE. Sta bene.Pag. 22
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signora Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, quando un giornale chiude è sempre una sconfitta, non solo per gli editori, per i giornalisti e per le persone che ci lavorano, ma per tutti. C’è chi ormai ritiene che i quotidiani siano qualcosa di inutile, di superfluo, qualcosa che può essere facilmente sostituito con informazioni virtuali fatte da social network. Poco importa che questo tipo di comunicazione sia fatta non per informare ma per apparire, per raccogliere consensi. Poco importa se quello che si scrive sia vero, se la fonte sia attendibile, se chi scrive sia un professionista o solo qualcuno in cerca di visibilità. In questi anni la miriade di informazioni, anche di bufale, presenti su Internet ha provocato un costante distacco dalla carta stampata, dai giornali, generando un drastico crollo delle copie vendute. La crisi economica e gli alti costi di produzione e di distribuzione hanno fatto il resto. Molti giornali hanno chiuso, altri lo faranno nei prossimi anni. La prima vittima illustre è stata proprio il nostro Avanti !, quella storica testata che, per oltre cent'anni, aveva raccontato la storia del Paese, combattuto il fascismo e la dittatura, sostenuto la nascita della Repubblica, informato gran parte del Paese. Poi sono arrivati gli altri. Con la fine del finanziamento pubblico, di cui molti hanno abusato attingendo a risorse a cui non avevano diritto, si è spenta la voce dei quotidiani politici ma anche dei piccoli quotidiani indipendenti.
  Resistono le grandi testate, quelle che dietro hanno gruppi economici potenti, anche loro però soffrono e arrancano. C’è chi afferma che dare soldi pubblici a un giornale sia uno spreco di risorse, sono gli stessi che non accettano altra informazione, ignorando o forse sapendo fin troppo bene che senza informazioni imparziali, libere e pluraliste non può esserci democrazia. Al nostro mondo socialista appartengono oggi due testate, l’Avanti ! (on line) e Mondo Operaio, che, sin dalla fondazione del PSI nel 2008, non percepiscono alcun finanziamento pubblico e rappresentano l'unica voce che diffonde le nostre idee. Sappiamo bene quindi quanto sia importante l'istituzione di questo fondo per l'editoria, soprattutto per le piccole testate e per quei giornali locali, concreta espressione del pluralismo dell'informazione, che consentono di dare ai cittadini notizia dettagliata sul territorio. Esprimo quindi il voto favorevole della componente socialista a questa legge, che si pone anche l'obiettivo di ridefinire la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici e di quotidiani e periodici attraverso misure orientate a favorire la pluralità e l'indipendenza dell'informazione, l'innovazione dell'offerta informativa e a sostenere le nuove imprese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alfreider. Ne ha facoltà.

  DANIEL ALFREIDER. Signora Presidente, sottosegretario Lotti, onorevoli colleghi, l'istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e la delega al Governo per l'editoria sono provvedimenti attesi, coerenti con alcuni punti essenziali. Il primo è riferito all'articolo 21 della Costituzione, dunque alla difesa della libertà, indipendenza e pluralismo dell'informazione. Il secondo è favorire processi di innovazione dell'offerta normativa e di sviluppo per le imprese editoriali nell'informazione digitale. Infine, tra i criteri per l'esercizio della delega, vincolare le risorse pubbliche destinate al sostegno dell'editoria per il triennio 2014-Pag. 232016 ad una ridefinizione della platea dei beneficiari dei contributi attraverso un punto decisivo: l'esercizio esclusivo di un'attività informativa autonoma e indipendente di carattere generale. È evidente la volontà e sono importanti le ragioni che motivano una riforma che definiamo fondamentale, urgente e obbligata. Abbiamo sostenuto e proposto il mantenimento del finanziamento pubblico con una ridefinizione dei requisiti d'accesso ai contributi pubblici e del loro meccanismo di calcolo per le imprese editrici dei quotidiani e anche dei periodici che siano espressione delle minoranze linguistiche, come per esempio le imprese che editano quotidiani e periodici in lingua tedesca, ladina e slovena. La nostra proposta è stata accolta, rafforzando così le necessarie forme di garanzia a sostegno del ruolo, della storia e delle realtà peculiari, come garantito sul piano costituzionale. Apprezziamo lo spirito di collaborazione soprattutto con il Governo, in prima persona con il sottosegretario Lotti, con il relatore Rampi e la collega Blazina e tutta la Commissione che ha reso possibile in primo luogo, sotto questo profilo, un proficuo lavoro parlamentare. Ricordiamo in quest'Aula che in alcune realtà la stampa pubblicata nelle lingue di riferimento svolge un ruolo insostituibile per la valorizzazione delle stesse, talvolta, come per esempio per quella ladina, ne è addirittura la garanzia per la sopravvivenza della lingua e della cultura. Non dimentichiamo che i tagli apportati al Fondo per l'editoria negli ultimi anni hanno messo in grande difficoltà alcune realtà, soprattutto quelle più piccole. Sosteniamo quindi convintamente la linea del Governo di riformare la normativa e riportarla ad un funzionamento snello, semplice e razionale. Per queste ragione annuncio il voto favorevole del nostro gruppo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, le proposte di legge congiuntamente esaminate in quest'Aula, destinate a realizzare la cosiddetta riforma dell'editoria, rappresentano la sintesi di un processo disciplinare rivolto all'importante tentativo di ridefinire la modalità del sostegno pubblico all'editoria, in un'ottica di maggiore trasparenza e parità di trattamento, proponendosi, nelle premesse iniziali, quale declinazione conforme e coerente rispetto al dettato costituzionale emergente dal combinato degli articoli 2 e 21 da Costituzione, che nel nostro ordinamento rappresentano le disposizioni cardine su cui è basato il principio fondamentale della libertà di manifestazione del pensiero e del pluralismo informativo. Centrale nell'impianto normativo risultante dal coordinamento dei testi di legge presenti su questa materia è la previsione della delega al Governo a identificare i criteri e principi direttivi che colleghino l'entità del contributo alle politiche occupazionali e all'applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro e a ridefinire la disciplina di profili pensionistici e previdenziali dei giornalisti e per la composizione delle competenze del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti.
  Si tratta, dunque, di un processo tecnico, di un'unificazione di due proposte di riforma o revisione che, esaminate congiuntamente, concorrono, nelle loro dichiarazioni di intenti, ad un ridisegno organico del panorama editoriale, con la previsione di due livelli o momenti di intervento: da una parte, nella fase di accesso, operatività e permanenza sul mercato degli operatori del settore, con particolare riferimento alla capacità di investimento delle imprese editoriali e all'acquisizione di posizioni di mercato sostenibili nel tempo; dall'altra, il momento della fuoriuscita del professionista contribuente dal mercato del lavoro, nella direzione di un allineamento con la disciplina generale per l'accesso al pensionamento. Sono obiettivi che, seppure espressione di finalità ampiamente sostenibili e coerenti con le attuali esigenze di riforma e di armonizzazione del mercato del lavoro e della disciplina della previdenza sociale, necessitano, tuttavia, di una particolare Pag. 24accortezza nella loro declinazione e traduzione in pratica, che auspichiamo il Governo terrà in dovuta considerazione in sede di adozione dei decreti legislativi, tenendo conto delle nuove dinamiche socioeconomiche che incidono sul settore dell'informazione, delle concrete esigenze e della tutela di diritti fondamentali di professionisti che svolgono la funzione essenziale per l'esercizio dei diritti democratici.
  Giova ricordare che si tratta di un settore che attende da tempo una riforma organica, considerata indispensabile dagli stessi operatori del settore per il rilancio e la ripresa del mercato editoriale e l'inversione della tendenza negativa sul fronte dell'occupazione giornalistica. Non parlo per spirito di corpo o solidarietà professionale, ma, come insegnano i manuali di giornalismo, mi attengo ai dati ufficiali e le cifre sono notizia, specie quando suonano come preoccupanti campanelli d'allarme. Ebbene, come ha recentemente riferito il Presidente dell'Inpgi Camporese in occasione della sua audizione nella Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, la perdita occupazionale del sistema del giornalismo italiano negli ultimi anni è stata di sei volte superiore a quella del Paese: una diminuzione del 17-18 per cento, con 3 mila occupati in meno (prepensionati, pensionati, esplosione dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali, alcuni al 200 per cento). I recenti sgravi contributivi hanno, per fortuna, permesso alcune centinaia di assunzioni, che, tuttavia, si limitano a rallentare la tendenza negativa, senza, però, invertirla.
  Dove sia la causa di questa crisi è sotto gli occhi di tutti: la congiuntura economica negativa ha, infatti, abbattuto il mercato pubblicitario, riducendo gli investimenti e dirottandoli per la gran parte verso la televisione, con ciò infliggendo un durissimo colpo alla carta stampata, peraltro già indebolita da un verticale crollo delle vendite, anche in conseguenza dell'avvento di Internet. Internet e social network – mi passi la breve digressione – hanno anche trasformato in peggio il concetto di informazione, favorendo la propagazione virale di bufale spacciate per notizie.
  Ma, tornando al punto, la crisi dell'editoria non è cosa di oggi, così come non lo è la necessità di razionalizzare i contributi pubblici. I mutamenti occorsi nel sistema dell'informazione, più genericamente della comunicazione, hanno, dunque, reso indispensabile un intervento organico che, per prima cosa, rimettesse ordine in un corpo normativo frammentato. Il primo tentativo di semplificazione e riordino fu ad opera del Governo di centrodestra, poi con le norme transitorie introdotte dal Governo Monti. Finalmente si giunge oggi a una riorganizzazione definitiva, attualizzata, attenta alle nuove esigenze di tutti gli attori coinvolti e coerente con le dinamiche della modernità. Vanno in questa direzione – solo per fare alcuni esempi positivi – i criteri premiali che incrementano le quote di rimborso per chi investe nella trasformazione digitale e multimediale del prodotto informativo e per le imprese che assumono a tempo determinato lavoratori under 35. Positivamente – questa volta sul fronte pubblicitario – va anche letta l'incentivazione fiscale per le inserzioni su quotidiani e periodici, con particolari benefici per aziende di micro, piccole o medie dimensioni e start-up innovative. Senza dubbio necessarie risultano essere le misure sui prepensionamenti, compreso il divieto di collaborazione del giornalista pensionato presso la sua precedente testata.
  Più in generale, giudichiamo con favore la destinazione di risorse consistenti per il settore dell'informazione e la parallela attualizzazione dei criteri di assegnazione dei contributi alle imprese editoriali, in direzione di una maggiore trasparenza e inequivocabilità, e la semplificazione del procedimento amministrativo per ottenere tempi di liquidazione minori.
  Quello che ci apprestiamo a votare è il primo capitolo, senz'altro interessante e positivo. Al Governo, al momento dell'esercizio della delega legislativa, il compito di rendere ancora più efficaci le misure nell'interesse del pluralismo dell'informazione Pag. 25e di tutti gli attori, così come attenzione dovrà essere prestata alla sostenibilità dal punto di vista previdenziale, dato che le pensioni dei giornalisti sono mediamente piuttosto alte mentre le retribuzioni dei giornalisti in attività stanno scendendo, creando una sperequazione pericolosa per l'ente.
  Con questi auspici e con queste raccomandazioni, che siamo certi saranno accolte dal Governo, e per le ragioni sopra illustrate la componente di ALA voterà favorevolmente alla proposta di legge in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Trifone Altieri. Ne ha facoltà.

  TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, in un momento come questo, dove la crisi dell'editoria a livello economico, ma anche a livello di sistema, è uno dei temi di maggiore attualità, avremmo voluto, in quest'Aula, discutere per davvero e intervenire su un miglioramento di questo sistema, sulla modernizzazione di questo sistema, sullo staccarci da una dimensione che ormai è passata e, quindi, rende anacronistico, spesso, il sistema dell'informazione. Avremmo voluto intervenire su quelle che sono le difficoltà che vive questo mondo a livello di editori, ma anche – permettetemi –, in particolare, a livello di lavoratori, di giornalisti. È una categoria che oggi subisce una geometria variabile nelle leggi, ma anche nelle tutele. Forse su questo aspetto questo Parlamento avrebbe dovuto dedicare maggiore attenzione e non ricomprendere in pochi articoli tutta questa materia, ma soprattutto a livello di modernizzazione del sistema editoriale e – permettetemi – anche di armonizzazione del sistema dell'editoria. Infatti, non possiamo continuare a trattare e ad approcciare questo mondo suddividendo e spacchettando la TV nazionale: la RAI dalle tv locali, la piccola editoria dalla grande editoria. Dobbiamo riuscire a guardare questo mondo in maniera univoca e armonica. Non possiamo non considerare quello che oggi avviene sul web: una trasformazione, questa sete di notizie da parte della popolazione, che ancora si muove senza avere dei paletti, spesso abusando dello stesso strumento.
  Ma in questa grande occasione, che era rappresentata da queste proposte di legge, cosa troviamo ? Troviamo l'ennesima delega al Governo; troviamo che, per l'ennesima volta, questo Parlamento viene spogliato della possibilità di intervenire, di dibattere, di modificare, di migliorare il tessuto sociale del nostro Paese; invece, in pochi articoli delega il Governo: cosa che non sapremo mai come avverrà. Come avverrà la ripartizione di questo fondo ? A che cosa gioverà a questo fondo ? Infatti, se si danno degli aiuti e degli incentivi, bisogna anche immaginare a cosa porteranno questi aiuti e questi incentivi. Qual è la visione che viene fuori da questo provvedimento sul mondo dell'editoria ? Signori, non c’è nessuna visione; c’è solo la cessione di sovranità, ancora una volta, da parte del Parlamento, da parte, quindi, dagli italiani al Governo. Noi abbiamo presentato una proposta di legge costituzionale...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  TRIFONE ALTIERI. Certo. Grazie, signora Presidente. Abbiamo presentato una proposta di legge costituzionale per cancellare l'istituto della legge delega e per ridare sovranità agli italiani e al Parlamento: sovranità che, anche su questo provvedimento, viene calpestata. È per queste ragioni che la mia componente dei Conservatori e Riformisti voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gaetano Nastri. Ne ha facoltà.

  GAETANO NASTRI. Presidente, il provvedimento all'esame dell'Aula per Pag. 26l'approvazione in prima lettura giunge dopo un lungo e travagliato iter parlamentare, che prevedeva inizialmente l'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria; successivamente, a seguito delle novità sopraggiunte, è stato portato avanti in sede referente l'esame di due proposte di legge definite in un unico testo base, per il quale siamo chiamati per l'appunto ad esprimerci oggi con il nostro voto. Un provvedimento che, senza eliminare i contributi pubblici all'editoria, intende razionalizzarli, ridisegnando al tempo stesso il quadro normativo in questo settore.
  Nel complesso, il testo prevede una ridefinizione della platea che può accedere a questi contributi secondo due linee principali: una maggior trasparenza e maggior definizione nei riguardi della piccola editoria, utilizzando in particolare il tema del non profit e delle cooperative di giornalisti, quindi di editori che sono giornalisti essi stessi, come soggetto chiave di questo riferimento. Nel complesso, se possono anche risultare parzialmente condivisibili le direttrici previste dall'impianto normativo rivolte alla piccola editoria, escludendo sia i fogli di partiti che le società quotate in borsa, dall'altro non posso non rilevare le misure insufficienti rivolte all'universo del digitale, dell’online, i cui organi d'informazione rappresentano da tempo ormai il futuro. A mio avviso esso si sarebbe dovuto premiare, rivolgendo ulteriori sostegni di natura economica e finanziaria a questo segmento di informazione digitale, considerando come oramai Internet sia il sistema di comunicazione anche nell'ambito dell'informazione più veloce e utilizzato a livello planetario. Purtroppo, quello che vediamo con grande rammarico è che su questo fronte, vale a dire della massima trasparenza e del massimo rigore nella determinazione e assegnazione dei contributi alla stampa, questo Governo sta già intervenendo male, come abbiamo già visto con le agenzie di stampa.
  Rispetto a queste ultime, infatti, la nuova direttiva introduce un meccanismo che costringe le agenzie di stampa di minori dimensioni a unirsi tra loro, pena l'assorbimento da parte delle agenzie maggiori: solo che spesso è proprio nel caso delle piccole realtà editoriali, siano esse agenzie di stampa o quotidiani o periodici a tiratura modesta, che si realizzano livelli particolarmente elevati di specificità e professionalità, e penalizzare tali peculiarità determina a nostro avviso un inaccettabile deterioramento della qualità dell'informazione. Noi riteniamo infatti che le piccole realtà editoriali debbano essere salvaguardate, e se necessario anche sostenute.
  Tuttavia, nel complesso il provvedimento presenta luci e ombre. Da un lato considera il vasto mondo dell'editoria, con tutta la sua filiera importante che merita di essere salvaguardata dal punto di vista sociale ed economico: penso alla rete di distribuzione, dai distributori alle edicole ai punti vendita; intervenendo anche nel complesso mondo dei giornalisti, attraverso una revisione delle norme dell'Ordine e del suo consiglio nazionale, secondo un principio di razionalizzazione delle competenze e anche dei numeri. Dall'altro si continua ad intervenire utilizzando lo strumento delle deleghe al Governo, come del resto anche per i recenti provvedimenti approvati da questo ramo del Parlamento, a mio avviso in maniera eccessiva ed impropria.
  L'articolo 2 del testo è un insieme di deleghe, deleghe su deleghe, come è già stato ricordato da chi mi ha preceduto; e offre anche in questa occasione un segno di grande debolezza, direi un modo di agire elusivo da parte del Parlamento: se è arrivato all'attenzione dell'Assemblea un testo di iniziativa parlamentare, visto che si legifera ormai solo con i decreti-legge, si sarebbero dovute prevedere norme che fossero leggi dello Stato, e poi conseguentemente il Governo avrebbe dovuto attenersi a tali leggi. Appare immotivato secondo noi cedere ancora una volta il potere legislativo al Governo, dando delle indicazioni che a volte sono precise e puntuali, altre volte invece sono molto generiche. Destano dubbi, inoltre, le coperture finanziarie previste per il fondo che servirà ad alimentare le misure previste: un fondo che sarà istituito dal Ministero Pag. 27dell'economia e delle finanze, e non dalla Presidenza del Consiglio, come è stato stabilito a seguito delle modifiche dell'Aula, misura che non trova il nostro riscontro favorevole.
  Così come non condividiamo le coperture, i soldi per finanziare gli editori, tratti dalle eccedenze dei pagamenti del canone RAI: risorse che avrebbero dovuto essere indirizzate a coloro che non arrivano a 8 mila euro all'anno di reddito, per non pagare il canone RAI. Una norma, quella del canone RAI in bolletta prevista dalla legge di stabilità, a proposito della quale a mio avviso il Governo ostenta troppo ottimismo quanto al gettito che si aspetta di ricavare. Aggiungo ancora come altri aspetti del provvedimento avrebbero dovuto essere affrontati separatamente: penso a questioni abbastanza complicate, che nulla hanno a che vedere con le finalità del testo, quali ad esempio la materia dei prepensionamenti dei giornalisti.
  Nel complesso, come dicevo in precedenza, il testo poteva essere migliorato, raggiungendo un punto d'equilibrio sicuramente più calibrato.
  L'informazione rappresenta un segmento della vita sociale ed economica direi fondamentale. La tutela del pluralismo dell'informazione stessa e la tutela del diritto della libertà di essere informati, così come di informare, rientrano tra i principi fondanti del nostro ordinamento. Un provvedimento che avrà il voto di astensione da parte del mio gruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in quanto, se appare meritevole l'attenzione posta al settore dell'editoria, considerando la lunga crisi di almeno 7-8 anni che questo settore ha attraversato e che ha profondamente segnato il mercato, dall'altro, a mio avviso, avrebbe dovuto maggiormente considerare le profonde trasformazioni che l'avvento dell'innovazione tecnologica e del mondo digitale stanno continuamente apportando in ogni momento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Milena Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Il testo che abbiamo approvato in Commissione cultura istituisce un nuovo fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e delega il Governo, come sappiamo, a ridefinire la disciplina del sostegno pubblico all'editoria, nonché quella relativa al prepensionamento dei giornalisti e al consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti. Quindi, è un provvedimento delicato, anche se, diciamo, la discussione è stata pacata e costruttiva, perché tocca il mondo dell'informazione in vari aspetti.
  Il mondo l'informazione comunque riguarda il tema del pluralismo e della democrazia, e quando, quindi, discutiamo di piccoli o medi editori, di equilibrio, di pubblicità, di edicole, noi stiamo, in qualche modo, lavorando su un equilibrio o un riequilibrio di finanziamenti, o comunque di incentivi, che non sempre sono stati distribuiti equamente. Il mercato, come sappiamo, non è certo il male, ma far sottostare alle leggi soltanto del mercato quelle che sono le misure di informazione, soprattutto dei piccoli e medi editori, della piccola distribuzione, crediamo sia profondamente sbagliato.
  Quindi, non possiamo, ovviamente, lasciar soli, per esempio, quelli che non vendono, perché la legge del mercato, in questo caso, non è sovrana. Per questo il provvedimento in discussione è stato importante e ha toccato anche temi ancor più delicati, come la concentrazione dell'informazione. Sappiamo che in questo momento grandi gruppi editoriali stanno concentrando l'editoria, è un tema di cui ci dobbiamo occupare. C’è il tema della rete di vendita, e qui io vorrei spendere una parola in più di difesa delle edicole, che sono davvero un punto di riferimento, non solo della lettura, ma anche, direi, sociale, nella diffusione del Paese. E, poi, un tema chiave, che è stato quello di cui si è molto discusso, gli investimenti pubblicitari, che, ovviamente, è un tema un po’ delicato, perché, da una parte, si riconosce in qualche modo agli estensori e a chi ha poi, alla fine, elaborato il testo di aver lavorato a favore degli incentivi, perché Pag. 28le piccole realtà hanno bisogno della pubblicità, ma, certamente, anche qui, avremmo potuto limitare a piccoli e medi editori, anziché comprendere tutti negli incentivi.
  Non mi fermo sul pregresso di questa legge: vorrei dire soltanto che, nel 2010, il Parlamento aveva iniziato a lavorare a un testo di legge complessivo; non si arrivò al risultato finale. Oggi diamo atto davvero alla Commissione e al relatore di avere portato in porto questo provvedimento ed è altrettanto importante che non sia blindato; e non è stato blindato perché si è lavorato sufficientemente e con una certa flessibilità in Commissione. Stiamo istituendo un fondo per il pluralismo dell'informazione che, più che sostituire, rafforza il fondo per il pluralismo e l'innovazione previsto dalla legge di stabilità 2016.
  Si è discusso sui vari contributi che affluiscono nel fondo: in particolare, le risorse statali destinate al sostegno dell'editoria quotidiana e periodica, anche digitale, quelle previste dal Fondo straordinario degli interventi di sostegno all'editoria degli anni 2014-2016 e poi le risorse destinate all'emittenza radiofonica e televisiva in ambito locale e la quota parte delle eventuali maggiori entrate derivanti dal canone RAI.
  A chi qui in Aula si è vantato di non pagare il canone RAI, io vorrei rispondere, non solo che la legge è uguale per tutti, ma anche che le misure di previsione dell'inserimento del canone in bolletta hanno per scopo principale quello di limitare l'evasione fiscale che a mio parere è inammissibile. Quindi, in qualche modo stiamo toccando anche un altro tema fondamentale. Poi abbiamo altre somme derivanti dal gettito annuo del contributo di solidarietà e così via, tutte di competenza del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio. Il testo conferisce una delega al Governo per la ridefinizione della disciplina dei contributi. Tra questi principi e criteri si prevede la ridefinizione della platea dei beneficiari dei contributi. La condizione necessaria che è stata messa è l'esercizio esclusivo di un'attività informativa autonoma e indipendente di carattere generale. Poi vorrei sottolineare, perché non di poco conto, il mantenimento del finanziamento per alcune particolari imprese editrici, tra cui quelle che esprimono le minoranze linguistiche, quelle che pubblicano periodici per non vedenti o ipovedenti, le associazioni di consumatori, le imprese editrici di quotidiani e periodici italiani editi o diffusi all'estero o editi in Italia, ma diffusi prevalentemente all'estero e su cui ci sono stati anche nostri interventi.
  Per quello che riguarda l'erogazione dei contributi, i criteri direttivi della delega si attengono a previsioni di regole e liquidazione quanto più possibile omogenee. Tra l'altro, ci sono altre norme di dettaglio come le domande di ammissioni e così via su cui non mi soffermo. E un'altra delega al Governo è prevista per innovare il sistema distributivo della vendita di giornali. Qui, ripeto, il nostro precipuo interesse è a difendere, potremmo dire anche in un'ottica di progressiva liberalizzazione, i punti vendita più fragili, cioè le edicole.
  Infine, un'ultima parte del testo è relativa alla ridefinizione delle composizioni e delle attribuzioni del consiglio dell'ordine dei giornalisti nella direzione di un progressivo allineamento con la disciplina generale vigente in materia di pensioni. La Camera nell'ottobre scorso aveva respinto il testo presentato dal MoVimento 5 Stelle che si proponeva di abolire tout court il contributo pubblico all'editoria, preferendo procedere a una proposta di riordino che conservasse almeno in parte il contributo stesso. E lo consideriamo anche noi indispensabile per evitare che solo i cosiddetti poteri forti abbiano la possibilità di pubblicare i giornali anche via Internet.
  Ecco, il testo in discussione è frutto di quel dibattito iniziato. Oggi è il primo passaggio. Si può discutere sulla delega al Governo, ma in Commissione abbiamo ritenuto necessario utilizzarla proprio per consentire una risposta più rapida alle esigenze di un settore tanto importante, anche con una certa elasticità, in quanto non si tratta di una delega in bianco, Pag. 29perché i criteri e i principi sono molto chiari e in alcuni punti anche restrittivi. Insomma, si tratta di un primo passo importante verso l'approvazione rapida di una legge organica nel settore e il gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico dà convintamente un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.

  STEFANO BORGHESI. Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, nel passato il sostegno pubblico all'editoria ha rappresentato il sostegno al pluralismo dell'informazione a livello locale e nazionale. Negli ultimi anni, i drastici tagli apportati in maniera indiscriminata a tutte le testate hanno generato una situazione di grave crisi dell'intero settore che ha visto spogliare il Fondo editoria delle risorse necessarie al mantenimento dell'attività dei giornali, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa delle testate che non possiedono grandi risorse economiche e finanziarie, ma che contribuiscono con il loro lavoro ad assicurare un'informazione libera ed indipendente. L'incertezza dei finanziamenti, i ritardi nell'erogazione e la scarsità delle risorse hanno decretato, quindi, la chiusura di centinaia di giornali di diverso orientamento politico e culturale e tutto ciò ha comportato migliaia di lavoratori disoccupati con relativi costi sociali e danni gravissimi anche per l'indotto rappresentato da tipografie, trasporti, distributori, edicole e per tutte le economie locali.
  Non si è riusciti a trasformare il sostegno pubblico in investimento in termini di ritorni economici e si è arrivati a mettere a rischio la tutela del diritto inalienabile di informare e di essere informati previsto dall'articolo 21 della nostra Costituzione. La riforma del sistema dei contributi pubblici all'editoria era sicuramente attesa da tempo e anche la Lega Nord non può non considerarla un fatto positivo per quanto riguarda la tutela del pluralismo, specie in un momento storico come questo dove assistiamo sempre ad una maggiore concentrazione dei gruppi editoriali. Il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa per l'investimento pro capite a sostegno del pluralismo dell'informazione, nonostante si sia impegnato a promuovere e a garantire la libertà di espressione e di informazione. Abbiamo sostenuto per anni che i contributi pubblici all'editoria hanno avuto un andamento a tratti dispersivo e non sufficientemente selettivo. Abbiamo chiesto a gran voce che si limitasse il contributo alle sole testate che veramente distribuiscono le copie che stampano e ci siamo battuti per scongiurare la chiusura proprio di quei giornali che hanno svolto per anni un'opera di pubblico interesse. Non possiamo, quindi, fare altro che vedere favorevolmente la costituzione di un Fondo unico per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione alimentato con una molteplicità di risorse a sostegno di imprese che operano nella produzione di contenuti informativi, che siano cartacei, radiotelevisivi o multimediali. Se da una parte, infatti, è doveroso un intervento per ridefinire la disciplina del sostegno pubblico all'editoria, dall'altra non si può prescindere da una riorganizzazione armonica dei contributi anche tra gli altri organi di informazione, a partire dalle emittenti locali che svolgono un ruolo fondamentale per garantire il pluralismo informativo, sociale e culturale e la libertà di espressione. È da anni che la Lega sottolinea come le TV locali, considerata la copertura capillare su tutto il territorio nazionale, sono a pieno titolo soggetto di servizio pubblico e potrebbero rivestire un ruolo altrettanto determinante per colmare il digital divide anche attraverso il pieno e completo riconoscimento della loro prerogativa a svolgere il ruolo di operatore di rete in tecnica digitale in ambito locale, consentendogli di concedere la capacità trasmissiva ai fornitori di servizi di media, ai fornitori di servizi di media audiovisivi lineari, ai fornitori di servizi di media audiovisivi a richiesta, ai fornitori di contenuti Pag. 30audiovisivi e di dati ed ai fornitori di servizi di media radiofonici autorizzati in ambito nazionale e locale.
  Nel dibattito sulla riforma della RAI non è stato dato il giusto spazio a questo aspetto, mentre secondo noi una parte del canone era doveroso che venisse attribuita a loro piuttosto che alla concessionaria, laddove la RAI non svolge un servizio pubblico per i cittadini. Nella legge di stabilità si è previsto di dare alle TV locali una parte delle eventuali risorse eccedenti il canone, ma ci è sembrato davvero troppo poco. Se le stime del Governo hanno previsto, infatti, a fronte della nuova riscossione del canone, maggiori entrate per 500 milioni di euro, sarebbe logico che questo importo fosse utilizzato comunque per garantire la qualità dell'informazione destinando le risorse alle emittenti locali che davvero svolgono un servizio sull'intero territorio nazionale, dopo aver debitamente ampliato la fascia degli utenti esenti per età e per reddito. Il fatto che in questo provvedimento si sia passati da 50 a 100 milioni di euro è sicuramente un dato positivo che va sottolineato, ma ciò non toglie che delle maggiori entrate previste solo il 33 per cento per il 2016 verrà riversato all'erario e tradotto in cifre vuol dire che su 500 milioni di euro di entrate superiori a quelle già iscritte a bilancio, 165 milioni di euro sono riservati a fini di pubblica utilità (esenzioni, Fondo per le emittenti locali e Fondo per la riduzione della pressione fiscale) e ben 335 milioni di euro sono ancora destinati alla RAI, che svolge un servizio pubblico insufficiente, oltre a tutti quelli già incassati regolarmente col canone.
  Ma il principio portato avanti da questo disegno di legge sulla necessità di istituire un Fondo complessivo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione è assolutamente condivisibile e il testo che arriva oggi in Aula, rispetto a quello presentato in Commissione, sicuramente risponde di più all'obiettivo prefissato. Superare la logica del finanziamento fissato annualmente con la legge di stabilità, con l'incertezza dell'ammontare delle risorse e dei tempi per l'erogazione, era improrogabile, ma si poteva fare di più. Per quanto ci riguarda, è mancato un po’ di coraggio per arrivare fino in fondo e fare una vera riforma organica del sistema che invece riteniamo necessaria e auspicabile.
  Ben venga un contenitore in cui far confluire una molteplicità di risorse: in questo modo, in teoria, dovrebbero essere assicurati finanziamenti a giornali, radio e TV, tali da coprire il fabbisogno annuale.
  Ci aspettiamo, quindi, che, a breve, si intervenga puntualmente anche sulla disciplina delle emittenti locali, per salvaguardare concretamente la libertà di informazione e la valorizzazione culturale del territorio. Noi abbiamo proposto di farlo in questa sede, laddove si affronta il tema del pluralismo informativo. Abbiamo proposto soluzioni concrete in favore dell'emittenza locale, un credito di imposta per le imprese che investono in campagne pubblicitarie su imprese televisive locali, la destinazione di una parte della tassa di concessione governativa e l'IVA versate col canone Rai direttamente a loro, ma i nostri emendamenti sono stati respinti e l'emittenza locale, purtroppo, dovrà aspettare ancora.
  Ma, al contempo vediamo favorevolmente alcuni aspetti, che sono contenuti nel provvedimento e che sono stati in passato proposti anche da noi, come l'esclusione dal finanziamento pubblico per i quotidiani e i periodici di gruppi editoriali quotati. Per accedere ai contributi gli editori dovranno dimostrare il regolare adempimento degli obblighi del Contratto di lavoro nazionale o territoriale, aspetto sicuramente importante in un settore dove la precarietà è da sempre diffusissima. Avremmo voluto che fosse eliminata la limitazione a tre anni per i finanziamenti per le imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti non aventi fini di lucro, e l'esclusione dal beneficio delle associazioni imprenditoriali, sindacati ed altri enti, qualora la maggioranza delle quote fosse detenuta da associazioni di imprenditori o di categoria e gli utili non vengano distribuiti.Pag. 31
  La proposta di legge contiene anche misure per l'ordine dei giornalisti, che portano al superamento di procedure ormai datate. Sono questi i presupposti necessari per l'adeguamento delle regole del settore alle mutate condizioni dell'editoria e della professione giornalistica. A nostro avviso sarebbe auspicabile anche un impegno futuro del Parlamento per una riforma di altre parti della legge n. 69 del 1963, a partire dall'accesso alla professione.
  Per quanto riguarda, poi, i criteri della delega – che deve essere esercitata senza troppa discrezionalità dal Governo – attinenti al riordino e razionalizzazione delle norme concernenti il Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti, anche se è stata necessaria una riduzione dei membri in generale, avremmo voluto una rappresentanza più ampia delle articolazioni territoriali dello stesso, ma soprattutto un rapporto numerico più equilibrato e rappresentativo della realtà attuale delle redazioni tra giornalisti e pubblicisti. Inoltre, riteniamo molto discutibile l'obbligo per i pubblicisti di scegliere necessariamente l'Inpgi come ente previdenziale per potere essere membro del Consiglio nazionale, ma, detto questo, un intervento normativo sul settore dell'informazione era doveroso. Siamo in profondo ritardo e le sofferenze delle aziende sono diventate insopportabili.
  Concludendo, quindi, questo provvedimento, anche se lascia aperte alcune perplessità e criticità, è comunque un riconoscimento dell'importanza del pluralismo e della qualità dell'informazione, principi che la Lega Nord ha sempre portato avanti. Esprimo, quindi, il voto di astensione del nostro gruppo, auspicando che presto si intervenga anche negli altri ambiti della comunicazione e che l'istituzione di questo nuovo Fondo per il pluralismo sia un primo passo verso una visione multipiattaforma e multimediale della risorsa informativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giovanni Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Colleghi, questa legge naturalmente affronta una situazione di estrema difficoltà che il settore dell'informazione attraversa ormai da tempo, una crisi che è anche strutturale, provocata da un costante sviluppo tecnologico, che ha radicalmente modificato il sistema informativo, alterando anche i rapporti produttivi e mettendo in seria difficoltà il settore dalla carta stampata soprattutto, che è il cuore storico del sistema informativo, al quale tutti noi siamo culturalmente affezionati.
  Per i giornali che viaggiano su supporto cartaceo, si continua ad assistere ad una contrazione delle vendite e si parla, ormai, di poco più di 3 milioni di copie vendute al giorno in Italia da tutti i quotidiani; ed anche i giornali online non registrano elevati tassi di redditività.
  Negli ultimi cinque anni, in Italia, si è registrata, ovviamente, anche una progressiva riduzione dei ricavi del settore dell'informazione: i media classici, quotidiani, televisioni e radio hanno complessivamente perso 2 miliardi di euro, con una riduzione complessiva pari al 16 per cento nel periodo 2010-2014, ma per quanto riguarda il caso dei quotidiani la quota di mercato perduta e di ricavi non più ottenuti supera il 30 per cento.
  Le difficoltà economiche delle testate giornalistiche hanno spinto, in questi anni, gli editori a presentare, con sempre maggiore frequenza, dati di crisi e ad utilizzare gli ammortizzatori sociali, come avviene per tutti i settori economici in crisi. Parallelamente – e cito anch'io il caso delle edicole, come ha già fatto la collega Santerini, perché tutti noi siamo affezionati tradizionalmente alla visione dell'edicola come luogo nel quale si comunicava l'informazione – è chiaro che la riduzione delle vendite dei periodici ha avuto inevitabili ripercussioni anche sulla vita stessa delle edicole: in dieci anni hanno chiuso 10 mila rivendite, tra edicole e negozi di Pag. 32giornali e riviste; la rete è complessivamente passata da un totale di 40 mila punti vendita a poco meno di 30 mila, con una riduzione complessiva del 25 per cento, riduzione che pare inarrestabile e, infatti, a mio avviso, opportunamente, il provvedimento in esame prevede anche una formula di accompagnamento del processo di progressiva liberalizzazione della vendita di prodotti editoriali e, quindi, di evoluzione di quella che noi siamo ancora abituati a chiamare «edicola», verso una identità diversa, che possa consentire la sopravvivenza economica di questo canale, magari inserito in altri canali commerciali.
  Ora, in un contesto come questo, di così grave e drammatica crisi economica, l'obiettivo del provvedimento è quello di ridefinire, in un quadro di regole coerente e semplificato, la disciplina dei contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici, in un orientamento volto a favorire la pluralità e l'indipendenza dell'informazione e l'innovazione dell'offerta informativa, in particolare nel campo digitale, e naturalmente a sostenere anche le imprese editoriali e radiotelevisive. L'istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione, naturalmente, è la logica attuazione dei princìpi che ho ad oggi ricordato ed è certamente opportuno che l'insieme dei contributi destinati al settore editoriale affluisca ad un unico fondo del bilancio dello Stato.
  Io credo che, tutto sommato, si tratti di una buona norma, che la Commissione e il Comitato dei nove hanno saputo adeguatamente migliorare, accogliendo molti emendamenti, e, in un contesto di discussione insolitamente civile, salvo qualche piccola punta di estremismo ieri, mi pare che il discorso, anche oggi, si sia svolto in un modo assolutamente corretto. Devo citare il relatore del MoVimento 5 Stelle, che, con la pacatezza che ha contraddistinto ogni suo intervento, ieri ha posto la questione – che va sottolineata e di cui gli do volentieri atto – della sopravvivenza dell'Ordine dei giornalisti: è un tema al quale il nostro movimento politico potrebbe anche essere interessato, tuttavia non siamo intervenuti in questo dibattito per la semplice ragione che una questione così importante e così rilevante per il settore della libertà dell'informazione e della tutela della professione giornalistica non può essere oggetto di un emendamento presentato in una legge che ha lo scopo di sostenere l'editoria e, quindi, il giorno in cui avremo il tempo, il modo e la tranquillità per discutere anche delle questioni ordinamentali, che non riguardano solo dei giornalisti ma riguardano anche i più potenti e i più importanti ordini professionali del nostro Paese, Scelta Civica è, certamente, interessato a partecipare a un dibattito in materia, un dibattito che contribuirebbe alla modernizzazione del Paese.
  Detto tutto questo e coerentemente con i concetti sino ad ora esplicitati, io esprimo il convinto sostegno di Scelta Civica a questo provvedimento e, ovviamente, il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, membro del Governo, colleghi, sono alcuni giorni che ci troviamo in quest'Aula per dibattere un tema così importante, come quello che riguarda il mondo dei media e che costituisce per tutti noi una delle garanzie più forti del panorama democratico di un Paese, la libertà di espressione, ma anche il diritto a un'informazione che sia un'informazione completa, che sia un'informazione concreta, che dia veramente ragione dei fatti, così come i fatti avvengono, riuscendo a offrire quel margine di autonomia per cui, tra il recepimento dell'informazione e la possibilità di darne una valutazione, ognuno di noi possa davvero intraprendere quel cammino di libertà che rende la vita, anche la vita di ogni giorno, come dire, più degna di essere vissuta, perché ci rende più consapevoli nelle scelte che facciamo.
   Questo disegno di legge istituisce un nuovo fondo per il pluralismo e l'innovazione Pag. 33dell'informazione – sono due parole chiave quelle del pluralismo e dell'innovazione – perché, da un lato, dà ragione della complessità delle fonti, che non solo traducono i fatti che dovrebbero sostanzialmente essere convergenti attraverso le diverse fonti, ma soprattutto dà ragione della pluralità delle interpretazioni che di questi fatti si può dare.
   L'altro aspetto importante è quello che riguarda l'innovazione, applicata soprattutto alla metodologia con cui questi fatti vengono comunicati. Ormai noi siamo tutti abituati ad avere conoscenza dei fatti in tempo reale sul nostro cellulare, sull’ipad che portiamo sempre con noi e diciamo che non c’è più l'attesa del giorno dopo, o anche soltanto l'attesa del telegiornale delle 13 o del telegiornale della sera; noi, in tempo reale, momento per momento, possiamo sapere cosa sta succedendo perché l'informazione ci raggiunge lì dove noi siamo.
   L'altro punto importante di questo disegno di legge riguarda la delega al Governo perché ridefinisca la disciplina del sostegno pubblico all'editoria e la delega al Governo perché definisca la disciplina relativa, sia al prepensionamento dei giornalisti, che al consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti. Questi due aspetti, le due deleghe che questo disegno di legge porta con sé la dicono lunga rispetto alle difficoltà che, nelle legislature precedenti, ci sono state proprio per emanare una norma in questo campo, ma, nello stesso tempo, se questo delegare il Governo ha potuto costituire una sorta di aggiramento dell'ostacolo, perché ci ha messo nelle condizioni di non dover intervenire puntualmente e concretamente, nei dettagli, in questo processo, purtuttavia aver scelto lo strumento della delega significa anche aver rinunciato da parte nostra a legiferare con dettaglio in quella che di fatto era una legge di iniziativa parlamentare.
   Infatti, la legge di stabilità per il 2014 aveva istituito, presso la Presidenza del Consiglio, un fondo straordinario per gli interventi di sostegno all'editoria e l'aveva fatto con una dotazione scalare, che prevedeva 50 milioni per il 2014, 40 per il 2015 e 30 per il 2016, l'anno in corso in questo momento, e il tutto era destinato ad incentivare gli investimenti delle imprese editoriali con un orientamento, anche in quel caso, all'innovazione tecnologica e digitale.
   Ma c'era un passaggio in più, che, nella norma prevista nel 2014, merita di essere sottolineato e riguardava il promuovere l'ingresso di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media per sostenerne la ristrutturazione aziendale e quindi anche successivamente gli ammortizzatori sociali. Noi sappiamo che l'ingresso dei giovani professionisti qualificati – e ognuna di queste parole pesa come una pietra: «giovani», «professionisti» e «qualificati» – molte volte, si deve scontrare con quella che è la disparità assoluta che questi giovani incontrano sul piano anche del riconoscimento specifico della loro professionalità quando si tratta di tradurre la professionalità in termini economici. Sappiamo che il campo del giornalismo è uno di quei campi in cui c’è il massimo gap, la massima distanza tra le retribuzioni dei giornalisti senior e le retribuzioni dei giornalisti junior. Aver previsto nella legge l'ingresso di giovani qualificati e competenti significava però aver previsto anche per questi giovani uno status economico adeguato alle caratteristiche che venivano loro richieste, anche perché non c’è dubbio che, se prima io ho potuto dire e vantare il vantaggio di un'informazione che ci raggiunge sul nostro cellulare, piuttosto che sugli ipad, questo intanto è possibile, in quanto i giornali in formato digitale sono il frutto di una mentalità che, non solo veicola idee e contenuti, ma che li veicola anche secondo una modalità tecnica, che ci permette di avere costantemente un giornale non nella sua fisicità e nella sua fissità, ma ci permette di avere integrati nell'informazione filmati, ci permette di poter attingere attraverso rimandi costanti e continui ad approfondimenti delle notizie e delle informazioni.
  E tutto questo è possibile, se una nuova classe di giornalisti, appunto quei famosi giovani, competenti e tecnologicamente Pag. 34preparati, possono veramente rendere possibile un'informazione, che va oltre quella che è, diciamo, la dimensione da sempre immaginata, quella della carta stampata, che ha il vantaggio sicuramente del restare così, del restare solidamente ancorata alle parole scritte, che risultano come pietre, anche verificabili a distanza di tempo, mentre invece questa informazione digitale, ricca di spunti e anche di innovazione nel modello della comunicazione è anche soggetta a cambiamenti veloci e rapidi. Nel giro di poco tempo, cambiano, come dire, le notizie che vengono messe in evidenza, vengono spostate su piani diversi e, in qualche modo, diventa a volte tanto più accessibile l'informazione più recente, tanto meno accessibile in un certo senso l'informazione che è stata, come dire, anche semplicemente superata nel giro di qualche ora.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 12,30)

  PAOLA BINETTI. La legge attuale ha un carattere più generale, ma comprende ancora, appunto, molte, troppe deleghe al Governo, su cui noi ci riserviamo di prestare un'attenzione particolare, perché le deleghe fatte al Governo possano in ogni caso garantire lo spirito stesso della norma, così come emerso nell'ambito del lavoro fatto nelle rispettive Commissioni, ma fatto poi anche in Aula in questi giorni.
   Il punto politico che interessa mettere in evidenza è quello che riguarda proprio la domanda di fondo: fino a che punto un finanziamento, o meno, dell'editoria merita un intervento specifico mediante una sovvenzione concreta. Noi sappiamo che in questo disegno di legge si sono volutamente tenuti fuori quelli che sono i giornali di partito, quelle che sono le grandi testate, per guardare con più attenzione a quelli che sono i cosiddetti piccoli giornali, in cui il livello dell'indipendenza nell'informazione dovrebbe essere, come dire, garantito proprio anche da una creatività che, giorno per giorno, è vicina non a interessi di parte o interessi di potere, ma è vicina, potremmo dire, alla prossimità dei bisogni, alla prossimità delle attese dei lettori, ma anche alla possibilità dei luoghi concreti in cui la notizia va prendendo forma.
  Certamente questa legge, istituendo questo nuovo fondo, in cui confluiscono tutte le risorse del settore, sia quelle statali, sia eventuali entrate maggiori che dovrebbero provenire dal canone Rai – ma di questo nulla sappiamo, posto che è da luglio che si comincerà a pagare questo canone – sia una tassa di solidarietà sulla filiera della pubblicità, in tutto il mondo si pone il problema della scelta di una linea diversa da quella nostra nazionale italiana; in tutto il mondo si cerca di sostenere sempre di più l'editoria, per evitare che venga monopolizzata nelle mani di grandi trust che, facendo l'opinione, creano anche la mentalità della gente e creano anche a volte quelle operazioni di inversione del senso comune a cui ogni tanto assistiamo quando un'idea si pone di moda e quando, come per esempio può accadere, si vuole a tutti i costi spingere una legge perché possa entrare a far parte di un pensiero comune attraverso un bombardamento informativo che va capovolgendo anche le categorie, non solo del senso comune, ma anche quelle categorie che rappresentano la cultura e la tradizione di un Paese. Riuscire a controllare l'editoria dei grandi gruppi per valorizzare l'editoria dei piccoli gruppi sembra essere davvero una scelta vincente in questo disegno di legge e noi vorremmo che davvero questo venisse rispettato, ma per poter essere rispettato bisognerebbe riuscire a chiarire con maggiore precisione, non soltanto se e come aiutare l'editoria, ma anche concretamente chi aiutare, chi scegliere di aiutare e di potenziare.
   I criteri di selezione di coloro che dovrebbero essere aiutati sono ancora però oggetto di chiaroscuro; non è così chiaro quali saranno le fonti che potranno attingere realmente a questo. Perché ? Perché evidentemente resta nella delega in Pag. 35potere del Governo, ma vigilare su questo aspetto resta davvero una delle nostre responsabilità più importanti.
  Ciò che interessa anche mettere in evidenza in questo caso è anche il tema delle risorse. Non sono soltanto le risorse del canone, ma anche le risorse che vengono dalla pubblicità e intorno al tema della pubblicità si possono creare dei loop su cui varrebbe veramente la pena portare un'attenzione controllata, perché non sia chi fa la pubblicità che poi orienta le scelte e orienta anche i bisogni. Detto questo, noi voteremo a favore di questo disegno di legge ma, insisto, che questo voto favorevole non significa rinunciare a mantenere un'attenzione vigilante su quelle che saranno poi le deleghe concrete che il Governo assumerà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, Governo, quattro mesi fa eravamo in quest'Aula a discutere di editoria. In quell'occasione un altro testo di legge proponeva di abolire i finanziamenti pubblici e di affidare l'editoria al mercato e alla libera concorrenza. Inevitabile in quell'occasione un dibattito scarnificato, polarizzato, incapace di cogliere la complessità di un terreno, quello dell'informazione e della stampa, così profondamente ancorato al sistema democratico e dunque indisponibile alla mercificazione. Un dibattito, direi, in quell'occasione coerente con le campagne mediatiche diffamanti che nel corso degli ultimi anni hanno deformato e travolto tutto quello che avesse a che fare col pubblico, spianando strade veloci per il progressivo arretramento dello Stato rispetto alla garanzia di ogni dovere costituzionale. Ho letto ancora in questi giorni di carta stampata come settore morto, eppure persino nei Paesi più sviluppati digitalmente la carta continua ad avere un ruolo determinante nei ricavi. Ho letto di sprechi, di denaro pubblico buttato via, nell'arco di soli dieci anni siamo passati da oltre 420 milioni di euro di contributi pubblici ai miseri 30 milioni previsti nel fondo straordinario per il 2016. Sono queste le proporzioni, questi sono i dati che spiegano la crisi profonda in cui è precipitata progressivamente l'editoria italiana, piegata da tagli e dall'incontenibile e rapida trasformazione del mondo dei media e della comunicazione. Cifre risibili le nostre, in Europa si investe di più e si investe meglio. È superficiale e pericoloso confinare il settore editoria nell'angolo dei privilegi e degli sprechi, superficiale perché lesivo della dignità di professionalità che, nonostante stipendi spesso da fame e contratti diffusamente precari, a mani nude sfidano ogni giorno organizzazioni mafiose, silenzi omertosi, terre sottratte alla legalità e ai diritti. E poi è pericoloso, perché la libertà di informazione affidata al mercato non è libera, è strumento di potere e di dominio. Questa è la storia più recente del nostro Paese, quella degli ultimi vent'anni, la storia di assetti democratici e di un senso comune plasmati nel profondo dall'abuso di posizioni dominanti e incontrastate nel settore dei media e delle televisioni. Ecco perché questo passaggio legislativo oggi non è scontato e liquidare il pluralismo dell'informazione come il campo d'azione di politici corrotti significa non avere le lenti per fare i conti con quella che è stata la storia del nostro Paese. Per questo è stato per noi significativamente rilevante introdurre il riferimento nel testo di legge all'articolo 21 della Costituzione; quell'articolo è per noi un punto di vista ed è un puntello contro qualunque rischio di eventuali attacchi futuri alla libertà e al pluralismo dell'informazione. Oggi ci prepariamo a votare un testo di legge che, modificato, è molto migliorato, grazie ad un lavoro costruttivo e corale in seno al Comitato ristretto e grazie al recepimento di numerosi emendamenti pone la necessità di sostenere la piccola editoria garantendo risorse più stabili, intervenendo sul lavoro migliore, promuovendo buona occupazione, esperienze innovative e creative e prevedendo criteri più severi per l'accesso ai contributi.Pag. 36
  Non dimentico che questo disegno di legge contiene una grande debolezza: le deleghe. Abbiamo sempre considerato sbagliato questo strumento, le questioni delicatissime della libertà di informazione e della tutela delle minoranze e del pluralismo non dovrebbero mai essere delegate agli esecutivi, eppure abbiamo deciso di non rinunciare a modificare il testo, sarebbe stato persino più comodo nascondersi dietro l'inopportunità molto indigesta delle deleghe, mantenere la purezza originaria del nostro testo di legge che partiva dall'urgenza di una discussione tutta parlamentare su norme di statuizione diretta, ma abbiamo scelto di continuare a lavorare e di mettere a disposizione di un testo nuovo idee e proposte e forse abbiamo avuto ragione.
  Per ragioni di tempo affronterò soltanto quattro punti e rapidamente. La platea: cooperative di giornalisti, stampa no profit, piccole testate, quelle che raccontano territorio per territorio i nervi e le pieghe del nostro Paese, i cosiddetti «piccoli», coloro che non godono della protezione dei grandi gruppi economici e delle quotazioni in borsa. L'obiettivo sarà rendere possibile una programmazione a lungo termine, il superamento di un dualismo ormai anacronistico tra carta stampata e digitale, il sostegno in maniera equa e trasparente alla capacità progettuale.
  Due, le risorse. Si è parlato tanto del cosiddetto contributo di solidarietà per le grandi società di concessione e vendita della pubblicità, una misura che considero di equità e di redistribuzione perché rende possibili due cose: rispondere all'anomala concentrazione di pubblicità nel settore radiotelevisivo, a scapito della carta stampata, e dare maggiore certezza al fondo e dunque migliore possibilità di pianificazione rispetto a risorse di fatto aleatorie, come quelle che derivano dal canone Rai, almeno fino a quando non saranno chiare le modalità di riscossione e la quantificazione. Tre, la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori: non c’è compatibilità possibile tra qualità della notizia e ricatto della precarietà, l'informazione per essere libera non può vivere tra lacci e condizionamenti, va rimosso ogni elemento di paura per la propria sopravvivenza professionale. La scelta di individuare l'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro come criterio di accesso ai contributi, norme più stringenti sull'erogazione contributiva, criterio premiale delle assunzioni a tempo indeterminato di professionisti al di sotto dei 35 anni sono tutti punti di grande rilievo, se il lavoro è buono l’ informazione è più libera. Si faccia attenzione, aggiungo, nel decreto a quel rispetto degli obblighi retributivi, visto che ci siamo un pochino distratti nel dibattito e nell'approvazione degli emendamenti in Aula. Ultimo punto che posso affrontare, la rete di vendita. Un nodo quest'ultimo che ha visto una discussione particolarmente serrata in seno al Comitato ristretto, l'edicola resta ancora l'unico presidio territoriale in grado di garantire qualità e diffusione democratica dell'informazione, è un servizio di interesse generale appunto. Per questo abbiamo chiesto ostinatamente una riscrittura della delega che fosse capace di nominare i problemi a cominciare da rapporti di forza non equilibrati nella filiera. Se le regole non valgono per tutti, l'esito del gioco è inevitabilmente falsato ed è quello che è esattamente accaduto in questi anni, con le edicole schiacciate da imposizioni, da pesanti obblighi di legge, da posizioni di abuso economico da parte di distributori locali che hanno potuto decidere unilateralmente come, quali e quanti esercizi rifornire. Se un territorio viene privato della sua rete di edicole – ed è successo – perché arbitrariamente considerati antieconomiche, quel territorio non avrà accesso alla lettura e alla pluralità capillare e democratica delle fonti. Bene i criteri qualitativi, bene l'informatizzazione condivisa, bene l'ampliamento dei beni e servizi. Siamo alla fine riusciti a porre un po’ di paletti in più nella delega, sarà necessario che il Governo si attenga nel decreto al contenuto del nostro dibattito e a quelle che sono state le modifiche apportate. Vado verso la conclusione, poteva esserci più coraggio in un approccio sistemico al provvedimento, poteva esserci più coraggio da parte della Pag. 37maggioranza nella rivendicazione di un ruolo più vincolante da parte delle Commissioni parlamentari sul Governo. Restano una serie di criticità ma Sinistra Italiana voterà a favore per lasciare traccia di tutto il lavoro enorme che è stato fatto, enorme ma probabilmente anche poco visibile. A chi con una certa sufficienza tratta la libertà dell'informazione e il pluralismo come un residuo assistenzialista – e l'abbiamo ancora sentito tra oggi e ieri – ricordo che a pochi passi da noi, nel Mediterraneo, la repressione della libertà di stampa mette nelle carceri i giornalisti e questo non ce lo dimentichiamo mai (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà). È doveroso rimuovere gli errori e le degenerazioni ma non ci si nasconda dietro a queste storture, dietro questi errori, dietro queste degenerazioni per cancellare quelli che sono e rimangono diritti fondamentali, perché, guardate, alla fine di questa strada non c’è il mercato come qualcuno può sperare, ma c’è soltanto la fine del pensiero critico e libero e noi questo non ce lo potremo mai permettere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, comincio subito esprimendo il voto contrario di Forza Italia a questo provvedimento, un provvedimento che contiene sicuramente alcune novità positive ma nel quale gli elementi negativi a nostro giudizio hanno la prevalenza netta.
  Il primo è un elemento di fondo, che è una costante e che già alcuni colleghi dell'opposizione hanno sottolineato nei loro interventi, ed è che, ancora una volta, si procede con una delega al Governo. Si procede con quel metodo del neocentralismo democratico che accentra tutto al Governo, per meglio dire a Palazzo Chigi, con deleghe che normalmente, anche in questo caso, nonostante gli sforzi fatti, di cui do atto al relatore Rampi e all'intera Commissione cultura, rimangono tante, indistinte e non specificate nei loro contenuti. Questo è il motivo primo di natura politica per il quale noi votiamo in modo opposto a quello della maggioranza su questo provvedimento, su questa norma che contraddice – ed è il secondo punto – quanto approvato da questa stessa maggioranza, da questo stesso Governo nella legge di stabilità, per cui si fa un passo indietro. I 50 milioni di euro che erano previsti per le TV locali private sono annegati in questo nuovo fondo di 100 milioni di euro, che però deve provvedere a molte più incombenze e, al tempo stesso, nuovamente, in un modo indefinito.
  Allo stesso modo, l'eccedenza derivante dal recupero dell'evasione sul canone, prevista, in modo molto ottimistico in una quota di mezzo miliardo di euro in totale e che deve essere destinata in origine alla riduzione del canone per le persone meno abbienti, nuovamente viene, anche essa, assorbita in questo fondo. Insomma, è un cambiamento di rotta rispetto a quanto approvato poco più di due mesi fa dallo stesso Governo e dalla stessa maggioranza che non ci può trovare d'accordo.
  Altro punto è quello relativo alla tassa occulta dello 0,1 per cento, che viene chiamata in modo elegante come «contributo di solidarietà», ma di fatto si tratta di una tassa dello 0,1 per cento che va a colpire le concessionarie di pubblicità. Come ho già detto ieri, troviamo che anche questa sia una norma sbagliata. Infatti, in un tempo come questo, nel quale la comunicazione pubblicitaria, comunque, deve essere incentivata, il primo segnale vero che la crisi è finita è quando le imprese riprendono a investire in comunicazione e in pubblicità. Non è così; il settore continua ad attraversare una forte crisi e andarlo a penalizzare ulteriormente con questa tassa occulta non ci sembra una cosa auspicabile, non ci sembra una cosa giusta, non ci sembra cosa funzionale a rimettere in moto il Paese. Inoltre, in questo provvedimento non si capisce – noi avevamo presentato un emendamento al riguardo, che è stato respinto – se pagano Pag. 38tutte le concessionarie di pubblicità, comprese quelle che hanno sede all'estero. Quindi nuovamente, anche sotto questo aspetto, il testo del Governo e della maggioranza è e si conferma essere nebuloso.
  Da ultimo vi è il tema dell'ordine dei giornalisti. L'unica riforma chiara dentro la delega è la riduzione del numero dei componenti del consiglio a 32. Allora, è stata palesata la difficoltà, sotto questo punto di vista, che questo numero, così esiguo, non riuscirebbe a garantire un'adeguata rappresentanza di tutte le delegazioni regionali dell'ordine. Noi segnaliamo quest'altro punto di criticità e nuovamente – torniamo al punto iniziale –, anche in questo caso, la delega non si capisce in che direzione vada.
  Quindi, per questa serie di motivi, io confermo il nostro voto contrario. Voglio però concludere dando testimonianza al collega Lainati del lavoro che ha svolto in queste settimane e in questi mesi in Commissione su questo provvedimento, perché se lo merita e perché è giusto farlo, rammaricandomi, al tempo stesso, del fatto che il suo lavoro non abbia potuto trovare una piena accoglienza da parte della maggioranza. Quindi, confermo il voto contrario di Forza Italia. Confermiamo la nostra opposizione a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE BRESCIA. Grazie, Presidente. Con questo provvedimento dite di voler tutelare il pluralismo, l'indipendenza e l'autonomia dell'informazione; a me sinceramente questa cosa fa un po’ ridere, considerando che voi siete gli stessi che hanno lottizzato la RAI come forse neanche Berlusconi era riuscito a fare e che appena un giornalista alza un attimino la cresta lo aggredite come forse si faceva solo nel ventennio, quando appunto sono stati istituiti questi finanziamenti all'editoria (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Nascono proprio lì e non nascono a caso in quel periodo. Nascono in quel periodo perché l'intento di questi finanziamenti è quello di controllare la stampa, non certo di renderla libera. Io capisco che tra di voi ci sia anche chi creda davvero che istituendo questo Fondo si favorisca il pluralismo e si aiutino le imprese a non chiudere, ma certamente il fine ultimo di coloro che, meno ingenuamente, hanno dato il via libera a questa misura è solo ed esclusivamente il controllo.
  I soldi ai giornali sono sempre stati elargiti regolarmente, sempre e solo con questo intento: controllare l'informazione. E non si parla certo di pochi spiccioli, dato che solo tra il 2003 il 2015 sono stati stanziati complessivamente circa 1,5 miliardi di euro in favore degli editori. Non fate che cambiare i nomi ai fondi, nell'illusione di dare ogni volta una nuova verginità alla misura, una nuova veste per infinocchiare gli italiani. Prima si chiamava Fondo del finanziamento diretto ai giornali, poi Fondo straordinario per l'editoria, ora Fondo per il pluralismo dell'informazione. Cambia il nome, ma non cambia assolutamente la sostanza.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Brescia. Gentilmente, lasciate libero...

  GIUSEPPE BRESCIA. Quello che vi preme, appunto, è tenere la stampa al guinzaglio. Questo è. Vi faccio un esempio pratico per capire facilmente di che stiamo parlando. Secondo il vostro provvedimento, lo Stato può sovvenzionare una testata fino ad un massimo del 50 per cento dei suoi ricavi, ben la metà dei suoi ricavi, quindi. Sempre secondo il vostro provvedimento, qualsiasi gruppo imprenditoriale può finanziare la restante parte, l'altro 50 per cento, della stessa testata. Quindi, avremo un giornale finanziato per metà dallo Stato e per metà da un gruppo imprenditoriale, un giornale che dovrà rispondere a due precisi soggetti e che, senz'altro, sarà un giornale libero, autonomo e indipendente.
  Poi, andiamo subito alla questione sgravi a chi si fa la pubblicità sui giornali, Pag. 39anche sui grandi giornali, questo ci tengo a precisarlo perché è importante. Questa misura da noi è ritenuta una misura davvero oscena e vi spiego subito perché. Infatti, metterà i cittadini nelle condizioni di pagare, non una sola volta, proprio per via dei finanziamenti pubblici diretti agli editori, ma due volte, proprio perché ricadrà sempre sulla collettività l'incentivo fiscale al quale potranno accedere questi benefattori. Ora vediamo chi sono i benefattori. Anche in questo caso, fare un esempio pratico può essere d'aiuto. Mettiamo il caso che ENI voglia farsi pubblicità su La Stampa, su La Repubblica, sul Corriere della Sera. Bene, ENI potrà ottenere un'agevolazione fiscale sulla pubblicità che si farà. Ma si potrebbero fare tanti altri esempi, anche di gruppi imprenditoriali che posseggono o hanno posseduto una testata o parte di essa. E, allora, potremmo avere Berlusconi che fa pubblicità per le sue aziende su Il Giornale e prende l'incentivo; De Benedetti che se la fa su La Repubblica e prende l'incentivo; gli Agnelli su La Stampa e così via (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Regaliamo i soldi dei cittadini alle multinazionali. Complimenti ! Come al solito, è il Paese al contrario che voi disegnate.
  Ma facciamo un altro esempio. Questa volta non parliamo dei grandi giornali, parliamo di quelli piccoli, di quelli che accedono al finanziamento pubblico diretto. Mettiamo il caso che un partito che riceve già finanziamenti pubblici, quindi soldi dei cittadini, il PD ad esempio, voglia farsi pubblicità su una di queste piccole testate che ricevono finanziamenti pubblici, quindi altri soldi dei cittadini. Anche questo partito otterrà incentivi su quelle pubblicità: ancora soldi dei cittadini. Il cittadino paga tre volte: paga i partiti, paga i giornali e paga pure la pubblicità che i partiti si fanno sui giornali. Complimenti ! Questa sarà una misura sicuramente molto apprezzata da chi non arriva a fine mese e magari è pure vessato da Equitalia. Lo Stato, anziché andare incontro alle famiglie, va incontro ai partiti e alle multinazionali: che novità !
  Come sapete però in questo provvedimento c’è una cosa giusta: si tutelano le minoranze linguistiche. Usiamo sempre l'immaginazione, e poniamo il caso che la comunità cinese di Milano decida di fondare una testata, e la chiami – che ne so, usiamo sempre la fantasia – China Post Milan: bene, secondo questa legge potrebbe accedere ai finanziamenti pubblici; e fin qui, abbiamo detto, siamo contrari ma va bene. Potrà succedere però, ad esempio, che il Partito Democratico, che vuole dare notizia ai cittadini che farà le primarie a Milano, acquisti alcune pagine di China Post Milan: così, tanto per assicurarsi che la comunità cinese partecipi al voto in massa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questa operazione, il Partito Democratico riceverà incentivi pubblici: quindi hanno pensato a tutto, davvero complimenti !
  A parte questo, ovviamente, c’è una questione di merito di fondo, che è il reale e profondo motivo di distanza tra la nostra concezione di libertà di informazione e la vostra, tra il nostro modo di dare piena attuazione all'articolo 21 della Costituzione e il vostro. Voi ritenete che, per tutelare il pluralismo, si debbano finanziare gli editori; noi, invece, siamo convinti che, per farlo, si debba difendere in primis il diritto dei cittadini ad essere informati: sta tutta qui la differenza ! Il vostro è un approccio orientato all'offerta, il nostro è orientato alla domanda. Ma a voi queste sottigliezze interessano poco: per voi è molto più importante elargire mancette agli editori per tenerli al guinzaglio.
  Il Fondo sarà ripartito annualmente dalla Presidenza del Consiglio: così recita la vostra legge. E che significa questo, se non che ogni anno tutti questi editori staranno lì con il cappello in mano ad elemosinare il vostro aiuto, cercando di dimostrare in tutti i modi che con voi si sono comportati bene, che non hanno mai criticato il vostro operato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Questo è il concetto di libertà secondo il Partito Democratico e secondo il Governo, ed è bene che gli italiani lo sappiano !Pag. 40
  Mettete avanti il ricatto occupazionale, come fate sempre per qualsiasi argomento: parlate dei posti di lavoro che si perderebbero se non ci fossero questi finanziamenti, delle famiglie di questi lavoratori, usate la loro disperazione per giustificare la vostra visione anacronistica e distorta; ma sapete di mentire, a noi e anche a quegli stessi lavoratori, a quelle stesse famiglie. Lo sapete perfettamente perché ve l'hanno detto anche gli stessi esperti che vi hanno aiutato a scriverla, la vostra proposta di legge, che il punto è un altro: il settore della carta stampata è in crisi, e per motivi che esulano dal nostro, dal vostro controllo; ma fate finta di non capire, e tirate avanti come muli. Parliamo della rivoluzione rappresentata da Internet, ovviamente: come ho già avuto modo di dire in quest'Aula in occasione della breve, troppo breve discussione della nostra proposta di legge sull'abolizione del finanziamento pubblico all'editoria, Internet ha reso accessibile gratuitamente a miliardi di persone una massa di informazioni sempre più consistente. Oggi più di un terzo dell'umanità genera informazioni attraverso cellulari e computer relativamente economici, e le mette in condivisione sotto forma di video, audio e testi in modo interconnesso e collaborativo: l'era dell'informazione detenuta da un’intellighenzia che tutto sa e che concede pillole di questo importante sapere sotto forma di preziosi articoli di giornale, ha lasciato il campo ad un sistema molto più democratico in cui ogni individuo è sia consumatore che produttore di informazioni. La strada per questo settore è dunque già segnata, e nessun «aiutino» di Stato potrà invertire questa rotta.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIUSEPPE BRESCIA. Quindi fate pure, sprecate pure questi altri soldi, ma non salverete proprio niente: le testate che sono destinate a morire moriranno, altre migliaia ne nasceranno online a costi infinitamente più bassi, e saranno queste a garantire il pluralismo dell'informazione.
  Sicuramente c’è un discorso da fare sulla qualità dell'informazione, ma questo a prescindere dal medium che la veicola: il fatto che chi scrive un articolo debba seguire un codice deontologico che lo porti al a rendere un servizio valido, professionale, e che i lettori debbano essere in grado di distinguere le «bufale» dalle notizie argomentate, fondate e documentate, questo sì che sarebbe stato un argomento degno di un'approfondita discussione, non certo capire come e quanti soldi dare agli editori. Ma per la vostra cecità, per colpa della vostra ostinazione ad andare nella direzione sbagliata, gli italiani hanno perso un'altra occasione. Contenti voi... Sicuramente non lo saranno loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.

  MARIA COSCIA. Grazie, signor Presidente, sottosegretario Lotti e sottosegretaria Amici, colleghe e colleghi, ci apprestiamo a votare, a mio avviso, un provvedimento di grande rilievo per il nostro Paese, perché affronta il tema del pluralismo e della libertà dell'informazione, checché ne pensino i colleghi grillini; tema cruciale per la nostra democrazia, tutelato dall'articolo 21 della nostra Costituzione.
  Si tratta di un testo unificato licenziato dalla VII Commissione dopo un lavoro molto intenso, approfondito e costruttivo, e sottolineo costruttivo, con numerose audizioni, che parte dall'esame di due proposte di legge, una del PD e l'altra di SI-SEL, e che ha coinvolto tutti i gruppi politici, anche se, ovviamente, ha visto un apporto molto più incisivo del PD e di SI-SEL. C’è stato, quindi, un grande lavoro e disponibilità all'ascolto del relatore, che, in pieno accordo con il Governo e con il supporto altamente professionale degli uffici del Governo, della Commissione e dell'ufficio studi della Camera, ha predisposto il testo unificato e ha poi raccolto numerosi emendamenti sia in Commissione che in Aula.
  Devo dire, tuttavia, e mi dispiace, che l'unico gruppo che ha mantenuto una Pag. 41posizione pregiudizialmente contraria sia stato il MoVimento 5 Stelle, che pure, durante i lavori del gruppo ristretto, ha seguito con interesse l'evoluzione in positivo dell'esame del provvedimento; ma, ciò nonostante, in Aula il Movimento ha riproposto un atteggiamento di totale chiusura, riproponendo una linea già sconfitta da quest'Aula con la bocciatura della loro proposta di legge che voleva abrogare totalmente i finanziamenti a sostegno di un'informazione libera, indipendente e plurale.
  I deputati grillini, con i loro interventi sia di ieri che di oggi, hanno riproposto vecchi e stantii argomenti, privi di fondamento, bugie fantasiose, come quelle che abbiamo sentito poco fa, e argomenti assolutamente inesistenti, dimostrando di avere imparato rapidamente il peggio della vecchia politica, e cioè demonizzare l'avversario con slogan e parole d'ordine strumentali, intrise di demagogia e propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Oggi è ancora più chiaro quale sia l'idea di libertà di informazione che ha il MoVimento 5 Stelle: la dittatura del blog blindato di Grillo e Casaleggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Cari colleghi grillini, oggi avete perso un'altra occasione importante per misurarvi seriamente con il cambiamento. Noi, al contrario di voi, vogliamo innovare e cambiare; non facciamo propaganda, ma lavoriamo per fare le riforme per il bene dei cittadini e del Paese.
  Come dicevo, con questo provvedimento abbiamo affrontato il tema dell'informazione con un confronto aperto, dialogando con tutti i gruppi parlamentari, rispettando le loro posizioni e ricercando punti di incontro e di sintesi, a partire dalla proposta iniziale del PD e di SEL.
  Grazie, dunque, al grande lavoro del relatore e alla disponibilità del Governo, siamo arrivati a definire un testo che riforma e innova il sistema dell'editoria, attualmente regolato da una normativa frammentata e parcellizzata, che, ahimè, aveva favorito nel passato opacità ed episodi scandalosi che questo Governo ha portato allo scoperto, ha denunciato, perseguito e sanzionato.
  Finalmente abbiamo un provvedimento che affronta con una visione unitaria questo tema così delicato e importante, vitale per la nostra democrazia, e cioè dall'offerta dell'informazione ai processi di distribuzione e di vendita, all'ordine dei giornalisti e ai prepensionamenti.
  Il testo unificato che stiamo per approvare prevede, infatti, misure ed interventi organici, con l'istituzione di un fondo unico sia per l'editoria che per l'emittenza radiofonica e televisiva. Il fondo viene allocato presso il Ministero dell'economia e delle finanze, ma sarà gestito per una parte dalla Presidenza del Consiglio per quanto riguarda il sostegno alle imprese editoriali no profit – no profit, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle – di giornali quotidiani e periodici, l'attuazione di azioni di accompagnamento all'innovazione e al digitale concrete, non le chiacchiere che voi fate, gli incentivi per l'assunzione di giovani giornalisti.
  Il Ministero dello sviluppo economico, invece, gestirà i finanziamenti destinati all'emittenza radiofonica e televisiva locale. Insieme gestiranno, invece, i progetti che riguarderanno entrambi i settori.
  La proposta di legge, dunque, prevede la delega al Governo, ma definisce principi e criteri direttivi molto precisi affinché siano emanati, entro sei mesi dall'approvazione, uno o più decreti legislativi per la ridefinizione dei contributi diretti alle imprese editrici.
  In particolare, stabilisce innanzitutto l'esclusione – e sottolineo l'esclusione e, cari colleghi, del MoVimento 5 Stelle, per una volta tanto siate onesti e prendetene atto – dai contributi dei giornali dei partiti. Quindi, bando alle bugie che continuate a dire.
  Inoltre, stabilisce l'esclusione anche di tutte le imprese di quotidiani e periodici di gruppi editoriali quotati o partecipati da società quotate in Borsa. E ciò vale anche per i colleghi di Forza Italia. I destinatari – e sottolineo di nuovo questo aspetto – dei contributi sono imprese no profit come Pag. 42le cooperative dei giornalisti ed enti senza fini di lucro. Si tratta, quindi, non di grandi gruppi imprenditoriali votati al profitto, ma in gran parte di piccole imprese che editano giornali locali molto diffusi sul territorio, di periodici delle minoranze linguistiche, di tutte le minoranze linguistiche, di giornali in lingua italiana diffusi all'estero tra le nostre comunità di migranti, di giornali per ipovedenti e non vedenti, di giornali di associazioni di consumatori.
  Tra i requisiti fondamentali per accedere ai contributi c’è quello di adempiere regolarmente agli obblighi derivanti dall'applicazione dei contratti collettivi di lavoro. Sono previsti, poi, altri interventi che io voglio ancora sottolineare: criteri premiali per l'assunzione a tempo indeterminato di giovani giornalisti e non, di età inferiore a 35 anni, nonché azioni di formazione e aggiornamento del personale; incentivi per investimenti in innovazione digitale dinamica e multimediale, anche attraverso la previsione di modalità volte a favorire investimenti strutturali in piattaforme digitali avanzate comuni a più imprese editrici autonome e indipendenti. Quindi, si lavora appunto per accompagnare questi processi di cambiamento e di innovazione; infine, anche quello di aiutare nuove imprese con finanziamenti di progetti innovativi.
  Poi si affronta anche, come dicevo prima, il tema della rete di vendita, le edicole per intenderci. C’è stato in Commissione, come ricordava la collega Pannarale, un dibattito attento e approfondito che ha portato a definire criteri direttivi per la delega finalizzati ad accompagnare il processo di liberalizzazione in corso, che, come voglio ricordare, ci viene imposto dalla Comunità europea. Con queste norme, appunto, vogliamo mitigare gli effetti negativi che si sono fin qui riscontrati assicurando agli operatori parità di condizioni, quindi sia alle edicole che agli altri venditori anche di altri prodotti.
  Ma c’è di più, per quanto riguarda le edicole: in accordo con le regioni, è previsto che possano esse stesse ampliare la loro capacità di vendita anche a nuovi prodotti e servizi.
  Per quanto riguarda i giornalisti, i temi affrontati riguardano in particolare i prepensionamenti e il loro ordine nazionale. Qui vado rapidamente, signor Presidente: il progetto di legge prevede di ridurre il numero dei consiglieri nazionali per rendere il Consiglio più agile ed efficace. Quindi, ridurlo a 36 membri, mentre oggi sono ben 156, prevedendo la presenza di due terzi di giornalisti professionisti e un terzo di pubblicisti. Si prevede l'adeguamento del sistema elettorale e, infine, anche la semplificazione della normativa che riguarda i procedimenti disciplinari.
  Insomma, Presidente, in conclusione, voglio dire che, con questo testo unificato, affrontiamo finalmente in modo organico e innovativo questo tema così rilevante per la democrazia del nostro Paese.
  Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 3317-3345-A)

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI, Relatore per la maggioranza. Presidente, do lettura delle correzioni di forma, non prima di fare un brevissimo ringraziamento alle tanti madri e ai tanti padri di questa legge perché davvero questa legge ha tante madri e tanti padri di tanti gruppi politici, persino persone che voteranno contro questa legge, ma di cui abbiamo raccolto tanti stimoli. E questo credo sia il senso più profondo di una legge sul pluralismo che ha come vero orientamento e metodo di Pag. 43lavoro quello del confronto e quello dell'ascolto, che credo abbia prodotto un risultato migliore di quello da cui eravamo partiti.
  Allora, la proposta di coordinamento formale che esce dal Comitato dei nove, ai sensi articolo 90, comma 1, del Regolamento, prevede, all'articolo 2, comma 2, lettera b), di sostituire le parole: «del finanziamento» con le parole: «dei contributi»; al medesimo comma, lettera c), sempre le parole: «dal finanziamento», con: «dai contributi». Questo per una uniformità del testo. E all'articolo 5, come risulta dall'approvazione dell'emendamento 5.401 della Commissione, occorre sostituire le parole: «negli stati di previsione rispettivamente della Presidenza del Consiglio dei ministri e» con le seguenti: «nel bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio e nello stato di previsione».

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la proposta si intende accolta.

(Coordinamento formale – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Presidente della VII Commissione. Intervengo per un brevissimo ringraziamento perché, come è emerso dalle dichiarazioni di voto, le ultime settimane sono state caratterizzate da un lavoro proficuo e paziente del relatore e dei colleghi della VII Commissione che ha portato alla redazione della proposta di legge che oggi l'Aula esamina (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Collega Crippa, è normale che il presidente della Commissione ringrazi per il lavoro fatto. Non mi pare che stia facendo...

  DAVIDE CRIPPA. Ma il relatore sostituisce già il presidente !

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, sta facendo quello che hanno fatto sempre tutti i presidenti di Commissione. È un ringraziamento, non mi pare ci siano considerazioni politiche. Concluda, onorevole Piccoli Nardelli, per favore.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI, Presidente della VII Commissione. Sì, rapidamente. Mi sembra di poter dire – e lo sottolineo con soddisfazione – che all'interno della VII Commissione lo spirito di coesione sia stato fondamentale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3317-3345-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 3317-3345-A, di cui si è testé concluso.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Pilozzi. Chi altro non riesce a votare ? Marzana. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell'editoria, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della Pag. 44
composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti» (3317-3345-A):

   Presenti  434   
   Votanti  405   
   Astenuti   29   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  292    
    Hanno votato no   113.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Gianni Farina e Argentin hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, la Ministra della salute, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative di competenza in ordine al passaggio del personale soprannumerario delle province nei ruoli amministrativi, tecnici e ausiliari degli uffici di segreteria delle istituzioni scolastiche – n. 3-02066)

  PRESIDENTE. La deputata Malpezzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02066, concernente iniziative di competenza in ordine al passaggio del personale soprannumerario delle province nei ruoli amministrativi, tecnici e ausiliari degli uffici di segreteria delle istituzioni scolastiche (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ha un minuto.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, buongiorno Ministra, la trasformazione delle province in città metropolitane ha condotto ad un ridimensionamento del personale impiegato, sulla base dei finanziamenti decurtati dal 30 al 50 per cento, e ciò ha causato la determinazione di personale soprannumerario che è da ricollocare nella pubblica amministrazione, uffici di segreteria inclusi. Laddove non sia stato possibile effettuare il prepensionamento per il personale in esubero, si è ricorso al passaggio in altra amministrazione. Il comma 425 della legge di stabilità 2015 ha previsto una ricognizione in tutta la pubblica amministrazione dei posti da destinare alla ricollocazione del personale soprannumerario delle province. Alla luce dei dati pubblicati dal Dipartimento della funzione pubblica, si evince che il personale da ricollocare, che dovrebbe transitare negli uffici di segreteria delle istituzioni scolastiche, è in numero di circa 500 e, vista la necessità di personale ATA e premesso tutto ciò, si chiede se non intenda intervenire per consentire al MIUR di procedere all'assunzione del personale ATA necessario nelle province in cui è stata completata l'applicazione delle norme suddette.

  PRESIDENTE. La Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministra per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, come giustamente ricordava l'onorevole interrogante, con la legge di stabilità 2015, per attuare la legge Delrio che supera le vecchie province, abbiamo bloccato le assunzioni a tutti i livelli di governo, nei comuni, nelle regioni Pag. 45e nello Stato, per ricollocare i dipendenti delle province soprannumerari. Per questa ragione non abbiamo potuto autorizzare per il corrente anno scolastico 2015-2016 l'assunzione a tempo indeterminato del personale amministrativo del comparto scuola, perché il personale amministrativo del comparto scuola è stato ricompreso nel blocco delle assunzioni. Allo stesso tempo vorrei ricordare che il Governo, al fine di garantire la funzionalità del servizio scolastico, ha permesso che si potesse continuare ad utilizzare questo personale attraverso contratti a tempo determinato. Nel frattempo che cosa è successo ? È successo che abbiamo terminato, come ricordava l'onorevole Malpezzi, la prima fase di registrazione dell'offerta di lavoro di tutte le amministrazioni in un portale che sta gestendo il Dipartimento della funzione pubblica e in questo momento stiamo facendo incontrare domanda e offerta di lavoro. In attuazione dell'articolo 1, comma 234, della legge di stabilità per il 2016, man mano che non ci sono più professionalità in soprannumero, possiamo sbloccare – questo a livello regionale – le assunzioni e quindi le ordinarie facoltà di assunzione per quelle professionalità. Concretamente noi questo lo abbiamo già fatto nelle regioni dove abbiamo verificato che non ci sono soprannumerari, per esempio di polizia provinciale; abbiamo sbloccato per gli enti locali di quelle regioni le assunzioni della polizia locale. Ecco che procederemo così per tutto il ricollocamento del personale in esubero delle province e man mano che questo ricollocamento nelle diverse regioni si esaurisce e quindi si esauriscono i soprannumerari di determinate professionalità, riprenderemo anche per le assunzioni del personale amministrativo della scuola le normali facoltà di assunzione. Quindi è ragionevole – concludo – anzi, direi che più che ragionevole è certo, visto che questo lavoro durerà qualche mese ma non di più, prevedere che le ordinarie modalità di reclutamento del personale amministrativo della scuola possano riprendere a partire dal prossimo anno scolastico.

  PRESIDENTE. La deputata Malpezzi ha facoltà di replicare. Le ricordo che ha due minuti.

  SIMONA FLAVIA MALPEZZI. Signor Presidente, grazie Ministra, chiaramente accogliamo con soddisfazione quanto lei ha detto oggi perché per noi è una garanzia, noi sappiamo anche che il numero di studenti nelle scuole dal 2012 al 2014 è aumentato notevolmente e questo trend ci sarà ancora per qualche anno.
  Per cui le scuole funzionano non solo con il personale docente ma anche con tutto quel personale amministrativo che, noi sappiamo, nel comparto della buona scuola, nella legge n. 107, non abbiamo affrontato e ci fa piacere sapere che si debbano concertare tutte quelle riforme che questo Governo sta facendo. Quindi, attendiamo a questo punto che vengano terminate tutte quelle procedure e speriamo di aver presto notizia in quali regioni e quali saranno le regioni da cui invece lo sblocco del turnover sul personale ATA potrà partire per garantire, non solo con contratti a tempo determinato ma finalmente con quella continuità di cui le segreterie e tutto il resto del personale ha bisogno, un miglior funzionamento per le nostre scuole, perché la buona scuola si fa anche in questo modo.

(Iniziative di competenza volte a garantire un'adeguata assistenza ai pazienti siciliani affetti da patologie congenite cardiache, anche attraverso la valorizzazione dell'ISMETT di Palermo – n. 3-02067)

  PRESIDENTE. La deputata Giammanco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02067, concernente iniziative di competenza volte a garantire un'adeguata assistenza ai pazienti siciliani affetti da patologie congenite cardiache, anche attraverso la valorizzazione dell'ISMETT di Palermo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Ha un minuto.

Pag. 46

  GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, signor Ministro, sono qui a chiederle di tutelare la salute dei siciliani affetti da cardiopatie congenite, che sono pazienti bisognosi di cure durante l'intero arco della loro vita. Nel 2010 la regione Sicilia ha smantellato il reparto di cardiochirurgia pediatrica dell'Ospedale Civico di Palermo, trasferendolo nell'ospedale San Vincenzo di Taormina, sede che doveva essere temporanea. Lo ripeto, temporanea. Ciò, con la promessa di ricollocare il reparto nell'Istituto Mediterraneo di eccellenza pediatrica che non è mai sorto. Le chiedo quindi, in qualità di massima rappresentante istituzionale della sanità, di intervenire per garantire un'adeguata assistenza alle migliaia di pazienti siciliani afflitti da patologie congenite cardiache, in particolare affidando all'ISMETT di Palermo la cardiochirurgia pediatrica e l'assistenza di terzo livello di cardiologia.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere. Ha tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Signor Presidente, rispondo agli onorevoli interroganti, evidenziando preliminarmente che il Ministero della salute non ha ancora potuto esaminare il provvedimento definitivo di riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana come previsto dalla legge poiché la regione non ha ancora provveduto alla trasmissione. Solo a seguito della trasmissione di questo documento il Tavolo per il monitoraggio dell'attuazione del regolamento sugli standard ospedalieri provvederà a verificare il soddisfacimento del fabbisogno assistenziale della regione, le cui strutture ospedaliere dovranno erogare prestazioni con elevati standard qualitativi e di sicurezza per i pazienti. Ciò premesso, evidenzio che, con riferimento alla riorganizzazione della rete di specialità pediatrica, la regione siciliana ha adottato il decreto assessoriale del 17 gennaio 2014, che si intitola «Rete pediatrica: riorganizzazione posti letto CEMI e ARNAS P.O. “Di Cristina” di Palermo». Successivamente la regione siciliana ha comunicato l'intendimento di istituire presso l'ARNAS civico di Palermo l'Istituto mediterraneo per l'eccellenza pediatrica, l'ISMEP, nonché completare l'ospedale pediatrico “Di Cristina” di Palermo. Con l'istituzione dell'ISMEP, che di fatto sostituisce il CEMI, la regione ha previsto che i servizi assistenziali afferenti all'attuale ospedale pediatrico “Di Cristina” e al costruendo nuovo Ospedale dei bambini siano integrati in un unico percorso di cure assistenziali complementari. Il Ministero della salute ha fornito il proprio nulla osta a condizione che non ci fossero modifiche in termini di posti letto e che tali decisioni fossero poi riprese nel redigendo programma operativo del 2016-2018. Al proposito segnalo che questo intervento risulta, tuttavia, ancora in fase istruttoria e che, pertanto, non è certo che l'ISMEP possa essere funzionante già dal 2018. Con riferimento poi alla possibilità, auspicata dagli onorevoli interroganti, di affidare le funzioni di cardiochirurgia pediatrica all'ISMETT di Palermo, IRCCS da me riconosciuta proprio nel 2014, in luogo del presidio San Vincenzo di Taormina, rappresento che, fermo restando il rispetto degli standard previsti in materia di bacini di utenza, con l'istituzione di un'unità di cardiochirurgia pediatrica ogni 4-6 milioni di abitanti – da che consegue che la regione siciliana, avendo una popolazione di 5 milioni, dovrebbe presentare una sola unità operativa complessa di cardiochirurgia pediatrica su cui vigilerà il mio Dicastero – spetta esclusivamente alla regione siciliana assicurare l'effettiva operatività del servizio cardiologico pediatrico presso la struttura che, secondo le valutazioni della stessa regione, sia meglio in grado di assicurare la massima assistenza dei pazienti. L'Assessorato della Salute della regione siciliana ha comunicato che, nelle more del riordino della rete ospedaliera, sta provvedendo ad assicurare l'assistenza ai pazienti affetti da cardiopatie congenite in età adulta, mediante l'interessamento dell'ARNAS civico di Palermo, presso cui sarà attivata un'apposita unità, GUCH unit, che si avvarrà del supporto dell'Ismett di Palermo.

Pag. 47

  PRESIDENTE. La deputata Giammanco ha facoltà di replicare.

  GABRIELLA GIAMMANCO. Ministro, grazie per la risposta. Io so bene che la collaborazione della regione Sicilia è fondamentale affinché lei e il suo Ministero svolgiate al meglio il ruolo di cui è stata incaricata, però lei ha parlato di un intervento in fase appunto istruttoria, di un ipotetico intervento futuro, di cui ancora non si sanno né i tempi, né i costi, che potrebbero essere molto onerosi per le casse della regione Sicilia.
  Allora, mi chiedo se la volontà politica non possa davvero arrivare a soluzioni altrimenti irraggiungibili. D'altronde, chi, se non lei, in qualità di Ministro, può concorrere a risolvere questo problema, ripeto, in collaborazione con il governatore Crocetta e con la regione siciliana ?
   Ci sono, ogni anno, circa 500 bambini che nascono in Sicilia con cardiopatie congenite e, per motivi non ben chiari, l'allora Presidente della regione, Lombardo, ha pensato bene di trasferire il reparto, diciamo, per i bambini cardiopatici da Palermo a Taormina, ma Taormina è difficilmente raggiungibile da molte zone della Sicilia e dispone di una pista di elisoccorso che non è abilitata all'atterraggio notturno. Ciò chiaramente comporta enormi disagi – come lei può ben comprendere – e rischi per i piccoli pazienti e per le loro famiglie, tanto è vero che si sono verificati anche diversi episodi di assistenza inadeguata.
   Allora, mi chiedo perché non affidare all'ISMETT di Palermo, che già esiste ed è un centro già riconosciuto e apprezzato a livello internazionale, per il quale non si dovrebbero spendere ulteriori fondi e ulteriori risorse pubbliche, non destinargli, già da ora, le attività di cardiochirurgia pediatrica ? Politiche scellerate da parte del Governo regionale non possono essere pagate dai cittadini e sulla pelle dei cittadini. Se ciò non avverrà, io ritornerò sull'argomento per dare voce ai tanti pazienti e alle loro famiglie perché è giusto che il Ministero sia presente anche in Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Iniziative per rendere pienamente efficace il divieto del ricorso all'utero in affitto e per sostenere la maternità nei nuclei familiari di persone stabilmente sposate – n. 3-02068)

  PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02068, concernente iniziative per rendere pienamente efficace il divieto del ricorso all'utero in affitto e per sostenere la maternità nei nuclei familiari di persone stabilmente sposate (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  PAOLA BINETTI. Sono tre i fatti che vorrei mettere in fila, uno dietro l'altro. Il primo, come è noto, è la contrazione delle nascite che c’è stata in quest'ultimo periodo, testimoniata dai dati Istat. Il secondo è la sproporzione che c’è tra persone che desiderano adottare un bambino e i bambini adottati, con tutte le complicazioni dell’iter burocratico che questo troppo comporta. E il terzo punto, esploso in questi giorni, in perfetta contraddizione con la legge n. 40 sulla procreazione medicalmente assistita, è come oggi è possibile che tanti casi di bambini nati dalla maternità surrogata possono davvero occupare, non dico tanto le prime pagine dei giornali, quanto occupazioni, preoccupazioni e mi sembra di capire anche investimenti in questa direzione.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Ringrazio l'onorevole Binetti per aver voluto con la presente interrogazione richiamare l'attenzione di tutti noi sui dati, sempre più allarmanti, diffusi dall'Istat sul preoccupante fenomeno della denatalità in Italia, dati che certificano che siamo ormai vicini alla cosiddetta soglia di Pag. 48non sostituzione; dati, tra l'altro, che non sono dati empirici, sono dati che si basano sui nati attualmente nel nostro Paese, nati negli ultimi dieci o quindici anni e quindi noi già sappiamo quanto sarà la popolazione anziana tra quindici, venti o trent'anni. Quindi possiamo dire apertamente che il tema della denatalità nel nostro Paese è un tema che dobbiamo affrontare da più punti di vista e che deve essere centrale, non solo in questo, ma probabilmente nei prossimi Governi, per cercare di invertire un trend estremamente preoccupante, non solo dal punto di vista sociale e previdenziale, ma anche dal punto di vista economico e per lo sviluppo dell'Italia. In questo senso, per quanto di mia competenza, quindi rimettendomi alle mie competenze sanitarie, ho adottato il Piano nazionale della fertilità.
  È stato un Piano fortemente voluto, uno strumento con il quale abbiamo evidenziato con grande enfasi il pericolo della denatalità, la bellezza della maternità e della paternità, il rischio delle malattie che impediscono oggi di diventare genitori, la diagnosi precoce di malattie che possono compromettere la fertilità e l'aiuto della medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini, prima che sia troppo tardi, oltre ovviamente ad un'informazione diffusa su quelli che sono i tempi biologici della maternità e i tempi biologici della fertilità.
   L'obiettivo è quello di provocare un capovolgimento della mentalità corrente, volto a rileggere la fertilità come bisogno essenziale, non solo della coppia, ma anche dell'intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione, basato ovviamente sui dati, sui fatti e sulla possibilità delle persone di fare delle scelte in modo libero, avendo una piena conoscenza dei dati e delle questioni legate proprio alla propria fertilità e alle malattie che la possono compromettere.
   In questo momento, stiamo lavorando all'organizzazione del primo «fertility day», la Giornata nazionale per l'informazione e la formazione sulla fertilità, che si svolgerà il prossimo 7 maggio, dove la parola d'ordine sarà proprio quella di riscoprire il prestigio di essere genitori e di essere madri e che diventerà un appuntamento annuale, attraverso il quale formare proprio alla consapevolezza della propria fertilità, ovviamente anche combattendo e aprendo una vera e propria campagna contro le malattie sessualmente trasmissibili che – ricordo – sono nel nostro Paese in incremento e in aumento, soprattutto tra i giovanissimi, e sono causa di molte patologie gravi, tra cui proprio quelle che impediscono la fertilità.
   Sull'ultimo punto che lei ha citato, quello dell'utero in affitto, come Ministro, intendo far valere la legge attualmente in vigore in Italia, che punisce la pratica dell'utero in affitto e, come Ministero, siamo già intervenuti di fronte alla Corte europea dei diritti dell'uomo a Strasburgo per difendere la legge italiana.
   Sul tema invece delle adozioni, so che è appena cominciata e sta per cominciare un'indagine conoscitiva proprio qui alla Camera dei deputati e questa sarà la sede opportuna per poter rivedere le norme vigenti, proprio per facilitare l'accesso all'adozione.

  PRESIDENTE. La deputata Binetti ha facoltà di replicare per due minuti.

  PAOLA BINETTI. Ministro, come la sua risposta lascia supporre, c’è un'attenzione reale a quella che è la prevenzione dell'infertilità attraverso anche il Piano nazionale fertilità, che dovrebbe, in modo preventivo, ridurre, perlomeno per le coppie eterosessuali, il ricorso all'utero in affitto. Non c’è dubbio che ricorrano a questa pratica persone che, desiderando avere un figlio, non sono in condizioni di poterlo avere; agire sulle cause a monte può essere un buon modo per ridurre questo ricorso. Questa è una condizione necessaria, ma non sufficiente; il quesito che noi poniamo è chiedere una applicazione stringente della legge n. 40. Sappiamo tutti quanti che la legge n. 40 ha in qualche modo irritato molte parti politiche e ha irritato anche molte parti sociali, per cui c’è stato un tentativo di smantellarla punto per punto; oggi come oggi, quello Pag. 49che resta fortemente in vigore di quella legge è il «no» esplicito al ricorso all'utero in affitto, cioè alla maternità surrogata. È opinione, che si sta facendo come dire dilagante, perché in qualche modo evoca suggestive immagini di amore, di relazione di cura e di presa in carico, quella che trascura il fatto dominante, che è la strumentalizzazione del corpo femminile, che è l'abbandono doppio a cui questo bambino viene in qualche modo esposto e che poi è tutto un processo di educazione successivo che consegna questo bambino a un'educazione, in questo caso, omogenitoriale, che non può non avere conseguenze su quello che è il suo sviluppo successivo.
   Noi è su questi punti che chiediamo un'attenzione particolarmente attenta e particolarmente vigilante. Poi, ben venga la rimozione delle cause che, perlomeno per quanto attiene alle coppie eterosessuali, conduce all'infertilità di coppia.

(Iniziative normative volte a prevedere che il divieto del ricorso all'utero in affitto possa essere perseguito anche nel caso di maternità surrogata realizzata all'estero – n. 3-02069)

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02069, concernente iniziative volte a prevedere che il divieto del ricorso all'utero in affitto possa essere perseguito anche nel caso di maternità surrogata realizzata all'estero (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Signora Ministro, io riprendo la discussione da dove l'ha appena lasciata con l'onorevole Binetti, ovviamente. La discussione attorno alle unioni civili e ai recenti fatti di cronaca, che hanno riguardato anche note figure della politica, hanno riproposto all'attenzione dell'opinione pubblica la pratica aberrante della maternità surrogata.
  È una pratica, come è stato già detto, vietata in Italia dalla legge n. 40, per la quale, tuttavia, l'entità della pena prevista non consente l'automatica perseguibilità del reato se questo è stato commesso all'estero. Quindi, noi vogliamo riportare alla sua attenzione la rilevanza sanitaria del problema, auspicando che ci sia un raccordo, da parte del suo Ministero, anche con il Ministero della giustizia perché ci sia un intervento, così come oggi consente il codice penale, del Ministro della giustizia per perseguire, a richiesta, questi reati in attesa di nuove leggi.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Grazie. Ringrazio l'onorevole Gigli per l'interrogazione, che mi consente, anche dopo quella dell'onorevole Binetti, di ribadire ancora una volta la mia più ferma condanna nei confronti di una pratica, quella della cosiddetta maternità surrogata, che non ho esitato a definire un vero e proprio abominio; pratica che, ricordo, come avete detto anche voi, essere proibita dalla legge in Italia e, quindi, attualmente è illegittima.
  In questi giorni moltissimi esponenti della politica delle più diverse provenienze ed appartenenze e della stessa società civile hanno preso posizione contro la cosiddetta maternità surrogata e anche il nostro Presidente del Consiglio si è espresso in tal senso. Per quanto riguarda la domanda postami dall'onorevole Gigli, io ritengo di considerare le forme e i modi più opportuni per raggiungere questo obiettivo comune in sede parlamentare. Quindi, credo che ci sarà l'opportunità in sede parlamentare di cercare e trovare un largo consenso su questo tema.

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare per due minuti.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, signor Ministro. Io sono certo della sua sensibilità, così come sono certo che lei si rende conto di tutta la rilevanza, dal punto di vista proprio della tutela della salute, di questo Pag. 50tema, che, come è stato detto dalla collega Binetti poc'anzi, riguarda anche, purtroppo, numerose coppie eterosessuali. Allora, io credo che il tema della commercializzazione, dell'uso commerciale del corpo umano, che riguardi il sangue, che riguardi gli organi o che riguardi, appunto, la donazione di gameti o che riguardi l'utero in affitto, è un tema che è qualificante per la sanità di questo Paese. Noi ci vantiamo di essere un Paese nel quale queste pratiche non sono oggetto di mercimonio e tanto meno sono oggetto di sfruttamento del prossimo.
  Allora, io, da un lato, apprezzo la sua sensibilità per un'azione di tipo parlamentare, come è stato detto, le rinnovo l'invito a farsi portavoce presso il Dicastero della giustizia perché ci sia la perseguibilità, a richiesta del Ministro intanto, dei reati commessi e, per il resto, non posso altro che auspicare che, da parte dell'insieme del Governo, ci sia una sensibilità perché questo reato del turismo riproduttivo – vogliamo chiamarlo così ? – sia perseguito internazionalmente, così come avviene per il turismo sessuale a danno dei minori. In questo caso è un turismo riproduttivo a danno della donna e dobbiamo, analogamente al turismo sessuale a danno dei minori, renderlo un reato perseguibile anche se commesso all'estero.

(Iniziative di competenza in relazione a recenti episodi corruttivi in ambito sanitario, con particolare attenzione a vicende che hanno interessato la regione Lombardia – n. 3-02070)

  PRESIDENTE. Il deputato Sorial ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baroni ed altri n. 3-02070 concernente iniziative di competenza in relazione a recenti episodi corruttivi in ambito sanitario, con particolare attenzione a vicende che hanno interessato la regione Lombardia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario. Ha un minuto.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Cosa c’è di peggiore al mondo che mangiare sulla sanità pubblica ? A rubare si è dei ladri, ma a rubare su pazienti e su malati si è ladri miserabili, si è dei pezzenti. Corruzione, concussione, turbativa d'asta, abuso d'ufficio, tangenti sul trasporto dei dializzati: sono questi i reati che fanno arrestare Mantovani, ex vicepresidente della regione Lombardia e assessore della giunta Maroni. Ma c’è di più. Associazione a delinquere, corruzione, ancora, turbativa d'asta, ancora, in favore di imprenditori, amici del mondo dalla sanità: sono questi i reati che fanno arrestare Rizzi, presidente dalla commissione sanità, proprio braccio destro di Maroni. Ed è lo stesso presidente della giunta Maroni ad essere a processo per turbata libertà nella scelta del contraente e induzione indebita.
  E così, in Lombardia, il partito al governo della ruspa dovrebbe essere ruspato: da Lega Nord è diventato «Frega Nord», perché sono i cittadini lombardi a subire le ruberie della giunta Maroni. Volete, voi del Governo, continuare a rubare e a far rubare...

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto al Governo, per favore.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ... o permettiamo all'onestà finalmente di entrare anche nella regione Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Lorenzin, ha facoltà di rispondere. Ha tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Innanzitutto, vorrei dire che il Governo ha intenzione di perseguire il tema della corruzione nella pubblica amministrazione in modo duro e senza fare sconti a nessuno, come abbiamo dimostrato con le leggi che abbiamo applicato sull'anticorruzione in questi anni e come stiamo facendo, in modo particolare, nel sistema sanitario. Quelli della Lombardia sono fatti gravissimi, che hanno interessato uno dei sistemi sanitari migliori d'Italia, se non d'Europa e mi auguro, pertanto, Pag. 51che questi episodi non compromettano la qualità, l'efficienza e la credibilità del sistema sanitario lombardo, che è da sempre veramente considerato uno dei migliori a livello internazionale. Per questo siamo intervenuti e continueremo a farlo.
  Ciò premesso, evidenzio come tali vicende debbano spronarci a perseguire nel cammino intrapreso, che è quello di introdurre nel sistema sanitario quegli anticorpi in grado di renderlo più forte e, come tale, meno permeabile ai fenomeni di corruzione ovunque essi si annidano. Non si tratta di meri intenti, ma di iniziative concrete, già da me avviate e, in alcuni casi, già completate. Mi riferisco, in primo luogo, al provvedimento legislativo, già approvato in esame preliminare dal Consiglio dei Ministri a fine gennaio e attualmente all'esame della Conferenza Unificata, con il quale, in attuazione della legge delega Madia, sono state dettate le nuove modalità di selezione dei direttori generali sanitari ed amministrativi degli enti del Servizio sanitario nazionale. I massimi dirigenti degli enti del Servizio sanitario nazionale saranno scelti con criteri selettivi e meritocratici, in base ad un albo nazionale, e decadranno automaticamente dal proprio incarico in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi o in caso di malasanità. Questo è un modo per agire sulla governance del sistema e per rendere non solo più autonomi e indipendenti i manager, ma anche di avere un sistema di qualificazione, di selezione e anche di rimozione chiaro, preciso e trasparente. Mi riferisco ancora alle disposizioni inserite nella legge di stabilità del 2016, che introducono l'obbligo di effettuare le gare per gli acquisti di beni e servizi in sanità soltanto tramite Consip o le centrali uniche regionali, nonché al protocollo di intesa tra l'ANAC e l'Agenas, sottoscritto nel novembre del 2014, grazie ad una proficua collaborazione interistituzionale che ha poi condotto alla previsione, in occasione dell'aggiornamento del Piano nazionale anticorruzione, di una sezione specifica dedicata alla sanità. Si tratta di uno strumento di indirizzo che supporta, già da quest'anno, gli enti del Servizio sanitario nazionale nell'adozione dei piani triennali aziendali di prevenzione della corruzione. Lo strumento messo in campo consente, peraltro, una stretta interconnessione con il sistema di valutazione delle performance delle aziende sanitarie e delle relative articolazioni aziendali, formando oggetto di valutazione dirigenziale anche in sede contrattuale. Per la prima volta sono state, pertanto, dettate, anche per il settore sanitario, misure ad hoc, volte a prevenire i fattori di rischio e a potenziare, nel contempo, la trasparenza per agire non solo sulla parte repressiva, con i controlli delle forze dell'ordine, ma anche a monte, laddove si può formare la corruzione.
  Ma non ci fermeremo qui. Sono, infatti, già a lavoro i tavoli tematici a composizione interistituzionale, coordinati da Agenas, finalizzati all'individuazione di ulteriori misure organizzative di trasparenza, quali, ad esempio, quelle relative agli acquisti in sanità, al conferimento degli incarichi, al conflitto di interessi, ai rapporti con il privato accreditato, alla rotazione degli incarichi. Il mio auspicio è che le regioni, cui compete l'implementazione e l'attuazione degli interventi sul territorio, vogliano adottare prontamente tutti gli strumenti messi a loro disposizione. Solo così, infatti, si potrà immunizzare il sistema sanitario dagli attacchi corruttivi ed avere un unico modello organizzativo e un unico modello di controllo.

  PRESIDENTE. Il deputato Manlio Di Stefano, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare. Ha due minuti.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Ministro, ci ha raccontato una bella storiella, ma non risponde ai fatti. Soltanto nel 2015 in Lombardia sono stati denunciati 141 casi di malasanità, cinque volte più rispetto a cinque anni fa. La sanità ha assorbito, nel 2004, dell'80 per cento del bilancio regionale. Perché ? Ovvio, perché più qualcuno mangia sulla sanità, più i cittadini pagano per la sanità e viene consumato il bilancio regionale.Pag. 52
  Ma c’è qualcosa che non torna in quello che lei ha detto. Lei ha parlato di combattere in modo duro casi di questo tipo. Le faccio, allora, un esempio: mi spiega perché quando Giovanna Ceribelli ha fatto la sua relazione, che doveva andare in procura, dei cinque rappresentanti dell'organismo di controllo della ragioneria, soltanto due hanno firmato e i due che non hanno firmato – guarda caso – erano Oreste Malatesta, indicato dal MEF, e Nicola Palmieri, indicato dal Ministero della salute. Cosa facevano questi personaggi che vengono pagati per controllare e depositare le memorie di quello che vedono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  C’è un'altra cosa che non mi torna, Ministro. C’è un'intercettazione della cricca della sanità lombarda dove si legge che qualcuno, all'interno della procura, prima che uscisse il caso dell'indagine a Maroni, avesse fatto legge le indagini stesse a Maroni stesso. E si vantavano di avere queste carte in mano e di aver, quindi, potuto agire a priori rispetto all'indagine stessa della procura. Chi erano questi 007 che agiscono contro i cittadini italiani, quelli lombardi ed evidentemente o alle sue spalle o con la sua complicità ? Non lo sto dicendo io, ma vedremo le carte cosa dicono. Qui c’è una cosa che non mi torna ancora: lei dice che state agendo già. C’è un quantomeno annunciato protocollo di intesa tra l'ANAC e il Ministero della salute e questo protocollo dovrebbe andare a controllare la governance delle aziende sanitarie. A quanto pare, siamo ben lungi visto che soltanto in quest'indagine risultano in quindici anni 400 milioni di euro...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  MANLIO DI STEFANO. ... dei cittadini lombardi rubati ai cittadini lombardi dal sistema Lega Nord, dal sistema Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), da un sistema che voi proteggete perché se non voleste proteggerlo...

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto al Governo.

  MANLIO DI STEFANO. ... fareste dei reali controlli...

  PRESIDENTE. Collega Manlio Di Stefano !

  MANLIO DI STEFANO. ... e una reale collaborazione con l'ANAC che, se non lo sapete, ha proprio il compito di combattere la corruzione. Se il sistema c’è, mettetelo in piedi perché oggi i cittadini hanno diritto di vivere in una regione trasparente dove la sanità sia un diritto e non l'ennesima vostra mangiatoia e della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi ed iniziative in ordine alla situazione esistente nell'area industriale della piana del Casone di Scarlino, in provincia di Grosseto – n. 3-02071)

  PRESIDENTE. La deputata Faenzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02071, concernente elementi ed iniziative in ordine alla situazione esistente nell'area industriale della piana del Casone di Scarlino, in provincia di Grosseto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  MONICA FAENZI. La ringrazio. Ministro, io la ringrazio di essere qui, però in realtà la mia interrogazione era rivolta al Ministro della salute Lorenzin perché di salute si parla. Guardi, che per molti anni gli abitanti di Scarlino, Follonica e Gavorrano hanno dovuto respirare a loro insaputa ossido di azoto ed anidride carbonica solforosa, due elementi non certo toccasana per la salute. E questo perché l'azienda Nuova Solmine non ha ottemperato alle regole che le erano state imposte dalla prescrizioni AIA e praticamente ha fatto fuoriuscire emissioni che superavano il doppio di quelle consentite. È chiaro che a questo punto si è mossa la procura della Repubblica che ha aperto un'indagine, ma Pag. 53noi ci chiediamo: le conseguenze per la salute dei cittadini, quali sono, Ministro ? Lei è a conoscenza di questa situazione ? Sa quali sono gli interventi da fare per conoscere se questi elementi hanno davvero danneggiato qualcuno ? La ringrazio.

  PRESIDENTE. Collega Faenzi, tengo a precisare che il Governo ha fatto una valutazione di prevalenza del tema dell'ambiente e, quindi, non di esclusiva competenza dell'ambiente (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle mostrano uno striscione recante la scritta: #semitocchilacasa e scandiscono: Giù le mani dalla casa !). Colleghi ! Colleghi, abbassate quel cartello ! Chiedo ai commessi di intervenire immediatamente. Rimuovete quel cartello, per favore, lo chiedo ai commessi (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Collega Micillo, la richiamo all'ordine ! Colleghi ! Colleghi ! Colleghi ! Collega Di Stefano è richiamato all'ordine la prima volta (Deputati del MoVimento 5 Stelle si recano sotto i banchi della Presidenza ed espongono cartelli recanti la scritta: La casa non si tocca !) ! Colleghi ! Collega Brugnerotto ! Collega Della Valle, è espulso ! Collega Bianchi ! Collega Bianchi, è espulso ! Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 15,30, è ripresa alle 15,35.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Ringrazio l'onorevole Faenzi per l'interrogazione che mi permette di fare chiarezza sulla situazione che si è venuta a creare nella zona di Scarlino. La Nuova Solmine Spa, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, è un'installazione soggetta alla normativa IPCC relativa alla prevenzione e alla riduzione integrata dell'inquinamento, nonché all'autorizzazione integrata ambientale. Tale attività industriale, nel rispetto delle migliori tecniche possibili, deve includere tutte le misure necessarie atte a garantire la prevenzione e la riduzione integrata dell'inquinamento generato dallo stabilimento, assicurando il conseguimento di un elevato livello di protezione dell'ambiente nel suo complesso. La Nuova Solmine Spa, in forza della vigente normativa in materia, ha ricevuto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'autorizzazione integrale ambientale per l'esercizio dell'installazione medesima alle condizioni riportate nel parere istruttorio. L'attuazione della prescrizione dell'AIA è stata verificata dall'autorità di controllo nell'ambito delle visite ispettive ordinate effettuate presso l'installazione stessa nel corso del 2014. L'ISPRA, all'esito di tale verifiche, ha segnalato la violazione di alcune prescrizioni dell'AIA proponendo di diffidare il gestore. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha conseguentemente proceduto immediatamente alla diffida del gestore informandone, altresì, la procura della Repubblica di Grosseto ove sono pendenti alcuni procedimenti penali. La valutazione della documentazione inviata dal gestore è stata effettuata da ISPRA che ha evidenziato il superamento della non conformità.
  Con specifico riferimento alla qualità dell'aria nella zona industriale, si segnala che è stata rilevata da ARPAT, nel periodo 2007-2014, con campagne di monitoraggio periodiche dal 2011 fino al 2014 in maniera continuativa. Nell'anno 2007 è stato effettuato uno studio di approfondimento sulla qualità dell'aria alla luce del quadro emissivo della zona industriale e delle ricadute nei territori proprio di Scarlino e di Follonica. Dal 2010 la zona è anche sottoposta al monitoraggio della qualità dell'aria mediante due postazioni fisse, una proprio a Scarlino Scalo e una a Follonica, gestite dalle aziende del polo industriale di Scarlino. La qualità dell'aria è stata, quindi, sistematicamente monitorata, sia prima, che dopo l'adeguamento dell'insediamento ai limiti imposti dall'autorizzazione integrata ambientale. Al riguardo, Pag. 54l'ARPAT segnala che tutte le campagne di misura sul territorio, prima e dopo l'adeguamento delle emissioni di Nuova Solmine ai limiti AIA, hanno sempre indicato il rispetto degli standard di qualità dell'aria.
  In ordine alle conseguenze epidemiologiche e alla salute, l'Istituto superiore di sanità allo stato ha evidenziato di essere solo a conoscenza delle considerazioni sullo stato di Elisabetta Chellini e sui relativi ricorsi al TAR del comune di Follonica e del WWF Italia. Le conclusioni a cui perviene lo studio di Chellini evidenziano che nessuna delle patologie considerate fa osservare eccessi significativi di rischio, né viene evidenziato alcun cluster.

  PRESIDENTE. La deputata Faenzi ha facoltà di replicare. Chiedo per favore ai colleghi di abbassare il tono della voce. Prego.

  MONICA FAENZI. Ministro, le cose che lei ci ha detto noi le conoscevamo già. Di fatto, non sono state ottemperate le prescrizioni AIA e di fatto più del doppio di anidride carbonica solforosa e di ossido di azoto sono andati in atmosfera. La qualità dell'aria viene misurata attraverso meccanismi, ma non su tutto il territorio, in alcune zone, tant’è che anche la relazione dell'ASL, che abbiamo chiesto insieme alle commissioni ambientaliste che si sono molto battute per questo, ha rilevato che i dati statistici non sono appropriati perché bisognerebbe guardare se le malattie che insorgono – e più o meno sono sempre le stesse e non sono soltanto tumori, ma si parla anche di altre malattie – sono legate a zone particolari del territorio. In più, ha anche detto che, siccome il campione statistico non è numeroso, i dati non sono attendibili. Quello che noi ci chiediamo – ed è per questo che io mi rivolgevo e volevo rivolgermi al Ministro Lorenzin – è se queste emissioni fuori norma hanno prodotto danni alla salute. I cittadini di questo territorio, infatti, devono stare tranquilli oppure devono preoccuparsi ? Peraltro, le ricadute sono a lungo tempo e noi non sappiamo cosa succederà con queste sostanze insieme ad altre. Purtroppo, ci sarebbe da parlare per ore delle ceneri di pirite, degli scarichi a mare che, sì, sono monitorati, ma che non sono quelli che devono essere. Infatti, quando poi un'azienda non adempie alle prescrizioni e fa reddito, lo fa sulla pelle della gente.
  Quindi è vero che il suo intervento è stato sicuramente gentile, ma noi vogliamo sapere se gli abitanti di quelle zone hanno e subiscono rischi per la propria salute, perché io le dico che le impressioni che abbiamo noi, e anche i medici di base, sono quelle di avere tantissimi casi di ammalati di tumori, e non solo, e quindi non credo di sbagliarmi nel dirle che è necessario che il monitoraggio sia fatto non solo là, ma forse in tutta Italia, in quelle zone dove ci sono aziende critiche come questa.

(Intendimenti del Governo in merito allo smaltimento dei rifiuti nell'ambito del territorio regionale, con particolare riferimento alla situazione della Campania – n. 3-02072)

  PRESIDENTE. Il deputato Paolo Grimoldi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02072, concernente intendimenti del Governo in merito allo smaltimento dei rifiuti nell'ambito del territorio regionale, con particolare riferimento alla situazione della Campania (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Prego, ha un minuto.

  PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Molto velocemente: poco tempo fa, le cronache ci hanno raccontato di quanto fosse inquinata l'aria in Pianura Padana; tutti i telegiornali parlavano di questa priorità assoluta di carattere ambientale. Parimenti, negli stessi giorni, c’è stato il cosiddetto incontro del COP 21, cioè questo incontro di carattere internazionale, nel quale diversi esponenti della maggioranza che sostiene il suo Governo, Ministro, erano tutti felici che si era sostanzialmente deciso a livello internazionale di non bruciare Pag. 55più neanche i fiammiferi, mi faccia dire. A una settimana dalle decisioni di contenere le emissioni inquinanti nell'atmosfera attraverso la combustione, il Governo fa un bel decreto nel quale le tasse dei cittadini vanno a trasportare, per 150 milioni di euro, i rifiuti di Napoli, le ecoballe di Napoli, nei termovalorizzatori del nord e, in particolare, della Lombardia.
  Volevamo capire se la posizione del Governo è quella del COP 21, dove si smette di bruciare il rifiuto e si smette di inquinare, oppure la posizione del Governo è quella di portare le ecoballe di Napoli e i rifiuti di Napoli nei termovalorizzatori e negli inceneritori della Lombardia, mettendo la gente a rischio di salute, se non, appunto, di ammalarsi di cancro.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sembra banale rispondere che la posizione del Governo è quella che abbiamo espresso ufficialmente col grande Accordo di Parigi. Il grande Accordo di Parigi comporta anche che in Italia ci sia uno smaltimento dei rifiuti equilibrato. Noi oggi, ancora, gran parte dei nostri rifiuti, a livello nazionale, li portiamo nella discarica. La discarica è quanto di più inquinante e quanto di più contrario ai principi che abbiamo affermato a Parigi si possa avere. È qui che si inserisce l'articolo 35 dello «sblocca Italia», che, di fatto, crea una rete di termovalorizzatori, cioè va ad individuare il fabbisogno nazionale per portare l'Italia ad avere un conferimento in discarica compatibile con le leggi europee e compatibile con un Paese civile. Lo abbiamo fatto partendo da un presupposto molto chiaro: che si vada avanti con molta determinazione sulla raccolta differenziata. Il surplus di fabbisogno viene calcolato tenendo conto che tutte le regioni raggiungano l'obiettivo europeo, cioè quello della raccolta differenziata al 65 per cento. Ricordo che pochissime regioni sono arrivate al 65 e moltissime regioni sono ben lontane da questo target. Quindi, se arrivassimo al 65 per cento di raccolta differenziata, se ogni regione facesse la prevenzione sui rifiuti che l'Unione europea chiede e che il Governo è impegnato a portare avanti, quindi di riduzione dei rifiuti del 10 per cento, noi avremmo bisogno ancora, nel nostro Paese, per abbandonare le discariche, di otto termovalorizzatori. E qui nasce l'articolo 35: per questa ragione nasce l'articolo 35, non per privilegiare gli inceneritori, ma per abbandonare il sistema del conferimento in discarica. Per fare questo è stato necessario individuare delle macroaree.
  Tengo a precisare che, comunque, pur essendo venuta meno, con l'articolo 35, l'autosufficienza regionale, il principio che, fino a quando c’è la possibilità, i rifiuti stiano ancora nella regione di produzione dei rifiuti vige ancora.
  Per quanto riguarda specificatamente il tema delle ecoballe, il Governo, come sapete, alla fine dell'anno scorso ha finanziato un primo intervento per la regione Campania, che prevede lo smaltimento delle ecoballe: un terzo, per una quota non superiore al 30 per cento, in impianti nazionali ed esteri; quindi, i 450 milioni vanno per la rimozione totale e una parte di questi vengono smaltiti, per il 30 per cento, in impianti nazionali od esteri. A tal fine, la regione ha avviato, proprio lo scorso 24 dicembre, la procedura di gara ad evidenza pubblica, nel rispetto del principio della libera concorrenza per lo smaltimento delle ecoballe.

  PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di replicare. Prego, ha due minuti.

  PAOLO GRIMOLDI. Vede, signor Ministro, lei è in un Governo a maggioranza Partito Democratico e, quando voi fate questo decreto dove stanziate 150 milioni di euro per bruciare da qualche parte i rifiuti di Napoli, le ecoballe, si iscrive al bando, per portare a casa questi 150 Pag. 56milioni di euro, la società A2A, che è gestita, è governata, per la maggior parte, dai comuni di Milano, a guida per lo più PD, e dal comune di Brescia, a guida al momento del Partito Democratico.
  Allora, quanto meno, mi viene un po’ il sospetto, visto che il Governo-PD fa questo provvedimento nel quale, sostanzialmente, la società A2A – che poi gestisce i termovalorizzatori di Brescia, Bergamo e Cremona, nei quali le cronache locali ci raccontano di cittadini relativamente spaventati da questa possibilità che arrivino i rifiuti dalla Campania – vi partecipa.
  Noi crediamo che, a differenza di quello che lei ha appena detto, questa non sia una gestione equilibrata, perché la gestione equilibrata non vuol dire che prendiamo i rifiuti dalle regioni inadempienti e che non fanno per nulla raccolta differenziata e li portiamo e li bruciamo in altri territori del Paese; anche perché, come lei ben sa, noi, in Pianura Padana, abbiamo il problema dell'inquinamento atmosferico e l'inquinamento atmosferico si può combattere soltanto aumentando la raccolta differenziata e sicuramente non bruciando tutti i rifiuti.
  Le ricordo, tra l'altro, che nell'articolo 35 dello «sblocca Italia», oltre che nel Piano nazionale dei termovalorizzatori, la cosa più drammatica è che voi avete messo il funzionamento degli inceneritori fino a saturazione del carico termico, che tradotto vuol dire: se io avessi un'automobile, invece che rispettare i limiti di velocità a 120-130 chilometri all'ora, se l'automobile può andare a 260, vado a 260 chilometri orari !

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PAOLO GRIMOLDI. È evidente che questi inceneritori bruciano di più, inquinano di più, e la gente in Lombardia si ammala molto di più anche, purtroppo, di cancro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

(Elementi ed iniziative in ordine alla problematica delle discariche abusive ancora attive in Italia, con particolare riferimento a quelle presenti nella regione Puglia – n. 3-02073)

  PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02073, concernente elementi ed iniziative in ordine alla problematica delle discariche abusive ancora attive in Italia, con particolare riferimento a quelle presenti nella regione Puglia (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata). Prego, collega, ha un minuto.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Signor Ministro, delle ottantanove procedure di infrazione che riguardano d'Italia, ben diciotto sono di natura ambientale e riguardano, in particolare, le discariche abusive o le discariche illegalmente gestite. Negli ultimi interventi sono state emesse numerose e consistenti risorse, che hanno consentito di risolvere la problematica relativa, nell'ultimo semestre, a quindici discariche. Ora le chiedo quale sia la situazione relativa all'ultimo semestre del 2015, soprattutto con particolare riferimento alla Puglia, per la quale emerge, nell'ultimo tavolo tecnico tra il Ministero e la regione Puglia, la presenza di dodici discariche illegali e abusivamente gestite. Quindi, le chiedo quali sono le azioni e le iniziative che si vogliono intraprendere, sia per ridurre l'impatto delle sanzioni europee, sia per risolvere, in via anche preventiva, il problema della regione Puglia.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere. Prego, ha tre minuti.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Pag. 57Matarrese per permettermi di fare il punto su una questione così delicata. In relazione al caso relativo alla mancata esecuzione della prima sentenza di condanna, del 26 aprile 2007, per violazione della direttiva sui rifiuti europei, tenuto conto dell'intensa attività svolta dal Ministero dell'ambiente in collaborazione con tutte le altre amministrazioni coinvolte, si è passati da 200 discariche a 155, soggette a infrazione.
  Nel mese di giugno 2015 la Commissione europea ha riconosciuto la messa a norma di 14 discariche ed un errore di censimento, escludendo i relativi siti dal computo della penalità semestrale. In data 8 febbraio 2016 la Commissione europea ha riconosciuto altresì la messa a norma di 29 discariche ed un ulteriore errore di censimento, escludendo i relativi siti dal computo della penalità semestrale: si è così passati da 200, che erano oggetto di infrazione all'inizio, a 155.
  Si fa inoltre presente che, delle 155 ancora oggetto di procedura, 151 sono state destinatarie di diffida da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri su sollecitazione del mio Ministero, ai fini dell'eventuale esercizio del potere sostitutivo, e per le altre 4 sono in corso ulteriori approfondimenti istruttori. Per ogni singolo procedimento di diffida sono stati definiti i termini congrui per l'espletamento dell'attività, e sono attualmente in corso le attività di monitoraggio delle stesse.
  Per le 155 discariche sottoposte a procedura di infrazione è stato stimato un fabbisogno finanziario, sulla base dei progetti disponibili presso i comuni e le regioni competenti, pari a circa 290 milioni di euro per i relativi interventi tecnici programmati. In particolare, per la regione Puglia restano attualmente in procedura di infrazione 9 discariche abusive, ed un ulteriore caso che si ritiene sia un errore di censimento; allo scadere dei termini delle diffide potranno essere valutate specifiche soluzioni per ciascuno dei siti, al fine della chiusura delle procedure di infrazione.
  Per quanto riguarda il piano straordinario di bonifica, si ricorda che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha adottato uno specifico piano straordinario di bonifica relativo a 45 discariche. Con le risorse disponibili per l'attuazione del citato piano, sono stati immediatamente finanziati gli interventi di messa in sicurezza e bonifica relativi a 26 discariche ricadenti nelle regioni Abruzzo, Puglia, Sicilia e Veneto, disciplinati da specifici accordi di programma quadro sottoscritti con le medesime regioni. Il decreto ministeriale n. 303 del 2014, nonché i suddetti accordi di programma quadro, prevedono che l'erogazione delle risorse assegnate avvenga subordinatamente alla presentazione dei quadri economici definitivi degli interventi. Al riguardo, si segnala che ad oggi non è pervenuta alla competente Direzione generale la predetta documentazione: pertanto non risultano ancora trasferite le risorse necessarie.

  PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di replicare.

  SALVATORE MATARRESE. Signor Presidente, signor Ministro, le do atto dell'azione, anche efficace, per la riduzione delle situazioni di difficoltà ai fini comunitari, per le infrazioni che riceviamo: questo sicuramente è un buon auspicio. Sono confidente che, per quanto riguarda le 9 discariche della regione Puglia, vi sia un'azione incisiva e tempestiva, atteso anche il diritto di rivalsa del MEF sulle regioni: che quindi potrebbe comportare per la regione Puglia un aggravio, non solo per le spese per mettere in condizioni di sicurezza tali discariche, ma soprattutto per le penalità che conseguentemente andremmo a rimborsare al Governo per l'inadempienza della regione. Confido quindi che, con la tempestività dimostrata nel cercare di ridurre le infrazioni, vi sia un'azione preventiva, soprattutto nei confronti della regione Puglia, affinché tali situazioni non legali vengano sanate nel più breve tempo possibile, ed al fine di non diventare ulteriore oggetto di sanzione da parte dell'Unione europea.

Pag. 58

(Problematiche relative alla gestione delle passività del comune di Roma, anche in considerazione della relazione predisposta dal commissario straordinario per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Capitale – n. 3-02074)

  PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02074, concernente problematiche relative alla gestione delle passività del comune di Roma, anche in considerazione della relazione predisposta dal commissario straordinario per il piano di rientro del debito pregresso di Roma Capitale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  STEFANO FASSINA. Presidente, signora Ministra, i cittadini di Roma sono gravati da un debito enorme, al 28 aprile 2008 erano circa 22 miliardi: vuol dire che 200 milioni ogni anno dell'addizionale IRPEF di Roma vanno a pagare il debito. Il commissario governativo nel 2014 ha stipulato un contratto che ha consentito di anticipare 5 miliardi a fronte di un flusso previsto di 7 miliardi: dalle informazioni che abbiamo, ciò comporta extra-costi per i contribuenti romani e per i contribuenti nazionali di oltre 500 milioni. Vi chiediamo allora se non sia il caso di intervenire per bloccare in autotutela l'eventuale tiraggio di questo finanziamento, e soprattutto di trasmettere al più presto al Parlamento la relazione predisposta dalla dottoressa Scozzese, attuale commissario governativo.

  PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Presidente, rispondo in sostituzione del Ministro Padoan sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, e mi scuso perché probabilmente i dati sono già noti all'onorevole interrogante nella sua veste di ex Viceministro dell'economia e delle finanze.
  Occorre preliminarmente precisare che il Ministero dell'economia e delle finanze ha autorizzato la variazione del piano di utilizzo dei contributi pluriennali, al fine di consentire l'erogazione diretta a favore della gestione commissariale di Roma della quota parte del contributo annuo di 500 milioni di euro iscritto nel Fondo istituito dall'articolo 14 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, per le annualità 2014, 2015 e 2016, il cui utilizzo è stato autorizzato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 23 marzo 2011, e la cui gara, per l'assegnazione del finanziamento, è andata deserta. In particolare l'importo complessivo di contributi per i quali il Ministero dell'economia e delle finanze procederà all'erogazione diretta, al fine di consentire alla suddetta gestione commissariale di far fronte al pagamento di debiti commissariali, è pari a complessivi euro 880.595.493,40; solo dopo l'erogazione dei suddetti contributi alla citata gestione, la medesima, sulla base di motivate esigenze di spesa, potrà eventualmente procedere ad effettuare tiraggi a valere sul contratto di finanziamento sottoscritto con Cassa depositi e prestiti Spa, aggiudicataria della gara per l'assegnazione del finanziamento, anch'esso autorizzato in forza del citato decreto ministeriale. Tale contratto è regolato da un tasso di interesse fisso nominale annuo finanziariamente equivalente all'Euribor a sei mesi maggiorato di uno spread del 2,09 per cento, inferiore rispetto allo spread massimo dei 2,35 per cento previsto nel bando di gara, e fissato dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 45, comma 32, della legge n. 448 del 1998.
  Il contratto si è concluso a seguito di una procedura di gara ad evidenza pubblica (bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea in data 20 settembre 2014), indetta dal commissario straordinario del Governo per il piano di rientro del debito per l'affidamento del servizio di finanziamento, con oneri a Pag. 59carico dello Stato per un importo stimato di euro 4 miliardi 813 milioni. Il suddetto contratto di finanziamento prevede la possibilità di utilizzare le somme oggetto del finanziamento fino al 31 dicembre 2016, previa specifica richiesta di utilizzo da parte del commissario di Governo, con un preavviso di quindici giorni lavorativi rispetto alla data di utilizzo. Ad oggi non sono state presentate richieste di utilizzo a valere sul suddetto contratto di finanziamento, il cui importo pertanto risulta interamente non erogato.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Tale contratto, in assenza di richieste di utilizzo entro i termini sopra indicati, non prevede alcun onere a carico del commissario di Governo.
  Per quanto riguarda la relazione presentata dalla dottoressa Scozzese, ricordo che il comma 751 della legge di stabilità per il 2016 la configura come proposta di aggiornamento del piano di rientro: tale aggiornamento è quindi approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro dell'interno, entro i successivi trenta giorni. La cosiddetta relazione è dunque un atto istruttorio a carattere interno, che diventa conoscibile al Parlamento e alla generalità dei cittadini con l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio. Ricordo inoltre che, in base al citato decreto-legge n. 78 del 2010, il commissario straordinario invia annualmente una relazione al Parlamento e al Ministero dell'interno, contenente la rendicontazione delle attività svolte all'interno della gestione commissariale e l'illustrazione dei criteri che hanno informato le procedure di selezione dei creditori da soddisfare.

  PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare, per due minuti.

  STEFANO FASSINA. Signor Presidente, signora Ministra, non siamo soddisfatti di queste informazioni che lei fornisce, perché erano informazioni – come lei ha confermato – largamente note, e non risponde alla domanda di fondo che era presente nell'interrogazione: per quali ragioni, a fronte di un pagamento previsto nel 2016 di 900 milioni, si è stipulato un contratto che prevede, come lei ricordava, tassi di interesse molto significativi e lo sconto di un flusso di risorse di 7,6 miliardi, che diventano circa 5 miliardi quando non vi siano spese da affrontare.
  Riteniamo inoltre che, essendo impegnati 200 milioni di addizionale comunale IRPEF e 300 milioni dal bilancio dello Stato, sia necessario dare la massima trasparenza possibile alla gestione straordinaria affidata al commissario governativo. Preghiamo pertanto il Governo di valutare ulteriormente la possibilità, per quanto si tratti di materiale istruttorio ad uso interno, di rendere disponibile al Parlamento la relazione della dottoressa Scozzese: vi è un passaggio molto delicato in questi mesi a Roma, e tutte le informazioni sono importanti per riuscire a raggiungere l'obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

  La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bonafede, Bratti, Caparini, Catania, Crippa, Dieni, Epifani, Garofani, Guerra, Locatelli, Lotti, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Merlo, Migliore, Pes, Pisicchio, Portas, Rosato, Rossomando, Sanga, Schullian e Tabacci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.Pag. 60
  I deputati in missione sono complessivamente centodieci, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Presidente, senza alzare inutilmente i toni in quest'Aula e senza aprire in quest'Aula un dibattito, ho chiamato la Presidente Boldrini per chiederle immediatamente una Conferenza dei presidenti di gruppo prima di iniziare la seduta, perché quello che è accaduto qui è inaccettabile. Noi, prima di iniziare la seduta, abbiamo la richiesta di convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo, dopodiché potremo proseguire i nostri lavori.

  PRESIDENTE. Presidente Rosato, io non ho ricevuto nessun avviso dalla Presidente Boldrini, per questo sto andando avanti con la seduta. Quando la Presidente Boldrini mi informerà di una convocazione di una Conferenza dei presidenti di gruppo, io andrò avanti, è così che funziona. Se la Presidente Boldrini non dà istruzioni di sospendere la seduta, io non posso sospenderla.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego.

  ETTORE ROSATO. Presidente, la mia è una richiesta formale: chiedo di sospendere la seduta fino alla convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  PRESIDENTE. La mettiamo ai voti, allora. Se chiede la sospensione della seduta, la mettiamo ai voti. Hanno facoltà di parlare uno contro e uno a favore.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Parla contro ?

  DAVIDE CRIPPA. Mi scusi, Presidente, vorrei prima capire, da un punto di vista regolamentare. Solitamente quando noi chiedevamo un rinvio o una sospensione, ci veniva chiesto «sino a quando ?»; visto che in realtà la Presidente Boldrini non ha fissato una Conferenza dei presidenti di gruppo, da un punto di vista oggettivo e regolamentare non possiamo sospendere in attesa di una cosa che non ci sarà o non c’è neanche idea di farla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Pertanto, dobbiamo attendere da un punto di vista regolamentare che la Presidente Boldrini dica se vuole o meno fare questa Conferenza dei presidenti di gruppo, perché altrimenti potremmo sospendere per un mese e mezzo fin quando la Conferenza dei presidenti di gruppo non la faremo. Quindi, o abbiamo una cogenza reale del fatto che ci sia una Conferenza dei presidenti di gruppo, almeno nelle intenzioni della Presidente Boldrini, o altrimenti questa richiesta non può essere messa in votazione, perché vorrebbe dire far slittare di fatto l'argomento oggi all'esame dell'Assemblea senza una previsione temporale, cosa che al nostro gruppo è sempre stata vietata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Collega Crippa, è chiaro che è in essere una valutazione da parte della Presidente, non c’è però la decisione della Presidente. Quindi, se il collega Rosato mi quantifica il tempo per la sospensione, possiamo benissimo metterla in votazione la richiesta per una sospensione temporale. Questo non è un problema, per quanto mi riguarda.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Prego, collega Rosato.

  ETTORE ROSATO. Presidente, le considerazioni del collega Crippa non sono corrette. Noi abbiamo chiesto la convocazione della Conferenza dei presidenti di Pag. 61gruppo e abbiamo diritto che la Conferenza dei presidenti di gruppo venga convocata. Peraltro, la Presidente Boldrini, con cui ho parlato, ha detto che non ci sono problemi per la convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Comunque, Presidente, la sua conduzione dei lavori sarà uno degli argomenti di cui parleremo in Conferenza dei presidenti di gruppo. Penso che sia corretto discuterne in quella sede, perché quello che è accaduto in quest'Aula oggi e, prima che in quest'Aula, nel corridoio delle Commissioni, dove ai parlamentari è stato impedito di entrare in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi ! Colleghi !

  ETTORE ROSATO. Lei doveva aprire questa seduta criticando questo atteggiamento dei colleghi del suo gruppo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi ! Colleghi, smettetela di urlare !

  ETTORE ROSATO. ... Così come doveva aprire questa seduta criticando l'atteggiamento dei colleghi del suo gruppo, che...

  PRESIDENTE. Collega Rosato, non la sento. Sta solo urlando, ma non la sento (Commenti del deputato Fiano).

  ETTORE ROSATO. Collega Di Maio, lei mi sente benissimo !

  PRESIDENTE. Collega Fiano, la richiamo all'ordine (Commenti del deputato Fiano) !

  ETTORE ROSATO. Lei, i suoi colleghi, non li ha sentiti quando insultavano il Governo !

  PRESIDENTE. Collega Fiano, la richiamo all'ordine per la seconda volta ! Collega Fiano, la richiamo all'ordine !

  ETTORE ROSATO. Presidente, io le chiedo di mettere in votazione la sospensione della seduta !

  PRESIDENTE. Collega Fiano, si allontani dall'Aula ! Colleghi ! Colleghi !

  ETTORE ROSATO. Presidente, io le chiedo di mettere in votazione la sospensione della seduta fino a quando la Conferenza dei presidenti di gruppo non prenderà atto di quello che è accaduto in quest'Aula !

  PRESIDENTE. Collega Fiano, si allontani dall'Aula ! Collega Fiano, il comportamento che ha assunto è inaccettabile, si allontani dall'Aula ! Colleghi, smettetela di urlare ! Sopendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,29.

  PRESIDENTE. È immediatamente convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo nella biblioteca del Presidente e quindi, per questo, la seduta è sospesa fino al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 17,45.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

Seguito della discussione delle mozioni Lupi ed altri n. 1-01124, Sberna ed altri n. 1-01146, Nicchi ed altri n. 1-01170, Palese e Pisicchio n. 1-01171, Vezzali ed altri n. 1-01172, Occhiuto ed altri n. 1-01173, Sbrollini ed altri n. 1-01174, Rondini ed altri n. 1-01175, Bechis ed altri n. 1-01176 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-01180 concernenti politiche a sostegno della famiglia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Pag. 62Lupi ed altri n. 1-01124 (Nuova formulazione), Sberna ed altri n. 1-01146, Nicchi ed altri n. 1-01170, Palese e Pisicchio n. 1-01171, Vezzali ed altri n. 1-01172, Occhiuto ed altri n. 1-01173, Sbrollini ed altri n. 1-01174, Rondini ed altri n. 1-01175, Bechis ed altri n. 1-01176 e Giorgia Meloni ed altri n. 1-01180 concernenti politiche a sostegno della famiglia (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 22 febbraio 2016, sono state presentate le mozioni Bechis ed altri n. 1-01176, Giorgia Meloni ed altri n. 1-01180 e una nuova formulazione della mozione Lupi ed altri n. 1-01124, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
  Avverto, altresì, che alla mozione Lupi ed altri n. 1-01124 (nuova formulazione) sono stati presentati gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 4, che è in distribuzione.
  Comunico che, per un mero errore materiale, all'emendamento Ciprini e Cozzolino n. 1-01124/3 sono state erroneamente inserite all'inizio della parte dell'emendamento relativa alla premessa le seguenti parole: «è necessario restituire alle persone». Tali parole devono quindi intendersi espunte dal testo, appunto perché sono state erroneamente inserite.
  Conformemente alla prassi seguita in analoghe occasioni procederemo dapprima all'esame e alla votazione degli emendamenti riferiti alla mozione Lupi ed altri n. 1-01124 (nuova formulazione), previe eventuali dichiarazioni di voto sui singoli emendamenti e poi, in sequenza, al voto delle singole mozioni, preceduto da un'unica fase di dichiarazioni di voto riguardante l'insieme delle mozioni presentate. La votazione degli emendamenti avrà luogo ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento.

(Intervento e parere del Governo)

  PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo anche i pareri sulle mozioni che sono all'ordine del giorno e sugli emendamenti presentati. Chiedo quindi al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Enrico Costa di pronunciarsi.

  ENRICO COSTA, Ministro per gli affari regionali e le autonomie. Grazie Presidente. Formulo i pareri del Governo. Inizio dai pareri sugli emendamenti alla mozione Lupi e sono tutti pareri contrari. Parere favorevole alla mozione Lupi n. 1-01124 (nuova formulazione). Evidenzio che i pareri sono contrari agli emendamenti, in quanto chiaramente andrebbero ad insistere su un testo organico come è quello della mozione, che verrebbe reso più disomogeneo rispetto a quello che deve essere valutato complessivamente. Quindi non è una valutazione specifica di merito, ma è una valutazione proprio sull'uso dello strumento emendativo inserito su una mozione che aveva comunque un suo disegno e una sua organicità.
  La mozione Sberna ed altri n. 1-01146 ha parere favorevole. La mozione Nicchi n. 1-01170 ha parere contrario quanto alle premesse. Quanto invece al primo impegno ha un parere favorevole con la seguente riformulazione, premettere: «a valutare, compatibilmente con il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica, le opportune iniziative, anche normative, finalizzate a prevedere per il padre lavoratore dipendente...» e via proseguendo. Secondo impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, volta ad estendere...», quindi prosegue l'impegno. Terzo impegno, parere favorevole. Quarto impegno, parere favorevole. Quinto impegno, parere favorevole riformulato, quindi premettere: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per promuovere...» e prosegue. Sesto impegno, parere favorevole con la riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per incrementare...». Settimo impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per rifinanziare...». Pag. 63Ottavo impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per favorire interventi in materia di edilizia...» e poi prosegue. Nono impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per prevedere...» e così prosegue nel testo originario. Decimo impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: «a valutare le opportune iniziative, anche nell'ambito dell'Unione europea...» e poi prosegue.
  Mozione Palese e Pisicchio n. 1-01171, parere favorevole su tutta la mozione.
  Sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01172, parere favorevole con una riformulazione al penultimo impegno, al quale si chiede di premettere le parole: «a valutare le opportune iniziative, anche normative...» e poi prosegue.
  Sulla mozione Occhiuto ed altri n. 1-01173, parere favorevole. Sulla mozione Sbrollini ed altri n. 1-01174 parere favorevole. Sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01175 parere contrario. Sulla mozione Bechis ed altri n. 1-01176 parere favorevole al primo impegno.
  Sul secondo impegno parere favorevole con una riformulazione, premettere: «a valutare le opportune iniziative, fermo restando il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, volte a destinare...» poi prosegue il testo. Terzo impegno, favorevole con la riformulazione che prevede di premettere le parole: «a valutare le opportune iniziative, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica, per individuare un metodo..» e prosegue con il testo originario della mozione. Quarto impegno parere favorevole.
  Sulla mozione Meloni ed altri n. 1-01180, al primo impegno parere favorevole con questa riformulazione, premettere le parole: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per ideare e realizzare...» e prosegue. Secondo impegno, parere favorevole, anche qua con una riformulazione, premettere: «in tale ambito, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, a valutare le opportune iniziative, anche normative, per introdurre...» e prosegue il testo della mozione. Terzo impegno favorevole con la seguente riformulazione, premettere le parole: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per realizzare una politica di sostegno...» e prosegue. Quarto impegno, parere favorevole con la seguente riformulazione: «con specifico riferimento alla necessità di una equilibrata e sufficiente diffusione sul territorio degli asili nido, a valutare le opportune iniziative, anche normative, per il rapido superamento...» e prosegue nel testo originario. Quinto impegno, favorevole con la seguente riformulazione, sempre premettere le parole: «a valutare le opportune iniziative, anche normative, per un'efficace politica abitativa...» e prosegue il testo. Sesto impegno, premettere le parole: «a valutare le opportune iniziative». Settimo impegno, parere favorevole. Ottavo impegno, parere favorevole, con una riformulazione, premettendo le parole: «a valutare le opportune iniziative». Nono impegno parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Costa. Ha chiesto di intervenire il deputato Crippa per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Mi scusi Presidente, ma, ai sensi dell'articolo 113 del Regolamento, è consentito ai deputati di questa Camera di poter emendare le mozioni. Il Ministro Costa non può venire in Aula a riferire un parere contrario perché è contrario non tanto nel merito ma sul tipo di strumento utilizzato ! La contrarietà rispetto a un contenuto mi viene data sulla modalità dello strumento che è prevista dal Regolamento ? Noi vorremmo sapere i pareri contrari sui singoli emendamenti e se riesce a darci una motivazione valida della contrarietà, perché non credo che vadano a stravolgere la mozione, ma si andava semplicemente ad articolare, visto che l'impegno della mozione Lupi era presumibilmente estratto da una dichiarazione di Miss Italia, presumibilmente degli ultimi anni. Il problema è cercare di dare Pag. 64uno strumento magari un po’ più chiaro, e da qui almeno per i dieci emendamenti, per riuscire ad avere una certezza un po’ più precisa di quello che si va ad articolare.
  Credo che, quindi, le motivazioni per cui il Ministro ci pone una contrarietà non nel merito, ma sullo strumento, non possa essere accettata all'interno di questa Camera come motivazione, perché, almeno dal punto vista governativo, o si è a favore o si è contrari nel merito, ma lo strumento, Ministro, fino a quando non cambiamo il Regolamento, quello è. È così e si utilizza quello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Presidente Crippa, per come io l'ho capita, anche se non l'ha esplicitato, il parere è nel merito, non nel fatto che si possano fare degli emendamenti. Sappiamo bene che si possono fare degli emendamenti, ma mi pare di aver capito che il parere contrario sia effettivamente nel merito (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  ARCANGELO SANNICANDRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. La questione mi interessa, in quanto è stata oggetto di un dibattito con una collega prima di iniziare i lavori, cioè che si possa emendare una mozione, ma nel dispositivo non nella premessa. Mi spiego, talvolta il Governo interviene per dire che vuole modificare la premessa. Oggi questi emendamenti cercano di modificare la premessa. Io ritengo che se un deputato, un parlamentare, un gruppo, presenta una mozione affinché il Governo faccia qualche cosa, lui potrà esprimere la motivazione che crede, ma non potrà votarsi la motivazione; si potrà emendare il dispositivo.
  Quindi, io credo che il Governo abbia fatto bene, tecnicamente parlando, a dire che non intende accettare l'emendamento se fosse sul dispositivo, perché se non fosse sul dispositivo, ma fosse sulla premessa, io ritengo che sia inaccettabile perché nessuno mi può attribuire – ripeto – una filosofia che sta alla base della mozione che non sia la mia. Non è che con un emendamento qualcuno mi può attribuire un credo che io non ho.

  ENRICO COSTA, Ministro per gli affari regionali e autonomie. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ENRICO COSTA, Ministro per gli affari regionali e autonomie. Presidente, soltanto per precisare, relativamente al penultimo impegno della mozione Nicchi ed altri n. 1-01170, che c'era ancora una parte di riformulazione, nel senso che verrebbero espunte anche le parole contenute nel testo dopo le parole «esclusione sociale».

  GIULIA DI VITA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, per dire che testualmente il Ministro ha detto: «Il parere è contrario su tutti gli emendamenti non per il merito ma per l'utilizzo degli emendamenti su una mozione». Preciso questo perché almeno resti agli atti.
  Oppure, se il Ministro vuole specificare, emendamento per emendamento, perché è contrario su tutti gli emendamenti nel merito, così almeno noi sappiamo le sue motivazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputata, io mi attengo al fatto che è stato detto, da parte del Governo, che il parere è contrario su tutti gli emendamenti. Quindi, per me questo fa fede.

  CARLO SIBILIA. Chiedo di parlare sul Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 65

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Mi permetto di intervenire sul Regolamento soltanto per una questione. Il deputato Sannicandro ha specificato delle cose che all'interno del Regolamento non sono previste, perché l'articolo 113 prevede che è possibile emendare sia la premessa sia il dispositivo (Commenti del deputato Sannicandro).
  La prego di fare anche lei queste precisazioni, altrimenti passa un messaggio che è scorretto, perché spesso anche noi facciamo delle interpretazioni del Regolamento e dall'altra parte, dalla parte della Presidenza, siete molto solerti nel dirci che magari abbiamo sbagliato qualcosa. Quindi, vi pregherei di usare la stessa solerzia quando c’è un altro gruppo parlamentare che evidentemente interpreta in maniera sicuramente non pedissequa – diciamo – il Regolamento. Va bene ? Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Deputato Sibilia, infatti io penso di essere stata chiara: si può emendare sia la premessa sia il dispositivo, tant’è che noi abbiamo ammesso gli emendamenti (altrimenti non li avremmo ammessi). Giusto ? Colleghi, vi ringrazio: abbiamo chiarito questo punto.

(Esame degli emendamenti – Mozione Lupi ed altri n. 1-01124 – Nuova formulazione)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantero 1-01124/1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Miotto. Ne ha facoltà.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Grazie, Presidente. Ci apprestiamo ad esaminare 12 emendamenti che i colleghi del MoVimento 5 Stelle hanno depositato in luogo di una mozione. È un inedito, tant’è vero che si è dedicato qualche minuto della nostra seduta per approfondire questa circostanza.
  Si tratta innanzitutto di un argomento, questo sulla famiglia, che consegue alla pubblicazione di un rapporto dell'ISTAT che ci consegna dati drammatici non solo per l'Italia ma per l'intera Europa e che merita, quindi, la dovuta attenzione da parte di un'Aula che si è, devo dire, impegnata attraverso i vari gruppi a presentare più mozioni.
  Questo è un fatto importante e io credo che dovremmo seguire questa strada. Perché ? Perché la mozione è uno strumento, come tutti sappiamo, che impegna il Governo, ma non solo: una mozione è uno strumento anche che individua e definisce il profilo di una linea politica. Devo dire che aiuta chi ci ascolta a far capire che visione hanno i vari gruppi politici sulla modalità di risolvere un problema e questo, del decremento demografico o, meglio, del decremento della natalità, è un gravissimo problema. La presentazione di una mozione io credo che corrisponda a un dovere che ha ciascun gruppo politico di rendere pubblico al Paese come la pensa su una determinata questione e in particolare su questa, che è una questione importante.
  Affidarsi a 12 emendamenti su una mozione di maggioranza devo dire che, insomma, fa nascere qualche perplessità. Io penso che un gruppo importante, che ha ricevuto tanti consensi dagli elettori, non si possa ridurre ad emendare una mozione di un partito di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Però, questo è un mio pensiero. Io rispetto, naturalmente, la strategia comunicativa, come dire, che ha il gruppo del MoVimento 5 Stelle. Ma qui c’è anche una questione di merito: per le politiche sulla famiglia, cari colleghi, noi abbiamo ritardi colossali che, in parte, vanno ricondotti a una grande questione, una discussione eterna di una finta contrapposizione fra i diritti della famiglia e i diritti dell'individuo, quasi che perseguire i diritti della famiglia contrastasse, come dire, la giusta esigenza di salvaguardare i diritti della persona. Questa discussione ha frenato le politiche in Italia e in Europa per lungo tempo.
  E siamo ai punti che il rapporto dell'ISTAT ci consegna in queste settimane. Pag. 66Per fortuna – per fortuna ! – che nei vari Paesi europei e anche in Italia questa discussione è stata superata grazie a un dibattito severo e serio sulle politiche sociali innanzitutto e, per esempio, è stata superata affrontando il tema dell'integrazione delle politiche. Le politiche della famiglia si devono integrare con le politiche del lavoro e con le politiche della previdenza. Non solo: anche gli strumenti delle politiche della famiglia vanno integrati. Quindi, non solo interventi di trasferimento monetario, non solo la politica dei servizi, ma servizi, politiche di trasferimenti monetari, conciliazione lavoro-vita delle famiglie.
  A questo punto si è arrivati, con una conseguenza, però: la conseguenza è che gli strumenti, le policy sono integrate e sono coerenti al loro interno. Ecco perché non è possibile affidarsi ad un emendamento per definire le politiche per la famiglia ma ad una visione e in una mozione un gruppo parlamentare ha la possibilità di esprimere questa visione. Non devono essere in contraddizione le misure di trasferimenti monetari con le politiche di potenziamento dei servizi sociali, ad esempio; non devono essere in contraddizione le politiche di sostegno della natalità con le politiche del lavoro.
  Allora, per finire, gli emendamenti presi in sé, alcuni dei 12 emendamenti e soprattutto quelli che riguardano le politiche di integrazione e la politica del lavoro – la conciliazione famiglia-lavoro –, sono in sé condivisibili, non dicono cose che non possono essere condivise. Però, non possono essere appiccicate ad un elenco di misure che una singola mozione ha presentato.
  Ci sono varie mozioni e varie opzioni davanti, io invito il gruppo MoVimento 5 Stelle a valutare, per esempio, la mozione che abbiamo presentato noi, o quella che hanno presentato anche altri gruppi, dove troveranno sintesi e coerenza tutte le misure che abbiamo presentato...

  PRESIDENTE. Concluda, deputata.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Sì, Presidente... perché, guardate, che la famiglia non può essere usata come una bandierina per una nuova identità, che non sappiamo riscoprire su altri versanti, di una politica nana... no !

  PRESIDENTE. Grazie.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. ... si farebbe un grave danno alla discussione che oggi si siamo chiamati a tenere in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Qui stiamo facendo una discussione e, comunque, ringraziamo la collega Miotto di avere fatto molte osservazioni, che potrebbero essere pertinenti se non fossero state osservazioni in merito all'emendamento, perché la collega non ha minimamente citato di cosa si parla all'interno dell'emendamento, e ha fatto una rassegna a volo d'uccello relativamente alle strategie e ai tentativi di incidere sulle politiche del Governo che fa il MoVimento 5 Stelle.
  Noi abbiamo deciso questa strategia perché riteniamo che bisogna avere un approccio pragmatico, bisogna parlare di quanti soldi vengono dedicati alla disabilità, quanti soldi vengono dedicati alle politiche per la famiglia, quanti soldi vengono dedicati alle politiche per la natalità ! Allora, relativamente a questa «politica delle pecette» che fa il Governo, in merito comunque anche a tutto un settore che è a rischio povertà, noi abbiamo fatto un emendamento molto importante relativamente proprio al settore della disabilità, su cui vi invitiamo un attimino entrare nel merito...

Pag. 67

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Adesso ci sarà il mio collega Mantero, che farà in qualche specifica in più.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Io volevo ricordare – tramite lei, ovviamente, Presidente – alla collega Miotto e al PD, che ci ha voluto spiegare come dovremmo lavorare in quest'Aula, che le mozioni, come tutti qua sappiamo, sono impegni molto blandi, molto spesso vaghi e molto spesso sono principi, che restano poi vuoti, fatti al Governo. Quindi, io inviterei la collega Miotto e il PD, che è partito di maggioranza e anche di Governo, a evitare di prendere in giro i cittadini, continuando a fare mozioni sul nulla, come state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E queste politiche, che diceva che dovremmo portare avanti, le portino avanti in maniera chiara tramite l'azione di Governo e noi continueremo a fare gli emendamenti per migliorarle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Io mi limito a dire che, da tutto il discorso alla collega Miotto, mi pare di intuire che il voto del Partito Democratico a tutti i nostri dieci – pochi, a detta della collega – emendamenti, sarà contrario. La cosa ci dispiace profondamente, soprattutto perché ce n’è uno in particolare, che sicuramente avrete visto, che, se vede un voto contrario, veramente non ha alcuna spiegazione e dimostrerà ancora quanto lontani siete dai reali bisogni dei cittadini che hanno maggiori difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Roccella. Ne ha facoltà.

  EUGENIA ROCCELLA. Grazie, Presidente. Può darsi che il fatto che il MoVimento 5 Stelle non abbia presentato una mozione, implichi che, come dire, non ha espresso la filosofia complessiva sulla famiglia e in questo, come dire, sia carente in qualche modo, ma mi sembra che noi siamo perfettamente in grado di valutare i singoli emendamenti presentati e che, per esempio, questo primo emendamento manifesti una precisa filosofia della famiglia e individui un preciso bisogno all'interno della famiglia.
  Il fatto che il problema dei disabili all'interno alla famiglia, dell'assistenza domiciliare, dei care giver, sia un punto di fragilità, su cui noi non siamo mai riusciti a intervenire in modo efficace fino in fondo, mi sembra che esprima una precisa filosofia della famiglia e dell'aiuto alla famiglia. Quindi, io credo che noi possiamo tranquillamente votare a favore dei singoli emendamenti, anche senza, come dire, delle premesse che indichino una filosofia complessiva.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Grazie, Presidente. Io intervengo per dire e ricordare a quest'Aula che non è la prima volta che noi non presentiamo delle mozioni abbinate e non lo facciamo quando non lo riteniamo utile, come quando è successo, per esempio, per la mozione Capua sulle infezioni ospedaliere, che riguardava, per esempio, la Commissione cui appartengo.
  In questo caso, c’è uno strumento regolamentare che prevede la possibilità di presentare emendamenti, lo abbiamo utilizzato, se non vi piace cambiatelo, però non mettetevi a fare i processi alle intenzioni del MoVimento 5 Stelle. E ricordo che, tra gli emendamenti, quello citato dalla collega Di Vita è quello sull'ISEE, ovvero quello che ricalca l'ultima sentenza del Consiglio di Stato, che ha detto che le provvidenze assistenziali non possono essere calcolate all'interno dell'ISEE. Lo Stato ha sbagliato e, nonostante avesse Pag. 68sbagliato la prima volta, ha fatto ricorso alla sentenza del TAR e ha perso. Noi stiamo presentando questo emendamento e voi, con una scusa ridicola, improponibile e inaccettabile, lo state bocciando: complimenti, siete veramente i numeri uno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantero ed altri n. 1-01124/1, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caso... forza, colleghi, siamo in votazione, affrettatevi... ci siamo ? Stanno salendo... prego, affrettatevi, siamo in votazione... chi è che sta salendo ? Giuliani, Tinagli... ci siamo ? Bossi ha votato... Tinagli ha votato... chi altro ? Ci siamo ? Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  413   
   Votanti  408   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  205   
    Hanno votato  151    
    Hanno votato no  257    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita ed altri n. 1-01124/2. Ricordo che, trattandosi di un emendamento soppressivo, ai sensi dell'articolo 113, comma 4, del Regolamento, si pone ai voti il mantenimento dell'inciso che l'emendamento tende a sostituire.
  Indìco, quindi, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento del nono capoverso della premessa della mozione Lupi ed altri n. 1-01124 (Nuova formulazione).
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  De Lorenzis... Allora, qui c’è un lampeggìo, vedo, con una scheda... Non so se un segretario può andare a controllare, per favore, un segretario d'Aula. Sì, là, là accanto. Sì, c’è una scheda e un... Sì, chi sta andando a ritirare la scheda ? No, accanto al deputato Sarro c’è un posto vuoto, con – mi pare di vedere da qui – una scheda... Grazie. Allora, a questo punto hanno votato tutti i colleghi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  420   
   Votanti  410   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  338    
    Hanno votato no  72.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  L'emendamento Di Vita 1-01124/2 (Nuova formulazione) si intende quindi decaduto, perché è stato approvato il mantenimento.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1-01124/3, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moscatt...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 69
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  423   
   Votanti  421   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  211   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no  267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1-01124/4, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Fanucci, Fabbri, Ragosta...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  427   
   Votanti  425   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  159    
    Hanno votato no  266.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1-01124/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  419   
   Votanti  417   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  150    
    Hanno votato no  267.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciprini 1-01124/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Gelmini, Sgambato, Magorno, Ferraresi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  426   
   Votanti  423   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  212   
    Hanno votato  155    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Grillo 1-01124/7.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signora Presidente, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

Pag. 70

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signora Presidente, mi allaccio molto volentieri alla critica della collega Miotto in affari sociali. È arrivato il disegno di legge cosiddetto povertà, vogliamo lavorare su questo disegno di legge povertà, volete lavorare sulla mozione delle famiglie, che individua una platea di persone povere e che hanno bisogno di sostegno economico: con questo emendamento... Con un semplice emendamento, Presidente: keep it simple, teniamolo semplice ! Individuiamo una platea di 9 milioni di italiani che sono sotto la soglia di 780 euro, e chiediamo, con un provvedimento che prevede 16 miliardi di euro, e non 80 euro solo a piccole categorie, di riportare al di sopra della soglia di povertà relativa tutti gli italiani. Questo è semplice, questo è fattibile: voi vi assumerete la responsabilità di votare contro, perché avete bisogno di farvi pubblicità con provvedimenti tipo il trust, che individua 1.430 persone a cui dare 10 milioni di euro. Questa è la vergogna delle vostre micropolitiche,...

  PRESIDENTE. Concluda, deputato.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ...con cui andate a frammentare la comprensione delle vostre politiche italiane, che fate a nome del PD ! Noi vogliamo veramente approvare un tipo di provvedimento strutturale, senza tante «balle» come queste mozioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pesco. Ne ha facoltà.

  DANIELE PESCO. Presidente, intervengo per confermare l'indirizzo che noi vorremmo dare al Governo, sul fatto che è strutturalmente fondamentale fornire al nostro Paese uno strumento utile a far uscire dalla povertà quasi 9 milioni di persone. Questo strumento si chiama reddito di cittadinanza ! L'abbiamo detto in tutte le piazze, l'abbiamo detto in tutte le sedi istituzionali possibili; l'abbiamo confermato, l'abbiamo calcolato, abbiamo le conferme da parte degli istituti di statistica: sappiamo che è una misura che si può approvare. Ma soprattutto è una misura necessaria per il nostro Paese al fine di creare uno sviluppo sostenibile, in quanto con i 17 miliardi messi a disposizioni per fare emergere queste persone dalla povertà, si dà anche la possibilità di creare un consumo consapevole e sostenibile, si dà l'opportunità alle aziende di produrre beni per i beneficiari del reddito di cittadinanza programmati in modo sostenibile. È veramente essenziale che si vada in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grillo 1-01124/7, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Pellegrino, Giuliani, Fabbri.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  422   
   Votanti  417   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  100    
    Hanno votato no  317.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lorefice 1-01124/8, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 71
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  413   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato  120    
    Hanno votato no  293.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Gutgeld ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Vita 1-01124/11.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, con questo emendamento siamo finalmente alla resa dei conti: due giorni fa, finalmente, il Consiglio di Stato ha messo fine a questa infinita storia dell'illegittimità del nuovo calcolo dell'ISEE per la parte riguardante le provvidenze assistenziali. Ci sono voluti il Consiglio di Stato e due anni di battaglie dentro e fuori da qui, perché, a quanto pare, qui in Parlamento e a palazzo Chigi il buonsenso non è sufficiente. Era il 6 agosto 2013, eravamo in sede congiunta delle Commissioni affari sociali e finanze, dovevamo esprimere il parere sullo schema di riforma del nuovo ISEE e le Commissioni espressero alla fine parere favorevole, nonostante avessimo condotto una lunga e tormentata discussione proprio su questo problema. Tentaste di rabbonirci con le storie delle franchigie, giudicate poi inadeguate (proprio come dicevamo noi) sia dal TAR che dal Consiglio di Stato. Alla fine, l'unica voce fuori dal coro è stata la nostra. Infatti, ricordo uno stralcio del parere di minoranza che vi proponemmo e che bocciaste: venne introdotto infatti un principio destinato a divenire un autentico vulnus nel sistema giuridico, con profili di dubbia costituzionalità: l'inclusione dell'assegno di accompagnamento e delle altre provvigioni di carattere assistenziale nel calcolo dell'indicatore. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle non condivise il metodo e la scelta politica del Governo. In seguito abbiamo presentato una proposta di legge, depositata a dicembre 2013, che mirava proprio a correggere questo madornale errore e che abbiamo poi riproposto sotto forma di ordini del giorno ed emendamenti a qualsiasi provvedimento utile, come, ad esempio, la legge di stabilità del 2014, quella del 2015 e quella del 2016, ma – indovinate un po’ – ci avete sempre bocciato tutto. A tal proposito, vorrei chiedere al collega Palese, che ieri è intervenuto per gioire di questa sentenza: dov'era il suo gruppo quando l'ISEE è stato approvato dalle Commissioni ? Gioire perché qualcun altro rimedia alle vostre porcate è veramente paradossale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A distanza di un anno e mezzo, a febbraio 2015, vengono pubblicate tre sentenze del TAR che vi danno la prima batosta, e subito abbiamo proposto la risoluzione per applicarle, mentre voi pensavate addirittura di impugnare le sentenze e fare ricorso, cosa che infatti poi avete fatto. Ebbene, aspettare il TAR e ricorrere al Consiglio di Stato è stata solo una furbata da parte del Governo, solo per prendere tempo, perché effettivamente vi siete mangiati due anni. Dal 2013 avremmo potuto prevenire tutte queste ingiustizie e non stare qui a pregarvi di correggere i vostri beceri errori che avete fatto apposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Mi posso permettere di dire che l'avete fatto apposta perché quando abbiamo dato questo famoso parere voi stessi avete detto che la nostra obiezione aveva ragione di esistere, era un problema reale. Il collega Causi disse anche che però era troppo complicato da andare a risolvere e che l'avreste fatto in futuro.
  Questa è la dimostrazione della vostra totale malafede. Come si può pensare di risolvere una cosa fatta male solo dopo averla fatta ? Foste degli stupidi o degli ingenui, qualcuno – non noi – vi potrebbe anche giustificare, il problema, invece, è che avevate calcolato tutto, l'avete fatto apposta, in mala fede, senza fermarvi davanti a nulla, né davanti alle proteste Pag. 72dei cittadini in sit-in in piazza Montecitorio né alle obiezioni precise delle opposizioni e nemmeno davanti a tre sentenze del TAR del Lazio. Forse credevate che i cittadini si sarebbero fatti mettere i piedi in testa. Invece no, si sono ribellati e hanno vinto contro la vostra ingordigia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, mi viene una domanda, Presidente: queste persone, che ogni giorno affrontano mille difficoltà per la loro condizione di handicap in famiglia e spesso di povertà, difficoltà infinitamente maggiori rispetto alla vita normale della maggior parte dei cittadini e sicuramente di voi, perché devono portare anche il peso di trovare un modo per risolvere gli errori che fate voi ? Siete qui legislatori chiamati a rendere la loro vita più facile, come dice la Costituzione, oppure li usate come un bancomat perché credete che siano più deboli e che quindi non si ribellerebbero ai soprusi ? Questo vi sia da insegnamento. Se avete problemi di finanza pubblica – per dirla alla Zanetti –, bussate alla porta dei vostri lobbisti, di chi vi finanzia le campagne elettorali, delle multinazionali, dei vari Buzzi e Carminati che vi orbitano attorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Avete l'opportunità, con questo emendamento, di cominciare a mettere fine a questa brutta pagina. Del resto, Poletti ha subito affermato che vi adeguerete alla sentenza e ieri la relatrice del provvedimento sulla povertà, Piazzoni, lo ha ribadito. Stavolta non avete proprio più scuse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Colonnese. Ne ha facoltà.

  VEGA COLONNESE. Presidente, proprio per rispondere in maniera concreta a quello che ci è stato detto, al processo alle intenzioni che è stato fatto da parte del PD per bocca di una sua deputata, noi qui, con gli emendamenti, abbiamo cercato di dare una risposta concreta a qualcosa che sembra nulla, che sono le mozioni. Allora, che cosa chiediamo con questo emendamento ? Chiediamo una cosa ben precisa: procedere, anche con un'apposita iniziativa normativa, all'esclusione, dalla determinazione dei redditi ISEE, delle provvidenze assistenziali di qualsiasi natura. Quindi, oltre al processo alle intenzioni, questa è una richiesta chiara. Bisogna capire se veramente si vuole risolvere la situazione, e lo capiremo con il voto a questo emendamento. Quindi, se voterete in maniera contraria, sappiamo quali sono le vostre intenzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, io non ho una laurea in giurisprudenza, semplicemente ogni tanto mi metto a studiare e devo studiare ovviamente ciò che viene portato avanti dal Governo, oltre a cercare di fare delle proposte autonome di tipo strutturale. E non serviva una sentenza del TAR per capire che era incostituzionale il fatto che potesse essere computato il livello di reddito della famiglia del disabile per creare l'indicatore della situazione economica equivalente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non serviva una sentenza del TAR per capire che l'indennità di accompagno – lo dice la parola stessa – era qualcosa che si dà come un'indennità per pagare dei servizi e non per creare reddito. Tutto questo era già chiaro nella mente del legislatore quando ha creato l'indennità di accompagno. Cioè, la ratio dell'indennità di accompagno non ha nulla a che vedere con il reddito, ed è per questo che un milionario avrà un'indennità di accompagno ed è per questo che, comunque, le persone povere avranno un'indennità di accompagno. Se non riuscite a risolvere... se non incrociando i flussi di una mala-legislazione, che continuate a fare e continuate a perpetuare. Volete addirittura abusare delle sentenze del TAR appellandovi alla Corte.

  PRESIDENTE. Grazie, deputato.

Pag. 73

  MASSIMO ENRICO BARONI. E poi addirittura perdere in quella sede. Io vi chiedo solo una cosa: mettetevi a studiare e a fare delle proposte di legge degne di questo nome (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Presidente, devo dire, a questo Governo amico delle banche e nemico delle famiglie, che attaccare l'ISEE alle pensioni di reversibilità è oltremodo criminale, perché si vanno a colpire i risparmi delle famiglie e non il reddito, quindi le case degli italiani e i risparmi degli italiani, ed è vergognoso. Tra l'altro, state tentando anche di mettere le mani sulla casa degli italiani: dopo sette rate non pagate, la casa va alle banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  È vergognoso, state addirittura rottamando il patto commissorio che deriva dal diritto romano di ben 1.700 anni fa che era stato istituito con la Costituzione di Costantino. Quindi, perché siete nemici della famiglia ? Perché la famiglia è contraria al turbocapitalismo, perché risparmia e, attraverso il risparmio, si può ammortizzare per anni la situazione di difficoltà dei membri della propria famiglia. Ecco perché siete nemici delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signora Presidente. Intervengo non solo per annunciare chiaramente il voto a favore, ma anche per invitare il Governo a riflettere su quanto avvenuto, non come sostenuto dai colleghi dei Cinquestelle al Tar, ma al Consiglio di Stato, che, in via definitiva, ha deciso. Ieri, a fine seduta, mi sono permesso di tirar fuori questo argomento. Evidentemente qui dentro c’è parecchia disattenzione, perché dagli atti formali risulta che questo problema noi l'abbiamo posto anche in Commissione e, lei ricorderà, signora Presidente, sicuramente durante la legge di stabilità...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, è possibile abbassare un po’ il tono della voce.

  ROCCO PALESE. Durante la legge di stabilità c’è stata una lunga discussione – mi ricordo che era lei alla Presidenza e mi ricordo anche l'intervento del collega Giorgetti – in cui noi abbiamo cercato di sostenere in tutti i modi, in tutte le maniere, che andava tolta dall'ISEE l'indennità di accompagnamento per le persone disabili che non sono nelle condizioni di assolvere alle funzioni vitali della vita; rispetto a questo non ci fu ascolto. Adesso il Consiglio di Stato, a seguito delle famiglie che hanno ricorso prima al TAR, in via definitiva, ha espresso invece che va fatta in maniera assoluta l'esclusione, perché quel discriminante, quel quoziente, determina l'innalzamento e quindi la perdita di tanti altri benefici, perché aumenta il reddito. È incredibile che il Governo esprima parere contrario rispetto a quanto proposto da questo emendamento, visto che la sentenza del Consiglio di Stato è inequivocabile. Io invito calorosamente il Governo, così come ho fatto ieri sera nell'intervento a fine seduta, a intervenire immediatamente, perché altrimenti poi ci sarà altro contenzioso, altri disagi per le famiglie, altre spese legali. Perché deve esserci una situazione di questo genere ? Il Governo non ci ha voluti ascoltare in quella famosa notte in cui andammo avanti per lunghe ore discutendo di questo con l'intervento di tanti colleghi. Oggi penso che sia necessario che il Governo metta fine alla sua sordità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti e del deputato Alessandro Di Battista).

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Nuti, vorrei ricordare a tutti i colleghi di abbassare il tono della voce, Pag. 74perché è difficile in quest'Aula seguire la discussione. È una questione di rispetto, vi esorto tutti a consentirci di portare avanti i lavori, grazie.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente. Noi abbiamo qui un Viceministro con delega alla famiglia, Costa, che praticamente è diventato muto... è addirittura Ministro pensate voi.

  PRESIDENTE. Porti rispetto deputato, per favore, porti rispetto. Per favore, la prego, non facciamo commenti inutili, vada avanti.

  RICCARDO NUTI. Dovrebbero avere rispetto per i disabili e per la famiglie veramente in difficoltà piuttosto che continuarle a prendere in giro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Abbiamo una sentenza del Consiglio di Stato che dice chiaramente che quello che avete fatto è errato, e sono molto gentile a dire errato, anziché fuorilegge, perché voi avete permesso che a persone disabili che avevano la pensione di invalidità, questa fosse calcolata come reddito nel calcolo ISEE, nonostante da mesi e mesi siamo stati a cercare di dirvi che avevate sbagliato e stavate sbagliando; ve ne siete fregati ! Ora dopo la sentenza del Consiglio di Stato, il Governo e la maggioranza rimangono in silenzio, soprattutto il Governo, anziché dire «certo, ovviamente siamo favorevoli, perché non possiamo andare contro la sentenza del Consiglio di Stato». Voi siete «fuori legge» e per questo che ve ne dovete andare, perché siete contro lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente io raccolgo quanto detto al collega Nuti e rimango veramente sbalordita dal silenzio del Governo di fronte a un atto di uno dei poteri dello Stato, il massimo organo giudiziario in questione, che dice chiaramente che la scelta legislativa è stata una scelta legislativa sbagliata. È un Governo in silenzio e una maggioranza supina che non intendono porre rimedio nemmeno quando gli viene offerto su un piatto d'argento una possibilità anche per ridare dignità a questo Parlamento, che veramente altrimenti diventa uno scendiletto per passerelle di personaggi politici che entrano qua dentro. Avete una possibilità e io rimango veramente sbalordita e indignata dal silenzio del Viceministro che non dice una parola dimostrando una totale mancanza di rispetto per queste famiglie; totale mancanza di rispetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Devo ricordare all'Aula che il rappresentante del Governo è un Ministro, il Ministro Costa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Grazie Presidente. Io cercherò di parlare con un tono abbastanza basso anche perché oggi è stata una giornata abbastanza travagliata per questa Aula e anche nelle Commissioni, quindi non è mia intenzione cercare di surriscaldare ancora di più gli animi, oltretutto abbastanza agitati nella maggioranza. Io volevo soltanto, molto pacatamente, portare all'attenzione l'esperienza della nostra Commissione su questo argomento, perché è un argomento che ha riguardato, ad esempio gli studenti universitari, che quest'anno si sono visti ridurre di almeno un quarto le borse di studio universitarie proprio a causa dei guasti, per non chiamarli macelli o «casini», che il Governo ha combinato per quanto riguarda il nuovo calcolo ISEE. È un argomento sul quale stiamo lavorando in Commissione e sul quale c’è una palese problematica ancora aperta. Quindi, invito il Governo molto mestamente e molto pacatamente a valutare il giudizio su questo emendamento Pag. 75e a prenderlo in considerazione seriamente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Io capisco che il Ministro Costa abbia difficoltà a parlare dopo essere stato il relatore di una legge, il «lodo Alfano», che in venti giorni, in passato, è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), facendo perdere milioni di euro ai contribuenti italiani per la vostra arroganza. Ma qui avete la possibilità di redimervi dal vostro errore, errore madornale, di aver negato la possibilità di escludere dal reddito queste pensioni d'accompagnamento e quindi di andare in un'altra direzione. Ministro Costa, non facciamo perdere ulteriori milioni di euro ai contribuenti italiani, aiutiamo queste famiglie e facciamo in modo che la giustizia possa essere utilizzata per questioni giuste e non per i vostri errori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Inserire le pensioni di invalidità all'interno del calcolo dell'ISEE è qualcosa che è indecente e anche fuori legge. Lo ha detto il MoVimento 5 Stelle e posso capire che non vi fidate, giustamente. Lo ha detto il TAR, il tribunale amministrativo, quindi della giustizia amministrativa, non una, non due, ma tre volte. Lo ha ribadito il Consiglio di Stato. Chi altri ve lo deve dire ? Gesù ? Chi altri deve darvi un giudizio che questa cosa che state facendo è sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Il Papa all'Angelus domani ve lo deve dire ? Verdini ? Chi altri vi dovrà dare questa indicazione ? Allora la domanda è: chi non rispetta la sentenza cos’è ? Un criminale ! Se voi non rispettate la sentenza del Consiglio di Stato vi chiameremo criminali a ragione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie Presidente. Io non mi meraviglio del Ministro Costa che aveva esordito dicendo che bocciava tutti gli emendamenti del MoVimento 5 Stelle perché non potevamo fare emendamenti secondo lui, ma non secondo il Regolamento. Ma non mi vorrei trovare nei panni del PD, in particolare della collega Miotto, perché davvero collega Miotto non so come potrà giustificare nuovamente una bocciatura di questo emendamento dopo tre sentenze del TAR. Che cosa andrà a dire ? Che non l'ha approvato, che non ha votato favorevolmente, perché non si capiva la linea generale del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Collega Miotto siamo nella stessa Commissione da tre anni, la nostra linea generale, la sa benissimo ed è da anni che cerchiamo di farvi capire che questa è una cretinata totale. Ve l'ha fatta capire il Tar, ora da che parte state ? Dalla parte della legge o contro legge ? Questo è il punto chiave (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Intervengo a titolo personale Presidente. Volevo ricordare agli amici del Movimento 5 Stelle che il problema, voi e tutti noi, lo abbiamo sollevato al viceministro Morando durante la legge di stabilità, per cui francamente questo modo così aspro, o un po’ troppo ironico nei confronti del ministro Costa mi sembra voler darci dentro senza responsabilità da parte vostra. Se un qualcosa voi dovete rimproverare, rivolgetevi a Morando, chein Pag. 76quell'occasione non vi ha dato una risposta e avrete probabilmente la risposta che voi tutti meritate (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Ministro Costa, non è che vogliamo girare il coltello nella piaga chiedendole di intervenire. Le chiediamo di intervenire, intervenga; le stiamo anche fornendo una via d'uscita, che non è quella dal Parlamento, quella gliela forniranno i suoi elettori, viste le percentuali da prefisso telefonico del Nuovo Centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Le stiamo chiedendo di intervenire, di darci un'informazione, di rispondere alle nostre, anche garbate, educate, come tra l'altro è nostro modo sempre di fare, argomentazioni. Per favore, risponda nel merito, così le assicuro, finirà questo strazio, in primis per lei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente. Mi scusi, ma io credo che all'interno di quest'Aula noi ci riferiamo a un Governo presente. Il Governo per noi in questo caso è rappresentato dal ministro Costa, e se il viceministro Morando non è presente, noi dal punto di vista regolamentare ci riferiamo comunque ad un'unica forza governativa. Qua non è una questione tra NCD o PD, per noi ormai sono tutti uguali da sempre ! Il problema sostanziale è che su questo tema nessuno ha avuto il coraggio, neanche nella legge di stabilità, di metterci la faccia per approvare in quel caso un emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi ci ritroviamo con delle sentenze ben note e ben stabilite e ancora una volta, ministro – lo ricordo, devo dirvi che NCD ha anche la delega la famiglia, siamo arrivati al paradosso – dopo aver privatizzato qualsiasi cosa, dall'asilo nido alla sanità, loro hanno la delega alla famiglia. Oggi siamo nella situazione che il ministro non ha neanche il coraggio lasciare libera l'Aula, perché potrebbe fare un bel gesto e dire «mi rimetto all'Aula» su questo punto, ma non ha il coraggio di farlo !
  Questo è un partito che con il 2 per cento tiene in scacco il PD (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

  GIROLAMO PISANO. Presidente, io ricordo la discussione che facemmo su questo punto. Il problema è che si sosteneva che si dovesse discernere tra chi percepiva questa indennità e chi no, in maniera tale da poter poi fare delle selezioni sui servizi erogati dalle istituzioni ai comuni più dettagliate. La questione oggi si ripercuote contro questa posizione, perché, in realtà, adesso che c’è una sentenza del Consiglio di Stato, si può dire esattamente il contrario a ragione. Si deve dire che non si deve discernere tra chi ha e percepisce queste tipo di indennità e chi invece oggi non le percepisce. Questo stabilisce la sentenza. Non accettare questo emendamento significa voler disconoscere un principio costituzionale ed è assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Piazzoni. Ne ha facoltà.

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. Grazie Presidente. Solo perché già, come è stato detto, la nostra scelta è chiara rispetto al fatto di evitare di entrare in una discussione che non porterà a nulla. La scelta del Movimento 5 Stelle su questa mozione è chiarissima, non vi è stata alcuna volontà di giungere effettivamente a un testo comune. Qui la questione però, è quasi una preghiera, quella veramente di smettere Pag. 77questa speculazione nei confronti delle persone che fuori da qui ricevono messaggi sbagliati.
  Voglio chiarire qual è l'idea ... (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Scusate, voi avete parlato, adesso lasciate parlare la deputata Piazzoni ! Abbiate pazienza !

  ILEANA CATHIA PIAZZONI. La sentenza può essere recepita da un provvedimento di legge, cosa che non stiamo discutendo in questo momento; è evidente che, come ha già detto chiaramente il Ministro Poletti, recepiremo la sentenza, perché è obbligatorio. Quindi è una discussione che non c’è ! Quello che non si può eliminare da questa discussione nel suo complesso, sono tutte le conseguenze, purtroppo anche molto negative che ci saranno sulla base di quella sentenza, se non si affronta il tema nel suo complesso; quindi, davvero, per favore, smettiamola di utilizzare quest'Aula come un palcoscenico solo ed esclusivamente di pura propaganda e proviamo veramente ad intervenire per il bene dei cittadini e per l'equità che in questo Paese è una parola quasi sconosciuta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Alberti. Ne ha facoltà.

  FERDINANDO ALBERTI. Grazie Presidente. Vorremmo tanto poter colloquiare con il viceministro Morando, ma purtroppo, come è successo stamattina, anzi oggi pomeriggio, è scappato, e non riusciamo proprio a capire perché sia scappato, di fronte alla Commissione finanze; tanto che la seduta della Commissione finanze è stata rimandata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Presidente, oggi capiamo che la motivazione è che noi facciamo speculazione, fino a stamattina, fino a oggi pomeriggio, noi montavamo casi, montavamo casi sul bail-in, dopodiché il Ministro Padoan si è reso conto che in realtà avevamo ragione ed è andato in Europa a dire che forse il bail-in bisognava rivederlo, ma quando noi lo dicevamo montavamo casi. Ora stiamo montando casi anche sul discorso dell'esproprio della casa ! Continuiamo a montare casi, molto probabilmente stiamo montando casi anche sul discorso dell'ISEE; continuiamo a montare casi, ma a quanto pare mi ha smentito la collega del PD: stiamo facendo solo speculazione, stavolta non è un montaggio dei casi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ruocco. Ne ha facoltà.

  CARLA RUOCCO. Grazie Presidente. Fate prima a confessarci dove volete arrivare. Avete aggredito le pensioni, state facendo in modo che le banche rubino le case alle persone, stiamo qui a discutere se una prestazione assistenziale addirittura deve diventare indice di ricchezza ! Cioè voi confondete la vita dignitosa delle persone con la ricchezza sfrenata ! La ricchezza sfrenata è quella che regalate ai vostri amici ! La vita dignitosa delle persone è quella che difendiamo noi qua dentro, che non abbiamo scambiato l'Aula per un luogo di propaganda, ma semplicemente siamo quelle persone che sono a disagio a causa di questi nostri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Grazie Presidente. Ci si accusa, Presidente, di non essere stati in grado di arrivare ad una mozione unitaria, di non aver voluto collaborare con il Partito Democratico. Ora, Presidente, mi rivolgo a lei, il Partito Democratico dovrebbe spiegarci come si potrebbe arrivare ad una mozione unitaria quando il Partito Democratico non riesce Pag. 78a motivare il motivo per cui non vota positivamente a questo emendamento, che è semplicemente la difesa della legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Liuzzi. Ne ha facoltà.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie Presidente. Ora apprendiamo che il Partito Democratico intende rispettare la sentenza del Consiglio di Stato e cambiare quello che ha deciso nel 2011. Apprendiamo questa notizia... magari se il Governo ci ascolta ... ci piacerebbe sapere, dato che una deputata del Partito Democratico ha detto che la maggioranza rispetterà questa sentenza, che cosa ne pensa anche il Governo, perché a noi non basta che il partito di maggioranza lo dica, ci interessa che lo dica anche il Governo, dato che la sentenza si poteva rispettare già nel febbraio 2015, quando il TAR si è espresso, e quindi non serviva aspettare questo momento.
  Ci interessa sapere cosa vuole fare il Governo, perché vogliamo veramente capire se la coerenza ha un senso in quest'Aula o non ce l'ha. Io propendo più per la seconda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, Presidente. Io leggo l'emendamento perché forse qualcuno si è distratto: «(...) a procedere, con un'apposita iniziativa normativa, all'esclusione dalla determinazione dei redditi ISEE delle provvidenze assistenziali di qualsiasi natura».

  PRESIDENTE. Il banco del Governo, grazie.

  FILIPPO GALLINELLA. Ora, faccio notare che questo emendamento vi invita a fare una cosa senza una scadenza. Oltre che le sentenze – hanno già detto che bisogna farla – ci fate, accettando questo emendamento, anche una bella figura. Intanto niente: non capiamo perché siete contro delle persone che hanno sicuramente delle difficoltà e dei bisogni in una mozione che deve aiutare le famiglie.
  Per questo noi stiamo protestando e stiamo cercando di farvi capire che l'azione che state facendo non deve essere fatta perché siamo del MoVimento 5 Stelle e, quindi, votate contro. Voi state danneggiando delle famiglie e delle persone in difficoltà. Vergogna è l'unica parola che bisogna dirvi non accettando questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Manlio Di Stefano. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Grazie, Presidente. Con tutta la pacatezza del mondo, mi va benissimo che una deputata di SEL, anzi del Partito Democratico – scusate se mi confondo, perché la usano sempre quando si deve dire qualcosa di impopolare – dichiari ufficialmente che prenderanno atto della sentenza. Ma noi vorremmo che fosse il Ministro Costa a dichiarare di prenderne atto, perché che il Partito Democratico non abbia alcun potere qui dentro è chiaro, ma è il Governo che fa le leggi ed è il Governo che ha la facoltà di prendere atto della sentenza e trasformarla in legge (esecutivo).
  Noi oggi, con la nostra azione legislativa, vi chiediamo di fare qualcosa che rispetti la legge e anche la sentenza. Può gentilmente alzarsi ? Basta alzare la mano; prenda la parola, il Presidente le dà la parola e dice: «Prendo atto della sentenza e faremo, il prima possibile, di tutto per applicarla». È facilissimo, Ministro. Altrimenti ha perso ogni funzione in quest'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Uva. Ne ha facoltà.

Pag. 79

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, la ringrazio. Io intervengo anche per avere un chiarimento, perché nessuno nasce imparato, come si dice. Io sono un po’ confuso, Presidente, perché voglio capire cosa pensano i colleghi del Partito Democratico, in particolare i colleghi Ghizzoni, Coscia, Malpezzi, Carocci, Rocchi, Malisani, Pes, Manzi, D'Ottavio, Sgambato, Blazina, Ventricelli e Narduolo su questo emendamento. Io ho qui una risoluzione in mano, la risoluzione del Partito Democratico in Commissione cultura, in cui si dice (c’è questo impegno): «(...) a chiarire, in via definitiva, l'esclusione della provvidenze del diritto allo studio universitario dal calcolo del reddito del nucleo familiare dello studente ai fini ISEE». Ma se è così, io vorrei capire come funziona: cioè in Commissione cultura si dice una cosa e in Aula se ne dice un'altra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 19)

  FRANCESCO D'UVA. Quindi, io vi invito nuovamente, anche perché sono stimati colleghi e non sto scherzando e chi mi conosce sa che non sono ironico...

  PRESIDENTE. Concluda !

  FRANCESCO D'UVA. ...Presidente, sa che non sono ironico. Vorrei capire cosa ne pensano al riguardo questi colleghi, che stimo: Ghizzoni, Coscia, Malpezzi, Carocci, Rocchi, Malisani, Pes, Manzi, D'Ottavio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie, collega D'Uva.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Siamo in Aula e stiamo usando i mezzi parlamentari, quindi previsti dal Regolamento, per ribadire una nostra posizione politica chiedendo chiarimenti al Governo su un emendamento che non cambia la mozione del suo partito, ma aggiunge un pezzo per renderla più completa. In più, porta avanti una cosa che a parole la collega del PD dice: «Faremo, faremo, faremo». Ormai sono tre anni che dite che faremo le cose. Qui c’è una mozione che impegna il Governo a farla: perché non votare positivamente ? Quindi, non capisco: è semplicemente un impegno per il futuro affinché il Governo applichi una sentenza del Consiglio di Stato. Punto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la collega Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, intervengo per dire due cose: la prima è che chiedo scusa ai cittadini piemontesi, visto che un Ministro, che di professione fa l'avvocato, non è in grado di far rispettare la legge e lo chiedo di tutto cuore ai cittadini piemontesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La seconda cosa è che, Presidente, siccome questa è un'evidente manifestazione di incapacità, ci troviamo di fronte a forze politiche che presentano mozioni strumentali volte ai loro giochi interni di partito e di Governo e, allora, forse la morale di questa storia è che delle volte si può evitare di fare una stupidaggine e presentare una mozione che, di fatto, è una «stronzata» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Collega Castelli, la richiamo all'ordine !

  MAURIZIO LUPI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Lei non può permettersi, signor Presidente, di dire solo: «la richiamo all'ordine», perché la mozione – Pag. 80apro le virgolette e lo dico alla collega – non è una «stronzata». È uno strumento previsto...

  PRESIDENTE. Collega Lupi !

  MAURIZIO LUPI. Mi scusi, Presidente. Lei non può permettersi di dire: «la richiamo all'ordine (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico). Deve dire, a nome di tutta quest'Aula e per il rispetto di quest'Aula, che le mozioni sono uno strumento, per la maggioranza e per l'opposizione, di iniziativa democratica e istituzionale, checché ne dica la collega. È chiaro Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico) ?

  PRESIDENTE. Va bene, collega, ne prendo atto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Grazie, Presidente. Non voglio parlare e nemmeno utilizzare i termini che si sono utilizzati finora. Però, rimanendo sull'emendamento, Presidente, io leggo: «(...) anche con un'apposita iniziativa normativa all'esclusione della determinazione dei redditi ISEE e delle provvidenze assistenziali di qualsiasi natura».
  Allora, se io ascolto i colleghi del PD che dicono che questa cosa la devono fare ma poi votano contro questo emendamento – Presidente mi dispiace io non utilizzerò il termine della mia collega Castelli, della «stronzata» – però quantomeno...

  PRESIDENTE. Questa cosa sta degenerando. Io la richiamo all'ordine per la prima volta, perché non è assolutamente possibile utilizzare questo linguaggio e, tra l'altro, voglio precisare un'altra cosa: il Ministro, che è qui presente in Aula, è tenuto ad ascoltare; non è tenuto a parlare. Quindi, con questo continuo infierire contro il Ministro e contro il Governo, io allora sarò costretto a dire: «rivolgetevi alla Presidenza direttamente».
  Quindi, per favore andiamo avanti, però le parole vediamo di misurarle perché io non posso consentire che si utilizzino queste parole in Aula, neanche per citarle. Come ho richiamato Lupi così richiamo lei.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, io non mi rivolgevo al Ministro.

  PRESIDENTE. Lo so che non si rivolgeva al Ministro, ma non c'entra niente !

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Mi rivolgevo a quello che può essere semplicemente un comportamento da «dissociati mentali» (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Area Popolare (NCD-UDC)), perché uno che mi dice una cosa e poi ne fa un'altra... è questo, Presidente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Posso, Presidente (Commenti del deputato D'Ambrosio) ?

  PRESIDENTE. Collega D'Ambrosio, per favore ! È stato già richiamato all'ordine una volta (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Area Popolare (NCD-UDC)). Colleghi !
  Prego, collega Sorial.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente, la mozione è strumentale nel momento in cui degli attori non protagonisti di questo Parlamento, ossia delle comparse quali i deputati del Partito Democratico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) devono essere e sono costretti, loro che sono in maggioranza, a votare una mozione, nemmeno una legge, di un attore protagonista di questo Governo, quale è Lupi, l'alfaniano Lupi, pure lui in Pag. 81maggioranza, per impegnare il Governo, che è rappresentanza di questa maggioranza, a un impegno futuro.
  Allora la questione della strumentalità, Presidente, è che l'unico modo per tenere in vita questo Governo è di tenere in vita l'NCD. Loro sì che sono una famiglia e questa mozione ha l'unico scopo di tenere in vita quella famiglia, la famiglia dell'NCD...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore. I banchi del Governo ! Presidente Bindi, per favore...

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ...che regolarmente deve essere tenuta in vita con uno scambio di voti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Vita 1-01124/11, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Gigli, Sereni. Qualcun altro ? Non mi pare. Gasparini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  404   
   Votanti  403   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  202   
    Hanno votato  152    
    Hanno votato no   251.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colonnese ed altri n. 1-01124/12, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gigli, Tartaglione... chi altro ? Guerini, Ferrari, Fiorio... hanno votato tutti ? Sembra di sì... Pastorino.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  411   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  153    
    Hanno votato no   258.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pesco ed altri n. 1-01124/13, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Furnari, Turco, Lattuca.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  412   
   Votanti  411   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  206   
    Hanno votato  154    
    Hanno votato no   257.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Scuvera ha segnalato di non essere riuscita a votare).

  È così esaurito l'esame degli emendamenti presentati.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Avverto che il gruppo Area Popolare e la componente politica Misto-Conservatori e Riformisti hanno esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza, in via Pag. 82eccezionale, attribuisce agli stessi rispettivamente un tempo aggiuntivo pari a 5 e 3 minuti per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Elda Locatelli. Ne ha facoltà.
  Per favore, chi si vuole allontanare dell'Aula lo faccia in silenzio. Chi resta, stia in silenzio ugualmente.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Il 30 gennaio scorso si è svolta a Roma una manifestazione per la famiglia. Ci sarebbe piaciuto che in quell'occasione si fosse parlato e discusso dei temi contenuti in queste mozioni, delle problematiche e delle urgenze poste in discussione da diversi colleghi, anche dalla collega Binetti, urgenze e problematiche che condividiamo. Poi, la collega Binetti ed io divergiamo sul concetto di famiglia, che noi Socialisti decliniamo sempre al plurale, perché le forme delle famiglie, secondo noi, sono plurime.
  Invece, in quella piazza, da quel palco, non è venuta nessuna proposta per sostenere le famiglie, bensì una serie di proclami e condanne per negare i più elementari diritti alle altre famiglie, ai loro figli e figlie, come se per alcuni ci fossero famiglie di serie «A» e famiglie di serie «B», figli e figliastri. L'Italia, dove si parla tanto di famiglie e della loro difesa, non solo è tra i pochissimi Paesi europei che ha avuto e continua ad avere grandi difficoltà a riconoscere le famiglie omosessuali e non concede loro pieni diritti, ma è anche tra gli ultimi ad attuare politiche a sostegno delle famiglie in generale, di tutte le famiglie.
  Ci siamo preoccupati per il pesante calo demografico emerso dagli ultimi dati Istat, ma ci meraviglieremmo se fosse il contrario, in un Paese in cui mancano gli asili nido, in cui spostarsi per portare i figli a scuola diventa un viaggio inconciliabile con gli orari di lavoro, in cui le madri lavoratrici hanno pochissime possibilità di far carriera o sono costrette a ritornare a casa; un Paese dove c’è instabilità lavorativa ed economica, per fortuna in cambiamento, e dove le giovani e i giovani vivono ancora con i genitori per l'impossibilità di permettersi una casa propria.
  Alcuni emendamenti presentati in maniera bipartisan dalle deputate alla legge di stabilità hanno portato a qualche beneficio: penso al bonus babysitter, esteso alle lavoratrici autonome, e alle disposizioni riguardanti l'aumento del congedo parentale, che però andrebbe ulteriormente aumentato: è poca, pochissima cosa, se guardiamo al resto d'Europa.
  La componente Socialista, nell'esprimere il voto favorevole alle mozioni Sbrollini ed altri, Nicchi ed altri, anche nella parte delle premesse che condivide per buona parte, Palese e Pisicchio, Vezzali ed altri, Bechis ed altri, si augura che gli impegni del Governo non restino solo parole...

  PRESIDENTE. Collega Locatelli, dovrebbe concludere.

  PIA ELDA LOCATELLI. ...che, appunto, vengano rispettati questi impegni, e che si trovino ulteriori risorse per fare ulteriori passi avanti, ad esempio sull'aumento del congedo di paternità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Abrignani. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, è indubbio come, in un momento di profondi mutamenti politici, economici e sociali, si renda opportuno riportare la famiglia al centro delle politiche di sviluppo, della fiscalità e di welfare. Una delle principali storture del nostro sistema socio-economico è il modello di imposizione fiscale, che non tiene conto dei carichi familiari. La famiglia, oltre che di servizi sociali, ha bisogno che lo Stato le restituisca le risorse economiche: la famiglia sceglierà liberamente come impiegarle. Politiche per la famiglia molto avanzate, come accade in altri Paesi Pag. 83europei, servono anche a contrastare il calo demografico, che è uno dei fattori di impoverimento della società. L'Italia deve tornare ad avere fiducia nel futuro e a fare bambini; va incoraggiata la più ampia creazione di asili nido, l'adozione di incentivi fiscali e contributivi a sostegno della natalità e per le famiglie numerose.
  In questo quadro, noi di ALA, e io stesso, riteniamo dunque che una riforma fiscale sia assolutamente necessaria per realizzare una politica familiare generale, basata sulla capacità contributiva. Ciò consente di perseguire più obiettivi: innanzitutto, l'obiettivo di equità, che libera le famiglie dalle discriminazioni di cui sono oggetto; quindi, esiste l'esigenza di non scoraggiare la formazione di nuove famiglie, perché possano adempiere ai loro peculiari compiti sociali; infine, bisogna permettere il formarsi di famiglie numerose, che sono quella minoranza in grado di assicurare l'equilibrio generale, visto che la media è abbassata da chi non ha figli o sceglie il figlio unico. Sono le politiche di cui parla l'articolo 31 della Costituzione: «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia (...)».
  Non sono politiche di lotta alla povertà, che debbono assolutamente esserci, perché non hanno come scopo la distribuzione del reddito. A questo scopo provvedono altri strumenti, come la progressività delle imposte. Non possono, quindi, essere legate al reddito. Sono politiche universalistiche, in quanto ogni famiglia è un bene comune. Sono politiche mirate alla famiglia fondata sul matrimonio, quella tutelata dalla Costituzione e che è in grado di esercitare un'efficace funzione sociale.
  Qual è lo strumento migliore per raggiungere tali risultati ? Noi riteniamo che uno dei metodi migliori appare quello del quoziente familiare: uno strumento chiaro, trasparente, che svolge il suo ruolo in maniera costante nel tempo, senza essere soggetto a continue ed estenuanti contrattazioni. Secondo questo metodo, le entrate della famiglia devono essere sommate e poi divise per il numero dei componenti della famiglia stessa, in modo da tassare non tanto il reddito unitario percepito, quanto il reddito disponibile per ogni familiare. Il vantaggio è semplice: è che, a ogni porzione di reddito, si applicherebbe l'aliquota relativa, evidentemente più bassa di quella che si sarebbe applicata al reddito complessivo.
  A un intervento di revisione generale, ovviamente, devono affiancarsi interventi fiscali su aspetti specifici della vita familiare: dall'applicazione di una no-tax area familiare, fino a politiche per agevolare l'accesso al credito e la riduzione di spese importanti, come quella relativa alle rette degli asili nido e a tutti i costi sostenuti per l'acquisto della prima casa. Infine, ma non meno importante, sarà necessario adottare misure correttive del sistema attuale di ripartizione delle risorse assegnate al welfare, che produce evidenti iniquità e non risponde all'esigenza di garantire, in materia di politiche sociali, le categorie più deboli, quali i minori, gli anziani, i disabili e le famiglie in difficoltà.
  Per questi motivi, noi di ALA-MAIE voteremo favorevolmente a tutte le mozioni che andranno in questa direzione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Bechis. Ne ha facoltà.

  ELEONORA BECHIS. Grazie, Presidente. Oggi siamo qui per presentare l'ennesima mozione che impegna il Governo ad adottare iniziative a tutela della famiglia e dell'infanzia. Peccato che, nel frattempo, l'Esecutivo, guidato da Matteo Renzi, abbia messo sul piatto un provvedimento devastante per le famiglie italiane. Si tratta dell'atto del Governo n. 256, che recepisce, in salsa renziana, la direttiva europea n. 17 del 2014.
  La disciplina comunitaria prevede misure a tutela dei consumatori che stipulano contratti di credito per l'acquisto di immobili residenziali; ma il Governo ha deciso di stravolgere questa direttiva, per consentire alle banche di diventare proprietarie della casa di chi paga in ritardo le rate del mutuo e, per di più, senza neppure dover passare da un tribunale. Pag. 84Fino ad oggi, grazie all'articolo 2744 del codice civile, è sempre stato vietato agli istituti di credito di impossessarsi delle case di chi non riusciva a pagare il mutuo, ma a partire dal prossimo 21 marzo non sarà più così: entro quella data dovrà essere recepita la direttiva europea. Con l'atto del Governo n. 256 si vuole consentire automaticamente il passaggio di proprietà della casa alla banca quando si pagano in ritardo sette rate del mutuo anche non consecutive e si vuole rendere possibile l'inserimento delle clausole anche successivamente al momento della stipula del contratto del mutuo.
  Purtroppo c’è dell'altro: questo trasferimento della proprietà consente alle banche di vendere la casa direttamente ad un soggetto senza passare per l'asta, che è invece il meccanismo che garantisce di spuntare un prezzo più alto grazie al confronto competitivo tra più offerte. E non si tratta di una cosa di poco conto, visto che se la banca ottiene dalla vendita del bene più soldi di quanti ne ha prestati al cliente, deve restituire a quest'ultimo la differenza. Peccato che la preoccupazione maggiore delle banche sia quella di riavere subito quanto hanno prestato maggiorato degli interessi e non di ottenere il prezzo migliore possibile, che consentirebbe di poter restituire qualche soldo al cliente che ha perso l'abitazione.
  Il Governo ci prende in giro ancora una volta e con una falsa tutela, prevedendo che il valore della casa da vendere venga stabilito da un perito scelto di comune accordo tra la banca e il debitore. Ma ve lo immaginate un padre di famiglia che non riesce a pagare le rate del mutuo e al quale la banca dice di volersi prendere la casa per venderla, che ricorre al tribunale, spendendo altri soldi che non ha, per iniziare a litigare su come va scelto il perito ? È veramente questo il modo con cui Renzi vuole recepire la direttiva comunitaria, regalando le case degli italiani direttamente alle banche ? Per far ripartire l'economia si potrebbe iniziare a far funzionare i tribunali: così sarebbe più semplice fare impresa e le persone avrebbero un lavoro, anche per pagare il muto alle sue amate banche !
  Avete la minima idea di quanto sia drammatico dover consegnare le chiavi della propria casa ad una banca perché non si riesce a pagare il mutuo ? E ricordatevi che dentro a queste case vivono dei bambini a cui voi oggi siete chiamati a dare delle risposte e invece fate solo delle promesse: ma le promesse fatte ai bambini bisogna mantenerle (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, è fin troppo evidente che la pluralità di proposte e di mozioni che sono state presentate dai vari gruppi e dai colleghi, manifesta una grande preoccupazione, che è poi quella che l'ISTAT ci consegna. L'ISTAT ci consegna un report di indicatori demografici sulle nascite del 2015 veramente preoccupante: abbiamo un calo demografico costante, che è dovuto in particolare, fra le varie cause, alle grandi difficoltà socio-economiche (ma non solo queste: ci sono anche altre cause), che purtroppo non danno la possibilità di procreare e di avere una situazione tale che possa determinare, non dico un «più» rispetto alle morti annuali che ci sono nel Paese, ma almeno uno stato di equilibrio.
  Detto questo, giacché l'ISTAT ci consegna tale preoccupante rapporto, è fin troppo evidente che una delle cause attiene all'ambito delle politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità, ed è questo lo scopo delle mozioni in esame ! Ritengo che sia una grande diminuzione ed un grande vulnus, signor Presidente, che finora il Governo non abbia affrontato nella maniera dovuta questo tipo di politica di sostegno alla famiglia, prevista dalla Costituzione. Ritengo peraltro abbastanza squilibrato il dibattito che si svolge attualmente nel Paese. Signor Presidente, non è possibile che noi da tre mesi, e forse chissà Pag. 85per quanto tempo, parliamo di giuste rivendicazioni: che siamo in ritardo rispetto alle coppie di fatto, alle unioni civili, alle adozioni, e quant'altro; e non si parla per nulla, se non in questo frangente, delle difficoltà invece che le famiglie incontrano nella quotidianità, soprattutto rispetto alla possibilità di mantenere un figlio, un figlio che costa moltissimo.
  Ora, fintanto che non riusciamo ad avere la dignità, signor Presidente, di quello che questo Paese ha avuto a suo tempo, una grande classe dirigente, capace di trovare una mediazione incredibile nel contesto dei doveri dello Stato... E mi riferisco ad esempio alla legge n. 194 del 1978, quella della tutela della maternità e di regolamentazione dell'interruzione volontaria della gravidanza, in cui si fece una grande mediazione tra le culture del Paese, tra quelle che erano le necessità del Paese, in un contesto di grande equilibrio rispetto alle vicende in campo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ROCCO PALESE. Davanti a questa situazione noi abbiamo uno squilibrio pazzesco. Mi auguro che l'attuale delega che il Governo ha attribuito al Ministro porti qualche risultato, un risultato che è nell'interesse del presente, ma soprattutto del futuro del Paese. Noi non possiamo «tirare la giacca» all'ISTAT, ed utilizzare i dati che ci consegna un giorno sì e l'altro no: l'ISTAT serve anche per guidare le scelte e le politiche per il presente e per il futuro del Paese.

  PRESIDENTE. Concluda, Palese, per favore.

  ROCCO PALESE. Ecco perché ritengo che la mozione presentata, che riguarda una serie di opportunità per la famiglia, insieme a tante altre, avrà certamente il consenso della nostra componente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Petrenga. Ne ha facoltà.

  GIOVANNA PETRENGA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, gli articoli 29, 30 e 31 della nostra Costituzione sono dedicati alla famiglia e al ruolo che ad essa è riservato nel nostro ordinamento, con particolare riferimento ai rapporti tra i coniugi ai doveri e ai diritti rispetto ai figli e ai compiti dello Stato nel sostegno da accordare alla formazione della famiglia e alla tutela della maternità, dell'infanzia e della gioventù. La definizione di società naturale è diretta a sottolineare che l'istituto familiare è pre-giuridico, sussiste prima ed indipendentemente da interventi legislativi; ne deriva che il compito del legislatore è quello di garantirne la formazione e tutelarne i singoli aspetti.
  Nei primi giorni di quest'anno, purtroppo, il rapporto pubblicato dall'ISTAT sugli indicatori demografici ha evidenziato un ulteriore calo delle nascite rispetto all'anno precedente, con un dato che realizza il nuovo minimo storico dall'unità d'Italia. Il calo delle nascite prosegue per il quinto anno consecutivo, e allo stesso modo risultano in diminuzione sia la popolazione in età attiva sia i minori di 14 anni.
  Nella nostra società i fattori che maggiormente deprimono i tassi di natalità sono in primissimo luogo la disoccupazione e la precarietà nel lavoro, perché generano nei giovani un'incertezza che impedisce loro una qualsiasi programmazione di vita. A questo purtroppo si vanno a sommare fattori quali la scarsezza delle risorse finanziarie destinate al sostegno dei nuclei familiari; l'insufficienza e l'inadeguatezza dei servizi di assistenza, con servizi educativi e scolastici costosi; la mancanza di una rete sussidiaria, con la scarsa tutela accordata a molte donne lavoratrici e con le difficoltà nell'acquisto di un'abitazione. Il rilancio della famiglia e della natalità deve passare attraverso un progetto organico che affronti tutte le problematiche esistenti, sia di carattere sociale che economico; e invece i provvedimenti adottati sin qui hanno dimostrato di non aver risolto la questione demografica, né di essere riusciti a restituirealle Pag. 86giovani coppie quel diritto al futuro del quale la genitorialità è componente essenziale.
  Il Piano nazionale per la famiglia, varato per la prima volta nel 2012, prendeva le mosse proprio dalla constatazione che sino ad allora erano largamente prevalsi interventi frammentari e di breve periodo, di corto raggio, volti a risolvere alcuni problemi delle famiglie, senza una considerazione complessiva del ruolo che esse svolgono nella nostra società.
  Eppure si sono avuti interventi che solo indirettamente e talvolta senza una piena consapevolezza hanno avuto la famiglia come destinatario. In particolare, sono state largamente sottovalutate le esigenze delle famiglie con figli. Un rapporto stilato da Save the Children ha definito come il default del sistema del welfare il fatto che gli effetti degli interventi adottati non siano in alcun caso riconducibili ad un sistema di politiche ma la risultante di processi diversi, non interagenti o male interagenti, di norme che variano senza un orizzonte comune e con tempistiche diverse tali da rendere incoerenti ed inefficaci le risorse dei singoli passaggi. Una questione centrale nella programmazione di efficaci politiche in favore delle famiglie consiste nell'individuazione e nella garanzia stabile, lungo un arco di tempo pluriennale, delle risorse finanziarie da destinare a tali politiche. Invece, il succedersi delle normative in materia ha causato un processo di progressiva erosione dei fondi. Il Fondo per le politiche della famiglia, istituito nel 2006 e poi sostanzialmente ridisegnato dalla legge finanziaria del 2007, dopo un'iniziale graduale aumento delle risorse, arrivate negli anni tra il 2007 e il 2010, aveva un importo medio annuo di oltre 180 milioni di euro; a partire dal 2011 ha subito decurtazioni sino a raggiungere un importo pari a poco più di 20 milioni di euro nello scorso biennio. Uno degli aspetti centrali delle politiche per la famiglia è rappresentato dalla rete dei servizi per la prima infanzia, strumento essenziale sia per il benessere e lo sviluppo dei bambini sia per il sostegno al ruolo educativo dei genitori nell'ambito della conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia. Ma in Italia si continuano a registrare considerevoli ritardi nel recepimento delle iniziative normative europee in materia di sostegno alla genitorialità e ai servizi alla famiglia. Da anni l'Europa raccomanda all'Italia di moltiplicare gli strumenti che facilitano l'ingresso nel mondo del lavoro di chi ha una famiglia, per poter puntare all'equilibrio dei conti pubblici e alla crescita economica, ma nonostante ciò, gli obiettivi fissati in sede europea in materia di servizi per l'infanzia sono ancora largamente disattesi. Come è evidenziato nella nostra mozione, infine, un'efficace sostegno alle famiglie non può prescindere da un insieme di politiche abitative che possano garantire un alloggio ai nuclei che non possiedono sufficienti risorse proprio per acquistarne o locarne uno, al fine di realizzare pienamente il diritto alla casa. Gli strumenti adottati a sostegno di tale politica sono tuttavia poco utilizzati, anche a causa del recente rimaneggiamento che ne ha voluto fare il Governo con la legge di stabilità di due anni fa. In conclusione del mio intervento vorrei citare la definizione dell'OCSE in base alla quale si definiscono politiche per la famiglia quelle che aumentano le risorse per i nuclei familiari con figli a carico, favoriscono lo sviluppo del bambino, rimuovono ostacoli ad avere figli, promuovono la conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare e pari opportunità nell'occupazione. È in questo senso che bisogna operare, attraverso l'implementazione delle strutture sul territorio, il miglioramento dell'integrazione tra servizi pubblici e privati, l'adozione di misure economiche di sostegno al reddito, le agevolazioni fiscali, tra le quali il meccanismo del quoziente familiare, l'applicazione dell'aliquota agevolata dell'IVA al quattro per cento sui prodotti per l'infanzia e specifiche forme di sgravi contributivi in favore delle famiglie numerose. Auspichiamo che, con l'approvazione di questa mozione, il Governo rifletta davvero e seriamente sull'adozione delle misure necessarie a garantire la formazione delle famiglie e l'aumento della natalità, Pag. 87posto che, in esito alle mozioni relative all'infanzia già approvate in questa legislatura, non mi sembra che si siano registrate iniziative particolarmente significative.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sberna. Ne ha facoltà.

  MARIO SBERNA. Signor Presidente, ringrazio davvero il Ministro per avere accolto questa mozione. Ministro, quando lei ha ricevuto la delega quasi un po’ l'ho accolta con stupore, perché, visti i tempi – mi permetta la battuta –, avrei potuto aspettarmi una delega alla famiglia e alle unioni gay. Invece, è stata data alla famiglia, il che vuol dire che gli articoli 29, 30 e 31 di questa Costituzione, per esempio, sono ancora davvero significativi. Cito soltanto un dato, perché poi tutte le mozioni, che ho letto con interesse, ne riportano tantissimi. Ce n’è uno che mi ha particolarmente colpito, ma credo che abbia colpito tutti appena l'avete letto: nel 2050 l'84 per cento dei cittadini italiani saranno inattivi. Ciò significa che non sono nati figli in questo Paese. Prima c'erano degli studenti sulle tribune, penso che nel 2050 non ce ne sarà più nemmeno uno di studente. L'84 per cento inattivi a causa di cosa ? Beh, credo che siano ormai veramente decenni che in questo Paese si continua a ricordare quanto la fiscalità, nei confronti delle nascite in particolare, sia particolarmente oppressiva e punitiva. Fin dal 1995 la Corte costituzionale – quando si parla di diritti – aveva imposto allo Stato italiano giustizia ed equità nei confronti delle famiglie monoreddito numerose. Questa iniquità gigantesca non è mai stata sanata: oggi in Italia le famiglie che pagano più tasse sono quelle monoreddito numerose, cioè le famiglie più povere. Porto anche a tutti i colleghi un esempio che sono solito fare. In precedenza, quando ero presidente dell'Associazione familiare, avevo un reddito, Presidente, di 2.500 euro, tra me e mia moglie; ebbene se io e mia moglie ci fossimo separati o avessimo finto di separarci, come fanno peraltro moltissimi, o addirittura avessimo scelto di non sposarci, avremmo avuto un incremento di quel reddito mensile pari a qualcosa come 800 euro. Fu mandata la nostra dichiarazione dei redditi all'allora Presidente Napolitano con tutti i conteggi del commercialista che dimostravano quanto sarebbe stato un guadagno per una coppia sposata con il matrimonio separarsi, cosa che io e mia moglie e anche gli altri associati non abbiamo fatto in quanto cattolici e non intenzionati a svendere un sacramento con mammona. Ma certamente la dice lunga sulla fiscalità che colpisce la famiglia e la famiglia con figli in particolar modo. Ci sono alcuni esempi che sono quasi di una vergogna eclatante: sappiamo tutti che chi spreca di più paga di più, ma nessuno pensa al numero di contatori che ci vorrebbero perché questa fosse un'affermazione realistica. Abbiamo 100 metri cubi di acqua a tariffa sociale a testa, ma è evidente che famiglie che hanno cinque, sei, sette persone quei 100 metri cubi d'acqua a tariffa sociale li consumano in due giorni e tutto il resto lo pagano qualcosa come quattro volte di più. Per cui, per fare un esempio, il notaio che viaggia in Porsche Cayenne ed è da solo paga l'acqua a tariffa sociale, la famiglia di operai con tre, quattro figli a carico la paga quattro volte di più (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico). Per non dire, Ministro – lei è anche Ministro degli affari regionali – delle addizionali regionali e comunali, che colpiscono in maniera identica i redditi senza guardare quante bocche vengono sfamate con quegli stipendi, lasciando nel dimenticatoio l'articolo 53 della Costituzione sulla capacità contributiva e, se volete, anche sulla progressività.
  Da anni si chiede nel nostro Paese, come in Francia, una sorta di quoziente familiare, noi lo chiamiamo «fattore famiglia». Il quoziente familiare in Francia c’è dal 1948 – 1948 ! –, dal 1978 c’è in Germania lo splitting, che più o meno è la stessa cosa. Siamo nel 2016 e niente di simile ancora c’è in Italia. Basti pensare alla questione delle donne che mettono al Pag. 88mondo un figlio, due figli, tre figli e che a livello pensionistico, Presidente, sono penalizzate per averlo fatto, perché i mesi di aspettativa non retribuita per crescere e allevare il figlio, finché almeno non arrivi all'asilo nido, quelli a fini pensionistici, non valgono. Lei pensi Presidente che in Francia, ad ogni figlio messo al mondo, la donna ha due anni di contributi figurativi e, se ha avuto più di tre figli, il 15 per cento di pensione in più al mese. Cos’è questo se non un gesto di riconoscenza dallo Stato per aver messo al mondo il futuro di quel Paese o anche il presente di quel Paese ? Presente che in Italia non esiste più, perché già sappiamo che abbiamo perso, solo quest'anno, 12 mila nati rispetto a delle cifre che erano spaventosamente già basse. Quindi queste mozioni ci servono anche per ribadire – ringrazio ancora una volta il Ministro perché so che le accoglie con convinzione anche personale, non solo come Governo – che ci sono delle priorità che ci siamo dimenticati. Il Ministro è un Ministro senza portafoglio, quindi queste istanze non può che presentarle al Consiglio dei ministri e cercare di farle diventare priorità, come è necessario che questo avvenga. Se vogliamo dare un futuro al nostro Paese, il punto di non ritorno per alcuni studiosi, anche demografi, l'abbiamo già passato. Significa che è un Paese che non tornerà più evidentemente ad un livello di gioventù tale che gli consenta sviluppo, crescita e futuro; è un Paese morto. In effetti, l'Italia è già un Paese morto e soprattutto un Paese di vecchi e per vecchi e lo sta diventando a sempre di più. Vi sono tanti piccoli segnali.
  Prima si è discusso molto sull'ISEE. Io ricordo che due anni fa mi ero permesso di fare una concreta battaglia in Commissione affari sociali per ricordare quanto anche nell'attuale ISEE i carichi familiari venissero pochissimo considerati, basti pensare che siamo allo 0,30, 0,40, quando va bene, di considerazione per il figlio e a decrescere (più figli hai e meno vengono considerati), quando in Francia è esattamente il contrario, più figli hai e più questo valore cresce per toglierti meno tasse. Lo stesso stipendio che le dicevo prima, Presidente, in Francia semplicemente non varrebbe tassato. Ad avere cinque figli con 2.500 euro al mese semplicemente le tasse sarebbero zero; in Italia – Corte costituzionale docet – sono esattamente quelle famiglie che pagano più tasse. E poi ci stupiamo che abbiamo i documenti dell'Istat che ci affermano che più hai figli e più ti impoverisci; ma l'abbiamo fatto apposta. È da quarant'anni, cinquant'anni, che più la gente mette al mondo dei figli e più viene impoverita. Io credo sia giunto davvero il momento di cambiare. A tal riguardo vi è il fatto che questo Governo recentissimamente ha dato la dignità ministeriale alla delega dalla famiglia, e nella fattispecie all'onorevole Costa qui presente, che è animato da grande passione, anche attraverso quello che ha già dimostrato di aver fatto (che noi apprezziamo, che mettevamo addirittura nella mozione), anticipandoci: l'incontro con un tavolo, con l'associazionismo familiare, con l'associazione delle famiglie che sanno quello che dicono. Spesso in questo Parlamento non si è saputo quel che si diceva, negli anni, per quanto riguarda la famiglia. È davvero ora di ascoltare il Foro delle associazioni familiari e tutto l'associazionismo, perché le risposte alle drammatica situazione delle famiglie soprattutto delle famiglie numerose in questo Paese ci sono. Sono risposte chiare che denunciano le ingiustizie e propongono soluzioni per le stesse.
  Alcune stanno nella nostra mozione, altre con piacere le ho viste nelle mozioni di altri colleghi, altre sono certamente sul tavolo del Ministro, che avendo già dichiarato di accoglierle, lo ringrazio nuovamente per questo, sono certo che farà di tutto perché si trasformino al più presto, con grande priorità, in realtà (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rondini. Ne ha facoltà.

Pag. 89

  MARCO RONDINI. Grazie Presidente. Come ho già avuto modo di dire intervenendo in discussione generale, le mozioni arrivano in Aula all'ombra dei recenti dati Istat sulla denatalità: 488 mila i nati nel 2015, 15 mila in meno rispetto all'anno precedente. È un dato in continuo calo se consideriamo che nel 2014 erano state registrate 5 mila nascite in meno, rispetto all'anno precedente, e che le nascite nel 2013 erano state considerate, da chi commentava il dato, come un minimo storico. Il saldo naturale, cioè la differenza fra nascite e decessi, scende a meno 165 mila. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna, mentre l'età media delle madri al parto sale nel frattempo a trentun anni. Gli ultrasessantacinquenni sono 13.400.000, il 22 per cento della popolazione. In diminuzione risulta sia quella in età attiva, sia quella fino ai 14 anni di età, la prima scende a 39 milioni di persone, il 64,3 per cento del totale, la seconda comprende 8,3 milioni di ragazzi, il 13,7 per cento della popolazione totale. È una fotografia impietosa quella dell'Istat, che ci rimanda l'immagine di un Paese sul viale del tramonto, un Paese dove nascono pochi bambini, che invecchia e che chi può abbandona. Sono 100 mila gli italiani che sono emigrati all'estero quest'anno. La statistica batte un tempo inesorabile, sembra quasi che noi si sia stretto un patto con l'estinzione. Non vogliamo rassegnarci all'idea che al calo demografico rimedino o possano rimediare gli immigrati che colmeranno con nuovi arrivi e alta prolificità l'inverno demografico delle culle vuote che da tanti anni, da troppi anni affligge, il «bel Paese. Né vogliamo accettare che il destino della nostra esperienza storica di civilizzazione sia la decadenza e il tramonto annunciati dalle sirene del politicamente corretto e che l'ineluttabile futuro che ci attende sia l'utopica pacifica società multietnica e multiculturale. Noi riteniamo sia dovere di chi dovrebbe tutelare la comunità che rappresenta e di chi ci governa trovare una soluzione, e non limitarsi magari a prendere atto di una situazione ed annunciare appunto con rassegnazione che al nostro calo demografico faranno fronte gli immigrati. Il condizionale è d'obbligo, in particolare riferendosi all'attuale Governo, alla politica in materia di immigrazione adottata, che meglio sarebbe definire «invasione assistita» che di fatto tende ad agevolare quale soluzione al calo demografico la sostituzione della popolazione autoctona con gli immigrati. Allora che fare ? Noi attraverso i nostri impegni indichiamo alcune soluzioni che vanno nella direzione di un sostegno pratico e praticabile in termini economici alle famiglie. Certo, il contesto nel quale dovrebbero trovare spazio le soluzioni prospettate nei nostri impegni, ma anche quelli prospettati da alcune mozioni dei nostri colleghi, è un contesto diverso da quello che offre questo Governo. Un Governo invece in tutt'altre faccende magari affaccendato. Noi riteniamo che oggi ci siano degli ostacoli che vadano assolutamente rimossi. Difficoltà lavorative, abitative e un senso di precarietà diffuso, pesano sul desiderio di genitorialità delle giovani coppie.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  MARCO RONDINI. Sono ostacoli di natura economica, ma anche culturali. Non sono sufficienti gli spot come il «bonus bebé» che di fatto sembra non avere invertito la rotta della denatalità; quegli 80 euro mensili che vengono riservati purtroppo anche agli extracomunitari. Noi ritenevamo che dovessero essere riservati alle famiglie degli italiani ed eventualmente ai cittadini extracomunitari che abbiano perlomeno mostrato di volersi integrare.
  Questo è il contesto logico all'interno del quale le soluzioni da noi prospettate dovrebbero trovare dimensione, altrimenti non ci resta che affidarci a delle sentenze, come quella del Consiglio di Stato, che interviene opportunamente sul nuovo ISEE, stabilendo che le indennità di accompagnamento e tutte le forme risarcitorie non servono a remunerare, ma a compensare l'inabilità. Ecco, noi crediamo che purtroppo questo Governo si possa Pag. 90fermare solo attraverso questo tipo di sentenze.
  Avevamo fatto notare, anche intervenendo in discussione, quando è stata approvata la legge di stabilità, che sul nuovo calcolo dell'ISEE – e lì, se si voleva andare incontro alle esigenze delle famiglie, si poteva intervenire rivenendo il nuovo calcolo dell'ISEE – avevamo provato a far presente al Governo che poteva fare marcia indietro, ma non lo ha fatto. Noi riteniamo che sbagliare è umano, ma perseverare sia diabolico.
  Ed ancora, visto, e a dimostrazione del fatto che questo Governo è animato dalla perseveranza nello sbagliare, vi è quel nuovo decreto, un favore alle banche, con il quali permettete alle banche di portare via la casa ai cittadini che si trovano in difficoltà economica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, la società italiana oggi è la sintesi di diversi fenomeni dai quali è direttamente influenzata. Una maggiore speranza di vita, un numero di nascite in calo, ampi fenomeni migratori, un welfare che non risponde più ai reali bisogni della collettività. I dati a disposizione sono importanti se usati per il miglioramento delle politiche sociali in corso, ed in questo momento storico, questi dati sono allarmanti ! Infatti, secondo le recenti rilevazioni Istat, in Italia nel 2015 sono nati 488.000 bambini, 15.000 in meno rispetto al 2014, e si è verificato un tasso di mortalità più alto fra la popolazione anziana.
  La famiglia ha avuto e ha ancora un ruolo fondamentale nella nostra società; è il luogo dove con la solidarietà fra generazioni si compensano le carenze dello Stato, è il nucleo nel quale si formano i cittadini di domani. La realtà descritta è quella di un Paese in debito demografico, con dinamiche sociali che gravano su previdenza, spesa sanitaria e assistenza più che nel passato. Il numero delle famiglie è aumentato, ma si è ridotta la loro dimensione.
  Nel 1951 la famiglia era composta in media da quattro persone, oggi al massimo da due. La famiglia si è compattata, perché i giovani restano più a lungo nel nucleo di origine e i figli tornano dai genitori dopo separazioni e divorzi, o dopo un'emancipazione non riuscita, o a seguito di una convivenza finita male. Questa modernizzazione dei componenti familiari ci dice che la propensione al matrimonio tradizionale è in crisi, mentre sono in aumento i matrimoni civili, le unioni libere e i figli nati fuori dal matrimonio. Si pensi che un nato su quattro ha genitori non coniugati o è figlio di nuove convivenze, perché procreato da coppie con precedenti matrimoni alle spalle. I nuclei uniparentali hanno superato i sette milioni e mezzo e rappresentano il 30 per cento della realtà familiare italiana. La maggior parte delle persone sole è ascrivibile alla fascia di popolazione anziana, e l'11 per cento ha più di 85 anni ed è donna.
  Dal punto di vista ambientale e urbanistico va registrato uno spopolamento delle aree rurali e montane in direzione delle aree metropolitane, che però presentano periferie affollate e degradate, dove le famiglie vivono in edilizia poco qualificata, con infrastrutture e servizi insufficienti, e dove il rischio di marginalità e devianza sono molto elevati. La crisi economica ha ridotto la spesa per i consumi e molte famiglie pur di mantenere un decoroso standard di vita hanno assottigliato i loro risparmi e in non pochi casi si sono anche indebitati.
  Nel 2012 quasi il 38 per cento delle famiglie ha ricevuto trasferimenti sociali, al netto dei quali, il rischio povertà sarebbe di cinque punti superiore; da ciò consegue un rischio di povertà in Italia che si configura come più alto della media dei Paesi dell'Unione europea e coinvolge quasi il 20 per cento delle famiglie.
  Fra i nuovi poveri ci sono: pensionati al minimo; gli anziani soli e non autosufficienti; le madri lavoratrici con figli piccoli e i disabili. L'invecchiamento della popolazione porta con sé le disabilità e le Pag. 91marginalità sociali, a meno di non strutturare adeguate forme di aiuto e di assistenza che consentano alle categorie più vulnerabili di continuare a vivere in modo autonomo e partecipare alla vita sociale.
  Finora il settore del non profit ha rappresentato una risorsa che ha sopperito alle carenze dello Stato nel campo dell'assistenza, ma tali organizzazioni dipendono dal finanziamento pubblico con tagli imposti dalla crisi che ne ha ridotto l'efficacia. È compito dello Stato assicurare a tutti i cittadini una condizione di dignità e giustizia, garantendo in particolare le fasce di popolazioni più vulnerabili, perché una società è civile se in essa nessuno si sente escluso o è ultimo. Queste le motivazioni alla base degli impegni richiesti al Governo attraverso la mozione, che partono soprattutto dal rispetto dei principi di solidarietà politica, economica e sociale, sanciti nell'articolo 2 della nostra Costituzione.
  Auspico, a nome di Scelta Civica, un impegno tangibile volto alla promozione di concrete politiche sociali, secondo il principio delle pari opportunità, che rispondano a precise esigenze delle famiglie e che siano tali da riuscire a incoraggiare una natalità sufficiente a contrastare il processo di invecchiamento della popolazione, che purtroppo, contrariamente a quanto auspicato, non trova una risposta efficace neppure nell'integrazione degli immigrati. Purtroppo, in questo contesto e con le prospettive poco rassicuranti con le quali dobbiamo fare i conti, non è più il tempo di raccontarci che il bilancio è fatto di numeri. I numeri si possono orientare e questo risponde a precise scelte politiche. Sostenere la famiglia, con azioni tangibili slegate dal mero assistenzialismo, consente di tagliare altre spese e di qualificare la nostra società rispetto a standard più evoluti che in altri Paesi europei hanno già sperimentato, raggiungendo risultati ottimali.
  Dovremmo evitare di trovarci, come stiamo facendo oggi, a parlare di famiglia e non essere consequenziali nelle scelte di politica economica, o ad assumere le vesti di paladini di un nuovo umanesimo mentre ci lasciamo strattonare dalla logica del profitto. Abbiamo dimostrato una grandissima solidarietà nell'accoglienza, ma questa fotografia del Paese ci dice che abbiamo perso di vista qualcosa di fondamentale per la società: la famiglia. Questa contraddizione è percepita dai cittadini, che si vedono sorpassati nei diritti più elementari dagli immigrati. Prima di esasperare gli animi e penalizzare chi, in questo Paese, vive nel rispetto delle regole e della politica fiscale, con tutti gli oneri e gli onori che ciò comporta, si impone una riflessione. Le mozioni che stiamo per approvare vanno in questa direzione. Più concretamente riteniamo necessario oggi promuovere misure per la revisione complessiva del regime fiscale della famiglia, in modo da dare concreto sostegno all'istituzione del nucleo familiare e alla piena assunzione degli impegni connessi alla genitorialità.
  Partendo dalla consapevolezza di un welfare in difficoltà, chiediamo ogni misura necessaria ad incentivare azioni a sostegno della genitorialità e al sistema dell'accoglienza dei minorenni allontanati dalla famiglia di origine, come così definito dal quarto Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, riorganizzando il sistema locale dei servizi di prossimità e degli interventi di sostegno per garantire risorse uniformi, stabili, complementari a tutte le famiglie, secondo il principio delle pari opportunità.
  Solo la sintonia tra società e istituzioni può consentire al Paese di crescere e alla società di cogliere le sfide della modernità. L'attuale squilibrio fra popolazione attiva e non ci impedisce di essere competitivi con le moderne economie, e questo non ce lo possiamo permettere se vogliamo vivere in Europa la globalizzazione da protagonisti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Calabrò. Ne ha facoltà.

  RAFFAELE CALABRÒ. Onorevoli colleghi, signor Presidente, signor Ministro, Pag. 92pochi giorni dopo la presentazione di questa mozione, a ricordarci l'urgenza di una politica sistematica a sostegno della famiglia, sono intervenuti i nuovi dati Istat, che riportano un nuovo minimo storico nel tasso di natalità dall'Unità d'Italia.
  Si continua ogni anno a sperare in un'inversione di tendenza rispetto a un trend che da anni ci vede agli ultimi posti in Europa. In Italia si ha una media di 1,4 figli per donna, di fronte a numeri più alti in Europa, intorno a 2 per donna. Il dato europeo, rilevante ed apparentemente anomalo, è che il maggior tasso di fertilità corrisponde a un tasso di occupazione femminile più alto: in altre parole, si fanno più figli laddove le donne vanno a lavorare e non dove stanno a casa; all'opposto, in Italia, per motivi culturali e per mancanza di politiche indirizzate alla famiglia, si pensa ancora che la donna che lavora debba rinunciare ad avere figli.
  Ma c’è un altro aspetto che desta preoccupazione e che spesso resta ai margini del dibattito politico: ci siamo assuefatti all'idea di un Paese a bassa natalità per colpa della crisi, delle esigenze di carriera, della mancanza di servizi, della conciliazione impossibile tra casa e lavoro. Ci stiamo facendo sopraffare da una trasmissione comunicativa e mediatica che bolla i valori e le politiche di sostegno alla famiglia come segno di arretratezza. Sopraffatti da quest'idea imperante, abbiamo sottovalutato una crisi della famiglia che è economica e antropologica allo stesso tempo; ne è la riprova quanto è accaduto negli ultimi mesi, che hanno visto il dibattito politico e parlamentare concentrarsi sulle unioni civili e sulla stepchild adoption. Abbiamo riconosciuto alcuni diritti alle coppie omosessuali – misura che andava senz'altro fatta – ma le priorità adesso non sono certo le adozioni gay: non è il Paese che ce lo chiede.
  Onorevoli colleghi, possiamo approvare tutte le riforme costituzionali necessarie, ammodernare la pubblica amministrazione, riscrivere il Jobs Act, ma se dimentichiamo la famiglia e se non invertiamo il tasso di natalità a chi consegneremo questo Paese moderno che con fatica stiamo cercando di disegnare (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)) ? Stiamo evidentemente sottovalutando le conseguenze di un Paese che invecchia senza più fare figli, condannando il nostro Paese a un impoverimento economico per quella scontata ma ormai dimenticata equazione che associa il numero di figli alla crescita del PIL. Non possiamo dimenticare che l'incremento del tasso di natalità nel medio e lungo termine è un vantaggio incomparabile in termini economici per lo sviluppo di un Paese, comportando un incremento della produttività, maggiore numero di occupati, di consumatori e di contribuenti. E come pensiamo di invertire il tasso di natalità se oggi è diffusa l'idea che una delle prime cause di povertà in Italia è mettere al mondo un figlio ? Lo Stato, noi che sediamo in quest'Aula, abbiamo la responsabilità sociale e il dovere di adottare efficaci politiche a sostegno della famiglia e della natalità. Lo dobbiamo alle famiglie italiane, che in questi ultimi anni sono state sottoposte a un gravoso sistema fiscale ma che hanno reagito con ulteriori sacrifici evitando al Paese il tracollo.
  Onorevoli colleghi, è il welfare familiare, quello di fatto, quello nei fatti, quello informale ma fondamentale, che permette la cura di anziani e disabili da parte dei familiari o l'assistenza dei neonati da parte dei nonni, se i genitori sono al lavoro, o il sostegno economico dei giovani senza occupazione. È il welfare familiare che sopperisce spesso alle carenze di quello pubblico, ma il welfare familiare ha sempre meno risorse e rischia un crollo irreparabile. Ecco perché Area Popolare ritiene prioritario adottare le misure previste nella mozione che ci accingiamo a votare. Non bastano i singoli provvedimenti, che non sono certo mancati in questi due anni, a favore delle famiglie: il rifinanziamento del «bonus bebè», il diritto alla maternità INPS, il congedo parentale ai papà, fino all'istituzione della carta di famiglia. Se vogliamo che in questo Paese si torni ad avere culle piene, dobbiamo dare vita a quella società naturale Pag. 93fondata sul matrimonio che non è – come dicevano i colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma è come recita l'articolo 29 della Costituzione – e il collega Lupi – che lo dice nella sua mozione – basata sulla genitorialità in grado di mantenere, istruire ed educare i figli.
  Dobbiamo dare seguito concreto – ripeto: concreto – alle misure a sostegno di una maggiore occupazione femminile, garantire maggiore assistenza alle famiglie e permettere di affrontare con lungimiranza un problema economico e sociale molto reale. Dobbiamo realizzare interventi che consentano soprattutto alle donne di poter conciliare il lavoro con la famiglia; dobbiamo agevolare fiscalmente quei nuclei che hanno più figli o puntare all'elevazione degli attuali massimali per figli a carico, riconoscendo una più accentuata progressione per le famiglie più numerose.
  Non si può andare avanti solo a colpo di «bonus bebè». È necessario prendere un impegno preciso, coordinato e non sporadico. Le famiglie hanno diritto a molto di più di semplici, per quanto sostanziosi, contributi economici. In questi anni, per mancanza di risorse economiche, ci siamo misurati con premi, bonus e sconti in favore di varie categorie di soggetti, ma è necessario accelerare e pensare, con serietà, strutturalmente alla componente finora più trascurata, ma capace di fare veramente la differenza, i figli, per giustizia e davvero per dare altro e buon verso a questo tempo e a quest'Italia. Insomma, dobbiamo fare quello che hanno già attuati i vicini francesi e la rigorosa Germania e, se l'hanno fatto loro, possiamo farlo anche noi. Sono Paesi che hanno compiuto scelte che hanno contribuito a creare una cultura economica e fiscale amica della famiglia senza scontri ideologici.
  È il caso della laica Francia, dove le politiche a sostegno della famiglia sono in atto da decenni e sono diventate patrimonio comune. Lì il quoziente familiare esiste già dal remoto 1945. La famiglia è la spina dorsale di ogni nazione e per questo anche la Francia l'ha sostenuta, pena la crisi del Paese. La Germania, la locomotiva economica d'Europa, elargisce da anni aiuti sostanziosi alle famiglie.
  La replica al MoVimento 5 Stelle che ride – e cito testualmente – «della mozioncina della destra liberista»...

  PRESIDENTE. Deve concludere, collega Calabrò.

  RAFFAELE CALABRÒ. Concludo, Presidente. Perché i valori della famiglia tradizionale, che sarebbero, come sostiene il MoVimento 5 Stelle, ormai incompatibili con gli assetti economici del moderno capitalismo, arrivano direttamente dalla Francia e dalla Germania, che hanno lo stesso nostro sistema economico e si premurano ugualmente di adottare misure a sostegno della natalità e della famiglia attraverso incentivi fiscali e sociali, perché ritengono ancora fondamentale sostenere la famiglia che, come perno dello sviluppo economico della società, evidentemente non può scomparire e non è e non sarà mai incompatibile con alcun sistema liberista (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Nicchi. Ne ha facoltà.

  MARISA NICCHI. Grazie, Presidente. Io non vorrei rompere questa atmosfera di buoni propositi, una sorta di enfasi che aleggia in quest'Aula, per ricordare alcuni dati che ci riconducono ad una realtà un po’ più prosaica e, cioè, il fatto che in Italia la spesa per la famiglia è il 4,7 per cento della spesa sociale, mentre nell'Unione europea è dell'8,3 per cento; la spesa pubblica per le famiglie in rapporto al PIL in Italia è dello 0,9; in Francia del 3,5; in Germania del 3; in Europa è del 2,3. Siamo al venticinquesimo posto nell'Unione europea a 27, cioè siamo in fondo.
  E, allora, io credo che da qui si debba partire. Credo che noi dobbiamo partire con una nostra visione (lo dico alla collega Miotto). Noi abbiamo qui una visione con cui affrontiamo questo tema, che oggi è Pag. 94all'ordine del giorno. Con la nostra visione noi non possiamo che vedere, scorrendo le mozioni, un elenco di impegni abbastanza vaghi, alcuni discutibili, molti condivisibili, tutti però condizionati alla compatibilità di bilancio. E, allora, è facile la retorica familistica a costo zero o a pochi spiccioli, quelli previsti e introdotti nella legge di stabilità.
  Tutto ciò con un corollario che voglio introdurre: che a queste ideologismo poi si aggiunge il ritardo accumulato dal nostro Paese in merito ai diritti civili. Infatti, l'Italia indossa, in questa materia, la maglia nera in Europa. Il provvedimento sulle unioni civili è arrivato al Senato a compimento, deprivato del diritto all'adozione dei bambini già nati delle famiglie omosessuali. Un'occasione persa per una riforma civile, umana, che era stata costruita su un compromesso minimo ma che aveva il merito di cancellare una macchia originaria, riconoscendo uguali diritti ai bambini a prescindere dalla famiglia di cui facciamo parte o di come siano venuti al mondo. Come quando superammo lo stigma sociale dei figli di madre nubile – qualcuno se lo ricorda –, dei figli nati fuori o dentro il matrimonio, legittimi o illegittimi.
  Io lo dico con tutta la fermezza: è ancora aperta nel nostro Paese la battaglia per il superamento di inaccettabili cittadinanze di seconda classe. Sinistra italiana è pronta per questa battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) ! È quella seconda classe che vede, da una parte, individui condannati per ragioni personali senza scampo alla sterilità e per questo ritenuti inidonei a diventare ed essere genitori; dall'altra, bambini figli invisibili, senza tutele e guardati con sospetto.
  Noi siamo pronti per mettere rimedio a questa ingiustizia e a questa sofferenza. Non c’è un unico modello di famiglia da far valere come una camicia di forza sulle reali relazioni umane, quelle tra i sessi e quelle di filiazioni, e noi non possiamo parlare di famiglia e genitorialità, denatalità, senza riflettere sull'occasione persa, che era alla portata di mano di una maggioranza progressista, che non ha fatto, però, valere la sua forza (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà), ha tenuto le mani in tasca, non ha arginato la pretesa di usare una legge, la forza della legge, per imporre un proprio punto di vista: una discutibile, molto discutibile, prevaricazione di un convincimento morale su quello degli altri, oltre il confine che uno Stato laico traccia tra fede, convincimenti morali, e legge, per garantire la pluralità e il rispetto di tutte le posizioni.
  Per noi, quando si parla di famiglie, ci sono due chiavi: la prima è un'idea plurale delle relazioni familiari, dei progetti, basata sul rispetto, reciprocità, responsabilità e, quindi, su relazioni etero, omosessuali, single, con figli e senza figli, questi dimenticati, troppo spesso dimenticati e troppo spesso esposti ad una marginalizzazione e ad una povertà. E l'altra chiave è la rimozione degli ostacoli che impediscono alle donne di autodeterminarsi, di lavorare e di poter regolare liberamente la propria fecondità. C’è un nesso diretto tra natalità, accesso delle donne al lavoro, riconoscimento sociale della cura delle persone e benessere generale: un nesso che la retorica familistica occulta, cancella.
  Noi siamo per le famiglie, siamo per una vera battaglia contro la precarietà esistenziale e materiale, ed è questa una delle ragioni che stanno alla base della caduta delle nascite. Noi siamo per una cura ad accavalli di investimenti pubblici, innovativi, di infrastrutture sociali, cioè di servizi di stampo europeo per la cura delle persone, per accedere alla casa, al lavoro, che sono, anche queste, occasioni di buoni posti di lavoro. Un new deal: un new deal liberato da una logica familistica e da un tratto predominante maschilista, che metta al centro il benessere delle persone e la loro autonomia. Una strada diversa dalla filosofia dei buoni elargiti per concessione di chi governa, come, per esempio, la coazione a ripetere degli 80 euro: una logica discrezionale, che, a seconda di chi governa, insegue i propri fantasmi, Pag. 95come quello della regione Lombardia, che ha escluso i bambini adottati dall'elargizione dei buoni bebè.
  Noi vogliamo essere concreti, e la madre della battaglia è una battaglia politica: quella, nelle sedi UE, di fare come per le spese della lotta contro il terrorismo, cioè quella di escludere dal Patto di stabilità le spese relative ai servizi sociali e al welfare, per incentivare una stagione di innovazione sociale, che vuol dire – e noi l'abbiamo scritto, con impegni concreti – redistribuire e condividere le responsabilità di cura tra padri e madri, investire sul lavoro delle donne – che è questa la base, la battaglia fondamentale – con forme di lavoro anche smart working, facendo del bisogno di cura, in crescita esponenziale del nostro Paese, l'asse su cui immaginare ogni cambiamento.
  Si stanzino adeguate risorse finanziarie per i servizi degli asili nido. Dove sono andate le promesse di Matteo Renzi ? Si metta il segno «più» al Fondo per l'infanzia, al Fondo per le politiche sociali, al Fondo per l'accesso alle abitazioni e locazioni, che è stato azzerato ! Si dia priorità all'edilizia residenziale pubblica, per l'affitto, per un programma di recupero, si tutelino le famiglie dall'esproprio delle banche, come rischiano di trovarsi molte famiglie esposte.
  Chi va a Berlino lo vede, lo tocca con mano, visivamente, il nesso logico tra un grande patrimonio di edilizia residenziale pubblica e tante giovani famiglie con bambini. Si aggredisca la povertà sotto forma della deprivazione culturale che colpisce tanti bambini, lasciando loro delle stigmate incredibili. Ogni politica deve partire da un nesso: diritti sociali, uguaglianza, benessere delle persone, riconoscimento della pluralità delle famiglie. È un cambiamento in atto, che già avviene nella realtà e che va registrato pienamente, come successe quando le lotte delle donne misero in discussione l'impianto patriarcale della famiglia, smantellando i capisaldi del diritto di famiglia di origine fascista. Oggi questo salto guarda e deve affrontare i rapporti tra le persone dello stesso sesso e l'accesso alla filiazione.
  La famiglia è una costruzione umana e sociale. La cosiddetta famiglia naturale, nella realtà, non esiste più come l'unica possibile, e non è quella, che, di per sé, garantisce il benessere delle donne e dei bambini, vista la persistenza della violenza familiare che colpisce proprio questi soggetti. Perché, è chiaro, la famiglia è importante, ma le famiglie fanno anche male. Si riconosca dunque a tutti e a tutte di decidere con libertà e responsabilità come vivere, sposarsi, convivere, diventare ed essere genitori, in autonomia, senza giudizio e pregiudizio (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Palmieri. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie, Presidente. Siamo alla fine di una lunga giornata e, quindi, è comprensibile la stanchezza, anche rispetto a questa serie di mozioni sulla famiglia, che rischia di essere uno stanco rito che affrontiamo così, perché in queste ultime settimane, in questi ultimi mesi, si è parlato di famiglie nell'altro ramo del Parlamento e, quindi, tocca anche a noi. Invece, questa è un'occasione importante, alla quale io vorrei dare il contributo, a nome del gruppo Forza Italia, con tre semplici e brevi riflessioni. La prima è questa: la crisi demografica non è una cosa di oggi, non nasce ieri, non nasce cinque anni fa, è un processo che si è avviato alla fine degli anni Settanta, quando, di fatto, è avvenuto il dimezzamento del tasso di natalità del nostro Paese. Io credo che in quel punto sia successa una frattura nell'umano. Presidente, noi esseri umani siamo fatti sostanzialmente di due cose: siamo fatti di desiderio, da un lato, desideri tanti, infiniti, e, dall'altro lato, di relazione, perché nasciamo da una relazione tra un uomo e una donna, nasciamo nella relazione tra la madre e un figlio e, in quell'epoca, è avvenuta questa frattura culturale per cui il dato della relazione è stato di fatto cancellato e messo da parte ed è rimasto Pag. 96solo l’«io», colmo di desiderio. Lì, a mio avviso, c’è l'origine culturale di quello che oggi ci troviamo a commentare in quest'Aula – per la verità ci troviamo a commentare in quest'Aula da tanti anni, perché io sono qui, come lei sa, dal 2001 – e, quindi, da questo punto di vista, io credo che sia importante mettere a fuoco anche questo primo spunto di riflessione.
  Il secondo punto è questo: Presidente, mi rivolgo ancora a lei, perché lei rappresenta un gruppo che è l'unico gruppo in quest'Aula che può permettersi il lusso di parlare al presente e al futuro, perché non ha mai avuto l'onere di governare. Ovviamente io mi auguro che non ce l'abbia mai, però ha questo indubbio vantaggio, tattico e comunicativo. Allora, per chi come me e come noi appartiene a una forza che ha governato nove anni negli ultimi vent'anni, invece, corre l'obbligo di fare i conti con la propria storia di partito di Governo e di maggioranza di Governo. E allora, a me, con orgoglio, tocca di ricordare in quest'Aula che, durante i nostri Governi, sono state adottate delle misure importanti a favore della famiglia, soprattutto nel triennio 2003-fine 2005.
  Lo dico perché lo rivendico e lo rivendichiamo con orgoglio, quanto è stato fatto, perché normalmente questo non viene riconosciuto, ma anche perché è giusto rendere conto ai cittadini; e noi abbiamo il dovere di parlare con consapevolezza ad essi della nostra storia, divenendo quindi credibili per il loro futuro.
  Noi in quell'epoca introducemmo una serie di misure di carattere normativo e fiscale che andavano in direzione non del quoziente familiare ma di un'altra iniziativa, che il compianto professor Marco Martini aveva ipotizzato: un sistema di deduzioni basate sul fatto che ogni essere umano, ogni figlio che veniva al mondo valeva – tra molte virgolette, evidentemente – una certa quota di denaro, cioè il denaro che la famiglia spendeva per accudire la nuova creatura. E per questo, nell'ambito della doppia riforma fiscale che approvammo nel 2003 e nel 2005, oltre a ridurre le tasse e le aliquote, impostammo un sistema di deduzioni per le quali un figlio, nato o adottato poco importa, valeva, per così dire, 2.900 euro. Alla stesso modo introducemmo la stessa deduzione per le badanti, cioè per coloro che aiutavano le famiglie a farsi carico della cura degli anziani; e allo stesso modo nel 2005 introducemmo una deduzione ancora più cospicua a favore dei figli con disabilità. Ma questo è solo uno dei provvedimenti: potrei ricordare il bonus bebè, potrei ricordare gli interventi previsti nella stessa legislazione del lavoro, che noi mettemmo in campo perché volevamo dare una «carezza» ed un segnale di coraggio a tutti coloro che avevano il desiderio, la voglia di mettere al mondo dei figli.
  Allora – e vado a conclusione –, io ho letto tutte le mozioni, evidentemente, e annuncio che Forza Italia voterà favorevolmente tutte le mozioni presentate da tutti i gruppi, così come abbiamo votato quasi integralmente gli emendamenti proposti dal suo gruppo, perché ne condividevamo il contenuto. E accanto a questo, come ha già ricordato da ultimo la collega Nicchi in un intervento nel quale c'era ben poco da condividere, è però evidente che se incentivassimo misure per così dire nuove, tipo lo smart working da un lato e un part-time vero e sostenuto adeguatamente, queste sarebbero misure che consentirebbero alle donne di non compiere dolorose rinunce tra famiglia e lavoro. Ma, dicevo, se tutti i dispositivi, tutte le nostre mozioni fossero messe in campo da questo Governo (cosa di cui dubito, visto l'interesse del Governo per la nostra discussione), se questo avvenisse, avremmo la miglior legislazione pro famiglia dell'intero universo. Ma – e qui termino, Presidente – questo basterebbe ? Troveremmo ancora tante donne e tanti uomini, tante mogli e tanti mariti disposti a farsi carico del bellissimo sacrificio che comporta mettere al mondo e crescere dei figli ?
  Su questa domanda, Presidente, termino il mio intervento, auspicando che davvero si possa riprendere un percorso di interventi concreti a favore della famiglia...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

Pag. 97

  ANTONIO PALMIERI. ...da parte di questo Governo, e che possano essere un sostegno e un incoraggiamento a coloro i quali credono che accogliere una nuova vita, accogliere dei figli vuol dire accogliere creature che portano gioia, profondità e futuro. Su questa battaglia culturale non solo la politica, ma anche i media e coloro che sono nel nostro Paese opinion leader hanno e avranno molto da dire, perché il primo punto – e torno all'origine del mio intervento – è che occorre sanare la frattura che ho descritto all'inizio, tra desiderio e relazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Giulia Di Vita. Ne ha facoltà.

  GIULIA DI VITA. Presidente, oggi in quest'Aula stiamo celebrando le solite ipocrisie e, tanto per cambiare, sulla carne viva degli italiani: le famiglie e i nostri bambini.
  Stavolta l'ipocrisia è targata NCD: Maurizio Lupi presenta una mozione che sostanzialmente non impegna il Governo a fare nulla di concreto e pratico per favorire le famiglie italiane. Si tratta di tre punti che più generici non si può, e su cui nessuno si può dire contrario. Infatti sono di gran lunga più interessanti le premesse della mozione: da queste si comprende quale sia il vero motivo, prettamente politico e non pragmatico, per cui NCD presenta questa mozione, e perché proprio in questo particolare momento, ovvero la scorsa settimana, quando il dibattito sulle unioni civili in Senato era più caldo che mai. Nelle premesse, infatti, i deputati di NCD sottolineano più volte quale sia la tipologia di famiglia che pare avere più valore e più dignità di altre, tacciando perfino di ipotetica supponenza chi la pensa diversamente.
  Ecco, il nocciolo della questione è tutto qui. Non della famiglia, non delle difficoltà dei genitori più o meno giovani, non dello sviluppo e dei diritti dei bambini, non del supporto alle giovani coppie, non delle crisi familiari che attraversano i nostri concittadini: si tratta solo di posizioni politiche e polemiche di un partito che esiste solo per far stare in piedi il Governo Renzi, e di cui onestamente la maggior parte della gente se ne sta altamente «fregando». Il problema purtroppo però è che la rappresentatività popolare quasi nulla di NCD non corrisponde al grosso peso politico che invece esercita nei confronti del PD, anche quando quest'ultimo ha tutti gli escamotage per relegarlo a quello zero virgola qualcosa che gli spetta.
  Un secondo aspetto da evidenziare, e che dimostra l'assoluta ipocrisia e falsità intellettuale che si cela dietro questa mozione, è che la delega alla famiglia è stata affidata, in seguito al recentissimo «rimpastino» di Governo avvenuto quasi in silenzio, guarda un po’ ad Enrico Costa, Ministro per gli affari regionali e le autonomie che tutti sanno essere molto attinenti con la famiglia. E di che partito è Costa ? Ovviamente di NCD ! Quindi, ricapitolando: NCD, che ha la delega alla famiglia, presenta una mozione per impegnare NCD in generiche politiche per la famiglia. Diventa sempre più bizzarro, non trovate ? Ricorda un po’ il PD che si rifiuta di approvare le proposte di legge del PD. Come vi assomigliate, pure nei paradossi per i quali non provate più nemmeno un minimo di pudore !
  Le mosse di NCD sono da sempre soltanto un puntare i piedi per imporsi e arrabattare qualcosa: delle sfide politiche, provocazioni belle buone a cui il PD soccombe ben volentieri. Quando si tratta di diritti civili, infatti, ricordiamo che fin dai tempi della proposta di legge contro l'omofobia nel 2013, nonostante il PD abbia in questa Camera la maggioranza, più i voti del MoVimento 5 Stelle, di SEL e di parte di Scelta Civica, che hanno addirittura firmato il famoso disegno di legge cosiddetto Scalfarotto, cosa che non faremo mai più, esso ha subito cercato l'accordo con NCD, a partire addirittura dai lavori in Commissione: come infatti dimenticare la mitica coppia di relatori Leone e Scalfarotto ? Per approvare infine una legge vuota e contraddittoria, per certi Pag. 98aspetti peggiore perfino della Cirinnà. Ed è inutile che provate ad incantare i cittadini con la storiella degli equilibri di Governo, o come dicevate allora, della necessità di un'approvazione all'unanimità: ma chi volete far ridere ? Lo avete fatto nel 2013, quando non avevate alcun problema di numeri e di tenuta della maggioranza, oppure di «grillino-fobia», solo e soltanto perché è il Partito Democratico stesso che non vuole in realtà portare avanti i diritti civili: lo vuole solamente qualche esponente fra di voi, che si ritrova sempre solo in queste battaglie, e che mi chiedo infatti cosa ci resti a fare. Entrambe le proposte di legge sappiamo benissimo che non vedranno mai la luce: la legge cosiddetta Scalfarotto è insabbiata in Senato da allora, e lo stesso avverrà qui alla Camera con le unioni civili, che nemmeno avete previsto per il calendario del prossimo mese. Del resto se così non fosse le avreste già approvati nei decenni passati, in cui siete stati al Governo alternandovi con Berlusconi. Come diceva qualcuno, tra PdL e «PD meno elle» non c’è mai stata alcuna differenza: grazie per questa ennesima conferma !
  Il PD potrebbe imporre qualsiasi cosa ai propri compari di Governo, perché davanti ad un'eventuale crisi di Governo chi sicuramente alle prossime elezioni sparirà è di certo NCD: quindi se ne guardano bene. E invece no: NCD sembra imporre, pretendere e porre veti, e il PD sembra cedere, piegarsi e accontentarli a malincuore, con la tristezza negli occhi; tutte sonore balle ! Gli obiettivi di NCD e PD sono gli stessi: NCD è solo il comodo alibi del PD, che può scaricare le proprie colpe a tratti su quegli inaffidabili grillini fissati col rispetto delle regole e della democrazia che tanto vi danno fastidio, e a tratti su NCD perché costretti, poverini. La solita vecchia storia: nemmeno avere il Ministro dell'interno indagato per abuso d'ufficio vi tange; quindi, figuriamoci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Fatta questa doverosa premessa, altrimenti chi ci segue potrebbe pensare che il Parlamento si stia davvero occupando delle famiglie italiane, il MoVimento 5 Stelle si è voluto tirare fuori da questo festival dell'ipocrisia. Anche per rispondere alla collega Miotto, che chiedeva quale fosse la linea del MoVimento 5 Stelle: è proprio questa, tirarci fuori dall'ipocrisia; e piuttosto che presentare una nostra mozione, abbiamo preferito presentare degli emendamenti proprio alla mozione Lupi ed altri n. 1-01124 (Nuova formulazione): così, giusto per dare l'idea di come una mozione faziosa e vuota avrebbe potuto invece diventare una raccolta seria di proposte ed impegni per il Governo. E infatti, una volta eliminate dalle premesse gli orrori più fastidiosi, abbiamo proposto delle misure molto concrete, e alcune facilmente attuabili: il reddito di cittadinanza, l'unico strumento efficace davvero contro la povertà e che potrà dare ossigeno alle famiglie italiane in maggiore difficoltà, e farle raggiungere così quel minimo di serenità che serve per pensare un progetto di vita.
  Risolvere l'indecente vergogna del nuovo calcolo dell'ISEE, l'indicatore di ricchezza a cui avete pensato bene di aggiungere come voce di reddito anche le provvidenze assistenziali tipo pensioni di invalidità e accompagnamento, e nemmeno il Consiglio di Stato, che ha condannato il vostro operato, vi ha spinto a rimediare il più presto possibile. Anzi, nel nuovo ddl Poletti contro la povertà, a questo ISEE, per adesso illegittimo, volete correlare l'erogazione delle prestazioni assistenziali e previdenziali: roba da pazzi. L'abbattimento dell'IVA al 4 per cento sui prodotti per la prima infanzia e il ripristino dell'ormai dimenticato e delegittimato Ministero per le pari opportunità, a cui far convergere anche la delega per la famiglia, vista la stretta attinenza dei temi trattati. In tema di sostegno al lavoro di cura femminile abbiamo proposto l'agevolazione dei nidi familiari, anche sul modello Tagesmütter che prevede l'accudimento dei bambini da zero a sei anni nella propria abitazione, nonché dei nidi aziendali. Poi, omogeneizzazione della disciplina sull'atto la sulla tutela della maternità per le libere professioniste e il credito di imposta per donne lavoratrici che abbiano Pag. 99minori a carico o figli disabili. Detto ciò, non possiamo ritenerci contrari ad alcuno degli impegni, seppur per la maggior parte generici e poco vincolanti, che ogni gruppo parlamentare ha presentato, perciò voteremo a favore solamente di questi. Le valutazioni ideologiche intrise di ipocrisia, bigottismo e pressappochismo e le strumentalizzazioni su un tema così delicato per tutti gli italiani come la famiglia le lasciamo a voi, a noi interessa solo che le politiche a favore della famiglia vengano finalmente messe in atto. Le famiglie italiane hanno bisogno di una rete di sostegno e servizi pubblici che permetta loro di far fronte a ogni tipo di difficoltà. Non facciamo altro che vedere lo Stato abdicare alle proprie responsabilità e la famiglia restare l'ultimo baluardo di stabilità e certezza, sostituendosi continuamente alle mancanze del pubblico non per colpa della crisi dell'Europa o di Mago Merlino ma solo per colpa vostra. Tutto questo, però, per fortuna presto finirà, lo Stato tornerà a fare lo Stato e proteggerà e sosterrà tutte le famiglie italiane, esattamente come meritano e come recita la Costituzione della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Presidente, signor Ministro, colleghi e colleghe, stiamo per votare dieci mozioni che parlano di denatalità, di famiglia, di politiche, di persone. Tutti i gruppi parlamentari si sono cimentati con un esercizio difficile, manca una sola mozione, la mozione di un gruppo parlamentare che poco fa ha appunto dimostrato la ragione di questa assenza, perché per un intervento di dieci lunghi minuti ci ha spiegato molte cose e quasi nessuna attinente agli impegni necessari per la famiglia (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Io non ne sono contenta, a me dispiace proprio invece che manchi il contributo su un argomento così importante e che lo spazio per quel lavoro sia stato riempito da discussioni anche forse un po’ frettolose. Inviterei i colleghi e le colleghe tutti, anche naturalmente la sottoscritta, a leggere bene quella sentenza sull'ISEE, perché nella fretta di darsi meriti che non ci sono forse non si è capito, non si sono lette le motivazioni di quella sentenza. Avremo modo di parlarne, ma forse la fretta, anche in questo caso, non è una buona consigliera. Molti interventi, naturalmente a buona ragione, hanno commentato i dati che l'ISTAT ci ha offerto. Quei dati confermano una parola molto complicata, «debito demografico», con la quale si descrive una situazione difficile molto preoccupante. Si dice, cioè, che questo Paese ha un debito nei confronti delle future generazioni, un debito grande, perché quel debito nasce da un rapporto molto sbilanciato più alto di invecchiamento al mondo tra le persone che hanno più di 65 anni e quelle che hanno fino a 14 anni. L'ISTAT ci dice questo: ci dice che nascono meno bambini, ci dice anche che è sempre più alta l'età in cui quei bambini nascono, ci dice della «crescita zero». Tante cose che qui sono state dette sono tutte presenti nella mozione, è inutile che io qui le ricordi.
  Mi fermo, però, su questo punto, solo per sostenere un argomento molto importante: il quadro che l'ISTAT ci fa non è semplicemente una fotografia, è una tendenza di trent'anni di movimenti, di tendenze, di trend in questo senso, che a questo punto hanno modificato in modo sostanziale la struttura sociale di questo Paese. Questo è il punto: non siamo soltanto in presenza di una fotografia ma di un cambiamento strutturale della società, e a questo cambiamento strutturale la politica deve rispondere. Questo è l'argomento su cui ci dobbiamo cimentare. Naturalmente la domanda principale è su quali sono le cause di quella diminuzione delle nascite. Avviene in tutta Europa, in Italia avviene in modo omogeneo in tutte le regioni, ma alcune delle cause – non certo dell'invecchiamento ma della diminuzione delle nascite – sono naturalmente intuitive. È evidente che la crisi pesa, Pag. 100perché pesa sulla progettazione del futuro, sulla possibilità di sperare, sulla fiducia. Io accantono questo tema, perché e intuitivo e non ci aiuta a capire le cause più profonde che ci aiutano anche a trovare le soluzioni più giuste, così come accantono, anzi vorrei lasciare al passato, alcuni argomenti che individuano la causa nell'abbandono – li ho sentiti ancora qui stasera – della cosiddetta famiglia naturale. Io la metterei al passato questa tesi, non è quella la causa sicuramente. Sono cambiate le relazioni familiari, è cambiata la famiglia, sono cambiati i rapporti tra le persone, è cambiato, grazie a un forte impegno di tutti i partiti, ma soprattutto del Partito Democratico, il diritto di famiglia, perché avremo tra breve una legge sulle unioni civili, che è un risultato storico per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È cambiato, quindi, il diritto di famiglia, sono cambiate le famiglie, allora questo argomento come causa della denatalità lasciamolo da parte. Poi, lasciamo da parte anche altri argomenti. Francamente mi sarei aspettata che il gruppo della Lega – lo dico a lei, Presidente, uso questo artifizio – magari dicesse una parola sulle politiche per la famiglia della Lombardia, del suo presidente, quelle politiche che hanno fatto una distinzione tra i bambini per cui il bonus lo danno ai bambini nati ma non a quelli adottati, a quelli no (Commenti del deputato Bossi).

  PRESIDENTE. Collega Bossi, per favore !

  TITTI DI SALVO. Allora anche in questo caso lascerei da parte questo argomento e mi cimenterei sulle cause, le vere cause. Ci aiutano a cercare le vere cause tanti strumenti, tante indagini, la stessa Conferenza nazionale di qualche anno fa, io mi fermo su un punto, però, e lo voglio sottolineare: mi fermo sull'indagine conoscitiva che il Senato, pochi anni fa, ha fatto per misurare l'impatto sulla natalità delle politiche fiscali. Da lì, da molte inchieste, da molte analisi, dalle esperienze, dalle vite di tutti noi vengono fuori molto in evidenza le cause. Quelle sono e quelle vanno affrontate. Stabilità e autonomia, queste sono le parole che le persone usano per spiegare perché fanno o non fanno un progetto familiare. Maternità, che è un evento negativo nella vita delle donne oggi nell'accesso al lavoro, nella vita di lavoro, nella riuscita del lavoro; lavori di cura non riconosciuti socialmente, un welfare debole e fragile, questo è il registro delle cause da indagare, questo il terreno su cui agire per contrastare quell'elemento, quella diminuzione del progetto di famiglia, della speranza, della fiducia della vita delle persone e quindi anche per la vita dei bambini. Ma allora, se questo è il registro, noi dobbiamo oggi misurare se rispetto a queste cause, qui e ora, in questi due anni, in questo ultimo anno, sono state fatte delle scelte che vanno in quella direzione. Io penso di sì, noi pensiamo di sì. Le elenco con una certa dovizia di particolari, ma solo perché mi interessa che su questi punti costruiamo un orientamento comune per andare avanti. È vero o no che nella legge di stabilità ci sono scelte impegnative da questo punto di vista, sulla maternità non più negata ma libera scelta, quando si discute e si parla di eliminazione delle dimissioni in bianco, del fatto che il premio di produttività venga riconosciuto anche alle madri, dell'estensione alle partite IVA dell'indennità di maternità ? Sì o no ? Sì.

  PAOLO GRIMOLDI. Concludi !

  TITTI DI SALVO. È vero o no che sulle politiche di conciliazione per la prima volta con il Jobs act c’è un decreto attuativo che ne parla ? È vero o no che ci sono risorse messe a disposizione per il finanziamento di alcune misure che sono state nominate da altri ? È vero o no che c’è un'idea, una visione generale che investe non soltanto sulle persone sole, ma su un'idea di cambiamento delle famiglie e della nuova società.

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

Pag. 101

  TITTI DI SALVO. Capisco pure che dà fastidio che questa elencazione venga fatta in questo modo.

  PAOLO GRIMOLDI. Non ce ne frega niente !

  PRESIDENTE. Collega Guidesi, per favore ! No, mi scusi, era Grimoldi.

  TITTI DI SALVO. Capisco anche che i colleghi della Lega naturalmente quando si parla della Lombardia si sentono particolarmente coinvolti e lo capisco naturalmente. Ma il punto è se noi abbiamo tracciato una strada, se quella strada capiamo che offre il registro di risposte alle domande alle cause principali, come si fa – e lo dico al Ministro che ha questa delicata delega – a non definire semplicemente delle emergenze, ma a strutturare delle politiche ? Questo è il punto. Come si fa a strutturare non solo delle emergenze, ma una visione ? È per questa ragione che la mozione del Partito Democratico indica con precisione alcune strade. Sicuramente quella di aumentare le risorse di finanziamento, ma anche un'idea di welfare che esso stesso sia leva per lo sviluppo e leva per la crescita.
  Ma c’è un punto che noi sottolineiamo con magari una maggiore attenzione, quello del lavoro del donne. La mia collega Miotto oggi intervenendo ha detto molte cose. Ha ricordato come nel tempo sono state artificiosamente contrapposte le politiche per le famiglie e le politiche per la libertà delle donne. Non è così, non è mai stato così, una visione di sistema vuol dire esattamente questo. E su questo quindi noi chiediamo di continuare a ragionare, su una visione che aiuti a rispondere e a ricostruire la speranza del futuro per un Paese che oggi comincia a vedere la luce, ma che ha avuto anni di grande buio alle sue spalle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Pesco. Ne ha facoltà, per un minuto.

  DANIELE PESCO. Grazie Presidente. Intervengo a titolo personale per denunciare il totale e palese opportunismo del doppiogiochismo di questa maggioranza che da una parte approva una mozione a sostegno della famiglia e dall'altra recepisce un comma di una direttiva europea, tra l'altro peggiorandolo, stabilendo che le banche possano, in caso di mutuo, vendere le case dei cittadini inadempienti senza il parere di un giudice (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

  PRESIDENTE. Collega. Colleghi, per favore, non bisogna urlare.

  DANIELE PESCO. Un cittadino diventa inadempiente con solo sette rate di un mutuo per giunta...

  PRESIDENTE. Collega Pesco, spero che sia legato alla mozione sulla famiglia.

  DANIELE PESCO. È legato alla mozione sulla famiglia, Presidente, perché il Governo e questa maggioranza stanno facendo tutt'altro, ma in quale direzione state andando ? Che Paese lasciate (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) ?

  PRESIDENTE. Colleghi, dovete smetterla di urlare, colleghi fermatevi.

  DANIELE PESCO. Ve lo dico io state creando un Paese dove l'accesso al credito...

  PRESIDENTE. Collega Pesco, aspetti un attimo. Fermatevi. C’è un emendamento, se non sbaglio a prima firma Pesco, che riguarda proprio questo tema. È corretto ? Bene. È questo il punto, ed è per questo che sta intervenendo a titolo personale. Ora concluda, le rimangono dieci secondi, dieci secondi !

  DANIELE PESCO. Capiamo bene che il potere finanziario vi stia molto a cuore, Pag. 102con i soldi si può comprare tutto, politici, uomini di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. La ringrazio. Era l'emendamento numero tredici per la conoscenza dei colleghi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non c’è bisogno che urliate, perché è uno dei punti in discussione di queste mozioni. Stiamo facendo una dichiarazione di voto su quelle mozioni. Oggi veramente è diventata una cosa...
  Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

  GIANCARLO GIORDANO. Chiedo di parlare, sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Debbo dire la verità, caro Presidente, è una questione personale: io oggi ho assistito per ben tre volte ad un teatrino indegno tra la Presidenza il proprio gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Spero che abbia anche modo di circostanziare quali sono questi oggetti del teatrino.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, è per un richiamo al Regolamento, perché io credo che, ancora una volta, i colleghi non riescono a comprendere come ci siano delle regole. Ogni tanto loro cercano di chiedere il rispetto di un Regolamento, non sapendo nemmeno che teoricamente si può intervenire in Aula, a titolo personale, per giustificare un voto chiaro. In questa Aula non avete neanche preso coscienza di quello che avete votato in senso contrario.

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, per favore.

  DAVIDE CRIPPA. Io credo che non sia ammissibile che ancora una volta, oggi, il Partito Democratico ha convocato di per sé una capigruppo e la Presidente Boldrini ha piegato la schiena (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà) ancora per l'ennesima volta...

  PRESIDENTE. No ha deciso di convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo. Ha deciso di convocare una Conferenza dei presidenti di gruppo ! Collega, Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Oggi noi ci siamo trovati in un momento in cui ancora una volta Sel, da stampella del PD qual è – anche a Milano, vergognatevi, nel sostenere Sala – viene qua e cerca di fare la morale.

  PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio. Non credo che sia un argomento da richiamo al Regolamento.

  DAVIDE CRIPPA. Ricordo che dal punto di vista del Regolamento chi ha violato...

  PRESIDENTE. La ringrazio, grazie. Grazie mille.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai venti voti che ci separano dalla fine delle votazioni. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate di tutte le mozioni all'ordine del giorno, nel senso di votare la premessa separatamente dal dispositivo. Per la mozione Rondini ed altri n. 1-01175 è stata avanzata un'ulteriore richiesta di votazione per parti separate relativa al dispositivo. Analogamente a quanto già Pag. 103fatto in precedenza, costituendo la premessa un elemento complementare ed accessorio rispetto al dispositivo, procederemo dapprima alla votazione del dispositivo e successivamente, solo nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, alla votazione della premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi ed altri n. 1-01124 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Busto, Pes, Vezzali, D'Agostino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  383   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  383    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Lupi ed altri n. 1-01124 verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi ed altri n. 1-01124 (Nuova formulazione), limitatamente alle premesse su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sandra Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  312   
   Astenuti   73   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  260    
    Hanno votato no  52    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sberna ed altri n. 1-01146, limitatamente al dispositivo per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  383   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato  383    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Sberna ed altri 1-01146 ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sberna ed altri n. 1-01146, limitatamente alla premessa, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sgambato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  313   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  283    
    Hanno votato no  30    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-01170, limitatamente al dispositivo come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito Pag. 104dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  385   
   Votanti  384   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  384    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Nicchi ed altri n. 1-01170, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nicchi ed altri n. 1-01170, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  310   
   Astenuti   71   
   Maggioranza  156   
    Hanno votato   35    
    Hanno votato no  275    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese e Pisicchio n. 1-01171, limitatamente al dispositivo per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  381   
   Votanti  359   
   Astenuti   22   
   Maggioranza  180   
    Hanno votato  358    
    Hanno votato no  1    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Palese e Pisicchio n. 1-01171 ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palese e Pisicchio n. 1-01171, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Palma..
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  316   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato  286    
    Hanno votato no  30    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01172, limitatamente al dispositivo come riformulato su richiesta del Governo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 105
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  379   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  379    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Vezzali ed altri, verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vezzali ed altri n. 1-01172, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  383   
   Votanti  316   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  159   
    Hanno votato  316    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Occhiuto ed altri n. 1-01173, limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romele, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  378   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  355    
    Hanno votato no  23    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Occhiuto ed altri n. 1-01173, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Occhiuto ed altri n. 1-01173, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sgambato, Furnari...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  307   
   Astenuti   75   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato  282    
    Hanno votato no  25    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sbrollini ed altri n. 1-01174, limitatamente al dispositivo, per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cozzolino, Giammanco...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  381   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  381    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 106

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Sbrollini ed altri n. 1-01174, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sbrollini ed altri n. 1-01174, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Placido, Tartaglione, Baradello, Garavini. Qualcun altro ? Tidei
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  382   
   Votanti  285   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  143   
    Hanno votato  253    
    Hanno votato no  32.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione della mozione Rondini ed altri n. 1-01175.
  Ricordo che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il dispositivo, ad eccezione dei capoversi terzo e nono, a seguire i capoversi terzo e nono e il dispositivo e infine, nel caso in cui il dispositivo risulti in tutto o in parte approvato, la premessa.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01175, limitatamente al dispositivo, ad eccezione dei capoversi terzo e nono. Il parere del Governo è contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Busto. Sembra che ci siamo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  379   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  108    
    Hanno votato no  271.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rondini ed altri n. 1-01175, limitatamente ai capoversi terzo e nono del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Fanucci, Gribaudo, Palese.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  312   
   Astenuti   66   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato   40    
    Hanno votato no  272.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Rondini ed altri n. 1-01175 non si procederà, pertanto, alla votazione della relativa premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-01176, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cozzolino, Moscatt. Hanno votato tutti ? No. Lauricella
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 107
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  378   
   Votanti  376   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  365    
    Hanno votato no  11.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Bechis ed altri n. 1-01176 ne vorrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bechis ed altri n. 1-01176, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Mi pare che abbiano votato tutti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  373   
   Votanti  313   
   Astenuti   60   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  301    
    Hanno votato no  12.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-01180, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo e per quanto non assorbito dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorino, Giuditta Pini, che sta votando. Arriva il tecnico. Adesso ha votato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  373   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  341    
    Hanno votato no  32.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-01180 ne verrà ora posta in votazione la premessa.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-01180, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Mi pare che abbiano votato tutti; sembra di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  366   
   Votanti  299   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato  267    
    Hanno votato no  32.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Scuvera ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Comunico che lo svolgimento degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidenza ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per le questioni Pag. 108regionali la deputata Tiziana Ciprini in sostituzione della deputata Azzurra Pia Maria Cancelleri, dimissionaria.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 3 marzo 2016, alle 9,30:

  1. – Seguito della discussione della relazione sullo stato dell'informazione e sulla condizione dei giornalisti minacciati dalle mafie, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (Doc. XXIII, n. 6).

  2. – Seguito della discussione della relazione su possibili proposte normative in materia penale in tema di contraffazione, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo (Doc. XXII-bis, n. 1).

  3. – Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
  REALACCI ed altri; RUBINATO ed altri; BARETTA; DA VILLA ed altri: Disposizioni per la promozione e la disciplina del commercio equo e solidale (C. 75-241-811-2726-A).
  Relatrice: Scuvera.

  La seduta termina alle 21,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. pdl 3317 e abb.-A - em. 2.185 324 299 25 150 294 5 97 Appr.
2 Nom. subem. 0.2.401.1 353 307 46 154 71 236 96 Resp.
3 Nom. em. 2.401 360 285 75 143 284 1 96 Appr.
4 Nom. articolo 2 359 332 27 167 246 86 96 Appr.
5 Nom. articolo agg. 2.0150 367 365 2 183 62 303 96 Resp.
6 Nom. em. 3.156 379 374 5 188 56 318 96 Resp.
7 Nom. em. 3.158 375 363 12 182 61 302 97 Resp.
8 Nom. em. 3.2 385 384 1 193 58 326 95 Resp.
9 Nom. em. 3.153 388 305 83 153 285 20 95 Appr.
10 Nom. em. 3.159 393 388 5 195 74 314 95 Resp.
11 Nom. em. 3.150 399 394 5 198 158 236 95 Resp.
12 Nom. em. 3.5,3.8, 3.151 399 398 1 200 164 234 95 Resp.
13 Nom. em. 3.10 396 345 51 173 92 253 95 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 3 394 372 22 187 275 97 95 Appr.
15 Nom. articolo agg. 3.0157 400 393 7 197 139 254 95 Resp.
16 Nom. articolo agg. 3.070, 077, 0152, 0154 411 406 5 204 152 254 94 Resp.
17 Nom. articolo agg. 3.094, 0150, 0158, 0200 419 419 210 419 94 Appr.
18 Nom. articolo agg. 3.076, 0151, 0153, 0156 419 347 72 174 87 260 93 Resp.
19 Nom. articolo agg. 3.0400 425 317 108 159 314 3 93 Appr.
20 Nom. em. 4.1 426 421 5 211 137 284 93 Resp.
21 Nom. em. 4.150 431 310 121 156 309 1 93 Appr.
22 Nom. articolo 4 433 378 55 190 300 78 93 Appr.
23 Nom. em. 5.3 429 408 21 205 116 292 93 Resp.
24 Nom. em. 5.401 431 278 153 140 278 93 Appr.
25 Nom. articolo 5 427 404 23 203 297 107 93 Appr.
26 Nom. odg 9/3317 e abb-A/12 409 302 107 152 51 251 91 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/3317 e abb-A/16 422 322 100 162 64 258 90 Resp.
28 Nom. odg 9/3317 e abb-A/17 418 327 91 164 39 288 90 Resp.
29 Nom. odg 9/3317 e abb-A/18 428 352 76 177 89 263 89 Resp.
30 Nom. odg 9/3317 e abb-A/21 428 326 102 164 59 267 89 Resp.
31 Nom. odg 9/3317 e abb-A/24 429 353 76 177 90 263 89 Resp.
32 Nom. T.U. pdl 3317 e abb.-A-voto finale 434 405 29 203 292 113 82 Appr.
33 Nom. Moz. Lupi e a. 1-1124 - em. 1.1 413 408 5 205 151 257 88 Resp.
34 Nom. mantenimento IX cpv n.f. 420 410 10 206 338 72 86 Appr.
35 Nom. em. 1.3 423 421 2 211 154 267 87 Resp.
36 Nom. em. 1.4 427 425 2 213 159 266 86 Resp.
37 Nom. em. 1.5 419 417 2 209 150 267 86 Resp.
38 Nom. em. 1.6 426 423 3 212 155 268 86 Resp.
39 Nom. em. 1.7 422 417 5 209 100 317 86 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 1.8 421 413 8 207 120 293 87 Resp.
41 Nom. em. 1.11 404 403 1 202 152 251 87 Resp.
42 Nom. em. 1.12 412 411 1 206 153 258 87 Resp.
43 Nom. em. 1.13 412 411 1 206 154 257 87 Resp.
44 Nom. Moz. Lupi e a. 1-1124 n.f. I p. 387 383 4 192 383 86 Appr.
45 Nom. Moz. Lupi e a. 1-1124 II p. 385 312 73 157 260 52 86 Appr.
46 Nom. Moz. Sberna e a. 1-1146 I p. 387 383 4 192 383 86 Appr.
47 Nom. Moz. Sberna e a. 1-1146 II p. 384 313 71 157 283 30 86 Appr.
48 Nom. Moz. Nicchi e a. 1-1170 rif. I p. 385 384 1 193 384 86 Appr.
49 Nom. Moz. Nicchi e a. 1-1170 II p. 381 310 71 156 35 275 86 Resp.
50 Nom. Moz. Palese e a. 1-1171 I p. 381 359 22 180 358 1 86 Appr.
51 Nom. Moz. Palese e a. 1-1171 II p. 383 316 67 159 286 30 86 Appr.
52 Nom. Moz. Vezzali e a. 1-1172 rif. I p. 382 379 3 190 379 86 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 63)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. Moz. Vezzali e a. 1-1172 II p. 383 316 67 159 316 86 Appr.
54 Nom. Moz. Occhiuto e a. 1-1173 I p. 384 378 6 190 355 23 86 Appr.
55 Nom. Moz. Occhiuto e a. 1-1173 II p. 382 307 75 154 282 25 86 Appr.
56 Nom. Moz. Sbrollini e a. 1-1174 I p. 382 381 1 191 381 86 Appr.
57 Nom. Moz. Sbrollini e a. 1-1174 II p. 382 285 97 143 253 32 86 Appr.
58 Nom. Moz. Rondini e a. 1-1175 I p. 379 379 190 108 271 86 Resp.
59 Nom. Moz. Rondini e a. 1-1175 II p. 378 312 66 157 40 272 86 Resp.
60 Nom. Moz. Bechis e a. 1-1176 rif. I p. 378 376 2 189 365 11 86 Appr.
61 Nom. Moz. Bechis e a. 1-1176 II p. 373 313 60 157 301 12 86 Appr.
62 Nom. Moz. Meloni G. e a 1-1180 rif. I p 373 373 187 341 32 86 Appr.
63 Nom. Moz. Meloni G. e a. 1-1180 II p. 366 299 67 150 267 32 87 Appr.